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ECO
DELLE mLLT VALDESI
Spett.
BIBLI CIECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCI — Nnm. 17 1 ABBONAMENTI ( Eco: L. 1.300 per l’intemo Eco e La Luce: L. 2.000 per rintemo Spedia. abb. postale - 1 Groppo 1 TORRE PELLICE — 28 Aprile 1961
Una copia Lira 30 L. 2.800 per l’estero Cambio d’indirizao Lira 50 1 Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.U.t*. 2-17557
Questa nostra Italia...
“ Il bel paese dove il sì suona,, e le riforme fioriscono
■ ... E’ un gran bel paese. Le cose
più semplici diventano colossali; le
riforme più modeste diventano
a provvedimenti di carattere fondamentale ». Tutto viene artisticamente (stavo per dire artificiosamente)
gonfiato. E tutto, naturalmente, a
fin di bene: tutto è visto in funzione
di una « socialità », in cui paternalismo, demagogia, incompetenza fioriscono e producono fiori e frutti di
insospettata magnificenza.
Anno scolastico
Kccentemente una discussa (e discutibile giuridicamente) circolare
ministeriale annunziava che, questo
anno, l’anno scolastico, per le scuole elementari, avrebbe avuto termine con il 30 giugno, anziché col 15,
come per il passato. La innovazione
ha provocato un certo stupore. Infatti, com’è noto, il . calendario scolastico viene fissato allMnizio dell'anno scolastico stesso; come mai si
è potuto e voluto aspettare il mese
d’aprile per fissare questa data, che
è quella fondamentale? !
Ma, de minimis non curat praetor,
dicevano i Romani; cioè, un ministro può anche dare scarsa iniporttmza a un calendario, quando si
' tratta del problema sociale...
Infatti il signor ministro della Pubblica Istruzione ha scoperto in questi lunghi mesi di operosa aspettazione, che questi quindici giorni erano una indispensabile manifestazione di solidarietà sociale per le clas'
si meno abbienti.
Sennonché i vari signori Provveditori che sono a più immediato contatto con queste esigenze sociali, non
devono sempre esser stati dello stesso |)arere. Si è cominciato ad osservare che la latitudine di Palermo
non é quella di Torino: qualcuno si
è ricordato che dopo il 15 giugno le
conclamate esigenze sociali esigono
la presenza dei ragazzi delle scuole
rurali nelle miande e negli alpeggi,
(gualche « dirigente » ha ricordato
che, purtroppo, per le « colonie »
spesso si deve ricorrere alle aule scolastiche, disinfettandole dai vari bacilli entero-scolastici.
Ed allora, et tenendo conto dell interesse della scuola, delle esigenze
delle famiglie e delle colovde », (di
quegli stessi interessi ai quali si ispirava l’onorevole signor Ministro!)
autorevoli Provveditori hanno fissato la chiusura delle lezioni delle
Scuole elementari per il 21 giugno!
Circolare, controcircolare, si circola sempre!
Addio esami!
La stessa circolare dello stesso signor Ministro della Pubblica Istruzione ha confermato l’abolizione delll’esame di ammissione alla Scuola
Media.
Nessuno ha versato lacrime su
questa scomparsa (forse giuridicamente prematura). Era diventato
una formalità odiosa quest’esame:
p»ei genitori che dovevano spendere
soldi per una preparazione speciale,
pei maestri che lo consideravano come un’obbrobriosa manifestazione
di sfiducia nel lavoro della categoria magistrale; pei professori che
non sapevano più che pesci pigliare, tra l’incudine delle altisonanti enunciazioni programmatiche che condannavano la preparazione mnemonica dei candidati e il martello deRa
preparazione scolastica che non contemplava il previsto inquadramento,
I>ei ragazzi terrorizzati da un espe
rienza quasi nuova, la bocciatura.
Dunque nessuno piange. Però, c’é
qualcosa di grave e di molto serio,
in tutto questo.
La dolce vita
E’ stato autorevolmente scritto:
La scuola media, facendo parte di
un sistema che integra la scuola delrobbligo, non poteva continuare come scuola selettiva di capacità, in
difformità dalle norme costituzionali ”.
Qui il discorso dovrebbe farsi lungo e serio. Si riconosce infatti, uffi
cialmente ed autorevolmente, che la
scuola media, malgrado tutti i suoi
difetti e le sue lacune, costituiva ancora una « scuola selettiva di capacità ».
Una scuola, cioè, dove difficoltà e
ostacoli (latino compreso) .servivano
a maturare l’alunno; dnve il ragazzo
cominciava a rendersi conto che la
vita è una lotta diuturna, nella quale bisogna conquistarsi il pane.
Una vita nella quale nulla è dato,
ma tutto è frutto di lavoro e cono■scenza.
Una vita nella quale non si può
più dissociare lavoro e conoscenza:
questa, .vita di ,oggi. (Europa 1961 I.uratom) che seleziona spietatamente capacità e valori (comprese le lau
lee italiane: il più screditato di tutti i titoli universitari europei).
Questa scuola nostra che aveva
nel vecchio Ginnasio-Liceo una efficiente palestra di attività intellettuale.
E contro questa scuola, i colpi di
piccone continuano spietati. E’ l’ora
della « scuola dell’obbligo »: la scuoia media diventata scuola post-elementare, che non deve più selezionare: che deve promuovere tutti;
come nelle scuole elementari; nella
(]uale tutte le difficoltà devono essere eliminate.
Scompare il latine in prima, per
fare la sua apparizione in seconda e
terza, ma senza obbligo d’esame! Lo
sostituirà egregiamente il canto (gregoriano?).
Si tratta di una riduzione al minimo común denominatore dell’ignoranza; di un vero e proprio tradimento nei confronti dei ragazzi
che nella scuola impareranno che la
]»resenza passiva sui banchi comporta il premio della promozione!
Questi ragazzi che, a 14 anni,
troppo tardi, saranno posti brutalmente in presenza della realtà: della selezione.
Una « frigio-vandala stirpe, irta e
derisa » che continuerà ad offrire
sul Mercato Conu!.,ie il. fiore:^dell’incomjietenza e della sufficienza.
L. A. Vaimal
UNIONE SUDAFRICANA
Vittoria razzista?
Johannesburg. — Il vescovo anglicano di
Jolianne&burg, Ambrose Reeves, a cui la sua
aperta critica delVapartheid aveva valso la
espulsione dal Sod Africa nel settembre
1960, si è dimesso dalla sua carica.
Annunciandolo, l’arcivescovo angìicanu
.Joost de Blank,, della Città del Capo, lia
dichiiaralo che i vescovi della Provincia
dell’Africa del Sud hanno accettato queste
dimissioni col cuore pesante, e solo perchè quel gregge non può restare indeiinilaniente senza paistore. L’arcivescovo ha
poi ricordato tutto ciò che il vescovo Reeves aveva fatto per la giustizia sociale, e
aggiunto olle molti sono quelli che vedono
nelle sue dimissioni « una vittoria delle
forze anticristiane in questo paese »; e
tuttavia la Chiesa di Cristo nel Sud Africa
è stata confermata dalla sua testimonianza.
ólenne, Mons. Reeves era vescovo di
.loliannesburg dal 1949. Nello scorso settembre era stato espulso dall’Unione sudafricana, nel giro di 4d ore, al momento del
suo ritorno nella diocesi dopo un soggiorno di sei mesi in Gran Bretagna. Egli risiede attualmente con la famiglia presso
Londra, il suo libro « Shooting at Sharpeville » (Spari a Sharpeville), apparso nel
dicembre scorso, è vietato nel Sud Africa.
E mi sarete
un regno di sacerdoti
(Esodo 19: 3-6)
L’Eterno vuole stringere alleanza con un popolo, legarsi a degli uoimni
con un patto. Con un atto gratuito e generoso E^i, prende l’iniziativa
di quanto sta per concludere e le parole ch’Egli rivolge ai figliuoli
d’Israele costituiscono la base su cui sarà contratta quest’alleanza.
Queste parole ricordano quanto il Signore ha già fatto per questo
popolo, non per la sua importanza nè per i suoi meriti, che, anzi, Israele
è un piccolo pofKtlo dal collo duro; ma solo in virtù della Sua Grazia.
Iddio ha strappato Israele alla sua pesante esistenza, l’ha reso libero,
dandogli la possibilità di una vita nuova.
Il Signore si è impegnato per Israele e si è impegnato per noi fino
alla morte.
Come i figliuoli d’Israele, Dio ci ha condotto dalla morte alla vita,
dalla schiavitù alla libertà; e tutto ciò è dono, è Grazia, è frutto della
Sua opera potente e misericordiosa che ci strappa alla vanità di un passato di uomini peccatori e ribelli e ci introduce in una nuova relazione
d’amore e di vita con Lui. E’ l’opera del Venerdì Santo e di Pasqua che
ci fa conoscere in Cristo, crocifisso e risorto, affinchè diventiamo partecipi della libertà dei figliuoli Suoi.
All’impegno del Signore deve però corrispondere il nostro impegno.
Dio ha iniziato di sua spontanea volontà un dialogo con noi, lo vuole
continuare e ci offre la possibilità di risponderGli. E noi possiamo dare
a Dio la nostra risposta solo nell’ubbidienza; è la risposta vivente di un
essere alle parole di un altro. Iddio parla ed agisce; il fedele Gli risponde
con l’ascoltare e col mettere in pratica la Sua volontà, come un figlio che
ascolta e fa la volontà di suo padre non per timore di punizione nè per
desiderio di ricompensa, ma solo perchè ama suo padre e gli deve riconoscenza. Ubbidire significa ricevere e vivere con gioiosa riconoscenza
la Parola di Dio che ci annunzia la nostra liberazione. Si tratta della fede
in Cristo; fede che accetta di avere per vita non quella che l’uomo vorrebbe darsi, ma quella che Dio gli dà in Cristo Gesù. A questa condizione la nostra redenzione è vera in ogni tempo, entriamo nell’alleanza
che l’Eterno ha stretto con noi in Cristo, diventiamo il possesso prezioso
di Dio. siamo resi liberi per servire il Signore ed i nostri simili.
