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Settimanale
della Chiesa Valdese
Aniín 109 - Num. 27-58
Una copia Lire 90 *
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TORHE PELLICE - 14 Luglio 1972
Amm.: Via Cavour, 1 bis * 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
In molte nostre chiese esiste da
tempo un « culto di apertura delle attività »; ma non abbiamo
fin’ora avuto il coraggio di istituire un « culto di chiusura »: eppure, in pratica, all’inizio dell’estate,
la chiesa va in vacanza, e quei pochi momenti di meditazione e di
ascolto che avevamo durante l’inyerno vengono praticamente sospesi. Al loro posto subentra, per
ESODO 31: 12-18
molti, la gita domenicale. Anch’essa, a dire il vero, è un atto di
culto: culto al dio automobile,
espressione della religione della
ruota e della strada. Una religione esigente, che ha il suo catechismo (la scuola guida), i suoi pellegrinaggi (i saloni dell’Auto), i suoi
obblighi (viaggiare molto), il suo
decalogo (il codice della strada),
i suoi santi e martiri (i Caduti degli autodromi), il suo anno liturgico che comincia in primavera e
termina ai primi freddi. L’auto,
più che uno strumento, è un simbolo della « società del benessere »: come tutti i simboli, essa
non viene misurata in base alla
sua realtà (strumento di lavoro,
di spostamento, per prendere effettivamente una boccata d’aria),
ma in base al suo potere suggestivo: forma, senso della velocità,
senso di potenza, livello sociale.
L’uomo che non è più in grado
di tenere in pugno il suo destino,
si compiace di stringere virilmente un volante, spada e destriero
dell’uomo alienato; non per nulla
spesso con essi si uccide, o ci si
suicida: ogni anno migliaia di italiani vengono immolati al dio automobile: all’incirca gli effettivi
di una divisione di fanteria. Ed è
giusto, perché quando si ha una
religione, le si fanno molti sacrifici, e anche degli olocausti. (Del
resto la chiesa cattolica, nella sua
millenaria sapienza, ha cominciato a trascurare un po’ gli asini, e
s’è messa a benedire le automobili, e ha fornito in S. Cristoforo un
patrono agli automobilisti).
Si risponderà: la vita moderna
è logorante, abbiamo bisogno di
prendere un po’ d’aria: ed è vero.
Ma la nostra modesta esperienza
di viaggi ai monti e al mare ci parla soprattutto di bar affollati, di
dancing stantii, di juke-box imperversanti. E anche un uso igienicamente sano del week-end o
delle ferie non è sufficiente a ridarci il nostro equilibrio: perché
oltre a un minimo di equilibrio
biologico, abbiamo bisogno di ritrovare un equilibrio spirituale, e
la disperata fuga, l’evasione ansiosa che caratterizza il nostro
tempo estivo, non è in grado di
darci questo equilibrio.
Bisogna ritrovare il coraggio di
trasformare le nostre dispersive
vacanze d’estate in un sabato consacrato (« santo », V. 14) al recupero cosciente del nostro rapporto con il Signore. Il quarto comandamento dice contemporaneamente che Dio ha cr&ato du
rante sei giorni, e ha santificato .\\
settimo: la santità'deh « settimó
giorno » e la creatività degli altri
sei sono anche per noi strettamente collegate: noi siamo' creativi,
utili, efficaci, nei « sei giorni » nélla misura in cui -siamo « santi », il
settimo giorno. Siamo cioè in grado di operare efficacemente durapte tutto l’anno, nella misura in
cui siamo capaci di concentrarci,
di adorare, riflettere e meditare
quando troviamo uno spiraglio di
tranquillità.
La nostra vita vera non si svolge nei bagliori delle domeniche di
sole, o nelle sfreccianti autostrade, ma nei grigi giorni di fatica
alla macchina o al tavolo di lavoro, nel costruire una famiglia, nel
cercare il Signore tra le fessure
dell’opaca esistenza.
Nell’ambito severo ed amaro di
questa vita vera, noi avremo la
forza di agire nella misura in cui
avremo dedicato le poche giornate libere di questa estate inquieta
non all’evasione, ma all’approfondimento dei problemi veri,
non all’automobile, ma alla Bibbia, non alle canzonette, ma alla
poesia che c’è nelle cose, come nei
libri e nelle persone amate; avremo la capacità di parlare con gli
uomini, e nel nome del Signore,
nella misura in cui avremo saputo
ascoltare, ricuperare il senso delle vere dimensioni, e la dimensione profonda dei veri problemi. Le
nostre opere e i nostri giorni saranno riscattati, se avremo saputo adoperare il « tempo libero »
che questa nostra civiltà ci offre
e quasi ci impone, per trasformarlo in un vero e proprio « sabato »
di nuovo tipo, da cui siano banditi il rumore e la vanità, e in cui
siano concentrati la riflessione e
l’adorazione, la ricerca e l’ascolto.
Giorgio Bouchard
CONFERENZA DEL I DISTRETTO - BOBBIO PELLrCE, 28-29 GIUGNO 1972
La chiisa di fronte alla orava situazione
Valli
■ Situazione econo aica» delle Valli,
problema ecumenicoK-^' posizionedel
personale negli istituti assistenziali
valdesi, sono stati gli argoménti principali su cui la Conferenza del I Distretto si è pronunciata.
La Conferenza si è apèrta a Bobbio
Pellice con un cui to presieduto dal
pastore Luciano Deodato (testo della
predicazione; Galat' 4: 22 ss.), che è
poi stato nominato presidente del seggio, con Luigi Peyronel vice presidente
e Dino Bellion e Bruna Peyrot segretari.
Le discussioni si sono svolte all’insegna della pacatezza e della distensione; pacatezza perfino eccessiva:
non che si rimpiangano i furibondi
scontri di correnti di qualche anno fa,
ma se si pensa che le Valli stanno ricevendo in questi mesi cruciali un altro duro colpo alla loro economia, un
colpo allo stomaco che si può riflettere sul cuore e su! cervello, un po’ più
di partecipazione, un po’ più di volontà e di speranza non sarebbe stato fuori luogo. Invece le scarne note del cronista registrano una (iiscussione piuttqfeto impacciata e lenta, anche se le
conclusioni fanno sperare una certa
volontà di resistenza. Le chiese rischiano cioè di riflettere semplicemente la posizione degli amministratori.
In febbraio i concistori della bassa
Val Pellice hanno inviato una lettera
ai due Consigli di Valle (Pellice e Chisone-Germanasca ) e al Comune di Pinerolo, chiedendo la convocazione di
un convegno per lo sviluppo economico e territoriale del pinerolese, che
fosse preparato attrv'ver.so i consigli di
quartiere e assemblee popolari in ciascun Comune, in modo da risultare
frutto della partecipazione diretta della popolazione e non di uno scambio
di idee tra tecnici. Ora, a tutt’oggi gli
amministratori non hanno ancora preso nessuna iniziativa in questo senso;
dal canto loro, le altre comunità della
Val Pellice non hanno ritenuto di dover ' aderire alla lettera dei concistori
della bassa valle. Questa mancata presr. di posizione è stata giustificata in
Conferenza con i seguenti motivi:
1) nella lettera non si fa cenno dei
contadini;
2) la lettera esprime uno spirito
L’aiuto occidentale allo sviluppo del Terzo Mondo
Parole e cifre
Al LETTORI
Ricordiamo ai lettori che, come già
annunciato, il giornale durante i niesi di luglio e di agosto esce con periodicità quindicinale. I prossimi numeri
recheranno quindi le date del 28 luglio, dell’ll e del 25 agosto.
È una moda, non so se bella o brutta, quella di dire sistematicamente male del nostro mondo, cosidetto occidentale, e di noi stessi, ma serve bene comunque ad una determinata propaganda politica che vuole dimostrare che il nostro « sistema » è sbagliato.
Tale moda è basata peraltro in genere più su una retorica da comizio
che non sulla concretezza delle cifre,
le quali pochi hanno la voglia e la pazienza di consultare.
Anche la « Luce » non sa sottrarsi al
fascino di questa autoaccusa, alla moda, ma di numeri ne dà in genere, per
il mio gusto, troppo pochi!
Devo riconoscere peraltro l’onestà
di averne dati in occasione del recente resoconto sulle elezioni nelle Valli,
malgrado che il collasso comunista
dei Valdesi, che vi si dimostrava, deve
aver fatto soffrire non poco una parte
del Comitato di redazione.
Quei numeri comunque li ha offerti
ai suoi lettori; ne voglia quindi dare
anche alcuni che illustrano, sia pure
superficialmente, la situazione economica dei nostri rapporti con i Paesi
del sottosviluppo di cui tante parole
si fanno sullo stesso giornale ed a mio
parere spesso ingiuste.
I 16 Paesi del cosiddetto mondo occidentale più avanzati industrialmente, associati nel DAC, il Comitato per
l’assistenza ai Paesi in via di sviluppo,
di cui fa parte anche l’Italia, hanno
fornito, sotto forma di aiuti e di capitali ai 134 diversi Paesi sottosviluppati di tutto il mondo, durante il decennio 1961-1970, circa 70.000 miliardi
di lire al netto degli interessi e dei ricavi (net flow). Nel solo 1970 sono stati rimessi a quei Paesi 9.500 miliardi
di lire netti, di cui oltre una metà sono aiuti a fondo perduto (contributi,
vivei'i, assistenza tecnica e sanitaria.
rivendicativo che è estraneo alla coscienza dei nostri membri di chiesa;
3) non vi sono dati sufficienti per
affermare che la crisi esiste davvero.
Pare in sostanza che gli operai dell’alta yajle siano i meno colpiti dai licenziamenti (Past. Bellion); benissimo,
replica il Past. Sonelli, ma non dovrebbero, anche in questo caso, dimostrare solidarietà con gli operai che rischiano di più?
La Conferenza, in questa situazione,
non poteva far altro che rinviare la
discussione e i provvedimenti sostanziosi ad altra scadenza, che probabilmente sarà l’autunno; lo ha fatto, rinnovando « ai responsabili regionali,
provinciali, dei Consigli di Valle, dei
Comuni, delle organizzazioni sindacali
ed imprenditoriali » la richiesta di un
convegno economico del pinerolese.
Qccorre comunque che tutte le comunità si associno a questo sforzo, superando la sfiducia nelle proprie capacità di iniziativa; per questo la Conferenza ha anche deciso che si dovrà
tenere un convegno delle comunità
valdesi dedicato esclusivamente alla
situazione economica, con lo scopo
non soltanto di indicare delle soluzioni pratiche, ma anche di affrontare la
situazione in una prospettiva di testimonianza cristiana.
Sulla vita interna delle comunità
non vi è molto da dire. La relazione
della Commissione Distrettuale giudica che le tensioni siano diminuite e
che vi sia una maggiore disposizione al
dialogo; tale giudizio pare ad alcuni
troppò ottimistico. Una vivace discussione suscita l’annuncio che a Villar
Porosa si sta ultimando il Convitto per
allievi della Scuola Riv. Si fa notare
come il momento attuale, in cui tutte
le opere stentano a trovare personale
e fóndi, non è certamente il più propizio fler avventurarsi in una nuova opera. La quale poi sorge in appoggio a
una scuola aziendale che, per livello di
preparazione e tipo di disciplina, non
pare proprio essere la più racomandabile per i giovani delle nostre comunità. Il Pastore Geymet replica a queste obiezioni difendendo il suo Convitto e la Scuola Riv, che attualmente
fornisce — secondo lui — una buona
preparazione a tutti gli allievi.
Un altro atto importante della Conferenza è stato l’approvazione del documento sulTecumenismo, che riguarda i rapporti con le altre chiese evangeliche italiane e con il cattolicesimo
pinerolese; i problemi si pongono, ovviamente, a proposito di quest’ultimo,
che si è espresso Tanno scorso con un
« Direttorio ecumenico » molto aperto, ma che presenta localmente un
volto ancora vecchiotto e carico di
un’antica aggressività anti-protestante.
Il documento, molto ampio e conipleto, fornisce un’ottima base di azione
per le comunità.
Concludiamo con un ringraziamento
alle sorelle e ai fratelli di Bobbio, che
si sono prodigati per l’ospitalità alla
Conferenza.
Bruno Rostagno
Gii Istituti assistenziali e il servizio
diaconale nelle llalli Valdesi
ecc.) di provenienza pubblica per la
maggior parte, e per il resto sotto forma di investimenti e crediti privati.
I Paesi occidentali contribuiscono
però allo sviluppo di tali Paesi in modo assai diverso l'uno dall’altro. Mentre per esempio nel 1970 essi in media
hanno dato lo 0,78% del loro reddito
lordo, alcuni come gli U.S.A. hanno
contribuito solo con lo 0,61%, mentre
l’Italia ha dato lo 0,78, portandosi da
questo punto di vista al 9® posto nella graduatoria mondiale. Se il calcolo
si fa in cifra assoluta gli U.S.À. hanno
però fornito nel 1970 ben 3.600 miliardi di lire, mentre l’Italia ha dato solo
435 miliardi e con un calo di circa 100
miliardi rispetto al 1969. Qgni cittadino statunitense ha contribuito in media, allo sviluppo del 3® Mondo, con
18.000 lire circa, mentre ogni italiano
ha dato nel 1970 circa 7.500 lire.
Nel rapporto annuale (1971) delTQECD sull’assistenza allo sviluppo,
dal quale questi dati sono stati tratti, non facciamo in fondo, noi italiani,
una brutta figura; assai migliore però
la fanno, naturalmente. Paesi più sviluppati del nostro, come U.S.A., Francia, Germania, Giappone e Inghilterra.
Rispetto al reddito nazionale i Paesi
che nell’ordine sono all’avanguardia in
questo senso, dando più delTl%, sono
TQlanda, la Francia, il Belgio, l’Australia e l’Inghilterra.
II più triste è che siamo ancora ben
lontani dal contribuire, nel complesso
dei 16 Paesi, con quelTl% che era la
meta che ci si era prefissi ed assai inferiore a quell’l,5% che i Paesi sottosviluppati ci chiedono insistentemente di dare loro. L’arrivare a contribuire annualmente, invece che con gli at
Remigio Baldoni
(continua a pag. 8)
CASE PER ANZIANI
Il problema dell’anziano è all’ordine
del giorno nella società moderna: isolato dalla famiglia, l’anziano cerca un
ambiente, una casa dove respirare una
atmosfera familiare; i nostri Istituti
hanno questa missione; purtroppo la
carenza d’un personale qualificato, e
10 sfruttamento che le buone famiglie
valdesi mantengono nei confronti degli
Istituti non consentono un lavoro efficace a beneficio degli ospiti; un gruppo di persone, talvolta ridotto, porta
un peso di servizio dove le ore non
contano e l’esaurimento è spesso alle
porte. Rileggendo la relazione della
C.I.QjV. si ha un quadro d’un’opera
enorme affidata alla responsabilità di
un gruppo di credenti che pagano di
persona per il funzionamento della
complessa struttura. Per questo la
Conferenza ha espresso quanto si è
già predicato in passato con un ordine del giorno che dice:
La Conferenza del Primo Distretto,
esprimendo il proprio rammarico
per le condizioni logoranti nelle quali lavora il personale addetto alle case di riposo per anziani,
riconoscendo l’esigenza di auroentare l’organico;
deplorando l’assenteismo delle comunità in genere;
biasimando tutti coloro che cercano di approfittare delle nostre opere, servendosi dei nostri Istituti^ senza assumerne gli oneri finanziari pur
essendo in grado di farlo,
invita la C.I.O.V. a non accettare
rette inferiori al minimo da lei fissato ;
invita le comunità a provvedere
esse stesse ad integrare la retta di
quei membri di chiesa che non potessero coprirla integralmente con mezzi propri.
L’ordine del giorno in apparenza duro è però necessario come stirnolo ah
le chiese di verificare le possibilità dei
ricoverandi, anche se, come spesso capita, si tratta di persone che non hanno mai contribuite o contribuito POco
e che hanno sempre ignorato la realtà
della comunità.
PRQSPETTIVE DI NUQVE
LINEE PROGRAMMATICHE
Il Centro Diaconale e la Comunità di
San Giovanni stanno studiando concretamente il problema d’una ristrutturazione dell’Istituto locale: esperienze
moderne, ricerca di responsabilizzazione degli anziani ed altri elementi che
11 Centro Diaconale sta studiando han
no indotto la Conferenza a formulare
l’or dine del giorno seguente;
La Conferenza...,
informata della discussione in corso relativa ai problema dell’assistenza
degii anziani ;
riconoscendo che il Centro Diaconale e la comunità di San Giovanni hanno già elaborato delle linee
programmatiche per la ristrutturarione della locale « Casa di riposo » per
Anziani ;
chiede alla CIOV di esaminare a
fondo, insieme al Centro Diaconale,
tutta la questione, in vista d’una ristrutturazione globale dei nostri Istituti per Anziani e fornire alle Comunità, entro il prossimo anno ecclesiastico, una adeguata documentazione
in materia.
L’ordine del giorno tende cioè a coinvolgere nella ricerca di rinnovamento
gli organi responsabili dei vari Istituti in un clima di collaborazione con il
Centro Diaconale, rivelatosi elemento
propulsore per iniziative, incontri, collegamenti ed esperienze nuove.
GLI QSPEDALI
Il problema degli ospedali è stato affrontato con coraggio e competenza
dalla CIQV in questi ultimi anni, segnatamente da persone che hanno dato con perseveranza molto del loro
tempo libero superando ostacoli reputati insormontabili. Questo riconoscimento è doveroso per quei credenti che
hanno accettato un peso così grande.
Possiamo riferirci in particolare per il
recente passato a Pomaretto e al presente alTazione compiuta per l’ospedale di Torre Pellice in una linea di moderna funzionalità. Si è in attesa che
la Regione possa promuovere l’attuale
« Infermeria » (cosi è classificato l’ospedale di Torre) a una situazione analoga a quella di Pomaretto.
SIAMQ ANCQRA, PURTRQPPQ,
CQNSIDERATI ULTIMI
Quando i Valdesi sfilarono a Torino
nel 1848 in ricordo della Libertà il popolo li costrinse ad essere primi nella
sfilata dato che eravamo stati troppo
tempo ultimi. La Regione Piemonte ha
forse dimenticato quel gesto popolare
riparatore delle iniquità dei potenti
Cristiani di allora ed ha relegato all’ultimo posto l’ospedale di Pomaretto
nella ripartizione dei fondi destinati alle strutture scientifiche; questo vuol
dire che l’ospedale di Pomaretto non
(continua in 3" pag.)
2
pag. 2
14 luglio 1972 — N. 27-28
Un di
ill'lstiito "ArtiiiaiKlIi" di Torino
La testimonianza teneraria .
di un mmniiro deiia nostra ciiiesa di Ioga
« Viviamo in una società in cui il rapporto
gestori-gestiti va verso uno squilibrio sempre
più accentuato. Diminuisce ' il numero di coloro che gestiscono la società nelle sue varie
istituzioni, dal lavoro alla programmazione
economica e sociale, dai partiti alle istituzioni
culturali, di Coloro cioè che detengono un reale potere decisionale. Aumenta invece il numero di coloro che sono gestiti, il cui potere
decisionale è annullato nei campi più diversi, i quali ricevono in cambio lievi o meno lievi incrementi di potere di acquisto e di consumo che danno un’illusione di libertà di decisione e di scelta. In particolare i giovani’
sono talvolta ancora gestiti nel quadro di
famiglie a struttura autoritaria, sono gestiti
da una organizzazione scolastica che è funzionale nei confronti non degli individui ma
del mercato del lavoro, sono gestiti in qualsiasi tipo di lavoro secondo le finalità della
produzione e del profitto. Anche i neo laureati che si impiegano come tecnici sperimentano questa crescente proletarizzazione ». Sulla
base di questa valutazione, una commissione
incaricata dall’Assemblea della chiesa valdese
di Torino di preparare un progetto per la ristrutturazione dell’Istituto Artigianelli valdesi, ha formulato questa proposta : che la casa
De Fernex raccolga « un certo numero di
giovani che siano, anche parzialmente, consapevoli di questa progressiva privazione di responsabilità e potere decisionale, che si pongano in un atteggiamento critico nei confronti di questa società e che intendano sperimentare in un settore limitato ciò che la società
tende a negar loro sempre più : l’autogestione ».
A quanti conoscono il passato dell’Istituto
Artigianelli, questa proposta sembrerà alquanto strana. Ma è necessario tener conto del
fatto che l'Istituto, eretto ad Ente Morale più
di cento anni fa con lo scopo di favorire
l’apprendistato di giovani valdesi sotto i 18
anni, ha subito di fatto notevoli cambiamenti negli ultimi decenni. Si è cominciato ad
ammettere la permanenza nella casa di exartigianelli; in seguito si è consentita la presenza di ospiti valdesi, lavoratori e studenti, al
difuori del quadro di apprendistato artigianale; infine le ammissioni sono state estese anche ai non valdesi. Questa progressiva trasformazione si è attuata tenendo conto della progressiva diminuzione del numero degli artigianelli. Si imponeva dunque una ristrutturazione
che tenesse conto dell’esigenza espressa dalla
chiesa di Torino di dare a quest’opera un significato che andasse al di là dell’amministrazione di una pensione, e che rispondesse nello
stesso tempo alle esigenze espresse dagli ospiti attuali (metà dei quali sono maggiorenni),
ai quali poco si adattava il tipo di strutture
e di conduzione pensate un tempo per l’Istituto Artigianelli.
Da una parte quindi l’Assemblea di chiesa
ha dato mandato al Consiglio direttivo di studiare la possibilità di cessare di esistere come
Ente Morale, eliminando i pesanti limiti burocratici e finanziari e la tutela statale che
questo fatto comporta; dall’altra ha approvato
a larga maggioranza il progetto in cui la proposta di autogestione si articola, procedendo
ad una ristrutturazione interna nell’ambito
formale del vecchio statuto e in attesa della
sua abrogazione.
COME SARÀ STRUTTURATA
LA CASA DE FERNEX
Il Consiglio direttivo continuerà ad essere
eletto dall’« Assemblea dei benefattori », come
dispone lo statuto che risale a più di cent’anni fa. Ma mentre per tre membri del Consigliò l’Assemblea eserciterà la sua libera scelta, per gli Sltri tre l’Assemblea si è impegnata a ratificare la nomina di tre rappresentanti designati daU’Assemblea della Casa De
Fernex, scelti tra i suoi residenti. Del Consiglio continueranno a far parte il presidente
(ex officio il pastore titolare della chiesa di
Torino) e il direttore della casa.
La gestione ordinaria della casa sarà affidata all’assemblea settimanale dei suoi residenti, a partecipare alla quale Sarà invitato il
personale, che avrà la responsabilità di decidere sulla regolamentazione interna, l’esercizio della disciplina per far rispettare le decisioni assembleaci, ecc. All’assemblea dovrà
partecipare almeno una volta al mé^e il Consiglio direttivo al completo (compresi cioè i
membri non residenti nella casa), ed in questa
assemblea mensile saranno prese le decisioni
relative ai bilanci, alla conduzione finanziaria
e alle ammissioni dei residenti.
Al Consiglio spetterà la gestione straordinaria e cioè ogni problema che superi l’arco della gestione ordinaria annuale, il reclutamento
del personale, i rapporti con l’autorità tutoria, l’amministrazione delle quote di ammortamento per la manutenzione straordinaria.
II direttore, che più esattamente agirà come
coordinatore, avrà mansioni amministrative
ed esecutive delle decisioni assembleati, curerà i rapporti con il personale e, insieme ai
membri interni del Consiglio, l’osservanza da
parte di tutti delle decisioni assembleati.
Una struttura di questo genere non si propone di servire soltanto alla conduzione tecnica della casa. Il terreno comune .ai residenti
della casa, su cui è possibile iniziare a costruire un esperimento di autogestione, è
certo unicamente quello della convivenza, al
di fuori dei problemi che ciascuno incontra in
campi diversi nello studio o nel lavoro. In
questo senso la portata del progetto non può
non essere limitata e non ci si può illudere
di risolvere con esso i problemi della società,
di eliminare per esempio l'alienazione di chi
lavora.
