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Anno 120 - n. 48
14 dicembre 1984
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bls/70
In caso di mancato recapito rispedirt
a; casella postale - 10066 Torre Petlice
Sig
Viri Svaluti
10066 lOrtìiE ?
[,iberta
:LLICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
I
7
LA PRIMA BOZZA DI UNA LETTERA PASTORALE DELL’EPISCOPATO USA SULL’ECONOMIA
Vescovi USA: cambiare economia
Bhopal è il nome di un nuovo « crimine di pace » in questo
secolo. Le immagini agghiaccianti dell’immensa tragedia di tutta
una popoiazione scorrono davanti ai nostri occhi grazie ad una
televisione che documenta ogni
fase della morte e delle malattie da nube tossica. Il pensiero
corre ad aitre catastrofi ecologiche, quali quelia di Seveso, che
abbiamo vissuto nel nostro paese, e abbiamo la speranza che
questa volta non finisca come a
Seveso e che la comunità internazionaie fissi una buona volta
delle regole per la produzione
dei pesticidi che garantiscano
le popolazioni dai rischi della
produzione o deli’uso, ovvero se
non ci possono essere le garanzie necessarie, ne vieti i’uso e
la produzione. E’ la richiesta
che gli scienziati raggruppati a
Boston dal Consiglio Ecumenico
delle Chiese avevano fatto già
nel 1980.
La produzione degli isocianati
è certamente una di quelie da
sospendere: ne sanno qualcosa
gli operai di Portomarghera e
di Manfredonia che hanno dovuto negli anni 70 sopportarne ^la loro pelle i danni provocati.
ProìJuzTone "che è controllata rigidamente dalle maggiori multinazionali della chimica (Bayer,
DuPont, Allied Chimicai, ICI e
Union Carbide) oltre che dall^
nostra Montedison. Negli anriT
60 la produzione era concentrata
negli USA e nei paesi europei
maggiormente industrializzati
(Germania, Gran Bretagna e
Francia). Nel corso degli anni
70 si sviluppa un movimento di
opinione circa la pericolosità di
queste produzioni che bloccano
nuove iniziative in USA e esportano nel terzo mondo ( Brasile,
ArgéhtinS,“TIi3Ial^e in zone meno sviluppate ( Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia meridionale) queste p;roduzioni. Al posto
di prevenire i rischi si preferisce
esportarli verso popolazioni meno sensibili alle problematiche
ambientali, o dove è possibile
applicare il ricatto « accettare
i rischi o morire di stenti ».
Le macchine, i prodotti sono
fatti per aiutare l’uomo a vivere
meglio e non a morire, non è
quindi accettabile la logica economica che muove queste produzioni che in generale vanno a
solo benefìcio di noi che viviamo
nella parte più ricca del mondo. Chiediamoci dunque se di
questo « crimine di pace » non
siamo anche noi — indirettamente — colpevoli, e se il nostro modello di vita non ne è
anche parzialmente responsabile.
Dobbiamo, credo, cominciare
una discussione sui nostri modelli di vita che affronti nel concreto della vita quotidiana il
rapporto Nord-Sud. Se dopo
queste discussioni rileggeremo il
Nuovo Testamento vi potremo
trovare paralleli sorprendenti.
Seguire il Cristo ci forza a relativizzare l’importanza dei beni
materiali e a concentrarci sulle
relazioni con gli altri uomini,
anche con quelli che non conosciamo. Sono i destinatari del
nostro amore, della nostra solidarietà, non dei rischi che noi
non vogliamo correre.- Nuovo
modello di vita vuol dire nuovo
senso di responsabilità e solidarietà che deve trovare anche fondamento in una riflessione teologica suil’agape.
Giorgio Gardiol
Senza mezzi termini i vescovi statunitensi alzano la coperta e mostrano quanto di turpe sta
sotto la ripresa economica del neo-liberalismo reaganiano nella più ricca società del mondo
« Crediamo che il livello di disuguaglianza di reddito e di ricchezza nella nostra società e ancor più la disuguaglianza a livello mondiale, debbano essere
giudicati moralmente inaccettabili ». Si sono da poco spenti gli
echi del trionfo di Reagan rieletto presidente (6 novembre)
quando un gruppo di lavoro ^om
posto da 5 vescovi presenta al
paese la prima bozza di una lettera pastorale dell’episcopato statunitense sull’ economia degli
USA in una conferenza stampa
che suona come una sferzata (11
novembre).
Nel riferirne in un lungo articolo, e in estratti della bozza
che occupano due pagine, il New
York Times nota un contrasto
stridente tra l’indirizzo prospettato dai vescovi e la politica del
governo di Reagan: questa tesa
a ridurre l’intervento statale e la
spesa pubblica per il welfare state, lo stato sociale; quello volto a richiamare la nazione alla
sua responsabilità collettiva e a
reclamare interventi massicci per
ridurre la povertà e riorientare
la politica economica aH’interno
e all’estero.
Fallimenti
massicci e turpi
L’analisi ohe la bozza fa della
situazione colpisce per la sua
crudezza. Citiamo alcuni punti
caratterizzanti. L’economia degli
Stati Uniti indica che mentre la
nazione può essere orgogliosa dei
risultati raggiunti, non può ignorare che esistono anche dei fallimenti « alcuni dei quali sono
massicci e turpi », come la fame, la mancanza di abitazioni,
la discriminazione. « Riteniamo
una disgrazia — dicono i vescovi — che 35 milioni di americani
vivano al di sotto del livello di
povertà e molti altri milioni appena al di sopra di esso ». E aggiungono: « La fame persiste nel
nostro paese, come dimostrano
le distribuzioni di minestra organizzate dalle nostre chiese. Un
numero troppo alto di persone è
senza casa e deve cercar rifugio
dal freddo negli scantinati dei
nostri edifici ecclesiastici. Come
pastori conosciamo la disperazione che devasta gli individui,
le famiglie e intere comunità
quando la piaga della disoccupazione colpisce ».
La mentalità consumistica è
uno dei principali fattori originanti la sperequazione tra ricchi
e poveri e i cattolici sono così avvertiti del pericolo di condurre
Kun'esistenza spiritualmente schizofrenica in cui la nostra vita
privata è orientata verso il discepolato cristiano mentre la nostra attività economica è privata
di questi stessi valori ».
Nel condurre questa analisi —
Che facciamo a Natale?
I risultati di un sondaggio tra le scuole domenicali in un servizio a p. 5. Nella foto, la piccola scuoia domenicale di Ivrea.
che non intende essere un’analisi
globale deU’economia statunitense ma solo un tentativo di « impostare una seria analisi morale
della giustizia economica » con
AVVENTO
Non per i sani ma per i malati
« Io non son venuto a chiamar
dei giusti, ma dei peccatori ».
(Matteo 9: 13 b)
Ecco una delle esplicitazìoni
date da Gesù stesso circa il significato della sua venuta nel
mondo: non a chiamare dei giusti, ma dei peccatori. C’è un uomo, di nome Matteo (Levi, secondo Marco e Luca) che fa l'esattore delle tasse nella cittadina di Capernaum. Egli è dunque
addetto a uno dei compiti più
disprezzati (probabilmente il più
disprezzatol): esigere le imposte
per conto della potenza romana
occupante. Matteo è dunque, agli
occhi dei suoi compatrioti, un
« connivente, col nemico », un
venduto, uno che ha continuo
contatto con i pagani, considerati impuri, perché non osservanti della Legge. Da qui l’associazione frequente fra i termini
« pubblicani » e « peccatori ». Eppure il nome di quest’uomo significa « dono di Dio », o anche
« colui che è fedele ». Ma come
può essere dono di Dio uno che
“ruba” ai suoi connazionali, uno
che si è venduto al nemico? E
quale fedeltà può mai esprimere uno che tradisce e contamina
la legge di Dio?
Gesù è colui che vede — Eppure la strada di Dio, il suo prò-.
getto di salvezza, passa anche
davanti alla casa di quest’uomo.
E’ una strada di cui molto spesso gli uomini hanno cercato e
cercano di deviare il tracciato,
per farla passare là dove c’è dignità, serietà, osservanza rigorosa della morale corrente... Ma
Dio ha scelto in Cristo un itinerario diverso: non si è limitato
a percorrere una comoda e scorrevole "sopraelevata” da cui poter guardare dall’alto le case, i
villaggi e le città degli uomini.
Guardare da lontano, dall’alto,
non è stato il suo modo di essere Dio. Anzi, runica elevazione che egli ha accettato è stata
la più scomoda, la meno gloriosa, la più scandalosa di tutte:
la croce del Golgota! La sua
strada porta diritto alle case dei
peccatori, degli ultimi, dei senza dignità, degli emarginati, degli scartati. Gesù ha voluto vedere "dal di dentro” la nostra
umanità; ha "dimorato", come
dice l’Evangelo di Giovanni, in
mezzo a noi. Per questo non si
è fermato nelle case dei "giusti”
soltanto, nei quartieri più nobili, puliti ed eleganti, ma ha sostato dove c’è miseria materia
le, morale e spirituale, passando nei posti scomodi, impopolari, malfamati, come appunto la
casa di un pubblicano. Non si è
vergognato di mangiare, cioè di
avere piena comunione, coi peccatori.
Ma Gesù non si limita a passare, come farebbe un turista
ben vestito che attraversa con
curiosità i quartieri popolari delle grandi città, ma il suo sguardo è attento, partecipe, pieno di
amore. Egli passa e vede, vede
tutto e tutti, vede anche dentro
di noi, mette a nudo le nostre
infermità, le nostre ingiustizie,
il nostro bisogno di perdono e
di trasformazione. Il suo amore
non tiene conto delle convenzioni sociali, di « quello che dirà la
gente », è un amore disinteressato e prorompente.
Gesù è colui che chiama —
Ma Gesù non guarda solo conte
spettatore, per fare un’analisi
della situazione, una diagnosi
delle mille malattie dell’uomo di
ieri o di oggi. Quando egli “vede” e mette in movimento la carica prorompente del suo amore, egli agisce, parla, interpella.
Non è venuto infatti a scusare
il peccato, a coprire le Ingiusti
Marco Ayassot
(continua a pag 2)
4 anni di lavoro
riferimento alla Bibbia, alla teologia e ai pronunciamenti papali
a sostegno del principio fondamentale che una cura particolare per il povero deve stare al
centro delle considerazioni economiche — i vescovi indicano alcuni punti qualificanti in senso
propositivo:
— l’impegno per una riduzione della disoccupazione dal 7 al
3-4% con un maggiore intervento
del governo in programmi di avviamento al lavoro, creazione di
nuovi posti di lavoro, ecc.
— un impegno comune del
mondo degli affari, del lavoro e
del governo per cambiare le situazioni di disoccupazione cronica e di quanti sono respinti ai
margini della povertà;
— cambiamenti nella legislazione per impedire che, come attualmente avviene, dei sindacati
siano ostacolati e dei lavoratori
siano impediti, con intimidazioni
e minacce, dall’organizzarsi;
— in particolare la politica
estera deve essere riorientata; se
sotto l’amministrazione Reagan
si è spostata verso i nrogrammi
militari per il Terzo Mondo, basati sul .nrincipio della « sicurezza nazionale » statunitense in termini politico-militari, è indispensabile tornare ver.so la precedente sottolineatura dei bisogni
umani fondamentali, dell’irnpegno per lo sviluppo economico.
In questo contesto l'intero processo di militarizzazione degli
Stati Uniti e dell’economia in generale è messo radicalmente in
questione.
Come si vede da questi pochi
accenni, le 120 pagine della letteFranco Giampìccoli
(continua a pag. 8)
2
2 fede e cultura
14 dicembre 1984
ECUMENE, 18-19 GENNAIO
Frontiere della
testimonianza
cristiana in Italia
Ci sembra utile, a due armi
di distanza dal I Convegiio, che
ha visto riuniti protestanti e cattolici intorno aH’itinerario di
COM-NUOVI TEMPI, rinnovare rincontro come occasione
di dialogo tra credenti di matrice cattolica ed evangelica. Avremo così modo di individuare i
termini della nostra singolare
esperienza ecumenica nel valutare criticamente il percorso di
COM-NUOVI TEMPI nei suoi
dieci anni di vita, di esprimere
obiezioni e consensi alla nuova
formula quindicinale — varata
da poco più di un anno — e di
tracciare insieme ipotesi per il
futuro.
I lavori saranno aperti da una
relazione informativa sul giornale, di Anna Maria Marlia,
presidente del consiglio di amministrazione della Cooperativa.
Proseguiranno con le relazioni
di Filippo Gentiioni e di Domenico Maselli, che illustreranno
le tendenze teologiche presenti
nelle chiese, con la relazione di
Giorgio Girardet che proporrà
spunti di riflessione per un im
PROTESTANTESIMO IN TV
L'argomento della « teologia della liberazione », tema
della trasmissione di "Protestantesimo” del 26.11, non
tocca solo la chiesa cattolica
(nelle due opposte direzioni,
di chi sul posto la elabora e
di chi a Roma la condanna)
ma anche noi evangelici. Infatti, nei paesi interessati,
cattolici e protestanti insieme sono chiamati a rendere
ragione della loro fede in un
contesto drammatico di miseria e di sopraffazione. Si
realizza così un ecumenismo
di fatto in cui la realtà incalzante non lascia spazio alle
elaborazioni teoriche. I chiarimenti che con sofferta partecipazione ci hanno dato gli
interlocutori presenti in studio ci sollecitano a capire e
partire dalla propria condizione umana.
— Il teologo losé Ramos
Regidor ci ha resi attenti al
fatto che queste comunità
preoccupano il Vaticano molto più a causa del loro modo
indipendente di leggere la
Bibbia e di rovesciare il principio gerarchico che non per
il loro impegno sociale (anche se viene sempre agitato
lo spauracchio del marxismo
che in realtà essi considerano solo uno strumento di analisi della realtà).
— Il termine « teologia della liberazione » è da considerare improprio: occorre pensare — ci suggerisce il pastore Bernardini con felice immagine — ad un quaderno
di appunti compilato giorno
Appunti di teologia
ripensare alcuni concetti e alcune situazioni:
— I poveri dovrebbero essere definiti "impoveriti" in
quanto la miseria di quelle
popolazioni non è un fenomeno naturale ma è la diretta conseguenza di un assetto
politico ed economico mondiale basato sull’ingiustiz.la
(pastore E. Bernardini).
— In quei paesi la gente
ha invaso le chiese, individuate come l’unico spazio
possibile per una ritrovata
libertà. Così sono nate delle
comunità di base dove, anche per la carenza di sacerdoti (in Brasile ci sono 14.000
preti di fronte a 150.000 comunità), i laici (e tra loro le
donne) scoprono i diversi ministeri, diventando in tal modo soggetti attivi.
Il popolo — dicono le due
religiose Lina Boff (sorella
del teologo inquisito dalla
Congregazione per la difesa
della fede) e Clara Bachiega
— ha di conseguenza "convertito” le suore, i preti, i vescovi, « ha insegnato loro a fare
teologia » in modo nuovo,
cioè studiando il Vangelo a
per giorno piuttosto che alla
stesura di un libro.
— Circa infine il pericolo
di una confusione tra società
e chiesa, prospettato da R.
Maiocchi, Gabriele Colleoni
del Movimento laici dell'America latina, ha spiegato che
la Chiesa non poteva sottrarsi ad una scelta di campo a
favore della dignità dell’uomo (in paesi dove la disoccupazione tocca il 30% della
popolazione.'). Gesù infatti è
venuto per salvare “l'uomo
globale" per cui fede e lotta
per la giustizia non sono da
considerarsi alternative ma
complementari.
In complesso risulta da
quanto emerso che ogni valutazione su questo particolare discorso teologico nori
può prescindere dalle tragiche condizioni in cui esso nasce e si evolve. La trasmissione ha avuto il merito di
illustrare tali condizioni e
metterci a diretto contatto
con alcuni protagonisti di
questa ricca esperienza di
fede.
TRA I LIBRI
Il Mosè
di Buber
pegno comune. Alle relazioni si
alterneranno spazi di dibattito.
L’incontro si svolgerà ad Ecumene con il seguente programma ;
Venerdì 18 gennaio, ore 19.30;
arrivo e cena; ore 21; Anna Maria Marlia: Il punto su COMNUOVI TEMPI. Da settimanale a quindicinale.
Sabato 19 gennaio, ore 9: Filippo Gentiioni: Le varie linee
di tendenza del cattolicesimo italiano oggi. Dall’evangelizzazione
alla promozione mnana; ore 11;
Domenico Maselli : Protestanti
storici ed evangelicals tra evangelizzazione e responsabilità sociale; segue dibattito; ore 15.30;
dibattito; ore 17; Giorgio Girardet; E’ possibile una testimonianza comune di evangelici e
cattolici di base? Segue dibattito; ore 20: riflessione biblica;
ore 20.30; cena e chiusura dell’incontro.
Quota conve^c: L. 28.000.
Per informazioni e prenotazioni: Redazione di COM-NUOVI
TEMPI - Via Firenze 38 - 00184
Roma - Tel. 06/465209 - 4743619.
Mirella Argentieri Bein
« Mosè voleva la vita umana
indivisa cortie giusta risposta alla rivelazione divina; ma la storia umana è fatta di divisioni
e le personalità indivise non
possono far altro che innalzare
di volta in volta l’uomo su un
piano più elevato sul quale egli
poi continua per la sua strada
fintanto che è assoggettato alla
legge della sua storia » Credo
che non sia possibile comprendere l’ebraismo contemporaneo
senza leggere Martin Buber. Ora
la benemerita casa editrice Marietti, che nella sua collana Radici propone una rilettura in
termini moderni della spiritualità e della storia dell’ebraismo,
ci presenta il « Mosè » di Martin
Buber di cui sono soprattutto
famosi i racconti chassidici. Si
tratta di un’opera scritta nel
1944. Essa tenta di mettere a
fuoco la figura di un Mosè dominato da una vocazione indivisa tra religione, politica, etica.