Il popolo di Dio, la Chiesa, appartiene a Colui efiè l’ha acquistata,
a Dio che l’ha strappala agli usi profani del mondo per essere proprio
in questo mondo non una potenza simile alle potenze terrene che amano
dominare o disprezzare le altre, ma un sacerdozio in vista del Regno di
Dio che viene ed una nazione messa a parte dal Signore ed a Lui consacrata per portare a tutti i popoli la Parola di Dio, affinchè da tutti Dio
solo sia riconosciuto Signore ed il Suo Nome sia da tutti santificato. La
Chiesa deve intendere la sua elezione non come un privilegio, ma come
una missione, un servizio, in mezzo a tutte le nazioni della terra. In
quanto credenti e membri della Chiesa siamo chiamati a prendere il nostro
posto in questo servizio, che, come quello del sacerdote antico, consiste
nel pregare Dio per l’umanità in continuo travaglio e nel servire affinchè
tutti gli uomini giungano alla conoscenza della Verità e siano salvati.
Iddio ci ha fatto grazia, perchè diventassimo testimoni della Sua
opera potente e misericordiosa: ci ha illuminati perchè facessimo risplendere intorno a noi la Sua luce. E’ la ragion d’essere della Chiesa e lo
scopo della nostra redenzione : essere sacerdoti, messi a parte per servire
il Signore ed i nostri simili, tutti i giorni della nostra vita: in casa, sul
lavoro, neH’industria, in ufficio, nella nostra vita sociale, perchè tutti i
giorni dobbiamo saper adempiere il ministerio che Dio ci affida.
T. PONS
25 APRILE - r MAGGIO
Quando il nostro "Eco" raggiungerà le dimore dei suoi lettori, la
prima data sarà già un ricordo di una commemorazione o celebrazione;
una celebrazione che sembra avviarsi ad entrare nel novero delle manifestazioni ufficiali, a cui la popolazione deve esser invitata, ed accorre, più
o meno numerosa, ad ascoltare un qualche oratore. Quest’anno, gli avvenimenti di Cuba, di Algeria hanno distratto gli animi che sembravano
aver stentato a situare la "Liberazione" nel clima della politica internazionale: a ricordarne il significato ed il valore interiore: la sua validità
La celebrazione del 7" maggio trova la popolazione del Valpellice
impegnata solidalmente, con i lavoratori della Ditta Mazzonis. in una
rivendicazione salaricde che indubbiamente oltrepassa i ristretti limiti della
rivendicazione stessa, per inquadrarsi in una più vasta azione di difesa
dei diritti della dignità umana; quella stessa azione che ha visto impegnati i lavoratori della Valle sorella degli stabilimenti dei Cotonifici della
Val Susa.
Questi fatti politici (Cuba, Algeria), economici (sciopero), scientifici
(il primo uoino nello spazio) sono indubbiamente di una tale importanza,
che possono spingerci ad una certa pigra rinunzia ad approfondire il significato dei folti: tanto, cosa contiamo noi?
Cosa conta un individuo?
Permetti, amico lettore, di trascriverti qui una pagina di H. W. Russel; tratta daH’ultimo capitolo del "Profilo d’un umanesimo cristiano"
(Edito da Einaudi) in cui egli analizza la condizione dell’uomo nella nostra
epoca
Sono delle parole "difficili", troppo "tecniche" dirà qualcuno. Ma
vale la pena di fare uno sforzo per capirle. Non esser troppo umile!
« Quest’uomo è solo un membro in un gigantesco sistema di provvedimenti per la massa, il quale minaccia di distruggergli il suo mondo d’esistenza, specificamente umano. L’uomo come libera personalità è posto in
pericolo dal dominio della massa e delle forze anonime. E’ posto in peri
colo dal dominio della massa e delle forze anonime. E’ posto in pericolo
nella sua peculiarità individuale dal livellamento e dalla tipizzazione che
vanno estendendosi sempre più. E’ posto in pericolo nel suo sentimento
di sè, perchè, malgrado ogni « sociale » ordinamento d’esistenza, cresce
neH’uomo il sentimento d’angoscia per il perire di ciò per cui vale ancora
la pena di vivere. E' posto in pericolo nella sua esistenza corporea come
membro della famiglia, perchè la moderna razionalizzazione non s’arresta
nemmeno davanti al matrimonio e alla vita sessuale. La psicanalisi e la
psicologia individuale hanno, non già prodotto, ma solo implacabilmente
svelato le innumerevoli perversioni degli impulsi, le neurosi e i complessi
d’inferiorità dell’uomo moderno. L’uomo è posto in pericolo nella sua
esistenza spirituale dalla moderna sofistica, col suo linguaggio di falsità
e slealtà e col suo abbassare lo spirito a semplice mezzo di propaganda.
In modo penetrante si esprime su ciò Karl Jaspers in La situazione
spirituale dell’epoca: « Ciò che nei secoli fu il mondo dell’uomo sembra
oggi andare in pezzi. 11 nuovo mondo che sorge come sistema di provvidenze per resistenza costringe tutto a servirgli. Esso annienta ciò che in
esso non trova posto. L’uomo par che si dissolva in qualcosa che vuol
essere soltanto mezzo, non fine, e tanto meno avere un significato spirituale. Egli non può trovare in tale mondo nessuna contentezza : gli manca
dò ohe darebbe a lui valore e pregio. Ciò che in ogni sua calamità era il
sottinteso fondamento del suo essere, sta per sparire. Mentre la sua esistenza raggiunge un’estensione maggior, egli sembra far getto di quella
forma d’essere in cui egli perviene a se medesimo ».
L’umanista non può, in conformità al suo carattere essenziale, accettare fatalisticamente tale situazione, quantunque sappia che oggi si tratta
non più d’una qualsiasi forma umanistica, ma della fondamentale struttura spirituale dell’uomo. L’umanista cristiano attinge ancora dalla sua
fede la sicurezza che la presenza deH’uomo sulla terra deve essere stato
qualche cosa di più d’un insignificante episodio ». Cl.
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P*«- *
L’ECO DEU£ VALU VALDESI
28 aiwile 1961 — N. 17
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La’°‘Élénaa valdese fra campo e fabbrica
Il 9 aprile a Pinerolo: un convegno della Federazione Femminile per le nostre valli
LA DOMA RURALE
Relazione della Sig.'" M. L. Oavite
La relatrice si domanda, iniziando, quali sono le difficoltà della vita della donna
in campagna. Perchè le giovani non desiderano più sposarsi con un uomo che lavori la terra, e se è vero, tMime sembra
provato, che l’esodo femminile preceda
quello maschile, e quali ne sono le cause.
La prima e più evidente è la stessa dura
condizione di vita della donna contadina.
11 suo lavoro è senza soste, non ha limitazioni di tempo, nè orari fissi; ad esso
si sovrappone il compito di madre di famiglia, in modo che vita di lavoro e vita
familiare sono una sola lunga serie di ore
faticose.
Questa situazione è anche la conseguenza delle difficoltà attuali in cui si dibatte
il mondo dell’agricoltura. C’è troppa disparità fra i prezzi dei prodotti agricoli e
gH introiti dei lavoratóri dell’industria o
di altri settori. C’è, da sempre, l’insicurezza economica che deriva dal fatto che
i risultati del lavoro dei campi non dipende solo dalla fatica dell’agricoltore, ma
anche dalle condizioni del tempo.
Il matrimonio
Si comprende facilmente come le giovani preferiscano sposare un operaio, un piccolo funzionario, per l’attrazione della paga, del reddito fisso. Accanto a queste
cause diciamó così generali, possiamo metterne altre di nattma contingente, locale.
La casa disagevole, scomoda, senz’acqua
corrente e servizi igienici decenti, magari
ancora senza elettricità.
La mancanza di danaro proprio, di un
guadagno visibile realizzato con duro lavoro. Questo è un inconveniente ohe pesa
sulle giovani le quali si rendono conto
die quale ohe sia la mole di lavoro ohe
esse potranno compiere, non vedranno
mai una retribuzione, ed avranno ' l’imr
pressione di restare sempre a carico dei
genitóri. Inoltre una ragazza che resti a
lavorare sulla terra ha maggiori difficoltà
ad imparare un mestiere artigiano che le
permetta, nel caso che non si sposi, di vivere con un certo margine di indipendenza, pur restando inserita nella comunità
familiare; questo lavoro sarebbe poi un
utile complemento all’economia della sua
famiglia, una volta sposata.
Perchè partono?
Un altro elemento, che ih ordine di importanza ci sembra ùltimo, è quello della
attrazione della vita cittadina, coi- suoi
mezzi di distrazione, le uscite facili, i vestiti eleganti, il cinema... C’è il desiderio
di far vita indipendente füori dàlia cerchia familiare e dal controllo dei genitori.
In questo atteggiamento ici sembra di avvertire un cedimento mwrale ohe ' J’atnbiente malsano della fabbrica ed i pericoli di una grande città aumentano ancora.
1 competenti dicono che è inevitabile
ohe la poipolazione rurale diminuisica e
che ciò contribuirà ad elevare il tono di
vita di quelli che rimangono. Si sa comunque che quando la terra è poca e la
famiglia numerosa qualcuno deve sistemarsi altrove per non spezzettare la proprietà. Tuttavia ci si può chiedere se l’esodo generalizzato cui si assiste anche nelle
nostre Valli non potrebbe aiwenire con
un ritmo meno accelerato, con maggior
equilibrio e rimanere entro certi limiti.
Vediamo se possiamo ricercare insieme
qualche indicazione o suggerimento per
migliorare la situazione esposta.
