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Anno 126 - n. 13
30 marzo 1990
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
FINE DEI BLOCCHI?
Germania
e NATO
Le recenti elezioni poiitiche
nella Repubblica Democratica
Tedesca — di cui si parla a parte — hanno riportato in primo
piano la questione della prossima « grande Germania » e del
suo ruolo nella Nato, l’alleanza
militare occidentale.
La posizione degli Stati Uniti
è chiara: sulla scia del voto tedesco orientale, essi hanno rivolto un appello a Gorbaciov perché accetti Tunificazione delle
due Germanie nella Nato. Il
Cremlino, per contro, è fautore
di una Germania neutrale, al di
fuori dei blocchi: una posizione
che pare equa e realistica, e che
soprattutto tiene conto di quanto
è successo negli anni ’30 e ’40.
Contraddittorio l’atteggiamento
del Patto di Varsavia che, seppure concorde sulla necessità di
guardare concretamente al di là
dei blocchi, si è scisso — dalie
poche notizie trapelate — sull’opportunità o meno del nuovo Stato tedesco nella Nato.
Si preannuncia già un compromesso a liveUo di vertici: il futuro Stato pantedesco resta neUa
Nato, ma con uno statuto speciale per l’ex Germania Est, ii cui
territorio potrebbe continuare ad
essere presieduto da truppe del
Patto di Varsavia.
In Italia, con una tempestività
insolita, è stata votata dalla Camera dei deputati una risoluzione deila maggioranza secondo cui
la Germania dovrà essere « partecipe della Nato » dopo l’unificazione.
E’ veramente inci'escioso e
preoccupante il dover constatare
ancora una volta come l’idea della pace e della sicurezza nel disarmo, basata su una rete di accordi di cooperazione fra i vari
Stati europei — e già ipotizzata
nella prima Conferenza di Helsinki del 1975 — stenti così tanto
a farsi strada. Eppure gli avvenimenti che hann» scosso il nostro
continente dovrebbero veramente dare un impulso decisivo in
questa direzione, liberando per
giunta immense ricchezze da destinare al risanamento dei bilanci interni ed alla cooperazione intemazionale.
Non entro nel merito sul fatto
che la Germania unita e armata
possa oggi costituire un pericolo per la pace, ma ritengo del tutto anacronistico e fuori della
realtà tutti quei discorsi che non
prescindono da una politica garantita dalla forza delle armi.
Più che mal dobbiamo continuare e rafforzare il nostro impegno per una nuova visione del
rapporto fra le nazioni, contrastando l’immenso potere rappresentato dal complesso militareindustriale che, nella sua « logica », non vuole ( l’espressione è
appropriata!) cedere le armi.
Un’ulteriore indicazione ci
giunge ancora dalia recente Assemblea mondiale di Seoul : non
ci sono sforzi competitivi per la
pace; c’è soltanto un'unica lotta
globale per la sicurezza di tutte
le nazioni e tutti i popoli, per
Una cultura della nonviolenza,
per l’avvento della pace di Gesù
Cristo.
Roberto Peyrot
LA QUESTIONE MERIDIONALE
Palermo: teatro d’Europa
I nuovi problemi dei Mezzogiorno, analisi e dibattiti in alcune chiese - Bisogna imparare
a costruire la democrazia attraverso la partecipazione attiva della gente -1 segni dell’agape
Palermo story. Palermo palcoscenico d’Italia. Parliamo di Sud
nel tempo in cui il Sud appare
solo a tratti: vuoi per le bobine
dell’alto commissario dell’Antimafia, vuoi per qualche rivelazione a sorpresa su vicende di
ordinaria criminalità. Ma il Sud
non è solo mafia, disoccupazione, marginalità, sfascio organizzativo. Che anche in parte lo sia
è vero, ma che tutto questo venga sempre più indicato come
parte dell’Italia infetta che va da
Roma in giù è logica aberrante, di segno razzista, di cui faremmo volentieri a meno di scrivere se non fossimo preoccupati dell’insorgere di « leghe »
che si nutrono di un brodo localistico alimentando nuovi odi
e divisioni. Abbiamo ragionato
di Sud in questi giorni, in vari
incontri promossi dalla Commissione studi del Mezzogiorno del
Servizio di azione sociale della
Federazione delle Chiese evangeliche in Italia; l’abbiamo fatto a
Milano, Torino, Pinerolo e Torre Pellice con Ennio Pintacuda,
ge.suita del Centro studi sociali di Palermo, con Biagio De Giovanni, diviso tra Napoli e il Parlamento di Strasburgo, e Sergio
Aquilante, direttore del Centro
diaconale « La Noce » di Palermo. I problemi sono grossi. Si
tratta secondo Pintacuda — dal
1968 a Palermo, un uomo che
ha visto uccidere dalla mafia i
suoi migliori amici, come Pio La
IL SENSO DELLA NOSTRA PREGHIERA
Diventiamo stranieri
« Io sono uno straniero sulla terra ; non mi nascondere i tuoi comandamenti». (Salmo 119: 19).
Essere stranieri è scomodo, spesso tragico: lo
sanno bene le vittime del razzismo di casa nostra,
COSI come l'hanno imparato a loro spese i nostri
emigranti nei decenni passati. Lo straniero (tanto
più se ha la pelle di un altro colore), è un diverso,
e la diversità infastidisce, specialmente quando
l’ideale da perseguire sembra essere il generale appiattimento delle idee, delle abitudini, delle ideologie, dei consumi. La diversità è nemica dell’efficienza.
Chi parla in questo versetto è uno straniero.
Non è però rilaliano in Svizzera, né il senegalese a
Firenze: egli è straniero sulla terra, straniero in
mezzo al suo popolo. Lo è perché vive della Torah,
della volontà di Dio celebrala dal lunghissimo
Salmo 119 («Il mio Salmo preferito», diceva
Bonhoeffer), in mezzo a gente che, pur proclamandosi popolo eletto, vive come tutti gli altri, .‘sacrificando agli dei di questo mondo e alla loro legge. Il
salmista è dunque spiazzato, estraneo in casa propria.
Spiazzati ed estranei come lui sono sempre
stati gli uomini e le donne della Torah e, dopo di
loro, i seguaci e le seguaci del grande Straniero, di
colui che fu straniero venendo in mezzo ai suoi, che
non lo riconobbero, e che fu ucciso fuori dalla
porta della città (Eb. 13: 12): « I giudici li combattono come se fossero d’un'altra razza, e i greci li perseguitano: e quelli che li odiano non sanno
dire il motivo della loro ostilità» (Lettera a Diogneto, II sec. d.C.). I discepoli dello Straniero crocifìsso sono degli estranei nella società, ma non
solo: essi sono spesso stranieri nella chiesa stessa,
che li ripudia e li emargina, salvo poi ostentare la
loro testimonianza per mascherare la propria infedeltà.
E noi? Tanto vale dirlo subito: siamo tutto
fuorché stranieri, sulla terra, siamo anzi perfettamente accasati, radicati e, come oggi usa dire, omologati. Proprio perché tuttavia, non possiamo far
nostra la prima parte di questo versetto, dobbiamo aggrapparci alla seconda: non mi nascondere, o Dio, i tuoi comandamenti. Il salmista, sperduto in una terra ignota, guarda alla parola di Dio
come a una bussola, in grado di indicargli la strada,
di aiutarlo là dove si parla una lingua a lui incamprensibile. Tanto più la sua preghiera deve essere la
nostra. Cittadini di questo mondo, sostanzialmente
integrati e soddisfatti nonostante qualche doveroso
borbottio, siamo invitati dal Salmo ad elevare a Dio
la nostra preghiera affinché egli non ci lasci del tutto assopiti nella nostra cittadinanza nel mondo così
com’è... ma ci pungoli con « i suoi comandamenti ».
Dio esaudisce questa preghiera in Gesù Cristo:
egli è il Comandamento di Dio, non nascosto ma anzi squadernato, aperto, da tutti leggibile. Egli è il
Comandamento di Dio che non ci permette di acquietarci, che ci raggiunge nel nostro essere nonstranieri sulla terra, e ci chiama, altrove.
Il versetto ci suggerisce di pregare perché questa grazia quanto mai scomoda ci sia rinnovata ogni
mattino, perché il Comandamento di Dio fatto carne ci liberi, sempre più e sempre di nuovo, dalla
cittadinanza che noi ci siamo dati, per conferirci la
sua; ci suggerisce di pregare perché ci sia dato di
accogliere, come singoli e come chiese, l'invito dell'epistola agli Ebrei (13: 13 ss\): « Usciamo quindi
fuori dal campo — diventiamo stranieri! — e andiamo a lui, portando il suo vituperio. Poiché non
abbiamo qui una città stabile, ma cerchiamo quella
futura ».
Fulvio Ferrarlo
Torre o Sante Mattarella — di
capire i fatti, di riappropriarsi
della politica in una nuova visione della solidarietà. « La gente — ha detto Pintacuda al centro A. Pascal di Torino — deve
diventare protagonista del suo
cammino politico ed etico, delegittimando economie che sono
per il profitto immediato e non
tese a costruire una vera democrazia ».
E’ indubbio che con la giunta anomala Orlando-Rizzo a Pa
lermo vi sono stati segnali di
speranza sul cammino della mobilitazione delle coscienze. Forse per la prima volta i palermitani non hanno dovuto vergognarsi di chi governava la città.
L’intreccio politica-affari per una
breve stagione è stato spezzato
ma adesso, in vista del voto del
6 maggio, il movimento di rinascita, di rinnovamento della città verrà nuovamente soffocato
dal partito dei gattopardi? Interrogativi aperti. Aouilante ricorda il discorso dell’ex sindaco
Orlando quando fu da lui invitato, poco prima della caduta,
al culto presso la comunità che
fa capo al Centro «La Noce».
« Gli affidai questo tema: Un cristiano nel governo della città ■—
dice Aquilante — e abbiamo sentito tutta la sincerità di un uomo impegnato con la sua vita
in un progetto di cambiamento,
in un'idea di trasformazione che
passa anche e soprattutto attraverso la battaglia democratica
contro la mafia ».
Tra i vari mali che affliggono
il Sud c’è una nuova filosofia
della vita: il rampantismo! « Una
sorta di muro di gomma che ti
rimanda indietro — continua
Aquilante — ogni discorso sulle
grandi idealità, sui progetti di
trasformazione, sulle speranze di
un futuro diverso, sulla questione morale ». In questo quadro
cosa possono fare le minoranze
cristiane? « Esse — sostiene Aquilante — debbono incalzare
sull’esigenza di un rinnovamento nel profondo della nostra società meridionale, sulla costruzione di una nuova dimensione
spirituale: una cultura nuova del
rapporto con Dio, di se stessi,
degli uni con gli altri, pensarsi
e viversi come le creature della
"nuova creazione", libere ma anche capaci di vestirsi di "agape" ».
Il discorso di Aquilante non
è solo d’analisi teorica, ma s’intreccia quotidianamente con la
sfida rappresentata dai vari
« pitjgrammi » del Centro diaconale dalla cui porta ogni giorno
entrano oltre quattrocento ragazzi. La grande opera diaconale di Palermo vuol essere soprattutto luogo di criticità, spazio
di nuovi progetti, un pezzo insomma di società civile in una
città cresciuta a dismisura sino
al milione di abitanti attuale
Leggere e capire il Sud non è
facile. I vecchi schemi interpretativi sono tutti saltati, a cominciare dal binomio sviluppo-sottosyiluppo. Si capiscono molto di
più le cose se non le si leggono
Giuseppe Platone
(continua a pag. 4)
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commenti e dibattiti
30 marzo 1990
Appuntamenti
CHI SI NASCONDE
DIETRO LE INIZIALI
Caro Direttore,
ritengo di poter fornire una risposta soddisfacente al quesito posto dal
sig. Berto da Omola sul n. 7 del nostro giornale, relativo agli autori di
alcuni scritti sul Rimpatrio che nascondono la loro identità dietro alcune
misteriose iniziali.
Chiarisco che i nomi che seguono
sono ricavati da fonti attendibili, e
cioè;
1. due preziosi volumetti appartenuti a
mio nonno, past. Giovanni Daniele Buffa, deceduto nel 1935:
1.1 - Société d'Histoire Vaudoise, « Bul
letin du Bicentenaire de la Glorieuse Rentrée, 1689-1889 ». Turin, 1889;
1.2 - Società di Storia Valdese, « Bol
lettino del Cinquantenario della
Emancipazione », Torino, 1898;
2. il volume « Cento anni di storia
valdese », Claudiana editrice. Torre
Pellice, senza data.
Nel volume indicato sub 1.1 compaiono, tra gli altri, i seguenti autori:
David Peyrot (D.P.) 1854-1915
Henri Bosio (H.B.) 1850-1935
Pierre Lantaret fP.L.) 1814-1893 (moderatore dal 1863 al 1874 e dal 1880
al 1887)
William Meille (W.M.) 1853-1903.
Questi nominativi figurano anche nel
'volume sub 2. (pagg. 252 segg.) come
pastori consacrati, tutti viventi e in
attività di servizio nel 1889 (il solo
Lantaret risulta entrato in emeritazione
proprio quell’anno, e contava già 75
anni!). Dallo stesso volume sono tratti I brevi cenni biografici sopra riportati.
Il volume di cui sub 1.2 mi fornisce
i nomi (e le fotografie) del past. JeanPierre Pons, 1842-1909 (J.P.P.), moderatore dal 1887, e del past. G. P. Meille (probabilmente J.P.M., il cui nome
di battesimo in francese suona JeanPierre), che però la ■■ fonte » sub 2.
già citata riporta deceduto nel 1887.
■Si può ipotizzare che l'opuscolo cui
si riferisce il fratello Berto da Omola
non contenga esclusivamente testi
composti per la circostanza.
La chiave delle altre sigle mi viene fornita sempre dall'elenco dei pastori consacrati, citato sopra, e si
tratta anche in questi casi di pastori
In attività di servizio un secolo fa:
B.G. = Bartolomeo GardioI (1848-1941),
H.T. = Henri Tron (n. 1849, in emeritazione 1910),
J.D.A.H, = Jean-Daniel Armand-Hugon
(n. 1851, m. 1929 in Sud America).
Altre notizie biografiche sul conto
di tutti i pastori citati si possono ricavare (con un po’ di tempo e pazienza!) dal volume sub 2. che però, evidentemente nell'intento di trattare la
storia della Chiesa e non degli uomini, cita i singoli pastori nell’ambito
della storia delle comunità nelle quali
questi hanno lavorato.
Mi nasce spontanea, a questo punto, una considerazione: gli autori sono
tutti pastori consacrati, la nostra Chiesa cent'anni fa non si serviva molto
della collaborazione dei laici. Ma forse, a quei tempi, non molti laici de
dicavano tempo e studio agli argomenti di storia valdese?
Spero di avere soddisfatto la curiosità del fratello Berto e termino elevando un pensiero riconoscente alla memoria di questi fratelli che ci lasciano
il ricordo e l’esempio della loro fedele
testimonianza cristiana.
Maria Elisa Fiorio, Napoli
UN PASTORE
EMERITO RACCONTA
Ho seguito e seguo con viva attenzione le notizie Incoraggianti sulla comunità ecumenica di Asti pubblicate
recentemente su questo settimanale.
In proposito leggo con particolare interesse quello che con esattezza scrive il pastore Ugo Tomassone sul n.
10 del 9 marzo, in cui è evidenziata sia
pure succintaente la storia della
comunità valdese di quella città.
Allo scopo di convalidare quanto
scrive Tomassone vorrei aggiungere
qualche mia testimonianza dato che in
quegli anni, cioè dal 1963 al 1970, era
stata a me affidata la cura di quella
piccolissima comunità valdese, lo —
pastore metodista — sono appunto quel
pastore a cui fa cenno Tomassone nella sua nota.
Quando fui chiamato ad impegnarmi per Asti (concretizzando in anticipo un minuscolo segno della felice
integrazione valdese-metodista) già avevo la cura di tutte le comunità metodiste del basso Piemonte sparse nelle provinole di Alessandria ed Asti.
Era quindi ovvio che io provvedessi
anche al gruppo di Asti.
Naturalmente mi impegnai con vero
entusiasmo, pur trattandosi allora di
poche famiglie valdesi e di sole due
metodiste. Presto trovai al mio fianco
un anziano fratello valdese , animato
da salda fede e da autentico spirito
di sacrificio per l’opera evangelistica:
11 fratello Leonardo Cendola. Con la
sua stretta collaborazione si riuscì a
organizzare culti settimanali in una piccola sala in affitto con quei pochi vaidesi e metodisti ch’erano allora rimasti dopo l’impoverimento numerico
dovuto alla emigrazione.
Eravamo in pochi, ma la passione
della testimonianza era molta e viva.
Riuscimmo ad installare sotto i portici
della principale piazza Alfieri una bacheca con avvisi e testimonianze; e potemmo testimoniare mediante pubbliche conferenze evangelistiche invitando a parlare validi pastori quali
Paolo Ricca, Alfredo Scorsonellì e altri. Al nostro piccolo gruppo si unirono alcuni giovani studenti cattolici
del dissenso come « simpatizzanti ».
lo stesso — ma non solo io — feci le
prime esperienze dell’ecumenismo
con risultati rilevanti. Ad esempio a
me (20 anni fa!) fu richiesto di predicare l’Evangelo nella storica ed antica basilica di San Secondo in Asti.
Col valido fratello Cendola e con altri partecipammo a dibattiti piuttosto
vivaci in sede cattolica, nonostante la
disapprovazione del vescovo.
Purtroppo, come giustamente fa notare Ugo Tomassone, dopo un’alba
promettente giunse la sera. Diverse
famiglie traslocarono, qualcuna nelle
Valli valdesi, e quei focosi giovani del
dissenso cattolico furono richiamati dalle autorità ecclesiastiche, lo, nel frattempo, fui incaricato della cura delle
comunità metodiste di Cremona e Piacenza, e il valido e valoroso Cendola si
trovò — ahimè — « solo ». E « solo »
lasciò la sua vita terrena, come ha
scritto amaramente Tomassone nella
sua nota.
Ma i sacrifici e gli eroismi di
Leonardo Cendola e del sottoscritto
non sono stati vani. Infatti apprendo
dalle notizie pubblicate sul settimanale, recentemente, che uno di quei giovani, che allora erano ignoti simpatizzanti, ha raccolto la piccola fiaccola che timidamente ma coraggiosamente era stata da noi accesa. Ed ecco sorgere una nuova comunità evangelica e stavolta ecumenica guidata
da Bruno Giaccone il quale, dopo aver
fatto la sua professione d) fede e seguito il programma di studi, ora è predicatore locale del V Circuito.
Di tutto questo io rendo lode al Signore e mi sento vicino al fedele
gruppo di Asti invocando su di esso
le benedizioni del Signore.
Giuseppe Anziani, Genova
PER EVITARE
I MALINTESI
Nel narrare del fraterno incontro
tra la chiesa valdese di S. Secondo
e la chiesa battista di Torino via Elvo,
l’estensore del pezzo omette il momento in cui le due comunità si sono
ritrovate assieme, che è stato all’agape e non prima. Prima, al culto, erano
presenti il sottoscritto e i due fratelli che l’hanno accompagnato con la
loro auto.
