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LA BUOIVA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
pnczzo »M.^soci.izso:vE
domicilio)
Torino, per un anno L. 6,00 L.7,00
— per sei mesi » 4,00 » 4,50
Per 1« provincie e l’eslero franco sino
ai conlìDi, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » 5,20
La Direzinne (iella lìUON.V NOVlil.i.A è
in Torino, casa Bellora, a capo de i Viale
del Ke, -\ 12, piano 3 '.
Le associazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e dal Libraio G. SERfi.\,
contrada Nuova in Torino.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alia Direzione.
Avvito importante, — 1 Confessori di Gesù Cristo in Italia nel secolo XVI. Pìèlro
Carnesecchi. — Il Matrimonio affidato ai Preti. —Notizie religiose; Firenze —
Roma — Parigi.— Cronachetta politica.
min Mip®!a!ìiia!ìi
Cominciando col primo venerdì del Novembre venturo l’annO
secondo della Buona Novella, preghiamo caldamente i signori Associati a rinnovare per tempo la loro associazione. Il mezzo più acconcio
per gli abbuonati delle provincie, è un Vaglia postale, mandato franco
alla Direzione della Bnona Novella, in Torino.
In Torino le associazioni si ricevono all’UfflcìO del giornale, casa
Bellora, 12, '5^ piano, a capo del viale del Re, e da Giacomo Serra,
libraio in contrada Nuova.
Preghiamo i signori Associati che ancora non hanno pagalo a farlo
quanto prima.
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1 CONFESSORI DI G. CRISTO
IN ITALIA
iiEL SECOLO XVI'
PIETRO CARNESECCHI.
IV.
Xll. Pio V risoluto di abbattere la
Riforma, e reputando inutile o poco
Frulluosa la persecuzione, finché illeso
rimanesse Pietro Carnesecchi, decise
di colpire ad ogni costo quella testa
famosa e abborrita. E trovandosi il
Carnesecchi sotto la proiezione di Cosimo de’Medici, Pio V fece officio premuroso presso di lui, perchè glielo
desse nelle mani per giudicarlo e punirlo come reo d’eresia. Dapprima gli
fe* scrivere in suo nome una lettera
dal Cardinal Paceco. Quella lettera è
il vero estratto della politica furba ed
ipocrita del Vaticano. Solto pietose
parole vi si scorge l’allusione a’favori
polilici, che Cosimo sì acquisterebbe
annuendo alle istanze del ponlefice ;
vi è gran copia di adulazione e di lusinghe; s’invoca, in sostegno del richiesto tradimento, la volontà di Dio
e l’interesse della religione, e chiamasi pia un’opera d’infamia.
L’infelice Carnesecchi sedeva alla
mensa di Cosimo quando giunse a Firenze il maestro del Sacro Palazzo con
un breve scritto dal papa, e con l’incombenza di domandargli la cattura
di Carnesecchi. Le leggi sacre dell’o
spilalità, deH’amiciziaj della riconoscenza e dell’umanità, J’|ndipendenza
del trono, la dignità di Copirao, il
punto d’onore, lutto insomma esigeva
che la disonesta domanda fosse respinta, tutto parea cospirare in favor
di Carnesecchi; tanto più che Cosimo
sapeva che il dare il suo fedele, e
amico, e ospite, e suddito virtuoso nelle
mani deirinquisizione, era lo stesso
cbe mandarlo a morte. Ma l’ambizione
era il priijio movente di quel principe;
egli nell’odio del temuto.pontefice vedeva un inciampo alle sue mire politiche, eragli d'uopo farselo amico; la
ragion di Stato, questa consigliera e
giustificatrice d’ogni colpa, lo esigeva;
e perciò Cosimo sacrificando la virtii,
eil dovere alla graziaambìta di Pio V,
consumò l’enorme e vergognoso tradimento; e vogliono alcuni, soggiunge
Carlo Botta, ch’egli (Cosimo) scrivesse
al papa che per la fede gli avrelibe
consegnato, mani e piedi legatii il proprio figliuolo.—Tanto tenero era della
fede quel duca avvelenatore e pagatore di sicarii !