Trascuriamo volutamente le soluzioni di
ordine politico che sono pure importantissime, (sgravi fiscali, costruzioni di strade, allacciamenti elettrici, telefonici, servizi sanitari efficienti ecc.) ma che esulano
oggi dal nostro campo d’azione; pensiamo
a soluzioni più pràtiche, più locali, sìa familiari sia individuali, sia comunitarie,
cioè riguardanti gli abitanti di uno stesso
villaggio 0 parrocchia.
L’individualismo egoista
Cosa pensare per rendere meno duri la vita della donna in campagna,
dato che sembra che la donna sia insostituibile per certi lavori, in determinate
stagioni. Una diversa distribuzione e organizzazione del lavoro dovrebbero esser
possibili, quando non si tratti addirittura
dì una meccanizzazione del lavoro agricolo a tutto vantaggio della fatica umana. In
questi ultimi tempi si sono fatti progressi
notevoli in questo campo ; ma ancor più
si potrebbe fare se l’agricoltore superasse
il suo esageralo individualismo, diciamo
pure il suo egoismo, ed arrivare ad unirsi
ad altri per l’acquisto e l’uso in cooperoliva di macchine agricole.
Anche un miglioramento del tenore delle abitazioni potrebbe render meno faticosa e più piacevole la vita della donna
rurale incoraggiando le giovani a restare.
Ma bisogna riconoscere ohe se sovente
l’agricoltore fa uno sforzo finanziario per
comprare una macchina meccanica, aiutalo in questo dal credito agricolo, difficilmente sarebbe disposto a spendere una
ben più piccola somma per miigliorare
l’abitazione o l’attrezzatura domestica;
eppure non occorrono milioni per avere
l’acqua corrente in casa, dei servizi igienici decenti, un cortile pulito, un recinto
per i polli che sporcano ovunque.
Questi piccoli segni di attenzione ricono^ente, di collaborazione reciproca raffoiaano l’armonia familiare e l’amore alla
propria casa, alla propria terra.
E se vi fossero i mezzi perchè non pensare all'acquisto di una lavatrice e di qualche altro eleltrodomestico ; invece sovente
succede die do<po il trattore si compra la
falciatrice o dopo il prato irriguo, la vigna; e la donna assiste rassegnata ed impotente a questa emorragia a cui tutto il
resto, per anni, è sacrificato e sembrerebbe scandaloso se invece redamasse per la
casa una parte degli utili dell’azienda
agricola ottenuti anche grazie al suo lavoro e alla sua fatica personale.
Vorrei sapere se questa situazione si riscontra ancora sovente nelle nostre campagne, perchè essò dove esiste è alla base
di certi atteggiamenti di insofferenza che
spingono le giovani a partire a qualunque
coiste.
Infatti le donne più attive ed intelligenti che lasciano la campagna per sfuggire alla fatica so-vrumana. al logorio pre
stiipendio o l’ìnteresisenza agli utili dell’azienda, cioè una percentuale sulle vendite e gli incassi, lasciando loro una certa
libertà d’iniziativa, assodandoli man mano progressivamente alla responsabilità
generale, sia figli che figlie.
Come ho già detto, daH’alteggiamenlo
dei genitori, aperto, comprensivo, giusto
dipende quello dei figli, dipende da loro,
almeno fino ad un certo liuiile, l’incoraggiarli o il disgustarli, il trattenerli o l’allontanarli dal cammino dei padri.
E se qualche giovane volesse comunque
partire, non lasciamoli andare allo sbaraglio ad ingrossare la schiera degli spostati
o dei sottoccupati, ma facciamo lo sforzo
di provvederlo a cura della famiglia o
della comunità civile o religiosa, di quella
preparazione professionale oggi assolutamente indispensabile per dargli un sia
pur modesto ma sicuro avvio nella vita.
Non vorrei però lasciarvi l’impressione
di aver calcato la mano sulle tinte fosche
FRA CAMPO E FARRRICA
Relazione della sig.na E. Pans
La struttura sociale della nostra zona ha
subito un cambiamento enorme in un lasso
di tempo brevissimo. Quali sono le cause
che lo hanno determinato ed han portato
una stragrande maggioranza delle famiglie,
solo 15-20 anni fa totalmente dedicale alFagricoltura, ad integrare il reddito agricolo con un altro fisso?
Le
cause
Abbiamo creduto necessario dedicare questo Convegno ai problemi
che occupano e preoccupano le nostre sorelle delle parrocchie delle
Valli, perchè pensiamo che questo sia compito della Federazione Femminile; perchè desideriamo, se non possiamo risolverli, almeno conoscere
le difficoltà le une delle altre, affinchè possiamo creare delle opinioni,
muovere un'atmosfera ferma, e far sentire a queste nostre sorelle che
nell'amore fraterno desideriamo portare i pesi le une delle altre.
cuce e per non sentirsi schiave di un lavoro e di ' un ambiente in cui sono poco
considerate, forse vi resterebbero più numerose se vi fossero più valorizzate, riconosciute come le associate e le compagne
dell’uomo anche in tutto ciò che riguarda
la vita ed il lavoro della ferra.
Un ideale
L’ideale di una scuola di economia domestica per le giovami della campagna dovrebbe essere quello di dar loro una vera
preparazione professionale agricola, di insegnare loro non solo a ricamare e ad allevare conigli, ma anche tutto ciò che permeltèrà loro di essere collaboratrici capaci di una azienda agricola, di conoscerne
il funzionamento amministrativo finanziario tecnico, di saper guidare un trattóre e
tenere la contabilità, i contatti coi fornitori, fare le ordinazioni, una domanda,
un contratto.
In generale : genitori dovrebbero, nella
organizzazione del lavoro e nella ripartizione dei compiti, dare ai figli l’impressione che il lavoro della terra è uguale a
qualunque altro lavoro : rispettare le ore
di riposo, i giorni di riposo settimanale e
festivi, e le ferie, almeno con dei turni ;
dare loro una possibilità di evasione ogni
tanto, incoraggiarli a non perdere qualsiasi
intere^ culturale abbonandoli ad un giornale, stimolandoli a frequentare le attività
della comunità (unione, corale, filodrammatica, centri di lettura, gruppi sportivi,
sono .strumenti di elevazione non solo religioisa ma anche intellettuale).
Ai figli maggiorenni che lavorano con
lui, sposati o no, il padre concederà o uno
del quadro, di essere stata scoraggiante c
pesisimiista.
11 mio compito era quello di parlare
delle difficoltà della vita in « campagna »
nella sua realtà quotidiana; se non si guaida in faccia la realtà non si può sperare
di migliorarla. Questo non significa che le
donne che vivono in altri ambienti non
abbiano le loro preoccupazioni, le loro
tentazioni, le loro rivolte, nè d’altra parte
lice noi non .sappiamo anche vedere i molti lati positivi della vita in campagna (casa propria, il nucleo familiare più caldamente e saldamente raccolto, solidarietà
tra vicini, non avere dei superiori).
Voi sapete quanto me che per un ere
dente la gioia ed il dolore risiedono nella
risposta che sappiamo dare alla vocazione
che Dio ci rivolge. Nella misura in cui
sappiamo mettere la nostra vita nelle Sue
mani, li dove ci ha posti a vivere. Egli
può renderla serena e non più inquieta,
può trasformare, farne- una febbrile estenuante lotta per resistenza in un pacalo
anche se non facile procedere verso la
meta. Egli può soprattutto guidarci a trovare soluzioni nuove per la nostra famiglia, il nostro lavoro e l’avvenire delle
nuove generazioni.
Egli ci libererà dai nostri complessi e
dui nostri idoli, dalla schiavità del lavoro,
dall’adorazione del dio denaro, dalla paura del « cosa dirà la gente », dalla pigrizia
mentale del « si è sempre fatto così », da
quello spirito gretto ed egoista che blocca
talvolta gli sforzi dei più volonterosi per
creare in cooperazione nuove possibiltà di
produzione e di smercio, nuove forme di
vita associata che compensino gli inconvenienti cui abbiamo aocennato.
1) Accanto ad una possibile diminuzione
della fertilità del terreno c’è stata indubbiamente una forte evoluzione agricola nelle pianure per cui i prodotti locali sono
spesso invenduti, come nel caso delle patate da seme, o comunque deprezzati, come il vinetto delle vigne locali, che non
è peggiorato in questi anni ma non è in
grado di reggere il confronto con il vino
sempre più largamente importato da fuori.
In più la motorizzazione agricola, sempre
più largamente impiegata nelle pianure anche italiane, ha creato una concorrenza di
prezzi che il contadino e la zappa non po.saono sostenere.
2) Nello stesso tempo vi è stala una sensibile evoluzione sociale in tutta Europa
per cui è impossibile vivere oggi al livello
dell’esistenza di 30 anni fa, per non parlare della generazione precedente le cui
condizioni dì esistenza sono oggi impensabili ed inaccettabili. Naturalmente questo
impone una spesa molto maggiore perchè
la più gran parte dei prodotti ohe oggi
consumiamo non vengono dai campi o seanplicemente dalla nostra zona, ma sono il
frutto delle grandi industrie.
3) Questi due elementi combinali assieme rendono sempre più necessarie, o fanno sempre più desiderare, una entrata fi.s.sa, non legata alle incertezze delle stagioni
e del mercato agricolo, ai rischi deU’allevamentò di bestiame; donde la necessità
di un impiego nelle industrie locali od anclie meno vicine (Pinerolo, Torino).
1) Un quarto elemento — di natura psicologica— deve essere ricercato nel carattere fisso degli oràri di fabbrica (8 ore e
basta). Esso costituisce un allettamento si«
per la ragazza che deve scegliere fra la
fabbrica e una famiglia, sia per quella che
rimane nei campi. Di fronte all’uno et! all’altro caso, le 8 ore della fabbrica sembrano promettere maggior tempo libero;
anche se a conti fatti le cose non sono
sempre così rosee perchè le ore di strada
a piedi non rientrano nell’orario di lavoro
ed una donna quando ritorna a casa trova
ancora mille cose da fare.
