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ECO
DELLE mu VALDESI
BIB.MOTFCA VALDESS
10066 TORRE PEILICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
ABBONAMENTI / L. 4.000 per l’interno
l L. 5.000 per l’estero
Anno 111 - Num. 4
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TORRE PELLICE - 25 Gennaio 1974
Amm. : Via Cavour, 1 bis * 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Prepotenza
cristiana
e la croce
Non intendo aggiungere molto inchiostro al moltissimo che è stato e
sarà versato a proposito del referendum abrogativo sul divorzio. Su queste colonne ci si è già più volte pronunciati in merito ( v. pure a pag. 6).
Desidero solo ribadire due cose.
In primo luogo, sul piano civile, volere l'abrogazione della legge istitutiva del divorzio è un atto di prepotenza. Infatti, nei termini essenziali, la
questione è questa : la legge non lede
alcuna libertà non costringendo nessuno, ma sancisce la libertà di ciascuno di valersi o non valersi della
possibilità del divorzio, in base alle
proprie esigenze e convinzioni ; invece la ventilata abrogazione della legge, tipicamente antidemocratica, ristabilirebbe l'imposizione a tutti i cittadini di una norma le cui motivazioni sono religiose-ideologiche, non civili : la
posizione di alcuni ( non importa se
molti ) prevarrebbe sulla libertà di altri ( non importa se pochi ; del resto,
non è detto che siano così pochi). L'alternativa è di un'evidenza solare. Come patente è la prepotenza di chi la
impone ai paese. Di per sé, per il fatto stesso di essere stato richiesto e
imposto, questo referendum è, nella
sostanza, antidemocratico : un ennesimo passo indietro, ma dei più gravi,
rispetto allo spirito della Costituente
repubblicana. C'è solo da augurarsi
che, dovendolo fare, l'arroganza dei
prepotenti sia debitamente rintuzzata.
In secondo luogo, sul piano cristiano, la campagna per il referendum
abrogativo è una desolante contro-testimonianza all'Evangelo. Anche chi,
a differenza da noi, continua a vedere
nel matrimonio un sacramento, nel
quadro della fede cattolica, se legge
e ascolta l'Evangelo della croce come
può pretendere imporre la sua convinzione cristiana ( cattolica ) a chi non
la condivide? Non si accorge forse di
quale rinnegamento ciò rappresenti
nei confronti di colui che ha accettato
persino il vergognoso fallimento della croce ma non ha voluto imporre ad
altri (e l'avrebbe potuto) la fede e il
comportamento che ne deriva? Non
si rende conto che la doverosa testimonianza a Cristo e al suo insegnamento non può, a rischio di snaturarsi radicalmente, seguire altra via che
la sua : lasciarsi discutere, contestare,
rifiutare, deridere, rimanendo se stessi? Grazie a Dio, nel cattolicesimo vi
sono anche coloro che, restando cattolici, hanno compreso questo e si dispongono, pure in questo frangente,
ad agire di conseguenza. Sarà un'occasione di contarli. Una volta ancora,
comunque, il Magistero romano ha,
finora, mancato al mandato che pretende di esercitare: guidare il popolo
cristiano secondo l'Evangelo di Gesù
Cristo. Gino Conte
18-25 GENNAIO: SETTIMANA ECUMENICA DI PREGHIERA
lo frQQ¡
UNITA’ E DIVISIONE feffe
« Non son venuto a metter pace ma
spada. Perché son venuto a dividere... »
(Matteo 10: 34-35). « Voi tutti siete uno
in Cristo Gesù » (Calati 3: 28). Queste
due parole costituiscono i due poli
evangelici deH'ecumenismo. Occorre tenerli presenti entrambi. Sovente invece
si ricorda solo il primo dimenticando il
secondo, o solo il secondo dimenticando il primo.
« Son venuto a dividere... ». Prima di
unire, Gesù divide. Non c’è solo un’unità cristiana, c’è anche una divisione cristiana. Non è affatto detto che le attuali divisioni fra cristiani riproducano la
vera divisione cristiana. Benché siano
così numerose le divisioni fra ie chiese
e dentro le chiese, non è detto che stiamo vivendo la divisione che Gesù porta
con sé. Potrebbe darsi che siamo, sì,
divisi, ma non da Gesù, non a motivo di
lui. Potrebbe darsi che, benché divisi
in molti modi e per molti motivi, dobbiamo ancora o di nuovo conoscere la
vera divisione cristiana, quella che Gesù, com’egli stesso dice, è venuto a portare.
E come si può essere divisi, tra cristiani, non a motivo di Gesù, così pure
si può essere uniti, tra cristiani, senza
di lui. Essere divisi o uniti, a questo
punto, conta poco. Quel che conta è il
posto di Gesù nelle nostre divisioni e
nelle nostre unità. Meglio essere divisi
a motivo di lui che uniti senza di lui!
L’obbiettivo del movimento ecumenico
non è solo di portarci dalla divisione
all’unità; è anche di farci riscoprire e
rivivere, aldilà delle nostre divisioni
sovente solo umane, la vera divisione
cristiana. La ricerca dell’unità non
esclude, anzi implica la necessità della
divisione provocata da Gesù.
Ma qual’è questa divisione? Non è
quella tra buoni e cattivi, tra santi e
peccatori, tra religiosi e laici, neppure
tra credenti e increduli (chi può dire
che i Farisei non fossero credenti o
che, inversamente, i pubblicani fossero
modelli di fede?). La divisione che Gesù provoca è quella tra chi, davanti all’annundo evangelico, si ravvede e chi
non si ravvede. E questa la divisione
cristiana. Una divisione, dunque, che
non passa solo fuori ma anche dentro
di noi, non solo tra gli uomini ma dentro ciascun uomo. Gesù divide noi stessi. Questo anzi è il segno che Gesù ha
fatto breccia nella vita di un uomo: quando questi comincia a sentirsi
in contraddizione con se stesso, diviso,
combattuto a motivo di lui.
Gesù divide di dentro ma anche di
fuori. « Chi non è con me, è contro di
me » (Matteo 12: 30). Davanti a lui non
siamo solo in contraddizione con noi
stessi, lo siamo anche con altri. Gesù è,
per tutte le generazioni, « segno a cui si
contraddirà » (Luca 2: 34). Questo significa che non sarà facile mettersi d’accordo intorno a lui: gli animi si divideranno, ci saranno dissensi, mancherà
l’unanimità. Gesù resta, attraverso le
generazioni, un problema aperto, che
nessuna decisione ecclesiastica e nessuna definizione dogmatica potranno mai
chiudere.
Ci si può chiedere: Perché Gesù deve
dividere? Non sarebbe più bello se unisse soltanto? Non sarebbe più facile la
unità degli uomini se non fosse preceduta da questa necessaria divisione?
Perché Gesù non rinuncia a « metter
spada », cioè divisione (ce ne sono già
tante!), e non si dedica piuttosto interamente a unire gli uomini divisi? Gesù
deve dividere perché è venuto a togliere
dalla vita e dalla storia quello che la
Bibbia chiama il peccato, in tutte le sue
innumerevoli espressioni, personali e
collettive, laiche e religiose. Gesù deve
dividere perché siahio uniti nel peccato e dal peccato! In questo siamo veramente tutti uniti! È per rompere questa unità che Gesù è venuto. « Voi tutti siete uno in Cristo Gesù » — e non
più, come prima, uno nel peccato.
« Siete tutti uno... ». Non c’è solo una
divisione cristiana, ,c’è anche un’unità
cristiana, anche se ci riesce tanto difficile viverla, non solo tra le diverse chiese cristiane ma anche all’interno di
ogni singola comunità locale. « Tutti...
uno ». « Tutti » vuol dire nessuno escluso. L’unità cristiana è universale. Ma
chi sono, in concreto, questi « tutti »?
Sono Giudei e Greci, schiavi e liberi,
maschi e femmine, .sono cioè persone
che vivono e portano nella loro esistenza e nel loro stesso corpo le più profonde divisioni esistenti tra gli uomini: la
divisione religiosa («Giudei e Greci»),
che allora era anche razziale in quanto
il popolo di Dio coincideva con un’entità razziale e nazionale specifica; la divisione sociale («schiavi e liberi») —
la più radicale divisione sociale mai
esistita tra esseri umani; infine la divisione sessuale («maschi e femmine»),
che nel progetto creatore di Dio non
era una divisione ma solo una differenza per consentire un’unità più profonda
e completa ma che nel corso della storia è diventata una vera divisione.
Dunque voi tutti, che siete divisi secondo le più profonde divisioni esistenti
(più divisi di quante voi lo siete non si
può essere!) — voi; tutti siete uno in
Cristo Gesù. “Ì
Che vuol dire? Vuol dire che in Cristo Gesù le vostre divisioni — le più
grandi che esistano al mondo — sono
superate. Non coperte, non camuffate,
non dimenticate, non sublimate, ma superate. «Voi siete» (non siate!): è un
fatto, non un’esortazione. Cristo vi unisce. In lui la vostra divisione non è più
una divisione. In lui non siete più divisi
ma « uno ». Come è possibile? In che
modo Gesù unisce gli uomini divisi? Li
unisce rendendoli fratelli. La fraternità
è il vincolo dell’unità cristiana. Non è
l’unità che crea la fratellanza ma la fratellanza che crea l’unità. Siamo uniti
perché siamo f ratelli (non fratelli separati), e siamo fratelli perché in Gesù ci
ritroviamo figli dell’unico Padre. Nessuna unità sarà mai possibile senza fraternità, e nessuna fraternità sarà mai
possibile senza Dio Padre di tutti in
Gesù Cristo. Anche sul piano politico e
sociale, dove si registrano fortissime divisioni e insanabili conflitti, noi crediamo che il discorso della fraternità sia
il vero fondamento per quello della
uguaglianza.
Ma proprio perché in Gesù scopriamo, sì, un Dio Padre, ma Padre non di
pochi ma di molti. Padre nostro, cioè
non .solo mio ma anche tuo e suo —
per questo l’unità cristiana non è chiusa ma aperta, Gesù non ci unisce solo
tra noi ma ci unisce agli altri, a quelli
da cui siamo lontani, a quelli che avevamo perduto per strada o scartato: i
« pubblicani e peccatori », gli ultimi che
diventano primi, i malati che sono reintegrati nella comunità umana, gli alienati («indemoniati») che ritrovano se
stessi e gli altri, i poveri che inaspettatamente si sentono cercati e chiamati...
ecco l’unità che Gesù ha creato nel corso del suo ministero. L’unità con questa gente è quella che Cristo ha proposto ai suoi discepoli di allora e propone ai suoi discepoli di oggi. Il vero movimento verso gli ultimi della terra.
Cristo. divide — Cristo unisce. Colui
che unisce è anche colui che divide, colui che divide è anche colui che unisce.
Entro questi due poli vive la speranza
ecumenica e ciò che essa attende diventa realtà.
Paolo .Ricca
Vietnam,
la guerra
Anche la stampa cosiddetta « di informazione » pare finalmente accorgersi che, a distanza di un anno (gli accordi di Parigi vennero infatti stipulati
il 27 gennaio 1973), la cosiddetta pace
in Vietnam si sta rivelando più che
mai effimera e provvisoria.
In un articolo pubblicato su « La
Stampa » del 19 gennaio scorso, rinviato speciale G. Fattori precisa il bilancio
di quest’anno di « pace »: 60 mila morti, oltre 100 mila feriti, villaggi bruciati, migliaia di persone rapite; ancora
mitragliamenti, paura, profughi. È
chiaro quindi che gli accordi non hanno mai funzionato: « visti nella realtà
quotidiana — prosegue il giornalista —
essi sono stati la più grande mistificazione diplomatica degli ultimi anni, con
un solo obbiettivo e un solo risultato:
tirate fuori dai guai gli americani ».
Qggi, numerosi altri argomenti tengono desta l’opinione pubblica mondiale e fanno maggiormente « notizia »: la
questione mediorientale e i viaggi intercontinentali del ministro degli esteri
americano Kissinger; il dissenso sovie
Roma: scritte murali
di “Civiltà cristiana,,
W CRISTO RE?
Non nuovi a queste avventure, muri,
portoni e porte dello « isolato valdese »
di Piazza Cavour-Via Pietro Cossa, a
Roma, si sono svegliati al sole mattutino di domenica ‘20 gennaio rivestiti
di pregevoli manifestazioni d’arte sacra, di probabile fattura di « Civiltà
Cristiana », il gruppo cattolico integrista che accusa persino Paolo VI di essere un traditore del cattolicesimo...
Per l’edificazione dei passanti, dei numerosi intervenuti alla manifestazione
indetta dal partito radicale nel vicinissimo teatro Adriano, e dei frequentatori del culto (in ordine cronologico),
muri, portone, porte del tempio, della
Facoltà teologica, della Libreria di
cultura religiosa erano stati di nuovo
coperti, nella notte, di un’insistita serie di scritte nere : « W Cristo Re »,
« W il Papa », « W la Madonna », « Ere
tici valdesi », « Sì alla famiglia ! »,
« Divorzio — cancro ». Diciamo « di
nuovo », perché già l’anno scorso, in
analoga occasione ( riunione anticoncordataria indetta all’Adriano per l’il
febbraio, nella ricorrenza degli infausti Patti Lateranensi, con la partecipazione pure di evangelici) scritte analoghe avevano espresso l’intelligenza e
la civiltà dei coraggiosi soliti ignoti;
mentre l’anno prima, a "punizione”
dell’ospitalità concessa in locali valdesi a una riunione di "cattolici di base”,
si era arrivati a gettare una bomba
nella libreria, facendo danni e fortunatamente non vittime.
Poiché i danni ci sono stati e ci sono, ed è prevedibile che questa non
sia l’ultima volta, vorremmo proporre: 1) Non sarebbe possibile organizzare un "fondo” comune delle chiese
evangeliche romane, o della Federazione, à copertura di questi danni? Perché, infatti, dovrebbero pagare solo
alcuni per una linea che è di tutti?
2) Non si potrebbe — in tempo di veglie e di militanze — organizzare in
occasioni analoghe un nostro servizio
di sorveglianza, dato che è difficile contare su quello pubblico?
Intanto, nel teatro Adriano, si è svolta l’annunciata manifestazione indetta
dal partito radicale : « Otto referendum contro il regime, per una repubblica autenticamente costituzionale,
per un’alternativa democratica di classe», l’iniziativa di cui parlava Gustavo Malan, la scorsa settimana, su queste colonne e sulla quale ritorneremo.
Fra gli interventi, ha parlato, da
parte evangelica, la signora Elena Girolami. g. c.
un anno dopo:
continua
tico e il nuovo romanzo di Solgenitsin;
Tinflazione mondiale; la crisi energetica, ecc.
Il Vietnam è passato in seconda linea, quando addirittura non è ignorato.
Che invece la guerra possa riprendere
in pieno, più sanguinosa e crudele che
mai, è tutt’altro che improbabile: lo si
deduce dal fatto che da un lato gli USA
e dall’altro l’URSS continuano a far
crescere il potenziale bellico di ambo
le parti. In modo particolare — come
ricorda il già citato inviato speciale —
il Sudvietnam ha sotto le armi un milione di uomini, mentre la sua aviazione viene considerata come la terza del
mondo, per numero e per qualità degli
apparecchi: essa infatti è solo preceduta da quelle americane e soviètica.
Secondo Fattori, i 25 mila americani
« assistenti tecnici » del governo del
Sudvietnam sono ottimisti e dicono
che tutto andrà o.k.
« Nell’attesa — conclude l’articolo —
ogni giorno si spara, si tortura, si fanno saltare ponti e caserme per una
guerra che ufficialmente non esiste e
che quasi tutti, lontani dal Vietnam,
hanno deciso di dimenticare ».
Inutilmente abbiamo cercato nell'articolo almeno un accenno agli oltre
duecentomila prigionieri politici del
Sudvietnam: non una parola. Eppure,
si tratta di una tragica e attuale realtà,
denunciata da più parti con prove inoppugnabili, mentre altrettanto non hanno potuto fare quelli che asseriscono
che anche al Nord la situazione a questo proposito è analoga.
Il recente viaggio e le testimonianze
del pastore Tullio Vinay ne hanno fornito una ulteriore e convincente prova,
e questo settimanale se n’è già interessato in varie ocasioni.
Desideriamo ricordare ai lettori che
attualmente una parte del « fondo di
solidarietà » è destinata per l’appunto
ad inviare un contributo al Comitato
internazionale per i prigionieri politici
e per le loro famiglie e ricordiamo che
le offerte vanno inviate al conto corr.
postale n. 2/39878 intestato a Roberto
Peyrot, c. Moncalieri 10, Torino, indicando la causale del versamento.
R. P.
A proposito delle critiche mosse dallo storico sovietico Roy Medvedev a
Sacharov e Solgenizin (vd. “La Luce”
del 14.12.1973, n. 49), fondate sul presupposto che è possibile in URSS
« cambiare le cose dall’interno, pur
rimanendo nella realtà socialista », un
altro oppositore del regime, Michail
S. Agurski, esperto in cibernetica, così replica in un documento diffuso
clandestinamente nelVVnione Sovietica
e pubblicato da “L’Espresso” dei 6
gennaio 1974:
« Tuttavia i Medvedev commettono
un errore di calcolo in quanto, rivolgendosi ai circoli occidentali di sinistra, essi presuppongono tacitamente
che il loro appello sia condizionato
dall’affinità del regime sociale che sarebbe in vigore in Urss con gli ideali
sostenuti dai partiti operai, fra cui i
comunisti e i socialisti, in Occidente.
