1
LA BUONA KOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PRBZZO flM9|(«OCIAZlO.\E
{A domteìlio
Torino, per un anno L. 0,00 L.7,00
— per sei mesi » 4,00 « i,50
P«r le provincie e l’eslero franco sino
&i conlìni, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » 5,20
A)>;0e jovTi{ is iv iyinn
Stguecdo U verilà nclh CTrilt
Epes. IV. <5.
L’Uflìci» della BUON.A, NOVELLA è in
Torino, presso la libreria Evangelica
diGI.\COMO BI.WA, viaCarlo Alberto,
dirimpello al Caffè Dilei.
Le assuciazioni si ricevono in Torino alio
stesso UiTiclo.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia post<ite,
inviandolo franco alta libreria Biava.
l^ettera del signor Desanctis al Direttore della Buona Novella — Notizie reli^ios«
— Cronachetta politico^— Annunzi,
Lettera del signor Desanctis
AL DIRETTORE DELLA BUONA NOVELLA
-c<c^kS'oo
RìcliiesU, a nome della Legge, di
slampare il seguènte articolo, noi non
vi ci possiamo rifiulare. Jla prolesliarao che più die a malincuore noi lo facciamo: non già a cagione degrinsiilli
che in esso ci sono, con lai^a mano,
prodigati, unitamente alla V. Tavola;
ma per lo scapilo che pur troppo sentiamo ne ridonderà a chi lo scrisse,
cd in cui, ad onta di tutte le cose che
.«»ono passate, iKrn possiamo cessare
di conlemplare un fratello, che per ben
due anni ci fu collega nella predicazione dell’Evangelo. D’altronde non
temano i nostri leltori, che la Buom
Novella abbia da rompere loro più a
lungo la testa di questi dolorosi dissidii. Una non dubbia necessità ci ha
fallo parlare una prima e sola volta;
due altre volte, e questa farà la terza
noi abbiamo, per debito di giustizia,
falto posto nelle nostre colonne a ri-
2
chiami conlrarii. Così sliraiamo cbe
basti, poiché delle personalità nè ci
siamo curali, per l’addietro, nè ci cureremo in avvenire. Jn conseguenza
noi premettiamo ai nostri leltori che,
meno il caso di indispensabile necessità, che speriamo non si presenti,
noi non torneremo più su (luesto argomento dellaSociWà Evangelica //a/lana, nè su quanto ad esso si riferisca.
Il Direttore.
Al sig. Domcüico Grosso
Gereiifc (iella B10.\A NOVELLA.
Stiin."'“ Signore,
Nel numero Si del giornale La Buona
Novella, di cui Lei è gerente, dalla pagina 792 alla pagina 793 vi è un articoli)
cbe mi riguarda personalmente; perciò,
a nome della legge, V. S. è Invitata a
pubblicare nello stesso suo giornale la
risposta che le accludo.
In questa inlelligenza mi dico
Torino, novembre 185i.
Suo Servo
L. Dìsanctis.
Al sig. Direttore della Buona Novella.
Signor Direttore,
Voi siete l’uomo dei doveri imperiosi.
Avevate, sono ora due settimane, un imperioso dovere di attaccare (I) la Socielà
Evangelica di Torino, per la quale una
settimana prima in un allro dei vostri
attacchi dinevale non avere se non eneomii; imperciocché essa Socielà, anche
secondo voi , si proponeva un fine così
elevato, che se sarebbe stalo raggiunto
sarebbe riuscito di grande incremento
all' Evangelo (2). Oggi , non avendo il
dovere imperioso di attaccarmi, lo fate
nascere piibblican lo una letlera firmata
dai menibri della Tavola Valdese jn data
del 6 corrente, alla quale è mio dovere
brevemente rispondere.
Voi nel voslro giornale, o a meglio
dire, la vosira (5) Tavola nella sua lellera, si lagna perchè la Luce £t'an(/eiica
ba pubblicato la mia destituzione in tre
lingue. Ma e cbe? Non volevate che si
sapesse? Ne avete rossore? Tutlo al contrario: perchè anzi in quella lettera dite
che la Tavola in queU’atto ha adempiuto
AD UN suo DOVERE. Dunque la Luce Evangelica ba detto il vero ; dunque io sono
stalo realmente destituito , e la Tavola
aveva ii dovere di farlo.
