1
19961
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Anno IV
numero 24
del 14 giugno 1996
L 2000
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Bibbia e attualità
NON
RUBARE
0UANDO queste righe raggiungeranno lettrici e lettori, i dati a cui
pnno riferimento e il relativo dibattito
saranno già dimenticati: un motivo in
più per riparlarne, dato che su queste
Mfre si gioca buona parte del futuro del
S^stro paese, ma anche qualcosa della
'^vocazione della chiesa di Gesù. Seconiclp uno studio dell'Università di Pavia
’tevasione fiscale sarebbe nel 1995 di
ftSO.OOO miliardi, pari al 50% delle enfirate, e al doppio del fabbisogno di
ìeassa del settore statale. Giornali e telegiornali hanno messo il risalto che
senza questo ladrocìnio ai danni della
collettività uno dei più importanti tra i
’fitmigerati «parametri di Maastricht»
fle condizioni per entrare nel club della moneta unica europea), quello sul
'contenimento del debito pubblico, sarebbe già raggiunto, senza bisogno di
)fdteriori sacrifici in termini di imposte
o di tagli di spesa.
SIAMO dunque un popolo di evasori? Bisogna differenziare: non per
fi^iminalizzare» qualcuno, come pia‘■gnucolano certe associazioni di catego\ ria, rna per rendere giustizia ai numeri, e soprattutto a chi le tasse le paga,
¿condo lo studio, in testa alla classificadelVevasione ci sono i commercianti
lutili che hanno indetto il «tax day»,
¡cordate?), che hanno «trattenuto» il
77,7% del dovuto: seguono imprenditori e artigiani (tra cui quelli che ora
inscenano la protesta fiscale), col
71,6%>; poi ci sono i professionisti,
44,7%; infine il popolo del reddito fisso, pensionati (13,9%) e lavoratori dipendenti (12,7%) che, probabilmente
attraverso il lavoro nero, cercano di ritagliarsi la loro fetta nella torta.
SI può quindi immaginare che queste statistiche verranno impugnate
e contestate ma, al di là dei singoli numeri, il dato di fondo è arcinoto da
tempo, anche .se nella recente campagna elettorale quasi tutti hanno ritenuto opportuno censurarlo per blandire, invece, proprio le categorie che spadroneggiano in questa bella classifica.
Ebbene, la «questione morale» gridata
a squarciagola da queste cifre è più
importante, più radicale, più violenta
e più offensiva della stessa Tangentopolit Quando si piange sull’entità delle
pensioni, sulla qualità della sanità,
sugli scarsi investimenti nella scuola
(che si vorrebbero, per giunta, dirottare sul privato), nella giustizia e quanf
altro, si devono, prima di tutto, ricordare queste percentuali. L’evasione fìs(Mle è una mitragliatrice che spara a
ripetizione anzitutto contro i deboli di
questo paese: non è la sola, ma verosimilmente è la principale)
pCCO un tema, a mio parere il te
Et ma, etico su cui le chiese italiane
dovrebbero pronunciarsi, insieme, in
fretta, al massimo livello di autorevolezza. Innumerevoli passi della Scrittura, in particolare dei profeti (Amos,
ma non solo), illustrano il coman^mento «non rubare» in termini tali da
imporne la predicazione in questo
.momento. Certo è diffìcile e scomodo.
Urta la suscettibilità di molti, accende
discussioni non sempre piacevoli, ingomma non è un tema che garantista
t^nsenso a buon mercato: è più fiutile
tuonare contro le dittature militari
dall’altra parte del mondo, o anche
contro i politici corrotti, che richiamate (senza giocare a fare i profeti, ma
uriche senza «evadere» quanto dovuto
alla parola di Dio) questo comandamento, in questo quadro, nelle comunità e nella città. Quante volte, però,
parliamo della chiesa che deve schierarsi con gli ultimi, dicendo pane al
pane, qucde che ne sia il prezzo? Ebbe
ne, è il momento.
Fulvio Ferrario
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Intervista alKon. Valdo Spini, neopresidente della Commissione Difesa della Camera
Una nuova Nato per una nuova Europa
L'Europa^ se crescere anche politicamente^ deve assumersi ie sue responsabilità a livello
continentali^ In Medio Oriente. È necessario un nuovo modello di difesa anche per i Italia
ì ' n'»
JEAN-JACOUES PEYBONEL
ALL’ONOREVOLE Valdo Spini,
neopresiciente della Commissione Difesa della Camera, abbiamo
chiesto di illus trarci la nuova configurazione delia Nato in Europa.
- Nella recente riunione di Berlino è nata la nuova Nato, caratterizzata dalla reintegrazione della
Francia dopo 30 anni di isolamento
e dalla fine dell’egemonia americana sull'organizzazione nordatlantica. Quali sono le cause di questa
svolta storica?
«Direi che è presto per parlare di
fine defi’egemonia americana sull’
organizzazione nordatlantica. Direi piuttosto che la Nato si è riorganizzata per poter agire automaticamente anche come Europa. Oggi
siamo di fironte a un mondo in cui
non ci sono più due superpotenze
che, nel bène e nel male, assicuravano una c^rta disciplina nelle tensioni mondiali. Di fatto oggi vi è
una sola superpotenza in grado di
poter intervenire in qualsiasi parte
del globo: gii Usa.
Dopo il 1989, le numerose tensioni che sono insorte nel mondo sono state affrontate solo quando e
come gli Usa hanno avuto il modo
di poterlo fare. Tipico è Tesempio
dell’ex Jugoslavia. Questa situazione in cui una sola superpotenza è
l’unica depositaria di una possibile
azione di composizione pacifica
evidentemente non può reggere.
Occorre che si sviluppi l’assunzione di una responsabilità regionale,
cioè continentale. È importante
che l’Europa, se vuole crescere
non solo economicamente ma anche politicamente, si assuma le
sue responsabilità a livello continentale. Naturalmente queste re^
sponsabilità si muovono nei paesi
europei in senso stretto ma, a mio
parere, devono riguardàre anche il
contributo alla pace nel Medio
Oriente, dove finora l’Europa ha
avuto uno scarso ruolo. Naturalmente devono rig’ ardare anche i
grandi problp ai della fame e
dell’ambient 1 Qo del globo».
Il primo contingente di militari italiani all’arrivo a Sarajevo
-Alla fine è stato trovato un compromesso con la Russia per l’inserimento di Polonia, Ungheria e Repubblica ceca. Con questa nuova
configurazione, quale sarà il ruolo
specifico della Nato nell’Europa allargata, in particolare nei confronti
della Russia?
«La Russia è stata oggetto di
un’offerta di partnership pei confronti della Nato. Polonia, Ungheria e Repubblica ceca vedono l’ingresso nella Nato come una specie
di affermazione. Da un lato la Nato
non può evidentemente chiudere
la porta in faccia a questi tre paesi,
perché essi potrebbero legittimamente dire, sia per quanto riguarda la Nato sia per quanto riguarda
l’Unione europea: f)arole tante,
ma fatti ben pochi. Dall’altro lato
non si può neanche considerare la
Nato come una specie di cintura
sanitaria nei confronti della Russia: non dimentichiamo le forti
tensioni esistenti oggi in Russia.
Bisogna quindi che i processi in atto non siano visti d^à Russia come una sorta di minaccia o di isolamento. Direi che a Berlino è stata
trovata una specie di risoluzione dì
quella equazione a tre incognite
che erano: Nato, Unione europea,
Ueo (organizzazione di difesa specifica dell’Europa)».
- L’Italia rappresenta il fianco
Sud della Nato. Il suo ruolo rispetto
all'area dei Balcani e del bacino mediterraneo in genere verrà accresciuto? Con quali obiettivi specifici?
«Intanto devo dire che la vittoria
dell’Ulivo è stata la vittoria del
buon senso ed è stata salutata
ovunque in Europa e nel mondo
come la possibilità di avere a che
fare con un’Italia più stabile e più
razionale. Cambiando le funzioni
della Nato, deve cambiare il nostro
modello di difesa. Insieme alla
riforma della leva e all’affermazione di un servizio civile, questo è
uno degli obiettivi che, penso, do
vranno caratterizzare la legislatura
in questi anni deUa mia presidenza
alla Comiirissione Difesa. Quando
mandiamo gente in Bosnia, dobbiamo mandare gente motivata al
mantenimento della pace e gente
che sappia anche rischiare. Certamente, l’Italia vede accresciuta la
sua responsabilità, proprio perché
essa è il fianco Sud della Nato, accanto ai Balcani, ed è proiettata
nel Mediterràneo.
Il problema del Medio Oriente
non è risolto. Purtroppo l’assassinio di Rabùi, dal punto di vista dei
suoi uccisori, è stato molto ben
mirato, perché hanno rotto quella
coppia Rabin-Peres che era la forza della politica laburista israeliana. Purtroppo, Peres da solo non
ha saputo assicurare la medesima
posta. Ma questo non signifiba che
si debba mollare il processo di pace. Bisogna spiegare a tutti i popoli
e a tutti i contendenti che non c’è
alternativa alla pace».
Versoli Giubileo
A qualcuno piace Valdo
Satira e «par condicio»
Il settimanale satirico
«Cuore» dell’8 giugno ha
pubblicato un divertente
reportage che immagina
una sorta di «par condicio delle fedi» secondo
cui «la grande generosità
dirtiostrata dallo Stato
verso la Corporation
Santa Cattolica e Apostolica si riversa anche
sulla Chiesa Valdese». Il
reportage, intitolato «A
qualcuno piace Valdo» e
con l’occhiello «Chi non
giubila non rosica; dopo
Roma anche Torre PeUice», immagina opere miliardarie riversate in Val
Pellice, da un’autostrada
a 14 corsìe, poi ridotte a
13 «per smentire le voci
di spreco e di eccessiva
maestosità del progetto», alla sopraelevazione
della Casa valdese per
un costo di 450 miliardi.
Per il settimanale si tratterebbe di «un’occasione unica per i valdesi,
detti un tempo i “Poveri
di Lione” e già ribattezzati i “Poveri del Lion’s”».
Al di là della satira,
che a seconda dei ^sti
dì ciascuno potrà piacere 0 meno, va rilevato
che i valdesi e il loro
centro simbolico di Torre Pellice appaiono, agli
occhi dei redattori del
settimanale, l’altemativa
cristiana ai promotori
del GiubUeo romano.
La 34^ Assemblea battista
I battisti italiani
e la multiculturalità
Dal 19 al 23 giugno si
volgerà a Santa severa
(Romal la 34“ Assemblea
generale dell’Unióne cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi) a cui,
per la prima volta, interverrà come invitato un
rappresentante della
Conferenza episcopale
italiana, e precisamente
il vicepresidente mons.
Alberto Abiondi.
I circa 150 delegati,
pastori e laici, in rappresentanza di un centinaio
di comunità locali con
una popolazione complessiva di oltre 10.000
persone, esamineranno
l’operato del Comitato
esecutivo, dei Diparti
menti (teologia e evangelizzazione) e degli altri
organismi dell’Unione,
discuteranno dell’attuazione dell’Intesa (n. 116
del 12 aprile 1995) e di
varie proposte di modifica dell’ordinamento
battista e provvederanno alla rielezione dell’
esecutivo (l’attuale presidente deirUcebi, Renàto Maiocchi è rieleggibile). Il Comitato esecutivo proporrà all’ Assem-^
blea l’adesione di quattro nuove chiese locali,
tre delle quali sono chiese «etniche» formate da
immigrati (una chiesa cinese, una filippina e una
africana).
CONSULTAZIONE METODISTA. Circa
centocinquanta persone hanno partecipato all'annuale Consultazione metodista promossa dal Comitato permanente dell'Opera per le chiese evangeliche metodiste d'Italia (Opeemi). Al
centro del dibattito il significato
dell'identità metodista nell’ambito
della testimonianza comune delle chiese evangeliche in Italia. (pag. 7)
I PRESBITERIANI IRLANDESI PER LA
PACE. «Una vera pace: è questo il grido che viene dal cuore di tutta la gente del Nord e del Sud dell'lrlanda. lo
chiedo all'Ira di chiudere per sempre la
sua'campagna di violenza». Così si è
espresso il 4 giugno il pastore Harry Alien, nel discorso di insediamento come
moderatore della Chiesa presbiteriana
d’Irlanda che, con i suoi 300.000 membri, costituisce la maggiore comunità
protestante dell’ìsola. «Qualcuno ha
detto che perché il male si compia - ha
proseguito il moderatore Alien - è sufficiente che le brave persone non facciano nulla. Per questo, come moderatore, io voglio chiedere a tutte le persone timorate di Dio in questa terra, di
lavorare e pregare per la pace». (Nev)
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 14 giugno 19
«[Gesù] propose
loro ancora questa parabola per
mostrare che dovevano pregare
sempre e non
sùmcarsi: “In una
certa città vi era
un giudice, che
non temeva Dio e
non aveva rispetto per nessuru); e
in quella città vi
era uña vedova, la
quale andava da
lui e diceva: Rendimi giustizia sul
mio avversario.
Egli per qualche
tempo non volle
farlo; ma poi disse
fra sé: Benché io
non tema Dio e
non abbia rispetto per nessuno,
pure, poiché questa vedova continua a importunarmi, le renderò
giustizia, perché,
venendo a insistere, non finisca per
rompermi la testa”. Il Sigiare
disse: “Ascoltate
quel che dice il
giudice injusto.
Dio non renderà
dunque giustizia
ai sùoi eletti che
giorno e notte gridano a lui? Tar-derà nei loro confronti? Io vi dico '
che renderà giustizia con prontezza. Ma quando il
Figlio delVuomo
verrà, troverà la
fede sulla terra?”»
(Luca 18,1-8)
«Beati quelli che
sono affamati e
assetati di giustizia, perché saranno saziati»
(Matteo 5,6)
«Non siate dunque in ansia, dicendo: “Che mangeremo? Che berremo? Di che ci
vestiremo ?” Perché sono ipagani
che ricercano tutte queste cose.
Cercate prima il
regno e la giustizia di Dio, e tutte
queste cose vi saranno date in
più»
(Matteo 6,31-33)
PREGARE PER LA GIUSTIZIA
Gesù esorta i discepoli a cercare «prima il Regno di Dio e la sua giustizia
Per questo i credenti rifiutano di rinunciare alla causa della giustizia
»
ALBERTO TACCIA
IL noto illustratore delle parabole. di Gesù,. Eugenio Burhand, le cui composizioni appaiono nel bel libretto del pastore Davide Bosio «Le parabole
di Cristo», edito dalla Claudiana
nel 1927, immagina la vedova
della parabola vestita puntualmente di nero, con velo nero sul
voltò, con guanti neri, in un patetico atteggiamento implorante, davanti a un giudice con toga
bianca da senatore romano, volto arcigno, sguardo freddo fissato nel vuoto (vedi foto).
A questa immagine ottocentesca mi sembra di poterne suggerire un’altra più moderna che
raccolga anche la sottile vena
umoristica che traspare dal racconto evangelico: una donna,
non obbligatoriamente vecchia,
con cipiglio deciso, caparbio e
pertinace, con un grosso dossier
sotto il braccio, che affronta un
magistrato grassoccio, con baffetti e occhialini. Un tipo che se
ne infischia di tutto é di tutti e
che non può sopportare l’aggressione della ostinata vedovella che gli telefona, anche di notte. Ne rimanda l’appuntamento
finché gli è possibile e infine,
sprofondato nella sua poltrona e
tergendosi il sudore, ordina alla
segretaria di fissare l’appuntamento voluto da quella rompiscatole. E dopo tre ore di lettura
del cospicuo faldone e di ascolto
delle ragioni della vedova, avvia
un provvedimento a suo favore.
Qui finisce l’immagine e anche la parabola. Ma a questo
pulito Luca deve fare una precisazione. Infatti il rischio è di ingenerare un’analogia tra U magistrato menefreghista che tutela la sua tranquillità più che la
giustizia dei suoi clienti e Dio
stesso. Ma qui salta fuori l’argomento «a fortiori»: se un giudice
menefreghista alla fine rende
giustizia a una vedova caparbia,
quanto più Dio a cui chiaramente questo aggettivo non si addice, renderà giustizia ai suoi fedeli perseveranti?
Tuttavia qui sorge un altro
problema: che cos’è che determina la perseveranza degli eletti? La loro fede 0 l’azione di Dio?
Fede e preghiera
gl potrebbe affermare che
l’esaudimento della preghiera è il premio della fede. Lo stesso Evangelo ci esorta a pregare
con fede e la preghiera sarà
esaudita. Ma la parabola ci parla
di una preghiera troppo a lungo
non esaudita. La preghiera non
esaudita mette in crisi la fede; la
fede sembra infatti là chiave giusta che automatic^ente garantisce la risposta positiva e immediata di Dio. 11 più delle volte
coloro che abbandonano la fede
in Dio hanno spesso sperimentato l’amarezza di un mancato
esaudimento: si sono sentiti traditi e abbandonati da un Dio
che ha assunto molto più l’im-magine del giudice menefreghista che non del giusto giudice
ricco in misericordia.
siamo fare a meno di un giudice
latitante che non risponde' e arrangiarci da soli. Cerchiamo di
ottenere con le nostre forze, con
i numerosi mezzi offerti a nostra
disposizione, quello che il giudice sembra negarci per via legale.
Oppure ancora è possibile
cambiare giudice. Se quello non
ci vuol sentire noi andiamo da
un altro: non c’è solo lui sulla
piazza a cui potersi rivolgere.
Scorriamo le pagine gialle ed ecco un lungo elenco di giudici,
religioni, chiese, maghi, taumaturghi. E tutti promettono guarigione, salvezza, soluzione di
qualunque tipo di problema. 11
mercato trabocca di offerenti
pronti ad accogliere chi ha biso
gno. Perché mai intestardirci
con uno che sembra ignorare le
nostre preghiere?
Giustizia
IN fondo, che cosa vuole la ve(
Le alternative
CHE cosa tuttavia avrebbe
1
Preghiamo
Sono contento perché mi hai accolto, caro
Signore,
Alle volte, non so cosa fare di tutta la mia gioia,
lo nuoto nella Tua grazia come una balena
neU’oceano.'te ■
Come dice il proverbio «Un oceano non si
asdugamai». ■
Così sappiamo che la tua grazia non ven-à mai
meno.
Caro Signote, la Tua grazia è la nostra gioia. Alleluia!
Pregíúera dell’Africa dell’Ovest
(da Quando è giorno.? della Cevaa, 1994, p. 42)
potuto fare la vedova davanti al silenzio e all’indifferenza del giudice? Avrebbe potuto
rinunciare. Visto che il giudice
non vuole ascoltarci, rinunciamo ad insistere e rinunciamo
anche ad avere giustizia. Tanto
si sa che sono sempre i più deboli ad essere sconfitti e i furbacchioni e i ladri vincono sempre. Gli indifesi, coloro che non
hanno voce in capitolo, che non
conoscono nessuno che li raccomandi ci rimettono sempre.
Oppure la povera vedova può
cercare di raggiungere un compromesso, cioè provare a forzare
la situazione, ricattare il giudice,
fargli balenare una ricompensa
o una minaccia di denuncia. Se
tu mi fai giustizia, io mi impegno a... se tu rispondi alla mia
preghiera io prometto di... anzi
lo giuro. Se tu non rispondi io
non mi sento obbligato verso di
te: la preghiera dunque come
contratto o come ricatto. Un «do
ut des» che aggiunge forza alla
richiesta. Oppure la vedova potrebbe farsi giustizia da sé. Pos
dova? Giustìzia, nulla di più,
ma anche nulla di meno. Gesù
proclama «beati gli affamati e gli
assetati di giustizia» (Mat. 5, 6)
ed esorta i suoi discepoli «a cercare prima il Regno di Dio e la
sua giustizia e ogni altra cosa
sarà sopraggiunta» (Mat. 6, 33).
Non si tratta dunque di una preghiera qualsiasi per una sistemazione di piccole o grandi situazioni personali. È la preghiera per la giustizia, per ottenere
la quale gli eletti di Dio pregano
giorno e notte.
Strana condizione riservata
agli eletti: questo termine sembra definire i privilegiati, i preferiti, i raccomandati e invece la
parabola li paragona a una vedova, cioè una persona che ha
perso i suoi appoggi, le sue sicurezze, umanamente indifesa
chiamata a percorrere la faticosa via della croce. Quanto poco
invidiabile è la condizione
dell’eletto di Dio! Ma esso ha
una particolarità: la perseveranza; la capacità di continuare a
credere con tutte le sue forze in
colui' che gli si è rivelato come il
giusto giudice. Questa fede nella
sua forza porta l’eletto a rifiutare
ogni altra soluzione alternativa.
Rifiuta di rinunciare alla causa
della giustizia: rifiuta di lasciarsi
passivamente trasportare dalla
corrente; rifiuta di scendere a
compromessi; rifiuta di operare
indipendentemente dalle promesse del Signore; rifiuta infine
di ripiegare su altre soluzioni di
tipo religioso e spirituale.
Parliamo dell’azione di Dio.
Dio non è un giudice immobile.
La fede sulla terra
IL testo termina con una do
1
manda; «Quando il Figliol
dell’uomo verrà, troverà la fede
sulla terra?». Troverà sicuramente belle e artistiche chiese,
ben organizzate istituzioni ecclesiastiche, chierici di tutte le
specie più o meno ben sistemati, varietà impressionante di forme liturgiche, elaborazioni teologiche estremamente complicate. Ma troverà la fede sulla
terra? troverà «la vedova» che rifiuta ogni surrogato alla giustizia di Dio? che rifiuta ogni comoda sistemazione religiosa ed
ecclesiastica?
Oppure troverà i suoi eletti
che pregano giorno e notte, ricercando con rigore e perseveranza, soltanto in Dio e nel suo Regno, la vera giustizia e la vera
pace, pagando di persona il
prezzo di questa scelta di fede?
La domanda rimane aperta da
duemila anni: ogni generazione
è chiamata a dare la sua risposta
impegnandosi nel tempo e nella
situazione storica in cui vive e
attendendo con serenità e fiducia «secondo la sua promessa,
nuovi cieli e nuova terra, in cui
abita la giustizia» (Il Pt. 3,13).
Note
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¡contro
seduto sulle nuvole. Dio agisce e
là sua azione ha un nome ben
preciso: Gesù Cristo, un Dio sulla terra e non nelle nuvole, che
percorre anche lui la via della
croce. Il credente sa «che il tempo è compiuto e che il Regno di
Dio è vicino» (Marco 1, 15). Davanti a questo annuncio egli
prosegue con perseveranza la
via del ravvedimento e della fede
nell’Evangelo.
Tuttavia il Regno già venuto in
Cristo, per cui «non ne aspetteremo un altro» (Mat. 11, 3) deve
essere sempre e ancora cercato e
invocato. L’avvento del Regno di
Dio, cioè della pienezza della
sua sovranità, affermerà in modo completo la sua giustizia. Ma
cercare il Regno e la sua giustizia
vuol dire credere nella giustizia;
lottare per essa che è amore, libertà, riconciliazione, equità e
pace. La preghiera degli eletti che giorno e notte gridano a lui
in Gesù Cristo è già esaudita.
Pregare vuol dire sentirsi chiamati (eletti) e coinvolti attivamente in un impegno di vigilanza e partecipazione attiva per
l’affermazione di una giustizia
che non esaurirà totalmente
quella del Regno, ma ne potrà
essere l’annuncio, il segno, la testimonianza.
La parabola si colle,
direttamente con i vei
ti precedenti (17, 20
che trattano il tema reld
tivo all'avvento del Ren,
di Dio. L'introduzioner
versetto 1 non sembra
sprimere compiutameni
il senso della parabol'
che non è tanto centri
sull'invito generico a n
severare nella preghie«
ma sull'annuncio deli
zione di Dio che stabilii
il suo Regno come comi
mento definitivo e coi
piuto esaudimento
ogni preghiera.
V. 3: la figura della vi
dova sottolinea una situi
zione di totale debole;
za. È la donna che ave
do perduto con il propn
marito ogni possibilità
sostentamento, difesi
protezione e appogg
diventa facile preda
profittatori senza scrui
li. Un commentatore
l'Antico Testamento, ci
riferimento al Talmi
(Strack-Billerberck) preci:
che «un dotto autorizzai
può decidere controvei
patrimoniali, in qualità,,^
giudice unico» (citatod Idriche
Jeremias); questo rendi tellOi Che
attendibile il riferimenti ^Uto an
della vedova a un unig rade una
magistrato e non a un col èione m
’legio giudicante. allo che
V. 4: «Mi dà molestia», omessag
Sta per: mi irrita, mi dà su jue paro
nervi, mi è insopportabile fetemeU
«Rompere la testa», trai a
duzione non letterale, ma
efficace, di un verbo Chi
letteralmente potrebbe si;
gnificare «colpire sof
niello che
1 che I
dito
ico, è fi
Evang
empo,
ire, xovei
gnsi
ite.
l'occhio con un pugno». '
V. 7: testo di difficile in temoto, i
terpretazione. Già la Rivj E^te a ca
duta propone una dlvef^ ¡fEd è u:
dizione: «Pur essendotar-’ ssa: som
do nel farlo». Altri prà*
risce: mentre è pazienl
verso di loro. L'idea gei
rale sta nel fatto chi
rinvio dell'esaudimenti
non corrisponde a iin
•fiuto della preghiera.ié'
remias suggerisce: «Elddio non dovrebbe cbrrw
in aiuto ai suoi eletti, eg'l
che li ascolta paziente'
mente, allorché essi gii
no e notte gridano a lui?»“!
V. 8a: «Prontamente»,
sottolinea non tanto l'immediatezza della risposta
erenz
che sarebbe contrad,detta EBBEN
proprio dalla parabola, ttualità
ma la rapida attuazione lafermin
della giustizia di Dio al donale, 1
momento dell'instaurarsi jj
del Regno nella sua pie- iànnìfag
nezza.
V. 8b: alcuni considera- 0mj4.gj.
no non autentica questa
conclusione a causa de
brusco passaggio dall’a- “
zione di Dio all’interven.pewale),
AK
C!
iolumi s
to, sulla terra, del Fighu tatClzta
dell'uomo, che introdur- efapoli
rebbe un concetto e uij itsserata
linguaggio non previsti taquesi
nei versetti precedenti, toni spit
Questa osservazione noa pirituali
ci sembra pertinente, sii tìte intc
perché «il giorno del fi pbbino I
glioi dell'uomo» appa« I“'
ben quattro volte nel t* I
sto 17, 20-37, sia perd" I
l'espressione conclude bé
ne la parabola e la sua^| poshìoi
p icazione anche se ooveq ,
se essere attribuita a uh
redattore posteriore.
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Testi consultabili! i vah Phtrato I
commentari al Vangelo *
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Luca (Il Nuovo Testarne^' Metiza
annotato della Clauoi^o^,^, aie fojjjjj
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inoltre: J. Jeremías, .
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mento di
il 14 GIUGNO 1996
Fede e Spiritualità
i Fa discutere il battesimo di una sorella ebrea a Chiavari
[Gesù è venuto anche per me
Ile strade delFebraismo e del cristianesimo a volte
Procedono su binari paralleli e a volte si incrociano
I della vf
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debole;
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(Mttesimali nella chiesa
Chiavari la domenica
—¿coste, una sorella ebrea
^lodare alla comunità
'^monianza che ci è ap^sai significativa. Non
loia pubblicare per intero,
miamo alcuni brani.
uggendo gli Evangeli,
„che avviene l’impatto:
id^tro con il Rabbi Je¿ di Nazareth. E mi sono
)ita di non sapere nulla
dstianesimo. Sapevo soleUo che di superficiale si
igltere dal mondo catche ci circonda, e solito da duemila anni di
:uzione da parte della
^storica.
la questo Gesù che ci han*¿dito contro come un
è fasullo, non esiste
rucmia »¿'teseli. Scopro nella
citato d lira dhe Gesù è un mio
to rend ^1°- tihe è anche mio, che
eriment muto anche per me. E mi
un unic< |de una profonda GomI a un col none mista a rabbia per
elio che è stato fatto del
nolestia» opessaggio. Ed ecco che
mi dà su jue parole mi chiamano,
portabile Igemullano, attraversano
sta», trai ^po, arrivano dritte al
erale, ma rovesciano il mio mo
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IO a lui?»
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anto l'im3 risposta
msare, di vedere, di
jiiìno sconvolgimento, un
¡moto, è come dover imre a camminare di nuoè una lotta con me
¡a: mno secoli di storia,
fetenza, che si frappon
gono fra me e Gesù: non c’
entrano per niente con lui,
perché il suo nome è stato
usato come pretesto, come
scudo per commettere il male contro il mio popolo.
Ho capito che non avevo
più bisogno di cercàre di arrivare a Dio, perché è Dio
che è venuto a me attraverso
il Figlio. La potenza di Dio si
manifesta in questo: nel venirci a cercare, nello scovarci
nei posti più impensati. Se
mi avessero detto qualche
anno fa che sarei divenuta
credente in Gesù Cristo, mi
sarei messa a ridere, convinta com’ero che tra il fatto di
appartenere al popolo ebraico e l’essere cristiana ci fosse
un’incompatibilità assoluta.
Non avevo fede, non conoscevo Dio, ero nell’angoscia...
e Cristo ha aperto le sue
braccia all’amore, al perdono, alla consolazione, all’accettazione di quello che sono. Ho capito che, anche se
non seguivo la Torah, Dio
aveva preparato un’altra strada, una nuova via per amarlo, per avere fede e vita in lui.
Dio si è fatto conoscere a
me attraverso il Figlio; forse
per un ebreo questo è strano,
ma così è stato. Non siamo
noi a scegliere: è Dio che sceglie, è Dio che chiama, noi
siamo solo tenuti a rispondere. Io, quindi, non ritengo di
tradire il Dio di Abramo, di
Isacco e di Giacobbe nella
mia scelta di seguire la via
La riflessione «dopo Auschwitz»
Per una comprensione non
antiebraica del cristianesimo
. DANIELE GARRONE
aperta da Gesù... Certo, il
mio passato è diverse^ da
quello della maggjor parte di
voi: sono e sarò sempre
profondamente ancorata alle
mie radici ebraiche, a una
cultura e a una storia, che
fanno parte di me stessa e
che, grazie a Gesù Cristo,
quello vero, quello degli Evangeli, non dovrò mai rinnegare. Insieme a voi “Chiesa di Cristo”, assemblea di
individui chiamati da lui e
non istituzione, condivido il
presente e il futuro, se il Signore vorrà concedercelo.