La dimensione legale, sacerdotale, politica in Mosè sono saldamente intrecciate in una unità irripetibile simile, se si vuole, all’unità del Cristo che è all’origine e di fronte, allo stesso
tempo, del popolo cristiano. Le
nostre Scuole Domenicali stanno avviandosi alla conclusione
del ’ciclo’ su Mosè. Una lettura
del Mosè di uno dei padri dell’ebraismo contemporaneo può
essere un utile arricchimento
per comprendere l’idea della sovranità di Dio in Israele che
esclude il dominio dell'uomo sull’uomo. La figura di Mosè continua ad esercitare tra i credenti,
di ieri e di oggi, un fascino fondamentale e non a caso questa
figura è spesso al centro di forti
interessi culturali.
Si pensi al « Mosè » di Freud
o al « Mosè e Aronne » di Schònberg. Forse il suo eterno fascino deriva dal fatto che l’immagine di Mosè continua a sfuggire a tutte le catalogazioni. Anche ebraiche.
G. P.
^ Martin Buber. Mosè. Casa ed.
Marietti, pp. 196, L. 17.000.
Campo latino
SI’, PERO’.
suno, ma tutto l'episodio ha suscitato
in me un certo disagio. M. G.
Ho ascoltato a « Culto evangelico »
la notizia di quel giovane, cattolico
praticante, che la madre, altrettanto
cattolica praticante, ha denunciato ai
carabinieri per vilipendio della religione perché lui, prendendo alia lettera
il comandamento biblico « Non farti
immagine alcuna... >■ aveva buttato via
i vari santini e crocifissi che giravano
per casa.
BARRIERE
per insegnanti
evangelici
Per Natale
un regalo per i vostri
bambini:
'Storie vere di animali’
di
Anita Simeoni Ayassot
in vendita presso le
Librerie Claudiana di
Torre Pellice e Torino
a L. 5.000.
Sono d'accordo con Piero Bensì: è
triste che una madre credente denunzi aH’autorità civile il figlio credente
perché lui ha agito secondo coscienza. E' triste anche che nei nostro paese siano possibili denunce di questo
tipo.
Sì, però.... Il discorso non può. secondo me, fermarsi qui.
E’ pure triste che un cristiano, nella coerenza della propria fede, non abbia saputo unire ad essa tanto affetto
da non ferire la madre al punto di
indurla ad un gesto simile.
Dobbiamo seguire verità in carità.
Ma troppo raramente riusciamo a conciliare le due cose. Nella nostra realtà di peccato, o facciamo della carità
un alibi per il quieto vivere, accettando qualsiasi compromesso, naturalmente solo per non scandalizzare gli
altri, 0 seguiamo la verità, più spesso
la nostra verità, dimenticando la carità.
Carità sarebbe forse stata in questo caso la pazienza di convincere
lentamente la madre ad una fede libera dalla superstizione dei santini,
anziché strapparglieli sprezzantemente
di mano.
Non so, e non vorrei giudicare nes
Chiedo un po' di spazio per una breve replica alla lettera di ■■ un gruppo
di unioniste di Torre Pellice » (vedi
Eco-Luce del 30.11) sulla trasmissione
TV « Donne evangeliche oggi » da me
recensita nel n. 44 di questo giornale.
Non corrisponde al vero che io abbia
indicato una sola delle tre organizzazioni femminili operanti su base nazionale; ho infatti parlato della FDEI
e - dei preesistenti organismi delle
Chiese valdesi e metodiste da un lato e battista dall'altro » (era importante citare le sigle?). Non mi pare neppure di aver lasciato intendere che
FFEVM e Movimento femminile battista siano già stati assorbiti dalla
FDEI, avendo io scritto testualmente:
>. tre sono attualmente le organizzazioni » ecc. A parte questi equivoci
mi sembra che la lettera in questione
intenda manifestare il suo disaccordo
con l'augurio da me espresso che si
possa addivenire ad una fusione dei
tre organismi in uno solo, A questo
proposito anche se mi rendo conto
che l'attuale Statuto della FDEI costituisce di per sé un rilevante ostacolo alla realizzazione di un’ipotesi di
questo tipo, tuttavia ritengo che il
problema di fondo vada affrontato.
Considero infatti importante che le
donne diano il loro contributo al superamento di certe « barriere », non
sempre giustificate, tra le varie confessioni evangeliche (e — aH'interno
di esse — tra i diversi modi di intendere l’impegno del credente).
Mirella Argentieri Bein, Torre Pellice
Non per i sani
(segue da pag. 1)
Il Comitato organizzativo per
il Campo Latino (incontro biennale per insegnanti evangelici
dei Paesi Latini Europei) ha delineato il programma del congresso 1985 che si terrà a Tarbes (Pirenei Francesi) dal 24 al
29 luglio. Tema: Inserimento sociale e rispetto delle differenze.
Gli insegnanti interessati possono rivolgersi per ulteriori informazioni a Ethel Bonnet - via
Fuhrmann 1 - 10062 Luserna San
Giovanni (tei. 0121/91125) e Roberto Eynard - 10066 Torre Pellice (tei. 0121/91.460).
zie con un pietoso velo di pietà
generosa, anzi, il suo intervento
è proprio per non lasciare le cose come stanno, ma per trasformarle radicalmente. Proprio per
questo l'Avvento, il Natale, non
possono essere solo una “rap-,
presentazione", un presepe immobile, un mondo fiitiz.io e ovattato, finto ed evanescente (come
quello delle vetrine dei negozi
in questo periodo), né soltanto
intimistico, mistico e misterioso, sentimentale e commovente.
E’, invece, il tempo dell’incontro, della vocazione, il tempo
del « tu, seguimi! ». E questo appello richiede una risposta urgente, impegnativa e, se possibile, radicale e definitiva. Matteo, ■
come Zaccheo e come altri che
hanno incontrato Gesù non ha
solo aperto una parentesi diversa nella sua esistenza, ma tutta
la sua vita, il suo modo di pensare, le .sue decisioni saranno
d’ora in poi indelebilmente segnate dall’incontro con lo scomodo interlocutore che ha ridato dignità alla sua vita.
Il Natale di oggi è spesso vissuto in vista di “dimenticare”,
di sottrarsi ai problemi, alle urgenze, alle crisi profonde, alle
sofferenze e solitudini del nostro tempo. E' la fuga in un’isola felice, da cui si ritorna dopo
le feste con un senso di amarezza e di vuoto interiore. Oppure è il rinchiudersi nel proprio piccolo, fra parenti ed amici, in un’atmosfera di luci, di colori, di spensieratezza, quasi “al
riparo” dalle intemperie di fuori. Ma rincontro con Gesù è, all’opposto, un farci prendere coscienza in modo diretto di noi
stessi e delle nostre responsabilità, della nostra vocazione a
essere segni della sua luce e del
suo amore nel bel mezzo dei
drammatici problemi e delle esigenze di pace e di giustizia del
nostro mondo. Natale non viene
a tirarci fuori dalla mischia, ma
a darci il coraggio per lottare,
per testimoniare dell’avvento del
Regno.
Gesù chiama dei peccatori —
Matteo non era degno di questa
missione, esattamente come noi
non ne siamo degni. E’ l'amore
e il perdono di Dio che ci fanno
degni. Ecco la differenza enorme
fra Gesù e gli altri uomini: egli
non guarda con calcolo, con l’occhio dell’interessato, che vuol faivolgere a suo favore le varie situazioni, che vuol guadagnarci
qualcosa... Gesù chiama appunto i non adatti, gli scartati, i non
considerati, i “peccatori". Proprio per questo egli è venuto,
non per i “sani”, ma per i ’inalati”. Ecco perché non possiamo
dire: « non è venuto per me »,
« io non sono degno », « non sarò mai all’altezzf del compito ».
Noi, i malati, noi, gli assenti, noi,
i sordi, noi, gli incapaci, siamo
stati visitati e incontrati dal Cristo. Ma la sua chiamata, urgente, pressante, carica di autorità,
esige una risposta. Il sedersi alla sua mensa, perché da lui rivestiti della dignità di stare alla
sua tavola, esige una trasformazione, esige accettare di seguirlo nelle strade scomode del nostro mondo di oggi. Ma la sua
solidarietà, il suo perdono, la
sua “misericordia” rendono possibile questo cammino.
Marco Ayassot
Uomini
di frontiera
Per i tipi della Cooperativa di Cultura L. Milani è apparso nelle librerie « Uomini di frontiera ».
Si tratta di un'indagine su tre raggruppamenti dell'area cattolica (Ad,,
Preti Operai e GlOC) e sulla Chiesa
valdese, i quali hanno partecipato negli anni ’60-’70 alla vita ed al dibattito
culturale e politico torinese. Lo scopo
è quello di cogliere le trasformazioni
della coscienza politica e teologica
nella dialettica provocata dall'essere
militanti nel movimento operaio e contemporaneamente credenti.
Venerdì 14 dicembre p.v. alle 20.30
presso la Parrocchia S.- M Goretti, v.
Actis 18 a Torino il libro verrà presentato al pubblico.
s
3
14 dicembre 1984
fede e cultura 3
DISEGNI E DIPINTI DI CHAGALL A ROMA
Un universo fantastico
Pochi pittori, nel nostro secolo, hanno saputo trasferire nelle
loro immagini e nei loro colori
le sensazioni, le paure, gli entusiasmi di intere generazioni.
Se poi a tutta questa creatività
si aggiunge un profondo _,ggaS0religioso legato àilà“'Tbrah, al
senso ’chassidico’ del fuoco mi-_
-------ar
gtico che cova in ciascuno
noi..allora, forse, avrete capito
che si tratta di Marc Chagall a
cui il Comune di Roma dedica,
in questi giorni, una riuscita
mostra (aperta sino al 12 gennaio) dei suoi principali disegni,
schizzi e alcune tele.
Nella rassegna capitolina i temi biblici, così cari a Chagall,
non sono preponderanti, essi costellano discretamente, ma continuamente, la galleria che raccoglie le duecento opere del pittore. Da quello che si vede è
possibile cogliere il dualismo
attraverso cui Chagal) legge i
grandi temi veterotestamentari
e la vita stessa; il bene e il male più che fronteggiarsi, convivono per confluire in una riconciliazione cosmica. Ma c’è di
niù. Chagall erige in mezzo all’umanità che ritrae, più di una
volta, il Cristo crocifìsso del
Golgota, così è per ’l’Esodo’ del
1952 o per ’la Crocifissione’ del
1972. Non si tratta, sia ben chiaro, di una conversione al cristianesimo. Chagall rimane ebreo
ma non rinuncia a vedere nella
sofferenza di Rabbi Gesù, ebreo
tra gli ebrei, la possibilità di un
riscatto generale dell’umanità
che non può avvenire senza sofferenza. Tutta la Bibbia (comnreso certo il Nuovo Testamento) è un tema fondamentale dell’opera chagalliana. Non è un caso che a Nizza, in Francia dove
il pittore risiede, dopo aver vissuto in Russia e in America, è
stato organizzato un « Musée national Message biblique Marc
Chagall » di grandissimo valore
che documenta la lettura fantastica, coloratissima, indimenticabile dei personaggi e dei punti
forti della Scrittura; la Tomba
di Rachele (1966), il Profeta Geremia (1968), la lotta di Giacobbe con l’Angelo (1969), la
torre di Davide (1970), il Cantico dei Cantici (1974), Giobbe
(1975), le visioni di Isaia (1975),
Natale (1975), Mosè e il vitello
d’oro (1976), il Pigliol prodigo...
lino, le sue famose capre e gli
altri animali descrivono un mondo pastorale-agricolo unico; con
i suoi fiori, i suoi colori, le sensazioni e i grandi viaggi nel cielo blu dell’eterna coppia di innamorati, passato e presente si
fondono insieme ad una tristezza di fondo per la patria perduta^
Nel 1910 Chagall da Pietro Durgo approda a Parigi. Conosce un
altro ebreo ; ModigliaOL Pole^
fnizza indfrettainente con i cubisti, i fauvisti, i futuristi trop
po razionali e mentali per lui
tutto istinto, sentimento, poesia, memoria, natura e spiritualità. I surrealisti lo volevano
tra le loro file. Ma Chagall era
destinato a passare indenne in
mezzo a tutte le correnti, le mode, le espressioni culturali e pittoriche del suo tempo.
Vive con intensità gli inizi della rivoluzione d’ottobre partecipando a creare nuovi fondali e
scenari per il teatro d’arte
ebraico di Mosca, assumerà incarichi ufficiali ma il realismo
dei nuovi dirigenti rivoluzionari
fa a pugni con la fantasia e l’istinto pittorico di Chagall. La
divergenza sul piano artistico si
trasforma così in un dissenso
politico. Di nuovo è la fuga verso la libertà: Parigi poi l’America. Poi di nuovo Parigi e più
tardi: Saint Paul de Vence. Insomma la Francia. E dove altrimenti? Nella patria dei Matisse,
dei Cézanne, dei Toulouse-Lautrec. Chagall passa dai disegni
alle tele, alle vetrate. E’ una pro
duzione immensa. Penso che le
vetrate (ne ho visto solo due;
a Zurigo e a Gerusalemme) valorizzino al massimo l’opera di
Chagall. Il suo universo fantastico, descritto a colpi di stato
d’animo, ha infatti bisogno di
luce: la luce accgcante della._.Fa- •
Igstina, o quella inebriante di
Parigi o quella soffusa e mistica del villaggio. Jìisso^ Ogni lucè interpreta a modo suo il regno fabulistico di angeli, di uomini, di animali che Chagall ha
dentro di sé. « Non c’è differenza — dice il pittore in un libro
autobiografico — per una immagine, tra l’uomo e ciò che egli
vede, tra la natura delle cose
reali e la natura delle cose immaginate. Il valore è lo stesso.
Materia, movimento, bisogno,
desiderio, sono inseparabili. L^O;^
pore di vivere vai bene che ci si
sforzi di creare nuova vita».
' Questa curiosa teologia pitto^ica, sospesa tra il mistico e l'eterho desiderio di pace, continua. A luglio del prossimo anno
Chagall compirà 98 anni. « La
straordinaria longevità artistica
di Chagall — scrive l’assessore
alla cultura del Comune di Roma, Renato Nicolini, nella prefazione al bellissimo catalogo
della mostra — va però intesa
più come rifiuto di considerare
conclusa una vicenda artistica
interrotta nei suoi possibili sviluppi, che non come appagamento di una fama e di un successo continuamente crescenti ».
Giuseppe Platone
Mosè riceve le tavole della Legge; Chagall completa nel 1960, la
prima delle tre vetrate della cattedrale di Metz.
V \J ItvvV'v ViA
TELEVISIONE
«Mio figlio non sa leggere»
Un mangiare
diverso
Il lungo cammino
Chagall attinge a piene mam
dal patrimonio religioso degli
ebrei slavi nord-occidentali che
cóiioscè dalla nascita, a Venuta
a Vitebsk sulle rive della Dvina,
in Russia, nel 1887. I ’mugik’ dei
suoi quadri chéTùonano if vio
Recentemente è stato trasmesso per televisione lo sceneggiato
in due puntate « Mio figlio non
sa leggere », tratto dall’omonimo
romanzo di Ugo Pirro. E’ seguito un dibattito con la presenza
di esperti nel campo della psicologia e della neuropsichiatria
infantile e di un’insegnante elementare. Partecipavano pure
l’autore del libro, il regista F. Giraldi, una giornalista e Nanni
Loy.
Durante la trasmissione era
possibile telefonare per cui gli
interventi di numerose persone
hanno arricchito il dibattito e dimostrato che è interesse di molti capire e trovare soluzioni ai
problemi legati alla dislessia, vera protagonista del filmato. Ugo
Edmondo De Amicis
ALLE PORTE D’ITALIA
Le Valli Valdesi e la
Pinerolo di fine '800 in un
"reportage” eccezionale.
»,
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Pirro, sceneggiatore cinematografico e scrittore, ha trasferito nel
libro (e poi sub piccolo schermo)
la sua personale vicenda.
Abbiamo così seguito il dramma del padre di un bambino molto intelligente, ma irrequieto e
disinteressato allo studio a causa
della sua difficoltà di fondo: l’incapacità di trasferire in suoni i
segni grafici secondo la giusta
sequenza fonica.
Trasmissioni di questo genere
se da un lato rappresentano una
occasione per trattare problematiche attuali, dall’altro, non potendo esaurire completamente
l’argomento attraverso il dibattito finale, spesso lasciano insoddisfatto lo spettatore. Per quanto riguarda lo sceneggiato in questione il rischio è stato di confondere i frequenti casi di difficoltà di lettura con la dislessia
vera e propria ohe rientra in un
quadro patologico richiedente interventi specifici (nel caso in
questione il metodo rieducativo
studiato da K. Delacato). Il caso
di Umberto non deve dunque essere generalizzato, ma considerato in rapporto alla sua storia di
bambino con carenze percettive
e di lateralizzazione (mancinismo
contrastato?), privato dei pre-requisiti necessari all’apprendimento della lettura e con una situazione familiare poco serena. Infatti il « saper leggere » è strettamente collegato a tutta una serie
di processi di maturazione (linguaggio, percezione, orientamento spazio-tempo, coordinazione
visuo-motoria, ecc.). Ne consegue
che le difficoltà di lettura si possono manifestare in modi diversi
e per diverse motivazioni, per cui
le tecniche specifiche di recupero
non sono mai le stesse.
Un’affermazione senza dubbio
importante è stata quella del
dott. R. Callori di Vignale (neuropsichiatra) che appunto ha sottolineato quanto sia necessario
conoscere la fisiologia, vale a dire gli stadi di sviluppo normale
dei bambini, prima di pensare
ad eventuali forme patologiche.
Il regista F. Giraldi ha definito
questo suo lavoro « un servizio
civile, utile a tutti »: su tale affermazione personalmente non
mi trovo del tutto d’accordo
poiché, come hanno dimostrato
molte telefonate, diversi genitori
si sono allarmati in certi casi
senza sufficienti motivazioni.
E’ Chiaro comunque che la difficoltà nell’apprendimento della
lettura o della scrittura non va
mai sottovalutata in quanto essa denuncia sempre un mancato
livello di maturazione o per lo
meno una situazione di disagio
nell’ambito familiare o scolastico. Infatti, esclusi i casi di patologie neurologiche gravi, dislessici non si nasce ma si diventa.