La Tavola in quella lettera non niega
di avermi destituito istantaneamente, e
senza avviso o correzioni precedenti ;
anzi dice avere, ciò facendo, adempiuto
ad un suo dovere. Se dovessi parlare a
persone ehe nou conoscono il Vangelo,
le inviterei a leggere i vers. •15, 16,17
del capo XVIII di s. Matteo, e domanderei loro se in quell' alto hanno eseguilo quanlo il Vangelo prescrive : ma
veniamo al dovere che ja Tavola dice aver !
adempito. Questa e.'spressioiie della Tavola contiene un’insinuazioue così maligna, che bisogna dire che la Tavola avendo firmala quella letlera non ne abbia
compreso la portata. Diffatti essa vorrebbe dire che io sono uomo lanto cattivo,
che ne ho fatte lante, cbe le mie scelleraggini suno così bene provate, così evidenti, che la V.Tavola si è veduta costretta
per adempire ad un suo dovere di desliluinni istantaneamente , son/.a avviso
3
precedenle, e trascurando perfino le ammonizioni prescritte dal Vangelo, lo debbo rendere giustizia alla verità: i preti
non mi hanno mal trattato così male,
lo non mi degno di rispondere a quella
insinuazione: tulti i crisliani italiani e
stranieri che mi conoscono fremono di
orrore (i) al sentirla; ed io di q(ielli;che la
hanno firmata dico a Dio : « Padre, perdona loro, perciocché non sanno quello
che si fanno u.
Dice quella lettera che la Tavola non
si è scordala verso il sigtwr Desanctis
di quei riguardi che gli sono dovuti,
come cristiani), come ministro dcU’Evar}
gelo, e come uomo che molti servigi ha
reso alta verità in mezzo di noi. Vedremo in appresso quali sieno quei riguardi che la Tavola non si é scordata di
usarmi : per ora faccio osservare che la
Tavola ha adempito ad un suo dovere destituendo istantaneamente un uomo che
giudica crtiiiano, che ritiene per ministro
dell’ilvangelo, e che confessa aver reso
molti servigi alla verità, lo lascio giudicare ai cristiani se questa sia o no
contraddizione. 'Veramente io stupisco,
sig. Direttore, come voi abbiate pubblicala nel voslro giornale una lettera, nella
quale il redattore, non chi la ha firmala, fa mostra di non avere nè logica,
nè senso comune. Mi rincresce vedere
cosi avvilito (3) un giornale nella redazione del quale ho travagliato per mollo
tempo.
Passo ora alla leltera ofTiciale di destituzione in dala del 31 ottobre, e da
me ricevuta la sera del 2 novembre.
lo ho confrontato la leltera da voi
stampata coll’originale che è nelle mie
mani, e non è esattamente la stessa : è
slata corretla in alcuni luoghi, in altri si
sono fatte delle tra.sposizioni; ma di queslo non voglio farvene un delitto , e la
accetto lale quale voi l’avete [)ubblicala
per l’elTt'llo della risposta. Una sola alterazione nou posso passarvi, cd è quella
della con/'tre«!a del 13. Non confondete
la conferenza del 15 settembre eoo quella
del 2o ottobre. L’originale dice la conférence du 23 courant (6). E giacché avete
voluto pubblicare la leltera della Tavola,
abbiate la bontà di [ìubblicare la risposta che io le feci in data 3 novembre.
« Ai signori cumponenti la V. Tavola
della Chiesa Valdese ».
« Signori,
« Accuso ricevuta della letlera della
V. Tavola in dala 31 ottobre; e questa
credo sia la risposta la più nobile, e lu
più cristiana che possa darsi a quello
scritto.
« La Tavola sa che io uon posso per
nessun titolo accellare la posizione precaria ch’essa mostra offrirmi; nè io sono
così semplice da non vedere in quell’invito un nuovo oltraggio.
« In quanto alla dimissione ed al mode
in cui mi è data dalla Tavola, io ho diritto, come ministro della Chiesa Valdidese, appellarne al Sinodo, e come
cristiano conosciuto , di appellarne alla
opinione pubblica del mondo cristiano.
Spero che non sarò costretto dalle circoslanze a venire a tali estremi. Ma
quello che non posso ommettere di fare
è il solenne appello che faccio dalla loro
sentenza al Tribunale di Dio , al (juale
li chiamo a render conto del loro operalo , e di tutte le conseguenze che ne
verranno.
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<r(ili uomiai increduli accoglieranno
con un sorriso di sprezzo questo mio ap»
pello solenne; ma cbi crede al Vangelo
ne deve tremare.