Le strade dell’ebraismo e
del cristianesimo a volte si incrociano e a volte procedono
su binari paralleli: santificazione e salvezza, paradiso in
cielo e paradiso in terra, e ancora: il Regno è invisibile fra
noi oppure il Regno verrà un
giorno. Dio ha fatto delle promesse d’amore, di salvezza:
come, quando? Che importa
saperlo? Sarà come Dio vorrà,
quando vorrà. Di tutto questo
non sta a noi discutere o scagliarci gli uni contro gli altri
per aver ragione per forza.
Lasciamo l’ultima parola a
Dio: spetta a lui, non a noi...
Ancoriamoci a ciò che lo
Spirito ci trasmette nel profondo, al filo conduttore che
attraversa tutta la Scrittura,
affidiamoci allo Spirito quando ci parla e smettiamo di
condannarci fratello contro
fratello, perché tali siamo come genere umano. Amen!».
Un incontro a Napoli dell'amicizia ebraico-cristiana
la spiritualità ebraica e quella cristiana
)lol I a imentano nello studio della Parola di Dio
ANNA MAFFEI
scfdetta 'EBBENE il termine spirirabola/ l'.tualità non appartenga
hterminologia ebraica tracio 3 tonale, come d’altra parte
^ trentina
P i anni fa a quella cristiana (è
isidera- ***1 anni ’60 che diviequesta t!?iHetmine alla moda con
isa dei pbblicazione negli Usa di
dall’a' sulla spiritualità oclerven- Wale), l’associazione per
Figlio TOCizia ebraico-cristiana
rodur* ü Napoli ha voluto dedicare
3 e un Ita Seratà, il 20 maggio scorrevisti I, a questo tema. Le espresdenti) oni spiritualità ebraica e
i°fl®*'hualità cristiana sono
ÌVfi titilli®®® relatori, il
,| Benedetto Carucci
noi te ® ^ prof. Joseph Sie
3ercl* ¡Í* Pontificio istituto bidè be Boma, come dei
luaeR Partenza per delle
dov^ V*Ì7;ioni, necessariamen3 a uii P^marie, della maniera
cut ebrei e cristiani espriil loro rapporto con
’0 e del modo, o dei modi,
^ui questo rapporto perula loro vita.
I 1^ difficoltà maggiore che
•„»ni i^'^i i relatoriihanno in' ) di] ^ stata quella di tenttna sintesi in linee di
1^ j tiza di quelle diversissikp,, °tme di spiritualità che
■,aa storia si sono espressè
. entrambi i mondi. Il prof,
ets si è domandato se ta
Regala
^ abbonamento
a
le sintesi sia in alcun modo
possibile per il cristianesimo
che ha conosciuto espressioni di fede assolutamente diverse, perfino contrapposte,
da san Francesco ai mistici
renani, dai greco ortodossi al
pietismo protestante, da
Ignazio di Loyola a Teresa
d’Avila e l’elenco potrebbe
dilatarsi quasi all’infinito. Si
ha l’impressione che ogni
volta che si affronti questo
tema esso sfugga, si sottragga per sua natura a ogni delimitazione e definizione.
Dunque si può tentare, come
ha fatto Sievers, di individuare dei «punti centrali delle
varie espressioni della fede
cristiana» o cercare, come ha
proposto Carucci Viterbo, di
sottolineare alcune «modalità nella tematica dell’awicinamento a Dio».
Tre i punti ritenuti centrali
per il cristianesimo: una ricerca di coerenza fra vita e
fede, una ricerca individuale
o comunitaria di rapporto
con Dio sperimentato come
presenza di Cristo nella propria vita, la questione della
teodicea, del nascondimento
di Dio, della sua apparate
assenza nelle situazioni
estreme legate alla sofférenza. Il testo biblico citato come esemplificazione della vicinanza e lontananza di Dio
è stato quello della lotta di
Giacobbe con Dio (Genesi
'32). «Il guaio - ha concluso
Sieyers — nO'n è lottare con
Dio ma smettere di lottare.
Per noi cristiani spesso o Dio
risolve tutti i problemi o andiamo via»..
Parlare di spiritualità per
l’ebraismo è positivo, ha sostenuto Carucci Vitetbo, mche se non esiste nell’ebraico
biblico un termine equivalente, perché si riconosce co
sì una dimensione spirituale
nell’ebraismo superando lo ,
stereotipo che 1’esistenza
ebraica si risolva in qualcosa
di pratico o giuridico. Nell’ebraismo non esiste, o è
molto minoritaria, una riflessione sull’identità di Dio iti
quanto tale. Quando Dio si
presenta lo fa con una frase
che esprime la sua «divenienza»j Con l’espressione
«io sono colui che sarò» si afferma che è impossibile conoscere Dio. Una interpretazione rabbinica del testo di
Esodo 3 sostiene che Dio sta
dicendo a Mosè: «Così come
io sono con il popolo nel momento della sofferenza così
sarò con il popolo nelle prossime sofferenze».
L’affermazione non è ontologica ma esprime una relazione. L’ebraismo non conosce neppure una vera e
propria dimensione mistica
o estatica della fede, e anche
quando c’è non c’è mai ideqtificazione col divino; la
troppa vicinanza con Dio
porta al pericolo del delirio.'
La relazione con Dio si esprime, oltre che nella prassi,
cioè nell’adeguamento a ciò
che Dio comanda, nella «ricerca» di Dio. Quando Dio
nasconde il suo volto, afferma il Talmud, l’ebreo ha
l’obbligo di cercarlo. Ed è soprattutto lo studio disciplinatò ma anche appassionato
del credente, lo scavo interpretativo della scrittura, che
qualifica tale incessante ricerca. Una spiritualità^unque che si alimenta della parola e dello studio delle sue
interpretazioni fino a dedicarvi, per i più osservanti,
ben un terzo del proprio
tempp. Se Dio è nascosto, e a
volto lo è, non bisogna mai
stancarsi di cercarlò.
DIO si è fatto conoscere a me attraverso il
Figlio: forse per un ebreo
questo è strano, ma così è
stato». Mi sembra che queste
parole esprimano il cuore
dell’esperienza vissuta dalla
sorella ebrea che ha scelto «di
seguire la Via aperta da Gesù». I primi che sepirono la
«Via aperta da Gesù» furono,
come lei, ebrei. Il cristianesimo fu, secondo alcuni storici,
uno degli esiti del cosiddetto
«medio giudaismo», cioè del
variegato e complesso mondo ebraico nei secoli a cavallo degli inizi della nostra era.
Lo sviluppo storico del cristianesimo fu caratterizzato
successivamente dall’emarginazione e poi dalla scomparsa della componente giudaico-cristiana e, soprattutto,
dallo sviluppo di una vera e
propria ideologia trionfalistica, secondo la quale la chiesa
(ormai tutta «etnico-cristiana») avrebbe sostituito Israele
come popolo di Dio, lo avrebbe diseredato e abbandonato
al suo destino di reiezione e
sarebbe ormai l’unica inter. prete autentica delle Scritture '
di Israele. Non sono mancate
nei secoli «conversioni» di
ebrei al cristianesimo, ma esse avvenivano nel contesto
ideologico a cui ho appena
sommariamente fatto cenno.
Possono essersi configurate
come una vera e propria
abiura, come nel caso di varie
figure del Medio Evo, tristemente famose per aver messo
la loro conoscenza delle fonti
ebraiche post bibliche (il Talmud e altri scritti dèi pensiero
ebraico) al servizio della polemica antiebraica.
Possono essere avvenute
nel tentativo di allentare la
pressione persecutoria o
estorte con la forza. Va ricordata la tragica vicenda dei
cosiddetti (in Spagnaè Portogallo) «marrani», ebrei convertiti a forza, che però mantennero nel segreto la loro fede avita. La fine dei ghetti fu
accompagnata in Europa ariche dal fenomeno dell’assimilazione, una sorta di vittoria postuma del trionfalismo
cristiano: non più perseguitati, alcuni ebrei abbandonarono quell’identità che i loro
padri-dvevano per secoli serbato di fronte alle discriminazione e alle persecuzioni.
La missione cristiana fra gli
ebrei, anche quando non fu
condotta con la forza, ma anzi talvolta con un senso di affetto nei confronti del popolo
ebraico e di riconoscimento
della sua elezione, fu però
sempre legata all’idea che la
«Via di Gesù» fosse il più alto,
anzi l’unico autentico inveramento dell’identità ebraica
secondo la Bibbia.
Sullo sfondo di questa secolare, anzi millenaria, storia
di un cristianesimo antiebraico appare chiaro che, da parte ebraica, il rapporto degli
ebrei con Gesù e con gli ebrei
che credono in lui non è gravato soltanto da problemi
teologici (la Trinità, le due
nature umàna e divina di Cristo, ad esempio), ma anche
dalla memoria della persecuzione e dell’ideologia che l’ha
sostenuta. Credo che dobbiamo guardare tutti con gratitudine al fatto che oggi le parole
della sorella di Chiavari si collocano su uno sfondo diverso
e per molti versi inedito. L’incontro con il messaggio di
Gesù e riguardo a Gesù avviene oggi, almeno nelle chiese
che come le nostre sono coinvolte nel travaglio della riflessione della cosiddetta «dopo
Auschwitz» e dello sviluppo
di una comprensione non antiebraica del cristianesimo, in
assenza di missióne agli ebrei
e nella coscienza che la chie-.
sa non ha sostituito e soppiantato Israele e che l’alleanza di Dio con Israele non
è stata revocata.
Come esempio di queste
nuove prospettive, possiamo
ricordare il bel documento
delle chiese presbiteriane degli Stati Uniti (1987) «Affermiamo che sia la chiesa sia il
popolo ebraico sono eletti da
Dio per testimoniare al mondo e che il rapporto della
chiesa con gli ebrei contemporanei è basato su quella
misericordia (gracious) e irrevocabile elezione di entrambi... quando parliamo
con gli ebrei di questioni di
fede, dobbiamo sempre riconoscere che gli ebrei (tutti!)
sono già in un rapporto di alleanza con-Dio».
L’ebreo che scopre oggi Gesù non è così «letto» da parte
ctistiana come il «vero» ebreo
che lascia una religione squalificata. Da parte cristiana,
non gli è richiesto un rinnegamento né si pensa che la
sua fede in Cristo lo implichi.
Semmai è il contrario: il «talento» dell’ebreo-cristiano
può essere quello di incarnare il fatto che il vero Gesù non
ha mai rinnegato le sue radici
ebraiche e che il cristianesimo si perverte se noli si rapporta correttamente ad Israele. Qjuello che la sorella ebrea
dice nella sua confessione deve anzi divenire patrimonio
comune della normale e diffusa coscienza cristiana: la
chiesa non rinnega, soppianta o supera il patto di Dio con
il suo popolo, ne rappresenta
piuttosto il suo allargamento
alle «genti», ed «senza Dio nel
mondo» (Efesini 2,12).
Le strade dell’ebraismo e
del cristianesimo a volte si
incrociano e a volte procedono su binari paralleli: direi le
due cose insieme. Procedono
su binari paralleli e, oggi,
sempre più si incontrano nel
confronto di posizioni diverse ma entrambe radicate
nell’iniziativa dell’unico Dio
che chiama, libera, guida,
perdona. In questo contesto
avviene che ci sia anche chi
diventa ebreo e chi crede in
Gesù senza con ciò «rinnegare» Israele. La frase che personalmente sottolineerei di
più è quella con cui la sorella
ebrea dice: «Lasciamo l’ultima parola a Dio». Non è retorica: se, come credo, le vie di
Israele e di Gesù sono le vie
di Dio, non sta a noi ricondurle ad unità. Dobbiamo
convivere serenamente con i
diversi approdi di queste vie,
confidando in lui che conduce a sé gli uni e gli altri.
PAG. 3 RIFORMA
■ Parla un ebreo
Non è Gesù in
questione^ ma
la cristologia
AMOS LUZZATTO
PREMESSO un profondo
rispetto per i convincimenti e per il vissuto religioso di tutte le persone, anche
di coloro i quali cambiano la
loro appartenenza confessionale, debbo dire, nella mia
veste di ebreo che è anche
studioso di cultura ebraica,
che il problema «Gesù e gli
ebrei» si presta a equivoci soprattutto dopo l’affermazione di una «nazionalità» ebraica, specie dopo la fondazione dello stato di Israele. E
pertanto vero, almeno formalmente, che mentre è definito ebrèo chi è figlio di madre ebrea o chi ha praticato
una regolare conversione all’
ebraismo, non è definita la
categoria di coloro che «cessano» di essere ebrei.
È poi altrettanto vero che
sarebbe giusto, oggi, per gli
ebrei stessi, rivalutare, se non
addirittura riappropriarsi
(come vorrebbero Buber,
Flusser, Ben-Chorin) della figura di Gesù, così come essa
ci appare dalla sua predicazióne. Ma nel contempo va
sottolineato che il contenzioso tra ebrei e cristiani non
verte sulla figura di Gesù ma
più precisarnente sulla teologia cristologica. In altre parole, Sulla divinità e messianicità di Gesù, con tutto ciò che
vi è connesso.
Nella collettività ebraica,
vi sono edmeno tre tipologie
di persone: coloro che rispettano tutti j precetti.-sùloro che ne rispettano alcuni, coloro che non li rispettano affatto. Non tutti pensano
che esista una vera e propria
teologia ebraica ma, se esiste, essa non va molto al di là
del principio monoteistico
dal quale derivano la rivelazione e la provvidenza e che
certamente non può accettare la Trinità.
L’ebreo «osservante» non
può trovare una sintesi fra
queste due teologie. L’ebreo
«non osservante», il quale
non aderisce neppure alla
sintetica teologia ebraica, a
maggior ragione non può
aderire a una teologia diver- ■
sa e più complessa.
Di fatto, dunque, un ebreo
che adora Cristo come Dio
fattosi carne non trova collocazione nella collettività
ebraica. È chiaro, almeno per
me, che questo non significa
rifiutare il dialogo, ricercare,
nello studio e nell’impegno,
le nostre radici comuni; infatti sono convinto che i «diversi» si possano incontrare,
parlare e anche amare.
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 14 GIUGI^
14
1 . ■
Le Assise della Cevaa si apriranno a Torre Pellice il prossimo 24 giugno
Obiettivo Cevaa: ridinamizzare la missione
/180 delegati dovranno precisare meglio le sfide alle quali si trova confrontata
la missione oggi per giungere a una maggiore efficacia operativa
ANANI KUADJOVI-AYEOBWOU*
SARÀ un grande raduno,
una «prima» nella vita
della «Comunità evangelica
di azione apostolica» (Cevaa),
con un obiettivo preciso: riflettere in modo più efficace
sulla missione delle chiese
membro oggi nel mondo.
Lasciarsi interpellare dai
cambiamenti
In questa fine di secolo
stiamo assistendo ad una
corsa sfrenata in vari campi.
Si stanno moltiplicando le discussioni a livello economico,
politico, sociale e religioso.
La missione, che è un imperativo per le chiese, non può
rimanere indietro in questo
dibattito. Essa deve rinnovare
il proprio approccio con un’
analisi pertinente della situazione socio-politica ed economica nella quale opera. Al
tradizionale modello missionario che le chiese della Cevaa hanno abbandonato di
comune accordo nell’ottobre
1971, è subentrato un modello che pone in primo piano la
condivisione nella collaborazione e nella comunione.
Questo nuovo concetto missionario ci chiama a disfarci
della nostra vecchia mentalità per rifare con l’altro il
cammino della missione di
Dio. È un cambiamento di
mentalità che rappresenta
una sfida nei confronti dell’
ordine stabUito.
Questa esperienza, vissuta
per 25 anni dalla Cevaa, ha
suscitato ammirazione e
scetticismo. Ammirazione
per il coraggio di rompere
con U paternalismo. Scetticismo circa la riuscita dell’impresa. Scetticismo del tutto
comprensibile in quanto sono uomini che portano il loro
sguardo di analisi e di giudizio su questa iniziativa che
intende essere esemplare nel
senso della vera condivisione. Ma la Cevaa ha fatto molta strada. Le curve tracciate
nel corso del suo primo quarto di secolo testimoniano
della difficoltà inerente ad
ogni nuova iniziativa ma non
dell’incapacità di raccogliere
la sfida lanciata a se stessa e
al mondo. La volontà, il coraggio e la fede che sostengono l’idea sapranno resistere
al tempo?
In questi ultimi 25 anni è
cambiata la configurazione del mondo. Sono apparsi
nuovi dati, nuovi valori sociali e politici: integralismo, crisi
di identità, ecc... Il villaggio
globale sta diventando sempre più reale. Con la prossima
entrata in vigore della moneta unica, l’Unione europea si
sta concretizzando. Lo squilibrio mondiale si è accentuato
ed è difficile passare sotto silenzio il peso sempre più
schiacciante del debito dei
paesi poveri. L’insicurezza e
la paura di un futuro incerto
generano tristezza e xenofobia. La pace e i diritti umani
vengono sempre meno rispettati. Conseguenze: miseria, violenza, rifugiati, tantissimi rifugiati. Tutto questo va
aggiunto ai cambiamenti politici, timidi ma reali, che si
stanno verificando nei paesi
in via di sviluppo.
È in questo mondo dalle
molteplici sfaccettature che
si gioca l’impegno missionario multiforme della Cevaa. Si
impone un tempo di riflessione. Non si tratta affatto di
rimettere in discussione Toriginalità di questa struttura
comunitaria, ma-di intraprendere una riflessione di
fondo per adeguare meglio
gli organi della comunità alla
Il logo delle Assise della Cevaa che si svolgeranno a Torre Penice
complessità delle realtà del
mondo di oggi. In altri termini, occorre precisare meglio
le sfide alle quali si trova confrontata la missione oggi per
giungere ad una maggiore efficacia. Occorre migliorare la
vita comunitaria e la strategia
missionaria della comunità
attraverso una ridinamizzazione degli organi strutturali.
Insomma, ci vuole un ascolto
attento e analitico dei delegati sulla missione nell’ottica
della Cevaa.
«Ecco, io vi mando»
Questo è il tema che accompagnerà le nostre riflessioni. E un tema al tempo
stesso vago e preciso; Ma scegliendo di attuarlo in occasione di questa sua Assemblea, la Cevaa e le sue chiese
membro intendono riaffermarè la loro volontà di pre
senza presso uomini, donne
e bambini, per servirli ed essere testimoni, al loro fianco,
dell’amore e della tenerezza
di Dio. Questo tema, che è
stato oggetto di studio e di riflessioni nelle chiese, sarà
presente duranté tutte le «Assise». Nessun aspetto della
vita della comunità verrà tralasciato: giovani, donne e uommi diranpo in che cosa e in
che modo la Cevaa deve impegnarsi di più per vivere
meglio il proprio impegno
missionario e vincere la propria scommessa di collaborazione, di condivisione e di
comunione,
È in Italia quindi, a Torre
Pellice, feudo della Chiesa
valdese, che si riuniranno per
dieci giorni (dal 24 giugno al
4 luglio 1996) i circa 180 delegati e invitati dall’Africa,
dall’Oceano Indiano, dall’
I festeggiamenti per il 4° centenario della nascita
Facoltà di Montpellier: già quattrocento anni
PAOLO RICCA
DALIO al 12 maggio scorso la Facoltà libera di
teologia di Montpellier ha festeggiato il 400° anniversario
della sua nascita, con un ricco programma offerto da
professori e studenti con la
sapiente regia del decano
Hubert Bost. I festeggiamenti si sono svolti in quattro
tempi. Il primo, festoso e solenne (allietato da un duo
musicale di ottima levatura,
un’arpa e un flauto traverso
che hanno suonato musiche
di Bach e Mozart) ha avuto il
suo momento centrale nella
consegna di 4 dottorati honoris causa.
Il secondo tempo è stato
dedicato alla memoria. Gli
storici Hubert Bost e Laurent
Gambarotto (con ascendenze
venete) hanno raccontato la
storia quanto mai movimentata della Facoltà, creata come «accademia di teologia»
nel 1596 grazie all’iniziativa
del pastore Jean Gigord che,
nella primavera di quell’anno, cominciò privatamente a
«lire en théologie»; nell’agosto successivo il Sinodo rese
ufficiale tale insegnamento,
che peraltro continuò solo fino al 1617, anno in cui la Facoltà fu trasferita a Nîmes,
dove funzionò fino al 1664.
Intanto l’altra Facoltà teologica, quella di Montauban, fu
costretta nel 1659 a trasferirsi
(e quasi nascondersi) nel piccolo villaggio di Puylaurens. I
tempi si facevano duri per il
protestantesimo francese
sotto il tallone di Luigi XIV
(1638-1715) che cercò di distruggerlo con la revoca dell’Editto di Nantes. La revoca
rese tra l’altro illegale ogni
centro di formazione teologica dei pastori, del resto inutili
ormai, nelle intenzioni del
«re Sole», dato che il culto
protestante era soppresso e
doveva essere, nel giro di una
generazione, cancellato dal
regno. Così non fu, grazie a
Dio, che fece fallire i piani di
Luigi xrv.
La Facoltà teologica risorse
in esilio, precisamente a Losanna, dove l’intraprendente
Antoine Court fondò nel 1729
un «séminaire», che operò fino al 1812, rendendo un servizio prezioso al protestantesimo francese perseguitato e
semiclandestino. In Francia il
culto protestante divenne legale con gli «articoli organici»
del 1802 e una Facoltà teologica protestante fu stabilita
nel 1808 per decreto imperiale a Montauban nel quadro
dell’Università. Cominciò a
funzionare nel 1810. Ma nel
1905, in seguito alla legge che
separava la chiesa dallo stato,
la Facoltà divenne «libera»
(oggi ancora si chiama così) e
posta sotto la responsabilità
del Sinodo della Chiesa riformata. Infine, nel 1919, la Facoltà fu trasferita da Montauban a Montpellier per il desiderio espresso dal Sinodo di
collocarla in una città universitaria: la teologia (e quindi la
Facoltà) deve, sì, essere libera, ma non separata o isolata
dalla cultura del tempo (e
quindi dall’Università). L’ultima tappa è avvenuta nel
1972, quando le due Facoltà
libere di teologia protestante
di Montpellier e di Parigi
(istituita nel 1877, dopo la
perdita dell’Alsazia dove si
trovava la Facoltà di teologia
di Strasburgo, oggi di nuovo
francese), costituirono un solo organismo chiamato Istituto protestante di teologia.
Una storia quanto mai movimentata, quella della Facoltà
di Montpellier che ha, sì, 400
anni ma ne ha vissuti solo
337 e di questi a Montpellier
98,47 a Nîmes, 109 a Montauban e 83 in esilio a Losanna.
Il terzo tempo dei festeggiamenti è consistito in una
nutrita tavola rotonda, sul futuro della teologia. Particolarmente apprezzato è stato
l’intervento del presidente
della Chiesa riformata di
Francia, Michel Bertrand, che
ha chiesto alla teologia di raccogliere due sfide: la prima è
elaborare una nuova articolazione del rapporto tra fede e
ragione, la seconda è proteggere la fede dalla tentazione
dell’unanimismo, mettendo
in piena luce il valore della
divèrsità come ingrediente
essenziale della nozione biblica di unità. Il quarto e ultimo tempo è stato un culto di
ringraziamento e lode con
predicazione del prof. Bernard Reymond di Losanna.
1 rapporti tra la Facoltà di
Montpellier e la nostra di Roma sono ottimi. Recentemente alcuni nostri studenti
hanno trascorso il loro anno
all’estero a Montpellier, uno
studente di Montpellier è stato l’anno scorso con noi. Due
nostri professori sono «dottori in teologia» di Montpellier
(Ermanno Genre e Sergio Rostagno, il secondo honoris
causa). Ottimi sono i nostri
rapporti anche con le altre
Facoltà teologiche protestanti dei paesi latini (Lisbona,
Madrid, Aix, Vaux-sur-Seine,
Parigi, Strasburgo, Losanna,
Ginevra, Neuchâtel, Bruxelles) con le quali ci incontriamo regolarmente ogni due
anni. Questa rete di rapporti,
amicizie e collaborazioni è
preziosa. Desideriamo custodirla e, se possibile, incrementarla ancora.
Dal Mondo Cristian
Risolto il conflitto tra i patriarcati
di Mosca e di Costantinopoli
America Latina, dal Pacifico e
dall’Europa. La Chiesa valdese, che accoglie i lavori
dell’Assemblea e del Consiglio della Cevaa, è una vecchia chiesa le cui origini risalgono al XII secolo.
Molto tempo prima della
Riforma il suo iniziatore, Pietro Valdo, decise di vivere la
ricchezza delTEvangelo seguendo l’esempio degli apostoli. A lui e ai suoi seguaci
ciò costerà rigetto e persecuzioni di ogni specie attraverso tutta l’Europa. Il loro ritorno glorioso nelle valli piemontesi nel 1689, dalla Svizzera dove avevano trovato rifugio, è soltanto una prova
della loro fedeltà alla parola
di Dio. Nella cattolicissima
Italia i protestanti sono minoritari, ma la determinazione. e il coraggio della loro fede saltano agli occhi. Il presidente della Repubblica italiana, Oscar Luigi Scalfaro, non
ha mancato di sottolinearlo il
27 ottobre 1995, in occasione
dell’inaugurazione della nuova biblioteca della Facoltà
valdese di teologia di Roma,
dichiarando: «Mi inchino di
fronte alla vostra fede e al vostro coraggio».
Al di là di ogni considerazione missionaria e teologica,
queste «Assise» saranno anche sicuramente un grande
appuntamento culturale, un
luogo di condivisione e di
scambi per arricchirsi reciprocamente.
* Segretario alla
Comunicazione-Informazione della Cevaa a Parigi
ESTONIA — Il 16 maggio scorso ha preso fine il con
scoppiato il 20 febbraio tra i patriarcati ortodossi di Mo,
di Costantinopoli sulla questione della giurisdizionéT
Chiesa ortodossa dell’Estonia. I Sinodi delle due chiese hi
fatto dichiarazioni identiche per annunciare che «per da
eccezionale, sarà concesso agli estoni ortodossi di scegli
beramente sotto quale giurisdizione ecclesiastica int^
stare». Secondo molti osservatori, la rottura della coma
tra le due chiese avrebbe potuto provocare uno scisma t
simo tra i 250 milioni di cristiani ortodossi nel mondo..
ortodossi, il patriarca di Costantinopoli (ex capitale defl’L
ro bizantino) occupa tradizionalmente il posto di primim
pares fra i patriarchi delle sedici éhiese ortodosse indipi^
ti e canoniche nel mondo. Fra queste, la Chiesa russa'
suoi circa 150 milioni di membri, è di gran lunga la più^c
stente. In seguito al «compromesso» del 16 maggio, il Pai
cato ecumenico di Costantinoppli ha accettato di sospeiJ
per quattro mesi la sua decisione del 20 febbraio e il Patr^
to di Mosca ha deciso di ristabilire la comunione coma
con la Chiesa di Costantinopoli. Secondo la decisione
maggio le parrocchie, sei o sette, che non hanno ancora t
so sotto quale giurisdizione stare, dovranno farlo entro
simi quattro mesi. Dopodiché ci sarà reciproco e simulc
riconoscimento dei loro «confini» ufficiali da parte delle c
se di Mosca e di Costantinopoli.
Le chiese devono andare oltre la semplié
«condanna» della violenza
GINEVRA — Secondo la signora Salpy Eskidjian, memi
del programma «Vincere la violenza» del Consiglio ecumei
delle chiese (Cec), le chiese devono andare al di là di
«semplice condanna» della violenza, se vogliono portare soi
zioni di ricambio durevoli. «Siamo confrontati a questa vioh
za - ha detto - e non basta condannarla, dimostrare compì
sione, o ricordare gli insegnamenti del Cristo, anche se d(
biamo farlo». Il programma «Vincere la violenza», lanciato
gennaio 1994 durante una riunione del Comitato centrale
Cec a Johannesburg, rispondeva ad un appello rivoltola
vescovo metodista dell’Africa australe, Stanley Mogoba.
lanciare questo programma, il Cec chiedeva alle chiese e ad
tre organizzazioni di «rimettere in discussione e di trasfoi
la cultura mondiale della violenza per dare il posto ad una
tura di pace giusta». Di ritorno dal Brasile dove ha parted]
a un colloquio sul programma «Vincere la violenza», la si[
Eskidjian ha dichiarato di essere rimasta particolarmen|tf
pressionata dal movimento «Viva Rio», collegato all’Iser,« '
nismo di ricerca ecumenica brasiliano. «Viva Rio», creatód
1993, è una rete che favorisce la cooperazione tra diffe«
gruppi di aiuto agli abitanti delle favelas (sindacati, assodi
ni, media, organizzazioni culturali, chiese) e i cittadini di
de Janeiro allo scopo di contenere la violenza nella lorodtl’|
«Simili iniziative - ha detto Salpy Eskidjian - ci incitano
nire prove reali del nostro impegno a vincere la violenza». W
Imo]
Russia: respinta una richiesta di
interdizione dei missionari stranieri
MOSCA — La domanda di interdizione delle attività missi|
narie di stranieri in Russia, presentata dalla Chiesa ortodosj
russa, è stata respinta dalla commissione incaricata deOe c"
ganizzazioni religiose e pubbliche della Duma (Camera (i
deputati del Parlamento russo). Il 16 maggio scorso infatti,!
commissione ha approvato un progetto di legge «sulla liberi
di coscienza e delle organizzazioni religiose». Il progetto di
vrebbe essere esaminato dalla Duma entro le prossime àzm
ni presidenziali del 16 giugno. La commissione ha tuttavia r
cettato un compromesso imponendo alle organizzazioni ri
giose straniere la registrazione presso il governo. Il nuovo p.
getto di legge viene considerato come un compromesso rag!
nevole che dovrebbe consentire il controllo delle attività
sionarie senza violare la libertà di coscienza iscritta nella
stituzione russa.
