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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/% ■ filiale di Torino
In caso di mancato recapito restìtuire al mittente presso l'Uffido PT Torino CMP Nord
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Anno IX - numero 36 - 20 settembre 2002
EDITORIALE!
e luci a Johannesburg
I franco GIAMPICCOLI
ISINODO VALDES
A proposito di eutanasia
HIESEI
/ percorsi di tre pastori emeriti
Documento di studio inviato alle diiese
di ALBERTO CORSANI
ECO DELLE VALLII
Lavori ai palazzi dei ghiaccio
di MASSIMO GNOME
■ BIBBIA E ATTUALITÀ!
GROUND ZERO
«Cristo è tutto e in tutti»
Colossesi 3,1 le
PUNTUALMENTE .e immancabilmente sono ritornati in questi
giorni i fantasmi e l’orrore di un anno fa. Lo spettro di Ground Zero, a
distanza di un anno dagli attentati, è
diventato una tragica icona della
realtà in cui viviamo. Una realtà
frantumata; tanti cocci diversi che
nessuno sa mettere insieme, nonostante gli sforzi titanici e la buona volontà di molti. Le soluzioni proposte
per risistemare i piccoli pezzi denotano sovente panico e chiusura. I venti
di guerra soffiano sempre più forte,
lo straniero è visto come una minacda e ü proprio benessere un baluardo da difendere a qualsiasi costo.
D’altro canto si propagano teorie
strane, accolte talvolta con entusiasmo da numerosi e zelanti accoliti:
predicazioni apocalittiche dei vari
guru laici o religiosi, incitazioni alla
violenza, richiami moralistici delle
gerarchie ecclesiastiche. «In che razza
di mondo viviamo?» è la domanda
sempre più frequente, spesso accompagnata da una certa dose di rabbia.
no 60 d.C. i cristiani di Colosse, una
dttà dell’Asia Minore. La confiisione
che dilagava nella comunità dei Colossesi era tutt’altro che trascurabile:
la fine dei tempi pareva vicina, le
forze della natura sembravano indomabili e i rapporti familiari e sociali
sempre più problematici. Sia dentro
sia fuori della comunità non mancavano tuttavia i maestri che proponevano rimedi basati su digiuni, pratiche rituali ed esperienze interiori. La
fede cristiana sembrava un piccolo
affare interno, completamente inefficace nei confronti delTampiezza dei
problemi e delle paure. L’autore della Lettera ai Colossesi propone a tutquesti mali un rimedio tanto semplice quanto efficace. È la visione di
® mondo nuovo già in atto, un cosmo sottomesso alla sovranità di Dio
Í riunificato in Cristo. Non ci sono
più soltanto frammenti da mettere
insieme in mille modi possibili, la
lealtà ha un disegno perfetto e una
struttura ben salda.
'N che razza di mondo vivia. mo?», si chiedevano verso l’an
p tutta qui la risposta agli interro^gativi suscitati da una realtà
frantumata? No, di certo. Sia la teoipa più brillante sia la predicazione
più convincente hanno forti limiti,
on basta un’adesione formale a un
eredo, non è sufficiente un attimo di
commozione davanti a un messaggio
tessuto su sentimenti ed emozioni,
lo che conta è la concretezza di
1® esistenza trasformata e rigeneraE un esistenza costruita su virtù
®nsiderate piuttosto anacronistiche:
isericordia, benevolenza, umiltà,
mansuetudine, pazienza (Col. 3, 12).
embrerebbe la formula di un falli?°^ale. Molto, se non tutto,
r ’ c^ipende dal presupposto del
t-f^*^®™ento. Se la premessa è l’au
Drp'* '‘"j^’aza umana, il fallimento è
nob3' ^ aiouro e le intenzioni più
11 non possono che trasformarsi
® frustrazione. Nell’even
dualità i
ùconosi
in cui tutto inizia invece dal
cimento dell’azione di Cristo,
fallibilità umana, la
di m* ^ domanda «In che
mondo viviamo?» può essere
altro più facOe da trovare.
■1
Pawel Gajewski
11 presidente Usa George W. Bush conferma la dottrina della guerra preventiva
Sfida all'Iraq e all'Onu
In nome della lotta contro il terrorismo internazionale, ci si avvia verso una seconda
guerra del Golfo, primo capitolo di ana guerra infinita contro altri «stati canaglia»
JEAN-IACQUES PEYRONEL
Alla fine George W. Bush ha
scelto la strada dell’Onu, come
gli chiedevano gli altri membri permanenti del Consiglio di sicurezza,
ad eccezione della Gran Bretagna.
Ma lo ha fatto a denti stretti, lanciando di fatto una doppia sfida: una
all’Iraq, l’altra alla stessa Onu affinché dimostri di avere ancora l’autorità necessaria per fare rispettare le
proprie risoluzioni. Avrà probabilmente avuto il suo peso la posizione
del Segretario di Stato, Colin Powell,
che nel 1991 fu uno degli eroi della
«Guerra del Golfo» e che sicuramente
sa quali conseguenze potrebh» avere
un secondo intervento militare in
Medio Oriente nel momento in cui è
tuttora drammaticamente aperto il
conflitto israelo-palestinese. Avrà
avuto anche una certa importanza
l’iniziativa inconsueta del Segretario
generale delTOnu, Kofi Annan, che
per la prima volta nella storia delle
Assemblee generali ha anticipato alla
stampa e alla delegazione Usa il suo
discorso di apertura nel quale ha sostenuto con forza la logica multìlateralista dell’organizzazione di cui è a
capo. Con il suo discorso, Bush sembra avere ottenuto quello che gli
chiedevano da tempo i «falchi» della
sua amministrazione (il vicepresidente Cheney, il ministro della Difesa Rumsfeld e la consigliera per la sicurezza Rice), vale a dire l’accettazione della nuova dottrina strategica
Usa emersa dopo l’il settembre
2001: quella della «guerra preventiva» contro chiunque minaccia la sicurezza e gli interessi degli Usa, e
dell’Occidente in generale.
Ci si avvia dunque probabilmente
verso una seconda «Guerra del Golfo», a qpme questa volta della lotta
contro il terrorismo internazionale.
Ma con quali giustificazioni? Che
Saddam non ha rispettato le risoluzioni delTOnu? Ma perché non si ricorda che centinaia di ispettori Onu
sono rimasti in Iraq per ben sette anni, dal 1991 al 1998, e che se ne sono
andati, su ordine del loro capo, poco
prima del blitz aereo voluto da Clinton e Blair, senza mandato Onu, nel
dicembre 1998? Che l’Iraq è in possesso di armi di distruzione di massa,
chimiche, biologiche e forse anche
nucleari? Questo è possibile, ma ci si
dimentica di ricordare le responsabilità degli Usa, della Gran Bretagna e
della Francia nel programma di riarmo dell’Iraq in funzione anti Iran negli Anni 80, e si tace la testimonianza
di Scott Bitter, un ex marine americano, elettóre fra l’altro del partito
repubblicano, che fu ispettore delrOnu in Iraq e che ha ribadito il pie
Segue a pag. 9
Ì^iSÉÙààliiàl^&iiMiì*ìÌ
Vertice di johannesburg
ÎMS?'
Guerra contro l'Iraq
Il Sinodo, riconoscendo che la terra
appartiene a Dio e che Dio la vuole abitare in una relazione feconda con
tutti i suoi abitanti (Salmo 24); esprime pieno appoggio nei confronti degli sforzi che si compiono a Johannesburg per raggiungere accordi sull'acqua, sull'aria, sull'energia, sulla salute,
sull'agricoltura, sulla biodiversità, che
facciano prevalere il bene globale
dell'umanità e la salvaguardia del creato sull'interesse economico privato di
minoranze privilegiate;
auspica in particolare che la delegazione italiana al Vertice sostenga la richiesta, avanzata da molte Organizzazioni non governative, di un «codice
di condotta» vincolante per le multinazionali, in coerenza con l'art. 41
della Costituzione italiana che afferma la libertà dell'iniziativa economica
privata purché essa non sia esercitata
«in contrasto con l'utilità sociale o in
modo da recare danno alla sicurezza,
alla libertà e alla dignità umana»._________
Il Siqodo, informato dell'azione dalla
chiesa presbiteriana negli Usa (Pcusa),
approvata nella sua ultima Assemblea
generale del giugno scorso, volta a impedire l'annunciato intervento statunitense in Iraq, l'appoggia senza riserve e
condivide, in particolare, la richiesta di
sospensione delle sanzioni economiche
che, insieme al regime dittatoriale di
Saddam Hussein, stanno creando situazioni di disagio e miseria sempre più
gravi fra la popolazione di quel paese.
In comunione con la Chiesa presbiteriana (Pcusa), che chiede con forza
al governo del proprio paese di ritirarsi dalla prevista azione militare contro
l'Iraq, il Sinodo chiede al Parlamento e
al governo di non concedere l'appoggio italiano a un eventuale nuovo intervento militare nell'area, cogliendo
questa occasione per affermare la volontà di pace del popolo italiano e
promuovendo missioni di riconciliazione e di aiuti umanitari nel quadro della solidarietà internazionale.
Valli valdesi
Nuovi rischi
per la giustizia
L’allarme di un ex magistrato che a
suo tempo ha condotto importanti
processi alla criminalità organizzata,
e che teme che alcuni provvedimenti
legislativi in corso d’esame da parte
del Parlamento possano avere effetti
negativi nei confronti della lotta alla
criminalità stessa. È questo il senso
della lettera che il sen. Elvio Passone
ha scritto al presidente della Camera, Pierferdinando Casini. Cerchiamo dunque di capire insieme quali
potrebbero essere questi risvolti negativi, che andrebbero a sovrapporsi
a un «sistema» già sufficientemente
complesso e macchinoso.
A pag. li
L'OPINIONE
UN FILM
ANTICATTOLICO?
The Magdalene Sisters, il film del regista scozzese Peter Mullan, Leone
d’Oro a Venezia, è uscito già preceduto
dalle polemiche. «Anticattolico e provocatoriamente anticlericale», «offensivo dei sentimenti cristiani», grottesco nel «voler rappresentare la Chiesa
cattolica peggio dei talebani»: le gerarchie cattoliche, L’Osservatore Romano
in prima fila, hanno bocciato la pellicola gridando allo scandalo. La trama
racconta di un convento-lavanderia
nellTrlanda degli Anni 60 in cui venivano recluse, a volte per tutta la vita, le
ragazze considerate peccatrici, da redimere attraverso il lavoro e le mortificazioni del corpo; una storia vera, quella
delle «Magdalene», istituzioni cattoliche gestite da suore che hanno ospitato tra le loro mura 30.000 ragazze fino
alla definitiva chiusura nel 1996.
Una storia truce, storia di percosse e
umiliazioni, isolamento e repressione,
a volte di violenza sessuale e di morte,
consumati in nome di un presunto
peccato mortale da alimentare con il
senso di colpa: si può capire che abbia
turbato e scandalizzato il pubblico,
cattolico o no. Ma lo scandalo e l’attenzione si sono appuntati subito sulla
Chiesa, mentre avrebbero dovuto concentrarsi sulla vera protagonista della
vicenda, la donna: ragazze che subiscono prima violenza nell’ambiente familiare, nella comunità in cui vivono
(una, stuprata dal cugino, viene abbandonata dai genitori a cui si affida per
avere giustizia; a un’altra è tolto il figlio avuto fuori dal matrimonio, una
terza è rinchiusa solo perché bella e
quindi «tentatrice») e poi all’interno
del convento, senza possibilità di difendere le proprie ragioni, senza sapere fino a quando durerà l’«espiazione»,
senza vedere e parlare con nessuno.
È significativo che ancora una volta
questa evidenza di repressione a tutto
tondo della donna sia stata messa in
secondo piano rispetto alla preoccupazione per l’immagine della Chiesa.
Invece di chiedersi se la realtà del convento sia stata fotografata nei dettagli,
se alcuni personaggi non siano caricaturali, non basterebbe innanzitutto
soffermarsi sul fatto che le Magdalene
esistevano, e guadagnavano sul lavoro
gratuito delle ragazze, con il fine di redenzione di cui si diceva prima?
Le donne, tutte, dalle ragazze recluse contro la loro volontà all’anziana
che controlla il lavoro per conto delle
suore, anch’essa ex «ragazza perduta»
mai riscattata dal convento, alle suore
stesse (che vita può essere quella in
cui ti accanisci sulle tue simili con il
pretesto della religione?) sono vittime.
Chiuse in un microcosmo sigillato
dall’esterno, da una società di uomini
che appaiono prima di tutto vigliacchi,
deboli e anche ridicoli, regolano in furiosa tranquillità i loro rapporti in base alla forza: chi ha più potere può in
fierire sulla più debole, e allora si capi
sce come proprio una delle più mal
trattate, dopo un tentativo disperato
di fuga represso con il concorso della
famiglia, chieda di rimanere nel convento, ma come suora. Sarà alla fine
l’intelligenza unita alla solidarietà a
sgombrare per due di loro la via al
mondo da cui erano state bandite; le
Magdalene resteranno attive ancora
per 30 anni in Irlanda. Chiusi anche i
loro portoni, chissà che altri non continuino a riaprirsi, anche nel nostro
insospettato, democratico e paritario
mondo occidentale.
Federica Tourn
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 20
In quei giorni,
moltiplicandosi
il numero dei
discepoli, sorse
un mormorio
da parte degli
ellenisti contro
gli Ebrei, perché
le loro vedove
erano trascurate
nell’assistenza
quotidiana.
H dodici,
convocata la
moltitudine dei
discepoli, dissero:
Non è conveniente
che noi lasciamo
la Parola di Dio
per servire alle
mense. ^Perciò,
fratelli, cercate
di trovare fra
di voi sette
uomini, dei quali
si abbia buona
testimonianza,
pieni di Spirito
e di sapienza, ai
quali affideremo
questo incarico.
^Quanto a noi,
continueremo
a dedicarci alla
preghiera e al
ministero della
Parola. ^Questa
proposta piacque
a tutta la
moltitudine; ed
elessero Stefano,
uomo pieno
di fede e di Spirito
Santo, Filippo,
Procoro,
Nicànore,
Timone, Parmena
e Nicola, proselito
di Antiochia.
^Li presentarono
agli apostoli,
i quali, dopo aver
pregato, imposero
loro le mani»
(Atti 6,1-6)
«Se uno dice:
“Io amo Dio”, ma
odia suo fratello,
è bugiardo;
perché chi non
ama suo fratello
che ha visto, non
può amare Dio
che non ha visto.
Questo è il
comandamento
che abbiamo
ricevuto da lui:
che chi ama Dio
ami anche suo
fratello»
(I Giovanni 4,20
I VARI MODI DI ESSERE CHIESA
Negli Atti la chiesa primitiva viene descritta come una comunità multiforme e vivace
capace di muoversi nel suo ambiente ma anche di rinnovarsi al suo interno
GREGORIO PLESCAN
IL libro degli Atti solleva una
domandala prima chiesa era
«una», identica in tutte le parti
dell’impero romano? Il racconto
segue infatti uno schema semplice; il cristianesimo, nato in
Palestina, fino a Roma, al vertice
del mondo, attraverso mille traversie che ci mostrano la volontà divina di condurre la sua
parola. Questa rappresentazione, però, apre altre questioni a
cui At accenna solo vagamente:
resistenza di più modi di essere
chiesa. Per esempio: chi governava la prima chiesa? In Atti troviamo molti nomi per designare
ruoli diversi: può essere un caso
o indicare forma di organizzazione (forse embrionali, forse
più elaborate) diverse.
La chiesa di Gerusalemme
era più ampia dei dodici, come si
capisce anche dal racconto di Le
10, 1-12. Il compito del nuovo
apostolo è la testimonianza: «diventi testimone con noi della sua
risurrezione»; viene scelto Mattia. Il termine «apostolo», però,
alla lunga perde il suo significato
di «seguace particolarmente impegnato» nel momento in cui, in
At 6, vengono istituiti i diaconi:
apparentemente essi hanno un
ruolo essenzialinente legato alla
gestione della beneficenza per la
componente ellenistica della
chiesa, parallelamente alla funzione di predicatori degli apostoli; se non che i primi diaconi
(Stefano e Filippo) vengono descritti attivi soprattutto nella predicazione (At 6, 8-7,60) e nell’evangelizzazione (At 8,4-40).
Atti l, 12-26 presenta la chiesa dopo l’ascensione: per gli
undici discepoli rimasti si rende
necessario sceglierne un altro al
posto di Giuda, così da riprendere il numero 12 delle tribù
d’Israele. Egli deve essere prescelto dallo Spirito Santo tramite la sorte e avere una caratteristica: «Bisogna dunque che tra
gli uomini che sono stati in nostra compagnia tutto il tempo
che il Signore Gesù visse con
noi, a cominciare dal battesimo
di Giovanni fino al giorno che
egli, tolto da noi, è stato elevato
in cielo...».
Quindi la cerchia dei seguaci
La chiesa di Antiochia
Le chiese
che hanno origini diverse
1 missionari incontrano gruppi
preesistenti e che hanno alcune caratteristiche diverse da loro. È il caso di Apollo, citato in At
18,24 e in At 19,1, ma anche più
volte in 1 Cor. Il suo nome viene
collegato a un battesimo particolare, il «battesimo di Giovanni» (At 18, 25). Anche l’accenno
alla patria di Apollo, Alessandria .
d’Egitto (la seconda città dell’
impero) fa pensare al fatto che là
il cristianesimo fosse arrivato da
tempo, senza che At ci dica come. Questi gruppi sono molto
attivi, come per il caso di Roma:
leggendo dell’accoglienza riservata a Paolo in At 28, 11-16, possiamo pensare a un gruppo solido: la distanza tra Roma e Tre
Taverne era di circa 50 km.
Preghiamo
Io sono un bimbo di strada,
pregate per me.
Io sono un bimbo di un campo profughi,
pregate per me.
Io sono un bimbo sepolto in un orfanotrofio,
pregate per me.
Io sono un bimbo che cerca i suoi genitori,
pregate per me.
10 sono un bimbo che muore di fame,
pregate per me.
Spartite con me la vostra musica,
la vostra educazione,
le vostre ricchezze.
Spartite con me le vostre scarpe, il vostro cibo,
le vostre coperte, la vostra benzina, i vostri giocattoli.
Spartite con me le vostre idee,
la vostra immaginazione, le vostre doti,
11 vostro tempo, i vostri sogni.
Spartite con me il vostro mondo,
perché dovrebbe essere
anche un po’ mio.
IN At 11 compare la chiesa di
Antiochia: si parla in maniera
drammatica della sua nascita e
anche se i suoi fondatori rimangono ignoti, si sottolinea l’origine ortodossa della missione (At
11, 21) e ci viene detto che il termine «cristiano» nasce qui. A
partire da At 13 abbiamo termi-,
ni che descrivono ministeri nuovi rispetto alla chiesa di Gerusalemme: profeti e dottori. Entrambi si trovano spesso nelle
lettere di Paolo (1 Gor 12, 28:
«...Dio ha posto nella chiesa in
primo luogo degli apostoli, in
secondo luogo dei profeti, in
terzo luogo dei dottori...»); l’uso
di queste parole fa pensare che
ad Antiochia la comunità riconoscesse ruoli nuovi.
Le donne nella prima chiesa
Le chiese nate
dalia predicazione paolina
Atti 13 presenta una serie di
iniziative missionarie, come
l’invio all’estero di Paolo e Barnaba. Essi percorrono l’Asia minore e sono molto rispettosi
delle tradizioni ebraiche: frequentano la sinagoga, partecipano al culto al sabato, presentano Cristo come compimento
delle profezie. In alcuni casi ci
viene descritta sommariamente
l’organizzazione dei frutti di
questa missione: in At 14, 23,
«designano... anziani». Il termine anziano è insolito nel linguaggio del primo cristianesimo, e si trova presente in alcuni
ambienti non lontani dall’ebraismo, come per la chiesa a cui
Giacomo indirizza la sua lettera.
UN esempio di come chiese
diverse coesistevano si nota dal diverso spazio riservato
alle donne. Nei racconti di Lc-At
le donne hanno dei compiti tra-,
dizionali, seppur con toni importanti (pensiamo al magnificat di Le 1, 46-56); Mentre 1’
Evangelo di Le riserva ai personaggi femminili uno spazio rilevante, attraverso la tecnica narrativa di «appaiamento», per cui
personaggi maschili e femminili
sono abbinati: la parabola del
seminatore e del lievito (Le 13,
18-21); la pecora perduta e la
dramma perduta (Le 15, 4-10),
At dà meno spazio alle donne,
anche perché si concentra sul
ministero di Pietro e Paolo. Ciò
non di meno vi sono dei racconti che offrono interessanti raffigurazioni femminili.
Le donne di At sono di classe
sociale elevata, spesso vedove
abbienti e generose: questo era
un ruolo accettabile alla società
romana, che conosceva altri
personaggi simili: Cornelia, la
madre dei Gracchi, vedova e
animatrice di circoli culturali e
politici romani, di cui lo storico
Plutarco riferisce «si dice che
Cornelia abbia sopportato la disgrazia con nobile magnanimità... spesso la sorte prevale,
ma nella sventura non toglie la
capacità ai nobili di sopportare i
mali con serenità». Fanno eccezione a questa classe Maria madre di Gesù e la serva Rode.
Nel racconto della risurrezione
di Tabità (At 9, 32-43) notiamo
l’applicazione da parte di At dello stile di Le: la risurrezione di un
personaggio femminile è appaiato alla guarigione di un personaggio maschile. Tabità è certamente un personaggio fondamentale nella sua chiesa e a lei è
destinata definizione unica di
«discepola», i suoi compiti siano
tradizionalmente femminili (lavori di maglieria); possiamo supporre che anche lei fosse una vedova, il modello di vedova esemplare che si spende nella solidarietà materiale per le altre vedove. È significativo che mentré
l’azione di soccorso di uomini
per donne è definito diakonia,
quello'delle donne verso altre
donne è chiamato in maniera
più neutra di «buone opere».
Il brano di Maria e Rode (At
12,12-17), collegato al miracolo
della liberazione di Pietro dal
carcere, ofi’re una complessa descrizione della posizione delle
donne. Maria è identificata in
quanto «madre di...» (come
spesso capita anche per le «mogli di...»), quindi in una posizione subordinata; eppure Maria
è descritta come benestante, avendo a disposizione una casa
sufficientemente spaziosa e una
serva; lo schizzo che presenta la
reazione entusiasticamente stupita della serva Rode sottintende la scarsa credibilità delle
donne (aggravata dal ruolo sociale di Rode): il suo annuncio
viene accolto con scetticismo (v.
14), come in Le 24, 11 l’annuncio della risurrezione di Gesù
era stato definito «chiacchiere» e
poi «autenticato» da un uomo in
un secondo tempo.
Il racconto di Priscilla (At 18,
1-4; 18-28), più di altri, testimonia della difficoltà che hanno alcuni testi di presentare il ministero femminile. Priscilla-Prisca
viene citata molte volte da Paolo
e dai suoi seguaci (Rm 16, 3; 1
Cor 16, 19; 2 Tim 4, 19), il che ci
fa pensare che, con il marito
Aquila, abbia svolto un ruolo
molto importante nella chiesa
primitiva. Questo ruolo non viene negato da At, ma neppure
. chiarito. At non ignora che queste due figure erano state molto
importanti nel passato, ma le
abbina sempre e sottomette
all’iniziativa di Paolo, senza lasciare spazio alla possibilità che
avessero loro stesse un ministero specifico e indipendente.
(Ultima di una serie
di quattro meditazioni)
i. Note
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I Ginevra, 26 agosto-3 settembre: sessione 2002 del Comitato centrale del Cec
Trasformare e guardare al futuro
Perii segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese, Konrad Raiser, «è giunto il
momento di rivedere l'organizzazione e le strutture del movimento ecumenico»
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Molti e importanti sono
stati i temi affrontati e
dibattuti durante la sessione
0002 del Comitato centrale
Il Consiglio ecumenico delie chiese (Cec) che si è svolta
jGinevra dal 26 agosto al 3
settembre.
Es^re chiesa nell'era
della globalizzazione
Nel suo rapporto introduttivo, il presidente del Comitato! Aram, catholicos di Cilicia della Chiesa apostolica
(ortodossa) armena, si è interrogato sugli effetti della
globalizzazione rispetto al
nodo di essere chiesa oggi.
Analizzando il processo in atto, Aram ha rilevato gli aspettipositivi della globalizzazione (interconnessione, integrazione, eliminazione delle
frontiere) ma anche i suoi
aspetti preoccupanti (disintegrazione delle comunità,
distruzione delle loro identità): la globalizzazione, ha
detto, «genera una monocul- ■
tura mondiale che intacca le
tradizioni». Essa provoca un
accentramento del potere
nelle mani di pochi, a danno
dei popoli e della società civile, accentuando le disuguaglianze e innestando un ampio movimento migratorio
verso le regioni ricche. Il
catholicos ha invitato il Comitato centrale ad adottare
un atteggiamento di realismo
critico, e ha esortato il movimento ecumenico a «passare
<k una concezione statica ad
una concezione dinamica
della chiesa».
Per una nuova
configurazione ecùmenica
Nel suo rapporto il pastore
Konrad Raiser, segretario generale del Cec, ha auspicato
«una nuova configurazione
ecumenica per il XXI secolo».
Presentando un bilancio criti,0) dello stato del movimento
ecumenico, Raiser ha chiesto
grande lucidità e coraggio per
^ontareie sfide della globauzzazione, del calo preoccupante dei mezzi finanziari, e
della ridefinizione della natura e dello scopo della chiesa
®un contesto ecumenico. «È
giunto U momento - ha affermato - di rivedere l’organiz®ione e le strutture del mo'mnento ecumenico a livello
mondiale». A suo parere, i
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L’Assemblea generale del Cec a Canberra (1991)
bili, tali fonti di finanziamento sono in via di diminuzione» per il Cec, che così «perde una certa visibilità». Tuttavia, ha insistito Raiser, il
Cec non deve cedere alle
pressioni che vorrebbero farne una ong qualsiasi: «Quello
che dà credibilità alla voce
delle chiese e delle organizzazioni ecumeniche, è l’atto
di discernimento spirituale».
Per questo, ha concluso, è
necessaria una nuova «configurazione ecumenica», aperta anche alla Chiesa cattolica romana, neU’ambito della quale i partner, anziché
farsi concorrenza, coordinino
le loro attività e sviluppino
«una nuova cultura di dialogo e di solidarietà».
Grave crisi finanziaria
Di fronte al rapporto allarmante presentato dal Comitato delle finanze, il Comitato
centrale ha approvato una
serie di proposte tendenti a
diminuire fortemente le spese previste per il 2003. Tali riduzioni porteranno a grossi
cambiamenti nelle spese relative ai programmi e alle infrastrutture. Oltre alle finanze, il dibattito è stato dominato dalle conclusioni a cui è
giunta la «Commissione speciale sulla partecipazione ortodossa al Cec», istituita dopo l’ultima Assemblea del
Cec ad Harare (Dicembre
1998), commissione copresieduta dal vescovo protestante Rolf Koppe (Germania) e. dal metropolita ortodosso Crisostomos di Efeso.
Sì al metodo del consenso
La Commissione ha proposto che d’ora innanzi le decisioni vengano prese non più
a maggioranza ma cercando
di raggiungere il massimo
consenso possibile senza ricorrere al voto. Queste proposte, adottate dal Comitato
centrale, non hanno ottenuto
l’adesione di tutti i membri:
alcuni ritengono che queste
competono all’Assemblea generale (la prossima, è stato
deciso, si riunirà a Porto Aiegre nel 2006). Altri temono
una maggiore difficoltà nel
prendere le decisioni, specie
nelle situazioni di emergenza
0 su questioni di attualità. Altri infine sono perplessi sul
ruolo particolarmente importante che assumerà il presidente di seduta per raggiungere il consenso.
