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Armo V
numero 7
dei 21 febbraio 1997
Spedixtone in a. p, comma 26
art. 2 legge 549/95 nr. 7/97 - Torino
In ca$o dt mancato recapito
si prega restituire ai mittente
presso l'Ufficio PT Torino CMP Nor
L'Editore si impegna a
corrispondere il diritta
Bibbia e attualità
LA NONVIOLENZA
«Poiché non è nel mio arco che io
confido»
(Salmo 44, 6)
A LL'INIZIO di ogni anno ci sono diverse «giornate» per la pace e la
nonviolenza: il l“ gennaio è la giornata della pace, il 15 gennaio è la festa
nazionale americana in ricordo di
Martin Luther King, il 30 gennaio è la
giornata della nonvlolenza (Gandhi).
Purtroppo, in Europa ci sono grosse
innovazioni in campo militare che
vanno in direzione opposta (riorganizzazione delle industrie di armamenti
in grandi gruppi transnazionali, aumento dei finanziamenti dei gruppi di
cooperazione europea, esercito professionale, soppressione del servizio nazionale obbligatorio...). L’incontro
ecumenico di Graz nel prossimo giugno non potrà non tenerne conto; speriamo che la seconda bozza del documento preparatorio ci deluda meno
della prima su tanti punti.
]\JEL capitolo intitolato «Riconci1V dazione tra le nazioni e promozione di forme nonviolente di risoluzione dei conflitti non viene fatto nessun cenno concreto a queste «forme
non violente». A ragione un articolo di
«Echoes», del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec), era intitolato «Il potere dei facitori di pace è ancora
nell’infanzia». Eppure ci sono esempi
storici, a livello di popoli e di individui, come quelli, durante il brutale
periodo nazifascista, di Fernanda e
Tullio Vinay in Italia e di Magda e
André Trocmé e della loro comunità
in Francia. Alla loro epoca hanno saputo scegliere a partire dalla loro fede,
e inventare modi non violenti di resistenza attiva. Con l’incontro di Graz è
data un'occasione ai cristiani europei
per preparare insieme una cultura
della pace nella giustizia. Uno dei più
vecchi movimenti ecumenici, il Movimento internazionale della riconciliazione, organizza incontri di formazione alla prassi non violenta, ma è forse
insignificante per coloro che preparano Tussernhlea di Graz.
\Tai rebbe anche la pena di chiedere
V ai giovani dei sei continenti che si
sono incontrati nel luglio scorso a
Johannesburg (Sud Africa), in un incontro promosso dal Cec, di informare
coloro che hanno preparato la bozza
del documento preparatorio sul tema
che i giovani stessi hanno trattato:
«Metodi attivi nonviolenti di risoluzione dei conflitti. Nella bozza vengono
citate le grandi istituzioni europee che
garantiscono la «sicurezza» fondata
sulle armi. Non viene suggerito che
queste istituzioni potrebbero creare un
settore di ricerca che utilizzi soltanto
la nonviolenza. Come non sono esemplificate «altre» istituzioni citate; eppure gruppi cristiani, spesso piccoli e
coraggiosi, collaborano con movimenti
laici nonviolenti per fare «germogliare» impegni per la pace, come la creazione di «guardie della pace», di «sorveglianti antiterroristi». Si spera che
uno di questi piccoli segni, la Commissione della Tavola valdese di solidarietà con gli obiettori di coscienza possa riprendere vigore ed essere un'indicazione per altre chiese in Europa.
/N preparazione del terzo millenriio,
per vivere in una società semplicemente più umana, slogan come «Fuori
la guerra dalla storia», o come quello
del teologo Helmut Gollwitzer «Vivere,
in quanto chiese, senza la protezione
delle armi», si fanno di nuovo urgenti.
Il salmista aveva verificato, attraverso
le tappe più pericolose della sua storia, che il suo popolo era sempre stato
salvato solo da Dio e non dalle forze
armate, quando diceva «non è nel mio
arco che io confido».
Marie-France Maurin
ÌÈHi.
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Importante evento ecumenico a Roma in occasione del culto del XVII Febbraio
Per una riconciliazione delle memorie
/4 nome dei vescovi italiani^ monsignor Chiaretti ha dichiarato: «Sentiamo il bisogno di andare
a Graz più riconciliati con i protestanti di casa nostra, e in particolare con i fratelli valdesi»
PAOLO NASO
Tra memoria e speranza. Tra i
muri che da secoli dividono le
comunità cristiane e i ponti di dialogo e di comunicazione che lentamente si stanno costruendo. Tra la
forza della propria identità confessionale e l’umiltà di una continua
conversione a Cristo. Tra differenze
teologiche che permangono e riconciliazione attorno alla Parola di
Dio. È solo in questo stretto corridoio che le comunità cristiane possono incontrarsi, riconoscersi, riconciliarsi. È questo il senso di
quanto è accaduto durante il culto
celebrato domenica 16 febbraio
nella chiesa valdese di Roma, a
piazza Cavour.
Un culto al quale ha si è voluta
unire una delegazione della Conferenza episcopale italiana (Cei)
. composta da mons. Giuseppe
Chiaretti, arcivescovo di Perugia e
presidente del Segretariato per
l’ecumenismo e il dialogo, da
mons. Alberto Abiondi, vescovo di
Livorno e vicepresidente della Cei e
da mons. Clemente Riva, vescovo
ausiliare di Roma. Nella delegazione c’era anche Maria Vingiani, presidente emerito del Segretariato attività ecumeniche, da decenni paziente quanto tenace tessitrice del
dialogo ecumenico in Italia. Tra i
presenti i rappresentanti di varie
denominazioni evangeliche italiane, il presidente della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia,
pastore Domenico Tomasetto, i
partecipanti al Convegno «Il muro
e il ponte» che si era svolto nei giorni precedenti nell’Aula Magna della
Facoltà e, tra questi, cattolici di base, ebrei e musulmani. «Riguardo a
voi la storia è quella che è - ha affermato monsignor Chiaretti, intervenendo dopo il sermone tenuto
dal pastore Daniele Garrone -. Non
possiamo né cancellarla, né fingere
che non si sia mai stata; possiamo
però assumerne il peso e medicare
le ferite della memoria con il riconoscimento delle stesse e, dove occorra, con il perdono richiesto e
concesso e con i percorsi di ricon
Chiesa valdese di Roma, piazza Cavour: da sin. Ciemente Riva, Aiberto Abiondi,
Maria Vingiani, Renato Maiocchi, Giuseppe Chiaretti e Gianni Rostan (foto Smile)
ciliazione che ci insegna Gesù. Ben
sapendo che non c’è riconciliazione se non c’è conversione».
«Prendiamo volentieri atto - ha
risposto Gianni Rostan, moderatore della Tavola valdese - della sincera volontà, che non è solo delle
sorelle e dei fratelli cattolici ma anche nostra, di rivisitare in modo
autentico il passato, di studiarlo
meglio e più a fondo, di correggerne eventuali errate interpretazioni
o giudizi».
La memoria delle divisioni e delle sofferenze non è quindi cancellata, però è illuminata da una speranza nuova costruita nella coscienza della comune appartenenza alla chiesa di Cristo e della vocazione che il Signore continua a rivolgerle. Nel suo intervento, mons.
Chiaretti ha ricordato alcune tappe
del più recente cammino ecumenico in Italia: la traduzione della Bibbia in lingua corrente (Tilc), l’intesa sui matrimoni interconfessionali, la partecipazione evangelica al
Convegno ecclesiale di Palermo
svoltosi nell’ottobre del 1995, la
presenza di delegazioni della Cei al
Sinodo delle chiese valdesi e metodiste e alFAssemblea dell’Unione
delle chiese battiste. E soprattutto
il cammino vereo Graz, la II Assemblea ecumenica europea sul tema
«Riconciliazione; dono di Dio e
sorgente di vita nuova» che avrà
luogo nel giugno prossimo. «Sentiamo il bisogno di andare a Graz
più riconciliati con i protestanti di
casa nostra, e in particolare con i
fratelli valdesi - ha voluto sottolineare monsignor Chiaretti». E, sottolineando l’importanza di questo
appuntamento europeo, il moderatore Rostan ha riconosciuto i
passi compiuti dalle chiese «sulla
difficile e lunga strada della reciproca conoscenza e comprensione,
e della riconciliazione».
Se la memoria ha spesso i colori
cupi delle umiliazioni e delle sofferenze, la speranza ha quelli allegri e
sgargianti del «fiore di Graz», quello
strano tulipano che cresce senza
stelo direttamente dal terreno.
Tra memoria e speranza; ma anche tra identità confessionale e
conversione a Cristo. È la «ecclesia
semper reformanda», la coscienza
profondamente radicata nelle
chiese della Riforma che le formulazioni teologiche e i modelli di organizzazione ecclesiastica sono solo un’approssimazione alla verità
di Dio che è sempre «oltre». Diversità non significa divisione o scomunica ma, nelle parole di Rostan,
«ricerca comune di Dio, della sua
misericordia e del suo amore rivelato in Gesù Cristo».
Un concetto ripreso dal pastore
Garrone che, predicando su un testo del Deuteronomio 8, 2 («Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti fatto percorrere...») ha ricordato che ogni cammino, anche il nostro, è segmentato e sincopato «nella nostra infedeltà. Ricordarsi del cammino che
Dio ci ha fatto fare, ci mette davanti la cruda realtà dei molti cammini
che noi abbiamo fatto senza e contro di lui». In questo senso anche
noi evangelici, ha proseguito, dobbiamo imparare a «leggerci senza
trionfalismi, senza apologie, senza
scusanti, senza scappatoie».
Il cammino dell’incontro ecumenico, insomma, non ha nulla di
trionfalistico ma deve esprimere la
coscienza e la confessione del proprio peccato. Non è una strada da
celebrare con spettacolarità, non è
un «evento speciale». È piuttosto
un sentiero arduo, nel quale ogni
chiesa e ogni credente ritrovano la
propria storia e identità insieme al
proprio peccato e alle proprie infedeltà. Ecumenismo nella sobrietà,
quindi, ma anche nella disponibilità all’ascolto dell’altro, cercando
di capire il significato più autentico
delle sue parole e dei suoi gesti,
tanto più quando inediti. Come è
stato, dopo le parole misurate e cariche di partecipazione di monsignor Chiaretti, nelle risposte attente e nella fraterna accoglienza che
gli evangelici raccolti nella chiesa
di piazza Cavour hanno riservato
alla delegazione della Cei nel giorno in cui celebravano i 149 anni da
una sofferta emancipazione. Tra
memoria e speranza: il corridoio è
stretto ma, allo Spirito di Dio, questo importa assai poco.
Roma: molto simbolica l'occasione scelta dai vescovi italiani
Un passo coraggioso da non sottovalutare
PAOLO RICCA
Non è facile valutare
(il valore di certi
eventi appare solo a distanza di tempo), ma sarebbe grave sottovalutare quello che è successo
a Roma, domenica scorsa, nella chiesa valdese
di piazza Cavour, nel
corso del culto commemorativo del XVII Febbraio. Una delegazione
ufficiale della Conferenza episcopale italiana
(Cei), massimo organo
rappresentativo della
Chiesa cattolica italiana,
presieduta da monsignorChiaretti, ha partecipato al nostro culto e
vi ha letto pubblicamente una dichiarazione
nella quale dopo aver
detto, citando Giovanni
Paolo II, che «la memoria del cristiani non cattolici è segnata da certi
ricordi dolorosi», ha
continuato a citare il papa che nelTenciclica «Ut
unum sint» affermava
senza mezzi termini;
«Per quello che ne siamo responsabili... imploro perdono».
In sostanza la Chiesa
cattolica si è ufficialmente e pubblicamente
dichiarata pronta ad assumersi la responsabilità di colpe commesse
in passato contro i vaidesi, e a chiederne perdono. La città in cui
questo fatto, piccolo in
sé ma grande nei suoi significati, si è svolto è
Roma, di cui è vescovo il
pontefice romano stesso, che sicuramente
dev’essere stato informato della cosa e deve
aver pronunciato, non
sappiamo in che modo
né in quali termini, il
suo placet. Il momento
scelto era altamente
simbolico: il culto del
XVII Febbraio con il
quale i valdesi, e con loro molti evangelici italiani, ringraziano Dio
per non aver permesso
alla Chiesa cattolica e alle potenze al suo servizio di cancellarli del tutto dalla faccia della terra, come essi intendevano fare. Tutto questo in
vista di Graz, l'appuntamento ecumenico di
tutte le chiese d’Europa
che nel giugno prossimo
si incontreranno nella
cittadina austriaca per
parlare di «riconciliazione». Un elemento costitutivo della riconciliazione è quella che in
ambito ecumenico si
chiama abitualmente la
«riconciliazione delle
memorie» e l’iniziativa
della Cei di associarsi,
nel quadro ora delineato, al nostro culto del
XVII Febbraio, è inequivocabilmente un passo
coraggioso compiuto
della direzione di una
riconciliazione promessa, che Dio ha già compiuto e verso la quale le
chiese sembrano ora disposte, e comunque sono invitate, a muoversi;
SEGUE A PAGINA 3
VISITA ALLE VALLI VALDESI DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA ON. LUCIANO VIOLANTE. Per la prima volta
una così alta autorità dello stato visita le Valli in occasione del 17 febbraio. Dopo un incontro nel tempio
valdese di Torre Pellice, il presidente
Violante ha partecipato all'accensione del falò degli Stalliat a Luserna
San Giovanni. «Mi sento vicino all'etica protestante - ha detto Violante in particolare a quella valdese, perché lega la responsabilità individuale
alla solidarietà; sarebbe bene che
molti conoscessero i valdesi perché
questi sono valori di cui tutti abbiamo bisogno». Parole che costituiscono motivo di orgoglio, ma anche e
soprattutto di ancor più grande responsabilità.
(L'eco delle valli valdesi, pag. 1)
QUESTIONARIO. A poco più di quattro
anni dalla nascita di questo settimanale, abbiamo bisogno di una verifica
un po' più approfondita con chi ci
legge. Chiediamo perciò la vostra
preziosa collaborazione: rispondete
al più presto al questionario che trovate inserito in questo numero.
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della
VENERDÌ 21 FEBBRAIO 199? Mi
«Me infelice,
madre mia,
che tu mi abbia
partorito: uomo
di processi, uomo
di lite per tutto il
paese! (...) Eppure,
tu lo sai! Signore,
ricordati di me,
ed abbi cura di
me, vendicati (tu
stesso) per me, dei
miei persecutori!
(...) Riconosci che
per causa tua io
sono svergognato.
Appena
si trovavano
le tue parole, le
divoravo. E la tua
Parola diventava
per me esultanza
e gioia del mio
cuore. Poiché
il tuo nome è stato
proclamato su
di me. Signore,
Dio delle potenze.
Non mi sono
seduto nel
consiglio di quelli
che ridono, per
divertirmici; sotto
il peso della tua
mano, sono
rimasto in
disparte, poiché
mi hai riempito
della tua collera.
Perché il mio
dolore è diventato
permanente, la
mia ferita così
brutta, incurabile?
In verità, tu sei
per me come
un miraggio, come
acque delle quali
non ci si può
fidare. Perciò, così
parla il Signore:
(...) “Di fronte a
questo popolo, io
farò di te un muro
di bronzo che non
potrà essere scosso;
combatteranno
contro di te,
ma non potranno
nulla contro di te,
poiché io sono con
te per salvarti
e soccorrerti,
oracolo del
Signore. Io ti libero
dalle mani dei
malvagi, ti libero
dalla stretta
dei violenti”»
(Geremia 15,10-21)
(Dalla traduzione italiana della versione proposta da Henry Mottu
nel suo libro Geremia:
una protesta contro la
sofferenza. Claudiana,
1990, pp 83-86).
DIO: UN MIRAGGIO?
Il Dio invocato da Geremia non è la rìspostìna del catechismo: egli sconfessa
quanti vogliono essere troppo pii, credendo di aver capito tutto di lui
FULVIO FERRARIO
«Tu sei per me come un miraggio, come acque in cui non si può
aver fiducia»
La disperazione del profeta
SLAMO ai limiti della bestemmia, anzi, decisamente oltre.
Come una cerva anela ai corsi
delle acque, così l’anima del
profeta anela a Dio, al suo volto,
alla sua giustizia. La delusione,
però, è crudelissima: il torrente
intravisto, l’acqua fresca e ristoratrice che doveva rimetterlo in
sesto, si rivelano un’illusione ottica. Non c’è nulla, solo la sabbia
del deserto, arroventata dal sole.
L’immagine non potrebbe essere più vivida. Così sei tu, o
Dio! Questo è il grido del profeta, nell’abisso della disperazione. Non realtà ma miraggio; non
rocca e saldo rifugio, come dice
il salmo, ma l’esatto contrario:
qualcuno (o qualcosa?) di cui
non ci si può fidare, che non
cambia la realtà, la storia. Questo Dio non è solo inutile, è peggio che inutile, è dannoso, appunto come il miraggio: perché
la speranza che si rivela illusione taglia le gambe, vibrando il
colpo di grazia. È un Dio di cui
ci si dovrebbe liberare; cento
volte meglio essere atei: veniamo dal nulla, andiamo verso il
nulla, nulla ha motivo, né senso;
non sarà una filosofia allegra,
ma almeno ti lascia tranquillo.
Non devi più chiedere perché,
come continua a fare Geremia.
Eppure, neanche questo, neanche un franco, magari triste, ma
tranquillizzante ateismo è con
cesso al profeta: egli non riesce a
svincolarsi da questo miraggio,
da questo Dio che egli dichiara
qui, irreale, ma che su di lui
esercita una forza invincibile, rimanendo un tu al quale egli non
può evitare di rivolgersi, sia pure
per imprecare. La tragedia del
profeta raggiunge qui un punto
culminante.
La sofferenza
a motivo della Parola di Dio
Preghiamo
Perché mi costringi.
Signore,
ad attraversare questo deserto?
Le sue spine
sono un tormento per me.
Mi basta un segno,
un segno da te:
perché il deserto si trasformi,
le sabbie dorate
e l’orizzonte
e il grande vento silenzioso
non restino ignoti, minacciosi,
mossi dal caso,
ma un regno interminabile
attraverso il quale
io possa riconoscere te.
Antoine de Saint-Exupéry
(Jörg Zink, Come pregare, Claudiana, p. 200)
PER comprenderla dobbiamo
tener conto di diversi fattori.
Anzitutto non si tratta di una
sofferenza «generica», dovuta
cioè a cause imponderabili, alla
malattia, a una catastrofe naturale. Qui è la differenza fondamentale tra l’esperienza di Geremia e quella di Giobbe. 11 problema di Giobbe è la sofferenza
come tale, immotivata, che colpisce ciecamente anche il giusto. Il dramma di Geremia è la
sofferenza a motivo di Dio e della sua parola. Geremia soffre
perché Dio l’ha sedotto, violentato, ed egli si è lasciato violentare, come dice al cap. 20.
Abbandonando le proprie sicurezze e la propria vita ritirata,
egli ha scommesso tutto sul Dio
che lo ha caricato della propria
parola di giudizio; e ora questo
Dio si rivela miraggio e irrealtà.
Geremia si sente un amante tradito: prima Dio lo trascina con
sé, poi lo scarica. Proprio questa
dimensione specificamente
profetica della sofferenza di Geremia ci rende fondamentalmeiite estranea la sua esperienza. È più facile, per noi, sentirci
in comunione con le riflessioni
di Giobbe, perché la sofferenza
pura e semplice, l’assurdo di un
cancro, di un incidente stradale,
di un amore infranto, è sempre
in agguato, ci può colpire da un
momento all’altro, e noi lo sappiamo bene, anche se, per forza
di cose, cerchiamo di non pensarci. Ma chi di noi può dire di
aver scommesso la vita sulla parola di Dio?
Chi può dire di essersi lasciato tutto alle spalle, per cedere al
fascino di questo amante esigente, che poi però si rivela
inaffidabile, addirittura irreale,
fantasmatico? Come pastore,
trovo difficile identificarmi con
Geremia proprio perché enorme è la distanza tra la predicazione profetica, che vive di un’
esperienza di Dio grandiosa e
tragica, e la normalità di una
predicazione che nasce certo
dalla fede (speriamo!), ma da
una fede qualitativamente diversa. Lo stesso, immagino, vale
per ogni lettore o lettrice: Dio è
come un pezzo, una componente della vita, per alcuni molto importante, per altri assai
meno. Né per gli uni né per gli
altri, tuttavia, egli è il corso
d’acqua da cui dipende la sopravvivenza; ognuno ha qualcos’altro a cui aggrapparsi, il futuro, la tranquillità professionale, economica e affettiva. Non si
tratta di colpevolizzarsi, ma solo
di misurare la portata dell’abisso che separa la nostra condizione da quella del profeta.
Un aspetto, evidentissimo in
tutto il libro, deve comunque essere ricordato. Chi sono, alla fin
fine, questi nemici, questi persecutori, contro i quali Geremia si
appella a Dio? Sono gli uomini
della religione e del tempio. Di
fronte alla predicazione del profeta, essi ripetono «tutto va bene», «il tempio dell’Eterno ci
proteggerà». Accusano, in sostanza, il profeta di essere un
ateo: se avesse un po’ più di fiducia in Dio e nel suo tempio,
non formulerebbe profezie così
fosche. Animo, in alto i cuori,
Dio non ci abbandonerà. Il testo
ci presenta quindi una situazione paradossale: il profeta, chiamato e consacrato dal Signore,
giunge a gridare che Dio è un
miraggio, un’illusione; i suoi nemici, invece, pronunciano parole
pie e piene di saggezza religiosa.
Un Dio sperimentato
IL segreto di questo paradosso
è, né più né meno, una delle
chiavi di comprensione dell’intera Bibbia. Il Dio degli avversari
di Geremia è un Dio imparato,
un Dio di cui essi hanno sentito
parlare, un Dio di cui hanno bisogno affinché il loro mondo
materiale e spirituale stia in piedi e la loro esistenza proceda relativamente tranquilla. Questo
Dio non è mai sorprendente,
nuovo: per conoscerlo basta rifarsi ai libri di religione, o ai
canti del tempio, o alle tradizioni del buon tempo antico: fi è
tutto chiaro, tutto spiegato.
Chi, invece, si lancia personalmente nefi’awentura proposta
da questo Dio, chi come Geremia non parla di un Dio imparato ma di un Dio sperimentato,
conosciuto personalmente, scopre abbastanza presto che la
tradizione, i canti e la dottrina ci
ne soli, soli con lui. E fi non c’è
più dottrina che tenga, le certezze saltano, le parole della fede, imparate alla scuola domenicale, e ripetute, anche con
convinzione, per anni, non bastano più. Accade allora quanto
vediamo in questo testo: per
continuare, comunque, a esprimersi, la fede ricorre alle parole
della bestemmia. Geremia dice:
tu, Dio, sei una patacca, un miraggio! Ma lo dice a Dio. Egli
prende Dio troppo sul serio per
mettersi il cuore in pace con un
paio di citazioni; la Bibbia non è
per lui un calmante; egli la cita
in continuazione, ma contro
Dio, con grande scandalo degli
avversari, e forse anche nostro.
Eppure, la Bibbia ci presenta
proprio le bestemmie di Geremia, e non le salmodie dei suoi
avversari, come parola di Dio. Il
Dio biblico non è la rispostina
del catechismo, né la quadratura del cerchio. Egli sconfessa
quanti vogliono essere troppo
pii, credendo di aver capito tutto di lui.
E qui, anche noi che non siamo profeti, anche noi che viviamo un rapporto con Dio incomparabilmente meno profondo,
ma anche meno sofferto e
drammatico, di quello di Geremia, possiamo in qualche modo
unirci a lui, nell’abbandonare
questo Dio delle frasi fatte, questa fede in cui tutti i salmi finiscono in gloria, come si dice. Al
contrario, il libro di Geremia è
pieno di salmi che non finiscono in gloria, è pieno di punti interrogativi che non si trasformano, come per magia, in punti
esclamativi. Una fede che voglia
essere tale, e non mera abitudine, deve prima o poi scontrarsi
con questa dimensione imprevedibile, problematica e conturbante di Dio. Sono proprio la
Bibbia, la preghiera e l’autentica speranza in Dio a condurci
nella direzione delle bestemmie
di Geremia, e del rifiuto delle
parole pie dei suoi avversari.
Forse, capire queste sante bestemmie è essenziale per cogliere quello che la Bibbia intende
dire, quando confessa in Gesù
Cristo, come e più di Geremia
segno di contraddizione, uomo
di scandalo e lottatore sconfitto,
il sì di Dio a ogni uomo e a ogni
donna. Forse conoscere qualcosa del «miraggio» di cui parla il
profeta, è essenziale per incontrare la realtà di Dio.
Note
omiletiche
possono accompagnare per un
tratto di strada, ma poi si rima
(Seconda di una serie
di tre meditazioni)
Esistono passi biblici
inesorabilmente distanti
dal lettore e dalla lettrice,
non a motivo del linguaggio usato, o del contesto
storico-culturale che li ha
visti nascere, ma per una
ragione molto più fondamentale: perché esprimono un'esperienza di Dio
del tutto particolare, non
direttamente riconducibile alla nostra quotidianità.
Le «confessioni» del profeta Geremia appartengono certamente a questi
passi. Il testo colpisce
profondamente proprio
perché indica che chi lo ha
scritto parla da una dimensione «diversa» da
quella in cui si svolge la
nostra esperienza di fede,
e questo senza nulla togliere alla dignità e alla
serietà di quest'ultima. Il
problema omiletico, in casi come questo, potrebbe
essere descritto così: da
una parte, è necessario tutelare il carattere irriducibile del testo, rinunciando
a tracciare paralleli affret
tati con la situazione di
chi legge o ascolta; dall'altro lato, proprio la particolarità dell'esperienza
profetica può aiutare a
porre il problema di un
Dio che non si lascia ridurre alle formule consolidate dalla tradizione: e qut
sto problema non riguarda solo Geremia, ma fa
parte dell'itinerario di maturazione della fed.e di
tutti e di tutte.
Nella riflessione iulia
identità di Dio (in tei mini
biblici: nella ricerca del
suo volto) il tema della
sofferenza svolge un ruolo decisivo. Nella meditazione si è cercato di sottolineare la dimensione specifica che il motivo assume
in Geremia, dove si parla
della sofferenza legata
all'esercizio del ministerc
profetico, e non di quell;
direttamente legata alla
strutturale precarietà dell'esistenza umana. Sarebbe possìbile tracciare un
parallelo con le parole di
Gesù sul prendere la propria croce (Me. 8, 34): anche qui, non si tratta di
subire con rassegnazione
le disgrazie della vita
(«ognuno ha la propria
croce...»), ma di andare incontro alla sofferenza che
viene dal discepolato. Un
accostamento del genere
(a cui per altro, nella mia¡
meditazione, ho rinunciato: non si può sempre dire
tutto) aiuterebbe a mettere in luce, in certo modo
per contrasto, un'ulteriore
specificità dell'esperienza
di Geremia: egli sottolinea, come pochi altri nella
Bibbia, che il suo ministero è molto più subito cH
scelto. Egli non vuol seguire, non vuole testimoniare: è Dio a trascinarlo, suo
malgrado, dove egli non
vorrebbe. Anche in questo
caso, è bene evitare di annacquare tale esperienza
associandola a quella, assolutamente generale, pe(
cui non sappiamo ovi
conducono le strade che
Dio traccia per noi. Ancora una volta, il messaggio
del profeta giunge vicino
a noi solo se ne rispettiamo la distanza, l'alterità.
Per
approfondire
Indispensabile, ovviamente, un quadro generale sulla figura e sull'opera
del profeta: lo si può trovare, ad esempio, in RRendtorff, Introduzioni
all'Antico Testamento, Torino, Claudiana, 1990; dello stesso autore, cfr. anche
Protagonisti dell'Antico
Testamento, Patriarchi, ri
e profeti, Torino, Claudiana, 1978, 89-93. Specificamente dedicato al problO'
ma affrontato nella meditazione il testo di H. Motto, Geremia: una protesti
contro la sofferenza. Lettura delle «confessioni
Torino, Claudiana, 1990.
COI
chi
a n
Gei
e n
pei
COI
frai
gio
ess
un
vite
ine
chi
ste
chi
ani
sali
L
mil
Cri
pra
del
crei
me
sin
stai
abb
Reg
terr
ilici
che
po I
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re, ;
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soif,
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3 1997 VENERDÌ 21 FEBBRAIO 1997
PAG. 3 RIFORMA
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1990.
- I testi dei messaggi letti nel corso del culto del XVII Febbraio nella chiesa valdese di piazza Cavour a Roma
Camminiamo sulla via della riconciliazione in Gesù Cristo
Il moderatore Gianni Rostan: i peccati del passato vanno chiamati per nome, «solo così li potremo confessare veramente»
» • I* ■
Possiamo medicare le ferite della memoria
CIUSEPPE CHIARETTI*
CARE sorelle e cari fratelli
in Cristo, che la misericordia di Dio benedetto ha
chiamato a salvezza insieme
a noi attraverso l’Evangelo di
Gesù, cuore del nostro cuore
e nostra comune passione,
permettetemi di introdurre
con un saluto personale di
fraterna amicizia, il messaggio che vi porto. Sono lieto di
essere qui tra voi, ed anche
un po’ emozionato per la novità e il significato di questo
incontro. Non vi nascondo
che quando ho ascoltato lo
stesso Credo degli apostoli
che ho imparato nei primi
anni di infanzia mi è quasi
salito un groppo alla gola.
La singolare ricorrenza bimillenaria della nascita di
Cristo, coincidente con la
prassi penitenziale cattolica
del giubileo, sollecita tutti i
credenti in lui a un serio esame di coscienza per vedere
sino a che punto gli siamo
stati fedeli e sino a che punto
abbiamo fatto crescere il suo
Regno già nella nostra storia
terrena. Pur lodando e benedicendo Dio per i tanti doni
che ci ha fatto anche nel tempo della divisione, e che dobbiamo scambiarci con amore, sentiamo gravarci l’anima
dalla malinconia di non averlo amato abbastanza e di non
aver tenuto fede alla sua consegna: «Da questo vi riconosceranno come miei discepoli se vi amerete gli uni gli altri
come io vi ho amato».
Molte volte nella storia abhiarc ) preteso un po’ tutti di
fare giustizieri» di Dio dimenticando di farci prima investire dalla sua giustizia, che
è santità e amore fraterno. E
così, presumendo di far tutto
e sempre a lode della gloria di
Dio, ci siamo ritrovati per
troppo tempo su percorsi
confliggenti e ci siamo amareggiati l’anima anche se, vogliamo sperarlo, non inutilmente. Per grazia di Dio si impara anche dagli errori e dai
peccati. La storia ci flagella.
Parlando della prassi giubilare, Giovanni Paolo II ha
soíí(5’ineatü, come una delle
cons'.guenze più significative, h • .esonerale emancipazione- cL tutti i bisognosi di
libera IVO no- (Tma 12). Questa pa; oLt «etnancipazione»
mi ha incuriosito, perché
viene a coincidere con quella che voi oggi usate per indicare la libertà politica, sociale e religiosa che avete
conseguito 150 anni fa, dopo
tante sofferenze.
