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Anno IX - numero 48-14 dicembre 2001
DITORIALEI
di identità nazionale
UOVO TESTAMENT
la tnduaoae Tile ha 25 anni
di VALDO BERTALOT
Passione !^nta per la Bibbia?
di PAOLO RICCA
Amministratori a confronto
di DAVIDE ROSSO
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■■
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rin
lezza
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
programmare?
«Ma quanto a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa»
Marte 13, 32
La caratteristica fondamentale
dell’era moderna è certamente la
programmazione, in modo da evitare
sorprese di ogni sorta. Anche nel
passato si facevano progetti, ma avevano una loro elasticità legata a
eventi imprevedibili. Oggi non è più
così: con una programmazione attenta si possono conseguire più risultati. Da una parte si elimina l’imprevisto, dall’altra si è certi (o quasi) che
le cose programmate avvengano nel
modo e nel tempo previsto. Che cosa
sono gli orari dei mezzi di trasporto
se non il tentativo di dare certezze ai
viaggiatori e ridurre ritardi e perdite
di tempo? Che cosa è il budget di
ima azienda se non l’attenta programmazione di attività e dell’impiego di risorse per conseguire risultati
berti? L’uomo moderno pretende
^ertezze, deve poter contare sul fatto
che una certa cosa avvenga nel preciso rnomento in cui è stata programjmata, e in questo l’aiutano i computer e le analisi di sistemi. Si deve anSaullare l’imprevisto, o quanto meno
tlidurlo a una percentuale residuale
^tisticamente accettabile.
Anche le chiese sembrano muoversi verso questa logica: hanno
adottato tecniche tipiche della proi^mmazione aziendale in cui nulla
sembra lasciato all’imprevisto, al.
nuovo e allo straordinario. Alcuni
progetti di ottimizzazione che ci
vengono d’oltre oceano non sono altro che una programmazione di risorse e di attività con lo scopo di aumentare il numero dei membri di
chiesa. I nostri calendari liturgici
non sono forse il tentativo di programmare ordinatamente la celebratone dell’una o dell’altra ricorrenza
religiosa? Certo, lo sappiamo, hanno
un risvolto positivo: permettono a
una comunità di tener presenti i vari
eventi centrali della fede cristiana.
Così da poterli ricordare e riproporre
nella predicazione, nello studio bi
blico 0 nella catechesi. Permettono
anche un comunione di fede, nella
consapevolezza che in ogni chiesa
cnstiana si predica lo stesso messaggio. Ma possono anche diventare un
grosso limite, una gabbia insoppor
labile e una vera e propria minaccia
portata alla fede della chiesa.
C E noi crediamo che il Signore na
^ sce il 25 dicembre di ogni anno,
niuore il venerdì santo e risorge
giorno di Pasqua, e solo in quei giorui si può parlare della rispettiva ri
Wrrenza, ritenendoci esonerati dal
^'prendere questi temi nel corso
ucll anno, allora ci siamo avviati in
'®a china pericolosa. Quello che era
iin aiuto pratico, diventa una gabbia
^ologica pericolosa. Noi possiamo
pogrammare le ricorrenze da cele
brai
della
p, questo è un aspetto pratico
vita ecclesiastica, ma pensare di
Il urre l’evento evangelico a quella
è un errore teologico mortale.
* ui non sapete né il giorno, né
ora»; come possiamo pretendere di
il Signore viene a noi solo il
eh ilopo quattro domeni
0 di Avvento? La programmazione
guarda la nostra attività, ma non
Qif* il Signore, che viene
^^^."•Oteno ce lo aspettiamo. La
a ibertà vale più della nostra programmazione.
Domenico Tomasetto
11 conflitto israelo-palestinese dopo 15 mesi di intifada e 6 di governo Sharon
Due torti e due ragioni
Mille morti da porte palestinese, duecento do parte israeliana, angoscia, violenza e
insicurezza crescente: quali sono le responsabilità e le ragioni dei due contendenti?
PAOLO NASO
DALL’INIZIO della seconda intifada palestinese sono passati
quindici mesi; poco più di sei mesi,
invece, ci separano dalla vittoria elettorale di Ariel Sharon, giunto al governo con il chiaro mandato di reprimere la rivolta nei territori e garantire la sicurezza di Israele a qualsiasi
prezzo, anche quello della pace.
Sono periodi di tempo abbastanza
lunghi per potere trarre qualche bilajicio: all’incirca 1.200 morti, mille
da parte palestinese e 200 da parte
israeliana: decine di attentati contro
obiettivi civili israeliani, l’ultimo
all’alba di domenica 9 dicembre,
mentre ci accingevamo a scrivere
queste righe; decine di azioni militari
contro basi palestinesi che però, inci
dentalmente, finiscono per uccidere
o ferire civili, ragazzini colpiti mentre
vanno a scuola; praticamente ferma
ogni attività economica dei Territori
della Cisgiordania e di Gaza; sotto
una cappa di angoscia milioni di cittadini israeliani si chiedono dove
scoppierà la prossima bomba, su
quale autobus, in quale discoteca. In
sintesi, dopo mesi di intifada la qualità della vita dei palestinesi è regredita a livelli difficilmente immaginabili
e tollerabili: così come la sicurezza
degli israeliani è costantemente minacciata in ogni angolo del loro stato.
Qualcuno sarà pure responsabile
di questa tragedia. Lo è certamente
Sharon che, nel momento in cui accusa Arafat di non contrastare i terroristi islamici, bombarda con sistematicità le postazioni militari del
l’Autorità nazionale palestinese
(Anp) e non perde occasione di gridare in faccia alla sua opinione pubblica e al mondo che l’anziano leader
palestinese è inaffidabile e che non
ha alcun senso negoziare con lui un
accordo di pace. Viene da pensare
che Sharon intenda davvero chiudere i conti con Arafat, sfiorando addirittura l’idea di una sua eliminazione
fisica. Forse i tempi non sono ancora
maturi, ma all’inizio di dicembre
l’esercito israeliano è andato molto vicino all’obiettivo e il segnale è
stato molto chiaro: possiamo colpire
quando vogliamo, dove vogliamo,
chi vogliamo, persino il partner di
pace di ieri. Certo, Israele può farlo.
Ma dopo? Difficile immaginare che,
Segue a pag. 7
11 Consiglio Fcei sul conflitto israelo-palestinese
No alla violenza e al terrorismo
La violenza in atto in Medio Oriente non porterà alcun frutto. Scegliere
la strada del dialogo e della pace: è
questo il centro di una dichiarazione
del Consiglio della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia (Fcei),
riunito la scorsa settimana a Roma,
di fronte alla terribile escalation di
violenza in Medio Oriente. «Rivolgiamo un appello al nostro governo,
all’Unione europea, agli organismi ecumenici e interreligiosi perché usino tutta la loro autorevolezza politica
e morale per fermare questa pericolosa escalation - afferma il Consiglio
della Fcei -. Quanto sta accadendo
non solo vanifica un decennale processo di pace, ma distrugge la speranza che in tempi brevi due popoli
possano conquistare la giustizia e la
sicurezza che meritano e a cui hanno
pieno diritto. Come evangelici ci
sentiamo allo stesso tempo vicini al
popolo israeliano, così provato da
continui attentati terroristici, e al popolo palestinese che riteniamo abbia
pieno diritto a uno stato sovrano. Gli
uni e gli altri sanno bene che la strada della giustizia e della sicurezza
passa necessariamente per il dialogo
e la pace.'La violenza dell’occupazione militare e gli attacchi terroristici
non porteranno alcun frutto. Come
cristiani evangelici ci impegniamo
con la preghiera, l’azione e la solidarietà a sostegno di ogni iniziativa politica tesa a garantire giustizia e sicurezza senza il ricorso alla guerra; allo
stesso tempo, pensando alle sofferenze del Medio Oriente, siamo animati e orientati da quella visione del
profeta Isaia che ci mostra “una strada che unisce l’Egitto e l’Assiria. Gli
egizi andranno in Assiria e gli assiri
in Egitto. Quel giorno Israele sarà ac,canto all’Egitto e all’Assiria; sarà un
segno che il Signore dell’universo
benedice tutto il mondo’’». (nev)
Valli valdesi
In difesa
deir«art. 18»
Dai sindacati giunge unanime una
risposta negativa all’ipotesi di modificare l’articolo 18 dello Statuto dei
lavoratori (corrispondente alla legge
300 del 1970), quello sul reintegro
del lavoratore licenziato senza «giusta causa». A Pinerolo c’è soddisfazione per la riuscita delle due ore di
sciopero dei giorni 5, 6 e 7 dicembre,
con buona partecipazione anche alle
assemblee. Il provvedimento approntato dal governo, contenuto come disegno di legge collegato alla
legge finanziaria, prevede una sospensiva a titolo sperimentale dell’articolo 18 dello «Statuto» anche
nelle imprese con più di 15 dipendenti (in quelle di dimensioni inferiori il reintegro non è contemplato).
A pag. Il
LO STATO
DI DIRITTO
Nel polverone delle polemiche sulla
giustizia, due elementi di fatto sembrano chiari: primo, la tensione tra i
poteri esecutivo e giudiziario rasenta
ormai lo scontro istituzionale; secondo, Fatteggiamento del governo italiano sulla questione del mandato di cattura europeo ha condotto all’isolamento del nostro paese nell’ambito
dell’Unione. Non ci permettiamo di
avanzare proposte di soluzione, ma
proponiamo alcune riflessioni, improntate a una visione di matrice protestante dello stato di diritto.
Governo e maggioranza propongono
un vasto progetto dì riforma dell’ordinamento giudiziario. Alcuni elementi
di questo piano, per esempio la separazione delle carriere tra magistratura
inquirente e giudicante, potrebbero, in
circostanze politicamente meno infelici, essere discusse con serenità; altri
appaiono più problematici. Di tutto si
può discutere: non però spingendo la
magistratura all’opposizione, per poi
accusarla di «fare politica». L’approfondimento tecnico e il dialogo sono necessari. Per condurli, tuttavia, occorre personale politico che l’interlocutore consideri credibile. L’opera di
personaggi come Carlo Taormina, la
presenza nelle file della maggioranza
di un forte «partito degli inquisiti»,
che ha tra i propri esponenti lo stesso
presidente del Consiglio e uomini come Cesare Previti, molto vicino alla ge
stione di alcuni discussi affari di Berlusconi, rendono problematico un confronto sereno. Alcuni ritengono che un
inquisito possa avere ragioni non solo
politiche per incidere sull’autonomia
dei pubblici ministeri che lo accusano,
Beninteso, eleggendo l’attuale leadership gli italiani sapevano di accollarsi
simili dilemmi. Solo, ci si chiede se in
una situazione così deteriorata sia po
liticamente e moralmente opportuno
cambiare i connotati al nostro ordina
mento giudiziario. Forzare la situazio
ne in un momento delicato potrebbe
favorire il caos istituzionale.
La vicenda della legge sulle rogatorie
internazionali e quella sul mandato
d’arresto europeo hanno generato
nell’opinione pubblica estera il sospet
to che la produzione legislativa del nostro paese sia significativamente con
dizionata dagli interessi personali e
aziendali di parte della compagine di
maggioranza. La Neue Zürcher Zeitung,
per esempio, che non è un organo boi
scevico ma esprime l’opinione del
mondo degli affari di Zurigo, si è
espressa sulla questione delle rogatorie internazionali in termini molto severi nei confronti dell’Italia, e le difficoltà della trattativa con il governo elvetico (anch’esso difficilmente considerabile un residuo di socialismo reale) sono note. In un simile quadro, occorre ribadire che l’isolamento internazionale del nostro paese va evitato.
La difesa dello stato di diritto richiede
oggi l’appello alla responsabilità. Sono
in ballo interessi conflittuali, che molti
considerano non del tutto trasparenti
e di ciò occorre tener conto. Responsabilità significa abbassare il tono della
polemica e rinunciare a tagliare di forza i nodi che non si riesce a sciogliere.
Indicare le modalità istituzionali di un
simile percorso tocca probabilmente
alla presidenza della Repubblica e non
a Riforma. Le minoranze, tuttavia, sono più interessate di altri alia tutela
delle garanzie democratiche e per questo vigilano con particolare attenzione.
Fulvio Ferrario
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 14
dicembre
«'Mentre Gesù
usciva dal tempio
e se ne andava,
i suoi discepoli gli
si avvicinarono per
fargli osservare gli
edifici del tempio.
^Ma egli rispose loro:
“Vedete tutte queste
cose? Io vi dico in
verità: Non sarà
lasciata qui pietra
su pietrp che non sia
diroccata".
"Mentre egli era
seduto sul monte
degli Ulivi,
i discepoli gli
si avvicinarono in
disparte, dicendo:
“Dicci, quando
avverranno queste
cose e quale sarà
il segno della tua
venuta e della fine
dell’età presente?”.
^Gesù rispose loro:
“Guardate che
nessuno vi seduca.
"Poiché molti
verranno nel mio
nome, dicendo: Io
sono il Cristo. E ne
sedurranno molti.
"Voi udrete parlare
di guerre e di
rumori di guerre;
guardate di non
turbarvi, infatti
bisogna che questo
avvenga, ma non
sarà ancora la fine.
^Perché insorgerà
nazione contro
nazione e regno
contro regno; ci
saranno carestie
e terremoti in vari
luoghi; "ma tutto
questo non sarà che
principio di dolori.
"Allora vi
abbandoneranno
all’oppressione
e vi uccideranno
e sarete odiati
da tutte le genti
a motivo del mio
nome. '"Allora molti
si svieranno,
si tradiranno
e si odieranno a
vicenda. "Molti falsi
profeti sorgeranno
e sedurranno molti.
'"Poiché l’iniquità
aumenterà, l’amore
dei più si
rajfredderà. '"Ma
chi avrà perseverato
sino alla fine sarà
salvato. '‘'Equesto
vangelo del regno
sarà predicato
in tutto il mondo,
ajfinché ne sia resa
testimonianza a
tutte le genti; allora
verrà la fine’’»
(Matteo 24, 1-14)
PERSEVERARE SINO ALLA FINE
Perseverare è la parola che riaccende In noi la fiamma della speranza dello Spirito
Fondare nel Vangelo la nostra fede e la nostra azione affinché il Regno sia predicato
GIOVANNI ANZIANI
IL brano evangelico presenta
la scena molto particolare
della fine del tempo umano e
deU’awento del tempo di Dio.
Tutta la creazione e Inumanità
sono sconvolte dalla violenza!
Di fronte a queste immagini la
prima impressione che noi riceviamo è di spavento; l’umanità
sedotta da persone false che insegnano menzogne: la presenza
di guerre e conflitti armati tra i
popoli con carestie e terremoti; i
credenti nel Signore colpiti da
dure persecuzioni; tradimenti e
omicidi; l’aumento dell’iniquità
mentre l’amore si raffredda da
tanta malvagità. Una scena di
questo genere costituisce per
noi terrore e paura. Sono immagini troppo reali perché noi le
possiamo dimenticare! Le guerre e i rumori di guerra, le carestie e l’aumento della malvagità
non sono semplicemente parabole del reale, ma fotografìe del
presente, sperimentate ogni
giorno. Né possiamo restare
tranquilli affermando che in noi
e nelle nostre case non si senta
questa tragedia, perché non è
vera pace quella di chi confida
nell’isolamento da una realtà
tanto terribile: non si può vivere
in un’isola felice.
Vi confesso che quando ho riletto il nostro brano mi sono
chiesto se stavo sfogliando un
quotidiano oppure stavo leggendo la Bibbia! Come è possibile trovare il messaggio di Dio
in questa scena? Forse un annuncio di giudizio e di terrore?
Sono consapevole che per alcuni questo è il vero messaggio di
Dio da portare nel mondo di oggi: quello della paura e quello
della fine del mondo senza speranza. Il terrore biblico! Ecco
l’impegno di quanti hanno la
certezza di vivere al di sopra e al
di là di ogni responsabilità nei
confronti della.parola di Dio,
considerando se stessi signori
del vivere e non discepoli dell’unico Signore! Se rifiutiamo
questa lettura della parola di
Dio, qual è per noi il messaggio
del Signore?
re gli «apocalittici» come Gioacchino da Fiore e il suo «tempo dello Spirito» con l’irrompere dell’opera di Dio stesso
nel mondo? Oppure Tommaso
Campanella e la sua «Città del
sole» per un nuovo mondo utopico di giustizia sociale? Al di là
di questi riferimenti letterari,
uscendo dallo strato puramente
formale, ci chiediamo: qual è la
parola di Dio per noi oggi?
L'apocalittica giudaica
Preghiamo
Signore, tu ci permetti anche quest’anno di andare
incontro alla luce, al riposo e alla gioia di Natale, che
mette davanti ai nostri occhi ciò che c’è di più grande:
l’amore con cui hai tanto amato il mondo per cui hai
dato il tuo Figlio unigenito, affinché chiunque crede in
lui non perisca, ma abbia vita eterna. Che cosa avremo
da recarti e offrirti? C’è tanta oscurità nelle nostre attività umane e all’interno di noi stessi! Tanti pensieri
confusi, tanta freddezza, sdegno, frivolezza, astio! Cosa
puoi fartene di gente come tutti noi? Ma è precisamente ciò che a Natale tu aspetti da tutti noi e da cui vuoi liberarci, quel cumulo di disordine e addirittura noi stessi così come siamo, per darci in cambio il Salvatore e,
per mezzo suo, un nuovo cielo e una nuova terra. Sii tu
stesso in mezzo a noi mentre ci prepariamo insieme a
ricevere tuo Figlio come^ dono. Dacci di parlare, di
ascoltare e di pregare qui, nello stupore e nella riconoscenza per i tuoi progetti verso di noi, per tutto ciò che
hai già deciso e compiuto in nostro favore! Amen.
Karl Barth, Preghiere
Nella storia dell’umanità
l’avvento del regno di Dio è
stato tante volte immaginato
proprio ripercorrendo le vie e ridisegnando le immagini dell’apocalittica giudaica del tempo
di Gesù. Questo ha fatto in modo, ad esempio, che la parola
«apocalisse» fosse interpretata
come «catastrofe» invece che «rivelazione ultima», e che il termine «Regno di Dio» fosse inteso
come «l’estremo giudizio» senza
speranza invece che «governo di
Dio» per un mondo riconciliato.
Lo schema letterario e teologico della apocalittica è semplice,
pur nella complessità delle sue
immagini. Troviamo innanzitutto il tempo della «crisi universale» descritta sempre con colori
terrificanti per la grandezza della
malvagità umana; poi il tempo
della «tribolazione per i viventi»
durante il quale sono ingigantiti
i conflitti tra le persone e i popoli
con immagini cruenti che evidenziano la tragedia del tempo
presente; infine il tempo dell’arrivo del «Figlio dell'uomo», tempo restauratore per una nuova
creazione e una grande pacificazione, tempo della speranza di
pace realizzata, tempo segnato
dal termine «nuovo».
Tale schema fu il tessuto utilizzato dalla chiesa antica per
portare nuova speranza alla
gente sconvolta da guerre e da
persecuzioni. Speranza perché
il Signore Gesù era il trionfatore
sulla morte e stava ritornando.
Speranza perché i nemici di Dio
sarebbero stati sconfitti e una
nuova era di pace e di giustizia,
frutto dello Spirito Santo, si presenta, presto, sulla scena della
creazione. Perché non ricorda
Quale Parola per noi oggi?
Nel Nuovo Testamento noi
spesso incontriamo due direttrici che illuminano il mondo,
affinché esso sia pronto al giungere del regno di Dio: una direttrice è quella sorta nell’ambiente di origine ebraico e poi cristiano. Questa via intende il regno di Dio come un evento terrestre, caratterizzato dal pieno
godimento dei beni della creazione e della costituzione di
nuove relazioni tra i popoli, fondate sulla giustizia. L’altra direttrice, divenuta classica, interpreta il secondo avvento di Cristo come fine della storia umana
e conclusione di tutta la storia.
Dopo un grande giudizio che
coinvolge la intera creazione,
giunge il Signore per rallegrare,
nella vera pace e per l’eternità,
solo i giusti credenti che hanno
percorso la via della persecuzione. Anche il nostro ascolto della
parola di Dio si pone all’interno
di queste due linee direttrici.
sconfitti attraverso l’impegno
delle risorse della scienza, posta
al servizio deU’umanità; le semplici gioie della vita umana, come la paternità e la maternità,
su cui si fondano le nuove generazioni, non saranno più insidiate dalla lotta del potere per il
potere, ma destinate a costruire
un mondo di giustizia e di serenità per molti anni.
Forse è eccessivo sognare tutto
ciò? Forse è al di là del possibile
affermare che il messaggio del
Regno di Dio è potenza di vita, di
questa vita immersa e attorniata
dall’amore? Non sarebbe invece
segno di poca fede in Gesù Cristo e nell’opera delle sue mani
pensare che Dio abbandonerà la
sua creazione alla distruzione
senza senso e senza fine?
Dunque, da un lato abbiamo
la visione di terribili eventi posti
nel nostro futuro immediato e
da un altro lato la perseveranza
nel predicare proprio questo
Vangelo del Regno. Nel contrasto tra questi due eventi possiamo ascoltare la voce del nostro
Signore. Proprio nella comples- '
sa contraddizione tra il presente
sperimentato e il futuro solo
sperato con fede, prende forma,
oggi, per noi, la parola di Dio.
Perseverare
L'avvento del Regno
Forse, io credo, questo Regno di Dio viene per distruggere (cadrà il Tempio di Gerusalemme e i credenti saranno dispersi nel mondo); certo vi è e vi
sarà un tempo di grande sconvolgimento, ma esso viene per
rendere salda la speranza dell’amore di Dio in Gesù Cristo.
Non è forse questo il contenuto
della predicazione e della testimonianza dei credenti in ogni
epoca? La parola «fine» non viene pronunciata per incutere il
terrore, ma per offrire vita nuova; resurrezione diviene il tema
di ogni aspettativa.
Questa vita nuova sarà caratterizzata da segni di rinascita e i
rapporti fraterni e filiali verso
Dio e verso il prossimo saranno
segni concreti di amore profondo; l’umanità sarà pacificata nel
suo ricco dominio sul mondo;
ogni male e malattia saranno
COSÌ intendiamo prendere
sul serio l’esortazione a
«perseverare sino alla fine». Essa
ci vuole condurre a riporre speranza contro ogni esperienza disperata, convinti che è nella forza dello Spirito del Signore Gesù
che noi troviamo opere di amore
da praticare. Perseverare è la prima parola che oggi riaccende in
noi la fiamma della speranza dello Spirito. Allora si tratta di fondare sempre di più nel Vangelo la
nostra fede e la nostra azione, affinché proprio il regno di Dio sia
predicato. Predicare proprio la
verità conosciuta dell’ainore di
Dio e della sua riconciliazione, in
modo tale che oggi, qui e ora,
siano posti i segni credibili che il
regno di Dio viene. Regno di pace e di vita nuova.
Avvento! Ancora per il nostro
tempo, il Signore vuole manifestare con noi e tra noi il suo Regno di amore. Accogliamolo nella umiltà delle nostre debolezze
e nella forza della fede in Gesù
Cristo, il Signore. Amen!
(Seconda di una serie
di quattro meditazioni)
Note
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costituita dalla
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ipl 14 DICEMBRE 2001
PAG. 3 RIFORMA
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Riunisce i lavoratori della Polinesia francese che lavoravano sui siti nucleari
i nata l'Associazione «Moruroa e noi»
^stota creata dagli ex lavoratori del sito di Moruroa in occasione del 55° anniversario
primo esperimento nucleare francese. L'appoggio dello chiesa evangelica e della Cevaa
tBANCO TAGLIERÒ
'nciode
del Figi,
'n terni
Consiglio della Cevaa,
um n^Liito a Papeete a fine otioni E ha incontrato il direnifeti 'i^-jeiia neonata associaziouestiXetMornroa e Tatou» (Mo
■voiK ¡moa
e noi) sottolineando
1 ^di-attenzione della comuPerseve oet ogni iniziativa nel
a ^ * J yJifì+ti iirv»or»ì r«VtQ
dei diritti umani che
^'■osi, slSa coinvolte delle chiese
delti L^ibro. In occasione del
150 anniversario del primo eIjoiimento nucleare franceKnoruroa (2 luglio 1966) i
* oratori polinesiani già im,jgati sui siti degli esperirti hanno deciso di creare
Kiesta associazione che ha
Le obiettivo principale
“'»«tenere, per mezzo di ogni
..Lamento legale a sua di
Ìisizione, il diritto all’inforjrinne sulle conseguenze
L™’’®tarie della partecipazio^ iW esperimenti nucleari,
ilSritto all’accesso alle cartele cliniche (radiografie, te¿e), il diritto alla pensione
e delira’indennizzo oltre che alle
e sue fce gratuite.
di disti È ormai assodato, grazie a
>po dtfe|'inchiesta sociologica reasche e pta nel 1996 con il concordella Chiesa evangelica
Ì|ilÌÌiÉi|
HbEì^‘ i
Paesaggio di una delle isole della Polinesia francese
lenti. Il
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“ Ideila Polinesia francese pres^ ISO gli ex lavoratori di MoruìoaeFangataufa (altro atollo
de n ttoessato dagli esperimenodili il) che molti di essi hanno
er senti ®ffcdo e soffrono di diverse
a».0j atologie, tra cui il cancro,
gena àentre altri erano deceduetameti Sprematuramente e senza
spiegazioni chiare. L’Associasscolta [ione si è data un comitato
testo 1
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direttivo di cui fanno parte
anche alcuni pastori e laici
della Chiesa evangelica, oltre
ai rappresentanti dei lavoratori (civili e militari): ad esso è affidato il compito di raccogliere tutta l’informazione
disponibile in modo che i
membri siano portati a conoscenza dei loro diritti e l’opinione pubblica sia finalmente in grado di comprendere
l’impatto nefasto di quegli
esperimenti che il governo
francese ha fin qui sempre
sottovalutato e nascosto.
L’Associazione fa appello a
giuristi, scienziati, medici e
giornalisti affinché diano il
loro apporto costruttivo. Il
progetto più impegnativo,
anche dal punto di vista finanziario appare ora quello
di permettere che tutti gli ex
lavoratori possano sottoporsi
a test specialistici utili a mettere in evidenza eventuali
malattie. Questi test sono costosissimi anche perché le
persone devono essere trasportate in Nuova Zelanda,
dove sono in funzione le metodologie ritenute più efficaci. Tra gli impegni politici
dell’Associazione va menzionata l’organizzazione di una
conferenza presso il Senato
di Parigi, che avrà luogo il 19
gennaio prossimo. Vi parteciperanno, oltre ai rappresentanti della Associazione, anche i rappresentanti di un’associazione analoga nata in
Algeria a Reggane, sui luoghi
delle prime esplosioni atomiche realizzate dalla Francia
nel Sahara (13 febbraio 1960).
Nel corso della conferenza
verrà chiesto al governo francese di assumersi le proprie
responsabilità diTronte alle
vittime degli esperimenti nucleari. La Cevaa ha dato incondizionato appoggio all’
iniziativa e si prodigherà per
cercare finanziamenti atti a
realizzare i test sanitari.
Marrakech: colloquio interreligioso in occasione della conferenza Onu sul clinna
Salvaguardiamo il pianeta Terra per i nostri figli!
MIRJAM SCHUBERT*
Svoltosi ì1 3 novembre
scorso duranti la confe.lenza di Marrakech sul clima,
etterai ilooiloquio interreligioso, orIonizzato sotto gli auspici del
™ pnsiglio ecumenico delle
Fiore (Cec), è stato uno dei
nella), ®®fflenti forti della settima10 Teil‘*’^®'<^come la VII Conferenquesl ® sul clima che si è conclusa
3.peri'il9novembre si è svolta in un
gerei 'Psese musulmano, la delegali temi -zione del Cec ha colto l’occaine pel .Sione per affrontare i punti di
I. Dusj 'ssta cristiano e musulmano
il!' ''®®biamenti climatici,
in» 'Sj 3^ rappresen
la se» organizzazioni non
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mpo p ^®*^ip3to al colloquio, ac
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Quixit "®omann ha visto in
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snott„. «QyggfQ dimo
prendiamo
1_^® il dialogo».
Pia è iniziata con
dazione del professor
Ahmed L. Khamlichi, erudito
islamico del Palazzo reale del
Marocco, il quale ha spiegato
la posizione dell’Islam sui
cambiamenti climatici. «Nel
Corano, Dio autorizza gli esseri umani ad usare tutto
quello cbe occorre loro per
soddisfare i loro desideri: cibo, vestiti, alloggio, trasporto
e ogni altro ornamento o
strumento necessario ma
con ragione e moderazione,
senza eccesso né abuso». Per
il prof. Khamlichi, mantenere l’equilibrio dei climi è anche una necessità esistenziale perché la Terra è stata creata per formare un sistema
equilibrato. Bisogna reagire
di fronte ai cambiamenti climatici, e ognuno deve contribuire attivamente a ristabilire e a preservare questo
equilibrio. Perché, come ha
dichiarato, «ogni generazione vivrà solo per un tempo.
L’ambiente non è qualcosa
di cui si ha il diritto di appropriarsi qui e ora. L’ambiente
e il clima appartengono alle
future generazioni».
La posizione cristiana
Padre Henri Madelin, gesuita e professore all’Università di Parigi, ha sottolineato
alcuni elementi della posizione cristiana. Ha osservato
come nel passato le chiese
cristiane abbiano dato troppo spazio al ruolo dell’etere
umano nella storia. L’ambiente è stato trascurato. «E
ora di tornare a un concetto
che situi l’umanità nella biosfera, di rompere con l’antropocentrismo della cultura
moderna a favore di un teocentrismo biblico e cosmologico - ha detto padre Ebelin -. Questo tipo di teologa
sfocia inevitabilmente In
un’etica della responsabilità
e questo ha numerose impli
cazioni tanto a livello della
azione individuale quanto a
livello delle decisioni politiche collettive».
