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Anno 114 - N. 6
11 febbraio 1977 - L. 150
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /7C
Bibt.iuTOCA VALDESE
10066 TOaSE PEIL ICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DEI I F CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
17 FEBBRAIO: riconoscenza per le liberazioni di ieri e solidarietà con chi lotta per le liberazioni di domar'
Bilancio di una critica II corteo di oggi
La « Festa della libertà di coscienza », criticata nel 1969 per i suoi
aspetti convenzionali, riacquista respiro in un orizzonte più ampio
L'Eterno fa morire e fa vivere;
Fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire (I Sam. 2; 6)
Giovanni Miegge ha scritto nel
suo libro «La liberté religieuse»,
che dovrebbe essere prossimamente ripubblicato in italiano,
che la festa del 17 febbraio avrebbe tutti i titoli per essere
celebrata da tutti gli italiani,
come festa della libertà di coscienza, al posto deiril febbraio,
la festa che solennizza un fatto
molto meno civile, cioè la posizione di privilegio di una chiesa.
Questa idea, trasformata in
proposta e presentata al Parlamento, non so quante probabilità avrebbe di essere accolta,
tuttavia essa indica la giusta prospettiva in cui ci si deve porre,
se si vuole che il 17 febbraio conservi un significato attuale.
Nel 1969 la festa fu al centro
di una vivace polemica. La «contestazione » del 17 febbraio non
è consistita in grandi azioni dimostrative, ma in una semplice
lettera scritta da un gruppp alle comunità, per invitarle a riflettere sul significato della celebrazione. La critica rivolta dal
gruppo, in fondo, era una sola:
la festa, con il passare degli anni, è diventata una tradizione
locale, rivolta al passato, una celebrazione convenzionale, come
-ce ne sono tante in Italia, con
corteo, bandiere, pranzo ufficiale
e discorsi d’occasione. Dov’è la
fede in tutto questo? Dov’è il
senso della nostra vocazione evangelica? Non sarebbe meglio
lasciar cadere gli aspetti esteriori e cogliere quest’occasione per
discutere sul compito della nostra chiesa oggi e per solidarizzare con quelli che ancora oggi
non hanno libertà?
La proposta, a prescindere dal
tono con cui veniva fatta, non
aveva niente di sovversivo. Era
anzi molto ecclesiastica: chiedeva in fondo che la festà avesse un carattere meno pubblico e
più comunitario. E qualcuno,
nella polemica che ne seguì, lo
fece notare: i cortei, le bandiere,
i discorsi si possono criticare, però almeno in questo modo si
sottolinea che la data non è un
fatto soltanto interno dei valdesi, ma riguarda tutta la cittadinanza.
Ma l’impressione di molti vaidesi fu invece del tutto negativa: si vuole abolire il 17 febbraio. Naturalmente era un malinteso, ma un malinteso che nasceva da una realtà precisa: il
17 febbraio è una festa popolare, profondamente sentita; è bastalo criticarne alcuni aspetti,
per suscitare un allarme generale.
La contestazione è dunque passata senza lasciar tracce? O, nonostante tutta la reazione, un
cambiamento c’è sfato?.
Diamo un’occhiata al programma di tre chiese delle valli.
Ad Angrogna il culto del mattino sarà centrato sul problema
della tortura nel mondo (si ricorderà che il 1977 è l’anno del prigioniero politico); al pranzo interverrà Tullio Vinay, che parlerà sull’impegno del cristiano
nella società; vi sarà infine una
serata con proiezioni sull’Africa.
A Luserna S. Giovanni il pranzo comunitario è ormai un’attività che si ripete varie volte all’anno, con discussioni sui principali
argomenti di dibattito nella
Chiesa. Il tema del 17 febbraio
sarà l'evangelizzazione, un motivo che è stato presente fin dall’inizio tra le componenti principali della giornata. L’oratore
invitato è Giorgio Bouchard, che
darà un’informazione sul lavoro
di Cinisello Balsamo.
A Pomaretto si è mantenuto
il corteo, che attraversa anche
il centro di Perosa. Al culto sarà presente Guido Mathieu, che
presenterà l’attività della Missione evangelica contro la lebbra, di cui è il nuovo segretario
per ritàlia. La colletta sarà a
favore di quest’opera. Alla sera,
recita della Filodrammatica.
In queste tre chiese si è dunque sentito il bisogno di collegare il ricordo della storia valdese e dell’emancipazione, alla
solidarietà con coloro che sono
oggi ancora nell’attesa della liberazione, sia nel senso che non
hanno le libertà di cui noi godiamo, sia nel senso che a loro
siamo debitori dell’Evangelo.
Mi sembra allora di poter dire
che la critica a un certo modo
di celebrare il 17 febbraio, essenzialmente come esaltazione
delle glorie passate, ha portato
dei frutti. La giornata è intesa
sempre di più come ùna occasione per prender coscienza della nostra responsabilità attuale.
D’altra parte dobbiamo anche
renderci conto che questo « nuovo modo di celebrare il 17 feb
braio », per usare un’espressione
un po’ di moda, rischierebbe di
passare sopra le teste, se trascurasse quello che è l’elemento
più autentico della celebrazione
tradizionale: il ricordo della storia. Sarebbe un po’ strano se,
dopo aver celebrato un centenario e pubblicato una nuova Storia dei Valdesi, proprio questo
aspetto dovesse essere lasciato
sullo sfondo. In questo caso avrebbero ragione i membri di
chiesa a reagire. Non sono infatti gli elementi esteriori a mobilitarli in occasione del 17 febbraio, ma il significato di una
storia in cui il Signpre ha dimostrato molte volte la sua potenza e misericordia. E questo non
é un elemento esteriore, ma è un
elemento profondo e centrale.
Dando l’importanza che merita
a questo elemento, si potrà allora ricordare che il Signore non
ha smesso di agire, e che si deve
necessariamente parlare delle situazioni di oggi, e fare qualcosa,
se si è compreso il senso degli
avvenimenti del passato.
Bruno Rostagno
Chi è stato abbassato per decenni e secoli, chi ha vissuto
l'esperienza della discesa nel
soggiorno dei morti, chi anela a
risalirne con tutte le sue forze?
Di fronte a questo testo (il testo
della predicazione del primo 17
febbraio a Torre Pellicel), i Vaidesi del 1848 non avevano dubbi:
siamo noi, noi l’Eterno fa ora
rivivere e fa risalire dal soggiorno dei morti. Ed è ben comprensibile che rispondessero così,
nella ri-conoscenza, applicando
a loro stessi questa parola, perché dopo aver conosciuto il soggiorno dei morti della persecuzione, della discriminazione, dell’insicurezza, ne risalivano conoscendo la liberazione.
Con molto maggiore difficoltà
■ noi oggi applicheremmo questa
parola a noi stessi. Se lo faccia:
ma, dobbiamo ricorrere al rü
cordo storico: l’Eterno ci ha
fatto risalire allora, quasi 13&
anni fa, lo ha fatto a noi ih quanì
to c’è ùna continuità storica. Ma
il ricordo storico non è l’esperienza. Oppure possiamo appli
11 FEBBRAIO 1929 - 11 FEBBRAIO 1977
Le due facce della medaglia
Di fronte a Cristo la vocazione delia Chiesa è semplice, ma lo Stato
non tratta con una vocazione bensì con il potere ecclesiastico
Il Concordato del 1929 era, in
ultima analisi, un patto di reciproca collaborazione fra due poteri autoritari e dittatoriali il cui
scopo era quello di meglio dominare e controllare il popolo. In
questo si son trovati facilmente
d’accordo in un « do ut des » nel
quale ciascuna delle due parti
contraenti aveva veri vantaggi
per i fini che si proponeva. Rileggere ora i 45 articoli di quel
patto si rivive i tristi tempi del
ventennio e di conseguenza si
comprende come, mutati i tempi, molti articoli siano caduti in
disuso, le famose «foglie secche»
cadute da sé senza intervento di
alcuno, nelle mutate circostanze
storiche nelle quali e Chiesa e
Stato si son ritrovati: sulla prima ha avuto forte influenza il
Concilio Vaticano II, sul secondo
10 spirito della resistenza ed il
progressivo sviluppo delle sinistre e dei partiti laici.
Detto questo non si può dire
che la denuncia del Concordato o
la sua revisione sia cosa facile
anche oggi. Il fatto va visto da
due diversi punti di vista: quello della Chiesa e quello dello Stato il quale deve legiferare per una nazione complessa in cui hanno posto istanze diverse. .
La Chiesa dovrebbe...
Dal punto di vista della Chiesa
11 discorso dovrebbe essere semplice se essa vuol confrontarsi
col Cristo, suo Signore. Non ha
bisogno di concordati ma di testimoniare, di vigilare che la Parola « non sia incatenata ». Cristo non è venuto per esser servito, ma per servire e per dar la
sua vita per il mondo. La chiesa
deve seguirlo per questa via, senza ricercare privilegio alcuno,
anzi è chiamata ad abbassarsi
come Gesù che essendo ad immagine di Dio si è fatto uomo e
servitore rivelando una dimensione diversa della grandezza e
del primato. Non mi stancherò
mai di ripetere che il vero peccato della chiesa è l’istinto di
conservazione perché questo è
l’opposto della fede. Noi valdesi
abbiamo una secolare tradizione
di contestazione alle compromissioni costantiniane e siamo, in
questo, facilitati a comprendere
il pericolo che ogni concordato
rappresenta per la missione della chiesa. Il Concilio Vaticano II
ha aperto alla Chiesa cattolica
nuove prospettive di missione,
prospettive sulle quali, puntano
oggi quei cattolici progressisti
sia all’interno che all’esterno della istituzione ecclesiastica catto
lica. In più per questi come per
noi non è male ricordare che tutta l'umanità è in potenza chiamata ad essere « assemblea di Gesù
Cristo » e guai a noi se, nella ricerca di vantaggi e privilegi, ci
separiamo dagli altri anziché ricercare con essi quell’unità che
solo il servizio dell’agape può
dare.
Il discorso alla Chiesa dovrebbe, dunque, essere semplice se
fatto esclusivamente nello spirito del Vangelo. Dovrebbe, ma
Tullio Vinay
(Continua a pag. 4)
H. Lilje, vescovo ecumenico
Il 6 gennaio scorso è deceduto ad Hannover, all’età di 77 anni, il vescovo Hans Lilje. Luterano convinto, è stato un grande predicatore, teologo informato, ma soprattutto un pastore
dai molti e profondi contatti
umani.
Aveva iniziato la sua attività
pastorale come cappellano degli
studenti e successivamente era
stato una delle figure di primo
piano della Chiesa confessante,
nella sua resistenza al nazismo.
Ciò gli era anche valso la condanna e l’incarcerazione.
Dopo la fine della seconda
guerra mondiale aveva assunto
vja via posizioni di grande responsabilità nella chiesa tedesca e nel movimento ecumenico,
sempre preoccupato di grande
chiarezza teologica e di grande
apertura verso i problemi del
momento. Venne eletto vescovo
di Hannover nel 1947 e tenne tale carica fino al suo pensionamento nel 1971, fu presidente
della chiesa luterana tedesca dal
1955 al 1969, poi vice-presidente
della chiesa evangelica in Germania (EKD), presidente della
Federazione Mondiale delle chiese luterane, di cui fu uno degli
animatori e fondatori. Dal 1948
membro del Comitato Centrale
del CEC e copresidente dello
stesso organismo dal 1968 al 1975.
Una rilevanza non secondaria
ebbe come giornalista ed editore: nel febbraio del 1948 fondò
ad Amburgo un settimanale protestante (Deutsches Allgemeines
Sonntagsblatt) di cui rimase responsabile fino alla sua morte.
E in questo egli manifestò appieno la sua preoccupazione di
sensibilità ai problemi di attualità per vederli alla luce dell’Evangelo nella comunione della
chiesa universale.
Il Consiglio Ecumenico delle
Chiese ha detto di lui che è stato «uomo eminentemente ecumenico, preoccupato della sorte
delle moltitudini che lottano per
il loro essere autentico».
care a noi stessi questa parola
ricordando le sofferenze e le limitazioni del periodo fascista e
del dopoguerra scelbiano. Ma
quelli di noi che hanno meno di
40 anni non hanno neppure un
ricordo diretto di questi fatti.
Vuol dire che questa parola
non parla a noi se non in modo
indiretto, mentre ha parlato con
forza e in modo ben diretto ai
valdesi del-1848? Direi di no. Solo che Oggi noi non pensiamo
più solo in termini religiosi ad
un popolo-chiesa perseguitato,
ma anche in termini sociali a
popoli, razze e classi che nel nostro tempo conoscono il soggiorno dei morti.
È un modo di sentire da non
credenti? Non credo che in base
a questa diversità si possa dire
che allora si aveva fede e oggi
non più: così come sarebbe assurdo affermare che ora si crede
ih. modo giusto e allora si credeva in motfp sbagliato. Lo sbaglio sarebbe semai continuare
ad ascoltare questo testo con le
orecchie di ieri, sordi a ciò che
esso significa oggi.
È un modo di sentire arbitrario? Ma ad un ascolto di questo
genere ci spinge il contesto che
parla in primo luogo di discriminazioni sociali e di liberazione da queste: « L’arco dei potenti è spezzato e i deboli sono cinti di forza. Quelli che erano sazi fan la coda per aver del pane
e quelli che pativano la fame
non la patiscono più » (vv. 4-5,
cfr. anche i vv. 7-8).
Allora, di fronte a questo contesto, sono altri — ben più di
noi, minoranza religiosa — quelli che emergono come i repressi nel soggiorno dei morti. E come un lungo e immenso corteo.
Lo aprono i popoli che sono
stati sprofondati nel soggiorno
dei morti dai regimi militari,
dai colpi di stato e dalle dittature, i Cileni martoriati e torturati in testa. Seguono le razze
discriminate, sotto qualsiasi cielo, primi tra tutti i negri, compressi fino a scoppiare nell’Africa del sud. E chiudono il corteo
le classi diseredate e oppresse
di tutti i paesi del mondo, gli
operai che hanno pagato lo sviluppo folle del boom e ora pagano l’austerità della crisi, gli
emigrati, carne da fabbrica, buona finché le cose vanno lisce, fino al sottoproletariato semianalfabeta, deviato, ribelle, fregato.
Non credo che per preservare
la purezza della fede sia necessario sfocare i contorni di questo corteo che anela a risalire
dal soggiorno dei morti, fino a
renderlo irriconoscibile. Piuttosto badiamo a non confondere
questo corteo con la grazia, il
farne parte in qualche modo (per
nascita o per scelta) col partecipare alla salvezza. È l’Eterno
che fa risalire dal soggiorno dei
morti. Confessare questo significa impegnarsi con questo corteo non per un ribaltamento che
non servirebbe a nulla: chi è sopra, sotto e chi è sotto, sopra,
nello spirito della rivalsa e della vendetta. Ma per una lotta
costante e libera contro ogni forma di discriminazione, di oppressione, di sfruttamento, per
una liberazione di chi oggi è nel
soggiorno dei morti e anela a
risalirne, per un "risalire” che è
solo parabola — ma parabola
necessaria — del definitivo "risalire’’ del mattino di Pasqua a
cui aneliamo, tutti quanti abbiamo conosciuto il Risorto.
Franco Giampiccoli
2
11 febbraio 1977
A CI
cQllQ^iMp. cojn I lettori
Discorso non su Dio
ma sugli uomini
Cara direttore,
solo tre punti di precisazione sulla
nota al mio articolo sul Congresso
FGEI a firma « TEV » pubblicata sul
n. 2 deH’Eco. Precisazione che avviene con notevole ritardo stante là mia
sfiducia nélle botte e risposte: le.questioni apparentemente sollevate richiedono un approfondimento ben più serio di quello consentito da risposte
schematiche a domande retoriche.
1) Il marxismo non è affatto
« ateo per natura e definizione ». Marx
e moltissimi marxisti lo sono, ma l’ateismo in quanto tale ,è un retaggio culturale dell’illuminismo, borghese (cfr.
la posizione di Marx negli « Scritti
giovanili ». .
2) Perché si chiamano in causa « i
pastori » della EGEI? Ciò che è lecito
a un credente laico lo è anche ai pastori, e ciò che è illecito ai pastori lo
è anche per i credenti laici. La distinzione, tipicamente cattolica, tra laici e
credenti di categoria (i preti appunto) non può riguardare la FGEI, che è
struttura tutta interna alla impostazione protestante, come sancito dal suo
statuto e come lo stesso Sinodo valdese
riconosce.
3) Ma, entrando nel merito: la
frase del mio articolo che preoccupa i
firmatari della nota diceva : « la FGEI
riconosce nel proletariato, nella carica
complessiva di trasformazione che questa classe porta con sé, il proprio punto di riferimento e riconosce nel marxismo lo strumento migliore per analizzare la realtà del mondo e delle
chiese e poterla trasformare ». Non si
tratta di mfortunio giornalistico (cfr.
mozioni finali del Congresso) né di una
affermazione teologica (non si esprime
infatti ima qualche particolare concezione di Dio). Ma di una indicazione
che la FGEI assume rispetto alla realtà
(in entrambi i casi interamente umana)
delle potenze del mondo e della infedeltà della chiesa. Quando Paolo predicava sapeva bene e teneva conto
che a Corinto la situazione era diversa
da quella di Gerusalemme; la realtà
della chiesa e del mondo in cui operava Valdo era diversa da quella di Calvino. In ogni epoca chi si è posto’ il
compito della predicazione ha operato
una analisi della propria situazione.
