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14 marzo 1975 - L. 100
Anno 112 - N. 10
Spedizione in abbonamento postale BÌB^ ^ ' i wCA
1 Gruppo bis/70 . ^
10066 TORiÌL’ PEILICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ASSISTENZA; FRODE COME PRASSI AMMINISTRATIVA
Emarginare ed assistere
due volti della stessa società
40.000 uffici gestiscono la nostra miseria - Mercato di voti assicurato per le forze
conservatrici - Un’industria che deve cessare
Il telegramma indirizzato dal Comitato del Convitto valdese di Pomaretto all’on. Colombo, da noi pubblicato nel numero scorso (cronaca delle Valli, pag. 6)
è una piccola, debole, quasi pudica protesta, che giunge dalla provincia italiana
neirimprevedibile mondo dei ministeri
romani. Un gesto appena percettibile, nel
grande mare della politica italiana, su
cui vale però la pena si soffermarci un
istante.
Non solo perché trattandosi di uh isti-tuto « nostro », evangelico, è in gioco una
parte della nostra opera e della nostra
testimonianza, ma soprattutto perché
questo piccolo fatto mette in evidenza
una serie di problemi in cui siamo coinvolti come credenti e come cittadini. E’
poco più che la punta di un iceberg che
emerge dai flutti ma come in tutti gli iceberg quello che sta sott’acqua è la parte
essenziale, il grosso del problema.
Il nostro convitto è una modesta istituzione che ha svolto per decenni la sua
opera in favore dei piccoli montanari della valle avviati agli studi o di ragazzi provenienti da altre comunità evangeliche
italiane. Modificatesi nel corso degli ultimi anni le condizioni sociali i suoi ospiti attuali sono una quarantina di ragazzi
affidati nella maggior parte dei casi all’O.N.M.I.
Dietro questo piccolo mondo con tutti i suoi problemi quotidiani, questa manciata di bambini disadattati in cerca di
una casa, di una collocazione, di se stessi sta il mondo dell’emarginazione, l’iceberg dei 540.000 italiani ricoverati in orfanotrofi, istituti, ritiri, manicomi. Il mondo nascosto degli « assistiti » di ogni
.specie.
Un mondo nascosto perché eiflarginato
secondo un caratteristico processo; eliminare, far sparire, togliere dalla vista il
malato, l’handicappato, il delinquente.
Nascosto perché rifiutato. Dalla popolazione che giudica « estranei », « diversi »
i bambni snastici e teme il contatto con i
propri figli', da insegnanti e direttori didattici che vedono con precKcupazione la
presenza di ragazzi ’’difficili” nella popolazione scolastica.
Il telegramma all’on. Colombo non è
però solo la manifestazione di una realtà
umana che spesso dimentichiamo, è una
denuncia che investe la vita politica italiana: non è solo la punta dell’iceberg
della miseria ma dell’iceberg della corruzione e del disordine sociale.
L’emarginazione sociale è lungi infatti
dall’essere solo un problema umano, un
IN QUESTO NUMERO
■ .Scheda biblica : la morte
di Gesù 2
■ Montpellier ; la polizia as-
salta una chiesa riformata 3
m Emigrazione : a cura della
Federazione femminile 4-5
m Cronaca delle Valli 6-7
dramma individuale; è un fatto politico.
Gli Enti e gli organismi pubblici di assistenza (dalla Presidenza del Consiglio
all’BCA, dairONMI, ai Patronati), preposti cioè alla tutela ed all’assistenza di
qualche gruppo di cittadini, non sono meno di 40.000.
Si calcola che un elettore su quattro
sia in qualche modo un emarginato sociale e si comprende facilmente quale formidabile miniera di voti sia il « sottomondo » della assistenza pubblica.
Né è difficile sapere a chi è legata, in
forme di vera e propria schiavitù clientelare, questa massa di infelici ed in che
tipo di schede politiche si esprima questa
sua dipendenza.
Clientela ed affari vanno insieme e non
è mistero per nessuno il fatto che sulle
centinaia di migliaia di emarginati italiani viva e prosperi una vera e propria industria dell’assistenza, una speculazione
indegna, un incredibile giro di affari.
Di questo iceberg nascosto della corruzione anche il nostro piccolo convitto
per minori di Pomaretto è parte ma è parte in un mòdo tutto speciale; per lui come
per pochi altri, clientela e corruzione non
hanno significato prosperità ma crisi.
Perché si vede costretto a scrivere ad un
ministro in termini che hanno quasi un
tenore ricattatorio? Per chiedere favori o
intrallazzi? Altri, e non pochi, lo faranno, qui si è scritto semplicemente per ri
vendicare un diritto, per ottenere che siano rimborsate le rette dei ragazzi ospitati e non del mese scorso ma quelle del
secondo trimestre dell’anno 1974. Questo
sembra infatti essere il criterio assistenziale degli organi pubblici; io gestisco e
tu paghi; tu cittadino. I 40 ragazzi di Pomaretto assistiti dallo Stato hanno mangiato e dormito per un anno intero mantenuti da noi, comunità valdesi, amici
dell’istituto, educatori che hanno aspettato il loro stipendio.
Quello che nella nostra vita di cittadini privati è reato, la frode, l’insolvenza, il
mancato pagamento è prassi amminstrativa normale nella nostra vita pubblica.
Per questo la protesta debole, «pudica»
come l’abbiamo definita, del nostro piccolo istituto è la punta di un iceberg non
solo di miseria e di corruzione, ma anche di rivolta.
La battaglia civile, dura, impegnata
perché questa situazione cambi, deve essere la battaglia di tutti i cittadini che
hanno a cuore una società nuova, umana, una società che aiuti tutti ad essere
se stessi. In questa battaglia siamo impegnati come credenti evangelici ed in questo senso la modesta casa di Pomaretto
(modesta come lo sono le nostre forze di
evangelici) può essere la punta di un iceberg di impegno e di battaglia civile.
G. Tourn
DAGLI STATI UNITI
Lettera del Moderatore
Cari amici,
sono oggi molto lontano quanto a distanza (trovandomi negli Stati Uniti, in
Florida), ma continuo ad essere molto vicino a voi col pensiero; in modo particolare alle comunità del V e VI Distretto
ed ai pastori lontani dalle loro sedi per
ragioni di malattia. Siamo in questi giorni particolarmente in ansietà per i nostri
fratelli dell’Uruguay, che dovevano riunirsi in assemblea sinodale.
Sono negli Stati Uniti per il consueto
giro di visite alle chiese; ho sovente occasione di parlare del senso del centenario, che abbiamo ricordato la scorsa estate, ma soprattutto cerco di rendere partecipi le comunità dei problemi che siamo chiamati ad affrontare ora in Italia
e delle nuove esigenze che l’Evangelo pone ai credenti nel nostro tempo. Cerco di
far comprendere le motivazioni più profonde dei nostri impegni per la trasformazione della nostra società. L’ascolto,
specie da parte della nuova generazione,
è attento e partecipe. I problemi che noi
siamo chiamati ad affrontare, nel nostro
tempo, sono presenti anche negli Stati
Uniti, sebbene in forma più latente. Un
dialogo fraterno e molto franco segue
ovunque i miei interventi. Forse noi non
ci rendiamo abbastanza conto dell’importanza e della validità di alcune posizioni
del protestantesimo italiano e quale reale contributo possiamo dare alla riflessicene della Chiesa, nel nostro tempo.
L’American Waldensian Aid Society
(AWAS)
L’AWAS è una società che raccoglie
fondi a favore della Chiesa Valdese
ed è riconosciuta con legge del 1906 come
« fondazione » dallo Stato. Ha ricevuto
nel tempo molte eredità a favore della
Chiesa \/aldese che non possono però essere trasferite in Italia ma di cui gli interessi possono essere utilizzati. L’AWAS
raccoglie ancora offerte che insieme agli
interessi maturati vengono mensilmente
inviate alla nostra Amministrazione; una
parte fissa degli interessi della fondazione è destinata alla nostra Facoltà di Teologia. L’AWAS è portata avanti da un
« Board of Directors »; il Presidente, il
pastore Dr. Robert Lamont, è stato la
scorsa estate a Torre Pellice, insieme al
caro amico Dr. P. J. Zaccara, che per molti anni è stato l’animatore dell’AWAS.
Quest’anno è stato nominato un nuovo
« Executive Director »: il pastore Charles
W. Arbuthnot, che avremo occasione di
incontrare a 'Torre Pellice al prossimo Sinodo. Egli conosce bene i nostri problemi essendo stato per vari anni a Ginevra
nel World Council of Churches. È appunto il pastore C. Arbuthnot che ha preparato in modo molto accurato il mio giro
di visite negli Stati Uniti.
L’itinerario
Ho iniziato la mia attività, predicando
la domenica 9 febbraio nella Chiesa Valdese di N. Y. Le seguenti tappe sono state o saranno: Pennsylvania (Chiesa Morava, Bethlehem) — Maryland (Washington) — North Carolina (Valdese) — Fio
Aldo Sbaffi
(continua a pag. 6)
Una svolta
decisiva
marco 11: 1-19
Il centro del testo è la « purifificazione del Tempio ». Marco fa
precedere la « maledizione del fico » come una cornice che inquadra l’episodio centrale. Questa
maledizione riceve il suo significato particolare soltanto dall’intima connessione con la « purificazione » ed ha di mira i capi-sacerdoti ed i dottori della legge che
hannno ridotto il Tempio in un
« covo di briganti », anziché aprire le porte a Gesù e a tutti i popoli.
Poiché bisognava comperare
animali per i sacrifici e cambiare
il denaro romano in moneta giudaica per pagare la tassa al « tempio », venditori e cambiamonete
non rappresentavano necessariamente un disturbo.
L’atto di Gesù non è perciò un
semplice tentativo di riforma della « gestione amministrativa » del
Tempio. Esso è segno indicatore
della scomparsa del vecchio tempio con tutto ciò che ad esso eralegato: culto, sacrifici, religiosità,
mediazione sicura tra Dio e l’uomo. Una istituzione esclusivista
come il Tempio di Gerusalemme
non ha più ragione di esistere dal
momento che la Croce si delinea
chiaramente.
L’isolamento del popolo di Dio
sancito dalla Legge è annullato:
d’ora in poi, Dio diventa accessibile alla preghiera dei popoli (cioè
dei pagani).
Questo atto di Gesù, preludio ai giorni della passione, ci annuncia qualcosa di inaudito e di
incomprensibile: ogni cosa che fino al momento della erode era
stata considerata un atto di pietà,
un valore acquisito nei secoli, sacro ed intoccabile, viene annullato. L’Iddio che spezza la volontà
anche delle persone pie, rende vana ed assurda ogni opera ed ogni
culto terreno intesi come strumenti per tirare Dio dalla propria
parte.
E Gesù? Egli rimane sconosciuto, fuori, ecclissato, nascosto dietro alcune formule religiose che
son diventate patrimonio culturale del nostro paese (e non solo
nostro), da salvaguardare e difendere a tutti i costi.
Tutti conoscono a memoria i
vari atti della salvezza, ma questi
sono celebrati più come feste culturali che non come interventi liberatori di Dio in Gesù Cristo. Ma
dove è andato a finire quel Gesù
inquietante, scandaloso, liberatore di tanti tabù religiosi?
« E quando fu sera, uscirono
dalla città » (Me. 11: 19). Non sarebbe forse il caso che la chiesa
si adoperasse a distruggere i propri ed altrui tabù ed uscisse dal
proprio ghetto per ritornare a
Gesù Cristo e farlo conoscere agli
« altri »? D. Cappella
2
a colloquio
con / lettori
Primd _ i nostri àffiici . napotéiuM St'inyiirió te''giustificdte'
lettere di protesta rìconósctaniò
umilmente di aver commesso un
grave errore nei loro confronti
trasformando nello scorso numero, il ben noto Mastio Angioino
in Castel delVovo.
Siamo lieti di accogliere anche
nel nostro nuovo formato la collaborazione della Federazione
Femminile, ci auguriamo che la
pagina consacrata all’emigrazione sia gradita ai lettori.
Riceviamo e pubblichiamo queste due lettere giunteci nel corso
della settimana. La prima sul
culto radio, la seconda sul problema molto locale di Torre
Pedice della Cooperativa elettrica. La mancanza di spazio in
sesta pagine ci ha costretti a rubricarla nella corrispondenza.
Torino, 3 marzo 1975
Caro Direttore,
mi permetto di rivolgerti una preghiera a proposito del culto radio.
Molto più importante, mi pare, che il
fatto di annunziare o no il nome del
predicatore, (non mi sognerei mai di
chiudere la radio anche quando posso prevedere che la predicazione non
mi edificherà molto...) e che il culto
sia completo, con le preghiere iniziati e finali. Tra i canti dei cadetti e
gli ’’spirituals” ce ne sono di belli,
non lo nego (ina abbiamo anche bei
cantici!) Però certuni han tante ripetizioni che i minuti passano.
Vogliano tutti i predicatori ricordare che il culto radio non è tanto fat
to .pjer poi jch^ poàsianld gu. dare .in .éhiesà, ..sóla iche-ldvogliamo! quanto per gli
isolati o pgr echi non può
più usqire, ^iai^m^j^al^ttia,
«a per yet^ìais^l, e''aspetta
.iCon ànsia e' <S»n *■ gioia'¡iquei
15 minuti preziosi! So’^Si
^primere il pensiero di molti.
Grazie e cordiali saluti,
Lalla Conte
Torre Pellice, 10 marzo 1975
Leggendo l’articolo del pastore Taccia (L’Eco-Luce, n. 9) in cui si parla
fra 1 altro di « squilibri economici » e
di « carenza di solidarietà », di una
« rinnovata coscienza di responsabilità » per « un eiFettivo rinnovamento
della vita delie nostre Valli » desidero sollecitare la solidarietà del Suo
giornale in merito al servizio e al funzionamento della Soc. Cooperativa Elettricità.
In proposito non voglio pregiudicare quanto Lei vorrà, spero, e potrà accertare con una Sua inchiesta, esprimendo giudizi personali.
Voglio solo informarla di quanto segue. Un po’ meno di un anno fa sono
stato nominato sindaco di quella cooperativa. Ho accettato l’incarico con
la speranza di potermi render conto
dell’andamento delle cose specie con
riferimento alle annose lagnanze, a Lei
certamente note (dato che sul suo
giornale più volte qualcuno ne ha
scritto anche per interessare — mi pare invano — le autorità civili e religiose) di quelli che non ricevono il
servizio a cui ritengono di aver diritto
e pensano che la Cooperativa non funzioni a dovere.
Ora devo dirle che con tutta la mia
buona volontà e la mia diligenza nel
presenziare le riunioni del Consiglio,
non sono riuscito nel mio intentò per"
cui ho dato le mie dimissioni per i
motivi esposti nella lettera di dimis
sioni acclusa ini ^pi)i e ebd LtfiI fidfiù :
-pubblicare, se ìtrTitiene oppoftliMff.
Poiché sono ormai tre le assemblee
che hanno dovuto essere. ^’an^lljàte
■ per irregolarif cpit^j^azione'^-'pi^r
ifiancàti adempim^ti c’è Lfiay,
ohe non tòrto ifien fatto ^’’nòvfe'er* E ■
poiché nella prossima assemblea si
dovrà procedere a nuove elezioni i^jiegb organi spoiali (presidente, consiglieri e sindaci) pàpso sarebbe assai
utHe se il Suo periodico volesse opportunamente informarsi e informare
obiettivamente l’opinione pubbbea sulla situazione, eventualmente sollecitando il doveroso intervento delle autorità.
Così ognuno potrà prendere (o continuare a non prendere) eventuali responsabilità.
Gradisca i miei cordiali saluti e ringraziamenti.
Rossi Luigi
Alcuni nuovi abbonati non hanno ricevuto il giornale nel mese
di febbraio. Nell’indicazione del
nominativo giuntaci non era sempre precisato se si trattava di
nuovo abbonato o di rinnovo.