Leggendo la cronaca (numero del
16 marzo) vien da pensare che la domanda « maldestra » sul pedobattismo
sia una inopportuna cattiveria, l’inutile richiesta di chi, dopo aver assistito al rito della mattina, vada in cerca della polemica tout court. La mia
risposta sul battesimo verteva sul V
Doc. DMV ove è trattata la possibilità
di una più intensa collaborazione tra
le chiese storiche italiane (battisti,
metodisti e valdesi), previo il reciproco riconoscimento di membri e di
ministeri. Non trattandosi di <■ integrazione », non è in discussione il battesimo; infatti, per il riconoscimento
reciproco è sufficiente la confessione
di fede. Il fatto, poi, che la chiesa di
Torino via Elvo abbia accettato, già
da 10 anni, un fratello valdese come
membro di chiesa sulla base della
dichiarazione di fede e senza battistizzarlo dimostra la lungimiranza di alcune
chiese battiste, e come il riconoscimento reciproco sia un atto operante
e non una novità.
Scopo di queste brevi note: chiarire
eventuali malintesi che possono frenare la spinta verso un lavoro concreto
e aumentare la migliore conoscenza
tra I credenti delle nostre chiese.
Per altro, siamo molto riconoscenti
al past. A. Bertolino e alla chiesa di
S. Secondo per la splendida giornata
trascorsa in fraterna comunione.
Massimo Romeo, Torino
Le nostre urgenze
Come i lettori noteranno dall’elenco relativo al mese di febbraio qui pubblicato, abbiamo
provveduto ad inviare la somma di L. 6 milioni per il progetto socio-sanitario di Nyengo
in Zambia.
Per quanto riguarda le altre
attuali destinazioni, ricordiamo
quella concernente la Chiesa
presbiteriana in Mozambico, per
la quale abbiamo in cassa la
somma di L. 6 milioni 300 mila
circa. La risposta dei lettori per
quest’appello è sentita e generosa, per cui (superando il limite prefissato dei 6 milioni di lire) teniamo ancora aperta questa raccolta per il mese di aprile, dopo di che invieremo la
somma raccolta e destineremo
eventuali ulteriori offerte alle altre iniziative in corso.
Una è quella relativa al progetto salute delle Chiese evangeliche del Madagascar, x>er la
diffusione di una rete di farmacie attrezzate che raggiungano i
villaggi isolati.
L’altra è a favore della zona di
Prarostino che, come i lettori
hanno appreso dai nostri servizi
sul settimanale, ha subito gravissimi danni a causa dei recenti, estesi incendi che hanno messo in ginocchio l’economia locale.
Ricordiamo che le offerte vanno inviate al conto coir, postale
n. 11234101 intestato a La Luce
fondo di solidarietà, via Pio V,
15, 10125 Torino, indicando pos
Venerdì 30 marzo — ASTI: Alle ore
21 presso la biblioteca del Cepros il
past. Fulvio Ferrarlo parlerà sul tema
■ La Chiesa anglicana e la Chiesa metodista ».
Sabato 31 marzo — TORINO: Alle
ore 9 presso la Sala convegni dell’hòtel Ligure si tiene un convegno
sul tema « Le politiche per la musica nelle città europee ». Informazioni
Club Turati; 011/531857.
Sabato 31 marzo — ¡MILANO: Alle
ore 17.30 il past. Massimo Aprile parlerà in via Francesco Sforza 12/a sul tema .• Etica e ambiente ». Informazioni
Centro di cultura protestante: tei. 02/
791518.
Dal 22 marzo al 15 giugno — TORINO: Dal martedì al sabato, tra le
ore 9 e le ore 18 si può visitare presso il Museo nazionale del Risorgimento (a Palazzo Carignano) la mostra
• Rivoluzione, Repubblica e impero in
Piemonte: 1789-1814 ». Informazioni
011/511147 o 513719.
¡Lunedì 2 aprile — TORINO: Alle
ore 21, presso la sala Seat di via
Bertela 4, si tiene un incontro sul
tema « Corruzione, religioni e chiese)».
¡Intervengono Ermis Segarti, Giorgio
Spini e Adriana Zarri. Organizza l’associazione Diálogos. Posti limitati a
250. Telefonare la partecipazione (gratuita) a studio La Giostra, tei. 011/
533751.
Lunedì 2 aprile — TORINO: Alle ore
21 presso il Club Turati (via Accade
mia delle Scienze 7) si tiene un dibattito sul tema • Il codice di procedura civile; le prospettive di riforma ».
informazioni 011/531857.
Da lunedì 2 a venerdì 6 aprile —
CATANIA: Presso l’Università di Catania si svolge il seminario « Pace,
cultura e fondamentalismi » a cura
di Paolo Naso. Informazioni tei. 095/
310922.
Martedì 3 aprile CINISELLO BALSAMO: Alle ore 21 alla Villa Ghirlandala (via Frova 10) si tiene un dibattito sul tema • L’immigrazione e il problema Nord-Sud ». Introducono Eugenio Melandri e Alberto Castagnola.
Organizza il Centro culturale J. Lombardini, tei. 02/6180826.
Giovedì 5 aprile — BARI: Alle ore
20 presso la Chiesa di S. Maria Maddalena (via Grimoaldo degli Alfaraniti) si tiene un incontro ecumenico di
preghiera. Intervengono Anna Caroppo
e il past. Valerio Berardi.
Giovedì 5 aprile — PONTICELLI (Na):
Alle ore 16.30 presso il Centro E. Nitti
si tiene un incontro sul tema: » Le
malattie del sangue ». Introduce il dr.
Agostino Vanore.
Giovedì 5 aprile — TORINO: Presso
il Museo del Risorgimento (Palazzo
Carignano) alle ore 17 il prof. Francesco Traniello parlerà sul tema « La
rivoluzione francese nei cattolici moderati del Risorgimento ». Informazioni tei. 011/511147 (sig.re Baracco o
Mìnorerti).
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Plafone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio
Bo, Alberto Brayaglia, Franco Carri. Franco Chiarini, Rosanna Cìappa Nitti, Gino Conte, Piera Egidi, Emmanuele Pasoberto, Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelli
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: Mitzi Menusan
Revisione editoriale: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
sibilmente la causale del versamento.
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Il n. 12/90 è stato consegnato agli delle valli valdesi il 22 marzo 1990. Uffici postali di Torino e a quelli
A questo numero hanno collaborato: Giovanni Anziani, Maria Luisa Barberis, Ivana Costabel, Mauro GardioI, Agostino Garufi, Teofilo Pons,
Paolo Ribet. Aldo Rutigliano, Franco Taglierò, Sergio N. Turtulici, Liliana Viglielmo.
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30 marzo 1990
commenti e dibattiti
Il sedersi a tavola (magari di
fronte alla TV, guardando, come spesso accade, il telegiornale e le scene di bambini dei paesi sottosviluppati distrutti dalla
fame), il mangiare tranquillamente, il godere del proprio benessere e poi sentenziare che i
diritti di chi ha fame, di chi non
vuol essere emarginato, di chi
vuol lottare per la propria esistenza, non debbano essere rivendicati e che, invece, si deb
bano esaltare soltanto i doveri,
a mio parere, non rientra proprio nella migliore tradizione evangelica.
In verità, questo modo di pensare, tradotto in predicazioni, è
stato alla base della politica (sì,
della politica) di tante religioni,
ed in primo luogo di quella cattolica, per favorire tranquillità
e sicurezza ai potenti e per tenere buoni i popoli sfruttati.
Lo sforzo di queste religioni,
ivi compresa quella del tanto lacrimato Dalai Lama, che condivide con il papa romano il titolo
di vicario di Dio, è stato quello
di indirizzare le speranze dei poveri e degli emarginati verso ir
deali e superstizioni che ne umiliavano profondamente la volontà e li rendevano succubi del potere costituito.
Tale comportamento, che per
secoli ha fatto sentire il suo peso e che è condannato dalle
Scritture (Amos 2: 6-8), ha consentito a santoni, alti prelati,
sommi sacerdoti ed ai loro collaboratori più accorti di vivere
allegranaente tra lussi, banchetti
ed onorificenze.
La conseguenza è stata che la
religione si è meritata il titolo
di « oppio dei popoli ».
Se quindi la religione, questo
tipo di religione, è stata tutto
questo, e per chi ha un minimo
di conoscenza storica è impossibile dubitarne, perché stupirsi?
Quello che stupisce, invece, è
che alcuni nostri fratelli di chiesa, pur animati dai migliori sen
LA « FINE DEL COMUNISMO »
Se cambio partito...
timenti, ancor oggi si richiamino a quelle predicazioni e che
si adombrino anche per semplici espressioni verbali a sostegno
dei movimenti di emancipazione
dei popoli e di lotta contro lo
sfruttamento.
Essi sono contrari ad ogni rivendicazione sociale e sostengono l’utopia dell’uomo che non
deve aver bisogno delle leggi per
Solidarizzare con il prossimo e
deve invece spontaneamente attuare quello che ritiene necessario per una pacifica convivenza. Giusto. Chissà però cosa direbbero se l’uomo piamente e
spontaneamente decidesse che,
proprio per una pacifica convivenza, sarebbe opportuno togliere al ricco per vestire il povero?
Non me ne vogliano questi
fratelli, ma il loro ragionamento più che utopico mi sembra,
ancor più, tendente a conservare ed inoltre riveste, anche e
proprio, quel carattere politico
che dicono di voler abolire dalle chiese.
Ciò posto, se mi è consentito,
vorrei anch’io esprimere la mia
opinione sulla cosiddetta « fine
del comuniSmo ».
I comunisti italiani, che nel
loro periodo migliore, se non ricordo male, hanno dato al PCI
quasi 12.000.000 di voti, non sono certamente cresciuti alla scuola di Marx, di Engels, di Lenin
o di Gramsci. Sono semplicemente andati alla scuola della vita.
Personalmente ho rivolto le mie
simpatie al PCI quando, io allora
diciottenne e in procinto di emigrare (fuggire?) all’estero, disoccupato quindi io stesso, tro
vandomi in piazza a manifestare a favore di 2.000 operai licenziati dalle acciaierie, anziché pane e lavoro ricevevo manganellate e fucilate proprio da quei
« paladini della libertà » che ancor oggi sono al potere. Posso
tranquillamente sostenere che da
quegli anni bui, fino a quelli più
recenti, l’unica forza che si è
veramente impegnata per la causa dei più deboli è stata quella
del PCI.
Forse, se altre forze politiche
avessero fatto altrettanto, in Italia non vi sarebbero tanti comunisti.
E’ comunque mia convinzione
che i progressi fatti, quelli in
particolare della classe lavoratrice, non sono opera della « benevolenza » di tanti governi che si
sono Succeduti o di « caritatevoli elargizioni » di illuminati capitalisti. Sono dovuti, vuoi per
la incisività delle lotte, vuoi per
la paura di perdere consensi da
parte del potere, proprio alle
iniziative del PCI.
Che poi il bombardamento
continuo dei mass media, il fuoco incrociato contro i paesi dell’est, le grandi menzogne, unite
alle poche verità, ammannite
quotidianamente in maniera ossessiva, il malcostume, gli intrighi politici, le malversazioni, gli
scandali, le ruberie ed il clientelismo dei nostri governanti abbiano finito per schierare, per
molto tempo, gran parte della
base comunista in una posizione acritica sulTURSS ed i suoi
satelliti è un altro discorso.
E comunque, facendo riferimento alla lettera ed alle cita
zioni di un nostro lettore sulle
indagini di un senatore americano circa le morti causate dal
comuniSmo, rispondendo cioè a
chi fa distinzione fra morti buoni e morti cattivi, a chi pur dichiarando che « l’unica libertà è
quella in Cristo » dimostra con
il proprio ragionamento una
scelta di campo ben precisa, devo ricordare che i nostri « benemeriti » governi occidentali e
capitalisti non sono esattamente
delle schiere angeliche poste a
sostegno dell’amore e della fra
tellanza.
Un milione di comunisti ammazzati in Indonesia dopo il colpo di stato del generale Suharto, propiziato dalla CIA, erano
forse animali?
Tutti i colpi di stato fascisti,
favoriti o stimolati dalla comprensione fraterna dei regimi
occidentali, e le relative perse^
cuzioni, torture ed uccisioni, erano forse opere salvifiche?
E le tante aggressioni a paesi, anch’essi capitalisti, oppressi
però dalla fame e dalla povertà?
E i pretestuosi incidenti del
Tonchino per aggredire un paese già stremato da decenni di
guerra?
E i bombardamenti terroristici sulle città?
E il sostegno occidentale al
regime di Poi Pot?
E l’esaltazione delle benemerenze di Ceausescu da parte dei
capi di governo del « mondo libero »?
E il rifiuto di embargo contro il Sud Africa, comunque filo-occidentale e capitalista, non
ha forse dato più forza al peg
giore dei regimi razzisti dei nostri tempi?
E lo sfruttamento dei paesi
poveri perpetrato dai regimi ricchi dell’occidente?
Morti buoni e morti cattivi?
Secondo questo filo discorsivo,
mi chiedo: era più buono il prete ammazzato in Polonia o i gesuiti ammazzati in Salvador?
Personalmente posso dire di
aver provato un dolore profondo per i fatti d’Ungheria e di
Cecoslovacchia.
Per contro, ho riscontrato in
tanti « paladini della libertà »,
al di là delle dichiarazioni di
convenienza, una altrettanto profonda gioia. Quei morti erano
buoni per far propaganda. Di
tutto quanto è avvenuto nel
mondo dobbiamo tutti pentirci
e rammaricarci. Nonostante la
nostra fede in Gesù Cristo, ci
siamo lasciati coinvolgere.
La nostra natura umana ha
prevalso e ci ha indotti a parteggiare per Luna o per l’altra
parte.
Non ergiamoci però a giudici.
Piuttosto, lavoriamo insieme per
un mondo diverso.
Dice Gesù: « Il mio regno non
è di questo mondo ». E tuttavia
egli si è preoccupato di sfamare gli affamati, di guarire gli ammalati, di sostenere le vedove,
di beatificare i perseguitati per
motivi di giustizia e tutti quelli
che si adoperano alla pace.
Non credo che, parlando di
giustizia e di pace, Gesù si riferisse a quelle dell’aldilà. E’
chiaro che pace e giustizia sono .
esigenze di questa nostra terra.
Se dunque io credo ancora nell’utopia di un mondo migliore,
e continuerò ad impegnarmi per
questo, non me ne vogliano i
fratelli a cui ho fatto riferimento. Abbiano la bontà di perdonare questo mio peccato.
Forse, se cambiassi partito, mi
assolverebbero meglio?
Federico Rolla
Una decisione
da proteggere?
Sul numero del 9.2.’90 e seguenti è stato aperto un dibattito sulla questione in oggetto, ed a mio
modo di vedere, da quasi estraneo, potrebbe essere un modo di
proteggere la decisione del rifiuto
della partecipazione all’8 per mille, senza che si sia allora avuto il coraggio di dare ai cittadini,
membri o no delle chiese evangeliche, suggerimenti su chi far
riversare dallo stato tale quota.
Non aver dato appunto nel Sinodo alcun suggerimento ufficiale,
ripeto suggerimento, a chi far devolvere dallo stato tale quota
non equivale forse ad affermare
che lo stato italiano la distribuirà sicuramente con giustizia?
Non equivale forse a sottintendere che lo stato farà bene a dare
una parte di quanto versato dai
membri delle chiese evangeliche
alla carissima sorella chiesa cattolica? O forse, per non fare affermazioni così cattive, non equivale forse a lavarsene le mani?
Si è forse creduto con tale decisione di mantenere l’indipendenza della chiesa dallo stato.
Questo è giusto in uno stato non
democratico, ma dittatoriale, come per l’Italia al tempo del fascismo, quando le chiese avrebbero
potuto esser ricattate, se allora
ci fosse stato un contributo finanziario diretto od indiretto.
Ma perché non si rifiutano
sempre aiuti finanziari dallo stato? Nello stesso numero del 9.2,
a pag. 10, è comunicato il contributo dato dalla Provincia di
100 (cento) milioni, per il Centro
culturale valdese di Torre Penice. E a pag. 8, ove si parla della
C-IOV, si menzionano le convenzioni tra istituti assistenziali vaidesi e lo stato, convenzioni che
danno quote finanziarie con soldi
dello stato per le rette degli assistiti. E le chiese valdesi e metodiste non accettano forse aiuti
finanziari da chiese di paesi esteri ove lo stato applica da anni
queste defiscalizzazioni o altre
simili?
Dalla nota di introduzione al
dibattito sul numero del 9.2 è in
Dibattito suirs per mille
Libertà,
autonomia
e servizio
dicato con fermezza che sulla decisione non si torna indietro. Evidentemente c’è il rischio di un
nuovo diluvio universale. Io credo invece che sarebbe più facile,
più utile per potenziare istituti
ed opere assistenziali ove riversare su figli di Dio di qualunque
razza e religione quella sensibilità e quell’amore che gli evangelici sanno dare, molto al di là del
solo lavoro professionale.
solutamente indispensabile cercare un consenso che non fosse
basato sui semplici numeri.
L’obiezione aH’utilizzazione dei
proventi deH’8 per mille deve ridursi strettamente al campo della copertura delle spese derivanti dal lavoro degli operai della
chiesa e dalle attività strettamente cultuali, cosa sulla quale siamo tutti d’accordo.
rio che, con l’automazione dei
conti, non dovrebbe essere così
complicato da architettare, se c’è
la volontà di trovarlo.
La defiscalizzazione.
Stefano Ammenti
Cosa sono le spese di culto?
« Archiviare » non
serve a niente
Archiviare il problema non
serve.
Il Sinodo si è limitato ad archiviare il problema deH’8 per
mille, sia pure « per ora » (un
« per ora » che non è caduto nell’orecchio di un sordo). Vorrei
sottolineare ancora una volta
quanto la decisione sinodale (ai
limiti della correttezza regolamentare) sia stata presa in aperta violazione di quella libertà di
coscienza di cui tanto ci vantiamo. Infatti spelta al singolo credente ed a lui soltanto decidere
Se utilizzare o meno l’8 per mille. Si può e si deve discuterne
fraternamente insieme, ma la decisione ultima non spetta al Sinodo o a qualcun altro: qui la
legge della maggioranza o della
minoranza non può giocare in
alcun modo.
Del resto, il continuo stillicidio di espressioni di dissenso
da parte di credenti che non comprendono e non accettano una
presa di posizione talmente autolesionista senza alcuna proposta alternativa dimostra che tale decisione non rispecchia il
pensiero della maggioranza dei
nostri membri di chiesa e che,
ancora una volta, in questo, il
Sinodo non è stato espressione
del pensiero della chiesa nel suo
insieme, là dove invece era as
Si va facendo strada una riflessione (che andava fatta con
ben maggiore sollecitudine!) circa l’utilizzazione effettiva dei nostri vari locali « di culto ». E’
noto che, specialmente là dove
questi sono stati appositamente
studiati, i nostri locali sono multifunzionali e vi si svolgono attività culturali, sociali ed altre,
assai spesso a favore di tutta la
popolazione locale. Perché allora non utilizzare parte dei fondi raccolti con l’8 per mille per
il mantenimento di detti stabili
e per le sipese determinate dalle suddette attività? Del resto,
i nostri stessi istituti « sociali »
per i quali si parla tanto di
(avare!) convenzioni con regioni
0 province, sempre comunque
« onorate » con ritardi enormi
ed ingiustificati, non avrebbero
forse il diritto di lavorare più e
meglio usufruendo di fondi meno legati alle mutevoli situazioni politiche?
Concludendo: sì all’8 per mille e senza attendere chissà quanto tempo ancora per fare tutti
1 passi necessari in proposito.
