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Anno 125 - n. 15
14 aprile 1989
L. 900
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a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
A UN MESE DALL’ASSEMBLEA ECUMENICA EUROPEA
Washington, 5 aprile 1989: si
conclude il vertice del Fondo
monetario internazionale, nel
corso del quale è stato sostanzialmente bocciato il piano proposto dal ministro del Tesoro
USA Nicholas Brady per ridurre (del 20% in 3 anni) il debito
del Terzo Mondo, ormai arrivato a 1.300 miliardi di dollari. I
banchieri intemazionali e i niinistri dei paesi ricchi non riescono a mettersi d’accordo.
L’Avana, 5 aprile 1989; Gorhaciov conclude la sua visita a Cuba con una conferenza stampa,
in cui tratta anche il tema del
debito. Contrariamente alle previsioni, non annuncia la cancellazione del debito cubano verso
rURSS. Ma rilancia la visione
del debito come problema globale («siamo tutti debitori»), e
ripropone un negoziato attraverso TONU (il parlamento delle
nazioni), e una presa in carico
seria del problema da parte dei
paesi ricchi.
Quindi ci sono almeno due modi di trattare la questione. Quello della finanza internazionale
è semplice: « noi » abbiamo prestato ,i soldi a « loro » e li rivogliamo indietro. Poco importa
che quei soldi siano stati spesi
per acquistare (le nostre) armi, per esportare capitali e depositarii nelle (nostre) banche,
per imbastire faraonici e inutili
progetti di sviluppo (da noi
sponsorizzati). Poco importa che
il debito impagabile costringa
milioni di persone a tirar la cinghia e le democrazie a pagare
per gli sperperi delle dittature.
Ma c’è un altro modo di veder le cose. Di mondo ne abbiamo uno solo: se lo rendiamo
inabitabile, i bilanci in attivo saranno una magra consolazione.
E’ interdipendente; se negli USA
aumenta il tasso d’interesse, il
Brasile deve pagare di più per
il debito, quindi per racimolare
qualche dollaro deve accelerare
lo sfruttamento della foresta
amazzonica, il che peggiorerà la
qualità dell’aria che noi tutti
respiriamo. E ci sono molte connessioni di questo genere tra ingiustizia internazionale, militarismo, distruzione della natura...
Siamo tutti debitori: verso i nostri fratelli e sorelle esclusi dalle ricchezze del mondo, verso
la natura consumata da un modello di sviluppo fondato sullo
spreco di risorse, verso le generazioni future a cui lasceremo
aria irrespirabile, acque imbevibili e discariche tossiche. Una
moratoria del debito, collegata
alla promozione di progetti di
sviluppo « dal basso » ed ecologicamente responsabili, come
proposto da più parti (la campagna Nord-Sud/debito-biosfera, l’Udienza ecumenica di Berlino del settembre 1988) non è
un’utopia, ma il realistico tentativo di invertire la tendenza,
di « cambiare strada » ( metànoia?). Le chiese cristiane dovrebbero appoggiare questi ed
altri progetti, ricordandosi di essere discepole di un Signore che
ci ha invitati a rinunciare ad esigere 1 nostri crediti.
Giorgio Guelmani
Cristiani che parlano all’Europa
Le tappe che hanno portato alla convocazione (dell’assemblea - Un modo insolito di lavorare, che ha incontrato l’adesione da parte delle chiese locali - Le difficoltà e le aspettative
Ormai siamo vicinissimi a Basilea. L’assemblea ecumenica europea « Pace nella giustizia » si
svolgerà subito dopo Pentecoste,
dal 15 al 21 maggio. E’ la tappa più vicina di un percorso che
ha visto stringersi sempre più i
tempi negli ultimi anni; per i
lettori non completamente informati segnaliamo alcune date:
1983, estate, a Vancouver in Canada: assemblea del Consiglio
ecumenico delle Chiese (nel rapporto finale appare la proposta
di « un impegno reciproco delle
chiese a tutti i livelli affinché tutti si impegnino a costituire una
alleanza nel quadro di un processo conciliare volto a confessare Gesù Cristo vita del mondo
e a resistere alle forze della morte che si riscontrano nel razzismo, nel sessismo, nel dominio
di classe, neH’oppressione di casta e nel militarismo »). Subito
dopo l’assemblea la proposta è
ripresa nell’ambito del Consiglio
ecumenico e si chiede che « le
chiese si mobilitino in un processo conciliare di impegno reciproco (in un’alleanza) per la
giustizia, la pace e la salvaguardia del creato ». 1985, giugno, al
Kirchentag di Düsseldorf: von
Weizsäcker, scienziato tedesco,
chiede che si riprenda l’idea di
un « concilio ecumenico mondiale per la pace» lanciata a suo
tempo dalla chiesa confessante
tedesca (Dietrich Bonhoeffer nel
1954). Subito dopo questo appello viene pubblicato e sviluppato
in un libretto che si diffonde rapidamente e viene tradotto in
varie lingue: « Il tempo stringe ». Un mese dopo, a Buenos
Aires, il comitato centrale del
Consiglio ecumenico delle Chiese rilancia il programma.
1986, 26 febbraio, Emilio Castro, segretario generale del CEC,
scrive a tutte le chiese aderenti
segnalando che si celebrerà una
conferenza mondiale sulla giustizia, la pace e la salvaguardia del
creato. 1987, gennaio, il comitato
centrale vota all’unanimità la richiesta che la chiesa cattolica
sia coinvitante all’assemblea
mondiale. 1987, settembre, si costituisce Un ufficio per la preparazione dell’assemblea: direttore
è nominato Preman Niles, dello
Sri Lanka. Autunno 1987, a Sofia, consultazione interortodossa
( « Le prospettive ortodosse sulla
creazione »). 1988: la chiesa cattolica risponde all’invito promettendo la massima collaborazione
ma non accetta di essere coinvitante. Intanto partono le iniziative a vari livelli, su piano locale, su piano nazionale, su piano continentale e mondiale.
L’idea germoglia, viene ripresa, stimola interesse, raggruppa individui e associazioni: qui
e là le chiese sono invitate a riflettere sul senso dell’annuncio
evangelico nel contesto in cui
vivono. Tra le tappe significative di questo cammino ecumenico ricordo solo, per l’Italia, Assisi, agosto 1988, di cui si è parlato più di una volta anche su
questo giornale e che ha visto
una buona partecipazione di evangelici (non solo italiani). In
questo quadro la Conferenza delle chiese europee (KEK) invita
neH’aprile 1987 il Consiglio delle
conferenze episcopali europee
(CCEE) a copromuovere l’assemblea ecumenica europea per la
Kirchentag 1985 a Düsseldorf. Di qui parte la richiesta di un processo
conciliare per la pace, la giustizia, la salvaguardia del creato.
giustizia e la pace; nelTagosto
dello stesso anno, con rapidità
veramente insolita in ambienti
ecclesiastici, il CCEE accoglie
l’invito della KEK.
Due uomini assumono il segretariato del lavoro preparatorio
e cominciano a diffondere materiale dappertutto in Europa: sono Volkmar Deile, luterano, e
Nikolaus Wyrwoll, cattolico. Una
bozza del documento preparatorio è mandata alle chiese perché
esse reagiscano, rispondano,
critichino, propongano nuovi aspetti del problema (i lettori del
nostro settimanale ne hanno ricevuto una copia in un inserto
speciale nel mese di gennaio).
LA RESURREZIONE, DONO DI SALVEZZA
Né santi, né diavoli
« Quando gli uomini risuscitano dai morti, non
prendono né danno moglie, ma sono come angeli
nei cieli» (Marco 12: 25).
Oggi evitiamo di porci brutalmente davanti alla
domanda: « Credi veramente che il Cristo è risorto,
che significa per te? ». Qualcuno arriva a dire: «Per
me è Gesù in croce che è importante, in lui sul legno della vergogna e del dolore posso credere, la
resurrezione è un mito ».
Che la resurrezione abbia sempre creato dei
problemi lo possiamo toccare con mano nel testo
proposto. Gesù si trova davanti delle persone che
non credono nella possibilità della resurrezione e
che, se la prendono in considerazione, ne vogliono descrivere tutti gli aspetti, tutte le conseguenze, tutti i particolari. Da un lato c’è l’antica pretesa
di saper sempre e comunque quello che Dio deve
fare, dall’altro lo scetticismo che nega quello che
in fondo si sa benissimo di non conoscere e di
non capire.
La frase incisiva di Gesù: « Dio è il Dio dei
vivi, non dei morti, voi sbagliate tutto », sposta la
questione su di un altro piano.
Quando l’essere umano incontra Dio e ne fa
esperienza, impara faticosamente una cosa nuova, difficile, inimmaginabile: le categorie del pensiero umano non servono a definirlo, etichettarlo,
qualificarlo. Se diciamo infatti che è umano, buo
no, giusto, onnipotente ed eterno, crediamo di parlare di Dio ma in fondo parliamo solo di un superman un poco più spiritualizzato. Noi non conosciamo la potenza di Dio, perché quando noi diciamo:
« Dio è potente », pensiamo solo alla potenza che
potrebbe farci comodo e quando diciamo: « Dio
può far risuscitare chi vuole », pensiamo a come
utilizzare tutto ciò, e così pure avviene quando
parliamo della giustizia di Dio.
Accettare che Dio è il Dio dei viventi significa
riconoscere l’enorme valore che Dio dà ai viventi, l’enorme importanza che le creature hanno per
il loro Signore.
Ma anche questo è fuori dalla logica umana
per cui la vita nella sua completezza non ha importanza se non in funzione del proprio tornaconto, anche quando affermiamo il contrario.
Riconoscere un Dio dei viventi, credere in lui,
è accettare il dono della salvezza, senza porre condizioni a Dio, senza inventare giudizi dopo la morte,
senza condannare e assolvere al suo posto.
Significa anche capire di essere qui su questa
terra, creature viventi che costruiscono, vivono, lavorano senza la pretesa di essere Dio per gli altri.
Né santi né diavoli dunque, né beati né dannati,
ma donne e uomini a cui la terra è stata data dal
Dio dei viventi per i quali la resurrezione è « dono
di salvezza ».
Bruno Costabel
Centinaia di risposte arrivano.
Questo metodo, inconsueto in
molti ambienti, specialmente nelle grandi chiese, suscita interesse, provoca, invita a reagire. Le
chiose possono dire la loro, ma
possono dire la loro anche dei
piccoli gruppi di credenti disseminati nella diaspora di molti
paesi d’Europa. Le risposte vengono ricevute a Ginevra (dalla
KEK) e a San Gallo (dal CCEE).
Si riparte, si discute; un nuovo
documento è elaborato, che tiene conto di quel che si è scritto,
dei reclami e delle proposte piene di speranza. E Basilea, luogo
designato delTincontro, ormai è
vicina. Un programma densissimo di manifestazioni di ogni tipo, ufficiali e no, è in preparazione. Le chiese hanno scelto i
loro delegati, ma ci saranno accanto ad essi osservatori, tecnici, scienziati, giornalisti e anche, certo, curiosi. Che cosa sapranno dire le chiese, che cosa
sapranno dire dei cristiani alla
gente della propria terra, europei ad altri euronei? Sapranno
ascoltare le voci che vengono da
altri continenti? Sapranno ascoltare le voci che vengono da chi
cristiano non è? Sapranno lavorare insieme, dopo secoli di lavoro separato? Sapranno resistere alla tentazione del discorso
che fa colpo, al desiderio di piacere di farsi applaudire? Le domande sono molte, e non sap>piamo neppure se in tempi brevi avremo delle risposte. Perché
i tempi sono difficili, la comprensione è difficile, l’udito è
spesso scarso, e la diffidenza è
grandissima. Certo; parlare di
pace dopo Hiroshima e dopo Auschwitz, parlare del creato dopo
Cernobyl e mentre le foreste delTAmazzonia continuano ad essere distrutte, parlare di giustizia
mentre domina imperterrito il
governo di Città del Capo sembra un’impresa impossibile. E lavoreremo a Basilea sotto gli
sguardi dei fabbricanti di armi
di tutti i paesi (e anche del nostro). Ma Gesù Cristo è principe della pace, e non possiamo
dimenticarlo.
Eugenio Rivoir
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commenti e dibattiti
14 aprile 1989
POLEMICA CON ANTHONY BURGESS
Calvino come Khomeini?
Lo scarto profondo e inscindibile tra Parola di Dio e azioni umane
Su « Corriere cultura » del 19
febbraio 1989 è apparso un articolo dello scrittore inglese Anthony
Burgess, sulla condanna emessa
dall'ayatollah Khomeini contro lo
scrittore Rushdie.
Burgess, tra l’altro, scrive:
« L’Islam, come il calvinismo ginevrino, accetta il principio teocratico; la legge dello Stato è la
legge di Dio: non esistono delitti
di rilevanza puramente secolare ».
Ma chi era davvero Calvino?
L’opera di Calvino a Ginevra è
guidata dal progetto di realizzare
una città cristiana riformata secondo il principio dell’Evangelo,
nella convinzione che la fede non
va vissuta solo nella propria interiorità, ma deve tradursi in atti
concreti nella dinamica delle situazioni storiche. Tra la fede e le
ojjere, tra la riflessione teologica
e la storia, c’è un rapporto di
stretta connessione, in quanto il
credente è chiamato a costruire,
in obbedienza alla Parola di Dio,
un ordine sul piano ecclesiastico
e sul terreno politico-sociale che
sia finalizzato alla sua gloria.
Tuttavia — e questo è il profondo convincimento di Calvino
— tra la Parola di Dio e le situazioni in cui il credente opera
vi è uno scarto incolmabile: la
Bibbia non è un codice coranico, non è un codice di leggi divine che possano essere trasposte in un sistema politico. La
giustizia del Regno di Dio trascende continuamente ogni realizzazione umana e ciascun ordinamento storico ricade sempre
sotto il giudizio dell’Evangelo e,
per questo, non può mai essere
sacralizzato. Siamo dunque lontani dal principio teocratico, che
appunto sacralizza l’ordine politico, pretendendo che esso derivi direttamente da Dio.
Ma c’è un altro motivo per cui
non si può parlare di teocrazia
a proposito dell’esperimento politico-religioso realizzato da Calvino a Ginevra. Nella concezione
di Calvino, la chiesa e lo stato
non si identificano: l’ordinamento ecclesiastico e l’ordinamento
civile hanno, ciascuno, una sfera delimitata di compiti e di responsabilità. Da un lato, al centro della vita della chiesa, c’è
la lettura della Bibbia e la predicazione, che è affidata alla
« Compagnia dei pastori », mentre il « Concistoro », composto
da sei pastori e da dodici laici,
ha il compito di dirigere la comunità ecclesiastica, ma non ha
giurisdizione civile, per cui i suoi
poteri, in ambito politico, non
vanno oltre la possibilità di ammonire il governo cittadino nel
caso in cui le sue azioni siano
in contrasto con l’Evangelo.
Dall’altro, ai magistrati dei
« Consigli cittadini » spetta la
funzione della direzione politica
della piccola repubblica, al fine
di garantire la pacifica convivenza nell’osservanza delle leggi. Sia
il pastore, sia il magistrato, ricevono la loro vocazione da Dio
e, proprio per questo, il loro
operato è sottoposto al giudizio
della sua Parola. Si fa strada
così l’idea che l’autorità politica
non dispone più di un potere
assoluto e arbitrario, ed emergono quelle istanze costituzionalistiche che si concretizzeranno
nelle istituzioni liberali e parlamentari della Repubblica d’Olanda già alla fine del ’500, e poi
nella monarchia costituzionale
inglese nel corso del ’600, frutto — runa e l’altra — di rivoluzioni di matrice calvinista.
E’ indubbio, infine, che nella
Ginevra di Calvino non vi è traccia di quel carattere tipico del
modello teocratico — realizzato
in Occidente tra la fine del secolo XI e l’inizio del secolo XIV
ad opera del Papato — per il
quale il potere viene esercitato,
in nome dell’autorità divina, dagli appartenenti alla gerarchia
sacerdotale, che si considerano
rappresentanti di Dio sulla terra.
La Riforma protestante, con
l’afEermazione del sacerdozio universale, dell’uguaglianza di tutti
i credenti davanti a Dio, spezza
il concetto stesso di casta sacerdotale e ridefinisce, in tennini
completamente nuovi, la figura
dei pastori della chiesa. La chiesa — che Calvino chiama significativamente « compagnia dei
fedeli » — si organizza intorno
ad un’ipotesi egualitaria e comunitaria ed assume una struttura
assembleare, che non lascia spazio alla formazione di una gerarchia sacerdotale. Tra i pastori e i laici non vi è differenza di
status, ma di doni e di compiti,
da svolgere nella comunità sulla base delle diverse vocazioni
ricevute da Dio.
Così, ai pastori sp>etta il ministero della predicazione, perché questa è la vocazione che è
stata loro rivolta da Dio e anche nel Concistoro essi non occupano una posizione di speciale preminenza, ma svolgono la
funzione di consulenti teologici,
in un quadro di stretta collaborazione con i laici.
A conclusione di queste brevi
note, possiamo affermare che
Calvino, da un lato, respinge ogni
confusione di piani tra la Parola di Dio e le realizzazioni umane nella storia (« il Regno spirituale di Cristo e rordme civile
sono cose assai diverse l’una dall’altra », egli scrive nell’/síííMzione della religione cristiana, IV,
20/1) ma, dall’altro, ritiene che
il credente debba assumersi la
responsabilità del mondo in cui
vive, impegnandosi in esso per
attuare la volontà del Signore.
La distinzione fra il « Regno spirituale di Cristo » e 1’« ordine
civile », egli aggiunge, « non ha
lo scopo di farci considerare l’ordine civile realtà contaminata e
non concernente un cristiano »
(IV, 20/2).
Elena Bein Ricco
SUL RIGRAP
Nel mese di marzo, a Pomaretto,
alcuni organizzatori del Rigrap (Ripercorriamo insieme il glorioso rimpatrio a piedi) ne hanno presentato
Il programma.
Nulla da eccepire suH'organizzazione
del viaggio: tutto è studiato nel minimi particolari (guide, servizi logistici,
ecc.). Anche il prezzo è più che modico, tenuto conto di un impegno di
18 giorni, oltre alla preparazione, per
gli organizzatori. I partecipanti al viaggio devono preoccuparsi solo di camminare, e non è pocol
Detto questo, però, qualcosa mi ha
lasciato molto perplesso: lo spirito
con cui viene organizzato il Rigrap.
Nella sua presentazione, il relatore ha detto che questo non ha nulla
a che vedere con la religione; la fede in questo caso non interessa. Oggi tutto è cambiato, tutto va bene:
I rapporti con il cattolicesimo sono
idilliaci, e poi l'importante è stare Insieme, cantare e ballare.
Il presentatore del Rigrap ha anche
detto che il viaggio va fatto adesso.
In occasione del tricentenario: dopo
non avrebbe più senso...
Ebbene, che la fede non c'entri
non sono d'accordo; che i rapporti col
cattolicesimo siano idilliaci, ancora di
meno.
Malgrado le Intese fra lo Stato e la
nostra Chiesa, la Curia romana non
intende certo alzare bandiera bianca
sull'ora di religione. Stare insieme è
certamente bello; credo però che non
ci sia bisogno per questo di rifare il
rimpatrio a piedi; se dobbiamo stare
insieme solo quando cadono certe
date, ogni 50, 100, 200 anni, siamo
freschi!
Se lo spirito del Rigrap è quello
descritto a Pomaretto, allora non vedo
il collegamento con quanto accaduto
300 anni or sono.
Se tutto questo ha solamente come
scopo il dimostrare agli altri quanto
slamo bravi, sportivi e niente più, allora si poteva ben scegliere un altro momento. Potremo fare centinaia
di questi rimpatri, ma non è certo
questa testimonianza che il Signore
ci chiede.