Rimane un’ultima considerazione da fare: il bambino dovrebbe acquisire, accanto all’apprendimentc. anche « il piacere
della lettura ». In genere si ha
troppa fretta di insegnare a leggere già a partire dall’età prescolare, mentre è ~iù utile che il
bambino veda gli adulti che leggono ed inizi ad apprezzare questa dimensione, in modo indiretto. Inoltre il momento dell’educazione all’ascolto (ad es. la
favola letta dal genitore) risulta altrettanto importante per far
amare i libri che poi il bambino
ritroverà a "cuoia come positivo
strumento di nuove conoscenze.
Ritornando allo sceneggiato
« Mio figlio non sa leggere », anche se tutto sommato la realizzazione televisiva è risultata piacevole, consiglierei di confrontarla con il libro di U. Pirro per
cogliere meglio i vari momenti
della vicenda e capire in modo
più approfondito le dinamiche
__I__»-^11
Non capita tutti i giorni di dover recensire libri di cucina, ma
questa volta direi che ne vale
la pena. Si tratta di un volume
scaturito dalla penna — o meglio dai fornelli — di una delle
massime studiose di cucina macrobiotica in Italia Scritto in
maniera molto chiara ed esauriente, corredato da simpatiche
illustrazioni, il libro accompagna chiunque voglia cimentarsi
in una cucina che bandisce carne, zucchero, alcolici, ecc.
Se oggi anche in Italia la macrobiotica comincia a diffondersi sempre più, se si moltiplicano
i negozi che vendono prodotti
naturali, una ragione deve pur
esserci. La prima, probabilinente, è da ricercare proprio nei limiti della medicina ufficiale e
nella consapevolepa che molti
dei mali più terribili che affliggono oggi l’umanità sono da
mettere in relazione anche ad
una alimentazione sbagliata. La
autrice ci ha portato la documentazione di alcuni casi di leucemia e di cancn al seno nerfettamente guariti. Ma, allora,
perché tanto silenzio? Non solo
ner l’ostilità del mondo medico.
C’è da parte nostra un atteggia
mento spesso saccente nei confronti di tutto ciò che viene dal
psicologiche alTinterno di questa famiglia in cui ciascuno dei
componenti vive e vede in maniera diversa il problema centrale.
l’Oriente, In realtà per secoli e
secoli il centro della civiltà sono
state le regioni intorno all’Indo,
al Gange e al Fiume Giallo.
Sbaglierebbe però chi volesse
vedere in questo libro la stravaganza dell’ennesima seguace di
qualche santone orientale; le ricette sono facili e con ingredienti che quasi sempre è possibile
reperire in tutte le drogherie
ben fornite. Anche chi crede di
aver di fronte una cucina insipida e poco saporita avrà modo
di ricredersi.
Tullio Rapone
Myriam Bein Buzzi
1 Eleina Rocgero Guglielmo. Cucinare per il corpo e lo spirito. La cucina macrobiotica. La Finestra sul Cielo editrice, Torino 1984, L. 21.900.
4
4 vita delle chiese
14 dicembre 1984
TORRE PELLICE: NUOVO IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE
SCUOLA LATINA DI POMARETTO
Un esempio di voiontariato
Iniziativa comunitaria
Con l’occasione di una serata
dedicata a Zwingli, durante la
quale i giovani di Torre Pellice
hanno rappresentato con canti,
scenette e proiezione di diapositive i momenti più salienti dell’opera del Riformatore svizzero,
la comunità di Torre Pellice ha
tenuto a « battesimo » il nuovo
impianto di illuminazione del
tempio, un'opera di notevole impegno avviata da tempo.
« Come per tutte le cose i tempi di attuazione si sono allungati
rispetto ai programmi in seguito
a inevitabili problemi imprevisti
— ha sottolineato il Pastore
Tourn — ma dobbiamo dare atto
al'gruppo che ha attuato l’impianto di non essersi scoraggiato
e di aver superato in armonia
tutte le difficoltà e gli ostacoli
trovati lunso il cammino ». Un
cammino lungo che ha visto un
gruppo di sei persone lavorare
per mesi a titolò completamente
CTatuito. «.Qualche 'piccolo'aiuto
Vaooiarno avuto anche dall’esterno — affermano — e ringraziamo
tutti, le Sig.re del cucito che son
venute a fare pulizia, chi ha messo a disposizione attrezzi e mezzi di trasporto: aualcuno si è arreso presto ma anche un aiuto
"piccolo” è prezioso ». Una piccola bàttuta che viene fuori mentre il soffitto del temnio si illumina a igiorno e i potenti fari
allo iodio riversano sui banchi
del Tempio cascate di luce ’’solare”. Oltre 1.500 ore di lavoro,
circa 7 chilometri di fili, centralina automatica a doppia sicurezza, doppi comandi, collegamento
a terra, luci di emergenza. Come
mai si è giunti a una decisione
così drastica come quella di rifare tutto di sana pianta? « L’illuminazione non era né sufficiente
né razionale — spiega l’Anziano
Ferruccio Jourdan, coordinatore
dei lavori — e non era assolutamente possibile intervenire sul
vecchio impianto ormai obsoleto
e pericoloso; si pensi che alcuni
vecchi fili (quelli attorcigliati su
se stessi ed isolati con carta e
piombo) messi Vi ai primi del secolo per alimentare probabilmente poche sparute lampadine da
125 volts, avrebbero in teoria dovuto sopportare l’attuale carico
di tensione, che è di 380 volts:
il fingere di non saperlo non sarebbe stato altro che incoscienza ».
Anche il tema della sicurezza
è stato affrontato in modo razionale adeguando rimpianto a
tutte le norme di legge in materia benché i luoghi di culto —
almeno per ora e chissà perché
— ne siano esenti come dimostra
il fatto che le Chiese sono ormai
l’unico luogo in cui è consentita
una manifestazione pubblica.
Volontario al lavoro per t’impianto di illuminazione del campanile.
Un folto pubblico gremiva la
sala del teatro del Convitto domenica 2 dicembre u.s., in occasione del «pomeriggio» organizzato a favore della Scuola
Latina. Nel breve spazio di due
ore un condensato di attività.
Il «pezzo forte»: un concerto, con musiche di Bach, Liszt,
Bartok e Martucci, che il giovane pianista Francesco Candullo
— insegna musica agli studenti
della Se. Latina — ha gentilmente voluto offrire.
In seguito un mini-complesso
composto da alcuni alunni ha
eseguito alcuni brani con flauto
cui ha fatto seguito un gruppo
più numeroso con flauti, chitarra e percussioni. Il tutto, di volta in volta, applauditissimo da
un pubblico attento ed entusiasta.
Come contorno alla parte mu
sicale e per la delizia dei golosi
una bella serie di torte preparate ed offerte dalle famiglie.
Quindi una lotteria ricca dei più
svariati oggetti e, per la gioia
dei ragazzini, una pesca con numerosi pacchettini atti a stuzzicare la loro curiosità.
Tutto questo mentre fuori le
condizioni meteo non incoraggiavano le passeggiate pomeridiane ma favorivano il ritrovarsi in un ambiente caldo ed accogliente per trascorrere insieme un pomeriggio un po’ diverso.
A quanti hanno contribuito
nei modi più diversi al buon
esito del « pomeriggio » vada il
nostro sentito ringraziamento
ed al giovane pianista i migliori auguri per un brillante avvenire.
Germana Costantin
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Nelle case di riposo
PINEKOLO — Tra le attività
previste per il periodo natalizio
appaiono particolarmente significativi i culti con S. Cena nelle
case di Riposo Jacopo Bernardi
e Stefano Fer martedì 18/12 alle ore 14.15 e il culto presieduto dai bambini della Scuola domenicale il 23 alle ore 10.
• Abbiamo invocato la benedizione del Signore sul piccolo
Mattia Maino, figlio di Valerio
e di Donatella Busillo, battezzato domenica 2 dicembre.
• Rinnoviamo le espressioni
di simpatia cristiana ai familiari di Ernesto SOvio Gardiol che
ha terminato improvvisamente
la sua vita terrena giovedì 6 dicembre.
• Ringraziamo il predicatore
locale Elvio Peyronel per il suo
messaggio e anticipatamente il
pastore Bnmo Rostagno che
presiederà il culto domenica 16
p. V.
e sorelle si sono ritrovati assieme e dopo aver pranzato in
gioiosa serenità hanno trascorso alcune ore assieme cantando
degli inni e discutendo su quando ritrovarsi ancora assieme.
Dopo il tradizionale Bazar
estivo, anche questo preparato
nel periodo d’Avvento è stato
positivo, non solo per l’utile finanziario, ma anche perché ha
permesso di trascorrere insieme
alcuni momenti di gioia e di
comunione fraterna.
un bazar straordinario, i cui
proventi andranno a favore della ristrutturazione dell’Asilo di
S. Germano. Tutti i membri di
chiesa e gli amici sono invitati
a questo incontro, che sarà anche .un pomeriggio comunitario,
in preparazione a Natale.
Calendario riunioni
Riunione comunitaria
• Programma periodo di Natale: 25 dicembre, ore 10: culto
con Santa Cena; 26 dicembre,
ore 16.30: Festa dell’albero; 30
dicembre, ore 10.30 : Culto ; 31
dicembre, ore 20.30: Culto con
Santa Cena ; 1° gennaio ’85, ore
10.30: Culto.
• Il 1° dicembre è deceduto
Umberto Ribet di Cavoretto. Ai
familiari la nostra simpatia cristiana.
Finanze della chiesa
Concerto
POMARETTO — Sabato 15
dicembre p.v. alle ore 20.30 nel
tempio valdese, la Corale valdese di Pomaretto e la Corale di
N.S. di Fatima di Pinerolo offrono un « Concerto di Natale »
a favore della ristrutturazione
dell’Asilo dei Vecchi di S. Germano elùsone. La comimità è
invitata a partecipare numero
sa.
Un’altra battuta, sotto i baffi,
questa volta polemica: « C’è gente che amministra miliardi e non
è capace di ristrutturare una sala: noi, zitti zitti, l’abbiamo fatto ». Soddisfazione generale quindi, più un pizzico di perdonabile
orgoglio; ma la considerazione
finale è un’altra, come sottolinea
uno degli operatori: « Non è, in
fondo, che una piccola goccia nel
mare delle cose da fare, bisogna
ancora proseguire su questa strada. C’è il campanile pericolante,
i banchi assaliti AaLÌa''lÌ stanno
andando a ^zzJednanno, senza
un intervento radicale, pochi an^
tù_dt_vì^ Quando ci guardiamo'
inlorftóf vediamo i 188 gradini
del campanile interamente scolpiti a mano, vediamo l’amore e
la fede che ha guidato chi ci ha
lasciato questa eredità: il lavorare per conservarla non è un merito, sarebbe demerito il non
farlo ».
. L’evangelo della risurrezione e della speranza è stato annunciato lunedì 3 dicembre in
occasione dei funerali della nostra sqrella Ribet EJena ved.
Peyrot della Lausa, deceduta
presso l’Ospedale valdese di Pomaretto all’età di anni 82. Ai familiari in lutto la comunità
esprime sincere condoglianze.
ANGROGNA — Con le riunioni del Serre il 17, Buonanotte il
18 e Cacet il 19 si conclude il
ciclo sui temi finanziari della
chiesa. Intanto la corale sta lavorando duro per preparare un
concerto natalizio la sera di sabato 22 al Capoluogo; il gruppo
giovanile compirà tra poco il
tradizionale giro degli anziani e
l’Unione femminile continua, il
martedì, la visita agli Istituti
assistenziali portando un piccolo programma di riflessione. La
realizzazione della nuova cucina
è a buon punto e approfittando
delle belle giornate di sole si è
proceduto alla completa ricopertura del tetto della Sala con il
nuovo tetto della cucina. Da sabato 15 verrà messa in distribuzione « La Sentinella » con tutte
le date e gli orari delle attività.
PRAMOLLO — Ci siamo ritrovati numerosi, sabato 8 dicembre per una simpatica cena
dei giovani in casa del pastore.
Eravamo 27, con età diverse e
quindi con idee anche diverse,
ma è stato bello essere insieme, mettere in comune ciò che
ognuno aveva preparato e alla
fine discutere e scambiarci i
punti di vista.
Abbiamo deciso di organizzare altre « serate » come questa
e il prossimo incontro è già fissato per il 10 marzo.
SAN GERMANO — E’ mancato Alberto Reynaud, di anni
84. Originario di Pramollo, da
molti anni viveva a S. Germano. A tutta la sua famiglia va la
simpatia della Chiesa, nella speranza della resurrezione.
• Ecco l’elenco delle Riunioni
quartierali del mese di dicembre: Chiabrandi, martedì 11;
Gondini, giovedì 13 ; Garossini,
venerdì 14; Villa, martedì 18;
Balmas, mercoledì 19 ; Gianassoni, giovedì 20 ; Costabella, venerdì 21.
• Ringraziamo Emilio Rostan
che ha predicato da noi domenica 2 dicembre e ci ha portato
un messaggio ricco ed attuale.
Predicatori locali
Giovedì 13 dicembre
VILLASECCA — Domenica 2
dicembre. Giornata dei Predicatori locali, la sig.ra Ruth
Tourn ha presieduto ai Chiotti
il culto con celebrazione della
Cena del Signore.
Nella stessa giornata i nostri
due Predicatori locali Elvio Peyronel ed Emilio Rostan hanno
presieduto il culto rispettivamente a Pinerolo ed a Pramollo.
Ce ne siamo vivamente rallegrati nel Signore.
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Alle ore 20.45 presso
la Chiesa valdese si tiene il 2° incontro del Collettivo biblico ecumenico. Introduce il past. Bruno Rostagno
sul tema « I ministeri nelia discussione teologica e neila vita della chiesa
valdese ».
Mini Bazar
Giornata comunitaria
SAN SECONDO — Domenica 9 dicembre abbiamo avuto
una giornata comunitaria. Dopo
il culto una trentina di fratelli
LUSERNA SAN GIOVANNI
Il mini Bazar, organizzato dalla Società di Cucito « le Printemps », ha avuto un esito soddisfacente ed ha premiato queste nostre sorelle che, con il loro paziente lavoro di confezioni, di ricami e di regali, danno
un prezioso contributo per l’opera della chiesa.
• Espressione di comunione
fraterna e di certezza di fede
nella resurrezione dei morti sono state manifestate da parte
della comunità alle famiglie Guglielmet e Massel per Margherita Massel addormentatasi nel
Signore.
Bazar straordinario
VILLAR PEROSA — L’Unione Femminile organizza per domenica 16 dicembre alle ore 14.30,
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5
14 dicembre 1984
Vita delle cMese 5
UN’INCHIESTA TRA LE SCUOLE DOMENICALI
Cosa facciamo
per Natale?
Non sono molte le scuole domenicali (sd) che hanno risposto
al nostro questionario: 17 h Ma
rappresentano un campione abbastanza assortito: 4 metodiste
(una in collaborazione con la
chiesa dei fratelli) e 13 valdesi;
6 dalle Valli valdesi, 7 da chiese
medio-piccole, 4 da chiese di
grandi città (3 a Torino, 1 a Roma).
Per quanto solo indicativi, questi dati sono dunque interessanti
e forniscono alcune informazioni utili a conoscere meglio noi
stessi. Il questionario comprendeva una parte generale sulla
struttura delle sd e una specifica
sul Natale.
Frequenza e orari
Dalle risposte ricaviamo un totale di 487 bambini iscritti con
una frequenza media di 387 e
cioè del 79,5%.
E’ interessante notare nero che
la frequenza maggiore si ha nelle
chiese medio-piccole con l’86,5%
(e punte del 100% nelle piccole
sd di Ivrea e Villa S. Sebastiano); le chiese delle Valli sono ancora al di sopra della media
(84,2); mentre sono le chiese delle grandi città che hanno i maggiori problemi: 67,1%.
Alcune sd precisano che si tratta della frequenza media iniziale: si sa che dopo Natale la frequenza spesso cala, per cui il
problema di raggiungere i bambini è il primo grande problema
delle sd.
Esso viene affrontato rendendo più elastica l’organizzazione.
Solo 4 sd su 17 hanno esclusivamente l’orario tradizionale durante o prima del culto domenicale; 9 hanno un orario settimanale (che per 8 è il sabato pomeriggio); 3 hanno un orario alternativo: la possibilità di frequentare la s.d. di domenica o su
settimana è data con lo scopo
dichiarato di raggiungere un
maggior numero di famiglie.
Sembra in generale di vedere
uno spostamento dalla domenica alla sd su settimana. Questa
impressione è rafforzata da una
sd che fino all’anno scorso lavorava di domenica e da quest’anno si è spostata al sabato. Questo dato è rallegrante per la capacità delle sd di seguire i bambini; non è confortante in quanto indizio di un progressivo allontanamento delle famiglie dal
culto domenicale.
I monitori
Dei notenziali 487 bambini delle sd che hanno risposto si occupano 66 monitori con un rapporto di 1 monitore ogni 7,3 bambini: un notevole numero di persone impegnate in questo lavoro
che si conferma come un’attività
che offre una grande possibilità
di impegno ai membri attivi delle nostre chiese.
I monitori in gran parte si preparano comunitariamente, in riunioni quindicinali con l’apporto
del pastore (9 sd) o senza il pastore (a Parma, dove la preparazione è fatta in comune con i
fratelli); in un caso in riunioni
■ mensili e in un altro con riunioni
periodiche. Le sd in cui la preparazione è solo individuale, con
l’aiuto della rivinta « La scuola
domenicale » sono 3. Si tratta di
sd molto piccole. Del resto non
tutti i monitori sembrano frequentare le riunioni di preparazione. Questo almeno sembra
emergere nell’indicazione di 3 sd
che indicano riunioni quindicinali e preparazione individuale.
Si tratta comunque indubbiamente di un ministero ohe in generale, nella misura del possibile,
viene seguito e preparato.
Altre attività
Al di fuori dell’ora settimanale molte sd cercano di avere altre
attività che contribuiscano a promuovere amicizia e affiatamento.
In testa alle indicazioni è la classica gita conclusiva (10 sd, Bergamo ha una gita di due giorni).