Non vedo perché dobbiamo per
forza attendere chissà quanti altri anni! Ritengo grave che non
solo non si sia fatto nulla in
proposito, ma non si sia proposta nessuna soluzione di ricambio. Ci si dice che la soluzione
e difficile sul piano regolamentare (rispettare la responsabilità diretta delle singole comunità, ecc.), ma si tratta soltanto
di trovare un sistema finanzia
Ma quanto detto sopra non basta: c’è un altro aspetto della
questione che è, come sempre,
« allo studio », ma che avrebbe
già dovuto trovare ampia attuazione, ed è quello della defiscalizzazione di una quota del reddito tassabile, qualora essa venga destinata ad opere aventi scopi sociali o culturali. Una volta
di più n'on abbiamo voluto « ottenere ciò che non è dato a tutti », con un senso della purezza
che non ci è sempre così congeniale. Abbiamo così ottenuto un
risultato certo: la perdita secca
di decine di milioni che avrebbero potuto essere vantaggiosamente utilizzati per gli scopi di
cui sopra e che non recupereremo in alcun modo. Questo ritengo ancora più grave del primo fatto. Tant’è vero che qui le
proteste si fanno ancora più rumorose e giustificate. Non possiamo continuare a chiedere,
giustamente, che ogni credente
prenda fino in fondo le proprie
responsabilità nell'opera del Signore, se non gli diamo tutti i
mezzi pratici (e legali) per farlo. Q preferiamo trovar normale che somme ingenti vadano ancora una volta a organismi creati soltanto per sperperare il pubblico denaro?
Vogliamo deciderci a prendere dei seri provvedimenti in proposito... prima di svendere quello che potrebbe, se veramente
è necessario, diventare fonte di
reddito (vedasi Villa Olanda)?
Ma per questo si tratta di non
far finta di essere degli angeli.
Siamo delle creature che non
possono che servire il Signore
nel mondo in cui si trovano, e
che spesso hanno contribuito a
mantenere così com’è.
Giovanni Conte
Inserendomi nel discorso sui
finanziamenti pubblici alle chiese, vorrei rispondere a una domanda che molti si pongono : come mai la Chiesa valdese ha rifiutato la quota derivante dalT8 per mille sull’Irpef mentre ha
problemi a portare avanti le proprie opere diaconali? Vorrei precisare che la chiesa rifiuta il finanziamento pubblico per le spese di culto, di evangelizzazione, di
istruzione biblica, di cura d’anime ad ammalati e carcerati, che
fanno parte della sua specifica
missione.
Tra queste si sono fatte anche
rientrare le spese per manutenzione e riparazione dei luoghi di
culto. Per questa ragione non ci
siamo valsi della legge che prevede un fondo speciale per i luoghi di culto, ma accettiamo invece il contributo previsto per
opere di valore artistico e culturale che non privilegia i luoghi
di culto, ma qualunque edificio
rientrante in tale categoria.
Per quanto concerne le opere
diaconali il discorso è diverso
quando queste rendono un servizio al pubblico, senza alcuna discriminante confessionale. In
questo caso, in un’ottica di collaborazione e di inserimenti nei
programmi di pubblica utilità,
per mezzo di convenzioni bilaterali, chiediamo il totale rimborso
delle spese di gestione. Questo si
avvera per gli ospedali e per le
opere a favore dei minori. Discorso diverso è quello per le case per anziani, le quali sono convenzionate soltanto per un certo
numero di posti, dato che intendiamo dare la precedenza ai
membri delle nostre comunità.
Mi sembra quindi importante
ricordare questa distinzione, che
pare logica e coerente con i nostri princìpi di libertà, di autonomia e di servizio.
Alberto Taccia
M:
4
ecumenismo
30 marzo 1990
LE AFFERMAZIONI DELL’ASSEMBLEA ECUMENICA DI SEOUL
Le chiese dichiarano ia loro solidarietà
In dieci punti le chiese rappresentate a Seoul sottolineano il loro impegno per la pace, la giustizia e la salvaguardia
del creato - Dal sostegno ai poveri all’uguaglianza tra le razze; tutti i diritti umani sono dono di Dio
La Convocazione ecumenica di
Seoul ha approvato al termine
dei suoi lavori dieci affermazioni
che ora sono al vaglio delle chiese, per guidare la loro azione. Le
riportiamo qui di seguito nella
traduzione di Adista.
1. AfTermiamo che bisogna
rendere conto a Dio dell’esercizio del potere
AfTermiamo che tutte le forme
di autorità e di potere umani sono
sottomesse a Dio e che dobbiamo
renderne conto davanti al popolo.
In Cristo, Dio ha ridefmito in modo decisivo il significato del potere come amore misericordioso
che ha il sopravvento sulle forze
della morte.
Ci impegniamo a sostenere il
potere costruttivo dei movimenti
popolari e la loro lotta in favore
della dignità umana e della liberazione, e per la costruzione di governi giusti fondati sulla partecipazione.
2. Affermiamo l’opzione di
Dio in favore dei poveri
La povertà è uno scandalo e un
crimine. E’ una bestemmia dire
che è la volontà di Dio. La vita
dei poveri è costantemente in pericolo, ed è per questo che Dio
esprime una opzione preferenziale
a favore dei poveri. La gloria di
Dio si manifesta quando i poveri
raggiungono la possibilità di una
vita completa. Nel nostro tempo
non si può rispondere ai bisogni
dei ’’minimi” senza trasformare
dalle fondamenta l’economia mondiale attraverso un cambiamento
strutturale.
3. AfTermiamo il pari valore
di tutte le razze e di tutti i
popoli
In Gesù Cristo Dio ha riconciliato tutti i popoli e tutte le razze.
Discriminare gli esseri umani e
perseguitarli a causa delle loro origini etniche, della loro casta o della loro razza costituisce una violazione della loro dignità umana e
una negazione della ricchezza e
della varietà del progetto di Dio
per il mondo. Per questo ci impe
gniamo in una concreta solidarietà con le vittime del razzismo, dei
pregiudizi etnici e dello spirito di
casta, e ci impegniamo a sostenere la loro lotta.
4. AfTermiamo che uomini e
donne sono creati a immagine di Dio
Dio ha creato l’uomo e la donna a sua immagine (Gen. 1; 27).
Uomini e donne insieme, ’’nuove
creature in Cristo” (2 Cor. 5; 17),
devono operare insieme in vista di
un mondo nel quale tutte le forme
di discriminazione siano eliminate. Ci opponiamo a tutte le strutture patriarcali che perpetuano la
violenza sulle donne nelle loro case e nella società, che sfrutta il
loro lavoro e la loro sessualità.
5. ATTermiamo che la verità è
la base di una comunità di
esseri liberi
Gesù Cristo è vissuto nella verità. Vivendo la verità di Dio, si è
trovato in conflitto con i valori e
con i poteri della società. Nel nostro tempo le nuove tecnologie offrono la possibilità di generalizzare l’accesso alla comunicazione e
all’educazione, ma al tempo stesso
mettono in pericolo l’obiettivo autentico della comunicazione. Siamo confrontati con la propaganda, la disinformazione, la menzogna. Per questo ci opponiamo alla
politica di concentrazione dei mezzi di comunicazione in mano a
stati o a monopoli economici che
permettano la diffusione di menzogne che dividono la comunità
umana.
6. ATTermiamo la pace di Gesù Cristo
La giustizia è la sola base possibile di una pace duratura. La pace
non consiste nella difesa dello stato, ma nel proteggere la vita e nel
difenderne la qualità per tutti, in
particolare per quelli che sono più
deboli. La propria sicurezza deve
riconoscere la necessità della sicurezza degli altri. Una sicurezza stabilita a danno dell’ambiente non è
una vera sicurezza. Ci opponiamo
alle dottrine della sicurezza fonda
te sull’uso o sulla minaccia delle
armi di distruzione di massa, e ci
impegniamo a favore della pace e
della giustizia. Intendiamo lavorare per sviluppare una cultura della nonviolenza e per creare delle
strutture sociali che proteggano la
vita di tutti e garantiscano il regno della giustizia.
7. Affermiamo che la creazione è amata da Dio
In quanto creatore, Dio è la sorgente e il sostegno dell’universo.
Poiché Dio ha creato l’umanità e
tutte le altre creature viventi, la
vita è sacra. Abbiamo capito che
l’umanità è una parte della creazione di Dio e che porta la responsabilità particolare di un servizio
nella prospettiva dell’amore creatore e vivificante di Dio. Ci opponiamo all’idea che tutto, nella
creazione, sia solamente una risorsa per l’uomo. Vogliamo combattere l’estinzione delle specie per
motivi egoistici, l’eccesso dei consumi, l’inquinamento dell’aria e
dell’acqua, i cambiamenti distruttivi dell’atmosfera che minacciano
il clima, la politica che contribuisce alla disintegrazione del creato.
Ci impegniamo ad essere al tempo
stesso membri della comunità vivente del creato, di cui siamo una
specie, e membri della comunità
di alleanza del Cristo, e dunque
costruttori con Dio, incaricati della responsabilità morale di rispettare e di conservare l’integrità della creazione, e di lavorare per la
sua salvaguardia.
8. Affermiamo che la terra appartiene a Dio
La terra è un dono di Dio. Ma
milioni di persone sono private
della loro terra, le loro culture e
le loro vite sono distrutte. Ci opponiamo alla politica che considera la terra come un bene commercializzabile, che permette che diventi oggetto di speculazioni a
danno dei poveri, che ne incoraggia lo sfruttamento abusivo, la sua
distruzione o il suo avvelenamento, o che impedisce a chi ci vive
direttamente di esserne il vero gestore.
Palermo, teatro d’Europa
(segue da pag. 1)
soltanto in chiave meridionalista. II problema infatti è nazionale, anzi europeo. Su quest’ultimo punto De Giovanni ricorda
che nel Parlamento d’Europa
molte sono le preoccupazioni
per la circolazione di capitali
.sporchi nel Sud d’Italia. « Lo
Stato — sostiene De Giovanni
— è stato presente nel Sud soprattutto con una logica assistenzialista sorretta da un'enorme massa di denaro gestita perlopiù in modo clientelare. Non
si sono creati servizi, infrastrutture, nuovi posti di lavoro. A
Catania 9 imprese su 10 debbono pagare la tangente. Occorre
una profonda riforma della società, anche in senso etico. Segnali di speranza non mancano:
oggi cominciano a delinearsi movimenti di massa contro la mafia. Mai come ora il meridionale
è stanco di muoversi e di vivere in situazioni poco pulite. Occorre valorizzare al massimo tutte le forze che vogliono sviluppare più democrazia, partecipazione nella vita politica. Biso
gna andare al più presto ad uno
sblocco della democrazia italiana, occorre promuovere un alternarsi delle classi dirigenti politiche ».
Il Sud registra il 25% di disoccupazione della forza lavoro
qualificata. La Lombardia zero.
Due Italie si fronteggiano nella
loro diversità sociale ed economica. Il cittadino meridionale è
meno cittadino degli altri. Si
tratta di vedere se questo divario aumenta o se diventerà sempre più fatto nazionale e quindi
europeo. Una spinta al superamento dei confini culturali e sociali l’abbiamo colta, nel nostro
piccolo, proprio in questi giorni, attraverso i vari incontri tra
alcune nostre chiese e uomini
impegnati nella battaglia per il
riscatto del Sud.
Ancor più che convegni o articoli bellissimi sulla .società multiculturale o saggi sul Sud (scritti al Nord), occorre invece promuovere rincontro tra le persone che quei problemi vivono e
per i quali pagano un prezzo a
volte elevato. Anche così si rafforza la coscienza collettiva che
.Mi
ji
m
Canti e musiche orientali durante la liturgia dei culti a Seoul.
9. AfTermiamo la dignità e
l’impegno delle giovani generazioni
Gesù è stato molto vicino ai
fanciulli. Ma la povertà, l’ingiustizia e il debito colpiscono duramente i bambini disintegrando le
famiglie, costringendoli a lavorare in giovane età per sopravvivere,
facendo loro correre il rischio della malnutrizione e della morte. Milioni di bambini, specie bambine,
non conoscono la sicurezza che
permetterebbe loro di gioire della
loro famiglia. Per questo affermiamo la dignità dei giovani, che deriva dalla loro particolare vulnerabilità e dal loro bisogno di amore.
10. AfTermiamo che i diritti
umani sono dati da Dio
C’è un rapporto inscindibile tra
la giustizia e i diritti umani. I diritti umani non sono solo individuali ma anche collettivi, sociali,
economici e culturali, come ad
esempio il diritto alla terra e all’uso delle sue risorse, a una propria identità etnica e razziale, all’esercizio della libertà religiosa e
politica, alla sovranità e all’autodeterminazione dei popoli. Ci opponiamo a tutti i sistemi che violano i diritti umani e in particolare alla tortura, alle sparizioni, alle esecuzioni sommarie e alla pena
di morte.
QUITO - ECUADOR
Colloquio latinoamericano
Il grande tema del Consiglio
ecumenico delle chiese « Pace,
giustizia, salvaguardia del creato » rimbalza non solo nell’ambito delle chiese europee ma in
tantissime altre chiese sensibili
a questi problemi. Recentemente
si è tenuto a Quito (Ecuador)
un grande colloquio promosso
dal CEC e dal CLAI (Consiglio
delle chiese d’America Latina)
cui hanno preso parte 65 rappresentanti di 16 chiese nazionali di
14 paesi dell’America Latina, dove sono emerse le tre più gravi
questioni del continente: il debi
to con l’estero, i diritti umani e
la proprietà della terra. I tre
problemi, si è visto, sono tra loro legati strettamente da un elemento comune : il sistema economico internazionale, che definisce
il profitto come il valore più alto, più importante nella società.
Le chiese, nell’incontro di Quito,
hanno dichiarato di non volere
un ordine economico che si basa
sulla ingiusta dominazione dei
più forti sui più deboli. Occorre
insomma una profonda riforma
dei cuori e dell’economia nella
prospettiva evangelica.
non respinge a priori, o demonizza razzisticamente, o volutamente ignora ma che, appunto, fa
propria la causa più importante
del paese in cui viviamo: la
questione meridionale, che è parte di noi. Cosa sarebbe il Nord
senza il Sud? Cosa sarebbe la
nostra straordinaria produttività senza l’intelligenza del Sud?
E’ significativo il fatto che nel
corso degli incontri di questi
giorni una signora tedesca ci
ha ricordato che la Germania di Hegel e di Goethe non
solo è stata tradotta e discussa
in primis a Napoli e in Sicilia,
ma viceversa l’interesse della
Germania per il Sud d’Italia è
enorme, e non è solo un fatto
turistico. L’antica cultura meridionale è la grande attrazione
di un’Europa che si sta formando e che forse trova nei problemi irrisolti del .suo Sud, tra umanità e produttività, i tratti drammatici di un destinò irrisolto.
Palermo non è solo palcoscenico dei guai del Palazzo ma è
teatro, rappresentazione del destino d’Europa.
Giuseppe Platone
PARLA LASZLO TOKES
Il vescovo era un
uomo della Securitate
La polemica tra il pastore Laszlo Tòkès e il suo ex vescovo
Laszlo Papp si arricchisce di un
nuovo episodio. Dopo le dichiarazioni di Papp, oggi rifugiato
in Francia (vedi n. 11), il settimanale « Christianisme au
XXème siècle » è riuscito ad intervistare il past. Tòkès. Quest’ultimo ha dichiarato che il vescovo Papp « era un funzionario
dello stato rumeno, incaricato
delle questioni ecclesiastiche.
Egli ha adottato i metodi dello
stato totalitario, sostituendoli ai
principi sinodali e presbiteriani
delle nostre chiese... Tra le prime misure prese vi era quella
di limitare l'autonomia delle
chiese locali. Secondo i nostri
ordinamenti interni ogni chiesa
ha il pieno diritto di nominare
il proprio pastore, mentre il vescovo può solo nominare i pastori ausiliari, invece Papp si era
arrogato il diritto di nominare
tutti i pastori ».
Ciò aveva provocato problemi
per e.sempio a Zila, dove la comunità ha rifiutato il pastore
designato, e a Gcncsiek.
Inoltre Tòkès accusa Papp di
aver sempre utilizzato gli stessi
metodi di intimidazione psicologica della Securitate: « Credetemi, la Securitate poteva ben fare
a meno di intervenire negli affari delle chiese, perché era lo
stesso vescovo che .si incaricava
della bisogna ».
G. G.
5
30 marzo 1990
fede e cultura 5
DIBATTITO A VILLA SAN SEBASTIANO
La pari dignità e opportunità della donna nella chiesa e nella
società necessita ancora di rivalutazione.
Donne nella Bibbia, nella
chiesa e neila società
Dall’Antico al Nuovo Testamento, dai Padri della Chiesa alla Riforma e ai giorni nostri: un ruolo che è ancora da discutere insieme
Sotto questo titolo si è svolta
a Villa S. Sebastiano una tavola
rotonda, il 4 marzo scorso, organizzata dal Gruppo femminile,
da tempo attento alla tematica
nell’ambito del decennio ecumenico di solidarietà con le donne.
Una quarantina di persone,
evangelici e non, hanno seguito
le relazioni di Paola Benecchi,
Paola Piva e Ulrich Eckert, partecipando attivamente al dibattito successivo.
Il pastore di Villa S. Sebastiano si è occupato del ruolo, o
meglio dei ruoli e dell’importanza delle donne nell’Antico e nel
Nuovo Testamento. Nella Genesi la donna, contrariamente a
molte culture orientali, viene
considerata immagine di Dio,
ed è più importante la considerazione che essa è carne della
carne di Adamo che non quella
relativa alla sua origine dalla
costola, simbolo di subordinazione. Molte donne sono in rapporto diretto con il Signore, anche se si legge della loro dipendenza legale dal mondo maschile, della loro «impurità » durante il ciclo mestruale, che, per
esempio, vietava loro di accedere al sacerdozio o di partecipare
al culto.
Nel Nuovo Testamento, Gesù
trae conseguenze radicali dal1’« essere immagine di Dio uguale all’uomo » della donna, in modo scandaloso per il suo tempo. In Paolo si trovano affermazioni contrastanti, ed un cambiamento profondo nelle lettere pseudopaoliniche e nelle pastorali (1 Timoteo 2: 12-15): il
contatto del messaggio di Gesù
con le società mediterranee ha
provocato la sottomissione delle donne nel matrimonio, nella
comunità, nella predicazione attiva.
Paola Benecchi, pastore a Pachino, ha cercato di avvicinare
al pubblico 1900 anni di storia
del cristianesimo, sotto il punto di vista del ruolo delle donne.
Nei primi secoli, a vista d’occhio, il loro ruolo si fa sempre
più canalizzato e ristretto, nel
servizio delle vedove e delle diaconesse, fino ad arrivare ad una
esclusione delle donne dalle funzioni di guida dell’istituzionechiesa che si stava profilando.
Soprattutto la biforcazione tra
predicazione e diaconia contribuiva a questo squilibrio crescente.
Nel periodo dei Padri, subentrarono poi concetti della filosofia greca, come la divisione
della persona umana in anima
e corpo, l’idealizzazione dell’intelletto a scapito della corporeità, una lettura della Genesi che
negava praticamente alle donne
di essere immagine di Dio, la
so-ttovalutazione della vita matrimoniale per raggiungere il Regno di Dio, ecc. Troviamo qui la
strana opposizione tra «figlie di
Èva» (donne normali, sposate)
e « figlie di Maria » (vergini,
martiri, monache). Tali concetti
cambiavano di poco nel Medioevo, quando (per esempio in
Tommaso d’Aquino) tutta la
società e la chiesa venivano intese in modo molto gerarchico.