« Torinc, 3 novembre 1854.
« Dev."'® servo
« L. DE9A?(CTI»».
Voi vedete bene, sig. Direttore, che
10 mi limitava ad accusar ricevuta dì
quello scritto; nella conviozione che cfuetla era la sola risposta possibile ad uir
cristiano, e ad un uomo che si rispetla per non avviliisi. Se avessi voluto rispondere avrei dovuto far notare
11 modo poco cristiano ed incivile che
si manifesta in tutto quello scritto: avrei potuto domandare come, quando e
da chi la Chiesa Valdese ha avuto la
missione, esclusiva di evangelizzare in
Piemonte (7): avrei potuto (e mi sarebIw ben facile) respingere vittoriosamente
la maligna insinuazione che si manifesta in tutto ri primo paragrafo di quella
lettera, di essere io la cagione della ruina
della evangelizzazione in Torino. Avrei
dovuto dire alla Tavola che essa non aveva compreso nè le mie lettere, nè le mie
parole; e ciò non per altro se non che
perchè io parlo italiano ed essa francese.
La Tavola difatli dice; «Piùd’una volta
K voi avete esternata la convinzione che
« non potevate lavorare con frutto ucita« mente all’Evangelista Meille; voi l’avete
n testé dichiarato in termini che non am« mettono nè mitigamento, nè possibilità
K di ritrattazione». Queste parole scriveva
la Tavola nella sua lettera, e ne deduceva
la necessità in cui era stata posta di destituirmi. Ma se io non avessi la disgrazia
di esprimermi in italiano, la Tavola avrebb» dovulo comprendere che io diceva
precisamente il contrario si in iscritl»
che a voce. In iscriito quando nella letlera del i7 ottobre al stg. Moderatore ripeteva per ben guaUro volle in poche linee, che non si parlasse più del passato,
che vi si mettesse una pietra sopra, e che
si pensasse o travagliare di accordo col
Meille nell’opera di evangelizzazione. Avoce ho detto la stessa cosa più volte nel
celebre congresso del 25 (non del 15j, e
posso citare almeno otto testimonii senza
eccezione. Io però voglio anche credere
che la Tavola abbia presa un abbagliodi persona: imperciocché voi, sig. Direttore, e non io ; voi avete dello- io quei celebre congresso del 23 che non potevate
più lavorare con frxMo unito a me ; e
10 avete dichiarato in termini che non
ammettono nè mitigamento, né possibibilità di ritrattazione. Voi, non io, vi
siete sentito in quel congresso attestare
da più- persone degne di fede di aver detta
più volte la stessa cosa, e di averla detta
mentre a me scrivevate lettere affezionatissime (8). Se io avessi voluto rispondere a quel periodo di lettera avrei dovuto dire che la Tavola mentiva; e perciò non volli rispondere che accusando
ricevuta. Dopo tuttociò non comprendo,
e con me non lo comprenderà chi ha
ombra di senso comune, come la Tavola
possa dire nella lettera del 6, che essa
mi ba tolto il mandato dietro una necessità dichiaratale dal sig. Desanctis
medesimo.
Se avesssi voluto rispondere a queCta
lettera, avrei dovuto notare l’insulto che
mi fa la Tavola quando mi dice che i
miei doni speciali, le mie abitudini, ed
11 mio carattere mi chiamano a tult’altro cbe alla cura d’anime. Avrei dovat*
5
— sot
far rilevare che tulto questo in buon
volgare vuol dire che io era desliluito
percbè incapace dell'opera che mi era
fiata affidata. Avrei dovuto far rilevare
ehe ad ud uomo il quale ha quasi ìdvecchialo in queslo ufficio, e ne ba riportalo sempre lode, è un ¡usuilo dichiararlo esteinporaDeameDte incapace ;
e taclo più è grave l’iasulto inquantochè gli uomini che lo giudicano così seteramente dod sodo sulla faccia del luogo;
non hanno isliluito un giudizio regolare
per pronunciare una tale sentenza; non
hanno ascoltala la Chiesa secondo la Parola di Dio. Avrei dovulo notare che la
Tavola non rai aveva mai avvertilo di
tale mia incapacità, non mi aveva mai
corretto come pure ne aveva l’obbligo,
anzi mi aveva lodato come lo mostrano
Je lettere ohe ho presso di me. Avrei
dovuto far rilevare che l’intero corpo
de’ Pastori, la Tavola compresa, l’anno
scorso, dopo avermi provalo per un anno,
riconobbe al/a unanimità i miei doni
speciali, e m’impose le mani. In quanto
alle mie abitudini a%Tei dovuto esigere
che la Tavola si spiegasse ; perchè quel
lermine cosi generico in unu destituzione
istantanea, insinua abitudini cattive, ed
indegne di un Ministro del Vangelo. La
stessa spiegazione avrei dovuto esigere
in quanlo al mio carattere.