Ma ci sono chiese che, appunto
per promuovere conoscenza e affiatamento, hanno cominciato a
organizzare gite di inizio d’anno
o in primavera o durante l’anno
(4 sd). Anche le àgapi (8) e i pomeriggi ricreativi (6) sono attività parecchio diffuse. A titolo
di esempio citiamo altre attività
particolari: il campeggio estivo,
rincontro con i ragazzi di un convitto, la partecipazione a riunioni
quartierali {Ferrerò e Maniglia);
visite agli anziani (Villar Pellice);
gita al Museo Egizio di Torino
in occasione dello studio dell’Esodo (S. Secondo), ecc.
Vi sono anche occasioni speciali e ricorrenti di incontri per
le sd e i loro monitori: per esernpio le riunioni semestrali nel pinerolese e Val Germanasca alle
Valli; gli incontri liguri a Vallecrosia a settembre e a Savona
prima di Natale. Solo una chiesa.
Rimini, nota con rincrescimento
di non riuscire a organizzare nulla, a causa della disipersione, oltre alla lezione quindicinale della
sd.
Natale
Cosa si fa per Natale? Un tempo c’era la « festa dell’albero »
che aveva luogo il 26 dicembre.
Erano tempi in cui la grande
maggioranza delle famiglie non
si muoveva, non c’era il viaggio,
lo sci, ecc. Oggi questa tradizione del 26 dicembre resta solo in
2 chiese su 17 (S. Germano e S.
Secondo). Altre due hanno un
programma che è centrato sul
giorno di Natale (Maniglia per
un culto con i bambini la sera
di Natale; Angrogna con un culto di Natale per grandi e piccoli e una festa susseguente per i
soli bambini). Per il resto, lo
schema di gran lunga prevalente
vede lo spostamento ad una domenica prima di Natale (spesso
quella immediatamente precedente): 10 sd preparano in tal
caso il culto o hanno parte atti
II Natale nevoso di un
bambino di 7 anni di
cale di Torino.
una scuola domeni
va in esso; 2 concentrano il programma nel pomeriggio (Bergamo e Salerno). Una (Parma) ha
sostituito alla festa di Natale
delle giornate comunitarie dedicate a personaggi biblici e della
storia e attualità protestante.
Che si svolga prima, dopo o nel
giorno stesso di Natale, la festa
presenta caratteri comuni: il
canto e il messaggio, espresso
talvolta dal pastore ai bambini,
più spesso dai bambini alla comunità. E’ interessante notare
ohe l’elemento della « recita » è
presente in alcune chiese come
parte di una tradizione che con
ASSEMBLEA XIV CIRCUITO PUGLIA-LUCANIA
Speranze e problemi
A Corato lo scorso 17 novembre si è svolta l’Assemblea del
XIV Circuito (Puglia e Basilicata). Ancora una volta è stato possibile analizzare in modo approfondito la vita delle comunità
locali, facendone risaltare gli aspetti positivi e negativi.
Nella discussione successiva
alla presentazione delle attività
in programma in ogni comunità
è emerso il seguente dato: una
distanza più o mene accentuata
— in alcuni casi addirittura una
spaccatura — tra quello che si
può definire il livello di discussione e di proposizione del Sinodo e la vita reale delle chiese.
Di fronte ad una nuova ondata di documenti demandati allo
studio delle comunità, si ha la
impressione che queste non reggano il passo : non si ha il tempo
per analizzare, capire, sintetizzare, applicare, giudicare, comunicare, che, subito, si è spinti a
passare ad un altro argomento.
Il documento sulla sessualità
nella Bibbia e nel tempo presente non ha suscitato alcuna perplessità, ma ha portato a sottolineare l’esigenza di avviare su
questo tema un grande processo
di informazione e meditazione,
mentre non si è ancora conclusa
la riflessione sulla questione meridionale.
Altri, di fronte al fenomeno
di un certo analfabetismo di ritorno nelle comunità evangeliche, hanno espresse l’esigenza
di non dimenticare quella ricomprensione e rilettura delle testimonianze bibliche e di alcuni
aspetti fondamentali della Riforma protestante.
Il tema proposto per la settimana della libertà (Il forestiero che è dentro alle tue porte)
non sembra aver trovato un
grande consenso. Si avverte una
iniziale assenza di forza propulsiva. Questo è dovuto forse al
fatto che anche su questo fenomeno la riflessione delle nostre
comunità si sta avviando solo
in questo momento, ma anche
alla mancanza di chiarezza sulle modalità d’intervento del Servizio Migranti della FCEI. Purtroppo l’incontro tra la Tavola
Valdese, le Commissioni Distret
tuali ed i Circuiti è stato annullato, mentre in quella sede
si sarebbe potuto arrivare alla
definizione comune di un programma di massima per la settimana della libertà. I chiarimenti e le spiegazioni forniti dal delegato della Tavola per il XIV
Circuito sono stati esaurienti,
anche se non hanno chiarito
tutto.
Molti sono i segni di speranza
che provengono dalle realtà comunitarie rispetto sia alla questione giovanile, sia all’animazione biblica ed alle attività culturali.
In particolare nel mese di dicembre verrà aperto un nuovo
locale di culto a Foggia. L’inaugurazione del locale sarà una
occasione di presenza e di partecipazione per tutte le chiese
del Circuito.
A Matino, nella diaspora tarantina, il ritorno di molti immigrati ha permesso la ricostituzione di alcuni gruppi evangelici, composti nella loro maggioranza da coppie miste, i quali richiedono una costante cura
pastorale.
In una realtà di grande mobilità sia delle, idee sia delle forze evangeliche, si ha anche una
incoraggiante presenza di numerosi predicatori laici. L’Assemblea ha sottolineato la necessità
di un incontro tra pastori e laici dei Circuito per discutere e
studiare le forme di una cura
pastorale e diaconale che sappia rispondere collegialmente
alle esigenze delle chiese.
L’Assemblea si è conclusa con
l’intervento del past. Eugenio
Bernardini che ha parlato su alcuni aspetti della teologia della
liberazione. Francesco Carri
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tinua (soprattutto alle Valli), in
altre è stato sostituito da altri
elementi mentre in 2 chiese (Roma P.zza Cavour e Rimini) la recita è stata ripresa allargando
l’iniziativa ai catecumeni e ai
genitori.
Altri dati tradizionali della « festa dell’albero » erano, appunto,
l’albero e il sacchetto di dolci o
piccoli doni per i bambini. Oggi
l’albero sembra resistere non
solo alle Valli (5 su 6, non si fa
più a Ferrerò) ma anche in altre
4 chiese. Non si fa più nelle altre
chiese, ma a Torino lo si riprende dopo anni per il pomeriggio
ricreativo organizzato (dopo cuL
ti e àgapi) per i bambini delle
varie sd valdesi e battiste.
Ugualmente varia è la situazione per ciò che concerne la tradizione di un piccolo dono ai bambini. Un terzo circa delle sd ha
mantenuto questa tradizione, un
terzo Tha abolita e un terzo Tha
sostituita, in tutto o in parte, con
collette per scopi interni o esterni, raccolta di doni per altri bambini o per rispondere a appelli
indicati sull’Eco-Luce.
In sintesi
In definitiva quale è la « filosofia » che sta dietro a questa festa più o meno tradizionale? Le
risposte sono varie ma alcuni elementi sono unificati. La trasmissione del messaggio natalizio è
sottolineata da diverse sd, ma
altre indicano come ugualmente
importante il coinvolgìmento dei
genitori e della comunità in modo attivo. Inoltre anche là dove
si sottolinea la trasmissione del
messaggio di Natale si precisa
che la festa deve essere dei bambini e per i bambini. Mi paiono
indizi di una ormai netta distanza dalle feste fatte sullo schema
del « saggio » per la gratificazione dei genitori...
Altre chiese, come Torino e
Savona, mettono in evidenza la
necessità che dalla dispersione i
bambini si incontrino, imparino
a conoscersi e a rallegrarsi insieme. Che si tratti della diaspora cittadina o della disseminazione lungo la Riviera, le cose non
cambiano molto.
In sintesi si ha l'impressione
ohe in gran parte le chiese vivano con le loro sd un Natale in
cui elementi tradizionali ed elementi nuovi si combinano in una
« festa » in cui prevale il culto
comunitario, e in cui ci si muove
verso un riavvicinamento tra
grandi e piccoli. Se è così non
possiamo che rallegrarcene impegnandoci a promuovere gli aspetti più positivi presenti in questa
trama variopinta di vita comunitaria.
Franco Giampiccoli
> Altre 4 risposte, da Forano
Sabino, Campobasso, AlessandrìaBassignana e Villar Perosa, sono
arrivate troppo tardi per poter
essere utilizzate. I dati che forniscono non spostano comunque
le -tendenze indicate.------------
6
6 prospettive bìbliche
14 dicembre 1984
%-■
IMMINENTE L’INTERA BIBBIA TRADOTTA IN LINGUA CORRENTE - 5
to sempre ad uscire parallelamente.
I libri deuterocanonici
Presto le Chiese italiane avranno a loro disposizione la nuova
traduzione dell’Antico Testamento condotta con gli stessi criteri
ed i medesimi metodi che hanno ispirato quella del Nuovo
Testamento.
Il successo di quest’ultimo lavoro appare eloquente dalla cifra delle vendite: circa tre milioni di copie vendute a otto anni dalla sua pubblicazione nel
1976; e questo in un paese che
non solo ha sempre letto poco
la Bibbia, ma legge poco in generale. Naturalmente vi sono
state critiche all’opera, seguite
da esaurienti dibattiti; ma, con
tutte le critiche che le si possono rivolgere (e quale opera in
questo campo può dirsi libera
da critiche?) non vi è dubbio che
si è trattato di un successo anche sul piano editoriale e commerciale!
Nella TILC per l’Antico Testamento il lettore troverà non
poche sorprese. Certamente piacevole sarà il linguaggio moderno ed attuale (cosa del resto
scontata), privo dei toscanismi
della Riveduta; né il lettore dovrà rompersi il capo per comprendere locuzioni arcaiche e parole non o pochissimo usate (E
terno, distretta, ab antico, ab
eterno ed altre ancora). Egli non
si troverà a dover spiegare a se
stesso e ad altri, termini che
hanno acquistato ormai un significato diverso (menare, giustificare e derivati). Più importante
è certamente che la TILC, invece di tradurre i testi antichi letteralmente, ha scelto anche qui
una traduzione che riprorta più
quello che il testo voleva dire
allora, in termini che hanno lo
stesso significato oggi (si tratta
del metodo di traduzione chiamato dell’« equivalenza dinamica »).
Ma la più grande sorpresa per
il lettore evangelico sarà certamente quella di trovare, in appendice, quei libri che i Cattolici chiamano « deuterocanonici »
(perché attestati dal canone di
Alessandria e non in quello
ebraico) e gli Evangelici « apocrifi ». Era infatti impossibile lasciarli fuori in una traduzione
interconfessionale, né era facile
farlo sul piano della composizione, dell’impaginazione e della rilegatura (e nel processo industriale le cose non facili tendono a far lievitare i prezzi). La
cosa potrà turbare alcuni fratelli evangelici, ma non deve:
anzitutto questi libri non hanno
una particolare portata in campo dottrinario: le novità esistono nel commento dei testi e non
nei testi in sé.
In secondo luogo questi testi
costituiscono il ponte naturale
che dall’Antico Testamento conduce al Nuovo; il primo termina infatti cronologicamente col
libro di Daniele (prima metà del
II sec. a.C.), gli altri s’arrestano sulla soglia del Nuovo Testamento. Un terzo fatto poi, spesso taciuto tra gli Evangelici, è
che le Bibbie protestanti fino ai
primi decenni del XIX secolo,
hanno sempre portato i Deuterocanonici o Apocrifi che dir si
voglia in annendice, poiché i Riformatori unanimemente li consideravano utili per l’insegnamento e l’edificazione, anche se
non normativi. Fu soltanto nel
1821 che nel corso del Risveglio
nella Chiesa di Scozia venne fatta la proposta di eliminarli; e
la proposta ebbe un tale successo che intorno al 1830 essi erano stati soppressi dalla massima parte delle Bibbie protestanti, almeno da quelle pubblicate
dalla Società biblica britannica
di Londra; in quella di Stoccarda invece, edizioni con i Deuterocanonici/Apocrifi ed edizioni che
ne erano prive hanno continua
Ripristinarli nella forma anzidetta non significa dunque in
nessun caso un cedimento alla
maggioranza, né dovrebbe essere visto come un qualche sopruso nei confronti della fede
personale di tanti credenti; lo
dobbiamo vedere invece nel contesto di Un tentativo di rendere
la Parola di Dio disponibile per
un numero sempre maggiore di
persone.
E se la TILC dell’Antico Testamento avrà un successo comparabile a quello del Nuovo (si
pensi: circa il 5% della popolazione italiana l’ha acquistato!),
come del resto si merita, s’avvicina quel giorno tanto desiderato da tutti, nel quale ogni italiano avrà accesso alle S. Scritture.
.1. A. Soggin
Conversazioni alla radio
NeH’ambito della rubrica « Uomini e profeti » viene trasmessa ogni domenica dalle 12 alle
12.30 del terzo programma radiofonico della RAI, una serie di
letture dai brani storici deH’Antico Testamento, con la stessa
formula di quelle dell’anno scorso: ampi brani del testo, letti da
attori, e un breve commento del
past. Giorgio Girardet. Quest’anno le letture sono tratte dalla
Traduzione interconfessionale in
lingua corrente, che viene così
presentata al pubblico in anteprima. La pubblicazione dell’Antico Testamento è prevista per
la primavera 1985. Questo ciclo
di trasmissioni iniziato a luglio,
si concluderà il 31 dicembre.
( nev)
Bibbia in giapponese
Nella primavera del 1985 sarà
pubblicata in Giappone la pri
ma traduzione completa della
Bibbia in comune tra cattolici e
protestanti. La traduzione completa del Nuovo Testamento era
già stata ultimata sei anni fa,
mentre la traduzione del Vecchio Testamento ha richiesto
circa 12 anni di lavoro per essere ultimata. I problemi principali che si sono presentati alla
commissione incaricata del lavoro hanno riguardato l’uso del
linguaggio onorifico, ben diverso
dalla lingua parlata, che i giapponesi adoperano quando si rivolgono a persone di grande riguardo. Come ben si comprende, l’uso del linguaggio onorifico si è reso necessario tutte le
volte che le parole vengono riferite a Dio. L’altro problema
che ha notevolmente impegnato
i lavori ha riguardato la difficoltà di trascrivere i nomi biblici nella grafia giapponese.
(Adista)
INCONTRI - 3
Marco 6: 1-6
L’episodio del rifiuto della predicazione di Gesù a Nazaret è ben attestato da
tutta la testimonianza evangelica, anche
se, com’è frequente, le varie testimonianze non coincidono perfettamente. Matteo
(13: 53 s.)^riprende praticamente la stessa fonte utilizzata da Marco, Luca (4:
16-30) dà rilievo particolare al fatto, lo
pone programmaticamente all’inizio del
ministero di Gesù; quanto a Giovanni,
sappiamo che ciò che gl’interessa sottolineare è il confronto-scontro fra Gesù e
« i giudei » e quasi non considera un periodo « galilec » nel ministero di Gesù:
eppure, anche se non si riferisce certo
solo né essenzialmente a Nazaret, come
non pensare anche a questo incontro
mancato leggendo: « è venuto in casa sua
e i suoi non lo hanno ricevuto» (1: 11)?
a cura di Gàio Conte
L’abbiamo notato, gli incontri di Gesù sono veri, non li manovra né in modo
magico né con sagaci manipolazioni psicologiche pur di condizionarli e piegarli
al proprio intento: tanto è vero che rincontro può essere rifiutato o eluso, può trattarsi di un incontro mancato. Tale è stato rincontro con il fariseo Simone, di cui
abbiamo parlato la scorsa settimana? A noi non è dato di conoscerne il « fine »,
lieto o triste. Ma l’evangelo narra di incontri MANCATI. A parte quello della grande
maggioranza della generazione ebraica del suo tempo, e dell’ebraismo posteriore (almeno finora), con il suo Messia, quello più rilevante riguarda non solo una data persona, ma un’intera comunità: con i concittadini di Gesù, con i fratelli della sua sinagoga, a Nazaret.
Nazaret: Canicattì?
Il paese d’origine di Gesù, un villaggio
qualunque della campagna galilea, mai
citato nell’Antico Testamento né negli
scritti giudaici: Canicattì, insomma, e...
prima che diventasse proverbiale! Sorgeva e sorge in un vallone a nord della
fertile piana di Izreel. Aveva una caratteristica: mentre la maggior parte delle
borgate galilee erano abitate da popolazione pagana (cfr. Is. 8: 23), Nazaret era
abitata da ebrei, o comunque aveva un
forte nucleo ebreo e vi era una sinagoga (se ne vedono tuttora i resti) alla
quale si recavano Gesù e la sua famiglia.
Dovunque ci fosse un nucleo ebraico consistente, si costruiva una sinagoga, un
luogo di riunione che non aveva il carattere sacrale di un tempio, ma era
piuttosto luogo di culto e d’incontro, di
preghiera e rifiessione comunitaria, anche di studio (era pure la scuola) e di
dibattito ’.
Nella sinagoga (letteralmente: luogo
di riunione) gli ebrei praticanti si ritrovavano almeno la mattina del sabato, o forse già il venerdì sera (il sabato iniziava
al tramonto, alle 18), ma spesso anche
su settimana. Il sabato («riposo»), nel
corso del culto, fra le preghiere rituali,
membri (maschi) dell’assemblea leggevano testi tratti dai cinque rotoli della
« Legge » e dai profeti, indicati dal responsabile della sinagoga secondo un
lezionario prefissato. Poi qualcuno della
comunità, riconosciuto idoneo per la sua
formazione e la sua fede, dava un commento di questa lettura; talvolta seguiva un dialogo a più voci. Gesù si è servito non di rado di questo mezzo, per
1 predicare; e così è avvenuto quel giorno, a Nazaret.