La Riforma, almeno in teoria,
modifica molte cose: rivaluta il
ruolo delle donne sposate, sostiene il sacerdozio universale di
tutti i credenti, ma nella prassi
sociale il ruolo delle donne resta conservatore. Donne predicatrici le troviamo, per esempio,
solo per qualche anno nel primo movimento metodista in Inghilterra.
PROTESTANTESIMO IN TV
La rubrica 1+1, incaricata di rispondere alle lettere,
ha preso questa volta tutto
lo spazio della trasmissione
di domenica 18 nell’intento di
soddisfare le numerose domande concernenti sia le differenze tra protestantesimo e
cattolicesimo, sia quelle tra le
varie chiese evangeliche. A
condurre in porto l’impresa,
per la verità non facile data
l’esiguità del tempo e la varia composizione dell'invisibile uditorio, si sono accinti il
conduttore G. Girardet e cinque rappresentanti dei prin
stante, suddividendosi il compito per quanto possibile in
relazione alle caratteristiche
salienti delle comunità da essi rappresentate.
Tali punti sono stati individuati come segue: Autorità
della Bibbia - Divinità ed opera del Cristo - Salvezza per
grazia - Azione dello Spirito
Santo - Vita nuova nella fede - Sacerdozio universale.
L’esposizione a più voci è
stata chiara e — per usare
un termine a noi consueto —
edificante. Essa è terminata
con un invito a venire nelle
Con il Romanticismo qualcosa inizia a muoversi. Le donne
diventano ideale di purezza e
santità, ma in seguito le si troverà nei movimenti suffragisti e
abolizionisti (USA), e sono donne che, proveniendo da un ambiente cristiano, diventeranno
poi madri spirituali d!el movimento femminista.
Dopo la seconda guerra mondiale le donne sono riuscite a
conquistare importanza e poteri
nella società e nelle chiese, e
con il pastorato femminile, con
il metodo storico-critico di lettura della Bibbia, e con la promozione del problema da parte
del CEC, si sono fatti molti passi in avanti. Resta da scoprire
il legame forte tra diaconia e
predicazione, tra privato e pubblico, tra intelletto e corporeità, senza accontentarsi della
strada che si è aperta nel mondo dell’istituzione maschile.
Di simili problemi, per quanto
riguarda il ruolo delle donne
nella famiglia, sul lavoro e
quindi nella società, si è infine
occupata Paola Piva, sociologa e
sindacalista, consigliere comunale a Roma, che ha offerto al
pubblico un riassunto molto personale delle esperienze delle
donne negli ultimi vent’anni. Negli anni ’60 e ’70 è stato importante entrare finalmente nel
mondo del lavoro e delle responsabilità sociali, finora riservato
agli uomini. E ciò comportava
cambiamenti e difficoltà. Con
molta autocritica Paola Piva si è
chiesta quali fossero i veri motivi per uscire, lavorare, fare
meno figli, inserirsi liberamente
nella società e nella cultura, in
un mondo ancora maschile e
sfruttatore. Le donne volevano
e dovevano giustificare ogni loro mossa, e pian piano si è sottolineata la diversità delle donne nell’approccio al lavoro e al
pubblico, ed oggi a loro tocca
spiegare che il senso del lavoro
si può garantire solo nella collaborazione e nel rispetto della
diversità, nel rivalutare il senso
e l’importanza del lavoro in collegamento con la vita personale,
privata, familiare. Riconoscere
la pluralità e la limitatezza dell’essere umano, proprio questo
possono e devono insegnarci le
donne.
Dopo gli interventi si sono
distribuiti i questionari della
FDEI su donna e lavoro; donna
e famiglia oggi; lavoro part-time; pastorato femminile. Ne è
scaturito che le generalizzazioni
non ci aiutano nel valutare, ad
esempio, il lavoro dentro e/o
fuori casa. Va rivalutata la loro
varietà, in pari dignità e op
portimità, verso una trasformazione della società in quel senso.
Una signora ha denunciato che
« i tempi della società non sono
i tempi delle donne », per quanto riguarda per esempio i doppi e tripli incarichi delle donne
in famiglia, nella cura degli anziani, nel lavoro e nell’impegno
pubblico.
Sarà sempre più importante
dunque riconoscere alle donne,
anche nelle chiese, le loro vocazioni e i loro carismi, sia privati che professionali, in una riconciliazione di valori finora
troppo separati fra loro, come
privato e pubblico, potere e pari diritti. La discussione, guidata da E. Briante, ha chiuso una
giornata dedicata alle donne, a
partire dal culto con S. Cena,
presieduto dal gruppo femminile.
Ulrich Eckert
/ protestanti
in Italia
cipali rami dell’evangelismo
italiano.
Osservo per inciso che, essendo emerso da tali richieste un diffuso interesse per
ì contenuti della nostra fede,
si dovrebbe ridare periodicamente spazio all’argomento,
sia pure attraverso formule e
modi diversi da inventare.
Erano in studio G. Bouchard, presidente della FCEI,
1. Barbascia per le Chiese avventiste, G. Barbanotti delle
Assemblee dei fratelli, I. Scognamiglio per la Chiesa del
Nazareno e F. Toppi per le
Assemblee di Dio (più note
forse come Chiese pentecostali). Una scheda informativa
sul protestantesimo italiano
ha illustrato i punti di riferimento delle varie chiese, la
loro dislocazione nel paese e
la loro consistenza, che raggiunge un totale di circa 300
mila membri (di cui circa 50
mila appartenenti alle chiese
« storiche » ) che sono « cristiani ma non cattolici» (precisazione in Italia non sempre ovvia).
Gli intervenuti hanno indicato e illustrato i punti fondamentali del « credo » prote
nostre comunità non per trovare noi, ma per trovare il
Cristo.
In complesso si è messo
l’accento su ciò che ci unisce
in campo evangelico indicando solo di sfuggita le differenze, fra cui fondamentale il
diverso modo di intendere ed
affrontare la lettura della
Bibbia. Non direi quindi che
le domande poste dai telespettatori abbiano ricevuto
spiegazioni del tutto esaurienti, ma non credo che ciò possa essere addebitato alla trasmissione, non sussistendo
certo le condizioni per un effettivo approfondimento delle diverse questioni. Inoltre,
come è stato giustamente osservato, accade che certe differenze si riscontrino non solo verticalmente ma anche
trasversalmente all'interno
delle varie chiese.
Resta importante avviare
un confronto fraterno e serio nelle sedi idonee e tra
queste ricordo l'imminente
convegno FCEI a Firenze appunto sull’« evangelismo italiano alla prova degli anni
'90 ».
Mirella Argentieri Bein
ROMA: ASSEMBLEA INTERNAZIONALE PACIFISTA
Nonviolenza: la nostra scelta
Verso una nuova stagione del movimento: il confronto tra Est e Ovest
e il rapporto squilibrato con il Sud - Sono possibili iniziative locali
IL Associazione per la pace organizza nei giorni 6-7-8 aprile a
Roma, in piazza IV Novembre
199, una assemblea intemazionale per una nuova stagione del
pacifismo.
L’assemblea non sarà né un
convegno, né un seminario, ma
un appuntamento di movimento
per rilanciare impegno e mobilitazione pacifica, anche alla luce dei grandi sconvolgimenti che
hanno caratterizzato l’anno appena trascorso. In un documento che è stato predisposto per
sollecitare il dibattito vengono
individuati dei percorsi prioritari su cui chiamare ad un confronto i vari movimenti che operano per la pace, per l’ambiente, per la solidarietà e la cooperazione internazionale.
In sintesi riguardano:
Disarmo
La caduta del muro di Berlino, i negoziati sul disarmo, non
devono « disarmare » le iniziative dei pacifisti. Lo scioglimento
del Patto di Varsavia, anche se
non formalizzato, non ha per
milla incrinato la logica politicomilitare della Nato. La tensione
conflittuale Est/Ovest ha ormai
mutato l’asse in Nord/Sud. La
proposta su cui lavorare è lo
scioglimento dei due patti militari.
La soggettività
dei popoli
Dovrà crescere un modello di
convivenza nel rispetto delle diversità e della libera scelta dell’organizzazione sociale, economica, politica.
Palestina
Si stanno preparando, in collaborazione con palestinesi ed
israeliani, manifestazioni in diversi paesi europei affinché il
Parlamento europeo assuma concreti impegni per la risoluzione
del problema.
Obiezione fiscale
In seguito alla campagna «Venti di pace » con la quale si chiedeva una riduzione del 20% delle spese militari (respinta dal
governo) si propone di compie
re un atto di disubbidienza civile mediante l’obiezione fiscale
alle spese militari. Le risorse
obiettate potrebbero essere utilizzate per realizzare un piano
nazionale di riconversione dell’industria bellica e per la creazione di un’area protetta del Rio
San Juan in Nicaragua.
Queste sono le proposte di
nonviolenza che saranno discusse a Roma; ma non dimentichiamo che gli stessi temi potranno e dovranno essere dibattuti
anche a livello locale in occasione delle prossime elezioni amministrative.
Silvana Marchetti
Abbonamento
1990
Italia
Annuo L. 42.000
Costo reale L. 65.000
Sostenitore L. 80.000
c.c.p. 20936100 intestato AIP
- via Pio V, 15 - 10125 Torino
6
6 area rioplatense
30 marzo 1990
IL SINODO DELLE CHIESE VALDESI DEL RIO DE LA PLATA
Il rischio di un nuovo stato confessionale
La difficile situazione socio-economica condiziona moltissimo la testimonianza delle chiese valdesi - Si va lentamente verso la democrazia, ma sono evidenti i segnali di una progressiva integrazione fra Chiesa cattolica e stato
La drammatica situazione nella quale le chiese valdesi dell'area rioplatense si trovano a
vivere sta condizionando moltissimo il loro compito di testimonianza cristiana. Stiamo uscendo
a poco a poco dalla gravissima
crisi originata da un lungo periodo di dittatura militare, sia
in Argentina che in Uruguay.
Specialmente in Argentina l’inflazione sta letteralmente divorando i salari. Un solo esempio:
la Mesa è obbligata ad aggiornare ogni 15 giorni l’assegno pastorale di coloro che operano
nelle chiese argentine e, anche
Se la situazione economica in
Uruguay è un po’ migliore, permangono preoccupazioni per il
futuro.
Nel Sinodo abbiamo ringraziato il Signore per le elezioni libere e democratiche che si sono svolte nello scorso mese di
novembre senza alcun problema.
Nessuna tensione si è poi verificata in Uruguay il 1» marzo
scorso, quando i poteri sono passati al nuovo presidente, l’avvocato Luis Alberto Lacalle, che
è succeduto al primo presidente civile dopo la dittatura, Julio
Maria Sanguinetti. Si tratta di
fatti estremamente positivi che
ci fanno dire che esiste in tutta
la regione ima tendenza al consolidamento della democrazia e
che i diritti umani tornano ad
essere osservati. Per questo il
Sinodo non ha ritenuto di dover insistere, come aveva fatto
nel passato, con prese di posizioni sulla situazione politica dei
nostri due paesi.
Tuttavia il Sinodo ha ritenuto
di dover prendere posizione su
alcuni problemi che riguardano
il rapporto chiese-stato, soprattutto in Uruguay.
Pochi giorni dopo il Sinodo
si è svolta — il 1« marzo — nella cattedrale di Montevideo una
cerimonia religiosa in occasione
della assunzione del mandato
presidenziale di Luis Alberto Lacalle. A questa cerimonia le chiese valdesi erano state invitate
tramite la Federazione delle chiese evangeliche in Uruguay. Il
Sinodo, che si è tenuto tra il
18 e il 22 febbraio scorso, ha
risposto negativamente all’invito
approvando i] seguente ordine
del giorno:
Il Sinodo della Chiesa evangelica valdese del Rio de La Piata
informato:
— dell’iniziativa del Presidente eletto della Repubblica, dr. Luis Alberto Lacalle, presentata all'episcopato uruguaiano e resa nota
dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Uruguay, che chiede
la celebrazione di un atto religioso nello stesso giorno dell’assunzione del mandato presidenziale, ed
al quale le chiese valdesi sono invitate
— che la stessa celebrazione religiosa avrà luogo la mattina del 1°
marzo nella cattedrale di Montevideo
dichiara:
a) la sua soddisfazione perché
le elezioni si sono svolte secondo
metodi chiaramente democratici e
le autorità nazionali che entreranno
In carica il 1° marzo sono state legittimamente elette secondo la volontà popolare;
b) che le Chiese valdesi dovranno pregare Dio, secondo
quanto insegnano le Sacre Scritture — e come sempre hanno fatto
— per i governanti, affinché questi
adempiano pacificamente, con fedeltà e giustizia, il servizio che è
loro affidato;
c) che tutti devono rispettare le
convinzioni religiose del Presidente eletto della Repubblica cosi
come si è rispettato l'agnosticismo religioso di altri governanti nel
passato;
d) che, nonostante ciò, considera inopportuna l’iniziativa per le seguenti ragioni;
— la cerimonia proposta aggira,
in modo impreciso e confuso, il limite di separazione tra lo stato e
le chiese stabilito dalla Costituzione della Repubblica e da una
lunga tradizione nazionale;
— la cerimonia introduce elementi di discriminazione nella società uruguaiana, poiché stabilisce
una distinzione tra credenti ed atei,
e, anche, tra credenti di alcune
confessioni religiose che non sono
stati invitati;
— perché né il messaggio evangelico, né la prassi secolare
delle Chiese valdesi, né la stessa Costituzione della Repubblica
attribuiscono al Presidente della
Repubblica l’autorità per una simile convocazione.
Tutto ciò premesso, decide
a) che la Chiesa evangelica valdese del Rio de La Piata inon partecipa alla suddetta celebrazione;
Un nuovo pastore per le chiese
del Rio de La Piata: Sergio Bertinat.
b) che la non partecipazione a
questa celebrazione non implica
una diminuzione della vocazione ecumenica delle chiese, sapendo che
una chiara ed onesta spiegazione
dei punti di vista fondamentali è
essenziale per ogni sana relazione interecclesiastica;
c) che questa decisione sia comunicata alla Federazione delle
Chiese evangeliche in Uruguay, all’episcopato uruguaiano, al Presidente della Repubblica eletto, ai
mezzi di comunicazione sia eccle
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Un momento del culto inaugurale del Sinodo nel tempio di La Paz
siastici che secolari, agli organismi ecumenici.
La semplice lettura di questa
decisione sinodale illustra assai
bene la posizione dei valdesi nei
rapporti stato-chiese. Aggiungo
solamente una preoccupazione
che è generale tra i valdesi uruguaiani: stiamo assistendo ad
una progressiva integrazione tra
la Chiesa cattolica e lo stato.
Questo processo è iniziato con
le due visite del papa e con
l’inaugurazione della prima università cattolica nel paese, è
proseguito con questa celebrazione religiosa e potrebbe continuare con ulteriori iniziative.
E’, questo, un pericoloso abbandono del principio, contenuto
nella nostra Costituzione da oltre un secolo, della separazione
tra lo stato e le chiese e della
laicità dello stato.
Questo atto sinodale continuerà — al di là della contingenza
che lo ha causato — ad essere
studiato e discusso nelle chiese
al fine di arrivare ad una precisa posizione dei valdesi uruguaiani sul rapporto stato-chie
A difesa della
scuola pubblica
Un altro problema, che si situa nella medesima tematica, è
quello della politica scolastica
pubblica. C’è nel paese una tendenza generalizzata alla privatizzazione dell’economia, dei servizi sociali ed anche della scuola.
La scuola pubblica e gratuita,
caposaldo della politica dell’istruzione dello stato uruguaiano, è
messa in forse dalla continua
riduzione dei fondi assegnati alla pubblica istruzione con il
conseguente deterioramento della qualità deH’insegiiamento.
Il Sinodo ha perciò preso posizione contro questa tendenza
approvando il seguente atto:
Il Sinodo, aUento a determinate
manifestazioni tendenti a sottostimare l’importanza dell’Insegnamento pubblico in Uruguay, con il proposito, più o meno manifesto, di sostituirlo con l’insegnamento privato
e confessionale finanziato dallo
stato; decide:
di realizzare uno studio approfondito sul ruolo delle chiese e sul
rapporto tra chiese e stato nei campo dell’educazione. A questo scopo
la Mesa vaidense nominerà, consultate la Commissione per le relazioni ecumeniche e la Commissione
sinoda'e per l’educazione cristiana,
una commissione composta da esperti.
Si tratta di una decisione che
ribadisce una linea di demarcazione chiara tra lo stato e le
chiese in materia di educazione
privata e confessionale, ma sulla quale bisognerà tornare. Le
chiese dovranno dire chiaramente cosa pensano circa il ruolo
dell’educazione nella costruzione
della società futura. L’istruzione
è un compito dello stato laico
e perciò deve essere gratuita per
tutti o invece deve essere il cornpito di agenzie sipecializzate, private (e quindi a pagamento),
anche confessionali?
Il problema
giovanile
Su un tema analogo il Sinodo
— che era chiamato ad affrontare il problema giovanile — ha
approvato un altro ordine del
giorno circa il lavoro giovanile,
che spinge le chiese ad aprirsi
ai problemi sociali più drammatici della nostra società.
Esaminato il rapporto della V
Assemblea giovanile rioplatense,
così sintetizzato:
1) la verifica a tutti i livelli
dello scarso impegno e iniziativa,
della mancanza di coerenza tra le
affermazioni e l’azione della mag
gioranza dei membri della nostra
chiesa;
2) che le comunità, aggredite
da valori contrari all’Evangelo, al
posto di differenziarsi da questi
adottando punti di vista cristiani,
invece vi si adeguano e, persino,
li adottano come propri.
Ciò si nota:
— nella mancanza di una strategia globale di lavoro che coinvolga i diversi gruppi e attività delle chiese locali;
— neH’insegnamento biblico, che
non sempre tiene conto delle condizioni di vita e delle esperienze
concrete;
— nella mancanza di una politica di formazione e di incentivazione dei quadri ecclesiastici;
il Sinodo decide:
di appoggiare le linee di lavoro
del Coordinamento delle attività
giovanili e di sollecitare le chiese a prendere in seria considerazione le seguenti attività, traducendole nella pratica;
1) discutere nelle chiese, con
la partecipazione dei giovani, il
tema « vita e missione della nostra chiesa »;
2) realizzare uno studio il più
obiettivo possibile sulla realtà sociologica attuale di tutte le chiese valdesi;
3) promuovere istanze di formazione che spingano al ritirrovamento delle chiese;
4) affrontare le problematiche
delle chiese ubicate in zone rurali, avendo una speciale attenzione
a'Ie difficoltà di quei giovani che
intendono rimanere e laverare in
esse;
5) appoggiare ed arricchire il
lavoro nelle opere di servizio (ghetti, aiuti ad istituti, canapi di lavoro) nelle quali i giovani desiderano impegnarsi, ma in cui veggono subito fustrati dalla mancanza
di appoggio da parte delle chiese
e dei loro pastori.
Le nostre chiese si aprono
cioè al servizio verso chi soffre
per condizioni sociali ed economiche e per l’emarginazione, ma
si tratta di un servizio svolto con
altri gruppi laici di impegno volontario.
