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DELLE
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Quindicina! e
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
/\nno LXXXVI - Num. 13
Una copia L.
ABBONAMENTI
1200 per Testerò |
torre PELUCE — Giugno 29 1956
L. 1,800 per Testerò | Cambio d’indirizzo Lire 40,— | Ammin. Clandiana Torre Pelliee • C.C.P. 2-17557
\Eco: L. 700 per Tintemo | Eco e La Luce: L. UOO per Tintemo Spediz. abb. postale II Groppo
/ L.
GiustÎÆÎa e temperanza
PRO VALU
11 governatore Felice, davanti al
quale Paolo era comparso, in Cesarea, per rendergli ragione delle accuse mossegli dal Sinedrio Giudaico, aveva certamente cura del suo importante ufficio, ma ne sentiva la
scottante responsabilità assai più davanti ai potente Cesare di Roma che
davanti aU’invisibile Iddio. L’animo
di f elice è ben disposto a rendere
giustizia all’apostolo del Cristo Gesù, però gli preme soprattutto di
salvaguardare la sua persona e di
non compromettere la sua carriera.
Perciò egli si rende prudente fino
aii’eccesso dinanzi ai maligni accusatori di Paolo, e forse anche mi
po mondano e venale, poiché egli
« sperava che l’accusato gli darebbe dei denaro » per ottenere una
piii sollecita liberazione.
ivla non siamo troppo severi contro il giudice romano, che potrebbe
rassomigliare a tanti altri giudici,
togati o non — togati. Domandiamoci piuttosto che cosa avremmo
pensato e fatto se ci fossimo trovati
a! suo posto, in quella delicata contingenza. Il potere, di qualsiasi
grado e qualità, è sempre corruttore per l’uomo die non ha sviluppalo un alto grado di consapevolezza spirituale. E colui che ne è investito, anche quando è reputato
avveduto, onesto e saggio — forse
sopratutto allora deve vegliare più
assiduamente su se stesso: a Chi si
pensa di star ritto, guardi di non
cadere ».
iNon sappiamo se Felice fosse un
uomo religioso. Se non lo fosse stalo per nulla, ciò non dovrebbe aggravare, ma attenuare il nostro giudizio al suo riguardo. Egli rappresentava il diritto umano ed esercitava la giustizia secondo il. giure
romano : la sua coscienza non si
curava di una giustizia più sottile
che trae unicamente la sua ragione e la sua forza da Dio. Perciò
quando Paolo gli ragiona di codesta giustizia che esige una tempe ■
ranza personale da parte di chi la
vuole applicare ai suoi simili, ü
giudice sente tremare la propria coscienza per paura di un giudicio
che egli non si sente di affrontare
serenamente. E per liberarsi da
quella vmce interiore che lo spaventa, Felice non trova altro mezzo che
quello di rimandare l’udienza, liberandosi momentaneamente dalla
presenza di quello strano accusato
che vuole trasferire la propria causa davanti al tribunale dei Re dei
le.
Quello che aveva spaventato il
governatore romano è l’accostamento improvviso della giustizia
alla temperanza, col solenne riferimento di ogni colpa palese od occulta ad un giudicio che non è in
potere di alcmi uomo di rimandare
od eludere, perchè tosto o tardi una
voce arcana finisce sempre per pronunziarlo nel foro segreto della coscienza.
Questa luce di verità e di giustizia, che irradia perennemente
dal Cuore dei cuori, non può mai
andare disgiunta dall’armonia interiore di una coscienza disciplinata
dalla temperanza.
,Ma che significato può avere per
noi la parola temperanza? Ognuno
Sa che questa parola va comunemente associata con l’idea di restrizioni
più o meno forzate dell’uso dei cibi
e delle bevande, o in genere dei godimenti di quei beni naturali che
allietano la vita terrestre e soddisfano i molteplici desideri dell’uomo comune.
Ora l’essere temperanti per dure
necessità economiche o per l’altrm
imposizione non rappresenta ancora
una virtù apprezzabile nè costituisce un valore morale per l’inviduo
e per la società in cui vive ed opera.
La temperanza che nobilita la vita,
elevandola nell’armonia e nella gioia del Regno dei Cieli, deve provenire da un libero e schietto moto
della coscienza che abbia la forza
di disciplinare i desideri secondo i
principi etici di un chiaro ideale dettato dallo Spirito nel cuore dell’uomo.
Arduo è però il controllo esercitato dalla mente spirituale sui latenti istinti primordiali della carne.
jNon basta essere sinceramente religiosi nelle intenzioni per essere assolutamente padroni dei nostri istinti in modo da raggiugere un alto
grado di temperanza e di purezza
nei sentimenti e nella volontà. Facilmente, nel dramma della nostra
vita cotidiana, perdiamo il contatto
con lo Spirito che governa la nostra coscienza.
Molti sono i bisogni materiali e
1 ,
morali ed infiniti sono i desideri che
agitano il cuore degli uomini. Ne
consegue che il problema della temperanza è assai complèsso ed assume colori ed aspetjti diversi da individuo ad individiio. Perchè ognuno sente un particplare numero di
bisogni e prova il desiderio di avere o di fare qualche cosa. Così ci
troviamo tante volte perplessi dinanzi al « bisogno » o al a non
bisogno » rispetto ^d una data cosa, incontrando ad^ogni passo i bisogni e le necessiti^ dei nostri simili : ciò rende ancora più difficile il
problema della temperanza nel pensiero, nella parola e nell’azione.
Efl anche i più spiritualmente
Iirogrediti si trovano ogni giorno alle prese con desideri insani e tormentosi, che sembrano nascere spontaneamente dalla fungaia dell’atavismo, della animalità. primitiva,
dalle passioni contrastanti destate
dalla fantasia ed alimentate dall’e. [voniinua in 2« pagina)
Per r amore fraterao
per rislruzione
Gli amici nostri di Pforzheim che
Vanno scorso tennero due campi a
Villar PeUice, stanno ora per ritornare con altri tre campi nella me
desima comunità. Il primo avrà luogo dal 23 giugno alVH luglio. Durante il campo verranno effettuate varie gite nelle Valli ed una al mare.
Nei momenti Uberi verrà svolto sul
posto un programma di studi.
Tutti i fratelli che desiderano partecipare a queste attività e... parlare
un po’ in tedesco saranno, e proprio
cordkdmente, i benvenuti. Sarà però opportuno che si facciano conoscere o che portino un biglietto del
loro pastore.
Il presidente Pro Valli
Enrico Geymet
trr
Ginevra all'avanguardia
Fin da quando la Tavola Valdese
aveva accettato di ricevere nel novero delle Gliiese da lei dipendenti la
Comunità Evangelica di lingua italiana di Ginevra, era stato sentito il
bisogno di svolgere una maggiore atth'ità evangelica in mezzo agli Italiani che numerosissimi ogni anno
v engono a Ginevra in cerca di lavoro. Già l’anno scorso erano stati stabiliti alcuni contatti con qualche
gruppo di operai italiani; quest’anno abbiamo sentito il bisogno di averli più stretti, e per questo era
stato creato un modesto ufficio di assistenza a favore degli emigrati italiani. Per compiere quest’opera su
più vasta scala era stato ottenuto
dalla gentilezza dei responsabili delrOffice Social Protestant l’autorizzazione di servirci dei locali e dell’attrezzatura deWOffice stesso.
Le persone che si rivolsero per
aiuti a questo ufficio di assistenza ci
portarono a conoscere i problemi e
le difficoltà di vario ordine dei nostri emigrati.
Fu in questo momento che il Signore ci diede di incontrare il pa
store R. Martin, j»ersona di inteUigenza, bontà e dinateismo superiori,
che ha preso a cuori la hostra causa
e per mezzo del quale ci è stato dato (e più speriamo ci verrà dato in
avvenire) di venire incontro ai nostri o]3erai italiani e di offrire loro
oltre che l’assistenza materiale di
cui hanno bisogno, anche il cibo spirituale.
Ci è stata concessa una spaziosa
villa con grande giardino che abbiamo potuto ammobiliare quasi signorilmente e nella quale sono stati ospitati 25 operai italiani provenienti dalle varie regioni d’Italia. Questa villa è stata chiamata Casa Valdese. La responsabilità della Casa e
rincarico della cucina è stato dato
a due fra questi simpatici 25 ospiti.
L’inaugurazione della Casa ha avuto luogo il 18 maggio e vi hanno
presenziato i rappresentanR dello
Stato di Ginevra, del Consolato, delle Chiese locali, della Stampa e della Radio.
Siamo certi che la Casa Valdese
diverrà con l’aiuto del Signore, scuola di amore fraterno. Se il Signore
ci aiuterà speriamo entro brevissimo
tempo ad aprire una seconda Casa
Valdese non meno accogliente della
prima a non meno di altri 50 lavolatori.
Le difficoltà per raggiungere questa nuova mèta sono tutt’altro che
piccole, ma con l’aiuto del Signore
speriamo di potere fra non molto
inaugurare questa seconda casa.
X. X.
IL PRoamMA
del Lainpo Tedesco a Viliac Pelliee
24 giugno 7 luglio
Domenica 24 giugno, ore 19,15:
Arrivo a Torre Pelliee.
Lunedì 25: Riposo. Ore 9, studio
biblico.