; Gesù fra ”i suoi”
■' Luca (4; 16 s.) fa di questo momento
l’inizio sintomatico della predicazione
pubblica di Gesù; ma verosimilmente
forza i fatti. Il testo di Marco (6: 2) e
di Matteo (13: 54) ci mostra che a Nazaret si conosceva già la sua attività di
predicatore e di guaritore: c’è dunque
curiosità, interesse, aspettativa, ma anche comprensibile perplessità, dovuta al
fatto originale, unico, che siamo qui nel
suo borgo natale. Gesù è stato respinto
anche in altre località galilee (e dunque
aveva torto il Renan di parlare di « idillio galileo » contrapposto al dramma giudeo), ad es. Chorazin, Betsaida, Capernaum; ma Marco evidenzia il ’’caso” di
Nazaret proprio per questa assoluta originalità: qui Gesù è cresciuto, ben noto,
qui risiede la sua famiglia. Il villaggio
lo ha visto giocare bambino, crescere
adolescente, ha ascoltato — proprio in
quella sinagoga! — la sua professione
di fede, quando il dodicenne è divenuto
bar-mizva, « figlio del Patto ». Sono andati tante volte nella bottega artigiana ereditata dal padre... Veramente, in Marco,
Giuseppe non compare, forse perché già
morto, magari da tempo; Gesù è « il figlio di Miriam »; è uno di loro. Ma le è
veramente, lo è ancora?
A un certo punto Gesù aveva ascoltato
l’appello del Battezzatore, era andato a
sud, a farsi battezzare sulle rive del Giordano. Forse ha partecipato per qualche
tempo al suo movimento, comunque se
ne è presto staccato e ha iniziato la sua
predicazione e azione autonoma e originale, raccogliendosi attorno discepoli, un
suo movimento. E’ già passato in molte
località, suscitando aspettative, speranze,
perplessità, sospetti; ed ecco, arriva al
suo paese. Ma non è più il Gesù che avevano conosciuto fino allora, ben integrato, almeno in apparenza, nella vita consueta del villaggio. Non toma per reintegrarsi nella vita del suo paese, come un
emigrante che ha fatto altrove esperienze e ora torna « a casa », « in patria ».
Gesù torna come un apolide, sia pur di
tipo particolarissimo; torna non certo
per reintegrarsi « a casa », ma p>er affrontare anche la « sua » comunità civile
e religiosa e coinvolgerla nel suo mes
saggio e nella sua opera, per conquistarla alla sua fede, alla sua speranza, al
suo amere: al « regno » che si è avvicinato (Marco 1: 14 s.).
"Nessuno è profeta
in patria”
A Nazaret la difficoltà di accogliere
l’annuncio e l’Annunciatore e latore del
Regno sale all’ennesima potenza. Nessuno di noi può rifare l’esperienza dei nazaretani. Noi incontriamo Gesù attraverso l’annuncic evangelico. Loro hanno incontrato lui - Cristo - attraverso il Gesù
conosciuto fino allora: il « nostro » Gesù
ben-Miriam non è più lui; ma chi è, che
è diventato? che si crede, che pretende?
Lui; il parente, l’amico, il vicino di casa,
il compagno di scuola e di lavoro, si pretende investito di una missione divina:
si è montato la testa? Chi gli ha dato
all’improvviso quest’autorità? Pensiamo
se capitasse a noi che qualcuno ritorni,
dopo un’assenza, così radicalmente « diverso »!
Gesù capisce, con tristezza, le reazioni
dei membri della « sua » comunità; il
fatto che lo si rifiuti nel suo villaggio
conferma ai suoi occhi una regola generale: « Un profeta è ascoltato ovunque
salvo che nella sua patria, fra i suoi familiari ». E’ naturale che sia così, ma
Gesù critica questo restare all’atteggiamentc ’’naturale”, e conferma la sua
pretesa: anche se i suoi lo respingono,
egli è IL profeta che sta annunciando,
da parte di Dio, la prossimità del Regno,
E’ triste; i « suoi » non hanno il senso
delle cose di Dio. Ma queste cose di
Dio seno reali, stanno avvenendo: sotto
i loro occhi, alle loro orecchie (qui la
testimonianza di Luca ci aiuta ad approfondire).
drammaticamente mancato, al punto che
« non potè fare qui alcuna opera potente » (v. 5). Non per il fatto psicologico
che scetticismo, sfiducia, sospetto, scherno ci paralizzano. Né si vuol dire che
con la nostra fede noi dobbiamo in qualche modo cooperare con l’opera redentrice di Gesù. Gli evangeli sottolineano
spesso, piuttosto, che Gesù fa miracoli
scio dove incontra, almeno a frammenti, in forme anche assai rudimentali, fede, fiducia; non li fa mai malgrado o
contro la gente, per sbalordire gli astanti e forzarli, in qualche modo, ’’dimostrando” loro la sua potenza. Nel disegno di
Dio, tutto ciò che Gesù compie, parlando
e operando, avviene, per cesi dire, solo
nell’atmosfera della fede.
Dove non c’è fede, non accade nulla; o
ciò che accade, non ha rilevanza, né profondità, né durata. Ciò vale non solo per
i suoi « miracoli », ma per il « miracolo »
per eccellenza, quello della fede, dell’ascolto dell’Evangelo, deH’incontro vivo
con lui e, attraverso lui, col Padre, col
suo Regno che si è avvicinato e viene.
Chi chiede, ma davvero, riceve; chi cerca, ma davvero, trova — prima o poi,
quando e come Dio vuole. Ma chi non
chiede, chi non cerca, chi non picchia
alla porta? Chi è contento di come stanno le cose, o piuttosto non crede che
possano essere altrimenti, che Dio possa davvero cambiarle, possa davvero regnare?
Noi,
I SUOI .
Ecco, per Marco la fede non è cosa
che vada da sé, scontata, per nessuno.
Anche se la fama di Gesù dilaga, gli animi sono divisi: i capi sono scettici e increduli (2: 1 - 3: 6), gli stessi membri
della sua famiglia (3: 21, 31-35) e ora i
suoi concittadini condividono questo
(comprensibile!) scetticismo incredulo,
che attecchirà anche fra i suoi discepoli (8: 14 ss., 33).
Questo testo grave c’interpella nel modo più diretto, per l’amore di Dio: noi,
« i suoi », come incontriamo Gesù? Anche nel nostro apparente non-rifiuto,
quanti incontri mancati? In quante occasioni e in quanti modi la nostra poca
fede o la nostra ncn-fede han fatto sì che
Gesù « non potè fare qui alcuna opera
potente »?
Gino Conte
Solo nell’atmosfera
della fede
Dunque, l’incontro con lui può essere
' Sul culto e sulla vita sinagogale (anche, in
parte, logisticamente e architettonicamente) è
stato modellato II culto cristiano primitivo, almeno fino a che il cattolicesimo nascente non ha
ricostruito il tempio, il sacrificio (sia pure incruento), il sacerdozio, il luogo "sacro" ecc. Fra
parentesi, anche la moschea islamica è ricalcata sulla sinagoga giudaica, e la vita di una moschea islamica su quella di una sinagoga giudaica.
t.
7
14 dicembre 1984
oMettivo aperto 7
11 DICEMBRE: POSA DELLA PRIMA PIETRA DEL CENTRO ISLAMICO E MOSCHEA DI ROMA
Islamici e protestanti: quale dialogo?
L’il dicembre, come hanno riferito ampiamente i quotidiani, è stata
posta la prima pietra della moschea di Roma. Alla cerimonia-sono
intervenuti tra gli altri invitati il presidente della Federazione chiese evangeliche Aurelio Sbaffi e il moderatore della Tavola valdese
Giorgio Bouchard. Pubblichiamo in questa pagina un servizio e dei
documenti che ci aiutano a situare in modo evangelico il dialogo
con l'Islam.
Due minoranze
e una presenza positiva in rapporto alla società italiana.
L'inizio dei lavori per la costruzione della moschea di Roma impone una riflessione sulla
presenza islamica nel nostro
paese e sulle possibilità di dialogo offerte dall’occasione.
Chiese evangeliche e islamici
in Italia sono due minoranze:
insieme ad altri gruppi minoritari (specialmente quelli che
hanno alle loro spalle una storia più lunga) hanno avuto difficoltà a difendere la loro identità culturale e talora perfino il
loro diritto di esistere.
Oggi si offrono spazi (anche se
non garantiti in maniera, irrevocabile) che permettono alle
minoranze di dare un contributo positivo all’insieme della società.
Ogni minoranza ha in se stessa la ragione e il diritto di esistere e di esprimersi, ma questa
ragione e questo diritto tanto
maggiormente vengono riconosciuti aU’esterno quanto più la
minoranza si pone in funzione
dell’intera società, in quanto il
suo specifico — specie quando
questo è connotato da istanze
religiose — ha potenzialmente
un carattere di universalità.
Si tratta perciò di rompere
un doppio cerchio di chiusure:
il rifiuto del « diverso » e deifi« estraneo » nei gruppi maggioritari (sia cattolici che laici in
questo caso) e la tendenza di
alcune minoranze a racchiudere
tutte le espressioni della propria identità al loro interne.
Ora, islamici e protestanti
hanno in comune la fede nell’unico Dio e insieme una cultura
e una storia che hanno profondamente diversificato la concezione e le espressioni di questa
fede. Perciò si tratta di attuare
un confronto sereno sulla fede
Un confronto
problematico
Oggi, i protestanti leggono la
Bibbia attraverso gli strumenti
ermeneutici offerti dalle scienze
storiche e sentono il diritto di
confrontarsi, mediante gli stessi
strumenti, anche con le affermazioni coraniche su Gesù e i cristiani. Ogni dialogo deve perciò
includere il riconoscimento del
diritto degli islamici ad una lettura « dall’esterno » della Bibbia, e dei cristiani ad una lettura « dall’esterno » del Corano.
Questo riconoscimento però
non deve far dimenticare quel
processo di ricerca della genuinità della fede, con la conseguente lotta all’idolatria, perseguita
con impegno sia dai protestanti che dai musulmani. La Riforma protestante ha rivendicato
la purezza della fede e il rapporto diretto dell’uomo con Dio,
superando ogni mediazione gerarchica e ogni tendenza alla
superstizione. Ogni protestante
— e potenzialmente ogni cristiano — potrebbe condividere queste parole del Corano: « In verità Iddio non sopporta che altri venga associato a Lui: tutto
il resto Egli perdona a chi vuole, ma chi associa altri a Dio, erra di errore lontano » (IV, 116).
La lotta alfiidolatria nel Corano è accompagnata, come evidenziano alcuni commentatori
moderni, da una profonda tolleranza verso i non musulmani, che costituisce una vera rivoluzione rispetto al tempo e
al contesto in cui visse Maometto: « Non ingiuriare gli idoli che
essi (gli idolatri) adorano accanto a Dio, affinché essi a loro voi
Dalla
chiese evangeliche
Siamo stati informati della
posa della prima pietra della moschea di Roma: ci rallegriamo che i credenti musulmani abbiano una moschea
in questa città, come noi abbiamo le nostre chiese. Ce
ne rallegriamo per due motivi: la moschea è luogo di preghiera rivolta all’unico Dio,
nei quale anche noi crediamo; ed è luogo di espressione della cultura islamica e
strumento di dialogo. Perciò
ci auguriamo che la costruzione di questa moschea possa offrirci l’occasione per conoscere più da vicino l’Islam.
Troppe volte nel passato i
rapporti fra Cristianesimo e
Islam sono stati caratterizzati da guerre, diffidenza, ignoranza reciproca. Mentre chiediamo perdono a Dio anche
per le colpe dei nostri padri,
ci vogliamo impegnare per
una convivenza umana più
fraterna e per un’azione comune per la pace e la riconciliazione tra i popoli.
Come minoranze in Italia,
cristiani evangelici e musulmani possiamo realizzare un
impegno parallelo per un giusto trattamento di tutti coloro che vivono in questo paese, quale che sia il loro cre
do religioso, nel rispetto della libertà di ognuno.
Noi non possiamo rinunciare a predicare l’evangelo di
Gesù Cristo e a voler uniformare ad esso la nostra vita,
come voi non potete rinunciare a vivere secondo il Corano e la Sunnah. Se questo
nei secoli passati è stato causa di incomprensioni e di
guerre, oggi (anche per l’apporto della cultura laica, che
ha sviluppato i concetti di
libertà e di tolleranza) può
essere occasione di dialogo e
di collaborazione.
E’ questo un impegno che
vogliamo oggi realizzare anche e soprattutto nei confronti di quei musulniani che
giungono nel nostro paese alla ricerca di nuove possibilità di vita. Noi che per secoli
siamo stati emarginati non
possiamo non prendere a
cuore la situazione dei nuovi emarginati, di qualsiasi fede e cultura. Vorremmo aiutarli a trovare spazi di libertà
in cui possano costruire una
vita dignitosa e professare la
loro fede secondo coscienza.
Auspichiamo dunque che la
solennità dell’ll dicembre costituisca l’avvio di un dialogo al quale guardiamo fin d’ora con fiducia.
Dal Centro culturale islamico
« O uomini, in verità Noi vi abbiamo creato da un maschio e da
una femmina e abbiam fatto di voi
popoii vari e tribù affinché vi conosceste a vicenda, ma il più nobile fra di voi è colui che più teme iddio. In verità, Dio è sapiente e conosce » (Corano, XLIX, 13).
E' un dovere e un piacere per
noi rispondere aiia sua richiesta
e scrivere per il giornale « L’Eco
delle Valli Vaidesi - La Luce », voce delia Chiesa dei Vaidesi, che
noi stimiamo e con cui siamo in
contatto, per spiegare in breve
l’IsIam in Itaiia e l'importanza deila Moschea (Masjed), in occasione della costruzione di questa Casa di Dio, che si aggiunge ai numerosi iuoghi di preghiera già esistenti, con lo stesso fine.
Per noi ia moschea non è solo
un luogo di preghiera, ma anche
un iuogo dove si adempiono tutti
i doveri che abbiamo verso il Creatore. Tutti i problemi sociali, cui
turali e anche politici, se orientât
reiigiosamente, debbono essere ri
soiti nella moschea. Nel Cristianesimo, le chiese e altri luoghi di
preghiera hanno la stessa funzione
Però il nostro Centro, essendo apolitico, secondo la Costituzione
approvata dal Governo italiano, esciude ogni attività poiitica.
L’isiam è una religione di pace,
amore, fratellanza, eguaglianza e
giustizia sociale: « O voi che credete! Entrate tutti nelia pace e
non seguite ie orme di Satana, ch’è
vostro nemico chiaro» (ii, 208).
Nel Sacro Corano si trovano nu
marosi versetti in questo senso.
Per sfortuna, l’opinione pubblica
nei Paesi non islamici è turbata
da diversi articoli apparsi sui giornali sulla questione del Qasas (punizione), che in taluni casi, necessariamente, sarà eseguita secondo
la Shariah (Legge Divina) dell'islam, per proteggere la società
dalla criminalità, dai terrorismo,
dalla malavita, dalle rapine ecc.,
che sono i mali che affliggono la
società attuale; essi sono derivati
dalla droga, dall'alcolismo, ecc..
che sono proibiti dati'lslam: « La
legge del taglione è garanzia di
vita, o voi dagli intelietti sani, a
che forse acquistiate timor di Dio »
(II, 179).
li nostro rapporto con le religioni monoteistiche — in base agii
insegnamenti coranici, secondo i
quali ognuno ha la sua fede e religione — è basato sul rispetto reciproco e la collaborazione, in tutti gli aspetti che riguardano ia
giustizia sociale: « Ognuna ha una
direzione verso la quale Dio lo
volge nella preghiera: ma dovunque vi troviate gareggiate nel fare
il bene e Dio vi riunirà tutti insieme, ché Egli è sovra ogni cosa
potente » (II, 148); « ...A ognuno
di voi abbiamo assegnato una regola e una via, mentre, se Iddio
avesse voluto, avrebbe fatto di voi
una Comunità Unica, ma ciò non
ha fatto per provarvi in quel che
vi ha detto. Gareggiate dunque nelle opere buone, ché a Dio tutti
tornerete, e allora Egli vi informerà di quelle cose per le quali ora
siete in discordia » (V, 48).
Abbiamo moltissimi punti in comune col Cristianesimo, per cui
possiamo collaborare per il bene
dei vicini, degli immigrati e dei
poveri. Dobbiamo aprire gli occhi,
e vedere insieme, pur in mezzo al
buio che esiste nella maggior parte delle società.
Guai a noi se abbiamo occhi
e non vediamo. Dimentichiamo perciò il passato che in parte ha
oscurato il rapporto fra le nostre
due religioni.
Per il futuro dei nostri figli, per
il futuro del mondo, gridiamo insieme contro la guerra nucleare,
contro il pericolo di distruzione
dell’umanità. Combattiamo insieme
contro l'ateismo. Impegniamoci contro la pratica dell’aborto, perché
la vita è sempre migliore della
morte.
Per quanto riguarda la nostra attività culturale, con la costruzione
dei grandiosi servizi culturali della
Moschea, gettiamo un ponte tra
l’influenaà cultu'ràlé araba musulmana del passatò in Italia e il rapporto culturale che possiamo costruire ora, sviluppandolo secondo
le esigenze del tempo e del luogo
in cui viviamo insieme.
Principe Abul Ghassem Amini
Segretario Generale del Centro
Islamico Culturale d'Italia
ta non abbiano a ingiuriare Dio
ostilmente, nella loro ignoranza» (VI, 108).
Oltre che sul piano specifico
della fede, il dialogo fra protestanti e islamici può essere condotto sulla storia dei conflitti di
religione lungo i secoli, grande
argomento su cui sarebbe bene
condurre una ricerca comune.
Se i protestanti in alcuni paesi
hanno costituito una potenza
politica, in Italia sono sempre
stati una minoranza che ha sperimentato la persecuzione e la
diaspora, come gli islamici che
sono in Italia sono una minoranza, sebbene l’Islam abbia i suoi
risvolti politici nei paesi arabi.
Perciò islamici e protestanti,
in Italia, possono rapportarsi gli
uni agli altri come una minoranza ad un’altra minoranza,
per studiare insieme le relazioni del passato e per elaborare
prospettive di pace per il presente e il futuro.