Alfredo Servetti
ELEZIONI
La nuova Mesa
Al termine dei suoi lavori il Sinodo delle Chiese valdesi dell’area rioplatense ha proceduto alla elezione della Mesa (la nostra
Tavola) e di numerose altre commissioni. Sono risultati eletti (nella
foto da sinistra): Hugo Malan (moderatore), Enzo Cardoso, Hugo
Gönnet, Noris Artus de Barolin, Alfredo Servetti e, come supplenti:
Mabel C. de Barolin e Delmo Rostan (non fotografati).
• La Commissione d’esame sarà composta da Hugo Armand
Pilon (presidente). Mabel G. de Baridon, Dardo Zanuttini.
• La delegazione valdese nel Consiglio dell’Isedet (facoltà di
teologia interdenominazionale di Buenos Aires) è formata da Hugo
Malan, Mario Ale, Ruben Artus.
7
30 marzo 1990
area rioplatense
A LA PAZ
L’AZIONE SOCIALE DELLA CHIESA
Santa Cana in piazza Diaconia pesante
Un gesto che vuole testimoniare deH’apertura della chiesa al mon- o leggera?
do esterno - Grande attenzione anche per la liturgia e la musica
Grande attenzione ha prestato
il Sinodo al rinnovamento spirituale delle nostre chiese. Rinnovamento che dovrà passare anche attraverso una nuova liturgia e la musica:
Tenendo conto che il materiale
della Commissione per la liturgia si
è diffuso a poco a poco nelle varie
chiese, che esiste la necessità di
un rinnovamento liturgico secondo
gli interessi e la vita delle chiese
stesse e che è già prevista la realizzazione di un seminario, quest'anno, per ii rinnovamento liturgico, il Sinodo decide:
— di approvare il lavoro realizzato dalla Commissione;
— di esortare le chiese a riflettere ulteriormente sul tema, a far
pervenire alla Commissione le lo
Problemi economici, ma anche di scelte:
per gli anziani ce solo l’istituto? E i giovani?
Barrio
Nuevo
Barrio Nuevo è un quartiere
operaio nella città di Reconquista, nella provincia di Santa Fe.
Qui da anni si svolge un’azione
sociale in collaborazione con le
organizzazioni laiche, ed una azione di testimonianza evangelica. Ora il lavoro evangelistico
si è sviluppato a tal punto che
il Sinodo ha raccomandato alle
chiese di appoggiare passo passo il suo evolversi ed ha chiesto
a ogni chiesa di studiarne bene
le dinamiche per trarne stimoli
per il proprio impegno.
ro conclusioni e ad Inviare delegati al seminario che si terrà a Fray
Bentos nell’ottobre 1990.
Il Sinodo, richiamato in tutti i
suoi termini l'atto 33/SR/89, esorta
le chiese ad approfondire la riflessione sull’importanza dell’attività
musicale come una espressione delia fede.
Le nostre chiese devono anche
nella liturgia e nella musica essere comprensibili a tutti coloro che si accostano per la prima volta al nostro modo di vivere la fede.
Come segno di apertura al
mondo esterno, il Sinodo ha voluto celebrare la Santa Cena in
piazza. Al termine del culto di
apertura ci siamo tutti recati
nella piazza antistante la chiesa
di La Paz, dove il past. Delmo
I culti al Sinodo
La consacrazione di un nuovo pastore
riflessione sulla speranza che ci fa
- Una
agire
Aperto con un culto nella chiesa di La Paz presieduto dal past.
Delmo Rostan, che ha predicato
Sul testo: « Vi esorto, fratelli, per
le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrifìcio
vivente, santo ed accettevole a
Dio, il che è il vostro culto spirituale » (Romani 12: 1), in cui
è stato consacrato al ministero
pastorale Sergio Bertinat, il Sinodo ha proseguito, al Parque
XVII Febrero, la sua riflessione
biblica con brevi meditazioni tenute dal vescovo metodista Aldo
Etchegoycn (della Chiesa metodista argentina) che ha affrontato il tema della « speranza cristiana ».
Nel culto del martedì mattina
abbiamo cantato un inno, che
dice: « La speranza è frumento
che Ettore semina / che Pietro
accudisce / e che Lazzaro rac
coglie. / La speranza è pane che
Rosa impasta / che Giulia pone
nel forno e Giovanni sforna /
iji segno di comunione ». Nel
tempo che viviamo, attraverso le
difficoltà del momento, difficoltà
che i valdesi hanno già vissuto
nella loro storia, qual è la nostra speranza? Dove possiamo
vederla? La ricerchiamo nella
Parola di Dio e nelle sue promesse di pace e giustizia e di
salvezza per l’uomo peccatore.
E’ certamente una speranza molto poco trionfalista, molto diversa da uno slogan pubblicitario. Una speranza che ci fa decidere individualmente ed agire
comunitariamente.
Su questo tema le nostre chiese rifletteranno ulteriormente: il
Sinodo ha infatti deciso di pubblicare le meditazioni ascoltate.
A. S.
Rostan ha amministrato la Santa Cena (vedi foto). Con questo
atto abbiamo simbolicamente
aperto le porte delle nostre chiese a tutti, ed abbiamo voluto
dire che il nostro impegno e la
nostra testimonianza cristiana si
devono oggi giocare nella piazza,
nel mondo. Non c’è separazione
per i credenti tra sacro (nel tempio) e profano (nella piazza).
A. S.
Oltre le nuove forme di impegno sociale nelle contraddizioni
della società rioplatense, il Sinodo è stato chiamato a discutere
anche delle « opere », cioè degli
istituti via via organizzati dalle
chiese.
Le chiese valdesi nel Rio de La
Piata gestiscono asili per anziani,
case per ragazzi in difficoltà,
per handicappati, per studenti, ima scuola superiore, una
biblioteca storica, un parco. Tutto ciò, specie in una situazione
di crisi economica, è fonte dì particolare preoccupazione; bisogna
far quadrare il bilancio, un po’
con le risorse locali, un po’ con
gli aiuti dall’estero (a queste opere sociali è stata destinata la colletta del XVII febbraio delle
chiese italiane). Per sostenere
l’insieme delle opere sociali le
chiese del Rio de la Piata organizzano annualmente ( quest’anno sarà in giugno) una colletta
unificata come espressione della
solidarietà di tutte le chiese.
Oltre ai problemi economici
ve ne sono altri. E’ opportuno
che l’azione sociale verso gli an
NEL 1991
Sinodo congiunto con le
Chiese riformate argentine
Nuove iniziative per approfondire il dialogo,
l’azione ecumenica, l’unità della testimonianza
Molte le delegazioni presenti
al nostro Sinodo: la Chiesa dei
discepoli di Cristo, il Centro Emmanuel, la Giunta unita delle
missioni, la Chiesa metodista argentina, la Società biblica, la
Federazione delle chiese evangeliche in Argentina, il Consiglio
latinoamericano delle chiese, il
Dipartimento delle comunicazioni deirisedet, la Chiesa metodista dell’Uruguay, la Chiesa evangelica del Rio de La Piata,
la Chiesa evangelica luterana
unita, la Federazione delle chiese evangeliche in Uruguay, la
Chiesa mennonita.
Un segno, questo, non solo
dell’attenzione con cui i fratelli
e le sorelle di altre denominazioni seguono le nostre attività,
ma anche della volontà ecumenica delle chiese valdesi.
Ma in particolare molto buone
sono le relazioni con le Chiese
riformate argentine, con le quali abbiamo in comune un periodico di informazione e con le
quali realizzeremo nel 1991 un
Sinodo straordinario congiunto
delle Chiese valdesi e riformate,
che avrà come tema «le sfide
nel cammino per l’unità».
Una attività ecumenica che oggi è rafforzata dalla sottoscrizione da parte delle chiese luterane
e riformate della «Concordia di
Leuenberg», che consente il riconoscimento reciproco delle
chiese luterane, riformate, vaidesi ed evangeliche nel Rio de
La Piata. Comunione ecclesiastica che è stata salutata con gioia
dal Sinodo, che vede in essa
« una testimonianza di unità » e
che rafforza « l’impegno per il
dialogo e l’azione ecumenica ».
Azione ecumenica che si traduce anche nel lavoro sociale delle chiese valdesi nel Centro ecumenico di azione sociale il cui
statuto è stato approvato dal
Sinodo.
La testimonianza ecumenica
prosegue nella Giunta unita per
la missione e nell’attività della
Comunità evangelica di azione
apostolica (CEVAA) sulla cui
azione il Sinodo dovrà pronunciarsi il prossimo armo, dopo
cinque anni di sperimentazione.
Le attività ecumeniche delle
chiese valdesi sudamericane non
si limitano a queste: vi è la partecipazione alla Conferenza delle
chiese latinoamericane e a molti incontri ecumenici.
Tutte le serate del Sinodo sono state dedicate all’illustrazione
di questi incontri.
Il pastore Delmo Rostan ha presieduto un Sinodo caratterizzato
da una speranza che ci fa decidere individualmente ed agire
comunitariamente. Una speranza
che ha in Cristo la sua grande
ragion d’essere.
ziani passi necessariamente attraverso gli istituti? Esistono alternative ai ricoveri in istituto?
Il Sinodo ha deciso di effettuare
uno studio approfondito su questo aspetto.
Come organizzare la diaconia diffusa verso gli anziani? A
questo lavoreranno le persone
che sono state elette nella Commissione centrale per le opere di
servizio (in piccolo, la nostra
Ciov). Questa commissione si dovrebbe avvalere anche dell’apporto di un assistente sociale — secondo la decisione di Sinodi precedenti — ma le condizioni economiche ora non lo permettono.
Così il Sinodo ha deciso di impegnare diversamente il fondo accantonato.
Occorre poi precisare le linee
di azione verso i giovani e gli
handicappati; anche di questo è stata incaricata la commissione e in qualche caso (Centro E1 Pastoreo) è stato aumentato il numero dei membri del
comitato.
Il Sinodo ha poi reso attente
le chiese al problema dei numerosi giovani che, lasciata la loro
cittadina, vengono a Montevideo
o a Buenos Aires per compiere i
loro studi universitari. Costoro
possono contare su due convitti
(hogares estudiantiles) in queste
due città, ma evidentemente si
tratta di strutture assai limitate,
che non possono nemmeno accogliere tutti gli studenti valdesi
dell’interno. Per aiutare questi
giovani in una fase delicata della
loro formazione, il Sinodo ha approvato un ordine del giorno che
impegna le chiese a coordinarsi
tra loro: chi sa che im giovane
va a studiare a Montevideo deve
comunicarlo a quella chiesa, che
provvederà ad incontrarlo, a proporgli iniziative, ad aiutarlo nelle incombenze più urgenti. Ma
ovviamente il lavoro della chiesa non è solo quello dell’accoglienza dei valdesi: essa dirige
il suo annunzio di speranza
cristiana e la propria testimonianza verso i giovani in generale e questo, oltre che della chiesa
locale, è un compito del movimento giovanile, che qui sta rifiorendo.
Al FRATELLI EUROPEI
Grazie per la
solidarietà
Il Sinodo esprime la gratitudine
per il calore con cui i fratelli dell’area europea hanno accolto il Moderatore e la delegazione rioplatense in occasione del Sinodo e delle
manifestazioni per il Glorioso Rimpatrio, e per la solidarietà attuata
con la decisione (atto 10/SI/89) che
rappresenta l’impegno di queste
chiese di appoggiare economicamente le chiese del Rio de La
Piata in questo momento così difficile. Nello stesso tempo il Sinodo si rallegra perché entrambe le
aree sono state riconosciute uguali
davanti alle istanze ecumeniche presenti alle celebrazioni.
I pagine a cura di
Giorgio Gardiol con
collaborazione del
Mensajero vaidense
fotografie di
.lorge Roland
la
8
8 vita delle chiese
30 marzo 1990
CORATO
CORRISPONDENZE
Ritorno alla Parola
Un’esperienza ecumenica al tempo di Paolo - Gli integralismi e il
pluralismo - « Accoglietevi gli uni gli altri »: un richiamo attuale
Intensa attività
Su invito delle chiese evangeliche di Puglia e Basilicata il professor Bruno Corsani, ordinario
di Nuovo Testamento alla Facoltà valdese di teologia, ha tenuto
una conferenza-dibattito, domenica 18 marzo, a Corato, sul tema: « Un’esperienza ecumenica
al tempo dell’apostolo Paolo ».
Nella cittadina pugliese si
sono incontrate un centinaio di
persone, evangelici e cattolici,
locali o provenienti da altre località delle due regioni.
L’incontro ha cercato di rispondere ad un’esigenza avvertita dalle chiese, attive a vari livelli nel campo dei rapporti ecumenici. E proprio a fronte di
questa attività, ogni tanto è bene che ci sia una pausa di riflessione, una rivisitazione dei
testi; è bene che si ritorni al
confronto con la Parola.
L’ecumenismo è un ampio
mondo di relazioni: c’è chi vive
momenti di intensa attività, gratificato e arricchito; altri invece
assommano delusioni e amarezze: c’è chi resiste e insiste, chi
neppure tenta o osa, chi abbandona im ecumenismo di maniera
(si veda la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, a
scadenza annuale) per abbracciarne tmo più quotidiano e impegnativo, in risposta alle grandi
sfide della società contemporanea.
(guanto ai risultati e alle prospettive, non bisogna nascondersi
che ci sono gli impazienti e i
pazienti; molto spesso si aspettano cambiamenti solo da
parte dell’interlocutore; inoltre,
nel rapporto tra cattolici ed evangelici, che è rapporto della
maggioranza con una minoranza, in molti neppure vedono i
risultati positivi già raggiunti
in alcuni settori di collaborazione e di studio.
Il prof. Corsani si è dunque
fatto carico delle varie esigenze
di un uditorio vasto e ben rappresentativo, e nel corso della
sua esposizione ha fornito utili
punti di riferimento per orientarsi.
L’arricchimento
reciproco
Quando ciò avviene, è stato
ribadito, è sempre im arricchimento: incontrando l’altro si
può ridefinire e ricomprendere
la propria identità, ma vi è anche la possibilità per entrambi
di trasformarsi, la possibilità, data agli uni e agli altri in Cristo,
di capire l’essenziale dell’« essere
chiesa oggi »; a chi ostenta una
propria giustizia da far valere,
è dato di incontrare quella di
Dio, giustizia che rigenera e forma nuove creature.
Ponendo all’attenzione dell’uditorio l’intero capitolo 2 della lettera dell’apostolo Paolo ai Calati, l’oratore ha evidenziato in
esso cinque possibili atteggiamenti nei quali si può scorgere
oggi ciò che si deve evitare e
ciò che va valorizzato, per vivere
in positivo l’incontro tra diversi
interlocutori.
Ritornando al testo biblico.
Corsani ha detto che intorno al
la questione se accettare o re
spingere il fratello Tito si evi
denziano diverse prese di po
sizione, che, per l’appunto, deli
mitano una « esperienza ecume
nica » al tempo di Paolo.
Una presa di posizione come
quella dei « falsi fratelli » è un
voler imporre se stessi eliminando tutte le diversità, atteggiarsi a censori dell’altro; detenere una giustizia propria che
rischia di sfociare nelle gabbie
di un integralismo che di fatto
distrugge uno spirito di accoglienza e di fraternità.
Di questo ne sa qualcosa la
chiesa « ecumenica » di Antiochia; appena arrivano questi fratelli, infatti, si distrugge l’agape
comunitaria, e si impone il peso
e l’osservanza delle regole alimentari, dei pregiudizi, dei tabù.
Con chiarezza emerge l’atteggiamento di Giacomo, parabola
vivente di chi ha a cuore più la
divisione che l’unità della chiesa. Quello che Giacomo propone è un espediente sicuramente
celere, ma non ecumenico: « ciascimo per conto suo », senza
possibilità di interferire, ordine
di ignorarsi a vicenda, lasciando
a Paolo e a Pietro i rispettivi
campi di missione.
Nella dinamica deU’mcontro,
così come ci è riferito dal testo
biblico, l’atteggiamento di Pietro oscilla tra integralismo e
pluralismo. Sembra prevalere la
tattica dell’opportimismo: Pietro vive e favorisce l’incontro,
poi si separa, cambia rotta, senza chiarire nulla, si impegna e si
disimpegna allo stesso tempo; a
modo suo Pietro vuole essere
« signore e padrone » della situazione.
Il prof. Corsani, infine, ha evidenziato l’atteggiamento dell’apostolo Paolo, che indica innanzitutto l’esigenza di accogliersi
gli uni con gli altri; inoltre, le
rispettive diversità non devono
essere eliminate, sottaciute, come rimosse, ma tutto deve essere rivisitato e sottoposto alTirrompere della signoria di Gesù Cristo, unica via di salvezza,
potenza e sapienza di Dio.
Tutto il resto (dalla circoncisione o incirconcisione, alle regole alimentari, al celibato, ecc.)
diventa penultimo, fortemente
relativizzato; in Cristo gli uni e
gli altri sono chiamati a diventare nuove creature.
Al termine della conferenza,
chi più chi meno ha trasferito
e attualizzato i vari personaggi
del testo nella particolare esperienza ecumenica in atto nelle
diverse realtà regionali.
Questo rifarsi alla Parola è
stato fruttuoso. In molti hanno
rimarcato come sia centrata la
predicazione paolinica, riassumibile nel motto: « Accoglietevi gli
imi gli altri, come Cristo, e Cristo crocifisso ha accolto anche
noi per la gloria di Dio ».
Questa è una vera e propria
indicazione « programmatica »,
da realizzare all’interno dei rapporti ecumenici, sia quelli tra
cattolici ed evangelici, sia quelli
tra le varie denominazioni evangeliche presenti nelle nostre due
regioni.
Altri interventi hanno richiamato l’attenzione sulle grandi
sfide che provengono dalle questioni sociali irrisolte, dalla presenza di altre fedi viventi nel
nostro paese; tutte materie che
spingono le chiese verso un cristianesimo che deve aprirsi alla
solidarietà, alla condivisione per
provare a cambiare, fin d’ora,
pezzi di una umanità nuova e
riconciliata.
Francesco Carri
LUTERANI
A fine aprile il Sinodo
ROMA — Si terrà a Stella Renon (Bolzano), presso la Casa
Famiglia della Chiesa luterana in
Italia, dal 29 aprile al 1“ maggio,
il XIV Sinodo della Chiesa evangelica luterana.
Precederà il Sinodo (dal 27 al 29
aprile) la « gemeindeakademie »,
cioè un seminario per laici impegnati che, quest’anno, avrà come
argomento « l’anziano nella comunità ». Il seminario sarà animato dal past. Helmut Halberstadt.
• Si è tenuto dal 12 al 14 marzo, ad Abano Terme, il convegno
dei pastori della CELI che ha
esaminato il tema del rapporto
tra « chiesa e turismo ». Si tratta
di un tema che interessa moltissimo i luterani italiani, che si
preoccupano di offrire una cura
pastorale ai numerosi turisti di
lingua tedesca che ogni anno affollano i luoghi di vacanza del nostro paese.
Attualmente la CELI organizza culti in lingua tedesca in 29
località turistiche ed occupa —
in collaborazione con le chiese
tedesche — 60 pastori durante la
stagione estiva.
Al termine dell’incontro i luterani hanno incontrato mons.
Antonio Mattiazzo, vescovo di
Padova, a cui hanno richiesto
una maggiore collaborazione delle parrocchie cattoliche nelle zone turistiche.
CEVAA
Cercasi collaboratori
La Comunità evangelica di azione apostolica (CEVAA) ha inviato alle chiese membro l’elenco degli impieghi per i quali si
cercano persone disponibili a
partire dal 1991. E’ necessaria la
conoscenza della lingua francese
(il portoghese per il Mozambico). Chi fosse interessato ad uno
degli incarichi o ad avere informazioni dettagliate potrà contattare il pastore Renato Coì'sson a
Pomaretto (tei. 0121/81288).
