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24 agosto 1990
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
OPERAZIONE « SCUDO NEL DESERTO »
Cannoni d’agosto
L’invasione del Kuwait e il blocco navale sono atti di guerra - Ci
troviamo così di fronte alla prima guerra tra il Nord e il Sud del mondo
Ancora una volta i cannoni
d’agosto son tornati protagonisti
della storia. Tutto il mondo ha il
flato, sospeso. Spareranno i cannoni? Dio non voglia.
La vicenda Iraq-Kuwait e la
collegata operazione « scudo nel
deserto », mi inducono ad alcune riflessioni che vorrei condividere con i lettori.
1 - Siamo in guerra. Nessuno
lo vuole ammettere e tanto meno i governi, ma la drammatica
realtà è ormai questa. L’invasione e poi l’annessione del Kuwait
da parte deH’Iraq è chiaramente Una violazione del diritto
internazionale, del principio di
sovranità nazionale del Kuwait.
E’ un atto di guerra.
Il Consiglio ecumenico delle
chiese, in una sua presa di posizione del 7 agosto (che pubblichiamo qui sotto), ha evidenziato e condannato l’atto di aggressione alla pace compiuto da
Saddam Hussein e, nel linguaggio proprio più alla diplomazia che alla chiesa, ha auspicato
« soluzioni durevoli per i conflitti
regionali ».
La realtà però è un altra. Non
si tratta più di un conflitto regionale che potrebbe trovare una
composizione pacifica, in ambito
regionale per esempio con la mediazione della Lega araba, organizzazione sulla cui capacità di
mediazione ho personalmente
molti dubbi, ma di un conflitto
tra gli interessi occidentali e
quelli espansionisti dell’Iraq. La
scesa in campo degli USA, del
Regno Unito, della Francia, dell’Italia ne è il segno più evidente.
Formalmente, si dice, questa
scesa in campo, è conseguente
alla richiesta di applicare una
risoluzione dell’ÒNU e la risposta alla richiesta di aiuto di paesi amici.
Una cosa è però l’embargo, la
decisione di non commerciare in
alcun modo con un paese, una
cosa diversa è il blocco navale
e l’interdizione. Se un paese, nella sua sovranità, decide di non
comprare e non vendere alcuna
nierce ad un altro, se decide di
boicottare le merci provenienti
anche indirettamente da un paese che non rispetta certi diritti
Umani, compie un atto che rientra nell’autonomia e libertà di
fluel paese. E’ un metodo di lotta non violento. Boicottaggio ed
embargo sono richieste che sono venute da movimenti pacifisti e da chiese in occasione di
molte crisi internazionali.
Diverso è invece organizzare
un blocco e l’interdizione totale con la forza del commercio di
quelle nazioni che non accettano
l’embargo, il boicottaggio,. L’uso
dei cannoni per imporre rma
decisione non violenta è un atto
di guerra.
Mentre scrivo non so cosa deciderà il nostro Parlamento circa l’invio della Marina italiana.
E’ chiara però una cosa: partecipare al blocco navale vuol dire partecipare alla guerra, anche se non dichiarata.
2 - Il primo conflitto NordSud. Se la situazione dovesse
precipitare ed allo sfoggio dei
muscoli dovessero, succedere le
cannonate ci troveremo <Ji fronte al primo conflitto armato
Nord-Sud. Saddam Hussein è
consapevole di tutto questo e cinicamente ha pensato e realizzato l’annessione del Kuwait. Le
monarchie e gli emiri del Golfo
sono molto impopolari tra le
masse arabe. L’intervento occidentale, con la presenza militare
nei luoghi santi dell’Islam, gli
permette persino di chiedere l’unità araba per la « gihad », per
la guerra santa, dovere di o,gni
musulmano.
Saddam, per la sua storia, è
certamente poco credibile, ma
sarebbe ingenuo non vedere nella presenza militare occidentale nei paesi del Golfo una oggettiva mo,tivazione per una ripresa
del « risveglio islamico » in tutta
l’area del Mediterraneo. Il rischio è allora quello di consegnare « il vento dell’Islam » al
progetto politico di Saddam, di
vedere cioè milioni di persone
giustificare nella « gihad » l’uso
degli ostaggi, delle armi chimiche, eccetera.
I progetti politici che stanno
dentro « al vento dell’Islam » so,no. per fòrtuna molti, diversificati con risultati che possono essere molto diversi tra loro. Sarebbe un gravissimo errore, per
la stessa pace nel mondo, consegnare ad esempio l’Intifada
palestinese all’egemonia politica
di Saddam.
Vi sono motivi oggettivi che
spingono le masse arabe — ma
non solo — al conflitto con il
nord del mondo. Nonostante il
petrolio le ricchezze sono di
una minoranza esigua. I popoli
del Golfo vedono aumentare le
differenze di condizioni di vita
tra loro e gli abitanti del nord
del mondo che dipendono per il
loro benessere dalle risorse di
quei paesi.
I petrodollari sono, investiti
in minima parte per lo sviluppo
dei paesi arabi, e in massima
parte per lo sviluppo dell’industria del nord del mondo. Gli
sceicchi vivono di rendita e non
sviluppano il loro, popolo. Le
spese per le importazioni sono
in massima parte per le armi e
per le apparecchiature necessarie al controllo dell’opposizione
politica; poco per cibo, industria, agricoltura.
Saddam, il più « armato » dagli occidentali, si pone oggi come
il leader di questa guerra e fa
leva su sentimenti autentici di
indipendenza e di autonomia dei
popoli. Come si può spiegare
infatti ad un arabo che è giusto
l’intervento occidentale perché
si tratta di difendere un principio di diritto internazionale,
quando nessun occidentale è intervenuto in questo modo quando Israele si è espanso, o quando la Siria è entrata in Libano?
Un palesinese oggi è sicuramente più vicino a Saddam che all’occidente, che lo ha lasciato
sempre solo.
3 - Il re di Babilonia. Saddam
può essere considerato un parente, molto lontano, di quel re
di Babilonia, Nebucadnezar, che
allargò l’impero babilonese fino
ad annettere il regno di Giuda
e portare in esilio il popolo. Re
di Babilonia nei cui confronti
Isaia profetizzava così: « L’oppressore ha finito? Ha finito l’esattrice d’oro? L’Eterno ha spezzato il bastone degli empi, lo
scettro dei despoti. Colui che furiosamente percuoteva i popoli
di colpi senza tregua, che dominava irosamente sulle nazioni,
è inseguito senza misericordia.
Tutta la terra è in riposo, è
tranquilla, e la gente manda gridi di gioia » (Isaia 14: 4-7).
Una profezia che, forse, oggi
riguarda Saddam, che annuncia
la liberazione degli oppressi, ma
che anche ci riguarda, che riguarda il comportamento che
hanno tenuto i paesi occidentali nei confronti dei popoli del
Golfo, il comportamento che
teniamo oggi nella guerra.
Giorgio Gardiol
IL SERMONE SUL MONTE
U enigma
del compimento
C'è un interrogativo che mi
ossessiona: il cristianesimo è
in qualche modo coinvolto
nel secolare riemergere delr« intollerabile »? Abbiamo
forse frainteso — fino al punto di alimentare inconsciamente la perversione di sentirsi vittima — ciò che si è
compiuto teologicamente nella Parola, il « soffio » etico e
il risollevarsi dall’oltretomba
di Gesù di Nazareth,, figlio del
popolo dell’alleanza, per il
quale la condizione filiale
stessa è divina? In fondo alla nostra fede cristiana non
c’è forse l’idea che l’infedéle
Israele è stato « sostituito »
(idea, questa, velenosa nella
misura in cui ha potuto alimentare surrettiziamente
l’odio, le persecuzioni, i pogrorp e la shoah)?
Continuo a riflettere su questo paradosso, che faccio fatica a sopportare. Vorrei capire meglio, perché le varie
esegesi mi sembrano sorvolare troppo in fretta su un
aspetto imprescindibile del
mistero della fede. Incarnandosi nel figlio di Miriam e di
Giuseppe, Dio s’incama anche
nel popolo d’Israele nella sua
totalità, che manifesta il carattere positivo di ciò che si
rivela nella Torah.
Il verbo di Dio nella Parola del Figlio procede dalla
stessa trascendenza da cui il
nome impronunciabile procede nelle parole di tutti i figli
dell’alleanza. La fede d’Israele è già una parte — compiuta e intera — delta fede che
i cristiani porranno nel loro
Signore. Non è solo un rifiuto. Ebrei e cristiani testimoniano insieme, per il mondo,
lo stesso Dio.
I primi non sono dei « legalisti », ma fanno delle esigenze etiche della Torah il
segno distintivo e perenne di
un’identità separata dal mondo, al fine di testimoniare
l’assoluta trascendenza dell’Altissimo.
I .secondi non sono « spirituali » ma si impegnano nel
mondo, seguendo il Cristo,
per convertire il paganesimo
e l’idolatria dell’« umano-naturale », testimoniando, in
campo etico, la Grazia della
legge.
Insieme essi sono, ciascuno
per la sua parte, testimoni
di ciò che Dio compie per
la salvezza del mondo. Se
perdiamo di vista questa « attinenza dialettica » degli uni
verso gli altri, rischiamo di
amputare la rivelazione stessa, e originiamo una lacerazione che può portare al disastro.
« Non sono venuto per abolire, ma per compiere ». Un
compimento che non prevede
l’abolizione è una modalità
del tutto particolare. In greco « abolire » significa etimologicamente « dissolvere », e il
suo substrato aramaico potrebbe essere « sottrarre »,
« sminuire »
Con il soffio della sua parola e della sua vita, Gesù
di Nazareth non intende togliere nulla alla Torah o ai
profeti; né intende dissolvere
ciò che essi testimoniano nella vita del popolo dell’Alleanza. Egli vuole invece estendere la rivelazione del monte
Sinai (nella sua radicalità
etica e anti-idolatrica) a tutti i popoli e a far prevalere,
nella sua interpretazione dei
comandamenti, i doni misericordiosi da cui essi sono scaturiti. Un dono che si identificherà con quello della sua
vita e della vita di Dio in lui.
Il compimento portato da Cristo non abolisce, perché si
aspetta dal popolo d’Israele
che resti se stesso.
Nel paganesimo sempre rinascente nel mondo, di fronte all’« immondo » della recrudescenza dell’antisemitismo,
l’Evangelo ci ricorda che l’incarnazione che porta a compimento la salvezza degli uomini è quella stessa incarnazione che accomuna ebrei e
cristiani, secondo la loro
identità della fede rispettiva,
complementari e attinenti. Cedere ad un compimento che
« abolisca », è già cedere al
veleno della Bestia. Dio ce ne
guardi!
Marc Faessier
■ Caso più unico che raro, possediamo una citazione aramaica di
Matteo 5: 17. li testo, in forma
tronca, citato nel Talmud babilonese (b. Shabbat 116 b), utilizza la
radice « pht » che significa « ritirare, sottrarre, dirrtinuire... ».
PRESA DI POSIZIONE DEL CONSIGLIO ECUMENICO SULL’INVASIONE DEL KUWAIT
GINEVRA — Aggiungendo la propria voce all’insieme delle proteste che hanno seguito l’invasione del
Kuwait ad opera dell’Iraq, il Consiglio ecumenico delle
chiese ha pubblicato il 7 agosto il comunicato che seghe, firmato dal segretario generale Emilio Castro:
« Per la causa della giustizia e per rispetto della sovranità delle nazioni, il Consiglio ecumenico delle chiese
si pronuncia vigorosamente co,ntro l’occupazione del
Kuwait ad opera dell’Iraq.
Appoggiando la ferma presa di posizione e l’iniziativa immediata delle Nazioni unite contro l’Iraq, il Consiglio ecumenico auspica vivamente che la Lega araba
intensifichi la propria mediazione al fine di pervenire
Per la pace
e la giustizia
ad una soluzione rapida e giusta di questo conflitto essenzialmente regionale.
Mentre la situazione nel Golfo si deteriora giorno
dopo giorno, esortiamo tutte le nazio.ni coinvolte a dar
prova di pazienza e di buona volontà, astenendosi dal
ricorrere alla forza o ad ogni manifestazione di forza.
La situazione in questa regione del mondo ci ricorda oggi nuovamente che l’arresto del processo di pace e
le frustrazioni regionali relative a problemi nazionali
fondamentali rischiano di sfociare in violente espressioni politiche. La situazione ci insegna anche che delle
soluzioni durevoli ai conflitti regionali dovrebbero soddisfare i sentimenti, ì bisogni e le aspirazioni dei popoli della regione direttamente coinvolti. Le soluzioni politiche efficaci e permanenti sono quelle che vanno al di
là degli interessi puramente economici e strategici.
Preghiamo per le vittime di questo conflitto e le
loro famiglie »,
2
commenti e dibattiti
24 agosto 1990
DIBATTITO
Sulla 'spiritualità' vaidese
Un termine che negli ultimi decenni era stato fatto scomparire e su
cui occorre saper riflettere - Superare la solitudine del credente
A colloquio con i lettori
Riprendo il titolo dato da Sergio Rlbet a un suo importante
contributo sul nostro giornale
(numero del 6.7.1990). Ho sotto
gli occhi anche U primo dei sei
studi biblici preparatori della
prossima assemblea ecumenica
di Canberra: «Noi crediamo
nello Spirito Santo» (numero
del 13.7.1990). La lettura dei due
testi sarebbe stata ancora più
utile se ci fossero stati proposti
contemporaneamente. Il nesso
tra Spirito Santo e spiritualità
evangelica è tale da rendere
equivoco l’uso del secondo termine se manca un riferimento
decisivo al primo.
Un modesto
importante recupero
Il termine « spiritualità » per
decenni non ha goduto di buona
stampa fra noi. E’ stato esorcizzato come ultimo colpo di coda
del liberal-protestantesimo, o >si
è messo all’indice fra i manufatti
della pietà controriformistica.