Oggi noi riteniamo il marxismo lo strumento migliore per l’analisi della situazione e dell’ideologia (l’idea che ci
si fa della propria situazione) sia del
mondo che della chiesa.
n ravvedimento della chiesa non avverrà in virtù di quella analisi ma della grazia del Signore, se egli non vorrà
rimuoverci il suo candelabro — e questo la FGEI lo ha affermato da sempre, ma i firmatari della nota preferiscono non farci caso.
Molto semplicemente la FGEI accetta il rischio di assumere il proletariato e la sua « capacità di trasformazione
complessiva » come punto di riferimento per la propria battaglia (tutta
umana e storica e non teologica) contro l’oppressione di alcuni uomini su
altri nel mondo come nelle chiese. E
questo è il vero punto della questione.
Ma al proletariato, nella nota, non si
fa cenno. Anche le parole possono far
paura, quando si hanno interessi da
difendere. Francesca Spano
DALLE GHIÉSE
La
non
Echi e eommenti sulla settimana deH’unità
ROMA
« La speranza ' non ' deludé »
(Rom. 5/5). È stato questo il testo del forte m'essaggio che il
prof. V. Vinay ha rivolto ai più
di quattrocento convenuti domenica 23 gennaio nella chiesa delle Suore Francescane in Roma.
Questo incontro, che non può
essere definito « ufficiale » né
«per dovere di calendario» in
quanto si situa nel contesto di
una attività mensile di studio
della Parola di Dio ormai al sesto anno di vàÈa, è stato presieduto dai due pastori e dal sacerdote che normalmente presiedono alle riunioni bibliche. Significativa in particolare la presenza di molti evangelici membri
delle due chiese valdesi di Roma, della chiesa metodista, e di
due delle chiese battiate che, in
sieme al numerosi #aniici» cattolici, hanno realizzato un’ora
di vera comunione ecumenica
nella preghiera e nèlla fraternità. L’agape di Cristo ci chiama
infatti a testimoniare senza pregiudizi verso tutti e con tutti
coloro che, pur nella coscienza
delle reali divisióni interne ed
esterne alle varie chiese, hanno
posto la loro fede in quella
« speranza che non delude ».
Dalla predicazione di V. Vinay ci sembra interessante riassumere qui alcuni tra i pensieri
più incisivi. La « speranza che
non delude » non trova alcun
fondamento in noi, perché questa speranza è Cristo, « agape di
Dio per noi ». Essa è la speranza della resurrezione della nuova creatura che lo Spirito Santo
ha cominciato a creare in noi.
Anche la creazione partecipa a
questa speranza e attende la ma
« PROTESTANTESIMO » IN TV
La trasmissione di domenica 6
febbraio è stata dedicata ad
un tema di notevole interesse e attualità : l’autorità e la posizione che, in quanto
credenti, abbiamo o possiamo avere di fronte all’autorità ed al potere. Abbiamo assistito ad un dibattito a cui hanno partecipato il
prof. Sergio Rostagno, con alcuni
studenti deUa Facoltà di teologia e,
il giornalista Maurizio di Giaeomo.
Una prima parte della trasmissione presentava la lettura ed il
perché il cristiano deve sottomettersi all’autorità? Paolo non ha messo l’accento su questo problema perché evidentemente la sua intenzione in quel momento era di rivolgere una esortazione ai cristiani a
vivere e ad impegnarsi nella vita
pubblica obbedendo alle autorità
che la governavano.
Nel corso del dibattito si è fatto un confronto fra il testo dì Paolo e il testo dell’Apocalisse.
I eristiani che, pur avendo cercato di mantenere una condotta cor
Cristiani e potere
commento di due passi biblici riguardanti il tema deU’autorità, tratti rispettivamente da Romani 13 e
da Apocalisse 13; in una seconda
parte ci si è soffermati sulla attualizzazione del problema.
NeUa lettera di Paolo ai Romani
viene affermato il dovere dell’obbedienza all’autorità, in quanto ogni
lutorità viene da Dio, mentre nel testo dell’Apoc. l’autorità è rappresentato come un mostro diabolico.
Tenendo presente che ogni brano
deve essere inquadrato nel suo
contesto e neU’epoca storica in cui
è stato scritto, le esortazioni di
Paolo aU’ obbedienza riguardano
probabilmente l’obbedienza alle autorità anuninistrative dell’epoca, alle autorità che il cristiano incontrava allora nella sua vita quotidiana e non hanno il senso di obbedienza alle autorità dello stato come viene inteso da noi oggi.
Il fatto che l’autorità venga da
Dio contrasta o può contrastare con
il fatto che le autorità non rispettino il loro mandato di governare
per il bene di tutti. In questo caso
retta nei confrotiti ^ dell’autorità, sono stati perseguitati e oppressi dal
potere dell’impero romano, haimo
visto in questo potere un mostro
(come viene descritto nell’Apocalisse); la chiesa come minoranza oppressa riconosce questo potere come totalitario e ne invoca la scomparsa.
Per terminare si è visto abbastanza brevemente il significato di
questi testi per noi, cioè come si
presenta per noi il rapporto tra i
cristiani e il potere.
Si è visto come, secondo le situazioni in cui i cristiani vivono, l’obbedire a Dio anziché agli uomini
può essere usato sia per fini di liberazione sia per fini di repressione
e di restaurazione. I cristiani non
possono prescindere dalla comunità
civile in cui vivono e non possono
pretendere di fondare una realtà
nuova come se non ci fosse un’altra
realtà e non ci fossero i mezzi è gli
strumenti dati a tutti gli altri cittadini.
Luciana Chauvie
nifestazione óei figliuoli di Dio,
di éolbro cipè che pur, essendo
peccatóri, sono pesi belli perché
amati , dà Dio. Qui .èd ora noi
siamo nella città, terrena, dove
domina l’egoismo, la menzogna
e la violenza; ma qui ed ora siamo anche nella comunione dello
Spirito Santo, nella comunione
col Signore e nella comunione
fraterna, nonostante noi stessi
e tutto ciò che facciamo per rendere vana la speranza. Ma la speranza. non delude perché l’agape di Dio crea in noi la comunione del Regno che attendiamo.
Come rendere dunque ragione
della speranza? Come testimoniare qui ed ora? Le nostre parole sono inefficaci e non sono
credibili se non divengono azione
e vita, ma le nostre azioni rimangono mute e non testimoniano
della speranza del nuovo mondo
di Dio, se non sono accompagnate dalla Parola evangelica. Mossi dalla « speranza che non delude » lottiamo per realizzare le
speranze terrene quali segni del
Regno veniente, ma senza ripetere gli slogan che sono nella
bocca di tutti. Noi abbiamo una
parola nuova ed una grande speranza, e soltanto perché ci è
stata data questa parola e ci è
stata data questa speranza, possiamo divenire in concreto sale
e luce per la nostra eittà e per
il nostro mondo.
Ma l’incontro ecumenico su
cui abbiamo riferito si situa nel
contesto di molte altre occasioni di incontri più o meno' ufficiali e più o meno pubblicizzate
che Si sono svolte a Roma in
questa settimana ed hanno visto
pastori delle nostre Chiese e professori della Facoltà di teologia
impegnati in culti, predicazioni,
conferenze e riunioni varie (Centro pro Unione, sale parrocchiali, chiese. Basilica di S. Paolo
fuori lè mura, presenza alla
TV, eoe.);
Significativo inoltre il fatto
che dalle Chiese protestanti di
lingua straniera in Roma la settimana dell’unità viene vissuta e
seguita con una sensibilità particolare ed una visione ecumenica forse diversa dalla nostra.
Ugo Zeni
TRENTINO
La Settimana di preghiera per
l’unità dei Cristiani non ha fatto il silo tempo: semplicemente
perché il tempo di Dio non conosce limiti né soluzioni di continuità. Ci sembra anzi che quest’anno Sia stato compiuto un ulteriore passo avanti; il punto
cardine su cui è infatti ruotato
il cammino ecumenico in molte
Comunità è stato la nuova traduzione interconfessionale del
Nuovo Testamento, di cui già si
Lettera aperta al presidente FCEI Deplorazione
Lettera aperta al Pastore Piero Bensì - Presidente della Federazione delle
Chiese Evangeliche Italiane.
Caro Presidente,
Voglia scusarmi, anzitutto, se mi
avvalgo del sistema della « lettera aperta » per far giungere alla Federazione ch’Ella presiede la mia protesta
per il modo — che reputo inaccettabile anche da parte di moltissimi altri evangelici italiani — col quale viene
« gestita » la rubrica televisiva « Protestantesimo », sotto gli auspici e la responsabilità della Federazione.
Mi riferisco in particolare all’ultima
trasmissione di domenica 23 gennaio,
durante 'la quale un gruppo di giovani angrognini, capeggiato da un chitarrista dal piglio truculento ha offerto un quadro incredibile, lutto infarcito di « istanze » rivoluzionaristiche e
di infima demagogia, sulla situazione
delle Valli Valdesi.
A parte le spinte demagogiche, l’odio di classe e gli squallidi luoghi comuni (che neppure uno struzzo potrebbe ingerire senza danno) c'è da osservare che il linguaggio usato non è
troppo dissimile dalle farneticazioni
dei NAP e delle Brigate rosse! !
Oltre tutto, questo linguaggio è anacronistico: perfino il (Dalai) LAMA
della triplice sindacale lo ha da tempo
abbandonato perchè si è finalmente re
so conto che attraverso gli « autunni
caldi » (e le primavere torride), la conflittualità permanente e la predicazione dell’odio dì classe, il Paese è definitivamente alle corde e la catastrofe è
vicina.
Considero, poi, semplicemente insultante e contrario alla verità, nonché
lesivo della dignità delle FF.AA. italiane, cercare di accreditare la lesi, sostenuta dal gruppo angrognino, che l’esercito e la polizia sono « strumenti fascisti » della repressione ecc. Si può,
credo, fare della propaganda per la pace, senza ricorrere alle calunnie.
Fra le tante amenità — o atrocità .—
sentite in quella trasmissione, voglio
rilevare le seguenti :
« La terra a chi la lavora »!*kproclamano quei ragazzi. Oh, bella, forse che
in quel vallone esiste il latifondo? Che
io sappia (e parlo « cognita causa »)
quel deprecato fenomeno non è mai
esistito né tuttora esiste alle Valli. La
terra la lavorano (o NON la lavorano
più perché preferiscono le paghe delle
industrie) tutti gli angrognini, che ne
sono legittimi proprietari. E allora,
perché quell’invocazione?
Parimenti che cosa vogliono raffigurare quelle ragazzone intente a mimare delle lavandaie al lavoro sul greto del torrente o al « baciàs »? Quello
è spettacolo d’altri tempi. Oggi in tut
te o quasi —..le case c’è la. lavatrice
automatica! !
Due parole ancora sulla trasmissione precedente, per rilevare che — sia
pure con tutl’altra linguaggio — nel
corso di una « tavola rotonda » — si è
fatto soltanto della propaganda politica, a senso unico come sempre, con
delle affermazioni piuttosto equivoche.
Mi riferisco, in particolare, all’intervento del prof. Mario Miegge che
se n’è venuto fuori con un apprezzamento sulle « forze democratiche » ehe
hanno fatto registrare buoni progressi
nelle ultime elezioni... laddove invece
si voleva alludere esclusivamente al
P.C.I.! Mi permetto di far osservare
che l’autenticità della « voeazione democratica » dei comunisti è ancora, secondo il parere unanime di tutte le
altre « forze » politiche (compresi i socialisti), tutta da dimostrare!
Le chiedo ancora scusa, egregio Presidente, per questo mio intervento —
forse un po’ duro — ma... quanno ce
vo’ ce vo’!
Con fraterni saluti. Dev.mo
Aldo Long
Pensieri analoghi esprime Clelia Midolo, di Milano, chiedendosi come sia
« possibile che un’opportunità ehe è
data agli Evangelici di parlare a migliaia di persone debba essere sciupata
in modo controproducente ».
è parlato .su queste colonne.
Vorremmo solo aggiungere in
proposito che, al di là del linguaggio aggiornato, al di là dei
■pregi fqrraali ed editoriali, tn è
/ufi fatto spirituale prioritario
su ogni altro: credenti di con
fessioni cristiane diverse si sono trovati oggi finalmente,uniti
intorno allò stesso testò, frutto
di una fatica fraterna veramente
ecumenica.
A titolo di cronaca; rendiamo
noto ai lettori della Luce che qui
nel Trentino vi sono state riunioni in varie località, con la
partecipazione da parte cattolica di Mons. G. Arrighi del Segretariato per l’Unione dei Cristiani : non si sono avute peraltro
solo le deprecate celebrazioni di
« alienante distrazione spiritualistica» ma incontri sobriamente
e concretamente ancorati alla
realtà ecumenica di oggi, nell’esame sereno (e non per questo
« disimpegnato » e «, irresponsabile ») della problematica tuttora
viva aH’interno della Cristianità.
Il Signore sia benedetto per
questi incontri, perché di anno
in anno si compiono piccoli passi avanti, pur nella consapevolezza dei nostri errori e delle nostre cadute, perché ancora una
volta ci ha consentito di unirci
a Lui nel pregare « affinché tutti
siano UNO». Il mondo ci deride
e ci delude, il mondo produce
afflizione: ma noi sappiamo per
grazia di Dio, come sta scritto
nell’Ep. ai Romani, cap. V, da
cui è stato tratto il tema di questa Settimana di preghiera, che
« l’afflizione produce pazienza,
la pazienza esperienza e l’esperienza speranza. E LA SPERANZA NON DELUDE ».
Emidio e Florestana Sfredda
TRIESTE
A conclusione della settimana
di preghiera per l’unità dei cristiani ha avuto luogo, nella chièsa ortodossa greco-orientale, un
incontro ecumenico che, senza
alcun formalismo ma in umile
comunione spirituale, ha riunito
circa un migliaio di membri delle diverse comunità cristiane
presenti nella città.
Il tema « La speranza non porta alla delusione » tratto ‘ dalla
lettura biblica di Romani 5 nella nuova traduzione interconfessionale del N.T., è stato commentato dall’archimandrita ortodosso, dal pastore valdese e
dal vescovo cattolico. Alcuni
canti del nostro Innario sono
stati eseguiti con fervore da tutta l’assemblea.
In tale occasione si è voluto
pensare agli operai che, proprio
in quella giornata, avevano ricevuto una lettera di licenziamento causa la chiusura di alcune
piccole industrie. L’offerta di L.
750.000 è un piccolo segno di solidarietà nei loro confronti.
Umberto Bert
FIRENZE
Riceviamo da Ettore Beux, presidente dell’assemblea della T.E.
V. tenutasi a Villar Perosa il 30
gennaio, il seguente comunicato.
L’Assemblea di Testimonianza
Evangelica Valdese, riunita a Villar Perosa il 30 gennaio 1977,
esprime il suo sdegno per una
recita ad opera del' «Gruppo Teatro Angrogna », trasmessa per televisione domenica 23 gennaio,
servendosi della rubrica « Protestantesimo »;
deplora che il messaggio di I
Corinzi 13, a cui l’ultimo Sinodo
ci ha richiamati, sia stato sostituito da una predicazione ispirata alTodio di classe e accompagnata da un linguaggio sconveniente;
protesta perché la trasmissione t.v. « Protestantesimo », anziché presentare il messaggio evangelico, sia stata adoperata
per propagandare l’opinione politica di un gruppo che non ha
nulla a che vedere con la nostra
Chiesa;
chiede alla Tavola Valdese di
voler intervenire presso la Federazione delle Chiese Evangeliche
perché fatti del genere non abbiano più a ripetersi.
T.E.V.
Egregio Sig. Direttore,
nello stesso momento in cui apro il
numero 3 del Suo giornale e leggo il
titolo di prima pagina « Una iniziativa
al tramonto » (cioè la Settimana di preghiera dell’unità), ho sul mio tavolo
due programmi apparsi in questa mia
città, uno del Segretariato per l’Ecumenismo che è presieduto dal P. Abate
di S. Miniato al Monte e l’altro di una
Parrocchia cattolica. Lo svolgimento
degli incontri ha luogo in sedi diverse
per il primo programma, mentre per il
secondo la sede è unica, la chiesa della
la parrocchia; ma nell’uno e nell’altro
appaioni vari argomenti e rappresentanti delle chiese evangeliche (assai
numerose in questa città) e deUa chiesa
russo-ortodos.sa; anzi nel programma
della parrocchia appare anche — quest’anno per la prima volta — il nome
dell’Amicizia Ebraico-cristiana.
Potrei parlare di « tramonto » per
queste due iniziative? Di « pura distrazione spiritualistica », di « disimpegno », di « irresponsabilità », di « salotti ecumenici », secondo le espressioni usate dal Suo collaboratore? Non potrei certo. Ignoro da quali amare esperienze siano dettate le amare parole del
pastore Ermanno Genre; forse anche
da un’impazienza di vedere manifestazioni migliori... Certo una settimana
all’anno è poca cosa, ma è forse inutile? Perché disprezzare il seme che si
getta di reciproco ascolto? Chi vieta la
continuazione del dialogo nelle altre
51 settimane dell’anno? Chi impedisce
lo studio? (Quanta ignoranza da noi di
storia delle religioni tutte!) Chi impedisce la ricerca? (Quanta pigrizia e
quanta presunzione in certe credenze...).
Ines Zilli Gay
3
11 febbraio 1977
LA RISPOSTA DEGLI AUTORI DE « L’ALTRA CHIESA IN ITALIA »
Fraterno e utile dibattito
Molti rilievi accettati e alcune precisazioni riproposte
tolo (che non è nostro) forse
non rispecchia al meglio il contenuto del libro.