Chiediamo scusa ricordando di
specificare sempre.
II Direttore
RAI-TV
Mercoledì 19 alle ore 21 nella
sala delle Attività (Asilo) di Torre Pellice avrà luogo un incontro sul tema: « Protestantesimo
in televisione”; verranno proiettati spezzoni della rubrica televisiva Protestantesimo come introduzione ad una discussione
critica della medesima.
’ Presiedè il past.. Aldo .Combà
presidente' ' della ' Federazione
Evangelica e responsabile del
Servizio Radio-Televisione.
TRIBUNA LIBERA
Il problema dell’aborto
Ho letto con interessé^ ma anche con una certa perplessità,
l’articolo; « L’aborto; anche i
credenti devono prendere posizione » di Paolo Ricca (Eco-Luce
n. 7). Si tratta di una predicazione tenuta di recente in una
nostra chiesa.
Non pretendo insegnare nulla
a nessuno tuttavia vorrei fare
due affermazioni preliminari che
mi paiono essenziali. Una predicazione non può che partire da
un testo biblico. Altrimenti non
si tratta più di predicazione ma
di conversazione o conferenza o
altrò. Già, mi risponderà Ricca,
ma non esiste testo biblico che
parli esplicitamente dell’aborto.
Verissimo; e qui viene la seconda affermazione: non mi pare
che si sia chiamati a predicare,
ad esempio, sull'ahorio. È invece vero che, nel corso di una
predicazione a partire da un testo biblico (ad esernpio quello
di Genesi 9 del resto citato nelrarticolo), si può e'si deve fare
allusione al fatto che, difendendo la vita deH'uomp, il Signore
ci chiama ad impostare il problema dell’aborto in un senso
preciso. Non si tratta di una
semplice questione formale. Volendo partire dalla « vita vissuta » si rischia sempre di cedere
ad una argomentazione che, almeno in parte, non trova esplicito . fondamento nell’Evangelo.
Facciamo alcuni esempi:
IL PROBLEMA VISSUTO
Paolo Ricca scrive: « sentiamo vescovi e cardinali, papi e
teologi dettar legge in questo
campo — ma son problemi che
loro non vivono, come possono
parlarne con verità e autorità? ».
Se si portasse questa affermazione alle sue conseguenze potrebbe parlare d’aborto solo la
donna che vi ha già ricorso! La
debolezza di coloro che « dettano legge » non sta nel fatto che
non siano personalmente coinvolti ma nel fatto che lo fanno
in base a princìpi e non in base
ail’Evangelo. . ,irjr
disuguaglianze
A proposito della
lamentàta
disuguaglianza fra donne ricche,
in grado di eludere la legge* è
donne' meiiò privilegiate, ' nòtì
possiamo che associarci a questa denuncia. Ìuttavia per _ il
credente il problerna non è innanzitutto di battersi perché
ogni donna abbia la possibilità
di ricorrere all’aborto, ma di
creare delle condizioni nelle quali l’aborto non sia più considerato come una soluzione. Non dieiamo questo per eludere il problema ma perché siamo convinti che la vita è del Signore. E
per questo che dobbiamo batterci, più che per la creazione
di « strutture sanitarie pubbliche accessibili a tutti (...) affinché sia debellata la piaga dell’aborto clandestino ». Non andrei certamente in prigione per
gestire una clinica per aborti,
sia pure per motivi umanitari.
Ci andrei più volentieri perché
la vita della donna sia liberata
« dall’obbligo di abortire ».
Si tratta di considerare l’aborto come la scelta del male
minore, tra la vita della^ madre
e quella del bambino, si tratta
veramente soltanto di questa
scelta. Se essa (anche se la si
intende in senso lato) non si tmvone, allora penso che secondo
la Parola di Dio non c’è diritto
che tenga; quella vita di cui si
dispone potrà essere ridomandata dal Signore. Ecco perché
mi domando;
BATTERCI PER LA LIBERALIZZAZIONE E DEPENALIZZAZIONE DELL’ABORTO?
È veramente possibile considerare tutti gli aborti come risultato di quella scelta di cui si
parlava poc’anzi? Evidentemente no. Accanto ai molti casi dolorosi, che non devono essere
aggravati dai rigori della legge
(o/e della Chiesa...) non ve ne
sorto altri che rispecchiano altre realtà? Soluzioni di comodo
(magari volute dai mariti), che
però devono in qualche modo
• essere scoraggiate dalla legge
dello Stato (magari colpendo i
rrtàriti)? Questo seriza dimenticare la gravissima resportsabili' "‘fà che i legislatori italiani han'"''fio assunto decretando finora
’''^‘Vernbargò su ogni sfòrzo per la'
' ' Hbefàlizzaziqne dei trtefodi coniràcettivi nel riòstró paese,
f ’Per il credente, tuttò è (o dóvrèbbe essere) scelta responsa
bile, ma per l’uomo tout court
no. Se parlassimo di libertà Sèhzà limiti non vi sarebbe nessuna
ragione di inquadrare il matrimonio e tante altre manifestazioni della vita associata entro
leggi. Perché porre limiti al divorzio? Perché non depenalizzare l’uso della droga? Ritengo
perciò che non si possa sostenere una depenalizzazione e liberalizzazione totale dell’aborto
senza sconfessare il compito che
spetta allo Stato, che è quello
di mantenere un ordine relativo
tra gli uomini.
PER L’ABORTO
COME PER IL DIVORZIO?
Non vorrei che con le migliori intenzioni finissimo coll’agire,
a proposito dell’aborto, come
per il divòrzio. Partiti dall’idea
Che bisognava difendere il « diritto » al divorzio, dicendo che,
una volta ottenutolo, avremmo
ricordato che esso è uno dei tanti « funerali dell’Evangelo », se
mi si passa questa espressione,
abbiamo finito col fermarci alla
prima parte del programma.
Abbiamo scritto articoli e proclami sulla legge del divorzio
quale espressione della volontà
democratica del paese mentre ci
dovevamo preoccupare un po’
più di altro. Di creare, ad esempio, una rete di consiglieri coniugali o di « centri per la famiglia », in grado di prevenire le
cause che provocano tanti divorzi; consiglieri e centri che sarebbero tanto necessari per la nostra chiesa come per gli altri.
Faremo lo stesso per l’aborto?
Vinta la « battaglia per l’aborto » sapremo poi indicare con
forza e con efficacia la linea evangelica di una paternità veramente responsabile?
Paolo Ricca termina affermando: « L’ideale (...) non è che tutti possano abortire ma che nessuno debba abortire ». Perfettamente d’accordo. Ma si dice questo dopo troppe affermazioni talora contrastanti e basate,in modo eccessivo su circostanze e
considerazioni umane, più che
.s,u di uija presa di posizione teologica. Ciò. detto, .queste . osseryaziphì pòh vogliono esspre al-,
tro che un contribiato alla riflessionè Còrtnme.
’ Giovanni Conte
-SGWE-DA BIRL4GA
1^1 f I I*# J
I Racéonti' della Passione;
?
La crocifissione di Gesù è il momento della sua vita che tutti,
cristiani e non, conoscono meglio e che concordemente riconoscono come il punto centrale della sua vita; non a caso la croce
è diventata il simbolo della chiesa cristiana. Una prima domanda
sorge a questo riguardo ; si tratta di un simbolo o di una realtà?
La croce realtà o mito?
Alla fine del XIX secolo godette di un qualche credito la teoria secondo cui i discepoli avevano inventato la leggenda o, come
si diceva, il « mito » di Gesù Cristo. In questo personaggio ideale,
in questo liberatore essi esprimevano il proprio bisogno di libertà ed il desiderio di una società migliore. Questa teoria non è oggi più sostenuta, ad eccezione degli ambienti dell’Accademia delle Scienze Sovietiche, ancora fortemente determinati da posizioni
positiviste.
L’esistenza storica di Gesù non viene più posta in discussione
proprio sulla base del racconto della crocifissione. Se infatti il
gruppo dei primi cristiani avesse voluto inventare un nuovo culto,
fondandolo sulla leggenda di un personaggio divino apparso
in terra, non gli avrebbe riservato una fine cos’, tragica e scandalosa che smentiva anziché provare la grandezza del dio.
Per i Giudei si trattava di una morte infamante. La Legge condannava infatti come maledetto chiunque fosse stato lapidato, ed
il cui cadavere fosse stato « appeso al legno », cioè esposto alla
vista di tutti.
Per il mondo greco, e romano soprattutto, la croce poi non
aveva nulla di eroico e di glorioso, riservata com’era ormai agli
schiavi fuggiaschi, ai ribelli. Suscitava anzi un senso di sgomento e di disprezzo espresso molto bene nelle parole di Cicerone :
« non solo la croce deve essere lontana dal corpo di un romano
ma l’idea stessa deve essere lontana dai suoi pensieri, dai suoi
occhi, dalle sue orecchie ».
Se la storicità degli avvenimenti della Passione non sembra
doversi méttere in dubbio restano però aperti altri interrogativi :
iri che modo vanno letti questi episodi? Quale è la loro attendibilità? Un problema teologico dunque, ed uno storico. Iniziamo
dal primo.
Un racconto teologico
I racconti della passione narrano una storia ma non sono delle testimonianze disinteressate, obiettive, opera di testimoni distaccati dagli avvenimenti. Sono racconti sì, ma di credenti, di
uomini che si sentono direttamente impegnati in questi fatti, che
considerano fondamentali nella loro esistenza e nell’esistenza di
tutti gli uomini.
Ne deriva un primo loro carattere molto particolare: nqn sono
«racconti» ma «annunzi»; Gli evangelisti non narrano dei fatti
ma annuriziahò l’opera di Dio che si è compiuta in Gesù e che li
ha redenti. Storia di un uomo, ma messaggio di salvezza, l’orientamento del racconto è dunque quello di comunicare non delle notizie ma una certezza, quella che Paolo esprime in questi termini
ai Corinzi: « ...Gesù morto per i nostri peccati... » (I Cor. 15:4 ss.).
In secondo luogo il racconto ha uno scopo « apologetico », deve cioè difendere una tesi, provare qualcosa, rispondere a delle
obiezioni. Deve convincere i Giudei che Gesù è il Messia promesso, malgrado la crocifissione. Proprio quella morte giudicata infamante è il compimento della storia divina, del destino di Israele. Rivolgendosi ai pagani gli evangelisti cercano invece di sottolineare la responsabilità dei Giudei più che di Pilato, dei Romani; anzi in certi casi sembrano perfino attenuarla. Matteo presenta il procuratore che si lava le mani ad indicare la sua estraneità alla faccenda. Luca ricorda che ha ripetutamente affermato
l’innocenza di Gesù, secondo Giovanni addirittura egli «consegna » l’imputato ai Giudei per essere crocifisso.
II racconto “della passione non contiene però solo un messaggio o delle argomentazioni ma anche una esortazione. È questo
il terzo elemento che va menzionato. I personaggi che nel corso
della narrazione agiscono e parlano sono per i credenti esempi
di fede o di incredulità. Pietro, che rinnega il maestro, è l’immagine di molti credenti di origine giudaica che hanno eluso la testimonianza in seno al loro popolo. La fermezza di Gesù nel processo è invece un esempio di coraggiosa testimonianza. Il Getsemani è la prefigurazione della comunità che deve vegliare e pregare ecc. Il racconto della passione non è di quelli che si leggono
in modo distaccato, da spettatori ma è vicenda attuale a cui si
partecipa. La lettura dei passi evangelici nel culto non è solo ricordo lontano, è un modo di rivivere l’esperienza della croce con
Gesù.
Le testimonianze
I credenti della comunità di Gerusalemme hanno interpretato
la croce alla luce della loro situazione immediata; predicare
revangelo ai propri correligionari, i Giudei. Lo schema è molto
semplice; la morte di Gesù è stata causata dalla malvagità degli
uomini e la sua risurrezione è stata l’intervento di Dio in risposta a questo peccato (Atti 2 : 23-24). Di chi la colpa? Sul piano
della responsabilità umana, dei capi sacerdoti e del popolo, che
hanno consegnato Gesù alle autorità romane. Sul piano teologico
però la croce risponde ad un piano divino. È avvenuta « per il determinato consiglio e la prescienza di Dio» (Atti 2: 23).
L’apostolo Paolo evoca invece la morte di Gesù senza dare
nessun riferimento storico preciso, quello che lo interessa è il significato teologico di queU’avvenimento, la sua dimensione spirituale, più che le contingenze esteriori che lo hanno provocato. Se
possedessimo solo la testimonianza di Paolo noi sapremmo che
Gesù è stato crocifisso ma non sapremmo come, quando, dove.
Gli evangeli seguono invece uno schema narrativo ed inseriscono in esso la loro teologia particolare. , .
II testo di'Marco, considerato òggi in genere da quasi tutti ¡gli
studiosi il più antico, ci fornisce lo scherna su cui è stato sviluppato il racconto della passione. NelVanripuzio profetico, del. capi 10
,(v,..-33-^l, , dove, egli preannunzià la sua, morte, Gesù vede le tappe del suo .carnmino in 4 momenti.: èssere, ponsegnaio nellejmani
,.,^eL,cap(.Saeer‘idti.:: essere dato Ideile mani; idei Gentili;.¡essere
’ sc,h.èrnit.ò, flagellai ed ucciso ; risuscitare. Gón alcune, varianti di
' dettaglìói,q,iiàlchp omissióne o complemento anche i tre altri evanigèli stnìif]iranp ¿1 loro racconto su questo, schema di Marco :iàr. .restp.jinterrogatòrio davanti al. Sinedrio, processo davanti.al.pro',,.,qnratpré,|rómànó,,'condanria a morte, ¡ésecuziòne, della<sentenza,
'Irioftè'e rìsuffezione. G. Tourn
3
f
IMPEGNO E RESPONSABILITÀ’ NELLA LOTTA DEMOCRATICA
SA VONA
Una comunità evangelica
di fronte al fascismo
Savona è una città non troppo grande,
ma se si fa un rapido calcolo, risulta che,
in quattro mesi, si è arrivati ad avere un
rapporto di « scoppio » di circa 0,5 bombe al mese ogni 10.000 abitanti. Un numero che pone Savona, come è stato scritto
sui giornali, nell’occhio del ciclone del
terrorismo nero (così infatti si è qualificato per scritto).
In questa preliminare scheda informativa si trascura di proposito, perché non
rilevante, di accennare al fatto che, alla
fin fine, questo elevato rapporto di scoppio ha causato solo un morto (cfie era per
di più molto anziano); un morto in quattro mesi di bombe per centomila potenziali utenti — potrebbe dire qualche ben
pensante — è appena lo 0,001%. Una percentuale che si perde, per esempio, in
quella dei morti per incidenti stradali.
'Trascuriamo questo fatto perché non rilevante, a fronte della triste sostanza del
problema generale della rinascita fascista.
In Savona vivono anche degli evangelici; gente forse un po’ strana, per principio poco conformisti, anche se non sono
gli unici ad avere questa caratteristica;
è chiaro che io mi riferisco in particolare a quelli della chiesa metodista, che conosco bene; gli altri non so. Si capisce
subito che hanno ereditato un certo spirito delle vecchie chiese libere. Si definiscono anche protestanti, perché si trovano bene nel maneggiare, non le bombe,
ma i testi della riforma.
Come evangelici-protestanti sono impegnati nella ricerca di esprimere, come
possono, una posizione di credenti capaci di dire la parola giusta (e di compiere
anche l’azione giusta) al momento giusto. Se, molte volte, si copfondono con
gli altri perché, ad esempio, lavorano al
meglio delle loro possibilità e magari
hanno anche la macchina, è perché dalla
Riforma hanno ereditato la vocazione professionale; in molti casi però (anche se
questo fatto non può essere preso né come merito né come attenuante, ma va
detto) se fossero proprio còme tutti gli
altri, avrebbero fatto, nella vita, una carriera molto più brillante, di quel tanto
che à loro lo avrebbe consentito il non
avere, alla pari di tutti, troppi scrupoli.