(Eppure un chiaro opuscolo del
prof. G. Miegge aveva ben delineato lo spartiacque tra « spiritualismo » e « spiritualità! »).
Nel linguaggio, e in quello cristiano in particolare, la perdita
di una parola chiara e riccamente allusiva ha un peso, delle risonanze imprevedibili. (Pensate
alla sparizione del termine « giustificazione » in una traduzione
dei testi di s. Paolo, per es.). Ma
adesso vogliamo rallegrarci per
il ritorno di questo termine, spiritualità, che trascina con sé una
rinnovata rifiessione sul « nostro » modo di ricevere e vivere
i doni dello Spirito Santo, sulla
pietà che caratterizza la nostra
chiesa.
La spiritualità è il respiro della vita della chiesa, di ogni credente ; è l’indicazione che essi sono vivi (non sono, morti, « spirati »), che Dio nella sua misericordia dona loro il suo Spirito propulsore, il vento che « soffia dove
vuole ». Se non accettassimo la
spiritualità come forma mutevole dello Spirito Santo, perché accettare la chiesa? Con quale forza, con che fondata speranza questa mi annunzierebbe l’Evangelq
che dice « levati e cammina »?
E’ possibile « una »
spiritualità valdese?
S. Ribet dubita, tanto che rileva come essa si esprima in modo
diverso tra valdesi sudamericani
e valdesi italiani. E’ come dire
che siamo tutti una chiesa del
Signore, abbiamo la stessa dottrina della fede, comuni struttu
razioni ecclesiastiche e disciplinari, ma anche modi differenti di
esprimere la fede che ci accomuna. Non esiste una spiritualità
«normativa»; possiamo al più
rilevare delle linee di tendenza
relativamente simili.
La regola di fede è necessaria
per avvertirci se e dove e come
andiamo allo sbando in uno spiritualismo estraneo al messaggio
evangelico.
V’è imo spessore tutto umano
attraverso cui emerge la spiritualità, e coinvolge la cultura, la psicologia, l’esperienza storica, i
condizionamenti di gruppo e personali, ecc.
Nel passato, per il valdismo è
stato un fatto negativo non avere
percepito la necessità di un libero, gioioso coesistere — nella
stessa chiesa, in un medesimo
apprendimento della fede — di
spiritualità diversamente espresse (non diversamente orientate!). Oggi, in un paese che fra
neoclericalismo e massificazione
balorda arranca a individuare
una sua unità, noi ci interroghiamo sulla spiritualità valdese :
non vorrei rispondere che essa è
povera, e ho speranza certa che
lo sarà sempre meno.
La ricerca
di « modelli »
A noi evangelici valdesi viene
subito in mente il patriarca, Valdo-Valdesio. Ma è ima indicazione che lascia perplessi. Ci sentiamo semmai più prossimi a
quei valdesi «scomunicati» nel
1218 che a un Valdesio che apre
la sua contestazione ascoltando
la leggenda di s. Alessio e la
conclude con una pia associazione dei « Poveri Cattolici ».
Se un archetipo di spiritualità
evangelica centrata sulla povertà dovessimo ricercarlo nel
medioevo cristiano, andrei senza
remore a Francesco d’Assisi :
dall’ascolto della Parola egli riceve il suggerimento della povertà
e della gioia di viverla, di proporla come acquisizione delle
beatitudini, in una solare compartecipazione con le creature di
Dio alla riconoscenza per la ricchezza del Suo creato.
Potremmo spigolare (dando il
dovuto rilievo alla Riforma e poi
al Revival metodista) tutta una
galleria di « modelli » che — fra
spiritualità e etica — offrono certo materia di rifiessione, di edificazione personale, ma hanno
un difetto-non difetto: esprimono doni dello Spirito Santo attraverso il filtraggio di situazioni
sociali, culturali che non sono
più le nostre. Resta però al nostro tempo una sete spasmodica
di « modelli » al vivo, di persona
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio Gardioi
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
Comitato di redazione: Mireila Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio
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blica, 6 - 10066 Torre Pellice - telefono 0121/932166.
lità-credenti che siano un’indicazione, un punto di riferimento visibile, convincente. La stessa sottolineatura della umanità di Cristo, oggi, è indicativa, anche
quando si risolve in una forzatura dei testi biblici, o in empie
parodie.
Povertà e ricchezza
Ogni tentativo, parziale, di definire la nostra spiritualità approda a indicazioni di massima,
di un « voler essere » più o meno
diffuso fra noi. Non solo, ma nella spiritualità guidata dallo Spirito Santo, ogni no va col suo sì.
Per es., S. Ribet fa ruotare « una
idea della spiritualità valdese oggi » attorno al concetto di povertà; ma povertà e ricchezza vanno insieme, l’allegrezza della prima beatitudine non può essere
negata ai poveri, e tali non sono
soltanto quelli che non hanno danaro: la nostra chiesa sudamericana è povera, eccome!, ma canta la gioia dell’Evangelo, la sua
spiritualità si esprime anche « in
una grande allegrezza che tutto
il popolo avrà».
Mi chiedo a volte perché non
sappiamo vivere questa allegrezza profonda; penso ai nostri culti, al nostro canto lamentevole,
alle beghe che ci avvelenano il
sorriso; al disimpegno nell’evangelizzazione da persona a persona. I nostri culti vivono soltanto
perché crediamo nello Spirito
Santo : quando la liturgia è ricondotta a un ordinato trovarci insieme, se le mura spoglie e gli
arredi sommari ci ricordano che
siamo adoratori « in Spirito e
Verità», questo basta per la nostra contentezza. Perché la solitudine del credente è malsana e
rischia lo spiritualismo, ma nella
comunità-comunione visibile si
salda e si incentiva la spiritualità. Il culto, e con esso ogni occasione per ritrovarci in ragione
della fede comune, è una enorme
ricchezza affidata alla nostra povertà.
Ma v’è un dono spirituale manifesto fra noi: la diaconia, sequela della diaconia di Cristo. Il
valdismo ha sempre sentito fortemente questo impegno, e ha
cercato di esplicarlo con il variare delle situazioni, proprio con
l’umiltà di una chiesa povera che
si sa compartecipe e corresponsabile. Non penso solo alle « vecchie » opere ( rinnovate in misura
ben superiore alla « povertà » di
cui disponiamo), ma agli impegni per le fasce e i gruppi
umani più emarginati e spesso
malvisti, per popolazioni flagellate da catastrofi. La nascente
scuola per servizi diaconali di Firenze è nel segno di questa spiritualità evangelica.
Anche all’ origine dell’impegno sociale e politico che ha pesato nella vita della nostra chiesa, per alcuni tanto da caratterizzarla ancora, si può riconoscere una forte componente della
spiritualità valdese. Non è dalla
predica dell’agàpe di Cristo che
tanti giovani hanno trovato il
fondamento evangelico, le motivazioni dell’impegno politico?
Nel « tutto è vostro » di s. Paolo
è implicito il richiamo a una
spiritualità cristocentrica, ma incarnata in compartecipazioni che
non ci esentano certo da corresponsabilità « mondane ».
Desidero ringraziare ancora il
past. S. Ribet per quanto ha
scritto. Questa ripresa dell’argomento avrà già ricevuto abbastanza se avrà stimolato delle riflessioni, perché quanto non si è
detto è forse più importante di
quanto è stato detto. Per questo lo .scrivere vuole il coraggio
dell’umiltà.
Luigi Santini
IL DONATORE
Cari amici,
ho letto l'articolo di Ugo Zeni, che
m'ha appassionato per via delia gincana biblica! Bravo Zeni, e bravi tutti
quelii che vedrebbero volentieri sul
740 la dicitura: « Chiese valdesi e
metodiste ».
Come cittadino itaiiano di nessunissima importanza e per giunta evangelico, depongo volentieri il mio otto
per mille nelle casse della chiesa affinché i moiti organismi deila diaconia
trovino un poco di refrigerio.
Poi immagino i molti italiani che
manderebbero sulle ortiche tutti i Carletti polacchi che sono in circolazione
e che, davanti al 740, darebbero volentieri il loro obolo in millesimi, a
quale chiesa?
In un riquadro c'è: Chiesa cattolica.
In un altro, un poco più grande, leggeremo sei o sette nomi di Chiese
evangeliche.
Cosa farà questo ipotetico donatore?
Sarebbe troppo pretenzioso immaginare di mettere tutto sotto il nome
di Federazione chiese evangeliche e poi
dividere in parti uguali per tutte le
chiese che ne fanno parte?
Qualcuno della Federazione dovrà
pur pensare di non presentarci sul
740 come alla fiera dei cavalli!
Guido Pagella, Fano
INCONGRUENZA
Vorrei fare alcune riflessioni sull’articolo del sig. Marco Rostan, apparso sul numero del 27 luglio scorso.
Il fatto che il nostro Sinodo sia composto da deputati e non da delegati,
porta spesso questi a dare la preminenza alle loro idee, accantonando le
opinioni della maggioranza della comunità che dovrebbero rappresentare.
Non credo che la teologia di Barth
e dei suoi interpreti italiani abbia dato
solo a noi la spina dorsale, lasciando
gli abitanti di tutte le nazioni a maggioranza protestante, in cui i pastori
sono pagati dallo Stato, senza questo
vitale supporto.
Inoltre l’articolo sopra citato mi sembra incongruente con la realtà, in quanto in Italia tutte le opere, le scuole,
gli istituti protestanti sono convenzionati con lo Stato, le USSL ecc., e ricevono le rispettive rette o contributi.
Infine, non vincolerei tutti i protestanti italiani e soprattutto i non, a fare comunque la volontà della maggioranza dei deputati. Per questo mi auguro che si possa trovare un'intesa
con lo Stato italiano, per cui in un futuro mod. « 740 » ci possa essere ia
casella « Chiesa valdese (unione delle
chiese valdesi e metodiste) », lasciando liberi tutti, compresi I seguaci della teologia di Barth di fare la loro scelta, nell'uno o nell'altro senso.
Marina Serra, Opera
DEFISCALIZZAZIONE
Non vi è dubbio che sarà questo un
argomento strettamente legato alla discussione che si avrà in Sinodo suil'otto per mille. Molti sanno, perché
l’ho scritto — sia pure per inciso — in
alcuni miei articoli apparsi su questo
settimanale, ohe sono decisamente
contrario all’accettazione di questa agevolazione della quale, In apparenza,
solo il contribuente sarebbe il beneficiario.
Ma non è forse male che si dia
un'occhiata dietro il paravento. Il modulo 740 riguardante la dichiarazione
dei redditi delle persone fisiche, alla
sez. 1 (« Oneri deducibili dal reddito »).
al riguardo precisa: sono deducibili per
importi fino a 2 milioni le offerte a
favore dell'Istituto centrale per il sostentamento del clero, dell'Unione italiana delle chiese cristiane avventiate
del 7“ giorno e delle Assemblee di
Dio in Italia.
Ne deduco che lo stato, in sede
concordatar'a, tra le altre « trovate »
per farsi perdonare la revoca al pagamento della congrua al clero, ha
aperto al passivo del suo bilancio (che
si identifica nel bilancio di tutti i cittadini) una voce (cioè una giustificazione di uscita) che rappresenterà il
compenso (o premio) che a titolo di
incoraggiamento e di incentivazione
egli, « stato ». ha ritenuto opportuno
concedere a quelle persone che si
renderanno meritevoli di sostituirsi a
lui nel pagamento per il sostentamento del clero.
L’altra faccia della defiscalizzazione,
ai fini della incentivazione delle offerte, è la possibilità data alla chiesa
cattolica romana di fare uno sconto, a
spese dello stato, su quei versamenti
di denaro che, ben sappiamo, hanno
l'etichetta di meriti che agevolano una
più rapida scalata al paradiso.
Non so e non mi interessa sapere
con quale giustificazione le due chiese
protestanti sopra menzionate hanno
potuto accettare senza preciso chiarimento che vi fosse un distinguo nella
giustificazione delle offerte, poiché si
potrebbe interpretare — anche se certamente non è così — che la detrazione concessa abbia anche per loro
analoga motivazione.
Ma rimaniamo a casa nostra. Come
non ribellarmi al fatto che ciò che io
sento quale imperioso dovere offrire
ai fini dell'annunzio dell'Evangelo, trovi da parte dello stato una ufficiale
approvazione che mi consente il diritto
di un suo concreto riconoscimento attraverso un premio in denaro?
E il Sinodo vorrà avallare una simile richiesta di beneficio, nata da
un Concordato ove non so chi è stato
il più abile affarista? Mi auguro che
questo argomento trovi un ben approfondito e quindi, come sempre, responsabile vaglio.
Ugo Zeni, Roma
SUI ’’VALDESI”
DI AUDISIO
E' stimolante il breve scritto del
prof. Gönnet (20.7.90) sul libro de l’Audisio « I Valdesi: nascita, vita e morte di una dissidenza ».
Era ■ stimolante » anche il libro ma,
tolte le riserve del prof. Grado Merlo,
di parte cattolica, e del prof. Gor.net
di parte valdese, sembra invece accolto
con pacifica quiescenza.
Anzi, il presidente della Società di
studi valdesi dichiara che ia tesi dell'Audisio “ ...è una verità storica che
nessuno mette in discussione da almeno 50 anni », Di bene in meglio. Si
tratta di questo (v. G. Tourn, Eco del
Chìsone n. 45 del 23.11.89): • La tesi
sostenuta dall'amico Audisio è lineare:
i valdesi prima della Riforma erano
un movimento religioso e spirituale
interno al cattolicesimo, con la Riforma
è nata la chiesa riformata che è tutt’altra cosa; ì valdesi, quelli di prima
sono diventati riformati o protestanti
e di conseguenza non si possono più
chiamare valdesi ».