D’altra parte può avere una sua importanza il tentativo comune di far si che il settore
della vita al di fuori del lavoro non cada a
sua volta nella alienazione e nella bestialità
(pasti, TV, riposo). Una umanizzazione del
settore limitato della convivenza in una stessa casa potrà inoltre rafforzare i partecipanti
nella loro lotta contro la disumanizzazione
nella società moderna. Infine, in che misura
il campo dell impegno e della responsabilità
comune possa allargarsi dal terreno limitato
della convivenza ad altri settori più vasti rispondenti ad interessi comuni al di fuori della casa, è quanto l’esperimento stesso potrà
chiarire soltanto nella sua concreta realizzazione. Questo allàrgamento non può essere
considerato un presupposto iniziale del progetto, ma piuttosto una prospettiva e una meta del progetto stesso.
UNA POSSIBILE FORMA
DI TESTIMONIANZA
Quale scopo si prefigge la comunità di Torino con questo progettò? Abbiauto già accennato aU’intenzipne di fornire i mezzi e le
forze per la costruzione di una autogestione
comunitaria in contrapposizione alla tendenza sempre più accentuata nella nostra società
verso una privazione di responsabilità e potere decisionale. È importante sottolineare il
fatto che il progetto vede in questo una concreta possibilità di testimonianza evangelica.
Se è vero che la testimonianza non consiste
solo nel dire, ma soprattutto nel fare — ed
anzi l’Evangelo contrappone al dire « Signore, Signore » il fare la volontà del Padre —
questo progetto può dare la possibilità di annunciare nei fatti la liberazione di cui Cristo
è portatore : la liberazione che consiste nel
considerare gli uomini come fini e non come strumenti (neppure del nostro servizio)
nel prendere sul serio gli altri cosi come Cri
sto ha preso sul serio i suoi discepoli malgra
do dessero oggettivamente così poco affida
mento; nel sostituire la fraternità di una co
mune responsabilità alla giurisdizione sugli al
tri, cosi comme Dio in Cristo ha sostituito la
fraternità alla giurisdizione. In altri termini,
il mettere a disposizione di altri i mezzi e le
forze per la costruzione di un’autogestione comunitaria potrà essere una testimonianza concreta--per quanto limitata — resa all’Evan
gelo ehe è potenza di Dio per la salvezza non
solo interiore o ultraterrena ma anche concreta e presente.
È però altrettanto vero che la testimonianza
evangelica non può limitarsi a questo. Sarà
nella conduzione dell’esperimento che una possibilità di testimonianza personale sarà aperta
ai credenti che vi parteciperanno. Secondo il
progetto questa testimonianza dovrà tuttavia
essere personale : essa non può essere affidata
a regole etiche o religiose prestabilite e a
posizioni privilegiate. Essa deve incontrare
l’altro su un terreno di parità e senza appoggiarsi ad altro se non al Signore a cui essa si
riferisce. In altre parole, nel quadro di questo esperimento si tratterà per i credenti di
incontrare uomini che hanno diversi presupposti e di testimoniare dei propri presupposti
di fede confrontandosi con essi sui problemi
concreti di una convivenza comunitaria.
LA PARTECIPAZIONE
AL PROGETTO
È ovvio che un progetto di questo genere
presuppone volontà e disponibilità da parte
dei partecipanti. Il progetto potrà essere avviato solo sulla base di un forte nucleo di persone che non soltanto conoscano le finalità
del progetto, ma siano còncretamente disposte ad impegnarsi nel progetto stesso. Alcune
condizioni saranno perciò indispensabili : impegno a dedicare a questo scopo almeno una
serata settimanale; impegno ad accettare le
decisioni dell’Assemblea; impegno per la permanenza di un., anno almeno per evitare un
via vai che renderebbe inattuabile il progetto.
Ogni partecipante dovrà essere dettagliata
Conferenza
del Primo Distretto
(segue da pag. 3)
La Conferenza...,
presa coscienza della grave situazione economica che attraversano le
Valli, specie per quanto concerne la
cccupazione,
invita le comunità a riflettere su
questo problema, effettuando questa
riflessione nell’ottica di una testimonianza evangelica;
chiede alla Commissione Distrettuale d’indire un convegno che, valendosi della documentazione necessaria, esamini questo t:ma e suggerisca gli interventi ritenuti opportuni.
La Conferenza...,
esaminato il documento « Linee
di azione ecumenica »
ne approva il contenuto, considerandolo adeguata espressione della
posizione delle nostre comunità;
invita queste ultime a tenerlo
presente nel proprio impegno ecumenico e a proseguire la riflessione con
particolare riferimento al problema
dei matrimoni misti, degli incontri
ecumenici di base e della opposizione
al regime concordatario.
La Conferenza...,
udita la r lozione della Commissione del Canto sacro e preso atto
delle iniziative di alcune Scuole domenicali,
riconosce come compito della
Commissione la promozione comun'taria del canto anche nelle nostre
Scuole domenicali,
ritiene che i modi di realizzazione
della Festa di canto delle Scuole domenicali vadano discussi e decisi dalle Scuole domenicali in un convegno
dei monitori in accordo con la Commissione stessa ;
invita la Comm. Distr. a promuovere convegni distrettuali o di Valle
dei monitori.
La Conferenza...,
preso atto che molti membri di
chiesa non possono presenziare al S;
(continua a pag. 6)
mente informato sulle finalità della casa in un
colloquio con qualche riiembro del Consiglio.
Le condizioni accennate non dovrebbero essere intese in senso legalistico e l’Assemblea
potrà vagliare casi particolari di persone che
non siano interessate all’autogestione ma che
abbiano bisogno di vitto, e alloggio. Non si
dovrà comunque dimenticare che senza un
forfè nucleo di partecipanti attivi il progetto
non- sarà realizzabile. Le condizioni per la partecipazione dovranno quindi essere usate meno Colpe criterio selettivo C più come elementi di appello per chiamare persone, che in
esse si riconoscano, a • partecipare * a questo
esperimento.
In questo quadro rivolpiama quindi un appello a lutti coioro che, facendo o volendo far capo a Torino per il loro studio o lavoro, sono
interessati a questo progetto e sarebbero disposti ad impegnarvisi attivamente e soprattutto a
quanti vi riconoscono una possibilità di testimonianza evangelica,...affinché contribuiscano a
formare il nucleo siSj cui. si baserà, dopo la
chiusura estiva, l'inizi« di questo esperimento.
Abbiamo parlato di esperimento e di costruzione di un’autogestione comunitaria.
Questo non solo per’ il fatto che siamo ben
consapevoli delle grosàe difficoltà che questo
progetto ha davanti à sé (reclutamento non
solo di partecipanti, 'ma anche di un nuovo
direttore che condivida questo progetto; le
solite e gravi difficolài finanziarie, ecc.); ma
anche per il fatto che sappiamo che <c comunitari » non si nasce ma si diventa attraverso
un difficile e lungo processo contro la tendenza della società che <fci educa all’individualismo. Sappiamo percicS che un esperimento di
questo genere non saià né facile né privo di
errori e di insuccessi.! Ma speriamo nel Signore e nell’aiuto di mólti per realizzare questo
tentativo di rinnovare radicalmente una delle più antiche opere dèlia nostra chiesa.
Per Ì[ Consiglio direttivo
Franco Giampiccoli
« L’enorme inflazione delle ■ parole
che, accompagnate da frastuoni reclamistici di politica e commercio,
quotidianamente si consumano nelle
convulsioni della vita, crea difficoltà e
responsabilità neiroffrife una espressione di qpntenuto sostanzioso, simile
a goccia d’acqua che lenta intuorgidisce e cade ».
Con queste parole nel 1969 il giudice Pietrantonio Loffredo, della nostra
comunità, presentava al pubblico Orizzonte Cristiano. Dal ’69 ad oggi altri
saggi letterari in prosa ed in poesia
videro la luce: Il dolore, '69; Il pane
sulle acque., ’70; L'adozione speciale,
’70;-// divorzio, ’70; Un pugno di polvere, 72; Il murmure, ’72.
Attraverso la lettura di tutte queste
opere si sente la responsabilità sofferente dell’autore nel voler trasmettere davvero « un contenuto sostanzioso » al «prossimo, il quale vive e sta
oltre il sagrato di ogni chiesa ». Qui
sono meditazioni bibliche annotate nel
corso di svariati anni; là problemi di
scottanti attualità politica e sociale
come II divorzio, 'L’adozione speciale,
affrontati con competenza professionale, ma sempre alla luce del messaggio cristiano, altrove sono commenti appassionati a fatti crudeli di
cronaca nera o a commoventi episodi
che dimostrano come sincerità e amore non sono del tutto spenti in questo
mondo ed infine non mancano alcune
pagine ispirate di autentica poesia,
pervase da un profondo e comunicativo afflato umano. Quando si pensa
agli anni, alla salute cagionevole dell’autore, agli impegni derivanti dalla
sua professione non si può non restare ammirati e grati verso questo umile fratello che fa della fede vissuta e
testimoniata al mondo il centro d’irradiazione di tutta là sua vita familiare comunitaria e professionale.
Con intima gioia nel Un pugno di
polvere egli stampa in fotocopia alcune simpatiche lettere giuntegli dalla
Sicilia come attestati di affetto e di
solidarietà. Si tratta di alcuni bambini sconosciuti che attraverso la presentazione del loro maestro vennero
a contatto con i pensieri e i sentimenti del Nostro. Un bambino scrive
con la stentata calligrafia della su '.
sua età: « Caro signor Loffredo, ti
scrivo questa lettera per dirti quanto
mi è piaciuta la tua preghiera. Mi ha
commosso pensare a tutti questi bambini che patiscono la fame, soffrono
per il freddo e non hanno genitori.
Con gioia abbiamo imparato questa
commovente poesia che tutti i giorni
recitiamo. Preghiamo il Signore che
aiuti questi poveri bambini abbandonati ».
Il suo maestro spiega: « Ho letto
quella pagina agli scolari della mia 3”
classe, l’ho spiegata loro, l’hanno capita, si sono commossi. ()gni mattina,
prima di iniziare il nostro lavoro recitiamo il brano insieme alle altre
preghiere ».
Legittimamente l’Autore considera
« altro che premio Nobel » tali testimonianze di corrispondente affetto a
lui che altro non vuole essere che simile a « l’umile ed incolta ortica che
pur canta le lodi al creatore, a la lucciola ch’è pur luce nelle tenebre della notte ». Anche se v’è qualche pagana di cui può qualcuno non condividerne il senso, i libri'del fratello giudice, dilettevoli e belli, spesso in
espressioni poetiche anche quando sono in forma di prosa, rappresentano
una autentica e forte testimonianza
cristiana nel nostro tempo. Siano molti nella nostra città e fuori — è il nostro augurio — a gustarne pensieri e
sentimenti facendoli propri alla luco
della verità e dell’amore di Cristo.
P- g
I !
i ..:
51
A
I lettori ci scrivono
Caccia all’errore
Il direttore della Claudiana ci scrive:
Caro direttore,
mi riferisco allá" ietterà del decano della
Facoltà Valdese Teologia, prof. J. A.
3oggin, dal titofò « Rettifiche », relativa
ad « alcuni erroifi » contenuti nel nuovo
Annuario ^vaié^^co I9TÈ-19T3^ recentemente pubblicato daHa Claudiana, e soprattutto alla frase finale {in cauda venenum!): «Mi auguro che il libretto... sia
più preciso in altre sue vóci».
Il prof. Subilla — dice il prof. Soggin — non è in « congedo annuale », ma
ha avuto dal Consiglio un congedo per
Fanno accademico 1971-72. Leggo nel
Dizionario Garzanti della Lingua italiana
che « annuale » significa, tra Faltro, « che
ha la durata di un anno (esempio : « contratto annuale » ecc.) ». h'^Annuario è stato pubblicato nél corso dell’anno ’71-72 e
non vedo proprio, quindi, in che cosa sia
consistito il nostro « errore ». Tutte le altre notizie che il prof. Soggin indica come « errori » ci sono state fornite direttamente dalla Segreteria della Facoltà stessa, tranne una sola, quella riguardante i
pastori Rostagno e Ricca, che abbiamo incluso nelFErraia corrige delVAnriuario,
Chi fatica non jjoco per dotare le Chiese Evangeliche di un pratico strumento di
lavoro quale vuole essere .VAnnuario, non
può non notare uno strano fenomeno ; la
trascuratezza e il disinteresse quasi generali da parte di chi dovrebbe fornire i dati, si trasforma poi in esigente precisione
— quasi una gustosa « caccia all’errore »! — dopo la pubblicazione dell’Annuario. Che anche le nostre chiese siano
contagiate dalla passione nazionale per il
gioto-quiz?
Cordialmente
Carlo Papini
I lettori giudicano
Un lettore, da Torre Pellice:
Signor direttore,
avevo chiesto, ritenendolo mio buon diritto, che il redattore dell’articolo Concimi e propaganda politica apparso sull’“Eco
delle Valli" alla vigilia delle elezioni precisasse i nomi dei Pastori, dei banchieri
e degli industriali che avrebbero appoggiato la mia candidatura al Senato della
Repubblica. Chiedevo inoltre che venisse
precisata la natura dell’appoggio stesso.
Invece oltre a banali considerazioni (il
povero contadino che non sa spiegarsi)
e a valutazioni politiche demagogiche l’articolista insiste nel non rispondere alle
mie domande confermando così la propria
malafede e quella dei suoi padroni.
Nessuna polemica da chiudere, ma precisazioni da dare, questo è quanto doveva
fare il signor Gardiol. Lascio quindi ai
lettori di giudicare la serietà di chi scrìve
e di chi pubblica certe notizie.
Ringrazfendola per la pubblicazione dì
questo mìo ultimo intervento la prego di
voler gradire i miei più distinti saluti.
Loftis Bein
Dati, idee e animosità
Caro direttore.
Permettimi di rispondere — il più brevemente possibile — ai due lettori che
nel numero del 30 giugno attaccano piuttosto pesantemente la mia collaborazione
a questo giornale. Si tratta dei due scrit
ti da te titolati rispettivamente « Scelte »
e « Controinformazioni ».
1) Aldo Long, alludendo senza dubbio alcuno alla mia rubrica (uomini, fatti,
situazioni) dice che « chi istiga il popolori» ecc. non ha il dovere e neppure il diritto come altri (che sarei io) ha fatto su
queste colonne » di manifestare sdegno,
costernazione^ ed orrore per i crimini dei
terroristi, perché è un atto del tutto ipocrita. Respingo con profondo rammarico
e anche con dolore queste insinuazioni di
un lettore il quale, con un modo davvero
urtante (e tu stesso mi potrai dare atto
della nostra continua ricerca e della sofferta partecipazione a quanto succedo attorno a noi) pretende di sapere chi ha il
dovere o il diritto di fare o non fare certe
cose. Per conto mio, so soltanto (per limitarmi a una situazione attinente all’argomento) che i carabinieri torturatori di
Bergamo o quelli calunniatori e simulatori di Roma, o i poliziotti massacratori di
Pisa sono da denunciare ai lettori con almeno uguale energia dei fatti terroristici,
ili quanto sono una vera e propria aberrazione del potere costituito, e tanto più
denunciabile in quanto proveniente dalle « forze dell’ordine ».
2) Guido Baret,' per confutare che
ritaiia detenga il primato europeo negli
infortuni mortali sul lavoro, cita una statistica parziale, solo relativa al settore siderurgico, mentre poi egli stesso ammette
(( l’elevata frequenza degli incìdenti nelFedilizia ». Proprio prendendo l’anno da
lui citato, e cioè il 1969, ITNAIL dà
l’indice 0,18 (e non 0,14), con un auménto del 38,4 per cento in confronto nll’anno precedente, aumento per nulla proporzionale (e qui stanno le maggiori responsabilità del padronato pubblico e privato) a quello dell’occupazione, come è
chiaro. Per dimostrare poi che l’Italia non
è all’ultimo posto europeo in fatto di paghe, G. Baret cita una statistica secondo cui l’incremento dei salari da noi è
maggiore che nelle altre nazioni. Ma egli
in questo modo dimostra proprio il contrario e cioè che l’Italia (come è stato affermato a chiare lettere perfino in televisione, e non una volta sola) sta cercando, anzi deve cercare di raggiungere il
livello europeo delle paghe operaie. Se un
operaio danese venisse in Italia a spendere il suo salario mensile (media lire
281.820) potrebbe acquistare il doppio di
beni e servizi del collega italiano lire
126.270). Seguono nelFordine il tedesco
occidentale (213.195), l’inglese (193.980),
il belga (183.000), il francese (149.210)
e l'austriaco (139.080).
Ma l’aspetto della questione che anche
in questo caso mi ha maggiormente colpito è il tono e l’animosità del lettore,
éhe non esita a parlare di « cirlatanerie
’’degne” della stampa più faziosa e scalcinata » e di far « piazza pulita », in redazione, in considerazione del fatto che il
giornale « si fregia pur sempre dello stemma valdese Ma egli è certo di avere un
linguaggio veramente <c appropriato »?
Roberto Peyrot
Padre infedele
e figlio bastardo
Un lettore, da Frauenfeld:
Caro direttore.
gli attacchi al giornale, a lei personalmente e ai suoi collaboratori si fanno sentire con rinnovato fervore.
Ieri eravamo tutti accusati di essere
« filoamericani », oggi, i nostri cari fratelli che hanno accettato questa definizione accusano il nostro giornale di « comunismo », non tenendo conto di quando esso mette sotto accusa il comunismo.
Mi permetta di fare qualche elementare riflessione. Quei lettori vogliono far
risaltare la giustizia e la bontà del mondo cristiano per mezzo delle buòne opere e non si avvedono che sono tutte « lordate », anche le più buone.
Da Costantino a questa parte, in tutti
questi secoli di storia cristiana, col cristianesimo al potere politico, mi domando : quanto sangue la terra ha bevuto per
mezzo della spada cristiana? Gesù aveva
detto: «Se il mondo vi odia, sapete che
prima di voi ha odiato me ». Mette così
in evidenza la realtà della vita cristiana e
più tardi a Pietro nel Getsemane disse
con autorità divina : « Riponi la spada
nel fodero » e guarì il ferito da quella
spada. Pietro ha ubbidito. Il sacrificio di
Cristo è stato completo. Satana vinto e
pochi secoli di annunzio apostolico, in cui
non sono mancate crudeli persecuzioni,
hanno portato alla salvezza cuori induriti di popoli pagani.
Il cristianesimo che è seguito avrebbe potuto conquistare il mondo intéro al
Cristo se fosse rimasto fedele perché non
gli sono mancati né mezzi né intelligenza. Ma ha voluto conquistare i popoli non
più con la fedeltà alla Parola di Dio.
bensì con la spada sguainata, ribellandosi aU’ordine del Divino Maestro ed ha
portato il lutto, il dolore, sofferenze atroci e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo,
del fratello sul fratello. Ne è venuta così
la miscredenza, la sfiducia nel cristianesimo e nello stesso tempo la paura.
In questo secolo « avanzato », da questo
cristianesimo politicante-terrorista nasce
come figlio bastardo il « Comunismo »
che si oppone con tutta la sua durezza ai
suoi adulteri genitori e comincia una
nuova lotta. Sono sempre due fratelli in
lizza, due deismi, due mammonismi :
Fateìsmo proletario orientale che lotta ferocemente per sopravvivere e il materialismo cristiano, che vuole distruggere questo fratello, in difesa della civiltà. Chi
vincerà è il vero credente. Intanto a Pechino e a Mosca si stringono la mano e
in Estremo Oriente continua a sfolgorare
la « spada dei cristiani ».
Il profeta Amos direbbe oggi : « Per
tre misfatti dei cristiani anzi per quattro,
io non revocherò la mia sentenza. Perché
hanno lasciata la vìa che conduce a Dio
e idolatrato ogni opera delle loro mani;
hanno sguainato la spada e ucciso il prossimo che dovevano amare; hanno oppresso l'orfano, la vedova e il forestiero che
dovevano aiutare; hanno portato la guerra in tutti gli angoli della terra dove dovevano portare l’annuncio delFEvangelo.
Perciò la spada sarà contro dì loro e li
divorerà lutti insieme ».
A lei, caro direttore e a voi, cari suoi
collaboratori : continuale pure così perché
son certo che la maggioranza tra noi evangelici apprezza il vostro operato e legge
con piacere quanto voi dite perché più vicino alla verità e alle indicazioni delFEvangelo.
Con un forte saluto e Faugurio di buon
proseguimento, aff.mo
Domenico Di Toro
3
Í4 luglio 1972 — N. 27-28
pag. 3
LAVORI E RISULTATI DELLE RECENTI CONFERENZE DISTRETTUAIT
I Distretto,a Bobbio Pellice
fse^ue da pag. 1)
ha neppure avuto un premio di consolazione dato in campo sportivo agli
ultimi, come alla maglia nera del Giro d’Italia!
E pensare che il nostro ospedale benemerito per oltre cento anni quando
in queste zone lo Stato non aveva sognato di far qualcosa del genere, è stato qualche anno fa interamente ampliato a spese della nostra gente e di
amici credenti; inoltre esso è il primo
ospedale geriatrico del Piemonte .■ e
cioè specializzato per la terapia degli
anziani.
*' La. Conferenza per mezzo del membro della CIOV incaricato degli ospedali ha formulato un ordine del giorno
di richiamo alla Giunta Regionale del
Piemonte che cosi suona;
La Conferenza...,
che rappresenta le comunità vall%
giane del Pellice e del Chisone, venuta a concscenza che la Regione Piemonte ha negato all’ospedale valdese
di Pomaretto, unico Ospedale zonale
per Convalescenti e Lungodegenti del
Piemonte, il contributo previsto dalla
legge per l’adeguamento delle strutture scientifiche;
esprime la sua viva protesta per
tale diniego;
ricorda alla Giunta Regionale che
detto Ospedale è stato ricostruito con
propri mezzi, senza contributo dello
Stato. A nome della popolazione che
essa rappresenta
chiede che la Regione Piemonte
valuti, nella prospettiva della ripartizione di ulteriori fondi, l’indiscusso
apporto dell’Ospedale di Pomaretto
al preblema dei Lungodegenti del Pinerolese.
TESTIMONIANZA
EVANGELICA
La Comm. d'Esame tra gli elementi
d’una critica costruttrice ha ricordato
che la scelta dell’inserimento degli
ospedali nella legislazione ospedaliera
è stata fatta con discernimento e senso realistico; d’altra parte, liberatici
dal paternalismo « la nostra diaconia
— precisa la controrelazione — non
dev’essere un semplice adeguamento
alle strutture sociopolitiche ma anche
e soprattutto un elemento di critica,
di fermento, al limite di rottura con
esse. Fino ad ora si è svolto un’azione
di avanguardia a livello tecnologico e
ci si è preoccupati meno di vedere
quali sono i rapporti interpersonali
tra coloro che lavorano nelle nostre
opere. L’Evangelo è rivolto agli uomini
e non alle strutture e pertanto i credenti hanno il compito di manifestarlo non soltanto creando delle nuove
strutture funzionali ma dando un valore alle persone che vi lavorano ».
Ecco un esempio: il medico africano
che ha lavorato all’ospedale di Pomaretto, per mille comprensibili ragioni,
non poteva essere visto sotto il profilo del rendimento ma sotto il profilo
della testimonianza che l’ospedale, la
comunità di Pomaretto doveva dargli
come ci prescrive TEvangelo. Sappiamo che molti lo hanno fatto con questo spirito e ce ne rallegriamo, altri
meno.
Inoltre: quando la Commissione di
Esame parla di rottura anche di fronte alla legge significa questo: esemplifichiamo: la legge non concede ad un
obbiettore di coscienza che è stato in
galera di lavorare avendo perso i diritti civili; di fronte a questi e ad altri
casi, cosa facciamo? Il problema è
aperto, dichiara la controrelazione e
deve essere affrontato proprio nello
spirito dell’Evangelo.