Ma, lasciando perdere questo inciso,
essi si sentono, come dicevo, di dover
esprimere la loro posizione di credenti in
mezzo alla vita della città nella quale vivono. Sono, in questo, dei politici, perché
sono alTorigine dei cittadini di Savona,
come tutti gli altri, ed in quanto tali sono
anch’essi — ora — dei potenziali utenti
del molto pratico servizio bombe, che, in
questo periodo, viene gentilmente offerto
ai savonesi con rinnovata lena, delle volte fino a domicilio.
Quale azione svolgono e quale parola
Bossey
hanno da dire gli evangelici-protestanti di
Savona in questa situazione leggermente
anomala della vita della città?
L’azione è molto semplice e non è originale rispetto a quella degli altri; essi
si associano ad ogni iniziativa di controllo, di vigilanza e di stimolo verso le autorità.
La parola, invece, può ad un certo punto diventare originale.
All’inizio essi dicono, come tutti, che
sarà bene acchiappare in fretta questi signori bombardieri; sono consapevoli, come gli altri, che, quando questo avverrà,
si vivrà meglio, almeno per un certo periodo e fino a che non si sarà stati capaci di risalire alTorigine, ai mandanti. Anche in questo caso favorevole, però, i cristiani non si illudono troppo; sanno di
dover essere di continuo un ingranaggio
critico, se pure costruttivo, nei procedimenti umani di realizzazione di sistemi
di giustizia.
Comunque gli evangelici di Savona si
augurano, per prima cosa, che i fautori
di un ordine nuovo basato sul terrore sia
FRANCIA
La polizia assalta
una chiesa riformata
Unanime protesta delle chiese riformate francesi all’intollerabile azione di forza
1-5 aprile, Colloquio con specialisti di
scienze naturali e sociali. Tema: Identità dell’uomo nella natura, la scienza e
la società.
21 aprile - 4 maggio. Seminario. Tema :
Il culto e la teologia ortodossa.
7-13 giugno. Colloquio con specialisti
delle culture, società e religioni africane.
Tema; La comunità nelle religioni africane e nel cristianesimo.
16-30 giugno. Corso per pastori, preti e
membri di comunità. Tema; La pienezza
delTEvangelo ed il movimento ecumenico.
3-8 luglio. Colloquio di avvocati e specialisti di problemi giuridici. Tema: I diritti dell’uomo e la loro applicazione nelle scienze della vita.
10^20 luglio. Corso per laici. Tema; Lotta per la liberazione dell’uomo e compito
della chiesa.
11 agosto - 1 settembre. Corso per studenti in teologia. Tema: L’urto del futuro motivo di timore o sfida per la fede.
12-17 settembre. Colloquio per specialisti di scienze bibliche. Tema: La vocazione profetica nel N.T. ed oggi.
15 ottobre 1975 - 28 febbraio 1976. Centro Universitario di Studi ecumenici, 24®
semestre. Tema : L’esperienza di Dio;
sofferenza e sperailza. ' " '
' ItTstituto Ecùmienico di'Bossey,'’vìéìiiò ^
a iGifieyra, è' ormai affèrthatO tìel 'móhdO’Oornè''centro di inóóhtfò e di'stàidio
teologico in una otticà'^ecUhientóa'; còri '
risyondenté' pè'r Tltàlia riè'è 'il ipàst; Aldò
Comtaà ’ fyià ■ Piretize Si,'“ 00184 ÌRòma) a
cui cT Si‘dovrà f i’vblgerè'ihfòrfn'aziq- '!
ni“ò ricHiéSté dèi ■fÓrifiùlàTÌ'tifet'l’iì^rizìò-,’ ’
ne ai'diVersì’corsl’é's'èniihan?''“' '■
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Montpellier (bip) — Profonda impressione e vivaci reazioni ha sollevato l’azione di forza condotta dalla polizia francese contro un gruppo di 120 lavoratori
stranieri marocchini che avevano trovato rifugio nella chiesa riformata delta
Rue Maguelone a Montpellieri I lavoratori, 20 dei quali erano entrati in Francia
con passaporto turistico, e quindi senza
un contratto di lavoro, avevano inscenato uno sciopero della fame per protestare contro il rifiuto da parte delle autorità
di regolarizzare la loro situazione. Dopo
varie trattative, quando già sembrava di
poter giungere ad un accordo soddisfacente, la polizia alle 5,30 del mattino delTll gennaio, ha circondato Tedificio con
grande dispiegamento di mezzi, uomini
ed armi. Alle 6 è penetrata alTintemo,
dopo aver forzato L’ingresso principale. I
dimostranti, seduti per terra, non hanno
opposto resistenza. Mentre la polizia li
amrnanettava, infieriva su loro e trasportava di peso sui camions hanno intonato
un canto.
Unanime è stata la protesta delle Chiese evangeliche di Francia, alla quale hanno aderito anche alcuni vescovi cattolici,
per questa azione contro degli uomini
che chiedevano soltanto giustizia e il diritto di lavorare.
Attualmente è in corso una grossa polemica tra le Chiese e il ministero degli
interni; la Federaione Protestante di
Francia in una sua recente dichiarazione
ha affermato tra l’altro: « I nostri santuari sono delle case di preghiera e di
comunione. Ma secondo una tradizione
secolare la Chiesa è anche un luogo di
Sondrio
Milano
Forano
Un buon numero di fratelli si è radunato attorno al falò che è stato acceso
accanto alla Chiesa la sera del 17 febbraio. Dopo avere cantato il giuro di Sibaud e l’inno 162 dell’innario, sono passati nel salone delle attività; qui il pastore Cappella, prima di dare inizio all’agape fraterna, ha letto un salmo, ha
guidato l’assemblea in preghiera di ringraziamento al Signore. Si sono trascorse alcune ore insieme in sana allegria
con musica e canto. Infine con una piccola lotteria ha avuto termine la simpatica serata, l;,. ■ i ;
• Domenica 9 ha avuto luogo nei locali
di via Porro Lambertenghi l’incontro
mensile degli evangelici della cintura milanese. Il tema, prolungamento dell’incontro precedente, era «A che serve la
chiesa ». Introdotto dal past. Neri Giampiccoli ha fornito la base per una ampia
e vivace discussione.
• Nel quadro di una serie di visite alle
comunità il presidente S. Aquilante si è
incontrato venerdì 14 marzo con la comunità metodista in via Lambertenghi.
• Una seduta del Consiglio di Circuito
si terrà mercoledì; 19 per prendere in esame il « Progetto di integrazione... », tutti
possono intervenire liberamente.
■ *
Doniéhica' 9 febbraio ¿è stata accofnbagnatà' ali’ùltifnà diibora; la salma della’sb- "
’ rellà ' ’Wàntìa PàpfiAzz|. Malgrado le' ' vi- '
'ciSsiWiUbi ddllà'^à vita era rimasta ùhà ’
dòriha’bdoqa 'e'sétì^ sempre premu-’
fosà.'jiér'ia/tìtìraùhltà ¡che tanto amava;' ' Uria 'TCria 'crèderitè,' 'ches aveva serbata 'in- '
■ ' tatta ' la- 'fède' WeF ìèlénofe.
Felónica Po
' Dopo alòurii mesi di lavori la casa pa' starale riammodernata è stata resa riuo' iariiènté agibile, la fainiglia dei pastore
vi è nuovànaehte residerite cori, il numero
. telefonico (dà86 ) 66.Ì78, i. . . , ,
La Spezia
no individuati; sono opportunisti quel
tanto che basta a farli pensare che così
si vivrà un po’ meglio, ma, rispetto all’opinione corrente, hanno l’originalità di
dire che queste persone non sono da mettere al muro, così come brevemente e
sommariamente si conclude da più parti. Essi invece, caso mai, dicono che queste persone, finalmente individuate in maniera così chiara come entità fisica e non
s-olo più come ideologia, sono da evangelizzare; dovrebbero essere messi sulla
panca di una chiesa (o altro luogo, poco
importa) guardati bene a vista dai custodi della legge e magari insieme a molti
cristiani, così che a tutti insieme potesse
essere, con forza, predicata la legge dell’amore e la necessità della riconciliazione in Cristo, quali segni della venuta del
Regno di Dio su questa terra, parabola
ed analogia, secondo i termini usati già
da Barth, del migliore e più simpatico tipo di ordine nuovo che sia mai salito in
cuor d’uomo e che mente umana abbia
mai concepito.
Giovanni Ghezzì
Domenica 23 febbraio nei locali della
Chiesa Metodista di La Spezia, presenti
un’ottantina di persone, si è svolto il Convegno Regionale della PGEI-Toscana.
Dopo il culto curato dal locale gruppo
EGEI, nel pomeriggio il pastore Salvatore Ricciardi, segretario della Federazione
delle Chiese Evangeliche, ed esperto di
problemi pedagogici, ha svolto una relazione su : « L’Educazione religiosa dei giovani e relative problematiche».
Nella sua esposizione il pastore Ricciardi ha sottolineato il fatto che l’Evangelo non si trasmette, ma si testimonia
vivendolo nella concreta realtà quotidiana. Questo è un modo non paternalistico
e non astratto di annuncio della buona
novella ai giovani delle nostre chiese. Tale testimonianza deve essere il frutto di
una lettura biblica che sia allo stesso
tempo critica, sistematica, storica e teologica per non incorrere il pericolo di ricalcare i modelli ormai desueti del fondamentalismo revivalista.
Nel dibattito seguitosi sono emerse varie posizioni; per alcuni, nella nostra società alquanto pluralista, non ha più senso « mandare i ragazzi alla scuola domenicale » essendo una inutile e sterile coercizione; per altri rimane la validità di tale insegnamento, tenendo però corito delle situazioni concrete nelle quali viviamo.
Il dato positivo, che ha trovato tutti concordi, è il rifiuto di un insegnamento di
stampo pietista ed individualista le cui
nefaste conseguenze « rendono ciechi e
sordi» alle aspettative del nostro tempo
gran parte dell’evangelismo italiano.
Venezia
rifugio per chi è perseguitato. È un segno ch’essa è la Chiesa di Colui che non
aveva un posto ove posare il capo. Non
si tratta di chiedere una protezione speciale o di sottrarre dei luoghi alla legge
nazionale, ma di proteggere degli uomini
contro le inestricabili contraddizioni della società della quale siamo tutti responsabili, offrendo loro una possibilità di
speranza ».
Il Centro Evangelico di cultura prosegue la sua attività di conferenze e dibattiti su temi connessi con la testimonianza evangelica; il 29 gennaio Franco Giampiccoli ha parlato su « Si o no a una politica cristiana?», TU febbraio si è avuta
un dibattito sul problema delTinsegnamento nelle scuole a cura dì Maurizio Di
Giacomo, il 26 febbraio Paolo Ricca ha
introdotto il problema « Teologia e socialismo », prendendo spunto dalla recente
pubblicazione di un volume sul pensiero
di K. Barth.
Sempre numeroso il pubblico e vivaci
gli interventi.
Da alcune settimane l’attività del Centro si è allargata con l’apertura di ima
sala-lettura (ore 17-19,30) che mette a disposizione dei lettori un ampio ventaglio
di pubblicazioni e giornali.
La Foresteria ha ospitato il Consiglio
FGEI riunitosi T8-9 marzo in seduta ordinaria. Sono stati affrontati vari problemi; il lavoro regionale dei gruppi, le
visite del segretario nazionale, i campi
estivi, in particolare il campo FGEI che
avrà luogo ad agape dal 17-24 agosto.
Il Consiglio ha deciso di inviare ai
gruppi copia dell’articolo di Paolo Ricca
sull’aborto, pubblicato sulla Luce, come
base per uno studio che va proseguito e
si è espresso sul tema dell’antifascismo
con una mozione che appoggia la proposta di legge per lo scioglimento del MSI e
che sarà pubblicata sul prossimo numero di Gioventù Evangelica.
La domenica 9 marzo ha avuto luogo,
sempre presso i locali della Foresteria il
Convegno FGEI del Triveneto: una parte dei lavori sono stati in comune con il
Consiglio durante il pomeriggio, mentre
al mattino i giovam (una cinquantina) si
erano uniti alla comunità per il culto presieduto dal pastore Gianna Sciclone.
La comunità è stata lieta di poter offrire l’ospitalità e per il contributo che
ha ricevuto da questo incontro.
Firenze
Il Centro Evangelico di Cultura ha organizzato la sera del 14 febbraio tm dibattito nel corso del quale è stato presentato il volume di recente pubblicazione dì Domenico Maselli sulla chiesa dei
Fratelli.
Sempre in via Manzoni nel Centro Comunitario l’Amicizia ebraico-cristiana ha
tenuto due incontri il 3 ed il 17 febbraio.
Al primo sul tema «Un nuovo documento sulle relazioni con l’ebraismo », il secondo sulla lettura del libro dell’Esodo.
Nel quadro del 17 febbraio la comunità ha fermato quest’anno la sua attenzione sulla situazione delle comunità vaidesi in America Latina.
Pachino
La ricorrenza del XVII febbraio è stata festeggiata con im’agape fraterna, quest’anno particolarmente sentita da tutti
i presenti. I 52 partecipanti, dopo il canto delTirmo di Sibaud ed una preghiera
del pastore Bones, hanno consumato la
cena mettendo in comune i cibi apprestati a casa. Il clima dell’incontro è stato quanto mai festoso, allietato dai bimbi che, facendo la spola fra i gruppi, hanno recato il loro sorriso a tutti.
• In occasione del Natale i bimbi hanno
ricevuto il pacco abituale offerto dalTAsilp stesso; in occasione della befana è
stato invece offerto a tutti i bimbi degli
asili im pacco dal sindaco che ha avuto
parole di lode per tutti i collaboratori.
Si è mantenuta l’abitudine di un incontro mensile con i genitori dei bambini ;
al primo incontro ha pure partecipato il
direttore didattico. Le insegnanti' harino
illustrato i problemi di educazione e di
formazione deÌTÀsilo ed il Direttore ha
avuto parole di incoraggiamento e di
plauso per questa nostra bella miziatfva.
t
4
pagina a cura della
federazione femminile
EMIGRAZIONE; UN
Perchè, e come è vissuta
Signore... quando mai t’abbiamo veduto forestiero e t'abbiamo accolto?
Giorno dopo giorno, nelle stazioni delle grandi città del Nord,
il lungo treno del Sud scarica
nuovi sogni e nuove speranze...
Sono gli emigranti: gente laboriosa, paziente, contenta del
poco; gente che si è trasferita lì
dove ci sia richiesta di lavoro.
Nel triangolo industriale MilanoTorino-Genova in dieci anni, si
sono concentrati 6.(XX).000 di immigrati, in gran parte appunto
meridionali. E’ nel Nord infatti che l’industria è in espansione ed è lì che occorrono braccia.
E i meridionah arrivano.
Finite le ore di lavoro, spesso non sanno dove andare; non
hanno neppure una casa. Molti
tornano al proprio paese dopo
un breve periodo perché non ce
la fanno fisicamente o perché
soffrono per la mancanza della
famiglia o ancora perché non si
sentono di vivere in condizioni
disumane. I più forti rimangono.
E formano « i ghetti » della
grande città. Case sconnesse, piene di fessure, umide, l’impiantito coperto di fango. Bambini e
topi nella stessa tana. Bambini
che portano sulle spalle il benessere degli altri. Fenomeno di
espansione, lo chiamano : sarebbe più esatto dire « delitto di
espansione ».
Matteo 25/38
A Torino, di 68 bambini che
abitano in un vecchio stabile nella zona riservata ai « diseredati », solo tre vanno all’asilo nido
o alla scuola materna. Gli altri
65 giocano tra la spazzatura.
Da una inchiesta poi eseguita
in nove scuole elementari su 120
bambini figli di immigrati solo
22 maschietti e 21 femminucce
sono iscritti alle classi normali.