La tesi Audisio, come esplicitata da
Tourn, ha la forma di un sillogismo, il
tipo perfetto del ragionamento deduttivo per cui (N. Abbagnano: Dizionario di
filosofia) " poste talune cose, altre ne
seguono per necessità ». In sostanza:
una premessa principale, altra premessa secondaria; deduzione necessaria.
Spiacente per il sillogista ma qui
non ci siamo proprio, ed è facile vederlo; la premessa secondaria non
regge; si può dire che la chiesa riformata è altra cosa; che è anche altra
cosa; ma non si può dire « che è tutt’altra cosa»; l’espressione » tutt'altra
cosa » postula che non vi siano legami e si risolve nell'anticipare la conclusione mediante una premessa indimostrata.
Se la premessa minore è logicamente falsata, la premessa maggiore
« I valdesi prima della Riforma erano
un movimento... interno al cattolicesimo » è documentalmente inattendibile.
Cito un dottissimo e durissimo avversario, Alain de l'Isle, che nel Liber
secundus: Contra Waldenses, scrive,
nell'anno 1200: « Isti Waldenses asserunt neminem debere obedire alicui,
sed soli Deo ». Già nel 1200 questi
valdesi rifiutano il primato della cattedra di Pietro e l'autorità dei preti da
lui consacrati. Roma getta nella mischia addirittura il suo Doctor Universalis.
Non è torse quello il gravissimo ostacolo che ci vieta di essere interni
al cattolicesimo? E' lecito sostenere
che quei valdesi del 1200, attestati
nella nostra identica posizione, di rifiuto del divino vicariato, erano invece interni al cattolicesimo? Evidentemente no, per contraddizione in termini.
E allora? Forse... « tant de bruit pour
une omelette ».
Cordialmente.
Mario Borgarelio, S. Germano
3
24 agosto 1990
vane
XXVIII SESSIONE DEL SAE ALLA MENDOLA
CORRISPONDENZE
Parola e silenzio di Dio Culto in musica
Una serie di domande profonde ha stimolato la ricerca dei convenuti all'incontro: partecipazione e ruolo fondamentale dei laici
Dall’ormai lontano 1963 (l’epoca di Kennedy e Krusciov, di
Giovanni XXIII e M. L. King)
ogni anno fedelmente, nella settimana a cavallo fra luglio ed
agosto, centinaia di donne e uomini, giovani, anziani, bambini
si radunano sotto l'egida del Segretariato per le attività ecumeniche (SAE) per interrogarsi e
confrontarsi sulla loro fede, sui
dubbi e sulle speranze ad essa
collegate.
Il SAE è una organizzazione
laica che si autodefinisce « Movimento interconfessionale di
laici per l’ecumenismo e il dialogo a partire dal dialogo ebraico-cristiano » ed è presieduto
sin dalla fondazione da una credente cattolica. Maria Vingiani,
una donna minuta, dotata di una
forza carismatica, che ha dedicato la vita alla ricerca e al dialogo e, insieme ai suoi validi collaboratori, ha saputo far crescere questo movimento dandogli
un respiro veramente « ecumenico » e per la vastità e varietà
dei temi affrontati nel suo lungo cammino, e per il coinvolgimento di persone provenienti
dalle più varie esperienze di fede in Italia c all’estero.
Al passo della Mendola, abituale luogo di appuntamento per
i soci e gli amici del SAE, i partecipanti erano quest’anno circa
600, tra cui 445 cattolici, 60 evangelici, 20 ortodossi, 7 ebrei, un
musulmano, un buddista e 3 indù. Suggestivo e stimolante il
tema della sessione: « Parola e
silenzio di Dio ».
« Finalmente parlate di Dio e
non delle vostre beghe ». « La
vostra è una fuga all’indietro ».
Così riassume mons. Luigi Sartori — consulente cattolico del
SAE — alcune delle reazioni da
lui raccolte e riferite all’Assemblea durante la presentazione del
tema in apertura dei lavori. E
prosegue: « Abbiamo sacralizzato
le nostre divisioni} il rapporto
con le cose lo abbiamo spostato fino a Dio, che è divenuto un
oggetto. E così parliamo del
’’mio Dio” e del ’’tuo Dio”; Dio
è di tutti o non esiste ». Il confronto fra cattolici, protestanti
e ortodossi è giusto, ma occorre
aprirsi all’umano per un discorso che radicalizzi il tema del
Dio di tutti. Mons. Sartori ha
indicato alcune piste di riflessione; come si pongono i cristiani di fronte all’ateismo strisciante, non più urlante, ma indifferente? Alla trascendenza di un
Dio ritenuto ormai lontano o
assente? Come rispondono all’ormai usurata, ma pur sempre
Sconvolgente domanda; « Dov’era
Dio ad Auschwitz? ». Come possono incontrarsi con le religioni
orientali per le quali Dio non
è persona, ma è indifferenziato,
non è oggetto, ma neppure soggetto? Sarebbe facile cedere alla tentazione integristica di ridurre la nostra fede ad una manciata di certezze da ergere di
fronte agli altri come uno scudo, ma bisogna saper cogliere
il kairòs, il momento che Dio
ci offre per l’arricchimento reciproco, per il dialogo, che deve divenire per i cristiani uno
stile di vita, se non vogliono affogare nel loro stagno.
Che cosa rispondiamo alla
rnentalità scientifica che ci accusa di aver già tutto preconfezionato, di presentare un Dio
c una verità assoluti, alimentando dogmatismi e fanatismi? Sono fondate le nostre controaccu.se di relativismo e amoralifs? E come dobbiamo muoverci nel confronto fra le religioni
che affermano la discesa di Dio,
la rivelazione, e le religioni che
aflerrnano l’ascesa dell’uomo?
Su questo sfondo, fra le sedute plenarie e i lavori dei 15
sruppi di studio, si sono dipa
nate le giornate della sessione,
aperte la mattina dalla meditazione biblica, chiuse la sera dal
momento cultuale condotto a
turno dalle diverse confessioni.
Ma c’è stato anche spazio per
gli scambi di informazioni e di
esperienze, per i confronti personali e collettivi, nell’ormai consolidato clima di rispetto e fraternità.
« Non ci sono mai stati falsi
irenismi fra noi — sottolinea
Maria Vingiani — ma rifuggiamo dai dogmatismi e dal pregiudizio; contiamo particolarmente sulla forza e sull'impegno
dei laici, più pronti^ generalmente, al dialogo ».
Questo dialogo — che sinora si
era limitato all’ambito del cristianesimo, con coinvolgimento
dell’ebraismo — comincia ad allargarsi, l’attenzione si apre sull’Islam. Forse il SAE sta arrivando ad una svolta, all’apertura di nuovi fronti. E’ possibile
prevedere dei colloqui fra cristiani e musulmani del genere
di quelli che già da tempo si
attuano a Camaldoli fra ebrei e
cristiani.
La sessione non ha preteso —
né lo ha mai fatto in passato
— di dare delle risposte conclusive sul tema della parola e
del silenzio di Dio; i problemi
restano aperti e brucianti. Sia
la parola, sia il silenzio di Dio
— è stato detto — sono segni
del Regno di Dio, segni del suo
amore. Cosi egli comunica con
noi e così ci è chiesto d’agire
nell’amor fraterno, che è la comunicazione per eccellenza. Il
Dio da adorare in spirito e verità comunica lavando i piedi
agli umili. E l’attenzione si è
spostata inevitabilmente su Gesù, sulla sua persona, sul mistero pasquale, il « nuovo » modo
di comunicare di Dio. Il mistero della morte e della resurrezione di Cristo sono silenzio e
parola di Dio; il silenzio di Dio
quando Gesù gridava sulla croce; « Dio mio, Dio mio, perché mi
hai abbandonato? », riassumendo
i perché insoluti della storia dell’umanità, l’angoscia di ogni donna e di ogni uomo travolti dalla sofferenza; la parola che ha
richiamato Gesù dalla morte alla resurrezione. Ancora una volta i cristiani presenti in questo
incontro si sono trovati di fronte alla croce di Cristo, ancora
una volta è la croce di Cristo
a far problema per il mondo;
Cristo crocifisso, scandalo e pazzia. Segno di contraddizione e
divisione fra gli uomini, ma unica speranza.
E proprio la cristologia sarà
l’argomento della XXIX sessione
SAÉ della Mendola nel 1991.
Emmanuele Pascheftto
ANGROGNA
Campo giovani
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 12 agosto la corale di
Ivrea ha animato il culto nel tempio di Manìglia con l’esecuzione
di alcuni inni e di un corale di
Bach. A questi fratelli e al loro
pastore Gianni Genre, che ha tenuto la predicazione, il ringraziamento della comunità.
• Dopo il rito civile celebrato
nel municipio di Pomaretto, i giovani sposi Simona e Roberto
Genre hanno partecipato al culto
nel tempio di Maniglia, domenica 5 agosto, festeggiati da parenti ed amici.
Ai loro auguri si aggiungono le
felicitazioni di tutta la comunità
di Perrero-Maniglia.
Agape di saluto
ANGROGNA — Domenica 2
settembre, a Pradeltorno, nel corso del culto, il pastore Platone e
la sua famiglia saluteranno la
comunità dove hanno lavorato
per 14 anni. Seguirà un’agape
presso la ’’Rocciaglia” a cui ci si
può iscrivere tramite gli anziani.
Solidarietà
SAN GERMANO — Alla vedova, ai figli e ai parenti tutti del
nostro fratello Aldo Pons, deceduto il mese scorso all’età di 56
anni, dopo un lungo periodo di
sofferenza, la comunità rinnova
da queste colonne l’espressione
della sua cristiana simpatia ripetendo la consolante assicurazione del Signore ; « Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in
me anche se muore vivrà, anzi,
chi vive e crede in me non morrà mai ».
Due lutti
VENEZIA / MESTRE — Nel
mese di giugno la comunità di
Venezia ha subito due perdite
per la morte, a distanza di pochi
giorni, di Irma Zecchin e Silvio
Pozzani.
La prima apparteneva a ima
vecchia famiglia della chiesa di
Venezia, nella quale aveva occupato vari incarichi, come monitrice, membro del Consiglio e
coralista.
Il secondo si era trasferito con
la famiglia a Venezia da una decina d’anni, ma era ormai ben
conosciuto e lascia anche lui un
vuoto.
Ai familiari di entrambi va il
pensiero della comunità.
• Nel mese di luglio, a Mestre,
è nata Irene Speltra, secondogenita di Nicola Speltra e Nellida
Velo. Auguri e congratulazioni ai
genitori, alla sorella e alla nonna.
Alla Ca d’ia Pois di Angrogna, il gruppo dei partecipanti al campo. Grazie!
Anche quest’anno, all’inizio di
agosto, la Ca d’ia Pais del Bagnòou si è resa disponibile, grazie alla sensibilità del Comitato
di gestione che ha consentito
quote accessibili a tutti, ad accogliere due campi, della durata di 12 giorni complessivi, per
bambini e ragazzi della vai Pellice ed oltre.
L’organizzazione, affidata dal 1
Circuito c dalla chiesa di Angrogna a due gruppi di monitori che in parte avevano già gestito i campi negli anni scorsi,
ha dovuto respingere un certo
numero di iscrizioni a causa della limitata capienza della struttura. Infatti al primo campo,
11 cui staff era composto da Denise e Luca Bertalot, Hélène
Bounous e Franco Taglierò, erano presenti 19 ragazzi da 8 a
12 anni; al secondo 13, da 6 a
8 anni, con lo staff composto
da Elio Maggiolaro, Daniela Platone e Rossana Rivoira.
Passeggiate, giochi aU’aperto o
nel salone hanno costituito l’a
spetto comune ai due campi;
inoltre, nel corso del primo i
ragazzi sono stati stimolati a
prendere conoscenza, in modo
attivo, delTambiente montano
che li accoglieva, nel corso del
secondo si è riflettuto sull’amicizia, sulla condivisione e sulla
vita di gruppo.
Le giornate sono così trascorse veloci e piacevoli, malgrado
la famosa nebbia del Bagnòou
e qualche temporale estivo. L’iniziativa, dopo tre anni di sperimentazione, può dunque ritenersi pienamente inserita nelle
attività per ragazzi organizz.ate
dal Circuito. Per il futuro andrà fatto uno sforzo per cercare di rispondere in modo adeguato alle crescenti richieste di
partecipazione, che vengono anche da famiglie non residenti nella vai Pellice. Questo fatto, se
è motivo di soddisfazione per
gli organizzatori, deve anche essere di stimolo per continuare
ad offrire a tanti bambini una
ulteriore e preziosa opportunità
di serena vita comunitaria.
FELONICA PO — Durante fi
mese di luglio la nostra comunità ha ricevuto le cure dello studente in teologia Bruno Gaorielli.
Dopo il culto dell’ultima dome
TORRE PELLICE
CENTRO CULTURALE
VALDESE
VENERDÌ’ 24 AGOSTO
ALLE ORE 16
DIBATTITO
nell'Aula sinodale a Torre Pellice
sul tema
« L’identità protestante
neU’Europa del ’90 »
PARLERANNO:
G. Bouchard: ■ La situazione culturale italiana dopo la crisi del
marxismo
G. Tourn: « Etica, metafisica ed ecclesiologia ».
Alle ore 21, la discussione proseguirà con « Il ruolo dei Centri
culturali evangelici, proposte culturali e possibilità di collaborazione ».
nica del mese i fratelli e le sorelle presenti hanno salutato e ringraziato ufficialmente Gabrielli
per il buon lavoro svolto. Un saluto più informale gli era stato
rivolto qualche sera prima, durante un’agape fraterna alla quale hanno partecipato molte persone. Tutti hanno voluto esprimere la gioia di aver avuto, seppur per brevissimo tempo, un
(futuro) pastore a Pelonica, e il
rammarico che tale periodo volgesse al termine.