Preoccupazione comune
Le discussioni hanno mostrato che, sulla questione
dei climi, le due religioni sono molto vicine; per entrambe, la salvaguardia del creato
per le future generazioni è
una preoccupazione essenziale. Il delegato marocchino
Abdelkader Aliali ha sottolineato che le religioni possono contribuire all’esame dei
problemi ecologici e climatici
usando il «linguaggio del
cuore» e ha chiesto che si dia
più spazio a questo tipo di
linguaggio nei negoziati. Rivolgendosi ai partecipanti
Michael Zammit Cutajar, segretario esecutivo della Convenzione-quadro deirOnu
sui cambiamenti climatici, ha
espresso la sua gratitudine al
Cec per questa riunione interreligiosa. Ha sottolineato
che se si vuole un mondo
«durevole, non basta vivere
in armonia con la natura, occorre anche che ci sia armonia tra gli esseri umani».
Nel successivo dibattito di
esperti con rappresentanti
dei governi svedese, irlandese, argentino e marocchino,
l’ambasciatore Raul OstradaOyuela, dell’Argentina, ha rilevato ancora una volta quello che le religioni hanno in
comune quando si tratta di
preservare la Terra per le generazioni future. Stefan.Edman, della delegazione svedese, ha spiegato quello che
si aspetta dalle religioni sulla
questione dei climi: «Esse
possono aiutarci a ricollegarci al carattere,sacro del creato - ha detto - perché la natura è il riflesso della bellezza
e dell’amore di Dio. Dobbia
mo ridiventare umili davanti
alla natura». Edman ha aggiunto che le chiese hanno
anche il dovere di mostrarsi
solidali con i paesi più poveri
che subiscono già gli effetti
dei cambiamenti climatici
«Le nazioni industriali prati
cano nell’atmosfera un nuovo tipo di colonialismo, e
dobbiamo impedirglielo».
I popoli autoctoni
Lucy Mulenkei, del Kenia,
ha presentato la posizione
dei popoli autoctoni: «Per
noi, la nostra Madre Terra è
sacra. La terra e il nostro ambiente sono la base stessa
della nostra esistenza e della
nostra cultura: sono la nostra fierezza, la nostra vita.
Ma il nostro quadro di vita
sta cambiando sotto l’effetto
dei cambiamenti climatici. I
nostri luoghi sacri di culto
stanno scomparendo. Le re
ligioni devono aiutarci a
comprendere quello che sta
succedendo, e in che modo
le nostre comunità locali
possano reagire».
11 colloquio ha lasciato una
forte impressione in tutti i
partecipanti. «Approfitterò
del Ramadan per rileggere
il Corano e per studiare tutti
i passi dedicati all’ambiente
- ha.detto Ahmed Said, incaricato di corsi all’università
di Marrakech -. Voglio poter
fare qualcosa per proteggere
il creato e questo sarà un primo passo». Lasciando le loro
cabine alla fine del colloquio,
gli interpreti hanno espresso
la loro commozione: «Le vostre parole ci hanno toccato il
cuore». Per la delegazione del
Cec, una cosa è chiara: è solo
l’inizio del dialogo tra le comunità di fede sulle questioni climatiche. (Cec info)
* Giornalista tedesca che accompagnava l’équipe del Cec
DAL MONDO CRISTIANO
I Incontro nella sede della Chiesa awentista
Coalizione per la libertà religiosa
MARYLAND (USA) — L’ex ambasciatore degli Stati Uniti
per la libertà religiosa, Robert A. Seiple, ha presieduto il 15
novembre scorso un incontro ad alto livello di avvocati per
la libertà religiosa nella sede della Irla (International Religious Liberty Association). Commentando la situazione dopo gli attacchi dell’11 settembre, che hanno «veramente
cambiato il mondo della libertà religiosa e messo la sicurezza al primo posto della scala dei valori», l’ambasciatore Seiple ha fatto notare che «la libertà religiosa sta perdendo terreno qui e in altre parti del mondo. Essa deve essere inserita
fra i temi sulla sicurezza e deve essere creata una coalizione
che la presenti non solo come una necessità morale ma anche come una questione concreta». L’incontro, tenuto nella sede della Chiesa awentista mondiale nel Maryland, convocato a causa dell’urgenza della situazione internazionale attuale e delle minacce di intolleranza religiosa, ha riunito
rappresentanti del governo americano, di organizzazioni
non governative e di gruppi religiosi. I partecipanti hanno
discusso del pericolo di sowertimento che corre la libertà
religiosa a causa degli intenti di garantire la sicurezza nazionale e internazionale: dell’uso del terrorismo come scusa
per sopprimere il dissenso religioso e della crescente intolleranza che minaccia il principio d; rispetto reciproco per la libertà di coscienza. Oltre a osservatori del governo americano, c’erano rappresentanti del Bahaài National Office, di Advocates International, del Comitato giudaico americano,
dell’Istituto di religione e di politica pubblica, del Supremo
Consiglio islamico americano, dell’Alleanza mondiale battista, dell’Istituto di politica per la religione e lo stato, di Agudath Israel of America, di «Falun Gong» Comitato internazionale per i diritti dell’uomo, e dell’Alleanza internazionale
per la libertà religiosa. (adn)
Chiese protestanti americane
Lettera aperta al presidente Bush
sull'atteggiamento verso il Sudan
WASHINGTON — Lettera aperta al presidente George Bush, firmata da un centinaio di leader delle principali chiese
protestanti Usa per chiedere una revisione dell’atteggiamento del governo verso ü Sudan. D’accordo sull’impegno contro
il terrorismo internazionale, la lettera sottolinea però la pericolosità di stringere accordi con il Sudan, «un paese dove
non esiste la libertà di religione e dove due milioni di cristiani sono stati uccisi a motivo della loro fede». (nev/icp)
Lo chiede la Chiesa unita del Canada
Giustizia per la popolazione autoctona
OTTAWA — Giustizia e riconciliazione per la popolazione
indigena del Canada. Lo chiede la Chiesa unita del Canada
(protestante) con un lungo documento che ripercorre la storia
dell’immigrazione francese e inglese e la conseguente forzata
integrazione dei bambini nativi nel sistema scolastico «occidentale», all’epoca gestito principalmente dalle chiese: «È
dunque dalla scuola e dalle chiese che deve partire un modo
nuovo di rapportarsi con una realtà sociale per troppo tempo
non riconosciuta e ingiustamente soggiogata». (nev/icp)
: Per consegnare messaggio ecumenico.al papa
A piedi dalla Turingia a Roma
ROMA— 1.854 chilometri a piedi dalla Turingia (Germania)
a Roma per consegnare a Giovanni Paolo II un messaggio ecumenico. È il lungo cammino percorso dal 29 luglio al 15 novembre dalla pellegrina luterana Arnhild Ratsch, che nel corso
del lungo viaggio ha anche visitato le comunità luterane di
Ispra-Varese, Milano, Genova, Firenze e Roma. Il messaggio,
con una lettera accompagnatoria firmata da alcuni vescovi luterani e cattolici e dal decano della Chiesa luterana in Italia,
Jürgen Astfalk, è stato consegnato al papa il 21 novembre scorso nel corso di un’udienza alla quale ha partecipato anche la
presidente del Sinodo luterano in Italia, Bärbel Naeve. (nev)
I Presidente mondiale della Chiesa awentista
Visita alle chiese delle Filippine
MANILA — In una visita di sei giorni alle chiese awentiste
delle Filippine e di altri paesi della regione del Sud Pacifico,
il presidente a livello mondiale della Chiesa awentista, Jan
Paulsen, ha esortato le comunità locali a vivere sempre più
nell’impegno per gli altri: «Come chiesa esistiamo per questo», ha sottolineato. Paulsen ha inoltre incontrato la presidente delle Filippine, Gloria Macapagal-Arroyo, e l’il novembre si è rivolto a più di un milione di awentisti filippini
esortandoli a «mantenere alta l’immagine della chiesa» e a
«tenere duro fino al ritorno di Cristo». (nev/adn)
M Ufficio volontariato internazionale della Fcei
Un volontario/a per Betlemme
ROMA — L’Ufficio volontariato internazionale (Uvi) della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) rende
noto che è stato approvato dalla Commissione Europea
nell’ambito del programma «Gioventù-Servizio volontariato
europeo» il progetto per l’accoglienza di un volontario/a
presso l’International Centre di Betlemme (Icb) per il periodo 1° gennaio-31 agosto 2002. L’icb è un centro culturale
impegnato nella promozione della pace attraverso percorsi
artistici e lo scambio interculturale: è situato nel centro della
città vecchia di Betlemme. Il volontario/a sarà impegnato
nelle attività della scuola dell’arte, nella gestione dei seminari e delle mostre organizzati dal Centro. Per informazioni:
tei. 06-4825120: e-mail: pinagrosso@fcei.it. (nev)
4
PAG. 4 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 14
0 Prosegue a Milano l'esecuzione integrale della produzione sacra di Bach
Le Cantate del «Consiglio municipale»
A Lipsia si faceva coincidere l'apertura del mandato instituzionale con le scadenze
dell'anno ecclesiastico e della liturgia: da qui la particolarità di queste opere
PAOLO FABBRI
Nel mese di agosto era
usanza nella città di Lipsia inauguraré il mandato al
Consiglio municipale e ciò
avveniva con cadenza simile
a quella dell’anno ecclesiastico. Per l’occasione Bach
compose varie cantate, quattro delle quali presentate nel
primo concerto del 16" ciclo
della loro esecuzione integrale a cura de «I concerti del
quartetto» di Milano.
La prima {Wir danken dir
Gott, wir danken dir, 1731L ha
come tema la lode appassionata al Dio fedele, che non lascia i credenti nella disperazione e si apre proprio con un
ringraziamento espresso con
un’introduzione strumentale
che apre la strada al coro. Il
coro, sostenuto anche dalle
trombe ad accentuare il senso
gioioso della lode, lancia il
suo Wir danken dir... und
verkündigen deine Wunder
(noi ti ringraziamo... e annunciamo i tuoi prodigi) e lascia il campo alla splendida
aria del tenore in cui il violino
obbligato scrive inesausto la
sua trama unificante, quasi a
lanciare la voce del solista
verso l’alto della dimora di
Dio, spingendola via via più
su con i suoi continui da
capo, mentre il soprano, nell’aria che segue, grida con decisione e profondo sentimento la sua preghiera Gedank an
uns mit deiner Liebe (ricordati
di noi col tuo amore). Il contralto incede con un recitativo
semplice, che culmina in un
poderoso Halleluja, su cui il
coro si inserisce in una sintesi
gloriosa, dove l’assemblea anticipa il ringraziamento per i
benefici che Dio concederà.
La seconda cantata Nimm
von uns, Herr, du treuer Gott,
1724), si basa sul testo di un
Lied composto da Martin
Moller in occasione della peste del 1584. Nel coro di apertura l’assemblea tutta innalza
a Dio la propria preghiera di
confessione, con i violini che
sottolineano il tono severo
delle voci, mentre il basso e il
violoncello introiettano il tormento del rimorso. Nell’aria
del tenore ancora il tema teologico dèi rimorso prosegue
col violino che si fa metafora
dello Spirito Santo (Romani 8,
26) nel tradurre in sospiri
ineffabili le richieste grossolane dei credenti. Il basso continuo sostiene il recitativo più
corale del soprano, in cui ci si
abbandona completamente
nelle mani del Signore, ma
resta sempre ii timore del castigo di Dio che, nell’aria seguente del basso, emerge negli insistiti vocalizzi su Flammea (Le fiamme del tuo sdegno). Ancora un recitativo
che insiste sul peccato, in
simbiosi con la tentazione,
poi l’aria, con il flauto traverso che canta strenuamente il
sacrificio di Gesù, mimando
quasi il singhiozzo delle donne accanto alla croce e introducendo il duetto fra soprano
e contralto, per riprendere
poi con l’oboe da caccia a richiamare le nere nubi della
tragedia. Nel corale conclusivo l’atmosfera si distende
nella fiducia in Dio
La terza cantata (Herr, deine
Augen sehen nach dem Glauben, 1726) si apre con il severo richiamo di Geremia: «Signore i tuoi occhi guardano
alla fede! Tu li percuoti, ma
non se ne accorgono», che introduce il tema grandioso e
solenne del Giudizio. Il coro
iniziale viene introdotto da
Johann Sebastian Bach
un’ampia partitura orchestrale in cui il violino diventa simbolo del profeta e tesse un
profondo dialogo con gli oboi
a rappresentare la riottosità
del popolo credente al ravvedimento. Il recitativo pone
tutta una serie di interrogativi
derivanti dalla disobbedienza
(«Dov’è l’immagine vivente di
Dio?»), che trovano il loro sviluppo nell’aria del contralto
in cui l’oboe geme il suo
struggente lamento, che eleva
a più alte vette la’voce del solista, che apre col tenebroso
Web (guai a), la cui dissonanza esprime il contenuto semantico di «anima avviata alla perdizione». L’arioso si
apre con un insistito Verachtest (disprezzi tu la ricchezza
della Sua grazia), che trova riscontro i>el dissonante Du
aber, ma poi il compositore
sembra rendersi conto improvvisamente che la durezza
del suo linguaggio è eccessiva
e chiude il richiamo al pentimento con un brano arioso in
cui si adombra la speranza.
L’aria che inizia la parte II
apre con Erschrecke dock (atterrisciti, dunque), in cui la
terrificità del messaggio è lasciata al tutta al flauto solo.
mentre la voce pare avere sola
funzione declamante. Tramite un recitativo in cui gli oboi
di fatto sostituiscono il basso
continuo, si perviene al corale
conclusivo sulla melodia luterana del Padre Nostro.
L’ultima cantata, Lobe den
Herren, den maechtigen Koenig der Ebrea (loda il Signore,
il possente re degli onori,
1725) si, basa su un testo di
Johann ÌMeander del 1680. Il
riferimento scritturale è nei
salmi di lode; la cantata si
apre con una melodia che
pervade tutta l’opera, connotata da un prevalente impianto strumentale, eseguito
da un organico completo di
trombe e timpani. La lode
viene espressa più dagli strumenti che dalle voci, come
nell’aria del contralto in cui
la preghiera è del violino, come nel duetto soprano basso
il compito passa agli oboi,
per concludersi nel corale di
chiusura con l’esplodere di
tutta l’orchestra.
Bravi tutti i solisti, con una
nota particolare per la voce
del soprano Juraki Nonoshita. Per quanto riguarda l’orchestra, il «Bach Collegium
Japan» diretto da Masaaki
Suzuki, ha fornito un’esecuzione estremamente delicata,
con un’eccellente fusione dei
suoni e nitido stacco dei contrappunti, senza peraltro inserire la passione che Bach
inette nella sua musica. Nella
conferenza stampa il direttore, eccellente conoscitore di
Bach e della musica barocca,
ha risposto alla domanda su
come intenda la fede in Dio
nella musica del compositore, dicendo che in Bach egii
ha cercato l’assoluto e che
questo assoluto lo porta vicino alla sua fede.
Si è concluso il Festival torinese
Musiche della Riforma
e della Controriforma
dicembre
PAOLO CALZI
da Frescobaldi e
IL primo concerto del Festival di musiche della Riforma, a Torino, era incentrato
su una grande opera di Brahms, il Requiem tedesco op.
45: il grande spettacolo. Il
terzo vorrei chiamarlo un
concerto intimo, quasi da
musica da camera, il, concerto delle piccole forme musicali, per intenditori. Lo ricorderò come il concerto dei tre
strumenti: l’organo, il davi-,
cembalo e la voce.
L’introduzione del pastore
Giuseppe Platone, tesa a far
capire che cosa sia stato quel
«terremoto religioso» che
portò alla Riforma protestante, e il tentativo da parte della
Chiesa cattolica di porvi rimedio, chiamato Controriforma, è stata molto interessante. Utile e indispensabile la presentazióne e la
spiegazione dei singoli brani,
fornita da Walter Gatti, che
ha consentito al pubblico di
apprezzare e seguire meglio il
concerto, il quale appunto
era stato diviso in due parti:
una prima di musica «profana» e una seconda di musica
sacra. Nella prima abbiamo
ascoltato delle «Canzoni»
(Weckmann, Banchieri), un
«Ricercare» di Palestrina, le
Variazioni sopra la Monica di
B. Storace, eseguiti dalla voce
e dagli strumenti che si alternavano, offrendo degli «a solo» o duetti vocale-strumentale, creando un effetto molto vario e gradevole all’ascolto. Nella seconda parte un
«Preludio e fuga» di Dietrich
Buxtehude, il grande predecessore di Bach a cui questi,
giovane, deve molto, e una
«Toccata» di Frescobaldi.
Ma quel che più mi ha colpito è stata la proposta di
due canti gregoriani, uno ripreso e sviluppato all’organo
Bach. Mentre cantava
mo, la cantante era
dietro il pulpito: noi
mo soltanto la sua bella
sentiva,
che dal basso saliva diff*"*
ripreso da Bach, AlessS
Vavasoriera salita sul pmp^
più alto, quasi a voler
presentare scenicaraenlet
libertà della predicazione!
della parola di Dio e '
un omaggio all’autore
una vera gioia noi
una vera gioia poi ascoltai
ia voce della cantante dieS
smorzava mentre l’organo^
partiva con la stessa nota;W
il suo sviluppo, e l’intona*
ne era perfetta.
Hicò un
Molto bravi Chiara Cassi
Walter Gatti che si alternavi
no tra clavicembalo e
thecont
ijiiimer
®!¡|ei brevi
at
Ottima l’idea dell’interv^
straordinario del
lerenz
che con la presenza scenìciS
la sua interpretazione haray. ^olta
vivato, e avvicinato aliano.^
stra. sensibilità, una musiq IL“ ne
lontana molti secoli,
proprio questa continua
rietà timbrica che ha
possibilità al folto
anche a quella meno prepa fo
rato, di seguire con evidei
piacere tutto il concerto.
lÈu:
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dendosi nella chiesa Pp,IlV ■
secondo^ gregoriano, qne||
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profeti e
Un recente libro dello studioso Massimo Romano
Religione e società nel romanzo delI'SOO
TULLIO RAPONE
Questo libro* sembra all’inizio essere la solita vita dei santi della letteratura,
con personaggi talmente mitizzati da apparire lontani
anni luce dalla sensibilità
dell’uomo comune. Anche il
sottotitolo («I grandi narratori di storie deH’800»), non
brilla per originalità. È bastata però una prima sommaria
lettura perché questi autori ci
apparissero con una freschezza che né la scuola né i
nostri primi esercizi di lettura
ci avevano dato. Senza scadere nel pettegolezzo e con
un rigoroso inquadramento
storico, sfilano davanti a noi
una serie di autori con tutte
le loro passioni e debolezze.
Un privato che vorremmo
immaginare, almeno a tratti,
tranquillo e pacato con loro,
gli artisti, intenti a scrivere a
lume di candela. Invece appare una realtà materiale difficile, alla ricerca di quell’autosufficienza economica che
ben pochi riusciranno a raggiungere. Eterno problema
dell’intellettuale di ogni epoca e tempo.
Peggio ancora se ci avventuriamo nel personale, quando la genialità incontra gli affetti e allora scoccano le scintille. Un mondo dove la donna, pur rassegnata a un ruolo
subalterno, non si sente proprio a suo agio. Un mondo
dove sono poche le scrittrici,
relegate quasi sempre al rango di minori. L’autore, nella
scelta dei partecipanti a questa sua «carovana», ha fatto
volutamente una scelta. Sa
Un'illustrazione per il «Giro del mondo in 80 giorni» di Verne
rebbe inutile cercare Manzoni o Verga, mentre .troveremo
Salgàri (pare si pronunci proprio così, con l’accento sulla
seconda a). Troviamo Edgar
Allan Poe, ma non Hawthorne, a cui però si fa implicitamente riferimento nel ritratto
di Melville.
Volutamente alla completezza è stata preferita la scelta personale, a un’arida lista
della spesa delle opere Tanalisi di quelle più significative.
Inutile cercare anche una bibliografia: il lettore deve leggere questi ritratti con la stessa scorrevolezza di un romanzo di avventure, ma senza esagerare. Non a caso viene citato un critico come Piero Citati che del genere biografico ha fatto opera di alta
divulgazione. Sfila così davanti a noi un’umanità particolare che non è certo quella
dell’uomo della strada, anche
se di tanti signor nessuno
questi autori hanno saputo
dipingere gioie e dolori. Checov farà di tutto per aiutare i
contadini, giungerà perfino a
denunciare le condizioni di
quei dannati della terra che
erano i condannati ai lavori
forzati. Tolstoj andrà ancora
oltre denunciando l’orrore di
una vita «di lusso insensato
in mezzo alla miseria di tutti
coloro che lo circondano».
Ma in fondo, ci insegna Dickens nel suo Canto di Natale,
è il bene alla fine a vincere
sul male: Colui che tutto può
scioglie il cuore di Scrooge,
l’avido uomo d’affari la cui
vicenda ispirò la Walt Disney
Production per un bellissimo
cartone animato dallo stesso
titolo del racconto di Dickens. La stessa mano di Colui
che fa dire a Sonja (incredibile figura di prostituta cristiana) in Delitto e castigo di Dostoevskij: «Che sarei mai senza Dio?». E quando il suo interlocutore insiste chiedendole che cosa faccia Dio per
lei, essa risponde semplicemente: «Fa tutto».
(*) Massimo Romano: La carovana del romanzo. Torino,
Daniela Piazza editrice, 2001,
lire 32.000.
Intervista all'autore
Romano: in Dostoewskij
c'è davvero Gesù Cristo
- Quello che colpisce in molti scrittori dell’800 è una sorta
di convivenza fra spiritualità e
dissolutezza esteriore: è così?».
«Non deve sorprendere. In
fondo i valori cardine del secolo erano: Dio-Patria-Famiglia, tre valori Oggi difficili da
ritrovare..Penso solo alle famiglie di Dickens e Manzoni.
Quando si spostava il capofamiglia tutti i parenti più
stretti, inclusa la servitù, li
seguivano. Gli scrittori delT800, nonostante il loro anticonformismo, non erano immuni da tali valori».
- Un esempio può essere
quello di Dostoevskij che
nell'«Idiota» disegna un Cristo reincarnato e poi nel privato pensa bene di perdere
tutti i suoi averi al casinò?
«Dostoevskij è un vero cristiano. Più di Manzoni. Nei
Promessi Sposi c’è Dio, ma
Cristo non è mai nominato.
Ivan KaramazQv, il fratello
ateo, si interroga continuamente sulla figura di Cristo.
Il dato autobiografico è molto forte».
- E Flaubert, che con «Madame Bovary» crea un inno
alla scabrosità e che poi è così
attratto dalle figure dei santi?
«Flaubert anticipa quel rapporto fra sensualità e spiritualità che sarà tipico del Decadentismo con la sua commistione fra sacro e profano».
- In un’opera di Dumas,
l'«Ebreo errante», appare perfino un tipo di spiritualità diversa: comesi può definire?
«Si tratta di un’opera minore non tradotta in italiano. Nei
romanzi d’appendice, secondo un evidente antisemitismo,
l’ebreo era l’usuraio. In passato il suo errare era considerato
una sorta di punizione, ma
anche un segno di inquietudine umana. Fu quest’ultimo
aspetto che tanto affascinò
molti scrittori dell’ottocento».
- Jules Verne invece riuscì
persino a entusiasmare papa
LeoneXIII: sarà vero?
«Chissà se questo papa
avesse davvero letto questo
grande scrittore francese o se
Tavesse soltanto sentito nominare. Certo è che in un certo qual modo riuscì a superare le barriere di cautela che
aveva sulla scienza».
-A volte si ha Vimpressione
di trovarsi di fronte a un approccio di tipo fondamentalista alla fede. Penso a Dostoevskij che afferma che la
felicità nasce dalla sofferenza
o a Gogol che nelle sue ricorrenti crisi mistiche sogna di
rigenerare una Russia sprofondata, a suo dire, nel peccato: che cosa ne pensa?
«Si dice comunemente che
l’anima russa sia come la Russia stessa: non ha confini.
Certe esagerazioni degli scrittori russi possono essere
comprese solo partendo da
questo presupposto. Certo è
che oggi non sembra poi tanto esagerata la figura divinizzata del capo dei terroristi nei
Demoni. Così pure l’analisi
che viene fatta dei meccanismi del terrore».
Vicenda Moby Dici
E Dio creò
Let
grandi balenjper
«Bianco è il vestito degli®
geli, ma anche il cavallo del
morte nell’Apocalisse». &
Massimo Romano descrive
carattere contemporanei
mente angelico e demonio
di Moby Dick. La vicendadd
la lotta del capitano Acni
contro la celebre balena bi®
ca è troppo nota per esseren
cordata. Il fascino che ern®
la lettura di questo capoW
ro dell’Ottocento è rinaas
intatto. Nuoce a esso, forsft
voler essere troppo: riflessi
ne sulla condizione uman
trattato sulle balene e la 1®
caccia (all’epoca assai di
sa), semplice tragedia W
nara. Ma, soprattutto.^e^^J
rienza esemplare di un
che sente che con Dio d
confrontarsi. Camniin®
un’anima fortemeiite'WP
gnata di etica calving
[trovai*
nel suo girovagare (Mel''i|¡¡
il conforto di Dio. L’emozi*"5
viaggiò molto) riuscì a t
che suscitano i rifEti
ime«”
nel ve«
all’episodio di ^'°”®gnravd
L23
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5
14 dicembre 2001
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
altro 11,
i^aii
In italiano i commenti alla Bibbia ebraica pubblicati da un quotidiano israeliano
Re Adamo nella giungla
Sibbio adesso» è la rubrica da cui sono tratte una ventina di riletture, condite di leggera
C0Ìo, di Meir Shalev, uno scrittore israeliano che si professa esplicitannente non religioso
avoft un genere letterario
liffoir tipicamente israeliano a
*• Pern,ipuò ricondurre questo
di Meir Shalev*, che non
magoni nella stampa i‘P^lpìSffa escluso forse e solo in
„vgito senso, Riforma: si
nente'ij f!® del commento alla paazionee «tó settimanale, vale a dire
® anckt ^no della Torah che viene
PISTONE
°te- Eli al sabato durante la fun^scoltatj Le nella sinagoga. Anni fa
te diesi hcasa editrice Marietti pubrganoii. Lò un volume di Pinchas
”°iapeilii dal titolo La Torah oggi
tonaài). he conteneva appunto dei
^ iommenti, potremmo dire
Cassinj ijjjifevi sermoni, scritti da
'temavi- Lstb autore per il Jerusdlem
' °tgaiH L. Infatti questo volume, a
tervent) gerenza di altri dello stesso
oprane, ¿tote già tradotti in italiano,
è un romanzo, bensì una
eharav ^¡¡colta di articoli che con
rto
alla togjgono delle letture bibli‘ musi« per la maggior parte
^‘'liinbarse su un quotidiano
inuavi
a datol
celiano, in una rubrica dal
Jjolo Tanakh Akshav, («Bibbiaadesso»). L’editore Frassiaelli, forse intimidito dalla
. •arsa accoglienza che il noJstto pubblico avrebbe potuto
Servare a un libro che espli""^tamente si richiamasse alla
ibbia, ha preferito usare per
idizione italiana un titolo
ipiìiàiicattivante (secondo lui)
iche è anche il titolo di una
Ideile riflessioni bibliche coninute nel volume. Mowgli?
¡iSan? Chissà. In ogni caso è
in Sìntomo del modo in cui
ragiona il mercato editoriale
iìelnostro paese.
0bhia adesso, dunque; e il
llitolo originale mantiene ciò
èej^romette: sono una ventina di riletture di episodi biblici,'molti dei quali tratti dai
llibri storici, ma anche dai
ferofeti e qualcuna dal Penta
teuco. La loro particolarità è
esplicitamente indicata dall’autore proprio all’inizio della sua prefazione all’edizione
italiana: «Niente paura! Questo non è un libro di dottrina
religiosa. Non è mio proposito rendervi migliori di quanto
già siate, più morali o più felici. "Voglio qui soltanto richiamare qualche pensiero letterario e politico ispiratomi dalla lettura del testo biblico». E
alla fine dell’introduzione:
«La mia Bibbia è un’altra Bibbia: dove autori e personaggi
sono in carne e ossa. Non è
stata scritta da Dio, i suoi
protagonisti non sono santi o
puri... La Bibbia è un libro
che amo leggere e che mi provoca emozioni e spunti di riflessione. Essa contiene dosi
di politica, amore, fede e filosofia sufficienti per far riflettere un qualunque suo lettore
su ciò che gli accade intorno,
anche nei nostri tempi». Una
lettura laica, dunque, di uno
scrittore che si professa esplicitamente non religioso, ma
che ama confrontarsi con il
testo biblico, con la tradizione
•a cui egli appartiene, che si lascia interrogare e che interroga. E che condivide un pre
/Dici
eò
^Frequentato dibattito a Castiglioncello
Le religioni in dialogo
lenjper la pace nel mondo
LEONARDO CASORIO
degli SU
allo dèi
se». Co! 23 novembre
escrivei ¿
oranef
moniaa
;nda dd
0 Achal
;na
essere!
le
I ---------------- Casti
i^óhcello, ridente località
TOtica del Comune di Rosiinano Marittimo (Li), nella
festiva cornice del castelbpasquini, si è svolto, alla
Pfasenza di quasi 200 uditori,
® incontro dal titolo «ReliSjoni in dialogo per la pace»,
ignito seguito un
con gli ascoltatori
dopo mez?°be. Voluto dall’assessore
^^•^Lura, Nicoletta CreatiScontro si è innestato
T®^nnti eventi internazio3.*® hanno scomposto gli
del pianeta, solle">00 in maniera forte intertivi sulla nostra identità e
5^^*hcato dei cosiddetti
di civiltà e di religione.
n,.?®ho da coordinatore il
cent ‘Adriano Fabris, doFilosofia delle relifl,”3'i’Vniversità di Pisa,
fjll i® evidenziato come le
totpa n* ®'eno ancora «mota storia». Oggi ancol®3bb,amo fare i conti con
vam^v"'.’ '^"che se pensaselo ^ inondo ruotasse
riflessi»
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.rime®’'
nel ve®
attrav^
iverei
baleni®
reilP®'
giudizio comune a molti laici,
e cioè che per i credenti i protagonisti della Bibbia siano
solo santi o puri, che la Bibbia
non parli anche del male del
mondo, che i credenti non si
rendano conto che anche il
male fa parte del mondo.