Poco dopo il Cardinal Paceco, a
nome del papa, con una lettera di ringraziamento, gli mandava come prezzo
di lanta infamia il diploma con cui,- nel
1566, Pio V, imitando laprodigahlàdei
sacerdoli di Sionne, dava a questo novello Iscariota i suoi trenta denari,
cioè il titolo di granduca di Toscana.
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XIII. Pielio Carnesecchi, caduto
nelle mani dell'iDquisizione, Tu tradotto a Roma, e, secondo l’uso, carico di catene e giltato al pari di un
malfattore in orrida prigione.
Si diè principio al processo, cui
fornirono argomenti le denunzie di Achille Stazio, uomo di qualche merito
letterario, ma perfido ed infame; e
appresso le corrispondenze di Carnesecchi di cui rinquisizione erasi impadronita, e dalle quali emergevano chiaramente le sue relazioni co’riformatori
svizzeri ed alemanni e con i principali evangelici deiritalia. Si ripigliarono le accuse già prodotte ne’due
precessi antecedenti, si aggiunse ’a
complicità ch’ebbe Carnesecchi nella
fuga di Gelido, e si fe’caso de’ soccorsi
da lui prodigati a molti altri evangelici 0 carcerati o sospetti. Le dottrine
di cui era incolpato il Carnesecclii,
furono formolate in 34 articoli, e oppostigli come altrettanti capi di accusa. Da essi risulta che il processalo
veniva accusato di credere ;
L’eterna salute ottenersi per la fede
ne’meriti di Gesù Cristo, e uon per le
opere;
Non peccare mortalmente chi non
osserva i digiuni;
Non tutti i concilii generali avere
avuto l’assistenza dello Spirilo Santo;
Due soli essere i sacramenti insli
tuili da Gesù Cristo, cioè il Uattesinio
e la Cena ;
Non doversi prestar fede che alla
sola Bibbia;
Esser falsa la dottrina delle indulgenze, e mera invenzione de'jKipi per
cavar danaro;
Non esservi purgatorio;
II papa essere solamente vescovo di
Roma e non avere potestà sulle allre
chiese;
Non esservi nella Eucarislia Tnixsustanziazione ;
I frati e le monache essere uu peso
inuliledella società, nati solo per mangiare e divorarsi le sostanze de’poveri ;
Non potersi nè doversi far volo di
castità ;
Essere inutile e peccaminosa l’invocazione de’sanli, e Gesù Cristo unico <
e solo mediatore fra Dio Padre e gli
uomini ;
Esser lecito mangiare , ne’ giorni
proibiti, ogui sorta di cibi;
Potersi senza peccalo e da chiunque
serbare e leggere i libri proibiti come
eretici dalia chiesa romana.
Interrogato se persistesse in tali credenze, Carnesecchi rispose con evangelica fermezza che sì. Si ricortjc alle
arti inquisitorie; consigli, promesse,
raggiri, suggestioni, minaccie, spauracchi, privazioni, tortura fisica e morale; ma indarno: queste arti infeniali
non prevalsero; sfinito di cori)0, leu-
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lalo in mille modi nello spirilo, egUj
durante il doppio martirio, diede esempio d^una costanza ammirabile; in lui
era qualche cosa di sovrumano', tina
virtifi indomaiile; soffriva e taceva,
mirava in faccia i suoi carnefici e non
impallidiva, non tremava.....Potenza
di chi soffre e muore per la -verità !
Non è ostinazione, non è fanatismo,
fa è religione profondamente sentita,
la. è onnipotenza di fede. Senza ciò
rrè Socrale, nè Galileo avrebbero affrontato la morte e le torture per la
sapienza; nè Regolo, nè Curzio si sarebbero immolali per la patria, nè
tanti generosi avrebbero dato il loro
sangue pel vangelo di Cristo.