Le minoranze infatti sono
sempre le prime vittime di ogni
guerra, e le minoranze religiose
sono sempre le prime vittime
di ogni persecuzione e di ogni
intolleranza religiosa.
Le minoranze religiose, sulla
base della propria storia e della
propria esperienza, possono ricordare ar che alle chiese e istituzioni religiose forti e stabili,
che tutti siamo « stranieri e pellegrini sulla terra» (Ebr. 11: 13),
per cui nessun potere di questo
mondo ha il diritto di emarginare gli altri, soprattutto i più deboli. In questo si può ravvisare
una delle ragioni fondamentali
dell’impegno verso i lavoratori
stranieri, assunto dal « Servizio
migranti » della Federazione e
dal Sinodo delle Chiese valdesi
e metodiste di quest’anno. Il
problema si impone perché il
numero dei lavoratori e degli
studenti stranieri in Italia va
aumentando sempre più, e con
il loro numero, spesso crescono
anche i disagi causati dal mancato riconoscimento dei loro diritti. Secondo un rapporto del
CENSIS, già nel 1977 si avevano
in Italia circa 80.000 lavoratori
provenienti dai paesi islamici.
Oggi si calcola che la presenza
islamica in Italia, fra lavorato
Modellino del Centro Islamico e moschea di Roma — progettisti
Farcii. Paolo Portoghesi e l'ing. Vittorio Gigliotti.
ri, studenti e persone residenti
a vario titolo, si aggiri sulle
200.000 unità.
Quale dialogo?
Premessa ad ogni possibile dialogo, specie fra persone che
hanno alle loro spalle una cultura e un’esperienza religiosa
molto diverse, come avviene fra
islamici e protestanti, è accettarsi a vicenda nella rispettiva
diversità. La diversità può essere motivo di complementarità e
può condurre alla sollecitudine
reciproca, nella ricerca vicendevole delle condizioni ambientali
favorevoli all’espressione della
propria fede.
Infatti, se tutti avvertiamo
molte difficoltà a vivere la nostra fede nel contesto dei mutamenti in corso nella società occidentale, questa difficoltà è avvertita ancora di più dai musulmani che vivono in Occidente,
dove solo raramente trovano le
condizioni richieste dalle esigenze della loro pratica religiosa. Essere solidali con i musulmani in questa difficoltà, favorire le condizioni nelle quali es
si possano vivere ed esprimere
la loro identità, significa per il
cristiano cercare un’attuazione
della carità cristiana sul piano
propriamente religioso, nel quale piano più spesso i rapporti
con le altre chiese e le altre religioni sono ispirati più dalle
esigenze della « distinzione » che
della « comunione ».
In questo caso la carità cristiana ci deve ispirare da una
parte un rapporto che includa
la professione chiara della fede
cristiana, inclusa la dimensione
dell’annuncio, che non deve essere esclusa nemmeno nel momento del dialogo; dall’altra il
profondo rispetto della fede dell’islamico, che deve giungere fino alla disponibilità ad aiutarlo nelle esigenze della sua coscienza religiosa.
Questa disponibilità non comporta una relativizzazione della
fede cristiana, che implicherebbe quell’atteggiamento, tipico del
laico che pone tutte le religioni « sullo stesso piano » e le guarda dall’esterno, ma una visione
delle altre religioni alla luce della volontà di Dio di salvare la
Cesare Milaneschi
(continua a pag. 12)
8
8
lenimo
14 dicembre 1984
AL SINODO DELLA CHIESA EVANGELICA IN GERMANIA '^“^6 SSia“
Interrogativi su Barmen
Riuniti a Travemùnde-Lubecca dal 4 all’8 novembre i rappresentanti
della Germania occidentale hanno affrontato alcuni temi scabrosi per
Nicaragua
Il Sinodo della EKD — Evangelische Kirche Deutschland, la
federazione di chiese protestanti territoriali tedesche comprendente le chiese luterane, quelle
riformate, battiate, metodiste
ed altre denominazioni — è considerato ed è il « parlamento »
delle Chiese evangeliche della
Germania. Ne fanno parte 100
rappresentanti eletti dalle 17
chiese appartenenti alla EKD.
Altri 20 « sinodali » sono designati dal Consiglio della EKD.
Caratteristica di questo Sinodo è Tordine, nella più ampia
libertà. Le discussioni avvengono sempre sulla base di documenti che vengono distribuiti
prima deH'intervento; gli interventi dopo le relazioni sono
quasi sempre « letti », preparati
dunque per tempo e normalmente il testo viene consegnato al
Seggio.
Non vi è limite di tempo per
questi interventi... ed allora talvolta sono molto limghi. Seguendo le discussioni avevo nostalgia dei nostri cinque o tre
minuti concessi ai nostri sinodali.
« La pace è il più importante
compito della Chiesa ». Questa
l’affermazione centrale del rapporto del presidente dell’EKD
che è seguito al solènne culto
di apertura: il vescovo Löhse ha
tracciato un bilancio degli ultimi sei anni di attività del Consiglio e dei Sinodi ricordando
la nuova edizione della Bibbia
di Lutero, il lavoro della Commissione mista ecumenica, l’impegno sempre crescente per
creare una coscienza ecologica
ed i problemi di responsabilità
sociale della Chiesa.
Due i problemi centrali del Sinodo: la gioventù e la riflessione
sulle Dichiarazioni del Sinodo
di Barmen.
« Essere giovani
e protestanti »
Il problema scottante presentato dal segretario della Associazione della gioventù protestante
è stato quello della disoccupazione dei giovani. Questa è la
vera « paura » della nuova generazione, unitamente a quella
delle armi atomiche.
La Chiesa deve essere impegnata accanto ai giovani disoccupati e promuovere una maggiore solidarietà tra i lavoratori e quelli che un lavoro non
hanno, come pure bisogna che i
datori di lavoro accettino dei
sacrifici.
Il problema dei giovani protestanti non è tanto quello della fuga nelle religioni orientali
o in determinate sette, ma quello di affrontare con loro, come
Chiesa, i loro problemi esistenziali. La disoccupazione, è stato
affermato in Sinodo, e la mancanza di tirocini in vista del lavoro, sono una « provocazione »
anche per la nostra « capacità di
annunciare l’Evangelo »,
Barmen
La relazione aveva come titolo; « Barmen e la via della cristianità evangelica in Germania».
Un membro del Sinodo, il
professore Theodor Ebert, ha
dichiarato; « Quello che mi ha
più colpito nella Dichiarazione
di Barmen, è che la Dichiarazione non abbia dato ai tedeschi
cristiani una indicazione chiara
nei riguardi del rifiuto del servizio in guerra ». Pure, ha di
■ chiarate il prof. Ebert, la II Tesi di Barmen parla della « felice
■ liberazione dagli empi legami
¡di questo mondo per un libero,
■riconoscente servizio alle crea
ture... ». I cristiani di allora si
sono adeguati.
E l’oratore si è domandato:
« Perché la Parola di Dio e la
Confessione di fede non si è
realizzata? Pure, Bonhoeffer aveva affermato che le Dichiarazioni di Barmen avrebbero avuto delle conseguenze politiche...
Barmen è una parola forte ma
che non ha avuto conseguenze
nei fatti ».
La discussione che è seguita
a queste affermazioni è stata evidentemente molto vivace. E’
stato affermato — vescovo Hans
Jung di Kassel — che la Dichiarazione di Barmen risente (vedi
Tesi V) del rapporto Chiesa-Stato, così come è stato impostato da Lutero nella dottrina dei
due Regni.
Altri hanno ricordato che vi
sono dei « silenzi » nella Confessione di fede di Barmen, «silenzi » che poi saranno giudicati
« colpa ». Ora la situazione è ben
mutata dal 1934, il problema che
si pone è questo: cosa dice oggi
questa Confessione di fede? Fu
certamente — dice il Vescovo
Lohse — un aiuto per resistere
alla dittatura.
Evidentemente oggi si pongono
nuovi problemi e si impone per
la Chiesa un attento esame delle singole Tesi di Barmen. Noi
comprendiamo bene che l’Evangelo deve concernere « tutti gli
aspetti della vita » e perciò siamo tutti impegnati a prender
parte ai problemi concreti del
nostro tempo. « La Chiesa è nel
mondo e per il mondo ».
dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
Il CEC sulla morte
di Indirà Gandhi
(Soepi) — Dopo la morte di
Indirà Gandhi, il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha inviato
il seguente messaggio al presidente indiano Zail Singh : « Siamo profondamente scossi e afflitti dall’assassinio di Indirà
Gandhi, primo ministro dell’India. Il CEC che conta come suoi
membri la maggioranza delle
chiese cristiane dell’India, condanna questo gratuito atto di
violenza e l’inutile spreco di vite umane. Il fermo sostegno accordato da Indirà Gandhi ai
gruppi minoritari nel paese e i
suoi sforzi per il mantenimento
di uno stato laico che accordi a
tutti i diritti è stato un esempio
per la regione e per il resto del
mondo. La sua azione dinamica
in seno al movimento dei non
allineati e il suo attaccamento
alla causa della pace sono stati
fonte di ispirazione per molti.
Siamo in preghiera e in pensiero con voi e il vostro popolo in
questo momento critico. Slamo
sicuri che la storica saggezza
dell’India vi aiuterà a superare
questa tragedia e preghiamo affinché la pace e la giustizia regnino nel vostro paese e in tutta la regione ».
Ultima chance per
il Sud Africa
(SPP) — Il premio Nobel per
la pace 1984 Desmond Tutu, vescovo anglicano nero, di cui abbiamo già riferito su questo
giornale, ha rilasciato questa dichiarazione poco dopo il conferimento del premio : « Abbiamo
ancora un’ultima chance in Sud
Africa per addivenire ad una
soluzione pacifica delle questioni; che la comunità internazionale faccia pressione sul governo, a livello politico, ma soprattutto a livello economico. Se anche questo fallisse o non avesse
luogo, la lotta finale è imminenie ».
Il vescovo Tutu ha poi aggiunto : « Faccio parte di coloro che
debbono molto agli altri, e il
tempo che ho passate a lavorare come collaboratore del Consiglio Ecumenico delle Chiese...
mi ha considerevolmente arricchito... Provo una profonda gratitudine per questa grande or
ganizzazione, questa meravigliosa famiglia di chiese che ha sempre a-vuto come priorità la preoccupazione per tutto l’Evangelo ».
Perché celebrare 500
anni di oppressione?
(Net-work ccpd) — Il 1992 segnerà il 5° centenario dell’arrivo
degli spagnoli in America. Questo è anche l’inizio dell’oppressione delle popolazioni indigene.
Nell’ultimo incontro del Consiglio delle chiese latinoamericane è stato deciso che nei prossimi otto anni si preparerà un
piano per invitare le chiese a
sostenere i diritti delle popolazioni locali e a difenderne la
storia e la cultura. Per adesso
sono in programma le seguenti
cose: scrivere degli opuscoli dalla parte dei vinti, cioè opuscoli
che narrino la storia dello sfruttamento di queste popolazioni,
cercare e diffondere materiale
sulla storia e sulle lotte delle
popolazioni indigene americane,
preparare delle consultazioni che
facciano crescere nelle chiese la
consapevolezza dei problemi attuali delle popolazioni indigene
(indios ecc.) che sono state sterminate per secoli e che ora corrono il rischio di essere distrutte dalla povertà e dallo sfruttamento.
Pastore francese
al servizio della
chiesa cattolica
(BSS) — In seguito ad un accordo raggiunto nel mese di agosto tra la diocesi e il consiglio
presbiteriale delle chiese cattolica e riformata di Ajaccio (Corsica) è stato conferito al pastore della chiesa riformata di
Francia Gilbert Charbonnier un
incarico ecumenico in seno alla
diocesi cattolica locale.
L’accordo specifica che, per un
terzo del suo tempo, il pastore
lavorerà in tre settori della diocesi cattolica: 1. Collaborazione
per le emittenze radiofoniche.
2. Collaborazione per la formazione permanente sul plano biblico, in accordo col responsabile diocesano di questo settore.
3. Collaborazione al servizio della cappellania presso le scuole
di Ajaccio, sempre in accordo
col responsabile cattolico del
settore.
delle chiese territoriali
i credenti di tutti i paesi
L’apartheid
nel Sud Africa
All’assemblea della Federazione luterana mondiale (Budapest
22 luglio-5 agosto 1984) due chiese luterane « bianche » dell’Africa australe, una della Repubblica
sudafricana e l’altra di Namibia,
sono state « sospese dalla loro
partecipazione » alla Federazione mondiale per il fatto che nonostante « le ripetute esortazioni » della Federazione mondiale
continuano a praticare nel loro
interno la « discriminazione razziale ».
Al Sinodo della EKD era presente il Segretario generale del
consiglio delle chiese della Namibia. Egli apertamente si è
dichiarato insoddisfatto dell’atteggiamento della EKD verso il
suo paese ed ha chiesto alle chiese un aiuto chiaro per la liberazione, affermando che fino ad
ora l’aiuto è stato modesto. Le
chiese « bianche » del Sud Africa
sono largamente aiutate finanziariamente dalla EKD, orbene,
il Sinodo di Travemünde si è
impegnato a fare un progetto
molto ampio e responsabile sul
tema della « giustizia e riconciliazione per l’Africa del Sud, sul
fondamento della speranza per il
mondo, in Cristo ».
Il Sinodo inoltre ha rinnovato
la richiesta di non stancarsi
nella intercessione per i discriminati e gli oppressi ed
anche per i responsabili di quei
paesi. Si insiste pure su una testimonianza comune delle chiese
Il Sinodo ha espresso preoccupazione per la crisi sempre
in aumento nell’America Centrale
e specialmente in Nicaragua.
Il Sinodo richiede a tutti i responsabili di difendere un giusto e pacifico sviluppo in Nicaragua ed in tutta la regione, per
il bene del popolo. A questo scopo bisogna che la popolazione
della regione possa essa stessa
decidere del suo sviluppo futuro e che ogni interferenza militare dall’esterno venga fermata.
Un appello è stato rivolto al
Governo Federale per la continuazione degli aiuti, in quanto
ogni taglio all’aiuto per lo sviluppo, aumenterebbe l’isolamento del paese, la povertà e la sofferenza del popolo del Nicaragua.
L’asilo politico
Negli ultimi anni la figura del
rifugiato e di persone che richiedono asilo politico è andata
aumentando in tutto il mondo.
Già in altri tempi l’EKD era
intervenuta presso il Governo
Federale affinché vegliasse sul
diritto di asilo garantito dalla
Costituzione. Una « prassi restrittiva » rende sempre più difficile
l’asilo politico. Il Sinodo richiede al Consiglio ed alle chiese
membro di adoperarsi presso le
autorità per un miglioramento
della situazione.
s|s * «
Un Sinodo che ha dato la preferenza a problemi anche scabrosi, anziché pensare unicamente alla propria sopravvivenza
istituzionale. Una Chiesa che non
vuole ignorare o sottovalutare i
problemi della società ed anche
i problemi politici, è una Chiesa che segue la vocazione della
fedele predicazione e nello stesso tempo la vocazione del servizio nel mondo. Una tale Chiesa
è una Chiesa vivente.
Aldo Sbaffì
Vescovi USA
{segue da pag. 1)
ra pastorale ohe è stata presentata a Washington nella sua prima stesura affrontano temi non
certo marginali. Essa è frutto
della fatica di 4 anni di un gruppo di lavoro di 5 vescovi presieduto dall'arcivescovo di Milwaukee Rembert G. Weakland incaricato per questo dalla direzione
della Conferenza Nazionale dei
Vescovi Cattolici. Non si tratta
quindi di una sortita improvvisata e il fatto stesso che la data di
presentazione della bozza sia stata a suo tempo fissata per il
dopo-elezioni — in modo da non
essere strumentalizzata come elemento della battaglia elettorale
— indica la volontà di incidere in
modo autonomo, serio e durevole sul dibattito interno degli Stati Uniti in vista di un profondo
riorientamento.
La bozza dovrà essere discussa
e rivista nella riunione annuale
dei 280 vescovi statunitensi durante il prossimo anno. E' prevedibile che forti pressioni verranno esercitate — come già avvenne per la lettera pastorale del
1983 die condannava la guerra e
l’armamento nucleare —• da parte del governo e verosimilmente
anche da parte della Santa Sede
che in questi problemi ha dimostrato di tenere molto ad un accordo molto stretto con l’amministrazione conservatrice e fortemente anticomunista del presidente Reagan.
Ma anche se la bozza subirà
delle attenuazioni, essa si inserisce in una larga corrente di opposizione delle chiese alla « reaganomics», alla politica reaganiana che ha risollevato l’economia
nazionale, affascinando gran parte della nazione, al prezzo di una
drastica discriminazione dei povèri, dei disoccupati, degli emarginati.
Già nel 1982, un anno dopo dall’inizio della nuova tendenza impostata dal gruppo dirigente reaganiano, un documento del Consiglio nazionale delle Chiese cristiane, che raggruppa le maggiori
denominazioni protestanti e gli
ortodossi con una partecipazione
cattolica, aveva indicato con un
rigore profetico il cambiamento
di fondo ohe si stava operando
rispetto alla grande tradizione
americana della preoccupazione
e dell’impegno per una società
giusta e democratica (vedi Eco/
Luce n. 40/2.10.81).
La bozza di lettera pastorale,
in senso più ampio e nello stesso
tempo più specifico si colloca nel
filone di questa critica fondamentale.
Dopo l’apice
Da una parte si assiste quindi
alle prese di posizione molto dure e decise dei massimi organismi ecclesiastici. Dall’altra la
maggioranza del popolo americano, che pure ha profonde radici
religiose, sembra attualmente
orientata diversamente. Si tratta
di una contraddizione che finora
non è emersa in modo evidente,
ma che può darsi esploda durante il secondo mandato presidenziale di Reagan in cui non potranno non emergere i costi e i
lati negativi delle scelte operale.
Il 6 novembre ha segnato il
massimo trionfo di Reagan, Ma
può darsi che, come spesso accade, il massimo trionfo costituisca
l’apice di una curva destinata a
scendere, nella raccolta amara
dei frutti di una politica che sta
smantellando le basi stesse dello
stato sociale, uno dei pilastri
della nazione più progredita e
ricca del mondo.