Ma la grande tragedia del movimento
di sinistra, che è poi la tragedia delrUrss, consiste nel fatto che essi, sotto
l’effetto delie frasi fatte, identificano
il socialismo con il capitalismo monopolistico di Stato {la sottolineatura è
nostra) che, come sostiene il leader
dell’opposizione sovietica, l’accademico Sacharov, è la vera forma del
regime sociale in vigore nell’Urss e
nei paesi sotto la sua sfera d’influenza, compresa Cuba. Proprio questa
identificazione e essa sola fu alla base
della tragedia cilena, allorché il presidente Allende tentò di introdurre nel
suo paese quel sistema credendo ingenuamente ma sinceramente di costruire il socialismo.
« Non comprendendo che l’economia
estremamente inefficace dell’Urss e dei
paesi da essa dipendenti può sussistere 5olo grazie alle enormi risorse naturali della Russia le quali, tra l’altro,
non sono illimitate e vengono predatoriamente sterminate, gli uomini di
sinistra cileni pensavano che la nazionalizzazione dell’industria pesante li
avrebbe automaticamente portati al
socialismo, mentre in effetti essa ha
provocato il crollo prima economico
e poi politico del paese. Gli uomini di
sinistra cileni e, con loro, gli uomini
di sinistra degli altri paesi, non hanno
capito, e ancor adesso non capiscono,
che la nazionalizzazione dell’industria
pesante non li porterà verso il socialismo, ma verso la dittatura, nascosta
sotto slogan di sinistra o di destra. Il
fatto è che i mezzi ottenuti in seguito
alla nazionalizzazione non andranno
mai nelle mani del popolo, ma nelle
mani del governo che sta sopra il popolo ».
Coloro che in Italia, vivendo da borghesi, non si peritano di definire Sacharov un “impotente disperato” e Solgenizin un “borghese" farebbero bene,
prima che sia troppo tradi, di meditare più attentamente e responsabilmente le lezioni di storia che ormai sempre più di frequente ci vengono dall’Est europeo da parte di chi ha dovuto sperimentare sulla propria pelle tutta la tragica realtà derivante dalle
“frasi fatte” e dagli slogan della propaganda totalitaria di Stato.
G. P.
Abbonamenti 1974
Malgrado i ritardi postali, e con
l’aiuto di vari responsabili locali, la
campagna di abbonamenti sta svolgendosi attivamente e ringraziamo in modo particolare sostenitori e donatori.
Vi è però ancora un certo numero di
lettori — molti di lunga data — che
non hanno finora rinnovato il loro
abbonamento; per loro inseriamo ancora in questo numero un modulo di
conto corrente postale, avvertendo che
con il 15 febbraio saremo costretti a
sospendere l’invio ai ’morosi’.
Al ritardatari ricordiamo:
1) Il nuovo canone è di L. 4.000
per l’Italia e L. 5.000 per l’estero.
2) Preghiera di servirsi del modulo accluso e di fare i versamenti alla
nostra amministrazione ; compilare
chiaramente, senza dimenticare di indicare il proprio numero di codice postale.
3) Da vari anni il nostro settimanale pratica 1’« autofinanziamento »,
con l’appoggio dei suoi lettori; quest’anno, pur avendo aumentato il canone d’abbonamento, il progressivo
rialzo dei costi ci metterà probabilrnente in difficoltà, prima che il 1974
sia concluso. Come in passato, contiamo sui molti lettori che con un’offerta piccola o grande ci danno il loro
appoggio, magari da « distanza critica », come ci ha scritto sorridendo un
generoso donatore. L’ECO-LUCE
2
pag. 2
INTERROGATIVI SUL SENSO DELLA CONFESSIONE DI PECCATO NEL NOSTRO CULTO PUBBLICO
N. 4 — 25 gennaio 1974
abbiamo peccato...
Signore, perdona!,,
0 Signore,
(Daniele 9, 5 -19)
ascolta!
Marco per i
Matteo per i
Boscimani
comunisti
La contestazione sulla predicazione
e sul culto, dopo aver dato alcuni pochi, piccoli frutti, si è quasi ovunque
assopita o spenta. Speravamo di più.
Vi è una parte della liturgia che è
stata sempre oggetto di contestazione,
ma nel segreto del cuore, oppure nell’inconscio. Portiamola alla luce.
È un problema questo che mi tormenta da 45 anni. Con la collaborazione del collega più vicino, Ermanno
Genre e di un anziano della sua comunità, avevo organizzato una serie di culti e conferenze nella chiesa valdese di
Pachino. Al momento di redigere l’ordine del culto domenicale che avevamo pensato di affidare al predicatore
laico, rimanemmo di sasso quand’egli
ci disse: « niente confessione di pec-,
cato ». Giovani candidati in teologia
quali eravamo, di fronte a un professore di liceo che godeva di grande autorità nella sua città e nella comunità,
non seppimo cosa rispondere.
Ci provo ora, cercando di esprimere sulla confessione di peccato nella
liturgia del culto domenicale, le obiezioni e le perplessità che affiorano all’animo nostro e le nostre convinzioni
di credenti.
Lo Domenica è il giorno del Signore, del « Dominus », vittorioso sul peccato e sulla morte. Sostituisce lo
« shabbat », il sabato ebraico, perché
Cristo è risorto il primo giorno della
settimana.
La Chiesa ogni domenica ricorda e
festeggia la risurrezione.
Il popolo dei credenti accorre al
tempio per glorificare il Signore, mosso dalla fede, dalla riconoscenza, dalla esultazione escatologica, specialmente quando la Cena è celebrata —
e dovrebbe esserlo ogni domenica —
poiché essa è segno della venuta di
Cristo in mezzo alla sua chiesa riunita, una anticipazione del suo ritorno,
e non solo memoriale del suo sacrificio
per il quale abbiamo la vita, il perdono, la salvezza.
Il giubilo dev’essere la nota dominante nel culto domenicale.
Un elemento estraneo e formale
nella gioia del culto domenicale?
Non è allora la confessione di peccato un elemento estraneo nella liturgia della domenica? Questo non è il
giorno del ripiegamento su noi stessi,
della analisi interiore. Il nostro occhio
non si deve posare sul male che è in
noi, o nei nostri fratelli, o nel mondo,
ma solo sul Signore vivente e trionfante, sul suo Evangelo di liberazione
e di vittoria, perché il primo fine del
culto è di dar lode al Signore della
gloria. All’uscita dal tempio ne porteremo con noi una carica di allegrezza
che trasfigurerà la settimana che ci sta
dinnanzi e renderà comunicativa la
nostra testimonianza.
Quante volte abbiamo sentito confusamente o distintamente quanto formalismo, quanto ritualismo, quanto
fariseismo vi può essere in una confessione che ritorna ogni domenica,
frettolosa e stereotipata!
In meno di dieci minuti tutto è fatto: lettura dei passi della Sacra Scrittura che ci invitano al pentimento,
preghiera personale e collettiva, inno
di confessione, parole di perdono e di
chiarazione di grazia, inno di ringraziamento. Assoluzione a buon mercato davvero, che rischia di addormentare la nostra coscienza più che di risvegliarla e di renderla sensibile, con
la complicità spesso del testo stesso
della liturgia, che, con l’enormità dei
peccati da confessare ogni domenica,
rende la confessione poco convincente
e convinta, e ci mette in una falsa sicurezza di « ex opere operato », cioè
ci dà l’illusione che per il fatto di aver
seguito più o meno attentamente e con
poca o molta partecipazione interiore
la liturgia di confessione di peccato,
la grazia scenda su noi e il perdono
ci spetti di diritto.
La tentazione
di una grazia a buon mercato
con venature sacramentali
Senza contare che in talune forme di
liturgia, la persona del pastore rischia
di acquistare agli occhi dei fedeli la figura di un intermediario indispensabile, quasi di un sacerdote, in contrasto con l’Evangelo.
La confessione di peccato che ritorna ogni domenica, in quel dato momento del culto, in quella determinata
forma, non può essere l’espressione di
una crisi vera e profonda, che non si
comanda a bacchetta, di un serio esame di noi stessi che esige libero raccoglimento nel silenzio della nostra cameretta, di una confessione comunitaria secondo l’esortazione dell’apostolo
Giacomo: « Confessate i falli gli uni
agli altri », che il luogo e il tempo a
disposizione non consentono.
Giunti a questo punto, la tentazione è forte di attaccare non solo la confessione di peccato nel culto domenicale, ma il concetto stesso di peccato.
Ma che pretende Dio da noi? Che cosa è in definitiva il peccato? Questo
termine è scomparso dal vocabolario
dei tempi nuovi che viviamo. Vi sono
dei reati secondo le leggi di questo o
di quel paese, dei delitti perseguiti anche (non sempre) da tutti i firmatari
di un patto comune. Ma il peccato!
Se crediamo al peccato originale, è
colpa nostra se siamo venuti al mon
iniiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiimimniiniiinmiiiiiiiimminiimiiim
Così ci vede qualcuno
Sull’ultimo numero (26) di « Gioventù Evangelica », un fascicolo per altro
interessante e importante su cui si dovrà tornare, abbiamo letto fra l'altro
questo giudizio di Gianfranco Manfredi sul nostro settimanale (si tratta di
un inciso, in uno scritto dedicato al
tema « predicazione e mass media » e
intitolato Fantasia e spettacolo al posto di sermoni e stampa parrocchiale):
« ...L'" Eco-Luce” spassoso esempio
di astratta unificazione tra impostazione settoriale-parrocchiale e informazione generale-generica, con alle spalle modelli giornalistici caricaturalmente riproposti (anche a livello di impaginazione e struttura grafica): ”La
Stampa” e “L’Araldo di S. Antonio” ».
Non tutti nascono umoristi o caricaturisti, vero?
ÍIOlOt0»O>O)0»O)íy>OK¡it0»OlOtO>C»0»0»CM)IO)tÍ>C»0l(M>lCtOI^^
T 5 uomo moderno è diventato adulto ». Questo luogo co
I j mune, che in sede cristiana ha la sua origine in
Bonhoeffer, significa che finora l’uomo, nel corso
della sua storia, era in qualche modo tenuto in stato minorile
da poteri. Stati, ecc. e dall’idea di un « Dio Padre ». L’uomo
non osava affermare pienamente se stesso. Ora, grazie ai suoi
mezzi tecnici, l’uomo ha acquistato la potenza e si è sbarazzato
dei tutori, e, contemporaneamente, si è sbarazzato dell’idea
della paternità di Dio. In coincidenza con questi mezzi, l’uomo ha
acquisito una mentalità nuova, razionale, scientifica; non crede
più a tutte le storie religiose, all’esisienza del sacro ecc. Può
dire : « Io, io soltanto ».
Notiamo che questa posizione — in contrasto con coloro
che vi vedono una grande novità nella storia degli uomini —
non si presenta affatto nuova: è l’antichissimo a’.teggiamento,
lungamente descritto nella Bibbia, dell’orgoglio umano che ha
sempre cercato di sbarazzarsi di Dio. Ed è pure la « volontà di
potenza ».
Ciò che è davvero nuovo, è il fatto che oggi, invece di vederci l’espressione dell’antico male atavico (potestatis cupido,
avitum malum!) e della condizione dell’uomo perduto, errante
nel suo complesso di « potenza disperata », i cristiani considerano eccellente quest’atteggiamento, ritengono che in esso stia
la dignità dell’uomo, e che questi ha ragione di sbarazzarsi della
tutela di Dio e si trova finalmente in una condizione di autenticità ; la realizzazione di sé, conseguita autonomamente dall’uomo, è considerata da tutta una corrente teologica l’ideale da raggiungere. È impossibile spiegare questa « conversione » dei cristiani allo spirito di potenza se non con il loro conformarsi alla
società tecnica e con l’impressione prodotta su loro dalla crescita
dei mezzi scientifici. Jacques Ellul
(da « Cantre les violenis », Le Centurión. Paris, 1972. p. 59).
do'condizionati fisicamente e moralmente dalle generazioni, che ci hanno
preceduto? È colpa nostra se in casa,
nell’ambiente della scuola, della società, della strada, non abbiamo respirato sempre un’atmosfera pura?
È forse colpa mia...?
Il concetto stesso di peccato
è messo in discussione
Il premio Nobel Daniele Bovet e altri studiosi hanno dimostrato recentemente l’infiuenza determinante del tipo di alimentazione nei primi anni di
vita. Similmente accade per il nutrimento morale e spirituale che la persona riceve negli anni nei quali dipende totalmente dagli altri per la formazione del carattere, della coscienza,
deH’anima stessa.
In un culto radio ci è stato detto
una domenica mattina che in greco,
la lingua del Nuovo Testamento, la
espressione « io pecco » è « amartano », cioè « fallisco il colpo », « sbaglio
il bersaglio », « devio » dalla traettoria
giusta della mia esistenza, e ben ci
rendiamo conto che così è quando
commettiamo il male. Ma questo riguarda me e me soltanto, come può
essere una offesa a Dio?
Potremmo anche con Theilard de
Chardin considerare il peccato, il male, gli errori che commettiamo, le inevitabili scorie del progresso che, in
ultima analisi non pregiudicano lo sviluppo della persona, anzi sono inerenti ad esso. Non si può evitare, anche
nel laboratorio più perfetto, che vi
siano, limature, trucioli, rifiuti. Così
nella nostra vita.
Il Calendario « Valli Nostre » del
1972 ci ha ricordato con un quadro di
crudele realismo, la Notte di S. Bartolomeo del 24 agosto 1572. La principale responsabile della strage degli Ugonotti, la regina madre Caterina dei
Medici per lungo tempo era stata incerta nella sua scelta religiosa e politica, stretta com’era, insieme col suo
figlio Carlo IX, fra il partito cattolico
e il partito ugonotto, fra la Spagna
del genero Filippo II e i paesi protestanti confinanti e vicini. Nel 1561 ebbe l’idea d’indire un Concilio Nazionale che fu il Colloquio di Poissy, vicino
a Parigi: da una parte i teologi cattolici diretti dal Cardinale di Lorena e
dall’altra i protestanti. Appena entrati nella grande sala, dinanzi ai potenti
di Francia e della Chiesa Romana,
Teodoro di Beza, il principale collaboratore di Calvino, venuto appositamente da Ginevra, e i pastori che gli
fanno cerchio, recitano in piedi la preghiera di Confessione di peccato della
Chiesa Riformata (che troviamo, alquanto edulcorata nella traduzione e
riduzione italiana, nella liturgia della
prima domenica del mese) che è
espressione genuina della fede riformata e, al tempo stesso, confessione
di fede. Così si è presentata allora
dinanzi al mondo e dinanzi a Dio la
Riforma, così essa si presenta oggi ancora. Se togliamo questo, snaturiamo
la Riforma e ci esponiamo a non capir nulla della Riforma e dell’Evangelo.
Siamo ora a Ginevra nel 1688. Le
Valli Valdesi sono ancora nella grande
desolazione del 1686. Gli scampati alle
stragi e alle prigioni sono in esilio e
preparano il rimpatrio. Giosuè Gianavello per l’età e per le infermità deve
rinunciare a unirsi ai suoi compagni
di lotta per la patria e per l’Evangelo. L’amore per il suo popolo e la
sua capacità e esperienza di condottiero lo inducono a scrivere le
Istruzioni sulla condotta della spedizione, ma prima di tutto egli sente di
dover affermare: « Se la Chiesa delle
Valli è sì duramente provata... i nostri
peccati ne sono la vera causa. Dobbiamo dunque umiliarci tutti i giorni e
sempre più davanti a Dio, e chiedergli
perdono con cuore contrito per tanti
peccati che abbiamo commesso e commettiamo contro la sua Santa Maestà... ».
Senza questa dichiarazione non si
capisce la storia valdese e la missione
valdese. Senza la confessione di peccato non si può capir nulla della vocazione del nostro popolo e della sua fedeltà all’Evangelo, dono gratuito della
misericordia divina pel sacrificio di
Cristo.
Vani sono dunque tutti i ragionamenti che abbiamo fatto sulla validità
o meno della confessione di peccato,
che non può essere cancellata dalla
nostra pietà personale e dalla vita della comunità di Cristo, pena lo scadimento dalla grazia, dal perdono senza
del quale per noi non c’è speranza.
Lottare per restituire
alla confessione di peccato
tutta la sua portata
Manteniamo dunque — poiché purtroppo la situazione attuale della Chiesa e la vita nel mondo non ci consentono altri momenti e altri tempi — la
Confessione di peccato nella liturgia
del culto domenicale, con larga facoltà, con libertà di altre forme^ e altre
espressioni, purché fedeli all’Evange
lo — considerando però questa parte
della liturgia del culto, non facile mezzo di perdono, lottando per evitare di
cadere nella «routine», ma paradigma,
schema, invito e appello ad una confessione che coinvolga tutta la nostra
persona è tutta la nostra vita e tutta
la nostra Chiesa, e diventi altresì confessione della nostra fede, come per i
riformati del Colloquio di Poissy e per
i Valdesi di Gianavello.
Da Ginevra nel lontano 1927 avevo
scritto al mio caro professore di Teologia pratica e storica, il Decano Pastore
Giovanni Rostagno, che tanto si era
impegnato per procurarmi un periodo
di studio presso quella Università, di
una riunione dei pastori che si erano
profondamente umiliati per lo stato
della Chiesa in quel Cantone. Riferisco
senza fare alcun commento. Raccogliamo tutti in quest’ora, mentre ci prepariamo a celebrare il Centenario valdese, questo monito. Nella Chiesa di
Roma la situazione sotto certi aspetti
non è più quella di allora, vi sono correnti di rinascita, ma tutti abbiamo
bisogno di ascoltare il messaggio di
un uomo di Dio della passata generazione, che ha ancora una parola da dire alle nuove generazioni.