XIV. Cosimo spinto per avventura
dal rimorso (se pure un ambizioso ha
• rimorsi) o dalla pubblica indegnazione
che la sua perfidia avea suscitato, inviò lellere e messi a Roma aiTme di
rendere mite ii pontefice verso la vittima; 0 Pio V non tanto per compiacere a quel duca, quanto per ottenere
da Carnesecchi una rilrallazione, la
quale sai-cbbe stala per Roma un solenne trionfo; ritenne l’inquisito per
ben quindici mesi in prigione, protraendone il giudizio e la condanna.
L’impcrlurbabtle costanza di Carnesecchi è descrilla da Laderchto storico papista, il quale esaminati i registri^ (IcirinqHisizione, cosi scrisse di
lui:?. « Egli rese inutili gli avverti
1 menti e le dilazioió ehe gli furione
1« accordali, a più riprese, neirintetc resse della sua libCTtà; dimedochè
« nessuna ragione potè jndurJoàaè
« abiurare il suo errore. ìb rientrare
« sei seaod^lla.veraee reUffime ernie
« desiderava il Papa tvi—Le quali parole non esigono cementi.
Il 26-di agosto 1567 Carnesecchi
fu dannato a morte, e nel mese appresso la sentenza gli fu letta pubblicamerrtc. Consegnato al braccio secolare, gli fu posto addosso il Sanbmito
(sacco ondfl vesti vansi i condannati
dal sant’Uffizio), dipinto a Bammee a
diavoli; ma l’esecuaione fu per dieci
giorni sospesa, ed il pontefice,'gter
nuova intercessione di Cosimo, promise grazia al condannalo, qualora
facesse ripudio della sua fede^« ritornasse a quella di Roma. Un frate cap^
puccinofu iacaricak) di andare spesso
da lui per convertirlo; e non solo noo
potè riuscirvi, ma poco mancò che
questo missionario non fosse invece
convertito per Carnesecchi alla fede
evangelica.
Esauriti inutilmente tutti i mezzi
morali e fisici, leciti e disonesti, coi
quali il sant’UEfizio presumea di vincere Tanimo di Carnesecchi; perduta
la speranza di guadagnare queirindomito sprezzatore della morte, e di arricchire, come speravasi, la storia della
chiesa romana di una conquista cosi
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luminosa, fu stabiliCó il giorno (iel
supplizio. Addi' 3 di oltobré Carnèsecchi fu decapitato sulla piaizà di
Ponte Sant'Angela e poi abbrucialo.
11 martire, come attesta Carlo Botta,
sostenne fino aU'ultimo con singolare,
costanza, il terribile apparato della
morte. Anzi volle-andare al patibolo
come in pompa e con biancheria e
guanti nuovi ed eleganti, giacché il
Sanbenito non gli permetteva l’uso
d’altre vesti. Chigl’ispirò tanta calma
e coraggio d'andare a morte come ad
una festa? La fede nel Vangelo di
Cristo.
Cadeva il martire, e le suo, abbruciate ceneri, bestemmiando esorcismi,
la Inquisizione disperse al vento.
