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SErniVlANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATOSTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 21 AGOSTO 1992
CRISI NELL'EX jUGOSLAVIA
CRISI
MONDIALE ?
GIORGIO GIRARDET
Bosnia, Croazia, Serbia, e
ancora Somalia e Georgia
e Iraq, .sono oggi luoghi di
guerre civili e di morte; e potremmo aggiungervi Cambogia
e Sudan e altri paesi di cui non
si liarla. Chi lo avrebbe pensato
nei 19H9 al momento del crollo
del sistema sovietico?
Purtroppo soluzioni in vista
non se ne vedono neppure in
sede europea, nella prossima
conferenza di Londra. La politi<.;a internazionale appare bloccata, né sa come colmare il
vuoto lasciato dalla fine dell’ordine precedente quando la pace, e anche la pace interna, era
assicurata dall’equilibrio del
terrore. La situazione è illustrata in modo drammatico dall'impossibilità oggettiva di risolvere, in tempi brevi, il dramma
dell’ ex Jugoslavia.
Quattro sono attualmente i
fattori in gioco per una valutazione obiettiva della situazione.
Ml'origine vi sono senza dubbio i conflitti locali, comunemente definiti «etnici». Senza
dubbiti il fattore etnico vi gioca
come forte elemento di identità
per chi rischia la vita sulla linea
del fronte e davanti al vuoto lase iato dalla scomparsa di altri
moventi ideali forti. Qui non si
po.ssono che registrare le reciproche accuse, affermate dagli
mi come verità di fede e rifiutate sdegnosamente dagli altri,
dove l’informazione non verifica abba.stanza, e del re.sto è difficile farlo: la «pulizia etnicadei serbi, la Repubblica islamica dei musulmani, il neofascismo dei croati.
Eppure, crediamo, i conflitti
etnici non si sarebbero manifestati con quella virulenza senza
il concorso di altri fattori; così il
faim (dimenticato) che il comu
,4ffsmo in Jugoslavia era diverso
da quello sovietico e aveva
maggior seguito nella popolazione (purtroppo soprattutto
.serba, e que,sto è uno dei problemi); o che contro il comunismo si siano risvegliate tendenze neofasciste, per non poi parlare degli intere.ssi delle potenze europee, dove la Germania
cerca in Croazia e Slovenia
nuovi mercati e la Francia riprende la sua antica politica di
pre.senza nell’Europa orientale.
Il secondo fattore in gioco è
, l’informazione, e questo è un
fatto altamente positivo: non vi
furono giornalisti né TV per denunciare l’olocausto, né vi furono reporter per i grandi massacri della storia, per i genocidi
fatti dai cristiani nel nuovo
mondo e dei mongoli nel Medio (Oriente. Dobbiamo lamentare la .scarsezza di analisi più
approfondite, che aiutino a capire e non facciano .solo appello all’emozione, o rilevare la diversa copertura che è .stata data, e con tante forzature, alla
guerra del Golfo; ma non dobbiamo dimenticare che l'informazione costituisce uno dei
punti forti e positivi di un’umanità che non si vuole ras.segnare; né si deve dimenticare che
molti giomali.sti hanno già pa
gato con la vita la loro funzione
«umanistica», nell’ex Jugoslavia
e altrove. Guai se le si dovesse
mettere il bavaglio !
Intanto, ed è il terzo fattore
della situazione, vi è tutto il
mondo della buona volontà; i
movimenti pacifisti, le opposizioni democratiche, le chiese.
Me.ssi in moto dall'informazione essi non sono però in grado
di risolvere i problemi immediati; tuttavia gettano semi di
umanità e di buon senso per il
futuro, danno voce a quello
che pensa e che vorrebbe la
gente comune ed esercitano
pressioni sui politici perché «si
faccia qualcosa».
Abbiamo co.sì regi.strato i tentativi di mediazione, tutt’altro
che facili, del Consiglio ecumenico delle chiese e della Conferenza delle chiese europee, soprattutto fra ortodossi serbi e
cattolici croati, ma con la partecipazione di protestanti e musulmani, e i loro ripetuti appelli
alla pace.
Gli appelli paralleli alla pace
che sono venuti da Ginevra e
dal Vaticano vanno nello ste.sso
senso, anche se la voce vaticana, con la sua tradizionale mescolanza di religione e politica,
è risultata oggettivamente meno credibile, anche perché il
Vaticano si era schierato fin dal
principio con la Croazia, quan
SEGUE A PAGINA 6
L'episodio della guarigione del l'indemoniato di Cerasa
Libertà è vivere in un mondo senza demoni
ANNA MAFFEI
« ... Ed essi presero a pregar Gesù che se ne andasse
dai loro confini. E come egli
montava sulla barca, l’uomo
che era stato indemoniato
lo pregava di poter stare
con lui. E Gesù non glielo
permise, ma gli disse: Va’ a
casa tua dai tuoi, e racconta
loro le grandi cose che il Signore ti ha fatto e come egli
ha avuto pietà di te».
(Marco 5: 17 - 20)
Può una comunità umana
imparare a vivere senza
demoni? Che strana domanda
da porre alle soglie del 2000!
Da tempo le società moderne,
o postmoderne, come si preferisce, fanno in gran parte a meno dell’ «ipotesi-dio», figuriamoci se hanno tempo per occuparsi dei demoni.
Il racconto di Marco 5 ci parla, con una rara dovizia di particolari, di un e.sorci.smo compiuto da Gesù.
L’indemoniato era un uomo
gros.so, il suo nome era Legione; era chiamato così perché si
riteneva fos.se pos.seduto da un
gran numero di demoni, ma
quel nome ricordava curiosamente anche la guarnigione
delle truppe di occupazione ro
mana, di stanza presumibilmente anche lì, a Gerasa.
I geraseni sapevano bene di
avere questo «problema» in
mezzo a loro e di tanto in tanto, fra i sani di mente e di corpo, si organizzavano spedizioni
per tentare di domare con la
necessaria violenza gli spirit
maligni, senza mai riuscirvi pie
namente. Dunque i cittadini d
Gerasa si erano abituati a con
vivere con il loro «problema»;
l’importante era solo tenerlo a
distanza.
L’incontro di Legione con
Gesù è drammatico; l’uomo
.sente un’attrazione istintiva per
Gesù ma ha paura di una sofferenza ancora maggiore. Gesù
gli parla, gli chiede il nome e
.senza gesti o formule misterio.se, con la .sua sola autorità, lo
libera restituendogli umanità e
dignità.
L’epi.sodio ha però un epilogo inatteso; la liberazione
dell’uomo corrisponde alla
morte per annegamento di un
enorme branco di porci. Lo
scambio è evidente, e per gli
attoniti te.stimoni dell’accaduto
chiara è .stata anche la .scelta di
Ge.sù: la vita di un uomo ormai
socialmente morto contro lo
stravolgimento economico e
.sociale dell’intero pae,se.
Anche la scelta dei gera.seni è
senza ambiguità: pregano Gesù
di andarsene. Non è facile vivere .senza demoni: i demoni .servono.
Servono per individuare bene i nemici e combattere contro di loro con la necessaria
violenza, servono a proiettare
su di e.ssi l’odio per altri nemici,
forse meno spirituali, come la
legione romana di occupazione. Servono alla stabilità. 1 demoni servono a noi per sentirci
sani e «normali» e respingere fra
«i morti», all’occorrenza, i tossicodipendenti e sieropositivi.
I demoni possono .servire per
giustificare la repressione e la
militarizzazione, e.s,sere utili come alibi per non andare alle
radici dei problemi, non scardinare un si,stema, come quello
mafioso che arricchisce molti e
favori,sce molti altri in Sicilia e
fuori dalla Sicilia.
Oggi demoni di razza o di etnia sono evocati e agitati per
nascondere dietro di loro inconfes,sabili manovre di potere
e losche complicità.
Solo la misteriosa presenza
di un demone rende possibile
trasfigurare il volto di un bambino e riuscire a ucciderlo dal
tetto di una casa; solo negando
il nome ad altre persone,
creando demoni, si possono
costruire lager, affamare indivi
dui, violentare donne, compiere .stragi. 1 demoni in fondo ci
aiutano a semplificare una
realtà intricata e a trovare il nostro posto di comodo in e,ssa.
E Ge,sù viene e scaccia i demoni, e così facendo mette a
nudo le nostre scelte di fondo,
scardina i nostri equilibri, smaschera i meccanismi del potere
e toglie legittimazione alla violenza.
Mentre il Signore scaccia i
demoni viene fuori il volto di
una .società malata essa stessa,
che non vuole guarire, forse
perché il prezzo di scelte diverse si rivela troppo alto.
Cristo ci sfida a vivere senza
demoni ma que.sto ci obbliga
ad andare in fondo anche alle
no.stre malattie, perché egli non
è venuto per i .sani ma per i
malati. Per noi c’è speranza solo .se c’è pentimento. E que.sto
ci riguarda tutti, senza eccezioni.
Può dunque una comunità
imparare a vivere .senza demoni? Gesù, prima di andarsene
da Gerasa, dice all’uomo re.stituito alla vita di restare nella
.sua città: c’è bi.sogno di lui proprio lì, .segno vivente della scelta di Dio, te.stimonianza che in
Cri.sto la libertà è possibile, perfino dai demoni. Perché Gera.sa
si converta.
ANNO 0 - NUMERO 0
Sud Africa:
monitoraggio
ecumenico
LAURA CARLODALATRI
Le potenti chiese sudafricane e le chiese internazionali si alleano per dar vita a un
gruppo di «monitoraggio ecumenico» in .Sud Africa.
L’annuncio, del 13 agosto, è
stato dato congiuntamente dal
Consiglio delle chiese sudafricane (SACC), dalla Conferenza
dei vescovi cattolici dell'Africa
del Sud (SACBC) e dal Consiglio ecumenico delle chiese
(CEO.
Il programma, che sarà avviato a settembre, durerà da sei
mesi a un anno, e vedrà le forze
religiose sudafricane coordinarsi con altri team intemazionali,
che verranno selezionati
dall’Ufficio programmi del CEC
a Ginevra, l’azione di monitoraggio vedrà il Sud Africa diviso
in quattro aree; il PretoriaWitwatersrand (il famoso triangolo del Vaal, dove maggiore è
stato il numero delle vittime
della violenza), il Natal, l’Eastem Cape e Cape Town.
Il CEC, con il suo appoggio e
la sua partecipazione, riconferma il sostegno che la famiglia
ecumenica intende continuare a
dare all’opera dei leader religiosi sudafricani.
Gli obiettivi del programma
di monitoraggio ecumenico .sono: .seguire in modo documentato il fenomeno della violenza
e il suo rapporto con il prcKe.s.so politico in atto; .seguire costantemente il processo negoziale in corso per una pacifica
transizione da un governo di
minoranza bianco a un governo
non razzi.sta pluripartitico; .seguile con attenzione le trattative per la convocazione delle
elezioni che daranno vita all'As.semblea co.stituente.
Attraverso il programma si
fornirà una pre.senza costante di
osservatori che serva da freno
agli incidenti, ma si raccoglierà
anche, come già in passato, documentazione .sugli incidenti e
si condurranno inchieste indipendenti.
Ecumene
La Conferenza
europea delle chiese
pagina 2
Vita
Delle Chiese
Il Sinodo valdese
a Torre Pellice
pagina 3
All’Ascolto
Della Parola
Gesù entra
a Gerusalemme
pagina 7
2
PAG. 2 RIFORMA
¡Ecumene
venerdì 21 AGOSTO 1992
A Praga dal T al 10 settembre l'assemblea della Conferenza europea delle chiese La trentesima sessione del SAE
Responsabilità ecumeniche delle chiese
Una speranza nei
nelPEuropa delle guerre e delle «diversità» cammino delle chiese
ALBERTO BRAGAOUA
Si svolgerà dall° al 10 settembre prossimi a Praga,
su preciso invito delle chiese
membro della Repubblica federale cecoslovacca, la decima
Assemblea della Conferenza
delle chiese europee (KEK),
organismo di cui fanno parte
112 chiese protestanti, ortodosse, anglicane e vecchio-cattoliche.
Significativamente, non solo
per la prima volta un’Assemblea della Conferenza ha luogo
in un paese dell’ex blocco comunista: essa anche viene
ospitata in una città in cui per
secoli si sono intrecciate le vicende delle tre grandi confessioni cristiane: cattolica, protestante e ortodossa, e che è stata inoltre a lungo un centro tradizionale di fede e cultura
ebraica.
L’Assemblea è il massimo organo di governo della Conferenza ed ha luogo ogni 5 o 6
anni (la nona Assemblea si
svolse nel 1986 a Stirling, in
Scozia). A Praga ci saranno circa 350 delegati in rappresentanza di organismi ecumenici e
chiese non solo europee ma di
tutto il mondo. Anche la Chiesa cattolica, che non fa parte
della Conferenza, sarà presente
come osservatrice con dieci
rappresentanti con diritto di
parola.
Il tema scelto per la riunione
è «Dio unisce - In Cristo una
nuova creazione», secondo il
segretario generale della Conferenza, Jean Fischer, si sono
voluti così unificare i risultati
degli studi e delle attività promosse dalla Conferenza nel
campo della pace, della giustizia e dei diritti umani, dell’
evangelizzazione e del lavoro
mi,ssionario nell’Europa secolarizzata, della diaconia e del
.servizio per i rifugiati e i perseguitati in cerca di asilo e protezione.
Non va comunque dimenticato che tale tema fu stabilito
nell’ottobre del 1989, in un periodo caratterizzato ed influenzato da avvenimenti di grande
importanza: da un lato l'apertura della -cortina di ferro- e la
caduta del muro di Berlino;
dall’altro la prima Assemblea
ecumenica europea di Basilea
sul tema «Pace nella giustizia».
L’euforia seguita agli avvenimenti del 1989 -51 è dissolta in
una diffusa preoccupazione
per le realtà complesse che sono esplose in aperta guerra
fratricida e hanno creato nuovi muri di divisione- ha ricordato Jean Fischer. Anche dal
punto di vista ecumenico il periodo attuale si pre.senta piuttosto turbolento. L'A.ssemblea è
allora chiamata ad un compito
va.sto e non semplice. Infatti,
non deve solo prendere in esame le attività .svolte e le iniziative promosse dal 1986 ad oggi, sia da un punto di vista ecumenico (da ricordare la collaborazione con il Consiglio delle conferenze episcopali europee e la promozione dell’incontro e del dialogo tra le chiese della Jugoslavia), sia da un
punto di vista sociale e politico
(ad esempio la forte pressione
degli stati per i diritti umani,
soprattutto dei rifugiati e dei
migranti, e per la libertà religiosa).
Deve anche decidere su importanti questioni riguardanti
lo statuto della Conferenza e le
sue finanze; ma .soprattutto deve delineare le priorità di azione per i pro.ssimi anni, i campi
in cui maggiore dovrà essere
Uno dei ponti di Praga, la capitale che ospiterà la Conferenza. Una citta in cui per secoli si sono intrecciate le vicende delle tre grandi confessioni cristiane e che fu a lungo un centro di fede e cultura ebraica.
l’impegno della Conferenza e
delle singole chiese aderenti
per rispondere alle sfide lanciate da un contesto così ribollente.
Si tratta di sfide particolarmente difficili ed importanti,
che vengono delineate in un
documento di lavoro, già distribuito a delegati e chiese
membro. In esso si sviluppa il
tema dell’Assemblea da un
punto di vista teologico, rilevando come qualsiasi unità
pensabile dei credenti debba
essere fondata nella suprema
unità di Dio. Tale unità presuppone il cambiamento e la fine
delle divisioni, ma non della
-diversità», che al contrario va
vista come una ricchezza.
L’unità è qualcosa di nuovo,
richiede alle chiese una rinnovata conversione ed una trasformazione e deve spingerle a
lottare contro violenza, ingiustizia, oppressione e ad impegnarsi perché ognuno abbia la
possibilità di esprimersi pienamente nella chiesa, in particolare le donne.
Infine si riafferma che il dono di Dio in Cri.sto è quello di
una -nuova creazione-, cioè un
nuovo rapporto con Dio e con
il proprio prossimo: una fonte
di speranza non solo per il futuro ma anche per il presente.
Il documento, inoltre, afferma che l’Europa, e gran parte
delle chiese cristiane in essa
presenti, ha responsabilità
enormi e secolari nei confronti
del mondo per le guerre mondiali e locali, per il colonialismo, per lo sfruttamento indiscriminato e incosciente delle
risorse mondiali.
In questo momento il continente è in una fase di notevole
transizione, anche da un punto
di vista religioso, e non è certo
possibile cercare ancora di
considerarlo -cristiano».
Infatti vanno ricordate sia
l’antica e significativa presenza
di altre religioni, come l’ebraismo e l’Islam, quest’ultima in
costante espansione a causa
dei recenti flussi migratori, sia
il processo di progressiva e costante secolarizzazione della
società, che comunque ha anche fornito positivo impulso a
democrazia, pluralismo e tolleranza.
Secondo il documento, quindi, il compito delle chiese oggi
è quello di annunziare l’evangelo della speranza, della giu.stizia e della riconciliazione in
una società comple.ssa, in cui
contrariamente alle recenti illusioni, i problemi sociali, politici, economici, ambientali appaiono ancora più pressanti e
lontani dalla soluzione.
Il rinnovato impegno diaconale al servizio concreto di tutti
va basato soprattutto sulle comunità locali e va restituita
maggiore importanza ai laici,
dimostrando attenzione e considerazione molto maggiori per
la presenza delle donne nella
chiesa, impegnandosi nel trovare una predicazione che sia
veramente comune e sappia
armonizzare senza mettere in
competizione le vocazioni delle varie chiese coinvolte.
Comprensibilmente, i problemi su questi argomenti sono
ancora notevoli, non solo con
la Chiesa di Roma, per le sue
pretese egemoniche ed il suo
trionfalismo, o con gruppi fondamentalisti, ma anche tra le
chiese membro della Conferenza, malgrado recenti e significativi passi in avanti.
Rimane però un ambito di
impegno di importanza fondamentale per le chie.se, che qui
possono dimostrare appieno
l’effettiva volontà di accettare
sul serio le sfide loro lanciate
dal mondo contemporaneo.
EMMANUELE PASCHETTO
Al Passo della Mendola,
confine tra le province di
Trento e Bolzano, il Segretariato per le attività ecumeniche
(SAE) ha svolto la sua 30a sessione di studio dal 25 luglio al
2 agosto.
Il SAE è un movimento di
«laici», dove i «chierici», siano
essi sacerdoti cattolici e ortodossi, pastori, monaci, frati,
suore o rabbini, hanno la funzione di «consulenti». Il nerbo
del SAE, i suoi soci, gli organizzatori, i «quadri», a livello locale e nazionale, sono «non
professionisti» della religione.
L’argomento della sessione
era la logica prosecuzione del
convegno del ‘91 che aveva al
suo centro la domanda di Gesù: -Chi dite voi che io sia?-.
Quella di quest’anno aveva per
tema la parola di Gesù -Io sono
la via, la verità, la vita-. Due
sessioni dedicate alla cristologia, perché è indubbio che
questo sia il nodo centrale del
cristianesimo.
La sessione si è aperta domenica 26 luglio con una panoramica sullo «stato» dell’ecumenismo nelle più recenti assemblee internazionali (Canberra
‘91, Santiago ‘91, Budapest
‘92), presentata a tre voci dal
prof. Popescu, decano della
Facoltà di teologia di Bucarest,
dalla prof.ssa Vingiani e dal
pastore Philipp!, decano della
Chiesa luterana in Italia. Il
prof. Popescu ha rilevato che
per la prima volta un’assemblea del CEC (Canberra) è stata
centrata sulla persona dello
Spirito Santo. Poiché è lo Spirito che rinnova la creazione,
come chiese dobbiamo riflettere seriamente sulle no.stre responsabilità nei confronti
dell’intero creato. La teologia
cristiana, nell’insistere .sulla trascendenza di Dio, ne ha accentuato la distanza dal mondo
materiale, che è quindi divenuto oggetto dello sfruttamento
umano. Abbiamo sbagliato
l'approccio teologico con Dio
e con la creazione, ponendoci
come centro di gravità del
creato, al posto di Dio e dello
Spirito. Dobbiamo tornare a
e.ssere cu.stodi, amministratori.
mm
Incontro delle commissioni del Consiglio ecumenico a Evian
Elaborati i nuovi programmi di azione
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Nel maggio scorso i vari dipartimenti e commissioni del
Consiglio ecumenico delle
chiese, nonché l’intero staff di
Ginevra, si sono ritrovati a
Evian (Francia) per definire i
nuovi programmi di attività del
CEC, secondo la ristrutturazione approvata dal Comitato
centrale nel settembre ‘91. Circa 280 pensone hanno partecipato ai lavori.
Il 1 Dipartimento («Unità e
rinnovamento») ha proposto
quattro linee d azione: a) unità
ecclesiale (Fede e costituzione); b) piena partecipazione
dei laici alla vita della chie.sa;
c) educazione teologica ecumenica; d) culto e .spiritualità.
Il Dipartimento lavorerà in
collaborazione con altri .settori
del CEC, in particolare sulle
que.stioni attinenti alla base biblica e teologica del CEC, alle
implicazioni ecclesiologiche
dei processo conciliare su
«Giu.stizia, pace e integrità del
creato» e al significato del popolo ebraico per la teologia
cri.stiana.
Gli obiettivi del II Dipartimento («'Vita e missione») sono:
a) suscitare e sostenere la fede
nel contesto odierno; b) tutelare la salute e l’integrità delle
persone; c) combattere le strutture ingiu.ste, in solidarietà con
coloro che sono stati resi poveri; d) testimonianza comune
nel contesto del pluralismo religio.so e culturale.
Cinque sono i programmi
prioritari; a) unità nella missione e neH’evangelizzazione; b)
evangelo e cultura; c) comunità e giu.stizia; d) .salute, guarigione e integrità delle persone;
e) educazione per tutto il popolo di Dio.
Il HI Dipartimento («Giu.stizia, pace e integrità del creato»)
propone due punti focali: «Cultura della vita: ricerca di stmtture alternative» e «Cultura della .solidarietà». «Cultura della vita» include un lavoro specifico
.sul razzismo, l'etnicità, l'etnocentrismo, i popoli indigeni, la
povertà, l’economia e l'ambiente, i diritti umani, la risoluzione dei conflitti e le strutture
di governo.
Il IV Dipartimento («Condivisione e servizio») riafferma che
la riflessione biblica e teologica su mi.ssione e diaconia è vitale per il .suo lavoro.
A livello pratico ciò significa:
a) importanza di programmi
che mirino ad un’equa condivisione delle ri.sor.se; b) popolazione e ambiente rimangono le
preoccupazioni principali; c)
azione urgente per rispondere
ai bi.sogni delle vittime di di.sastri e di conflitti, e delle comunità di migranti; d) gli atti di
compa.ssione, di .sofferenza vicaria e di ministero profetico
contribuiscono tutti a promuovere una diaconia globale.
L’Ufficio «Chie.sa e rapporti
ecumenici» .sottolinea l'impatto
delle nuove forme di rapporti
emerse dal proce.s.so conciliare
JPIC .sulla te.stimonianza comune e sul servizio delle istituzioni ecclesiastiche.
La Commissione afferma
inoltre la necessità di riconoscere e di onorare tutte le chie.se nel loro radicamento locale,
e chiede alle chie.se che svolgono attività missionarie
all'estero di farlo in stretta collaborazione con le chie.se del
luogo,
L’Ufficio -Rapporti interreligiosi» sottolinea la necessità
per il CEC di potenziare i rapporti con le persone e le organizzazioni di altre religioni e di
aiutare le chiese con una riflessione teologica e mi.ssiologica,
progetti educativi e consulenza
nei rapporti internazionali.
Infine l'Ufficio -Comunicazioni» consiglia di potenziare
fortemente i rapporti tra gli uffici del CEC e le agenzie di comunicazione delle varie chiese, Ribadisce la raccomandazione fatta dall’A.ssemblea di
Canberra di un regolare bollettino di informazitrne .sulle attività del CEC, che comprenda
anche relazioni .sui viaggi dello
staff e dei team ecumenici, te.sti
di pre.se di posizione importanti, re.soconti di incontri.
servi del mondo creato; non
dominatori ma collaboratori di
Dio, al servizio della redenzione dell’intera creazione.
Mons. Luigi Sartori, il prof.
Paolo Ricca e l’archimandrita
greco Limouris hanno animato
i due giorni successivi, ciascuno esaminando uno dei punti
dell’affermazione di Gesù, tema della sessione. Gesù è «via»
perché ha tracciato il percorso.
Disceso dal Padre ne è risalito
e la chiesa, guidata dallo Spirito, non può che ripercorrerne
lo stesso cammino, che è via di
croce e di servizio. Cri.sto è la
«verità», due volte nascosta,
perché ancora il mondo non la
conosce e perché noi stessi
non vogliamo scoprirla fino in
fondo per timore di essere da
lei scoperti, messi a nudo. Cristo è «vita» perché è Parola
creatrice, è il Risorto e il Vivente, perché il suo Spirito regge
la creazione.
In una singolare tavola rotonda, dove ciascuno poneva
una domanda imbarazzante
agli altri due interlocutori sono
state dirette e brucianti le due
domande poste da Paolo Ricca:
all'ortodossia, se non riteneva
che il peccato di costantinianesimo, pur presente in tutte le
chiese, non fos.se l’aspetto più
negativo di questa confessione; al cattolicesimo, se la dottrina del «ritorno a Roma» non
veni:«se oggi riciclata nell’idea
del li;'«elusivi tà delle altre chiese, s partire da Roma.
L;.‘ settimana è stata ricca di
spunti, di suggestioni, di coinzolgimento emotivo. Magistrale, fra le meditazioni bibliche
mattutine, quella del prof. Cor.sani sul testo di Efe;«ini 5:2; -Ci
ha amati fino a dare se stesso
per noi ». Coinvolgente l’espei rienza di un sacerdote cattolico
I che ' ive da molti anni in Giappone, in un villaggio buddista,
' in ¡'iena fraternità con una famiglia buddista, tc;;timoni.! ndo
di Cristo con «d'àcezza e rispt'tto» ed accettando con gioia
la t'-stimonianza di coloro che
lo o.spitano.
Sc'fferto il culto con Santa
Cena del giovedì sera con la
forte predicazione del pastore
Glenn 'Williams: Crnsto ha abbattuto i muri di separazione e
noi, nel nostro peccato, non
sappiamo accostarci insieme al
segno di unità co.stituito dalla
sua Cena, perché ogni confessione la fa propria. Commovente il vedere che, al momento della distribuzione del pane
e del vino, ai cinquanta evangelici (luterani, valdesi, battisti,
metodisti, avventisti, riformati)
si affiancavano oltre cento cattolici desiderosi di testimoniare
che l’unità in Cristo conta più
dei precetti della propria chiesa. Intensa la partecipazione
all'introduzione al Sabato, condotto dai .sei ebrei presenti, laici, tra cui una signora anziana,
piccola piccola, superstite di
chis.sà quali persecuzioni. Era il
31 luglio, cinquecento anni
esatti dall’esecuzione dell’editto di cacciata degli ebrei dalla
Spagna, rievocato con commossa sobrietà dalla scrittrice
Giacoma Limentani.
Il SAE rappre.senta uno dei
pochi spazi aperti rimasti, in
un momento in cui il clima dei
rapporti ecumenici .sembra tendere all’autunno. Forse occorrerà correggere il tiro, rinnovarsi di fronte alle esigenze ed
alle aspettative degli anni ‘90;
ma proprio perché le difficoltà
cre.scono è necessario insistere
in questa esperienza che mostra ancora tutta la .sua vitalità
ed è ormai per migliaia di credenti in Italia un punto di riferimento, una speranza viva sul
cammino della Chiesa.
3
VENERDÌ 21 AGOSTO 1992
PAG. 3 RIFORMA
!1. SINODO DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE
UNA SCUOLA
DI DEMOCRAZIA
LUCIANO DEODATO
«Il Sinodo è la massima autorità umana della chiesa in
materia dottrinaria, legislativa, giurisdizionale e di governo...-: così recita l’art. 27 della
«Disciplina generale» delle nostre chiese, ed aggiunge, quasi
a temperare il tono assoluto
del discorso: «...esso non è mai
sovrano, poiché soggetto alla
sola sovranità dell’unico Signore della chiesa-. Per questo
i lavori sinodali iniziano con
un culto e, con un culto, inizia
ogni giornata della sessione.
Il Sinodo, come si sa, è costituito da deputati delle chiese
valdesi e metodiste e da pastori. Il numero dei pastori non
può superare quello dei deputati. In totale i membri della
sessione europea del Sinodo
sono 180.
Ho detto «sessione europea»;
infatti uno solo è il Sinodo sia
per le chiese dell’area europea
che per quelle del Rio de la
Piata; tiene due sessioni ordinarie due volte l’anno, una in
Italia e l’altra nella regione rioplatense. Ecco perché rappresentanti dell’una o dell’altra
area siedono a pieno titolo
nell’una o nell’altra sessione.
Quest’anno partecipano al nostro Sinodo i sudamericani Mario Bertinat e Ruben Artus.
Tra i compiti del Sinodo vi
sono quelli di esaminare l’operato della Tavola e delle Commissioni sinodali amministrative (OPCEMI, CIOV ecc.); di
esaminare le proposte provenienti dall’altra sessione sinodale, dalle singole chiese e dalle assemblee regionali (circuiti
e distretti); di udire il rapporto
della Commissione per le discipline, di quella per le propoposte e di quelle “ad referendum”. Il Sinodo inoltre deve
eleggere la Tavola, le commissioni amministrative, le commissioni d’esame. Si tratta di
operazioni che richiedono
molto tempo.
Il Sinodo, in base all’articolo
ricordato sopra, è il governo
della chiesa; per questo ne delinea la politica, si occupa di
questioni amministrative, svolge tutta l’attività legislativa necessaria al buon funzionamento delle chiese e delle stmtture
che esse si danno. Non è quin
di un caso se i lavori sinodali
sono sempre sovraffollati di argomenti. E’ compito della
Commissione d’esame indicare
ai membri del Sinodo quali tematiche debbono essere discusse. La Commissione proposte recepisce, invece, quegli
argomenti che almeno cinque
membri del Sinodo ritengono
debbano essere discussi, e li
presenta alla discussione generale...
«Il Sinodo - recita sempre
l’articolo 27 - è l’assemblea generale che esprime l’unità di
tutte le chiese...-. L’unità della
chiesa, come sappiamo, è data
dalla comune professione di
fede e dalla grazia del Signore;
ma il Sinodo è il luogo in cui
essa si esprime.
E’ un concetto da sottolineare, perché l’unità non è data
dallo stare intorno ad un centro (persona o stmttura o confessione di fede) come può avvenire in altre realtà ecclesiastiche, ma nell’agire in obbedienza alla Parola di Dio e nel ricercare la guida dello Spirito
Santo (cfr. art. 27). E’ chiaro
che anche nei Sinodo, come in
ogni assemblea umana, vi sono
correnti, opinioni diverse, dibattiti talvolta tesi, delibere che
passano di misura.
Ma la scommessa di ogni Sinodo è che non l’opinione del
singolo, o di un gruppo, prevalga, ma la ricerca di una risposta fedele e coerente con
TEvangelo, sia per quanto riguarda i problemi amministrativi che la raccolta delle sfide
del nostro tempo. Perciò il Sinodo è scuola di democrazia e
di libertà; momento d’incontro,
più che di scontro; di dialogo,
più che di confronto; di comunione, più che di divisione. E’
momento di espressione della
comunione fraterna, per un insieme di realtà disperse ed isolate; e di una comunione che,
grazie alla presenza di numerosi delegati di chiese sorelle,
si allarga ben oltre i nostri limitati corfini ecclesiastici.
In questo spirito di fraternità
e ricerca, apertura e riconoscenza, i membri del Sinodo
sono chiamati a discutere e risolvere i principali problemi
delle chiese.
ìbYita Delle Chiese -------------------—
Intervista al moderatore della Tavola valdese, pastore Franco Giampiccoli
Il maggior rischio che corriamo nel tempo
della fine degli ideali è ^aridità spirituale
________GIORGIO GARDIOL_______
Alla vigilia del Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste abbiamo incontrato il pastore
Franco Giampiccoli, moderatore della Tavola valdese, e gli
abbiamo posto alcune domande sullo «stato delle nostre
chiese».
- Al Sinodo di quest’anno
verrà presentato un progetto per la creazione di una
Commissione sinodale per
la diaconia. Alcuni osservano che questa proposta si
inserisce in una tendenza
accentratrice e manageriale
presente nelle nostre chiese. Qual è la tua opinione?
- «Se per “tendenza manageriale” si intende un sostenere
lo sforzo che la maggior parte
delle nostre opere sta compiendo per passare dal dilettantismo ad un livello di alta e
indispensabile professionalità,
allora condivido questa tendenza. Ma non mi piace l’applicazione di questo linguaggio
alla chiesa, alle opere, perchè
può far pensare die siano condivisi altri aspetti della managerialità, come per esempio la
regola “gli affari sono gli affari”. Lo spirito di servizio, che
ha il suo fondamento nel Cristo
che è in mezzo a noi come colui che serve, è invece vivo
nelle chiese e nelle opere. Si
tratta di capire che professionalità e organizzazione da una
parte ed esercizio della diaconia evangelica dall’altra non
sono alternative che si escludono a vicenda.
Quanto alla “tendenza accentratrice” c’è un grosso equivoco. Fortemente accentrato
non è il progetto della CSD che
Tavola e CIOV propongono al
Sinodo, bensì la concezione
stessa delle Commissioni sinodali amministrative (CSA) che è
stata formulata quasi vent’anni
fa e che è rimasta inapplicata.
Il progetto della CSD intende
codificare la realtà che la nostra chiesa ha prodotto in questi due decenni e trasferire ad
un’apposita CSA una parte delle responsabilità diaconali della Tavola. La mia impressione
è che si tratti di una operazione di decentramento piuttosto
che di accentramento».
- Eppure si ha l’impressione di una chiesa-istituzione che prevale sulla
chiesa-movimento...
- «Cerchiamo anche qui di
non pensare in termini di alter
native che si escludono. Ci sono movimenti che ritengono
che l’istituzione sia di per sé la
negazione del movimento e la
rifiutano. I valdesi riformati - e
non dissimile è stata l’esperienza dei metodisti risvegliati non hanno mai condiviso una
contrapposizione di questo genere e non hanno temuto di
darsi un ordinamento istituzionale che, se rettamente inteso,
è uno strumento di continuità
e un mezzo di contenimento
dell’arbitrio e della discrezionalità.
La vita della chiesa è sana
quando non sopprime l'istituzione e non soffoca il movimento ma cerca un equilibrio
fra queste due realtà.
Detto questo, sono d’accordo nel dire che nel tempo presente una certa aridità spirituale impoverisce il nostro essere
chiesa-movimento e che in
Torre Pellice, la Commissione d’esame al lavoro. Da sinistra Gianni
Genre, Giovanni Anziani, Michele Rostan e Anita Tron.
Intervista ai componenti della Commissione d'esame
La discussione principale
è sulla vita delle nostre chiese
ALBERTO CORSAMI
Il Sinodo di quest’anno si occuperà di alcuni temi «forti» e
consistenti: il funzionamento
degli organi esecutivi (con particolare riferimento a circuiti e
distretti), la diaconia (questa
sessione dovrebbe essere in
grado di decidere sul progetto
di una Commissione sinodale
per la diaconia, ma saranno oggetto di dibattito anche un’opera, il Centro diaconale “La Noce” di Palermo, e il futuro di
Villa Olanda), e il settimanale
comune per le chiese battiste,
metodiste e valdesi.
Del lavoro che svolge la
Commissione d’esame sull’operato della Tavola valdese,
dell’OPCEMI e della Facoltà di
teologia nell’istruire l’assemblea
sinodale abbiamo parlato con i
suoi componenti: il relatore,
Gianni Genre, Giovanni Anziani, Anita Tron e Michele Rostan.
Tutti sono concordi nel ritenere questo «meccanismo» una
componente essenziale della vita democratica delle nostre
chiese: «Attraverso verbali, corrispondenza, documenti e bilanci, ma anche attraverso l’incontro con alcune persone - dice Anziani - vagliamo l’attività
svolta nel corso dell’anno dalla
Tavola valdese, per verificare se
sia stata conforme ai mandati
ricevuti nella sessione precedente, 0 quali scelte abbia fatto
su questioni per cui non era indicato un mandato preciso.
C’è poi l’aspetto finanziario,
che verifichiamo non soltanto
in senso contabile, ma anche
valutando l’impostazione di
certe scelte-.
• Oltre ai documenti che ci
vengono mesi a disposizione aggiunge Genre -, a Torre Pellice tra la fine di luglio e il Sinodo, abbiamo potuto già lavorare a Roma per due giorni a
maggio sulla documentazione
contabile, e a Palermo per cogliere “in loco” il senso dell’attività dell’opera (La Noce) che
quest’anno viene esaminata da
vicino ».
Quest’anno, tra l’altro, la rilevanza della discussione sulla
Commissione sinodale per la
diaconia ha prodotto una novità nel modo di lavorare... «Infatti - aggiunge Rpstan - data la
natura della materia abbiamo
collaborato con la Commissione d’esame sull’operato della
CIOV, con cui abbiamo redatto
la parte di relazione relativa
alla CSD-.
Chi viene nominato nella
Commissione d’esame si trova
dunque ad operare in un momento cardine del nostro ordinamento: ma come si vive questa esperienza? Per Anita Tron,
unica donna «è importante, in
questo momento, aver potuto
collaborare da pari a pari, in
un lavoro veramente collegiale-.
Per Michele Rostan «ci vorrebbero più membri di chiesa
disponibili a svolgere questo
impegno, che è anche un lavoro di filtro sui problemi che,
benché importanti per la vita
della chiesa, non potrebbero essere adeguatamente affrontati
a causa dei tempi ristretti-.
Anziani aggiunge poi che occorre senso di responsabilità
«per valutare con oggettività e
in umiltà i documenti da esaminare, senza tener conto dei
“sentito dire”-.
In questi ultimi Sinodi ci si è
interrogati più volte sul senso di
alcuni dibattiti sinodali su temi
di attualità (una volta li si definiva «politici»): sembra che attraverso gli ordini del giorno,
attesi con ansia dalla stampa
italiana, si parli piuttosto alla
nazione che alle nostre chiese.
Qual è il compito effettivo del
Sinodo?
•Il Sinodo non deve prendere
l'aspetto di un mini-convegno:
è inutile proporre temi di dibattito non strettamente collegati
alla vita della chiesa - dice Rostan - Questo non significa eliminarli, ma di fronte, per
esempio, al Mezzogiorno ha
senso porsi parlando di ciò che
fanno le nostre chiese, che sono
presenti in molti settori della vita sociale carichi di problemi-.
«Dobbiamo evitare gli ordini
del giorno, magari belli, ma
che non coinvolgono le chiese aggiunge Anziani - Il Sinodo è
espressione unitaria delle nostre chiese; invece nel campo
della sanità, per dime una, esiste un problema politico, che
possiamo affrontare a partire
dall’impegno delle nostre chiese
per l'Ospedale evangelico di
Ponticelli, che rischia una dequalificazione e perfino una
chiusura...
Insamma, possiamo dire che
il Sinodo, che non è un convegno, non funziona “per temi”,
ma prevede un unico grande e
importante tema, che è la vita
della chiesa-.
questa situazione l’alternativa
rischia di polarizzarsi in modo
eccessivo sui necessari aggiustamenti della chiesa-istituzione.
Non abbiamo bisogno di una
de-istituzionalizzazione della
nostra chiesa, bensì del rilancio del nostro movimento».
- Hai parlato di una certa
aridità. E’ dunque questo,
secondo te, lo stato spirituale delle nostre chiese?
- «Per lo meno è il maggior
rischio a cui siamo esposti. Secondo me abbiamo un’insufficiente autocoscienza di quanto
pos,sa influire su di noi e sulla
vita della chiesa la temperie in
cui viviamo. Viviamo nel tempo della caduta delle ideologie
ma anche degli ideali. Intorno
a noi cresce un clima di delusione e di rabbia, di sfiducia e
di rassegnazione. Come potremmo non esserne toccati?
Ma ne siamo condizionati solo
nella misura in cui perdiamo di
vista il centro della nostra fede.
Credo che nella vita quotidiana
abbiamo da reimparare a distinguere tra “la tristezza del
mondo” che “produce la morte” e “la tristezza secondo Dio”
che “produce un ravvedimento
che porta alla salvezza” (2 Cor.
7: 10)».
- L’altra parte della nostra
chiesa, nel Rio de la Piata,
soffre una situazione economica difficile. Quali proposte di solidarietà verran
I no discusse al Sinodo?
«Il Sinodo dovrà valutare
l’operato della Tavola anche in
questo campo: la Tavola ha deciso di concludere anzitempo
la colletta per contribuire al
rinnovo del parco auto a disposizione dei pastori valdesi
del Rio de la Piata, che doveva
proseguire a tutto il ‘93, e ha
raccomandato alle Conferenze
distrettuali di aprire una sottoscrizione straordinaria a favore
delle famiglie pastorali valdesi
del Rio de la Piata. La Tavola si
è mossa in questa direzione rispondendo a sollecitazioni di
alcune chiese e tenendo conto
delle indicazioni richieste alla
Mesa e da questa fornite. Spero
che dal Sinodo venga un ulteriore forte impulso in questa
direzione che vuol essere la direzione della solidarietà rispettosa».
Cinque
nuovi pastori
Cinque nuovi pastori saranno
consacrati nel culto di apertura
del Sinodo che si aprirà a Torre
Pellice domenica 23 agosto. Sono Giuseppe Ficara, 29 anni, siciliano proveniente da un’esperienza di fede evangelica in
una chiesa penteco,stale; Ursel
Kònigsmann, tedesca che ha
preferito le piccole chiese protestanti italiane alle grandi chiese di massa del suo paese; Donato Mazzarella, ex sacerdote
cattolico di Napoli che ha aderito alla fede evangelica dopo
un travaglio spirituale riguardante la concezione mediatrice
della salvezza affidata dal cattolicesimo a Maria e ai santi; Adelaide Rinaldi, che giunge al pastorato come risposta ad una
vocazione vissuta nella chiesa
valdese; Paolo Tognina, svizzero del Cantone dei Grigioni.
Tognina è l’unico dei cinque
pastori che non svolgerà il suo
ministero in una chiesa italiana;
tornerà infatti in Svizzera. Il Sinodo saluterà con particolare
affetto il pastore metodista Iginio Carera che entra in emeritazione.
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 21 AGOSTO 1992
Sta per essere discussa ed approvata dalle chiese cattolica, valdese
e metodista una nuova disciplina dei matrimoni interconfessionali. Il
documento che è all’esame delle chiese accetta in pratica il principio
del pluralismo nella forma di celebrazione. Agli sposi viene riconosciuta la libertà di rendere pubblico il matrimonio nella forma scelta
di comune accordo. Inoltre cadono le «cauzioni». I genitori sceglieranno ciò che ritengono meglio per il bene dei figli.
bVita Delle Chiese bbbbbbbbbb
Il rapporto della Commissione sinodale sui matrimoni misti in Italia
Verso una soluzione dell'annoso problema
che travaglia le coppie interconfessionali
_______LUCIANO DEODATO________
NeU'ambito dei matrimoni
misti o, con termine più
proprio, dei matrimoni interconfe.ssionali, qualcosa si sta
muovendo. La commissione
nominata dal Sinodo delle
Chiese valdesi e metodiste di
alcuni anni fa presenterà quest’anno un primo rapporto sul
lavoro svolto con la parallela
commissione nominata dalla
Conferenza episcopale italiana
(CEI).
Il documento non è ancora
completo: manca una terza ed
ultima parte, concernente la
pastorale nei confronti delle
coppie miste.
Ma se quanto finora elaborato riceverà un’approvazione di
massima da parte del Sinodo e,
successivamente, da parte della
CEI, le due commissioni potranno continuare il lavoro e
portarlo a compimento in modo che possa essere definitivamente approvato dalle rispettive chiese e diventare operativo.
Diciamo subito che il documento, nelle parti fin qui redat
te, contiene novità che fanno
ben sperare in una soluzione
positiva di una questione sulla
quale le chiese si sono affrontate da sempre, causando non
pochi disagi alle coppie interconfessionali.
Attualmente la natura sacramentale del matrimonio, da
parte cattolica, non permette il
riconoscimento di quello celebrato in una chiesa protestante
e, meno ancora, nel solo municipio.
Le «cauzioni» chieste ai nubendi, e cioè che tutta la prole
sia battezzata ed educata nella
fede cattolica e che il coniuge
non cattolico non costituisca
un inciampo alla fede dell’altro,
limitano, per le chiese evangeliche, la piena libertà dei coniugi e sono lesive della loro dignità. La possibilità, per gli
evangelici, di celebrare nozze
di persone divorziate infirma
per i cattolici la sacramentalità
del vincolo matrimoniale.
Si comprende da questa
esemplificazione come queste,
ed altre questioni ancora, abbiano finora impedito per la
Chiesa cattolica il riconosci
Guardia
Piemontese:
non solo
cultura valdese
Su che cosa dobbiamo puntare, a Guardia? Si è di.scusso lo
scorso anno sull’ opportunità di
indirizzarsi verso la costituzione di un gruppo ecclesiale, o di
restare nell’ambito meramente
culturale. Non so se le due cose siano davvero in contrapposizione così netta, e proprio tra
noi valdesi...
Comunque, e in via esplorativa, la Casa valdese anche
quest’anno offre agli ospiti e alle persone intere.ssate la visita
guidata del museo, culti e conversazioni su temi biblici, teologici e di attualità protestante.
Si mantiene così il carattere
di approfondimento culturale,
e il culto stesso può essere vissuto come un momento di conoscenza della spiritualità
evangelica, offrendo al tempo
stesso una possibile alternativa
per chi è alla ricerca di un diverso modo di vivere la fede.
La frequenza è molto varia:
da pochissime persone al “pienone”, ma una caratteristica
sembra emergere: il servizio interessa soprattutto ai villeggianti,
In questi anni sta prendendo
piede un nuovo modello di vacanza, che non comprende solo il riposo e lo svago ma anche lo studio, l’approfondimento dei propri interessi che durante l’anno vengono sacrificati
al lavoro, la scoperta di cose
nuove, ecc.
Molti dei turi.sti che visitano il
museo e si fermano per gli incontri ne approfittano per chiedere spiegazioni; magari nella
loro città vi è una chiesa evangelica che li aveva sempre incuriositi, o avevano un amico
evangelico, e vanno via con
l’indirizzo del luogo di culto
più vicino a casa loro.
Conoscenza del mondo prote.stante, proposta per una ricerca di fede, intere.sse storico
e culturale? Per ades,so è difficile rispondere, forse proprio
perché si tratta di richie.ste diverse. Vedremo,
Il dibattito sinodale sulle strutture intermedie della chiesa
Non perdiamo circuiti e distretti
GUIDO COLUCCI
GIANNI ROSTAN
A integrazione delle informazioni date sul nostro
giornale (n. 27 del 3 luglio) circa la discussione avvenuta in
Conferenza distrettuale sul problema «circuiti e distretti», vorremmo qui presentare alcune
note emerse dal lavoro di un
gruppo di studio nominato dalla Chiesa valdese di Milano.
1. Una prima os.servazione, forse marginale, è relativa al nome della Commis-sione: si è
posto l’accento più sugli
■esecutivi» che sulle «as.semblee»: forse si tratta di una
.svista del Sinodo (non certo
della Commissione!) che
però non è stata rilevata.
2, Una seconda osservazione riguarda lo scenario generale
nel quale ci si muove: da un
orientamento portato avanti
per anni che ricercava - anche con fatica - un progressivo decentramento, sembra
che ci si muova oggi verso
un corposo accentramento:
segno di crisi di fiducia verso
le chiese locali e le opere
disseminate sul territorio?
Nelle organizzazioni umane
si accentra quando si è in
momenti di forte crisi, e/o si
ha paura di quello che può
succedere, Siamo forse a
questo punto?
3. La Commi.ssione ha fatto un
notevole lavoro di fantasia,
cercando di rispondere a
quello che essa ha inte.so essere l’orientamento del Sinodo, e cercando altre.sì di conglobare in un unico di.scorso
due temi collegati ma indipendenti: l’organizzazione
delle assemblee (di circuito e
distrettuali) e l’autonomia
delle chiese, o addirittura la
■prowi.sta alle chie.se»: inevitabile quindi che .sia in parte
mancato un lavoro di approfondimento ecclesiologico. Riteniamo anche noi che
parecchie cose po.ssano essere cambiate, però (Kcorre tener conto di alcune linee
fondamentali che ci .sembra
la Commi.ssione abbia trascurato.
4. Contrariamente a quello che
appare ad una prima lettura,
non è il distretto che viene a
cadere, bensì il circuito. La
normativa proposta dalla
Commissione infatti ci riporterebbe sostanzialmente (e
anche formalmente sotto certi aspetti) alla situazione che
era quella distrettuale fino al
1975, anno in cui si è attuata
l’integrazione a questo livello, con alcune poche differenziazioni, tra le quali la più
interessante è l’ufficializzazione della rappresentanza
dei responsabili di istituti e
opere.
Si tornerebbe quindi al «vecchio» distretto valdese che
verrebbe ora chiamato «circuito». La realtà del circuito
non ci sarebbe più, cosa che
ci dispiace moltissimo perché
il circuito è uno strumento
prezioso e più ancora lo sarebbe se riportato al suo significato originario, costituito
in base a criteri di omogeneità e distanze (quindi in
numero maggiore) per rispondere in modo efficace
alle finalità espresse nel Patto
di integrazione.
Se dovesse passare la proposta della Commissione,
avremmo un numero maggiore di distretti (non sarebbe un dramma, erano 11 nel
1871, quando però erano ancora in fase di sperimentazione, quindi non legittimati dai
Regolamenti, e 7 dal 1903 al
1914) ma di fatto non avremmo più il circuito, a meno
che non si ripe.schi l’idea dei
•presbiteri» (che erano in
realtà veri circuiti), inventati
prima del 1975 in alcuni di.stretti, per ri.spondere all esigenza di coordinamento pastorale ed evangelistico tra
chie.se omogenee tra di loro,
e a breve di.stanza,
5. La Commi.ssione ipotizza poi
il mantenimento (o piuttosto
la creazione) di una .strana e
incongrua .struttura denominata «distretto»: una specie di
■assemblea delle a.s.semblee»
con chiara fisionomia di tipo
episcopale, che non eleggerebbe il suo esecutivo, ma
solo un «seggio» per l’assemblea successiva, con lo scopo
di provvedere alla sua convocazione ma senza alcun
mandato, funzione, responsabilità (si vuole forse istituzionalizzare il «nulla»?). Si
tratterebbe piutto,sto di un
«convegno», e non crediamo
vi sia alcun bisogno nel nostro ordinamento di regolamentare un convegno! Ne
verrebbe fuori una brutta copia dell’attuale Conferenza
distrettuale, con poche funzioni (di cui comunque è
sentita l’esigenza) e senza
e.secutivo. Tra l’altro, viene
mes.so in discu.ssione quanto
stabilito dalla Disciplina generale, particolarmente
all’art. 7 che prescrive che
ogni assemblea debba nominare il .suo esecutivo.
6. Nel «nuovo» ciraiito, la Commissione considera inutile il
mantenimento della Commissione d’esame, che invece riteniamo essere assolutamente indispeasabile per un i.stituto a cui si vorrebbero affidare anche funzioni amministrative.
Né si dice di un limite massimo per la permanenza negli
esecutivi (7 anni); anche
que.sto non va bene.
In conclusione, non ci .stiamo. Non vogliamo perdere il
circuito (che ben vorremmo
però ricondotto alla sua connotazione originaria) né il di.stretto (sia pure riveduto e aggiornato secondo le nuove esigenze, ed in numero maggiore), né
- per quanto riguarda autonomia e scelta dei pa.stori - le caratteri.stiche proprie delle chiese locali metodiste e quelle
proprie delle chie.se locali vaidesi, né l’unione che si attua
principalmente nel Sinodo.
Ci pare che il Patto di integrazione abbia proprio in questa ricchezza la .sua originalità
(così almeno era stato pre.sentato alle nostre chiese e al mondo ecumenico) che va rispettata non perché è bello essere
originali, ma perché que.sto è il
modo in cui abbiamo voluto
decidere di «e.ssere insieme».
mento di un matrimonio celebrato secondo il rito evangelico; e, inversamente, consigliato
ai protestanti di evitare di sposarsi in chiesa cattolica.
Le due commissioni non
hanno tentato di comporre le
divergenze dottrinali ma, con
una certa dose di umiltà, si sono limitate a regi.strare concordanze e, soprattutto, diversità
delle due concezioni matrimoniali. Con sorpresa, tuttavia, al
termine di questo lavoro analitico si .sono re.se conto che era
possibile rintracciare una base
comune.
Infatti, anche al fondo della
dottrina cattolica il matrimonio
è essenzialmente: a) un dono
di Dio; b) una vocazione ad
amare rivolta agli sposi; c)
un’apertura verso la procreazione.
Le divergenze tra le due chiese cominciano dopo, sul modo
in cui interpretare questi dati.
Se si insiste sull’elemento oggettivo (dono della grazia di
Dio), si va verso il sacramentalismo; se si accentua l’elemento
soggettivo (vocazione all’amore), si deve anche ammettere
che il matrimonio può andare
incontro al fallimento.