Festival di Cannes
premi delia giuria ecumenica
CANNES — La giuria ecumenica del Festival di Cannes P'
sieduta dal domenicano svizzero Ambros Eichenberger,
segnato il 22° premio ecumenico al film «Secreta and U,
(Segreti e menzogne) del regista Mike Leigh. Due menr’
sono andate a «Kauas pilvet karkaavat» (Lontano se nevi
le nuvole) di Aki Kaurismaki e a «A drifting Life» (Una vita
rante) di Lin Cheng Sheng. La giuria, composta di sei mew
di quattro paesi europei, fra cui la Russia, rileva che to
mondo sociale e familiare frantumato, «Secreta and Lies»i
ma d’oro del festival, porta uno sguardo attento e sensibt
personaggi e ambienti differenti che alla fine riescono a
prirsi e a riconciliarsi. Un film scritto con perfetta ma®*
dal tono grave ma al tempo stesso pieno di tatto e di un|^
smo. «Lontano se ne vanno le nuvole» è stato notato pel
gore e la delicatezza con cui il regista tratta il problema
disoccupazione in un quadro quotidiano, attraverso il 0
di persone che rifiutano la fatalità. Con un’inquadratura
ritmo curato, «A drifting Life» rivela le contraddizion^e^^
gnità della vita quotidiana attraverso la vita di una
una società asiatica in piena trasformazione.
“lite anr
lierai
Jote cri
öüma
fflí*
America Latina: gli evangelici
sempre più attivi in politica
LIMA — L’impegno politico degli evangelici
è sempre più importante. In Perù, gli evangeli^ J
creato il «Movimento per una presenza cristiana» il
tivo è di fare adottare «valori morali biblici» dal go^ f
Bolivia conta due nuovi partiti politici evangelicii
il Costa Rica e il Venezuela uno solo. I colombiani
hanno partecipato alla redazione della nuova costi ^
del paese. (Le Chnsoaf''^
5
GNOi^
H 14 GIUGNO 1996
Cultura
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Ad alcuni (ma soprattutto alcune) ha
dato fastidio il titolo, o forse è meglio
chiamarlo «motto» che contrassegnava
la nona edizione del Salone del libro a
Torino. «Il secolo delle donne?» ha lasciato un po’ di stupore a tutti: intanto non
siamo ancora a fine secolo, e poi perché
quel punto interrogativo? In realtà è proprio l’aver lasciato la domanda aperta
che chiariva l’intenzione: riflettere sul se
e come e in che misura il ’900 sia stato un
secolo al femminile. Per molti aspetti rivendicativi e sul piano dei diritti il di
scorso ha una sua logica, ma bisognava
specificare le circostanze e i tempi (ci sono stati, dei decenni «migliori» di altri);
per altri aspetti, legati al mondo della
cultura, critiche e scrittrici hanno espresso perplessità: le donne ci sono sempre
state, magari ai margini, ma oggi è davvero tutto cambiato?
In ogni modo, come prevedibile, è stato
un successo: nuovo record di pubblico
(più di 230.000 visitatori contro i 191.000
del 1995), 1.250 espositori (erano 950),
urm sezione dedicata alle riviste, vendite
PAG. 5 RIFORMA
in aumento del 30%. Scontate le critiche
all’aspetto della «kermesse» (è vera cultura o è una passerella per divi lanciati
dalla tv e antidivi antitelevisivi?).
Il Salone è tuttavia circolazione di idee,
dai dibattiti ai libri venduti; è un modo
.per accostarsi alla pagina scritta, anche se
sempre più spazio è occupato dai terminali dei computer, dagli «ipertesti», dalla
multimedialità e da Internet. C’è stata,
come da tradizione, la Claudiana, che ha
organizzato un dibattito sulle donne e la
Bibbia di cui parleremo in futuro.
■ Contro la mafia e l'illegalità
«Nonostante donne»
storie civili al femminile
emplicpDibattito organizzato da «Avvenire)
eti e profeti: quali parole
il nuovo millennio?
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Mos (oltre che della tecsta prendendo nelsocietà? Il consueto
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nio (chissà che cosa
erà all’ora fatale...),
do in relazione, per
ssimarsi del terzo, la
icapoeti/profeti.
iberto Righetto, giornalifi organizzatore, nell’inlurre la discussione aveva
igurato uno scenario griquello della vita inforzata e dell’assenza di
orti, a cui appunto doibero opporsi i vati e co® che parlano in nome di
ttùh mondo, quello attuaiacvii'dominerebbero 1’
'rezza del corpo», il totalitlsmo tecnologico e una
^ezione della religione
pfimoda spirituale,
«contromisure sono state
--o teologo orto
atti^tà^ Olivier Clément, per
Tiplla cliWe il cristianesimo del
«Juro millennio non sarà
ligione allineata alle altre,
fi sarà veramente una «reliWe dello spirito e della liche darà modo di ma“Starsi alla «divina umaffi». Non sarà moralismo
'ictismo, ina sostanzial'hte annuncio, in lui si riplieranno Oriente e Oc®nte cristiani, umanesimi
^Umanesimi, teofanie e
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visioni orientali. Dietro le parole senz’altro suggestive e
immaginifiche, veramente
poetiche, c’era tuttavia l’impressione di un eccessivo caricar di significati questa
svolta cronologica; un’ansia
impellente di trovarsi subito
a confronto con le domande
ultime che l’uomo si deve
porre («perché c’è la bellezza?», si è chiesto il teologo),
di cancellare per sempre
ogni illusione di progresso. È
ben vero che questo è stato
radicalmente messo in crisi
dal lager e dal gulag, ma non
per questo rinunciamo alle
battaglie quotidiane qui e
ora; anzi, proprio nella concretezza della storia parlavano i profeti più importanti,
così come i poeti.
Il poeta che ha parlato a
Torino era Franco Loi, da cui
però non sono venute particolari sollecitazioni, al di là
dell’etimologia del greco
poiéo, che non è solo un «fare» come funzione letteraria,
ma un’azione che l’uomo
compie su di sé. Più intrigante il concetto che il poeta
debba essere in primo luogo
colui che ascolta una voce interiore, che «dice ciò che non
sa». Psicanalisti (David Meghnagi), scienziati (Ruggero
Pierantoni), scrittori (Grytzko
Mascioni) hanno ancora riflettuto sul potere, sulla grazia (anello di congiunzio
ne tra poesia e profezia), su
guerre e rapporti umani
impossibili. Forse troppo e
troppo poco, poca contestualizzazione, poca storia; forse
il millennio comincierà con
un’interrogazione infinita su
sistemi talmente massimi da
essere astratti.
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FEDERICA TOURN
POCHI giorni prima dell’arresto del latitante
Giovanni Brusca, accusato
innanzitutto della strage di
Capaci, Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le
mafie aveva organizzato al
Salone un incontro per fare il
punto della situazione e dei
successi ottenuti. Il più clamoroso, ad appena un anno
dalla nascita dell-associazione voluta da Luigi Ciotti, è
l’approvazione della legge di
iniziativa popolare per la
confisca dei beni ai mafiosi.
«Nonostante donne» era il titolo dato all’incontro di domenica 19 maggio, che partiva dalla presentazione dell’
omonimo libretto su «storie
civili al femminile», per parlare della testimonianza
quotidiana delle donne contro le mafie.
Ha cominciato Tina Anseimi, raccontando del suo lavoro alla Commissione d’inchiesta sulla P2: «I piduisti
occupavano tutti posti istituzionali di grande delicatezza
- ha ricordato - e purtroppo
il piano di Celli è stato tutto
attuato, se si esclude la Repubblica presidenziale e il
controllo del pubblico ministero. Oggi, dopo il governo
beffa di Berlusconi, vediamo
attuato ciò che già Moro e
Berlinguer avevano capito e
non erano riusciti a realizzare». Tina Anseimi ha poi ricordato il dovere di tutti di
partecipare alla difesa della
normalità democratica, perché di fronte alla mafia non
c’è alternativa e il silenzio diventa connivenza. Sono seguite le testimonianze di Rita
Borsellino, sorella del giudice
ucciso in via d’Amelio, e di
Saveria Antiochia, madre di
Roberto, poliziotto ucciso
nell’attentato a Nino Cassarà
dell’agosto delT85. «Non esiste dignitoso silenzio in cui
rinchiudersi - ha detto Rita
Borsellino - perché non ci si
può e non ci si deve rassegnare».
«Smettiamola con la ciclicità delle morti - ha aggiunto
in un breve e incisivo intervento Doris Lo Moro, magistrato e sindaco di Lamezia
'Terme - non serve commuoversi e poi subito dimenticare. Dobbiamo costruire con
continuità». C’è comunque
speranza, oggi più di ieri; i
valori dell’antimafia sono
valori di tutti, base non solo
per un’emancipazione indi-^
viduale ma per una liberazione collettiva. «Non dimentichiamo il ruolo fondamentale che possono svolgere in questo cammino la
chiesa e le donne, da sempre
punti di riferimento nella
cultura mafipsa», ha concluso Doris Lo Moro. La scrittrice Dacia Maraini ha infine
ricordato la situazione della
città di Bagheria in Sicilia,
distrutta dall’edilizia selvaggia: oggi molte scuole di Bagheria hanno adottato dei
monumenti e vigilano sulla
loro integrità.
__l Le donne eia scrittura
Per una comunicazione
a di là degli stereotipi
«Differenze in comunicazione», convegno internazionale organizzato dai giornali
Noidonné e Legendaria venerdì 17, aveva l’obiettivo
non semplice di unire culture
diverse per mettere a fuoco i
cambiamenti radicali della
condizione femminile in
questo secolo. «Senza patetismo - avverte subito Assia
Djebar, scrittrice e regista algerina - perché non credo
che la comunicazione filtrata
dai sentimenti faccia avanzare le cose». Assia Djebar ha rifiutato da tempo il ruolo di
«pleureuse» attribuito a forza
alle donne dalla tradizione
arabo-islamica e comincia
subito a raccontare le storie
del suo paese: Jasmine, giornalista algerina uccisa perché
si era ribellata al rapimento
di un’amica: una direttrice di
liceo, anche lei assassinata da
finti agenti di polizia perché
insegnava. «Quello che mi interessa sono le persone conclude - e a questo proposito credo nella solidarietà
delle donne tramite la scrittura, soprattutto dove c’è la
guerra». E come scriveva
Beckett, «continuo perché
non posso continucire».
Le donne dopo l'Assemblea di Pechino voluta dall'Onu
Poche illusioni dalla politica intemazionale
Se una donna indiana di
umile condizione è in procinto di sposarsi è bene che calcoli con attenzione la dote,
visto che il marito vivrà di
questa e che, una volta esauritala, con ogni probabilità la
avvelenerà prima di mettersi
in cerca di un’altra donna, e
di un’altra dote. Guai poi ad
avere figlie femmine, se si
vuole evitare l’infanticidio. In
Tibet le donne possono essere obbligate ad abortire anche al settimo mese, con
un’iniezione di veleno nella
testa del bambino. Ancora:
nel Nord dell’India le donne
di famiglia benestante non
vanno nemmeno al mercato,
non lavorano in casa, non
fanno insomma assolutamente nulla, costrette all’inutilità più completa. In Thailandia le bambine costrette a
prostituirsi contribuiscono in
modo decisivo all’economia
del paese: se chiudono i bordelli la crisi è immediata e
ciononostante, appena le
scoprono sieropositive le
portano appena oltre il confine per fucilarle.
Queste sono solo alcune
delle storie che da Pechino,
alla TV Conferenza mondiale
dell’Onu sulle donne, sono
arrivate fino al ristretto uditorio del Salone del Libro,
nell’incontro organizzato da
Mediterranean Review e eDizionidiDonne giovedì 16
maggio dal titolo «Politica internazionale delle donne alle
soglie del Terzo Millennio;
differenze a confronto. Il
messaggio di Pechino». «Le
Conferenza è stato un momento di confronto fondamentale in cui ognuna ha
portato la propria esperienza,
senza stereotipi e con poche
illusioni di sorellanze ideali»,
ha raccontato Paola Melchiori della Libera università delle
donne di Milano.
La chiave di lettura del forum di Pechino è stata lo
sguardo delle donne sul
mondo e non sulle donne:
donne considerate non come
fenomeno o categoria astratta ma come persone singole,
«con una corporeità che definisce la loro possibilità di vivere e di morire», ha specifi
cato Donatella Barazzetti
jdelTUniversità della Calabria.
L’impressione generale è di
un grande potere di pressione «alternativo» del movimento internazionale delle
donne: «In questo periodo di
aggiustamento strutturale ca
ratterizzato dalla globalizza
zione economica incontrollata - ha spiegato la Melchiori si chiede alle donne di riassorbirne le inevitabili tensio^
ni e riassestare lo stato sociale». Alle donne dunque torna
ad essere affibbiato lo scomodo ruolo di capro espiatorio della società, ingiusto é
penalizzante: non per nulla
crescono nel Sud del mondo,
dopo un calo sensibile negli
anni ’80, le cosiddette «morti
da stress» che colpiscono soprattutto le donne, gravate
da troppa fatica. «Inoltre si
cerca di bloccare la circolazione delle persone quando
non c’è alcun freno alla circolazione dei capitali - ha
notato Paola Melchiori - senza càpire che la multiculturalità è orma'i un fatto anche
per l’Occidente».
SALONE
DEL LIBRO
TORINO
LINOIITTO HERE* l«! MAGGIO l»6
Così Wassyla Tamzali, avvocata algerina incaricata del
coordinamento delle attività
relative alle donne all’Unesco: «È forse per il suo bisogno di identità nazionale che
il popolo algerino è stato manipolato - dice - l’Algeria è da
sempre una terra di passaggio
e non ha ancora trovato l’accesso alla modernità». Anche
Hasna Reda Mekdashi si dedica attivamente al riconoscimento dei diritti civili e umani delle donne; dirige al Cairo
la casa editrice di donne Nour
e fa parte dell’omonima associazione a Beirut; «Vogliamo
dare voce alle donne progressiste per sfatare l’immagine
stereotipata che l’Occidente
ha ancora di noi». Slavenka
Drakulic, giornalista e scrittrice croata, abbastanza conosciuta in Italia per i due libri
pubblicati da II Saggiatore,
Balkan Express e Come siamo
sopravvissute al comuniSmo,
scrive per capire come è possibile arrivare a una guerra etnica e per non dimenticare la
responsabilità collettiva «che
tocca tutti, noi e voi europei,
perché è la società civile che
non funziona», afl’erma.
Amy Tan e Gita Mehta, 1’
una scrittrice cinoamericana
e l’altra indiana, raccontano
invece il loro approccio personale alla scrittura, lamentando una certa ghettoazione culturale che affligge l’Occidente. «Sono allarmata
quando i critici mi spiegano
che io rappresento la cultura
cinese in America - dice Amy
Tan -; è forte il preconcetto
per cui se sei parte di una minoranza non puoi fare sem, plicemente/iciio«, ma devi
essere per forza espressione
del tuo gruppo di origine.
Trovo che questa specializzazione sia una forma insidiosa
di censura».
Anche Shulamit Lapid,
scrittrice e presidentessa dell’Associazione ebraica degli
scrittori (da poco è uscito per
La Tartaruga il suo ultimo libro, «Professione giornalista»), ha parlato della sua
esperienza di romanziera,
sottolineando l’esperienza
comunicativa èd educativa
della letteratura. Ha concluso
il convegno il breve e ironico
intervento di Claire Brétecher, da sempre dedita al
«genere minore» dei fumetti,
indimenticabile creatrice dei
Frustrati e di Agrippine. «Mi
chiedo che ci faccio io qui ha detto la Brétecher - visto
che da anni non pubblico in
Italia e non so più nulla del
mio editore. Anzi, se qualcuno sapesse dirmi qualcosa di
lui, gliene sarei grata».
Fotografie di Pietro Romeo
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RIFORMA
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CgiI Piemonte
In difesa dèlia
scuola pubblica
per tutti
Il congresso della Cgil Piemonte ha approvato all'unanimità il
seguente ordine del giorno.
Una delle questioni piti
complesse che il governo
Prodi dovrà affrontare per
riformare e rilanciare il nostro sistema scolastico e formativo sarà il nodo del rapporto tra scuola pubblica e
scuola privata e del finanziamento di quest’ultima.
Le forze della destra, coerentemente con il loro liberismo esasperato, hanno più
volte avanzato l’idea del buono scuola. L’idea, presente
anche all’interno di settori
della sinistra, di introdurre
non meglio definiti elementi
di concorrenza tra le scuole
statali, o all’interno di un sistema pubblico allargato a
istituzioni gestite da privati
che accettino standard e controlli pubblici, potrebbe avere conseguenze molto serie.
La separazione della domanda culturalmente ed economicamente più forte da
quella più debole determinerebbe inevitabOmente un’accentuazione delle differenze
qualitative tra scuole. Le situazioni più deboU vedrebbero amplificati i loro caratteri
di marginalità e di ghettizzazione. Essa non favorirebbe
neppure gli allumi più capaci
e motivati. Sarebbe iniquo riservare le scuole migliori come ambiente e personale agli
alunni che partono già av^
vantaggiati. Non si realizzerebbe quella condizione,
quindi, di mettere tutti nelle
stesse condizioni di partenza
rispetto alla gara della vita.
L’impianto teorico che prevede l’accettazione delle regole previste da una legge
sulla parità come condizione
per accedere ai finanziamenti presenta vistose contraddizioni. ,
Una scuola, per essere considerata pubblica, deve rispondere a precisi vincoli costituzionali come quelli indicati nell’art. 3 della Costituzione, relativi alla non discriminazione di sesso, razza,
lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e
sociali. Tali principi, che devono valere sia per il personale della scuola che per gli
alunni, sono incompatibili
con le scuole di tendenza.
La Cgil rivendica la propria
autonomia di giudizio e di
pensiero e la praticherà anche attraverso le necessarie
iniziative di lotta, per tutelare
e rappresentare i diritti
all’istruzione e alla formazione di tutti i cittadini del no
stro paese.
■ Scientology
È una
associazione
religiosa
Il tribunale di Torino (sezione IV penale) in data 29
marzo 1996 ha assolto con
formula piena tutti gli imputati che rappresentavano la
Chiesa di Scientology. Il processo per evasione fiscale
aveva avuto luogo in seguito
a un accertamento della
Guardia di Finanza che aveva messo in dubbio la natura
religiosa dell’associazione.
Il processo si è protratto
per ben 10 anni, nel corso
dei quali c’è stata anche una
pronuncia della Corte Costituzionale nel 1992 a conferma della legittimità della
normativa applicata dall’associazione di Scientology locale.
Convegno a Palermo del Centro diaconale La Noce
Il servìzio educativo domiciliare
Quando l'azione educativa passa dalla struttura sociale a
quella famigliare. La collaborazione tra pubblico e privato
QIANLUCA BARBANOTTI
MARCO JOUROAN
^^^^UANDO Alessandra
entrò per la prima volta a casa loro, le imposte delle finestre rimanevano rigorosamente chiuse per tutto il
giorno, forse per nascondere
il fatto che non c’erano i vetri
o forse per segnalare anche
in questo modo il senso di separazione che questa famiglia sentiva dal resto del
mondo. Dopo alcuni mesi di
incontri, di cose fatte insienie, di proposte, arrivarono le
novità: alla figlia, a cui quasi
non si consentiva la frequenza scolastica, fu concesso addirittura di andare in gita
scolastica: il babbo iniziò un
percorso di alfabetizzazione;
la mamma per non essere da
meno cominciò a cercare un
lavoro mettendo un annuncio sul giornale locale. E le
imposte cominciarono a rimanere aperte per tutto il
giorno...».
Questa è una delle storie
che sono state presentate a
Palermo il 3 maggio, presso
la residenza del sindaco di
Villa Niscemi, nel corso del
convegno organizzato dal
Centro diaconale La Noce e
dal Comune di Palermo, assessorato alle Politiche sociali, dal titolo «Servizio educativo domiciliare, un modello di
prevenzione integrato con il
territorio». Questa iniziativa,
che ha visto la partecipazione
di molti operatori sociali di
Palermo, è stata proposta al
termine di un percorso sperimentale di due anni che il
Centro diaconale aveva attivato fin dal 1994 con educatori che avevano spostato il
centro (della loro azione educativa dalla struttura all’intemo delle famiglie.
La giornata era stata preceduta da un’analoga iniziativa
svoltasi a Firenze presso l’istituto Gould e ha rappresentato la sintesi della coUaborazione tecnica e di riflessione
fra queste due strutture della
chiesa, fornendo un concreto
esempio di sinergie ft’a opere
Palermo, quartiere Noce
diaconali. Oltre agli snodi legati alla dimensione tecnica
deH’intervento a cui hanno
dato consistenti contributi di
riflessione sia Beppe Taddeo,
coordinatore socio-educativo
del comune di Torino, che lo
staff’ dell’istituto Gould di Firenze, il convegno ha affrontato il problema del rapporto
fra ente pubblico e privato
sociale.
Su questo argomento abbiamo potuto registrare una
singolare sintonia fra gli interventi dello staff dell’assessore e quelli proposti dal
Centro diaconale, in particolare sulle funzioni che si deve
assumere l’ente locale. Sono
state ricordate le funzioni
primarie dell’ente pubblico,
la programmazione e il controllo. All’ente pubblico spetta il compito di fare le politiche sociali e in tal senso suo è
U compito di progettare, programmare, pianificare... Non
deve prevalere un’espansione che segua il cosiddetto
modello incrementale sconnesso, dove non esiste una
pianificazione degli interventi, ma ci si muove per accuipulazione progressiva di
quelle che sono le più diverse
sollecitazioni.
È necessario recuperare la
razionalità dell’intervento
pubblico. Per contro l’unica
garanzia per il privato sociale
viene dalla serietà con la quale l’ente pubblico esercita la
sua funzione di controllo, un
controllo non ispirato a criteri ispettivi ma volto a garantire la qualità del servizio. Più
che di nuove norme è necessario impadronirsi di una
cultura del servizio che riesca
a coniugare in modo nuovo
la responsabilità delle parti
nell’ottica del servizio all’utente. È stato sottolineato che
non si intende questa sfida
rivolta unilateralmente all’ente pubblico, ma che deve
coinvolgere prima di tutto i
privati nell’organizzazione
dei loro servizi. Una nota
conclusiva, forse marginale,
ma molto significativa. Al
convegno erano presenti
molte assistenti sociali del
Comune di Palermo. Alla ripresa dei lavori nel pomeriggio, cioè fuori «orario di servizio», erano di nuovo quasi
tutte presenti! C’è voglia di
fare in questa città, è un momento cruciale in cui i servizi
si stanno riorganizzando, in
cui le nuove leve non vogliono ripercorrgre i vecchi sentieri dell’assistenzialismo...
Buon giorno Palermo!
Fissato il calendario per l'ostensione della Sindone
Gli enti locali chiedono allo stato
venti miliardi per accogliere i pellegrini
Il Vaticano, proprietario
della Sindone di Torino, ha
approvato il programma di
ostensione di questa «icona
della passione di Cristo» in
due occasioni distinte. La
prima ostensione si terrà nel
1998, ricorrenza del centenario della fotografia della Sindone che rivelò per la prima
volta li «negativo» del volto e
quinto centenario di costruzione della Chiesa della Consolata dove la Sindone è custodita. L’ostensione si terrà
dal 18 aprile al 14 giugno. La
seconda ostensione si terrà
invece nel 2000, nell’ambito
delle celebrazioni per il «giubileo della redenzione».
Secondo il card. Giovanni
Saldarini, arcivescovo di Torino e custode della Sindone,
l’ostensione «offire l’occasione di un’esperienza forte non
solo alla Chiesa locale, ma
all’intera Chiesa italiana e alla cristianità. Il pellegrinaggio
per contemplare la Sindone
deve essere proposto come
strumento suggestivo per !a
nuova evangelizzazione» e
come impegnativo richiamo
alla conversione nel cammino che prepara al grande
«giubileo del 2000». «E necessario - aggiunge il cardinale amare questo lenzuolo sapendo ciò che si ama. Non
sappiamo se esso ha avvolto
il corpo di Gesù, certo ha aiutato molti credenti nel loro
cammino verso la santità».
La diocesi di Torino ha avviato la preparazione dell’
ostensione del 1998, in collaborazione con gli enti locali.
Si prevede l’attivazione di un
apposito sito Internet ed è già
stato realizzato un «logo» che
caratterizzerà i vari richiami
iconici. È anche in programma una serie di iniziative editoriali tra cui una collana di
libri divulgativi, la guida ufficiale dell’ostensione e vario
materiale audiovisivo.
L’ostensione costerà alle
casse dello stato almeno 20
miliardi. È quanto hanno richiesto gli enti locali torinesi
alla cassa centrale, «è lo stesso contributo - ha detto
Giampiero Leo, assessore regionale alla Cultura - che Torino ha ricevuto per l’ospitalità alla riunione dei capi di
stato dell’Unione europea».
La curia torinese e gli enti locali hanno già messo in fùn
DELLA
SINDONE
zione un «comitato per l’ostensione presieduto dal
card. Saldarini di cui fanno
parte l’assessore regionale
Giampiero Leo, l’assessore
comunale Ugo Perrone, la
presidente della Provincia
Marcedes Bresso e l’assessore provinciale alla Cultura,
Valter Giuliano. Il 17 giugno il
comitato informerà dei lavoro ipotizzati con il finanziamento statale.
venerdì 14 GlUGjffi
Sii min
L’Èditc
il diritte
M Protestantesimo in Tv 3
I deputati evangelici
di fronte al secessionismo
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
Tramite Protestantesimo
del 2 giugno abbiamo
avuto modo di sentire il parere di quattro neoparlamentari
evangelici sul problema del
secessionismo. Una scheda
illustrativa ci ha introdotto
nelle zone più «calde» e sensibili al richiamo della Lega. Un
dato che induce a qualche riflessione è che, in quest’area,
al basso livello di disoccupazione fa riscontro un altrettanto basso livello medio di
scolarizzazione. L’intervista
agli studenti di un liceo scientifico del bergamasco era emblematica, in quanto tutte le
posizioni vi erano rappresentate, da chi si sente lombardo
e non italiano a chi non vorrebbe mai essere definito
«padano», da chi ritiene che i
residenti debbano avere la
precedenza nei posti di lavoro a chi sostiene che il criterio
non deve mai essere la provenienza ma la preparazione.
Le dichiarazioni più aperte
e vigili contro il pericolo del
razzismo e dei luoghi comuni
sono venute comunque dalle
ragazze. Le valutazioni sul fenomeno, espresse dai presenti in studio, in collegamento
televisivo con Massimo Cacciari, sindaco di Venezia,
hanno evidenziato un sostanziale accordo sia pure con diverse sottolineature. Per Cacciari, come per De Benetti, è
necessario pervenire celermente a una serie di riforme
che rinnovino il sistema fiscale in direzione di un’autonomia impositiva, rivedano il sistema degli appalti, garantiscano trasparenza; in una parola, impediscano che l’ente
locale sia soffocato. Di federalismo (cosa ben diversa dalla secessione) hanno bisogno
soprattutto le regioni meridionali per essere responsabilizzate in prima persona.
Domenico Maselli, con
l’occhio dello storico, ricorda
che lo snellimento dell’apparato burocratico-borbonico
era già nelle intenzioni di Cavour, che aveva incaricato
Teodorico Pietrocola Rossetti, un evangelico, di predisporre un programma con
questo scopo. Siamo t
temente in forte ritard,,
do Spini approfondi®
diagnosi mettendo l’aj
sulla carenza in Ita^
un’etica della responsi
Anziché evasori, cioè «fu
dovremmo essere disp
a pagare le tasse ma nei
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all’impiego delle med
Dal canto suo lo stati
vrebbe però dare la piJ
lità ai cittadini di scaJr
molte delle spese sosta
per far emergere il son.
e moralizzare il sisten
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dini ed ente pubblico!
da costruire, un «patto e.
su cui tutti gli intervì
concordano (mentre, oj
Maselli, le uniche motìw
ni che sembrano muot
secessionisti sono di nij
economica).
Su richiesta del condii!
Paolo Naso, Giorgio Gai
ex direttore di Riforma, i
me il parere che la,ma|
ranza del protestante!
italiano sia contraria a|
divisione della nazioni
particolare alle Valli vai
l’idea federalista è viSil
nello spirito della benfl
«Carta di Chivasso» del 1
che egli vede favorevol
un’organizzazione delal
collettiva che parte dai|
muni. Anche Maselli pii
già questa strada anzid
ricostruzione di piccoli!
che non incontrerebbet
favore della gente. D’alt^
gran parte del protesta
mo del secolo scorso {
va contemporaneama®^
l’unità d’Italia e ai Coni
ma in una prospettivadii
to reciproco. Una vsfonf
riscoprire che, dice De Bei
ti, non contrasta col seti
«cittadini del mondo».
Al termine. Paolo ft
riassume il contenuto (W
battito nelle parole ci
«comunità, solidarietà
èponsabilità». Giudichi»
positivo che la rubricasi
ti le problematiche d’att
lità e che lo faccia, coni
questo caso, con analisi|
profondile senza temerej
del caso, di mettere a c
fronte opinioni diverse.
Indagine demoscopica delLAvvenlj
Il 60% degli italiani vuole
più autonomia regionale
Al 60% di italiani che si augura una maggior autonomia
delle Regioni in vari campi,
fa riscontro il 40% che vorrebbe mantenere l’attuale
organizzazione dello stato
pur auspicando maggior efficienza e minor spreco: è
questo il primo risultato
dell’indagine promossa dal
quotidiano cattolico «Avvenire» che ha coinvolto 4.510
persone dai 18 ai 75 anni.
Commentando i risultati il
sociologo Franco Garelli,
deU’Urtfversità di Torino, afferma che «la maggioranza
degli italiani giudica in termini negativi o problematici le
domande autonomistiche e
di secessione presenti in alcune regioni del Nord. Per i
2/3 della popolazione esse
indicano un’evidente mancanza di solidarietà. Stesso
giudizio negativo sulle posizioni della Lega Nord. Anche
in questo caso si registra nel
paese una certa articolazione
di posizioni dal momento
che circa 1 /3 degli italiani intravede elementi positivi in
queste istanze emergenti o
non le considera soltanto
un’espressione di egoismi lo
cali». Per quanto riguai
minacce secessionisbo
Bossi risulta che«perl*%
gioranza della gente egh^
a ottenere obiettivi •bte’^
o un maggior consenso t
tere politico, mentre! 1
ritiene che la secessioo J
diventato l’obiettivo
battaglie leghiate».