Ne ringraziamo anche noi
lo Spirito, e siamo grati a tutti
voi perché avete consentito
una nostra presenza di cattolici alla vostra festa: una presenza che da sola dice contestazione di nostri errori e peccati del passato, e vuole essere un sincero omaggio alla vo
stra libertà e gesto di amicizia.
Quanto sarà ancora più grande la comune gioia allorché,
con l’aiuto di Dio potremo dire finalmente d’essere diventati di nuovo un cuor solo e
un’anima sola nell’unica
chiesa di Cristo dopo averne
ricucito con pazienza le dolorose lacerazioni!
L’ecumenismo, lo sto sperimentando ogni giorno, è un
grande esercizio di pazienza
e di speranza.
In preparazione all’Assemblea ecumenica di Graz sul
tema della «riconciliazione»,
che è esperienza fondamentale dei cristiani valida e doverosa anche oltre l’Assemblea, desideriamo cominciare
ad avviare con serietà una riconciliazione delle memorie.
C’è un aspetto di questo lavoro che è affidato agli studiosi, i quali devono indagare
i fatti e le loro cause con oggettività, per aiutarci a non
tura della seconda sessione
del Concilio il 29 settembre
1963, che Giovanni Paolo II
ha confermato nella Ut
unum sint n. 88, affermando
in tutta chiarezza: «La memoria dei cristiani non cattolici è segnata da certi ricordi
dolorosi. Per quello che ne
siamo responsabili, con il
mio predecessore Paolo VI
imploro perdono». Mossi da
questo spirito sentiamo il bisogno di andare a Graz più riconciliati con i protestanti di
casa nostra, e in particolare
con 1 fratelli valdesi.
Il cammino di riconciliazione lo abbiamo già felicemente avviato insieme con
iniziative di grande significato ecumenico: dalla traduzione e diffusione della Bibbia
interconfessionale (la Tilc,
frutto di dieci anni di impegno comune, 1975-1985),
all’altrettanto lungo tempo di
collaborazione per l’intesa
Mons. Giuseppe Chiaretti e la pastora Maria Bonafede
ripetere, gli uni e gli altri, gli
errori del passato e far sì che
la storia sia davvero maestra
di vita. C’è un altro aspetto,
più importante, che è riservato a tutti noi, ed è quello di
partire da questa storia, che
va affidata il più delle volte
alla misericordia di Dio e alla
comprensione degli uomini,
per impegnarci a eliminare le
conseguenze dolorose di diffidenza, di sospetto o addirittura di ingiustizia, che ancora
dovessero perdurare.
Riguardo a voi la storia è
quella che è: non possiamo
né cancellarla né fingere che
non ci sia mai stata; possiamo però assumerne il peso e
medicare le ferite della memoria con il riconoscimento
delle stesse e, dove occorra,
con il perdono chiesto e concesso (che «non abolisce il
debito ma ne toglie la sofferenza», Paul Ricoeur) e con i
percorsi di riconciliazione
che ci insegna Gesù (per
esempio in Matteo 5, 23-24),
ben sapendo peraltro che
non può esserci riconciliazione se non c’è conversione.
Indicazioni recenti della
prassi cattolica vanno in questa direzione; è la scelta di
Paolo VI nel discorso di aper
Villaggio della gioventù
Lungomare Pirgy, 13 - Santa Severa (Rm)
Campo formazione Staff 1997
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Arrivi: per la cena del 28 febbraio
Partenze: dopo il pranzo del 2 marzo
Prezzo: «politico»: L. 70.000 - reale: L. 88.000
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Negli ultimi anni i giovani hanno sperimentato con successo l’organizzazione del Campo cadetti, del Campo giovani e del Campo giovani invernale, in équipe. Il Villaggio
vuole aprire ai giovani, ai predicatori locali e ai pastori
questo momento di arricchimento reciproco, di formazione nella conduzione di campi e di composizione delle staff
tra le persone presenti che si rendono disponibili a questo
servizio per le Chiese.
Per informazioni e prenotazioni tei 0766-570055
sui matrimoni misti o interconfessionali, giunta in porto
quest’anno; d^la partecipazione attiva con predicazione
dei fratelli protestanti all’Assemblea del Convegno ecclesiale di Palermo nel ’95, agli
inviti del ’96 a esponenti qualificati della Conferenza episcopale italiana perché presenziassero all’Assemblea
nazionale deH’Unione cristiana evangelica battista
d’Italia e al Sinodo valdo-metodista. La via per andare oltre è segnata.
Incoraggiante ci sembra anche un’iniziativa di 150 anni
fa, quando, da parte di 65 ecclesiastici piemontesi, si ebbero suppliche al sovrano del
tempo, Carlo Alberto, a favore
della emancipazione valdese
e israelitica, dopo secoli di
emarginazione e anche di
persecuzioni. Tra quegli ecclesiastici c’era mons. Lorenzo Renaldi, poi vescovo di Pinerolo (1849-1873), noto come uomo aperto alle esigenze
di verità e di libertà e figura di
rilievo del Movimento cattolico piemontese. In quel filone,
aperto non solo alla tolleranza ma all’accoglienza dei fratelli valdesi, vogliamo anche
noi inserirci per godere oggi,
con essi, dell’allora conquistata emancipazione.
Sono i percorsi di giustizia
che il Concilio Vaticano II ha
consacrato un secolo dopo,
per cui oggi possiamo chiamare fratelli, «fratelli ritrovati», quelli che hanno testimoniato, anche con la vita, il loro profondo attaccamento
all’Evangelo di Gesù Cristo.
E ora che lo Spirito ci sta
chiamando sempre più chiaramente a riparare, nella riconciliazione, le lacerazioni
della veste Inconsutile del Signore, simbolo della sua
Chiesa, non vogliamo mancare a questo appuntamento.
* arcivescovo di Perugia - presidente del Segretariato Gei per
l'ecumenismo e il dialogo
Rivisitiamo il passato in modo autentico
_______GIANNI ROSTAN*______
CARE sorelle e cari fratelli,
questa sera, nelle nostre
Valli, si accendono i falò, i
fuochi di gioia e ringraziamento al Signore per la libertà civile concessa il 17
febbraio 1848 da re Carlo Alberto ai valdesi. Da qualche
tempo, tutti gli evangelici italiani chiamano la settimana
del 17 febbraio la «Settimana
della libertà».
Quest’anno abbiamo un altro motivo di gioia e di riconoscenza al Signore, e cioè
l’avere fra di noi, in questa
chiesa valdese di piazza Cavour non solo sorelle e fratelli
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e delle
altre chiese evangeliche ma
anche sorelle e fratelli della
Chiesa cattolica romana,
monsignor Giuseppe Chiaretti, arcivescovo di Perugia e
Città della Pieve e presidente
del Segretariato della Conferenza episcopale italiana per
l’ecumenismo e il dialogo,
monsignor Alberto Abiondi,
monsignor Clemente Riva,
Maria Vingiani e alcuni
membri delle parrocchie cattoliche di Roma.
Qualche settimana fa abbiamo avuto, in questo tempio, la riunione finale della
Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani, organizzata dalla Commissione diocesana per l’ecumenismo e il
dialogo e dal Coordinamento
romano delle chiese evangeliche. Nei giorni scorsi vi è
stato, in Facoltà, un incontro
ecumenico in vista della
prossima Assemblea di Graz.
Possiamo quindi a ragione
dire, anche se con timore e
tremore, che abbiamo fatto
qualche passo sulla difficile e
lunga strada della reciproca
conoscenza e comprensione,
e della riconciliazione.
La riconciliazione è in parte relativa alla memoria, al
passato. Prendiamo volentieri atto della sincera volontà,
che non è solo delle sorelle e
fratelli cattolici ma anche nostra, di rivisitare in modo autentico il passato, di studiarlo
meglio e più a fondo, di correggerne eventuali errate interpretazioni 0 giudizi. Per
quanto concerne il perdono
dei peccati commessi nel
passato bisognerebbe, forse,
prima individuarli chiaramente, sapere quali sono e
contro chi li abbiamo compiuti e soprattutto chiamarli
per nome (come Gesù chiamava per nome i demoni per
poterli cacciare dalle persone
che ne erano possedute). Solo così li potremo confessare
veramente.
Confessare a chi? A Dio e
alle nostre vittime. Ma le vittime del passato non ci sono
più. Perciò li possiamo confessare solo a Dio ma dobbiamo farlo, per così dire, due
volte: per l’offesa recata a lui
e per quella recata ale vittime. Ci vuole qualcosa come
un «doppio pentimento».
Dovremo poi implorare e
aspettare la guarigione di
Dio, che ci sarà se saremo da
lui così trasformati da saper
scrivere insieme, da ora in
avanti, una storia diversa, finalmente fraterna. È questa
la storia di cui oggi siamo responsabili davanti a Dio e gli
uni davanti agli altri.
In questo quadro, a noi
tocca la responsabilità del
presente e del futuro dei nostri rapporti, la possibilità e la
ricchezza del confronto libero, anche spregiudicato e
qualche volta rischioso ma
sincero nella nostra ricerca.
sempre imperfetta, della verità che è solo in Dio, e che
oggi conosciamo solo in parte attraverso Gesù Cristo. Siamo noi, tutti noi, oggi e domani, a dover essere attenti a
non ricadere nel peccato
deH’intolleranza, dell’arroganza, della scomunica, della
diffidenza, del sospetto,
dell’impazienza. Basta rileggersi I Corinzi 13...
È quindi per noi essenziale
che diversità non significhi
divisione, o scomunica ma
ricerca comune di Dio, della
sua misericordia e del suo
amore rivelato in Gesù Cristo. Riconciliazione quindi
fra diversi e non fra uguali.
L’augurio è che reciprocamente ma anche al nostro
interno ciascuno di noi e ciascuna delle nostre chiese
possano camminare sulla via
della riconciliazione in Gesù
Cristo. Perché questa è la nostra vocazione, o la volontà
di Dio (che poi sono la stessa
cosa).
Siamo solo al’inizio di un
cammino arduo e difficile,
che non sappiamo dove ci
porterà. Sappiamo che Dio lo
sa, e questo per oggi ci basta.
Grazie alle sorelle e ai fratelli evangelici e cattolici che
sono oggi con noi, a monsignor Chiaretti per le parole
che ha pronunciato, a monsignor Abiondi e a mons. Riva
per la sua presenza, a Maria
Vingiani per la passione che
ha caratterizzato da anni la
sua azione fra di noi, e a tutti
voi che siete venuti da molte
parti per essere oggi con noi
nella gioia e nella riconoscenza.
E che il Signore sia e rimanga con le nostre chiese.
* moderatore
della Tavola valdese
DALLA PRIMA PAGINA
Un passo coraggioso da non sottovalutare
PAOLO RICCA
cerchiamo tuttavia di guardare un po’ più a fondo in
quanto è accaduto. Che cosa
possiamo scorgervi? Molte
cose ma due meritano di essere messe in luce.
La prima è una richiesta di
perdono, comunque formulata. Abbiamo bisogno di perdono come il corpo ha bisogno di pane, come l’anima ha
bisogno di luce. Già nella nostra piccola storia personale
portiamo dentro mille ferite,
subite e causate. Figuriamoci
in una storia collettiva quante ferite devono essere medicate, quante colpe palesi e
segrete devono essere cancellate, quante guarigioni sono necessarie. Abbiamo bisogno di perdono per guarire. Il
perdono! Chi sa veramente
che cos’è? Non c’è mistero
più grande in cielo e sulla terra. Viviamo di perdono senza
saperlo. Ma di quale perdono
si tratta? Parlavo l’altro giorno con una persona di una
certa età, figlio di una donna
ebrea, che ricordava una frase che sua madre gli diceva
quand’era bambino: «In terra
il perdono non esiste». Intendeva dire che esiste solo il
perdono di Dio. Forse è vero.
Anzi, sicuramente è vero. Il
nostro può essere solo un
pallido riflesso del perdono
di Dio. E che cos’è il perdono
di Dio? È un grande fuoco
che distrugge il peccato senza consumare il peccatore:
«Beato l’uomo la cui trasgressione è perdonata» (Salmo
32, 1). Chi conosce questa
beatitudine sa anche che «è
terribile cadere nelle mani
dell’Iddio vivente» (Ebrei 10,
31). È terribile perché Dio ci
cambia, ed essere cambiati è
doloroso. Dovremo riflettere
a lungo su che cosa significa:
richiesta di perdono. Non
credo che lo sappiamo già.
Come non credo che abbiamo già veramente capito
quello che diciamo ogni volta
che ripetiamo il Padre Nostro: «Rimettici i nostri debiti
come noi li abbiamo rimessi
ai nostri debitori».
Una seconda considerazione si impone. Il moderatore
della Tavola valdese, nella
sua risposta alla delegazione
cattolica, ha giustamente rilevato che per poter confessare 1 peccati commessi nel
passato bisogna prima «individuarli chiaramente, sapere
quali sono e contro chi li abbiamo compiuti e soprattutto
chiamarli per nome (come
Gesù chiamava per nome i
demoni per poterli cacciare
dalle persone che ne erano
possedute).
Solo così li potremo veramente confessare». Ora, la
caccia all’eretico (di questo si
trattava nella persecuzione
inflitta dalla chiesa cattolica
ai valdesi) comporta un doppio peccato: uno contro
l’umanità, cioè contro la persona dell’eretico, e uno contro la verità, cioè contro la fede dell’eretico. In che senso?
Non nel senso che identifichiamo la fede dell’eretico
con la verità, ci mancherebbe
altro. Ma nel senso che la caratteristica propria dell’eretico è di sollevare la questione
della verità riaprendola, e
sopprimere questa questione
reprimendo l’eretico significa
peccare contro la verità identificandosi con essa. In altre
parole: i peccati da perdonare, per adoperare questa
espressione forse impropria
in questo contesto, sono due.
Non solo quello commesso
contro uomini e donne innocenti, braccati come bestie
da chi si illudeva di poter servire Cristo e la sua chiesa con
la violenza esercitata da infausti «tribunali delle coscienze» e con il terrore che
ne conseguiva. Ma anche
quello commesso contro
TEvangelo stesso, la cui voce
non pochi «eretici» facevano
pure in qualche modo risuonare, e che è stata tragicamente soffocata e fatta tacere
nel sangue.
Che cosa significa perdonare questo peccato? Anche
qui si impone una riflessione
prolungata e approfondita,
anche perché tutte le confessioni maggioritarie in Europa
hanno, prima o poi, sia pure
in modi e misure notevolmente diverse, fatto ricorso a
qualche forma di violenza e
sopraffazione nei confronti
di qualche «eretico». Il pentimento, qui, potrà solo essere
corale e non potrà non determinare profondi cambiamenti di mentalità, di procedure e di comportamenti, e
un modo nuovo di porsi nei
confronti della verità.
4
PAG. 4 RIFORMA
CUMENE
venerdì 21 FEBBRAIO 1997
Germania: Sinodo della Chiesa evangelica in Renania (Ekir)
«Per una autentica condivisione del lavoro»
/ responsabili politici della Renania e della Westfalia hanno invitato le chiese
ad assumere la loro parte di responsabilità e a preoccuparsi della giustizia sociale
I 245 delegati sinodali della
Chiesa evangelica della Renania (Ekir), la seconda chiesa protestante in Germania
{3,5 milioni di membri, 2.000
pastori, 60.000 impiegati nella chiesa e nella diaconia)
erano chiamati ad eleggere dopo la morte improvvisa del
pastore Peter Beier, nel novembre scorso - un nuovo
presidente e a rinnovare la
dirigenza della loro chiesa.
Di fronte alla prospettiva
di una riforma fiscale che rischia fin dal 1998 di ridurre
dell’8 o 10% gli introiti delle
chiese tedesche, di fronte al
numero importante di ministri in attesa di impiego e alla
disoccupazione che colpisce
in pieno la Germania, il Sinodo ha fatto prova «di una coesione del tutto elementare».
Consapevole che la chiesa
dovrà essere particolarmente
creativa per trovare forme di
solidarietà sociale nuove per
se stessa, prima di rivolgersi
all’insieme della società e allo stato, U Sinodo ha adottato
un documento di linea intitolato: «Per un’autentica
condivisione dei redditi e del
lavoro».
Responsabili politici, come
il primo ministro del «Land»
della «Renania del Nord Westfalia», Johannes Rau, egli
stesso membro del Sinodo, e
i ministri degli Affari sociali dei «Länder» in cui è presente l’Ekir, hanno chiesto alle chiese, attraverso il Sinodo, di assumere la loro parte
di responsabilità in questo
campo e di preoccuparsi in
modo particolare della giustizia sociale. L’ovvia mancanza
di mezzi finanziari pone la
chiesa davanti ad una scelta
di linea nel campo della comunicazione e della stampa:
Interno della chiesa evangelica di Essen-Schonnebeck, in Renania
privilegiare la comunicazione
interna o allargare il dialogo
con coloro che si sono allontanati/e dalle chiese?
L’istruzione religiosa a
scuola rimane un tema centrale nel dibattito delle chiese tedesche. Alle tre ore settimanali iniziali, è già stata
«tolta» un’ora di istruzione
religiosa. Di fronte all’ulteriore minaccia della sostituzione dell’istruzione religiosa
con un insegnamento intitolato «Organizzazione di vita,
etica, conoscenza delle religioni» (formula adottata dal
«Land» del Brandeburgo), la
stragrande maggioranza dei
membri del Sinodo ha affermato «una libertà religiosa
positiva», ossia il contributo
attivo delle chiese, attraverso
l’insegnamento, alla formazione del cittadino, considerando l’istruzione religiosa
come un’educazione «contro
il razzismo e il totalitarismo».
Con grande rammarico, il Sinodo ha preso atto che non è
stato possibile negoziare con
la Chiesa cattolica romana
un insegnamento ecumenico
a scuola.
Anche nell’Ekir, che fu in
massima parte una chiesa
«confessante», rimane presente l’ombra dell’esperienza
nefasta degli anni 1933-45. Se
Dietrich Bonhoeffer, il teologo simbolo della Resistenza,
è stato riabilitato fin dal 1946,
i «disertori» dell’esercito del
«Reich» aspettano tuttora la
propria «riabilitazione». «Ne
rimangono ancora 300 ed è
urgente rendere loro giustizia», dice la Commissione degli Affari pubblici del Sinodo,
che preparerà una risoluzione su questo tema delicato
per le prossime settimane.
II Sinodo ha eletto come
presidente dell’Ekir il pastore Manfred Koch, 60 anni, ex
responsabile della gioventù e
presidente del distretto ecclesiastico di Colonia; come
vicepresidenti il pastore
Nikolaus Schneider, 49 anni,
profondo conoscitore della
diaconia e del mondo del lavoro, e il teologo e giurista
Christian Dragert, 50 anni,
uno dei promotori della cooperazione con la Chiesa riformata di Francia e con il protestantesimo francese.
(hip)
Roma: 15.000 firme per il clima
Consegnate al ministro
per l'Ambiente, Edo Ronchi
Il 12 febbraio una delegazione delle chiese evangeliche italiane ha consegnato al
ministro per l’Ambiente, senatore Edo Ronchi, 15.000
firme raccolte nell’ambito
della «petizione sul clima»,
una iniziativa lanciata a livello internazionale dal Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec) e, in Italia, dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) in collaborazione con altre organizzazioni religiose (evangeliche e
cattoliche) e associazioni ambientaliste. La petizione chiede al governo di adoperarsi
per ridurre del 20% entro il
2005 le emissioni di gas di
serra, principali responsabili
del «buco dell’ozono» e dei
cambiamenti climatici.
La delegazione era formata dal presidente della Fcei,
pastore Domenico Tomasetto, dal moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan,
dal segretario deU’Unione
delle chiese awentiste, pastore Daniele Benini e dal
segretario esecutivo della
Fcei, pastore Luca Negro.
Presenti all’incontro anche
due dei circa 50 parlamentari che hanno aderito all’iniziativa, i deputati Giorgio
Gardiol e Lino De Benetti.
Notizie evangeliche
agenzia stampa
abbonamento annuo L. 60.000
da versare sul ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
Illustrando il significato
della petizione, il pastore Tomasetto ha sottolineato il crescente impegno delle chiese
sui temi dell’ecologia e la collaborazione con i movimenti
ambientalisti: «L’area religiosa con le sue motivazioni, e
l’area laica con le proprie, si
ritrovano in un cammino comune. Da una parte si parla
di difesa dell’ambiente, dall’altra di salvaguardia del
creato: le parole sono diverse,
le motivazioni anche, ma
l’impegno e le esigenze sono
simili. Per noi cristiani il creato è il risultato dell’opera
creatrice di Dio. Onorare la
creazione significa, quindi,
onorare il suo creatore, riconoscere che noi non ne siamo
i padroni, e non ne possiamo
disporre in proprio». Rispondendo, il ministro Ronchi ha
espresso apprezzamento per
l’iniziativa, incoraggiando le
chiese a proseguire nel loro
impegno per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
«In Italia - ha detto il ministro - il dibattito su questi temi è debole; una visione globale e non localista dei problemi ambientali è poco diffusa, e voi potete contribuire
a diffonderla». Il ministro ha
poi invitato le chiese evangeliche a partecipare alla conferenza nazionale sul programma italiano per la riduzione
dei gas di serra, che il ministero dell’Ambiente intende
convocare nel prossimo settembre. (nev)
In vista dell'Assemblea di Graz
Reazioni della Commissione
Fcei al documento di lavoro
Il 18 gennaio si è svolta a
Bologna una riunione della
Commissione protestante
per la seconda Assemblea ecumenica europea, aperta a
tutte le comunità protestanti
italiane che stanno lavorando
alla preparazione dell’evento
di Graz. Come è noto la Commissione è stata nominata
dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei);
erano presenti all’incontro
rappresentanti di comunità
evangeliche di Piemonte,
Lombardia, Veneto, Emilia,
Lazio, Campania, Puglia, e
tre delegati protestanti a
Graz. I partecipanti hanno lavorato sulla base di osservazioni elaborate a livello locale; fra l’altro sono giunte alla
Commissione reazioni anche
dalla Sicilia e dal Friuli Venezia Giulia.
Alcuni dei partecipanti
hanno fatto rilevare che nel
documento di lavoro preparatorio dell’Assemblea di Graz
si riscontrano alcuni limiti:
- una insufficiente dialettica fra la riconciliazione sul
piano teologico e la riconciliazione in senso sociale e
politico; la parte teologica
appare debole, e troppo velocemente si passa dalla riconciliazione con Dio a quella fra
gli esseri umani;
- il tema della riconciliazione compare come all’improvviso, del tutto slegato dai
modelli di unità della chiesa
finora proposti nel movimento ecumenico:
- non emerge la pluralità
del cristianesimo, vi è il pericolo di un appiattimento:
particolarmente grave la totale assenza del mondo pentecostale;
- vi è una tendenza a mettere sullo stesso piano opinioni contrastanti; la «pax
ecumenica» sembra soffocare la dinamica della «crisi»,
della confessione di peccato;
- vi è una certa genericità,
non si individuano né le cause della mancanza di riconciliazione né le possibili resistenze alla riconciliazione né i
problemi concreti da risolvere
(particolarmente nel paragrafo sulla giustizia sociale);
- gli esempi citati sono
troppo «ufficiali»: le iniziative
di riconciliazione che partono dalla base delle chiese sono ignorate.
Dopo queste osservazioni
generali, la Commissione ha
proceduto ad una serie di
emendamenti sui vari punti
del documento preparatorio.
Tali emendamenti sono stati
inviati alla Kek, co-organizzatrice dell’Assemblea di Graz,
affinché ne tenga possibilmente conto nella redazione
finale del documento.
Chi fosse interessato ad inserirsi nel processo di preparazione e/o a venire a Graz è
pregato di comunicarlo alla
Fcei nelle persone di Luca
Negro e Antonella Visintin,
coordinatrice della Commissione Fcei (tei. 011-6693723,
ore serali).
Mondo Cristiano
I Svizzera: una parrocchia rifiuta il vicario
imposto dal vescovo di Coira
ZURIGO — Nuovo episodio nella lotta che oppone la Chiesa
cattolica romana di Zurigo a mons. Haas, vescovo tradizionalista di Coira, la cui diocesi si estende fino alle sponde della Limmat, il fiume che attraversa Zurigo. Il Consiglio parrocchiale
della comune di Horgen ha deciso all’unanimità di lanciare un
ultimatum a Thomas Rellstab, nuovo vicario inviato da Coira.
Quest’ultimo è stato nominato dal vescovo Haas contro il parere del Consiglio episcopale nel quale siede il vescovo ausiliario
e vicario generale di Zurigo, Pierre Henrici, il quale si era opposto alla nomina del vicario. Thomas Rellstab risiede daH’inizio
dell’anno nella casa del parroco di Horgen, Thomas Bieger, che
ha appoggiato la sua nomina. Il prete e il suo nuovo vicario sarebbero adepti di culti di guarigione che mescolano credenza e
superstizione. Il nuovo vicario precisa però di essere stato appoggiato da un gruppo di fedeli della parrocchia. Il Consiglio
parrocchiale, appoggiato da una maggioranza di fedeli, non vede di buon occhio questa situazione, tanto più che essa è tinta
di integralismo. La vicenda sarà probabilmente portata davanti
a una commissione incaricata di risolvere i conflitti tra la Chiesa e i consigli parrocchiali. Finora il vescovo Haas ha continuato a fare orecchio da mercante. (Journal de Genève)
I Kenia: no alhmbavagliamento delle chiese
NAIROBI — Il vescovo David Gitari, responsabile della Chiesa
anglicana del Kenia, ha comunicato al governo keniota il parere
contrario delle chiese nei confronti del progetto di legge che in
tende registrare e controllare le organizzazioni religiose. «Ci ribelleremo - ha affermato il vescovo -. Ci solleveremo contro
questo tentativo che cerca di imbavagliare le chiese del Kenia».
Il progetto di legge, che dovrebbe essere presentato prossimamente al Parlamento, si propone di creare un comitato consultivo sugli affari religiosi, composto da 10 membri e da un presidente, tutti nominati dal ministro della giustizia. Il governo dovrebbe consultare le chiese prima di procedere alle nomine. Per
gli opponenti, questa legge cercherebbe di colpire le chiese indipendenti del Kenia, la cui crescita è spettacolare. Infatti, secondo una clausola del progetto, «nessuna associazione di persone, nessun organismo né alcuna organizzazione potrà esercitare attività religiose a meno di essere stata effettivamente registrata in quanto organismo religioso...». Secondo gli osservatori,
l’indignazione del vescovo Gitari è condivisa dalla maggioranza
delle chiese, e il Parlamento dovrebbe respingere la proposi;- di
legge. Le elezioni politiche avranno luogo quest’anno e il governo esiterà senz’altro a prendere un provvedimento che lo tr.- r;;
nerebbe in un conflitto aperto con le chiese. (eni)
I Nigeria: le chiese temono l'islamizzazione
LAGOS — L’Associazione cristiana della Nigeria (Can) è
preoccupata per la partecipazione della Nigeria alla creazione
di un’associazione economica tra vari stati che hanno una popolazione a maggioranza musulmana. Il Can ha pubblicato
una dichiarazione nella quale mette in guardia contro l’adesione del paese al gruppo D 8, considerato dalla maggioranza
dei cristiani nigeriani come una minaccia alla «laicità costituzionale» e alla libertà religiosa. Il Can riunisce le maggiori chiese della Nigeria, cattolica romana, anglicana e metodista, e altre organizzazioni protestanti. In questa dichiarazione, firmata
dal suo segretario generale, Williams, il Can sottolinea che «la
distruzione di questa laicità sopprimerà la nostra libertà reli
giosa, e potrebbe incitare il governo federale a designare un; ,
religione particolare come religione di stato». Su una popola
zione di 93 milioni di abitanti, circa la metà è musulmana, e ii
40% cristiano. Il gruppo D 8 (sviluppo 8) è concepito sul mo
dello del gruppo G 7 dei grandi paesi industrializzati. Oltre alla
Turchia, che ne è stata la promotrice, e alla Nigeria, gli altri
paesi aderenti al D 8 sono il Bangladesh, l’Egitto, l’Indonesia,
l’Iran, la Malaysia e il Pakistan. (eni)
i I protestanti tedeschi e cechi favorevoli
alla riconciliazione fra i due popoli
HANNOVER — La recente dichiarazione congiunta dei governi della Repubblica federale di Germania e della Repubblica ceca volta a favorire il riavvicinamento fra i due popoli a oltre cinquant’anni dalle tragedie della seconda guerra mondiale
ha ripercussioni positive anche nei rapporti fra le chiese protestanti dei due paesi, che si sono impegnate a rafforzare la collaborazione e ad incontrarsi con maggior frequenza per dare
un contributo a questo cammino di riconciliazione. Un gruppo misto di lavoro della Chiesa evangelica in Germania (Ekd) e
della Chiesa evangelica del Fratelli boemi si è incontrato ai primi di dicembre a Dresda per studiare una serie di iniziative in
comune. Lo scorso 13 dicembre, ad Hannover, la Ekd ha dichiarato che entrambe le parti sono impegnate a stimolare un
dialogo che superi il passato «con le sue esperienze traumatiche dall’una e dall’altra parte». Il gruppo di lavoro si incontrerà
più volte nei prossimi mesi, sia in Germania che nella Repubblica ceca per avviare dei progetti concreti di riconciliazione
fra i due popoli. La dichiarazione comune concordata fra i due
governi viene considerata da entrambe le chiese un’iniziativa
«forte», un passo importante per raggiungere una fiduciosa
collaborazione fra vicini. (epd)
: La Federazione luterana mondiale
festeggerà i suoi 50 anni a Hong-Kong
HONG-KONG — La prossima Assemblea della Federazione
luterana mondiale (Firn) si svolgerà a Hong-Kong nel prossimo
luglio, pochi giorni dopo il ritorno di Hong-Kong alla Cina. In
quell’occasione, la Firn festeggerà 1 suol 50 anni. Una prima Alleanza fondata nel 1968 dalle chiese tedesche, poi scandinave,
venne allargata nel 1923 a Eisenach alle altre chiese europee e
a quelle degli Usa. L’arrivo delle chiese dell’America Latina,
dell’Asia e dell’Africa portò alla creazione della Firn nel 1947 a
Lund (Svezia). Da allora vi hanno aderito tutte le 122 chiese luterane (nazionali o regionali, in 68 paesi) ad eccezione delle
chiese di tipo confessionalista come ad esempio quelle «del Sinodo del Missouri». (Firn Information)
5
VENERDÌ 21 FEBBRAIO 1997
PAG. 5 RIFORMA
Il racconto su un'immaginario re mago scritto da Henry van Dyke
Artaban quarto saggio in ricerca
LàutoiQ, un pastore della Chiesa presbiteriana, ideò la vicenda di un uomo
travagliato dal dubbio tra la ricerca di Cristo e l'aiuto da portare al prossimo
TULLIO PARISE
/L quarto saggio* è un breve
racconto che, pur essendo
stato scritto ormai cent’anni
or sono, appare solo ora nella
sua traduzione italiana; il suo
autore, pressoché sconosciuto in Italia ma molto popolare negli Usa, fu un pastore
della Chiesa presbiteriana e
svolse molte altre attività,
dalla scrittura all’insegnamento universitario. In questo racconto si immagina che
imagi, partiti dall’Oriente per
incontrare il neonato Gesù,
non siano tre, come la tradizione trasmette (ipotesi che
d’altro canto non è avvalorata
da alcun testo biblico) bensì
quattro, ma che l'ultimo, il
protagonista di questa storia,
attardatosi nella partenza,
non riesca a giungere a Betlemme ma rincorra il Figlio
di Dio per tutti gli anni della
suayita terrena e in tutti i
luoghi da lui percorsi fino a
arrivare a Gerusalemme nel
giorno della sua crocifissione.