No ai «culti ecumenici»
L’altra questione sollevata
dalla Commissione speciale
riguardava i cosiddetti «culti
ecumenici». La Commissione
ha proposto al Cec di rinunciarvi e di sostituirli o con
«preghiere comuni confes
sionali» (cioè condotte secondo una determinata tradizione cristiana) o con «preghiere comuni interconfessionali», stando però attenti,
in questo caso, a che non
vengano considerate come
espressione di una «chiesa
ecumenica» che finora non
esiste. Tale decisione ha provocato le dimissioni dal Comitato centrale della pastora
luterana Margot Kàssmann,
vescovo di Hannover, per la
quale il rapporto della Commissione speciale rappresenta un «grande passo indietro
nel movimento ecumenico».
Da parte sua Keith Clements,
segretario generale della
Conferenza delle chiese europee (Kek), si è detto dispiaciuto per quello che ha definito una tendenza a «voler
pregare in sicurezza e nella
purezza» e a «lasciare ad altri
i rischi della sperimentazione
ecumenica». Un «Comitato
permanente per la partecipazione e la collaborazione»
è stato istituito per seguire
tutte le questioni legate alla
partecipazione delle chiese
ortodosse; esso subentra alla
Commissione speciale e sarà
composto da 14 membri,
metà dei quali ortodossi.
Nuovo statuto di membro
D’altra parte, il Comitato
centrale ha definito un nuovo statuto di membro per
quelle chiese che desiderano
partecipare alle riunioni del
Cec senza prendere parte alle decisioni. D’ora innanzi dunque, oltre alle «chiese membro» vi saranno le
«chiese associate». Infine il
Comitato centrale ha nominato un Comitato di selezione composto di 18 persone.
Esso avrà il compito di designare una rosa di nomi per la
carica di segretario generale
del Cec, visto che Konrad
Raiser andrà in emeritazione
il prossimo anno. L’elezione
del successore di Raiser avverrà durante la prossima
sessione del Comitato centrale, che si terrà dal 25 agosto al 2 settembre 2003.
Per i servizi resi al movimento ecumenico in tutta la sua vita
John Arnold insignito del titolo di ufficiale
dell'Ordine dell'Impero britannico
Un soggiorno in un campo
di lavoro cristiano a Berlino
Est all’indomani della seconda guerra mondiale ha portato John Arnold, oggi decano
della cattedrale di Durham,
nel nord dell’Inghilterra, a dedicare la propria vita al servizio dell’ecumenismo in Europa. Per i servizi che ha reso al
movimento ecumenico, John
Arnold, 68 anni, sarà insignito
dalla regina Elisabetta II di
una delle più alte distinzioni
di Gran Bretagna: diventerà
infatti ufficiale dell’Ordine
dell’impero britannico.
Presidente dai 1992 al 1997
della Conferenza delle chiese
europee (Kek), John Arnold è
stato copresidente della seconda Assemblea ecumenica
europea a Graz, nel 1997. Il
campo di lavoro di Berlino Est
(che. riuniva partecipanti
dell’Est e dell’Ovest) ha continuato a svolgersi ogni anno,
ha precisato Arnold, e nemmeno la costruzione del muro
di Berlino nel 1961 ha posto
fine a quell’incontro. L’esperienza fatta in quel campo
(trasformare un luogo bombardato in un terreno di giochi) avrebbe spinto Arnold
a prendere la sua decisione
di diventare prete anglicano.
Durante le sue frequenti visite in Europa orientale e
centrale al tempo della guerra fredda, John Arnold favorì
l’instaurarsi e il mantenimento di relazioni tra le chiese protestanti, ortodosse e
cattolica romana. I suoi contratti in Europa orientale gli
hanno fatto capire, «molto
prima della Già e degli esperti
in materia», che il marxismoleninismo stava per crollare
in Europa orientale e centrale. «All’inizio degli Anni 80,
neanche quelli che dirigevano il sistema credevano a
quello che dicevano. Ho predetto che il comunismo sarebbe scomparso prima del
nuovo millennio, e ho sbagliato di un decennio».
La caduta del comunismo
avrebbe dovuto produrre
«un’età d’oro» per le chiese,
ma per via di conflitti tra le
chiese ortodossa e cattolica,
fu «un periodo di grandi difficoltà, che continua in certi casi». Arnold riconosce che
la dichiarazione Dominus
Jesus, nel 2000, secondo la
quale le chiese protestanti
non sono considerate come
chiese «in senso proprio», ha
causato «delusione e rabbia»
in alcune cerehie ecumeniche. Avendo collaborato
strettamente con colleghi
cattolici, egli preferisce vedere questo documento come
una «irritazione passeggera».
Arnold precisa che la sua
esperienza in Europa orientale ha rafforzato la sua fede
nell’azione dello Spirito Santo che permette di riavvicinare le comunità. Per lui la realizzazione più importante di
questi ùltimi anni, a livello
ecumenico, è stata la Dichiarazione di Porvoo del 1996
che stabilisce la comunione
tra le chiese anglicane britanniche e irlandesi e le chiese
luterane dei paesi nordici e
baltici. «È un modello di riavvicinamento delle due chiese,
che però conservano le proprie identità confessionali»,
afferma. Arnold si dice inoltre fiero delle Assemblee ecumeniche europee di Basilea
(1989) e di Graz (1997), nonché della Charta oecumenica,
firmata nel 2001 per promuovere la cooperazione tra le
chiese europee, e che sarà dibattuta dall’Assemblea della
Kek a Trondheim, in Norvegia, il prossimo anno. . (erti)
La diocesi si estende fino al Polo Nord
Canada: eletto il primo
vescovo anglicano Inuit
Gli anglicani canadesi
hanno eletto il loro primo
vescovo diocesano Inuit. A
settembre Andrew Atagotaaluk, 51 anni, è diventato vescovo dell’Artico, un vasto
territorio di 3,9 milioni di
kmq che si estende fino al
polo Nord, dal Labrador
all’est fino alla frontiera del
Yukon nel Canada occidentale. Anche se la diocesi rappresenta quasi il 40% del territorio del Canada, la regione
conta soltanto 53.000 abitanti, fra cui 18.000 anglicani. La maggioranza del clero
della diocesi è autoctona,
come Atagotaaluk. L’isolamento e il tasso elevato di
«esaurimento» sono motivi
di preoccupazione per i
membri del clero di questa
regione scarsamente popolata dove le distanze troppo
lunghe impediscono loro di
avere il sostegno di coUeghi.
«La gente ha bisogno di
qualcuno al quale confidarsi,
qualcuno che conosca bene i
loro problemi», ha sottolineato il nuovo vescovo che,
dovrà cercare di rispondere
a questo bisogno.
Una diocesi immensa
e scarsamente popolata
Percorrere la diocesi non
sarà facile; ci sono poche
strade di collegamento tra le
case in questa immensa distesa. Viaggiare tra le parrocchie avviene quasi esclusivamente tramite voli regolari o
charter, il che rappresenta
un notevole costo per la diocesi. D’altra parte, i voli vengono spesso annullati per via
delle cattive condizioni meteorologiche, il che impedisce di rispettare gli appuntamenti. E siccome spesso i voli non sono diretti, bisogna
effettuare scali, talvolta di
notte. D’altra parte, siccome
la maggior parte delle merci
deve essere spedita o per via
aerea o per via marittima, il
costo della vita nella regione
è elevato, e gli abitanti sono
relativamente poveri. Un altro problema è la scarsità
di personale ecclesiastico.
«Dobbiamo contare su catechisti e laici per assicurare il
funzionamento delle nostre
parrocchie», ha fatto notare
Andrew Atagotaaluk. Appelli
lanciati in tutto il Canada per
incitare preti a venire nel
Nord hanno avuto pochi echi
e oggi la diocesi cerca di
rafforzare la formazione degli autoctoni.
Nato in un campo di caccia
e cresciuto all’aria aperta,
Andrew Atagotaaluk aveva 21
anni e faceva da interprete ad
un evangelista americano
quando scoprì la propria vocazione. «Quando Dio mi ha
chiamato, egli sapeva che io
ero Inuit. Sapeva che la mia
vita si svolgeva in questo ambiente. Egli non è venuto per
cambiare questo, ma mi ha
instillato ciò che era utile in
questa cultura».
Disoccupazione e altri
gravi problemi sociali
Atagotaaluk ha ricordato
quanto è cambiata la regione
dagli inizi dello sfruttamento
del petrolio negli Anni 60,
che ha provocato uno sconvolgimento della struttura
sociale. Nel territorio del
Nunavut, territorio autonomo formato nel 1999 nell’Artico orientale, i tassi di disoccupazione e di suicidi sono considerevolmente più
elevati che nel resto del Canada. Molti giovani consumano droghe e alcol, e gli
Inuit «rischiano di perdere la
loro lingua é la loro cultura».
Le chiese hanno tentato a
più riprese di affrontare questi problemi. Una équipe sostenuta dalla Società biblica
canadese, di cui faceva parte
Andrew Atagotaaluk, ha terminato una traduzione della
Bibbia in Inuktutut, progetto
che ha richiesto 24 anni di
lavoro. Sposato e padre di sei
figli, Atagotaaluk ha studiato
presso il Centro di formazione teologica di Pangnirtung,
nell’isola di Baffin, appena
sotto il circolo artico. E stato
ordinato diacono nel 1975 e
prete l’anno seguente. Dopo
aver lavorato in diverse comunità artiche, è stato eletto
vescovo ausiliario nel 1999
nel Nunavik, nel nord del
Quebec. (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
segretario generale della Kek in Georgia
Tutelare i diritti delle minoranze
TBILISI — Diritti umani e libertà di religione sono stati 1 temi al centro di una serie di colloqui che il segretario generale
della Conferenza delle chiese europee (Kek), Keith Clements,
ha avuto alla fine dello scorso giugno con autorità religiose e
politiche della Repubblica della Georgia. Nell’incontro con il
presidente, Eduard Shevardnadze, Clements ha sottolineato,
ricevendo assicurazioni in tal senso, la necessità di giungere
al più presto alla tutela dei diritti delle minoranze religiose locali, in particolare delle comunità battiste sottoposte a numerose angherie. Della Kek fanno parte 126 chiese nazionali ortodosse, protestanti, anglicane e vecchio-cattoliche, (nev/kek)
■ Il presidente della Macedonia a Berlino
Seguire l'esempio di Gesù Cristo
BERLINO — «La cosa migliore che un politico può fare è
seguire l’insegnamento e l’esempio di Gesù Cristo»; lo ha dichiarato il presidente della Macedonia, Boris Trajkovskl,
membro della Chiesa metodista macedone, nel corso di un
incontro a Berlino con 250 deputati, diplomatici e leader religiosi della Germania. «Non supereremo mai l’odio e i conflitti che affliggono il mondo - ha detto - se, anche a livello personale, non seguiremo la legge del Signore». (nev/bt)
P Chiesa anglicana di Scozia
Primo passo verso la consacrazione
delle donne alla carica di vescovo
EDIMBURGO — La Chiesa di Scozia, membro della Comunione anglicana, con una votazione quasi unanime, ha
approvato un primo passo verso la consacrazione delle
donne alla carica di vescovo. Nel corso del Sinodo generale
(20-27 giugno), i delegati laici sono stati 64 in favore e 7
contrari, i pastori 64 in favore e 8 contrari. La decisione definitiva verrà presa nel corso del Sinodo 2003. (nev/bt)
4
PAG. 4 RIFORMA
problemi centrali della catechesi cristiana in un libro di Ermanno Genre
Cittadini e discepoli
In quattro itinerari di riflessione, si affronta la tensione esistente fra l'esperienza di fede
dell'individuo e la dimensione collettiva della testimonianza e dell'educazione cristiana
PAWEL GAJEWSKI
CHE cosa è decisivo, sostanziale, universale nella catechesi cristiana? Questa
domanda è il filo conduttore
del libro di Ermanno Genre*.
È subito necessaria una precisazione: l’autore, professore di teologia pratica alla Facoltà valdese, non propone
un altro prontuario per i catechisti, magari con tanto di
schede e modelli preconfezionati e pronti all’uso. La
sua opera potrebbe essere
piuttosto definita come «metacatechesi», vale a dire una
riflessione sulla catechesi. Il
libro non è un classico manuale accademico, tuttavia
nulla vieta di usarlo nelle aule universitarie poiché l’apparato scientifico, la documentazione raccolta e l’esperienza didattica dell’autore
rendono il volume adatto anche a tale scopo.
L’ambiente naturale, per
così dire, di Cittadini e discepoli è però quella particolare attività, sempre più diffusa
in diverse chiese cristiane,
che potrebbe essere definita come «formazione dei formatori». Da diversi anni nelle
chiese barriste, metodiste e
valdesi in Italia, infatti, si
sperimentano vari percorsi di
formazione indirizzati a chi
lavora con bambini, adolescenti e giovani nell’ambito
delle scuole domenicali, del
catechismo e dei gruppi gio
EIMAMNO OINM
»
mMnMH Di CAttCM» *
teristici dell’educazione in
generale e dell’educazione
alla fede in particolare: inculturazione e globalizzazione.
È un percorso di carattere
metodologico teso a evidenziare le questioni legate alla
terminologia, nonché diversi
approcci all’educazione cristiana. Un ampio spazio è riservato al problema del rapporto tra vari soggetti politici
e la questione dell’educazione religiosa.
II secondo itinerario è di ca
vanili. Ùtilizzato come guida
in queste sperimentazioni, il
libro di Ermanno Genre ha
dimostrato non solo la sua
utilità ma anche un notevole
carico di idee in grado di suscitare discussioni vivaci e
coinvolgenti.
Il sottotitolo dell’opera è
Itinerari di catechesi. Il libro
e, appunto, costruito su quattro grandi itinerari, corrispondenti ai quattro capitoli
del volume. I capitoli, che
possono anche essere studiati separatamente, formano
nel loro intreccio un unico
grande percorso che verte
sulla continua tensione esistente tra l’esperienza di fede
dell’individuo e la dimensione collettiva della testimonianza e della trasmissione
della fede cristiana. Il primo
itinerario affronta così immediatamente i due tratti carat
rattere più teorico e si concentra fondamentalmente sùlla
comunicazione e sulla dinamica di gruppo. La tesi principale è che la comunicazione,
in tutte le sue espressioni, è
già di per sé una forma di agire, in altre parole, incide molto concretamente suH’ambiente in cui essa è praticata.
La comunicazione, dunque,
deve essere perfettamente integrata con tutte le altre forme
dell’agire, tenendo conto della
complessità dell’essere umano che esprime la sua pienezza non soltanto attraverso forme verbali.
Il terzo itinerario, di carattere storico e biblico, è dedicato alla rivisitazione delle
cosiddette fonti classiche della catechesi cristiana. Il concetto chiave è qui la memoria, sia collettiva sia individuale. Da questo concetto
scaturisce un invito a non
sottovalutare la catechesi mistagogica (tesa a chiarire il si
gnificato del rito e intesa come iniziazione cristiana) e di
riconsiderare la forma del catechismo classico, figlio della
Riforma del Cinquecento. Le
grandi narrazioni bibliche sono invece un esempio di una
singolare dimensione pedagogica che caratterizza tutta
la storia del popolo eletto.
Il quarto e ultimo itinerario
è di carattere propositivo. Un
nuovo paradigma catechetico sviluppato da Ermanno
Genre si basa in primo luogo
sulla visione dinamica della
fede, teorizzata da James
Fowler. L’autore si sofferma a
lungo sulla dimensione ecclesiale, ossia liturgica, sacramentologica e diaconale della catechesi. Particolarmente
interessante è il paragrafo
dedicato al ruolo dell’arte
nella formazione cristiana.
Un’ottima sintesi di questo
capitolo e di tutto il libro potrebbe essere la citazione
tratta dall’Istituzione della religione cristiana di Giovanni
Calvino, con la quale si chiude questo itinerario: «Poiché
l’Evangelo non è una dottrina, ma una vita; non deve essere capito solo dalla ragione
e dalla memoria, come le altre discipline, ma deve possedere l’anima intera, ed avere
sede ed adesione nel profondo del cuore: altrimenti non è
ben ricevuto...».
(*) Ermanno Genre: Cittadini e
discepoli. Torino, Claudiana-Elledici, 2000, pp. 236.
E
a L'esperienza di un componente della giuria ecumenica al festival del ci
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cinema
A Locamo per leggere i film alla luce della fede
PETER CIACCIO
Da circa trent’anni, in numerosi festival internazionali del cinema, tra i vari
riconoscimenti appare il Premio ecumenico, assegnato da
una giuria coordinata da «Interfilm» e «Signis», due organismi internazionali, rispettivamente protestante e cattolico, che si occupano di cinema e fede. Al 55" Festival internazionale del film di Locamo (1"-11 agosto) era presente una giuria ecumenica
formata da sei persone (Dalmazio Ambrosioni, Viviane
Bordiere, Linde Frölich, Julienne Munyaneza, chi scrive
queste note e Carlo Tagliabue, presidente) provenienti
da cinque paesi (Francia,
Germania, Italia, Ruanda e
Svizzera). Fu proprio la località elvetica sul Lago Maggiore, nel 1973, a ospitare la prima giuria ecumenica.
La giuria ha esaminato 22
film in concorso. Sarebbe
stato preferibile limitare tale
numero, escludendo quelle
pellicole inadeguate a un festival internazionale, che
hanno contribuito ad abbassare sensibilmente il livello
generale. In tal modo sarebbe stato possibile per la giuria visionare alcuni degli oltre 200 film delle altre sezioni
del festival. Tuttavia, il con
corso presentava alcuni film
validi, tra cui tre film statunitensi: Gerry, una rifiessione
sulla ricerca di se stessi; One
Hour Photo (Sviluppo in
un’ora), iùrriZer vecchio-stile
con un inquietante Robin
Williams; l’insolito Secretary
(Segretaria) che, raccontando con magistrale ironia la
storia d’amore tra un’autolesionista e un sadico, solleva
la questione del diritto di essere amati. Da segnalare,
inoltre, tre film sulla famiglia: l’argentino Tan de Repente (All’improvviso), classico «road-movie» alla sudamericana; il belga Meisje (Figlia), dove una ragazza di
campagna fugge dal rapporto asfittico con i genitori e
con il paese, scontrandosi
con la grande città; il danese
Okay, in cui una madre-moglie-sorella-figlia crede di
poter risolvere tutti i problemi dei suoi familiari.
Tra tutti, la giuria ecumenica ha premiato La cage {La
gabbia), film francese. È la
storia di una giovane che,
uscita dal carcere in cui si trovava per l’uccisione di un ragazzo, si reca dal padre della
vittima in cerca di riconciliazione. La serietà con cui il tema è trattato ricorda il miglior
Antonioni. Il premio ecumenico è coinciso con il premio
Fipresci (il cosiddetto «pre
I componenti della giuria ecumenica
Le motivazioni
Il Premio della giuria ecumenica è stato attribuito al film La
cage (Francia) di Alain Raoust, opera prima, con la seguente
motivazione: «Per il rigore della sua composizione cinematografica e per aver sottolineato in particolare il cammino, doloroso ma necessario, condotto alla luce della speranza di una
riconciliazione, vista come tappa essenziale per la costruzione
di una vera nuova vita». Menzione speciale a Diskoli apocheritismi: o babas mou (Grecia-Germania) di Penny Panayotopoulou, opera seconda, «perché il film si pone a confronto con la
realtà della morte vissuta attraverso gli occhi di un bambino il
quale, attraverso il suo universo interiore, lentamente finisce
per accettare ciò che poteva sembrare inaccettabile».
mio della critica internazionale»). La giuria ecumenica
ha inoltre conferito una menzione speciale al film greco
Diskoli apocheritismi: o babas
mou (Difficili addii: papà
mio). Il film, ambientato nel
1969, narra d’un bambino che
non accetta la morte accidentale del padre commesso viaggiatore, ma preferisce credere
nella promessa fattagli dal genitore prima di partire l’ultima volta: sarebbe ritornato a
casa in tempo per vedere lo
sbarco sulla Luna alla tv.
Stupore e contestazione
hanno accolto la decisione
della giuria internazionale di
conferire il Pardo d’oro (ovvero il primo premio) alla pellicola tedesca Dos verlangen (Il
desiderio). Il film, che narra la
storia dell’infelice moglie di
un pastore luterano in un
paesino scandalizzato da un
serial killer, non è stato minimamente preso in considerazione dalle giurie parallele,
neppure da quella ecumenica, che in teoria avrebbe potuto essere interessata alla tematica. Il film, infatti, è segnato dalla grossolanità della
realizzazione e dalla banalità
con cui tratta temi importanti
quali l'amore, la solitudine,
l’omertà e la promessa.
È stato sicuramente un festival per tutti i gusti. Il lavoro
svolto dalla giuria ecumenica,
insieme alle altre giurie parallele, ha sottolineato ancora
una volta l’importanza di tener conto di più punti di vista. Solo così si può comprendere un’arte, come il cinema,
che si presenta in tutta la sua
complessità, cercando di raccontare la vita e l’umano.
Per la
pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
Il frontespizio del «Grande catechismo» di Lutero
E3 Un libro di Davide Melodia
Le chiese cristiane
e la questione pacifista
ROBERTO PEYROT
IL problema della violenza e
della guerra è certamente
una questione fondamentale
del nostro tempo. Anche il
nòstro settimanale gli riserva
un adeguato spazio in ogni
suo numero: nella meditazione biblica, nei commenti,
nella cronaca, nella corrispondenza dei lettori, ecc. Su
tale argomento è da poco
uscito un breve saggio* che,
ripercorrendo la storia del
cristianesimo dal punto di vista nonviolento, ne mette in
evidenza le carenze e le contraddizioni. L’autore (figlio
del pastore battista Vincenzo
Melodia, che fu obiettore di
coscienza ante litteram nella
prima guerra mondiale), anch’egli pastore evangelico nel
movimento quacchero, è uomo dalle multiformi attività,
ed è anche membro del Movimento nonviolento, nonché
segretario della Lega per il disarmo unilaterale, fondata
dallo scrittore Carlo Cassola.
Melodia parte subito «all’
attacco» sulla responsabilità
delle chiese: se le autorità
della Chiesa cattolica e gli
esponenti di altre grandi confessioni religiose si sono espresse contro la guerra, nei
fatti non hanno finora agito
in modo tale da far mettere al
bando la tragica spirale della
violenza armata e istituzionalizzata. Mentre, da una parte,
l’autore ricorda i martiri cristiani obiettori e i padri della
Chiesa irenisti, dall’altra denuncia la politica dell’imperatore Costantino che nel
313, decretando la libertà di
culto per i cristiani, ne ordina
tuttavia la scomunica se non
servono nel suo esercito.
Successivamente, nel 380,
con Teodosio, il cristianesimo diventa ufficialmente
«religione dello stato»: è la
prima alleanza fra lo scettro
e la croce che, in vari modi, si
manifesta ancora oggi. ]
gio prosegue con una j
ramica attraverso i sec(i del lavo
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passando dalle crociatea
persecuzioni religiose, a
vere e proprie guerre diidlìe dal voi
gione per giungere finfflrese “Rii
due grandi conflitti nel ’98
che dire del tragico parai
so dell’elmo chiodatole
SCO in ricordo di un chic
della croce di Cristo o
Gott mit uns (Dio coni
inciso sui cinturoni delle
Vengono ovviamente anc
ricordati tutti quei mot '
ti pacifisti che hanno tenti
di opporsi alle guerre e, mi
essi, tanti esponenti cheha^
no dato una testimonia
personale. Non manc|
accenno al pastore TuUÌB
l'occasio:
anche ui
Giovanni
-Sono
«Sono
giornate
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Icredibile
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distudei
nay, fondatore di Agape,^to anche
centemente svolto a Bossi uuU
in Svizzera {Riformdd^ imi!'!'',
agosto scorso) il primo 4“ '
serie di colloqui interreli#
fra buddisti, cristiani, eWi..
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incontri e dibattiti anche
tema della pace.
La conclusione è pessl
sta: le grandi chiese, coi
pure quelle minori, hai
fallito nella sfera della pm
ficazione fra i popolini
avendo saputo o voluto
pedire tanti scempi con si .
dente forza morale e «coti d
straordinario valore di ™iamc
Buona Novella». MeloW “ ni
augura tuttavia che «unàfe
terna collaborazione fra o,
le religioni» possa portai ®o r
una svolta significativa atta tee a
contrastare con efficaci J“fra
violenza mondiale. E prppi ®
in questa direzione si èn PaU'
indù, musulmani.
da tutti i continenti pel
frontare questo probie^
Che il Signore li assista®
fortifichi in occasione“
prossimi incontri.
(*) Davide Melodia: IntiJ
zione al cristianesimo paj _
Luino, Ed. Costruttori di P
2002, pp. 77, euro 10,00.
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Davide Melodia a un convegno pacifista
5
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Cultura
PAG. 5 RIFORM
i Due anni di iniziative tra evangelici e docenti deH'Università di Salerno
I L'Università si apre alle minoranze
di incontri hanno coinvolto soprattutto evangelici di area pentecostale ma anche cattolici
carismatici e studenti universitari Col dialogo si combatte il fondamentalismo
JWWAMAFFEI__________
1 ng dove nasce questo inUse dell'Università di Saì verso il mondo evange
Klcuni esponenti del inon
Llnnèel^co, particolarpnte quello riconducibile
Loerienza delle chiese
ntecostali della valle del
de nelle persone dei pastori
ÌciardieUo e Celenta, ci ma[estarono l’esigenza di enare in rapporto con l’Uniiersitàper affrontare questiodrelative al dialogo culturale
Jiafede, teologia e filosofia,
¿prima occasione fu fornita
iel 2001 dalla presentazione
lei volume curato da DomeV ileo Maselli sui movimenti
? ivangelici in Italia in cui c’era
j in saggio su Giuseppe Petrel■ i, figura di riferimento delle
iese della valle del Seie. AbHamo come Università espiato rincontro presso l’Aula
Ielle lauree. È stato proprio
Maselli poi a spronarci a isti?gi.Hsa{ tiBonalizzare quell’esperienna patti ¡a e renderla parte integrante
iseci dellavoro dell’Università,
ciate ai Quest’anno poi abbiamo oriose'j ai ganizzato un incontro a partire di leS re dal volume di Vittorio Piote fin®tese “Ritorno al sacro”. Per
i nel ’àjroccasione abbiamo invitato
paraWanche un teologo cattolico,
ato te^Giovanni Cereti e una teologa
Mese, Teodora Tosatti».
-Sono tavole rotonde?