In questa linea la Conferenp ha votato il seguente ordine del giorno:
La Conferenza...,
riconoscendo che la nostra testimonianza evangelica in campo assistenziale è attualmente in gioco nel
contesto di una società in evoluzione,
propone che sia dibattuto in Sinodo e portato a liveUo delle singole
chiese tutto il problema della diaco.
nia;
propone inoltre la creazione di
una Commissione che, coordinando
le riflessioni del Centro Diaconale e
le esperienze della CIOV prepari una
documentazione con lo scopo di stimolare e favorire la riflessione delle
comunità ed una loro presa di coscienza dei molteplici problemi che si
pongono a vario livello in campo diaconale.
ALTRI
ORDINI DEL GIORNO
In riferimento all’Ospedale psichiatrico di Torre Pellice:
La Conferenza...,
preso atto dell’importanza del
Servizio di psicogeriatria svolto attualmen^te nel Padiglione dell’Ospedale di Torre Pellice;
considerata d’altra parte l’assoluta necessità di dedicare il Padiglione ad attività sanitaria ospedaliera;
invita la Tavola Valdese e la
CIOV a presentare al Sinodo 1972 uno
studio concordato per la soluzione di
detto problema.
In riferimento a còmpetenze della
Commissione d'Esame è stato approvato l’ordine del giorno seguente:
La Conferenza...,
chiede al Sinodo di dare facoltà
alla C immissione d’esame sull’op rato della CIOV di cooptare due persone competenti nel campo econòmico
amministrativo con gli scopi seguenti:
a) esaminare i bilanci della
CIOV;
b) farsi portavoce dei criteri e
delle scelte che stanno alla base degli stessi, riferendo alla Conferenza
del I Distretto;
chiede che detta Commissione entri in funzione almeno due mesi prima della Conferenza Distrettuale.
REPERIMENTO
E FORMAZIONE DEL PERSONALE
NELLA LINEA DELL’EVANGELO,
La Conferenza ha pure affrontato in
chiusura il problema della preparazione dei futuri collaboratori degli Ospedali e Istituti per Anziani e per i Minori. Per lungo tempo le comunità si
sono adagiate sul sacrificio di suore,
persone laiche che hanno lavorato in
silenzio, senza stipendio o comunque
scarso; si limitavano a lamentarsi, a
protestare fidando nel miracolo di Dio
che qualche, èssere soprannaturale calasse dali’alto per curare gli anziani dei quali si erano tranquillamente liberati. Il miracolo non è venuto ed
ora ci si trova di fronte ad un numero
di opere considerevole e con un personale scarso, talvolta spiritualmente
impreparato.
Infatti il comportamento d’un mfermiere, il gesto nel modo di servire, la
parola detta al malato, all’anziano o
all’adolescente ha un valore enorme se
sgorga da un cuore che ha fatto l’esperienza di Gesù Cristo. Se questo manca potrà esserci un po’ di bontà, a seconda delle persone ma manca il riferimento preciso al dono di Gesù pr<>
prio per i sofferenti per i dimenticati.
Perciò quando si parla di preparazione
del personale in vista della qualificazione, non va soltanto intesa nel senso tecnico della parola ma nel suo
senso pieno, ivi compreso la preparazione biblica e teologica.
La Conferenza ha peraltro varato
questi due ordini del giorno:
La Conferenza...,
riconosciuta la difficoltà di reperire personale qualificato da impiegare nei ncstri Istituti;
ravvisata la necessità di stimolare
giovani evangelici a scoprire il servizio verso i sofferenti e ì deboli, scartata in linea di massima l’ipotesi di
un servizio gratuito volontario,
domanda alla GIOV di farsi parte in causa per istituire borse di studio per quei giovani che intendono
abbracciare tale professione e di promuovere presso i nostri Istituti la
creazione di corsi pratici in collaborazione con ospedali viciniori.
La Conferenza...,
rilevando che è preciso compito
delle Comunità di riconoscere e favorire i Ministeri,
invita le chiese a dare massmo
appoggio al programma per il reperimento e la preparazione di personale qualificato da impiegare negli
Istituti ospedalieri come in quelli per
l’assistenza alle persone anziane, e
in quelli per minori.
La Conferenza....
approva l’operato della CIOV;
consapevole della vasta mole di
lavoro da essa svolto;
riconosciuta l’abnegazione dei fratelli che servono nei nostri Istituti
in condizioni difficili;
esprime la propria ricsnoscénza a
tutti coloro che durante l’anno hanno portato avanti questo servizio
(CIOV e personale tutto) e si augura
che le Comunità scoprano nei nostri
istituti un proprio strumento di testimonianza e servizio.
i
PRO VALLI, CANTO SACRO ,
E TROMBETTIERI f
i
Il relatore dr. Guido Ribetj per la
Pro Valli ha illustrato l’azione svolta
in questi anni nella ricerca di sensibilizzare i credenti ad un maggiore attaccamento a certi valori del passato
anche nella difesa di luoghi, terreni
che ricordano la testimonianza preziosa dei nostri antenati. Sembra che
l'amore del denaro sia così tenace da
annullare l'attaccamento^ a questi valori. In sede di discussione si, ritiene
che la linea della « Pro Valli » con formule diverse che coinvòlgano maggiormente le comunità,^ sia continuata.
Per il Canto Sacro il relatore Edoardo Aime. ricorda gli esperimenti recenti di incontri meno massicci, specialmente per le Scuole domenicali tendenti ad una reciproca maggiore conoscenza tra bambini di alcune Scuole e
con uno scopo preciso: ; dare una testimonianza agli altri del canto imparato nel corso dèli-inverno. In sede
di discussione si ritiene che, fernaa
restando l’idea tradizionale degli incontri annuali, si debba recare nelle
Valli e fuori il messàggio dei cori anziché limitarsi ad una festa « solenne »
dove i bambini cantano e gli adulti sono a spasso. Perciò ben vengano gli
esperimenti nella linea nuova riferita
non solo ai bambini ma anche alle Corali dei « grandi » ancora troppo paghe
di cantare nelle date liturgiche in chiesa e scarsamente stimolate a fare nuove esperienze come in alcuni casi è avvenuto. Sarebbe auspicabile infine che
almeno una volta al mese i coralisti
fossero al culto per incoraggiare la
comunità all’esercizio di canti nuovi.
La relazione sui trombettieri stilata
dal Pastore Geymet offre una panoramica delle varie attività: visite alle
chiese, gruppi impegnati, visite delle
« Trombe » dei fratelli germanici. Il
tempo manca per parlarne in sede di
Conferenza. Gustavo Bouchard
Ed ecco gli altri o. d. g. votati dalla
prolifica Conferenza del I Distretto:
La Conferenza Distrettuale, riunita
in Bobbio Pellice nei giorni 28 e 29
gìugho 1972,
presa conoscenza della lettera che
i Concistori delle Chiese valdesi di
Angrogna, Luserna S. Giovanni, Rorà e Torre Pellice hanno inviato in
data 15-2-72 ai Consigli di Valle delle
Valli Pellice, Chisone e Germanasca
e al Consiglio Comunale di Pinerolo,
che sollecitava la convocazione del
Convegno economico del Pinerolese,
rilevando che a tutt’oggi a questa
sollecitazione non è stato dato riscontro concrete da pa^^tc ^gli Enti interessati e che la discussione non è stata portata a livello della cittadinanza, mentre la crisi economica tende
a peggiorare,
rivolge pressante appello ai responsabili regionali, provinciali, dei
Consigli di Valle, dèi Comuni, delle
organizzazioni sindacali ed imprenditoriali, affinché il,progettato convegno economico del Pinerolese venga
finalmente convocato e le popolazioni interessate siano messe in grado
di esprimere adeguatamente 1« loro
esigenze;
dà mandato alla Comnùssione Distrettuale di presentare agli Enti responsabili l’istanza della Conferenza.
La Conferenza...,
rallegrandosi per la decisione della redazione delTEco-Lpce di pubblicare una pagina di « Cronaca dalle
Valli »,
auspica che Iniziativa venga proseguita dando maggior sviluppo alla
informazione locale.
La Conferenza.^,
incarica la Commissione Distrettuale di suddividere fra le chiese delle Valli il deficit relativo ai versamenti richiesti dalla Tavola per l’anno
1971-72 dal I Distretto.
IV Distretto, a Roma (IV Novembre)
(continua a pag. 2)
III Distretto, a
Il grande tema, punto fondamentale
della Relazione della Commissione Di
strettuale, concernent^, la Diaspora
non è stato discusso, l^èr questo argo
mento di così palpitante interesse nel
nostro distretto s’è dqto incarico alla
C. D., di intesa con la Tavola, di con'
vocare una ponferenza straordinaria
nel mese dì novembie. Le, refoztoùi
delle chiese sonò state esanunate soltanto per là melàs,
Queste due constatazioni danno la
misura di come i lavori non abbiano
potuto seguire il corso voluto.' Détto
questo rimane da chiedersi cos’abbia
fatto e detto la Conferenza in due
giórni di lavoro. La carne al fuoco era
molta e richiedeva, probàbilmente,
mìa terza giornata che permettesse di
meglio distribuire il materiale a disposizione; là Conferenza ha cercato
di fare delle scelte prioritarie che, in
fondo, hanno, soddisfatto soltanto in
parte. Calcolando che il costo , medio
della Conferenza è stato di circa 300
lire al minuto c’è da domandarsi se
non era il caso di fare qualcosa in
più.
Due gli o.d.g. di una qualche rilevahza: uno, invita la Tavola a verificare
se esista negli altri distretti e nelle
altre comunità l’esigenza di organizzare dei corsi biblici per corrispondenza, e per l’esterno e per gli evangelici disseminati; in caso positivo^ di
studiare l’opportunità di unificare l’organizzazione di tali corsi chiedendo alla Federazione di assumerne la responsabilità. L’altro o.d.g., un po’ più
striminzito, è nato dopo quasi tre ore
di discussione e riguarda la legge sul
culti ammessi:
La Conferenza del IV Distretto si
dichiara favorevole ad una radicale
revisione della legislazione del 1929-30
e a tal fine ritiene che vadano attuate le intese previste dall’Art. 8 della
Costituzione.
Pubblichiamo il testo degli ordini
del giorno votati dalla Conferenza del
III Distretto, giuntici troppo tardi per
essere inseriti nel resoconto pubblicato nel numero scorso. red.
La Conferenza del III Distretto,
riunita a Felonica il 17-18 giugno 1972,
dopo un ampio scambio di idee sulle
« ipotesi di testimonianza » presentate dal Rapporto della Commissione Distrettuale, riallacciandosi ai precedenti o.d.g. sinodali,
è giunta alle seguenti conclusioni:
a) il rapporto ecumenico ai vertici risulta oggi sempre più problematico ;
b) dobbiamo essere disponibili alle istanze dei gruppi del dissenso;
c) urge da parte evangelica una
seria preparazione biblica e un impegno rinnovato delle nostre Comunità,
affinché esse possano recepire, insieme con gli uomini del nostro tempo,
tutta la ricchezza dell’Evangelo.
La Conferenza.«, dopo aver discusso la relazione della Commissione di
studio sulla abrogazione delle leggi
sui culti ammessi,
ne approva l’impostazione di fondo
e in particolare i paragrafi relativi
a) alle intese.
Le due comunità di Rio Marina e
Siena sono decadute, secondo i nostri
regolamenti, dallo stato di chiese costituite. Il rammarico e la sofferenza
per questa situazione è stato detto da
quasi tutti i presenti, rimane da chiedersi se il numero possa essere criterio sulRce'nte per definire la chiesa, o
sé invece non dobbiamo piuttosto riconóscere la chièsÈ^ là dove la comunità è responsabile (jéllà predicazione,
della cura d’ahimé è, dell’amministrazione dei Sacraihenti. Ma se anche a
a norma di regolamento si può avere
l’impressione di un declassamento, in
realtà hon è così perché le due comqriità sonq uscite da una struttura
di tipo parrocchiale per essere diaspora. e oggi noi tutti dobbiamo chiederci .cosa significhi essere diaspora e
studiare come dobbiamo organizzarci
per vivere la situazione di diaspora in
cui prima o dopo verremo a trovarci. In questo senso, anche se l’etichetta è cambiata — ora Siena e Rio Marina sono centri di evangelizzazione —
queste comunità di fratelli rimangono
chiese.
Nel corso del culto presieduto dal
pastore T. Fanlo, nella chiesa di via
IV Novembre, si è proceduto alla consacrazione dell’Anziano Evangelista
Arrigo Bonnes che, nel pomeriggio di
sabato, in apertura dei lavori della
Conferenza Distrettuale ha sostenuto
l’esamè di fede davanti ad una delegazione del corpo pastorale composta
dai pastori valdesi residenti nel distretto.
La Conferenza ha confermato in
blocco la Commissione Distrettuale:
Guido Colucci, Eco Giorgi, Giulio Vicentini. Sono stati eletti deputati al
Sinodo: Giacomo Lombardo (Rimini),
Antonio Paolucci (Forano), Mario Bianconi (Roma IV Novembre), Aja Soggin (Roma P.za Cavour).
b. a. jr.
V Distretto, a Cerignola
b) al matrimonio,
c) al rinvio del servizio militare,
d) all’esonero dal servizio militare,
e) alla cappeUania militare,
f ) agli enti morali e regimi fiscali ;
auspica che la Commissione prosegua il suo studio, estendendolo anche
al problema dell’istruzione religiosa
nelle scuole.
La Conferenza..., preso atto della
proposta di revisione degli articoli 7,
8 e 19 della Costituzione, avanzata nel
corso della passata legislatura in. data 23-2-1972 n. 4033,
chiede che la Chiesa Valdese partecipi attivamente all’ulteriore svililppo
di questa iniziativa,
ed auspica che in base ad essa venga presto superato il regime attualmente vigente in Italia in materia di
rapporti fra Chiese e Stato.
La Conferenza..., rallegrandosi del
progressivo adeguamento dei livelli di
contribuzione alla cassa centrale,
chiede alle chiese del distretto di
adoperarsi fermamente affinché tutti
i loro membri si impegnino a partecipare regolarmente alle contribuadoni
necessarie per la vita e l’opera delia
chiesa.
La Conferenza Distrettuale ordinaria
ha avuto luogo, per il V Distretto, a
Cerignola nei giorni 17-18 giugno.
Riferire in sintesi il lavoro svolto risulta compito più arduo del previsto,
fino a qual punto le impressioni, necessariamente personali, registrate in
sede di lavori, valgano a sottolineare
gli aspetti realmente più significativi
della Conferenza.
È certo comunque che l’esame della
vita delle chiese e dei gruppi, seguendo la linea tracciata dalla relazione
della Commissione Distrettuale, ha
costituito il tema centrale della conferenza; quantomeno Targqmento sul
quale si è sviluppato il dibattito più
ampio.
La realtà delle chiese del V Distretto, forse non dissimile da quella di
chiese costituenti altri distretti, è Tessere costituita da comunità disseminate, ugualmente diaspora nelle città
come nelle campagne; nelle quali l’assenteismo, dei giovani soprattutto, la
discontinuità nel frequentare i culti e
le altre attività (studi biblici, scuola
domenicale, catechismo) sono dati che
riflettono una situazione divenuta quasi ovunque cronica, stagnante. ^ ^
Raramente interessate da attività diverse quali conferenze o corsi di aggiornamento, che altrove, ^ situazioni
diverse o maggiori disponibilità di uomini, di mezzi e di tempo, rendono
possibili, guardano al pastore come all’unico punto di riferimento concreto,
affidandogli tra l’altro i compiti piu
diversi. . ,
I pastori infatti, già impegnati al
massimo in un lavoro che si configura
talvolta frustrante routine, sono chiamati a dirimere questioni di ordine
amministrativo, giuridico, quando non
questioni che hanno tutti gli aspetti di
vere e proprie faide contadine.
II dibattito che ne è seguito, stimolante per diversi aspetti, ha proposto
nuovi orientamenti, soluzioni diverse,
indicazioni che sono apparse estrerriamente valide. In ogni caso non palliativi, ma decisioni che impongono cambiamenti radicali.
La Conferenza, chiamata a pronunciarsi su altre questioni, quali la delimitazione delle diaspore, in vista della
nuova regolamentazione 'sinodale, ha
esaminato, approvandolo in linea di
massima, un progetto elaborato dalla
Commissione Distrettuale per la nomina diretta dei deputati al Sinodo.
Per quanto riguarda i rapporti StatoChiesa, la Conferenza non ha ritenuto
di potersi pronunciare in merito, motivando la propria decisione con il seguente o.d.g.:
La Conferenza...,
preso atto del ritardo con il quale la documentazione sul problema
dei rapporti con lo Stato è pervenuta
alle Chiese, e della conseguente impossibilità di queste ffi prenderle in
esame,
ritiene di non potersi pronunciare a questo proposito.
I lavori della Conferenza, arricchiti
dal contributo ad essi portato dalla
presenza di ben due membri della Tavola Valdese, si sono svolti in una atmosfera abbastanza serena, di recipro^
ca comprensione. Poche volte _ infatti
il dibattito ha avuto toni accesi o fortemente polemici.
Il dibattito sull’impegno politico, ad
esempio, che in precedenti conferenze
aveva mostrato esasperate contrapposizioni, è stato, se non in maniera ampia, ugualmente affrontato. Con più
coscienza, forse con maggiore maturità, senz’altro con maggiore disponibilità dei presenti a discuterne con spirito fraterno.
Quanto alle Opere Sociali, numerose
precedenti Conferenze si erano a lungo
soffermate, rivelando forti contrasti
sul modo di concepire le stesse, sulla
loro effettiva validità quali strumenti
alternativi di testimonianza, infine sulla possibilità di realizzare un concreto
collegamento tra le varie opere esistenti nel Distretto.
Anfche su questo argomento la discussione si è svolta questa volta con
toni molto più pacati; si è ritenuto
comunque di dover sottolineare come
queste opere debbano necessariamente
interessare la base alle esigenze, ai
problemi ed alle forme di un servizio
da rendere alle popolazioni in mezzo
alle quali si vive.
Ovviamente durante le due giornate
di lavori sono stati affrontati e discussi altri problemi, diversi da quelli già
citati in queste note.
Un breve cenno per quel che riguarda le finanze. Non solo perché ancora
una volta il V Distretto ha risposto,
con fede e fedeltà, alle richieste sinodali, ma anche per sottolineare il fatto che i delegati alla Conferenza hanno espresso il quasi unanime convincimento che le Comunità sapranno rispondere con analogo spirito di sacrificio all’ulteriore richiesta di aumento
pervenuta.
T delegati alla Conferenza hanno
preso parte, assieme alla comunità locale, al culto presieduto domenica 18
giugno dal past. Davide Cielo, la cui
predicazione sul cap. 10 degli Atti, è
risultata estremamente chiara e convincente.
Rieleggendo in blocco i membri della Commissione Distrettuale uscente
(past. Salvatore Ricciardi, presidente;
Sig. Armando Russo, vice-presidente;
past. Ennio Del Priore, segretario), la
Conferenza ha inteso esprimere ai suoi
componenti ad un tempo la riconta
scenza per l’ottimo lavoro fin qui svolto, e la fiducia che assolveranno al
mandato loro rinnovato con identico
zelo ed accresciuto vigore.
La Conferenza ha inoltre eletto i propri rappresentanti laici al Sinodo nelle
persone di: Emilio Nitti (Napoli-Vomero), Ermanno Rossi (S. Giovanni
Lipioni), Vincenzo Nigro (Brindisi).
Mi sia consentito chiudere queste
brevi note di cronaca, esprimendo un
sincero, caldo, affettuoso rigraziamento all’evangelista Attilio Del Priore, il
quale con tutta probabilità lascerà il
servizio entro il corrente anno.
Chi scrive deve molto, spiritualmente, a questo umile, autentico servitore
delTE vangelo.
M. Campanelli
Sulle Conferenze del II e del VI Distretto, tenutesi in precedenza rispettivamente a Vallecrosia e ad Adelfia
(Vittoria), abbiamo già riferito sulle
nostre colonne. red.
4
pag. ,4,
N. 27-28 — M lugjio 1972
^OTE DIj STORtp^RjKEIA,>^LD(SE - 4-1 Vi . 1 j / '
Tra cronisti, monaci, *
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e inquisitori - polemisti
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A questo punto del nostro esame,
qualcuno potrebbe domandarsi: d’accòrdo, l’inquisitóre era bene informato, ma era altrettanto sereno e obbiettivo nei suoi giudizi? In altre parole,
quale credibilità dare a lui e, in generale, a tutti questi narratori estranei
alla « causa » valdese e, se polemisti
e inquisitori, normalmente ostili, se
non denigratori?
È ovvio che l'inquisitore non poteva
non fare il suo mestiere, che è quello
d'inquisire, cioè di ricercare e perseguire chiunque manifestasse in privato o in pubblico una fede diversa da
quella della Chiesa ufficiale. Funzione
importante avevano, purtroppo, i delatori. Chiunque venisse denunziato
come eretico, anche falsamente per
vendetta personale o per litigio d’interessi, veniva ipso facto ricercato e
perseguito, ed il processo intentatogli
dal tribunale dell’inquisitore finiva
sempre o quasi con una condanna pesante, anche a morte, vuoi che negasse di essere realmente eretico — ed
allora il giudizio veniva aggravato per
pertinacia —, vuoi che affiorasse una
eresia magari mai professata, ed allora il rogo che spesso ne seguiva doveva purificargli insieme il corpo e
l’anima!
Per quanto riguarda i Valdesi, l’inquisitore non poteva dubitare che fossero eretici, ed egli doveva combattere la loro eresia sotto il duplice profilo religioso e civile: religioso, perché
opposta alle dottrine della Chiesa ritenuta una, santa, cattolica, apostolica e romana; civile, perché disgregatrice delle leggi del consorzio umano
al pari, se non peggio, del delitto di
lesa maestà (cf. lettera in data 25 marzo 1199 del papa Innocenzo III al clero e popolo di Viterbo: « Se ai rei di
lesa maestà puniti con la pena di morte sono legittimamente confiscati i
beni — salva ai figli solo per misericordia la vita —, quanto più chi devia
dalla fede in Dio offendendo il suo figlio Gesù Cristo dev’essere « tagliato »
con sanzione ecclesiastica dal nostro
capo che è Cristo e spogliato dei beni
temporali, perché è di gran lunga più
grave ledere la maestà eterna che quella temporale »).
Ma, per combattere bene l’eresia,
l’inquisitore doveva essere debitamente edotto. Se lo scopo dell’inquisizione — scriveva Bernardo Gui nel suo
già citato Manuale ad uso degli inquisitori (1“ metà del sec. XIV) — è quello di « distruggere l’eresia », ciò è possibile solo procedendo da una nozione
precisa dei fenomeni ereticali; poiché,
« come un rimedio unico non conviene a tutte le malattie e la ricetta del
rnedico differisce secondo i casi particolari, così non si può seguire per
tutti gli eretici delle varie sette lo
stesso modo d’interrogazione, d’inchiesta e d’esame, ma si deve osservare
un metodo particolare e proprio per
ciascuno ». A non essere bene informati si correva poi un altro pericolo, di
menare il can per l’aia, come era successo già al tempo dell’inquisizione legatina, quando i vescovi, d’accordo coi
legati pontifici, permisero dei dibattiti
pubblici con gli eretici, catari o vaidesi, e spesso avevano vinto questi ultimi perché più preparati dei loro oppositori. Perciò la Chiesa ufficiale fece ben presto marcia indietro e, abbandonando l’idea che l’eresia potesse venir combattuta piuttosto con la
persuasione che con la forza. Sentì il
bisogno di trovare una difesa più efficace contro l’errore, anche per non
correre il rischio che i dibattiti, promossi originariamente per convincere
gli eretici, si dimostrassero in ultima
analisi controproducenti e perciò nocivi alla fede dei più. Lo stesso Gui
si soffermò anche lui su questo pericolo per l’integrità della fede, che egli
vede essenzialmente nel fatto di accettare la discussione con eretici
« astuti » senza saper controbattere le
loro argomentazioni.