Il documento, evitando di
entrare nel merito delle due diverse concezioni del matrimonio, accetta in pratica il principio del pluralismo. Agli sposi
viene riconosciuta la libertà di
rendere pubblico il loro matrimonio nella forma che a loro
conviene maggiormente: in
una delle due chiese, o anche
semplicemente in municipio,
con o .senza partecipazione del
sacerdote cattolico o del pastore evangelico.
Inoltre cadono le «cauzioni,»
nel senso che i genitori sono ritenuti capaci di .scegliere ciò
che è meglio per il bene dei figli; mentre il vero ostacolo per
la fede del coniuge cattolico
non è la fede evangelica, ma la
secolarizzazione.
Quanto il documento propone ha già avuto in Italia una
specie di sperimentazione nella
diocesi di Pinerolo, Quanto stabilito dal diritto canonico della
Chiesa cattolica non viene messo in discussione; piuttosto
l’applicazione delle norme .subisce un’eccezione, tenendo
conto del contesto specifico e
degli interlocutori con i quali la
Chiesa cattolica viene ad operare. L’accordo infatti riguarderà il territorio nazionale e
unicamente le Chiese valdesi e
metodiste.
Le due prime parti del documento redatto in comune dalle
due commissioni, che attengono al fondamento del matrimonio e alle diverse prassi della
sua celebrazione, saranno portate davanti al Sinodo per una
prima valutazione. La terza parte, che riguarda la pastorale nei
confronti delle coppie interconfessionali. deve essere ancora completata.
Anche la Conferenza episcopale valuterà a sua volta il documento e farà le osservazioni
che riterrà utili. Qualora sia
possibile giungere ad un accordo soddisfacente sia per la parte cattolica che per quella valdese e metodista, il Sinodo e la
CEI potranno adottarlo.
Al Sinodo certo non sfuggiranno gli elementi di novità ed
apertura contenuti nella bozza
del documento e la metodologia ecumenica seguita: un
buon inizio, per cercare di avviare a soluzione un nodo aggnrvigliato che amareggia l’esi.stenza di molte coppie interconfessionali.
Primo matrimonio misto a Dipignano
Due fedi in famiglia
e
________TEODORA TOSATTI_________
■Matrimonio interconfessionale significa che due sposi cristiani di confessione diversa rimangono cia.scuno nella propria chiesa, senza che nessuno
imponga all’altro di “passare"
alla sua.
Perché spo.sarsi così? Non è
importante la religione? E i figli?
Sì, la religione è importantissima, e proprio per que.sto bisogna seguirla in piena coscienza; nes.suno può cambiarla se
non perché egli stesso ha cambiato idea, e nessuno deve costringere un altro a cambiarla,
sotto nessun pretesto (...) I figli
impareranno le cose in cui i genitori concordano, e anche
quelle in cui .sono in di.saccordo; quando avranno l’età giu.sta
potranno scegliere la chie.sa in
cui vivere, ma saranno capaci
di comprendere l’altra.
Sia per i figli, sia per le due
chie.se, questa può diventare
una scuola dove si impara ad
amarsi anche .se si è diversi, ad
a.scollare le ragioni dell’altro e
a decidere insieme. L’unità della famiglia sarà garantita molto
di più co.sì che con le imposizioni...».
Lo si legge nel libretto di
spiegazioni per parenti e amici
invitati al matrimonio tra Beniamino "Viapiana ed Elena Sirianni. Che io sappia, si tratta del
primo vero matrimonio interconfe.ssionale della zona di Cosenza: «misto», infatti, viene
spe.s,so definito il matrimonio
fra due di provenienza religiosa
diversa, ma in cui uno (la sposa
in genere, naturalmente) si
«converte» alla conlessione
dell’altro. Una consuetudine inqualificabile, proprio perché la
fede è davvero co.sì importante.
E la si paga cara. La paga la lamiglia, che di fatto è cominciata con un gesto di sopraffazione; la pagano proprio quei figli
di cui si vorrebbe tutelare
l’educazione e che finiscono
col crescere in un clima di relativismo; e la pagano - a buon
diritto - le chiese.
Adesioni senza convinzione,
a volte persino prive di un minimo di catechismo decoro.so:
non saranno tra le cause di
quella perdita di identità protestante a cui assistiamo nelle no,stre chie.se? E’ chiaro che parlo
per chi cambia confessicrne come si cambia lo .stato civile,
non per chi dall'incontro con
un altro ha maturato una diversa visione di fede!
Temo che non siano problemi .soltanto nostri. Perché non
progettare una linea comune?
Si potrebbe, per e.sempio, .stabilire che chi intende pa.ssarc
alla chie.sa del proprio coniuge
debba farlo un certo tempo dopo il matrimonio e dopo un
normale corso di catechismo
(alle nostre attività, nel frattempo, può partecipare quanto
vuole).
Intanto, auguri ad Elena e
Beniamino...
5
VENERDÌ 21 AGOSTO 1992
=ViTA Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
giornata del XV agosto sui prati della "peschiera" di Villasecca Superiore
L'internazionale del piccolo mondo
valdese si incontra ogni anno alla «festa»
MESSAGGIO DALLE CHIESE RIOPLATENSI
TEMPO
DI RIFLESSIONE
MARIO BERTINAT
11 15 agosto, per la nostra
Chiesa valdese, è tempo di
riflessione, tempo per ascoltare
Dio, tempo per testimoniare la
s;u parola che rimane in un
mondo che passa. Quando a
Rio de La Piata ci riuniamo per
quest’occasione, siamo in pieno inverno e ... prepariamo
sempre un buon piatto di polenta. La nostra presenza in Sud
America, specialmente in Uruguay, è significativa; in nostro
«Museo vaidense» di Colonia
Vaidense cerca di dare una testimonianza della nostra presenza, attira molti visitatori e
suscita grande interesse.
Vi racconto due esperienze
che ho vissuto e che ci fanno
riflettere sulla realtà della nostra presenza:
- una sera suona il telefono e
una signora racconta della morte di suo marito. Dice che si
chiamava Benedetti, ed era figlio di quel Benedetti che donò
i mobili del tempio di Colonia
Vaidense. «Mio marito diceva
sempre - mi racconta quando
morirò dovrà essere il pastore
di Colonia Vaidense a fare il
mio funerale.
- la seconda esperienza ha a
che vedere con un libro intitolato “Los valdenses” E’ un gros,so volume scritto da un professore di storia, argentino, di origine cattolica. Il suo libro è
un’interessantissima esposizione sul «valdeismo», come lo
chiama lui, dal dodicesimo secolo fino ai nostri giorni, includendo anche alcune pagine
sulla regione del Rio de La Piata. E’ l’unico libro sui valdesi
scritto in lingua spagnola.
Noi valdesi siamo in America
Latina da 136 anni. Oggi si parla molto della cosiddetta «scoperta» deH’America. Vorrei dire
qualcosa su questo fatto e le
sue conseguenze.
Quando 1 nostri antenati arrivarono, Uruguay e Argentina
erano paesi poco popolati che
ricevevano a braccia aperte tutti gli immigranti provenienti dal
vecchio mondo, anche i valdesi, che collaborarono alla formazione dei paesi della regione della Piata. Facciamo parte
di un continente che in 500 anni sta perdendo le sue ricchezze, ricchezze che vengono portate verso altri paesi, di conseguenza diventiamo sempre più
poveri. Solo un esempio:
nell’aprile scorso è stato localizzato il “Preciado”, una nave
che affondò nel 1792. Il relitto
è molto vicino al porto di Montevideo, e da una piccola area a
pochi metri di profondità sono
stati estratti centinaia di monete
d’oro e di lingotti d’oro di uno
e due chili; si dice che ci sia anche una statua tutta d’oro. Un
tesoro che vale milioni di dollari.
Oggi le imprese internazionali e gli organismi come il
Fondo monetario internazionale esigono ogni giorno di più
dagli abitanti del continente.
Quelli che ne soffrono maggiormente sono gli indigeni, i
loro discendenti e non pochi
bianchi. Leggiamo dalla rivista
“Terre Nouvelle”: «Da quando
l’America Latina ricevette Cristoforo Colombo e i colonizzatori spagnoli e portoghesi, interi popoli di questo continente
furono privati dei loro diritti. E’
quello che succede oggi ancora
agli indiani deU’Amazzonia e a
innumerevoli contadini senza
terra».
In questa situazione ingiusta
che interessa milioni di esseri
umani, la Chiesa valdese continua a testimoniare, insieme ad
altre chiese, il messaggio liberatore, profetico e di speranza
per la gente. Noi possiamo
compiere la nostra missione
con Ü vostro aiuto.
__________ELSA ROSTAN__________
Chi se lo sarebbe aspettato, dopo quella tortuosa e
polverosa salita lungo i ripidi
fianchi della Val San Martino
(oggi più nota come Val Germanasca) lungo i quali sono
abbarbicate le case di Villasecca?
E, invece, eccolo: un bellissimo prato pianeggiante, contornato da speroni rocciosi e da
ombrosi castagni; quasi un
tempio naturale ma anche, come ci ha ricordato simpaticamente il pastore Alfredo Janavel rievocando gli anni giovanili, uno dei pochi posti dove i
ragazzini del luogo potessero
tirare quattro calci al pallone!
E’ qui, in questa «meraviglia», che si è svolta la «festa
valdese del XV agosto», il tradizionale appuntamento di mezza estate per la popolazione
valdese, per i membri di chiesa
delle Valli, per i numerosi amici in vacanza da queste parti;
appuntamento popolare che
precede i dibattiti e i momenti
più «ecclesiastici» della settimana sinodale a Torre Pellice.
Da sempre momento d’incontro, di festa, in cui ci si rivede, si riallacciano rapporti, si
scopre quanto sono cresciuti i
figli, ci pare quest’anno che la
festa di Villasecca abbia avuto
per tutti i partecipanti anche
un significato intenso dal punto di vista della fede e della comunione fraterna.
Forse proprio per la scelta
felice del luogo, particolarmente adatto ad accogliere un’assemblea, certamente per l’organizzazione efficace e sobria,
ma indubbiamente per le parole che sono state dette e ascoltate con insolita concentrazione.
Innanzitutto le parole del
Una proposta alla città per l'estate
Coazze: cultura
ed evangelizzazione
CESARE MILANESCHI
La Chiesa valdese di Coazze,
durante il mese di luglio, ha
proposto la storia valdese come
via per un dialogo culturale
che costituisse anche una forma di evangelizzazione, probabilmente l’unica possibile
nell’ambiente.
L’iniziativa è partita lo scorso
inverno, quando fu deciso di ripulire la facciata del tempio. Si
chiese l’intervento della Tavola,
ma anche la comunità contribuì
notevolmente.
Terminati i lavori, era naturale inaugurare il nuovo volto del
tempio con qualche attività che
lo aprisse al pubblico. Si pensò
allora alla «mostra mobile» sulla
storia valdese, curata dal Centro culturale di Torre Pellice,
con l’aggiunta di alcuni dati
sulla presenza valdese nella vai
Sangone nel secolo XIV e sulla
comunità sorta nel 1874 e tuttora esistente.
La mostra è stata inaugurata
rii luglio, con una conferenza
del giovane studioso Luca Patria sulla presenza valdese nel
XTV secolo. Dato che lo scopo
era non solo informativo ma
anche di stimolare una riflessione sull’attualità e le possibilità di attuare oggi la riforma
della chiesa, abbiamo sollecitato un dialogo su questo tema
con Paolo Ricca e Franco Barbero, al termine della mostra, il
25 luglio. La corale di Pomaretto ha concluso la manifestazione, il 26 luglio, con un concerto di canti della Riforma e di testi legati alla storia valdese: è
stata una celebrazione canora
delle tematiche centrali della
mostra.
Attraverso quest’attività la comunità di Coazze, sebbene piccola, ha dimostrato una notevole capacità operativa che si è
esplicitata soprattutto nell’agape del 12 luglio, con la presenza di molti membri della chiesa
di Torino e nell’accoglienza
della comunità di Susa e della
corale di Pomaretto, domenica
26 luglio.
L’iniziativa ha permesso di
accogliere fraternamente molte
persone sia di Coazze che di altra provenienza, giunte con il
caldo estivo, che sono state invitate alla riflessione attraverso
i pannelli illustrativi e i documentari in videocassetta sulla
storia e l’attività della Chiesa
valdese.
Forse proprio questa proposta «discreta» e delicata dell’
identità protestante ha costituito una reale evangelizzazione.
Se non altro, ha permesso alla
comunità di entrare in dialogo
con le componenti più vive
della popolazione di Coazze.
culto, presieduto dal pastore
Tom Noffke, che è stato rallegrato dal canto di molti membri delle corali: nel suo messaggio il pastore Ruben Artus,
oggi in servizio a Rosario Tala
(Uruguay), ha voluto farci riflettere suU’intensità del testo
di I Corinzi 3:9a nel quale siamo invitati ad essere «compagni» nell’opera del Signore.
Compagni, ha sottolineato Artus traducendo dallo spagnolo
«compañeros», cioè qualcosa di
più forte, di più coinvolgente,
di più decisivo di quanto non
indichi la traduzione italiana
con il termine «collaboratori».
Certo, una parola «compagni»
per molti aspetti consunta, ritenuta troppo vicina a riferimenti
politici non per tutti opportuni.
Ma, tuttavia, una bella parola,
piena, robusta: essere compagni non solo per una giornata
di festa, come il 15 agosto, per
una mangiata insieme, ma per
l’opera del Signore.
Cioè per un impegno complessivo della nostra vita. E
questo messaggio è diventato,
in fondo, il punto di riferimento anche per gli altri discorsi
della giornata.
Dopo le sempre interessanti
notizie storiche su 'Villasecca, il
suo tempio e i suoi pastori forniteci da Claudio Tron, pastore
della chiesa ospitante, Paolo
Spanu ed Eugenio Bernardini
hanno rivolto un caldo invito
perché da parte di tutte le chiese valdesi, metodiste e battiste
si esprima in queste settimane
un forte sostegno materiale al
settimanale comune «Riforma».
Il giornale comune è una
delle decisioni più impegnative
assunte dall’assemblea congiunta di Roma. Ora occorre
che ciascuno faccia la sua parte perché il giornale riesca al
meglio: quindi tutte le critiche
vengano, siano costruttive, ma
non si sostituiscano al sostegno, alle sottoscrizioni, alla
collaborazione!
Molto viva anche la testimonianza di Marco e Alba Fiorio
che, reduci da sei mesi di collaborazione in un ospedale del
Camerún nel quadro delle iniziative della CEVAA, ci hanno
fatto toccare con mano quanto
ci sia ancora da fare perché la
vita di un africano sia considerata allo stesso livello di quella
di un europeo.
Infine la signora Violeta Ber
tinat ci ha tratteggiato un interessante quadro delle attività
delle donne della Chiesa valde.se del Rio de la Piata.
Insomma, una bella e, come
si diceva un tempo, «edificante»
giornata di incontro anche spirituale. Tra i frutti immediati, la
buona colletta destinata ad
esprimere una modesta solidarietà con la difficile situazione
economica delle famiglie
dell’altra metà della nostra
chie.sa: quella appunto del Rio
de la Piata.
D
Campi estivi nel Centro di Bethel (cz)
Pìccoli indiani e
incontri della terza età
MAURO VELLUTO
IRENE WIGLEY
L 5 anno delle fastose celebrazioni dei 500 anni dalla
scoperta dell’America, il temutissimo 1992, sta trascorrendo
portandosi dietro inevitabili fiumi di retorica storica e tante
chiare manifestazioni di come
sia facile, per noi, guardare agli
avvenimenti del passato in
un’ottica esclusivamente europeistica.
A Bethel, dal 18 al 26 luglio,
si è svolto un campo precadetti
che ha voluto prendere spunto
da questo onnipresente tema
per poter poi svolgere una discussione sulla problematica,
più ampia, dell’incontro-scontro fra popoli e culture diverse.
Campo cadetti del Centro Menegon
Dìo è amore quando
meno te lo aspetti
_________PAOLO SBAFFI__________
Il Campo cadetti ‘92 ha visto
(dal 4 al 18 luglio) una partecipazione al limite della capienza
(25 ragazzi e ragazze). Quasi
tutti venivano dalle comunità
evangeliche del Triveneto, con
l’aggiunta di un torinese e di un
bolognese.
Il tema del campo, «La parabola di Giona, ovvero la libertà
di Dio», ha coinvolto i ragazzi
ogni mattina con introduzioni,
lavoro a gruppi (o disegni per i
più piccoli, con mostra artistica
finale), relazioni dei gruppi di
studio, preparazione ed esecuzione di due culti nella chie.setta di Tramonti, con interventi
diretti del gruppo «meditazioni
bibliche» e con l’allestimento
della recita finale, rappresentata l’ultima sera del campo davanti a numerosi genitori ed
amici giunti appositamente per
l’occasione. L’atmosfera di amicizia e di amalgama tra i ragazzi è stata particolarmente positiva; nonostante abbia piovuto
per tutta la prima .settimana e ci
si sia dovuti inventare giochi e
intrattenimenti “interni” più del
solito, non si sono verificate
crisi da inattività forzata.
Il «vademecum del cadetto»,
inviato a tutti al momento
dell’iscrizione e contenente
semplici norme del convivere
fraterno e civile, deve aver avuto il suo effetto. Anche l’aver
formato vari «gruppi di servizio»
(giornale murale «La gazzetta di
Ninive», organizzazione giochi,
recita finale, meditazioni serali
quotidiane) ha impegnato quasi tutti in attività gratificanti, allegre e utili.
Lo studio del libro di Giona,
con il suo insegnamento di
apertura e il suo invito ad intendere la propria libertà come
quella di Dio, che sa cambiare
anche i propri progetti per salvare o venire incontro anche a
chi non penseremmo mai possa essere inserito nel suo piano
di salvezza, ci ha dato varie occasioni per riflettere sulle cose
da capire bene e tentare di
cambiare nei nostri rapporti
umani quotidiani in una società
in via di trasformazione, multietnica e multiculturale. Anche
le «critiche» al per.sonaggio Giona, espres.se a volte in maniera
molto.colorita da parte dei cadetti, sono state poi trasformate
facilmente in autocritiche produttive. Le relazioni quotidiane
dei gruppi di approfondimento
e di discussione, ed anche i di.segni dei più piccoli, hanno
mostrato come il messaggio biblico, facilitato dalla forma letteraria fanta.stica e «favolistica»
del libro, sia giunto a buon segno.
Colombo quindi è servito solo
da pretesto per seguire un filo
che ha portato i bambini, e noi
che organizzavamo il campo, a
cercare di capire, tutti insieme,
quali possano essere quegli
equivoci che sorgono inevitabilmente tra genti diverse e che
si trasformano sempre in sfida
e mai in confronto.
Eppure, nonostante i tentativi, da parte di noi adulti, di imprimere ai lavori del campo
un’impronta originale che ci allontanasse dalle banalità delle
contemporanee celebrazioni
ufficiali, il vero motivo di stimolo e freschezza è venuto dai
bambini e dalla loro disarmante
capacità di ridurre ogni problema, anche il più complesso, nei
suoi termini essenziali, unita alla loro predisposizione ad animare e rendere coinvolgente
ogni lavoro. A questo punto
viene spontaneo chiedersi se
sia facile trasmettere un me.ssaggio, a un bambino, attraverso otto giorni di intensa vita comune passati giocando e discutendo col favore di una natura
splendida e generosa... La risposta può es.sere che, in certe
condizioni, è molto più facile
imparare dai piccoli piuttosto
che sforzarsi di insegnare loro
qualcosa.
* * *
Dal 27 luglio al 2 agosto si è
svolto il campo il Campo per
la terza età. La partecipazione è
stata di 15 persone, in maggioranza donne, provenienti da
Riesi, Grotte, Agrigento, Messina, Siracusa e Bergamo. La
maggior parte di noi non aveva
mai goduto della bellezza e
della pace di que.sto centro situato fra i boschi della Sila Piccola. In quell’atmosfera serena
sono trascorsi cinque giorni di
vita comunitaria, con studi biblici su alcuni salmi, discussioni dopo gli studi, gite col pulmino e passeggiate per visitare
varie zone della Sila, e anche
una lunga gita fino a Guardia
Piemontese. Ci ha fatto da guida la pa.stora Teodora Tosarti, e
abbiamo anche potuto vedere i
due filmini, proiettati nella saletta di riunioni del mu.seo, che
illustrano molto chiaramente la
.storia dell’immigrazione e permanenza dei valdesi in quella
zona della Calabria, fino all’orribile ma.s.sacro.
Le responsabili del campo.
Beatrice, Iva, Piera e Violetta,
hanno provveduto all’organizzazione dei pa.sti, delle gite e
delle passeggiate pomeridiane,
e ciascuno ha cercato di collaborare. Irene Wigley si è occupata degli .studi biblici.
6
PAG. 6 RIFORMA
¡La Pagina Dei Lettori¡
VENERDÌ 21 AGOSTO 1992
Posta
Il silenzio
su S. Marzano
Il silenzio che ha accolto la
decisione della Conferenza del
II distretto di sospendere l’attività della Casa evangelica di
San Marzano dà la misura
dell’isolamento che ha sempre
circondato quella piccola opera.
Salvo la fraternità concreta di
quattro chiese della Liguria e
della Chiesa di lingua inglese a
Roma, il resto della chiesa ha
accolto con ilarità, a un Sinodo
di alcuni anni fa, la notizia della distruzione di un fabbricato
operata dalla presenza di cinquanta colombi, convertitisi recentemente al protestantesimo.
L’ilarità prima e il silenzio
ora danno la misura dell’irresponsabilità con cui, a volte,
prendiamo delle decisioni che
coinvolgono la fede e la vita di
altre persone; senza voler fare
il profeta di sventura mi chiedo
quanto durerà il fabbricato di
San Marzano senza la consueta
manutenzione annuale, ora
che il Comitato della Casa ha
dato le dimissioni.
La Tavola valdese è la sola,
per ora, ad essersi interessata
delle condizioni in cui si svolge attualmente la cura pastorale della comunità; una domanda dovrebbe far cessare al più
presto il silenzio degli altri organi competenti e cioè: quanto
tempo durerà la pazienza della
comunità locale, che segue
con attenzione gli sviluppi della situazione?
Quello che è avvenuto a Calosso (ex chiesa metodista della stessa zona) nel 1961 dovrebbe allarmare abbastanza
coloro che vengono chiamati
al servizio delle nostre comunità. Se questo non avviene
vuol dire che in mezzo a noi ci
sono troppi «padri-padroni-,
non degli -schiavi al remo-, come diceva Paolo, e neppure
degli -operai- come chiamiamo
ancora oggi, con ipocrisia, i
pastori che operano nelle nostre comunità.
Ugo Tomassone
Modi alternativi
di vivere la fede
•Capisco le preoccupazioni che esprime, ma
mi chiedo che cosa sarebbe stato per noi cattolici se analoga posizione avessero tenuto gli
invitati non cattolici al Concilio Vaticano II.
Io penso che avrebbero mancato un appuntamento importante che, per quanto imperfetto,
ha dato molto. Non ci sarebbero certo stati i
gruppi - per lo meno non tanti - di riflessione
biblica ecumenica; non l’interesse così vivo per
la voce ebraica, non le acquisizioni profonde
della teologia suU’iniziatwa d’amore di Dio e
tante altre cose forse non avvertite dietro quella grande istituzione giuridica che appare
sempre la Chiesa cattolica romana. Quelli che
sono andati hanno dato una testimonianza
viva, una presentazione non deformata della
vostra fede ai vescovi che erano presenti al
Concilio. Le decisioni che prendete per voi, anche oggi, di fronte all’invito di partecipazione
ai sinodi cattolici, hanno delle conseguenze
non solo per voi, ma anche per tanti altri fratelli che si ritrovano nella Chiesa romana.
Cautela e franchezza sono sempre necessa
Come invito a proseguire la discussione,
qualche osservazione:
1. E’ vero, ci può essere un atteggiamento indifferente o ostile che è pigro ed elusivo; anche quando si dicono dei «no», bisogna motivarli. Occorre per altro tener
conto di un diffuso senso di stanchezza e
di delusione di fronte a una situazione che
impropriamente si è tentati di definire
gattopardesca. Conseguenza delle esagerate, indebite e non documentate aspettative
riferite al Vaticano II che tanti vi hanno
proiettato, senza troppo preoccuparsi di
ciò che effettivamente stava scritto nei
suoi documenti.
2. Non credo che i gruppi ecumenici di
ricerca siano il frutto della presenza di osservatori al Concilio; anche l’invito loro
rivolto è da inserirsi, piuttosto, in un mutamento di clima nei rapporti interconfessionali, con i suoi aspetti rallegranti e le
sue ambiguità (che, direi, vanno emergendo). Così non credo che declinare un invito a sinodi cattolici significhi frenare - se
sono vive, e spesso lo sono - altre forme
di incontro e di confronto.
3. C’è chi si è rallegrato del passaggio da
«osservatori» a «delegati fraterni». Non
condivido questo compiacimento: l’invito
è ora ben più impegnativo e, anche, «avvolgente»; sembra dare per scontata una
fraternità di fondo che, invece, fa ancora
rie. Forse la cautela dev’essere oggi anche
maggiore. Ma a me sembra che il grosso dei
“fedeli” sia così simile nelle varie chiese nell’atteggiamento verso l’ecumenismo tra aree diverse: indifferenza, desiderio di non cambiare
niente, sospetto per chi propone un cammino.
Chi si impegna in un dialogo è spesso emarginato e, del resto, come esprimere la propria
esperienza di gioia profonda quando la preghiera organizzata insieme ci porta veramente a sentirci uniti nel Signore? Come spiegare
che anche solo esprimendo noi stessi a chi è
diverso da noi ci si conosce meglio e si è portati a cercare di essere e di dare il meglio di sé?
Come spiegare che gli stimoli che arrivano da
chi è diverso ci fanno uscire dallo scontato per
prendere coscienza, magari, di quel che si era
trascurato nella propria fede? Certo, è scomodo. E’più rassicurante cercare negli altri le somiglianze, ciò che ci conferma in quello che è
nostro, il che istintivamente è quello che tutti
siamo portati a fare».
lettera firmata
problema. Specie data l’ufficialità della situazione: è una questione di «immagine».
Mentre, infatti, in un gruppo di ricerca
ecumenica parli, discuti, ascolti, ti spieghi, ti scontri, puoi essere pienamente te
stesso; quando invece sei lì schierato nel
quadro di un’assise ufficiale l’immagine
che dai, silenziosa (anche se hai stilato un
documento, dal qu^e magari hanno ripreso qualcosetta), è di fianche^iamento; sei
lì, «integrato». Ma non lo sei.
4. Come tanti, ho avvertito molte volte
una fraternità nel ricercare insieme il
mess^^o biblico, nello sforzo di ascolto
della Parola. Ma la struttura cattolica resta
irriducibilmente estranea: sacrale, sacramentale, clericale, a livello istituzionale,
giuridico, dogmatico; dal luogo di culto
all’esercizio dell’autorità, dalla forma e sostanza del culto al multiforme rapporto
fra comunità cristiana e comunità ci^e.
Il protestantesimo avverte ancora questa irriducibile estraneità, la vive, ne rende conto, ne dà testimonianza? Con mniltà
- non virtù, ma coscienza dei propri Untiti
e delle proprie infedeltà -, ma con schietta
e lucida fermezza. Non siamo due varianti;
siamo, per doloroso che possa essere, due
alternative: questo, per un cattolico, in
fondo, non ha senso. Per un protestante
dovrebbe averlo.
Gino Conte
Al via il nuovo settimanale delle chiese
Il primo numero zero
I lettori che ricevono questo
primo numero «zero» di RIFORMA possono valutare il primo
atto concreto che dà attuazione
alla decisione presa nella storica assise delle Chiese battiste,
metodiste e valdesi che si è tenuta a Roma dal T al 4 novembre 1990: pubblicare un settimanale comune.
Ricordiamo i termini della decisione : « L’Assemblea e il Sinodo, nella loro sessione congiunta, considerando l’edizione del
settimanale comune elemento
di fondamentale importanza
nel cammino unitario di testimonianza di battisti, metodisti
e valdesi nel nostro paese, coerente col riconoscimento reciproco espresso; indicano nei
membri di chiesa battisti, metodisti e valdesi i destinatari principali, ma non esclusivi, della
nuova pubblicazione la quale
dovrà:
- essere strumento di raccordo
e di informazione sulla vita
delle comunità;
- riflettere la realtà evangelica
italiana e intemazionale;
- testimoniare in modo attento e partecipe di fermenti
ecumenici e degli sviluppi
culturali del nostro tempo;
- dare ampio spazio alla riflessione biblica;
- trattare argomenti vicini alla sensibilità e al vissuto
quotidiano;
- prestare attenzione ai temi
dell’attualità.
Quello che pre.sentiamo è un
primo parziale prodotto da valutare, criticare e correggere. In
occasione della Assemblea Battista presenteremo un secondo
numero «zero» a cui allegheremo un questionario che vi preghiamo di rinviarci compilato.
Vogliamo infatti fare il nostro
settimanale con i lettori che sono i veri nostri sostenitori. Lo
hanno dimostrato versando all’
Associazione informazione protestante oltre 50 milioni (al netto dei nuovi abbonamenti) tra
la fine maggio e questo ferragosto.
Sono soldi che ci permettono
il lancio di questo settimanale,
che speriamo sia un servizio
per tutte le nostre chiese e
un’informazione per quanti - e
sono molti - che ancora con conoscono i protestanti italiani.
Giorgio Gardiol
Sottoscrizione
e abbonamenti
Diamo qui di seguito alcuni
chiarimenti sulla campagna di
sottoscrizione a favore di
RIFORMA :
1. La campagna di sottoscrizione ha lo scopo di sostenere
una parte dei costi di produzione del nuovo giornale, in
particolare l’acquisto dei nuovi
macchinari per rimpaginazione computerizzata e la sistemazione dei locali delle tre redazioni. L’obiettivo che ci siamo
prefissati è di lire 100 milioni.
Tutti coloro che vogliono sostenere il settimanale possono
versare il loro contributo sul
c.c. postale 20936100 intestato
a Associacione informazione
protestante, via Pio V, 15 10125 Torino.
2. Tutti coloro che partecipano alla sottoscrizione riceveranno, da qui a dicembre, alcuni numeri di prova del nuovo
giornale. Coloro che inviano re
150.000 lire o più, oltre ai numeri di prova, riceveranno il
giornale per rutto il 1993
3. In novembre inizierà la
campagna di abbonamento
1993. E' però possibile abbonarsi fin d’ora, versando i relativi importi sul conto corrente
postale 14548101, intestato a
Edizioni protestanti srl., via S.
Pio V. 15 bis -10125 - TORINO
Pensiamo, però, che in autunno sarà ancora necessario
continuare lo sforZ' ì sul piano
della sottoscrizione per giungere alla meta prefissata.
Eugenio Bernardini
pres. Edizioni Prote.stanti srl
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542.
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GARANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio
Rocco, Bmno Rostagno.
DERETTORE: Giorgio Gardiol.
REDATTORI: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Carmelina
Maurizio, Luca Negro, Mario Palazzine, Emmanuele
Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Gian
Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Marco Ro.stan,
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COLLABORATORI DI REDAZIONE: Stello Armand-Hugon,
Mariella Taglierò.
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GU abbonati a Riarma ricevono L’eco dette patti vab
devi MetaaakMnsuppkmento sprezzo e viceveraa.
Il presente numero zero è interno a L'eco delle valli valdesi, n. 33 del 21 agosto 1992,
Reg. Tribunale di Pinerrilo n 17S/60. Spedizione in abbonamento postale gr. Il A/70.
Fondo Di Solidarietà
Nell’-eredità» che La Luce trasmetterà al nuovo settimanale
figurerà anche il -Fondo di solidarietà».
Nato nel 1968 con lo scopo
di destare la coscienza delle
chiese e delle singole persone
sul dramma della fame nel
mondo (a prescindere ovviamente dagli impegni tramite altri canali già operanti) esso è
poi andato man mano allargandosi ad altre iniziative volte a
sollevare, in vari paesi del Terzo Mondo - ma non solo in
quelli - particolari situazioni di
di,sagio o di emergenza, tenendo gli opportuni contatti con il
CEC, con la CEVAA, con la Missione evangelica svedese, con
la EGEI, con le chiese locali e
con quelle sudafricane per la
lotta all’apartheid, ecc.
Sono state così aiutate diverse opere sociali come scuole,
centri agricoli e sanitari, cooperative varie, e si sono anche effettuati interventi per combattere le conseguenze di incendi,
alluvioni, terremoti, guerre. In
que.sti 24 anni la cifra raccolta e
distribuita tempestivamente
ammonta a poco più di 210 milioni di lire.
In effetti, dato l’arco di tempo trascorso, non si tratta di
una gran cifra, ma tuttavia co.stitui.sce pur sempre una te.stimonianza costante della nostra
partecipazione e .solidarietà nei
confronti di tante drammatiche
situazioni, fra cui purtroppo
non c’è che l’imbarazzo della
scelta.
In questo momento stiamo
raccogliendo fondi per il Centro sociale di ‘Ntolo in Camerún (Africa), che ospita un centinaio di ragazzi altamente bisognosi di assistenza (sono
quasi tutti orfani) e di aiuti materiali. Inoltre, desideriamo inviare una testimonianza di tangibile solidarietà alla Chiesa
evangelica di Tsiroanomandidy (Madagascar) distrutta da
un incendio volutamente appiccato dal potere politico a
scopo intimidatorio nei confronti del pastore che, assieme
ad altri colleghi di diverse zone, appoggia la popolazione
che lotta in modo nonviolento
per organizzare una Conferenza nazionale contro la dittatura,
e per giungere a nuove elezioni.
Con il nuovo settimanale,
l’attuale comitato di tre membri
verrà allargato. Ci auguriamo
fin d’ora che tante nuove .sorelle e fratelli si aggiungano a coloro che già oggi contribui.scono, in modo da avere una sempre più e.stesa partecipazione
ed una con.seguente più .sollecita rotazione delle varie iniziative.
Per il momento ricordiamo
che le offerte vanno inviate al
conto corrente postale n.
11234101, inte.stato a La Luce
- Fondo dì solidarietà - via
Pio V 15 -10125 Torino.
DALLA PRIMA PAGINA
CRISI
MONDIALE ?
QIORGIO QIRARDET
do le mediazioni erano ancora
possibili.
Ma il fattore decisivo è quello della politica e dei governi,
e qui siamo di fronte a un atteggiamento di distacco, di
prudenza e di non intervento.
In effetti non ci sono interessi
immediati in gioco, né petrolio
o minacce di invasione militare
o ricatti economici, ma soltanto
dei rischi: il rischio soprattutto
di re.stare coinvolti, e per lungo
tempo, in situazioni senza uscita in cui tutti sarebbero perdenti, con pos.sibili rappresaglie dei combattenti, magari un
bombardamento dimo.strativo
.su un reparto deH’ONlJ o una
base navale di appoggio, Bari
o Ancona ? Morire per la Bosnia ? Perché no, se si fos.se sicuri del succes.so ? Ma per questo occorrerebbe un intervento
militare talmente soverchiante
da paralizzare qualsiasi altra
mo.s.sa, più che nella guerra del
Golfo.
Chi può e vuole fornire que.ste forze, chi le ha di.sponibili ?
E chi alla fine se ne rallegrerebbe se non i mercanti di armi
? Co,sì purtroppo la guerra civile nell’ex Jugoslavia non .sem
bra destinata a finire presto, e
durerà fino a che gli stessi
combattenti non avranno raggiunto i loro scopi o si saranno
reciprocamente paralizzati. A
meno che sopraggiungano fatti
nuovi gravissimi, come invasioni in massa di profughi, o
colpi di stato autoritari, o il
coinvolgimento di potenze extraeuropee, (magari un qualche leader mu,sulmano in cerca
di rivincita .sull’Occidente) in
modo da obbligare la comunità
mondiale a elaborare una politica nuova e darsi istituzioni
inedite per la pace mondiale.
Non abbiamo parlato dell’
ONU, che si trova a mezza
.strada fra la buona volontà e il
potere politico reale. Ma per il
futuro non vi è altra via, né altra soluzione che quella di dare forza, autorità, mezzi e sufficiente autonomia politica a
c|uella o ad altra realtà internazionale, mettendo insieme USA
e Russia, Gran Bretagna e
Francia, Germania e Giappone,
Cina e India in un direttorio
politico mondiale, in atte.sa che
si elaborino le .strutture democratiche di una federazione
planetaria. In quella direzione
ci dobbiamo impegnare tutti.
Prima che sia troppo tardi.
7
Spedizione in abb. post. Gr IIA/70
E Eco Delle "^lli Yalbe
VENERDÌ 21 AGOSTO 1992
kJt^i’SIW-V„y^.'JT'.; i.lKii '
ANm 128 - N. 33
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_ ■■'u.J
URE 1200
DOPO GLI EPISODI DI VIOLENZA ALLE VALLI
EDUCARE ALLA
MANSUETUDINE
GIOROIO GARDIOL
I grandi quotidiani nazionali,
in questo ferragosto, si sono accorti delle nostre valli.
Raccontano con dovizia di particolari e fotografie un tragico
episodio di vie lenza avvenuto
al Fra, in alta vai Pel i ice. Un
giovane è morto ed un altro è
agli arresti domiciliari ac cusato
di omicidio preterintenzionale.
I giornali raccontano la vita
giovanile della Val Pellice come fosse il Bronx. Ci sono le
bande (e qualcuno ipotizza
guerre di religione tra cattolici
valdesi, salvo poi scoprire
' tutti e due gli intere.ssati soo valdesi dover far marcia
■ccetro nella stampanovela
i : agostana ) anche se non è
‘ , come è facilmente dimo
' ie con un semplice in,.;hiC, ./ . ' .a gente perciò si arrabe.-a, e casino un Consiglio
com.c i c uello di Angrogna
- si riu. usv : ' per difendere la verità.
Già, la verità. V‘ una verità
amara e difficile da accettare.
Scopriamo che la violenza c’è e
che è in mezzo a noi. E’ una
violenza che c’è, che è sempre
esistita, basta guardare i registri
dei decessi nei nostri Comuni o
i registri dei pronto soccorso.
Due omicidi nel giro di un
mese (l’altro tragico episodio si
è svolto alle bergerie del Giulian dove, in una lite per i pascoli, un giovane pastore di 17
anni ha ucciso l’unico vicino,
anche lui pastore) richiamano
tutti alla realtà della violenza.
Ed allora tutti noi prendiamo
coscienza della violenza che ci
circonda, nelle strade, nelle
piazze, negli stadi, nei rapporti
interpersonali. E’ la violenza
della nostra quotidianità.
Ci interroghiamo sul perché.
Ed allora scopriamo che ogni
giorno siamo assaliti dall’arroganza del potere, dall insistenza di politici in cerca di clienti,
dalla prepotenza dei rampanti,
dalla violenza delle leggi economiche che prepensione no
uomini e donne a cinquant'anni, dall’indifferenza, se non dal
menefreghismo, degli addetti ai
servizi pubblici. Scopriamo allora che tutto ciò genera in noi
un senso di insicurezza : nonostante tutto siamo soli e n ùnacciati. Nonostante i mezzi tecnici
sempre più evoluti che si occupano di noi nel tempo lavorativo e nel tempo libero siamo soli, senza comunità, senza partito, senza sindacato, senza una
qualche organizzazione con cui
superare l’insicurezza.
Allora scarichiamo violentemente la nostra insicurezza in
famiglia, nei rapporti interpersonali, nei gmppi di amici. Avviene così che una festa si tramuti in tragedia, che si uccida
per un pascolo da dividere in
due, quando solo pochi anni fa
lo stesso pascolo era diviso in
dieci.
Scopriamo così le radici sociali della violenza, ma anche
quelle interiori che i credenti
chiamano peccato e gli altri
passioni. (Ri)scopriamo che la
violenza è una possibilità del
nostro essere uomini e donne.
E’ una realtà dura da ammettere.
La violenza non è solo lo
spettacolo che tutte le televisioni ci vendono quotidianamente, sino a rendere un fatto banale la più terribile delle vio
lenze, la guerra o la morte per
fame, che non ci emozionano
più.
La violenza è la regola in
questa nostra società: « Mors
tua, vita mea».
Per vivere bene questa è la
regola : è il messaggio che ci
viene quotidianamente inculcato. Non dobbiamo perciò stupirci se anche da noi c’è gente
che considera la violenza un atto vitale, necessario per riuscire nella vita.
Le due morti violente ci richiamano a prendere sul serio
il problema della violenza e del
suo contrario, la non violenza,
che altro non è che il nome laico della parola biblica «mansuetudine».
Ci riconosciamo violenti. E’
duro ammetterlo, ma è così. La
presa di coscienza però non
basta. Dobbiamo contrastare la
possibilità della violenza nella
nostra vita individuale e collettiva. Chi è credente ricorda la
beatitudine «beati i mansueti
perché crederanno la terra».
L’alternativa alla violenza è tutta qui : co.nsiderare che non
siamo noi ad avere l’ultima parola, che il dominio e il successo non possono essere imposti
con la forza, che l’altro va rispettato e riconosciuto senza
perciò rinunciare alla lotta per
la giustizia, la libertà e la pace.
Le Valli di fronte al progetto dell'assessore regionale di accorpamento delle USSL
I risparmi saranno minimi^ i disagi
per la popolazione invece saranno grandi
STELIO ARMANP-HUGON
Ancora un campanello
d’allarme per le USSL 42 e
43. Secondo un progetto regionale, infatti, le attuali USSL in
Piemonte dovrebbero essere ridotte da 63 a 27, perseguendo
una politica di accorpamento
che dovrebbe produrre, secondo l’assessore Maccari, un risparmio di alcune decine di miliardi. Che il pianeta sanità
funzioni ai minimi livelli è naturalmente cosa nota, che possa
migliorare concentrando le varie strutture appare dubbio, soprattutto quando la cosa è vista
da quell’utenza che, almeno
nelle nostre valli, ha potuto seguire passo passo l’evoluzione
di servizi avvenuta dal basso,
addirittura da prima che nascessero le USSL, e cresciuta
proprio grazie alla sua autonomia.
Un’esperienza preziosa, rara
per non dire inesistente a livello nazionale, che potrebbe anche - secondo alcuni - essere
messa a disposizione di altre
realtà che non hanno potuto, o
saputo, farsela. -Non è così - af. ferma il presidente della Comunità montana vai Pellice, Cotta
Morandini - un’esperienza può
essere condivisa, in tutti i campi, con chi viene a lavorare
con te, non con chi ti vuole inglobare; togliendoti la tua
identità e facendoti lavorare
A Torre Pellice dal 22 al 30 agosto
Intorno al Sinodo
Come ogni anno sono molte le iniziative culturali che contraddistinguono il periodo sinodale. Domenica 23, alle ore 15.30, si apre
con il culto nel tempio la sessione sinodale ‘92. Sempre domenica,
alle 20.45, presso la Casa valdese, si svolge la serata organizzata
dalla Società di studi valdesi, in cui saranno presentati i volumi di
Salvatore Caponetto e Emidio Campi. Il Centro culturale valdese
organizza invece, per venerdì 28, un incontro sul libro Mario A.
Rollier, un valdese federalista. Domenica 30, alle ore 15, inizierà
infine il XXXII convegno di studi sulla Riforma e i movimenti religiosi in Italia, organizzato dalla Società di studi valdesi.
con sistemi suoi ti toglie di fatto
la possibilità di mettere a frutto la tua esperienza. Qui si
tratta soltanto di un’arroganza
“cittadina” nei confronti del
“contado", ritenuto sprovveduto e bisognoso di “intelligentia
urbana””.
L’opposizione della Comunità montana al progetto regionale, sottolinea Cotta Morandini, è sì una posizione politica
ma è soprattutto frutto -di una
petizione sottoscritta da oltre
6.000 cittadini della vai Pellice, determinati nel chiedere il
mantenimento della coincidenza Comunità montana-USSL-.
L’affidare i servizi ad altri enti, estranei alle realtà e alle esigenze della società, ai problemi
della gente appare in effetti una
specie di suicidio. -La funzionalità non deriva dall’affollamento ma - sottolinea Giovanni
Rissone, coordinatore sanitario
- dalla specificità. Ho l’impres
sione che vogliano togliere i vari budget ai politici per accorparli in un’unica torta da
spartire. Non vedo progetti ma
solo slogan: stiamo viaggiando
su un treno che non va da nessuna parte-.
Un progetto globale, quello
delle due USSL delle Valli, che
coinvolge ormai tutti i settori.
Se da alcune parti si odono mugugni e accuse di «pignoleria»
(controlli a tappeto e analisi di
fontane, stalle, ristorazione, lavorazione prodotti alimentari,
anticrittogamici per l’orto di casa - che spe.sso mettono in difficoltà l’operatore costretto a restaurare impianti «che sono
sempre andati bene così») è
ben presente nella popolazione
la situazione di privilegio nel
poter disporre di servizi ormai
indispensabili, dalla prevenzione scolastica, all’assistenza agli
anziani, alla disponibilità di servizi ospedalieri efficienti. Per
plessità sono e-spresse anche
dal presidente della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca: -Se si trattasse di accorpare alcuni uffici di ragioneria e contabilità potrei anche
condividere il progetto (che a
tutt’oggi non ci è noto ) -afferma il presidente Ribet -; ma se
l’accorpamento dovesse riguardare anche i servizi alla popolazione non potrei più essere
d’accordo. Se si dovesse verificare una cosa di questo genere
nessuno di noi potrebbe starsene a guardare senza intervenire
Che cosa ne pensano gli operatori ospedalieri? -Non sappiamo nulla - dice un’infermiera
di Pomaretto -sembra assurda
l’idea che si pensi di annullare
dei servizi sul territorio. Chi già
sopporta il disagio di partire da
Penestrelle per venire a Pomaretto cosa dovrebbe fare? Andare fino a Pinerolo?-. Un impiegata dell’USSL: -A luglio c’era
un certo allarmismo; sembrava
che fosse imminente il trasferimento a Pinerolo di alcuni uffici. Da allora non abbiamo
più saputo niente
E che cosa ne pensa la gente,
i fmitori dei servizi? Sostanzialmente nulla in mancanza, appunto, in mancanza di notizie e
dati certi. Possiamo sintetizzare
l’umore generale con due dichiarazioni raccolte per strada,
quella di un impiegato cinquantenne, che dice-.«M sembra già tardi per eliminare delle poltrone-, e quella di una
pensionata di 75 anni che si
preoccupa :«& continuano a toglierci i servizi essenziali vuol
proprio dire che la montagna
non conta più niente-.
A monte di ogni considerazione, comunque, rimane la curiosità di sapere da dove, secondo il progetto dell’assessore
Maccari, possa venire un risparmio, soprattutto di quell’ entità.
Forse ha ragione il sindaco di
Torre Pellice quando dice, provocatoriamente: -Si risparmierebbe di più chiudendo baracca e burattini-.
Lo ha deciso il Consiglio comunale
Un posto sul mercato
anche per l'immigrato
TORRE PELUCE - La decisione dell’ amministrazione comunale di apportare una serie
di modifiche al regolamento dei
mercati e delle fiere ha consentito al sindaco Armand Hugon
di comunicare un’ interessante
decisione della giunta municipale circa 1’ inserimento all’interno dei mercati degli ambulanti extracomunitari.
Per favorirne l’inserimento è
stata assunta una delibera con
cui si individuano tre spazi riservati agli extracomunitari in
possesso dei regolari permessi
e licenze previsti dalle leggi in
vigore, e questo per favorire 1’
integrazione di quanti hanno
affrontato corsi scolastici, esami
ed iscrizione alla camera di
commercio, dando un segnale a
quanti oggi continuano ad
esporre e vendere le proprie
mercanzie senza essere in possesso dei previsti requisiti.
Durante lo stesso Consiglio
comunale è stata votata la delega alla Comunità montana per
l’estensione della rete del metano a zone periferiche del Comune; l’Italgas, che aveva già
curato la metanizzazione di
gran parte del territorio della
valle, intende con un nuovo
progetto raggiungere zone più
lontane dai concentrici nei Comuni di Torre Pellice, Angrogna, Lusema San Giovanni: per
Torre le zone interessate saranno quelle dei Chabriols e del
Giambone. Questo progetto
non riguarderà invece Bobbio e
Villar Pellice, intenzionate a ricorrere a soluzioni diverse quali
i bomboloni installati dal consorzio pinerolese per l’energia e
l’ambiente ACEA.
I tre bambini rimasti andranno a scuola a San Germano
Pramollo: chiude a settembre
anche l'ultima scuola elementare
MARILENA LONG
Nel 1892 c’erano a Pramollo
250 alunni divisi in undici
scuolette distribuite nei vari
quartieri; volute dal generale
Beckwith; erano gestite dal
Concistoro della Chiesa valdese
mentre il Comune dava un contributo per lo stipendio dei
maestri.
Sono passati 100 anni; il
prossimo settembre l’unica
scuola elementare esistente nel
Comune non vedrà riaperti i
battenti: il Provveditorato agli
studi di Torino ne ha infatti decretato la chiusura a causa del
numero di alunni che si è abbassato progressivamente in
questi anni, giungendo a tre.
Dall’epoca delle scuolette
Beckwith, quando gli alunni si
recavano a scuola con un pez
zo di legno sotto il braccio per
riscaldare l’edificio e i maestri
erano retribuiti in base al numero degli alunni, la situazione
è ormai mutata: la realtà scolastica si è profondamente trasformata, si parla di moduli, di
laboratori, di insegnanti specializzati; tutto questo però è
spesso pensato per le scuole
delle grandi città, dove gli alunni sono molti e diverse sono le
strutture.
Nei piccoli centri bisogna fare i conti con i numeri. Pramollo è passato, nell’arco di sessanfanni, da mille a 300 abitanti.
La popolazione è costituita
per lo più da persone anziane,
i giovani spesso e volentieri
scendono verso la pianura dove le comodità sono a portata
di mano e più facilmente si può
trovare un’occupazione.
Nel 1910 esistevano ancora a
Pramollo 14 scuole. A poco a
poco sono state soppresse. Le
ultime due a rimanere aperte
sono state quelle di Lussie e
poi di Ruata, fino allo scorso
anno scolastico. Quest’anno gli
alunni sono stati iscritti alla
scuola elementare a tempo pieno di San Germano.
I problemi non saranno pochi, sia per il Comune che dovrà affrontare le spese di trasporto sia per i bambini che
dovranno inserirsi in una realtà
diversa ed abituarsi a fare.i
pendolari, fin dai sei anni.
Questo decreto di chiusura,
come molti altri legati alla
scuola o al mondo del lavoro,
ha inflitto un duro colpo al nostro piccolo paese di montagna.
8
PAG. Il
E Eco Delle Yalli \àldesi
L'annunciata staffetta a un passo dal commissariamento
Claudio Badarìottì eletto
in extremis sindaco di Luserna
VENERDÌ 21 AGOSTO 1992
CANTIERI DI LAVORO IN VAL CfflSONE - Anche quest anno la
Comunità montana valli Chisone e Germanasca istituisce
dei cantieri di lavoro per disoccupati; i posti disponibili saranno 10, per 42 giorni, e vedranno queste persone impegnate in lavori di pubblica utilità quali la pulizia di scarpate stradali e sponde di torrenti, regolazione del deflusso
delle acque lungo la viabilità minore, ripulitura dei sentieri
alpini, sistemazione di aree verdi, interventi per il miglioramento del patrimonio boschivo.
L’imp>egno previsto è di 7 ore per cinque giorni la settimana con un compenso giornaliero di 50 mila lire; 4 posti saranno comunque riservati a persone con specializzazione
nei settori edile o agroforestale.
Le domande (sono ammesse soltanto quelle di cittadini residenti nei 18 Comuni delle due valli) dovranno pervenire
al Comune di residenza entro il 28 agosto.
TRENI SOSPESI ALL’IMPROVVISO - Dopo aver inaugurato in
primavera la rinnovata tratta ferroviaria fra Pinerolo e Torre Pellice le FS hanno -regalato- alla vai Pollice un’amara
sorpresa: la soppressione di tutti i treni mattutini nelle
giornate festive.
Alcune so.spensioni erano previste, altre sono giunte inas[)ettate; il risultato è che, non essendo previsti pullman
sostitutivi, per raggiungere la vai Pellice di domenica o si
parte alle 6.48 o si arriva in valle alle 14. A fronte di questa
grave situazione di disagio il sindaco di Torre Pellice ha recentemente scritto alla direzione compartimentale una lettera di protesta chiedendo di riconsiderare il sistema dei
collegamenti vai Pellice - Torino.
DUE SCOSSE DI TERREMOTO - La terra ha tremato due volte
nelle valli pinerolesi durante lo scorso fine settimana; una
scossa leggera è stata avvertita nel primo pomeriggio di
ferragosto (epicentro a Salbertrand) appena colta ad esempio da quanti erano presenti al XV agosto valdese a Villasecca.
Una scossa più forte si è verificata domenica l6, sempre
nel pomeriggio, senza comunque causare alcun danno,
salvo un po’ di panico fra la gente che si è rivolta ai vigili
del fuoco di Pinerolo per avere ulteriori notizie.
AL FRA IN JEEP - Il fascino della conca del Pra, una delle più
suggestive zone dell’alta vai Pellice, può quest’anno essere
assaporato anche da chi... non ha voglia di camminare. Per
iniziativa infatti dei gestori dei rifugi alpini è a disposizio
ne, fino a metà settembre, un automezzo fuoristrada , a
cinque posti, che parte ogni giorno da Bobbio alle 9,15 e
alle 18,45; da Villanova alle 11,30 e alle 15,30.