Martedì 26, ore 6,30 partenza in
i-orriera per Torre, gita al Vandalino e ritorno a piedi dal lato Villa
Mercoledì 26: Riposo. Ore 9 studio biblico..
Giovedì 28, ore 6,30: Gita nella
Valle degli Invincibili, ritorno dal
lato di Bobbio Pelliee.
Venerdì 29 : Saluto alla Conferenza Distrettuale delle Valli.
Sabato 30, ore 6,30: Gita Bobbio,
Prà, Colle deUa Croce e ritorno.
Domenica 1 luglio: Culto a Villar
Pelliee.
Lunedì 2, ore' 6,30: Gita Coll.
Rabbi, Gianavella, Rorà, Piamprà
e ritorno al Villar dall’Inverso.
Martedì 3:
biblico.
Riposo. Ore 9, studio
Mercoledì 4: Gita a Vallecrosia e
San Remo. Si gradiscono ancora una
ventina di prenotazioni.
N. d. R. — Ringraziamo il nostro
collaboratore per questa notizia di
cronaca, che esce dal quadro della
cronaca ” abituale per l’importanza dell’avvenimento che ci segnala; ed attiriamo su di essa l’attenzione delle nostre parrocchie, dove
abbiamo l’impressione che le varie
Case Valdesi siano diventate istituzioni tradizionali che vivono o dormono il sonno tranquillo dei beati
possidentes. Ai fratelli di Ginevra
giunga il saluto di ” quelli d’Italia
Red.
Giovedì 5 :
biblico.
Riposo. Ore 9, studio
Venerdì 6; Gita nella Valle di Angrogna e fino a Pradeltomo.
Tutti i Fratelli Evangelici che desiderano partecipare a queste gite e
a que.sti studi dei fratelli Tedeschi
saranno graditi e benvenuti. Alcuni
dei nostri ospiti conoscono qualche
parola d’italiano o di Francese e la
buona volontà di tutti sarà l’interprete più efficace.
PELLEGRINAGGIO DEI VALDESI DEL SUD AMERICA
Com.e già annunziato le nostre Valli avranno il prossimo mese
di Agosto il privilegio della visita di un gruppo di Valdesi del Sud
.America.
I componenti del pellegrinaggio, a cui rinnoviamo il nostro
cordiale benvenuto, sono i seguenti:
Da Colonia Vaidense: Sig. Umberto Courdin — ■ Famiglia Sibille.
Da Colonia Cosmopolita: Sig. Enrico Pons — Sig. Stefano Delmonte
— Sig.ra Alina Pons in Delmonte — Sig.na Maria Ester Delmonte.
Da Tarariras: Sig. Paolo Michelin Salomon —. Sig. Elvio Davyt —
Sig. Rodolfo Gönnet — Sig.ra Maria Lausarot in Gönnet — Sig.
Luigi Pons.
Da Colonia e San Pedro: Sig.ra Susanna Barolin ved.va Negrin —
Sig-na Delia Negrin ^ Sig.na Irma Negrin — Sig.na Angela Rivoir Bertinat — Sig. Enrico Gönnet Felix — Sig. Vittorio Emanuele Negrin — Sig. Riccardo Barolin — Pastore Silvio Long e
Signora.
Da Ombues de Lavalle: Sig. Eibio Charbonnier — Sig.ra Giovanna
Bergèr in Charbonnier — Sig. Filippo Armand Ugon — Sig.ra
Amandina Courdin in Armand Ugon.
Da Colonia Miguelete: Sig. Giovanni Daniele Bonjour — Sig.ra Susanna Courdin in Bonjour.
Da Nueva Val dense: Sig. Emilio Rostan Garrou; Sig.ra Fiorina Malan in Rostan — Sig. Umberto DatT^t — Sig.ra Emilia Rivoir in
Davyt.
Da Paysandù: Sig. Giov. Daniele Dalmas — Sig.ra Emilia Malan in
Dalmas.
Il programma di massima della visita sarà il seguente:
Martedì 31 Luglio: mattina arrivo a Genova; e nel tardo pomeriggio
arrivo a Torre Pelliee e ricevimento alla Casa Valdese.
Mercoledì 1 Agosto : mattina ricevimento in Comune. Pomeriggio :
visita alla Scuola di Agricoltura.
Giovedì 2: visita a Torre Pelliee e Istituti Valdesi. Culto spagnolo ai
Coppieri.
Venerdì 3: pomeriggio: Luserna San Giovanni.
Sabato 4: Prali e Pomaretto.
Domenica 5: Culto solenne bilingue a Torre Pelliee, con celebrazione
della Santa Cena.
Lunedì 6 : Riposo.
Martedì 7 : Massello (Balziglia), Perrero, Riclaretto.
Mercoledì 8: Torino.
Giovedì 9: Pramollo, San Germano, Pinerolo.
Venerdì 10: Gianavella, Rorà.
Sabato 11: Angrogna. Culto spagnolo al Ciabas alle ore 10,30.
Domenica 12 : Villar Pelliee. Culto solenne bilingue.
Lunedi 13 : Bobbio Pollice. Sibaud.
Martedì 14: Riposo.
Mercoledì 15: Festa del XV Agosto. Pomeriggio particolarmente dedicato al Centenario della emigrazione Valdese.
* !(! ♦
Confidiamo che le popolazioni Valdesi accorreranno compatte alle manifestazioni in programma nelle singole parrocchie.
La Commissione.
2
í
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
LE IMPRESSIONI
di un viaggio
Di ritorno da un soggiorno di due
mesi in Inghilterra, riassumo per i
lettori dell’Eco alctme impressioni
ed alcuni ricordi.
(Quando si giunge sul suolo inglese dal continente e, particolarmente dalle Valli Valdesi, ci si sente in
un mondo assai diverso da quello
abituale: l’Inghilterra è un’isola con
poche e basse montagne, città e paesi hanno un loro stile di vita ed un
aspetto tipicamente locale, regolato
da abitudini e tradizioni secolari, la
capitale è un’immensa metropoli di
nove milioni di abitanti provenienti da ogni parte e da ogni popolo
della terra.
L’impressione della lontananza o
dell’isolamento è momentanea e,
nel caso del delegato della Chiesa
Valdese, è presto attenuata dall’accoglienza cordiale e fraterna ch’egli
riceve dovimque vada. Per il fatto
ch’egli rappresenta un’antica, sebbene piccola, chiesa protestante, le
cui vicende secolari si sono varie volte inserite nella storia della nazione
inglese, soprattutto per motivi di solidarietà spirituale, il delegato Valdese ha numerose possibilità di incontri con fratelli in fede, con Chiese e con organizzazioni religiose.
E se, stando a Londra pur così ricca d’interesse e d’attrattive, vuole
per un’ora respirare «l’air du pays»,
trova sempre modo di rintracciare
qualche famiglia Valdese: una di esse, almeno, è doveroso ch’io menzioni per l’accoglienza genérosa che
ha sempre offerto ai delegati Valdesi e per l’aiuto dato a molti italiani
in cerca di lavoro, la famiglia Bertin, orginaria di Luserna S. Giovan
ni.
$ « $
Per quanto la missione che mi era
stata affidata abbia avuto inizio nel
nord dell’Inghilterra, ho trascorso
varie settimane a Londra ed in altre località non lontane dalla capitale.
A Londra risiedevo in una casa di
riposo, (per quanto io stesso non fossi a ciò destinato) per operai cristiani provenienti da campi di missione o di evangelizzazione: Africa, Asia, Australia, America del Sud; ma
v’erano anche non pochi giovani tedeschi, scandinavi, irlandesi, svizzeri i quali si preparavano localmente
per svolgere un’opera di diffusione
della Bibbia in altri paesi. Ogni giorno, nuove partenze e nuovi arrivi;
seduti attorno ai tavoli della sala da
pranzo o in alcune conversazioni serali si parlava del proprio campo di
lavoro, delle difficoltà e delle speranze di ogni seminagione cristiana.
Ho avuto molte occasioni di far conoscere la Chiesa Valdese e la sua
opera a fratelli e sorelle in fede impegnati, come noi, e con noi, in
un’opera di testimonianza a Cristo.
Non voglio parlarvi di Londra in
quanto città o, meglio insieme di
grandi città: dei suoi palazzi, delle
sue vie, dei suoi parchi (immensi e
magnifici parchi londinesi, veri polmoni della metropoli) del suo traffico, dei suoi fantastici magazzini.
Le mie impressioni si limitano ad
alcuni aspetti della vita religiosa inglese, a volte magnificata, a volte bistrattata con accenti di cupo pessimismo e di facile disprezzo: e sono
pur sempre impressioni personali,,
indubbiamente incomplete, anche
perchè affrettate o superficiali.
Cile cosa si può dire della vita religiosa in Inghilterra o, per lo meno, delle Chiese Protestanti? Una
signora italiana, al mio ritorno, s’è
affrettata a domandarmi: « è vero
die c’è un grande decadimento religioso in Inghilterra e che le chiese
si svuotano? ».