Artaban, il quarto saggio,
un uomo di quarant’anni, nel
pieno vigore della sua vita,
parte da Ècbatana, in Persia,
lasciando la sua ricca casa e
la sua bella vita, e portando
con sé tre gemme preziose,
una perla, una zaffiro e un
mbino, per farne dono al futuro re di Israele, promesso
da secoli. La non facile decisione giunge dopo una lunga
notte di discussione con altri
saggi come lui, alci'.n! incoraggianti, altri scettici sulla
sua decisione di seguire il
proprio istinto. Artaban ha
un appuntamento con gli altri tre magi ma, malgrado la
sua cavalla sia veloce e in
forze, non riesce a giungere
in tempo per incontrarli, in
quanto lungo la strada incontra molti personaggi che hanno bisogno di aiuto: un povero ebreo agonizzante divorato dalla febbre, una giovane
madre a cui i soldati di Erode, nella loro pazzia omicida,
vogliono uccidere il figlio appena nato, una ragazza che
sta per essere venduta come
schiava e molti altri; per salvare tutti questi egli impiega i
suoi preziosi doni che aveva
conservato per regalare al Re.
E giunto a Gerusalemme, nel
giorno della crdcifissione di
Gesù, travagliato dal dubbio
di aver sbagliato tutto nella
sua vita, a Artaban viene rivelata la verità; «In verità io ti
dico, in quanto tu lo hai fatto
ad uno degli ultimi dei miei
fratelli, tu lo hai fatto a me».
La trama del racconto è
semplice e probabilmente
scontata; fin dall’inizio infatti
si comprende come andrà a
finire e qual è il significato
della novella. Ma la forza della storia è un’altra: il travaglio interiore di Artaban, narrato con realismo e con la
consapevolezza della fallibilità dell’uomo, si rende palpabile in ogni suo gesto e atteggiamento; quest’uomo,
un saggio, rispettato dal popolo, ricco e giovane, pur
possedendo tutto ciò che si
poteva (e si può ancor oggi)
desiderare, sente dentro di sé
il desiderio e la necessità di
partire. Ed ecco il primo turbamento, nella sua casa la
sera prima della partenza,
quando, posto di fronte ad
altri saggi, magi come lui,
non potendo darsi pienamente una risposta, chiede
agli altri che cosa debba fare;
e le risposte non sono positive: chi ha un lavoro sicuro,
chi una giovane sposa che
non vuol lasciare, chi è malato, o dice di esserlo, chi pensa che sia una ricerca vana.
Ma basta una voce, quella
del più anziano, che gli dice
«È meglio seguire anche solo
la parvenza del bene che accontentarsi della mediocrità»
per dargli coraggio; in fondo
è ciò che voleva sentire, ed è
altresì il richiamo dell’uomo
verso il futuro, verso ciò che
può dargli speranza, o più
semplicemente e più profondamente, la fede che gli si rivolge con voce imperiosa.
Da lì in poi, il suo viaggio è
una lunga serie di altri dubbi
sempre basati su un unico
grande dilemma: si deve cercare il Messia, tralasciando
tutto ciò che si incontra sulla
strada, oppure ci si deve occupare di chi ha bisogno ora
rischiando peraltro di «perdere il treno» del Signore? Il
travaglio di Artaban è continuo e ripetuto; egli cerca di
darsi delle risposte ma non vi
riesce e alla fine fa ciò che
l’istinto, oppure, potremmo
meglio dire, la fede, gli suggerisce, dilapidando l’intero tesoro che aveva recato con sé
per Gesù. Ma solo alla fine, di
fronte alla morte di Cristo,
ormai convinto di aver sbagliato tutto comprenderà la
verità. E questa è la parabola
di coloro che ricercano Dio
senza sapere che Dio è nella
ricerca stessa.
La postfazione di Adriana
Zarri si apre con questa frase
di un antico Padre della Chiesa: «Non lo cercheresti se non
l’avessi già trovato». La profondità di questa affermazione è la filosofia stessa di tutto
il racconto: è una frase se vogliamo ovvia, ma è proprio la
sua ovvietà che la rende a volte per le nostre vite frenetiche, trascurata. La fiaba di Artaban, romanzata e forse prevedibile, è comunque un prezioso promemoria in ogni
momento dell’anno, non solo
a Natale, periodo in cui, frettolosamente, rispolveriamo
certi concetti di fede per poi
riporli accuratamente per il
resto dei giorni: il viaggio di
Artaban, durato trentatre anni. È analogo al correre dei
nostri giorni verso il Natale,
che spesso ci fa dimenticare
che veramente, come il saggio trova Dio in ogni fratello
bisognoso, noi stessi possiamo trovare il Natale in ogni
giorno della nostra vita. Il libro è completato da un’interessante e utile proposta di
rappresentazione teatrale a
opera di Luigi Giario.
(*) Henry Van Dyke: Il quarto
saggio, con una proposta per la
rappresentazione di Luigi Giario,
postfazione di Adriana Zarri. Milano, Piero Gribaudi Editore,
1996, pp 96.
Un interessante allestimento teatrale a partire dal «Partigiano Johnny>
La costruzione della memoria intorno alla Resistenza
PAOLO FABBRI
Mentre la memoria storica si avvale di un procedimento scientifico che cataloga i fatti, li analizza, li
correla fra loro, ne valuta il
eso nel determinare effetti,
a memoria popolare si forma
dall’influenza che gli eventi
hanno sulle persone, attori o
spettatori dei fatti, che vengono filli ali dall’esperienza
personale, amplificati, ridotti, esaltati a formare i miti. È
dalla memoria popolare che
Luca Redaelli e Beppe Rosso
hanno attinto per elaborare
l’opera di Beppe Fenoglio
preparando lo spettacolo «Il
partigiano Johnny» presentato al teatro Dimetto dal gruppo del Teatro Invito di Lecco
nel quadro della nuova ge
i Tolosa
Paolo Carile
dottore
«honoris causa»
Textes littéraires huguenots
du XVIème au XVIIIème siè<de è il titolo del lavoro che il
prof. Paolo Carile, membro
della Chiesa metodista di
Bologna e ordinario di Lingua e letteratura francese
presso l’Università di Ferrara, ha pubblicato a coronatnento di una serie di studi e
ricerche. La pubblicazione in
questione ha valso al prof.
Carile il 30 gennaio scorso il
conferimento di un dottorato «honoris causa» da parte
dell’Università di ToulouseLe Mirail.
stione di Corrado D’Elia e
Luigi Castoldi orientata a utilizzare le energie del teatro
giovane con ampio spettro di
professionalità, dagli attori ai
danzatori.
Lo spettacolo, che costituisce l’ultima tappa di una ricerca sui luoghi della memoria, copre il periodo che va
dall’armistizio alla Liberazione, ma non esiste una vera e
propria trama a sorreggerlo.
Si tratta di un insieme di
quadri, ciascuno compiuto
in sé, ma collegato agli altri
come il tassello di un mosaico, che vuol rappresentare
attraverso l’azione corale e il
dialogo alternati o accompagnati dal canto e dalla musica, le emozioni, i problemi
etici, i sentimenti delle persone trascinate in un avvenimento sconvolgente come la
guerra, l’invasione del proprio paese, la lotta fratricida
per la libertà. Il filo conduttore formale è il personaggio
del partigiano Johnny, cui si
uniscono altri realmente esistiti, come Zelinda la staffetta, Lucia la tramviera, Adriano lo studente.
Il primo quadro traccia lo
scenario citando nomi celebri
dell’epoca: Primo Camera,
Beniamino Gigli, il trio Lescano, alternandoli a enunciazioni di dati «100 g. di pane a
testa», «pane di segale e segatura...». Attraverso l’esplosione di canzoni partigiane che
creano una forte tensione e
un episodio sull’armistizio si
passa al caso dello studente
che dissente dall’insegnamento fascista, viene richiamato dal professore, espulso
dalla scuola, interrogato dalla
polizia, maturando la decisione di andare fra i partigiani.
Lo chiede a un conoscente e
viene portato in una casa
Un momento dello spettacolo
chiusa, sorta di tempio laico
dove le donne collaborano
con gli antifascisti, e sottoposto a una stringente serie di
domande che sintetizzano alcuni dei dilemmi etici estremi
della lotta partigiana: uccideresti un tedesco sapendo che
poi verrà un plotone a massacrare 10 persone? Uccideresti
tuo padre fascista se mettesse
in pericolo il tuo gruppo?
Situazioni limite ma possibili, che laici e credenti hanno dovuto affrontare. Ci sovviene Karl Barth quando diceva: di fronte a un guidatore
impazzito che semina la
morte, bisogna ucciderlo (riferito a Hitler). Poi c’è la
tramviera Lucia che, innamoratasi di un partigiano senza
saperlo, finisce con l’aderire
alla lotta armata rischiando
la vita come staffetta.
Si entra nei momenti più
duri della Resistenza con l’attacco dei fascisti, simulato
con grande efficacia da semplici colpi sulle sedie, e la fuga angosciante del partigiano
Johnny, una fuga fra due
estremi: la morte e la vita, la
dittatura e la libertà, il male e
il bene. Si ricorda il primo fascista ucciso, un giovane
chissà perché finito dall’altra
parte, e la coscienza ne resta
turbata indelebilmente. Il
partigiano Max viene arrestato e trova il compagno Luce
che sarà fucilato subito dopo,
ne raccoglie gli ultimi pensieri e capisce quanto ama la vita. Eppure in questo contesto
di paura si trova il tempo di
innamorarsi, come avviene a
Johnny in una balera; un
amore che diventa simbolo
di speranza in un futuro migliore. Infine la Liberazione.
Lo spettacolo è coinvolgente anche se il legame tra i
quadri è spesso labile a scapito dell’insieme. Il vero elemento di continuità fra i quadri, al di là del personaggio di
Johnny, è costituito dagli attori: Jacopo Masar (eccellente nel ricordo della prima uccisione), Joseph Scicluna (ottimo nella scena della fuga),
Alessandra Pellegrino e Giusi
Vassena entrambe vivaci e
brillanti. Il gruppo nel suo
complesso è ben affiatato e
tiene il palco con sicurezza,
sostenendo lo spettacolo con
suoni di voce, di mani e strumenti che creano tensione e
attirano il pubblico. Buona
anche la scenografia.
Icona greca della Natività (1580 circa)
I «supporti» dei manoscritti
Codici e rotoli
per conservare i testi biblici
BRUNO CORSARI
PARLANDO delle Scritture di Israele si fa sempre
riferimento ai «rotoli»; così in
Luca 4, 17 si descrive Gesù
che legge da un rotolo di
Isaia. Il testo greco significa
letteralmente: «srotolato il
volume, trovò il passo...». Lo
stesso vale per i rotoli di
Qumran, che comprendevano anche alcuni libri biblici, e
per i rotoli conservati e usati
nelle sinagoghe ebraiche.
Parlando invece degli scritti cristiani, si fa quasi sempre
uso del termine «codice». Il
codice era costituito da una
serie di fogli di papiro piegati
nel mezzo, come fogli di un
quaderno di scuola. Essi venivano inseriti uno dentro
l’altro, in genere quattro o
cinque alla volta, esattamente come si fa oggi per costruire un libro (infatti i vari fascicoli che, rilegati insieme,
formano un libro, vengono
chiamati «sedicesimi», perché contengono 16 pagine o
facciate). Tuttavia due noti
papiri, il P“ e il P'= (che contengono rispettivamente le
lettere di Paolo e i Vangeli di
Luca e Giovanni) costituiscono un unico quaderno. Il sistema fu presto abbandonato, perché arrivando verso la
metà del testo bisognava calcolare molto esattamente se
inserire ancora altri fogli oppure cominciare a scrivere
sulle pagine 3 e 4 dei fogli già
usati fino a quel punto.
Si discute sulla ragione che
portò a preferire il codice al
rotolo. Probabilmente fu una
ragione economica, perché il
rotolo di solito veniva scritto
su una sola facciata, mentre i
fogli di un codice si adoperavano su tutte e quattro le facciate. fatto sta che le comunità cristiane adottarono
quasi sempre il codice: solo
quattro frammenti di papiro,
su un totale di circa cento,
derivano da un rotolo. E i
manoscritti meno antichi, su
pergamena, sono tutti in forma di codice. Tuttavia Luca
potrebbe aver scritto su due
rotoli il suo Vangelo e gli Atti
degli Apostoli: questo spiegherebbe la divisione della
sua opera in due parti, ciascuna equivalente più o me
no allo spazio disponibile su
un rotolo.
Nel mondo profano il «codice», o quaderno, serviva soprattutto per appunti privati,
più che per opere letterarie. Il
primo scrittore che dice di
servirsi di un codice per le
sue opere è Marziale, per i
suoi Epigrammi (nell’anno
84). Ma nel quarto secolo già
il 40-50% dei libri aveva forma di codice, e un secolo dopo il codice soppiantava del
tutto il rotolo. La biblioteca
di san Gerolamo era composta interamente da codici.
È chiaro che il codice era
uno strumento più maneggevole di un rotolo, e molto più
facile da consultare. Però presentava anche dei rischi: se
cadeva, si potevano spargere i
fogli, e non sempre questi venivano rimessi nel giusto ordine. Forse è questo che spiega la trasposizione di alcuni
capitoli del Vangelo di Giovanni (v. la mia Introduzione
al Nuovo Testamento, Il ed.,
p. 301). In II Timoteo 4, 13 si
parla di «rotoli e pergamene»:
forse i primi erano scritti di
Israele e le seconde erano
quaderni con testi cristiani?
Un’ultima parola sul passaggio dal papiro alla pergamena: il papiro era meno costoso, ma molto deperibile.
Temeva l’umidità. La pergamena invece era ricavata da
pelle di animali (pecore, capre, antilopi). Il costo era
dunque molto più alto. Si calcola che per un volume di
circa 200-250 pagine formato
20x25 occorressero le pelli di
50 o 60 capre o pecore. Ma il
Codice Sinaitico, i cui fogli
misuravano cm. 43x38, deve
aver richiesto il sacrificio di
un maggior numero di animali. È solo dal XII secolo che
la pergamena comincia a essere sostituita dalla carta.
Hai fatto
Tabbonamento
a
6
PAG. 6
RIFORMA
venerdì 21 FEBBRAIO 1997
1 II 14 febbraio il governo ha approvato una proposta di legge organica
Una nuova legge sulllmmigrazìone
Si tratta di un atto importante non soio per gli immigrati ma anche per la società
italiana che da tempo chiede risposte attuabili che governino i flussi migratori
ANNE MARIE DUPRE
IL governo ha presentato il
14 febbraio una legge organica suirimmigrazione. Si
tratta di un atto coraggioso e
molto importante non solo
per gli immigrati stessi ma
per l’intera società italiana
che nelle sue varie espressioni da tempo chiedeva risposte ai problemi relativi ai processi migratori che attraversano il nostro paese ma anche tutti gli altri paesi, industrializzati e non. Dopo la
legge Martelli i governi che si
sono succeduti si sono limitati ad interventi di emergenza e misure di breve respiro.
L’aumento dei movimenti
migratori è in realtà indice di
grandi cambiamenti in atto a
livello mondiale. La globalizzazione dell’economia richiede la mobilità e la flessibilità
della mano d’opera, ma produce nel contempo una continua riduzione dei posti di
lavoro dipendente e l’aumento del lavoro autonomo,
che in molti casi è sinonimo
di precarietà e sfruttamento.
L’economia tende a scaricare
i costi sociali di questi processi sui singoli lavoratori.
L’immigrazione è in questo
contesto un laboratorio dove,
a volte in modo drammaticamente violento, vengono anticipati sviluppi e sperimentate soluzioni. Analizzando il
settore dell’immigrazione è
più che evidente la tendenza
dell’economia a scaricare sul
lavoratore immigrato o italiano e sull’associazionismo
privato i rischi del lavoro e i
costi della protezione sociale.
Sono queste le ragioni per le
quali una nuova legge sulla
immigrazione è importante,
una legge che si sforzi di contenere la pericolosa tendenza
a ridurre i diritti dei lavoratori e la protezione sociale dei
cittadini.
Una legge organica sull’immigrazione deve affrontare
due grandi temi: in primo
luogo, la gestione dei flussi
migratori, causati da conflitti
violenti e/o dalla globalizzazione dell’economia e poi il
processo di trasformazione
della società da una presunta
situazione di omogeneità ad
una di multietnicità e multiculturalità. Per il primo obiettivo servono norme sull’ingresso e il soggiorno, per
il secondo strumenti di integrazione sociale e politica.
Queste norme dovrebbero
attenersi ad alcuni principi
di fondo: ridurre l’ingresso
clandestino: combattere la
piaga del traffico di esseri
umani; garantire a tutte le
persone che si presentano alle nostre frontiere o che si
trovano sul nostro territorio i
diritti umani fondamentali;
rispondere alle esigenze del
mercato del lavoro; avviare
una convivenza multiculturale pacifica.
Rispetto all’obiettivo della
integrazione degli immigrati,
la proposta di legge del governo offre buoni strumenti,
che però vanno completati. 11
capitolo sulla sanità è molto
buono, anche la questione
dell’accesso alla casa e alla
scuola è ben curata. Le norme per evitare le discriminazioni sono interessanti ed è
positivo che all’immigrato/a
sarebbe assicurato il diritto di
voto attivo e passivo a livello
comunale.
Più problematica è la parte
che tratta della gestione dei
flussi migratori. Ci sono affermazioni di principio positive
che nell’articolato non vengono concretizzate. È certo
importante che la proposta
contenga una norma che pre
Un ufficio postaie a Napoii
veda una programmazione
sia della politica migratoria
sia dei flussi, ma gli strumenti
indicati, che sono soprattutto
le norme sull’ingresso per
motivi di lavoro, non sono
adatte a rispondere alle varie
esigenze del mercato del lavoro. È il caso del lavoro stagionale e delle situazioni in
cui domanda e offerta di lavoro richiedono un incontro
diretto. Nel caso per esempio
di lavoro domestico o di assistenza ad anziani e malati ci
sarebbe bisogno di un permesso di ingresso a tempo limitato per ricerca di lavoro,
perché nessuno sceglierebbe
una persona per assistere un
ammalato senza averla prima
incontrata personalmente. La
proposta di legge sceglie per
questo tipo di ingresso per ricerca di lavoro lo strumento
della garanzia privata, spostando sul singolo cittadino o
sulle associazioni di solidarietà tutta la responsabilità finanziaria e sociale. Altre norme previste, come quelle del
respingimento alla frontiera o
le espulsioni non rispettano
alcuni diritti umani fondamentali come il diritto di richiesta di asilo. Mancano ancora norme su come sarà
coinvolto l’associazionismo
nell’intera materia e norme
transitorie che affrontino la
gestione degli irregolari che
sono attualmente presenti sul
territorio. 11 governo ha assicurato che questi temi saran
Chiesa luterana di Napoli
Migranti... nuziali
Vetrine
Nella chiesa luterana di
Napoli, quasi nascosta tra i
negozi chic della stretta stradina di via Carlo Poerio, dal
30 gennaio al 19 febbraio è
stata aperta una mostra fotografica dal titolo «Avventura
matrimonio. Migranti nuziali
di ieri e oggi».
La mostra è stata dedicata
a tutte le emigranti nuziali
che, in qualità di mediatrici
tra le culture, hanno voluto
condividere le loro esperienze, il loro sapere ed il loro
amore. Dunque protagoniste
della rassegna fotografica sono state le tantissime donne
che alla fine del 19” secolo,
lasciando i loro paesi d’origine, sono emigrate in Canada,
in America, in Australia, nella
Nuova Zelanda e in Africa.
Partendo dal ricordo di
una delle più antiche emigranti nuziali, la principessa
Theophanu che lasciò la Blsanzia per andare in sposa a
Ottone II della casa imperiale romana occidentale, le immagini si sono una dietro
l’altra soffermate sulle tante
«spose da fotografia». Queste
donne, affidandosi alla sola
intermediazione di parenti e
amici, decidevano di sceglie
re il matrimonio come sicura
possibilità per lasciare il vecchio mondo e raggiùngere gli
Stati Uniti, idealizzato come
luogo di libertà e emancipazione, ma la realtà che trovavano nel paese straniero era
diversa e dura: spesso le
donne si scontravano con
grandi difficoltà legate alle
differenze linguistiche, culturali e religiose.
Altre foto sono state invece
dedicate alle cosiddette «spose da guerra» e «amichette
degli americani». Si calcola
che più di un milione di donne provenienti da più di 50
paesi si trasferirono negli Stati Uniti dopo la seconda
guerra mondiale perché si
erano innamorate di uno dei
16 milioni di soldati americani. Anche per queste donne
le previsione per i loro matrimoni non erano buone: soprattutto la società americana era in apprensione per le
relazioni che i suoi figli intrattenevano con le «nemiche» della Germania. Infine
hanno arricchito la mostra
fotografica alcuni articoli di
giornali contenenti domande
di matrimonio, alcune poesie
e lettere d’amore.
no risolti in maniera soddisfacente. Preoccupante è ancora che la proposta rimandi
troppo spesso a regolamenti
amministrativi a completamento della legge perché
questo lascerebbe troppa discrezionalità ai ministeri
competenti.
Riassumendo, il testo governativo presenta luci e ombre, corrisponde solo in parte
ai criteri indicati sopra e va
dunque migliorato. Nella forma attuale il problema della
clandestinità e del traffico di
esseri umani non si risolve.
Non basta infatti chiudere le
frontiere o prevedere pene
pesanti per i trafficanti, devono essere fornite ai migranti
alternative reali come liste
d’attesa per l’ingresso o rientro assistito nei paesi d’origine allo scopo di favorirne il
reinserimento. L’iter di questa legge richiederà molta vigilanza e presenza delle chiese e di tutte le forze sociali.
Siamo solo all’inizio. Le battaglie vere avverranno in Parlamento. Il ’97 è l’anno di solidarietà delle chiese con gli
sradicati e ogni cristiano che
tenta in qualche modo di seguire Gesù non può mettere
radici in questo mondo,
l’Evangelo lo rende in un certo senso sempre un po’ sradicato. Questa condizione ci
accomuna a coloro per i quali una buona legge è spesso
una questione di sopravvivenza e di dignità umana.
SCHEDA
La nuova legge
La proposta prevede 8 titoli
III
IV
V
VI
principi generali:
disposizioni sull’ingresso, il soggiorno e l’allontanamento dal territorio dello stato;
disciplina del lavoro;
diritto all’unità della famiglia e tutela dei minori;
disciplina del diritto d’asilo;
capo 1: disposizioni in materia sanitaria;
capo 2: disposizioni in materia di alloggio;
capo 3: disposizioni in materia di istruzione e diritto allo studio;
capo 4: partecipazione alla vita pubblica a livello locale;
capo 5: disposizioni sull’integrazione sociale, sulle discriminazioni e istituzione del fondo per le politiche
migratorie;
VII disposizioni legislative sui cittadini degli stati membri
dell’Unione europea:
Vili norme finali.
Il testo è diviso in due grandi capitoli: la gestione dei flussi
migratori e i processi di integrazione degli immigrati nel
tessuto sociale e politico del paese.
Il testo sopra schematizzato prevede che la questione
dell’asilo politico e umanitario faccia parte della legge organica. Attualmente invece sembra che ci saranno due leggi separate.
Uer legislativo previsto per la legge
organica suirimmigrazione
1) Il disegno di legge organica sull’immigrazione è staro
preparato da una commissione interministeriale;
2) Il Consiglio dei ministri ha approvato il testo il 14 febbraio.
3) Il disegno di legge sarà assegnato a uno dei rami del
Parlamento e andrà probabilmente alla I Commissione affari costituzionali. Lì sarà nominato un relatore.
4) Oltre al disegno di legge governativo i parlamentari
potranno presentare proposte di legge per la ssessa materia, che quindi saranno discussi tutti insieme. Si prevede
che sarà presentata una proposta che vari parlamentan
dell’Ulivo hanno elaborato in stretta collaborazione con
praticamente tutte le associazioni che operano nel settore.
5) Durante l’iter parlamentare possono essere presentati
emendamenti da parte di vari parlamentari. Le associazi'ìni possono mettersi in contatto o direttamente con aiciaii
di loro oppure attraverso il cosiddetto gruppo di riflessione
di cui fa parte anche il Servizio rifugiati e migranti della ‘^'ederazione delle chiese evangeliche in Italia che mantiene
stretti e costanti contatti con i parlamentari evangelici.
Una conferenza presso Nstituto «Goethe>
Flussi migratori e matrimoni
Martedì lì febbraio presso
l’Istituto Goethe di Napoli si è
tenuta una conferenza dal titolo «Sposarsi fuori. Percorsi
accidentati del XX secolo»; relatrice Amalia Signorelli, docente di Antropologia all’Università di Napoli, incontro effettuato nell’ambito della mostra fotografica sui migranti nuziali che, dal 30 gennaio, è stata allestita presso la
comunità evangelica luterana
di Napoli. Nella sua introduzione il pastore della chiesa
luterana di Napoli, Hartmut
Diekmann, ha sottolineato
che in tutte le comunità luterane presenti in Italia circa il
95% dei membri è costituito
da donne tedesche e svizzere
sposate con uomini dei paesi
in cui si trova la comunità.
Soltanto pochi sanno che ben
150.000 sono le donne tedesche sposate in Italia.
Il pastore Diekmann ha
suggerito che è anche in queste considerevoli cifre che bisogna scorgere un nucleo
dell’Europa unita che ancora
Hartmut Diekmann
ha da venire. Nonostante le
cifre parlino da sole, c’è scarsa attenzione ai flussi migratori che avvengono all’interno dell’Europa rispetto a
quelli che coinvolgono i cosiddetti «extracomunitari».
All’interno dei paesi dell’
Unione europea si pensa più
a dei «traslochi» che a delle
migrazioni. Eppure l’intervento della Signorelli ha messo in luce le difficoltà e gli
ostacoli a cui le donne vanno
incontro. Una donna che
«trasloca», ha detto la relatrice, vive il dramma di non sapere più a quale gruppo, famiglia e terra appartiene.
Tutto questo nonostante le
donne dimostrino nella pratica una duttilità estrema e una
notevole capacità di ristrutturare la propria identità di appartenenza. «Certo - ha sottolineato la relatrice fugando
ogni banale semplificazione non è così facile per una donna, neanche la più innamorata, ricostituirsi ex-novo una
storia, un’identità, una patria
e una lingua, anzi il più delle
volte è un processo lungo,
difficile e doloroso. Vale la
pena però valorizzare l’importante ruolo che queste
donne giocano nella costruzione del pianeta sociale». Il
pastore Diekmann ha concluso rincontro ricordando che
l’Europa sta crescendo, anche
attraverso i matrimoni intraculturali, ed è compito di tutti
seguire questi processi con
grande attenzione.
Una mamma della comunità turca In Germania
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Spedizione in a. p. comma 26
art. 2 legge 549/95 - nr. 7/97
In caso di mancato recapito si prega restituire
ai mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa
Fondato nel 1848
Poco meno di 200 persone hanno scelto il treno a vapore
per recarsi in vai Pellice domenica 16 febbraio; partiti da
Torino intorno alle 8, i viaggiatori sono arrivati a Torre
Pellice poco dopo le 10, accolti da una gran folla festante.
Qualche problema in più la sera: al posto del treno a vapore un locomotore elettrico; purtroppo un calo di tensione
ha obbligato le Fs a far risalire a Torre Pellice un locomotore diesel per trasportare a valle gli ospiti soddisfatti della
giornata ma un po’ infreddoliti. Tutto bene anche a Bobbio, con una festa popolare in piazza, balli e canti; i canti
sono poi proseguiti fino a tarda ora a Torre, intorno al falò
appositamente organizzato poco lontano dal Centro culturale valdese. Impegnati nella giornata numerosi accompagnatori e le guide turistiche di Mountagno Vivo che hanno
guidato i turisti alla scoperta della valle.
Valli Va
venerdì 21 FEBBRAIO 1997
ANNO 133 - N. 7
LIRE 2000
C9 è chi si è commosso e
chi si è arrabbiato; il
programma «Linea Verde»,
dedicato domenica scorsa alle
valli valdesi darà probabilmente modo di riprendere
quel dibattito, iniziato nel
1989 con le celebrazioni sul
Rimpatrio, sui valdesi e la loro immagine.
Il 17 febbraio n. 149 ha visto i valdesi sugli schermi e
sui giornali: il programma tv,
la visita del presidente della
Camera, Luciano Violante, il
treno storico che ha causato
fra l’altro uno spostamento di
orari nell’accensione di un
falò «turistico» a Torre Pellice, sono tutti stati momenti
forti sotto il profilo dell’immagine. Da tempo si va discutendo sulla storia della
VALDESI E I MEDIA
L'IMMAGINE
PIERVALDO ROSTAN
«riserva indiana», sui valdesi
e la loro storia come attrattiva
turistica da valorizzare e, visto da parte valdese, da gestire. Difficile dire che ci si sia
riusciti, per restare al programma «Linea Verde», né
forse era pensabile nemmeno
a priori. Si può dire che ci sia
stato qualche tentativo di far
passare un messaggio mediando fra immagini stupende
delle nostre montagne, piatti
e formaggi tipici. E se assolutamente realistica è parsa la
storia della miniera (le immagini hanno mostrato ciò che
più o meno accade ogni giorno, pur dimenticando che su
quei «simpatici» trenini nelle
gallerie c’è ancora chi oggi
trova la morte) molto più incredibile si è mostrata la vita
del mondo valdese: avete mai
visto donne in costume valdese vendere al mercato o in ca
scina tome o sairas? O ancora
dove sono le donne valdesi in
costume a filar la lana? Non
si è vista la realtà ma un mondo di «Amish valdesi» pure
un po’ «bacchettoni» come
ha detto il conduttore. Attenzione però: il dibattito è giusto e doveroso ma, mentre a
determinati livelli si parla di
come viene presentata la nostra immagine, o a come noi
ci proponiamo aH’esterno,
una forte maggioranza si fa
coinvolgere, cerca di apparire, per poter dire «nel programma Tv c’ero anch’io». È
l’immagine che fa la storia e
non quest’ultima che viene
raccontata anche attraverso le
immagini; ciò che appare esiste davvero, il resto, la critica, è per la solita élite.