Sellica Tagliavini
VILLA S. SEBASTIANO — E’
venuta a mancare improvvisamente a Villa dove era in vacanza
dalla figlia, Sellica Tagliavini. Sellica si era trasferita nel nostro
piccolo centro agricolo dopo la
tragica morte del marito, pastore
Arnaldo Benecchi, che curava la
comunità di Palombaro (CH).
La ricordiamo come una donna
di grande coraggio, di grande
dolcezza e di grande fede. Malgrado le dure prove che ha dovuto affrontare, non si è mai arresa, e ha così dato una forte testimonianza della sua fiducia nel
Signore sia a Villa San Sebastiano, dove per anni è stata impegnata nel Centro di servizio sociale, sia a Palombaro ed a Parma, dove si è trasferita dopo la
morte del secondo marito.
Il funerale si è svolto con grande partecipazione il 18 luglio 1990.
La predicazione si è basata sul
versetto tratto dal Salmo 37 :
« Rimetti la tua sorte nell’Eterno; confidati in lui, ed egli agirà ».
La comunità di Villa S. Sebastiano desidera esprimere tutta
la sua solidarietà e simpatia ai
familiari.
Nozze
MARSALA — Il 23 luglio si
sono uniti in matrimonio: Anna
Maria Coppola e Leonardo Gasano; a questi sposi rinnoviamo la
richiesta di benedizioni del Signore Gesù Cristo.
TORRE PELLICE
SINODO 1990
Q II Sinodo inizierà con il culto
pubblico nel Tempio della Chiesa dì
Torre Pellice alle ore 15,30 dì domenica 25 agosto. Il culto di apertura
sarà tenuto dal prof. Sergio Rostagno.
r~| Tra gli appuntamenti del Sinodo ricordiamo la riunione — per i
soli membri del Sinodo — dì domenica 26 agosto alle ore 21 nella quale la Commissione d'Esame illustrerà
i meccanismi di funzionamento del
Sinodo.
□ Per tutti è invece il dibattito
organizzato per lunedì 27 agosto
alle ore 20,45 nel Tempio di Torre
Pellice che avrà come tema :
LE CHIESE EVANGELICHE
NELL'EUROPA DELL'EST:
APERTURE E NUOVI COMPITI.
Interverranno il vescovo luterano dr.
Christoph Demke e il dr. Heino Falke,
(Chiesa evangelica - RDT), la dr. Dorota Niewisczerzal (Chiesa riformata
- Polonia), il prof. dr. Milán Opocensky (Chiesa dei fratelli moravi Cecoslovacchia), segretario generale
deH'Alleanza riformata mondiale. Moderatore dell'incontro sarà il prof.
Giorgio Girardet. E' assicurata la traduzione in italiano di tutti gli interventi.
O II calendario dei lavori del Sinodo sarà redatto dal Seggio (presidente designato Gianni Rostan) sentite le commissioni d'esame e sarà
reso noto nella serata di domenica.
Ricordiamo che al Sinodo possono
assistere tutti i membri delle nostre
chiese.
4
4 vita delle chiese
24 agosto 1990
INTERVISTA ALLA COMMISSIONE D’ESAME VERSO IL SINODO ’90
Tra libertà religiosa e sete di giustizia
Sarà importante un’approfondita discussione sulla diaconia, in vista anche del progetto di formazione diaconale
- La struttura (e le strutture) della nostra chiesa - Il Sinodo non sarà « chiuso » ma aperto ai problemi del mondo
La Commissione d’esame (CdE) è un organismo tipico delle
chiese valdesi e metodiste. Nominata dal Sinodo, verifica l’esecuzione dei mandati sinodali da parte della Tavola valdese e delle com
missioni amministrative (Opcemi, Facoltà di teologia). Un’altra CdE
esamina l’operato della CIOV (la commissione che presiede alla diaconia, e in particolare agli istituti ospedalieri). I lavori sinodali vengono organizzati sulla base delle relazioni di queste due commìs
sioni d’esame. Esse entrano in funzione un mese prima delTassemblea sinodale. Per adempiere il loro mandato hanno libero accesso
agli archivi, ai carteggi dei membri della Tavola, ai libri contabili.
Si tratta di un lavoro delicato e complesso.
La CdE di Quest’anno è composta da Eugenio Bernardini, pastore a Torino, Franco Carri, pastore a Rapolla, Franca Coìsson, insegnante, sindaco di Angrogna ed anche consigliere provinciale, Ro
sanna Nitti, ricercatrice presso l’università di Napoli.
L’abbiamo incontrata in ima delle stanze della Casa valdese di
Torre Pellice, zeppa fino al soffitto di cartelle e documenti, un grande tavolo ingombro di carte, per sapere quali saranno i temi prln
cipali sui quali il Sinodo sarà chiamato a discutere in modo particolare.
«Noi — dice Bernardini, presidente della CdE — concepiamo
il Sinodo come im’assemtalea decisionale che deve verificare tutta una serie di cose. E’ chiaro
che il Sinodo, ha dei punti importanti ma ce ne sono tanti altri che non hanno rilievo pubblico. Le cose su cui il Sinodo deve
riflettere in maniera approfondita sono le questioni inerenti
ai rapporti con lo stato. Non
soltanto i finanziamenti e l’IRC.
Abbiamo notizia che il governo
sta preparando ima legge per la
libertà religiosa. Un secondo capitolo da discutere è quello relativo alla diaconia. Il terzo è il
problema della struttura della
nostra chiesa: del mantenimento delle sue caratteristiche di democrazia da un lato e dall’altro
di un certo alleggerimento e funzionalità di queste strutture. Intorno a questi tre grossi temi ci
sono anche tutti quegli aspetti
che un Sinodo deve trattare: i
rapporti ecumenici, la Facoltà di
teologia, rOpcemi, l’amministrazione, le nomine, ed altri ».
— Che cosa c’è di nuovo, quest’anno, in materia di rapporti
con lo stato?
Nitti; « C’è la questione dei finanziamenti pubblici. La Tavola,
Eugenio Bernardini.
attemperando ad un mandato
sinodale, ha fatto un’ampia ricognizione di tutti i finanziamenti che già, a titolo diverso, la nostra chiesa riceve. Nel suo rapporto al Sinodo la Tavola propone una linea di orientamento
tra finanziamento e finanziamento. Credo che sia la prima volta che, prendendo atto di una
certa situazione, si cerca di mettere ordine, individuando alcuni
criteri sui quali il Sinodo dovrà pronunciarsi. All’origine di
questa riflessione vi sono le leggi regionali sui contributi per i
locali di culto; ma la questione
si collega ad un nuovo orientamento legislativo che consiste
nel raggruppare in una legislazione speciale per le confessioni religiose normative che, di solito, erano in altre leggi comuni. E’ un orientamento di tipo
giurisdizionalista, per noi pericoloso, perché ci impedirebbe
l’accesso al diritto comune, volendo lo stato raggruppare in
una legislazione ad hoc per le
confessioni religiose tutto quanto le riguarda. Lasciando stare il
titolo della legge e il suo carattere inevitabilmente privilegiarlo, l’orientamento della Tavola
è quello di distinguere, caso per
caso, norma per norma, ciò che
può essere privilegiarlo e ciò
che non lo è ».
— Dunque la questione dell’8
per mille, sulla quale si sono avuti molti interventi sulla nostra
stampa, non verrebbe ripresa
ora.
Bernardini: « Non direttamente; è un altro capitolo, rispetto
alle leggi sulla libertà religiosa.
Ci sarà sicuramente, in aula sinodale, un’eco della discussione.
Ma quest’anno dovremo discutere sulla deflscalizzazione e sulla
utilizzazione delle leggi regionali
sui locali di culto ».
— In che modo torna il pro
blema della diaconia?
Coisson; « Tre sono i problemi relativi alla diaconia, che ci
pare debbano essere sottolineati.
Uno è il progetto sul servizio
diaconale, posto all’esame di
questo Sinodo, e su cui intendiamo riflettere in particolare. Da
molto tempo se ne discute e sarebbe bene arrivare ad una decisione in merito. Un altro argomento è il progetto di formazione diaconale, che si attuerà a
Firenze, per la preparazione di
coloro che intendono lavorare
nelle opere della chiesa, ma con
una formazione chiaramente di
tipo evangelico, per una testimonianza. Il terzo problema riguarda Villa Olanda. La Tavola ne
ha deciso la chiusura. Ma è sorto un comitato che intende invece far proseguire l’opera di Villa
Olanda in campo socio-assistenziale. Noi ci siamo trovati a dover istruire (il nostro compito
è quello di istruire) la pratica
relativa a questo istituto, in modo. che i membri del Sinodo possano essere al chiaro del problema e, conseguentemente, prendere una decisione ».
— Ritenete che il Sinodo possa decidere se chiudere Villa Olanda o lasciarla aperta?
Coisson: « E’ necessario non
discutere se chiudere o non chiudere, bensì quali sono o devono
essere le finalità di Villa Olanda.
Dal Sinodo dovrebbe venire una
risposta, dopo una riflessione approfondita ».
— Pensavo che nella diaconia
Rosanna Ciappa Nitti.
rientrasse anche il capitolo della
ristrutturazione della CIOV.
— Bernardini: « No, è sotto il
capitolo ’’strutture della chiesa” ».
— Quindi è il terzo grosso tema di questo Sinodo.
Bernardini: « C’è una connessione tra le riflessioni che si
stanno facendo sulle strutture
cosiddette intermedie della nostra chiesa (circuiti e distretti)
e le loro competenze, e il decentramento dalla Tavola di alcune
competenze che riguardano gli
istituti, in particolare quelli socio-sanitari. C’è un’ipotesi che
vede una certa connessione tra
rinnovamento di queste strutture intermedie e il rinnovamento
delle finalità della CIOV. E quindi un alleggerimento delle responsabilità della Tavola che
mantiene, comunque, una sovraintendenza su questi istituti ».
Noi e la situazione
internazionale
— Ma esiste un rapporto tra
quanto sarà discusso in aula sinodale e la complessa e preoccupante situazione internazionale (Golfo Persico, Est-Ovest,
ecc.)? Un Sinodo centrato su
quanto avete detto non rischia
di essere un po’ introverso? Come collegarlo allora alle tematiche d’ampio respiro trattate a
Seoul, o a quelle che saranno
segno dell’annunzio del regno di
giustizia. Questo nostro appassionato desiderio di rilanciare
una presenza lo vediamo incastonato in questa situazione di
movimento. Per alcuni è una
caduta di valori; per noi è una
occasione per rilanciare una
prospettiva. Non siamo condannati ad essere omologati ad una
società come questa, occidentale, che non permette di giocare
nuove carte. La ricerca che conduciamo è di segno positivo ».
Bernardini: « C’è l’Europa e
c’è il Sud del mondo. E’ caduto
il muro di Berlino, ma si rafforza il muro tra il Sud e il Nord. Lo
scorso anno il Sinodo decise di
aiutare le chiese del Rio de La
Piata per colmare un loro deficit. Era un progetto triennale.
Invece è stato realizzato in im
anno! C’è dunque la consapevolezza di uno. squilibrio che va
riequilibrato. Nel capitolo introduttivo sull’Europa affrontiamo
la proposta specifica di un incontro europeo dei protestanti
d’Europa, dal Portogallo agli Urali. Vorremmo fosse allargato a
tutte le chiese protestanti e non
limitato solo a luterani, riformati ed uniti. Ci siamo sempre concepiti come una chiesa in Europa: il centenario dell’anno scorso è stato celebrato in questa ottica. Per quanto riguarda il Sud
del mondo seguiremo con apprensione gli avvenimenti ».
Nitti: « Tanto più che in Europa c’è la proposta integralistica del cattolicesimo di Wojtyla, che vorrebbe Tuniflcazione
sotto il segno del cattolicesimo
romano. La nostra collocazione,
di respiro europeo, ci sembra importante. E’ il nostro contributo
alla costruzione dell’Europa. La
serata di lunedì, 27 agosto, vedrà una tavola rotonda sull’Europa e il ruolo delle chiese evangeliche. Ad essa prenderanno
parte rappresentanti delle chiese dell’Est».
Bernardini: « La Riforma protestante e la Rivoluzione francese
non sono un accidente dell’Europa: fanno parte della sua storia.
Quando pensiamo ad un incontro dei protestanti, non pensiamo di essere gli unici credenti,
l’unica anima di questa Europa ».
— All’inizio del prossimo novembre si terrà a Roma una riu
nione congiunta del Sinodo e dell’Assemblea delle chiese facenti parte dell’unione battista
(UCEBl). E’ la prima volta che
avviene un incontro di questo tipo, dopo anni di dialogo tra le
diverse denominazioni, e prelude ad una collaborazione più
stretta tra di esse. Questa sessione sinodale si occuperà di
questo avvenimento, e come?
Bernardini: «Sarà un argomento trattato, evidentemente, in
modo specifico; ma non è uno
degli argomenti più importanti
che questo Sinodo deve trattare.
Il Sinodo-Assemblea congiunti
avranno di per sé materia da
trattare. Inoltre, su questa questione, ciò che conta sono le decisioni già prese dai Sinodi passati. In essi si era deciso di tenere questo incontro. E questa
mi pare già la cosa più importante. Una seconda cosa che era
stata decisa ritardava le procedure da seguire e la preparazione di questo incontro. Mi pare, dunque, che le cose più importanti siano già state fatte. In
questa sessione sinodale noi
dobbiamo esaminare le risposte
giunte dalle chiese locali e darne una valutazione globale. Per
altro guardiamo all’incontro <fi
novembre come ad un avvenimento che sarà sicuramente
molto, importante per il futuro
delle nostre chiese ».
Franco Carri.
UN TASSELLO DI DEMOCRAZIA
Ciò che sta dietro
Franca Coisson.
oggetto della prossima assemblea mondiale di Canberra ’91?