Effettivamente, a leggere certi nostri giornali sempre pronti a cogliere aspetti strani o secondari della
vita anglosassone, disposti a screditare tutto ciò che non ha il crisma
del conformismo o dell’assolutismo
cattolico-romano, c’è da rimaner perplessi. D’altra parte, non credo di
poter dare in una breve cronaca di
giornale un giudizio esatto sul Protestantesimo inglese e sulla vita religiosa di quel paese. Oltre a tutto bisognerebbe tener conto di una mentalità diversa da quella dei popoli
latini e poter dire con esattezza se
la partecipazione dei popoli alle cerimonie religiose delle Chiese, partecipazione che per vari motivi riteniamo utile e necessario, corrisponda sempre ad im approfondimento
o ad ima estensione della realtà religiosa nella vita sociale. In altri termini, se le chiese sono meno frequentate oggi che nel passato, si deve necessariamente concludere per
il fallimento del cristianesimo evangelico inglese?
Non vorrei essere frainteso. La
domanda è molto importante ed impegnativa, tanto in Inghilterra,
quanto in Italia; e non la si può evitare. Personalmente, penso che la
Chiesa come luogo di culto abbia la
sua ragion d’essere: non come santuario che ospita e trattiene la divinità, poiché « nè su questo monte nè
a Gerusalemme adorerete il Padre »,
ma come la casa dove i fratelli in
fede, animati dallo Spirito di Dio,
adorano Iddio « in spirito e verità »,
ascoltano la Sua parola per la edificazione comune e, insieme, partecipano alla Santa Cena. In questo
senso, l’esortazione apostolica: «non
abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono usi di fare » mantiene tutta la sua validità,
in tutti i tempi e sotto tutti i cieli.
11 tempio, però, o il luogo di culto non esprimono da soli tutta la
realtà religiosa. Concepire la religione sotto l’aspetto del « tempio »
soltanto o della « funzione » religiosa, significa correre il rischio di concepirla paganamente e superstiziosamente. Gesù Cristo non ha mai parlato di « religione » e tanto meno
in questo senso. Ha parlato di vita:
per lui non c’è un « tempio » e una
« vita sociale », c’è la vita vissuta
nella fede in Colui che Egli chiama
il Padre Celeste.
Tornando al nostro argomento,
dirò che per giudicare la realtà religiosa di un popolo bisogna guardare non soltanto alle Chiese, ma anche alla vita, ai costumi, alla educazione sociale, al linguaggio che
uno parla, al rispetto del prossimo,
all’istruzione scolastica.
Evidentemente, se c’è qualcosa di
buono da dire sul Protestantesimo
anglosassone, i giornali italiani, anche i cosidetti « indipendenti » non
lo diranno. Andranno a caccia di
stranezze, come se l’Italia non ne
avesse in tutti i campi, anche nel
campo religioso; si occuperanno di
delitti, di pericolose promiscuità, di
div'orzi, come se l’Italia cattolica
fosse esente da tutte quelle iniquità,
essa che ogni anno annovera diecine
e diecine di migliaia di separazioni
coniugali che non si possono chiamare altrimenti soltanto perchè il
divorzio non esiste da noi. Parleranno con senso di sicura superiorità
della polverizzazione del Protestantesimo diviso in mille o diecimila
sette, incapaci come sono di intendere il fatto religioso al di là dei limiti della loro esperienza o della loro educazione religiosa e di scorgere, al di là delle forme esteriori, la
realtà della vita cristiana animata
dallo Spirito Santo,
Con tutto ciò, non intendo dare
alle mie impressioni sulla vita religiosa inglese, limitatamente alle
Chiese Protestanti, un carattere positivo soltanto. Anzi, proprio perchè protestanti, inclini a causa della nostra « forma mentis » ad un
esame di coscienza della vita delle
nostre chiese, non esiteremo a metterne in rilievo gli aspetti negativi,
che dobbiamo riconoscere e confessare.
Del resto, una Chiesa cristiana
non ha il diritto di dire soltanto del
bene di sè e di guardare le altre chiese dall’alto della sua giustizia, ripetendo, con il fariseo della parabola:
« O Dio, ti ringrazio ch’io non sono
come gli altri uomini... ».
Erano già numerosi coloro i quali, al tempo di ¡Geremia, dicevano
con falsa tranquillità d’animo : «.Questo è il tempio dell’Eterno, U tempio
dell’Eterno, il tempio dell’Eter
no! ». Ma il profeta li ammoniva:
« Non ponete la vostra fiducia in parole fallaci; emendate le vostre vie
e le vostre opere... Come! Voi rubate, uccidete, chmmettete adulteri,
giurate il falso, offrite profumi a
Baal, andate dietro ad altri dei e
poi venite in questa casa sulla quale
è invocato il mio nome e dite; Siamo salvi! »•,.
Sono ancora numerosi oggi, in tutte le Chiese, anche in Italia. E dobbiamo riapprendere e far riapprendere al nostro popolo che il « tempio » non ci salva, ma ci salva Gesù
Cristo.
Ne riparleremo un’altra volta.
Ermanno Rostan
Giustizia e temperanza
{segue dalla 1» pagina)
goismo generatore di orgoglio e di
ambizione. Badiamo a noi stessi!
Quando pur fossimo riusciti, col
soccorso della grazia di Dio che ci
avvolge nel suo alone di luce spirituale, ad eliminare quei bisogni
e quei desideri funesti, dovremmo
ancora lottare per disciplinare saggiamente gli altri desideri che desideriamo come legittimi e puri;
perchè, se volessimo soddisfarli ad
oltranza, potremmo ancora cadere
nella rete insidiosa dell’orgoglio
spirituale, della vanità e dell’illusione, giudicando e forse sfruttando i nostri simili per realizzare il
nostro particolare ideale.
Per rimanere vittoriosi ed umili
in questa diuturna battaglia, dobbiamo continuamente rientrare in
noi stessi, per raccogliere il nostro
pensiero nella meditazione e nella
preghiera silenziosa, affinchè lo Spirito di consiglio, di sapienza e di
forza possa trovare aperta la porta
del nostro cuore. Così la temperanza nel pensiero diventerà la dominatrice dei nostri desideri e farà di
noi degli uomini liberi, capaci di
. assistere agli errori dei nostri simili
senza disprezzo, anzi con infinita
pietà e comprensione. Ed avendo
imparato a dirigere il nostro pensiero e a disciplinare i nostri desideri nel mangiare, nel bere, nel vestire e nel godere con riconoscenza
di tutti i beni della Provvidenza,
avremo pure acquistato un nobile
senso di compassione per gli altri.
Perché avendo trovato la serenità
dello spirito, il nostro spontaneo
anelito alla pace si tradurrà in pensieri ed azioni di pace.
Ed ora ci accorgiamo con infinita gioia che la temperanza spiana
la via alla giustizia di Dio : di quel
Dio —^ Spirito — tanto ignorato dai
più — che « non vuole la morte del
peccatore, ma che egli si converta
e viva... facendosi un cuor nuovo
ed uno spirito nuovo ».
Infatti, chi ha fortificato la sua
volontà morale nell’esercizio della
temperanza, è maturo per comprendere che « l’ira dell’uomo non mette in opera la giustìzia di Dio » e
die « il frutto della giustizia si semina nella pace ». Perciò egli non
è più tentato di confondere la giustizia col soddisfacimento egoistico
dei suoi bisogni, della sua brama di
benessere, di potere, di gloria e di
mondani godimenti; ma ha imparato a mettere la carità al disopra
del suo piacere personale, la retta
parola e la buona azione sopra il
suo interesse immediato. La sua fortezza d’animo lo rende magnanimo
e paziente. Perchè saper pazientare, soffrire e sempre sperare nel
trionfo finale della giustizia, è il
segreto della verità che non muore...
della Verità che sempre risorge più
bella e splendente dalle ceneri dei
roghi accesi dall’ignoranza, dalla superstizione, dall’intolleranza e dalla malignità degli uomini.
La volizione buona e saggia, nata
nel clima spirituale di una fede illuminata, drizza la prora della nave
della giustizia sulla cresta scintillante delle onde, nel mare agitato
della via terrestre, guidandola sicuramente verso le vie soleggiate ove
la pace si fortifica nel divino amplesso dell’eterna Giustizia.
Ma per combattere questa buona
battaglia della giustizia nel clima
sereno della temperanza, dobbiamo
essere ben convinti di due cose: che
la nostra vera vita non quò essere
confusa col nostro corpo fisico; e
che la nostra mente non si identifica con la nostra psiche irrequieta.
In tutta umiltà e con profonda riconoscenza, dobbiamo riconoscere
di essere individualmente e tutti insieme il tempio dello Spirito di Dio
su questa terra. Perciò in ciascuno
di noi deve vigilare il Divino Cocchiere che tiene i focosi cavalli dei
desideri sotto un saggio controllo,
nè permette loro di calpestare la verità e la giustizia per sfogare le loro
Se vogliamo essere gli araldi della divina Giustizia in mezzo ai nostri fratelli, prendiamo ogni giorno le nostre decisioni neU’intimo
santuario dove splende la divina
scintilla del nostro « Io » immortale. Dio vuole che siamo degli strumenti di quella giustizia pura che si
alimenta alla sorgente viva del suo
eterno Amore. Questa è la grazia
che gli offre a tutti i suoi figli. Accettiamola senza timore delle pene
e delle sofferenze che ne potranno
derivare, in un mondo dove vive
sempre ancora lo spirito del govei’natore Felice, che teme in cuor suo
di sentir parlare di « giustizia, di
temperanza e di giudizio o venire ».