Vi ringrazio poi della degnazione che
avete avulo di metlere io noia una magra spiegazione di quelle ragioni prudenziali che non permettono alia Tavola
di affidare a me solo la direzione di un
posto qualunque di evangelizzazione. Anche voi avevate capito che là vi bisogaava un puntello.
I.» Tavola si lagna nella «u leltera
del 6 corrente che la Luce Evangt'
lica chiami quell’alto una destiluzione.
Prendete i buoni dizionarii ilaliani, e vedrete che destiluzione signifìca privatone, rimumimento, degradazione. Prendete , se vi piace meglio, il dizionari»
deH’Accademia francese e vedrete che
DESTITUER significa déposer, âler, priver
quelqu'un de la charge, de l'empM, de
la fonction, qu’il exerçait : e de»tituTioîi MgDffîca déposition, privation rf’use
charge, d'un emploi, d'une commission.
Dopo tali schiarimenti spiegale, se vi riesce, con altro termine le parole della
lettera delia Tavola, nous avons arrêté
par délibération d'anjourd'hui de vous
retirer, comms nous vous retirons de
CE JOl'R LE MANDAT d'eVAN&ELISER (9)
etc. Ecco il perché io mi limitava sella
risposta alla Tavola di accusare soltanto
ricevuta della sua leltera.
Se poi ho ricusalo la offerta di uo
posto di professore alla Torre, la boricosata perchè ini era ingiuriosa. È ii>giuriosa la offerta di un posto precario
nel momento che, senza ragione, si riceve ia destituzione da un posto fisso. E
ingiuriosa la offerta di una cattedra per la
quale nou vi sono studenti, ma che sarebbe per quelli che non fossero
aggravati di lezioni (10); vale a dire che
sarebbe stato possibile che non avessi
avuto studenti. È ingiuriosa la offerta di
una caltedra per dare un saggio, cioè
per provarmi se sono abile ; menlre la
Tavola sa, e ne ba avuti in mano i documenli originali che io fino dal 1834
era professore di teologia in scuole assai
più rispettabili che forse non lo è il collegio della Torre. E la Tavola avendo
avuto in mano i doeumenti originali delle
6
luminose cariche da me occupale, i diplomi di dottore, di teologo della inquisizione romana, di esaminatore del clero,
di censore emerito dell’accademia teologica neirArchiglnDasio romano, non doveva propormi una cattedra precaria di
storia ecclesiastica a studenti incerti,
per provarmi (11 ). È ingiurioso finalmente
il modo con cui la Tavola termina quella
leltera, ordinandomi « di prendere im« mediatamente le occorrenti disposizioni
« per trasferirmi nel mio nuovo campo
« di travaglio ». Io non parlo dello stipendio, perché la Tavola sa, e voi lo
sapete ancora, che il danaro non è mai
stato il mio Dio : e dichiaro che la sensibilissima diminuzione dello stipendio
non ha per nulla influito sulla mia risoluzione.
Non era mia intenzione di rendere di
pubblica ragione questi particolari di un
fatto cosi dispiacevole ; ma poiché si è
voluta pubblicare la letlera di destituzione, e farla comparire siccome un gran
favore che la Tavola mi faceva, e per
il quale quasi dovessi ringranziurla, non
ho potuto astenermi di dare queste poche dichiarazioni. Nutro ancora speranza
di non essere costretto a pubblicare altre
cose più dispiacevoli, lo che non farò mai
se non costretto dalla necessità di difesa.
Gradite, sig. Direttore, gli attestati di
quella stima che meritate (*). .
L. Desanctis
Ministro del S. Evangelo.