Giorgio Bouchard
Renzo Turinetto
Abbiamo letto con attenzione
e gratitudine gli interventi pubblicati da « La Luce » sul nostro
libretto (1) e ci sembra che essi
meritino risposta, anche perché
scritti ’senza peli sulla lingua’ e
dunque in modo fraterno. Buona parte dei rilievi vanno semplicemente accettati, in quanto
giusti; mentre qualche precisazione potrà forse tornare utile.
— Anzitutto dalle parti più diverse si osserva che non abbiamo inserito un capitolo sulla
Chiesa valdese. Per qualcuno ciò
può esser segno d’una recondita
superbia denominazionale, per
altri invece quasi un sintomo
del solito autolesionismo valdese. Il motivo di tale mancanza
è elementare. L’opuscolo era nato come rapida panoramica del
protestantesimo mondiale. In
tale quadro la Chiesa valdese
viene citata per quello che è ( 2 ) :
il ramo italiano delle chiese riformate; e tale è tuttora, per
esempio a livello teologico. Con
analoga parsimonia sono trattati altres;, i rami italiani del metodismo, del battismo e di altri
movimenti. Riconosciamo però
che il libro — indirizzandosi al
lettore italiano — dovrebbe contenere questo capitolo; ma andrebbe allora affiancato da informazioni sulle Chiese libere,
metodiste, battiste ecc.
— È vero che la nostra presentazione delle Chiese dei Fratelli manca di respiro : abbiamo
trascurato il Müller; quanto al
Groves, dobbiamo confessare
che non lo conoscevamo. Abbiamo usato in modo imperfetto la
dizione «Chiesa dei Fratelli » (e
non chiese, assemblee, o semplicemente « Fratelli »), perché
era d’uso comune neU’ambiente
in cui l’opuscolo era stato in
origine concepito. Ma in questa
locuzione non c’è alcuna ipoteca sul reale spirito congregazionaJista ,di quelle assemblee, co<jnéi jdelr^esto-/ l’«biehBtta « Chiesa
evangelica valdese » non-' con
Quando la fede è
troppo ingenua
Giungono consensi — informa
« Il Testimonio » evangelico —
da varie Unioni battiste europee
e da alcuni professori del Seminario internazionale di Rueschlikon per la lettera di protesta
che l’Unione battista italiana ha
inviato all’Alleanza battista mondiale a proposito della visita
che il presidente della stessa ha
reso a Pinochet.
Intanto sul Baptist World è
apparso un articolo che cerca di
giustificare tale visita. L’editore, dopo aver riportato alcune
proteste, cita Luca 6: 27, 28, 31 e
afferma che la visita fu organizzata dai battisti cileni come ottima occasione per far conoscere a Pinochet i principi battisti
e la loro fede. « È stata una visita missionaria e non politica, i
cristiani sono chiamati a testimoniare della loro fede cogliendo ogni opportunità... È stato
un evento significante, e noi siamo stati felici di pubblicarne un
resoconto », commenta l’editore.
traddice l’autonomia delle chiese valdesi locali e il loro carattere primario, ma vale ai soli
fini esterni (cosi precisa il « patto d’integrazione », forse non
sufficientemente letto nell’ambito
dell’evangelismo italiano).
— Non ci pare invece del tutto improprio l’uso che abbiamo
fatto della parola setta. Esso è
tratto dal capolavoro di Troeltsch (3), dove indica due caratteristiche molto importanti
dei nuovi gruppi evangelici :
a) la critica. al protestantesimo
di massa; b) la matrice di future denominazioni. I movimenti
evangelici che abbiamo presentato nel volumetto vivono, a parer nostro, nella dialettica tra
questi due poli: e questa è la
loro forza (anche d’attrazione e,
per quanto riguarda noi, di simpatia). Il termine setta assumerebbe significato prevalentemente negativo solo nel caso in cui
ci si fermasse al primo aspetto
e io si vivesse in modo angusto
e limitativo. Ma cosi non è per
i movimenti evangelici contenuti
nel nostro libro. È bensi vero
che in Italia la parola setta ha
un senso negativo, perché la
mentalità di molti nostri connazionali è ancora influenzata dai
giudizi della Controriforma (e,
perché no, dalla propaganda antiprotestante dell’epoca fascista)
e quindi il pulviscolo delle (sette assurde’ si contrappone alla
’maestà equilibrata e unitaria’
dell’edificio romano. Tuttavia
questo pregiudizio si sta un po’
indebolencjo, e bisogna pur abituarsi a cohsideràre il fenomeno crisfianò in tutta la complessità delle sue fprrne o,:— come
oggi si suol, dire — nel suo, pluralismo per, cui le class^cazioni
dèi Troeltsch, sono tuttora ^ssai
utili per còmprenderé la dialettica aperl^ e pluralìstica , .(appunto) dei mondo protestente.
— Eravamo convinti ohe.’- la
Chiesa apostolica fossej 1 su Scala mondiale, una componehte : di
quel vasto empito di risveglio
iniziatosi nel 1905 nel Galles e
nel 1906 a Los Angeles, e che va
comunemente sotto il nome di
« pentecostale » e si esprime attraverso movimenti autonomi e
vari. In questa cornice ci pareva che la Chiesa apostolica costituisse una interpretazione originale, dotata tuttavia di svariati punti di contatto con l’insieme del movimento. Ammettiamo però che la caratterizzazione ecclesiologica e l’incidenza
italiana della Chiesa apostolica
potevano venire meglio evidenziate.
— Non abbiamo accusato nessuna chiesa di aver collaborato
male alle nostre indagini; semplicemente qualcuna ha risposto e qualcun’altra no. AÌle prime siamo profondamente grati;
a quelle cui non abbiamo rivolto domande rivolgiamo ora le
nostre scuse.
— Non ci siamo sentiti di fare una lista di scomuniche (questi sono evangelici, quest’altri
no); ci siamo limitati a presentare quei movimenti che secondo noi sono o si presentano come evangelici. Su altri, talvolta
’tacere è bello’, talvolta occorre
un supplemento d’indagine, tal
La Bibbia nel mondo
L’Alleanza Biblica Universale ha pubblicato il
proprio bilancio preventivo per il 1977
Il Comitato esecutivo deU’ABU
si è riunito recentemente a Loiidra e ha deliberato il proprio bilancio stanziando più di 12 milioni di dollari per i programmi di
traduzione, produzione e diffusione che saranno messi in opera
nel mondo nell’anno 1977.
La ripartizione di questa cifra
— che è la più elevata che sia
mai stata stanziata dall’ABU —
vede in testa le Società bibliche
deH’Africa (26,3%). Seguopo le
due Americhe (24,2%) e l’AsiaOceania (24,1%). Le Società bibliche europee bisognose di sostegno riceveranno l’8,4%. Il restante 17% sarà attribuito ai
progetti di traduzione già in cor
volta l’invettiva; ma allora su altre sedi (il discorso, l’articolo
di giornale). I valdesi sono sempre stati un po’ allergici agli
anatemi, forse perché nei secoli
li hanno subiti. In ogni caso la
stesura originale del nostro libretto includeva i Testimoni di
Geova, i Bambini di Dio, i Mormoni e altri, poi scorporati per
una eventuale pubblicazione distinta.
— La storia della repressione
antiprotestante in Italia (4) meriterebbe in effetti di venire divulgata. Ma, ripetiamo in chiusura, cercavamo di presentare il
movimento evangelico a livello
mondiale: in questo senso il ti
(1) L'“'altra chiesa" in Italia gli evangelici.
(2) Ai valdesi sono dedicate
otto sole righe a pag. 32, ma la
bibliografia rimanda alle bellissime opere che dal 1973 stanno
uscendo su quest’argomento e
che l’editrice Claudiana ha messo a disposizione di tutti. Del
resto i due autori sono valdesi
e la sezione su questa chiesa rischiava di oscillare tra l’apologia della militanza e l’oltranzismo dell’autocritica.
(3) E. Troeltsch, Le dottrine
sociali delle chiese e dei gruppi
cristiani, 2 voli., Firenze, La Nuova Italia.
(4) Per l’esattezza, l’ufficio legale delle chiese evangeliche non
esiste più dal 1967.
A Torino
“Concordato
perché contro,,
« Concordato perché contro »,
lo strumento di lavoro prodotto
da Cnt edizioni (cfr. la recensione a p. 4 di questo numero),
sarà presentato a Torino il 18
febbraio alle ore 21 all’Unione
culturale in via Cesare Battisti 4.
Interverrario Giovanni Franzoni
della redazione di Cpm/Nuovi
Tempi e Paolo Ricca della Facoltà valdese di teologia.
Il dibattito è promosso, oltre
che dalla redazione di Cnt e dalle segreterie torinesi delle Comunità di Base e di Cristiani
per il socialismo, dalla redazione di Tempi di Fraternità, l’organo mensile delle CdB piemontesi, che in tale occasione presenterà i suoi due ultimi volumi: Parola di Dio e comunità e
Fate festa: le comunità di base
pregano.
QUALCHE LUCE NEL « SILENZIO » DI PIERO JAHIER
Jahier e il mito del ritorno alle origini
Una pagina poco nota del più grande scrittore sin qui espresso dalla
minuscola minoranza protestante del nbstro paese
Nel n. 46 di « La Luce » è apparso un interessante articolo di
Franco Giacone, consacrato a
Piero Jahier. In esso si ricorda
un mio articolo, che risale a più
di venti anni fa, di cui il Giacone
mostra di condividere sostanzialmente le conclusioni.
Il problema del « silenzio » di
Piero Jahier mi aveva interessato, a suo tempo, per un suo oscuro e implicito valore simbolico,
di una jjiù* radicale «impossibilità per l’uomo di lettere, specifi
camente, e più genericamente per
l’intellettuale protestante, di manifestarsi in quanto tale in seno
ad una cultura quale quella italiana ».
Anche se la mia diagnosi di
vent’anni fa mi appare sostanzialmente valida — e per questo
l’assenso del Giacone mi è di
conforto — mi sembra tuttavia
che, dopo là morte di Jahier, ed
— relativo — riaccendersi di
interessi per la sua opera (il IX
voi. della Storia della letteratura
so ovunque nel mondo.
Il progetto singolo che si è visto attribuire la cifra più elevata
in assoluto (più di 700.000 dollari) è un progetto di traduzioni
nelle lingue della regione AsiaOceania.
L’ABU ha inoltre deciso la costituzione di un fondo speciale
per fornire di letteratura biblica
la Nigeria e altri paesi in cui la
fornitura di letteratura biblica
incontra delle difficoltà, Sono
stati presi in considerazione per
questo, fondo soprattutto paesi,
come appunto la Nigeria,, che
contano un numero crescente di
comunità cristiane in pieno sviluppo. (BIP)
Impessioni della passeggiata
Chiedo un poecx di spazio alla’Società di Storia Valdese,
per un atto di gratitudine e di ammenda. • _
Vorrei parlare a nome di tutti i Valdesi di nascita che le
vicende della vita hanno disperso per l’Italia e nel mondo, e
fare ammenda con loro. . . , .
Noi abbiamo molto ricevuto durante questi cinquant anni
dalla Società di Storia Valdese. Un bene preziosipimo è toccato — contro la massima romana — anche agli ingrati.
La nostra storia, da polemica e apologetica, si è veriuta
trasformando, attraverso pazienti scoperte di archivio, pubblicazioni di cronache, lettere, diari, tutta una documentazione
realistica e minuta di persone e cose, in una visione drammatica, vivente e umana alla quale nessun valdese può rimanere
indifferente. . , , .
L’appartenenza attiva alla Chiesa (la sola che importi) può
essere una grazia; l’appartenenza a un popolo è un fatto.
Gli uomini spendono volentieri tempo e denaro per far
accertare che era loro parente un guerriero il cui solo merito
per uscir dall’oscurità è stato quello di aver fatto più paura di
altri suoi contemporanei: a un villaggio, a una città, a una nazione. , r ,
, « Colui che a tutto il mondo fe paura »
definisce il poeta cristiano il capostipite dei conquistatori.
Ed ecco che anche al più immemore di noi, a quello che
non venera ormai altro Dio che il proprio tornaconto, viene documentata la discendenza da uomini puri; i quali, per i diritti
della coscienza, dettero non soltanto la vita, che tutti, sotto
certe condizioni, sanno ancora donare; ma la_ terra, il bene
temporale che più affeziona; la salute dei familiari; il decoro e
la sicurezza di cittadini, mettendosi fuori legge per secoli, essi,
modello di ubbidienza civile, per quanto è di Cesare; e senza
voluttà di potenza, si assoggettarono alla guerra, anzi crearorio
la strategia e la tattica della guerra di rriontagna, con la genialità della disperazione, essi, i pacifici; più pronti a morire che
a ticcidc-TQ, '
Che privilegio partecipare a questa nobiltà etica, seritirla
vicina e concreta davanti alle case che abitarono, ai templi dove pregarono, alle posizioni dove combatterono! _
Tante volte abbiam lamentato con gli studiosi l inefficacia
dell’insegnamento storico a base di forrnule, date, nomi. La ci-,
nematografia dei monumenti ci ha aggiunto ben poco. Manca
l’aria, il sapore della terra, Varmonia,o il contrasto con la realtà. Di qui la fortuna delle storie romanzate. ■ u
Ma noi abbiam vissuto dwrawie la Passeggiala storica ben
altro che storia romanzata. '
Le nostre guide facevano lezioni di cose. Alla conoscenza
univano il calore di chi parla di fatti personali. I nostri fratelli montanari sono accorsi alle adunate interrompendo nei campi quegli stessi lavori autunnali che furono i lavori tante volte
interrotti dai padri. Quegli stessi salmi del Rimpcitrio, suonando nella nostra lingua liturgica (che è ancora Iq nostra lingua
dell’intimità) con l’austera quadratura rhelodica calvinista, trovavano, cercando, la via dei nostri cuori.
Ebbene, io vorrei che questo rito di ritorno, alle origini non
sbiadisse a poco a poco col ricordo del cinquantenario. Vorrei
che diventasse una tradizione che si rinnova a più brevi intervalli. Molte variazioni sono possibili per renderlo in ogni ricorrenza interessante e vario. E sono certo che_ la Società di Storia Valdese si addosserebbe il carico non lieve di organizzarlo per noi della diaspora che soprattutto ne approfittiamo, se
corrispondessimo alle sue iniziative più numerosi e attivi.
Faccio ammenda per primo.
PIERO JAHIER
italiana del Garzanti gli consacra
complessivamente quasi una ventina di pagine dovute a Carlo Bo
e ad Emilio Cecchi...), il problema di questo « silenzio » si presenti oggi sotto una luce un poco
diversa: più sfumato, con un
maggior numero di interrogativi, forse, ancora con molte ombre-ma anche, qua e là, con qualche barlume di luce.
In sostanza, credo che si possa dire adesso che il silenzio di
Jahier, che pure ci fu, non fu veramente totale: sia pure in sordina e, apparentemente, senza
l’impegno di un tempo, o in modo diverso, Jahier non cessò mai
del,tutto di iscrivere; im particolare,; di traduijre,- e di appróntare
isaggi-introduttivi per le sue traduzioni, ma anche di redigere-note e noterélle che non sono àncora. state tutte raccolte (e che
rischiano anzi di andare disperse).
In questa prospettiva aperta,
un invito a riprendere il discorso: non mi pare impossibile che
il moto altalenante del pensiero
di Jahier (da Ragazzo a Con me
e con gli alpini: dalla nostalgia
di una giustificazione perduta alla speranza del ritrovarnento di
una dimensione di « servizio inutile » e cioè eticamente « puro »)
si sia prolungato anche negli anni « bui ».
Ne vorrei dare come riprova
una pagina di Jahier che risale
al 1932, e che non conoscevo nel
1952, quando scrissi l’articolo sopro menzionato: essa è talmentepoco nota da essere sfuggita anche aH’ultimo interprete « ufficiale » di Jahier, Alberto Giordano,
che ha consacrato al Nostro un
ottimo volumetto nella collezione « Invito alla lettura » del Mursia (Milano, 1973).
Il Jahier che vi possiamo cogliere è, per un verso, così inatteso da apparirci inedito: un .Tahier che, in occasione delle manifestazioni di uh centenario (del
sinodo di Cianforan), torna alle
Valli, partecipa ad una « Passeggiata storica attraverso le Valli
Valdesi » e quasi di getto (lui,
che scriveva così laboriosamente...) avverte il bisogno di affidare alla pagina le impressioni riportate; e di trasmettere poi quel
testo alla « Società di Studi Vaidesi » (allora « Società di Storia
Valdese ») che lo pubblicherà nel
n. 58 del proprio Bollettino, dal
quale l’abbiamo tratto.
Riteniamo di fare cosa utile ai
fini del completamento del «dossier Jahier» (di « una voce protestante nella cultura italiana»,
come ricorda Franco Giacone),
che non ci sembra possa ritenersi completamente chiuso (e che
crediamo difficilmente risolvibile
con la formula di chiaro contenuto ideologico della « liquidazione dei risvegli »), facendo conoscere ad un più vasto pubblico
un momento così significativo
del difficile camrnino percorso
dal più grande scrittore espresso
sin qui dalla minuscola minoranza protestante dql nostro paese.
Enea Balmas
4
11 febbraio 1977
CONCORDATO: PROTESTI
"W^a quando il Presidente del Consiglio Andreotm B ti ha riferito alla Camera sulla proposta di
revisione del Concordato (proposta di intesa da sottoporre alle due Parti), il 25 novembre dello scorso anno, il nostro giornale ha
pubblicato diversi articoli sulla questione dei rapporti Chiesa e Stato.