17 febbraio 1997: la società civile e i rappresentanti delle chiese incontrano il presidente della Camera, on. Luciano Violante
«Sono vicino all'etica protestante fatta di libertà nella responsabilità»
FEDERICA TOUitN
Il presidente della Camera
dei deputati, on. Luciano
Violante, è arrivato alle Valli
la sera del 16 febbraio, un po’
prima che si accendessero i
falò, per partecipare alla festa
della libertà che da 149 anni
ricorda quel 1848 in cui il re
Carlo Alberto finalmente
concesse i diritti civili e politici anche ai valdesi. È la prima volta che il rappresentante
di un’alta istituzione dello
stato viene nelle valli valdesi
in questa occasione: soltanto
nel 1986, in occasione del 17
febbraio, l’allora presidente
della Repubblica Francesco
C'usaea aveva visitato la Biblioieca della Facoltà valdese
di ictiiogiii a Roma.
V:oi:,\nie è venuto, disponibile ciMiìc sempre ad ascoltare, ifi un ambiente per forza (e
per fortuna) informale come
quello della gente raccolta intorno al falò, confessando
semplicemente che fino a quel
momento non sapeva il perché dell’accensione dei fuochi
ma che aveva subito accettato
con piacere l’invito di Giorgio
Gardiol a parteciparvi. Ad accoglierlo, nel tempio valdese
di Torre Pellice, c’erano i parlamentari evangelici Maselli,
Olivo e Gardiol (Spini e De
Benetti, assenti, avevano inviato messaggi di saluto), i
sindaci, i presidenti delle Comunità montane, il vescovo
di Pinerolo, gli onorevoli
Lucà, Merio e Bontempi e il
senatore Passone, il sindaco
di Pinerolo, Barbero, che ha
partecipato anche al culto e
all’agape alla chiesa valdese
di Pinerolo; ad accogliere il
presidente Violante anche il
nuovo prefetto di Torino,
Moscatelli, proveniente da
Trieste dove ha conosciuto il
sindaco valdese Illy; era presente anche l’ex parlamentare
Lucio Malan.
Il presidente Violante ha
anche ricevuto, da alcuni operai della Cascami di Pomaretto, una lettera che sottolinea
l’attuale lotta delle maestran
ze per evitare 18 licenziamenti su 35 addetti.
Il vicemoderatore della Tavola valdese, Franco Becchino, nel portare il saluto delle
chiese ha ribadito l’amore del
popolo valdese per la libertà
e si è detto contento per la
presenza dello stato nella
persona del presidente della
Camera, «perché in questa
festa noi vediamo soprattutto
r inserimento dei valdesi nella società e nella vita dello
stato a tutti gli effetti». Il pastore Giuseppe Platone, vicepresidente della Fcei, ha ricordato con calore le occasioni avute in Sicilia di incontrare il presidente Violante e gli ha offerto il documento preparatorio sulla Riconciliazione stampato, a cura della Fcei, in vista dei lavori di Graz; il pastore Paolo
Ribet, presidente della Commissione sinodale per la diaconia, ha invece ricordato
l’impegno diaconale della
Chiesa valdese, esprimendo
la preoccupazione per il ridimensionamento dell’impegno
dello stato nel sociale. «Auspichiamo una nuova qualità
del servizio - ha detto il pa
li presidente Violante parla al falò degli Stalliat
store Ribet - con un’attenzione particolare alle persone a
cui ci rivolgiamo: per esempio sarebbe importante avere
scuole per direttore e animatori di case per anziani».
Il sindaco di Torre Pellice,
Marco Armand Hugon, ha
salutato Fon. Violante a nome delle autorità civili presenti: «Interpretiamo la sua
presenza come un segno di
democrazia - ha detto il sindaco nel suo saluto - nella
speranza che questo paese si
incammini finalmente sulla
strada delle riforme».
Ha concluso Rincontro nel
tempio una breve rievocazione storica dell’on. Domenico
Maselli, professore di Storia
del cristianesimo all’Università di Firenze, che ha ripercorso la presenza degli evangelici in Parlamento: da Giuseppe Malan e Giovanni Morelli nella seconda metà del
secolo scorso nelle file della
destra storica, a Bonaventura
Mazzarella, che si occupava
di tutto fuorché di religione
perché voleva testimoniare
della separazione tra chiesa e
stato, che parlava della necessità del decentramento e ammoniva: «Rialzate l’anima
degli italiani: il segreto sta in
una vera libertà, congiunta alla moralità, che applichi il
sentimento della vita dappertutto». Gli succedeva Sidney
Sennino, che nel 1881, con
parole ancora oggi molto attuali, accusava il popolo di
essere estraneo al governo nazionale e di considerare con
sospetto le istituzioni. L’unica soluzione, sosteneva Sennino, era il suffragio universale, che avrebbe dovuto
coinvolgere tutti e in particolare i contadini, vera classe
oppressa in Italia. La forza
del governo centrale è la base
per un serio decentramento
nell’amministrazione, diceva
Sennino, perché non abbia a
soffrirne l’unità della nazione.
«Tutti i parlamentari evangelici si sentono come formiche - ha commentato Maselli
- che fanno nascostamente la
loro testimonianza nella vita
non facile del Parlamento».
Chi non fu formica ma una
Gli amici del museo di Balziglia organizzano ogni anno un’interessante mostra sulla vita massellina. Il tema
dello scorso anno era «L’alpeggio», rassegna ora proposta dal Centro culturale.
Gli alpeggi che circondano l’alto del
vallone di Massello sono Ghinivert,
Lausoun, Pis, Rabiour, fin dal Medioevo
di proprietà dell’abbazia di Santa Maria
di Pinerolo e concessi in affitto nel Cinquecento agli abitanti del vallone. Alla
S. Martino, l’11 novembre, questi pagavano l’affitto: «20 fiorini di Savoia, sei
rubbi di salasso e 15 di buon formaggio», cioè il denaro, 55 kg di ricotta e
138 di formaggio.
Con la creazione della diocesi nel
1748, e il relativo passaggio dei beni
dell’abbazia, i pagamenti vennero fatti
alla Mensa vescovile. Nel primo periodo
del Settecento però la nostra regione era
stata funestata dalle guerre e i pagamenti
non avevano avuto luogo, e lo stesso era
avvenuto nel periodo napoleonico, quan
ILFILO DEI GIORNI
ALPEGGI
GIORGIO TOURN
do i privilegi degli ordini religiosi erano
stati aboliti; di qui una serie di cause da
parte della Mensa e di ricorsi dei massellini. Si dovrà giungere al 1857 per veder liquidate le vertenze, previo assenso
del sovrano Vittorio Emanuele II, col
pagamento di 2.925 lire per gli arretrati
e la cessione dei diritti. Da quel momento i massellini sono proprietari dei loro
alpeggi e ne godono i diritti. Ma come?
Gli alpeggi sono quasi sempre stati
affittati a pecorai e mandriani della pianura che naturalmente pagavano l’affitto in denaro, poi ripartito in base ai diritti di ognuno secondo un computo as
sai complesso. Alla base la lira divisa a
sua volta in 20 soldi, misura monetaria
carolingia rimasta nel linguaggio comune (30 solàsun pas due lire...), a cui si
era aggiunta un ulteriore suddivisione,
con misure di superficie per indicare le
entità minori: il punto e l’atomo. La
scala di misurazione rimasta in vigore
sino ad oggi fu pertanto: lira di 12 soldi,
soldo di 12 denari, denaro di 12 punti,
punto di 12 atomi.
Venne usato anche, fino al 1810, un
computo sul diritto di pascolo di 30 pecore (il trèntènie) del valore di 1 soldo,
8 denari e 2 punti. Al pagamento dell’affitto e detratte le spese per eventuali lavori sull’alpe il reddito viene ripartito
secondo questo calcolo. Essendo però
diversa la qualità dell’alpeggio il reddito
varia secondo la «capacità di consumo
alimentare» di un capo di bestiame. Secondo una convenzione del 1851 al Pis
una mucca corrisponde a 27 denari a 8
al Lausun e a 5 al Rabior.
voce sicuramente profetica, è
invece Tullio Vinay, presenza atipica e «forte» nel mondo valdese e nel Parlamento.
Maselli cita il suo discorso
dell’11 gennaio deH’83: «Se
non ci occupiamo degli oppressi, quale potrà essere il
nostro stesso destino? - ammoniva Vinay -; per una giustizia vera che sia presa di
coscienza per la salvezza degli uomini della nostra epoca». «I valori comuni che
animano i parlamentari evangelici di oggi sono sempre gli
stessi - ha concluso Maselli
-; innanzitutto la libertà perché solo con questa si sviluppa la giustizia».
L’incontro con Violante si
è concluso al falò degli Stalliat, dove il presidente della
Camera è stato salutato da
tutti con il canto del Giuro di
Sibaud; il moderatore, Gianni
Rostan, gli ha rivolto la preghiera di considerare i diritti
di tutte le minoranze, «tra cui
innanzitutto i musulmani, che
devono trovare in Italia la
stessa accoglienza fraterna
che noi valdesi avremmo voluto trovare quando siamo
emigrati all’estero. Siamo dei
laici e per questo ci auguriamo che nasca una scuola libera, laica e formativa».
L’on. Violante, che si è
detto disponibile a tornare a
Torre Pellice a settembre in
occasione dell’apertura dell’anno scolastico del Collegio
valdese da cui è arrivato un
invito ufficiale, ha pubblicamente avanzato la proposta
di raccogliere i discorsi di
tutti i parlamentari evangelici
fino ad oggi, e ha aggiunto:
«Mi sento vicino all’etica
protestante e in particolare a
quella valdese, perché lega la
responsabilità individuale alla solidarietà; sarebbe bene
che molti conoscessero i vaidesi perché questi sono valori
di cui abbiamo bisogno tutti». Parole che costituiscono
un motivo di orgoglio, senza
dubbio, ma anche e soprattutto una grande responsabilità
per tutti noi.
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PAG. Il
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VENERDÌ 21 FEBBRAIO 1997
100 MILIONI PER IL PRONTO INTERVENTO — Oltre
100 milioni di lire sono stati destinati dalla giunta regionale al pronto intervento in due Comuni del Pinerolese. Nel
dettaglio 80 milioni andranno al Comune di Torre Pellice
per il consolidamento in via Chabriols di un muro franato
nei mesi scorsi (nella foto) e 29 milioni al Comune di Usseaux per lo scalzamento di un muro d’argine.
NUOVI DIRETTORI PER LE AUSE — Non è stato confermato ring. Enrico Biglietti alla guida dell’Ausl 10 di Pinerolo; la vicenda delle nomine dei direttori generali della sanità piemontese si è trascinata per due anni dopo i ricorsi al
Tar degli esclusi, conferme e smentite. L’ex commissario
dell’Ausi 10 non esce però dal giro anzi si può parlare di
«promozione» avendo egli ottenuto la nomina a direttore
degli ospedali Cto e Maria Adelaide di Torino. A Pinerolo
arriverà Ferruccio Massa, già funzionario regionale settore
parchi; confermato all’Ausl 4 Giovanni Bissone, rientra in
pista Laura Serra, già commissaria dell’Ussl 43, ora direttrice dell’Ausl 7 di Chivasso e unica donna del gruppo.
SERATE IN BIBLIOTECA — Dal mese gennaio, ogni terzo
venerdì del mese nella biblioteca di Angrogna si svolgono
conferenze, letture, visioni di diapositive e ascolto di musica, per la rassegna «La vijà dar venre a noech» (veglia del
venerdì sera); tra i prossimi appuntamenti «Le meraviglie
dell’universo», a cura di Giovanni Peyrot, dell’Associazione astofili «Urania» (21 febbraio) e «11 tempo; orologi solari e meridiane», a cura di Giovanni Mattana (21 marzo).
UNA LEGGE PER I CONSUMATORI? — La giunta regionale del Piemonte ha approvato una proposta di legge da
presentare al Parlamento per il riconoscimento delle associazioni dei consumatori. Il disegno di legge prevede l’istituzione, presso la presidenza del Consiglio, di un segretariato per le politiche di difesa dei diritti dei consumatori, l’istituzione del Consiglio nazionale dei consumatori e la possibilità, per le associazioni riconosciute sulla base di determinati criteri di legittimità, di agire legalmente ai livelli penali,
civili e amministrativi per tutelare i diritti dei consumatori.
LE COMMISSIONI DI PINEROLO — Sono state insediate le sei commissioni consultive permanenti. Questi i presidenti: r, servizi demografici, Acea, commercio, agricoltura, lavoro, industria e artigianato. Augusto Canal; 2^, lavori pubblici, frazioni, polizia urbana, ecologia, Giuseppe
Spinnato; 3^, istruzione, servizi culturali, servizi sociali e
sanità, partecipazione, mense, sport e turismo, Giancarlo
Magnarini; 4“, urbanistica e pianificazione, edilizia, trasporti, viabilità, problemi della casa. Angelo Masciotta; 5“,
bilancio, finanze, patrimonio, personale. Augusto Canal; la
sesta commissione è costituita da tutti i capigruppo.
SOLO TRE COMUNI OTTENGONO FINANZIAMENTI
PER LE SCUOLE — Quando era stata pubblicata, lo
scorso anno, la legge n. 23 sull’edilizia scolastica più di un
Comune, anche nel Pinerolese, fece richiesta di intervento.
La Regione, che ha suddiviso la propria quota parte sul
territorio del Piemonte, ha fornito in questi giorni l’elenco
dei Comuni che sono stati ammessi al finanziamento. Per
quanto riguarda la nostra zona hanno ottenuto un contributo Cumiana (150 milioni su 150 richiesti), Bricherasio
(96.500.000 su 370 richiesti) e Bibiana (100.000.000 su
620 richiesti). Nessun intervento per gli altri Comuni che
avevano fatto richiesta: Perosa (100), Prarostino (1.000),
Pomaretto (400), Lu.sernetta (135), San Secondo Ò-400),
Roure (85), Bobbio Pellice (27), Pinasca (2.150), Inverso
Pinasca (260) e Torre Pellice (2.300).
arredamenti
(di fronte alla caserma alpini)
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Si stanno (JefineniJo le priorità (Jell'amministrazione comunale
Definito il bilancio di Pinerolo
PIERVALDO ROSTAN
Dal 26 al 28 febbraio il
Consiglio comunale di
Pinerolo sarà chiamato a pronunciarsi sulla proposta di bilancio che la giunta sta redigendo in questi giorni, ricorrendo anche al confronto con
la popolazione; per l’amministrazione Barbero, insediata
da circa tre mesi, è il primo
atto di una certa rilevanza:
«Sarà un bilancio “veritiero”
- dichiara il sindaco, Alberto
Barbero - cioè proposto senza ricorrere a trucchi: prevediamo un leggero incremento
nell’entrata e vorremo durante Tanno realizzare una manovra aggiuntiva sulla base di
possibili iniziative nel campo
dell’accertamento dell’evasione o delTelusione. Puntiamo molto sul mantenimento
dei servizi e sul completamento di opere già avviate;
Pinerolo ha purtroppo molti
cantieri aperti e non ultimati:
piscina e palazzo del ghiaccio
saranno le nostre priorità, insieme al nuovo edificio per
l’Istituto Alberghiero».
- A proposito di evasione
tributaria pensate di affidare
la verifica a ditte esterne o di
avvalervi di personale comunale?
«Abbiamo visto con interesse le iniziative di Comuni
come Rivoli in quel caso si è
registrato un recupero davvero elevato; credo comunque
che a Pinerolo ci sia una si
tuazione di evasione meno
marcata. Le modalità dell’
operazione sono ancora in
predicato, così come stiamo
ancora valutando la possibilità dell’emissione di Boc».
- Appena insediati vi siate
trovati l’autorità giudiziaria
in casa per le vicende dell ’organizzazione della Rassegna
di artigianato...
«Sono stati richiesti alcuni
documenti inerenti alcune
edizioni della Rassegna di artigianato; questo per me è il
punto di partenza ed anche
quello di arrivo nella vicenda.
In vista della prossima edizione della rassegna vorremo
discutere presto dell’organizzazione dell’iniziativa in modo da iniziare con modalità
certe e chiare. La manifestazione ha una sua validità, ci
stiamo impegnando sulla costituzione di un “ente fiere”
tenendo anche conto di altre
manifestazioni e in particolare del concorso ippico».
- E di questi giorni la notizia della costituzione del consorzio per la gestione dei servizi socio-assistenziali a cui
aderiscono pressoché tutti i
Comuni dell’ex Ussl 44 mentre nelle valli si è scelta la
strada della delega alle Comunità montane. Pinerolo, se
non altro per dimensione,
sembra avere un ruolo naturale di comune capofila...
«È questo uno degli argomenti che più hanno impegnato l’amministrazione. La
Valli Chisone e Germanasca
Gli uffici di Piano
MAURO METTRE
Il progetto riorganizzativo
dell’ufficio di Piano della
Comunità montana valli Chisone e Germanasca procede
rispettando i tempi previsti
dalla programmazione. Il
1996 è stato Tanno in cui si è
messo a punto nei suoi particolari il progetto e si è dato
avvio alle dovute procedure
burocratiche; il 1997 sarà
Tanno della sperimentazione
per i nuovi strumenti urbanistici. Il primo obiettivo è
quello di fornire l’ufficio di
adeguati supporti informatici,
al passo con i tempi, con l’effetto di migliorare la qualità e
la capacità produttiva. «Il nostro sforzo prioritario - dice
l’assessore all’Urbanistica,
Ribetto - re.sta quello di fornire servizi utili e qualificati
ai Comuni delle nostre valli;
in particolare penso al sostegno dell’attività degli uffici
tecnici, ma vorremmo anche
dotare di indispensabili strumenti l’attività di programmazione».
Fino ad oggi il lavoro svolto
si basava in buona parte su
una cartografia acquisita nel
1978, materiale utilizzato nella stesura del piano regolatore
generale intercomunale, poi
modificata e adeguata nel
tempo, ma oggi così deteriorata da renderlo di difficile uso.
La stessa Regione Piemonte
(servizio sismico) in una sua
nota del 1995 evidenziava la
non corretta rappresentazione
del territorio in particolare per
quanto concerne le trasformazioni a seguito degli eventi alluvionali del 1977. La digitalizzazione delle mappe catastali, la disponibilità di una
cartografia informatizzata per
il catasto, sia della cartografia
aerofotogrammetrica, nonché
il caricamento su computer di
tutti i dati riguardanti il piano
regolatore vigente con il relativo collegamento alla normativa e alle schede di piano, sono l’innovazione tecnologica
che si sta realizzando.
La Comunità montana sta
procedendo all’acquisto delle
mappe catastali di Perosa, Pomaretto, Roure e del catasto
su nastro magnetico di Fenestrelle, tutto materiale che sarà
reso utilizzabile su computer;
è inoltre previsto l’acquisto di
programmi per la gestione del
piano regolatore e della cartografia catastale. In prima battuta sarà uno strumento utilizzato per la variante al piano
regolatore del centro valle; intanto si sta provvedendo
alTampliamento del progetto
ai Comuni della vai Germanasca e in un terzo momento si
estenderà al restante territorio
della Comunità montana.
L’ufficio di Piano potrà rispondere in modo più adeguato alle competenze della Comunità montana di carattere
tecnico, agricolo e forestale.
In un periodo di scarsità di risorse è un’occasione qualificante e per i Comuni si tratta
davvero di un valido strumento, facilmente accessibile, per
la gestione delle pratiche edilizie e delTanagrafe immobiliare. Come ricorda l’assessore Ribetto «la realizzazione di
una cartografia di piano che
consenta la sovrapposizione e
la consultazione delle informazioni grafiche e normative
è ormai uno strumento utilissimo nella progettazione e
nella gestione di infrastrutture
quali acquedotti, fognature,
reti telefoniche e del gas». La
disponibilità della Comunità
montana troverà corrispondenza nei Comuni? Il progetto
pare razionale; il suo grado di
fruibilità dipenderà anche dal
coinvolgimento delle amministrazioni locali e dal superamento dei campanilismi.
scorsa settimana siamo arrivati alla firma dell’atto costitutivo, dopo molte discussioni: ci si è confrontati intensamente sulle modalità di gestione e sui costi a carico dei
singoli Comuni. Ci troviamo
in situazioni molto diversificate; le Comunità montane
arrivano a questo appuntamento con esperienze consolidate, mentre i Comuni della
pianura devono ancora fare
molti passi. Come amministrazione di Pinerolo abbiamo fatto presente le preoccupazioni per la spesa; noi entriamo con un costo di
45.000 pro capite, mentre altri Comuni, avvalendosi di
minori servizi, pagheranno di
meno. L’importante è tutelare il livello dei servizi, nei
nostro caso, e tener conto
delle rispettive storie per
quanto riguarda gli altri Comuni; se poi un determinato
Comune vorrà accedere a
nuovi servizi gli verrà alzata
la quota pro capite».
In qualche modo dunque la
città di Pinerolo si avvia ad
assumere pienamente il ruolo,
auspicato in campagna elettorale dallo stesso Barbero, di
Comune di riferimento per
tutto il comprensorio: «Sono
stati mesi non semplici e molto intensi - conclude il sindaco -; la giunta sta cercando di
valorizzare le competenze e
le capacità di ciascuno mettendo i progetti al centro del
nostro agire».
Filo(Jramnnatiche |car
Fare teatro l g
Luserna San Giovanni —
La filodrammatica presenta,
alle ore 21 di sabato 22, alla
sala Albarin, «Una storia ancora possibile»; replica a Villar Pellice sabato 1° marzo.
Angrogna — Domenica 23
febbraio, alle ore 15, il Gruppo giovanile presenta «Maritiamo la suocera», commedia
brillante. I catecumeni propongono alcune scene tratte
dalla Bibbia e studiate alla
scuola domenicale.
Torre Pellice — Sabato 22
febbraio la filodrammatica
dell’Unione dei Coppieri replica la commedia «Il terzo
marito», di Sabatino Lopez.
Ore 21, tempio del centro.
Villar Pellice — Sabato
22, alle 20,45, la filodrammatica presenta la commedia «Il
medico e la pazza» e la farsa
«Otto bicchieri di vino».
Pomaretto — Il 22 e il 23
febbraio la filodrammatica
presenta la commedia brillante. «Il tempo non è galantuomo», alle 20,30 nel teatro.
Villasecca — Sabato 1°
marzo, alle 20.30 nel tempio,
la filodrammatica recita la
commedia brillante di Franco
Roberto «Onesto Rubamai,
marito nei guai». Repliche il
2 marzo alle ore 14,30 e T8
marzo, alle 20,30.
San Secondo — La filodrammatica presenta il giallo
comico «Giallo di sera» di autore anonimo. Gli spettacoli
avranno luogo nella sala comunitaria sabato 22 febbnuo e
domenica 23, alle ore 21.
Una tecnica di allevamento da discutere
Attenti al «sanato
»
C’è una carne la cui qualità, sotto il profilo organolettico e soprattutto per le modalità con le quali viene prodotta, è tutt’altro che valida: si
tratta della carne bianca del
cosiddetto «sanato di vitello».
Anche le ultime leggi in materia non si occupano di questo tipo di allevamento; i sanati provengono da animali
giovani, sotto i cinque sei
mesi, per cui viene dato per
scontato che non possano sviluppare la ormai nota encefalopatia spongiforme. Da tempo però su questo tipi di carne sono in atto duri scontri e
forti polemiche: «Abbiamo
individuato questa carne come una delle peggiori deformazioni delTallevamento dice il veterinario Enrico Monconi, esperto di Legambiente per le questioni della salute
-; gli animali pagano un prezzo troppo alto al “capriccio”
di pochi consumatori, sono
legati con 30 cm di catena in
gabbie individuali; durante la
loro breve vita non possono
mai dormire correttamente,
cioè coricati su un fianco,
perché le dimensioni del box
sono troppo strette».
- Anche il tipo di alimentazione suscita non poche perplessità...
«Questi animali, tradizionalmente erbivori, sono alimentati esclusivamente a latte
e quindi vengono messi nella
condizione di non ruminare
come invece dovrebbero: basti vedere le loro feci. Gli animali vivono nella sporcizia fino al collo, con tutti i problemi che ciò può comportare
anche a livello di macellazione, quando i batteri, presenti a
milioni, possono inquinare la
carne. Insomma è un allevamento che rappresenta un insulto alla nostra società: noi
compriamo il latte che arriva
dalla Francia e dall’Olanda (la
sola importazione di latte rappresenta un business di 1.500
miliardi all'anno) e importiamo un milione di vitelli Tan
no per questo allevamento (altri 1.000 miliardi). 1 soldi che
poi vengono incassati al netto
della vendita vanno in mano a
pochissime persone che s| -eculano sul sanato; è molto doloroso verificare che nelle nostre zone, marginali, questo
allevamento è ancora presente
come integrazione: basta avere dei capannoni, anche senza
molto terreno, attrezzarli e
avere un guadagno di circa
100.000 lire a vitello».
- C’è un 'alternativa?
«Si potrebbe anche consumare meno carne, visto che
siamo a un livello di consumo
medio prò capite assai elevato (circa 80 kg Tanno); soprattutto bisogna evitare questi sanati per poter puntare a
una riconversione delle aziende in funzione dell’ambiente
e degli animali».
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Centro culturale
Contraddizioni
della modernità
Prosegue in marzo il Corso
per insegnanti organizzato dal
Centro culturale valdese sul
tema «Le contraddizioni della
modernità». Il 2 marzo il tema
sarà: «Meditazione di consapevolezza e modernità»; il
12 «Modernità, pensiero e
pratica politica delle donne»;
il 19 lezione concerto a cura
di Claudio Canal («La musica
della modernità»). Le lezioni
si tengono a Pinerolo, alle ore
17, alla scuola media Silvio
Pellico, succursale zona Serena (via Giovanni XXIII).
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I campionati mondiali di sci a Sestriere
La campanella
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Approvato il bilancio del Comune di Luserna San Giovanni
Sette miliardi dì opere pubbliche
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MILENA MABTINAT______
Un bimbette abbronzato
agita allegro una campana sul traguardo dello slalom
gigante: è Noël Von Grüni„gn,due anni, che è lì in braccio 'àll3 mamma per vedere e
gioire a modo suo con il papà,
il vincitore di una medaglia
d’oro, Michael Von Griinigen. Un giornalista norvegese
con gentilezza, cortesia e un
ipizzico d’ironia mi chiede se
jsuUe strade per il Colle è passata da poco la guerra. Due
ragazzine con i visi dipinti a
tricolore e con scritto in nero
sulla fronte Alberto Tomba si
scatenano all’apparizione al
cancelletto di partenza del loro beniamino, ma si ammuto(liscono immediatamente alla
sua uscita di pista dopo mezzo minuto di gara. La fanfara
degli alpini che si allena a
camminare in fila e sulla neve
dura delle piste e che poi suona magistralmente durante la
cerimonia di premiazione: cerimonia con le donne nei costumi della vai Pragelato, della vai Susa e in quello valdese a portare le medaglie, e gli
sguardi dei premiati sorridenti e allegri alcuni, contenti e
Ifon un velo di malinconia e
::i riserbo della gente di monIbgna in altri.
I momenti di preghiera delle chiese protestanti alle
|9,30, quando negli alberghi
aceña, il culto domenica alle
IO quando al cancelletto di
jlpartenza dello slalom gigunI te era pronta Sabina Panzanittii «Avevamo solo questi
orari a disposizione», mi è
stato spiegato. 1 cori, le corali, i danzatoli che si presentalo spesso davanti a un publico non troppo folto e ogni
tanto un po’ chiacchierone;
anche qui, spesso, all’ora di
cena che forse non è la più
consona. Gli alpini, la polizia.
me
i carabinieri, tanti, ovunque,
in qualche giornata di scarso
pubblico sono parsi troppi. Le
bandiere, i campanacci, le fisarmoniche, questo è il tifo. I
volontari, vestiti di arancione,
presenti ovunque a svolgere
la loro mansione.
C’è un posto per tutti o quasi a Sestriere, e le due torri vicine, ridipinte di fresco, che
sembrano chiederti: «Scusi,
mi può far vedere il suo
pass?». Il pass, il lasciapassare, oppure il biglietto o i biglietti pagati, necessari uno
per poter parcheggiare l’automobile a Pragelato, un altro
per poter salire sulla navetta,
un altro, questa volta un po’
più caro, per vedere la gara da
bordo pista o nel parterre di
arrivo dove vari recinti, presieduti da militari, dividono
varie categorie di presenti: televisioni, curiosi, stampa, atleti, sponsor, vip. E anche trovare il pass, richiesto e accettato,
non è sempre facile, forse anche per alcuni della stampa
non tutto risulta chiaro.
Dopo le varie «burocrazie»,
si può andare allegri ad assistere alle gare. Un elogio è
certamente da fare alle qualità
delle piste, tecniche, lunghe
ma soprattutto ben preparate.
E anche il sole è stato gentile,
ha brillato su Sestriere per
quasi tutto il periodo dei campionati. Da notare anche le
critiche di quelli che lavorano
al Colle e devono lasciare
l’auto a Pragelato: «La sera si
aspetta più di mezz’ora la navetta, è proprio necessario
chiudere la statale?», si chiedono indispettiti. Quante domande senza risposte, quanti
mugugni sussurrati a bassa
voce, quante spiegazioni non
date: in molti però resterà
perlomeno nell’animo il tintinnio della campanella portata dalla Svizzera e suonata
dal piccolo Noël.
______PIERVALDO ROSTAN______
Fra i primi Comuni nel Pinerolese, Luserna San
Giovanni ha approvato la
scorsa settimana il bilancio di
previsione per il 1997. A portare l’amministrazione a questo passo è stata forse la situazione economica che è decisamente migliorata rispetto a
pochi anni or sono quando,
per due anni di seguito, il Comune si trovò nella necessità
di chiedere alle banche cospicui anticipi di tesoreria, pagando circa 100 milioni di interessi passivi.
Il Consiglio comunale, convocato lo scorso mercoledì 12
febbraio, si è trovato di fronte
aduna esauriente relazione
presentata dall’assessore al
Bilancio, Roberto Delladonna, che ha illustrato con efficaci «lucidi» le principali voci
di spesa e di entrata. Il bilancio di previsione pareggia sui
15 miliardi. Dall’Ici (confermata al 6%c, con detrazione
per la prima casa a 250.000 lire) dovrebbero arrivare un miliardo 380.000.000; dall’Iciap
282 milioni.
Ammonta a oltre 7 miliardi
la cifra che il Comune intende investire in opere pubbliche: 715 milioni provengono
da fondi propri (concessioni
cimiteriali ed edilizie) 6 miliardi e mezzo derivano
dall’accensione di mutui. Poco o nulla è stato detto sulle
cifre di ammortamento dei
mutui, sul costo, insomma, di
determinate operazioni sui
prossimi bilanci. Ma vediamo
in sintesi i più importanti interventi previsti, per lo più
con mutui. Quasi 2 miliardi
verranno investiti nella costruzione di nuovi tratti di fognatura e del collettore di
corso Matteotti; 650 milioni
verranno investiti sulla rete
stradale (in particolare nel
concentrico); oltre mezzo miliardo verrà utilizzato per migliorare gli impianti sportivi
esistenti (palestra, piscina.