Inoltre, «solo la me®
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r In caso di mancato recapito si prega restituire
mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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In vai Chisone non arriveranno i miliardi dei Mondiali del
Sestriere; la sede della competizione sportiva del ’97 è in vai
Susa e per quella valle dovranno passare atleti e tifosi. Sul
versante pinerolese pochi interventi (a parte l’ospedale
Agnelli di Pinerolo). Da qualche settimana si stanno asfaltando alcuni tratti della strada statale verso il Colle e si potenzia la sicurezza raddoppiando i guardrail. Le code, specie
nei giorni festivi, restano e si prolungano per chilometri...
Va 1.11 moESl
VENERDÌ 14 GIUGNO 1996
Proprio in questi giorni,
sei anni fa, veniva approvata la nuova legge sulle autonomie locali, l’ormai nota
legge 142 che sembrava dover ridisegnare il ruolo dei
Comuni e delle Province, il
rapporto con i cittadini istituendo la possibilità di indire
referendum comunali, di avere un «difensore civico» che
proteggesse i cittadini dalle
mancanze della pubblica amministrazione. Poche settimane dopo, nel mese di agosto,
veniva approvata un’altra
legge, la 241 sulla partecipazione dei cittadini, sulla trasparenza delle procedure. Altre leggi sono state approvate
nel frattempo, sempre a difesa della gente; intanto, a partire dalla 142 nuove respon
ANNO 132 ^ N. 24
AUTONOMIE LOCALI
PALAZZO OSTILE
PIERVALDO ROSTAN
sabilità sono state attribuite
ai funzionari, dai tecnici ai
ragionieri fino al segretario
comunale. Dalle cominissioni per i concorsi sono stati
tolti i politici per inserire solo tecnici. Ma è cambiato
qualcosa di sostanziale? Poco e non sempre in meglio.
La partecipazione non è aumentata anzi si registra una
costante sfiducia in tutto ciò
che sa di «ente pubblico»; chi
ha osato covare qualche speranza di mutamento e magari
si era impegnato nella realizzazione degli statuti comunali
ne è rimasto profondamente
deluso. In Italia meno del 5%
dei Comuni ha istituito la figura del difensore civico; alle
valli lo hanno fatto 3 su 30 e
dunque una percentuale addirittura doppia di quella nazionale ma se chiediamo a quanti
ricoprono questo ruolo quante
volte e per che cosa siano,stati
chiamati in causa scopriamo
una casistica molto limitata. E
forse neppure i cittadini hanno
ancora imparato a rivolgersi al
difensore; si preferisce lamentarsi al bar o rivolgersi direttamente al sindaco, che deve fare i conti con i propri funzionari; e siccome negli ultimi
anni hanno fatto più politica i
magistrati che gli amministratori, ogni funzionario ragiona
su ogni pratica assolutamente
all’insegna del «1° assumersi
il meno responsabilità possibili». E così la partecipazione
resta utopia, ogni progetto va
avanti con esasperante lentezza, il «palazzo», comunale,
provinciale, regionale, romano continua ad essere visto
come nemico,..
rotestaog
orso I
leamaffial
! ai Colt,
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la visioníj
ce De Bei
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1 analisi!
I temerei
tere a ci
iverse.
Pinerolo
]I disagio
dei sindaci
del Pinerolese
Il disagio degli amministraf 'tori locali è emerso in tutta la
sua chiarezza lo scorso ve'nerdì 7 giugno durante un in.pontro promosso dall’associa, zinne «La fornace» a Pinerolo con gli eletti del Pinerolese
'■T'al Parlamento: l’on. Giorgio
Merlo e il sen. Elvio Passone
hanno ascoltato e preso atto
dagli interventi degli amministratori locali, del disagio,
delle difficoltà, del senso di
impotenza che opprime i sindaci del Pinerolese. Per la verità all’invito per la serata
hanno risposto in pochi (due
sindaci, Perosa e San Secondo, un vicesindaco. Torre
Pellice, un presidente di Comunità montana, la Pedemontana), qualche consigliere,
pochissimi cittadini.
Si è tuttavia parlato di rilancio del Pinerolese, dei primi passi degli eletti, del senso
di pesantezza della macchina
politica. «Ci troviamo spesso
• impegnati in pratiche totalmente inutili o che peggio
fanno perdere un sacco di
tempo», hanno detto i sinda®i; i rapporti con gli altri enti
(Provincia e Regione) non sono facili, i tempi per realizzare un’opera si dilatano. Anche il ruolo dei funzionari negli enti pubblici andrebbe riV visto: «C’è chi lavora e chi
I raggiunto il “posto” rapprei .senta un peso morto», ha detto il consigliere di Pinerolo
Tonino Chiriotti. E i segretari
^ comunali? Sono un supporto
Indispensabile alla macchina
pr- comunale o un freno alle iniv.riative? «In questo poco tem! Po - ha detto Giorgio Merlo 15 Comuni ho avuto la ri; chiesta di cambiamento del
' segretario; dunque un malessere esiste». È stata chiesta
maggiore programmazione,
m relazione alla gestione del
territorio e una specifica richiesta è stata portata sulla
questione della centrale nucleare francese Superphénix.
Che cosa pensano i membri delle chiese valdesi del successo del Carroccio?
La Lega e ¡1 malessere dei «marginali»
La Lega ha sfondato anche
alle Valli; nella stragrande maggioranza dei Comuni è
il primo partito anche se in
centri importanti come Torre
Pellice o San Germano, Pramollo o Bobbio non è così.
Resta comunque il fatto che
anche in quei paesi, come
Rorà 0 Prali, dove storicamente la sinistra ha sempre
ottenuto brillanti risultati,
questa volta i candidati del
Carroccio hanno fatto il pieno
di voti. Hanno contato di più
gli slogan di Bossi o la presenza di due candidati locali
come Micol e Pugliese? C’è
ancora un qualche collegamento col concetto di federalismo proposto dalla «Carta
di Chivasso»? E ora, l’avanzare del concetto di secessione, delle camicie verdi, potrebbe indurre qualcuno a
cambiare idea? Abbiamo sentito alcuni dei deputati delle
chiese delle Valli impegnati a
San Germano con i lavori
della Conferenza distrettuale.
«Molto probabilmente la
gente auspicàva un cambiamento - dice Ileana Lanfranco, di San Germano - e forse
ha creduto che nell’Ulivo ci
fossero gruppi troppo diversi.
Oggi penso che, dopo i proclami di Bossi sul secessionismo, la Lega qui da noi non
otterrebbe più i risultati del
21 aprile». «Tante persone dice Remo Dalmas, di Villar
Pellice, uno dei Comuni dove
la Lega ha conseguito un
maggiore successo - hanno
votato Lega credendola una
forza diversa da quello che è.
I giovani forse hanno votato
Bossi per protesta».
a Rnrà mreolo dliro
della sinistra e del socialismo
in particolare, la Lega è il primo partito: «Purtroppo - dice
uno dei deputati, Sergio Rivoira - si parla tanto del malcontento; secondo me è mancanza di cultura politica, di
capacità di andare a fondo dei
problèmi. Penso che da noi, a
votare Lega, siano stati gli
anziani non certo i giovani».
«Probabilmente molti si sentono attratti dall’idea di federalismo fiscale più che dai
proclami alla secessione di
Bossi - aesiunee Nadia Pey
rot, deputata di Prali; - c’è
volontà di autonomia per i
Comuni e per le Regioiii, i
piccoli artigiani sono in difficoltà». Può aver influito il
fatto di aver due candidati locali? «Personalmente - aggiunge Nadia Peyrot - conoscevo solo Ettore Micol che è
stato mio professore di storia;
certo per qualcuno l’avere un
candidato conosciuto può
aver rappresentato un motivo
di flducia».
«I partiti di sinistra - aggiunge Giovanni Tron, di
Massello - non hanno mai
voluto occuparsi di problemi
marginali o locali; sulla montagna ci sono problemi specifici: chi li ha agitati ne è stato
premiato. La gente è arrabbiata per una serie di ragioni:
la sinistra ha proposto sacrifici quando sa che sono insostenibili da zone povere come le nostre. È chiaro che il
voto alla Lega è un voto di
retroguardia; si sa che verranno al massimo risolti alcuni problemi dei piccoli impreniditori ma gli abitanti dei
nostri paesi montani hanno
fatto questa scelta».
Il decennio 1860-1870 fu per le chiese
valdesi un periodo di intensa attività,
proiettate com’erano verso l’evangelizzazione dell’Italia. Questa attività fu intensa non solo per la mole di lavoro che
i colportori (venditori ambulanti delle
Sacre Scritture), i maestri e i pastori
compirono, ma anche e soprattutto per le
molte e profonde esperienze che essi ebbero modo di affrontare.
Giovanni Rostagno, nel suo libro autobiografico Le mie memorie, pubblicato
postumo nel 1946, ricorda alcune tappe
della sua vita e di quella di suo padre in
questo campo. Vi si incontrano nomi oggi scomparsi dall’orizzonte delle comumtà evangeliche, che hanno però avuto
in quel decennio un significato pieno di
speranza e di attese per molti. Uno di
questi luoghi è Guastqlla, in provincia di
Reggio Emilia. Lì operò, dal 1865 al
1867, Francesco Rostagno, non senza
grandi difficoltà, anche per l’opposizione aperta del vescovo della città.
Il pastore Rostagno ebbe fra l’altro a
IL FILO DEI GIORNI
PULPITI
BRUNO BELLION_________
presiedere i «funerali di un giovane,
svizzero di nazione ma italiano di cuore,
che volontario aveva combattuto nel Tiroto coi Garibaldini. Tre volte ferito,
era spirato dopo parecchi mesi di sofferenze», durante i quali, siccome apparteneva a famiglia evangelica, egli lo aveva
assistito. «Alle quattro, sabato, il corteo
funebre, preceduto dalla banda e dalla
guardia nazionale, moveva lentamente
dalla casa di E., attraversando la città,
ed a capo di via Gonzaga volgeva a destra e si andava a fermare con immenso
popolo sulla piazza più grande di Guastalla. Là, ai piedi del campanon, era
stato messo il pulpito della nostra sala
di culto. Vicino al pulpito si fermò il
carro mortuario».
La cosa curiosa è che il pulpito sia stato trasportato sulla piazza della cittadina.
Difficilmente oggi penseremmo a una
cosa del genere, e non solo perché i nostri pulpiti sono troppo massicci! Vi era,
probabilmente, una sensibilità che abbiamo perso; il voler indicare, anche visivamente, che quell’annuncio fatto sulla
pubblica piazza è lo stesso che, in condizioni normali, avviene nella comunità
dei credenti riuniti ^r il culto, nel tempio o nella sala. E ripenso àd un paio di
immagini molto note che illustrano dei
culti delle cosiddette «Assemblee del deserto», quella tipica forma in cui si
espresse la fede dei riformati delle Cevenne dopo gli avvenimenti tragici seguiti alla revoca dell’editto di Nantes.
Nella campagna o in una grotta si tiene
il culto. E il pastore parla dal pulpito. E
sappiamo che vi erano pulpiti smontabili, che venivano trasportati dai fedeli
pezzo per pezzo e rimontati sul luogo.
In QmsTO
Nvmm
Occupazione
Gli ultimi dati resi
dairdsservatorio regi
le sull’occupazione in Piemonte sembrano autorizzare a un moderato ottimismo. Secondo ITstat inlatli
stiamo assi.stendo a un discreto aumento delle possibilità d’impiego, soprat- j
tutto nel settore del lava^?
dipendente. Sarebbero it("
calo invece, come già rilé^.
vato alla fine dello scorso;
anno, gli avviamenti al
«primio lavoro». ]
Pagina III
Protezione civile
Di fronte alla possibilità,’
che si verifichino eventi
naturali o comunque emer-*
genze sul territorio, è indispensabile che quanti ope- ,:
rano nel settofe della prò-,
lezione civile siano allena-;
ti e addesttatì a operare ih'
perfetta concertazione. Co-sì a Lusema San Giovanni
si sono riuniti per un’eser-|
citazione operatori della;
Croce Rossa, radioamatt^
vìgili del fuoco; nella spe-s
ranza, ovviamente, che ìt|
loro intervento non sia necessario
Pag
Musei valdesi
L’esi^nza di coordinare
Fattività dei musei delle
V^i è stata ribadita in un
incontro tenutosi a Perosa
Argentina il 22 maggio
scorso.
'PAGINilli
Polo di sviluppo
È stato presentato a
nerolo il progetto relatiy<^|
alla creazione di un pokf
integrato di sviluppai
ratea individuata sarà dcfe
tata delle infrastrutture ne^
cessarle entro il 1998i^
L’impenditoria è il prinà«;
pale interlocutore degb en- J
ti pubblici per il progetto;
Pagina DÌ
8
PAG. Il
Piazza di San Lorenzo a Angrogna
ANGROGNA: NUOVA BIBLIOTECA — Sabato 8 giugno,
durante una giornata di festa dedicata soprattutto ai bambini, con giochi creativi e l’apertura del rinnovato parco giochi, è stata inaugurata la biblioteca comunale, che ha sede
al pianterreno dell’edifìcio che ospita anche le scuole, sulla
piazza del capoluogo. San Lorenzo. Il Gruppo teatro Angrogna ha letto brani sulla vai d’Angrogna, dai viaggiatori
inglesi del ’600 a De Amicis, Marie Bonnet e Jacopo Lombardini. Al momento attuale la nuova bilbioteca ha una dotazione di circa mille volumi, in parte donati da privati e
dal Concistoro della chiesa valdese, in parte fomiti dal sistema bibliotecario pinerolese, rappresentato per l’occasione dalla infaticabile Isa Demaria, e in parte acquistati
daH’amministrazione comunale, che ogni anno destinerà
dei fondi per l’ampliamento della neonata bibliotecà. Sono
numerosi i progetti che accompagnano la nascita della biblioteca angrognina: presentazione di libri, creazione di un
punto di incontro per bambini e ragazzi per lo studio, orario flessibile. Attualmente, grazie al volontariato di quanti
si stanno occupando della sua gestione, la biblioteca è
aperta tre giolmi la settimana: il martedì dalle 14,30 alle 17,
il giovedì dalle 17 alle 19 e il sabato dalle 9 alle 12.
NUOVO ARRESTO PER MONDINO — Ennesimo episodio
giudiziario in cui è coinvolto il commercialista pinerolese
Silvio Mondino; questa volta il professionista è stato sottoposto agli arresti domiciliari nell’ambito di una indagine
condotta a livello nazionale sulla creazione di società fantasma da parte della Guardia di finanza di Grosseto. Mondino
è accusato di aver cercato e procurato società e aziende
inattive; in questo modo, trasferendone la sede in tempi
molto brevi, si trovava il modo di emettere false fatture.
PINEROLO: COORDINAMENTO FEDERALISTI LIBERALI — Gli aderenti Federalisti liberali di Pinerolo hanno
eletto il coordinamento del movimento per la zona nelle
persone di Andrea Gaspari, Mario Prina e Barbara Camusso. L’intento del gruppo, che fa riferimento all’ex deputato
Lucio Malan, è quello di lavorare in vista dèlie prossime
scadenze elettorali riaffermando i principi liberali e federalisti e quelli contenuti nella Carta di Chivasso.
CENSIMENTO DEI CASTANICOLTORI — La Comunità
montana vai Pellice da alcuni anni segue con particolare attenzione il settore della castanicoltura e, pur nella limitatezza di ifondi a disposizione, sta realizzando diverse iniziative
finalizzate al miglioramento delle produzioni e ad un rilancio economico sul mercato. Nel programma di quest’anno
riveste particolare rilevanza il primo censimento dei castanicoltori e delle potenzialità castanicole che consentirà di
avere a disposizione una situazione aggiornata di questo
settore in valle e permetterà di avviare indagini di mercato
per ricercare nuovi possibili sbocchi commerciali. L’Ufficio
tecnico della Comunità montana ha predisposto un modulo
di autocertificazione per indicare le potenzialità produttive,
la disponibilità a conferire la propria produzione ad un ipotetico consorzio che si dovesse creare in valle, le varietà dei
castagni jrosseduti. I castanicoltori, coltivatori diretti o meno, sono invitati a ritirare il modulo e restituirlo compilato
presso gli uffici tecnici della Comunità montana vai Pellice
in via Caduti per la Libertà a Torre Pellice, tei. 932262.
PINEROLO: IMMAGINI DELL’INTERNO — Dal 14 al
19 giugno Pinerolo ospiterà una .serie di spettacoli, teatrali e
musicali sotto il titolo di «Immagini dell’interno». Ogni
giorno ci saranno appuntamenti pomeridiani in piazza San
Donato, piazza Verdi o all’expo Fenulli; ogni sera teatro in
piazza San Donato alle 20,30 ed eventi musicali a palazzo
Vittone alle 22. All’expo Fenulli s^à in visione una mostra,
aperta al pubblico, dalle 16,30 alle 19,30, su «Burattini e
materiali di scena di Mario Perozzi e Domenico Baldi».
PINEROLO GEMELLATA CON SAN FRANCISCO —
Pinerolo si prepara a vivere un altro momento di festa
all’insegna del gemellaggio. Dal 20 al 23 giugno si svolgeranno diverse manifestazioni che suggelleranno il rapporto
fra Pinerolo e la lontana San Francisco (California, Usa).
L’arrivo delle delegazione ospite è previsto per le 18 del 20
giugno: venerdì visita alla città, sabato partecipazione alla
manifestazione in Torino per il premio «Piemontese nel
mondo»; domenica manifestazioni a San Pietro Val Lemina, concetti e pranzo piemontese alTExpo Fenulli.
E Eco Delle Vai.o ^ldesi
venerdì 14 GIUGNO
Presentato lo studio dell'Osservatorio regionale
L'occupazione nel Piemonte
L’assessore al Lavoro e
all’Industria della Regione
Piemonte, Antonio Masaracchio, ha recentemente presentato la situazione del mercato
del lavoro nella regione elaborata dal competente Osservatorio regionale. Le rivelazioni Istat sulle forze di lavoro in Piemonte al gennaio ’96
è sostanzialmente positiva.
Nella nostra regione infatti si
è registrato un discreto aumento dell’occupazione (ora
gli occupati sono 1.675.000)
contro una diminuzione delle
persone in cerca di occupazione, stimate in circa 152.000
unità. Il dato piemontese si
presenta in linea con quello
delle altre regioni del Nord
fatta eccezione per il NordEst dove il dato occupazionale è decisamente superiore.
Dalla rilevazione emerge,
per quel che riguarda la dinamica occupazionale, il saldo
negativo del commercio (meno 4,1%), cosa che frena l’espansione del terziario che
sarebbe in crescita soprattutto
nel settore dei servizi alle im
prese; emerge poi la significativa crescita dei lavoratori
dipendenti (bene soprattutto
l’industria i cui addetti salgono da 566.000 a 594.000 addetti) e al contrario un arretramento del lavoro autonomo, arretramento determinato
in parte dall’agricoltura, dove
è confermata la caduta occupazionale (-13,3%) già registrata gU anni passati. In questo settore infatti si è passati
dai 138.000 occupati nel ’93
agli attuali 78.000.
Per quanto riguarda gli avviamenti al lavoro nella emerge che continua la flessione
già segnalata negli ultimi mesi dello scorso anno. Il calo
(si parla nel complesso del 14%) interessa principalmente
l’industria ma è consistente
anche il saldo negativo dei
servizi privati concentrato
particolarmente in provincia
di Torino. Segnali positivi arrivano invece sulTutilizzo degli ammortizzatori sociali: è
confortante infatti il dato
sull’andamento delle ore di
cassa integrazione, autorizzate
dairinps, nel semestre ottobre
’95-marzo ’96 praticamente
dimezzate rispetto allo stesso
periodo del ’94-95; anche per
la mobilità, altro importante
ammortizzatore sociale, i segnali sono positivi con 1.200
iscritti in meno nelle liste. Segnali positivi che però sono
mitigati dal fatto che il flusso
in entrata è pur sempre alto.
Tuttavia, se i dati fomiti dall’
Istat per la disoccupazione dicono che il tasso è del 8,3%
con una tendenza al ribasso
gli iscritti all’ufficio di collocamento invece tornano ad
aumentare e nel primo trimestre del 1996 erano quasi
300.000 le persone iscritte
nelle liste. La discrepanza fra
i dati è stata giustificata dall’
assessore Masaracchio col
fatto che i dati fomiti dal Collocamento sono più recenti rispetto a quelli dell’Istat, che
si riferiscono al gennaio ’96,
il che vorrebbe dire che la situazione disoccupazionale sta
peggiorando anche se bisogna
aspettare i prossimi dati Istat
per saperlo.
Esercitazione dei volontari a Luserna San Giovanni
Prove di protezione civile
Parecchie decine di volontari si sono riuniti domenica
scorsa nei pressi degli impianti sportivi di Luserna San
Giovanni per la prima giornata dedicata alla protezione civile. Vi hanno partecipato
gruppi di volontariato non solo della valle ma anche di altre zone del Piemonte, a testi
moniare come ovunque si stia
lavorando alla formazione di
persone in grado di intervenire con efficacia in caso di incidenti o calamità. Ci sono
state dimostrazioni di intervento, simulazioni, la presentazione dei gruppi presenti,
dalla Croce Rossa ai vigili del
fuoco volontari, dalle squadre
antincendio boschivo al grappo cinofilo; per i collegamenti
con gli altri paesi o con la
Prefettura il gruppo dei radioamatori. Luserna San Giovanni da tempo aveva approvato un primo piano di intervento di protezione civile e
nel corso dell’ultimo anno ha
redatto un nuovo regolamento. Censiti i vari grappi coinvolgibili, definite le rispettive
competenze, i collegamenti,
tutta la macchina fa capo ad
un comitato comunale che
comprende amministratori,
dipendenti comunali, responsabili deirUsl, del Corpo fo
Esercitazione di protezione civiie
ASSICURAZIONI
^UseojrBsVita
Agente.
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
Agenzia generale
via Trieste, 47 - Pinerolo - tei. 0121 /7Ó464
restale dello stato, dei volontari. È stata redatta una carta
del paese con i punti dove
collocare eventuali tendopoli,
far confluire persone sfollate,
far atterrare gli elicotteri; sono stati individuati i punti di
rischio, le differenti calamità
che potrebbero colpire la valle
(alluvioni e terremoti anzitutto, ma anche trombe d’aria,
incendi, esplosioni). Tutto,
sulla carta, è previsto e in
qualche misura sotto controllo; le esercitazioni periodiche
servono anche a far sì che nel
malaugurato caso sia necessario, gli interventi siano effettivamente efficienti ed efficaci.
COORDINAMENTO
SCOUT — 11 14, 15 e 16
giugno si svolgerà una
camminata sulle punte della vai Germanasca; tappa
per dormire al colle del
Beth, costo per il pernottamento lire 30.000. Riservato ai ragazzi sopra i 13 anni. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a Dario
Tron, tei. 0121-81319 o a
Massimo Long (953107).
LUSERNA SAN GIOVANNI — La società di
cucito di San Giovanni organizza il bazar, domenica
16 giugno, alle 14,30, nella sala Beckwith.
FRALI — Domenica 16
giugno, culto alle 10. Dal
16 al 20 giugno ci sarà la
gita dei giovani a Venezia
e a San Fedele Intelvi;
iscrizioni presso il pastore.
La partenza è alle 11 davanti al tempio, Tarrivo alle 22,36 del 20 a Pinerolo.
SAN GERMANO CHISONE — Sabato 15, alle
20,30, culto a Porte. Domenica 16, alle 10, culto
con assemblea di chiesa; in
discussione la relazione
morale del concistoro.
VILLASECCA — Domenica 16 giugno culto a
Combagarino.
Pinerolese
Le famiglie
e i problemi,
di alcolismo
OUIDO CASTICLIA
Un centinaio di persona
attente e partecipi, ui
mattinata riuscita; lerAGal
(associazioni club alcolisti im
trattamento) delle valli pin,
rolesi hanno realizzato dona
nica 9 giugno a Torre Pellii;
uri «interclub» sul tema «In]
serimento nei Cat di famigli^
con problemi complessi».
La giornata si è svolta coi
molta scorrevolezza, seti:
stanchezze; molti interventì
arie
«lo, S(
IO. Un
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il nome
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di ex alcolisti e rappresentan* itila Terre
si è all
il lavoro
innerato
ìtto. Ha
ove
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di decoli
ti di famiglie che hanno espq.Kestero,
sto le loro esperienze, no^
senza emozione, fino alle l|
con una conclusione quasi fa.
migliare: un rinfresco amùi.
chevole, naturalmente a base]
di analcolici. La mattinata hi
visto Anche la consegna di|
diplomi da parte del presi-ì 'Dfuturo
dente dell’Arcat regionale,im a Voi
un gesto simbolico che può.] i un libro
acquistare un significato im-i Ibreria coi
portante per chi lotta contro!; iiogo dov
Titani dell’alcol. . «r parlare
Quali gli obiettivi da perse*; iiare ed el
guire? È importante che l’al*/ ¡libraio t
corista si senta in qualche'! Orae’èUc
modo protetto, non isolato, mi ficare e m
poche parole in famiglia, pef-. ^la prpt
ché spesso è proprio questa, mala’libr
che manca o cede alla violenza distruttiva quotidiana dei’
alcolismo; solitudini e insicu*;!
rezze sono problemi che vanno a stratificarsi e portano)
inevitabilmente a sostenimeoia
ti psicologici effimeri che^
tanagliano la propria vita eh
sprofondano in abissi da|A
quali è difficile, se non iffl/«
possibile, riemergere. Gon essa si sgretolano leganti faiiii4
liari e, come a catena, nasco*:
no nuovi e drammatici prci
blemi a quelli che ruotano iiÿ
tomo a questa spirale. v ;
Ma l’Acat sta dimostrando?
che esiste una speranza.
Ée.era.N(
«Sì, è c(
[Inghilteri
landa qi
ria è V
¡Q, ci
®i, ci se
lino i
pe è ut
i^az
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sá^per f
lamo
liieon ale
üibrare
{ïêsenz
illa edito!
poco spai
sciali e
agognata, quella di uscire dal' })azio ai
circolo vizioso, esiste una fa- òli edito]
miglia che comprende perché b, Zanzi
ha già vissuto le stesse espe- ^stam]
rienze negative e le ha viste, e ligrande
può fornire gli strumenti per pdustria
poter superare crisi che sembrano insuperabili. Gli alcohsti devono però sapere che
per raggiungere i risultati desiderati occorre tempo, costanza, metodo e insistenza
oltre die, è giusto dirlo, sofferenza. Perché significa soffrire l’abbandonare l’unica cosa
al mondo che ha aiutato e sostenuto per tanti anni, que
bicchiere invitante dietro il
quale dissolvere le paure e
conquistare la forza
ria per affrontare la vita, qu®
bicchiere ingannatore che oi*
fre rifugio e che si rivelerà tana di una bestia divoratrice
del corpo e della mente.
L’Acat è un luogo che accoglie i bisogni e i quesiti posti anche dai familiari cercando, insieme ad esperti opera*
tori, le giuste proposte, cos •
tuendo una realtà permeo”
di sostegno morale e
gico. Ma come è normale pe
le grandi battaglie, il
voler vincere dev’essere
corista in persona e
avrà vinto la sua battagli®
avia vmtw la ¿»wt»
trà affermare con
come è successo propno
menica mattina: «Sono u
alcoli.sta».
VAIPEUICE
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Luserna S. Giovanni
’ informazioni su _________
sport, scuola» lavot^ ’*’**^.,
viaggi, tempo Id«*®
Lunedì è venerdì oh
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)ì 14 GIUGNOO 1996
'iniziativa di tipa «nordeuropeo»
[a libreria «Volare»
lazio di incontro
E E03 Delle vai.o "^àldesi........
Il progetto è stato presentato a Pinerolo il 5 giugno
Un polo integrato di sviluppo
PAG. Ili
pL 8EB0I0 TUBTULICI
nuova libreria a PineI jolo, sotto i portici di via
[ino. Un’impresa commer
personi
ùpi- uni
-olisti in' ¡ale ma anche culturale, non
‘IH Pin^ oloferché vende libri. Un’
to dotB« ueffla che dell’impresa suge PelM (Àsce la missione: «Volare»
;ma «Ini gitóolare che all’impresa
famigli^ I il nome, Marco Vola, ma
ssi». jche un vissuto di esperien'olta coni le un progetto ambizioso,
a, senzd Vola ha lavorato in più azieniterveni Je,Mlla direzione marketing
■esenti jeilaÌerrero, è stato a lungo
no espo4 ill’«tóro, ha imparato le linize, noy we, sii allargato gli orizzonti
3 alle jiUawro, pur prestigioso e
quasi fa-i ¡taunerato bene, gli è venuto
co ami«:s &o. Ha aperto un minuscoc a base) iopunto vendita di libri, in via
rinata ha) Ènte Grappa, e di lì ha decisegna di| sodi decollare per volare alto,
ri presi- H futuro ha un cuore antico,
gionales^ lico a Vola, citando il titolo
che può;i finn Ubro di Carlo Levi. La
cato im-i Ibreria com’era una volta, un
contro i oogo dove ci si incontrava
er parlare di libri, per scamia perse-? filare ed elaborare idee, dove
che Tal-, 1 libraio sapeva consigliarti.
Orae’è il computer per classiicare e memorizzare i titoli
della produzione editoriale
mala libreria ritorna quella
,. Non è così?
«S, è così - dice Vola - in
^Inghilterra, in Francia, in
landa quasi sempre una li'eria è un luogo animato,
ido, ci si ritrovano i giorni, ci sono spazi perché ci
shino i bambini. L’intenI utilizzare il vantaggio
non im^ spazio interno per poter
. Con es- ; ■ doversi liberamente tra le
mi fami-L | sal^r fermarsi a discutere,
a, nasceri , peiSialogare con l’autore,
tici prt^ I jpiamo connotare la libreMfion alcune idee-forza. Rieilibrare nello spazio libreria
ipesenza della grande e picwlaeditoria, dando molto più
ai piccoli editori. Piccoli editori come Fazi, Selleùo, Zanzibar, Iperborea, Pascli stampano splendide cose,
filande qualità ma la grande
industria editoriale gli lascia
poco spazio e visibilità negli
scaffali e banchi di vendita, e
qualche?!
solato, il:
glia, per
0 questa
a violenana dell’
e insicu-'
che van-s.<
portane#
tenimen»?