Tuttavia, dopo un articolo di Giorgio Peyrot a
commento del discorso di Andreotti nel suo insieme (n. 47/3.12.76), il discorso si è subito spostato
sui riflessi che la discussione del Concordato comportavano per le minoranze evangeliche: due note
della Tavola pubblicate sul n. 48/10.12.75 e sul n.
3121.1.77, possono aver dato 'l’impressione ai lettori che il Concordato e la sua denuncia o revisione
interessa sì, ma giusto per quel tanto che modificherebbe, in meglio o in peggio, i nostri rapporti
con lo Stato.
In particolare può aver colpito la nota della
Tavola pubblicata sul n. 3; possibile che quello che
abbiamo da dire sulla proposta di revisione del
governo Andreotti sia solo una serie di puntigliose
precisazioni sulle gaffes del documento del governo
che qua e là coinvolge nel discorso le altre confessioni, sconfinando « in re aliena » cioè in cose che
non lo devono riguardare nel suo intento di proporre modifiche nel delimitato campo dei rapporti
tra Stato e Chiesa cattolica? Questo_ atteggiamento
non suona un po’ come un dire « Fate quello che
vi pare basta che ci lasciate fuori dai vostri accordi »?
In una Italia inquieta, il gover io Andreotti^ si avvia alla revisione del concordato.
Non è superflua, forse una precisazione. Se la
Tavola avesse detto altro, se per esempio avesse
manifestato l’opinione — che pure è della grandissima maggioranza degli evangelici italiani — che
na », in un terreno
Chiesa, avrebbe a s¡
na », in un terreno ^
rappresentante ufficti
todiste.
Le Chiese divetj
infatti di fronte all{
loro canali predispi
e come giustamentki
Stato-Chiesa cattolìi j
dinamento giuridico
nel rapporto che lo
cattolica.
Spetta invece a
ma anche assembli
stare il Concordato,
di una chiesa evan
non prescindiamo h
cittadini, come Stati
parte dello Stato, i
intervenire negli aff\
to e Chiesa cattolici
mobilitando in rela
per non lasciare che
dagli altri temi « pii
più largo ambito
revisione iniziata e
Per questo dia:
scussione del Conce
questo numero che
VII febbraio: e coni
sto tema — unitami
Stato e le altre coi
dei temi portanti e
e del nostro compiti
nostro paese.
Le due facce della medaglia
(Segue da pag. 1)
purtroppo non lo è, anche con la
DC poiché la parola « cristiana » aggiunta a « democrazia » ha una ragione non evangelica, bensì di strumentalizzazione politica. Il fatto è
che le «foglie secche» cadute hanno lasciato intatti i rami che possono produrre altre foglie, come i 14
articoli della bozza del nuovo concordato ci lasciano intravedere.
Comunque il discorso alla chiesa
è uno, è semplice e non è possibile
farne uno diverso. Se la chiesa è
corpo di Cristo deve saper morire
perché il mondo viva anche se ciò
comporta per essa essere crocifissi
fino alla fine dei tempi. Non deve
salvarsi per le vie rifuggite da Cristo, cioè il privilegio, il prestigio, il
potere. Questo è e sarà sempre tradire fino in fondo la sua vocazione.
tibus rebus”-in Italia, perché da noi
Trattato e Concordato sono leggi e
perché i Patti Lateranensi sono entrati nella Costituzione della Repubblica. Pertanto abolire uno di quei
documenti rischierebbe una procedura lunga e complicata. In vista
del meglio perderemmo anche il bene cioè urgenti ed inderogabili modificazioni del testo concordatario,
la revisione dello spirito al quale si
uniformano le norme emanate nel
1929 (e la data dice molte cose!).
Spetterà alle due parti contraenti
trovare le formule più pertinenti
che salvino i principi e soddisfino la
realtà, consentano un’intesa e non
leghino i movimenti e via di seguito.
(Adista).
Lo Stato deve...
Ben più complessa è la situazione
dello Stato. Esso non è, com’è oggi
e come Io era ieri, preoccupato della fedeltà al Vangelo, anche se questo è la sola via possibile per una
umanità diversa. Lo Stato è preoccupato della convivenza nella nazione, come si presenta oggi, con tutte
le sue esigenze ed' istanze. Deve tener conto della realtà concreta dell’oggi per formulare leggi in cui la
libertà e l’uguaglianza di tutti i cittadini siano rispettate. Su questo
terreno fa riflettere il discorso dell’On. Natta, presidente del gruppo
PCI alla Camera dei Deputati, quando dice: A fondamento della complessiva visione della Costituzione
c’è qualcosa di più dell’affermazione e della garanzia della libertà di
coscienza e religiosa come diritto
della persona ed elemento di un generale regime di libertà: c’è la considerazione della corposità sociale
del fattore religioso, del suo ruolo
nella dialettica complessiva della
vita nazionale.
Questo rilievo non mi muove, certamente, dalla mia visione della
Chiesa « servente » e non privilegiata, popolo inserito in mezzo al
popolo più vasto della nazione
ed in nulla differenziato da esso, ma
mi fa anche pensare a quel che avviene negli stati socialisti dell’est europeo dovè alla chiesa è riservata
solo la sfera spirituale per cui ognuno è libero nella sua pietà personale
e nella celebrazione dei culti, ma
non può far sentire la voce della sua
fede cristiana nei fatti concreti della vita e nei dibattiti politici, per
cui i cristiani in realtà non sono liberi. Una denuncia pura e semplice
del Concordato e la conseguente abrogazione di esso dalla Costituzione potrebbe farci correre anche
quei rischi, anche se allo stato delle
cose attuali, personalmente, giocherei la carta della abrogazione. Per
dirla col Sen. Brezzi della Sinistra
Indipendente. A me potrebbe piacere l’abrogazione del Concordato, ma
debbo ammettere che, forse, al momento, è chiedere troppo "sic stan
Se a noi è, del tutto, chiara la testimonianza che dobbiamo rendere
a Cristo nella considerazione di quel
che ha da essere la sua « chiesa » in
funzione dell’umanità chiamata tutta ad essere ekklesìa, cioè assemblea del Signore e se in questa testimonianza dobbiamo essere fermi,
cioè dire con chiarezza quella che è
la situazione della Chiesa verso lo
Stato dal quale non chiede privilegi
per poter liberamente servire il popolo, è altrettanto vero che il Legislatore non può ignorare la situazione concreta del presente per trat
tare con una Chièsa quale dovrebbe
essere invece di tener conto di quel
che essa è. Questo da una parte,
mentre dall’altra non può neppure
ignorare il grande numero di quelli
che non si rifanno ad alcuna delle
chiese e che considerano, ci piaccia
o no, il loro messaggio come superato.
Rapporti fra Chiesa e Stato ce ne
sono molti e vari negli stati moderni. In Germania c’è la tassa ecclesiastica della quale esattore è lo Stato: il cittadino che si dichiara praticante paga una certa percentuale del suo reddito per contribuire al mantenimento delle chiese.
Simile situazione si verifica in alcuni cantoni svizzeri' ove è anche lo
Stato a decidere se si devono o no
erigere nuove chiese... Tutto ciò
comporta comunque un « do ut
des » che lega le mani a chi vuol esser libero nella sua testimonianza
evangelica. Alcuni anni or sono ebbi una breve polemica con un Consigliere Federale svizzero. Diceva:
« lo Stato fa le leggi e su queste leggi la Chiesa è chiamata a costraire
la sua morale ». Al che allora ribattei: « Lo Stato fa le leggi e la Chiesa è chiamata a sottoporle alla critica del Vangelo e semmai a contestarle ».
Nella revisione del Concordato
occorre però badare a che non succeda che le leggi siano imbastite
sulla « morale » della Chiesa cattolica, il che porterebbe gli altri citta
dini, non solo della minoranza evangelica, ma di una grande massa di
non credenti o di non praticanti, in
una situazione che contrasta con le
loro esigenze. La difficoltà sta dunque in una normativa che rispettando la pluralità delle idee e delle
fedi, mantenga tutti su un piano di
uguaglianza e di parità. Un concordato difficilmente può raggiungere
questo fine anche se abbondantemente riveduto perché rimarrà sempre un contratto speciale che tien
conto dei desiderata di una parte
sola della popolazione che, per di
più, non ha il controllo su chi la
rappresenta.” Penso qui a quei tanti
cattolici praticanti che, come dicevo
all’inizio dello scritto, vorrebbero
una chiesa, senza privilegi, che condivida la situazione comune a tutti.
Forse la miglior soluzione è quella proposta dal Sen. Lelio Basso riportata su La Luce (19.11.76) dove
ritoccando gli articoii 7, 8, e 19
della Costituzione si lascia alla
Chiesa tutta la libertà di cui essa ha
bisogno ed allo Stato la sovranità
che gli compete per garantire
l’uguaglianza di tutti i cittadini. Se,
poi, come sarà inevitabile, si vorrà
rifare un nuovo concordato mi sembra eccellente la proposta del prof.
G. Peyrot che il governo proceda
prima alle « intese » con le minoranze per avere poi un parametro
su cui misurare un trattato con la
Chiesa di maggioranza che è ben
più difficile a farsi.
INTERVll
Impariamq
A tutt’oggL non abbiama
delle imposizioni cattoll
Uno strumento di
lavoro prodotto da
Cnt edizioni
Concordato perché contro
La direttrice e una maestra di
una scuola elementare sono state
citate in giudizio davanti al pretore di Roma dai genitori di una loro
alunna, non solo perché in quellw
scuola — come in tutte le altre —'
la religione cattolica è posta a fondamento e coronamento dell’istruzione, ma anche perché sono insegnate le preghiere del rito cattolico
che vengono recitate in classe durante le ore di lezione e quindi imposte agli alunni. I genitori della
bambina si pongono su un piano dl¡
piena laicità, sostenendo l’insufficienza dell’esonero nelle scuole elementari dove l'insegnamento è unitario, il diritto-dovere dei genitori
ad istruire i propri figli e il diritto
del minore alla libertà religiosa e
di pensiero. Essi in sostanza chiedono che sia impedito alla maestra^
di far recitare le preghiere e di in-\
segnare la religione cattolica e di rimettere alla Corte Costituzionale alcuni articoli del Testo Unico del
1928.
In merito a questo caso abbiamo
chiesto un commento al Prof. Giorgio Peyrot.
Anche se ha tutto l’aspetto di un libro,
quello che presentiamo non è un libro vero e proprio : è, come ci dice il settimanale Com-nuovi tempi, che lo ha edito,
uno « strumento », un « vademecum per
]’ attuale campagna anticoncordataria »
((Cnt., a. IV, n. 4, p. 12).
Questo strumento si divide in tre parti.
La prima parte, « Comunità di Base e
Coneordato », rende conto del seminario di
studio promosso dalle CdB a Potenza dal
2 al 3 ottobre 1976: sono, in qualche modo, gli « atti » del Convegno, che aveva
per tema « Comunità di base e regime concordatario in una società in trasformazio
Sono riportati, oltre alla relazione introduttiva, le conclusioni delle tre commissioni (a - Concordato e scuola; b - Concordato e assistenza; c - Concordato e privilegi ecclesiastici), e i principali interventi nel dibattito. Tutta questa prima
parte (che comprende le prime 83 pagine),
ci sembra proporre posizioni ben omogenee
con quelle ormai attestate da tempo nelle
nostre chiese, con argomenti teologici analoghi, ma con una chiarezza politica forse
maggiore ; questo perché per noi essere
aniiconcordatari è anche parte di un modo di vivere sociologicamente da « minoranza », mentre il cattolico che supera la
mentalità concordataria lo fa per una precisa posizione politica, o acquisisce una
posizione anticostantiniana, più cosciente
e mediata di quanto possa generalmente
avvenire nel nostro ambiente.
La seconda parte, « Chiesa regioni e
Concordato », è forse la più originale di
questo contributo. Certamente si tratta di
una indagine ancora incompleta, per certi
, versi appena iniziata, ma significativa. Il
decentramento amministrativo s’è scontrato, oltre che contro tutte le ben note pastoie burocratiche, contro un « muro »
concordatario e para - concordatario : soprattutto dopo il 15 giugno questo è diventato evidente, e la contraddizione tra
laici e clericali ha perso ogni carattere
ideologico distante per acquistare tutto il
peso di uno scontro su cose reali e per
questioni non solo di principio ma di denaro, di forza, di potere. Come dice la premessa del libro, « Le CdB hanno infatti
individuato negli enti locali la sede in cui
è oggi più evidente l’anacronismo e il carattere antidemocratico del regime di privilegio in cui operano gli enti assistenziali gestiti dai religiosi ».
Sarebbe opportuno proseguire anche per
il nostro « piccolo mondo valdese » questa
indagine. Qualcosa s’è fatto, a dire il vero,
parlando dell’ora di religione, o delle prese di posizione a proposito delle iniziative
della regione Piemonte sulla scuola : ma
troppo poco. A questo proposito, può valer la pena riferire di un divertente lapsus
in cui incorre il nostro libro; « Il Pellice »,
settimanale di glorioso passato liberale — e
di belle firme « valdesi » —, viene (a p.
145) citato dimessamente tra la « stampa
cattolica » : certamente è un errore del libro di Cnt.: ma for.se è un errore maggiore del Pellice, quello di aver .sposato
appunto tesi, da « stampa cattolica ».
La terza parte, da pag. 189 in poi, raccoglie essenzialmente documentazione : I
patti lateranensi, documentazione varia
(compreso un articolo di Giorgio Peyrot
sulla posizione degli evangelici, già pubblicata su Cnt. 37/76), fino alla revisione
proposta da Andreotti.
Questa parte, la più eterogenea, è quella
forse meno organica del testo; non vi mancano alcune lacune.
E’ tuttavia molto interessante, anche
per i suggerimenti che dà per una possibile (e direi doverosa) continuazione del
lavoro di inchiesta che propone : si vedano i dati statistici relativi alla assistenza e
alla scuola (pp. 258-271), che, senza grandi parole, danno un quadro chiaro della
situazione di confessionalismo in cui versano oggi questi importanti settori della
vita sociale italiana.
Un contributo di grande aiuto per una
battaglia, dunque, più che un’opera compiuta e organica di materiale correttamente distribuito : testimonianza, anche
nelle lacune e nei passi più ricchi, di un
lavoro che si basa sulla militanza e non
.suH’erudizione : proprio per questo la troppo discreta presenza di un pensiero protestante non ci sentiamo di imputarla ai
promotori del libro-inchiesta : la imputeremmo invece alla nostra insufficiente
mobilitazione.
Serg^io Ribet
Concordato perché contro, scuola sanità e
assistenza tra stato chiesa e regioni.
CNT edizioni, pp. 300, dicembre 1976,
L. 2.500.
Il fatto che un genitore si sia
deciso a ricorrere alla magistratura contro l’imposizione che sua figlia riceve nella pubblica scuola elementare, concernente l’obbligo di
iniziare ogni mattina le lezioni recitando una preghiera che rientra
nelle pratiche religiose del culto
cattolico, costituisce un attestato
di coraggio e nel contempo una assunzione di responsabilità di cui
come evangelici non possiamo che
compiacerci.
Sono molti anni che è invalso l’uso di integrare l’insegnamento religioso cattolico nelle scuole con
pratiche cultuali, ed i programmi
scolastici delle scuole elementari
approvati dal Ministero della Pubblica Istruzione ne hanno sempre
fatto parola esplicita. Basti per tutti rifarsi ai programmi vigenti che
risalgono al 1955. Certo, moltissimi
genitori laici, ebrei, islamici e pro;
testanti hanno avuto notizie dai
loro figli che il fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica più
che attraverso l’insegnamento della dottrina cristiana, secondo la forma ricevuta dalla tradizione catto;
fica, si imperniava sulle pratiche di
culto in classe e sull’accompagna;
mento degli alunni, da parte degli
insegnanti, per assolvere il precetto pasquale nelle chiese cattoliche.
Ma quanti dei nostri evangelici hanno integrato la richiesta di esonero
'lall’istruzione religiosa con una vi;
brata protesta per l’imposizione di
pratiche di culto? Chi ha mai pen-
5
11 febbraio 1977
LMO FINCHÉ C’È TEMPO
ftt le competeva in quanto
Ita sconfinato « in re aliem le competeva in quanto
ielle Chiese valdesi e meli quella cattolica stanno
lo con le loro esigenze, i
pila Costituzione (art. 8),
intendono che il rapporto
n interferisca nel loro orI non possono interferire
I intrattiene con la Chiesa
¡singoli membri di chiesa,
pvegni, conferenze, conte^anto come rappresentanti
j — anche se ovviamente
nostra realtà — ma come
\come parte in causa dalla
íO¿ possiamo e dobbiamo
perni dell'accordo tra Stapmciando, sensibilizzando,
Í al tema del Concordato
ito argomento sia soffocato
pnti » e per far sentire nel
ibile l'inadeguatezza della
ira in corso.
( più ampio spazio alla dib e della sua revisione su
ta la data significativa deitemo a dare spazio a quepl tema delle intese tra lo
pni religiose — come uno
mcanti del nostro giornale
evangelici e di cittadini del
red.
[ A GIORGIO PEYROT
I coraggio
^puto rompere il nodo
e nella scuola di stato
14 ARTICOLI EMERSI DAL LAVORO DELLA COMMISSIONE GONELLATg/itSftFlàLI
A rimorchio del 1929
La deludente proposta di revisione del governo Andreotti nei punti qualificanti del rapporto tra Stato e Chiesa cattolica (per esempio rnatrimonio e
istruzione) ricalca o addirittura peggiora le norme concordatarie
0 di esporsi fino al ricorso al
igistrato?