La chiave costante di lettura è duplice. Da un lato una
ironia costante, esplicita e divertita, contro l’uso in chiave
«clericale» della Bibbia, a
esempio contro coloro che
vogliono far credere (ad altri)
che i passi della Bibbia in cui
si parla d’amore, di erotismo
(dal Cantico a Rut) siano brani in cui in realtà si parla d’altro, che si tratti di una sorta di
metafora «spirituale». Dall’altro lato una attualizzazione
«spinta», un trasferire le vicende storiche degli antichi
regni di Israele e di Giuda,
delle caste sacerdotali e dei
dignitari delle corti, nelle
realtà politiche israeliane
contemporanee. Qui l’effetto
che Shalev ottiene è veramente corrosivo, per quanto
il suo tono sia sempre pacato
e apparentemente distaccato.
Come nel capitolo dedicato a
Salomone e alla regina di Saba. Intanto il re di Israele viene descritto come «Assiso sul
suo fastoso trono (...) un timido sorriso che ammicca fra la
barba grigia, (...) uno Herzl
atletico appena uscito da un
dipinto rinascimentale»: il riferimento è al quadro famoso
non solo nel mondo ebraico
che ritrae Theodor Herzl, il
fondatore del sionismo.
Dopo un divertente racconto tratto dal midrash, sulla poca cortesia di Salomone che
rileva la pelosità delle gambe
della sua regale ospite, il capitolo si conclude così: «Un’altra lezione ci resta da questa
storia meravigliosa. Dunque
capitalismo e
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Abiondi, vescovo emerito di
Livorno e promotore del Centro cittadino di studi ecumenici; il pastore e professore
Domenico Maselli, già deputato e presidente di un nuovo
corso di laurea, incentrato sugli studi per la pace, all’Università di Firenze dove insegna Storia delle religioni; il
prof. Khaled Fouad Allam, docente di Sociologia del mondo
islamico all’Università di Trieste e promotore del rapporto
sugli islamici emigrati in Italia; Maurizio Mottolese, corrispondente per l’Università
ebrea di Gerusalemme e Ghesce Tenzin Thempel, lama residente presso l’Istituto buddista Lama Tzong Khapa di
Pomaia (Pi).
Quasi tutti gli interventi si
sono concentrati sulla necessità che la pace affiori nell’animo degli uomini. Le religioni devono concorrere a
scoprire e privilegiare spiragli
per la pace, per la giustizia,
per il dialogo e per la tolleranza all interno delle loro
stesse fedi e culture. Il trinomio giustizia, pace e libertà è
inscindibile. Le religioni non
sono luoghi di chiusura, di
intolleranza o di violenza, ma
luoghi di aperture, di orientamento e di integrazione di
punti di vista differenti e solo
apparentemente inconciliabili, per la piena realizzazione di ogni singolo individuo
considerato protagonista ne la storia contemporanea e di
questa nostra civiltà.
un tempo, tanti anni fa, avevamo un governante così saggio che venivano fin da lontano per godere i frutti della sua
intelligenza e ristorarsi all’ombra del suo ingegno. Se si
'è trattato di un fenomeno irripetibile nella storia del popolo ebraico o se potrà succedere ancora, non lo so proprio. A
ogni modo basta sapere che è
possibile...». Da notare che
l’edizione israeliana del libro
è datata 1985.
Altrettanto sferzante è la
conclusione del capitolo dedicato a Mardocheo, di cui è
scritto (Ester 10, 3): «...grande
fra i Giudei e amato dalla
maggioranza dei suoi fratelli;
cercava il bene del suo popolo
e aveva parole di pace per tutti quelli della sua stirpe». «Che
cosa si può chiedere di più? si domanda Shalev - Qui c’è
tutto: la fama, il bene del popolo, la pace e, tuttavia, dalla
maggioranza dei suoi fratelli,
cioè non da tutti. Che volete
farci, così va la democrazia».
E in un altro capitolo, dopo
aver paragonato l’istituzione
dei leviti nel deserto con
quello di una unità speciale
di polizia, ricorda l’episodio
di Core e dei suoi seguaci
(Numeri 26, 32) che vengono
inghiottiti dalla terra. Con
l’insediamento dei figli di
Israele nella Terra Promessa,
dice Shalev, scompare il metodo dei miracoli e dei prodigi, ma «scompare anche l’usanza di affossare l’opposizione con l’aiuto di Dio. Non
ci occuperemo qui, peraltro,
del ben noto caso in cui è
l’opposizione ad affossarsi da
sé, caso interessante di per
sé, ma del quale non si trova
riscontro nella Bibbia».
(•) Meir Shalev: Re Adamo nella giungla. Milano, Frassinelli,
2001,pp. 239, lire 30.000.
rotoli della Bibbia
RADIO
Culto radio
•JBlBf Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canale
' radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 23 dicembre, ore 24 circa, andrà in onda: «Come vive e si prepara
al Natale il mondo evangelico»; «Terza di Copertina: “Navigare nella Bibbia’’». La replica sarà trasmessa lunedì 24 dicembre alle ore 24 e lunedì 1° gennaio alle 9,30 circa.
PROTESTANTESIMO IN TV
Il problema religioso a scuola
DAVIDE ROSSO
Religione a scuoia, ciericalizzazione della scuola
pubblica, pluralismo sociale,
unilateralità delle politiche
ministeriali in materia scolastica. Questi i temi affrontati
nel primo servizio presentato
dalla trasmissione televisiva
Protestantesimo andata in onda domenica 9 dicembre su
Rai 2 (replica lunedì 17 dicembre ore 9,30 circa sempre
su Rai 2). La trasmissione si
apre con le risposte date da
-. Cinisello Balsamo: tavola rotonda sulla stretta attualità
Oltre alla giustiiia serve sapersi parlare
Nei giorni drammatici che
stiamo vivendo dopo la tragedia dell’11 settembre è stato
invocato da più parti l’incontro tra rappresentanti delle
religioni coinvolte nelle vicende che stiamo vivendo,
incontro teso a dimostrare
che non è in atto una guerra
di religione fra il mondo islamico e quello cristiano, ma
l’azione di una frangia impazzita dell’Islam, che trova
un seguito parziale nelle popolazioni più povere ed emarginate, ma non nella parte maggiore dei maomettani.
In questo contesto il Centro
«Jacopo Lombardini» di Cinisello Balsamo ha partecipato
a una tavola rotonda nella
città sul tema «Religioni e
pratica della pace. Quàe ruolo per le comunità?». I relatori
sono stati Elena Bartolini
(Gruppo interconfessionale
Teshuva per le relazioni con
l’ebraismo): Paolo Fabbri, per
il Centro Lombardini: Mohammed Ghrewati (Casa della
cultura islamica di Milano);
moderatore Paolo Siviere del
Centro ecumenico europeo
per la pace di Milano.
La vasta composizione dei
circoli e delle associazioni
promotrici (Adi, Auser, La
città. Circolo Auprema, Circolo Arci «La quercia». Associazione «Il Centro») testimonia
l’interesse per il tema. L’incontro si rivolgeva in modo
particolare alle «religioni del
Libro» ed essendo il primo del
genere nella città intendeva
gettare le basi per un discorso
da sviluppare. Elena Bartolini
ha aperto la serata richiaman
do il significato profondo di
shalom, in arabo salam, che
significa pace. Sviluppando il
discorso ha evidenziato che
nel Talmud i concetti di base
sono giustizia, pace, opere di
bene, quindi un operare fattivo, concreto per la giustizia,
che costituisce la base su cui
può realizzarsi la pace.
Paolo Fabbri ha ripreso il
discorso sostenendo che la
pace si basa non solo sulla
giustizia ma anche sul dialogo e ha messo in evidenza come proprio nella Bibbia si
trovi lo spunto per avviarlo.
Infatti Dio ha promesso una
discendenza «come le stelle
del cielo» ad Abramo, ma una
promessa simile l’ha fatta ad
Agar, la schiava con cui Abramo stesso ha concepito
Ismaele, da cui discenderanno le tribù nel deserto.
Una duplice promessa che
viene interpretata da Giovanni Miegge, da Rendtorff, dal
cattolico Barsotti e da altri
teologi cristiani, come una discendenza estensibile a tutta
l’umanità; al di là quindi della
generazione fisica Abramo diventa il padre ideale di tutta
l’umanità che, mettendosi in
viaggio sulle tracce del proprio padre, che non è Abramo
ma Dio, può avventurarsi nel
dialogo a partire dall’idea di
stato laico e multiculturale.
Mohammed Ghrewati, psicoterapeuta di origine siriana
in Italia da 31 anni, ha affermato che l’Islam è comportamento. Si può essere musulmani al mattino e non esserlo
alla sera. La guerra è un comportamento contro l’uomo e
quindi contro Dio, essa viene
giustificata come l’aborto,
che è l’uccisione di una vita.
Per evitare la guerra bisogna
agire in profondità nella società e nella loro associazione
sono state individuate le seguenti linee; non produrre
armi; non formare governi
con militari (caso Iraq); risanare il rapporto fra uomo e
donna. La famiglia è in crisi,
c’è anche riduzione delle nascite: questo porta a un comportamento distorto dell’uomo, che non deve essere turbato dalla vista di donne
troppo scoperte; per questo è
opportuno che le donne portino il velo; rivalutare infine
l’essere umano. Non si può
distruggere l’ossigeno e l’ambiente. Non si può ammazzare per eutanasia.
Il dibattito ha consentito
appena un piccolo avvio del
confronto in cui alcune idee
sono state approfondite, ma
altre come le posizioni espresse sulle donne sono state
contestate senza arrivare a un
livello sufficiente di verifica;
non c’è stato il tempo per affrontarle altre come aborto,
eutanasia, stato laico, (p.f)
alcuni studenti romani alle
risposte fatte loro da un cronista. Una domanda per tutte; «Che cos’è il ramadan?».
Risposta: «Non lo so», «Una
preghiera dei talebani». Ma la
trasmissione giustamente subito dopo cambia registro, la
videocamera si sposta dagli
studenti particolari e va a cogliere l’insieme fatto di etnie
differenti che lasciano trasparire anche credi diversi. Si
sposta e ci fa vedere gli studenti delle superiori che manifestano e si mobilitano per
una scuola làica e pubblica.
Il discorso viene portato sul
recente annuncio del ministro Moratti di voler immettere in ruolo gli insegnanti di
religione, sulla necessità che
la scuola pubblica sia sede di
laicità, scuola di multiculturalità e non luogo di mantenimento della disinformazione
sulle altre religioni dalla cattolica. «Occorre lavorare sull’insegnamento del fatto religioso», «Serve l’approfondimento di altre religioni». Ma
c’è anche il problema dei finanziamenti alle scuole private, del pericolo che il servizio
pubblico diventi unilaterale,
appiattito su posizioni partigiano che certo non aiutano il
dialogo e la conoscenza dell’altro. La scuola può ancora
insegnare la tolleranza e la
convivenza se è confessionale? Su questo interrogativo in
pratica si chiude il servizio.
Non una denuncia ma un riflettere, anche attraverso l’uso
delle immagini, su una situazione che sembra diventare
sempre più problematica, o
meglio in cui le questioni sono in qualche modo ingigantite se non c’è la conoscenza
ma soprattutto il rispetto
dell’altro che ci sta a fianco.
In questo filone di riflessione si inserisce poi il servizio
che segue nel corso della trasmissione che parla di una
comunità battista londinese
che ha deciso di lavorare in
aiuto dei tossicodipendenti.
Preparando programmi di distribuzione di metadone ma
anche e soprattutto programmi di reinserimento sociale.
Un modo diverso anche di
rapportarsi alla società quello
di questa chiesa che ha scelto
di essere vicino «all’altro» lasciando le proprie porte aperte e non chiudendosi in se
stessa facendo poi magari cadere dall’alto il proprio aiuto.
6
PAG. 6 RIFORMA
m Una riflessione sulla diaconia dell'oggi e del domani
L'oste, la cupola e i bischeri
La diaconia deve stare al passo con i tempi, non per il gusto di essere
moderna ma per rispondere ai bisogni reali e attuali delle persone
GABRIELE DE CECCO
Divido l’intervento in tre
brevi itinerari turistici
nella città di Firenze:
- l’osteria tipica, «Il che c’è
c’è», perché bisogna fare i
conti con l’oste;
- la cupola del Brunelleschi,
perché se persino una cupola
può essere rivoluzionaria, ci
può essere speranza anche
per un’opera evangelica;
- il «Canto dei bischeri»,
perché dobbiamo essere attenti a quello che si muove.
I conti con l'oste
L’osteria «Il che c’è c’è» mi
è venuta in mente dopo aver
letto un articolo su Riforma
del 5 ottobre (è una sintesi di
un intervento al Sinodo, dunque può darsi che io non ab. bia afferrato il contesto... e
comunque nella stessa pagina si leggono articoli di segno
del tutto diverso). Dice: «Le
opere istituzionalizzate non
sono il Samaritano, bensì
l’oste della parabola: bisogna
distinguere la diaconia della
prima da quella della seconda ora. L’opera istituzionalizzata ha la sua importanza
nell’esperienza diaconale accumulata, che viene in aiuto
quando il Samaritano bussa
alla porta», e poi: «Un cappellano è il buon amico che
passa, a cui l’opera non chiuderà mai la porta in faccia,
ma non deve prendere parte
alle decisioni gestionali».
Poi è uscito un altro numero di Riforma, con un altro articolo; anch’esso riassume un
dibattito, quello di Eurodiaconia. Dice: «Le chiese, in quanto comunità diaconali, sono
chiamate a fare come il Samaritano della parabola, cioè a
dare i primi soccorsi alle vittime rimaste sull’orlo della
strada, e spesso svolgono, attraverso la diaconia istituzionale, anche il ruolo dell’oste,
cioè di riabilitazione e di reinserimento nella vita sociale».
Sono andato a rileggere la
parabola. Gesù, provocato da
un maestro della Legge, gli fa
un quiz. La risposta esatta è il
Samaritano. L’oste non c’entra nulla, poteva non esserci,
viene pagato, non viene in
aiuto a un Samaritano che
bussa, fa il suo mestiere per
campare, vende la sua forza
lavoro. L’oste non reinserisce
nella vita sociale, ma ti sbatte
fuori quando sono finiti i soldi del Samaritano. C’è un atto diaconale del Samaritano
che si prende cura della persona e prende le decisioni gestionali (anche se appalta a
un oste). Non c’è una diaconia della prima ora e della seconda ora, questo è un ragionamento del tutto assente
nella Parabola. Tra l’altro, il
Samaritano è il «non ebreo»
per il maestro della Legge,
per noi è il «non cristiano»
(figuriamoci l’oste).
Ma che tristezza gestire
osterie che «reinseriscono» la
gente nella vita sociale di oggi così com’è... come tutte le
altre osterie private o pubbliche... «Il che c’è c’è». La chiesa dovrebbe essere e fare ben
altro e di più di un Samaritano (e questo lo lasciamo ai
teologi), certo le opere diaconali hanno senso solo come
parte della chiesa e della testimonianza profetica del Regno che viene. Fuori dall’istituto Il Gignoro di Firenze c’è
scritto «Comunità evangelica», non c’è scritto «Il che c’è
c’è». Per questo abbiamo bisogno di una agenzia di formazione.
La cupola
Filippo Brunelleschi fece
molta fatica a far accettare il
suo progetto per costruire la
cupola del duomo di Firenze.
Si trattava per la prima volta
di costruire una cupola senza
l’archi travatura centrale, attraverso due cupole una dentro l’altra, con pezzi autoportanti, complicati equilibri di
contrappesi, pietre messe a
spina di pesce, con una di
stribuzione del peso non su
travi centrali, ma su tutte le
parti della costruzione. Se
non l’avesse fatta così, avremmo comunque una cupola, ma non quella che Brunelleschi aveva, per così dire,
dentro di sé. Per gli altri una
cupola si doveva fare come si
facevano le cupole. Lui voleva
fare la cupola del Brunelleschi. Non c’è un solo modo di
fare le cose, ci sono anche
modi alternativi, a volte persino rivoluzionari. La cupola
del Brunelleschi mi è simpatica: distribuzione dei carichi,
mancanza di una architravatura centrale, simultaneità (si
dice) necessaria a chi vi lavorava nell’aggiungere i pezzi...
Insomma, insieme, in modo
coordinato, in squadra.
C’è un qualcosa che abbiamo da dire, con il rispetto di
tutti e di tutto (leggi, istituzioni, laicità) su come si fa una
Casa di riposo o di come si
«reinserisce» qualcuno in una
socialità? Non parlo dell’etica, parlo di ricerca di modelli
alternativi di gestione, di rapporti di lavoro che possano
avere qualcosa di profetico,
di piccole ipotesi di architettura sociale che esprimano
qualcosa di nostro, qualcosa
che abbiamo dentro. Non si
tratta di fondamentalismo o
di integralismo, non abbiamo
ricette «religiose» da dettare
al mondo. Si tratta forse solo
di sensibilità particolari o forse della libertà in Cristo; libertà di sperimentare senza
conformarci al presente secolo. Una libertà da non tenere
gelosamente tra evangelici,
ma da osare, da mettere a disposizione di tutti, perché
tutti possano appropriarsene,
come opportunità da allargare e valorizzare.
Torniamo al Samaritano
(lasciando perdere la teologia). Perché lo stravolgimento della parabola nasce dal
non essere capaci di pensare
e costruire la cupola in modo diverso. Il Samaritano
Le proporzioni delia cupola di Brunelleschi risaltano a fianco ai ponteggi di una ristrutturazione
(foto G. K. K(
«membro di chiesa» si ferma
alla porta dell’oste «diacono
pesante» (bussa e lascia denaro) e l’oste resta chiuso
nell’osteria (conta il denaro e
compra professionisti), perché ci si lascia ingabbiare
(più del dovuto) da leggi, prerogative professionali, misteri custoditi in cerehie ristrette, divieti di accesso al non
addetti. È questo che fa del
diacono un oste e fa sì che il
membro di chiesa si limiti a
delegare agli «esperti».
Una agenzia di formazione
può esplorare il territorio di
confine tra chiesa e opera,
vedere quali architravature
sono davvero necessarie per
far reggere una cupola, stimolare le opere a farsi strumento della diaconia complessiva delle chiese. Può
portare nelle opere una formazione professionale che
contenga elementi della sensibilità delle chiese e può
portare nelle chiese una formazione che fa tesoro della
professionalità delle opere.
Di più ancora, un’agenzia
può anche portare direttamente, all’esterno del nostro
piccolo mondo, una formazione che contenga, molto
laicamente, alcuni elementi
del nostro essere evangelici.
I Bischeri
Dietro il duomo di Firenze,
in via deirOriuolo, sotto il
nome della via, c’è una piccola lapide con scritto «Canto
dei Bischeri». I canti erano gli
angoli, i bivi (un sistema di
nomenclatura precedente a
quella delle strade). I Bischeri
invece erano una antica e ricchissima famiglia fiorentina.
Firenze credo sia l’unica città
che se deve dare di bischero
a qualcuno, non scomoda
l’anatomia umana ma la storia cittadina. Ci sono diverse
ipotesi su quando e come i
Bischeri passarono da bischeri. È sicuro che questa famiglia possedeva palazzi nella zona dove doveva essere
costruito il duomo e che si rifiutò fino all’ultimo di cederli. Alla fine, mentre le altre famiglie furono largamente risarcite, i Bischeri, a quanto
pare, furono espro-priati per
poche lire: bischeri, insomma, per non essersi resi conto che non puoi stare fermo
quando le cose cambiano.
È qui che bisogna essere
pronti anche a chiudere un’
opera. Non perché siamo osti
0 imprenditori, ma perché
della nostra responsabilità di
evangelici fa parte il non es
con api
lede, 1
sere bischeri. Il non affè4|fue!l
narci cioè a quello chefac(| „edeUa
mo più che ai motivi chei i®lti og!
spingono (e ai fmttichedol lahand
biamo portare), fisserei inaidar
passo con i tempi, nonp(, Ezio 1
esser-e moderni e darci ad ¿923 a '
da dirigenti, ma perché laiu asslstenl
stra vocazione profetica dei so ¡’unii
parlare a questi tempi (nom |ioi foni
secolo scorso, né alla fanti perito i
scienza). Non ci è concesi jpentale
rinunciare alla profezia^adii
dunque fare gli osti. Dobbi WWde
mo però avere chiara la dii
renza tra essere profetici
essere velleitari (magari pi
toreschi e molto coerenti,
essenzialmente bischeri).
Allora anche qui un’ap,
zia di formazione può esse«
utile. Può darci strumentii
lettura della realtà, capati i®™ .
di stare nelle situazioni, oi ^ ’
zonti più larghi per le noi ®^
decisioni, riferimenti più ss
alle nostre idee un po’ impi ¡p ¿ro
cise e «passionali». PuòÉ
tacci ad avere modelli orji jpjpg p
aizzativi che non bruci» fenuien
persone incatenandole a ri xorino
li statici (a volte mal definii j Rppia
poco riconosciuti) ole» feapjj
stringano a cercare altrove le,polii
cambiamento, lo svilupf
professionale e l’apertura
dell!
Usui
nuove esperienze.
sempre
me. De
Bisogna saper cogliere la sfida dello sviluppo qualitativo dei servizi alla persona
Qualità della diaconia e diaconia della qualità
GIANLUCA BARBANOTTI
IL percorso effettuato dagli
operatori, dai coordinatori,
dai direttori, dai comitati e
dalla Commissione sinodale
per la diaconia (Csd) in questi
ultimi mesi, stimolati anche
dallo sviluppo del corso di
formazione «Servire qualità»
(vedi Riforma del 2 marzo
scorso, pag. 6), si è concentrato su due aspetti: quali sono le
caratteristiche, le qualità, le
specificità della diaconia perché sia rispondente alla vocazione ricevuta; quale deve essere la qualità dei servizi erogati. Si tratta di aspetti connessi strettamente, ma che
non devono essere sovrapposti; non possiamo immaginare una diaconia che risponda
al suo mandato offrendo servizi di basso profilo, né possiamo pensare che basta fornire dei buoni servizi per aver
assolto al mandato diaconale.
Il quadro generale
Nel panorama dei servizi il
tema della qualità sta assumendo un ruolo centrale. La
legge 328-2000, le «Linee guida per la qualità sociale» del
governo (marzo 2000) hanno
dato il via a percorsi proposti
dalle Regioni per lo sviluppo
di forme di accreditamento
dei servizi socio-assistenziali.
Come sempre, lo sviluppo
non è omogeneo in tutte le
regioni d’Italia, ma l’andamento sembra chiaramente
orientato a sviluppare forme
di rapporto pubblico-privato
che valorizzino percorsi di
assicurazione della qualità e
quindi di «sistemi qualità». Il
«sistema qualità» è stato pensato e sviluppato in ambito
industriale e commerciale
per sostenere e integrare la
contrattazione. Le aziende richiedono ai propri fornitori
di dotarsi di un sistema qualità che garantisca che l’organizzazione sia adeguata, che
siano verificati i requisiti delle commesse, che i subfornitori siano controllati ecc. In
sintesi, è un meccanismo che
garantisce che siano soddisfatte le aspettative e le esigenze del cliente.
I prìncipi generali
di un «sistema qualità»
Il sistema qualità impone
un controllo su quattro aree;
le responsabilità dell’organizzazione, la gestione delle risorse, la produzione del servizio, il controllo. I compiti
dell’organizzazione sono volti
a ordinare un efficiente sistema di responsabilità interna,
a sviluppare un’attenta gestione della comunicazione
interna, a centrare tutta l’organizzazione sui bisogni e le
aspettative del cliente, a definire lo sviluppo della carta dei
servizi (fra l’altro obbligatoria
dopo l’approvazione della
legge 149-01) e ad assumere
precisi impegni per la qualità
del servizio. Gestire le risorse
significa garantire che i propri
fornitori, le attrezzature utilizzate e le risorse umane
messe a disposizione siano
adeguate a fornire al cliente il
servizio che questi si aspetta.
La gestione dell’erogazione
del servizio include la determinazione delle procedure
che orientano il lavoro degli
operatori, le istruzioni di lavoro, gli indicatori di qualità
che si intendono raggiungere
e le responsabilità nei singoli
compiti. Infine il controllo,
che avviene in diverse fasi.
Dapprima nella progettazione del servizio, che deve già
essere pensato in funzione
del cliente, successivamente
con il controllo in itinere cui
sono chiamati responsabilmente tutti gli attori delle varie procedure e infine mediante il controllo della soddisfazione del cliente.
La qualità e i servizi
I servizi socio-assistenziali
si ritrovano nel mezzo della
rivoluzione del «welfare», che
si impernia essenzialmente
sul passaggio di competenze
e compiti dal pubblico al privato. Per l’ente pubblico, ma
anche per il privato sociale, si
impone la necessità di individuare delle modalità per con
trollare e garantire la qualità
dei servizi richiesti. In questa
prospettiva sembra imporsi il
discorso legato alla certificazione dei sistemi qualità degli
enti che producono servizi. L’Uni, l’ente nazionale di
normazione, su sollecitazione del ministero per gli Affari
sociali, ha prodotto delle norme di settore (per le comunità per minori e per le strutture per anziani) fornendo
così degli strumenti in grado
di essere più adeguati all’ambito dei servizi alla persona.
Elementi critici
Un primo elemento di criticità è determinato dalla definizione di cliente. Chi è il
«cliente» di una Casa di riposo? L’ospite, la famiglia, l’ente pubblico, la chiesa? Probabilmente tutti, almeno in
parte, e quindi tutta l’attenzione al cliente deve essere
articolata fra questi diversi
attori, individuandone i legittimi interessi e determinando
come fare per soddisfarli. Altro e più significativo aspetto
al quale porre attenzione è il
rischio della standardizzazione. I sistemi qualità e le relative norme nascono nell’ambito della globalizzazione e
se, da un lato, tendono a portare un indubbio contributo
in termini di razionalizzazione e di trasparenza, dall’altro
rischiano di trasformarsi in
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Firenze: i compiti aii’istituto Gouid
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uno strumento che allinea e
rende omogenei servizi e
prodotti. Senza attivare una
forte sensibilità e un coinvolgimento responsabile e consapevole di tutti gli operatori,
ci può essere il pericolo concreto di appiattimento di tutte le diversità determinate
dalla storia e/o dal contesto
sociale e territoriale.
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«Sistemi qualità» e diaconia
Lo sviluppo di sistemi qualità consente alla diaconia di
rimanere ancorata allo sviluppo dei servizi alla persona
in Italia e in qualche misura
anticipare necessità legislative e contrattuali. L’impressione, o la constatazione, che
la diaconia non riesca a trasmettere alla gente il proprio
messaggio rileva l’importanza di determinare nuovi strumenti e linguaggi di comunicazione. Il sistema qualità è
uno di questi: è uno strumento che consente di met
l’appartenenza, le
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Nel corso di un’a
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Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
IÈ morto a Roma Ezio Ponzo, psicologo dell'età evolutiva e militante evangelico
Con la fede di un bambino
Lj i//to caratterizzata dalla profonda conoscenza della psicologia infantile, dall'Impegno
ifile p^i' giustizia e la pace e dal servizio nello comunità come animatore dei più piccoli
caVESTRO PUPRÉ
"io ponzo è tornato al
' ire. Curioso, come è
.jnpre, ha oltrepassato
Sorta per la quale tutti
-^0 passare, senza sacosa c’è dietro:
¿0 si ha la fede di un
bino, come l’ha avuta
jna preferisco dire co!zio ce l’ha sempre coricata, prevale la speran*u&rtezza, la fiducia. Sostato nello studio di
jve cosi tante cose rac10 della sua vita: i libri
favole accanto a seri
•ti universitari, i fogli sparsi
.e con appunti e poesie le
:.K«iebede,lefotogià un po mriaUite delle spedizioni in
affé* lasile, le foto più a noi viciefacci ne della famiglia, delle gite, i
'i cliet tìnti oggetti strani e curiosi,
hedoi) la bandierina della grande
¡sere iiaarcia nera.
ionp(. Ezio Ponzo era nato nel
irci ari Ì9Z3 a Torino. Il padre era
léla» a^istente di Psicologia presica dei so l'unica cattedra in Italia,
(noni poi fondatore dell’insegnapento di Psicologia speriijientale alla facoltà di Medii di Roma: insieme ai geNitori e la sorella di un anno
a di piùgiovàne ha vissuto aTo.ticiljinofino al 1931, poi venne a
jji jj'Roma dove nacquero le due
[Uiljsorelle gemelle: profondo è
’^sempre restato il loro legame. Delle sue origini pieg muntesi ha conservato l’aJ .more per la montagna e una
j certa timidezza nei rapporti
’umani, che superava con
una vena di ironia, più rivolta a se stesso che agli altri.
afauii
incesi
ifezia
Dobbii
;ei
capace com’era di prendersi
™1"* in giro. Studente di medici■i“® na,-durante la guerra svolse
‘ Come militare attività di infermiere presso l’ospedale di
Torino, poi terminò gli studi
a Roma nel 1948 e si speciale ® lizza prima in medicina legalo™ le, poi in pediatria.