(•) Qacste uUime parole le abbiamo sottoliacuUi noi. Rbd,
NOTE DELLA REDAZIONE
(<) Sfidiamo che ci si mostri »ver la Buona
VwiB« »ttsffito 1» Società evangplica. Noi
scmpUccmente abbiamo dato delle spiegazioni
(usando a [ale effetto il linguaggio più caritatevole), intorno a due punti non al)bastanza
eliianii dalla circolare di detta Socielà ; il
primo cioè, che questa Società era stata fon”
dala non dai Cristiani evangelici della città di
Torino (la gran maggioranza dei quali o era
contraria a siffatta istituzione, o non ne sapeva nicnte)'ma da alcuni tra questi; il secondo,
che le premure usate dalla medesima per mettersi in relazione colla V. Tavola della Chiesa,
valdese per ora non erano state accolte. Or
tali spiegazioni , se non fossero state date ,
noi ci crederemmo in obbligo di darle oggi
ancora, ila non vediamo come questo possasi
giustamente chiamare un attacco.
(2) Noi abbiamo scritto che una Società ,
la quale si annunziava come fondata in vista di opporsi alla superstizione, all'incredulità,
all'indifferentismo ecc., si proponeva un /ine
elevato , e che noi non avevamo se non encomii per chi si proponeva un simile line, e
questo lo ripetiamo e lo ripeteremo finché
basti. Noi abbiamo scritlo ancora che se uq
tale scopo sarà raggiunto , egli riescirà per
fermo di grande incremento aWEvangelo ; ed
anche questa dichiarazione noi siamo pronti
a ripeterla a voce cd in iscritto e se vi è
qualche altra maniera ancora. Ma dopo questo, pretendono forse i signori componenti
tale Società, e pretende il signor Desanctis
con essi che a tale dichiarazione noi di necessità dobbiamo aggiungere anche questa :
che cioè siamo intimamente persuasi o tult’
almeno, che nutriamo fondala speranza che
questo scopo sarà raggiunto ? Ma per fare una
simile dichiarazione, è di necessità nutrirla
quella speranza. E se invece di quella speranza egli era il timore di un risultalo affatto
opposto che predominava in noi, cosa ci comandava la carità di tare ? Mentire alla nostra coscienza? — No. — Tutt’al più tacere.
E se questo abbiam fatto, con quale giustizi a
ci si viene ascritto a delitto?
(o) Ci si permetta d’osservare rh* ehi, cop
7
quesla ed allre consimili espressioni, in Rran
copia, mira a gittare il disprezzo sulla V. Tavola, è Ministro delta Chiesa f^aldese, In seno
alla quale la Tavola è , nell'assenza del Sinodo, la precipua autorità ; e che gli onorevoli personaggi ingiuriali dal sig. Desanctis
a questo modo, (la ben tre Sinodi conseculivi
sono stati chiamati airamministrazione della
Chie.sa; e che nei due Sinodi, in cui hanno
dovuto rendere conto della loro amministrazione, ne hanno riportato dall'assemblea t«iafiirae la bella testimonianza d'essersi raostjrati
B!<* AMMISlSTnAZIOSE FEDELS.
(-5) I nostri lettori che ora sono in posse.sso
dei documenti da ambedue le parti giudicheranno se l'operato della V. Tavola sia tale da
iar fremere di orrore lulti quei Crisliani italiani e forestieri che conoscono il signor
Desanctis.
(o) Noi crediamo che la sola passione abbia
potuto strappare al signor Desanctis questa
parola, epperciò non ci proveremo neanco di
difendere il nostro giornale dalla taccia che
gli viene inlìilta co.si leggermente.
(6) Le correzioni e Irasjiosiziom cui allude
il signor Desanctis sono, per <|uanto abbiamo
potuto appurarlo , due errori avvenuti per
colpa del copista ; il primo, che è stato dal
signor Desanctis fatto risaltare, consiste nell'aver dello in vece della conferenza del 2’ii
la conferenza del 15; cosa, come vedono, di
poco momento. Il secondo, che ci fa qualche
meraviglia non si sia notato, perchè assai più
grav;, consiste ncU'avcr noi stampato (pag.
793, lin. 3a) vi ritiriamo fin da oggi il mandato di EVA>GELIZZABE a Servizio della nostra
Chiesa (le mandai d'ÉVASOÉLiSER) ; quando nell’originale era scritto : « Vi ritiriamo fin da
oggi il mandalo di EV,vriGELisTA » (le mandai
d’ÉVANGÉiiSTE). Diciamo di queslo errore che
è assai più grave, poiché stando a quello che
abbiamo stampato , se ne potrebbe dedurre
a\ er la V. Tavola privato il signor Desanctis
(Iella .sua (pialità di Ministro della Chie.sa Valde.se, ciò cbe non è in sua f,icoItà, e meno
ancora nelle sue intenzioni, nc siamo sicuri ;
mentre st.indo all’ e.spressione dell’originale,
clic il signor Desanctis ha nelle sue mani,
esse significano semplicemente che fin da quel
giorno il signor Desanctis cessava di essere
Vagente della V. Tavola (poiché tali sono gli
/'^vangelisti, che non vanno confusi eoi/’a.iiori}
alla stazione di Torino.