Sono fermamente convinto che ci
venga invece richiesto di essere riconoscenti nella gratitudine al Signore
per quello che cl ha concesso (il ritorno alla nostra terra, la nostra fede) e di testimoniare sempre in un
mondo che ha di giorno in giorno
pnaggiormente bisogno della sua Parola. Flavio Micol, Pomaretto
NON SONO
D’ACCORDO
Mi dispiace di non poter condividere le opinioni espresse dal « punto
di vista » del giornale. Infatti, onestamente premesso di non aver mai approfondito lo studio della legge sull'adozione, pur riconoscendo in essa la
bontà di alcuni principi e l'onestà delle intenzioni, mi sembra che, se tale legge . costringe » i magistrati
che devono applicarla ad usare « violenza » — perché di violenza si tratta — nei confronti di una bambina di
tre anni che viene strappata dali'ambiente dove, ad unanime giudizio, a
veva finalmente trovato affetto, tranquillità e benessere, invece di punire
chi ha trasgredito, sia pure formalmente, le disposizioni legali, tale legge vada certamente migliorata nel senso di non consentire, in qualche modo, soluzioni traumatiche e certamente peggiorative, proprio nei confronti
dei minori che vogliamo difendere. In
altre parole, a mio modesto parere,
anche questa legge, come tanti umani prodotti, mi appare come la legge
dell'arida « carta bollata » invece che
dell'» amore », sia pure con tutte le
garanzie che, sull'imperfetto piano
umano, è possibile accertare e che,
secondo quanto tutta la stampa ha
ampiamente riportato, esistevano decisamente, in maniera sostanziale, nel
caso di cui si parla.
Quello che onestamente mi sorprende e disapprovo, proprio quale evangelico, è l'attaccamento quasi morboso
con cui, nelle colonne del giornale, si
difendono troppo spesso ad oltranza le leggi umane, per definizione
imperfette e sempre migliorabili. Questo atteggiamento, che appare quasi
« dogmatico » quando si tratta di iniziative diventate leggi deilo stato con
la nostra più o meno compatta partecipazione, mi sembra In contrasto con la
« libertà responsabile » che Cristo ci
ha donato nell'intimo della nostra coscienza ed anche con la lotta che giustamente conduciamo da secoli contro il dogmatismo della chiesa cattolica.
Se non le dispiace, rileggiamo insieme e meditiamo su Luca 18: 14. La
lettura dell'Evangelo può essere sempre utile, non le sembra?
Reto Bonifazi, Terni
PROTESTANTESIMO IN TV
Abbiamo visto alla solita ora
beata la storia di Ruth. Ci è
parso approfondito ed appropriato il commento teologico
di Giorgio Girardet intorno a
questa antica storia di dorme
e di liberazione dietro cui, discretamente, agisce la mano di
Dio. Due statuarie lettrici professionali, in nero, scandivano
brani del libro di Ruth, intervallati dal commento del teologo (fasciato su di una corno
dolce musica del trio musicale e la lettura un tantino monotona delle pagine di Ruth.
Girardet ha condotto questa
rilassante trasmissione della
serie biblica, tutta dedicata all’intreccio di Ruth e Noemi
nell’Israele del tempo, con interrogativi ,e commenti che ci
hanno convinto a rimanere di
fronte allo schermo sino alla
fine del programma. E quando con tutta calma la storia
La storia di Ruth
da poltrona anatomica girevole) e da musiche di Haydn
e di Mozart suonate da un
gruppo musicale, composto da
un flauto, un violino ed un violoncello, diretto da Luciano
Francisci. Ma il tutto era fin
troppo statico, sembrava di
essere a teatro più che in televisione. D’altro canto un videoclip sul libro di Ruth con
immagini dell’antico Israele e
immagini di oggi non avrebbe
permesso la necessaria concentrazione per seguire il denso commento di Girardet, per
altro scorrevole ed attualizzante.
Certo che a quell’ora, quel
programma invitava ad un’altalena di dormiveglia tra la
è finita, appare finalmente la
sigla di chiusura con l’indirizzo della trasmissione. Ma quest’ultima corre talmente in
fretta che resta difficile prenderne nota, anche mentalmente. L’audience del lunedì mattina, rispetto a quella notturna
della domenica, ha senz’altro
goduto maggiormente questo
programma biblico - musicale
adatto anche a essere visto in
gruppi di studio o di catechismo, specialmente in questi anni in cui accanto ai patriarchi
veterotestamentari di sempre
si scoprono anche le "matriarche” maggiori come Sara, Rebecca, Rachele, Lea e quelle
minori, come Ruth appunto.
Giuseppe Platone
delle valli valdesi
settimanale deUe chiese valdesi e metodiste
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Lungo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio GardioI, Franco Rivoira (membri)
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 14/89 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelli
delle valli vaidesi il 6 aprile '89.
Hanno collaborato a questo numero: Salvatore Briante, Maddalena Costabel, Dino GardioI, Domenico Ghirardotti, Giorgina Giacone, Luigi Marchetti, Gregorio Plescan, Teofilo Pons, Luigi Santini, Eugenio Stretti,
Claudio Tron.
3
glorioso rimpatrio
14 aprile 1989
I LAVORI PER IL NUOVO CENTRO CULTURALE
CENTENARIO
Il costruttore, Remo Armand-Pilon, presso il cantiere del Centro
culturale.
vicenda del Rimpatrio. « Fu grazie all'intervento europeo — afferma Tourn — che i valdesi
poterono tornare nelle loro valli,
ed è grazie alla loro presenza
ed anche alla loro vicenda che
il Piemonte sabaudo si inserì nella storia europea ».
Vecchio contenitore,
nuovo luogo di memoria
Il nuovo museo fornirà una visione immediata e organica su 800 anni
di storia - La biblioteca e il fondo speciale - I caratteri europei
Nel 1986 il nostro Sinodo, che
aveva energicamente avviato la
discussione sul programma delle celebrazioni del « Glorioso
Rimpatrio », invitava la Tavola a
« studiare, d’intesa con la Società di studi valdesi, una risistemazione complessiva delle biblioteche, degli archivi, dei musei
e degli stabili disponibili in Torre Penice, allo scopo di pervenire in tempi brevi ad una razionale riorganizzazione e rilancio del Centro culturale di Torre Pellice ».
Da allora molti passi sono stati compiuti. Il passo più importante ci sembra quello delTaver
individuato nel vecchio grande
edificio di via Beckwith — costruito negli anni ’20 per accogliere i figli dei caduti nella prima guerra mondiale, che si trova esattamente di fronte al tempio valdese di Torre Pellice e
che sino a qualche anno fa fu
adibito a convitto maschile —
il « contenitore » del futuro Centro culturale. Visitando in questi giorni il cantiere ci si rende
immediatamente conto di come
stiano procedendo speditamente
i lavori. Chiediamo all’architetto
Marco De Bettini, che ci accompagna in nuesta visita, di fare
il punto dell’attuale situazione.
Realizzazione
della prima fase
« 7 lavori edilizi per la risistemazione dell’edificio — dice De
Bettini —, iniz.iati ai primi di febbraio, dovrebbero concludersi nella prima settimana di giugno. I
lavori per il momento si limitano al secondo e ultimo piano
dell’edificio dove troverà posto il
Museo e alla destra del piano
nobile dove verrà sistemata la
biblioteca con la sala di lettura.
Ci sarà poi da realizzare la parte tecnica: la centrale termica,
gli umidificatori e i vari servizi ».
Il 3 settembre, giorno d’inaugurazione del Centro culturale,
cosa troveremo? « Io penso che
per quella data — continua De
Bettini — il Museo, a grandi
linee, sarà sistemato nella sua
nuova impostazione ».
Ma in cosa consiste la novità
e qual è l’idea guida? «Trattandosi di un Museo storico che
abbraccia la vicenda valdese lunga 800 anni, il Museo avrà una
impostazione cronologica — risponde De Bettini — e una visualità didattica: non si dimentichi che i maggiori fruitori del
nostro Museo sono le scuole. Vogliamo creare un percorso di
semvlicc lettura che sia comprensibile a tutti. Ci saranno delle
belle scritte che accompagneranno con chiarezza l’itinerario storico. Inoltre si giocherà molto
sui colori e sugli audiovisivi, come del resto si sta già facendo
in alcuni moderni musei in Europa ».
L’aver scelto un vecchio contenitore per realizzare un nuovo
Museo e un moderno Centro culturale non è stata una scelta
troppo vincolante? « Certo, se
avessimo progettato un nuovo edificio destinato a Centro culturale sarebbe stato meglio — continua De Bettini —, tuttavia in
questo nostro edificio che stiamo riattando siamo riusciti a
creare un percorso museografico
ad anello con un ingresso ed
una u.scita differenziati, organizzando il tutto su una superficie
di 600 metri quadri. Accanto al
Le decisioni della
Commissione Rimpatrio
L’inaugurazione del Centro culturale - La storia
itinerante e la mostra sull’attività dei circuiti
Museo storico vero e proprio siamo anche riusciti a ricavare uno
spazio nuovo, flessibile, che di
anno in anno verrà utilizzato come esposizione temporanea su
temi, di volta in volta, diversi.
Tutto sommato l’edificio, di cui
l’ala sinistra è ancora occupata
dagli uffici della CIOV, si presta bene a tutta l’operazione anche dal punto di vista strutturale ».
Stando al progetto che De Bettini m’illustra dettagliatamente
nel suo studio, nel piano seminterrato del nuovo Centro culturale troveranno posto il deposito del Museo e della biblioteca,
la collezione etnografica, ovvero
un insieme di salette in cui saranno ricostruiti ambienti diversi (la scuola Beckwith, il tempio, la cucina...), e vi sarà inoltre una sala per proiezioni di
filmati e diapositive; al piano
nobile — una volta che la CIOV
lascerà l’ala sinistra che attualmente occupa con i propri uffici, già peraltro ridotti allo stretto necessario — in futuro verrà sistemato l’archivio e, come
già detto, la sala di lettura, la
sede della Società di studi vaidesi e il « fondo speciale » costituito esclusivamente da materiali concernenti la storia valdese; il secondo piano, l’ultimo,
sarà tutto dedicato ai Museo. Ovviamente non vi saranno barriere architettoniche al fine di permettere l’accesso anche ai portatori di handicap fisici.
Tre livelli per
un’idea unitaria
Dunque un Centro culturale
strutturato a tre livelli in una
idea unitaria per un nuovo luogo della memoria valdese, di facile accesso e anche visivamente organizzato in modo razionale e moderno. Una volta realizzato, il Centro culturale diventerà anche luogo di coordinamento e di invenzione culturale,
« Nella prospettiva dell’Europa
che si va realizzando, Eurova
delle culture e non delle nazioni — dice il pastore Giorgio
Tourn, che avrà il difficile compito di dirigere il Centro culturale — la po.siz.ione della comunità valdese pare essere particolarmente qualificata a giocare un
ruolo di interscambio e di mediazione. Per la sua componente storica, anzitutto, che testimonia di questo propizio collegamento con la realtà europea ».
L’allusione è chiaramente alla
Le componenti
europee
Ma ci sono anche altre componenti di tipo europeo; come
quella linguistica; il francese rappresenta pur sempre un collegamento internazionale, o quella
religiosa; i valdesi appartengono
ad una religione, come quella
protestante, professata dalla metà degli europei. Le prospettive
dunque sono importanti e creative. Il nuovo Centro culturale
potrà avere nel cammino del
rinnovamento civile della nostra
società una funzione specifica,
non delegabile ad altri. « Il Centro culturale è appena iniziato
— precisa Giorgio Tourn —; si
tratta di un processo in divenire che si concluderà, dal punto
di vista della sistemazione completa dell’edificio, tra 4-5 anni.
Neli’immediato pensiamo a sistemare bene il piano del Museo
e la sala di consultazione e lettura ».
E’ chiaro che i costi di tutta
questa operazione sono nell’ordine di centinaia di milioni. La
Regione Piemonte ha già offerto,
per la realizzazione del Centro
culturale di Torre Pellice, 150
milioni e ne ha promesso altri.
Tutti gli altri soldi necessari
dovranno reperirsi, in questi mesi e in questi anni, tra i privati,
le chiese e gli enti interessati
alla costiTizione e alla riorganizzazione di questo nuovo luogo
di memoria. Mi sembra significativo il fatto che il 3 settembre,
nello stesso giorno, siano previste sia l’inaugurazione del nuovo Asilo per anziani di San Germano Chisone sia del nuovo Centro culturale valdese.
La cultura e la diaconia sono
due aspetti fondamentali della
nostra presenza oggi in Italia;
dal loro equilibrio e dal come
noi sapremo investire in persone e in mezzi, sia nel campo diaconale che in quello culturale,
dipende la qualità della nostra
testimonianza nell’Europa del
1993. Non dico che dipenda il
nostra futuro, quello, per fortuna nostra, è nelle mani di Dio.
Giuseppe Platone
A metà marzo si è tenuta la
seduta della « Commissione per
il terzo centenario del Rimpatrio ». Tra le decisioni più significative, segnaliamo quella riguardante la nuova data d’inaugurazione del Centro culturale valdese; il pomeriggio del 3 settembre, subito prima dell’inizio del
Convegno storico. Il Museo valdese dovrà però essere accessibile al pubblico almeno dal 27
agosto. Lo slittamento della data d’inaugurazione a settembre
(inizialmente si pensava di potere inaugurare il Centro culturale il 5 agosto) è dovuto a difficoltà tecniche sopravvenute,
connesse ad un lavoro estremamente complesso per il quale si
sta lottando contro il tempo.
Il Rimpatrio
al Kirchentag
Un’altra decisione riguadra il
fatto che la Commissione ha deciso di prestare la propria mostra itinerante sul Rimpatrio allo stand della Chiesa valdese
che verrà allestito al prossimo
Kirchentag di Berlino (dal 4
all’ll giugno); metà di questo
stand (alla cui realizzazione sta
lavorando un gruppo di persone
che costituiranno la delegazione
italiana al Kirchentag), che sarà
strategicamente posto nel .grande ’’mercato delle possibilità”
(sono previsti 100.000 visitatori),
sarà consacrata ai temi storici
del Rimpatrio per il quale si sta
realizzando materiale informativo in lingua tedesca.
Inoltre la Commissione ha anche discusso della Mostra dei
16 Circuiti che, nel periodo sinodale, troverà posto nel cortile
dell’ex Convitto di Torre Pellice.
Anche qui si tratta di un grosso impegno che richiede un attento lavoro di organizzazione.
Esso si sta appunto concretizzando. L’idea è ottima e non
manca l’entusiasmo per realizzarla, anche se i limiti finanziari
non permetteranno quel dispiegamento di forze che alcuni vorrebbero. Infine, nella rassegna
delle principali decisioni della
Commissione, una nota curiosa.
Il comune di Salbertrand ha
proposto alla Società di studi
valdesi di erigere un cippo commemorativo nel luogo della battaglia fondamentale del Rimpatrio dei valdesi.
poste e suggestioni. Ma il calendario è già fittissimo. Tener
testa a tutti gli appuntamenti sarà, soprattutto per la Società di
studi valdesi, un compito al quale nessuno guarda con invidia.
G. P.
Ili CENTENARIO DEL
GLORIOSO RIMPATRIO
Un’epigrafe
per Salbertrand
L’epigrafe che la Commissione
propone è la seguente;
A trecento anni
dal ritorno dei valdesi in Italia
memori delle lotte
che si resero necessarie
per costruire
un’Europa democratica
aperta a tutte le fedi
e a tutte le idee
il Comune di Salbertrand
e la Società di Studi Valdesi
nel luogo della battaglia decisiva
posero.
Nel calendario già denso di
manifestazioni si viene così ad
aggiungere, all’ultima ora, la posa di una stele commemorativa
a Salbertrand. In questi giorni
verrà stampato il calendario
ufficiale delle manifestazioni del
Rimpatrio pur sapendo che, di
settimana in settimana, continueranno a giungere nuove prò
Incontro
a Nyon
Fra le manifestazioni previste
per la prossima estate ha particolare interesse rincontro con le
chiese svizzere che avrà luogo
a Nyon il 20 agosto. La manifestazione, organizzata dal « Comité romand pour l’Eglise et les
Vallées vaudoises du Piémont »,
vuole essere una occasione per
estrinsecare i vincoli di solidarietà e di fraternità che hanno
sempre legato le chiese svizzere
alla nostra chiesa; il Rimpatrio
è stato un periodo particolare
ma non unico di questa lunga
solidarietà.
La località di Nyon è stata scelta perché la cittadina ospita nel
suo castello la mostra sui vaidesi organizzata dall’apposito comitato svizzero ed anche perché
la chiesa locale si è molto interessata a questa manifestazione
mettendo a disposizione le sue
strutture ed i suoi locali.
Gli amici del cantone di Vaud
intendono vivere questa giornata come una occasione di fraternità ed hanno perciò offerto ai
partecipanti Tospitalità gratuita
e la visita all’esposizione.
Non potendosi naturalmente
accogliere un numero illimitato
di persone, saranno in numero
di tre i pullman che effettueranno la visita. Il primo è riservato alle corali di S. Giovanni
e S. Germano che accompagneranno le manifestazioni con il
canto, gli altri due saranno a
disposizione delle chiese della
vai Germanasca-Chisone e della
vai Pellice. I partecipanti saranno ospitati presso le comunità
di Nyon il primo, di Rolle il secondo, di Morges il terzo.
Il programma, che si sta mettendo a punto in questi giorni,
prevede la partenza dall’Italia il
sabato 19 per essere sul posto
in serata, la giornata del 20 trascorsa insieme a Nyon con il
culto la mattina, pranzo nella
sala dei ricevimenti, visita alla
mostra, pomeriggio fraterno nel
tempio, visita al monumento di
Pranains e ritorno alle sedi in
Serata, partenza la mattina del
21 ncr il rientro in Italia, Le
modalità di partecipazione e la
quota per i] rimborso del viaggio sono allo studio e verranno
comunicate prossimamente.
Questa iniziativa del Comité
romand c del Comitato Centenario non fa parte dei viaggi organizzati dalla Società di studi
valdesi per Testate ’89, a carattere storico, per ripercorrere l'itinerario del Rimpatrio e di cui
già è stata data informazione.
4
fede e cultura
14 aprile 1989
TRESANTI
NOVITÀ’ CLAUDIANA
Il '68 e le chiese
Il confronto tra giovani e concistoro - La comunità dell’lsolotto Per tutti resta un impegno futuro in una prospettiva di liberazione
Il « Comitato Amici di Tresanti », gruppo di evangelici e
non che si pone come obiettivo
la valorizzazione della Casa comunitaria di Tresanti (Fi), aveva organizzato il lunedì di
Pasqua, nella splendida cornice
della campagna ormai primaverile, un incontro sul tema « Il
’68 nelle chiese ». Un gruppo di
circa 40 intervenuti ha ascoltato
e poi discusso le testimonianze
di alcuni dei protagonisti di quella stagione così come fu vissuta
nelle chiese fiorentine. In particolare due interventi hanno suscitato una vasta riflessione.
Il primo da parte di uno dei
« contestatori » di allora, al tempo valdese praticante, che ha
tracciato un quadro delle richieste e delle problematiche che
furono dai giovani della Chiesa
valdese poste nei confronti di
chi allora era responsabile della
gestione della comunità, sottolineando non solo lo sfondo politico, ma soprattutto teologico di
quel momento e le sostanziaU
incomprensioni delle novità che
emergevano (soprattutto in ambito cattolico) da parte di gran
parte della comunità valdese fiorentina. Alcuni, che erano membri di concistoro nel ’68/’69, hanno controbattuto giudicando ambigue le richieste dei giovani di
allora, non chiare spesso nei confronti delle idee di lotta e violenza.