«Sono state vere e proprie
Igiomate di lavoro che hanno
visto una partecipazione inpedibile. L’aula era gremita
irincipalmente di evangelici
' ma anche di cattolici dell’area carismatica, e
di studenti. Nella giornata di
quest’anno il dibattito è stato
acceso e in qualche momen.gape,dJto anche aspro. È stata una
larra™reale occasione nella direzioanchwue di quello che Paolo Ricca
Mi primo incontro auspicapessfi w,cioè un “ecumenismo di
se, COI popolo”. L’espressione era
ri, halli rertamente impegnativa, ma
ella pae SmUo che abbiamo vissuto è
poli, noi stato davvero un ecumeniolutoiffl ®n dal basso. Noi siamo
consti perplessi (e per “noi” intendo
e «cotti alcuM docenti e studenti che
ore del abbiamo discusso dell’inizialelodii Attrai di fronte a ricette ecu«unàfia tnenicizzanti di vertice che
effatut *®®Plificano le situazioni,
portai .tanto molto più disponibili
tiva atta ■■"'ece a far intrecciare il dia■ficacil fra la gente comune che
E propi '"«questi temi, li vive sulla
,g si br< "a pelle. Era interessantissia Boss , " dell’ultima giornata il dimfldel 'tu sviluppatosi in sala,
mòdi® 1 fra i pastori ma fra
errel^ pubblico che inmi, nfr’ ? raffica poneva
'overiii questioni importi 3 Pai^tire dall’esi
roble® vivere una fede
iJiea ® dei problemi
iiond d< da questa esi
iuia f j vive intensamente
• intro^ ratn Ptrò essere conside» paci® spetto"® u marginale riri di viverla"™* invece sceglie di
0. tanoa *** maniera estempo
^Pute nm" larghe. Ep
vere |P"°Pno l’esigenza di vinose autenticamente
ludeve
Nbv
Abbiamo incontrato Francesco Saverio Festa nei locali della
nostra redazione di Napoli. L’incontro era stato sollecitato da noi
in quanto informati di iniziative molto interessanti svoltesi per
ben due anni nell'ambito dell’Università di Salerno, iniziative
che hanno coinvolto vari esponenti del mondo evangelico. Tali
iniziative erano state organizzate appunto dai professori Francesco Saverio Festa e Nicola Auciello entrambi docenti di storia e filosofia moderna presso la stessa Università con sede a Fisciano.
si studia la mitologia greca e
latina ma la Bibbia è esclusa
da tutti i curriculum scolastici. Parlo di uno studio che
abbia a cuore gli aspetti culturali oltre che teologici del
testo, che è comunque alla
base della nostra civiltà. La
conoscenza e lo studio della
Bibbia non è questione che
interessa solo la minoranza
evangelica, ma tutti., Il fatto
che questo testo sia così poco
considerato costituisce un
paradosso, del quale comunque è facile comprendere le
ragioni. Questa esigenza è
oggi sentita anche in campo
universitario. Forse anche
per l’influenza delle giornate
evangeliche, gli studenti mi
hanno espresso questa esigenza, e così nel corso di
questo anno accademico farò
un corso sulla “teologia politica” di Paolo da Tarso».
- Sono anche emerse diversità di approccio alla lettura
della Bibbia?
«Nel corso delle giornate
dedicate a questo dialogo sono emerse ^cune notevoli diversità. Gli interventi degli
evangelici al dibattito evidenziavano l’interesse prioritario
non solo verso la lettura e lo
studio della Bibbia, ma esprimevano anche la volontà di
mettere in pratica i precetti
biblici, quasi un assillo del
6 un paese in cui
l’obbedienza integrale. Questa forte accentuazione poneva dei grossi interrogativi agli
studenti e faceva emergere
anche delle diversità. Per
esempio dagli interventi dei
credenti pentecostali veniva
espresso il rifiuto di alcuni
aspetti della modernità».
- Lei parla di risvolti etici.
Per esempio?
«Mi viene in mente in questo momento il rifiuto totale dell’omosessualità. Naturalmente dal dibattito sono
emerse delle differenze anche
fra evangelici su molte questioni. Un altro dei nodi venuti alla luce è stato quello dell’intercomunione e in particolare della mancata ospitalità
eucaristica da parte dei cattolici verso altri cristiani».
- Quali sono le prospettive?
«Non abbiamo ancora preso una decisione su quale tema sviluppare il prossimo
anno, ma c’è molto interesse
sul tema della profezia».
■ - Il recente lavoro di Giorgio Spini ha evidenziato come
sin dagli albori della storia
unitaria del nostro paese era
volontà degli evangelici italiani esserne considerati, anche se minoritari, comunque
parte integrante della vita
culturale, ma ne sono sempre
stati respinti, non solo ad
opera dei cattolici ma anche
dei laici. Che cosa è questa,
una piccola tardiva rivincita?
«Non è il caso di parlare di
rivincita. Si deve essere molto
cauti. Certo c’è il dato che
anche il mondo laico ha rifiutato la forma di coscienza critica che l’evangelismo rappresentava. Non a caso il
mondo liberal conservatore
preferì il patto Gentiioni del
’13 piuttosto che un rapporto
più stretto col mondo evangelico che aveva contribuito
veramente al Risorgimento. E
questa cosa continua...».
- Come può un’Università
combattere i fondamentalismi?
«Dando vita a queste forme
di dialogo intrecciato, aprendosi a tutte le esigenze della
società, specialmente a quelle minoritarie e messe da
parte in un paese che per
vecchia mentalità è molto
chiuso e indisponibile a dar
spazio alle minoranze. L’Università deve fare uno sforzo
per rovesciare le cose, far sì
che le minoranze siano privilegiate rispetto a quelli che di
solito emergono nella società. Credo che l’Università
debba avere una visione onnicomprensiva delle cose in
cui è decisiva la presenza di
quelli la cui voce è rimasta
inascoltata. L’Università dovrebbe combattere con questa metodologia il fondamentalismo, essere essa stessa
non fondamentalista: ascoltare voci dal mondo ebraico,
dal mondo evangelico, e in
questo momento anche dal
mondo musulmano, cercando di capirlo bene almeno
nelle sue linee portanti».
Una nnostra alla chiesa luterana di Capri
La vocazione artistica e l'Evangelo
ANNAMAFFEI
ique«« attenti a certe
Càv"’’ dovreb
pite r ® ‘^^ore, prima fra
""'Sfiorare i rapI^Puntr, n uomini. Questo è
questo dovrebl’"enti Hi questi mo
Ittmipn-, ^ugo fra gente cospecialisti».
* punti forti
r "^uoisivo, che è
"he questo ^
Gerard e Ulrike O’Flaherty sono stati impegnati negli ultimi due anni in
un progetto per conto delrUcebi, con il supporto della
britannica Società missionaria battista, che si prefiggeva
di fondare una nuova chiesa
a partire dal modello sperimentato in varie parti del
mondo e denominato delle
«Chiese cellule». Il lavoro ha
prodotto alcuni nuovi gruppi
di credenti a Capri e in vari
quartieri di Napoli, gruppi
che sono stati presi in carico
dal pastore locale Pasquale
Corrado, con il supporto
dell’Associazione regionale
battista. Ulrike e Gerardo
hanno infatti recentemente
deciso di porre fine al loro
lavoro missionario in Italia e
di unirsi all’esperienza di vita comunitaria del movimento inglese della Jesus
Fellowship. Prima di partire,
accompagnati dall’affetto e
dalla preghiera di tutti colo
ro che li hanno conosciuti e
apprezzati, hanno però voluto organizzare una peculiare
iniziativa a Capri che si situa
a metà fra un evento artistico e un’attività evangelistica.
Ulrike è infatti pittrice e ha
allestito nel mese di luglio
. una mostra dei suoi quadri
all’interno della chiesa luterana di Capri. Ciascun quadro era corredato da un brano poetico che ne illustrava
il senso. L’artista era poi presente disposta ad aprire un
dialogo sui temi delle rappresentazioni. Ho chiesto ad
Ulrike il significato di questa
iniziativa come tentativo di
coniugare fede e vocazione
artistica.
«Da tempo mi stava a cuore esplorare modi creativi per
condividere con altri l’Evangelo. Nella mia famiglia sono
la terza generazione di donna
con pennello... Subito dopo
la mia conversione vedevo la
vocazione artistica come rivale della mia giovane fede,
poi man mano ho imparato a
Il prof. Francesco Saverio Festa
LIBRI
Memoria
Italia di ieri
RIVISTE
Ebraismo
Dopo il Muro
L’ultimo numero della Rassegna mensile di Israel (n. 1, gennaio-aprile 2002) è interamente dedicato alla questione
«1990-2000: ebrei europei dieci anni dopo la fine del socidismo reale», per la cura di Ruth Ellen Gmber e Laura Quercioli
Mincer. L’intento della monografia è quello di dar conto delle
ragioni di un fenomeno considerato sorprendente, e cioè il
permanere e rinnovarsi delle comunità
ebraiche nei paesi «ex comunisti»: si riteneva cioè che oltre alla repressione totalitaria
dei governi, fosse insorta anche una certa
reticenza da parte ebraica neU’affermare e
mantenere la propria identità. Invece si assiste oggi a una interessante riscoperta delle radici, che non può che rallegrare... I
contributi più rilevanti riguardano Polonia,
Ungheria e Romania.
ISRAEL
Attraverso la rielaborazione di interviste condotte in moltissimi anni di lavoro come giornalista televisivo, Sergio Zavoli {Diario di un cronista. Lungo viaggio nella memoria, RaiEri - Mondadori, 2002, pp. 638, euro 20,00) ricostruisce per
una via singolare la storia del nostro paese dal fascismo agli
ultimi anni. Lo specifico del volume sta però nell’accostare i
fatti della grande politica (con i relativi personaggi, più o meno passati alla storia) con i fatti della soggettività e dell’interiorità, non esclusa
un’inquietudine finale che ha già spinto
l’autore a confrontarsi con il problema di
Dio nel dialogo con il teologo cattolico Pietro Coda {Se Dio c’è, Mondadori, 2001).
Una testimonianza che ci rimanda a trasmissioni che tennero gli italiani con il fiato sospeso, come La notte della Repubblica
dedicata agli «anni di piombo».
TELEVISIONE
Protestantesimo
s I Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federa— zione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
' circa e alle ore 10 del lunedì successivo. Domenica 29 settembre, ore 24 circa, andrà in onda: «Una Riforma “italiana” in
Svizzera», «Una fede anarchica: un incontro con lavo Burat»,
«Dietro le parole», rubrica biblica. La replica sarà trasmessa
lunedì 30 settembre alle ore 24 e lunedì 7 ottobre alle 10 circa.
vivere questa creatività proprio come espressione di fede. Tempo fa una sorella di
chiesa vedendo dei miei quadri ha affermato che sembrano delle preghiere. E non
aveva torto. Tutto nasce dalla
vita vissuta con Dio e poi elaborata con la pittura. Certo,
non sempre lo faccio nel modo in cui uno se l’aspetta ma
10 cerco di essere onesta con
me stessa e di comunicare in
modo da rispecchiare situazioni o stati d’animo che ci
legano insieme tutti in un
modo o l’altro. E vedo che
questo è stato spesso uno stimolo costruttivo per chi ha
visto le varie immagini».
Che tipo di esperienza ha
avuto con le persone che a
Capri visitavano la mostra?
«È stato un’esperienza molto
educativa per me constatare
le reazioni ai vari dipinti da
parte di persone provenienti
da ben 17 nazioni diverse e
ascoltare le loro riflessioni.
Era molto interessante incontrare colleghi artisti e
ascoltare i loro commenti
magari sul contenuto piuttosto che sul dipinto in sé. Si
trattava per me di un complimento perché il mio primo
obiettivo era la comunicazione. Sono rimasta colpita da
quante persone ho incontrato pronte a raccogliere la sfida di riflettere su un Dio vivente e attivo al quale avevano da tempo smesso di pensare. Poi, poiché si trattava di
una fusione fra pittura e prosa, ho osservato molte volte
persone colpite in profondità
dal concetto espresso anche
se poi non sapevano neanche
11 perché. La mia continua
preghiera è che questi semi
possano germogliare al momento giusto».
Tiaces oj the
mostra dirittura
contemporanea
giugno 19 - 24 2002
art exdíBítíon
6
PAG. 6 RIFORMA
Valdese
Il documento che il Sinodo ha inviato alle chiese per raccoglierne le riflessioni
A proposito di eutanasia
Il testo di studio è stato redatto dal «Gruppo di lavoro sui problemi etici posti dallo scienza»
nominato dalla Tavola valdese e si aggiunge a guelli elaborati precedentemente
L’interesse per la discussione sul termine della vita,
eutanasia e suicidio assistito
è stato recentemente riacceso da due eventi: l’entrata in
vigore, il 1“ aprile 2002, della
legge approvata dalle due Camere legislative dei Paesi
Bassi nel 2000 e nel 2001 e
l’approvazione da parte del
Parlamento del Belgio, nel
maggio 2002, di una legge
sull’eutanasia. In Olanda prevale da molti anni una posizione, largamente condivisa
nella popolazione, favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia, radicata in una cultura ampiamente secolarizzata, anche se con forti legami con la tradizione protestante. Il Belgio è invece un
paese con robuste tradizioni
cattoliche, dove la maggioranza dei cittadini è legata alla Chiesa cattolica romana.
Induce quindi alla riflessione
la scelta di adottare una legislazione sul termine della vita
sostanzialmente ispirata agli
stessi valori, in due società
molto diverse sotto l’aspetto
religioso e confessionale.
L’ordinamento legislativo
dell’eutanasia è molto simile
in Olanda e in Belgio. Gli elementi caratterizzanti sono
rappresentati:
- dal riconoscimento del
ruolo esclusivo del medico
nell’applicazione dell’eutanasia o nell’assistenza al suicidio;
- dall’esigenza che la richiesta del malato sia volontaria e ponderata;
- dalla necessità che si riconosca che la sofferenza del
malato sia insopportabile e
non suscettibile di essere in
alcun modo alleviata.
La legge approvata dal Parlamento del Belgio fa esplicito riferimento anche alla sofferenza psicologica, oltre che
fisica. In entrambi i paesi è
attribuito pieno valore al testamento biologico, ove esiste e quando esso richieda
esplicitamente l’eutanasia.
Senza ripetere quanto già
abbiamo esposto in altri documenti sul tema dell’eutanasia’*, riteniamo utile e importante riprendere il dibattito e rilanciare la riflessione,
lasciandoci interrogare, come cittadini europei e come
credenti, da queste due recenti legislazioni, puntualizzando alcuni aspetti spesso
relegati in secondo piano
nella dialettica esclusivamente laico-cattolica che in
Italia caratterizza quasi tutte
le questioni di bioetica.
Tuttavia, prima di analizzare questi aspetti, merita ricordare come ogni nostra riflessione debba partire dalla
situazione e dai bisogni dell’essere umano nella realtà in
cui si trova a vivere la sua
esperienza di vita. Con esperienza di vita si intende ovviamente anche la pluralità
dei riferimenti religiosi e di
fede, e altri ancora, che spesso fondano e danno profilo
alla spiritualità propria di
ogni singola persona.
Il prolungamento della vita, conseguito grazie ai progressi della medicina e specialmente alla sua evoluzione
dalla dimensione umanistica
alla dimensione tecnologica,
comporta uno stravolgimento della realtà della morte.
Da momento costitutivo essenziale della vita, accettato e
vissuto alla stregua dèlie altre
tappe della vicenda umana e
per i credenti come termine
di una lunga attesa della vera
patria, essa è diventata segno
di sconfitta del potere dell’uomo sulla natura, relegata
nel novero dei fatti di cui è
meglio non parlare. Lo sviluppo delle scienze biologiche e mediche sembra anzi
rafforzare la speranza in una
mitica stagione dell’immortalità, in cui tutte le malattie
saranno prima o poi sconfìtte. Non sorprende pertanto
che la subdola e regolare crescita delle morti per cancro o
per Aids sia vissuta con l’angoscia degli avvenimenti che
non si possono controllare.
D’altro canto, l’evoluzione
tecnologica della medicina
priva quasi tutti gli esseri
umani della possibilità di vi
vete la propria morte. L’intervento dirompente della
tecnologia medica risulta
inevitabile per chiunque si
ammali gravemente e si approssimi alla morte (quasi
sempre, la morte si verifica in
ospedale). L’attenzione per la
persona, per le sue paure, per
i suoi dubbi nel momento finale della vita è relegata in
secondo piano nei confronti
degli interventi tecnici.
Gli interventi medici a favore del morente sono largamente positivi, perché sono
in grado di alleviare la sofferenza fisica e psichica. Tuttavia la morte, rimossa come
argomento di comunicazione
fra il malato, il medico, i familiari e la figura pastorale, si
ripropone sotto forma di angosciose domande sul modo
di affrontarla. Essa non può
essere pensata come un momento di serenità, ma l’essere umano chiede almeno che
gli sia lasciata la speranza di
poterla affrontare con la minor angoscia possibile.
Negli ultimi giorni della vita, ogni donna, ogni uomo
esige il rispetto dei valori ai
quali la sua vita si è ispirata.
L’autonomia delle decisioni,
il diritto di rifiutare inutili,
sofferenze fisiche e psicologiche, sono elementi fondanti
delle decisioni etiche sui momenti finali della vita. Nella
realtà sociale dell’Occidente
moderno, in cui la medicina
ha così profondamente cambiato (quasi sempre in modo
positivo) lo svolgimento della
nostra vita, il rispetto delle
decisioni dell’individuo è la
massima espressione di libertà, che deve essere assicu
rata ad ogni essere umano.
La richiesta di eutanasia e di
suicidio assistito, per altro
statisticamente assai poco
frequente nei paesi in cui è
ammessa, non è certamente
Tunica risposta alla paura
dell’uomo di fronte alla morte, specialmente nel contesto
di malattie croniche accompagnate da gravi sofferenze e
menomazioni.
Tutte le società civili sono
tenute a sviluppare e incoraggiare, anche con scelte legislative, le cure palliative, il
rifiuto dell’accanimento terapeutico e l’accompagnamento del morente, visti come atteggiamenti indispensabili per uno sviluppo della
medicina che abbia come
suo obiettivo principale la
dignità della persona. Tuttavia, dopo che siano state assicurate le migliori cure palliative, rimane intatto il diritto dell’essere umano, come
suprema affermazione di libertà e autonomia, di rifiutare il proseguimento della vita
e di chiedere di anticipare il
momento della morte. Una
società che garantisce il rispetto di una simile scelta,
tutela la dignità dell’individuo e assicura il pieno rispetto dei valori che ispirano
l’esistenza di ognuno.
In questo orizzonte riteniamo che le chiese cristiane
debbano considerare loro
specifico compito di sostenere con forza e senza esitazioni la positività della vita in
mezzo ai tanti segnali di morte e di non senso dell’esistenza che oggi si manifestano
nelle nostre società. Le chiese
sono uno dei soggetti che
possono contribuire in modo
significativo alla promozione
di un’esistenza umana responsabile e solidale. Responsabilità e solidarietà che
devono anche essere in grado
di confrontarsi criticamente
con quegli aspetti della medicina e della tecnologia medica che non prendono in conto le derive di una medicina
che si può rivoltare contro la
vita stessa, violando la libertà
e la dignità dell’essere umano. Al tempo stesso pensiamo che le chiese cristiane
non siano chiamate a pronunciare giudizi preventivi (e
definitivi) a favore o contro la
decisione delle singole persone, ma debbano piuttosto
sviluppare con umiltà e con
amore una pastorale di accompagnamento delle persone inguaribili e nelle fasi finali della vita, che si situi dalla
loro parte e in difesa della loro eventuale scelta di volere
concludere la loro esistenza.
Se da un lato crediamo che
si debbano combattere gli
abusi della medicina che
hanno la tendenza a disumanizzare la vita umana non
rispettandone più i limiti,
dall’altro lato è anche necessario che le chiese cristiane
abbandonino la vecchia
strada di una visione della
vita unilateralmente legata al
dato biologico e naturale da
cui fanno derivare degli assoluti morali che passano
accanto alla sofferenza e
mostrano la loro totale irrilevanza per la situazione concreta in cui vivono le persone. L’insegnamento della
parabola del samaritano misericordioso (Le 10, 25-37)
può essere ripreso e valorizzato anche in questo contesto ed in questo orizzonte
come la buona via da seguire
al di là di ogni ideologia.
(*) Vedi documento n. 1 Bioetica: ricerca e orientamenti (giugno
1995) e documento n. 3 Eutanasia e il suicidio assistito (febbraio
1998).
Il documento del corpo pastorale
La realtà del battesimo
è più grande della chie
E
Il corpo pastorale, nelle sue
sedute di agosto 2001 e 2002,
si è occupato del tema relativo
all’eventuale amministrazione del battesimo di persone
provenienti da altra chiesa e
in essa già battezzate, le quali
ne facciano richiesta. L’esito
della discussione è stato riassunto nel seguente documento che è stato approvato con
55 sì, 8 no e 17 astenuti.
1 - A favore del mantenimento della prassi attuale milita anzitutto la comprensione
del battesimo propria delle
chiese della Riforma che, come la nostra, hanno sottoscritto la Concordia di Leuenberg la quale, al n. 14, recita:
«Il battesimo viene compiuto
con l’acqua nel nome del Padre e del Piglio e dello Spirito
Santo. Per esso Gesù Cristo inserisce irrevocabilmente nella
sua comunità di salvezza l’essere umano caduto per il peccato e la morte, per farlo diventare una nuova creatura.
Con la potenza dello Spirito
Santo lo chiama alla sua comunità e a una vita di fede,
alla conversione e al discepolato quotidiani». Il testo collega, senza identificarli, il battesimo e l’azione dello Spirito: è
quest’ultima a rendere «irrevocabile» quanto avviene nel
battesimo. Esso è cioè azione
di Dio. Il dono di Dio nel battesimo è evidentemente elargito, anche in questa visione,
in vista dell’accoglimento nella fede, ma non dipende da
quest’ultimo e non si identifica con esso. Il battesimo è anzitutto una forma di manifestazione della parola di Dio o
anche, con espressione forse
meno precisa, un «segno efficace della dedizione e della
promessa di Dio» (Comunione ecclesiale di Leuenberg, La
dottrina e la prassi del battesimo [Vienna, 1994], 1.1). La
realtà del battesimo, la sua
qualità cristiana (espressioni
che paiono più pertinenti rispetto a «efficacia») riposano
dunque sull’azione di Dio nello Spirito. Rispetto a ciò, il
modo nel quale chi lo ha ricevuto comprende il proprio
battesimo e il contesto ecclesiale nel quale esso si è svolto,
per quanto non irrilevante,
restano del tutto secondari.
L’azione dello Spirito e la «parola di Dio nell’acqua» (Lutero), non l’autocoscienza credente, fanno il battesimo.
2 - In secondo luogo, il riconoscimento del battesimo
celebrato in altre chiese indica che la realtà significata nel
battesimo, cioè TEvangelo, è
più grande della chiesa e non
dipende da quest’ultima. Si
tratta di una convinzione di
fondo che dovrebbe essere
condivisa da tutte le chiese
cristiane; in ogni caso essa è
costitutiva del modo di comprendersi della chiesa evangelica. Questo argomento do
vrebbe risultare partii
mente perspicuo a
che, provenienti da
chiesa, si inseriscono iii
la evangelica. Evem
plessità sulla realtà 6 qi
cristiana del loro '
potrebbero venire
pastoralmente nella pi
riva qui delineata. Il rii
scimento della validi
battesimo ricevuto in
chiesa non va intet(
come chiusura nei coi
dell’esigenza eventui
avanzata da chi mai
problemi nei confroi
teologia e/o della prasii
tesimale della chiesti dì p
venienza. Si tratta inveii
riconoscimento delpritì
di Dio e della sua ope|
questo caso manifes^
battesimo, su ogni tei ‘
su ogni prassi ecclesi
una scelta di aperturàed
tale va spiegata.
3-In terzo luogo,vi
cordate le ragioni di coi
bilità ecumenica. La
scrizione della Coneoi
Leuenberg non può ess
priva di conseguenze op#
tive, anche e proprio su?
sto terreno. Più in gei«
va ricordato che la sii
Chiesa cattolico-romi
conosce il battesimo
to dalle chiese evan|
ortodosse, e Tortodoi
che quando non parla ^
tamente di riconosci "
ammette, in contesti ei
nici, l’opportunità di evi®
forme di ribattesimo. Dj®
proco riconoscimento ert
prassi ad esso ispirata è®
que gravida di potenzi*^
ecumeniche. Adottare
di «ribattesimo» vorreb)
porsi al di fuori di
mica di comunione. La J
stione della coerenza
prassi ecclesiale cori
menti che ci impegni
me pure quella della ci
bilità tra diversi doci
ecumenici (ad esei^
Concordia di Leuenf
documento bmv del L
reciproco riconosci]
non dovrebbe essere
4 - Come più volte tu
to nel corso della di'"
ne, il battesimo vi
considerato nullo q<
nome di Dio sia st^
nunciato impropri!
occasione della sui d
zione (ad esempio n<
un battesimo estoi
violenza o con Tingi
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storale si esprime nel,
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le normativa, vedenffl
un contributo a uni
accompagnamento
conforme al modo Oj
la chiesa evangelici
pre compreso se st
spressione della chi
santa, cattolica e api"
cui Cristo stesso acce
diante l’unico battesr
prò
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CÉO il
uno co
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perilfe
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c'è stai
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che mi
venisse
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2002
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
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1^^ Presentazione dei pastori valdesi che quest'anno sono andati in enneritazione
I Tre percorsi pastorali
I £)i7//'//7se^T?a/7?e/?to alla Facoltà valdese di teologia alla presidenza delIVpcemi o alla
I foderatura della Tavola valdese: ministeri diversi svolti sempre con rigore e passione
r TV vercorsi particolari, quelli dei pastori che quest’anno il Sie d salutato in vista della loro emeritazione: la quale,
ovvio, non significa esclusione dalla predicazione o dallo
[’’ìi'n e men che meno significa distacco dalla vita della chie
----i/iriconoscenza, quindi, si intreccia con delle aspettative di
^ min e sorelle, che. in questi compagni di strada e fratelli mag
r
[Sergio Rostagno: vedo
i frutti dell'insegnamento
____ALBERTO CORSANI
ri proprio il confronto gejinerazionale a venir fuori
larlando con Sergio RostaI, circa 25 anni in Facoltà
cóme titolare della cattedra
CS2 di Teologia sistematica. «I
miei primi impegni nel pastorato - esordisce - devono
paraci essere intesi soprattutto co0 a me anni di formazione. C’è
Iti da il stata Catanzaro, che ricordo
'onoiiioi con particolare affetto come
'entuffl mia prima comunità, poi Loftào^ sannaePomaretto, ma anche l'esperienza di Agape e
del Movimento cristiano studend. Poi la Facoltà: e a questo proposito devo innanzitutto esprimere profonda riconoscenza per le persone
che ho incontrato e con cui
ho lavorato, una bellissima
équipe, di alto livello sia
identifico sia umano. E oggi
chi mi trovo sotto gli occhi?
uno dei primi studenti è moderatore, un’altra ha tenuto li
culto inaugurale del Sinodo,
uno conosciuto più tardi intrattiene mensilmente il dialogo con gli ascoltatori al culto radio; c’è soddisfazione
per il fatto di averli accompagnati nel corso dei loro studi.
Forse da parte delle chiese
c’è stato invece un atteggiamento di distacco, come se la
teologia fosse roba da accademici; un certo ritorno del
pietismo diffuso ha fatto sì
che molti problemi specifici
venissero affrontati non sempre nel merito ma con il sentimento, pregiudicando a
volte la ricerca delle soluzioni
più indicate».
Nel frattempo è cambiata
lechiesa, ed è cambiata anche l’Italia, la temperie cul
____ i®®'® con cui i protestanti si
lesti eci® ùevano a confrontarsi... «Là
tà di eviti nostra chiesa - prosegue Roimo.Ili* ®*ngno - è un po’ calata
lento eh joanto al numero dei memlirataè j n, ma si è sviluppata nella
ìotenzS Presenza rivolta all’esterno:
Ìttare^ m .c^rescita dell’ediorrebbw ce Claudiana ma anche al
li tale® , dei nostri ospedali; abcrescere tutto
renza ® anche se non siamo
coni^ yciti a “sfondare” nel noegnall® ° Paese: questo resta forse
Ila coiig ^ molti versi inspiegabile,
msogna ammettere che
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ci siamo anche trovati di
fronte a un rilancio formidabile dell’interlocutore cattolico in specie con quest’ultimo pontificato. Poi potrei ricordare la presenza in un organismo di confronto con il
mondo istituzionale, quello
cattolico e quello scientifico
in materia di bioetica: siamo
sempre nella necessità di
trovarci una “nicchia” in cui
far sentire una voce protestante, non omologata e dotata di una sua originalità, tenendo presente che tutt’al
più possiamo, ogni tanto, fare un “piccolo botto” o, come ammoniva Gianavello
nelle sue Istruzioni, colpire e
poi ritirarci giacché, data la
nostra consistenza, se accettassimo delle grandi sfide
culturali “in campo aperto”
saremmo destinati a essere
sopraffatti: in questo senso le
proporzioni e i rapporti di
forza hanno il loro peso. Si
tratta allora, a volte, di saper
trovare degli alleati».