5) Non possiamo dimenticare il richiamo
che un ambiente nuovo e diverso da quello tradizionale esercita sulle giovani, dando l’impressione di una maggiore modernità (macchine contro sistemi di vita montanari) di un ambiente più evoluto e libero
e, soprattutto, più consono ai tempi di progresso tecnico ohe stiamo vivendo.
6) Infine va notalo che l opinione puhhlicu è radicalmente cambiata nei confronti delle donne che lavorano in fabbrica
per cui, a parte l’incoraggiamento dato
dalla presenza di chi già lavora e possiede
più denaro liquido a sua disposizione, possiamo ben dire che la mentalità corrente
Bilancio consuntivo
Urge un bilancio preventivo
L’apporto delle presenti è stato di grande interesse, e siamo stale liete di aver
insistito per un esame in gruppi delle diverse questioni che sono state proposte.
Le ansie, le preoccupazioni, i problemi
sono stati messi in luce, con semplicità,
dignità, ed un grande senso di responsabilità dalle sorelle che hanno partecipato
attivamente alla discussione.
Fra i motivi che inducono le giovani
( ed i giovani) a lasciare la terra .sono apparai nell’ordine: il troppo lavoro e la
fatica disumana; la mancanza di qualsiasi
diisponibilità di danaro ; un certo complesso di inferiorità; lo spezzettamento della
proprietà; la mancanza di considerazione
per il lavoro delle ragazze che non ha
alcun valore anche se compiuto con grande esattezza e buona volontà. Un ambiente più comprensivo, ed una casa più confortevole, insieme ad un alleggerimento
della fatica del lavoro campestre, indurrebbero molti e molte a restare.
Questo appare anche chiaro dalle risposte unanimi alla seconda questione che
verteva sull’opinione delle madri snll’esodo dei figli: a parità di condizione economica, cercherebbero di impedirlo, perchè ne vedono tutti i lati negativi; ma il
fattore guadagno fisso - salario maggiore
ha una importanza determinante, accanto
alla sicurezza che possono dare un’assicurazione sociale, una pensione per la veccliiaia ecc. Tulle hanno messo in risalto
però il valore del lavoro fatto nella comunità familiare, con spìrito di collaborazione, in un ambiente sano moralmente.
Tutto ciò benché il tenore di vita sia
notevolmente aumentato in solo una generazione.
Vige tuttavia un sistema patriarcale e
paternalistico in forte antagonismo con lo
spirito dei tempi odierni... Nelle aziende
agricole, di qualsiasi grandezza esse siano,
il padre non associa i figli nè alle responsaibilità di contratti, compere etc., nè ai
guadagni; non si può parlare di mensile
o di compartecipazione agli utili, ma solo
di piccoli premi una tantum per le piccole
.spese. Da notare che dove l’economia è
mista, cioè dove arriva anche la busta della fabbrica, è la madre ohe tiene l’amministrazione del patrimonio familiare.
Le domande che chiedevano di graduare la fatica dei lavori riservati alla donna
nell’economia rurale, e quelle che domandavano quali cose avrebbero desiderato
fare, qualora avessero trovalo un po’ di
tempo libero, hanno aperto una finestra
sulla vita quotidiana di queste nostre sorelle, piegate sotto le gerle, sulla zappa,
affannate intorno alla cura quotidiana delle bestie, o occupate in enormi e disagevoli bucati... Ed han chiesto per il loro
svago, un po’ di sonno, qualche lettura
in un momento tranquillo, il tempo per
curare la loro casa, per seminare due
aiuole nel giardino...
E se poi le stalle fossero meno antiquate, ed i lavori di casa poletisero esser falli
con un po’ meno di fatica, la loro vita
non sarebbe così nera, dato che sanno rallegrarsi ancora del riposo che offre il portar a pascolo le mucche, e della gioia della
poca fatica ohe chiede il fieno da rivoltare. Acqua in casa e gabinetti decenti,
il bagno... è Inlto quanto domandano per
sè: e ci è sembralo molto poco, ed abbastanza facile trovare questa richie.sta ovvia
nella seconda metà del secolo XX...
11 danaro guadagnato col lavoro in fabbrica costa caro alla donna: esso vuol dire
casa trascurata, spese fatte più alla leggera, in gran fretta per mancanza di tempo; resta tuttavia un dato positivo da un
punto di vista economico, mentre da quello morale, è riconosciuto unanimemente
negativo. Si accenna al problema altre volte dibattuto in sede di convegni e congressi della nostra Federazione, dell’educazione dei bambini nelle famiglie in cui
la madre è assente per quasi tutta la giornata.
Un ultimo elemento di conversazione è
stalo il considerare se questo danaro guadagnato con fatica e sacrificio, a prezzo
anche di squilibri nella vita familiare, è
impiegato per facilitare la vita della don
na, con l’acquiisto di oggetti e macchine
<hc la allevino nel suo compito di padrona di caisa, o se serve ad acquistare
cose inutili ma che fan parte del corredo
necessario per essere degli arrivati socialmente.
Se un bilancio dovesse esser tratto da
questo convegno, esito .sarebbe nettamente
positivo. E’ stato commovente vedere con
quanta sensibilità, con quale senso realistico tutte le sorelle presenti hanno discusso di questi problemi che le toccavano
profondamente, hanno parlato della loro
vita faticosa, hanno confidato le loro ansie per i figli e per l’avvenire della loro
terra ; abbiamo sentito con quanto spirito
di sacrificio, con quanto coraggio e silenziosa dignità affrontano la lotta quotidiana.
Vorremmo tanto che i loro familiari,
mariti e figli sentissero il dovere di dar
loro un maggior vicendevole aiuto, una
maggior comprensione e considerazione
per il loro lavoro.
Perchè questo avviene ancor troppo di
rado? Perchè tanti capi di famiglia vaidesi rifiutano -osi cocciutamente di fare
qualche piccola spesa per la casa? Perchè
non fanno uno .sforzo per unirsi ai vicini,
quando lo potrebbero, per avere per es.
l’acqua in casa? perchè ceni servizi igienici sono ancora quelli del tempo di Arnaud? Anche per questo i loro figli se ne
vanno e li lasciano soli ad invecchiare malinconicamente sulla terra.
■Sebbene i problemi di fondo del mondo
rurale siano molti e gtavi, ci pare che con
un maggior spirilo di cooperazione reciproca, con ima maggior apertura di intelligenza e di cuore, molte cose si potrebbero
già fare: perchè di questi problemi (dai
maggiori ai minori) non si parlerebbe anche nelle Unioni giovanili, nelle riunioni
quartierali? Questo hanno chiesto concludendo le donne valdesi a Pinerolo e noi
giriamo la proposta ai responsabili delle
varie attività sociali e religiose delle Valli;
ci pare che il servizio dei laici — di cui
tanto si parla — possa cominciare anche
di qua. A cura del C.N. della F.F.V.
considera del tutto normale e logico die
una dorma, e soprattutto una ragazza, vada « a guadagnansi la vita » lavorando in
fabbrica. E anche questo ha un peso non
indifferente.
Sguardo d’assieme
E’ necessario dare ora uno sguardo ai
problemi creati da questo cambiamento
economico e sociale, sconosciuti dalle generazioni precedenti. Premes.so die non
faremo che accennarne, lasciando alla discussione di riprenderli più ampiamente,
desideriamo chiarire die non si tratta di
una ipretsa di posizione contro la « fabbrica » tome qualche volta sì intende quando
si accenna a questi problemi.
La « fabbrica » è probabihnente una
realtà inevitabile nella nostra situazione e
più ancora lo sarà nel prossimo futuro.
Ma questa situazione, come tutte le altre di questo mondo, crea dei problemi
ben precisi e di indubbia gravità, che non
si possono risolvere in modo sentimentale
con un generico « attaccamento alla terra
dei padri », ma die devono essere affrontati coraggiosamente per quel die sono e
con i metodi ridiiesti dai problemi e<-onomici e sociali.
Lavorare in una fabbrica non rappresenta in sè nulla di male — va detto ben
chiaro — ma neppure nulla di bene. Tutto dipende da roane e da perchè lo si fa.
Quali dunque possono essere i rischi :
11 Che il denaro guadagnato venga praticamente a costare troppo caro. La circolazione di denaro è indiiscutibilmente
aumentata : si sono aperti nuovi negozi,
sono apparse nuove merci nelle vetrine.
Ma a die prezzo tutto questo?
Al prezzo di donne che, fra il lavoro
di fabbrica e quello di casa, accanto al
teaupo passato per le strade gelate d’inverno e sui campi d’estate, sono sfinite
e inveodiiate prima di tempo?
In questo caso il denaro sarebbe costato veramente un po’ troppo e non
avreblic risolto i veri problemi.
C’è da notare che anche per le donne
che rimangono a casa mentre gli uomini
o altri membri della famiglia lavorano in
fabbrica o in miniera, c’è un problema
assai simile in quanto, continuando a coltivare parte dei campi e ad allevare un
po’ di bestiame, ricade sulle loro spalle
parte del lavoro prima conapiuto da altri,
andie quando esso rappresenta una fatica
non adatta a delle donne.
Un problema importante
2) Un altro proWema è quello della
vita familiare che ne viene profondamente
trasformala ed alla quale la donna non
può più dedicare il tempo necessario. Naturalmente non è un guaio solo delle nostre zone: esso esiste dovunque delle donne lavorano e la vita di famiglia è trascurata, ma facendo tesoro delle esperienze
altrui vorremmo evitare da noi le conseguenze più gravi che si sono manifestale
altrove.
Accanto alla vita familiare non dobbiamo neppure dimenticare le esigenze spirituali poiché l’anima ha bisogno di nutrimenlo quanto il corpo, pena l’inaridimento della nostra umanità stessa.