G. Francesco Peyronel
VIAGGIO NELLA FORESTA NERA
La Provvidenza, quando meno me
l’aspettavo, mi ha offerto un soggiorno di ristoro e di riposo in Germania. Vi ho goduto cose oltremodo benefiche e, soprattutto, vi ho
visto cose interessanti. Vorrei farne
partecipi, con qualche corrispondenza, i lettori dell’Eco.
Herrenalb
E’ la località di villeggiatura nella quale sono stato ospitato.
Non avev'o mai udito prima di oggi questo nome. E’ una piccola, ridente località ad una trentina di
chilometri da Karlsruhe e vi ha sede l’Accademia Cristiana della Chiesa Unita del Baden in cui hanno
luogo, a ritmo continuo, importanti
atth'ità della Chiesa e due volte all’anno, i suoi sinodi.
L’Alh è il torrente che attraversa
la località e la parola Herren si riferisce ad un convento di frati che
vi esisteva un tempo. Poco più lontano c’è il villaggio di Frauenalb e
la parola Frauen si riferisce al convento di monache che gli stava vicino.
Le case danno subito un’impressione piacevole di buon gusto e di
benessere. Sono ben diverse dalle
nostre. Da cima a fondo son tutte
ricoperte da uno strato di minute
lamette di legno, come i pesci dallo
squame, nell’intento evidente di una migliore protezione dal freddo.
Abbondano gli ornamenti e le decorazioni, quasi tutti di legno, però
sono in gran parte attrezzate per la
villeggiatura. Numerosi sono anche
gli Hotel veri e propri e le case di
cura. Tutta la popolazione sembra
vivere sul turismo in modo signori
le ed anche i contadini sono eleganti. Aprite tanto di occhi vedendo
gentili signorine vestite con eleganza e con l’impeccabile camicetta
bianca, guidare grossi camions carichi di recipienti di latte da distribuire agli Hôtel ed altre, addirittura al volante di pesanti trattori per
arare la terra, cose che ci dicono che
si può essere contemporaneamente
contadini e signori.
Il luogo e le pensioni sono signorili eppure, lo credereste? la villéggiatura vi costa meno che in Italia.
Undici, dodici marchi al giorno e
cioè milleseicentocinquanta e milleottocento lire, in ambienti di lusso,
con vitto abbondante e camere fornite di tutti i conforti.
Tutto attorno è la foresta, immensa e fitta dove regnano la pace ed il
canto degli uccelli e dove, tratto
tratto, potete incontrare sul sentiero uno scoiattolo che viene a girarvi attorno senza paura, pronto ad
avvicinarsi e a prendervi in mano
una nocciolina se glie la volete offrire.
Senza essere particolarmente religioso, l’ambiente che conta forse
2.000 abitanti, ha quattro chiese:
quella Luterana, quella Cattolica,
un gruppo del ' movimento settario
Neo Apostolico ed un’altra Chiesa
Evangelica indipendente sita al piano terreno di una grande clinica i
cui proprietari sono rispettivamente pastore della Chiesa il padre e
medico, direttore della clinica, il figlio.
Ma quel che ci interessa maggior
mente è la Charlottenruhe, sede dell’Accademia della Chiesa del Baden
e centro di vita oltremodo animato
ed interessante.
E’ ima bella costruzione moderna, come oggigiorno dovrebbero esser possedute da tutte le Chiese.
Nella parte superiore, camere da
letto ad uno e più posti per la capiènza complessiva di 100 e più persone. Al 1“ piano, mensa, uffici, saloni piccoli e grandi per studi, conferenze e sinodi. Al piano terreno,
cappella, cucina e magazzini. La direzione del locale è affidata a suora
Elisabetta con alcune colleghe e il
servizio è assicurato da una ventina
di signorine che, gratuitamente, effettuano così un corso di « école menagère ».
La Charlottenruhe
Chi, però, dirige l’attività della
Accademia è un pastore che risiede
aKarlsruhe e che qui capita a tutti
i momenti con la sua macchina. Egli organizza da un capo all’altro
dell’anno dei convegni di membri di
Chiesa che qui vengono a riposare
per qualche giorno e a studiare i loro problemi alia luce dell’Evangelo
e con l’aiuto di un pastore. Arrivano una sera con un paio di pullmann
c con un corteo di macchine. Invadono la casa da cima a fondo con
quell’aria di festa che da noi si ritrova in occasione dei Sinodi e per
Ire o quattro giorni riempiono volta a volta la sala degli studi, la sala
da pranzo e la cappella concedendosi solo brevi istanti di riposo. Mattina e sera hanno luogo i brevi culti
nella cappella e, a tavola, la preghiera ha luogo prima e dopo i pasti. Anche quando ha luogo la merenda questa è preceduta e seguita
dalla preghiera.
Poi terminato il convegno, tutto
ad Un tratto la casa si svuota e il
personale si consacra ad un’opera
di pulizia a fondo passando persino
gli aspira polvere lungo le volte e le
pareti, centimetro per centimetro.
Tutto deve essere terso e pulito al
cento per cento per la prossima imminente adunata.
Accanto a questi ospiti «ufficiali »
alberga nella Charlottenruhe tutta
una schiera di ospiti occasionali.
Tra questi ospiti ho fatto conoscenze interessanti. Ho avuto per
vari giorni, al mio tavolo, una infermiera lettone : difficile parlare con
lei senza toccare l’argomento delle
sofferenze patite dal suo popolo in
margine alla tragedia russa e le ore
apocalittiche vissute. Le è morto un
figlio, un giorno : impossibile avere
un pastore, ha dovuto lei stessa celebrare il funerale. Una notte, nella sua città, sono state prelevate cinquemila persone e deportate in Siberia. In una casa accanto alla sua
era nato un bimbo. A due ore dal
parto questa famiglia viene portata
alla ferrovia e assegnata a tre vetture diverse. Il neonato e la madre
morirono, restò solo il padre con la
disperazione nel cuore... Ho visto
pure vari altri profughi di quelle
località, e parlan tutti così. Sono
pessimisti e scuotono tristemente il
capo quando noi affermiamo la speranza in un avvenire migliore.
Fer loro più che per qualunque
altro mi sembra provvidenziale questa pace benefica della Charlottenruhe. Eppure anche a me essa ha
fatto tanto e tanto bene e non posso
fare a meno, pensando al soggiorno
che vi ho trascorso, di mandarle dal
profondo del mio cuore un pensiero
di gratitudine. E. Geymet.
3
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
— s
Epouvantails
ot sómlnalras
On aurait dit un cadavre. La voitu- même Seigneur. Nos Eglises d’Amére stoppa. Soudain un gamin pieds! irique du Nord doivent leur existence
nus bondit hors du fossé et, avec des! là une longue tradition qui, comme la
cris de joie, emporta dans les champs,|| ,^leur, a été sauvegardée par d’innomhors de notre atteinte, ce que nous {braies générations de croyants. J’ai
comprimes etre un épouvantail fort| Jtâché de dire ce que cela signifie pour
habilement fait. John Taylor, notrel Inous qu’ils restent fidèlement dans la
photographe du Conseil oecuménique,! *foi et le témoignage, là où ils sont,
n eut pas de peine à le photographier Nous savons que nous aurions pu
sitôt que le gosse eut compris que nos
intentions n’étaient ni de lui faire du
mal à lui, ni de lui prendre son précieux jouet. L’incident était plaisant
et les voyageurs de l’auto continuèrent
à descendre la cahude et poussiéreuse
route qui mène en Macédoine yougos
compter sur leur aide si, matériellement parlant, nos conditions avaient
téé inversées. Je les ai assuré que nous
aussi prions pour eux, qui sont l’un
des membres de l’Eglise universelle.
Il y eut un silence. Pui ils chantéjrent de nouveau. Le recteur, avec un
lave, bien réveillés et se racontant les^ |large sourire, montra du doigt la cheuns aux. autres d’autres exemples de* ;mise de deux de ses garçons: elles
l’irrépressible gaieté de l’humour a-j 'étaient faites d’un tissu soigneuse
mical et de la vitalité des Yougoslaves. Et de l’extraordinaire énergie
avec laquelle ils font tant avec le peu
qui leur reste, après des années de
guerre, de sécheresse et d’inondations.
Le garçon à l’épouvantail ramena
nos pensées vers les 250 jeunes étudiants que nous venions de voir dans
leur séminaire de Racowica, près de
Belgrade. Là aussi, nous avions été
impressionnés de tout ce qu'il s’y
fait avec presque rien. Assurément
— nous avait dit le recteur le — le séminaire n’aurait pas pu continuer sans
l’aide des amis d’autres Eglises ». Il
n'y avait pas même assez de charbon
pour pouvoir garder les classes ouvertes en hiver, aussi les étudiants rentraient-ils chez eux pour les mois de
décembre, janvier et février.
L’eau aussi manque. Ils font le nécessaire pour être autorisés à se brancher sur le réseau hydrolique de Belgrade, seulement ils manquent de
fonds pour les canalisations. Ils voudraient encore ajouter des étages à
deux des beaux bâtiments blanchis à
la chaux afin de pouvoir y loger 300
étudiants. Des 250 qui sont inscrits,
150 seulement, actuellement, peuvent
loger au séminaire.