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A Luserna San Giovanni, dopo due anni di intenso lavoro
Rifatto il tetto del tempio
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All’incirca due anni fa si
alzava, da Luserna San Giovanni, un torio grido di allarme sulla stabilità del tempio
valdese; in ¡larticolare alcune
crepe si erano aperte sul soffitto del tempio lasciando intravedere gravi rischi per il
futuro del tetto. Si era nel mese di marzo e di lì a poco ci
sarebbero state le confermazioni... ma prima della domenica delle Palme l’edificio
venne chiuso.«11 nostro tempio - spiega il pastore Claudio Pasquet - ha più volte
3vuto dei problemi; aperto
nel 1806 fu rovinato dal terreinioto del 1808. Nel 1811 fu
fiaperto; la struttura portante
del tetto non era più stata ritoccata. Questa volta, il tetto
spingendo verso il basso, rischiava di far “scoppiare” i
niuri laterali».
Infatti il tempio di San Giot|nnni non ha colonne centrali« e dunque tutto il peso poggia sulle pareti. Ci fu il tempo
della diagnosi, ricerche e verifiche vennero effettuate, ol, tre che sul tetto, sulle pareti e
^le loro fondamenta. «Dopo
le verifiche - prosegue Claudio Pasquet - abbiamo dovuto inviare i progetti a Roma,
Poiché il tempo è riconosciuta come bene architettonico,
t-osì solo a settembre ’95 si
Sono potuti iniziare i lavori. Il
tetto è stato interamente rifatto come travature e buona
parte delle lose. Due cordoli a
sostegno delle mura sono stati realizzati; in questi giorni si
sta ristrutturando la volta e
speriamo di poter riaprire il
nostro tempio per le prossime
confermazioni».
Si è trattato dunque di lavori abbastanza complessi e di
conseguenza anche onerosi;
una buona risposta è venuta
dalla comunità locale: «Al
momento - spiega il pastore
Pasquet - il costo si aggira
intorno ai 400 milioni; restano da pagare alcuni lavori interni. La parte del leone Tha
fatta davvero la comunità locale che si è mobilitata per la
campagna di autofinanziamento che è stata proposta.
Abbiamo fin qui raccolto circa 300 milioni, dei quali 40 ci
sono stati assegnati dalla Regione e 10 dal Comune di Luserna sulla base di specifiche
normative».
Una raccolta straordinaria e
finalizzata dunque a cui hanno aderito molti membri di
chiesa e amici anche esteri;
pare però che in qualche modo i versamenti per la cassa
centrale ne abbiano risentito:
«Nel 1995 - aggiunge Pasquet - pur avendo già avviato la raccolta prò tempio, è
andata ancora bene; il 1996 si
è chiuso con un pesante deficit per la cassa culto».
bocciodromo coperto) mentre
è a bilancio anche un mutuo
di 2 miliardi per la costruzione di una nuova palestra. Circa 700 milioni sono stati destinati alle scuole (abbattimento barriere architettoniche alle elementari e sistemazione piano interrato della
nuova scuola media); 600 milioni infine dovrebbero essere
utilizzati per la ristrutturazione dei centri storici.
Per quanto riguarda alcuni
servizi pubblici a domanda
individuale, la copertura risulta essere del 58%; le mense scolastiche costano 340
milioni (se ne incassano dagli
utenti 150) gli impianti sportivi 45 milioni (incasso di 5),
la gestione del peso pubblico,
a fronte di un costo di 55 milioni, dovrebbe garantire
un’entrata di 130 milioni.
Parallelamente all’approvazione del bilancio, sia la maggioranza, sia l’opposizione
con Rivoira, hanno sottolineato l’importanza di arrivare in
tempi brevi alla scoperta di
eventuali evasioni dei tributi
(tassa raccolta rifiuti e lei soprattutto). Delladonna ha ricordato quanto già messo in
opera sulla raccolta rifiuti:
grazie ai controlli effettuati
sono stati scoperti oltre 200
evasori totali.
Oltre al bilancio il Consiglio comunale ha anche esaminato molti altri punti, solo
alcuni dei quali di un certo interesse generale. E stata approvata la convenzione relativa alle funzioni socio-assistenziali che sono state delegate alla Comunità montana
con un riparto prò capite di
35.000 lire. Il Comune di Luserna San Giovanni avrà poi
due obiettori di coscienza al
servizio militare: il Consiglio
ha approvato la convenzione
col ministero della Difesa che
ne prevede l’impiego nei settori culturali e dell’assistenza.
Da notare infine il cambiamento operato all’inizio del
Consiglio: al posto della dimissionaria Daniela Magra,
dalTultima seduta subentra il
primo dei non eletti della terza lista di Luserna, Martino
Capitani; un po’ spaesato il
neoconsigliere si è trovato immediatamente catapultato nella realtà complessa del bilancio e nominato nella miriade
di commissioni di cui il Comune di Luserna si è dotato.
Ognuno dei 24 argomenti in
discussione è comunque stato
approvato all’unanimità.
Incontro con il sottosegretario, on. Rivera
La nuova Difesa
SERGIO N. TURTULICI
Era celebre per 1’«ultimo
passaggio»: un lancio
della palla, una parabola così
intelligente e precisa che
sembrava dettata dal computer, i difensori si smarrivano e
il gol dell’attaccante diventava come il risultato di un’equazione. Non era solo un
gran talento del calcio Gianni
Rivera, era un leader in campo e fuori. Capace di andare
controcorrente, di combattere
battaglie civili, di pagarne il
prezzo. Rivera è oggi sottosegretario alla Difesa: che uno
così, avendo preso a far politica, la facesse con profitto
era scontato.
I parlamentari Merlo e Fassone lo hanno chiamato a Pinerolo per presentare il progetto del governo di riforma
del servizio di leva e delle
forze armate. Che Rlvera preferisce chiamare «strumento
militare» perché, ha detto, nel
mondo che cambia serve la
nazione in divisa, non in armi.
Al sindaco Barbero, ebe gli ha
offerto un libro su Pinerolo,
l’ex pallone d’oro ha detto
che Pinerolo, città di giovani
di leva, di tradizioni militari,
si presta bene a un discorso
sulle riforme nell’assetto della
leva e della difesa. Solo 10
anni fa, ha detto, sarebbe stato
impossibile discutere serenamente, «laicamente» di un disegno di riforma della difesa.
Cera ancora troppa ideologia in giro, pacifisti contro
militaristi, femministe contro
sostenitori di modelli traaizionali. Caduto il muro di
Berlino, non c’è più all’Est
un potenziale nemico, oggi
uno strumento militare serve
la pace in missioni internazionali nelle aree di tensione
e guerra locale, in interventi
umanitari, come aiuto nelle
calamità civili. Oggi abbiamo
300.000 soldati, ne basterebbero secondo gli esperti militari 100.000. Si va verso il professionismo, meno uomini
nella difesa, ma adeguatamente preparati, pronti all’intervento. Il volontariato nel
l’esercito sarà promosso per
verificare l’entità della domanda dei giovani di arruolarsi nell’esercito professionistico. Verso il professionismo
si andrà per gradi, perché, almeno in una prima fase, meno soldati e tutti professionisti non porteranno minori
spese, costeranno di più gli
stipendi, costerà di più l’armamento migliore.
Elemento portante della
riforma sarà l’organizzazione
più snella dei vertici militari:
non più i tre classici capi di
Stato Maggiore (esercito, marina, aeronautica) ma un solo
comando militare e un direttore generale del ministero
della Difesa, che potrà essere
anche un civile. Si avrà una
ricaduta di responsabilità, dal
ministro a uno strumento militare che vedrà crescere i
suoi compiti di servizio civile, pacifico. L’allargamento
della possibilità del giovane
di leva di scegliere tra il servizio in armi e il servizio civile rientra in questa prospettiva, come anche l’apertura
alle donne nelle forze armate.
Si discute di questa novità, le
donne nell’esercito. Un passo
avanti o uno indietro? C’è chi
ha già emesso la sentenza del
pregiudizio. Ma non c’è ancora niente di definitivo, ha
spiegato Rivera, è una novità
ancora tutta da scrivere in
Parlamento. Mi è sembrato
notevole l’intervento del senatore Passone. Il mondo militare, ha detto, ha visto crescere negli ultimi 20 anni la
sua legittimazione popolare.
Lo strumento militare è oggi
visto come una forza di polizia internazionale, di pace, difensore dei diritti delFuomo,
della libertà e della civiltà,
laddove essi sono violati. Oggi non ci sono più guerre tra
gli stati democratici, tra gli
stati benestanti, sono gli stati
autoritari, quelli del malessere
economico che si fanno le
guerre. La cultura della pace
quindi si alimenta oggi in un
solo modo: lavorando coerentemente per la democrazia e il
benessere dei popoli.
ASSEMBLEA 3" CIRCUITO — L’assemblea invernale del 3° circuito è convocata per venerdì 28 febbraio alle 20,30, ai Chiotti,
sul tema dell’ecumenismo.
COLLETTIVO MIEGGE — Il Collettivo Miegge
si ritrova domenica 2 marzo
alle 17,30 a Villar Perosa.
PROPOSTE DI LETTURA — Venerdì 21 febbraio
alle 20,30 nel teatro valdese
di Pomaretto, alla presenza
dell’autrice, presentazione
del libro «Le galline non
hanno confini» di Paola Geymonat D’Amore.
CONCISTORI 2“ CIRCUITO — Domenica 23, alle 15, a Pinerolo, incontro
dei Concistori del 2° circuito.
ANGROGNA — Riunione quartierale martedì 25, alle 20,30, al Prassuit.
BOBBIO PELLICE —
Domenica 23, culto preparato dai giovani. Il prossimo
incontro dell’Unione femminile è fissato per domenica
23 febbraio, alle 14,30.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Studio biblico a
cura del pastore Claudio Pasquet mercoledì 26, alle
20.45, al presbiterio; il tema
di questo incontro sarà «Ci
perseguita un grande nemico, ma Dio è con noi» sui
capitoli 12, 13 e 14 del Libro
dell’Apocalisse. Domenica
23 febbraio, alle 15,30, nel
tempio, riunione di preghiera
su «La preghiera di confessione». Riunioni quartierali:
lunedì 24 febbraio, alle
20,30, a Bricherasio, martedì
25 stessa ora, alle Vigne.
PERRERO-MANIGLIA
— L’Unione femminile si
incontra martedì 25 febbraio
alle 14,30.
POMARETTO — L’Unione femminile si incontra
all’Inverso Clot venerdì 21
febbraio. Riunioni quartierali: venerdì 21 alle 20,30 a
Perosa, mercoledì 26 alle
20,30 ai Maurin. Venerdì 28
febbraio, alle 16, presso il
Centro anziani, incontro di
preghiera e meditazione.
PRALI — Domenica 23
febbraio assemblea di chiesa
con alFodg l’approvazione
del bilancio del 1996 e del
preventivo 1997.
RORÀ — Giovedì 20 febbraio, alle 20,30, incontro di
studio biblico alla sala Morel. Giovedì 27 febbraio alle
20.45, nella sala del teatro, il
gruppo giovani organizza
una serata di informazioni e
di diapositive sulle chiese
evangeliche del Madagascar.
SAN SECONDO — Riunione quartierale giovedì 20
febbraio ai Prima alle 20,30.
Martedì 25 alle 20,30 studio
biblico.
TORRE PELLICE —
Riunioni quartierali: martedì
25 febbraio ai Simound, venerdì 28 agli Appiotti. Culto
serale: venerdì 21 febbraio
alle 18 alla Casa unionista,
con il coretto. Lunedì 24, al
presbiterio, alle 20,45, Davide Ollearo conduce lo studio
biblico su «Il ritorno di Cristo», Matteo 24, 15-31.
VILLAR PELLICE — I
giovanissimi del Teynaud
iniziano una nuova attività
unionista presso la scuola
del quartiere e invitano tutti i
ragazzi e le ragazze a partire
dai 12 anni a partecipare alla
festa di inizio attività che
avrà luogo giovedì 20 febbraio alle 20; gli incontri che
prevedono letture, giochi di
animazione saranno seguiti
da Roberto Pascal. Per informazioni telefonare a Annette
930944. Riunione quartierale
venerdì 28 febbraio, al Serre.
VILLASECCA — Riunione quartierale giovedì 20
alle 14,30, alla Roccia.
10
PAG. IV
E Eco Delle Yaui W.desi
CALCIO: PINEROLO
KO — Sconfitta senza appello per il Pinerolo in terra toscana; opposti al Castelnuovo
terzo in classifica i biancoblù
hanno retto un tempo. Nei primi 45’ i ragazzi di Bortolas
hanno anche sfiorato la clamorosa marcatura dopo aver
controllato gli attacchi della
formazione locale. Nel secondo tempo invece i padroni di
casa hanno preso gradualmente il sopravvento, realizzando
in apertura su errore del portiere Oraziani e raddoppiando
nel finale dopo aver fallito alcune buone occasioni. Domenica prossima a Pinerolo arriverà la Colligiana. In Prima
categoria, girone F, il Luserna
ha perso a Giaveno per 3-1, il
Perosa a Trofarello per 2-0,
mentre il S. Secondo ha battuto il Reai Moncalieri per 1-0.
PALLAVOLO: VINCONO MAGIC E BODY —
Due delle tre formazioni di
Pinerolo, Magic Traco in B1
femminile e Body Cisco in
B2 maschile sono riuscite ad
ottenere i due punti; opposte
al Serramanna le pinerolesi
hanno vinto per 3-1 muovendo una classifica che negli ultimi tempi era stata assai deficitaria. In B2 maschile brillante vittoria per 3-1 del Body
Cisco Pinerolo sul campo del
Toro Valsusa; per i pinerolesi
si tratta di un successo fondamentale nella lotta per non retrocedere. Ha perso Invece il
Gold Gallery 3-1 a Gattinara
in B2 femminile.
Nelle categorie minori continuano i brillanti risultati del
3S; nella categoria Allievi, girone A, il 3S Nova Siria ha
battuto il Body Sistem per 3-0
(15/3; 15/1; 15/4) confermando una netta superiorità; nel
girone B il 3S ha battuto il
Pianezza per 3-0 (15/6; 15/11;
15/9). Nella categoria Ragazzi
il 3S ha superato lo Sportidea
per 3-1 mentre fra le Allieve
l’Antares Magic ha superato il
3S per 3-0. Perde il 3S femminile juniores per 3-2 col
Tonengo mentre nella terza
divisione femminile open il
3S Nova Siria ha battuto il
Vecchio Forno per 3-0 mentre
le cugine del 3S Bar dei tigli
hanno perso 3-0 dal Perosa
Bertallot. Nel torneo amatoriale Storello il Barge ha battuto l’Atletica Pinerolo 3-0 e
nel ritorno i pinerolesi hanno
vinto per 3-1; in classifica il
Morgan è sempre, nettamente,
al comando.
San Germano
Musiche
celtiche
Nell'ambito della rassegna
«Musicanti, musica popolare
e dintorni», sabato 22 febbraio nel tempio valdese alle
ore 21,15, a San Germano, si
terrà un concerto del chitarrista scozzese Tony Mac Manus. Fra i migliori chitarristi
acustici del suo paese, Tony
Mac Manus ha sviluppato un
repertorio di musiche scozzesi e irlandesi e ultimamente
ha esteso i suoi interessi alle
tradizioni musicali bretoni,
del Québec, della Galizia,
delle Asturie e dell’Europa
dell’Est.
Nel 1994 Tony Mac Manus
ha formato un duo con Brian
McNeill, polistrumentista, ex
Battlefield Band, con cui ha
girato gran parte dell’Europa,
a partire dai festival scozzesi
di Edimburgo e delle Celtic
Connections di Glasgow.
Mac Manus è stato per la prima volta l’anno .scorso anche
negli Stati Uniti, con il Celtic
Fiddle Tour, insieme con
Martin Hayes e Natalie McMaster; dopo è stato in Francia, a Parigi e a Brest, per
unirsi a musicisti bretoni e irlandesi, come Patrick e Jacky
Molard, Jean Michel Veillon
e Gerry O’Connor per le prime esibizioni della Westwind
Orchestra, composta da dodici fra i più noti strumentisti
dell’area celtica. Il successo
del suo primo album «solo»,
u.scito all’inizio del 1996 per
la casa discografica scozzese
Greentrax, ha consolidato la
sua notorietà: i progetti attuali includono una nuova incisione e nuove tournées.
PALLAMANO SENZA
ACUTI — Continua la serie
di problemi della squadra maschile di pallamano nel campionato di serie C di Rivalta;
mentre di alcuni giocatori si
sono letteralmente perse le
tracce, ecco un nuovo infortunio per Enrico Comoglio. Le
numerose assenze hanno così
condizionato il rendimento
della squadra nel confronto,
disputatosi a Pinasca, con il
Savona, al punto da chiudere
l’incontro sul 17 pari. La formazione torinese, grazie anche ai giovani di Luserna, ha
ben figurato in alcuni frangenti ma alla fine di un incontro
duro e spigoloso, con tanti falli e tante interruzioni, il punteggio si è fermato sul 17-17.
Proibitivo appuntamento
per la squadra femminile del
3S Pinerolo in serie B; a Mortara però, le pinerolesi hanno
potuto ben poco di fronte ad
una delle favorite del girone:
il bel gioco visto con il Coccaglio è stato smarrito dal 3S
che ha chiuso sul 10-28. Domenica 23, ore 11, a Pinerolo,
arriverà il Videoscar Aosta.
Nel campionato under 18
maschile l’Exes Rivalta ha superato un Vercelli ostico e deciso, per 26-16; ottima la prestazione di Barberis in porta.
Le ragazze del 3S Pinerolo,
Coro Valpellice
Il Coro
cambia nome
L’assemblea straordinaria
dell’associazione corale «Coro alpino Valpellice» ha deciso di modificare la denominazione sociale dell’attuale in
«Coro Valpellice», abolendo
l’aggettivo «alpino» che da
più parti e in diverse occasioni ha generato confusioni e
interpretazioni errate sul tipo
di coro e di repertorio eseguito. La decisione è avvenuta
dopo un’approfondita discussione e non prima di aver interpellato colui che questo coro ha voluto, Roberto Malan.
A giudizio dell’assemblea,
benché l’aggettivo «alpino»
fosse inserito nella denominazione per indicare «Coro
della gente delle Alpi», e
quindi senza alcun riferimento a uno specifico corpo militare, si poteva tranquillamente eliminare in considerazione del fatto che provoca spesso riferimenti militaristici
non voluti. In assemblea si è
poi venuti alla determinazione che l’aggettivo in questione induce anche, da parte di
chi non conosce il coro, a
pensare che il repertorio sia
formato solo da canti alpini,
mentre nella realtà spazia dal
canto storico al popolare moderno, dallo spiritual al popolare internazionale.
11 «Coro Valpellice» rimane comunque un’entità fisica
corale rappresentativa della
vai Penice e prosegue la sua
attività sulla base degli stessi
principi stabiliti nel suo atto
costitutivo (1958), continuando a diffondere il canto popolare in tutte le sue forme.
sempre nell’under 18, hanno
perso con l’Aosta per 12-18
mostrando lacune di esperienza per altro colmabili.
È intanto ufficiale l’assegnazione delle finali di coppa
Italia di serie A femminile al
Pinerolese. Durante la prima
riunione del Consiglio federale la candidatura avanzata dal
3S Pinerolo e Luserna ha avuto la meglio sull’Handball Pescara; gli sportivi piemontesi
potranno così vedere il meglio
della pallamano nazionale
presso il nuovo impianto di
Pinasca. Durante la prima settimana di maggio le otto finaliste si affronteranno per la
conquista dell’ambito trofeo.
Al via ben quattro formazioni
siciliane, il Siracusa, il Palermo, l’Enna e il Messina, una
sarda, il Torres, oltre al Cassano Magnago, da undici anni
campione d’Italia, al Rimini,
vincitore della scorsa edizione
della Coppa Italia e alla Polisportiva Cingoli. La prossima
settimana è prevista la visita
agli impianti pinerolesi da
parte di alcuni membri federali mentre gli organizzatori sono già al lavóro per predisporre l’accoglienza delle squadre.
TENNIS TAVOLO: FINITI I CAMPIONATI —
Sono terminati i campionati
della D2 provinciale e non
potevano finire meglio di così. Due vittorie, tra cui una
abbastanza scontata grazie a
Franco Picchi e Alberto che
insieme a Maurino hanno inflitto un secco 5 a 0 al Villar
Perosa vincendo così il campionato, mentre al squadra
«B» ha vinto a Torino al termine di un incontro al cardiopalmo con il San Paolo conclusosi con il punteggio di 5 a
4, grazie ai tre punti che portano la firma di Peracchione e
ai due di Girardon, vinto alla
terza partita con il punteggio
di 26 a 24, con loro ha ben figurato Mauro Cesano. La
classifica finale vede dunque
tra le squadre «A» al primo
posto la Valpellice con 15
punti, seguita da Carmagnola
con 14, Fiat con 13, Villar Perosa con 10 e Crdc con 8 punti; tra le squadre «B» primo
posto per Poste con 16 punti,
secondo per Rivoli con 14
punti, seguono Valpellice e
San Paolo con 11 e ultimo
Moncalieri con 8 punti.
In DI regionale vittoria per
5 a 2 contro le Poste «B» di
Torino: Sergio Chiri si è ripetuto ancora una volta con una
tripletta, due punti ha ottenuto
il fratello Giuliano e insieme a
loro ha giocato Battaglia che è
salito dalla D2 squadra «A».
In CI nazionale vittoria del
Crdc, dove gioca Davide Gay,
per 5 a 0, punteggio che consente alla squadra il matematico passaggio alla serie B.
Malano, come campione pinerolese in carica, non si è
smentito e Gay per vincere è
dovuto andare alla bella. Per
la Valpellice hanno giocato
Rosso e Piras. Le prossime
partite saranno in trasferta: la
DI giocherà ad Ivrea e la CI
a Torino contro Poste «A».
GINNASTICA ARTISTICA A LUSERNA — Quasi
300 atlete si sono date appuntamento presso gli impianti
sportivi di Luserna San Giovanni per la prima gara interprovinciale del settore propaganda di ginnastica artistica;
dunque una miriade di giovanissimi atleti si sono confrontati nella giornata di domenica
organizzata dal 3S col patrocinio del Comune di Luserna
San Giovanni. Alla fine premi
a tutti e partecipazione al carnevale della Pro Loco. Per
quanto attiene ai risultati, il 3S
si è piazzato secondo fra i
Giovani 3° grado (Charbonnier, Giannattasio, Miegge,
Trucco, Ughetto, Monfrin e
Viglianco); nell’under 15 la
squadra A del 3S (Badariotti,
Berton, Chiri, Gioviali, Molisso e Rivoira) è giunta quarta.
Prima dell'estate a Torre Pellice
Sarà presto disponibile
la nuova biblioteca comunale
Sono in corso i lavori di
realizzazione della nuova biblioteca comunale di Torre
Pellice; utilizzando i laboratori dell’ex scuola Capetti sul
viale Dante, dalla prossima
primavera il paese avrà dunque una biblioteca più consona alle sue esigenze. L’attuale
collocazione all’interno del
palazzo municipale è infatti
troppo ristretta benché consenta un’ottima fruibilità da
parte dei cittadini.
L’anno scorso la biblioteca
si è anche aperta alle iniziative per ragazzi, accogliendo
sei classi delle scuole elementari e medie e promuovendo il 17 agosto scorso una
manifestazione dal titolo «Bibliopicnic. La biblioteca in
bancarella», abbinata allo
spettacolo teatrale per ragazzi
«11 libro delle fantapagine».
Per quanto riguarda i dati
spiccioli sulla frequenza della
biblioteca, dal lungo lavoro di
verifica degli iscritti al prestito, è emerso che il numero
reale degli iscritti è 1.757, di
cui 1.583 adulti e 174 ragazzi
sotto i 14 anni (questi nel
1992 erano soltanto 25). Tra i
dati viene alla luce che i prestiti effettuati nel 1996 sono
stati 4.827 (2.928 libri ad
adulti e 1.899 a ragazzi),
mentre hanno frequentato la
biblioteca 3.754 lettori (2.644
adulti e 1.110 ragazzi); da notare che, tra gli adulti, la netta
maggioranza delle presenze è
costituita da donne. «Per
quanto riguarda le nuove acquisizioni - spiega l’assessore
alla Cultura di Torre Pellice,
Claudio Bertalot — durante
l’anno passato la biblioteca
ha aggiunto alla sua collezione ben 518 volumi, tra cui
306 acquisti e 212 doni: oggi
la biblioteca pubblica possiede quindi un fondo di 4.803
titoli tra volumi e opuscoli, a
cui va aggiunta la disponibilità di circa 300 libri di proprietà del “Centro rete libraria’’ di Pinerolo ma concessi
in prestito illimitato alla biblioteca di Torre Pellice». La
sistemazione dei nuovi volumi, che ha comportato il trasporto dei volumi desueti e di
scarsa consultazione nelle sale dell’archivio storico, ha anche richiesto un breve periodo di chiusura della biblioteca, dal 1° al 7 luglio 1996;
«Da non dimenticare i giornali locali e i periodici che la
biblioteca riceve in abbonamento - aggiunge l’assessore
Bertalot - tra cui La Beidana,
Fandonie, per citare due pubblicazioni locali, o L’Indice,
Intemazionale, Manitese, Ousitanio Vivo, per dirne solo
alcuni: peccato però che siano scarsamente consultati, a
causa soprattutto del ristretto
numero di ore di apertura al
pubblico. Allo stesso modo
bisognerebbe revisionare il
catalogo dei periodici che è
scarsamente curato per carenza di tempo».
La biblioteca comunale è
aperta al pubblico per prestito
e informazioni il martedì,
mercoledì e giovedì dalle ore
16 alle ore 19 e il venerdì e
sabato dalle ore 10 alle 12; il
lunedì è chiusa.
21 febbraio, venerdì — PINEROLO: Nel salone dei Cavalieri, viale Giolitti 7, alle
14,30, l’associazione culturale
Nexus propone una tavola rotonda sul tema «Imparare/ educare o che cosa fare nella scuola?»: modera il prof. Alberto
Barbero, sindaco di Pinerolo;
interverranno insegnanti, genitori, studenti e operatori
dell’équipe psicopedagogica di
Nexus.
21 febbraio, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Presso
il Centro aperto per anziani
l’associazione culturale Alidada propone per la rassegna cineforum il film «La commedia
di Dio» di Joao Cesar Monteiro. Per assistere alle proiezioni
è necessario essere in possesso
della tessera sociale Alidada al
costo di lire 10.000.
21 febbraio, venerdì —
ANGROGNA; Alla biblioteca
comunale, alle 21, proiezione
di diapositive e conferenza di
Giovanni Peyrot su «Meraviglie dell’universo».
21 febbraio, venerdì — PINEROLO: Per la Stagione teatrale pinerolese, alle 20,45, al
Teatro-incontro va in scena
«Sorelle, ma solo due» di Franca Valeri, per la regia di Aldo
Terlizzi. Ingresso lire 32.000.
22 febbraio, sabato —
TORRE PELLICE: A partire
dalle 9, presso il Ciao, via Volta 5, si svolgerà una giornata di
seminario condotta dalla dott.
Laura Bonica, professore associato presso l’Università di Torino per l’insegnamento di psicologia dello sviluppo, sul tema «L’osservazione». Per
informazioni e iscrizioni rivolgersi all’associazione Chiaroscuro, tei. 0121-91452.
22 febbraio, sabato — PEROSA ARGENTINA; Alle
16,30, nella sala consiliare della Comunità montana, incontro
con Tullio Telmon, dell’Università di Torino, sul tema «La
lingua parlata sulla frontiera
italofrancese; la sua storia, il
suo evolversi».
24 febbraio, lunedì — PINEROLO: Alle 17, ala scuola
media San Lazzaro, via Rochis
29, a cura del gruppo Lend pinerolese, si svolgerà un incontro di aggiornamento per gli insegnanti dell’area linguistica
delle scuole di ogni ordine e
grado con il professor Mario
Ambel, del Cidi di Torino, sul
tema «La scrittura argomentativa dalle elementari al triennio».
25 febbraio, martedì —
TORRE PELLICE: Alle
20.45, presso la sede della Comunità montana in corso Lombardini 2, il Movimento federalista europeo propone una serata sul tema; «Pro e contro la
Padania». Intervengono Ettore
Micol (Lega Nord) e Alberto
Gabella (Movimento federalista europeo).
26 febbraio, mercoledì —
PINEROLO: Per la rassegna
Cineforum, al cinema Ritz alle
20.45, avrà luogo la proiezione
di «L’odio» di M. Kassovitz.
26 febbraio, mercoledì —
TORRE PELLICE: Alle 21,
al cinema Trento per la rassegna culturale organizzata
dall’Associazione pace «Palestina: un dialogo possibile»,
proiezione del film «Storie di
spie» di E. Rochant.
26 febbraio, mercoledì —
PINEROLO; Presso la succursale della scuola media «Silvio
Pellico», zona Serena via Giovanni XXIII, per il corso di aggiornamento per insegnanti, relazioni di Francesca Spano sul
tema «Premesse, promesse ed
esiti del progetto moderno» e
di Claudio Canal su «Dei e divinità di fine secolo».
27 febbraio, giovedì —
TORRE PELLICE: Nella biblioteca della casa valdese, alle
15,30, per l’Unitrè, concerto
con Angelo Colletti, pianoforte, e Andrea Ruffilli, violino;
musiche di Bach, Beethoven,
Brahms, Kreisler.
VALLI
CHtSONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 23 FEBBRAiO
Pinasca: Farmacia Bertorello
- V. Nazionale 22, tei. 800707
Ferrerò: Farmacia Valletti Via Monte Nero 27, tei
848827.
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 23 FEBBRAIO
Bricherasio: Farmacia Ferraris - via Vitt. Emanuele 83/4,
tei. 59774.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma,
giovedì 20 e venerdì 21, ore
21,15, Picasso; sabato 22, ore
20 e 22,10, domenica 23, ore
18, 20 e 22,10, lunedì 24 e martedì 25, ore 21,15, Il ciclone.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 21, ore 21, Hotel paura;
sabato 22, ore 21, Pensieri spericolati; da domenica 23 (15,
17, 19, 21) a giovedì 27 II ciclone; feriali spettacoli ore 21.
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PINEROLO — La multi.sala
Italia propone alla sala «2cento». Primo contatto; feriali
20,20 e 22,20, prefestivi 20,20
e 22,30, festivi 14,30, spettacoli
continuati. Alla sala «5cento» è
in visione Nirvana; feriali 20 e
22,20, prefestivi 20 e 22,30, festivi 14,30, 16,30, 18,30, 20,20
e 22,20. A seguire L’uomo d’
acqua dolce.