Forse, possiamo aggiungere, dalla collaborazione alla
redazione di riviste specialistiche può venire proprio
qualche contributo: Rostagno
continua a far parte della redazione di Filosofia e teologia
(Napoli, Ediz. Scientifiche italiane) e d’altra parte, in chiusura di chiacchierata, annuncia che continuerà ad avere la
responsabilità, almeno per alcuni numeri, anche della rivista Protestantesimo, espressione degli studi che si fanno
intorno a quella Facoltà di
teologia a cui egli, benché da
Pinerolo, resta legatissimo.
Valdo Benecchi: la fede
è l'impegno civile
Il pastore Valdo Benecchi
vede coincidere l’emeritazione con il termine del mandato di presidente dell’Opcemi,
ma tutto il suo ministero ha
visto affiancarsi la cura delle
comunità e una serie di incarichi particolari, fin dagli inizi sul campo, impegnativo,
della diaspora in Italia centrale. «Dopo la Facoltà valdese e l’anno all’estero in un
college metodista inglese - ricorda - ho avuto come sedi
L’Aquila e poi praticamente
tutto l’Abruzzo in una sorta
di ministero itinerante. Poi la
Lucania a Rapolla-Venosa,
1963-66, con la cura anche
della scuola materna; fino a
18 bambini, alcuni dei quali
a scuola godevano del solo
pasto caldo della giornata.
Sono gli anni di responsabilità anche delle scuole domenicali metodiste e della redazione dei primi numeri de La
scuola domenicale. Segue un
decennio, fino al 1976, passato a Bologna, e questi sono
anni di impegno anche nella
comunità civile: ne ricordo la
presenza nel Movimento internazionale per la riconciliazione, collegato al Movimento nonviolento, l’ospitalità data ai primi obiettori di
coscienza. Sono anche gli
anni dei “Cristiani per il socialismo", della scuola di alfabetizzazione per adulti, del
confronto con il cattolicesimo del dissenso».
Viene da chiedersi quale
fosse l’atteggiamento delle
comunità di fronte a un impegno così marcato, ma il bilancio del past Benecchi resta
positivo: «Erano anni di forti
tensioni - spiega - e di quel
clima pesante avviato con la
strage di piazza Fontana; anni
di dibattito, si andava verso il
referendum sul divorzio, e
non c’è soluzione di continuità con l’esperienza milanese (1976-91): tiUorala Chiesa metodista costruì il nuovo
locale in un quartiere popolare (Isola, 90.000 abitanti nella
zona di Porta Garibaldi), e subito le nostre sale furono
aperte alla cittadinanza e alle
più varie attività, dalla scuola
di danza ai corsi di jazz.
Quando mi venne offerta
una candidatura alle Comunali nelle liste dell’allora Pei,
chiesi il parere della comunità: non ci fu ostruzione ma
incoraggiamento; i rapporti
con il cattolicesimo di base
èrano più ricchi forse, prima
dell’arrivo del card. Martini,
che inaugurò una stagione di
confronto e collaborazione
più ufficiale con studi biblici
e incontri fraterni specialmente ogni fine d’anno. Nel
frattempo ho fatto l’esperienza della Tavola valdese, prima
di passare per quattro anni a
Genova-Sampierdarena».
E poi viene la presidenza
deU’Opcemi, a proposito della quale viene da chiedere
qùale sia stata la specificità
degli italiani nell’ambito della
grande famiglia metodista
mondiale: «Senza dubbio dice - abbiamo portato nell’ecumene metodista la specificità del rapporto con i valdesi, la nostra collocazione significativa viene proprio dallo
specifico dell’integrazione.
Abbiamo aperto l’Archivio
metodista a Torre Pellice e
nella biblioteca della Facoltà
il fondo di libri che era a via
Firenze, tappe importanti di
questo “mettere in comune” il
nostro patrimonio ideale».
Quanto al futuro, non mancano i progetti: «Conclusa
una lunga tappa di 42 anni di
ministero - riepiloga Benecchi - ho in vista un’esperienza diverse: continutmdo a seguire la pubblicazione italiana del Cenacolo, e dando disponibfiità alla predicazione
specie intorno alla prossima
residenza genovese, vorrei
lavorare a dei progetti di ricerca su figure importanti
del nostro passato; come Lucio Schirò, per 20 anni pastore a Scicli e sindaco socialista, sul quale esistono documenti e le fonti rappresentate dai discendenti. Lo stesso
a proposito del lavoro missionario di quei metodisti
che fondarono a fine ’800
delle comunità di lingua italiana per i nostri emigrati negli Usa: ho i contatti con i discendenti. Non ultimo, il sostengo alla Chiesa metodista
della Costa d’Avorio, finalizzato al lavoro dell’ospedale
evangelico di Abidjan». (a. c.)
Al Sinodo durante il pranzo
Franco Giampiccoli
le sfide di un «eclettico»
Quando, nel corso del Sinodo 1986, venne eletto moderatore, Franco Giampiccoli
disse rivolto ai pastori e ai
deputati delle chiese che
avrebbe volentieri visitato le
loro comunità; non per tenere conferenze e non solo per
occuparsi dei singoli problemi amministrativi, ma soprattutto per predicare. Una
dimensione, quella della predicazione, che è il modo migliore per entrare in contatto
con le realtà, a volte anche
molto diverse fra loro, delle
chiese sparse per il paese e
non solo: «Questa - conferma
- è la mia vocazione, e quello
delle visite, con culti, incontri, agapi, è lo strumento che
serve a percepire la personalità di una chiesa».
In ogni modo il pastore
Giampiccoli aveva un ricco
repertorio di conoscenza diretta di ambiti e situazioni diversi; in prova nel 1958-59 a
Ferrerò, poi a BordigheraVallecrosia, aiuto del pastore
Carlo Gay a Roma piazza Cavour nel 1960-61, poi per due
anni vicedirettore di Agape (e
parallelamente dal 1960 segretario nazionale della Federazione giovanile Fuv), è per
la prima volta a Torino negli
anni 1963-66 e poi direttore
di Agape fino al 1971. La lunga permanenza a Torino prelude alla moderatura (19861993), mentre per un decennio (1976-86) al pastorato di
afiìanca la direzione de La luce, allora settimanale delle
chiese valdesi e metodiste.
Gli ultimi anni di servizio sono in un contesto diverso, come quello della Chiesa valdese di Palermo, mentre Tanno
appena trascorso a Torino,
dove Giampiccoli si è stabilito, è stato diviso fra l’attività
di coordinamento della Commissione «Globalizzazione e
ambiente» (Glam) della Fcéi e
l’attività editoriale per la
Claudiana, in particolare al
progetto di pubblicazione di
opere scelte di Calvino.
Una serie di posti di osservazione, dunque, e di incombenze diverse: «È proprio così - prosegue Giampiccoli -:
nel corso del mio ministero,
come pastore sono stato un
“eclettico”, mi sono spesso
dovuto costruire una formazione quasi da autodidatta;
ho dovuto fare lavoro giovanile di responsabilità senza
avere una particolare preparazione, ho diretto il giornale
senza avere avuto precedenti
incarichi di redazione, ho fatto il moderatore senza prima
aver fatto l’esperienza della
Tavola... e ora faccio Tambientalista e T’economista”
dilettante. In ogni caso il lavoro che più mi ha appassionato è stato forse proprio
quello del giornale, con Tobbligo e la sfida di dover inventare ogni settimana un
prodotto sempre nuovo; forse in questo ha giovato una
mia propensione all’organizzazione...». E infatti in quegli
anni sono nati dei rapporti
fra le persone e una maniera
di lavorare che si è mantenuta nel giornale di allora e si è
trasfusa in Riforma, contribuendo alla formazione di
chi ci ha lavorato e vi lavora
anche oggi. (a. c.)
AGENDA
22 settembre
ROMA —Alle ore 10, nella chiesa valdese di piazza Cavour,
si tiene un concerto d’organo del maestro Daniele C. Ittfrate
con musiche di Sweelinck, Pachelbel, Buxtehude, ZanniniQuirini e dell’interprete stesso.
27 settembre
TORINO — Alle ore 21, nella chiesa battista di via Viterbo
119, per il Centro evangelico di cultura «Lodovico e Paolo
Paschetto», Teresa Fessia e il pianista Enrico Pianino tengono un concerto di spiritual e blues per canto e pianoforte.
28 settembre
MILANO — Alle 17, nella sala Claudiana (v. Sforza 12/a), per
il Centro culturale protestante il past. Paolo De Petris parla su
«Dio e il male: termini del problema e tentativi di risposta».
29 settembre
CATANIA — Alle ore 10, nei locali della chiesa evangelicaEsercito della Salvezza (via Santa Barbara 29), il fratello tenente Enrico Di Manto terrà una lettura biblica e predicazione in lingua siciliana «U Santu Vancelu».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
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PAG. 8 RIFORMA
Vita
Chiese
VENERDÌ 20
SETTEMBgj
veneri
Incontro europeo a Ginevra dell'Associazione dei cappellani delle carceri
La libertà religiosa dei carcerati
Nei paesi a maggioranza cattolica o ortodossa sono ancora molte le difficoltà a cui vanno
Incontro i detenuti che desiderano l'assistenza pastorale da parte di una minoranza religiosa
FRANCESCO SCIOHO
Tra il 29 agosto e il 1° settembre si è svolto a Ginevra un incontro internazionale deirinternational Prison
Chaplains Association (Ipca)
sul tema della «resilienza»,
termine questo su cui torneremo in seguito. L’ipca, nata
da una decina d’anni, è una
associazione internazionale,
ecumenica, che raccoglie uomini e donne che svolgono
un lavoro di cappellania nelle
carceri. L’intento, all’atto della sua nascita, era quello di
creare una rete che permettesse di confrontare esperienze e pratiche pastorali di
operatori di diverse confessioni, provenienti da pii! luoghi del mondo.
Oggi a questo primo obiettivo se n’è aggiunto un altro.
Da qualche anno l’associazione ha deciso di affrontare
il tema della libertà religiosa
in prigione. Parecchie sono le
difficoltà a cui vanno incontro i detenuti ogni qualvolta
desiderano fruire di un’assistenza pastorale di una minoranza religiosa. Soprattutto nei paesi a maggioranza
cattolica o ortodossa, infatti,
la libertà religiosa in carcere
è ancora lontana, e ciò incide
inevitabilmente anche nel lavoro dei cappellani. 11 mondo
evangelico italiano non si è
sottratto a questa riflessione:
a ogni incontro internazionale dell’Ipca, negli ultimi anni,
era presente almeno un rappresentante del nostro paese.
L’ultimo congresso europeo
dell’associazione, inoltre, ha
eletto nel suo direttivo, accanto a riformati, luterani,
cattolici e ortodossi, un pastore valdese, Sergio Manna,
che da qualche tempo ormai
Il pastore Sergio Manna
lavora come cappellano nel
carcere di Secondigliano. Anche l’ultimo convegno di Ginevra, destinato ai paesi del
Mediterraneo e del Sud dell’Europa, ha visto un’importante partecipazione di italiani. Erano presenti, oltre al
pastore Manna, Sergio Pinciani, che da laico collabora
alla cappellania cattolica nel
carcere di San Gimignano; il
pastore awentista Calogero
Fumari, che lavora nel carcere di San Vittore e chi scrive
queste note, ex cappellano
stagiaire in Francia, attualmente laureando alla Facoltà
valdese di teologia con una
tesi sulla pastorale carceraria.
La resilienza è parola poco
usata nella nostra lingua, di
origine latina, che secondo il
dizionario designa la «capacità di un materiale di resistere ad urti improvvisi senza
spezzarsi». Non è che i cappellani delle carceri si siano
dati allo studio della fisica o
dell’ingegneria. 11 fatto è che
i Assemblea pubblica a Livorno
Anche gli evangelici
solidali con i migranti
MIMMA CAPODICASA
SACCOMANI
IL 6 luglio si è tenuta a Livorno un’assemblea pubblica dal titolo «Siamo tutti
clandestini» a cura del locale
Social Fomm a cui sono state
invitate le chiese evangeliche
cittadine insieme ad associazioni laiche e religiose, come
Caritas, Emergency, Forum
per la pace... Le relatrici, Vivaldi e Possenti, e il presidente della comunità senegalese,
M’Baye Djop, hanno illustrato la situazione attuale della
città evidenziando i problemi
di molti migranti, come la
mancanza di alloggi e l’impossibilità anche solo di lavarsi, e molti aspetti della
legge in quei giorni in via di
approvazione [entrata poi in
vigore a inizio settembre,
ndrj. L’intenzione era di valutare la possibilità di un
coordinamento di tutte le
forze che a Livorno sono già
impegnate a fianco dei migranti, perché intraprendano
insieme un percorso di solidarietà e impegno.
Per la Chiesa battista di via
Battisti ha partecipato il fra
Regala un
abbonamento a
tello Thomas Hagen, intervenendo sul tema dell’accoglienza, ed esprimendo la nostra disapprovazione sulla
legge Bossi-Fini che non è
espressione di una cultura di
accoglienza, ma ha come
obiettivo quello di tenere gli
immigrati il più lontano possibile dall’Italia. Non è accoglienza costringere il migrante a condizioni di lavoro, di
soggiorno e di affetti familiari
tali da scoraggiare lo sviluppo
di un senso di appartenenza e
di identità. Non è accoglienza
negare assistenza legale a chi
richiede asilo politico, né considerare criminale chi nella
disperazione cerca la strada
per sopravvivere. Una vera
cultura di accoglienza, ha
concluso Hagen, dovrebbe
basarsi su presupposti come
quelli espressi da Levitico 19.
È stata poi dichiarata la nostra disponibilità a dar vita a
un coordinamento cittadino
per favorire lo sviluppo di
una vera cultura di accoglienza e in particolare per aiutare
e tutelare gli immigrati presenti in città. Alle volte lasciamo che siano le organizzazioni laiche ad agire in questa
direzione: ma noi ci auguriamo che anche nella nostra
città e nella nostra regione le
chiese evangeliche si attivino
per assistere gli stranieri e
che, insieme ad altre realtà
locali, si crei una rete di solidarietà efficace e coordinata,
capace sia di iniziative sociali
sia di garantire servizi e aiuti
concreti agli immigrati.
da qualche anno le scienze
sociali hanno mutuato questo termine dal vocabolario
scientifico per trattare di una
particolare categoria di persone: i resilienti, appunto.
Coloro che sono stati capaci
di rifarsi una vita. La resilienza è in questo caso la capacità di un individuo di superare un grosso trauma per ricostruirsi un futuro a dispetto di quanto subito. Stefan
Vanistendael, sociologo, e
Jacques Lecomte, psicologo,
hanno animato buona parte
dei lavori deU’incontro. Lavorando sul campo e nella ricerca, sono entrati a contatto
con tanti resilienti, soprattutto persone che hanno subito
maltrattamenti durante l’infanzia. Secondo le loro ricerche un processo di resilienza
è facilitato da due fattori che
interagiscono tra loro.
Il primo è quello della memoria: un individuo che tende a rimuovere, o a banalizzare, la sofferenza vissuta,
difficilmente riesce a superarla. Riconoscere la propria sofferenza e riconoscersi come
feriti da essa è dunque il primo passo verso la propria ricostruzione. L’altro fattore
importante è quello della
condivisione: la condivisione
delle proprie difficoltà, innanzitutto, e del processo di
rinnovamento, in seguito.
Quasi tutti i resilienti hanno
ammesso di aver avuto un accompagnamento, non necessariamente di carattere professionale, per uscire dal loro
stato di sofferenza, affrontare
il loro passato e ripartire verso un ftituro diverso. «Alla fine di questo processo - ci ha
detto Lecomte - si scopre che
il processo noti ha una fine»: i
resilienti si caratterizzano an
che per il loro realismo pragmatico. Chi ha subito una
forte sofferenza sa che nulla
era perduto quando ha toccato il fondo e che nulla sarà
mai definitivamente risolto.
Il concetto di resilienza è
spesso associato alle vittime
di violenze. Noi, come cappellani, abbiamo a che fare
con persone che, oltre a soffrire del proprio stato di detenzione, hanno in taluni casi
generato sofferenza, dopo
una vita di violenze subite e
indotte. A questo punto, anche i processi di resilienza si
complicano. Ricostruirsi significa, dunque, affrontare il
proprio passato senza cancellare non solo la sofferenza
subita, ma anche quella generata. È questo che chiediamo a coloro che scontano
una pena? Se la risposta è affermativa, siamo sicuri che
pena e detenzione, come sono intese oggi, inducano un
processo del genere? E il nostro lavoro pastorale, può esso incidere in un processo di
resilienza? Se sì, come?
Resilienza è una parola
nuova ma i problemi, come si
vede bene, sono quelli di
sempre. Non che il convegno
sia riuscito a dare delle risposte definitive, ma incontrarsi
è stato utile, perché nella parzialità e differenza delle esperienze di ciascuno si trovano
spesso delle soluzioni insperate, forse anch’esse parziali
ma reali. È necessario constatare, a tal proposito, che il
piccolo mondo protestante
italiano dovrebbe adoperarsi
perché coloro che lavorano
nelle carceri possano incontrarsi più regolarmente. Costituire una rete nazionale diventa indispensabile per la
crescita nel nostro lavoro.
Il campo politico di Agape
Laboratori per capire
la globalizzazione
PAOLA COLOMBINO
Al Centro ecumenico di
Agape, dal 10 al 17 agosto, si è svolto il campo politico internazionale sul tema
«Un altro mondo è possibile», che ha visto la partecipazione di donne e uomini provenienti da diverse parti del
mondo, per confrontarsi sul
disordine mondiale provocato dal sistema neoliberista,
per condividere la speranza
di un altro mondo possibile,
per scambiarsi esperienze
sul come farlo fin da oggi. I
vari relatori hanno esaminato temi come il ruolo del fondamentalismo religioso e di
mercato nello scatenamento
delle guerre permanenti; i
conflitti in atto nell’area
amazzonica e nell’Asia centrale per l’accaparramento
delle risorse: la crisi del Welfare state, i tagli alla spesa
sociale consigliati da tutte
le istituzioni neoliberiste ai
singoli paesi e l’aumento ver
tiginoso delle spese militari.
I laboratori hanno inoltre
approfondito alcuni problemi specifici: la guerra e le sue
connessioni con le politiche
di controllo dei migranti; le
discussioni interne alla Nato
e le singole opzioni che essa
si trova a dover compiere; la
scuola delle Americhe, la più
grande e spietata scuola di
preparazione di truppe, e i
suoi rapporti con i conflitti
latino-americani. Inoltre i laboratori hanno approfondito
le conoscenze sui singoli
conflitti in Colombia, Afghanistan, Chiapas, Guatemala,
Congo, Palestina. Ancora una
volta Agape si è rivelato un.
importante punto di riferimento per amici e amiche di
tutto il mondo che, guardando la storia dal punto di vista
delle vittime del potere e
dell’arroganza di pochi, cercano spazi di incontro, scambi di esperienze personali,
occasioni di studio per arricchire la loro umanità.
Al centro di accoglienza nnetodista
Il missionario Horacio R¡qi
in visita a Intra
GIUSEPPE ANZIANI
SABATO 31 agosto, a Intra,
in una splendida giornata
di sole, con il lago placido e
luccicante, il nostro Istituto
evangelico metodista ha vissuto uno giorno di rilevante
interesse quando è venuto a
farci visita il pastore Horacio
Rios, missionario e rappresentante delle chiese metodiste americane, per rendersi conto della nostra opera di
accoglienza degli immigrati.
Era accompagnato dal past.
Valdo Benecchi, già presidente deU’Opcemi, ed è stato accolto dal direttore della
casa. Bruno Dal Secco. L’invitato si è soffermato con
particolare attenzione con
alcuni ospiti, provenienti da
paesi lontani. La casa ospita
famiglie intere con bambini
anche in tenera età, tutte riconoscenti di aver trovato
una sistemazione che risolve
momentaneamente i loro
problemi di abitazione. L’
Istituto è stato inaugurato
pochi mesi fa, e funziona in
modo soddisfacente.
Il past. Rios ha preso atto
del buon funzionamento del
l’opera e ha espresso fiat«
elogi verso i responsabi?
lontari che sono impea!
nelle attività delFistS
Parlando con l’ospite »jn
rivolto, a titolo persoS
anche di tutti noi, la
che la collaborazione ts
proca fra l’Istituto e la n»
chiesa porterà a raffot^
testimonianza
nella nostra città.
A conclusione deU’otii
giornata si è tenuta unal
patica «cenetta di lavori
casa di chi scrive, con il»
Benecchi, il pastore Rios
direttore Dal Secco, la ^
ra Anne Zeli, il preside^
Bruno Palombini e la cass»
Paola Paganotti. Al past, ¡tu
ho potuto offrire il mlol%
Un uomo una w’ia, il cmcon
tenuto rivela l’attualità
vita. Come ha scritto ilpd
Giorgio Spini: «In un’oa®
me questa, in cui sentiigi
intorno a noi solo urla ra»
he di sconforto e di amata#
sillusione, la voce fermaépa.
cata della fede vittoriosa^
induce a volgere in aitali
sguardo, verso la luceà
non tramonta né si offuj^
dell’Evangelo».
Il campo cadetti di Adelfia :
Riconoscenti per la buoni
accoglienza ricevuta
GIOVANNA ARMENISE
PENSANDO ad Adelfia vedo una spianata senza
cancelli, un porticato aperto,
panche, tavoli e due fabbricati che sembrano abbracciare chi entra nel Centro giovanile. Ecco, la dimensione
dell’abbraccio è quello che
ho sentito ad Adelfia; un sentimento di accoglienza, di
semplice affettuosità. Nessuno è escluso, tutti cercano di
coinvolgere tutti, sorvolando
sulle manchevolezze di chi vi
approda per la prima volta.
Figura fondamentale è stato,
certamente, il direttore del
Centro, pastore Ollearo, di
cui ho notato la sua disponibilità cordiale e serena. Non
c’è stato alcun problema che
non abbia saputo risolvere
con razionalità chiara, affettuosa: spianando ogni spigolosità inutile, senza troppi giri di parole. Questo è stato
anche lo spirito che il pastore
Stefano Mercurio ha saputo
trasmettere allo staffai
campo cadetti sulla
zazione, guidandoci conll
massima discrezione.
Nei giorni di luglio intìi
questo campo si è svoli
avrei voluto essere a G«||
a un anno del «G8». "
l’opportunità che mi
concessa di fare conosw
ragazzi le realtà che i n
non raccontano, era to
importante. Ho quindi
sato che il mio impegnoa»
struire una migliore quÌ
di vita per tutti (ricordai
altro mondo è possibil
poteva esprimersi
mente informando che p^;
tecipando a un corteo..'(lw
parliamo poi delle _
troppo belle che si incoBlI
no...). Adelfia quindi èSP
per me gioia, gioia libett
possibilità di sviluppai#
sieme quei «talenti» cheP
gnore ci ha dato e che sp^
lasciamo sepolti per ■"
pigrizia o mancanza
portunità. i
FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
via Pietro Cosse, 40 Roma -Aula magna
Sabato 19 ottobre 2002 ore 17,30
Inaugurazione del 148- anno accademico
Prolusione
c:
l
prof. FULVIO FERRARIO
TEOLOGIA COME PREGHIEU',
Culto d’apertura
domenica 20 ottobre ore 10,45
chiesa valdese - via IV Novembre, 107
predicazione del prof. Martin HirzeI
Roma, 9 settembre 2002
Il deoà'
prof. Emanno
tiOI
quìi
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è stata
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VFMERDÌJO sktembre
2002
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Parlano Trevor Durston, direttore generale, e Claudia Ferrandes, fisioterapista
^ La Missione evangelica contro la lebbra
¡Nonostante i molti progressi contro la malattia e il gran numero di persone che guariscono
oumentano / nuovi casi. Si sta studiando se ci sono nuove vie di trasmissione della malattia
■oftati
sabfli
ite gii]
rsonaij
la fldi^
onerai
:la ^
forzai
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aria rautamarai
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^^BfHIMEPE BERTOLINO
Claudia Ferrandes, che
iavora con la Missione
evangelica contro la lebbra
come fisioterapista in Sudan,
è stata per un periodo di meritato riposo in Italia. Si è resa
disponibile a fare delle visite
aùe chiese per parlare del suo
lavoro ed è stata anche alle
valli valdesi durante l’incontro del 15 agosto in vai Germanasca; poi ha visitato le Assemblee dei Fratelli di Lecco,
PavuUo e Bologna e infine il 4
settembre è stata a Grosseto
invitata dalla Chiesa apostolica. A quest’ultimo incontro
ha partecipato anche Trevor
Durston, direttore generale
deUa Missione, in Italia per un
incontro con alcuni responsabili italiani. Abbiamo approfittato dell’occasione per rivolgere loro delle domande:
- Trevor Durston: qual è la
situazione attuale del lavoro
élla Missione?
«Sono appena rientrato da
un congresso internazionale
sulla lebbra che è avvenuto in
Brasile, e là è stato ribadito
che se da una parte sono stati
fatti molti progressi, e molti
sono gli ammalati di lebbra
guariti, dall’altra parte il numero dei nuovi casi è sempre
in aumento, e si sta studiando
se oltre a quella conosciuta vi
siano altre vie di trasmissione
di questa malattia».
-Qual è l’attuale situazione
finanziaria?
«Sino a qualche anno fa le
nostre condizioni finanziarie
erano floride, grazie ai molti
donatori e ai saggi investimenti, tanto che avevamo aitogato il nostro campo d’adone nel mondo. Ora, invece,
le offerte diminuiscono e gli
investimenti non rendono
più molto; quindi stiamo studiando come ridimensionare,
tome risparmiare per continuare il lavoro. Voglio a questo proposito ringraziare l’Italia che ogni anno ci invia
dei contributi, molto apprezzati, Siamo poi felicissimi di
avere nella Missione Claudia
ferrandes che sta svolgendo
® ottimo lavoro. Pregate per
to. per tutti noi che ci adopenamo per eliminare la lebbra
Jel mondo. Inoltre, dal 15 al
‘‘ Settembre vi invitiamo a
ttnirvi a noi nella preghiera
P« ringraziare il Signore per
Wlo che ci ha dato di fare
mora e per chiedergli sagfea e sostegno per continare ad affrontare la situarne attuale che è in via di
™de cambiamento».
r[;^z<dia, puoi parlaci di te
tua vocazione?
"Sono diplomata in fisiotePia. Cinque anni, fa durannit? '*^^°rrtro in una comu.... evangelica a Bologna,
nn palare della Missione e
an, ®'?°ro che svolge tra gli
f?®elnti di lebbra. Mi sentii
volta. Cominciai a prenintif '^°’^^ntti con l’ambiente
»„..'^'^e^ionale. Tre anni fa fui
Prpe dopo una lunga
n,P®'-nzione (perfezionalo della lingua inglese.
scuola biblica per missionari,
corsi di specializzazione ad
Alert in Etiopia), fui inviata in
Sudan. Qui, anzitutto, ho dovuto iniziare lo studio delle
lingua araba».