Gli orari per il ritorno sono alle 8,30 e alle 18 fino a Bobbio
e alle 11 e alle 15 fino a Villanova. Il costo è di 15.000 lire
per l’intero tragitto, di 10.000 Villanova-Pra.
Loc. Pis della Gianna
apertura
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al 30 settembre
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i fine settimana
e festività
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tei. (0121) 930077
PIERVALDO ROSTAN
E COSÌ, il giorno prima che
scattasse il commissariamento del Comune,gli amministratori di Luserna hanno eletto
il proprio sindaco: è, come
avevamo ampiamente preventivato, ring. Claudio Badariotti
(DC del gruppo vicino al ministro Goria).
La giunta è espressione, oltre
che dello scudo crociato, del
socialdemocratico Revel e del
PSI; non tutto il partito del garofano ha però sottoscritto il
programma che accompagna la
proposta di giunta votata nel
consiglio di venerdì 7 agosto.
L’ex assessore Gobello ha voluto esprimere una critica neppure troppo larvata all’operato
del suo partito ed in particolare del sindaco uscente, Longo,
che avrebbero ‘forzato’ la crisi
senza per altro avere davanti
reali prospettive di cambiamento.
Nella sua dichiarazione che
ha preceduto la votazione della giunta, Gobello ha tra l’altro
affermato di voler con la propria astensione •‘protestare contro i metodi e le motivazioni
che i partiti ed i singoli rappresentanti hanno dato alla crisi
del Comune, tanto più che
stiamo prendendo atto di un
nuovo esecutivo che grosso
modo ricalca il precedente,
salvo lo scambio di alcuni
ruoli e l’entrata di qualche novizio..
Che il riferimento fosse ad
Enrico Forneron, promosso assessore con la delega all’Urbanistica, all’edilizia privata e allo
Sport è stato chiaro a tutti, così
come è parso chiaro che la delegazione PSI risenta in modo
marcato di polemiche interne e
di mancanza di uomini.
Ma non c’è stata solo l’uscita
di Gobello dalla maggioranza a
far notizia; più che l’astensione
dell’indipendente di centro Fedele, già assessore dimissionario ed in rapporti non particolarmente buoni specialmente
con la DC, l’altro colpo di scena è venuto dall’abbandono
del gruppo PDS da parte
dell’ex capogruppo Ernesto Rivoira, anch’egli astenutosi sulla
giunta. Rivoira ci ha detto di
essere fortemente critico sulla
linea mantenuta dal PDS nella
crisi in quanto -non si può continuare a criticare sempre e
soltanto ma bisogna saper proporre delle soluzioni.
Assente Lo Bue, il partito
della quercia è stato dunque
rappresentato dalla sola Cecilia
Pron che ha annunciato il suo
voto contrario. Contrari i due
leghisti, anche il verde Gardiol
ha evidenziato le sue perplessità-i/t fronte ad un programma di ben 58 punti, sostan
Dalla
zialmente analogo a quello
della giunta precedente, e di
fatto tanto vasto quanto irrealizzabile
Con 11 voti a favore (l’assessore Della Donna era assente)
è stato alla fine varato un esecutivo che vede oltre ai già citati Claudio Badariotti, Enrico
Forneron e Roberto Della Donna (Bilancio e Ambiente), anche Ermanno Revel (Commercio), Livio Bruera (Servizi sociali,assistenza ,sanità e Giovani), Marco Merlo (Lavori pubblici e Trasporti) e Duilio Canale (Turismo e Cultura).
Con ciò la «staffetta» programmata due anni or sono è
stata realizzata, un paio di mesi
si sono persi in sterili discussioni, un programma che in
realtà è una specie di lista della
spesa o libro dei sogni, approvato; c’è già chi prevede a breve termine un ulteriore rimpasto con qualche rientro o magari qualche ingresso clamoroso.
Certo è che quando si guarda al governo centrale per manifestare la propria contrarietà
su talune litigiosità è poi difficile restare in silenzio quando
gli stessi episodi accadono nel
piccolo ambito locale; oggi a
Luserna, su 20 consiglieri eletti,
si possono individuare 9 posizioni politiche diverse, se non
veri e propri gruppi.
Iniziativa dei Verdi della vai Pellice per le piste ciclabili
Sulla sella la vita è più bella
FEDERICA TOURN
Sulla .sella la vita è bella”:
questo è uno degli slogan
che da qualche tempo invitano
la gente a lasciare l’auto per
muoversi sulle due ruote; dietro l’invito una propo.sta: l’allestimento in vai Pellice di pi.ste
ciclabili che rendano più agevoli gli spostamenti.
L’iniziativa è nata dai Verdi
della vai Pellice e .soprattutto
dalla possibilità concreta di
realizzarla grazie al rifinanziamento di una legge regionale
che quest’anno stanzia oltre
6,3 miliardi per tutte le piste ciclabili in Piemonte; la Regione
contribuisce in ragione del
50% dei costi mentre l’altra
metà deve e.ssere reperita dal
Comune.
La disponibilità del Comune
di Lu,serna sembra non mancare; i contatti con la Regione sono già stati avviati ed entro la
fine dell’anno dovrebbe arrivare una rispo.sta. Si pa.sserà allora al progetto vero e proprio
da presentarsi entro il maggio
‘93.
Un momento fondamentale
dell’iniziativa sarà rappresentato dal coinvolgimento della
gente invitata dai Verdi, tramite
una scheda informativa, a far
pervenire proposte, suggeri
500 MILIONI
PER LE BIBLIOTECHE
La giunta regionale ha stanziato 500 milioni di lire per il
miglioramento delle condizioni
di fruibilità di musei e biblioteche; verranno presi in considerazione progetti che vadano
nella linea di rendere i locali
accessibili ai disabili, di adeguare biblioteche e musei alle
norme di sicurezza e antincendio nonché di migliorare la sicurezza antifurto e antintrusione.
I Comuni o gli altri enti che
vorranno realizzare interventi
dovranno fare domanda e potranno ottenere un contributo
variabile dal 30 al 60% del costo del progetto.
La Regione ha intanto definito un quadro dettagliato delle
caratteristiche e dei requisiti
che i progetti dovranno possedere per essere ammessi al finanziamento.
OLTRE MILLE
ALLIEVI INFERMIERI
Per la prima volta, que.st’anno, gli infermieri profe.ssionali
diplomati nelle scuole del Piemonte hanno superato le mille
unità.
Si tratta di un dato as.sai significativo, considerata la grave carenza di personale infermieristico nella regione, da anni insufficiente anche a coprire
il normale turn-over; soltanto
due anni fa si diplomarono appena 667 infermieri.
Questo risultato è stato possibile grazie al potenziamento
della rete formativa (oggi in
Piemonte funzionano 44 scuole, frequentate complessivamente da oltre 5.000 allievi),
alla partecipazione degli ausiliari socio - sanitari e degli infermieri generici e alla rivalutazione degli assegni di studio.
fi.ssati attualmente a 265 mila li
re per il primo anno, 400 mila
il 2° e 560 mila per il terzo.
menti, lamentele. «Vogliamo
far sì che la popolazione si
senta soggetto politico - spiega
Paolo Gardiol, consigliere Verde a Luserna - ; cerchiamo di
evitare errori in precedenza
comme.ssi da altre amminLstrazioni che hanno assunto decisioni senza prima sentire il parere della gente come è succes.so, ad esempio, con l’arredo
urbano in piazza XVII Febbraio
a S. Giovanni. Certi atteggiamenti mi sembrano a dir poco
arroganti».
La scheda informativa si trova in molti negozi che .stanno
collaborando all’iniziativa, a dimo.strazione di un effettivo intere,sse della gente. Nel concreto, quali potrebbero essere le
per i
di gobello e jalla
via repubblica,2 -torrepellice-*8*932023 ||
piste ciclabili? Senz'altro via 1°
maggio, viale De Amicis, viale
dei Tigli; si prevede inoltre di
attrezzare una speciale pista
intorno al campo sportivo.
I percorsi ciclabili invece sono molti di più, e potrebbero
essere attrezzati con apposita
segnaletica e conseguente limitazione della velocità per autoveicoli, migliorando inoltre il
fondo stradale ai bordi delle
strade dove normalmente circolano i veicoli a due ruote.
In questo sen.so si tratterebbe anche di inve.stimenti lungimiranti in grado di migliorare
lo stato delle .strade e dell’arredo urbano, e soprattutto di ridurre il traffico e l’inquinamento.
Un’ulteriore possibilità potrebbe derivare dalla disponibilità delle FS ad attivare anche
sulla tratta Torino - Torre Pellice la formula della bici + treno
altrove già sperimentata con
successo.
Recepiti i suggerimenti della
popolazione, avviato il confronto con la Regione, l’intento
di chi ha proposto le pi.ste a
Luserna è comunque quello di
arrivare, all’inizio del nuovo
anno, ad una serata con la gente, con proiezione di diapo.sitive o filmati .su altre esperienze
in modo da co.struire l’intero
progetto con la ptrpolazione.
ABORTI: IN 10 ANNI
DIMINUITI DEL 4l%
Dal 1982 al 1991 in Piemonte
i casi di interruzione di gravi
danza sono diminuiti del 41%.
L(,> ha detto ras.ses.sore regio
naie alla Sanità, Maccari, rispondendo ad una interpella n
za del consigliere antiproibizionista Cucco in merito all’applicazione della legge 19t del
‘78 in Piemonte.
Si è passati da 19.957 interruzioni di gravidanza su 42.046
nati nel 1979 a 13-335 su
33.940 nel 1990.
Rispetto al fenomeno dell'
aborto clandestino, secondo
l’asses.sore alla Sanità, il Piemonte è tra le regioni dove negli ultimi dieci anni il fenomeno è in continua diminuzione
in termini assoluti; Cucco si è
chie.sto .se invece la diminuzione del 41% dei ca.si di intermzione di gravidanza negli ultimi dieci anni in Piemonte «sia
dovuta al fatto che la legge
funziona oppure al fatto che
sono aumentati gli aborti clandestini».
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CHIUSO II MARTtDI ì
9
VENERDÌ 21 AGOSTO 1992
Lettere
E Eco Delle Aàlli \àldiesi —
Si apre a Pinerolo la XVI Rassegna deH'artigianato
PAG.
Ili
Lettera aperta
al sindaco
di Torre Pellice
Il telefono
è disponibile
per le urgenze
Fra tradizione e nuove tecnologie
Stimato Signor Sindaco, mi rivolgo alla S.V. in qualità di rappresentante di una città alla
quale sono affezionato per
molte ragioni.
Oltre a quella «turistica» vorrei aggiungere una considerazione più specifica come protestante. La sua città costituisce
un luogo significativo per il nostro paese e, non vorrei esagerare, per l’Europa.
Oggi non avremo l’entirsiastica e brillante fantasia di Edmondo De Amicis (la «Ginevra
italiana»), ma il fatto storico rimane. Aggiungo che per i protestanti non esistono «città sacre» o speciali, soltanto il riferimento storico-evocativo.
Torre Pellice resta pur sempre un «simbolo», un luogo simbolico per chi professa la fede
secondo la confessione riformata, sia per i frequentatori che
oltre ai «posti» di vacanza sentono che, finora, resta qualcosa
di diverso nell’aria.
Mi fermo qui ma, signor Sindaco, mi può spiegare quale logica urbanistica e quale gusto
estetico, prima ancora del rispetto della storia, culturale e
ambientale, hanno consentito
l’anno scorso la costruzione di
due coperture in strutture metalliche fisse su pilastri in cemento nei campi da tennis dietro il tempio e poi l’assenso alla
lottizzazione del «villaggio dei
Coppieri»?
Quest’ultima oltre a rappresentare, a prima vista, un certo
peso insediativo con scarsità di
servizi, sorge su una zona interessante e omogenea e sul tempio dei Coppieri, che è pur
sempre (e sarà) un monumento
nazionale.
Avevo visto i due manufatti
per il tennis, che spero non siano considerati «in precario», e
pensavo che ci sarebbe stata
una protesta diffusa, non solo
del Concistoro valdese.
Le mie considerazioni sono
generali e si riferiscono allo
«stile» di Torre Pellice; avrei
scritto le stesse cose se si fos,se
trattato della zona della chiesa
di San Martino o del Mauriziano.
Forse è «regolarmente regolato» dal piano regolatore, ma
non sempre la norma giustifica
lo spregio della storia, dell’ambiente e della sensibilità. Non
voglio né insegnare né criticare
a vanvera, chiedo solo di capire.
Con i migliori saluti
Massimo Rocchi
L’alta vai Pellice, conosciuta
per le note vicende storiche
che l’hanno caratterizzata e
apprezzata per le sue condizioni ambientali e climatiche
nonché per i suoi splendidi
scenari paesaggistici montani,
è stata in questi ultimi mesi
teatro di tre gravi fatti di sangue che hanno provocato in
tutti un sentimento di profondo sconcerto.
Fatti peraltro senza nessuna
relazione fra loro e comunque
del tutto estranei alla situazione del Rifugio Jervis della
Conca del Pra, spesso nominato dai giornali nelle loro
cronache.
Senza entrare nel merito degli episodi già ampiamente illustrati dai giornali, ritengo
tuttavia indispensabile una
precisazione relativa all’accusa
di presunta mancanza di solidarietà nei confronti della persona che, in riferimento all’ultimo episodio, non sarebbe
.stata autorizzata ad usufruire
del telefono pubblico collocato presso il Rifugio Jervis per
avvertire la famiglia dell’infortunato.
Desidero ricordare l’esistenza di una norma che non consente l’uso del telefono del Rifugio se non in situazioni di
grave emergenza, onde assicurare la piena disponibilità
alle unità di soccorso.
Siamo veramente dispiaciuti
dell’accaduto ma se la persona
interessata si fosse rivolta direttamente al sottoscritto la telefonata avrebbe potuto aver
luogo.
Ricordo che il Rifugio Jervis
è anche sede del Soccorso alpino e che non è mai mancata
da parte nostra, nei limiti dei
mezzi a disposizione, la disponibilità a intervenire in
ogni incidente di cui siamo
stati informati.
Siamo addolorati per la situazione che è venuta a crearsi, dovuta non certo a malafede o mancanza di solidarietà
da parte nostra, ma a una
norma che certamente avrebbe potuto essere interpretata
meno rigorosamente se la persona interessata avesse avuto
un po’ più di pazienza: una
condizione psicologica difficile da richiedere in gravi situazioni di emergenza ma che, a
volte, può aiutare a non peggiorarle ulteriormente.
Roberto Boulard
gestore del rifugio Jervis
La mostra mercato dell’artigianato del Pinerolese
sarà aperta al pubblico presso
l’expo Fenulli di Pinerolo sabato 29 agosto, alle 17.30 , e
chiuderà i battenti nella serata
di domenica 6 settembre.
Giunta alla l6ma edizione la
rassegna, rinnovatasi attraverso
gli anni fino a coniugare la tradizione con l’innovazione tecnologica, si presenta ancora
una volta con l’intento di assumere respiro regionale; del resto i circa 200 mila visitatori
della scorsa edizione le hanno
conferito una valenza notevole.
Oltre all’ampia carrellata
sull’artigianato locale (finora si
sono alternate in mostra quasi
500 delle attuali 4.422 aziende
artigiane) ed agli incontri con
altre zone del Piemonte, con le
regioni italiane (quest’anno è
ospite la Toscana con i prodotti e le bellezze della zona del
Mugello) la rassegna offre ai
visitatori anche un ricco programma di manifestazioni,
spettacoli, concerti.
Accanto alla presentazione
dell’artigianato di produzione e
servizio, ampio spazio sarà come di consueto dedicato a
quello artistico e tipico. Verrebbe quasi da dire che ogni
terra ha il proprio artigianato.
E in buona parte questo vale
anche per il Pinerolese.
La presenza del bosco e delle fustaie ha incentivato la lavorazione del legno (costruzione di mobili, infissi, sculture)
così come la presenza di gneiss
lamellare ha favorito determinati tipi di costruzione ed il
sorgere di taluni strumenti e attrezzi e, ancora, la ricca flora
dei monti ha condotto alla nascita di attenti erboristi capaci
di produrre pregiati elisir e distillati.
Non va naturalmente dimen
ticato l’artigianato di servizio e
di produzione che, anzi, rappresentano ormai da anni la
parte più ampia dell’esposizione; un artigianato che deve fare i conti con le difficoltà del
settore che spesse volte è sopravvissuto (o si è sviluppato)
grazie alla competenza dei singoli produttori ed anche ad un
pizzico di fantasia.
Proprio sui problemi e sul
futuro dell’artigianato è orga
Un salone per
sognare le vacanze
TORINO - Saranno 14 i paesi
rappresentati alla rassegna «Caravan Europa» (salone internazionale del caravan e accessori)
e a «Tendeuropa ‘92» (mostra di
tende, carrelli-tenda e accessori) aperte al pubblico dal 12 al
20 settembre nel nuovo centro
espositivo di Lingotto Fiere.
Si calcola che ben presto in
Europa circoleranno oltre 4 milioni di caravan e più di un milione di camper, motorcaravan
e motorhome, gran parte dei
quali fa rotta, lungo l’arco dei
tre mesi estivi, sull’Italia e sugli
altri paesi del bacino mediterra
neo.
L’esposizione, su un’area di
oltre 62 mila metri quadrati,
presenterà dunque le ultime
novità del settore alla stampa,
agli operatori e ad un pubblico
che da alcuni anni dimostra di
preferire sempre più per le proprie vacanze la formula «plein
air».
nizzato sabato 5, alle ore 15.30
presso l’expo, un dibattito
pubblico. Negli altri giorni si
alterneranno varie spettacoli e
concerti.
Sabato 29, ore 21, spettacolo
folcloristico di un gruppo toscano a cui farà seguito La teto
aut di Roure. In contemporanea, a palazzo Vinone, verrà
presentata la commedia brillante Pitost che ‘ndè ‘n galera.
Ogni sera la formula sarà
analoga: musica all’expo Fenulli e teatro a palazzo Vinone.
Analogamente alle ultime
edizioni, durante la rassegna
resteranno aperti i musei di Pinerolo (museo della cavalleria,
museo d’arte preistorica, museo etnografico, collezione civica d’arte, museo di scienze
naturali e sezione mineralogica) con mostre di alto valore
didattico e culturale; un servizio gratuito organizzato dal
Comune proporrà un itinerario
guidato alla scoperta dei luoghi storici del Pinerolese, con
particolare attenzione alla
scuola di cavalleria.
La rassegna resterà aperta
nei giorni feriali dalle 17.30 alle 23.30; nelle domeniche e lunedì 31 ago.sto dalle 9.30 alle
12.30 e fra le 14.30 e le 23.30;
sabato 5 settembre dalle 14.30
alle 23.30. L’ingresso è libero.
20 ANNI DEL
TEATRO ANGROGNA
Proseguono le manifestazioni
organizzate dal Gruppo Teatro
Angrogna in occasione dei 20
anni di attività; domenica 30
agosto, presso la foresteria di
Pradeltomo, si svolgerà una festa che comprende due percorsi guidati sui sentieri della valle
(alla borgata Chiot o all’alpeggio di Crevlira e al Bagnoou),
visita guidata ai luoghi storici di
Pradeltomo, pranzo e, dalle
15.30, canti e danze delle valli
con il gruppo “La Cantarana”.
Sabato 5 settembre inoltre,
nel tempio valdese di Pradeltorno, con inizio alle ore 21, si
svolgerà un concerto del Coro
alpino di Baio Dora.
8 SETTEMBRE
IN VAL PELLICE
Anche quest’anno i partigiani
delle valli pinerolesi organizzano alcune manifestazioni per ricordare l’8 settembre 1943.
A Torre Pellice, venerdì 4, ore
20.30, fiaccolata con partenza
dalla sede ANPI nel palazzo comunale e arrivo in piazza Muston dove si terrà un concerto
della banda musicale cittadina,
dopo un omaggio ai monumenti ai Caduti.
Domenica 6, alle ore 10.30, al
Bagnoou in vai d’Angrogna, incontro presso la lapide a ricordo di Jacopo Lombardini con la
partecipazione di autorità locali
ed orazione ufficiale del sindaco di Porte, Giancarlo Griot.
Presso la Cà dia pais funzionerà
un posto di ristoro.
RINGRAZIAMENTO
•Ho pazientemente aspettato l’Eterno, ed egli si è inclinato a me ed ha ascoltato
il mio grido-.
(Salmo 40:1)
TORRE PELUCE - Venerdì 21 agosto, ore 21 al tempio, Concerto
commemorativo dell’ottantesimo anniversario della Corale di Torre Pellice. Verranno eseguiti brani di Mozart, Bach
e il «Credo» dell’innario evangelico: dirigono i maestri Ferruccio Corsani e Valdo Abate
TORRE PELLICE - Sabato 22 agosto, alle ore 21, nel campo sprtivo di viale Dante, organizzato da Radio Beckwith, si svolgerà il concerto del gruppo di musica sud americana Inti
iUimani”
TORRE PELUCE - Mercoledì 26 agosto, ore 21 presso il tempio,
organizzato dal Centro culturale valdese e dalla Chiesa valdese di Genova, Cantando l’amore dal ‘500 fmo al nostri giorni, per l’esecuzione di Edy Guglielmo (soprano) e
Domenica Guglielmo (pianoforte).
TORRE PELUCE - Sabato 29 agosto, alle ore 21, presso il campo
sportivo, si svolgerà un concerto, organizza.to dalla Pro Loco in collaborazione con Radio Beckwith, del gruppo
“Africa United”.
TORRE PELUCE - Domenica 30 agosto, organizzato dal Comune,
nei giardini di piazza Muston, si svolgerà uno spettarlo
musicale dal titolo : U bianco e il nero: la musica nordamericana, con gli Appalachian County e Piggy Jug Band.
Inizio ore 21.
I familiari della compianta
Ida Grill ved. Rostaing
di anni 92
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che con la presenza, scritti e
parole di conforto si sono uniti
a loro nella triste circostanza.
Un ringraziamento particolare a tutti coloro che l’hanno assistita durante la degenza ospedaliera, al prof. Claudio Tron e
al personale dell’Ospedale valdese di Pomaretto.
Villasecca, 11 agosto 1992
•Io aspetto VEtemo, l’anima mia aspetta, ed io spero
nella sua Parola
(Salmo I3O: 5)
II Signore ha richiamato a sé
la sorella
Ines Elena Mosca Toba
La comunità valdese di Brindisi si unisce al dolore delle nipoti e dei parenti.
Brindisi, 21 agosto 1992
LUSERNA SAN GIOVANNI - Presso il circolo Azzurra di Lusema
Alta è esposta al pubblico una mostra fotografica di Francesco Cipolla, Giuliana Geymet, Veronica Meytre, Maurizio
Viglianco; l’intento è quello di promuovere la nascita di un
gmppo locale che si occupi di fotografia amatoriale.
TORRE PELUCE - Fino al 28 agosto resterà esposta, presso la sala
consiliare del municipio, la mostra “L’uovo di Colombo”
che presenta dipinti e sculture di quattordici artisti che hanno realizzato opere ispirandosi ai 500 anni del viaggio di
Cristoforo Colombo. Hanno firmato i lavori i pittori Brero,
Cardellino, Castiglia, Corno, Giorcelli, Longo, Lorenzino,
Malvizzati, Martinengo, Rivoir, Scroppo, Vaitorta e gli scultori Tebaldini e Zaltron.
PINEROLO - Sabato 29 agosto, alle ore 17.30, nel salone delle Carrozze del mu.seo nazionale della Cavalleria in viale Giolitti,
verrà inaugurata una mostra dedicata all’arte rupestre
dell’India. In serata, alle ore 20.45, presso il circolo sociale
di via Duomo, si svolgerà una conferenza con proiezione
di diapositive sullo stesso tema; interverranno Angelo Fossati della società archeologica “Le orme dell’uomo’’ ed il
prof. Dario Seglie, direttore del museo civico di arte preistorica.
La mostra resterà aperta fino al 12 .settembre.
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PAG. IV
Da Sestriere alle Alpi Marittime
Su e giù per i monti
con il rampichino
E Eco Delle Yaui "Iàldesi
VENERDÌ 21 AGOSTO 1992
Torre Pellice: entusiasmo e passione devono confrontarsi con i problemi strutturali
Luci ed ombre delle attività sportive
che coinvolgono centinaia di giovani locali
Attraversare le Alpi Cozie,
sugli antichi sentieri dei
contrabbandieri, in un settimana. 450 chilometri di valloni e
dimpi percorsi non a dorso di
mulo ma in bicicletta. E’ quanto
si propone la Trans Alp Adventure, un’avventura appunto
giunta alla sua quarta edizione,
che vede la partecipazione di
ciclisti, o -cicloalpinisti”, provenienti da tutta Italia, dalla Francia, Inghilterra, Austria e Germania. Sono 120 le coppie di
atleti iscritte a questa dura prova che li impegnerà per una
settimana da Sestriere a Frabosa
Soprana. La prima tappa del
tour era Torre Pellice, dove sono giunti domenica sera, dopo
•90 chilometri di percorso effettuato rigorosamente sulle vecchie mulattiere della destra orografica della vai Chisone, raggiungendo così Pramollo e poi
la -vaccera- di Angrogna.
La spedizione è organizzata
dal Moutain Bike Club di Villanova di Mondovì. Lo scopo e
quello di contribuire a diffondere uno sport che in questi ultimi
anni sempre più sta prendendo
piede, coniugando la passione
della pedalata con l’amore e la
bellezza delle montagne. Si sottolinea la portata ecologica
dell’iniziativa anche con un
meccanismo di cla,ssifica che
premia, ovviamente, i migliori
tempi e le migliori prestazioni
nel corso delle prove speciali,
penalizza chi per la fretta trascura di smontare la tenda in
modo adeguato o lascia cadere,
durante il percorso un brandello do carta.
Il ogni caso i muscoli non riposano, bisogna anche superare tratti di strada, o superare
torrenti con la bicicletta a spalle. Al campo base, allestito nel
cortile del Collegio valdese, si
fa la doccia, si riparano le «macchine», ci si scambiano le impressioni.«Afctewo scelto per la
prima tappa il tragitto più duro, tanto per scaldarci, dice un
ragazzo di Genova. Un concor
Ai lettori
Per la prima volta, a 144 anni
dalla fondazione dell’Echo des
Vallées, abbandoniamo i tradizionali sistemi di stampa per
confrontarci con le “diavolerie
moderne”, come direbbero le
nostre nonne.
Ci scusiamo per gli immancabili errori dovuti all’inesperienza. Miglioreremo.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15 - 10125 Torino
Tel. 011/655278
Reg. Tribunale di Pinerolo
n. 175/60
Re.sp. Franco Giampiccoli
Stampa;
La Ghisleriana Mondovì
Spedizione in abb. po.st.
Gr 2A/70
rente di Napoli: <•£’ un modo
come un altro per trascorrere le
vacanze. Quello che è duro invece è l’allenamento durante
tutto Tanno»
Lunedì la carovana è ripartita
verso Pianprà, Mugniva, Montoso, per raggiungere Sanfront. Le
tappe successive sono Belino,
Demonte, Vernante, Viozene.
All’ultima tappa, Frabosa Soprana, a cavallo delle Alpi marittime, si tireranno le somme. Favorita appare essere la coppia
che ha vinto l’edizione dell’anno scorso, Desderi-Deho, cuneóse il primo e bergamasco il
secondo.
CARMELINA MAURIZIO
Se è vero che sport è sinonimo di salute, di stare insieme, di divertimento (questo almeno per chi lo pratica a livello
dilettantistico), è altrettanto vero che non sempre questo accade. Talvolta ci si può trovare
di fronte a difficoltà, più o meno superabili, ma che in ogni
caso possono frenare aspettative e speranze. In questo breve
viaggio fra i tre sport di squadra
maggiormente rappresentati a
Torre Pellice (hockey ghiaccio,
calcio, volley) scopriamo che
non sempre tutto fila tranquillo.
L’hockey su ghiaccio ha in
vai Pellice una tradizione di oltre 70 anni; la squadra di Torre
Pellice ha militato, a cavallo degli anni 70 e ‘80, in serie A. Fu
forse un passo troppo lungo,
non proporzionato alle reali
possibilità sia economiche che
di risorse umane; la ricostruzione non è stata semplice né si
può dire sia stata conclusa. Certo negli ultimi anni la società ha
portato avanti, oltre ad un discorso agonistico con la prima
squadra (ultimamente in serie
B 2), una politica volta alla base, ai ragazzini della valle.
Si può entrare nel mondo
dell’hockey fin dai 6 armi e la
squadra di Torre Pellice è in
grado di schierare formazioni
under 9, 11, 13, 15 e 17, oltre
naturalmente alla formazione
senior.
Alcuni ex giocatori locali (Armand Pilón e Rivoira) stanno
seguendo i corsi federali per il
conseguimento del «patentino»
da allenatore; si tratta dunque
di mettere a disposizione di
questo sport, popolarissimo in
valle, non solo le esperienze
maturate in anni di attività agonistica ma anche mediante studi appositi, esami e verifiche
che danno anche alle famiglie
la garanzia che i bambini ed i
ragazzi sono nelle mani di personale qualificato.
Anche quest’estate molti ragazzi hanno continuato la preparazione fisica «a secco» in palestra, sotto la guida di Enzo
Armand Pilón; 20, a volte 30
giovanissimi si sono ritrovati
negli impianti di viale Dante
per arrivare preparati alla nuova stagione invernale, ma ...
C’è appunto un ma di troppo
per la stagione ‘92-’93:i lavori di
ristrutturazione del palaghiaccio di via Filatoio vanno a rilento, la copertura che dovrebbe
rilanciare lo sport del ghiaccio
in valle, consentendo una stagione più lunga e non in balia
del maltempo è ancora lontana;
il cantiere aperto in primavera
Intervista a René Jalla vincitore della corsa del Tre Rifugi
Per allenarmi niente di meglio
che il mio mestiere di contadino
STELIO ARMANP-HUOOM
Un metro e sessantacinque
per sessanta chili di peso.
E muscoli d’acciaio. Renato Jalla, a 48 anni, continua ad essere
uno dei principi delle vette. Lo
scorso 2 agosto ha vinto alla
grande la Tre Rifugi, una classica marcia alpina, fra le più massacranti, giunta quest’anno alla
2Ima edizione.
Una marcia di quasi 24 chilometri che parte dal Pra, a 1.732
metri di altitudine, valica il colle
Barant (2.373) ridiscende ai
1.785 del Barbara per poi arrampicarsi fino colle Manzol
(2.701) e rituffarsi poi verso la
conca del Pra.
Un percorso che le guide turistiche del CAI non considerano tale, tanto da proporlo come
tre escursioni diverse: totale del
tempo indicato: 12 ore. 1 tempi
dei primi atleti è ogni anno intorno alle due ore (il record è di
2h 02’l4”,il tempo più lungo riferito al vincitore - è di «ben»
2h 18’18”).
Jalla è il veterano della marcia (che in effetti è una corsa);
ha partecipato a tutte le edizioni, e in tutte, nel corso degli anni, si è piazzato nelle prime posizioni.
Nel ‘92 ha già partecipato a
numerose gare -una dozzina,
non ho tenuto il conto», ne ha
vinte tre e in ognuna ha registrato tempi eccezionali. Quando i grandi nomi di venti, quindici anni fa (i Morello, Treves,
Oria, Ruffino, Nicco, Calandri e
tanti altri) appaiono ormai solo
più stampati sull’albo d’oro della corsa lui, René, è sempre in
prima linea. Ma come si fa ad
essere sempre fra i più forti, e
questo a 48 anni?«<7’è gente anche più anziana di me», si defila.
E’ vero, ma è gente che corre
per partecipare, non per vince
re. »Una volta sono anche arrivato dodicesimo», continua a
schermirsi da buon montanaro
di poche parole.
L’allenamento di Renato Jalla
non consiste in altro che nel
suo lavoro di agricoltore e allevatore. Sveglia all’alba, le mucche, i campi, la fienagione; fino
a tarda sera.
Per riposarsi, magari, una
consetta di qualche chilometro.
Fargli dire quante coppe e medaglie ha vinto nel corso degli
anni è impossibile. Otteniamo
una fotografia, dopo lunghe in
sistenze, fra le pochissime che
con.serva: »Ma vieni sabato, perché domenica corro». Dove?
-Non mi ricordo, dalle parti di
Villar Perosa».
Già si lavora per la preparazione della pro,ssima corsa, nel
luglio ‘93; vedremo ancora, per
la ventiduesima volta, il bravo
René sfrecciare su per i bricchi?
■E’ una corsa fra le più dure,
forse farò solo più corse meno
impegnative» Qualcosa ci dice
che, alla prossima Tre Rifugi,
Renato Jalla ci sarà; e arriverà
tra i primi.
è al punto di due mesi fa: »In
queste condizioni fare programmi a breve termine è molto difficile -dice Armand Pilon non sappiamo assolutamente
quando si potrà tornare a pattinare e perciò la società sta
studiando le alternative possibili: 0 allenamenti su altre piste
0 Taffitto di una pista artificiale da portare a Torre Pellice.
Restare fermi un anno vuol dire rischiare di buttare quanto
di buono è stato fatto in questi
ultimi anni».
Quanti sono i giovani che
praticano questo sport?
»Compresa la prima squadra
un centinaio, e ne cerchiamo
sempre altri; si tratta di ragazzi che passano diverse ore della settimana sul ghiaccio, che
si preparano anche ad affrontare la vita in senso pieno, vivendo i problemi della vita di
gruppo in un clima di grande
serenità. Le stesse famiglie vivono il rapporto con la società in
modo molto positivo; molti genitori collaborano con la gestione pur senza interferire con
l’attività più propriamente agonistica.». Hockey sport, principe della vai Pellice, non sport
violento come si vuol far credere ma anche sport costoso; anche agli attuali livelli i costi ci
sono: il materiale proviene
dall’estero, le trasferte sono
spesso lontane.
Più modesta, ma ricca di analoghe spinte, è l’attività della
pallavolo. Anche in questo caso
sono le stmtture che fanno difetto: la palestra di dimensioni
troppo ridotte non consente attività agonistica ad un certo livello, tuttavia sono ben cinque
le formazioni che giocano a
Torre Pellice, due maschili e tre
femminili.
»Ogni formazione - ci spiega
uno degli animatori del volley
di Torre Pellice, Renato Peretto
- si allena un paio di volte la
settimana, tenendo conto dei
vari gruppi che utilizzano la
palestra. Annualmente dai corsi che si tengono presso le scuole medie emergono giovani che
vogliono proseguire in questo
sport e volentieri li inseriamo
nel giro delle nostre squadre,
senza particolari selezioni».
Oggi sono un’ottantina i ragazzi e le ragazze del volley,
con squadre nei campionati
amatoriali e UISP; un sogno,
neppure troppo segreto: »Una
palestra nuova non megagalattica ma che ci consenta di praticare la nostra attività in uno
spazio più adatto». Il Comune,
1 ----------------------------
pare, ci sta pensando ed ipotizza alcune soluzioni, da verificare.
Chi sta peggio a Torre Pellice
è il calcio. Solo un anno fa la situazione del settore calcio della
Polisportiva sembrava promettente, con una squadra iscritta
regolarmente al campionato dilettanti di prima categoria, e
con una ben avviata scuola di
calcio per bambini dagli 8 ai l6
anni.
Poi le cose sono cambiate e
oggi, alla soglia di un nuovo
anno di attività, non si sa nemmeno se le squadre potranno
prendere parte ad un campionato e addirittura se continuerà
ad esistere una squadra e la
scuola di calcio. Cos’è successo?
Un po’ tutti ne sono al corrente; le voci parlano di errai r
utilizzo di fondi, di inaden»pienze contrattuali nei confror.-ti dello sponsor, di sperperi.
Il responsabile del setto* c
giovanile, che sin qui ha conti
to su una sessantina di iscritti,
parla chiaro:«/soM che erano a
nostra disposizione - dice Lù
Marzio -sono stati spesi male,
giocatori della prima squad>
che avrebbero dovuto riceve;
ufficialmente solo dei rimbot
hanno invece percepito dei ve' ;
e propri stipendi, con cifre su
periori a quelle previste per i,
categoria a cui la squadra ai
partiene.
Per questo nel 1992 le spe.~:
sono notevolmente cresciute
cosi sono venuti i debiti e se
prattutto abbiamo perso pe
queste ragioni i fondi del no
stro sponsor, che ci avevam
garantito la possibilità di iscr
verci ai vari campionati di ca
tegoria. ” La sezione calcio dell;
vai Pellice è dunque in grave
difficoltà e nulla .sembra al mo
mento garantire continuità allt
varie attività; i ermini pei
l’iscrizione alla pi na categoria
sono già scaduti c ¡ pulcini, gf
allievi e i giovanissiiai sono sta
ti iscritti solo no.min.ilmente ma
senza il versamento delle som
me dovute.
Ad aggravare le cose c’è po
stata,sempre .secondo Di Mar
zio, una vera e propria fuga d:
giocatori \ erso altre società ir.
grado di olTrire maggiori garan
zie di continuità. Quello in cui
sperano i più ottimisti è un
eventuale appoggio del Comune di Torre Pellice, al quale la
Polisportiva si è rivolta, affinchè possa continuare ad esistere la scuola di calcio e possa rinascere la fiducia.
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11
VENERDÌ 21 AGOSTO 1992
ALL’ASCOLTO Della Parola
PAG. 7 RIFORMA
L'ingresso di Gesù a Gerusalemme la domenica delle Palme
Quei giorni che sconvolsero
la storia del mondo e delPumanità
FRANCO BECCHINO
Mi sono spesso domandato se il nostro
usuale approccio al testo
dell’Evangelo di Giovanni
che narra l’ingresso di Gesù
in Gerusalemme, nella cosiddetta domenica delle palme, non sia riduttivo, giacché tende ad isolare il testo
dal contesto e fa smarrire il
senso di un racconto assai
più complesso, del quale
l’entrata nella città è soltanto un momento.
Vorrei perciò proporre al
lettore di leggere di seguito,
badando all’insieme più che
ai particolari, il brano che
va dal versetto 47 del cap.
11 dell’Evangelo di Giovanni all’ultimo versetto del capitolo 12. A me sembra un
brano piuttosto unitario, nel
quale gli avvenimenti, intensi e drammatici, si susseguono senza darci respiro,
in manii:ra appassionante e
coinvolgente.
Credo incontestabile che
la trama di fondo degli accadimenti qui raccontati sia un
fatto politico oltre che religioso. Certo, nel testo che
noi abbiamo nelle mani,
l’elabora/ione teologica
dell’evangfc lista e della sua
comunità è intensa e ben
percepibile. Questa interpretazione dei fatti è importantissima per la nostra fede
e por la comprensione del
mes'.aggio che quest’evangelo ci trasmette da parte
del .Simore. Tuttavia anche i
fatti fanno parte del messaggio c ci parlano nella loro
imme-iiatezza e concretezza. Io ' orrei che noi ci volgessiriii) ad essi lasciandoci
così trasportare tra Efraim e
Betania. a est di Gerusalemme, ali inizio di quella settimana che veramente sconvolse il mondo.
E(|ui possiamo constatare erte Gesù ha suscitato un vero e proprio movimento, che nel nostro linguaggio oggi probabilmente
definiremmo «trasversale»,
religioso, certo, ma anche
politico, e che è ormai giunto alle porte di una città che
non è più la capitale di uno
stato, ma è diventata la capitale di una minoranza che
rappresenta circa il dieci per
cento della popolazione
dell’impero romano e che è
ormai sparsa in ogni contrada. Il nostro racconto inizia
(Giov. 11: 47-53) con una
riunione degli uomini del
potere.
Il movimento di Gesù incontra infatti l’ostilità di una
coalizione inedita fra sadducei (i capi sacerdoti del versetto 47) e farisei, partiti da
sempre nemici. Apparentemente l’argomentare degli
avversari di Gesù sembra
molto sensato. Se si lascia
mano libera a questo movimento estremista e radicale
la reazione dei romani, padroni del paese, sarà inevitabile, e un’azione di tal genere trascinerà l’intera comunità giudaica nella rovi
na. Ma, a ben guardare,
questo argomento è una
scusa per passare alla repressione (quante volte nella storia si ricorrerà ad argomenti del genere per giustificare una repressione!),
giacché dal suo processo
non emerge affatto che i romani considerassero Gesù
un pericolo.
Una prima conclusione, a
questo punto, è d’obbligo: il
movimento di Gesù doveva
avere una carica fortemente
innovatrice, per suscitare
una simile reazione negli
uomini del potere. Dalla loro riunione emerge che siamo alla stretta finale, allo
supporre che vi siano pure
quei «capi» (di due di loro
conosciamo, da altre pagine
dell’evangelo di Giovanni,
anche il nome: Nicodemo e
Giuseppe d’Arimatea), appartenenti al partito avverso, che simpatizzano per il
movimento (12: 42-43).
E’ verosimile che in quest’incontro di Betania maturi
la decisione di entrare in
città e perciò di affrontare
l’avversario sul suo terreno.
Ma quest’ingresso deve caratterizzare il movimento ed
il riferimento sarà a Zaccaria
9: 9-10. E’ la scelta del re di
pace, che fa sparire i carri
ed i cavalli, e distrugge gli
«Il giorno seguente la gran folla
che era venuta alla festa, udito che Gesù
veniva a Gerusalemme, prese dei rami
di palme, e si mise a gridare: Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome
del Signore, il re d'Israele!
E Gesù, trovato un asinelio, vi montò su,
secondo che è scritto: Non temere,
0 figliola di Sion! Ecco, il tuo re viene,
montato sopra un puledro d'asina! ».
(Giov. 12:12-15)
scontro decisivo; il conflitto
è acuto, ogni mediazione
impossibile; quella presenza
alle porte di Gerusalemme è
inquietante; il fatto di Lazzaro ha suscitato ulteriore interesse e simpatia per il movimento di Gesù nell’opinione pubblica. E la decisione è drastica; si vota per
l’assassinio politico: quell’
uomo deve morire.
Gesù (11: 54 -12: 23) si
muove dapprima con cautela fra Efraim e Betania; in
quest’ultima località c’è una
specie di festa del movimento nella quale si raduna
molta gente venuta anche
da Gerusalemme. E’ lecito
archi e parla di pace alle nazioni: un bel manifesto politico, non c’è dubbio!
LI ingresso di Gesù e dei
suoi in Gerusalemme è
un successo; secondo il racconto dei sinottici si sarebbe
occupata anche una parte
del Tempio; secondo Giovanni l’accadimento saliente
è un altro, ed è l’incontro
con i greci. A questo punto
infatti, nel nostro brano, Gesù afferma: «Z ’ora è venuta^
Si tratta certo di simpatizzanti della fede di Israele,
ma ciò non toglie che ora le
due grandi culture del tempo siano insieme nel movi
mento di Gesù. Il «regno»
dunque supera i confini di
Israele; la risonanza del filone universalistico della profezia biblica deve essere stata a questo punto al massimo. Anche gli avversari
sembrano riconoscere la vittoria di Gesù e la propria
sconfitta (12:19).
Ma a questo punto (12:
24-50) ecco, improvvisa e inaspettata, la crisi del
movimento, a cui si unisce
ben presto la crisi interiore
di Gesù (nel versetto 27, il
parallelo giovanneo del
dramma del Getsemani sinottico: «Ora è turbata
l’anima mia; e che dirò?
Padre, salvami da
quest’ora!'ò- H racconto ci
fornisce sufficiente materiale per tentare una ricostruzione delle ragioni della crisi.
Anzitutto viene rimesso in
discussione il manifesto
programmatico di Zaccaria
9. Gesù infatti pone in termini chiari, in coerenza con
quel manifesto, la questione
del suo sacrificio, della sua
morte, della via della croce
(cfr. 12: 24, 25, 33). Ma il
grosso del movimento non
accetta questa coerenza, e si
rifiuta di percorrere fino in
fondo il sentiero imboccato
(12: 34).
In secondo luogo Gesù
pone la questione del «giudicare» e del «salvare» (12:
47), cioè il problema del demolire e del costruire, scegliendo nettamente la seconda soluzione. Ma nel
momento in cui pare avere
la vittoria in pugno il grosso
del movimento sceglie il
«giudicare», per far pagare
all’avversario la sua tracotanza. E forse anche l’accoglimento dei greci e il conseguente respiro universalistico vengono rimessi in discussione: anche per questi
gentili è giunta l’ora del giudizio.
In terzo luogo, e soprattutto, non si accetta di «relativizzare» il politico (12: 37),
perché nel momento della
vittoria Gesù mette avanti la
“L’uomo di dolore” secondo un’ incisione di AIbrecht Dürer (Norimberga 1471-1528). Sono visibili i segni della croce: la corona
di spine e i buchi dei chiodi; ma il suo capo è circonfuso di gloria. E’ evidente il carattere contraddittorio della regalità di Gesù,
che si manifesta non nella glorificazione, ma nella crocifissione.
gloria di Dio anziché quella
dell’uomo, ricorda che il
rapporto con Dio è quello
che conta e dura, mentre il
resto fa parte del contingente. Si vedano in particolare i
versetti 28 e 29, con l’episodio della voce dal cielo; e
soprattutto i versetti 49 e 50,
dove Gesù dice: «Io non ho
parlato di mio, ma il Padre
che mi ha mandato, m’ha
comandato lui quel che
debbo dire (...) ed io so che
il suo comandamento è vita
eterna«. Ed allora si consuma la rottura e l’avventura
politica di Gesù probabilmente finisce qui: «Gesù se
ne andò e si nascose da loro« {12: 36b).
C’
è un messaggio per
noi in questo appassionante racconto? A me pare di sì: questi fatti ci parlano in modo vivo e attuale.
Anzitutto ci dicono che la
fede cristiana non è solo
spiritualità, ma impegna la
totalità della nostra vita. Il
nostro racconto ci dimostra
che Gesù non ha rifiutato le
implicazioni politiche e sociali della sua predicazione
e della sua azione, anche se
il «comandamento del Padre» è rimasto sovraordinato
rispetto a tutto il resto.
Camminare in questo
mondo come Gesù vi ha
camminato (I Giov. 2: 6)
vuol dire, anche oggi, in un
tempo di disimpegno e di
Non ha un grande significato per gli studi biblici né per la storia di Gesù
La scoperta della tomba dì Caìafa
BRUNO CORSANI
Secondo notizie riferite dalla
Rai e dai quotidiani (15 agosto
‘92) sarebbe stata scoperta a
Gerusalemme un’anfora contenente le ossa del sommo sacerdote Caiafa.
Caiafa è menzionato nel
Nuovo Testamento in Matt. 26:
3, 57; Luca 3: 2; Giov. 11: 49 e
18: 13, 14, 24, 28; infine in Atti
4: 6 Fu dunque coinvolto nella
passione di Gesù ma anche negli inizi della comunità cristiana
di Geru.salemme.
Infatti fu sommo sacerdote
dal 18 al 36 d.C. Giov. 18: 13 ci
informa che Caiafa è il genero
di Anna, sommo sacerdote de
posto dai romani che misero
Caiafa al suo posto, con un’intromissione intollerabile dello
stato romano negli ordinamenti
religiosi ebraici. Anna dunque
continuò ad essere considerato
dai fedeli la suprema autorità
religiosa di Geaisalemme; perciò Gesù fu condotto da lui, e
molti passi del Nuovo Testamento li menzionano assieme,
come se ci fossero stati due
sommi sacerdoti contemporaneamente(cfr. Luca 3: 2).
Anche Caiafa fu poi deposto
dai romani; ce ne informa lo
storico ebreo Giuseppe Flavio,
che scrive: «Vitellio tolse a Giu.seppe, detto Caiafa, il sommo
sacerdozio e lo conferì a Jonatan, figlio di Anano«(Antichità
giudaiche, XVIII, 6). Da questo
pa.sso sembra che il vero nome
del personaggio fosse Giuseppe, e che Caiafa fosse solo un
soprannome.
Qui si inserisce la scoperta
dell’anfora sigillata con i re.sti
mortali (o.ssa) e l’iscrizione, secondo i giornali, che dice: «Giuseppe figlio di Caiafa».
Si pone allora la domanda .se
siano le ossa di Caiafa il sommo sacerdote, oppure le ossa
di un suo figlio chiamato anche
lui Giuseppe, oppure se si tratta di persone che non hanno
nulla a che fare con il personaggio nominato dal Nuovo
Te.stamento.
In attesa di maggiori particolari sulla scoperta è difficile
pronunciarsi su questa domanda.Vale la pena però di osservare che la scoperta non ha
praticamente un grande significato per gli .studi biblici o per la
storia di Gesù.
Se Caiafa fosse stato menzionato soltanto dal Nuovo Testamento, la scoperta (ammesso
che si tratti delle sue ossa)
avrebbe un valore di confemia
della sua esistenza; ma essa ci
era comunque già nota attraverso gli scritti di Giuseppe Flavio.
Restiamo in attesa di maggiori delucidazioni da parte degli
archeologi, soprattutto sull’interpretazione da dare all’epigrafe -Giuseppe figlio di Caiafa».
fuga nel privato, essere
pronti all’impegno.
In secondo luogo i fatti
del nostro racconto ci dicono che l’impegno del cristiano deve essere qualificato.
Nella vicenda che Giovanni
ci narra Gesù e i suoi si
muovono secondo alcune linee che rappresentano una
scelta ben precisa. Perciò
noi:
a) non dobbiamo aver
paura del nuovo, a costo di
suscitare l’ostilità dei potenti
e di entrare in conflitto con
loro, perché il nostro Signore fa ogni cosa nuova
(Apoc. 21: 5);
b) dobbiamo parlare di
pace alle nazioni, in un
mondo pieno di lotte feroci,
insensate e vane, dalla Jugoslavia alla Somalia, dall’Algeria al Caucaso, al Medio
Oriente... e perciò di giustizia. Perché il riferimento alla pace e alla giustizia (Salmo 65: 10) è una costante
nell’insegnamento del nostro Maestro;
c) dobbiamo elaborare
sempre dei progetti che vadano nella direzione del costruire piuttosto che in quella del demolire, perché in
questo tempo Gesù salva il
mondo, non lo giudica
(Giov. 3: 17);
d) dobbiamo rifuggire
sempre nella nostra azione
da ogni particolarismo e da
ogni chiusura, dobbiamo respirare l’universale nell’incontro, anziché nello scontro, fra le culture perché il
nostro Dio è veramente il Signore di tutti (Efes. 4: 6).
In terzo luogo i fatti del
nostro racconto ci costringono a mettere il nostro impegno nel sociale e nel politico costantemente sotto il
segno del relativo, soprattutto nel momento del successo e della riuscita. Forse
siamo nel giusto quando oggi diciamo che la democrazia pluralista è un valore in
sé, perché a ben guardare
questo sistema è, in politica,
l’accettazione del relativo e
la rinuncia ad ogni pretesa
di assoluto. Noi accetteremo
dunque, anche se per questo occorre molta forza,
molto coraggio e molta
umiltà, che la nostra azione
sia il contingente perché il
comandamento di Dio è vita
eterna (Giov. 12: 50).
12
PAG. 8 RIFORMA
NE UTOPIA NE IDEOLOGIA CONSERVATRICE
Cultura
venerdì 21 AGOSTO 1992
l'FTIfA
PROTESTANTE
OLIVIER ABEL
Con la predicazione della
sola grazia Lutero rompe
con la sottile dialettica tomista
tra grazia e natura. La grazia
non corona la «natura umana»,
essa ci precede, essa è l’inizio.
In questo senso la questione
etica per i protestanti (la questione di sapere se c’è o no
un’etica cristiana) non risiede
nel rapporto natura/grazia ma
nel rapporto grazia/azione.
Lutero pone l’accento principale sulla grazia in quanto essa
rappresenta una rottura con la
problematica precedente, mentre Calvino insiste sull’azione
che è conseguente alla grazia.
Perché allora non c’è una
morale cristiana, evangelicamente fondata? Perché ogni
morale rimane un tentativo di
autogiustificazione, un modo
per cercare la santificazione
delle opere. Respingendo ogni
tentativo di fondare una morale cristiana, la teologia luterana
dei due regni situa la Bibbia al
di sopra di ogni pretesa di monopolizzare un’interpretazione
legittima. La giustizia non ci
appartiene. Bisogna perciò affermare che l’etica è umana,
come affermiamo che l’errore è
umano. Allo stesso modo non
c’è legislazione né progetto
politico che possiamo definire
fondati sulla Legge di Dio. Lutero dice no all’etica «cristiana»
Con Lutero diciamo un chiaro «no» (non c’è un’etica cristiana) ma con Calvino diciamo un
altrettanto chiaro «sì». Il gesto
che segue immediatamente la
rottura è quello di «cominciare
di nuovo», di nascere di nuovo.
E’ l’istituzione della religione
cristiana. La grazia rende possibile un nuovo agire, una nuova
forma di vita. Inoltre tutto è etica nell’esistenza cristiana. L’etica assorbe tuttto, e tutto è sottoposto alla signoria di Cristo,
che oltrepassa ogni potenza.
L’etica non è giustificazione ma
testimonianza, attestazione
della grazia.
I testi biblici, gli Evangeli, le
parabole non insegnano nulla,
ma pongono l’uditore in posizione di responsabilità: cosa
faccio io nei confronti di questo testo, come questo testo
modifica la mia vita? L’interpretazione biblica è essa stessa
etica.Mentre Lutero insiste
suir«essere altro» del Regno,
Calvino insiste sul «qui» e
sul’«ora». Il testo biblico non si
riferisce ad un mondo mitologico o allegorico, ma ci apre
un mondo nel quale gli attori
siamo noi che viviamo.