Tupp _
■tma Fine studioso
del mondo dei bambini
Usuo interesse per i più
piccoli, per le loro inconscie
Ipe nell’incontro con la vita, èpn il mondo dei grandi,
con tutte le cose più grandi di
loro, ha caratterizzato tutta la
sua vita; con una profonda
^acità di entrare nel loro
mdo, capacità che viene
^ Ita a chi non ha mai ablonato lo spirito di fanlo, ricordo però che osseri^mpre, grandi e bambiUbiiion l’occhio critico e un
Po idistaccato del vero ricer^ore, capace di immedesi§arsi e di mantenere nello
*^o tempo le distanze,
^ende la libera docenza in
P«cologia dell’età evolutiva
0. dopo la usuale trafila accawinica con il professor Cadusttelli, allievo del padre,
incaricato prima aH’llni®sità di Roma e poi all’UJetsità di L’Aquila negli
""W Sessanta, dove Tho avucome collega per qualche
A Roma ritorna come
jg?:®®sore ordinario nel
n I, ’ Pntna a Magistero, poi
lovi* facoltà di Psicocom j impegnato
itin °°dente spesso assai
e dove si trova
g^f?,t}tato con gli anni più
shi/' * grandi masse
sS^ntesche e della contedi collaboratore
inin riviste scientifiche
J^^^titi, alle quali per la
tM U’^°f°tida conoscenza del
to-J^? tià un forte contribu8cip„,}.pt)titatti con il mondo
nie germanico, e co
t)lica»i^°^^ di numerose pubapporto alle
>scenze, fino ad allora
*"fantìR^' psicologia
le lo mette in contatto
con tanti colleghi stranieri e
lo fa apprezzare ben oltre i
confini italiani.
Un pacifista convinto
Profondo e spesso sofferto
è stato il suo impegno civile.
Subito dopo la guerra per
ben 10 anni pediatra volontario tuttofare nel campo profughi dei Parioli; membro
della Commissione ministeriale per la valutazione dell’obiezione di coscienza, nella quale i suoi contrasti con
gli alti gradi dell’esercito devono essere stati incandescenti; attivo agli inizi nel
Mir, Movimento per la riconciliazione, e poi tra ,i primi a
impegnarsi in Amnesty International, che ha seguito fino
alla fine continuando a scrivere lettere di protesta al suo
computer anche quando ormai si muoveva male; partecipante alla grande marcia
dei neri a Washington con
Martin Luther King, alle marce di Comiso (dove ricordava
una solenne innaffiatura da
parte degli idranti della polizia), a tante marce per la pa
ce: insomma, un pacifista
convinto, per fede e convinzione e non per partito.
Il suo grande interesse per
l’essere umano e la curiosità
per le cose nuove devono essere state le molle inconscie
che l’hanno spinto a partecipare, poco pratico com’era, a
varie spedizioni avventurose
in Africa (dove, mi confessò,
andò ancora appassionato
cacciatore, mentre dopo si
convertì al rifiuto di qualsiasi
arma) e in Amazzonia: tanti
di noi ricordano i suoi emozionanti racconti, sempre
pieni di ironia, tra gli Yanoama. Ecco l’episodio in cui
viene portato nella foresta,
spogliato e ricoperto di piume, rientrare danzando con
gli altri indigeni nel cerchio
della tribù nello sciapuno e
richiesto di cantare un canto
della sua terra intona timoroso: «Oh Angiolina, beU’Angiolina...»; ecco, in procinto di
lasciare quel popolo, la loro
richiesta di restare lì per sempre, con le commoventi promesse: «Quando morirai,
mangeremo le tue ceneri co
me facciamo con i nostri padri», «....ci ritroveremo nella
casa del tuono». Episodi che
ci testimoniano di un Ezio
capace, nel suo candore, di
conquistare profondamente
l’animo di sconosciuti, come
sapeva fare con i bambini.
Un evangelico militante
Voglio infine ricordare la
sua presenza nella comunità
dei credenti. La madre evangelica già frequentava la comunità valdese di piazza Cavour a Roma ed Ezio spesso
l’accompagnava. Per scelta
meditata e consapevole entra
nella comunità nel 1957, confermato dal past. Roberto
Comba. Fa poi parte del Consiglio di chiesa, nel periodo
del past. Carlo Gay e negli anni difficili della contestazione
e dello scontro generazionale. Monitore per molti anni
nella seriola domenicale, con
i piccolissimi, animatore di
giochi e gite, insieme abbiamo scritto parole di canti che
oggi sentiamo in tanti luoghi
diversi; ha provato con metodo, allora inascoltato, a svecchiare le parole del nostro innario, operazione che ora ha
trovato finalmente un ascolto
positivo, che non ha più potuto approvare.
È stata la vita di un credente, piena, ricca di amore per
gli altri, di affetti nella sua famiglia, di amicizie, curiosa e
fiduciosa, anche negli ultimi
tempi di sofferenza quando la
malattia gli ha reso così difficile comunicare con gli altri e
le sue gambe non lo reggevano più: non sognava più di
volare, ma solo d^i crunminare
ancora una volta. Con Paola,
Silvia ed Elèna e tutte le loro
famiglie diciamo grazie al Signore per avercelo dato.
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Due torti e due ragioni
■ Saranno presto agibili i nuovi locali della Chiesa valdese
Per una maggiore visibilità in Torino
GIUSEPPE PUTONE
Dalla casa della comunità alla comunità come casa»: il documento pensato e proposto dal team pastorale-diaconale in prima
battuta al Concistoro valdese
di Torino (che lo ha fatto proprio) è stato poi approvato
dall’assemblea di chiesa di
domenica 2 dicembre, pn’ottantina di elettori, suddivisi in
quattro gruppi di discussione
che hanno successivamente
relazionato in plenaria, hanno
varato «un necessario strumento di lavoro e prospettiva». L’idea originaria, scaturita un anno fa, è stata quella di
accompagnare con una riflessione teologica e di strategia
ecclesiastica il prossimo trasloco (che avverrà tra tre inesi) dai vecchi locali comunitari del condominio di via Pio V
ai nuovi, contigui al tempio,
sul centralissimo corso Vittorio Emanuele IL
Gli obiettivi: maggiore visibilità, dialogo, incontro con
la città e il quartiere a rischio
di San Salvario e d’altra parte
necessità di. un rafforzamento del tessuto comunitario
(suddiviso in quattro luoghi
di culto cittadini) e un maggior impegno nel settore giovanile, non solo adolescenziale ma nella fascia dai diciotto ai trent’anni, dove si
registrano vistose assenze
mentre se ne sta andando
tutta una generazione che ha
dato moltissimo al protestantesimo torinese, anche in termini di assunzione di grosse
responsabilità gestionali e,
non ultimo, in termini eco
nomici, indice di una forte
spiritualità che sembra oggi
impallidire.
Il documento, tra gli strumenti che prevede di mettere
in atto, segnala la necessità di
organizzare un’indagine sociologica e spirituale della
comunità al fine di cercare di
capire motivazioni e attese
delle sue varie componenti.
!
I
Torino: la Mole Antonelliana fa
da sfondo al tempio valdese
Intanto, l’assemblea ha segnalato positivamente il
buon andamento delle riunioni quartierali, ormai più
di una dozzina, che con i culti e le numerose conferenze e
incontri di formazione offrono una notevole gamma di
possibilità di crescita e confronto. Importante anche la
riflessione sulla questione
della «diaconia leggera», che
prevede una rete di relazioni
di «solidarietà del buon vicinato» tra membri residenti in
zone urbane comuni.
Il documento, integrato
dalle numerose osservazioni e
dagli spunti emersi nel corso
dell’assemblea che qui sarebbe lungo riassumere, è un
tentativo concreto, certamente rivedibile, di inquadrare la nostra situazione urbana e allo stesso tempo rimettere al centro la vocazione, attivando tutte le componenti della comunità in una
autentica testimonianza al
regno di Dio, sia verso Testerno, sia verso Tintemo. Intanto un primo frutto è stato
raccolto: in molte occasioni e
nella stessa assemblea del 2
dicembre, la passione per il
dibattito teologico ed ecclesiologico, sociale e politico
sembra riafferrare le nostre
coscienze. Anche per la
drammaticità della situazione internazionale che stiamo,
con angoscia, attraversando.
Ma appunto l’angoscia va
esorcizzata e il nuovo documento aiuta ad andare avanti, con tenacia attraverso non
solo riflessioni ma azioni
concrete collegate tra loro
verso un comune obiettivo
eliminata l’attuale leadership
delTAnp, si possa negoziare la
pace con Hamas. Evidentemente Sharon pensa che la
pace non è urgente e che, in
assenza di una soluzione politica, potrà essere la forza a risolvere il problema palestinese. Insomma una escalation
militare. Se questa è la strategia di Sharon, è grave, miope
e sbagliata. È evidente, infatti,
che oltre a non garantire la sicurezza dei suoi concittadini,
impegnerebbe le migliori risorse civili e militari del suo
paese in una guerra senza fine, mai persa e mai vinta, eppure combattuta a caro prezzo. Un torto, un grave torto.
Il torto di Arafat
Quanto alla dirigenza dell’
Anp, anch’essa dovrebbe interrogarsi sulla sua strategia.
È ormai appurato, infatti, che
ha provato a cavalcare Tintifada, sia pure per timore di
perdere ogni legittimità di
fronte a una popolazione
stremata da decenni di occupazione militare. Ma, diversamente dagli Anni 90, nel 2001
le formazioni più radicali,
quelle islamiche in primo
luogo ma non solo loro, hanno ben presto preso il sopravvento. Arafat ha provato a
mediare, a mostrarsi ancora Giano mezzo guerriero e
mezzo uomo di pace, pronto
un giorno a far saltare il tavolo negoziale e alTindomani a
cercare di ricostituirlo. Forse
era questo il prezzo che doveva pagare alla sua sopravvivenza politica, forse pensava
davvero di poter agire su due
piani così diversi.
In tempi normali, forse.
Non dopo dieci anni di trattative, dopo gli accordi di Oslo,
dopo le offerte di Barak che
certo erano ancora parziali e
limitate, ma che mostravano
di assumere alcune delle legittime aspirazioni dei palestinesi. Oggi Arafat è in evidente difficoltà a controllare
la sua base ma questo è, appunto, il suo torto. Forse non
ne ha responsabilità soggettiva (ricostruendo la sua vicenda politica e umana ci risulta
davvero difficile decifrare la
vera natura del personaggio)
ma certo, in qualità di leader
di statura mondiale, ne ha
una oggettiva. Oggi la funzionalità del governo delTAnp è
irrimediabilmente compromessa, ma tra il 1996 e il 2000
in qualche modo ha retto: come è stato possibile che nelle
scuole, nelle università, nelle
istituzioni, nella società civile
non nascesse e non si consolidasse una leadership realmente orientata alla pace e
alla convivenza? Perché, nell’ambito della società ci-vile,
dell’assistenza ai più bisognosi, dell’istruzione nei
campi profughi di Gaza, TAnp
ha lasciato il campo libero ai
gruppi fondamentalisti? Errori di valutazione, forse; comunque, sul piano del bilancio politico, un torto.
Le due ragioni
Nel momento in cui la situazione si aggrava e qualcuno parla, sia pure a mezza
voce, di guerra aperta non è
utile fermarsi a registrare le
responsabilità. Di fronte ai
torti di israeliani e palestinesi, ci sono altrettante ragioni
degli uni e degli altri. Israele
ha diritto alla sicurezza, a essere considerato un paese
normale che non deve espiare un presunto peccato originale compiuto al momento
della sua costituzione. Tutti
sappiamo bene che la storia
della nascita di Israele non è
angelica, come non lo è nessun processo storico conflittuale. Da Oslo in poi, però, la
leadership palestinese afferma di avere accettato che i
conti vadano fatti dal ’67 e
non dal ’48: preoccupa che
invece tanti «amici» dei palestinesi, in fondo, pensino che
i veri problemi non siano
l’occupazione dei Territori,
Gerusiemme, le risorse idriche, le colonie ebraiche, ma il
sionismo e la sua realizzazione storica. Ha ragione Israele
a respingere con forza questa
impostazione del problema.
E poi c’è la ragione dei palestinesi. Il fatto che tra di essi vi siano dei terroristi, non
toglie alcuna legittimità al loro diritto ad avere uno stato
che possa proclamare la sua
capitale in alcune aree di Gerusalemme condivisa e che
possa garantire il ritorno almeno a una quota di profughi o, in alternativa, possa
godere di adeguate compensazioni. Due torti e due ragioni: vale la pena riconoscerli
non per barcamenarci e rinunciare a schierarci come di
nuovo, con grande passione
ideologica, quelli che stanno
«comunque» con Israele o
«comunque» con i palestinesi
ci invitano a fare. Ma perché
solo accogliendo questi e
quelli, dalTuna e dall’altra
parte, si può sperare di fare
qualche piccolo, autentico
passo in avanti.
Paolo Naso
CRONACHE DELLE CHIESE
PRAMOLLO — L’assemblea di chiesa del 2 dicembre ha eletto come nuovi anziani Guido Peyronel e NeUa Travers che sostituiranno Mauro Beux e Ivana Costabel che hanno terminato
il loro mandato in Concistoro.
• Ci ha lasciati, all’età di 81 anni, il fratello Valdo Long, originario dei Ribetti ma da molti anni ospite dell’Asilo dei vecchi
di San Germano. La nostra simpatia fraterna ai familiari.
Tavola valdese
Moduli per la defiscalizzazione
Dovendo stampare i moduli necessari, la Tavola
chiede a tutti coloro che sono incaricati di rilasciare i certificati per la defiscalizzazione di prenotare il
numero di moduli che prevedono di usare per le
contribuzioni o doni ricevuti nell'anno 2001.
La prenotazione va fatta entro il mese di dicembre
2001 presso gli uffici della Tavola di Torre Pellice, via Beckwith 2, tei. 0121-91296, fax 012191604, e-mail: tavolavaldese@chiesavaIdese.org
Si precisa che coloro i quali non avranno prenotato
per tempo i moduli necessari, non potranno usare
quelli con l'indicazione della cifra in lire italiane.
La Tavola valdese
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 14
Nel 1976 veniva pubblicata la traduzione interconfessionale in lingua corrente
Il Nuovo Testamento Tile ha 25 anni
Nel 1985 usciva ¡a traduzione di tutta la Bibbia con la partecipazione di oltre 100 esperti
Diffuse 1 milione di Bibbie, 4,5 milioni di Nuovi Testamenti e oltre 5 milioni di porzioni
VALDO BERTALOT*
Nei giorni 26 e 27 novembre scorsi ricorreva il 25“
anniversario della pubblicazione del Nuovo Testamento,
«Parola del Signore, traduzione interconfessionale in lingua corrente» (Tilc). L’evento
è stato ricordato in quei giorni nel corso di due udienze
con il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e
con il papa Giovanni Paolo II.
Oltre ai traduttori erano presenti gli attuali rappresentanti delle chiese (il prof. Long
per la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Fcei,
mons. Betori e mons. Savio
per la Conferenza episcopale
italiana, Cei), dell’editrice salesiana Elledici e delle Società
bibliche (pasf. Ricca, presidente della Società biblica in
Italia; past. Kotila, presidente
Comitato europeo delle Società bibliche).
Esattamente 25 anni fa, la
delegazione dei traduttori e
degli editori, accompagnata dal past. Mario Sbaffi, a nome della Fcei, e da mons. Alberto Abiondi, a nome della
Cei, era ricevuta al Quirinale,
in udienza con Tallora presidente della Repubblica, Giovanni Leone, recentemente
scomparso, e al Vaticano in
udienza con papa Paolo VI.
Sono trascorsi venticinque
anni che hanno visto crescere
l’attenzione degli italiani per
questa iniziativa corale cristiana, che nella storia della
nostra nazione è la prima realizzata insieme dalle chiese.
Essa è stata diffusa in oltre 10
milioni di copie nelle sue diverse edizioni (1 milione di
Bibbie, 4,5 milioni di Nuovi
Testamenti e oltre 5 milioni di
porzioni bibliche).
Nell’ottobre del 1971, treni’
anni or sono, il Comitato consultivo della Società biblica,
allora composto da rappresentanti delle chiese evangeliche italiane, decideva di avviare una nuova traduzione
non liturgica della Bibbia con
due priorità: che fosse nella
lingua corrente e aperta alla
piena collaborazione con la
realtà cattolica. Tale iniziativa
si inseriva in altre simili già
realizzate dalTAlleanza biblica universale (Abu), organismo internazionale che coordina il lavoro di 150 Società
bibliche presenti in circa 200
nazioni, anche in consultazione con la Federazione biblica
cattolica, in seguito all’accordo siglato in Vaticano nel giugno 1968 tra TAbu e il Segretariato per la promozione dell’
unità dei cristiani per la cooperazione interconfessionale
per la traduzione della Bibbia.
Le chiese evangeliche italiane e la Conferenza episcop^e
italiana, nel 1972, .accolsero
l’invito e designarono studiosi, esegeti e linguisti, per la
realizzazione della traduzione
del Nuovo Testamento insieme agli esperti designati dalla
Librerie
CLAUDIANA
MILANO:
via Francesco Sforza, 12/A;
tei. 02-76021518
TORINO:
via Principe Tommaso, 1 ;
tei. 011-6692458
TORRE PELLICE:
piazza della Libertà, 7;
tel.0121-91422
FIRENZE:
Borgo Ognissanti 14/r
tei. 055-282896
ROMA:
Libreria di cultura religiosa
piazza Cavour, 32;
tei. 06/3225493
Società biblica britannica e
forestiera e dall’editrice cattolica Elledici, che aveva affiancato la Società biblica nella
responsabilità editoriale. Circa 30 persone lavorarono per
quattro anni stabilmente al
progetto. Ricordiamo i traduttori: i pastori Bertalot, Corsani, Costabel, De Waard; i sacerdoti don Bozzetti, don Galizzi, don Ghidelli e don Villani. Oltre ai traduttori vi furono revisori e consulenti, designati dalle chiese e dagli editori, fra i quali ricordiamo i
padri Bonifacio e Sangalli, il
card. Martini, don Galbiati, il
card. Pellegrino, la prof.ssa
Vingiani (per i cattolici) e i pastori A. Soggih, Salvoni, Bensi,
Santini e L. Deodato (per gli
evangelici).
Finalmente, nei giorni 2627 novembre 1976 il «Nuovo
Testamento - Parola del Signore, traduzione interconfessionale in lingua corrente»
fu presentato alla nazione e
alle chiese. Nel 1985 veniva
pubblicata l’intera Bibbia,
con la partecipazione di óltre
100 esperti. Questa traduzione si distingue dalle altre, traduzioni italiane perché cerca
di rendere il testo originale
greco con parole e forme della
Ungua italiana di tutti i giorni,
quella consueta e familiare,
che le persone usano per comunicare fra loro: la lingua
corrente. Non aggiunge e non
toglie alcuna informazione
contenuta nel testo originale.
Piemonte
Le opere
battiste
IVO BLANDINO
IL Comitato direttivo della
Associazione delle chiese
battiste del Piemonte (Acep)
si riunisce ogni ultimo sabato
del mese a Torino, sotto la
presidenza di Roberto Russo;
del Comitato fanno parte anche il past. Giuseppe Morlacchetti, Susanna Spinella, Valdo Saccomani, Giorgio Aimo
e chi scrive. Nelle ultime riunioni si sono prese in esame
alcune questioni chiave delle
nostre opere in Piemonte. Il
fratello Ganci ha illustrato un
progetto di ristrutturazione e
valorizzazione del Centro alpino «M. L. King» in vai di Susa: il progetto consiste nella
sua trasformazione in Centro
polifunzionale al servizio delle chiese, secondo un’idea
nata dopo il convegno dello
scorso settembre a Meana a
cura del Comitato evangelico
olimpico 2006. Il Comitato
presenterà ora all’assemblea
quanto è stato detto e quanto
sarà in futuro, se possibile,
realizzato. Altra questione
scottante affrontata dal Comitato è stata quella del futuro dell’Istituto Filadelfia di Rivoli: si dovrà decidere che cosa fare di questo complesso
che purtroppo versa in brutte
condizioni.
L’Acep avrà prossimamente un sito Internet, un servizio a disposizione delle nostre chiese, dove si potranno
trovare tutte le informazioni
sulla vita e sulle attività delle
nostre comunità. Nella prossima riunione di gennaio altri
temi saranno in discussione.
La prima edizione del Nuovo Testamento Tilc
ma cerca di comunicare al lettore odierno quel che il testo
diceva agli antichi lettori, seguendo il metodo delle equivalenze dinamiche funzionali.
La competenza biblica e linguistica di tutti i collaboratori
è stata messa a servizio di
questa meta: comprensibilità
del testo nella fedeltà ai suoi
contenuti originali.
L’accoglienza della traduzione è stata molto positiva,
non solo in riferimento alla
cifra citata della diffusione:
nelle chiese e nelle parrocchie, a titolo comunitario e
personale, negli ospedali, negli alberghi, nelle carceri, nei
teatri. Anche in grandi eventi
recenti del 2000 come il Giubileo e l’Esposizione universale di Hannover. Essa è ri
Roma Centocelle
La pastora
Rapisarda
FRANCESCA BARRECA
IL 2 settembre la comunità
ha dato il benvenuto alla
pastora Silvia Rapisarda: la
sua presenza è per noi motivo di grande gioia e di raggiunta serenità, dopo che negli ultimi due anni non c’era
stata una presenza costante
di un pastore titolare. Il Signore ha esaudito le preghiere che facemmo perché ciò
avvenisse. L’età e l’entusiasmo della pastora Rapisarda,
la sua fede, la preparazione e
il calore sono per noi uno stimolo a vivere meglio la nostra vita di cristiani. Chi scrive l’ha conosciuta bambina
alla Chiesa battista di Catania, dove era allora pastore il
padre Salvatore e, ritrovandola oggi adulta e pastora, le
augura un lungo ministero
pieno di benedizioni.
Nel corso del culto dello
scorso 25 novembre la comunità ha vissuto con gioia
la presentazione al Signore e
alla chiesa del piccolo Yuri,
figlio di Adele e Peppino Cristillo. La chiesa era gremita
anche dai parenti. La pastora
Rapisarda ha commentato il
testo di 11 Timoteo 1, 1-14
coinvolgendo tutti i presenti
nell’esortazione a essere di
sostegno al piccolo insieme
ai suoi genitori. La cerimonia è stata arricchita dal canto dell’inno 289. Sono stati
letti alcuni brani biblici a
sottolineare che Gesù benedice i bambini. Nel pomeriggio si è tenuto un momento
di simpatica riunione tra i
partecipanti.
Per la pubblicità su %
tei. 011-655278, fax 011-657542
cordata come significativo segno concreto di collaborazione fra i cristiani nei documenti sulTecumenismo delle
Chiese evangeliche valdesi e
metodiste e della Cei e nel documento «La Bibbia nella vita
della Chiesa» sempre della
Cei. Dopo secoli di tensioni,
anche tragiche, e di confronto
polemico, il dialogo fra le
chiese italiane è cresciuto anche intorno alla collaborazione per la traduzione interconfessionale della Bibbia, dando
così alla nazione un segno
della comune testimonianza
verso quella Parola che è lampada sui nostri passi, luce sul
nostro cammino.
' Segretario generale della
Società biblica in Italia
Mottola
Vincere
la violenza
VIRGINIA MARIANI
La comunità battista di
Mottola ha risposto prontamente all’appello lanciato
dal Consiglio ecumenico delle
chiese e dall’Unesco per il
nuovo decennio ecumenico
«Vincere la violenza», che è
stato il tema della celebrazione inaugurale che si è svolta
venerdì 23 novembre nella
chiesa battista con la partecipazione di alcune parrocchie
cattoliche. La liturgia è stata
arricchita dalla proiezione di
immagini di dolore, morte,
violenza ma anche di gioia, vita e speranza.
La lettura tratta da Atti 7 in
cui si narra della lapidazione
di Stefano, anche a opera di
Saulo, ha fatto da filo conduttore e, attraverso il messaggio del pastore Nunzio
Loiudice e di don Giuseppe su Matteo 5, è diventata
spunto per una animazione
condivisa con i presenti: le
pietre di morte si sono trasformate in piccole pietre decorate (a mano dalla sorella
cattolica Anna Sgobba) con
la parola «Pace» distribuite
copiosamente a fine celebrazione a ricordo dell’impegno
preso al servizio del dialogo
interculturale e interreligioso
per mezzo della sperimentazione quotidiana di metodi
che permettano la risoluzione non violenta dei conflitti.
Dunque, fondamentale è
«la trasformazione»: come la
croce si trasforma per noi cristiani in strumento di riconciliazione. Così, solo e soltanto se siamo in Cristo, siamo
nuove creature che operano
per la pace, la giustizia e la
salvaguardia del creato. E
non soltanto quando la violenza diventa l’argomento
principale dell’informazione
massmediatica.
Invito a costituire r«Unione»
Pastori emeriti
GIUSEPPE ANZIANI
Fra i vari elementi che
compongono la struttura
della chiesa, dopo il settore
primario che è quello del ministero pastorale, vi è quello
dei pastori emeriti, cioè di
coloro che, raggiunto un limite di età, entrano nella categoria dei pastori a riposo.
La chiesa non mette in disparte costoro, ma vuole rispettare la raccomandazione
del Nuovo Testamento che
dice: «Ricordatevi dei vostri
conduttori i quali vi hanno
annunziato la parola di Dio»
(Ebrei 13, 7). In proposito
viene usato il termine «emeriti», non quale segno di particolare attenzione, bensì come un modestissimo e povero ricordo della testimonianza dell’annunzio delTEvangelo compiuta dai pastori i
quali, a una certa età, non
vanno in pensione nel senso
comune (come coloro che lasciano il loro mestiere), perché colui che ha dedicato
tutta la sua vita ad annunziare la Parola di Dio non ha
compiuto una qualsiasi professione bensì una vocazione
spirituale degna di particolare stima. Tanto è vero che ci
sono parecchi pastori i quali,
pur avendo superato gli anni
di servizio e raggiunta l’età
pensionabile, hanno accettato con gioia di continuare il
ministero pastorale. A tutti
questi pastori emeriti ancora
in attività la chiesa è e sarà
sempre riconoscente.
Ma poi purtroppo anche
per i più forti gli anni passano
e scendono su tutti i m,i..
dell’età, e facilmente le
mità e le invalidità fisiche
inazioni che costringoj,' ■
pastore (o la pastora) a rini'‘
dare a ogni loro attività R i
lora nascono in lui (oiei)!;
affanni, le ansie e l’aniare?
della solitudine, anche se^
in famiglia. Naturalment7|
credente riesce a resistei
nelle prove, mediante la»«
ghiera, e si affida alla stai'
del Signore con fiducia e cq!
sicura speranza. Questo ab
bandone in Dio diventa realfi
quando il pastore emerito
sente in sé e intorno a sé eh!
vi sono altri fratelli e coUe*
che pregano il Signore conk
e per lui. E allora ecco la ne.
cessità dell’Unione dei pasto,
ri emeriti che provvede a libe!
rare il credente dall’ansia deb
la solitudine e lo aiuta a trovare la pace e la serenità.
L’Unione dei pastori emeriti delle chiese valdesi e metodiste ha ottenuto l’approvazione della Tavola valdese
è a disposizione di tutti coloro che sono interessati a sostenere un’opera che non è e
non sarà di peso aOe chiese,
ma al contrario offrirà a ogni
comunità la collaborazione
per sostenere ogni attività di
spiritualità e di preghiera.
Confidando nell’aiuto dello
Spirito Santo, attendiamo è
tutti non solo la libera adesione, ma in particolare consigli, spiegazioni e anche eventuali correzioni.
Scrivere o telefonare al pastore emerito Giuseppe Anziani, via G. Canna 18, 28921
Verbania; tei. 0323-403912.
Dalle circolari delle chiese
È nato il «progetto Intra»
dedicato all'accoglienza
Comunicazioni e informazione tornano a infittirsi dopo
il rallentamento portato dal
periodo estivo, che naturalmente le nostre pubblicazioni
hanno registrato con il ritardo
dei cosiddetti «tempi tecnici»:
così, il Bollettino delle chiese
evangeliche di Intra, Domodossola, Omegna, Luino, del
novembre-dicembre 2001, ci
informa che sono quasi terminati i lavori del «Progetto
Intra», su cui avevamo già dato informazione: sei alloggi di
accoglienza sono ormai pronti; il 25 novembre è stata indetta un’assemblea di chiesa
per approvare lo Statuto dell’opera e per eleggere un comitato di gestione da investire dell’incarico di gestire
questi appartamenti. Occorrono però, adesso, i mobili
per arredarli, e i promotori
lanciano un appello a questo
scopo a chiunque possa fornire materiali oppure informazioni e idee su dove e come rinvenirli.