Su questo tema delle « astuzie » degli eretici si sono soffermati tutti i
polemisti di quei tempi, prova il già
ricordato stratagemma del travestirsi, sul quale si soffermerà anche un
francescano tedesco della seconda metà del secolo XIII, Davide d’Augsburg,
al quale è stato attribuito parzialmen
te un trattato Sull'inquisizione degli
eretici. Secondo costui — il cui racconto sulle origini del movimento valdese esamineremo nella prossima puntata — i Poveri di Lione cambiano
spesso d’abito per non essere facilmente riconosciuti e quando si trasferiscono di casa in casa lo fanno di
notte coprendosi il capo per nascondersi (cap. 8); le loro case sono poste
in siti di difficile accesso, ed esse servono anche come scuole e luoghi di
riunione'(cap. 9); si radunano di notte, quando gli altri dormono (cap. 10);
sono umili in apparenza, ma nel loro
intimo orgogliosissimi e ribelli contro tutti (cap. 12); si gloriano dèi loro saper recitare a memoria parole
del Vangelo p degli Apostoli, stimandosi superiori non solo ai semplici
laici ma anche ai dotti e, vantandosi
della loro santità, disprezzano gli altri come il fariseo della nota parabola
(cap. 13); con la stessa simulazione
con cui fanno passare per verità le
loro menzogne, frequentano le chiese,
intervengono agli uffizi divini, fanno
le loro offerte sull’altare, ricevono i
sacramenti, si confessano ai sacerdoti, ma nel cuor loro irridono a tutte
queste pratiche giudicandole profane
e dannose, come quando il lupo si riveste della pelle della pecora per non
essere riconosciuto dal gregge (cap.
14). E proprio il caso di dire: chi più
ne ha più ne metta!
Giovanni Gönnet
Rabat, 21 giugno 1972
(segue: La testimonianza di un fran. cescano tedesco della seconda
metà del secolo XIII).
VITA PARROCCHIALÉ
In questo Clima di contestazione più
o rneno globale anche ilei campo ecclesiastico, dove l'antico vocabolo
« parrocchia » è solennemente (o quasi) deceduto alcuni anni òr sono, per
motivi teologici, ecclesiologici, ecc.,
per esser sostituito dà quello più pregnante (almeno così si dice) di « comunità y>, e di «vita comunitaria», ci
sia permesso di ricordare il significato
della parola, per evitare erronee interpretazioni fin dall'inizio. Essa viene dal greco iparcàkia) e significava
propriamente « l'abitare di un forestiero in un luogo »; poi ebbe diritto
di cittadinanza nel linguaggio ecclesiastico e servì a indicare « una circoscrizione territoriale (con a capo un parroco) in cui è divisa una diocesi ». E
penso con una certa nOtalgia al primo
significato: «l'abitare di un forestiero
iti un luogo ».
Non sono teologo e il mio cerebro
non regge più ai molteplici corsi di
approfondimento nei quali si affina la
conoscenza dèlia teologia biblica; ma
mi domando se questa espressione
non abbia un profondo significato: il
cristiano forestiero in un luogo; un
luogo che egli ama, nel quale e per il
quale lavora, ma guardando più lontano — non per sostituire a questo
luogo (patria) un altro luogo (un’altra
patria) — ma più in alto: la Patria!..
Perciò abbiamo conservato questo
sottotitolo: Vita parrocchiale, perché
oltre ad essere trascrizione fedele sul
piano della cronaca storica, esso ci
sembra indicativo di un orientamento
spirituale della Chiesa nelle Valli nel
periodo che rievochiamo. Orientamento con luci ed ombre; forse oggi siamo portati a non veder più luci che
Ombre; anzi quasi soltanto ombra.
k
Pietro Martire Vermigli
Una monografia dedicata al maggiore teològo nostrano guadagnato alla Riforma del secolo XVI
Philip Me Nair, Pietro Martire Vermigli in Italia. Anatomia di un'apostasia. Ediz. Centro Biblico, Napoli 1971
pp. 366, L. 3.000.
A quattro anni di distanza dall’edizione originale, appare in italiano un
titolo che non può mancare di rallegrarci: si tratta d’una monografia dedicata al maggiore teologo nostrano
guadagnato alla Rifórma del sec. XVI.
L’infelice sottotitolo non deve trarci in
inganno: non si tratta d’un aspro disegno polemico, ma di una biografia folta di dati documentari e meditatamente equilibrata.
Il Vermigli nacque a Firenze nel
1499 da una famiglia di pianellai, entrò in una congregazione agostiniana
assai giovane e compì brillantemente
gli studi tra Firenze e Padova. Viveva
in modo austero la sua vocazione monastica e coltivava gli studi con una
profonda tensione verso la verità scritturale.
Immesso nel gruppo dirigente della
Congregazione, per incarichi passò da
Bologna a Napoli, maturando quei
problemi di una « riforma » che la predicazione luterana aveva imposto urgentemente alla cristianità occidentale: per formazione culturale e d’ambiente egli passò per una fase che è
stata detta evangelismo. Ma a Napoli,
forsé il centro religioso più vivo dell’Italia del primo Cinquecento, dalla
lettura di scritti di riformatori (Bucero e Melantone in particolare) pervenne a posizioni che lo distanziavano nettamente dal gruppo raccolto attorno
allo spagnolo Juan de Valdès. E si aprì
la sua crisi.
Trasferito a Viterbo, da qui pervenne a Lucca, come priore di S. Frediano: là egli organizzò quella che fu
detta la prima scuola teologica riformata in Italia, formò quel nerbo di
lucchesi che a Ginevra ebbero poi
nuova libera patria. Quando la sua situazione divenne insostenibile, prima
di essere sòffocàfo dalLInqUisizione,
neH’estàte 1542 fuggì- all’estero. Qui Si
ferma la biografia dèi Me Nàir. (Alr’estero il ''Vermigli divenne professore
di teologia a Strasljtlrgb, quindi a Oxford « impiantò' » • la“Riférma con straordinaria efficacìà; rientrato nel continente ai giorni di Maria « la sanguinaria », insegnò di nuòvo a Strasburgo e
quindi a ¡Zurigo, dove moriva nel 1562.
Fu uno dei teologi più ascoltati del secolo). ’ ' '
Me Nair ha fatto un lavoro paziente
di ricerca, accumulando un materiale
ingente, anche Se spesso indirettamente concernè il nostro Vermigli: sembra che sia stata messa ogni cura per
far sparire le tracce di ben 42 anni di
vita! In questo sforzo d’erudizione vengono accennati problemi storiografici
chè, portati a fondo, avrebbero fatto
del libro una sorta di riepilogo della
storia della Riforma in Italia. Ed è
qui la caratteristica ch’è stata rilevata
in quest’opera: decisamente indigesto
per il lettore medio non assuefatto a
questo tipo di ricerche, finisce col lasciare perplesso lo specialista. Sarebbe stato forse utile che il curatore,
che nella prefazióne presenta l’opera
come « una delle più discusse e apprezzate monografie », avesse sviluppato questa annotazione. Si tratta comunque di un lavoro che merita largo apprezzamento, anche per l’esemplare minuziosa ricerca d’ogni fonte
utile a dare risuonanza alle scarne annotazioni biografiche di cui disponevamo. Luigi Santini
NOVITÀ’ CLAUDIANA
RICHARD SHAULL
OLTRE LE REGOLE DEL GIOCO
trasformazione sociale e liberazione umana
16", p. 160, L. 1.500 (P. C. M., n. 22)
In una società che ha visto crollare non solo il sistema socio-politico, ma
anche ogni sistema culturale, filosofico e teologico, si impone un salto
qualitativo, un morire a ciò che è vecchio per risorgere a ciò che è nuovo,
che coinvolge la vita del singolo e delle comunità e dei gruppi disposti a
questa scelta. R. Shaull, teologo presbiteriano docente a Princeton, sta
conducendo da anni una ricerca comunitaria di estrema importanza per il
futuro della chiesa e della società.
\ clau dia
na
EDITRICE CLAUDIANA c.c.p. 2/21641
Via Principe Tommaso, 1 - 10125 Torino
Un libro per ragazzi
Mary Pos, Nel paese del rododendro rosso,
2“ edizione completaraenle revisionata, illustrazioni di Paolo Paschetto. cop. di Marcello Peola. Claudiana. Torino 1971. 8",
pp. 165. 11 ili. f.t.. coper. plastic, a colori,
L. 1.500.
Due ragazzi olandesi orfani di madre giungono alle Valli valdesi, nei pressi di Torre
Pellice, ospiti di una zia e scoprono il mondo
per loro insospettato della montagna, la dura
vita degli abitanti, i segreti celati dai luoghi
storici. Attraverso la narrazione di un anziano n barba » rivivono le vicende dei « padri
nella fede », da cui emerge in primo piano la
presenza di Colui che non dimentica le sue
promesse.
Un libro istruttivo e divertente, appassionato perché « vero ». Per ragazzi dai t agli
11 anni.
oscurità, se non addirittura tenebre!
In realtà siamo ancora una volta in
presehza del • solito fenomeno di àegràdazione per cùi il principio riilhovatore si appiattisce, la rivoluzione si
istituzionalizza, lo Spiritò' Santo' soffia nel senso di interessi settoriali!
Il « forestiero che abita in un luogo » ora sta bene in questo luogo; questa « petite patrie » è qqasi la prefigurazione della « Patria celeste »; dopo
tutto non siamo forse « l'Israël des
Alpes »?
Le parrocchie dell’Alta e della Bassa- Valpiellice (non essendoci ancora
« l’impegno comunitario », la « presenza » anch’essa comunitaria!) costituiscono ancora una unità se non proprio
organica, per lo meno solidale. E sulla vita spirituale di questo « I Distretto » in questo periodo politicamente,
economicamente e socialmente così
burrascoso vogliamo ora soffermarci
brevemente.
PROBLEMI DI IERI E DI OGGI
C’è anzitutto il problema delle
« scuolette di quartiere »; si comincia
col sopprimere le più piccole, ma la
popolazione locale è ancora capace di
reagire; la parrocchia di Bobbio Pellice trova in loco le tremila lire necèssarie per lo stipendio annuo della maestra e per mantenere in vita la scuoletta di Arbaud.
L’istruzione è ancora un tema obbligato e non discusso: il Collegio vive, e spera un nuovo apporto dal Convitto che viene solennemente inaugurato.
Il problema dei problemi è però costituito daH’insegnamento del catechismo. Il pastóre F. riprende l’argomento a cui Ila già per il passato rivolto
tutta la passione è l’intelligenza di un
cuore e di una mente aperti; la conclusione amara del dibattito è più o
meno sempre la stessa: « ...Qu'importe couvrir son corps d'un habit neuf,
lorsque intérieurement on conserve le
vieil habit des mauvaises habitudes?...
Il vaudrait mieux renoncer à quelques
mètres d'étoffe neuve... »!
La Conferenza Distrettuale vota un
o.d.g. in cui si chiede: 1) che la frequenza della S. Domenicale sia considerata introduzione necessari a al catechismo; 2) una seduta ufficiale annua di inaugurazione dei corsi, alla
presenza di tutti i genitori; 3) il primo
biennio venga diviso in due corsi separati con un esame di passaggio dal
primo al secondo anno; 4) esortazione
ai Concistori a « non accettare catecumeni che assolutamente non ne siano
degni» facendo opera di persuasione
presso le famiglie; 5) incoraggiare i catecumeni a frequentare il culto pubblico.
Strettamente connesso con questo
problema è quello della attività giovanile. Le A.C.D.G. non hanno ancora rivali, anche se le prime avvisaglie della lotta per una ristrutturazione in
senso attivistico-confessionale si profilano. L’attività delle « Unioni » maschili e femminili (U.C.D.G.) — vige ancora in sede ufficiale la rigorosa separazione dei sessi nelle sedute — è segnalata dai vari « rapporti » come degna
di solenne (o quasi) encomio.
In tutte le parrocchie l’attività delle « Corali » è degna di .lode.
Le varie società femminili — di cucito, missionarie, delle madri, ecc. —
sono sempre attive. .1 culti sono frequentati. A San Giovanni si segnala a
questo proposito che «.Tindi^erence
passive (maggioranza silenziosa?) de
plusieurs est plus relative que totale »;
a Torre Pellice si nota « un progrès
réjouissant »; a Villar Pellice « les cultes sont bien fréquentés »; a Angrogna
il culto principale « a attiré en général de bons auditoires », ecc.
Anche nel campo finanziario si nota
un miglioramento; malgrado la crisi
generale e le spese locali quasi tutte
le chiese hanno raggiunto la meta fissata dalla (allora venerabile) Tavola
Valdese.
TUTTO BENE, DUNQUE?
L’apparenza sembra giustificare una
risposta positiva per le nostre « paroisses ». Ci sono, è vero, alcuni problemi non del tutto risolti in modo
soddisfacente: quello dei matrimoni
misti, per esempio; tanto più spiacevole in quanto coinvolge quello molto
più complesso dei rapporti con quelli
che non ci chiamano ancora « fratelli
separati ». Don Morero, don Polastro,
le conventicole interconfessionali e interplanetarie, ecc., non sono ancora
nati. C’è per contro l’implacabile spirilo sarcastico del reverendo Sallen, il
quale sulle colonne dell’« Eco del Chisone » (che esiste già, anche se la sua
collezione dell’anno della Marcia su
Roma è irreperibile ufficialmente) rivendica alla sua Chiesa il diritto ed
il dovere di tutelare i diritti del coniu
Torre Pellice 29-30-31 agosto 1972
XII convegno di studi
sulla riforma
ed i movimenti religiosi
in Italia
ge cattolico, in contrasto con le tendenze annessionistiche dei pastori vaidesi che parlano di « evangelizzazione ».
Le nostre « paroisses » in realtà sembrano alquanto insensibili alla polemica che si dibatte sul settimanale « La
Luce »; l’intervento di Virgilio Somrnam desta il loro plauso, anche se
sfugge loro il suo più profóndo signihrato. È una lettera aperta al signor
compagni»: «È oggi di moda...
tl dire: per evangelizzare bisogna uscire dalle chiese. E va bene. Ho il piacere dt far sapere al fratello X. che
starno perfettamente d'accordo; anche
alcuni giorni fa ho lasciato il pulpito
elegante della Chiesa di Roma e sono
andato a evangelizzare dei gruppi di
contadini, di sterratori che lavorano in
mezzo alla via; sono andato di casa in
casa come facevano gli Apostoli. Quello che però non capisco si è che per
avvalorare la necessità di un'opera di
evangelizzazione più ampia si faccia
opera di denigrazione per il lavoro che
SI compie nella Chiesa e del lavoro
spesso poco appariscente che i pastori compiono ». Ci sono anime da salvare dovunque.
ORDINE NUOVO
E poiché abbiamo accennato a questa polemica interna, dobbiamo pure
accennare all’altra polemica, a quella
con la P maiuscola: la polemica con
la Chiesa romana, che mette a disagio le nostre « paroisses » perché ora
(1922) si colorisce di sfumature politiche che turbano profondamente le coscienze dei buoni parrocchiani valdesi
che credevano di aver acquistato pieno diritto di cittadinanza nella patria
terrena, nel rispetto dell’ordine e della « bienséance ».
Ed ecco spuntare o rispuntare il mito di un’Italia romana, latina, cattolica, con sacrosanto diritto di primogenitura.
« La Luce » e « L’Echo » protestano,
avanzano riserve, sperano; ufficialmente non si dice nulla, perché l’ordine
nuovo di Mussolini sembra annunziare l’era deirOrdine (nuovo!).
E qui forse occorre ancora una parola, per chiarire il significato di questo « ordine » al quale si appella la
Cniesa; un « ordine » che vuole trasferirsi sul piano della vita spirituale;
una Chiesa tenacemente attaccata alla tradizione biblica ed ecclesiastica,
sia pure interpretata secondo l’insegnamento dei grandi Maestri (Schleiermacher. Réville, Vinet). Come spesso
nella sua storia i diversi e talora contrastanti influssi teologici giungono
nella nostra Chiesa con notevole ritardo, e spesso nelle loro manifestazioni
deteriori. Comunque in questo caso il
concetto teologico ispiratore del pensiero del teologo di Breslavia si sposa
acconciamente con la tradizione pietista sempre viva nelle Valli. Purtroppo
si tratta solo di tradizione; il cristocentrismo della pietà del teologo tedesco non è più una fonte viva, ma si
isterilisce in una ortodossia formale
che rispetta tutte le formulazioni tradizionali e le archivia per le occasioni solenni; e il pietismo degenera
troppo spesso in un « patois di Canaan » tedioso anzicheno! Una Chiesa
per la quale l'ordine è una componente essenziale della sua esistenza e della sua attività: il rispetto delle auto
rità, o meglio dell’Autorità, è un dato
di fatto biblico che non si contestai
si prega, si deve pregare per il Re e
per quelli che ci governano. L’Autorità
assicura l’ordine; e nell’ordine prospera la vita dei cittadini e quella della
Chiesa, di quella Chiesa della quale la
funzione fondamentale è quella etica:
l’attività morale della Chiesa è inscindibile da quella spirituale. Perciò possiamo comprendere un certo benevolo
atteggiamento delle nostre « paroisses » di fronte a Mussolini 1922 che
sembra voler iniziare una crociata antiialcoolica!
E fondamentale è pure l’attività caritativa: e Mussolini sembra generoso di promésse in questo campo.
Nelle nostre « paroisses » lo spirituale si è gradatamente trasformato in
morale: e il morale è diventato moralismo. I nostri settimanali laici e religiosi scagliano i loro fulmini contro
le sale da ballo che proliferano all’ombra dei castagni di Torre Pellice.
Qrdine, morale che si traducono in
un indifferentismo che si va sempre
più generalizzando, contro cui lottano
pastori fedeli nella loro « cura d’anime », le visite pastorali, campagne
evangelistiche.
La pietà privata diventa sempre più
il bene supremo; l’ordine nuovo, quello di Mussolini, coi suoi nuovi tempi
messianici la garantisce probabilmente meglio che non la democrazia corrotta e divisa; il sole dell’avvenire è
troppo rosso.
Patria, famiglia, dovere, religione: i
grandi temi della retorica mussoliniana 1922 sono lì, presenti e rimbombanti nell’« aula sorda e grigia »; sì, è
vero: i deputati sono stati insultati
e vilipesi (ma se lo meritavano pure:
non sono stati capaci di reagire - col
voto bene inteso); ma la Chiesa spera
e I’« Echo » scrive: « ...nous désirons de
toute notre âme voir [Mussolini] réussir dans sa grande oeuvre de purification et de reconstruction ».
De profundis!
L. A. "Vaimal
5
Irf luglio 1972 — N. 27-28
p&gs S
LA CHIESA E LA: SUAi MISSIONE NEL MONDO
La Chiesa lifarnHita del Belaia
ed il suo Si
ALLA RICERCA DI UN CRISTIÄNf8l|\^D AFRICANO
Appassidiiata e gioiósa ftisóliezza di uh cólto
Al tempo della Riforma parve per
un momento che anche il Belgio sarebbe entrato nell’area protestante
d’Europa, ma le vicende politiche ricollegarono invece quel paese al cattolicesimo franco-spagnolo. E di quelle comunità evangeliche, prima fiorenti, rimase per secoli solo qualche
gruppo a testimoniare delle speranze
del passato. Raggruppate e riorganizzate,-esse però'4briìiano, oggi, la « Chiesa Evangelica Protestante del Beh
gio »: tenendo conto che ad essa si è
congiunta in questi ultimi anni la
« Chiesa Metodista », ne fanno parte
oggi una settantina di comunità ed altrettanti pastori.
Come riflesso del pietismo inglese
sorsero, in Belgio, al principio del secolo scorso, varie comunità di origine
missionaria, nel 1837 queste si ricollegarono dando origine alla « Chiesa
Cristiana Missionaria del Belgio »;
maggiori affinità di lingua e di mentalità spostarono l’asse di interesse
dall’Inghilterra alla Svizzera e per
molti anni dalla Svizzera veniva la
maggioranza dei Pastori: ancora oggi
alcuni sono svizzeri, tra gli altri all’ultimo Sinodo erano presenti il pastore'
Ile Rham, consacrato due anni fa a
Torre Pellice, ed il past. Buscarlet, pastore a Bruxelles e professore di teologia: noi ricordiamo i vari anni del
suo pastorato ad Angrogna.
Alcuni anni fa, tenendo conto della
nuova realtà di vita e per affermare
il suo totale inserimento nella situazione belga, la Chiesa ha assunto un
nuovo nome ed oggi la « Chiesa Missionaria » è diventata ufficialmente la
«Chiesa Riformata del Belgio». Essa
lavora in buona collaborazione con la
Chiesa Evangelica Protestante, ed assieme le due Chiese, praticamente, formano la Federazione delle Chiese
Evangeliche del Belgio, ma l’unione
delle due Chiese di cui si discute da
molti anni non è forse una realtà vicina: la Chiesa Riformata non vuole
cessare di esser Chiesa libera, la Chiesa protestante non vuole rinunciare almeno ad alcune sue caratteristiche di
Chiesa di Stato. Il caloroso applauso
che ha risposto alla spiegazione del
pastore Tourne che ha dimissionato
dal Consiglio Sinodale non abbastanza reciso, secondo lui, nel rivendicare
la separazione assoluta della Chiesa
dallo Stato, sta a dimostrare come
l’intransigenza della Chiesa su questo
punto sia realmente sentita.
II Sinodo della Chiesa Riformata si
è tenuto quest’anno a Marchienné-auPont (uno dei paesi che forqjanò l’importante agglomerato industriale di
Charleroi) che celebrava il 75« anniversario della costruzione del suo tempio. Vi presero parte una sessantina di
pastori e laici; erano presenti delegati dall’Inghilterra, Olanda, Francia,
Svizzera ed anche la Chiesa Valdese
era presente con un suo delegato. Naturalmente erano presenti i delegati
delle varie organizzazioni religiose del
Belgio ivi compresa la Conferenza Episcopale Belga che aveva delegato a
rappresentarla il canonico Houssiau di
Lovanio.
Il programma dei lavori annunzia
l’apertura del Sinodo alle 14 del venerdì e pone come termine dei lavori
la domenica alle 18. I delegati hanno
ricevuto come documentazione una
ventina di relazioni poligrafate, per lo
più di due pagine l’una: la più lunga
è, quella del Consiglio Sinodale (che
corrisponde alla nostra Tavola) che è
di 13 pagine: la relazione della commissione d’esame è di due pagine e
presenta solo alcune proposte di ordini del giorno da discutere in assenablea. La discussione è veloce: alle volte pochi minuti bastano per esaminare una relazione; in poco più di un’ora
SI liquida la relazione del Consiglio
Sinodale, nella riunione dopo cena del
sabato si esaminano tutti i problemi
amministrativi e finanziari e si fanno
le elezioni.
E stato detto: un terzo del tempo
del Sinodo è stato consacrato ai problemi del terzo mondo, ed è vero. Fra
le relazioni al Sinodo ve ne è una
preparata dal prof. Biéler di Ginevra
che ha per titolo: « Quale cristianesimo, per quale sviluppo? », e il venerdì sera in una seduta che ha luogo in
un salone comunale, davanti ad un
notevole pubblico il prof. Biéler, in
una conferenza, espone il suo pensiero in merito. Segue una breve discussione che viene ripresa il mattino dopo in Sinodo diviso in sette gruppi di
studio. Nel pomeriggio i vari gruppi
riferiscono e viene nominata una commissione incaricata di preparare un
documento su cui si ritorna la domenica pomeriggio.
Messa in evidenza la schiacciante
complessità del problema del terzo
mondo, il Sinodo ricorda alle Chiese
che non ha valore riconoscere la propria colpa ed avere una cattiva coscienza se poi tutto si riduce a questo.