/ivendo come di consueto nel
nplesso di minoranza, di cui rnoldei-nostri sono affetti a tutt’ogsi è per lo più disposti ad ingoiail rospo esponendo i propri figli
rischio della propaganda cattoa e di questa oculata operazione
proselitismo. E vero che i bamli, per lo più, non desiderano esre diversi dai loro compagni, e
atirsi di conseguenza soli ed e"omessi dalla collettività scolasticome devianti se non deviati,
a è certo che la responsabilità di
lanto accade non risale solo al
verno ed ai programmi scolastiche esso dispone facendosi struento di una politica confessiona;tica, ma anche in una certa mira della componente protestante
¡Ila nostra società che a tutt’oggi
in ha saputo esprimersi nei terini necessari per rompere il nodo
queste imposizioni.
È vero che il correttivo dei proammi scolastici sull’insegnamenreligioso deve essere costituito
1 una adeguata scuola domenicale
le faccia svolgere gli stessi proammi delle classi elementari, ma
in ben altra intonazione e ben al
0 intendimento. Ma il correttivo
¡Ile pratiche cultuali (ave Maria,
Igni di croce, ecc.) non può essere
le la protesta e il rifiuto cosciente
1 parte delle famiglie e degli orgasmi ecclesiastici da queste stilolati.
Ci vogliamo decidere a compieì qualche passo in appoggio a que;o genitore che ha sollevato il ca) in tutta la sua rilevanza, tant’è
le è intervenuta in giudizio l’Avicatura dello Stato con l'intento
i far citare tutta la scolaresca e
ìmostrare l’infondatezza della riliesta di soppressione di tali prache, che è al fondo del giudizio
1 questione?
Non è questa la sede per un confronto analitico tra le norme concordatarie del 1929 e quelle proposte in sede di revisione nei 14 punti formulati dalla commissione paritetica, di cui alle recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio
al Parlamento; d’altra parte, i termini per un tale confronto sono
già noti ai lettori di questo giornale.
Qualche osservazione riassuntiva
può tuttavia essere utile al fine di
verificare se veramente, ed in quale misura, ove la revisione del Concordato dovesse attuarsi nel senso
indicato, qualcosa verrebbe a cambiare nella disciplina dei rapporti
tra lo Stato italiano e la Chiesa
cattolica. Ovviamente qualcosa è
cambiata e Sta cambiando; è scomparso tra l’altro il linguaggio retorico e lo stile tronfio del ’29, e l’esplicito riferimento, nel preambolo
ai 14 articoli, al Concilio Eciimenico Vaticano II ed alla Costituzione della Repubblica italiana sembra aprire una prospettiva nuova in un clima nuovo.
Però...
1. Lo strumento scelto per modificare le norme concordatarie è
quello--pi,evisto, dalffultima parte
del 2” comma dell’aft; 7 della Costituzione, per il quale le modificazioni dei Patti lateranensi, accettate dalle due parti, non richiedono
procedimento di revisione costituzionale. Il che significa che si intende mantenere la ’copertura costituzionale’^ dei Patti lateranensi, i
quali, come si sa, non si limitano
al solo Concordato, e con conseguenze di rilievo tutt’altro che secondarie.
2. Il contenuto dei singoli articoli dello schema di progetto è, anche
se sommariamente esaminato, piuttosto deludente, almeno a parere
di chi scrive.
Su due materie fondamentali —
matrimonio ed insegnarnento religioso nella scuola pubblica — non
è dato scorgere sostanziali mutamenti di impostazione.
IL MATRIMONIO
Il riconoscimento degli effetti civili ai matrimoni celebrati secondo
le norme del diritto canonico è
mantenuto, pur omettendosi il riferimento esplicito al ’sacramento
del matrimonio.
Scompare la clausola secondo cui
la Santa Sede consente che le cau
se di separazione personale siano
giudicate dall’autorità giudiziaria
civile. Ma i commi 4, 5, 6 dell’art. 34
del Concordato si ritrovano puntualmente riprodotti al punto 8,
n. 2 del Progetto.
In più, il Progetto prevede che la
Santa Sede « prenda atto » della
condizione prevista perché i provvedimenti e le sentenze ecclesiastiche siano resi esecutivi; la richiesta alla Corte di appello di convocare prima le due parti e accertare, per quel che riguarda le sentenze di nullità, che esse non siano
in contrasto con i principi supremi
dell’ordinamento costitqzionale italiano. Tutta la formulazipne appare ambigua, ed il prèndere àtto di
una richiesta non è comunque ancora accettarla.
È previsto anche che la Corte di
Appello possa anche decidere provvedimGnti economici a. favóre di
uno dei coniugi il cui matrimonio
è stato dichiarato nullo o dispensato ; tardivo rimedio ad una palese iniquità, alla quale il legislatore
italiano avrebbe potuto provvedere anche legiferando autonomamente.
L’INSEGNAMENTO RELIGIOSO
Per quanto concerne la scuola e
l’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche, ecco i due testi;
Richiedete e diffondete
nelle chiese
l'opuscolo del 17 febbraio
GIORGIO PEYROT
611 EVAN6ELIGI
NEI LORO RAPPORTI
CON LO STATO OAL
FASCISMO AD 0661
Società di Studi Valdesi
10066 Torre Pellice
CONCORDATO (art. 36)
L’Italia considera fondamento e coronamento dell’istruzione
pubblica l’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica. E perciò consente l’insegnamento religioso ora impartito nelle scuole pubbliche elementari abbia un ulteriore sviluppo nelle scuole medie, secondo programmi da stabilirsi di accordo tra la Santa Sede e lo
Stato.
Tale insegnamento sarà dato a mezzo di maestri e professori sacerdoti o religiosi, approvati dalla autorità ecclesiastica, e
sussidiariamente a mezzo di maestri e professori laici, che siano a questo fine muniti di un certificato di idoneità da rilasciarsi dall’Ordinario diocesano.
La revoca del certificato da parte dell’Ordinario priva
senz’altro l’insegnante della capacità di insegnare.
Pel detto insegnamento religioso nelle scuole pubbliche non
saranno adottati che i libri di testo approvati dall’autorità ecclesiastica.
PROGETTO (art. 9, n. 2)
Lo Stato, riconoscendo il valore della cultura religiosa e
considerando l’appartenenza della grande maggioranza della
popolazione italiana alla Chiesa Cattolica assicura 1
Lento della religione cattolica in tutte le scuole pubbliche
materne, elementari, medie e medie-superiori, fatta salva la
facoltà di particolari intese per quel che riguarda gli appartenenti ad altre confessioni. Fermo restando l"
mente disposto per le scuole materne ed elementari,
l’iscrizione alla scuola media e media-superiore S
aventi l’età prescritta, o altrimenti i loro genitori o ti^ri dr
chiarano se intendono o non intendono avvalersi di tale mse
gnamento.
L’insegnamento della religione è impartito secondo pro^
grammi da stabilirsi d’accordo fra la Santa Sede e lo »tato, e a
mezzo di insegnanti nominati dall’autorità scolastica d intesa
con l’autorità ecclesiastica. L’incarico dell.msegnamento ces
o per disposizione della competente autorità swlastica o I^r
revoca deìÌ’attestato di idoneità da parte dell autorità ecclesiastica. , .
I libri di testo eventualmente adottati saranno scelti fra
quelli indicati dall’autorità ecclesiastica.
Qui il testo del Progetto presenta aspetti veramente preoccupanti,
in quanto quel pesante riferimento
all’«appartenenza della grande maggioranza della popolazione italiana
alla Chiesa cattolica», quell’impegno per cui lo Stato «assicura» lo
insegnamento della religione cattolica, laddove il Concordato si limita ad affermare che l’Italia « consente » un ulteriore sviluppo di tale insegnamento oltre la scuola dell’obbligo, sembrano implicare l’assunzione da parte dello Stato di più
estesi e vincolanti obblighi; questi
vengono giustificati dal riconoscimento del valore della cultura religiosa, della « grande maggioranza », nel quadro globale dell’istruzione pubblica, in sostituzione del
valore complementare deU’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica, sia pure nel quadro dell’affermazione a contenuto
politico-trionfalistico, più che giuridico, di tale insegnamento come
« fondamento e coronamento della
istruzione pubblica».
3. Né più convincenti appaiono
altri punti del Progetto, che ci limitiamo ad elencare;
ALTRE PERLE '
__ Il carattere «particolare» di
Roma come sede vescovile del Papa e centro del mondo cattolico, in
luogo del « carattere sacro della
Città eterna», di cui all’art. 1 del
Concordato;
____ gli esoneri dal servizio notare per chierici ordinati e religiosi
con voti previsti dall’art. 4 del progetto, che richiamano le normative dell’art. 3 del Concordato, ignorando le possibilità oggi esistenti
ai sensi di una sia pure imperfetta
legge sull’obiezione di coscienza;
__ la preoccupazione, in tema di
enti ecclesiastici, di tener ferme le
« vigenti » disposizioni di legge italiane, che verrebbero cosi, a fruire
anch’esse di copertura costituzionale ‘ ;
__le norme previste all’art. 11 del
Progetto in tema di assistenza spirituale per le Forze armate, per i
ricoverati negli istituti ospedalieri
e nelle case di cura o di assistenza
dipendenti da enti pubblici, per i
detenuti negli istituti penitenzi^i,
garantita attraverso l’istituto dei
cappellani a carico finanziario dello Stato. Con la precisazione, ime
le disposizioni previste a favore dei
militari, ricoverati e detenuti di religione cattolica «non pregiudicano » le facoltà degli appartenenti
ad altre religioni di ricevere, a richiesta, l’assistenza dei ministri del
culto e di celebrarne i riti. Dove
quel «non pregiudicano» è veramente una perla da non poter lasciar passare inosservata.
Aldo Rihet
1 La « copertura costituzionale » dà affé
disposizioni concordatarie una stabilità
giuridica molto maggiore di qualsiasi legge
normale. Per modificarle — nel caso non
vi àia accordo bilaterale — è infatti necessario non solo il voto di maggioranza
di Camera e Senato, ma la complessa procedura della revisione costituzionale (doppio voto di Camera e Senato — a distanza di 3 mesi — e maggioranza assoluta
dei componenti delle due Camere, articolo 138). (N.d.R.)
UN CIRCUITO DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE A CONVEGNO SUL CONCORDATO
Dal contratto al privilegio
La proposta di un nuovo tipo di concordato arriva come tentativo di rilancio
nel momento in cui risulta indebolito il progetto politico cattolico
Organizzato dall’8° circuito e dalla locale chiesa
battista, si è svolto a Ferrara il 6 febbraio una tavola rotonda sul tema
« Concordato; noi protestanti diciamo no ». Circa
80 persone provenienti da
tutte le chiese dell’EmiliaRomagna e della bassa
Lombardia hanno seguito
le relazioni introduttive
sugli aspetti politici (on.
Giancarla Codrignani), giuridici (prof. Giuseppe Caputo), storici (prof. Rocco
Cerrato) ed ecclesiologici
(pastori Paolo Sbaffi e Domenico Tomasetto) del
problema.
Dalle relazioni è emerso
che il Concordato del 1929
può essere definito di tipo
« contrattuale », nel senso
che esso presuppone concessioni reciproche tra Stato e Chiesa cattolica (la
Chiesa ottiene determinati privilegi e come contropartita si impegna a non
contrastare politicamente
il regime). Tuttavia, mentre per il regime fascista
rii febbraio rappresenta
il raggiungimento del consenso da parte della piccola e media borghesia che
si riconoscono nella ideo
logia cattolica, per il cattolicesimo questa data segna l’inizio di un disegno
politico a lungo termine,
da proporre come carta
vincente alla classe dirigente che sopravviverà al
fascismo. Come sempre
accade, quando Stato e
Chiesa stipulano un accordo di vertice, il grande
sconfitto è il proletariato;
in nome del Concordato il
fronte borghese serra i
suoi ranghi per esercitare
il controllo delle masse popolari. Sotto l’insegna di
pace religiosa si vuole coprire l’imposizione di una
pace sociale unilaterale.
Il disegno politico cattolico trova la sua piena
espressione nel trentennio
di regime democristiano,
il cui progetto di vita è
funzionale alla visione che
la Chiesa di Roma ha di
se stessa come modello di
società. Nel moniento in
cui sembrano minate le
fondamenta di questo progetto di vita (crescita del
movimento operaio, sconfitta nel referendum sul
divorzio, elezioni amministrative e politiche degli
ultimi due anni) la Chiesa di Roma si accorge che
il Concordato del ’29 è invecchiato e va quindi aggiornato in modo che diventi organico alla restaurazione del fronte moderato.
Ecco dunque comparire,
senza preavviso, la bozza
Andreotti per una Revisione del Concordato, intesa
a cogliere di sorpresa le
forze laiche del Parlamento. Più che di un progetto
di revisione si tratta in
realtà di un nuovo tipo di
concordato, non più « contrattuale », bensì « privilegiarlo », nel senso che se
gnerebbe una definitiva capitolazione dello Stato di
fronte alla Chiesa; il Cattolicesimo ed il suo partito tentano di riproporsi
come perno centrale per
l’esercizio del potere da
parte della borghesia. Un
esempio per tutti; la scuola e l’assistenza. Per frenare le spinte di una gestione democratica e laica di
queste strutture, la proposta di revisione riafferma
ed accresce nei fatti il potere confessionale. Da una
parte gli Enti ecclesiastici
vedono salvaguardata la
propria sussistenza, dall’altra lo Stato rinuncia
definitivamente all’autonomia indispensabile per essere al servizio dei cittadini.
Dal dibattito sono emerse tre linee di lavoro e di
impegno urgente;
1. Come Chiese evangeliche dobbiamo, pretendere di non essere coinvolti
in un progetto che riguarda esclusivamente la Chiesa cattolica ed i suoi privilegi.
2. Come cittadini dobbiamo contribuire al lavo;
ro di informazione e di
sensibilizzazione della opinione pubblica su questo
ennesimo tentativo di far
passare un progetto illiberale e antidemocratico sulla testa degli italiani.
3. Individuare i canali
attraverso i quali premere sulle forze politiche laiche affinché riconoscano in
questo disegno una manovra clericale e si battano
per non farla passare.
Paolo SbafB
Danilo Ventiiri
6
li febbraio 1977
cronaca delle valli
CENTRO-DESTRA AL COMPRENSORIO DI PINEROLO
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Martina ; un presidente neila palude Approvato il bilancio 1977
Martedì 1 febbraio si è svolto,
nella sala consiliare di Pinerolo,
il terzo atto del melodramma intitolato; « elezione del presidente del comitato comprensoriale ».
Nelle due precedenti riunioni
c’era stato un nulla di fatto perché la DC, che possiede la maggioranza assoluta (31 voti su 60)
aveva dimostrato le sue divisioni interne attraverso l’opera di
qualche franco tiratore che non
aveva votato per il candidato ufficiale democristiano Celeste
Martina.
Molta attesa, quindi, per questa terza operazione elettorale
attraverso la quale Celeste Martina. tenta, con la cocciutaggine
che lo rende ormai famoso, l’ultima carta per raggiungere un posto di potere, dopo le batoste
subite negli ultimi due anni: candidato alle elezioni regionali del
75 non viene eletto, nonostante
il suo precedente di assessore
provinciale alle finanze; candidato alle elezioni comunali di Lusernetta, viene eletto solamente
cóme consigliere di minoranza
dopo molte contestazioni; candidato alla Camera nelle elezioni
del 20 giugno ’76, risulta ancora
una volta messo fuori causa.
È presente un pubblico numeroso, che in buona parte rivelerà le sue simpatie democristiane
durante il dibattito.
Appena si apre la seduta, subito un colpo di scena; si alza il
sindaco di Lusernetta Gamba, capogruppo del PLI, e (forse a dimostrare che in quel comune tra
maggioranza e'minoranza si trovano accordi con un respiro che
va molto al di là dei cónfini locali!) legge un documento dal
quale si scopre , cfie improvvisamente il partito liberale... ha scoperto l’importanza del compren
sorio, dopo aver sempre detto
che si sarebbe trattato di un semplice « braccio » della Regione
rossa. Il documento dice, quindi,
che il partito liberale; visti i passi fatti nei suoi confronti dalla
DC e le garanzie politiche ricevute, scioglie le sue riserve e voterà per Martina.
A ruota del PLI si presenta subito il PSDI, che avendo votato
per il candidato DC nelle due precedenti sedute, dice molto candidamente, attraverso il suo unico
esponente, che... non vede perché
debba cambiare linea. E così il
gioco è fatto, perché Martina ha
35 voti in tasca, a meno che aumentino gli « indisciplinati » all’interno del suo partito.
Le sinistre, attraverso gli interventi di Arione (PSI), Ayassot
(PCI) e Gilli (indipendente) pongono alla DC una serie di domande:
— ia democrazia cristiana dica chiaramente se ci sono stati
dei patteggiamenti sottobanco
col PLI e PSDI, mentre proseguivano i contatti tra tutti i partiti
in vista dell’elezione del presidente;
— la DC dica se Celeste Martina sarà un presidente provvisorio, per la fase di elaborazione
del regolamento, oppure « eterno » come il Giove barbuto a cui
forse si ispira;
— la DC dica se si vorrà fare
un esecutivo che tenga conto di
tutte le componenti, anche dei
comuni minori, o se si avrà una
direzione del comprensorio formata dagli' « amici del presidente »;
— il candidato , alla presidenza
dica in che modo vorrà lavorare;
in futuro. . . ,
Le risposte a queste domande
non arrivano perché Martina si
La màiio tésa del clientelismo
■ .t> £Ílüf<'
Anche in occasione dell'elezione del presidente del comprensorio di Pinerolo il partito liberale
non ha smentito la sua politica
gattopardesca.