(T) Si persuada il signor Desanctis che la
Chiesa Valdese a cui si è aggreg.ito, e la V.
Tavola ehe è suo naturale rappresentante
nell'assenza del Sinodo, non sono cosi l’una
come l’allra tanto ignare dei legittimi diritti
che competono ad una Chiesa evangelica, da
pretendere di negare a chicchessia la facoltà
di evangelizzare e f.-u: evangelizzare quanlo
gli pare e piace, in Piemonte ed altrove. Solo
la Chiesa Vald(*se non può e non vuole assumersi la risponsabilltà dei tatti altrui; cpperciò non riconosce il diritto di evangelizzare o sno nome se non a chi sia «tato da
essa mandalo. Ciò è forse pretendere troppo?
(8) Nella stessa guisa ehe il Diretlore della
Buona ^'avella non ha risposto che col silenzio alle tanle ingiurie personali di cui è slato
fatto segno dall'organo della Società evangelica, col silenzio ancora egli crede di dover
lispondere a (luesta parte della lellera del
signor Desanctis , che lo concerne in modo
speciale : e questo lanto più, che se da un
lato il rispondere richiederebbe si entrasse in
troppi dettagli, e troppo dispiacevoli, dall’altro ci pare che l’insieme della lettera del
signor Desanctis risponda a .sufficienza a lutto.
(9) Si rilegga su «luesto proposito la nota
terza.
(Ift) La V. Tavola olTre nella sua letlera al
signor Desanctis di » dare fin dal principio
di dicembre nel collegio di Torre un corso
pubblico di storia ecclesiastica, a prò special ■
mente degli studenti ecc.
(11) Si rilegga attentamente la lettera della
V. Tavola, e si acquisterà la certezza che non
era nelle sue facoltà di fare di più ; e che in
conseguenza Vingiuriao Voltraggio se li prende
8
H signor Desanctis, anziché gli sieno inflitli
rtajj» Tavola. Le altre riflessioni su questo periodo le abbandoniamo a chi legge.
NOTIZIE RlìllGIOSE
Torino. — Sono state <ier cura della
V. Tavola della Chiesa valdese gittate le
iiasi di «M società per la pubblicaziont
di buoni libri religiosi, il di cui centro
sarà in Torino, e che avrà le sue diramazioni nelle principali citià del regno ove
trovansi de’ cristiani evangelici. A suo
<empo daremo più ampii ragguagli su
tale socielà.
CRO^ACIIETTA POIITICA
Torino. —Leggesi nell’Opt'nione,' « Si
dà per certo che alla riapertura del Pariameoto, il Ministero presenterà il progetto di legge per l’abolizione delle corporazioni religiose, le quali non banno
tino scopo evidentemente utile e filantropico »,
Inghilterra. — I rinforzi inglesi inviati ili Crimea, i quali in sulle prime
non dovevano essere «be di 4000 uomini,
ammontano invece a 7000.
Alemagna. — Si assicura che l’Austria
a la Prussia sono finalmente cadute d’accordo sulla questione orientale, e ché le
loro proposte saranno rassegnate alla Diet» Della prossima settimana.
Spagna. — In occasione dell’apertura
delle Cortes venne accordata un’amnistia
generale.
Oìspaccio^lelegrafic«.
Parigi, 14 nouemÈr#.
Il conte Morny, deputato, è stato elette
presidente del corpo legislativo.
Un dispaccio russo del 6 annunzia cbe
due sortite fatte ad un tempo, dalla guarnigione di Sebastopoli contro i lavori di
assedio, avrebbero avuto per risultato
l’occupazione di alcune batterie, e l’incbiodameoto di iS cannoni. Le perdite,
vi si dice, furono considerevoli da amba
le parti.
MentehikolT soggiunge che la division»
fiancese inseguente i russi, subito dopo
avrebbe tentato di dar l’assalto, ma sarebbe stata respinta con perdita.
Direttore P. G. MEILLE.
Grosso Domenico gerente.
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Novella, casa Bellora, N°12, p® 3.