- Qual è stato il primo impatto con l'Africa e in particolare con il Sudan?
«Ero già stata in Africa, ma
l’Etiopia è ben diversa del Sudan. In Etiopia ero in un ambiente cristiano evangelico
mentre in Sudan Cathy (che è
l’altra giovane nippo-canadese che lavora con rhe come ergoterapista) e io siamo le uniche evangeliche a E1 Fashir.
La comunità evangelica più
vicina è a 150 km, con strade
molto disagiate, e ci manca
molto la vita comunitaria.
Grazie al Signore, Cathy e io
siamo molto affiatate e lavoriamo assieme molto bene».
- ti sei ambientata subito?
«Beh, il clima non è stato un
problema, perché non soffro
troppo il caldo. Invece la lingua araba mi crea ancora delle difficoltà che spero di superare presto. In quanto all’ambiente, certo, ci troviamo
in un paese musulmano, ma
finora non abbiamo incontrato serie difficoltà né sul lavoro né nei contatti con la
popolazione che sa che siamo cristiane».
- Come si svolge il lavoro?
«Devo dire che abbiamo ricevuto una preparazione tale
da poter trasmettere agli altri
quello che abbiamo appreso,
quindi tenere a nostra volta
dei corsi di aggiornamento o
di preparazione a lavorare tra
gli ammalati di lebbra. Inoltre qui a E1 Fashir lavoriamo
in una struttura per disabili
(già esistente): il nostro scopo e aiutare questi disabili e
principalmente far sì che gli
ammalati di lebbra vi siano
anche accolti e non esclusi».
- Oltre a pregare per te, che
cos’altro possiamo fare?
«Un suggerimento: in questa struttura dove lavoriamo
abbiamo bisogno di tricicli
da offrire agli ammalati. Ogni
triciclo costa circa 150 euro.
Quindi se dei singoli e delle
chiese potessero offrircene,
ne saremmo molto grati. Potete inviare le offerte sul conto postale n. 12278057, o sul
conto bancario n. 957 San
Paolo-Imi ag. di Luserna San
Giovanni, (To) ambedue intestati alla Missione ecumenica contro la lebbra, specificando: tricicli per E1 Fashir.
Più ne abbiamo meglio è, i
disabili bisognosi sono tanti».
Un operatore locale in un centro di cura in Ciad
Chiesa valdese di Riesi
Accoglienza ecumenica
per il nuovo vescovo
Il 6 settembre il nuovo vescovo della diocesi di Piazza
Armerina, Michele Pennisi,
ordinato lo scorso 10 luglio,
ha fatto la sua prima visita a
Riesi in occasione dei festeggiamenti della santa patrona.
Monsignor Pennisi aveva
espresso il desiderio insolito
di incontrare subito anche la
comunità valdese e il suo pastore. Dato che era prevista
anche un’accoglienza pubblica in una piazza di Riesi, in
presenza delle autorità locali,
il pastore Ulrich Eckert ha rivolto delle parole sincere e
chiare al vescovo e alle sorelle e ai fratelli cattolici di Riesi,
accennando alla situazione
ecumenica, al ruolo di Maria
e alla reciproca preghiera di
intercessione: «I rapporti tra
le diverse chiese stanno cambiando - ha detto il pastore e sono cambiate anche a Riesi. Da circa 20 anni si sono
avviati dei contatti, sempre
più intensi e sinceri, tra la
nostra piccola chiesa e diversi fratelli e sorelle cattolici,
sacerdoti e non, perché crediamo sempre di più che è
un bruttissimo esempio testimoniare dell’amore di Dio
divisi, o addirittura essere
l’uno contro l’altro. Vogliamo
dire grazie per quei passi, per
quegli incontri, per quelle
preghiere che ci hanno concesso anche nella realtà riesina, dove non molti decenni
fa si parlava della peste dei
protestanti da un lato e della
netta non biblicità dei cattolici dall’altro, che esistano
dialogo e crescente condivisione spirituale e sociale».
Il pastore Eckert ha poi
chiesto al vescovo Pennisi di
«ascoltare le critiche di chi,
dentro e fuori la sua chiesa,
cerca di essere fedele al mandato di Cristo che ci invita ad
amare il nostro prossimo, a
essere operatori e operatrici
della pace, a fare tutto il possibile perché i deboli non
vengano privati della loro dignità che Dio stesso ha loro
conferito, a farci nuovamente
chiamare a quella libertà che
ci rende liberi, come è scritto
sopra la porta principale del
nostro piccolo tempio», e ha
concluso promettendo che
«anche noi nelle nostre preghiere porteremo davanti a
Dio il suo compito difficile di
servire la chiesa». L’intervento del pastore si è concluso
con il canto comunitario del
«Symbolum 77».
Per la
pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
Alessandria
Un culto
partecipato
MARCO RUSSO
Un giovane paziente comincia a ritrovare il sorriso
La sera dell’11 settembre
2002 un numero considerevole di membri delle chiese
metodiste di Alessandria e
Bassignana si sono riuniti per
ricordare e pregare insieme
in un culto speciale. Ognuno
di noi è entrato in chiesa portando con sé le proprie impressioni, opinioni e paure,
alimentate dalla gran quantità di dichiarazioni, immagini e parole impiegate in questi giorni per cercare di spiegare quello che è successo e
sta ancora accadendo.
Ci si è resi conto di come le
proprie convinzioni politiche, le proprie opinioni e i
propri giudizi siano solo visioni parziali di un avvenimento dalla portata tanto vasta e complessa da non poter
comprenderne che alcuni
aspetti. Riunendoci assieme,
ascoltando a cuore aperto la
Parola biblica, abbiamo perso le nostre false certezze, e
abbiamo trovato al loro posto soltanto dei punti di domanda, ma forse siamo riusciti a dissolvere il fondamentalismo e il settarismo
che rischia di germogliare
dentro ognuno di noi.
È auspicabile che in futuro
ci possiamo riunire per altri
culti «particolari»: il momento di riflessione comune in
compagnia della Bibbia non
deve essere necessariamente
relegato all’ora domenicale,
e neanche alla commemorazione di eventi tristi.
s'ìSSBìM
Sfida all'Iraq e aH'Onu
no successo della lunga missione dell’Onu in applicazione della risoluzione 687 dell’aprile 1991 che imponeva il
disarmo delTIraq. Che il presidente iracheno è un feroce
dittatore che non ha esitato a
usare queste armi contro il
suo stesso popolo? Questo lo
sanno tutti, e non da oggi ma
quando, nell’aprile 1998, Saddam uccise 5.000 curdi iracheni con gas letali ad Halabja, nel Nord dell’Iraq, e fece radere al suolo migliaia di
città e villaggi curdi, l’allora
presidente Usa, George Bush
senior, non ebbe nulla da ridire perché a quel tempo Saddam Hussein, leader del partito nazionalista laico Baas,
era «l’enfant chéri» dell’Occidente (non solo degli Usa ma
anche della Gran Bretagna,
della Francia e della stessa
Germania) e appariva come
l’unico in grado di contrastare la rivoluzione islamica iraniana delTayatollah Khomeini. Che Saddam Hussein è alleato del capo di Al Qaeda,
Bin Laden? Nessuno, finora, è
stato in grado di provarlo e
molti esperti internazionali lo
mettono in dubbio.
Le responsabilità Usa
Ha dunque qualche ragione il vecchio saggio Nelson
Mandela quando, in un’intervista al settimanale americano Newsweek, ripresa da
La Repubblica il 12 settembre
scorso, afferma che «gli Usa
hanno commesso pesanti errori in politica estera, errori
che hanno avuto conseguenze devastanti» e cita, fra l’altro, «Tinqualificabile appoggio dato allo scià iraniano» e
quello dato ai mujahiddin
islamici in Afghanistan. Per
l’ex presidente sudafricano
«il comportamento degli Stati
Uniti costituisce una minaccia per la pace del mondo» e
il loro proposito di attaccare
l’Iraq è «una decisione motivata dal desiderio di Bush di
compiacere le industrie belliche e petrolifere». Un altro
motivo, non citato da Mandela, è probabilmente la necessità per Bush di vincere le
elezioni di «medio termine»
del prossimo novembre per
rinnovare parte del Congresso Usa. Infatti il Senato, attualmente dominato dai democratici, non ha nessuna
fretta a dare il via al dibattito
che autorizzi il presidente a
tentare l’avventura irachena.
Un'avventura
densa di pericoli
Perché di questo si tratterebbe (o si tratterrà): di una
vera e propria «avventura»
che rischia di gettare ulteriore
benzina sul fuoco di una situazione mediorientale già
sufficientemente esplosiva.
Per questo l’Assemblea generale della Chiesa presbiteriana Usa, nel giugno scorso, ha
votato un ordine del giorno
decisamente contrario ai piani di guerra di Bush, e così ha
fatto il recente Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste,
chiedendo al Parlamento e al
governo italiano di «non concedere l’appoggio italiano a
un eventuale intervento militare nell’area». Ordine del
giorno del tutto ignorato dal
presidente del Consiglio, a
quanto pare. Fra le numerose
prese di posizione contrarie
all’intervento vi è anche una
«lettera aperta» al Segretario
generale dell’Onu, sottoscritta
da molti intellettuali statunitensi che, oltre a contestare la
legittimità della dottrina di
«guerra preventiva» che, dice
il testo, «è un’altra espressione dell’intenzione di violare il
diritto internazionale», denuncia una delle conseguenze
più drammatiche della prima
guerra del Golfo: la distruzione da parte dei bombardamenti Usa degli impianti per
lo smaltimento e il trattamento delle acque, designati come
obiettivi militari. La ricostruzione di tali impianti è resa
difficile dall’embargo decretato dopo la guerra e l’uso di acqua impura ha provocato epidemie e ha contribuito, secondo TUnicef, a un aumento
abnorme del tasso di mortalità infantile, «stimato in diverse centinaia di migliaia».
Verso una guerra
senza fine?
Ma se ci sarà questa «guerra preventiva» contro l’Iraq è
chiaro che sarà solo il primo
atto di una «guerra infinita»
contro altri «stati canaglia»
che minacciano gli interessi
degli Usa e dell’Occidente,
come ha detto più volte il
presidente Bush in questi ultimi mesi. Ma dove e quando
si fermerà questa guerra?
Nessuno lo sa, tanto meno
chi la propugna. E questo
non è segno di un atteggiamento responsabile.
Jean-Jacques Peyronel
Vittime curde del bombardamento chimico di Haiabja (1988)
10
PAG. 10 RIFORMA
venerdì 20
SETTEMBRìv
OMBRE E LUCI
A JOHANNESBURG
FRANCO CIAMPICCOLI
Come valuteremo il Vertice
mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg? Questa la
domanda che ci ponevamo poche settimane prima della sua
apertura {Riforma del 2 agosto).
E indicavamo come metro di valutazione la precisione delle risposte che sarebbero state date
ai maggiori problemi all’ordine
del giorno. Tra questi vi era la richiesta avanzata da molte Organizzazioni non governative
(Ong) di promuovere l’adozione
di un «codice di comportamento» vincolante per le imprese
multinazionali. In questo senso
si è espresso anche il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste che
indicava a favore _______
di una regolamentazione limitativa l’esempio
della Costituzione italiana (vedi
il testo in prima
pagina). Orbene,
Gail Lerner, rappresentante del
Consiglio ecumenico delle
chiese all’Onu a ***®*®®**
New York, commentando il documento conclusivo del Vertice,
ha rilevato che, pur affermando
la necessità di maggiore responsabilità da parte delle multinazionali, il documento non dà indicazioni concrete su quali meccanismi adottare per renderle
effettivamente più responsabili
sui temi ambientali. Non stupisce quindi che il Cec abbia dato
una valutazione sostanzialmente negativa del Vertice.
Ma prendiamo un altro dei
«temi caldi» dell’agenda del Vertice mondiale, l’acqua, a cui le
nostre chiese sono state invitate
a dedicare la riflessione del
«Tempo del creato» di questo
autunno mediante il dossier Acqua, dono e riconoscenza, pubblicato di recente dalla Federazione delle chiese evangeliche. Il
dossier mette a fuoco l’alternativa tra il considerare l’acqua come un diritto per tutti o come
una merce disponibile per chi
può pagarla. Ebbene, in proposito a Johannesburg si è verificato
un fatto clamoroso: Riccardo
Petrella, presidente di Attac Italia e Danielle Mitterrand, presidente dell’omonima Fondazione
contro la privatizzazione e la
commercializzazione dell’acqua,
insieme ai rappresentanti di
molte altre Ong, hanno abbandonato il Vertice mondiale il 3
settembre dandone notizia con
un comunicato in cui si legge tra
l’altro: «Il presunto accordo raggiunto stanotte sull’acqua è una
Il Vertice mondiale
sullo sviluppo
sostenibile è
terminato con pochi
risultati positivi
scere che l’acqua è un diritto,
ma non si assumono impegni
per garantire l’accesso all’acqua
potabile entro il 2015 al miliardo e mezzo di persone che non
vi ha accesso. Non sono previsti
impegni globali da parte di tutti
gli stati, ma si lascia ai singoli
paesi l’assunzione di impegni
bilaterali. Da ciò che sappiamo,
l’accordo non prevede nessun
impegno su come coprire i costi
per l’accesso all’acqua, nessun
impegno di investimenti per la
distribuzione, i servizi igienici e
le fognature. Tutto viene rimandato al libero mercato, non c’è
un piano operativo d’azione né
stanziamenti dei governi».
______ Dunque solo
tenebre fitte? Registriamo anche
qualche sprazzo
di luce, uscito dal
continente nero.
Si ha notizia che a
Johannesburg è
stata bloccata la
preordinata invasione dell’Africa
da parte degli organismi geneticamente modificati (Ogm). Indipendentemente dalla discussione sulla loro pericolosità o meno
per la salute e l’ambiente, gli
Ogm sono lo strumento per il
tentativo di imporre, tramite i
brevetti, un mercato agrochimico in regime di monopolio a detrimento delle culture di sussistenza e della biodiversità. Sei
multinazionali (Aventis, Dow,
Du Pont, Mitani, Monsanto e
Syngenta) controllano il 98% del
mercato mondiale delle culture
geneticamente modificate e brevettate e contavano su risoluzioni che aprissero ulteriormente le
porte del Terzo Mondo alla loro
invasione. Ebbene, a Johannesburg si è anche verificato l’imprevisto. Sembrava che la proposta americana tesa a imporre
le culture e gli alimenti geneticamente modificati non trovasse
ostacoli per l’approvazione ma
dopo un appassionato intervento della delegazione etiopica, il
resto del Terzo Mondo si è rivoltato contro le clausole che
avrebbero impedito ai governi
africani di rifiutare le importazioni di Ogm, l’Unione europea
si è schierata abbandonando un
iniziale allineamento con gli
Usa, per cui in definitiva la spinta statunitense è stata bloccata.
Speriamo che emergano altri
sprazzi di luce come questo a
mitigare il buio di una sostanziale battuta d’arresto che non
ci esime dal continuare a lottare
per una maggiore giustizia eco
farsa. Infatti, si limita a ricono- nomica e ambientale.
L Eco DKLI.K UU.I %t*.Sl
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-mail; fedB2Ìone.torino®riforma.it;
REDAZIONE NAPOLI:
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L’Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 35 del 13 settembre 2002 è stato spedito dall’Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 11 settembre 2002.
2002
Associato alla
Uniona stampa
periodica italiana
Impressioni sulla «manifestazione (Jei giroton(Ji» dì Roma
Cittadini, non sudditi
La «piazza», da sola, non esprime tutta la politica e la democrazia
necessarie ma ne è una componente che non va sottovalutata
MARCO ROSTAN
UNA grande, matura, allegra manifestazione di
cittadini che non vogliono
tornare a essere sudditi. Sì,
questa volta, in piazza San
Giovanni a Roma, il 14 settembre, dei cittadini di tutte
le età e di tutte le classi sociali manifestano per delle cose
che dovrebbero essere garantite dalla Costituzione: i diritti, la libera informazione, la
separazione dei poteri dello
stato, l’uguaglianza della legge per tutti.
Sono seduto sul bordo di
un’aiuola, tra un operaio di
Lamezia Terme che mi racconta il suo viaggio di notte e
una simpatica coppia dal forte accento emiliano (lui somiglia a Guccini e, come me, è
un diessino in sofferenza).
Mancano ancora tre ore
all’inizio dei discorsi, ma sono
venuto per tempo. Sono sbucato alle 11 dalla metropolitana nel blu del cielo di Roma,
davanti al Colosseo che sembra più austero del solito,
quasi ad ammonire che oggi
sarà una giornata di alta passione civile. Ci incamminiamo a piedi, sosta dal panettiere per i panini e la pizza bianca con il prosciutto di montagna da mettere nello zaino
(bisogna nutrire anche la carne e non solo lo spirito); entriamo sulla piazza quando
ancora si vede il prato verde
davanti alla facciata. Sorrisi,
saluti, bandiere cartelli creativi (uno dice semplicemente:
piazza, verità, libertà): sì, la
piazza oggi è come un grande
giornale senza padroni.
Una manifestazione
senza demagogia
Penso alle mie altre volte
qui: a quella per i funerali di
Enrico Berlinguer (dopo una
indimenticabile notte in treno
con gli operai di Sesto San
Giovanni e Cinisello Balsamo)
a quella, difficile, dopo che
Luciano Lama era andato
airUniversità nel ’77, e allora
mi trovai separato dagli studenti della Facoltà di teologia:
io ero per Lama, loro contro.
Oggi non ci sono servizi d’ordine, non c’è tensione fra cortei in arrivo, in compenso la
calca quasi spaventa. Mi metto a disegnare e poco dopo
comincia Nanni Moretti: «Ora
che ci siamo ritrovati, non
perdiamoci di vista». Certo,
non lo faremo! Mentre Moretti parla, svaniscono i miei timori: quelli dei mesi scorsi
sull’inconcludenza dei vari gi
CREDO che ben poche persone, nel nostro mondo
civilizzato, siano riuscite a
sfuggire mercoledì scorso alle
commemorazioni, più o meno retoriche, del tragico evento delle Torri Gemelle di
New York dell’11 settembre
2001. Abbiamo rivisto quelle
immagini incredibili, che
hanno provocato una violenta reazione mondiale contro
il concetto stesso di terrorismo. Il dolore per le 2.800 vittime, appartenenti a 90 diversi paesi del mondo, è sempre
fortemente sentito. Con il trascorrere dei mesi, però, molte
domande si sono fatte strada
fra noi. Anzitutto: che cosa
provoca il terrorismo, sia in
Usa sia in Israele? I conflitti
umani non sorgono dal nulla.
Sono il prodotto di specifiche
cause e condizioni, molte delle quali sono sotto il controllo
dei protagonisti. Ingiustizie
subite, oppressioni, violenza
economica e politica e infinite altre cause provocano il
terrorismo. Dal quale è giusto
che ci difendiamo, ma non
rotondi, sulla nuova possibile
spaccatura fra l’Ulivo e i movimenti, sul radicalismo chic
di alcuni dei loro esponenti,
sul fatto che a manifestare oggi ci fossero solo quelli con la
pancia piena. Moretti dice
esattamente quello che tutti
in quella piazza sentiamo.
Non fa critiche infondate, accuse populistiche: non fa demagogia. È intransigente, come bisogna esserlo a volte.
E qui mi viene in mente il
primo ’68 e la sua intransigenza. Lo so che la piazza non
è la politica, che ci vuole la
strategia, il programma, che
ci vogliono soprattutto i voti
per sconfiggere Berlusconi e i
suoi dipendenti: ma la piazza
è una componente sana della
democrazia e della politica e
l’indignazione porta buoni
frutti, se non resta tale. E oggi
c’è da essere indignati: certo
per Previti, per quello che dice Castelli sulle carceri, per
quello che ha fatto Berlusconi, ma anche e soprattutto per
la mancanza di acqua in metà
del mondo, per i 25.000 bambini che muoiono ogni giorno, per quelli per i quali è
sempre 11 settembre, per le
insopprimibili pulsioni autoritarie e di guerra.
Responsabilità individuali
e collettive
chio della sinistra italiana,
con i suoi 92 anni suonati:
«Non vi vedo, ma vi sento»,
dice Vittorio Eoa, mentre ormai la commozione mi prende alla gola. «Sento che in
questa piazza c’è un futuro».
Grazie, Vittorio, grazie a te
che di comizi su questa piazza ne hai fatti tanti, grazie
perché c’eri a resistere negli
anni bui del nostro paese e ci
sei ancora oggi, per incoraggiarci a resistere, ma anche a
costruire, a dialogare, a non
chiudersi. Grazie perché ci
dici che unità non vuol dire
pensare tutti allo stesso modo ma far diventare ricchezza
comune le nostre differenze.
11 giorno dopo, domenica,
sono al culto in piazza Cavour, e Maria Bonafede predica sul testo di Ebrei 10,34:
«Non gettate dunque via la
vostra franchezza, la quale ha
una grande ricompensa! Poiché voi avete bisogno di costanza affinché, avendo fatto
la volontà di Dio, ottoniate
quel che vi è promesso». Certo, è un’esortazione a perseverare nella fede, di cui abbiamo bisogno personalmente e come chiese. Franchezza
e costanza. Parlare apertamente, senza paura di nessuno, ma anche perseverare.
Lo ricordano in tanti, dagli
immigrati a Gino Strada, il
medico di Emergency, a don
Ciotti. Quest’ultimo dice
qualcosa di troppo, parlando
di bisogni e di diritti, parla di
solidarietà e dice che dobbiamo essere collaboratori di
Dio, che la terra e il cielo si
devono avvicinare. Ho una
reazione protestante e dico
no: non ci sono solo i bisogni
e i diritti, ci sono le responsabilità individuali e collettive.
Nell’Evangelo c’è un preciso
appello alla nostra responsabilità per il mondo creato da
Dio, e don Ciotti l’ha presa sul
serio, ma è l’amore di Dio che
lo salva. Noi non avviciniamo
la terra al cielo, è l’amore di
Dio per il mondo che rende
possibile il nostro impegno e
che avvicina il cielo alla terra.
Ecco una differenza tra protestanti e cattolici. Ma non è
tempo di pensieri polemici.
Si susseguono gli interventi
e i messaggi, uno bellissimo
di Alessandro Galante Garrone. Parlano gli studenti, parla
la sorella di Paolo Borsellino,
poi Tanalisi politica si fa precisa nelle parole di Furio Colombo e di Paolo Flores d’Arcais. E, infine, il grande vec
Anche in politica
c'è bisogno di franchezza
Ma, dopo la giornata di ieri,
io la leggo anche come una
parola da spendere nella società, nella politica: abbiamo
bisogno di franchezza, non di
inganni, non di bugie: dobbiamo saper dire quello cbe
non va, nella chiesa e nella
società, e possiamo aver il
coraggio di dire quando e dove abbiamo sbagliato, di correggere, di cambiare. Ma abbiamo bisogno di grande costanza, non servono fuochi di
paglia, non basta la denuncia, l’individuazione dell’ingiustizia. La strada per cambiare, per un mondo più accogliente, meno guerriero,
più giusto e più libero è lunga, piena di ritorni indietro.
Ma insieme la possiamo percorrere, nell’impegno politico, nella passione civile con
la certezza che l’amore di Dio
ci sostiene e ci guida.
'T^adio
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
euro 5,00
euro 10,00
euro 10,00
PIERO bensì
con la forza, perché la violenza non risolve i complessi
problemi che stanno alla base
del terrorismo.
L’uso della forza non soltanto non riesce a dare soluzione ai vari problemi, ma li
può esacerbare (lo vediamo
chiaramente in Palestina) e
sovente lascia dietro di sé distruzione e sofferenza. La
guerra in Afghanistan è servita ad abbattere un regime
inaccettabile come quello dei
talebani, ma oltre a loro
quante e quante migliaia di
vittime del tutto estranee al
conflitto! Nessuno piange
quelle vittime. Uno dei tanti
villaggi rasi al suolo è stato
distrutto perché un satellite
spia aveva scambiato una festa nuziale per un assembramento terroristico. E nessuno
piange i milioni di vittime
della fame, della malaria, della sete. Pare che queste siano
ormai considerate morti naturali. Gli Stati Uniti hanno
fatto una vaga apparizione a
Johannesburg, ma poi hanno
chiuso la finestra e scosso la
tovaglia. E ora si preparano a
fare la guerra all’Iraq per abbattere il regime di Saddam
Hussein, accusato di preparare ordigni per la distruzione di mezzo mondo.
Siamo tutti d’accordo che
Saddam non sia un tipo rac
SUI GIORNÀiÌ^
Puritani e balene
Un articolo di
filli (18 agosto) descrinjS
itirìprarìn liinrm 1«
itinerario lungo la cós,||
atlantica; partendo dallL
rivo nell’attuale Massaifc
sets, «quando i 102
pellegrini (...), sbarcatf'^
Mayflower sulla costa fc
darono la colonia di HeM
Plymouth» e descriven^
l’evoluzione, il testo fa^
che riferimento alla pre^/
za lungo la costa delle^
ne e all’attività dei loro cac.
datori: «L’eredità del puij.
tanesimo nella coscie^
americana rimane forte, ma
è di natura più politica che
religiosa; o, meglio, lasua
dimensione religiosa siè
tradotta in chiave politì^t
divenendo una delle matij.
ci del liberalismo. È un’eredità che passa attraverso la
grande borghesia americsna; qualcosa di molto diverso, certo, dalla comunità di coloni sbarcati tre secoli fa, divenuti piantatori
e commercianti o balenieri». Sappiamo quanto Méj
Dick sia debitore della Bibbia; e infatti, prosegue l’articolo, «La balena: colosw
marino e creatura metafisica, essere angelico e manifestazione demoniaca».
Strane creature
L’annuale «Almanacradel
mistero» che l’editriceBonelli pubblica in supplì
mento a uno dei suoi] ’
diffusi fumetti compie una
incursione nella storia dele
«creature dell’aldilà» che
volentieri popolano le sue
avventure. «Esseri semif '
ni o spirituali, intermedi^’
tra gli dei e il mondo, sono
presenti in tutte le reli^
ni - dice il testo -. E poiiÉ
uno dei loro compiti con^'
ste nel comunicare i messaggi divini agli uomini, essi
sono stati chiamati (...) angeli (...). In questo ruoW
“l’angelo di Jahvè” è giàì ‘
sente all’inizio della Bibbfei
Più avanti nel tempo, «con
la costruzione del Tempio tl>
Gerusalemme, diventa®
anche addetti al culto e
lodi di Dio...», e «anche®
Vangeli, le presenze anj
che sono numerose e i
interventi svolgono un ture
significativo nella vita ai
Cristo». Alcuni box si soW
mano poi sugli angeli nel
Corano, sulla condanna ai
Uriel (nel libro di Enocm®
sul folclore mitologico^'
trabiblico, con una bel»
schiera di Goblins, Greim«!
e altre curiose figure.
comandabile: il milion®
curdi uccisi, la guerra c®
l’Iran e con il Kuwait e
simili fatti non lo re
certo simpatico. Ma noU
soltanto l’Iraq che
armi nucleari e chimiche
uillll liu^lvcizi C V-lAl*»*
Cina, la Corea del Nord, 1
- - -t'altn
dia, la Russia e quant
sono sulla stessa linea.
fetenza sta nel fatto che * _
è la seconda cisterna
trolio del mondo. E all** ,
propositi degli Usa
meno disinteressati, Le
zioni uscite dal secondo co
, ere»’
flitto mondiale hanno Ç
to TOnu proprio per S'A .
nuovi conflitti. Nessuisione internazionale p**®
sere presa senza l’avallo
Nazioni Unite. Scava ^
l’autorità delTOnu
veramente spalancare
fa o 11»-» /■»/■»»iflitt'r» TTlOnU^^
te a un conflitto mom
infernale.