CORO LA GRANGIA
28 febbraio, ore 21
TORRE PELLICE; La
Casa delle Diaconesse organizza, alle 21, nel tempio,
una serata con la Camerata
corale «La grangia», diretta
dal maestro Angelo Agazzani. Ingresso libero.
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti
vari: tei 0121-40181.
CERCO in affitto minialloggio camera, cucina, bagno.
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L'Eco Delle Valli Valdesi
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tei. 0121-323422: fax 323831
redazione Torre Pellice
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Vita Delle Chiese
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Un viaggio di testimonianza in alcuni centri della Sicilia e della Sardegna a cura della Società biblica
Nelle isole a parlare della Bibbia e delKamore di Cristo
In ambienti evangelicali ma anche cattolici è forte il desiderio di diffondere le Scritture e lavorare per il prossimo
Il notevole successo di una mostra che ormai da diverso tempo viene richiesta in diverse chiese e parrocchie
MARIO CIGNONI
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ULTIMAMENTE sono stato rapidamente sia in Sicilia che in Sardegna per promuovere la diffusione e la conoscenza della Bibbia. In Sicilia per un week-end: a Trapani, dal pastore valdese Giuseppe Ficara, che ha organizsato una mostra biblica prima a Marsala e poi al centro
cittadino, in collaborazione
con il gruppo ecumenico locale. Questa mostra gli ha dato anche l’occasione di una
campagna biblica che, per la
consistenza numerica delle
forze evangeliche in quell’angolo della Sicilia, deve essere
considerata grande.
A Palermo incontro il responsabile della Chiesa mennonita, un parrucchiere che
vive in una zona sperduta
non lontano dalla «Noce»; sono poi al culto a Villabate, su
una collina alla periferia di
Palermo nella Chiesa pentecostale indipendente del pastore Chinnici. 11 culto è molto rumoroso, «gloria, alleluia
e amen» vengono proclamati
a gran voce. Predico e do la
mia «testimonianza» di come
Dio ha operato nella mia vita
(o per lo meiio come mi sembra che abbia operato). Dopo
sono invitati) a pranzo dal
pastore e ho modo di conoscere la sua numerosa e bella
famiglia, i gravi problemi della disoccupazione, il desiderio del figlio di entrare nel
ministerio pastorale a teror o
pieno ma anche le sue i licenze e i suoi dubbi... insommai loro problemi sono simWia qio’lli di molti altri.
Sentono i.' ¡ articolare il bisogno di si odiare meglio e
^più a fondo is parola di Dio e
'vorrebbero che parlassi dell’importanza dello studio del
greco e di Giovanni Diodati
alla loro radio. A volte sono
Palermo: il mercato della Vucciria
preso dallo sconforto per
quanto riguarda l’azione
evangelica in Italia, eppure
quando sento queste richieste devo ammettere che la
messe è grande e gli operai
sono pochi.
Il traghetto della Tirrenia,
partito la sera da Civitavecchia arriva ad Arbatax, sulla
costa orientale sarda, alle
cinque di mattina del 1° febbraio: dal ponte, con il berretto di lana calato fin sugli
occhi, osservo le operazioni
di attracco: è notte fonda e lo
specchio d’acqua sotto la
banchina, nero e silenzioso,
riflette le luci artificiali; fa un
gran freddo e c’è quell’odore
inconfondibile dei porti di
mare misto di pesce e catrame. Mi sono sentito veramente «in missione» quando
scendevo dalla scaletta con la
sacca a tracolla e una cassa di
Bibbie in mano. Sono dovuto
venire per nave perché questo posto è difficilmente raggiungibile altrimenti.
Quando arrivo a Lanusei,
antica patria di Goffredo Mameli, cittadina al centro delTOgliastra a seicento metri di
altezza, è ancora buio. Nel
corso della mattinata incon
tro il direttore del Seminario
che parlando di Bibbia mi
porta a visitare un grosso
complesso nuragico dei dintorni, ci caliamo anche dentro
il nuraghe a quattro gambe.
Poi ho un appuntamento con
il vescovo, coordinatore tra
l’altro di una nuova traduzione della Bibbia in sardo. Sono
qui per proporre la nostra
Mostra itinerante della Bibbia: accettano e progettano di
tenerla per qualche mese per
farla girare nelle varie parrocchie. Incontro anche il Comitato per il 2000. Spiego che
sono valdese e vango accolto
con grande fraternità; senza
la Bibbia non c’è conoscenza
di Cristo, ricordo echeggiando San Girolamo e Lutero.
Matura il progetto di una
campagna biblica a tappeto
per tutta la diocesi. La consistenza di una diocesi è naturalmente molto diversa da
quella dei nostri distretti e in
breve si parla della possibilità
di alcune migliaia di copie.
Nel pomeriggio vado in un
paese vicino. Villagrande
Strisaili, dove mi aspetta un
gruppo di care sorelle, che si
sono date molto da fare per
la diffusione della Bibbia e
per il sostegno della nostra
opera nei paesi dell’ex Jugoslavia. Venendo da una grande città mi sembra di essere
arrivato in capo al mondo,
ma l’amore per il Vangelo mi
fa trovare amici, fratelli e sorelle dappertutto: dove c’è la
Bibbia c’è casa. Mi pare anche che il Signore abbia fatto
prosperare il mio viaggio, che
10 non sia qui per caso ma
perché la sua mano mi ci ha
condotto.
La mattina dopo, domenica, prima delTtdba parto con
11 parroco in auto per Cagliari. B una persona di cultura,
corditile e molto preparata; in
macchina mi domanda perché sono protestante, che cosa ci trovo, che c’è di irrinunciabile. «Di irrinunciabile c’è
Gesù Cristo e la Bibbia, niente altro» gli rispondo. Mi dice
che anche per lui è la stessa
cosa. «La differenza sta nel
fatto che per me la Bibbia e
Cristo sono sufficienti da soli». Non mi comprende, per
lui la Bibbia, la Tradizione e il
Magistero sono tutt’uno. A
Cagliari predico in una chiesa evangelica libera, parlo
deU’amore di Cristo che tutti
conosciamo ma di cui c’è
sempre bisogno. Ci siamo conosciuti l’anno scorso in occasione di una mia precedente visita e vengo accolto con
vera fraternità e gentilezza:
sono anche interessati alle
ultime pubblicazioni della
Società biblica, soprattutto ai
libri per bambini.
La sera, con treno e pullman raggiungo Carbonia a
circa 60 km. Qui Giuseppe
Miglio, un giovane pastore
battista, mi ospita in occasione della Mostra della Bibbia
che verrà inaugurata l’indomani. Oriundo di Roma, ha
studiato in Svizzera e in Inghilterra e si trova ora in questo angolo della Sardegna do
Prosegue la riflessione sul tema chiesa e diaconia
Le straordinarie opportunità offerte alla chiesa
da un «rischioso» impegno in campo sociale
íftííí iSOUCHARD
CHI rci r.-;iosce sa che io
non 'iiu uno di quei
valdesi die amano frequentare il Muro del pianto: una
volta a piangere perché mancano i pastori, un’altra volta
ancora a piangere perché i
pastori sono troppi e non
sappiamo come fare a pagarli; una volta per elevare
vibrate proteste perché la
nostra è una chiesa ripiegata
su se stessa, incapace di incidere sul mondo esterno,
un’altra volta per lanciare
ammonimenti profetici sul
rischio che una diaconia
troppo pesante finisca per
schiacciare la chiesa, o paralizzarla del tutto.
Personalmente preferisco
prendere semplicemente atto di una realtà: le chiese vaidesi e metodiste, duramente
provate dal ventennio fascista, nel corso degli ultimi
cinquant’anni si sono dotate
di un poderoso dispositivo
diaconale che le mette obbligatoriamente in contatto con
tutti i punti nevralgici della
vita nazionale: la sanità, la
vecchiaia dalle pensioni minacciate, la Sicilia della mafia e la Napoli della camorra,
quelle valli del Pinerolese in
cui siamo portatori di una
responsabilità storica, la crisi
culturale dei giovani e l’inserimento delle sorelle e dei
fratelli africani nella nostra
vita nazionale. Solo sul terreno della lotta alla droga e
dall’Aids siamo attualmente
in ritardo, mentre i tanto vituperati «evangelicals» vi
spendono il meglio delle loro
energie. Pur con questi limiti, il nostro vasto impegno
diaconale ci offre alcune
straordinarie opportunità.
La prima è quella di partecipare, attivamente e non
passivamente, all’attuale crisi dello stato sociale; perché,
se è vero che il vecchio statalismo ha prodotto sprechi di
risorse e demotivazione degli
operatori, è anche vero che il
ricorso al liberismo selvaggio
non risolve ma aggrava i problemi della malattia e della
vecchiaia, dell’emarginazione e della povertà. Le nostre
iniziative sociali, come quelle di tanti altri, possono rappresentare una via intermedia tra statalismo e liberismo, ottimizzando le risorse
e motivando gli operatori.
La seconda opportunità è
quella di tentare un «saggio
sperimentale di democrazia»: il fatto che donne e uomini di alta qualità accettino
di servire per anni e gratuitamente in oscuri comitati rende possibile un diffuso dibattito e un allargamento dei
processi decisionali. Il fatto
stesso che i nostri appelli per
ricevere fondi ricevano di so
lito una risposta lusinghiera
da parte di evangelici, cattolici e laici, dimostra che intorno alle nostre opere sociali c’è un tessuto di partecipazione popolare impensabile
in altre situazioni.
La terza opportunità è anche una sfida: provare a mettere in pratica direttamente
le belle cose (e spesso sono
davvero belle) che diciamo
nei nostri messaggi sinodali.
Faccio un solo esempio: da
anni il fratello Valdo Fornerone va girando l’Italia per
dotare tutte le nostre opere
sociali di adeguati contratti
di lavoro, discussi con il personale, poi via via aggiornati
e corretti. Pochi di quelli che
affollano il Muro del pianto
hanno trovato il tempo di
ringraziarlo, ma il fatto rimane: le nostre opere non sono
«beneficenza» nel senso approssimativo e paternalistico
del termine, ma moderne attività sociali con pochi sprechi e molto impegno. Questo
almeno è il parere di molti
cittadini italiani, come dimostrano le lettere che accompagnano le firme per T8%o o
i doni per le nostre opere.
Infine, i rischi stessi che
noi corriamo nel tenere in
piedi le nostre opere sociali
ci permette, talvolta, di rivolgere al nostro popolo un discorso non ideologico, ma
concreto e radicato nei fatti.
Non è un caso che la nostra
più bella parola contro la
mafia sia stata detta dal pastore Panasela mentre stava
albeggiando il Centro diaconale di Palermo; non è un caso che da Riesi Vinay sia approdato in Senato a tenere
quei discorsi che oggi stiamo
tutti rivisitando. Non è un
caso che la nostra attiva resistenza allo strisciante razzismo italiano ci apra straordinarie possibilità di dialogo,
come dimostra la recente
nomina di Anne Marie Dupré a vicepresidente del Comitato nazionale per Tanno
europeo contro il razzismo.
Perché il rischio garantisce
Tautenticità della parola: il
Signore ce ne ha abbondantemente avvisati. Certo, oltre
al rischio esteriore v’è anche
il rischio interiore: quello di
declassarsi spiritualmente a
semplici ««agenzie sociali», a
filantropismo verniciato di
Evangelo. Ma il sempre costante flusso di vocazioni
diaconali mi conforta nel
pensare che lo Spirito ci darà
la forza sufficiente per resistere a queste tentazioni e ribaltarle in occasioni di testimonianza: testimonianza
aperta e attiva in questa Italia che amiamo profondamente e alla cui riforma morale e civile siamo chiamati a
partecipare secondo la misura della nostra fede.
ve da molto mancava un pastore residente. Ha intrapreso un’opera preziosa intrecciando relazioni con l’amministrazione comunale, con
varie associazioni per l’aiuto
ai poveri e ai disoccupati, affinché la predicazione delTEvangelo sia radicata nel
sociale, come sempre dovrebbe essere, con la direzione delTUpim che lo favorisce
nella distribuzione di regali e
vestiti alle tante famiglie che
ne hanno bisogno, con la biblioteca che prevede di comprare un nutrito stock di libri
sul protestantesimo dalla
Claudiana, ecc. E la Chiesa
battista ha ripreso il suo posto di componente significativa della cittadina e dei dintorni (visito anche la cara famiglia Meloni a Cortoghiana).
All’inaugurazione, presieduta da Miglio, partecipano il
sindaco e il vescovo di Igle
sias che hanno parole lusinghiere per i protestanti, il pastore awentista di Cagliari e
anche io che, rilevando Teccezionalità del fatto di tante
presenze diverse, e notando
come in Italia ci sia molta
Chiesa e poca Bibbia, mi rallegro per l’iniziativa e presento il materiale esposto. Un
folto pubblico vede in prima
fila i battisti di Carbonia e
dintorni, giustamente fieri
dell’evento, poi il pastore battista tedesco di Cagliari, quello pentecostale di Monserrato, alcuni parroci e in fondo
gli studenti delle scuole.
Riparto la sera sempre più
convinto che la Sardegna sia
bellissima, aperta alla parola
di Dio, e che ci sarebbe lo
spazio anche l’opera della
Chiesa valdese, che potrebbe
dare un contributo importante all’evangelizzazione
dell’isola.
Palermo: Il «Carro di Apollo» sopra II Politeama
Colloquio pastorale nelle Valli
La verità della fede
e le domande filosofiche
SERGIO N. TURTULICI
CHE cos’è la verità, chiede
Pilato a Gesù (Giovanni
18, 38). Siamo alle battute del
processo che precedono la
condanna. Quello che Gesù
rappresenta, segno di contraddizione, pietra d’inciampo rispetto alle certezze della
ragione e della legge religiosa
e civile sta per essere rimosso; nessuno dei seguaci si fa
più domande, i discepoli
hanno disertato. Pilato, intellettuale nutrito di razionalismo greco e pragmatismo romano, fa un’ultima domanda
a Gesù. Che cos’è la verità?
Tutta la storia dell’Occidente, storia di pensiero lineare, di ricerca, di progresso si è mossa a partire da
questa domanda. Gesù in
precedenza aveva detto di
sé: io sono la verità e la vita
ma alla domanda di Pilato
non risponde e la non risposta inquieta il procuratore di
Roma. Inquieta anche i pastori valdesi, chiamati a predicare TEvangelo in un mondo, ha detto Nietzsche, che
lasciata la terra ferma naviga
nel mare alto che talora incanta con le sue suggestioni
ma mette paura, non avendo
dietro e davanti a sé terra alcuna. In un mondo dove
neppure la scienza che sembrava a molti ancora ieri
bussola e sestante offre più
rotte e approdi sicuri.
Lucilla Peyrot, pastora a
Pomaretto, ha introdotto il
tema nell’ultimo incontro
pastorale di distretto. Certo
per i credenti, tutti hanno
convenuto, verità è quella
che ci viene dalla rivelazione
in Cristo, nella croce; il punto
esclamativo di Dio nella nostra realtà, ha detto il pastore
Bruno Rostagno. Ma la discussione sulle risposte date
da ciascun pastore sul tema,
impossibile e fascinoso per
chi non crede, che cos’è per
te la verità, come la si può dire, è stata densa e problematica e, nonostante qualcuno
abbia criticato un certo schematismo nel metodo di confronto, è stata certamente
proficua.
Penso che non si possa salire sul pulpito e dire un sermone, comunicare la Parola
della promessa ai credenti di
oggi senza questi momenti di
riflessione, di messa a punto
comune, di analisi di gruppo.
Giovanna Ribet e Massimo
Marottoli hanno poi ripercorso, in distinte relazioni, a
partire dalla Metafisica di Aristotele fino all’esistenzialismo contemporaneo, i nessi
fra ricerca filosofica sulla verità e ricerca teologica. Poi,
dopo la pausa del pranzo generoso offerto dalla chiesa di
Pomaretto, nel pomeriggio si
è parlato d’altro. Ci sono al
Sestriere i mondiali di sci che
vedono confluire alle valli
valdesi atleti e supporter d’
oltralpe, in buona parte da
paesi dove il protestantesimo
ha diffusione di massa e pubblico italiano. Le nostre chiese hanno affidato ad alcuni
pastori un servizio di cappellania per gli atleti e il pubblico. Culto e evangelizzazione.
Non è forse il momento più
adatto per evangelizzare, una
manifestazione di sport dove
si viene per fare e vedere le
gare, è stato detto. Ma è stato
detto anche che la nostra
presenza va segnalata, che
l’occasione di tenere aperta
nelle giornate dello sci una
fontanella di comunicazione
evangelica non va perduta.
12
PAG. 8 RIFORMA
Riuscita conversazione interconfessionale a Milano
Le chiese in dialogo
Una fratellanza nuova per cercare esperienze di
riconciliazione e parole da dire ai non cristiani
LUIGI RANZANI
La lettera pastorale alla
diocesi di Milano «Parlo
al tuo cuore» dell’arcivescovo
di Milano Carlo Maria Martini, è stata al centro di uno degli incontri del calendario
della Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani. Presente l’arcivescovo, padre
Traían Valdman, arciprete
della Chiesa ortodossa romena, e il pastore valdese Antonio Adamo hanno rivolto al
cardinal Martini riflessioni e
domande scaturite dalla loro
lettura del documento. La
conversazione si è tenuta di
fronte a circa 300 persone nel
teatro della parrocchia di
Santa Maria del Suffragio.
I partecipanti all’evento
hanno gustato la bellezza e la
fragranza dei fiori insperati
che sorgono nel giardino delle chiese in dialogo, secondo
una bella immagine evocata
da padre Valdman. Superate
le reciproche diffidenze, relativizzati i reciproci errori, ecco schiudersi la visione di
una fratellanza nuova che
non pone rivendicazioni e
condizioni aprioristiche per
vivere la missione evangelica.
L’attenzione della lettera di
Martini al cuore dell’uomo
vuole ricordare che, in analogia al cuore appassionato di
Traían Valdman
Dio per l’uomo, le meraviglie
riposte nella pulsante interiorità dell’uomo, amore e
progetto, scelta, azione, condivisione, lode, sono doni disponibili. Questa è la promessa biblica per l’uomo che
accoglie l’invito a deporre coraggiosamente le armi della
paura di fronte al mistero
delTinermità di Dio. LFn’impotenza che non abbandona
ma è condizione di salvezza.
Una leggerezza di Dio ben
espressa dalla modalità di
azione dello Spirito, che come brezza vivificante accompagna e suscita acqua viva
dal cuore più isolato o dalla
ragione inchiodata al palo del
calcolo o dello scetticismo.
Il pastore Adamo ha sottolineato l’inquietudine anche
del cuore credente: la comunità cristiana che sa tutto
questo, quanto consapevolmente vive l’invito alla fragilità per fede? Quanta sostanziale indifferenza al dramma
di tanti uomini e donne,
quanto giudizio viene espresso, quanto desiderio di mantenere vantaggi e sicurezze,
quale etica di riconciliazione
si offre alla città, ai non cristiani? È una domanda ardua
anche per l’arcivescovo che
ricorda, citando Paolo Ricca,
che le chiese non hanno esperienza di riconciliazione e
si trovano nella stessa condizione di Israele di fronte alla
promessa della terra di Canaan. Quanto più sapremo
mantenere la speranza, già
vivremo per grazia e potremo
proseguire.
Alla città, ai non cristiani
offriamo le nostre opere buone accettando di camminare
insieme a tutti coloro che sul
terreno pratico operano per
il bene dell’uomo. Più difficile sarà il terreno del confronto sul fondamento dell’etica
poiché mancano importanti
riferimenti antropologici comuni. La conversazione è
stata allietata a più riprese
dall’ascolto di brani pianistici
tratti dal repertorio di Schumann, eseguiti da un valente
prete cattolico.
Cattolici e evangelici della Marsica
L'amore del Padre per i suoi figli
OSIRIA VALENTE
Nel pomeriggio del 29
gennaio scorso, le comunità metodista di Villa San
Sebastiano e battista di San
Benedetto dei Marsi hanno
vissuto un momento particolare, importantissimo. Dopo
che l’anno scorso gli evangelici erano stati accolti, nel
quadro della settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani, nella cattedrale di
Avezzano, hanno quest’anno
contraccambiato l’ospitalità
e ci si è ritrovati così a riempire il tempio metodista di
Villa San Sebastiano. Dopo
più di 60 anni dalla costruzione del tempio quasi tutti i
viilesi, cattolici ed evangelici,
gli evangelici di San Benedetto e alcuni fratelli e sorelle
cattolici di Tagliacozzo, di
Avezzano e dintorni si sono
ritrovati a pregare insieme,
guidati dal pastore locale Stefano D’Archino e dal vescovo
dei Marsi Armando Dini.
Proprio in quel tempio, dove dall’anno della sua edificazione (1931) fino alla conclusione della seconda guerra mondiale le autorità ecclesiastiche del luogo avevano
proibito agli evangelici di celebrare il culto, sono stati
cantati inni, sono stati letti e
meditati passi biblici insieme
(Isaia 43, 5-10; Matteo 5, 2124). I canti, le letture, le meditazioni hanno voluto annunciare l’amore immenso
del Padre per i suoi figli, la
potenza dello Spirito, l’amore
e il perdono per il fratello e la
sorella. Il salmo 107 è stato
letto più volte: il Signore è
buono. Veramente con noi è
stato buono; un tempo perché ci ha donato «fede, speranza, carità», e ci ha aperto
gli occhi alla sua luce; oggi
perché ci ha permesso di far
partecipi gli altri della nostra
grande ricchezza; l’Evangelo.
È stato bello cantare l’inno
«Siam figli di un solo riscatto,
d’amore un medesimo patto». Voglia il Signore che questi momenti di lode e di preghiera non siano «foglie che il
vento invola», ma restino nella nostra mente e nel nostro
cuore per far crescere il frutto
della riconciliazione e per
farci partecipare alla formazione di un mondo migliore,
in cui nessuno dovrà sentirsi
nemico, straniero, ma solo
sorella e fratello.
VENERDÌ 21 FEBBRAIO 19
Lombardia
In cammino
verso Graz
MAURIZIO SENS
La Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani ha
visto le nostre chiese di Milano impegnate in numerosi
incontri a vari livelli. La parola di Dio è stata predicata
nelle chiese cattoliche e ortodosse della diocesi ambrosiana dai pastori e dalle pastore
di Milano e Varese; gli interventi delle nostre corali sono
stati molto apprezzati, confermando il valore del canto
quale prezioso strumento di
testimonianza della fede
evangelica. La pastora Lidia
Maggi ha predicato in occasione della celebrazione inaugurale e il pastore Paolo
Spanu ha tenuto una catechesi ai giovani nella basilica
di Sant’Ambrogio.
Lunedì 20 gennaio numerose corali cattoliche, evangeliche e ortodosse hanno
dato vita nel tempio valdese a
un momento di intensa spiritualità, guidando con il canto
la lode dei cristiani e delle
cristiane all’unico Signore.
Ricordiamo ancora la celebrazione con le coppie interconfessionali con interventi
di cattolici, evangelici e vetero-cattolici.
Sabato 25, presso il Pontificio Istituto missioni estere
(Pime), ha avuto luogo un interessante incontro sull’Assemblea ecumenica di Graz:
«L’Europa e la riconciliazione, in cammino verso Graz»,
hanno preso parte al dibattito il segretario del Consiglio
delle conferenze episcopali
europee, mons. Aldo Giordano, padre Dimitri Fantini della Chiesa ortodossa russa e il
pastore Salvatore Ricciardi. Il
dibattito ha sottolineato l’esigenza di un maggior coinvolgimento delle chiese europee
nel processo ecumenico iniziato a Basilea nel 1989. La riconciliazione esige franchezza e una considerazione positiva delle diverse identità.
Nell’Europa ancora ferita
dalle recenti lacerazioni occorre lasciarsi guidare dallo
Spirito e costruire nuove relazioni di fraternità.
Iniziative nel Canavese
Ecumenismo nel canto
Tre momenti importanti
hanno segnato la Settimana
di preghiera per l’unità dei
cristiani nella nostra città e
nel Canavese. Domenica 19
gennaio, in una sala cittadina, il primo incontro ha visto
come protagonisti due cori:
quello di Villar e Bobbio Pellice e quello di don Nino Nigra di Ivrea. Entrambi hanno
eseguito brani del loro repertorio, spiegando ai numerosi
presenti l’origine dei canti, il
loro significato e il loro ruolo
all’interno dei rispettivi culti.
11 pubblico ha seguito con
grande interesse e ha molto
apprezzato questo incontro
di preghiera nel canto. Come
comunità valdese di Ivrea
ringraziamo tutti i coralisti e i
loro direttori, in particolare la
corale di Villar e Bobbio, con
Marco Poèt che ha accettato
il nostro invito e ha attivamente partecipato anche al
culto. Grazie anche al pastore
Gianni Genre per la sua predicazione.
Giovedì 23 nella nostra
chiesa c’è stata una celebrazione ecumenica della parola, a più voci e con due brevi
meditazioni: una a cura del
pastore Plescan sul testo della li Lettera ai Corinzi («Vi
supplichiamo da parte di Cristo: lasciatevi riconciliare con
Dio») e una a cura del vescovo di Ivrea, mons. Luigi Bettazzi, sul testo del Vangelo di
Giovanni: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo
unico figlio». Infine sabato
25, nella chiesa di San Giacomo a Rivarolo, il pastore Plescan ha tenuto la predicazione sulla parabola del padre
misericordioso nel corso della messa serale, celebrata da
Chiesa battista di Bari
Un sogno di Natale
DANIELA NICOLETTI
vescovo.
Siamo grati al Signore per
questi momenti di incontro
che migliorano la conoscenza reciproca.
Nel mese di gennaio si è
tenuta nella chiesa battista di Bari la festa di Natale
dei bambini della scuola domenicale, che hanno rappresentato una commedia scritta da Nicola Pantaleo, «Sogno di Natale» una recita che
ha dilettato e fatto riflettere
non solo i più giovani ma anche gli adulti presenti allo
spettacolo sul valore del Natale e l’importanza di una
educazione religiosa per vivere su solide basi morali.
Una sorpresa per tutti è stato
l’arrivo di «Colino» e «Marietta», personaggi tipici della tradizione barese, che con
i loro dialoghi e azioni hanno
fatto rivivere singolari scene
del passato agli anziani e
hanno fatto conoscere antiche tradizioni accompagnate
dal vernacolo barese ai giovani della generazione più
recente. A conclusione della
serata le sorelle Curci e Giancano, intrattenitrici della
piacevole serata, hanno distribuito sacchetti pieni di
squisiti dolciumi che hanno
deliziato i presenti.
Tutta la comunità di Bari
esprime un profondo ringraziamento a Dio anche per la
presenza del m.o Weeks,
musicista, direttore d’orchestra e docente al conservatorio di Glasgow, che dal mese
di novembre si è trasferito in
Puglia. La sua intenzione è
dedicare un anno della propria vita presso le comunità
evangeliche presenti sul territorio per attività evangelistiche, di formazione e di
perfezionamento musicale.
Voglia Dio rendere possibile
questo desiderio del fratello
Weeks per l’arricchimento
spirituale e fraterno delle
chiese pugliesi in vista
dell’avvento del suo Regno.
Chiese di Puglia e Basilicata
Incontri con le associazioni
novità del 1997
La Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani ha
avuto un buon andamento in
Basilicata e in Puglia. Da anni sia nella diocesi Melfi-Rapolla-Venosa, in Basilicata,
sia nella diocesi CerignolaAscoli Satriano, il cammino
ecumenico torna e ritorna a
essere ricco di appuntamenti
che impegnano le locali chiese evangeliche metodiste e
valdesi.
A Cerignola nel calendario
di reciproche visite e attività,
quest’anno si è aggiunto un
incontro con tutte le associazioni giovanili cattoliche. Più
di 150 giovani hanno animato e presenziato a una liturgia
ecumenica, sono stati interessati alle tematiche che si
affronteranno nella seconda
assemblea ecumenica europea di Graz in Austria. Singolare e edificante è stato anche
rincontro con le suore impegnate in ospedali, asili, case
di riposo, nelle parrocchie,
una grande parte «al femminile» della chiesa locale anch’essa non esclusa e molto
interessata all’ecumenismo.
Passando in Basilicata, la
stessa settimana ecumenica,
quest’anno incentrata sul tema «Riconciliazione: dono di
Dio e sorgente di vita nuova», ha previsto un interessante incontro a Venosa
presso una chiesa cattolica
nello stesso quartiere dove è
situata la locale chiesa evangelica metodista. È stata
un’assemblea ecumenica
nella quale sono conven
quattro delegati per ogni p
rocchia delle 30 che costit
scono la diocesi Melfi-Rap
la-Venosa. La liturgia, i can
le preghiere, la lettura e n
ditazione della parola del
gnore hanno dato vita a
porzione della santa chi
universale raccolta per lo_
re e ringraziare il principe
ogni riconciliazione.
Nell’ambito della collab
razione tra la chiesa evange
ca metodista valdese e le d
cesi cattoliche menzionai
sono previsti altri incon
che andranno ad ampliar,
a rendere desto lo spirito e
attività della Settimana ec
menica che annualmente ii
pegna tutti dal 18 al 25 ge
naio. Fra i 9 incontri ecuir
nici avutisi in zona è poi
segnalare quello avutosi
Corato in collaborazione o
la diocesi di Barletta-Tran,
la locale Chiesa evangeli
valdese.
Concludendo si può di
che anche quest’anno i r
sponsabili e gli incaricaii p
l’ecumenismo delle rispetti
diocesi, prof. Luigi Di Ctiq
zo, il sacerdote Mauro An
nio, unitamente ai vesco
Cozzi, Pichierri, Casati, al p
store Francesco Carri, al pr
te ortodosso Joan Tobà, ha*
no posto in essere un imp
gno e passione ecumenica
cui lo stesso cammino h
sempre bisogno. Questo è u
lieto auspicio per le prossin
attività ecumeniche.
ANGROGNA — L’assemblea di chiesa ha discusso e approva
il rendiconto finanziario del 1996 e ha votato, per il 199
un aumento di quasi il 10% dell’impegno per la cassa culft
Una buona discussione si è avuta poi sul tema dell’utilizz
delle stmtture ricettive della chiesa; in particolare «La Ro
ciaglia» di Pradeltorno necessita improrogabilmente
adeguamenti e manutenzioni straordinarie che le finan.
locali realisticamente non permettono. Oltrettutto la g
stione quotidiana dell’attività impone un impegno die
puro volontariato non è in grado di sostenere. Il Concis lOi
è stato autorizzato dall’assemblea, che ha ribadito la voc<
zione della chiesa all’accoglienza dei visitatori e alla test
monianza evangelica nei loro confronti, a iniziare una tra
tativa con la Foresteria valdese di Torre Pellice e la Csd eh
potrebbero assicurare, nel futuro, il funzionament
dell opera. L’assemblea ha eletto Elio Meggiolaro deputai
al Sinodo e Marina Bertot, Michele Pons e Davide Simon
alla Conferenza distrettuale.