Franco Giamplccolf
9
Í-.
i
14 dicembre 1984
cronaca delleì^Ui 9
macacu
restu a ca
« I bei fieui van fè el soldat e
i macacu restu a cà ». Cantato
davanti a un moderno . bar con
tanto di juke-box e luci policrome, anziché in una trattoria di
borgata, questo ritornello stona
un po’. Così almeno veniva da
pensare, un paio di sere fa, sentendo le melodie da... reduci intonate da un gruppo di coscritti
freschi di visita di leva.
Evidentemente c’è ancora qualcuno che vive la chiamata alle
armi come esperienza di gruppo
fondamentale. E’ giusto rispettarne la sensibilità, anche se ai
più sembra una monferrina carnevalesca. In ogni caso, le dobbiamo riconoscere una spontaneità e un’allegria maggiori rispetto a certe sbornie programmate a tavolino da giovani che,
dicendosi intellettuali, vogliono
scoprire il folk delle bettole, delle gare a tre sette o alla mora.
Chi è cresciuto in un ambiente
chiuso e, fin da bambino, si è
sentito ripetere che, dopo avere
fallo l’alpino, allora sì sarà diventato un uomo, finisce per vedere, nell'idoneità al servizio militare, una specie di diploma.
Abile, per lui, è sinonimo, di maluro. Perciò, arruolato, vuole festeggiare; non da solo, il che lo
renderebbe ridicolo, ma con gli
amici che provano le sue stesse
sensazioni.
E' un ciclo che continua: il
nonno, lo zio, il padre raccontano spesso dei loro trascorsi di
naia, delle amicizie di quei momenti, ora mantenute dai, peraltro inflazionati, pranzi di classe, o della 18” Compagnia, o delV.A.N.A., dell’A.N.E.L, ecc. Adesso
tocca a lui vivere simili esperienze.
Con questi discorsi ho un po’
l’impressione di fare della sociologia da supermercato e di tirare in ballo l’immagine del "barotto” che scende per la prima
volta a Torino, dai monti.
Il fatto è che, per alcuni giovani, r essere alpini rappresenta
ancora un valore. Proprio come
per quel signore che, tempo fa,
discutendo a gran voce con dei
concittadini, pretendeva di avere
ragione perché lui era un alpino
del 3“ Reggimento. Questa sola
qualifica doveva dare, secondo il
buon uomo, alla sua opinione,
un’qutorevolezza degna di rispetto. E quel Tizio non era un novantenne arteriosclerotico. Bisognava vedere il suo colorito
quando gli altri gli risposero:
« .4 sì? Aloura se t’ses n’alpin va
en montagna! ».
Con gli anni simili modi di ragionare, di sentirsi « alpin » a
tempo pieno, forse, scompariranno, senza che perciò sia servito irridere, adesso, la gente. E se succederà, sarà un bene, visto che, se
proprio sentiamo il bisogno di
« ima Madre di vita » è meglio
cercarla nella società civile, non
in quella militare. E’ illogico lasciare il compito di infondere
valori è di cementare amicizie a
un’istituzione (l’esercito) che insegna, innanzitutto, anche se per
difesa, a uccidere il prossimo. Illogico e inutile, lo è poi più che
mai oggi che i giovani hanno, sulla carta, diverse possibilità per
crescere culturalmente e trovarsi
in gruppo. Marco Borno
CONVEGNO
PRO NATURA PIEMONTE
Quale futuro
per Pinerolo?
No allo smantellamento
della ferrovia
Le persone che sono intervenute al convegno sul futuro di
Pinerolo organizzato dalla giunta comunale e che volevano trarre risposte circa il futuro dei
ragazzi che avranno vent’anni
negli armi 90, sono andate deluse. Dal convegno non sono venute indicazioni concrete. Le 13
relazioni, in quattro ore, sono
servite ad evidenziare alcuni
problemi ma poche sono state
le soluzioni proposte per far
fronte alla grave crisi economica e occupazionale della zona.
La proposta dell’on. Sergio Pininfarina di costruire un’area industriale capace di occupare fino a 3.000 addetti nella zona di
Prossasco, ha ricevuto persino
le critiche del sen. Donat Cattin
che ha detto che è bene non illudere la gente visto che gli investimenti sono fatti dall’industria allo scopo di risparmiare
personale e non per aumentare
l’occupazione.
Se l’industria non occupa nuovo personale allora bisogna puntare ai servizi, ha detto il direttore della scuola di Amministrazione Aziendale di Torino prof.
Giorgio Pennicelli, ma, attenzione, gli addetti a questo settore
devono essere preparati ad una
« mobilità del posto di lavoro »
e alla conseguente possibilità di
disoccupazione.
Oltre ai servizi un’altra pos
sibilità di occupazione è legata
al turismo. Per il dott. Livio
Gazzera, esperto del settore,
ogni 5 posti letto creati c’è una
occupazione diretta o indiretta
di una unità. Attenzione però, il
turismo necessita qualificazione degli addetti e strutture che siano in grado di garantire una
presenza di almeno 130 giornate annue per essere economicamente competitivo. Cosa che l’attuale struttura alberghiera del
pinerolese non è in grado di fare. « Non bastano le strutture —
ha replicato Alex Berton presidente del parco della Val Troncea — il Club Méditerranée non
ha portato occupazione aggiuntiva. Bisogna invece formare una
mentalità favorevole a questo
settore ».
, Preliminare a tutto è poi per
il sindaco di Pinerolo e per molti degli interventi la viabilità,
che è molto carente. Ed il sindaco ha proposto di appaltare uno
studio in questo senso all’Unione Industriale di Torino, con
buona pace della programmazione pubblica.
In coda al convegno una notizia positiva. L’Anas ha stanziato la somma di 8 miliardi per
allargare a 10 metri (tre corsie)
la statale 23 da Stupinigi a Pi;
nerolo. Speriamo che gli appalti
dei lavori vengano presto.
Giorgio Gardiol
Dal comitato direttivo della
Pro Natura Piemonte riceviamo
e volentieri pubblichiamo il seguente documento:
In relazione al susseguirsi delle polemiche a proposito della linea ferroviaria PinerolO'Torre Pellice, Pro Natura Piemonte ritiene necessario esprimere le seguenti considerazioni:
— sopprimere il tratto Pinerolo-Torre Penice significherèbbe rendere scomodo e precario ¡I collegamento fra
Torre Pellice e Torino, con grave svantaggio per chi della linea si serve quotidianamente e appesantimento del
traffico sulla già sovraffollata strada
provinciale;
— i lunghi tempi di attesa ai passaggi a livello possono essere ridotti
a pochi istanti con l'adozione di moderni apparati di controllo; la lentezza
dei convogli può e deve essere eliminata attraverso interventi adeguati
sugli impianti fissi e sul materiale rotabile: il fatto che la linea debba essere rimodernata non giustifica certo la
richiesta di sopprimerla;
— nei circondari di tutte le grandi
città europee si fanno investimenti
massicci per privilegiare il treno come mezzo di trasporto sicuro, rapido,
non inquinante: sarebbe insensato non
tener conto di questa realtà;
— il trasporto su rotala costa —
globalmente — alla comunità tre volte meno di quanto costi quello su
gomma: per aver voluto dimenticare
questo dato basilare oggi l’Italia ha
nel settore dei trasporti merci e passeggeri il deficit più pesante d'Europa;
— non è eliminando la ferrovia che
Hanno collaborato a questo
numero: Stelio Armand
Ugon, Archimede Bertolino,
Ivana Costabel, Dino Gardiol, Vera Long, Luigi Marchetti, Mauro Pons, Paolo
Ribet, Bruno Rostagno, Aldo
Rutigliano.
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IL CAVALLO A DONDOLO LIBRERIA DELLE VALLI
giochi educativi - libreria dei ragazzi montagna - natura - agricoltura
in via Montebello 11 a Pinerolo
si rende più scorrevole il traffico automobilistico, ma potenziandola; e non
è costruendo nuove strade che si difende la qualità della vita, ma fornendo
un servizio pubblico concorrenziale e
confortevole;
— le decisioni riguardanti infrastrutture fondamentali come i trasporti pubblici su rotaia devono essere prese
prestando attenzione non tanto agli Illusori risparmi immediati quanto all'Importanza globale dell'impianto nei
confronti della vita economica e sociale della comunità: se questo principio fosse stato sempre seguito si
sarebbero evitati tanti errori che oggi
gravano pesantemente sulTeconomia
piemontese e che, per essere riparati,
richiedono investirhenti ben superiori a
quelli di un semplice ammodernamento della strada ferrata.
Consiglio Direttivo di
Pro Natura Piemonte
In breve
Pro Ospedale
TORRE PELLiCE — Nei prossimi giorni verrà distribuito in tutte le chiese
del 1° Circuito un pieghevole riguardante il progetto di ristrutturazione
dell'Ospedale di Torre Pellice,
Per un errore materiale non è stato
inserito nel pieghevole 11 numero di
Conto Corrente Bancario delTAss. Airiici dell'Ospedale di Torre Pellice che
ricordiamo qui di seguito: Istituto Bancario Italiano 25733.
Nicaragua
PINEROLO — Il Concitato di solidarietà con II Nicaragua ai riunisce sabato 15 dicembre alle ore 15 nei locali
del centro sociale di S. Lazzaro.
La paura e i bambini
TORRE PElLiCE — Venerdì 14 dicembre alle ore 20.30 presso l'Asilo Nido
di Torre Pellice (Via Guillestre 9) si
terrà un incontro sul tema: « I bambini
hanno paura... e io cosa posso fare? ».
L’incontro sarà condotto dalla psicoioga R. Bottazzi.
Fido
s.n.c.
BELLEI e FRANCO
tutti gli animali,
tutto per gli animali
via Silvio Pellico 19/21
10064 PINEROLO
Tel. (0121 ) 21779
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10 cronaca delleValli
14 dicembre 1984
RIPROPOSTA EDITORIALE DI DE AMICIS
Reportage di 100 anni fa
Pare che il De Amicis, cento
anni fa, dopo avere magistralmente descritto i luoghi e la storia del pinerolese e delle Valli
Valdesi, volesse finire qui i suoi
giorni. Magari in qualche villa
patrizia da cui gettare lo sguardo sulla bella catena alpina che,
tante volte, l’aveva ispirato. Poi
grossi guai di famiglia lo tennero lontano. I pinerolesi dispiaciuti gli conferirono comunque
la cittadinanza onoraria e inau^rarono un bel busto in bronzo
in sua memoria, che fa ancora
bella mostra di sé nei giardini
di fronte al Tempio valdese. In
quegli anni molti cittadini di
Pinerolo, di Torre Pellice, Angrogna, Cavour, Perosa, Fenestrelle acquistarono una copia
di «Alle iMjrte dTtalia», il formidabile « reportage » dell’autore di «Cuore» che, dopo Torino, veniva sin quassù a valorizzare quest’angolo di Piemonte.
E fu subito un successo.
A rinnovare Tamicizia tra il
De Amicis di ieri e il mondo
pinerolese di oggi ci pensa ora
un’eccezionale operazione editoriale che, imminente in libreria,
ha il sapore della strenna e del
libro raro.
L’editrice A. Meyider, retta
da tre giovani intellettuali torinesi (tra questi figura anche il
nostro Franco Giacone, docente
all’Università di Torino), ripresenta in edizione integrale il bel
voliune di Treves del 1892 di
« Alle porte d’Italia » con le origin£ili illustrazioni di Gennaro
Amato, il tutto stampato su carta speciale che non siamo più
abituati a vedere. Ad entrare
nel mondo di questi dodici affreschi storici deamicisiani vengono in aiuto, accanto all’elegante volume di oltre quattrocento pagine, alcuni necessari
«appunti per una rilettura», redatti da tre specialisti ; Pino
Boero, professore di letteratura
all’Università di Genova (curatore di edizioni critiche del De
Amicis); Giorgio Toum, storico
e teologo valdese; Luciano Tamburini, direttore della biblioteca civica di Torino che commenta le numerose (centosettantadue per la precisione) illustrazioni di Amato: « che
esprime quanto meglio imssibile la sostanza dell’impresa deamicisiana». Del prezioso volume,
rilegato a mano, sono state tirate
soltanto novecentonovantanove
copie, tutte numerate. Le lastre
d’illustrazione, dopo la stampa,
sono state biffate. Sul successo
di De Amicis, uno scrittore dal
« taglio » popolare, ma scrupolosamente documentato (i suoi
« reportages » ricordano lo stile
di un certo giornalismo geografico di segno anglosassone fin
de siècle) non aggiungo parola.
Notiamo solo che l’interesse scaturito dalle pagine di questo
scrittore che, per dirla col Boero, «magari grazie alla televisione continua a far parlare di sé »,
è lungi dall’essere esaurito.
Per noi valdesi le domande
più importanti su De Amicis le
pone Tourn quando si chiede:
quale ruolo hanno avuto le pagine su « La Ginevra italiana » o
le « Termopili valdesi » nell’opinione pubblica di fine ottocento?
Quella di De Amicis è un’immagine del mondo valdese che lui
ha creato o che gli è stata suggerita dai suoi interlocutori?
Questi e altri interrogativi fanno di queste pagine un avvin
cente romanzo storico ricco di
suggestioni, di memoria storica,
di intricate questioni nobiliari,
politiche, religiose che, a cento
anni di distanza, si leggono tutte d’un fiato. Provare per credere.
Giuseppe Platone
E. De Amicis, Alle porte d’Italia, E<1.
Albert Meynier, Torino, pp. 420-f
20, 172 illustrazioni, L. 89.000.
La presentazione del volume
avverrà a Pinerolo martedì 18
dicembre, ore 21, nella sala della
Pro Pinerolo E.P.T. (Palazzo
Vittone), piazza Vittorio Veneto 8.
DISCREZIONE
NELL’ATTESA
Gentile direttore,
la settimana scorsa ho, insieme con
altri, firmato una lettera a te diretta
riguardante un fatto di cronaca su cui
chiedevamo chiarimenti.
La risiposta a cura di g. g. mi ha
lasciata sbigottita per almeno tre motivi.
1) Un giornale deve' informare i
suoi lettori. Se la redazione non ha le
idee chiare, è suo compito chiarirsele;
se non ha dati sufficienti è suo dovere procurarseli. Nel caso specifico non
mancano redattori residenti a Torre
Pellice, quindi l'ostacolo non parrebbe insormontabile. E' comunque inammissibile che si risponda sgarbatamente (o forse il tono voleva essere faceto?) a degli abbonati che chiedono
il perché di un silenzio a loro parere
ingiustificato.
2) La risposta del sig. -g.g. è in
stridente contraddizione con l'articolo
di G. Platone che nella pagina precedente parla di « giornale nuovo », inserito nelle realtà locali, aperto alle
istanze dei lettori, impegnato nel concreto nella vita quotidiana delle Valli
e così via..,
3) Il caso di un pubblico funzionario sospettato di intascare i soldi del
Comune deve interessare proprio tutti
i cittadini. Sarebbe un gran brutto segno, g.g., se avvenisse il contrario. Il
tema mi pare di estrema attualità anche sotto il profilo dell'etica protestante. Il presunto colpevole che si pente
perché è sorpreso e restituisce il
malloppo può essere giudicato innocente? Un Comune che così ragioni
potrebbe suonare ambiguo almeno per
molti. Se poi tale Comune risulta essere l'amministrazione di quella che
taluni ancora si ostinano a chiamare
Ginevra italiana, il discorso si fa più
sfaccettato ed è questo il. motivo per
cui alcuni — tra cui la sottoscritta —
avrebbero gradito un minimo di spiegazione da parte dei propri organi di
stampa.
Una cosa è certa: a Torre tutti, cattolici e valdesi sono stati turbati dalla
notizia e tutti vorrebbero chiarimenti
in merito, anche in vista delle prossime elezioni amministrative. Concludo
ora anch’io con un tentativo spiritoso;
la risonanza e l'interesse suscitato dal
fatto in questione è di gran lunga superiore a quello generato, tanto per
fare il primo esempio che mi passa
per la testa, dai libri di Tomizza e
F. Levi, su ognuno dei quali ci avete
ammannite a profusione e per vari numeri di seguito, articoli, recensioni e
interviste, oltre ai pubblici dibattiti.
Un pubblico dibattito su « questione
morale e cosa pubblica in Valle » sarebbe tanto disdicevole e tanto degno
del raffinato humour del vostro g.g.?
Erica Scroppo, Torre Pellice
Può darsi che una mia frase abbia
ingenerato un equivoco. Non penso infatti che la questione della distrazione
di fondi pubblici sia da giustificare,
anzi è un atto da condannare come il
non pagare le tasse, cosa di attualità in
Questo pertòssi Confermo però che come redattori del ^ornale non avevamo
e non abbiamo le informazioni necessarie per intervenire sulla vicenda che
è tuttora in fase istruttoria presso il
Tribunale. Aspettiamo la conclusione
dell’istruttoria e poi sulla base di queste risultanze potremo analizzare la
vicenda in tutti i suoi aspetti noti e
meno noti. L’aspetto elettorale della
questione è il meno importante e i
cittadini di Torre Pellice giudicheranno prossimamente anche col loro voto.
Sull’impostazione del giornale credo vadano accettate le critiche. Vogliamo migliorare, perciò la proposta di
dibattito che viene fatta sarà accolta
dalla redazione, (g.g.).
è aperto
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14 dicembre 1984
cronaca delleValli 11
ORGANI COLLEGIALI DELLA SCUOLA: SI VOTA IL 16-17 DICEMBB*
Il '68 nella scuola
E così ancora una volta torneremo stancamente a votare gli
organi collegiali della scuola, che
sembrano essere l'ultimo e quasi
inutile vestigio del Sessantotto,
un momento che oggi molti considerano una tragica sciocchezza,
felicemente defunta. Io, che Ìho
vissuto nella posizione non particolarmente comoda dell’ insegnante spesso contestata, non
sono d’accordo.