Le recteur, M. Jovan Velimirovic,
est un bon géant dont la personnalité
est visiblement le centre de la vie de
l’école. Il nous a accueillis avec joie
et, en dépit de sa dignité, nous avons
tôt fait de découvrir en lui le même
humour malicieux que chez le gamin
à l’épouvantail.
Avec lui, nous avons visité les salles de classe. Assis sur des bancs de
bois mal dégrossi, les étudiants ont
chanté pour nous de leurs voix profondes et bien timbrées. Celle du
recteur ressemble à la voix de l’orgue.
« Que chantent-ils donc? » ai-je demandé. « Un hymme à saint Sava, notre saint patron et le fondateur de
l’Eglise orthodoxe serbe, au XlIIe siècle », me répondit-il.
Lui ayant encore demandé d’où
viennent tous ces étudiants, il me dit:
« De toute la Yougoslavie. Ils nous
arrivent vers l’âge de quatorze ans, ils
font cinq d’études, puis ils partent
pour deux ans de service militaire.
Quelques-uns vont ensuite à la faculté de théologie de Belgrade, d’autres
font de l’enseignement religieux dans
les écoles. La plupart se destinent à
la prêtrise. Bien entendu, nous en perdons un certain nombre en cours de
route. «Mais », dit-il avec un éclat de
gaieté dans les yeux, « nous avons plus
de demandes d’inscription que nous
ne pouvons en accepter, et je pense
c’est la même chose chez vous ».
Il me demanda de prononcer quelques mots, ce que je fis par l’intermédiaire de notre interprète, un ancien
boursier du Conseil oecuménique.
ment teint, mais sur lequel on pouvait
encore distinguer le sigle d’une compagnie populaire américaine de produits laitiers! Les prix sont si élevés
en Yougoslavie, et les revenus si bas
que tout vêtement est un don précieux
et tout ce qu’on peut envoyer de l’étranger est grandement nécessaire aux
jeunes comme aux vieux.
Dan la cour, notre photographe
John Taylor s’est vu entrouré d’une
nuée de jeunes gens intéressés au plus
haut point par ses caméras. Le recteur
ramena promptement l’ordre, et une
photo de groupe fut prise. Il nous parla avec chaleur de Robert Tobias, de
l’Eglise des Disciples du Christ, et de
Raymond Maxwell, de l’Eglise protestante épiscopale — ces deux Eglises qui ont été et sont encore parmi
celles qui contribuent le plus à l’entraide ecclésiastique en Youguslavie.
sans oublier l’importance des secours
envoyés par l’intermédiaire de ’Church
World Service’. Nous lui promîmes de
leur transmettre à tous ses messages
d’amitié et nous partîmes, profondément impressionnés par ce que nous
avions vu dans ce centre stratégique
de la vie de l’Eglise en Yougoslavie.
« On voudrait faire de lui un évêque », nous dit un de nos amis yougoslaves en parlant du recteur. « Mais
il est beaucoup trop précieux ici, au
milieu des étudiants. Notre jeunesse a
besoin d’hommes comme lui. Il sait
les former ».
« Amen », pensai-je. Et plus tard,
quand nous avons rencontré notre gamin avec l’épouvantail, si plein de vie
et d’humour,* et si fier de ce qu’il avait réussi à faire avec un vieux manteau et de la paille, la haute silhouette
du recteur se leva devant notre esprit. Lui aussi était légitimement fier
de ce qu’il avait accompli, tirant le
maximum de ce qu’on lui a confié.
« L’entraide des Eglises ne se fourvoie pas en cherchant de l’aide pour
cet homme et ce séminaire », dis-je à
mes compagnons. «.Certainement, il
faut qu’il ait ses tuyaux pour amener
l’eau. Il faut qu’il ait les quelques centaines de dollars nécessaires à la construction de classes et de logements
supplémentaires. Qui sait ce que lui
et son corps enseignant réussiront à
faire de ces élèves? Ou combien, même comme notre garçon à l’épouvantail, p>euvent être attirés à son séminaire? Et qui peut prévoir l’influence
qu’auront ces jeunes hommes sur l’avenir de l’Eglise et de l’Etat? ».
Nous poursuivîmes notre descente
sur la Macédoine, la tête pleine d’églises et de séminaires — de garçons
et d’épouvantails.
Robert B. Tillman
Conferenza del IV Distretto
San Giacomo degli Schiavoni
Attesa sin dall’anno scorso, ma
non realizzata, finalmente abbiamo
avuto il piacere di vedere svolgersi
i lavori della Conferenza del IV Distretto. Alla prima richiesta i membri della Commissione Distrettuale
non hanno dato corso, perchè S.
Giacomo, piccolo paese agricolo non
jjoteva oflrire i conforts moderni.
Ma l’Ev. Sciclone ha insistito e così
pure il Past. Rutigliano. Oltre che
giusto è anche umano il fatto che a
S. Giacomo dovesse aver luogo la
conferenza distrettuale.
Il primo gruppo di pastori e delegati, tra cui il Sovintendente Past.
Mathieu e la sig.na Scorano da Cerignola è giunto la sera di mercoledì 6, accolto con entusiasmo dalla
popolazione valdese, che, impaziente aspettava, rinunziando in vista
di ciò al convegno dell’Ascensione.
Guidati da qualche giovane e dal
pastore locale i nuovi arrivati hanno girato alcune vie deU’abitato.
Non so quale impressione abbia
fatto loro il paese, ma il clima e
i fiori abbondanti Iran dovuto ricrearli.
C’è stato quindi il culto di apertura del Past. Peyronel, il cui sermone, gradito messaggio, ci ha colpiti per la felice e chiara esposizione.
La cena era pronta e i convenuti
la consumarono nell’accogliente locale della gioventù, dove le signorine dell’Unione hanno dato prova
della loro volontà e dell’attaccamento alla causa dell’Evangelo.
1536-1956
IGNAZIO DI LOYOLA
L’anno 1556 moriva Ignazio Lopez
de Recalde de Onoz y de Loyola; aveva fondato un ordine, quello dei
Gesuiti, ed al termine della sua vita
terrena egli poteva formulare un bilancio quale, a viste umane, nessun
altro fondatore di ordine avrebbe mai
potuto eguagliare. Alla morte del fondatore, la Compagnia di Gesù aveva
già iniziato quel cammino di conquista della Chiesa e del mondo, in cui
essa, segno d’inestiguibil odio e d’indomato amor, ha camminato e cammina tuttora.
Nel 1556 la Compagnia era all’opera nella Spagna e nel Portogallo; nel
Brasile, nelle Indie orientali, da Goa
fino al Giappone oltre cento Gesuiti
sono già all’opera; Ignazio vede lontano e giusto; ha una sua politica
che non è quella degli stati del tempo, e la sua Compagnia avrà la sua
politica. Anche in Italia vi sono già
tre province, il Collegio Romano ed
il Collegio Germanico che è stato fondato su consiglio del cardinale Morene espressamente in vista della riconquista della Germania; l’Italia settentrionale costituisce una provincia a sè,
con dieci collegi.
Abbiamo parlato di Italia, quando
l’Italia era solo un’espessione geografica; ma la cosa una importanza relativa, perchè la politica di Ignazio
vede oltre le divisioni politiche: vede
una reale unità; Roma sopra tutto e
in tutto: l’unità romana; la Chiesa.
E di questa politica dei Gesuiti, a
cui Pierre Dominique ha consacrato
un saggio critico assai interessante e
benevolo (La politique des Jésuites
9|C ♦ ♦
Essai - « Grasset » -Paris - 675 frs.)
ayant fait ses études à Londres, et qui parleremo in un secondo articolo. Per
est maintenant parmi les autorités de questa volta vogliamo limitarci solo
l’Eglise orthodoxe serbe à Belgrade, figura ed all’opera di Ignazio.
Le recteur dit à ses jeunes gens que
nous venions du Conseil oecuménique
des Eglises et que nous représentions
les Eglises qui leur ont envoyé des vivres et des vêtements, des fonds pour
leurs études et pour les réparations et
l’agrandissement de leur séminaire,
ainsi que le drap noir de sa propre
soutane et de celle de ses collègues.
Nous nous sentions gênés lorsqu’il
termina disant ; « Nous, nous n’avons
rien à donner — que nos prières. Mais
cela, nous pouvons le faire et nous le
ferons ».
Je répliquai à mon tour qu’étant
Canadien, je venais d’un pays et d’une
Eglise jeunes. Nous servons tous le
Nacque nel 1491 in un castello della Biscaglia, undicesimo figlio della
nobile famiglia dei Loyola. E la sua
giovinezza fiorisce in un periodo storico che sembra offrire tutte le possibilità di avventura e di conquista a
chi sia amante del rischio e dell’avventura.
La guerra contro i Mori, cacciati
dalla penisola, è appena terminata, e
la presenza sul suolo iberico dei Moreschi pone delicati problemi allo Stato ed alla Chiesa.
L’America è stata scoperta e le più
incredibili speranze sono diventate
I ! fondatore
realtà : un nuovo móndo aspetta i suoi
conquistatori.