L’esperienza ci insegna, d’altra pane,
che una donna die lavora fuori casa durante la settimana non è favorita nel frequentare le attività domenicali nella sua
chiesa, mentre i turni di fabbrica rendono talvolta difficile seguire andie quelle settimanali. Così queste sorelle rimangono isolate dalle loro comunità e sole
di fronte ai loro problemi.
3) Un altro rischio che esiste è quello
di finire semplicemente con lo spendere
non bene il denaro guadagnato. Sappiamo
tutti 1 ome la reclame tende a creare delle
necessità artificiali. La vita in campagna
aiuta a resistere a questa pressione, sia
perchè essa è meno forte e soprattutto perchè non è favorito il contatto con persone
che invece la sub’? o’ o e sono pronte ad
assumere atteggiamenti di superiorità di
fronte a quelli meno aggiornati con i nuovi prodotti. Esattamente il contrario avviene invece in ambienti di massa come
quello di fabbrica dove è più forte la
pressione della reclame come pure quella
dell’ambiente.
C’è da domandarsi quanta parte di de
naro coisì faticoisamente guadagnato viene
impiegato per rendere meno faticosa la
vita della donna quando ritorna in casa
dove, nelle poelie ore che le rimangono
a dis|>osizione deve fare ancora tutto il
suo lavoro normale, e quanto altro ritorni
all’industria attraverso i mille rivoli delle
spese non indispensabili.
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28 aprile 1%Ï — N. 17
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
Svelare loro l’Ivangele
Mi riallaccio all’articolo del Pastore
B. Corsani, apparso sull’Eco del 7
aprile, che riguarda lo studio del catechismo. Le sue utili note mi fanno
venire il desiderio di prolungare il discorso sull’argomento cosi importante. Certo il catechista deve impartire
un insegnamento esatto, perchè è difficile correggere l’impronta ricevuta
negli anni cosi ricettivi dell’adolescenza. Ma anche altri problemi ci
tormentano. Crediamo tutti che limportanza del catechismo vada molte
oltre « le lezioni » e « Tesarne », e for
se oltre « la storia » d’Israele : l’insegnamento biblico entra nella vita e
nella fede delle generazioni. Lo esprime cosi bene questa antica preghiera
per i catecumeni che risale alla Chic
sa primitiva:
Noi ti preghiamo per i catecumeni.
affinchè Dio, che ama gli uomini, ascolti le nostre richieste e i loro sospiri.
• Gli domandiamo di svelare loro l’Evangelo, di illuminarli della conoscenza divina, ispirando un timore salutare e
santo e aprendo le orecchie del loro
cuore. Che li introduca nel suo ovile
e accordi loro il bagno della rigenerazione! Che li lavi da ogni impurità della carne e dello spirito! Che venga ad
abitare in essi per mezzo del suo Cristo
e benedica la loro entrala e la loro
uscita. Lo supplichiamo inoltre di condurli, per mezzo del perdono dei loro
peccati, alla conoscenza deci santi Misteri (1) e al riposo dei .santi
(Il 1 Sacramenli.
Svelare loro TEvangelo! E’ quanto
la Chiesa fa, con timore e tremore,
d; secolo in secolo. Ma i secoli sono
cosi: mutevoli e oggi lo sentiamo in
modo acuto, fino a essere sgomenti a
volte. Mi pare che per il catechista il
problema di come prendere questi
nuovi ragazzi sia estremamente arduo.
Si sa, i cateciuneni non sono altro
che gli stessi ragazzetti o ragazzette
che incontriamo per strada, disinvolti, precoci, lettori di rotocalchi, ascoltatori di quei dischi che urlano, appassionati di cinema, di fumetti e già
di fumo e di pettinature strane. Ragazzi che sanno già tante cose, che
vivono anche loro in fretta, lasciando
maturare presto il loro pensiero alla
luce della scienza e della tecnica, a
buon mercato magari, ma che intanto
danno un tono tutto nuovo alle nuove generazioni.
Noi ti preghiamo per i catecumeni
affinchè Dio esaudisca i loro sospiri.
Non sap>piamo adesso se i nostri catecumeni abbiano dei sospiri nel senso in cui intendeva la Chiesa primitiva, ci pare di no.
— Li guardi, li guardi! — mi diceva
una domenica mattina, scuotendo la
testa im monitore mio collega.
Si, li guardo e vedo che sono conformisti in pieno, sono come tutti gli
altri, non c’è nulla che in apparenza
li distingua dagli altri. Non sembrano
dei « catecumeni ».
E poi li ascolto: sono logici come
tutti gli adolescenti. Il nostro famoso
teologo Bultmann esulterebbe se sentisse come « demitologizzano » tutto,
col freddo razionalismo, caratteristico della loro età. Porse erano razionalisti anche i loro coetanei degli altri secoli, ma non osavano dirlo, ora
invece osano dire tutto e questo li
rende più sicuri che mai delle loro
posizioni: a volte si resta interdetti.
Logici, razionalisti, amanti del superficiale, conformisti, una creta che non
sembra modellabile.
Li guardo, li interrogo, mi chied(>
no, leggiamo, parliamo. Isaia, TEpi
stola ai Romani: sono i colessi che
passano davanti a loro. I colossi non
possono passare senza lasciare un segno del loro passag^o. I ragazzi vogliono sapere, recalcitrano, si ribellano, sono in polemica con i colossi. Trovano una quantità di cose «ingiuste.»
nel loro messaggio, la gr^a, per esempio : sarebbe troppo facile I La giu
ASSISTENZAAI CARCERATI
Ringraziamento
Nel ringraziare su queste colonne (LEeo
delle Valli, 10 Febbraio) i nostri fedeli
amici per i doni inviali a pro del « Natale
dei Can-erati», terminavano dicendo : «C’è
ancora una piwoia rimanenza in cassa, ma
non del tulio sufficiente per i doni pasquali... Chissà se qualcuno vorrà aiutarci?...».
Questo appello non è caduto nel vuoto,
anzi ha fruttato assai più di quanto non
Oksassimo sperare, così che abbiamo potuto
inviare anche per Pasqmt una trentina di
vaglia, 8 pacchi, e aiutare alcuni ex-delenuti che versano in difficùllà.
A lutti ancora il noislro «Grazie» sentito,
ed in particolare agli anonimi donatori che
non abbiamo potuto ringraziare direttamente (E. G., Sanremo, L. l.OfK); A.L.T.,
L. 10.000; da Roma L. 2.300).
E con la mia, vi esprìmo pure la riconoscenza di quanti,- grazie al vostro aiuto,
hanno potuto ricevere un piccolo segno di
fraterna solidarietà crietiana.
Ma l’assistenza ai carcerali non si ^un.
sce con le solennità (Natale, Pasqua) essa
continua tutto Tanno a mezzo della regolare curriispondenza, dell’invio di buone
letture, q di alpe cose secondo le,, necessità... ed i mezzi disponibili. Siatino perciò
particolarmente grati a queUi che ci
dano regolarmente il loro piccolo obolo
per le numerose spese correnti.
Selma Longo - Casa Valdese
Torre Pellice (Torino)
stificazione per fede non è «logica»!
Le lezioni incalzano, si ricomincia da
capo, si ritorna sugli argomenti.
Sguardi sereni, sguardi interessati,
sguardi stupiti. Anche sguardi vuoti
e indifferenti. Ma cosa vediamo noi
dal di fuori e cosa sappiamo di quel
lo che può operare la Bibbia?
Poi, non so come dire, mi accorgo
che a volte succede una cosa nuova,
inaspettata. Non subito, non improvvisamente, solo qua e là e a volte.
Che questa Bibbia letta insieme 1, 2,
4 anni, non demitologizzata, ma spiegata loro e al loro razionalismo nella
sua stupenda irrazionalità, loro e alla
loro logica nella sua immensa grazia,
penetri nelle orecchie del loro cuore?
Che la pr^hiera salita molte volte
per loro, perchè siano illuminati nella
conoscenza divina, abbia trovato un
ascolto?
Non dico che sia subito facile, lì
al tavolo del catechismo, superare i
problemi del pensiero e della vita dei
nostri adolescenti ; lì anzi li vediamo
proprio da vicino e nella loro massima crudezza forse, perchè li confrontiamo alla Bibbia. Ma lì possiamo anche sperare che il ¡oro conformismo
sia passeggero, che il loro razionalismo si trasformerà. Ora dobbiamo tenerli presenti, affrontarli, aiutare a
superarli, ricordando che se anche
sembrano scettici, i nostri catecumeni
vivono il periodo d’oro delTassimilazione, della scoperta e della riflessione istintiva. Il nostro Manuale biblico, parlando delTesilio di Israele a
Babilonia, dice che in quel tempo di
raccoglimento e di affinamento « il
principio inculcato dai profeti divenne la coscienza profonda di ogni
israelita ». Penso che ogni lavoro biblico che voglia mettere in contatto
col principio inculcato dai profeti e
dagli apostoli non possa fare a meno
di diventare una coscienza profonda.
Non solo di buone e pie persone di
secoli passati, ma anche dei ragazzetti scanzonati, superficiali e razionali
dei nostri giorni, « altrimenti grazia
non sarebbe grazia». B. Subilia
UN VIAGGIO DOLOROSO!
La danza dei miliardi
Documenti di vita italiana (n. 111febbraio 1961 - Anno XI) (pubblica
zione edita dal Servizio Informazioni
della Presidenza del Consiglio) nel
succitato fascicolo pubblica, fra Taltro, un documento dì particolare attualità: il consuntivo della attività
della Cassa per il Mezzogiorno al 31
dicembre 1960.
Il sottotitolo mette in evidenza: Ap
provati, nei vari settori, 169.202 progetti per oltre 1.403 miliardi di lire.
Di tutti questi miliardi «1029 riguardano interventi nel settore delle
opere pubbliche; 374 si riferiscono ad
opere di competenza privata».
Spigoliamo alcuni dati: «Nei primi
sei mesi del corrente esercizio 1960-61.
la » Cassa « ha approvato lavori per
oltre 103 miliardi di lire superando
del 21,4“ 0 U complesso delle approvazioni reiative al corrispondente periodo dell’esercizio precedente.