Una chiesa invece aperta agli
stimoli del momento storico e
delle vicende cittadine è apparsa la comunità cattolica di base
del quartiere Isolotto, all’epoca
ancora parrocchia uflìciale; Enzo Mazzi, in quegli anni suo sacerdote e poi ridotto allo stato
laicale, protagonista di quella
esperienza tuttora operante nel
quartiere (uno dei più « difficili » di Firenze), ha sottolineato come l’esperienza dell'Isolotto sia partita nel proprio percorso dai problemi quotidiani
vissuti dagli abitanti del quartiere (il lavoro, la casa...), come
successivamente la comunità nata dalla parrocchia « scomunicata » abbia elaborato teologicamente la propria prassi, riallacciandosi al filone delle teologie
della liberazione; assumere una
prassi di liberazione, porsi con
L>(i casa di Tresanti dove un gruppo di credenti si è riunito per
studiare la complessità del '68.
cretamente e teologicamente dalla parte dei più deboli, dei più
incolti fu una scommessa (persa, ma solo in un senso ormai
superato) di sopravvivere in
quel modo all’interno della chiesa di Roma.
I rapporti che allora intercorsero tra la comunità dell’Isclotto e/o le altre comunità cattoliche di base e le chiese evangeliche di Firenze furono saltuari e pieni di sostanziali incomprensioni: da una parte le comunità di base, già in mezzo al
guado di ima difficile scelta di
campo, temevano che spingersi
troppo in là nei contatti con i
protestanti potesse dare l’esca
a ulteriori e definitive condanne
da parte della gerarchia ecclesiastica, dall’altra in campo evangelico (BMV, s’intende) si
guardava a ciò che stava avvenendo nel cattolicesimo fiorentino come a un fenomeno teologicamente « rozzo » e ecclesiologicamente arretrato rispetto al
modello presbiteriano o congregazionalista.
L’unico scambio vivace che
sia stato ricordato come duraturo fu tra un gruppo di valdesi e la comunità di Nave, guidata da don Rosadoni, che invece era partita nella propria
esperienza proprio da una riflessione teorica, non priva di ag
ganci con la Riforma. Anche
questa fu breve stagione, all’apparenza priva di importanti conseguenze sia in una denominazione che nell’altra.
A conclusione del breve incontro di Tresanti è stata formulata la speranza che alcuni
dei semi migliori lanciati allora stiano portando buoni frutti
nell’impegno di annuncio delTEvangelo di liberazione e di
salvezza, che molti fratelli e
molte sorelle ritengono essenziale collocare all’interno di precise situazioni politiche e sociali.
Il ritrovarsi assieme e il discutere hanno inoltre rinnovato il desiderio di conoscersi di
più tra evangelici e comunità di
base, riprendendo in forme nuove il discorso a lungo interrotto,
ma giudicato da tutti i partecipanti all’incontro essenziale ai
fini dell’accrescimento della propria fede.
Unica nota amara: anche se
l’incontro di Tresanti non era
« ufficiale », purtroppo ben pochi evangelici si sono visti. Una
occasione mancata per discutere
e riflettere sulla nostra storia
recente, quella che volenti o nolenti fa ancora parte del patrimonio di tutti e quindi anche
di noi evangelici.
Michele Damiam
TERNI
Maternità e aborto
Il 18 maggio 1978 il Parlamento italiano approvava la legge
194 sull'interruzione volontaria
della gravidanza.
Oggi, dopo 10 anni, quella stessa legge viene nuovamente messa in discussione violando così
la dignità delle donne, la loro
autodeterminazione ed il loro diritto ad una maternità consapevole. Queste le premesse da cui
è partita l’iniziativa del dibattito « Aborto: le donne si riprendono la parola », indetto il 17.3.
1989 dal Coordinamento delle
donne ternane per la difesa della legge 194, del quale fanno parte anche le donne della Chiesa
metodista, presso la sala consiliare del comune di Temi.
Il dibattito è stato animato da
Graziella Tossi Brutti, senatrice
del PCI, Adriana Gavina, presidente nazionale FDEI, Carla Mazzucca, responsabile nazionale diritti civili PRI, Licia Saura, della direzione nazionale PSI, Emola Pino Cipiccia, moderatrice.
Tutti gli intervenuti sono sta
ti concordi nel riconoscere a questa tanto sofferta legge risultati
quali la diminuzione degli aborti (clandestini e non) e l’aifermazione del principio di autodeterminazione della donna. Le
oratrici hanno messo in rilievo
il cattivo funzionamento dei consultori e l’errata politica di applicazione della legge.
Nel corso del dibattito è stato più volte messo in risalto l’atteggiamento negativo assunto dal
ministro Donat Cattin, dal papa
e da alcune forze politiche nei
confronti della legge, delle donne, del personale sanitario non
obiettore (come è successo alla
clinica Mangiagalli di Milano),
della corretta politica di contraccezione, informazione e prevenzione dell’aborto. Degno di nota
in questo contesto l’intervento di
Adriana Gavina, che ha sottolineato l’etica protestante della responsabilità civile e morale di
ogni singolo individuo circa la
maternità, anche in vista delle
nuove prospettive aperte dalla
bio-genetica.
Dal dibattito sono emersi obiettivi comuni delle donne: una
diversa informazione ed educazione sessuale nei programmi scolastici fin dalle elementari; la
promozione di campagne a livello locale di informazione sulla contraccezione e sull’aborto
nelle scuole e nei luoghi di lavoro; il potenziamento e la riqualificazione dei consultori; il
superamento delle situazioni di
carenza di servizi e delle forme
di discriminazione quando la
donna compie le sue scelte.
Questa nuova cultura, questa
sensibilità delle donne per le
donne ribadiscono la irrinunciabilità deH’autodeteiminazione, del
diritto alla procreazione voluta
e consapevole. La legge 194, nonostante tutto, si è rivelata un
valido strumento per garantire
la dignità e la libertà delle donne e come tale deve essere sostenuta. La maternità, infatti, non
deve essere un destino ineluttabile, ma una scelta responsabile.
Giuliana Roela
Le tracce di Gesù
L’esistenza storica di un uomo
chiamato Gesù (o Giosuè) di
Nazareth e vissuto nel primo
trentennio della nostra era in
Palestina non è più di solito
messa in discussione oggi, come accadeva ancora pochi decenni fa. Ma quali prove abbiamo di tale esistenza storica, al
di fuori del Nuovo Testamento,
cioè nei documenti non cristiani
o non entrati nel canone?
Se i racconti biblici delTattività di Gesù in Palestina sono fedeli alla realtà dei fatti, tale attività dovrebbe aver suscitato
un interesse sufficiente a lasciare una traccia nei resoconti storici del tempo. Come è stato
visto dai contemporanei il fatto straordinario di Gesù di Nazareth: da ebrei di tutte le ten
denze, dai romani e dai pagani
in genere?
F.F. Bruce — uno specialista
della materia — esamina dettagliatamente le tracce di Gesù
che si ritrovano nelle più diverse fonti: ebraiche, pagane, apocrife (cioè cristiane ereticali) e
islamiche, con particolare riferimento a Giuseppe Flavio, ai manoscritti del Mar Morto, al Vangelo di Tommaso e al Corano.
Particolare rilievo è dato ai detti di Gesù non inclusi negli Evangeli canonici e alle prove
che ci giungono dalle scoperte
archeologiche. G. C.
F.F. BRUCE. Gesù visto dai contemporanei - Le testimonianze non bibliche,
L. 18,000.
SEGNALAZIONE
Stirpe di Giona
E’ il secondo volumetto di una
serie in cui l’autore propone, a
coloro che non dispongono di
molto tempo per un lavoro di approfondimento o si trovano nella
situazione di « cristiani senza
chiesa », alcune meditazioni bibliche.
Il volumetto è un intreccio di
meditazioni e di preghiere. I personaggi biblici che incontriamo
in queste pagine appartengono
sia all’Antico Testamento sia al
Nuovo. Grandissimo risalto vi
hanno Giona ed Elia.
La linea che sembra emergere
da queste pagine evidenzia una
prospettiva in cui la vita cristiana, sorretta e generata dalla Parola di Dio, si traduce in obiezione e resistenza attiva di fronte a
certo diffuso nichilismo. La vicenda di Giona viene vista e riletta
come parabola della vita di molti credenti di Dio, tra i quali si
colloca lo stesso autore: « Caro
Giona, anche tu sei un credente
poco esemplare. Sei un profeta
’’sbagliato”... che Dio continua
ad amare. Caro Giona, fratello
mio, non ci resta che accettare la
strada che porta a Ninive. E’ a
Ninive che succede ancora qualcosa di nuovo » (pag. 5).
Qra l’autore, dopo il primo volume della collana {Più grande
del nostro cuore. Edizioni Tempi
di Fraternità, Torino, 1988) e dopo
il presente, ha intenzione di chiudere questa serie di « meditazioni
per il nostro tempo » con una
raccolta intitolata « Fuori del
mondo non c’è salvezza », di prossima pubblicazione.
Il libro può essere richiesto
alla comunità cristiana di base di
Pinerolo (Corso Torino, 288 - Tel.
0121/22339).
D.G,
FRANCO BARBERO, Stirpe di Giona, Bra, 1989, pp. 80, L. 10.000.
IN LIBRERIA
Gli indovinelli
di Ombretta
Un’ottantina di pagine di curiosi indovinelli scritti e pubblicati in vent’anni di studio. Di
ogni indovinello la soluzione sembra semplicissima, ma in realtà
non la si azzecca quasi mai e
quando la si conosce vien da
dire: « Accidenti, era così semplice! ».
Mirella Argentieri Bein, in arte Qmbretta, nostra fedele redattrice, ha da sempre una vera e propria passione per gli
enigmi, i giochi di parole, gli
indovinelli appunto. Uno per esempio, intitolato: Liquidazione
giacche per signora, recita: « Ce
ne sono di bianche, a righe, a
quadri / (le gialle sono quelle
da lavoro). / Ne trovi di scollate e di firmate, / comunque
sempre tutte ”à doublé face” ».
Soluzione: le pagine. E un altro, questa volta molto più audace, s’intitola: Il Redentore.
« Sulla paglia era nato e ci recava / di una vita futura la promessa, / ma poi venne venduto
(uno dei dodici!) / e al dono
di sé stesso fu votato. / E’ a
Pasqua che fulgente egli riapparve, / dolce a vedersi, a noi
trasfigurato ». La soluzione dell’enigma è: l’uovo (che infatti
viene venduto a dozzine e il ”vo
tato” sta poeticamente per: vuotato).
Si tratta di un libretto ricco
di sottili giochi di mascheramento che intrigano e allo stesso
tempo ti spingono a leggere in
fretta queste pagine elegantemente presentate e curate dall’editore torinese Meynier.
Per concludere ne cito ancora uno dedicato ai franchi tiratori: « Un colpo basso, un colpo
nella schiena! / Poi tutto torna
al punto di partenza / e ogni
seduta, certo, vien sospesa. / Ma
quel che preme molto da vicino / resta di non mollare ”il
cadreghino’’ ». La soluzione è:
l’altalena.
In tempi come i nostri, in cui
il collante al cadreghino del potere è più resistente che mai,
gli indovinelli di Qmbretta, più
di una volta, diventano graffiante satira di costume. Chi lo comprerà vada a leggersi a pagina
37 l’indovinello dedicato al figlio
adottivo. La soluzione non ve la
dico.
G. P.
MIRELLA ARGENTIERI BEIN (Ombretta], Indovinelli in allegria, Torino,
1988, Albert Meynier editore, pp. 78,
L. 13,500.
5
14 aprile 1989
ANNIVERSARI: 1789-1989
Protestanti
nella Rivoluzione
Rapporti complessi e contraddittori - Superare il concetto di tolleranza - La libertà di coscienza e l’atteggiamento di Napoleone
Alla vigilia della Rivoliizione il
protestantesimo francese era letteralmente fiaccato. Usciva da secoli di persecuzione. Era ripiegato su se stesso, non si sentiva
più una realtà nazionale. Era ridotto più che altro ad una tradizione familiare. Pochissimi i pastori, i culti si facevano nelle famiglie. Non c’erano più chiese
perché erano state rase al suolo.
Salvo in Alsazia. Anche dal punto di vista teologico questo protestantesimo è molto debole, non
è più saldamente radicato nei
principi della Riforma. Si predica
un cristianesimo annacquato e
moralistico.
Anche l’influenza deirilluminismo si fa sentire. Forse anche per
la loro debolezza teologica i protestanti, nel periodo della Rivoluzione, si comporteranno in modo
contraddittorio.
Comunque sono andati incontro alla Rivoluzione con favore e
con speranza. E in molti casi anche con un preciso ruolo politico.
I protestanti hanno accolto con
gioia la convocazione degli Stati
Generali del 1789. Fra le altre
cose, avrebbero finalmente ricevuto la libertà religiosa.
Val la pena di ricordare che fra
i principali fautori di questa convocazione ci fu il protestante ginevrino Necker, economista di
prim’ordine. Era stato ministro,
poi liquidato e quindi richiamato
da Maria Antonietta per risanare
le finanze ed evitare la bancarotta dello stato.
La prima fase della
Rivoluzione
Gli Stati Generali si riconvocano in Assemblea Nazionale che si
autoproclama Assemblea Costituente. Inizia così la prima fase
della Rivoluzione.
Ci interessa ricordare alcune
delle riforme e delle decisioni.
L’abolizione del regime feudale
e la liberazione dei contadini,
l’ammissione dei francesi, senza
discriminazioni, a tutti gli impieghi civili e militari, l’incameramento dei beni della chiesa e la
costituzione civile del clero, la
soppressione dei conventi c degli ordini religiosi.
Ma è interessante ricordare soprattutto che membro eminente
della Assemblea Costituente fu
il pastore Rabaut-Saint-Etienne.
Una bella figura che ha dato un
particolare contributo all’importante dibattito sui vari articoli
della « Dichiarazione dei diritti
dell’uomo e del cittadino». In
particolare sull’art. 18 che, in sostanza, prevedeva che nessuno
deve avere dei problemi a causa delle proprie opinioni, comprese quelle religiose, sempre
che non contrastino con l’ordine
pubblico secondo la legge.
Ritengo che l’intervento di Rabaut-Saint-Etiennc all’Assemblea
Costituente contenga degli elementi la cui rilettura offre degli
spunti interessanti anche per noi.
Ripropongo alcuni brani significativi. « 1 vostri principi sono
che la libertà è un bene comune
e che tutti i cittadini ne hanno
lo stesso diritto. La libertà deve
appartenere a tutti i francesi
nella stessa misura. Tutti ne hanno diritto o nessuno ce l’ha. Chi
vuole privarne gli altri non ne
è degno. Chi la distribuisce in
modo diseguale non la conosce.
Chi in qualche modo attacca la
libertà altrui attacca la propria
e merita di perderla, perché è
indegno di un dono di cui non
conosce il prezzo ».
« I vostri principi sono che la
libertà di pensiero e di opinione
è un diritto inalienabile ed ineliminabile. Questa libertà, signori, è, fra tutte, la libertà più sacra; sfugge al controllo degli uomini, si rifugia nel profondo della coscienza come in un santuario inviolabile, in cui nessuno ha
diritto di penetrare. E’ la sola
che gli uomini non sono riusciti
a sottomettere alle leggi. E’ ingiusto comprimerla, è sacrilegio
attaccarla ».
Libertà per tutti
i non-cattolici
Per quanto riguarda il problema specifico dei protestanti, Rabaut-Saint-Etienne sostiene che
essi non chiedono tolleranza, ma
libertà. « Tolleranza, perdono,
clemenza, idee del tutto ingiuste nei confronti dei dissidenti
finché sarà vero che la differenza di religione, di opinione non
è un delitto. Chiedo che il termine tolleranza sia eliminato. E'
un termine ingiusto che ci presenta soltanto come cittadini degni di compassione, colpevoli cui
si concede il perdono ».
« Richiedo per tutti i non cattolici quello che chiedete per
voi: uguaglianza di diritti e libertà; la libertà di culto, la libertà di celebrarlo in edifici a
ciò consacrati, la certezza di non
essere turbati nella loro religione più di quanto non lo siate
voi nella vostra; la certezza di
essere protetti quanto voi ed allo stesso modo dalla nostra comune legislazione » (Histoire populaire du protestantisme français, par N.A.F. Puaux, Paris).
Un’altra fase nella quale è
interessante conoscere l’atteggiamento dei protestanti è indubbiamente quella del « Terrore ».
La crisi interna ed esterna dello
stato (insuccessi militari, carestie, inflazione, rivolta dei contadini: tutte queste cose minacciavano la Rivoluzione) viene .superata con il ricorso al « Terrore ». L’avvocato Robespierre ed
i suoi compagni Saint-Just, Danton, Marat impongono la dittatura.
Restando nel campo della libertà religiosa, se la Costituzione garantiva a tutti i francesi la
libertà di culto, il decreto del
22 settembre 1793 sostituisce la
domenica con la « decade », il
giorno di riposo al decimo ^orno. Vengono chiusi gli « edifici
conosciuti come chiese ».
Notre-Dame diventa il « Tempio della Ragione ».
Le chiese evangeliche vengono
praticamente chiuse. Nel 1794 si
mette in atto un’ampia azione
di scristianizzazione a favore del
culto dell’Ente Supremo. Robespierre celebra la « Festa dell’Ente Supremo ».
Le reazioni dei protestanti sono contraddittorie. Molti si sono venduti a questo processo di
scristianizzazione, ma molti altri
si sono opposti a caro prezzo. A
Bordeaux la « compagnie » dà un
congedo illimitato al suo pastore e tre mesi dopo offre alla
Repubblica i piatti ed i calici
d’argento che servivano per la
S. Cena. A Nîmes alcuni pastori
abbandonano il loro ministero.
Nel Midi le abiure, anche dei
pastori, sono numerose. A Vauvert il pastore Jean Rame rinuncia al suo ministero per non
« alimentare il fanatismo » e si
impegna a frequentare, insieme
fede e cultura 5
FRANCIA
L’assise della
stampa protestante
Almeno 200 le testate fra bollettini di collegamento, organi ufficiali e di informazione
ai suoi fratelli, il tempio della
Ragione per cantarvi gli inni alla libertà e all’uguaglianza. C’è però stata un’ampia opposizione.
Pastori che rifiutano di rassegnare le dimissioni. Otto pastori sono imprigionati nella cittadella di Besançon, altri decapitati.
C’è chi tiene il culto nei fienili. Pastori offrono rifugio ai
proscritti. Si vive, insomma, il
clima dei tempi delle persecuzioni.
Jean Bon Saint-André aderisce
al partito dei montagnardi per
tentare di moderare le violenze.
A sua volta il pastore RabautSaint-Etienne aderisce al partito
dei girondini, si rifiuta di votare la morte del re, si oppone agli
eccessi popolari. Viene arrestato,
portato davanti al tribunale e
ghigliottinato il 5 dicembre 1793.
L’anziano padre Paul Rabaut,
anch’egli pastore, viene trascinato alla cittadella, insultato per
strada dalla plebaglia. E’ lungo,
l’elenco dei pastori ghigliottinati
dal « Terrore ».
Un clima religioso
che resterà turbato
Se la caduta di Robespierre e
la reazione di « Termidoro » misero fine a quegli eccessi di una
rivoluzione impazzita, il clima religioso non fu presto rasserenato. La legge del 21 febbraio 1793
concesse la libertà di culto, ma
quella del 28 settembre 1795 ordinò di chiedere l’autorizzazione
preventiva per l'apertura dei locali di culto e proibì « le cerimonie di tutti i culti fuori dal
recinto dell’edificio scelto per il
loro esercizio ».
Bonaparte, il primo Console,
tratterà i protestanti abbastanza
obiettivamente. Gli storici amano
riportare questa frase di Bonaparte: « Voglio che si sappia che
la mia intenzione e la mia ferma volontà sono di mantenere
la libertà di coscienza. L’impero
della legge finisce ove comincia
l’impero indefinito della coscienza; la legge ed il principe non
possono nulla contro questa libertà ». Ha concesso la libertà
di culto, è arrivato a pagare i
pastori, ha creato la Facoltà teologica protestante di Montauban,
ma ha proibito la convocazione
di un sinodo regionale, mentre
ha autorizzato i sinodi provinciali. In un certo senso una libertà sotto controllo. Con la chiesa cattolica ha stipulato un concordato capestro.