Insistendo sull’interpretazione etica della promessa, Calvino introduce il pluralismo
nell’interpretazione della Legge. La Legge viene letta, interpretata in contesti, tempi e culture diversi. Dal punto di vista
etico non ci sono mai due situazioni identiche. Il comandamento dell’amore per il prossimo va sino al particolare, è
centrato .sul singolo. È per questo che l’etica non è in grado di
dare regole morali, ma «deforma» ogni regola. L’Evangelo
«deforma» ogni morale.
Se teniamo presenti queste
due affermazioni («non c’è
un’etica cristiana» e «tutto è etica nella vita cristiana») scopriamo un’etica particolare, perennemente negata e perennemente affermata. Una metafora
viva, un’etica dialettica. Un’etica che prende significato a partire dal «no” di Lutero e dal «sì»
di Calvino. Questa tensione
permanente ci permette di capire il dibattito classico sul terzo uso della legge. Oltre
all’uso giuridico-politico e a
quello pedagogico della Legge
che rivelano la no.stra impoten
za e ci conducono alla grazia, è
possibile un uso etico della
Legge nella vita cristiana? Lutero lo nega, Calvino lo afferma.
Ma non si tratta della stessa
legge. Per Lutero la legge è a
monte della grazia, ha una funzione antropologica di «memoria», di ricordo. Per Calvino le
leggi sono a valle, sono interpretazioni di cui noi siamo responsabili, sono diverse maniere provvisorie, fragili, discutibili, di «immaginare» la legge
di cui non si ha l’immagine. È
per questo che dobbiamo sviluppare l’intero arco di questa
etica che non è, e che è, evangelica. Agire, del resto, significa inserire in questo mondo
(ciò che io faccio) la visione di
un altro mondo, di un altro stato del mondo (altra cosa da ciò
che io faccio). 'Ogni volta che
l’avete fatto ai più piccoli dei
miei fratelli, è a me che l’avete
fatto».
È necessaria una riflessione etica e teologica sull'onnipotenza della scienza
Quando la scienza aggredisce Puomo
______________GIORGIO GARPIOL ______________
6 agosto 1945, Hiroshima; viene lanciata la prima bomba atomica, 6O mila
morti. L’uomo scopre che le sue capacità
tecnologiche hanno dimensioni che possono assumere caratteri mostruosi.
Nasce tra gli stessi scienziati una critica
radicale alla scienza ed alla tecnologia. In
nome della ragione, del senso comune,
della preoccupazione di salvare il futuro
dell’umanità si contesta l’idea del progresso infinito, il dogma del modernismo tecnico. Ci si interroga sui limiti della ricerca
scientifica, sui controlli democratici sullo
sviluppo della scienza e sui suoi effetti. Si
scopre che il cittadino, anche se «sovrano»
perché vota, non è in grado in grado di
conoscere la reale complessità dei problemi connessi alla ricerca scientifica e non
può quindi decidere sul suo futuro: a decidere al posto suo sono gli «esperti», i tecnici.
Altre catastrofi. Seveso, Bhopal, Chernobyl, richiamano la critica al gigantismo
industriale e alla «infallibilità» dei tecnici.
Ma è nel campo della biologia che si avvertono i rischi maggiori.
I trapianti di organi, le ricerche genetiche, la nascita di persone da un embrione
fecondato «in vitro», la sperimentazione
sull’uomo, toccano sentimenti profondi,
mettono in questione l’integrità del nostro
corpo, dell’essere dell’uomo.
Si scopre con orrore che a fianco della
ricerca si sviluppa il commercio degli organi, che i test genetici non servono solo a
curare le malattie ereditarie ma a selezionare i forti e a scartare i deboli come avviene nelle assunzioni di alcune aziende
giapponesi . Ogni scoperta scientifica
può venire sfruttata per qualche fine economico o politico.
Ci si difende come si può: con i i comitati, con le consulte bioetiche che propongono limiti legislativi e codici di comportamento alla ricerca e alla sperimentazione. Ma basta? Ci si chiede. Ogni anno si
producono un milione e cinquecento mila
«rapporti di ricerca». Come dame una valutazione che tenga conto della complessità
degli effetti della ricerca. E’ ormai chiaro a
tutti che la rivoluzione biologica che sta
avvenendo nei laboratori di tutto il mondo
avrà effetti sociali altrettanto importanti
della rivoluzione industriale del secolo
scorso.
La riflessione cristiana su questi temi è
attenta. Già nel 1974, con la Conferenza di
Bucarest, il Consiglio ecumenico delle
chiese chiedeva di sviluppare la riflessio
ne etica e teologica sulla natura e la creazione. Air Assemblea del CEC di Nairobi
(1975) il biologo Charles Birch, metodista
australiano, chiedeva che le chiese riflettessero sul «significato dell’unità della natura, dell’uomo e di Dio» sulla base della
«teologia del processo».
Nel 1979, a Boston, la Conferenza del
CEC su «Fede, scienza e futuro» ha risposto
a queste richieste sottolineando i limiti
della scienza: «tutto ciò che è possibile
non è desiderabile».
La ricerca deve essere perciò accompagnata da una una riflessione etica sulle
conseguenze della stessa. Da quel momento in quasi tutte le chiese protestanti
sono nati gruppi di lavoro, commissioni
su questo argomento (in Italia i battisti
qualche anno fa hanno costituito un gruppo di lavoro sulla bioetica, recentemente
valdesi e metodisti hanno costituito un
gmppo di lavoro sui rapporti scienza e fede) che stanno producendo un’interessante riflessione etico teologica. Le chiese
protestanti insistono sulla dialettica tra la
promessa biblica di dominazione della natura e l’ammonimento (anch’esso biblico)
contro la ricerca di onnipotenza. Dunque
nessun rifiuto, nessun ritorno all’oscurantismo scientifico, ma un appello alla vigilanza di tutti.
Biomedica
e legislazione
La Costituzione italiana afferma alcuni principi generali .cui
deve informarsi tutta la attivi'à
biomedica:
1) il diritto alla salute come
diritto dell’individuo l’interes'.e
della collettività e il princip'o
del rispetto della persona umana;
2) il principio del consenso
per ogni trattamento biomeciico, stante l’inviolabilità della libertà personale (art. 13);
3) il principio delia libenà
della scienza (art. 33) e l’impegno statale dello sviluppo della
ricerca scientifica e tecnica
(art. 9).
Completa il quadro giuridico
in cui si svolge l’attività bionjedica l’art. 5 del Codice civile,
che afferma: «Gli atti di disp<suzione del proprio corpo sono
vietati quando cagionino una
diminuzione permanente
dell’integrità fisica, o quar: lo
siano altrimenti contrari alla
legge, all’ordine pubblico o al
buon costume».
Sulla base di questi principi
generali l’Italia si è data leggi
in materia biomedica.
La bioetica: una disciplina che ha solo vent'anni
Diritti umani e leggi della scienza
AlTorigine della problematica
sulla bioetica c’è la riflessione
di un medico protestante americano, J. Fletcher, che nel 1954
ha pubblicato un libro «Morals
and medicine» che impostava i
problemi dell’etica medica non
sulla base dei 10 comandamenti, ma sulla base dei «diritti
umani».
Fletcher sviluppava la sua tesi sulla base di questa concezione: fare libere scelte, basate
.sulla conoscenza delle opzioni
disponibili.Pertanto affermava i
seguenti diritti del malato:
- diritto di conoscere la verità
(diagnosi);
- diritto di controllare la paternità e la maternità (contraccezione);
- diritto di vincere la sterilità
(inseminazione);
- diritto di impedire la riproduzione (sterilizzazione);
- diritto di morire (eutanasia),
Sulla base di questo libro si
.sviluppa in tutto il mondo un
dibattito sull’etica medica che
coinvolge sia laici che esponenti delle varie religioni ed alla fine si arriva, nel 1971, ad
una prima definizione della
bioetica. L’oncologo americano
V.R. Potter nel suo libro
«Bioethics, bridge to thè future»
conia il termine (bios + ethos)
per definire un’autentica etica
biologica, nel senso di porre i
principi e le leggi della biologia
all’origine dei valori e delle
norme di condotta deH’uomo,
Dopo il sociobiologo Wilson,
la riflessione di Potter resta l’ultimo tentativo di applicare la
scienza all’etica.
L’approccio di Potter parte
dalla concezione che la natura
- sia essa creata da Dio o no offre agli uomini un modello di
leggi perfette, che la scienza
svela e pone come norme di
condotta.
La ricerca delle leggi «naturali» dell’etica viene accolta positivamente dagli ecologisti fon
damentalisti ed in alcuni ambienti cattolici (ad esempio il
cardinale Ratzinger), accomunati nell’obiettivo di non interferire nei processi spontanei - e
perciò in sé positivi - della natura.
Il dibattito tra gli addetti ai lavori continua e si arriva così,
nel 1978, ad una definizione
comunemente accettata. E’
quella della Encyclopedia of
Bioetichs: bioetica è «lo studio
sistematico della condotta umana nell’ambito delle scienze
della vita e della cura della salute, quando tale condotta è
esaminata alla luce di valori e
di principi morali».
La bioetica serve perciò a
rendere evidenti i principi che
determinano la condotta morale sia dello scienziato che
dell’uomo che utilizza i risultati
delle sue ricerche e a definire
le norme giuridiche necessarie
per l’applicazione di questi valori.
Il trattato sulTUnione europea
Uno statuto del corpo
Uno degli aspetti più rilevanti, ma anche meno conosciuti del Trattato sull’«Unione
europea» (o trattato di Maastricht del 7 febbraio scorso) è la
decisone di sviluppare le politiche comuni nel settore della ricerca scientifica, introducendo
in particolare nuove politiche
nel settore della .sanità (art. 129
punto 1) e nel settore della
protezione dei consumatori «al
fine di tutelare la salute e garantire un’informazione adeguata» ai cittadini.
Anche il Consiglio d’Europa
che raggruppa - come è noto 26 paesi europei ha tra i .suoi
campi d’azione i diritti dell’uomo, ed in particolare «i diritti
dell’uomo» che per quanto riguarda la salute prevede una
cooperazione giuridica tra gli
stati affidato alla «Conferenza
permanente dei Comitati bioetici nazionali».
La conferenza dovrebbe servire per dibattere e confontrare
le varie esperienze nazionali ed
arrivare ad una Convenzione
europea sulla bioetica.
I problemi più importanti
che sono all’ordine del giorno
dei vari comitati bioetici europei sono:
- l’ingegneria genetica ed in
particolare il progetto «Genoma»;
- le tecniche di biologia molecolare per la diagnosi prenatale;
- le terapie genetiche e i test
genetici;
- le varie tecniche di procreazione artificiale;
- i trapianti e le donazioni
degli organi;
- le problematiche dei malati
terminali e dell’eutanasia.
Alcuni paesi (prima la Francia) stanno poi per varare lo
«statuto del corpo umano» per
garantire l’inviolabilità dello
stesso e della specie umana.
13
VENERDÌ 21 AGOSTO 1992
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
Claudiana:
l'alternativa
culturale di
una minoranza
ALBERTO CORSAMI
In Italia si legge pochissimo:
a che punto è la diffusione del
libro Claudiana? Lo abbiamo
chiesto al direttore editoriale,
Carlo Papini.
«I nostri libri - ci dice - sono
ancora troppo poco letti nelle
nostre chiese.! depositi (circa
50 in tutta Italia), tramite i
quali si vendono soprattutto
meditazioni bibliche, testi divulgativi bihlico-teologici e di
storia valdese, realizzano non
più del 6% del nostro fatturato.
Lo dico con rammarico: una
piccola minoranza come la nostra o riesce ad esprimere
un’alternativa culturale rispetto a quella dominante, o rischia (estinzione.•
E dall’ambiente “esterno” che
segnali provengono?
‘Emergono segnali positivi dice Papini con legittima soddisfazione - anche se l’intasamenlo delle librerie, dove ogni
due-tre mesi un libro deve lasciare il posto a un altro, non
ci lascia molto spazio. C’è comunque un buon interesse per
i nostri libri, innanzitutto da
parte dell’ambiente universitario: rc‘ entemente sono stati
adottati due nostri importanti
volumi, e chi cerca libri sulla
storia della Riforma sa che ci
siamo fidi... Abbiamo poi aderito a un sistema di vendita diretta per : oìTispondenza insieme ad altre piccole case editrici.»
Guardando ora a ciò che la
Claudiana ha “in cantiere”, ci
può dare qualche ghiotta anticipazione?
•c’ uscito da poco Senso di
colpa e perdono, che è uno di
quei temi relativi all’etica di
cui molto si discute oggi. Ahbia:no in traduzione un testo
francese che risponde alla domanda: Che cosa c’è dopo la
morie!, un testo inglese sull’
Evar;i>elo in una società pluralista !' uno americano sull’etica pr iestante. Usciremo poi
con Le donne della Riforma di
Roland Bainton, un classico
degl; ai'ni ‘50 a cura di Susanna !\ : >vnel, e La Rivoluzione
dei s.:- ;ui, del filosofo della politica .\'ichael Walzer (autore di
“Esodi e rivoluzione’’), che ha
più di 20 anni ma in Italia
non è mai stato tradotto,e che
uscirà con una prefazione di
Mario Miegge.
Quale evoluzione per il nostro atteggiamento verso gli stranieri?
Lintolleranza è un problema
che coinvolge tutta la società
Gli autori avevano già pubblicato un primo vofume
a quattro mani per lo stesso
editore (7 razzismi possibili,
die. ‘90), in cui facevano il punto sulle condizioni degli immigrati nel nostro paese, e rilevavano come non esistesse una
figura di «imprenditore politico
del razzismo».
Il giudizio viene confermato
nel nuovo libro, e tuttavia in
Italia qualcosa è cambiato, in
peggio: ‘Hanno operato e operano organizzazioni dell’intolleranza (tra gli altri il MSI e la
Lega)» (p. 82).
Tra l’inizio del 1990 e l’inizio
di quest’anno, dopo che era.
stata approvata la legge Martelli, sembra che l’interesse della
classe politica per il problema
sia scemato.
Così l’applicazione della legge stessa è stata affidata alla discrezione e alla soggettività di
questure, funzionari e forze
dell’ordine, secondo il principio del «chi c’è c’è». Gli altri si
arrangino, all’italiana: cioè, do
ve ci sono le condizioni per il
rispetto dei diritti (in alcune
fabbriche, per esempio in Emilia, dove i lavoratori stranieri
sono ben accetti, anzi necessari), il problema non si pone.
Ciò nonostante il ragionamento che comunemente si
sente esprimere da molti italiani «per bene» è il seguente: «Ci
siamo noi, nati qui, che lavoriamo, paghiamo le tasse, e ciò
nonostante non viviamo bene
(...); ed ecco, arrivano loro, insistenti lavavetri e indesiderati
venditori di accendini...» (p.
34).
Non a caso, dicono gli autori,
l’altra condizione necessaria
perché dagli «episodi di razzismo» (come la vicenda della
donna di colore costretta a lasciare il posto a sedere su un
bus romano) si passi a delle vere e proprie organiche «situazioni di razzismo», è che i messaggi razzisti «circolino presso
strati di popolazione già sottoposti a stress» (p. 81), che già si
sentono penalizzati, come è
Dipinto di Ed de ia Torre e Mariya Viilariba, iavoratori fiiippini nei
Paesi Bassi, ii razzismo si combatte anche riconoscendo e rispettando ia cuitura degii immigrati che Incontriamo ogni giorno.
stato nel caso del sindacato milanese dei tranvieri; laddove le
più croniche disfunzioni dei
servizi suscitano disagio nelle
classi più penalizzate è facile
agitare lo spettro dello straniero.
Non è secondario, a questo
proposito, che un’escalation
degli episodi di razzismo,
nell’ipotesi che non si trasformi
in serie di vere e proprie «situazioni», avvenga mentre l’Italia è
in una fase di «trasformazioni
del sistema produttivo e
dell’economia: trasformazioni
radicali e, sembra ai più, poco
governabili che determinano
un arretramento rispetto ai diritti di cittadinanza conquistati nel passato» (p. 55).
Proprio per questo allora,
ferma restando la necessità che
le autorità a tutti i livelli considerino il problema in maniera
produttiva, come è stato fatto
in Francia e in Germania (con
esiti politici che possono piacere o meno, ma non è questo il
punto), occorre che tutti e a
tutti i livelli prendano coscienza del fatto che il problema è di
tutti: «I processi legati a immigrazione e razzismo comportano e riflettono modificazioni
radicali nella distribuzione di
diritti, privilegi e potere, ma
anche di beni, spazi, risorse.
(...) E’ investito (...) ogni aspetto della vita quotidiana, sia
materiale sia simbolico» (p.
54).
Lo sfmttamento delle tematiche dell’intolleranza sembra finora legato soprattutto ad opportunità politiche tattiche (per
esempio, da parte della Lega
«l’ostilità contro gli immigrati
viene utilizzata in funzione
della protesta contro il potere
centrale» ,p. 84): occorre darsi
da fare prima che diventi punto
programmatico all’ordine del
giorno di questa o altre forze
politiche.
Una società può essere definita razzista allorché «fattori
collegati a criteri etnici e razziali (...) pesano in misura crescente (...) sulle forme dell’organizzazione sociale, economica e politica di questi sistemi
e sui loro modi di funzionare»
(pp. 9-10). Siamo ancora in
tempo...
LAURA BALBO - LUIGI
MANCONI, I razzismi reali.
Milano, Feltrinelli, 1992, pp
143, £ 18.000.
La tradizione
come ricerca
Dopo il dissolvimento delle
grandi ideologie, ammesso e
non concesso che si siano dissolte tutte le ideologie, dopo la
crisi delle grandi «stmtture», del
pensiero «forte» e delle «stmtture rigide», come si pongono gli
europei di fronte alla loro storia culturale, ricca, composita
ma per molti aspetti anche
coerente?
E quale rapporto si intesse,
giorno per giorno, con la tradizione; anzi, che cosa si intende
per tradizione in un momento
in cui il richiamo ad essa è un
appello a valori premoderni e
prepolitici ( tale è il richiamo
di molti movimenti etnici, nei
drammatici conflitti di questi
mesi)?
La risposta di Hans-Georg
Gadamer, il più importante filosofo vivente di area tedesca
insieme a Juergen Habermas, è
contenuta in un volumetto che
raccoglie una serie di saggi e
discorsi redatti prima del 1989,
anno dei grandi sconvolgimenti e delle grandi illusioni.
La tradizione, per Gadamer,
«non si dà come un fatto
spontaneo e fisiologico, ma come lo sforzo consapevole di
conservare il proprio passato»
(p. 31). U
n’eredità, quella che dà il titolo al volume, che ci vincola
ad un lavoro di memoria e di
continua rielaborazione, non
disgiunto dall’idea di responsabilità: non a caso, poco dopo
aver citato la Riforma protestante, l’autore fa riferimento
alla «coscienza libera, che non
va intesa tanto come libero arbitrio quanto piuttosto come
responsabilità e capacità di
rendere conto delle proprie
azioni» (p. 40).
«La realtà della scienza», «I
fondamenti antropologici della
libertà umana» e « Il compito
della filosofia» sono i titoli di
alcuni dei capitoli che compongono il volume: un percor
so ideale per orizzontarsi nella
storia del nostro continente,
mentre il processo di unione
europea sembra rispondere soprattutto alle logiche economiche e mercantili.
HANS-GEORG GADAMER,
L’eredità dell’Europa. Torino,
Einaudi, 1991, pp XII-143, &.
16.000.
Immagazzinare
le immagini
L’autore di Paris, Texas, de II
cielo sopra Berlino e prima ancora de L’amico americano,
racconta in interviste, articoli,
interventi pubblici, l’ideazione
del suo ultimo film, giunto nella primavera scorsa anche in
Italia, intitolato Fino alla fine
del mondo. Uno scienziato affida al figlio il compito di registrare con una microcamera
tutto ciò che vede nei cinque
continenti, per passare poi tutto questo materiale in un gigantesco elaboratore elettronico e trasferirlo nella mente della moglie cieca.
Il tema del film e anche del
libro è dunque quello della visione, della formazione,
dell’immagazzinamento e
dell’utilizzo delle immagini. Un
processo in più fasi che sta
profondamente cambiando
grazie alle nuove tecnologie.
L’immagine elettronica e digitale fa sì che non si possa più
parlare dell’esistenza di un «originale», tanto essa può essere
manipolata senza perdere di
qualità e senza che sia possibile accorgersene. Non esiste più
l’«unicum» del quadro e nemmeno della fotografia, e questo
modoficherà i nostri rapporti
tanto con le immagini quanto
con la realtà.
Ma tanto il libro quanto il
film sono anche storie e atti
d’amore per la vita e per i propri simili.
WIM WENDERS, L’atto di
vedere. Milano, Ubulibri, 1992,
pp. 183, L 34.000.
Televisione
Il ritorno di Maigret
La vita e l'opera di Primo Levi in un recente volume di Rizzoli
L'educazione alla memoria
deve essere uno scrupolo morale
Nelle settimane in cui la pubblicazione parziale dei diari di
Goebbels ha ridato voce e
un’immeritata dignità ad alcuni
storici «revisionisti», è quanto
mai utile e opportuna la lettura
di un volume dedicato a colui
che più di ogni altro, almeno in
Italia, ha dedicato l’esistenza al
mantenimento del ricordo, della testimonianza e della memoria .sulla «shoah» e .sullo sterminio degli ebrei ad opera dei nazisti.
E il libro di Dini-Jesurum si
dedica a questo compito analizzando dall’interno l’intreccio
strettissimo che per Levi intercorse tra i giorni: quelli dello
studio, della consapevolezza
dell’appartenenza ebraica,
quelli dell’internamento - il titolo del capitolo è il numero che
Levi ebbe impre,s,so al braccio-.
quelli deU’impellente necessità
di mettere per iscritto l’esperienza vissuta, quelli della professione di chimico.
L’intreccio risulta veramente
forte: ogni atto (i giorni) e ogni
avventura esistenziale (dalle gite in montagna della giovinezza
all'internamento, al contatto
con i ragazzi delle scuole... le
opere) sono permeati dal medesimo scrupolo morale: educare, tenere in esercizio la memoria (p. 96).
Sarà questo lo scrupolo che
originerà tutti i suoi libri, fino
all’ultimo (e probabilmente il
più tremendamente lucido, I
sommersi e i salvati), in cui
giungerà alla conclusione «di
aver parlato “per delega”, a nome di coloro che, prima ancora
di spegnersi fisicamente, erano
stati ridotti allo stato di larve
umane, incapaci di osservare,
ricordare, esprimersi» (p. 89).
Eppure, scrivono Dini e Jesumm, «dentro gli resterà sempre
un dubbio: lo ha fatto per una
sorta di obbligo morale verso i
sommersi, oppure per districarsi dal loro ricordo?».
E’ un dubbio che Levi non si
tolse, così come non potè allontanare da sé il pensiero (che lo
spinse probabilmente al suicidio) che un giorno tutti i sopravvissuti sarebbero scomparsi: e allora, chi potrebbe ricordare?
Si vede proprio in queste settimane quanto quella paura fosse fondata, e quanto deboli siamo senza Primo Levi.
MASSIMO DINI - STEFANO
JESURUM, Primo Levi: le opere
e i giorni. Milano, Rizzoli, 1992,
pp. 215, £. 28.000.
Gli Evangeli
in MS-DOS
I Vangeli sinottici sono gratuitamente disponibili, nella
versione Riveduta 1982, per
tutti coloro che hanno a disposizione un elaboratore utilizzante il sistema operativo MSDOS e relativi word processor.
Basta che venga inviato a Ugo
Tomassone (reg. Clavi 17,
18100 Imperia) un dischetto da
3” 1/2 formattato dal proprio
elaboratore (MS-DOS compatibile), inserito in una busta (tipo Texbol) già affrancata e recante l’indicazione del destinatario.
II dischetto sarà rinviato al
mittente nel giro di pochi giorni con i tre file Ascii di Matteo,
Marco e Luca; essi occupano
all’incirca la metà dello spazio
disponibile su un dischetto formattato con 1.440 settori (700
kb).
Al Sinodo di quest’anno saranno disponibili, presso il pastore Tomassone, alcuni dischetti fornibili in cambio di dischi vergini.
La RAI si premura, da due
anni e mezzo circa, di rendere
accessibile ad un vasto pubblico alcune proprie produzioni o
materiali trasmessi per anni
con successo, dalle comiche di
Stanlio & Ollio e di Chaplin alle commedie di Pirandello e di
Eduardo.
Ora è il momento delle Inchieste del commissario Maigret, con Gino Cervi.
Il successo non è dovuto solo alla notorietà del personaggio e del suo interprete. Intanto gli sceneggiati di quell’epoca (i primi anni ‘60) erano realizzati con meno sofisticazioni
ma con tempi più comodi per
le riprese. Il taglio delle immagini era sicuramente più curato
di oggi. Il bianco e nero era
più incisivo: fa perdere alcuni
dettagli, ma non è piatto come
il colore degli sceneggiati più
recenti.
Poi gli attori: oltre a Cervi c’è
uno stuolo di interpreti di
prim’ordine, da Arnoldo Foà a
Andrea Checchi, per citare solo
i più noti.
Ma indubbiamente le “Inchieste” godono del vantaggio
di avere un soggetto “forte” in
partenza: un impianto narrativo solido e soprattutto un’indagine dei caratteri dei “tipi”
umani tuttaltro che banale.
La chiusa, per esempio, uno
dei titoli più noti, presenta un
protagonista autoritario, duro
con moglie e figli, donnaiolo;
proprietario di una compagnia
di navigazione fluviale, è venuto dalla gavetta e ama lavorare
con i suoi dipendenti.Si presenta come antipatico, ma non
privo di un’umanità che sarà
colta dal commissario: ed è
proprio per questa umanità
che ucciderà, restando però fedele a se stesso e non lasciando trasparire nella sua persona
il precipitare degli eventi e delle emozioni; per questo fino alla fine il mistero non si svela.
Qui sta un’altra differenza rispetto ai telefilm di oggi che,
essendo produzioni di serie, rispondenti alla logica della
compravendita di un certo numero di titoli, sono costruiti secondo cliché standardizzati: c’è
in tutti un momento tipico in
cui si nota un “qualcosa” che
avviene nei protagonisti, una
cesura che con l’abitudine diventa prevedibile. Le inchieste
di Maigret, viceversa, potevano
durare 80 o 205 minuti: oggi,
nella logica di competizione
tra reti e nell’uniformità dei palinsesti, non sarebbe più possibile.
Insomma, avevamo nostalgia
di questo commi.ssario, burbero eppure cuore d'oro, professionale ma profondamente
umano: forse perché ci ricorda
un’epoca in cui tutto il nostro
rapporto con il piccolo schermo era più umano.
14
PAG.
10
RIFORMA
venerdì 21 AGOSTO 1992
M mmeditrice
Claudiana
Via Principe Tommaso 1 tei. 011/68.98.04 - 10125 Torino telefax 011/65.75.42 conto corr. postale 20780102
Eduard Schweizer
GESÙ CRISTO: L’UOMO DI NAZARETH
E IL SIGNORE GLORIFICATO
pp. 164, L. 18.000 («Piccola Collana Moderna» 69)
Quale rapporto esiste tra la vita, l’opera e le intenzioni del «Gesù
storico» e la proclamazione del Cristo glorificato fatta dalla chiesa dopo la risurrezione? È possibile o del tutto inutile tentare
di andare oltre la parola della predicazione per arrivare ad un
Gesù terreno non ancora interpretato dalla fede di coloro che
sono stati conquistati da lui? Esempi, episodi di vita vissuta e
squarci autobiografici danno particolare calore e vitalità a quest’opera.
Giorgio Bouchard
CHIESE E MOVIMENTI EVANGELICI
DEL NOSTRO TEMPO
pp. 165, L. 16.000
Un’informazione puntuale, di prima mano, sul mondo evangelico ricca di dati statistici aggiornati che ripercorre a grandi linee la vicenda storica di ogni movimento, ne coglie l’animo,
la particolare spiritualità, la matrice sociologica e i rapporti con
il mondo culturale e con la rispettiva situazione socio-politica.
Un’agile guida ad una componente troppo ignorata della cultura italiana.
Robert Grimm
SENSO DI COLPA E PERDONO
pp. 68, L. 10.000 («Piccola Collana Moderna» 68)
Gli psicanalisti sanno che l’uomo è afflitto da un senso di colpa cui non può sfuggire. I credenti sanno che Dio perdona, ma
anche loro vivono male questo perdono. Chi è il nostro Dio: un
giudice implacabile, o un padre che cancella l’atto di accusa?
Gesù ha reso testimonianza di un Dio che sconvolge la nostra
morale e si comporta come il padre «folle» di molte parabole accettandoci così come siamo, gratuitamente. Non c’è più nulla
da meritare, tutto ci è stato donato. Allora: perché domina ancora il senso di colpa? Un piccolo grande libro dalle domande
inconsuete che incidono profondamente nella nostra vita.
Salvatore Caponetto
LA RIFORMA PROTESTANTE
NELL’ITALIA DEL CINQUECENTO
pp. 526, 64 ili.ni -h 16 tav. fuori testo e 4 cartine
Lire 54.000 - «Studi storici», 14
L’Italia non ha avuto la Riforma perché gli italiani erano refrattari alle dottrine protestanti — o perché la situazione politica
e la reazione inquisitoriale non lo hanno consentito, malgrado
una vasta adesione?
Come in un mosaico perduto, le poche tessere ricollocate a posto ci consentono ora — dopo un secolo di ricerche e di scoperte — d'intrawedere almeno le grandi linee di una diffusa
adesione alla Riforma in quasi tutte le regioni d’Italia e in ogni
ceto sociale, dai montanari ai mercanti, agli ecclesiastici, agli
intellettuali, ai nobili.
La distruzione quasi totale di un così vasto movimento di fede
e di cultura tagliò fuori il nostro paese dal grande dibattito europeo per almeno due secoli, con le gravi conseguenze ben
note nel campo del costume e della vita sia religiosa che politicosociale.
L’autore, docente di storia moderna all’Università di Firenze,
è uno dei maggiori specialisti italiani dell’argomento.
Hendrikus Berkhof
200 ANNI DI TEOLOGIA E FILOSOFIA
Da Kant a Rahner: un itinerario di viaggio
Con appendici di André Gouneiie e Sergio Rostagno
suii’apporto dei teoiogi dei paesi latini
Edizione ital. a cura di Michele Fiorillo
pp. 464, L. 48.000 («Piccolo Biblioteca Teologica», 26)
Un originale «viaggio personale» alla frontiera fra teologia e filosofia per individuare lo sforzo compiuto dalla teologia protestante e cattolica, negli ultimi due secoli, per «gettare un ponte» alla cultura moderna, affinché l’Evangelo di Gesù Cristo potesse ancora «parlare» al mondo contemporaneo. Una «storia
della teologia moderna» e delle sue sfide, che si fa leggere come un’avventura appassionante del pensiero umano, ad opera di un noto teologo olandese, docente all’Università di Leida.
Denis Müller
IL FASCINO DELL’ASTROLOGIA
pp. 84, L. 12.000 («Piccola collana moderna», 67)
L’Autore mette in luce la struttura fondamentale dell’astrologia e ne valuta criticamente la portata e l’interesse dal punto
di vista della teologia e dell’etica cristiana, al fine di capire le
ragioni del sottile fascino che l’astrologia esercita su molte persone. L’astrologia, con le sue ambigue seduzioni, non affascinerebbe tanto se non fosse il segno molto umano di una sete
spirituale e di una inquietudine morale. Per cui ci obbliga a scoprire veramente quella pienezza di vita e di sapienza che scaturisce in perpetuo dall’Evangelo liberatore del Cristo vivente.
Elizabeth Green
DAL SILENZIO ALLA PAROLA
Storie di donne neiia Bibbia
pp. 80 («Piccola Biblioteca Teologica», 25), L. 13.000
Un libro che si propone di «dare visibilità alle idee e alle attività» di alcune donne dell’Antico Testamento, spesso ridotte per
noi ad un semplice nome, o addirittura sconosciute: Agar, Tamar, Sifra e Pua, Abigail, la donna saggia di Tekoa, Huida, e
poi Sara, Miriam, Debora, Ruth, Anna ecc. Scopriremo che agivano a favore della giustizia, della pace, e che il creato giocava un ruolo significativo nelle loro storie. Donne che hanno lasciato una traccia profonda nella rivelazione biblica.
L’autrice è pastora della chiesa battista di Gravina di Puglia.
Martin Lutero
GLI ARTICOLI DI SMALCALDA
I fondamenti della fede (1537-38)
in appendice:
Trattato sul primato e l’autorità del papa
di Filippo Melantone (1537)
a cura di Paolo Ricca
pp. 200, 9 ili.ni f.t., 43 nel testo, 1 cartina
Lire 24.000 («Opere scelte», 5)
Che cosa voleva propriamente Lutero? A questa e ad altre domande sulla «natura» e suH’«essenza» della Riforma rispondono gli Articoli preparati in vista dell’annunciato Concilio e pubblicati per la prima volta in italiano. Gli Articoli si sono presto
imposti come l’essenziale della fede evangelica, e sono tuttora la più chiara indicazione dei temi ancora irrisolti del dialogo cattolico-protestante nonostante un secolo di ecumenismo.
II testo di Melantone riportato in appendice (anch’esso per la
prima volta in Italiano) offre una sintesi ragionata delle principali ragioni che indussero e inducono il protestantesimo a negare al papato la dignità di istituzione di «diritto divino» e quindi a rifiutargli l’ubbidienza della fede.
Alphonse Maillot
I MIRACOLI DI GESÙ
pp. 172, L. 19.000 («Parola per l’uomo d’oggi», 8)
Gesù non era un «taumaturgo». Quasi sempre i suoi miracoli
ci sono riferiti per convalidare un suo messaggio rivoiuzionario. Una lettura audace, appassionante ma sempre esegeticamente fondata, che può sembrare a tratti dissacrante ma
che non è mai razionalista. L’autore è uno dei migliori commentatori biblici della Chiesa riformata di Francia.
Mister E. McGrath
GIOVANNI CALVINO
II Riformatore e la sua influenza
sulla cultura occidentale
pp. 392, 8 tav. di ili.ni f.t., L. 42.000 («Ritratti storici», 7)
Edizione ital. a cura di D. Tomasetto
Per comprendere la storia religiosa, politica, sociale ed economica dell’Europa occidentale e del Nord America negli ultimi quattro secoli, è necessario conoscere a fondo le idee-guida
di questo pensatore e la loro reinterpretazione creativa da parte dei suoi seguaci. Nel corso dei secoli le dottrine di Calvino
vennero plasmate in una delle più potenti forze intellettuali che
la storia abbia mai conosciuto dopo Tommaso d’Aquino. Questo libro ci restituisce il «Calvino della storia», analizzandone
la formazione, l’opera, la teologia, il pensiero politico, l’influenza
sul corso della storia europea, l’influsso sugli atteggiamenti moderni verso il lavoro, la ricchezza, i diritti civili, il capitalismo
e le scienze naturali.
Martin Bucero
LA RIFORMA A STRASBURGO
Le carenze e i difetti delle chiese:
come porvi rimedio (1546)
In appendice:
I 16 Articoli del Sinodo del 1533
Gli Articoli di Schleitheim (1527)
a cura di Ermanno Genre
pp. 176, 34 ili.ni e 8 tav. fuori testo,
L. 24.000 («Testi della Riforma», 18)
Non basta riformare la dottrina, bisogna anche rinnovare la
vita cristiana, l’etica quotidiana. Il rinnovamento della chiesa
e della società è in vista dell’unità, come l’unità della chiesa
e della società è vera e buona solo nel segno del rinnovamento e del cambiamento. È questo il messaggio centrale di Martin Bucero (1491-1551) che fece di Strasburgo il centro in cui
i vari movimenti dissidenti trovarono accoglienza e ascolto. Bucero tentò l’esperimento di costituire delle «comunità confessanti» nell’ambito della chiesa di massa, cellule di cristiani militanti in vista del rinnovamento della chiesa e della società.
Gerrard Winstanley
IL PIANO DELLA LEGGE DELLA LIBERTÀ
L’utopia sociale degli «zappatori» (1652)
a cura di Daniela Bianchi
pp. 262, L. 33.000 («Rif. protest, nei secoli», 6)
Durante il governo di Q. Cromwell, la maggiore personalità del
movimento dei «diggers» (zappatori) elaborò un’originale proposta di rifondazione della società che dava voce alle esigenze sociali dei contadini senza terra con la creazione di «colonie» di lavoro in cui il denaro è abolito ed il singolo individuo
s’inserisce armoniosamente in una realtà di lavoro trovando risposta alle sue esigenze più profonde.
Dopo il crollo del comunismo reale ed il preteso trionfo del capitalismo, la rilettura di questo progetto sociale alternativo è
di grande interesse per capire quali scelte fatali siano state fatte
nel passato e quali strade siano state abbandonate.
Mister E. McGrath
IL PENSIERO DELLA RIFORMA
Lutero, Zwingli, Calvino, Bucero
pp. 224, L. 24.000 (P.B.T., 24)
Una introduzione vigorosa, acuta e stimolante scritta da uno
specialista ma accessibile al «non addetto ai lavori». Concetti
teologici e idee-guida, grandi personalità, scuole di pensiero,
controversie ecc., tutto viene spiegato con grande chiarezza.
Ideale per integrare i libri di testo correnti in Italia.
Eduard Schweizer
IL DISCORSO DELLA MONTAGNA
(Matteo cap. 5-7)
pp. 144, L. 16.000 (P.C.M., 66)
Il noto esegeta biblico reinserisce nel loro contesto tipicamente ebraico le parole di Gesù per poterne comprendere in profondità l’intenzione e il senso. I risultati della migliore ricerca
biblica. Le questioni più scottanti.
Emidio Campi
PROTESTANTESIMO NEI SECOLI
FONTI E DOCUMENTI
Voi. I: Cinquecento e Seicento
pp. 480, 24 pp. di ili.ni, L. 48.000
Mancava sinora una raccolta antologica ampia e comprensiva
di testi e fonti primarie che coprisse la storia della Riforma
non solo per il Cinquecento ma che arrivasse fino ai giorni nostri. Questa opera si rivolge agli studenti ed ai docenti (infatti
è già adottata in sei Università italiane) che vogliono avere una
migliore e più diretta conoscenza del movimento che è alla radice del mondo moderno. Per il ’500 viene messa in evidenza
la dimensione europea della Riforma (Italia, Francia, Paesi Bassi, Inghilterra, Scozia, Scandinavia, ecc.). Per il ’600 viene evidenziata la riforma della Riforma che si verificò nel periodo
della «crisi della coscienza europea» (fine del ’600). Un’ampia
bibliografia, numerosi indici e un originale apparato iconografico arricchiscono il volume. È in preparazione il volume II.
Librerìe Claudiana:
Torino, via Principe Tommaso 1, 10125, tei. 011/669.24.58.
Milano, via Francesco Sforza 12a, 20122, tei. e fax 02/76.02.15.18.
Torre Pellice (To), p.zza Libertà, 10066, tei. 0121/9.14.22.
Roma, Libreria di cultura regiosa (consociata): p.zza Cavour 32, 00193, tei. 06/322.54.93.
15
\7FNERDÌ 21 AGOSTO 1992
Attualità i
PAG. 1 1 RIFORMA
Pachino: da cittadina tranquilla a crocevia della criminalità organizzata
Uninizìativa popolare contro la paura e
Pindìfferenza per una cultura di solidarietà
Dal Tribunale amministrativo dell'Emilia
Sospesa l'«ora»
di messa a scuola
________NINO OULLOTTA__________
Un tempo Pachino era una
città molto tranquilla. Oggi non si può più dire altrettanto. Nel ‘91 ci sono stati ben 11
morti ammazzati; nel ‘92, già se
ne contano 7 (uno al mese).
Inoltre, quattro bombe esplose
in altrettanti negozi, una inesplosa, una che ha provocato
un incendio tanto forte da distruggere un intero deposito,
ecc.
Pachino: ottocento-mille tossicodipendenti su una popolazione di 22.000 abitanti, un’amministrazione in perpetua crisi,
delle forze dell’ordine poco
coordinate, una fascia costiera
(da Portopalo a Pozzallo e oltre) poro controllata e quindi
aperta a traffici di ogni tipo.
No, Pachino non è più la città
tranquilla di un tempo.
Orni:*! è diventata un croce
Nuovo
arcivescovo
in Albania
In segi/ito alla notizia - fornita dall’agf nzia albanese ATA e
ripresa da vari organi di stampa
- secondo cui l’elezione del
nuovo ari vescovo ortodosso
Anastasios non sarebbe valida,
la chiesa Oi todossa autocefala
d’Albania (COAA) ha rilasciato
una dichiarazione in cui si afferma che l’elezione del nuovo
primate è avvenuta secondo i
canoni deU’ortodossia, con voto unanime de! Santo Sinodo
del ’atriarcato Ecumenico di
Cost:;itinopoli.
Il nuovo arcivescovo è stato
intron.zzato il 2 agosto a Tirana, ci '1 la partecipazione dei
rappr. sentami - clero e laici di tutte le diocesi ortodosse albanesi. ; 1 COAA fa parte dal
1991 della Conferenza delle
chie.se ei opee.
via della criminalità organizzata, teatro di lotte fra clan rivali
e di continui atti criminosi.
Di fronte a questa situazione, la chiesa non poteva isolarsi tra le quattro mura del tempio e far finta di nulla. Per questo la comunità valdese di Pachino sta sostenendo, mettendo a disposizione i propri locali e in altre forme, la neonata
«Associazione pachinese anticrimine» (APAC), promossa tra
l’altro anche da alcuni membri
della chiesa stessa. Nata con
uno spirito di volontariato,
l’APAC può definirsi un’associazione insolita rispetto ad altre associazioni simili, nate essenzialmente per combattere il
racket delle estorsioni, sempre
più in aumento anche da noi.
L’APAC infatti non si propone di combattere solo il «pizzo»
(anche!) ma si prefigge una lotta alla criminalità in una visione più ampia. Siamo infatti
convinti che l’estorsione, le
bombe che scoppiano, i morti
ammazzati non siano altro che
la punta più clamorosa di un
qualcosa di più profondo che
sta dietro di essi.
Non si può sconfiggere la
criminalità se non si affronta
anche il problema della droga,
il problema giovanile e della
disoccupazione, sempre più
preoccupante, della crisi dei
partiti, del controllo del territorio, della partecipazione popolare alla vita amministrativa,
della mancanza di educazione
civica, ecc. Certo, dietro ci sta
anche la mafia, ma la mafia
può radicarsi così bene soprattutto perché trova un terreno
fertile di tipo culturale e politico. Naturalmente, non pretendiamo di fare tutto subito.
Adotteremo la politica dei piccoli passi, muovendoci su due
fronti;
1) iniziative a medio e lungo
termine, di tipo educativo e
preventivo (scuola, convegni,
incontri con forze politiche,
con associazioni giovanili);
2) iniziative a medio e breve
termine riguardanti richieste
La violenza mafiosa colpisce ovunque.
concrete - indirizzate agli organi competenti - perché vengano ripristinate la legalità e una
serena convivenza sociale.
In sostanza, l’APAC si muove
contro la paura e l’indifferenza
reciproca (terreno fertile per
ogni tipo di criminalità) e a favore di una cultura di solidarietà e di rispetto, affinchè i diritti di tutte le persone vengano
tutelati e garantiti.
In questo senso, si propone
di essere punto di incontro, di
riferimento e di solidarietà per
e nella città, di perseguire
un’azione di stimolo nei confronti delle istituzioni, ma anche di sensibilizzazione nei riguardi dei singoli cittadini.
Attualmente stiamo portando
avanti alcune iniziative (petizione popolare, cartelloni di
protesta e di speranza sui balconi e dovunque, sit-in davanti
al Consiglio comunale riunito,
incontri col prefetto, con le forze dell’ordine, con l’amministrazione, con altre associazioni simili anche di altre città,
ecc.), ma soprattutto stiamo facendo opera promozionale
perché più saremo, più iniziative potremo organizzare.
Siamo ben consapevoli
dell’immane lavoro che ci sta
di fronte e, nonostante gli
obiettivi che ci proponiamo,
non ci facciamo molte illusioni
ma neanche vogliamo scoraggiarci né ci arrenderemo alle
prime difficoltà.
La posta in gioco è troppo
alta per poter gettare la spugna: o la distruzione della nostra civiltà o l’avvio lento ma
graduale di una società migliore e più umana da trasmettere
alle future generazioni.
Il Tribunale amministrativo
regionale (TAR) dell’Emilia Romagna ha accolto i ricorsi contro la possibilità di celebrare atti di culto durante l’orario scolastico, che erano stati presentati nei mesi scorsi dalla Tavola
valdese, dalla Chiesa avventista, dalla comunità ebraica, dal
comitato bolognese “Scuola e
Costituzione” e da un gruppo
di genitori.
I ricorsi si riferivano alla delibera del consiglio dell’ottavo
circolo scolastico di Bologna,
con cui si facevano rientrare
nelle attività scolastiche la celebrazione di messe e la benedizione pasquale nell’edificio
scolastico.
L’ordinanza del TAR di Bologna, depositata il primo agosto,
precisa che la celebrazione di
pratiche religiose nella sede
scolastica «non è attività di
educazione scolastica e neppu
re attività educativa extrascolastica » e, in attesa di una decisione definitiva, sospende sia
le delibere del consiglio di circolo in questione, sia l’efficacia
della circolare del Ministro della Pubblica Istruzione del 13
febbraio, con cui si autorizzavano i consigli scolastici a «far
rientrare la partecipazione a
riti e cerimonie religiose tra le
manifestazioni o attività extrascolastiche ».
Il moderatore della Tavola
valdese, pastore Franco Giampiccoli, ha così commentato
l’ordinanza del TAR di Bologna: «Il cattolicesimo concordatario in Italia ha preteso da
lunga data di giocare nello
stesso tempo sul tavolo confessionale di un insegnamento
ecclesiastico e su quello culturale di contenuti educativi comuni. L'ultimo tentativo è stato
quello di far passare atti del
culto cattolico come attività extrascolastiche, che per legge devono avere carattere culturaleeducativo, ovviamente per tutti
gli utenti della scuola. Con
chiarezza, un tribunale amministrativo della Repubblica
italiana ha separato i tavoli e
ha negato la legittimità di questa voluta confusione«.
ROCCO LAMANNA
La comunità battista di Mottola (TA) è una chiesa che
vive ed opera nella realtà del
Mezzogiorno d’Italia; una realtà
nella quale le minacce ad una
convivenza civile, democratica,
libera e pacifica vengono da
più parti.
La Puglia, in particolare in
questi ultimi anni, ha visto
l’espandersi della criminalità
organizzata legata allo sviluppo
della cultura mafiosa, storicamente estranea, quest’ultima,
alla nostra regione.
Questa situazione è aggravata dal fatto che lo stato non
DALLA SESSIONE ESTIVA DEL SAE
NUOVA
RESISTENZA
ALLE SORELLE E AI FRATEIXI DELLE CHIESE DI SICILIA E DELLE ZONE DTTAIJA
COLPITE DALLA CRIMINALITÀ’ ORGANIZZATA
Noi, partecipanti alla 30° sessione di formazione ecumenica,
riuniti alla Mendola (Trento) dal
25.7.92 al 4.8.92 sul tema «Io sono la via, la verità, la vita», vi
esprimiamo la nostra solidarietà, nella situazione di prova
che in questo momento siete
chiamati a vivere, in una nuova
resistenza contro l’assalto della mafia in Sicilia e delle sue
espressioni parallele in altre regioni.
Siamo consapevoli che la situazione richiede, anche nel
quotidiano svolgimento del
proprio dovere, un impegno
che supera i limiti ordinari di
ciò che è dovuto per a,s,sumere
il carattere di un reale rischio di
vita.
In tale congiuntura, la pre.sa
di posizione per la giustizia e il
bene comune diventa per noi
credenti obbligo di coscienza,
cui si e.sprime oggi la nostra
confessione di fede.
Allo stesso modo, l’ascolto e
la pratica della Parola di Dio, là
dove essa invita a pregare per
le autorità (1 Timoteo 2:1-2), si
esprimono nel rifiuto e opposizione verso ogni forma di potere occulto e verso la cultura di
acquiescenza e rassegnazione
che vi sottostà, che indebolisce
la fiducia nella partecipazione
democratica.
Auspichiamo che le chiese,
già impegnate in questo senso,
continuino a porsi come un
luogo di aggregazione (e azione) a sostegno di tutti coloro
che hanno deciso di dire «Basta!» non solo all’omertà ma anche al disimpegno individuale.
Noi assumiamo l’impegno, in
una situazione in cui l’informazione è .spes.so di.storta, manipolata e comuncjue parziale, di
mantenere un costante contatto
tra la vo.stra realtà e le nostre
chiese locali, affinché cre.sca la
consapevolezza che la vostra
.sofferenza non rimarrà isolata
soltanto alle regioni attualmente colpite dalla violenza ma
venga fatta propria da tutti i
credenti italiani.
L'esperienza di una comunità battista nel Mezzogiorno
Non cediamo alla criminalità
partecipazione alle manifestazioni popolari contro la criminalità organizzata e la militarizzazione del territorio.
Tra questi un momento particolarmente significativo per noi
è stata l’organizzazione e la
realizzazione di un convegno
regionale, svolto nei nostri locali di culto, su «Chiese evangeliche e Mezzogiorno». Uno dei
relatori presenti ha ribadito che
noi credenti, in questi momenti
così difficili per il nostro Sud,
siamo chiamati a «resistere», per
difendere lo sviluppo, la crescita economica, sociale e spirituale.
Ma accanto a questa «resistenza» va sapientemente intervallata la «resa», o meglio la «tregua”», perché solamente così,
senza richiedere eroismi, i credenti potranno realisticamente
mantenere vivo lo spirito di lotta e di cambiamento di cui ab
sembra intravedere, per le nostre terre, alcun altro ruolo se
non quello di avamposto militare nel Mediterraneo.
Ed è in questa situazione così
difficile che si pone la vita della
nostra comunità. Sappiamo, dal
punto di vista del potere, di
non avere grande rilevanza ma,
altresì, sappiamo che molti
guardano a noi con rispetto ed
interesse per lo sforzo costante
che facciamo di leggere, comprendere e attualizzare la Parola di Dio.
La nostra proiezione verso
l’esterno, in questi ultimi mesi,
ha conosciuto momenti intensi
di riflessione comunitaria e di
Il documento finale del Campo d'azione sociale di Ecumene
Ripensare la diaconia
per produrre la nuova
1. Nei giorni 17-19 luglio si è
svolto a Ecumene l’annuale
Campo di azione sociale, in
collaborazione con la Commissione di studio per la diaconia
delle chiese valdesi e metodiste. Vi hanno partecipato sorelle e fratelli in particolare da Palermo (Centro diaconale «La
Noce»), Salerno (Centro comunitario Aurelio Cappello), Portici (Casa materna), Napoli via
dei Cimbri (Centro culturale
Galeazzo Caracciolo), Napoli
Vomero, Napoli Ponticelli
(Ospedale evangelico. Centro
sociale Casa mia. Villaggio Caracciolo, Centro culturale Emilio Nitti), Villa San Seba.stiano
(Centro evangelico di servizio).
Ecumene, Firenze (Casa Cares),
Parma-Mezzano Inf (Centro di
accoglienza).
Come base per la discussione
sono .stati utilizzati la relazione
di Giorgio Bouchard al Convegno di Mezzano 1992, il documento conclusivo dello .stesso
Convegno, una lettera d’invito
di Sergio Aquilante.
2. Il Campo ha ribadito innanzitutto die la diaconia si si
tua e trova la propria ragione
d’essere nel quadro della testimonianza al Regno di Dio che
la chiesa è chiamata a rendere:
nessuna impresa di diaconia
può leggersi e viversi come soluzione ai vari problemi della
sofferenza e della marginalità
presenti nelle nostre società: ne
è però un’ indicazione concreta
che diventa efficace se si pone
in rapporto col «raccolto» che,
secondo la parabola del seminatore, Dio dà in abbondanza.
In questo senso la diaconia è
elemento di criticità, di discontinuità rispetto all’esi.stente, e
non «istituzione» che si ripete in
ogni situazione.
3. Come il contadino della
parabola esce per .seminare e
ha di fronte a .sé un intero campo (sia pure cosparso di vari e
tenaci elementi di «opposizione» alla crescita del .seme), co.sì
l’opera diaconale delle nostre
chiese oggi ha di fronte a sé
un’intera società e non .semplicemente una somma di singole
situazioni problematiche. Non
è azzardato dire che, al presente, è proprio il .settore della dia
società
conia la punta più avanzata
della nostra chiesa per quel che
riguarda il tema del rapporto
chiesa-società.
4. In que.sto particolare momento storico si avvertono il
profondo disagio e le difficoltà
che sta attraversando il nostro
paese, ove la crisi morale e politica del sistema è giunta o sta
giungendo ad un punto estremo. E’ inevitabile che que.sti fenomeni si ripercuotano all’interno di tutte le componenti
della .società italiana e quindi
anche delle nostre chiese e della nostra diaconia.