— Benin: un pastore (lavoro pastorale e di evangelizzazione
a Salvalou).
— Camerún (Chiesa evangelica); 1 insegnante di costruzioni meccaniche ; 1 insegnante
di tedesco e inglese; 5 insegnanti di matematica e fisica;
1 educatore e 1 agricoltore
(centro sociale di Ntolo).
— Camerún (Chiesa battista):
1 ostetrica (dispensario di Zidim); 1 medico generico
(ospedale di Bonabéri).
— Costa d’Avorio: 1 pediatra e
2 medici generici (ospedale di
Dabou ) ; 1 farmacista ( o biologo) o 1 tecnico di laboratorio (ospedale di Dabou); 1 infermiera (scuola di formazione).
— Mozambico : 2 o 3 medici ; 1
pastore; 1 animatore giovanile; 1 animatore/formatore ; 1
direttore di un centro sociale
e professionale.
— Madagascar: 1 dirigente per
l’ufficio studi e organizzazione.
— Polinesia francese: 1 ragioniere (segretario della Chiesa
evangelica).
F. T.
BRESCIA — In questi ultimi
mesi la nostra chiesa ha potuto
avere diversi incontri fraterni e
ha potuto dare anche non poche
testimonianze esterne.
Ricordiamo innanzitutto le
conferenze pubbliche organizzate dal nostro Centro valdese di
cultura.
Una è stata tenuta dal prof. Alberto Soggin venerdì 17/11 nella
sala Bevilacqua dei « Padri della
pace » sul tema; « Violenza, guerra e pace nell’Antico Testamento ».
Un’altra conferenza è stata fatta dal past. Giovanni Scuderi
nella nostra sala sabato 16/12 sul
tema: « La Chiesa valdese e l’ecumenismo dal 1948 al 1989: linee
ufficiali e problematiche ». Il
past. Scuderi poi ha presieduto
il culto della domenica 17/12 e si
è trattenuto in fraterna conversazione su argomenti di comune
interesse con molti membri di
chiesa dopo l’àgape che ne è seguita.
Un’altra conferenza, particolarmente riuscita come partecipazione di pubblico, è stata quella
che il prof. Paolo Ricca ha fatto
la sera di giovedì 15/2 nella nostra sala sul tema : « Il futuro
della Chiesa ; la fede cristiana alla soglia del terzo millennio ».
Inoltre il past. Renzo Bertalot,
invitato dai « Padri della pace »
nel quadro delle attività della
settimana ecumenica, ha tenuto
una pubblica conferenza nel loro
salone Bevilacqua la sera di lunedì 22/1 sul tema: «Cristo e le
culture ».
In occasione di questa « settimana per l’unità dei cristiani »
anche quest’anno abbiamo avuto
il consueto incontro ecumenico
di riflessione biblica con liberi interventi dei partecipanti la sera
di giovedì 25/1 nella nostra chiesa. Il pubblico anche quest’anno
è stato molto numeroso e partecipe.
• In vista dell’Assemblea battista e del Sinodo valdese e metodista che si terranno congiuntamente a Roma nel prossimo novembre per il reciproco riconoscimento di queste chiese e la
loro collaborazione, abbiamo invitato ed è venuto tra noi domenica 21/1 il past. Dario Sacco,
mani, della Chiesa battista di La
Spezia. Egli ha presieduto quel
culto e dopo l’àgape che abbiamo
fatto per l’occasione ci ha parlato della storia, della dottrina e
dell’organizzazione della Chiesa
battista.
• La sera di venerdì 26/1, invitata da esponenti del Partito
repubblicano italiano di Brescia,
la prof. Susanna Peyronel, della
Chiesa valdese di Milano, è venuta a partecipare ad una tavola
rotonda, con dibattito, che si è
tenuta nei locali di questo partito, sulla questione dell’ora di religione nelle scuole pubbliche.
• Infine, organizzato dal nostro Centro valdese di cultura,
si è svolto in queste settimane (dal 21/2 al 21/3) un ciclo
di 5 studi biblici aperti alla città
sulla I ep. ai Tessalonicesi, tenuti il mercoledì sera nella nostra sala dal past. Salvatore Ricciardi di Milano, con buona, assidua ed attiva partecipazione di
numerosi membri di chiesa, aderenti e simpatizzanti.
• La nostra comunità, inoltre,
ha partecipato alla gioia di Ennio
ed Angela Gazza per la nascita
del loro primogenito Andrea, avvenuta il 10/9: a quella di Giovanni e Lucia Bertalot per la nascita del loro primogenito Lorenzo, il 19 settembre 1989; e a
quella di Carlo e Francesca Carugati per la nascita del loro
primogenito Mirko, avvenuta il
28/11. La comunità si è altresì felicitata con il giovane Davide Giannoni che il 20/11 ha conseguito la laurea in lingue e letterature straniere.
• In questi giorni, infine, la comunità, per mezzo di alcuni suoi
membri, ha reso « le ultime onoranze » alla sorella Ennelinda
Della Torre ved. Bottini, spentasi inaspettatamente l’8/3 a Brescia alla bella età di 102 anni. La
salma della nostra cara « centenaria » è stata trasportata per la
sepoltura ad Asola (MN), dove
lei aveva insegnato per molti anni nella scuola elementare e dove
c’era un’intera scolaresca davanti
a quella scuola, insieme ad insegnanti e al direttore didattico, ad
attendere il passaggio del feretro
per rendere il loro omaggio alla
felice memoria dell’energica, seria, apprezzata e mai dimenticata maestra evangelica. Al figlio
Ireneo Bottini, a sua moglie e ai
loro parenti esprimiamo ancora
una volta i sensi più cordiali della nostra simpatia cristiana, nella
comune speranza della risurrezione in Gesù Cristo.
Consiglio FFEVM
FOGGIA — Si è riunito presso la nostra chiesa il Consiglio
nazionale FFEVM. La riunione è
servita per la preparazione del V
Congresso nazionale, che si terrà il 4-6 maggio a Ecumene.
Nell’occasione la sorella Mirella Abate ha animato un incontro
dei gruppi e delle unioni femminili valdesi e metodiste di Orsara. Corato, Cerignola, Foggia ed
ha presieduto il culto della domenica con la chiesa di Foggia.
Al termine della riunione e del
culto tutta la comunità si è stretta attorno alle nove donne che si
ritrovano nei week-end per organizzare il lavoro comune della
FFEVM, esprimendo a loro e al
Signore un sentito grazie per
questo servizio.
Mario Storino
S. MARIA CAPUA VETERE
— Nella tarda mattinata del giorno 8 febbraio è deceduto il fratello Mario Storino dopo una
breve, grave malattia. Avrebbe compiuto 82 anni il prossimo
27 aprile.
Nato a S. Maria Capua Vetere,
maestro di musica e serio compositore di musica sacra, divenne
evangelico nel 1958 frequentando
la comunità metodista della città.
Si sposò con Lidia Cecio, figlia
di una famiglia la quale tanto
aveva fatto per la diffusione della predicazione evangelica in S.
Maria.
Il fratello Storino era il nostro
capo gruppo. Egli, quale responsabile della diaspora metodista
della provincia di Caserta, era
sempre presente alle Assemblee
di circuito o alle Conferenze distrettuali sino a che le forze fìsiche non lo costrinsero a rimanere in casa. Provvedeva a registrare le attività di culto, a raccogliere le offerte per il fondo ministerio, a mantenere i collegamenti tra tutte le famiglie della
diaspora informando il pastore
per i casi necessari di una particolare cura.
Ai funerali, svoltisi nel locale
di culto della città (un locale vecchio di molti anni, a testimonianza di una presenza evangelica
antica e non finta), hanno partecipato la comunità metodista
della diaspora, molti conoscenti
e amici, rappresentanti della
Chiesa evangelica dei fratelli di
S. Maria, comunità con la quale
da anni abbiamo una bella collaborazione ricca di fraternità.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA r APRILE
ore 23.15 RAIDUE
Replica:
LUNEDI’ 9 APRILE
ore 10.00 RAIDUE
PACE, GIUSTIZIA,
INTEGRITÀ’ DELLA
CREAZIONE
Servizio sull’incontro ecumenico mondiale di Seoul.
9
30 marzo 1990
UNA GIORNATA NEL CUNEESE
vita delle chiese
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Pochi a riscoprire Incontro dei confermandi
Busca: partire dalla storia per evangelizzare - La difficoltà di coinvolgere la gente
Domenica 18 marzo ha avuto
luogo a Busca un incontro sul
tema La Riforma protestante a
Busca: una vicenda da riscoprire. Gli avvenimenti storici sono
stati rievocati da Marco Pasquet,
della Società di studi valdesi,
con una chiara esposizione preceduta e seguita daU’esecuzinne
di alcuni brani da parte della
Corale valdese di Bobbio e Villar Penice. L’introduzione e le
riflessioni conclusive sono state
fatte dal pastore battista Maurizio Abbà.
In apparenza dunque tutto è
andato bene ed in effetti il programma si è svolto come da copione, cioè così com’era nelle
previsioni di chi lo aveva organizzato.
Le chiese del l» Circuito, affiancate dalla commissione evangelizzazione della chiesa di Torre
INSERTO
SPECIALE
Il numero di Pasqua del
nostro settimanale (13 aprile
1990) conterrà un inserto intec
rumente dedicato alla convocazione ecumenica di Seoul e
contenente i principali documenti dell’assemblea. Le chiese e i gruppi che vogliono
curarne la diffusione sono
pregati di prendere contatto
con la nostra amministrazione (tei. 011/655278) entro il
venerdì 6 aprile.
Costo di ogni copia lire
2.000 (oltre le 10 copie: lire
1.800).
Pellice, hanno infatti profuso un
notevole impegno nel mettere a
punto l’iniziativa ma, nonostante ciò, molti di coloro che si
trovavano lì al termine della
giornata hanno avuto l’impressione di qualcosa riuscito solo
a metà.
Infatti, se rimpianto coreografico delta giornata era ineccepibile, non altrettanto ci si poteva dire soddisfatti per la partecipazione del pubblico. E’ pur
vero che la sala risultava quasi
piena per la presenza di molti
evangelici, sia valdesi dalle valli
che battisti da Cuneo e da Torino e che ciò ha costituito un
momento d’incontro tra membri
delle due comunità, ma il pubblico « vero », cioè i cittadini di
Busca e delle zone circostanti,
coloro ai quali l’iniziativa era in
primo luogo rivolta, erano presenti in numero assai limitato,
non più di una decina di persone. Eppure non era mancata
la pubblicità fatta attraverso manifesti, locandine, inviti, annunci radiofonici, ecc.
L’assenza ufficiale delle autorità locali ha inoltre dimostrato
un certo disinteresse all’iniziativa da parte dell’amministrazione buschese che, pur avendo
messo a disposizione i locali,
aveva precisato fin dall’inizio la
volontà di rimanere estranea all’operazione, un’operazione che
essendo di carattere culturale
con riferimenti alla storia locale avrebbe forse potuto coinvolgere alla partecipazione in modo diverso chi invece, non si sa
perché, ha voluto restarne fuori.
Sergio Franzese
OPCEMI
Sottoscrizione
straorcJinaria
In rispondenza all’ordine del giorno dello scorso Sinodo il Comitato permanente dell’OPCEMI ha provveduto a lanciare una sottoscrizione straordinaria a favore
dell’Opera per le Chiese evangeliche metodiste in Italia.
Avviata nel dicembre 1989, essa si protrarrà fino alla
Pasqua del 1991 nell’intento di raccogliere fondi per chiudere il deficit pregresso e per alleggerire la gestione futura dell’Opera.
L’Ufficio dell’OPCEMI, tramite le circolari e le lettere personali inviate ai membri di chiesa, ha dato ampia comunicazione alle comunità locali dell’iniziativa in
corso. A tale scopo sono stati distribuiti sia un manifesto
che le speciali buste con le quali è possibile inviare le
proprie offerte.
Segnali positivi giungono in risposta: a tutto febbraio erano state già inviate a Roma offerte per oltre 35
milioni. Molte persone e molte comunità hanno dato vita
a speciali iniziative per sostenere nel corso dell’anno la
sottoscrizione straordinaria.
Il presidente e gli altri membri del Comitato permanente hanno già visitato alcune chiese ed altre ne visiteranno per fornire un quadro completo dei motivi che hanno
mosso la sottoscrizione e i suoi progressi.
E’ importante che le persone e le comunità facciano
propri gli obiettivi di risanamento finanziario, che fanno
parte di un più ampio progetto di rilancio della presenza
metodista nel nostro paese.
Si può partecipare alla sottoscrizione in molti modi
e di questo parla un’apposita circolare che sta raggiungendo tutte le persone che costituiscono la « tribù » metodista italiana.
Ogni ulteriore informazione può essere richiesta all’Ufficio dell’OPCEMI: via Firenze 38 - 00184 ROMA Tel. 06/47.43.695.
Claudio H. Martelli
FRALI — Il tradizionale incontro dei confermandi si è svolto
domenica 25 marzo ad Agape e
ha riunito 60 giovani provenienti
da quasi tutte le chiese del 1° Distretto. La partecipazione è stata inferiore al previsto: soltanto
il 50% dei catecumeni ha ritenuto opportuno approfittare dell’occasione di incontrare i coetanei
delle altre chiese, all’insegna del
confronto e dello scambio di
esperienze legate ai corsi di istruzione biblica che stanno per ter:ninare.
La giornata, iniziata con il culto con la comunità di Frali, si
è svolta in un clima gioioso con
una caccia al tesoro biblico-ecclesiastica organizzata dagli animatori giovanili con la preziosa collaborazione di un gruppo di giovani di Pomaretto.
Come si è verificato nel passato, i confermandi hanno dato di
sé una immagine perfettamente
corrispondente a quella delle loro comunità. Accanto ad alcuni
pochi impegnati, preparati e disponibili si è mosso un consistente gruppo di giovani a modo
loro consapevoli deH’importanza
delle scelte che stanno facendo,
ma faticosamente portati alTapprofondimento dei temi e alla vita comunitaria. E poi c’erano, anzi non c’erano, gli assenti; ancora una volta non possiamo che
dire: peccato per loro!
Uno dei momenti più interessanti e vivaci è stato quello in
cui ai catecumeni è stato chiesto
di inventare uno slogan per una
ipotetica campagna di evangelizzazione in provincia di Cuneo, Le
risposte più azzeccate : « Per una
grande provincia una grande fede » e « Waldensìan or nothing;
per una libertà di pensiero e di
fede ». Con questo i confermandi
hanno dimostrato anche di essere profondi e spiritosi.
Deputazioni
PRAMOLLO — L’assemblea di
chiesa del 25 marzo ha nominato quali deputati alla prossima
Conferenza distrettuale Carla
Long e Rina Ferrerò Sappè (Alma Beux Menusan supplente); e
quale deputato al Sinodo Floren
ce Jones Vinti (Claudia Travers
Beux supplente).
L’assemblea si è pure impegnata a versare la somma di 19
milioni alla Tavola per l’anno
1991.
• E’ deceduto improvvisamente, all’età di 85 anni, Giovanni
Long, originario dei Pellenchi e
da pochi anni ospite presso la
comunità alloggio di Perosa Argentina. Ai familiari giunga l’espressione più sincera della solidarietà cristiana di tutta la comunità.
• Il culto del 1° aprile sarà presieduto dai giovani della FGEI
e sarà seguito da un pranzo a
cui sono particolarmente invitati
tutti i giovani della comunità.
Culto FGEI
VILLAR PELLICE — Siamo
grati ai giovani della EGEI ed
al predicatore locale Sergio Borroni per i messaggi che ci hanno rivolto nei culti che essi hanno presieduto.
• Nel corso delle ultime settimane ci hanno lasciato i fratelli: Alfredo Geymonat di anni
80 e Francesco Lausarot di anni
94. Ai familiari tutti rinnoviamo Tespressione della nostra
fraterna solidarietà nella certezza della risurrezione in Gesù
Cristo.
Rapporti BMV
TORRE PELLICE — Domenica 1“ aprile, dopo il culto, si
svolgerà una assemblea di chiesa per esaminare i rapporti fra
battisti, metodisti e valdesi; possibile anche il proseguimento
della discussione fra chiese locali ed opere già avviata nella
precedente assemblea.
Campo di lavoro
ANGROGNA — Ci rallegriamo
d’avere con noi per il culto, domenica 1“ aprile (in cappella),
il past. Ruggero Marchetti.
• Le riunioni quartierali del
mese saranno presiedute dall’Unione femminile e inizieranno alle ore 20.30: lunedì 2 al Baus
san; martedì 3 ai Jourdan; mercoledì 4 al Prassuit-Vernè e giovedì 5 agli Odins-Bertot.
• Sabato 31 presso la Foresteria « Rocciaglia » di Pradeltorno si svolgerà un campo di
lavoro volontario per l’apertura della casa. Inìzio ore 8. Ai
volontari, che si sperano numerosi, verrà offerto il pranzo.
• Una folla numerosa ha partecipato, venerdì 23 marzo, ai
funerali di Enrico Bertin (Henri dl’Arpanot) spentori all’età
di 82 anni. Ai familiari rinnoviamo la nostra cristiana solidarietà.
Bazar
SAN GERMANO — Domenica
1° aprile, alle ore 15, presso la
sala valdese, si svolgerà il bazar
curato dalle sorelle dell’Unione
femminile; tutti sono invitati a
partecipare.
Giovedì 29 marzo
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 21,
presso il centro d’incontro, prosegue
lo studio dell’epistola agli Efesini.
Domenica 1° aprile
□ CONVEGNO FDEI
PINEROLO — Presso la Chiesa valdese si tiene un convegno regionale
organizzato dalia FDEi sui tema « Il
rapporto tra le donne e il lavoro ». Dopo Il culto (ore 10) presieduto da un
gruppo di donne e il pranzo al sacco,
nel pomeriggio si tiene (ore 14) un incontro con una rappresentante della
Casa delle donne di Torino.
□ CONVEGNO DEI
MONITORI
DEL 1° CIRCUITO
ANGROGNA — Aila Foresteria . La
Rocciaglia », dalle ore 9,30 alle 17, si
tiene un convegno di formazione per I
monitori del 1° Circuito. Avvisare della partecipazione F. Taglierò (telef.
91550).
LUSERNA SAN GIOVANNI
Tempi brevi per Villa Olanda
In occasione della riunione delTll marzo scorso sul futuro di
Villa Olanda — di cui abbiamo
dato notizia nel n. 11 — è stato
nominato un comitato. Per meglio aggiornare i lettori sulla
questione, ne abbiamo intervistato il coordinatore, Arturo
Bouchard (tei. 4121/932170).
Che cos’è esattamente questo
« comitato prò Villa Olanda »?
Non c’è già un comitato in funzione?
Si tratta di due compiti ben
distinti. Il già esistente comitato è nominato dalla Tavola annualmente e si occupa della normale gestione della Casa. Il nostro invece è sorto in seguito
alla decisione della Tavola di
vendere l’imm'cbile per motivi economici. Diversi credenti — e
non solo delle Valli — ritengono per contro che quest’opera
debba poter continuare a fornire un notevole servizio nei confronti di quelle persone anziane,
sole ed autosufficienti che possono trovare qui ottima accoglienza ed assistenza. Per di più,
questo fenomeno di persone sole ed anziane è destinato a crescere nel tempo: di fronte alle
carenze sociali dello Stato anche
in questo settore, la chiesa potrebbe continuare a dare la sua
fattiva testimonianza, come ha
già fatto nel passato per la scuo
la e per l’assistenza. Essenzialmente per i suddetti motivi è
stato nominato questo comitato
« prò Villa Olanda », finalizzato
appunto alla continuità dell’esistenza dell’istituto, sollevando
nel contempo la Tavola dal reperimento di fondi per le inevitabili e urgenti spese di ristrutturazione e di manutenzione.