Dopo una serie di articoletti a
carattere scandalistico e duramente accusatori nei riguardi del
DC Celeste Martina, “Il Pellice”
(portavoce della destra locale),
in un corsivo dal titolo: "Martina
presidente con i voti comunisti?", scriveva (il 21.1.’77): A
Martina, dunque, i due voti social-democratici non bastano,
quelli liberali, socialisti e repubblicani non li può ottenere, per
cui dicono che si sia rivolto ai
comunisti. In politica tutto è possibile... Questione di coerenza: da
forzanovista a moroteo a presidente del Comprensorio con i
voti del PCI? Non ci sarebbe da
stupirsi. Certe pèrsone quando
mirano al potere sono pronte a
tutto ».
Quanto sia vera quest’ultima
affermazione lo hanno dimostrato i liberali che, dopo aver ottenuto alcune garanzie di partecipare di potere da parte della DC,
dopo aver sparato e zero su Martina gli hanno dato i loro voti.
Una volta di più la DC esce vincente grazie ai voti liberali e socialdemocratici.
Così "Il Pellice" può uscire col
titolo: « Una mano dal PLI e dal
PSDI alla DC per uscire dal labirinto ».
Avanti come prima dunque.
Clientelismo e corruzione al potere. E per far questo oggi è uiù
che mai necessario tendersi la
mano...
limita a sbuffare e ad agitarsi
sulla sedia mentre Puddu, capogruppo DC, dice tutto pimpante
che sarebbe inutile rileggere la
ventina di pagine di programma
che lui ha presentato nella prima seduta, che la linea della DC
per il futuro è quella di una
« conduzione presidenziale pluralistica » (che cosa vorrà dire?),
e che, comunque, prima si voti il
presidente e poi ci sarà tempo
per discutere.
' Si va così alle votazioni: Celeste Martina (in tre lo chiamano
« signor », mentre un elettore lo
chiama con un termine meno...
signorile facendosi annullare la
scheda) ottiene 35 voti, mentre
le schede bianche sono 22.
È il momento del discorso di
insediamento: Martina non riesce a trattenere la sua soddisfazione e, invece di dire come intenderà muoversi in futuro, si
dedica ai ringraziamenti: ringrazia il presidente del seggio, ringrazia il sindaco ed il comune di
Pinerolo per l’ospitalità, ringrazia le forze politiche, in modo
speciale PLI e PSDI (naturalmente!), ringrazia il gruppo DC che
ha saputo ritrovare la sua compattezza, ringrazia il pubblico,
ringrazia gli organi di stamna;
per quanto riguarda il programma dice semplicemente che il
comprensorio dovrà essere lo
strumento per far ritornare il
Pinerolese un polo di svilupno
autonomo rispetto alla megalopoli torinese e che al suo interno sarà garantito il diritto al dissenso (meno male!).
Evidentemente ha dimenticato
un ringraziamento; quello alla
sua « buona stella. », per l’Occasione impersonatà, dal cónsiglieré regiopalè dorpteo Mauro Chiabrando (presente aiiche'in questa
qccàsiòne), che ha suputó tessere
le fila déll’operazione Martinapresidente; Imponendolò alla, pc
di;. Pinerolo .c,ói)j;ráfi^r^¿ questa
càrtdidatu.fa,, sfrtittando' la fotza clientelare che è capace di ricavare dai piccoli comuni della
pianura.
Il comprensorio nasce così con
la riesumazione del centro-destra, di quella palude politica che
Andreotti tentò di costituire a
livello nazionale alcuni anni fa,
e questa vicenda ancora una volta dimostra come la DC sappia
mostrare facce diverse, ora volte a sinistra ora a destra, pur di
rimanere al potere. Il presidente
eletto è certamente un degno esponente di questa politica.
È compito (non certo facile)
delle forze politiche e sociali che
vogliono realmente trasformare
la situazione del Pinerolese, unirsi e lottare per prosciugare que^
sta palude di menzogne, di sotterfugi, di clientelismo, di politica del mantenimento del potere
sulla gente.
Aldo Ferrerò
Giovedì "3 febbraio il Consiglio
della comunità ha approvato, con
l’astensione della DC, il bilancio
preventivo per l’esercizio 1977.
Dopo una breve introduzione
del presidente arch. Longo che. ha
delineato la situazione critica e
di transizione delle Comunità
Montane, nel più ampio discorso
a livello comprensoriale (che dovrebbe finalmente avviarsi dopo
reiezione del presidente), c’è
stata una presentazione delle linee di azione della Comunità
con le relative spese.
Il dibattito, o meglio i pochi
interventi che hanno fatto seguito hanno visto i DC locali (i fratelli Martina) precisare il loro
disaccordo non per le linee di lavoro della comunità su cui in sostanza concordano, ma per il taglio che la maggioranza socialista ha dato ai metodi di lavoro
che escludono la DC dalla gestione diretta della comunità. Il succo del discorso era questo: fateci posto, consultateci nelle vostre
decisioni, cercate il nostro consenso.
La critica politica sull’operato
della comunità è stata ancora una volta a livello di impostazione
dei servizi sociali e sulle assunzioni del personale, troppo numeroso rispetto alle disponibilità della comunità stessa. Una critica quésta che andrà approfondita in futuro e che non può essere accantonata soltanto perché
a farla è la DC che in questi
trent’anni ha applicato sempre il
principio del clientelismo.
Di qui i motivi déiràstensiohè.
Dopo ampie- divagazioni sul problema del turismo (quale turismo?) che non hanno detto nulla
di nuovo, alcuni iruniiti per discutere là convenzione della comunità con il Convitto valdese di
Via Angrógna che'la Giùnta aveva concordato con il comitàto
del convitto e la sua àpprovazione all’unanimità (fiSflostante Cé
leste Martina la consideri « sibillina; c’è molto di detto e di non
detto »).
Approvata aH’unanimità e senza discussione l’indennità integrativa ai dipendenti. Infine l’approvazione per autorizzare il personale della comunità al lavoro
straordinario con elasticità rispetto al contratto sindacale.
Facendo seguito al quesito posto dal
Consigliere Chiapperò di Bricherasio
(nel corso del Consiglio della Comunità Montana del 3 febbraio) relativo al
prezzo delle patate da seme, si precisa
quanto segue :
1) L’iniziativa di acquisto collettivo delle patate da seme risponde ad
una precisa richiesta degli agricoltori,
scottati dai prezzi eccessivi riscontrati
in zona e soddisfatti dei risultati dell’anno scorso;
2) Il buon quantitativo prenotato
dalla nostra Comunità (ql. 155,5) e
dalle altre ha permesso di bloccare un
notevole quantitativo di seme e di contenere il prezzo e certamente proprio
questa iniziativa comune ha contribuito a far sì che i commercianti della
Valle riescano a vendere il loro seme
a prezzi concorrenziali.
3) All’atto della stipulazione del
contratto di acquisto con la ditta fornitrice, i prezzi sono risultati notevolmente inferiori a quelli previsti al moménto della prenotazione, causa la riduzione nel frattempo avvenuta della
tassa sull’acquisto di valuta estera.
4) Inoltre per ogni quintale prenotato l’agricoltore avrà gratuitamente
a titolo sia di contributo che di esperimento da confrontare con le varietà
estere, Kg. 20 di patate da seme prodotte nei campi sperimentali allestiti
dalla Comunità Montana nell’alfa Val
Pellice l’anno scorso.
5) .Tutti gli . agricoltori interessati
all’acquisto sono stati a suo tempo informati delle variazioni di prezzo è saranno, tempestivamente avvisati circa il
giorno ed il luogo della .distrihueione.
. . .. . . L'yisses^pre ^ .a^lliigricolf^^
'iiuT
-. POMARETTQ: CONSlGLld^ COMUNALE
Biblioteca, ufficio postale e bilancio
Il giorno 4 febbraio 1977 alle
ore 20,30 si è riunito nei locali
municipali il consiglio comunale di Pomaretto. All’ordine del
giorno, tre punti molto importanti hanno dato vita a vivaci
discussioni ed interventi che si
sono protratti fino a tarda sera. Riassumiamo brevemente i
tre punti:
1 ) « Approvazione statuto per
il funzionamento della biblioteca comunale » : tale punto è stato approvato aH’unanimità con
una previsione di spesa di lire
400.000 per l’anno in corso. È
stato inoltre affidato l’incarico
di bibliotecaria alla sig.na Barbara Tron.
2) Richiesta di istituzione di
un ufficio postale in Pomaretto.
Questo argomento ha sollevato
molte discussioni, raggiungendo
l’intesa di interpellare la popolazione per vagliare le reali necessità di questo nuovo servizio.
3) Approvazione bilancio dell’esercizio finanziario 1977. Detto punto dopo alcune richieste
di delucidazioni da parte dei
consiglieri. Ferrerò Aldo e Baret Guido, è stato approvato all’unanimità. Bisogna a tal punto precisare che il giorno 6.1.’77
era stata indetta un’assemblea
popolare per la discussione del
bilancio, di conseguenza il suddetto punto è stato approvato
dal consiglio dopo aver sentito
da parte della popolazione delle
reali e più urgenti necessità del
Comune.
Il documento che presentiamo è stato redatto dalla
Federazione Giovanile Evangelica delle Valli e distribuito nelle comunità del Pinerolese e in molte scuole.
Questa precisa presa di posizione vuol essere una occasione di dibattito e d'informazione delle nostre comunità sul problema del Concordato.
Contro lo vergogna del Concordato
L’il febbraio si è soliti
celebrare l’anniversario
della firma del Concordato tra la Chiesa Cattolica
Romana e lO' stato italiano - all’epoca della firma stato fascista. Come Federazione della Gioventù Evangelica italiana, vogliamo trasformare questa assurda celebrazione, che nel
caso della scuola mantiene addirittura il carattere
di «festività», in una ulteriore occasione di denuncia dell’indegno patteggiamento, ribadendo la
nostra posizione.
Perché il Concordato
va abrogato?
In primo luogo siamo
favorevoli all’abrogazione
del Concordato a causa
della nostra fede. L’annuncio dell’Evangelo deve
essere rivolto agli uomini
senza il consenso o la prote'zione di nessuno, tanto
meno dello stato. Gesù e
i primi discepoli non hanno ricercato alcun accordo
o protezione da parte dello stato. L’averlo fatto,
per una chiesa cristiana,
costituisce una grave infedeltà rispetto all’indicazione che viene dal suo
Signore.
In questo senso il Concordato non può garantire i presunti diritti dei
credenti cattolici, la cui fede, appunto, non necessita protezione e non può
che rifiutare privilegi. Esso va unicamente incontro agli interessi della
Chiesa Romana, intesa qui
non come comunità di credenti ma come potenza esterna allo stato, con precisi interessi economici e
finalità politiche.
Infine, in nessuna forma o misura, può essere
accettato un accordo che
pòrta la firma del gover
no fascista, che oltraggia
la Costituzione,, nàta dalla
Resistenza, e che è stato
per tanti anni strumento
di repressione e fonte di
insopportabili privilegi.
Perché siamo contrari
alla revisione
del Concordato? <
La soluzione di una- revisione del Concordato,
anche se ipoteticamente
potrebbe apportare miglioramenti rispetto alla situazione attuale, che è cosa
tutta da verificare, a nostro giudizio va rifiutata
perché in primo luogo non
cadrebbe - anzi verrebbe
confermato da parte statale, il principio concordatario, che implica la necessità di un accordo tra
lo stato e una chiesa cristiana. Accordo che, sulla
base dell’Evangelo, costituisce comunque un insulto alla fede dei credenti.
In questa Ipotesi di revisione, inoltre, resterebbe
lesa anche l’autonomia dello stato, che continuerebbe a riconoscere la Chiesa
Romana come un interlocutore ufficiale, con cui è
necessario accordarsi. ' I
. diritti delle minoranze ■ religiose, sanciti dalla Costituzione, verrebbero garantiti attraverso l’assenso di una chiesa particolare, se pur statisticamente maggioritaria in Itàlia.
Cosa proponiamo?
Al fine di regolamentare i rapporti tra lo Stato
e le varie confessioni religiose - e dunque anche la
cattolica - la F.G.EJ. propone l’applicazione delle
intese previste dall’art. 8
della Costituzione. Non
possiamo, tuttavia, tacere
che queste intese rivestono, a nostro parere, un
carattere parzialmente equivoco se attuate parallelamente alla revisione e non abrogazione - del
Concordato. La compresenza di un Concordato
con la Chiesa Cattolica e
di intese riservate alle minoranze religiose potrebbe
essere da alcuni interpretata come un « miniconcordato » per le chiese più
piccole.
In ogni caso l’applicazione di queste intese è considerata positivamente dalla FGEI unicamente nel
caso che essa non venga,
dai protestanti, interpretata come sanzione o richiesta di alcuni privilegi
o mini-privilegi, per le nostre chiese. ì
Un esempio:
Vogliamo ricordare un
solo esempio, tra i tanti
possibili, che spiega concretamente l’inaccettabilità
per dei cittadini democratici e per dei credenti del
principio concordatario,
più o meno revisionato.
Noi ci battiamo per úna
scuola laica, in cui siano
offerti agli studenti, attraverso l’informazione e la
discussione, gli strumenti
per comprendere criticamente tutte le problematiche attinenti alla esperienza religiosa, tutte lè
esperienze religiose. Ma
non possiamo ammettere
di affidare la nostra predicazione ad una istituzione
statale. La formazione della fede dei giovani e dei
bambini non può che avvenire aH’interno di una
pomunità di credenti. Per
questo siamo anche contro ogni trasformazione
« progressista » dell’ora dì
religione, in sede di dibattiti, per esempio. Che nel
caso pinerolese potrebbe
anche assumere il caràttere di « estensione » dell’utilizzo dell’ora di religione
alla minoranza valdese.
Noi pensiamo che l’ora di
religione non può che essere abolita, perché la
scuola deve essere interamente laica e la predicazione tornare nella sua sede naturale.
Federazione Giovanile
Evangelica Italiana
7
il ^.febbraio 1^77
-■ 'i'.
CRONACA DELLE VALLI
},
» 'i.
ROBA’
La comunità e il comune
Insieme al gruppo FQEI' tìl
Prarostino ospite a Rorà, un
buon gruppo di rorenghi si è
riunito nella sala per riflettere
sul tema: comunità cristiana e
comunità civile. Erano presenti
anche i due sindaci di Prarostino e di Rorà, partecipando attivamente alla discussione.
Invece che affrontare nella
astrattezza il problema fede e
politica, è parso utile a tutti,
cercare di capire, a partire da
una realtà vissuta nel quotidiano, questo rapporto di vita a cominciare dalla realtà locale, che
vede una quasi coincidenza tra
le due comunità (civile e religiosa).
AH’indomani dell’adesione del
movimento valdese alla riforma
protestante si parla di popolochiesa. I limiti territoriali delle
comunità « vennero a coincidere con quelli dei comuni, di cui
inoltre erano sindaci e consiglieri le stesse persone che nella
chiesa erano i “direttori”...» (A.
A. Hugon, Storia dei Valdesi/2,
p. 14).
’ Quésto ipopólo-chiesa è. ormai
da lungo tempo sgretolato ma
la coincidenza tra comune e comunità resta ancora in diversa
realtà e pone evidentemente dei
problemi particolari, differenti
da una situazione di diaspora.
Come si pone dunque la comunità valdese verso il comune? In
concorrenza? Può ignorare la
realtà comunale? Si dissolve nella vita civile? Quale collaborazione può praticare? Questi alcuni degli interrogativi posti alla riflessione di tutti.
È stato l'inizio di un discorso
che dovrà continuare, chiarirsi,
ma che ci sembra avviato per il
giusto verso. Il che vuol dire:
a partire dai problemi concreti
e non dalla astrattezza che richiama subito la polemica e la
rigidità di posizioni; senza che
nessuno pensi di risolvere il problema con una bella assemblea
e con degli ordini del giorno (come qualcuno vorrebbe), ma con
un continuo dialogo da parte di
tutti, a partire dai problemi concreti.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
La ricorrenza dell’Emancipazione Valdese, preceduta la sera dall’accensione dei falò,
inizierà alle 10,30 con un culto
nel Tempio a cui parteciperà il
gruppo del precatechismo, la
Scuola Domenicale, la Corale.
Il culto sarà presieduto dal pastore Giorgio Bouchard, vicemoderatore. Il pranzo comunitario, nella sala Albarin, sarà
organizzato alle 12,30 al prezzo
di L. 2.500. I biglietti sono rèperibili presso i negozi Bein, Lapisa (tessuti e ferramenta), Malan, che ringraziamo per la collaborazione. La serata sarà dedicata al dramma di Brecht
« L’eccezione e la regola » presentato dal Gruppo Teatro aperto di San Secondo alle ore 21,
con Ta partecipazione della iiostra Corale. Ci auguriamo òfaèla giornata non si esaurisca in
una mera celebrazione religiosofolcloristica, ma possa essere
l’occasione per un serio richiamo alla vocazione del nostro
popolo nel presente.
• Sabato 12 gennaio, alle ore
20.30 presso il presbiterio: incontro con i genitori dei catecumeni di IV anno.
• Domenica 13 c. m. si riunisce
il gruppo del precatechismo per
i ragazzi di I e II media dalle
8.30 alle 12. Nel pomeriggio riunione dell’Unione Pemm, con la
proiezione del film sulle Cevenne, a cura del sig. Piero Boer.