Nel complesso Napoleone Bonaparte operò un indubbio cambiamento di clima nei confronti
dei protestanti di cui questi non
hanno saputo approfittare, anche
a causa della scarsa preparazione teologica della media dei pastori e del basso profilo spirituale della maggioranza dei membri delle chiese, risultato di secoli di persecuzione e difficoltà.
Tanto che l’arcivescovo di Besançon ritenne che fosse giunta
l’occasione favorevole per ricondurre i protestanti nell’alveo della chiesa cattolica... L’8 novembre 1804 il vescovo Lecoz inviò
una lettera ai pastori nella quale esprimeva quell’invito con ampie citazioni della preghiera di
Gesù di Giovanni 17. Ci furono
alcuni cedimenti. Ma il pastore
Marron, a nome della maggioi-anza dei pastori, rispose con
fermezza che « Tuniformità di
opinioni in materia di fede » era
impossibile.
Valdo Benecchi
C’è una stampa protestante in
Francia? La risposta alla domanda che ha dato l’assise dello scritto protestante (Parigi, 17-18 marzo) è negativa: se c’è, è invisibile,
non professionalizzata, senza
mezzi e denaro. Eppure sono almeno 200 le testate protestanti,
ma la tiratura massima non supera le 16 mila copie.
Tre tipi di stampa coabitano
neH’insieme del mondo protestante francese.
La stampa ufficiale ha la più
grande tiratura. Ogni organizzazione ecclesiastica possiede i suoi
organi di informazione e di collegamento tra le parrocchie o delle regioni. Sono giornali che ricevono sovvenzioni sotto forma di
abbonamenti da parte delle chiese locali che li inviano ai loro
parrocchiani. Le informazioni sono presentate in modo incerto,
non c’è legame tra l’informazione
locale e quella nazionale. E’ ima
stampa ibrida, che assomiglia
molto a quella aziendale.
La stampa dei movimenti e delle associazioni è anch’essa molto
sviluppata. Mantiene i legami tra
i membri delle associazioni e dei
movimenti. Le riflessioni sui temi
caratterizzanti le associazioni sono spesso ad alto livello, ma la
diffusione è assai limitata all’esterno degli aderenti.
La stampa di informazione è la
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 16 APRILE
RAI 2 - ore 23.30
replica: lunedì 24 aprile
RAI 2 - ore 10.30
In questo numero notizie
dal mondo evangelico.
Segue un’intervista al teologo protestante Jürgen Moltmann. Conclude 1’« uno più
uno » con una risposta alle
lettere dei telespettatori.
meno numerosa, ma anche la più
professionale: due settimanali,
alcune riviste. Pochi però sono i
lettori: Réforme ha 7 mila abbonati, Le christianisme au XXéme
siede 3 mila. L’originalità dell’apporto protestante al dibattito
culturale, sociale e politico è in
genere conosciuta, ma nessuna
testata è sufficientemente sviluppata per avere un ruolo riconosciuto neH’opinione pubblica e
giornalistica francese. E’ una
stampa che vive all’interno del
mondo protestante francese.
La situazione della stampa riflette la situazione delle chiese:
la disparità e la dispersione degli
sforzi si trovano dappertutto. Se
la diversità costituisce una ricchezza che sarebbe sbagliato togliere, la grande dispersione è un
freno allo sviluppo di una stampa
per il grande pubblico.
L’assenza di uno spirito comunitario nel protestantesimo francese costituisce un ostacolo indipendentemente dalla stessa stampa. E’ un compito delle chiese — si è detto — ricercare un
clima di collaborazione che permetta un rinnovamento della
stampa e della sua diffusione.
Ma la concentrazione sarà una
soluzione? La messa in comune
di mezzi tecnici permetterebbe
senza dubbio di contenere i costi.
L’esperienza di « pool » redazionali, sperimentata da alcuni anni
per i mensili della Chiesa riformata. ha avuto come risultato
una maggiore omogeneità delle
varie testate regionali, ma non
ha aumentato la loro diffusione.
Le nuove tecnologie informatiche danno la possibilità di funzionare meglio a costi più bassi.
Forse il futuro di onesta stampa
passa attraverso l’informatizzazione.
In ogni caso non si potrà economizzare l’aspetto umano, relazionale e collettivo del protestantesimo: bisognerà accettare la diversità come una testimonianza
della fede cristiana.
Fabrice Lengronne
LAVORATORI ITALIANI E FRANCESI
L’Europa dei forti
divide i deboli
Verso il 1992: le minoranze, l’occupazione,
le migrazioni - Quali forme di solidarietà?
Dal 29 aprile al 1° maggio si
terrà a Sanary sur Mer, presso
il Centre Azur, la XIV edizione
degli incontri annuali per lavoratori italiani e francesi.
L’incontro di quest’anno è dedicato allo studio « dalla parte
dei deboli », del problema dell’Europa del 1992:
— qual è l’avvenire delle minoranze (minoranze religiose,
etniche, stranieri) in un contesto di mobilità crescente?
— quali sono gli effetti della libera circolazione delle persone sul piano dell’occupazione?
— si va verso una nuova migrazione dal Sud al Nord?
— in una Europa competitiva
quale solidarietà è possibile?
Inoltre sono previsti studi biblici, gite « alla scoperta della
regione ».
Organizzano l’incontro le Equipes ouvrières protestantes.
Il costo del soggiorno è di 500
franchi francesi.
Per informazioni telefonare la
sera (ore 19-21) al n. 0121/
72665 oppure lasciare un messaggio alla segreteria telefonica
del nostro giornale 011/655278
oppure 0121/932166.
E’ prevista la partecipazione
di delegazioni dalle valli, da Cinisello e dal centro Caracciolo
di Napoli.
6
diaconia
14 aprile 1989
PREDICAZIONE E DIACONIA
LUSERNA
Opere diaconali e informazione
La necessità di stabilire un « doppio scambio » con le chiese per integrare i due aspetti
della nostra testimonianza - Intervento pubblico: quale gestione delle nostre specificità?
Il Sinodo 1988 ha dedicato un certo tempo alla discussione del
rapporto tra diaconia e predicazione.
In seguito all’atto sinodale n. 15 che riportiamo nel riquadro, sono stati da più parti promossi incontri e dibattiti per approfondire
l'argomento. Proponiamo qui di seguito due interventi che fanno il
punto sul dibattito avvenuto durante la giornata dei comitati delle
opere del 1« distretto. Nel primo viene affrontato il tema dell’informazione fra comunità e opere (Paolo Ribet), nel secondo emergono
delle proposte per il coinvolgimento reciproco fra comunità, comitati e personale (Silvio Vola), mentre un terzo contributo sul tema
della formazione (Andrea Ribet) sarà presentato prossimamente.
Da molti anni, il Sinodo e la
Conferenza distrettuale del primo distretto hanno espresso, attraverso i loro ordini del giorno,
la necessità che le opere diaconali della chiesa — ed in modo particolare la CIOV — informassero
le comunità della loro attività. C'è
da domandarsi, però, se le opere non potrebbero legittimamente porre la stessa esigenza. Che
la chiesa, cioè, mantenga uno
stretto contatto con le opere per
informarle sui suoi progetti di
evangelizzazione e di presenza nel
territori9. Mi spiego meglio. La
chiesa dice: « Io evangelizzo e voglio controllsu’e se le opere diaconali vanno nella mia stessa direzione ». Ma esiste un piano, una
linea, una direttrice secondo cui
tutta la chiesa si muove? E se
questa linea esiste, chi è che si è
mai fatto carico di trasmetterla
ai comitati di gestione o al personale? Certo, i comitati sono posti
dalla Tavola a dirigere le opere e
dunque loro dovrebbero essere i
garanti del fatto che le decisioni
delle nostre assemblee non ven
gano disattese; ma è molto facile, ascoltando gli interventi dei
membri dei comitati, sentir lamentare una certa solitudine, un
certo distacco delle comunità.
Spesso chi viene chiamato a gestire un’opera, talvolta di dimensioni notevoli, si sente solo, abbandonato, anche di fronte a decisioni pesanti.
Per citare un solo caso, il Rifugio Carlo Alberto di Luserna, che
pure aveva un buon rapporto con
le comunità vicine, in anni recenti ha sentito "scivolar via” questo
interesse. « Adesso hanno i soldi
dell’eredità Bellion — ha pensato
la gente — non hanno più bisogno di me », come se l’unico rapporto possibile tra un’opera e la
comunità possa essere quello dell’aiuto finanziario.
Un doppio scambio, dunque, è
necessario tra le chiese e le opere perché predicazione e diaconia
non diventino due settori autonomi l’uno dall’altro ma, secondo le
indicazioni dell’ultimo Sinodo,
possano essere gli aspetti costitutivi della testimonianza evangeli
ca. Un doppio scambio, per cui le
informazioni, le riflessioni e le
esperienze vanno dall’uno all’altro settore della vita della chiesa
senza compartimentazioni deleterie.
Fino ad ora non è stato così, e
la colpa è stata addossata alle
opere che, si è detto, erano troppo gelose della loro vita interna.
Talvolta questo è avvenuto; ma
chi ha mai notato, per esempio,
che i rappresentanti dell’attività
diaconale non sono compresi fra
i membri delle assemblee di circuito? Nella suddivisione dei
compiti fra circuiti e distretti, a
seguito dell’integrazione valdesemetodista, i circuiti sono l’istanza in cui viene curata in modo
particolare la cura pastorale delle chiese e la loro attività evangelistica. In queste assemblee le
opere non sono presentì, mentre
lo sono nei distretti, che hanno
un incarico più amministrativo.
Ma se predicazione e diaconia sono inseparabili, come si potrà
non tener conto delle opere presenti sul territorio, nel momento
in cui si decidono le linee di
evangelizzazione e di cura pastorale?
Questo è un esempio, piccolo,
di come alcune cose debbano
cambiare nel modo in cui si impostano i problemi nella nostra
chiesa, se vogliamo veramente
che diaconia e predicazione siano
le due anime della nostra testimonianza.
E ciò vale tanto più nel nostro
tempo in cui, per mille cause con
QUALCHE PROPOSTA
Per rompere risolamento
Il dibattito in corso su predicazione e diaconia può essere affrontato da varie angolature. Nell’incontro dei membri dei comitati delle opere organizzato dal
Dipartimento diaconale del 1» distretto, un gruppo di lavoro ha
cercato di formulare proposte in
due direzioni:
a) come migliorare i rapporti,
la comunicazione e quindi la
comprensione fra i vari settori di
attività della chiesa;
b) come migliorare l’espressione della testimonianza resa dalle
nostre opere.
Sul primo aspetto è determinante il ruolo che possono svolgere i membri dei comitati. Essi
rappresentano l’anello di congiunzione tra la chiesa da un lato
e l’opera dall’altro.
Ma riescono a svolgere questa
funzione? Poco e male, si è detto,
perché per lo più essi sono occupati dalla gestione ordinaria (se
non anche straordinaria) dell’opera. Chi fa parte di un comitato
lamenta la complessità dei problemi da trattare, il poco tempo
a disposizione, la propria incapacità a trovare un ruolo preciso e
costruttivo, la difficoltà di condividere con altri l’impegno assunto. Dunque problemi di preparazione che diventa sempre più specifica da una parte c di isolamento dall’altra.
Da qui la proposta di sviluppare momenti di formazione, orientati su aspetti sia tecnici sia teologici. Si tratta di un impegno
considerevole, che però appare
.sempre più necessario per qualificare e motivare le persone chiamate a far parte dei comitati.
E per superare l’isolamento?
Qui si tocca nel profondo il rapporto opere-chiese. Queste ultime
si -mobilitano in occasione di
grandi progetti, ma faticano a
mantenere vivo l’interesse nel
quotidiano. La delega spesso è totale, specie nei confronti di quegli istituti che non sono legati ad
una comunità in particolare.
Vi è quindi un vuoto da colmare.
Va ricercata e favorita ogni forma di dialogo tra chi fa parte delle nostre chiese e chi è impegnato
nella diaconia (membri di comitato, direttore e personale delle
opere).
E si può partire da cose semplici. Per esempio, prevedere in
ogni comunità una presentazione
dei membri di chiesa che sono inseriti in un comitato, in modo
che possa svilupparsi una maggior conoscenza reciproca attraverso momenti di informazione,
di condivisione e solidarietà, di
intercessione e fraternità legati
alla vita e al lavoro delle opere.
Il secondo aspetto concerne il
tema della testimonianza.
La testimonianza resa dalle
opere, si è detto da più parti, si
esprime attraverso l’atteggiamento che viene assunto nei confronti delle persone ospitate, siano
es,se malati, anziani, minori, portatori di handicap o visitatori. Un
atteggiamento che sia di disponibilità e rispetto della persona,
capacità di ascolto, trasparenza
nell’azione, efficienza dal Iato professionale ecc. Come dire che il
senso stesso della vita delle opere passa attraverso il modo in
cui esse operano.
Ma in che misura il personale
che lavora nelle opere è coinvolto in una riflessione sul servizio?
E in che misura i comitati e i direttori delle opere dedicano energie e spazio a questa ricerca?
Di fatto è un terreno lasciato
all’iniziativa di singole persone, a
cui è tacitamente delegato il peso di questa ricerca sul senso del
lavoro delle opere.
E questo preoccupa e disorienta. Una riflessione sul servizio
non può restare pura enunciazione di principi, ma — per essere
credibile — deve calarsi nelle situazioni concrete del lavoro quotidiano. Occorre ricercare momenti di incontro con il personale delle opere, allargando la riflessione sulla diaconia a chi la
fa. E qui è emersa un’altra proposta: ogni comitato discuta con
il personale la relazione annuale
(indicendo una riunione aperta, a
cui parteciperà ohi è interessato)
prima della Conferenza distrettuale e, dopo questa, riferisca sulle decisioni prese e sui mandati
ricevuti. La discussione sulla qualità del servizio emersa lo scorso
anno sia in Conferenza che in Sinodo, ad es., era molto legata alla vita e alle prospettive delle
opere.
E’ bene chiarire che una ricerca su] senso delle opere non dovrebbe mirare a riproporre atteggiamenti confessionali, moralisti
o paternalisti, bensì a favorire
un dialogo sul terreno della laicità e della democrazia, nel rispetto dei ruoli e delle competenze
professionali, in relazione al servizio reso a chi ne ha bisogno.
Ed è una ricerca che parte da
una constatazione: in questi anni
molte energie sono state rivolte
alla ristrutturazione degli immobili; ora occorre rivolgere l’attenzione soprattutto sulle risorse
umane, valorizzando le capacità
di gestione dei servizi forniti.
Silvio Vola
comitanti, il personale che lavora
nelle nostre opere diventa sempre più eterogeneo. Fino a poco
tempo fa erano le diaconesse che
coprivano il fabbisogno, accollandosi dei carichi di lavoro senza
mai staccare. Ora non è più così
e il personale va seguito, motivato. Questo non può essere il compito dei soli comitati; è compito
della chiesa.
Un’ultima cosa andrà tenuta
presente. Il settore dell’assistenza agli anziani, ai bambini ed
agli handicappati, che fino a
La decisione
del Sinodo
« Il Sinodo, convinto che la
predicazione e la diaconia siano aspetti costitutivi della testimonianza evangelica, invita le chiese e le opere a comprendere il rapporto fra questi due aspetti nella piena
consapevolezza che il rafforzamento dell’uno non possa
andare a detrimento dell’altro. Invita le amministrazioni
degli istituti, le chiese ed i
circuiti (e là dove possibile i
distretti) a promuovere incontri di formazione, tesi ad
incoraggiare 1 membri di chiesa a rendersi disponibili, nella varietà dei loro doni, per
il potenziamento della predicaz;ione e della diaconia nella
chiesa ».
qualche anno fa lamentava un
vuoto legislativo e di pianificazione pressoché totale, ora vede
l’intervento delle regioni e dello
stato. Sarà sempre più importante che anche le nostre opere possano inserirsi in questa programmazione in atto, in modo tale da
fornire un intervento organico,
efficace. Ma, si sa, inserirsi in un
piano generale può anche voler
dire perdere parte delle proprie
caratteristiche e della propria
specificità. Occorre ora vedere se
e come anche noi vogliamo correre questo rischio. Paolo Ribet
Gli amici
dei Rifugio
Si è costituito il gruppo « Amici Rifugio Re Carlo Alberto » come espressione della solidarietà e dell'aiuto fraterno di quanti conoscono l'istituto
e ne apprezzano il servizio a favore
di persone impedite dalla malattia e
dalla vecchiaia.
Il gruppo lavora in stretta collaborazione col Comitato di gestione responsabile. Lo scopo della sua formazione è:
— promuovere la conoscenza dell'attività, dei problemi e delle necessità
dell'istituto da parte delle comunità
evangeliche in Italia e all'estero;
— togliere il Rifugio daH'isolamento
in cui è venuto a trovarsi neH'ambito della chiesa, rispetto ad altri
istituti similari, per la sua ubicazione e per II fatto che, data la sua
origine specifica, non è legato, in
via preferenziale, ad una sola comunità;
— incrementare l'interesse dei membri delle comunità più vicine per
un maggior contatto umano con gii
ospiti, organizzando incontri programmati e frequenti secondo le
necessità e lo stato di salute dei
singoli ricoverati;
l'istituto di attrezzature e servizi
— promuovere iniziative per dotare
per la riabilitazione fisica degli
ospiti e per rendere sempre più
efficace la lotta al decadimento
psichico, per mancanza di stimoii
vitali;
— promuovere occasioni d’incontro
del personale dell’Istituto con personale analogo di altri istituti, in
Italia ed all'estero, per scambi di
esperienze, reciproco aiuto e riqualificazione professionale.
Il gruppo ha bisogno di molte adesioni per raggiungere gli scopi indicati; esso si svilupperà con la costituzione di nuclei attivi, in ogni chiesa, che
organizzino incontri e contatti, i membri promotori sono disposti a partecipare, su richiesta, a questi incontri e
completare le informazioni necessarie.
L'adesione al gruppo si ottiene versando una quota minima annua.
Il gruppo nomina annualmente, al
suo interno, una giunta operativa che,
d'intesa con il Comitato di gestione,
coordina la raccolta delle adesioni e
determina l'utilizzo del fondi.
Per informazioni; Amici del Rifugio
Re Carlo Alberto, località Musset 1,
10062 Luserna S. Giovanni, tei. 0121/
909070.
FIRENZE
Il Gignoro ristrutturato
In questi giorni abbiamo le
consegne dell’edificio costruito
ad ampliamento della Casa che
ormai da vent’anni svolge un
servizio per le persone anziane.
Non si tratta tanto di un aumento dei posti letto, quanto di
una crescita qualitativa delle
possibilità d’intervento.
Fino ad ora il Gignoro è stato classificato come struttura
di accoglienza per anziani autcsufiìcienti (anche se, in realtà,
col volgere degli anni ha tenuto
presso di sé non poche persone
divenute inabili). Con l’ampliamento la Casa diviene una struttura mista, le è riconosciuta
cioè a norma di legge la possibilità di accogliere in settori
abitativi adatti e attrezzati sia
autosufficienti che motulesi o comunque inabili.
La linea di sviluppo e la richiesta della popolazione anziana indicano un invecchiamento
più alto per età, una pressante
richiesta di ospitalità da persone pericolosamente sole e oltre
il limite di una reale autosufficienza. Per questo ha importan
za per noi il cambiamento strutturale in atto, in quanto ci consente di inserire il servizio del
Gignoro a un punto nevralgico
— e spesso il più doloroso —
della vita umana.