Alla stessa data del 31 dicemlH«
1960, sono stati appaltati, nel settore
delle opere pubbliche, lavori per oltre
967 miliardi.
I lavori ultimati al 30 novembre
1960 ammontano ad oltre 702 miliardi di lire.
..Jnoltre, per favorire le iniziative
Industriali nel Sud, la Cassa, — in applicazione degli articoli 18 e 20 della
legge 29 luglio 1957 n. 634 — ha concesso contributi a fondo perduto a
472 piccole e medie industrie promuovendo spese di impianto per oltre 29
miliardi di lire.
Per quanto concerne la Legge speciale per la Calabria, al 31 dicembre
1960 risultavano approvati, nel settore delle opere pubbliche ed in quello
delle opere di competenza privata 18
mila 710 progetti per un importo complessivo di oltre 89 miliardi di lire.
Feste di canto delle Scuole Domenicali
Domenica 7 maggio, ore 15: nel Tempio di Massello per le S. D. della Val Germanasca. Prova d'insieme:
ore 14 nel locale che verrà indicato. Direttore : Pastore Franco Davite.
Domenica 7 maggio, ore 15 : nel Tempio di Pomarelto per le S. D.
della Val Chisone. Prova d'insieme: ore
14 nei locali del Convitto Direttore: Pastore Gustavo Bouchard.
Domenica 7 maggio, ore 15: nel Tempio di Torre Pellice per le S. D.
della Val Pellice. Prova d'insieme: ore
14 nella sala sinodale alla Casa Valdese.
Direttore: Pastore Edoardo Aime.
Il pubblico è cordialmente invitato a queste manifestazioni.
La Commissione del Canto Sacro.
Verso il Concilio Vaticano II
Perchè il cattolicesimo ha mutato atteggiamento?
Quali ragioni hanno spinto la Chiesa Cattolica a mutare il suo atteggiamento nei nostri confronti in questo tempo di preparazione al Concilio? si può, prendendo atto di questo
fatto, parlare di ecumenismo cattolico?
Cominciamo da questo secondo interrogativo. Si intende per ecumenismo l’incontro di due o più chiese sia
In sinodi o assemblee che in incontri
privati tra autorità o parrocchie, per
ricercare insieme su un piano di parità gli elementi possibili per una comunione o per una unione. Tra la
chiesa metodista e la chiesa valdese,
malgrado le lentezze le difficoltà o le
tensioni di dialogo ecumenico, esiste
un ecumenismo perchè sul piano dottrinale nessuna delle due pretende
insegnare all’altra, più esattamente
perchè tutte e due accettano di ricercare insieme nella sacra scrittura la
volontà del Signore. Lo stesso si può
dire tra le chiese che fanno parte del
consiglio ecumenico.
Ma non si può parlare di ecumenismo tra noi e la Chiesa Cattolica ed
è bene non adoperare mai quel termine. Pino ad oggi non si può dire
sia possibile un incontro ecumenico
tra il cattolicesimo e noi e questo incontro ecumenico non sarà possibile
neppure in avvenire finché il cattolicesimo non modificherà il suo atteggiamento e le sue pretese. La Chiesa
Romana si offre a noi come la vera,
Tunica, la sola chiesa di Gesù Cristo,
la sola depositaria della verità; in
queste condizioni un dialogo non è
possibile, non è pensabile e le dichia
razioni ufficiali delle gerarchie cattoliche lo hanno sempre escluso. Si può
parlare di incontro, di scambi di informazioni, si può progredire in una
conoscenza reciproca certo, ci si può
conoscere meglio, si possono vedere
più chiaramente i punti comuni, gli
elementi fondamentali della fede e
quelli accessori secondari, si può fare
molto ed imparare a parlare insieme
cattolici e protestanti senza polemiche preconcette e senza calunnie ma
tutto questo non è dialogo tra dee
fratelli. Si parli perciò di incontri ma
non di ecumenismo, di colloqui ma
non di dialogo. I cattolici imparino
a conoscerci meglio e rispettaorci nella nostra fede e nella nostra pietà
lasciando il loro armamentario di insulti e di calunnie ; impariamo da parte nostra a non attaccare i cattolici
su questioni secondarie vedendo sempre in essi mala fede ed inganno, impariamo a rispettarci e stimarci come già avviene in certe nazioni (a
{maggioranza protestante è vero) ma
! questo non sarà ancora ecumenismo.
Noi diciamo: la verità e l’unità sono
ì im dono dello Spirito Santo e si tro* vano solo nella scrittura, Roma dice
la verità e l’unità sono il mio patrimonio e si trovano sotto neU’ubbidienza al pontefice. Come è possibile
un dialogo ecumenico in queste condizioni? Tunica via è la sottomissione
a Rpma, il ritorno alla chiesa romana. Su questo punto è bene che i fra
telli cattolici non si facciano illusioni : sono quattro secoli che siamo stati separati (come giustamente dice il
prof. Miegge) e non che ci siamo separati, il ritorno non è per oggi nè
per domani. Non abbiamo nessuna
nostalgia di Roma ed è bene che i
fratelli che ci hanno separati lo sappiano, anche i più irenici; non abbiamo nessuna nostalgia nè dei dogmi
nè della politica nè delle abitudini
della chiesa di Roma. La nostra nostalgia profonda che dura dalla Riforma è di vedere una chiesa obbediente alla sola parola di Dio ed unità nell’obbedienza a Gesù Cristo:
queste nostalgia ci travaglia, la nostalgia di questa unità e di questa
verità sì, ma rendono pessimo servizio quei predicanti cattolici che scambiano questa nostalgia con la nostalgia di Roma. Pessimo servizio rendono a sè stessi ed a noi.
Detto questo è lecito domandarsi
perchè il Cattolicesimo sta mutando
il suo atteggiamento. Due sono a nostro avviso le ragioni che lo spingono sulla via delTincontro con i separ
rati: una ragione spirituale ed una
politica.
Esiste aU’interno della chiesa cattolica un vasto movimento di rinnovamento che sta dando i suoi frutti.
La diffusione, lo studio attento e serio della Sacra Scrittura hanno sorpreso molti in questi ultimi anni, le
prese di posizione in campo sociale di
sacerdoti e laici lasciano vedere una
intima e matura riflessione. E’ indubbio che questo cattolicesimo progressista è attento a quanto succede in
campo protestante dato che si sviluppa in parte in paesi dove il protestantesimo è rilevante. (Ed i suoi contatti con il mondo evangelico gli hanno
fornito modo di vedere e conoscere le
chiese della Riforma). La teologìa
protestante moderna ed il grande movimento delTecumenismo hanno finito per incidere indirettamente alla
base della stessa chiesa romana e questo rinnovamento ha finito per farsi
sentire anche a Roma, i problemi che
saranno trattati al prossimo Concilio
sono appunto il segno di un bisogno
di rinnovamento.
Ma a questo motivo spirituale si
unisce una motivazione di politica. Il
cattolicesimo non credette alla riuscita del Movimento Ecumenico ai suoi
inizi, non vi credette perchè mal conosceva (e tuttora mal conosce il
Protestantesimo). Per Roma il Protestantesimo è una accozzaglia di sette,
poggianti su differenze di interpretazioni, gruppi divisi, senza coesione. La
riuscita del movimento ecumenico in
seno al Protestantesimo ed il suo
estendersi alla chiesa ortodossa è stata ima profonda sorpresa F«r la Curia romana. Sorprese e disappunto
maggiore quando si sono iniziati gli
incontri tra il Consiglio Ecumenico e
li: Chiesa Ortodossa Russa Si è rivelato una sostanziale unità tra il pulviscolo di sette protestanti e se questa unità venisse ad estendersi anche
al mondo ortodosso Roma rimarreb
be isolata di fronte ad un blocco cristiano superiore numericamente e si
troverebbe presa tra questo blocco cristiano da un lato e la pressione marxista dall’altro. Nella convocazione
del Concilio e nell’atmosfera di distensione che Roma cerca di istaurara c’è molta parte di questo elemento
politico: !a Curia ha penso l’iniziativa in molti campi, il mondo cattolico
è ormai ridotto ad una America Latina sottosviluppata e ad una Europa
Occidentale sulle difensive, Roma
non ha saputo iniziare un dialogo serio con il mondo ortodosso, si è illusa fino a Pio XII di essere la grande arbitra e la grande potenza di
fronte ad un mondo diviso sia politicamente che religiosamente, ha messo toppe nuove sul suo vecchio vestito con i Concordati; ora si accorge
che sono vive nel mondo altre forze
e queste forze camminano senza lei.
Essa cerca perciò di guadagnare il terreno perduto e rientrare in lizza come una grande potenza. La battaglia
è oggi non più sul terreno della teologia ma delTecumenismo, perciò Roma si fa grande potenza ecumenica.
Giorgio Tourn
Nell’esecuzione delle opere sono state
impiegati, fino al 30 novembre I960,
quasi 11 milioni di giornate lavorative ».
* «
Per una strana coincidenza questi
documenti ci sono pervenuti proprio
contemporaneamente ai resoconti del
« viaggio di lavoro » del Presidente
de’. Consiglio, on. Fanfani, nel Sud:
più precisamente in Calabria.
Confessiamo di essere alquanto
scettici su questi... «viaggi di lavoro»
di funerea gerarchica memoria (c^prù
tanto da Roma arivava qualche « gela rcone»; qualche volta perfino Lui,
in persona (e stivaloni): si scc^riva
che niente era stato fatto, o che tutto era stato fatto male, più spesso che
tutto era stato fatto bene, cioè male;
pugni venivano agitati dal balcone;
fulmini venivano scagliati; qualche
« gerarchino » era « avvincendato » e
tutto tornava come prima).
(La gente bisbigliava: ma perchè
Lui, che sa tutto, che ha i suoi informatori, deve venire di persona a vedere e tuonare contro chi non lo informa o lo informa male?).