« ...E m'interessa pure, va da sé, tutto quello che mi dice della Chiesa Ginevrina. Io ho fiducia, quando dei pastori si umiliano, decidono di radunarsi per pregare, si rendono conto di
tutti i mali della loro Chiesa, e confessano che la Chiesa è in pericolo — non
c'è mai da disperare. Roma offre sempre più, sulle rive del Tevere, lo spettacolo d'una chiesa completamente
rnorta e d’un clero incadaverito, e non
è qui che verrebbe in mente ai preti
di pregare per un risveglio. La più
grande benedizione delle Chiese della
Riforma, è senza dubbio quella della
umiliazione continua. È solo umiliandoci che noi viviamo ».
Gust.wo Bertin
(sepd) L’Evangelo secondo Marco è
stalo tradotto per la prima volta nella lingua dei Boscimani (bushmen), un
gruppo etnico vivente nelTAfrica di
sud-ovest, e che attualmente conta circa 15.000 membri. La traduzione è stata assai difficile, a causa della, difficoltà di istituire rapporti amichevoli con
questi uomini estremamente schivi.
Settecentomila scatolette di plastica,
contenenti paglia, gomma da masticare e un opuscolo con il testo dell’Evangelo secondo Matteo sono state
lanciate da navi e da aerei, nel quadro di un’azione dell’organizzazione di
R. Wurmbrand, per far approdare « la
buona novella sulle coste del campo
comunista ». La paglia serviva a far
galleggiare i pacchetti.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiMiiiiiiiimiiiiiiiiiiii
L’episcopato cattolico si astiene
L’Irlanda ammette
l’uso di anticoncezionali
Finora i’uso e l’importazione di anticoncezionali era vietato nella Repubblica d’Irlanda (EIRE), poiché la Chiesa cattolica romana — Chiesa di Stato — non ammette l’uso di tali pillole.
Una recente comunicazione dell’ufficio
cardinalizio, ad Armagh, l’episcopato
irlandese considera l’importazione di
anticoncezionali una questione riguardante ormai unicamente il governo.
Sarà dunque abolito quanto prima il
divieto d’importare questi prodotti.
Mille suicidi al giorno
L’ufficio newyorkese dell’Qrganizzazione Mondiale della Sanità ha comunicato che secondo le valutazioni ammontano a un migliaio al giorno i suicidi, in tutto il mondo. Dieci volte più
alto si può valutare il numero dei tentati suicidi. Secondo le statistiche, la
percentuale più alta è quella dell’Ungheria (33,1 suicidi su centomila abitanti); seguono la Cecoslovacchia
(24,5), l’Austria (22,3) e la Svezia (22).
Il
lieto annuncio
rivolge a tutti
della Chiesa
gli uomini
(sepd) Nella 6“ tesi della Dichiarazione di Barmen (1934) si afferma:
« Il mandato della Chiesa, nel quale si
radica la sua libertà, consiste nel rivolgere a tutto il popolo l’annuncio
della libera grazia di Dio ». A tutto il
popolo! Così si afferma la portata delTEvangelo: nessuno dev’essere escluso! Il nostro Signore Gesù Cristo non
è il direttore di un museo né il capo
di un parco naturale per spiriti riservati. È morto per tutti ed è il Signore di tutti gli uomini. Perciò la Chiesa, in forza del suo mandato, deve sapersi a disposizione di tutti nella nostra società. Una Chiesa che accettasse di limitarsi a coloro che avvertono
le cosidette esigenze religiose, sarebbe preda della tentazione di rinnegare la sua missione nei confronti del
mondo.
Come l’annuncio della libera grazia
di Dio non ammette limiti alla sua
portata, così non tollera una riduzione del suo contenuto. Non ho nulla in
contrario a che oggi si indichi l’importanza dell’impegno della Chiesa
nella lotta contro le sofferenze del
mondo e per il bene degli uomini. Sono invece nettamente contrario a che
la situazione di necessità in cui si trova il mondo sia presa come unità di
misura della nostra predicazione. Il
perdono del peccato non è un "articolo di fede” su cui si rifletta molto,
oggi. Purtuttavia esso è l’intervento
decisivo di Dio, apportatore di salvez
LIBERTÀ
Chi potrebbe negare che l'Illluminismo sarebbe stato impossibile senza la Riforma e che il pensiero liberale e la democrazia sarebbero stati
impensabili senza la Riforma e l'Illuminismo? Immanuel Kant era segnato dal protestantesimo, come lo erano
molti altri pensatori illuministi. Eppure si tratta, di una storia piena di
contraddizioni, e molti cristiani hanno dedicato molto lavoro a mettere in
discussione i nessi fra Riforma e Illuminismo e quelli fra Riforma e democrazia. I cristiani 'evangelici' hanno
troppo spesso preferito l’ordine alla
libertà, hanno troppo spesso rispettato l’autorità delle autorità di volta in
volta al potere più che l'autorità della
ragione, e hanno troppo spesso valutato l'abbandono al destino più che la
disponibilità a mutarlo.
Non c’è dubbiar quando Gesù dice
che la verità rende liberi, egli non intende semplicenrente la libertà del
mondo. Eppure la libertà della fede
e le libertà dell'uomo nel mondo non
possono essere separate. Chi parla di
libertà, deve necessariamente metterla in relazione con ciò che i suoi contemporanei intendono parlando di libertà: sia per gli elenzenti di concordanza sia per quelli di divergenza. Dovrà comunque parlare sempre della libertà nella sua pienezza, non soltanto
di quella del cuore, cioè, ma anche dei
suoi riferimenti sociali e politici.
Hf.inz-Georg Binder
za, e non è lecito sospenderne la predicazione. Quando lo si dimentichi,
l’Evangelo di Gesù Cristo si appiattisce e si riduce alTappello morale alla
solidarietà umana (MUmenschlichkeit). A questa tentazione dobbiamo
resistere.
Come non dobbiamo banalizzare
l’annuncio che Dio ci fa del perdono
di tutti i nostri peccati, così non dobbiamo nemmeno ridurre la pretesa
che Dio avanza su tutta la nostra vita.
Chi predica i comandamenti di Dio
solo nella misura in cui è certo dell’approvazione dei poteri politici, deve sapere che così facendo riduce l’annuncio del perdono dei peccati. La tentazione di dire solo la parte piacevole
della verità è grande.
Ai suoi tempi la Chiesa Confessante ha confessato nella lotta politicoreligiosa (Kirchenkampf) che noi uomini siamo soggetti alla sovranità di
Gesù Cristo in tutti i settori della nostra vita. In tal modo ci è vietato di
limitare la nostra responsabilità all’interiorità e di rifugiarci nell’edificazione privata. Il cosidetto interiorismo
è una tentazione, proprio di fronte all’attacco di un ateismo militante o di
un secolarismo di fatto non meno militante, siano essi di provenienza orientale o occidentale. Assumendo questo
atteggiamento, l’edificazione della comunità viene intesa come edificazione
interiore del cuore: in tal caso desidero dedicarmi alla pia meditazione,
senza essere turbato dal mondo con
i suoi problemi e le sue esigenze. La
pace del cuore è tutto, la pace del
mondo è invece una questione puramente politica, che in fondo non ha
nulla a che fare con l’Evangelo. Pensarlo, però, significa abbandonare il
settore pubblico alle sue leggi, contraddicendo l’Evangelo perché Gesù
non è una persona privata, ma colui
al quale è conferito ogni potere in cielo e sulla terra. Siccome Dio ha riconciliato con sé il mondo in Gesù Cristo,
ne deriva inevitabilmente la responsabilità pubblica della Chiesa.
Gra, so bene che in passato la Chiesa non ha assolto a tale responsabilità.
Ad esempio, di fronte ai gravi problemi sociali del secolo scorso non ha
dimenticato, è vero, il servizio d’amore, ma non ha posto la questione della giustizia. Si potrebbe dire, di fronte ai cedimenti della Chiesa in passato: « Ma ora siate sobri, mantenetevi
riservati! » Tuttavia la responsabilità
pubblica della Chiesa, che scaturisce
dal mandato di annunciare TEvangelo, non è annullata dai rinnegamenti
e dai cedimenti del passato e del presente. Infatti il ravvedimento « non è
paralisi di fronte al peccato, bensì obbedienza più fedele al mandato ».
Non è dunque possibile ritirarsi nell’interiorità ecclesiastica. Per dirla con
Dietrich Bonhoeffer, « solo a chi s’impegna appassionatamente per la pace
del mondo, nella quale siano garantiti
la dignità dell’uomo e i diritti umani
fondamentali, è lecito gioire della pace del cuore, che Gesù Cristo in verità
pure rappresenta ».
3
25 gennaio 1974 — N. 4
LA CHIESA R T,A SUA MISSIONE NEL MONDO
pag. 3
RESPONSABILITÀ' E TENTAZIONI DI UN CRISTIANO AFRICANO AL POTERE
Le Chiese svizzere prendono posizione
Zambia: nel vicolo cieco del partito unico (■'onte si progetto di Morre io pobbiicità
Biie teievisione anche ia domenica
Le elezioni presidenziali nello Zambia hanno confermato al potere K. Kaunda e il suo partito unico,
ma le alte astensioni — quasi due terzi degli elettori — segnano un progressivo distacco del popolo
dal capo amato e rispettato, artefice della giovane nazione oltre che membro vivo della Chiesa Unita
( rriembro, come la Chiesa Valdese, della CEVAA), ma spinto dalle tensioni interne, più tribali che
politiche, nella politica del partito unico, che sta rivelandosi un vicolo cieco
Serie riserve sono state espresse in proposito, secondo quanto riferisce il servizio di informazione
protestante della Svizzera romanda.
Il 12 gennaio 1973, nel suo N 2,“
1’« Eco-Luce » pubblicava un mio articolo, nel quale prendendo spunto da
due meditazioni del pastore Paolo Ricca sul Cantico di Maria (Luca 1; 47-58,
e più particolarmente sul vers. 52:
« Dio ha tratto giù i potenti, ed ha innalzato gli umili ») davo, come esempio dell’elevazione degli umili, il presidente dello Zambia Kenneth Kaunda, ritracciando le varie tappe della
sua salita al potere. Parlavo pure della
grave prova alla quale era esposto questo cristiano, umile, sincero e desideroso unicamente di promuovere il bene del suo popolo, a causa della defezione di Simon Kapwepwe, suo amico
e fedele collaboratore nella lotta per
l’indipendenza e durante i primi anni
di governo, che aveva deciso, per varie ragioni, di formare un partito di
opposizione.
Dinanzi a questa situazione e alla
possibilità che venisse formato un potente partito rivale, Kenneth Kaunda,
che fino ad allora aveva accettato volentieri la presenza in parlamento di
un partito guidato da un uomo di una
statura morale inferiore alla sua e che
poteva contare su un numero limitato
di seguaci, decise di proibire il nuovo
partito e di imprigionare per alcuni
mesi il suo capo.
Allora segnalavo pure il fatto che,
in un secondo tempo, Kaunda aveva
nominato una commissione incaricata
di redigere una nuova costituzione che
comportasse la presenza sul piano politico di un solo partito. Ora questa
costituzione è stata approvata dal parlamento e al principio di dicembre si
sono svolte le elezioni presidenziali e
parlamentari. 1.746.097 elettori, fra cui
ci sono molti analfabeti, dovevano
scegliere fra 2 schede: una raffigurava
una testa di aquila, e l’altra una iena.
Scegliere la prima significava approvare il presidente uscente (unico candidato), scegliere la seconda significava rifiutare l’uomo, i suoi collaboratori e la sua politica. Hanno partecipato
alla consultazione soltanto 600.000 elettori (il 34% dell’elettorato) e le schede
favorevoli a Kaunda sono state l’80%.
Si può dire che è stata una vittoria
elettorale, ma una grossa sconfitta morale.
Questo risultato, così diverso da
quello che il governo si aspettava, dipende da fattori diversi. Un corrispondente del « Journal de Genève », ne
menziona alcune: impreparazione dell’unico partito, che ha condotto una
propaganda fiacca, incapace di vincere
l’apatia generale e il disinteressamento delle masse per la politica, l’accusa
rivolta a Kaunda di favorire alcune
tribù poco importanti e di non dare
abbastanza responsabilità alle altre
tribù più numerose, ecc.
Il corrispondente del « Journal de
Genève » ha potuto intervistare Simon
Kapwepwe a Lusaka, capitale dello
Zambia. Ecco alcune delle sue dichiarazioni: « Se la soppressione dei partiti avesse avuto come meta il bene
del popolo, l’avrei approvata caldamente; se d’altra parte tutti i membri
dell’unico partito avessero avuto gli
stessi diritti, avrei potuto transigere.
Ma è previsto nella nuova costituzione, che una volta eletti dalla base i
candidali al parlamento saranno esaminali- da un consiglio di 22 persone.
Saranno così scelti come candidati alle elezioni generali soltanto coloro che
saranno i portavoce delle tesi ufficiali.
D'altra parte la nuova costituzione
prevede che tutti i titolari dei posti
governativi importanti saranno nominati dal presidente, compreso quello
di segretario del partito unico ». Pas
sando a considerazioni più generali,
Kapwepwe aggiunge: « L’abolizione di
un partito non cambia la gente. Imprigionare dei cittadini non ha mai
giustificato le tesi dei carcerieri. Misure arbitrarie di questo genere non
fanno che rendere le vittime più fedeli alle loro opinioni e alla opposizione ». Interpretando i risultati delle elezioni egli dice: « Questa grande maggioranza di elettori silenziosi è in certo
qual modo un partito ».
Il dramma attuale dello Zambia mi
sembra essere questo: molti hanno ancora una profonda simpatia e vero rispetto per il loro presidente, ma non
si sentono più di approvare la sua politica. A un certo punto Kapwepwe di
ce che il suo amico ha soppresso i
partiti « contrariamente alle sue solenni dichiarazioni », e questa parola
mi ha rammentato un paragrafo del
libro che Kenneth Kaunda aveva pubblicato in collaborazione col pastore
metodista, Colin Morris, 4 anni prima
della proclamazione dell’indipendenza
dello Zambia. Nel mio primo articolo
citavo quasi interamente questo paragrafo, ma avevo omesso le ultime due
linee dove è detto: « La mia convinzione delta necessità di un “Governo Nero’’, non deriva dal desiderio di vedere soltanto degli africani controllare il
nostro paese, ma dalla convinzione che
un Governo di maggioranza è il solo
Governo che sia giusto ».
Il grave rischio che corre ora Kaunda è che avendo voluto evitare la presenza in parlamento di un partito che
avrebbe potuto legalmente conquistare il potere e ridurre lui, forse per un
tempo, all’opposizione, si trovi a dover
fare fronte ad una opposizione illegale, capace forse di ricorrere anche alla violenza, la via legale essendole negata.
Abbiamo desiderato descrivere questa situazione politica dello Zambia,
perché la Chiesa Unita, cji cui Kenneth
Kaunda è membro fedele, fa parte,
come la Chiesa Valdese, della grande
famiglia della CEVAA, e una crisi politica di quella entità avrà certamente
conseguenze profonde per i nostri fratelli dello Zambia. Conoscendo meglio
la situazione ci sarà possibile pregare
più fedelmente per loro, affinché, qualunque sia l’avvenire politico del loro
paese, la loro testimonianza al Vangelo
di Cristo, sia sempre fedele e verace.
Roberto Coisson
L’alcoolismo, un flagello anche africano
Il Consiglio delle Chiese dello Zambia accetta la sfida lanciata dal Presidente Kaunda.
Lusaka (soepi) — Il presidente del
Consiglio Cristiano dello Zambia, Mosca Soko, ha qualificato Talcoolismo
come « cancro che rode il corpo e l’anima della nazione ». Egli ha proposto
di convocare un congresso nazionale
che abbia lo scopo di analizzare i fatti
e di ricercare le soluzioni di questo
problema. Ha affermato che il Consiglio Cristiano sosterrà tale iniziativa e
Il Sig. Soko rispondeva in tal modo
alla dichiarazione del presidente Kaunda che ha recentemente fatto sapere
che darebbe le dimissioni se la situazione non migliorasse. « Rifiuto di essere a capo di una nazione di ubriaconi » ha detto il presidente, domandando agli appartenenti ad ogni strato
della società. Chiesa compresa, di usare la loro influenza per provocare un
cambiamento.
parteciperà al congresso
...............................imi..............
Un giudizio cattolico
sulle missioni protestanti in Africa
Sii « L'Osservatore Romano » dell’11
gennaio 1974, in un articolo intitolato
Chiese protestanti in Africa, Cirillo TesarcÉi, dopo una panoramica storicogeografica abbastanza esatta sull’attività‘missionaria protestante nel continente nero, scrive fra l’altro:
« Lo slancio missionario ha subito
anche fra i protestanti qualche flessione in seguito al tramonto del colonialismo, ma continua tuttora con uno
spiegamento notevole di forze su tutti
i fronti. Chi ha la ventura d’incontrare
qualcuno di questi missionari, soprattutto quelli che sfidano la solitudine,
i pericoli e il clima di certi Paesi dei
Notiziario Evangelico Italiano
Gli Apostolici verso PEnte morale
Il Consiglio Nazionale degli Apostolici con una rappresentanza di pastori
si è riunito alla presenza di un notaio
per sancire legalmente le deliberazioni del Consiglio stesso al fine di costituire in Ente morale l’ente patrirnoniale della Chiesa Apostolica in Italia.
Il VII Convegno di fine anno si e
svolto per gli Apostolici dal 23 al 25
dicembre a Catania; tema del Convegno: « Il ritorno di Cristo ».
Le edizioni « Voce della Bibbia »
annunciano la pubblicazione del nuovo Commentario biblico. Voi. I, da Genesi a Ester, con articoli introduttivi
in cui sono trattati argomenti come:
l’autorità delle Scritture, la rivelazione, l’ispirazione, la storia d’Israele.
Per ogni libro della Bibbia c’è una introduzione, lo schema e il commento
esegetico del lesto. Sono in preparazione il II e il III volume.