Riteniamo di poter aprire il
nuovo reparto in autunno, ma
intanto abbiamo non pochi problemi da risolvere per offrire
per quanto possiamo una Casa
sicura, accogliente, vivibile. Tra
le altre cose, al presidio sanitario esistente dobbiamo aggiungerne un secondo coordinato al
primo. In Comitato ci siamo
chiesti se fosse possibile reperire due infermiere evangeliche.
Sia chiaro che non intendiamo
premere sui sentimenti per negare quanto per contratto è dovuto (e garantito) agli altri dipendenti. Saremmo però grati al
Signore se qualcuno di fede evangelica volesse collaborare
con noi a questo servizio. Se
qualcuna vede buona questa richiesta e può, scriva alla Direzione del Gignoro, via del Gignoro
40, 50135 Firenze.
L. S.
7
14 aprile 1989
obiettivo aperto
UN ANNO FA IL MONDO SCOPRIVA IL BOMBARDAMENTO CHIMICO SU HALABJA
Popolo kurdo; un tentato genocidio
Marzo 1988. Una dèlie fasi più drammatiche del conflitto che oppone Iran e
Irak. Gii iraniani hanno conquistato la città
irachena di Halahja, la cui popolazione è
in buona parte costituita da kurdi. L’Irak
decide di bombardare la città, caduta in
mano al nemico. E’ un bombardamento chimico che suscita orrore in tutto il mondo.
Muoiono, a migliaia, anche i civili, e fra
questi circa 5.000 kurdi.
Il 20 agosto, dopo una lunga ma efficace
mediazione dell’ONU, viene siglato il cessate il fuoco tra le due potenze del Golfo.
Ma per i kurdi abitanti in territorio iracheno non finisce il dramma: con una metodicità tale da far parlare di un vero e pro
prio progetto di genocidio, l’Irak riunisce le
sue truppe ai limiti del territorio del Kurdistan iracheno, e solo cinque giorni dopo la
firma del trattato con l’Iran riprende i bombardamenti e le stragi di massa.
Per annientare la popolazione ribelle e
soffocare la rivolta non esita a far nuovamente uso di armi chimiche.
Decine di villaggi vengono evacuati dagli abitanti in preda al panico, che cercano
rifugio in Turchia. Solo i più robusti vi arriveranno. E’ un nuovo tragico capitolo nella storia di un popolo da sempre perseguitato e privato della sua terra. A quando una
soluzione a questa tragedia?
ms
Peter W. Galbraith e Cristopher
Van Hollen sono due senatori
americani ohe per conto del « Comitato per i rapporti con l’estero » hanno compiuto una missione conoscitiva nel territorio turco a ridosso del confine con il
Kurdistan iracheno. Era all’incirca la metà del settembre scorso, e rincarico era di indagare
sui bombardamenti chimici e le
uccisioni di massa compiute dal
regime iracheno di Saddam Hussein contro la popolazione kurda.
a sanzioni o altri
internazionali, in
trattato del 1925
l’impiego di armi
dato incontro
provvedimenti
dispregio del
che proibisce
chimiche.
Negli anni più recenti Iran e
Irak hanno cercato di pacificare
la gente kurda del loro territorio, alimentando invece la resistenza kurda al proprio nemico: è questo il caso amplificato
enormemente dalle alterne vicende della guerra del Golfo.
A causa dei continui rivolgi
TESTIMONIANZA
Sparavano a tutti...
« ...Il 25 agosto, alle 6 del mattino, aerei militari iracheni
sono arrivati nella valle di Amadiyah, nella regione di Zakho,
ed hanno sganciato bombe chimiche su quattro dei nostri villaggi. Hanno ucciso tutti: animali, donne, bambini. Giovani e
vecchi sono stati uccisi dalle armi. Non abbiamo potuto seppellirli.
Gli aerei hanno sganciato bombe. Queste non facevano
molto rumore; poi è apparsa una nuvola giallastra e c’era un
odore come di prezzemolo o cipolle andati a male. Non ci sono
stati feriti. La gente respirava quel fumo e poi cadeva per terra
ed usciva del sangue dalla loro bocca.
Non avevamo niente per proteggerci, per coprire le nostre
facce. Con le nostre forze, chi a piedi chi in groppa ad un
animale, abbiamo preso la strada verso la frontiera, tra le montagne.
Il 25, 26 e 27 agosto sono state usate solo armi chimiche.
Il 28 agosto le truppe sono state dispiegate dalla città dei Beguva
fino alla frontiera cosicché nessuno potesse più fuggire. Sparavano a chi cercava di passare. Sparavano a tutto quello che vedevano: donne, bambini, giovani, vecchi... ».
La missione è consistita essenzialmente nella visita a diversi
campi profughi e nella raccolta di
testimonianze dagli scampati alla
strage.
Il giudizio dei due senatori sull’attendibilità dei resoconti è positivo: se ci sono discrepanze sui
tempi degli attacchi e sul numero
degli aerei (ma bisogna tener
conto della relativa importanza
attribuita dalla cultura kurda al
tempo e agli orari, e soprattutto
dello shock causato dagli attacchi
stessi), abitanti di medesimi villaggi, ora accolti in campi diversi, hanno fornito versioni collimanti dei fatti.
Era dal 1983 che il governo iracheno aveva intrapreso un’ampia
campagna nell’intenzione di domare i ricorrenti tentativi di rivolta da parte della gente kurda,
e, d’altro canto, dal 1984 l’esercito di Saddam Hussein aveva cominciato ad impiegare iprite e
gas nervino contro il nemico iraniano. Il tutto senza essere an
ìn alto a destra un'immagine
della guerra Iran-Irak che ha
coinvolto migliaia di kurdi.
La strategia è tanto semplice
quanto crudele: le bombe, sganciate da aerei ed elicotteri, producono pochissimo rumore e danno luogo a nubi giallastre che poi
si trasformano in foschia. Gli
odori caratteristici dell’ iprite
(aglio e cipolla) si accompagnano ai primi effetti: difficoltà respiratorie, vomito, azione vescicante. « Il gas — scrivono Galbraith-Van Hollen — bruciava gli
occhi, la pelle ed i polmoni (...).
Il bestiame è morto. Secondo i
racconti gli uccelli "cadevano dal
cielo”; anche le api sono state
uccise ». Chi, nei giorni successivi, cercava di raggiungere la frontiera turca si trovò la strada
sbarrata dalle truppe irachene:
« Più di 65.000 kurdi si sono rifugiati in Turchia, ma nessuno sa
quanti siano rimasti intrappolati
dall’altra parte ».
« Il 28 agosto il bombardamento chimico cessò. L’esercito iracheno cominciò allora a distruggere i villaggi evacuati (...). I
partigiani kurdi dicono che i soldati iracheni sono entrati nelle
aree contaminate con maschere
antigas ».
Le conclusioni presentate al Senato degli USA sono chiare:
rirak ha reagito duramente all’esposto americano sull’uso di
armi chimiche, ma ha ammesso
di averne fatto uso. Già « il P lu
glio 1988, in una conferenza stampa a Berlino, il ministro degli
Esteri iracheno Tariq Aziz ha affermato (...}: ’’Ogni nazione ha
il diritto di proteggersi contro
l’invasione”».
I lunghi anni di una
politica del terrore
Una prima fase della rivoluzione kurda ebbe fine nel 1975 e in
seguito il governo creò una « fascia di sicurezza » lungo il confine con l’Iran. Già allora la pratica era quella di distruggere i
villaggi, per compiere azioni « ad
effetto » sulla popolazione, che si
provvedeva a trasferire in zone
meno calde diplomaticamente
prima e strategicamente poi.
L’uso dei gas è il mezzo più brutale per stroncare ogni forma di
resistenza alle deportazioni.
« Il Kurdistan iracheno sta diventando velocemente un deserto
montuoso — scrivono GalbraithVan Hollen — (...). Una tradizione di vita centenaria scomparirà
da una regione che è sempre stata popolata, a partire dalle più
antiche civiltà. Una normativa
approvata dal Senato degli Stati
Uniti (S. 2763, ’’Atto del 1988 per
la prevenzione del genocidio”)
descrive il comportamento delti rak in Kurdistan come un genocidio (...). La politica irachena
di massacri, avvelenamento con i
gas e deportazione sembra proprio voluta per distruggere la
cultura kurda, l’identità kurda e
il modo di vivere kurdo ».
L’azione irachena è anche una
minaccia per tutto il Medio
Oriente: « Israele ha considerato
a lungo l’Irak il nemico arabo più
formidabile e pericoloso. Ora deve prendere in considerazione un
Irak in possesso di un’arma per
lo sterminio di massa (...). L’Irak
è temuto anche da molti dei suoi
vicini arabi (...). Grazie al cotnportamento iracheno, la soglia
per l’uso delle armi chimiche è
stata drammaticamente abbassata ».
L’arma nucleare è un’ultima risorsa, quella chimica è più maneggevole. Il silenzio internazionale (a cui I’amministrazione
USA ha cercato di ovviare disponendo la missione dei due senatori, che hanno poi proposto sanzioni contro rirak) non contribuisce certo al contenimento della minaccia chimica. Intanto chi
ha pagato, e continua a pagare
dai campi profughi in Turchia,
sono i kurdi.
Alberto Corsani
SCHEDA
Un popolo senza terra
menti interni dell’Irak (dopo la
caduta della monarchia nel 1958),
fra promesse di indipendenza e
repressione, i villaggi venivano
spesso distrutti, e i kurdi ripiegarono verso le zone di montagna.
Per i motivi già detti, dal 1980
il regime iraniano aiutò le formazioni di resistenza kurde in Irak,
e quest’ultimo, allentato per i
nuovi impegni militari il controllo sul Kurdistan, dovette poi riprenderlo, ad iniziare dalla distruzione dei villaggi di frontiera, che venivano a costituire un
doppio pericolo.
L’offensiva più
devastante
Siamo così al marzo ’88, ad
Halabja: per questo bombardamento i senatori americani riferiscono che « secondo i rapporti
presentati, sia l’Iran sia l’Irak
erano responsabili per l’uso di
armi chimiche ».
Ben più tragica, e quantitativamente più pesante, è l’offensiva
di fine agosto, all’origine del rapporto.
Regiorm èbìtata dal popolo curdo
Il Kurdistan si estende, come
una mezzaluna, nelle regioni
montuose intorno al punto di
incontro fra Turchia, Iran e
Irak, con propaggini in Armenia (URSS) e nella Siria settentrionale.
I kurdi sono 20-25 milioni, di
cui circa 15 in ’Turchia, 2,5-3,5 in
Irak e 2-3 milioni in Iran. Costituiscono un vero e proprio po
polo, non riducibile a etnia minoritaria: sono la popolazione
più numerosa del Medio Oriente, dopo arabi e turchi. La loro
identità culturale si è andata
sviluppando lungo quattro millenni di storia, la religione maggiormente professata è quella
musulmana (in prevalenza sannita), e la lingua e la cultura
sono più vicine a quelle del po
polo persiano.
Il Kurdistan era diviso, tra il
XVI secolo e l’inizio del XX,
tra Impero ottomano e Impero persiano, e la sua organizzazione sociale era prevalentemente tribale. Durante la prima
guerra mondiale parte del territorio fu occupata dall’Inghilterra, sotto il cui mandato fu poi
creato lo stato iracheno. Da allora sorse e si sviluppò, con
fasi alterne, la lotta di resistenza di un popolo con chiara
consapevolezza della propria identità.
Nel corso dei tanti rivolgimenti interni delTIrak, le promesse
di indipendenza, o anche solo
di autonomia amministrativa, si
sono alternate al loro disconoscimento.
Nel corso di queste continue
guerre di liberazione i kurdi accettano l’aiuto iraniano (siamo
nel 1974) e finiscono, loro malgrado, per diventare strumenti
della guerra del Golfo.
Esiliati in casa propria, sono
territorialmente concentrati in
confini disegnati « a tavolino »
da altri; la loro non-assimilabilità è dovuta anche a questo, oltre che alla consistenza numerica e al permanere di una forte
identità culturale.
8
8 vita delle chiese
14 aprile 1989
VERSO BASILEA ’89
CORRISPONDENZE
All’Angelo
delle chiese scrivi....
La lettera che i partecipanti all’incontro preparatorio svoltosi recentemente ad Ecumene hanno indirizzato a tutte le chiese italiane
“Dio è meraviglioso”
Erano circa una quarantina i delegati e gli osservatori che il
2 e 3 aprile si sono riuniti ad Ecumene, il centro metodista presso
Velletri. Provenivano da varie chiese evangeliche in Italia e dalla
chiesa cattolica. Quest’ultima era rappresentata, fra gli altri, da
mons. Abiondi e mons. Baronio; tra gli evangelici erano presenti
i pastori Spanu, Martelli, Giampiccoli, il ten. colonnello Miaglia,
salutista, e il past. Becker, luterano.
Per la prima volta cattolici e protestanti in Italia si sono
trovati raccolti non per un confronto, ma per concordare insieme una linea comune da portare all’assemblea ecumenica di Basilea; tentare cioè di esprimersi, come s’è detto, con « una voce
imica ».
Pur nelle differenze ecclesiologiche e metodologiche che contraddistinguono le diverse chiese, è stato possibile trovare un comune
terreno, ed è emerso un messaggio indirizzato alle chiese in Italia,
nel quale si individuano le linee portanti di un impegno per la
pace, la giustizia, la salvaguardia del creato.
Cari fratelli e sorelle, il 2
e 3 aprile ci siamo riuniti nel
centro metodista di Ecumene (Roma), come delegati e
osservatori all’Assemblea ecumenica « Pace nella giustizia », che si terrà a Basilea
dal 15 al 21 maggio pressimi. Lo scopo di quest’incontro è stato quello di fare incontrare cattolici ed evangelici per cercare un possibile consenso, « un’unica voce » — come s’è detto — su
alcune tematiche che saranno trattate nell'Assemblea di
Basilea. Eravamo circa 40
persone che, innanzitutto, si
sono raccolte intorno alla Parola di Dio, nella meditazione, nella preghiera comune.
nel canto delle lodi del Signore, dunque in un clima di fraternità, di gioia e di confronto sinceramente evangelico.
Durante l’incontro si sono
individuate alcune questioni
sulle quali unire gli sforzi:
1. La lotta per il cambiamento di modelli di sviluppo che hanno provocato dipendenza, fame, miseria nel
Sud del mondo e distruzione naturale.
2. La piena accoglienza
dei lavoratori e dei rifugiati immigrati in Europa.
3. Il rifiuto di una politica che fa del Mediterraneo
il mare più militarizzato ed
inquinato del mondo.
ISTITUTO GOULD
Una professione sociale
Il Centro giovanile protestante - Gouid di Firenze, in collaborazione
con la Commissione di studio per la diaconia della Chiesa evangelica
valdese. PROPONE, a giovani evangelici che abbiano terminato la scuola media superiore, la possibilità di prepararsi per una professione sociale quale: educatori, assistenti sociali, infermieri.
La formazione, da conseguirsi presso scuole riconosciute e qualificate, richiede un periodo di almeno tre anni (scolastici) con residenza a
Firenze e frequenza obbligatoria del corsi ed apre la possibilità di un
impiego (nelle professioni sociali vi è sempre carenza di operatori) sia
nel settore pubblico che nella diaconia e nelle opere delle Chiese evangeliche.
La proposta comprende l'offerta di vitto e alloggio, tasse e materiale di studio mediante una formula equilibrata di borsa di studio e di
prestito da rimborsarsi ratealmente dopo l'inserimento lavorativo o riassorbibile qualora il lavoro sia svolto all'interno di una struttura diaconale evangelica convenzionata.
Ai candidati non viene richiesto alcun impegno per II proprio futuro,
ma è ipotizzata la possibilità di un loro servizio nella diaconia delle
Chiese evangeliche. Con tale prospettiva, durante il periodo di formazione professionale, viene loro offerta la possibilità di condividere la
vita comunitaria del Centro giovanile protestante - Gouid e viene richiesta la loro partecipazione ad alcune attività di studio e di formazione
in programma nell'ambito delle Chiese evangeliche (presso i centri giovanili, culturali ecc.). Tale partecipazione. Il cui costo è incluso nel programma offerto, viene Impostata e quindi concordata individualmente
ogni anno.
Il primo anno di corso, considerato sperimentale, sarà preceduto
da un colloquio introduttivo ed orientativo e seguito da un incontro di
valutazione e di puntualizzazione per il proseguimento del programma.
I posti a disposizione sono limitati e l'accettazione dei/delle can
didati/e è, fra l'altro, subordinata al possesso dei requisiti richiesti per
l'Iscrizione ai corsi prescelti. Le preiscrizioni sono aperte fino a tutto
il mese di giugno.
Per più dettagliate informazioni tutti coloro che sono direttamente o
indirettamente interessati possono rivolgersi a:
Gianluca BARBANOTTI oppure a: Marco JOURDAN
Direttore del C.G.P. - Gouid Coordinatore Comm.ne Diaconia
Palazzo Salviati Casa Valdese
Via Serragli, 49 — 50124 FIRENZE Via Al. Farnese, 18 — 00192 ROMA
telef. 055 - 21,25.76 telef. 06 - 35.25.61
Si è convenuto poi di rivolgervi le seguenti tre proposte, che speriamo siano accolte e poste in essere nelle
rispettive chiese:
1. Anzitutto vi chiediamo
di adoperarvi il più presto
possibile perché l’informazione sui contenuti dell’Assemblea, la giustizia,, la pace e la salvaguardia del creato, possa raggiungere non solo le chiese locali e i singoli
credenti, ma anche l’opinione pubblica. Riteniamo, infatti, che il nostro impegno
di chiese cristiane in tema di
giustizia, pace e salvaguardia del creato possa costituire una testimonianza unitaria di grande valore per
tutti.
2. In secondo luogo vi
proponiamo per il giorno di
Pentecoste di raccoglierci in
una preghiera di confessione di peccato e di intercessione a favore dell’Assemblea
di Basilea e per realizzare
una vasta comunione spirituale di chiese cristiane in
Italia, in unione con i delegati dell'Assemblea stessa.
3. In terzo luogo esprimiamo il nostro auspicio che
l’evento di Basilea non rimanga un episodio isolato,
ma che possa iscriversi come tappa del cammino ecumenico da attuarsi in relazione alla testimonianza di
cui abbiamo detto al punto
precedente. Noi speriamo,
infatti, che la circostanza di
questa Assemblea, l’impegno
unico che essa ha richiesto
sia alla Conferenza delle chiese europee (KEK), sia al Consiglio delle conferenze episcopali europee (CCEE), le
prospettive che essa apre e
soprattutto l’ispirazione che
la sostiene .siano elementi
che faranno di « Basilea ’89 »
un tempo del giudizio e della grazia di Dio, che le chiese sono chiamate a riconoscere e con cui confrontarsi.
Preghiamo Iddio che continui a spandere le sue benedizioni su questo comune
cammino e vi salutiamo fraternamente nel Signore.
I moderatori deH’incontro
pastore Gaudio H. Martelli
mons. Alberto Abiondi
Attenzione!
9 II Servizio istruzione ed educazione
della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia comunica II suo nuovo numero di telefono: 02/790716.
• Aldo e Fernanda Comba comunicano il loro nuovo numero di telefono a Ginevra: (0041) 22 - 734.66.86.
9 La Federazione donne evangeliche in Italia comunica che il numero
esatto del conto corrente intestato alla
cassiera Salda Rapini, via dei Giordani,
20, 00199 Roma, è: 82115007.
VICENZA — Nel mese di marzo si sono verificati a Vicenza
due avvenimenti significativi: la
giornata mondiale di preghiera
(GMP) e rincontro comimitario
per il bazar.
Si potrebbe pensare che dopotutto si tratta di avvenimenti
normalissimi, ma noi li vogliamo segnalare per come si sono
verificati.