Su La Comunità di piazza
Cavour di novembre 2001 si
legge la comunicazione dei
membri delle comunità vaidesi di Catania, Catanzaro e
Roma che hanno partecipato
al 2001 Presbyterian Yod
Triennium, un grande ine»
tro tra le chiese presbiteri®
e riformate di 42 paesi, uiii
manifestazione volta a cele
brare il Signore. Questo incontro viene organizzate
ogni tre anni a cura délit
chiese presbiteriane degl
Stati Uniti e del Canada eh
come scopo conoscere le liverse realtà delle chiese stesse, di scambiare esperie!®
di rafforzare l’unità nel comune cammino di fede.
Il piccolo messaggero,
l’area torinese, nel nun>®
del novembre 2001 dà noti®
della visita compiuta nel Ha
gno Unito, nello scorso settembre, da un gruppo di set
ci persone appartenenti a varie comunità valdesi e ffleW'
diste di Torino, Genova, Savona e Livorno: il viaggio, W
corso del quale i visitaton sono stati ospiti di comunit
della United Reformed Cntiieh, è stato di vivo interess
dal punto di vista turistic >
ma anche, e soprattutto, p®
ché ha consentito di
zare l’elevato spirito di frat
nità e amicizia delle perso
che hanno accolto i visitato
(Cord«)
(a cura di Susanna i
Speciale Protestantesimo
Martedì 25 dicembre, ore 10, RAIDUE
Culto Evangelico
IN OCCASIONE DEL NATALE
in diretta dalla chiesa protestante «San Matteo»
Colmar, in Alsazia; edizione italiana a cura della tu r
ca «Protestantesimo».
Presiedono il culto i pastori
Philippe Gutbub e Bettina Schaller
Realizzazione «’Presence Protestante», France 2
IP
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venerdì 14
DICEMBRE 2001
Vita
PAG. 9 RIFORMA
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)12.
Il lezionario del 2002 «Un giorno, una Parola» è un invito quotidiano alla lettura
Passione spenta per la Bibbia?
¡protestanti leggono ancora la Bibbia, ma soprattutto in chiesa, sempre meno a casa. Cosi
il rapporto tra fede e Parola e tra Parola e Scrittura si è allentato e non è facile ricostruirlo
PAOLO RICCA
»
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Brotestanti leggono ancora
I Bibbia? Nel culto pubblico sì, Ip leggono ancora,
come del resto la si legge nel
culto di tutte le chiese cristiane, senza eccezioni. Anzi, la
Bibbia letta e spiegata è, insieme al Padre Nostro, il
-fincipale elemento comune
a tutte le chiese che, benché
tra loro divise, in questi due
momenti del loro culto sono
unite. Nel culto protestante,
noi, la lettura della Bibbia do#e'bbe essere un momento
forte, anzi il suo momento
costitutivo, perché «la fede
vien dall’udire, e l’udire si ha
per mezzo della parola di Cristo» (Romani 10, 17). La chiesa dunque, comunità di fede
e perciò di amore e di speranza, è figlia della Parola.
Ma anziché essere un momento forte, cioè di massima
attenzione, la lettura pubblica della Bibbia nel culto è sovente, oggi, un momento debole, di spaesamento e quindi di difficile concentrazione
0 di facile distrazione.
Le ragioni sono tante. Una
è che la Bibbia è largamente
sconosciuta e la sua lettura ci
conduce in luoghi lontani,
non frequentati, nei quali
non ci si sa orientare. Un’altra ragione è che il nesso tra i
due 0 tre testi che di solito
vengono letti non è esplicitato al momento della loro lettura, e l’ascoltatore, da solo,
fa fatica a coglierlo. Una terza
ragione è che l’arte di leggere
in pubblico è rara. Succede
che certi lettori (pastori com
HHB UN HMH
aORNO
"rola
’i'U't'e hihìkht tpuiíiiikím'per il
2002
presi) leggono la Bibbia dal
pulpito come se la leggessero
per sé anziché per gli altri; la
loto non è una lettura pubolica ma una lettura privata
letta ad alta voce. Altri lettori
compresi) leggono la
Bibbia restando, per così dite, fuori dal testo, leggono
roa non partecipano, la loro
P'U che una lettura è una distaccata riproduzione verbaau°' scritto. Perciò
Ila domanda: i protestanti
*8gono ancora la Bibbia nel
culto pubblico? si deve riPondere: formalmente sì,
enza dubbio. Ma non è det0 che quella lettura costituita un momento di vera co"iwiicazione.
privatamente i proteleggono ancora la Bibtp „ ® leggono regolarmen0,|V°1° saltuariamente?
m~:,, ^^amente o viceversa
• La leggono come
«Il giusto vivrà per fede», «Coloro che hanno la fede sono figli di Abramo» (Calati 3,11 e 7). Questa
parola di Dio innalzata da Lutero fa vacillare il trono papale (che si fonda su Pietro Lombardo, Aristotele, Platone, le Decretali e I voti dei monaci), invano sorretto da tre Ordini religiosi (dall’alto): i francescani, I domenicani e I gesuiti. A destra i riformatori, tra cui da sin., in prima fila: Melantone (con la
penna in mano), Cruciger, Bugenhagen e Jonas (da un volantino del 1568)
mo
mento centrale di un culto
personale costituito dalla ricerca della voce di Dio attraverso la Scrittura, dal suo
ascolto e dalla risposta umana a essa nella preghiera? Un
tempo era così ma oggi lo è
sempre meno. L’antica passione si è assopita. La familiarità con la Bibbia si è rarefatta. Il rapporto tra fede e Parola e tra Parola e Scrittura si è
allentato e non sembra facile
nel nostro tempo ricostruirlo.
Eppure ricostruirlo è essenziale perché lontano dalla Parola di Dio la fede evangelica
non sopravvive a lungo, diventa presto generica credulità che piano piano si dissolve nel nulla. D’altra parte
nessuna fede evangelica può
nascere lontano dalla parola
di Dio: ogni ricerca di fede diventa prima o poi ricerca della Parola che sola può generarla. Se il protestantesimo
perde il contatto con la Bibbia, perde se stesso. Un protestante che non si cibi della
parola biblica è un’anomalia
dalla quale non ci si può aspettare nulla di buono.
Certo, la lettura della Bibbia non può essere vissuta
come una legge alla quale, in
fin dei conti, si ubbidisce
controvoglia. Non si legge la
Bibbia per forza o per ottemperare a un precetto devozionale. Si legge la Bibbia
perché, come dice il salmista
rivolgendosi a Dio, «io ti cerco dall’alba, l’anima mia è
assetata di te, la mia carne ti
brama in una terra arida, che
langue senz’acqua» (Salmo
63, 1). Si legge la Bibbia perché l’anima, come il corpo,
ha bisogno di cibo per non
morire, e nelle pagine della
Bibbia ce n’è in abbondanza,
come dice il profeta Isaia:
«Perché spendete denaro
per ciò che non è pane? (...)
Ascoltatemi attentamente e
mangerete ciò che è buono, e
l’anima vostra godrà di cibi
succulenti!» (Isaia 55, 2). Ma
che cosa significa, propriamente, «leggere»? Non è una
semplice passeggiata tra le
parole, ma qualcosa di più.
Ci sono parole il cui signifi
cato è a prima vista evidente
ed entrano subito nel cuore
lasciandovi il segno. In tal
caso «leggere» vuol dire meditare sulla portata e la
profondità di quelle parole.
Ci sono altre parole il cui significato è nascosto e alle
quali bisogna chiedere con
insistenza di dischiudere il
loro segreto. «Leggere» qui
significa bussare.
C’è una pagina famosa di
Lutero che illustra bene questa lettura intesa come un
bussare alla Parola affinché si
apra alla nostra comprensione. È la pagina nella quale
racconta (potremmo ben dire)
la genesi della fede evangelica, mostrando quanto la lettura appassionata della Bibbia
faccia tutt’uno con la scoperta
e la rivelazione di Dio. È la pagina nella quale Lutero rievoca, trent’anni dopo, la sua
scoperta dell’evahgelo della
giustificazione per fede.
Nell’esperienza raccontata da
Lutero «leggere» ha significato
bussare. Bussare a lungo finché lo scrigno non si è aperto
e la Parola è diventata evangelo, cioè scoperta della verità di
Dio. Allora Lutero è rinato.
cioè la Parola ha portato frutto. Questo significa che la lettura non è finita finché non
porta qualche frutto, cioè finché non suscita una risposta.
Non si legge per leggere ma
per ascoltare e rispondere, e
così passare da due monologhi a un dialogo.
Il Lezionario Un giorno,
una Parola per il 2002, pubblicato dalla Claudiana, è un
invito quotidiano alla lettura
della Bibbia nell’anno che
viene. Chi lo ha adottato è
stato aiutato a compiere lietamente e liberamente quell’atto costitutivo della fede
cristiana che è rincontro personale con la parola di Dio.
Chi conosce già il Lezionario
avrà imparato ad apprezzarlo
e non se lo farà mancare neppure per il 2002. Chi non lo
conosce ancora e comincerà
a utilizzarlo, non se ne pentirà. E dato che siamo a dicembre, aggiungiamo che Un
giorno, una Parola è anche
un ottimo regalo di Natale.
Costa poco e vale molto. Si fa
una volta ma è come se lo si
facesse ogni giorno. È un regalo che possiamo fare ad altri ma anche a noi stessi.
tírwMxy'2 50.000 i SS-Ooo
i/p.ooo -IW xxfÀa. i 5.S00 cLxx /wt-ioui«.¿-vcbe&totty <x, : EdL*ioni ÌVcUtfcvwtx -20»?^ nuttamo Lo«\V>e«t®n^9» 28
Il testo di Lutero
La certezza che
«il giusto vivrà per fede»
In quell’anno ero di nuovo tornato ai Salmi per spiegarli
una seconda volta, nella speranza di essere meglio attrezzato per questo compito, dopo aver trattato nelle lezioni le
lettere di Paolo ai Romani e ai Calati e la lettera agli Ebrei.
Un desiderio insolitamente ardente mi aveva afferrato: capire Paolo nella lettera ai Romani. L’ostacolo che fino a
quel giorno me l’aveva impedito non era una mia insensibilità ma un’unica parola che si trova nel 1° capitolo: «La
giustizia di Dio è rivelata...» (Romani 1, 17). Io odiavo
l’espressione «giustizia di Dio», che ero stato istruito
dall’uso comune che ne fanno tutti i dottori a intendere filosoficamente come la cosiddetta giustizia formale o attiva, mediante la quale Dio è giusto e punisce i peccatori e
gli ingiusti... Non amavo, anzi odiavo il Dio giusto che punisce i peccatori, ed ero indignato contro Dio pur senza
bestemmiarlo, ma con grande risentimento e silenziosa
protesta... Così fremevo nella mia coscienza agitata e disorientata, ma continuavo a bussare con tenacia proprio a
quel passo di Paolo, con una fortissima sete di capire che
cosa Paolo volesse dire. Riflettendo incessantemente giorno e notte su quel versetto sono stato reso attento, per la
misericordia di Dio, al nesso tra le parole «La giustizia di
Dio è rivelata da fede a fede, come è scritto: Il giusto vivrà
per fede». Allora cominciai a capire la giustizia di Dio come quella mediante la quale, per la grazia di Dio, il peccatore vive, cioè per fede, e divenne chiaro il senso di quel
versetto: mediante l’Evangelo è rivelata la giustizia di Dio,
quella passiva, grazie alla quale l’Iddio misericordioso ci
rende giusti mediante la fede, come è scritto: «Il giusto vivrà per fede». Allora ebbi l’impressione di rinascere e addirittura di entrare in paradiso attraverso porte spalancate. Allora, d’un tratto, tutta la Scrittura si presentò a me
con un nuovo volto... Così questo passo di Paolo è diventato per me davvero la porta del paradiso.
AGENDA
14 dicembre
TORINO — Alle 21, al tempio valdese di corso Vittorio Emanuele 23, si tiene un concerto gospel per il Nicaragua a cura
del coro Goin’ Gospel (direttore Alessandro Cora).
MILANO — Alle 21, nella chiesa valdese di via Sforza 12/a, il
complesso vocale «Fantazyas» esegue un concerto dal titolo
«Vieni Santo Redentor», con musiche d’avvento e di Natale
di Martin Lutero e della tradizione protestante europea.
15 dicembre
BERGAMO —Alle ore 17, al Centro culturale protestante
(via Tasso 55), Piero Zappalà presenta «I Concerti brandeburghesi di Johann S. Bach. Un’introduzione all’ascolto».
TORINO — Alle 17,30, alla Comunione italiana della Massoneria (p. Vittorio Veneto 19), si tiene un incontro sul tema
«Un uomo libero in una società multietnica: una convivenza
possibile a Torino?». Intervengono Marco Novarino, il past.
Giuseppe Platone, Ermis Segatti, Bruno Segre, Younis Tawfik, Nedelia Tedeschi. Modera Silvio Pilocane.
16 dicembre
ROMA — Alle ore 16, aUa sede del Sae (via Giusti 12), il teologo Carlo Molari e il prof. Paolo Ricca parlano sul tema «Ecumenismo e globalizzazione».
TORINO — Alle 16,30, alla parrocchia della Ss. Annunziata
(via Po ang. via Sant’Ottavio), il Coordinamento ecumenico
«Insieme per Graz» organizza un incontro ecumenico di Natale sul tema «Gloria a Dio, pace in terra. La preghiera nei
canti natalizi delle diverse tradizioni cristiane».
TORINO — Alle 21, nel tempio di corso Vittorio, si tiene una
grande concerto corale di-Natale con «Il cenàcolo degli invaghiti» (dir. Peter Alien), il coro valdese (dir. Flavio Gatti) e la
corale battista romena (dir. Olaru Sorin). Ingresso libero.
TORINO — A partire dalle 8 e fino alle 19, sotto i portici di
via Roma (ang. piazza Cln), sarà allestita la mostra «Triangoli
viola - vittime dimenticate» sulla persecuzione nazista nei
confronti dei Testimoni di Geova.
17 dicembre
MILANO — Alle 18, al Sae (piazza San Fedele 4), per il ciclo
dedicato alla «Charta oecumenica», Bartolomeo Sorge parla
sul tema «Quale futuro in Europa per il cristianesimo?».
TORINO — Alle 17, nella sala valdese di via Pio V15 (primo
piano), l’Amicizia ebraico-cristiana organizza il secondo incontro su «Gli ebrei in Italia». Alberto Cavaglion parla sul tema «Dall’età liberale al fascismo».
BARI — Alle 20, nella chiesa di Santa Scolastica al Porto
(piazza San Pietro 1), il Gruppo ecumenico organizza un incontro con preghiere, letture bibliche e canti.
Bruno Corsani
Come interpretare
un testo biblico
156 op euro 8,00 lire 15.490 cod. 399
Un asile manuale per imparare a fare eseSesi, per avvicinarsi alla ricerca di quanto il
testo biblico dice veramente, rinunciando
a riproporre luoshi comuni che si vosliono
avallati dalla Bibbia.
Il libro si rivolse in particolare a quanti desiderano intraprendere questo cammino
senza sapere da dove partire, Susserimenti pratici ne orientano il percorso.
Lhi Calholait
e i a de jorn
»esss
GMG 003 euro 10,33 lire 20.000 cod. 9
pn CD del sruppo Lhi Calholait - ossia
l’erba della fratellanza, deH'amidzia - repistrato «in presa diretta» a Bobbio Penice, che ripropone musiche tradizionali
¡Decitane, in particolare delle Valli d’Oc
^aliane, da ballare - subito e instancabil’hente - oltre che da ascoltare.
■ mmeditnce
claudmna
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98,04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claudlana.it
Nev Abbonamenti
notizie evangeliche bollettino settimanale e-mail; L. 30.000
agenzia stampa bollettino mensile
della federazione su carta; L. 45.000
delle Chiese abbon, cumulativo
evangeliche setti manale+mensile L. 60.000
in Italia Versamenti sul c.c.p. 82441007
e-mail: intestato a: nev-notizie evangeliche via Firenze, 38 - 00184 Roma
fed.evangelica@agora.stm.it tei. 06-4825120 fax. 06-4828728
10
PAG. 10 RIFORMA
venerdì 14 DICEMBRE 2nni
SIMBOLI DI IDENTITÀ
NAZIONALE
PIERA ECIDI
È pur vero: quanta parte della
nostra pittura, deUa nostra musica e della nostra letteratura, in
Italia e in Europa, deve considerarsi «arte cristiana». Senza
l’ispirazione alla fede e alla Scrittura non sarebbero concepibili
né «La Divina Commedia» né il
«Paradiso perduto», né il «Giudizio Universale» di Michelangelo
e neanche Bach o Haendel, tanto
per citare alcuni grandissimi. £
in tempi più recenti poeti come
David Maria Turoldo, e anche
autori che si consideravano non
credenti, come il Pasolini regista
de «Il Vangelo secondo Matteo».
La nostra storia e la nostra cultura sono intrise, che lo accettiamo con lo sguardo del credente o
no, del messaggio evangelico.
Le nostre città
sono ricchissime
di chiese, di monumenti, di pinacoteche, gli
auditori risuonano di concerti
la cui ispirazione
ci riconduce alla
spiritualità della fede. Le stesse
minoranze cristiane in Italia
(protestanti e ortodosse), così
come altre minoranze: ebraica,
buddiste, islamiche, e tutti i cittadini di qualunque opinione religiosa o non credenti, non possono ignorare in alcun modo il
ret^gio e la dimensione di fede
di quello che storicamente è stato il cristianesimo di maggioranza, quello cattolico romano.
Ma ogni volta che si ripresenta nel dibattito cultural-politico,
il tema del rapporto religionistato di fronte a qualche caso
specifico, come la presenza del
crocifisso nei luoghi pubblici,
apriti cielo! Chiedere che lo stato
sia laico, cioè riconoscibile come
«casa comune» per tutti i cittadini e non contrassegnato da un
simbolo religioso che è storicamente della maggioranza, sembra voler imporre una cancellazione della storia e dell’identità
collettiva, prima ancora che della fede. Anni fa, un’analoga tornata di dibattito sui giornali si
concluse con un articolo di Natalia Ginzburg, scrittrice di origine ebraica, che scrisse di non
sentirsi offesa dai crocifisso nei
luoghi pubblici dello stato, in
quanto simbolo dell’umanità
sofferente. Posizione ripresa oggi da un altro scrittore, Ferdinando Camon («L’Unità», 4 dicembre) che dà questa appassionata lettura «laica» del crocifisso: «Oggi sono crocifissi con lui i
senza lavoro, i senza casa, i sen
In tempi di crescente
immigrazione
extracomunitaria,
tra i «laici» cresce il
fascino del crocifisso
za patria, le vittime della pulizia
etnica (...) i malati di malattie
incurabili...». E continua notando come «la battaglia contro il
crocifisso non è una battaglia di
sinistra». Giustamente, perché
la battaglia (non «contro il crocifisso», ma «per uno stato laico») è trasversale ai partiti, è
battaglia di cittadinanza, per la
compiuta realizzazione del dettato costituzionale.
La revisione del Concordato
con la Chiesa cattolica dell’84
non ne fa più la «religione di
stato», anche se questo non è
ancora entrato nella cultura comune. E la progressiva attuazione dell’art. 8 con le Intese fa dello stato un luogo in cui convivono con pari dignità più soggetti
religiosi. E anzi,
nel loro dialogo e
riconoscimento
reciproco, le religioni sono molto
più avanti dei nostri politici e opinionisti, i quali
sembrano porsi
il problema solo
oggi, di fronte ai
«nuovi arrivati islamici». Uno
degli effetti, positivi, della globalizzazione può essere anche
questo: costringere la cultura
«laica» a guardare al nostro interno, e scoprire che c’è di fatto
un ben sedimentato e riconosciuto pluralismo. «Certo noi
stiamo andando verso un pluralismo di simboli - nota Camon
- (...). Ma questo non si prepara
cancellando il nostro simbolo
principale: in questo modo non
si va verso il pluralismo, ma
verso il nullismo».
Faccio una proposta: se proprio il muro bianco di una scuola o dì un ospedale sembra produrre angoscia cancellando storia e identità, troviamo una soluzione «inclusiva» che rispetti
la pluralità condivisa e riconosciuta: i nostri artisti concorrano a un pubblico concorso sotto
l’alto patrocinio del presidente
della Repubblica, per un «logo»
multireligioso contenente i simboli delle principali fedi viventi
nel nostro paese. Mi piacerebbe
una specie di colorato mosaico
presente in tutti i luoghi pubblici, in cui insieme al crocifisso ci
sia la croce ugonotta, il candeliere ebraico e la croce ortodossa, la mezzaluna islamica e un
piccolo Buddha e quant’altro
possibile, e però anche il volto
di un bambino affamato al seno
della sua mamma senza più latte per quei cittadini che condividono la fede umana nella pietà e
nei valori. Cosi ci potremo riconoscere tutti, nessuno escluso.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - lax
011/657542 e-mail: redazione.torinoerilorma.it;
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Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco deiie vaiii)
Federica Toum. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrario, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardioi, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
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Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
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Patam i-*\ Ordinarlo' L 175.000; v. aerea: L' 200.000; semestrale: L 90 000;
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Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm. Riforma - 37x45 mm, L'Eco delle
valli valdesi) E 30.000. Partecipazioni: mm/cotonna E1.800. Economici: a parola E 1.000
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/5t (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 47 del 7 dicembre 2001 è stato spedito dairutficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 5 dicembre 2001.
2001
AstocMo alla
Unione Stampe
periodica ttaliana
Luoghi comuni e critiche infoniJate contro il movimento
La nebulosa dei «no global»
La pratica dei «social forum» porta con sé contraddizioni e debolezze
ma non può essere ridotta alle posizioni rappresentate da Casarini
IWASSIMO GNONE
Disagio, nostalgie, odio e
sberleffi. Chi guarda ai
cosiddetti no global rischia di
inciampare in una serie di risentimenti e incomprensioni
che ne limitano la visione,
soprattutto dopo il fatidico
11 settembre. Così è facile,
anche per i commentatori
più esperti, trovare rifugio
nelle parole dei mass media,
seducenti quanto imprecisi.
Quando non è insultata, la
nebulosa del nuovo movimento (che tanto nuovo non
è) subisce attacchi diversi, alcuni dei quali, i più articolati,
attingono a una certa «retorica della complessità»: insieme di analisi in parte valide
che nasconde un atteggiamento funzionale allo status
quo e perciò contrario ai
cambiamenti. Paura del nuovo? Oppure ignoranza di
questa sincretica, ma legittima, pratica politica?
La retorica della complessità
La retorica della complessità investe lo stesso termine
«globalizzazione». Concetto, e
su questo quasi tutti convergono, di per sé vuoto. L’accusa è netta e insieme dogmatica: non si può essere
contro la globalizzazione! Un
processo, tratteggiato a volte
come «fenomeno», che si
vuole complesso e indeterminato, naturale e quindi positivo e inarrestabile. Ma la globalizzazione che vince, il neoliberismo come stadio ulteriore dello sviluppo capitalistico, non fenomeno naturale
che dovrebbe portare benessere appunto globale quindi universale, sta arrecando
danni ovunque mette piede.
Alcuni effetti, la parte emersa dell’iceberg, sono particolarmente visibili, sia fra i
più fortunati sia fra le vittime.
Sono dati della Banca mondiale: la disoccupazione cresce, aumentano le povertà, si
divarica la forbice fra paesi (e
singoli individui) ricchi e paesi (e individui) impoveriti. Le
guerre locali, la militarizzazione del mondo e il presidio
armato (in Kosovo come in
Colombia, in Guatemala come in Afghanistan), sono i segni di un potere che non lesi-'
na sui mezzi (anch’essi redditizi per pochi, se pensiamo alle industrie degli armamenti)
per mantenere presenza e
controllo. La globalizzazione
diventa parola d’ordine che,
con la sua presunta insita
complessità, nasconde gli interessi di governi, imprese
transnazionali e operatori finanziari. Le stesse definizioni
sono violate: quando occorre,
il tanto proclamato neoliberismo chiude le frontiere e si fa
protezionista.
Uno spezzone di corteo contro il G8 a Genova (foto A. Bonnes)
Anche il dibattito sulla partecipazione italiana all’intervento in Afghanistan è stato
vittima di questa retorica della complessità. La maggioranza del Parlamento si è trovata d’accordo: chi si è opposto all’intervento (fuori e
dentro l’aula), è stato accusato di semplificazione e opportunismo. Per molti parlamentari dell’opposizione
l’intervento militare, quando
non è atto dovuto, è diventato al più uno «spunto di riflessione», un momento «difficile», nel quale «ci siamo
confrontati». Anche qui la categoria del complesso pervade la politica e, nel caso dell’intervento armato, si oppone addirittura alla mera efficacia. La riflessione, vera o
presunta, sembra prevalere
sui giornalisti giustiziati, i
massacri in carcere, i civili
macellati e le sedi della Croce
Rossa sventrate, «per errore»,
dalle bombe intelligenti. Occhio per occhio, anche se
meditato e in una situazione
definita complessa, non porta a nulla. Se non a stragi e
sangue. «C’est la guerre», dicono i più onesti. Altri balbettano la Resistenza.
La strategia del movimento
«Il movimento non ha strategie politiche comuni». È
una frase che si sente ripetere
spesso. La Tobin tax, la cancellazione (non l’ammorbidimento) del debito estero, il
processo ai paradisi fiscali, la
riforma delle organizzazioni
sovranazionali (Fondo monetario internazionale. Banca
mondiale e Organizzazione
mondiale del commercio):
queste sono alcune delle proposte politiche, precise, articolate, convinte, sulle quali
tutte le parti convergono, che
finiscono per essere colpevolmente dimenticate. Reai politile e amministrazione dei privilegi hanno la meglio; le proposte politiche si coniugano
con gli strumenti di lotta, peraltro non nuovi: il boicottaggio, il consumo critico, il dibattito, la disobbedienza civile e, perché no, la manifesta
zione di piazza, nonviolenta e
di massa. 11 movimento, non
solo «giovani antiglobal», lo
sa fare, e ottiene i primi risultati: lo ha dimostrato nella
Perugia-Assisi, il 10 novembre a Roma, e anche a Genova, dove ha subito, colpevole
poiché ingenuo, la pianificazione della violenza e degli
scontri. E da Genova è cresciuto, in numeri e qualità.
Un movimento prima sociale
e poi politico
Non è tempo di confronti
con i movirhenti passati. Non
è questo migliore o peggiore:
è storicamente diverso. Questo movimento, prima che
politico, è sociale. Un movimento sociale che fa politica;
diverso dai partiti, ma non
separato, quindi non immune dai corteggiamenti istituzionali. Lo dimostrano le
avance del centro-sinistra
francese nei confronti di Attac, acronimo che porta la
gente nelle strade, a discutere di economia, partecipare,
lottare. Una socialità altrimenti scomparsa, fatta di
chiese, associazioni e individui che imparano a incontrarsi. 11 movimento non ha
bisogno di difese spassionate: la pratica dei social forum
è giovane, porta con sé contraddizioni e debolezze: perciò va criticata, ma dall’interno. Ridurre l’impegno di centinaia di associazioni e soprattutto milioni di donne e
uomini nel mondo, alle sparate di Casarini, peraltro così
amato dagli stessi mass media, è un’operazione comoda
quanto inutile. Come è riduttivo parlare del movimento al
singolare, come se esistesse
solo quello italiano, quando
ci sono molti altri «movimenti», soprattutto nel Sud del
mondo: dai sem terra brasiliani ai maya del Centro America. Popoli che propongono frammenti di alternativa a questa globalizzazione.
Le differenze ci sono e nessuno propone un’unica ricetta.
In Brasile, a Porto Aiegre,
all’inizio del prossimo anno,
si continuerà a dialogare.
SUI GIORI^
La vera conversione
Riprendendo le pubblicazioni con una nuova serie
il settimanale diretto da
Diego Novelli ospita (30 novembre) un intervento del
moderatore Gianni Gente
che vede nell’attacco terroristico alle Twin Towers di
New York lo svelarsi della
vulnerabilità umana. «Rico.
noscersi umani - scrive
Genre - significa riconoscersi ■vulnerabili e una società, una cultura, un modo
di vivere che hanno cercato
di rimuovere questa consapevolezza dal nostro cuore
vanno denunciati come mistifica,nti». E ancora: «La
questione del terrorismo ha
direttamente a che fare con
il nostro benessere e con la
nostra ricchezza, con i no-“
stri bisogni materiali e di
potere sempre maggiori. La
“libertà duratura” non è
tanto quella che ci libererà
da un grande capro espiatorio o da un nemico di cui
abbiamo disperatamente
bisogno, ma quella che ci
verrà dal riconoscimento
delle nostre responsabilità,
da quella che (...) definivo
conversione, per usare un
termine evangelico, che
Gesù utilizzava sovente,
ben conoscendo quanto sia
difficile mettere a nudo il
cuore dell’uomo».
il Giornale
Ragion d'essere
Un editoriale del 24 novembre fa il punto sul modo cattolico di rapportarsi
alla globalizzazione e al
movimento no global, malo
fa partendo da altre considerazioni. «In India - scrive
Antonio Socci - circa 300
milioni di dalits (gli “intoccabili”) sarebbero sul punto
di convertirsi al cristianesimo», in quanto unica strada
per sottrarsi all’emarginazione. Prosegue l’articolo:
«Con la conversione dei dalits saremmo di fronte a un
grandioso passaggio dell’India al cristianesimo, che
avrebbe conseguenze incalcolabili per l’Asia, perii
mondo e la cristianità. Per
questo i cristiani-evangelici
americani sono mobilitati,
mentre sembra indifferente
il mondo cattolico europeo,
ormai allo sbando, spesso,
anche sul piano dottrinale».