1 che ai
vita eh
lissi dáí
otano ili
; che of?elerà taforatrice
te.
ostrando'
za, la più :
iscire dal
; una fale perché
5se espea viste,e
lenti per
:he sentili alcolilere che
aitati deapo, coisistenza
lo, soffe;a soffrilica cosa
ato e semi, quel
dietro il Quanti passando in via
paure e »ec^ith a Torre Pedice, pronecessa- i®J|Ìenti anche dall’alta vai
dta, quel ^ elliee, in auto, in bicicletta e
col trascorrere di alcuri decenni avevano perso
abitudine di volgere lo
[guardo alla Torre dell’ex
che ac- (ora sede del Centro
il libraio che vende il grande
editore diventa un gestore del
magazzino periferico del
grande editore. Selezionare
gli editori e i titoli, l’assortimento di prodotti libro è la
scelta che privilegiamo proprio per premiare la qualità
dei prodotti, per far crescere il
livello culturale, la* qualità
della domanda.
È anche una scelta di politica commerciale quella di tenere il magazzino leggero, di
non tenere la merce immobilizzata. C’è, riteniamo, in Italia un grande potenziale di
crescita del mercato del libro
perché è vero che si legge poco, che i media si buttano sdì
titolo che fa moda, sul bestseller, che il supermarket vende l’instant-book e lo shortbook (i 1000 lire) ma appunto
c’è un campo enorme per i librai che vendono e fanno cultura, come per la distribuzione di consumo specializzato
che, in concorrenza con la
grande distribuzione torna a
privilegiare la qualità, la soggettività, il rapporto umano».
Chiedo a Marco Vola se la
sua libreria ha un segmento di
pubblico particolare su cui
puntare. «I bambini, i ragazzi,
i giovani soprattutto. Ci sono
sale proprio per loro dove
possono trovare libri adatti alla loro età, narrativa, saggistica e intrattenersi, fare gruppo.
“Volare” si muoverà in sintonia con chi a Pinerolo fa teatro (il Teatro incontro per
esempio), cineteca, con i promotori culturali, il Comune ed
altri». Lei è valdese. Vola, mi
pare. Terrete anche i libri della Claudiana, l’editrice evangelica? Cosa pensa di Claudiana? «Abbiamo tutti i titoli
Claudiana. Di Claudiana penso che si è chiusa in un ghetto, sia produttivo che commerciale e che dovrebbe cercare di uscirne». Che cosa significa «Volare» oltre ad essere derivazione di Vola? mi
pare di capirlo ma me lo dica
lei... «Significa libertà, autonomia, fantasia, immaginazione creativa».
tesiti poi cercati"
tf operate, costimanente
psicolomalepef
primo a
jere l’a*'
quandi
rgogliO'
iprio dolo un ex
^turale valdese e degli uffici
^¡^nistrativi della Ciov) per
’“'F^arsi' dell’ora che il qua“^te dell’orologio segnava,
riobbiamo all’iniziativa di
ttostro concittadino se fit Qn è stato ripristinato
' ®^t^canismo che misu192n Hn dal lontano
tiTp^àf segnato lo scor
ore di alcune gene
il^**Ha però è fattibile senza
“iorso finanziario. Ro"ochet (via R. d’Azeso ^^066) ha dato cor
«1 operazione fidando nel
- ^Huto di 1 milione assi•Sli da un Ente e accol■tn? la diffe
liro 11 ammontante a
mg r’^rip OOO facendo affida® not? ri'ovare, tra i toltesi
Con ?’ . generosi amici che,
«I n Hi 30.000 lire
permettano di rientrare
DAVIDE BOSSO
Il progetto e le forme dì investimento per la creazione di un polo integrato di sviluppo (Pis) nePComune di
Pinerolo è stato presentato,
dagli assessori Pietro Rivò e
Elvio Rostagno e da rappresentanti della Fin Piemonte,
agli imprenditori interessati
ad insediarsi nella zona, mercoledì 5 giugno nella sala di
rappresentanza del Comune
di Pinerolo.
Il «polo integrato» che
confinerà con il territorio di
Reietto dovrebbe sorgere tra
la statale 589 e la-ferrovia interessando un’area pari a
200.000 metri quadri di superficie fondiaria (di cui
100.000 copribile). La zona
sarà completamente urbanizzata (in parte utilizzando fondi Cee e in parte per mezzo
della Fin Piemonte^ la finanziaria regionale) è previsto
un raddoppio della Statale
589, la costruzione di uno
scalo ferroviario (che dovrebbe sostituire la stazione di Riva), la costruzione di una serie di servizi per le aziende
(banche, posta, alberghi, ristoranti ecc.) vi sarà poi la
possibilità di avere un depuratore di tipo consortile in
funzione del tipo di insediamento che si avrà e pare che
TAcea abbia anche in progetto di dotare la zona di un impianto di teleriscaldamento.
Nell’area interessata vi saranno insediamenti che vanno
dall’artigianato alla piccola e
grande industria, non saranno
ammessi invece insediamenti
puramente commerciali.
Presumibilmente, tenuto
conto dei tempi imposti per
poter avere accesso ai fondi e
in attesa della delibera regio
Cultura valdese
Coordinare
l'attività
dei musei
GIOBGIO TOUBN
naie, entro la fine dell’anno
saranno dati gli appalti per le
opere di urbanizzazione e i
lavori dovrebbero chiudersi
antro il 1998.
I capannoni verranno fomiti, agli imprenditori interessati, dalla Soprim, società operativa controllata dalla Fin
Piemonte, con agevolazioni
particolari per chi decide entro il ’96 di insediarsi; agevolazioni sono anche previste
per chi vorrà costrazioni con
tetto piano inerbito. Nel corso
dell’incontro è stato anche distribuito un questionario agli
imprenditori interessati ad insediarsi nella zona del Polo
integrato, al fine di ricavare
notizie preventive sul tipo di
aziende, sulle caratteristiche
ecc. che questi nuovi insediamenti dovrebbero avere e tener conto quindi delle varie
esigenze.
Le reazioni al progetto e alle modalità di insediamento
sono state favorevoli da parte
dell’associazione di categoria
dagli artigiani, che confida
nell’-esperienza in, questo
campo ^elìa Soprim, e si è
anche parlato di appoggio
esterno da parte di Artigianfidi a Fin Piemonte. Alcuni
imprenditori e artigiani presenti in sala hanno chiesto
però cosa dovrebbe spingerli
ad investire proprio in quella
zona e non in zone, ad esempio, ad essa limitrofe; la risposta dei relatori è stata che
quella che dovrebbe nascere
è un’area completamente urbanizzata e attrezzata per le
esigenze delle imprese, a differenza di altre zone.
Qualche perplessità, infine,
ha destato in alcuni il fatto di
non poter costmire in proprio
il proprio capannone. Nel
complesso comunque gli imprenditori presenti si sono
mostrati relativamente favorevoli al progetto. Meno favorevoli invece sono gli attuali proprietari dei terreni
che reputano troppo bassi i
prezzi loro proposti ma questo, è stato detto, è reso necessario al fine di rendere interessante l’investimento per
gli imprenditori. Investimenti
su cui l’amministrazione comunale punta molto al fine di
creare in prospettiva nuovi
posti di lavoro.
Settima edizione a Torre Pellice
Tecnica musicale
nella spesa. Riattivare l’orologio non solo soddisferà molti
nostri concittadini ma contribuisce a arricchire Torre di un
arredo che già in passato era
considerato di uso pubblico.
Antonio Kovacs
Torre Pellice
Cara redazione
Cara redazione,
curo i pezzi che mando al
giornale, un po’ mi spiace
leggerli storpiati. Nell’articolo Il significato del villaggio
Agnelli (n. 23), «ragazzi dèlia
scuola media» è stato diminuito in «ragazzini», inutile
carineria; «fare come Ford»,
frase virgolettata perché riportata come fu detta, è diventata «fate come la Ford»,
trascrizione che confonde costruttore e ditta ed è meno
espressiva; l’aggettivo «progettuale» riferito a due diversi disegni di integrazione fabbrica-territorio è diventato
«professionale», cosa che potrebbe far pensare, nel contesto, che gli Olivetti avessero^
più capacità iinprenditonale
degli Agnelli.
N. Sergio Turtulici
Pinerolo
Per il settimo anno consecutivo toma a Torre Pellice il
«seminario di tecnica e interpretazione musicale», organizzato dal Collegio valdese
e dal Centro culturale, con
Daniele Gay come docente di
violino e musica da camera, e
Frances Marie Uitti come docente di violoncello. Fin dalla
sua prima edizione, quésto
corso si è staccato dalle iniziative di altre città, sia perché le lezioni sono tenute
sempre dai docenti, e non dai
loro assistenti, sia per il prezzo politico delle iscrizioni
(integrato da due anni da una
borsa di studio del Caffè
Londra) che finora è stato
possibile mantenere grazie al
fattivo appoggio della Crt.
, I risultati dopo sette anni
sono più che soddisfacenti:
molti allievi si sono qualificati ai primi posti in importanti
concorsi, come quello di Vittorio Veneto, e hanno tenuto
alla fine dello stage i «concerti di chiusura» nel tempio
valdese enei centro storico di
Lusema, con un’apprezzabile
affluenza di pubblico.
La presenza di una personalità di livello intemaziona
le, come Frances Marie Uitti,
e la lunga esperienza di musica da camera di Daniele Gay
garantiscono il rigore culturale e l’approfondimento tecnico che un corso di perfezionamento deve offrire, e propongono agli allievi dei corsi
intermedi un modello di studio e di lavoro su cui costmire il proprio percorso.
Quest’anno il corso si tiene
dal 17 luglio al 3 agosto, nella sede del Collegio valdese,
e chi desiderasse altre informazioni può rivolgersi alla
segreteria del Collegio stesso. I concerti, come di consueto, saranno tra la fine, di
luglio e i primi di agosto.
Il comitato organizzatore
del corso auspica una viva
partecipazione della comunità a questo evento, oltre
all’interessamento di quelle
stmtture locali che potrebbero aiutare la crescita di un’
iniziativa importante per il
tessuto culturale della zona e
attraente per quanti trascorrono l’estate in vai Pellice; un
pubblico attento e preparato
che ritorna fedelmente, ogni
anno all’appuntamento dei
«concerti di chiusura».
arredamenti
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e laboratorio:
via S. Secondo, 38 - « 0121^01712
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
FA VIVERE LA TUA CASA
L9 area della valli valdesi
è in via di diventare
una zona turistica di qualche
interesse, ne fanno fede le se- —
gnalazioni sempre più frequenti che ne danno riviste
del settore. A questo sviluppo
contribuiscono indubbiamente i numerosi punti di interesse storico, paesaggistico, culturale disseminati sul territorio; basti pensare alla valle
d’Angrogna, alla Balziglia, ai
numerosi musei.
Il problema dell’utilizzo di
questo patrimonio è ormai
all’ordine del giorno e andrà
affrontato quanto prima. La
cultura valdese non è patrimonio esclusivo della comunità
valdese, è parte della storia
delle vili, ma ha delle peculiarità che vanno evidenziate.
Se è già difficile illustrare
una cultura contadina a chi
non l’ha conosciuta, tanto più
complesso è delineare il carattere di ima confessione religiosa per chi ne è estraneo.
Quali possono essere i mezzi,
gli strumenti, i modi da utilizzare per favorire questo approccio è quanto si è discusso
nell’incontro primaverile dei
musei valdesi tenutosi a Porosa Argentina il 22 maggio.
La decisione di maggior
peso è stata quella di creare
una unità organizzativa e gestionale di tutti i nostri presidi
museali e storici per una visione uniforme e un maggior
coordinamento. Avremo così
quanto prima un complesso
museale distrettuale unificato
con il compito di impostare
una,politica comune.
Bagnolo
Fiera
regionale
della pietra
Per gli operatori del settore
della pietra, delle macchine
per l’escavazione, della trasformazione e il trasporto del
materiale «la fiera regionale
della pietra» di Bagnolo è diventata ormai un abituale ed
importante appuntamento,
Quest’anno la manifestazione, che si svolge col patrocinio dalla Provincia di Cuneo,
giunge alla sua terza edizione
e si terrà, dopo il successo
dell’anno passato, nell’area
fieristica di piazza 1° maggio
dal 15 al 23 giugno.
La rassegna mira tra l’altro
a diventare polo di riferimento a livello regionale nel suo
settore, facilitata in questo dal
fatto di svolgersi in uno dei
più grossi bacini estrattivi
d’Italia. Nel bacino infatti si
possono contare circa 400 cave (da cui si estraggono circa
duecentomila tonnellate di
materiale l’anno) con cinquecento dipendenti diretti con
altre circa 2.000 persone che
ruotano nell’indotto.
La rassegna si prefigge di
dare un panorama il più completo possibile delle lavorazioni, applicazioni e proposte
nel settore lapideo oltre che
estendere i contatti operativi
nel settore dell’estrazione,
delle macchine per la lavorazione, degli accessori e servizi e del trasporto del materiale. Non mancheranno anche
quest’anno le visite guidate
alle cave.
7.
Pomaretto
In scena
«Il piccolo
principe»
Sabato 25 maggio, al teatro
di Pomaretto, il gruppo giovani della Chiesa valdese ha
allestito «n piccolo principe»
di Antoine de Saint-Exupéry.
Si tratta, per tutti coloro che
non conoscessero questo capolavoro della letteratura
mondiale, della trasposizione
in una novella fantastica di
un episodio-di vita dello
scrittore-aviatore pilota delle
linee postali allorché, costretto ad attèrrare nel deserto
africano, rischiò_ di morirvi di
stenti e di sete.
Il libro narra le vicende del
piccolo principe che dopo
aver abbandonato il suo minuscolo pianeta e una rosa che
coltivava con grande amore,
inizia una peregrinazione che
lo porta a conoscere altri
mondi prima di giungere sulla
Terra. L’autore da ogni visita
trae così lo spunto per fare la
satira dei difetti umani. Un
racconto pervaso da un incanto poetico che ttaspare anche
nello spettacolo dei giovani di
Pomaretto, rappresentando
una sorgente di meditazione
per gli adulti. Non sarebbe
giusto complimentarsi con
qualcuno in particolare, tutti
meritano il plauso per quanto
sono riusciti a presentare.
Lo spettacolo, che ha riscosso un grande successo di
pubblico, dovrebbe essere replicato per coloro che non
hanno avuto l’occasione di
andarvi la prima volta.
10
V.r.r‘0‘
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PAG. IV
L'«aneilo» del Basso Pinerolese
130 chilometri
La ciclostrada del Basso Pinerolese, un anello di strade
secondarie lungo 130 km,
sarà inaugurata a Cavour il 16
giugno prossimo. La ciclostrada che unisce ben 11 paesi (Bibiana, Bricherasio, Buriasco. Campigliene Fenile,
Cavour, Cercenasco, Garzigliana. Macello, Osasco, ViL
lafranca Piemonte,,Vigone)
dovrebbe offrire con il suo
percorso (interamente segnalato a cura dell’assessorato
alla Viabilità della provincia
di Torino) la possibilità agli
appassionati di coniugare
sport e cultura attraversando
zone poco note al turismo di
massa ma non per questo prive di attrattiva storico-paesaggistiche. Durante la giornata inaugurale si terrà una
passeggiata ecologica non
■ competitiva a cura della Pro
Loco di Cavour aperta a tutti.
In occasione dell’inaugurazione del percorso del Basso
Pinerolese il Comune di Cavour, in collaborazione con le
associazioni locali e sotto il
patrocinio della Regione Piemonte e della Provincia di
Torino, ha organizzato nel
corso della settimana che va
dal 15 al 23 giugno una serie
di manifestazioni con il nome
di «La vetrina dei Comuni»
che dovrebbe, tra l’altro, mettere in evidenza i vari aspetti
del percorso ciclabile. Nume
rosi i Comuni che hanno aderito all’iniziativa così'come
numerosi sono gli appuntamenti in programma. Nel corso della settimana infatti sono
previste oltre ad una rassegna
permanente dei Comuni aderenti all’iniziativa, di presentazione del territorio e dei
prodotti tipici della zona, momenti di spettacolo teatrale,
musicale e sportivo.
Sabato 15 giugno alle 17,30
inoltre, presso l’Abbazia di
Santa Maria si terrà un seminario dal titolo «progetto di
sviluppo turistico- città di Cavour» a cui parteciperanno,
tra gli altri, rappresentanti
della Regione, della Provincia
di Torino delle Comunità
montane vai Pellice Chisone e
Germanasca, Pinerolese pedemontano, sindaci e rappresentanti delle amministrazioni
I dei Comuni di Saluzzo, Pinerolo, del comprensorio dèi
Basso Pinerolese. Nel corso
dell’incontro, tra l’altro, si
parlerà di collegamenti con
realtà locali vicine alla città di
Cavour come Saluzzo, Pinerolo, la vai Pellice e le valli
Chisone e Germanasca oltre
che del progetto di recupero
dell’Abbazia di Santa Maria i
cui lavori dovrebbero iniziare
a fine mese e dovrebbero portare ad ottenere un esempio di
utilizzo in funzione turistica
di un edificio storico-artistico.
Alpinismo in celluloide
Appuntamento con
i film di montagna
MARCO FRàSCHU
A Ipinismo in celluloide», l’ormai consueto
appuntamento con i film di
montagna organizzato ogni
anno dal Cai Uget vai Pellice
in collaborazione con il Comune di Torre Pellice, quest’anno si avvale di un partner d’eccezione: il Festival
internazionale del film di
montagna, esplorazione e avventura «Città di Trento».
Grazie a questa preziosa
collaborazione che, si spera,
continuerà anche in futuro, è
stato possibile avere a disposizione alcune delle migliori
opere premiate al 44“ Filmfestival, tenuto a Trento nel
maggio scorso. La scelta tra i
numerosi titoli in catalogo
non è stata facile: si è così
optato per un programma eterogeneo, in grado di accontentare le esigenze di un pubblico attento.
Potremo così seguire le
perfette evoluzioni in neve
fresca di un gruppo di sciatori
austriaci; l’unico commento
al filmato sarà la classica musica della dinastia Strauss
eseguita dalla famosa Wiener
Philarmoniker (Swinging ski
in Austria); seguiremo la spedizione dell’alpinista nostrano Ermanno Salvaterra che,
assieme a due compagni, con
24 giorni di scalata, ha salito
il famigerato Cerro Torre in
Patagonia lungo una nuova
ammiL
via sulla parete sud (Infinito
sud); attraverso i racconti dei
protagonisti rivivremo la vittoriosa scalata della parete
nord dell’Eiger effettuata nel
1938 da Harrer e Heckmair
(Les parois de la memoire: la
face nord de l’Eiger); assisteremo alla coreografica danza
di due scalatori impegnati su
una delle più difficili vie di
arrampicata nelle alpi austriache (Dokumentation einer
Unzweckmassigkeit); ci libreremo in parapendio nel cielo
della Marmolada (Escape!) e
seguiremo il tranquillo trascorrere della vita in un paesino della vai d’Aosta, Brissogne (L'evedi Torron).
Due appuntamenti da non
perdere quindi, il 14 e 21 giugno, alle ore 21,15, al cinema
Trento di Torre Pellice. Ecco
il programma dettagliato:
Venerdì 14 giugno: Swinging ski in Austria di Peter
Baumann (Austria), premio'
speciale Fisi Filmfestival
19%; Infinito sud di Ermanno Salvaterra (Italia), Genziana d’argento per la migliore opera di alpinismo Filmfestival 1996; Les parois de la
memoire: la face nord de
l’Eiger di Jérome Equer
(Francia) Filmfestival 1996.
Venerdì 21 giugno: Escape
di Uli Wiesmeir (Germania),
premio speciale Farfalla d’
Oro del Trentino Filmfesival
1996; Dokumentation einer
Unzweckmassigkeit di Gerhard Kong (Austria), Genziana d’argento per la migliore
opera di avventura e sport e
premio speciale «Mario Bello» Filmfestival 1996; L’eve
di Torron di Carlo A. Rossi
(Italia), premio miglior film
italiano Filmfestival 1996.
Eco
YAUI ÄLDESI
Sport
VOLLEY: IL MAGIC PROMOSSO IN B1 — Il Magic volley Pinerolo, restituendo con gli interessi la sconfitta subita
in casa (2 a 3) la settimana precedente, ha vinto spi campo
del Noventa per 3 a 0. Dopo aver faticato nel primo set, le
pinerolesi hanno preso il largo ottenendo così la promozione in Bl. Dopo un campionato passato al vertice e un calo
nella fase finale della regolar season, la formazione di Pinerolq ha saputo tornare alla ribalta proprio nella fase decisiva
del campionato ottenendo così una nuova proifiozione.
Insperato successo per i ragazzi del 3S guidati da Rivoire.
- nella fase finale dei campionati regionali Libertas categoria
ragazzi. A Busca gli atleti del 3S hanno sfoderato un’ottima
prestazione, acquisendo così il passaporto per la disputa della fase nazionale in programma a Roseto degli Abruzzi ai
primi di luglio. È andata male invece alle ragazze di Marco
Gardiol, sconfitte a Cuneo per 3 a 0. Successi anche per le
atlete del 3S a Piscina nella 3° divisione Over, sul Sun
Project Torino nella 3“ divisione junior; la squadra lusemese
ha invece perso cott il San Paolo nella 3“ divisione maschile
junior. Soltanto none infine le ragazze del Volley la Torre
impegnate a Cesenatico nelle finali del campionato Uisp.
CALCIO: TERZO PAREGGIO PER IL PINEROLO —
Opposto in trasferta alla Biellese, il Pinerolo nelle finali del
campionato Dilettanti ottiene il terzo pareggio: 2 a 2 come
la settimana precedente a Ponte San Pietro. Due volte in
vantaggio grazie alla doppietta di Pia, due volte raggiunto,
il Pinerolo ha dovuto fare i conti con la doppia espulsione
di Rosa e Schina; in nove per oltre mezzora i biancoblù
hanno saputo contenere l’attacco della squadra di casa sfiorando anche la rete in contropiede. Il pareggio è però inutile
per entrambe le formazioni in vista del successo finale in
campionato: il Calangianus guida il girone con 7 punti e domenica prossima sarà ospite proprio del Pinerolo.
ROLLER HOCKEY A TORRE PELLICE — Prima giornata
domenica 9 giugno al palaghiaccio di Torre Pellice per il
campionato sperimentale di «roller hockey», giocato con
pattini in linea sulla pista in cemento. Gli incontri, disputati
su tre tempi di 12 minuti ciascuno, hanno visto il Varese ’93
battere il Bergamo per 8 a 7 e il Milano 24 battere il Lions
Aosta per 12 a 5; in quest’ultima formazione in realtà hanno
giocato i locali del Valpellice Rivoira, Malan A, Malan G.
Pollone S. Pollone A, Cotta Morandini, Orsina, Cavagnerp.
SKIROLL: DA LUSERNA A RORÀ — Giornata di gran caldo domenica 9 giugno per la gara di skiroll valevole per la
coppa Alpi occidentali da Lusema a Rorà. Sulle 8 società
partecipanti lo Sport club Angrogna è giunto secondo per
due punti dietro il Cervino grazie ai buonissimi risultati ottenuti nelle singole gare; assai più distanziate le altre società.
Successi per Davide Ricca ed Elena Volpe (Giovani), Luca
Montanari (Esordienti) e Giulio Chauvie (Master II). Sul podio sono andati invece Alfredo Chiavia, 2“ fra i Master I,
Erica Revel 3® fra i Master femminili, Miriam Avondet, 2"
fra le Seniores, Andrea Bouquet 3° fra gli Júniores, Antonella Chiavia 3“ fra le Allieve, Luca Gay 2“ fra,gli Allievi, Manuela Catalin, 3“ fra le Cadette, Katia Debiase e Federica
Buenza rispettivamente 2® e 3® fra le Esordienti, Astrid
Charbonnier 3" fra le Giovani, D. Giusiano 2° fra i Giovani.
CORSA SU STRADA — Terzo posto nelle categorie giovanili
per il GS Pomaretto alla gara Uisp di corsa su strada «Strafalchera» del 9 giugno. Sul podio Monica Ghigo e David
Ghigo, secondi nelle rispettive categorie Esordienti, 2“ anche Luca Alcalino fra gli Allievi, 4“ posto per Carla Griotto
(AW 30), Santa Doina (AW 40), Andrea Barrai (Cadetti).
Centro culturale valdese
larte di Giulio Mosca
FRANCO CALVETTI
Il 16 giugno prossimo verrà
sóoperto, negli spazi circostanti il nuovo Palazzo di giustizia di Torino, un monumento in bronzo dedicato ai
caduti per il servizio istituzionale dello stato; l’opera scultorea è creata e realizzata da
Giulio Mosca a cui è dedicata
l’ultima esposizione della sala Paschetto a Torre Pellice.
L’inaugurazione della mostra
alla sala Paschetto, avvenuta
il 1" giugno è stata vivamente
apprezzata dalle numerose
persone convenute
Avente sullo sfondo tre
sculture che sventagliano i loro abiti e le loro membra in
posizione elevata, grazie a
lunghe colonne su cui sono
poste, la mostra si presenta in
modo molto sobrio: 12 quadri
a doppia formella, 4 quadri
che ripetono sagome di personaggi, un bassorilievo del
1961 che già anticipa la ricerca originale dell’artista tutta
volta a creare entità eteree,
vagamente benedicenti.
Le 12 lunette ad arco sono
incastonate in un materiale
consistente in stucco che ricorda il travertino. I personaggi, accennati solo con essenziali e sapienti tocchi di
bianco e nero, sono dipinti su
un foglio di legno a cui è applicato un leggero strato di
cera. L’insieme è dei più
suggestivi e nello stesso tempo inquietanti; questi personaggi posti nelle nicchie colpiscono per la loro intensità
di messaggio, per la luminosità che da loro promana, per
l’evangelicità dei loro gesti. I
quattro critici d’arte presenti
all’inaugurazione parlavano
tutti della pittura scultura di
Mosca come pervasa da senso mistico profondo, da forza
umana che tende verso l’alto,
da manifestazione avvincente di «pietas».
Passando e ripassando davanti a questi accenni di personaggi, di situazioni, di gesti
(senza la mediazione di forme
e colori) ci si rende conto che
queste figure simboliche parlano dentro di noi un linguaggio fatto di vita, di morte ma
soprattutto di fraternità con
l’umanità che va alla ricerca
del senso del suo destino.
Giulio Mosca, saggio e modesto, di fronte alla nostra richiesta di quale messaggio
egli voglia partecipare annuisce sorridendo e ci fa capire
che siamo sulla strada giusta
di interpretazione della sua
vena artistica.
VENERDÌ 14 GIUGNOO
Appuntamenti
13-17 giugno, SAN GERMANO: Organizzate dall’Unione
sportiva Sangertnanese si svolgono manifestazioni sportive,
culturali e di intrattenimento, da
tornei di bocce a corse podistiche
e balli; domenica 16, alle 15,30,
concerto del coro «Tre castelli».
14 giugno, venerdì — TORRE PELLICE: Nella sala Paschetto del Centro culturale valdese si chiude la mostra di Giulio
Mosca; l’orario è lunedì,'martedì, mercoledì, venerdì dalle 14
alle 17, giovedì, sabato e domenica dalle 15 alle 18.
14 giugno, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 21, nel tempio, Radio Beckwith organizza
un concerto del eoretto di Pinerolo. Ingresso libero; offerte a favore del lavoro della radio.
14 giugno, venerdì — PINEROLO: Alle 21, presso la libreria Volare, presentazione dei libri di Maurizio Pallante «Tecnologie di armonia» e «Scienza e
ambiente».
14 giugno, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 15,30 presso la biblioteca della casa valdese concerto per l’Unitrè dei giovanissimi pianisti allievi della
professoressa Eleonora Ceiosia:
musiche di Beethoven, Chopin,
Liszt, Bach, Bartok.
14 giugno, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 20,45 è
convocato il Consiglio della Comunità montana vai Pellice; in
discussione avanzo di amministrazione e variazioni di bilancio,
turismo e palaghiaccio.
14 giugno, venerdì — PINEROLO: Alle ore 21, al palasport,
concerto dell’Orchestra sinfonica
nazionale della Rai diretta da James Judd.
14 giugno, venerdì — TORRE PELLICE: Al palaghiaccio,
serata etnica magrebina con cena
e musiche organizzata dalle famiglie magrebine della zona.
14-16 giugno — BRICHERASIO: In piazza Giretti prima
Festa dell’Ulivo a partire dalle
17 di sabato 14 con torneo di
pallavolo, musica, dibattiti e
incontri con i parlamentari locali e sull’agricoltura, pedalata
cicloturistica.
14- 19 giugno — BARGE: Da
venerdì 14 fino a mercoledì 19
sei giorni di festa in località Ponte Grana, in frazione San Martino, e a Barge; gare di bocce, raduno equestre, sfilata di vecchie
e nuove auto 500, cross country.
15- 16 giugno — ANGROGNA: Presso la biblioteca comunale dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle
18 mostra multimediale sul progetto di guida turistica «La vai
Pellice», una ricerca dell’istituto
professionale Alberti di Lusema
San Giovanni.
15 giugno, sabato — ANGROGNA: Pomeriggio di festa
alle Sonagliene.
15 giugno, sabato — BOBBIO PELLICE: Su organizzazione della Pro Loco, alle ore 21,
nella sala polivalente, concerto
del gruppo «I Canto vivo».
15 giugno, sabato — TORRE PELLICE: Presso la sede
della Comunità montana giornata
di conferenze e laboratori teatrali
sulla multiculturalità.
15-16 giugno — TORRE
PELLICE: La commissione tutela ambiente montano Piemonte
e Valle d’Aosta organizza un corso su «Il villaggio alpino, passato
e futuro», alla Foresteria valdese.
Interverranno ricercatori, consulenti Cee, Regione, Provincia,
Usi. Per iscrizioni rivolgersi a
Amedeo Micci, tei. 011-9031082
o a Silvana Zanini 011-9673468.
16 giugno, domenica —
PRAROSTINO: A cura dell’
amministrazione comunale, della
Pro loco e del Comitato monumento faro Anpi si svolge la Festa del faro, con corsa ciclistica e
pranzo partigiano.
16 giugno, domenica —
TORRE PELLICE: A partire
dalle 9 fino alle 17 gara dei boscaioli, in località Ponte Bertenga, in collaborazione con il Comité des fêtes di Guillestre.