Dalle chiese metodiste
della Regione Friuli-Venezia Giulia
Il Pastore Alfredo Scorsonelli ha accettato di curare le Comunità di Gorizia, Trieste e Udine rimaste prive di
pastore con la scomparsa del Past. Ta
ra. Alfredo Scorsonelli è dal 25 novembre a Gorizia in Via Rismondo 5.
A Trieste, domenica 16 dicembre è
stato celebrato un culto solenne per
ricordare il 75“ anniversario dell’apertura del locale di culto della città:
presiedeva il Past. Mario Sbaffi.
II Centro Evangelico di Solidarietà
di Firenze
riunito in assemblea nel mese di ottobre scorso ha discusso intorno alla
formazione di un nuovo consiglio, che
un’assemblea successiva ha così eletto: R. Balenci (valdese) presidente;
R. Romagnoli (battista) vicepresidente e tesoriere; A. Mannucci (B.) addetto alla sezione scuola; L. Za.notti (metodista) consigliere. Vi sono inoltre nove consiglieri. , .
Dopo più di quindici anni di intenso
lavoro svolto nel Centro, Leopoldo
Sansone lascia il suo posto, consegnando le attività « in pieno slancio:
nessun debito, larghi crediti, larghissima notorietà», e mantenendosi ancora a disposizione del Centro.
La circolare «Solidarietà Evangelica » ci ricorda che occorrono molti
mezzi per mandare avanti l'opera di
assistenza sociale e la scuola serale:
non dimentichiamo il ‘P’
che è 5/20840 intestato a L. Sansone,
V. Manzoni 21, Firenze.
Inda Ade
tropici per annunciare ai fratelli negri
il messaggio evangelico, non può rimanere indifferente davanti ad esempi luminosi di coraggio cristiano, di
abnegazione, di eroismo.
« Se è difficile per il missionario cattolico vivere in regioni tagliate fuori
dal mondo civile, non lo è meno per i
missionari protestanti che, oltre alle
preoccupazioni per la salute e Tincolumità personale, portano spesso il fardello di una famiglia in condizioni ambientali sfavorevoli.
« Quel che risulta dall’attività missionaria dei protestanti è la lucidità e
concretezza con cui essi hanno affrontato gli ardui problemi della formazione dei pastori ed evangelizzatori locali e dell’africanizzazione delle giovani
Chiese nate dalla loro passione apostolica.
« Mentre gli sforzi compiuti dai missionari cattolici per una vera .africanizzazione dei sacri ministeri e delle comunità cristiane locali procedono al
rallentatore, subendo non di rado sconfitte o delusione per avere inconsciamente confuso la promozione con l’occidentalizzazione, le missioni protestanti offrono seri motivi di ripensamento
a questo proposito. Forse la maggiore
precarietà nella presenza del pastore
aiuta, in un certo senso, a imprimere
un ritmo più veloce al processo di indigenizzazione ».
Seguono informazioni cordiali sul
travaglio che ha portato al lavoro dei
gruppi interdenominazionah, internazionali e interrazziali di Azione Apostolica Comune, dal Dahomey al Poitou, e
infine alla costituzione della Comunità
Evangelica di Azione Apostolica (CEVAA), ricca di prospettive e speranze,
tanto più necessarie se si dimostreranno esatte le previsioni di coloro che calcolano che nell’Africa del 2000 i cristiani potrebbero salire a 350 milioni: le
Chiese saranno in grado di sostenere,
con le loro strutture e la carenza di
quadri già ora sensibile, l’urto di questa crescita e di questo dinamismo?
Là dove l’uomo potrebbe essere seriamente inquieto, il credente è sfidato a
credere che se il Signore raccoglie la
sua chiesa e l’accresce con la sua Parola, non le farà mancare i doni del suo
Spirito: a crederlo non con la mente
soltanto, ma con il cuore, con la volontà, con le mani, nelle sue risposte e nelle sue decisioni.
Senza opporsi categoricamente alla
introduzione della pubblicità la domenica alla televisione, le Chiese cristiane svizzere hanno recentemente espresso forti riserve in proposito. La Federazione delle Chiese protestanti svizzere, la Conferenza episcopale svizzera e la Chiesa cattolica cristiana elvetica hanno resa pubblica la lettera da
loro indirizzata il 29 agosto scorso alla direzione generale della Società svizzera di radio e televisione (SSR) che
aveva espresso il desiderio di consultarle a proposito della nuova ripartizione delle trasmissioni pubblicitarie.
« Vorremmo essere ben sicure — vi
si afferma — che le trasmissioni pubblicitarie previste per la domenica tra
le 19 e le 20.30 all’ora stessa in cui la
televisione mette in onda « presenza
religiosa » non porteranno alcun pregiudizio a quest’ultima così come alle
altre trasmissioni religiose della domenica sera (...).
« Tenendo conto della responsabilità
che incombe alle Chiese nella costruzione di una società veramente umana, abbiamo ad ogni modo delle serie
riserve da esprimere:
— attraverso l’introduzione di trasmissioni pubblicitarie, la domenica viene coinvolta nel movimento che incita l'uomo a consumare sempre di
più;
— il postulato di igiene psichica che
richiede l’alternanza di tempo di lavoro e di tempo di riposo viene così messo in un canto ancora una
volta;
— se la SSR vuole rimanere un’istituzione al servizio del pubblico e non
diventare un’impresa preoccupata
unicamente del rendimento, e se ha
veramente bisogno di mezzi finanziari maggiori, la cosa più giusta
sarebbe di aumentare il canone di
abbonamento; ciò permetterebbe
di sensibilizzare il telespettatore ai
carichi finanziari della SSR.
« Non è escluso, constata infine la
lettera delle Chiese cristiane, che le
opinioni da noi espresse in risposta
alla vostra domanda non siano condivise da alcuni organismi religiosi e in
particolare dai sinodi delle Chiese cantonali i cui pareri potrebbero essere
nettamente negativi ».
È sempre rallegrante constatare che,
in altri paesi, una questione come
quella della pubblicità televisiva domenicale è oggetto di dibattito pubblico, non in base a un qualche concordato che debba dare alla religione
quel che le spetta, ma in base alla consapevolezza che tutto può essere « lecito » ma non tutto « edifica ».
Francamente avremmo tuttavia atteso una risposta più incisiva da parte
delle Chiese svizzere, anche se non si
poteva aspettare da loro, in questo caso preciso, un documento teologico
completo ed esauriente. Parlare del
postulato di igiene psichica che richiede l’alternanza di lavoro e di riposo.
II
non significa ancora, a mio modesto
avviso, parlare del giorno che Dio ci
e si è dato in modo del tutto particolare, con conseguenze ben precise che
non sono neppure necessariamente
quelle di... ricercare l’equilibrio psichico lontano dalla televisione pubblicitaria o religiosa, come spesso avviene.
Intanto, comunque, da noi, nel pieno rispetto della religione dello Stato,
si rimanda da un mese all’altro lo
spinoso problema della riforma della
Rai-Tv e si progetta di aumentare la
pubblicità televisiva se non in quantità almeno in intensità.
Chissà se giungeremo al punto in
cui, nel bel mezzo di un film di Charlot, si interromperà a metà una sequenza per far pubblicità per una marca di camomilla? In America lo si fa
già, dunque...
Giovanni Conte
..........................nini..nnnnnnnnni
@ Alla fine del 1973 cinquemila Bibbie in
slovacco, stampate in Ungheria, sono state consegnate alla Chiesa riformata nella Slovacchia. Negli ultimi tre anni, è questa la
seconda consegua di Bibbie in Slovacchia.
• Il 12 gennaio la televisione tedesca ha dedicato una trasmissione, dal titolo « Lasciate i piccoli venire a me... » al problema del
culto dei bambini e della scuola domenicale,
presentando fra 1 altro tentativi sperimentali
di strutturare e formulare il culto dei bambini in modo adatto alla loro età e alle loro
esigenze.
® L’Alleanza Biblica ha pubblicato di recente una nuova traduzione del Nuovo
Testamento in serbo, deU’areidiacono Emilian
Charnich, professore di Nuovo Testamento .alTAccademia teologica di Belgrado; la traduzione è piuttosto letterale, ogni libro è preceduto da brevi prefazioni e il testo biblico è
accompagnato da note esplicative.
• Anche in chiesa si dirà « signora » anziché « signorina », ameno che l’interessata desideri espressamente quest’appellativo:
in tutti i centri di servizio evangelici bavaresi, nella corrispondenza e nei rapporti personali lepersone adulte di sesso femminile saranno interpellate con « signora ».
• Una commissione di studio creata dal
papa Paolo VI sta ancora lavorando su
« La donna nella società e nella Chiesa », ma
un comunicato ha già dichiarato che la donna rimane esclusa da ogni tipo di « santa ordinazione », qual è quella conferita ai sacerdoti.
• A Budapest nel corso della recente sessione di UNDA, l’associazione internazionale cattolica per la radio, è stata creata una
associazione cattolica europea per la radio e
la tv. A questa prima riunione di UNDA in
paese socialista hanno partecipato rappresentanti di 15 nazioni sia socialiste sia occidentali; fra le prime, Polonia, Germania Est, Jugoslavia e Ungheria; fra le seconde. Gran
Bretagna, Francia, Italia e Germania Ovest.
La nuova UNDA-Europa sarà retta dalle stesse norme di quella internazionale, « tenuto
conto delle differenze esistenti in Europa fra
Paesi dell’Europa occidentali e orientali ».
"Noticias,, dalla Spagna
Tramite il bollettino spagnolo « Noticias » ci giungono notizie da Madrid
sulla legge intorno al rifiuto del servizio militare promulgata il 18 dicembre u. s. dalla Corte spagnola. La legge, entrata in vigore il 20 dicembre, dice: « Qgni spagnolo, dichiarato soldato o marinaio utile, che rifiuta, senza
motivo legale, di fare il servizio militare, sarà punito con la pena da 3 anni e 1 giorno fino a 8 anni di prigione.
Se il fatto avviene in tempo di pace, e
con la reclusione se il fatto avviene in
tempo di guerra ». La legge aggiunge
che, coloro i quali sono attualmente
colpiti da pene per aver rifiutato il servizio militare, potranno chiedere che
questa disposizione sia loro applicata,
di modo che il tempo di prigionia trascorso gli sia riconosciuto legalmente.
Quando la pena sia stata scontata, quegli spasoli saranno esclusi dal servizio militare, salvo in caso di mobilitazione per motivo di guerra, dove allora il renitente sarà sottomesso al
Consiglio di Guerra.
Scontata la pena in prigione, gli
esclusi dal servizio militare saranno
ugualmente esclusi dalle funzioni politiche ed ufficiali, così pure dall’insegnamento, e saranno nell’impossibilità
di ottenere il porto d’armi.
In Spagna pare vi siano attualmente 264 Testimoni di Geova e 4 cattolici
in prigione per rifiuto del servizio militare: alcuni sono già stati ripetutamente condannati.
* * *
Poco tempo prima che questa legge
sugli obiettori di coscienza venisse
promulgata, e precisamente nel novembre u. s., la Commissione nazionale spagnola « Justitia et Pax » si era
pronunciata a favore della legalizzazione dell’obiezione di coscienza, sostituendo con servizi civili il servizio militare rifiutato, come già hanno fatto
alcuni governi dell’Europa occidentale.
Qra l’attuale legge sul rifiuto a compiere il servizio militare reca un certo
sollievo, perché pone un termine al si
stema inumano delle condanne a catena; però produce pur sempre la morte civile del condannato, che non potrà esercitare nessun ufficio pubblico
e legale, stabilire relazioni operaie e
sindacali, esercitare Tinsegnamento
ecc. Per questa ragione la Commissione nazionale « Justitia et Pax » richiede alla Corte spagnola di sopprimere
dall’attuale progetto ogni misura penale contro l’obiettore di coscienza,
dandogli la possibilità di compiere un
servizio civile per un tempo equivalente a quello del servizio militare. Ma
già una proposta di legalizzare in Spagna l’obiezione di coscienza era stata
rifiutata in modo assoluto dalla Commissione della Difesa nazionale.
* * *
Anche l’Assemblea plenaria dei Vescovi cattolici, che ha avuto luogo a
Madrid alla fine di novembre, ha esaminato il documento sull’obiezione di
coscienza, ricordando ciò che ne aveva detto in proposito il Concilio Vaticano II, vale a dire: « è cosa ragionevole che le leggi tengano conto, con
un sentimento d’umanità, il caso di
coloro che rifiutano di prendere le armi per motivi di coscienza, ed istituiscano servizi utili in altro modo alla
comunità umana ». La Conferenza episcopale non ha tuttavia fatto alcuna
dichiarazione pubblica sul suo studio
della questione.
* * *
Intanto 6 giovani Testimoni di Geova sono stati condannati per la seconda volta, il 6 dicembre u. s. da! Consiglio di Guerra, a 6 anni e 1 giorno di
prigione militare per avere rifiutato
di vestire l’uniforme, e un settimo
giovane è stato condannato per la prima volta a 1 anno di prigione per la
stessa ragione. Siccome la nuova legge sugli obiettori di coscienza è entrata in vigore il 20 dicembre, questi condannati potranno ora avvalersene e
goderne, forse, i benefici.
Edina Ribet
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pag. 4
CRONACA CELLE VALLI
N. 4 — 25 gennaio 1974
Alle Valli oggi
Il Concistoro di Viiiar Porosa sopprime
il «Centro di prestito iibrario»
aperto dai gruppo giovaniie iocaie
La Comunità Montana
vaiii Chisone e Germanasca approva
Statuto e Biiancio preventivo 1974
Ringraziamo vivamente il Pastore
Giorgio lourn per L'incoraggiamento
rivolto aU'iniziaiiva ael nostro gruppo
giovanile; le sue parole rispecchiano
esattamente i nostri programmi e la
nostra idea di inserire l'attività giovanile in un preciso ed aperto contesto
evangelico.
La prospettiva dinamica del discorso avviato, la ricerca di un punto di
incontro aperto a tutti, se approvate
dall'ambiente evangelico delle Valli,
sono invece contestate all'interno delia Gniesa valdese di Villar Perosa.
Convinti di rendere un servizio utile e gratuito alla Chiesa, durante una
riunione giovanile abbiamo informato
il Pastore Geymet del nostro programma di costituire un Posto di Prestito
pubblico, ottenendo gentilmente un locale del Convitto. Iniziata l'attività di
dicembre, dai numerosi contatti ed incontri avuti finora si è constatato
quanto sia fondata la possibilità di
aprire un valido discorso evangelico,
sviluppando i rapporti umani e sociali
tra le persone.
Abbiamo confrontato esperienze ed
aspirazioni con altri giovani cattolici,
impegnati nella loro Chiesa e nell'attività della Scuola Popolare. Ci. siamo
accorti come la differente religione
non sia un ostacolo ai rapporti di amicizia e di impegno cristiano, quando
riscontriamo in un gruppo giovaniie
cattolico le esigenze vere e profonde
affermate dal Sinodo Valdese dei liti
a proposito dell’ecumenismo: la Chiesa di domani non è nelle grandi istituzioni ecclesiastiche, ferme orgogliosamente su diverse concezioni teologiche, ma piuttosto nell'incontro dei credenti riuniti in comunità rese viventi
dalla fede cristiana.
Siamo rimasti molto colpiti dalle
successive dure crìtiche del Pastore e
di un membro influente del Concistoro, che hanno falsato il significato della nostra iniziativa. Molti membri del
Concistoro non conoscevano la nostra
attività ed hanno chiesto giustamente
di esserne informati dal gruppo giovanile: non è stata concessa loro questa
possibilità. Il Concistoro, informato
dunque unilateralmente, ha deciso di
sospendere la nostra attività, ed in attesa di sopprimerla definitivamente,
ha proposto un ridimensionamento
circa il locale e l’orario: apertura la
domenica dalle ore 11 alle 13 ed una
sera non precisata della settimana dalle 21 alle 22.
È una limitazione ridicola ed inammissibile, atta a provocare il fallimento dell'iniziativa sgradita. Non è sopravvenuto nessun motivo valido per
ritenere necessario il trasferimento in
un altro locale con un altro orario, in
quanto l’orario presente è stato scelto
in modo da favorire i membri della
Corale che si recano al Convitto il
martedì sera, ed i catecumeni che frequentano le lezioni di Catechismo il
sabato pomeriggio per permettere loro di avere i libri in prestito prima
di iniziare le loro attività; la serata del
venerdì era da tempo riservata agli incontri giovanili. Inoltre i locali riservati alla Corale ed al Catechismo si
trovano sul lato opposto del Convitto
rispetto alla sala concessaci, e dunque
non disturbiamo le altre attività della
Chiesa.
Il Concistoro ha motivato la sua decisione in termini molto discutibili: la
nostra iniziativa non è considerata
evangelica, bensì “civica”, addirittura
il gruppo giovanile valdese, attivo ininterrottamente dal 10 gennaio 1972, non
è più riconosciuto come tale.
Il nostro progetto di dar vita ad un
centro di prestito librario aperto ad
incontri fraterni e costruttivi, a scambi di idee ed esperienze, esula chiaramente dagli schemi consueti di Biblioteca civica, basati sul semplice rapporto incaricato-lettore, e pertanto la
iniziativa non può essere classificata
con lo stesso metro di giudizio. L’unico vincolo definibile come civico consiste nell’impegno di aprire ài pubblico il locale di prestito tre ore settimanali: noi siamo poi liberi di scegliere
i libri in deposito fisso o temporaneo
ed il diritto ad un finanziamento annuo ci consentirà di acquistare i libri
editi dalla Claudiana per lasciarli in
dono alla Chiesa.