Mentre dobbiamo riconoscere con
gioia che i grandi movimenti cristiani
sono all’avanguardia per quanto riguarda l’aiuto allo sviluppo dei popoli
alla ricerca della loro via, dobbiamo
dare tutto il nostro appoggio ai movimenti che, su un piano ecumenico, lavorano alla liberazione dei nostri fratelli svantaggiati per restituire loro
una dignità umana. A questi popoli
dobbiamo però anche ricordare che
sono essi che devono prendere in mano il loro destino, ricordando loro che
solo nella sofferenza e attraverso lotte senza fine potranno ottenere la loro
autonomia economica.
Compito specifico delle Chiese è di
sensibilizzare i credenti a questi problemi attraverso una seria informazione la quale sola potrà creare una autentica conversione del nostro spirito
che ci pernietterà di accettare serenamen,te l’idea della sobrietà e della partecipazione e questo nella chiara visione che domani dovremo affrontare, sul
piano economico, la concorrenza di
quelli che oggi aiutiamo. « Consideriamo questo, conclude il Sinodo, per il
credente come la via gioiosa del dono
di sé, la via che permette di vivere le
beatitudini ».
Molto interessante la discussione
nei gruppi a cui partecipavano persone, pastori e laici, con esperienza di
vita nel terzo mondo, alcuni di essi,
per ragioni di ufficio ancora in continuo contatto con quei problemi. Questo forse spiega la sobrietà del documento, che forse può apparire ad alcuni superficialità: un documento che
non addita le soluzioni globali del
problema, che non dice al mondo cristiano ed agli Stati quello che devono
fare, ma che traccia per ogni credente una semplice, anche se non facile,
linea di condotta .
E nella discussione altri grossi problemi sociali e politici sono stati sollevati, ed anche ordini del giorno sono
stati presentati. Si è discusso sul commercio delle armi, sui massacri del
Viet-Nam, del Bangla Desh, dell’Irlanda del Nord, soprattutto del Burundi
che confina col Ruanda, della cui Missione si occupano le chiese del Belgio.
È prevalsa la concezione che quei grossi problemi non potevano essere affrontati su basi essenzialmente emotive, sono problemi molto complessi sui
quali si possono dire solo cose superficiali se non sono adeguatamente studiati. E il Sinodo non ha emesso ordini del giorno, ma è positivo che a
quei problemi si sia accennato con
senso di responsabilità. Un commentatore del Sinodo conclude: anche se « i
balbetti! esprimono solo la nostra
chiara intenzione di essere fedeli al
Cristo e disponibili verso gli altri, essi hanno già detto l’essenziale ». Pur
nel suo silenzio ufficiale, il Sinodo Belga quindi «ha detto l'essenziale».
Ancora una volta assistendo al Sinodo Belga mi sono reso conto come
i problemi delle piccole Chiese minoritarie hanno certo caratteristiche particolari, ma sono sempre molto simili;
appunto per questo è utile che fra le
nostre Chiese i contatti siano continui, ci si sente così meno isolati e si è
arricchiti dalle esperienze altrui. Così
anche la piccola, vivace Chiesa Presbiteriana del Belgio dice qualche cosa
anche a noi...
Alberto Ribet
Nel numero scorso abbiamo riferito,
riprendendo uno scritto apparso sulla
rivista « Ministry » del Lesotho, sulla
ricerca di un cristianesimo africano.
Dopo la trattazione più teorica, la redazione di « Ministry » ha incluso il
racconto di un missionario che ha trascorso una fine di settimana ospite di
una chiesa indigena dell’Africa del
Sud, formatasi indipetodentemente dalle missioni occidentali. E vero che il
primo impulso fu dato dalla predicazione di un missionario pentecostale
americano, ma poi lo sviluppo del
gruppo originale e la formazione di altri gruppi, divenne esclusiva responsabilità degii indigeni Convertiti. Il raccontò è particolarmente interessante,
perché ciò che l’autore ha visto in questa chiesa, sviluppatasi indipendentemente dalle missioni di origine occidentale, può darci qualche indicazionesulle linee lungo le quali è probabile
che si sviluppino le chiese, a misura che
cercheranno di dare alla loro fede una
espressione veramente africana. Il
gruppo visitato aveva questo di particolare, di non essersi lasciato trascinare verso deviazioni estremiste, senza
più riferimento alla Sacra Scrittura,
come è avvenuto per altri gruppi staccatisi dalle missioni occidentali, o generati spontaneamente. Ecco il racconto di questo missionario, che non abbiamo cercato di riassumere, perché
sono i piccoli dettagli che lo rendono
vivo e fanno di questa chiesa una realtà veramente africana.
L’occasione dell'incontro era la riunione trimestrale delle chiese del distretto, fissata per le nove di sera del
sabato. Però per coloro che erano liberi da impegni di lavoro era stata organizzata una cerimonia di battesirni
sulle sponde di un fiume a due miglia
dalla chiesa.
Una quarantina di uomini e donne
vi si recarono pigiati nel camion della
comunità, tutti vestiti dell’uniforme
bianca-blu e coi bastoni obbligatori
nelle cerimonie ecclesiastiche. In riva
al fiume formarono un grande cerchio
cantando: « Veniamo al Giordano per
lavarci dai nostri peccati ». Il Presidente nazionale della chiesa, lesse il capitolo di Matteo sul battesimo e parlò
del sacramento. Poi in ginocchio la comunità offri le sue « preghiere collettive », ognuno esprimendo con sue proprie parole le sue speranze^ e le sue
aspirazioni, per se stesso, i suoi vicini,
la chiesa in questa, occasione particolare. '
Quando l’acqua è abbastanza profonda, gli africani usano, in questa comunità, immergere il candidato: Il pastore preme sulla testa del candidalo, e
questi piega le ginocchia finché sia interamente sommerso. Quel giorno invece venne usato il metodo comune
nelle chiese occidentali battiste. Il corpo del battezzando viene adagiato nell’acqua tre volte. Però la partecipazione dei presenti era molto più carica di
emozione e più profonda di quel che
si vede nei paesi occidentali. I presenti
Fede vivente nel Kenia
Da una lettera del pastore Fritz
Murthum, che è stato per vari anni a
Grossvillars, nelle Colonie Valdesi di
Germania ed ora è partito per la missione nel Kenia, dove insegnerà per
alcuni anni in una scuola teologica:
« ...L’Africa Orientale è una Regione
mollo interessante, anche per quel che
riguarda la vita delle chiese. Nel Kenia le chiese sono in pieno sviluppo:
se la popolazione di Nairobi cresce
ogni anno del 7%, in proporzione, le
chiese di Nairobi crescono del 15%.
Il 60% della popolazione è cristiano, c
non soltanto di nome: 4 dei 10 milioni di abitanti frequentano regolarmente i culti e le chiese sono piene.
Molto interessante è la vita delle
chiese « Indipendenti », che ricercano
una forma di Cristianesimo africano.
Ci sono anche qui delle chiese luterane ed i loro culti sono una fedele copia di quelli delle chiese tedsche europee, bisogna però dire che non sono
adatti alla mentalità africana. In essi,
infatti, si cantano inni tedeschi tradotti in suaili, accompagnati dall’armonium, e pure la liturgia è tradotta
dal tedesco. Di fronte a ciò, le chiese
« indipendenti » si sforzano di vivere
una forma di Cristianesimo africano.
Queste chiese hanno creato anzitutto una quantità di canti propri, per
lo più molto semplici e orecchiabili,
dal contenuto altrettanto semplice,
non come alcuni inni di Lutero, che
contengono un’intera lezione di teologia. Questi canti devono essere semplici, proprio perché spesso i membri
adulti non sanno leggere e, d’altra parte, non hanno sotto gli occhi un innario stampato. Per accompagnare
questi canti si usano circa 200 strumenti musicali, si dà particolare importanza al ritmo e non di rado si
eseguono danze cantando.
Queste comunità, in generale, sono
molto povere e spesso non possiedono
neanche una chiesa propria; per cui,
durante il periodo delle piogge esse
affittano dallo Stato dei capannoni;
nel periodo della siccità invece le l'iu
nioni hanno luogo all’aperto.
Per andare al culto questi cristiani
indossano una veste bianca e quelli
che hanno avuto Una guarigione per
fede, portano un copricapo rosso (le
donne), oppure una veste rossa (gli
uomini). In questo modo la comunità
vuole ricordare i miracoli che Dio ha
operato fra i suoi membri..
Le persone che rivestono responsabilità nella chiesa, come per esempio
i vescovi, sono molto semplici. In una
comunità, il vescovo, nella vita civile,
è un falegname, in un’altra è un impiegato postale. Ci si ricorda di quello che Paolo ha scritto in T Corinzi, a
proposito di quelli effie Dio ha chiamato al Suo servizio.
Una domenica, ho assistito ad un
culto nella chiesa di Israele-Ninive:
tutti i membri della comunità malati
si disposero davanti all’assemblea e si
pregò per loro, poi fu la volta delle
donne incinte, che pure vennero davanti all’assemblea. In presenza di tutla la comunità venne discussa l’accettazione di un nuovo membro. Quel
culto durò circa quattro ore e mezza!
Naturalmente, molti di questi elementi non potrebbero essere inseriti
nei nostri culti in Europa. Però, ad assistervi, ci si rallegra e si è profondamente commossi di trovarsi a contatto con una fede così vivente.
Un caro saluto a tutti gli amici delle Valli Valdesi ». Fritz Murthum
(traduzione: Amalia Geymet)
Traduzione ecumenica
della Bibbia in Giappone
La traduzione ecumenica della Bibbia in
giapponese, allo studio da tre anni, è iniziata
in giugno. L’Antico e il Nuovo Testamento
saranno tradotti simultaneamente da équipes
distinte eomposte di protestanti e cattolici. Si
spera ebe la versione del Nuovo Testamento
sarà terminata nel 1975. Il costo totale sarà
di 20 milioni di yen. circa circa 36 milioni
di lire, che saranno forniti dalla Società biblica e dalla Conferenza episcopale cattolica.
cantavano con più fervore e il canto
era interrotto da grida: « Alleluia! Lode al Signore! Grazie Gesù! » ogni volta che un convertito risorgeva dopo
questa triplice sepoltura. In questa comunità non usano tamburi o cembali, come spesso avviene in Africa, ma
l’entusiasmo e la gioia erano evidenti
alla vista e aH’udito. Questa-oerimoBÌa
era dignitosa, ma era una dignità gioiosa, mentre tanto spesso le nostre solennità ecclesiastiche nell’Qccidente
hanno una tinta funerea, che smentisce la gioia del Signore promessa nella Scrittura.
Seguirono altre « preghiere collettive » e un inno in Zulu, poi il ritorno in
camion cantando: « C’è un paese più
bello del giorno, e per fede lo vediamo
in lontananza ».
La sera alle nove i banchi della chiesa erano tutti occupati; una mezz’ora
dopo un altro centinaio di persone
erano riuscité ad occupare tutto lo
spazio libero. Era una assemblea esuberante. Molti avevano percorso dai
dieci ai quindici chilometri a piedi e
si accingevano a trascorrere la notte,
a sentire sermoni, delle testimonianze
e a cantare. Il cristiano africano è generalmente una persona esuberante.
La sua fede è luminosa. La sua religione non è intellettuale. Non farà domande di natura teologica come i
suoi fratelli occidentali. Credo che sia
giusto dire che quello che lo interessa
nella fede cristiana, è la potenza, la
sorgente della potenza, il potere spirituale, che egli si aspetta dallo Spirito
Santo, mentre il cristiano occidentale
cerca anzitutto di sapere il significato.
Il cristiano africano è generalmente
analfabeta, senza eredità acquistata
leggendo dei libri, eppure quel che ha
imparato ascoltando è imponente. Non
esita quando recita il suo credo, non
ha bisogno di innari donde prendere
le parole per gli inni tanto amati, alcuni originàli, altri tradotti da inni delle missioni, e altri, che come nelle antiche ballate, sono frasi e parole ripetute aH’infinito. Spesso questi inni hanno dodici o anche quindici strofe, tutte impresse in quelle straordinarie
memorie.
Il presidente aprì la seduta trimestrale con una preghiera e calde parole di benvenuto e alcuni inni. Mia moglie ed io seduti vicino a lui vedevarno
dinanzi a noi un’assemblea di faccie
felici, piene di aspettativa. I membri
di chiesa portavano tutti la toga bianca-blu, e avevano in mano bastoni scolpiti all’estremità in forma di croce, gli
uomini da una parte (molto più numerosi) le donne daH’altra. Il canto in
Zulu era burrascoso, fervido, spesso seguito da moménti di preghiera collettiva, quando da 300 a 400 voci innalzavano contemporaneamente le loro richieste verso il cielo. Un po’ più tardi
chiesi al presidente; « Per che cosa
pregano? ». Mi rispose: « Alcuni son
certo che pregano per le loro famiglie,
forse per la guarigione di un figlio malato, alcuni per la chiesa, per un evento particolare, come questa riunione
trimestrale. Credo che alcuni preghino
gli uni per gli altri, alcuni per il nostro
governo e le sue necessità. Il necessario, ecco quello che è al centro della
preghiera africana ». Son sicuro che la
mia voce esprimeva la mia sorpresa,
quando gli chiesi: « Volete proprio dire ohe le chiese indipendenti pregano
per il governo nazionale? ». « Ma certo,
il nostro governo non ha forse bisogno delle nostre preghiere quanto la
nostra chiesa? ».
I m'omenti principali della cerimonia serale furono la lavanda dei piedi
e la Cena del Signore. Questi due elementi sono stati importati dall’occidente; la lavanda dei piedi come il
battesimo sono stati accettati facilmente in Africa, perché l’africano ama
il simbolo dell’acqua, ed esso è presente già nelle sue cerimonie tradizionali.
Invece per la Comunione non esiste un
tale legame colla cultura africana. Perciò nelle chiese indipendenti c'è una
grande diversità per quanto concerne
la sua celebrazione.
II Presidente lesse nella Bibbia il
racconto della lavanda dei piedi e della Cena. Poi io parlai delle cose semplici della vita quotidiana, rese importanti per la grazia e l’amore di Dio; l’acqua, l’asciugamano, il pane, il vino.
Mi il presidente e il pastore locale si
tolsero le belle pianete ricamate, e legarono alla cintola lunghe striscie di
ruvido tessuto per asciugamani. Alcuni
giovani disposero i banchi in modo da
lasciare circolare gli aiutanti con le
loro bacinelle di acqua.
Come era differente questa cerimonia dalle lavande alle quali avevo assistito in America! Questo era un atto
genuino di ospitalità africana, per dare sollievo agli amici stanchi, che avevano camminato per miglia a piedi
scalzi sui sentieri polverosi dell'Africa
meridionale. Quanto più simile al modo in cui in Palestina furono lavati i
piedi dei discepoli, piedi porchi e stan-chi! Non fu un lavoro facile per quei
due pastori lavare e asciugare i piedi
di tanti partecipanti alla Comunione,
e in modo particolare di coloro che
erano seduti in terra. L’atto fu compiuto senza fretta, eppure senza indugi, e compiuto con cura affettuosa. Alla fine della cerimonia gli asciugamani intorno alla cintola dei pastori erano molto sporchi e l’acqua nelle baci
nelle arrossata dalla polvere della strada, proprio come l’asciugamano e l’acqua lo furono quella notte nella camera alta di Gerusalemme.
Seguì la Santa Cena. I partecipanti
si inginocchiarono ognuno al suo p>osto
e ricevettero il pane con le mani accostate p>er formare come una scodella,
secondo l’uso africano di ricevere un
dono. Il vino venne offerto in bicchieri
di plastica. Questa cerimonia durò circa un’ora, poi l’assemblea trascorse
tutta la notte nella chiesa fino alle
cinque, in un continuo succedersi di
preghiere, predicazioni, testimonianze
di riconoscenza verso Dio, e preghiere
imploranti la sua benedizione.
La domenica mattina alle 7,30 l’assemblea era ancora più numerosa per
la riunione finale nella chiesa. Vi fu
prima di tutto la consacrazione a Dio
di 12 bambini, che comprende l’impegno preso dai genitori di dare ai loro
figli una educazione cristiana. Poi sette giovani furono ammessi quali membri di chiesa, avendo rivestito per
la prima volta la toga bianca-blu. Il
presidente spiegò loro quali sono i doveri dei membri di chiesa, e insistette
sulla necessità di leggere e capire sempre meglio la Bibbia.
Poi, molto opportunamente, la riunione in chiesa fu sospesa, e tutti i
presenti si recarono in processione,
procedendo a una andatura quasi danzante, su un’altura vicina per pregare
e cantare alcuni inni preferiti, per tornare poi in chiesa dopo averne fatto il
giro. Come introduzione al culto di intercessione per la guarigione dei malati, previsto dal programma, il presidente presentò all’assemblea tre uomini, e spiegò che dopo essere stati paralizzati dalla malattia e incapaeitati di
lavorare, apparivano ora in perfetta
salute. « Abbiamo chiesto loro di presentarsi qui davanti a voi », disse il
presidente, « non perché se ne vantassero, ma per lodare Iddio. Egli pio
può guarire e lui lodiamo! ». Quindi
degli uomini, delle donne, delle madri
coi figli ammalati, giovani donne afflitte da sterilità, altre con mali sconosciuti, invasero le corsie. I pastori e
dei predicatori laici li circondarono,
mentre erano inginocchiati, toccandoli con le mani e pregando. Non sembrava che ci si aspettassero delle guarigioni immediate; era piuttosto un
appello a credere che Dio può guarire,
che Dio guariva ai tempi di Gesù, che
guarisce anche oggi. « Dompdate il
suo aiuto, quando ne avete bisogno! ».
Verso la fine della riunione il segretario annunciò che 337 persone avevano partecipato alla Santa Cena, e la risposta fu tipicamente africana; un fragoroso applauso, grida di giubilo degli uomini, tutti grida-vanmi « Grazie,
o Dio!» e un « Amen riconoscente ».
Roberto Coisson
IN BREVE
IH Le Chiese locali del Bangla Desh sìs
sono impegnate a costruire case grazie ai doni
avuti dal CEC. Nelle campagne, parteciperanno pure a costruire canali di irrigazione,
allo scavo di pozzi e ad altri progetti agricoli.
Finora, dei 13 milioni di dollari previsti, le
Chiese hanno contribuito con oltre 8 milioni di dollari (circa 5 miliardi di lire). E’ stata acquistata della sementa di « riso miracolo » dalle Filippine; altri 200 mila dollari
sono stati spesi per l’importazione di filato dì
cotone e di coloranti per consentire il ripristino delle tessiture a mano.
H( La Chiesa presbiteriana in Irlanda ha
deciso di rimanere membro del CEC e di continuare a versare la sua contribuzione. La votazione (219 voti contro 168) è stata provocata dalle critiche relative all’impegno « sociopolitico » del CEC, con particolare riferimento al Progiàmma di lotta al razzismo.
^ Il pastore Olavi Nailenge, capo della
missione anglicana di Etale, in Ovamboland
(n,d.r.: in Namibia, la regione illegalmente amministrata dalla repubblica sudafricana), h stato liberato dopo 107 giorni di detenzione. Egli era stato arrestato dopo che gli
Ovambo avevano proclamato uno sciopero per
protestare contro il sistema dei contratti di
lavoro. Il pastore non è mai comparso davanti a un tribunale e nessuna accusa ha potuto essere elevata contro di lui.
H Nel contesto di un'ondata di arresti a
Lorenzo Marques, il presidente, il vice presidente e parecchi pastori e laici, membri responsabili della Chiesa presbiteriana in Mozambico sono stati arrestati dalla polizia portoghese (n.d.r.: il Mozambico è una colonia
africana del Portogallo) e internati in un
campo per prigionieri politici. Secondo la
stampa sudafricana, circa 1800 persone sarebbero state messe in prigione e parecchie
fra loro sarebbero accusate di essere agenti
del FRELIMO, il Fronte di liberazione del
Mozambico.
I II patriarca Massimo, capo della Chiesa
ortodossa bulgara, e l’arcivescovo di Canterbury, Ramsey, hanno firmato un comunicato
comune in occasione della visita di Ramsey in
Bulgaria, avvenuta dal 7 al 12 giugno scorsi. Nel comunicato viene detto che i capi delle due Chiese considerano indispensabile operare per la liquidazione della tensione internazionale, per lo stabilirsi di una pace giusta e durevole e per la creazione di condizioni che consentano una vita serena a tutti
gli uomini e a tutti i popoli.
(soepi)
6
pag. 6
14 luglio 1972 — N. 27-28
In Val Pelllce
Servizi sociaii
per oilaieiaiii
A rettifica di quanto è comparso sul ”Pellice” della scorsa settimana, circa 1’« Ambulatorio Geriatrico », si notifica che questo è
stato aperto non a cura della Provincia, come
erroneamente è stato scritto, bensì a cura del
Comune di Torre Pellice, perché voluto
espressamente dall’ Amministrazione locale
nell’ambito dei servizi sociali già istituiti.
Tale attuazione ha anche potuto aver luogo nella promozione dei servizi stessi grazie
alla preziosa collaborazione dell’Assistente sociale del Consiglio di Valle, Sig.ra M. Gaietti,
a cui va il più sentita ringraziamento.
Il servizio geriatrico ambulatoriale ha avuto inizio lunedi 3 luglio nei locali, del pian
terreno del Palazzo comunale di Via Alfieri
(ove funziona pure un servizio di assistenza
psico-medica sociale, e questo a cura della
Provincia : da qui è nata l’errata interpretazione).
L’incarico del servizio è stato affidato al
Dott. Eduardo Paternoster di Torino a cui si
dà un cordiale benvenuto in mezzo a noi ;
egli svolgerà il suo compito con prestazioni
ambulatoriali settimanali, precisamente tutti
i lunedi dalle ore 15 alle 17.
Allo scopo di svolgere un lavoro approfondito e serio, ogni seduta ambulatoriale
sarà piuttosto lunga, onde stabilire un proficuo rapporto umano tra medico ed utente,
per cui è necessario prenotarsi in anticipo
presso il « Centro di incontro » sito in Piazza
del Municipio, secondo l’orario affisso alla
porta.
L’ambulatorio geriatrico fa parte della rete di servizi sociali che giustamente devono
essere messi a disposizione di tutta la popolazione ed in special modo delle persone anziane, allo scopo di poter realizzare una profilassi preventiva per tutte quelle malattie
che sopravvengono con l’avanzare dell’età
(cardiopatie, reumatismi, arteriosclerosi, ecc.).
Con la visita si potrà avere un chiaro quadro
clinico dello stato di salute del paziente, a
tutto vantaggio di quest’ultimo.
Si rivolge quindi un cordiale invito a tutte le persone che vorranno usufruire di questo importante servizio gratuito messo a loro
disposizione dal Comune.
Con l’occasione, si desidera dàre un caldo
benvenuto ed un augurio di buon lavoro alla
Sig.ra Rosella Taglierò in Ronfetto che dal
15 luglio p. v. assumerà servizio al posto
deU’assistente sociale S. Anna Borio-Calliero
che torna a lavorare a Pinerolo ed a cui va
un ringraziamento per aver dato inizio ai
servizi sociali qui a Torre PeUice.
Alla Sig.ra Tagliero-Ronfetto sarà affidato
il compito, oltreché di animatrice del Centro
d’incontro, di continuare ad organizzare e
coordinare gli altri « servizi sociali per anziani » già esistenti e cioè : servizio di aiuto
domestico (per cui il Comune ha assunto una
coUaboratrice domestica che presta servizio a
domicilio deUe persone anziane che ne hanno
fatto o ne faranno espressa richiesta), servizio infermieristico ambulatoriale (espletato
dalla Sig.na Agnese Giorda, ostetrica condotta), servizio di lavanderia (che ha luogo grazie alla collaborazione da parte del Comitato
della Casa di Riposo S. Giuseppe, che ha messo a disposizione l’attrezzatura apposita gratuitamente).
Inoltre, all’assistente saranno affidati il
coordinamento dell’assistenza economica svolta dai vari Enti operanti a Torre Pellice cd
altri eventuali servizi sociali che si spera poter attuare neH’ambito del Comune con ini
Cronaca dblle Valli
ziative nuove.