Ora, cose simili non sono più pensabili, perchè ci sono i vari organismi
democratici che controllano ed operano: i Prefetti, i Consigli Provinciali. i Sindacati, ecc. ecc.
Eppure, ecco che il Presidente del
Consiglio ha sentito il dovere imperioso di scomodarsi, di andare in Calabria per vedere; addirittura, a quanto si dice, per scoprire che o niente,
o quasi niente è stato fatto!
E nessuno (e nulla) si salva da questa scoperta.
E lui (senza maiuscola!) non lo
sapeva, prima di venire!
E che ci stavano a fare i molteplici
organismi democratici ed amministrativi? Che ci sta a fare la Cassa
del Mezzogiorno?
* « «
E come sono stati utilizzati i miliardi stanziati?
A dire il vero, se dobbiamo credere alle informazioni della stampa,
una buona parte dì essi non si sono
potuti utilizzare perchè « mancava
ogni piano, non c’era una carta topografica, non c’era una carta geologica della Calabria, v’erano comuni
che ignoravano anche U numero dei
loro abitanti...» (Stampa 12 aprile).
L’uomo della strada domanda: Ma
perchè allora stanziare 204 miliardi
per la Calabria, quando si sa che essa, non ne potrà usufruire? Non sarebbe più onesto preparare prima le
carte tolograflche, geologiche e mettere un po’ d’ordine nel disordine amministrativo di certi comuni?
E l’uomo della strada brontola ancora: Al tempo della camicia nera si
trovava ogni tanto un capro espiatorio, ma Lui aveva sempre ragione.
Ora dei capri espiatori non se ne trovano più; Lui è diventato la Buonarima di Lui; il Regime è stato sepolto, ma il Partito vive sempre: il Partito ha sempre ragione, perchè dopo
Lui, sono venuti loro, i democristiani,
che non mollano.
Governi centristi, monocolori, con
u senza colore, il potere lo hanno sempre avuto loro.
Fanfani avrebbe detto : « Se dovessi fin d’ora tirare le somme del mio
viaggio, se dovessi trarre un bilancio,
esso sarebbe un bilancio che coinvolge tutti, uomini, sentimenti, cose ».
Anche la D. C.?
Se così fosse, dovremmo fare onorevole ammenda e riconoscere (die
questo viaggio non è stato inutile.
L. A. V.
Due escursioni in Francia
A Torre Pellice sono stati ricevuti contemporaneamente due fraterni inviti dalla
Francia; Tuno rivolto dalla Comunità protestante di Vergeze; Valtro dalla fiorente
Union Vaudoise di Marsiglia^ rivolto alla
Società Enrico Arnaud. E* stato deciso di
comune accordo di compiere le due escursioni.
A Vergèze ed alle Cevenne
Per rispondere ad un insistente ed affettuoso invito della Comunità protestante di
Vergèze iDiparllmento del Gard in Francia, dì cui una numerosa rappresentanza,
diretta dal pastore sig. Jacques Galtier, lia
fatto l’anno .scorso un’indimenticabile visita a Torre Pellice ed in genere ai centri
delle Valli, un Pellegrinaggio si organizza
per quella regione della Francia meridionale, fra il 1» ed il 4 g’ugno.
Giovedì 1« giugno (festa di Corpus Domini): Partenza in autopullman da Torre
Pellice verso le ore .S : fermate a Lusema
S. Giovanni ecc.; percorso per la Valle del
CJiisone, Colli del Sestriere e del Monginevro, Briançon, valle della Dnrance. passaggio del Rodano ad Arles o a Tarascon.
monumentale Pont dn Gar, incontro di
benvenuto con una delegazione della Comunità di Vergèze; arrivo verso le 17. Ricevimento. Tutti i partecipanti saranno accolti nelle famiglie di Vergèze.
Venerdì 2 giugno (Festa della Repubblica): nela mattinala, visita al Tempio ed
alle istituzioni protestanti di Vergèze, allo
stabilimento d’una grande cooperativa viticola, ricevimento al Municipio ; pranzo
al Ristorante locale. Nel pomeriggio: visita all’antica città turrita di Aigues-Mortes,
alla Tour de Constance (storica prigione
degli Ugonotti), al porlo di Gran dn Rois,
sul Mediterraneo. Serata fraterna con la
Comunità di Vergèze.
Sabato 3 giugno: Visita alla città di Nîmes, ai suoi mirabili monumenti romani
ed ai ricordi delle persecuzioni ugonotte.
Riunione nell’antico Tempio Protestante
ed incontro con quella Comunità (ove è
pastore Pierre Monastier originario di
Buonanotte d’Angrogna. Visita alla regione delle Cevenne, ai centri protestanti di
Lédignan, di Anduze (delta la Ginevra
francese), celebri per la guerra dei Cantisardi. Pranzo a Si. Jean du Gard. Nel pomeriggio, visita ad altri centri ugonotti ed
al Musée du Désert. Serata fraterna d’addio a Vergèze.
Domenica 4 giugno: Ritorno per la strada dell’andala. Probabili fermate a Arle.s
(monumenti romani) e ad Aix-en-Proveace.
Il programma sarà precisato nella settimano prossima, con l’indicazione del costo totale del viaggio. Fin d’ora si ricevono
le iscrizioni a Torre Pellice, presso il Prof.
-Attilio Jalla o presso la Libreria Hngon, a
Luserna S. Giovanni presso il pastore Roberto Jahier. Si osserva che i posti sono
naturalmente limitati.
A Marsiglia
L’Enrico Arnaud ha organizzato
per i giorni 1, 2, 3, 4 giugno p. v. una
visita in autopullman alTUnion Vaudoise di Marsiglia.
Il viaggio di andata è previsto via
Costa Azzurra e quello di ritorno via
Gap-Briançon. Il prezzo del viaggio
si aggira sulle 3.5004.(X)0 lire. D programma dettagliato sarà pubblicato
prossimamente. Le iscrizioni sono
aperte fino al 10 maggio inderogabilmente, presso la calzoleria dot e
presso il rag. Luigi Rossi, piazza Gianavello. I dociunenti di viaggio (carta d’identità col visto per l’estero) sono a cura degli interessati.
4
pag. 4
L’ECO DELLE VALU VALDESI
28 aprile 1961 — N. 17
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
lUSSUNA B20VAHH1
Une bonne visite. — A’ l’occasion de la
visite à nos Vallées de deux pasteurs des
Cévennes, notre communauté a eu, de par
l’heureuse décision du sort, la joie de bénéficier, pendant tout un dimanche, le 16
avril, de l’activité pastorale du Surintendant des églises des Cévennes et pasteui
à St Jean du Gard Mr Paul Bastian. Notre ami a présidé nos cultes à 10 h. 30 au
grand temple, a 15h. dans l’ancien temple
du Chabas et nous a donné encore, à 17h.,
à la Salle Centrale des Airals une très intéressante conférence, agrémentée de su
perbes clichés à couleur, sur les problèmes, si semblables aux nôtres, que doivent incessamment résoudre les Communautés cévenoles: abandon de la montagne et de la vie rurale, dissémination protestante à la plaine et à la ville, mariages
mixtes et autres encore. Ce contact aurait
tout interet pour nous et pour nos frères
de France à se poursuivre.
Nous renouvelons, dans cet espoir, à nos
chers Collègues notre très cordial merci
et notre au revoir — s’il plaire à Dieu —
chez nous ou chez eux.
Liturgia della morte e della vita. — Mercoledì 20 aprile, il nostro caro giovane fratello Franco Gonin dei Muston, da tragico
incidente motociclistico stradale è stato
bruscamente tolto, in età di 29 anni alla
diletta famiglinola, alla vecchia madre ai
parenti e ai molti amici, ai quali tutti rinnoviamo i sensi della nostra profonda cristiana solidarietà nel grande dolore e nella ferma speranza.
E il 21 aprile si dipartiva dai suoi cari
in seguito a lunga infermità, in età di 81
anni, il nostro fratello Doti. Teodoro Federico Laura di Torino, medico specialista
per malattie infantili, giunto da qualche
tempo a curarsi quassù. Alla vedova inferma alle sorelle Olga e Nina ved. Jalla, ai
nipoti e parenti tutti diciamo ancora la nostra fraterna simpatia.
Nuovo Focolare. — Lunedi 24 aprile, nel
nostro tempio abbiamo avuto la gioia di
unire nel sacro vincolo matrimoniale due
nostri giovani Silvio Roman e Delfina
Franca Salvagiot. 11 Signore sia l’ospite costante e sempre atteso del nuovo focolare
al quale rinnoviamo i nostri vivi auguri.
Battesimo. — Martedì 25 aprile a S. Michele di Bricherasio, in una simpatica e
numerosa riunione familiare abbiamo amministrato il battesimo cristiano alla cara
piccola Carla Lucia Ponsio di Simone e
Paolina Balmas. 11 Signore benedica questo agnello del suo gregge e guidi e sostenga nell’alto e difficile compito coloro ai
quali l’ha affidato.
Domenica pomeriggio 9 aprile, mentre
una sua delegazione partecipava al Convegno di Pinerolo, la nostra Unione femminile aveva la gioia di accogliere, per un
fraterno benefico incontro, quella di Rodoretto e Fontane guidate dalla signora Pons.
Rivolgiamo loro un caldo ringraziamento.
Lunedì sera 17 aprile, il pastore sig. P.
Bouneau di Lédignan, ci ha parlato dell’opera della Chiesa Riformata di Francia
nelle Cevenne — con una ricca documentazione di bellissime diapositive — e dei
suoi problemi attuali. Lo ringraziamo vivamente per la sua gradita visita e per il
suo messaggio.
Domenica prossima 30 aprile, alle 14,30
avrà luogo il bazar di beneficenza organizzato con molto impegno ed amore dalle
Unioni femminili. Siamo fiduciosi che tutti i membri della comunità vorranno in
questa occasione dimostrare con generosità
il loro apprezzamento ed interesse per questa benefica attività.