Carri: « Parliamo di tutto questo nella prima parte della nostra relazione. Nello studiare i
vari aspetti del nostro essere
chiesa in Italia, abbiamo, di mira il rilancio della nostra presenza e della nostra testimonianza,
per creare una società che sia
__ Una valutazione conclusiva,
in due parole, del lavoro che avete compiuto.
Carri; « Per me è molto positivo far parte di questa commissione. Provengo da un piccolo
paesino della Lucania (4.000 abitanti). Per non mo,rire, o per
non entrare in crisi, occorre, a
livello di vita pastorale, mantenere alta sia la formazione che
l’informazione. Tramite il nostro
giornale riceviamo un’ampia informazione sulle chiese; ma questo lavoro mi ha permesso di
sentire il polso della loro vita ».
Coisson: « E’ una di quei tasselli della democrazia che vedo
nelle nostre chiese. Sono stata
meravigliata dalla mole e dalla
molteplicità delle problematiche
che le chiese affrontano. Pur seguendo, da vicino la vita della
chiesa, sono comunque sorpresa di vedere quale grande ’’mac
china” sia la chiesa valdese ^ e
metodista, al di là di tutto l’aspetto spirituale e di fede ».
Nitti: « Anche se la nostra relazione tratta di problemi organizzativi, burocratici, fiscali, amministrativi, strutturali..., sia ben
chiaro che non ci siamo dimenticati l’essenziale, il centro intorno a cui tutto ruota ».
— E che cos’è questo essenziale?
Nitti: « La ragione per la quale siamo chiesa in Italia ».
Carri: « Il motore di questa
macchina è la fede ».
Nitti: « Ecco perché, alle volte, si confonde il fine con il mezzo ».
• Pagina a cura di
Luciano Deodato
5
24 agosto 1990
vita delle chiese 5
INTERVISTA AL MODERATORE DELLA TAVOLA VALDESE FRANCO GIAMPICCOLI
Riconoscere oggi Topera del Signore
Le questioni più rilevanti sul tappeto: la nostra presenza nella società, i rapporti con lo Stato, la vocazione e il
ruolo pastorale, il meccanismo contributivo - A novembre l’appuntamento dell’assemblea congiunta con i battisti
Da alcune settimane gli uffici
romani della Tavola valdese sono,
in parte, trasferii a Torre Pellice.
Si tratta di un’operazione annuale,
necessaria a predisporre il complesso quadro tecnico del Sinodo.
11 materiale d’informazione per i
deputati è pronto da giorni; la
« Relazione » consiste in due volumi, per un totale di quattrocento
pagine. Essa racchiude un panorama completo ed approfondito della realtà delle nostre chiese. Leggendo queste pagine mi sono posto alcuni interrogativi che giro a
Franco Giampiccoli, moderatore
della Tavola valdese. L’incontro
avviene nell’ufficio della Casa valdese di Torre Pellice. Ambiente
austero, mobili anni ’30. Ma di
vecchio in quest’incontro c’è soltanto l’arredamento. Ecco le domande:
Alla vigilia del Sinodo il moderatore, pastore Franco Giampiccoli,
intervistato nel suo ufficio.
Essere protestanti
in Italia
Non va da sé essere protestanti in Italia, questo anche grazie alla capillare influenza della
Chiesa cattolica. Mentre Roma sa
sempre cosa dire e cosa fare noi,
a volte, ci perdiamo in lunghe disquisizioni. Manca insomma una
chiara linea evangelica capace di
incidere in profondità. Pecchiamo
di timidezza?
« La nostra civiltà tiene nella
massima considerazione 5 grandi
ebrei; Mosè, che ha detto; non
c’è che la legge. Gesù, che ha
detto: non c’è che l’amore. Marx,
che ha detto: non c’è che il denaro. Freud, che ha detto; non c’è
che il sesso. Einstein, che ha detto: tutto è relativo. Questa battuta
esprime il clima di garbato e sorridente scetticismo in cui vive
l’Occidente. E poiché siamo parte
del nostro spazio e del nostro tempo, introiettiamo le infinite sfumature di questo relativismo. L’Evangelo, che pur ci è caro, va bene
per noi, ma è normale che non
vada bene per gli altri. E su quale base dovremmo proporlo come
valido anche per gli altri, e cioè
come un assoluto, visto che il pluralismo è un dogma imperante che
relativizza ogni cosa e priva di
senso le vecchie distinzioni tra
bene e male, tra vero e falso? E
d’altra parte penetra in noi attraverso tutti i pori l’onnipresenza di
una Chiesa (senza aggettivi) che si
presenta come Religione (ovunque,
scuola inclusa) che è risposta ai
bisogni della popolazione, come
"servizio sul territorio”. Non accetterò mai le pretese autoritarie
del papa cattolico che pretende di
decidere por gli altri, ma un servizio lo rendiamo pure noi, che
diamine! E allora perché non trovare uno spazio anche alla nostra
religione? Perché non accettarlo
se ce lo offrono? Queste pezze
fortemente colorate stingono sul
nostro bucato, rischia — non da
oggi — di svaporare la caratterizzazione protestante di noi evangelici che pure abbiamo conosciuto
che la vita, la morte c la risurrezione di Cristo sono il centro e il
significato della nostra vicenda
personale come della storia del
mondo, c che siamo entrati a far
parte della eomunità di coloro che
intendono lasciarsi interpellare dal
Signore e cereano di esprimere
una risposta alla sua chiamata ».
¡1 ministero pastorale sembra
conoscere, in questi anni, forti momenti di disorientamento, crisi di
prospettiva. Tra l’altro le forze pastorali stanno diminuendo. E’ così difficile, oggi, essere pastori?
« In ogni epoca, o dal tempo di
Giona in poi, deve esser stato difficile fare il pastore. Non so se
oggi è più difficile di ieri. Certo
possiamo riconoscere le difficoltà
di oggi. A me pare che più si disperde l’identità protestante dei
singoli e del nostro essere chiesa,
più cresce la domanda nei confronti del pastore, in una sorta di
’’transfert”, di delega, per cui la
comunità che cerca un nuovo pastore ne delinea 1’ “identikit” che
è la completa descrizione di quello che i suoi membri vorrebbero
essere. Alla crescente domanda i
pastori rispondono in vari modi
che vanno dal rifiuto di una pericolosa centralità della sua occupazione, dalla rivendicazione della
sfera del privato alla totale ecclesiasticizzazione della propria vita.
Alcuni pastori rischiano di restare
schiacciati nella tensione comunità-pastore che oggi talvolta sernbra
aver preso il posto della tensione
comunità-mondo circostante ».
L’opera della
chiesa nella società
Cosa fare allora per ridare slancio al lavoro delle chiese nella società?
« Non ho formule né bacchette
magiche. Ma prima di cercare di
dire cosa dovremmo fare noi, credo sia bene riconoscere cosa fa il
Signore. Per me è motivo di continua meraviglia e riconoscenza il
fatto che malgrado questi rischi di
perdita d’identità e di tensioni interne, di disorientamento e di litigiosità, ci sono uomini e donne
che percorrendo le vie più disparate vengono a gettare nuovo sangue fresco nelle vene del nostro
vecchio corpo; il fatto che tra mille incocrenze e contraddizioni
l’Evangelo nelle nostre chiese è
predicato, talvolta con potenza: il
fatto che ci sono chiese o gruppi
che riescono ad aprirsi verso l’esterno magari, letteralmente, mediante l’apertura del proprio tempio rendendosi disponibili alle domande della gente, o con i moderni mezzi di comunicazione o in
molti altri modi. E ancora potrernmo continuare. Usiamo pure l’acido dell’autocritica, è parte della
nostra identità protestante; ma
non manchiamo di riconoscere
ciò che il Signore fa per noi! Il
che non ci esime dal chiederci,
appunto, cosa possiamo e dobbiamo fare di fronte allo scolorirsi
del nostro marchio evangelico.
Credo che questo significhi accostarci — sempre di nuovo! — alla
Parola per chiederci qual è la
nostra missione (non abbiamo
paura di questa parola): per che
cosa, in questo luogo e in questo
tempo, il Signore ci ha scelti e ci
ha mandati ».
I rapporti
con lo Stato
Torniamo al Sir.odo imminente,
tra i temi principali che andranno
in discussione c’è quello dei rapporti con lo Stato; nel trascorso
anno ecclesiastico abbiamo discusso, anche su queste colonne, la
questione dell’8%o. Il Sinodo dovrà ricordare i confini entro i quali intendiamo muoverci nel nostro
rapporto con lo Stato?
« Hai ragione. Tu mi chiedi del
Sinodo e io ti parlo delle comunità. D’altra parte, grazie a Dio, tra
l’uno e le altre non c’è questa gran
differenza e distanza. Questo^ è
l’anno in cui il Sinodo discuterà il
’’piano di rapporti finanziari tra
Stato e Chiesa” che chiese alla Tavola di elaborare nel 1988. 11 piano che la Tavola sottopone al Sinodo contiene un approfondimento di criteri, definiti in modo generale nell’88, in base ai quali è per
noi legittimo o illegittimo accedere
ai finanziamenti disposti da leggi
dello Stato; l’applicazione di questi criteri alle leggi regionali che
regolano i contributi per edifici di
culto; le linee generali per l’applicazione alla nostra chiesa della deducibilità delle offerte dei singoli
dal loro imponibile (defiscalizzazione). Siamo ancora nell’ambito
dei principi di autonomia che ci
siamo dati 140 anni fa e che sono
oggi espressi dall’art. 5 della Disciplina valdese:
”La Chiesa, fondata sui principi delVEvangelo, si regge da sé in
modo indipendente nell’osservanza della sua confessione di fede e
del suo ordinamento senza pretendere alcuna condizione di privilegio nell’ordine temporale, né consentire nel proprio ordine ad ingerenze o restrizioni da parte della
società civile”.
Siamo sul confine, ma siamo
ancora in questo ambito. C è chi
vorrebbe ’’aggiungere” a questo
piano l’8 per mille. Ma non si tratterebbe di un’“aggiunta” bensì di
un varcare decisamente questo
confine. Dovremmo rivedere non
solo le decisioni sinodali degli ultimi anni ma cambiare una lunga
tradizione — non sempre del tutto
coerente ma ancora salda e significativa — di autonomia e indipendenza. Tutto si può fare, purché
nella piena consapevolezza e chiamando le cose con il loro nome ».
Il sistema
contributivo
La riforma del sistema contributivo che la Tavola ha proposto alle chiese questi ultimi anni inizia
a dare i primi frutti positivi?
« La ’’campagna delle 3P” che
promuove l’impegno contributivo
personale, periodico e proporzionale al proprio reddito, è un’espressione tipica della nostra concezione della chiesa. Due passi
avanti su questo cammino vengono proposti quest’anno al Sinodo.
Il primo riguarda gli obiettivi della campagna. Se l’obiettivo finale
è il totale autofinanziamento e lo
sviluppo dell’opera, l’obiettivo a
breve scadenza è quello di raggiungere il ’’punto di equilibrio”
che per i valdesi consiste nell’equivalenza tra le uscite dell’amministrazione ordinaria (campo di
lavoro, pensioni, spese di gestione) e le entrate interne (contribuzioni, recuperi e entrate proprie);
per i metodisti consiste nel raggiungere l’equivalenza tra spese
per il campo di lavoro e entrate
da contribuzioni.
Il secondo riguarda un nuovo
meccanismo di formazione dei preventivi (per le chiese valdesi) che,
abbreviando i tempi, consenta alla
Tavola di essere più precisa nelle
sue previsioni e alle chiese di essere più coraggiose nei loro impegni. Si tratta certo di cose che hanno risvolti tecnici di non semplice
comprensione, ma anche nello stesso tempo dell’organizzazione economica della vita della nostra chie
sa come parte integrante della risposta che noi diamo, come singoli
e come chiesa, alla vocazione che
il Signore ci rivolge ».
La grande novità, che rimbalzerà in Sinodo, è costituita dal nuovo rapporto tra valdesi e metodisti e il mondo battista italiano dopo le analisi condotte in questi
mesi e guardando alla prossima
Assemblea-Sinodo di novembre a
Roma. Come stanno andando le
cose su questa nuova affascinante
frontiera?
« Ai membri del Sinodo viene
distribuito il documento che una
apposita commissione battista, metodista e valdese (BMV) ha redatto
elaborando le risposte delle chiese (circa la metà, ma altre chiese
ancora hanno risposto, purtroppo, fuori tempo massimo) ai questionari contenuti nel documento
preparatorio all’Assemblea-Sinodo
del prossimo novembre. Il quadro
che ne emerge allarga il cuore e
riempie di allegrezza: le chiese
BM"V nel loro complesso sono consapevoli di difficoltà e problemi,
ma esprimono una gioiosa e decisa
volontà di incontrarsi per riconoscersi e scambiarsi i propri doni
per rispondere insieme, negli ambiti proposti, alla comune vocazione.
Come concretizzare in poco più
di due giorni ciò che possiamo
essere e fare insieme — senza fuggire nell’irreale né partorire topolini — è cosa che fa tremare le
vene ai polsi. Abbiamo tutti, in
misure diverse, una grande responsabilità e dobbiamo chiedere
al Signore di aiutarci a portarla
con fiducia e a discernere la sua
volontà. Per l’Assemblea-Sinodo
certo. Ma anche per tutto il resto
che forma il nostro essere discepoli di Cristo, raccolti nella sua
chiesa e mandati nel mondo ».
Pagina a cura di
Giuseppe Platone
TORRE PELLICE
Verso il Sinodo ’90
La sessione europea dell’assemblea si apre domenica pomeriggio - Le nuove forze pastorali
In queste due pagine presentiamo, con interviste al
moderatore e alla Commissione d'esame sull'operato della Tavola valdese, del Consiglio della
Facoltà valdese di teologia, dell'Opera per le
Chiese evangeliche metodiste in Italia, un quadro
dei temi ohe saranno dibattuti al prossimo Sinodo
delle Chiese valdesi, metodiste e libere, che si
aprirà col culto pubblico
nel tempio di Torre Pellice alle ore 15.30 di domenica 26 agosto.