Florentine Eynakd
(Assessore all’assistenza)
RINGRAZIAMENTO
Siamo un gruppo di anziani del Centro
d'incontro e vorremmo cogliere l’occasione
per ringraziare il Comune di Torre Pellice
di aver già dato la possibilità ad alcuni di
noi di usufruire di un Ambulatorio Geriatrico aperto lunedì 3 luglio.
Le visite ambulatoriali effettuate dal dottor Paternoster sono state svolte in modo
molto accurato ed approfondito, e coloro che
hanno già potuto sottoporsi alla visita medica ne sono rimasti assai soddisfatti.
Visto l’inizio estremamente positivo di tale
servizio si spera che molte persone vogliano
approfittarne, affinché lo icopo di prevenire
le malattie tipiche della nostra età sia raggiunto in modo completo.
Gli Anziani del Centro d’incontro
LUSERNA SAN GIOVANNI
Doni per TAsilo dei Vecchi
Colletta Sig. Carlo Schiipbach di Zurigo
L. 20.000; Cassa di Risparmio di Torino 100
mila; Riconoscente al Signore E. B. 5.000;
Chiesa Evangelica di Como 12.000; Comimto
di Assistenza, via Nomaglio, Torino, per ristrutturazione Asilo 30.000; Lina Gamba
Ambrosio 1.000; Giuseppina Bertalot Castagnoli (mese giugno) 5.000, Giuseppina Bertalot Castagnoli (mese luglio) 5.000; Varese
dr. Carlo e signora 5.000.
Doni
in memoria:
dell’avv. Stefano Peyrot, Emilio Albarin
ved. Peyrot L. 30.000; di Marta Turin, Liliana Ribet 5.000; di Etiennette Bounous, L.
Cambellotti e M. Bounous 10.000; i coscrittti
classe 1912 di Lusema S. Giovanni e Rorà in
memoria dei loro coetanei 7.500; dei suoi
cari, Cesare Malanot 5.000.
Estate a Prati; Mesee :e Ufiicio lafomaiianj
Per una quarantina di membri di chiesa
l’estate è cominciata il 27 e 28 maggio, non
ostante ci fosse ancora neve, con la gita di
due giorni a Venezia. Tempo troppo breve
per conoscere la idttà, ma in qualche modo
sufficiente per avere una idea dei monumenti
principali è dell’urbànistica, del vetro di Murano e dei tomboli di Burano. Ringraziamo
ancora il Pastore Gàrufi e Signora per la fraterna accoglienza che ci hanno riservato alla
Foresteria ed il Pastore Bruito Rostagno che,
predicando a PralL ha permesso lo svolgimento della gita.
Domenica 11 giugno è stata battezzata
Edi Pascal di Giorgio ed Ebba Peyrot (Pomieri) e sabato 8 luglio si sono uniti in matrimonio nel tempio di Prali Erio Leger ed
Estella Gönnet di Torre Pellice e Lusèrna
S. Giovanni. Nel frattempo a S. Secondo si
sono sposati Franco Grill di Villa con Silvano Fornerone. Mentre rinnoviamo i nostri
auguri fraterni alla piccola Edi ed alle coppie
di sposi, diamo anche un fraterno e caldo
benvenuto fra di noi alla « nuova pralina »
che ha smentito ancora una volta che gli
sposi sono come l’acqua e scendono sempre a
valle. Ci rallegriamo anche con lo sposo che,
in questi giorni ha vinto il concorso di messo comunale a Prali.
L’Assemblea di Chiesa si è riunita TU giugno per ascoltare la relazione del Concistoro
che verrà riesaminata e discussa nelle riunioni quartierali della ripresa, approvare il
piano di riparazioni del tetto del tempio danneggiato dalle nevicate dell’inverno. Sono pure stati eletti Oreste ed Edoardo Grill che
hanno partecipato alla Conferenza Distrettuale di Bobbio Pellice ed Anna Maria Pomo
che andrà al Sinodo.
La sala parrocchiale ha pure ospitato il
Coro Val Pellice che ha dato un apprezzato
ed applaudito concerto organizzato daUa Pro
Prali.
Il 21 giugno la comunità è stata colpita da
un gravissimo infortunio. Mentre Elio Grill
di Indiritti stava segando legna nel cortile di
casa sua con una sega circolare elettrica finiva con il braccio sinistro suUa lama in azione
che gli ha amputato nettamente il braccio
al gomito. Grazie alla presenza di spirito di
una bambina che dava immediatamente l’allarme e della popolazione di Indritti che è
intervenuta coraggiosamente e con perizia,
l’emorragia è st^ta contenuta ed una ottima
organizzazione dei trasporti ha permesso che
il nostro fratello fosse in sala operatoria, all’ospedale civile di Pinerolo in meno di un’ora
da quando l’incidente è successo. Quella che
poteva diventarè una tragedia è stata evitata;
ora si dovranno affrontare i problemi non
sémpliei della riabilitazione.
Mentre gli sciatori trovano ancora a Bric
Rond deRe piste in buona efficenza, l’estate
giunge nei villaggi di Prali e con Testate i
turisti ed i problemi ad essi connessi.
Il MUSEO DI PRALI ha, riaperto i battenti con nuovo materiale e miglioramenti
tecnici. E’ stata terminata l’illuminazione
completa di tutte le bacheche ed una nuova
protezione in vetro per la cucina« L’ing. Borgna di Pinerolo espone'in-una vetrina apposita all’inizio del Museo-il calco completo delle incisioni preistoriche-del -Laousoun, che sono state accertate come appartenenti al periodo Maddaleniano del Neolitico. Il periodo
delT88, si è arricchito ¡di alcune fotografie
originali della emigrazione valdese neU’Uruguay e nel corso delle • prossime settimane
sarà possibile acquistare la riedizione delle
più antiche cartoline dij Prali, ora iq corso di
stampa.
Con il mese di luglip là Pro Frali, con la
collaborazione del CAI Val Germanasca, ha
aperto un UFFICIO INFORMAZIONI nella
sala a pianterreno del municipio a Ghigo. Si
tratta quest’anno di un lavoro sperimentale
per cui l’orario di apertura non è ancora a
pieno tempo, ma con il seguente orario: Festivi 10-12; feriali: 17-19. L’ufficio si sta attrezzando per rispondere alle vàrie questioni
che interessano il turista, per fornirgli il
materiale utile per un soggiorno a Prali e
nella Valle. Segnaliamo a questo proposito
che è in corso di stampa una cartina turistica
della Val Germanasca che sarà accompagnata dalla descrizione dei sentieri più interessanti i quali verranno anche segnati sul terreno in tutta la valle per facilitare le belle
passeggiate che la natura offre in queste zone.
L’UFFICIO INFORMAZIONE DI FRALI,
nelle ore di apertura risponde pure alle chiamate telefoniche sul numero (0121) 85.59.
A PRAROSTIWQ E A SAN SECONDO
L’esperienza di una scuola popolare
Ancor oggi la metà dei ragazzi non finisce
la scuola delTobbligo benché il diritto allo
studio sia garantito dalli Costituzione. Se poi
si considera la provenienza sociale degli
« esclusi » si può facilmente vedere come la
stragrande maggioranza, siano figli di operai
0 di contadini. Anche g S. Secondo e Frarostino si è verificata questa situazione : più del
50% dei giovani non avevano terminato la
scuola delTobbligo (elementari e medie). Così due anni fa un gruppo di lavoratori e di
studenti ha deciso di organizzare una scuola
popolare. Lo studio si è svolto su argomenti
che ci interessavano direttamente trattando
di problemi in gran parte vissuti o legati alla
nostra vita : crisi dell’agricoltura, problemi
dell’industrializzazione, questione meridionale, razzismo, la scuola; mezzi di comunicazione e miti nella nostra società.
S. Secondo e Prarostìno sono paesi in cui
l’agricoltura continua ^ avere una notevole
importanza nella vita economica locale anche
se l’attività contadina risente della crisi generale che investe questo settore specialmente in Italia. Coloro che non sono occupati
esclusivamente nell’agricoltura lavorano nelle
fabbriche o nel settore edilizio. Il terzo argomento trattato (il Meridione) ha rappresentato la dilatazione a livello nazionale dei problemi che avevamo affrontato prima. Il Meridione è stato visto sia come la zona in cui
sono ancora presenti larghe masse di contadini sia come serbatoio di manodopera che
attraverso il fenomeno iìdelTemigrazione ha
permesso il « boom » industriale del Nord.
Le condizioni di subordinazione e di sfrut
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii||niiniiiiiHi[Miiiiiiiiiiiiiiiii
Una proposta teatrale dei « Cadetti » di Agape
Un Dio non muto
Come già pubblicato, il Campo Cadetti di Agape ha preparato, riprendendo un lavoro iniziato lo scorso anno,
un pezzo teatrale che sta portando in
tournée in alcune località delle Valli
Valdesi.
Germania 1525: scoppia una delle
più violente rivolte, la « guerra dei contadini ». Questo moto popolare esplode mentre è in corso la Riforma protestante iniziata da Martin Lutero.
« Un Dio non muto » — questo il titolo
del lavoro teatrale proposto dai « Cadetti » — pone l’interrogativo sulla
scelta operata, nel corso di questi av
venimenti, da due forti personalità di
credenti: Martin Lutero . e Thomas
Müntzer.
Dopo le rappresentazioni date ad
Agape e al Teatro valdese di Pomaretto, seguono quelle a Pinerolo (nel Salone di Pinerolo. Primavera, in Via
Marro, il 14 luglio alle 21,15) e a Torre
Pellice (nella Casa Valdese, sotto il patrocinio del Comune, il 15 luglio alile
21,15). L’ingresso è libero, segue un
dibattito con il pubblico.
Torre Pellice
Scwli MiHlia statile
Iscrizioni
Presso la segreteria della Scuola Media Statale « L. Da Vinci » di Torre Pellice sono
aperte le iscrizioni alla classe I media.
I documenti richiesti sono :
1) pagella classe V elementare;
2) certificato di nascita;
3) certificato di rivaccinazione.
Inoltre si ritirano le domande di assistenza
patronato scolastico e per i buoni-libro.
Orario : ore 10-12 tutti i giorni.
CORSI DI RECUPERO ESTIVI
Si prevede che i corsi di recupero per gli
alunni rimandati o deboli in qualche materia avranno inizio il 31 luglio p. v.
La Preside
E.P.T. - ASSOCIAZIONE PRO TORRE
Concerto di musica sacra
Mercoledì 26 luglio, alle ore 21, nella Sala
Sinodale Valdese, gentilmente concessa, si terrà l’annuale Concerto Vocale, al quale è invitata tutta la cittadinanza. Gli artisti, la cui
bravura è ben nota agli appassionati della
buona musica, sono : Mirella Visconti, soprano; Rita Marchina, soprano; Gianni Agnelli,
tenore; Eros Cassardo al pianoforte.
Ingresso libero.
Conferenza
del Primo Distretto
(segue da pag. 2)
nodo perché il perìodo in cui esso si
svolge coincide con la ripresa delle
attività di molte industrie, dopo le
ferie" estive.
Invita il Sinodo a modificare i
RR.OO. affinché la dita d’iniz’o dei
lavori sìa anticipata.
La Conferenza... elegge, quali propri Deputati al prossimo Sinodo i Signori: Pons Marco, Bellion Dino,
Tron Arnaldo, Sappè Jean-Louis, Armand-Hugcn Marco, Rivoira Franco,
Micol Lauretta, Peyrot Bruna, Lanfranco Ileana, Travers Emilio, Viglielmo Liliana, Pontet Elena, Pontet
Giovanni, Bouchard Eliana, Bonjour
Stefano, Grict Giancarlo, Tourn-Boncoeur Giovanni, Chiavìa Cesare, Rn.
s'tagno Dina, Richard Mariella, èrtalo! Daniele, Gobello Livio, Tourn
Ruth, Gay Guido, Peyronel Luigi.
Supplenti: Bertalot Giampiero, Co.
stantìno Germana, Sibille Mario, Rostagno Luigi, Pons Viola, Sappè Maura, Peyran Osvaldo.
La Conferenza... e’egge la Commissione Distrettuale, che risulta così
composta: Past. Giorgio Tourn, Presidente; Ing. Giovanni Pontet, Vice
Presidente ■ Cassiere; Past. Marco
Ayassot, Segretario.
Domenica 30 luglio avrà luogo il tradizionale incontro del
Colle della Croce, alle ore 11.
Portare Tinnario francese.
lamento dei eontadini e degli operai sono poi
state analizzate a partire dal primo momento
in cui avviene la nostra emarginazione : la
scuola. Questa emarginazione, come s’è visto
prima, agisce quasi esclusivamente sui figli
dei lavoratori, come dimostrano le testimonianze di alciini nostri temi sulla scuola.
« Terminate le elementari nel vicino comune di Prarostino, i miei genitori decisero
di farmi frequentare la sesta (cosi si chiamava infatti la classe che un insegnante elementare aveva organizzato per i figli di contadini e operai che per vari motivi non potevano frequentare la scuola delTobbligo) perché secondo loro ero troppo giovane per terminare la scuola a undici anni. Di farmi frequentare la media mio padre disse subito di
no, perché il mio comune distava troppi chilometri da Pinerolo; mandarmi in collegio non se ne parlava neppure; secondo mio
padre solo chi aveva i mezzi poteva mandare il proprio figlio a scuola. Terminata la
classe sesta aiijlai sempre i miei genitori nel
duro lavoro dei campi ».
« ...Quando terminai le scuole elementari i
miei genitori non mi fecero frequentare la
scuola delTobbligo, perché ero troppo lontana dalla scuola : vi era un pullman che trasportava gli alunni a Pinerolo ma la distanza era ancora abbastanza notevole ».
« ...infatti guardando me stesso : sono figlio
di un contadino, andai a scuola fino alla prima media, mi rimandarono di tre materie,
e naturalmente le tre materie più difficili. Io
ero scoraggiato. I miei non mi potevano aiutare, la scuola era lontana da casa mia e allora mia madre mi consigliò di rimanere a
casa ».
« ...Anni addietro, quando ho terminato la
sesta mio padre diceva : ”Mi piacerebbe farti
studiare, ma ci manca la voglia tua e i mezzi
miei”. Poi io ero anche lontano, per andare a
scuola c’erano ore di cammino e d’inverno
era faticoso ».
Tutti quanti, poi, studenti e non studenti veniamo raggiunti quotidianamente dai
mezzi di comunicazione di massa (radio, televisione, giornali) e veniamo attirati dai miti
del nostro tempo (calcio, canzonette, ecc.) il
cui scopo è quello di deviare la nostra attenzione dai problemi reali. A questo proposito
si è notato che questi mezzi trovano un facile
terreno nella nostra zona dove la borghesia
adotta nei nostri confronti metodi paternalistici che non abituano certo la gente a ragionare con la propria testa. E’ proprio questo
che s’è invece cercato di fare durante i due
anni di scuola popolare: capire con la nostra
testa. Il fatto di dover sostenere un esame
(sostenuto tra l’altro con buoni risultati per
tutti i venti partecipanti) ha però spesso limitato il tempo per approfondire gli argomenti e le discussioni che più ci interessavano.
Ed è questo il motivo per cui ci proponiamo di incontrarci ancora per continuare a
discutere sui problemi che riguardano la nostra vita perché abbiamo capito che solo con
Il chiarezza di idee riusciremo a difenderci
meglio in una società che tende sempre più
a farci ragionare e pensare in un modo che
serve alle classi dominanti.
Franca Bleynat, Walter Forneron,
Mauro Gardiol, Roberto Odino,
Dino Paschetto, Egle Paschetto,
Rita Paschetto, Marco Rivoiro,
Sandro Rostagno.
Offerte in memoria
di Cario Aiberto Baimas
Doni in memoria di Carlo Alberto Baimas
a favore deWAsilo per Vecchi di Luserna San
Giovanni:
La moglie Juliette Balmas-Marauda L. 60
mila; Letizia Bonnet-Marauda 20.000; Federico Marauda 40.000; Attilio Bounous 10.000;
Linda Scaccioni 15.000; Lilly Robba 10.000;
Odette Baimas-Eynard 50.000; Liline Beux
10.000; Ivonne Allio 10.000; Clemence e Arnaldo Pons (50 dollari) = 28.760; Livio e
Dina Gobello 5.000; Marie Bounous 5.000;
Albina e Mario Miglio 5.000; Amalia e Paolo Artus 5.000; Nini e Piero Boer 5.000;
Flora e René Pons 10.000.
Per VOspedale Evangelico di Torino:
La moglie Juliette Balmas-Marauda L. 200
mila; la jfìglia Liliana e Dario Varese 100
mila; Luisa e Giovanni Cambellotti 5.000.
In Val Germanasca
Festa al Lago Verde
Il C.A.I. Val Germanasca organizza per
domenica 16 luglio Tannuale festa del Lago
Verde nel trallone di Prali, presso il confine
con la Francia. Il 14 luglio 1968 veniva inaugurato ufficialmente il piccolo rifugio e da
allora è consuetudine che ci si ritrovi a metà
luglio al Lago Verde per la tradizionale gita
sociale a cui non solo partecipa un gran numero di iscritti al C.A.I. con le rispettive famiglie, ma anche molti amici e simpatizzanti
che approfittano delPoccasione per fare una
gita al Boucier, alla Grande Guglia o a una
delle numerose cime dei dintorni.
Da un paio di anni poi la festa è allietata
dalla presenza di una nutrita comitiva francese guidata dal sindaco di Abries, signor
Mathiaii.
Anche se la neve ancora abbondante nei
canaloni e sui colli creerà qualche difficoltà
di transito, anche per quest’anno i francesi
hanno assicurato la loro presenza con una nu'
merosa comitiva di valligiani e di villeggianti.
Ci sarà così, ancora una volta, la possibilità di rinsaldare i vincoli di stima e di sincera amicizia esistenti tra le popolazioni della
Germanasca e del Queyras. In questa prospettiva la sezione del C.A.I. della Val Germanasca invita alla festa del Lago Verde, oltre ai propri soci, tutti gli abitanti della valle
e i villeggianti.
R. Genre
Sciola Latina di Pniaaretta
(Media legalmente
riconosciuta)
Risultati scrutini ed esami
Anno scolastico 1971-72
Promossi alla II media: Arolfo Luisa, Beux
Nello, Bouchard Norma, Bounous Cesare,
Coucourde Lia, Gardiol Silvia, Gelato Paola,
Giaiero Paolo, Griglio Manuela, Martinat Or-^
nella, Meytre Italo, Micol Milena, Orsello Rosanna, Pastre Milena, Peyrot Amato, Pons
Claudio, Rostan Ines, Soster Moreno, Soulier
Fulvia, Tron Oriana, Ughetto Marina.
Promossi alla III media: Bertalmio Renzo,
Bleynat Anna Rita, Clot Paolo, Clot Renzo,.
Coucourde Giorgio, Costantino Oreste, Giai
Angela, Giraud Vittorio, Jahier Valdo, Meynier Roberto, Micol Luciano, Pascal Nicoletta, Pastre Vera, Peyran Piero, Pons Daniela,
Pons Paolo, Salvai Giorgio, Sappè Sandro,
Vinçon Silva.
Licenziati: Barai Luisello, Beri Mara, Berton Amato, Beux Marcella, Beux Ugo, Bleynat Elena, Chiavia Erich, Costantino Silvia,
Clot Piera, Clot Renato, Coucourde Dorella,
Coucourde Walter, Gaydou Renzo, Giraud
Bianca, Lageard Annamaria, Long Antonella,.
Meytre Lorena, Monnet Ornella, Peyronel
Rosanna, Poet Franco, Pons Adriano, Reynaud Cristina, Rostaing Roberto, Sammartino
Laura, Tront Romano, Tron Sergio, Zappa
Walter.
Iscrizioni alla I Media
Dal 1 al 20 luglio sono aperte le iscrizioni
alla prima media per i promossi nella sessione estiva. I documenti da presentare sono ì
seguenti :
1) Domanda di iscrizione in carta libera
firmata dall’interessato e controfirmata dal
padre;
2) Certificato di nascita in carta libera;
3) Certificato di rivaccinazione antivaiolosa e antidifterica in carta libera;
4) Diploma di V elementare.
1 documenti possono essere presentati alla
segreteria della scuola o inviati per posta.
La Direzione
AVVISI ECONOMICI
VENDESI fabbricato in San Germano Chitone, Via Umberto I ex via provinciale costituito da due piani fuori terreno di vani
otto, cantinati, rimessa, terrazza, terrena
attiguo. Rivolgersi: geometra Gino Rostan,
Via Monte Grappa 6 Perosa Argentina :
Tel. 8313.
FAMIGLIA, 2 adulti, nazionalità estera residente vicinanze Ginevra, Svizzera, cerca
cuoca-domestica pratica lavori casa, buon
trattamento e retribuzione adeguata. Alle
dipendenze già trovansi coniugi evangelici
pinerolesi: tei. 70701 Pinerolo.
A GIOVANI disposte lavorare in comunità
offriamo possibilità di servizio in ufficio a
con gruppo di ragazzi o in altre mansioni.
Scrivere precisando eventuali referenze a
Ist. GOULD, via Serragli 49 - 50124 Firenze.
VENDO terreno mq. 3290, ben coltivato e
fabbricabile, periferia Forano (Rieti), a
50 km. da Roma. Prezzo da convenirsi.
Scrivere Ermanno Scarinci, Via Famagosta 4, Roma.
Le famiglie Peyronel, Pons, Cou*
courde, Malosso e Borno, commosse
per la grande dimostrazione di affetto e di stima tributata al loro caro
Corrado Peyronel
nelTimpossibilità di farlo singolarmente ringraziano con riconoscenza i
Sigg. Pastori Bertinat e Deodato, il
Rev. Parroco di San Germano Chisone, i Sigg. Medici, Suore e personale delTOspedale Cottolengo, gli amici
di leva, i vicini di casa, gli amici di
lavoro di Amedeo e tutti coloro che
con .scritti o di presenza hanno recato conforto e aiuto.
S. Germano Chisone, 7 luglio 1972.
7
14 luglio 1972 — N. 27-28
pag. 7
Vita, problemi, prospelitive. delle chiese valdesi
Il pastore Davide Pons
Bari
Con la scomparsa del Pastore emerito Davide Pons se ne va un altro
poco della Chiesa Valdese come l’avevo conosciuta. Mi guardo attorno e la
fisionomia della mia Chiesa d’un tempo mi appare profondamente cambiata. Altri problemi sono sorti, un altro
modo di predicare si è fatto strada, e
i vecchi talvolta sono perplessi. « Che
importa? — ripeterò con l'apostolo —
comunque sia, Cristo è annunziato e
io di questo mi rallegro e mi rallegrerò ancora » (Fil. 1: 19). Quello che
dobbiamo speràre è che la nuova generazione, nelle mutate condizioni,
renda testimonianza all’Evangelo con
lo stesso ardore degli anziani che hanno terminata la loro carriera.
Davide Pons era nato nelle Valli
Valdesi 86 anni or sono, a Perrero,
dove suo padre fungeva da segretario
di ben undici comuni dell’alta Val
Germanasca. Finiti gli studi teologici
si mise a disposizione del Comitato
di evangelizzazione, esprimendo il suo
« ardente desiderio di entrare nella
nostra opera di evangelizzazione per
annunziare l’Evangelo al nostro caro
popolo italiano ».
Cominciò con delle sostituzioni temporanee a Torino, Como, Demonte. In
questa località c’era un locale di culto e di lì si visitavano gli evangelici
sparsi nelle Valli di Stura e di Gesso,
i gruppi di Saluzzo e di Cuneo. Poi il
nostro giovane venne inviato a Tenda, allora italiana, e a Nizza.
Nell’ottobre 1911 ottenne una borsa
all’Università di Glasgow, in Iscozia,
ma non riuscì a sopportare il clima
del nord e dopo pochi mesi dovette
rimpatriare. Venne allora inviato a
Firenze e a Genova per delle sostituzioni, quindi a Falerna, in Calabria. Al
suo arrivo incontrò una donna che gli
chiese se fosse un commesso viaggiatore. « Le risposi: “No, sono il Pastore
evangelico”. "Sia benedetto Iddio che
ci accorda un nuovo Pastore, io pure
sono evangelica”. Di lì a poco incontrammo altre donne alle quali essa,
tutta contenta, diede la notizia dell’arrivo del nuovo Pastore ».