E ancora: «L’unica ragion
d’essere della chiesa è fc
conoscere l’amore di Gesù
Cristo e battezzare nel suo
nome. Il papa e il Cardinal
Ratzinger non si stancano
di ricordarlo, ma sono quasi
voci che gridano nel deserto». E in conclusione: «Da
tristezza lo smarrirhento del
cattolicesimo europeo ufficiale, ma riempie di ineraviglia invece l’imprevista rinascita cristiana in altre regioni del pianeta».
Gli attentati suicidi a Gerusalemme e Haifa di sabato e domenica scorsi, che
hanno provocato 25 morti
israeliani, oltre ai due kamikaze palestinesi, hanno riportato a zero le speranze di
una pace duratura in quel
tormentato paese. Fin dall’epoca dei patriarchi la Palestina è sempre stata una terra
di conflitti continui, salvo
brevi periodi. Nella Bibbia il
racconto di una delle tante
guerre del re Davide incomincia con queste parole:
«L’anno seguente, nel tempo
in cui i re sogliono andare alla guerra...», come a dire che
la guerra era una delle attività normali dei re.
Oggi non ci sono più i re,
ma da una parte c’è Sharon
che non è certo né tenero né
pacifico (è stato uno dei re
■/: iföri'fe 7-s:*;«b-Ì
mi domando: come mai fi
credenti cristiani c’è
tanta paura della morte,
prattutto tanti dubbi e pteo
cupazioni circa il nostro tu
L'esaltazione del martirio
PIERO bensì
sponsabili delle stragi di Sabra e Chatila) e dall’altro c’è
l’organizzazione terroristica
di Hamas, nella quale militano i giovani che si imbottiscono di tritolo e si fanno
esplodere in mezzo alla gente. Ho riflettuto su questi «kamikaze». Sono ragazzi indubbiamente fanatici che si immolano perché convinti che
così entreranno nel paradiso
degli eroi dove li aspetta una
vita di delizie. La loro è una
convinzione radicale, senza
tentennamenti, basata su una
tradizione islamica che relativizza questa vita in un’esaltazione totale che li porta, purtroppo, a fare del male agli altri oltre che a se stessi.
Non vorrei essere frainteso:
per noi la vita è un dono da
custodire e spendere per il
bene del prossimo. Non vi sono paragoni possibili. Eppure
ro! La nostra speranza no
basata su una manciata
versetti biblici bene o w
interpretati. La nostra spet
za è legata a Gesù Cristome egli è risuscitato da*gj’
così risorgeremo anche
Non è una speranza oo**®
toria, è una realtà: «Io
resurrezione e la vita - a ^
ma Gesù -. Chiunque ''*.
crede in me non morirà
È a lui che affidiamo la n
vita. Il credente non puo
re dubbi su questo punto
col»'
mento» della trasmission ^
diouno «Culto evangelico» ^
dalla Fcei andata in onda
nica 9 dicembre)
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■ La soppressione del Reparto Cavalleria
Solidarietà con il «Nizza»
Sono state numerose i questi giorni le reazioni alla notizia, arrivata la scorsa settimana, che il Nizza Cavalleria, di stanza a Pinerolo, chiude. Per dare voce alio scontento della città, fanno
sapere dal Comune di Pinerolo, domenica 16 dicembre, alle
10,30 è stato dato appuntamento ai pinerolesi in viale Cavalieri
d’Italia. Lo scopo dell’incontro è quello di «dimostrare solidarietà al reparto del Nizza Cavalleria e.chiedere al ministero della
Difesa e allo Stato Maggiore dell’esercito un ulteriore momento
di riflessione». La mattinata di domenica sarà anche un momento pubblico per sottolineare che «la soppressione del reggimento “Nizza Cavalleria" non solo fa venir meno una gloriosa
tradizione della città, ma ne danneggia anche l’economia».
La pista montata in piazza Castello
Pattinare in centro a Torino
Torino ha di nuovo la sua pista di pattinaggio sul ghiaccio in
piazza Castello; è stata montana nei giorni scorsi dopo le lunghe polemiche con la Soprintendenza dei beni architettonici.
La pista dovrà essere un simbolo della Torino olimpica, uno
spazio di promozione sportiva oltre che ludico. Intanto per
l’impianto che sostituirà quello del Filatoio a Torre Pellice,
danneggiato daU’alluvione del 2000, si stanno stringendo i
tempi: pochi giorni fa c’è stato un incontro fra Agenzia per le
Olimpiadi e Tavola valdese per definire le modalità di acquisizione del terreno; compatibilmente col clima dovrebbero iniziare i primi sondaggi geologici per verificare la possibilità di
costruire il nuovo Palaghiaccio in buona parte interrato.
Fondato nel 1848
f-. ■ Mobilitazione sindacale contro la revisione del governo dello Statuto dei lavoratori
In difesa dell'fcarticolo 18»
Anche nel Pinerolese lo partecipazione alle prinne iniziative di sciopero è stata rilevante. Oggetto
del contendere il non obbligo di riassumere il lavoratore licenziato senza «giusta causa»
massimo gnone
SULLA proposta di
modifica all’articolo
18 della legge 300, i sindacati puntano i piedi. Il
coro è unanime: «Lo Statuto dei lavoratori non si
tocca, non siamo disposti
a fare concessioni». A Pinerolo c’è soddisfazione
perle due ore di sciopero
indette dalle confederaaoni Cgil-Cisl-Uil per le
giornate del 5, 6 e 7 dicembre. La partecipazione, a detta dei sindacati,
è stata buona, partecipate le assemblee, anche
spontanee. Ad esempio
se ne registrano alla CorGos di Pinerolo. Dopo la
rottura sul contratto dei
metalmeccanici, sembrerebbe ritrovata l’intesa
fra le sigle sindacali: per
questa volta si cerca di
mettere da parte le differenze, altrove dirompenti, tentando il fronte comune. «Il confronto di
questi mesi con il governo-recita il volantino
unitario di Cgil-Cisl-Uil haavuto nell’incontro
del 26 novembre 2001
esito negativo». Da quel
giorno lo scontro si è fatto frontale.
Vediamo gli argomenti
del contendere. Li spiega
Vincenzo Bertalmìo della
CpÌl, in un incontro organuzato da Spi Cgil-Fnp
Lisl-Uilp Uil («queste
proposte riguardano anene chi non lavora più»),
P®® 'venerdì 7 a Pinerolo:
I on il Ddl collegato alla
finanziaria si preve
de una sospensione per
quattro anni dell’articolo
18 della legge 300 del
1970 (il cosiddetto Statuto dei lavoratori, ndr) dice Bertalmìo di fronte a
un’assemblea di pensionati a dire il vero non
troppo affollata -; norma
che, nel caso di imprese
con più di 15 dipendenti,
stabilisce il diritto al reintegro nel posto di lavoro
in caso di licenziamento
senza giusta causa o giustificato motivo; in cambio, il governo propone la
sua sostituzione con un
risarcimento economi
Q
ARREDA
, Mobilificio vìa s. SEcwdo, 58
M AlpÌNA - PÌNEROlO (To)
Idi Ironìe aIIa caserma aIpìnÌ «BtRARdi»)
? 0121/201712 ÍAX 0121/505042
E'MAÌI; qRÌVA@qRÌVA.ÌT WWW.qRÌVA.ÌT
co». Secondo Bertalmìo, e
gli fanno eco i rappresentanti delle altre sigle confederali, «non è vero che
questi licenziamenti non
esistano, sono più presenti di quanto possiamo
immaginare» e cOn il referendum, anche se solo
relativamente partecipato, «la maggioranza dei
lavoratori si è già espressa contro questa ipotesi
di modifica».
I sindacati criticano anche la scarsità di fondi
stanziati nella Finanziaria
per il rinnovo dei contratti nel pubblico impiego (per questo è previsto
uno sciopero di 8 ore il 14
dicembre), oltre a un’«assenza di risorse per l’occupazione e lo sviluppo
delle aree meridionali». I
provvedimenti previsti
dal governo, a partire dalla pubblicazione del «Libro bianco», hanno in comune secondo i sindacati
«il tentativo di spaccare il
fronte sindacale, liberalizzando il mercato del lavoro in entrata e in uscita». L’attacco all’articolo
18 farebbe parte di una
«strategia più ampia», che
vuole destrutturare e
quindi demolire la concertazione, a favore di un
indefinito «dialogo sociale» voluto dalla Confindustria di D’Amato e
dal governo di Berlusconi. «Con questo modello
- commenta Bertalmìo gli accordi si fanno con
chi ci sta e gli altri fuori».
Autostrada Torino-Pinerolo
Via lìbera
airultimazìone
Dopo anni di attesa, la
settimana scorsa un atto
concreto sembra essere
giunto per il completamento dell’autostrada
Torino-Pinerolo. Venerdì
7 dicembre infatti, in una
riunione tenutasi a Torino, la Conferenza dei servizi ha dato il via libera al
completamento definitivo dell’autostrada, cioè
alla realizzazione del
nuovo tratto che da Airasca raggiunga Pinerolo,
oltre alla costruzione del
nuovo casello di Beinasco. A questo punto l’iter
di realizzazione dell’opera prevede la definizione
del progetto esecutivo e
quindi l’assegnazione
dell’appalto. 1 lavori inizieranno nella primavera
2002 e i pinerolesi potranno andare a Torino
in autostrada nel 20Q4.
Questi i tempi previsti dal
Comune di Pinerolo: sono un po’ meno ottimistici invece quelli comunicati dalla Regione che
parla di inizio lavori nel
giugno del 2002 e completamento entro il dicembre del 2005 con un
costo previsto che si aggi
ICONTRAPPUNTOI
INSIEME
PER I SERVIZI
PIERVALDO ROSTAN
ra intorno ai 170 miliardi.
Ma al di là delle date,
sembra esserci soddisfazione tanto da parte degli
amministratori di Pinerolo (all’incontro ha partecipato in rappresentanza
del Comune l’assessore
Giulio Blanc) che da parte della Regione. «Si tratta
della prima opera olimpica a prendere il via - ha
dichiarato il presidente
della Regione, Enzo Ghigo -. Mi auguro che possa
essere di buon auspicio
anche per l’avvio di tutte
le altre opere necessarie
per Torino 2006».
Intanto, aspettando 1’
autostrada, domenica 16
dicembre per tutta la
giornata in piazza Cavour
a Pinerolo verrà presentato il «Centro mobile regionale di sicurezza stradale», primo tassello di
un progetto, denominato
Motoroasi Piemonte, che
si pone come obiettivo
quello di sensibilizzare i
cittadini alla sicurezza
stradale sia attraverso
una maggiore informazione sia attraverso la
possibilità di frequentare
corsi di guida sicura.
I Comuni e le Comunità
montane in questo scorcio
d’anno si trovano alle prese con una delibera analoga, quella che ha per tema
la convenzione con i rispettivi Comuni per la gestione
associata di alcuni servizi. A dettare i tempi di questa delibera la possibilità
di chiedere alla Regione
(entro il 15 di- —.
cembre) un finanziamento a
parziale copertura delle spese di gestione dei servizi
svolti in forma
associata. Per
certi versi non
è nulla di nuovo, ma in realtà si tratta di
scelta non indolore.
Di gestire insieme molti
servizi si parla da anni, anzi proprio nella vai Pellice
quando ancora non esistevano le Comunità montane, nacque l’esperienza del
«Consiglio di valle»; fu una
scelta di affrontare insieme
i problemi sovracomunali
quando ancora i piccoli orti trionfavano e le gelosie
fra i Comuni erano all’ordine del giorno.
Poi è venuto il tempo delle Comunità montane, che
nel Pinerolese volle dire, a
un certo punto, anche la
coincidenza territoriale con
le Ussl; anche in quel caso
si trattò di gestire insieme
dei servizi, nello specifico
quelli socio-assistenziali e
sanitari. Con la riforma delle Asl e relativo accorpamento la gestione sanitaria
si allontanò (e domani si allontanerà ancora di più); rimase quella dei servizi sociali che, ancora una volta
specialmente in vai Pellice,
aveva visto sorgere belle
realtà di interventi rivolti
alle persone più in difficoltà. Da diversi anni ormai
si gestiscono insieme molti
servizi, ancora troppo pochi secondo alcuni sindaci;
è però una gestione associata a macchia di leopardo: convenzioni portano in
più Comuni il segretario, il
servizio tributi, il tecnico. A
suggerire la gestione associata di determinati uffici o
servizi è, più che un ragionamento unitario, la banale
questione delle risorse: i
Comuni più piccoli (ma in
realtà anche quelli di media
dimensione) sono in forte
difficoltà nel sostenere fino
in fondo il proprio personale, figurarsi assumerne
di nuovo a seconda delle
nuove competenze attribuite agli enti locali. Così la di
sponibilità di personale «a
scavalco» è l’unica possibilità per non rinunciare totalmente a un servizio. Pertanto la proposta della Regione non scopre nulla di
nuovo, semplicemente offre
qualche risorsa per meglio
gestire sportelli e iniziative a favore della popolazione. In questa occasione la
Regione ha
Sebbene la
gestione assodata
sia più pratica
alcuni decidono
di «star fuori»
individuato
come potenziali settori di
collaborazione otto grandi famiglie:
impianti e
manifestazioni nel settore
sportivo e ricreativo, turismo, politiche giovanili, trasporti
pubblici locali, protezione
civile, ambiente e aree protette, strutture residenziali
per anziani, informatizzazione degli uffici.
Dunque i Comuni hanno
approvato una sorta di delega alle rispettive Comunità montane, partendo dal
fatto che già ora (dunque
non si tratta di inventare
nulla) moltissime iniziative
vengono organizzate dalle
Comunità montane con il
concorso, anche economico,
dei Comuni che le ospitano.
È così per le manifestazioni
culturali (si potrebbe citare
il Cantavalli o il cinema
all’aperto), per la gestione
degli impianti sportivi, non
a caso definiti «di valle» si
tratti di un palaghiaccio o
di una piscina, per la vigilanza ambientale affidata
alle guardie ecologiche coordinate dalle Comunità
montane, per la protezione
civile, certo di stretta competenza dei sindaci ma in
realtà bisognosa di un forte
coordinamento di valle
giacché terremoti, alluvioni
e incendi non rispettano i
confini comunali.
Eppure a fronte di tutte
queste considerazioni, fondate sulla realtà oggettiva,
sono comparse alcune perplessità o piccole gelosie:
così qualche Comune è rimasto fuori, altri hanno
'scelto di cooperare solo per
alcuni e ben limitati settori.
È un segnale di immaturità
politica 0 di paura di perdere la propria autonomia
operativa? Forse anche. E
non è detto che ciò riguardi
solo il personale politico
piuttosto che l’apparato tecnico. In ogni caso è difficile
immaginare scelte politiche
limitate ai singoli Comuni,
anche in tempi di prorompente federalismo.
12
E Eco Delle ,mLi \àldesi
VENERDÌ 14 DICEMBRE 2(Ki,
Tempi lunghi per la linea Pinerolo-Torre Pellice
In treno solo nel 2006?
irgomento è stato affrontato la settimana scorsa in un
icontro a Pinerolo fra Provincia e amministratori locali
DAVIDE ROSSO
lato un incontro delicato alla pianificae strategica provinper i prossimi tre
quello che si è te. mercoledì 5 dicema Pinerolo tra Proia e amministratori
,1! del pinerolese. Si è
Ito di sviluppo amale e di necessità di
■■ ¿0 di nuove energie
vabili e di passagli competenze dallo
) alla Provincia in
•! ia scolastica e infi\ labilità e di traPerni caldi questi
; sui quali gli amuratori locali hanno
uzato i rappresentati
! l’rovincia.
,;el che è emerso è
! sistemazione della
'•'ia Pinerolo-Torre
0 marcia con tempi
entusiasmanti. La
isione è che «dopo
%aià giunto, come risto dalla Regione, il
’•e della Satti, i lavori
ebbero iniziare ed
1 il 2006 essere ter■ii>>. Per il ponte sul
one nei pro.6simi
! si firmerà la conine definitiva e poi
••.Irà con i tempi più
di possibili», queste
no sono le rassicuri. Per quel che rida invece le strade
nciali, tutto sembra
) e legato ai fondi
)ici per la messa in
jzza delle provindella vai Chisone e
lanasca e quella di
• olio.
oi so differente per
■ ovinciale della vai
. e: (jui l'attuale proprevede il raccordo
nrada con Osasco
-andò nel territorio di
ivrasio: «Molto - dialla Provincia - dilerà da quanto dirà
jiizia per le opere
olimpiche che dovrà trovare la soluzione giusta».
Infine si è parlato delle
numerose strade di montagna di proprietà comunale. «Per queste si sta
cercando di individuare
nel bilancio - ha detto la
presidente della Provincia, Bresso - un apposito
capitolo di spesa che
sarà gestito dall’assessorato alla Montagna».
Un occhio di riguardo
è stato posto poi anche ai
Patti territoriali. «Questi
- è stato detto - ora che
sono stati finanziati vanno gestiti, con la necessità di verificare che le
imprese private facciano
la loro parte ed è anche
necessario mantenere il
patto se si vuole che questo dia produttività al
territorio». Per parte loro
gli amministratori hanno
sottolineato come la col
laborazione tra i territori
sia importante non solo
per i Patti ma anche in
altri ambiti per puntare a
uno sviluppo concreto
del Pinerolese. Infine un
appunto fatto alla Provincia dalla Comunità
montana vai Pellice:
«Molti piani di sviluppo
delle Comunità montane
non sono ancora stati approvati dalla Provincia».
La Bresso ha promesso di
metter mano alla questione. Nessuna risposta
invece è ancora arrivata
al sindaco di Pinerolo
che alcune settimane fa
aveva fatto presente agli
uffici provinciali che la
Provincia deve in trasferimenti arretrati quasi 2,5
miliardi al Comune; ma
questa, forse, è un’altra
partita e nessuno ne ha
parlato nella riunione di
mercoledì.
Comunità montana vai Pellice
Il primo bilancio
redatto in euro
Prima delle tre Comunità montane del Pinerolese, nella seduta di Consiglio di mercoledì 5 dicembre, la Comunità
montana vai Pellice ha
approvato il bilancio
preventivo per l’anno
2002 e la relazione previsionale e programmatica
per il periodo 2002-2004.
Il preventivo pareggia
sui 5 milioni di euro (10
miliardi di lire), con un
calo rispetto all’anno in
corso di oltre il 40%. Bilancio ridotto e, come
conferma la relazione
previsionale nel capitolo
del settore servizi socioassistenziali, «permangono anche per il 2002 le
difficoltà generali della
Comunità montana impossibilitata a garantire,
come avvenuto negli ultimi anni, risorse proprie e
a evitare la soppressione
di interventi essenziali».
Hanno votato contro la
Dal 15 dicembre la nuova sala sarà anche cinema
A Villar Perosa si torna a teatro
Dopo più di vent’anni
Villar Perosa avrà nuovamente un teatro e una sala cinematografica. Sabato 15 dicembre infatti
verrà inaugurata la nuova sala polivalente sorta
all’ingresso del paese
giungendo da Pinerolo
che ospita, oltre al cinema-teatro, anche un punto di informazione turistica e un centro di vendita
di prodotti tipici locali.
Per l’inaugurazione
della nuova struttura (costata oltre 2 miliardi, in
parte proveniente da fondi europei) sabato 15 e
domenica 16 dicembre
sono previsti dall’associazione «Viartisti teatro», che gestisce la programmazione, due spettacoli che «si muovono in
ambiti artistici differenti
(prosa, danza, musica)
proprio perché - spiegano - l’apertura del teatro vuole essere l’occasione per offrire molteplici e diverse possibilità
al pubblico». Così sabato
15, alle ore 21, andrà in
scena «E d’accanto mi
passano femmine», spettacolo di teatro musica e
danza sull’universo femminile nell’opera di Cesare Pavese; domenica 16
invece, alle ore 11, vi sarà
l’inaugurazione con le
autorità e nel pomeriggio
alle 16,30 lo spettacolo
per ragazzi e famiglie
«Yappies» messo in scena
dai Mapo. Infine, alle 21,
concerto del quintetto di
ottoni strumentisti dell’orchestra del Teatro Re
gio. Due giorni intensi
quindi all’insegna del
teatro e della musica. Durante le vacanze di Natale
poi, garantiscono in Comune, verrà il momento
del cinema con alcune
serate dedicate alla proiezione di film.
delibera i consiglieri riminoranza Zunino, Bo*
nansea e Colomba.
All’ordine del gio^.
anche l’approvazion!
della convenzione per [,
gestione associata dq
servizi, fra i quali gli ¡j,
pianti sportivi (unos^
tutti la piscina comunale
di Luserna San Giovati
ni), le manifestazioni tu'
cistiche, i trasporti pnij.
blici e la protezione civile. Bricherasio ha detto
no alla gestione associata
degli istituti di riposo per
anziani, perché già aderente al Consorzio di Pi.
nerolo. Restano fuori anche Bobbio Pellice, che
non ha fatto pervenitè
alcuna comunicazione, e
a sorpresa Luserna San
Giovanni. Perché questa
decisione? «Esiste già
una serie di convenzioni
fra Comunità montana e
Comune di Luserna che
con una nuova convenzione avrebbero dovuto
essere contraddette commenta il vicesindaco. Paolo Gardiol così
Luserna ha approvato
soltanto la convenzione
per rinformatizzaziopi
degli uffici pubblici, limii
ratamente alla costmzioi
ne della rete informatf
ca». La Comunità montai
na ha messo a bilancio
2002 36.000 euro (coperti
da finanziamento regiO“
naie) per mettere in rete
tutti i Comuni e la stessa
Comunità montana.
Il Centro polifunzionale di Villar Perosa
Scambio tra allieve al Collegio
jniche «for ever»
[)o lo scambio di alai lieve del Collegio
con lo Streatham
ami Clapham High
ol lo scorso ottobre,
l e da una metropoli
Londra a un paesiume forre Pellice
la quasi una presa
o: eppure alcune inlianno voluto rifare
ambio e ne sono staluiovo entusiaste,
¡ante la settimana
or.sa con noi le no)rrispondenti hanatuto visitare posti
n o mai visti come la
’•a Paola, grazie alla
abbiamo capito la
• le vita dei minatori,
le d’Aosta, il museo
inema di Torino, il
'o valdese di Torre
(: e altri aspetti tipiile nostre valli, alcu
ne volte in nostra compagnia e altre volte solo
con le loro insegnanti.
E la sera, tutti al pub, e
non solo! Le inglesi hanno potuto fare nuove
amicizie e divertirsi in
compagnia. Prima della
loro partenza, un velo di
malinconia, ma ci hanno
fatto promettere che saremmo tornate a Londra
la prossima estate. Noi
abbiamo accettato volentieri il loro invito, perché è nata una grande
amicizia che speriamo
non finisca mai. A nostro
avviso anche le classi
future non dovranno far
morire il bel rapporto tra
il Collegio valdese e la
Streatham Hill and Clapham High School.
Michela, Elisa, Elena, Giulia e Sofìa (terzo anno)
Cevaa: è finita la visita alle Valli
L'«équipe» ci saluta
FRANCO TAGLIERÒ
I fratelli e le sorelle provenienti dalle chiese
della Cevaa che hanno
partecipato alla visita nel
I distretto (valli valdesi)
sono ritornati nei loro
paesi, portando nel proprio bagaglio, divenuto
insufficiente per contenere tutti i doni, il ricordo di un’esperienza ricca
e molto intensa. Ghislaine, Patricia, Salomon,
Leonardo, insieme a Patrick, che ovviamente è
rimasto qui, avranno ora
un po’ di tempo per preparare individualmente
una relazione sul lavoro
svolto, sul vissuto dei numerosissimi incontri a
cui hanno partecipato
(più di 45 appuntamenti
in meno di due mesi). 11
gruppo di pilotaggio che,
per incarico della Commissione esecutiva del I
distretto, ha lavorato in
vista dell’organizzazione
e dell’attuazione della visita in tutti i suoi dettagli,
ha incominciato la valutazione per poterne rendere conto alla Conferenza distrettuale e vuole
esprimere un caloroso
ringraziamento a tutte le
chiese del distretto che
hanno accolto l’équipe
nelle loro attività.
Nel corso degli incontri
e dei culti i membri dell’équipe hanno stimolato
le comunità, anche in
modo molto fermo, a riflettere su aspetti della vita ecclesiastica che meritano l’attenzione approfondita non solo degli organismi intermedi della
chiesa, ma anche della
base. 1 temi della preghiera, della spiritualità, dell’incontro con le culture
e con le religioni (l’Islam
i’n particolare) affrontati
in ambito interculturale
hanno prodotto discussioni che sarebbe peccato
fossero lasciate cadere.
Insomma dopo il passaggio dell’équipe rimane lo stimolo a continuare, in vista dell’approfondimento non solo della
conoscenza della Cevaa e
delle chiese che le danno
vita, ma anche dei temi
dibattuti. Il contatto con
i membri dell’équipe
continuerà anche attraverso il lavoro degli animatori giovanili, per iniziativa dei quali è allo
studio una possibilità di
fisita a paesi e chiese del
Sud del mondo.
Bobbio Pellice
Pranzo degli
ex internati
Domenica 2 dicembre
gli ex internati di Bobbio
Pellice hanno tenutoli
loro tradizionale pranM
sociale, precedutoci
culto e la deposizione®!
fiori al monumento al
Caduti. 1 soldati di Bobbio avevano partecipai®
alla guerra su tutti i fr®'
ti: Francia, Balcani, RbS'
sia. Africa e naturalmen«
nella Resistenza: mol"
non sono tornati. 1 sup®
stiti decisero subito
riunirsi la prima domeT
ca di dicembre, e
viene da 57 anni. Un te®
po il pomeriggio e la se
vedevano la continuaz
ne della festa aperta
tutti con musiche, da
e canti. Quest’annos
ormai «vecchietti» ex
ternati si sono ritrova» '
sette (4 ex internati
biesi sono rimasti a
per motivi vari). Uur
il pranzo è stata le*
«preghiera del pr’S!»
ro» e gli ex internati li
no anche ricorda
mancalo indennizzo^
volte promesso, ppr
voto svolto in prigioo'“’
RADIO BECKWITH EVANGELICA
96.550. Tel.'0121-954l'9at
FM 91,200
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DÌ 14 DICEMBRE 2001
E Eco Delle Yalu "^àldesi
PAG. 13 RIFORMA
Cresce la preoccupazione degli utenti dopo la tragica esplosione di Roma Montesacro
Il gas, perìcolo invisibile
Le ditte erogatrici delle forniture dispongono di adeguati strumenti di. rilevamento di fughe, ma
spesso il problema deriva dalle apparecchiature dei privati non sottoposte a manutenzione
pavide ROSSO
DOPO i fatti tragici di
qualche settimana
a Roma, il gas sembra
fate piò patita. Si sono
Ultiplicate anche nel
Pinerolese in questo periodo le chiamate ai vigili
del fuoco e alle aziende
aestrici del servizio gas,
come Acea e Italgas, per
sospetti di fughe, odori
sospetti e via dicendo. In
effetti molte delle presunte fughe si sono rive-late vere anche se non di
particolare pericolosità:
ultimo caso, più macroscopico per altro, quello
della settimana scorsa a
Baudenasca dove una
contadino ovviamente
per errore ha tagliato un
tubo del gas che passava
nel suo campo che è stato prontamente riparato
dai tecnici dell’Acea dopo l’intervento dei vigili
del fuoco. «Le chiamate dicono all’Acea - sono
passate da una media di
una o due al giorno a una
quindicina. È per così dire un fenomeno di sensibilizzazione al problema.
L’impressione è che prima si tendeva spesso a
sottovalutare il problema
non dandogli magari
troppo peso mentre oggi
si tende, giustamente, a
chiamare prontamente i
tecnici onde evitare spiacevoli sorprese».
in verità l’Acea, così
come l’italgas (che serve
alcuni Comuni della vai
Pellice) e la Metanalpi
(azienda presente in alta
vai Chisone), da un po’
di tempo si sono dotate
di uno Specifico servizio
di ricerca e di rilevamen-,
to fughe e hanno programmi di verifica costante della rete. «Facciamo verifiche mensili sulla nostra rete del gas, con
ricerche sistematiche di
perdite - dicono ancora
all’Acea -. Il nostro servizio ai cittadini, quindi
quello che offriamo per
così dire dopo il contatore, garantisce gratuitamente l’immediata urgenza mentre eliminato
il pericolo e l’urgenza garantiamo anche a pagamento una ricerca più
approfondita. La ricerca
fughe gas accurata è attiva da settembre con un
tasso di risoluzione dei
problemi all’incirca intorno al 95% dei casi».
Vi è poi una distinzione
da fare un conto è la
grande rete di distribuzione che viaggia nelle
città e nelle campagne e
che trasporta il gas alle
abitazioni gestita dai
grandi consorzi e un conto è la rete privata, quella
che parte dal contatore
per raggiungere caldaie e
cucine che non sono altro che i punti terminali.
«Spesso sono proprio
questi a presentare problemi - dicono i vigili del
fuoco di Pinerolo -. A
volte semplicemente perché si dimentica il gas
aperto, più spesso perché
non si è provvisti di dispositivi di sicurezza adeguati (per altro non
previsti dalla legge come
la termocoppia, dispositivo che impedisce la
fuoriuscita del gas là dove non sia presente la
fiamma del fornello o
della caldaia) altre volte
ancora perché non si è
fatta un’adeguata manutenzione dell'impianto».