Nel corso del culto verranno consacrati pastori
Paola Benecchi, Francesca
Cozzi, Cesare Milaneschi e
verrà presentato alle chiese il pastore Ruben Vinti.
Ai lavori del Sinodo possono assistere tutti i
membri delle nostre chiese.
6
valli valdesi
24 agosto 1990
LUSERNA SAN GIOVANNI
Giunta regionale
e provinciale
TORINO — Sono state distribuite le deleghe agli assessori
della Regione e della Provincia.
Per la Regione questi gli incarichi: Gian Paolo Brizio - DC
(presidente); Bianca Vetrino PRI (vicepresidente, industria,
commercio, artigianato. Aere e
mercati); Emilia Bergoglio
DO (personale, assistenza); Daniele Cantore - PSI (turismo,
caccia e pesca, industria alberghiera, acque minerali e terme);
Mario Carletto ■ DC (urbanistica, edilizia residenziale); Giuseppe Cerchio - DC (lavoro, formazione professionale, migrazioni,
cooperazione); Giuseppe Fulcheri - PLI (istruzione, edilizia scolastica, attività culturali e spettacolo); Pier Luigd Gallarmi PSDI ( bilancio e patrimonio,);
Marcello Carino- PSI (ambiente,
acquedotti, fognature, cave); &
milio Lombardi-DC (agricoltura) ; Eugenio Maccari - PSI (sanità); Enrico Nerviani - DC (cultura, parchi, pianificazione territoriale, enti locali); Luciano Pannella - PSI (trasporti, viabilità,
pronto intervento).
Per la Provincia di Torino:
Luigi Ricca - PSI (presidente);
Ezio Astore - DC (vicepresidente, viabilità); Livio Besso Cordero - PSI (sport, cultura, turismo, caccia e pesca); Ivan Grotto - PSI (montagna, pianificazione, grandi infrastrutture, difesa del suolo, provveditorato);
Antimo Di Malo - PRI (istruzione, edilizia scolastica); Cataldo
Principe - DC (trasporti e personale); Gianfranco Morgando DC (programmazione e bilancio); Claudio Bonansea - DC (agricoltura); Corrado Scapino PSI (ecologia e ambiente).
Rassegna
PINEROLO — Rimarrà aperta
dal 25 agosto al 2 settembre
la tradizionale rassegna dell’artigianato. Nella sezione culturale
espone anche la Claudiana.
Consiglio rinviato
PINEROLO — Non si è tenuto
il 27 luglio il Consiglio comunale
che doveva decidere l’appalto
pluriennale all’ACEA per il riscaldamento degli edifici comunali. La triangolazione ACEAGasenergia-Pedemontana Gas denunciata in Consiglio dalla DCChiabrando ha fatto saltare la
maggioranza. Il Consiglio è stato
rinviato ad altra data, sperando
che le vacanze «portino consiglio ». Per il '90/91 si continuerà
come ora : TACEA farà la fattura
al comune e la manutenzione sarà fatta dalla Pedemontana Gas
per conto dell’ACEA.
Incendio
FRALI — Un fulmine è all’origine di un incendio che da una
dozzina di giorni sta interessando la zona di Crosetto, Gianna,
miniera 1400. Stanno bruciando
numerosi abeti e larici e ceppaie.
Spinto dal vento rincendio si è
lentamente diffuso fino a interessare una vasta zona. Nella mattinata di martedì 21 agosto è
intervenuto un elicottero della
protezione civile per tentare di
spegnere l’incendio.
I
VILLAR PELLICE I
Sindaco socialista
Una giunta analoga alla precedente quanto a formazioni politiche Gli enti locali dovranno, con la nuova legge, elaborare lo statuto
adiacente paese in posizione panoramica recente villetta composta da:
p. t. tavernetta, box, centrale termica, cantina, lavanderia. P. 1° soggiorno, 2 camere, cucina, bagno,
giardino mq. 300 ca. L. 114 m.
I
L’architetto Piercarlo Longo
è il nuovo sindaco di Lusema
San Giovanni. E' stato eletto il
6 agosto da una maggioranza
DC-PSI-PSDI-Indipendenti.
Quelli che erano gli intendimenti preelettorali socialisti sono stati raggiunti rispetto all’incarico di primo cittadino, assai
meno rispetto alle proposte di
cambiamento. Dopo 100 giorni di
trattative privilegiate con i gruppi laici, PCI e verdi, i socialisti
hanno alla fine scelto di andare
ad una giunta, analoga alla precedente, con la DC e, questa volta, col supporto dell'eletto degli
« indipendenti vai Pellice ».
Come è possibile che nel giro di un mese una persona si
proponga ai consiglieri come
sindaco due volte, ma a capo
di coalizioni diverse ed alternative?
Un Longo sicuramente teso,
che nelle settimane passate si è
esposto più di altri stessi suoi
compagni di partito nel progetto di giunta di cambiamento,
ha voluto elencare le linee programmatiche della nuova giunta; un programma che, essendo
un elenco di problemi da affrontare, non si discosta molto da
quello presentato a giugno dal
« cartello laico ». Saranno le decisioni con cui si tenterà di metterlo in pratica che esprimeranno la reale volontà e capacità
della coalizione nel dare le risposte di cui Lusema ha bisogno.
I-a governabilità, la volontà di
non andare ad elezioni anticipate, sono stati gli elementi che
hanno portato all’accordo tra
PSI e DC. « C’era bisogno di tante trattative per arrivare all’unica formula di governo che gli
elettori avevano premiato? »,
si è chiesto il capogmppo della
Lega Nord, Collino, aggiungendo,
riferendosi all’accordo per una
staffetta a metà tornata amministrativa tra Longo e Badariotti: « Ancora una volta vinc^ la
logica della spartizione delle poltrone! ».
A proposito di incarichi ecco
gli assessori che col sindaco
comporranno la giunta: Carla
Maurino (vicesindaco), Claudio
Badariotti, Roberto Belladonna,
Marco Merlo (DC); Duilio Canale (PSI); Vincenzo Fedele (Ind.
vai Pellice); Ermanno Revel
(PSDI) e Livio Bruera (DC) saranno consiglieri delegati alle frazioni di San Giovanni e Lusema.
« Il risultato di mesi di trattative è frutto di riflessioni e decisioni molto sofferte e certamente non scontate; del resto questo era l’unico accordo possibile, alla luce dei numeri e anche
delle disponibilità dei gruppi consiliari — afferma il sindaco —;
bisogna però tener conto del
momento particolarmente delicato per gli enti locali, chiamati
a dotarsi dello statuto, che è
l’unico strumento capace di portare un po’ di autonomia ai Comuni; è mia ferma intenzione,
proprio a partire dalla creazione dello statuto, avviare un serio confronto coi gruppi di minoranza, in particolare di sinistra ».
Ci sarà la staffetta dopo due
anni e mezzo per l’incarico di
sindaco; non è questo un segno
di trionfo del partitismo?
« In effetti lo può essere; del
resto viviamo in un momento
particolare, di transizione, sia
per quanto riguarda il meccanismo che regolamenta gli enti locali, sia per quanto riguarda la
vita stessa dei partiti, in cui non
si ha ben chiara quale sarà la
strada che ognuno percorrerà ».
Villa Olanda
Nel vostro programma c’è un
accenno esplicito alle sorti di
Villa Olanda, sul cui futuro il
prossimo Sinodo è chiamato a
dare un parere definitivo; cosa
vuol dire?
Il sindaco Piercarlo Longo.
« Secondo noi non si deve alienare una risorsa che abbiamo
sul territorio; la destinazione deve essere programmata e concordata sulla base delle esigenze della zona. Fermo restando
che tocca appunto al Sinodo decidere, la struttura può offrire
un servizio importante, non tanto nel campo degli anziani, su
cui abbiamo molte risposte,
quanto in altri settori dei servizi ».
Dal sindaco nuovo al sindaco
uscente, Claudio Badariotti, che
secondo l’accordo tra i gmppi
di maggioranza dovrebbe subentrare a metà tornata amministrativa.
Per alcune settimane è par.so
che dopo vari lustri la DC potesse essere estromessa dalla
giunta; alla fine non è stato così. Pur cedendo, dopo trent’anni,
la poltrona di sindaco, si è fatta l’alleanza che i democristiani hanno sempre voluto.
Badariotti, è un’alleanza destinata a durare?
« Ci sono stati dei problemi
e qualcuno, dopo il 6 maggio,
si è magari ritenuto più vincitore di altri. Sono però convinto che ci sia la disponibilità ad
andare avanti sulla strada intrapresa con l’approvazione del
programma ».
Su questa convinzione si mostra invece meno sicuro il capogruppo PCI, Rivoira, che rivolgendosi ironicamente al gruppo DC in Consiglio comunale
si è chiesto: « Siete così sicuri
che i socialisti manterranno fede al patto, dopo quanto accaduto durante le trattative? ».
Nessuno ha voluto rispondere
alla provocazione.
Piervaldo Rostan
ACCERTAMENTI DI INVALIDITÀ’ CIVILE
Richiesto il referendum
Questa volta i consiglieri regionali di DP ce l’harmo fatta.
Adottando la politica del trasversalismo, hanno convinto altri
consiglieri di altri partiti e poi
gli interi consigli regionali del
Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Sardegna e Friuli a depositare una richiesta di referendum popolare per abrogare l’articolo della legge 8, del gennaio
1990, che incarica le Commissioni sanitarie militari di accertare
le invalidità dei cittadini. In precedenza questi accertamenti venivano effettuati dal Servizio di
medicina legale di ogni USL.
Come è noto possono richiedere l’effettuazione di un referendum popolare 500 mila elettori o
cinque consigli regionali.
La strada scelta dai consiglieri
di DP, a cui si sono aggiunti altri
della DC, del PSI, del PCI e dei
Verdi, è stata quest’ultima.
In Lombardia si sono accumulate sui tavoli delle Commissioni
militari 200 mila richieste di ac
certamenti, in Piemonte 47 mila,
in tutta Italia 1 milione e 900 mila. In sei mesi ne sono state esaminate finora appena un migliaio
in tutta Italia. Di qui la giusta
protesta degli invalidi, che si sentono beffati, e delle loro associazioni.
I consiglieri regionali Pippo
Torri (DP Lombardia) e Piergiorgio Maggiorotti (DP Piemonte) hanno perciò sollecitato i loro
consigli che aH’unanimità (tranne in Lombardia, dove hanno votato contro la proposta repubblicani e antiproibizionisti) hanno deciso di presentare la richiesta di referendum.
Richiesta che è stata depositata il 31 luglio scorso agli uffici
della Corte costituzionale. Se entro un anno il Parlamento non
approverà una modifica alla legge, nel senso voluto dai proponenti (e cioè un ritorno di questa
competenza alle USL), gli elettori italiani saranno chiamati a
esprimersi col voto.
G.G.
Conoscere
le stelle
PINEROLO — Per chi ama
l’affascinante studio dell’Universo e prova interesse per la ricerca di nozioni astronomiche, sarà
aperta dal 25 agosto al 2 settembre presso la saletta della Pro
Loco di Pinerolo, nel Palazzo Vittone di piazza Vittorio Veneto,
una mostra-esposizione che ha
per titolo « Impariamo a conoscere le stelle».
L’Associazione Astrofili di Luserna San Giovanni rivolge un
caldo invito a quanti desiderano
soddisfare la propria curiosità
intellettuale su questo argomento a visitare questa esposizione
per aiutare l’iniziativa a raggiungere al più presto lo scopo che si
è posta: costruire in loco un
grande osservatorio astronomico
pubblico.
La mostra rimarrà aperta nei
giorni feriali dalle 17,30 alle 23 e
nei giorni festivi dalle 9,30 alle
12,30 e dalle 14 alle 23,30.
I giovani e
le frontiere
FONTANE — I giovani non
amano le frontiere, che vedono
come limitazioni imposte alla
loro libertà. Questo spiega il
successo di Agape e dei suoi
campi internazionali, che hanno
permesso fin da) dopoguerra a
giovani di tutte le nazioni elei
mondo di incontrarsi e comunicare.
Un gruppo di campisti ha partecipato alla tradizionale riunione del colle di Fontane il 5 agosto e ha esposto ai numerosi
partecipanti alcune riflessioni
sulle prospettive che si aprono
a breve scadenza per i paesi
europei.
Il processo di unificazione europea sembra favorire in primo
luogo le grandi concentrazioni di
capitale, lasciando in ombra ’a
soluzione dei gravissimi problemi di sfruttamento e di povertà. Alle chiese cristiane toc<ia
quindi il compito di sostenere
la causa dei deboli, abbattendo
anche in questo campo le barriere che ostacolano il processo verso la giustizia.
Personalità
giuridica
TORINO — La Società di studi valdesi ha ottenuto la personalità giuridica di diritto privato. Il Bollettino ufficiale della
Regione Piemonte del 1” agosto
pubblica la delibera della Giunta
regionale in tal senso del 25.6.90.
Con l’acquisizione della personalità giuridica l’associazione è
« riconosciuta » e come tale potrà
operare nell’ambito regionale.
Bibbia di
Gutenberg
TORINO — La Giunta regionale ha speso 26 milioni per acquistare una pagina della Bibbia
di Gutenberg (contenente il testo di I Samuele 1: 2 - 2: 25).
Il cantico di Anna sarà « depositato in una biblioteca pubblica
piemontese, che ne garantisca
allo stesso tempo conservazione
e valorizzazione », come recita la
delibera di acquisto.
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7
valli valdesi
24 agosto 1990
TORRE RELUCE
Antiproibizionismo: sì o no?