Tuttavia, que.sto punto estremo di crisi può contenere in se
stesso le ragioni di un nuovo
inizio, di una nuova nece.ssità
di «pen.sare». Tutto lo scenario
nazionale e internazionale .si è
rimesso in movimento, e sono
proprio que.ste radicali novità
che invitano a pensare in modo
nuovo. Ciò riguarda specificamente anche i problemi della
diaconia, se è vero che la nostra testimonianza e azione
stanno in un concreto contesto
.storico e civile.
biamo bisogno.
Altro appuntamento importante è .stata la partecipazione
delle chiese evangeliche della
federazione regionale di Puglia
e Basilicata alla manifestazione
svoltasi a Taranto, il 23 maggio,
contro criminalità e militarizzazione. La manifestazione è stata
poi profondamente turbata
dall’efferata strage di Capaci.
Questa occasione comunque
ha rappresentato per noi un
importante momento di testimonianza in una città che sintetizza, simbolicamente, con i
suoi 60.000 disoccupati e
l’estendersi preoccupato del
crimine organizzato, la tormentata condizione di degrado che
sussiste inesorabilmente nel
Mezzogiorno.
Ma ha anche ripropo.sto l’occasione per ribadire un «no» deciso alla decisione del governo
che, nel quadro di un nuovo
modello di difesa, prevede il
raddoppio della presenza aeronavale nel golfo mediante la
costruenda .seconda ba.se navale in Mar Grande.
Infine, nel mese di ago.sto, in
occasione della locale fe.sta de
«L’Unità», il gruppo EGEI di
Mortola ha tenuto nella piazza
principale della città un pubblico dibattito .su «Pace, giu.stizia e
salvaguardia del creato”. In
que.sto spazio abbiamo pre.sentato vari documenti approvati a
Basilea e Seoul.
16
PAG. 1 2 RIFORMA
iViLLAGGio Globale
venerdì 21 AGOSTO 1992
mmm
Un problema molto sottovalutato
Inacqua può essere
pericolo e speranza
ROBERTO PEYROT
^ acqua è vita e morte- ricchezza e miseria; salute e
malattia; immenso pericolo e
sconfinata speranza.
Queste parole sintetizzano efficacemente il contenuto del
«dossier» che ventitré grandi
giornali del mondo (per l’Italia
ha partecipato «La Stampa»)
hanno pubblicato in Russia e
negli Stati Uniti, in Israele e in
Germania, in Spagna e in Grecia, in Francia e in Jugo.slavia,
in Ungheria e in Me.ssico, ecc,,
allo scopo di lanciare un grido
di allarme - dopo il recente vertice di Rio sul pianeta Terra sulla questione dell’acqua.
I venticinque servizi contenuti nel documento testimoniano
in modi diversi la gravità e la
complessità del problema e, a
prescindere dalle soluzioni proposte, ne presentano anche gli
aspetti più drammatici, sia attuali, sia in prospettiva.
Questo elemento, fondamentale per la vita, è anche generatore di morte: nel solo 1991, in
Bangladesh, in Cina e nelle Filippine cicloni ed inondazioni
hanno causato centinaia di migliaia di morti e milioni di senzatetto. Anche se si tratta di
eventi cosiddetti «naturali», essi
sono stati aggravati dai comportamenti umani: disboscamenti
intensivi, esplosione demografica, mancate misure di sicurez
za.
Ma la morte viene anche dalle malattie legate all’acqua che,
secondo la denuncia dell’Organizzazione mondiale della sanità, continuano ad essere una
delle cause prime dei decessi.
Ben un miliardo e 200 milioni
di persone non hanno sufficiente acqua potabile, mentre altri
1750 milioni mancano di mezzi
di depurazione. Perfino il colera è riapparso in America Latina: alla fine dello scorso armo, i
casi erano più di mezzo milione
ed i morti 17 mila.
Anche il mondo sviluppato è
minacciato, in modo forse meno evidente, dall’acqua inquinata.
Questo degrado è essenzialmente di tre tipi: agricolo (nitrati, diserbanti, rifiuti organici);
industriale (sostanze chimiche,
gas tossici, acque trattate con
metalli vari, centrali elettriche);
urbano e marittimo (tubature di
piombo, microrganismi, fosfati,
acque usate e non depurate,
traffico, navigazione, scarichi a
mare).
Ma un altro fattore che lega
l’acqua al concetto di morte è il
rischio di guerre per impossessansene: vi sono almeno dieci
aree nel mondo in cui potrebbe
esplodere un conflitto a causa
dei problemi legati alle risorse
idriche, specie nel Medio
Oriente. Ma già oggi altri 25
paesi (in Africa a causa della
scarsità e nella stessa Europa
orientale, compresa l’ex Urss,
per via deH’altissimo inquinamento) sono considerati zone a
rischio.
E in Italia, come stiamo? Il
nostro paese è relativamente
ricco di acque, ma in pratica 30
comuni su cento non hanno acqua potabile a sufficienza: da
quanti anni siamo abituati a vedere alla tv le immagini delle
autobotti, specie nel Sud, che
portano acqua, e grandi distese
di campagna screpolata dalla
siccità?
Ma la colpa di questo è principalmente dovuta a due fatti:
l’inquinamento e tante condutture in stato deplorevole. Su
150 mila chilometri di acquedotti, ben 50 mila dovrebbero
essere rifatti. Nel Sud solo il 29
per cento della popolazione
può contare su un servizio efficiente. Ma anche al Nord non
sono rari i casi di condutture
che perdono per strada metà
della loro portata. Anche l’uso
dell’acqua marina (non dimentichiamo che l’Italia ha ottomila
chilometri di coste) è carente:
su 1.600 impianti di depurazione costieri, solo 851 funzionano, e con risultati inferiori al
previsto.
Come si vede già da questi
pochi dati, la «questione acqua»
non ci può e non ci deve lasciare indifferenti: dobbiamo convincerci che essa è destinata a
diventare una risorsa rara e da
usare con oculatezza. Cominciamo anche noi nelle nostre
case, nei campi e nei giardini a
tener ben pre.sente questo problema.
Una volta si diceva che il livello di civiltà di un popolo si
misurava dal suo consumo
d’acqua. Oggi sarebbe più opportuno dire che detto livello
dovrebbe misurarsi dal riguardo
con cui la si adopera.
Dove i protestanti sono la stragrande maggioranza
Piccola^ grande Danimarca
GIUSEPPE PLATOME
Piccola Danimarca, ma
grande nella sua indipendenza.
Abbiamo letto sui giornali del
suo no all’Europa con uno scarto di soli 46 mila voti. Ma altra
cosa è andarci, leggerla dal vivo, percorrerla in lungo e in largo (da Skagen a Copenaghen),
come ho avuto il privilegio di
fare insieme al Gruppo Teatro
Angrogna. Quest’ultimo ha ricevuto un invito, in occasione
del suo ventennale, dal Gruppo
teatrale di Roegen, non lontano
da Aarhus, che l’anno scorso
aveva presentato con successo
alle Valli la recita «Rivolta nel
bosco».
Spettacoli, dibattiti, un culto
in una chiesa luterana, una serata .sui problemi della Sicilia.
Ma come spiegare la mafia e le
tangenti in questo paradiso della democrazia, malgrado ci sia
la monarchia più vecchia d’Europa?
Ad Aarhus abbiamo visitato il
museo della condizione femminile, forse l'unico in Europa; visitandolo ti accorgi soprattutto
come manchi negli altri musei
la storia delle donne.
Tra gli incontri con i pastori
luterani ricordo una lunga conversazione con Jesper Birkler
che, dopo avermi fatto visitare
la sua bellissima chiesa con vetrate e sculture di Hegndal (il
Chagall danese), intorno a una
tazza di caffè mi spiega il no
all’Europa: «Crollano i sistemi
centralizzati e noi inventiamo
Bruxelles; non voglio che a
duemila chilometri di qui decidano cosa debbono coltivare e
produrre i cinque milioni di
danesi. La Chiesa luterana ovviamente - precisa Birkler- non
ha espresso un punto di vista
ufficiale sull’Europa. La paura
che in qualche modo si perda
la propria indipendenza ha
avuto un peso non indifferente«.
I tre spettacoli che il Gruppo
Teatro Angrogna ha tenuto in
varie località del comune di
Hammel (una di queste ha raccolto un pubblico di 500 persone) hanno permesso di entrare
in contatto con molta gente.
Ovviamente si parla l’inglese;
qualcuno conosce un po’ di
francese. L’italiano pochi lo
sanno, pochissimi conoscono
l’esistenza di un mondo protestante italiano. «7 cattolici - mi
dice una danese, pastora luterana - sono diecimila. E si sa che
Il 24 agosto la riunione del Comitato centrale per la nomina
Tre candidati per Tincarico
di segretario generale del CEC
LUCIANO DEODATO
Il prossimo 24 agosto, il Comitato centrale del Consiglio
ecumenico delle chiese (CEC)
nominerà il nuovo segretario
generale, in sostituzione di
Emilio Castro, pastore metodista uruguaiano, che andrà in
pensione.
Tre sono attualmente i candidati: l’inglese David Martin
Conway, appartenente alla
Chiesa anglicana, professore di
teologia, presidente del Selly
Oak College di Birmingham,
laico, di 56 anni.
Il secondo è l’indiano Cristopher Ehiraisingh, 54 anni,
membro della Chiesa dell’India
del sud (risultato di una unione
di denominazioni diverse), attualmente responsabile del di
partimento “Missione, educazione e testimonianza” del
CEC.
Il terzo è il tedesco Konrad
Kaiser, 54 anni, professore di
teologia a Bochum. Rai.ser è un
personaggio molto noto negli
ambienti ecumenici perché,
negli anni in cui segretario generale era il giamaicano Philip
Potter, egli ne era il collaboratore più vicino.
In questi ultimi anni Kaiser è
.stato uno dei maggiori responsabili del movimento «Giustizia, pace, salvaguardia del
creato», insieme allo scienziato
C. F. von Weizsäcker (che fra
l’altro è suo suocero). E’ stato
uno dei tre estensori del documento finale di Basilea ‘89 e
nell’ultima Assemblea generale
del CEC, tenutasi a Canberra,
ha più volte manifestato critiche propositive all’attuale linea
del CEC.
La nomina del nuovo segretario .servirà per capire quale
sia la tendenza dell’attuale Comitato centrale, uscito profondamente rinnovato daH’A.ssemblea di Canberra, dove le chie.se del terzo mondo, fresche di
energia e di entusiasmo, hanno
creato non pochi problemi alla
teologia occidentale e a quella
ortodossa.
E’ chiaro che il CEC attraver.sa un momento di crisi, perché
sono in atto profonde trasformazioni. Il compito del nuovo
segretario sarà fra l’altro anche
quello di capire i tempi e di
condurre la navicella non molto robusta del CEC attraverso
le tempeste presenti e future.
quando sono minoranza sono
anche simpatici».
Nella Dom Kirche di Aarhus,
come in quasi tutte le chiese luterane, è appeso nella navata
centrale il modello di un veliero; in genere esso riproduce la
nave scuola Copenaghen,
scomparsa tra i flutti sulla rotta
dell’Australia nel 1928. «E' il
simbolo - mi spiega Bodel
Smitt, corista, insegnante e attri;
ce - della comunità ecclesiastica. A volte al culto non ci va
nessuno, ma tutti pagano volentieri la tassa ecclesiastica».
Si può es.sere prote.stanti anche
al di fuori delle mura ecclesiastiche. Certo, nella terra di
Kierkegaard il vis-à-vis diretto,
personale con Dio è la religione che riscuote il maggior successo, anche se oggi molti tentano di coniugare il protestantesimo con le religioni asiatiche.
C’è una e.scalation di induismo
e di buddismo, che raccolgono
simpatie specie tra i giovani.
La Danimarca destina l’uno
per cento del proprio prodotto
nazionale lordo - anche in questo i danesi sono i primi - ai
paesi del Terzo Mondo. Nella
piccola comunità di Roegen,
dove siamo stati ospiti per
quindici giorni, una percentuale non indifferente di giovani
ha già lavorato, o si appresta a
farlo, in paesi in via di sviluppo. Un professore di liceo, Erede Hansen, 45 anni, un anno
all’Università di Bologna per ricerche sul canto italiano di protesta del dopoguerra, tra qualche mese vende tutto e parte
per l’Africa: «Non si può solo fare del pietismo sui poveri, occorre impegnarsi personalmente per aiutare chi soffre».
A Copenaghen, pulita e vivace sui canali, a Tivoli, nel centro trasformato in un’immensa
isola pedonale, non vedi quasi
per nulla immigrati di colore. La
politica è di aiutarli a restare nel
proprio pae.se, le norme di ingresso sono severe. Il reddito
pro capite è di 21 mila dollari
l’anno. Farebbe pensare, almeno nel quadro europeo, al lu.sso
sfrenato. In realtà le tasse si
.succhiano il 50%; dalla culla alla laurea, però, tutto è pagato
dallo stato compresa, se neces.sario, l’ospitalità in qualche casa per anziani, che in genere
sono comunali.
Molto interessante il tema
dell'educazione permanente,
vissuto attraverso una scelta capillare di scuole popolari aperte
a tutti gli adulti, in cui si affron
tano varie tematiche culturali.
L’ideatore, il pedagogo protestante Grundvig, voleva coinvolgere la classe contadina sui
temi della libertà e del bene co
mune; ma questa vera e propria
rivoluzione culturale ha finito
per estendersi a tutto il paese.
Un esempio: anni fa una di
queste scuole organizzò un
viaggio di un mese in Italia alla
scoperta del mondo valdese; il
gruppo, con i suoi professori,
toccò molte nostre realtà. Le
impressioni più forti? La comunità di Cinisello, la Facoltà valdese, il lavoro di controinformazione a Catania sui temi della pace. Noi non sappiamo nulla della Danimarca, del suo
protestantesimo che ha contribuito a trasmettere il senso della democrazia e della responsabilità personale a tutti gli strati
.sociali.
.Sperduto nella campagna
dello Jütland c’è il monumento
a Kaj Munk, il pastore fucilato
nel 1943 dai nazisti per la sua
opposizione anche teologica
aU’invasione tedesca. Munk
scris.se Ordet (La Parola), una
pièce poi tradotta in un film indimenticabile di Dreyer. La Parola biblica che anima e risuscita. Quella stessa Parola che ha
lasciato traccia di sé non soltanto nelle chiese ma nella cultura.
Anche la pittura, nella scuola di
Skagen con la sua immensa luminosità nordica, .sottolinea la
prospettiva di un cristianesimo
alla fíne vittorioso sulle tenebre
del mondo.
Ma tutto questo avviene, come nelle fiabe di Andersen, dopo un lungo peregrinare nel
buio. Il formarsi della co.scienza
protestante è scuola dura, priva
di facili illusioni. Proprio per
questo il prezzo di una democrazia che funziona è alto, e
parte sempre dalla coscienza
personale. Parola di Kierkegaard.
Le donne
e lo sviluppo
Tutto bene quindi? No, c’è
molto alcolismo, ospedali psichiatrici superdimensionati,
una certa sterilità che trovi
spesso nei paesi nordici. Il brutto viene tolto di mezzo, forse
per non rovinare l’armonia di
fondo che regna dovunque.
«Non fatevi il mito Danimarca dice Lars Hegndal il giorno della nostra partenza - ma non fatevi neppure fregare dall’unione politica europea. L’appiattimento è il maggior pericolo. LI
confronto fra le diversità è il
fascino del nostro continente».
tura, tener conto prioritàri.imente dell’es.sere umano, delle
donne, dei bi.sogni fondamentali, ed es.sere decentrato e democratico.
I battisti per
un giubileo
GINEVRA - Sviluppo significa giustizia economica e accesso di tutti alle risorse. Ma include anche importanti dimensioni sociali, spirituali, culturali,
ecologiche, fisiche e psicologiche.
Questa è una delle conclusióni di un seminario svoltosi
dal 4 al 14 giugno presso l’Istituto ecumenico di Bossey sul
tema «Le donne e lo .sviluppo:
crisi e visioni alternative», organizzato congiuntamente dal
Consiglio ecumenico delle
chiese e dalla Federazione luterana mondiale.
Il seminario è stato l’occasione di una riflessione sulla natura dello .sviluppo, il quale include anche la responsabilità,
la collaborazione, l’educazione
e una migliore interpretazione
della comunità. Le partecipanti
hanno criticato il modello di
sviluppo dominante (economia ^
di mercato), rimproverandogli
di favorire «i forti e i potenti» a
scapito «dei deboli e dei minimi». Inoltre hanno fatto notare
che il sedicente aiuto rafforza
ancora di più il controllo e lo
sfruttamento del Sud da parte
del Nord. i
Nel considerare la terra come ‘
una fonte inesauribile questo
sistema rapina la natura, come
dimostra il tasso di consumo ,
dei paesi industrializzati che lai- .
sogna frenare. Nel mettere la
produzione in mano alle im- ;
prese multinazionali, questo
modello ha portato all’omoge- ;
neizzazione e alla riduzione
della diversità, non solo dei
prodotti ma anche dell'industria e della creatività umana.
«Gli esseri umani sono diventati delle macchine»; il lavoro e
la cultura della gente modesta,
considerata non scientifica e
non efficace, vengono denigrati. Nel favorire le esportazioni,
le culture commerciali e i programmi di adeguamento strutturale questo modello, incap:ice di assicurare la piena occupazione, ha avuto effetti parucolarmente nocivi per le donne, emarginandole e privandole di ogni potere.
Le partecipanti hanno definito le caratteristiche di uno s\ iluppo autentico e alternativo al
modello vigente: e.sso dovrebbe essere in armonia con la na
MANAGUA - Dal I4 al 28 luglio 220 battisti, provenienti da
35 paesi diversi, si sono ritrovati
a Managua (Nicaragua) per la
seconda Conferenza internazionale battista per la pace
(IBPC). Più della metà dei partecipanti proveniva da paesi del
Terzo Mondo. Il tema della
Conferenza era la richie.sta del
Padre Nostro: «Venga il tuo regno». Rappresentava i battisti
italiani il pastore Saverio Guarna. Con riferimento al quinto
centenario della scoperta dell’
America, e alla bmtale colonizzazione che ne è seguita, i
membri della Conferenza hanno denunciato il fatto che «quella storia continua ancora oggi
(...) e si concretizza nella nuova
colonizzazione dei paesi poveri
nel Sud del mondo da parte
delle nazioni industrializzate
del Nord». Con riferimento a Levitino 25, la Conferenza chiede
una remissione dei debiti ed
una redistribuzione della terra.
In particolare ha rivolto un appello ai governi ed alle .società
finanziarie perché provvedano
a cancellare i crediti da usurai
che essi vantano nei confronti
dei paesi poveri.
17
la luce
Anno 82 - n. 40
30 ottobre 1992 - lire 1200
spedizione in abb. postaie
gruppo il A/70
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANÌiEEICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 30 OTTOBRE1992
ANNO, 0-NUMERO 0
LA RINASCITA DEL NAZISMO
PRIMA
CHE SIA TARDI
DANIELE GARRONE
La ripresa di un antisemitismo dichiarato e violento in Germania -*puitroppo
non solo lì - non può che destare enorme preòccupazione
ed occorre reagire prima che
sia troppo tardi.
1 fatti ci sono quotidianamente proposti dai mezzi di
informazione. Rinascono
gruppi e movimenti di ispirazione nazista, composti non
solo di nostalgici ma anche di
giovanissimi, cresce il loro
seguito e spesso si usa tolleranza nei loro confronti. Ho
letto giorni fa su un quotidiano tedesco un servizio sui numerosi gruppi rock che inseriscono nel loro repertorio
canzoni antisemite e razziste.
Le parole d’ordine delle azioni che sfociano nelle aggressioni a stranieri accomunano
il revanscistico grido «la Germania ai tedeschi» ad insulti
agli ebrei; i nuovi slogan evocano quelli nazisti, quando
non li riproducono alla lettera.
Per almeno quattro motivi
bisogna essere allarmati da
questi segnali e non bisogna
trarre conclusioni ottimistiche
dal fatto che essi riguardano
per ora una minoranza, comunque cospicua.
Innanzitutto siamo di fronte
alla truce riproduzione di
qualche cosa che è già successo. Torna di attualità il
motivo ispiratore dell’opera
di Primo Levi: ricordare, perché quel che è successo può
tornare a succedere. Ciò che
sta succedendo non lo ha solo
già registrato la storia del Novecento, lo hanno visto con i
loro occhi i sopravvissuti. Il
nuovo antisemitismo è già
grave di per sé, ma reca anche i tratti di una sorta di
«coazione a ripetere», del riacutizzarsi di una turba mai sanata. Il nuovo antisemitismo
allarma anche per lo spettro
di ciò che rappresenta e di ciò
che potrebbe diventare perché
lo è già stato.
In secondo luogo c’è da essere allarmati perché la storia
di questo secolo dovrebbe
averci insegnato che il diffondersi delTantisemitismo prelude alla barbarie e al totalitarismo. Gli ebrei furono negli
anni Trenta i primi bersagli,
ma non rimasero i soli. Non a
caso l’odio antisemita è correlato all’aggressione ai profughi e agli immigrati ed è
accompagnato dal sogno di
una Germania sana, forte,
vincente, unita da una forte
identità etnica. Il diffondersi
delTantisemitismo è una sorta
di cartina di tornasole dell’involuzione di un popolo, il segno premonitore del possibile
avvento di tempi bui.
In terzo luogo c’è da essere
allarmati perché, sebbene per
ora l’antisemitismo violento
6d esplicito appaia ancora co•iie un fenomeno circoscritto
®nche se non marginale, il
germe che esso promana
sembra trovare un fertile terreno di coltura. Anche oggi il
pericolo è la «zona grigia».
Già lo scorso anno, sondaggi
d’opinione condotti in Germania mostravano che il 25%
della popolazione aveva una
qualche'forma di avversione
per gli stranieri e gli ebrei e la
maggioranza degli intervistati
indicava al primo posto Israele fra i paesi da cui la nuova
Germania avrebbe dovuto distanziarsi. Il sofferto processo
di assunzione critica del passato sembra sempre più lasciare il posto ad un desiderio
di riabilitazione, di rimozione
del senso della colpa e di riconquista di una identità nazionale basata sulla rimozione
del passato quando non su un
aperto «revisionismo storico».
In quarto luogo c’è da essere allarmati perché negli anni
Trenta e Quaranta si reagì in
ritardo, in Germania e nella
comunità internazionale. La
gravità e la specificità dell’
antisemitismo furono colte
solo a dramma concluso, non
soltanto nella «zona grigia»
della comoda indifferenza o
delTantisemitismo «per bene», quello fatto «solo» di so
— segue a pagina JO —
La Riforma protestante si è posta al servizio della fede ricentrandola in Cristo
Per una fede riqualificata dalla parola di Dio
PAOLO RICCA
Per fede Abele..., per fede
Enoc..., per fede Noè...,
per fede Abramo..., per fede
anche Sara..., per fede Giacobbe..., per fede Giuseppe...,
per fede Mosè..., per fede
Raab... E che dirò di più?
Poiché il tempo mi mancherebbe per raccontare di Gedeone, Barac, Sansone, lefte,
Davide, Samuele e dei profeti
i quali per fede conquistarono
regni, praticarono la giustizia,
videro realizzarsi le promesse...» (Ebrei 11).
Per fede. Già da Abele, seconda generazione umana,
secondo uomo nato da donna
dopo il fratello Caino. Con
Abele comincia la fede. Così
antica è la sua storia, appartiene ai primordi dell’umanità
e si è perpetuata di generazione in generazione fino ai nostri giorni. L’apparizione della fede si confonde con il destarsi della coscienza umana
e in ogni generazione, da
Abele in poi, c’è chi è vissuto
per fede. Certo, nel ventaglio
molto ampio delle culture
umane diversi sono stati i
percorsi della fede, variegate
le sue manifestazioni, complesse le sue vicende. Anche
nella Bibbia, che pure è il documento di un’unica fede,
quella ebraico-cristiana, troviamo esperienze di fede diversissime che si trascrivono
in linguaggi, atteggiamenti e
comportamenti altrettanto diversi. Tutti sono però riconducibili a una stessa posizione di fonfo: «per fede».
Per fede Giovanni Battista..., per fede Gesù, che non
solo è vissuto, ha parlato, agito, guarito, sofferto per fede,
ma la fede Tha anche suscitata: egli è «colui che crea la
fede e la rende perfetta»
(Ebrei 12: 2). Per fede il pubblicano Levi, il centurione romano, la donna senza nome
che unse il capo di Gesù. Per
fede Pietro, Paolo, Febe, Giulia, Perside. Per fede Stefano,
e con lui le schiere dei martiri
cristiani, molti nel nostro secolo. Che dirò di più? Poiché
il tempo mi mancherebbe per
raccontare di Clemente, Giustino, Ireneo, Priscilla, Domitilla, Ippolito, Cipriano, Origene e di innumerevoli altri,
grandi e piccoli, famosi e
oscuri, conosciuti e sconosciuti, uomini e donne (forse
più donne che uomini) che attraverso i secoli hanno scritto
la storia della fede - storia
singolare e misteriosa - facendola giungere fino a noi.
Anche quel grande rivolgimento e risorgimento cristia
no che abitualmente chiamiamo «Riforma protestante»
può essere bene interpretato e
condensato in queste due piccole, grandi parole: «per fede». Nata come decisione
personale e subito anche corale di fede, la Riforma si è
posta al servizio della fede in
due modi: ricentrandola in
Cristo e risostanziandola con
la Parola biblica. Per fede Lutero, meditando molto a lungo - per anni - sulle Scritture,
comprese di nuovo a fondo e
accolse il messaggio centrale
del cristianesimo: la grazia
perfettamente gratuita, immeritata e incondizionata che
rende liberi (dall’ansia nevrotica della salvezza) e responsabili (del mondo davanti a
Dio e di Dio davanti al mondo). Per fede Zwingli..., per
fede Bucero, Capitone, Vadiano, Calvino e innumerevoli altri in tutti i paesi d’Europa, anche in Italia, in tutti gli
ambienti sociali.
Per fede, per una fede riqualificata dalla parola di
Dio. Non è stata un’operazione indolore, neppure nel campo stesso della Riforma, ma è
stata salutare. Da quel grande
travaglio, anche attraverso
tensioni e conflitti, la fede è
stata benedetta.
Per fede, ma non sempre e
non solo. Anche Sara dubitò,
incredula davanti a una promessa per lei impossibile.
Dubitò anche il grande Mosè,
e non entrò nella terra promessa, pur vedendola e salutandolarda lontano. Persino
Gesù, sulla croce, gridò:«Perché?» (Marco 15: 34). Così
anche al tempo della Riforma: per fede, ma non sempre
e non solo. Così anche oggi.
Si faccia avanti chi non ha
mai dubitato. Ogni vero credente prega così: «Io credo;
vieni in aiuto della mia incredulità» (Marco 9: 24). E ancora; «Signore, aumentaci la
fede» (Luca 17: 5).
Ricordare la Riforma significa riappropriarsi di queste
due piccole, grandi parole:
«per fede». Che cos’è la fede? E’ essere certi di Dio e in
Dio. E’ vivere davanti a lui,
con lui e in lui, saldi nelle sue
promesse che in Gesù Cristo
hanno il loro «sì» e il loro
«amen». Non confidare in noi
stessi, nelle forze dell*intelligenza, della conoscenza, della volontà; servirsene, certo,
ma non confidare in esse.
Partecipare alla costruzione
della città dell’uomo ma non
confidare nell’uomo. Vivere
e operare nella chiesa ma non
credere nella chiesa. Credere
in Dio. Unicamente in Dio.
AL SINODO ROMANO
Voci
protestanti
Al Sinodo della diocesi cattolica di Roma, che si è aperto nella basilica di San Giovanni in Laterano il 3 ottobre
scorso, parlano anche i «delegati fraterni» protestanti.
Tre sinora .gli interventi.
Ha esordito il prof. Franco
Duprè, in rappresentanza della Chiesa valdese, che ha osservato come l’invito a partecipare al Sinodo «non è solo
formale ma è 'un offerta a
partecipare ad un processo
in cui vi volete mettere in discussione. Conversione significa lavorare su noi stessi,
non per dimenticare la storia
passata, ma per superarla
coscientemente. Nel 1215 al
Concilio Laterano incominciò ad aprirsi il fossato tra il
movimento valdese e la Chiesa cattolica. Mi sembra di
buon auspicio che la Chiesa
cattolica di Roma ci abbia invitati proprio qui in San
Giovanni in Laterano»
Il secondo intervento è toccato al pastore Aurelio Sbaffi
della Chiesa metodista. « Il
cammino ecumenico - ha detto - necessita innanzitutto di
apertura al dialogo. E il dialogo non significa nascondersi reciprocamente i propri
profondi convincimenti. Nel
dialogo ci si ascolta, ci si
prende sul serio l’un l'altro,
ci si rispetta anche nella riconosciuta diversità».
«Le difficoltà storiche e
teologiche che si incontrano»
non devono scoraggiarci «se
il nostro intento primario è la
fedeltà al Signore nella proclamazione del suo Evangelo.
Per essere vero ed efficace il
dialogo ha bisogno che gli
interlocutori si pongano innanzitutto sotto il giudizio
della Parola di Dio, senza la
quale rischiamo di essere
“una lampada sotto il moggio” cioè di non avere alcuna
luce»
Anche la pastora battista
Adriana Pagnotti Cavina è intervenuta per auspicare una
ripresa di un processo ecumenico che parta dalla base delle chiese.
Ecumene
Il Concilio Vaticano
30 anni dopo
pagina 2
Delle Chiese
Ricordare
la Riforma ì
pagina 3
ALL’ASCOLTO
Della Parola
L’Eterno veglia
pagina 6
18
PAG. 2 RIFORMA
¡Ecumene
VENERDÌ 30 OTTOBRE 1992
A trent'anni dal Concilio Vaticano II, una valutazione protestante e ortodossa
La Chiesa cattolica è diventata più universale,
ma la struttura di fondo è rimasta «romana»
EMMANUELE PASCHETTO
l
L9 11 ottobre 1962 si apriva il secondo Concilio
Vaticano della Chiesa cattolica, a oltre 4 secoli dal Concilio di Trento che aveva sancito la seconda grande divisione nella cristianità, dopo lo
scisma tra Oriente ed Occidente deirXI secolo e 90 anni dopo il Vaticano Primo il
cui risultato principale era
stato la contrastata proclamazione del dogma deH’infallibilità papale.
Anche se il primo Concilio
Vaticano si era chiuso prematuramente per l’ingresso delle
truppe piemontesi in Roma,
si pensava generalmente, ancora negli anni cinquanta, che
ben difficilmente il nostro secolo avrebbe assistito alla
convocazione di un nuovo
Concilio.
Abbiamo pensato di riportare il pensiero e la testimonianza di alcuni cristiani cattolici, protestanti ed ortodossi
sul significato del Vaticano
II, trent’anni fa e oggi.
Il pastore Piero Bensì, già
presidente della Federazione
delle Chiese evangeliche in
Italia (FCEI) e della Federazione battista europea, ricorda l’enorme sorpresa rappresentata dall’annuncio del
Concilio e le speranze che si
accesero: «Nessuno si aspettava un annuncio così repentino. Quanti di noi avevano
già iniziato dei timidi approcci con il cattolicesimo si
attendevano Vapertura di
molte porte fino ad allora
chiuse e mutazioniprofonde
all’interno della Chiesa cattolica». Paolo Ricca, docente
di storia del cristianesimo alla Facoltà valdese di teologia
di Roma, che seguì i lavori
del Concilio come giornalista, rievoca l’atmosfera di
quella grande assise: «C’era
una certa impreparazione dovuta alla novità dell’evento
di cui eravamo testimoni e
delle cui proporzioni reali
non ci rendevamo conto appieno». Ricorda che all’inizio
le notizie diffuse dalla sala
stampa erano molto filtrate,
le informazioni venivano
piuttosto dai vescovi e dai
teologi fuori dell’ufficialità.
Ricorda anche lo stupore ed il
rammarico di alcuni vescovi
italiani perché gli osservatori
«eretici» erano seduti più vicino al trono papale di diversi
di loro. Ricca sottolinea il
ruolo importantissimo svolto
dal segretariato per l’unità
dei cristiani diretto^dal card.
Bea e da mons. Willebrands:
«Questo segretariato è stato
il “braccio ecumenico” di
Giovanni XXlll».
«Molti pensavano - dice
Sergio Rostagno, docente di
teologia sistematica alla Facoltà valdese - che con il Vaticano Il il cattolicesimo romano sarebbe diventato protestante o qualcosa di simile,
ma questo non poteva succedere» e prosegue, entrando
nel merito di una valutazione
a distanza di trent’anni: «La
struttura di fondo del pensiero cattolico non è cambiata,
in particolare il Concilio ha
ribadito la funzione .sacerdotale della Chiesa e non è
quindi riuscito a dare alla
Chiesa cattolica la forza di
mettere in questione se stessa
su un piano generale. Ma aggiunge - questo accade raramente per tutte le chiese.
«Uno dei paradossi di questo
Concilio -rincalza Ricca - è
Città del Vaticano, 11 ottobre 1962; si apre il Concilio Vaticano II.
stato che ha lavorato sostanzialmente sulla collegialità
episcopale, ma questa nei fatti non è mai decollata, e alla
fine la centralità del papato è
stata persino ulteriormente
esaltata».
Bensì sottolinea alcune iniziative ecumeniche un tempo
impensabili come il Segretariato per le attività ecumeniche (SAE) «luogo privilegiato di incontri ecumenici», gli
incontri fra la Conferenza delle chiese europee e le Conferenze episcopali europee, gli
incontri bilaterali fra Chiesa
cattolica e denominazioni
protestanti e soprattutto «gli
innumerevoli e proficui incontri a livello di comunità.
Ci si incontra ormai fra fratelli, con i quali si può anche
litigare, ma fraternamente».
Questa nuova atmosfera e
questo desiderio di incontro e
confronto è visto da tutti come uno dei risultati più positivi del Concilio. Tuttavia, e
sul piano teologico e su quello pratico, si rilevano all’interno del cattolicesimo «resistenze alle istanze più avanzate del Vaticano li». E non
mancano critiche all’attuale
pontificato con le sue insistenze sul culto mariano, infallibilità papale e sulla rigidità morale, specie in tema di
matrimonio e contraccezione.
«Il recupero della struttura
profonda della fede - dice
Rostagno - viene contrapposto trionfalisticamente al
mondo moderno, per cui riemerge per noi protestanti
l’esigenza di confrontarci seriamente con questa “strate
gia”. «Con il Concilio Vaticano II - conclude Ricca - la
Chiesa cattolica è diventata
più universale, ma non meno
“romana”. Accanto ad una
straordinaria apertura e accoglienza di elementi provenienti dalle altre tradizioni
cristiane c’è stata una accentuazione del perno unitario
costituito da Roma».
Traian Valdman - teologo
ortodosso romeno di Milano
ha dichiarato:
«Il Concilio ha reso la
Chiesa romana più aperta al
mondo e alle altre chiese. Ha
riscoperto l’importanza
dell’opera dello Spirito Santo
e della Parala del Signore e
su tale fondamento ha formulato, accanto all’ ecclesiologia giuridica, un’ecclesia di
comunione. Significativa la
teologia delle Chiese sorelle.
Circa le chiese ortodosse
orientali essa ha preso atto
che queste hanno successione
apostolica, che i sacramenti
da loro celebrati sono validi
e che guidano i propri fedeli
nella comunione con la Santissima Trinità».
Dopo trent’anni il giudizio
è positivo. La Chiesa cattolica ha recuperato valori che la
rendono più ortodossa di
quanto lo era prima. Dall’
ecumenismo del ritorno si è
passati all’ecumenismo dell’
incontro in Cristo. Talora le
affermazioni conciliari sono
state superate dalla prassi
ecumenica e dalle convergenze teologiche. Dal 1989
l’ecumenismo registra un rallentamento per la manifestazione di una certa ecclesiologia giuridica cattolica che
tende a imporre nuove strutture e il proprio modo di concepire l’evangelizzazione. Un
momento difficile che speriamo sia presto superato.
Ricordati dalle Chiese luterane di' Romania
I 450 anni della
Riforma in Transilvania
Nelle prime settimane di ottobre la minoranza tedesca
della Transilvania ha festeggiato i 450 anni dell’introduzione della Riforma luterana
nella regione.
L’insediamento in Romania
di coloni tedeschi provenienti
dalla Sassonia risale al XII
secolo. I sassoni hanno sempre conservato lingua e cultura germanica non fondendosi
con gli elementi autoctoni, in
ciò favoriti dall’appartenenza
della regione all’impero
asburgico fino al suo dissolvimento nel 1918.
Il primo tentativo di introduzione della Riforma nel
paese, risalente al 1526, fu
stroncato con le armi, ma
l’adesione quasi totale dei
sassoni alle idee luterane fece
sì che nel 1542 a Kronstadt
(Brasov) si tenesse la prima
«messa» evangelica ufficiale
a cui seguiva in breve tempo
l’organizzazione di una chiesa autonoma.
Le vicende politiche degli
ultimi 60 anni (nazismo, seconda guerra mondiale, comunismo in Romania) hanno
colpito duramente la minoranza tedesca e conseguentemente la Chiesa evangelica,
che contava nel 1939 225.000
membri, presenti anche in altre regioni della Romania e
che oggi ne ha solo più
30.000. La Chiesa luterana,
inoltre, rappresenta ormai solo più un quarto dei tedeschi
presenti nell’intero paese.
In un’intervista rilasciata al
Bollettino di informazione
delle chiese luterane di minoranza in Europa (IDL) il vescovo Klein ha rilevato che
l’emigrazione continua a dissanguare la Chiesa luterana
romena ed ha affermato che
l’unica speranza per il suo futuro è in «una rigenerazione.
Impressioni, ricordi e impegno di alcuni esponenti del mondo cattolico
È stato un evento evangelicamente innovativo
Oggi sono le chiese a dover essere concilio
Come ricordano i cattolici
il Concilio e che valutazione
ne danno a distanza di tre decenni?
Maria Vingiani, presidente
del Segretariato Attività Ecumeniche (SAE), si trasferì da
Venezia a Roma, proprio per
seguirne più da vicino i lavori. «L’ho vissuto quasi
dall’interno, ed è stata una
grazia particolare, di quelle
che segnano» ci dice, con un
entusiasmo non assopito dal
tempo, e aggiunge: «Già l’annuncio fatto da papa Giovanni da S.Paolo fuori le mura il
25.1.59, a chiusura della Settimana di preghiera per
runità della Chiesa, per la
.scelta del giorno e del luogo,
qualificava il Vaticano li come evento di portata ecumenica eccezionale». Concorda
Giovanni Cereri, teologo cattolico, esperto di ecumeni■smo, e prosegue: «Dopo molti
.secoli di un progressivo impoverimento della «cattolicità», il Vaticano II ha fatto
recuperare alla Chiesa cattolica un respiro veramente
universale, consentendole di
aprirsi agli autentici valori
umani e cristiani presenti nel
le altre chiese e nel mondo».
Il Concilio fu voluto per
r“aggiornamento” della
Chiesa cattolica, il che - secondo Maria Vingiani - ha significato dialogo e coinvolgimento con le altre chiese e
religioni, «nelle contraddizioni interne e nelle sfide della
storia». Per Franco Barbero,
della comunità di base di Pinerolo, «nell’ evento del Concilio c’è stato qualcosa di
evangelicamente innovativo»,
ma l’operazione di aggiornamento è stata per la Chiesa
cattolica più che altro «il tentativo di non essere tagliata
fuori dai processi di modernizzazione. La gerarchia aveva capito, nell’alta dirigenza
vaticana, che c’era il rischio
di perdere il treno della storia». Per Barbero più che
raggiornarnento si sarebbe
dovuta cercare la “conversione”.
Cereti sottolinea alcuni insegnamenti del Concilio tradotti in atto, come la riforma
liturgica e «la più intensa frequentazione della Scrittura» e rileva: «Se oggi prendiamo
sempre più coscienza di fare
parte di un’unica chiesa di
Cristo, della quale, in virtù
della fede e dell’unico battesimo fanno parte tutte le comunità cristiane esistenti nel
mondo, ciò è dovuto anche
all’ecclesiologia di comunione che si è imposta nella
chiesa cattolica e in tutte le
chiese, proprio negli anni
successivi al Vaticano II».
Maria Vingiani lamenta
tuttavia la lentezza e la discontinuità del rinnovamento
«per mediazioni difficili e resistenze all’ attuazione dei deliberati del Concilio, per cui
riemergono valori totalizzanti, causa di legittime preoccupazioni, soprattutto sul fronte
del dialogo interconfessionale» e cita come esempi «il ripreso centralismo universalistico, la prassi riduttiva della
collegialità, il non superato
condizionamento del rapporto clero-laici-uomini-donne
nella chiesa, che non responsabilizza il .sacerdozio comune dei fedeli, la “comunione”
e r “unità” richiamate
al l’uniformità». Più pessimista Franco Barbero ritiene
che la Chiesa cattolica abbia
mostrato in questi ultimi anni
di non saper essere «concilia
re, nè spiritualmente, nè
strutturalmente». «Non si
tratta tanto di fare Concili aggiunge - ma di “essere concilio”, cioè comunità che si
confrontano senza gerarchie,
senza presunte autorità sacre» . «La forza del Concilio
non è spenta - ribatte Maria
Vingiani - trenta anni sono
pochi per il passaggio da un
costume di cristianità
all’evento di chiesa conciliare». «All’ interno della Chiesa
cattolica deve restare vigilante l’impegno per continuare
l’opera di rinnovamento, in
una sempre più esigente fedeltà a Cristo; - aggiunge
Cereti e guarda fiducioso in
avanti - passi ulteriori potranno essere compiuti in un
Concilio che attendiamo per
il futuro, e nel quale .speriamo
che possano convenire tutti i
discepoli del Signore». Barbero richiama all’oggi.«/16biamo, in larga misura, altri
problemi da quelli “presenti”
nel Concilio, il quale ha fatto
“la sua parte”. Ora diventa
necessario cercare cibo più
nutriente: rivolgiamoci più
appassionatamente alla Parola di Dio».
che però non consiste in una
crescita numerica ma nel
mantenimento delle posizioni
attuali grazie ad una maggior
consistenza spirituale e ad
una nuova visione della chiesa. La nostra esistenza come
chiesa evangelica in Romania
può giustificarsi solo se sappiamo darle un preciso significato ecumenico nel contesto
delle diverse chiese e confessioni del paese».
EBREI - CRISTIANI
Preoccupazioni
«L’Assemblea dell’amicizia ebraico-cristiana di Torino, riunitasi il 25 ottobre
1992 per la sua sessione di
apertura del nuovo anno sociale, ha sottolineato con viva
preoccupazione le crescenti
manifestazioni di antisemitismo, non solo perpetrate con
atti intimidatori e gravemente
offensivi, ma anche con una
ripresa di pseudoteorizzazioni
riecheggianti, spesse volte,
purtroppo, ! termini classici
deU’anrisemitismo cristiano.
Esprime pertanto riprovazione e sdegno nei confronti
di tali comportamenti e rivolge la più viva solidarietà alla
comunità ebraica e singolarmente a tutti gli ebrei, ribadendo che, tra i compiti specifici dell’AEC stanno il dialogo reciproco e, come elemento preminente, l’impegno
contro ogni forma di antisemitismo».
EGITTO
Restrizioni
Le pubblicazioni cristiane
ed ebraiche potranno d'ora in
poi essere requisite dallo Stato egiziano. E' quanto ha appena deciso la corte suprema
del Cairo su richiesta dell'università islamica E1 Azhar. Tale decisione limita la libertà
di espressione dei giornali
cristiani: copti, cattolici e
protestanti.
■
GRECIA
Discriminazioni
La Chiesa ortodossa di
Grecia tenta di impedire ai
protestanti la carriera di maestro. Il metropolita Germanos
Paraskevopoulos di Elis (Peloponneso) ha fatto appello
contro la decisione presa dal
ministro deH'Istruzione di autorizzare l'assunzione di «settari evangelici » nelle scuole
pubbliche. Secondo lui, l'insegnamento e l'educazione
della gioventù greca non dovrebbero essere affidati a persone che hanno rinnegato la
«santa ortodossia ».
19
venerdì 30 OTTOBRE 1992
DOMENICA 1° NOVEMBRE
RICORDARE
LA RIFORMA ?
GIORGIO TOURN
La ricorrenza della Riforma (a ricordo di quel 17
ottobre 1517 quando Lutero rese pubbliche le sue 95 tesi)
suona oggi un po’ come la celebrazione del 20 settembre.
Quest’ultima data, per un lungo periodo storico grande manifestazione, quasi festa nazionale dell’Italia moderna, è stata cancellata nell’era democristiana; non serviva più, era anzi fuori luogo, apparteneva ad
un passato da dimenticare. La
breccia di Porta Pia, che mise
fine al potere temporale del
papa, non è ricorrenza di attualità.
La Chiesa, lungi dal dover
essere ridimensionata, ricondotta al suo ruolo unicamente
spirituale, come intendevano
gli uomini della generazione
del 1870, va adulata, riverita,
valorizzata perché rappresenta
ormai la grande custode dei
valori umani: la morale, la carità, l’impegno civico.
Altrettanto inopportuno, privo di significato, fuori luogo
pare oggi a molti ricordare la
Riforma protestante. Non solo
nell’Italia post-moderna in cui
viviamo, che in questo campo
non ha nulla da ricordare perché non sa nemmeno che sia
esistita la Riforma, ma anche
nei paesi che l’hanno conosciuta e ne sono eredi, la ricorrenza pare fuori luogo. E le
nostre chiese evangeliche non
paiono più riferirsi a questo
momento con quell’attenzione
carica di riconoscenza, attenzione, nostalgia con cui si
guarda alle grandi esperienze
della propria esistenza passata.
E’ come il 20 settembre:
c’è, non si può cancellare dalla storia, data che si studia sui
libri a scuola ma non proposta,
valore, riferimento per oggi.
Questo atteggiamento è determinato, a nostro parere, da due
orientamenti di pensiero a volte anche concomitanti: un malinteso evangelismo ed una
volontà di predicazione ben
intenzionata ma unilaterale.
Perché ricordare la Riforma
visto che il fondamento della
chiesa è il solo Evangelo? A
quello soltanto merita tornare
perché lì stanno i principi essenziali della fede, tutto il resto è tradizione umana, relativa, priva di valore.
Così pensano molti evangelici e non pochi cattolici uniti
in questo rifiuto della Riforma
come momento significativo
dell’esperienza cristiana; stranamente uniti e concordi malgrado le diversità delle provenienze e dei principi teologici,
uniti neH’illusione di essere figli degli apostoli mentre sono
tutt’al più pronipoti di Lutero;
tutti quanti, non solo luterani e
calvinisti ma pentecostali, Fratelli, cattolici di base e teologi
progressisti perché neppure
possiamo immaginare ciò che
sarebbe la cristianità moderna
senza di lui.
Altrettanto critici sono, per
altri motivi, coloro che vogliono guardare non al ieri ma
all’oggi e oggi il problema
non è più quello della Riforma; giustificazione dell’uomo
per fede o grazia, predicazione
della Parola, ma senso della
Vita in un mondo in sfacelo,
valore del creato e dell’uomo
stesso; credenti questi a cui
non pare inoltre avere senso il
dibattere questioni di sottile
eologia in un mondo che perc la fede e trova la religione,
problemi sono oggi la sfida
jCll ateismo e il dialogo con
viventi sul pianeta. An
1 ^ »'»»*.1 i»v*i jyittiivia. /Tui
^ qui c’è un’illusione: trova
re se stessi nell’aprirsi all’altro, nel dialogare, colloquiare,
uscire dalla propria identità
per trovarne una nuova.
In realtà noi siamo quello
che siamo, non altro: figli ed
eredi di quella famiglia di credenti che ha amato la Scrittura
più della tradizione materna.
Cristo più della chiesa, la libertà dello Spirito più delle sicurezze dell’obbedienza, la
casa più del convento, il dibattito delle assemblee più della
contemplazione, il lavoro più
delle meditazione, la responsabilità più della carità, Dio
più di se stessi.
Così siamo stati e così siamo oggi, volenti o nolenti,
consapevoli o fedifraghi. Ricordare la Riforma significa
oggi, a mio modesto avviso,
guardarsi allo specchio senza
vanità ma senza vergogna, con
la sobria fierezza della propria
età. Una festa in famiglia dunque ? E per quelli che non sono della famiglia?
Nessuno è escluso dal patrimonio della Riforma anche se
non riteniamo doverlo imporre; la Riforma non è infatti il
patrimonio ecclesiale di nessuna chiesa, non è il blasone dei
riformati, ma in un mondo dove tutti sono maestri può essere la sobria proposta di una vita nuova nella fede in Cristo;
in dialogo con fratelli ortodossi che sanno come si prega,
cattolici romani come si agisce, fratelli evangelici come si
crede e che tutti insegnano a
tutti. Essere riformati significa
solo consapevolezza di ciò che
Dio ha ci ha voluto fare essere
e ci vuol fare diventare con la
sua Parola, noi e chiunque accetta di lasciarsi formare da
lui.
¡Vita Delle Chiese bbbbbbssì
Una delegazione della FGEI ha visitato l'Albania
Esplorare, conoscere, solidarizzare
PAG. 3 RIFORMA
MARISA CIPRELLI
GIANLUCA NG
Esplorare, conoscere e solidarizzare con l’Albania». Ecco il progetto che ci
ha spinti a visitare^^ questo
paese, un progetto che riguardava sia noi ragazzi della
FGEI (per l’esigenza di creare un rapporto di aiuti e soprattutto di scambio culturale
con un paese di forte immigrazione verso l’Italia), sia il
Servizio rifugiati e migranti
della EGEI.
Dunque si è deciso di lavorare insieme, cominciando dà
un convegno che tracciasse le
linee del progetto. L’incontro
si era tenuto a Corato (BA) il
7-8 giugno scorsi, e aveva visto la partecipazione sia di
’’fgeini” che di rappresentanti
delle comunità.
La scelta del luogo non era
stata casuale, ma aveva mirato proprio al coinvolgimento
diretto di coloro che avevano
collaborato maggiormente
con gli albanesi al momento
del loro esodo.
Quella scelta ci sembrava
importante sia per creare un
dialogo costruttivo con chi si
era impegnato nell’accoglienza, sia per essere un importante stimolo per la discussione in quelle comunità in cui
rincontro con gli albanesi ha
prodotto situazioni imbarazzanti e spesso di rottura.
Una delle conclusioni più
importanti era stata di avere
come partner principale la
Chiesa ortodossa albanese:
innanzitutto perché la EGEI,
facendo parte della Conferenza delle chiese europee
(KEK), ha stabilito contatti
con il segretario generale
Aleko Dhimas; in secondo
luogo perché, come noi, anche gli ortodossi sono una
minoranza, e ci sembrava opportuno avere un confronto
su questo piano; infine questo
L’incontro della delegazione della Federazione giovanile evangelica
italiana con Aleko Dhimas, segretario generale della Chiesa ortodossa autocefala d’Albania svoltosi all’Inizio di ottobre.
poteva essere un buon canale
per interpretare la realtà albanese e per capire come muoverci per una solidarietà più
concreta.
In effetti questa si è dimostrata una decisione giusta,
forse perché la loro disponibilità è stata senza limiti, e il
dialogo è stato facile.
Attraverso vari colloqui
con ortodossi e altre persone
incontrate a Tirana abbiamo
capito l’importanza che ha
l’autonomia della Ghiesa albanese non solo su un piano
religioso, ma anche su quello
politico, perché evita la possibile interferenza di un altro
paese.
Ecco perché il ruolo delle
nostre chiese può essere importante, sia come esempio di
minoranza (che nonostante le
sue difficoltà difende in tutti i
modi la diversità e la specificità), ma anche praticamente,
sostenendo la Ghiesa ortodossa albanese nei limiti delle
nostre possibilità.
Proprio perché rappresentano una minoranza le chiese
ortodosse vennero adibite a
palestre e ristoranti, mentre le
moschee ebbero il privilegio
di essere conservate come tali.
Avere come referente la
Ghiesa ortodossa non ci ha
impedito di incontrare altre
realtà; in particolare abbiamo
trascorso un pomeriggio con
una coppia di medici inglesi
inviati dalla Società battista
missionaria; essi ci hanno
informato di un loro progetto
per lo sviluppo agricolo
nell’Albania settentrionale e
dei problemi inerenti alla riapertura delle scuole elementari: mancano i banchi, le sedie,
i libri di testo, quaderni e matite.
Si era pensato di realizzare
un gemellaggio con una di
queste scuole per un aiuto
pratico e per instaurare un
rapporto diretto con loro.
Tutti questi progetti però
saranno discussi nel convegno organizzato dalla FGEI
con la collaborazione della
FGEI per il 28-29 novembre
nei locali della chiesa battista
di Mottola.
Inoltre verranno fatte altre
proposte per capire in che direzione e in quali modi questo «progetto Albania» debba
continuare.
Battisti
lombardi
contro
il razzismo
DARIO SACCOMANI
Evangelizzare, diffondere
la Parola del Signore e
creare tra le comunità della
regione un rapporto più fraterno, con scambi di culto e studi biblici. E’ quanto è emerso
dall’ultima riunione dell’Associazione «Ghiese battiste
della Lombardia», che ha
avuto luogo il 18 ottobre scorso nei locali di Varese. All’assemblea ha preso parte l’intero comitato, presieduto dal
pastore Paolo Spanu, che dalla passata primavera è il presidente, e i delegati delle comunità di Milano, Bollate,
Varese e Lodi.