Gli altri 77 sono ritenuti dagli
insegnanti « bambini difficili o
ritardati » e perciò assegnati a
classi speciali; I medici che li
hanno visitati hanno riscontrato
in quasi tutti una forte denutrizione. A scuola questi bambini
si sentono estranei e a volte reagiscono con la violenza, ■ altre
volte si rifiutano di imparare.
Ma i meridionali continuano
ad arrivare. Lasciano moglie, figli, genitori; lasciano la loro terra, cui pure sono tanto legati,
pef sfuggire alla miseria, alla
fame... Vengono soprattutto dalla Sicilia e dalla Calabria', le due
regioni più sfortunate d’Italia, le
più povere anche se le più dotate di bellezze naturali; le più
trascurate, anche se le più bisognose di aiuto. Vediamole più
attentamente queste due « cenerentole » della nostra Italia.
Eunice D’Antona
INTERVISTE
“e la mamma
piange
SICILIA
CALTANISSETTA
Anziché polverizzare la proprietà in piccoli lotti, bisognava creare cooperative - Con le risorse disponibili, ci
sarebbe lavoro, se si industrializzasse la zona. - Tragedia
fra gli emigrati, costretti a tornare a casa dall’attuale
crisi economica europea
È la capitale della Sicilia depressa; un territorio di diciassette
mila chilometri quadrati. Non la Sicilia degli orti, degli aranceti,
delle coste splendide spalancate ai traffici; bensì quella livida, nuda, immobile dei « gabellotti ». Un’isola nell’isola, è stato detto.
Nella quale vivono 2 dei 5 milioni di Siciliani. L’intera economia
della zona è basata sulla coltura del grano; ma la proprietà è
polverizzata in piccoli lotti, su terreni spesso impervi e inadatti
sicché la resa è minima; troppo poco per mantener« le famiglie
che lavorano la terra, famiglie siciliane fatte senza economia di
figli.
Con la riforma agraria, negli anni ’50, si sperò in un miglioramento. Furono invece commessi molti sbagli, come del resto in
altre regioni : si agi; con strumenti antiquati e con scarsezza di informazioni e di studi; l’E.R.A.S. (Ente Riforma Agraria Siciliana)
si trasformò in un’altra macchina per creare impieghi fino allo
scandalo del 1962 con la scoperta di un deficit di trenta miliardi.
L’errore maggiore fu lo smembramento del latifondo. Ne derivò
una colossale lottizzazione. Ci si perse dietro il sogno di una « piccola proprietà terriera » ; ma gli assegnatari dei lotti, abbandonati
a se stessi, senza strade, luce e acqua, troppo poveri per prendere
qualsiasi iniziativa, voltarono le spalle alla terra in numero sempre crescente. In fondo, era cambiato poco nella loro vita, dai
tempi in cui si nutrivano di fave e trovavano Un ingaggio un giorno su tre, faticando come bestie sotto la canicola.
Oggi, quasi tutti i 47 borghi costruiti dall’E.R.A.S. sono vuoti:
i contadini hanno cercato lavoro altrove.
E nel settore dell’industria? Quanti altri sbagli, quanta altra
incapacità e incuria anche in questo campo ! Non sono stati predisposti adeguati interventi promozionali per la commercializzazione e trasformazione dei prodotti dell’agricoltura e del sottosuolo.
Non si è incentivato alcun tipo di espansione industriale intesa a
produrre quei beni che il mercato meridionale, ai primi segni di
aumento del reddito agricolo, è pronto a domandare. Non sono
state, nemmeno, progettate le indispensabili infrastrutture che
precedono la costruzione di impianti industriali : acquedotti, fognature, case, scuole, ospedali. E non si è adottata nessuna politica in tema di incentivi creditizi e fiscali.
Eppure con le materie prime, di cui la zona dispone, potrebbero sorgere industrie bastevoli per procurare lavoro a migliaia
di persone. Servendosi di risorse locali potrebbero essere incrementate industrie di tipo manifatturiero con particolare attenzione per i settori tessili e metallurgico (tessuti, confezioni, moquettes ) ; lavorazione di metalli e di leghe leggere ; lavorazione di infissi metallici e produzione di mattoni. Impianto per la lavorazione dei prodotti finiti del polietilene e degli ossidi di protilene onde rendere migliore l’utilizzazione dei semi-lavorati già esistenti e
disponibili. Impianto per la produzione di pannelli prefabbricati
per l’edilizia (materie prime e gesso).
Ci sarebbe davvero lavoro per tutti. Ma chi se ne cura? Le autorità fingono di non sapere e le cose continuano sempre allo stesso modo. È per questo che la gente disperata parte e spesso verso l’incognito, nella speranza che qualcosa finalmente cambi nella propria vita.
Sulla piazzetta di un vecchio
rione di Caltanissetta dpe bimbi
si rincorrono vociando nel freddo pomeriggio invernale. Li fermo.
Dove abitate? Accennano a una
casa poco distante che potrebbe
piuttosto chiamarsi « tugurio ».
— Posso parlare con vostra
madre?
— E dalla « signora » a fare le
pulizie, dice la più grandicella.
— Quando torna?
— Stasera.
— E il vostro papà che cosa
fa? E il più piccolo stavolta a rispondere: non abbiamo papà.
— E morto? — Parla ancora la
bambina: No, papà lavora lontano.
■— Dove?
— A Genova, in fabbrica.
— JS manda soldi a casa? vi
scrive?
— Prima sì, scriveva e manda
va soldi. Ora non arriva piai ppstd. ' ;
E là mamma piange. E di nuo-vo il più piccolo a parlare; e dice queste parole con indifferenza
con la beata incoscienza dei suoi
pochi anni.
‘’^Staremo di nuovo
tutti insieme^’
— Signora, da quanti anni suo
marito lavora fuori, al Nord?
— Sono già sei anni.
— Come mai non ha chiamato
anche lei a Torino?
— Non ha trovato casa. Lui vive presso parenti.
— Come si trova suo marito
al Nord?
— Be’ scrive che il lavoro gli
piace; è contento. Gli manca però la famiglia...
■— Ma perché suo marito ha lasciato Caltanissetta?
— Lavorava in miniera. Poi è
stato licenziato e non era possibile trovare altro lavoro.
— Manda abbastanza danaro
per lei e per i figliuoli?
— Manda quello che può.
— Trova difficoltà a tirar su i
figliuoli da sola?
— Oh si, i bambini vengono su
senza l'appoggio del padre e io
alle volte non so che decisioni
prendere per tutte le cose che li
riguardano. E i bambini poi si
sentono "diversi” dagli altri, come dire? umiliati; crescono con
un "complesso" di cui non potranno più liberarsi, forse...
— Suo marito viene giù spesso a trovarvi?
— Non spesso. Tutte le volte che
può. E tutte le volte riparte con
la promessa che ci chiamerà presto; che troverà la casa, che staremo di nuovo tutti insieme... La
signora, due grandi occhi neri
disorientati, immersi in chi sa
quali pensieri, tace improvvisamente. Anche per lei la emigrazione ha voluto dire disgregazione della famiglia, sogni sfumati
nel nulla, incertezza del domani,
solitudine, amarezza. La sua casa
è modesta ma decente. Non c’è
benessere ma nemmeno miseria
in quella famiglia dimezzata da
un destino infanzie; ma la rassegnazione di quei due occhi neri
che piangono lacrime segrete, è
solo apparente. Dentro, il dolore
della lontananza scava ogni giorno un solco che niente potrà colmare.
E questi sono ancora i casi
meno « tragici »; altri diventano « cronaca nera » perché si risolvono in delitti e forme di pazzia. E’, allora, la distruzione
della famiglia.
Ecco gli effetti dell’emigrazione, un male che, se non sarà
(continua a pag. 5)
Il Mezzogiorno rimane per il governo una palla al piede
- Spostare i capitali al sud, non gli uomini al nord
Posta come è al centro del Mediterraneo, è stata nei secoli teatro di tanti eventi storici e crogiuolo di svariate civiltà, punto di
incontro di genti diverse: Fenici, Greci, Romani, Arabi, Normanni,
Svevi, Aragonesi ecc. Il contributo lasciato da quei popoli al patrimonio artistico e culturale della Sicilia, unito alla mitezza del
clima fa dell’isola una terra affascinante; potrebbe essere ricca e
prospera se il malgoverno di signori disinteressati o incapaci non
l’avesse tenuta per secoli in stato di completo abbandono. Nell’ultimo ventennio stesso della nostra storia economica, le responsabilità del governo sono pesantissime. Basta pensare che ingenti
somme sono state stanziate per il Mezzogiorno e che per il Mezzogiorno si è fatto ben poco.
Il problema del Sud rimane per il governo come una palla al
piede e dovrebbe invece essere una componente propulsiva per la
intera economia nazionale. Il Sud è considerato area da sovvenzionare assistenzialmente e dovrebbe essere invece obiettivo e
strumento di evoluzione qualitativamente rinnovata della economia italiana. Ché non di problema del Sud soltanto si tratta, ma
di problema che interessa l’Italia intera. La crisi economica che
sta oggi attraversando l’Italia è prodotto di uno sviluppo sbagliato che ha sradicato dal Sud due milioni di contadini sottoccupati nel Nord. È questa degradazione dell’agricoltura dèi Sud che
ha contaminato tutta l’economia italiana. Forse solo ora il governo se ne rende conto e pare che tutte le regioni, in un tentativo
speriamo non troppo tardivo, cerchino di stabilire un equilibrio
Che eviterebbe la caduta di tutta l’economia nazionale. È con questa premessa che ci auguriamo un cambiamento di mentalità in
tutta la classe dirigente là quale dovrebbe finalmente porsi progi'ammi ben fondati, avere maggiore coerenza e scrupolosità di
azione, essere meno particolaristica; allora il Sud beneficierebbe
di una struttura economica rinnovata e si potrebbe così porre
freno al vergognoso fenomeno dell’emigrazione, piaga sociale fra
le più dolorose.
In Sicilia, particolarmente, la Costituzione della Regione a statuto speciale, con ampi poteri nel campo dell'agricoltura, dei lavori pubblici e del turismo, cerca ancora invano di appianare la
strada al progresso e al benessere di una popolazione che porta
in sé la pesante eredità di un passato fatto di arretratezza, di abbandono, di latifondismo e, in alcune zone, di illegalità e di soprusi imposti da una minoranza di sopraffattori. La Sicilia purtroppo non ha ancora raggiunto un livello economico soddisfacente. Tutt’altro.
L’agricoltura, che pure nel passato ha costituito l’attività preponderante della popolazione siciliana, è ora in abbandono: molte difficoltà e molti problemi ne impediscono lo slancio, non ultimo quello dell’approvvigionamento idrico. Il fatto è che non si
riesce a concepire un piano di industrializzazione che tenga conto
anche dell’agricoltura, attività che più di ogni altra subisce le conseguenze della emigrazione. Né mai si è tenuto conto della nostra
realtà storica, della nostra posizione geografica, delle nostre forze, delle nostre insufficienze.
L’industria estrattiva che fino a cinquanta anni fa dava all’isola il primato mondiale è in crisi. La miniera di zolfo è ormai una
attività di carattere sociale e fallisce a causa di una politica conservatrice di immobilizzazione e di congelamento che distrugge i
suoi stessi obiettivi. C’è stato un impegno di risorse anche da
parte della C.E.E. e del Governo italiano, ma tutto è rimasto let
Case popolari:
le poche costruite
sono proibitive
per i salari dei lavoratori...
tera morta. Una politica sociale di sussistenza come quella attuata per le miniere di zolfo, non solo ha costi elevatissimi, ma è la
meno adatta per convogliare le risorse locali verso lo sviluppo.
E così, con l’agricoltura in abbandono, la scarsezza delle industrie, la mancanza quasi assoluta delle fabbriche... la disoccupazione è in costante aumento. È in costante aumento l’emigrazione
che ha coinvolto ormai una grossa parte delle risorse umane particolarmente della zona centro-meridionale della Sicilia. Qualcuno
potrebbe pensare che tale esodo sia inevitabile perché lo sviluppo
economico è movimento ed è quindi anche emigrazione. Ma niente di più sbagliato. L’emigrazione non solo non corrisponde a nessun interesse locale, ma è anche, come si è detto prima, centro
gli interessi nazionali. Bisognerebbe invece spostare i capitali al
Sud, non gli uomini al Nord. E qui il nocciolo della questione.
È assurdo che zone così ampie e così intensamente popolate come quella della Sicilia centro-meridionale, vadano spopolandosi
ad un ritmo così intenso. L’emigrazione non è un fenomeno che
coinvolge omogeneamente tutta la popolazione, ma è un fatto che
colpisce soprattutto le classi giovanili e molto spesso le categorie
più intraprendenti e capaci di nuove iniziative.
Negli ultimi dieci anni sono partiti dalla Sicilia per l’Italia del
Nord e per l’estero mezzo milione di persone. Sulle nove provincie siciliane sono ai primi posti, nell’emigrazione, quelle di Enna,
Caltanissetta, Agrigento (che ha 120.000 emigrati su 425.000 abitanti). Agli ultimi tre posti sono invece la provincia di Palermo,
quella di Siracusa, dove è stato attuato uno dei pm grandi insediamenti industriali, e infine Catania, la provincia che ha il migliore sviluppo agricolo, commerciale e industriale. E evidente
che, se qualche industria di una certa importanza è sorta nella
nostra regione, essa è stata realizzata sulle coste, inentre le zone
interne sono state completamente trascurate anche in presenza di
concrete possibilità di materie prime disponibili in loco.
E. d’A.
5
PIAGA SOCIALE
alcune zone meridionali
PACHINO
Tappe deir emigrazione: dopo gli uomini le donne - Alcuni
benefici, ma al prezzo dei sacrifici delle famglie e delTeconomia locale
In ogni tempo l'emigrazione è
stata la soluzione avventurosa di
categorie sociali in situazioni
economiche precarie per difficoltà di vario genere. Per Pachino
questa necessità si è verificata
su larga scala tanto che fra i
paesi siciliani è uno dei primi
colpiti daH’emigrazione. Ciò è
dovuto non tanto alle condizioni economiche precarie quanto
all'indole aperta, laboriosa e ardita del popolo pachinese. Il quale, loi'se perché è il popolo più
giovane della Sicilia, (si è formato alla fine del '700) ha aspiralo sempre al progresso sociale e
all'uguaglianza tra le classi. Nel
primo dopoguerra (1946-48) si
iniziò così quell'emigrazione stabile e fortunosa che portò nelle
Intervista
a donne pachinesi
emigrate
Abbiamo rivolto alcune domande a un gruppo di donne
rimpatriate definitivamente o sosolo per un periodo.
Perché ha emigrato?
M. B., Venezuela: per avere un
beneficio economico tale da poter costruire la casa anche per
la figlia.
C. L., Germania: in cerca di
fortuna: come le altre donne
sono partita anch’io col richiamo
di mia sorella. Poi lì mi sono
sposata.
B. B., Canada: mi sono sposata e sono andata con mio marito che già lavorava sul posto.
S. G., Torino: in cerca di lavoro per vivere e farmi un avvenire insieme a mio marito.
Quali i contatti con gli indigeni?
M. È.: buoni, perché era gente
cordiale e affabile.
C. L.: i tedeschi trattano bene
ma guai a fare un piccolo errore
o dire una bugia: sono duri come pietra.
B. O.: gli inglesi li ho visti da
lontano. Sono però gentili. Ho
fatto amicizia solo con i pachinesi che abitano là.
S. G.: qualche volta ho litigato a causa del dialetto ma poi
tutto finiva presto.
Che vita conduceva?
M. B.: molto confortevole.
C. L.: non buona: con il marito non andavamo d’accordo.
B. O.: bellissima. Ci divertivamo finché non sono venuti i figli.
S. G.: allegra, spensierata.
Quale lavoro? Quali risparmi?