(Rubrica «Un fattoi
mento» della trasmissione^
diouno «Culto evangelk^
dalla Federazione deW^^
evangeliche in Italia an
onda domenica 15 settei
VENE
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11
venerdì 20 SEHEMBRE 2002
PAG. 11 RIFORMA
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Incontro di valle a Torre Pellice
Le Pro Loco in festa
Un debutto col botto per la due giorni organizzata dalle nove Pro Loco della vai Pellice. «La festa è andata alla grande commenta soddisfatta la presidente della Pro Loco di Torre
Pellice, Alma Charbonnier c’è stata una buona risposta di
pubblico e buona è stata anche l’intesa fra le diverse Pro Loco». Sul palco della rotonda di piazza Muston si sono alternati
bande di paese e gruppi occitani. Quella di sabato 14 e domenica 15 è il coronamento di una collaborazione iniziata alcuni
mesi fa. «Siamo d’accordo di ritrovarci a fine anno per stilare
insieme il calendario - continua Alma Charbonnier - evitando
di sovrapporre le iniziative delle diverse Pro Loco». E la festa?
«Si rifarà e come quest’anno; sarà la sorte a stabilire dove».
»Volontari per la manutenzione
La scritta di Chanforan
Il 12 settembre 1532 «L’antica chiesa valdese raccolta nel Sinodo di Chanforan consacrava la propria solidarietà con le
chiese della Riforma ed offriva loro in dono regale la Bibbia
tradotta da Olivetano». Così sta scritto sulla stele che venne
fatta erigere nel 400° anniversario del Sinodo dalle unioni cristiane del Piemonte a Chanforan ad Angrogna. La scritta è stata completamente ripulita da un gruppo di volontari del Comitato dei luoghi storici, proprio il 12 settembre in occasione
dei 470 anni da quell’incontro. Una data quest’anno passata
un po’ in sordina (una grande commemorazione venne organizzata 20 anni fa per i 450 anni) e ricordata ora con questo
semplice ma significativo intervento di restauro.
Riforma
De
<<
A
Fondato nel 1848
1 L'allarme lanciato dal senatore Passone sui pericoli delle recenti iniziative legislative
Nuovi rischi per la giustizia
¡¡parlamentare di Pinerolo, ex magistrato impegnato nella lotta alla criminalità organizzata teme
che, in seguito al nuovi procedimenti, l'azione giudiziaria risulti ulteriormente rallentata
MASSIMO GNONE
Erano ben SOO.OOO secondo gli organizzatori, e 200.000 per la polizia. Anche alcuni pinerolesi, alla spicciolata, hanno voluto essere a Roma
sabato il 14 settembre. Il
balletto delle cifre sulla
manifestazione dei «girotondini» di sabato scorso
a piazza San Giovanni in
Laterano.non accenna ad
arrestarsi, così come non
si fermano le dichiarazioni sull’importanza o
sull'inutilità di riempire
le piazze. Il risultato nefasto di queste parole (lo
testimoniano i titoli dei
quotidiani) è che, commentando il successo
delle iniziative, si rischia
di perdere di vista la sostanza delia questione,
cioè il dibattito in Aula
sulle prospettive della
giustizia italiana e partieolarmente intorno al disegno di legge Girami.
Nel coro degli oppositori alia riforma del sistema giudiziario voluta dal
governo, si distingue per
competenza una lunga
•etera che intende essere
"• allarme di un ex magistrato con esperienza di
Ptocessi di criminalità
•"■ganizzata, e che teme
ottemente le ricadute
aei disegno di legge su
Ritesta materia». Così si è
«volto il senatore Elvio
assone (Ds) al presiden^ della Camera, Casini,
ostrandosi preoccupato
la possibile approvante del testo già ficen"«0 dal Senato, il parlaentare di Pinerolo si ri“non all’opportudi reintrodurre omenella legislazione il
jllfttinio sospetto”» ma
discussione della Caj, cosiddetta «ri*1 ?*°.ne dei processi per
c.°‘nnna suspicione”»,
srrf decisione,
«non® parlamentare,
ba«t l’azione di con
nip A^®^®li^lario alle forlità F*'* ^1 crimina
fortemente
^J^ciata, ma alcune diprofin presentano
thnità ®®ri di illegit
a costituzionale».
Ptpn® * ®nno i motivi di
dell’ex
stionp prima que
Passone,
Pres ^ ”"®ll’avere sopcondf,,^ previsione seUccooi ^ ^^ale. in caso di
Rnmento della ri
chiesta di rimessione, il
giudice designato aveva
la facoltà di stabilire quali atti già compiuti conservassero efficacia». L’esito, spiega Elvio Passone, è ben rappresentato
dalla «irrazionalità della
disposizione», che risulta
«sospetta di illegittimità
costituzionale: una volta
riconosciuta, in ipotesi,
l’esistenza di un motivo
per trasferire un processo da una sede a un’altra,
non vi è alcuna ragione
per travolgere anche ciò
che non è stato fatto oggetto di turbativa ambientale. Il principio della conservazione degli
atti, che non vi sia motivo di invalidare, soffre in
questo caso di una innegabile lesione».
Un secondo punto problematico è «la reintroduzione dell’obbligo di sospendere il processo, in
presenza di una domanda di rimessione ad altro
giudice, quando il processo medesimo si trova
alle soglie di alcuni snodi
essenziali, quali il decreto che dispone il giudizio
o le conclusioni prima
della sentenza». Inoltre
se sarà la Cassazione a
decidere in udienza pubblica, mentre prima «la
decisione veniva adottata
in camera di consiglio», i
tempi di smaltimento «si
dilateranno sensibilmente, l’andamento dei processi sarà pesantemente
pregiudicato, e si produr
ranno non poche scarcerazioni per decorso dei
termini massimi».
Molto pericolose sarebbero le conseguenze.
«Il processo può essere
bloccato teoricamente
all’infinito - commenta
allarmato Passone - perché il giudice non ha alcuna facoltà di scelta tra
il fermarsi o il proseguire». Per quanto riguarda la custodia cautelare
«tutte le complicazioni
processuali introdotte
dal nuovo testo - sostiene il parlamentare pinerolese - finiscono con lo
scaricarsi sui termini di
custodia cautelare, con
la vanificazione di questo strumento di difesa».
Inoltre nel testo àpprovato al Senato si precisa
che «una causa di sospensione del processo produce automaticamente anche la sospensione della prescrizione»,
in questo modo si disattende «l’attesa delle vittime», «la punizione dei
colpevoli» e «il bisogno
di verità». Inoltre, insiste
Passone, «la nostra affaticata macchina giudiziaria non ha certo bisogno
di ulteriori impacci». A
conclusione della lettera,
Elvio Passone chiede al
presidente della Camera
dei deputati un intervento per fermare un provvedimento «che ha registrato forti tensioni e che
rischia di produrre ancor
più vistosi danni».
Frali: gli impianti dei 13 laghi
Seggiovia ferma
tutto l'inverno
Per molti è stata una
sorpresa non certo positiva quest’estate andare a
Prali e trovare la seggiovia dei 13 laghi chiusa.
Nei mesi scorsi la Comunità montana valli Chisone e Germanasca, il Comune di Prali ma anche
quello di Perrero si erano
mossi per salvare le seggiovie. La Comunità aveva acquistato gli impianti, il rifacimento della
seggiovia, la cui concessione è in scadenza, era
stato inserito tra le opere connesse alle olimpiadi di Torino 2006 con un
finanziamento che dovrebbe coprire tutti gli
interventi necessari.
Le seggiovie però ora
sono chiuse e non si vedono operai al lavoro e
nulla sembra spiegare la
situazione. In realtà la
questione è complessa: la
concessione delle seggiovie in effetti è in scadenza ma gli impianti di Prali
dovrebbero essere compresi fra quelli che si avvalgono della proroga di
attività, stabilita dalla
legge nazionale di luglio
a favore degli impianti in
scadenza che però hanno
già ricevuto il finanziamento per il loro rifacimento. E qui sta il punto;
le seggiovie di Prali sono
sì ricomprese tra quelle
finanziabili con le opere
connesse ma per avere il
finanziamento occorre
che sia approvata la Finanziaria del governo
nella quale sarà inserito il
pacchetto delle opere
connesse alle olimpiadi.
Quindi le seggiovie sulla
carta sono un opera finanziata ma non hanno
ancora la carta che dice
che c’è il finanziamento.
Insomma un intoppo burocratico a cui si sta cercando di porre rimedio.
«Alla fine della settimana
- dice Marco Bourlot, vicepresidente della Comunità montana - dovrebbero arrivare notizie
più precise da Roma, così
da permetterci di sbloccare la situazione». A Prali intanto si guarda anche
al cielo sperando che se
non è stato parco d’acqua in estate almeno sia
prodigo di neve quest’inverno, in modo da far
funzionare gli ski lift.
ICONTRAPPUNTOI
CONOSCERE
I RISCHI NATURALI
DAVIDE ROSSO
per informare
la popolazione
e fare prevenzione
anche nelle scuole
«Rischi naturali e territorio». Un titolo che, a due
anni esatti dall’alluvione
del 2000 e a poche settimane dall’alluvione che ha
colpito il basso Pinerolese,
crea immediatamente curiosità e voglia di informarsi. 11 titolo è quello dì
un’interessante ricerca
raccolta in un cd presentata dalla Comunità montana , ,
Pinerolese pe- Ufi Cd dlVUlgOtlVO
demontano al
circondario
della Provincia
venerdì scorso, curata dalla
società Meridiani e dalla
Società meteorologica subai- «
pina col contributo e collaborazione di
Regione e Provincia.
Il cd, che è parte di un
progetto più vasto sulla
prevenzione dei rischi naturali promosso dalla Comunità montana Pinerolese pedemontano e dal centro servizi di Torino, ha per
sottotitolo «Conoscere, educare, prevenire» ed è indirizzato alle scuole, alle
associazioni di protezione
civile e di volontariato ambientale ma anche ai cittadini. L’ipertesto contenuto
nel cd ha per scopo appunto quello di fornire informazioni e conoscenze alla
popolazione sui rischi che
dal territorio possono arrivare (spiegandone cause,
dinamiche, effetti) anche in
rapporto all’utilizzo che del
territorio fa l’uomo dando
normative, competenze degli enti preposti al governo
del territorio e opere di
prevenzione e controllo il
tutto fatto con uno stile divulgativo e facendo largo
uso di immagini e grafici
che rendono anche gradevole sfogliare le numerose
pagine e rimandi del cd.
Quel titolo, in ogni caso,
tornava alla mente il giorno successivo alla presentazione del cd e dei percorsi didattici per le scuole e
ad esso legati, quando a
Miradolo è stato inaugurato il nuovo ponte che va a
sostituire quello trascinato
a valle dal Chisone proprio
nell’alluvione del 2000. Nel
cd presentato venerdì si
parla di rischi naturali che
derivano dalla furia dei fiumi o dalla natura geologica
del suolo ma anche di rischi dovuti a un «cattivo» o
poco attento insediamento
dell’uomo sul territorio, di
un uso per cosi dire spregiudicato delle risorse na
propriato di porsi di fronte
agli aventi calamitosi da
parte dei cittadini.
Stando sul nuovo ponte
di Miradolo rivenivano alla
mente molte scene viste in
vai Pellice o Chisone nell’alluvione del 2000, molte frasi
sentite allora e in seguito
sulla gestione dei corsi d’acqua, delle risorse naturali e
sul territorio
in generale.
Vengono in
mente il notevole impegno
delle forze
dell’ordine e
dei volontari
degli Aib per
tenere lontani i curiosi e
per limitare i
danni; chi era
lontano dai punti «caldi»
evidenziava e dissertava
sulle mancanze nella gestione dell’alveo; si vedevano in piani regolatori poco
previdenti la causa della calamità perché in molti prima del 2000 sostenevano
che lì il fiume non sarebbe
mai passato perché non vi
era mai passato o l’ultima
volta che lo aveva fatto ormai era lontana quasi un
secolo. Pochi si rendevano
conto alla fin fine realmente di che cosa era capitato,
pochi sapevano dell’esistenza di uno studio della
Provincia che individuava
molti dei punti in cui il torrente era da ritenersi esondabile, studio però terminato troppo tardi per poter
essere efficace a fini preventivi nel 2000.
Ripensando a quei momenti del 2000 l’impressione è sicuramente che fosse
poca la conoscenza diffusa
sui rischi geologici che il
territorio nasconde. Ben
venga quindi questo cd divulgativo e questo progetto
di informazione; ben vengano però anche le opere e soprattutto le riflessioni sul
territorio fa cui far seguire
azioni di prevenzione e di
migUoramento degli insediamenti umani e di cura
del territorio. Ben venga soprattutto il lancio di questo
p/ogetto sui rischi naturali
in questo periodo di anniversario ma anche di inaugurazione di un’opera postdluvione. Perché quest’ultima non sìa vista come un
abbassare la guardia visto
che ormai il peggio è passato ma neanche semplicemente come un occasione
per riandare con la memoria a un evento sicuramente
traumatico ma che ormai
sembra in qualche modo
turali, di un modo non ap- già lontano nel tempo.
12
PAG. 12 RIFORMA
GIORNATA DEL MUNICIPIO A PINEROLO — Il sindaco e gli assessori comunali di Pinerolo, il 21
settembre dalle ore 9,30 alle ore 12, saranno a disposizione dei cittadini pinerolesi davanti al municipio e dalle ore 16 alle ore 18 in piazza San Donato allo scopo di dare informazioni e confrontarsi con la popolazione in tema di finanza locale. L’iniziativa, denominata «Giornata del municipio», risponde a un’espresso invito, accettato
dall’amministrazione comunale, rivolto ai sindaci piemontesi dal direttivo regionale di Legautonomie che promuove per il 21 settembre appunto la Giornata per informare e discutere della finanza locale con i cittadini e le associazioni in vista della presentazione della Finanziaria 2003; un
momento che vuole essere informativo ma anche
di scambio all’insegna della partecipazione
PERRERO INTERVENTI DELLA PROVINCIA — La
giunta provinciale ha recentemente deliberato
un intervento per 97.000 .euro per interventi di
miglioramento della viabilità e deU’illuminazione stradale. Tra i Comuni beneficiari c’è anche
Ferrerò in vai Germanasca che riceverà 16.000
euro per il rifacimento della pavimentazione
stradale provinciale di via Monte Nero.
PALAGHIACCIO DI TORRE: COPERTURA TEMPORANEA — Il vecchio Palaghiaccio di via Filatoio a Torre Pellice avrà una copertura temporanea; la giunta provinciale ha dato l’ok a un intervento che dovrebbe consentire, per la stagione
2003-2004 quando il Pinerolese sarà senza strutture (Torre nuovo olimpico in costruzione, Pinerolo con il cantiere di ristrutturazione aperto) di
avere uno spazio coperto per la pratica degli sport
del ghiaccio. L’intervento previsto dovrà tener
conto anche della compatibilità ambientale della
copertura e avrà un costo intorno ai 400.000 euro,
a carico di Provincia e Toroc. «Una volta realizzati
i nuovi palazzetti - annuncia l’assessore provinciale BeUion - la copertura verrà smontata e riposizionata su un altro impianto della provincia».
JEUX D’ORGUES A LUSERNA — Dopo due anni di
assenza torna in vai Pellice la rassegna «Jeux d’orgues», inserita nel cartellone di «Piemonte in musica». La manifestazione vuole ofi^rire un panorama completo di tutte le varietà esecutive, dettate
dal sentire personale dei musicisti e mediate dal
carattere dello strumento. Si inizia col piccolo organo della chiesa di San Giovanni Battista in Luserna San Giovanni, costruito nel 1750 da Giacomo Filippo Landesio, artigiano di Levaldigi; sabato 21 settembre, alle 21, Liuwe Tamminga, originario della Frisia in Olanda, vero luminare della
musica antica italiana, proporrà brani di compositori inglesi, fiamminghi ed italiani.
I PICCOLI COMUNI IN ASSEMBLEA — Il 20 settembre a Torino ci sarà un’assemblea sulle problematiche dei piccoli Comuni promossa dall’Anci;
il Piemonte, e le nostre valli in particolare, presenta moltissimi casi sotto i 3.000 abitanti, con
problemi di risorse, di investimenti e governo del
territorio. «Su almeno due punti - dice il parlamentare Giorgio Merlo da sempre attento a questo problema - occorre dire qualcosa di decisivo:
la questione della finanza locale dove se i Comuni devono far fironte da soli alla gestione dei servizi, specie quelli socio-assistenziali rischiano di
morire: i mandati consecutivi per i sindaci che
oggi non possono essere più di due e che creano
forti problemi di reperibilità di personale amministrativo in queste realtà montane».
SCUOLA DI MUSICA DELLA VAL PELLICE — Le lezioni inizieranno il 30 settembre e, oltre ai corsi
già presenti, alla Scuola di musica intercomunale sono stati introdotti nuovi corsi, collettivi di
musica popolare, canto gregoriano, musica antica, armonia e un corso individuale di clavicembalo. Iscrizioni al via il 16 settembre: per informazioni rivolgersi alla segreteria, in via Roma 41
a Luserna San Giovanni, ogni lunedì, mercoledì
e giovedì dalle 16 alle 18,30 e il martedì dalle 14
alle 16 (tei. 0121-902734).
ALBERTO BARBERO: «URGENTE IL RADDOPPIO
DELLA TORINO-PINEROLO» — Il sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, e gli assessori Blanc,
Rolando e Fantone hanno partecipato lunedì 9
all’audizione, organizzata dalla Regione, con
Toroc e Agenzia olimpica. Nel corso dell’incontro il sindaco Barbero ha fatto presente che per
il raddoppio selettivo della linea ferroviaria Torino-Pinerolo non ci sarebbero i fondi.
NELLE CHIESE VALDESI
PRAROSTINO — Domenica 22 settembre, alle 9,
culto al Roc e alle 10,30 a Rocca Piatta.
RORÀ— Sabato 21 settembre, al ristorante Koliba i
giovani rorenghi incontrano un gruppo di ragazzi bielorussi ospiti a Bobbio Pellice.
TORRE PELLICE — Domenica 22 settembre, dalle
15, pomeriggio comunitario ai Coppieri.
E Eco Delle ^lli ^desi
venerdì 20
Ci saranno difficoltà per le prossime tre stagioni
Un solo Palaghiaccio
Inizia la stagione di pattinaggio e hockey, poi gli impianti
di Torre e Pinerolo si fermeranno per importanti lavori
MASSIMO GNOME
UN solo Palaghiaccio
per tre stagioni. È
l’amaro destino che attende gli appassionati pinerolesi di pattinaggio e
hockey, che il prossimo
anno assisteranno impotenti alla chiusura dell’
impianto di Pinerolo (nel
2003, al palazzetto di San
Lazzaro, dovrebbero partire i lavori per il necessario adeguamento di pista
e tribune alle gare olimpiche di curling) e, a bocca asciutta, alla costruzione del nuovissimo impianto di Torre Pellice,
del quale proprio questa
settimana è stato consegnato il progetto definitivo e ad aprile 2003 forse
si vedranno le prime tracce del cantiere. Di apertura non se ne parlerebbe
fino a dopo le Olimpiadi,
quindi nella stagione
2006-2007, con altre probabili interruzioni per
ospitare le paraolimpiadi.
Che cosa ne sarà dei
4.500 pattinatori che nella scorsa stagione hanno
pagato il biglietto per
varcare la soglia del Palaghiaccio pinerolese? A
questi si aggiungono gli
oltre 2.300 giovani partecipanti ai corsi di pattinaggio provenienti dalle
scuole medie e superiori
di Pinerolo, Frossasco,
Orbassano, Vigono, Cavour e Airasca. L’unico
disponibile resterà il vecchio e glorioso impianto
del Filatoio a Torre Pellice. Una buona notizia arriva dal tavolo di lavoro
coordinato dall’assessorato alla Montagna della
Provincia di Torino: l’annunciata copertura del
Palaghiaccio si farà, la
progettazione è stata ultimata e il 70% dei fondi
necessari (si parlerebbe
di circa 250.000 euro) sarebbe a carico della Provincia stessa.
«Abbiamo preferito dare il via a questa stagione
con un certo anticipo,
pur senza copertura del
Palaghiaccio torrese spiega Manuela Ravetto,
responsabile per l’Agess
spa dei due palazzetti andando così incontro
alle esigenze delle società sportive che iniziano i campionati nel mese
di ottobre». Con la copertura del Filatoio (i lavori dovrebbero iniziare
a stagione conclusa), la
speranza dell’Agess è di
mantenere attivo rimpianto anche nella stagione estiva.
Il Palaghiaccio di Pine
rolo quest’anno aprirà i
battenti sabato 28 settembre alle 21: a Torre
Pellice bisognerà attendere il 26 ottobre. A novembre, in entrambe le
strutture, inizieranno anche i corsi di pattinaggio
per bambini dai 5 ai 12
anni (lO lezioni a 50 euro) e i corsi per le scuole materne, elementari,
medie e superiori (per
informazioni si può contattare l’Agess, telefonando allo 0121-934907
oppure direttamente a
Manuela Ravetto, chiamando il 348-5260790).
Sede provvisoria a Torre Pellice
Lamianto sfratta
la scuola materna
«La scuola materna di
Torre Pellice è stata trasferita in viale Dante
presso l’edificio della
scuola elementare». Sono le parole del foglio, affisso sul cancello di viale
Riniembranza, che i genitori hanno trovato lunedì 9 mattina. Ed è subito polemica. I lavori di
risanamento dall’amianto a carico dalla Provincia non sono terminati e
la scuola materna non
può occupare quegli spazi: da qui la necessità di
trovare una sistemazione
per i 56 bambini e i loro
insegnanti, completando
quanto era successo alla
scuola media che aveva
già trovato posto nella
stessa struttura.
11 problema è che, secondo i genitori, nessuno
era stato informato e
adesso alcuni di loro sono perplessi sull’idoneità
delle aule messe a disposizione e per le quali si
aspetta una valutazione
da parte dell’Asl: gli spazi
(due aule senza un salone per giocare) sarebbero insufficienti, ridotto lo
spazio per mangiare e
‘que
II
Ui
eie
duare un’altra sede, laj Uand
ciano l’idea della Casi ¡tati rea
unionista (via Beckwitì spegna
e propongono una con dice l’as
missione in cui sia^ gellion,
rappresentati insiemi deleghe
Comune e dirigenaa sco, aiatutel
(astica.. Il Consiglio d’isg come sti
tuto, previsto per la prod „untiair
sima settimana, dovr^ volano c
be pronunciarsi propi odlizzan
su quest’ultima ipotesi^ sorse, pe
«L’attuale sede è ido piano di
nea e a mio avviso none (Psr), aq
sono altre sedi che Io sia; seppur p
Territi
ona
inadeguati i servizi
nici «alla turca», in
ste settimane il ConS
ha provveduto ad allesi .sereq
re alcuni gabinetti chin pattu
ci, ma questa non Lnci
soluzione che piace| Tadecis
genitori. Pollice vets, ioloph
anche per gh spazi est« dorate
ni: una striscia di ten Lress
lungo il viale Dante e a S.Ur
cortile «in comune». 1 gj. ^^fse, e
nitori chiedono di indis^ ¡et la m
E332 Campagna di selezione dei rifiuti nel Pinerolese
Come usare il «verde sacchetto»
Ogni cittadino produce mediamente
per ciascun giorno dell’anno 1,2 kg di
rifiuti e per non restarne sommersi occorre (e anche la legge lo sottolinea) ridurli e differenziarli. Produrre meno rifiuti dunque, raccoglierli in modo sempre più differenziato, ridurre al minimo ciò che viene conferito in discarica.
Dal 16 settembre in alcuni negozi del
Pinerolese si sta distribuendo il «Verde
sacchetto», ovvero la busta di plastica
che una volta utilizzata per fare la spesa, dovrà diventare lo strumento per
differenziare fin dalla singola abitazione privata, la frazione umida (resti della preparazione del cibo in particolare)
dal resto dei rifiuti. L’Acea ha realizzato un grande impianto di valorizzazione dei rifiuti che entrerà a breve in funzione: ogni cittadino sarà chiamato a
rivoltare il sacchetto, portando all’e
sterno la parte colorata di verde, a mitizzare il sacchetto per i rifiuti umidi e
a portarlo nei consueti cassonetti.
Nell’impianto i rifiuti verranno selezionati, a partire dal riconoscimento del
sacchetto verde dai lettori ottici separando l’umido dal resto. Il 40% dei rifiuti finirà, attraverso un complesso sistema tecnologicamente avanzato, alla
produzione di compost; il resto, opportunamente depurato da metalli e
altri inquinanti, diventerà combustibile. Venerdì scorso, a margine del concorso ippico di Pinerolo, l’Acea ha presentato ufficialmente il nuovo sistema.
Come ha ricordato l’assessore, provinciale Gamba si tratta di ridurre «l’impronta ecologica dell’uomo sul pianeta» e questo impianto contribuisce in
modo deciso; sempre che vi sia la fondamentale collaborazione dei cittadini.
no - risponde Bruna Pi
rot, responsabile dell!
stituto comprensivo G.
Rodari -: quella di spoi
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viale Dante è stata una!
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bligata per salvaguan
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imposte dalla legge 626*'
I genitori lamentano la
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del Consiglio d’istitu)
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responsabile dell’istitul
«L’unica referente è la 4-1
rigente scolastica», P'
tualizza Armand Hugoftl
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E23 Inaugurazione a Miradolo
Aperto il ponte
Costato 4 milioni e 840.000 euro (oltre 9 miliardi di
lire), lungo 80 metri e largo 14, a meno di due anni
dall’alluvione del 2000 e dopo il collaudo di alcuni
giorni fa, sabato 14, a San Secondo di Pinerolo, è stato
inaugurato il nuovo ponte di Miradolo, che sostituisce
il vecchio ponte sul Chisone della provinciale che collega Pinerolo con San Secondo pesantemente danneggiato dalla furia del torrente in piena. Alla cerimonia di
inaugurazione, nel corso della quale un riconoscimento particolare è stato attribuito alle squadre Aib che in
occasione dell’alluvione hanno fornito un contributo
importante alla cittadinanza, hanno partecipato oltre
ai sindaci di Pinerolo, Alberto Barbero, e San Secondo,
Martinat, anche la presidente della Provincia, Mercedes Presso, e l’assessore alla Viabilità, Luciano Ponzetti. Con l’apertura al traffico del nuovo ponte San Secondo e Prarostino sono tornati così, dopo due anni, a
essere collegati direttamente con Pinerolo. Il progetto
originario prevedeva una spesa di oltre 5 milioni di euro, ma una perizia di variante in corso d’opera ha ridotto i costi dell’intervento (nella foto la presidente
della Provincia, Mercedes Bresso, e l’assessore regionale ai Lavori pubblici, Caterina Ferrerò).
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H Un progetto degli istituti scolastici in vai Pellice
L'integrazione si fa in aula
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In un momento quanto mai difficile per quanti, stranieri ed extracomunitari, arrivano nel
nostro paese o già vi vivono, la vai Pellice lancia
un segnale significativo
di tolleranza, accoglienza
solidarietà. Con il progetto «Val Pellice in rete
per l’inserimento e l'integrazione degli alunni
stranieri nelle scuole della valle» tutti gli istituti
scolastici del territorio
hanno promosso una serie di interventi rivolti
appunto a bambini e ragazzi e anche agli adulti.