Numerosi i problemi e le
iniziative all’ordine del giorno: ripristinare i seminari organizzati in collaborazione
con il Dipartimento di evangelizzazione, che tanto successo hanno riscosso l’anno
passato, istituire nelle singole
comunità seminari per predicatori locali e volontari sociali
e rafforzare le relazioni tra le
singole chiese allo scopo di
intensificare l’attività pastorale su tutta la regione (dato anche lo scarso numero di pastori), e non soltanto attraverso il culto domenicale. A molti anni dalla nascita dell’associazione, dunque, la vita delle
chiese lombarde appare in
pieno sviluppo. Molto ancora
si deve fare, sia all’interno
delle comunità, che hanno bisogno di rafforzarsi e crescere, sia all’esterno di esse, al
preciso scopo di evangelizzare e maniere compatto il tessuto evangelico della regione,
messo in allarme idalla recente
ondata razzista. A questo proposito, il prossimo anno saranno organizzate numerose
attività ispirate alla lotta contro il razzismo e alla figura di
Martin Luther King.
Il problema
giovanile
SAN GERMANO - I partecipanti all’assemblea di
chiesa di domenica 25 ottobre
hanno ascoltato le relazioni
dei deputati alla Gonferenza
distrettuale e al Sinodo, che
hanno passato in rassegna gli
argomenti più importanti dibattuti. L’argomento che ha
suscitato più interesse è stato
quello concernente l’eventuale assegnazione ad un pastore
del compito specifico della
cura d’anime dei giovani, che
spesso si trovano in condizioni di disagio e necessitano di
comunicazione per superare il
proprio privato.
Mentre per alcuni si tratta
di una proposta da prendere
in considerazione, da parte di
altri si insiste sul fatto che
purtroppo i membri delle nostre comunità, ponendosi
sempre in posizione di delega, non si rendono conto che
la loro vocazione è anche
quella di occuparsi, accanto
al pastore, della cura d’anime
dei giovani, verso la quale
dovrebbero orientarsi con
grande impegno.
Sull’altro argomento scottante, «Ghiese e democrazia»
è stata accolta la proposta del
Goncistoro di organizzare due
dibattiti nei primi mesi del
prossimo anno, invitando degli esperti, per chiarire alcuni
dei problemi che ci coinvolgono sia come italiani che come abitanti delle Valli.
Festa
del raccolto
PRAROSTINO - Nel culto
di ripresa delle attività, domenica 12 ottobre, sono stati insediati tre nuovi anziani:
Claudina Bertalot Robert
(Gollaretto), Attilio Fornerone (Roc, parte bassa) e Renato Fornerone per il quartiere
Gay. Ringraziamo quelli
uscenti: Bruno Avondetto,
Giulia Paschetto Reynaud e
Alma Pastre Gardiol.
* Domenica 1° novembre
avrà luogo la Festa del raccolto. Nel pomeriggio, a partire dalle ore 14.45, nella sala
del teatro si terrà il bazar autunnale, con vendita di prodotti dei frutteti e degli orti,
di torte, pane, ecc... Nella sala del presbiterio verrà offerta
una tazza di tè o caffè.
* Nel corso del culto del 27
settembre è stata battezzata
Angelica, figlia di Massimo
Rivoir e di Giusy Garia. Sono
nati: Jody, figlio di Graziano
Godin e Fiorella Travers;
Laura, figlia di Rossano
Gönnet e Marina Rostan; Simone, figlio di Enrico Gay e
di Fiorella Olivero; Annalisa,
figlia di Graziano Paire e
Oriana Fomeron; Danilo, figlio di Glaudio Rol e Nella
Camusso.
* Nel mese di ottobre ci
hanno lasciato Cesare Bourne di 95 anni e Franco Bounous di 64. Esprimiamo alle
famiglie in lutto la nostra solidarietà e il nostro affetto.
Un pressante appello per il rilancio di un'opera di frontiera
Sosteniamo il lavoro del Centro
diaconale «La Noce» di Palermo
MARCO ROSTAN
Tra gli appelli “forti” che
l’ultimo Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste ha
rivolto ai membri delle comunità vi è quello per «sostenere
concretamente» l’opera del
Centro diaconale di Palermo.
Per dare attuazione a questo mandato il moderatore.
Franco Giampiccoli, e il nuovo direttore de La Noce, Marco Jourdan, hanno inviato a
tutte le chiese una lettera che,
fornendo una serie di notizie
recenti e in parte più preoccupanti di quelle a disposizione
del Sinodo, sollecitano una
decisa solidarietà finanziaria
la quale, da parte degli “amici” ha segnato un forte calo
rispetto agli ultimi due anni.
Nella discussione sinodale è
stato riconosciuto che il Centro di Palermo rappresenta
una «frontiera irrinunciabile»
della nostra testimonianza in
Italia; per altro è indubbio
che questa grande opera riflette nella sua storia passata
tutta la passione, l’impegno,
la speranza, la scommessa e
al tempo stesso le contraddizioni, le difficoltà e anche gli
errori che spesso si accompa
gnano a molte imprese diaconali espresse dalle chiese
evangeliche.
Da un lato testimonianza
concreta dell’amore di Cristo,
spirito di servizio che non
vuole essere assistenza, opere
come predicazione e segno di
possibile cambiamento di
mentalità, dall’altro grandiosità edilizie eccessive e poco
funzionali, pesante dipendenza dalle convenzioni con gli
enti pubblici, carico eccessivo di personale.
Per La Noce, poi, tutto è
stato reso più complicato dalle realtà di Pa|ermo; sia per le
nuove sfide da cui la nostra
diaconia è interpellata, sia per
i rapporti con la pubblica amministrazione e il costume
che normalmente la contraddistingue. Proprio sul versante della «politica sociale» sono venute, ultimamente, le
«sterzate» che hanno messo
in difficoltà le attività: basti
pensare che il numero dei minori assistili dal Gomune
presso la scuola del Gentro è
passato da 172 nel ’90 a 97
nel ’91 e a 22 quest’anno.
Per fronteggiare il pesante
deficit del ’91 e quello che si
prospetta nel ’92 il Gomitato
generale del Gentro, nel quale
sono presenti anche le organizzazioni ecumeniche che
fin dall’inizio sostengono La
Noce, ha dovuto operare dei
“tagli” drastici in particolare
sul costo del personale e in
parte sulle attività; per queste
ultime la ricerca dovrà orientarsi nel senso della qualità e
anche verso l’ottenimento di
un certo reddito che permetta
di sostenere i servizi dai quali
non si può pensare di avere
un utile.
Ma anche la qualificazione
- ad esempio a vantaggio dei
disabili - è difficile in un edificio, come quello attuale,
pieno di barriere architettoniche.
Per questi motivi, e nonostante le preoccupazioni, la
lettera di Giampiccoli e Jourdan insiste sullo sforzo che è
necessario fare subito; «Per
poter pensare al futuro è necessario sopravvivere al presente ed è per questo che ci
rivolgiamo pressantemente ad
amici vecchi e nuovi certi di
ricevere - dice la lettera - il
sostegno di cui questa frontiera irrinunciabile della nostra testimonianza in Italia ha
oggi più che mai bisogno».
20
PAG. 4 RIFORMA
La testimonianza evangelica nella realtà di Cinisello Balsamo
Come sì può rendere visibile
la nostra presenza nella città
¡Vita Delle Chiese
VENERDÌ 30 OTTOBRE 1992
ALFREDO BERLENPIS
Da un anno la Tavola valdese ha inviato un pastore al centro «Jacopo Lombardini», per collaborare alla sua
attività e per la «presenza
protestante in città».
Sono protestanti alcuni ex
membri della Comune, alcuni
membri attuali e c’è sempre
una cerchia di simpatizzanti,
circa 20-40 persone in tutto.
Alcuni sono membri delle
chiese valdese e metodista di
Milano. Diversamente dal
passato, il nucleo della comune non è a maggioranza evangelica o comunque interessata alla testimonianza cristiana.
Gli evangelici a Cinisello,
città di circa 78.000 abitanti,
sono relativamente riumerosi:
pentecostali, avventisti, una
«Chiesa evangelica internazionale». I Testimoni di Geova hanno due Sale del Regno.
Il cattolicesimo locale non è
vivace, ma gli oratori sono
ben funzionanti; le AGLI
SCHEDA
Il Centro
Lombardini
di Cinisello
Il Centro Lombardini
è sorto come iniziativa
dei giovani delle chiese
evangeliche di Milano
che, attraverso un effettivo radicamento nella
città, intendevano esprimere una testimonianza
all’Evangelo ed un impegno sociale in quella
realtà prevalentemente
operaia.
Al gruppo iniziale si
aggiunsero nel corso
degli anni altri collaboratori interessati alla
scuola popolare, alla
«comune» che costituisce il gruppo propulsivo
del Centro, alle varie attività culturali e allo
studio biblico; molti di
loro non sono evangelici, alcuni non sono credenti.
Non si volle, all’epoca, costruire qualcosa di
«nuovo» ma inserirsi
nel tessuto cittadino,
abitandoci e scommettendo sulle persone anziché sull’edificio.
Dopo il decennio iniziale che vide la presenza nel gruppo di Toti e
Giorgio Bouchard, seguirono periodi più brevi durante i quali il
Centro si avvalse della
presenza, a metà tempo,
dei pastori Pasquet e
Garrone.
Negli ultimi anni il
gruppo si è autogestito
finché nel 1991, in
coincidenza con un cospicuo ricambio nel
gruppo della comune, la
Tavola ha ritenuto di
chiedere al pastore Alfredo Berlendis un impegno a pieno tempo
per un lavoro pastorale
nella zona e per la collaborazione con le attività del Centro stesso.
Il nuovo gruppo che costituisce la comune e che gestisce il Centro
culturale Jacopo Lombardini occupandosi di scuola e di immigrati.
hanno un Centro dove svolgono attività diaconale, biblicoformativa, con validi esegeti e
buona preparazione.
Il «Lombardini» è in un caseggiato popolare, giustamente definito da uno dei fondatori un luogo chiuso, un condominio con vantaggi e svantaggi. Come proporre una
presenza protestante? Salvo il
culto di Natale e qualche conferenza le attività evangeliche
non radunano più di 20 persone; in passato si pensò a un
locale esterno, accessibile ma
per varie ragioni, fra cui l’esiguità del gruppo, il progetto è
stato accantonato.
Esprimiamo alcune ipotesi;
occorre trovare un ambito e
uno sbocco. L’ambito è la
città e il suo hinterland più vicino: ciò presuppone un progetto studiato con le chiese di
Milano. Esse sono allo stesso
tempo troppo vicine (così da
attrarre il nucleo di Cinisello
e il lavoro pastorale) e abbastanza lontane da non essere
cooperanti con il Lombardini.
Si dovrà modificare il secon
do aspetto.
E’ difficile pensare che si
potrà dare coesione e apertura al gruppo di credenti non
disponendo di uno spazio
esterno. Potremo operare senza una continuità di proposta
di ascolto della Paroìa (culti,
riflessione, conferenze), e
senza che tale lavoro sia visibile e in luogo accessibile?
Crediamo che il Lombardini,
le chiese milanesi, la Tavola,
debbano ripensare alla presenza visibile, forse con un
locale polivalente sia per la
proposta cristiana sia per servizi di aggregazione del centro.
Prima che la minuscola
componente protestante si
dissolva occorre un progetto
che dia ambito e sbocco, che
inventi strutture più adeguate
alla sua vocazione «pubblica». Per l’evangelicità e la visibilità del Lombardini auspichiamo suggerimenti, di aggiustamento dei vecchi progetti o di proposta di nuovi;
tutto sarà prezioso se giungerà in tempo utile.
L'azione del Servizio migranti della FCEI
Le chiese per i rifugiati
deirex Jugoslavia
La coordinatrice del Servizio rifugiati e migranti della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Anne-Marie
Duprè, accompagnata, dai pastori di Trieste Renato Còisson
(valdese) e Claudio H. Martelli
(metodista), si è recata il 13
el4 ottobre in Croazia per un
incontro con i responsabili del
progetto di aiuto ai rifugiati
che il SRM sta sostenendo in
collaborazione con le chiese
evangeliche di Trieste
A Pola i rappresentanti del
SRM hanno incontrato i responsabili dell’associazione
«Ictus», legata alla Chiesa
evangelica della città che, in
collaborazione con il Servizio,
assiste 90 ospiti di un orfanotrofio, 20 del quali provengono
da Mostar (Bosnia). Finora
l’aiuto delle chiese italiane è
consistito in viveri e vestiario,
ma viene richiesto ora materiale educativo in quanto i venti
ragazzi profughi non possono
frequentare le scuole, perché
non croati.
A Fiume il SRM sostiene il
lavoro della Comunità luterana, che di recente dispone di
un pastore inviato da una missione norvegese. Lino Lubiana, oriundo fiumano. Il contri
buto delle chiese italiane consente di assistere circa 80 rifugiati; si pensa di sostenere un
orfanotrofio che ospita ragazzi
rifugiati dalla Bosnia.
A Zagabria il partner del
SRM è l’associazione “Duhova Stvamost”, legata alle chiese battiste; l’associazione riceve dall’Italia e da altri paesi
aiuti per assistere 500 persone
a Zagabria e per fornire medicinali e viveri a 20 centri sanitari nelle zone di guerra. Oltre
a questi progetti in Croazia, le
chiese sostengono un gruppo
di zingari Rom evangelici rifugiati a Trieste, curando in
particolare la scolarizzazione
dei bambini e cercando di facilitare il tradizionale lavoro
degli adulti nella lavorazione
del rame. 1 lavori del SRM,
iniziati nell’ottobre 1991, .sono
finanziati al 75% dalle chiese
italiane e per il 25% dal Consiglio ecumenico delle chiese.
Per il 1993 si prevede il
contributo di un organismo
ecumenico olandese, ed è stato presentato al governo italiano un progetto per la ricostruzione dell’ospedale di Vincovie, in Slavonia, e per il riscaldamento di un campo profughi
in Korina.
Dall'Assemblea autunnale delle chiese del XIII Circuito
Decisa una forte mobilitazione
a sostegno dì «Villa Betanìa»
L’organizzazione dell’attività delle chiese è stata al
centro dell’assemblea autunnale dei XIII circuito delle
chiese valdesi e metodiste,
riunitasi presso Casa materna
a Portici (Napoli) sabato 17
ottobre. In particolare, una
grande attenzione è stata riservata al futuro dell’ospedale evangelico Villa Betania di
Ponticelli. A riguardo il Consiglio di circuito aveva ripreso l’atto sinodale e aveva
chiesto alle chiese di prendere iniziative.
Il presidente dell’ospedale,
Sergio Nitti, ha introdotto il
dibattito con una relazione
molto dettagliata che evidenziava da una parte una certa
apertura della Regione Campania per risolvere al più presto la questione della «classificazione» della struttura (che
dovrebbe diventare ospedale
pubblico di zona); dall’altra è
nuovamente emersa la situazione finanziaria non più sostenibile a causa dei gravi ritardi con cui la Regione paga
le rette ospedaliere: un credito di circa 10 miliardi!
L’assemblea ha risposto
con un ricco dibattito, articolato e operativo. La situazione - è stato detto - si colloca
all’interno di una situazione
nazionale di corruzione e diritti violati; l’impegno delle
chiese deve essere più produttivo, ed è stata affermata
l’importanza della nostra diaconia soprattutto in Campania
come segno forte di una predicazione evangelica che proclama la liberazione da ogni
oppressione. Al termine è stato approvato un atto operativo che dà mandato al Consiglio di circuito di «curare la
dijfusione a livello distrettuale e nazionale delle idee e
proposte emerse in Assemblea (...), di sostenere il Comitato di Villa Betania in tutte le iniziative che esso sta
avviando per ottenere la classificazione dell’ ospedale e lo
sblocco della sua paradossale
situazione creditoria (...), di
chiedere che le previste manifestazioni della “settimana
della libertà” siano concentrate in Ponticelli di mettere la struttura organizzativa
del Circuito a disposizione
della FCEI per la realizzazione pratica di queste manifestazioni».
E’ stato preso anche l’impegno di far pervenire al presidente della Regione Campania 10.000 cartoline di cittadini per chiedere la classifica
zione: un segno di mobilitazione non solo degli evangelici, ma della popolazione tutta di Ponticelli.
PROTESTANTESIMO
IN TV
domenica
1° NOVEMBRE
ore 23.30 circa - RAIDUE
replica
LUNEDI’
9 NOVEMBRE
ore 9.30 circa - RAIDUE
LA RIFORMA
PROTESTANTE
NELL’ITALIA
DEL CINQUECENTO
Venerdì 30 ottobre - UDINE - Alle ore 18, presso la
sala della Chiesa metodista
(piazzale D’Annunzio 9) il
pastore Arrigo Bormes presenta il libro di Alister Me
Grath II pensiero della
Riforma.
Sabato 31 ottobre - TORINO - Alle ore 21, presso il
tempio valdese, nell’ambito
dell’autunno cameristico e
vocale ‘92, il quartetto Walton esegue musiche di Boccherini e Mozart.
Giovedì 5 novembre
PONTICELLI (Na) - Alle ore
16.30, presso il centro culturale «Emilio Nitti» del Villaggio Caracciolo, il dottor
Nando Sasso parla sul tema II
diabete, nell’ambito del ciclo
L'assemblea di chiesa di Riesi
Decisa la mobilitazione
per liberarsi della mafia
L’Assemblea di chiesa ha
ascoltato la relazione sui lavori del Sinodo. Un argomento in particolare ha suscitato
una discussione molto vivace,
ed è stato «Chiese e democrazia».
E’ stata accolta con entusiasmo la decisione del Sinodo di caratterizzare la «settimana della libertà» del XVII
febbraio come settimana di
mobilitazione degli evangelici per la «libertà dalla mafia».
Non si tratta certamente di
un problema estraneo alla
piccola comunità di Riesi, e
dopo l’impegno personale,
dopo l’affissione di manifesti
per tutta la città recanti la
confessione di fede scritta
dalla Chiesa valdese di Palermo e sottoscritta da quella di
Riesi, vi è ancora il bisogno
di impegnarsi come chiesa
per essere presenti pubblicamente nella lotta contro la
mafia.
Si sta già organizzando al
riguardo un dibattito pubblico
per novembre, e altri ne seguiranno, speriamo, perché la
gente del Sud abbia sempre
più consapevolezza che la
mafia si combatte anzitutto
partendo da un’etica personale coerente, che non ricerca i
propri interessi, i privilegi e i
trattamenti particolari.
* La comunità riesina si è
molto rallegrata della presentazione al tempio di Marta
Cosentino; la chiesa ha vissuto dei momenti di gioia e di
allegrezza stringendosi attorno ai genitori Nunzio e Angelica. •
La notizia della scomparsa
della sorella Pietrina Pistone
Caci ha colto di sorpresa l’intera comunità. Pietrina infatti
aveva solo 59 anni, è mancata
improvvisamente e lascia il
ricordo di una donna fervente
e impegnata in molte attività
della chiesa.
di incontri sulla medicina
preventiva.
Venerdì 6 - mercoledì 11
novembre - REGGELLO
(Fi) - A Casa Cares (villa «I
graffi») si svolge il corso per
operatori nei servizi e nella
diaconia organizzato dalla
Commissione di studio per la
diaconia.
11 corso si articola nelle tre
sezioni storica, biblica e di
attualità.
Intervengono e presentano
relazioni: Giorgio Spini, Andrea Mannucci, Gianni Rostan, Nedo Baracani, Fulvio
Ferrario.
Domenica 8 novembre
FIRENZE - Si inaugura il
corso di formazione diaconale con il seguente programma:
ore 10.30: culto nella chiesa metodista (via de’ Benci 9)
tenuto dal prof. Paolo Ricca.
ore 13; agape presso il
Centro giovanile protestante
«Gould» (via de’ Serragli
49).
ore 15.30: inaugurazione
dell’anno con presentazione
dei corsi e visita ai locali,
messaggi e saluti da parte di
ospiti, studenti e rappresentanti delle chiese.
ore 17.30; rinfre.sco offerta
dagli studenti.
Domenica 8 novembre
BOLOGNA - Dalle 18.30 alle 21.30 si tiene presso la
chiesa metodista un incontro
comunitario di riflessioni, testimonianza e preghiera seguito da un’agape fraterna.
Venerdì 13 novembre
TORINO - Alle ore 20. 45,
presso il Salone valdese di
corso Vittorio Emanuele II
23, Rob Van Drimmelen,
economista e segretario della
«Commissione sulla partecipazione delle chiese allo sviluppo» del Consiglio ecumenico delle chiese (Ginevra),
parlerà sul tema Fede cristiana e vita economica.
La Casa Valdese di Vallecrosia
CERCA
UN OPERAIO MANUTENTORE
addetto alla manutenzione generale.
Si richiede disponibilità ad ottenere il brevetto per assistenza
bagnanti in acque aperte. Trattamento economico adeguato
comprensivo di vitto ed eventuale alloggio.
Inviare al più pre,sto il proprio curriculum a:
CASA VALDESE - C.P. 45-18019 VALLECROSIA (IM)
o telefonare per informazioni al 0184/29.55.51.
21
venerdì 30 OTTOBRE 1992
iViTA Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
L'AssemBlea della Federazione delle chiese evangeliche di Puglia e Lucania
Il cantiere aperto di un comune servizio
di testimonianza alPEvangelo di Gesù Cristo
GIANNA SCICLONE
Saggezza fatta di fragilità
condivise, dono dell’altro
nella propria irriducibilità ai
nostri schemi, vocazione al
servizio comune all’Evangelo
di Gesù Cristo: questi i tre livelli di consapevolezza di
unità e solidarietà fra le chiese richiamati nella relazione
introduttiva all’Assemblea
della Federazione delle chiese
evangeliche apulo-lucane
(FCEPL), tenutasi a Bari il 18
ottobre.
La FCEPL ha vissuto in
questi ultimi due anni un indispensabile e entusiasmante
momento di rilancio, dopo alcuni anni di crisi. La nuova
formula adottata dall’assemblea, e sancita per statuto, è
quella di una struttura di raccordo fra le due denominazioni (XIV circuito e associazione regionale delle chiese
battiste).
La relazione e il dibattito
hanno valutato come significativi alcuni incontri, primo
fra tutti il convegno su Mezzogiorno e chiese, svoltosi
nell’aprile scorso, di cui l’assemblea ha chiesto una riedizione quest’anno. La formula
adottata, quella di un’organizzazione comune fra la
FCEPL e la Federazione giovanile evangelica (FGEI), in
cui ciascun gruppo FGEI e/o
ciascuna chiesa ha portato un
suo specifico contributo al dibattito, è stata particolarmente felice.
Di fronte all'esodo di massa dei profughi albanesi si è manifestata la solidarietà delle chiese pugliesi.
L’Assemblea ha rilanciato i
contenuti del convegno, inviando alle chiese le Sette parole del nostro discepolato
nel Sud come concetti chiave
da approfondire nella catechesi e nella testimonianza
individuale e collettiva.
A tale proposito va segnalata un’altra iniziativa comune tra FGEI e chiese apulolucane, cioè l’incontro su Italia-Albania: quale solidarietà
intelligente?, che si terrà alla
fine di novembre. La Puglia,
area ponte con l’Est europeo,
è dunque luogo privilegiato
per interrogarsi sulla propria
vocazione anche in termini di
prassi. Ecco perché il Consiglio aveva già pensato all’organizzazione di seminari teologici, a partire da novembre,
sui temi dell’etica protestante.
Altro impegno è quello della sensibilizzazione sulla laicità della scuola e sulle obiezioni di coscienza al servizio
militare e alle spese militari.
È stata poi sottolineata l’importanza del lancio del settimanale BMV Riforma, e anche qui la FCEPL può essere
strumento di diffusione della
riflessione.
L’assemblea ha accolto una
proposta di approfondimento
della tematica dell’evangeliz
Dal documento del convegno «Mezzogiorno e chiese)
Il discepolato al Sud:
un progetto comunitario
Le chiese evangeliche in
Italia, che avevano il compito
di affermare e annunciare un
Evangelo che chiama tutti a
conversione, hanno cercato
talvolta di opporre una convinta resistenza suonando le
trombe, come la sentinella di
cui parla il profeta Ezechiele
per avvertire tutti dei pericoli
che stanno correndo, pur nella consapevolezza dei limiti
intrinsechi ad una condizione
di minoranza. Altre volte
hanno preferito scegliere un
atteggiamento di tregua, di
ripensamento e di autocritica.
Oggi gli eventi che hanno
determinato profondi cambiamenti nel mondo (la caduta delle ideologie, la consapevolezza del rischio ambientale come rischio plane
tario, ecc.) ci spingono a riconsiderare l’importanza di
una visione evangelica come
alternativa ad una società fortemente consumistica nella
quale impera la logica del
profitto ad ogni costo.
Ripensando all’Ecclesiaste,
quando ci dice che c’è un
tempo per riflettere e un tempo per agire, un tempo per
resistere e un tempo per arrendersi, dobbiamo riappropriarci di quella passione di
lottare che negli anni passati
ha caratterizzato il mondo
evangelico pervaso, ultimamente, da un senso di disorientamento.
In questa logica, dal convegno viene forte una spinta ad
andare avanti, rivalutando
l’importanza dell’autonomia
Le sette parole
di ogni credente come condizione necessaria a formare
individui responsabili e convinti che, per uscire da una
situazione così degradata come quella meridionale e italiana, sia indispensabile interagire con altri soggetti attraverso un’azione comunitaria
di collaborazione.
Come tutto questo può avvenire? Noi evangelici non
possiamo che partire da quel
Cristo che ci invita a mettere
la mano all’aratro e a divuli gare il suo insegnamento nella certezza che il riscatto, non
solo del popolo meridionale
ma dell’intera umanità, non
può che avvenire attraverso
una continua e convinta testimonianza evangelica.
1) Mediazione: «V’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli umani, Gesù Cristo» (I Timoteo 2: 5). Dunque io non accetto alcuna mediazione e
alcun mediatore se non Gesù Cristo.
2) Resistenza-resa: «Prendete la completa armatura di Dio affinché possiate resistere al giorno malvagio» (Efesini 6: 13).
Io mi impegno a resistere ogni giorno al
male e anche ad arrendermi a Gesù Cristo.
3) Autonomia: «Voi siete stati chiamati a
libertà» (Calati 5: 13). Affermo dunque
la mia autonomia nel rifiuto di ogni forma di delega.
4) Responsabilità: «Non essere vinto dal
male, ma vinci il male col bene» (Romani 12: 21). Mi dichiaro responsabile di
fronte agli impegni che come credente
sono chiamato/a ad assumere.
5) Collaborazione: «La nostra comunione di fede sia efficace» (Filemone 6).
Niente mi è possibile fare da solo/a.
6) Testimonianza evangelica: «Come il
Padre ha mandato me così io mando
voi» (Giov. 20: 21). Mi impegno a testimoniare Cristo nel mondo.
7) Riscatto: «Voi siete stati riscattati a
prezzo, non diventate schiavi degli uomini» (I Corinzi 7: 23). L’annuncio di riscatto che ricevo da Cristo mi impone di
ribellarmi contro ogni fatalismo.
Cronaca
zazione, in vista di un incontro delle chiese e poi di un raduno a carattere pubblico. Sono stati previsti incontri fra i
bambini e i monitori delle varie scuole domenicali e la
prospettiva di collaborazione
territoriale, già in corso a Bari e Lecce.
Insomma, il cantiere è aperto: ciò che ci guida e ci unisce è, come ha detto il pastore
Lupi nella sua appassionata
predicazione su Daniele 5, la
testimonianza, l’affermazione
e il primato della signoria di
Dio sulla storia, non meno
che sulla nostra vita individuale di credenti.
Salerno:
i giovani
per la città
É ripresa l’attività del gruppo giovanile metodista di Salerno, gruppo che nella scorsa
primavera ha aderito alla
FGEI.
Si tratta di un gruppo non
molto numeroso ma compatto
e intenzionato a operare soprattutto per «il bene della
città». Vi sono quattro studenti universitari e altri che
frequentano il liceo. Le occasioni di incontro sono settimanali, e si susseguiranno in
un programma di iniziative
articolate su tre linee.
Formazione biblica, attraverso colloqui con il pastore
impostati sui temi dell’etica
nel Nuovo Testamento.
Impegno nel forum antirazzista, attraverso contatti, incontri e riunioni con un gruppo di giovani senegalesi per
un programma di reciproca
conoscenza.
Impegno «evangelistico»;
da oltre un anno è in preparazione, e in parte già è realizzato, del materiale per un’
evangelizzazione soprattutto
nell’ambiente giovanile e universitario.
Quest’ultimo impegno è
quello che maggiormente
coinvolge, nell’intento di
aprire un dialogo con i giovani dell’Università.
Ci siamo accorti che prima
di evangelizzare occorre avere strumenti per dialogare,
farsi udire e ascoltare dagli
altri. Non sono gli opuscoli
che fanno conoscere la Parola, ma ci permettono di rompere il muro di silenzio e di
indifferenza che troviamo intorno a noi.
BOBBIO PELLICE - Il culto di domenica 18 ottobre è stato
tenuto dal past. Emidio Campi, docente di storia della chiesa presso la Facoltà di teologia dell’università di Zurigo, e il
culto in francese di domenica 25 è stato tenuto dal past.
Giorgio Tourn, che ha anche presentato il proprio libro I
giorni della bestia, recentemente pubblicato.
• In occasione del culto con Cena del Signore, domenica 1°
novembre verrà ricordata la Riforma.
TORRE PELLICE - Per motivi di forza maggiore il concerto
della corale studentesca del Badén, previsto per venerdì 30
ottobre nel tempio non avrà luogo.
FRALI - L’Unione femminile, vista la situazione difficile, ha
deciso di versare i proventi del bazar e dell’agape dello
scorso 17 febbraio alla cassa centrale della Tavola valdese,
per un totale di cinque milioni di lire.
VALLE DI SUSA - «Un uomo, una donna, una vita» è il tema
della conferenza itinerante che si è tenuta nelle chiese battiste il 2 e il 3 ottobre a Bussoleno, il 5 a Villarfocchiardo, il
23 e il 24 a S. Antonino di Susa. Ha parlato il ginecologo
Luigi Sgrò.
AOSTA - Ha preso il via il 28 ottobre il terzo anno del Collettivo biblico ecumenico, presieduto dal pastore Roberto Romussi e da don Paolo Papone. Il tema di quest’anno è «Sapienza e profezia nell’Antico Testamento». Il Collettivo ha
scadenza bimensile (il secondo e il quarto mercoledì del
mese) e si tiene nella chiesa di Santo Stefano. Prossimo incontro FU novembre.
• Il 18 ottobre, nel tempio, il pastore Roberto Romussi ha
celebrato il matrimoriìo tra Christian Viale e Tiziana Ferrarese, entrambi di 23 anni. È stato anche battezzato il figlio. Rèmi, di otto mesi.
TORINO - Ogni martedì alle 20,30, per tutto il mese di novembre, la Chiesa battista di via Passalacqua ospita i concerti dell’associazione musicale Valentino.
• Nella Chiesa battista di via Passalacqua, domenica 11 ottobre, Marco Piovano ha battezzato Maria Beiforte D’Arpiño, Váleria Ciccarelli e i fratelli Elia e Simona
Piovano. I canti della corale valdese e battista hanno preceduto un’agape fraterna.
POMARETTO - A partire da domenica 1° novembre, per tutta
la stagione invernale salvo a Natale e a fine anno, i culti si
terranno nella sala del teatro.
• Si sono uniti in matrimonio Luisella Leger e Silvano Morello con rito civile, e Marcella Pranza e Enrico Rostan
nella Chiesa cattolica di Villar Perosa. Agli sposi gli auguri
della comunità.
TRIESTE - Domenica 1® novembre nella Chiesa luterana di
Largo Panfili si tiene un culto riunito delle tre chiese evangeliche della città, in occasione della domenica della Riforma.
EMILIA ROMAGNA - Le chiese battiste di Ferrara e Rovigo
svolgono un’intensa evangelizzazione via radio. Si chiama
infatti “Radio voce nel deserto’’ (Fm. 87.7/87.8) l’emittente
radiofonica gestita dalle due comunità, il cui pastore è Carmine Bianchi. La radio funziona 24 ore su 24. Tra i programmi lo studio biblico «Viaggio dentro la Bibbia», la predicazione «Incontri con la fede cristiana» e «Parole di speranza». Per il 6 novembre è stata invece organizzata una
conferenza su «Europa, oggi e domani» presso i locali della
chiesa di via Carlo Majer, relatore Giorgio Girardet. Infine,
il 5 novembre a Ferrara e il 6 a Rovigo, comincia un corso
di conversazione in lingua inglese di temi biblici; gli appuntamenti saranno settimanali, per sei mesi.
TRIESTE - Concerto di musica classica, giovedì 6 novembre,
nella basilica di San Silvestro: l’organista Zudini interpreterà musiche di Bach.
SANREMO - Il 7 novembre, alle ore 17 nella sala Ugo Janni,
il pastore della Chiesa valdese di Ivrea, Gianni Genre, tiene
una conferenza su «Dopo la morte».
BARI - Il 7 novembre, nei locali della chiesa battista, avrà luo-,
go il primo seminario teologico della serie «Temi di etica»,
organizzati mensilmente dalla Federazione delle chiese di
Puglia e Lucania. Il tema di questo incontro, alle ore 16, sarà
«Cristo compimento della legge».
VENEZIA -Alla Foresteria valdese (palazzo Cavagnis) il 14 e
il 15 novembre il pastore Pasquale Castelluccio apre i lavori
del seminario «Migranti». Per informazioni rivolgersi alla
Foresteria (tei: 041/5286797) oppure alla Chiesa battista di
Pordenone (tei: 0434/32431).
PORDENONE - La chiesa battista ospita, il 15 novembre, un
seminario del SAE (Segretariato attività ecumeniche). Sono
in programma un dibattito e un’agape fraterna.
VERONA - Proseguono nel salone del palazzo Tai Pre gli incontri biblici organizzati dalla Chiesa valdese. Inaugurati
con una conferenza del prof. Paolo Ricca, vedranno, il 19
novembre alle 20,30, una relazione di Train Valman, «Dio
ci incontra come Padre» e proseguiranno fino ad aprile.
GENOVA - «Le chiese e l’Europa» è il tema della conferenza
che il pastore Giorgio Bouchard tiene il 21 novembre
all’Università popolare di Sestri Ponente, con inizio alle 17.
E’ previsto un dibattito con gli studenti. Alle 21 Bouchard
sarà ospite della Chiesa battista per parlare di «Libertà dalla
mafia e democrazia in Italia».
ALESSANDRIA - Il Centro culturale protestante e la Chiesa
metodista organizzano per il 26 novembre un incontro
all’Università di Alessandria su «La sociologia della religione».
MOTTOLA - Il 28 e 29 novembre la Federazione giovanile
evangelica di Puglia e Basilicata organizza, nei locali della
Chiesa battista dalle ore 16 del sabato, un convegno sul tema: «Italia - Albania: per una solidarietà intelligente.
PORDENONE - Il 30 novembre, alle ore 21, nella chiesa battista, inizia un ciclo di studi biblici sugli Atti degli Apostoli.
22
PAG. 6 RIFORMA
L'ETERNO
ALL’ASCOLTO Della Parola
VENERDÌ 30 OTTOBRE 1992
VEGLIA
GIORGIO BOUCHARD
Proprio alla vigilia della commemorazione
della cosiddetta «scoperta
dell’America» la Reale
Accademia di Svezia ha
compiuto un gesto significativo: ha conferito il Premio Nobel per la letteratura a un nero dei Caraibi,
Derek Walcott.
Discendente di schiavi,
metodista, ammiratore di
Milton, Walcott è anche un
credente.
Ascoltiamolo: «Io sono
un credente e ho sempre
provato un senso di gratitudine per tutto quello che
reputo essere un dono: la
bellezza della terra, la bellezza della vita che ci circonda... Se perdiamo la religione perdiamo la poesia.
Una poesia, secondo me, è
una discussione con Dio, e
mi immagino che lui questo lo capisca».'
Con questo gesto la Svezia luterana ha dimostrato
ancora una volta tutta la
sua serietà, il suo senso
della storia; ha laureato un
nero evangelico.
A dire il vero, Walcott
non è l’unico nero evangelico che si trovi oggi alla
ribalta della storia; c’è anche Boutros Ghali, Segretario generale delle Nazioni Unite, egiziano di origine copta diventato cristiano in gioventù, che gestisce il supremo consesso
intemazionale con la stessa evangelica fermezza
che fu di Dag Hammarskjòld, luterano svedese
ammazzato dai catanghesi
più di trent’anni faL C’è
anche Nelson Mandela,
che quando fu liberato disse:«Alleluia!».
Ai neri potremmo aggiungere i “gialli”;
c’è la Corea che sta diventando protestante\ ci sono
cinquanta milioni di
«evangelicals» appiattati
negli anfratti della società
cinese; si potrebbe aggiungere la trasformazione
quantitativa (e qualitativa)
del protestantesimo latinoamericano, che sarà
sempre più difficile definire come «agente del capitalismo»“'.
C’è la rinascita di antiche «nazioni protestanti»
come la Lettonia, l’Estonia
e la stessa Germania. Il rito evangelico condotto dal
pastore Kruse (già presidente della Chiesa evangelica della Germania,
l’EKD) al funerale di Willy Brandt bene esprime la
presenza protestante in una
nazione che deve di nuovo
esorcizzare i suoi demoni e
rivendicare i suoi autentici
leader.
C’è, infine, un fatto nuovo. Grandi movimenti
evangelistici nati e cresciuti in mezzo ad ogni sorta di
sospetti, come gli avventisti e molti pentecostali, si
dichiarano ormai apertamente protestanti e costruiscono tutta la loro teologia
(e la loro vita) intorno a un
dogma fondamentale: la
giustificazione per grazia
mediante la sola fede.
Se a questo aggiungiamo la crescita esponenziale delle edizioni bibliche* ci troviamo di fronte a una conclusione obbligata.
Per il protestantesimo
comincia una nuova stagione, e secondo ogni apparenza si tratterà di una
stagione di grande vitalità.
Non è sempre stato così
anzi, nel nostro secolo (dopo il 1914) non è mai stato
«Il candeliere è acceso». La testimonianza dei riformatori. Un cardinale, un diavolo, il papa e un monaco si affannano invano a soffiare per
spegnere la candela. Seduti, da sinistra: Bucero, Hus, Meiantone, Giroiamo da Praga, Lutero, Zanchi, Caivino, Beza, Perkins, Fiacio lliirico e
(sotto) Wyclif. in piedi da sinistra: Builinger, Vermigii, Knox, Zwingii e Ecoiampadio.
ne della tradizione protestante. Basta dare un’occhiata alle liste dei nuovi
pastori consacrati negli ultimi dieci anni per rendersi
«Poi la parola dell'Eterno
mi fu rivolta^ dicendo: "Geremia^ che vedi?", lo risposi:
"Vedo un ramo di mandorlo". E l'Eterno mi disse: "Hai
visto òene, perché io vigilo
sulla mia parola per mandarla ad effetto»
(Geremia 1: 11-12)
così; abbiamo giocato di
rimessa per 80 anni, abbiamo «fatto catenaccio» intorno alla nostra Bibbia;
sempre più stanchi, sempre
più tristi. Nel 1968 un convertito mi disse, a Sesto
San Giovanni: «La nostra
chiesa ha un grosso difetto;
siamo tutti terzini».
Ed era vero: eravamo
tutti'terzini, tesi a conseguire un impossibile pareggio (zero a zero) col
mondo moderno. In realtà
eravamo come il Torino
dopo Superga; e la nostra
Superga erano state la prima guerra mondiale, la vittoria nazista in Germania,
la secolarizzazione (e a
volte la cattolicizzazione
delle élite scandinave e anglosassoni. Adesso invece
tutto è cambiato, quasi di
colpo: il protestantesimo è
in ripresa nei cinque continenti.
Perché questa rinnovata
vitalità? Non certo a
motivo delle risorse inter
conto che le nostre chiese
non si reggono affatto sulla
loro tradizione; si reggono
sulla base di una chiamata,
come dice l’Eterno a Geremia: «Io vigilo sulla mia
parola per mandarla a effetto».
Mentre noi eravamo
stanchi e disperati l’Eterno
vigilava, e preparava nuovi
tempi anche per noi; e così, quando meno ce
l’aspettavamo, l’Eterno ci
ha rinnovato la sua chiamata e ci ha dato un nuovo
tempo di vita.
Le chiese evangeliche
possono dunque guardare all’avvenire con fiducia, ma a tre condizioni:
1) che siano capaci di
autentica confessione di
peccato . Mi sono molto
rallegrato, pochi gioni fa,
quando ho letto sul giornale che il presidente sudafricano De Klerk (un protestante dichiarato) ha detto,
parlando dell’apartheid:
«Abbiamo peccato».
Non basta infatti dire che
«siamo tutti peccatori»
(questo lo fa anche Andreotti), bisogna essere disposti a vero ravvedimento, a cambiar vita.
E il protestantesimo deve
«cambiare vita» su infinite
cose: dalla freddezza del
suo rapporto con Dio,
all’individualismo della
sua morale, passando attraverso la formalità della sua
democrazia e la piccineria
del suo stile di vita;
2) che accettino che uno
dei doni che hanno ricevuto dal Signore è quello di
una fede vissuta come cosa
intima, profonda*; se ne
può, e se ne deve, rendere
pubblica testimonianza
quando lo Spirito parla, ma
non la si deve sbandierare.
La nostra «religione» sarà
sempre quella espressa,
una volta per tutte, dal Ser
mone sul monte: «Entra
nella tua cameretta e, serratone l’uscio, fà orazione
al Padre tuo che è nel segreto...» (Matteo 6: 6);
3) infine: l’unica valida
espressione esterna di questo nostro «rapporto segreto» con Dio sarà il modo in
cui adempiamo - ciascuno
e tutti insieme - la nostra
vocazione.
Perché, come dice ancora
il Signore nel Sermone sul
monte, è bene che «gli uomini vedano le vostre buone opere» (Matteo 5: 16).
Ma queste nostre «opere» (il mestiere, l’azione
sociale e politica, l’educazione dei figli, il funerale
di un amico o il culto radio
evangelico’ le compiremo
con calma; perché intanto
r Eterno veglia; pensa lui a
mandare a effetto la sua
Parola.
(1) Dall’intervista pubblicata su
“Repubblica” del 9 ottobre, pagg.
I e rV di Cultura.
(2) La comunità di Bose ha appena ripubblicato il Diario di Hammarskjòld {Tracce di cammino,
edizioni Qiqajon, 1992). Per un
commento vedi F. Giampiccoli,
La fede di mister H., Claudiana,
1969.
(3) Per l’esattezza, un quarto della
Corea del Sud è attualmente
evangelico, in prevalenza presbiteriano.
(4) In Italia solo il cattolico Sergio Quinzio ha saputo prendere le
difese degli evangelici sudamericani, in un articolo pubblicato il
15 ottobre, sul “Corriere della Sera”, in aperta polemica col papa.
(5) Nel 1991, 609 milioni di singoli libri biblici, 13 milioni di
Nuovi Testamenti, 18 milioni di
Bibbie complete.
(6) Esemplare, in questo senso,
l’itinerario spirituale di Hammarskjdld, che giustamente la comunità di Bose avvicina a quello di
Bonhoffer (vedi nota 2).
(7) Abbiamo recentemente scoperto che per decenni i 600.000
ortodossi albanesi, oppressi da un
duro ateismo di stato, hanno avuto un’unica fonte di «approvvigionamento spirituale»: il nostro
culto radio. Noi non lo sapevamo
credendo di parlare solo per l’Italia; ma intanto l’Eterno vegliava...
adío
Signore, benché io sia una miserabile
e rotta creatura io ho, per la tua Grazia, un patto con te - l am in covenant
with thee -. E voglio presentarmi ora a
te, pel tuo popolo. Tu hai fatto di me,
benché indegno, un importante strumento per far loro del bene, per compiere il tuo servizio. Molti mi hanno valutato troppo alto, altri godranno della
mia morte. O Dio, qualunque cosa tu
decida di me, continua a far loro del
bene. Dà loro .fermezza di giudizio,
cuore e amore reciproco. Continua ad
aver cura della loro libertà e proteggi
l'opera della Riforma. E fà il nome di
Cristo glorioso nel mondo. Insegna a
coloro che troppo esaminano gli strumenti della tua Provvidenza ad avere
maggiore fidanza in te. Perdona a colo
ro che desiderano di calpestare la polvere di questo povero verme, perché anch'essi fan parte del tuo popolo. Perdona anche la pazzia di questa corta preghiera, in nome di Cristo.
E dacci una buona notte, se tale è il
tuo piacere. Amen
2 settembre 1658
Oliver Cromwell
Preghiera in forma di lettera, scritta da Oliver Cromwell, il
grande leader della Rivoluzione inglese, alla vigilia della morte. Pubblicata da Bmno Revel, edizioni Doxa (O. Cromwell,
Discorsi e lettere della Rivoluzione, Roma, 1930.
23
spedizione in abb. post. Gr II A/70
Fondato nel 1848
E Eco Delle Yaui ¥ìldesi
VENERDÌ 30 OTTOBRE 1992 ANNO 128 - N. 42 LIRE 1200
Tensioni tra le lavoratrici e il sindacato per un accordo che non soddisfa nessuno
ItjllalUIII lld IC IdVUldUIL-l C II SIIIUd^^dLU |JCI UN dV..i^UIUU »^IIC I lUI I 3UUUI3ld IICSSUIIU
Il Giappone è lontano. A Porosa le operaie
della Manifattura votano per ridursi il salario
GIORGIO GARDIOL .....
C9 è tensione tra gli operai e le operaie della
Manifattura di Perosa Argentina. Dopo il referendum con
il quale le maestranze hanno
accettato di ridursi il salario in
cambio della salvaguardia
dell’occupazione nello stabilimento, un gruppo di un centinaio di lavoratori e lavoratrici
ha deciso di contestare la delega fatta ai sindacati CGIL,
CISL, UIL.
I lavoratori contestano al
sindacato di aver firmato un
accordo che decurta il loro stipendio di 200.000 mensili su
1.300.000 medie.
Alla Manifattura di Perosa
le maestranze avevano già rinunciato agli aumenti salariali
degli ultimi due contratti
aziendali tanto che se si paragonano i salari di Perosa a
quelli di Legnano si constata
come questi ultimi siano superiori di circa 200 mila lire
mensili. A Perosa si era scambiato salario contro investimenti per salvare i posti di lavoro, che periodicamente sono
messi in discussione.
«Abbiamo già dato - dice
un’operaia - siamo stufi di far
da cavia per gli accordi “responsabili” che il sindacato ha
sempre fatto sulla nostra pelle.
, Anni fa abbiamo accettato
di lavorare il sabato e la domenica (in seguito la SKF ha
seguito l’esempio), poi abbiamo dovuto programmare le ferie rigidamente. Adesso siamo
aU’autoriduzione dello stipendio!»
Rifondazione comunista che
guida la protesta delle operaie
sostiene che così facendo il
sindacato «distrugge ogni forma di solidarietà tra i lavoratori a vantaggio del padrone»
e annuncia una «vertenza legale» contro l’accordo.
TRASPORTI NEL PINEROLESE
ANDREMO
CANOA
PIERVALDO ROSTAN
1 sindacati per parte loro difendono - malvolentieri, la
CGIL - l’accordo. Era l’unica
strada possibile per difendere
l’occupazione. «Riconosciamo un esubero di 40-45 persone - dicono - ma abbiamo salvato il rimanente. Certo bisognerà tirare la cinghia». Insomma dicono di aver fatto
necessità virtù.
Là tensione in fabbrica è alta, c’è un malcontento generalizzato anche tra chi ha firmato per l’accordo. Volano parole grosse. Siamo alla guerra
tra poveri.
Le amministrazioni comunali stanno seguendo con molta preoccupazione gli avvenimenti. Non si intravedono soluzioni al grave problema della mancanza di lavoro e alla
deindustrializzazione delle
valli. Si vive l’impotenza e la
paura che domani possa succedere la stessa cosa anche in
altre situazioni.
Alle valli sulla condizione
del lavoro si stanno sperimentando modelli « giapponesi»
per garantire il pieno utilizzo
degli impianti, e per mantenere competive le aziende sul
piano intemazionale.
La crisi del tessile è però
strutturale e sono necessarie
ben altre politiche a livello
nazionale ed europeo che non
quelle a corto termine di intensificare lo sfruttamento
della manodopera. Di questo
sono consapevoli tutti: sindacati, imprenditori, pubblici
amministratori e pubblica opinione.
Vanno ricercate alternative
concrete al declino industriale
e fare programmi per la creazioni di nuovi impieghi e non
solo per la difesa di quelli esistenti. In altre regioni la riflessione sulla deindustrializzazione si è accompagnata con
la ricerca di nuove opportunità. Occorre in altre parole
trovare alternative per mantenere l’occupazione nelle vallate e garantire almeno il ricambio tra padre e figlio. Per
far questo però è necessario
che tutte le parti in causa si
confrontino tra di loro e diano
vita ad un vero e proprio piano di rinascita delle Valli.
Le intelligenze ci sono. Le
possibilità di operare anche.
Ci vuole quello che si chiama
la volontà politica.
La decisione delle Ferrovie
di sostituire alcune corse
su rotaia con pullman ha creato in vai Pellice un certo sconcerto; ma come, si è detto, a
meno di un anno di distanza
dai lavori di ammodernamento della linea si scopre che
l’utilizzo è basso e si ricomincia con le sostituzioni con gli
autobus?
In realtà le cose stanno un
po’ diversamente. Solo alcune
corse (12 su 28) saranno sostituite e ciò era già stato messo
in preventivo con l’entrata in
vigore dell’orario invernale;
dunque in qualche modo chi,
specialmente se amministratore pubblico, si accorge solo
ora del problema, è certamente in difetto; la questione di
fondo rimane quella del trasporto pubblico e della possibilità di fruirne.
Il problema ha però almeno
due facce. A tutti i livelli politici si continua a parlare, a
proposito della mobilità, sempre di viabilità e non di trasporti, il che significa considerare l’auto e la strada (o
l’autostrada) con priorità assoluta.
Il trasporto pubblico collettivo viene sempre dopo, come
ipotesi secondaria; infatti ad
usare i mezzi pubblici sono
solo gli anziani, gli studenti o
al massimo i lavoratori pendolari cioè persone che o non
hanno o non possono usare
l’auto.Così il movimento continua ad essere quello in automobile.
Ne consegue che per gran
parte degli amministratori gli
investimenti vanno fatti sulle
strade ed in funzione del movimento in automobile. E se
anche si arriva a pensare ad un
trasporto pubblico, succede ad
esempio che le autolinee (in
concessione o gestite diretta
Sperirrientazione anche a Torre Pellice
La seconda lingua
s^impara alla materna
Con il corrente anno scolastico ha avuto inizio nella
Scuola materna statale di Torre Pellice la sperimentazione
dell’apprendimento precoce di
una seconda lingua, nel caso
specifico il francese.
Essa è stata autorizzata - anche con un finanziamento dal ministero sulla base di un
progetto approvato dal Collegio dei docenti in cui si prevede di avviare sistematicamente i bambini alla conoscenza
del francese con interventi
hen strutturati, sempre sotto
torma di gioco, per alcune ore
settimanali, in sostituzione di
altre attività didattiche. Anche
t più piccoli hanno così l’opPortunità di imparare canzoni,
ritornelli, nomi di persone e
cose; nulla di forzato; tutto si
basa sulla curiosità del bambino e sulla sua voglia di imparare cose nuove.
Si tratta di un’esperienza
che anticipa o si collega a
quanto avviene nella scuola
elementare a livello nazionale
con l’introduzione generalizzata della seconda lingua.
Sarà necessario studiare gli
opportuni raccordi con la
scuola elementare locale dove
già si insegna il francese, e la
speranza è che anche gli enti
di territorio appoggino questo
progetto, la cui realizzazione
non prevede costi supplementari, in quanto a insegnare il
francese è una stessa docente
della scuola materna all’interno del suo orario di servizio.
Pinerolo: nel nuovo esecutivo due assessori alla quercia
La prima volta del PDS in giunta
Più volte annunciato, poi
smentito e di nuovo d’attualità, alla, fine l’ingresso del
PDS nella giunta comunale di
Pinerolo è cosa fatta. Venerdì
scorso l’accordo fra PDS, DC,
PSl e PSDI è stato annunciato
durante una conferenza stam
pa.
La giunta si dimette durante
questa settimana e il Consiglio
comunale è stato convocato
per i prossimi 4 e 5 novembre.
Due saranno i rappresentanti
della quercia nell’esecutivo
della città; Alessandro Buffa,
con delega al bilancio, finanze
e patrimonio, e Alberto Barbero, assessore alla cultura,
istruzione, partecipazione e
trasparenza.
Queste ultime due deleghe
sono state inserite su richiesta
del PDS per venire incontro
alle indicazioni della legge
241 del ‘90, che detta norme
proprio sulla trasparenza
dell’amministrazione pubblica.
«Vogliamo che la partecipazione sia un elemento reale
nella vita di Pinerolo - ha detto Barbero - in modo da ricostruire quel rapporto tra cittadini e istituzioni oggi largamente compromesso».
Ma che cosa è cambiato rispetto al momento della nascita del tripartito, così da farvi
cambiare idea?
«Anzitutto è cambiato U clima generale; si è capito che
c’è un’esigenza diffusa di moralizzazione della vita pubblica, e in qualche modo il ricorso pre.sentato contro la “doppia DC” da tutta la sinistra
unita fu una prima battaglia
vinta su questo terreno. Devo
aggiungere che all’interno del
nostro gruppo sono state valutate sia le ragioni di un sì
all’entrata in giunta sia le
perplessità: il governo che si
va a formare può essere la
prima pagina di un nuovo libro, ma può anche rischiare
di essere l’ultima di un volume vecchio».