Questi brutali rigori del St-Uttìzio
partorirono generale spavento non solamente in Roma e in Toscana, ma
in tutta Italia. Ognuno, come dice il
Botta, temeva per sè, pei parenti, per
gli amici : il dolce e confidente conversare era sbandito insino dai più
segreti colloquii delle famiglie; Molti
perseguitati fuggirono, alcuni portali
a Roma e dalla Inquisizione processati,
soffersero varie pene e castighi. Fuggivasi da Siena, fuggivasi da Firenze;
la rabbia religiosa vi faceva quello
che aveva cessato di farvi la rabbia
politica. Lo sltidio di Pisa ne diventò quasi deserto, perchè alcuni giovani tedeschi presi come sospetti dal
rinquisizione, ebbero per gran fortuna l’aver salvata la vita; i compagni fuggirono l’inospita terra. Chique donne s’erano date al diavolo,,
l’ospedale dei matti le doveva riceU
tare; furono arse in Siena. Simili scene spaventavano allre parti d’Italia;
dotti sospetti e fattucchiere ignoranti
erano messi in fascio innanzi ai frali
inquisitori! Così grandi mali seguirono alla tragedia del Carnesecchi,
perchè la fazion clericale opponeva,
come sempre suole, quando può, la
violenza alla ragione e la persecuzione
al Vangelo. Ma niuna persecuzione
contro Dio non dura, e benché lunga
non può mai essere eterna. Oggi la
fama del Carnesecchi è gloriosa in
Italia, ed è dalla Storia esecralo il
nome dell’ empio ponleflce che lo
dannò. La fede che fu come delitto
punita in Pielro Carnesecchi, oggi
gode la protezione delle le^i nel regno Sabaudo, e può libera alzare un
tempio dove sarà colla religione del
Carnesecchi adorato l’Altissimo Iddio
inispiritoe verilà. Sei frati,gl’inquisitori e i papi del secolo xvi arrozzivano
ed inferocivano, come disse il Botta,
i costumi dei popoli, dobbiamo dar
lode a Dio che alcuni spirili eletti non
solo cercassero d’iugentilirii coH'opera
delle umane lettere, come facevano
Sannazzaro ed Ariosto, ma seriamente ancor s’occupassero di santificarii
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colla diffusione del Santo Evangelo,
come abbiamo veduto aver fatto il
chiarissimo e nobilissimo Carnesccchi.
II, HATRmoafio
AFFIDATO Al PRETI
Un nostrò amico che si occupa alquanto di storia ecclesiastica faceva le
più alle meraviglie perchè si facesse
tanto chiasso dalia fazione clericale intorno al progelto di legge sul matrimonio;
egli non poteva capire come un buon
cattolico possa trovare a ridire sopra un
progetto di legge, il quale, sebbene imperfetto, pure serve a tutelare la indis*
solubilità del matrimonio di cui il Concilio di Trenta ne ha fatto un domina.
Lasciate, egli diceva, il matrimonio in
balìa dei preti, e se ad uno più potente
0 più ricco di te viene voglia di avere la
tua moglie, un bel giorno sentirai dall'oracolo infallibile dichiarato nullo il
tuo matrìmonio. A prova di tale asserzione iJL nostro amico citava i seguenti
«sempi.
Stefano III, perchè cosi gli tornava il
conto instigò Carlomagno a ripudiare la
sua legittima moglie Ermengarda, e
6ciolto così il matrimoniosposòIldegarda.
1 veacovi deH'Impero raunati a concilio
sciolgono il matrimonio di Lotario Augusto con Teutberga, e permettono a
uome del Vangelo all’augusto padrone
di sposale la sua concubina Gualdrada.
Svenone 111, re di Danimarca, è obbliJ
gato con minaccie e censure dal papa a
ripudiare la sua legittima raoglie Giuditta, la quale non favoriva gl’interessi
della fazione: Svenone obbedisce, riprende tutte le sue concubine dalle quali
ha 15 figli, e colui che mentre vivea
onestamente era scomunicato, allorché
ha obbedito al prele è benedetto. Filippo I re di Francia ripudia innanzi alla
chiesa la sua legittima moglie Berta, e
si sposa con Bertrade moglie legittima di
Folco, il quale si vede separato bruscamente dalla sua moglie, perchè la fazione aveva dichiarato nullo il suo matrimonio: papa Urbano li incominciò, è
vero, per disapprovare un tal fatto; giunse
perfino a scommunicare Filippo; ma fini
poscia per dichiarare legittimi i figli ed
approvare un tale matrimonio. Luigi VII
di Fraucia, dopo avere avuto due figli
con la sua moglie Eleonora la ripudia:
un concilio approva il divorzio e dichiara
nullo il matrimonio; c papa Eugenio HI
vede tutto, tace, e lascia correre.
Alfonso re di Leone di Spagna aveva
in moglie, coll’approvazione di papa Innocenzo III, Berengaria di Castiglia; ma
dopo che da essa ebbe avuti più figli, si
stancò di lei, e papa Innocenzo sciolse ii
matrimonio, e costrinse la povera Berengaria a prendere il velo a Burgos.