M. B.: il marito e il figlio barbieri con buoni guadagni e agevoli risparmi.
C. L.: contadini con buoni risparmi: mi sono costruita la casa ma ancora non è finita.
B. O.: io confeziono biancheria; il marito fa il bracciante:
abbiamo arredato tutta la casa.
S. G.: io sarta, mio marito m«ratore. Abbiamo fatto la ’’roba”
per sposarci.
Perché è tornata?
M. B.: è morto mio marito per
un incidente di macchina e capirà...
C. L.: per vedere la casa e affidare mio figlio a mia madre.
B. O.: per riabbracciare i genitori.
S. G.: per vivere sempre a Pachino. Adesso si sta meglio.
Ritornerà ancora laggiù?
Ai. B.: oh, no!
C. L.: oh potessi non tornare!
B. O.: senz’altro. Dobbiamo
ancora lavorare per farci un
buon capitale.
S. G.: ormai!... Qui abbiamo
tutto: la casa, i genitori. Aspettiamo solo i figli
Maria Giardina
Rosina Scala
In 100 anni
26 milioni
In un secolo di storia italiana almeno 26 milioni di lavoratori hanno lasciato il loro luogo di origine per andare a lavorare all'estero. Il numero di
novembre e dicembre de ”Il
ponte” apparso in questi giorni in libreria, affronta questa
tematica con interessanti saggi
di Paolo Cinanni, Ernest Mandai, Mar'ios Nikolinakos, Saverio Guarna. Enrico Varcellina.
Ferdinando Di Giulio, Luigi
Bertoldi e numerosi altri. Un
interessante volume per quanti
vogliono approfondire lo studio
della tragica realtà dell’emigrazione italiana.
Il Ponte - rivista .mensile, novembre-dicembre ’74. L. 5.000.
polo che cresce, diano la sicurezza che nessuno più abbia bisogno di allontanarsi dalla propria famiglia e dalla propria ter
RIESl
terre ricche di quasi tutto il
mondo, l'unica ricchezza che Pachino possedeva; le giovani braccia dei suoi figli. Questi affrontarono con tenacia e adattamento
qualsiasi clima, qualsiasi lavoro
e qualsiasi struttura sociale delle
nazioni ospitanti. La loro vita di
immigrati e il loro successo si
differenziavano secondo le possibilità economiche di queste nazioni ed erano fortunati se trovavano in cui erano esperti. Avveniva che in alcune nazioni (Stati
Uniti, Canada, 'Venezuela, Belgio, Olanda, Germania) la loro
manodopera era più remunerata
e di conseguenza i risparmi per
le famiglie lontane erano più
copiosi. In altre nazioni, meno
nel nord Italia, con sacrifici, col
lavoro intenso giorno e notte,
con mortificazioni e disagi di
ogni genere, riuscivano a mandare alle famiglie in attesa quel
tanto necessario per costruire
una casa nuova e migliorare il
livello di vita, per far conseguire
ai figli una laurea, un diploma,:
un impiego profìcuo. Il movimento migratorio iniziatosi con
l'espatrio degli uomini validi dopo un certo tempo (1950-51) fu
integrato anche dalle donne (mogli, madri e sorelle) che a Pachino non conoscevano il lavoro
all'infuori di duello casalingo o
quello privato nei negozi o ancora quello saltuario agricolo. Il
lavoro femminile all'estero e nel
nord Italia venne considerato
una conquista sociale e ben presto le donne affrontarono anch’esse l’emigrazione: alcune andavano a raggiungere i marito
o i padri o i fratelli, altri sposavano per nrocura. Le madri in
principio non ebbero il diritto di
portare seco i figli e questi poveri innocenti erano coinvolti
nelle drammatiche situazioni
che si possono immaginare perché lasciati presso parenti non
sempre molto responsabili. A
parte i sacrifici degli emigrati
non si può negare che il popolo
pachinese ne abbia ricevuto progresso sociale e quei benefici
economici che hanno permesso
di migliorare molto la sua esistenza. Pachino non ha sbocchi
industriali ma solo attività artigianali; ha un piccolo territorio
che produce ulivi e viti. Per carenza di manodopera i prodotti
ortofrutticoli vengono abbandonati; così pure la coltura intensiva di prodotti primaticci ha
subito un notevole ristagno con
grandi perdite di capitale. Anche le tonnare sono chiuse per
la mancanza di braccianti. Che
cosa si potrebbe fare per risolvere questa situazione difficile?
Per un vero beneficio sociale la
Regione dovrebbe approntare i
capitali per migliorare l’agricoltura e la pesca, poi dovrebbe
creare delle industrie che, con i
posti di lavoro necessari^ a un no
II maggiore flusso emigratorio da Riesi si è avuto negli anni che vanno dal 1951 al 1964. Gli
abitanti da 21.0C0 sono scesi a
circa 15.000. Molti sono emigrati
all’estero ma i più si trovano
nel nord Italia e precisamente
nel triangolo industriale TorinoMilanowGendVa. Cause dell’emigrazione; chiusura delle miniere
di zolfo, poca resa dell’agricoltura, insufficiente a mantenere
le famiglie con i soli prodotti
della terra; la non sopravvivenza dell’artigianato a causa del
«boom» delle industrie manifatturiere e infine le mutate esigenze di vita. Ormai sarebbe
impossibile vivere nelle condizioni di vita di quarant’anni o
trent’anni addietro data l’evoluzione dei tempi.
L’emigrazione, se da un canto
ha portato benessere alle classi
meno abbienti dall’altro ha richiesto enormi sacrifici a tutti
gli emigrati i quali hanno trovato difficoltà di inserimento e
di adattamento nel nuovo ambiente di residenza. Se è partito
uno solo dei coniugi vi è stata la lacerazione della famiglia con tutte le conseguenze che
ciò comporta. Vi sono stati coniugi che pur di avere un lavoro
con un guadagno adeguato ai
tempi, hanno lasciato i figli piccoli in paese affidati a dei parenti o ai nonni, con sorprese a
volte dolorose. Altri si sono portati i figli dietro ma li tenevano
chiusi a casa per tutto il tempo
che essi trascorrevano al lavoro ;
otto ore al giorno dalle ore 5 alle ore 13 che i bambini passavano leggendo giornaletti o guardando la TV. Le scuole italiane
erano molto distanti e i genitori
erano impossibilitati ad accompagnarveli. Insomma episodi tristi da narrare ce ne sarebbero
tanti ma li ometto per motivi di
spazio. In questi ultimi tempi
alcuni emigrati sono ritornati e
altri probabilmente ritorneranno; infatti le ultime statistiche
portano il numero degù abitanti
a più di 16.000.
Sarina Naso
Interviste
(segue da pag. 4)
curato nelle sue cause, alle radici, minaccia di diventare irreparabile.
Ora, dall’estero, molti emigrati tornano a causa della crisi economica europea. La maggior parte si ferma al nord nella
speranza di trovare lavoro. Pochissimi tornano in Sicilia, ma
tornano col terrore di dovere
lottare contro la disoccupazione
e la fame. Ogni emigrato che
porta dentro di sé un dramma
angoscioso con aspetti che alle
volte sfuggono alle statistiche e
alle indagini. Come è accaduto
poche settimane fa a DELIA,
paese di 5.(XX) abitanti in provinca di Caltanissetta : un emigrato di 51 anni, partito per la
Germania undici anni fa, dopo
duro e faticoso lavoro, ha dovuto tornare perché licenziato. Lo
hanno trovato impiccato nella
soffitta della sua casa; più forte
di ogni cosa erano stati lo scoraggiamento, la mancanza di fiducia che la sua terra potesse
offrire lavoro e sostentamento
per sé e per la famiglia.
Eunice D’Antona
Hanno collaborato alcune unioniste di Caltanissetta, Pachino,
Reggio Calabria, Riesi.
CALABRIA
L’economia calabrese è all’ultimo posto nella graduatoria delle regioni italiane - Nuova disoccupazione per gli
emigrati che hanno dovuto abbandonare il lavoro fuori
L’economia calabrese è basata essenzialmente sull agricoltura
di tipo mediterraneo che il lavoro di bonifica delle plaghe paludose costiere, l’opera di rimboschimento della Sila ed altri provvedimenti vanno favorendo ed incrementando sempre più. Le industrie sono modeste. Qualche attività, artigianale: tessitura a mano, mobili, oggetti casalinghi. Nel complesso l’economia calabrese è ad un livello preoccupantemente basso: ultimo posto nella graduatoria fra le regioni d’Italia. Il tenore di vita, in alcune
zone di campagna, è assai primitivo ed il reddito medio individuale poco più di un terzo, poniamo, della Lombardia. Attualmente la Cassa per il Mezzogiorno, insieme con altri enti, cerca di
porgere alla Regione “diseredata” un aiuto che riesca a far decollare” la sua economia difficile. Anche la popolazione tende ad
uscire da certi atteggiamenti ormai in contrasto con i tempi nuovi e ad accogliere concezioni più moderne della vita e della società. L’emigrazione è ancora oggi forte, mentre nel passato è stata
addirittura cospicua.
REGGIO CALABRIA
Il dramma di tante famiglie distrutte dell emigrazione
Questi i « casi » risultanti da un’inchiesta fatta presso le famiglie dei miei alunni figli di emigrati: ■ . i
1. - Il marito emigra nell’America del Nord lasciando la moglie e quattro figli, di cui una minorata. Dagli U.S.A. il marito,
dopo alcuni anni, chiama la moglie e i figli a raggiungerlo. I figli,
già cresciuti, non vogliono lasciare l’Italia. La madre non sa risolvere il problema: costringere i figli a seguirla? Non è giusto. Rimanere con i figli e non seguire il marito? Ciò la fa soffrire. Amareggiata conclude: il benessere attuale mi costa molto di più della fame che pativamo prima che mio marito emigrasse. Allora la
mia famiglia era unita!
2: - Il marito lavora nel Nord-Italia e porta con sé la naoglie
perché lo aiuti a guadagnare qualcosa per comprare una piccola
casa nel paese natio. Sono costretti a lasciare il loro bambino e
la nonna e in città si adattano a coabitare con altri conterranei
in case mancanti di ogni comodità. Ma non si scoraggiano pensando al traguardo da raggiungere; la casa. Il barnbino rimasto
con la nonna, ritenendosi abbandonato dai genitori ne combina
di tutti colori: scappa da casa tutti i giorni finché viene investito
da una moto. I genitori accorsi all’ospedale gli chiedono: perche
scappi? Per raggiungervi, risponde il bambino. E così la madre e
costretta a rimanere presso il figlio, mentre il padre riparte piangendo perché vede allontanarsi sempre più il sogno di avere una
casa propria e una famiglia unita.
3. - Il marito, trasferitosi nel Nord, trova lavoro ma non casa
in cui fare abitare la giovane moglie e i figlioletti. Non volendo
star solo comincia a convivere con una donna e si forma un’altra
famiglia. In Calabria torna solo durante le ferie e le vacane natalizie e dice alla moglie: tu sei la vera moglie, l’altra no. E lei,
perché lo ama, soffre in silenzio e lavora per mantenere i figli perché il danaro che il marito le manda non basta.
4. - Due coniugi con otto figliuoli. Il padre lavora in Germania
ma quello che manda non basta per la numerosa famiglia. Uno
dei figli vorrebbe studiare ma nel suo paesino di montagna non
vi sono scuole secondarie, né alcun collegio lo vuole ospitare gra
' tuttamente. Il padre è stato licenziato e rimpatriato e adesso e
disoccupato e senza mezzi.
5. - La madre è esaurita e spesso ricoverata in clinica; va .di
male in peggio e così continuando andrà a finire in manicomio.
Il padre, per mantenere i figli e curare la moglie, va a lavorare
in Germania. I quattro figliuoli restano con la nonna vecchia che
non ha su di loro nessun ascendente. Scorazzano per la strada
facendo i monelli e non frequentano la scuola. Adesso il padre e
rimpatriato e disoccupato.
6. - Una donna, abbandonata dal marito che lavorava in Germania e non le scriveva né le mandava del danaro, si unisce ad
Frecce indicatrici
in un quartiere industriale:
le frecce resteranno,
ma il lavoro?
un altro uomo del suo paese da cui ha un figlio. « L’ho fatto per
la fame che soffrivo ».
Nel Sud tante donne sono « cattive » in bianco, cioè vedove
con il marito vivo. Anche se le donne sono fedeli, sono i mariti
che, andando fuori, le dimenticano e le tradiscono. L’ernigrazione
è una piaga sociale che deve essere presa in considerazione e curata con mezzi efficaci e non caritatevoli soltanto come la istituzione dell’A.N.F.E. che saltuariamente assiste qualche famiglia di
emigrati. Se gli emigrati riescono a guadagnare il guadagno costa
loro la distruzione della famiglia, l’isolamento, la diffidenza che
suscitano nell’ambiente in cui lavorano, ecc.
Ciononostante adesso le famiglie degli emigrati vivono in un
clima di costernazione. In patria il lavoro manca; fuori non si
può più andare e il problema del sopravvivere è diventato difficile. Lo Stato deve intervenire concretamente e dare lavoro ai
suoi cittadini perché essi non siano costretti ad allontanarsi.
Lilia Puzzanghera
6
6
.1%
Gromit
alle valli oggi
I ministeri
1 - I predicatori laici
Un tempo, e anche solo qualche anno
fa, quando il culto in una comunità era
presieduto da un laico lo si scriveva sulla
cronaca di questo giornale, faceva notizia.
Oggi non più, perché in varie comunità
deUe Valli predicatori laici entrano in un
normale .turno di predicazione e si vede
nel loro servizio la soluzione per la sempre più imminente crisi di personale pastorale. Una simile prospettiva, al momento attuale, non è affatto confortata
dai fatti.
Esiste innanzitutto un problema di età:
dei poco più di venti predicatori laici
censiti dalla commissione ministeri, circa
la metà hanno superato o stanno superando i cinquant’anni. Qualcuno anche i
sessanta, e dichiara di non poter continuare per molto il suo servizio. Gli altri
si distribuiscono in modo abbastanza regolare tra i venti e i cinquanta.
Questo significa che per mantenere il
numero complessivo attuale è necessario
che nell'insieme delle Valli inizi almeno
un nuovo predicatore laico ogni anno per
i prossimi dieci anni. Se si vuole intensificare il loro servizio è necessario che
siano due.
Un secondo problema è quello della
preparazione. Abbiamo il Collettivo
Bonhoeffer, le riunioni locali dei monitori e i corsi della Facoltà che possono essere utilizzati a questo scopo, ma non
sappiamo quanti se ne avvalgono in vista
della predicazione piuttosto che per scopi
culturali individuali. Un altro strumento è
quello della preparazione comune del servizio con gruppi di pastori. Già oggi almeno sei predicatori laici sfruttano questa possibilità, ma non sempre gli orari
delle riunioni sono compatibili con quelli
del loro lavoro. Infine si può continuare
per la via battuta finora, dello studio individuale autodidattico, senza controlli ed
affidato alla semplice buona volontà e coscienza dei predicatori stessi. Ma per
questo occorrono libri. Molti degli attuali predicatori sono stati avviati dai loro
pastori con estrema leggerezza. Qualcuno non possiede neanche un libro di teologia. Su dodici che hanno dato notizie
su questo punto, solo sei hanno almeno
una ventina di libri. Gli altri vosseggono
solo il Dizionario Biblico, la Chiave Biblica e il Nuovo Testamento Annotato o
neppure tutti questi.
È necessario affrontare un po’ più sul
serio questo aspetto. Se i fratelli chiamati al servizio della predicazione non hanno molte disponibilità finanziarie, è necessario che i concistori li dotino di un minimo degli strumenti indispensabili. Non
si può chiedere a un fratello di predicare regolarmente l'Evangelo, come capita
attualmente, se non ha una qualche possibilità di farlo sul serio. L’improvvisazione, sempre condannabile, in questo campo è bestemmia. Si pone spesso il problema della preparazione nel senso di corsi,
da concludere magari con una specie di
esamino. Non è necessario nulla di tutto
questo, ma bisogna che i fratelli che annunciano l’Evangelo abbiano la possibilità di consultare un minimo di materiale teologico.