E’ in discussione il nuovo
piano regolatore: qual’è la vostra posizione?
«Più che ad un’espansione
esagerata della città, che fino
a qualche tempo fa sembrava
destinata ad assumere dimensioni maggiori, noi pensiamo
a un recupero di alcune aree,
anche centrali, compresi i
molti alloggi (anche se a volte
si tratta di abitazioni molto
modeste) che risultano sfitti.
Abbiamo poi chiesto che il
piano regolatore venga redatto contestualmente al piano
del traffico e dei parcheggi e
a quello paessaggistico; solo
così si può avere un’ immagine
di ciò che potrà essere la
città, .salvaguardando nel contempo la zona collinare».
mente dai Comuni), spesso
non hanno coincidenza con i
treni, oppure non si riesca a
far arrivare gli autobus direttamente nelle stazioni in funzione della ferrovia, o ancora si
utilizzano pullman largamente
sovradimensionati.
Per non dire delle corse su
gomma e su ferro che si sovrappongono, che sono pagate
entrambe con contributo
dell’ente pubblico e che sono
un vero e proprio scandalo ma
che fanno parte di un paese
che considera il trasporto come un sistema a scompartimenti stagni.
Un sistema che lamenta i
costi elevati del trasporto su
rotaia e li confronta con quelli
della gomma ignorando i costi
sociali derivanti dall’inquinamento, le vite umane perse
quotidianamente sulle strade,
la spesa sanitaria derivante dal
recupero di migliaia di feriti
in incidenti stradali.
Ma le FS oggi sono una
Spa, dicono i responsabili;
un’azienda non puèipermettersi dei bilanci in rosso e
qualcuno deve pagare. Certo,
qualcuno; poco importa se i
soldi arrivano col cappello
della Regione o dello stato: in
realtà pagano i cittadini, così
come i cittadini pagano i costi
della sanità, delle autostrade
ecc. Manca dunque una visione veramente globale.
Ma se il problema è aumentare l’uso del trasporto su ferrovia per aumentarne le entrate, le FS fanno o hanno fatto
tutto il possibile?
A livello generale si sta privilegiando il discorso dell’alta
velocità (tra l’altro molto più
cara che in paesi a noi vicini)
a discapito di interventi seri tipo i raddoppi di linee sul traffico locale.
Nel caso della Torino-Torre
Pellice, come su altre linee regionali, nei sei mesi trascorsi
dalla riajjertura si è fatto poco
per dare riferimenti certi ai
possibili utenti.
La difficoltà a reperire i biglietti è diventata sempre
maggiore: i punti vendita,
spesso lontani dalle stazioni,
sono stati ben presto privati
dei preziosi ticket, col risultato di assurdi avanti e indietro.
Quanti sono saliti sul treno
senza biglietto?
Quanti sapevano di poterlo
o doverlo chiedere al ferroviere in servizio, senza aggravio
alcuno? Quante volte, benché
la situazione fosse stata segnalata, il biglietto non è stato
emesso?
Ed ora si sono sostituite «alcune corse», ma tutti sono stati indotti a credere che nessun
treno avrebbe circolato la domenica. Responsabilità dei
giornalisti ignoranti o poca
chiarezza nei comunicati delle
FS? E le partenze dei pullman
che sono state tutte anticipate,
sono state sufficientemente
segnalate?
Sono piccole cose, ma in
grado di allontanare o avvicinare utenti (clienti, per le FS)
al treno: occorre dunque un
impegno di tutti. Prima che il
treno si fermi davvero.
24
PAG. Il
VENERDÌ 30 OTTOBRE 1992
Ç'* ^ , i. f..., ^1« (
E Eco Delle Aàlli ¥vldesi
La storia di una cooperativa nata per far fronte ai problemi della frammentazione
Cooperative, strumento di aggregazione
Il faro della Resistenza costruito dai partigiani a Prarostino.
Approvato lo statuto del Consorzio
Daviero resta all'Acea
Dopo mesi di incontri e discussioni l’ACEA, il consorzio pinerolese per l’energia e
l’ambiente, ha il suo statuto;
lo impongva la legge 142 del
‘90, ma la trattativa fra le forze politiche ed i rappresentanti dei Comuni consorziati
non è stata facile. Alla fine
c’è stato accordo quasi unanime.
Il testo adottato conferma
l’espressione di gna gestione
consorziale dei servizi e prevede l’incompatibilità con
l’attribuzione ad altra azienda
dei servizi gas e acqua, pur
consentendo ai singoli Comuni di gestire questi servizi in
economia.
Ogni mille abitanti verrà
conferita ai Comuni una quota, attribuita comunque ai Comuni più piccoli. I sindaci (o
i loro rappresentanti) avranno
responsabilità pari alle quote
attribuite al loro Comune.
Per quanto riguarda reiezione del Consiglio di amministrazione e del presidente,
viene introdotta la novità che
sono possibili, oltre alle candidature presentate dai sindaci che costituiscono l’assemblea, anche autocandidature
sulla base di pubblicizzazione
negli albi pretori; questa possibilità è stata inserita per
consentire anche a tecnici
non «sponsorizzati» dai partiti di accedere alle candidature.
Lo statuto dell’ACEA, licenziato dall’assemblea giovedì scorso, passa ora al vaglio delle singole amministrazioni comunali; nel frattempo
resta «congelato» il vecchio
consiglio di amministrazione
col presidente Daviero: questa proposta è venuta da DC e
PSI, ma era - ha sottolineato
il sindaco di Villar Perosa,
Storero - anche la proposta
avanzata già mesi or sono dal
PDS.
La stessa assemblea del
consorzio, oltre ad approvare
lo statuto, ha esaminato ed
approvato anche il conto consuntivo per l’esercizio 1991.
Con uno stato patrimoniale
di 95 miliardi e 730 milioni,
l’ACEA svolge le sue maggiori attività nei settori gas
(quasi 30 miliardi), igiene
ambientale (circa 9 miliardi),
acqua (oltre 7 miliardi); solo
per il personale la spesa,
esclusi gli oneri previdenziali,
è di 5 miliardi e 765 milioni.
L’attuale situazione generale del settore agricolo non è
sicuramente rosea, i problemi
sono tanti e nelle zone svantaggiate, come nella nostra
realtà territoriale, le difficoltà
sono ancor più gravi.
In questo contesto continuano a operare alcune cooperative agricole sorte per la
necessità di creare degli
sbocchi tali da consentire alle
numerose (all’epoca) piccole
aziende di commercializzare
alcuni dei propri prodotti, che
altrimenti avrebbero continuato a essere invenduti.
Per conoscere meglio la
realtà agricola che compone
il fenomeno della cooperazione nella zona, abbiamo rivolto alcune domande ad alcuni
componenti il Consiglio di
amministrazione di una di
queste cooperative, la Produttori agricoli prarostinesi, nata
nel 1978, che ha iniziato la
propria attività principale, la
raccolta del latte, l’anno dopo, grazie a una quindicina di
soci che si sono autotassati
per l’acquisto dei refrigeratori; i soci vi facevano arrivare
il loro prodotto, e nel periodo
successivo l’attività si è incrementata con l’ingresso di
nuovi soci e con l’acquisto di
altri refrigeratori, giungendo
poi all’ampliamento della rete di raccolta.
La punta massima viene
raggiunta nel 1989, quando
con 29 soci conferitori si è
avuta una produzione di circa
13 quintali al giorno; successivamente le attività della
cooperativa hanno cominciato a risentire dei periodo di
crisi di mercato e dell’incertezza relativa a varie norme
che toccano il settore della
produzione di latte.
Le difficoltà sempre maggiori pongono seri dubbi sulla prosecuzione di questa attività.
La cooperativa inoltre dispone dal 1982 di un piccolo
punto vendita a Prarostino,
dove il sabato e la domenica
vengono portati in vendita i
Il treno
turistico
TORINO - Un treno turistico in vai Pellice? Nelle ultime settimane comuni, Pro
Loco e Comunità montane
sono stati impegnati nella definizione di una proposta turistica da collegare a viaggi
con treni «storici» da Torino
nelle valli piemontesi.
La proposta è venuta dalle
ferrovie che, dopo la formula
della bici in treno, intende
proporre questa nuova possibilità utilizzando vecchio materiale rotabile e antiche locomotive. Soggiorni di uno o
due giorni si potrebbero svolgere nei paesi toccati da alcune linee ferroviarie.
I rappresentanti degli enti
locali hanno predisposto delle
proposte di itinerari, che sono
ora al vaglio della Regione
che dovrebbe coordinare alcuni a.spetti dell’iniziativa.
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via Repubblica 14 - tei. 0121/91620
Venerdì 30 ottobre - ANGROGNA: L’autunno in
vai d’Angrogna prevede per
le ore 21, nella Sala unionista, lo spettacolo di JeanLuc Viole! Quand craquent
les peloux.
Lunedì 2 novembre - TORINO: Alle ore 20.45,
presso l’istituto salesiano
Rebaudengo (piazza Rebaudengo 22) si tiene il secondo incontro di orientamento
al volontariato internazionale e all’educazione interculturale. L’esperto in cinematografia africana Mamboo presenta il film Ween
Kuni (Il dono di Dio).
Martedì 3 novembre - SALUZZO: Alle ore 21, presso il centro Forma (via A.
Volta 16), la fisioterapeuta
Lorenzina Elia parla sul tema Yoga: via all’armonia.
prodotti dei soci e quelli ottenuti dalla lavorazione del latte, attività che viene svolta
anche al mercato di San Secondo al martedì pomeriggio.
Quali sono gli scopi della
cooperativa?
«1 soci fondatori che costituirono la cooperativa erano
agricoltori della zona di Prarostino e San Secondo, e avevano come obiettivo principale migliorare la situazione
delle aziende agricole dei soci, dando loro la possibilità
di vendere alle migliori condizioni possibili alcuni prodotti, quelli per i quali era
possibile organizzarsi per
concentrarli in quantità apprezzabili. Riteniamo che in
questo senso si sia ottenuto
un qualche risultato».
- A distanza di 14 anni che
cosa pensate della vostra
esperienza in cooperativa?
«Siamo unanimi nell’affermare che nel complesso la
giudichiamo positiva, in primo luogo perché riteniamo
positivi i benefici per i soci
che, conferendo i loro prodotti, hanno potuto percepire
dei ricavi abbastanza soddisfacenti; ad esempio nell’ultimo esercizio il prezzo del latte è stato di 502 lire lorde, alle quali vanno aggiunti i premi o detratte le penalità relative al pagamento secondo
qualità che la cooperativa
applica dal 1989; trattandosi
per l’appunto di piccole
quantità il risultato ci sembra
buono.
Purtroppo la quantità raccolta va via via diminuendo
per effetto dell’abbandono
dell’attività da parte di parecchi lavoratori, per raggiunti limiti d’età o per necessità di natura economica,
in quanto questo tipo di atti
La caccia
è sospesa
Il calendario venatorio regionale è sospeso. Il Consiglio di stato ha accolto il ricorso della Lega italiana protezione uccelli e di Pro Natura. Le due associazioni ambientaliste avevano prodotto
una prima istanza al Tar che
però era stata respinta. Oggi
il Consiglio di stato riconosce
che il calendario venatorio
proposto dall’assessore Daniele Cantore costituisce un
«danno grave e irreparabile»
per la fauna.
Infatti, il calendario venatorio prevedeva la possibilità
di abbattimento di particolari
specie-protette dai regolamenti CEE. Soddisfazione
per l’ordinanza del Consiglio
di stato è stata espressa da
Piero Belletti, presidente di
Pro Natura, che vede riconosciute nella decisione le giuste istanze degli ambientalisti. L’assessore Cantore, invece, ha dichiarato che l’amministrazione regionale si atterrà all’ordinanza. Verranno
escluse dal carniere le specie
protette e tornerà il divieto di
cacciare la domenica.
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vità agricola non consente di
ricavarne un reddito adeguato al lavoro faticoso e pesante
che si deve svolgere, e non si
è di certo agevolati dalle normative in materia.
Prendiamo ad esempio il
pagamento del latte in base
alla qualità; gli sforzi che si
fanno per migliorare la carica batterica o uno degli altri
titoli che vengono considerati
in base a dei parametri molto
rigidi, non vengono ripagati
dai premi fissati a livello nazionale o comunitario; inoltre
persistono delle forti difficoltà di mercato, aggravate
spesso dalla burocrazia che
complica le procedure e gli
adempimenti alla bonifica sanitaria tramite risanamento.
In secondo luogo, per
quanto riguarda l’attività di
vendita diretta dei prodotti
agricoli di produzione dei soci (formaggi, miele, patate,
frutta ecc...), pensiamo che
questa sia stata gradita dai
consumatori; in effetti la nostra clientela è composta oltre che dagli abitanti delta
nostra zona anche da consumatori provenienti da località
più distanti, segno che la qua
lità dei nostri prodotti e la loro convenienza sul piano della bontà possono avere un
buon riscontro, tendenza
confermata anche dal discreto risultato ottenuto durante
la permanenza presso lo
stand allestito all’ interno
deU’Iper In l’anno scorso».
- Quali sono le prospettive
future?
«Durante Ip nostre riunioni
abbiamo più volte discusso
circa il futuro della cooperativa, certamente legato al futuro delle aziende agricole
che la compongono; ne consegue che se verrà a mancare
la produzione di latte ci dovremo orientare verso altre
attività. Purtroppo però al
momento è difficile individuare settori alternativi che
siano adattabili alla nostra
situazione e alle caratteristiche territoriali».
Il Consiglio di amministrazione eletto nel 1990 dall’assemblea dei soci rimarrà in
carica fino aU’aprile dell’anno prossimo, ed è composto
da Ferruccio Odino, presidente; Franco Parisa, Mauro
Gardiol, Italo Ricca e Ide
Malan.
Lo Stand della Cooperativa agricola con i prodotti biologici.
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25
VENERDÌ 30 OTTOBRE 1992
PAG. Ili
L‘ Eco Delle Yalli vai.orsi ■■■■
Con la riapertura della Torre Pellice-Torino i viaggiatori aumentano solo del 10%
La ferrovia non sembra piacere all^utenza
Inaugurati il 24 ottobre i nuovi locali del municipio di Angrogna
LUSERNA SAN GIOVANNI - Il Comune ha chiesto alla Regione circa mezzo miliardo di lire per far fronte ai danni subiti durante l’alluvione di due settimane fa. In particolare le
piogge hanno messo in grave dissesto la strada di Mugniva,
su cui già normalmente gioca un ruolo negativo l’intenso traffico di camion proveniente dalle cave di pietra dell’alta valle.
TORINO - La Regione Piemonte sta per dare il via a un provvedimento che istituisce un albo regionale per i maestri di sci,
riconoscendo l’attività di maestro come una vera e propria
professione. L’iscrizione all’albo costituirà titolo per l’esercizio della professione, sostituendo la vecchia licenza. Particolare attenzione verrà posta nella formazione dei futuri maestri
di sci, inserendo nei corsi materie quali la teoria e la metodologia dell’attività motoria e nozioni di fisiologia. Infine la
norma regionale tenderà a equiparare l’insegnamento dello
sci di fondo a quello dello sci alpino.
iTORRE PELLICE - Niente XVII Febbraio all’USSL 43? C’è
amarezza e sconcerto fra i dipendenti valdesi della USSL 43,
dopo che lo scorso 19 ottobre l’amministratore straordinario
Laura Serra ha inviato ai dipendenti una nota in cui si comunica che d’ora in avanti per tutti sarà giorno di festa l’il novembre, San Martino, patrono di Torre Pellice, e che non sarà
più possibile la scelta alternativa del 17 febbraio. In tale occasione sarà possibile unicamente ricorrere al congedo ordinario. Un gruppo di dipendenti ha redatto e sottoscritto una lettera inviata all’amministratore straordinario, al comitato di
gestione e ai rappresentanti sindacali in cui si prende atto
«con molta amarezza della scarsa sensibilità dimostrata
dall’amministrazione e dai rappresentanti sindacali nei confronti di una minoranza che comunque tale in queste valli
non è», e si chiede «la revoca del provvedimento e la possibilità di optare per il godimento della festività in quella data
che un’eminente personalità della Repubblica ebbe a definire
“festa della libertà di tutto il popolo italiano” ».
Sono passati pochi mesi
dalla riapertura di 4 linee ferroviarie regionali al termine
di una serie di lavori di ammodernamento costati, sui
solo tratto Pinerolo-Torre
Pellice, 4 miliardi; ora le FS
decidono di sostituire, su alcune corse, al mezzo su rotaia quello su gomma nei
giorni festivi.
«Il provvedimento - dice
l’ing. Maurizio Liurni, responsabile dell’Ufficio trasporto locale del Piemonte si è reso necessario per contenere i costi ed è stato realizzato su quelle tratte e su
quelle corse dove l’utilizzo è
veramente ridotto. Ci siamo
comunque impegnati a garantire il trasporto pubblico
siglando un accordo, sulla linea per Torre Pellice, con la
SDAV.
Non c’è dunque stato un
effettivo aumento nell’utenza?
Siamo parzialmente soddisfatti per quanto è accaduto a
partire dalla scorsa primavera; nei giorni feriali noi riscontriamo un aumento di
utenza di circa il 10%, mentre nei festivi siamo a punte
veramente molto basse. Se teniamo conto che il costo di
esercizio di un treno è di circa 30.000 lire il chilometro è
chiaro che le FS, oggi Spa,
non possono permettersi di
avere debiti così elevati.
Fra i problemi con cui tutti
hanno avuto modo di fare i
conti c’è la difficoltà a reperire i biglietti; negli ultimi tempi sono diventati introvabili
presso tutte le rivendite e
spesso lo stesso personale FS
viaggiante, benché sollecitato
a farlo, non cura la distribuzione dei biglietti, (fra l’altro
Interessante dibattito a Pradeltorno
1 sentieri della valle:
patrimonio da tutelare
Un folto pubblico ha partecipato a un incontro a Pradeltorno dove, nell’ambito
dell’Autunno in vai d’Arigrogna Daniele Jalla, Roberto
Mantovani e Furio Chiaretta
hanno vagliato lo stato di
conservazione degli antichi
sentieri della valle.
Nel corso dell’ultimo anno
diversi tracciati sono stati ripuliti grazie al lavoro volontario di angrognini e non, e
quattro percorsi sono stati riprodotti su dépliants che ne
descrivono le caratteristiche e
i luoghi più significativi.
I sentieri sono ora segnalati
in modo provvisorio ma presto sarà installata una segnaletica con targhe in legno. Sono talvolta sentieri che si incrociano con una storia ricca
di significativi episodi, talvolta vecchie strade utilizzate
dai pastori con le loro greggi,
tutti facilmente raggiungibili
salendovi a piedi o in mountain-bike
La vallata di Angrogna ha
mantenuto in buona parte tutte le sue antiche caratteristiche; le deturpazioni sono (almeno per ora) in altre zone,
non vi è stata speculazione
edilizia; in certi casi partire
da zero è più facile che tentare difficili recuperi. «Peccato
- ha detto Furio Chiaretta che
ha fatto un confronto con
quanto avviene in altre regio
ni - che ci sia una certa carenza di luoghi dove consumare i
pasti; sarebbe un complemento che in qualche modo darebbe anche un po’ di reddito».
Purtroppo la legislazione
regionale non va assolutamente incontro a queste esigenze, con regolamentazioni
che di fatto bloccano le iniziative che potrebbero sorgere. Al contrario, in altre regioni (è stato fatto l’esempio
deirUmbria e della Toscana)
si dedicano cospicue risorse
economiche a questo tipo di
turismo; uno studio evidenzia
che se quelle iniziative fossero importate in vai d’Angrogna ne deriverebbe (frà ospitalità, guide turistiche, affitto
di cavalli, visite a luoghi storici ecc.) l’entrata annua di un
milione e 600 mila lire per
ogni chilometro di sentiero
fruibile.
In vai d’Angrogna siamo
solo agli inizi ma, pur nella
scarsità delle risorse, c’è la
volontà di amministratori e
cittadini di proseguire nella
strada intrapresa; ne è la prova la delibera di «adozione»
dei sentieri da parte di gruppi
di volontari (società sportive
o giovani della chiesa valdese) che si impegnano a mantenere accessibili e fruibili
nel tempo i sentieri faticosamente riaperti.
Incontro per il
Parco Orsiera
Dopo più di 10 anni di incomunicabilità pressoché totale, il Parco Orsiera-Rocciavrè ed i comparti caccia delle
valli Susa, Sangone, Chisone
e Germanasca hanno avuto
un incontro mercoledì scorso
21 ottobre,
Il Parco ha infatti allo studio alcune iniziative di rilievo
circa la gestione faunistica:
oltre alla reintroduzione dello
stambecco, sul cui progetto
sono stati avviati contatti con
la gestione del Parco del Gran
Paradiso, all’Orsiera-Rocciavrè si intendono avviare procedure di contenimento con
catture o abbattimenti per
quanto riguarda ungulati ritenuti in esubero rispetto alle
potenzialità del territorio, in
particolare il cinghiale e il
muflone. La nuova legge regionale prevede infatti le attività di «controllo faunistico»
mediante gli abbattimenti selettivi, che devono venire effettuati da persone autorizzate
e controllate dal parco «dando priorità ai residenti nei
Comuni dell’area protetta».
Ciò potrà accadere nell’autunno del 1993.
I censimenti condotti all’interno del Parco hanno consentito di accertare una pre-*
senza di circa 200 mufloni,
230 camosci, 160 cervi e 80
caprioli; i presidenti dei tre
comparti si sono dichiarati disponibili ad una collaborazione con l’ente Parco secondo
una programmazione che dovrà necessariamente coinvolgere anche i dieci Comuni e
le tre Comunità montane.
con conseguente minor introito ed apparente calo di viaggiatori). Come intendete affrontare il problema?
Stiamo ristrutturando il sistema di punti yendita a terra
dei biglietti a fasce chilometriche; la ditta che ha svolto
questo servizio non ci ha soddisfatti e pensiarrio di gestirlo
in proprio.
Tengo a ribadire, per l’oggi, la possibilità di accedere
al treno e di presentarsi al
capotreno dicendo che nel
corso del viaggio dovranno
acquistare i biglietto, a cui si
ha diritto senza alcun aggravio di denaro.
In alcuni casi, ad esempio
alla stazione di Luserna, abbastanza distante da eventuali
punti vendita, è pensabile
¡’installazione di una biglietteria automàtica?
Stiamo iniziando a sistemare in alcune stazioni delle
emettitrici automatiche in
grado di dare il biglietto a fasce chilometriche. Nei nostri
programmi è prevista la collocazione nella maggioranza
delle stazioni.
Dopo le inaugurazioni di
questa primavera e le grandi
pulizie in tutte le stazioni sono .tornate le erbacce, anzi il
fatto di aver tolto il personale
ha per certi versi peggiorato
la situazione: come intendete
muovervi?
Le stazioni sono per noi, al
di là di un luogo dove partono e arrivano i treni, sono un
patrimonio di tutta la cittadinanza; noi cerchiamo la collaborazione di tutte le amministrazioni locali per garantire sicurezza e pulizia ovunque tenendo conto che in
molti casi non c’è il nostro
personale.
Mm
Gran folla in occasione dell’inaugurazione della linea automatizzata.
Per quanto riguarda il futuro quali interventi sono preventivabili? La gestione passerà alla Satti?
Abbiamo cercato di aprire
un tavolo di discussione con
la Regione e con la Provincia; le FS puntano ad essere
un vettore di trasporto e non
una concessionaria.
Dunque deve esserci una
società, un’autority, in cui
siano presenti anche gli enti
pubblici con una forte attenzione all’ intermodalità. Si
tratta di veder giocare su un
unico tavolo gli operatori di
trasporto su rotaie e su gomma e non più su tavoli separati come è accaduto finora,
garantendo al trasporto su
rotaia quella centralità che
dovrebbe spettarle. Continuiamo a ribadire che è assurdo entrare in Torino con
quattro pullman mentre lo si
può fare col treno nella metà
di tempo.
L’incontro con l’ing. Liurni
volge al termine, la volontà e
la richiesta di collaborazione
per aumentare l’uso del treno
• è costante sia verso i cittadini
che gli enti pubblici, a cominciare nel prossimo futuro, *
col Comune di Pinerolo visto
che c’è la «volontà di aprire
quanto prima il discorso per
rendere passante la stazione»
evitando quell’avanti e indietro che da sempre angustia i
viaggiatori della vai Pellice
allungando assai i tempi di
percorrenza.
TORRE PELLICE: Il cinema Trento prevede per venerdì 30, alle 21.15 Barton
Fink. Sabato 31 (ore 20 e
22.10) La mano sulla culla.
Domenica 1° novembre
(ore 16-18-20-22.10) Mio
cugino Vincenzo , che si replica lunedì 2 alle 21.15.
POMARETTO - Il Filmforum al cinema Edelweiss
prevede per venerdì 30 ottobre, alle 21, Madame Bovary, di Claude Chabrol.
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le mie iadici
sono bili, ia^nìÌG
chioma è bellg e
fola perché gii
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8 deifACEA, col
^rvizig di
taccona e
^nimento
ritìuli, lasciano il
mio ambrenle
pulito!
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perrsQfo anche o
me!
Con il servizio di
jrazione
ocque
pqs.so tornare a
»Itare felice e
contenfo ^nell’acqua dei fiumi!
il melano; è
energia, pulita!
la m fiòmmo è
allegra, fi riscaida
e non inquina,
lenti vanfaggi:
pensaci,
anche questo è
un servizio del
CONOTIO e
derACEA!
26
PAG. IV
VENERDÌ 30 OTTOBRE 1992
"^LLI "lÀLDESI
La passione sportiva della diciasettenne fondista di Frali
Lara Peyrot in nazionale A:
determinazione innanzitutto
L’iniziativa «ii riparo» tende a favorire i ricongiungimenti famiiiari e i’inserimento degli stranieri.
Presentata a Pinerolo un'iniziativa a favore degli immigrati
Un^accoglienza responsabile
ALBERTO CORSANI
Una Struttura per l’accoglienza «responsabile»,
di ospitalità equa e non di assistenza. Questo è Tintendimento dell’operazione «Il riparo», presentata giovedì 22
ottobre nei locali dell’Oasi S.
Agostino della Caritas.
L’iniziativa, promossa dal
Coordinamento per l’accoglienza dello straniero di Pinerolo, dall’ARCI, dalla
Chiesa valdese, da CGIL, CISL e UIL e dalla stessa Caritas, fa seguito ad un’esperien.za in corso a Torino: nel capoluogo è stata costituita una
società a responsabilità limitata («Il riparo», appunto) che
vende quote associative e con
esse cerca di acquistare o ottenere in comodato alloggi
sfitti perché alcuni cittadini
stranieri vi trovino alloggio.
Chi ha presente la situazione
abitativa del Pinerolese sa bene quanti problemi essa riservi per chiunque, e dunque a
maggior ragione per gli immigrati.
Il gmppo di Pinerolo ha deciso di costituirsi come sede
secondaria della società, al fine di raccogliere quote di
proprietà (rimborsabili) che
vengono poi registrate a Torino. Con gli stranieri si. stabilisce un contratto di ospitalità,
in virtù del quale si vorrebbe
avere una certa rotazione: si
tratta di venire incontro non
all’accoglienza d’emergenza,
immediata, ma alla necessità
di una permanenza intermedia, nell’attesa di una sistemazione definitiva.
Importante anche la fascia
di immigrati a cui si vorrebbe
rivolgere l’iniziativa, che è
quella - come hanno spiegato
Alberta Revel, don Gabriele
Mercol, Franco Agliodo e
Carlo Gonella - di privilegiare
i nuclei famigliali in attesa di
ricongiungimento.
Agli ospiti sarà richiesto un
contributo, in proporzione al
guadagno e alle spese domestiche, mentre le assegnazioni
(quando sarà raggiunto
l’obiettivo prefisso di ottenere
due alloggi tra Pinerolo e i
dintorni) verranno fatte da
una commissione che considererà il ricongiungimento, lo
stato di bisogno e anche la capacità.di inserimento delle
persone. Non sarà quindi
un’opera di puro assistenzialismo, ma una strada che non
perde di vista la necessità di
responsabilizzare l’ospite.
A questo proposito, anzi, è
stato sottolineato che il tentativo promosso da questo
gruppo vuole anche essere un
segnale rispetto alle amministrazioni, ma anche rispetto
alla .società nel suo complesso: l’operazione «Riparo», se
riuscirà (ed è avviata la trattativa per un primo alloggio) significherà anche che «qualcosa», per il problema casa si
può concretamente fare, nonostante le condizioni di partenza siano estremamente
complesse.
L’attivazione di questo
gruppo e di questo progetto
non esime nessuna parte di
società dalla necessità di farsi
carico giornalmente dell’accoglienza e della comprensio
ne di queste persone, come
ha sottolineato 11 canonico
Mercol. Dal punto di vista
delle chiese valdesi va ricordato che la Conferenza del I
distretto, nel giugno scorso,
le ha invitate a «pubblicizzare, discutere e promuovere
iniziative a favore del progetto stesso».
Un’assemblea pubblica,
per presentare il progetto alla
cittadinanza, è di prossima
convocazione. La «Commissione operativa pinerolese»
del progetto ha un conto corrente presso la sede pinerolese della Cassa di Risparmio
di Torino (n. 2033981/85),
sul quale possono essere versate le quote.
MILENA MARTINAT
Quest’estate, sul ghiacciaio di Ramsau in Austria e in vai Señales, ad allenarsi con la nazionale A di
sci di fondo vi era anche un
viso ben conosciuto. La nazionale A è un sogno di molti, ma non tutti hanno la
«stoffa» e la determinazione
per arrivarci. Questo momento è giunto per Lara Peyrot,
pralina doc. Nata nel 1975, a
4 anni le hanno regalato il
primo paio di sci e a 9 ha iniziato le prime gare provinciali, facendo discesa parallelamente al fondo. Nel 1988 ha
vinto i Giochi della gioventù
e di qui è iniziato, per Lara e
chi le sta accanto, un periodo
ricco di soddisfazioni.
Nell’89, al primo anno nella
categoria allievi, si è aggiudicata i campionati italiani e il
trofeo «Topolino».
Nel 1990 ha iniziato a frequentare l’istituto tecnico per
ragionieri a Pinerolo; viaggiare ogni giorno da Prali ha un
certo peso che va ad aggiungersi a quello degli allenamenti, e delle gare in altre regioni. Con impegno Lara riesce in entrambe le cose e arriva seconda ai campionati italiani; l’anno scorso, primo
anno nella categoria aspiranti,
vince i tre titoli italiani (5 km
a tecnica classica, 10 km a
tecnica libera e staffetta) ed
entra in Nazionale B per restarvi un solo anno, il tempo
di vincere il titolo italiano
della 10 km, vincere i «play
off» e passare alla squadra A.
Le sue giornate sono molto
intense: oltre alla nqrmale fatica di uno studente del quarto
anno di ragioneria che impiega un’ora e mezza per recarsi
a scuola, si allena due ore al
giorno con i programmi del
suo allenatore, Alberto Berto
(lo stesso della Belniondo),
che prevedono corsa, balzi,
ski-roll in estate e tanti chilometri sugli sci d’inverno.
Spesso il giovedì parte per le
■gare nazionali giovanili, quasi
sempre in Veneto o in Trentino, per rientrare la domenica
sera.
Sicuramente non c’è tempo
per altre attività, ma la famiglia le è vicina, e l’appoggio
morale è molto importante
per un atleta: in una gara di
fondo la componente psicologica è fondamentale, si ha
molto tempo per pensare, un
cedimento psicologico può
compromettere il risultato.
«In gara sono molto determinata - dice Lara - penso a
dosare bene le mie forze e ad
arrivare al traguardo». Qualcuno potrebbe dire che è. la
classica valdese con la testa
dura, e non avrebbe torto, se
per testa dura si intende determinazione. Lara la sua fede la
vive in modo molto interiore,
ma quando non è impegnata
con le gare partecipa' ai culti
domenicali; i valori che reputa importanti nella vita sono
Lara Peyrot, nazionale di fondo
la sincerità, sia nell’amicizia
che in ambito sportivo e, appunto, la determinazione.
Ma Lara ha un grande sogno: quello di arrivare in
Coppa del Mondo, «facendo
naturalmente un passo per
volta, non sono la sola ad
aspirare a questo traguardo».
San Germano Chisone: due progetti, costi troppo elevati, mancano i soldi
L^avventurosa vicenda degli impianti sportivi
MARK NOFFKE
Non si può certo dire che
il progetto del nuovo impianto sportivo di San Germano Chisone proceda senza
intoppi.
L’idea è nata con la vecchia
amministrazione che, approfittando della buona disponibilità di fondi dello stato in
occasione di «Italia ‘90», ha
presentato il progetto; in origine questo prevedeva anche
la costruzione di una palestra.
Hockey su ghiaccio: non è ancora pronta la pista di Pinerolo
Ancora incertezza per la Valpe
A due settimane dall’inizio
del campionato di serie C di
hockey su ghiaccio c’è ancora incertezza su quello che
succederà in vai Pellice o nel
Pinerolese.
All’impianto di Torre Pellice proseguono i lavori in vista della copertura, ma i tempi si sono dilatati in modo
L’Eco Delle Valli Valdesi
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Reg. Tribunale di Pinerolo
n. 175/60 '
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa:
La Ghisleriana Mondovì
Spedizione in abb. post.
Gr 2A/70
esagerato: si stanno costruendo i piloni di sostegno al tetto
ma ora sembra che la ditta di
Bressanone-che si aggiudicò a
suo tempo i lavori, chieda di
rinviare alla primavera la sua
parte di intervento motivando
la richiesta col fatto che nel
periodo invernale le relativamente poche ore di luce costringerebbero gli operai a rimanere troppo tempo in vai
Pellice.
Qualche difficoltà è insorta
anche per la pista provvisoria
di Pinerolo; la proposta di costruirla all’interno dell’expo
Fenulli è stata bocciata e dunque i promotori dell’iniziativa
(la società Ghiaccio sport di
Pinerolo guidata dal notaio
Goveani) hanno spostato la
loro attenzione su un’area non
lontana dal palazzetto dello
sport e dunque da quella su
cui sorgerà il nuovo impianto
coperto.
Questa proposta è passata
in commissione edilizia e
verrà realizzata direttamente
sulla terra battuta installandovi le serpentine; dovranno poi
essere collocate le balaustre e
l’impianto di illuminazione.
Per gli spogliatoi si intende
utilizzare quelli del vicino
campo di calcio o del palazzo
dello sport. Il tutto -secondo
gli ottimistici calcoli dei promotori- dovrebbe realizzarsi
entro il 15 novembre.
Ed in effetti da quella data
dovrebbe avere inizio il campionato di serie C di hockey
su ghiaccio a cui l’H.C. Valpellice si è iscritta.
per la realizzazione della quale lo stato avrebbe partecipato
con un finanziamento di 600
milioni qualora rimpianto
avesse soddisfatto a certe esigenze (strutture per disabili,
spogliatoi separati per maschi
e femmine, ecc...). La costruzione dell’impianto avrebbe
peraltro superato di circa 300
milioni il finanziamento proposto dallo stato.
La giunta ora in carica ha
attuato un progetto alternativo di costruzione di un impianto calcistico da costruirsi
nei terreni adiacenti all’impianto già esistente.
Ottenuta la disponibilità dei
terreni sono cominciati i lavori per i quali la giunta,
composta da socialisti e indipendenti, ha chiesto un «mutuo
alla banca. La crisi finanziaria che attanaglia il paese.in
questo periodo ha portato a
un taglio deciso dei finanziamenti ai comuni; questi tagli
hanno indotto la giunta a sospendere i lavori, tuttora fermi in attesa di nuove disponibilità.
Viene dunque da chiedersi
se fosse ragionevole inoltrarsi
in un progetto che prevedeva
una spesa notevole, per un
comune per di più con un bilancio non certo astronomico.
•Il progetto, peraltro, aveva incontrato ostacoli fin dall’inizio, come l’opposizione della
minoranza, e aveva suscitato
dubbi sulla sua utilità
nell’opinione pubblica. Non
c’è dunque da stupirsi se la
giunta si trova adesso in imbarazzo nel discutere il preventivo che dovrà essere presentato entro novembre.
Oltre a ciò si aggiunge il
problema dell’ampliamento
della sede comunale, progetto
in due lotti per il quale i lavori procedono a buon ritmo, e
che accoglierà i nuovi uffici,
una sala per anziani e un ambulatorio. L’ammortamento
alle spese di questa stmttura è
peraltro a carico quasi interamente dello stato.
In giunta si discute inoltre,
animatamente, sul fatto che
alcuni servizi pubblici, finora
gratuiti, devono adesso portare soldi alle casse comunali.
I-------------------------
E’ questo il caso del trasporto
degli alunni, servizio per il
quale l’amministrazione andava fiera.
Sorge il dubbio se questa
esigenza di soldi sia da a.scrivere unicamente alla crisi, o
dipenda anche dalle forti spese che l’amministrazione si è
posta.
La situazione non è dunque
agevole e sarà interessante
vedere come ne uscirà l’amministrazione dell’ingegner
Bergeretti, sindaco di San
Germano.
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27
venerdì 30 OTTOBRE 1992
Cultura
PAG. 7 RIFORMA
A Ferrara una mostra antologica del grande pittore ebreo
La Bibbia fonte di ispirazione
dell^opera pittorica di Chagall
PAOLO T. ANGELERI
Fin dalla mia prima giovinezza sono stato affascinato dalla Bibbia. Mi è sempre sembrato e ancora mi
sembra che sia la più grande
fonte di poesia di ogni tempo.
(...) La Bibbia è come una risonanza della natura e questo
segreto ho cercato di trasmetterlo».
Così Chagall (Vitebsk 1887
- Saint-Paul de Vence 1985)
nella sua prefazione al catalogo del «Musée national Message biblique» di Nizza. La
sua opera, anche quando si
ispira ad altri temi, ha sempre
al fondo il sapore del messaggio biblico, al cui commento
pittorico ha dedicato la maggior parte del suo impegno
creativo.
A Ferrara, al Palazzo dei
Diamanti e alla Casa Giorgio
Cini, dal 20 settembre al 3
gennaio dell’anno prossimo,
è aperta una grande esposizione dell’opera di questo artista. In particolare alla Casa
Giorgio Cini sono esposte le
105 incisioni della sua Bibbia, edita nel 1956 da Teriade
per le edizioni Verves.
È un’occasione da non
mancare: anche perché è un
invito - in particolare per noi
protestanti che nella Bibbia ci
siamo sempre riconosciuti - a
vivere la vita «con i colori
dell’amore e della speranza»,
«La solitudine» di Marc Chagall. Opera esposta a Ferrara, Palazzo
dei Diamanti (dal 20 settembre al 3 gennaio 1993). Si noti il rotolo
della Torah fra le braccia dell’ebreo immerso nella meditazione.
in tempi in cui queste due
sorgenti spirituali possono
apparire irrimediabilmente
smarrite.
«Per me - dice Chagall - la
perfezione nell’arte e nella
vita è sgorgata dalla fonte biblica. Senza questo spirito, la
sola meccanica di logica e di
costruttività, nell’Arte e nella
Vita, non porta frutti».
Visitare l’opera di questo
artista è dunque occasione
per un nuovo incontro con la
Bibbia: e se riuscissimo a recuperare il suo antico/moderno amore ebraico per questo
libro, saremmo in grado di ritrovare noi stessi, la parte migliore della nostra spiritualità.
«Malgrado la brutalità che
ITi’Til-MTIWlìMifflllifr
ha caratterizzato negativamente gli ultimi decenni - sostiene Meyer Schapiro nel
suo volume sull’arte ispirata
dalla Bibbia di Chagall l’umanità non ha perso la sua
sensibilità; oggi più che mai
avvertiamo l’unità di fondo
del genere umano e un comune bisogno di giustizia, buona
volontà e verità».
Marc Chagall, pittore russo,
dopo gli studi svolti a Pietroburgo si stabilì in Francia,
dove operò rievocando nei
suoi quadri il paese d’origine,
l’ambiente contadino, il rito e
il folclore ebraico. Le sue immagini sono caratterizzate da
visioni fuori del tempo.
L'attività dell'Alleanza biblica universale e delle Società bibliche
Quasi 2.000 lingue per diffondere
la Bibbia nei cinque continenti
L’Alleanza biblica universale, fondata nel 1946, riunisce oggi circa 100 Società bibliche nazionali, alcune delle
quali operanti fin dall’inizio
del XIX secolo. Ne fa parte la
Società biblica in Italia, costituita legalmente nel dicembre
1983.
Questa era però presente a
Roma fin dal l8?0, attraverso
la Libreria sacre scritture,
agenzia italiana della Società
biblica britannica e forestiera
diventata membro della famiglia mondiale delle Società
bibliche nei 1969. La Libreria
ha fornito e fornisce alle chiese evangeliche in Italia la
Bibbia nella traduzione di
Giovanni Diodati e nella sua
revisione fatta dal prof. Giovanni Luzzi: dal 1980 ad oggi
sono stati distribuiti 300.000
testi.
Anche in Italia, come in altri paesi, è stata realizzata la
traduzione interconfessionale
in lingua corrente della Bibbia (TILC). Il Nuovo Testamento e l’intera Bibbia sono
stati pubblicati rispettivamente nel 1976 e nel 1985 in coedizione della Libreria sacre
scritture (LSS) e dalla Libreria dottrina cristiana (LDC).
L’impegno di collaborazione
con la Chiesa cattolica non si
è fermato alla sola traduzione
e stampa della TILC: soprattutto la diffusione è fatta interconfessionalmente.
Nel giugno 1991 è stato firmato un accordo di collaborazione tra l’Alleanza biblica
universale e la Federazione
biblica cattolica a livello
mondiale per la diffusione
della Bibbia nell’Europa centrale e orientale. La collaborazione tra cattolici, protestanti e ortodossi va quindi
aumentando in tutte le attività
dell’ABU.
Tre sono le attività delle
Società bibliche: traduzione,
stampa e diffusione della
Bibbia. Le lingue principali
nel mondo sono 3.000 ma se
ne contano fino a 6.000. Ad
oggi, la Bibbia o parté'di essa
è stata tradotta in 1.928 lingue. Da alcuni anni, TABU è
particolarmente impegnata in
un nuovo tipo di traduzione:
la Bibbia in lingua corrente.
Nel 1991, si è impegnata in
608 progetti di traduzione, in
177 dei quali partecipa la
Chiesa cattolica. 315 riguardano la regione Asia-Pacifico, 204 l’Africa, 57 le Americhe e 32 l’Europa e il Medio
Oriente. Lavorano in questi
progetti oltre 750 traduttori a
tempo pieno e 2.000 traduttori a tempo parziale. Il sostegno finanziario necessario è
stato di 6 miliardi di lire.
Sempre nel 1991, TABU ha
stampato 16 milioni di Bibbie, 15 milioni di Nuovi Testamenti e 567 milioni di testi
biblici diversi.
Nonostante i grandi sforzi,
TABU non riesce a soddisfare tutte le richieste, in particolare quelle provenienti dal
Terzo Mondo e dai paesi
dell’Est, dove la domanda è
in continuo aumento. In particolare - come riferisce l’ultimo bollettino internazionale
di informazione - la Cina è un
«miracolo in pieno sviluppo»:
dal 1987 la «Amity Press» di
Nanjing ha stampato più di
quattro milioni di Bibbie. Anche nel Nord Vietnam, dove
vi sono tre milioni di cristiani
(di cui circa 12.000 evangelici), cresce la domanda. Secondo il vescovo Tung, anche
molti non cristiani desiderano
leggere la Bibbia. Nel 1989,
la Chiesa cattolica ha distribuito 50.000 esemplari.
Presenti ovunque nel mondo, anche nelle zone più remote dell’Africa, dell’Asia e
del Pacifico, le Società bibliche non hanno mancato l’appuntamento delle Olimpiadi
di Barcellona. Circa sessanta
tonnellate di materiale biblico, tra cui 30.000 Nuovi Testamenti in dodici lingue diverse, sono stati distribuiti
non solo ad atleti, spettatori e
turisti, ma anche in un porta a
porta presso le 600.00() famiglie della città spagnola dove
si sono svolti i Giochi.
L’indirizzo della Società
biblica in Italia è: via IV novembre 107 - 00187 Roma
RIFORMA.
LE VOSTRE OPINIONI
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RIFORMA è il giornale delle chiese battiste, metodiste
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PAG. 8 RIFORMA
Cultura
venerdì 30 OTTOBRE 1992
LA POLEMICA SULLA VIOLENZA
RFAITA' F
IMMAGINAZIONE
ALBERTO CORSARI
Il cinema dunque incrementa l’uso della violenza
da parte dei soggetti più deboli, incapaci di discernere
tra realtà e fantasia. E’ questo
il senso della presa di posizione della Federazione italiana psicologi, apparsa sui
giornali a proposito del delitto di Foligno, corredata di
una lista di proscrizione con i
dieci film più «pericolosi».
Ora, se la proposta censoria
evidentemente crea più problemi di quanti non voglia risolvere (chi sarebbe deputato
a proibire i film? Con quali
criteri? Quali soggetti sarebbero da ritenersi deboli e influenzabili?), e se essa assume inevitabilmente dei toni
oscurantistici tutt’altro che
nuovi (un tempo questi strali
erano riferiti ai romanzi,
quando non addirittura alla
musica), qualche riflessione
in più merita la motivazione
che ne è stata fornita: i film
porterebbero a non distinguere tra realtà e fantasia.
1) Fino ad alcuni anni fa si
sarebbe potuto obiettare che
tutto il cinema è sogno: i surrealisti, tra gli anni ‘20 e ‘30
lo rivendicavano esplicitamente. Ma il problema è più
complesso; tanti sono, infatti,
gli stimoli culturali in bilico
tra realtà e immaginazione,
tra realtà e idealità, e non necessariamente in termini di
violenza: basti guardare gli
spot del Mulino bianco o della Nutella, con quelle famiglie idilliache e armoniose...
Sotto Natale, poi, nelle pubblicità compaiono anche i
nonni, più spesso abbandonati al panettone che passa (se
lo passa) l’ospizio. O pensiamo alle auto di classe che
sfrecciano lungo strade incredibilmente prive di traffico: e
chi le ha mai viste (le strade)? Pensiamo alla diffusione
dei nomi di battesimo tratti
dalle telenovelas, riflesso di
un mondo sognato giornalmente verso l’ora di pranzo..;
Meglio allora le foto di Benetton che, pur con l’occhio
al proprio guadagno, proponé
immagini di fatti tragicamente veri.
2) Un altro aspetto che proprio non mi convince è che si
sia fatto un elenco di film in
cui, in larga parte, la violenza
coincide con il crimine, la delinquenza, il teppismo. Un
classico come Rocco e i suoi
fratelli è tutto un gioco di
violenza verbale, quotidiana,
familiare, latente magari, ma
pronta a esplodere. Oltre che
riduttivo, mi sembra politicamente deleterio, in questo
momento, identificare violen
za e cnmine.
3) Personalmente credo che
sia piuttosto la realtà a influenzare il cinema (come fu
per la pittura e la letteratura)
e non il contrario; non credo
che il miliziano con la testa
del nemico fosse la sera prima in coda al botteghino per
vedere II silenzio degli innocenti', i più atroci delitti di
mafia seguono d’altra parte
rituali consolidati forse da secoli.
Il problema, a mio avviso,
è che in queste nostre società
tutto è comunicazione, fuorché i rapporti tra gli individui, che sono rapporti sempre
mediati dall’appartenenza e
dall’abbigliamento, dallo
«schierarsi» in gruppi riconoscibili (etnici, di gusto, di
consumo) e al tempo stesso
dall’ansia di emergere, dalla
rincorsa continua a ciò che
«va oltre». Oltre nella potenza dell’auto, nella carriera,
nella prestazione sportiva
(magari con uso di doping),
nella platealità degli atteggiamenti.
Le relazioni fra individui,
molto spesso, sono solo sovrapposizioni occasionali di
«sfere» personali (ognuno
con le sue cuffie in testa, o in
treno con il telefono cellulare)
in cui ognuno pretende di
avere giurisdizione e non ha
interesse a entrare in rapporto
con gli altri. Molti dei film
«maledetti» colgono proprio
questa inquietudine diffusa:
dovremmo nascondercela?
Pubblicata da II Mulino una raccolta di saggi di Hans Jonas, filosofo ebreo tedesco
Alla ricerca di un^etica di responsabilità
per Puomo tecnologico del nostro tempo
ALBERTO BRAGAGLIA
Hans Jonas ha partecipato
attivamente ai conflitti
del nostro secolo. Ebreo tedesco, quasi novantenne, ha
studiato con Heidegger e
Bultmann. Nel 1933 si rifugiò in Inghilterra e partecipò
alla seconda guerra mondiale
come volontario nell’esercito
britannico, per poi stabilirsi
negli USA, dove risiede tuttora.
Noto tra gli addetti ai lavo
ri inizialmente per i suoi studi
sullo gnosticismo, dopo la
guerra si è interessato quasi
esclusivamente di storia della
scienza e di «filosofia naturale», disciplina poco frequentata in ambito accademico.
La sua opera ha iniziato ad
avere una vasta eco nella cultura contemporanea solo da
alcuni anni, da quando cioè le
sue riflessioni sulle questioni
etiche legate alla scienza hanno cominciato a essere meglio conosciute e diffuse. Ba
sti ricordare la discreta fortuna che in Italia ha avuto il
suo II principio responsabilità (Torino, 1990), esposizione dei suoi interessi etici
ed ecologici; oppure il suo
saggio breve II concetto di
Dio dopo Auschwitz (Genova, 1989), notevole espressione della teologia negativa
ebraica.
La raccolta uscita in Italia
l’anno scorso' contiene scritti
e interventi elaborati a cavallo
tra gli anni ‘60 e ‘70, e può es
4) Dobbiamo tenere presente infine che questa denuncia
della confusione tra realtà e
immaginazione (su cui è importante continuare la discussione) stenta a tenere il passo
con i tempi: si cita, il cinema,
in calo di spettatori, ma ormai
siamo nell’epoca del videogioco e della realtà virtuale.
Con un casco, un paio di
guanti e un video computerizzato si compiono viaggi fantastici, che coinvolgono tutti i
cinque sensi, nello spazio o a
bordo di una Ferrari. Naturalmente si paga per farlo. E’
dunque, ancora una volta, un
bisogno che viene, giusto o
sbagliato che sia, da questa
società. Dobbiamo capire perché, chiederci da dove viene
più che reprimerlo.
L'opera prima di Mario Martone
Uno scienziato deluso
NOEMI ROMEO
Ingmar Bergman era solito
dire: «Un film o è un documentario o è un sogno». E
il giovane Mario Martone, regista enfant-prodige del teatro
d’avanguardia, 33 anni, esordiente cinematografico con il
cortometraggio «Nella città
barocca», deve essersi ispirato alla frase bergmaniana per
il suo primo grande film. .
Morte di un matematico napoletano, presentato all’ultimo Festival di Venezia e attualmente in programmazione
nelle sale italiane. La storia
racconta gli ultimi giorni di
vita di Renato Caccioppoli,
docente di matematica all!Università partenopea, alcolizzato, dandy solitario e nichilista, morto suicida nel 1959.
Il film, però, non è la commemorazione di un grande e
insigne uomo di scienze, tantomeno vuole celebrare il genio di Caccioppoli. La bravura di Martone è di aver fatto
un’opera prima che non è
un’opera d esordio, ma potrebbe essere benissimo il terzo o il quarto film di un maturo cineasta.
Le scene scorrono veloci e
senza intoppi, e la figura del
“professore”, benché sconosciuta e difficile a molti, diventa semplice e lineare grazie a brevi flash-back e a una
Napoli alle soglie dell’estate,
soleggiata e torturata come
l’anima del protagonista, a cui
presta il volto Carlo Cecchi,
attore per troppo tempo lontano dalle scene.
«Morte di un matematico
napoletano» è piuttosto l’o
maggio che Martone ha fatto
alla figura di Caccioppoli, la
cui scomparsa risale alla sua
nascita, e al capoluogo partenopeo, che di questo film è un
protagonista a tutti gli effetti.
Un omaggio affettuoso che
non vuole spiegare i motivi
del suicidio, neanche nelle ultime scene, quando al funerale
del matematico, amici e colleghi, conoscenti e studenti cercano di darsi una ragione per
quell’atto disperato: l’alcolismo, il divorzio dalla moglie
(interpretata dalla brava Anna
Bonaiuto) e, non ultima, la
delusione da militante per i
fatti d’Ungheria.
Inevitabile, dunque, la presenza, seppur discreta, della
politica. E il 1959, il boom
economico è alle porte e nelle
università incominciano a
prendere forma gruppi di attivisti.
Soltanto Caccioppoli, il
“matematico”, assume un atteggiamento passivo agli avvenimenti die gli scorrono
davanti.
Ogni tanto va a trovare gli
amici del Partito, promette
conferenze, ma poi si perde,
forse minato dal germe della
follia o dall’impossibilità’ di
vivere, per le strade di Napoli,
a parlare con gruppuscoli di
travestiti, a dormire, ubriaco,
alla stazione di Roma.
Poi, sopraggiunge la morte,
e l’urlo di donna squarcia il
cielo: per molti è improvvisa,
per altri inevitabile e liberatoria.