Carlo il Bello figlio di Filippo aveva in
noia la sua moglie c voleva cambiarla
con un’altra; papa Giovanni XXII non
glielo permise finché fu principe; ma
divenuto re la cosa andò diversamente :
non solo dichiarò sciolto il primo matrimonio, ma gli permise di prendere in
moglie una monaca professa. Papa Bonifacio IX per rendersi amico Ladislao Durazzo re di Napoli, dei soccorsi del quale
abbisognava per abbattere l’altro papa
suocoiiipclitore Clemeulc VII,dopo aver
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ricouosciulo e Sanzionato il di I14Ì malrimouio con Costanza da Chiai'amoute,
permise non solo il divorzio, ma obbligò
la infelice Costanza a sposare Andrea
da Capua. Innocenzo Vili (1485) approvò il divorzio di Renalo 11 duca di
Lorena, il quale vivente la prima moglie
ne sposò un’altra. Alessandro VI accordò il diritto di rimaritarsi, dopo aver
ripudiata ia prima moglie, a Ladisl-io re
di Boemia. Per favorire il suo figlio Cesare, lo stesso Alessandro accordò a
Luigi XII di Francia di sposare la sua
concubina Anna di Brettagna, vivente la
sua legittima moglie Giovanna de Valois.
Fu Clemente Vili che accordò il divorzio di Enrico IV di Francia, e gli permise di ripudiare la legittima moglie
dopo 27 anni di malrimonio, acciò potesse sposare la sua Gabriella. Nel 1668
il clero di Portogallo permise, anzi ordinò che la moglie di re Alfonso VI ripudiasse il marito e sposasse 0. Pedro
fralello del re, e la dispensa fu segnata
dal Cardinal Vendôme legato del papa.
Pio VII scioglie il matrimonio dell’imperator Napoleone. Lo stesso Pio VII
nel 1815, per contentare la imperiale
passione di Francesco d’Austria, toglie
la moglie a Federico Guglielmo di Wurtemberg, scioglie il loro matrimonia e
dà là principessa Carolina a Francesco.
Ecco, diceva quel nostro amico, cosa
è il matrimonio allorché si lascia in mano
dei preti: diviene una grande molla per
l’avanzamento della fazione, ed un mezzo
possente per arricchire, per dominare :
aU’opposto quando vi sarà una legge,
chiara, netta, messa in buon volgare noi
s.ipremo a che allenerei, e sarem sicuri
che a nessuno verrà voglia di chiamarci
a Roma per decidere se la nostra moglie
è veramente nostra, o no.
Cosi diceva qnel noslro amico, e noi
abbiamo riporlale fedelnienle le sue
parole.
IVOTIZIE RELIGIONE
Fiiif.nze. La deputazione evangelic*
per ottenere la libertà dei eoniiigi Madiai
è qui arrivata da più giorni.
Roma. 11 P. gesuita Perrone, Piemontese per nascita perchè cittadino di
Chieri, diceva tempo la in Roma *d tm
signor di Torino, con cui si avvenne per
caso:_— che importa che î Piemontesacci (sic) si stacchino dalla santa Sede?
Per quattro milioni di miserabili abitanti appiè dell’Alpi, noi possiamo ac*
quistar l’Oceania, dove il Cattolicismo
farà progressi incredibili.— Questo concetto del teologo Gesuita forma la sostanza e il fondo dell’ultima allocuzione,
letta dal Papa nel concistoro del 27
settembre. Dopo d’essersi in essa descritto cou accenti dì dolore lo stato
della repubblica della Nuova Granala,
che risoluta di vivere indipendente dalla
podestà ecclesiastica dei preti, hà mandato in esilio il vescovo di Bogota, che
tentava df opporvisi, si accenna alle diserzioni che si manifestano in diverse
parti d’Europa (ben inteso, non eccetlu!)lo il Piemonle), e si Conchiude che
il signore Iddio saprà compensare quesle
piccole perdite, col sottomettere all’obbedienza del Papa le immense regioni
tran.satlantiche.
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— Il Papa Ila deliberato di passare
«Icuoi giorni nella sua abbazìa di Subiaco fra i monaci Benedettini.