Il Concistoro ha comunque deciso
Sistema bibliotecario
provinciale
La direzione del Sistema Bibliotecario Provinciale di Torino e Pinerolo comunica che su proposta dell’incaricata Bianca Scarca, la direzione
del Sistema Bibliotecario Provinciale
ha autorizzato un nuovo orario di funzionamento del posto di prestito di
None.
Causa la mancanza di riscaldamento, il posto di prestito sarà aperto al
pubblico soltanto i lunedì dalle 14 alle
18. Il vecchio orario sarà ripristinato
nella bella stagione.
di sopprimere la nostra attività, dovendo servire il Convitto, per volontà dei
donatori, esclusivamente per fini « rigorosamente evangelici valdesi », come
convitto delle scuole professionali
RIV-SKF o foresteria per gli amici
germanici.
Infatti, in occasione del soggiorno di
un gruppo di germanici, ospiti del
Convitto nei primi giorni di gennaio,
il Pastore Geymet ha addirittura sospeso le nostre riunioni e la nostra attività nel Convitto; a chi, nella comunità valdese di Villar, aveva richiesto
con fondati motivi ospitalità per alcuni giorni, è stato risposto negativamente.
Mentre il Pastore Giorgio Tourn si
rallegrava nel suo scritto che il Convitto Valdese di Villar Perosa avesse trovato subito una sua collocazione di servizio evangelico, questa speranza, pienamente condivisa dal gruppo giovanile, si trasformava in profonda amarezza nel sentirci dire che il Convitto
è al servizio dei donatori e non della
Chiesa Valdese, non avendo la comunità di Villar Perosa contribuito finanziariamente alla sua costruzione.
Ci rifiutiamo di credere che queste
condizioni rispecchino la volontà di
tutti i donatori, pertanto, in attesa di
ricevere precise motivazioni scrìtte dal
Pastore e dal Concistoro riguardo alla decisione di sopprimere la nostra
attività, continueremo regolarmente la
stessa, invitando tutti i lettori a collaborare con la nostra unione giovanile.
L’Unione giovanile valdese
di Villar Perosa
Il 19 gennaio, in un’atmosfera più serena e priva degli scontri polemici che
avevano interrotto la seduta precedente, il Consiglio della Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca ha approvato il suo Statuto.
La Giunta aveva modificato in parte
l’articolo 7, sul quale la discussione si
era arenata per l’opposizipone dei consiglieri di Perosa e Villar Perosa. Il
Sindaco di Perosa, Carlo Trombetto,
ha mantenuto le sue posizioni fino in
fondo, ma è rimasto isolato e ha dovuto cedere. E stato riaffermato che
condizionare le decisioni del Consiglio
della Comunità, riguardanti gli oneri
e le quote ordinarie, all’approvazione
di ogni singolo Comune, voleva dire
paralizzare l’attività dell’Ente e che
non si poteva ammettere che tre Comuni molto popolati prevalessero su
tutti gli altri con meno abitanti.
Cornelio Siccardi, consigliere di Villar Perosa ha dichiarato che il proprio
atteggiamento non significava comunque sfiducia nella Comunità o antipatia verso il Presidente e che il Consiglio comunale di Villar aveva già deliberato un contributo a favore dell'Ente Montano, prima che questo gli
venisse imposto.
L’articolo 7, diventato 8, è stato poi
approvato a grande maggioranza e
in seguito, molto rapidamente, sono
stati approvati anche tutti gli altri.
Sono stati brevemente ed amichevolmente discussi soltanto alcuni punti
di minore importanza: l’indennità da
corrispondere al Presidente, l’assunzione del personale, la possibilità di
avere un bollettino di informazione e
l’adesione all’U.N.C.E.M. (Unione Naz.
Comunni ed Enti Montani).
I 40 consiglieri presenti hanno poi
approvato la bozza di Statuto nella
sua totalità e hanno preso in esame
illllii
il progetto del Bilancio preventivo ’74.
Questo Bilancio, molto incompleto, si
aggira sui 64 milioni e verrà aumentato, si spera, quando la Comunità Montana deciderà quali attività svolgere.
La seduta ha avuto termine con l’assunzione da parte della Comunità
Montana degli atti deliberativi dell’exConsiglio di Valle, per avere la possibilità di concludere le attività iniziate
da quest’ultimo Ente.
Liliana Viglielmo
UN PO’ DI LUCE
SULLA ’LANTERNA'
Personalia
Il pastore Giorgio Tourn comunica
che il suo nuovo numero di telefono
è 74201.
Mercoledì. 16 gennaio è nata «La
Lanterna», nuovo settimanale del pinerolese. Ne riferisco ai lettori non
per entrare in merito a quanto si può
leggere su questo foglio (nulla di trascendentale né di particolarmente interessante che non possa essere letto
sui settimanali ormai noti alle valli),
ma per cercare di scoprire chi c’è dietro a questa iniziativa, che cosa si vuole, quali siano gli obiettivi del settimanale.
Una prima constatazione : mentre da
varie parti si parla di « crisi » delle testate, del pauroso aumento della carta e dei prezzi tipografici che creano
dei grossi problemi di finanziamento
per un giornale, ecco qualcuno che
si sente sicuro alle spalle per poter
lanciare un nuovo giornale. I soldi
dunque, ci sono.
Quale disegno politico c’è dietro a
questa nuova testata? Quali sono • le
forze economiche, politiche e religiose
che stanno dietro a questa iniziativa?
Non è un mistero per nessuno che
da tempo la DC di destra calleriana
si sta sforzando per giocare la sua ultima carta nel tentativo di riprendersi
in pugno il timone democristiano di
cui si è impadronita la DC di sinistra
(«Forze nuove»), rappresentata da
Donat Cattin e che ha i suoi portavoce soprattutto nel clan Martina di Luserna. La virata a sinistra del timone
democristiano ha spostato in questi ultimi anni l’asse politico della DC pinerolese, vigorosamente sostenuta dal1’« Eco del Chisone » (un suo vice-direttore è fedele discepolo di « Forze nuove») e questo non è piaciuto a Calieri il quale, con i suoi alleati, servendosi dei liberali e socialdemocratici,
cattolici e valdesi, cerca una rivincita
formando attorno a questo nuovo giornale una coalizione di tutte le destre
pinerolesi.
Se Calieri garantisce una solida base economica al settimanale, la rete
dei collaboratori, almeno da quanto è
dato di vedere dal primo numero, sembra assicurare una solida struttura.
Le cose sono fatte in grande (come
sempre, quando si hanno i soldi):
sotto il grattacielo di Pinerolo è stato
a'erto un ufficio con segretarie; direttore, redattori e corrispondenti sono stipendiati (cfr. « Il Giornale di
Pinerolo e valli», n. 2, 1974).
Il direttore è Mario Carlo Giordano,
attuale corrispondente locale della
« Stampa », già redattore del foglio liberale « Corriere Alpino » e che, secondo « Il Giornale », « gode anche di
sicuri appoggi in ambienti militari ».
I collaboratori son in parte nuovi e
in parte provenienti da « Il Pellice » e
dall’« Eco del Chisone ».
Detto questo, al di là della manovra
democristiana che spera di frenare la
avanzata della sinistra DC e soprattutto quella socialista e di sinistra in generale (la linea « Eco del Chisone », la
politica della Comunità Montana praticamente in mano ai socialisti i quali
hanno fatto per conto loro il « compromesso storico » con la DC di sinistra, a danno dei comunisti che sono
stati di fatto « esclusi »), a che cosa
servirà questo foglio? Per dare un’informazione più attendibile? Più ricca?
Il primo numero non può certamente
vantare queste cose, così povero di
notizie utili per la gente. Probabilmente hanno ragione i redattori de «Il
Giornale di Pinerolo e valli» quando
scrivono che servirà a fare un po’ di
luce suUe manovre di Calieri nell’ambito del pinerolese.
E siccome questo nuovo settimanale
potrà fare concorrenza sia al « Pellice »
sia all’« Eco del Chisone » (!’« Eco delle
valli » è ormai tagliato fuori per la sua
stessa caratteristica di giornale ecclesiastico), potremo osservare quale sarà la lìnea seguita dalla « Lanterna »
e più in là ritornare sull’argomento
con una valutazione critica che non è
possibile dopo la comparsa di un solo numero. Credo però che la « Lanterna» non riuscirà a fare molta concorrenza all’«Eco del Chisone»; caso
mai sarà il « Pellice » a subirne le conseguenze ed una eventuale confluenza
non è neppure impossibile, considerati
gli orientamenti attuali, non dimenticando che diversi ex corrispondenti de
« Il Pellice » sono passati alla « Lanterna». Vedremo.
Ermanno Genre
San Secondo
— In questi ultimi mesi alcune famiglie della nostra Comunità sono state colpite dal lutto.
Il 21 ottobre è deceduto all’Ospedale Civile
di Pinerolo il fratello Roberto Enrico Monnet,
di 88 anni. Originario di Villar Pellice, si era
trasferito con la famiglia a Cappella Moreri
diversi anni or sono.
Il 3 novembre, sono stati resi gli onori vunebri a Virginia Paschetto in Gardiol^ deceduta nella sua abitazione ai Barbe, all’età di
anni 78. Benché da alcuni anni la salute della
nostra sorella fosse assai fragile, nulla lasciava presagire una fine cosi subitanea.
Il 24 novembre, una grande folla ha portato l’estremo saluto a Giovanni Costantino
Luigi, di anni 86, deceduto ai Prina, dove viveva con la figlia. Il nostro fratello amava
molto la sua chiesa e frequentava ì culti con
assiduità.
L’8 dicembre, sono state deposte nel cimitero della Turina (Inverso Porte) le spoglie mortali di Ida Avondetto ved. Rocco di
anni 62. Dopo aver trascorso molti anni a Napoli, la nostra sorella era ritornata da poco,
stabilendosi a Pinerolo.
A tutti coloro che piangono i loro cari,
ripetiamo la parola di Gesù : « Io sono la resurrezione e la vita chiunque vive e crede in
me anche se muore, vivrà ».
— Abbiamo celebrato il matrimonio di
Guido Destefanis e Giuliana Paschetto, il 7
ottobre e di Paolo Godino e Marina Sanmartino, il 22 dicembre.
Rinnoviamo agli sposi i nostri auguri più
fraterni, per una vita felice, sotto lo sguardo
del Signore.
— È stato amministrato il S. Battesimo a
Alessandro Rochon di Rolando e Forneron Lilia, il 4 novembre e a Cristina Fornerone di
Sergio e Godino Mirella, il 20 gennaio.
II Signore benedica questi bambini e lì
faccia crescere nella Sua Grazia.
— Ringraziamo Roberto Vicino che ha presieduto il culto di Capodanno. A. G.
Strada 'panoramica'
Bricherasio - Prarostino
« Il Giornale » ci informa che è stata aperta una nuova strada che collega S. Michele di Bricherasio con Prarostino. Sembra che questa strada non
serva molto alla popolazione locale
delle colline ma che sia stata fatta costruire da Calieri in vista di scopi ben
precisi. Infatti buona parte dei terreni toccati da questa strada sono di
proprietà del clan Calieri e si presteranno quindi alla speculazione edilizia
dopo essere stati lottizzati. È chiaro
che al momento dell’apertura dell’autostrada Torino-Pinerolo tutta la zona
collinare compresa tra Bricherasio e
Prarostino potrà trasformarsi in zona
residenziale, con tutti i vantaggi che
la zona può offrire.
Il fatto più sconcertante di questa
nuova iniziativa di Calieri sta però nel
fatto che, a quanto sembra, pale meccaniche e mezzi tecnici della Provincia
siano stati messi a disposizione del
conte, in vista delle sue speculazioni.
Cinefórum Val Pellice
CINEMA EXCEL5IOR - Bricherasio
Martedì 29 gennaio :
La grande guerra (Reg. M. Monicelli)
Martedì 5 febbraio :
Messaggio d’amore (J. Losey)
Martedì 12 febbraio:
Diario di un curalo di campagna (R.
Bresson)
Martedì 19 febbraio:
Dieci piccoli indiani (G. Pollock)
Martedì 26 febbraio:
Il federale (L. Salce)
CINEMA S. CROCE - Luserna S. G.
Martedì 5 marzo :
Il potere (Reg. A. Trotti)
Martedi 12 marzo:
Il ritorno di Harry Collings (P. Fonda)
Martedì 26 marzo :
In nome del padre (M. Bellocchio)
Martedì 2 aprile:
L'amerikano (C. Costa Gavras)
Martedì 9 aprile :
Trevico - Torino (E. Scola)
Martedì 16 aprile:
Lo scopone scientifico (L. Comencini)
SALA DEL CINEFORUM - Santa
Margherita - Torre Pellice
Martedi 23 aprile:
AlTarmi siam fascisti (L. Micciché ecc.)
Hanoi, martedì 13 (S. Alvares)
Martedì 30 aprile :
Winter Soldior (Autori vari)
Martedi 7 maggio :
Roma città aperta (R. Rossellini)
Martedi 14 maggio :
Grecia chiama (Aristarco, ecc.)
Terra di Spagna (L. Buñuel)
Martedi 21: maggio:
Bolivia 1970 (Zecca e Condal)
Compañero Presidente (Autori vari)
Con queste 19 pellicole il no.stro programma viene ad offrire complessivamente 25 film. Occorre aggiungere che
per la nostra collaborazione con il
« Gruppo Teatro » di Bricherasio i nostri soci possono assistere alle seguenti
pellicole programmate a Bricherasio,
versando L. 1.000:
CINEMA EXCELSIOR - Bricherasio
Venerdì 25 gennaio:
Mezzogiorno di fuoco (Western)
Venerdì 1 febbraio :
La ragazza di Buhe (Resistenza)
Venerdì 8 febbraio:
Quei temerari sulle macchine volanti
Venerdì 15 febbraio:
Vangelo secondo Matteo (religio.so)
Venerdì 22 febbraio:
La strada (Fellini, sociale)
L’inizio degli spettacoli: ore 20,45
ASILO VALDESE
di Luserna San Siavanni
Doni per nuova costruzione pervenuti nel
mese di novembre 1973.
Iolanda e Carlo Varese in mem. di Letizia
e Federico Marauda L. 30.000; Laura e Renato Fraschia (id.) 10.000; André e Livia
Pons (id.) 10.000; Ermanno e Paola Revel
(id.) 20.000; Flora e René Pons (id.) 20.000:
Davide e Laura Allio (id.) 20.000; Juliette
Balmas in mem. del suo caro Fredy nel doloroso 2° anniversario 25.000; Odette Balmas
in mem. del marito Frodino 40.000; Odette
Balmas in mem. dì Luigi e Federico Eynard
30.000; Odette Balmas in mem. di Letizia c
Federico Marauda 30.000; in mem. dì Odin
Maddalena v. Bonnet, le figlie Estellina e
Fiorina 10.000; in mem. di Carlo Hugon i
colleghi di Germana 18.000; Rivoira Natalino
10.000; Chiesa Avventista, Torre Pellice
100.000; Renata Jallà in mem dei genitori
50.000; N.N. (S. Giovanni) un secondo mattone 7.000; Liliana Viglielmo (Ferrerò) 5.000;
Parrocchia Evangelica di Morges 14.000:
Chiavia Olga, un letto per l’asilo in memoria
dei suoi cari 100.000; Pina e Ferdinando
Comba in mem. nipote Pietro Girardon 4.000:
in mem. di Letizia Marauda - L. Malan - T.
Bertin - L. e G. Gay - E. Malan Benech
R. Bertin 30.000; Elena Viglielmo (Riclarelto) 5.000; Corsani Emilio (Sori-Ge) 20.000;
Lilia Malacrida (Como) 2.000; Albarin Aurora in mem. dì Jenny Bounous 10.000; Renata Giacobino e nipoti Bila e Daisy Mazzetti in
mem. della mamma e nonna Ester Giacobino 10.000; Reynaud Lea (rie. Asilo) 5.000:
Garrou Maria Maddalena (rie. Asilo) 1.000:
Bonin Revel Dorina (rie. Asilo) riconoscente
10.000; Madeleine Revel (Mi) 3.000; Citernesi Paola in mem. del Padre, mane. all’Asilo
febbr. 1945 10.000; Ditta Carlo Boschi (Roma) 10.000; Lega Femminile Valdese di Como 40.000; Olga e Armando Bertalot in mem.
zia (S.G.CH.) 2.000; Grand Pietro in meni,
della sorella Caterina 5.000; Sig.ra Peniggia
Frache (Villar Pellice) 10.000; Lisabetta o
Elsa Balma (Pomaretto) 10.000; Freundkreis
der Waldenser Kirche (Essen-Germania)
1.165.700; Sinodo Regionale Evangelico Essen-Sud (Germania) 932.183.
Elenco dei doni pervenuti nel mese di dicembre 1973 per la nuova costruzione.
Liline Boeux in mem. di Jenny Bounous
L. 5.000; Felice Abbena (Terrazza) 2.000:
Bertin Enrichetta 5.000; Bertinat Clotilde-Tagliero 5.000; Soulier Giovanni (rie. Asilo)
10.000; Giacomelli Elio (S. Giuliano Terme)
5.000; N.N. (rie. Asilo - Rie. al Signore)
10.000; N.N.-C.P. (rie. Asilo) 5.000; N.N.