18 giugno, martedì — PRAROSTINO: Gara alle bocce notturna a cura della bocciofila .
19 giugno, mercoledì ...
PRAGELATO: Si svolge il tra.
dizionale mercatino delle pulci. ì
21 giugno, venerdì — TQft.
RE PELLICE: Dalle 9, pressa
la Foresteria valdese, convegno
organizzato dal Centro culturale
su «I valdesi e le loro borgate»,
22 giugno, sabato — TOP
RE PELLICE: Alle 21, nel
tempio, concerto per chitarra del
duo Umberto Neri e GiovanniJ
Freiria, a favore dell’Avo.
VALLI
CHISONE-GERMAi
Guardia medica;
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 16 GIUGNO
Rinasca: Farmacia Bertorello
- V. Nazionale 22, tei. 800707
Ferrerò: Farmacia Valletti •
Via Montenero 27, tei. 848827
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 16 GIUGNO
Bobbio Pellice: Farmacia
Via Maestra 44, tei. 92744
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664 ’
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da mt
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dato a
SERVIZIO INFERMI
dalle ore 8 alle 17, presso
sedi del distretti.
SERVIZIO ELIAM8'
telefono 118
Cinema
TORRE PELLICE - H
cinema Trento ha in programma, giovedì 13, ore
21,15, sabato 15 giugno e domenica 16, ore 20 e 22,10 e
lunedì 17 alle 21,15 Schegge
dì paura. Venerdì 14, rassegna di film di montagna.
BARGE— 11 cinema Comunale ha in programma, venerdì 14, Othello, sabato 15
giugno Ferie d’agosto; da domenica, ore 16,30, 19, 21,15,
a giovedì, Schegge di
Feriali ore 21,15; mercoledì
chiuso.
PINEROLO — La multisala Italia ha in progra^^
alla sala «5cento» Vami»««*
Brookiyn; feriali e
20,15 e 22,20, sabato 20,15 ?
22,30; alle sala «2cento» w
viagpo con P'PP»
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22,20, sabato 20,30 e 22,30.
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Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
Un articolato dibattito apre l'annuale Consultazione a Ecumene
Il significato dell'identità metodista oggi
L'attenzione ai temi sociali, i contatti col metodismo mondiale, i rapporti
ecumenici, l'entusiasmo e la passione per la predicazione evangelica
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UN articolato dibattito ha
caratterizzato la riunione del sabato mattina della
Consultazione metodista
e l’importanza dell’argoniento giustificava davvero
fmolti contributi offerti: si
ifrattava infatti del tema dell’
identità metodista, o meglio
^ dei significato dell’identità
V®etodista oggi in Italia.
' Era stato il pastore Valdo
-Eenecchi, presidente del Co‘tìiìtato permanente dell’Opcemi, a sollecitare le chiese
(vedi il n . 21 di Riforma del
24 maggio) a fornire spunti di
riflessione sul contributo
specifico del metodismo alla
comune testimonianza evangelica nel nostro paese. Sulla
base delle risposte pervenute
è stato redatto un documento che 1 membri della Consultazione hanno discusso, ma
nello stesso tempo anche arricchito con ulteriori interventi e osservazioni.
L'identità storica del metodismo italiano, è stato ribadito, risiede in tre momenti
specifici: innanzitutto nella
predicazione delle missioni
metodista wesieyana e metodista episcopale della seconda metà del secolo scorso,
che si accompagnava all’evangelismo risvegliato di matrice risorgimentale. In secondo luogo, nell’autonomia
dalla Conferenza metodista
britannica del 1962 che ha
dato ai metodisti italiani nuove e maggiori responsabilità;
[infine il Patto di integrazione
pn i valdesi, nel quale si fa
Agente l’esigenza di rendere
"iconoscibili le peculiarità
I
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mobili
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Torino
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Il pastore Valdo Benecchi presidente deH’Opcemi
della componente metodista.
Proprio lungo questa direzione mi è sembrato di cogliere
con forza, accanto a quegli
accenti che pure hanno sottolineato i vari carismi del
metodismo italiano quali
l’attenzione ai temi sociali, i
contatti con il metodismo
mondiale, i rapporti ecumenici, il desiderio di riaffermare il metodismo come «entusiasmo e passione per la predicazione dell’Evangelo».
Dunque, accanto alle radici
che affondano nel passato, si
è cercato di individuare anche i rami e le foglie del metodismo italiano attuale. È
J'
i—
stato osservato che se oggi
occorre collocare l’intero cristianesimo nell’ambito del
postmoderno, è anche doveroso chiederci quale sarà il
linguaggio da elaborare e
proporre alle generazioni di
oggi e di domani: ciò, evidentemente, vale anche per il
metodismo in Italia, chiamato a ricercare un rapporto diretto con le persone.
La teologia e la spiritualità
metodiste hanno ancora oggi
affermazioni valide da proporre; come sosteneva il pastore Reginald Kissack,, nella
visione metodista il messaggio cristiano è paragonabile a
un’ellisse con due fuochi, Dio
e l’uomo, in cui Cristo costituisce il punto di riferimento
grazie al quale l’uomo può
mantenere una corretta relazione con Dio. In questo rapporto particolare la giustificazione, come scriveva lo
stesso Wesley, è l’opera che
Dio compie per noi, mentre
la nuova nascita è l’opera che
Dio compie in noi.
Quale proposta concreta
per dare visibilità a questi
principi, la Consultazione ha
sottolineato con determinazione il ministero dei predicatori laici, che da semplici
sostituti del pastore potranno
svolgere una vera e propria
opera di evangelizzazione e
di cura della comunità. Occorre perciò puntare alla formazione di un corpo di predicatori laici che, provvisti di
solida preparazione sappiano
far fronte alla realtà di diaspora dei nostri membri di
chiesa, cosa che avrebbe una
risposta tutt’altro che trascurabile anche sotto il profilo
economico.
«Ha ancora senso continuare ad essere metodisti?»
era una delle domande poste
dal presidente Benecchi, e le
risposte emerse dai vari interventi sono state affermative: «L’identità del metodismo
italiano non è un dato, è un
processo», viene affermato
nel documento. Certamente
si tratta di un percorso, di un
procedimento in divenire al
quale siamo chiamati a partecipare e per il quale le sostanze nutritive tratte dalle
radici potranno, per opera
del Signore, dare vita ad altri,
nuovi rami.
: Pareri e conversazioni fra i centocinquanta partecipanti
Il contributo metodista alla testimonianza comune
QIORGIO GIRARDET
CINQUE interviste lampo
e numerose conversazioni fra i presenti: «Qual è il
Senso del nostro essere metodisti, oggi nel contesto evangelico italiano?». Risponde
Giorgio Bouchard, valdese,
ex moderatore, ex presidente
della Federazione delle chiese: «Il metodismo? È l’anello
di congiunzione con la generazione del Risorgimento, e la
cosa non mi sembra di scarso
rilievo». Giovanni Anziani,
membro del Comitato permanente metodista: «Il nostro contributo è caratterizza. io da due scelte importanti
che abbiamo alle spalle: l'originario “progetto unitario”
de/ che portò a costituire la Federazione nel 1967, e
'impostazione di un “ecume• nismo critico" che si tradusse
nella lotta alla cultura cattolica dominante». Paolo Sbaffi,
pastore a Firenze: «Negli ultimi anni si è perduto un no
stro contributo specifico: in
passato esso si traduceva in
un anelito evangelistico e in
una presenza nel sociale. Ma
queste caratteristiche sono
però comuni all’insieme dell’evangelismo italiano, che si
è mosso fino ad oggi sulle linee della Riforma e del “risveglio” ottocentesco».
Pili sfumate le risposte di
alcuni laici. Adam Blaszczyk,
Firenze: «Essere metodisti è
sforzarsi di essere una chiesa
evangelica italiana. Un primo
passo in tal senso è stato fatto
con l’integrazione valdese e
metodista, ed è l’inizio di un
lungo cammino, che si deve
ora continuare». Rispondono
alcuni dei giovani presenti
(non molti). Francesca Giaccone, Asti: «C’è una divergenza fra quello che si dice qui e
quello che si vive nelle comunità. Io, per esempio, sono
metodista soltanto perché sono cresciuta in una comunità
metodista e il metodismo l’ho
scopèrto soltanto dopo». Altri
giovani esprimono qualche
incertezza nel dirsi specificamente «metodisti» anziché
più semplicemente evangelici
o protestanti. Alcuni condividono la risposta che Silvia
Rostagno, segretaria nazionale della Fgei, ha dato al questionario sull’identità metodista fra i giovani: «Differenze? Non ne ho vista nessuna».
Un secondo giro di domande: «Qual è il peso sulla re,altà
italiana dell’esistenza di un
forte metodismo mondiale?».
Altre risposte lampo. Giorgio
Bouchard: «Un prezioso strumento per noi per entrare in
contatto con quel mondo di
lingua e di cultura inglese,
che troppo abbiamo trascurato». Gli fa eco Paolo Sbaffi: «Il
metodismo mondiale ci fa
uscire dal nostro provincialismo. Tocchiamo con mano
come l’essere metodisti ci permette di inserirci nelle diverse
realtà locali senza tentare di
colonizzarle... come abbiamo
sperimentato in questa consultazione con la presenza
della nuova comunità metodista coreana di Roma, e il
suo splendido coro». Giovanni Anziani: «I rapporti con gli
immigrati? Penso che ci offrano uno strumento e un’esperienza per accoglierli (penso
agli immigrati africani che si
sono integrati nella comunità
di Palermo) fino a costituire
una rete di collegamento e
anche di riflessione. Non solo:
questa rete mondiale ci coinvolge in un più ampio dibattito sulla pace e la giustizia,
in un confronto con le altre
chiese cristiane e con le altre
religioni». Anche Adam Blaszczyk lo sottolinea: «La forte
realtà del metodismo mon
diale ci ha permesso di accogliere il gruppo degli evangelici africani a Palermo». Così
pure Frarjcesca Giaccone vede Tìmportanza di potersi integrare in una più ampia società multietnica: un’integrazione che va vissuta aftcjie a
livello della fede. Altri sono
più incerti su questa dimensione internazionale, anche
perché l’informazione, nelle
comunità, sembra essere abbastanza scarsa.
La terza domanda era più
delicata, in quanto cercava di
definire qual è il senso che il
termine «metodista» ha nel
contesto culturale italiano,
cosa che del resto ci si può
chiedere per ogni altra designazione confessionale nell’
ambito del protestantesimo.
Giorgio Bouchard: «Perché
siamo chiese diverse, con tanti nomi? Noi siamo la chiesa
della libertà, e la libertà comporta dei rischi: anche quello
qhe le diversità diventino divisioni non necessarie. Tuttavia, nel caso specifico, la stessa integrazione valdese-metodista sta a significare che le
divisioni possono essere superate». Giovanni Anziani:
«Siamo prima evangelici e
poi metodisti. La nostra storia è strumento di azione,
non un patrimonio irrinunciabile. Ma dobbiamo anche
ricordare che l’annuncio
evangelico passa necessariamente attraverso le persone e
la storia». Infine Francesca
Giaccone: «Non sono stata
battezzata nel nome di Valdo
0 di Wesley, ma nel nome di
Cristo. Le nostre diversità non
significano divisione; la nostra unità è rispettosa delle
diversità».
La necessità del risanamento
Le opere e la situazione
economico amministrativa
GIAN PAOLO RICCO
L> ARGOMENTO previsto
I per il pomeriggio di sabato l*» giugno è stato, come
da programma, «Le opere e
i temi economico-amministrativi». Il presidente, Valdo Benecchi, ha dato lettura
integrale del documento a
stampa riguardante la vita
amministrativa delle chiese
metodiste. Da tale relazione
viene messo in evidenza da
una parte un quadro molto
dettagliato della situazione
delle finanze in casa metodista, e dall’altra ha rilevato
una situazione che, se non
drammatica, va comunque
tenuta strettamente sotto
controllo.
Per. quanto riguarda la vita delle comunità, queste
hanno risposto piuttosto
bene agli appelli del Cp/
Opeemi e infatti hanno aumentato le contribuzioni
del 15% e di ciò va loro dato
atto; così si sono, venute a
trovare sullo spartiacque fra
il primo e il secondo obiettivo fissato dalio stesso Comitato permanente. Certo
che ciò non è stato sufficiente (stiamo parlando
dell’eserdzio 1995) a coprire le spese per il campo di
lavoro (stipendi dei ministri, pensioni agli emeriti e
alle vedove, alloggi, spese di
viaggio, riscaldamento, libri, trasporti, ecc.). È vero
che fra le entrate ci sono
stati anche doni dall’Italia e
dall’estero e le quote dei
proventi netti degli stabili,
ma tutto ciò non ha impedito che si formasse un deficit di bilancio di 109 milioni, che va ad aggiungersi
a quelli precedenti creando
una situazione che va avvitandosi su se stessa.
GM interessi passivi specialmente verso le banche
aumentano poiché si è fatto
fronte ad alcune spese senza avere la relativa copertura finanziaria: per poterlo
fare si è ricorsi al prestito
delle istituzioni bancarie ed
ora ci si trova ad onorare ta
li impegni. Il presidente ha
ribadito più volte che il
Cp/Opeemi non darà seguito a nessun finanziamento
o copertura di spesa che
non siano preventivamente
richiesti e per i quali ci sia la
relativa copertura di bilancio. Certo che la situazione
debitoria resta preoccupante benché si tenga conto
della sua complessità e il
Cp/Opeemi ha posto alla
Consultazione la richiesta
pressante di dare suggerimenti per il risanamento di
questa situazione.
La discussione è continuata fino alla pausa serale.
Molto opportunamente si
era dato incarico a quattro
fratelli di fare la registtazione dei vari interventi in modo da relazionare la mattina
dopo. Durante la discussione qualche intervento, riprendendo anche proposte
già avanzate in precedenti
Consultazioni, ha suggerito
che si dovrà arrivare all’
alienazione di uno stabile
di notevole prestigio, o parte di esso, in modo da sanare in prima istanza, il deficit
(una volta per tutte) e avere
un buon margine da reinvestire, non necessariamente in beni immobili. La
proposta è stata molto dibattuta, e anche contrastata. Il presidente ha detto
esplicitamente che per ora
l’attuale Cp/Opeemi ha intenzione di non alienare né
una grande né una piccola
parte del patrimonio immobiliare.
Certo che quésti sono solo dei suggerimenti e tali
devono rimanere per una
Consultazione che non ha
poteri decisionali, il Cp/Opcemi ha intenzione di presentare le indicazioni emerse dalla Consultazione come parte integrante della
sua relazione al Sinodo, in
modo che siano oggetto di
discussione nel comune
consesso delle due chiese
integrate.
Un moménto dei lavori
111 Cenacolo
Pubblicazione bimestrale di
meditazioni quotidiane per il
culto individuale e familiare.
Abbonamento annuo per l'Italia e per 1' Europa L. 15.000.
Per cinque o più abbonamenti
allo stesso indirizzo sconto del
20%. Sostenitore L. 20.000.
Abbonamenti:
su c.c. postale n. 26128009 intestato a «Il Cenacolo» - via Firenze, 38 - 00184 Roma.
Rimesse su vaglia postali intestati a; Aurelio Sbaffi - via'Firenze, 38 - 00184 Roma (Uff. Post. Roma
13) - tei. 06/20.51.634
Abbonamenti 1996
12
PAG. 8 RIFORMA
I battezzandi al culto In via Porla
Chiesa battista di Napoli via Foria
Due fratelli africani
MARTA VAURIA
IN un’atmosfera gioiosa si è
svolto il culto di domenica
19 ma^o nella chiesa evangelica battista di Napoli, via
Foria. In questa occasione
hanno dato la loro testimonianza battesimale Benedetto Condemi, Ernesto lannelli,.
e due fratelli extracomunitari, Ethelbert Chibuike Etu e
Thomas Ochieze Ogechi,
provenienti dalla Nigeria.
Quattro volti con storie che
parlavano di gioie, dolori,
emarginazione, solidarietà,
ma soprattutto raccontavano
di una presenza discreta e
costante di Dio nelle loro vite. Inoltre era la prima volta
che in questa chiesa si battezzavano due fratelli africa^
nii questo eveiitó é stato vissuto da tutta la comunità,
che da tempo ha intrapreso
un cammino verso la solidarietà e l’accoglienza allo straniero, come il segno della riconciliazione dei popoli.
La liturgia, scandita dai te
■ Ponticelli
Culto
all'aperto
a Villa Betania
Presso l’ospedale evangelico «Villa Betania» di Napoli si
è tenuto nel pomeriggio di
domenica 19 maggio un culto
all’aperto di ringraziamento
al Signore a cui hanno partecipato delegazioni di molte
comunità dell’area napoletana. Le meditazioni su testi
dell’Evangelo di Giovanni sono state affidate ai fratelli Antonio Verrino e Gioacchino
Caruso, rispettivamente pastori della Chiesa apostolica e
della Chiesa awentista. Al
centro dell’intervento del
presidente della Fondazione
«Betania», Sergio Nitti, il progetto di ampliamento dell’
ospedale, idea coltivata fin
dall’inizio dai fondatori dell’ospedale che ora, con il riconoscimento di «Villa Betania» come ospedale generale
di zona, è divenuto una necessità. È necessario, ha detto
il presidente Nitti, perché
con un aumento dei posti letto e spazi più adeguati l’ospedale potrà svolgere un migliore servizio alla città. Il
culto ha rappresentato una
prima occasione per coinvolgere le chiese in questo progetto perché, come ha sostenuto anche il cappellano
Massimo Aprile, c’è bisogno
del sostegno e della preghiera
di tutti perché l’ospedale resti un’opera dello Spirito che
muove le chiese.
sti biblici in armonia con i
canti eseguiti dal coro e dalla
comunità tutta, proponeva
come testo per la predicazione quello di Isaia 42,1-4. Per i
cristiani l’antica profezia del
servo dell’Eterno si è compiuta in Cristo Gesù che libera
ogni persona dalle mille gabbie che angustiano resistenza. La libertà ricevuta da Gesù
rappresenta per i credenti il
dono di vivere una nuova vita
come figli di Dio. Da quel
momento «i miei testimoni
siete voi, dice l’Etemo» (Isaia
43,10). Ancora oggi noi, testimoni del suo infinito amore,
viviamo nella speranza che la
nuova Gerusalemme venga
affinché la sua giustizia regni
nell’intera creazione. A conclusione del culto il coro, intonando il negro-spiritual
«Voglio ritornare ancora in
Gerusalemme a camminar»,
ha coinvolto tutta la comunità che, cantando, si è avviata verso l’uscita del locale di
culto simboleggiando il cammino dei credenti nella fede.
■ Pozzuoli
Arte e amore
in piazza per
solidarietà
Prendendo a prestito il titolo di una celebre raccolta di
sermoni di Martin Luther
King «L’arte di amare», la
Chiesa battista di Pozzuoli ha
organizzato mercoledì 22
maggio una serata di testimonianza e solidarietà nella
città. C’era l’arte^ c’era l’amorè. La comunità ha infatti
scelto di esporre nei propri
locali opere di artisti di Pozzuoli che hanno poi anche
donato una delle loro opere
per aiutare un ragazzo ad affrontare una delicata e costosa operazione. Presenti gli artisti Pasquale Deodato, Angelo Esposito e Antonio Salvato.
Assente invece il pittore Giovanni Vinci che ha comunque
anch’egli contribuito alla serata con il dono di sue opere,
come hanno anche fatto due
giovani della comunità, Raffaele Atlante e Lino Piscopo.
La serata è stata poi allietata
dal canto del giovane tenore
Sergio Casalino, da una corale
di giovani diretta dal maestro
Lello Milucci e dal coro della
locale chiesa battista. L’intervento del pastore Massimo
Aprile a partire dal testo di
Levitico 25, quello che si riferisce al giubileo liiblico, ha
poi inquadrato la parola splidarietà, spesso abusata e mal
compresa, nel più ampio contesto biblico di giustizia e di
restituzione.
Vita Delle Chiese
i Bari: le sfide delFimmigrazione
Diritti e libertà
VENERDÌ 14 GIUGNO igofi
Il ruolo della scuola nell'apertura
alle minoranze etniche
Interrogarsi sull’emergenza immigrazione in un’ottica
di accettazione di presenze
che sempre più segneranno,
mutandolo profondamente,
il panorama sociale e culturale del nostro paese, e assumerla come una prospettiva
stabile di arricchimento culturale fin dalle sue prime
manifestazioni scolastiche
per distruggere sul nascere il
virus del razzismo.
Questa è una delle sfide
con cui deve misurarsi una
scuola che non intenda chiudersi in uno sterile neutralismo o, peggio, in un sentimentalismo deamicisiano
che stempera conflitti e diversità in un irenismo sterile
e ipocrita. Una scuola che
non rimuova le differenze
ma ne aiuti la convivenza, incorporandole in progetti didattici interculturali, dove il
rifiuto del confessionalismo
si traduca in apertura al «religioso».
Per raccogliere questa sfida
e avviare una riflessione su
questi temi, nei giorni 9 e 10
maggio, per iniziativa della
commissione stato-chiesa
della Federazione delle chiese evangeliche di Puglia e Basilicata, in collaborazione
con il Centro di iniziativa democratica degli insegnanti, il
comitato Scuola e Costituzione, il sindacato scuola Cgil e
con il patrocinio dell’Irrsae di
Puglia, si è svolto a Bari un
seminario di aggiornamento
per docenti delle scuole primarie e secondarie della provincia di Bari sul tema «Diritti e libertà in una scuola multiculturale».
Il seminario si è articolato
in due fasi: una tavola rotonda con libero dibattito, presentata dal coordinatore del
progetto Nicola Pantaleo e
moderata dalla vicepresidente deirirrsae e ordinaria di
pedagogia Franca Pinto con
interventi del giurista Nicola
Colaianni, del pedagogista
Raffaele Laporta e deUa prof.
Anna Portoghese, esperta di
interculturalità, e un gruppo
di laboratori guidati da capi
di istituto e docenti e introdotti da brevi relazioni di Antonio Brusa, docente universitario di storia. Nino Lavermicocca, esperto di etnologia pugliese, e Chiara Paparella, responsabile di Scuola
e Costituzione che ha riferito
i risultati di un sondaggio
presso gli studenti di alcune
scuole campione del capoluogo. Il seminario aveva l’obiettivo di saggiare la consapevolezza tra gli operatori
scolastici dei problemi posti
dalle minoranze etniche e religiose vecchie e nuove e suggerire iniziative culturali, linguistiche e didattiche di medio e limgo respiro.
I 105 docenti partecipanti
al corso hanno generalmente
risposto con grande interesse, ampiamente documentato nelle risposte al questionario di uscita, alla massa di
stimoli e sollecitazioni, sviluppando soprattutto nei laboratori le loro capacità di
progettazione didattica: in
particolare l’effettuazione di
esperimenti di giochi multimediali, ideati dal prof. Brusa con materiali originali denominati «I mondi del nuovo
millennio» per il curricolo di
storia e civÙtà, ha mobilitato
i corsisti in una colorita e vivace kermesse, al termine
della quale la temperatura
della consapevolezza interculturale ha raggiunto livelli
considerevoli. Sarà questo
pertanto un terreno fertile da
dissodare per estirpare l’intolleranza e il provincialismo, a partire dall’eliminazione dell’ora di religione
nella scuola pubblica.
i Chiesa battista di Chiavari
Grande partecipazione
per una comunità che cresce
È stata una giornata esaltante quella vissuta domenica 26 maggio dalla chiesa
battista di Chiavari: quattro
catecumeni sono scesi nelle
acque battesimali per testimoniare il loro incontro con
la grazia di Dio. Nicoletta
Lessona, Antonella Boceara,
Daniele Speranza e Luca Cardamone hanno così risposto
alla chiamata del Signore,
manifestando pubblicamente con il battesimo il nuovo
orientamento della loro vita e
la loro nuova disposizione.
Più di 120 persone gremivano il piccolo locale di culto
di corso'Garibaldi: non è facile vedere nelle nostre sale
tante persone in piedi. Il piccolo gruppo evangelico di
Chiavari sta vivendo un momento significativo: l’abbassamento dell’età media della
comunità, l’improvviso crescere della scuola domenicale (fino a IO bambini), la novità delle presentazioni di
neonati (la prima, Anita Della
Sala di Cinzia e Paolo, a dicembre; il secondo, Andrea
Magazzini di Marilena e Paolo, a giugno).
La giornata dei battesimi è
stata il momento culminante
di un anno particolarmente
intenso e pieno di gioiose
sorprese. La piccola comunità ha vissuto e vive esperienze molto importanti che
testimoniano la grazia di Dio
che segue le sue figliole e i
suol figlioli, aggiungendo
quelli che sono sulla strada
della salvezza secondo un disegno che sfugge alla vista
umana ma che non per questo è meno efficace. Le storie
personali dei quattro catecumeni, provenienti da ambienti diversi e con percorsi
differenti, sono un po’ il segno di questa grazia che prepara menti e cuori e guida e
governa ogni cosa; tre dei
quattro avevano già dato durante i culti precedenti la testimonianza verbale del loro
cammino di fede, Daniele
Speranza lo ha fatto il giorno
del battesimo.
Il culto è stato presieduto
dal pastore Franco Scaramuccia, che ha amministrato
i battesimi, mentre la predicazione è stata affidata al pastore Antonio Di Passa. La
lettura del Salmo e i canti sono stati accompagnati alternativamente da arpa, chitarra
e organo; due giovani peruviane hanno cantato un inno
in spagnolo e in italiano.
Un’agape fraterna ha poi riunito parte degli intervenuti
(oltre 70 persone) attorno alla tavola Imbandita a cura
dell’attivissimo gruppo femminile. Nel pomeriggio la
brava giovane arpista Cristina Galba ha deliziato i presenti con una serie di apprezzate e applaudite esecuzioni.
ANGROGNA—La corale valdese e il coro «La draia» hanno tenuto un concerto nel tempio del Serre davanti ad im pub.
blico molto numeroso che ha espresso con applausi scroscianti viva riconoscenza per la serata. Era la prima volta
che i due cori angrognini si esibivano nella stessa serata e
questo di per sé è stato motivo di soddisfazione. I due cori
insieme al Gruppo teatro Angrogna, svolgono la loro attività nello stesso paese dimostrando una vivacità culturale
da non sottovalutare. L’iniziativa, promossa dalla corale,
era inserita nel programma di manifestazioni iniziato coti
una serata di canti della scuola domenicale, volte a raccogliere fondi per la manutenzione straordinaria del tempio
del Serre, che necessita di riparazioni al tetto e al pavimento, ultracentenari.
• La comunità ha vissuto, domenica 2 giugno, una bella
giornata di fraternità in occasione della chiusura delle attività tradizionali dell’anno ecclesiastico. Un culto molto frequentato, un’agape fraterna e il bazar dell’Unione femminile hanno attirato al capoluogo, malgrado la concomitanza
di altre manifestazioni, molte persone che con la loro fattiva presenza hanno premiato gli sforzi degli organizzatori.
• Nel tempio di Pradeltorno si sono sposati Giampaolo Morina e Nicoletta Forneron, residenti a San Secondo ma gravitanti intorno al gruppo giovanile di Angrogna. La corale,
di cui Nicoletta è membro, ha contribuito a portare agli
sposi gli auguri di tutta la comunità.
GIOV
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SAN GERMANO — Nel mese di maggio, durante tre domenL
che consecutive abbiamo avuto dei battesimi': il 12 la comunità ha accolto con gioia i coniugi Daniela e Valerio
Roccione i quali, pur risiedendo a Roletto, hanno desiderato che il battesimo del loro piccolo Alberto fosse celebrato a San Germano. Il 19 la famiglia Hilficher, residente
fuori dalle Valli, è venuta in mezzo a noi col suo piccolo
Jakob su cui il segno del battesimo è stato posto dal pastore Thomas Josi. Il fatto che anche da luoghi diversi si venga in una comunità delle Valli per la celebrazione di battesimi più che a sottolineare l’attaccamento alle proprie radici o a im vincolo di personale amicizia con una famiglia
pastorale sta ad indicare come tutti i credenti si sentano
uniti gli uni agli altri ovunque essi siano. Infine il piccolo
sangermanese Davide, di Roberto Bounous e Clelia Buonomo, è stato battezzato domenica 26. Alle famiglie la
munità augura la forza di mantenere le loro promesse e di
poter con gioia educare alla fede i loro figli a cui il Sigiiore
conceda sempre le sue preziosissime benedizioni.
• La sera di sabato 20 maggio un gruppo di giovani della
comunità di base di Pinerolo è venuto fra noi per presentare uno spettacolo sul profeta Ezechiele. I presenti, purtroppo veramente pochi, hanno apprezzato, tantissimo il
lavoro preparato con molta cura e ringraziano coloro eh«
hanno saputo mettere in evidenza il messaggio del profeh
Ezechiele, messaggio di non facile comprensione ma ceitamente di grande importanza per ognuno di noi. Anche
alla corale vada un vivo apprezzamento per il bellissimo
ed edificante concerto offerto ai presenti. Il programma
aveva lo scopo di presentare il fmtto della ricerca di musica protestante dei secoli XVI e XVII. ,
• Accanto alle notizie rallegranti e gioiose purtroppo nevi
segnalata una assai triste: la sorella Enrica Rostan ved. Gei,,
rard ci ha lasciati all’età di 65 anni. Sofferente da tempo, à
è addormentata nel Signore nella sua abitazione di San
Germano. Benché sovente assente dal paese natio, «ra
molto conosciuta fra noi ed è con vera partecipazione al
dolore del fratello e di tutti i suoi cari che vogliamo ripetere
loro che il Signore è la resurrezione e la vita e che in lui solo
si trova la consolazione per tutte le nostre sofferenze.