Si tratta di cifre ingenti?
Certamente sì. Le condizioni
di Villa Olanda, per un funzionamento conforme alle leggi vigenti, richiedono interventi di
notevole entità, per diverse centinaia di milioni. Non entro nei
dettagli, ma le spese concernono
camere, corridoi, pavimenti, la
cucina, ecc., e potranno comunque essere affrontate con una
certa gradualità.
Che iniziative state adottando?
Cerchiamo di sensibilizzare la
gente dentro e fuori delle Valli
(gli ospiti giungono da varie località). Abbiamo aperto il conto
cori', bancario n. 84/13641 presso VlBl di Torre Pellice: preghiamo chi se ne avvale di corredare le offerte con nome, indirizzo e telefono. Ma soprattutto puntiamo sull’assunzione di
impegni di versamento i cui importi verranno da noi richiesti
successivamente: questo, per evitare eventuali rimborsi qualo
ra le cifre sottoscritte non si
rivelino sufficienti per l’operazione. Questi impegni possono essere comunicati o sottoscritti
presso i componenti del nostro
comitato: confido peraltro anche sulla collaborazione di quanti vorranno aiutarci in questo
lavoro e li prego di prendere
contatto con me o con gli altri
membri del comitato che sono:
Aldo Comba, Ade Cardio!, Roberto Peyrot a Torre Pellice; Mary
Corsani a Sori (GE); Anna Maria Pasqualini a Genova.
Desidero sottolineare che abbiamo pochissimo tempo per agire: entro luglio si dovrà sapere se la cosa è fattibile o meno, di conseguenza gli impegni
sopra ricordati rivestono particolare urgenza.
Quali risultati vi attendete?
Naturalmente ci auguriamo di
tutto cuore di poter riuscire nel
nostro intento. La parola ora passa alle chiese, ai gruppi, alle singole persone: in definitiva saranno loro a dover manifestare,
con i propri impegni, la volontà o meno che Villa Olanda continui a vivere ed a svolgere la
sua preziosa funzione, fornendo
la possibilità a tante persone
di trascorrere una vecchiaia serena alle Valli, in un ambiente
di fraterna solidarietà.
R. P.
10
10 valli valdesi
30 marzo 1990
UN PROBLEMA ATTUALE
Acqua: per molti usi
Aiutiamo Prarostinol
Mentre la carenza di
scute dell’esigenza d
Sempre più attuale anche per
la nostra valle il problema di
coniugare l’uso equilibrato delle risorse del territorio e la sua
tutela. Esiste la necessità di iniziative concrete volte a nuovi
criteri di intervento nell’ambito
delle scelte economiche. L’uso, il
risparmio e la produzione di energia rimangono uno dei punti
centrali di discussione, che coinvolge attivamente soggetti pubblici e privati, enti amministrativi, associazioni ed organizzazioni
politiche.
Nell’ambito di una discussione
urgente ed aperta il PCI ha organizzato a Porosa, sabato 24,
con esperti del settore ed amministratori, tenendo conto della
situazione delle valli Chisone e
Germanasca, una conferenza-dibattito sul tema «uso plurimo
delle acque e tutela del territorio ».
L’aw. Cotto ha trattato gli
aspetti legislativi, in particolare
per quanto riguarda il rilascio di
autojizzazioni allo sfruttamento
delle acque, e come nella legislazione « le acque vengono ritenute
di pubblico interesse ». Viene evidenziato il fatto che, a fronte di
una legislazione frammentaria e
dell’esigenza « di una riforma
auspicata ma mai realizzata »,
l’approccio corretto sia di «impostare una difesa del territorio
e dell’ambiente, che superata la
logica del controllo e la logica
del ripristino, si ponga un obiettivo di azione costante nel tempo tesa ad impedire il degrado e a valorizzare il territorio
nel suo insieme ».
Levio Bottazzi, membro della commissione amministrativa
AEM di Torino, ha sottolineato
come si sia sottovalutato l’uso
dell’acqua, ritrovandoci oggi di
fronte ad un incremento del consumo e ad una riduzione della
quantità disponibile, e come, a
partire dal 1981, si sia modificato
l’andamento delle precipitazioni
atmosferiche sia in termini di
quantità che di qualità, in particolare per quanto riguarda i periodi invernali. Bottazzi intravede come soluzione la costruzione
di bacini e l’utilizzo plurimo delle risorse, citando l’esempio dell’ACEA di Pinerolo, che ha abbinato l’acquedotto con la produzione di energia elettrica.
Daniele Cerri, da parte sindacale, ha evidenziato le carenze sul
piano della distribuzione, sostenendo che il 35% della popolazione gode di un servizio precario.
L’ing. Chiesa ha poi illustrato
la situazione piemontese della
produzione idroelettrica ed i requisiti richiesti per la costruzione delle centrali idroelettriche.
Il dibattito non poteva eludere
il problema posto dal rilascio di
autorizzazione, da parte della
Regione, alla ditta Idropadana
per la costruzione di tre centrali idroelettriche nel tratto a
monte di Perosa del Chisone,
torrente già definito « sull’orlo
del collasso ».
L’operazione è stata gestita al
di fuori di ogni logica di programmazione dell’utilizzo delle
risorse ambientali del nostro territorio ; la stessa Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca
non era stata portata a conoscenza dei progetti di intervento sopracitati.
Un atto deliberativo di consiglio della C. M., approvato alrunanimità, del gennaio di quest’anno, richiedeva che « in ordine alle opere di produzione di
energia idroelettrica, autorizzate
o in corso di autorizzazione, di
soprassedere alla loro esecuzione
fino a quando [la C.M.] non abbia potuto valutare le implicazioni di ordine economico ed ambientale ».
precipitazioni si fa sempre maggiore, si dii un uso corretto e integrato di questo bene
Nel suo intervento, l’assessore
all’ecologia Corrado Sanmartino
comunicava che è stata inoltrata,
in merito al problema, precisa
richiesta di un atto formale da
parte della Provincia che confermasse le comunicazioni dell’assessore provinciale Trovati, una
presa di posizione nei confronti
delle decisioni regionali. E proseguiva: «Alla Regione chiediamo di darci gli elementi di conoscenza che abbiamo richiesto con
delibera, e chiarire fino in fondo
com’è pervenuta a queste autorizzazioni ».
L’ing. Daviero, presidente dell’ACEA, ha spiegato come l’interesse dell’azienda sia stato limitato agli effetti che avrebbe potuto comportare la costruzione
degli impianti sulle captazioni
dei pozzi localizzati in zona di
Roure, ponendosi in una posizione di politica di tutela degli approvvigionamenti.
Ha in seguito illustrato come
l’ACEA abbia fatto la scelta di
estrarre acqua in profondità, utilizzandone contemporaneamente
la caduta ai fini di produzione di
energia; evitando il prelievo superficiale, si tende a garantire così il mantenimento della vita del
torrente e dell’ambiente circostante.
Nei vari interventi è emersa la
possibilità di favorire la creazione di imprese miste (pubblico e
privato) per lo sfruttamento delle risorse idriche, purché il pubblico non abdichi alla sua funzione di controllo sulle acque.
Mauro Meytre
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
cc. postale n. 11234101, intestato a La Luce, via Pio V n. 15
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PER RILANCIARE LA CARNE IN PIEMONTE
Puntare sulla qualità
La garanzia
consumatori
della qualità della carne può restituire fiducia ai
- Il risanamento delle stalle: un passaggio obbligato
Nella foto tma delle abitazioni
distrutte a Prarostino, in borgata Allamanda.
Ricordiamo ancora una volta
ai lettori l’iniziativa del nostro
fondo di solidarietà, che vorrebbe poter aiutare in modo
consistente i fratelli di Prarostino colpiti, come abbiamo ampiamente evidenziato con alcuni
servizi, dalla grave calamità delrincendio che ha distrutto numerose case di abitazione ed
edifici agricoli e artigianali oltre a una parte delle colture e
dei boschi. Le offerte possono
essere inviate all’indirizzo evidenziato qui a lato.
La recente istituzione, da parte della Regione Piemonte, di un
marchio che certifica la qualità
della carne, e che quindi dovrebbe servire a dare ai consumatori
la massima garanzia sull’origine del prodotto che stanno acquistando, è stata l’occasione per
promuovere un incontro pubblico sul tema da parte della Comunità montana vai Pellice, con
riferimenti specifici, ovviamente,
al territorio dell’USSL 43.
Se l’allevatore produce della
carne secondo le norme, cioè senz.a l’uso di sostanze proibite quali gli ormoni, può richiedere il
marchio di qualità; i rivenditori
che trattino unicamente questo
tipo di carne, a loro volta, fanno
altrettanto esponendo in modo
chiaro il simbolo proposto dalla Regione (un sole ed una P),
ed ecco che il cittadino si trova ad avere le necessarie garanzie su quanto andrà a consumare.
« Questo marchio — ha detto
il referente dei veterinari della
Regione Piemonte, Mario Valpreda — non introduce nulla di nuovo rispetto alle leggi che regolamentano l'allevamento di animali; semplicemente certifica
che le aziende lavorano bene ».
E’ dunque anche un problema
di immagine; d’altra parte se ne
sente un estremo bisogno, perché a seguito di vari problemi
emersi in stalle dove la « gonfiatura » di animali da ingrasso
è cosa normale, il consumo della
carne ha subito dei forti contraccolpi. Inoltre, a livello euro
peo, si rischia di rimanere sempre più emarginati (soltanto nel
settore avicolo siamo nei fatti
autosufficienti).
Il dott. Valpreda ha evidenziato, con alcune significative ta
belle, come in ogni caso sia
produrre carne sia produrre latte costi oggi in Italia assai di
più che all’estero; tutta una serie di fattori, non ultima quella
che è stata definita una vera e
propria polverizzazione delle aziende, concorre a mettere in difficoltà il settore.
Occorre perciò puntare decisamente sulla qualità, ed è quanto è stato fatto in tutta la regione rispetto ad alcune malattie, quali TBC o brucellosi; la
situazione attualmente non è omogenea: si va da alcuni territori di fatto indenni ad altri dove il problema è ancora grave.
In vai Pellice, come scrivevamo sullo scorso numero del giornale, la situazione è mediamente buona con alcune situazioni
di totale assenza della malattia;
la lenta scomparsa del problema, si sa, passa per l’abbattimento dei capi infetti e ciò con evidenti danni economici agli allevatori: una soluzione, almeno
parziale e adottata da varie comunità montane, è stata quella
di dar vita ai fondi di solidarietà fra allevatori ed enti locali,
che garantiscono un rimborso in
denaro a chi subisce la perdita.
Un vivace dibattito
Rispetto al problema del risanamento e agli abbattimenti è
nato un vivace dibattito fra i
numerosi allevatori presenti all’incontro ed i veterinari: « E’ un
argomento su cui si va sempre
a finire in queste occasioni », dicevano tutti all’uscita, anche perché, sbagliando gli obiettivi, chi
si trova danneggiato da uno o
più abbattimenti viene facilmente portato ad accusare il veterinario di aver agito con troppa leggerezza.
« In realtà — ha detto Vaipreda — le prove che vengono
effettuate rispetto per esempio
alla tbc, uguali in tutto il mondo, danno una certezza del 97%;
è allora meglio non abbattere
l’animale, facendo correre enormi rischi sia all’allevatore,
che si potrebbe trovare di lì a
poco con l’intera stalla infetta,
sia alla salute del consumatore?
La necessità è quella di poter
offrire, politicamente, garanzie di
maggiori coperture a chi deve
abbattere ».
Se non si arriva ad un prodotto carne pulito, non « chiacchierato », su cui la gente abbia fiducia, il settore subirà conseguenze molto negative; « / paesi dei nord Europa sono pronti
— ha detto ancora Valpreda —
a lanciare campagne di stampa
contro la nostra carne, accusandoci di mettere in vendita la
carne proveniente da allevamenti malati».
In pochi anni, razionalizzando
e chiudendo le stalle infette, gli
allevamenti del Piemonte si sono ridotti di quasi 10.000 unità,
eppure le dimensioni di molte
aziende sono ancora troppo piccole per poter affrontare, (non
sembri uno slogan abusato) quelle sfide che la nuova Europa del
1993 ci proporrà.
Un discorso diverso, in tema
di ampiezza, va invece fatto per
le aziende di montagna, dove la
sola presenza di operatori rappresenta un elemento positivo
per il territorio stesso e rispetto alle quali — è stato detto da
più parti — l’ente pubblico deve adottare misure di sostegno
che riconoscano veramente questo ruolo centrale.
Piervaldo Rostan
In breve
Agricoltura biologica
SAN SECONDO — Poche persone, ma con interesse, hanr^o
ascoltato martedì 13 un dibattito
dal titolo « Agricoltura chimica e
non ». Il dott. Cassiba dell’Esap
ha presentato i vantaggi che la
chimica ha portato in agricoltura ed i problemi d’impatto
ambientale che essa ha posto con
l’espandersi della monocultura.
In seguito è passato ad illustrare
il decreto legge, che il governo
sta preparando, recante l’aggiornamento delle norme relative al
la produzione, alla commercializzazione ed all’impiego dei fitofarmaci e prodotti assimilati, illustrandone anche qui i pregi
ed i difetti.
In seguito Primo Ferro, consigliere regionale, ha presentato
le tre proposte di legge regionale per regolamentare le produzioni biologiche; sia quella della
giunta che quelle di DP e del
PCI fanno delle proposte interessanti: sono state esaminate
da un comitato ristretto, ma per
questa legislatura diffìcilmente
saranno affrontate, rimandando
ancora delle decisioni che sarebbe ora di prendere, vista anche,
come si ricordava nel dibattito,
la gran confusione che esiste sull’argomento.
Il dibattito, così come il mercatino di prodotti biologici e locali della domenica mattina,
si sono svolti all’interno delle
manifestazioni organizzate dal
Comune per la fiera di S. Giuseppe.
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11
30 marzo 1990
valli valdesi 11
L
SAN SECONDO
NOVITÀ’ NEL PINEROLESE
Bilanci di ieri e di domani Beckwith si amplia
Un tentativo di governare con la gente - La variante al Piano regolatore - Il bilancio 1990 e il problema idrico, più che mai attuale
Dunque si chiude. L’Amministrazione civica di San Secondo
che aveva conquistato il Comune neH’85 è arrivata al termine
di questa tornata di governo. Si
sa come vanno queste cose. Per
la prima volta si conquista il
proprio Municipio e forse si pen
sa di poter dare da subito al
lavoro amministrativo uno stile
nuovo, spendendo voglia di fare,
impegno, entusiasmo. Poi ci sì
accorge talora che il patrimonio
avuto in successione è fatto anche di passività, che i problemi
lasciati sul tavolo o nel cassetto
sono tanti, difficili, qualche volta contorti. Si insinua una buona misura di disincanto. Che
può diventare, se l’esperienza ha
Seguito, anche sano pragmatismo, un miglior tasso di maturità amministrativa da mettere
a frutto.
Sulla qualità dei risultati ottenuti da questa stagione amministrativa del Comune di San
Secondo si esprimeranno gli elettori il prossimo 6 maggio. Ma
un paio di obiettivi, di metodo
soprattutto, p>ossono senz’altro
scriverli nel conto dei profitti gli
organi del governo comunale uscenti: non si sono chiusi nel
« Palazzo », sforzandosi di attivare energie di cittadini, di governare con la gente, ed hanno mantenuto, pur nelle difficoltà pesanti, spirito di squadra, coesione di competenze e di responsabilità nell’esercizio delle deleghe.
Occorrerà ora lavorare, ed anche qui sarà arduo, alla costruzione di Un apparato, di una
macchina dell’azienda comunale
che assecondi gli organi rappresentativi al giusto livello di efficienza operativa, di vigoria per
l’esecutivo che sortirà dalle elezioni.
Ultimo Consiglio comunale prima dello scioglimento, il 19 marzo, un ordine del giorno non tanto nutrito quanto denso di argomenti di significato politico-amministrativo.
Dopo un travaglio di discussioni ed aggiustamenti è stata
approvata t'adozione definitiva
della variante del Piano regolatore comunale, preceduta dalle controdeduzioni della Giunta
alle osservazioni presentate sul
progetto preliminare.
L'arch. Anna Ughetto dello
Studio tecnico ISESCO 2 che ha
elaborato lo strumento urbanistico ne ha esposto i criteri inforrnativi. All'area territoriale
R4 è stata attribuita l’importante funzione di ricompattare intorno al nuovo municipio il nucleo centrale del capoluogo, con
un ampio spazio da destinare a
nuova piazza ed a polmone verde ed una viabilità interna intesa a decongestionare il vecchio abitato. L’area R4 sarà
quindi il nuovo « centro del paese », ne connoterà spazialmente
la struttura interna e culturalmente la vita di relazione sociale.
Nelle zone territoriali già ccrnipromesse da precedenti insedia
menti la vallante del P.R.G.C.
è intesa, ha spiegato in conclu
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sione l’architetto, a razionalizzare l’esistente, a regolare gli interventi di completamento in armonia con le caratteristiche ambientali e culturali del paese. E
quindi subito dopo il Consiglio
ha approvato il P.E.C., il programma di costruzioni in area
R4, diverse tipologie edilizie da
realizzare neH’arco di un decennio da operatori privati in convenzione con il Comune. 380 nuovi abitanti insediati in un sito
urbanizzato, cuore della San Secondo di domani, una piazza attrezzata con aree « naturali »
di verde pubblico, spazi di mercato fisso ed ambulante, luogo
privilegiato di rapporti umani,
sociali ed economici.
Poi il bilancio 1990. Qualche
voce nell’assemblea consiliare si
aspettava un bilancio più « programmatico ». Ma è prevalsa la
consapevolezza che, al termine
di una tornata di amministrazione, è giusto lasciare ai nuovi organi rappresentativi un documento finanziario-contabile
« vero », equilibrato tra entrate
reali ed uscite, base di una gestione amministrativa corretta
per i prossimi anni. La gestione ’90 si è aperta con un fondo
iniziale di cassa di 96 milioni
ed il sindaco ha ricordato che
nell’85 la gestione era invece in
disavanzo di 300 milioni. E’ un
bilancio più contenuto rispetto
all’anno scorso, che tiene conto
che diverse voci per spese d’investimento sono state già previste in precedenza e figurano
quindi come residui, pareggia in
lire 3.001.536.000 nella previsione
di entrate ed uscite.
Nelle stagioni a venire l’acqua
sarà sempre più bene scarso, se
persisterà l’andamento meteorologico degli ultimi anni. Ecco allora che si sono approvati due
progetti generali per il potenziamento dell’acquedotto e rimpianto di irrigazione agricola. Un’approvazione soltanto tecnico-amministrativa, non finanziaria,
perché gli impegni di spesa saranno notevoli, rispettivamente
lire 1.300.000.000 e 1.070.000.000
e si dovrà vedere quindi come
e quando poterli realizzare questi due progetti, eventualmente
in più fasi, come attivare le fonti finanziarie.