Morte di un matematico napoletano: regia di Mario Martone, con Carlo Cecchi, Anna Bonaiuto.
Protestantesimo in televisione
Intervista impossibile
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
Per una fede, opera fondamentale di Giovanni
Miegge, ha dato il titolo alla
trasmissione del 18 ottobre, il
cui argomento centrale verteva appunto sulla sua figura di
pastore, professore, teologo
valdese.
Vissuto nei primi 60 anni
del secolo, egli non fu solo un
pensatore, ma seppe tradurre
le istanze della sua fede
nell’impegno concreto durante il tormentato periodo in cui
si svolse la sua vicenda terre
na.
Già durante il “ventennio”
la rivista Gioventù cristiana,
da lui diretta (non a caso
verrà soppressa dal regime),
evidenzia l’incompatibilità
tra cristianesimo e nazifascismo e, più tardi, non mancherà il suo sostegno ideologico e pratico alla Resistenza.
Il suo contributo di lucido
interprete delle situazioni e di
formatore di coscienza all’interno delle sue molteplici attività prosegue negli anni del
dopoguerra nonostante i limiti impostigli dalla malattia. A
lui si deve anche la divulgazione in Italia della teologia
barthiana e la fondazione della rivista Protestantesimo.
I curatori della trasmissione
ne hanno realizzato una presentazione tramite un’«intervista impossibile». Marco
Davite nelle vesti di un giornalista dell’epoca incontra
Giovanni Miegge, impersonato da Jean-Louis Sappé, a
Massello, dove Miegge fu pastore per sei anni.
Grazie alle doti interpretati
ve dell’attore ci è stata trasmessa l’immagine di una
forte personalità e i punti cardine del suo pensiero.
L’isolamento in un villaggio di montagna non significava per Miegge, e per la sua
comunità, essere tagliati fuori
dal mondo (come si potrà verificare attraverso la forte partecipazione locale alla lotta
antifascista per «una rivoluzione dei doveri prima che
dei diritti»).
I suoi studi su Lutero lo
confermano nella concezione
del radicamento del credente
nella società e lo portano a un
fecondo paragone tra l’epoca
della Riforma e il suo tempo.
In entrambi i casi la scoperta della libertà e il suo uso costituiscono un riferimento essenziale.
Giorgio Tourn, che attende
Davite al termine dell’intervista, conferma la validità del
messaggio di Miegge: riscoprire la propria vocazione per
la costruzione di una società
secondo l’Evangelo.
L’operazione attuata con la
finzione scenica non era certo
priva di rischi; certe espressioni legate all’attualità apparivano un po’ azzardate in
bocca a un testimone di oltre
30 anni fa, né era pensabile
un’esauriente esposizione del
suo pensiero teologico.
L’esperimento tuttavia è da
considerarsi positivo per la
vivacità impressa al discorso
e l’ambientazione nell’atmosfera severa e a un tempo distensiva della tipica casa pastorale e della natura circostante.
sere vista come una sorta di
compendio degli interessi dei
filosofo, con particolare attenzione per la scienza e l’etica.
E’ l’avvento del nazismo a
causare una svolta nel pensiero di Jonas; la «situazione ca- i
tastrofica - scrive nella premessa -, la rovina incombente di un mondo, la crisi progressiva della civiltà, la pros-,
simità della morte, la scarna
essenzialità cui la vita era
stata ridotta - tutti questi elementi costituivano un argomento sufficiente per ripensare i fondamenti del nostro essere e per riconsiderare i
principi che orientano le nostre riflessioni su di essi ». Le
ricerche sullo gnosticismo finiscono in secondo piano per
lasciare spazio al tentativo di |
ritornare a una riflessione ;
sulla natura e sull’organismo j
in grado di superare le tradizionali dicotomie tra mente e
corpo, tra uomo (cultura, civiltà) e natura.
Nei vari saggi si ritrovano
soprattutto le tappe terminali
di questo programma, collegate ad alcuni interventi che
riprendono gli antichi interessi.
Curiosamente però l’autore
ha preferito utilizzare una
cronologia capovolta: sono
all’inizio del volume i testi
più recenti della sua elaborazione, e a conclusione rimane
la sezione dedicata allo gnosticismo e al protocristianesimo. L’intenzione di Jonas è
di mettere il lettore «nella
condizione di passare da ciò
che è prossimo ed attuale a
ciò che è lontano nel tempo e
nella conoscenza ».
Vi sono comunque dei fili
conduttori forti ed espliciti: il
dualismo, da quello estremo
dello gnosticismo alle sue
espressioni più moderne, e la
crisi dell’uomo, che si manifesta su larga scala nell’età
dello gnosticismo e diventa
punto di riferimento per prendere in esame la crisi dell’uomo occidentale di oggi, e anche il tentativo di trovare
un’etica in grado di rispondere ad essa.
Dal punto di vista della riflessione etica sulla scienza
sono di particolare interesse i
saggi della prima parte, in cui
si riconoscono le mosse filosofiche fondamentali di Jonas: il suo ritenere che il soggetto sia impensabile, indipendentemente dalle sue relazioni con l’ambiente naturale;
il suo non ridurre il soggetto
a semplice coscienza, per
considerarlo invece nella sua
complessità di vivente, insieme di funzioni intellettive e
organiche.
Queste posizioni, che rive- ,
lano interessanti affinità con
quelle di un altro pensatore
ecologico, Gregory Bateson,
unite alla cultura ebraica, diventano per il filosofo tedesco la base per una «filosofia
del vivente» e per un’etica
della responsabilità nei confronti della natura.
Proposte eticamente forti
come quelle di Jonas non
possono non suscitare discussioni e perplessità; tuttavia
proprio il mutamento prospettico che esse inducono
nel riconsiderare l’uomo e la
sua esistenza in rapporto alla
totalità e alla complessità della creazione le rende, a mio
parere, significative e assai
feconde.
(1) Hans Jonas: Dalla fede antica
all'uomo tecnologico, Bologna, H
Mulino, 1991, pp. 481.
29
venerdì 30 OTTOBRE 1992
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
In montagna
col binocolo
Se andate in montagna e
dovete scegliere di portare
con voi un binocolo o una telecamera, scegliete senz’altro
il binocolo. Scegliete la visione diretta, irripetibile, non riproducibile. Una sensazione
di cui potrete portare a casa
solo il ricordo, e non la riproduzione tecnica.
Perché? Perché la nostra
percezione diretta ha i giorni
contati: in un futuro non troppo lontano, infatti, vedremo il
mondo non «dal vivo», ma
attingendo ai serbatoi di immagini stoccate, ridotte a segnali digitali elettronici.
Questo, almeno, è lo scenario che prefigurava Paul Virilio, architetto, urbanista e studioso di estetica, in un breve
saggio di alcuni anni fa ora
tradotto in italiano*.
La sparizione è quella provocata da un vivere che conosce i fenomeni paralleli
dell’accelerazione di tutti i
suoi processi (dagli spostamenti e dai mezzi di trasporto
alla trasmissione di informazioni, alla telematica), e il
mondo in cui viviamo è un
mondo sempre pii! legato alle
«protesi tecniche di mediatizzazione» (la radio, la fotografia, ma anche la moto), un
mondo in cui il predominio la
vista sembra non lasciare più
molto spazio al tempo del
racconto.
Noi che al racconto, a cominciare dal primo, quello
della Genesi, non vogliamo
rinunciare, faremmo bene a
pensarci, a salvare il racconto
e l’osservazione diretta.
(1) Paul Virilio: Estetica della sparizione. Napoli, Liguori, 1992, pp.
90, £. 15.000.
Pubblicate le predicazioni d| Valdo Vinay
Il primato della Parola
come testamento spirituale
RUCGEBO MARCHETTI
V
E un libro prezioso per noi
valdesi questo* con cui
la Comunità di sant’Egidio ha
voluto commemorare Valdo
Vinay raccogliendo alcune
sue predicazioni dal 1945 sino all’immediata vigilia della
sua scomparsa, nel novembre
1990.
Un libro prezioso per il nostro cuore, perché ci permette
di leggere e meditare una serie di commenti molto belli
alla Scrittura. Io personalmente non ho mai avuto la
gioia di sentir predicare il pastore Vinay, ma sono rimasto
molto colpito dalla profondità
e dalla chiarezza di molte delle predicazioni riportate in
questo testo, ed è un libro
prezioso anche per ripercorrere e approfondire gli ultimi
50 anni della nostra chiesa.
Il libro consta di quattro
parti; la prima comprende
una serie di predicazioni tenute in diverse chiese italiane
fra l’agosto ‘45 e, il 1977. Opportunamente i curatori hanno scelto sermoni di periodi
diversi e cruciali del dopoguerra.
Predicazioni degli anni ‘45’48, quelli della Liberazione e
della spaccatura dell’Italia tra
DC e Fronte popolare, in cui
Vinay non esita a far risuonare alto e forte l’evangelo della
misericordia di Dio sugli odi
e sui rancori suscitati dalla
guerra e dalla contrapposizio
ne dei blocchi; «Siamo una
generazione - dirà nel ‘45 che più di ogni altra ha bisogno di perdono, eppure ha
perso ogni senso di ciò che il
perdono significa ».
Ci sono poi le predicazioni
dei primi anni ‘60, il periodo
del «boom», in cui risuona
l’appello all’urgenza della
salvezza'rivolto a credenti
«imbambolati» dal consumismo nascente eppure già dilagante e devastante.
E ci sono, infine, gli anni
‘70, con i vecchi valori scossi
dagli eventi del ‘68 e con
nuovi fermenti e nuove speranze. E qui Vinay, pur condividendo certo l’impegno
soprattutto dei giovani nel
politico e nel sociale, non si
stanca di richiamare il primato dell’ascolto della Parola
per poter davvero poi trasformare il mondo.
La seconda parte del libro è
costituita da una serie di commenti all’Evangelo di Giovanni, che il professor Vinay
tenne dall’88 sino alla morte
presso la comunità cattolica
di sant’Egidio in Roma. Queste meditazioni, di un uomo
anziano e malato e pressoché
cieco che parla sul filo della
memoria, colpiscono per la
loro intensità: davvero una
sorta di testamento spirituale
alla luce di quello che per eccellenza è l’Evangelo dello
Spirito.
La terza parte è la più breve
e la più strana. Ha per titolo
Un sogno, ossia meditazione
personale sulle promesse che
ci fa la Parola di Dio dinanzi
alla morte.
Vinay narra appunto di un
sogno da lui fatto nel luglio
‘89, e su questo sogno, come
dice Ambrogio Spreafico nella sua premessa al libro,
«conviene tacere: siamo davanti alla fede di Valdo e al
suo incontro con il Signore
che, solo, può giudicarla ».
Comunque, una vera e commovente testimonianza di fede.
Il libro si chiude con un
saggio di Paolo Ricca che, ripercorrendo le tappe della vita e delle opere del pastore,
del professore e dello storico
Vinay, ci dà anche un quadro
approfondito e critico della
vita e della dialettica della
nostra chiesa nella seconda
metà di questo secolo.
«Appesa al nudo muro del
suo studio - scrive Ricca - ,
in alto dietro la scrivania,
c’era una piccola tavoletta di
legno su cui era stato intagliato r Evangelo annunciato
da Isaia agli esuli di Babilonia: “La Parola di Dio dimora in eterno". Certamente
non dispiacerebbe a Valdo
Vinay che sia questa la parola che - al termine di queste
pagine - poniamo a suggello
della sua vita ».
(1) Valdo Vinay; Commento ai
Vangeli, a cura della Comunità di
sant’Egidio. Brescia, Morcelliana,
1992, pp. 336, £, 28000.
Il movimento moderno in architettura e l'opera del torinese Paolo Soler! in Arizona
Il progetto di Arcosanti:
un messaggio di pace
MIRELLA LOIK GAVINELU
Da Arcosanti, particolare e
straordinaria città nel deserto dell’Arizona, ci giunge
un messaggio di pace.
Nato, cresciuto e laureatosi
in architettura ai Politecnico a
Torino, Paolo Soler! è il suo
progettista. Nel 1947 raggiunge, a Taliesin West, lo
studio di Frank Lloyd Wright,
grande maestro organico del
Movimento moderno, e laggiù vive ancora oggi, lavorando autonomamente al suo
progetto «futuribile» di città,
di cui Arcosanti è il prototipo
purtroppo ancora incompiuto.
La città incomincia ad essere realizzata intorno al 1969
vicino a Phoenix, distesa
sull’orlo di un canyon. Soler!
dà inizio, con il sistema
deU’«autocostruzione», a
questa grande opera. Seguendo un analogo principio Leonardo Ricci, altro grande architetto di quella generazione
postbellica, ha realizzato il
centro ecumenico di Agape.
Descrivere l’architettura,
sia tecnica che formale, di
Arcosanti è lungo: bisogna
esserci addosso per vederla,
per accorgersene; le strutture
architettoniche ben si mimetizzano con la terra rossa del
deserto. Poi, quando sembra
ancora di cercarla, improvvisamente Arcosanti si rivela, e
come per magia ci si ritrova
sulla soglia di una (in apparenza provvisoria) scala di as
sicelle di legno; poi, immediatamente, si è dentro alla
parte alta, in cemento a vista,
del parallelepipedo «brutalista», quella che ospita i servizi con il corpo scala e la
«bakery» con forni e sacchi
di farina da cui escono molteplici qualità di biscotti e pane. Poi si raggiungono i grandi archi a cupola che si sovrappongono forti e pesanti,
per la tecnologia in cemento
armato, ma in apparenza leggeri per l’abilità formale di
Soler!.
Gli archi creano grandi spazi coperti, creano riparo, non
ci si sente oppressi dal materiale e tantomeno dal buio. I
disegni policromi che li decorano internamente sviluppano
una serie di arcobaleni infiniti, riferimento attuale agli antichi ornamenti delle locali
popolazioni indiane. L’anfiteatro è addolcito da un canaletto d’acqua che scorre tra
palco e posti a sedere per il
pubblico.
A colloquio con l’architetto
gli studenti che accompagno
si fanno coinvolgere in una
partecipazione di «autocostruzione» con mille domande. Soler! risponde e racconta
quali furono le sue intenzioni,
i progetti, la realizzazione, le
difficoltà, le delusioni ma anche le speranze, e la filosofia
per Arcosanti di ieri, oggi e
domani. Non è un credente,
non è un utopista, ma si dichiara realista: la sua non è
una proposta ideale, ma la risposta alla città dell’avvenire.
Le campane da lui disegnate, forgiate da chi lavora
aU’officina, sono molte: qualcuna suona spontaneamente,
mossa dall’aria calda del
canyon, a qualcun’altra un
curioso visitatore tocca il leggero batacchio. La loro vendita aiuta a conservare e a
proseguire l’idea di Arcosan
ti. Soler! prosegue, sotto
l’ombra dei grandi archi e al
suono delle campanelle, guar
dando alla Mesa che è lo
specchio di questa insolita
sua architettura e che, nel silenzioso deserto dell’Arizona
in un momento in cui la nostra abituale storia è tormentata e travagliata, richiama a
risvegliare a degli spazi futuri
per la pace.
O
Salvatore Caponetto
LA RIFORMA PROTESTANTE ^ A
NELL’ITALIA DEL CINQUECENTO
pp. 526, 64 ill.nl + 16 tav. fuori testo e 4 cartine
Lire 54.000 - «Studi storici», 14
L’Italia non ha avuto la Riforma perché gli italiani erano refrattari alle dottrine protestanti — o perché la situazione politica e ia reazione inquisitoriale
non lo hanno consentito, malgrado una vasta adesione? Questa opera evidenzia ie grandi linee di una diffusa adesione àila Riforma in quasi tutte le
regioni d’Italia e in ogni ceto sociale, dai montanari ai mercanti, agli ecciesiastici, agii intellettuali, ai nobili.
Emidio Campi
PROTESTANTESIMO NEI SECOLI
Fonti e documenti
Voi. 1°: Cinquecento e Seicento
a cura di Emidio Campi
pp. 474 -t- 24 tav. ili. f.t., L. 48.000
Ampia raccolta di testi essenziali del protestantesimo, nelle sue varie componenti di ogni paese, con particolare attenzione ai rapporti con la cultura
e le scienze. Per studenti é docenti ma anche per coloro che vogliono verificare le proprie conoscenze sulle fonti di un movimento che è alla radice della
civiltà moderna.
Mister E. McGrath
L PENSIERO DELLA RIFORMA
Lutero, Zwingli, Calvino, Bucero
pp. 224, (P.B.T. 24), L. 24.000
Una introduzione vigorosa, acuta e stimolante scritta da uno spécialista ma
accessibile al «non addetto ai lavori». Concetti teologici e idee-guida, grandi personalità, scuole di pensiero, controversie ecc. tutto viene spiegato con
grande chiarezza. Ideale per integrare i libri di testo correnti in Italia.
Allster E. McGrath
GIOVANNI CALVINO
Il Riformatore é la sua influenza sulla cultura occidentale
pp. 392, 8 tav. di ill.ni f.t., L. 42.000 («Ritratti storici», 7)
Edizione ital. a cura di D. Tomasetto
Per comprendere la storia religiosa, politica, sociale ed economica dell’Europa occidentale e del Nord America negli ultimi quattro secoli, è necessario conoscere a fondo le idee-guida di questo pensatore e la loro reinterpretazione creativa da parte dei suoi seguaci. Nel corso dei secoli le dottrine
di Calvino vennero plasmate in una delle più potenti forze intellettuali che
la storia abbia mai conosciuta dopo Tommaso d’Aquino.
James Atkinson
LUTERO - LA PAROLA SCATENATA
L’uomo e il pensiero
pp. 490, 149 ili., L. 48.000
Un libro chiaro, leggibile, appassionante ma rigoroso per «capire» l’uomo
che è all’origine del mondo moderno. Un libro che rende semplici le grosse
questioni ideologiche che sono alla radice della Riforma.
Martin Lutero
L’ANTICRISTO
Replica ad Ambrogio Catarino (1521)
Il Passionale di Cristo e dell’Anticristo (1521)
a cura di Laura Ronchi De Michelis
pp. 208, 46 ill.ni, L. 19.000 (Opere scelte/3)
Un’analisi esauriente della dittatura papale e delle sue conseguenze nefaste per il «corpo cristiano». Il famoso Passionai, ornato da 27 splendide incisioni di Luca di Cranach.
Martin Lutero
SCUOLA E CULTURA
Compiti delle autorità, doveri dei genitori
a cura di Maria Cristina Laurenzi
pp. 144, 8 ill.ni f.t., L. 16.000 (Opere scelte/4)
Due scritti fondamentali (dei 1524 e del 1530) sulla necessità di una formazione culturale completa per tutti i laici — uomini e donne — in vista dei
nuovi compiti della società civiie, affrancata dali’asservimento ciericale. Un
«manifesto» della rivoluzione culturaie che ha segnato profondamente la storia
moderna dell’Europa e la sua civiltà.
Martin Lutero
GLI ARTICOLI DI SMALCALDA (1536-38)
I fondamenti della fede
a cura di Paolo Ricca, trad. di Elio Pizzo
pp. 184-1-8 tav. f.t., L. 24.000 (Opere scelte/5)
II documento ecumenico chiesto dai principe a Lutero in vista dei Concilio
per i’unità dei cristiani: indica con chiarezza quali articoli di fede siano da
considerare irrinunciabili. I temi ancora non risolti dei diaiogo cattolicoprotestante. In appendice: Il primato e il potere del papa di F. Melantone.
Martin Bucero
LA RIFORMA A STRASBURGO
«Le carenze e I difetti delle chiese:
come porvi rimedio» (1546)
a cura di Ermanno Genre
pp. 168 -h 8 tav. f.t., L. 22.000 («Testi della Riforma»/18)
Accogliendo alcune istanze dei «radicaii», il riformatore — uomo del dialogo — propone la creazione di piccoie comunità confessanti ail’interno della
grande chiesa, per superare il conflitto «chiesa di popolo» e «di credenti».
Una grande personalità, ancora sconosciuta in Italia, su un tema attualissimo.
Juan de Valdés
IL DIALOGO DELLA DOTTRINA CRISTIANA
a cura di Teodoro Fanlo y Cortés
prefazione di Anna Morisi Guerra
pp. 224 -I- 8 tav. f.t., L. 26.000 («Testi della Riforma»/17)
Prima versione italiana dell’opera meno nota del grande riformatore spagnoio, queila per cui dovette abbandonare ia patria e stabilirsi a Napoli: un
brinante dialogo a tre voci in cui è già espresso l’essenziale di quel pensiero che ha tanto influenzato la Riforma italiana. In appendice: il Latte spirituale, breve catechismo che ebbe grande successo in Europa.
Ugo Gastaldi
STORIA DELL’ANABATTISMO:
Voi. I: Dalle origini a Münster (1525-35)
pp. 666, 24 ill.ni nel testo, 77 fuori testo e 11 cartine, L. 76.000
Ristampa della prima edizione dell’opera fondamentale sull’anabattismo, con
aggiornamento storiografico e bibliografico. Il voi. Il (Da Münster [1535]
ai giorni nostri) è disponibile.
L’anima pacifica e l’anima ribelle di un grande movimento: prima contestazione radicale dell’ordine politico-religioso deli’età moderna, spinta sino all’attuazione del comuniSmo integrale.
Jf M Ulmditric»
Claudiana
Via Principe Tommaso 1 ■ tei. 011/68.98.04 • 10125 Torino
30
PAG. 10 RIFORMA
Attualità
venerdì 30 OTTOBRE 1992
La concussione da sola è un brutto male, ma insieme alla criminalità è peggio
Storia di ordinaria corruzione nel Sud
(ma potrebbe benissimo essere anche al Nord)
RAFFAELE VOLPE
Un rappresentante di una
grossa ditta farmaceutica
un giorno viene chiamato dal
presidente dell’ospedale di
Catania.
Ha sulla scrivania una
montagna di delibere. Gli dice: «Lei rappresenta la ditta
X; da un promemoria che ho
sul tavolo risulta che per questa ditta la fatturazione è stata
di 340 milioni: ora siamo un
po’ in ritardo, ma comunque
è il 10%, fanno 34 milioni».
Il rappresentante dice:
«Non capisco bene, di che si
tratta?». Il presidente gli risponde arrogantemente: «Se
lei non capisce, se lo faccia
spiegare e poi tomi. Qui siamo fra gente seria».
Il rappresentante della
grossa ditta farmaceutica
andò via costernato, anche se
il messaggio ricevuto non lasciava dubbi; aveva appena
ricevuto una richiesta di tangente del 10% sulla fatturazione. Che cosa doveva fare?
Sapeva bene che nella re
gione siciliana l’assistenza sanitaria e ospedaliera era regolata da leggi che accentravano
il potere decisionale relativo
alle spese delle USL nelle
mani di amministratori di nomina politica.
E sapeva ancora meglio che
vi erano due clausole nei contratti per l’acquisto di materiale farmaceutico: la natura
specialistica del prodotto e
l’urgenza.
Queste due «piccole» clausole permettevano ai membri
del comitato di gestione e, soprattutto, al presidente di restare arbitri dell’attribuzione
delle commesse. Infatti, nei
casi di urgenza (cioè sempre)
venivano abolite le aste pubbliche, i concorsi e l’unica
legge vigente era quella della
tangente.
Si trattava di un vero e proprio «comitato d’affari»: politici e burocrati di diversi partiti e di diverse correnti che
grazie alla posizione nella
pubblica amministrazione potevano raccogliere soldi a de
stra e a manca. Si era creato
Il giudice Di Pietro, divenuto simbolo della lotta alla corruzione
Riforma
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Il pre,scnle numero zero è un fascicolo interno a l’eco delle valli valdesi, n, 3^^ de! 11 settembre
1992, Reg. Tribunale di Pinerolo n. 17S/60. Spedizione in abbonamento postale gr. Il A/70.
Gli abbonati a Riforma ricevono l’eco dette vaìU vaidesi senza alcun supplemento di prezzo e viceversa.
b foto di prima pagina : ebrei in fuga dalla Germania nazi.sta negli anni '30
un sistema di reciproca complicità, dove sia il pesce piccolo che il pesce grande mangiavano per se stessi, pur sapendo quello che mangiavano
gli altri. E in questa abbuffata
generale si davano la mano
nel preparare le pietanze, nel
pulire la tavola, nel lavare il
vomito.
Il rappresentante ebbe un
atto di stizza verso tutto e tutti, ma poi ci ripensò e decise
di pagare. Sì, pagare, perché
«Forum»
antirazzismo
La Chiesa metodista di Salerno da tre anni offre servizi
e aiuti agli extracomunitari
che decidono di stabilirsi in
città e intraprendere un’attività commerciale. «Forum» è
nato nel 1989 dall’unione di
più forze religiose (metodiste,
ma non solo, anche cattoliche)
e da alcuni sindacati confederati. E ha due obiettivi: aiutare gli immigrati a integrarsi
nella vita cittadina e a trovare
un lavoro dignitoso. I risultati
non sono mancati: sono stati
aperti due centri di accoglienza, mentre l’Ostello della gioventù ha offerto agevolazioni
speciali, sono stati organizzati
corsi di alfabetizzazione per
ragazzi senegalesi e, con la
collaborazione della Camera
di Commercio, molti immigrati hanno potuto conseguire
la licenza di venditori ambulanti.
Ma se da una parte la città
risponde in maniera abbastanza positiva (secondo un sondaggio, mille cittadini sono
favorevoli ad un Consiglio comunale straordinario per discutere della situazione). Sono
numerosi i commercianti al
dettaglio, ad esempio, che
avanzano dubbi e perplessità,
spaventati probabilmente di
essere danneggiati dalla loro
attività ambulante.
facendosi i conti in tasca nessuno ci rimetteva. La casa
farmaceutica avrebbe aumentato solo sulla carta il numero
dei prodotti consegnati, così
da coprire la spesa per la tangente.
Lui avrebbe ricevuto un bel
regalo, l’amministratore la
tangente. A pagare sarebbe
stato solo il cittadino. Meglio
complice che vittima!
E poi, parliamoci chiaro:
come si poteva contrastare la
forza di quei politici rampanti
che avevano in mano il potere. Erano personaggi che potevano tutto, facevano tutto,
conoscevano tutti. La DC, il
PSI e il FRI erano il loro sostegno quotidiano (e viceversa).
I magistrati non li prendevano mai con le mani nel sacco, avevano una personalità
arrogante e prepotente, anche
se erano dei pessimi tecnici.
E poi se riuscivi a farteli amici diventavano affabili e generosi. «Chiedete tutto prima
che me ne vada», diceva sempre il buon presidente
dell’ospedale prima di tornarsene a casa.
Ma più di ogni altra cosa
erano amici di «quelli lì»,
quelli che non bisogna nemmeno nominare, come il cancro; insomma sì, proprio
quelli, i mafiosi. Perché la
corruzione da sola è un brutto
male, ma la corruzione insieme alla criminalità è un male
impronunciabile. Io ti dò il
posto di lavoro, tu mi dai la
protezione da quelli che denunciano la corruzione. Io ti
dò quell’appalto, tu mi lasci
tranquillo.
II povero rappresentante
cadde come morto sotto il peso di tutti quei buoni motivi
per pagare e stare zitto. «Ma
il costo morale dove lo mettiamo?» si disse; e sentì dentro di sé una grande liberazione. Così andò a casa, scrisse
una lettera anonima ai carabinieri, si mise in macchina
(una “uno” vecchia di 5 anni
ma pagata onestamente) e
andò a imbucare la lettera.
DALLA PRIMA PAGINA
PRIMA
CHE SIA TARDI
spétti e stereotipi, ma anche
negli ambienti di opposizione
al nazismo, come ebbero lucidamente a riconoscere dopo
la guerra uomini della chiesa
confessante come K. Barth e
H. J. Iwand. Anche le chiese,
allora, hanno capito dopo,
cioè tardi. E’ già tardi anche
oggi?
Scrivendo questi pensieri,
ad ogni riga mi auguro di
sbagliare e comunque c’è ancora tempo e spazio - non
troppo però - per fare qualcosa.
Nelle ultime settimane ho
avuto modo di assistere quotidianamente a telegiornali,
reportage e dibattiti delle televisioni tedesche e sono stato colpito dalla frequenza con
cui i temi dell’antisemitismo,
vecchio e nuovo, di nazismo
e della xenofobia sono oggetto di attenzione.
Nella rievocazione di Willy
Brandt, il suo inginocchiarsi
al ghetto di Varsavia è stato
costantemente ricordato e
mostrato. I prossimi mesi sa
ranno decisivi, in Germania
ma anche in Europa.
Determinante saranno un
lavoro di sensibilizzazione
nelle scuole, nelle chiese, nei
partiti, nei sindacati e sui
mezzi di informazione e un’
efficace opera di contrasto e
di repressione «sul campo»,
cioè nelle piazze, davanti alle
sinagoghe e ai campi profughi.
E’ di vitale importanza affrontare la «zona grigia» delle paure esorcizzate con
l’odio e con la ricerca di colpevoli a cui far pagare il proprio malessere, di una identità
che ricava la sua forza dalla
contrapposizione con il diverso, di una coscienza nazionale che rimuove la frattura costituita dal nazismo, dallo
sterminio e dalla guerra.
In gioco è ancora quella riconciliazione dei tedeschi con
se stessi che in questi giorni
tutti attribuiscono a Willy
Brandt: i mesi che verranno
mostreranno fino a che punto
essa è diffusa e radicata.
Successo della mobilitazione pacifista
Genova: sospesa la
mostra navale bèllica
Verrà spostata a faranlo la
mostra navale bellica? No, né
a Taranto né in un’altra città:
essa non si farà. Come mai?
Uno dei motivi va ricercato
nella crisi del mercato mondiale delle armi, crisi che si
riflette anche in Italia.
In Liguria, ad esempio, ditte come la Oto-Melara di La
Spezia sono ricorse alla cassa
integrazione; altre, come la
Elsag o la Marconi, hanno avviato una parziale riconversione dal militare al civile. Lo
stesso probabilmente avviene
in altre regioni d’Italia. Dobbiamo quindi cantare vittoria?
Non proprio.
Non dobbiamo dimenticare
infatti che molti paesi del
Terzo Mondo provvedono a
costruirsi le armi da soli adesso. E’ noto che il paese natale
di Gandhi possiede la bomba
atomica. Anche se il mercato
delle armi sparisse, non potremmo rallegrarci finché le
armi restano. L’altro motivo
che ha spinto all’interruzione
della mostra è senz’altro la
mobilitazione che si è verificata negli ultimi anni.
Le manifestazioni che hanno avuto luogo davanti alla
mostra si sono sempre svolte
in due modi profondamente
diversi: quello portato avanti
da Autonomia operaia che
non escludeva reazioni violente nei confronti della polizia, e quello scelto dai gruppi
pacifisti sotto forma di sit-in
nonviolenti, e considerati dagli autonomi poco efficaci.
ci'
Partecipazioni
«Nella mia distretta ho invocato l’Eterno ed egli mi ha
risposto».
(Salmo 120:1)
I familiari di
Remo Giovanni Gardiol
esprimono la loro riconoscenza
alla signora Lilia Godino per la
premurosa assistenza durante la
malattia del loro congiunto.
Ringraziano i medici e il personale infermieristico dell'Ospedale
valdese di Torre Pellice, il medico
Paolo Ribet e il pesonale dell'
Ospedale civile di Pinerolo per le
cure prestate. Esprimono gratitudine per la partecipazione manifestata in questa dolorosa circostanza all'amministrazione comunale di Prarostino, all'Associazione nazionale degli alpini, all'Associazione combattenti e reduci,
all'ARCI caccia e a tutti quanti sono stati loro vicini.
Prarostino, 22 ottobre 1992
«Dio, che è ricco in misericordia, ci ha risuscitati con iui
e con iui ci ha fatti sedere nei
luoghi celesti ».
" (Efesini 2: 6)
Il 24 ottobre a Pietra Ligure è
deceduto
Ernesto Gardiol
di anni 81
Lo annunciano i nipoti e gli altri
familiari.
I funerali hanno avuto luogo nel
tempio valdese di Torre Pellice alle ore 15 di mercoledì 28 ottobre.
Torre Peilice, 26 ottobre 1992
«L’Eterno, ii mio Dio,
è quei che iilumina
le mie tenebre».
(Salmo 18: 28)
Ha raggiunto il termine della
sua vita
Nella Glampiccoll
ved. Greppi
Lo annunciano con le loro famiglie i figli Eugenio, Daisy, Annalisa, Donatella, Claudio, le sorelle
Llly e Marcella, I fratelli Gustavo e
Franco, nipoti e parenti tutti.
Un pensiero riconoscente a
quanti per lungo tempo l'hanno
assistita e curata al Gignoro.
Firenze, 25 ottobre 1992
Nell'Impossibilità di farlo singolarmente la famiglia di
Aurora Bastia
ved. Albarin
Luserna S. Giovanni, 26 ottobre 1992
I hec^ologt possono essere telefonati 0 Inviati via fax alla redazione antro le ore 10 di ogni lunedi.
I gruppi partecipanti non j
sono stati solo genovesi. La ■
EGEI, ligure e non, è stata |
presente ed ha sempre scelto
la collaborazione con i gruppi pacifisti.
In questi ultimi anni infatti
ha operato il “Comitato contro la Mostra Navale Bellica”, non facente capo ad alcun partito ma sostanzialmente al “Centro Ligure Documentazione per la Pace”.
La EGEI ne ha fatto parte così come la Lega Obiettori di
Coscienza, gruppi giovanili
di partiti, gruppi cattolici,
ecc... La nostra iniziativa
non si è limitata ai soli sit-in
ma si è sforzata di sensibilizzare l’opinione pubblica sia a
livello di Comitato sia a livello di singoli gruppi. A
questo riguardo va segnalato
che anche alcune assemblee
di chiese evangeliche si sono
espresse contro la Mostra attraverso significativi volantini.
Questa mobilitazione ha
permesso di orientare almeno
parte della città contro la mostra, anche se ultimamente il
numero di persone partecipanti alle manifestazioni è un
po’ calato. Spinti da motivazioni molto diverse, i vari
gruppi aderenti al Comitato
hanno condiviso due principi: “No alla guerra (in particolare “no” alla mostra navale bellica)” e “La violenza
non si combatte con la violenza ma con metodi pacifi
«Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito la
corsa, ho serbato la fede».
(Timoteo 4: 7))
ringrazia sentitamente tutte le
persone che con la loro presenza
ed I loro scritti hanno preso parte
al loro dolore.
Un grazie particolare al pastore
Bruno Bellion e alla dott.ssa Silvana Pons.
31
\/FNERDÌ 30 OTTOBRE 1992
Al LETTORI
Nel momento in cui inizia il proprio lavoro la redazione di Riforma vi chiede di rispondere a questo questionario al fine di conoscere cosa vi aspettate dal nuovo settimanale.
Perché questa consultazione possa essere
il risultato il più vicino possibile delle aspettative dei nostri lettori, è indispensabile che
il maggior numero di essi risponda. Ci attendiamo una risposta rapida, entro la fine del
mese di novembre, per poter già utilizzare i
risultati di questa inchiesta nei primi mesi di
vita del giornale.
I risultati saranno pubblicati entro marzo
e saranno oggetto di valutazione da parte del
comitato dei garanti.
Per facilitare lo spoglio delle risposte vi preghiamo
- di mettere una crocetta nella casella corrisponden
te .
- di riquadrare SI o NO (ad esempio cosK^SIJ- NO)
a seconda della tua scelta
- di scrivere in modo leggibile le risposte libere
CHI SEI?
$
1 Una donna..............................□
Un uomo ................................□
2 Quanti anni hai ?
meno di 25 anni ...................... □
tra 25 e 44 anni .......................□
tra 45 e 59 anni .......................□
tra 60 e 69 anni .......................□
70 anni e oltre ........................□
3 Svolgi un’attività lavorativa ....... □
Sei in cerca di un impiego .............□
Sei in pensione.........................□
4 Sei studente...........................□
Sei casalingo/a....................... □
5 Sei
agricoltore.............................□
commerciante............................□
artigiano...............................□
operaio ................................□
impiegato ............................ □
funzionario dell’industria .............□
funzionario pubblico....................□
quadro superiore dell’industria privata □
quadro superiore del settore pubblico .. □
capo d’impresa..........................□
insegnante..............................□
pastore/a o diacono/a ..................□
libero professionista...................□
6 11 tuo livello di studio
elementare..............................□
media inferiore.........................□
media superiore.........................□
università .............................□
7 Sei
celibe/nubile...........................□
sposato/a o convivente..................□
divorziato/a o separato/a...............□
vedovo/a................................□
8 Hai figli
di meno di 18 anni .....................□
di 18 anni e oltre......................□
^ La tua sensibilità politica è
di estrema sinistra.....................□
di sinistra.......................... □
di centro...............................□
di destra...............................□
La Pagina Dei Lettori
di estrema destra .................□
ecologista.........................□
nessuna in particolare ............□
10 Militi in un partito politico .SÌ - NO
11 Sei membro di un sindacato.....SÌ - NO
12 Sei dirigente sindacale........SÌ
PAG. 1 1 RIFORMA
NO
13 Sei residente
in Italia - indica la regione
all’estero - indica il paese ,
14 Abiti in un comune
di meno di 2.000 abitanti ............□
tra 2.000 e 20.000 abitanti ..........□
tra 20.000 e 100.000 abitanti ........□
di oltre 100.000 abitanti.............□
15 La tua confessione religiosa
nessuna...............................□
agnostico.............................□
cattolico ............................□
ebraica...............................□
musulmano.............................□
ortodosso.............................□
protestante...........................□
altra - quale ? .........................
16 Frequènti la chiesa
regolarmente .........................□
saltuariamente........................□
mai ..................................□
17 Hai avuto un’educazione religiosa
da giovane............................□
da adulto ............................□
INFORMAZIONE, CULTURA,
TEMPO LIBERO
18 Leggi regolarmente uno
o più quotidiani ............SÌ - NO
se sì, quali ? .......................
19 Leggi regolarmente uno
0 più settimanali............SÌ - NO
se sì, quali ? .......................
20 Leggi regolarmente una
o più riviste ...............SÌ - NO
se sì, quali ? .......................
21 Leggi regolarmente libri...SÌ - NO
se sì, quanti al mese ? ..............
22 Guardi la televisione......SÌ - NO
se sì, quante ore al giorno ? ________
23 Vai al cinema .............SÌ - NO
se sì, quante volte al mese ? ________
0 quante volte all’anno ?.............
24 Vai a teatro...............SÌ - NO
se sì, quante volte al mese ? ________
0 quante volte all’anno ?.............
25 Vai al concerto............SÌ - NO
se sì, quante volte al mese ? ________
0 quante volte all’anno ?.............
Rinviare il questionarlo a:
Riforma
Via Pio V15
10125-Torino
V
26 Vai a vedere mostre .........SI - NO
se sì, quante volte al mese ? ___________
o quante volte all’anno ?................
TU E “RIFORMA’
hai apprezzato; molto abbastanza poco
editoriale □ □ □
pagina biblica □ □ □
meditazione □ □ □
vita delle chiese □ □ □
attualità □ □ □
cultura □ □ □
pagina dei lettori □ □ □
28 Sei interessato ai seguenti temi:
molto abbastanza poco
scienza □ □ □
letteratura □ □ □
storia □ □ □
filosofia □ □ □
teologia □ □ □
bibbia □ □ □
arte, spettacolo □ □ □
ecumenismo □ □ □
villaggio globale □ □ □
problemi sociali □ □ □
educazione □ □ □
politica □ □ □
sport □ □ □
29 Ritieni che alcuni temi siano assenti
SÌ - NO
quali ? __________________________________
30 Complessivamente, gli articoli di Riforma ti sembrano
facili da leggere .......................□
troppo difficili.........................□
originali................................□
troppo provinciali ......................□
bene informati............................□
variati...................................□
troppo lunghi............................ □
31 Ritieni che Riforma renda correttamente
conto
dell’attualità ...................SÌ - NO
dei fatti religiosi ..............SÌ - NO
della vita culturale..............SÌ - NO
32 La tua prima impressione su Riforma sul
piano politico
troppo a sinistra ........................□
troppo al centro..........................□
troppo a destra ..........................□
Facoltativo
Nome
Cognome
Indirizzo
Città
CAP
telefono
Denominazione
battista _____
metodista ____
valdese
altra, quale
□
□
□
□
32
PAG. 12 RIFORMA
-Villaggio Globale¡
VENERDÌ 30 OTTOBRE 1992
Nel confronto tra Bill Clinton, George Bush e Ross Perot riemergono i fattori religiosi
Religione e politica nella campagna
elettorale degli Stati Uniti d^America
Secondo l'ultimo rapporto della FAO
780 milioni di persone
soffrono la fame
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Per la prima volta nella
storia delle elezioni presidenziali americane, i democratici presentano due candidati battisti; Bill Clinton e
Albert Gore infatti sono
membri di chiese aderenti alla «Convenzione battista del
Sud», una delle più grandi organizzazioni protestanti degli
Stati Uniti, con 15 milioni di
membri: Clinton è diventato
membro della «Immanuel
Baptist Church» di Little
Rock (Arkansas) poco tempo
dopo la sua sconfitta per un
secondo mandato di governatore nel 1980, mentre sua
moglie Hillary frequenta la
Chiesa metodista; Albert Gore è membro della “Mount
Vernon Baptist Church” di
Arlington (Virginia) dove sua
moglie Tipper è stata diacona. Ma anche i candidati repubblicani sono protestanti:
George Bush è membro della
Chiesa episcopale (anglicana)
e il suo vice J. Danforth
Quayle è da tempo membro
dell’ ultra-evangelio al e
«Fourth Presbyterian. Church” di Bethesda.
Nulla di strano che i candidati alla presidenza degli Stati Uniti siano protestanti. Ma,
Bill Clinton e il pastore Jessie Jackson alla Convenzione battista.
in questa inedita campagna
elettorale, si sta assistendo ad
una specie di rovesciamento
dei ruoli. Mentre il «Grande
vecchio partito» repubblicano, tradizionalmente vicino ai
presbiteriani, si è fatto travolgere dai fanatismi della «Destra religiosa»(alla Convenzione di Houston, ad agosto,
il suo leader Jerry Falwell ha
promesso di far vincere Bush), la Convenzione battista
del Sud, diretta da un decennio da leader fondamentalisti
conservatori, si trova alquanto
imbarazzata di fronte alla
nuova leva di credenti impersonati dalla coppia ClintonGore. Questi infatti non somigliano molto ai precedenti
candidati democratici battisti:
né al pietista Jimmy Carter né
al radicale lesse Jackson i
quali, per opposti motivi,
mettevano a disagio molti
americani. Il “New York Times” deir 8 ottobre scorso afferma che «molte delle loro
opinioni in campo sociale sono più vicine a quelle delle
chiese protestanti liberali che
In difesa del Mount Graham, loro montagna «sacra»
Gli apache contro il Vaticano
Non è il titolo di un film
western surrealista, ma un
aspetto della lotta di tutti i
«nativi americani» per il rispetto della loro cultura e autonomia. Lo spiega Paul Noise, un apache candidato alla
presidenza del Consiglio tribale tradizionale del prossimo
30 ottobre, venuto in Italia
per far conoscere questa singolare lotta della «nazione
Apache» contro il Vaticano.
«Uno dei nostri monti sacri,
il Mount Graham in Arizona,
è stato scelto nel 1984 come
il luogo su cui costruire il
progetto Columbus. L’Università dell’Arizona, l’osservatorio di Arcetri, la Specola
vaticana, l’Istituto Max
Planck ed altri istituti di ricerca hanno deciso di installare sulla nostra montagna 7
telescopi, 6 radiotelescopi
oltre agli alloggi di servizio
per il personale e le strade di
accesso. Noi non siamo d’accordo e difendiamo perciò la
nostra montagna. Siamo venuti qui in Italia per far conoscere la nostra cultura e
per chiedere rispetto della
nostra religione e dei nostri
luoghi sacri» .
« Anche noi crediamo in Di
- dice Paul Noise -che si manifesta attraverso la natura.
A Mount Graham facciamo
le nostre cerimonie e lì abbiamo seppellito i nostri morti prima della venuta degli
euroamericani».
« Non siamo pregiudizialmente contrari alle ricerche
in astronomia, ma riteniamo
che possano essere fatti in
luoghi alternativi con le stesse caratteristiche. Li abbiamo
anche indicati - conclude il
dirigente Apache -. Ci stupisce molto la posizione del
papa che è venuto in America e quando a incontrato i
capi della nostra nazione ha
affermato che bisogna salvaguardare i diritti e le culture
dei nativi» .
La delegazione apache ha
cercato, invano, di incontrare
il papa nei dieci giorni che è
stata in Italia, ospite dei Verdi.
I Verdi hanno infatti lanciato da quattro mesi a questa
parte una campagna di solidarietà con gli apaches ed invitano a «non pagare l’8 per
mille alla Chiesa cattolica».
Alcuni Consigli regionali,
come quello piemontese, e
comunali, come quello di Firenze, si sono già espressi per
la ricerca di un luogo alternativo e per il rispetto della religione degli apaches.
Il segretario di Stato, cardinale Sodano, ha risposto che
il Vaticano ha una partecipazione solo del 3% nel progetto e che comunque gli apaches sono divisi tra loro ed
hanno altre montagne sacre.
Un gesuita, Charles W. Polzer, ha affermato addirittura
che gli apaches che si oppongono al progetto farebbero
parte di una «cospirazione
ebraica per corrodere e distruggere la .Chiesa cattolica».
Prova di questa cospirazione sarebbe il fatto che gli avvocati degli apaches sarebbero ebrei membri dell’Unione
americana della libertà civile.
La diocesi cattolica di Tucson
ha però preso le distanze dalle dichiarazioni.
Senza l’appoggio del Vaticano il progetto Columbus
avrebbe maggiori difficoltà.
«Ci sono altre ragioni per
opporsi al progetto Columbus
- afferma Mike Damico, un
oriundo italiano che coordina
la campagna intemazionale di
sostegno alla lotta degli apaches su Mount Graham - la
montagna ha un grande interesse naturalistico per la presenza contemporanea di 5 dei
7 ecosistemi degli USA. La
montagna è circondata dal
deserto. La maggior parte degli animali del deserto trae
cibo dalla montagna. Nella
montagna vivono specie animali come lo scoiattolo rosso,
l’orso bruno e il lupo messicano che sono considerati in
via di estinzione. La Conferenza di Rio ha detto che bisogna salvaguardare le biodiversità. Anche il papa lo
scrive nei documenti...»
non a quelle della Convenzione battista del Sud».
E queste opinioni riguardano questioni sociali scottanti
quali l’aborto, il costo della
sanità pubblica, la nuova povertà, il razzismo, l’istruzione, i problemi ambientali, i
diritti civili, i diritti degli
omosessuali, ecc. Tutte queste questioni, che sono al centro delle preoccupazioni di
milioni di cittadini americani,
sono praticamente assenti dal
programma del presidente
Bush, il quale però rivendica
al proprio partito la difesa dei
«valori» religiosi tradizionali
e dei diritti della famiglia
americana.
Per questo George Bush,
che fino al 1988 era contrario
a mescolare religione e politica, e sosteneva il principio
della separazione della chiesa
e dello stato, viene ora accusato di praticare una specie di
«docetismo politico», cioè di
«predicare valori vaghi e disincarnati che non trovano
alcun riscontro nelle realtà
concrete della politica pubblica». Gli viene rimproverato di essere un personaggio
vuoto e ambiguo o addirittura
«un uomo senza principi».
Bill Clinton e Albert Gore
invece, pur non nascondendo
le loro convinzioni di fede - i
loro discorsi alla Convenzione democratica a luglio erano
pieni di riferimenti biblici - si
esprimono in termini laici,
così da essere capiti anche da
non credenti. Certo, le loro
idee liberali sono agli antipodi di quelle degli attuali dirigenti della Convenzione battista del Sud, eppure Richard
D. Land, direttore esecutivo
della Commissione sulla vita
cristiana di detta Convenzione ammette che i battisti del
Sud si riconoscono in questi
uomini, che essi fanno parte
della famiglia battista per il
loro modo di parlare e di
comportarsi. «Sono ben diversi dal governatore del
Massachusets», aggiunge.
Durante tutta la sua campagna, Bill Clinton ha ricordato
spesso i tratti salienti dell’
identità dei battisti del Sud: la
loro fede nella «libertà dello
spirito», la loro insistenza
sulla responsabilità individuale e sulla separazione della chiesa dallo stato. In nome
di questa libertà, egli si oppone ad ogni tentativo del governo di stabilire norme di
condotta personale e sessuale.
Ma nella disputa che anche
nella Convenzione battista
del Sud sta opponendo progressisti e conservatori,Clinton si è schierato dalla parte
dei moderati dicendo di capire le ragioni dei fondamentalisti che temono un crollo dei
principi.
Questa sua scelta, dettata
secondo alcuni da fini elettorali, non è piaciuta al pastore
battista lesse Jackson che gli
rimprovera di non essersi
schierato più decisamente a
favore dei diritti della comunità nera.
Probabilmente il candidato
democratico, consapevole del
fatto che, nelle ultime elezioni presidenziali, un gran numero di battisti bianchi e di
bianchi in generale avevano
votato per i repubblicani, sa
che per diventare presidente
degli Stati Uniti occorre puntare sulla classe media senza
con ciò sacrificare gli interessi dei poveri, neri e bianchi.
Sapremo fra poco se è stato
fine politico oltre che credente convinto.
Oltre centocinquanta paesi
hanno celebrato, venerdì 16
ottobre, la «Giornata mondiale dell’alimentazione», istituita nel novembre 1979 dalla
Organizzazione delle Nazioni
Unite per l’alimentazione e
l’agricoltura (FAO).
L’ultima indagine mondiale
della FAO stima in 780 milioni le persone sottoalimentate
nel mondo. Più dell’intera popolazione di tutta l’Europa, o
degli Stati Uniti, o deH’AmericaLlatina, o ancora di tutta
l’Africa sub sahariana. Tredici milioni di bambini in età
inferiore a cinque anni
muoiono ogni anno a causa
della fame o della malnutrizione o per infezioni causate
dall’insufficienza alimentare.
«La percentuale di persone
che soffrono la fame (il 20%
circa della popolazione dei
paesi classificati “in via di
sviluppo”) è in diminuzionema non il numero assoluto»
afferma il rapporto della
FAO.
Il grafico riprodotto qui
sotto mostra come siano
l’Africa e l’Estremo Oriente
le regioni del mondo con la
più alta concentrazione di
persone che soffrono la fame.
Inoltre più di due miliardi
di persone soffrono di carenze di vitamine e di minerali e
di queste «circa 500 milioni
sono bambini che, ogni anno,
diventano ciechi per carenze
di vitamine».A fronte di questa situazione «è aumentata la
disponibilità alimentare media che è passata da 2.290 calorie giornaliere nel 1961-62
a 2.700 calorie nel 1988-90».
Numero di persone
(e relativa percentuale)
che soffrono di carenze
energetiche per cause
alimentari* (1969-90)
I I 1969-71
[~~ì 1979-81
H 1988-89
rm.n-T,
America
latina
Medio
oriente
* Persone I cui livelli medi annui (stimati) di apporto energetico o di razioni alimentari disponibili sono inferiori a quelli
necessari per mantenere il peso corporeo e permettere loro
piccole attività.
I tagli per far fronte al la crisi economica
Quando l'austerità
è targata Svizzera
La crisi economica mondiale attraversa anche la tranquilla Svizzera. Alla fine di settembre i disoccupati erano
102.081, il 3,3% della popolazione attiva. 7.230 in più
del mese di agosto.
E’ la crisi: hanno annunciato i sindacati dicendo che le
cifre dell’Ufficio federale del
lavoro sono sbagliate per difetto. Se si tenesse conto anche di coloro che cercano il
loro primo lavoro la cifra sarebbe superiore a 200.000
cioè più del 6% della popolazione attiva. E’ la crisi: hanno
commentato i giornali rilevando il fatto che nei cantoni
francofoni la percentuale dei
disoccupati supera il 5,5% e
nel cantone di Zurigo, il cuore
industriale della confederazione, sia del 2,8 %.
Fino a pochi anni fa la
Svizzera era tra i pochi paesi
europei vicini al pieno impiego con un tasso di disoccupazione non superiore all’ 1%.
Lo choc per l’opinione pubblica è stato dunque notevole.
Il governo ha subito varato
alcune norme per fronteggiare
la situazione. L’indennità di
disoccupazione verrà corrisposta per 5(X) giorni al posto
degli attuali 300. Per far
fronte al deficit di bilancio
dello stato previsto per quest’anno in 2 miliardi di franchi svizzeri il governo ha deciso economie per 1,5 miliardi e altrettante nuove entrate.
La benzina aumenterà di 20
centesimi il litro e questo dovrebbe essere sufficiente.
Sulla decisione pende però
un possibile referendum promosso dal Partito degli automobilisti che sta già raccogliendo le firme. Facendo poi
di necessità virtù il governo
ha deciso di rilanciare i casinò pemettendo l’apertura di
case da gioco con possibilità
di giocate illimitate ( finora la
giocata massima perrnessa
era di 5 franchi ). Le vincite
saranno però tassate fino
all’80%. Gli introiti relativi
verranno utilizzati per pagare
le pensioni.
Nonostante la crisi, il governo ha inoltre deciso di
spendere 138 milioni di franchi per completare^ il rifugio
segreto che ospiterà lo stesso
governo in caso di una crisi
politica e militare che tocchi
anche la Svizzera. Il governo
deve poter funzionare anche
in un periodo di crisi!