Un aspetto interessante che si va sviluppando in alcune comunità con gruppi
di giovani è quello che potremmo chiamare un ministero collettivo della predicazione. In questi casi non è più un individuo da solo che presiede i culti, ma
due o tre giovani, in collaborazione. In
genere sono ben accettati nelle comunità
ed il loro servizio è apprezzato. Pensiamo
che questo vada molto incoraggiato, anche perché pup rappresentare un primo
passo verso una forma diversa di culto,
visto non più come un monologo di chi lo
presiede, ma come partecipazione corale
della comunità all’adorazione, all’intercessione ed alla meditazione dell’Evangelo. Mentre le chiese sono in genere restie
a forme più comunitarie di culto — anche se queste pure si stanno sperimentando da varie parti, in genere con soddisfazione di chi vi partecipa, persino quando
era inizialmente piuttosto contrario le
comunità, dicevamo, sono disponibili per
questa forma che può avere il vantaggio
di richiedere una preparazione preventiva
per chi partecipa attivamente allo svolgimento del culto. Naturalmente qùèiìa via
richiederebbe, per non sfociare in un ñuovo clericalismo, solo un po’ più allargato,
una rotàzione frequente. Purtroppo' da
questa siamo ancora lontani.
C. Tron
VAL PELLICE
Operai senza autobus
Molti operai si sono sentiti presi in giro dalla mancanza
di volontà politica
Alle 18,30 di venerdì 7 marzo, nella sala
Consiliare del Comune di Torre Pellice si
è tenuto un incontro fra lavoratori. Comunità Montana e assessore ai Trasporti
della Regione dott. Gandolfi per discutere
la grave situazione venutasi a creare nell’area del Pinerolese per quanto riguarda
i trasporti.
Dopo un primo breve intervento del
presidente della Comunità Montana arch.
Longo, ha preso la parola un operaio della FIAT, il quale ha dienunciato i gravi
fatti accaduti nella notte fra il 6 e il 7; in
seguito ad uno sciopero non preannunciato dei dipendenti della SAPAV per il
rinnovo del contratto di lavoro, gli operai alTuscita del lavoro non hanno potuto servirsi dei pullman per il ritorno a
casa rimanendo alcuni all’adiaccio fino
alle 6 del mattino dalle 23 ora in cui terminava il loro turno di lavoro. Dopo circa
20 minuti di dibattito un po’ movimentato, durante il quale gli operai, presenti nella Sala Consiliare, hanno manifestato la
propria scontentezza, ha preso la parola il
dott. Gandolfi che, se da una parte ha assicurato di far sapere ai lavoratori, tramite il sindaco, se il lunedì seguente
avrebbero funzionato o no i servizi, dall’altra ha fatto chiaramente capire di non
poter assicurare la continuità dei servizi suddetti nei giorni successivi^ né ha
formulato soluzioni in proposito.
Da questo fatto è stato tratto lo spimto
per ampliare il dibattito sulla situazione
globale dei trasporti nel Pinerolese.
La Sig.ra Cecilia Pron, rappresentante
del PCI locale, ha denimciato l’assoluta
insufficienza dei trasporti esistente non
solo nella nostra Valle ma nelTintera area
del Pinerolese che ha portato aU’emarginazione economica di quest’ultima. Concludendo ha formulato alcune proposte
fra le quali quella di avere un incontro
fra le Comunità Montane, la Regione e i
Sindacati a Pinerolo per una immediata
risoluzione del problema.
Hanno poi preso la parola sempre denunciando la situazione in questione l’assistente sociale ed alcune lavoratrici del
WEPO che si trovano in una situazione
veramente gravissima dovendo pagare
ogni settimana L. 2.000 per essere trasportate al lavoro su di un pulmino la cui gestione è in mano a poche persone. che
speculamo enormemente sulla deficenza
di trasporti pubblici nella nostra Valle.
Il dibattito si è poi concluso fra un
grande malcontento degli operai presenti
che non hanno ricevuto alcuna risposta
concreta ai loro problemi da parte dell’assessore.
Auspichiamo che le persone a cui compete questo problema sappiano trovare
un’immediata soluzione superando la burocrazia che incombe sempre in questi
oasi, e che la popolazione partecipi sempre numerosa alle riunioni della Comunità Montana facendo sentire il proprio
parere riguerdo ai problemi che ogni giorno si presentano.
M. Bellion
Comunità Montana.
Sempre nell’ambito del programma di
« servizi per la tutela della salute in età
evolutiva », a conclusione dei due incontri del 3 e 10 marzo, lo psico-pedagogista
dell’équipe Prof. Eynard, terminerà la
presentazione del tema — il RAGAZZO
del 1975 — in data 17-3-75 alle ore 14,30
sempre presso la sala consiliare di Torre
Pellice.
In quella data si concreterà anche un
programma di approfondimento su argomenti psico-pedagogici quali, ad esempio, la psicomotricità, la disgrafia e la
dislalia, la sociometría ecc.
COMUNITÀ’ MONTANA
Valli Chisone e Germanasca
Il Consiglio della Comunità Montana,
nella seduta del 7 marzo, ha ripreso in
esame la spinosa questione dell’insediamento turistico di « Pian dell’Alpe » nel
Comune di Usseaux.
Era presente anche un certo numero di
abitanti di questo Comune, i quali hanno seguito con comprensibile interesse la
discussione. Il parere del Consiglio comunale di Usseaux suirargomento era contenuto in un documento che il consigliere Augusto Blanc ha presentato come
mozione. Sarebbe troppo lungo riportare
qui la vertenza, per la quale i settimanali
locali democristiani « Eco del Chisone »
e « Lanterna » hanno versato fiumi di parole, il primo in opposizione al progetto
e il secondo del tutto a favore. Si tratta,
malgrado poco si capisca dai dati presentati aH’assemblea, di un caso di pura
speculazione edilizia, nel quale sono in
ballo miliardi, come ha ricordato anche
il sindaco di Fenestrelle.
In questo gioco di interessi, è penosa la
situazione degli abitanti di Usseaux, piccolo Comune di montagna condannato
come tanti altri alla miseria e allo spopolamento, i quali sperano di risolvere con
un villaggio turistico per gente danarosa
i loro problemi di sopravvivenza.
La società per lo sfruttamento turisti- '
co della zona è stata costituita, i terreni
a quanto pare sono già stati venduti, ma
la pratica si è arenata alTassessorato urbanistico regionale. La colpa di questo
fatto è stata attribuita dai rappresentanti di Usseaux ad un’iniziativa personale
del presidente della Comunità Montana.
Quest’ultimo si è difeso dichiarando di
non aver mai fatto niente di simile, ma
di aver soltanto richiesto su parere del
Consiglio, una sospensione della pratica
in attesa deH’approvazicne del piano di
sviluppo urbanistico della Comunità, come prevede la legge. Ora che il piano di
sviluppo del territorio è approvato, si potranno nominare i tecnici che studino anche il progetto di « Pian dell’Alpe », su
dati forniti dallo stesso Comune di Usseaux. Dopo un incontro di tecnici, il Consiglio, meglio informato, potrà prendere
una decisione. '
Su questa promessa, la discussione è
terminata, ma il consigliere Blanc ha voluto comunque mantenere la mozione duramente criticata nei riguardi del Consiglio, che Tha respinta a larga maggioranza. i,_. . .
Anche gli altri argomenti all’ordine del
giorno sono stati motivo di vivaci scambi di opinioni.
La Comunità Montana si era proposta
di estendere anche agli alunni delle scuole medie il servizio di medicina scolastica già attuato per le scuole elementari.
Alcune scuolè medie, invece, hanno già
svolto per conto loro questo servizio, pagato con un contributo della Regione. A
questo proposito, il sindaco di Porte ha
osservato che gli svariati milioni assegnati alle scuole ancora prima delTelezione degli organi collegiali è un evidente
caso di clientelismo che va denunciato.
Sarà necessario, per il futuro, evitare
questo sovrapporsi di iniziative, che non
va certo a vantaggio della collettività.
Dopo aver approvato l’acquisto di altre
patate da seme, il Consiglio ha preso in
esame le dimissioni da membro della
Giunta del sindaco di Prali e le ha discusse in assenza dell’interessato. È risultato
che il sindaco Breusa aveva rassegnato
bruscamente le dimissioni ¡esasperato dalle continue jjerfide critiche mosse da ab
tri membri del Consiglio, ma l’assemblea
ha preferito non approfondire l’argomento, perché, trattandosi di casi personali,
la seduta sarebbe diventata segreta e tutto il pubblico avrebbe dovuto uscire.
Con molta cortesia, i consiglieri della Comunità hanno respinto a larga maggioranza le dimissioni del sindaco Breusa,
sdrammatizzando così la situazione.
Subito dopo si è proposto di assegnare
al Comune di Pinasca un contributo di
750.000 lire per l’acquisto di uno scuolabus. Il sindaco di Perosa, contrario come sempre ai contributi, è intervenuto
dicendo che i soldi per gli scuolabus piovono da tutte le parti, spesso superando
le spese, per cui la Comunità Montana
sprecherebbe il pubblico denaro.
I colleghi hanno trovato molto interessante questa affermazione e il sindaco di
Roure (Roreto Chisone) ha subito ribattuto che il suo Comune ha bensì acquistato il pulmino, ma che il denaro, escluso il piccolo aiuto della Comunità Montana, l’ha dovuto sborsare di 'tàTcà''propria,
confortato, se mai, da promesse verbali e
scritte cori scarso valore monetario.
Esaurita la questionq, « Piap de;irAlpe »
di cui si è già parlato,/il, CàbsigUip'ha/fonciuso la seduta approvàndb uña variazione al bilancio di -17-6. 24 milioHi da destinare aH’assistenza scolastica e al servizio
di assistenza agli anziani che la 'Comtìnità ha già iniziato. . li. Viglielmo
dalla prima
rida (Tequesta, Palm Beach, Orlando, St.
Petersbug, Tampa) — Texas (Austin, Houston, San Antonio, Galveston, Kerrville)
— Massachusetts (Boston, Hartford) —
Connecticut (Rockville) — Rhode Island
(Providence). Il mio giro di visite terminerà a Boston la Domenica delle Palme.
Certo gli impegni si susseguono con un
ritmo accellerato; il tempo a disposizione nei vari paesi è limitato, così passo
da un incontro all’altro quasi del continuo. Ad esempio la scorsa domenica, dopo aver predicato in tre culti al mattino
in Tequesta, al pomeriggio ho preso l’aereo per Orlando. Il culto, in una chiesa
vastissima, era alle 19,30. L’aereo ha avuto un ritardo di oltre un’ora. Sono arrivato all’aeroporto alle 19; ero davvero un
po’ agitato. Un pastore era ad attendermi
e mi ha messo subito a mio agio: « la
comunità ama cantare molti inni — mi
ha detto — siamo stati avvisati del ritardo dell’aereo ed in attesa del suo arrivo
canteranno un maggior numero di strofe ».
La Domenica nelle Chiese
degli Stati Uniti
Veramente notevole è, negli Stati Uniti,
raffluenza ai culti. In varie chiese, qui in
Florida, al mattino della domenica vi sono ben tre culti: alle 8, alle 9,30 ed alle IL
E questo, non tanto per dare maggiori
possibilità di partecipazione, quanto perché, sebbene i templi siano grandi, la gente non potrebbe esservi contenuta, neppure in due soli servizi. I membri di Chiesa partecipano attivamente al culto; non
di rado vi sono tre ed anche quattro corali, la liturgia in parte è svolta da laici,
l’accoglienza dei visitatori o delle persone
nuove dell’ambiente è particolarmente
curata. Dopo ogni culto vi è- un breve incontro fraterno nei saloni della Chiesa.
Durante la domenica mattina, là ove vi
sono soltanto due culti, la gente è nei locali della Chiesa per tutta la mattina; oltre alle riunioni per genitori, vi sono
gruppi di studio biblico, gruppi di discussione su problemi di attualità; in una
comunità ho anche trovato un gruppo
impegnato nelTaggiornaménto teològfcó.
La Scuola domenicale è particolarmente
curata. Ogni Chiesa ha abbondanza di locali per le diverse classi; il materiale didattico è aggiornato; i Monitori e le Monitrici hanno tutti una notevole preparazione biblica e pedagogica. I catecumeni
hanno la domenica mattina una loro particolare attività e le discussioni sono aperte e mostrano una evidente maturazione.
I giovani sono presenti al culto e sono
proprio loro gli uditori più attenti alla
mia predicazione; dalla espressione dei
loro volti non di rado trovo incoraggiamento ad affrontare i problemi più scottanti della testimonianza del credente nel
nostro tempo. La mia predicazione è infatti centrata sulla esigenza di un chiaro
impegno nella storia.
Aldo SbafH
(continua)
Convegno
FGEI Valli
Proseguendo nelle linee di ricerca dell’anno passato, la FGEI vuole proseguire nell’analisi della situazione economica, sociale e politica del pinerolese.
In un momento in cui è particolarmente evidente la crisi nel campo dell’industria (cassa integrazione, licenziamenti in quasi tutte le
fabbriche della zona); in un momento in cui d’altra parte le Comunità Montane stanno varando i
nuovi piani di sviluppo e i sindacati lottano per la formazione del
Consiglio di zona, la FGEI valli organizza un convegno sul tema;
LA CRISI ECONOMICA
NEL PINEROLESE
Relazione introduttiva a cura di
Aldo Ferrerò : « La situazione economica e sociale : i dati ».
Pier Luigi Costa e Vaido Plavan:
«Le lotte operàie nel Pinèrolése». .-.r:..'! -i
Mauro Gardiol : « Il movirriento
contadino tra bonomiana e cooperazione _<^S!CU]?siQne.n (i V L
Il convegno’ si terrà a Perosa Argentina, pressò la Sala Lombartìini
(Cappella y.-.is ; inarato
mercoledì alle ore T4,3Ò, con' chiùsura alle 18,30.' -
7
Lettera
'.’l ,!.-Vv
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■Vìai Arna,ud, 5 -.Tel. 9:lia37)4i?;iTjorre, ReMt^
T---r—--------1- ■ ---H-'-‘.-iMtM -
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Torre Pellice: Tel. 91.365f.\"iì9U30.0
Luserna San Giovanni: Tel. 90.084 - 90.085
Val Pellicé
S. Germano
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‘Í.Í
la questi ultimi giorni la stampa locale e nazionale ha reso noto a tutta l’opinione pubblica
la drammatica situazione in cui stanno precipitando gli Istituti per minori, per via delle inaccettabili inadempienze degli Enti ,z4ss/síenzia/¿ rispetto al pagamento delle rette dovute alVassislenza ai minori.
1 Convitti Valdesi di Torre Pellice (Via Angrogna e Casa Gay) non costituiscono, purtroppo, eccezione. La situazione è ormai diventata intollerabile, non avendo ricevuto da oltre 6
mesi, una sola lira da parte delVONMI e della
Provincia. Teniamo a sottolineare che i crediti
verso i vari Enti ammontano alla somma di circa 20 milioni di lire (1° trimestre 1975 escluso). Siamo ormai con l’acqua alla gola e sul punto di chiudere gli Istituti se non arrivano tempestivamente i finanziamenti concordati e dovuti per legge. Prima di giungere ad una cosi
grave decisione, ci preme sottolineare alcuni
aspetti:
a) Il Convitto di Via Angrogna ospita attualmente 29 minori di ambo i sessi. Di questi. 21 sono assistiti dagli Enti Assistenziali
(ONMÍ - ENAOLl - ÍPÍM) e dalla Provincia di
Torino. Dodici minori provengono dalla Val Pellice (4 da Briclierasio. 4 da Luserna, 2 da Torre
Pellice, 1 da Angrogna, 1 da S. Secondo) e 9 da
Pinerolo. Dei 14 . minori ospitati a Casa Gay,
assistiti dagli stessi Enti, 4'sono del comprensorio mentre gli altri provengono da Torino in
(pianto figli di immigrati residenti a-Torino. 1/3
dei bambini: che ospitiamo d è stato affidato tramite il Servizio Sociale di-Valle.