Critiche al carattere punitivo della legge sulla droga - Finanziamenti alle comunità private e gravi problemi per i servizi pubblici
Mostre
Proibizionismo o antiproibizionismo? Per Luigi Del Gatto, deputato radicale, membro del
Coordinamento antiproibizionista, questo è il punto fondamentale su cui occorre dibattere per
affrontare il problema della droga nel nostro paese.
Siamo al cinema Trento di Torre Penice, il 12.8.'90, al convegno di Radio Beckwith, centrato
quest’anno sul tema della tossicodipendenza, dopo la promulgazione della nuova legge 162 del
26.6.’90. (E’ « uno strumento
adatto ad affrontare il problema? »).
La partecipazione del pubblico
è modesta, ma il tema è di viva
attualità. Se la posizione di Del
Gatto è chiaramente segnata dal
netto contrasto fra la tesi sostenuta dal Coordinamento di
cui fa parte e il principio informatore della legge (assumere sostanze stupefacenti è illecito), la
discussione è stata però molto
più articolata e ricca di argomentazioni di ordine scientifico,
sociale, giuridico, umano, cui lo
stesso Del Gatto ha dato un importante contributo. Le altre relazioni sono state svolte dal dott.
Paolo Jarre, operatore del Servizio pubblico di Rivoli, dal sindaco di Torre Pellice, Marco Armand Hugon, dal consigliere regionale del PSI Giancarlo Tapparo, dal pastore valdese Luciano Deodato.
E’ diffìcile condensare in poche righe circa due ore e mezzo di dibattito, cui hanno partecipato anche operatori del Servizio pubblico della valle e di
Milano. Mi limiterò a presentare brevemente la posizione di
coloro che hanno espresso critiche alla base ideologica e al
testo della legge, per l’ingiustizia di fondo e per gli effetti negativi che ci si attende da essa; la difesa prudente della legge (del consigliere Tapparo); infine il punto di vista del pastore
Deodato (anch’egli fra i critici)
su un punto particolare; che
può fare (che deve fare) la chiesa di fronte al problema droga.
1. La legge è una legge punitiva, che è stata proposta e
approvata dalla maggioranza in
Parlamento per motivi politici
(cercare il favore dell’elettorato,
e allinearsi al modo di pensare
e di agire delle nazioni sviluppate, USA in testa). In effetti si
tratta di un problema mondiale
(Del Gatto) che rientra nella politica neo-colonialista, come a
suo tempo aveva aperto l’era coloniale; non per niente le piantagioni di coca costituiscono
l’unico mezzo di sopravvivenza
di estese popolazioni del terzo
mondo, così come i signori del
« triangolo d’oro » si arricchiscono sulla pelle dei poveri del Sud
Est asiatico. Cosi come le multinazionali del tabacco, mentre
si riduce l’uso di questa droga
in Occidente, stanno sempre di
più conquistando i mercati del
Sud del mondo.
Ma dobbiamo essere preoccupati per la possibile maggior
diffusione che potrebbe paradossalmente derivare da un proibizionismo più duro, mentre i tossicodipendenti potrebbero essere
spinti a tenersi lontani dal Servizio pubblico e dalle comunità.
Potrebbe aumentare il rischio
della diffusione dell’AIDS per la
mancanza di aiuto, l’isolamento
della clandestinità, in cui essi si
verranno a trovare.
E come si farà la prevenzione? La nuova legge prevede la
costituzione di comitati ad hoc;
ma quelli già esistenti (nelle
scuole) non hanno affatto funzionato (Armand Hugon). La microcriminalità da tossicodipendenza non sarebbe meglio combattuta con altri mezzi? Non si
dovrebbe colpire con più decisione il grande traffico, e lo
spaccio a ogni livello?
Sul piano giuridico la nuova
legge è aberrante, oltre che farraginosa: la previsione dei più
è che non potrà essere applicata su larga scala. Soltanto su
un punto la legge sembra dare
già il suo frutto, ma questo è
giudicato un punto negativo; si
tratta del finanziamento al « privato sociale » per cui sono già
stati stanziati 174 miliardi, senza che invece il Servizio pubblico sia stato ancora preso in
considerazione a questi fini
(mentre mancano le strutture e
gli organici degli operatori sono scoperti); come del resto soltanto a seguito di proteste gli
operatori del Servizio pubblico
erano stati consultati nella fase
di preparazione del progetto di
legge, quando i titolari delle comunità terapeutiche private
(Muccioli e Don Gelmini in testa) avevano potuto esprimere
fin dall’inizio il loro punto di
vista nelle sedi ministeriali.
Sul piano sanitario il dott.
Jarre, perplesso su un’eventuale
legalizzazione, difende il « mantenimento metadonico » che oggi
aiuta molti tossicodipendenti.
La gran parte degli operatori
del Servizio pubblico, che contattano l’80-90% dei tossicodipendenti, giudica negativamente la
nuova legge. Questa ha, tra gli
altri difetti, quello di considerare la tossicodipendenza come
una malattia acuta (questo presuppone il complicato meccani
MALAN
ferramefitacdsalíN9hí
tutto per la tua usa
aLu5eniaS.C¡íovaHni
'mViaBecKwitli
smo delle sanzioni amministrative e successivamente penali);
non si tiene conto delle ricadute
purtroppo molto frequenti negli
anni successivi a una prima disintossicazione. Occorre agire sul
disagio sociale (rilevano gli psicologi del Servizio pubblico), sulle cause presenti a monte della tossicodipendenza, cause di ordine psicologico, spesso familiare.
Per 4 relatori su 5, la legge
non è « uno strumento adatto
ad affrontare il problema » della droga.
2. Il consigliere Tapparo mette in evidenza la necessità di ridare tranquillità a una larga parte della nostra società (fra cui
molti appartenenti alle categorie
più deboli, come vecchi e pensionati, oggi esposti continuamente al rischio di furti e di
aggressioni). La legge risponde a
questa esigenza. D’altra parte è
possibile migliorarla, e lo stesso uso che se ne farà (spesso
più che le leggi è importante il
modo con cui le si applica) potrà renderla utile alla nostra società. Nega che la legge sia stata promossa per fini politici; è
uno strumento per combattere
un fenomeno grave, che interessa la società nel suo complesso,
senza ricorrere a soluzioni di rigorismo estremo, che avrebbero
avuto certo il favore della parte più conserv'atrice della popolazione.
3. La Chiesa valdese ha ritenuto di non avere la forza di
fondare una comunità terapeutica (dice il past. Deodato) in accordo con la commissione che
aveva prodotto una relazione per
il Sinodo nel 1985. La Chiesa
valdese però fa qualcosa sul piano locale (cita la collaborazione col Gruppo Abele a Torino).
Ma il compito principale della
chiesa è la predicazione.
La predicazione della chiesa
deve essere di una « qualità alta »; in un tempo di trasformazione, in cui si avverte la perdita di alcuni valori tradizionali,
e un disagio sociale che è certamente un fattore importante
nella genesi della piaga della tossicodipendenza, non possiamo limitarci a registrare il fenomeno. Non era confuso, demotivato, senza speranza il popolo di
Israele in terra di Babilonia, dopo la distruzione del Tempio
di Gerusalemme e la deportazione? In quelle tragiche circostanze fu la parola dell’Eterno
a risollevarlo, attraverso la predicazione del 2» Isaia, e a riportarlo non soltanto alla fede,
ma anche a una coscienza di sé,
e del suo rapporto con Dio, riscoperto come il Creatore e il
Liberatore. Così la chiesa oggi
ha il compito di dare una predicazione forte e chiara; riscopri il tuo Creatore, il Dio che
ha Un progetto per te. Soltanto
se le nuove generazioni riusciranno a dare un senso alla loro
vita, il problema potrà essere
avviato a una soluzione.
Marco Tullio Fiorio
PINEROLO — Dal 25 agosto al 2 settembre, In concomitanza con la Rassegna deirartiglanato, nel Complesso Fenulli (palestra) sarà aperta la mostra
a SO anni fa, italiani in uniforme », organizzata dalla Società storica plnerolese. Gli orari di visita sono: sabato
25 agosto, ore 18-23.30; feriali, ore
17.30- 23.30; sabato 1° settembre, ore
14.30- 23.30; festivi e festa patronale,
9.30- 12.30 e 14.30-23.30.
Manifestazioni
TORRE PELLICE-ANGROGNA — 1
partigiani di vai Pellice, vai Germanasca e vai Chisone organizzano le manifestazioni in ricordo dell’8 settembre 1943. Venerdì 7 settembre a Torre Pellice, ore 20.30, fiaccolata con
partenza dalla sede AMPI e omaggio ai
monumenti ai Caduti. Alle 21, in p.za
Muston, arrivo della fiaccolata e concerto della banda musicale cittadina.
Domenica 9 settembre, ad Angrogna
la giornata inizia alle 9.30 con le delegazioni alle lapidi dei partigiani caduti in vai d'Angrogna. Alle 10.30, al
Bagnoóu, interventi degli amministratori e dell'Associazione ex internati e
deportati. Orazione ufficiale del sindaco di Pramollo, Giorgio Canonico.
E' possibile prenotarsi per il pranzo
(L. 15.000) telefonando al 944162 o
presso i direttivi ANPl.
Rassegne
TORRE PELLICE — Gli ultimi appuntamenti per il mese d'agosto della Rassegna culturale dedicata alla montagna prevedono:
sabato 25, in piazza Muston alle
Manifestazioni
dolciniane
Le tradizionali - celebrazioni dolciniane » avranno, quest'anno, il seguente svolgimento:
• sabato 8 setetmbre: ore 21,
presso la sala della Comunità montana bassa valle Cervo e valle Oropa, a Toiiegno (piazza del Municipio) si terrà un dibattito sul tema
« Cultura e lingue locali; eguagliai>.
za e fraternità ». Introdurrà Giorgio
Tourn, presidente della Società di
studi valdesi.
# domenica 9 settembre:
— ore 9.30, alla Bocchetta di Margosio (panoramica Zegna a Trivero) ; culto con Santa Cena all'aperto; presiederà II pastore
Giorgio Tourn;
— ore 11, al cippo di Fra Dolcino in
vetta al monte Massaro (1/4 h.
a piedi) : Assemblea della Ca 'd
studi dòssinian (Centro studi
dolciniani) ;
— Ciré 13: agape fraterna con
pranzo al sacco. (Eventuale appoggio alla baita del Margosio);
— pomeriggio: canti e balli della
tradizione alpina e operaia.
• domenica 16 settembre: mar
eia sul percorso dolciniano da Passa (Valsesia) a Ruello e Massaro
(Triverese) attraverso la « parete
calva «.
Per informazioni: Rivolgersi
Piero Delmastro, via Vercellotto 3,
Cassato - Tel. 015/94271.
imm
croci ugonotte in oro e argento
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ore 21.30 lo spettacolo teatrale Les
Dieux et la montagne, interpretato in
lingua francese da Agnès Dumouchel
del <■ Roy Hart Théâtre ».
Lunedì 27, alle ore 21 al cinema
Trento, un audiovisivo di Carlo Stretta
dal titolo «Nepal orientale: da Kai.mandu alllsland Peak attraverso il Solukhumbu ».
Cinema ~
TORRE PELLICE — La programmazione del cinema Trento prevede per venerdì 24 agosto « Always - Per sem»
pre », di S. Spielberg; sabato 25 « Senti chi parla »; domenica 26 « Un uomo innocente », sempre con due proiezioni (ore 20 e 22.10).
_______________Teatro_________________
Venendo incontro alle richieste avanzate da più parti, il Gruppo Teatro
Angrogna riprenderà a fine agosto le
repliche dello spettacolo di storia valdese •• A la brua! ».
Venerdì 31 agosto e sabato r settembre le rappresentazioni saranno dedicate in modo particolare ai membri del Sinodo provenienti dalle comunità fuori delle Valli.
A partire da venerdì 14 settembre
Sii replicherà invece... per tutti, sempre ad Angrogna (ore 21.15).
Per informazioni e prenotazioni, rivolgersi alla Libreria Claudiana di
Torre Pellice (tei. 91424).
RINGRAZIAMENTO
(c Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbato la fede »
(II Timoteo 4: 7)
Il 1“ agosto, a Ginevra, il Signore ha
richiamato a sé la nostra cara
E lena Beux nata Long
La famiglia ringrazia riconoscente
quanti hanno partecipato al suo grande dolore.
Un particolare ringraziamento al
dott. Sappé, ai parenti ed amici che
l’hanno circondata con il loro affetto
ed a quanti, dalle Valli, hanno voluto
presenziare ai funerali.
Si prega di devolvere eventuali offerte in memoria alTOspedale valdese
di Pomaretto.
Pinerolo, 24 agosto 1990.
Dorn
dì tesi & delmai
via trieste 24, tei. t^3117
pinerolo (to»
AVVISI ECONOMICI
PRIVATO acquista mobili vecchi e antichi, oggetti vari. Tel. Pinerolo
40181 (dopo le ore 18).
ACQUISTIAMO mobili vecchi, oggetti, quadri d’epoca. Telefonare aUo
011/9407243.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 26 AGOSTO 1990
Vìllar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza ;
Croce Verde Perosa; Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Tele
lono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 26 AGOSTO 1990
Brjcherasio: FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel
59774.
Villar Pellice: FARMACIA GAY
Piazza Jervis - Tel. 930705.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996
Croce Verde Bricheraslo; tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERM1ERIST1
CO; ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
8
8 chiese e stato
24 agosto 1990
DIBATTITO SULL’OTTO PER MILLE
CAMPANIA
Attenzione
al paraecclesiasticol
Bisogna evitare di attribuire alle chiese compiti ad esse estranei La situazione dei pastori - Ciò che bisogna pretendere dallo Stato
Regolarizzazione,
NeJl’ambito del dibattito sui
finanziamenti pubblici alle chiese, Marco Rostan e Ugo Zeni sugli ultimi numeri di questo giornale hanno espresso il loro pensiero, il primo con un’analisi di
ampio respiro senza giungere ad
una soluzione chiara, il secondo
con un'esposizione che, se pur
rispettabile, ritengo un po' capziosa.