Finito il suo anno di prova, venne
consacrato al ministero durante il culto di apertura del Sinodo del 1912.
Presiedeva il Pastore V. A. Costabel e
i giovani consacrandi erano ben sei:
Basilio Mastronardi, Enrico Pascal, Arturo Vinay, Giulio Tron, Ernesto Tron
e Davide Pons. Tutti hanno ormai terminato la loro carriera terrena.
Fin da quei tempi la Chiesa Valdese
si preoccupava del problema degli
emigranti, ed erano sorte delle comunità Valdesi al Cairo e ad Alessandria
d’Egitto. A consolidare l’opera nel 1912
giunse Davide Pons, che vi rimase durante tutta la prima guerra mondiale.
Nel 1920 l’Amministrazione ritenne
tuttavia di non poter più continuare
quell’opera, mentre in patria mancavano i Pastori e il Pons venne trasferito a Pachino, in Sicilia.
A! suo rientro in patria egli aveva
già 33 anni, e pensò che fosse tempo
di trovarsi una compagna e nel novembre 1920 celebrò il suo matrimonio con Lisa Rostagno, figlia del Pastore Valdese Luigi Rostagno.
Dopo una permanenza di due anni a
Pramollo nell’alpestre parrocchia delle Valli Valdesi, nel 1924 si trova ad
Angrogna.
Nel 1928 la Tavola lo incaricò di rappresentare la Chiesa Valdese in Olanda, e questo incarico gli verrà rinnovato per undici anni, aggiungendovi,
negli ultimi anni, un analogo incarico
per la Svizzera. Era un incarico assai
delicato in quei tempi, anche perché
le autorità consolari seguivano cOn
particolare attenzione quello che il
Pons andava dicendo della situazione
politica in Italia. Lo stesso ambasciatore sapeva che D. Pons era stato invitato dalla regina Guglielmina, la
quale da anni si interessava vivamente dell’opera della Chiesa Valdese.
Nel 1930 altro trasferimento, questa
volta a Vallecrosia, dove da molti anni fioriva un orfanotrofio, fondato il
secolo scorso dalla munificenza dell’inglese Mrs. Boyce. Qui bisognava
trovare anno dopo anno i mezzi per
sostentare una cinquantina di bambine, e la colonia inglese di Bordighera
andava assottigliandosi sempre di più.
Inoltre c’era accresciuta pressione delle autorità fasciste. « Al Municipio mi
hanno fatto comprendere che sarebbero contenti se almeno alcune delle nostre bambine entrassero a far parte
dell’organizzazione ’Piccole Italiane’.
Una signora inglese mi disse che dovremmo partecipare più ufficialmente
alle cerimonie patriottiche, e soggiunse: Mi dispiace di non vedere che delle Piccole Italiane di Istituti Cattolici.
Mi offrirebbe per l’anno prossimo il
necessario per vestire le nostre bimbe col costume di Piccole Italiane ».
Poi vengono gli anni della guerra.
Nel 1940, per ordine superiore, tutta
la popolazione deve sfollare, e le bambine dell’Qrfanotrofio vengono ospitate nella Casa Valdese di Borgio Verezzi. Dopo alcuni giorni possono ritornare, ma la situazione va di anno
in anno diventando sempre più pesante sotto tutti i punti di vista. Nel 1941
ii Provveditore agli Studi diramava la
seguente circolare: « Il Ministero richiama l’attenzione sulla necessità che
negli Istituti di educazione sia ridotto, per quanto possibile, il consumo
della pasta e del riso. Vi invito, pertanto, a studiare la possibilità di somministrare, in due giorni almeno della
settimana, la minestra di verdura in
sostituzione della pasta e del riso, curando inoltre che negli altri giorni il
consumo di tali generi sia adeguato al
limitato quantitativo disponibile».
Contemporaneamente i genitori delle
bambine erano obbligati a sottoscrivere una dichiarazione del seguente
tenore: « Io sottoscritto dichiaro sul
mio onore e sotto la mia personale responsabilità di appartenere alla razza
ariana, così come appartengono pure
alla razza ariana le mie figlie ». . *
Sarebbe troppo ■^ungo’^evOcare il
clima di timori, e sovente di terrore,
che accompagnarono quegli anni. Ricordiamo solo la notte del 22 giugno
1944, quando nel corso di uno spaventoso bombardamento, un’ala dell’Istituto venne distrutta.
Malgrado tutto, anche i culti continuarono, sovente negli scantinati, a
Bordighera e a Sanremo. In quest’ultima località D. Pons si recava percorrendo i dodici chilometri. in bicicletta, fra un bombardamento e l’altro.
Alla fine della guerra il Pons si recò
a Como, a sostituire per alcuni mesi
i! Pastore Carlo Lupo ammalato. Nel
1948 è a Siena, ma dopo un anno chiese di essere collocato a riposo.
Ritornato a Bordighera, accettò l’invito di una Missione Evangelica che
in Francia lavorava fra gli italiani, e
ogni settimana si recava a Nizza e altre località della Riviera per un’opera di evangelizzazione.
Nel dicembre 1954 la fedele compagna della sua vita, che specialmente
aveva dato tutta se stessa per l’orfanotrofio di Vallecrosia, .dopo grandi
sofferenze cessava la sua esistenza
terrena.
Due anni più tardi si risposava con
la sig.ra Cécile Perret, direttrice di
un Istituto per sordomuti a Moudon
(Losanna). Qui trascorse alcuni anni
sereni, fino al 1964, quando la moglie,
gravemente ammalata, dovette essere
ricoverata nell’ospedale di Corcelle.
Ma, precedendo la compagna,. Davide
Pons concluse il 28 maggio u. s. la sua
lunga, intensa giornata terrena.
Come da suo desiderio, la sua salma riposa accanto a quella di Lisa
Rostagno nel tranquillo cimitero di
Bordighera, vicino alla comunità alla
quale egli aveva dedicato le sue forze negli anni più tragici della guerra.
Al Signore, che Egli ha fedelmente
servito, sieno onore e gloria.
Roberto Nisbet
Grande tristezza ha determinato- nella nostra comunità, e particolarmente tra quelli
che nella loro gioventù avevano con lui vissuti i tempi duri della intolleranza religiosa
e politica, la scomparsa di Nicola Diana. Da
cinque anni era ricoverato nel reparto « anziani » dell’Ospedale di Venere a Carbonara
(Bari), ma anche li era rimasto incrollabile
nella sua fede nonostante la solitudine che
l’opprimeva ma che non gli impediva di interessarsi continuamente alla vita della sua
Chiesa.
Tristissime vicende familiari avevano fatto si che la sua vera famiglia fosse la sua comunità dove era profondamente amato e dove
aveva lasciato un grande vuoto fino dal giorno in cui aveva dovuto essere ricoverato in
Ospedale.
Siamo certi che a lui il Signore dirà: « Va
bene, buono e fedel servitore; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose;
entra nella gioia del tuo Signore ».
Co'^iàiiò
All’età di 83 anni ' ha lasciati Vincenza
Abbattistay di vecchia Ciniglia evangelica. Di
fede semplice ma profonda, aveva grande*
mente contribuito, col marito, all’educazione
evangelica ■ dei suoi -iìgliuoli, tutti membri
della Chiesa valdese di Corato, Cerignola, Torino. Il suo ricordo rimarrà in benedizione
per tutti coloro che Thanno conosciuta.
Il suo funerale è stato presieduto dal Pastore Giuseppe Castiglione che, in assenza
del Pastore, ha presieduto anche i culti di domenica 4 giugno a Corato ed a Bari : lo ringraziamo vivamente.
Pomaretto
Recentèménte, Tassemblea ha udito la relazione annua seguita da discussione sui temi
di fondo, come recumenismo, la legge sui
Culti Ammessi; si è poi proceduto ^lla nomina dei deputati alla. Conferenza e. al Sinodo : per la Conferenza : Renato Long, Lauretta Micol, Silvio Garrou; per il Sinodo: Viola Rostan. La Confeirenza ha nominato per
la nostra chiesa : Lauretta Micol ed Eliana
Bouchard. n
Ringraziamo molto l’artigiano Pietro Qrua
per il suo messaggio dato alla comunità domenica 25 giugno.
Prossima riunione: Co Ciauvin, Inverso P.,
domenica 16 ore 15.
Notizie da Coni
';to*
ì(.
Anche quest’anno l’obiettivo di « rendere
più comunità la comunità » è stato un continuo stimolo per tentare vie nuove e diverse
che ci hanno permesso di sondare le reali
possibilità della comunità : il suo bagaglio
teologico e la sua disponibilità.
Non ci soffermeremo a parlare delle consuete attività (che sono state seguite nell’arco dell’intero anno in maniera più che soddisfacente), perché ci sembra più utile parlare di alcune iniziative particolari:
A) Il culto comunitario domenicale. Per
questo tipo di culto con una liturgia elastica
ed abbreviata, il sermone del pastore è stato
sostituito dalla predicazione della comunità
la quale, debitamente informata in precedenza del testo su cui meditare, per i numerosi
interventi dei singoli, ha. potuto sperimentare
come sia estremamente costruttivo che essa
cerchi, studi, mediti, per costruire un suo
messaggio e per partecipare attivamente alla
sua « edificazione ». Il culto non si è trasformato (come si temeva) in una discussione
dispersiva o polemica, ma si è espresso in una
predicazione disseminata di spunti originali e
di belle affermazioni di fede. L’esperimento,
per mezzo di un sondaggio con un questionario opportunamente preparato, è risultato gradito, utile, da continuare, al 93% dei presenti sempre sorprendentemente numerosi.
B) Una lettura critica della Bibbia.
L’esperimento si è cominciato con il libro
della Genesi. Lo studio delle fonti e dei vari
documenti del testo, lo sforzo di intendere la
forma mentale ed il modo di esprimere la
fede del popolo della Bibbia, ci hanno dato la
possibilità di esplorare la sacra scrittura con
occhio disincantato e di renderci ragione delle cose scritte. Sono stati chiamati in causa
molti problemi che normalmente i credenti
o scavalcano perché troppo complessi o ignorano del tutto, ma che comunque dimostrano
che una lettura critica accompagnata dallo
sforzo di tradurre il messaggio di allora in
un messaggio equivalente oggi, non è la stessa
cosa che una lettura fondamentalista, letterale del testo. Un lavoro di questo tipo non poteva lasciare le cose come stanno : alcuni
hanno seguito con circospezione e sospetto;
tanti altri, con un interesse sempre più vivo.
Abbiamo concluso che uno studio siffatto ha
degli sbocchi immediatamente pratici : a) ci
permette di mediare il messaggio della Bibbia
a credenti e non credenti; b) ci permette di
lasciare parlare i testi cosi come sono (per
quanto sino ad ora ne possiamo sapere).
C) L’impegno politico. L’argomento già
trattato altre volte, ora è stato affrontato in
rapporto alla comunità. L’occasione è stata
data dal culto tenuto dai giovani per la domenica della gioventù. Le divergenze, non
solo a livello di idee ma di comportamento
.sociale, sono apparse in tutta la loro virulenza. Esistevano già. Ora sono manifeste. La
comunità ha constatato che i problemi vanno
affrontati e non coperti, affinché essa possa
veramente esercitarsi nell’agape, cioè in quell’amore che deve sussistere nonostante le divergenze. Gli incontri sono stati un occasione
In Valle d’Aosta
COMUNE DI SARRE
(3 Km. dalla Città)
Famiglia evangelica dispone di
appartamenti attrezzati tre posti letto.
Bassa stagione L. 12.000 settimanali.
Scrivere:
Montaldo - 11010 Sarre (Aosta)
Comunicato ai laombrì dal prossimo Smodo
Torre Penice 20-25 agosto 1972
Il Sinodo continua a cadere in un momento di sovraffollamento di
Torre Pellice per cui la sistemazione dei delegati continua ad essere difficile. Quest’anno poi, in modo particolare, per la congiuntura del Sinodo
unito con la Chiesa Metodista, le difficoltà sono ancora maggiori. Si tratta
infatti di trovare alloggio per circa 250 persone, in un momento in cui
Alberghi e Pensioni locali non ayranno disponibilità di camere.
Al momento in cui scriviamo abbiamo previsto la sistemazione di
196 persone in Torre Pellice (Foresteria,-Convitti, Casa Gay), in Villar
Pe/Zfc0f'(Mii9niónti), in Luserna S. Giovanni (Villa Olanda), in Pinerolo
(Convitto Valdese), in case private (Lusema S. Giovanni 3, Pinerolo 3).
Dei rimanenti 54 membri del Sinodo prevediamo che 40 probabilmente
avranno trovato sistemazione per conto proprio. Avremo dunque ancora
bisogno probabilmente di 14 o 20 posti letto.
Per poter avere un quadro completo nel più breve tempo possibile e
non esser costretti a dover fronteggiare una spiacevole e non facitaente
rimediabile situazione di emergenza, rivolgiamo una calda preghiera a
pastori e laici:
a) I Pastori delle Chiese di Bobbio, Villar Pellice, Torre Pellice, Lusema
S. Giovanni, ci segnalino con urgenza nome e indirizzo delle famiglie
della loro comunità in grado di mettere a disposizione per il tempo
del Sinodo (19-25 agosto) camere a 2 letti e a 1 letto.
b) I delegati al Sinodo che hanno trovato una sistemazione per conto
proprio, abbiano la compiacenza di segnalarcelo, in modo che possiamo escluderli dal computo.
c) I delegati al Sinodo che ancora non Tavessero fatto, àbbiano la compiacenza di prenotare il loro posto segnalando se verranno in automobile, in modo da potersi trasferire con mezzi propri al loro alloggio,
e indicando la loro età, in modo da consentirci di predisporre la sistemazione dei più anziani a Torre Pellice, e dei più giovani alla periferia.
d) Le indicazioni di cui sopra dovranno essere inviate al Past. A. Deodato. Via dei Mille 1, 10064 Pinerolo, con cortese sollecitudine.
Ci scusiamo di non poter assicurare per tutti una sistemazione in
camera a 1 letto o a 2 letti, ma siamo certi di poter contare sulla comprensione e sullo spirito di adattamento di coloro che dovranno alloggiare nei
Convitti, in camerata o in camere a 3 o 4 letti. Il loro eventuale disagio
(la cosa per altri aspetti può riuscire simpatica), sarà compensato dal
vantaggio della vicinanza all’aula sinodale.
Ringraziando per la collaborazione
p. IL CQMITATQ DELLA FQRESTERIA
Past. A. Deooato
Via dei Mille 1 - 10064 Pinèrolo
TACCUINO DI VIAGGIO
Incontro con gli amici inglesi
deila nostra chiesa, a Mabledon
d’oro che, a parte caso limite incomprensibile, ci ha insegnato che nessuno ha tutta
la verità; che l’intolleranza da qualunque
parte venga è una nota dissonante; che nel
colloquio ci si conoseq^d è possibile eliminare - preconcetti ed ufeiustificate impressioni
soggettive; che pur cmamati a fare le nostre
scelte dobbiamo lasciare sempre un largo margine alTopera di Dio bella nostra storia.
In conclusione posiamo dire che sebbene
grandi cambiamenti non siano avvenuti, discutere di politica nella comunità comincia
col non essere più ùa.vero tabù.
D) Le finanze. Quando la comunità si
incontra in forme di attività diverse da quelle tradizionali, appàiório chiare le sue limitazioni e i suoi condizionamenti; il tutto normalmente sfocia in ùn grave disagio che incrina l’apparente compattezza della comunità
e si manifesta negatit^mente nella situazione
finanziaria: A Como“'(qd al Signore vada veramente la nostra gratitudine) è accaduto il
contrario. Sono aumentate le collette ai culti;
sono salite le offerte annue; si sono accentuati i doni particolari, H consuntivo del bilancio è di quasi due milioni superiore al preventivo sì che si sono anche raddoppiati i
doni ai vari istituti; j abbiamo serenamente
compiuto i nostri doveri verso la Tavola, abbiamo accantonato ui» discreta somma per
qualche piccola comunità del distretto che si
trovasse in difficoltà pqr i suoi versamenti alla Cassa Centrale. Valido apporto a questa
situazione ha dato la Lega Femminile (circa
50 signore e signorine) che durante tutto
l’anno ha lavorato in modo encomiabile in
varie direzioni. ^ ' r.t.
Conclusione. È stàio un anno buono, diverso, vivo. Il Signore^ è stato veramente in
mezzo a noi.
La domenica di Pentecoste, che praticamente quest’anno ha chiuso le varie attività,
ha posto un degno suggello: 11 giovani dai
18 ai 23 anni (di cui due provenienti dal
cattolicesimo) hanno chiesto di diventare
membri effettivi della comunità: Walter Fumagalli, Rita Venturi, Nadya Bernini, Paola
Marchini, Paolo Rana, Tilde Tancredi, Vittorio Tammino, Danny Briante, Valdo Di
Toro, Giovanni Bosio, Angela Chiarella.
Salvatore Briante
Gli emigranti raccontano
In treno un gruppo di turisti italiàni vantano i loro viàggi con le tipiche
inflessioni di voce dei « beati possidentes », raccontando meraviglie delle loro « imprese » alTestero, dei « menu »
degli alberghi, incapaci però d’una rifiqssione intelligente sul paese visitato
o sulla vita più concreta dei popoli conosciuti. In un angolo c’è un vecchietto, raccolto nei suoi pensieri; non appena i turisti scendono, l’uomo mi sorride e racconta la sua vita: emigrante per lunghi anni in America è ritornato al suo paese di Sora, vicino al
parco nazionale degli Abruzzi; ha un
po' di terra con lembi d’uliveto, mandorleto e un fondo di vigneto; ha otto
figli; una solo è al paese, gli altri sono
all’estero: New York, 'Toronto, Francia e due a Dundee, dove sta andando.
Ogni tanto i figli lo invitano e lui gira
il mondo per stare con loro, anche soltanto poche settimane; nel valigione
con lo spago la « scanata » di pane,
l’olio di Sora, la salsiccia e le cose che
ricordano il paese natio.
Si parla delTEvangelo, che egli non
conosce; poi s’immerge ben presto nella lettura del « dono di Dio », un commento illustrato di San Giovanni che
avevo conservato in fondo alla mia
borsa.
Sulla Manica, mentre ci avviciniamo
a Folkestone, un uomo piuttosto tarchiato s’avvicina e mi parla della sua
vita. Ha lasciato la sua « masseria » vicino a Potenza ed è partito per Leeds.
« Sono dieci anni che vivo in quella città ^ mi dice — ma il guadagno è modesto. Ho una casetta col giardino, ma
ho nostalgia del paese. Mi dicono che
a Torino si lavora bene, si guadagna ».
L’emigrante è incerto, non si fida della
patria che ha lasciato un giorno... è
stato troppo deluso. Lo sbarco è vicino e l’emigrante è commosso di ricevere un piccolo segno della- breve amicizia con l’omaggio del « dono di Dio »
di San Giovanni.
L’ecologia presa sul serio
Tra Folkestone e Londra distese infinite di verde punteggiato dal bianco
delle pecore o dal bianco chiazzato di
nero delle mucche; case isolate, villaggi o città s’armonizzano col verde;
ogni casa ha un orticello o un giardino
dove l’operaio si distende, ricupera forze nuove dopo la tensione della giornata. Mi dicono: gli inglesi stanno persino esagerando nel predisporre misure severe per conservare il verde in
città dovunque, per tutelare il patrimonio della fauna, il regno degli uccelli, nelle previsioni non lontane di
una mondiale contaminazione mortale dell’aria! « E in Italia stanno esagerando nell’altro senso — aggiungo io —
nel liquidare il poco verde rimasto, nel
consumare la strage degli innocenti volatili, nel privare città e villaggi del
minimo spazio per lo svago dei bimbi,
in omaggio alla speculazione dei pochi
che potranno poi godersi il verde e la
calma delle foreste all’estero, lasciando i poveri tapini nel profumato cemento., Consoliamoci: « in alto loco »
se ne discute, si formulano progetti e
ciascuno s’attribuisce il merito di averne parlato e anche scritto,., nel frattempo lo scempio si consuma».
Con gli amici inglesi
Al castellò di Mabledon vicino a Tonbridge s’incontrano ogni anno gli amici della Chiesa Valdese; per due giorni intieri si discutono i problemi duella
nostra chiesa, in riferimento alle varie relazioni del delegato dalle Valli alla Sicilia, in occasione dei loro viaggi
estivi. I nomi di Beckwith o di Gilly
sono sufficienti a indicare l’apporto
enorme che gli evangelici inglesi hanno dato sotto tutti i profili alla nostra
chiesa in passato ed in una linea di te. stimonianza, collegata con la realtà
concreta del nostro popolo. Se oggi
l’aiuto finanziario maggiore proviene
da altre zone europee, l’amore e. Tinteresse profondo per l’opera di'evangelizzazione non è venuto meno nei nostri amici inglesi. Certo la situazione
economica è mutata, ma l’apporto spirituale unitamente a quello finanziario è di vivo incoraggiamento per le
opere e l’azione evangelistica in Italia.
Dopo la guerra il capitano Stephens ormai ultrasettantenne aveva ripreso i
collegamenti con la nostra chiesa, unitamente ai contatti che alcuni Pastori
avevano avuto con gli inglesi durante
la guerra.
L’interesse per i luoghi, per la storia s’è andato man mano allargando
per opere concrete, soprattutto quando esse esprimono una testimonianza
e una predicazione delTEvangelo.
Il Comitato valdese delTInghilterra
ha infatti esaminato la situazione italiana in occasione dell’incontro di Mabledon, con particolare riferimento alle opere nel Sud, al colportaggio e alla
diffusione della Parola di Dio. Da una
parte i nostri amici hanno apprezzato
molto certe iniziative condotte con serietà e impegno vocazionale, d’altra
parte hanno anche formulato critiche
aperte per iniziative ed opere mal dirette.
L’incontro di Mabledon presieduto
da un caro amico della nostra chiesa
il vescovo di Tonbridge Dr. Russel
White, è stato guidato dal Pastore
Ward, attuale leader dei contatti inglesi con la nostra .chiesa, con la partecipazione del past. Scutt, dello svizzero
Charles Schùpbach, onnipresente nell’opera di evangelizzazione, del direttore della rivista inglese sulla chiesa
valdese, delTing. Malcom Cowan, del
signor Prescott Stephens, figlio delTindimenticabile capitano inglese.
Al Comitato un grazie riconoscente
per il perseverante collegamento con
la nostra chiesa e per l’incontro annuale di Mabledon, che consente al delegato italiano di recare le notizie della chiesa e dell’Italia nel clima della
secolare affettuosa amicizia.
Gustavo Bouchard
8
l>ag,=;8
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Ñ. 27-28 — Ì4 luglio 1972
L’aiuto ocoidentaie allo sviluppo del Terzo Mondo
Genocidio
e cidturÌcidioii i < v; i
Circa due anni fa abbiamo già avuto occasione di parlare deiragronomo
americano Don Lucè,'che, àllofa Segretario aggiunto del Consiglio ecumenico delle Chiese per il Vietnam, denunciò a livello mondiale resistenza delle
famigerate « gabbie di tigre » del Vietnam del sud, gli atroci mezzi di tortura medioevale in cui, nello spazio di
4 metri quadrati erano stipate, incatenate e picchiate 4 o 5 persone, essenzialmente colpevoli di aver partecipaa qualche manifestazióne pacifista o di
aver denunciato la corruzione e gli
abusi della burocrazia locale.
Ora Dòn Luce è venuto in Italia ed
ha presenziato al recente Incpntro nazionale piér il Vietnam, promosso dal
relativo. Comitato, a cui ha aderito
tutto l’arco di quelle forze politiche,
sindacali e culturali da tempo impegnate per rivendicare una politica di
pace e di indipendènza per la penisola
indocinese. In tale occasione egli è stato intervistato dall’« Avanti! », quotidiano socialista.