• Sono mancati Augusto Charbonnier di Bobbio all’età di 72
anni, presso l’abitazione della
figlia ai Jallà, Grazia Musset di
88 anni al Rifugio e Bertin Enrichetta a 74 anni all’Asilo, entrambe dopo un lungo periodo
di infermità. Alle famiglie rinnoviamo l’espressione della nostra fraterna solidarietà.
PRAMOLLO
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Comuni di ANGROGNA - TORRE
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Torre Peillce : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G.Teì. 90.884-90.205
Dopo alcuni anni di inattività
si è ricostituito a Pramollo il
gruppo filodrammatico. Stiamo
preparando una commedia brillante di A. De Benedetti : « Non
ti conosco più» che rappresenteremo il. 17.2 alle ore 20 e replicheremo la domenica 20 alle
ore 14,30. Non abbiamo la pretesa. di essere a,U’altezza di molti altri gruppi, ma vorremmo
semplicemente rinnovare un’attività tradizionale di cui si era
sentita ultimamente la man
Speriamo che , questo gruppo
appéna costituito insieme a coloro che vorranno ancora inserirsi, riesca a trovare l’affiatamento necessario per poter continuare anche negli anni prossimi la sua attività.
Gnippo filodrammatica
POMARETTO
PRIMO DISTRETTO
Incontro cassieri
I cassieri delle chiese
fiel Distretto sono copvoEàti per il sabatò 12 febbraio per imo scàmbio
di informazioni, secondo
guanto deciso anche dal
Sinodo. La circolare della
Tavola sarà ulteriormente
illustrata;
' Gli incontri avranno
luogo
a Torre Pellice per il
primo Circuito, alle ore
16, nei locali dell’ex Asilo;
a Villar Perosa per il secondo e terzo circuito, alle ore 16,15 nei locali del
Convitto.
Domenica 6 febbraio abbiamo
avuto l’insediamento dei due
nuovi anziani chiamati a far
parte del Concistoro : Rostan
Elsa e Pons Vàldo. Ci rallegriamo di queste nuove forze che si
aggiungono al nostro Concistoro.
• Il programma del 17 febbraio
ricalca quello degli anni scorsi.
Avremo fra. noi il past. Guido
Mathieu, segretario per l’Italia
della Missione contro la lebbra
che ci presenterà questo lavoro.
La colletta del culto del mattino
sarà devoluta alla lotta contro
questa terribile malattia.
• Sabato scorso il signor Boer
ha presentato il suo interessante
film sul viaggio alle Cevenne in
occasione dell’Assemblea del
Musée du Désert, cui ha fatto
seguito una breve presentazione
del lavoro della Casa di Riposo
di S. Giovanni. La colletta fatta
è stata dedicata a quest’opera.
Ringraziamo il signor Boer e
la signora per la loro visita.
Circuito Val Pellice
L’assemblea del Circuito di
domenica 6 febbraio ha raccolto una non numerosa rappresentanza delle Comunità della Val
Pellice. Del tema: rapporti con
il cattolicesimo locale, è stato
trattato soltanto il primo punto riguardante i matrimoni interconfessionali. È stata sottolineata l’importanza del problema
e proposta l’opportunità di dibatterlo con l’invito a tutte le
parti interessate. Una seconda
assemblea prevista per domenica 6 marzo dovrà affrontare gli
altri due punti previsti: lezione
di religione nelle scuole e gruppi biblici.
L’incontro dei Pastori del circuito, in attività e in emerRazione, e dei predicatori laici nonché di chiunque vi sia interessato, avrà luogo mercoledì 16 febbraio alle ore 9,15 presso il presbiterio di San Giovanni con riflessione sul testo di Osea 4: 1-5.
BOBBIO PELLICE
Investito da un'auto, mentre
attraversava la strada, a Torre
Pellice, è deceduto dopo alcune
ore all’ospedale Civile di Pinerolo Giovanni Charbònnier, di
63 anni. Da alcuni anni trascorreva l’inverno a Torre Pellice,
per essere accanto alla figlia, ma
ritornava puntualmente ogni
estate ne^la Comba dei Carbonieri ed anche l’iriverno èra
spesso con noi, col suo sorriso
aperto e sempre pronto alla battuta.
Vogliamo da queste colonne
rinnovare alla moglie, alla anziana mamma, alle sorelle, alla
figlia e a tutti i familiari l’espressione della nostra simpatia
ripetendo la certezza che la Parola del Signore permane in
eterno.
SAN SECONDO
PERRERO
Sabato 5 febbraio ha avuto
luogo il funerale di Pons Abele
di ani 66 del, Bpssè di Perrero,
deceduto all’ospedale di Torino.
Rinnoviamo ai familiari l’espressione della nostra simpatia cristiana.
TORRE PELLICE
SCUOLA MEDIA STATALE
« L. DA VINCI »
I professori della Scuola, riuniti in seduta giovedì, 3 c. m.,
hanno messo in discussióne il
significato della vacanza drfl’ll
febbraio in quanto celebrazione
dell’accordo stipulato durante il
regime fascista tra lo Stato e la
Chiesa Cattolica e quasi all’unanimità hanno preso la decisione di venire regòlarmente a
scuola, dedicando una parte della mattinata a lavori di aggiornamentp e l’altra parte ad illustrare agli alunni è genitori ihteressati il significato della loro
presa di posizione. M.B.A.
Nel corso di una riunione con
le famiglie dei ragazzi della scuola media e delle elementari il
Comune di S. Secondo ha annunziato di aver predisposto l’apertura della scuola media a S. Secondo per il 1977-78.
Le domande trasmesse al Ministero della pubblica istruzione
riguardano l’istituzione di due
sezioni per ognuna delle tre classi di scuola media per i ragazzi
di S .Secondo e di Prarostino.
Si risolverà cosìi l’annoso problema della Media, finora tenuta in
varie scuole di Pineròlo con sensibile disagio dei ragazzi e delle
famiglie, problemi di trasporto
che hanno anche dato origine a
manifestazioni pubbliche, spese
non indifferenti per il Comune
stesso.
Nello stesso tempo è stato
pure comunicato alle' famiglie
che si prevede di iniziare quanto
prima la costruzione delTediflcio
scolastico che dovrà ospitare la
scuola media. Per l’apertura di
quest’autunno è comunque prevista la sistemazione in locali
provvisori fra cui le aule della
ex-scuola elementare valdese
Umberto Primo.
• Esprimiamo la nostra solidarietà fraterna a Luisa Paschetto
delle Prese che ha perso sua sorella, deceduta a Cannes ed alle
altre famiglie della Comunità
che hanno avuto lutti fra parenti
stretti.
• Il prezzo del pranzo del 17
febbraio, preparato da una équipe della chiesa, è fissato in L.
3.500 per gli adulti e 2.000 per i
bambini. Prenotarsi al più presto presso gli Anziani od il Pastore.
• La settimana del 17 febbraio
le riunioni qUartierali sono sospese. '
SAN GERMANO
• Avendo il Consiglio Còmimale decìso di fare un’ennesima richiesta per l’apertura di una
scuola iiiaterna statale, nella
Speranza. che ' questa volta tale
richiesta venga presa in considerazione dalle autorità competenti, il Concistoro ha dal canto
suo decìso di chiudere la nostra
scuola materna a partire dall’anno scolastico 1977-78. D’altra
parte,; seguendo le indicazioni
fcfrnite, dall’apposita assemblea
di chiesa è su richiesta della
giunta - comùnale, si è detto disposto ad aflattare il locale attualmente usato per la nostra
scuoletta, quale solùzione temporanea per la collocazione della futura scuola statale. La giunta comunale si è dichiarata favorevole all’affltto dei nostri locali. Attendiamo ora l’effettiva
assegnazione di questa scuola
al nostro comune.
• Si pregano tutti coloro che
intendono partecipare all’àgape
del XVII febbraio di prenotarsi
entro e non oltre il 14/2 presso
i soliti incaricati, versando la
somma di L. 2.500. Ricordiamo
che, nel corso di quell’incontro
fraterno, potremo ascoltare il
dott. Gustavo Ribet e vedere
un film sulle Cevenne, presentato dai sig. Boer, che saranno nostri graditi ospiti.
Il blocco delle assunzioni
colpisce i più deboli
Il Consiglio Comunale di San Germano Chisone, {Prov. Torino) preso in
esame il decreto legge del 17.1.1977
N. 2;
rileva l’inadeguatezza per quanto riguarda le disposizioni relative al consolidamento dei debiti dei Comuni e Province;
sottolinea la gravità del provvedimento, in particolare con l’art. 9 del
suddetto decreto, che « vieta ai Coinuni. Province e Aziende Municipalizzate, di assumere personale, eomunque
denominato, anche a carattere straordinario e temporaneo », in quanto col
blocco delle assunzioni non potranno
più funzionare una serie di servizi sociali indispensabili die popolazione, e
contribuirà all’aumento della disoecupazione. Inoltre nei piccoli Comuni,
co|ne_ D ;con u^,;^gaiiico ^lidot-:.
tissìnii, /m caso, dì assenza per àialattia di qualche dipendente, il- normale
funzionamento degli Uffici sarà seriamente pregiudicato, se non si potrà sostituire il personale nemmeno temporaneamente;
infine ritiene il decreto lesivo per
l’autonomia degli Enti Locali, soprattutto nei riguardi delle Amministrazioni che, nonostante l’enorme aumento dei costi e il non pari aumento delle compartecipazioni statali, sono riuscite finora a mantenere il bilancio
in pareggio;
pertanto, invita Governo e Parlamento a voler provvedere per una radicale modifica del decreto.
PINEROLO
Il concistoro ha avuto un incontro con la Tavola, nelle persone del moderatore e del delegato per il nostro distretto, per
udire e discutere le motivazioni
che hanno spinto la Tavola a
nominare il pastore G. Tourn
quale titolare per la chiesa di
Torre Pellice. Il concistoro renderà conto della posizione unanlmamente assunta nel corso di
quell’incontro in una prossima
assemblea di chiesa e inviterà
un membro della Tavola a chiarire alla comunità le motivazioni che l’hanno condotta ad assumere questa decisione.
« Benedici, anima mia, l’Eterno, e non dimenticare alcuno dei suoi benefici ».
(Salmo 103).
Clementina Gonin ved> Buffa
ha terminato il suo cammino.
1 familiari esprimono gratitudine a
quanti la circondarono con affetto e a
quanti Thanno accompagnata verso il
luogo del riposo.
Un ringraziamento particolare al pastore Deodato e signora, al dottor Gardiol ed alle Diaconesse.
Torre Pellice, 6 febbraio 1977.
RINGRAZIAMENTO
La sorella Ester Bertin ved. Burroni, ed i parenti tutti della compianta
Adelina Enrichetta Bertin
riconoscenti ringraziano tutti quanti
hanno partecipato al loro dolore, ih
particolar modo il Pastore Taccia, il
Sig. Gobello e Signora e il personale
tutto deR’Asilo Valdese di Luserna S.
Giovanni.
Lus. S. Giovanni, IQ febbraio 1977.
Dòrii per T^Asifó
dì Luserna S. Giovanni
Doni pervenuti nel mese di gennaio:
Franco, Elda e Paolo Pavout in mehtorià del nostro qaro Renzo 5Ò;000;
Emilia Long Monti in memoria deUa
Sig.ra Rocca Felicita 20.000; Scuola
Media Statale a E, Ruffini » in memoria della Sig.raTda Aliiuonda Ved. Peyrót ((Jehova) 14.700; Bordilo Lidia
(Leumann Collégno) 20.000;, Favout
Abita e Guido 12.000;, Chauvie Calvinó e Nillja 15..Q00; N.N. in memoria di Alma Bertin 7.000; N.N. 10.000.
Gustavo Albarin in memoria di Edoardo Ricca .5.000.
Gustavo Pauline e Liliane, in mem.
di Augusta Robert Bertin 5.000; Allio
Yvonne in mem. della sorella Allio
Maddalena 20.000; Resto colletta alzammalati (Zurigo) 86.400; la Comunità Salutista di Torre P. in mem.
della Maggiore Franca Riccio 32.500;
Hugon Daniele e famiglia 10.000; Jalla Margherita e Elise in mem. di Odino Delia, 10.000; Jalla Margherita e
Elise in mem. di Cecilia Besozzi 10
mila; Jalla Margherita e Elise in mem.
del Dott. Paolo PeUizzaro 10.000; Roncagliene Bruno (Pont Canavese) 10
mila; Roncaglione (Pont Canavese)
5.000; Salvarani Ricci Letizia (Torino) 5.000; Cristofaro Emilio (Loranze) 5.000; Canale Aldo (Ivrea) 5.000;
Lenziger Evelina (Ivrea), lÒ.OÓO; Bertarione Bice (Pavone Canavese) 5.000.
Emerico Rocca in mem. della Mamma Felicita di Montegnacco ved. Rocca (Torino) 200.000; Lafond Henriette
(Les Hereides Nice) 20.000; Ribet Rostain Edina in memoria della Mamma 10.000; Charbònnier Paolo e Costanza 10.000; Balestra Romolo e Rina
10.000 ;Bertin Laura e Gustavo in memòria del cugino G. .Rostagno 20.000;
In memoria della mamma Georgette
Rivoir ved. Bounous, le figlie 20.000;
In memoria di Alfredo Hugon, la moglie 10.000; Rivoiro Ernestina in
mem. della cugina Elena Turck Rodet, Puy Ricard (Franca) 5.000; Breùza Renato (Pinerolo) 20.000;.
Couepurde Giulio (Pinerolo) 5.000;
Chiesa Valdese di Como 15.000; Resto
Azione Alzammalati, Zurigo 112.400;
In memoria di Agli Pietro, la moglie
e i figli (Torre Pellice) 28.500; Toum
Flora (Torre Pellice) 20.000; N. N.,
per nuova costruzione 150.000; N. N.,
Quartiere Vigne 5.000; N. N., in memoria del Prof. Guido Malan 50.000;
In .mtahìnfia deUà, IVbggibréiF. Riccio,
Mafia Ltìiàa Pasifuarali (Tórre Téllice) 10.000; In memoria deRa madrina
Alma Bertin, Simonetta Benech 10
mila; Freundeskreis der Waldenser
Kircke, Hessen Nassau 233.300.
In memoria di Francesco Benecchio,
la sorella Delfina e cognato Martinat
Silvio (Torre Pellice) 10.000; Sig.na
H. Merkli (Winterthur) 4.000; Prof.
Giorgio Peyronel (Mi) 30.000; Pondero Orestilla (Ge.) 1.000; Biglione Enrica in memoria di A; Perdio 10.000;
Falchi Velia (Genova) 2.000; Pisani
Schenone Noemi (Genova) 2.000; Schenone Federico e Emma (Genova) 5
mila; Unione Femminile Valdese di
Bordighera-Vallecrosia 40.000; Rostagno Emma, in memoria di Adolfo
Proietti (Riclaretto) 20.000; Stocchetti
Vittoria (Genova) 10.000; Pastore-Bertot Irene (Roma) 50.000.
Magliana Lidia (Torino) L. 5.000;
Besson Bruno e Livia 10.000; N. N.
10.000; Horli E., Zurigo 86.505; Lina
e Bianca Bertea Rossetto, in memoria
del caro fratello Giulio 100.000; Beux
Liline in memoria della cara amica
Elisa Jalla 10.000; Gobello Jalla Livio
e Dina in memoria di Elisa Jalla 10
mila; Sig.ra Tedeschi 1.700; I compagni di Laura Monnet in memoria del
suo caro papà 51.000; Rostaing Rachel
(Genève) 10.Q00; Vittozzi Giuseppe
(Genova) 12.000; Pauline Liliane e
Gustave in memoria di Elise Jalla 5
mila; Unione Femminile Valdese di
Luserna San Giovanni, in memoria di
Elise Jalla Gay 5.000. Grazie
Al prossimo numero i doni « prò
deficit » pervenuti a gennaio.
« Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte,
io non temerò male alcuno, perché Tu sei con me ».
(Salmo 23: 4)
Il nostro fratello in Cristo
Giulio Rivoir
Professore in lettere
ci ha lasciati nel suo ottantanovesimo
anno di vita. Lo annunciano la moglie
Andrée Rizzioli Rivoir, la sorella Ilda,
i parenti, gli amici tutti.
Milano, 31 gennaio 1977_________
E’ mancata
Luigia Bertoglio ved. Bavera
Addolorati, lo annunciano i famiBari
tutti.
Un particolare ringraziamento alla
Direttrice, ed al personale .‘della Casa
Valdese di Risposo di San Germano
Chisone. i ■ i'
8
8
Il febbraio 1977
DISPOSIZIONI IN VIGORE NELL’UNIVERSITÀ’ DI PRAGA
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
Ld cultura imbavagliata carter verso una
nuova politica estera
Dal numero di dicembre 1975
del giornale l’Action Universitaire ricaviamo alcune notizie di un
documento recante « direttive ad
uso dei Relatori di tesi per l’elaborazione dei loro giudizi critici
sulle tesi di Dottorato nel campo
delle Arti, delle Lettere e dell’Estetica » emanate dal Vice Rettore dell’Università di Praga.
In sei punti si danno indicazioni molto precise sugli elementi
che obbligatoriamente devono essere tenuti in considerazione nella valutazione delle tesi di dottorato.
1. Il lavoro è scritto nello spirito marxista-leninista ovvero in
un altro spirito, secondo una, metodologia estranea al marxismo
( per esempio neo-positivismo,
scientismo, neokantismo, fenomenologia, strutturalismo, formalismo, freudismo ecc.)?
I relatori sono tenuti a criticare anzitutto, nella loro valutazione del lavoro del candidato, le
manifestazioni di revisionismo,
dubcekismo, trotzkismo, socialdemocratismo, come pure la maniera astratta della « non-coscienza delle classi », inoltre le manifestazioni di filosofie idealistiche
o di ideologie religiose.