FERRERÒ — Il messaggio della risurrezione è stato annunciuto nel tempio il 3 giugno al funerale di Osvaldo Peyran,
scomparso dopo un doloroso periodo di malattia, all’età di
74 anni. Peyran era conosciutissimo nelle valli Chisone e
Germanasca, perciò molte persone hanno seguito le parole
della pastora Daniela Di Carlo che ne rievocava la figura
caratteristica; possiamo ricordare la partecipazione alla
lotta partigiana in età giovanile e la singolare collabor^one alla costruzione di Agape quando, con un gruppo drgio*
vani della valle, aveva lavorato per estrarre la pietra di calce
che serviva a tirare su i primi fabbricati. Collaboratore del
settimanale locale «L’Eco del Chisone», riempiva i suoi spazi con cronache pittoresche, che in valle ottenevano sempre un grande successo facendo divertire i lettori. Soltanto
il lento declino delle condizioni fisiche e mentali potè far^
abbandonare un’occupazione che gli era così gradita.
moglie Elena, alle figlie e agli altri congiunti la comunità m
Perrero-Maniglia esprime una fraterna solidarietà nel hi"
gnore che ha voluto unirci tutti nella propria resurrezione.
RORÀ — Domenica 26 maggio si è concluso il lavoro della
scuola domenicale con un culto presieduto dai bambw
stessi, che successivamente hanno trascorso ancora un ino
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mento di fraternità con un pasto in comune. Nel corso d
culto è stato anche battezzato il piccolo Mattia Tourn>
Sergio e di Susanna Morel. Domenica 2 giugno è ,
tezzato \dctor Rivoira, di Guido e di Erica Tourn. La ewe
si rallegra insieme ai bimbi, ai loro fratellini e ai geniton.
• Fin da ora segnaliamo che il giorno 21 luglio avrà
presentazione dei lavori che sono stati fatti al
pio. Stiamo organizzando una piccola festa che avrà u
momento centrale nel culto, al quale parteciperà il mo
ratore. Seguirà un pranzo comunitario al quale è possi
partecipare prenotando al numero 93110.
VILLAR PELLICE — Ringraziamo il pastore Bruno Tron che ha
presieduto il culto di domenica 2 giugno. Diamo il he ^ ^
nuto a Emily, secondogenita di Paola e Luca Pasquet.
Marie Christine, di Jane e Roberto Pontet.
PRAMOLLO — L’assemblea di chiesa del 19 maggio „(g.
Elvìna Peyronel deputato al Sinodo. La domenica di p
coste, nel corso del culto, è stato battezzato il piccoi
niele, di Ivana Costabél e Valdo Ferrerò.
MILANO — La domenica di Pentecoste, durante il ®no
^ 'mo Ph'
stati ammessi nella Chiesa valdese tramite battesim ^
nateila Rostagno, e tramite confermazione
snati, Dario Di Vico, Alessandra Mele, Susanna
del gruppo di catechismo, e Antonella Franclo,
Gentile, Simona Menghini, Diego Tronca, del corso ^
■ ^ riconoscenza al Signore elle co*
per adulti. È con gioia e
nueremo con loro il nostro cammino di credenti
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Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Ricordato a Gorizia un infaticabile testimone dell'Evangelo
Iginio Carera, pastore e evangelizzatore
la bella
die attiolto fremminiiiitanza
ro fattiatori.
olo Moma graI corale,
are aeli
La passione per l'evangelizzazione ha caratterizzato le sue scelte e la sua vita
Un impegno vissuto con gioia e senso di responsabilità
flIOVANNI ANZIANI
Giovedì 3o maggio la
chiesa metodista di Goriàaera affollata da molte persone giunte dalle chiese del
Veneto, e dalla Lombardia e
daU’Emilia. Vi erano fratelli e
pelle battisti, metodisti e
^desi ma anche cattolici,
tra l quali il vescovo di Gorizia e un gruppo di suore. Erano lutti raccolti in preghiera
m manifestare la nostra soi^ldarietà alla famiglia del pastore Iginio Catera, deceduto
domenica 26 maggio, dome*nica di Pentecoste. Raccolti
;joprattutto per ricevere l’antnuncio della Parola del no
ipne rafami^a
sentano
piccolo
lia Buoie la Co^
5sse e di
Signore
ijo Carera era nato a
il 9 aprile 1926; spp^ ^n Maria L. CarrarÒ,
. àvadue figli, Enrica e Ar^do. Dopo il liceo classico
,^ei'a studiato alla Pontificia U niversità gregoriana,
tntrato nel mondo evan
SHco aveva prestato servito pastorale a Vicenza
|Ì966-67), Novara-Vercelliit^intebbio (1965-74); Gorii-Udine (1974-85, con elidala comunità di Trieste
jtodista negli anni IBTd"
e di Tramonti negli anni
Ì®3-85); l’ultima sua sedè
Astata Rimini (1985-1992,
|atadeiremeritazione).
stro Dio quale parola di resurrezione e di consolazione,
di speranza e di vita nuova,
come ha ricordato nella predicazione il vicario Andreas
Kohn nel culto di commiato
presieduto dal pastore Claudio H. Martelli.
Vorrei ricordare ai lettori di
Riforma alcuni momenti del
cairimino comune fatto con il
pastore Carera. Tutti e due,
pur provenendo da strade diverse (Iginio era un convertito dal cattolicesimo e io venivo da una famiglia pastorale) ,
avevamo compiuto una scelta comune: servire il Signore
Gesù in un’opera di evangelizzazione nel nostro paese
all’interno dell’azione della
Chiesa metodista in Italia.
Non avevamo la presunzione
di essere unici in questa nostra scelta; altri erano con noi
e altri si sono aggiunti dopo,
ma avevamo risposto con entusiasmo all’appello lanciato
dalle chiese metodiste che
nella metà degli anni ’60 avevano preparato un nuovo
progetto di forte impegno
evangelistico nel nostro paese. Io venni inviato a Venosa,
in Lucania, e Iginio venne destinato a Vicenza.
Ci incontravamo spesso
durante quegli anni per gli
esami della Commissione
studi, che seguiva la nostra
formazione teologica e pa
storale. A ogni incontro rinnovavamo la nostra amicizia
e anche la nostra dedizione
ad essere più «evangelisti»
che «parroci» per le nostre
chiese. Essere evangelista!
Questo io credo è stato il
cammino, a volte difficile a
causa della sua malattia, percorso da Iginio. Un cammino
fecondo nel quale egli ha
speso tutto se stesso con il
sostegno, silenzioso e discreto, della sua compagna e della sua famiglia. Un cammino
ove il punto forte era «l’opera
del Signore» e non il risparmio di fatiche. In Im vi è sempre stata questa gioiosa e
profonda responsabilità peir
un impegno totale nell’opera
dell’Evangelo.
Con la scomparsa di Iginio
Carera le nostre chiese metodiste hanno perso un proprio
«operaio», ma hanno ricevuto da lui i grandi doni della
predicazione, dell’insegnamento e soprattutto i doni
dello Spirito Santo.
po ne va
ved. Geempo, si
E di San
itio, ?ra
zione al
ripetere
1 lui solo
inunciaPeyran,
all’età di
hisone e
le parole
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litori.
luogo la
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il modepossibile
Domenica 26 maggio,
Pentecoste, è stata una
giornata veramente edificante
perla comunità valdese e metotìsta di Venezia. Edificante
perché era bello vedere riuniti
molti credenti per rivivere insieme il grande evento della
Pentecoste, perché il culto
esprimeva la compostezza e
al tempo stesso la gioia per la
drcostanza particolarmente
lieta che la comunità stava vivendo, e soprattutto perché si
trattava di un momento di
grada nel quale letteralmente
|®diflcare deriva dal latino aerificare = aedem facere = capire una casa) si stava edi'flcando, costruendo qualcosa
"Vivo ed essenziale. Due credanti, Karen La Fata e Elisa
Del Favero, facevano la loro
pubblica professione di fede
avangelica, chiedevano di esi; ®®te accolte come membri
n che ha
il benve
quet, e a
ha eletto
ii pente
colo DO'
Ito, sono
)etta »e
Nova*?’
», seri*®
obiblio®
he cono
Domenica di Pentecoste a Venezia
na giornata di edificazione
e di testimonianza
FRANCO MACCHI
comunicanti nella nostra
chiesa e la comunità con gioia
si associava a questa professione di fede, esprimendo tutta la sua gratitudine al Signore per questo segno di grazia.
Particolarmente significative le professioni di fede rese
pubblicamente: Karen professava la propria fede come
frutto di una decisione maturata lentamente vivendo fin
da piccola la vita stessa della
comunità. Elisa la presentava
come tappa di un lungo cammino di ricerca iniziato all’interno della Chiesa cattolica,
sviluppato poi con contatti
sempre più serrati con realtà
del mondo evangelico italiano e in particolare con istituzioni e iniziative promosse
dalla Chiesa valdese. Dopo il
culto presieduto dalla pastora
Laura Leone la giornata è
continuata in un clima di festa con un rinfresco per tutti e
con un pasto comune.
Era il decano della chiesa di Salerno
Ricordo di Marco Vuilleumier
>*!jyONIO MICHELE SFAMELI
.«c
Hi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà
* il dolore e l’angoscia? I
Pericoli e la morte violenta?
lo
sono sicuro che né morte
né forza del cielo e
vUa terra, niente e nessuno
allontanare dall’
^°ve che Dio ci ha rivelato
. Cristo nostro SignoRomani 8, 35-38. Marco
VuiU,
tile o'*™*?sempre gen
sorridente e sereno, cofi quando pochi mési or sovit’à*” prossimità delle festiciiu partecipò al
si n n Santa Cena tenuto*«fiUa sua villa a Ravello. Gli
volevamo bene, era il nostro
decano e ci sentivamo sorretti dal suo entusiasmo, dalla
sua affabilità e disponibilità,
dal suo amore per la natura e
per il prossimo, ma soprattutto dalla sua incrollabile fede. Così la Chiesa metodista
di Salerno ricorda il caro fratello in fede che ha raggiunto
la casa del Padre il 2 giugno
1996. Il funerale è stato celebrato dal pastore Robert
Bronkema con la numerosa
partecipazione di amici e autorità. Alla fedele compagna,
ai figli, nuore, generi, nipoo e
parenti tutti, a nome degli
evangelici italiani, esprimiamo il nostro cristiano affetto.
Chiese toscane
Corso per
predicatori e
per animatori
LAURA CASORIO
Nello splendido scenario
primaverile di Casa Cgres a Reggello (Firenze), si è
tenuto nell’ultimo fine settimana dello scorso aprile il
primo corso per predicatori
locali e animatori organizzato
dal 10° circuito delle chiese
valdesi e metodiste e dall’Associazione delle chiese evangeliche battiste toscane. Questo incontro, già da tempo richiesto in più occasioni, era
rivolto a tutti coloro che variamente impegnati nelle
proprie comunità desideravano un aggiornamento o un
ampliamento delle proprie
conoscenze. Si è trattato di
un incontro chiaramente introduttivo: i partecipanti hanno infatti potuto seguire degli
interventi di introduzione
all’AnticQ e al Nuovo Testamento, un breve seminario di
omiletica, un’introduzione
all’animazione biblica e una
«comunicazione» sui Salmi.
Il corsQ è stato seguito attentamente dai nutnerosi
partecipanti, circa 25, con
un’età media molto bassa.
Questo non può che essere
di buon auspicio per altri incontri analoghi che saranno mirati ad approfondimenti specifici. Per la particolare situazione di vacanze
pastorali a cui la nostra regione andrà incontro, è stato
incoraggiahte vedere quante
fossero le persone disposte
ad assumersi responsabilità
per la chiesa di cui tutti siamo membri. Quasi tutte le
comunità erano variamente rappresentate, segno che
comunque c’è fermento in
ognuna di esse. Di prossima
costituzione anche un comitato con il compito di coordinare le attività non solo regionali ma anche miziative a
livello locale.
K Bologna
Il dono di
Pentecoste dà
vita alla chiesa
ANGELA RIZZOLI
Domenica 26 maggio,
Pentecoste, per la comunità metodista di Bologna
è stata una giornata particolarmente varia e ricca di avvenimenti: il culto con rammissione di due nuovi membri di chiesa, Carla Toffoloni
e Giovanni Ortolani, il pranzo comunitario, il concerto,
il bazar di primavera.
La giornata è riuscita molto
bene, proprio secondo gli intenti di quanti si sono prodigati con generosità perché
tutto si svolgesse nel migliore
deivmodi. Un ringraziamento
particolare a Wonmi e Willem, che ci hanno offerto una
parentesi musicale gradevole
con due sonate di Gorelli e di
Bach per violino e organo.
Tuttavia il risultato positivo
di questa giornata non è stato
certamente conseguito né
con l’opera generosa ed efficiente di molti di noi, né con
il tocco sapiente dei nostri artisti, poiché il valore profondo della giornata di domenica
è da ascrivere propriamente
al mondo dello Spirito.
Come descrivere infatti la
sentita e profonda comunione che aleggiava, impalpabile e pur così concreta, durante le letture bibliche, durante
il sermone, ma soprattutto
ascoltando tutti' insieme durante il culto le parole di
confessione di fede dei due
nuovi fratelli? C’era sicuramente fra noi tutti un’intensa comunione mentre ascoltavamo, attenti e commossi,
le parole con cui Carla e Giovanni ci esponevano le motivazioni della loro scelta di fede. Questa loro fede, così
tangibile, è stata per noi il
dono di Pentecoste e ha rinnovato il vigore della nosfra
stessa fede, facendoci sentire
chiesa.
Agenda
BETHEL — La Conferenza distrettuale è
convocata dal venerdì alle ore 17,30 alla domenica 16. Il culto di apertura sarà tenuto
dal candidato al ministero Lorenzo Scornaienchi. Per informazioni telefonare ad Enrico Trobia, telefono e fax 0932-869955.
FIRENZE — «Il popolo di Dio; riscoperta delle radici
comuni fra Israele e la chiesa» è il titolo della conferenza
che Ruben Berger, pastore della comunità messianica di
Gemsalemme, tiene alle ore 20,30 a Villa Aurora, nell’aula magna dell’Istituto avventista in via del Pergolino 12
(zona Careggi). L’incontro è organizzato dal Centro culturale protestante «Pietro Martire Vermigli».
GENOVA — «“Tuoi sono i cieli e tua la tema, o Signore”
Dall’Assemblea ecumenica europea di Basilea a quella di
Graz» è il titolo del convegno di formazione ecumenica che
si tiene alla Foresteria del convento francescano di Madonna del Monte. L’accoglienza è prevista per le ore 19 di venerdì, la conclusione alle 16,30 di domenica 16. Organizza
il Sae (Segretariato attività ecumeniche), gruppi del Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Liguria. Per informazioni tei. 011-8980954; 02-58101017; 010-566694.
MOTTOLA — «Rivestire la donna nuova
(Efesini 4, 24)» è il tema dell’incontro per la
chiusura delle attività delle Unioni femminili
di Puglia e Basilicata, già sviluppato al III
campo donne leader. La giornata, condotta
da Maria Secci, segretaria del Movimento
femminile evangelico battista di Puglia e Lucania, avrà inizio con il culto alle ore 11. Informazioni al 099-8861321.
BORDIGHERA — Nel tempio valdese di via Vittorio Veneto 25, alle ore 21, si tìene un concerto a favore delle popolazioni della Bosnia. Per ulteriori informazioni telefonare
alla chiesa di Sanremo allo 0184-577174.
1
MILANO — Per il ciclo di incontri sul tema
«Il “libro dei libri” ci riguarda ancora? Come
le tradizioni cristiane leggono oggi la Bibbia», alle ore 18 nella libreria Anna Kuliscioff di via Vailazze 34, don Gianfranco
Bottoni, responsabile dell’Ufficio diocesano
per r ecumenismo e il dialogo, parlerà su «In quali diversi
modi leggere la Bibbia?». Informazioni al 02-70636363.
TORINO — «Jugoslavia: emergenza finita?» è il titolo del
dibattito che si tiene aUe ore 20,30 alla sala Antico Macello
di Po in via Martin Pescatore 7. Organizzano «Il manifesto», l’Associazione per la pace rii Torino, l’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) e la Commissione
chiesa e società della Chiesa valdese di Torino.
TORRE PELLICE — «I valdesi e le nostre borgate» è il titolo del 2° convegno sul
tema, dopo «Tutela e recupero delle borgate
di montagna» del giugno scorso, orpnizzato dal Centro culturale valdese. L’incontro
si svolge a partire dalle ore 9 alla Casa val
dese di via Beckwith 1; per informazioni tei. 0121-932179.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia, trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 9,30. Domenica 16 giugno (replica lunedì 24 giugno):
Irlanda: al crocevia della pace; Il libro protestante: alla fiera
del libro di Torino; Incontri con: protestanti nel mondo.
Le segnalazioni devono giungere con 15 giorni di anticipo.
confinad
Maledetto Garibaldi!
6
GIUGNO 1996
Il carroccio senza frèni:
nostra inchiesta su Lega Nord e dintorni
Medio Oriente:
diario di un viaggio sulle frontiere
della pace più difficile
Egitto:
il dialogo tra cristiani e musulmani.
Intervista a papa Shnuda III
uibi AtolKl; annóe1te«^.000;
(mMenitCHre lire 130,1)00 eoo libro ut onu^gio}. Veràaaieuto tml em Ol^SOOli
intestato A «<Kg).Com Nuovi Tenuti, vìa 38,00184 ,
Far infoimamni: telano 06-4^10603, fbx4lt27901,
s' (iudirizzolnterniM:; Httpt^AèUa.snn.it/mar]ceV4ctAuid(«.1tÌat)‘
A
14
! I
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 14 GIUGNO 3^1
Riforma
Padania? ;. .nq, grazie!
Paolo Bogo
Io non sono milanese d’origine, sono nato e vissuto a
Venezia e sono stato costretto a venire a vivere a Milano ail’inizio degli anni ’60 per motivi di lavoro: nel Veneto le occasioni di lavoro erano molto scarse; come
me, in quegli anni e ancor prima, centinaia di migliaia
di veneti, pugliesi, campani, abruzzesi, siciliani, calabresi, si sono spostati, da soli o con le famiglie, al Nord
per cercare di risolvere il problema della propria esistenza. Non dico niente di nuovo quando ricordo che
la diseguale distribuzione della capacità produttiva
dell^ Regioni è stata una scelta deliberata e concretiz:
zata da logiche economiche e politiche già nel secolo
\{Scorso: il «triangolo industriale» stava qui perché da
qui si potevano facilmente esportare nei paesi d’Europa le,merci prodotte. E non dico niente di nuovo quando ricordo che il Meridione era mantenuto allo stato
improduttivo anche perché da lì poteva emigrare verso il Nord una massa di manodopera a basso prezzo
che permetteva alle grandi industrie di produrre merci
a costi competitivi.
La ricchezza del Nord si è realizzata'Con queste premesse; non mi risulta che ci sia mai stata una «laboriosità» particolare dei milanesi e un’atavica «pigrizia»
dei napoletani che ha fattd sì che Milano fosse una
città ricca e civile in contrapposizione a un Meridione
arretrato e mantenuto; anzi: è piuttosto grazie alle migliaia di «meridionali» che lavoravano alle catene di
montaggio della Fiat e che dormivano in 7 o 8 per
stanza con affitti da strozzinaggio dei torinesi, che
l’impero dell’auto si è costituito.
Ma perché dico queste cose che in buona parte sono
già conosciute da tutti? Come cittadino e come credente
mi trovo a vivere con estremo disagio-l’ondata di egoismo che sta sommergendo la città e la regione in cui vivo. Come cittadino ritengo che se non si riconosce che U
nostro stato di (relativo) benessere è stato edificato sullo sfruttamento sistematico delle stesse persone verso
le quali ora si sta costruendo la mmaglia di rifiuto, ci si
avvia verso un periodo di falsificazione della storia, di
mistificazione delle relazioni tra genti di aree geografiche diverse, di avvento di nuove logiche razziste secondo le quali il milanese è migliore perché è milanese e il
«terùn» non potrà mai eguagliarlo perché, capperi, «l’è
un terùn». Come cittadino ritengo inoltre che mai e poi
mai un isolato Nord ricco potrebbe, senza un retroterra
culturale, sociale, etnico nazionale, pensare di imporsi
all’Europa. E conie credente non posso dimenticare che
bisogna «innanzitutto praticare la giustizia».
Non penso e non credo che verso il meridionale
emarginato sì debba sposare la logica dell’essere caritatevoli con chi sta peggio; non deve essere questo 11
nostro punto di vista; noi dobbiamo avere impressa in
noi la logica della ricerca della giustizia, perché di im
problema di giustìzia si tratta: il popolo del meridione
è stato costretto a emigrare, è stato costretto a vendere
la sua forza-lavoro a basso prezzo, ha visto lo stato latitare e ha visto organizzazioni criminali prenderne il
posto e, dovendo comunque vivere, è stato costretto
ad accettare tutto ciò.
Come credente ritengo che il mio primo interlocutore a cui rivolgere una parola di speranza sia lo sfruttato tanto più ora che dopo essere stato sfruttato sì cerca
di buttarlo via. E la successiva parola di speranza va a
chi ha beneficiato dello sfiaittamento: parola di speranza in una possibile presa di coscienza del proprio
errore; in termini a noi più consoni speranza nel ravvedimento dopo la confessione di peccato.
Al Signore, l’unico che può esprimere un giudizio,
sta di darci la possibilità che dalla confessione dì peccato scaturisca il ravvedimento e che da questo nasca
la condivisione di una pari dignità e di un pari diritto a
convivere nella stessa.terra.
Riforma
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Mattinai, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa NM, Jean-Jacques Peyronel,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervaldo.Rostan,
Federica Toum, Florence Vinti, Raffaele Volpe, AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia. ABBONAMENTI: Daniela Actis. FOTOCOMPOSIZIONE: Aec s.r.l. Mondovì - tei. 0174-551919. STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. MondovI - tei. 017442590. EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis -10125 Torino,
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n.
176 del 1° gennaio 1951, responsabile Franco Qiampiccoli. Le modifiche sono state registrate con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Il numero 23 del 7 giugno 1996 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio CMP Nord,
via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoieffi 5 giugno 1996.
Prosegue ¡1 dibattito sul Giubileo del 2000
«Progettare qualcosa di ecumenico»?
L'espressione usata dal prof. Paolo Ricca suscita dissensi. Inoltre non si può
passare sotto silenzio il giro di miliardi che ruota attorno al Giubileo
CESARE 0. DE MICHELIS
La replica di Paolo Ricca a
Marco Rostan (Riforma,
10-5-1996) mi è parsa formalmente ineccepibile, ma
sostanzialmente inaccettabile. Il nocciolo della questione
sta tutto in un’espressione,
ripetuta due volte, di vedere
«se ci sono le condizioni per
progettare qualcosa di ecumenico nel quadro o in occasione del Giubileo cattolico»,
e su questa cosa tornerò subito. Intanto vorrei dire due
parole sulla partecipazione
del prof. Ricca, a titolo personale, e su invito del Cec, al
comitato voluto dal Pontificio Consiglio per l’unità dei
cristiani. Personalmente,
non concordo con la decisione del Cec di «rispondere affermativamente» aH’invito,
ma questo andrà discusso in
altra sede; il punto sta nella
richiesta rivolta proprio al
prof. Ricca che, ben prima
dell’iniziativa, si era già
espresso favorevolmente su
«un incontro pancristiano
nel 2000» (cfr. Protestantesimo, 50:1,1995), con la curiosa motivazione, tra l’altro,
che nel testo di Tertio millennio adveniente «non ricorre
una sola volta la parola indulgenza».
Mi sembra un gioco di parole: il Giubileo (cattolico) o è
«imperniato (...) sul sistema
delle indulgenze» (come ricordava lo stesso Ricca) o
non è Giubileo. Per fare un
altro esempio l’immagine barocca, (richiamata nell’intervento su Protestantesimo)
del «fiume (...) della Chiesa» a
cui «molti affluenti recano le
loro acque», che ha riscosso
tanto favore presso Ricca, il
quale evidentemente inteso
«Chiesa di Cristo», a me ha
dato invece una sensazione
di sgomento; perché non c’è
dubbio che il papa di Roma
quando scrive così intende
«Chiesa cattolica apostolica
romana», ed io a quel fiume lì
non ho intenzione di portare
nemmeno un bicchiere d’acqua. Il prof. Ricca, pastore e
dottore della Chiesa evangelica valdese, ha naturalmente
tutto il diritto di scrivere ciò
che ha scritto su «Protestantesimo» (e gli altri, membri
della medesima chiesa, eventualmente di dissentire); la
sua risposta positiva al Cec,
senza preventiva investitura
della Tavola, è ineccepibile:
sono le due cose insieme che
possono far problema nel
senso indicato da Marco Rostan, e dunque, secondo me,
sarebbe stato piti «elegante»
se avesse declinato l’invito
suddetto (del resto, è sempre
in tempo pere dimettersi).
Tuttavia, come ho detto, il
punto è un altro. Trovo l’espressione «progettare qualcosa di ecumenico» (variante: «organizzare eventi ecumenici più 0 meno significativi») francamente infelice,
mi sembra più adatta a un
happening che a una questione come quella ecumenica; ma va bene lo stesso, abbiamo Capito di che si tratta.
Mettiamola così (tanto per
avvalerci della lingua «corrente»): ritiene Paolo Ricca di
non dover escludere a priori
che si possa «progettare qualcosa di ecumenico alTinterno
o ai margini» della ostensione della Sacra Sindone, poniamo, oppure in occasione
d’una bella manifestazione in
onore d’una qualche Madonnina di Civitavecchia? Se così
fosse, temo che il mio (legittimo) dissenso nei confronti
delle tesi da lui proposte sarebbe più radicale di quel che
continuo a pensare; ma se
fosse negativa, il pallino tornerebbe al centro (calma e
gesso), per giocare la partita
sulla natura del Giubileo cattolico, sulle indulgenze, sul
Purgatorio, sul pellegrinaggio
e quant’altro (il fatto che
quello prossimo venturo sia
legato a un numero tondo
non mi sembra che sposti
granché i termini delia questione: sono tutte convinzioni, alcune delle quali anche
tecnicamente sbagliate).
Non ho nulla contro i giochi di parole, a patto di non
confondere le convenzioni
linguistiche con i dati extralinguistici, per dirla chiara,
non ritengo che il Giubileo
(T«anno santo») sia una manifestazione superstiziosa, al
%)ttoscr:
acide cc
i®ico Gii
paro della venerazione della i ”
Sindone o della Madonnina'
di Civitavecchia. Ma, si dirà,
così «non si fa ecumenismo»}
Lasciamo pure stare il «rj*
schio di essere strumentaliz-a
zati» che, come ho scritto iif.
altra sede a Ricca («la comu-- °
nità di piazza Cavour», i// aous»®'^
1995), è quello «di conse-il
gnarci sempre di più al ruolo"
dei panda in una manifesta-,
zione ecologica finanziata dai *
produttori di pellicce»; ela-ij
sciamo stare anche, per ora,::
siasi coinvolgimento '
il serio pericolo che un qual^
nostre chiese nel Giubileo (iiji
quello che il sindaco di Rq. ;
ma, laico, e da me a suo tem-u
po votato, non si stanca di]
chiamare «un grande aweni-*«
mento spirituale»), crei in
se profonde lacerazioni. li^posiz
. . B>nhl77Q
Non passerei invece sottoìr^
w,una c
siale mon
turaptga:
silenzio il giro di miliardi che 1
ruota attorno al Giubileo, del '
quale sembra anzi il «motore . , j i
immobile». Rispondendomi, ;
Paolo Ricca affermava che ji
«se poi dovesse risultare, come anche è possibile, che il'| „
Giubileo, malgrado le migliori intenzioni (?!), sarà essenzialmente un business, un
grosso affare turistico-religioso, allora è chiaro che potremo soltanto restarne ftitìri» (perché, caro Paolo, che
altro è stato dal 1300 a questa, ,
parte?); a ciò aggiungo uni’'
volgare considerazione quat-,
trinarla (del resto, a giudicíBí
dagli interventi sulla scuote^
privata, sembra che la «teolOí;!
già del danaro» abbia largò
corso nel cattolicesimo contemporaneo): se ho fatto ber.
ne i conti, i 3.500 miliari
stanziati dal governo per®
«Giubileo 2000» fanno eira
per ciascuno dei 57 milionif
italiani £ 60.000 a cranio, cioì
per i circa ventimila valdesi
qualcosa come 1.200 milioni,
cioè per i 4 membri della mis
famiglia 240.000 lire, assai
più del bicchier d’acqua che
non siamo disposti a versare
nel fiume di cui sopra.
;Zazii
Allora r
l’autoesa
della Ch
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pdìriti ’i
liti ’a tesi
Dopo la clamorosa cattura (del boss mafioso (di San Giuseppe Jato
Che cosa fare se «Cosa Nostra» si stabilisce nella famiglia?
PIETRO VALDO PANASCIA
La cattura di Giovanni
Brusca, responsabile della strage di Capaci in cui perirono Giovanni Falcone, la
moglie Francesca Morvillo e
5 agenti dì scorta, ha suscitato manifestazioni di esultanza che hanno apche assunto
toni esasperati da dolorose
ferite del passato, ma non
ancora rimarginate. L’opinione pubblica è stata pure
impressionata da alcune sorprendenti coincidenze. L’arresto di Brusca è avvenuto
nella ricorrenza del quarto
anniversario della strage di
Capaci, nel giorno del compleanno di Falcone che avrebbe compiuto il suo 57“
anno di età, nel momento
stesso in cui Brusca e i suoi
familiari erano intenti a seguire la proiezione del film
su Falcone e la terrificante
esplosione dell’autostrada di
Punta Raisi, trasmessa in Tv.
La coincidenza di tutti questi fatti ha suscitato commozione, emozione, esaltazione,
ma anche sgradevoli intemperanze ma se è vero che la
gente, compiaciuta di questo
clamoroso arresto, affacciandosi alle finestre, ha applaudito la polizia che scortava il
cellulare dei detenuti, è anche vero che è passato il tempo in cui 5 malavitosi che
sfuggivano agli arresti trovavano-rifugio nei quartieri più
popolari della città.
Cosa altrettanto sorprendente è che Giovanni Brusca
sia stato arrestato non in uno
dei suoi sette covi, tecnicamente blindati e lussuosamente arredati, ma in una villa sul lido di Agrigento. Non
era solo come un lupo in una
tana ma in compagnia, in un
ambiente confortevole, davanti a una mensa sobriamente apparecchiata e a un
televisore che stava per trasmettere uno dei più audaci
gesti della sua prestigiosa carriera di boss di Cosa .Nostra.
Con lui c’era la sua convivente, suo fratello, anch’egli ricercato, con la moglié e c’erano uno o due bambini, una
coppia di amici.