Il progetto, finanziato
nell’ambito del progetto
della Provincia «Atlante»,
ha ricevuto un finanziamento di circa 20.000 euro per quanto riguarda
gli interventi nelle scuole
sui minori e ha consentito di attivare un corso di
alfabetizzazione per la
prima volta in vai Pellice
per gli adulti. Le sedi di
svolgimento delle azioni
educative saranno la
scuola media dell’Istituto
comprensivo di Luserna
San Giovanni e le elementari del comprensivo
di Torre Pellice, scuola
capofila e coordinatrice
del progetto sarà (’Alberti
di Luserna San Giovanni.
Le scuole, che insieme
alla Comunità montana
e ai suoi servizi sociali,
molto attivi da anni nel
campo dell’accoglienza e
dell’inserimento degli
stranieri, hanno stipulato
a giugno un accordo in
rete che consentirà di gestire l’intero intervento
in sinergia e con reciprocità di risorse. L’obiettivo
primario sarà quello di
garantire diversi livelli di
alfabetizzazione, tali da
consentire l’apprendimento dell’italiano come
«Lingua 2» sia per la comunicazione primaria,
sia come lingua veicolare, sia per studiare. Nelle
singole classi, soprattutto a livello di bambini
più piccoli, ci saranno
poi interventi più mirati.
Per gli adulti il corso serale sarà mirato a consentire un migliore inserimento sociale e nel
mondo del lavoro.
La maggioranza degli
stranieri presenti in vai
Pellice e nelle vallate limitrofe è costituito da cinesi (area saluzzese),
marocchini, albanesi,
con l’aggiunta recente
dei sudamericani, Jhllazi
arrivati per sfuggite®'
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Uruguay. Il progetto,
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SETTEMBRE 2002
E Eco Delle Eldest
PAG. 13 RIFORMA
p A colloquio con l'assessore provinciale Bellion
Il ruolo della montagna
Un lavoro di costante interazione fra l'assessorato
eie Comunità montane. La solidarietà con l'Uruguay
ha deciso^
molopiàmatcato all asSrato alla Montagna,
^presso alcuni atim or
®no Un ruolo vuol dire
Se, e diversi progetti
nel la montagna stanno
Liandosi o sono già
(tati realizzati. «Siamo
impegnati su più fronti £ l’assessore Marco
Bellion, che ha anche le
deleghe all’Agricoltura e
ala tutela flora e fauna
come strategia generale
puntiamo ad essere un
volano di interventi che
utilizzano anche altre risorse, penso a quelle del
ido piano di sviluppo rurale
ffsr), a quelle regionali o,
supplir piu modeste, del*
le Comunità montane, ai
tondi olimpici e, per alcuni territori, ai fondi europei del Leader».
Fin dall’inizio di questa
tornata amministrativa è
stato avviato un meccanismo di forte e costante
confronto fra la Provincia
eie 13 Comunità montane: quasi mensilmente i
responsabili degli enti si
incontrano con gli amministratori delineando
interventi, raccogliendo
suggerimenti: insomma
realizzando a livello istituzionale la tanto decantata «concertazione».
Proprio la scorsa settimana Provincia e Comu
aunai
con^i
il silfi
ì noi
nità montane si sono
confrontate su una proposta di intervento di
manutenzione ordinaria
del territorio che potrà
avvenire grazie ai fondi
dell’Ato 3 (l’autorità di
ambito che gestisce l’intero ciclo delle acque e
che deve versare alle Comunità montane almeno
il 3% del proprio fatturato da destinarsi al territorio montano).
In sostanza se TAto fatturerà dal prossimo anno
una cifra pari a 400 miliardi di lire alle singole
Comunità montane dovrebbe toccare, annualmente, (e qui sta la vera
novità, la certezza delle
risorse) una cifra non
lontana dal miliardo. Se
l’impostazione suggerita
dalla Provincia passerà,
le singole Coinunità si
doteranno di veri e propri piani di intervento
ordinario che individuano priorità e interventi
costanti nel tempo.
Quello della manutenzione del territorio montano è un punto fermo di
Bellion: «L’esperienza
appena conclusa di “Bosco e territorio” a Usseaux non vuole essere
una semplice fiera che
per quanto riuscita non è
certo risolutiva - afferma
l’assessore abbiamo
un progetto di filiera che
si somma a quello di
qualche anno fa: accanto
al discorso legno-energia
vogliamo lavorare molto
con le aziende di esbosco, con quelle che effettuano la prima lavorazione e il prodotto finale. In
sostanza puntiamo a realizzare una filiera più
ampia in cui devono giocare un ruolo importante
sia gli operatori che gli
amministratori: le risorse
del Psr ci sono, i bandi
scadono a metà ottobre,
bisogna che le aziende
siano coinvolte, facciano
progetti e si possa verificare gli interventi e la loro sostenibilità economica in prospettiva».
Bellion però in questo
mesi è andato ben oltre
l’area torinese; da alcuni
mesi è stato avviato un
contatto con l’Uruguay
per un sostegno all’agricoltura di quel paese in
crisi e con tanti immigrati
di origine piemontese:
«Puntiamo a rilanciare la
vita rurale nel comprensorio di Montevideo attraverso un sostegno all’imprenditorialità agricola - continua Bellion
Stiamo lavorando, in collaborazione con l’Istituto per il commercio con
l’estero, per sostenere
anche rallevamento di
bestiame che oggi vede
quel mercato in grave difficoltà; ad esempio si sta
avviando una sperimentazione su incroci di bovini di razza piemontese
e di razze sudamericane
per ottenere carni meno
grasse e dunque più vendibili in Europa».
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S Pomaretto: riprende l'attività a cura degli «Amici»
Scuola latina: nuovi progetti
DAVIDE ROSSO
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La Scuola latina di Pomaretto ritorna a vi
’Ete. Già da alcuni anni
Sgruppo di ex allievi ha
dato vita all’associazione
^ci della Scuola latina
®e ha come scopo quello di far rinascere cultutalmente la scuola che è
Ma inutilizzata. L’idea è
Wla di farne un Centro
Polifunzionale di cultura
porla Val Germanasca rio»Mdone spazi per una
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Saliente dei modelli, degli antichi mestieri
Larlo ed Enrichetta
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della c^^r^iszione Amici
latina che
a un°^*^ndo avanti, oltre
vità„|dr'ie di altre attirrlturali, anche una
vivace raccolta di fondi.
In questi giorni di ripresa delle attività, quello che soprattutto catalizza l’attenzione del direttivo dell’associazione
Amici è il finanziamento
regionale recentemente
approvato che permetterà l’avvio del 1° lotto di
lavori suO’edificio: «Appalteremo i lavori al più
presto - dice Carlo Baret
del direttivo dell’associazione - e speriamo di poter dare materialmente
inizio alla ristrutturazione di parte della Scuola
entro la fine dell’anno.
Questo primo intervento
interesserà particolarmente il piano rialzato
deU’edificio con ristrutturazioni che mireranno
alla messa in sicurezza
dei locali in modo da poterli rendere agibili dal
pubblico, locali che in
futuro potranno ospitare
la collezione del modellini Ferrerò». Un primo
passo insomma verso la
realizzazione di quella
ristrutturazione che porterebbe nuovamente la
Scuola latina a vivere come Centro di cultura.
«Questo finanziamento
regionale - dice Ebe Bal
ma, presidente dell’associazione Scuola latina
- è per COSI dire una boccata d’ossigeno e una
spinta ad andare avanti
anche perché è il segnale
che qualcosa si sta muovendo. Tuttavia, se è vero
che sono arrivati questi
fondi è pur anche vero
che toccherà anche a noi
fare la nostra parte economica. In questi anni
sono stati in parecchi a
muoversi per sostenere il
progetto di recupero della Scuola e a loro non
può che andare il nostro
ringraziamento; nello
stesso tempo però proprio oggi è necessario
che chi è stato diciamo
così “più cauto” ci sostenga perché il 1° lotto
di lavori non è che un
primo passo nella realizzazione del progetto definitivo che coinvolgerà
anche gli altri due piani
della struttura».
SPORT
PATTINAGGIO
Inizia l’attività di pattinaggio del 3S Luserna,
con le sezioni di pattinaggio figura e di short track.
Imperdibile appuntamento sabato 21 settembre dalle ore 14 alle ore
15,30 per tutti gli appassionati di short track,
quando l’olimpionico
Davide Carta, nuovo allenatore e testimonial dell’
Ice Team Torino, sarà in
pista al Palaghiaccio di
Pinerolo per diffondere
questa spettacolare disciplina; il pattinaggio figura
inizierà subito dopo i velocisti. Chiunque fosse
interessato a una di queste attività può rivolgersi,
dal lunedì al venerdì dalle
14 alle 19, alla segreteria
del3S (0121-932844).
VOLLEY
Le squadre del Pinerolese che rientrano nel
progetto «Monviso Volley», ossia la Pallavolo Pinerolo, la Volley Pinerolo, il 3S Luserna e il 3S Pinerolo di serie C e di serie D maschile e femminile, parteciperanno alle
gare di Coppa Piemonte
al nuovo Palazzetto dello
Sport di Barge in via
Azienda Moschetti. Le
competizioni inizieranno
sabato 21 settembre.
CALCIO
Seconda debacle per il
Pinerolo neopromosso in
serie D di calcio; dopo lo
0-5 casalingo col Voghera, domenica dalla trasferta di Bergamo con
l’Uso calcio i biancoblù
sono tornati con un pesante 4-1. L’unica rete è
stata di Panzanaro; domenica al Barbieri arriverà il Sancolombano,
APPUNTAMENTI
19 settembre, giovedì
TORRE PELLICE: Alla biblioteca comunale Carlo
Levi, ore 21, presentazione del libro «NelTinferno di
Kabul, testimonianza di un chirurgo in guerra» con la
presenza dell’autore, Silvio Galvagno. In contemporanea, nell’annessa galleria Scroppo, inaugurazione della mostra «Emergency, come, dove e perché». La mostra è visitabile martedì, mercoledì e giovedì dalle
15,30 alle 18,30, venerdì e sabato dalle 10,30 alle 12,30.
20 settembre, venerdì
PINEROLO: Alle ore 20,45, nella sala Cavalieri in via
Giolitti 7, l’Ulivo organizza un incontro sul tema:
«Una giustizia per pochi?»; dopo l’approvazione al Senato delle legge sul «legittimo sospetto», intervengono
i parlamentari locali Giorgio Merlo ed EMo Passone.
PINEROLO: Alle ore 21, al Centro sociale di via Lequio, incontro sul tema «Curdi: il popolo dimenticato» con Antonio Olivieri, segretario provinciale Fiom
di Alessandria rappresentante dell’Associazione «Verso il Kurdistan»; verranno illustrate la situazione del
popolo curdo, le nuove leggi recentemente approvate
dal parlamento turco e presenteranno il progetto di
adozione a distanza del prigionieri politici in Turchia.
Nel corso della serata verrà proiettato il nuovo video
«Kurdistan: la patria».
20,21 e 22 settembre
PEROSA ARGENTINA: Per le vie del paese terza rievocazione storica «Poggio Oddone, terra di confine».
Domenica fiera dei prodotti della montagna.
PINEROLO: In piazza d’Armi proseguono i concorsi ippici nazionali ad ostacoli.
21 settembre, sabato
CUMIANA: Dalle 9 si apre «Naturalmente Cumiana», mercato delle produzioni biologiche; alle 21 concerto di musica occitana con «La band dal giari».
PORTE: Inaugurazione alla Villa Giuliano della Mostra «I maestri della pace».
22 settembre, domenica
BRICHERASIO: Alle 10, nella sala consiliare del
municipio, inaugurazione della mostra fotografica a
tema libero.
FRALI: Festa della patata: esposizione dei prodotti
locali e pranzo con menù a base di patate.
PRAGELATO: Dalle 9 gara di trial valevole come penultima prova del campionato italiano.
24 settembre, martedì
BRICHERASIO: Alle 21, nel.salone parrocchiale,
spettacolo con la compagnia «Nostro teatro Sinio».
26 settembre, giovedì
BRICHERASIO: Alle 21, nel salone parrocchiale il
«Gruppo teatro Unitrè» in collaborazione con il «Piccolo varietà» di Pinerolo presentano la commedia di
Luigi Oddoero «L’equivoco imbarazzante».
SERVIZI
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 800-233111
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(turni festivi con orario 8-22)
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Luserna San Giovanni: Sa
vellonj - Via Blancio 4 - (Luserna Alta), tei. 900223
Perosa Argentina: Termini via Umberto I, telef. 81205
Pinerolo: Corti - via Lequio
2, tei. 322624
ELIAMBULANZA 118
■"cíñImT*
TORRE PELLICE — Il cinema Trento propone, sabato 21, ore 20,30, Stuart
little 2; ore 22,20, We
where soldiers, con Mei
Gibson; domenica 22, ore
16 e 18,15, Stuart little 2;
domenica 22, ore 21,15 e
lunedì 23, ore 21,15, We
where soldiers.
VILLAR PEROSA — Il
Nuovo cinema comunale
presenta, sabato 21, ore
21.15, doménica ore 16,30
e 21,15, lunedì, ore 21,15,
Spider-man.
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì
20, ore 21,15, The majestic; sabato 21, ore 21,15,
Avenginge Angelo; domenica, lunedì e martedì,
ore 19,30, Jimmy Newtron boy genius; domenica, lunedì e martedì, ore
21.15, We were soldiers;
mercoledì 25, ore 21,15,
Chocoiat, giovedì, ore
21.15, Amadeus.
PINEROLO — La multisa
la Italia ha in programma,
alla sala «2cento» About a
boy: feriali 20,15 e 22,20,
sabato 20,15 e 22,30, domenica ore 15, 18,10, 20,15
e 22,20 alla sala «Scento» è
in visione Men in black II:
feriali 20,20 e 22,20, sabato
20,20 e 22,30, domenica
16,20, 18,20, 20,20 e 22,20.
Al concorso ippico di Pinerolo
Vince Michel Robert
La vittoria finale nell’ultimo Gran premio del
16° Concorso ippico internazionale Csi A di Pinerolo, che si è tenuto in
piazza d’Armi dal 13 al 15
settembre, è andata a
Michel Robert, esperto
cavaliere francese che ha
vinto di fronte a un pubblico numeroso che per
tutta la tre giorni ipppica
pinerolese ha seguito attento le competizioni.
L’ultima giornata però
ha visto anche in evidenza i cavalieri italiani, con
Roberto Cristofoletti che
ha vinto in sella a Rob
Rusheen il premio di
apertura della giornata.
Grande protagonista del
concorso poi è stato Roberto Arioldi, impostosi
domenica (su Loro Piana
Dime De La Cour) nel
premio Coreos, davanti a
Cristofoletti, nell’occasione su Western Station.
Arioldi del resto si era già
imposto anche venerdì
13 nel premio Itt Industries, è si laureato miglior cavaliere del concorso aggiudicandosi la
Lancia Y messa in palio
dall’avvocato Giovanni
Agnelli e consegnata dalTing. John Elkann.
Il premio come miglior
amazzone invece è andato a Dagut Cairaschi, vincitrice nella giornata di
apertura del Premio Banca di Novara in sella a
Quercus Du Maury. Miglior cavaliere italiano
Valerio Sozzi, miglior amazzone italiana Lucia
Vizzini. Miglior cavaliere
extraeuropeo il cileno José Manuel Gorigoutia.
Chiusasi questa prima
tre giorni ippica ora a Pinerolo l’appuntamento
con gli sport equestri è
per il 20, 21 e 22 settembre quando si terrà il 17°
Concorso nazionale di
salto ostacoli di tipo-A.
Piemonte: l'arte e la cultura in montagna
Le chiese come presidio
’-Attività ecclesiastiche e culturali
L'estate a Maniglia
SILVANA MARCHEHI
La Regione Piemonte e il Fai, in occasione del 39° Salone europeo della
montagna, che si terrà a Torino dal 10
al 13 ottobre, organizzano un convegno
sul ruolo che le chiese svolgono da
sempre a tutela e presidio della cultura
e dell’arte in montagna. Infatti le chiese, nei secoli, hanno rappresentato per
i montanari dei piccoli paesi alpini il
principale fulcro della vita comunitaria.
L’assessorato alla Montagna della
Regione Piemonte e il Fai regionale
vorrebbero dare risalto a questo importante ruolo attribuendo un riconoscimento simbolico alle realtà più significative che le diocesi cattoliche e la
Chiesa valdese vorranno segnalarci.
I «casi di eccellenza» vanno segnalati
al più presto all’apposita Commissione dell’assessorato Politiche per la
montagna e i beni ambientali, corso
Stati Uniti 21, 10128 Torino, tei. 0114321631, fax. 011-4323451. La Commissione (costituita dalTassessore regionale alla Cultura, dalTassessore regionale alla Montagna, dalla presidente del Fai, dalla responsabile regionale
della stampa diocesana e dal direttore
di «Riforma-Teco delle valli valdesi») è
incaricata di individuare i tre casi da
«premiare» nel corso del convegno che
si terrà venerdì 11 ottobre a Torino. Il
programma completo del convegno
sarà pubblicato all’inizio di ottobre.
La Chiesa valdese di
Ferrerò e Maniglia, lo
si capisce già dal nome,
rappresenta due realtà
storicamente diverse, fuse in un’unica chiesa nel
1866, con un contorno di
discussioni e lamentele,
come spesso accade per
tutte le npvità, che toccano le nostre comunità,
allora come adesso. La
creazione della nuova
comunità di Ferrerò e
Maniglia è avvenuta con
la costruzione del nuovo
tempio e del relativo presbiterio a Ferrerò, negli
anni 1866-68. La chiesa
di Maniglia possedeva
un tempio sito nella borgata Baissa, costruito nel
1841, dopo che l’antico
tempio in località Serre,
costruito nel 1555-56, era
caduto in rovina.
La chiesa di Ferrerò e
Maniglia ha continuato a
celebrare i culti sia a Maniglia, sia a Ferrerò, con
orari e modalità diverse.
Da due anni invece l’assemblea di chiesa ha deciso di celebrare un culto
unico, alternativamente
tre domeniche a Ferrerò
e una (la prima del mese)
a Maniglia. Ciò soprattutto per non dividere la
già ridotta presenza ai
culti e anche per far rivivere almeno una volta al
mese il tempio o la scuoletta della Baissa. Occorre dire che l’esperimento
ha avuto esito molto positivo e sono molti i perreresi che salgono a Maniglia la prima domenica
del mese; un po’ meno
sono i maniglini che
scendono a Ferrerò le altre domeniche! Ma a loro
discapito bisogna ammettere che purtroppo le
zone di Maniglia e Ghiabrano sono state soggette
a un grande spopolamento e molti dei residenti sono ormai anziani.
L’estate è la stagione in
cui queste borgate si animano ancora e allora il
Concistoro ha pensato di
proporre, sempre a Maniglia, due incontri estivi,
oltre ai soliti appuntamenti. Un concerto di voce e pianoforte con Elena
Martin e Patrizia Massel,
il 3 agosto scorso, ha visto
il tempio gremito di persone attente e partecipi.
Una conversazione pomeridiana con Mario
Miegge, il 17 agosto, su
«Puritanesimo e democrazie moderne», ha invece raccolto più di 40 partecipanti. Un tema difficile, ma presentato con
grande bravura dal relatore, ha permesso anche
a persone profane in materia di seguire vicissitudini storiche lontane da
noi, la cui influenza sentiamo però ancora ai nostri giorni. Le serate sono
terminate con un buffet e
con una cena, due momenti di incontro apprezzati e comunitari nel vero
senso della parola.
Corsi d’organo
La Commissione musica del I distretto organizza corsi di organo per
principianti. Le iscrizioni sono raccolte da Patrizia Massel (tei. 0121808625), Monica Natali
(0121-91188) e Giuseppe
Maggi (0121-91500) entro U 20 settembre.
14
PAG. 14 RIFORMA
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COMUNE
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COMUNE
AVVIO GIORNO CONSIGLK
CAMPAGNA COMUNALE APERTO*
i
Perosa Argentina
Ferrerò
Fenestrelle
Roure
Usseaux
Massello
Pomaretto
Pragelato
Frali
Salza di Pinerolo
Bobbio Penice
Rorà
A
Torre Pellice
Luserna S. Giovanni dai
Lusernetta dal
Villar Pellice dal
Angrogna dal
S. Germano Chisone dai
Pinasca dal
Pramollo dai
Porte dai
Inverso Pinasca dai
San Pietro Val Lemina dal
Villar Perosa dal
dal
dal
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16/09 al
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27/09
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17-09-2002
25- 09-2002
20-09-2002
24-09-2002
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26- 09-2002
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9-10-2002
10-10-2002
Bricheraslo
Bibiana
S. Secondo Pinerolo
Cumiana
Roletto
Cantalupa
Prarostino
Macello
Villafranca
Osasco
Garzigiiana
Vigone
Cercenasen
Cavour
Buriasco
Campiglione Fenile
Airasca
Volverá
Piscina
None
Scalenghe
Pinerolo
dal 7/10 al 18/10
dal 7/10 al 18/10
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dal 7/10 al 18/10
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dal 14/10 al 25/10
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dal 21/10 al 1/11
dal 21/10 al 1/11
dal 21/10 al 1/11
dal 21/10 al 1/11
dal 21/10 al 1/11
tutto II mese di ottobre
8-10-20021
9-10-2002
10-10-2002
11-10-2002
13-10-20021
15- 10-20021
16- 10-20021
15-10-2002
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16- 10-2002 S
17- 10-2002 '
'18-10-2002|
22-10-2002^
23-10-20021
14-10-2002f
25-10-200
29-10-200.
22-10-20^
23-10-20'
: 24-10-2
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dal 8/02/2002 sperimentazic
15
iÌ20SEnEMBRE2002
PAG. 15 RIFORMA
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g II profumo
del denaro
Ha proprio ragione Marco
Dnctan quando, nella pagina
lei lettori del 30 agosto, afferma che «...all’interno del
nrotestantesimo la bandiera
Lila laicità è ormai agitata
L pochi». E probabilmente è
nche vero che la causa di
ratto è stato l’8 per mille. È
bastato sentire il profumo
del denaro per farci abbandonare precipitosamente posizioni consolidate che erano
il risultato di un paio di secoli di riflessioni delle nostre
chiese sui rapporti statochiesa. Siamo partiti dicendo
che U meccanismo dell’S per
mille era sbagliato, che noi
dovevamo puntare al potenziamento delle erogazioni liberali, siamo finiti coni prendere l’8 per mille esattamente come fa la Chiesa cattolica
e se qualcuno mi viene a dire
che però noi non lo usiamo
per il culto, rispondo che, visto la strada che abbiamo imboccato, è ormai solo questione di tempo.
J1 profumo dei soldi è stato
così penetrante che il suo richiamo non riguarda solo l’8
per mille. Nelle nostre chiese
si è scatenata la caccia al finanziamento pubblico: per i
Centri culturali, per la ristrutturazione dei locali di culto,
perle nostre opere; dove sentiamo che c’è la possibilità di
portate a casa dei soldi accorriamo subito senza farci
grossi problemi. L’ultimo
episodio in ordine di tempo è
la vicenda degli ospedali vaidesi delle Valli (a proposito
come mai gli ospedali di Genova e Napoli non hanno gli
stessi problemi?). Una delle
soluzioni proposte è una
maggior integrazione delle
nostre strutture con il servizio pubblico, che è un modo
molto raffinato per dire che i
nostri bilanci devono essere
ripianati, di fatto, con i soldi
pubblici. Ma, ricordo male,
oppure è proprio dalle pagine di Riforma che non si perde occasione per tuonare
contro la sanità privata? La
sanità privata è solo quella
degli altri?
Stefano Guidotti
steguidotti@tiscalinet.it
Nuovo indirizzo
I| past. Italo Pons comunica il proprio nuovo indirizzo:
wa Gorizia 1/a, 86100 CamPobasso;tel. 0874-311589.
Problemi
di ecumenismo
Ho letto la lunga lettera di
Marco Rostan circa la nomina a vescovo di Milano del
cardinale Tettamanzi [Riforma n. 32, 23 agosto) e posso
dire di concordare con lui su
tutto (in modo particolare
sull’Anticristo). Vorrei però
«dilatare» un po’ la questione. Innanzitutto, sia il pastore Adamo sia il pastore Ibarra
avrebbero fatto bene a rispondere al giornalista di Avvenire più o meno nei seguenti termini e in modo articolato: «Auguriamo al cardinale Tettamanzi un fecondo
ministero pastorale e circa
l’ecumenismo vedremo: noi
protestanti siamo geneticamente portati ad ascoltare e
le scomuniche non ci piace
né riceverle né distribuirle».
Così, non avrebbero parlato a
nome delle rispettive comunità, a meno che non si tratti
dei soliti giornalisti «taglia e
cuci con gran fretta».
In secondo luogo, l’ecumenismo con la Chiesa cattolica
è un problema che riguarda
solo noi protestanti. Sarebbe
quindi bene maggior prudenza onde evitare, fra l’altro, che
la Curia ci dia il nome del moderatore che dobbiamo nominare in sede di Sinodo! Inoltre, faremmo bene a rivisitare
sempre la nostra identità, onde far chiarezza dove regna la
confusione e parlare chiaro
dove potrehbè esserci richiesto (anche fra noi protestanti)
di non puntualizzare troppo
perché, in fondo, siamo accomunati dalla medesima fede.
Allora, circa l’ecumenismo:
1) ricordiamoci che vale ancora oggi dogmaticamente
per i nostri interlocutori cattolici l’affermazione di Cipriano di Cartagine: «Nessuno può avere Dio per padre
se non ha la Chiesa per madre» (oppure gli interessati la
smentiscano sul piano dottrinale e ufficialmente): 2) circa i
protestanti che prendono
l’eucarestia, vorrei ricordare
che (cito da un testo ufficiale,
un recente saggio di diritto
canonico pubblicato su Apoi-'
linaris), «la communio in sacris, quando è possibile, realizza lo scopo nella chiesa di
Cristo a costruire la comunione ecclesiale piena e perfetta.
[...] la partecipazione ai Sacramenti significa l’unità
nell’unica Chiesa di Cristo,
quando questa unità manca,
detta partecipazione non può
avere luogo. [...] Il Concilio
ammette anche la possibilità
Iniziativa torinese contro la droga
strada facendo
iayòro di rete, collaborazione, integrazione degli inter''ynti. Gli ultimi vent'anni ci hanno insegnato che non è possibile affrontare la realtà multiforme della droga con apPi’occi rigidi ed esclusivi e che l'efficacia di un metodo sta
anche nella sua capacità di mettersi al servizio della crescita
persona. Per custodire quest'esperienza ma anche per
^9giornarla ai cambiamenti e alle sfide dei nostri giorni, un
gruppo di associazioni del privato sociale, comunità terapeu'^he, rappresentanze del mondo della scuola, della magiratura, del sindacato, dei servizi pubblici, ha promosso un
nniune percorso di ricerca che culminerà il 20-21-22 settemrsa Torino (parco La Pellerina) nell'incontro «Strada facen0. Droga: la ricerca e la proposta».
iono trascorsi rispettivamente 27 e 12 anni dall'approvane della prima e della seconda legge sulla tossicodipennza. In quest'arco di tempo, il sistema dei servizi pubblici e
j . P'i'uato sociale ha sperimentato e consolidato un'ampia
'colazione di interventi nel campo della prevenzione, della
*^fha riabilitazione, della riduzione del danno. Pur tra
str t si è perseguita l'integrazione tra diverse
ategie, alla luce di obiettivi strettamente connessi tra loro:
Prohf*^^ .ri contatto con il maggior numero di persone con
evitare la diffusione delle malattie, individuare il
riabilitativo più idoneo, prevenire le ricadute, acsul lungo periodo le persone più fragili,
facendo», dunque, perché il problema droga atf^9ndi diversi: il carcere e la prevenzione, le politidei 6 i rapporti tra pubblico e privato, la vivibilità
urbani e lo Stato sociale. «Strada facendo», per' Pi'oblemi sociali non sono mai cose astratte: affrontare
^'yniiica,
:tr,-."^'?'’'^3zioni e per segnalare la propria, partecipazione:
significa, sempre, incontrare le persone.