2. Il lavoro è conforme alle regole? Si conforma esso al punto
di vista dell’educazione dell’uomo
nuovo socialista? (...) Serve i bisogni della formazione della personalità socialista? I relatori hanno l’obbligo di indicare nelle loro valutazioni quali siano le autorità scientifiche invocate dal
candidato, cioè se questi attinge
alla rivivificante letteratura sovietica e socialista o se si appoggia piuttosto sulle autorità borghesi anglo-americane, tedescooccidentali o altre. È inconcepibile che si continui ad autorizzare la discussione di tesi di dottorato nelle quali si tenta, in modo
più o meno dissimulato o persino esplicito, di introdurre fraudolentemente nella nostra attività scientifica e pedagogica le metodologie di autorità borghesi
straniere, quelle, segnatamente,
su cui si fondavano i fomentatori della diversione ideologica verso la seconda metà degli anni
sessanta: Aron, Garaudy, Lukacs,
Ernst Fischer, Jakobson, i formalisti, gli strutturalisti, gli esistenzialisti e i loro discepoli cechi. (...).
3. La valutazione deve distinguere con precisione i lavori effettivamente originali da quelli
compilativi.
Durante gli anni cinquanta e
sessanta si è accettata una quantità di tesi che non erano che una miserevole compilazione di ogni specie di fonti occidentali
che l’autore della tesi supponeva
fossero sconosciute tra noi (...).
Questo non solo non poteva
in alcun modo arricchire la nostra cultura, ma, al contrario,
contribuiva a seminar zizzania e
diversione ideologica. (...).
4. Nella sua valutazione il re
latore deve indicare chiaramente
quali sono l’utilità e l’apporto
pratico della tesi per l’arricchimento della cultura socialista nel
nostro paese (...).
5. (...) Il relatore deve considerare se il lavoro del candidato’risponde anche dal punto di vista
formale a tutte le condizioni di
una dissertazione, cioè il livello
linguistico e terminologico, la
corrispondenza dell’ apparato
scientifico e bibliografico alle
norme stabilite ecc. Soprattutto
non bisogna sottovalutare l’aspetto terminologico della dissertazione, perché precisamente nel1’utilizza.zione di tale o tal’altro
termine si manifesta la concezione ideologica e metodologica del
candidato.
6. (...) per il resto valgono le
disposizioni fin qui in uso.
La commissione centrale di
laurea si riserva il diritto di annullare, in seguito a valutazioni
incomplete di tal genere, la validità di una discussione di tesi,
nonché di convocare il relatore e
i direttori di tesi a una spiegazione disciplinare, e ciò quali che '
siano i loro titoli, funzioni o gradi universitari.
Non abbiamo la possibilità di
controllare fino a che punto queste disposizioni abbiano carattere vincolante e con quale grado di rigidità o di elasticità l’autorità centrale ne esiga l’applicazione. Né sappiamo se vi sia
stato da parte del mondo accademico qualche manifestazione
di resistenza.
È. comunque doloroso, accanto agli altri fatti che hanno portato alla ribalta la repressione
del gruppo « Cartha 77 », constatare come la cultura venga così
imbavagliata. Quando questo avviene, ciò non è soltanto deprecabile come limitazione della libertà in un settore della società
ma è preoccupante come sintomo di un malessere e di una malattia che riguardano l’intera società.
br.
a cura di Tullio Viola
BRACCIO DI FERRO IN SUDAFRICA
La chiesa getta il guanto
Tutte le premesse sembrano
essere poste per un confronto
interessante e di ampio respiro
tra la Chiesa cattolica e il governo del Sud Africa. Il contrasto verte suH’ammissione dei
bambini di colore nelle scuole
cattoliche;
Legalinénte — informa l’agerizia ecumenica SOEPI — la situazione è perfettamente chiara:
secondo la costituzione, le scuole in Sud Africa sonò separate
sulla base delle razze. Le scuole
« bianche », « di colore », « indiane », e « africanè », dipendono
da amministrazioni diverse. Tra
tutte le chiese che gestiscono
delle scuole nel quadro di questo regime, la Chiesa cattolica
è la prima a gettare il guanto
al governo semplicemente accettando dei neri nelle sue « scuole bianche ».
Al momento attuale sono circa 30.000 gli alunni che frequentano circa 200 scuole cattoliche.
Secondo una disposizione del
1956, nessun bambino non europeo può essere ammesso in
una di queste scuole « europee ».
Solo l’amministrazione provinciale può concedere delle deroghe.
I responsabili dell’educazione
nelle province del Transvaal e
del Capo hanno dichiarato che
faranno di tutto perché questa
situazione cessi. Hanno domandato ai loro ispettori di compilare una lista delle scuole che
accettano ragazzi neri e hanno
minacciato di « declassarle » se
non si sbarazzeranno di questi
alunni. Se si rifiutano, le autorità hanno minacciato di de
nunciare i genitori dei bambini
bianchi per aver mantenuto i loro figli in scuole « declassate »
multirazziali.
Queste misure non sono condivise dall’insieme dei responsabili dell’insegnamento delle province del Sud Africa.
Nel frattempo il Consiglio delle Chiese del Sud Africa ha sostenuto con- vma dichiarazione
la Chiesa cattolica nel suo tentativo di disfarsi della discriminazione razziale nelle sue scuole.
In occasione di un’intervista
alla radio, il padre Dominique
Schölten, incaricato per l’insegnamento in seno alla Conferenza Episcopale cattolica del Sud
Africa, ha dichiarato tra l’altro
che « il governo ci domanda di
prendere dei bambini di diplomatici neri del Malawi e del
Transkei. Perché dunque non
dovremmo accettare i neri del
nostro paese? » Facendo prova
di una ginnastica verbale fuori
del comune, l’amministratore
del Transvaal in materia di educazione ha replicato che in Sud
Africa non esistono diplomatici
neri, ma solo diplomatici.
L’autorizzazione ad aprire le
scuole cattoliche a bambini di
tutte le razze era stata data ai
capi di istituto dai vescovi riuniti nel febbraio dell’anno scorso. Poco per volta diversi istituti scolastici ne hanno fatto
uso senza chiasso né pubblicità
in queste ultime settimane. Ma
la rilevanza di questo caso è tale che l’opposizione bianca al
governo ha portato la questione
in Parlamento che ha ripreso i
suoi lavori il 24 gennaio.
« O uomo. Egli t’ha fatto conoscere ciò ch'è bene; e che altro
richiede da te l’Eterno, se non
che tu pratichi ciò ch’è giusto, e
che tu ami la misericordia, e
cammini umilmente col tuo
Dio? ».
Queste celebri parole (Michea
6: 8) il nuovo presidente USA ha
richiamato nel lungo discorso
inaugurale, pronunciato immediatamente dopo aver prestato,
sulla Bibbia, il giuramento con
cui ha assunto la direzione della
massima potenza politica e militare del mondo.
I tempi di Ford e di Ki-ssinger
sembrano già lontani! E già i
segni d’una politica estera americana di stile completamente
nuovo si profilano all’orizzonte.
In proposito, nell’articolo di testa di « Le Monde » del 2 c., si
legge:
« Sarebbe fatica sprecata il
mettersi a pesare, con la bilancia
del farmacista, le dichiarazioni
di politica estera rese note dalla
Casa Bianca o fatte dai collaboratori di Carter. Tutto dà l’impressione d’una confusa effervescenza che lascia perplessi' gli
operatori stranieri: gli "avvertimenti” rivolti all’URSS a proposito dei suoi "contestatori”, avvertimenti semi-smentiti il giorno appresso, poi ripresi e opportunamente "modulati” dal presidente in persona un altro giorno
(cosa, questa, qhe non risparmierà da un rimprovero il funzionario del dipartimento di Stato che
aveva avuto la lingua troppo lunga); l’energia dell’appoggio dato
alla cosiddetta "regola della maggioranza”, enunciata da Vanee
(il successore di Kissinger) in
Africa australe; V impegno di
Young (il nuovo rappresentante
americano all’ONU) nel preparare un viaggio appunto in Africa
australe, la regione in cui, secondo notizie attendibili, egli considera i reparti cubani stazionanti in Angola, come un felice "contrappeso” alte forze armate di
Vorster.
In compenso, il viaggio del vicepresidente Mondale, in Europa
e in Giappone, s’è realizzato non
solo senza complicazioni né urti,
ma addirittura in un’atmosfera
di fiducia e di ponderazione, certamente dovuta, in gran parte,
alla stessa personalità di quell’eminente diplomatico: un visitatore tanto equilibrato quanto
metodico. Bisogna però anche riconoscere che, al ruolo d’informatore - messaggero, si addice
uno stile ben diverso da quello
che, negli ultimi giorni, ha prevalso a Washington.
Un simile contrasto non deve
Doni. Eco-Luce
Sostenitori
Ebert Gönnet Alberta, Germania;
Mariotti Enrico, Torino; Vingiano Eva, Roma; Servettaz Delia, Savona; •
Chiesa Valdese, Bari; Spedicato Amelia, Bari; Vigliano Evelina, Bari; Manierasso Penelope, Milano; Fornerone
Attilio, Busto Arsizio; Giuliani Rosa,
Roma; Kramer Lidia, Svizzera; Sbaffi
Roberto, Roma; Beltrami Arrigo, Reggio Emilia; Corbo Pasquale, Campobasso; Brusco Daniela, Torino; Quartino Giacomo, Ge-Sampierdarena; Menegatti Lidia, Oppeano; Arcari Renzo,
Brione; Arcari Guido, Brione; Schellenbaum Franco, Asti; Gabbiani Guerina, Piacenza; Pennington De Jongh,
Roma? Olivieri Paolo, Napoli; Acelli
Lea ved. Vigo, Borghetto S. Spirito;
Giardina Maria ved. Calogero, Pachino; Rocco Peruggini, Trieste; Benedetto Bertarione Bice, Pavone Canavese;
Roncagliene Carlo, Pont Canavese;
Santagati Maria ved. Leotta, Catania;
Rivoir Alma, Bergamo; Buffa Saturnino Torino; Guldbransen Ib, Brescia;
Gay Giampiccoli Lily, Pieve Ligure;
Carrari Laura, Trieste; Manfredini Curio, Dresano; Beux Fiorello, Torino;
Ribet Aldo, Torino; Muraglia Margherita, Luserna; Bogo Arturo, Venezia;
Malacrida Giorgio, Como; Papini Luigi, Genova;. Baridon Silvio, Roma;
Ispodamia Bruno, Sampierdarena; Falchi Bruno, Luserna; Jallà Graziella,
Chiara Aldo, Alessandria; Socci-Girardet, Roma; Gobelin Livio, Luserna;
Costa Stefano, Novi Ligure; Eynard
Elena, Torre PeUice; Azzoni Guido,
Aosta; Cornelio Falchi Milca, Torre
Pellice; Zaccone Giorgio, Cuneo; Con
tino Ida, Alessandria; Rostagno Ame
deo, Torino; Balma Attilio, Torino
Sasso Ennio, Arenzano; Siciliano Frac
co, Roma; Ratto Dina, Ge-Sestri; Bel
lion Valdo, Torre Pellice; Balma Enri
co, Pomaretlo; Lantarel Lidia, Firenze
Tron Enricbetta, Massello; Pons Lui
gi, Perrero; Rivoira Vanda, Luserna
Rivoira Gualtiero, Rorà; Vola Renato
Pinerolo; Pontet Giovanni, Torre Pel
lice; Pa.schetto Ilda, Torre Pellice; Vetta Alessandro, Torino; Balmas Giulia,
Luserna; Scaccioni Linda, Luserna;
Chauvie Emma, Torre Pellice; Ribet
Giosuè. Perosa Arg.; Lazier Alberto,
Villar Pellice; Scrivani Emilio, Milano; Musso Rolando, Milano; Garuti Ce■sare, Firenze; Postpischl Umberto, Bologna: Polo Pregnolato Ida, Milano;
Signore Enzo, Trieste;, Terenzio Giuseppe, Venezia; Banchetti Libero, Rio
Marina; Mazzoli Onnis. Gavardo; Di
Toro Domenico, Como; Cattai Luciano,
Scandirci; Armand Hugon Aline, Torre Pellice; Griffo Margherita, Savona;
Beltrami Umberto, Segrate; Grill Arturo, Torino; fam. Fabrizio Zordan,
Udine; Falbo Luigi, Venezia: Panascia
Pietro Valdo, Palermo: Messina Giovanni, Roma; Avataneo Giacomo, Villastellone; Michelangeli Franco, Roma;
Greppi Nella, Firenze; Pa,sehetto Gino,
S. Secondo; Biglione Eugenia, Genova;
De Nicola Lino, S. Remo; Rinolfi Combo Lidia, Porto M.: Taccia Evelina,
Torino; Selli Alberto, Torino: Bisi Valdo, Moncalieri; Acinelli Erica. Livorno; Mussano Irma. Torino; D’Ursi Daniele, Torino; Calabrese Giovanni. Torino; Paschetto Delio, S. Secondo; Jervis Lupilla, Torre Pellice; Gatto Salvatore, Luserna; Camisassi Antonio,
Moncalieri; Pons Remiglio, S. Secondo; Rivoira Adolfo, S. Secondo; Gay
Lisetta, Torino; Zaldera Giuseppe,
Biella; Sorelle Peraldo Beri, Cándelo;
Desana Mario, Torino; Martini Bruno,
Chiavari; Negrin Giov. Luigi, Bobbio
Pellice; Pecile Virginia, Udine; Papacella Carlo, Madonna di Tirano;
Campese Luigia, Domodossola; Jouve
Elsa, Alessandria; Costabel Eli, Ginevra; Salviate Egisto, Alessandria; Canobbio Antonio, Lerici; Balla Anna,
Torino; Demaria Georgette, Torino.
Doni di L. 2.000
Grand Pietro, Luserna; Morena Bruno; Bergamo; Pons Emilia, Luserna;
Long Dante, Nichelino; Jourdan Enrico, Torre Pellice; Giordan Maddalena,
Luserna; Jallà Elisa, Luserna; La
Montagna Amalia, Pinerolo; Guderzo
Giacomo, Coazze; Scaglioni Cautela,
Bollate; Campanelli Silvio, Cerignola;
Cavallotto Valentina, S. Secondo; Peyret Albertina, Perrero; Pascal Edmondo, Perrero; Marchiori Rita, Torino;
Artero Enrico, Pomaretlo; Revel Clelia, Torino; Palmery Mariano e Ida,
Milano; Forneron Alessandro, Villar
Perosa; Roncaglione Bruno, Pont Canave.se; Geymonat Angela, Torre Pellice; Gay Margherita, Milano; Rizzi
Daniele, Prato; Cozzi Sergio, Trieste;
Lena Carlo Alberto, La Maddalena;
Fenouil Franco, Luserna; Crespi Felice, Torino; Weller Fornasa Lina, Vi.
cenza; Bosio Hilda, Pinerolo; Anelli
Michele Corato; Polo Giancarlo, Milano. Grazie! ( continua)
tuttavia farci dimenticare una
verità fondamentale: da pochi
giorni soltanto Carter ha fatto il
suo ingresso alla Casa Bianca. Il
gruppo dei suoi collaboratori
comprende sia delle vecchie volpi, rotte a tutte le astuzie della
politica federale, sia degl’inesperti, dei novizi incapaci di camminare, se non con le dande. E Carter s’è visto costretto ad incoraggiare sia gli uni che gli altri, a
spingerli ad assumere atteggiamenti più "spontanei”, a rompere ogni cautela, a finirla con le
chiacchiere in sordina del passato.
Non è dunque il caso di dare
prematuramente importanza a
quel tale comunicato, o a quel tal
altro. E sarebbe anche imprudente credere che le tendenze innovatrici (o piuttosto rinnovatrici) cui s’ispira, per impulso di
Carter, il nuovo linguaggio della
Casa Bianca, debbano tradursi
immediatamente in manifestazioni ed operazioni spettacolari.
Ogni "amministrazione” presidenziale, quali che siano i suoi
ideali e i suoi obiettivi, comincia
con movimenti a tentoni e con
errori. Alcuni mesi non sono di
troppo per riuscire ad apprezzare
l’orientamento e i primi risultati
di quell’amministrazione.
Per il momento, limitiamoci a
seguire i primi passi della diplomazia americana, con simpatia.
Senza, indebolire per nulla lo
strumento della propria potenza
(solo l’ingenuità d’un Poster Bulles poteva illudersi di dominare
il mondo, lasciando arrugginirsi
l’arsenale americano), gli USA
vogliono iniziare una nuova_ era
della loro storia. Per il presidente Carter, le relazioni internazionali non si riducono ad una serie di accomodamenti o di urti
fra quei "mostri freddi” che sono gli Stati. Carter intende dare
nuova vita non già all’ennesima
edizione di un moralismo egemonico, ma all’affermazione dei diritti dell'uomo e del cittadino
dell’universo, quell’uomo e quel
cittadino che, per forza di cose,
è diventato l’individuo dell'era
atomica.
E’ questa l’ennesima "chimera”, nata dai sogni americani?
Ancora una volta, saranno i fatti
a rispondere. Ma è possibile intanto osservare senza simpatia i
primi segni d’un movimento che
cerca di trasformare la "coesistenza pacifica" in una cosa ben
diversa da uno stato precario di
non - belligeranza, che cerca di
realizzare qualcosa delle aspirazioni della nostra terra sovrappopolata, le aspirazioni a una cosiddetta "pace che supera la contane pace”? ».
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8 luglio 1960
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Torre Pellice