Mercoledì sera 3 maggio, nel tempio di
Ferrerò, alle 20,30, ci sarà offerto il privilegio di avere un concerto corale e strumentale dalla Scuola di musica sacra dello
Hessen.
Durante il culto di domenica prossima, 30 corr., avremo ii piacere di
udire un messaggio di uno tzigano
francese.
Tutta la comunità è cordialmente
invitata ad essere presente.
PRAMOllO
Sabato 15 aprile, circondati da un grande numero di parenti e di amici, si sono
uniti in matrimonio Menusan Renato, dei
Pellenchi, e Beux Alma, della Sagnetta.
Rinnoviamo a questi due giovani le nostre felicitazioni ed i nostri auguri e domandiamo al Signore di benedire la loro
unione e il loro focolare.
Nella nostra ultima corrispondenza, per
una ben involontaria svista è stato omesso
il nome di uno dei catecumeni confermali
la domenica di Pasqua. Esso è quello di
Ribet Alberto, di Ferdinando, dei Bocrhiardi.
La Chiesa ha ricevuto la visita del Pastore francese Paul Bouneau, dd Lédignan.
NeUa sala delle attività giovanili — davanti ad un pubblico abbastanza numeroso —
egli ha tenuto una interessante «causerie»
sulle Cevenne.
La domenica 16 aprile il culto è stato
presieduto dal Pastore Arnaldo Genre, di
S. Secondo, salito fra noi per una giornata,
accompagnato dall’Anziano Remigio Pons.
Il vivo e forte messaggio che egli ci ha
portato è stato ascoltato con grande attenzione e con profondo beneficio dalla numerosa assemblea presente.
Ringraziamo questi amici deUa loro molto gradita e molto apprezzata visita.
Ci apprestiamo a vivere una giornata di
gioia e di svago insieme ai fratelli di S.
Secondo. Il giorno dell’Ascensione le due
Comunità si recheranno in gita a Gap, in
Francia.
Affrettarsi a rinnovare la propria carta
di identità, con il visto della Questura, ed
iscriversi presso i Responsabili dell’Unione Giovanile dei singoli quartieri.
Bazar. Domenica 16 aprile, nel pomeriggio, abbiamo avuto il nostro annuale
bazar di beneficenza. Benché il tempo non
sia stato troppo propizio, tuttavia il risultato della manifestazione è stato buono.
Ringraziamo tutti coloro che hanno collaborato per la buona riuscita del bazar
(l’Unione delle Madri, le signorine, le cateeumene, le famiglie che hanno offerto
doni in natura e in denaro, la famiglia
Bertalot che ogni anno mette a disposizione il .suo forno, e i numerosi compratori). Grazie a tutti!
Gita. L’Unione delle Madri organizza
una gita per il 1» maggio a Limone Piemonte. Preghiera a tutti coloro che intendono prendere parte a volersi iscrivere al
più presto.
Dipartenze. Mercoledì 19 u. s. abbiamo
preso due volte la via del cimitero; innanzi tutto per accompagnarvi la nostra
sorella Godino Stisanna ved. Paschetto,
deceduta ai Topi, dopo breve malattia, alla età di 82 anni; poi era la volta del nostro fratello Griglio Edoardo, deceduto al
Ciarvet di Roccapiatta imiprowi.samente
alla età di 71 anni. Lo stesso giorno veniva deposta nel cimitero di S. Bartolomeo
la salma del sig. Bartolomeo Gardiol, di
Miradolo, ma originario di Prarostino
(Deserta), deceduto alla età di 76 anni.
A tutte le famiglie afflitte da queste separazioni esprimiamo la nostra viva simpatia cristiana.
Esame catecumeni. Domenica 23 aprile,
nel pomeriggio, abbiamo avuto l’esame
dei catecumeni dinanzi al Concistoro riunito in seduta ordinaria. Tale esame è stato per alcuni buono, per molti discreto,
per alcuni appena sufficente. In questo
particolare aspetto della nostra vita ecclesiastica, che è quello della istruzione religiosa dei nostri figli, occorre una stretta
collaborazione tra il Pastore e le famiglie, collaborazione che non avviene sempre al livello desiderato e necessario, il
che fa si che i risultati dei corsi di catechismo non siano sempre soddisfacenti.
Visita della Corale germanica. Ricordiamo a tutta la Comunità che l’annunciata visita della Corale germanica avverrà sabato 6 maggio, con un concerto di
canti e musica sacra alle ore 21 nel nostro
Tempio. La colletta che verrà fatta alla
fine della manifestazione andrà a favore
del tempio di Frali. Confidiamo in una
larga affluenza si da riempire letteralmente il tempio.
Caro Sig. Direttore
Sono lieta che il mio articolo sull’Eco
del 24 febbraio scorso, che ricordava S.
Paolo, abbia occasionato la chiarificazione
di r. b. intorno alla « Comunione dei santi » apparsa sull’ultimo numero del suo
apprezzato giornale: simili chiarificazioni,
infatti, sono sempre utilissime a tutti.
Per parte mia desidererei soltanto precisare che la mia frase « avviciniamoci all’Apostolo delle Genti in quella comunione
C T Nell’Africa Occidentale
^ stanno per essere crea
te cinque fattorie modello sotto ii patronato
del dipartimento d’assistenza e di servizio dei rifugiati della Chiesa di Norvegia. Ogni fattoria avrà la collaborazione
di tre norvegesi, esperti in agricoltura e
orticoltura. Il responsabile di tale iniziativa è in contatto con la FAO, la Federazione luterana mondiale e numerosi
missionari, e avrà la collaboraz'one di altre organizzazioni e di rappresentanti ufficiali de; paesi interessali.
dei santi nella quale crediamo », era cosciente e meditata.
Che coisa significa per dei credenti commemorare S. Paolo? Evidentemente vuol
dire (lualche cosa di più che non semplicemente ricordarne la figura storica ed il
pensiero, in un modo esteriore e distaccato, come potrebbero fare coloro che non
credono.
Significa, a me sembra, avvicinarsi a lui
appunto « nella comunione dei santi »,
cioè nel vincolo della fede in Cristo che
unisce tutti i credenti d’ogni tempo d’ogni
luogo e d’ogni valore, dal più grande apostolo al più umile testimone; non solo, ma
significa anche —e ed è questo che cercavo di sottolineare in modo particolare con
l’espressione da me adoperata — rimeditare con lui per cercare di fare nostre le sue
esperienze e le sue certezze, in quanto sono esperienze e certezze che hanno da essere messe in comune con tutte le famiglie
cristiane.
Credo perciò di essere in pieno accordo
con quanto ha spiegato r. b. Grazie dell’ospitalità e cordiali saluti.
Edina Ribet
hill;
Nel corso dei due culti di Domenica 16
e 22 aprile sono stati battezzati Wanda
Miegge di Giuseppe e di Bruno Maria e
Loris Emilio Pozzi di Giovanni e di Morel
Luciana. Il Signore vegli su questi piccoli
e dia ai genitori di adempiere pienamente
il loro compito di educatori cristiani.
Si attendono le iscrizioni per la gita di
Chiesa del 14 maggio a Como. Si ricorda
che è necessario versare una caparra di
L lODO al Pastore o all’anziano Beneechio
(per le Fucine).
11 sig. Napoleone Tourn è stato ricoverato all’Ospedale di Luserna. Presso l’Ospedale di Torre Pellice è stata r'coverata
Ivonne Durand. Ad entrambi diciamo la
nostra simpatia sperando di avere presto
loro migliori notizie.
Direttore resp.: Gino Conte
CoppitTi - Torre Peli. - Tel. 947fì
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice . c.c.p. 2/17557
Reg. al Tribunale di Pinerolo
________n, 175, 8-7-1960_______
Tipografia Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Torino)
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Marroniers », Boudry (Neuchâtel) Suisse.
Ringraziamento
U figlio ed i congiunti di
Giacomo Bartolomeo
Gardiol
profondamente commossi per le manifestazioni di amicizia e di stima tributate al loro caro scomparso, nella
impossibilità di farlo singolarmente
ringraziano sentitamente tutti coloro
che di presenza, con scritti ed opere
di bene hanno preso viva parte al loro dolore. Esprimono un particolare
ringraziamento al Dott. Prof. Mario
Ferrando; ai suoi collaboratori Dott.
Goria, Ciancio e Magistroni; alle
Rev. Suore deH’Ospedale Civile « E.
Agnelli » ; ai sigg. Pastori Marauda,
Genre e Conte.
« Dio è Amore »
(1 Giov. 4: 8)
Si è serenamente addormentato
nella pace del Signore il 21 Aprile
il nostro caro
Dott.
Teodoro Federico Laura
di anni 81
A funerali avvenuti, come da Sua
espressa volontà, lo annunciano; la
moglie. Grazia Garbato; le sorelle
Olga, Nina ved. Jalla; la cognata^
nipoti e parenti tutti.
Non fiori ma offerte per le Opere
di Beneficenza della Chiesa Valdese
di via Pio V 15, come da suo desiderio.
La famiglia esprime la sua più viva riconoscenza a Suor Susanna Cois
son, ai dottori Gardiol e Varese, ai
pastori Ayassot, Bert, Bertinatti e
Jahier.
Torino, via Govemolo 19
Le famiglie Gonin, Ricca, Mûris ed
i numerosi parenti, commossi per la
grande dimostrazione ricevuta per la
tragica dipartita del loro caro
Franco
ringraziano tutti coloro, che con la
loro presenza, con fiori e con scritti,
presero parte al loro grande dolore.
Un grazie particolare ai Pastori di
S Giovanni e di Torre, alla Signora
Geymonat, alle Famiglie Gay e Prochet, ai vicini di casa, compagni di
leva e di lavoro del caro scomparso.
Lusema S. Giov., 20 aprile 1961
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