«SjraJ , ""azioni e per segnalare
Tori« ^ facendo». Gruppo Abele,
J6or °' 011-3841084; e-mail: s1
corso Trapani 95/A, 10141
-•ora- ■ c-iiiQ,,. stradafacendoOgruppoabe
9. sito Web: www.gruppoabele.org/stradafacendo.
La Costituzione dell'Unione europea e il principio di separazione con le religioni
Inquietudini sul futuro laico dell'Europa
HUU4C0 CALVETTI
Lf AFFERMARSI di avanzate elettorali
I che si sono imposte ultimamente
in Europa (valga per tutte quella legata
alla destra di Le Pen in Francia) giustifica in tutti noi una certa inquietudine
per il futuro progressista e laico. Un’inquietudine che ci deve rendere particolarmente vignanti nel momento in cui a
Bruxelles si raccolgono le istanze per
scrivere la Convenzione per Tawenire
dell'Europa. Valéry Giscard d’Estaing,
che sta raccogliendo per la Commissione dei redattori documenti e proposte,
ha ricevuto fra l’altro un documento
edito dalla Commissione dei vescovi
della Comunità europea (Comece) che
ci turba in quanto sviluppa nel suo argomentare i grandi temi dell’offensiva
per la <<riclericalizzazione» dell’Europa.
A questo documento fa riscontro un
altro, altrettanto inquietante, del protestantesimo tedesco, mentre Tislamismo
tenta in tutti i modi di istituzionalizzarsi
radicandosi in Europa a discapito della
laicità e della separazione che va perseguita fra gli stati e le confessioni religiose. Non possiamo non sottoscrivere
quanto il Centro d’azione democratica
e laica-Movimento Europa e laicità
(Caedel) ha precisato ultimamente: «La
Costituzione dell’Unione europea deve
fondarsi su una rigorosa separazione
del campo d’azione degli stati membri
dell’Unione rispetto a quello delle chiese e delle comunità religiose. L’azione
delle istituzioni europee si dovrà esercitare nel quadro della libertà di coscienza perseguendo una stretta indipendenza fra queste e le organizzazioni confessionali. Tali principi, e la loro messa in
pratica conformemente ai valori della
laicità, faranno sì che una tolleranza reciproca e vicendevole possa stabilirsi
nei rapporti umani fra individui, gruppi
e comunità, e ciò nello stretto rispetto
dei loro legittimi diritti».
Anche noi, come il Caedel, riteniamo
che proclamare e battersi per il rispetto
di tali principi sia indispensabile per
stabilire una cittadinanza autentica, solidale e pacifica. Anche noi riteniamo
che l’Unione europea abbia bisogno più
che mai di istituzioni fondate sulla democrazia in modo tale da garantire
un’etica civica e sociale capace di armonizzare le molteplici diversità umane e
che solo attraverso tale armonizzazione
l’Europa potrà procedere speditamente
con vitalità e assicurazione di successo,
e ci dispiace che i redattori della Carta europea dei diritti fondamentali non
abbiano tenuto, secondo noi, in suf
ficiente conto tali obiettivi e finalità.
Il Caedel ha fatto giungere a Bruxelles
10 articoli che secondo noi vanno sottoscritti e difesi, riguardanti la netta separazione del dominio pubblico dalla
sfera privata (art. 1), l’assoluta libertà di
coscienza, di pensiero e di espressione
(2) , l’uguaglianza e la parità dei diritti
(3) , la reciproca tolleranza (4), la supremazia dell’interesse generale e il rifiuto
di ogni pensiero totalitario (5), la solidarietà fra i popoli (6), la tutela del cittadino da costrizioni comunitarie (7), la
libera diffusione e il dispiegamento dei
valori laici (8), la laicità mtesa come garanzia per una pace civile e un’armonia
sociale in Europa (9), l’identità di una
cittadinanza sovranazionale (10).
Ci pare ovvio che una Costituzione
che ha per scopo quello di riunire tutti i
cittadini, nessuno escluso, in una futura Unione europea debba limitarsi ai
diritti e doveri che rivestono un carattere universale. E per questo dobbiamo
riferirci alla Dichiarazione universale
dei diritti dell’uomo e alla Convenzione
europea dei diritti dell’uomo. Non ci
sono scappatoie possibili. Solo uno stato sovranazionale laico, neutro in materia confessionale, può garantire i diritti di tutti i cittadini al di sopra delle
loro differenze filosofiche e/o religiose.
di partecipare ai sacramenti a
coloro che sono separati dalla
Chiesa, cioè ai non cattolici. Il
Concilio Vaticano II ha riconosciuto che i cristiani non
cattolici hanno la comunione
invisibile con la Chiesa cattolica [...] che proviene dallo
stato di buona fede. Per quanto concerne poi la comunione
visibile dei non cattolici con
la Chiesa cattolica, il Concilio
ha introdotto il concetto della
comunione “vera ma imperfetta’’»; 3) in forza del proprio
Dna, il protestante - in generale e, m particolare, a proposito della pratica dell’ecumenismo - dovrebbe dare retta a
Nietzsche, che scriveva: «Un
errore molto comune: avere il
coraggio delle proprie convinzioni; sarebbe invece il caso di
avere il coraggio di attaccare
le proprie convinzioni» (il
contesto non c’entra: è uno
dei suoi tanti aforismi).
Invece, circa altre due questioni sollevate da Marco Rostan: 1) Fa bene Riforma a
censurare (a volte un intervento del diretto interessato
viene preventivamente richiesto e con correttezza grande e
innegabile), però le censure
dovrebbero badare meno a
ragioni, per così dire «politiche» (meglio un dibattito in
più che un abbonamento in
più! E poi, a tale riguardo, varrebbe la pena di aprire un di-,
battito sull’annosa e spesso
fraintesa questione di che co
sa significhi «essere nel mondo, ma non del mondo» anche perché ultimamente, da
diverse lettere, sembrerebbe
che essere nel mondo equivalga a essere póliticamente
di centro- destra ed essere del
mondo di centro-sinistra, per
cui non rinnovo [a destra]
l’abbonamento oppure lo disdico); 2) Rammento, in ultimo, che il cardinale Tettamanzi è strettamente legato al
collega Ratzinger.
Sergio Ronchi - Milano
Reazione
eccessiva
Mi pare eccessiva la reazione di Marco Rostan nella sua
lettera a Riforma del 23 agosto riguardo alle parole espresse da due pastori evangelici di Milano alla nomina
del cardinale Tettamanzi alla
guida della diocesi della città.
Come ho letto in uno scritto
di Florestana Piccoli Sfredda,
ecumenismo è «ricerca appassionata di verità e comunione, radicate nella Parola»
per ottenerla non si può procedere a linee parallele che
non si incontrano mai, ignorandosi se non addirittura disprezzandosi.
Invece dal rimprovero di
Marco Rostan pare che sia
bene proprio tenersi lontano
dall’altro che ha modi diversi
IV FORUM DELLA CULTURA
Ecumene 21-22 settembre 2002
L'INATTESO RITORNO
DEL SACRO
SABATO 21 SETTEMBRE
MATTINO
Dove siamo? L’imprevisto ritorno del sacro
a cura di Paolo Naso
Rivìncita di Dio e democrazia
a cura di Elena Bein Ricco
Pensiero protestante ed ermeneutica novecentesca
a cura di Mario Miegge
POMERIGGIO
Lavoro di laboratorio in gruppi sui temi proposti in mattinata
SERATA
Incontro con il filosofo Giacomo Marramao
DOMENICA 22 SETTEMBRE
ore 9-12 - Discussione conclusiva e proposte per il futuro
Iscrizioni e informazioni entro il 5 settembre, alla segreteria del Centro culturale valdese di Torre Pellice (To) via Beckwith 3; tei. 0121932179; fax 0121-932566..E-mail: centroculturalevaldese@tin.it
di nsprimere la stessa fede,
per timore che accoglierlo
fraternamente auspicando
un reciproco avvicinamento
alla verità e alla comunione
radicate nella Parola sia tradire i saldi principi di cristiani evangelici e omologarsi
air«awersario».
È una realtà l’altro con le
sue diversità, e non possiamo ignorarlo, tenendolo lontano per non contaminarci o
per non dare l’illusione di un
cedimento: tenerlo lontano
non è dialogare e capirsi. La
Bibbia invita alla riconciliazione, non all’inasprimento
delle differenze augurarsi un
proseguimento della collaborazione ecumenica non significa passare dall’altra parte, ma rafforzare quei legami
che già ci uniscono, mediante quel sentimento di amore
che dovrebbe essere il principale motore in ogni àgire
umano. Trincerarci nella nostra torre di verità non migliora la nostra «reputazione» e ci rende ancora meno
visibili: porgere il saluto di
benvenuto al cardinale Tettamanzi non è un atto di resa, ma solo un gesto di fraterna accoglienza, che non
diluisce la solidità dei nostri
principi cristiani evangelici,
né vuol pietire condiscendenza: è un gesto di augurio
perché prosegua il cammino
ecumenico in atto.
Alba Biella, Viviana
Brinkmann, M. Beatrice
Roncaglia - Milano
La nomina
del cardinale
Sul n. 32 del 23 agosto ho
letto con molto piacere e con
viva condivisione la lettera di
Marco Rostan a proposito di
commenti evangelici alla nomina di Tettamanzi a arcivescovo di Milano. Mi riconosco nella sua accurata argomentazione, grato che Labbia scritta e che sia stata pubblicata, fermo restando che,
come scrive Rostan, «sappiamo tutti che è importante
dialogare e capirsi».
Gino Conte - Firenze
Il buffet
del Sinodo
Quale responsabile del buffet del Sinodo, vorrei ringraziare tutte le sorelle e i fratelli
che da tanti anni mi aiutano
per la sua buona riuscita.
Grazie a tutte le sorelle che si
sono unite a noi quest’anno
con l’augurio che ¿tre seguano il loro esempio. Un grazie
particolare lo voglio fare a
Marta e Alessandra che da
tanti anni mi aiutano con il
lavoro ma, soprattutto, con il
loro sorriso. Un grazie alle
«nuove leve» Cinzia, Cristel,
Valentina e Sophie, e speriamo in altre ancora... Ancora
grazie a tutti.
Alma Charbonnier
Boschetto - Torre Pellice
COLLEnA PRO CECHIA
È stata istituita una raccolta di fondi a favore delle chiese
della Repubblica ceca e della parte orientale della Germania che in agosto sono state colpite da gravi alluvioni. La
decisione è stata presa nel corso del Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste che, m una mozione approvata durante
i lavori, chiede alla Tavola valdese, «fri sinergia con la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), di indire
una raccolta fondi» a favore delle chiese dell’area colpita.
Per partecipare all’iniziativa è possibile indirizzare le proprie offerte a: Federazione delle chiese evangeliche in Italia, ccp n. 38016002, oppure: Banca popolare etica, cc n.
502060, Abi 05018, Cab 12100. In entrambi i casi è indispensabile indicare la causale: prò alluvionati.
La scuola
domenicale
Abbonamento per l’interno .....................euro 18,08
Abbonamento sostenitore per t’interno..........euro 25,82
Abbonamento per Pesterò .......................euro 20,66
da versare sul c.c.p. n. 18345223 Intestalo a «Comitato Scuole Oomenicali»
via Porro LambertenghI 28 - 20159 Miiano - www.lcei.it
16
PAC. 16 RIFORMA
VENERDÌ 20 SETTEMBRE 2(to ,,
Progetti Otto per mille della Chiesa valdese a favore di famiglie rurali in Uruguay
Favorire l'autorganizzazione dei contadini
Si tratta di miniprogetti, realizzati dalla Chiesa valdese rioplatense, per sostenere l'attività
economica di decine di famiglie che vivono in diverse contrade della campagna uruguaiana
MANFREDO PAVONI GAY
1 progetti di cui vi parliamo
si srauppano in diverse zone della campagna umguaiana, realizzati dalla Chiesa valdese uruguaiana di San Gustavo. Si tratta di miniprogetti
finalizzati a sostenere l’attività agricola ed economica di
decine di famiglie che vivono in diverse contrade della
campagna uruguayana come
la Colonia San Ramirez o San
Gustavo. Le attività sono costituite da visite alle famiglie
per favorire la loro autorganizzazione attraverso diversi
incontri che vengono fatti
nelle rispettive famiglie: si comincia con una dinamica di
Paesaggio rurale nel pressi di Montevideo
autopartecipazione in cui
ciascuno può raccontare le
difficoltà incontrate rispetto
alla produzione agricola e ai
bisogni materiali.
Il programma sociale di autoconsumo prevede infatti la
formazione di piccoli gruppi
di autoconsumo a cui verrà
concesso un sostegno economico per rafforzare la produzione di ortaggi, l’allevamento di animali da cortile e per
la semina del mais. Questo tipo di attività, svolta nella colonia San Ramirez, ha avuto
un buon esito soprattutto per
quanto riguarda il forte coinvolgimento delle persone impegnate nei gruppi di auto
consumo che sono riuscite a
organizzare diverse riunioni
a cui hanno partecipato decine di famiglie contadine. I
problemi da risolvere sono
naturalmente numerosi, come la mancanza cronica di
terra per i contadini, di acqua
potabile, il calo vertiginoso
della produzione di cotone,
che storicamente ha costituito l’economia della zona, e la
crescente precarizzazione del
lavoro che colpisce gli operai
e i braccianti.
Nel pueblo di San Gustavo
l’attività viene svolta insieme
a 10 donne che vivono nella
campagna. La maggior parte
di loro hanno famiglie numerose e sono in una situazione
economica precaria poiché i
loro mariti sono lavoratori
temporanei o sono disoccupati. Attraverso la campagna
«Ricostruire la speranza»,
questo gruppo di donne ha
avuto accesso a un piccolo
sostegno per l’autoconsumo
mediante il quale è stato possibile comprare un piccolo
forno, pentole e un po’ di
zucchero per realizzare una
esperienza di pasticceria comunitaria. Così da due anni è
stato possibile produrre dolci, torte, biscotti da vendere
alla popolazione del paese.
Un’altra attività del gmppo è
di produrre e confezionare
vestiti per famiglie delle donne che vi lavorano.
Sempre nella colonia di
San Gustavo un altro progetto è rivolto a un gruppo di 10
famiglie; in questo caso la
maggior parte di loro sono
piccoli produttori agricoli,
che possiedono un piccolo
appezzamento di terreno e
un pozzo con l’acqua. Tra le
varie attività quotidiane che
caratterizzano la vita di questo gruppo l’obiettivo del
progetto è stato quello di sostenerli nell’acquisto di una
macchina da cucire e urt fondo per comprare le tele. Il sostegno del Cre (Campagna
per ricostruire la speranza,
della Chiesa valdese uruguaiana) ha permesso a questo gruppo di comprare una
macina comune per produrre
grano, alimento per animali
da cortile e diversi tipi di farina. Questa attività permette
inoltre alle donne di scambiarsi informazioni sulla produzione agricola, sulla conservazione dei cibi e sugli antichi saperi contadini. Anche
in questo contesto sono fondamentali gli incontri che si
realizzano tra le famiglie e in
alcuni casi la possibilità di
ospitare esperti del settore
per promuovere una formazione specifica che diventi
poi occasione di incontri con
altri gruppi che lavorano su
tematiche analoghe in altre
zone del paese.
Due programmi sono iniziati nel 2001: la Scuola biblica e i laboratori biblici
Argentina: un progetto Cevaa a favore degli indios Toba
VIERA SOSTAREC SCANFERLATO
14 agosto 2002 — È una
giornata nuvolosa e dal sud
soffia un vento freddo. Sono
in Chaco, la provincia settentrionale dell’Argentina, piatta
come il palmo della mano.
Sto viaggiando per vedere il
progetto Cevaa (Comunità di
chiese in missione) rivolto
agli indios Toba. Il disagio in
Argentina non si sente solo
per il cattivo tempo. Le notizie parlano della marcia contro la fame a La Piata, della
corruzione, della mancanza
dei fondi per il normale funzionamento delle scuole, delle pensioni e stipendi pagati
in ritardo, dei casi di denutrizione... Arrivo con una strada
sterrata a Rio Bermejito, la
sede del progetto finanziato
dalla Cevaa e dall’Otto per
mille. Il paese ha circa 500
abitanti ed è situato sulle
sponde deU’omonimo fiume;
qui e nei dintorni vivono gli
indios Toba: con l’arrivo dell’uomo bianco, il popolo Toba perse le terre su cui cacciava e raccoglieva i frutti
della natura diventando emarginato, oppresso ed estremamente povero.
Il progetto Cevaa, intitolato
«Acción Apostolica Común»
ha come scopo la formazione
delle persone che lavoreranno nelle proprie chiese e come leader nelle loro comunità per aiutare la gente a
riappropriarsi della propria
identità. Ci sono due programmi, iniziati nel 2001: la
Scuola biblica, che dura 3 anni (una settimana al mese);
gli insegnanti sono professori
della Facoltà di teologia di
Buenos Aires; l’anno scorso
vi hanno partecipato 60 allievi, e i laboratori biblici, che si
svolgono durante l’anno in
varie comunità, su temi come
«Bibbia, terra e identità», «Laboratorio di donne» e «Laboratorio di musica».
Inizialmente, per me era
difficile capire perché si è
scelto di finanziare un pro
getto che ha come scopo «educazione biblico-teologica»
dei Toba, quando manca tutto il resto, dal cibo all’acqua
potabile, dalle abitazioni decorose al medico. La coordinatrice del progetto, l’uruguaiana Bianca Geymonat,
spiega che sono stati gli stessi
Toba, appartenenti ad alcune
chiese evangeliche indipendenti, a chiedere la realizzazione della Scuola biblica. Il
programma propone infatti
una lettura della Bibbia, che
rappresenta la base per la ricerca di una vita piena, in cui
gli aspetti importanti sono il
recupero e l’utilizzo della terra, il rafforzamento dell’identità Toba e dell’organizzazione della comunità. La spiritualità evangelica viene in
questo modo integrata con i
valori della cultura e dell’identità aborigena.
Sono stata invitata a un laboratorio del primo anno
della Scuola biblica, in cui
partecipa una decina di studenti. Arrivati in un piccolissimo villaggio Toba, ho visto
le case tradizionali, costruite
di tronchi di legno ricoperti
di fango mescolato con paglia. Vicino alle case ci sono i
fazzoletti di terra coltivati a
mais. C’è anche una piccola
chiesa: è costruita di mattoni,
con tetto di lamiera e il pavimento in terra battuta. Entrando, vedo un tavolo con
sopra un tamburo: è lo strumento che, insieme alle chitarre, si usa durante i culti. La
maggior differenza rispetto ai
nostri templi è l’assenza dei
banchi; durante il culto, che
può durare anche tre ore, si
sta in piedi. Gli inni sono
quelli che si cantano nelle
chiese evangeliche, adattati
con il passare del tempo alle
tradizionali melodie Toba e
resi quasi irriconoscibili. Il
canto e il ballo sono di particolare importanza e Bianca
Geymonat mi conferma che i
culti dei Toba sono molto più
movimentati dei nostri.
Il primo anno della Scuola
Studio biblico presso gli indios Toba
biblica lavora sull’Antico Testamento. Si legge in parallelo
la Bibbia in spagnolo e in
Com-l’actac (la lingua Toba).
Si discute il significato di alcune espressioni e parole particolarmente difficili. Quando
Bianca chiede: «Cosa vuol dire “La terra dove scorre latte e
miele?’’. Non c’è mica una
fontana?», tutti ridono di gusto. Interviene Timoteo, uomo maturo, uno dei capi nella
lotta per ottenere terra per la
sua gente. «È come... quando
finisce la povertà... quando
c’è di tutto», dice pensieroso e
meravigliato, davanti a questa
metafora di abbondanza e
fertilità. La lotta del popolo
Toba per uscire dalla povertà
significa anche la lotta per recuperare la propria terra. Finalmente, questi sforzi hanno
dato dei frutti: il governo sta
per assegnare ai Toba, a titolo
collettivo, 150.000 ettari di
terra fertile. La utilizzeranno
per cacciare e raccogliere
frutti, per coltivare mais, batata, zucca e tapioca.
La lettura prosegue e io inizio a comprendere quanti
parallelismi ci sono tra la storia degli ebrei dell’Antico Testamento e dei Toba: entram
bi diventano schiavi e tornano liberi, perdono e ritrovano
la propria terra. Gli esempi
della Bibbia mostrano che ci
si può opporre alle ingiustizie
e lottare per una vita migliore, cercando il regno di Dio
su questa terra. Perché la benedizione del Signore è per
tutti, senza distinzione di situazione sociale, razza, cultura o sesso. Penso che è significativo che la realizzazione di questo programma sia
possibile anche grazie ai vaidesi, nel passato anch’essi discriminati e senza diritti.
La lezione finisce con la
lettura di Osea 6. Risuonano
le voci dei giovani Toba: «Conosciamo l’Eterno, sforziamoci di conoscerlo! Il suo levarsi è certo, come quello
dell’aurora; egli verrà a noi
come la pioggia di primavera
che innaffia la terra». Fuori,
all’aperto, due allieve del secondo anno della Scuola biblica preparano riso con carne e verdure, che mangeremo insieme. Il vento ha spazzato le nuvole e il sole splende sulle chiome degli alberi
fioriti. Nell’aria c’è un profumo che annuncia la primavera e un nuovo inizio.
Appello ecumenico
al dialogo cristiano-islamio
È passato un anno dall’11 settembre 2001. Il mondo è
purtroppo in guerra. Scenari foschi si addensano all’®
zonte per nuove e più micidiali guerre che vengono prosp^
tate cercando di avvalorarne la ineluttabilità. Ma soiio ptp,^
prio questi scenari che rendono ancora attuali i motivi ch&
un armo fa, subito dopo l’il settembre, hanno spinto teolod
gi, vescovi, pastori, ministri di culto, educatori alla pa® e
all’interculturalità, studiosi dell’Islam, responsabili di associazioni e chiese locali, semplici cristiani di tutte le confes^
sioni presenti in Italia (cattolici, evangelici, ortodossi), ma
anche rappresentanti di importanti comunità musulmana; a
sottoscrivere l’«Appello ecumenico al dialogo cristiano-j^
mico» lanciato il 4 novembre 2001 su scala nazionale e
ha raccolto centinaia di adesioni, con decine di iniziai
sviluppate in tutta Italia. Positiva, inoltre, è stata la risposi
sia della Gei (Conferenza episcopale italiana) sia della R
(Federazione delle chiese evangeliche in Italia).
I firmatari di quell’appello, che si apprestano a svilup
re una nuova campagna di sensibilizzazione ed iniziatìt
concrete nei prossimi mesi, ritengono che oggi più che mi
sia importante rilanciare lo spirito del dialogo, per imp
re che la logica dello «scontro di civiltà» prevalga sia nei
rapporti sociali sia in quello fi:a gli stati. C’è chi oggi,
più di un anno fa, soffia sul fuoco delle differenze religii
sulle presunte «incompatibilità» fra islamismo e cristiani
simo. Una simile propaganda di odio verso una specilli
religione si è già verificato prima e durante la seconi
guerra mondiale a danno degli ebrei con le consegue:
orribili che tutti ricordano. ij
Noi riteniamo invece che il dialogo fra cristiani e musi||'j
mani, come qùeUo fi:a cristiani ed ebrei e fra ebrei e musi
mani, non solo è possibile ma è l’unica strada che coni
tirà all’Italia e al mondo di avere un avvenire di pace. Alei|
menti semplicemente non ci sarà più «Storia». È con qui
sentimenti che ci apprestiamo a ricordare i tragici f|l
dell’11 settembre e che ci spingono a un rinnovato itti]
gno per la pace e il dialogo.
Per firmare l’Appello e per adesioni o segnalazione di i
ziative, ci si può rivolgere a: redazione@ildialogo.org (ti
333-7043384) oppure a b.salvarani@carpi.nettuno.it (ti
329-1213885). Per l’elenco completo dei firmatari dell’A|^
pello, per tutti i materiali ad esso relativi e per le iniziatli
in corso si può visitare fi sito http: / /www.ildialogo.org,
Í
1
ev
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M Tentano ó\ fare pressione sul governai
Francia: tornano allo
scoperto i «sans-papiers» i
Moltiplicando, fin dall’inizio dell’estate, le «occupazioni» di chiese cattoliche e le
manifestazioni, i movimenti
di «sans-papiers» in Francia
tentano di fare pressione sul
nuovo governo di destra al fine di ottenere l’esame dei
dossier degli stranieri in situazione irregolare. Mentre
la mobilitazione non accenna
a diminuire, le autorità politiche si oppongono per ora a
una regolarizzazione massiccia dei «sans-papiers». A fine
agosto essi hanno posto fine
alla «occupazione» iniziata a
metà mese della basilica di
Saint-Denis, vicino a Parigi,
un luogo molto frequentato
dai turisti dove sono riunite
le tombe dei re di Francia.
Appoggiati nella loro azione
da mons. Olivier de Berranger, vescovo di Saint-Denis, e
da padre Bernard Berger, curato della basilica, i «sans-papiers» avevano ottenuto, prima di andarsene, l’assicurazione che le autorità amministrative avrebbero esaminato
oltre mille dossier di stranieri
in situazione irregolare.
«Il trattamento dei richiedenti asilo è una specie di
macchina a fabbricare dei
“sans-papiers"», dice JeanMarc Dupeux, segretario generale della Cimade, servizio
ecumenico di aiuto umanitario che lavora con gli stranieri. Ogni anno vengono depositate circa 40.000 richieste di
asilo ma solo il 10 o 20% riceve una risposta favorevole.
Molto spesso i respinti rimangono in Francia, in situazione irregolare, lavorando clandestinamente. «Agli
occhi degli stranieri, la Frali?
eia è una democrazia, un
paese di diritto. Purtroppo^
per quanto riguarda le do*;
mande d’asilo stiamo andan^
do sempre di più verso forme
di favoritismi», afferma Dii-!
peux, che d’altra parte teme
un aggravarsi del problema.
«La situazione internazionde
attuale spinge all’emigraZid'
ne», aggiunge, accennando
alle minacce di guerra conttti^
l’Iraq e ai problemi sociali ed ■
economici che colpisconoi
l’Europa centrale. .
Prima di attirare l’attena0‘>™
ne dell’opinione pubblica,^
diversi gruppi di «sans-pa-^^
piers» hanno «occupato» da
luoghi di culto cattolici, co- ?
me a Grenoble, Lille o Sato* >
te-Geneviève-des-Bois, in
periferia di Parigi. Ad agosto,
l’azione portata avanti a ì
Saint-Denis è stata la più se- V
guita a livello mediático.
Con dichiarazioni uffl ,
i vescovi francesi hanno atti'
rato più volte rattenzion^i
sulla situazione difficile del
«sans-papiers» e hanno due* :.v
sto un chiarimento circa» ;,
condizioni di concessione¡ ;
del diritto d’asilo. All’inizio m j
luglio il Servizio migranO^^ j
la Chiesa cattolica ha di^s®
una nota rivolta a tutti i
Ulld UULct llVUlld a Lwt*-* - . J
scovi per aiutarli a fare
a eventuali occupazioni. «
tratta di non subire più.
vomente le occupazioni ui,
piuttosto di organizzare 1 e '
coglienza e di evitare 1®
ni di violenza»,
Jean-Luc Brunin, vescovo»^; |
siliario di Lille e .ì
del Comitato episcopale
le migrazioni.
Regala un abbonamento a
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