(rie. Asilo) 1.000; Jallà Elisa in mem. dì Mondon Placido e Letizia Bonnet 10.000; Edina
Ribet in mem. di Renata Pacchierotti-Jalià
10.000; in mem. del nonno Volpe Antonio )a
piccola Gisella 20.000; Bonnet Ethel 20.000;
Davide e Clementina Bertalot 10.000; Apiccila (reg. Margherita - To) 10.000; Gamba Lina ved. Ambrosio (Mi) 1.000; J. J. ArmandHugon 1.000; Lageard Amelia 5.000; in mem.
di Giov. Enrico Chanforan, i coscritti 5.000:
Cat. De Beaux 3.500; Armand Hugon Amelia in mem. di Armand-Hugon Romana 5.000;
Ezio De Petris 1.000; Armand Pilon Margherita in mem. del marito 20.000; Angiolina e
Mario Achetti Maestri in mem. dei loro cari
(Acqui Terme)* 25.000; Olga Pensato-Balma,'.
ricordando i suoi cari (To) 25.000; in mem.
di Luigi Revel, i figli (To) 100,000; A. E. ricordando i suoi cari (Pinerolo 5.000; Monti
Emilia (rie. Asilo S. Germano Ch.) 30.000:
Breuza Renato (Pinerolo) 20.000; Livia Martin Comba, ricordando i suoi cari (Pinerolo)
10.000; Garro Beniamino e Ilmes (Pinerolo
4.000; Coucourde Giulio, in mem. suoi cari
(Pinerolo) 2.000; Bersandi Davide in mem. di
Giacobino Gustavo-1.000; in mem. di Giacobino Gustavo, i coscritti 6.500; Gaydou Guido in mem. di Giacobino 1.000; Fontana Rita
(T. P.) 10.000; Fontana Margherita (rie.
Asilo) 10.000; Jouve Adolfo (T, P.) 10.000;
Coniugi Favatier 25.000; Rovara Umberto
15.000^ Bensa Eugenia (To) 2.000; Giorgioli
Ester (Livorno) 2.000; Griset Emanuele (To)
20.000; Ranni Merkli (Winterthur-Svizzera)
3.000; N.N.R. 100.000; Reynaud Lea (rie.
Asilo) 1.000; Michialino Guido (T.P.) 5.000:
Giselle Rostan (S.G.CH.) 5.000; Lavizzari Guido (Mi) 5.000; Amici e colleghi di lavoro di
Aldo Bounous in mem. della sua mamma
60.000; Simond Maria 1.000; Revel-Bonin
Dorina (rie. Asilo) 10.000; Mary Jahier
(T.P.) 25.000; Giovanna e Giulio Lapisa
20.000; Favout Anita e Guido 10.000: Stalle
Liliana e Livia in mem. del Pastore Renalo
Bertin 10.000; Long Eugenio e Adele in
occasione delle loro nozze d’oro 50.000; Maria Bastia in mem. della sorella Caterina
Bellion-Bastia 10.000; N.N. in mem. di Luise
Revel 10.000; Niny e Piero Boer in mem.
di Letizia e Federico Marauda 5.000; Chauvie Giovanni, Anita e Luciana 15.000; Hugon Lena e Mourglia Guido 10.000; P.E.S.
18.000; Louisette e Margherita Girardon in
mem, del nipote Pietro 20.000; Ferdinando e
Erica Girardon in mem. dì Pietro Girardon
15.000; Mazzetti Renata e figlie Mila e Daisy
in mem. del fratello e zio Gustavo Giacobino
(Fi) 25.000; Maddalena Durand 5.000; Benech-Gìordan Clemence 4.000; Ada Albarin
Toselli 20.000; Adriana Albarin 20.000.
Le offerte vanno versate sul c.c. 2/16947
Asilo Valdese, Luserna San Giovanni.
Esprimiamo a tutti i donatori la nostra più
viva riconoscenza per la solidarietà dimostrataci.
ANGROGNA
Ciantòma
nòsta ciansòn
Tutti sono calorosamente invitati a
intervenire ad Angrogna-Capoluogo,
nella sala delle attività, sabato 2 febbraio 1974 alle ore 20,45, alla serata di
canzoni valligiane eseguite dalla Badia Corale di Val Chisone, già ben conosciuta tra noi per la sua bravura.
Le offerte saranno devolute a favore del Patronato Scolastico di Angrogna, che ringrazia fin d’ora la Corale
per la sua generosa collaborazione.
5
25 gennaio 1974 — N. 4
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 5
A VENEZIA
II
Festa" dei bambini per ii Nataie 1873
Il grande fatto della nascita del Salvatore è stato ricordato dai bambini
delle Scuole Domenicali di Venezia e
Mestre, domenica 16 dicembre alle ore
15, con letture di brani biblici dell’Antico e del Nuovo Testamento, con preghiere e cantici.
Anche quest'anno i bambini si sono
riuniti intorno ad un tavolo, nei locali
della Chiesa Valdese di Venezia, presenti genitori, parenti, amici e membri
delle Comunità Valdese e Metodista,
per dirci che le profezie ed i fatti delrAnticp Testamento riguardanti la venuta del Messia hanno trovato pieno
compimento nei fatti raccontati negli
evangeli e nelle epistole degli apostoli
perché fanno parte del piano di Dio per
la salvezza dei credenti.
Hanno letto brevi profili del profeta
Samuele e del re Davide, il cantico di
Anna, madre di Samuele, alcuni Salmi
di Davide e, quindi, nel Nuovo Testamento l'annuncio della nascita a Maria,
e il suo cantico di riconoscenza al Signore; per ricordarci che Cristo è venuto nel mondo per salvare e servire
l’umanità hanno letto brani degli evan
geli e versetti delle lettere dell’apostolo
Paolo.
Come già lo scorso anno, in quest’occasione, ai bambini non è stato distribuito alcun dono e ciò p>er loro spontanea rinuncia in favore di bambini più
bisognosi e anche come concreta testimonianza per il grande Dono che Dio
ci ha fatto in Cristo.
A conclusione della « Festa » è stata
servita ai bambini una tazza di cioccolata con biscotti e dolci.
L. Busetto, monitrice
Trieste
Nuove attività. Nel corso di queste ultime
settimane abbiamo iniziato nuove attività nell’intento di ridestare lo spirito di solidarietà
e di attiva partecipazione in seno alle nostre comunità.
Dopo una serie di studi sul cristianesimo
antico e sulla Riforma, abbiamo ora iniziato
degli studi biblici secondo una formula nuova prendendo in esame l’edizione degli Evangeli come ci sono presentati dagli OscarMon
dadori in una traduzione che si propone di
essere accessibile all’uomo del nostro tempo.
Particolarmente ricchi ed interessanti ci sembrano essere l’introduzione ed il commento.
I nostri dopo culti mensili continuano ad
essere ben frequentati, e contribuiscono a
creare la comunità e favoriscono lo scambio
di idee sui problemi della chiesa.
Ad attirare un eccezionale concorso di pubblico (abbiamo visto la nostra Basilica al
completo) sono stati i concerti organizzati
dalla comunità elvetica con la collaborazione
della comunità valdese. Molto aprezzati i
programmi scelti dai proli. Corsani e Puxeddu
che, sotto certi aspetti, si completavano a vicenda. Desideriamo ringraziare i nostri concertisti, per il loro validissimo contributo.
Questi concerti sono stati un’occasione di
incontro per tutto il protestantesimo triestino.
La stampa e la radio avevano sensibilizzato
l’opinione pubblica. Abbiamo così potuto prendere contatto con alcune persone rappresentative del mondo culturale triestino e dar modo
a molti di informarsi circa l’opera di testimonianza evangelica che ci sforziamo di dare.
II 3 gennaio si è spenta, dopo sei lunghi
anni anni d’infermità, Rosa Revel ved. Meucci. Ricordiamo la sua attiva partecipazione
alle varie attività della chiesa. Una breve
funzione ha avuto luogo nella cappella dell’ospedale prima che la salma partisse per
Torre Pellice, ove è stata tumulata. Ai familiari e in modo particolare al dott. Meucci,
membro del nostro Consiglio di chiesa, inviamo l’espressione della nostra simpatia.
U. B.
SE, ACCANTO ALLA CROCE ROSSA,
SI AMMETTONO LA MEZZALUNA ROSSA E IL SOLE ROSSO
Perchè non la “stella di Davide,, rossa?
Due settimane ¡a abbiamo pubblicato
un documento delle chiese libere pentecostali elvetiche sul conflitto mediorientale, nel quale si chiedeva fra l’altro che si accedesse alla richiesta, inutilmente avanzala dallo Stato d’Israele,
che fosse riconosciuto cóme emblema
dell’organizzazione umanitaria israeliana la «stella (in realtà, lo “scudo”) di
Davide», rossa anch’essa. Su «La Vie
Protestante » (4.1.’74) abbiamo letto
queste precisazioni di un responsabile
della Croce Rossa Internazionale.
La Conferenza del 1863, nella quale
fu costituita la Croce Rossa, creò pure
l’emblema della croce rossa su fondo
bianco come segno distintivo uniforme
degli infermieri volontari. Nel 1864 la
Conferenza diplomatica che elaborò la
prima Convenzione di Ginevra consacrò ufficialmente questo simbolo facendone l’unico segno di tutto il personale
sanitario delle forze armate come pure
degli ospedali e delle ambulanze militari.
Ma l’unità mondiale istituita sul piano giuridico non durò. Nel 1876 la Turchia, che aveva aderito senza riserve
alla Convenzione di Ginevra, notificò
che il suo servizio sanitario avrebbe
portato una mezzaluna rossa e npn una
croce rossa, perché « la natura di quel
segno feriva la sensibilità del soldato
musulmano ».
Nel 1929 la Conferenza diplomatica
riconobbe, accanto alla croce rossa, le
eccezioni di due altri segni: la mezzaluna rossa e il sole rosso. Numerosi
paesi musulmani adottarono la mezzaluna rossa, mentre solo la Persia ricorse al leone e al sole rosso. Le loro società di soccorso, pur facendo parte della
Croce Rossa Internazionale, adottarono
denominazioni conformi a questi simboli.
Senza alcun carattere nazionale
o religioso
Da allora le conferenze di esperti che
hanno studiato la revisione della Convenzione di Ginevra si pronunciarono
in favore del ritorno aH’unità del segno
della croce rossa. Di fatto, la croce rossa non ha alcun carattere nazionale o
religioso. Ciò è stato espressamente
sottolineato dalle Conferenze diplomatiche di Ginevra, le quali hanno creato
un segno internazionale e neutro come
l’opera che esso doveva indicare. Non
si è adottato l’emblema svizzero, anche
se è stato scelto in omaggio al paese
nel quale la Croce Rossa è sorta.
Se la Conferenza diplomatica del 1949
ha ritenuto auspicabile ritornare alla
universalità del segno della croce rossa, non ha però pensato di poter escludere in quel momento dalla Convenzim
ne gli emblemi d’eccezione ammessi
prima. Auguriamoci che una futura
evoluzione permetta di giungere a
questo.
La stella (o scudo) rossa
di Davide
La Conferenza si era invece opposta
alla tendenza manifestatasi a riconoscere altri simboli d’eccezione. Lo Stato
d’Israele aveva chiesto di usare lo «scudo (a forma di stella) rosso di Davide».
Altri proponevano di lasciare che ogni
paese scegliesse il simbolo che preferiva, rosso su fondo bianco. Queste iniziative sono state respinte dalla Conferenza, cosciente dei pericoli che rappresentavano: quello di veder sostituiti
segni nazionali, simboli di belligeranza,
al simbolo della carità che deve per natura essere neutro; quello di aprire la
porta a un’inflazione di segni che avrebbe rovinato l’universalità della croce
rossa e diminuito il suo valore protettivo. Non dimentichiamo, infatti, che dal
1929 sono state presentate dieci domande di adozione di nuovi segni.
La Conferenza era stata pure investita di una proposta tendente a sopprimere non solo i segni d’eccezione, ma
la stessa croce rossa, sostituendo tutti
questi simboli con un segno geometri
S. SfuflOipe alla aiarte
L’immagine definitiva che l’evangelo di Giovanni ci presenta
dell’umanità, di noi stessi, è quella di Lazzaro, l’uomo che era
morto (Gap. 11).
Lazzaro era un amico del Signore Gesù, eppure era morto.
Non basta essere amici di Gesù, non illudiamoci; non basta
conoscerlo di vista, considerarlo un saggio e sapiente maestro,
stimarlo ed apprezzarlo. Gesù non può essere soltanto un amico:
Egli è sopratutto il Salvatore.
L’uomo naturale deriva dal peccato ed è nel peccato, anche
se ha sentito parlare del Signore Gesù; ed « il salario del peccato
è la morte » (Romani 6: 23). Perciò l’uomo non può illudersi di
evitare la morte per il solo fatto di avere sentito parlare del Signore Gesù e di averlo ricevuto come un amico, rispettato e venerato come un maestro, un esempio.
Questo purtroppo, molti uomini si limitano a fare, e credono
così di mettersi a posto nei riguardi di Dio; ma poi muoiono. Per
questo troviamo nell’evangelo questo conturbante segno di Lazzaro; e non serve che noi ci discutiamo sopra, chiedendoci se era
niorto davvero, e che cosa gli è accaduto dopo, se è morto di
nuovo, e così via...
Lazzaro era morto, sebbene conoscesse Gesù da uomo a
uomo; e sarebbe rimasto nella tomba per sempre se il Signore
con una voce nuova, mai udita fino allora sulla terra, non gli
avesse gridato; « Lazzaro, vieni fuori! » Lazzaro era un uomo,
e tutti gli uomini, finché non ricevono in dono la vita per mezzo
di Gesù Cristo, hanno come sorte comune e inevitabile quella
di morire.
Ma devono sapere che c’è un mezzo di sfuggire alla morte:
quello di non limitarsi a parlare e udir parlare di Gesù, ma di
diventare, per mezzo della fede, un corpo solo con lui.
Lino De Nicola
Un centro di incontri neile Marche
co nuovo. Ma tale tesi non resisteva all’esame, poiché rinunciare a un segno
riconosciuto e rispettato da tempo e da
tutti, pieno di un alto significato morale, avrebbe messo in pericolo vite
umane.
Tre soli emblemi
Alcuni hanno rimproverato al Comitato internazionale della Croce Rossa
(CICR) di non avere riconosciuto la
società israeliana. Infatti è il CICR che
pronuncia il riconoscimento delle nuove società, dopo avere verificato le basi sulle quali sono fondate, riconoscimento che conferisce loro la qualità di
membri della Croce Rossa Internazionale. Ma la decisione non dipende dalla
sua sola volontà: il CICR deve applicare le regole vigenti. Ora, gli statuti esigono che, per diventare membro, una
società utilizzi uno degli eniblemi ammessi dalle Convenzioni di Ginevra.
Queste Convenzioni, sono trattati
fra gli Stati, ne menzionano tre soltanto, come abbiamo visto.
Se il CICR ha sempre deplorato che
l’unità del segno della croce rossa sia
stata spezzata, e se ha sempre auspicato che sia ricostituita, lamenta altrettanto che la Società del Magen David
Adom (espressione ebraica per « scudo
rosso di David ») non sia membro
della Croce Rossa Internazionale, unicamente per una questione formale.
D’altronde il CICR mantiene relazioni
eccellenti con quella società e collabora
con essa da molti anni. Auspica quindi
vivamente che sia trovata una soluzione.
Alain Modoux
capo della Divisione
“stampa e inform.” del CICR
Comprendiamo assai bene gli argomenti espressi dal responsabile del
CICR e non possiamo che concordare
sull’utilità che sia ristabilita l'unità piena di simbolo (e di struttura); riteniamo anzi che quegli argomenti troverebbero pure l'assenso israeliano. Ma finché una pluralità, sia pur limitata, di
simboli è ammessa anzi statuita dalle
Convenzioni e dagli statuti della CRI, il
rifiuto opposto a Israele (come a chiunque altro) è una patente discriminazione. Ed è nel torto — ci pare non tanto chi, data la situazione, chiede un equo adeguamento, quanto chi accetta o
vuole una situazione di discriminazione, non facendo nulla per superarla e
negando ad altri di accedere ai medesimi “diritti”.L’errore è stato di accedere, anni fa, alle prime richieste: il rifiuto di accedere a nuove può accompagnarsi solo alla decisa e rapida volontà — da parte di tutti — di tornare
grande organismo di soccorso.
red.
Il turista che va nella Romagna o
nelle Marche e che rimane sdraiato
sulla spiaggia con la speranza di neutralizzare i suoi reumatismi, sogna,
mentre i raggi solari lo forano, sogna
i progetti più disparati. Chi invece ha
trascorso buona parte della sua vita
all’estero, e non come turista ma come emigrato,, sogna quella evasione e
si estasia al pensiero di averla realizzata alcune volte. Cosi, macinando per
lunghi anni l’idea del ritorno (è la psicosi di ogni emigrato), s’è formato len
tamente il programma di un centro in
Italia che fosse un mezzo per fraternizzare tra evangelici stranieri ed evangelici italiani.
Un centro che potesse ospitare dei
patiti, dei morsicati dalla passione del
campeggio, tanto per cominciare, e
poi col tempo darci una struttura conforme alla volontà degli amici che verranno.
UBICAZIONE
Le due vecchie casette sono in una
valle, tra il villaggio di Carignano e la
strada provinciale che da Pano porta
alle Fonti di Carignano. Distano sette
km. dal mare e c’è una corriera che
fa servizio regolare da Fano a Carignano.
CAMPEGGIO
Ci sono seicento metri quadrati di
prato per le tende, i servizi igienici e
l’acqua sorgente. Al centro ci possono
venire tutti, ma se ci sono dei credenti che amano fare del lavoro evangelico, noi li preferiamo.
PROGRAMMA
Il centro vuol essere un luogo d’incontri tra evangelici stranieri e italiani nel quadro della regione marchigiana. Di giorno si andrebbe al mare e di
sera ci si potrebbe dare un programma di gruppo. Nessuno è tenuto a seguire il programma del centro.
Quando leggeremo la Bibbia, la leggeremo con l’intento che l’apostolo
Pietro, figlio di Giona, usava raccomandare ai suoi lettori: Siate simili
ai ragazzi appena convertiti; desiderate incessantemente il latte spirituale e puro affinché possiate crescere
nella salvezza (1 Pietro 2: 2). Dunque
la nostra lettura non sarà adulta ma
sarà fatta in maniera molto semplice,
come conviene a degli operai quali noi
siamo.