Poi ci sono i Francesi, vicini intolleranti della prepotenza di Carlo V,
che tentano di varcare i Pirenei e stringono d’assedio Pampelona, l’anno di
grazia 1521. La posizione è insostenibile; tutti gli ufficiali si pronunziano
per la resa, tranne uno: Iñigo Lopez
de Loyola, che si getta in una breccia
e cade ferito: la gamba destra ferita,
la sinistra rotta. Con lui cade la città.
Iñigo Lopez de Loyola: chi è costui?
A dire il vero, il ritratto che abbiamo della sua gioventù non differisce
per nulla da quella di un giovane nobile dei suoi tempi, che gode la vita
del soldato a cui si sente chiamato.
E soldato senza eccessivi scrupoli,
sembra, che approfitti delle notti di
carnevale per compiere non sappiam
bene quale impresa, in seguito alla
quale il corregidor di Guipuzeoa lo
insegue e persegue invano; solo risultato, un atto d’accusa ed un ritratto;
« Il delinquente Iñigo de Onoz ,v de
Loyola è ardito e arrogante. Porta
una cotta di cuoio ed è armato di spada e di pistola; è perfido, brutale, vendicativo ».
¡I: t *
Ma le vie della Provvidenza sono
misteriose e nel castello di Loyola dove Ignazio è affidato ai chirurghi, la
crisi si prepara. Bisogna rompergli la
gamba, perchè il primo apparecchio
gli è stato male applicato; poi egli
stesso impone un nuovo intervento
chirurgico perchè la gamba è rimasta
più corta dell’altra; ma non c’è nulla
da fare: egli rimarrà zoppo; non potrà più guidare le schiere dei cavalieri
e dei fanti all’assalto di un castello.
Così la sua vita diventa triste, perchè lo studio e la lettura non l’hanno
mai interessato. Comunque bisogna
far passare il tempo e, faticosamente,
s’immerge nella lettura del Flos sanctorum: un’antologia di vite dei santi,
del domenicano Giacomo de Voragine. Un mondo nuovo si apre davanti
ai suoi occhi: un mondo di imprese
meravigliose, davanti alle quali impallidiscono le più brillanti azioni dei cavalieri. Al postutto, questi santi non
sono forse anch’essi dei cavalieri, al
servizio di un altro Signore?
Ignazio non potrà più combattere,
vestito di cappa e spada; ma cavaliere egli potrà ancora essere! Non avrà
più, come Amadigi, una signora che
gli dia colori amati da difendere, ma
la Signora gli appare!
Una notte la Vergine gli appare,
col divino infante nelle braccia; nel
santuario della Madonna, a Monserrato, egli depone le sue armi terrene,
per rivestire un’armatura spirituale :
diventa il cavaliere della Vergine Immacolata. Il primo passo è fatto, anche se la pace non è scesa in lui; la
carne si ribella, e Ignazio la domina
con la penitenza, con il digiuno, con
la flagellazione: l’onore della Signora
è in gioco.
Lo storico Ranke ha scritto alcune
pagine profonde su questa crisi, confrontandola con quella di Lutero. Lutero respinge ogni visione, considerandola una tentazione; Ignazio muove da una visione e si muove nel mondo delle visioni. (I gesuiti però diffideranno sempre delle visioni). Lutero
SI afferra alla Parola di Dio; Ignazio
scrive i suoi Esercizi spirituali. Lutero
approda alla salvezza per fede (sola
fide); Ignazio vuol fare la sua salvezza. Lutero scaglia un calamaio contro
Satana; Ignazio inquadrerà le sue visioni nello sviluppo della sua vita spirituale, in modo da averle regolarmente e soltanto durante la celebrazione della Messa.
Ora, Ignazio inizia il suo cammino;
è un leader, e intorno a lui si raccolgono i primi compagni: il savoiardo
Pietro Lefèvre, Francesco Saverio,
gentiluomo di Navarra, Lainez e Salmerón, spagnuoli. Insieme meditano
la grande avventura: la conversione
degli infedeli. La Terra Santa li attira; là dove è nato il Salvatore, urge
la predicazione del Vangelo; ma non
riescono ad attuare il loro piano e si
gettano ai piedi del papa, iwr offrirgli il dono di una nuova milizia. Senonchè i tempi non sono maturi; il
piano sembra troppo orgoglioso, e le
forze scarse. Inoltre Ignazio ha avuto
a che fare con l’Inquisizione, che sospetta degli « illuminati » ; inoltre egli
ignora il latino, ignora i primi elementi della teologia e della filosofia.
Ma Ignazio deve vincere. E si umilia e si getta negli studi: non è più
giovane. A 33 anni egli deve ricomin{continua in 4“ pagina)
Alle ore otto del giorno seguente
si è aperta la Conferenza, presieduta dal Fast. Peyronel con accanto il
segretario Ev. Melloni. Erano presenti anche il Past. Castiglione, lo
Ev. Del Priore, e i delegati Di Gennaro da Corato, Banfi da Foggia,
Valente da Campobasso, Tancredi
ila S. Giacomo. La prima parte della Conferenza durò fino alle 12,30.
Abbiamo sentito, dopo la relazione del Capo Distretto, quelle delle
diverse comunità. Sarebbe troppo
lungo dilungarsi in particolari. Ma
vorrei fermare l’attenzione su alcuni punti. Non si poteva raggiungere
un accordo tra ü Past. Castiglione,
rappresentante la Chiesa di Corato,
per la quale richiedeva un operaio
con sede fissa, e i pastori Rutigliano
e Ricciardi, rappresentanti la Diaspora vastissima abruzzo-molisana,
i quali lo stesso chiedevano per la
loro zona. Ma infine la maggioranza
dei membri, illuminati dallo spirito divino, hanno visto di comune
accordo la necessità di domandare
alla Tavola xm operaio per l’Abruzzo e Molise, dove le attuali condizioni destano particolare interesse,
se si pensa che, come a S. Giovanni
Lipioni, nascono nuovi e numerosi
gruppi di persone bramose di conoscere Dio e l’Evangelo.
Inoltre è necessario rilevare che
la Conferenza di S. Giacomo è stata la più importante sinora registrata, perchè i membri di Chiesa nella
quasi totalità e senza sosta alcuna
hanno seguito lo svolgimento delle
esposizioni e discussioni. Fatto di
grande importanza, poiché lo stesso sovrintendente si è compiaciuto,
perdiè « con là continua presenza,
— come ha detto — hanno collaborato a che si eliminasse ogni senso
di monotonia e scoraggiamento ».
Era presente anche il Prof. Gönnet,
venuto da Campobasso insieme alla
Signora, il quale ha partecipato con
delucidazioni richieste e di sua competenza.
La Conferenza è durata fino alle
17 circa, e, dopo un necessario intervallo, il Past. Mathieu ha presieduto il culto di chiusura con Santa
Cena ed ha così suggellato una giornata di lavoro sotto lo sguardo e
per la gloria di Dio. Ma con la Conferenza non finiva la parte più bella della occasione: le ultime ore
di comunione fraterna. Infatti, come la sera precedente, dopo la cena, col gruppetto divenuto esiguo
per la partenza di parecchi, ci siamo ritrovati sulla strada provinciale
a poche centinaia di metri dall’abitato, cantando inni e cori, diretti
dal simpatico Past. Brionie in presenza del Capo Distretto, respirando così a pieni polmoni un’aria fortificante e salubre alla salute del
nostro spirito. E. Pagano.
DONI PER L'ECO
Rostan Max L. 400; Piacente Vincenzo
e Doria Annunziato 250; Barus Luigi 100;
Peroni Armando 150; Bastia Lidia 100;
Malan Paolo 1.000; Avondet Emilio 100;
Peyran Alberto 150; Costantino G. 300;
Gagliardi 300; Pasquet Remigio 100; Emilio Long 200; Mussano Irma 1.300; Corsini Albertina 300; Rosso Silvio 50; Buffa
Enrico 150; Rivoira Ferruccio 300; Rostan
Silvio 100; Arsulfi 214; Tesio Piera 100;
Ponzano Luigi 150; Costabel Felice 150;
Suor Berta 200.
Scuola Latina di Pomacetto
Doni ricevali dal 1 fiennaio al <tl Maggio 1956
Geom. Emilio Rostagno (Alessandria)
L. 2.000; Rag. Guido Botturi 10.000; FamEmilio Jachier 2.000; Mimi Mathieu in
mem. Marcello Prandini 500; C. R. (Pomaretto) 1.000; Rag. Ugo Rivoiro-PeUegrini 10.000; Revel Ilda, Insegnante 2.000;
Clelia Banchetti-Vigliano (Bari) 1.000; Ermanno Rostan, pastore 1.000; Bertalot Gina e Ida in mem. loro cari 1.000; Maria
Martinat-Bertalot 1.000; Fam. Ing. Ferruccio Avondetto (Cemobbio) 2.000; Bouchard
Edmondo 1.000; Balmas Edina (S. Germano Ch.) 2.500; Martinat Pierpaolo 1.190;
Pons Giuliano (Massello) 2.000; Pons Attilio, industriale un tavolino per la macchina da scrivere della Direzione.
£*' USCITO
Giorgio Giraroet
CONOSCETE LA BIBBIA?