I)) Da ciò risulta con evidenza che i Convitti si pongono obiettivamente come servizi sociali aperti alle esigenze assistenziali del comprensorio, e desiderano diventarlo sempre di più.
c) In questi ultimi tempi i Convitti hanno
di viato una progressiva ristrutturazione tesa a
creare ambienti familiari autonomi che permettano di svolgere un lavoro socio-educativo valido
e non emarginante nei confronti dei minori
affidatici.
d) Tale ristrutturazione è stata attuata in
coerenza con la prospettiva di un superamento
graduale dell’Istituto tradizionale e mira alla costituzione . di piccole comunitàralloggio aperte alle esigenze della zona.
Per tutti questi aspetti, riteniamo che tutti i
Comuni da cui provengono i minori debbano
sentirsi coinvolti nella nostra ricerca di un^assistenza alternativa che non sia né ’’beneficenza” né emarginazione e, per quanto riguarda la
drammatica situazione contingente, sentirsi corresponsabili della sorte dei minori, in maggioranza valligiani.
Pertanto chiediamo a codesti Enti Locali di
far tutto quanto è in loro potere per aiutarci a
sbloccare questa gravissima situazione che rischia
di diventare tragica a brevissima scadenza e che
non farebbe che ricadere sulle spalle di minori
già vittime di situazioni di squilibrio e di ingiustizia dovute allo sviluppo attuale della società.
Fiduciosi nella vostra comprensione, sensibilità e solidarietà porgiamo distinti saluti.
Il Comitato e gli educatori ><
dei due Convitti di Torre Pellice
Copia della lettera è stata inviata alla
Comunità Montana Val Pellice, ai comuni della valle, di Pinerolo, Torino, alla
Provincia e alla Regione, alTONMI,
ENAOLl, IPIM e p. c. ai Concistori della
zona, alla Tavola e al Servizio sociale della Federazione.
Anche nel pinerolese è aumentato il numero di coloro che lavorano a domicilio.
''I^lla i Vai' Pellice ad esempio molte donne cuciono a domicilio tessuti per l’industria delle confezioni o delle maglierie.
Non tutti però vengono assicurati contro
le malattie, gli infortuni e la vecchiaia.
Ricordiamo che recentemente è stata approvata dal parlamento una legge che regola la materia che tutela, sia pure in
modo limitato, i diritti di questi lavoratori. Per informazioni gli interessati possono rivolgersi ai sindacati o alla redazione di questa pagina.
Torre Pellice
L’Enrico Arnaud avrà domenica 16 corrente la sua seduta mensile. Il dott. Dario Varese illustrerà il progetto di sistemazione dell’ospedale valdese nei locali
del Convitto attualmente inutilizzati. La
seduta è aperta al pubblico che ci si augura numeroso data l’importanza del
tema.
Tutti sono cordialmente invitati a partecipare al dibattito che avrà luogo mercoledì alle ore 21 all’Asilo sul tema « Protestantesimo ih televisione ».
S. Giovanni
San Secondo
• Alla fine di un inverno molto secco e
mite i contadini della zona erano assai
preoccupati non solo per la minaccia di
siccità nei prossimi mesi, ma anche perché la vegetazione era eccessivamente in
anticipo; le mimose sono in piena fioritura ed anche i mandorli e, quel che
preoccupa maggiormente, i peschi cominciano a sbocciare. Dato che queste culture hanno un posto importante nell’agricoltura della zona, il rischio di una gelata a fine marzo sarebbe molto grave. Ora
da alcuni giorni piove, la neve è di nuovo scesa sulle montagne di Prarostino e
molte preoccupazioni diminuiscono.
• Domenica 2 marzo, in occasione della
domenica dei giovani il culto è stato presieduto da 6 catecumeni di IV e III anno: Paola Gaidou, Gabriella Genre, Daniela Comba, Luigi Gardiol, Renzo Rostan, Piero Ribet ; la predicazione è stata
fatta da Roberto Vicino, nostro giovane
predicatore laico. I numerosi membri di
chiesa presenti al culto hanno vivamente
partecipato alla atmosfera di impegno e
di spontaneità che si è creata e diverse
persone hanno chiesto che si faccia un
tale tipo di culto più di una volta all’anno.
• Una dozzina di sorelle di S. Secondo
ha partecipato, domenica 9, alla riunione
per la giornata internazionale di preghiera a Torre Pellice.
• Nel quadro dei lavori per la sistemazione del terreno intorno al tempio, il sig.
Marcello Malan ha offerto il trasporto
della terra eccedente con il suo autocarro. Lo ringraziamo vivamente.
• Sabato 15 marzo alle ore 20,30 nella
nostra sala la Filodrammatica di Pomaretto rappresenterà la commedia: «Il
piatto di legno », che tocca il problema
della terza età.
Vallecrosla
Si'òomutiicà che i posti alla còlonia
marina e al òÉutfipq cadetti sono esauriti.
. , < .................------------
Il, ) „..-¡I JM-. - .
, Jlsimo cqllahorato: Marie Fratte Cpisson,
' i.nGiòbfinhi Gonte, Franco .Damte..: Vino Gardiol, Giorgio Gardiol, Eugenio Stretti.
Pinerolo
Crisi della D.C.
La crisi che travaglia la D.G. si è manifestata a livello lócale con un ordine
del giorno della locale sezione qhe chiede
la sostituzione dell’attuale segretario del
partito, il sen. Fanfani, per la sua «antistorica, autolesionista, irrazionale conduzione del partito ». Ma si tratta di una
dichiarazione. che ha molte preoccupazioni elettoralistiche. Infatti la D.C. locale
teme una grossa sconfitta sul piano elettorale alle prossime elezioni comunali.
Cos’i i suoi uomini cercano, diffondendo
largamente questo ordine del giorno, di
riacquistare una credibilità che hanno
perso non solo per ciò cha la D.C. ha latto a livello nazionale ma anche per il modo con cui hanno gestito la cosa pubblica
a livello locale.
■' i ^ ' •’j, Ir "'‘f ^
• tJn gruppo d| .gòrellf dell'ipnione Femmirùlè ha partecipato =àlla' preparazione
ed allo svolgimento della giornata di preghiera della donna, a Torre Pellice. Ringraziamo TUnione di Torre per la sua
calorosa accoglienza. Peccato che le sorelle di Pramollo abbiano dovuto rinunciare ad unirsi a noi a causa del maltempo.
• Un folto gruppo di sorelle di Pinerolo
ha partecipato al culto settimanale alla
Casa di Riposo, distribuendo in seguito
un... dolce ricordo del suo passaggio a
tutti gli ospiti. Ci rallegriamo per la loro
venuta e le ringraziamo per questo gesto
di solidarietà fraterna.
• Finalmente è stato possibile di rilanciare il lavoro della Pilodrammatica su
basi più solide e, lo speriamo, durature.
È stato nominato il gruppo responsabile
nelle persone di Sigg. Anita Long, Vera
Stallé, Alfredo Baret, Stefano Rostan, Gino Eounous. Questo gruppo si riunirà sabato 15 marzo, alle ore 20,30 per fissare
un preciso programma di lavoro.
• Il gruppo di studio biblico continua il
suo lavoro di riflessione. Si riunirà nuovamente il 18 marzo.
• Domenica 16 marzo la predicazione al
culto sarà tenuta congiuntamente da tre
predicatori laici: Andrea Ribet, Fortunato Gagliani, Marco Gay. Li ringraziamo
fin d’ora per la loro venuta.
L’8 marzo, a Ferrerò, si sono riuniti
per la prima volta i consigli di interclasse delle scuole elementari della Val Germanasca, per esaminare i pipblemi scolastici più immediati.
L’inserimento degli alunni sottodotati,
l’assistenza scolastica dopo la scomparsa
dei Patronati e la ricorrenza del 25 aprile, sono stati gli argomenti discussi da
genitori ed insegnanti.
La prossima seduta dei consigli di interclasse è stata fissata, sempre a Ferrerò, per sabato 5 aprile, alle ore 20.
Bomba.
Gli studenti che mercoledì 5 marzo si
sono recati al Liceo Scientifico vi hanno
trovato i carabinieri che hanno chiesto
loro di rimanere fuori. Motivo la presunta presenza di una bomba. Terminata la
perquisizione gli studenti potevano poi
entrare.
Il fatto va inquadrato nella strategia
della tensione che si sta sviluppando in
tutto il paese. Attraverso provocazioni
come queste le forze reazionarie sperano
che l’opinione pubblica sviluppi una richiesta di ordine che permétta loro ima
gestione autoritaria del potere.
Il Comune di Pinerolo ha ottenuto dalla Regione Piemonte l’autorizzazione ad
effettuare un corso di preparazione per
Bibliotecari che si svolgerà presso la Biblioteca Alliaudi sotto la direzione del
Dr. Parisi. Il corso ha la durata di- due
mesi, con inizio verso la inetà di aprile.
Le iscrizioni si chiudono il 20 c. m., le
domande vanno inviate alla Segreteria
della Biblioteca.
Doni per rAsilo
di luserna S. Giovanni
Italia Stabile S.OOO; Enrichetta d’Armand 5
mila; fam. Billeur 40.000; Irene Malan 10.000;
Lucia Notario 2.000; Giulia Gay 5.000; Irene
Sciavi e mamma (Ventimiglia) 10.000; Tilde
Hernuth (Ventimiglia) 10.000; sorelle lardella
(Vallecrosia) 1.000; sorelle lardella in mem. di
Esterìna Gay (Vallecrosia) 1.000.
A.P.A., in mem. di Renato Berlin 20.000;
Gustavo Berlin in mem. del pastore Renato
Berlin 10.000; Michelin Edoardo (T. P.) 10.000;
in mem. di Arturo Vola, i familiari (T. P.)
50.000; N.N., riconoscente (ricov. Asilo) 20.000;
Adelina e Guido Pasquet (T. P.) 50.000; Bianca e Carlo Malan e famiglia 10.000; Vreni e Roberto Hilficher (To) 500.000; Gay Paimira (GePrà) 2.000; Bosio Edmondo (Pinerolo) 20.000.
Lidia Gay (T. P.) 5.000; Elisa Ribet (S. Germano Chisone) 5.000; Giulio e Giovanna Lapisa
in mem. zia Alice Ricca 5.000; Giulio e Giovanna Lapisa 5.000; in mem. di Arthus Caterina, i vicini di casa 16.000; Mario e Bianca Benech in mem. zia Arthus Caterina 15.000; Lidia Cairns T. P.) 25.000; Alberto Besson (T. P.)
25.000; Alda Toselli Albarin 25.000; Adriana
Albarin 20.000; Revel-Bonin Dorina, riconoscente, (ricov. Asilo) 60.000.
Berlin Lamy e famìglia in mem. di Renato
Berlin (New York) 9.600; Malanot Lina e Anna
in mem. dei loro cari 20.000; famiglia Giacobino 5.000; Jouve Alice in mem. di Renalo Berlin (T. P.) 10.000; I. C. in mem. di Adolfo
Jouve (T. P.) 10.000; Scuole Domenicale dei
Peyrot 10.000; Bruno e Albina Jallà 10.000; gli
ospiti di Villa Elisa in mem. della sig.ra Lucher
(T. P.) 20.000; Rostan Eugenio e famiglia
15.000; Malan Maddalena ved. Gaydou 10.000.
Ada Bertalot in mem del nonno 10.000; Rita
e Rinaldo Malanot 10.000; Hugou Daniele 5.000;
Meynel Mario e Albina 6.000; Unione Femminile di Bordighera-Valleorosia 30A00; Agnofoghi
Davide (Ge-Borgosotto).2.000; -Chiesa Valdese di
Bordighera-Valleorosia 50.000; famiglia JaUà
(Bordigh.-Vallecrosia) 100,000; Giovanni e Letizia Grill (Bordighera) 10.000; Guido e Berta
Mathieu (id.) 10.000. , ,
Ringraziatno ùioltb vivaniénte per la solidarietà che continua a manifestarsi a favore della
nostra opera. Ricordiamo che per le offerte può
essere uCato il c.c. n. 2/16947 « Asilo Valdese »
Luserna San Giovanni (Torino).
Doni Eco-Luce
Luigi Masino, Varese, 5.000; Giulia Balmas,
Luserna S. Giovanni 1.000; Irma Mussano, Torino 2.000; Laura Micol, Perosa Argentina 1.000;
Rocco Giuliani, Forano Sabino 1.000; Torquato
Scarinci, Forano Sabino 1.000; Luigi Cecchitelli,
Forano Sabino 1.000; Tecla Betti, Latignano Cascina 1.000; Vincenzo Paraci, Caltanissetta 1.000;
Franco Bonnet, Luserna San Giovanni 1.000.
Rita Alimonda, Genova 500; Eulalia Tron
Trogliotti, Vercelli 5.000; Elvidio Mattone,
Coazze 1.000; Gemma Peruggia, Arezzo 500;
Laura Sbaffi, Roma 1.000; Laura Lodi, Luserna
San Giovanni 1.000; Graziano Cannilo, Casavalore 5,000; Maurizio Americo, Tradate 1.000;
Luigi Rapini, Genova 1.000; Dario Bertrando,
Rivoli 1.000.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Clotilde Ciordan vedova Pons
(Matilde)
riconoscenti ringraziano tutti coloro che di presenza 0 con scritti, hanno preso parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare al Pastore
A. Taccia ed al Doli. P. Scarognina.
Luserna S. Giovanni, 6 marzo 1975.
« E fattosi sera, Gesù disse: passiamo
all’altra riva » (Marco 4: 35)
E piaciuto al Signore richiamare a sé, dopo
lunga malattìa, ,
Daniele Malan
di anni 89
Ne danno l’annuncio la moglie Long Lina, R
nipote Malan Carlo con mamma e famiglia ed i
parenti tutti.
Luserna San Giovanni, 10 marzo 1975
I familiari riconoscenti ringraziano tutte le
gentili persone che hanno partecipato al loro dolore. Un grazie particolare al Dott. Scarognina,
alla signora Paola Besson e Lucia Anrico.
RINGRAZIAMENTO
Papà, mamma, sorella e fratello esprimono la
loro gratitudine e riconoscenza a tutti coloro che
hanno dimostrato affetto e stima al loro caro
Piero Codino
di anni 18
Un particolare ringraziamento a Mèdici e Personale infermieristico del Reparto Neuro dell’Ospedale (cE. Agnelli» di Pinerolo, Molinette, S.
Camillo e S. Giovanni Battista di Torino, al Pastore Genre, ai compagni di lavoro del papà, di
Erica e Franco, al Gruppo Giovanile e AVIS di
Prarostino, agli amici e vicini di casa che sono
stati loro vicini durante la lunga malattia e nel
momento della dipartita del loro Caro.
Prarostino, 5 marzo 1975.
RINGRAZIAMENTO
La moglie e i figli del Compianto
Guido Restaing
commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro Caro,
sentitamente ringraziano tutti coloro che sono
stati di aiuto e di conforto nella dolorosa circostanza.
Un ringraziamento particolare ai signori medici e infermieri delFOspedale Civile di Pinerolo, reparto neuro, ai sigg. Pastori Davite e Genre,
ai vicini di casa, parenti ed alle Associazioni
ANA di S. Secondo e Prarostino.
S. Secondo, 25 febbraio 1975
RINGRAZIAMENTO
Ester MarceIMna Pons ved. Munzi
deceduta a Firenze il 25 febbraio 1975.
Le figlie Milvia e Liliana ringraziano commosse il pastore Santini e le amiche tutte che
hanno circondato di affetto e di cure la loro
mamma durante Pultimo periodo della sua malattia.