Il centro funzionerà da luglio alla
fine di agosto per i primi anni di ro
daggio e quando ci sarà dato di poter
rimpatriare definitivamente, allora sarà aperto tutto l’anno estivo, ossia tutto il periodo estivo.
Indirizzo del Centro d’incontri; Via
Bevano 28, 61032 Pano (Pesaro) - Italia. Indirizzo in Svizzera; Sola Scrittura. Case Postale 13. 1020 Renens Svizzera.
E adesso possiamo tutti incominciare a pregare per questo lavoro.
Cordialmente vostro
Guido Pagella
illlllllllllllllllllllllllilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllil
Personalia
Esprimiamo alle famiglie Rochat,
Jervis e Gay la nostra fraterna simpatia per la perdita della Signora Leocadia Rochat, deceduta a Torino dove si
era ritirata, da Firenze, negli ultimi
Felonìca Po
Il 25 novembre abbiamo avuto una importante assemblea di chiesa, alla quale ha pure
partecipato il delegato della Tavola per il nostro distretto, pastore Giorgio Bouchard. Oltre
ad un esame delle varie cosiddette attività ecclesiastiche già iniziate, si è fissato il programma dei culti e delle riunioni del periodo natalizio e di fine anno..
È stato confermato da parte della Tavola e
della comunità la volontà di iniziare e portare
a termine nel più breve tempo possibile, sotto
la xRrezione del geometra Malagò, i lavori alla casa pastorale, già progettati da molto tempo ma non ancora passati in fase di realizzazione.
Sono stati eletti quali membri del consiglio,
al posto di due altri dimissionari, la signora
Nerina Negri e la signorina Ondina Zancuoghi, la monitrice della scuola domenicale. Auguriamo buon lavoro alle neoelette. Il loro
insediamento ha avuto luogo domenica 16 dicembre nel corso del culto.
Incontri fraterni - Sabato 1° dicembre una
quindicina di scouts dell’A.S.C.I. di Mantova,
alcuni dei quali erano già venuti a Felonica
tre anni or sono, hanno movimentato una lieta serata nella nostra comunità. Non c’era un
programma prefissato, ma tutto è riuscito perfettamente bene. Dopo un’ora e mezza di richieste di informazioni sulla chiesa valdese in
generale e sulla comunità di Felonica in particolare, si è fraternizzato intorno ad una
tazza di thè mentre gli scouts, da veri esploratori, consumavano le loro provviste al sacco
e si preparavano a recarsi a dormire in una
casa di campagna, quasi all’addiaccio, nei loro
sacchi a pelo. Il giorno dopo, domenica, tutti
sono venuti al culto per rendersi conto delle
« differenze liturgiche » tra il culto evangelico e la messa. Poiché tutti eravamo desiderosi
di incontrarci ancora in futuro, si è preventivato un altro incontro per il 26 gennaio.
B. C.
9 In un incontro svoltosi in dicembre a Damasco fra il pronunzio vaticano mons.
Poggi e il presidente della Repubblica siriana
gen. Hafez Al Assad, questi si è compiaciuto
e ha espresso i suoi ringraziamenti « per l’opera svolta dalla Santa Sede in favoredei popoli
arabi ». La stampa e gli organi d’informazione locali hanno dato la massima pubblicità al
fatto e all’appoggio vaticano alla causa araba.
9 II quotidiano israeliano tc Davar » ha accusato il Vaticano — che non ha ancora
riconósciuto ufficialmente lo Stato d’Israele ■—
di avere nuovamente avanzato un piano per
l’internazionalizzazione di Gerusalemme. Il
Vaticano avrebbe già avuto contatti con alcuni governi cattolici come pure con i capi delle
chiese greco-ortodosse e americane in Palestina; il quotidiano definisce il portavoce vaticano presso la stampa, il prof. Federico Alessandrini, « zelante rappresentante delTantisemitismo in Vaticano ». Il Vaticano ha respinto entrambe le accuse.
IN GIAPPONE
Il primo trapianto
di un occhio umano
Un occhio umano, giunto in aereo dall’estero, è stato trapiantato, per la prima volta nella storia della medicina giapponese, su uno
studente. Il prof. Kitetsu Imaizumi, della Facoltà medica dell’Università di Iwate, ha ririferito che l’occhio è stato spedito insieme ad
altri tre dalla Banca internazionale degli occhi esistente a Ceylon. Imaizumi, un oculista di fama internazionale, ha detto di avere
effettuato l’operazione su Tatsuro Matsuoca,
uno studente di medicina di 19 anni per sostituirgli la cornea sinistra che stava rapidamente deteriorandosi. « L’operazione è pienamente riuscita » ha aggiunto, affermando che
il giovane dovrebbe riacquistare il completo
uso della sua nuova cornea entro tre mesi a
meno che non si manifesti il fenomeno del
rigetto.
Doni pro Eco-Luce
Eugenio Borione, Torino 500; Giuseppe Mascanzoni, Bari 1.000; Sergio Ribet, Pomaretto 1.000; Guido Baret, Pomaretto 1.000; Gustavo Comba, Torre PeRice 6.000;'Odette Baimas, Torino 3.000; Giulio Rével, Luserna S.
Giovanni 500; Emma Rostagno, Riclaretto
500; Virginia Castagneri, Prarostino 1.000;
Paolo Castorina, Roma 1.000; Elvina Manzoni
Cougn, Milano 1.000; « Barmadaut » 1.000;
Ilda Soulier ved. Ruffino, Villar Perosa 500;
Elena Pascal. Torino 1.000; Emanuele Bosio,
Gallarate 6.000; Cesare Malanot, Torre Pellice 500; Carolina Rostan-Cesan, Torino
1.000; Anna BaUa, Torino 1.000.
Albertine Bertin, Torino L. 1.000; Aldo
Genre, Beinasco 1.000; Sergio Gandolfo, Torino 3.000; Evangelina Tomassone, Torino
2.000; Giovanni GrUl, Bordighera 1.000; Maria Barbiani, Torino 1.000; Italo Ferrari, Torino 1.000; Sofia Baldoni, Roma 2.000; Vittorio Subilia, Roma 4.000; Berta Subifia, Roma
8.000; Enrico Genre, Torre PeUice 1.000;
Bruno Frizzoni, Bergamo 1.000; Carla Rostain Zavaritt, Bergamo 1.000; Giorgio Steiner, Bergamo 1.00; Giampietro Fumagalli,
Bencich, Calco 1.000; Elio Peyrot, Luserna
S. Giovanni 1.000; Luigi Carletti, Milano
6.000; Rosa Peraldo, Chiavazza 500; Daniele
Marzone, Aosta 1.000 Odette Dormelandi Peyronel, Torino 1.000; Angelo Actis, Torino
1.000; Lidia Paschetto, Pinerolo 1.000; Luigi
Micol, Massello 300; Pietro Grand,Luserna
S. Giovanni 1.000; Assely Coìsson ved. Chentre, Perosa Argentina 1.000; Roberto Malan,
Torino 1.000; Carlo Roncaglione, Pont Canavese 1.000; Emilio Martinat, Porte 1.000;
Lìnette Monastier, Torino 1.000; Domenico
Abate, Torre Pellice 500; Walter Fritz Buff,
Svizzera 3.000; Ermanno Balestri, Fizzonasco 500; Emma Giordano, Torre PeUice 500;
Lidia Gay, Torre Pellice 1.000; Bruno Prelato, Perosa Argentina 4.000; Chiesa Valdese, Bari 8.000; Chiesa Valdese, Corato 3.000;
Ada Gaydou, Luserna S. Giovanni 500; Placido Mondon, Luserna S. Giovanni 500; Emile Sappe, Francia 1.125; Alberta Ebert Gönnet, Germania 1.000; Erica Cavazzani, Torre
Pellice 1.000; Ada GrUl, Prali 1.000; Oreste
Pascal, Prali 500; Alessio Genre, PraU 500;
Oreste GriU, Prali 1.000; Carlo Monaya, Aosta 1.000; EmiUo Ferrarese, Aosta 1.000;
Emanuele Tron, Perosa Argentina 1.000; Hanni Merkli, Svizzera 1.000; Archimede Bertolino, Palermo 2.000; Guido Rosa-Brusin, Coazze 1.000.
Edmondo Ranieri, Torino L. 1.000; Albertine Resburgo, Svizzera 1.000; Fina Ghelfi
Cordone, Roecapietra 1.000; Carlo Pons, Torino 1.000; Vitale Jahier, Pomaretto 1.000;
Ercole Marzone, Aosta 1.000; Alpina Maciotta, Balma BieUese 1.000; Forconi-Dei Giudice, Pinerolo 1.000; Giulia Codino, Pinerolo
1.000; Giulio Coucourde, Pinerolo 500; HUda
Genre Bertin, Pinerolo 4.000; Alfredo Griot,
Pinerolo 250; Luigi Breuza, Pinerolo 500;
Renato Breuza, Pinerolo 500; Elisa Alliaud,
Pinerolo 500; Carlo Giai, Pinerolo 1.000;
Edmondo Bosio, Pinerolo 1.000; Davide Roccione, Pinerolo 1.000; Elisa Griva, Abbadia
Alpina 250; Guido Codino, Pinerolo 500;
Anita DardaneUi, S. Secondo 500; Franco
Falchi, Milano 6.000; Pia Mercandalli, Luserna S. Giovanni 500; Maria Tron Bertolino,
Settimo Vittone 500; Remo Ribet, Pomaretto
500; Aldo Griglio, S. Secondo 500; Fam.
Griot, Milano 500; Eulalia Trogliotti, Vercelli 2.000; Maria Terranova, Grottaglie 6.000;
T. e S. Bianco Dolino, Susa 1.000; Olindo Bufalo, Noceto 500; Maria Santagati ved. Leotta,
Catania 2.000; Ernesto Sommani, Roma
1.000; Sandra Giardina, Noto 1.000; Paimira Gay, Ge-Pra 500; Giulio Rivoir, Milano
1.000; Madeleine Rével, Milano 1.000; Emilia
Honegger, Albino 1.000; Tina Boiocchi, S.
Fedele Intelvi 1.000; Alberto Durand - Genova 500; Geremia Cielo, Ruta 1.000; Manlio
Gay, Roma 1.000; Gianfiliberto Leonardi,
Enemonzo 1.000; Enrico Rostain, Bologna
1.000; Gabriella Titta Dreher. Roma 1.000;
Elisa Bouchard, Roma 1.000; Domenico di
Toro, Svizzera 1.000; N.N. Roma 450; Francesco Beccuti, Grugliasco 1.000; Paolo Sanfilippo. Chiavari 4.000: Alberto Girardet, Roma 4.000; Leonardo Cardia, Milano 1.000;
Savino Paradiso, Foggia 500; Eunice Biglione, Ge-Nervi 1.000; Felice Cattaneo, Genova
1.000; Libera Manfrini, Genova 1.000.
Yvonne Brayshaw Jalla, Halifax « In memoria di Renata Pacchierotti Jalla » L. 10.000.
Grazie!
( continua )
Le famiglie Rochat, Jervis e Gay
ringraziano quanti hanno partecipato
al loro dolore per la perdita della loro
cara
Leocadia RocFiat
deceduta a Torino il 13 gennaio 1974.
6
pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N. 4 — 25 gennaio 1974
[ VITA ITALIANA a cura di Emilio Nitti
Referendum e divorzio
UN PROBLEMA DI COSCIENZA
O UN IMPORTANTE MOMENTO POLITICO?
Si discute molto in questi giorni sul
referendum abrogativo della legge sul
divorziò. Colpisce innanzitutto il fatto
che il referendum, che in quanto tale
è una istituzione democratica, trovi la
decisa opposizione di partiti democratici che lo vollero sancito dalla Costituzione Repubblicana. È chiaro che questa opposizione è riferita non alla istituzione, ma allo specifico problema su
cui questo referendum si deve pronunziare: appunto Feliminazione della legge sul divorzio. Il PSI che pure aveva
proposto la legge, sarebbe disposto a
modificarla pur di non arrivare alla
consultazione popolare; il PCI, che in
linea di principio è favorevole al divorzio, accetterebbe qualsiasi compromesso pur di evitare una rottura tra cattolici e laici su questo tema. Ma la D.C.
si è dimostrata infiessibile e intransigente: il referendum si deve fare e deve essere la volontà popolare stessa a
cancellare una legge che fa inorridire
molte coscienze di cattolici di vecchio
stampo.
È innegabile infatti che il problema
del divorzio è innanzitutto un problema morale e quindi di coscienza. Alla
coscienza cattolica, che considera il
matrimonio come un sacramento indissolubile, si contrappone la coscienza laica, che vede il matrimonio come
un contratto; e noi evangelici abbiamo
un nostro modo di concepire il matrimonio, che parte da premesse laiciste,
ma vi aggiunge la nostra coscienza di
credenti che vivono in modo diverso
una istituzione naturale e umana.
Se si trattasse solo di questioni di coscienza, il referendum dovrebbe essere
sdrammatizzato: ognuno voterà come
riterrà opportuno e tutto continuerà
come il solito. Ma non si sono mai visti
uomini politici sbracciarsi tanto per un
problema di coscienza. Vuol dire che a
fianco vi è un problema più concreto.
Innanzitutto è un problema giuridico:
si tratta di affermare la suprenriazia
del codice canonico su quello civile e
quindi dell’istituzione ecclesiastica su
quella civile; e viceversa, si tratta di liberare la società da questa ipoteca clericale e papista. In sostanza è una lotta per il potere.
Inoltre vi è tutta una trama di interessi politici che sono messi in movimento da questo « problema di coscienza ». In primo luogo si manifesta in
questa occasione la fragilità e la pericolosità della riunificazione delle correnti della D.C., che è pur sempre travagliata dalla divisione tra reazionari
e uomini aperti a nuove istanze politiche e sociali. La crociata per il referendum è stata voluta dai reazionari,
primo fra tutti da Andreo-tti, che tentano una rivincita, dopo gli ultimi fallimenti e coinvolgono in questa « questione di principio » tutti gli altri. E
Fanfani, che in questi mesi ha molto
lavorato per ringiovanire il suo partito,
dopo qualche tergiversazione, è costretto a fare il duro e ad allinearsi... a destra.
Una probabile conseguenza è un’ennesima crisi della coalizione di governo di centro-sinistra, con i conseguenti
contraccolpi della destra. Ma la campagna elettorale per il referendum sarà la grande occasione per il rilancio
della Destra Nazionale che, dopo essere stata emarginata dalla vita politica
per la sua chiara matrice fascista, avrà
il piacere di trovarsi fianco a fianco con
la DC, nella crociata per la difesa dei
Valori della Famiglia e della Religione.
E più ancora che un rilancio del partito della destra, sarà quella un’occasione per il rilancio di una mentalità
di destra. Se la legge che consente il divorzio è (pur con le nostre riserve di
IH
credenti evangelici) una affermazione
di libertà e quindi una conquista civile; se tale legge consente un superamento del ruolo costrittivo e di mediatrici del consenso esercitato per secoli
dalla religione e dalla famiglia; questa
campagna elettorale, che vedrà accomunati fascisti e cattolici, tenterà di
imporre alle coscienze meno mature
falsi ideali e idoli falsi, ripropondendo
un modello di società statica e di tipo
autoritario.
Anche per questo, in quanto evangelici, la nostra scelta non può essere che
una sola.
La Gulf:
imboscamento in Itaiia,
Goionialismo in Africa
Per il suo terzo anno di attività Fassociazione « Boicottaggio prodotti Gulf » con sede nello Stato americano dello Ohio ha stabilito di rafforzare ancor più la sua campagna
contro la potente compagnia petrolifera che
da vari anni finanzia attività colonialiste portoghesi nell’Angola e nel Mozambico. Nel
1970 la Gulf ha messo in piedi un piano di
ricerca petrolifera il cui costo si aggira sui
150 milioni di dollari (90 miliardi di lire) pari al 75% degli investimenti USA in Angola.
Nonostante le Nazioni Unite avessero dichiarato questo piano come uno sfruttamento di
risorse umane e materiali a danno della libertà e deirindipendenza degli angolani la
Gulf ha versalo, nel ’73, 36 miliardi al Portogallo e continuerà a versare annualmente
altri 6 miliardi. La « Gulf Boycott » ha calcolato che questa somma permette al Portogallo di armare oltre 150 mila soldati di
stanza nelle colonie.
{da « Liberazione » )
Gli obiettori eoo faroooo i pompieri
B L’Asesmblea generale delle Nazioni Unite ha deciso di convocare a Roma, per il
novembre prossimo, una conferenza mondiale
suUa minaccia di carestia.
B La commissione economica dell’ONU per
l’Europa ha pubblicato i dati sull’aumento del costo della vita in Europa dal gennaio
1970 al settembre 1973: Jugoslavia 62%, Spagna 35%, Finlandia 32, Gran Bretagna 30,
Olanda 27, Danimarca 26, Italia 25, Norvegia
e Svizzera 24, Islanda e Svezia 23, Francia
22, Austria e Germania federale 20, Belgio
19. Salvo la Jugoslavia, i paesi comunisti non
hanno riferito i loro dati.
B Una delegazione commerciale italiana ha
visitato la Repubblica Democratica Tedesca, partecipando alla prima riunione plenaria del gruppo di lavoro italo-tedesco per la
cooperazione tecnica, economica e industriale
nel campo delFelettrotecnica e dell’elettromca. Si tratta di uno dei gruppi di lavoro
creati per dar seguito all’accordo di cooperazione economica a lungo termine firmato a
Roma il 18 aprile scorso fra Italia e RDT.