— L. 55 —
Ordinazioni alla
LIBRERIA CLAUDIANA - Torre Pellice
C.C.P. 2/17557
4
4 —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
^ ^ M
Angrogna (Capoluogo)
Domenica 17 giugno nel corso dei
nostro Culto nel Tempio è stato presentato al Battesimo il bambino Rivoira Franco di Attilio ed Emilia
(Bruere).
La grazia e la benedizione del Signore accompagnino sempre il bambino ed i suoi genitori. c. a.
Pramollo
L’8 aprile la Commissione Distrettuale, nella persona del suo
Vice —^ Presidente, Aw. Ettore Serabno, ha elìettuato la visita ufficiale di chiesa. Dopo di aver portato
il suo messaggio (ed im graditissimo
dono pure) a bimbi della Scuola Domenicale, l’Avv. Seralino ha presieduto il culto principale ed una riunione alia Ruata e si è incontrato
con i membri del Concistoro.
11 messaggio portatoci ci ha recato un grande benefìcio spirituale
e la bella giornata vissuta insieme
ha lasciato nel cuore di tutti un vivissimo ricordo.
La Comuntà è grata all’Avv. Serafino e gli rinnova ancora il suo
grazie sincero.
Come ogni anno anche quest’anno ha avuto luogo, la seconda domenica di maggio, la lesta della mamma. X bambini delle scuole elementari e della scuola domenicale ci
hanno dato un saggio delle loro doti artistiche, presentandopi tutto un
vasto ed interessante programma di
dialoghi, poesie e cori.
A quanti hanno collaborato alla
riuscita della festa, alle Insegnanti
della scuola in particolare, tutta la
nostra riconoscenza.
Da anni l’Unione Giovanile ha
l’abitudine di concludere la sua attività con una gita da effettuarsi il
giorno dell’Ascensione. Quest’anno
ci siamo recati a Como. La giornata
piena di sole e le bellezze vedute
hanno lasciato nel cuore di tutti un
vivissimo ricordo. Peccato solo della brevità del tempo. Durante il
viaggio qualcuno diceva che per simili gite occorrerebbero 2 giorni.
Chissà che un giorno o l’altro non
si possa arrivare a tanto.
Le mamme, insieme ad un gruppo di bambini della scuola domenicale, si sono recate in gita al Castello della Balziglia il 17 giugno.
A Pentecoste 6 catecumeni hanno
confermato il voto del loro battesimo e sono stati ammessi quali membri comunicanti di chiesa. Essi sono: Long Elvira, Long Fiorella,
Peyronel Adriana, Sappè Mafalda,
Travers Rina e Travers Ernesto.
Il catecumeno di 4“ anno Peyronel Nino, pur trovandosi nelle condizioni volute, non ha potuto essere
confermato a motivo di una lunga
malattia che l’ha colpito. La sua
confermazione avrà luogo, a Dio piacendo, il prossimo anno. Domandiamo a Dio di benedirlo e formuliamo
per lui gli auguri migliori.
Alla cerimonia della confermazione ha presenziato, oltre ad un grande numero di fratelli e sorelle, il
Direttore dell Riv. di Villar Perosa
Ing. Paolo Petazzi. Salito quassù per
felicitarsi con due catecumeni con
fermandi, figli di un dipendente della Riv, egli, dopo di aver assistito
al culto, si è intrattenuto col gruppo dei confermandi ai quali aveva
in precedenza fatto consegnare un
spo dono personale. Al termine delsuo dono personale. Al termine della succitata l’Ing. Petazzi ha offerto
La Comunità di Pramollo gli è grata
e gli esprime il suo grazie sentito e
sincero.
Istruzione Secondaria
CoUegio'di Torce Pellice
SCUOLA MEDIA
Ammessi alla Scuola Media:
Alpignano Anna, Armand Hugon
Franca, Armand Hugon Stelio, Battaglia Renato, Bein' Elena, Bertin
Ivetta, Bodrito Magda, Cavazzani
Guido, Cazzulini Ombretta, Debettini Marco, Di Francesco Gianni,
Don Enrico, Giordan Guido, Gönnet Osvaldo, Malan Alida, Malan
Erica, Merlo Claudio, Nisbet Renato, Odetto Giorgio, Paschetto Graziella, Pomi Liliana, Ricca Lucia,
Sartor Luigi, Taglierò Mariella, Taglierò Rosella, Zhigin Nina.
Classe 1:
Albarin Mirka, Armand-Hugon
Valdo, Bein Enrico, Borzone Sandro, Cougn Aurora, Crespi Giovanna, Decanale Laura, Melli Rosa,
Messina Giuseppe, Meynet Franca,
Michelin Salomon Vanda, Nicolajev Arseniev Xenia, Ongaro Roberto, Raviol Alba, Ricca Midella, Sappè Gian Luigi, Tourn Adelina,
Travaglini Carlo, Valente Graziella, Galbiali Annalisa.
Classe II:
Aime Eliana, Barazzuol Silvana,
Bongardo Norberto, Cardon Luigi,
Davit Flora, Dematteis Alessandro,
Eynard Roberto, Jouve Marcella,
Mathieu Giorgio, Mattei Pietro,
Michelin Salomon Enzo, Nicolosi
Carlo, Pegone Luigi, Perro Claudia
Rivoira Giorgio, Santoro Ester, Tabone Adriano, Taglierò Franco,
Travers Alice.
Licenziati dalla Scuola Media;
Abate Sergio, Coisson Franca, Di
Francesco Paola, Galanides Sonia,
Merenda Ombretta, Michelin Lausarot Paola, Paschetto Piero, Pegone Agostino, Travers Erica, Zoppi
Franca.
GINNASIO
Classe IV:
Gay . Nella, Mattana Giovanni,
Odetti Vincenzo.
Ammessi al Liceo:
Bellion Bruno, Fontana Alma,
Fornerone Alberto, Geymet Amalia, Giacone Franco, Mattana Anna
Maria.
LICEO
Classe I :
Agnes Roberto, Giovo Giuseppe,
Longo Eugenia, Rollier Roberto, Silecchia Gian Franco.
Classe II :
Cavazzani Ada, Giachero Bartolomeo, Lusona Paolo, Meynet Vanda,
Soldani Giorgio.
Ammessi agli esami di Maturità:
Bonnet Renato, Bosio Roberto,
Correnti Luigi, Ferrerò Roberto,
Formigoni Giuseppina, Santoro
Roberto, Hugon Paola, Pons Liliana, Pontet Eiena, Sibille Olga.
Scuoia Latina di Pomacetto
La Commissaria nominata dal
Provveditorato agli Studi di Torino
a presiedere gli scrutini e gli esami
di ammissione e di Licenza alla nostra Scuola Media è stata la Dottoressa Professoressa. Laura RosaRomano docente nell’Istituto induSÍ riale lavorazione del cuoio di To' rino. Sono stati ammessi alla 1* Classe; Chambón Leontina (Inverso Pinasca); Costantino Enrico (Prarostino): dot Varizia Walter (Riclaretto); Ghigo Dino (Prali); Lawton Beniamino (Rivoli); Pascal Arnaldo
(Fontane di Rodoretto); Peyronel
Odetta (Riclaretto); Peyronel Silvio
(Id.); Pons Valdo (Maniglia); Rostagno Adele (Prarostino); Scarano
.loie (Id.); Tron Edda (Massello).
Quattro dovranno riparare qualche
tiiateria in auttmno.
Promossi dalla 1“ alla 2 Classe;
Balmas Nedina; Beux Nadina; Gaydou Nicoletta; Giai-Checco Franco;
Godine Alba; Innocenti Sergio; Mennsan Aldo; Pons Giuliano.
Promossi dalla 2“ alla 3 Classe:
Baret Marta; Benech Fiorina; Beri
Giorgina; Duo Rodolfo; Grill Romano; Meynier Fiorella; Micol Ettore; Pelizzaro Paolo; Pons Ettore;
Romano Piero; Rostan Stefano; Vinçon Bruno.
Licenziati: Bouchard Franca; Bounous Laura; Costantino Laura; Long
Gino; Long Tullio; Pascal Anita;
Simondi Emilio; Viglielmo Valdo.
Il « bazar » annuale, organizzato
dall’Unione delle Mamme, ha avuto luogo il 20 maggio e ha dato, grazie anche alla generosità di molte
famiglie della chiesa e di alcuni amici, un buon successo.
A tutti coloro che hanno collaborato e che hanno contribuito alla
buona riuscita di questa speciale attività, il ringraziàmento deU’Unione.
Il 2 giugno, circondati da un grande numero di pienti e di amici, si
sono uniti in matrimonio Bounous
Valentino (Pomeano) e Long Rosina (Pellenchi).
Auguriamo a questi giovani sposi
molte gioie e mcilte benedizioni ed
invochiamo sulla loro casa la grazia
del Signore.
Delia Bleynat, di Remigio e Letizia (Tournin), è stata battezzata la
domenica 10 giugno.
Il Signore la benedica insieme ai
suoi genitori e la faccia crescere, oltre che in statura, anche in grazia
ed in bontà.
L’Assemblea di chiesa, tenutasi il
10 giugno, ha eletto quali delegati
alla Conferenza Distrettuale Bounous
Claudio e Sappè Edoardo e al Sinodo Bertalot Silvio e Travers Emilio.