Per altro la legge dà norme abbastanza severe
per l’installazione e l’utilizzo degli impianti a gas
anche se purtroppo «non
presctive l’installazione
di segnalatori di gas e
delle termocoppie», come fanno osservare con
un po’ di disappunto alcuni tecnici. Prescrive invece l’odorizzazione del
metano, gas che allo stato naturale è inodore e
che tra l’altro ha un comportamento diverso rispetto ad altri gas. Per
esempio il metano tende
una volta diffusosi nell’aria ad andare verso F
alto mentre il gas propano liquido (gpl), cioè
quello delle bombole,
tende ad andare verso il
basso cosa che non è di
secondaria importanza
nel caso si verifichi una
perdita all’interno di un
appartamento. Ma al di
là del comportamento fisico in quanto a pericolosità non c’è molta differenza tra i gas usati per il
riscaldamento o per le
cucine. Piuttosto «serve
una costante manutenzione degli impianti» come continuano a ripetere
in questo periodo i tecnici e una maggiore sensibilità dei cittadini all’utilizzo corretto degli strumenti di prevenzione.
„ Le chiamate per i vigili del fuoco
Allarmi in aumento
I vigili del fuoco di Pinerolo quest’anno in totale hanno compiuto circa 1.200 interventi fra incendi, incidenti stradali,
aperture porta e fughe di
gas; per queste ultime in
particolare le uscite specifiche sono state una
cinquantina.
«In quest’ultimo periodo, dopo i tragici fatti di
Roma, le chiamate per
fughe di gas sono leggermente aumentate - dicono al distaccamento pinerolese In genere comunque la casistica di
chiamata riguarda o veri
e propri incidenti, causati per esempio da vetture
che urtano i contatori
posti lungo le strade, o da
fughe di gas negli appartamenti, a volte causati
ánche da disattenzione e
incuria». Nella maggioranza dei casi comunque
l’intervento dei vigili consiste innanzitutto nel
chiudere i contatori del
gas e nell’identiflcare con
precisione la fuga e se di
piccole dimensioni anche «tamponarla».
II passo successivo,
quando si tratta di fughe
esterne, è di allertare i
servizi «fughe» delle azienda distributrici del
servizio sul territorio che
hanno oltretutto le mappe della rete delle tubazioni e che possono provvedere a riparare definitivamente la perdita. Lfn
lavoro il più delle volte di
primo intervento e di
messa in sicurezza dei
cittadini insomma quello
dei vigili del fuoco in caso
di fughe di gas. Ma in
pratica con quali strumenti viene svolto questo
compito? «Ovviamente dicono ancora al distaccamento di Pinerolo non disponiamo dell’attrezzatura specifica di cui
sono dotate le squadre
fughe gas per esempio
dell’Acea o dell’Italgas
comunque disponiamo
fra le nostre attrezzature
di uno strumento, l’esplosimetro, che può aiutarci a capire quali gas sono presenti nell’aria e
darci un primo indizio
sulla perdita e della sua
entità. Il resto del lavoro è
affidato aU’esperienza».
Quello che i vigili tengono a sottolineare comunque è che; «Il modo
migliore per evitare gli
incidenti causati dalle fughe di gas è la prevenzione. Dotarsi di un rivelatore di gas e dare una
controllata in più ai raccordi e alle ghiere che
tengono fermi i tubi, per
esempio della cucina,
non è una perdita di
tempo ma può rivelarsi
un gesto importante per
evitare incidenti».
a — ^
—
ATTIVITÀ GIOVANILI
Sabato 22 dicembre festa di
Natale per tutti i giovani del
distretto, alle 21, alla sala Aibarin di Luserna S. Giovanni.
INCONTRI TEOLOGICI
«MIEGGE»
Domenica 16 dicembre,
d^le 17 alle 22, nella sala riunioni della Chiesa valdese di
Pinerolo, incontro mensile
del gmppo teologico.
CASA DIACONESSE
Dal 10 al 31 dicembre, dalle
15 alle 18, mostra mercato.
Sabato 22, alle 14,30, nel salone della Casa, festa di Natale.
ANGROGNA
Lunedì 24 dicembre, alle
20,45, culto a Pradeltorno con
Celebrazione della cena del Signore e partecipazione della
corale. Martedì 25, Natale, alle
10, culto al capoluogo, con celebrazione della cena del Signore (le domeniche 23 e 30
dicembre il culto si tiene nor•Jialtnente nella scuola grande • Domenica 23 alle 14,30,
nella sala unionista, festa dei
etnbini con recito, canti,
di Natale presentati dai
enibini/e di scuola domeni,,e precatechismo. I giova1 visiteranno le persone anl-l 6 domenica
j ■ ò^nione femminile renrn visita alle sorelle di Pramollo mercoledì 19.
bobbio pellice
lp9°^®i^ica 16 dicembre, alla ntempio, culto con
ni j^/®*'ipnzione dei bambirg^ ,®nuola domenicale e i
allp Pcecatechismo;
tività
con 1 comunitario
scimi di
chicvf °°tnenicale, precatenitìi^°’ ^®^®t;hismo e comuMartei
neim_ 25, alle ore 10
lempio
culto
con santa cena.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Domenica 16 dicembre, alle 9, culto agli Aitali; alle 10,
culto in francese al centro,
con santa cena; alle 10,30,
culto a Bricherasio. Giovedì
20, alle 10, culto di Natale negli istituti, con celebrazione
della santa cena. Venerdì 21,
fino al 24, in piazza, banchetto libri Claudiana: chi volesse
dedicare del tempo può contattare Roberta Peyrot, tei.
0121-901586. Sabato 22, alle
15, festa della scuola domenicale ai Peyrot. Domenica 23,
alle 9, culto agli Aitali; alle 10,
culto di Natale e festa dell’albero dei bambini e delle
bambine della scuola domenicale di San Giovanni e dei
Peyrot: pranzo al sacco, giochi e festa all’Asilo, fino alle
16,30; conclusione della festa
nella sala Beckwith. Lunedì
24, alle 21, culto della vigilia
al Ciabas. Lunedì 25, alle 9,
culto agli Aitali, con santa cena, alle 10, culto nel tempio
di San Giovanni, con santa
cena. Riunioni quartierali, alle 20,30: giovedì 13, a Fondo
San Giovanni, venerdì 14, agli
Aitali, lunedì 17 a Bricherasio,
martedì 18, alle Vigne, mercoledì 19, ai Peyrot. Domenica 16, alle 14, 30 incontro
dell’Unione femminile.
POMARETTO
Domenica 23 dicembre, alle 10, culto all’Inverso, alla
Cappella del Clot. Venerdì 21,
alle 14,30, incontro dell’Unione femminile dell’Inverso.
Lunedì 24 culto ecumenico al
Centro anziani di Perosa, alle
15, con partecipazione della
corale. Martedì 25, alle 9, culto all’ospedale con santa cena; bile 10, culto al tempio,
con santa cena e partecipazione della corale; alle 20 festa di Natale ai Cerisieri. Riunioni quartierali: giovedì 13,
alle 15, all’Inverso Paiola,
mercoledì 19, alle 20, 30, ai
Maurini e a Pomaretto, venerdì 21, alle 20,30, a Perosa.
PINEROLO
Venerdì 14 dicembre, alle
20.30, riunione quartierale a
casa di Remo Long. Sabato
15, alle 19, presentazione del
Cd della corale «Chantez à
Dieu»; segue momento conviviale. Domenica 16, alle 10,
culto a cura della scuola domenicale, pranzo e pomeriggio di festa per grandi e piccini. Giovedì 20 pomeriggio natalizio dell’Unione femminile, alle 15. Martedì 25 culto di
Natale, con cena del Signore.
PRALI
Venerdì 21 dicembre, alle
20.30, studio biblico ecumenico su «La regola d’oro», incontro natalizio, al presbiterio.
Sabato 22 dicembre, alle 15,
nella sala delle attività, festa
natalizia dell’Unione femminile. Domenica 23, alle 10,30,
culto. Lunedì 24, alle 20,30,
nella sala delle attività, culto
di Natale con santa cena.
Martedì 25, alle 10,30, al tempio, culto di Natale con santa
cena e partecipazione della
corale, colletta a favore del
progetto Afghanistan.
PRAMOLLO
Durante l’inverno tutti i
culti verranno tenuti nella sala delle attività del presbiterio, tranne quello deU’ultima
domenica del mese che vede
la partecipazione dei bambini, che si terrà nella sala delle
attività al campanile, e quelli
di Natale, del 17 febbraio,
della domenica delle Palme e
di Pasqua nel tempio. Martedì 25 dicembre, alle 10, culto di Natale con santa cena
con la partecipazione della
scuola domenicale, del precatechismo, del catechismo e
della corale. Durante il culto
verranno insediati gli anziani
Nella Travers e Guido Peyronel eletti neU’assemblea di
chiesa del 2 dicembre. Mercoledì 26, alle 14,45 festa di
Natale con i Jjambini nella
sala delle attività.
PRAROSTINO
Riunione quartierale al
Roc, giovedì 13 dicembre, alle
20.30. Domenica 16, alle ore
14.30, festa natalizia dell’Unione femminile, con la visita
di Mirella e Bruno Corsani.
Giovedì 20, al Roc, alle 20,30,
studio biblico. Sabato 22, alle
20,45, nel tempio, concerto di
Natale della corale, con la
scuola domenicale. Domenica 23 dicembre, alle 9, culto
al Roc, alle 10,30 a Pralarossa.
25 dicembre, culto nel tempio di San Bartolomeo, alle
10, con corale e santa cena.
Mercoledì 26 dicembre, alle
15, al teatro, festa natalizia
della scuola domenicale e del
precatechismo.
SAN GERMANO
Venerdì 21, alle 15, culto
all’Asilo curato dall’Unione
femminile. Domenica 23 culto con le scuole domenicali;
seguono agape fraterna e pomeriggio con giochi. Venerdì
25, alle 10, culto di Natale.
^ SAN SECONDO
Venerdì 21 dicembre, alle
10, culto per gli ospiti della
Casa Turina, con cena del Signore. Domenica 23, alle 10,
culto per i bambini della
scuola domenicale e per i catecumeni. Lunedì 24, alle 21,
festa di Natale, con recita a
cura della scuola domenicale.
Martedì 25, alle 10, culto di
Natale con cena del Signore,
partecipa la corale. Venerdì
28, alle 21, nel tempio, concerto della corale valdese,
della corale Prompicai, del
gruppo Amici di Giò. Domenica 30 dicembre, alle 10, culto di fine anno.
VILLAR PEROSA
Domenica 23 dicembre culto nel tempio con ì bambini
della scuola domenicale. Lunedì 24, ore 21, vigilia di Natale a Vivian; martedì 25, ore
10, culto nel tempio con la
partecipazione della corale.
TORRE PELLICE
Domenica 23 dicembre, alle 10, culto nel tempio, con i
bambini e le bambine della
scuola domenicale; alle 12,
pranzo al sacco alla Casa
unionista per i bambini e le
bambine: alle 14,30, nel tempio pomeriggio natalizio, col
contributo dei gruppi musicali, della scuola domenicale,
del precatechismo, del gruppo flauti, coretto e corale.
Martedì 25, nel tempio, culto
di Natale, con celebrazione
della cena del Signore, partecipa la corale. Riunioni quartierali: martedì 18 dicembre,
alle 20,30, all’Inverso, mercoledì 19, alle 20,30, a Bouissa,
venerdì 21, alle 20,30, agli Appiotti. Studio biblico, venerdì
21 dicembre, alle 20,45, nella
saletta del presbiterio.
VILLAR PELLICE
Venerdì 21 dicembre, ore
20,30, seduta del comitato
della casa Miramonti. Sabato
22, ore 21, nel tempio, concerto «Natale in coro», a cura
della corale di Bobbio-Villar e
del coro vai Pellice. Domenica 23, ore 10, culto e festa
dell’albero a cura della scuola
domenicale. Martedì 25, ore
10, culto in francese, radiotrasmesso da Radio Suisse
Romando, con santa cena e
partecipazione della corale di
Bobbio-Villar e predicazione
a cura del moderatore Gianni
Genre. Sabato 29 pranzo alla
scuola della Piantà (rivolgersi
a Marina Barolin). Domenica
30 ore 10,30, culto. Lunedì 31,
ore 20,30, culto liturgico con
santa cena e lettura, come di
consueto, degli atti liturgici
dell’ànno 2001
PERRERO-MANIGLIA
Il 13 dicembre l’Unione
femminile visita quella di
Chiotti, il 19 quella di Pramollo. Domenica 23, alle 10,
culto unico a Perrero, con la
scuola domenicale. Martedì
25 culto di Natale, alle 10.
VILLASECCA
Giovedì 13 dicembre, ore
14,30 l’Unione femminile incontra le sorelle dell’Unione
di Perrero. Riunioni quartierali: martedì 18, alle 20, a Morasso; mercoledì 19, alle ore
14.30, ai Trossieri e, alle 20,
alla Roccia; venerdì 21, alle
20, a Villasecca. Domenica 23
dicembre, alle 10, culto ai
Chiotti. Lunedì 24, alle 20,
culto al Trussan, nella scuola.
Martedì 25, culto ai Chiotti,
nel tempio, alle 10, con santa
cena, partecipa la corale.
Mercoledì 26, alle 10, a Villasecca, culto con le scuole domenicali e del catechismo di
Perrero e Villasecca.
MASSELLO
Domenica 23 dicembre, alle 11,15, a Reynaud, culto
unico. Martedì 25, alle 11,15,
culto di Natale a Reynaud.
RODORETTO-FONTANE
Culto natalizio a casa della
famiglia di Valter Tron, alle
10, domenica 30 dicembre.
RORÀ
Domenica 16 dicembre festa della scuola domenicale
alla scuola delle Fucine, alle
15, piccolo bazar, vendita di
dolci e pane. Venerdì 21, alle
20.30, festa della scuola domenicale, nella sala delle attività. Martedì 25, Natale, culto
con cena del Signore, alle 10,
con la corale.
CULTI ALL'OSPEDALE
TORRE PELLICE — Il culto
di Natale si terrà il 27 dicembre, alle ore 16,30.
POMARE1*rO — Il culto di
Natale, con santa cena, si
terrà il 25 dicembre; alle ore 9.
Non si svolgerà di Conseguenza il culto del pomeriggio.
MUSEO VALDESE
TORRE PELLICE
Il museo rimarrà chiuso in
dicembre e gennaio; riapertura il 2 febbraio.
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle ^lli moEsi
venerdì 14 DICEMBRE 2(V|
APPUNTAMENTI
13 dicembre, giovedì
TORRE PELLICE: Alla Casa valdese, alle 15.30, conferenza del professor Giuseppe Ellena su «Le strade della civiltà».
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 15, concerto del coro
Auser all’istituto Pro Senectute.
14 dicembre, venerdì
TORRE PELLICE: Nella biblioteca della Casa valdese,
alle 20,45, incontro organizzato dal gruppo Val Lucerna su «Comunicare nell’era digitale», con Valentina
Comba, Donatella Mutti, Alberto Sdralevich.
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa di S. Giuseppe, concerto di Natale, con il gruppo provenzale «Menno De
Rose» «11 Natale nella tradizione europea», ingr. libero.
15 dicembre, sabato
PINASCA: Per tutto il giorno, «Costruire cantando»,
spettacolo musicale al salone polivalente.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 16, nella saletta d’arte di via Ex deportati e internati, «Natale in fiabe»: lettura animate dal Gruppo Teatro Angrogna.
TORRE PELLICE: Nel tempio valdese, alle 20,45, concerto natalizio delle corali di Torre Pellice e della vai
Germanasca; offerte a favore del restauro dell’organo.
TORINO: Al Piccolo Regio, alle 21, concerto del «Free
Voices Gospel choir», a favore dell’associazione
Rawa, donne che lottano per l’emancipazione e i diritti in Afghanistan.
PINEROLO: Fino a sabato 22 dicembre, alla saletta
del Borg, ore 15,30-18,30 dal martedì al sabato e dalle
10-12 e 15,30-18,30 i festivi, collettiva di pittura con
esposizione dei quadri che hanno illustrato «Almanacco 2000».
ANGROGNA: Alla Sala unionista, alle 21, replica del
nuovo spettacolo del Gruppo teatro Angrogna «La bicicletta di Yang»; è consigliata la prenotazione presso
la libreria Claudiana di Torre Pellice o Alimentari
Vecco ad Angrogna.
SAN GERMANO CfflSONE: Dalle 15 di sabato e ore 10
12.30, e 15-18 di domenica, al parco comunale «Sorprese d’inverno. Natale in arte», mostra mercato. Alle
10 fiaccolata in località Ciauvina; alle 20,45 concerto
della banda musicale, con intervento della corale e
animazione a cura della scuola elementare. Alle 21,15,
in piazza XX settembre, vin brulé è stand artistici.
TORRE PELLICE: Fino a domenica 16, fiera del piccolo artigianato natalizio, dalle 9 alle 18, nell’isola pedonale e sotto i portici del municipio; alle 17, all’ex caserma Ribet, cioccolata della banda. Per le vie del
paese, canti con il coro Prompicai di Pinerolo.
PINEROLO: Nel cortile di piazza Barbieri, dalle 14,30
alle 18,30, esposizione di creazioni manuali. All’auditorium del Liceo scientifico, concerto di Natale, con la
banda «Filarmonica Folcloristica Pinerolese».
VILLAR PEROSA: Alle ore 15, inaugurazione del nuovo centro polifunzionale «Villar Perosa 2001, una finestra sulle Valli»; alle 21, nel centro stesso, spettacolo teatrale «Ed accanto mi passano femminé».
ANGROGNA: In piazza Roma, a San Lorenzo, dalle
16.30, addobbiamo l’albero in piazza.
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 21,15, Nonsoloteatro presenta «Vibrazioni». Lire 15.000, rid. 12.000.
TORRE PELLICE: Alle 17, nella sala consiliare, presentazione del libro di Massimo Siviero «Un mistero occitano per il commissario Abruzzese», con M. Armand
Hugon, A. Corsani, G. Tron; sarà presente l’autore.
PISCINA: Alle 16, al salone polivalente, presentazione
del catalogo riepilogativo dei 10 anni di attività di «Piscina arte aperta». Alle 21, al salone parrocchiale, Xenium in concerto, con il Blue Note group, introduzione del gruppo di percussione di Maurizio Sena.
16 dicembre, domenica
TORRE PELLICE: A Villa Elisa, l’Ywca e Ucdg invitano
alle 14,30, per un pomeriggio natalizio a favore delle
opere sociali dell’associazione.
VILLAR PEROSA: Alle 16, spettacolo di giocoleria con
i «Mapo», alle 21 concerto.
ANGROGNA: In piazza Roma, alle 15, alla biblioteca,
festa natalizia per i bambini.
PINEROLO: Nel cortile di piazza Barbieri, dalle 14,30
alle 18,30, Babbo Natale e i trampolieri, vin brulé e
panettone.
PEROSA ARGENTINA: Mercatino dell’Avvento, al
borgo Vecchio, con giocolieri. Babbo Natale, vin
bmlé, acrobazie, pranzo con polenta, salsiccia e spezzatino, con il Gruppo alpini.
18 dicembre, martedì
TORRE PELLICE: Nell tempio valdese, alle 21, «Una
voce nella valle» concerto in memoria di Robert Taglierò della Camerata corale La Grangia.
19 dicembre, mercoledì
TORRE PELLICE: Al cinema Trento, alle 20,45, concerto della banda cittadina.
20 dicembre, giovedì
BIBIANA: Alla Casa Barbero, alle 15, concerto del
gruppo Auser.
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella Casa valdese, concerto degli allievi della professoressa Eleonora Ceiosia, al pianoforte Edoardo Turbil, Heloise Garello,
Giulia Beux, Zuni e Lisette Bassi.
21 dicembre, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 17, inaugurazione
mostra di Guy Rivoir, 20 opere fino al 30 dicembre.
TORRE PELLICE: Alle 20,30, con partenza da Santa
Margherita e arrivo a piazza Libertà, fiaccolata di Natale. Canti dei cori «La draia» e «Les harmonies», scene della natività dal vivo, con la compagnia «Nuova
compagnia del vecchio teatro», cioccolata e dolci.
PINEROLO: Apertura serale dei negozi fino alle 23,
distribuzione di dolci e bevande calde, in piazza Vittorio Veneto, angolo via Torino; in via Trieste, fiabe
raccontate ai bambini, cantastorie. Alle 21, nella sala
concerti «Italo Tajo», nella chiesa di San Giuseppe,
concerto dell’orchestra Pinerolium Sinfonietta.
22 dicembre, sabato
TORRE PELLICE: Dalle 15, nell’atrio del palazzo municipale, musiche e canti con il gruppo «Accordi Sonanti» di Pinerolo; alle 16,30, inaugurazione della
mostra del pittore Attilio Revelli.
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa Madonna di Fatima,
17“ edizione della rassegna «Cantiamo per amore»,
quattro corali cantano per il Natale, ingresso libero.
PEROSA ARGENTINA; Al cinema teatro Piemont, alle
21, concerto della banda di Inverso Pinasca, saggio
della scuola di danza Arabesque e della scuola di musica «Musicaremifa»; ingresso gratuito.
PINEROLO: «Il centro storico in musica», dalle 15,30
alle 17, con la banda musicale San Lorenzo di Cavour.
Alle 17,30, nella chiesa di San Giuseppe, concerto dei
bambini del civico istituto musicale «Gorelli».
VILLAR PEROSA; A San Aniceto, concerto del «Corpo
musicale di Villar Perosa», alle 21.
PERRERO: Alle 21, al centro culturale, commedia
«L’avocai ’d le cause perse», ingresso a offerta libera.
POMARETTO: Alle 19,30, Natale per i bimbi, con la
banda cittadina e recita delle alunni delle scuole elementari per le vie del paese.
BAGNOLO PIEMONTE: 11 Gruppo teatro Angrogna
presenta «La bicicletta di Yang», alle 21, al teatro. Prenotazioni alla libreria Claudiana di Torre Pellice.
SPORT
CALCIO
Pinerolo è campione
d’inverno; è questo il primo verdetto del girone B
dell’Eccellenza dopo il 40 portato a casa dal campo di Acqui. Il contemporaneo pareggio del Libarna promuove capo
classifica indiscussi gli
uomini di Merlo. Domenica a Pinerolo arriverà
rOvada.
HOCKEY
GHIACCIO
Il coach Chiarotti non
è solito lamentarsi degli
arbitri, perciò lo sfogo,
dopo Valle d’Aosta-All
stars under 19 è doppiamente significativo: una
penalità per sei uomini
in pista a pochi minuti
dalla fine sul 2-2 si fischia solo se è evidente
l’intenzione di una squadra di «barare». Invece
Emanuele Poèt stava
uscendo dal campo richiamato dallo stesso
Chiarotti perché aveva i
pattini slegati ed era ormai quasi alla balaustra
quando un compagno lo
ha sostituito. La scelta di
Costa di fischiare la penalità ha consentito ai
valdostani di realizzare la
terza rete e di chiudere in
vantaggio. Anche le altre
due reti dei locali erano
state realizzate in superiorità; non così le marcature di Mondon Marin
(schierato all’ala per il
terzo tempo) e di Fabiano Babolin. Dopo due
tempi si era sullo 0-0; tutto è accaduto nella terza
frazione con un’altalena
di punteggio fino al break
finale. Domenica la squadra riposa; non così la serie C che sarà in trasferta
a Varese. Intanto giovedì
13 alle 20,30, sfida interna fra under 19 e serie C
a Pinerolo: la gara si svol
ge nell’ambito di telethon 2001 e prevede un
ingresso minimo di 2.000
lire. Le ragazze di Martina in serie A salite ad
Agordo con due scarse linee a causa degli infortuni, sono state battute 4-0;
domenica in casa arriva
il Merano.
TENNIS
TAVOLO
Termina la fase di andata dei vari campionati
per le quattro squadre
della Polisportiva Valpellice; grande soddisfazione in CI nazionale per
l’ennesima vittoria, questa vota con il Tt Alba: il
5-3 porta la firma di Davide Gay (3 punti). Paolo
Rosso e Marco Malano.
Successo esterno in C2,
girone D: a Cambiano i
valligiani vincono per 5-1
con due punti di Sergio
Chiri e Rossetti e uno di
Ghirardotti; ancora in
C2, girone E, netto successo sul Tt Moncalieri
battuto per 5-0 grazie ai
due punti di Lioy e Giuliano Chiri e al punto di
Franco Picchi. È più dura
invece la vita della terza
formazione in C2, girone
F; impegnati contro il Tt
Enel, i tortesi sono stati
battuti per 5-3 con un
punto a testa di Cesano,
Odino e Alberto Picchi.
Nel Grand Prix giovanile
di Torino Paolo Geuna e
Matteo Pontet, dopo aver vinto i rispettivi gironi, si sono fermati ai
quarti, mentre Cristina
Ghiri è giunta 3“ nelle allieve e 5“ nell’under 21.
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Nell’under 15 femminile girone B il 3S Luserna ha battuto il Galup
Vbc Pinerolo per 3-2
mentre nel girone E il 3S
Pinerolo «B» ha superato
per 3-0 il Moncalieri e
nel girone B il 3S Pinerolo «A» ha superato sempre per 3-0 il Magic team
Vigone; nell’under 20
successo del 3S Nova Siria per 3-1 sul campo del
Chisola volley: nell’under
17 maschile il volley Pinerolo è stato battuto per
3-0 a Susa mentre le pari
età del 3S Lusema hanno
vinto al tie break sul
campo del Valnoce.
23. dicembre, domenica
PINEROLO: Nel cortile di piazza Barbieri, dalle
14,30 alle 18,30, Babbo Natale e trampolieri.
TORRE PELLICE; Nel pomeriggio, spettacolo itinerante dei giocolieri della «La spertica» di Pinerolo.
PEROSA ARGENTINA: I bambini della ludoteca invitano al cinema teatro Piemont per lo spettacolo
teatrale «Il baule magico», alle 16,30, presentato dalla compagnia «Abbastante».
24 dicembre, lunedì
TORRE PELLICE: Nelle vie cittadine, a partire dalle
15, stuzzichini offerti dal circolo Mûris con vin
brulé, passeggiate a cavallo per bambini con Babbo
Natale, musiche dei «Sonaires Val Pelis».
PORTE: Nel salone parrocchiale, dalle 22 «Aspettando il Natale».
RINASCA: Al salone polivalente, concerto di Natale
dell’Avis.
ROURE; Nelle piazze delle quattro frazioni, dalle 14,
con partenza da Castel del Bosco, auguri ai bambini. Alle 21, tombola e fiaccolata.
TORRE PELLICE: Il Centro culturale valdese, rimarrà chiuso fino al 7 gennaio.
25 dicembre, martedì
PRAGELATO: Fino al 6 gennaio, dalle 17 alle 24, al
centro sportivo comunale, prima edizione del mercatino di Natale: minichalet addobbati a festa. Dalle
17,30, spettacoli per bambini; mostra del Chococlub, con degustazione di 30 tipi di cioccolata.
27 dicembre, giovedì
TORRE PELLICE: Alla Casa delle diaconesse, alle 15,
concerto di Natale del gruppo Auser.
29 dicembre, sabato
PRALI: Alle 21, nella sala valdese di Ghigo, serata
musicale con il gruppo «Ricerca musicale di Coazze», musiche franco provenzali. Ingresso gratuito.
30 dicembre, domenica
PRALI: Alle 18, lungo la pista rossa di Ghigo, fiaccolata dei maestri di sci, con i bambini della scuola.
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15 dicembre, ore 20,15 e
22,20, domenica 16, ore
16,15 18,15 e 21,15, lu.
nedì 17, ore 21,15, Santa
Maradona.
PINEROLO — La mul.
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pietra filosofale; feriali
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21.30. Alla sala «2centoi,
da venerdì. Tomb rider;
feriali 20,10 e 22,20, sabato 16, 18,05, 2O,10e
22.30, festivi 16, 18,05,
20,10 e 22,20.
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Collegio valdese
domenica 16 dicemb^
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anno del Liceo vald^
di Torre Pellice coìi
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!* Provincia
Vini tipici
del Torinese
Anche la Provincia di
Torino può contare su
una ricca gamma di vini;
se pure altre zone d’Italia
sono certamente più famose e benché sul mercato si affaccino vini dal
Cile o dall’Australia, la
produzione della collina
torinese merita di essere
conosciuta. «Anche perché - commenta l’assessore provinciale Bellion sarebbe tempo che i numerosi locali della città
di Torino riscoprissero
questi vini».
Così, per promuovere
vino e prodotti del territorio, la Provincia di Torino e l’Epat (Esercizi
pubblici di Torino e provincia) hanno organizzato una «settimana dei vini della Provincia di Torino» dal 3 al 10 dicembre: 8 serate per altrettanti ristoranti (si è cominciato da Flipot a Torre Pellice e chiuso al
«Combai» di Almese).
Un modo nuovo di promuovere i vini Doc della
Provincia, una scelta di
qualità (anche dei ristoratori) per combattere
l’omologazione dei cibi.
Organizzazione dell'Asl
Nuovi dipartimenti
I nuovi dipartimenti
dell’Asl 10 di Pinerolo ricomprendono in modo
organico tutte le attività
svolte e servono a mettere in comune personale,
attrezzature, ambulatori
e risorse finanziarie, per
razionalizzarne l’utilizzo
ed evitando doppioni.
dei
Ecco allora i nomi
nove dipartimenti: aie»
medica, area chirurgici
area diagnostica e de
servizi, dipartimen
materno infantile, de
l’emergenza, di prew
zione, servizi territori®
salute mentale e servi»
amministrativi.