— 1 Gesuiti hanno raccolto nella loro
casa di s. Eusebio diverse mute d'impiegati civili e militari per dar loro gli
esercizi di s. Ignazio. Dicesi die invece
del Vangelo abbiano predicato i diritti
del dominio temporale de’Papi, e la politica della Civìllà Catlolica. Tutte le
corrispondenze s’accordano in lodare la
bontà dei pranzi in simile occasione
imbanditi gratis ai divoti avventori. La
tassa consueta per olio giorni era di
circa diciassette franchi.
— La Civiltà Cattolica nella sua
ultima dispensa impiega sette pagine a
corabatteré l’avvocato Maggiorani die ha
difeso così bravamente, bcnchè senza
frutto, la santissima causa dei coniugiMadiai. Secondo il citato giornale gesuitico egli ba invocato in prò dei clienti
dottrine che fanno arrossire e abbri\idire
<sic} un cattolico.
— La stessa effemeride gesujtica racconta che alcuni membri spetiatissimi
del clero Lombardo-Veneto tramano una
riforma religiosa in Italia, e a tale elletto
si sono rivolti a diversi dignatarii Anglicani, da cui ricevono indirizzi.
— Leggiamo nella medesima dispensa
a pag. Ì74, che per miracolo della Madonna santissima il canipanone di s. Maria Maggiore non si lasciò nè rompere nè
¡scheggiare dai colpi dei Bepiihblicaaidi
Roma che ne voleano far quattrini; ma
appena il sommo Pontefice Pio IX ebbe
in quest’anno ordinato di rifonderlo, si
lasciò subito fare in pezzi.
Parigi. 11 giornale dei Débats del 26
corr. consacra il suo primo articolo in
difesa della libertà religiosa stata così
scandalosamente violata in Toscana dalla
condanna dei coniugi Madiai, non colpevoli d’alcun delitto comune o politicOj
ma Semplicemente accusati e convinti di
aver letto in compagnia d’amici la sacra
Bibbia, e di professare la religione evangelica e non più la papale in cui erano
nati. II giornale francese desidera chc la
«Ipputazione andata per essi a Firenze
giunga ad ottenere giustizia , essendo
questo il voto comune a tutti i cuori sinceramente cristiani.
CROCCHETTA POLITICA
ToRi.No. — Monsignore Charvaz è ritornato da Roma senza aver potuto conchiudere le trattative di riconciliazione
col Piemonte. Dicono che abbia egli stesso
toccato con mano la diIRcoltà d’intendersela coi gesuiti; che là reggono oggi
la somma delle cose.
— È voce che siamo in una crisi ministeriale, raa non è ancor certo nè positivo che il ministero d’Azeglio si ritiri
dagli affari. Ieri sera parlavasi d’un ministero Balbo, nel caso che non sia possibile più l’attuale , nè un ministero
Cavour.
Paiiigi. — Niuuo inette più in dubbio
la decisione del Senato, nè il voto popolare per l’impero, che sarebbe ereditario
nella famiglia Bonaparte. Nel caso che
Luigi Napoleone III non avesse prole, gli
succederebbe nel trono la famiglia del
principe Girolamo.
Belgio. — Paiono accomodate le vertenze doganali colla Francia. La crisi ministeriale non è ancor terminata.
Inghilterra. — Si fa sempre più probabile il ritorno di lord Palmerston al
ministero. Vogliono che gli sieno stati
olferti 6 portafogli, ai quali assumerebbe
persone di tutta sua fiducia, ma non
pare ehe ciò gli basti. Per timoneggiar
oggi con sicurezza lo Stato gli bisognano
ministri che sieno tutti dello stesso suo
colore.
PimssiA. La notizia giunta il 20 per
mezzo del telegrafo, che il presidente
della Repubblica francese accetta l’impero, ha fatto subito riunire il consiglio
de’ ministri, e tutto porta a credere che
il governo sia pronto a riconoscere l’impero appena sarà proclamato._
Dintlore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente,
TIP •■UIC, l>ECLI AUTISTI *. PONS C C.