Secondo me, hanno fretta di
seppellirlo tre categorie di persone: prima di tutto quelli che ne
sono stati sconvolti fin dall’inizio, soffrendolo (ed è corriprensibile) come la crudele rivolta
dei figli che non li capivano, ma
che essi stessi a loro volta non
hanno saputo capire; e poi ouelli che vi hanno aderito con facile
entusiasmo e sono rimasti delusi perché il mondo non si è trasformato in due mesi, oppure
quelli che cercano di giustificare
il loro redditizio inserimento in
quella società contro cui a diciott’anni si erano scagliati con
violenza.
Ora mi pare invece giunto il
momento di tentare un bilancio
meno frettoloso e superficiale, e
vorrei dare l’avvio ad un dibattito sereno e civile con alcune
riflessioni.
E' vero che i sessantottini
hanno detto e scritto una quantità di sciocchezze nel loro pa
tetico « sinistrese »; è vero che
hanno fornito argomenti al terrorismo rosso con i loro slogan
letterariamente cruenti. E’ vero
che molti effetti durevoli di quel
periodo sono stati negativi: rifiuto indiscriminato dei valori
del passato; scardinamento di
strutture, come la scuola, che prima bene o male continuavano a
funzionare, senza poi riuscire a
trasformarle in qualcosa di più
valido.
Ma è anche vero che_ questi
aspetti negativi sono stati aggravati, o addirittura promossi, dagli adulti a cui quei ragazzi si
rivolgevano: da una parte il rifiuto di qualsiasi dialogo e la
condanna totale del movimento:
dall’altra i facili cedimenti o le
spontanee, e spesso interessate,
concessioni permissive: esamiburletta (salvo poi ridurre la validità dei titoli di studio), taglio
dei programmi e degli impegni;
e invece l’irrigidimento di fronte
alle proposte più serie: tempo
pieno, inserimento di argomenti
alternativi, apertura della scuola
alla realtà contemporanea (prima del Sessantotto la storia si
fermava alla prima guerra mondiale), condizioni che permettessero a tutti di farsi una cultura
adeguata indipendentemente dalla posizione socio-economica dei
genitori, comvolgimento di studenti e famiglie nella vita della
scuola.
E poi, come non si può per
gli eccessi del Terrore rinnegare
queirilluminismo che ci ha trasformati da sudditi in cittadini,
così, molto più in piccolo certo,
sia nel bene sia nel male, non si
può cancellare il Sessantotto,
nato anch’esso da rm bisogno di
libertà e di giustizia. Molti giovani vi hanno scoperto la propria responsabilità personale di
esseri umani in mezzo ad altri
esseri umani di pari dignità, ed
ancora oggi, per vie diverse,
quell’esperienza è alla base dell’attività di molti che continuano a lavorare per la costruzione
di un mondo migliore, più giusto e più umano.
Però, che senso ha, ora, tornare a parlare del Sessantotto?
Non desidero fare dell’archeologia, o dedicarmi ai necrologi:
vorrei solo che, arricchiti dall’esperienza e dagli errori del
passato, i diciottenni di oggi riscoprissero l’entusiasmo di allora per una cultura che aiuti ad
agire in favore del prossimo,
mentre talvolta ho l’impressione che adesso, là dove esiste,
l’amore per la cultura sia soprattutto ricerca di conoscenza
nei' pura soddisfazione personale, e questo mi pare piuttosto
egoistico, anche se indubbiamente interessante.
Marcella Gay
Conferenze
PINEROLO — La Libreria deile Valli - Il Cavallo a dondolo, in occasione
della pubblicazione di » Valdesi e Valdismi Medievali » di Grado G. Merlo,
ritenendolo un momento importante della storiografia valdese, promuove un
incontro che avrà per tema gli argomenti trattati nel libro.
Introduce Grado G. Merio. Presiede
Giorgio Tourn.
L'incontro avrà luogo venerdì 14 dicembre '84 alle ore 21 presso il Veloce Club, piazza S. Croce 3, Pinerolo.
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Comitati per la pace
POMARETTO — Giovedì 20 dicembre alle ore 21 presso i locali del Convitto valdese si terrà un incontro sul
tema « Il nucleare è veramente necessario? ». Introduce Giuliano Martinietti.
PINEROLO — Giovedì 13 dicembre
ore 21 presso la CGIL riunione del
comitato, allargata ai comitati del pinerolese.
RINGRAZIAMENTO
« L’uomo è simile a un soffio,
i suoi giorni son come l'ombra
che passa »
(Salmo 144; 4)
La famiglia di
Ernesto Silvio CardioI
ringrazia vivamente tutti coloro che
hanno partecipato al suo dolore.
Pinerolo. 10 dicembre 1984
VIGORE — La Biblioteca Comunale
di Vigone promuove per giovedì 13,
ore 20.45 il concerto del coro ■■ Turba
concinens », direttore M" Aldo Sacco (musiche corali dal '400 al ’700).
Si terrà nell'antica chiesa di Santa
Caterina in Vigone. Ingresso libero.
TORRE PELLICE — La Corale Valdese
diretta dal maestro Corsani prof. Ferruccio, presenta, domenica 23 dicembre
alle ore 14.45 nel Tempio: « Natale in
musica», pomeriggio di canti, musiche
e letture bibliche.
Al termine del Concerto la Corale
ha il piacere di offrire una tazza di
thè presso la Foresteria Valdese per
terminare in fraternità il pomeriggio
musicale.
RINGRAZIAMENTO
« Venite a me. voi tutti che
siete travagliati ed aggravati,
ed io vi darò riposo ».
(Matteo 11: 28)
I familiari della compianta
Elena Ribet ved. Peyrot
deceduta a Pomaretto il 1® dicembre
u.s. all’età di 82 anni, ringraziano
cpianti sono stati loro vicini in questa triste circostanza, ed in particolare i medici ed il personale tutto dell’Ospedale Valdese di Pomaretto.
Pomaretto, 3 dicembre 1984.
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tei. 932433 (Ospedale Valdese).
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14 dicembre 1984
UNA SERENA E FERMA PRESA DI POSIZIONE CONTRO LA DITTATURA
Visione e aspirazioni dei protestanti cileni
Denuncia di un sistema economico che privilegia i pochi a danno della maggioranza; appello per la partecipazione
popolare al destino del paese; urgenza di un ritorno alla democrazia che elimini ogni forma di terrorismo e di violenza
Il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha disuso ■— mediante il
suo periodico di informazione — una coraggiosa presa di posizione
dei pastori presbiteriano Gabriel Almazàn e pentecostale Juan Sepùvelda, rispettivamente presidente e vicepresidente della Confraternita cristiana delle chiese cilene. In questo tempo così travagliato della lotta cilena per la democrazia, riteniamo importante diffondere questa testimonianza dei nostri fratelli protestanti cileni,
r^lla traduzione curata dall'agenzia nev della Federazione Chiese
Evangeliche in Italia.
I. La Confraternita cristiana
delle chiese riunisce e rappresenta un gruppo di chiese protestanti cilene che, nonostante
la diversità delle loro origini
storiche e confessionali, si sentono accomunate dal modo di
concepire l’evangelizzazione. Questa unità spirituale e di azione
si esprime concretamente attraverso le preoccupazioni che esse
hanno in comune.
— Vogliamo lavorare per l'unità dei cristiani, in obbedienza
alla preghiera di Gesù: « ...che
tutti siano uno... affinché il mondo creda... » (Giovanni 17: 21).
— Vogliamo sviluppare il lavoro missionario, soprattutto tra
la gente più povera e svantaggiata del paese. Pensiamo che la
missione di evangelizzazione della chiesa consista non solo nell’annunciare verbalmente la parola di Dio, ma anche nell'occuparsi da molto vicino di tutti i
problemi che incidono sulla qualità della vita di persone e popoli.
— Questa preoccupazione si
esprime nelle molteplici esperienze di servizio e di azione sociale che le nostre chiese locali
svolgono nelle comunità in cui
sono inserite.
II. Di fronte alla situazione
difficile che attraversa attualmente il nostro paese, la nostra
fede ci chiama a far conoscere
all’opinione pubblica la nostra
visione del Cile di oggi, e le no
I « L'Eco delle Valli Valdesi >:
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Rea.
Redattori: Giorgio Gardiol, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone, Sergio Ribet. Cornitato
di redazione: i redattori e: Mirella
Bein Argentieri, Valdo Benecchi,
Mario F. Berutti, Franco Carri, Paolo Fiorio, Bruno Gabrielli, Marcella
Gay, Claudio H. Martelli, Roberto
Peyrot, Massimo Romeo, Marco
Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana
Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
655.278.
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
Via Arnaud, 23 . 10066 Torre Pel lice.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Registro nazionale della Stampa n.
00961 voi. 10 foglio 481.
Abbonamenti 1985: Annuo L. 24.000;
Semestrale 13.000; Estero 50.000 (posta aerea 74.000); Sostenit. 50.000.
Decorrenza 1° genn. e 1“ luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 intestato - L'Eco
delle Valli . La Luce » - Casella postale- 10066 Torre Pellice.
Pubblicità: prezzo a modulo (mm.
49x53) L. 12.000 (oltre IVA).
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna: mortuari
350 - sottoscrizioni 220.
Ogni parola: economici 250, partecipazioni personali 350 (oltre
IVA). Ricerche lavoro: gratuite.
Fondo di solidarietà c.c.p. 112341UI
Intestato a « Li Luce; (ondo di solidarietà >, Via Pio V. 15 ■ Torino
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
stre aspirazioni per il Cile di domani.
no e più conforme alla giustizia
divina proclamata da nostro Signore Gesù Cristo (Luca 4: 16-18).
Questo sistema dovrà garantire;
— la soddisfazione di tutti i bisogni fondamentali delle persone e delle famiglie;
— il rispetto del diritto al lavoro e ad un salario giusto per
tutti i cileni;
— la necessaria indipendenza economica del nostro paese.
popolo, con le sue diverse tradizioni di pensiero e di azione,
possa scegliere liberamente e direttamente i suoi rappresentanti e la suprema autorità dello
stato; una democrazia che garantisca il pieno rispetto dei diritti umani e la loro applicazione.
Per un sistema più
umano e più giusto
Aprire le porte
alla partecipazione
A. Dio ha posto la sua creazione sotto la responsabilità di tutti gli esseri, per il beneficio di
tutti, senza distinzione di classe. E’ per questo che noi denunciamo il carattere ingiusto di un
sistema economico che, anziché
cercare di soddisfare i bisogni
fondamentali della popolazione,
si basa sulle impersonali ed inflessibili leggi del mercato, privilegiando pochi a danno della
grande maggioranza. Ma ci sembra ancora più grave che diritti
essenziali come la salute, l’educazione, la casa e il lavoro siano subordinati al « libero gioco »
delle leggi del mercato. Le conseguenze di questo sistema economico si fanno sentire in tutti
i settori della vita nazionale.
Giorno dopo giorno, nel nostro
lavoro pastorale, constatiamo
con dolore il notevole peggioramento delle condizioni di vita
dei cileni, le cui espressioni più
scandalose sono; la fame, la
denutrizione e l’assenza di protezione dei bambini; e inoltre,
una profonda disgregazione della famiglia, che favorisce la proliferazione di mali come l’alcolismo, la tossicodipendenza, la
prostituzione o la delinquenza
infantile e giovanile. Tutto ciò
va di pari passo con la promozione di uno stile di vita facile,
frivolo, superficiale e privo di
qualsiasi impegno verso la società e il paese. Di conseguenza,
noi operiamo per la ricerca di
un sistema economico più uma
B. Nella Bibbia Dio, che è il
creatore e il sostegno della vita
nel mondo, invita l’uomo, cioè
tutti gli esseri umani, a cooperare con lui per sostenere e ricreare la vita. L’uomo è stato
creato « a immagine di Dio »:
questo significa che è nato con
enormi facoltà creatrici che deve mettere al servizio della vita
(Genesi 1: 27-28) e che ha ricevuto la libertà di sviluppare queste facoltà al fianco dei suoi simili. La più grande verità dell’Evangelo è che Dio in Gesù
Cristo invita l’uomo a partecipare pienamente e attivamente
al suo regno. In questa prospettiva cristiana, la società umana
dovrebbe essere organizzata in
modo da garantire e, più ancora, da favorire la partecipazione
creatrice, libera e responsabile
delle persone e dei popoli alla
sua costruzione. Ci sembra quindi inammissibile che si chiudano e si mantengano chiuse ai
cittadini le vie della piena partecipazione al destino del paese
e che, con qualunque pretesto,
si favorisca l’atomizzazione e la
divisione della comunità nazionale. Per questa ragione crediamo sia tempo di aprire le porte
alla partecipazione democratica,
come esige l’enorme inquietudine sociale che percorre attualmente il paese. E’ arrivato il momento di permettere a noi cileni di decidere finalmente sulla
nostra vita e sulla società alla
quale aspiriamo: una società democratica e pluralista in cui il
C. In questo senso, ci sembra
urgente fare qualche passo sulla via della ridemocratizzazione
del paese, come ad esempio:
— risolvere ima volta per tutte il drammatico problema dell’esilio. non solo autorizzando
gli esiliati a rientrare nel paese,
ma anche affrontando il proble
ma dell’accoglienza e del reinserimento delle famiglie che ritornano (lavoro, salute, educazione, previdenza sociale, alloggio):
— riconoscere il diritto al disaccordo e la sua legittimità. Le
proteste pacifiche che esprimono la stanchezza di un popolo
prostrato ci sembrano legittime
e aspiranti ad una forma di partecipazione coerente con l’etica
cristiana. Le autorità, anziché
cercare di reprimere o di snaturare queste manifestazioni della
opinione pubblica, dovrebbero
soprattutto cominciare ad ascoltare con rispetto e con buona
volontà le richieste che esse
esprimono. In questo contesto,
siamo molto preoccunati per
l’attuale « progetto di legge antiterrorista ». Questo progetto
tende ad accordare più potere
all’esecutivo e all’agenzia nazionale di informazione, ed a istituire un quadro legale che legittimi la repressione di tutte le
rnanifestazioni di protesta e di
disaccordo, facendole passare
per « terroriste ». Come cristiani, noi condanniamo questa esaltazione dei metodi violenti, sia
come modo per mantenere il
potere che come modo per ottenere il potere. Noi aspiriamo
ad una società fondata sulla coesistenza fraterna.
APPELLO DEL CEC DIFFUSO DALLA FEDERAZIONE
S.O.S. per rEtiopia
Improvvisamente la situazione di indigenza
delle popolazioni dell’Etiopia, in particolare quelle delle regioni dell’Eritrea e del Tigrai, è stata
posta al centro dell’attenzione di tutti i mass
media del mondo.
^ La realtà^ della siccità e la conseguente carestia che colpisce quelle popolazioni però non sono una novità per quelle regioni che già negli
anni passati ne sono state colpite. Una situazione d’ emergenza continua, che l’indifrerenza dei
paesi occidentali ha accentuato. La guerra iniziata dai Fronti di liberazione eritreo e del Tigrai
contro l’Etiopia rende ancora più precaria la
situazione di sopravvivenza di quelle popolazioni.
Il Consiglio Ecumenico ha lanciato un appello alle Chiese membro per la raccolta di fondi
per 100.000 dollari al fine di mitigare le tragiche
conseguenze della carestia che ha colpito quelle
zone e di aiutare in questo modo chi sta morendo.
La Giunta della FCEI, considerata attentamente la situazione, ha deciso di indire una raccolta straordinaria di fondi fra le nostre chiese,
che si concluderà il 31 gennaio 1985. Le offerte
possono essere inviate sul c.c.p. n. 38016002, intestato a Federazione Chiese Evangeliche in Italia, via Firenze 38, 00184 Roma.
Saper ascoltare
i poveri del Cile
Qualche passo verso
la ridemocratizzazione
III. Infine, lanciamo un fervente appello a tutti i settori della vita del paese perché tutti,
animati da volontà, generosità e
desiderio di una pace reale basata sulla giustizia (Isaia 32: 17),
siano pronti ad accordarsi sui
criteri da seguire per costruire
la strada che porta ad una società giusta, fraterna e democratica. Questa strada richiede una
virtù fondamentale: quella di
saper ascoltare, soprattutto la
voce di quelli che sono stati vittime della nostra recente storia,
i noveri del Cile. Noi ci impegniamo 3 dare tutto ciò che possiamo, come chiese protestanti,
al servizio di questo obiettivo
nazionale e siamo solidali con
tutti i sinceri appelli lanciati ai
compatrioti per un consenso nazionale. come il recente appello dell’arcivescovo di Santiago,
Monsignor Juan Francisco Fre.sno. Che Dio illumini la nostra
storia.
ROMA
Una svista
di ADISTA
Solitamente ben informata, ragenzia
di stampa ADISTA cattolica democratica, è incorsa in una vistosa cantonata nel numero del 28 novembre. Senza precisare alcuna fonte, ha attribuito all'art. 10 dell'Intesa valdese-meiodista la possibilità di istituire • veri
e propri corsi alternativi di religione
protestante ha attribuito alle chiese « valdo-metodiste » un maggior favore, per ciò che concerne un eventuale insegnamento religioso non-confessionale, per il « doppio binario »: e
infine, riguardo alla collocazione dell'Insegnamento confessionale alla prima
0 all'ultima ora delle lezioni, le difficoltà incontrate indurrebbero le stesse chiese a » seguire l'evolversi della situazione ».
La Tavola valdese ha inviato ad
ADISTA una smentita ufficiale corredandola degli atti sinodali '84 e del
documento conclusivo del recente convegno di Ecumene che indicano come
le nostre chiese si muovano in senso
completamente opposto.
Islamici
e protestanti
(segue da pag. 7)
intera umanità. Per il cristiano,
appunto, la disponibilità a venire incontro alle esigenze di chi
professa un’altra religione, può
essere espressione della sua
consapevolezza che Dio raggiunge l’uomo per vie diverse, che
non sono le nostre vie.
In questa disponibilità è implicito anche il riconoscimento
che gli sforzi umani di coerenza
e di fedeltà di ciascun uomo
alla propria fede religiosa possono essere momenti di apertura
potenziale alla luce della Rivelazione e della grazia. Dio offre
agli uomini questi doni con
una libertà che sovrasta ogni
nostro tentativo di essere larghi
nelle nostre vedute in materia
di fede.
Cesare Milaneschi