PRAROSTINO — È nato Fabio, di Sara e Gianni Rostan; ci fel
citiamo con i genitori e auguriamo al bambino una vita ri
ca di benedizioni nel Signore.
TORINO — Il 10 febbraio, dopo lunga e dolorosa malattia, !
morte ba strappato alla vita Pietro Urano, di 83 anni, del
Chiesa battista di via Passalacqua. Uomo arguto e spiriti
so, pieno di risorse fisiche e spirituali, ha saputo tener sa
da la propria fede in Cristo nonostante gli angosciosi attai
chi della morte. Alla moglie Lucia, ai figli Bianca, Paolo
Grazia che 1 hanno assistito fino all’ultimo con amorevo
cure, ai generi, ai nipoti e a quanti hanno avuto il privilegi
di conoscere e apprezzare il carattere a volte spigoloso (
Pietro, vogliamo ricordare che non per le sue qualità umi
ne ma per la sua fede nel Cristo risorto il caro Pietro non
morto ma «si è addormentato» in attesa della resurrezion
dell’ultimo giorno (Giovanni 11,11-27).
SIRACUSA — Il 22 gennaio Michele Sessa si spegneva all’età t
93 anni. La Chiesa battista si è stretta attorno alla famigli
per condividere con essa il dolore della grave perdita. Dtl
tante il culto del servizio funebre il pastore Salvatore Rap
sarda ha confortato tutti i numerosi intervenuti ricordand
che l’Evangelo riempie di significato la nostra vita present
e ci apre alla speranza per la vita futura e ha ricordato eh
Michele Sessa è stato per la sua famiglia e la comunità ui
esempio di credente che ha saputo «perseverare fino alla fi
ne», conseiyando intatta la sua fiducia nel Signore, ancb
in mezzo ai dolori, manifestando sempre grande gioia pe
la comunione fraterna. La colletta raccolta durante il culto
d’accordo con i famigliari, è stata devoluta alla Missione, il
aggiunta all’offerta d’amore raccolta dalla chiesa.
Per la
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rOHM\
tei. 011-655278, fax 011-657542
13
3Ì 21 FEBBRAIO 1997
Wm
. "sr :
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Un convegno presso la Chiesa metodista di Milano
La fede tra il testo e il gesto
la centralità dell'aspetto scritto della Parola biblica non deve far dimenticare
che esistono anche linguaggi alternativi per comunicare la fede agli altri
marina serba
iABATO 1" febbraio, nei
I locali della Chiesa metottadildilano, si è svolto un
fnvegnó sul ruolo pastorale
luawlesa di oggi, relatore il
fjtoi» Jiirg Kleemann, viceEcand della Chiesa luterana
Jltdia e pastore delle colunità di Firenze e Venezia.
I giornata si è articolata in
he sessioni: al mattino quelI sul «testo», quindi la Biba, ma anche la figura del
e, la sua evoluzione nel
npo, gli effetti dell’ingresso
Elle pastore e delle coppie
Kstorali nelle comunità. Al
Imeriggio il «gesto», cioè le
licnièhe di comunicazione,
litilizzo, in una società mulImediale, di tutte le possibilà di contatto e il linguaggio
Ielle relazioni.
] Lo svolgimento dei lavori
la trovato nella regia di Kleeliann uniefficace metodo di
binvd^Éiento del pubblico:
alteiS^za di relazioni, inveii, letture di brani scelti
rroccasione e brevissimi
foménti di «autoanalisi»
uno dato alla giornata un
no vario e sostenuto e una
delusione pitsitiva.
^Partendo dal fatto che
l’immaginario pubblico
ano la figura del pastore
tngelico non esisteva in
1 autonoma, ma al masI poteva essere collegaia
Imodello cattolico romano
Ifrelatore, ricordando l’insepsinento di Karl Barth secui occorre riscoprire
1 teologia delle differenze,
^avoi^to sulla necessità di
iconfr^t'i continuo con la
odetièle < 'c:; se» firmate
Il pastore Jiirg Kleemann
da varie confessioni hanno
precisato i ruoli delle chiese e
dello stato. L’attenzione del
pubblico è stata poi attirata sui temi dell’identità pastorale e dei cambiamenti avvenuti negli anni: siamo passati dal pastore che decideva
al pastore che desidera, che
suggerisce, che ha perso la
centralità nella vita della comunità, non sempre recuperata dai Consigli di chiesa o
dai Concistori. L’avvento della donna pastore, più portata
a prediligere i momenti relazionali che quelli decisionali,
la coppia pastorale che dovrebbe assommare vari modelli, hanno in parte indebolito la vecchia figura, ma soprattutto cambiato i modelli
relazionali con la comunità.
A tutto questo si aggiunge
che il mondo evangelico italiano e europeo è parte integrante della «galassia Gutenberg». Lo studioso protestante Marshall Me Luhan, che è
stato definito il profeta più
popolare dei mass media, co
Comunità di Ginevra e Losanna
Jn XVII Febbraio trascorso
»n I'« Union des vaudois»
KUnion des vaudois de
H^ve», presieduta dal no)re .scorso dal giovane
itier Ca u,:- L. ,i festeggiato
imancipa. : valdese doienica 9 tetin aio, con un
ilto tenui: .; H Rglise des
Iquis presic i ;’0 dal diacono Jean Haueristein della
^sa azionale protestante
i Ginevra, nel corso del quatta dato la predicazione il
astore Franco Taglierò. Il
astore di Angrogna ha poi
tmmemorato la «festa della
bertà» durante il pranzo, a
ti hanno partecipato una
nquantina di valdesi e di iniati. Erano presenti il fratelJacques Plcot e il slg. Nef,
residente del Consiglio di
iiesa di Saint Pierre-FusteQuest’ultimo, portando i
luti e le espressioni di stila della sua chiesa, ha invito l’Union vaudoise a unirsi
iutte le altre comunità stra*te presenti a Ginevra per
1 domenica della Riforma. Il
astore Taglierò è stato poi
torvistato dai presenti, che
aslderavano avere notizie
sulle chiese delle Valli. Il canto del Giuro di Sibaud ha
chiuso nel miglior modo il
simpatico incontro.
La sera precedente, a Losanna, in forma analoga, la
Chiesa valdese del Cantone
di Vaud aveva celebrato il
XVII Febbraio nella parrocchia di Saint-Jacques. Animato dall’instancabile sorella
Emma Mourglia, rincontro è
stato onorato dalla presenza
di molti amici dei valdesi, tra
cui i pastori Vouga e Rochat.
Anche in questa occasione il
pastore Taglierò, oltre ad
avere presieduto il culto, nel
corso del quale è risuonato il
Giuro, ha commemorato l’emancipazione leggendo e
commentando le Lettere Patenti del 1848.
Il pastore Rosetti, presidente del Comitato valdese
del Cantone di Vaud, ha annunciato che l’anno prossimo, in occasione del 150° anniversario dell’emancipazione, sarà organizzata una
grande manifestazione nella
cattedrale di Losanna.
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sì definisce il nostro mondo
di lettori della Bibbia: «Uomini semplici, lineari così com’è
la Scrittura, colti, con biblioteca, che leggono molto, che
spesso si isolano e entrano in
tensione con la propria comunità, fatta di buoni lettori
ma non di abili comunicatori
e animatori. Il nostro gesto è
il testo con il quale viaggiamo
o ci accompagniamo».
Nel pomeriggio il «gesto come testo» ha completamente
cambiato l’ottica di approccio. Da questo punto di vista
è apparsa evidente la lunga
strada che dobbiamo percorrere per equilibrare la vita
delle nostre comunità. Il «gesto» si può allargare al mondo
dell’amore, della teologia diaconale, ai modi in cui nel suo
insieme la comunità si accosta al mondo esterno e rende
testimonianza della propria
fede e evangelizza. Secondo
Kleemann il modello quasi
unico sinora usato per interpretare la Bibbia è uno strumento esaurito; efficace è sta
ta la sintesi allegorica finale
espressa con il sogno di una
pastora che la sera prima del
culto perde il sermone preparato, e che poi recupera questa mancanza di uno schema
più o meno fisso di predicazione con l’utilizzo di una
scaletta che le permette di
guardare quasi sempre in viso
i suoi interlocutori, la libera
da una gabbia e le consente
di percorrere nuove strade.
Alla fine dell’intensa giornata ho chiesto al pastore
Kleemann come sarebbe stato possibile per il protestantesimo italiano, con tutti i
condizionamenti della nostra società, sviluppare il polo del «gesto», cioè la teologia
dell’amore e della solidarietà. Kleemann ha riconosciuto le difficoltà incontrate
per differenziarsi dal cattolicesimo, ricco di gestualità.
Ciò che noi chiamiamo sacramenti è prima di tutto un
linguaggio ricco di gesti. Il
pericolo per il protestantesimo italiano è allora di ridurre
la testimonianza della fede al
visibile, al sociale, all’azione
caritativa, privandosi di un
orizzonte in cui interagiscono repertori molto ricchi di
altri linguaggi, che pure nel
protestantesimo classico sono sempre esistiti. Il segnale
del ministero della Parola,
identificata con la parola
scritta, umana pura e semplice, di fatto non esiste: occorrerebbe sviluppare altri livelli linguistici, per non appiattire, come qualche volta
avviene nelle nostre chiese, il
messaggio del Vangelo un
unico canale verbale e spesso verboso.
Chiesa battista di Napoli
La più bella storia
del mondo in musica
MARTA D’AURIA
IL freddo intenso e l’influenza, sua eterna complice, sono stati i maggiori «responsabili» del prolungato
rinvio della recita natalizia
che le due classi della scuola
domenicale della chiesa battista di Napoli via Foria hanno finalmente messo in scena
domenica 26 gennaio, donando a tutta la comunità un
pomeriggio pieno d’allegria.
Non si è trattato della tradizionale rappresentazione teatrale ma di un originale «musical», che ha visto protagonisti quindici ragazzi e ragazze
la cui età va dai 5 ai 15 anni. A
partire dalle letture bibliche
dell’annunzio e della nascita
di Gesù riportate nei Vangeli
dell’infanzia Rossana Cocca,
una delle monitrici, ha riscritto i testi di alcune famose
canzoni italiane e straniere
degli ultimi trent’anni, in
particolare quelle degli anni
’60. Il musical, il cui titolo è
stato «La più bella storia del
mondo», si è rivelato essere
un’interessante esperimento
per i giovanissimi attori e
cantanti in erba che hanno
investito energia e grande entusiasmo nella realizzazione
di questo lavoro. Non solo.
L’inconsueta rappresentazione, tutta giocata sul filo dell’ironia, è stata una piacevole
sorpresa per il numeroso
pubblico intervenuto allo
spettacolo, soprattutto per i
genitori dei ragazzi, che con
nostalgia hanno riascoltato
motivi musicali a loro cari.
Dinanzi alla freschezza e alla
spensieratezza che i ragazzi
hanno saputo comunicare
nel corso della serata, avremmo voluto tutti che l’amara
realtà della violenza perpetrata contro tanti bambini e
bambine innocenti fosse soltanto un bruttissimo incubo.
Agenda
Un momento della festa
GENOVA — «Dall’invocazione alla benedizione; la gestualità nel culto» è il titolo
dell’incontro che il Coordinamento ligure
delle chiese battiste e il 5° circuito delle
chiese valdesi e metodiste propongono alle
ore 15,30 nella chiesa battista di via Vernazza 14. Anna Maffei analizzerà la mancanza di partecipazione del nostro corpo, dei movimenti, dei gesti al culto.
Per ulteriori informazioni telefonare allo 010-6451312.
OMEGNA — Con inizio alle 10 (culto) e conclusioni dalle
17, si tiene presso la chiesa metodista una lezione di formazione con relatore il candidato Sergio Manna sul tema:
«Comunione fraterna e impegno sociale». Previsti momenti di approfondimento con tecniche di animazione.
SUSA — Il Centro culturale Piero Jahier e il Centro di ricerche di cultura alpina (Cerca) propongono alle ore 15
nella chiesa valdese in via Mazzini 21 la presentazione del
volume di Walter Odiardi «Le alte valli di Susa e del Chisone: sulle tracce di un mito storiografico», edito dalla Società generale dell’immagine, Torino, 1997. Presenteranno
il volume il pastore Giorgio Bouchard e il presidente del
Cerca, Luca Patria; sarà presente l’autore.
SANTA MARGHERITA LIGURE — In occasione del ciclo «Protestanti perché?», organizzato dalla Federazione delle chiese evangeliche in Liguria e Piemonte meridionale
con il patrocinio del Comune di Santa Margherita, alle ore 16,30 presso la Biblioteca civica «Amalia Vago» in via Vignolo 25, il past. Stefano Fontana conduce un incontro sul tema «La Riforma radicale».
TRIESTE — «La Riconciliazione di Dio e dell’uomo nella
tradizione islamica» è il titolo della lezione che Paolo Drizzi tiene, alle 18,30, in via Tigor 24. L’incontro fa parte di un
ciclo di riflessioni sulla riconciliazione in vista dell’Assemblea di Graz organizzato dal Gruppo ecumenico di Trieste.
Per informazioni tei. 040-303715.
VENEZIA— « I valdesi in Italia e nel mondo e il progetto di
ristmtturazione di Palazzo Cavagnis» è il tema della mostra
che si terrà a Palazzo Cavagnis, Castello 5170, miti i giorni
dalle ore 14 alle 19 fino al 3 marzo. Telefono 041-5286797.
BERGAMO — Per il ciclo di incontri sul tema
«La figura dell’altro nelle religioni non cristiane» proposto dal Centro culturale protestante, alle ore 18 presso il Centro La Porta
in viale Papa Giovanni XXIII, 30 Giampiero
Comolli parlerà su «Il buddismo (e introduzione generale al tema)». Per informazioni tei. 035-238410.
ROMA — «Nel mercato globale navigando verso la terra
promessa» è il titolo dell’incontro per i giovani che si terrà
alle ore 17,45 nell’aula magna della Facoltà valdese di teqlogia, via Pietro Cossa 40. Partecipano Paolo Naso, Tana «è
Zulueta, Domenico Maselli, Ermete Realacci e Michele Liberato. Alle ore 20 è prevista un’agape fraterna. L’incontro
fa parte di un progetto di orientamento promosso dalle
chiese battiste, metodiste, valdesi e luterana di Roma. Per
informazioni tei. a Lucilla Tron, 06-3204868.
TORINO — «Le confessioni di fede dell’Antico Testamento» è il titolo del seminario che
si terrà nei locali della chiesa valdese in corso Vittorio Emanuele 23, con inizio alle ore
9,30. Per informazioni tei. 011-6692838.
TORINO — A cura del gruppo «Davide &
Gionata», alle ore 17 in via Giolitti 2la, si tiene il secondo
incontro sul tema «Identità, differenza, riconciliazione».
Interviene la psicoioga e sessuologa Jole Baldaro Verde.
Per ulteriori informazioni telefonare allo 011-889811.
PADOVA — «Bioetica laica ed etica cristiana» è il titolo dell’incontro proposto dal
Centro di studio e documentazione «Marco
Salizzato», in collaborazione con i collegi
universitari «Antonianum» e «Don Nicola
Mazza». L’incontro è previsto per le ore 21
presso il cinema «Antonianum» in via Briosco 7; i relatori
sono il prof. Carlo Alberto Defanti, primario neurologo di
Bergamo e il prof. Renzo Pegoraro, docente di bioetica alla
Facoltà teologica Italia settentrionale di Padova.
SANTA MARGHERITA LIGURE — In occasione del ciclo di incontri «Protestanti perché?»,
organizzato dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Liguria e Piemonte meridionale con il patrocinio del Comune di Santa Margherita, alle ore 16,30 presso la Biblioteca civica «Amalia Vago» in via Cervelli Vignolo 25, il pastore
Franco Scaramuccia parlerà su «La Riforma in Italia».
REGGELLO — Per «Appuntamento donne»,
la pastora Daniela Di Carlo guiderà la riflessione sul tema «Ecofemminismo»; rincontro
inizia con la cena alle ore 19,30 sabato 15
marzo e finisce dopo il pranzo di domenica
16. Sarà disponibile una baby-sitter. La quota di partecipazione è di 45.000 lire; prenotare a Casa Cares al 055-8652001 entro il 12 marzo.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 8,15 circa
Domenica 23 febbraio (replica lunedì 3 marzo): «Incontro a Torre Pellice con il presidente della Camera, Luciano Violante, in occasione del XVII Febbraio».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale.
14
PAG. 10 RIFORMA
M
Riforma
Lo statuto dell’embrione
Elena Calvetti
La pubblicazione sull’ultimo numero di Riforma del
Documento dell’Eeccs su «La natura e lo statuto dell’embrione ornano» merita una rimeditazione delle problematiche riflettentisi sul grande tema della bioetica: nella
speranza che l’occasione di questa «rilettura» sia foriera
di ulteriori momenti di incontro e di dibattito nel segno
dell’approfondimento dell’attuale orizzonte giuridico e
scientifico, che non può non essere tenuto in considerazione anche dalle nostre chiese, nel loro ruolo di «formazione sociale» e di «collettore» delle coscienze della pluralità dei singoli.
In realtà, indipendentemente dall’appartenenza o meno a una chiesa o a una confessione religiosa, le questioni
di fede o di morale, che necessariamente vengono coinvolte allorquando si parla di «bioefica», di «tecniche di fecondazione assistita», di «eugenetica», di «embrione
umano», andrebbero analizzate con uno spirito laico e
aconfessionale: poiché, ritengo, la sola razionalizzazione
ogptfiya delle vieppiù emergenti problematiche consentirà di individuare (soprattutto per un futuro nel quale,
verosimilmente, si andrà accentuando il fenomeno della
procreazione assistita) un approccio flessibile ed elastico
evemualmente finalizzato a una collocazione giuridica
dell’embrione nel nostro sistema normativo.
II nostro ordinamento giuridico non conosce il fenomeno della cosiddetta «soggettività giuridica anticipata»
m virtù del quale possono dirsi riconosciuti e attribuiti a
un soggetto, prima ancora del suo sorgere, diritti e doveri. Il nostro codice civile ha, infatti, espressamente condizionato l’pquisto della personalità giuridica all’evento
della nascita: un soggetto quindi non è un’entità giuridicamente rilevante prima della sua nascita. Solo eccezionalmente talune disposizioni di legge (e secondo una
stretta interpretazione) prevedono la possibUità di tutela
del nascituro: sotto il profilo, costituzionalmente garantito, del diritto o meglio della legittima aspettativa «a nascere come individuo sano». Ma siamo ancora lontani
(spero) da una volontà legislativa che consacri la capacità
del concepito (e quindi deU’embrione).
Il documento dell’Eeccs mette a fuoco il nodo centrale
di ogni problematica anche giuridica suH’embrione: e
cioè l’individu^ione di una «nozione di limite» che è, per^tro, una nozione mobile a seconda che la si voglia collimare nella scienza e nella tecnologia, ovvero nella coscienza morale, ovvero ancora nel diritto. E, allo stato attuale del diritto italiano, non è rinvenibile alcuna nozione di limite: per fortuna! poiché la codificazione di un limite (impositivo di un «non facere» ovvero delimitativo
di un «facere») implicherebbe l’introduzione di una nozione chiaramente intrisa di valenze e di significati morali (espressione, forse, della coscienza dei più ma non dei
tutti) che finirebbero col diventare, essi stessi, regola valida per tutti. Con U pericolo che la creazione di un limite
andrebbe a confiiggere anche gravemente con alcune importanti conquiste della nostra volontà giuridica, stravolgendole (si pensi alla legge 194/78 sull’interruzione volontaria della gravidanza).
II voler a tutti i costi «infilare» in una casella giuridica
1 embrione umano non può che comportare anche l’introduzione di un limite: laddove, come fa correttamente
il documento dell’Eeccs, l’embrione umano, eventualmente inteso come futuro bambino o come una persona,
va collocato in un contesto esclusivamente relazionale
parentale o maritale (io direi: in un contesto «familiare»
alla^ condizione che s’intenda la famiglia come un’aggregazione di più di due persone, non necessariamente fondata sul matrimonio). È dunque importante parlare di
«statuto dell’embrione» purché se ne parli in senso atecnico e non giuridico: l’embrione, inteso come il prodotto
oggettivo (e abbozzato) della procreazione andrà tutelato
ma non «classificato» né elevato a «soggetto di diritto»:
pena, altrimenti, la strumentalizzazione di parte, soltanto, della coscienza politica e morale e, a fortiori, della coscienza di una religione dei più, che si erigerà quale parametro normativo di riferimento per tutti.
Kifokma
E-Mail: Riforma @ Alpcom.it
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D’Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Pien/aldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglla, Avernino
Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe FIcara, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Mattinai, Carmellna Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan
Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE.Stelio Armand-Flugon: GRAFICA: Pietro Romeo
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EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125 Torino.
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
Un. 176 del 1 ° gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 6 del 14 febbraio 1997 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 12 febbraio 1997.
:
VENERDÌ 21 FEBBRAIO
Quando si «gioca» con la vita degli altri
Ritrovare la ricchezza delKanima
Le generazioni odierne hanno tutto e non hanno nuììa, in
particolare non hanno con chi misurarsi e comunicare
RINA LYDIA CAPONETTO
IROPRIO in questi giorni
ul; ■ ■ ■■
riflettevo sul perché alla
nostra generazione non sarebbe mai venuto in mente di
«giocare» mettendo a repentaglio la vita degli altri. Perché eravamo così diversi dalle generazioni di oggi? Noi
eravamo i figli di una guerra
tremenda che ci aveva insegnato gli errori dell’odio e
della morte agghiacciante; e
abbiamo risposto a quegli errori con la solidarietà, la ricchezza dei sentimenti, la passione per gli ideali e il desiderio di ricostruire il nostro
paese. Costruiti su delle basi
solide: in quegli anni la famiglia era formativa ed era basata sulla ricchezza degli incontri, sul valore degli scambi emotivi, si intrecciavano le
emozioni attraverso i bei racconti del padre e si costruiva
la nostra femminilità attraverso i sentimenti delle donne di allora, che con grande
fatica ricostruivano il mondo
che era andato in sfacelo! La
famiglia di allora era ricca di
storie, di emozioni, di tempo
l’uno per gli altri e così si
creava la nostra ricchezza interiore. La scuola era a sua
volta formata da professori
che non solo ci insegnavano
ad amare Petrarca e Dante
ma parlavano, discutevano,
si incontravano con noi e formavamo così le nostre coscienze di individui.
Ricostituiamo questa scuola con r anima, come afferma
giustamente Umberto Galimberti (art. di Repubblica del 7
maggio ’96). Non bastano le
nozioni, i giovani non sono
dei contenitori vuoti a cui
può bastare il computer e la
tecnica, non possiamo togliere dalla scuola, «l’educazione
emotiva, gli incontri». E qui
arriviamo all’oggi: la famiglia
Una generazione apparentemente
Jb
•A HilllllA' ■
spensierata
è diventata «Ciao, esco!». Gli
incontri sono scarsi fra i
componenti perché la velocità dei nostri tempi ha annullato gli scambi emotivi;
tutti corrono, tutti hanno
troppe cose da fare; la corsa
ha bruciato la ricchezza degli
incontri, il vivere scambiandosi le reciproche esperienze, scambiandosi le domande e le risposte a tanti perché, ed era proprio questo
che aveva consentito a noi la
nostra crescita sociale e emotiva, è proprio stato questo
potersi misurare con il mondo degli adulti che ci ha permesso di crescere, di diventare persone adulte e responsabili. Tutto questo, oggi, si è
azzerato.
Le generazioni odierne
hanno tutto e non hanno
nulla, possono realizzare
qualunque desiderio, in un
lampo si può andare da un
continente all’altro, girano il
mondo con un biglietto circolare in tasca e vanno, ma
non hanno con chi misurarsi:
il padre è spesso assente, la
madre sempre di corsa, la
scuola inefficiente come ricchezza di incontri; e non
hanno a chi comunicare le
proprie difficoltà, i propri
pensieri. Inoltre la televisione
ha annullato, dimenticato la
cultura; non possono neanche arricchirsi come facevamo noi con le commedie di
Bernard Shaw, o con la musica, la pittura: chi darà loro gli
strumenti, la chiave per capire il mondo così complesso e
variegato di oggi? E chi nutrirà la loro anima? E allora
assistiamo ad atti di delinquenza, di violenza, di grave
disagio, e rimaniamo sconcertati. Forse questa società
ha bisogno dell’anima: di ritrovare i tempi giusti, la ricchezza dei linguaggi, degli
scambi emotivi tra una generazione e l’altra, perché solo
così riusciremo a formare uomini e donne in grado di valutare i perché della vita, e di
saperla affrontare con maturità e senso di responsabilità.
Il Giubileo e le celebrazioni dell'anno 2000
La formulazione biblica del Giubileo
ERMANNO SPURI
Le pressioni che il gmppo
di lavoro religioso (Rwg)
sta operando sulla Banca
mondiale e il Fondo monetario internazionale mediante
il programma denominato
«un appello al Giubileo», ci
sembra una delle iniziative di
maggior peso che sia stata
varata in questi ultimi tempi
di dibattiti e di preparazione
giubilare. In altre parti del
mondo stanno sorgendo anche altri progetti per la celebrazione dell’anno 2000. Tutte queste iniziative però
mancano di strategia di fondo, perlomeno sembrano ingenue e quindi sono destinate ad avere scarsa efficacia
nel tempo. Un libro molto interessante che tratta questi
argomenti fu scritto da Von
Leewen, edito dalla Claudiana e intitolato «Rivoluzione
come modello di sviluppo».
L’analisi fatta dall’autore
metteva molto bene in evidenza l’impossibilità di risolvere i vari problemi del Terzo
Mondo usando i metodi di
una vecchia strategia economica legata alle sue ferree
leggi di mercato e di profitto.
In sostanza, non si attua il
progetto del giubileo annullando soltanto il debito dei
paesi del Terzo Mondo, ma
anche prendendo in considerazione gli elementi basilari
caratterizzanti un possibile
nuovo orientamento eticopolitico contenuti nell’antica
proposta mosaica. L’argomento del Giubileo, purtroppo, è radicale e rivoluzionario: non permette risoluzioni
parziali di buona volontà e
tanto meno di infide speculazioni finanziarie e di sporca
politica. Si rimane sempre e
nuovamente perplessi davanti all’utopistica e anticipatrice formulazione biblica.
I concetti del Giubileo sembrano piuttosto la «carta costituzionale del Regno dei
Cieli» anziché una proposta
socio-politica per il genere
umano. Una semplice verifica per la ricerca di una possibile attuazione del Giubileo
attraverso la storia d’Israele e
i periodi della sua sottomissione ad altri imperi ci fa rimanere interdetti per il silenzio che ne viene fuori. Va
messo soltanto in evidenza a
questo scopo l’unico documento della storia di Israele
di scuola profetica che riprende molto chiaramente i
temi del Giubileo, riportato
dal libro di Isaia risalente al
560 a.C., redazione che poi
diverrà il testo della predicazione di Gesù a Nazareth.
Dal 70 d.C. in poi, fino ai
giorni nostri, il popolo ebreo
disperso nel mondo non ha
avuto il tempo di pensare alla
realizzazione dei concetti
giubilari così impegnativi e
assurdi, preso poi com’era a
sopravvivere in mezzo alle
persecuzioni. Che il giubileo
dovesse realizzarsi dopo la
festa dell’Espiazione lo sap
piamo, ma in realtà non venne mai trascritto nei due calendari usati dalla cultura
ebraica. Sappiamo soltanto
che ogni cinquant’anni dal
momento del Sinai, nei mesi
di settembre-ottobre, vi sarebbe stato il possibile spazio
per la sua attuazione. Facendo alcuni calcoli non molto
fantasiosi, si potrebbe dire
che al tempo del ministerio
di Gesù sarebbe dovuto cadere il periodo della realizzazione del ventiquattresimo giubileo. È possibile che Gesù
con le parole pronunciate sul
testo di Isaia a Nazareth volesse in qualche modo celebrare il giubileo obliato per
tanti secoli dal popolo ebreo?
Può essere verosimile che
Gesù intendesse coordinare
il suo pensiero e la sua predicazione e quindi l’etica della
sua vita con il programma
socio-politico dell’antico giubileo mosaico? In che maniera Gesù da quell’«oggi» in poi
avrebbe adempiuto quel progetto rivoluzionario? È stato
un caso, oppure erano coscienti i redattori dei quattro
Evangeli nel tramandarci il
materiale della predicazione
e della vita di Gesù così aderente alle indicazioni basilari
del giubileo? Forse la realtà
giubilare di Gesù, espressa
nel periodo della sua vita, se
non ci accontentiamo soltanto del fatto che Gesù è nato
ed è morto per noi, è tutta da
scoprire nei suoi più profondi e misteriosi significati.
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di «una certa subalternità
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una visione laica delle cose
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Un viaggio in Germania dal 13 al 23 giugno
Sulle orme di Lutero con il 2” circuito
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Il 2“ circuito organizza una
ita in Germania dal titolo significativo: «Sulle orme di
Lutero: dieci giorni a Lipsia e
dintorni», dal 13 al 23 giugno
1997, Il programma di massinia prevede la partenza per
venerdì 13 in pullman da Pinerolo; la prima tappa sarà
bc» Dui Trento e poi si parte per la
aer Í C Baviera, dove il gruppo sarà
naturai ospite della comunità evana Ronu Inzell. Sabato 14
perso ^
-ardo B furt. Da domenica 15 a dore a uni gruppo si fer
iti pai roerá a Lipsia e si potrà così
mitri «i visitare la città e i suoi dintor■ ni. Da mercoledì 18 a dome
propnì,
stiamo,
nica si parteciperà al Klr
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ulta ha Durante la settimana si pohissimit^™”® visitare le cittadine di
culturàLutherstadt Wittenberg, Ei•gna in*sleben, Weimar e Buchenre unai'*^®^t^’ Naumburg, Herrnhut,
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ÌpI nrm Dresda. Domenica 22, dopo il
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lo stadio Lipsia, si partirà per
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può farlo entro il 3 marzo
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Lipsia: la Nikolaikirche
presso la Chiesa valdese di
Pramollo (tei. 0121-58020).
L’albergo a Lipsia sarà di
buona categoria (due stelle),
vicino al centro storico; i
Un libro
importante
lETA
Caro direttore,
circa un paio di mesi fa ho
tto con vivo interesse il lino di Roberto Malan e Eretto Lo Bue uscito nello
Icorso dicembre con il titolo
mici, fratelli, compagni, edito da L’Arciere.
iGià il sottotitolo «memorie
Venei valdese del XX secolo»
7 dà l’idea dell’ottica secondo
8 gei^ lacciaie vengono esposti fatti
pita ut esìtuaziorii che hanno caratl'/j che,li rohzzafo i! jicriodo che va dall lesi e'i! gh anni '30 ali’inizio dei '90,
3 tenul#^®2hire d-igli anni del Confetto valdese che ospitò centi
iziale
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i. Fieli’
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ittivazil
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1 (..).