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14 DICEMBRE 2001
PAG. 15 RIFORMA
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e servi®
Ho incontrato Ezio Ponzo
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Speli Anni Sessanta intorno a
“„Magnifica «bagna cauda»
Z casa dell'allora moderatore
ftmanno Rostan, della cui figlia Paola, Ezio era innamoLo E dopo tanti anni di ma{jj^onio, ancora pochi giorni
I in ospedale, in parte parafezato, con difficoltà nella parola trovava lo spirito e la forato momenti di minor sofferenza di fare progetti con gli
amici, aggiungendo: «...ma al
centro dive esserci Paola!».
Ezio era un mite «cocciuto»; quando si metteva in testa qualcosa, era difficile distrarlo. Per fortuna. Era curioso delle storie piccole e
grandi, coltivava la memoria
col gusto del particolare e
guardava al futuro con fede
nell’amore del «buon Dio»,
come spesso diceva. Gran
narratore di vicende vissute e
di storie sognate, dalle vicende familiari della sua infanzia
alla spedizione in Amazzonia
in qualità di giovane medico
e psicologo, Ezio si appassionava in modo del tutto particolare alle esperienze infantili, ai giochi, alle paure, alle
fantasie delle amatissime fi
glie, dei bambini della scuola
domenicale di piazza Cavour,
delle bambine e dei bambini
di cui si occupava professionalmente, più tardi dei nipoti
e nipotino... Per loro e per
tutti gli altri bambini di ogni
età, Ezio ha scritto favole,
poesie e testi teatrali: per loro
ha narrato la vita, con garbo e
arguzia, smascherando con
gusto l’ipocrisia dei saccenti
«benpensanti» e prepotenti.
Per loro, per noi ha fatto vivere alberi e animali, buffi personaggi, umili sapienti. Un
uomo fuori del tempo? Direi
piuttosto un testimone dell’Evangelo in questo nostro
tempo inaridito dalla corsa al
successo e dall’inseguimento
delle mode nei comportamenti e nelle idee.
Un ultimo ricordo. L’anno
scorso, già malato, si alzò
una domenica durante il culto, nel momento dedicato a
preghiere spontanee: camminando faticosamente, arrivò
fino al microfono, raccolse il
fiato e disse al Signore: «Grazie!». Poi, sempre con fatica,
riprese il cammino e tornò al
suo posto.
Franca Lon§ - Roma
I Ricordo di Lillina Bert
n 30 novembre Lillina Bert
è scesa nella tomba. Aveva
novant’anni e apparteneva
alla generazione di donne
valdesi (quante ce ne sono
ancora?) che ho cercato di ricordare nel libro Come foto
sbiadite: donne che hanno
fondato la loro vita, giorno
dopo giorno, sulla Bibbia e
sulla fede, con sereno rigore.
Lillina era una di quelle donne: aveva attraversato momenti drammatici della storia recente, vissuto e superato situazioni difficili in contesti inusuali, senza trarne motivi di vanto o di vanagloria,
senza neanche parlarne.
A noi, gli anziani della generazione seguente ormai in
dirittura di arrivo, una tale
scelta di vita può apparire
fuori tempo, limitata, forse
banale: in fondo chi di noi ha
davvero solo la Bibbia come
unica guida nel vivere quotidiano? Noi di guide ne abbia
mo molte, troppe forse, tanto
che spesso orientarsi è difficile; Lillina l’orientamento
non lo smarriva: tracciava il
suo cammino quotidiano alla
luce della fede, senza clericale compiacenza,-senza sciropposa ostentata bontà.
Ora quel cammino è giunto
al termine. E io ho l’impressione che numerose vite di
donne come Lillina si intreccino a formare una fitta trama di cui non siamo sempre
consapevoli, che costituisce
tuttavia un solido appoggio e
ci consente di tracciare a nostra volta una via non casuale; come se quella luce che illuminava la sua non fosse del
tutto spenta.
Un ricordo, un addio: a dire, come lei avrebbe detto,
arrivederci, non sono capace.
E tuttavia qualcosa rimane.
Giorgio Bert
Pecette Torinese
■Siamo stati anticipati?
In riferimento a quanto
scritto da Alberto Romussi
sul fatto se sia giunto il momento di querelare tramite
la Tavola valdese chi ci diffama a mezzo stampa, intendo
precisare che in materia siamo stati anticipati. Apprendo infatti dalla rubrica di
Corrado Augias sulle colonie de La Repubblica, che a
Bologna è stato aperto un ufuclo delazioni. Chiunque è
invitato a riportare i nomi di
coloro che criticano l’operato del governo. Ne apriremo
dunque uno analogo a Torre
Mlce? «Chiunque sappia di
RUalcuno che parla a vanvera
SUI valdesi è pregato di rivol8orsi, eccetera»?
Ora, mi azzardo a proporre
qualcosa di meno totalitario,
'tm. come ultima spiaggia,
•approfittare della congiunta favorevole per prendere
3 palla al balzo che questa
dtta ci viene offerta dal pri
^ssatempo
Soluzione del cruciverba del
numero scorso
E N T 0
F A C
R A S H
A C I
I L A N
M E L O
Lutero non fu un pacifista
Sul n. 46 (30 novembre),
nella pagina dedicata al dibattito sulla guerra e sul terrorismo (trovo bello questo
schietto dibattere e apprezzo
in modo particolare chi, pur
nella nettezza delle posizioni,
non vede in bianco e nero la
questione intricata e tormentosa nella quale siamo coinvolti come cittadini e come
credenti). Erica Sfredda, fra gli
argomenti a sostegno della
sua decisa avversione alla
partecipazione a questa guerra (pacifista rigorosa? Usa e
Gran Bretagna non avrebbero
dovuto mandare sull’Europa
nazifascista «fortezze volanti»
e «liberatori»? I resistenti non
avrebbero dovuto prendere le
armi?) cita anche una parola
di Lutero che mi piacerebbe
«situare» nella sua opera: «La
pace è più importante di ogni
giustizia; e la pace non fu fatta
per amore della giustizia, ma
la giustizia per amore della
pace».
Certo Lutero, come chiunque, può aver detto cose diverse in situazioni diverse.
Non mi pare comunque proponibile come araldo di pacifismo. Non c’è solo il suo atteggiamento nella guerra dei
contadini, nella quale la giustizia e la pace erano questioni intrecciate, come egli riconosceva apertamente, ma
non a prezzo della rivolta. C’è
un suo ampio scritto del 1526,
Se i soldati possono essere in
stato di grazia (altri traduce;
«...giungere alla salvezza»). Rispondendo alle richieste di
amici, turbati dalTaver partecipato alla guerra civile, Lutero afferma quello che potremmo chiamare il dovere di polizia delle forze armate (non
dunque la guerra di rapina,
imperialista e non a caso Lutero usa il termine Kriegsleute,
«gente di guerra» e non Landsknechte, il termine tecnico
per i mercenari): un male minore, dunque, una violenza
minore che per disposizione
di Dio, in situazioni di emergenza deve contrastare il male
maggiore e peggiore della violenza scatenata, prepotente,
dell’abuso e dell’arbitrio.
Non erano certo tutti soddisfatti da «le sue affermazioni
che la guerra deve essere fatta
sempre e solo per necessità e
come trascinati dal bisogno di
difendersi», nota G. Panzieri
Sajia, traduttrice e curatrice di
Scritti politici di Martin Lutero (Torino, Utet, 1978, p. 59).
Per tranquillizzare i suoi interlocutori Lutero si rifà al
consiglio dato dal Battista ai
soldati che gli avevano rivolto
una analoga domanda (Luca
3, 14). Quanto ci sia riuscito,
non sappiamo. Tre anni dopo, nel 1529, scrive sulla guerra contro i turchi. Intervenendo su una questione che teneva l’Europa con il fiato sospeso, con gli ottomani di Solimano «alle porte di Vienna»
con la vittoria di Mohàcs, si
opponeva alla tesi che non si
dovesse resistere ai turchi.
Tutto discutibile. Soltanto,
non si faccia di lui un anacronistico avversario della guerra
al terrorismo. Se si vuole azzardare l’anacronismo, penso
che sarebbe piuttosto a favore. E io con lui, con tutte le riserve che la «campagna» militare, certi equivoci alleati in
loco e i loro metodi possono
suscitare, inquietanti.
Gino Conte - Firenze
Istinto di sopravvivenza
mo ministro in persona, colto
da una crisi di identità di
«kennedyana» memoria e
dalla quale siamo stati contagiati un po’ tutti dopo TU
settembre. Ecco dunque il
nostro: «Noi non possiamo
non dirci americani».
Se è così, dunque, la Tavola
valdese non perda tempo
prezioso e chieda la revisione
immediata del famigerato articolo 7 della Costituzione.
Magari tra un paio di generazioni non avremo più i Bottiglione, Messori, Baget Bozzo,
Cardini, ecc., che ci diffamano giornalmente sulla carta
stampata, ma che altro non
hanno fatto se non studiare
la storia sui libri che la scuola
(laica, ma non più pubblica?)
distribuisce.
Dimenticavo: la richiesta di
revisione va spedita al nostro
presidente del Consiglio in
carta da bollo con tanto di vidimazione (legge sulle rogatorie), e si prega di ricordare
al suddetto di farci pervenire
risposta sollecita sull’argomento. Sono sicuro che la sua
risposta giungerà immediata
con buona pace di quei tanti
intellettuali valdesi che ci
fanno credere che in Italia godiamo di tanta autorevolezza.
Roberto Micol - Pomaretto
Nuovo indirizzo
La pastora Gabriela Lio comunica il proprio nuovo indirizzo: via A. Chigi 38, 00040
Ariccia (Rm); tei. 06-9333611.
Cari amici, ho letto la quarta meditazione del past. Rapisarda sulla scelta di Esaù. Interessante, non ci avevo mai
pensato... Ma dopo la lettura
mi sono messo a immaginaré
che cosa sarebbe successo se
Esaù e Giacobbe si fossero
trovati a dover vivere insiemeper mancanza di risorse distanti uno dall’altro. È, per
certi versi, quello che accade
ora in tanti luoghi del mondo
dove grandi masse umane si
trovano a doversi strappare
l’un l’altro un po’ d’acqua e di
cibo, non bastevoli per giunta
per assicurare anche alle proprie posterità un futuro incoraggiante e speranzoso: forse
l’estrema conseguenza per la
parte più debole, di fatto o di
scelta (nonviolenta), sarebbe
l’annichilimento. 0 no?
È accettabile per Rapisarda
non dico la prima ma la seconda ipotesi? O non pensa
piuttosto che comunque queste belle indicazioni per l’individuo o per le comunità etniche siano comunque destinate a infrangersi davanti
all’assalto dell’istinto bestiale
della sopravvivenza? Istinto
della sopravvivenza che se da
una parte do per scontata come possibile scelta individuale, mi rimane il dubbio che responsabilmente possa essere
anche incentivata dagli uomini della comunità ritenuti più
illuminati: si tratterebbe, si fa
per dire, della dichiarazione
di una guerra santa alla rovescia, con l’incentivazione di
dare a tutti come comunità
l’ordine o meglio il suggerimento (trattandosi di un atteggiamento cristiano) a dare
la propria vita per amore del
nemico. Il risultato potrebbe
assomigliare a quello ch’è
successo con la Shoà: milioni
di innocenti morti. No, apprezzo la meditazione, ma
non la ritengo esaustiva anzi,
autolesionista se applicata alla lettera, non dico dal singolo
o da piccoli gruppi di eroi, ma
guai a noi se applicata da popoli interi. Purtroppo... si vis
pacem parabellum, («se vuoi
la pace, prepara la guerra»). O
no?
' Maurizio Dabalà
Marghera (Ve)
Società «libere e democratiche»
Le motivazioni del «sì» espresso dal sen. Lucio Malan
e illustrato nel numero del 23
novembre sono quelle addotte da quasi tutti i nostri parlamentari, i quali fanno loro la
dottrina cattolica del bellum
iustum. Sembra però eccessivo l’accostamento del chador,
con tutto quello che vi si può
connettere, ai lager e alle camere a gas dei nazisti. Né mi
sembra serio che il sen. Malan
si domandi perché le società,
che egli definisce «libere e democratiche» (io aggiungo ricche), accettino in altri paesi
violazioni dei diritti e negazioni di valori che non accetterebbero nel proprio; ma la
spiegazione è chiara e a tutti
nota: perché alle classi dominanti dei paesi liberi, democratici e ricchi così conviene,
perché il loro miglior tornaconto esige che si volti lo
sguardo altrove, perché la lo
ro tecnologia non è ancora
riuscita a rimpicciolire i cammelli affinché possano passare per la cruna degli aghi.
Se si vuole parlare di libertà, 0 ci si riferisce al libero
arbitrio, con tutto quello che
ne consegue, o bisogna fare
delle precisazioni e distinzioni, per cui la libertà di arricchire non può soffocare il diritto alla libertà dal bisogno
degli altri né la libertà economica in generale può conculcare quella altrui a esercitare i
diritti umani fondamentali. Il
sen. Malan sa benissimo che
il «libero mercato» esprime,
anziché libertà, necessità cieca e spietata. Cristianamente
desidero ricordargli che non
si può, nel nome della libertà,
servire’Mammona o i suoi ierofanti, e pretendere qualcosa
di più del perdono se si confessa il peccato.
Alberto Carrà - Genova
Il Consiglio Fgei suH'Afghanistan
Il Consiglio nazionale della
Federazione giovanile evangelica italiana, riunitosi a Roma il 23 e 24 novembre 2001,
esprime la propria contrarietà all’attacco operato dagli
Usa e dar loro alleati sul suolo afghano.
Questa guerra, si dice, ha lo
scopo di ristabilire la giustizia
contro chi, TU settembre,
con metodi terroristici, ha minacciato alla radice la democrazia e la libertà, quali conquiste moderne di valore universale per l’umanità tutta.
Non ci riconosciamo in una
giustizia che si fa con bombardamenti sui civili, con la
desertificazione materiale é
politica di una intera popolazione e di un intero paese.
Come credenti riconosciamo la centralità della dimensione della giustizia, quale
promessa data da Dio, e al
tempo stesso quale cammino
da intraprendere nella storia.
Condanniamo il terrorismo
e la guerra, azioni umane
egualmente complici di ingiustizia, che escludono il
dialogo, e armano i conflitti
allo scopo di eliminare l’altro.
Esprimiamo la nostra preoccupazione per:
- la censura dell’informazione esplicitamente richiesta dal governo americano e
accolta da quasi tutti i media
ufficiali;
- le teorie sullo «scontro tra
civiltà», che presuppongono
una qualche «purezza» delle
identità socio-culturali;
- la discussione intorno alle nuove leggi antiterrorismo.
Che lasciano intravedere gravi riduzioni dei diritti fondamentali, in particolare per i
fratelli e le sorelle migranti;
- gli accenni aH’allargamento del conflitto all’Iraq
(se non alla Somalia, alla Siria, alla Libia).
Riteniamo molto grave, come già per l’intervento in Kosovo, la messa in discussione
della Gostituzione italiana, e
al tempo stesso l’assenza di
un reale impegno affinché tali
conflitti vengano risolti nell’ambito delle Nazioni Unite
con gli strumenti del diritto
internazionale.
Individuiamo nella nonviolenza del messaggio di
Gesù di Nazareth e di altri testimoni di pace, come Martin Luther King e Ghandi,
una via alternativa alla risoluzione dei conflitti.
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«Beati i puri di cuore
perché essi
vedranno Dio»
Matteo 5, 8
A funerali avvenuti le sorelle
Elena e Liliana annunciano con
tristezza la dipartita di
Alice Monne!
avvenuta domenica 2 dicembre.
Ringraziano tutti coloro che
hanno partecipato al loro dolore
e in particolare il medico curante
prof. Dario Varese e il past. Platone per le affettuose parole di
conforto e speranza.
Torino, 4 dicembre 2001
RINGRAZIAMENTO
io, a Signore, ti ho chiamato...
ti prenderò per ia mano
e ti custodirò»
Isaia 42, 6
Giovedì 29 novembre è tornato alla casa del Padre
Alberto Janutolo Dmone
I membri delle comunità vaidesi di Genova, Biella e Piedicavallo lo ricordano con fraterno affetto a quanti lo conobbero.
Piedicavaiio, 1- dicembre 2001
I necrologi si accettano
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16
PAG. 16 RIFORMA
BALE
venerdì 14 DICEMBRE 2001
i A sette anni dalla scoppio della rivolta zapatista e dopo la marcia pacifica dal Chiapas a Città del Messico dello scorso marzo
* -1"^ ' " M ■■■■ ■ ■'
Messico: dai «Conquistadores» alla dipendenza economica
«La terra è di chi la coltiva!», affermava Emiliano Zapata, uno dei protagonisti della rivoluzione messicana (1910-1925). Erede della cultura
Maya, Il Chiapas è la terra di otto etnie precolombiane che gli spagnoli non assoggettarono mai Perché gli zapatisti non depongono le armi
EUGENIO STRETTI
Nel 1506 si compì un altro
secolo della millenaria
civiltà azteca: ogni 52 anni,
con digiuni e riti, celebra^^ano
l’inizio di un nuovo periodo,
una stella doveva comparire
nel cielo: Aldebaran. La stella
comparve, ma prodigi poco
rassicuranti seguirono. L’odierna Città del Messico, allora un vulcano ripieno d’acqua con abitazioni e vie galleggianti, visse negli anni seguenti presagi che furono interpretati negativamente dai
sacerdoti. In particolare i pescatori del lago trovarono in
una rete un grosso uccello cinereo che recava in fronte lo
specchio sferico del dio Tezcatlipoca. Venne immediatamente portato all’imperatore
Montezuma che vide in esso
la visione di uomini che venivano dairOriénte, pronti alla
battaglia. Poco tempo dopo
questi uomini d’avventura,
«hidalgo», nobili spagnoli cadetti, senza diritto ad eredità
paterna, avidi e crudeli, sbarcano sulle rive del Messico.
tal, dal quale lui discendeva
per parte di madre e che aveva donato ai popoli mesoamericani (Olmechi, Maya,
Toltechi e Aztechi) il mais e
aveva insegnato loro l’arte
del tessere, come misurare il
tempo (calendario), l’astronomia, il gioco della palla,
l’aritmetica, si era incarnato
in Hernán Cortés.
E così quest’uomo depravato, che consentirà a lui e ai
suoi uomini ogni sorta di rapina, venne accolto dagli inviati di Montezuma con dignità regale: lo rivestirono
con la veste di piume del dio
Quetzalcoatal, gli posero al
collo una collana di giada intrecciata con un disco d’oro,
ai piedi i sandali d’ossidiana;
infine gli donarono un massiccio scudo d’oro.
Dio 0 l'oro?
La conquista di Cortés
Il 21 aprile del 1519 Hemàn
Cortes, braccio destro del governatore spagnolo di Cuba,
Diego de Velasquez, giunge
con 11 navi e 500 uomini in
Vera Cruz. Le grandi navi, le
armature, i cavalli, impressionarono fortemente le sentinelle azteche. Montezuma
non ebbe dubbi: il divino serpente piumato Quetzalcoa
II subcomandante Marcos, leader degli zapatisti del Chiapas
«Dio o l’oro?» ha notato recentemente il noto teologo
della liberazione Gustavo
Gutiérrez: Cortés e i suoi non
hanno dubbi, l’oro. Con inganno gli spagnoli giungono
nella capitale Tenoctitlan
(Città del Messico) facendo
buon viso a cattivo gioco (9
novembre 1519): dopo cinque giorni, forti delle loro colubrine, sequestrano Montezuma. La rivolta del fratello
del re Cuitlahuac (giugno del
1520) ebbe momentaneo successo, il 30 giugno gli spagnoli furono sconfitti e costretti a fuggire dalla città.
Ma l’anno seguente Hernán Cortés, con l’aiuto di indios e della sua amante traduttrice, la «Malinche» (ancora oggi in America Latina
«malencbistas» significa traditore e collaborazionista),
distrugge Tenoctitlan. Il lago
viene prosciugato e nel corso
del XVI secolo viene edificata
l’attuale Città del Messico: il
palazzo del Viceré, la cattedrale, il palazzo della Santa
Inquisizione. La resistenza ai
conquistadores prosegue nel
sud, Yucatan, la regione delle antiche città-stato Maya
(Chichen, Itzà, Uxmal), per
oltre vent’anni.
Uno spagnolo, Gonzalo Arroyo, sposato con una azteca,
insegna agli indios l’arte della
guerra; a Merida, capitale
della regione, un artista mes
Messico: il complesso monumentale di Teotihuacan con la piramide del Sole sullo sfondo
sicano, nel palazzo del governatore, ha dipinto gli episodi
significativi di una ribellione
che, nonostante i roghi, prosegue fino a tutto il 1700.
Emiliano Zapata
L’indipendenza dalla Spagna (settembre 1810) inaugura una stagione di profonda
instabilità: sono ricchi possidenti che governano il paese,
con qualche eccezione: Benito Juárez che nel 1857 abolì il
latifondo e i privilegi della
Chiesa cattolica che attraverso l’istituto delTencomienda,
obbligava i proprietari terrieri
a patrocinare le feste dei santi
patroni; a chi non aveva denaro sufficiente, gli ordini religiosi (francescani e domenicani) ipotecavano le terre e
poi se le prendevano con la
scusa degli interessi non pagati. «La terra è di chi la coltiva!», affermava il rivoluzionario Emiliano Zapata (18831919), uno dei protagonisti
della rivoluzione messicana
(1910-1923), il più onesto, a
detta degli storici, e l’unico
ad avere capito che le istanze
egualitarie vanno coniugate
con un sistema parlamentare
veramente democratico. Infatti il Messico (dizione ufficiale: «Estados Unidos Mexicanos), composto di 31 stati
e un distretto federale (Città
del Messico), non è una democrazia compiuta: l’articolo
89 della Costituzione attribuisce al presidente ogni potere, dalla designazione del
suo successore alla destituzione di qualunque governatore dello stato. Il Partito rivoluzionario istituzionale, al
potere dal 1926 all’ottobre
2000, avvalendosi di tale articolo, ha ridotto il Messico,
quarto produttore di petrolio
nel mondo, a un paese del
Sud del mondo. Su 100 milioni di abitanti, 22 vivono a
Città del Messico: le «villas
miseria» si sono moltiplicate
e il Nafta, l’accordo di libero
scambio tra Stati Uniti, Canada e America Latina, favorisce solo i «gringos» che
hanno dal Messico e dai paesi latinoamericani manodopera a basso costo. In questo
quadro disastrato si pone la
questione della rivolta zapatista nel Chiapas.
Il Chiapas
Erede della cultura Maya
(basti pensare alla splendida
Palenque) il Chiapas è la terra
di 8 etnie precolombiane: gli
indios che si nutrono ancora
come i loro progenitori di
mais, fagioli (molto piccoli),
zucche, patate, miele, cacao,
bacche e frutti tropicali che
abbondano nelle loro terre.
Gli spagnoli non li assoggettarono mai: si limitarono a
costruire due città, Chiapas
de Corzo e San Cristobai De
Las Casas, l’unico vero difensore del popolo indios. Per
capire la situazione indigena
ho visitato con alcuni sociologi e antropologi, riuniti in
Chiapas per. un convegno internazionale sulle culture indigene, alcuni villaggi nella
Selva Lacandona, dove è nata
nel 1993 la rivolta zapatista.
Il 1“ gennaio 1994, cinque
etnie indigene agli ordini del
comandante Tchaco, di Marcos e di Ramona, di fronte alle condizioni di sfruttamento
nelle quali vivono da secoli, si
ribellano all’esercito messicano. Una guarnigione, alle
porte di San Cristobai De Las
Casas, viene attaccata con
qualche machete e fucili antiquati; l’esercito ben armato fa
strage di campesinos. Da allora è nella selva che l’Esercito zapatista di liberazione nazionale amministra di fatto
cinque etnie indigene. La caduta nell’ottobre 2000 del
Partito rivoluzionario costituzionale ha segnato di fatto
una tregua armata. La marcia
pacifica di 1100 km degli zapatisti, dal Chiapas a Città del
Messico (24 febbraio-11 marzo 2001), si è conclusa con
una legge sulle comunità indigene approvata in primavera dalle due camere: Senato e
Camera dei deputati. I governatori ne ostacolano l’applicazione e per questo gli zapatisti non depongono le armi.
Nei villaggi indigeni non esistono dispensari medici attrezzati e per mancanza di
antibiotici bambini e anziani
muoiono quotidianamente.
E le chiese? Il 30% degli indios è cattolico: il vescovo
Ruiz, sostituito nel 1999 da
un vescovo legato all’Opus
Dei, apparteneva alla Teolo
gia latinoamericana della liberazione che da sempre appoggia le rivendicazioni delle
comunità indigene. Nella capitale dello stato Tuxtla Gutiérrez, abbiamo incontrato
sorelle e fratelli delle comunità di base e avuto incontri
con rappresentanti del dai
(Consiglio latinoamericano
delle chiese, del quale fa parte la Iglesia evangelica vaidense del Rio de La Piata).
Personalmente ho predicato,
una domenica, in una chiesa
presbiteriana: 1.000 membri
e una corale di 300 persone.
Le chiese evangeliche
Le chiese evangeliche in
Messico (15% della popolazione) crescono tutte; anche
se è evidente la spettacolarità
della crescita numerica pentecostale. In questo contesto,
mi sono ricordato delle parole
del teologo sistematico José
Miguez Bonino che, nelle sue
lezioni in Isedet (Facoltà di
teologia evangelica di Buenos
Aires), all’inizio degli Anni 80,
ci invitava a valutare positivamente la crescita numerica
del protestantesimo latinoamericano. Il cristianesimo imposto dai conquistadores si
diffonde liberamente nelle
chiese di fango e pietra del
continente latinoamericano.
Gustavo Gutierrez, esponente
della teologia della liberazione
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Lo propone l'Associazione medica cristiana dell'India (Cmai)
Lotta contro l'Aids: coinvolgere le chiese
Di fronte all’aumento allarmante del numero di persone
colpite dall’Hiv-Aids in India,
l’Associazione medica cristiana dell’India (Cmai) ha deciso di coinvolgere le chiese
nella sua campagna di sensibilizzazione.
«Intendiamo coinvolgere
non solo i settori delle chiese
incaricati di questo problema
ma anche i responsabili e le
parrocchie nella lotta contro
l’Aids», ha spiegato il dottor
Vijay Aruldas, segretario generale della Cmai. L'associazione ha inoltre deciso di formare un gruppo di lavoro «in
vista di seguire i progressi»
fatti per ridurre la progressione della pandemia. Queste
decisioni sono state prese
durante l’assemblea generale
biennale che si è svolta dall’8
al 10 novembre scorso e che
ha segnato il 75“ anniversario
dell’organizzazione. La Cmai
raggruppa 4.000 professionisti della salute e 370 istituzioni sanitarie affiliate alle chiese protestanti e ortodosse.
Durante una sessione speciale, il dottor V. I. Mathan,
specialista dell’Aids, ha dichiarato che alla fine del
1999, il numero di persone
portatrici dell’Hiv che provoca l’Aids era stimato a 3,9 milioni. Tale cifra pone l’India al
secondo posto nel mondo,
dopo il Sud Africa. Nell’ultimo decennio, il numero di
persone colpite è stato moltiplicato per 15 (circa 200.000
persone erano infette nel
1990), ha precisato il dottor
Mathan, consulente presso
l’Organizzazione nazionale di
controllo dell’Aids e presso
rOnuAids, pur precisando
che era impossibile conoscere
le cifre esatte. Ma, ha ricordato ai circa 600 delegati presenti, le conseguenze dell’
Aids oltrepassano il campo
strettamente medico. «L’infezione per mezzo delI’Hiv causa un enorme pregiudizio sociale. Il personale non può fare granché di fronte a questo
problema. Bisogna che le
chiese e le parrocchie svolgano un ruolo», ha chiesto Mathan, ex direttore del Collegio
medico cristiano di Vellore,
nell’India del Sud.
Un giovane malato ha parlato della sua esperienza:
«Siamo cacciati via dalle nostre case e dai nostri posti di
lavoro. Dovunque andiamo,
dobbiamo far fronte ai pregiudizi e alla discriminazione». Negli ospedali pubblici
di New Delhi, siamo i malati
meno bene accolti; ci viene
chiesto di aspettare alla fine
della coda e ci gettano le medicine dal bancone. In quanto cristiano, penso che le isti
tuzioni cristiane dovrebbero
ricordare che bisogna trattare con dignità le persone colpite da questa malattia».
Il dottor Sondar Rao, direttore di un Centro per lebbrosi
nell’India del Sud, ritiene che
alcuni gruppi religiosi vadano nella direzione sbagliata
quando aprono specie di sanatori per accogliere i malati
e le loro famiglie. Con il pre'
testo di aiutare, alcune chiese
«ripetono gli errori del passato, creando colonie separate
che penalizzano anche le famiglie delle persone colpiteSimili istituzioni devono essere chiuse al più presto». Anche se alcuni delegati hanno
parlato dell’accompagnamento pastorale delle persone colpite, gli specialisti presenti all’assemblea non sono
giunti fino al punto di preconizzare mezzi di prevenzione,
quale l’uso di preservativi,
osteggiato da alcune chiese.
«La nostra politica non è di
diffondere l’uso del preservativo, ha sottolineato il dr. Aruldas. Spetta alle chiese e alle
istituzioni decidere al riguardo». Anche se alcune chiese
hanno menzionato l’uso de
preservativi nei loro programmi e l’hanno raccomandato a
gruppi a rischio, alla maggm
parte di loro ripugna affrontare l’argomento.
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