Ben sapendo che Rostan e Zeni sostengono due posizioni antitetiche rispetto al problema
dell’« 8 per mille », paradossalrnente devo dire che mi trovo
d’accordo con entrambi su alcune loro considerazioni, ritenendo
le loro posizioni conciliabili, a
patto di far chiarezza su alcuni
punti.
Condivido con Rostan la necessità di mettere in discussione
rimpianto ecclesiologico che ha
guidato le nostre chiese in questi decenni (o almeno parte di
esso); condivido pure il fatto
che la speranza di vedere una
onesta gestione pubblica di servizi essenziali condotta nell’interesse pubblico si sia rivelata una
illusione.
Con qualche sforzo posso provare ad ammettere con Zeni che
i valdesi non avrebbero nulla da
temere da controlli statali sull’utilizzo del denaro che verrebbe loro destinato (anche se ritengo che questa convinzione sia
sempre da tenere sotto controllo
e da sottoporre a continua verifica, perché anche i valdesi sono uomini e donne soggetti alle
tentazioni di questo mondo).
Non sono d’accordo invece sull’impostazione di fondo del pensiero di entrambi, e cioè che per
noi (valdesi) il problema sia se
prendere o no denaro pubblico
« per le nostre opere », intendendo per quel « nostre » una pretesa di volerle inquadrate in un
sistema ecclesiologico e giuridico molto particolare, che di fatto vorrebbe sottrarsi a quei controlli di cui diciamo di non aver
paura.
Non ci si rende conto però
che in questo modo si viene a
creare una sorta di « stato nello stato », attribuendo alle chiese compiti, competenze e soprattutto istituzioni ad esse assolutamente estranei.
Un’alternativa
sbagliata
Nell’impostare il problema delle « opere diaconali » è a mio
avviso assolutamente errato basare il tutto sull’alternativa stato/chiese, perché esse, volenti o
no, si muovono, quanto all’obiettivo strettamente di .servizio alla popolazione, soltanto ed unicamente nell’ambito della dimensione statale: all’interno di questa l’alternativa è allora puhhlico/privato.
E che ci piaccia o no, le « nostre » opere rientrano nel settore « privato » (essendo per definizione « pubbliche » soltanto
quelle « opere » a diretta gestione ed amministrazione dello stato, nelle sue diverse espressioni:
regione, provincia, comune, enti pubblici economici, ecc... Orbene lo stato (italiano) offre ai
privati cittadini, singoli o considerati nelle « formazioni sociali »
ove si svolge la loro pcisonalità
(come si esprime la nostra Co.stituzione aH’art. 2) la possibilità di svolgere quello che meglio credono per « l’adempimento dei doveri inderogabili di so
lidarietà politica, economica e
sociale » (stesso articolo), utiliz
zando quegli strumenti che il suo
ordinamento mette a disposizione, rimanendo sufficientemente
aperto a nuove soluzioni che ad
esso siano riconducibili.
Quali sono questi strumenti?
Associazioni, fondazioni, società,
cooperative, e quanto altro i
principi del diritto civile lasciano alla libertà di organizzazione
dei cittadini.
Se le nostre opere fossero organizzate secondo questi canoni,
e non secondo canoni « paraecclesiastici » che risultano sempre
più difficili da sostenere, comprendere, far comprendere e gestire, a mio avviso non vi sarebbero problemi sulla questione dei « finanziamenti pubblici ».
Faccio alcuni esempi (attenzione: esempli).
Qualche esempio
pratico
Lo stato vuole finanziare opere di assistenza agli anziani, mediante un contributo « una tantum », ovvero mediante erogazioni periodiche e istituzionalizzate? L’associazione di diritto privato « Alfa », proprietaria di uno
stabile che parrebbe adatto allo
scopo, ritiene di poter usufruire
di questa possibilità, e dà sufficienti garanzie che eventuali fondi saranno bene utilizzati? Vi è
un progetto preciso, chiaro, e
persone che sono disposte ad
assumersi l’onere di gestirlo e
sostenerlo (persone costituite in
associazione e, nella nostra ipotesi, non in società, perché ad
esse interessa fornire un servizio alla popolazione, e non trarre utili dalla loro iniziativa)?
Con le modalità enunciate dall’ente erogatore si faccia domanda, accettando o contrattando se
possibile le modalità di utilizzo
del finanziamento: l’unica preoccupazione sarà di dare buone
garanzie che l’operazione intrapresa sarà condotta onorevolmente in porto, e di comportarsi di conseguenza.
I soci della associazione « Alfa » sono valdesi (ed è possibile
che lo statuto dell’associazione
consenta che soltanto persone
« di confessione religiosa valdese » possano far parte di essa,
per evitare possibilità di intromissioni indesiderate): essi avranno nell’ambito della vita e
della gestione della associazione,
e dell’opera ad essa strettamente connessa, la possibilità di testimoniare la loro confessione di
fede e, se del caso, di essere additati come esempio. Tutto ciò
sarà da guadagnare sul campo,
giorno per giorno, senza dare o
pretendere nulla di scontato.
Finanziamenti
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e dopo?
Il rischio della sanatoria: sembra che i problemi siano finiti, la realtà è ben diversa
la Regione prevede la possibilità di erogare fondi per la manutenzione di stabili di proprietà privata ma con un interesse
pubblico di qualche genere (templi, edifici di culto cattolico, sale del regno, teatri, discoteche
al limite...), fondi da utilizzarsi
con criteri precisi fornendo chiari progetti e chiare garanzie: se
l’ente proprietario dello stabile
con i mezzi suoi propri non ha
una capacità patrimoniale tale
da sostenere in proprio l’opera,
e può fornire tali progetti e tali
garanzie, ben vengano i finanziamenti della Regione.
I pastori: un
discorso diverso
Bisogna fare un discorso un
po’ diverso j>er i pastori (che
di fronte allo stato, che ci piaccia o no, e che piaccia loro o
no, sono equiparabili a dipendenti di una azienda): ogni azienda mantiene i propri dipendenti nel numero e con le possibilità che sono ad essa consentite dai frutti della loro capacità produttiva, frutti che possono venire o da corrispettivi per
servizi resi o per beni prodotti,
ovvero da autofinanziamento.
Uscendo dal freddo linguaggio
aziendale, mi pare ovvio che i
nostri pastori, « dipendenti » della « struttura » della quale noi
valdesi veniamo a fare parte
chiedendolo con una precisa domanda e con una cerimonia che
sancisce pubblicamente la nostra assunzione di impegno, ce
li manteniamo noi, nei limiti delle nostre possibilità, chiedendo
(pretendendo!) l’intervento dello
stato soltanto laddove esso è
tenuto ad intervenire nei confronti di qualsiasi cittadino, indipendentemente dalla confessione religiosa professata o dal mestiere esercitato (assistenza sanitaria, previdenza sociale).
Concludo citando una frase di
Marco Rostan che ben fotografa la nostra situazione odierna,
che è ora di aver il coraggio
e la lucidità di modificare: « Non
si può, da una parte, presentarci in un modo protestante che
non è più quello che sappiamo
e vogliamo vivere e dall’altro,
nel pratico e nel quotidiano, rincorrere il modo cattolico di intendere la chiesa e la religione ».
Continuare ad impostare il
problema dei finanziamenti pubblici sulla dialettica chiese/stato è fuorviante, ed è soltanto
un modo più o meno esplicito
e/o inconscio di avallare un sistema teologico, ecclesiologico,
sociale (politico!) che non è consono ai nostri principi, riconducibili tutti al nostro tentativo
di vivere « nello spirito del mandato che proviene dall’agape al
quale siamo stati chiamati », cui
fa accenno Ugo Zeni nel suo articolo.
Paolo Gay
Il 28 giugno sono scaduti i termini della regolarizzazione per
i cittadini extracomunitari presenti sul territorio italiano.
Dai primi dati fomiti dai competenti organi, sembra che la cifra dei regolarizzati non superi le
200-300.000 unità e che l’affiusso
alle varie questure sia stato alquanto ordinato.
Anche in Campania la media
delle richieste ha tenuto il passo
con l’indice nazionale, e ciò ad
onta di tutte le pressioni per
scoraggiare e frenare rafflusso
presso le varie questure. Tutto si
è svolto in maniera lineare e pacifica, senza incidenti, grazie anche aH’impegno ed alla presenza
in loco di organizzazioni, di moviménti e di gruppi che hanno
operato per facilitare e snellire il
disbrigo delle pratiche e per aiutare a risolvere i casi più complessi e discutibili.
Tra questi il nostro gmppo, che
ha operato sia sul piano della
sensibilizzazione dei cittadini immigrati, sia sul piano dell’assistenza presso gli uffici di polizia.
Per quanto riguarda la sensibilizzazione, dopo un approfondito
studio della legge Martelli, abbiamo pensato di diffondere, fra gli
extracomunitari dell’area napoletana, avellinese e casertana, un
volantino in italiano, francese,
inglese ed arabo, per illustrare
i punti salienti della legge e per
indicare tutti i requisiti necessari
per ottenere la regolarizzazione.
Ci siamo inoltre preoccupati
anche di incontrare varie comunità, piccoli gruppi ed anche persone singole per far comprendere
l’importanza e la necessità della
regolarizzazione. Questo è stato
un lavoro proficuo, e ciò per più
ragioni:
1 - Innanzitutto ci ha permesso di entrare in contatto diretto
con la realtà degli extracomunitari e conoscere dal di dentro le
loro esigenze, i loro bisogni e le
loro condizioni di vita;
2 - In secondo luogo ci ha
consentito di prendere atto delrenorme frammentazione esistente aU’interno del mondo degli
extracomunitari.
Questa è legata non solo alla
diversa espressione socio-culturale dei vari gruppi e delle varie
etnie, ma anche al tipo di attività svolto da singoli gruppi e da
singole persone. Mentre, infatti,
gli extracomunitari occupanti la
fascia costiera (Domiziana, Napoli e Salerno) più facilmente si
ritrovano in grossi centri di raccolta (che a lungo andare costituiscono anche grandi sacche di
manovalanza di vario genere),
nelle zone più interne (AvellinoBenevento) la presenza è rappresentata da piccoli gruppi (abitanti per lo più in casolari di campagna) o da singole persone abitanti in alloggi di fortuna
(roulottes, ecc.) e con una dimora
alquanto instabile;
3 - In terzo luogo ha aperto
un dialogo reciproco che speriamo possa continuare ad approfondirsi.
Nei giorni, poi, immediata
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e trasporti per
qualsiasi destinazione
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operante dall’esterno fino a
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mente precedenti lo scadere dei
termini, il nostro lavoro si è spostato presso le varie questure
(specialmente Caserta, Avellino
e Salerno) per seguire da vicino
Tandamento delle operazioni di
regolarizzazione ed intervenire
nei casi più difficili.
In questa fase da una parte abbiamo potuto constatare i limiti
reali di una legge molto generica,
che ha creato non poche difficoltà interpretiative alle sedi di polizia, per cui non sempre e non
dovunque si è avuto un atteggiamento univoco nel trattare la materia; dall’altra parte ha rafforzato tra noi i vincoli di conoscenza, di collaborazione e di fiducia
con i cittadini extracomunitari.
Sappiamo bene, infatti, che regolarizzazione non vuol dire fine
del problema per gli extracomunitari, i problemi c’erano prima
e ci sono tuttora e sono tutti là.
La regolarizzazione è servita soltanto a quantificare il fenomeno
ma non a risolverlo, né tanto meno ad avviarlo a soluzione, visti
i tempi lunghi che la legge stessa programma.
Infatti il primo effetto che la
regolarizzazione ha prodotto è
quello di un « addormentamento ». Le forze politiche e governative si sentono sollevate dal peso di una pressione che cominciava a soffocarle ed oggi tirano
un sospiro, paghe del risultato ottenuto, anche perché le varie fasi
di attuazione sono state demandate agli organi periferici. Questi,
a loro volta, si guardano bene
dall’operare, trincerandosi dietro
alla cronica mancanza di fondi,
ma che in realtà è pura e semplice impreparazione ad affrontare
un problema vasto e complesso
come questo. Infine la stampa e
gli altri organi di informazione
da un po’ di tempo tacciono completamente, o quasi, su questo argomento, come se il fenomeno
non esistesse più.
Su uno sfondo siffatto il nostro
gruppo ha cominciato ad impegnarsi, insieme ad altre forze, per
mantenere viva l’attenzione ai
problemi degli immigrati e per
elaborare alcune linee di intervento.
Una delle questioni che ci sta
più a cuore è innanzitutto il problema degli irregolari. Di questi
tutti sembrano essersi dimenticati!
Di quelle persone cioè che, pur
avendo presentato domanda, non
hanno ancora ottenuto la regolarizzazione per mancanza di documenti idonei.
Non sappiamo quale trattamento riserveranno loro le varie
questure, ma è certo un problema Serio, che va affrontato mettendo a loro disposizione un ufficio di consulenza gratuita. A tal
proposito abbiamo preso contatto con la CGIL di Napoli.
Stiamo, inoltre, lavorando alla
elaborazione di alcuni progetti
riguardanti i problemi della casa,
del lavoro e della scolarizzazione.
In Campania, da poco si è costituito un Coordinamento immigrati campani (C.I.C.) che si occupa di questi problemi. Mimmo
Guaragna e Sergio Manna fanno
parte di questo Coordinamento
quali nostri rappresentanti con
proposte alquanto significative ed
•apprezzate.
Abbiamo iniziato a lavorare alla costituzione di un centro di documentazione per elaborare una
mappa esauriente dei gruppi c
delle organizzazioni campane operanti in questo settore. Funzio
nerà come un centro di raccolta
dati sull’immigrazione che ci permetterà di lavorare con una maggiore cognizione di causa.
Gerardo Capone