5 che
naia di studenti da tutta Italia
itpeccato che non ci sia più)
“no al termine della conduione, assieme alla moglie,
ell’agenzia Malan viaggi di
orino.
n periodo della Resistenza,
■in cui Malan ebbe la gravosa
' sponsabilità del comando
Iella V Divisione alpina Giuìzia e Libertà, fa rivivere ai
iù anziani tanti momenti
rammatici (in parte anche
¡inediti) ma anche entusiaismanti, mentre per i più giovani è un utile strumento per
venti ei®^®gho comprendere quell’
la nrei®pu^u. Il piglio della narranta di ^°ue è a carattere «crona3 credi ’-^•sìico», non storico: «Racconto - dice Malan - soltanto
cose che mi sono capitate e
educa: “e ho visto»,
testi!
irofesi
ì»
Le pagine più sofferte e
amare sono quelle dedicate a
«la fede e la Chiesa», che l’autore offre al lettore con grande sincerità e per questo suscettibili di reazioni diverse
per via del suo atteggiamento
critico, quando non duro, nei
confronti di quella che egli
definisce «Chiesa ufficiale».
Mi auguro una prossima
recensione su questa rilevante testimonianza dei nostri
tempi {L’eco del Chisone lo ha
fatto ampiamente nel n. del 9
gennaio scorso). I libri storici
restano, mentre i testimoni
orali passano; teniamone il
debito conto.
Roberto Peyrot
Torre Pellice
Una realtà
arricchente
Leggo del disinteresse di
alcuni abbonati a Riforma
per L'eco delle valli valdesi e
la relativa risposta molto logica della redazione. Vorrei
rivolgere qualche parola personale a questi disinteressati.
Appartengo a una comunità interdenominazionale del
tutto indipendente da qualunque chiesa, completamente chiusa in sé, formata da
membri quasi esclusivamente
molto anziani. Prima della
guerra, sessant’anni or sono,
mio fratello, trasferitosi a Palermo, incominciò a mandar
Uca
OPERA BALNEARE VALDESE G. P. MEiLLE
I BORGIOVEREZZI(Sv)
SOGGIORNO MARINO 1997 per ragazzi/e
Sono stati fìssati i due turni del soggiorno marino 1997 per ragazzi e
togazze a Borgio Verezzi presso la Casa balneare valdese, corso Ita
ini ini
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ità (•■•)
e cose
110-17027 Pietra Ligure (Savona)
dal 13 giugno al 27 giugno età ó-9 anni
(nati tra il 1.01.88 e il 31.05.91)
dal 27 giugno ai 11 luglio età 9-1
(nati tra il 1.01.86 e il 31.12.88)
anni
moduli per le iscrizioni possono essere richiesti presso la segreteria
3ni<
della Chiesa valdese di Torino, via S. Pio V n.15 - 10125 Torino.
Telefono 011/669,28.38
Termine delle iscrizioni 15 maggio 1997
accettano anche domande per personale volontario (infermiere/i. ifconitrìci/vigilatrici, monìtorì/vìgìlatori). Chi fosse interessato faccia
1 iiau ®oroanda scrìtta alla commissione, sempre presso la segreteria della
ìema ^ ' (.^Lìesa valdese di Torino, via San Pio V n. 15 - 10125 Torino - entro
15 oprile 1997. Il Comitato è disponibile per informazioni.
1
pranzi e le cene sono in comune, parte inclusi nel prezzo e parte al sacco. Il prezzo
approssimativo del viaggio è
di £ 1.500.000 a testa.
mi L'eco delle valli valdesi: mi
si aprì davanti un mondo del
tutto nuovo, ben diverso dalla
vita di una comunità fatta solo di culti, perché unicamente
intenta a difendersi dall’ostilità della Chiesa cattolica attorno. Subito dopo la guerra
mi misi in contatto con la
Chiesa valdese, fui mandata
per due mesi all’Istituto ecumenico di Bossey, partecipai
a campi estivi e invernali e
naturalmente ad Agape, e
vieppiù a incontri internazionali dei più vari tipi.
Oggi, pur essendo io troppo anziana per una partecipazione molto attiva, leggo
per filo e per segno Riforma
e anche i vari inserti, per esempio quello della Fgei, e
scorro più o meno superficialmente L’eco. Infatti in
queste pagine trovo una
realtà un po’ diversa da quella del resto d’Italia e proprio
per ciò molto arricchente, se
rifletto sui problemi delle
Valli, dei giovani o altro.
Penso che per quanto impegnati, se vogliamo e vi diamo un certo valore, troviamo
sempre il tempo per leggere
anche cose che non ci coinvolgono direttamente ma da
cui c’è sempre qualcosa da
imparare. Ringrazio perciò
vivamente quelli che inseriscono nel nostro periodico.
PAG. 1 1 RIFORMA
Il pastore metodista di Bologna scrive al cardinale Biffi
La Riforma ha prodotto libertà é democrazia
Ill.mo Cardinale Giacomo
Biffi. Sono pastore nella Chiesa evangelica metodista di
Bologna e da qualche settimana seguo con interesse alcune
Sue dichiarazioni riportate
dagli organi di stampa, dichiarazioni che coinvolgono
indirettamente le chiese
evangeliche in Italia. Per tale
motivo mi permetto scriverle
questa lettera con il desiderio
di aprire un dialogo con Lei,
pur partendo da una storia di
fede cristiana completamente
al di fuori dalla comunione
con la Chiesa cattolica.
La prima questione riguarda il tema deH’ecumenismo.
Sono venuto a conoscenza di
una Sua dichiarazione che mi
preoccupa: Lei ha affermato
di non volersi impegnare in
un cammino ecumenico tra i
cristiani e di valutare negativamente tale cammino già in
atto. Non so se questa sua dichiarazione sia esatta ma, se
lo fosse, mi permetto ricordarLe che il «movimento ecumenico» nella cristianità è oggi un processo dì riconciliazione quale sorgente di vita
nuova. Si può essere favore
anche per chi sta fuori delle
valli valdesi, le notizie di
quella zona.
Jolanda Schenk - Merano
Uno spazio
per
esprimersi
Ho letto dei commenti disgustati riguardo al contenuto di Riforma e in particolare
de L’eco delle valli valdesi. Io
sono uno dei 15.000 valdesi
rimasti alle Valli, dove già vedo con preoccupazione che il
senso della fraternità e della
comunicazione si va impoverendo. Proprio per questo,
benché non mi riconosca
nell’80% del contenuto del
giornale, tuttavia anno dopo
anno continuo ad abbonarmi
per i seguenti motivi:
1) è l’unico giornale che mi
consente di conoscere il pensiero e le attività degli altri
15.000 valdesi sparsi nel resto
d’Italia;
2) perché io ritengo che il
giornale consenta ad ogni
evangelico di avere uno spazio su cui esprimersi; certo,
non tutti si esprimono secondo il mio punto di vista, ma
in questo sta la sua bellezza e
varietà;
1
FEBBRAI01997
Il muro e il ponte
Le religioni tra integralismo
e riconciliazione
Convegno - Roma 14-16 febbraio
Chiese
Verso un nuovo Concilio?
Società
I bambini che crescono nel carcere
Politica
Dove vanno i Verdi? Intervista a Luigi Manconi
Confronti-, una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38, 00184 Roma.
Chiedete una copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
(indirizzo Internet: Http://bella.stm.it/marfcet(sct/home.htm)
voli 0 contrari alle varie manifestazioni del movimento
ecumenico odierno, ma credo
che non sia possibile essere
contrari a ogni processo che
conduca alla riconciliazione
tra cristiani e tra i popoli. Sarei lieto se potessi con Lei dialogare, in una situazione di
chiara parità fraterna, sul tema della riconciliazione, tema
al centro della prossima «2“
Assemblea ecumenica europea» di Graz.
La seconda questione riguarda il tema dell’Europa. In
una intervista ad un Tg, di alcuni giorni fa, Lei ha affermato che la nuova Europa dovrà
preoccuparsi dell’uomo, della
democrazia e della libertà, per
riparare all'offesa recata
all’Europa stessa dalla Riforma protestante e dall’Illuminismo. Sono rimasto sbalordito da questa Sua dichiarazione (ma forse gli organi di
stampa hanno esagerato nel
riferire le Sue parole?) soprattutto per un grave errore storico. Si può essere, anche in
questo campo, contrari all’avvenimento storico e religioso
che fu la Riforma protestante
classica (nel ’500 vi fu anche
una «riforma cattolica»!), ma
credo che non si possa negare
il fatto che proprio la Riforma
protestante e l’Illuminismo
hanno prodotto libertà e democrazia. Le più importanti
democrazie moderne hanno il
loro fondamento ideale e religioso sui principi forti della
Riforma protestante. Faccio
riferimento, per restare in Europa, agli stati del Nord Europa, alla Gran Bretagna, alla
Germania.
Il «Sola fide», «Sola Scriptura», «Solus Christus», «Sacerdozio universale dei credenti»
quale cammino importante
della Riforma nella complessità degli avvenimenti storici
dell’Europa hanno costruito
società umane fortemente libere e democratiche. Il nostro
paese entrando in Europa deve prendere coscienza di questi eventi storici, culturali e
religiosi come momenti più
che positivi piuttosto che agire per riparare una offesa.
In attesa di risentirLa La
prego ricevere il mio saluto
cordiale e fraterno.
Giovanni Anziani
3) è la nostra voce nell’uniformità di un cattolicesimo
che si infiltra e pervade ogni
aspetto della vita nazionale.
Riconosco i difetti lamentati, ma di essi ne sono anche
responsabili tutti coloro che
chiedono sempre agii altri di
fare qualcosa senza impegnarsi personalmente.
Paolo Gardiol
Luserna San Giovanni
No al
disimpegno
Capisco che un battista o
un metodista o un valdese
che risieda lontano dalle valli
valdesi, per esempio nel Sud
d’Italia, non si interessi affatto a quanto può accadere a
Perosa o a Frali, sia una riunione di quartiere o una gara
di sci. Capisco anche che da
parte di alcune persone si deplori il fatto che gli articoli
più impegnativi e i dibattiti
più interessanti siano per lo
più pubblicati in Riforma anziché ne L’eco delle valli. «De
gustibus...».
Quello che non capisco è
che un valdese «doc» disdica
l’abbonamento all’«Eco» perché lo trova deludente, magari per abbonarsi a un altro
settimanale. La critica è necessaria e costruttiva, mentre
il disimpegno e il rifiuto sono
sterili. Malgrado tutto il giornale in questione è pur sem
pre una voce protestante, anche se sta diventando un po’
fioca. Non permettiamo che
questa voce protestante si
estingua.
Silvana Tron - Torre Pellice
Dal Brasile
via Internet
Tramite il sito Internet della
Chiesa valdese di Torino (http
://www.arpnet.it/-valdese),
che presenta anche le attività
delle chiese e opere battiste,
metodiste e valdesi, ogni anno
in Italia e nel mondo centinaia di persone entrano in
contatto con la realtà delle
nostre chiese. Pubblichiamo
di seguito una lettera giunta
recentemeqte nella relativa
casella della posta elettronica
(valdese@arpnet.it) che mostra le potenzialità di questa
presenza.
Cari fratelli e sorelle valdesi, i miei sinceri auguri per la
vostra Homepage. Sono don
Tarcisio Mesquita, prete brasiliano a San Paolo. Ho un
programma radio settimanale trasmesso dappertutto in
Brasile. Ho approfittato della
vostra pagina per parlare un
po’ di voi nei mio programma ed invitare i cristiani del
paese di pregare per il vostro
impegno nell’ambito ecumenico. In Cristo,
p. Tarcisio Marques
Mesquita - San Paolo
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«Quand’anche camminassi
nella valle dell’ombra della morte,
io non temerei male alcuno
perché tu sei con me»
Salmo 23, 4
I familiari di
Valdo Paschetto
riconoscenti per la dimostrazione
di affetto ricevuta, nell'impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano il personale del reparto di
Medicina generale dell'ospedate
Agnelli di Pinerolo, il dott. Paolo
Campra, Vera Long e i suoi collaboratori, il past. Vito Gardiol, i parenti e gli amici che sono stati loro
vicini in questo momento.
Un ringraziamento particolare
alla famiglia del pastore Genre
per l'amicizia e l'affetto dimostrati
anche in tutti gli anni passati,
Miradolo, 9 febbraio 1997
CANTI DELLA RIFORMA
a cura di Amelia Coccumelli
28 febbraio - chiesa battista,
via Tfiaboschi, 119, Torino
RINGRAZIAMENTO
«Rimetti la tua sorte nell'Eterno:
confidati in lui ed egli opererà»
Salmo 37, 5
I familiari di
Celina Richard ved. Rostan
ringraziano tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore.
In particolar modo ringraziano il
pastore Eric Noffke e sua moglie
Erica, la dott.ssa Taraselo, la vicina di casa Dina Grill e la signora
Clotilde Grill che le tacevano visita amichevolmente.
Ghigo di Frali, 10 febbraio 1997
MUSICA E PREGHIERA
23 febbraio 1997 - ore 17
Torino - corso 'Vittorio
Letture bìbliche commentate da Giuseppe Platone,
pastore della Chiesa valdese di Torino.
Musiche di Bach, Monteverdi, Frescobaldi, Campra, Clerambault, Gilles.
16
PAG. 12 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 21 FEBBRAIO 1997
'
Il nuovo fenomeno coinvolge circa 25 milioni di persone in tutto il mondo
Il dramma dei «profughi ambientali»
Il problema dello «sradicamento» non è solo dovuto a fattori politici, religiosi
etnici ed economici, ma anche a motivi legati alla gravità del dissesto ambientale
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Fra gli oltre 125 milioni di
sradicati sparsi per nel
mondo, circa 25 milioni sono
di un tipo particolare: sono i
cosiddetti «profughi ambientali», cioè gente costretta ad
abbandonare la propria terra
non per ragioni politiche o
per carestia, ma a causa del
degrado ambientale.
in un articolo apparso il 31
agosto scorso sul settimanale
britannico New Sdentisi, il
giornalista Nolan Peli illustra
bene i termini di questo nuovo fenomeno che non colpisce solo i paesi più poveri del
pianeta ma anche alcune zone degli stessi Stati Uniti.
Uno degli esperti più noti del
problema è lo statunitense
Stuart Leiderman, studioso di
questioni ambientali all’Università del New Hampshire
che, nel 1992, ha cominciato
a interessarsi del fenomeno.
Attualmente, dice Leiderman, lo status di profugo viene riconosciuto solo a coloro
che sono esposti a persecuzioni per ragioni politiche,
etniche, religiose, o di nazionalità. Nulla è previsto invece
per coloro che devono lasciare le loro terre e le loro case
per motivi ecologici.
Leiderman individua quattro fattori principali fra i motivi che spingono la gente ad
abbandonare il proprio territorio: 1) l’oppressione politica
o religiosa: 2) il collasso economico; 3) il terrore militare o
civile: 4) il disastro ecologico.
Spesso questi quattro fattori
sono strettamente intrecciati:
ad esempio, vi è quasi sempre
una correlazione tra guerra e
dissesto ambientale. 11 giornalista cita un esempio particolarmente significativo, che
giustifica il titolo dato all’articolo («Esclusi dal paradiso»):
aH’indomani della guerra del
Golfo, Saddam Hussein cacciò dalle loro terre i «ma’dan»,
o arabi delle paludi, discendenti degli antichi sumeri.
L’inquinamento atmosferico è una deiie principaii cause di degrado
cioè gli abitanti di quell’area
del Sud dell’Iraq, tra il Tigri e
TEufrate dove, si dice, l’autore della Genesi avrebbe immaginato il giardino dell’
Eden. 1 «ma’dan» vivevano lì
da cinquemila anni, in perfetta simbiosi con l’ambiente
paludoso. Saddam distrusse i
loro villaggi con i missili e avvelenò l’acqua delle paludi.
Poi fece costruire argini ai fiumi, il che provocò il prosciugamento dell’area. Oggi, il
90% della palude centrale di
Qurnah, che prima copriva
700.000 ettari, è del tutto
asciutta. Agli arabi delle paludi non è rimasta altra scelta
che quella di abbandonare la
loro terra avita.
Ovviamente esiste anche
uno stretto rapporto tra i
cambiamenti climatici, provocati daH’inquinamento atmosferico dei paesi industrializzati, e il dissesto ecologico. Non è un caso che il
Consiglio ecumenico delle
chiese, dopo aver lanciato la
petizione sui cambiamenti
climatici, abbia proclamato il
1997 «Anno ecumenico della
solidarietà delle chiese con
gli sradicati». Infatti, come
dice Leiderman, «i profughi
ambientali sono bioindicatori della qualità dell’ambiente.
Oggi ci sono profughi a causa
di inondazioni, fuoriuscite di
liquidi tossici (...), desertificazione, progetti idroelettrici,
miniere a cielo aperto, contaminazione da radon o altre
radiazioni, diboscamento
dissennato, erosione dei suoli, depauperamento dei terreni agricoli, malattie epidemiche, defogliazione, mine, e
altre attività umane involontarie oppure intenzionali».
Un altro studioso del fenomeno, Norman Myers, autore
del libro Environmental Exodus, ritiene che non sia facile
identificare i profughi ambientali in quanto sono spesso profughi all’interno del loro stesso paese. Myers afferma che molti degli abitanti
poverissimi che affollano le
baraccopoli delle periferie di
tutte le maggiori città dei
paesi del Terzo Mondo sono
di fatto profughi che sono
stati costretti ad abbandonare il loro territorio di origine.
Per illustrare la drammaticità del problema, l’articolo
del New Sdentisi cita due
esempi illuminanti: quello
del Messico e quello di Haiti.
L’immigrazione clandestina
di messicani in Usa, che ormai raggiunge la cifra di un
milione Tanno, non è solo
dovuto alla forza di attrazione
del dollaro e del sogno americano, ma anche al fatto che
oltre il 60% delle terre messicane è gravemente degradato
e ogni anno l’erosione del
suolo sterilizza 259.000 ettari
di terreni coltivati. La desertificazione dovuta ai cambiamenti climatici costringe ogni
anno 900.000 persone a lasciare la propria terra. La
stessa cosa si verifica ad Haiti: lì il degrado ambientale,
spesso dovuto all’eccessivo
diboscamento, e la crescita
demografica hanno ridotto la
produzione pro-capite di cereali a circa la metà di quella
di quaranta anni fa. Come
meravigliarsi che negli ultimi
vent’anni quasi un milione e
mezzo di haitiani abbia abbandonato l’isola?
Secondo Myers, nei prossimi anni, è probabile che le
Filippine, il Messico e la Costa d’Avorio perderanno ciò
che rimane delle loro foreste,
mentre l’Etiopia, il Nepal e il
Salvador vedranno i loro suoli completamente erosi dal
vento e dalle piogge.
Nel terzo millennio, quindi, il flusso migratorio dei
profughi ambientali rischia
di raggiungere livelli insostenibili. Che fare? Leiderman
ritiene che per affrontare
questo «problema incontrovertibile», sia necessario non
lasciarlo solo nelle mani degli
specialisti e dei politici, ma
che occorra conoscere e ascoltare gli stessi profughi
ambientali per capire fino in
fondo i motivi che li hanno
spinti a fuggire. L’unica soluzione a lungo termine, secondo Leiderman, è di puntare al recupero ecologico
delle terre abbandonate, cercando di ripristinare gli ecosistemi rovinati e di prevenire futuri dissesti. Per fortuna,
qua e là nel mondo esistono
piccoli segnali incoraggianti:
a volte basta un filo d’acqua
per fare rifiorire il deserto e
ridare la speranza.
i Chiese preoccupate per il calo della natalità e il declino della vita familiare
Un terzo degli ungheresi è al di sotto della soglia di povertà
Dopo la pubblicazione delle cifre che confermano un
calo drammatico del tasso di
natalità e un declino della vita familiare in Ungheria, i responsabili delle grandi chiese
si sono impegnati a fare del
rinnovamento morale e sociale una priorità ecumenica.
«Le statistiche mostrano che
la nostra situazione è la peggiore di tutto il XX secolo, che
è stato il periodo più scuro di
una storia iniziata 1.000 anni
fa», ha lamentato il vescovo
Lorant Hegedus, della Chiesa
riformata d’Ungheria. «Tutte
le comunità religiose (calviniste, luterane, cattoliche romane, ebraiche) devono esigere risposte autentiche affinché nel mondo travagliato
di oggi possiamo andare di
nuovo incontro a Dio».
11 vescovo si è espresso così
dopo che l’Ufficio centrale
delle statistiche ungherese ha
annunciato un calo del 5%
del tasso di natalità per il
1996 (107.000 nascite), il più
basso di questo secolo. Con
145.000 decessi ogni anno,
TUngheria ha il più forte tasso di mortalità d’Europa e
una speranza di vita di 64,8
anni, uguale a quella di un
secolo fa.
La popolazione ungherese
(10.174.000 abitanti) è diminuita del 4% rispetto al 1977,
e dovrebbe ancora diminuire
del 10% nel corso dei prossimi vent’anni. Nel suo rapporto, TUffico delle statistiche
indica che il 21% dei bambini
nati nel 1996 sono bambini
nati fuori dal matrimonio;
dieci anni fa erano il 10%, il
che conferma una tendenza
alle relazioni non matrimoniali, analoga a quella dei
paesi occidentali.
11 vescovo Hegedus ha precisato che il calo della popolazione è iniziata sotto il regime comunista di Janos Radar, al potere dal 1956 al
1988, il cui «effetto distruttivo
sulla morale» ha causato più
torto all’Ungheria che non il
regime stalinista di Matyas
Rakosi nel dopoguerra. Tuttavia la transizione verso
l’economia di mercato, unita
alle «politiche allucinanti e
negative» dell’attuale governo socialista, ha creato condizioni ancora più dure che
durante il comunismo, ha aggiunto il vescovo.
Di conseguenza le chiese
storiche ungheresi hanno dovuto trovare il proprio posto
nella nuova società, ha proseguito il vescovo. Anche se in
numero sempre maggiore, i
genitori preferiscono le scuole private alle scuole pubbliche, la chiesa riformata non
ha più i mezzi per mantenere
le sue 113 scuole e la sua università. «Aspettavamo dall’
Ovest che ci trasmettesse alti
valori morali, ma al loro posto abbiamo avuto il libertinismo e il nichilismo. Questi
hanno generato una seconda
forma di ateismo, che va aggiunta all’influenza ancora
grande del marxismo leninismo - ha ricordato il vescovo
-. Oggi, noi poniamo la nostra speranza in un cristianesimo post-ateo proprio perché un numero sempre maggiore di cittadini, che non
credono in Dio, non vuole
che i loro figli ereditino questo vuoto spirituale».
Per Laszlo Lukacs, portavoce della Chiesa cattolica romana d’Ungheria, le statistiche «confermano la diagnosi»
fatta in una lettera pastorale
pubblicata al termine di una
riunione della Conferenza
episcopale nell’agosto scorso.
La lettera sottolineava anche
la cattiva gestione delle istituzioni pubbliche e la corruzione delle élite economiche e
politiche del paese. La lettera
di 72 pagine lamentava le
tensioni sociali provocate da
un tasso di disoccupazione
del 10% e il fosso crescente
tra i ricchi e i poveri che, secondo i vescovi, era già più
profondo rispetto all’Europa
occidentale. Secondo loro la
moltiplicazione repentina del
numero degli aborti, circa
75.000 in un anno, e un calo
del 23% del valore reale delle
pensioni in cinque anni, sono
le «conseguenze nefaste» della politica governativa.
Con 3,5 milioni di ungheresi che vivono al di sotto della
soglia di povertà (erano un
milione durante gli Anni ’80)
sottolineava la lettera, il 45%
dei minori di 19 anni proviene da famiglie che vivono in
situazioni di povertà. «Anche
se la lettera è stata redatta da
vescovi cattolici, speriamo di
avvicinarci ad altre chiese e
di avviare una nuova fase di
cooperazione tra la chiesa e
la società - ha dichiarato Laszlo Lukacs -. Questa iniziativa è stata percepita favorevolmente dai cittadini praticanti e non praticanti che vi
vedono il primo vero passo
mirante, dopo sei anni, a dare un ruolo alla chiesa nella
situazione sociale attuale».
Riconoscendo che l’effetto
congiunto dell’indottrinamento marxista e del pensiero capitalistico liberale ha
portato all’Ungheria «un
doppio ateismo», ha aggiunto
che questa tendenza alla secolarizzazione è anteriore al
1989. Due terzi degli ungheresi sono registrati come cattolici romani nel censimento
del 1993, il 21,9% si dichiara
membro della Chiesa riformata e di altre chiese protestanti. (eni)
Dopo i risultati di un'inchiesta
Un vescovo anglicano chiede
il boicottaggio della Nestlé
Un vescovo della Chiesa
anglicana ha chiesto alla
chiesa di riprendere il boicottaggio della Nestlé dopo che
un’inchiesta ha stabilito che
la multinazionale risultava fra
le imprese che violano il codice internazionale di commercializzazione dei sostituti del
latte materno.
Per il vescovo anglicano di
Coventry, Simon BarringtonWard, la promozione di latti
in polvere per sostituire il latte materno è un «esempio flagrante di sfruttamento commerciale nei paesi del Terzo
Mondo, dove le donne sono
particolarmente vulnerabili».
Il vescovo Barrington-Ward
ha spiegato che anche le donne dei paesi industrializzati
sono sottomesse a certe pressioni e passano troppo rapidamente dalTallattamento al
seno al biberon. «I cristiani
devono rimanere vigilanti e
dobbiamo incoraggiare la nostra società a cambiare le
proprie abitudini quando essa viene sfruttata a vantaggio
di interessi commerciali».
L’inchiesta ha cercato di
sapere se alcune marche internazionali di alimenti per
bébé quali Gerber, 'Wyeth,
Milco, Nutritia e Nestlé, si attengano alle disposizioni del
Codice internazionale di
commercializzazione dei sostituti del latte materno,
adottato dall’Organizzazione
mondiale della salute (Oms)
nel 1981. Dal 1991 al 1994, il
Sinodo generale della Chiesa
anglicana approvò il boicottaggio, che fu appoggiato dai
membri di chiesa, del prodotto più noto della Nestlé, il
caffè solubile Nescafé, per via
della controversia provocata
dalla commercializzazione di
prodotti per neonati. Ma dopo le proteste della Nestlé che
affermava di non aver violato
il codice, il boicottaggio fu sospeso per consentire un’inchiesta al riguardo.
Tale inchiesta ha portato
alla pubblicazione di un rapporto intitolato: «Cracking
thè Code» (Rompere il Codice). 11 rapporto rivela infrazioni importanti, anche se
non sistematiche, nei quattro
paesi presi in esame: la Thailandia, la Polonia, il Sud Africa e il Bangladesh. Di questi
quattro paesi, quello con
maggiori problemi è la Thailandia. L’inchiesta rivela che:
- in certe informazioni legate a un’impresa o a una
marca di prodotti, molte madri non vengono incoraggiate
ad allattare al seno il proprio
figlio. Questa constatazione
riguarda il 10,8% delle donne
incinte appartenenti al gruppo di donne considerato in
Thailandia e il 35,6 delle madri polacche di bambini di sei
mesi o meno (madri che allattano il proprio figlio).
- campioni gratuiti di alimenti per lattanti vengono
inviati a un gran numero di
madri e di centri medici.
Questo riguarda il 26,2% delle
madri che allattano il loro figlio in Thailandia e il 7,5% dei
centri medici del Bangladesh.
- nei centri medici molte
madri vengono contattate direttamente da rappresentanti
di varie imprese. Questo riguarda il 17,4% dei centri medici in Sud Africa e il 45% in
Thailandia.
L’Oms e TUnicef (Fondo
delle Nazioni Unite per l’infanzia) raccomandano esclusivamente l’allattamento al
seno per i primi sei mesi e
consigliano di proseguire l’allattamento per circa due anni. Molti specialisti si preoccupano per le donne dei paesi in via di sviluppo, che vengono convinte di svezzare
troppo presto il loro bambino e che in seguito scoprono
che non hanno i mezzi sufficienti per comprare latte in
polvere commercializzato. A
volte, sono anche costrette a
diluire questo latte in acqua
inquinata. «Speravamo che
questo studio avrebbe dimostrato che erano stati fatti
progressi. Purtroppo non è
così: esso rivela invece numerose infrazioni al Codice
internazionale di commercializzazione dei sostituti del
latte materno», ha concluso
TUnicef circa i risultati dell’inchiesta. La Nestlé e l’associazione dei frabbricanii di
alimenti per neonati (Ifm)
hanno affermato il loro sostegno al codice delTOms. Per
Andree Bronner, segretaria
generale delTlfm, il rapporto
«non contribuirà affatto a
porre fine alla polemica su
questo codice che dura da\
venticinque anni».
La Nestlé ha accusato i responsabili dell’inchiesta di
fornire statistiche «fondate su
un’interpretazione soggettiva
del codice» e di affermare fatti non sorretti da dati statistici. Secondo la Nestlé, le
informazioni negative sulTullattamento risultanti dall’inchiesta si basano principalmente su informazioni «personali», e non su dati forniti
dalla società. Infatti soltanto
il 4% delle donne interrogate
nell’ambito dell’inchiesta
aveva ricevuto campioni gratuiti di una fabbrica di alimenti per lattanti.
Mentre va avanti la controversia sulle statistiche, il vescovo Barrington-Ward ritiene che il boicottaggio di altre
società, oltre alla Nestlé, sia
«una buona idea in teoria»,
ma che occorra approfondire
le ricerche sul piano pratico.
Il prossimo Sinodo generale
della Chiesa d’Inghilterra
avrà luogo nel luglio 1997.
Solo in quella sede potrà essere dibattuta la questione di
un’eventuale ripresa del boicottaggio contro la multinazionale Nestlé. (eni)
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Denuncia di Human Rights Watch
Torture e uccisioni in Kosovo
NEW YORK — L’organizzazione americana per i diritti
umani «Human Rights Watch» denuncia la recrudescenza di azioni di grande violenza
da parte dei serbi nei confronti della popolazione albanese del Kosovo. Negli ultimi
due anni le forze di sicurezza
avrebbero torturato a morte
almeno 19 albanesi del Kosovo, riferisce un rapporto pubblicato il 12 dicembre scorso a
New York. Migliaia di albanesi
sarebbero stati incarcerati arbitrariamente o maltrattati.
«Human Rights Watch» accusa l’Unione europea di aver
sinora tollerato queste violazioni dei diritti umani perché
il presidente serbo, Slobodan
Milosevic, che ne porta la responsabilità, è uno dei garanti
dell’accordo di pace di Dayton. Nonostante il disprezzo
crescente dei diritti umani in
Kosovo le sanzioni contro la
Serbia sono state notevolmente alleggerite. (epd)
Notizie evangeliche
agenzia stampa
abbonamento annuo L. 60.000
ccp 82441007 - Nev - Roma
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