O. I.
La scuola,
un servizio primario
Nel corso di un incontro il preside Tron espone
problemi e prospettive delle scuole nelle valli
In coincidenza con la riunione
quartierale del centro, si è avuta venerdì 23 marzo la gradita
visita del gruppo di diaconi delle
chiese valdesi e metodiste che
ha visitato le Valli nel fine settimana.
L’argomento richiesto dagli
organizzatori del corso di aggiornamento per la serata era la situazione scolastica nelle valli
Chisone e Germanasca, costituenti il distretto n. 42.
Claudio Tron, preside della
scuola media di Perosa Argentina e delle sue sezioni staccate di
Ferrerò e Penestrelle, ha illustrato la curva di livello, purtroppo discendente, della popolazione scolastica nella fascia
dell’obbligo.
Assai più dello spopolamento
incide il calo delle nascite sulla
progressiva chiusura delle scuole, che si sono finora mantenute aperte soltanto perché la legge lo consentiva. Le leggi che
sono ora in corso di approvazione al parlamento sembrano
per la stampa di
biglietti da visita, carta e buste intestate,
locandine e manifesti, libri, giornali, riviste,
dépliants pubblicitari, pieghevoli, ecc.
coop, tipografica subalpina
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Sono quasi ultimati i lavori
che dovrebbero consentire a Radio Beckwith di ampliare il suo
raggio di azione a tutto il pinerolese. Da ormai un paio di settimane le trasmissioni vanno
avanti a livello sperimentale e
potrebbero iniziare ufficialmente
dal 1® aprile. L’ampliamento in
tempi rapidi è stato possibile
grazie alla collaborazione con la
Chiesa avventista del 7® giorno
Concerti
PINEROLO — Giovedì 29 marzo, alle ore 21, presso l'auditorium di corso Piave serata di musica jazz con
Pino Russo (chitarra), Dino Contenti
(contrabbasso), Davide Graziano (batteria), Diego Barotti (sax tenore).
Ultimo argomento tra quelli di
rilievo, il parere richiesto dall’azienda FF.SS. circa la soppressione dei passaggi a livello nel
territorio di San Secondo in funzione del mantenimento della linea ferroviaria Torre Pellice-Pinerolo. Il Consiglio comunale ha
ritenuto di non potere accettare la proposta così come formulata, perché fortemente pregiudizievole del traffico nelle
strade interne, e di chiedere lo
studio di soluzioni alternative.
SALUZZO — Venerdì 30 marzo, alle
ore 21, presso il teatro civico Politeama,
verrà presentato il musical La piccola bottega degli orrori », a cura della
Compagnia della Rancia.
PRAROSTINO — Sabato 31 marzo,
alle ore 21, presso il tempio valdese
di”S. Bartolomeo, il coro « La draia »
di Angrogna offrirà un concerto il cui
ricavato andrà a favore delle famiglie
colpite dagli eventi calamitosi dello
scorso febbraio.
PERRERO
TORRE PELLìCE — Domenica 8 aprile, alle ore 16, presso il tempio valdese il gruppo corale strumentale « Il
ruscello » presenterà la « Passione secondo S. Matteo »; il concerto è a favore dell’ospedale valdese di Torre
Pellice.
Cantavalli
PRALI — Presso la sala valdese,
alle ore 21 di sabato 31 marzo, il
gruppo « I cardellini del Fontanino »
(Grosseto) presenta le antiche e originali tecniche del canto •• a bei »,
che nella sua forma essenziale prevede un solista, un basso e una voce
al di sopra della principale che ripete
Il verso » bei, boi » con vocalizzi tipo yodel tanto da farla soprannominare la tirolese.
Dibattiti
invece fissare dei numeri assai
più elevati per il mantenimento delle sedi numericamente esigue come le nostre.
Rimane da verificare se le eccezioni, che pure la legge prevede per le zone di montagna, potranno essere invocate per la
situazione che abbiamo sotto
gli occhi. L’alternativa non potrà essere che un’insopportabile pendolarità con un conseguente ulteriore spopolamento.
Questi dati di fatto non significano tuttavia ridursi ad un insegnamento di serie B, perché
al contrario viene attuata più dì
una sperimentazione, dal tempo
pieno ai laboratori, ai corsi di
informatica nella scuola media.
Molte domande sono giunte
dai diaconi presenti, derivanti in
gran parte dal desiderio di capire meglio questa polverizzazione di scuolette a carattere
quasi familiare caratteristiche
non solo delle Valli valdesi ma
anche di tutte le zone montane.
L. V.
TORRE PELLICE — Martedì 3 aprile, alle ore 21, presso la sala consiliare si svolgerà il primo di un ciclo
di incontri pubblici; tema della serata: « Intelligenza degli uomini, intelligenza delle macchine »: relatore l’ing.
Angelo Dina, direttore deH’osservatorio
sulle ' tecnologie avanzate e organizzazione del lavoro della FIOM.
Cinema
TORRE PELLICE —• Il cinema Trento
ha in programma « Ombre rosse »,
venerdì 30 marzo alle ore 21.15;« L'amico ritrovato», sabato 31, ore 20 e
22.10; « Harlem nights », domenica 1°
aprile, ore 16, 18, 20, 22.10.
Incontri
PINEROLO — Giovedì 29 marzo, alle ore 21, presso la sede del Seminario vescovile in via Trieste, si parlerà
di « metodo biodinamico nella viticoltura » I,'incontro si inserisce in un ciclo
di serate che fanno seguito al corso
di agricoltura biodinamica svoltosi nelle scorse settimane.
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Maranatà e che ha ritenuto conclusa quell’esperienza, cedendo
frequenze e postazione a Radio
Beckwith che pertanto si può
ascoltare sintonizzandosi sui
102.350 in FM; naturalmente per
la zona della vai Pellice resta in
funzione la vecchia frequenza di
91.200 Mhz.
Con questo importante ampliamento, e mentre le chiese
del I distretto stanno discutendo di un’emittente che copra tutto il territorio delle valli, si rende una volta di più necessario
allargare il numero dei collaboratori: chi fosse disponibile, o
volesse comunque saperne di più,
è invitato a telefonare allo 0121/
91507.
Fra le trasmissioni settimanali se^aliamo che « A confronto » di martedì 3 aprile, ore 11,30,
con replica lunedì 9 alle ore 17,
presenterà una riflessione su una
setta che pare fare molti proseliti: i « 'Testimoni di Geova »;
lunedì 2 aprile, ore 18,45, appuntamento mensile con Amnesty International. Notiziari: tutti i giorni alle ore 8,30, 12,30,
14,30, 18,30.
RINGRAZIAMENTO
« ...le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla
gloria che deve essere manifestata a nostro riguardo »
(Rom. 8: 18)
I familiari di
Susanna Artus ved. Barus
ringraziano tutti coloro che hanno dimostrato stima ed affetto verso la loro
cara. In modo particolaTe ringraziano
vivamente i vicini di casa, il pastore
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12
12 fatti e problemi
30 marzo 1990
LE CHIESE EVANGELICHE ITALIANE DI FRONTE AL RAZZISMO
Firenze, Salerno, Bologna e poi...
Le « Brigate Goebbels » si sono
adoperate per ripulire dai neri la
città di Firenze. Ce ne doveva essere bisogno, se anche S.E. il cardinale Piovanelli ha sentenziato
che « non si può essere indulgenti con lo spaccio di droga, lo
stupro, il borseggio, l’abusivismo
commerciale, la violazione della
legge»: tutti reati di cui, come è
arcinoto, nessun esemplare della
razza italica si è mai reso responsabile.
Sappiamo (più o meno: dipende dalle fonti di informazione)
quel che è successo dopò, fino alle
dimissioni della Giunta comunale.
E’ accaduto a Firenze. Ma poteva accadere anche a Lecce o a
Catania, a Padova o a Milano.
In realtà, siamo tutti un po’ stufi di essere sottoposti ad una tassa
di circolazione supplementare, visto che non ci si può fermare con
la macchina ad un rosso senza che
qualcuno venga a « lavarci » il parabrezza. Siamo stufi di essere indifesi da questi molteplici assalti,
ora garbati e timidi, ora sfrontati e intimidatòri. Siamo tutti convinti che qualcosa si debba fare.
E in mancanza di qualcuno che
faccia qualcosa di soddisfacente,
c’è chi si assume l’onere di ripulire le strade a bastonate.
Il peggio è che alla ripulsa istintiva che sorge in noi per l’operazione si accompagna spesso un
leggero ma persistente: « Certo,
però, che non se ne può più... ».
Ed è questo nostro essere infastiditi da un problema che sappiamo di dover affrontare in modo
serio, civile, e che invece rimuoviamo; è la somma di questi fastidi quotidiani provati da milioni di
persone; è la reazione di difesa
incontrollata e collettiva a generare l’humus su cui sorgono intolleranza ed emarginazione violenta.
Siamo sconcertati. Però dobbiamo chiederci: perché non dovrebbero accadere questi fenomeni di
emarginazione violenta dei neri?
Come si potrebbe avere per loro
un occhio (paternalistico) di riguardo, nel paese in cui si costituiscono indisturbate « Lighe » e
« Leghe » che certo non si pro
scritte razziste imbrattano i muri deVe città italiane; triste segnale
di problemi irrisolti.
pongono la valorizzazione del folclore regionale? Nella Milano
« europea » che lascia comparire
a S. Siro striscioni invocanti
Hitler contro i napoletani?
Come potrebbe non essere così,
nel tempo in cui lo sport emergente è la caccia a! « diverso ». ed il
concetto di « prossimo » si restringe paurosamente?
Non si tratta di un fenomeno
nuovo, ma di espressioni aggiornate di una violenza vecchia come
il mondo. E’ vero: « Non c’è nulla di nuovo sotto il sole», come
sapeva l’Ecclesiaste. Ed è anche
vero, purtroppo, che avvenimenti
che avrebbero dovuto imprimere
alla storia degli uomini un corso
radicalmente diverso non lo hanno
fatto. Un documento degli inizi del
II secolo, la 11 Lettera di Pietro,
denuncia e lamenta il realismo
beffardo di « uomini che non credono a niente » e deridono i credenti: « Dicevate che il Signore
doveva tornare, ma dov’è?... Tutto rimane come era fin dalla creazione del mondo » (3; 3-4).
Tra qualche settimana siamo a
Pasqua. Per noi essa non è, come
per gli ebrei, la commemorazione
di un fatto «politico», di una liberazione avvenuta nella storia. E’
una festa religiosa. Ricordiamo
greci o ebrei, circoncisi o incirconcisi, barbari o selvaggi, schiavi
o liberi: ciò che importa è Cristo
e la sua presenza in noi » (Col.
3: 11).
E’ arbitrario prolungare le linee
di questo discorso fino agli europei ed ai terzomondiali? E’ « far
politica » sostenere che l’annullamento delle differenze non debba
limitarsi all’impresa di convertire
alla nostra fede i non cristiani, e
debba cominciare con il condividere con loro pane e casa?
Che cosa vuol dire prendere sul
serio Gesù, la sua resurrezione, i
frutti di questa, la sua sfida?
Quando verrà, troverà in noi
dei credenti?
Se venisse oggi, che cosa ci tro
verebbe a dire ed a fare, oltre che
a celebrare la festa religiosa di Pasqua?
A Firenze alcune persone hanno
compiuto un gesto simbolico di solidarietà verso i neri: hanno bruciato in piazza le loro carte di
identità. Allora può esserci qualche cosa di nuovo sotto il sole, al
di là delle valutazioni che di quel
gesto si possono fare.
Si può (quindi si deve!) vivere
senza lasciarsi abbacinare dalle
lotterie e dai replay; istupidire
dai quiz televisivi con relativo
scialo di milioni; paralizzare dall’evento del secolo: il campionato
del mondo di calcio che avremo il
« piacere » di ospitare fra tre mesi.
Salvatore Ricciardi
che il nostro Signore, morto, è
resuscitato. E vi colleghiamo il fatto che è tornato in quel cielo dalquale era venuto (Giov. 13: 3). Vi
colleghiamo l’idea che un giorno
dovrà tornare sulla terra.
E’ ritornato in cielo: quindi non
è più qui. Dovrà ritornare in terra: quindi non è ancora qui. E
l’avvenimento che avrebbe potuto imprimere alla nostra storia un corso diverso non lo
ha fatto, perché noi consideriamo il Signore un assente. Il messaggio di Pasqua, la resurrezione,
resta un messaggio inascoltato,
inefficace. Che cosa importa, in
fondo, che sia vivente (anzi: « il
Vivente », come ci viene insegnato), se non è qui, se non usa la
sua autorità per mettere a posto
le cose... magari seguendo i miei
suggerimenti?
Nella nostra vita in cui « tutto
rimane sempre come prima, come
era dalla creazione del mondo »,
ci accompagna (e ci inquieta?) la
sfida di Gesù: « Quando il Figlio
dell’uomo tornerà sulla terra troverà ancora fede? » (Luca 18: 8).
Non possiamo celebrare Pasqua
facendo finta che una simile domanda non ci sia stata posta. Non
possiamo celebrare Pasqua senza
prendere sul serio Gesù e quel che
la sua opera ha reso possibile:
« Non ha più importanza essere
BOLOGNA
Immigrazione
e convivenza
Un’assemblea per dibattere come offrire agli
immigrati almeno un domicilio provvisorio
Organizzata dal gruppo incaricato dall’ultima Assemblea di
chiesa, si è svolta domenica 18
marzo una « serata comunitaria »
avente per protagonisti soprattutto Hiriti Ghebrelul (una sorella della Chiesa riformata eritrea), Edgardo Ignacio (della
Chiesa evangelica deile Filippine) e Tamara Chubcowsky (della
Chiesa battista argentina). Nel
corso della riunione, comprendente nell’intervallo una cena comunitaria, dopo aver ascoltato i
motivi anche drammatici alla base della loro venuta in Italia e le
traversie che hanno dovuto affrontare, i convenuti (quasi 50)
hanno cercato di individuare nel
concreto il tipo di solidarietà che
una comunità come la nostra, in
una città che soffre del male endemico della mancanza di alloggi anche per i cittadini italiani.
può offrire.
Incoraggiando la continuazione
della partecipazione del pastore e
di Yann Redalié al Comitato cittadino per la libertà religiosa degli immigrati e di ogni minoranza, si è auspicato che alcune famiglie si affianchino al pastore
dell’offrire domicilio provvisorio
ad immigrati, in vista dell’ottenimento del certificato di residenza, necessario per l’assunzione al
lavoro.
I prossimi incontri prevedono
soprattutto l’uscita verso chi, pur
non essendo membro della nostra comunità, può contribuire
alla nostra esperienza ed essere
oggetto della nostra solidarietà
Cercheremo anche di collaborare
ad iniziative già esistenti nella
città.
P.S.
Il gruppo giovanile appartenente alla Chiesa evangelica metodista di Salerno ha voluto
preparare il seguente documento dopo un attento esame e studio della storia dell’immigrazione dal Sud del mondo in Euro
pa nel presente secolo.
Tale documento intende esse
re una testimonianza all’Evangelo quali credenti in Gesù Cristo,
Signore del mondo e della chiesa. Non vuole essere uno schierarsi a sostegno di partiti politici di fronte a problemi molto
gravi della vita italiana oggi.
1) L’Evangelo del Signore Gesù Cristo annunzia con forza che
Dio ha riconciliato il mondo con
sé (2 Corinzi 5).
Tale annunzio chiama tutti i
credenti ad una azione concreta perché nel mondo vi sia giustizia e pace, soprattutto nel conflitto tra i popoli del Sud e i
popoli del Nord, perché nella nostra città l’accoglienza dei lavoratori immigrati abbia forme di
vera fraternità nella comprensione e nel rispetto delle diverse
etnie.
2) Da un documento prodotto dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia leggiamo: « Il fenomeno migratorio
DOCUMENTO
Accoglienza e fraternità
specifico di questi anni si colloca nel quadro più generale del
sistema economico mondiale,
nel quale si accentuano i divari
tra i paesi ricchi e i paesi poveri e si fanno più forti e gravi i legami della dipendenza economica e tecnologica delle
aree in via di sviluppo. Povertà, guerre, distruzione dissennata delle risorse naturali costituiscono insomma cause prime di
’’espulsione” e quindi di emigrazione ». Siamo convinti che lo
sviluppo economico del Nord del
mondo dipende da un continuo
impoverimento del Sud: aumento del debito del Terzo Mondo,
la distruzione della foresta amazzonica, l’instabilità politica e le
guerre in Medio Oriente.
Conoscendo tutto questo riteniamo una follia affrontare l’attuale situazione della immigrazione nel nostro paese con stinjmenti repressivi e l’impiego massiccio di forze di polizia. E’ una
follia perché il dramma umano
dei lavoratori immigrati diventerebbe più acuto e l’intolleranza di alcuni gruppi violenti porterebbe alla costruzione, nel nostro paese, di una vera mentalità razzista e di « apartheid ».
3) Come giovani evangelici
siamo seriamente preoccupati
sia per le notizie di cronaca, le
quali segnalano un aumento di
intolleranza « razziale », sia per
la indifferenza e per la superficialità di molti che giudicano la
presenza di lavoratori immigrati come un fatto di « colore » o
Un fatto « fastidioso ».
Riteniamo che sia giunto il
tempo di un mutamento radicale del nostro modo di intendere
e di vivere i rapporti umani. Mutamento non solo negli atteggiamenti esterni o sporadici, ma
del modello di vita.
Temi quali: fraternità, eguaglianza, libertà, democrazia devono essere tradotti in concreti
atti per costruire una possibilità di nuova vita, anche se sulle
ceneri dell’umano nostro egoismo.
4) Ma quale fraternità? Quale
democrazia?
Abbiamo letto un articolo sulla rivista « Democrazia e diritto » (6/89) intitolato: « Il gioco
delle nazioni ». In esso ricordiamo questo passaggio: « Dunque,
di quale ’’democrazia” stiamo
parlando? Della ’’necessità” di
’’inserire ” immigrati, di farli
partecipare a diritti che sono
inibiti a milioni di italiani e che,
in alcuni casi, letteralmente non
esistono più? Ad esempio: il governo assicura che anche agl
stranieri verrà concesso di usufruire della sanità pubblica. Ma
non è forse vero che essa sempre meno e in grado di assolvere ai suoi compiti di istituto e
che, comunque, i suoi caratteri
censitari saranno sempre più severi?... ».
Detto questo siamo del parere che la presenza dei lavoratori immigrati crea una richiesta
di giustiz.ia. Soprattutto richiesta
del riconoscimento dei diritti inalienabili del cittadino, e viene
posto con forza il problema della reale democrazia nel nostro
paese.
Operare per i diritti e per la
giustizia dei lavoratori immigrati significa compiere una azione
di lotta in modo che siano realizzati i diritti di tutti i cittadini italiani.
5) Il nostro documento, a
conclusione, intende essere un
invito a tutti, comunità religiose, forze sociali, amministrazioni pubbliche, per una concreta
e seria opera di intervento nel
creare una accoglienza nella fraternità di questi lavoratori nostri fratelli.
E’ un messaggio che noi, giovani evangelici, raccogliamo dalla Bibbia la quale ricorda: «Tu
non defrauderai il mercenario
povero e bisognoso, sia egli uno
dei tuoi fratelli o uno degli stranieri che stanno nel tuo paese—
Non deviare il corso della giustizia a danno di uno straniero.■■
Non dimenticare che anche tu
sei stato schiavo in Egitto, e il
Signore, tuo Dio, ti ha liberato... »
(Deuteronomio 24).
Il gruppo giovanile evangelico
della Chiesa metodista
di Salerno