Dall’intervista si apprende che Don
Luce entrò in Vietnam per la prima
volta nel 1958 come esperto di problemi economici e agricoli, colla tipica
mentalità dell’ uomo americano del
Middle West, cioè del tutto spoliticiz
La denuncia
dei Vaipreda
I genitori di Pietro Vaipreda hanno
presentato denuncia penale contro tutti coloro che hanno provocato a danno alla salute (com’è noto, Vaipreda
soffre del grave morbo di Bürger),
coartazione dei diritti della persona,
violenze dirette e indirette » nei confronti del figlio, che da trenta mesi si
trova in carcere : un atto disperato nel
tentativo di tener desta Topinione pubblica internazionale e di rimettere in
modo Tarrugginita macchina della giustizia.
La denuncia ricorda l’appello della
madre di Panagulis e chiede « quale
differenza ci sia in sostanza fra Grecia
dei colonnelli e il nostro paese se anche da noi è possibile arrestare un innocente, schiacciarlo sotto una inumana costruzione giudiziaria, negargli
ogni possibilità di difesa in pubblico
processo e infine attendere che muoia
anche lui nel buio di una cella ».
L’esposto prosegue infatti affermando che le condizioni di Vaipreda si
vanno via via aggravando e che questo
progressivo peggioramento (c dipende
direttamente dal regime carcerario ».
Lo stesso direttore sanitario di « Reginn coeli » aveva sottolineato, già tempo fa, la necessità di trasferire l’imputato in ambiate diverso dal carcere
cc non essendo ivi le terapie tecnicamente eseguibili ».
órà di « gùefrà geofìsica » (anche se la
CIA, con j cui mezzi sonp stati fatti gli
esperiin^ti, i«ha cercato di minimizzari; la, '‘étìsa): tsì tiattà- dj hjezz| atti a
provocare su zone prescelte pioggie
torrenziali, che possono moltiplicare
per "trefità Ih prècipitazioni nella stagione dei monsoni e in clima tropica^
le, come quello del Vietnam. Intanto
l’aviazione americana continua a danneggiare dighe e argini; viene còsi a
profilarsi la spaventosa possibilità
(con la concorrenza dèlie suddette circostanze) di ulteriori e forse irreparabili distruzioni di pèrsone e di cose,
imputabili a « eventi naturali ».
li « patto d’unione »
della sinistra francese
Le recenti dimissioni del primo ministro francese Chaban Delmas e la
sua immediata sostituzione (non dimentichiamo che la Francia è una repubblica presidenziale) con Pierre
Messmer, considerato un «duro» e
un fedelissimo al gollismo, vengono ad
accentuare la crisi in cui versa questo
partito e a rendere maggiormente probabile la possibilità che le prossime
elezioni, previste per il marzo 1973,
vengano anticipate (come è stato in
Italia e come sarà in Germania federale).
Di fronte a questa crisi, particolare
rilievo viene ad assumere il « patto
d’unione » per un comune programma
di governo recentemente stipulato in
Francia fra socialisti e comunisti. E’ la
prima volta che i due partiti raggiungono una intesa di questo genere, che
è anche (come cita il comunicato finale) « aperta a tutte le forze democratiche che vorranno associarvisi su un
piano di uguaglianza ». Questo « contratto di legislatura » — con un impegno per ora limitato a cinque anni —
si presenta in effetti assai diverso dai
precedenti accordi. Il quotidiano Le
Monde commenta: « La sinistra ora è
meglio armata e potrà dunque essere
più credibile di quanto non lo fosse
nel 1965 o nel 1967, quando era stata
costretta a una unità che non era politica, ma semplicemente elettorale ».
Ognuno dei due partiti, pur conservando la propria fisionomia, ha ceduto
qualcosa all’altro, ma il maggior rinunciatario è senza dubbio il partito comunista. Basterà ricordare alcuni punti del « patto » per rendersene conto.
Per quanto riguarda la politica estera.
« congelamento » dell’ attuale armamento nucleare, impegno a « rispettare » le alleanze vigenti, in previsione
della simultanea spppròssione dei patti militari avversari. In politica interna l’afFermazione della pluralità dei
partiti e deH’alternànza democratica
fra potere e opposizione. Nei confronti
della politica europea; concèssioni dalle due parti: se, da un lato i comunisti francesi sono pronti a dare la loro
partecipazione alla costruzione della
Comunità economica europea «con la
volontà di liberarla dal grande capitale » dall’altra il socialista èd europeista Mitterand ha dovùto sottoscrivere
che l’eventuale governo manterrà in
seno alla stessa la sua piena libertà
d’azione per la realizzazione del programma congiunto politico, economico e sociale. '
Vediamo ora altri punti in-comune:
è prevista la nazionalizzazione (non
necessariamente «statalizzazione») delle banche, delle società assicuratrici,
dei : gruppi finanziari,- delle industrie
degli armamenti e aeronautiche, delle
grandi industrie chimiche e farmaceutiche, della compagnia dei petroli, dei
trasporti aerei e marittimi. Garanzia
di un salario minimo ai lavoratori,
pensione anticipata-a 55 anni per le
donne e a 60 anni per gli uomini, pensioni non inferiori al salario minimo
(circa 120 mila lire mensili), costruzione di 700 mila alloggi annui, di cui
tre quarti a basso affitto.
Questo « patto », come è logico, ha
sollevato le più disparate reazioni. Ci
limiteremo qui a ricordare le più
« estreme »: da una parte, i conservatori accusano Mitterand di tradire la
democrazia; dall’altra i « maoisti » accusano il leader comunista Marchais
di tradire la rivoluzione.
Viene spontaneo fare un confronto
colla situazione italiana, ora che il partito socialista è passato all’opposizione. Sta di fatto che qui il problema è
assai più complesso di quello francese
per la presenza del forte partito DC,
senza il quale non è possibile, al momento, pensare a prospettive di goTerno. Vi è poi il fatto che i socialisti (e
questo è un punto che il loro prossimo congresso dovrà chiarire) sono
presi fra due forze, di cui una è fautrice di un ritorno al governo e l’altra è per una politica di opposizione.
Lo stesso on. Amendola, comunista,
ha detto che, per lui « nuova maggioranza » (e quindi forza di governo) :non
può che voler dire l’incontro delle tre
componenti storiche, socialista, comunista e cattolica. Ma si tratta di una
prospettiva poco credibile (specie in
rapporto a quello che è oggi la DC) dato il ruolo del tutto subalterno che il
PCI dovrebbe accettare.
Roberto Peyrot
(segue da pag. 1)
tuali 9.500 miliardi, con 15.000 potrebbe essere una meta facilmente raggiungibile è non troppo dilazionabile,
se si considera lò statò di sottonutrizione di cui la maggior parte di quei
Paesi soffre. Purtroppo, mentre la
somma del reddito lórdo dei 16 Paesi
cresce fortemente di anno in anno, il
contributo al 3“ Mondò cresce assai
più lentamente, tanto che Invece' di
avvicinarci a' quell’1% si tènde sensibiimente a'regredire. In' Italia poi, sè
continuerà la corsa agli alti salari e la
conseguente -crisi ' dell’ihdùstria, ' qùa^
lunquè mostro ¡aiuto poitebbe-^ anche
venire a cessare. : ■ : . ; •
Più triste ancóra, dal punto dì vista
etico, è un' altro fatto e cioè che quei
dati sugli aiuti ai Paesi sottosviluppati non vengono mai pubblicati in Italia; e che mai un uomo politico responsabile oserebbe vantare che l’Italia
contribuisce al risollevamento del 3^
Mondo con 435 miliardi all’anno e che
si dovrebbe rapidamente arrivare ai
1.000 miliardi! La reazione immediata
degli italiani sarebbe quella di consigliargli di sostenere che quelle risorse
del nostro lavoro vengano utilizzate
nel nostro Paese. Credo del resto che
tale reazione sarebbe analoga anche
ili altri Paesi ricchi e meno ricchi, perché sussiste in tutti noi un ben radicato razzismo economico, una forma
di nazionalismo egoistico che ha sempre posto fra l’altro ostacoli all’investimento di capitali in altri Paesi e
che impedisce maggiori, più consistenti e costanti aiuti dei Paesi più ricchi
verso quelli più poveri.
Anche da un punto di vista cristiano
la questione assume un aspetto morale fondamentale; noi stessi cristiani,
che siamo così pronti a criticare il
razzismo nelle sue forme più comuni
della discriminazione genetica praticato dagli altri, siamo invece ben pronti
a sostenere che dobbiamo prima di
tutto spendere le nostre risorse in Italia piuttosto che disperderle nel resto
del mondo. Se la gente, cristiana o socialista che sia, sapesse che mandiamo
via 435 miliardi — sia pure per aiuti —
verso Paesi che magari nella loro ignoranza ci sono poi cordialmente ostili,
o addirittura nemici, troverebbe certo
motivo di dissentire e di lagnarsi. Eppure per gli uni e per gli altri dovrebbe essere proprio questo un motivo
di coerenza di cui rallegrarsi!
Il mondo sottosviluppato è sempre
più in crisi, sempre più lo sarà nel
PREMI NOBEL
zato e tutto « tecnica »: non preparato,
quindi, ad affrontare un tipo di discorso implicante i problemi politici del
■Vietnam. Fu il Itmgo contatto coi contadini, gentili ed ospitali, che gli fece
comprendere la decennale tragedia dell’occupazione francese. Successivamente, nel periodo dal 1961 al 1967, egli
aprì definitivamente gli occhi notando
il totale sfaldamento della società vietnamita, distrutta dalla guerra. Donne
che si sono adattate a fare le concubine dei soldati USA e poi passate o vendute alla recluta o al soldato di rimpiazzo. I bimbi che prima fanno i lustrascarpe e poi diventano spacciatori
di droga per conto dei trafficanti locali, che sono poi le autorità di Saigon.
Qltre che un genocidio, precisa Don
Luce, gli americani stanno commettendo anche un vero culturicidio.
Tornato ancora in Vietnam nel 1968,
un anno prima di accettare l’incarico
presso il CEC, fu in questo suo terzo
soggiorno che scoprì le « gabbie di tigre » e i loro orrori. Ora gli è stato detto che il governo di Saigon tiene in
queste fosse più di 100 mila prigionieri politici: in ispecie, intellettuali, studenti e professionisti.
Luce ha organizzato attraverso agli
Stati Uniti una grande mostra sulla
guerra vietnamita che è riuscita a trasformare la reazione emotiva dei visitatori in un atteggiamento più politicizzato. Questo, secondo Luce, è un dato positivo che può essere suscettibile
di ulteriori e più importanti sviluppi;
una protesta cioè capace di creare una
nuova politica, alternativa a quella fin
qui condotta.
Durante il suddetto Incontro, il professore universitario Biocca ha portato la sua documentata testimonianza. Si tratta di una denuncia agghiacciante che supera la realtà più brutale; potrà essa far riflettere chi è ancora convinto che gli USA sono andati in
Vietnam a difendere la democrazia?
Ecco alcune cifre della « statistica
della distruzione » recate dal prof.
Biocca: Un uomo su 35 è stato ucciso,
uno su 15 è stato ferito, uno su 6 ha
dovuto fuggire. Sono stati lanciati 64
milioni di kg. di erbicidi, 12 miliardi
di kg..di esplosivi. Nel solo 1971 è stato impiegato esplosivo per una potenza pari a 450 bombe atomiche del tipo
Hiroshima, con una media di 240 kg.
di esplosivo per ogni abitante.
Infine, secondo le ultime notizie, riportate dal New York Times, si parla
« “È la prima
volta in tutta la storia di questo istituto, che s'impedisce
ad un invitato di parlare", ha detto
l’amministratore del Collegio di Francia, l’embriologo Etienne Walff, a un
centinaio di studenti delle facoltà di
scienze i quali hanno sequestrato, in
un anfiteatro del Collegio, lo scienziato Murray Gell-Mann, premio Nobel
1969 di fìsica e professore all’Istituto
Tecnologico della California. Infatti il
13 giugno il Gell-Mann è venuto a Parigi, al Collegio di Francia, per tenervi la terza d’una serie di cinque conferenze dedicate ai “quarks”, che sono
delle sotto-particelle elementari la cui
esistenza è, da molti fìsici, ancora ritenuta puramente ipotetica. Ma il Premio Nobel non ha potuto parlare dei
quarks: alcuni uditori si sono impossessati della sua cattedra, per ricordargli ch’egli apparteneva al "President’s Science Advisory Committee",
organo di consultazione scientifica del
presidente Nixon, ed anche ch’egli era
stato, per un periodo di dieci anni,
uno dei quaranta membri della “Divisione Jason".
« La Divisione Jason, hanno precisato i contestatori, è un gruppo di ricerca formato da una quarantina di scienziati di alto valore i quali, ogni estate
nel corso d’un certo periodo di lavoro,
si dedicano a studiare particolari problemi tecnici legati a questioni d’interesse nazionale. A partire dal 1966, numerosi membri della Divisione Jason
fanno viaggi nel Vietnam. I documenti
del Pentagono (pubblicati l’anno scorso in USA, e rivelatori di numerosi segreti della guerra nel Vietnam) descrivono una sessione di lavoro della Jason, quella dell’estate 1966, che ebbe
influenza determinante nella decisione
di McNamara d’utilizzare in Indocina
progressivamente équipes tecnologiche di punta: tecniche di defoliazione,
sistemi di visione notturna, rivelatori
sismici ed acustici, apparecchi di trasmissione e ricezione collegati ad ordinatori ( = computers) situati in Tailandia, sistemi capaci di scatenare
bombardamenti aerei automatici, bombe guidate dai laser, ecc.
« Gli appunti delle sessioni di lavoro
della Jason sono stati rubati nel 1970
da alcuni studenti americani che li
hanno pubblicati. La lettura di tali appunti fa sognare: vi si vedono tutti
questi illustri scienziati decidere la
sorte d’intere regioni, manipolare agenti segreti, sociologi e informatori americani nei paesi dell’Asia Sud-Orientale ,e dare al generale Maxwell Taylor
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
Il documento di
"Amnesty”, rilevan: do che “ormai (...)
delle “buone idee" per condurre efficacemente la contro-guerriglia.
« Vennero dunque fatte alcune domande al conferenziere. Gli venne chiesto, per es., come mai egli poteva interessarsi sia all’ecologia e all’urbanismo in USA, sia alla progettazione
di metodi per la distruzione, in grande scala, delle città del Vietnam e dell’ambiente naturale di vita di queste.
Il Gell-Mann rifiutò di rispondere e finì per recarsi a fare la sua lezione a
una dozzina di uditori in una sala riservata dal Collegio di Francia. Il giorno dopo, il pubblico decise di espellere il Gell-Mann dal Collegio di Francia: e i professori Etienne Wolff e
Francis Perrin dovettero accompagnare in gran fretta il loro ospite alla stazione ».
(Articolo pubblicato dal « Nouvel Observateur » del 19-25.6.’72).
Dal giornale « Il Manifesto » (nn.
157 e 158 del 7 e 8 luglio c.) apprendiamo molti altri interessanti particolari
sugli sporchi affari della Divisione Jason, per es. che di questa fanno parte
altri quattro premi Nobel: Luis Alvarez, Donald Glaser, Charles Torones ed
Eugene Wigner, e inoltre che tre scienziati della Jason (lo stesso Gell-Mann,
il Wigner e certo Sidney Drell) sono
attualmente in Italia e precisamente
ad Erice (paesino in prov. di Trapani,
con vista panoramica incantevole, bellezze architettoniche di grande valore
e, soprattutto, facilità di servizi che
portano ai più deliziosi bagni di mare)
dal 7 al 21 c., per tenervi dei corsi di
fisica teorica organizzati sotto il patrocinio della scuola scientifica di
astrofisica « Ettore Majorana ».
L’ottobre 1964, quando Jean-Paul
Sartre rifiutò il premio Nobel della
letteratura dicendo: « Lo scrittore deve rifiutare... di lasciarsi trasformare
in una istituzione », ci sembra già lontano.
UNA PETIZIONE
AL MINISTRO MORO
« Una petizione è stata presentata da “Amnesty International" al ministro degli esteri italiano, Aldo Moro,
di protesta e di denuncia per il mancato riconoscimento, da parte dell’Italia, dell’obiezione di coscienza ’, e per
il trattamento riservato agli obiettori
nelle carceri militari italiane. (Cfr. gli
articoli: «Prigioni militari italiane», e
« Buchi per sepolti vivi », su questo
settimanale, n. 22 del 2.6, e n. 23 del
9.6.’72).
la discrepanza tra
i fini dell’Alleanza e
" le reali condizio
ni imperanti in diversi paesi della NATO (...) è enorme", richiama l’attenzione dei governi dei paesi della NATO “su concrete violazioni degli elementari diritti dell’uomo” che avvengono nei loro paesi.
In particolare, per quanto riguarda
l’Italia, “Amnesty" sottolinea all’on.
Moro come 500 giovani abbiano, da l’ultima guerra, pagato con dure condanne “la loro renitenza al servizio
militare" e la loro dichiarazione di
obiezione di coscienza. Ricordando i
casi più recenti di Roberto Cicciomessere e di Alberto Trevisan, “Amnesty"
prende nota, “con profonda costernazione”, che “in Italia gli obiettori di
coscienza vengono maltrattati in carcere, e subiscono ogni sorta di vessazioni", e cita il caso di due carceri militari nei quali, negli ultimi anni, due
prigionieri si sono uccisi “e 15 hanno
tentato il suicidio".
Mentre esorta il governo italiano ^
“ad impegnarsi per una pronta istituzioni", e cita il caso di due carceri michiede la scarcerazione degli obiettzri, una “severa inchiesta condotta da
una commissione imparziale” sulla situazione nelle carceri militari, ed infine “l’abrogazione delle leggi contro la
diffusione d’idee e d’informazioni che
siano contro l’apparato statale".
La stampa tedesca ha dato eco aVa
iniziativa di "Amnesty", ma i giornalisti “democratici” italiani non sembra
se ne siano interessati ».
(Da « Notizie Radicali » del 20.6.’72).
Quanto all’on. Moro, « cui si deve,
venticinque anni fa, la prima opposizione, in parlamento, contro un’iniziativa internazionale (di origine laburista) in favore dell’obiettore Piero Pinna », non risulta ch’egli abbia risposto
alla petizione « Amnesty »: speriamo
dunque che, al più presto, risponda
l’on. Medici suo successore.
e cifre
prossimo avvenire, ha sempre più bisogno di noi; è nostro preciso dovere
aiutarlo a sollevarsi verso un vivere
libero e civile, cóm# noi stessi lo
fummo in un recente passato anche sq
gJi inmiémpri òggi ì’hànno dimen.ticato. ; '
, È vero che in questo qompito si sono ora affiancati pnehe i Paesi del
mondo comunista ,qhe sempre di più,
seppure per loro conto, contribuiscono; allo sviluppo, mondiale,
Quei ; Paèsi non f ahno parte : : ; delrOECD, né del Gomitato per l’Assistenza- allw: sviluppo e non si hanno 'quindi dati sufficientemente attendibili per
calcolare il loro contributo ai Paesi
sottosviluppati, ma da stime approssimative risulta che l’U.R.S.S. fornisce
ai Paesi del 3° Mondo non comunista
circa la metà dell’aiuto fornito dall’Italia e un poco più della Russia danno tutti gli altri Paesi comunisti europei messi assieme. Compresa la Cina, tutto il mondo comunista ha dato
negli ultimi anni al 3° Mondo non comunista poco meno di quanto ha dato
l’Italia (420 miliardi di lire). Oltre a
ciò i Paesi del mondo comunista hanno sovvenzionato nel 1968 i Pqesi sottosviluppati comunisti con una cifra
di circa 700 miliardi di lire (per oltre
la. metà a Cuba).
Molto grossolanamente gli abitanti
dei Paesi più evoluti del mondo comunista hanno contribuito nel 1968 con
circa 1000 lire a testa all’aiuto internazionale (di fronte alle 7.500 lire degli italiani ed alle 18.000 degli americani). Non è gran cosa, ma è certo che
alcuni di tali Paesi si sono dimostrati
desiderosi di aumentare tale loro contributo e specialmente la Cina, solo
che la loro economia e la loro produttività non fossero così disastrose come
sono e solo che essi rinunciassero, almeno in parte, alle folli spese per gli
armaihenti e per il prestigio spaziale.
Se rU.R.S.S. e gli altri Paesi comunisti, anche senza la Cina, contribuissero per ognuno dei loro abitanti appena come l’Italia, che contribuisce
poco, potrebbero intervenire nell’aiuto^
internazionale al Terzo Mondo con oltre 3.000 miliardi annui, il che si concreterebbe in un sostanziale apporto
ai più gravi problemi dell’umanità sofferente.
Il Terzo Mondo ha oramai una popolazione che supera il miliardo di
persone, che soffre in gran parte la fame, una fame cronica che spetta a noi
di alleviare e dobbiamo alleviarla lavorando soprattutto di più, sempre di
più, essendo meno esigenti e consumando di meno.
Remigio Baldoni
Jugoslavia: autogestione
anche nelle carceri
(Bip) • La Commissione regionale della cappellania delle prigioni, in comune fra la
Chiesa della Confessione di Augsburg e quella riformata di Alsazia e Lorena, nella sua
ultima relazione annuncia :
« In Jugoslavia sta attualmente proseguendo un esperimento curioso di autogestione delle prigioni. Il personale e i detenuti prendono in carico lo stabilimento e le sue spese e
paiono, almeno in certi casi, realizzare perfino degli utili. Nella prigione di SremskaMitrovica i detenuti hanno così potuto costruire un importante hotel-ristorante di cui
assicurano anche la gestione, dalla direzionealle cucine. La prigione di Nis gestisce un’officina di autoriparazioni; in altri istituti di
pena vi sono laboratori di mobili, di cuoio.
Tutte queste imprese paiono persino occupare
un loro posto nell’economia del paese e lavorare con un buon rendimento. L’esperimento
viene considerato come importante per il riassorbimento sociale dei detenuti e per un miglioramento della rimunerazione del personale penitenziario ».
^ Recentemente anche in Italia è stato istituito il servizio civile, ma con restrizioni c
difficoltà tali, da farlo apparire più una beffa che una cosa seria.
^ V. la nota precedente.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 . 8/7/1960
Coop, Tip. Subalpina ■ Torre Pellice (Torino)
H A conclusione deU’VII congresso, i sindacati cecoslovacchi hanno espresso la loro
« gratitudine » ai « Paesi socialisti », e in
particolare aH’URSS, per aver inviato, nel
1968, le loro truppe in Cecoslovacchia. L’invasione militare è stata definita dal Congresso « un aiuto internazionale nel quadro della
lotta per la difesa delle conquiste della rivoluzione socialista ».
I Dall’inizio del prossimo anno funzionerà in Austria una « polizia dei terremoti »
che, mediante stazioni semoventi dell’Istituto
di geodinamica di Vienna, eseguirà osservazioni, studi e controlli sui movimenti sismici^
Nei primi mesi di quest’anno vi sono stati in
Austria tre terremoti di notevole importanza
e di recente scosse minori che si ritengono
ili relazione con il sisma che ha sconvolto
Ancona.
IH Ultimamente il presidente del consiglio
jugoslavo ha partecipato, a Mosca alla 26“
sessione del consiglio del COMECON, la comunità economica dei paesi socialisti europei.
Negli ultimi tempi la collaborazione fra la
Jugoslavia e questi paesi è assai aumentata; i rapporti economici con i paesi del
COMECON rappresentano attualmente il 70
per cento del commercio estero jugoslavo, e
dopo la recente visita di Tito a Mosca e a
Varsavia si accrescerà ulteriormente.
■ occasione dell’Anno internazionale
del libro, indetto per il 1972 dall’UNESCO,
l’Unione nazionale ciechi della Tunisia ha deciso di offrire 4.000 manuali scolastici in caratteri braille arabi, francesi e inglesi, per un
valore di 4 milioni e mezzo di lire, a scuole
per ciechi in Africa, soprattutto nel Maghr'ib.