La domenica 5 marzo, nella
piccola chiesa vicentina non c’era solo la comunità a celebrare
il culto, preparato e gestito dalle donne, ma tante altre persone: un folto gruppo di cattolici
di Seghe di Velo d’Astico, accompagnato da don Francesco
Angelucci e alcuni uomini e donne provenienti dal Ghana, insediati a Vicenza che da tempo frequentano la nostra comunità e
tengono i loro incontri alla domenica pomeriggio. E così la liturgia della GMP è stata vissuta come un momento di preghiera e riflessione tra credenti
che si conoscevano già, ma che
hanno rafforzato così i loro legami. Legami di amicizia certo,
ma anche di solidarietà visto
che, mancando l’organista, don
Francesco ha reso a tutti il servizio di accompagnare i nostri
canti. Le parole e il canto di un
fratello del Ghana che ci hanno
ricordato con allegria come « Dio
è meraviglioso » hanno concluso questa parte della mattinata
che ha avuto poi un seguito nei
locali sociali con un piccolo rinfresco.
La comunità di Vicenza, durante questo inverno, ha avuto più
di un’occasione di confronto con
i cattolici, senza fare deU’irenismo inutile ma traendone anzi
motivo per una più approfondita
riflessione sulla propria fede.
La domenica 12 marzo, per
il bazar, ci siamo ritrovati di
nuovo in tanti; la comunità, certo, ma anche parenti, amici, tanti bambini, i fratelli e le sorelle
del Ghana, degli amici cattolici.
Bilancio ’88
PISA — La relazione finanziaria 1988 presenta un bilancio
decisamente positivo: L. 2 milioni in più del previsto. E’ un
segno dell’impegno che l’assemblea ha preso di contribuire in
base al 3% delle entrate familiari. E’ solo un segno. Infatti
tutti riconosciamo che gli effetti deH’impegnc dovranno essere più visibili. Il Signore certamente ci aiuterà a mantenere,
desto e vigile, uno spirito di generosità.
9 II culto del 17 febbraio è
stato insolitamente affollato (più
di 80 persone) ed altrettanto affollata è stata l’agape fraterna
(79 partecipanti). Il culto a più
voci, il gesto generoso dei fratelli Silvano e Marcella Barsotti (all’insaputa di tutti e a pranzo consumato essi hanno comunicato che offrivano il pranzo a
tutti come segno di ringraziamento al Signore), i canti e i
giochi preparati dai giovani, la
lotteria e i sorteggi allestiti dalle sorelle sono stati « numeri »
in grado di trasformare l’intera giornata in ore di grandi benedizioni e di particolare co
munione fraterna.
9 II culto di domenica 12 marzo è stato tenuto dalle donne
con la collaborazione di sorelle
cattoliche. La predicazione è
stata efficacemente tenuta da
Santina Briante e da Maria Sassetti (cattolica). Il tema « Signore, insegnaci a pregare » è stato certamente opportuno. Ringraziamo le sorelle di avere trasferito alla domenica questa occasione di preghiera che negli
anni scorsi era collocata in un
giorno della settimana e solo
per le donne.
9 Daniele Bouchard, segretario della PGEI, ha incontrato il
nostro piccolo gruppo giovanile
domenica 12 marzo, nel quadro
di un giro di visite ai gruppi
giovanili del nostro circuito.
9 Nel gennaio scorso è morta
la sorella Rosina Durand Giachetti, all’età di 92 anni. Ricca di
anni, ma innanzitutto ricca di
grande sobrietà e serietà spirituale, l’abbiamo avuta in mezzo
a noi come limpido esempio di
fedeltà e perseveranza. Ai familiari tutti rinnoviamo il senso
della nostra simpatia nella certezza della resurrezione.
Giuseppe Anzalone
TARANTO — Un giorno degli anni ’70 alla stazione di Palermo, proveniente da Taranto, sul
treno per Trapani sale un signore, Giuseppe Anzalone, e due
giovani seminaristi sopraggiungono poco dopo. Nasce tra il
terzetto una vivace conversazione sulla fede evangelica. Oggi,
uno di quei seminaristi è pastore evangelico. Questo continuo parlare di Cristo, nel linguaggio popolare napoletano,
caratterizzava la figura di Giuseppe Anzalone, recentemente
scomparso in Trapani.
Alla comunità evangelica siciliana, accolto amorevolmente
dal pastore e dai fratelli,
era giimto lo scorso anno, per
motivi di salute, da Taranto ove viveva solo, ma in perfetta comunione con la nostra comunità. Convertitosi agli inizi degli anni ’60, grazie all’opera di
testimonianza evangelica di un
collega musicista e fratello della
nostra chiesa, si era confermato nella Pentecoste del 1962. In
quegli anni era fiorente la diaspora di Bernalda e, con l’entusiasmo del neofita, peraltro
mai perduto, Giuseppe accompagnava il pastore Ernesto Naso
ed i predicatori, desideroso di
condividere con altri la gioia
dell’E vangelo.
Nella banda della Marina suonava la tromba e con tale strumento, durante la stagione estiva, faceva serate musicali, chiamato da locali bande civiche,
per i paesi della Puglia, Calabria
e Campania. Per lui, come soleva ripetere, era anche una occasione per annunziare Cristo
a quanti incontrava.
Ai familiari sentite condoglianze, ai pastori Trobia e Leone
un ringraziamento per quanto
hanno fatto per il nostro Giuseppe che ha perseverato sino
alla fine al servizio di quel Signore che, nella sua bontà, rende significative le giornate di
chi, nella solitudine, lo testimonia con coraggio e con mansuetudine.
Locali di riunione
VINCOLISE — I locali di riunione non sono riscaldati. Le
persone anziane che frequentano la « missione » ( cosi è chiamata la sala dalla gente) vorrebbero avere un po’ di calore.
Chi volesse contribuire si metta in contatto col past. Giarabarresi a Catanzaro, tei. 0961/25636.
Ammissioni
CATANZARO — Sono sette i
nuovi membri di chiesa ammesi: Lia Colace, tornata dalla
emigrazione. Rosetta Parrotta,
già attiva nell’Unione femminile, e i giovani Sergio Chiodo,
Anna Olivo, Antonio Parisi, Rosellina Ranieri, Daniela Tedesco,
che hanno terminato il loro catechismo.
9
r
14 aprile 1989
vita delle chiese 9
CORALE VALDESE DI ANGROGNA
Cammino di iibertà
Uno spettacolo sobrio ma denso di significati - Le « complaintes » della prigionia e dell’esilio - Una meditazione ispirata al Salmo 129
Sabato 1“ aprile la corale valdese di Angrogna ha riservato
per il folto pubblico accorso uno
spettacolo sobrio e commovente,
dal titolo « Cammino di libertà ».
Il tema degli inni e delle complaintes, è facile immaginarlo, è
stato il Rimpatrio. Prima di ogni
coro illuminava il testo un’introduzione storica concisa e chiara,
illustrata da relative diapositive.
Ecco la sontuosa reggia di Versailles e il pomposo ritratto dell’arrogante, brutale Luigi XIV, in
drammatico contrasto con l’assurda iniqua strage di innocenti
protestanti, valdesi e ugonotti.
Seguono le tristissime complaintes della distruzione, della prigionia, dell'esilio, dirette come sempre con sapienza e modestia da
Jean-Louis Sappé.
Una meditazione del past. Platone ispirata al Salmo 129, il canto dei pellegrinaggi, ha segnato
il passaggio dalla tragedia alla
riscossa, che coincideva con le
due parti della serata storico-musicale.
Partendo dalle vicissitudini di
Israele con un rapido excursus
dai tempi della cattività babilonese ad Auschwitz, Platone ha
notato come l’elezione da parte
di Dio non sia un privilegio che
consente di non essere oppressi,
perseguitati. Essa è piuttosto il
confine oltre cui l’ingiustizia, la
violenza, l’oppressione perdono
ogni forza vincente.
Che rimaneva al popolo valdese e del popolo valdese alla
Nel tempio del Serre sono state
zione e la fede degli anni
fine del XVII secolo? « Le funi
degli empi furono spezzate » e
con queirincredibile ritorno l’ingiustizia fu fermata, si riaprì il
discorso che pareva chiuso per
sempre.
Il cammino verso la libertà, ha
continuato il past. Platone, non è
solo del popolo valdese; esso è
identico in tutti i popoli oppressi,
nel passato come ora. E’ bello
salire cantando verso Gerusalemme, così come sarà bello ed esaltante quest'estate « ritrovarci numerosi negli alti luoghi del val
TORINO — Mercoledì 26 aprile presso la Libreria internazionale [via S.
Francesco d’Assisi 15), alle ore 10, Amedeo Plachi presenterà l'iniziativa di
Amnesty per l'abolizione delta pena
di morte nel mondo.
La stessa sera, alle ore 21, presso
il circolo « Hiroshima mon amour »
(via Belfiore 24) Daniela Molino illustrerà un sondaggio sul problema, realizzato nelle scuole piemontesi, e presenterà una mostra. La mostra sarà
allestita presso la Libreria internazionale a partire dal 27 aprile, per una
decina di giorni.
PADOVA — Il gruppo di studio biblico interconfessionale ha iniziato un
nuovo ciclo di incontri sulle letture
della Bibbia, il 6 aprile scorso, con il
pastore Bruno Costabel.
Giovedì 20 aprile sarà la volta dell’anziano della Chiesa dei Fratelli di
Padova, prof. Bolognesi, su •< la lettura fondamentalista», alle ore 21 presso il tempio metodista di corso Milano 6.
SALERNO — Il SAE (Centro-sud) organizza per i giorni 29 aprile - 1°
maggio, presso l'Hôtel Jolly e il Salone della Provincia, un convegno sul
tema « Ecumenismo: chiamata alla riconciliazione, segno di pace ». Intervengono GIen G, Williams, Giovanni
Anziani, Maria Vingiani, Daniele Garrone. Guerino Grimaldi, Carlo Molari,
Nino Fasulla, Anna Maffei, Filodemo
lannuzzelli, Eugenio Stretti.
Per informazioni telefonare a Bruno
Di Maio tei. 091/223673 o a Simone
Morandini tei. 055/599077.
PISA — Sabato 22 aprile, nei locali della chiesa valdese, avrà luogo un
Incontro cittadino sui problemi dei
gruppi di immigrati di colore. L'iniziativa è stata preparata in collaborazione con • Africa Insieme » e il Circolo culturale « Cammeo ». Fra gli
altri interverrà il past. Bruno Tron, responsabile del Servizio migranti della
FCEI. Parteciperà e si esibirà il gruppo musicale Senegalese.
TORINO — Venerdì 14 aprile, alle
ore 20.45, nella sala valdese di via Pio
V 15, incontro sul tema « Scienze e
teologie di fronte al problema della
verità », con la partecipazione di Elena
Bein Ricco, Giovanna Pons, Giovanni
Bogo ed Alberto Conte.
TORINO — Dal 21 al 23 aprile, presso i locali della chiesa valdese in corso Vittorio Emanuele, avrà luogo un
convegno curato dall’Unione per la
lettura della Bibbia sul tema « La
chiesa di fronte alla minaccia invisibile »; parteciperà il pastore della chiesa riformata svizzera Maurice Ray.
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT
I.A PRIMA IN PINBROLO
Via Montebello, 12 10064 PINEROLO
Tel. 0121/21682
rievocate, con il canto, la disperapiù tragici per i valdesi.
disino per ricordare una storia di
lacrime e sangue e di grandi speranze e di importanti realizzazioni ». Ma, ha ammonito, ricordiamoci fin d’ora che nostro dovere
sarà di scendere a valle, affrontando la realtà odierna, impegnandoci nella nostra prosaica
battaglia quotidiana.
Sulla fine del secondo millennio,
in questo mondo quasi distrutto
daH’inquinamento, intontito dal
benessere e travagliato da enormi squilibri ormai più continentali che sociali, dov’è la nostra
coerenza con l’Evangelo? Quale
deve essere il nostro impegno, la
nostra testimonianza per il futuro?
Valichi alpini, cieli sereni e poi
le familiari immagini della Balziglia e di Sibaud sovrastanti la
corale che ha cantato canti di
giubilo e di impegno, di riconoscenza e di testimonianza. Eccoci riportati nella sfera in cui la
coscienza sospende il giudizio per
lasciar scorrere il pensiero sull'onda dei sentimenti e del piacere musicale.
Bellissima, come sempre, su
tutte, la complainte del valdese
che dal carcere di pianura vede
la primavera rispuntare « et moi
je vais mourir... ».
Erica Scroppo
RADIO TRE
I protestanti
ieri e oggi
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Incontri stimolanti
Il 3° programma radiofonico
della RAI (Radio 3) metterà in
onda una serie di 13 trasmissioni sul tema : « Il protestantesimo ieri e oggi », a cura di
Giorgio Girardet, a partire da
domenica 16 aprile, ogni domenica dalle 12 alle 12.30, fino al
9 luglio, nel quadro della rubrica « Uomini e profeti ».
La serie, che alterna testi delle varie epoche, giudizi degli storici e il commento di Girardet,
parte dai primi inizi della Riforma protestante, con Lutero,
Zwingli e Calvino, e ne segue gli
sviluppi attraverso il protestantesimo inglese del '600, l’SOO, fino
alla nascita del movimento ecumenico e ai problemi attuali.
Una puntata sarà dedicata alla Riforma in Italia, una ai vaidesi e una al protestantesimo
italiano.
LUSERNA S. GIOVANNI —
Un buon numero di sorelle dell’Unione femminile si è ritrovato, domenica 9 aprile, nella sala
delle attività per il consueto incontro mensile, ospitando Lidia
Noffke e Wanda Rutigliano,
membri del Consiglio nazionale
della FFEVM, venute a parlare
del loro lavoro ed avere contatti
con le Unioni.
E’ pur vero che le Unioni femminili potrebbero essere frequentate maggiormente da elementi
più giovani, l’età media è 45-50
anni, ma le sorelle meno giovani
sono forse più libere da impegni
familiari quando i figli sono cresciuti e il piacere di ritrovarsi,
per molte di loro, è anche occasione per parlare del tempo passato e ritrovare amiche di gioventù; se poi gli argomenti e gli
studi sono interessanti, ecco che
c’è maggior stimolo per questi
incontri.
Ricordiamo che quest’armo la
consueta gita annuale della nostra Unione è rivolta al « Glorioso rimpatrio » e quindi la gita si
effettuerà in un solo giorno a
Prangins (Svizzera), il 1° maggio
con partenza dal piazzale della
chiesa alle ore 5,45. Vi sono ancora alcuni posti disponibili,
chiunque volesse prendervi parte è pregato di telefonare a
Adriana Bellion, tei. 0121/900271
o a Niny Boèr, tei. 0121/900367.
Unione femminile
ANGROGNA — Sabato 15
aprile, a Pradeltorno, alle ore 21,
l’unione femminile presiederà il
culto nella scuoletta.
• Sempre l’unione femminile si
riunirà domenica 16 alle ore
14,30, presso la scuoletta del Serre.
Lutto
MASSELLO — E’ deceduto dopo un lungo periodo di infermità
il nostro fratello Luigi Pons delle
Alasse, all’età di 84 anni. Persona piena di vita, provetto muratore oltre che agricoltore fino ad
alcuni anni fa, lascia ora il vuoto che lascia ogni massellino
della « vieille roche » alla propria scomparsa. Ai familiari colpiti in modo più diretto dalla sua
dipartenza, rinnoviamo la nostra solidarietà nella certezza
della nuova vita in Cristo.
Bazar
SAN GERIMANO — L’annuale
bazar curato dall’Unione femminile si è svolto domenica scorsa 9 aprile e può senz’altro dirsi riuscito; soddisfacente è stata la partecipazione della comunità, che ha apprezzato i bellissimi lavori esposti.
Ancora un sentito ringraziamento alle sorelle dell’Unione
femminile.
• Sabato 15 aprile, nel tempio valdese, il coro polifonico
di Cumiana e la corale valdese
di San Germano presenteranno
un concerto al termine del quale verranno raccolte delle offerte
a favore della ristrutturazione
dell’Asilo dei vecchi, i cui lavori
stanno procedendo con buon
ritmo in vista della prossima
inaugurazione.
• Il 15 marzo ci ha lasciati la
nostra sorella Ines Balmas, ospite da ormai parecchi anni dell’Asilo dove è stata assistita con
vero affetto fraterno durante il
lungo periodo di sofferenza che
ha caratterizzato i suoi ultimi
anni. L’Evangelo della risurrezione è stato annunziato anche
in occasione di un altro funerale, quello del fratello SUvio Rivoira che ha terminato la sua
esistenza terrena all’età di 67
anni, dopo un lungo tempo di
dura prova. Il Signore sia vicino
a chi è nel dolore sostenendo
ognuno con la sua grazia e con
le sue preziose benedizioni.
Assemblee di chiesa
FRALI — Domenica 16 aprile
il culto avrà luogo alle ore 10 e
sarà seguito dall’assemblea di
chiesa.
TORRE PELLICE — Domeni
ca 16 aprile avrà luogO' una assemblea di chiesa per nominare
i deputati al Sinodo ed alla
Conferenza distrettuale, oltre ai
revisori dei conti.
Note liete...
e tristi
VILLAR PELLICE — La benedizione del Signore è stata invocata sul matrimonio di Giovannino MeRi e Sabina Gönnet;
a questi sposi, che si stabiliscono a Bobbio Penice, rinnoviamo
l’augurio che Gesù Cristo sia
sempre l’ospite del loro focolare.
• Venerdì 7 aprile si sono
svolti i funerali della sorella
Maria Negrin ved. Geymonat,
deceduta all’età di 94 anni; ai
familiari la fraterna simpatia
della chiesa e nostra.
• La sorella Aurora Garnier
Albarea ci ha lasciato all’età di
62 anni. Ai familiari l’espressione della cristiana simpatia nostra e della chiesa.
POMARETTO — Si sono uniti
in matrimonio Massimo Pons e
Giuliana Girletto. A questo nuovo focolare gli auguri della comunità.
• L’evangelo della resurrezione e della speranza è stato annunciato in occasione dei funerali di Martina Lageard v. Bleynat, deceduta presso l’ospedale
civile di Pinerolo, e di Olga Peyrot deceduta nella sua abitazione. Ai familiari nel dolore la
simpatia cristiana della comunità.
Calendario
Giovedì 13 aprile
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 21, presso la sede del centro di incontro in
via Repubblica, il collettivo prosegue
lo studio del libro dell'Esodo.
______Venerdì 14 aprile_______
□ INCONTRO SULLA
NUOVA CALEDONIA
TORRE PELLICE — Organizzata da
Radio Beckwith e dal consiglio del
1° circuito, alle ore 21 presso la casa unionista di via Beckwith, si svolge
una serata di informazione sulla Nuova Caledonia, con la partecipazione di
Billy Wapotro. direttore dell'Insegnamento protestante.
Domenica 16 aprile
□ CONCERTO
PRO OSPEDALE
POMARETTO — Alle ore 17, nel cinema Edelweiss, si svolge un pomeriggio musicale con la partecipazione
della corale valdese di San Germano
e del duo pianistico composto da Anna Èva Jahier e Claudia Rostagno. Le
offerte sono a favore della ristrutturazione dell’ospedale.
Durante l'intervallo saranno illustrati
i programmi per il prossimo futuro
dell'ospedale e verrà ringraziato II
prof. Valerio Gai per la sua lunga ed
apprezzata attività presso l'ente.
10
10 valli valdesi
14 aprile 1989
TICKET
E’ stato
mai
felice?
Prevenzione: un diritto
Dopo l’iniziale incertezza la situazione sembra essersi normalizzata - Si .richiedono maggiori dettagli nelle direttive ministeriali
Nelle valli, si sa, le persone
di età avanzata sono in numero elevatissimo; si sono fatti,
già da anni, progetti mirati agli
anziani; i risultati sono in molti casi evidenti, eppure di fronte ai tagli, ai ticket, all'accentramento di molti servizi nelle
città della pianura, alla difficoltà di accesso di molti uffici pubblici, fra le prime « vittime » vi
sono sempre loro, i pensionati.