Londra, 2 marzo 1975
8
8
Vita italiana
a cura di emilio nitti
INIZIATIVA POPOLARE
Una proposta
Corsa a rlpstra '' S. I.
® " I Negli scorsi mesi di giugno e luglio di- La possibilità della proposta di legge
La politica di Fanfani e lo squadrismo fascista
elettoralistiche sbagliate oltreché scorrette
Manovre
È un dato indiscusso che l’on. Fanfani
sia un segretario di partito molto attivo
e che quando fa una scelta la conduce
fino in fondo. Dalla campagna per il referendum egli ha preso una posizione
chiaramente reazionaria e tale posizione
sta consolidando aH’interno della DC. La
sua risposta negativa all’ipotesi di collaborare al compromesso storico era scontata, sebbene egli ne abbia dato una interpretazione restrittiva ed esclusivamente
di politica governativa, ignorando le sue
implicazioni sociali ed economiche, che,
comunque, si stanno facendo strada, nonostante la sua opposizione e il recente
scioglimento dell’organizzazione giovanile
democristiana. Non altrettanto prevedibile era la ripresa di un atteggiamento istericamente anti-comunista. È nella cornice
di questa politica che vanno spiegati la
ripresa dellp squadrismo dei giovani di
destra in generale e, in particolare, i
recenti gravi episodi di violenza fascista a
Roma. (La consulta antifascista ha denunciato a Napoli 131 episodi di criminalità
daH’aprile ’73 ad oggi). Il disorientamento in questi casi delle forze dell’ordine è
più che comprensibile: questi « giovani
nazionali », in fin dei conti, non rendono
concreto quell’anticomunismo che l’on.
Fanfani ayerma nei suoi discorsi? Perché
reprimerli? Non che questo sia il pensiero di tutti, ma in questi casi è sufficiente che dubbi assurdi del genere vengano a qualcuno! E quando poi intere
città sono a. soqquadro, ecco la proposta
geniale, l’idea luminosa: una proposta di
legge della DC, che meglio consenta la difesa deH’ordine pubblico. Non si parla più
di fermo di polizia, (su questo insistono
solo i socialdemocratici), ma si propongono pene più gravi e restrizioni alla libertà provvisoria. La proposta è propagandata da discorsi e articoli che sottolineano la convenienza di colpire contemporaneamente la criminalità comune e
quella politica. Mentre i giornali della
sera a grandi titoli recitano « Il cittadino
è preso dalla paura. Napoli in un clima di
feroci violenze. Restaurare l’ordine democratico » ecc., Fanfani afferma « la misura è colma ».
Rispondendo in Senato alle interrogazioni sugli incidenti di Roma, in cui è
morto un giovane neofascista greco, il
Ministro Gui ha fatto una bella professione di antifascismo ed ha accusato il
MSI di avere dato ,.« yno spettacolo miserando di tentativi di speculazione e di
prepotenze » e l’on. Almirante di avere
pronunciato parole contenenti « rimplicito invito alla guerra civile ». Ma in realtà
lottare contro il fascismo non richiede
nuove leggi né belle dichiarazioni, bensì
volontà politica, come per estinguere la
criminalità in generale non bastano le leggi repressive vecchie e nuove, ma occorrono nuove scelte di politica economica.
Se tutto si risolvesse nella semplice repressione e nell’accrescimento del potere
esecutivo, verrebbe il sospetto che la volontà della DC (o meglio di alcuni suoi
capi), sia esattamente di realizzare quel
tipo di governo che vorrebbe il MSI. In
questi giorni di violenza squadristica è
saltato più di un bottone del doppiopetto
di Almirante e all’interno del suo partito
sono in molti a contendersi la successione o almeno la supremazia: vincerà il più
forte e il terreno per misurarsi è quello
delle aggressioni ai giovani democratici,
del disordine in piazza, dei contatti poli
Comitalo di Redazione: Bruno Bellion, Valdo Benecchi, Gustavo Bouchard, Niso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore respontabiie : GINO CONTE
Direttore : GIORGIO TOURN
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per parola.
Reg. al Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Loop. Tipografica Subalpina - Torre Pellice
tic! ed economici internazionali, fi comunque comprensibile l’incertezza dell’elettorato per bene del MSI (una buona
parte dei 3 milioni di voti delle ultime
politiche) e appare evidente che la DC di
Fanfani si presenti come un’ancora di salvezza, accanto al PSDI e in concorrenza
col PSDI, per raccogliere questi sbandati.
Può sembrare una manovra astuta: è in
realtà sbagliata, oltre che scorretta.
Per conquistare questi elettori la DC
dovrebbe innanzitutto cominciare a governare meglio, chiarendo così che l’ordine non può essere separato dalla dernocrazia e da scelte economiche popolari; ma questo è impossibile senza realizzare ampie convergenze dei partiti antifascisti e quindi è impossibile per l’anticomunismo cieco delì’on. Fanfani! Non
resta alla DC che occupare il posto politico del MSI, ma indirettamente così ne
valorizza le scelte politiche, fondate sui
miti ingannevoli del governo forte, dell'ordine a tutti i costi e del pericolo commista. Su tali miti rinasce sempre il fascismo e non c’è alcuna garanzia in più
se sono affermati dalla DC anziché dal
MSI. Per questo il calcolo fanfaniano è
sbagliato perché la DC potrà magari, forse, conquistare oggi questi elettori, ma li
perderà invetabilmente domani, dato che
non ne ha favorito la maturazione politica in senso democratico.
Negli scorsi mesi di giugno e luglio diverse decine di consigli di fabbrica (di
Milano, Venezia, Bari, Trento) lanciarono la proposta: raccogliere cioè 50 mila
firme necessarie per proporre una legge
di iniziativa popolare che mettesse fuori
legge il movimento sociale italiano.
Lo scorso 1° febbraio è stata ufficialmente aperta una campagna nazionale di
adesioni politiche all’iniziativa lanciata
direttamente dagli operai.
Frattanto, nelle grandi città si tengono
iniziative analoghe, dibattiti, manifestazioni, discussioni aperte su questo tema,
per passare poi alla raccolta delle firme.
A Torino il prof. Quazza, presidente del
circolo della Resistenza, nell’aprire la
campagna per le firme ha fra l’altro detto : « Chiedere che il msi venga posto fuori legge non significa solo voler cancellare la vergogna di una Repubblica che
si afferma nata dalla Resistenza, significa promuovere un dibattito di massa capace di obbligare i partiti a prendere posizione sui legami fra la centrale del terrorismo, il potere economico e l’apparato dello Stato ».
La proposta di legge esiste già. Il testo,
che si compone di 19 articoli, è stato presentato dai promotori alla Corte di cassazione e già annunciato sulla Gazzetta
ufficiale n. 170 del 1° luglio scorso.
La proposta di legge prevede lo scioglimento del msi e delle organizzazioni
collegate perché contrario alla Costituzione che vieta la riorganizzazione del
partito fascista, la confisca dei beni e dichiara immediatamente decaduti i parlamentari eletti.
la settimana internazionale
a cura di tuli io viola
EREDI DEL MAHATMA?
I seguaci di Gandhi, il celebre apostolo della disobbedienza civile e della
non-violenza assassinato da un nemico fanatico nel 1948, chiamavano « Mahatma »
(= grande anima) il proprio maestro. Ma
chi sono oggi gli eredi di Gandhi? Certamente ve ne sono oggi in India, forse anche molti, ma non ci sembra che abbiano alcun peso nella classe dirigente di
quello sventurato paese. Infatti l’India
partecipa oggi alla corsa agli armamenti,
e al militarismo, non meno delle nazioni dell’occidente cosiddetto cristiano.
Leggiamo su « Le Monde » del 1.5.75 che
« l’India e l’URSS hanno espresso la propria “ansietà” a proposito della ''corsa
agli armamenti” in Asia. Così dice il comunicato comune, pubblicato al termine
della visita, a Nuova Delhi, del ministro
della difesa sovietica, il maresciallo
Gretchko. Tuttavia il comunicato non nomina né il Pakistan, né gli USA. E neppure fa parola dei rifornimenti militari
che l’URSS ha promessi all’India. Si sa
soltanto che le due parti hanno trattato
argomenti riguardanti “la cooperazione
nell’industria, orientata verso la difesa”,
“la sicurezza regionale”, “i problemi logistici” e che esse “sono giunte a conclusioni soddisfacenti”. In particolare
TURSS si sarebbe impegnata ad aiutare
l’India a fabbricare un tipo perfezionato
d'aereo Mig, e a modernizzare la sua marina di guerra.
Il Gretchko pensa che “la signora Gandhi si recherà presto in visita a Mosca”,
e ha trovato il proprio viaggio “molto utile e piacevole".
Mentre l’India devia sempre più dal
dogma socialista in materia d'economia,
dando prova di grande liberalità verso le
industrie private e allentando i controlli
dello Stato, essa subisce la tentazione di
allinearsi vieppiù su Mosca nelle questioni concernenti la difesa. Conseguenza della “delusione” provata per la ripresa dei
rifornimenti militari US.'^ al Pakistan. La
collera dei dirigenti di ttuova Delhi ha
raggiunto il colmo, quan'^o il dipartimento di Stato USA ha precir.ato che Isiamabad (la capitale del Pakistan) è ora libera di comprare tutte le armi, fatta solo
eccezione di quelle nucleari. Per limitare
la portata della propria decisione, Washington ha sottolineato che il Pakistan
dovrebbe pagare in contanti i propri acquisti: non avendo dunque il Pakistan
grandi disponibilità finanziarie, i suoi acquisti dovrebbero contenersi entro limiti
modesti. Malgrado ciò, a Nuova Delhi si
teme che il Pakistan possa disporre di
fondi provenienti da taluni paesi produttori di petrolio ».
Completamente inserita nella strategia
politica e diplomatica delle potenze, l’India non può evidentemente rifiutarsi di
« stare al gioco ». Le reazioni si propagano a catena. Così (si legge su « L’Espresso » del 2.3.’75): « Abdul Qauyum Khan,
ministro dell'Interno del Pakistan, ha accusato l’Afghanistan di seminare discordia nelle regioni pakistane del nord-ovest
e nel Beluchistan. In queste zone infatti
crescono i fermenti separatisti che mettono in difficoltà il governo d'Islamabad
e lo hanno costretto a proclamare lo stato d’emergenza. Che interessi ha l'Afghanistan a incoraggiare le attività sovversive in territorio pakistano? Il presidente
dell’Afghanistan, Mohamed Daud, si recherà nel mese di marzo in visita ufficiale
in India e domanderà a Indirà Gandhi assistenza tècnica e militare per il suo paese. In cambio di quest’appoggio continuerà a fomentare disordini nel Pakistan,
tradizionale avversario dell'India ».
LA POLONIA TEME LA GERMANIA
OCCIDENTALE
Questa notizia, fra molte altre, ha
riportato a Parigi il ministro degli esteri
francese Sauvagnargues, rientrando, alla
fine di febbraio, da una breve visita a
Varsavia.
« 7 polacchi sono vivamente preoccupati da diversi indizi (ha riferito il Sauvagnargues), e da questi portati a concludere che le autorità di Bonn sono meno
interessate, che ai tempi del cancelliere
Brandt, alla collaborazione con la Polonia. Le richieste dei tedeschi, concernenti
ad es. il rimpatrio di parecchie migliaia
di Polacchi d’origine tedesca (secondo loro), e il loro rifiuto di prendere in considerazione la richiesta polacca d’un indennizzo ai deportati durante la guerra, sono sintomi (secondo Varsavia) d’un irrigidimento di Bonn. Lo stesso irrigidimento si manifesterebbe a Ginevra, dove i tedeschi occidentali cercherebbero di ritardare la conclusione della CSCE (=Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in
Europa), e d’ottenere che gli accordi finali lascino aperto il problema della riunificazione delle due Germanie. Ma questo (si dice a Varsavia) la Polonia non
accetterà mai! (...)
Oltre a ciò, la delegazione francese che
ha accompagnato il ministro, ha riportato l'impressione che la Polonia si preoccupi dell'integrazione dei "Nove” (i paesi
aderenti al “Mercato Comune”), a causa
del potere che, su di essi, vuol acquistare
la Commissione di Bruxelles, potere giudicato dai polacchi eccessivo. Questi temono che l'integrazione economica dei
“Nove” abbia a produrre “pratiche commerciali discriminatorie” ». (Da « Le Monde » del 1.3.’75).
La possibilità della proposta di legge
« dal basso » è contemplata dal 2° comma
dell’art. 71 della Costituzione che dice:
« Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi
mediante la proposta, da parte di almeno 50 mila elettori, di un progetto redatto in articoli ».
Assistenza
emarginazione
e lotta di classe
Un sindacalista, Gianni Alasia, un operatore sociale, Francesco Santanera, e
due esponenti del PCI, Mario Gallina e
Gianni Freccero sono gli autori di un interessante volumetto pubblicato recentemente da Feltrinelli L In 200 pagine di facile lettura sono contenute le analisi più
interessanti che il movimento operaio ha
condotto sul problema dell’assistenza. Attraverso una ricerca storica sulle istituzioni assistenziali vengono messe in luce
le connessioni tra strutture economiche
apolitiche è soluzioni assistenziali. Interessante a questo proposito il capitolo
dedicato al cristianesimo primitivo di cui
sono analizzati i concetti di agape e servizio e la sua evoluzione fino alla istituzionalizzazione della « beneficienza ». Nel
libro vengono poi analizzati i vari problemi connessi alla gestione dell’assistenza oggi e vengono date prospettive di lavoro basate non sulla gestione di istituti
di assistenza ma sul controllo democratico del modo di funzionamento degli
stessi. Per l’importanza della materia e
per l’attualità dei problemi posti raccomandiamo la lettura di questo libro anche in vista del convegno indetto dalla
Federazione sulla riforma dell’assistenza
previsto per il mese di aprile a Firenze.
^ Assistenza, emarginazione e lotta di classe a cura di Alasia, Freccero, Gallina e Santanera,
- I nuovi testi feltrinelli - L. 1.800.
Ospedali
Mercoledì 5 marzo si è svolto lo sciopero del personale negli ospedali: motivo la mancata applicazione del contratto
firmato fin dal giugno del 1974. Si oppongono a questo contratto gli interessi dei
medici e di molti amministratori ospedalieri. Il contratto infatti contiene norme
fortemente innovative per quel che riguarda il rapporto di lavoro (inquadramento unico medici altro personale) e il
modo di funzionaménto dell’ospedale
(creazione dei dipartimenti ecc.). Sono in
programma altri scioperi per la metà e
la fine del mese di marzo.
— È stato raggiunto presso il ministero del lavoro l’accordo di massima per
il rinnovo del contratto di lavoro dei dipendenti delle case di cura private scaduto il 31 dicembre 1973. L’accordo parifica il trattamento economico e normativo a quello degli ospedali pubblici. I nuovi livelli retributivi scatteranno dal luglio
prossimo.
Un concordafo
in meno
Bogotá (bip) — Il nuovo presidente
della Colombia, Alfonso Lopez, ha recentemente ricevuto una delegazione di 11
responsabili delle Chiese Protestanti di
quel paese. Il colloquio ha avuto per tema alcune importanti questioni: il riconoscimento del matrimonio civile, l’abolizione del Concordato col Vaticano (che
è del 1887), la soppressione dell’Accordo
sulle Missioni secondo il quale la Chiesa
cattolica ha la esclusiva per il lavoro di
educazione e l’attività religiosa tra le tribù d’indiani, la concessione ai protestanti della libertà « di servire nelle scuole,
nelle università, negli ospedali e nell’esercito », il diritto di poter predicare l’Evangelo anche in edifici pubblici, l’uso della
radio e della televisione.
Il presidente ha assicurato che avrebbe compiuto ogni sforzo per concedere a
tutti i colombiani la libertà di religione
e di parola.