Penso alla paura, al trauma
dei bambini al momento
dell’arresto, dell’irruzione
della polizia attraverso le
porte e le finestre sfondate, al
fragore degli spari, alle urla
delle donne. Forse non riusciamo neppure ad immaginare cosa possa accadere in
un focolare domestico, fra le
mura di una casa quando Cosa Nostra vi stabilisce la sua
residenza ed espone inevitabilmente quelli che vi abitano ad incursioni della polizia,
a fughe, a pericoli e rischi
d’ogni genere. Inesorabil
mente la mafia diviene il codice genetico di ogni membro della famiglia, di madre
in figlio, di generazione in generazione.
Giovanni ed Enzo, arrestati
sul lido di Agrigento, sono figli di Bernardo Brusca, patriarca di San Giuseppe Jato.
Dopo il suo arresto era naturale che Giovanni avrebbe
sostituito il padre al comando della «famiglia». Naturalmente anche la madre esercita un ruolo importante nella
famiglia: «I miei figli - dice li ho tirati su timorati di Dio,
educati. La storia del telecomando di Capaci, del giovane
figlio del pentito Di Matteo,
strangolato e liquefatto nell’acido? Sono fesserìe. Privilegiati sono i pentiti, la legge
non è uguale per tutti».
Non è, per antica tradizione, consentito ad una donna
scendere in campo come
bo5s della criminalità organizzata. Eppure Cosa Nostra
trova nella donna e nella famiglia una difesa e un baluardo. Teresa Principato, magistrato alla Direzione antimafia di Palermo, in un’intervista dice che le donne dei boss
sono un esempio di fedeltà
assoluta ai loro uomini, che
accettano di farsi strumento
di cultura mañosa, che giovani ragazze decidono di diventare «vedove bianche» spo
sando carcerati a vita. Il magistrato porta persino ad
esempio le mogli di Provenzano e di Riina che hanno,
nelle loro famiglie, svolto un
compito importantissimo
educando i figli al silenzio nn
da piccolissimi, a vivere sott
falso nome in situazioni
apparente normalità*.
11 neopresidente del Consn
glio. Romano Prodi, nel su.
discorso programmatico
Senato, ha detto che il s
governo darà alla
un posto di rilievo. Se è v
dunque che la mafia si
smette, si riproduce, „
bustisce ininterrottame^
proprio nella famiglio co
suo patrimonio genetico,
il suo carico di songum
vendette, non
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portuno e urgente che ag^
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paura, le famiglie Ljiéi
adoperarsi a che le d .„rf,
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dalla grazia di Dio
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Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
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Lttoscrivo interamente le
considerazioni di
J irfflco Giampiccoli, pubbli• 22 di Riforma del
. M nel n. 22 di Ritorma de
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lonnina rrexr.p. nella chía
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tnniljn r-rwifiicinvìo
’ non nella confusione.
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■e il «ri Ne®t:comando la medita
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rmr« 1, lious» confusionari. Non biour», 1/, j-onfondere gli obietti
a quei valdesi il cui en
Sn. gkareciprocatoUeranzae
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per ora »"O- l’intruppamento
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to Sei! ^ saranno mai le
o^°R*"' Cappotti fra cattolicesimo
suo tem e protestantesimo sono tuttanra riì'i tota (e resteranno per chissà
awenf.' Ìaanto tempo) caratterizzati
rei in àalcune fondamentali conmi apposizioni: da un lato un
’ * i idirizzo dottrinale monisti:ce sotto > costituzione ecclelardiche ’
j, ., siale monarchica, una strut
, tura organizzativa accentra
motore ¿all’altro una scelta
endomi,
lava che
Itare, cole, che il
e migliórà essenness, un
ico^reli) che poirne Iliololo, che
a questa
ngo una'
me quatgiudiciBï
la scuola
la «teolò-'
bia largó:'|
imo confatto bemiliardi;
no perii
ino circi'
nilionidi
mio, cioè
a valdesi
) milioni,
della mia
re, assai
equa che
a versare
iluralista quanto alla dottrila, democratica quanto alla
jostituzione, tendente al decentramento quanto all’or^Zazione.
Allora mi pare proprio che
l'autoesaltazione giubilare
della Chiesa romana vada
considerata col distacco e
con le riserve enunciate da
¡Giampiccoli. Per quanto rida quello che farà il mio
issimo Paolo Ricca, la cui
lida pastorale in anni ori lontani è per me indiihticabile, non dubito che
irà reagire dialetticamenalla situazione. Ma come
teà evitare, in quel tripuIfi^cclesial-turistico alii^ko da noi con migliaia
iiliiliardi, di fare la figura
del Ineschino, se avverrà che
gualche prelato del Sud lo
(improveri: «Venisti pe’
^duiti ’a festa, o pe’ rump'iliti ’à testa?».
. Riflessioni dì iin'insegnante
La scuola sia tenuta nella giusta considerazione
¥
JOUUtPASCHEMK
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I In una società poco attenta alla teologia dobbiamo riuscire a far sentire una voce diversa
.L^otto per mille e la nostra presenza nella cultura italiana
lei Consii, nel sua.'
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Se è vero
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ate dail
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'redenta
Quando si trattava di decidere, se accedere o meno
®H 8 per mille mi dichiaravo
hvotevole perché ritenevo
®e la decisione doveva esse-presa anzitutto in riferimento ai molti italiani che
^ideravano poter assegna® ® noi quella quota del loro
^ddtto. Perciò l’accettazione
'gmficava assumere una
precisa responsabilità verso
,lleDo^
Augusto Comba
■Torre Pellice
PUR essendo in pensione da tre anni
resto sempre ih contatto con ex
alunni e colleghi e con tutta la scuola.
Sono stata docente a scuola per oltre 47
anni, ma avevo già incominciato a impartire lezioni ai più piccoli delle elementari fin dal mio decimo anno di età.
Così posso dire di aver conosciuto bene, e sotto i più vari aspetti, la nostra
scuola, con tutto il suo sMluppo, la sua
créscita, i suoi lati positivi ma pure
quelli negativi e con il suo degrado.
Non voglio toccare l’aspetto finanziario e di riconoscimento ai docenti, anche se non sono delTopinione che meriterebbero un trattamento ben diverso
da quello da sempre attribuito loro.
Tuttavia mi arrabbio quando i miei colleghi dicono: «Il docente non è ùn missionario». Mi sono dedicata a tanti lavori nella mia vita: ho fatto la bambinaia,
}a casalinga, la sarta, la segretaria, Tinterprete; ma ho sempre trovato che il
lavoro più impegnativo è quello di insegnante, perché un vero insegnante ha
una missione da compiere: non solo
deve inculcare qualche nozione o qualche abilità più 0 meno utile, deve far
emergere in ogni singolo discente quello che v’è di meglio in lui, aiutarlo a diventare un membro utile, che sa occupare il suo posto nella società. E questo
vale per il debole, l'ammalato, Thandicappato non meno che per il più forte e
più dotato di talenti. È un compito che
non consente tregua. ,
È per questo che sono veramente addolorata quando vedo e sento in quale
considerazione è tenuta o^i la scuola.
È ovvio che ogni giorno un po’ meno
impegnato, ogni vacanza dagli alunni
vengano accolti con giubilo: è sempre
stato così. Ma quando sento ripetere
sempre più spesso anche da genitori e
docenti che ogni giorno di scuola in più
è una punizione, che non è giusto che
ci è sufi’iciente nelle varie materie deb-^
ha andare a scuola «per approfondi-■menti», mentre i più deboli seguono i
corsi di recupero o sostegno, allora vorrei urlare! Che cosa dicono insegnanti e
genitori a questi ragazzi? È colpa di noi
adulti se per il ragazzo la scuola è lina
punizione.
Ultimarnente mi sono ritrovata sempre più spesso a parlare con studenti
delle superiori che protestavano; ma
quando parli con loro ì ragazzi capisco-no e sanno anche riflettere; spesso mi
chiedono perché nessuno dice loro
queste cose. Ci sarebbe tanto da dire e
certo non tutto in una volta. Butto giù
qualche pensiero.
1) Molte nozioni si possono apprendere fuori scuola da tv, libri, viaggi; ma
dove stanno le pari opportunità per i
«figli di papà» che hanno a disposizione
tutti i mass media, biblioteche, viaggi,
corsi di lingua, spqrt, e i figli a cui tutta
questa ricchezza non può essere offerta
se non dalla scuola? È giusto abbreviare
questa opportunità a chi non la trova
dtrove, togliere lo stimolo a confi-ontarsi con chi è più fortunato ipvece di
spingerlo (talora con un brutto voto o
una ripetenza) a fare di più e sempre
meglio? Bisogna cercare tutti 1 mezzi
per aiutare i meno lorlunati.
2) Il mondo attuale e futuro richiede
sempre più competenze e non solo un
titolo di studio, magari comprato o ottenuto per compassiime; dovreino sempre più misurarci etm le capacità non
solo dei nostri compaesani, ma di gente
di tutto il mondo. Resterà a galla solo
chi è più preparato, più flessibile, chi sa
impegnarsi di più e adattarsi meglio;
dovè si acquisiscono queste qualità se
non crescendo insieme a scuola?
3) La scuola è noiosa? I programmi
non sono all’altezza? Ma la scuola siete
voi alunni e voi docenti. Basta volere. Sì
può esser creativi con i programmi più
vecchi o più insulsi: dipende da come li
usiamo; ogni parola può essere un
trampolino di lancio per salti sempre
più alti e più lunghi.
4) Sotto il fascismo, quando da tutte
le parti cercavano di plagiaci, molti noi
hanno acquisito uno spirito critico eccezionale, specie se qualche genitore o
insegnante ci spingeva a riflettere, a
chiederci il perché delle cose. I ragazzi
di oggi, che hanno tante più opportunità, non dovrebbero riuscire a fare meglio di noi? Certo non ada^andosi, evitando ogni fatica e difficoltà. Solo
l’ostacolo ci fa crescere, aumenta le for-,
ze, permette di far emergere le qualità
‘ migliori. Aiutare un ragazzo non vuoi
dite evitargli ogni dolore ma insegnargli
a vincerlo, a guardare alla meta da raggiungere, perché la vera felicità sta in
. ciò che ci siamo conquistati con fatica.
Speriamo die il nuovo governo possa
far rinascere la scuola, perché divenga
un luogo di preparazione alla vita, andie c soprattutto per i meno iortunati.
Costruire la
«sicurezza»
Egregio direttore,
mi sia permesso parafrasare il titolo della lettera di Alberto Soggin su Riforma del
17 maggio. Ammessa la necessità di una «zona di sicurezza» alla frontiera, di solito
la si costituisce sul proprio
territorio (la Francia costruì
forse la linea Maginot in territorio tedesco'?). Israele, iq^
vece, occupa allo scopo una
striscia di territorio libanese e
non si cura della successiva
delibera Onu che ingiunge di
ritirarsi.
Gli hezbollah, che si atteg
giano ad esercito di liberaziope, da tempo proclamano
che se Israele si^ ritira nelle
proprie frontiere', essi cessano la loro attività.
Sono vent’anni che questa
situazione dura e che le violenze delle due parti non
hanno risolto nulla. Quel che
dovremmo esigere da Israele
è che 1) si decida ad obbedire
all’ingiunzione dell’Onu e 2)
che prenda finedmente in parola gli hezbollah e rientri in
casa propria. Almeno se, una
volta fatto questo, gli attacchi
hezbollah continuassero,
Israele giustificherebbe quella simpatia della quale ha goduto e che va perdendo.
Massimo Pulejo - Bruxelles
Un «grazie»
a Paolo Landì
Trascorrere le vacanze in
un Centro evangelico è sicuramente un’esperienza interessante, in quanto dà modo
di incontrare ragazzi e ragazze provenienti da diverse
realtà e contesti ma soprattutto di fare un percorso di
vita comunitaria in cui la riflessione e il divertimento so-/
no elementi centrali. È attraverso questi campi che si impara a socializzare, a conoscere l’altra/o ad accettare e
apprezzare le differenze del
nostro prossimo. Il confronto
su temi teologici e sociali dà
un senso più profondo alla
parola vacanza; nei vari momenti di analisi ci si incontra
e ci si scontra, in un rapporto
dialettico e arricchente che
unisce. Questo è quanto accade nei Campi gio|rani e cadetti al 'Villaggio della gioventù di Santa Severa.
Con la direzione di Paolo
Land; il Villaggio ha voluto
puntare sui giovani coinvolgendoli e responsabilizzandoli in un graduale processo
di formazione: molti di noi
infatti hanno partecipato ai
Campi giovani come campisti prima e «staffisti» poi. Un
passaggio graduale che semprè più ci ha,coinvolti in modo attivo e concreto nella
conduzione del Centro per
quanto riguarda le attività
gipvanili. Sono stati anni formativi dove abbiamo impa-rato a organizzare tutte le fasi
di un campo: gli studi, momenti di gioco, la scelta dei
vari ospiti da invitare, ecc.
I risultati di questa politica
orientata ad uno, sviluppo
giovanile sono stati a nostro
parere positivi. I Campi giovani e cadetti hanno registrato negli ultimi anni uri forte
aumento delle presenze e
della partècipazione dei campisti/e alle varie attività proposte. Gli incoraggianti risultati dei campi estivi hanno
indotto il Centro ad organizzare anche Campi giovani invernali, che sono nuovi momenti di incontro durante i
quali si approfondiscono temi e amicizie estive. Un càmpo «diverso» per durata e
condizioni climatiche, ma
proprio queste conferiscono
un’intensità e uno «stare insieme» del tutto particolari.
II risultato ultimo e la formalizzazione di questa politica (orientata ai giovani) è stato il campo di formazione
quadri che si è tenuto per la
prima volta a marzo dì quest’anno. Uno spazio pensato
per offrire una formazione
mirata, attraverso l’aiuto di
esperti, a coloro che intendono lavorare a questo progetto. Un campo che ha miglio- i
rato le competenze di chi ha
già lavorato pernii Centro e
che ha dato la possibilità a
nuove persone di inserirsi in
questo gruppo di lavoro.
Per noi dell’organizzazione
lavorare in questi anni per il
Villaggio e con Paolo Landi è
stato sicuramente un impegno, ma soprattutto un’occasione di crescita individuale e
di gruppo. Ci auguriamo che
si possa continuare su questa
strada e che altri giovani sia
data l’opportunità che noi
abbiamo avuto. A Paolo Laudi un profondo e sentito ringraziamento per il lavoro
svolto e per il sestegno datoci
durante il suo mandato.
. ALFREDO SONELLI
che, pur non es
».-uc, pui iiuu co
“00 membri delle nostre
Olese, esprimevano fiducia
1 nostro gestire un patrian italiani. Ritengo che
iati ** tliscorso sulla utiliz
delle somme a noi
Jehuite debba essere fatto
chp ^^ftitnento proprio a ciò
asn , t)ro che ci scelgono si
POttano da noi. Credo che
la loro aspettativa sia relativa
a tre serie di problemi: la diaconia, la cultura, la testimonianza confessionale.
La diaconia è il tema più
facilmente condiviso anche
al nostro interno. Ne ha ampiamente trattato anche il
Convegno annuale delle opere valdesi e metodiste il 2 e 3
marzo, a Firenze, {Riforma n.
11 del 15 marzo). Il discorso
dovrà certo essere approfondito, ma c’è la disposizione
d’animo nelle nostre chiese e
non insisto.
La cultura. Qui mi sembra
che ci sia qùalcosa da dire. Io
sono convinto che almeno la
parte degli italiani che ci attribuisce l’8 per mille si
aspetti nmolto da noi. Penso
in particolare alla nostra Facoltà-di teologia. Non sono
del tutto sicuro che siano
^ Vòstri acquisti, per gli abbonamenti al periodici evangelici
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molti i membri delle nostre
chiese che si rendono conto
dei compiti che la Facoltà;
svolge.
In un’Italia dove parlar di
teologia è considerato «roba
da preti», si pensa alla Facoltà di teologia quasi esclusivamente per la preparazione dei pastori, ma non è sufficientemente avvertita l’incidenza che la teologia può
avere nella vita culturale, politica e sociale della nazione.
Io penso che coloro che ci
esprimono fiducia si aspettino anche un più ampio impegno sul piano culturale.
La nostra Facoltà svolge
un’attività meravigliosa e i
cinque professori titolari fanno miracoli. Oltre a svolgere i
loro' corsi accademici, sono
impegnati in molte e serie
incombenze: rapporti con il
mondo culturale romano
(Università di stato e Università pontificie), rapporti con
università teologiche straniere, con commissioni intereuropee e internazionali: si
pongono al servìzio delle comunità per conferenze o dibattiti, curano pubblicazioni,
e altro ancora.
È un insieme di attività encomiabile, ma mi sembra disumano accettare che si continui in questo modo, ua Facoltà ha l’obbligo morale nei
confronti degli italiani di sviluppare le proprie attività, la
propria presenza in Italia e in
Europa. Non si può continuare a gravate su cinque
persone: il corpo docente dovrebbe essere raddoppiato,
dando la possibilità alla facoltà di svolgere un ruolo
culturale fortemente incidente in questa Italia dove si
odono spesso solo i pareri dei
teologi vaticani, oppure le
concioni dei maghi.
Quando si parla di cultura
non ci si riferisce solo alla Facoltà: c’è l’editoria. Anche in
questo caso si cerca di fare
economia di uomini e di
mezzi con conseguenti limitazioni nell’incidenza culturale. Anche la nostra presenza nei mass media è fortemente condizionata, lasciando così gli italiani in genere
privi di una adeguata informazione culturalmente valida; io sono convinto che colorò che ci danno fiducia si
aspiettino un adeguato utilizzo dei rendimenti dell’8 per
mille anche sul piano della
cultura, anzi saranno ben
contenti se si presenteranno
progètti futuri.
La testimonianza confessionale. Non sono pochi gli
italiani che vorrebbero conoscere più da vicino i protestanti, la loro testimonianza
all’Evangelo di Gesù, il messaggio di libertà, di responsabilità e di speranza che egli
dà. Mi domando in quale misura noi siamo sensibili alle
attese degli altri. Ho l’impres
sione che talvolta le nostre
chiese siano affette da complessi contrapposti: da una
parte si sentono europee o
anche internazionali riferendosi al protestantesimo estemo, d’altra parte sono un
po’ provinciali, contente di se
stesse, soddisfatte quando
qualche rara persona arriva
ai loro lidi. Certamente noi
non dobbiamo far sfoggio di
nostri valori, ma abbiamo
una responsabilità che lo Spìrito del Signore ci indica anche attraverso le attese di coloro che in vari modi si rivolgono a noi.
Affermiamo che lo Spirito
diffonde i suoi doni con magnificenza, ma poi ci troviamo nelle difficoltà concrete
di dar'corso concreto al loro
esercizio; abbiamo sempre
pochi soldi. Dato che il rogo
degli eretici non è più di moda, mi permetto di essere un
po’ eretico. Quando si affermava solennemente che le
chiese dovevano coprirà direttamente le loro spese, io
ero fortemente d’accordo ma
ora, pensando alle aspettative di coloro che guardano a
noi, mi viene da dire che non
ci sono spese nostre né entrate nostre, ma siamo coinvolti
con entrate e spese di molta
gente, che, se ci dà fiducia, è
perché ha aspettative e speranze che non vanno deluse.
Lo tenga presente il Sinodo
nelle sue decisioni.
Stefania Cammisa
Elia Piovano - Torino
RINGRAZIAMENTO
' I cugini del compianto
Enzo Cubattoli
di anni 68
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che con presenza, scritti, fiori
e parole di conforto hanno partecipato al loro dolore.
Un particolare ringraziamento
al personale medico e infermieristico dell’Ospedale valdese di Pomaretto, alla Società operaia di
Perosa Argentina, al Partito della
Rifondazione comunista, al Partito democratico della sinistra, al
sindacato CgiI, alla signoìa Gelsa
Bianciotto e al signor Carlo Gallet
per l’aiuto prestato.
Perosa Argentina, 30 maggio 1996
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16
PAG. 1 2 RIFORMA
VENERDÌ 14 GIUGNO 199
Un campo di profughi paiestinesi neila striscia di Gaza
Intervista a Whalid Salem, della sinistra palestinese
Il problema della piena sovranità territoriale
dell'«Autorità nazionale palestinese»
EUGENIO STRETTI
Alla frontiera con la striscia di Gaza (40 kmq, circa un milione di palestinesi),
si prova la stessa sensazione
dell’attraversamento dei confini tra le due Germanie, come avveniva fino al 1989.
Muro di cinta, torrette militari, impossibilità per i non
israeliani di attraversare il
confine se non autorizzati: i
soldati di frontiera sono figli
di ébrei immigrati (falascià,
russi) e questo dato rende la
difficoltà che i nativi israeliani hanno a prestare servizi
così pesanti e rischiosi. La
striscia di Gaza rappresenta
la ridotta sovranità territoriale della «Autorità nazionale
palestinese». In questi giorni,
a Taba (Egitto), sono iniziati i
colloqui che adonteranno le
questioni spinose legate a
controllo del territorio: che
cosa faranno i centocinquantamila coloni insediati nel
cuore della Cisgiordania e di
Gaza? Molti di loro considerano la Palestina «Grande
Israele» e sono disposti a tutto pur di non andarsene.
Che accadrà di Gerusalemme? Israele che in pompa
magna festeggia i tremila anni della conquista della città
da parte di Davide, la considera capitale indivisibile dello Stato di Israele, in evidente
contrasto con il diritto internazionale. Entro la primavera
del 1999, lo Stato palestinese
dovrebbe configurarsi nella
sua versione definitiva; attualmente, l’Autorità nazionale palestinese ha l’autorità
civile sulla Cisgiordania e sulla striscia di Gaza, ma non
l’autonomia economica e militare sui territori amministrati. A Ramallah, in Cisgiordània, e a Gaza hanno sede
gli uffici governativi; in quest’ultima città risiede il «Consiglio nazionale palestinese»,
presieduto da Arafat, che ha
vinto le elezioni dello scorso
20 gennaio con l’88,6% dei
voti. All’indomani della storica decisione del Consiglio di
eliminare dallo Statuto il riferimento alla distruzione dello
Stato di Israele, abbiamo incontrato a Gerusalemme Est
Whalid Salem, esponente della sinistra palestinese, che ci
ha rilasciato un’intervista.
- Qual è la sfida del processo di pace tra i palestinesi?
«Le sfide a cui dobbiamo
fare fronte ora sono parecchie. La prima è che dobbiamo costruire le istituzioni palestinesi in rapporto con le
autorità palestinesi; costruire
le istituzioni palestinesi non
significa soltanto avere edifici e gente che lavora, ma significa avere progetti e realizzare questi progetti nella so
cietà palestinese. Dunque
proviamo a costruire la nostra economia, il nostro turismo, la nostra agricoltma, e a
costruire tutti gli aspetti della
vita. La seconda cosa importante è costituita dall’edificazione di un sistema politicogiuridico veramente democratico. La terza cosa che
dobbiamo cercare di realizzare è quella di, un progetto
economico palestinese indipendente da quello israeliano. La chiusura dei territori
palestinesi da parte di Israele
crea problemi concreti di di, soccupazione diffusa e di
emarginazione sociale».
- Per il futuro, come vede la
relazione tra israeliani e palestinesi?
«Gli accordi di Oslo hanno
portato a una collaborazione
tra i governi e penso che la
decisione di ieri possa ulteriormente incentivare il dialogo tra governi. Diversa è la
situazione a livello delle due
popolazioni: l’odio e la diffidenza sono reali e coinvolgono la maggioranza delle popolazioni».
- Che cosa si può fare per
migliorare la situazione?
«Bisogna incentivare gli incontri sportivi, musicali, culturali tra le due popolazioni e
poi costruire una realtà statuale comune con una capitale comune: Gerusalemme».
Viaggio in Croazia dopo gli accordi di Dayton
L'azione delle chiese evangeliche tra case
sventrate e profughi abbandonati a se stessr
RENATO COISSON
L> AUTOSTRADA Zagabria-Belgrado da alcune
settimane è ufficialmente
percorribile in tutta la sua
lunghezza, un buon segno,
anche se praticamente non
cambia: ai croati è molto difficUe entrare in Serbia, ai serbi è molto difficile entrare in
Croazia e così il traffico rimane molto ridotto, se si eccettuano le diverse colonne di
militari delle forze della Nato
e le pattuglie della polizia.
Nella Krajna, che le truppe
croate hanno ripreso nell’offensiva della scorsa estate,
non ci sono più i posti di
blocco delle truppe dell’Onu,
le distribuzioni causate dalla
granate sono ancora evidenti,
i buchi sull’asfalto sono aggiustati ma molte case sono
ancora sventrate e annerite
dagli incendi, le stazioni di
servizio ridotte a un ammasso di ferri contorti. Si conti^
nua così a respirare un’atmosfera pesante, anche se apparentemente tutto si svolge
nella normalità più assoluta.
A Slavonski Brod, racconta
il pastore Mrcella, i profughi
presenti in città sono oltre
16.000, abbandonati praticamente a se stessi, chi sistemato meglio grazie agli aiuti
mandati da figli o familiari
emigrati in Germania, chi accampato in un garage o in un
magazzino abbandonato. Da
statistiche della Croce Rossa
risulta che fra questi profughi
gli anziani hanno un indice
di moralità superiore di 4-5
volte rispetto a quanti non
sono profughi, e l’8% dei neonati muore nei primi 8 giorni di vita per carenze di nutrizione delle madri.
«Con quanto riceviamo dal
Servizio rifugiati e migranti
della Fcei - continua il past.
Mrcella - distribuiamo ogni
tre mesi un pacco viveri a 400
di questi profughi. Vorremmo
fare di più ma non possiamo
perché nessun altro ci aiuta».
E quanto racconta il past.
Mrcella si collega alla constatazione che arriva da tutte le
organizzazioni di aiuto umanitario; l’interesse per le vittime dell’assurda guerra che
ha imperversato nell’ex Jugoslavia è drasticamente diminuito. L’ex Jugoslavia non fa
più notizia sui mass media. E
così l’emergenza diventa
«normale».
Nella Slavonia, a Vincovoi,
dove fino ad agosto croati e
serbi si sono fronteggiati in
continui combattimenti, ci
sono ancora i ripari in cemento armato davanti ai luoghi pubblici: nessuno li ha rimossi. Chi può credere alla
pace? Le distruzioni sono evidenti, la città è superaffollata
per le centinaia di profughi.
Lì incontriamo il vescovo
riformato Lang, di origine
ungherese ma responsabile
di una ventina di comunità
nella Slavonia, comunità che
contavàno 4.750 membri (secondo le statistiche dell’ultimo Sinodo del 1991).
Oggi però 14 comunità sono nel territorio controllato
dai serbi e con esse il contatto avviene con grande difficoltà tramite Lungheria. Il
75% dei membri è però fuggito, una decina di fempli è stata distrutta, fra cui l’antica
chiesa di Tordinci, costruita
all’epoca della Riforma, dove
vi sono ancora 170 membri. Il
vescovo Lang affronta questa
critica situazione con coraggio, nella sua piccola chiesa
oltre i banchi normali sono
state aggiunte sedie dappertutto, segno di una partecipazione molto nutrita e numerosa: è questa una realtà che
si riscontra in tutte le chiese
evangeliche. C’è un desiderio
di ascoltare la Parola di Dio
che dà molta speranza.
A Kutina la pastora luterana finlandese Seija Uimonen
racconta la sua esperienza:
«Quando sono arrivata qui
sei anni fa ho trovato che la
chiesa non era più stata adoperata da molti anni. Ho co
minciato a raccogliere i cal(£M
nacci caduti a terra con la pó.r/
la. La domenica ho suonato-^
la campana. Nessuno è
al culto. La domenica succes-' l
siva sono venute due vecchiet^i^§
te, le uniche che hanno continuate a venire nei sei mesi \
successivi. Non avevo i vecchi
registri per cercare gli evange- '
lici. Poi, poco alla volta, ecco
che sono venuti altri e oggi ¡a
chiesa è piena, molti giovani, v|
molti bambini». La zona è
povera, anche lì ogni giorno '
scoppiavano le granate, per- ^
che c’è una fabbrica chimica.
Le ho chiesto se aveva potuto
organizzare un aiuto umani- j
tario. «No. Soltanto due volte
ho ricevuto dalla Germania,
un po' di viveri e vestiario».
Il vescovo Lang ci ha parlato anche delle nuove prospettive offerte alle chiese
evangeliche dalla costituzione della Federazione delle
chiese evangeliche: «È un’opportunità di costruire insieme
una testimonianza nel segno
dell’incontro e della collaborazione anche fra realtà diverse». Alla Federazione partecipano riformati, battisti e
pentecostali.
Purtroppo la chiesa evangelica luterana sta vivendo
un difficile momento di revisione interna che ha portato
a dellq fratture dolorose. !
nostri fratelli hanno perciò
bisogno della nostra solidarietà e della nostra intercessione, perché anche loro possano partecipare con gioia ed 1
entusiasmo a questa testim^ T
manza all’amore di Cristo.
ALLA CHI^ VALDESE
Perché il denaro ha l'odore di chi
10 usa e del modo in cui viene
usato. "Pecunia non olet" si dice, ma è vero invece che
11 denaro, quando
non profuma, puzza.
Perché il denaro
va fatto circolare e
lavorare, ma bisogna sapere da dove viene e dove va.
Do l'otto per mille del reddito IRPEF
alle Chiese Valdesi e Metodiste perché
so che verrà investito in ospedali,
scuole, case per anziani, in attività e
DO L'OTTO PER A/ULLE
PB^E
IL DBMARO HA SEMPRE UN ODORE
centri culturali
e non in chiese
e spese di culto. Perché la Chiesa Valdese
ha fatto della tolleranza, della
convivenza tra etnie, fedi
e culture diverse un principio
per il quale vale la pena
vivere e lavorare. Perché voglio combattere la
fame e la miseria in Italia e nel terzo mondo
con interventi mirati e concreti, senza
colonizzare o fare proseliti, ma sviluppando
e investendo nelle risorse umane locali.
Do l'otto per mille
alla Chiesa Valdese
perché "pecunia olet".
i*.
CHIESA^*
EVANGE^
VALDESE
DELLE Chi®»
METODBß
E VaLDK1,^
VlAFlHENZEf.;
00184
chiunque^
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PUÔSC0M
0 TELEFO^^'
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to