Proprio dai sindacati dei pensionati sono partite le prime
iniziative contro l’introduzione
dei ticket sulle prestazioni ospedaliere; in vari tavolini sono state raccolte centinaia di firme
contro un provvedimento ingiusto.
Sotto i portici dei paesi, nei
bar, tradizionalmente incontro
per gli anziani, abbiamo parlato con alcuni di loro; pochi sapevano delle manifestazioni programmate in zona, in tutti però
c'è una profonda amarezza rispetto agli ultimi provvedimenti governativi.
Ma i problemi, al di là del
contingente, sono tanti; « Non
funziona il sistema pensionistico, con troppe disuguaglianze,
che costringe quasi a chiedere
l’elemosina », dicono in molti.
« Stanno portando via tutti quei
servizi che faticosamente si erano introdotti in valle, dimenticandosi che per noi è difficilissimo raggiungere Pinerolo o Cavour, senza automobile ed in certi casi anche senza il treno »,
dicono altri.
Una signora, da oltre 15 anni
in vai Pellice dopo una vita trascorsa a Torino; «Va a finire
che qui resteranno soltanto l’acqua e l’aria buona... ». Ed ancora quei moduli, quelle pratiche,
così difficili da sbrigare e per
le quali « ho sempre bisogno di
qualcuno che mi spieghi cosa
devo fare ».
Frasi ripetute all’infinito, forse non molto diverse da quelle
che si potrebbero udire in centinaia di altri luoghi.
C’è anche chi ha una lunga
esperienza di lotta politica e che
tenta, sia pur velocemente, una
riflessione; « Ciò che preoccupa
non è soltanto la pensione da
fame data a molti, ma bisogna
rimproverare allo stato la sua
inefficienza a fornire servizi, salvo poi chiedere ai lavoratori ed
ai pensionati ulteriori sacrifici economici, dopo che per decenni
si sono pagati contributi previdenziali. C’è da chiedersi come
si siano creati i buchi nella gestione socio-assistenziale se non
a causa del clientelismo che ha
elargito pensioni fasulle. Lo stato si dimostra ancora una volta
forte con i deboli e impotente
con le categorie sociali più forti ».
Di fronte a queste amare conclusioni viene da chiedersi se gli
sforzi che gli enti locali vanno
da anni compiendo per offrire
agli anziani una vita dignitosa
non vengano vanificati da un sistema che invece penalizza chi
per età o salute è in difficoltà;
altrimenti, parafrasando una canzone di una decina di anni or
sono dedicata ai pensionati, e
riguardando i volti e la rabbia
elle lascia sempre più spazio alla stanchezza, ti chiedi se « quell’uomo sia stato mai felice ».
Piervaldo Rostan
Si mugugna, qualche volta si
protesta, ma alla fine si paga.
Questo è l’atteggiamento prevalente della gente delle valli circa
il ticket sulle medicine, sulle visite mediche, sulla degenza ospedaliera. I sindacati raccolgono le
firme ed organizzano lo sciopero
di martedì, il PCI scrive alle
USSL chiedendo uniformità nell’applicazione della normativa,
DP dice di non pagare, la DC e il
PSI non dicono niente ma i loro
esponenti locali, in privato, dicono che i ticket sono ingiusti.
Dopo un primo momento di disorientamento dovuto alla difficoltà di comprendere la nuova
normativa per quanto riguarda i
casi non esplicitamente previsti
dalla nuova legge, la situazione si
è normalizzata.
Negli ospedali valdesi di Torre
Pellice e Pomaretto il ticket per
le prestazioni erogate viene pagato « a prestazione effettuata —
mi dice il direttore amministrativo Andrea Ribet — direttamente
agli uffici interni dell’ospedale,
che rilasciano le ricevute. Per il
momento non abbiamo però un
vero e proprio ufficio cassa interno agli ospedali ed aspettiamo direttive ministeriali o regionali
in merito ».
Negli ospedali valdesi la degenza media è di 16 giorni « Si tratta
cioè di una situazione pesante
per molti — continua Andrea Ribet — e si spera che il Consiglio
dei ministri riveda la posizione ».
Nonostante una elevata tecnologia a disposizione per gli accertamenti diagnostici e per le terapie, il costo medio della giornata
di degenza negli ospedali valdesi
è stato, l’anno scorso, di 190.000
lire, quindi la partecipazione degli utenti stabilita dalla legge è
di circa il 5%.
Airospedale di Pinerolo invece
i ticket si pagano allo sportello
bancario interno, dopo che gli uffici hanno fatto il conteggio del
dovuto. Ma ci sono alcuni problemi: l’apertura delio sportello non
copre tutto l'orario di funzionamento dell’ospedale e, per esempio per quanto riguarda le visite
specialistiche, in qualche caso si
deve tornare il giorno dopo. Al
poliambulatorio di via Montebello si paga agli uffici.
All’USSL 43 (Val Pellice) non
sono per nulla soddisfatti della
decisione governativa: « I problemi gestionali per dare attuazione
al decreto legge — mi dice Gianni Rissone, coordinatore sanitario deirUSSL — rischiano di far
fare passi indietro nella realizzazione degli obiettivi che stanno
alla base della riforma sanitaria,
sia per quanto riguarda la prevenzione, sia per la cura e la riabilitazione. Per questo ho chiesto
al Comitato di gestione di chiedere al governo la revoca del decreto legge, e poi dì applicare la
legge secondo i criteri generali
della riforma sanitaria. Quindi
ho chiesto che tutte le prestazioni consultoriali ginecologiche e
pediatriche fossero considerate
esenti da ticket, e così anche i
controlli mirati (visite specialistiche per visus, scoliosi, ecc.).
Inoltre gli interventi terapeutici
odontoiatrici e di riabilitazione
devono essere considerati unico
intervento terapeutico e quindi
soggetti ad un solo ticket ».
Il Comitato di gestione delrUSSL ha accolto queste proposte all’unanimità, ha disposto
l’applicazione della legge secondo
questi criteri, ha invitato il
governo « a individuare modalità alternative e più adeguate per
il controllo della spesa sanitaria » ed ha auspicato « la revoca
del decreto legge ».
SCHEDA
350 mila lire ail'anno per
la tassa sulla sofferenza
E’ dal 1978 che si è cominciato a pagare il ticket sulla malattia. La legge 484/78 aveva previsto per la prima volta alcune
quote di partecipazione alla spesa farmaceutica. Tali norme sono rimaste in vigore fino al 1983, quando con la legge 638/83 si
sono modificate le quote di partecipazione per i farmaci e
si era introdotto il ticket del 20% sulla diagnostica di laboratorio e strumentale.
Si è proseguito così fino alla legge 41 del 1986, con cui sono
state ampliate le fasce sociali esenti da ticket.
Con la legge 921/86 si sono diminuite le quote di partecipazione sui farmaci e soppresse quelle sulla diagnostica strumentale e di laboratorio.
Con la legge 67/88 la quota fissa per la ricetta viene portata da 1.000 lire a 2.000 lire. Con il decreto legge 307/88 si aumenta nuovamente il ticket sui farmaci.
Con il decreto legge 111 del 25 marzo ’89 i ticket sono i seguenti :
— 3.000 lire per ogni ricetta;
— 30% della spesa farmaceutica;
— 1.000 lire per ogni analisi di laboratorio;
— 10.000 lire per ogni esame radiografico;
— 20.000 lire per ogni ecografia;
— 15.0(X) lire per ogni visita specialistica;
— 25.000 lire per ogni visita specialistica con prenotazione;
— 10.000 lire per ogni giornata di degenza negli ospedali pubblici (nel pinerolese negli Ospedali valdesi di Pomaretto e
Torre Pellice e nell’Ospedale civile di Pinerolo);
— 15.000 lire per ogni giornata di degenza nelle case di cura
private convenzionate (nel pinerolese nell’Ospedale Cottolengo di Pinerolo);
— 50.000 lire (80.000 lire dal 1<> gennaio ’90) per le cure termali.
Sono e.senti dal ticket:
— i poveri riconosciuti dal comune di residenza;
— i pensionati con un imponibile pensionistico annuo di 10
milioni, se soli, di 15 milioni se con coniuge a carico, o aumentato di 1 milione per ogni figlio a carico;
— gli invalidi ;
— le donne in gravidanza per gli atti terapeutici a tutela della
maternità ;
— i malati cronici (es. diabetici, ecc.).
Secondo il Ministero della sanità, ogni famiglia italiana dovrà pagare per i ticket 350.000 lire all’anno in media.
Un parco fluviale
PINEROLO — La sezione pinerolese del WWF ha presentato una proposta che coinvolge
i territori comunali di Pinerolo,
San Secondo ed Osasco, tendente a creare, fiancheggiando ambo
i lati del torrente Chisone, un
parco fluviale. La zona, di per
sé ricca sia sul piano delle specie animali che vegetali, potrebbe diventare, dice il WWF, « un
sistema integrato di strutture di
svago e didattico - naturalistiche », ciò anche grazie al fatto che l’antropizzazione non ha
fatto sentire fin qui effetti negativi.
Dunque un « polmone » naturale per Pinerolo, un’area di
salvaguardia e ripopolamento
di specie protette, integrata con
percorsi a disposizione della
gente per passeggiate a piedi,
a cavallo o per il ciclismo amatoriale; questo il senso della
proposta.
Giunta fotocopia
TORINO — Dopo 50 giorni
si è risolta la crisi della giunta
provinciale. Presidente (Nicoletta Casiraghi) e assessori sono gli
stessi. Appoggerà la giunta e sarà garante di uno- dei punti
programmatici (il ricupero di
Villa della Regina) la consigliera
verde civica Nicoletta Laudi Levi. La maggioranza conta cosi 24
voti contro i 21 dell’opposizione.
Pentapartito
Inoltre la USSL ha chiesto al
Mauriziano, che gestisce il poliambulatorio di Luserna. di ripristinare le procedure di prenotazione telefonica che erano state sospese dopo il decreto legge.
In Val Pellice — nonostante le
difficoltà create dalla nuova legge sui ticket — si continua ad
avere come obiettivo quello di
« far salute » e proprio in questi
aiorni è stato nubblicato il volume degli atti dell’importante convegno fatto un anno fa sulTargomento.
Seguono altre iniziative. Si farà una riunione con tutti i medici di base per vedere il da farsi sul lato della domanda di esami, accertamenti diagnostici e cura. Insomma alla legge si dà una
internretaz’one «nolitica», a tu
tela dei più deboli.
Giorgio Gardiol
TORRE PELLICE
centralissimo in stabile con tutti i
confort: ingresso, camera, grande cucina, bagno, cantina. L. 42 m.
PINEROLO — Si terrà il 16
e il 17 aprile il Consiglio comunale per la rielezione del sindaco e della giunta. Si passerà da
un tripartito DC, PSI, Indipendenti ad un vero e proprio pentapartito (DC, PSI, PRI, UDS,
PLI). Trombetto resta sindaco,
mentre dovrebbero uscire dalla
giunta Bono (DC), Arione (PSD,
Rivolo (indipendente ex PLI)
per far posto a Drago (PRI),
Berti (UDS), Fiammotto (PLI).
Ma la sinistra PSI, esclusa dalla
giunta, annuncia battaglia (interna al partito).
CAI VAL PELLICE
Giardini botanici alpini
0
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Era un po’ che non si sentiva
più parlare di giardini botanici,
e venerdì, scorso una serata dedicata a questo tema ha riproposto l’argomento. Si è svolta infatti nei locali della Foresteria
di Torre Pellice una conferenza
con proiezione di diapositive a
cura del naturalista ed esperto
Ippolito Ostellino, direttore del
Parco Val Pesio; il relatore ha
fatto percorrere im interessante
itinerario fra i maggiori giardini
botanici del Piemonte e Valle
d’Aosta al numeroso pubblico
presente. In apertura Ostellino
ha sottolineato i deleteri e numerosi interventi a scopo turistico
che violano tanti angoli di paradiso alpino, come impianti di risalita e cabinovie, dove il compromesso uomo-montagna non
riesce a trovare un punto di armonioso equilibrio : così ci ha
introdotto il giardino alpino di
Saussurea, lungo il percorso della cabinovia del Bianco a Courmayeur. Di questo giardino il relatore si è servito per illustrare
in particolare il concetto di
« giardino fisionomico », moderna concezione rispetto a quella
più antica di « giardino floristico » : nel primo tipo, ha sottolineato, abbiamo una vera e propria raccolta di ambienti monta
ni, con le specie e le associazioni
caratteristiche, utile a scopo di
studio; nel secondo si ha invece
una raccolta di specie eterogenee
per habitat, evidenziate con l’apposito cartellino. Tutti e due i
tipi sono utilizzabili, ma lasciare
spazio al giardino fisionomico
ha una grossa importanza per
la conoscenza approfondita degli
ambienti montani.
Ma perché la Commissione tutela ambiente montano del CAI
Val Pellice ha aperto il suo calendario di attività ’89 con questo tema? Ebbene, perché in valle
c’è il progetto di realizzare un
giardino botanico al colle Barant.
Questo progetto è in collaborazione fra il CAI, la Comunità
Montana Val Pellice e il Comune
di Bobbio. Tale giardino si troverebbe a circa 2.300 m. e sarebbe fra i più alti di quelli ricordati. La zona inoltre è piuttosto
adatta allo scopo perché presenta già 34 ambienti alpini caratteristici e un bel numero di specie ;
è poi un luogo veramente delizioso per la morfologia del terreno
che realizza angolature molto varie con punti di fuga sempre diversi e coinvolgenti.
Anita Taraselo
11
r
14 aprile 1989
valli valdesi 11
LEZIONE DI STORIA AL COLLEGIO
La guerra di Mussolini
Oggi
e domani
Un regime debole con
campagna di Russia - L
Un insegnante d’eccezione alcuni giorni fa nel Collegio valdese
di Torre Pellice: Giorgio Rochat,
docerrte di storia contemporanea
all’Università di Torino.
Tornato nella scuola che alla
fine degli anni ’40 lo vide allievo, lo storico ha parlato ai ragazzi degli ultimi due anni di
liceo sul tema « La guerra di
Mussolini ».
I filoni di analisi identificati
dall’oratore sono due.
II primo è quello che vede in
primo piano un regime debole
con i forti e forte con i deboli.
Repressione spietata, dunque,
contro gli oppositori politici, ma
acquiescenza nei confronti di
quegli ambienti politici e militari che a suo tempo avevano favorito l’ascesa al potere del duce. Acquiescenza anche quando
l’esercito si fossilizza e mostra
gravissime carenze di organizzazione, anche quando Tindustria
ricava enormi profitti dalle commesse militari fornendo attrezzature del tutto insufficienti.
In un mondo in cui si costruiscono i primi radar, l’esercito
italiano è in mano a generali
(Rochat cita in particolare Badoglio) fermamente convinti che
la guerra si regga sui quattro
pilastri tradizionali: uomini, fucili, muli, cannoni. L’industria,
dal canto suo, non ha interesse
ad investire risorse nella progettazione di armi efficienti, visto
che non crede nel successo della guerra fascista. La Fiat, afferma Rochat, prepara le condizioni per la propria espansione futura, guardando oltre oceano. Ed
allora, ecco i carri armati da 6
tonnellate, che di fatto vengono
imposti all’esercito, i quali non
sono neppure lontanamente in
grado di competere con quelli
tedeschi o statunitensi, sette vol
i forti e forte con i deboli - La strage della
’allucinante episodio del battaglione di Cuneo
Convegni
te più pesanti e venti volte più
efficienti.
Il potere esecutivo è, almeno
in parte, consapevole della sostanziale debolezza delle forze
armate. Senonché i successi clamorosi della guerra lampo hitleriana suscitano in Mussolini la
paura di rimanere a bocca asciutta di fronte ad un alleato palesemente intenzionato ad impadronirsi di tutto il bottino.
Il duce pensa allora di balzare sul carro del vincitore grazie ad un’entrata in guerra imprevista ed affrettata. Si attacca la Francia ormai messa in
ginocchio dalle armate germaniche, si attacca l’Egitto (protettorato inglese) per anticipare lo
sbarco tedesco sulle isole britanniche, considerato imminente.
Ma non basta. Si inviano tmppe italiane anche in Unione Sovietica per poter poi affermare
di aver avuto una parte decisiva
in quella che nel ’41 si profilacome una campagna facile e rapida. Quando si scopre l’inesorabile determinazione dei sovietici
nel resistere aH’invasione (Rochat cita il terribile assedio di
Stalingrado), è troppo tardi. L’inverno fa strage. I militari italiani hanno calzature inadeguate, pastrani insufficienti, autocarri dotati di olio lubrificante inadatto alle basse temperature (e
così una buona parte del poco
carburante disponibile viene usata pier tenere accesi i motori
anche di notte, in modo da impedirne il congelamento).
Dei 220 mila uomini inviati in
Russia ne muoiono più di 80
mila, ma la percentuale dei caduti supera il 50% per le truppe direttamente impegnate in
combattimento.
Il secondo importante argomento di riflessione consiste in
A PROPOSITO DEL
LIBRO SUI
VALDESI E LE VALLI
Caro Direttore,
ho letto con vivo interesse l'articolo a firma red. comparso il 17 marzo
1989 su « Eco/Luce » a proposito del
volume I Valdesi e le loro valli. A mio
parere esso risponde adeguatamente
agli interrogativi posti nei precedenti
interventi del pastore Bruno Rostagno
e di « un gruppo della Val Germanasca ». Non mi risulta che ad esso sia
stata opposta alcuna rettifica o smentita.
A questo punto, come autore del testo, ritengo opportuno fare alcune precisazioni:
1) La proposta di redigere II testo
del volume suddetto mi è stata fatta
nella primavera dell'87 dall'Editrice
Daniela Piazza su un piano di rapporti
del tutto privati, nel quadro di un progetto di collana sulle minoranze In
Piemonte e senza riferimento ad altro
tipo di diffusione che quello dei normali canali distributivi. L'Editrice si è
rivolta a me a seguito dell’Indicazione
di una sua collaboratrice che conosceva me e la mia attività pubblicistica.
2) Della prefazione anteposta al volume non ho avuto notizia né conoscenza se non quando ho visto il
volume stampato. L'Editrice mi ha spiegato che si tratta di una prassi normale allorché una pubblicazione acquisisce Il supporto di un ente pubblico, e che la ristrettezza dei tempi
finali aveva impedito d'informarmi. Pazienza. Tuttavia, se fossi stato informa
to, avrei quanto meno potuto ovviare
ad evidenti sviste contenute nella prefazione stessa.
3) Non sono stato invitato né sono intervenuto alla conferenza stampa di presentazione.
4) Sono stato rimunerato con una
somma fissa una tantum risultante dal
prodotto fra il numero di cartelle e la
quotazione per cartella corrente all’epoca. Quindi non ho alcun interesse
materiale nella diffusione del libro.
Tuttavia mi auguro che tale diffusione
possa avvenire in modo che non dia
luogo a contestazioni, anzitutto perché per merito in special modo dei
fotografi e della realizzazione editoriale mi pare un bel libro, poi perché
non è stato lieve il mio sforzo per
dare in breve spazio un’idea chiara
dei tema indicato dal titolo. Sarei lieto dunque di poter conoscere anche
su questo punto giudizi e valutazioni.
Cordiali saluti dal suo
Augusto Comba, Torre Pellice
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una caratteristica che, secondo
Rochat, è tipica dei regimi dittatoriali, e cioè il fatto che nel
loro ambito le informazioni scorrano verticalmente, avendo come
riferimento costante il vertice
della piramide, e non orizzontalmente.
Accade allora, almeno durante
il primo anno di guerra, che navi e aerei italiani non comunichino fra loro ma soltanto con i
rispettivi comandi. Per cui, quando un aereo italiano avvista una
nave nemica, la notizia viene comunicata al comando dell’aviazione (situato a Roma) che a
sua volta la passa a quello della marina che la fa pervenire,
dopo ulteriori tappe, alle navi
interessate. Nel frattempo il nemico si è spostato e l’informazione non serve più a nulla.