Hanno sostituito il Pastore nella
predicazione domenicale il Pastore
Sig. Paolo Marauda, l’Anziano Enrico Menusan e lo studente Guido
Peyronel.
Li ringraziamo del loro messaggio
e della loro collaborazione.
Prarostino
Assemblea di Chiesa. Domenica
13 maggio, nel corso del Culto, si è
riunita l’Assemblea di Chiesa per
udire e discutere la Relazione Annua presentata dal Concistoro. Ombre e luci del nostro impegno e del
nostro comune servizio cristiano sono emerse da questa Relazione. Tuttavia il pensiero delle nostre comuni e particolari responsabilità nella
vita della Chiesa, più che al giudizio, ci stimola a rendere grazie al
Signore, che ancora una volta ci ha
visitati dall’Alto in tanti e diversi
modi ed ha manifestato verso di noi
le ricchezze della Sua grazia misericordiosa.
L’Assemblea ha quindi proceduto
alla nomina dei Delegati alla prossima Conferenza Distrettuale di Pomaretto nella persona di Paschetto
Pierino (Mnier) e Ribet Armando
(Crotta, supplente Avondet Marco
(Deserta). Quale Delegato al Sinodo
è stato eletto Pons Enrico (S. Bartolomeo), supplente Avondet Marco
(Franzoi). Sono pure stati nominati
due Revisori dei conti nella persona
di Robert Enrico (Collaretto) e Gardiol Emanuele (Saret Cumba).
Gite. La primavera è tempo di gite!. L’Unione delle Madri è salita a
Massello il giorno della Ascensione,
ove ha partecipato al culto con la
Comunità locale. Tempo discreto,
giornata benedetta.
L’Unione Giovanile e la Corale
sono state a Gardone Riviera, sul
Lago di Garda, domenica 17 giugno.
In sana allegria i nostri giovani hanno ammirate le bellezze naturali e
l’opera degli uomini di quei luoghi.
Rendiamo lode al Signore per il
bene che ne hanno avuto i partecipanti.
Visita. Gradita la visita del Pastore Enterite Giovanni Bertinatti, già
nel passato Pastore di questa Comunità, domenica 17 giugno. Oltre al
cullo, presieduto in assenza del Pastore titolare, il Pastore Bertinatti
ha celebrato pure un funerale. Gli
siamo grati pei la visita e per i messaggi recati.
Sotto il ” segno della Grazia ”.
Domenica 20 maggio, nel corso del
culto, è stato posto, col battesimo,
11 segno della Grazia a Paschetto Alessandro di Emanuele e di Rostan
Elsa (Semunin). Che l’opera della
Grazia, di cui l’acqua del battesimo
è il segno, si compia in questo a agnello della greggia del buon Pastore
Matrimoni. Hanno unito le loro
vite, chiedendo il suggello della benedizione del Signore: Martinat Er
manno (Inverso Porte) e Griglio Clelia (Campas) il 5 maggio; Avondet
Marco (Deserta) e ArmeUino Alma
(Solerà) il 16 giugno.
Che per la misericordia di Dio i
loro aneUi siano il pegno della loro
alleanza inviolabile, del loro amore
e della loro fedeltà perfetta!
Dipartenze. Abbiamo rimesso a
Dio, e reso il loro corpo aUa terra
nella speranza della risurrezione, i
seguenti nostri fratelli e sorelle : Gay
Vittoria (Buffe) povera malata di
mente, deceduta il 29 aprile all’età
di 37 anni; Gaudin Margherita ved.
Cardon (Roc) deceduta dopo dure
sofferenze per un male che non perdona, il 28 maggio all’età di 79 anni ;
Rostagno Valentina (Buie) deceduta
quasi improvvisamente il 15 giugno
all’età di 57 anni; Tron Giesuè (Veirolera) deceduto, in seguito ad incidente accadutogli nei pressi della sua
casa, il 21 giugno all’età di 73 anni.
« Beati coloro che muoiono nel Signore; essi si riposano delle loro fatiche e le loro opere li seguono »
(Apoc. 14: 13).
Direzione e Redazione
Prof. Gino Coslabel
Via G. Malan — Luserna S. Giovanni
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di Pinerolo con decreto del 19gennaio 1955.
Tipografìa Subalpina S. o. A.
Torre Pellice (Torino)
G. e M. INGRAM: Histoires de la Bible
et leur enseignement — Editions Dclachaux et Niestlé — Neuchâtel — fr.
sv. 2,75 e Claudiana. —
Nella stessa serie del precedente volumetto, anche questo è una traduzione dall’inglese. Risponde al bisogno di un insegnamento semplice, popolare, ma sempre
fedele, della Parola di Dio. E’, in fondo,
un catechismo biblico: una prima parte è
destinato ai giovani catecumeni, una seconda ai cristiani più maturi nella loro fede.
« L’expérience de l’auteur l’a conduit à
penser que les chrétiens de la campagne
trouvent souvent difficile de tirer profit de
l’enseignement chrétien quand il consiste
surtout à apprendre par coeur... un credo
et un catéchisme. Si, par contre, l’enseignement est donné régulièrement sous forme d’histoires il y a beaucoup plus de chances qu’ on arrive au résultat désiré ».
Ogni capitolo fornisce uno studio biblico, utile per catechismo, unioni giovanili,
riunioni, gruppi del vangelo. 1 passi citati
sono molti e utilmente divisi in paragrafi.
Adattandolo al nostro ambiente, una traduzione italiana sarebbe forse consigliabile.
e. r.
La vedova, le figlie e il fratello Luigi del
compianto
Ignazio di Loyola
(segue dalla 3» pagina)
dare la sua vita, curvarsi sui libri,
subire la disciplina, imparare il latino, la teologia, la filosofia per dare
alla Chiesa di Roma la Compagnia dì
Gesù, che darà a Roma la sua teologia e la sua filosofia in quella linqua
latina che sarà la manifestazione pratica di una universalità che dovrà superare tutti i particolarismi.
E così, a 44 anni, Ignazio è pronto per esser armato cavaliere di Santa Romana Chiesa.
La cosa non è facile però; ci sono
ancora dei dubbi; ma come rifiutare i
servizi di un uomo che non si ribella
mai, che chiede soltanto di servire,
che può scrivere nelle Costituzioni:
Bisogna convincersi che tutto è giusto, quando il superiore l'ordina; con
una certa qual cieca obbedienza respingiamo ogni idea, ogni sentimento
contrario ai suoi ordini ogni volta che
non vi si potrà scorgere qualche peccato; e che ciascuno si lasci guidare
secondo il volere della Provvidenza
per rintermediario del suo superiore
"come un cadavere che si lascia maneggiare e voltare in ogni senso, o come un bastone che serve ad ogni scopo per il vecchio che lo tiene”.
Che può scrivere altrove: E' bene
di non abituarsi a dire: ho dei parenti, ma: avevo parenti o fratelli.
E così, il 27 dicembre 1540, Paolo III conferma il nuovo ordine. Ma
diffida ancora e introduce una restrizione: i Gesuiti non potranno essere
più di 60!
La Compagnia di Gesù è nata;
Ignazio ha vinto; il 22 aprile 1541 ne
assume la direzione quale apraepositus generalis » (preposto generale),
che si dirà più brevemente: generale.
Ora comincia, attraverso i secoli,
la grande avventura. o. l.
Carlo Bert
commossi per la dimostrazione di stima e
di affetto tributata al loro caro estinto durante la sua lunga e penosa malattia e in
occasione della sua dipartita, ringraziano
di cuore tutti coloro che pregarono per il
caro scomparso e la sua jamiglia duramente provata. Ringraziano pure sentitamente
il doti. Peyrot per le fraterne amorevoli
cure prestate, le rappresentanze delle diverse Associazioni, i parenti ed amici che
di persona, con scritti, con fiori vollero
onoiare la memoria del caro defunto unendosi ai dolore dei suoi familiari.
« La tua benignità, o Signore, mi
ha sostenuto.. le lue consolazio
ni hanno rallegrato l’anima mia ».
Salmo 94; lo-19.
Pomaretlo, 14 giugno 1956
E" salito a più elevate sfere lo spirito di
Caterina Gonin
I attristate dalla temporanea separazione ne
danno notizia le figlie Anita. Odette. Jenny, Elsa, con le rispettive famiglie; il fratello. la cognata, i nipoti ed i parenti tutti.
« Per me il vivere è Cristo ed il
morire guadagno ».
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La famiglia della compianta Caterina Gonin vedova Amprimo ringrazio sentitamente la Signora Clara Frache ved. Gardiol e
hi Signorina Rita per la premurosa assistenza.
Annie Thoeni
Franca e Danilo Passini
Carla, Giorgio e Alessandra Cionini.
Francesco, Giovanni Battista, Andrea e
Stella Maris Zunino
partecipano la dipartita della loro indimenticabile Grand-Maman.
Torre Pellice, 14-6-’56
I,a famiglia del compianto
Giosuè Tron
ringrazia sentitamente il Doti. Ros, il Pastore sig. Peyrot, la Direzione RIV, i vicini di casa e tutte le gentili persone che
si .sono prestate nella triste circostanza del
decesso del suo Caro.
Prarostino, 21 giugno 1956
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