B I ministri dell’agricoltura italiano e spagnolo si sono incontrati a Roma, in margine a una riunione della CEE, per esaminare
la fornitura di olive della Spagna all’Italia. La
Spagna darà precedenza assoluta alle forniture aU’Italia e riesaminerà la recente imposizione di una tassa sulle esportazioni che avevfino conseguenze negative sull’attività degli oleifici italiani che utilizzano materia prima spagnola.
B Celebrato il 26“ anniversario della sua
indipendenza la Birmania ha proclamato una nuova costituzione, approvata per re
ferendum popolare dal 90,2% degli elettori,
che fa della Birmania una « Repubblica socialista ». In quest'occasione sono stati liberati 1212 detenuti politici, su un totate di
2200, tra cui numerose personalità del regime
militare rovescialo dal colpo di Stato del
1962. Ai primi di febbraio si terranno le elezioni per la nuova assemblea.
B La Commissione federale statunitense
per l’energia atomica sta studiando un metodo rivoluzionario per separare l’uranio 235
e 238 ricorrendo a raggi Laser, assai meno
complesso e quindi meno costoso di quello
usato attualmente.
B In Patagonia, Terra del Fuoco e Antartide quattro gruppi di lavoro componenti una spedizione scientifica italiana hanno cominciato a realizzare un impegnativo
programma di studi e ricerche. In quelle aree
il mondo vegetale e animale risultano particolarmente interessanti e sono stati trovati
reperti paleontologici che rafforzano un’ipotesi che gli scienziati italiani intendono studiare : che, cioè i continenti nacquero milioni
di anni fa dalla frantumazione di un unico
blocco terrestre.
B L’est del subcontinente australiano, in particolare il Nuovo Galles del Sud e il
Queensland sono stati devastati da violente e
vaste alluvioni, che hanno isolato centri abitati, fatto vittime e centinaia di senzatetto,
interrotto le vie di comunicazione. L’area interessata daH’alluvione — la più grave degli
ultimi trent’anni -t— è di circa 1 milione di
miglia quadrate; i danni sono dell’ordine di
milioni di dollari.
Leggiamo sul periodico Liberazione,
organo del partito radicale, che il ministro della difesa ha revocato la « chiamata » degli obiettori di coscienza al
corpo dei vigili del fuoco di Passo Corese.
Questa decisione è la conseguenza del
fermo atteggiamento degli obiettori
aderenti alla LOC (Lega obiettori di coscienza), che avevano comunicato al
ministro di non essere disponibili per
questo servizio dato che esso veniva
proposto come unica alternativa ed in
spregio persino alla « legge truffa », che
pur prevedeva diverse possibilità — finora inattuate — di impiego nell’assistenza, nell’istruzione, ecc.
Anche il I congresso nazionale della
LOC, tenutosi nei giorni scorsi, aveva
preso in considerazione la que.stione ed
aveva deciso di denunciare alla pubblica opinione, mediante varie manifestazioni, l’illegalità del provvedimento ed
ottenerne la revoca. Ma esse non hanno
avuto bisogno di essere realizzate, dato che il ministro della difesa ha annullato la precedente decisione. Successivi colloqui — precisa Liberazione —
con un alto responsabile del ministero
della difessa hanno confermato il timore del ministro Tanassi di perdere ancor più credibilità causando la totale
rivolta degli obiettori contro le sue decisioni.
Intanto in questi giorni si riapre la
discussione alla commissione del Senato sulle proposte di modifica — presentate in precedenza — alla legge in
vigore attualmente. In modo particolare, si tratta di modificare radicalmente alcuni articoli, quali quello relativo
ai termini di presentazione della domanda; quello che sancisce il « reato »
anziché il diritto all’obiezione di coscienza; quello relativo ai poteri della
commissione inquisitrice (che fra l’altro è andata « in crisi » con le dimissioni di due dei suoi membri) ed infine, la
necessità della stipulazione di convenzioni con enti, comuni e varie organizzazioni per il superamento dell’art. 11
che equipara « ad ogni effetto civile,
penale, amministrativo, disciplinare,
nonché nel trattamento economico »
l’obiettore al soldato e che di conseguenza impedisce lo sganciamento del
servizio civile dall’apparato militare.
pierre
Continua l’obiezione
nella Valle del Belice
Parlanna, Trapani {adista) ■ Il Comitato Antileva della Valle del Belice ha invialo ai
gruppi parlamentari DC, PRI, PSI, PCI della Camera, del Senato e delFAssemblea .Regionale Siciliana; alle organizzazioni politiche e
sindacali dei lavoratori; alla stampa e a tutte
le organizzazioni democratiche, il seguente comunicato :
« Il rifiuto del servizio militare da parte
dei giovani della Valle del Belice è stato, nel
1970, uno strumento di lotta per accelerare
la ricostruzione e per impegnare i giovani
nella rina.scita dei propri paesi già gravemente colpiti dalFemigrazione.
« Oggi sta per finire il 1973, ed ancora la
ricostruzione della zona terremotata non è
completata anzi è appena cominciata. La legge suH’esonero dal servizio militare scade
quest’anno.
(c I giovani di leva della Valle del Belice ribadiscono con for?a la volontà di non adempiere all’obbligo di leva fino a quando lo Stato non avrà pagato il proprio debito nei confronti della Valle del Belice, completando la
ricostruzione dei paesi distrutti o danneggiati dal terremoto del 1968.
« Invitano tutte le forze politiche .sinceramente democratiche e tutte le organizzazioni
dei lavoratori ad appoggiare la lotta dei giovani del Belice contro il servizio militare ».
Gli indios, preda degli affaristi
Roma (kipa) — In uno studio sulla
difesa degli Indiani nell’America latina, l’ultimo bollettino dell’agenzia missionaria « Fides » saluta l’apparire di
una « solidarietà nazionale rivolta alle popolazioni fino a ieri lasciate in disparte, quando non sfruttate da duri
affaristi, avidi di guadagno ».
Nelle venti nazioni latino-americane
si contano 20 milioni di indios, circa
75 milioni di meticci e 35 milioni di
neri e mulatti. « Questa situazione è
stata aggravata — precisa il bollettino — dal modo deplorevole in cui padroni onnipotenti hanno trattato gli
ARCIPELAGO
DEL GULAG
Malgrado la crisi petrolifera
Record dell'industria
automobiiistica USA
L'industria automobilistica americana ha
segnato un record di vendite nel 1973 malgrado un calo di oltre il 20% registrato in dicembre a eSusa della crisi energetica. General
Motors, Ford e Chrysler hanno superato l’anno scorso ogni precedente primato mentre
TAmerican Motors ha registrato la migliore
annata da dieci anni a questa parte.
Nel 1973 le quattro .società di Detroit hanno venduto complessivamente 9.669.689 automezzi e unitamente ai distributori di vetture
di fabbricazione estera, che hanno piazzato
1.700.000 unità, hanno superato per la prima
volta nella storia dell'industria automobilistica gli undici milioni di unità vendute in
un anno sul mercato americano. Questo totale
è peraltro inferiore di circa mezzo milione di
unità rispetto alle previsioni fatte dagli
esperti di mercato prima che gli americani, a
causa della ridotta disponibilità di benzina,
cominciassero ad ignorare le auto di grossa
cilindrata. Nella graduatoria delle vendite
queste ultime hanno infatti ceduto il passo,
in particolare nelTultimo trimestre, alle auto
di media cilindrata, alle « sub-compact » ed
alle vetture di lusso.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 ■ 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)
E il titolo dell’ultimo libro dello
scrittore russo A.
Solgenizin, pubblicato all’estero (non nell’URSS, a causa del ben noto divieto opposto dal
governo sovietico a tutte le opere del
Solgenizin). Non è un romanzo rna
una documentazione, un libro terribile
che descrive centinaia di casi d’ingiustizie, di soprusi, di persecuzioni compiute dalle autorità sovietiche a partire dal 1918. « Gulag » significa « direzione generale dei campi », cioè dei
campi di prigionia nelle loro varie
accezioni (concentramento, lavoro forzato, cosiddetta rieducazione ecc.), disseminati (di qui la parola « Arcipelago ») in vaste regioni dell’URSS.
Noi non saremmo in grado (se pur
lo volessimo) di recensire questo libro
divenuto famoso già in poche settimane: oltre a tutto, per farlo, dovremmo leggerlo interamente e, in più, dovremmo avei'c una certa garanzia della bontà delle traduzioni. Delle quali
invece abbiamo buone ragione per diffidare.
Noi vorremmo invece poter riportare le valutazioni politiche sul libro,
molte delle quali sono del più alto interesse. Ci limitiamo qui a riportare
alcuni punti salienti della valutazione
di K. S. Karol, apparsa sul « Manifesto » del 12 c.
« Questo libro non è stato scritto da
un "destro” di casa nostra. Non inventa niente. L'autore è un cittadino dell’URSS, uno che una volta ha criticalo Stalin in nome del "vero leninismo"
Ñon riflette altre ideologie che quella,
della società sovietica che lo circonda.
Nulla è, sul piano fattuale, non vero.
Io, ho soggiornato brevemente nel 1943
nell'“Arcipelago del Gulag", so bene
non solo che è esistilo (forse, su scala ridotta, esiste ancora) e che i suoi
usi e costumi sono proprio quelli che
Solgenizin descrive minuz.iosamentc.
È qui il punto dolente. Come far carico a Solgenizin d’interrogarsi su questo passato maledetto, di chiedere i
conti per tutta questa sofferenza?
Né si tratta d’un libro di memorie
che si possa blandamente difendere in
nome del diritto alla libertà d’espressione. Solgenizin racconta, in gran parte suo malgrado, com’è stata costruita
l’URSS e coni'è oggi. Il suo fine è mostrare la bestialità del sistema dei
campi e della “tribù di lupi" che l'hanno organizzatale diretta. Ma, rifletten
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
do su di sé e i suoi compagni di vita,_
si avvede come questa “tribù" di lupi
non gli sia “estranea", come abbia rischiato di farne parte lui stesso e certo ne sia stato complice. (...)
In questo dibattersi prepolitico e
apolitico, come negare che Solgenizin
esige una cosa politicamente giusta,
grave; grida che l’URSS deve pur trovare un modo di rompere con un passato avvelenato che contamina il suo
presente e perverte il suo futuro? Forse
che le prove che porta possono esser
liquidate per amor di patria o di campo? Solgenizin ha messo tutte le sue
straordinarie risorse di scrittore per
descrivere il funzionamento dell'industria più infernale del periodo della
“edificazione delle basi materiali del
socialismo in URSS”, quella che dipendeva dal Gulag e utilizzava gli uomini
come materia prima. Se il quadro che
ne esce è terribile, è perché egli non è
né un rassegnato né uno scettico; ma
un uomo appassionato che non vuol
dimenticare, che non accetta le conseguenze di quello che fu realmente un
errore politico grave, la scelta di costruire a qualsiasi prezzo, con il consenso o contro, “le basi materiali del
socialismo" PRIMA e il socialismo
DQPO. (...)
Alle divisioni di classe, a un possibile ruolo di riscatto del proletariato
Solgenizin non crede: quale proletariato? a forza d’identificarlo col partito,
gestore del sistema, ogni coordinata
politica e sociale autentica è andata
perduta. Solgenizin non vede più classi, né destra né sinistra; un “popolo '
indifferenziato, dove le sole categorie
che agiscono sono il bene ed il male.
Ma se nessuna divisione sociale esiste più, chi mai potrà rovesciare la
“tribù di lupi" ancora al potere? Un
popolo cristiano riscattato improvvisamente dalla graz.ia, è la sua risposta ».
Questi profondi pensieri, espressi
da un articolista che ha egli stesso
(come dice) esperimentato 1’« Arcipelago del Gulag », ci sembrano particolarmente interessanti e degni, da parte nostra, di qualche osservazione critica. Ma si tratterà, più che altro, di
osservazioni sulla personalità e il pensiero del grande scrittore ed eroe russo, e non ce ne mancherà l’occasione
in futuro.
PERCHÈ
PAPADOPULOS
PERSE
IL POTERE
« Un colpo di
Stato nel colpo di
______________ Stato »: questo il titolo d’un articolo
pubblicato da Alessandro PanaguHs (il
celebre eroe greco, attualmente in esilio a Roma) su « L’Astrolabio » del nov.
1973 (n. 11), da poco uscito.
Sulla fine di Papadopulos (il colonnello che fece il colpo di Stato del 21
aprile 1967 e tenne il potere, come dittatore, fino al 25 novembre ’73) il Panagulis scrive:
« Papadopulos aspirava alla creazione di una dittatura personale assoluta
trasformando il regime militare in un
regime fascista ortodosso. Ma, perché
un simile regime potesse sopravvivere, era necessario ciò che Papadopulos
e la Giunta non erano riusciti a ottenere: una base popolare. Papadopulos,
dunque, sperava di ottenere quella base popolare con la “democratizzazione". Di qui il suo tentativo di pseudodemocrazia. Fabbricò quindi una Costituzione e, col pretesto d’una fopnale
legalità, accentrò nelle sue mani tutti
i poteri. Poi, per avere il totale controllo della situazione, allontanò dal
governo tutti i compagni del 1967. L’argomento ch’egli addusse per giustificare quel gesto era semplice: perché il
popolo e i politici credessero alla “democratizzazione" bisognava che al governo ci fossero civili anziché militari.
Ma in realtà questo argomento nascondeva i suoi veri propositi che erano
quelli di liquidare i compagni, anzi i
complici, del colpo di Stato avvenuto
nell'aprile del 1967.
Dev'esser chiaro insomma che egli
non aspirava a un regime democratico,
bensì al raggiungimento del suo potere
personale. Per questo e solo per questo allontanò dal governo i militari
con un colpo di Stato sdenzioso, ma
non per questo meno colpo di Stato.
Ma i cospiratori licenziati da Papadopulos non impiegarono molto ad accorgersi d'essere stati ingannati. (...)
E li spaventò il timore che la rabbia
popolare, già pericolosamente repressa, raggiungesse la forza di spazzare
tutto. Insieme a questa paura, pensavano di ritrovare la loro sicurezza in
un regime puramente militare.
V’è da aggiungere che essi sapevano
bene come il popolo greco non si sarebbe lasciato trascinare dal gioco di
Papadopulos e che l’atteggiamento di
tutte le forze progressiste del mondo,
specialmente in Europa, non sarebbe
cambiato. Sapevano che la “portogallizzazione" della Grecia non avrebbe
ingannato nessuno ».
indigeni. Questi sono stati spesso cacciati dalle loro terre e risistemati a
forza in altri territori più poveri, oppure costretti a lavorare per padroni
o imprese, a salari di fame spesso versati con mesi di ritardo. Alcuni proprietari hanno permesso loro di coltivare per proprio conto piccoli appezzamenti ai margini della proprietà nella quale erano ingaggiati, ma senza
autorizzarli a 'piazzare' i prodotti ottenuti... Altri hanno incoraggiato l'alcoolismo fra i loro salariati, sapendo
bene che così impedivano la loro promozione culturale, sociale e spirituale.
Non si può, naturalmente, non deplorare simili comportamenti — numerosissimi, purtroppo — che rasentano il
vero e proprio colonialismo interno.
« La penetrazione del progresso nelle zone abitate dagli indigeni e sinora
isolate — penetrazione quasi sempre
motivata dall’attrattiva delle grandi
ricchezze minerarie, agricole e soprattutto petrolifere — è stata occasione
di imprevedibili contatti fra civiltà diverse. Ad esempio, la scoperta di giacimenti di petrolio in zone parzialmente abitate da indigeni o a loro vicine,
provoca l’arrivo di coloni. Nasce così
il pericolo di un confronto brutale fra
modi di vita diversi, con gravi ripercussioni sui più deboli, su coloro che
sono meno preparati a quest’urto ».
B In Brasile è stata completata la strada
(c Transamazzonica » : partendo da Joao
Pessoa, capitale della regione nord-orientale
del Brasile, è lunga oltre 5000 km. e, attraversando la folta giungla e la rete fluviale
dell’Amazzonia, porta alla frontiera peruviana.
Il lavoro è stato compiuto in 3 anni, 1 mese
e 3 giorni. Lo scopo principale è facilitare il
trasferimento di pionieri e coloni dalle regioni
aride del Nord-Este e da altre sovrapopolate
del paese in questa vasta regione poco abitata
che rappresenta il 60% del territorio federale
brasiliano. Un’opera grandiosa, dunque, e ricca di prospettive positive; non si può tuttavia
dimenticare che essa è stata compiuta caljjestando nel modo più cinico, fino ai limiti del
genocidio diretto o indiretto, la vita degli
indios amazzonici. La vicenda del West statunitense si è ripetuta, con 1’aggravante dei progressi tecnologici compiuti nel frattempo.
B Notizie provenienti dal territorio di Roraima, nellAmazzonia. riferiscono che
gli indiani « Atroaris » sono sul piede di
guerra, hanno rafforzato le difese dei loro
villaggi e fatto allontanare le donne e i bambini.
Gli indigeni si preparerebbero ad attaccare
i lavoratori delle imprese che costruiscono un
ponte sul fiume Alalau. facente parte delle
opere della strada Manaos-Caracarai. Gli
« Atroaris » si oppongono alla costruzione di
questo ponte, affermando che « i piloni danneggeranno la pesca ».
Da parte sua, l’esperto dei problemi indiani Gilberto Pinto ba inviato un radiogramma
urgente alla direzione della « FUNAI » (Fondazione nazionale per gli indiani) a Brasilia,
sottolineando la gravità della situazione.
Alla redazione di questo numero hanno
collaborato Umberto Beri. Giovanni Conte, Bruno Costabel. Arnaldo Genre. Ermanno Geme. Giorgio Peyronel, Roberto
Peyrot, Berta Subilia. Elsa e Speranza
Tron.