La stessa situazione nella campagna di Russia; le truppe italiane e quelle tedesche non comunicano fra loro ma soltanto
con i rispettivi comandi. Di qui
non solo malintesi e disorganizzazione, ma veri e propri disastri, nonostante il disperato coraggio degli alpini, consapevoli
di essere mandati al macello ma
disposti ugualmente ad obbedire.
Di fronte alla sconfitta, il regime reagisce con la propaganda e le menzogne. E’ allucinante
l’episodio dei battaglioni mandati ad esibirsi a Cuneo. Al cospetto di una popolazione perfettamente consapevole della strage che ha spopolato intere vallate, si fanno sfilare uomini provenienti da altre regioni, vestiti
con le uniformi e le mostrine
dei reparti falcidiati in Russia.
Enrico Fumerò
TORINO — Venerdì 14 aprile dalle
ore 9 alle ore 13, presso il Centro incontri della Cassa di Risparmio (Corso
Stati Uniti 23), si tiene un convegno
sul tema » La drammatica vicenda di
Serena Cruz ». Intervengono Norberto
Bobbio, Mario Tortello, Adriano Tosello, Paolo Vercellone. Presiede Giorgio Pallavioini. Organizzano Anfaa e
CSA. Informazioni e prenotazioni posto
allo 011/831279.
CUNEO — « La Corte costituzionale
e i diritti di libertà » è il tema del
convegno, organizzato dall'Istituto storico della Resistenza di Cuneo, che si
terrà sabato 15 aprile alle ore 9.30
presso il cinema Monviso. Interventi
di Nicolò Frano, Leopoldo Elia, Ettore Gallo, Antonio Baldassarre, Ugo
Spagnoli, Giovanni Conso, Adolfo Berla D’Argentine, Mario Chiavarlo, Fran
co Mazzola, Silvio Pieri, Gustavo
Zagrebelsky.
Incontri
PINEROLO — Mercoledì 19
alle ore 20.45, presso il Centro sociale di via Lequio, verrà presentato il
nono volume della rivista « La beidana », dedicato al confronto fra identità valdese e cultura 'operaia; interverrano Fabio Levi e Renato Monteleone, dell’Università di Torino.
VILLAR PEROSA — Venerdì 14 aprile, presso i locali ex USSL dì via
Asiago, la psicoioga Emma Turvani
parlerà sul tema « Le conoscenze utili alia prevenzione; il difficile periodo dell'adolescenza».
Manifestazioni
TORINO — Sabato 15 aprile, a partire dalle ore 15 e con partenza da
via Verdi, avrà luogo una manifestazione regionale contro le spese militari e per la difesa popolare non violenta; al termine si svolgerà un’assemblea pubblica a cui sono stati invitati mons. Bettazzi, il prof. Bobbio
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Droga in aumento
Lo hanno ribadito i dott. Perotti e Fonsato, operatori dell’USSL 44 di Pinerolo, nella seconda riunione sulle tossicodipendenze che si è tenuta a Penosa Argentina venerdì 7 aprile
scorso. NelT87 e neIT88, infatti,
il numero dei ragazzi die si sono rivolti al servizio è raddoppiato rispetto agli anni precedenti. In parte questo è dovuto
al miglioramento del servizio
stesso e al mutamento di costume degli utenti. Mentre in anni
passati, infatti, si ricorreva al
servizio dopo anni e anni di uso
di eroina, oggi ci sono ragazzi
che lo fanno anche dopo un anno solo o addirittura dopo pochi mesi. Quest’ultimo dato può
essere in un certo senso incoraggiante, perché dà modo di
intervenire in maniera più efficace. Tuttavia un calcolo anche
prudente lascia supporre che siano almeno 600 i tossicodipeiiden
Per i vostri regali...
per le vostre
liste nozze
dal 1958
PORCELLANE, CRISTALLERIE
ARTICOLI DI CLASSE PER LA CASA
VIA BUNIVA, 52 - 10064 PINEROLO - TEL. 0121/74194
ed il moderatore della Tavola Valdese,
Giampiccoli.
Proiezioni
PEROSA ARGENTINA — Venerdì 14
aprile, alle ore 21. nella biblioteca
comunale, avrà luogo il secondo incontro con proiezione di diapositive; il
tema della serata è « Indonesia, tra I
Toraja delle isole Sulawesi ».
Cantavalli ~
ROURE — Sabato 15 aprile, alle ore
21, presso il centro sociale in loc.
Talmon, il gruppo francese Verd é
Blu presenterà musiche tradizionali
dell’occitania della Guascogna.
Nell'insieme prodotto da organetto ed
altri strumenti tipici quali ghironda,
boba, flauto a tre fori, il gruppo Vérd
e Blu ha inserito, garbatamente, la
modernità del sintetizzatore...
Teatro
BOBBIO PELLICE — Sabato 15 aprile, alle ore 21, nella sala della chiesa valdese. Il gruppo teatrale • La cricca » presenta lo spettacolo Favola dì
domani.
PRALI — Sabato 15 apriie, alle ore
20.45, presso la sala valdese, il gruppo giovani metterà in scena il giallo
Trappola per topi di Agatha Christie.
Concerti
TORRE PELLICE — Domenica 16
aprile, alle ore 16, nel tempio valdese, si terrà un concerto d'organo,
Walter Gatti e Mauro Barotto eseguiranno musiche di Buxtehude, Bach,
Händel, Vierne. ingresso libero.
Cinema
ti del pinerolese. Il servizio di
Pinerolo ha avuto un numero incoraggiante di successi nella sua
lotta: sono almeno una trentina
coloro che hanno smesso da più
di cinque anni di usare sostanze stupefacenti.
Resta, tuttavia, molto da fare,
soprattutto sul versante della
prevenzione. A poco servono le
retate di spacciatori fatte dalle
forze dell’ordine, poiché colpiscono sempre solo i pesci piccoli
e tolgono dal mercato quantitativi di droga percentualmente insufficienti e tali che il grosso
traffico può metterli agevolmente in conto rischi. Perciò c necessario impedire la domanda
con proposte di vita più interessanti. In questo l’incontro,
molto più laico del precedente,
ha raggiunto la stessa conclusione di quest’ultimo.
C. T.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma « Giochi nell’acqua », venerdì 14 aprile alle ore 21.10
e «Sotto accusa» sabato 15, dalle
ore 20 e domenica 16, dalle ore 16.
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23 ; 1)
I familiari di
Aurora Carnier
ringraziano tutti coloro che eono stati
loro vicini in questo momento di dolore con presenza e con scritti, particolarmente il dott. Ghirardi, la guardia
medica, il pastore Pons e signora, tutti
i parenti ed i vicini di casa.
Buffa di vaiar Pellice, 24 marzo 1989.
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile),
Ambulanza ;
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
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Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
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12
12 fatti e problemi
14 aprile 198&
UNA PROPOSTA ALTERNATIVA
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Terza età a casa,
ma non da soli
Una strategia « pilota »
teleallarme inserito in
come alternativa al ricovero - Un sistema di
un completo quadro di servizi di assistenza
In Francia lo chiamano «papy-boom »: nel 2000 si prevede
che saranno oltre otto milioni
gli ultrasessantacinquenni, per
i quali sarà necessario attuare
un’adeguata rete di servizi assistenziali e sanitari. Il rischio
maggiore è di creare strutture di
ricovero che accentuino l’isolamento della persona o di lasciare a se stessi, senza supporti
adeguati, gli anziani che, pur
potendo restare a casa loro, non
sono completamente autosufficienti. D’altra parte, bisogna considerare anche le difficoltà che
si incontrano, con il crescere
dell’età, per mantenere una rete
di relazioni sociali soddisfacenti,
soprattutto nelle città, che facilitano la spersonalizzazione e la
frammentazione dei rapporti umani.
Per rispondere efficacemente a
questi problemi, il dottor Pierre
Boquet, vicepresidente del Consiglio generale del dipartimento
francese dell’Oise (poco distante dalla regione parigina), ha
organizzato una strategia d’intervento destinata a fare scuola. Alla base vi sono due esigenze essenziali: proporre deile alternative al ricovero in ospedale o in casa di cura e, contemporaneamente, garantire un’autonomia personale a chi usufruisce
dei servizi.
Grazie ad un contratto siglato con la Compagnia generale
di soccorso, è stato installato
un centro d’ascolto telefonico
permanente che risponde alle richieste, di qualsiasi natura, degli oltre 70 mila anziani del dipartimento. Il servizio, finanziato dallo stesso Consiglio generale, è completamente gratuito e
permette di offrire ogni tipo
di consulenza pratica, ponendosi inoltre come punto di riferimento anche per rispondere
al semplice desiderio di comunicare con qualcuno.
Particolare attenzione è stata
rivolta verso i soggetti considerati maggiormente a rischio. Per
chi è colpito da particolari difficoltà motorie o è condizionato
da un precario stato di salute,
è stato predisposto uno speciale
dispositivo di teleallarme. In caso di piccoli incidenti o di malori improvvisi è sufficiente una
leggera pressione su uno strumento simile ad un orologio, facilmente applicabile al polso,
per attivare tempestivamente
l’intervento dalla centrale di soccorso. Anche in caso di perdita
di coscienza scatta l’allarme,
poiché il dispositivo è in grado
di autoattivarsi quando registra
la mancata effettuazione di movimenti quotidiani per un periodo prolungato di tempo. In
tal modo si assicura un intervento di soccorso in breve termine scongiurando l’eventualità,
drammatica soprattutto per chi
vive solo, di non poter avvertire
nessuno quando capita qualcosa.
Il programma di Pierre Boquet non si limita agli interventi straordinari, ma predispone
anche una serie di servizi di
assistenza che, garantendo sempre l’autonomia personale e la
massima accessibilità grazie ai
costi contenuti, possano facilitare gli anziani nella loro vita
quotidiana.
A Senlis e Chantilly, due cittadine del dipartimento, sono già
attivi diversi tipi di assistenza
domiciliare personalizzata. Si
tratta della raccolta e lavaggio
della biancheria e della distribuzione di vassoi-pasto al prezzo
unitario di 27 franchi (circa seimila lire). Inoltre, per favorire
le relazioni sociali, esiste per i
soggetti handicappati la possibilità di usufruire del trasporto,
su veicoli appositamente adattati, per recarsi in città per visite
o acquisti. E’ anche garantito
l’intervento gratuito di trasporto e cura, in caso di malattia
contratta durante una visita a
parenti che abitano lontano.
Visto il successo delle iniziative, il dottor Boquet ha allestito
un ulteriore sviluppo del progetto: in occasione del 1° Salone
della salute, tenutosi in Francia
sul finire dello scorso anno, ha
illustrato l’idea di adattare gli
appartamenti di persone inabili a seconda del tipo di handicap.
partendo dal presupposto che un
soggetto con difficoltà motorie
ha esigenze differenti da chi ha
restrizioni in campo comunicativo.
L’intento è sempre il medesimo: permettere a soggetti che
hanno difficoltà di relazione, per
i motivi più vari, di usufruire
agevolmente dei servizi che la
società deve predisporre per ogni cittadino. L’esperienza delrOise dimostra non solo che ciò
è possibile, ma anche che il modello di assistenza domiciliare
e personalizzata è trasferibile in
diversi settori d’intervento; le
correlazioni tra anziani e handicap lo confermano, lasciando
intrawedere per il futuro una
più ampia applicazione anche
per soggetti non necessariamente « a rischio ».
( Aspe )
Quale sorte dei
prigionieri politici ?
Amnesty International ha
chiesto al governo della Kampuchea di fornire spiegazioni su
centinaia di prigionieri politici,
arrestati e condannati senza accusa né processo circa 10 anni
fa, sulla cui sorte si hanno informazioni assai scarse.
L’organizzazione mondiale per
i diritti umani è in possesso di
un elenco di oltre 400 persone,
alcune delle quali arrestate nel
1979 e condannate a seguito di
processi iniqui, altre presumibilmente morte durante la detenzione: Amnesty International
ha chiesto al governo della Kampuchea l’apertura di im’inchiesta
indipendente ed imparziale al
fine di chiarire le ragioni dei
presunti decessi, fornire informazioni sulla situazione dei prigionieri ancora detenuti e prevenire ulteriori violazioni dei diritti umani.
L’elenco in possesso di Amnesty International comprende i
nomi di 343 prigionieri politici
presumibilmente detenuti dal
1979 e che — in base alle ultime informazioni, che risalgono
al 1986 — non avevano subito
alcun processo: non è noto se
questi prigionieri siano stati rilasciati a seguito dell’amnistia
concessa dal Consiglio di Stato
nel maggio 1988. Si ritiene invece che, alla scadenza della condanna, diversi detenuti siano
stati trattenuti in carcere per
essersi rifiutati di rinnegare la
loro fede politica.
In base alle informazioni in
possesso di Amnesty International, dall’inizio del 1987 al settembre 1988 in Kampuchea sono state arrestate almeno 470
persone definite « elementi nemici in clandestinità», sospettate
di militare nei diversi gruppi di
opposizione cambogiani. La maggior parte degli arresti ha avuto luogo nella provincia di Siem
Reap-Utdar Meanchy.
Amnesty International ha espresso alle autorità della Kampuchea la propria preoccupazione per le numerose denunce di
torture subite dai prigionieri
politici, raccolte dall’organizzazione in un dossier pubblicato
nel giugno ’87 ed ignorato dalla
maggior parte dei mezzi d’informazione. Il governo cambogiano
non ha mai risposto a queste
sollecitazioni ed alla richiesta di
inviare una delegazione di Amnesty International nel paese.
Amnesty International si augura che questo ennesimo appello possa contribuire a rendere maggiormente nota la situazione dei diritti umani in un
paese particolarmente chiuso e
dal quale le informazioni sugli
imprigionamenti politici, i decessi in carcere e le torture
giungono con estrema difficoltà.
Prigionieri
del mese
KAMPUCHEA
Nel Notiziario di A.I. del mese di febbraio sono illustrati i
casi di cinque prigionieri: tre di
loro sono fratelli e si trovano
in carcere in Etiopia da 14 anni,
il quarto è detenuto in Cina da
cinque anni e l’ultimo, uno studente universitario della Colombia, bloccato in febbraio dalla
polizia, è scomparso.
Amnesty li considera, tutti e
cinque, « prigionieri di coscienza » e li segnala all’attenzione
dei lettori, perché questi intervengano in loro favore con immediati ed efficaci appelli rivolti
alle autorità governative e giudiziarie dei loro paesi.
Wossen-Seged, Michael e Bede-Mariam Mekonnen - ETIOPIA
Tre fratelli, di 39, 34 e 29 anni,
membri dell’ex famiglia reale
etiope. Sono in carcere da quando il governo dell’imperatore
Hailé Selassié è stato rovesciato nel 1974. Non sono mai stati incriminati e processati; sono rinchiusi nella sezione di
massima sicurezza del carcere
detta « Alem Bakagne » (fine
del mondo). Sono tutti e tre in
cattive condizioni di salute, perché solo nell’ultimo anno hanno
avuto la possibilità di essere ricoverati in ospedale.
Si prega di inviare cortesi appelli, in inglese o italiano, per
il loro rilascio a:
His Excellency
Mengistu Hailé-Mariam
President of thè
People’s Democratic
Republic of Ethiopia.
Song Yude - CINA
34 anni; predicatore protestante. E’ stato arrestato il 16 luglio 1984, perché in contatto
con gruppi cristiani che si erano rifiutati di entrare a far parte del Movimento patriottico
della Chiesa protestante di Cina (TSPM), fondato dal governo negli anni ’50 per esercitare
un controllo sulla religione. I
gruppi protestanti che si riuniscono in case private devono
farsi registrare. L’evangelizzazione, la predicazione, la vendi
COLLEGIO VALDESE - TORRE PELLICE
Borsa di studio
prof.ssa Laura Rostaing
Viene bandito il concorso annuale per una borsa di studio
intitolata alla memoria della prof.ssa Laura Rostaing e offerta dalla famiglia. La borsa coprirà l’importo dell’intera retta
scolastica annuale e il costo dei libri di testo.
Potranno concorrere allievi/e di religione valdese residenti nelle valli valdesi, iscritti al Collegio valdese (indirizzo
classico o linguistico).
I criteri di assegnazione si baseranno sulla votazione
finale e sul profitto dell’anno scolastico in corso; verranno
anche tenute presenti le condizioni economiche della famiglia.
Per il presente anno scolastico, le domande in carta semplice, indirizzate al Comitato del Collegio, dovranno pervenire in busta chiusa alla segreteria dell’istituto entro il 31
maggio 1989, unitamente alla copia della dichiarazione dei
redditi per l’anno 1988 (mod. 740 o 101).
Torre Pellice, 11 aprile 1989
IL PRESIDENTE DEL COMITATO
past. Giorgio Tourn
ta di libri religiosi devono essere autorizzate. Song Yude è
stato processato nel 1986 e accusato di aver distribuito opuscoli religiosi provenienti dall’estero e di aver organizzato
riunioni non consentite. E’ stato
ritenuto colpevole di « avere
diffuso opinioni reazionarie, avere incitato le masse a ribellarsi
alle leggi statali » e di « essersi
opposto alla politica del Movimento patriottico». Al processo
non ha avuto un avvocato difensore ed il suo ricorso ad
una Corte più alta è stato respinto. Amnesty ritiene che sia
stato arrestato unicamente per
attività religiose pacifiche.
Si può scrivere cortesemente, in inglese o italiano, per
chiedere il suo immediato rilascio a:
Primo Ministro Li Peng
Gouwuyuan - Beijingshi
Repubblica Popolare Cinese.
Tarcisio Medina Charry COLOMBIA
Studente universitario, membro del Partito comunista (legale in Colombia). E’ stato arrestato per strada con altri compagni dell’Università sud-colombiana, il 19 febbraio, nella città
di Neiva, durante un controllo
di documenti da parte della polizia. La sua carta d’,identità era
in regola, ma l’ufficiale si è accorto che il giovane aveva con
sé dei numeri del quotidiano
comunista « La voz ». Così è stato portato all’unità di polizia
di Neiva F-Z e subito separato
dagli altri compagni che erano
stati arrestati con lui. Questi
ultimi sono stati rilasciati la
notte stessa, ma di Tarcisio Medina non si è saputo più nulla,
quantunque la sua famiglia abbia iniziato le ricerche immediatamente ed il suo caso sia stato
portato davanti a tribunali militari e civili. Studenti e professori universitari hanno protestato per la sua scomparsa, ma
sono stati accusati di fare « opera di sovversione » e gli studenti persino incarcerati.
Si prega di inviare appelli, in
forma corretta e cortese, in spagnolo o italiano, per esigere che
sia fatta piena luce sulla sorte
dello studente scomparso, a:
Señor Presidente
Virgilio Barco
Palacio Marino
Bogotá - Colombia.
L’ARMA DELLA PENNA
... E’ stato inequivocabilmente
dimostrato che un costante invio di lettere da tutti gli angoli
del nostro pianeta ha sempre e
comunque qualche positivo effetto sui governi. Esistono ormai
innumerevoli casi conosciuti di
prigionieri rilasciati, di individui sottratti alle torture e alla
pena di morte proprio grazie a
questo civile e pacifico strumento di pressione internazionale..
Le numerose lettere di ringrazia
mento e di riconoscenza espres
se nei confronti di Amnesty In
ternational da prigionieri libe
rati e da ex torturati ci incorag
giano a continuare. Non lasciamo dunque che si avveri anche
per noi quella frase di Edmond
Burke che afferma: « La sola cosa necessaria per far trionfare
l’ingiustizia è, per una persona
onesta, non fare nulla» (dal
Notiziario di febbraio).
Per informazioni: Sezione italiana di A.I. - viale Mazzini 146,
00195 Roma.
A cura del
Gruppo Amnesty Italia 3®
Val Pellice