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Rlgruardate alla roccia onde foste tagliati
(IsaiaLl: 1)
S«»ttÌBniAn«al«Ì «I«1I«b Clpiesaai Vaail«l«59t9
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J Italia e impero
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. Anno L.
Spett. BMWtga^»W“£icE
Estero
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Nulla sia più forte deila vostra fede!.. -ì
~t('- , (Gianavello) '
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A', f-- ■ .- -■•■••• ■•■ ^. .t'-. ■■ ^ .
Dirétier« : Prof. QINO COSTABCL
AMMINISTRAZIONE: Via Carlo Alberto. I bis •- Torre Peulic»
’’REDAZIONE: Via Arnaud, 27 - Torre Pku.icÈ
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
Cent. 30 la copia
. Í-’)
Festa dì Canto
Tniso pei la tialaiioie di Ini
dilla laiulta “ Pinoies et [aatliidei..
Il termine per la presentazione dei
i lavori di traduzione è stato rinviato, su
richiesta di alcuni concorrenti dal 30
f aprile al 20 maggio. Entro qwest’ultima
data ogni manoscritto dovrà essere conisegnato al Segretario Generale della
ìF. U. V.
La Festa di Canto per le Corali del
Val Chisóne avrà luogo, D. V., domenica prossima, 3 maggio, alle ore"quindici, nel tempio 'di Pomaretto. Le Corali sono convocate al Convitto di Pomaretto per le 14,30.
N. B. Tram utili; Partenza da Pinerolo
13,10 - Partenza da Perosa: ore 17,50.
m
m€»M
Ora, o mio Signore, tu lasci
il tuo servitore andare in pace... perchè i miei occhi hanno
visto la tua salvezza.
Luca 2: 29.
Timore della morte !
Desiderio della morte !
Due sentimenti che sembrano contrastanti, ed in realtà non lo sono; due.
|$entimenti radicati nel cuore dell’uomo,
:he l'uomo talora nasconde, e che talo■ra ritornano implacabili alla luce, nella
Rvita.
talcuni..-^-'*'^
grida: allontanati da me; 'ad incontrare
la quale l’uomo, molti uomini, non sono
mai pronti. L’hanno vista arrivare! da
lontano; forse da molti anni l’hanno fis■■sata negli occhi: salino che devono morire; pure, hanno paura. Tutta la sapienza della consolàziope umana sulla
fine di tutte le cose, quelle grandi massime che sembrano così nobili e solenni quando ‘rimangono nel regno delle cose lontane o 'senza appìicaziane,
tutto è inutile: perchè morire ?
Di Simeone l’Evangelo ci dice poco.
Sappiamo che egli era giiasto e temeva
mpetttnM la'^con^lazioiné d’I
E’ un de.siderio delTanima stanca, '(ìi
olte anime stanche che guardano con
nostalgia ad un riposo non più turbato
¡da lotte, da tormenti, da preoocupazio|hi... : un deisiderio umano, molto umano, troppo umano, un desiderio che non
cristiano: l’aspirazione dì chi vuol
fuggire il combattimento, lasciare il suo
posto: il posto che Dio gli ha dato.
Si Un desiderio non cristiano 1
; Infatti, se ne eccettuate la preghiera
lidi Simeone e quella delTApostolo Pao~
pio, nella sua epistola ai Filippesi, la
f Sacra Scrittura non fa menzione di ali cuno che abbia ! desiderato la morte, se
^.non per condannarlo. Rico-rdate Giob^
he, Elia, Giona: essi domandarono la
[jmorte, ma non è per questa aspirazione
•che noi li ricordiamo oggi ! Essi non capivano le vie di Dio; pareva loro di
camminare nelle tenebre, di camminar
re invano, verso una meta che sfuggiva
^cpntinu amente; perciò invocavano la
aiorte. E quando la luce di Dio si mani^Ìesta sulla loro via, oh ! allora non injvocano più la morte, m,a affrontano la
;Mta; il loro 'piedie si rafferma; essi imparano che bisogna saper aspettar.
I E così, voi che sospirate, Tanimo afI franto; « Deh ! venga la morte », misurate 11 vostro desiderio, il vostro sospiI ro nella luce dell’Evangelo: è nella
p'pr^enza dì Dio, nella sua comunione,
I ciré e^o nasce 7 Dopo aver visto la salvezza delVEtemq, ; l^imeone ' esclamò:
<( lascia ora il tuo servitore andare in
pace ».
Oh ! animla mia che invochi la morte
iiberatrilce, stanca sotto il pesò degli affanni, oh ! hai tu visto la salvezza déllEterno ? Tu dici: Signore lascia ora
^andare il tuo servitore; ma riconosci tu
.che Egli è il tuo Signore, che può dirti:
itimani ancora e aspetta ? O non hai tu
Reciso: io mie ne voglio fuggire ?
La mòrte mi .spaventa » dicono altri.
. La niorte che fa paqra, alla quale si
E quando ebbe visto il Signore nel
quale aveva creduto, ma soltanto allora, Simeone cantò l’inno della liberazione: '
« Ora, oh ! mio Signore tu lasci andare in pace il tuo iservo, secondo la tua
parola, perchè gli occhi mìei han veduto la tua salvezza ». * p. l.
SETTIMANA DI RINUNZIA
Quinta lista
Chiesa di:
Roma, P. C., saldo
PalermOjj!
Pachino"
Firenze, V. M., 1° vers.
Pomaretto, 2^* vers.
Pinerolo, saldo
"Villar Pelliçe, 2°- vers.
■ Ferrerò, 2° vers.
Massello
L. 630,. » 1800,» 250,
» 5000,» 500,
» ' 605,» 1000,» ,2471,» 1000,
#
ñfíOOMR sm SRUWl
Nessuno negherà che questi nostri
tempi, .anche per noi Valdiesi, segnino
un ritorno ai valori classici e al pensiero della Riforma protestante. Le nostre
case, editrici ripubblicano scritti di Rifonri^Ìori, la loro teologia è studiata
con^Iinnovato zelo. Opuscoli e catechismi’'^! XVI secolo tornano a far bella
mostra,'di sè in edizioni garbatamente
novecentiste.
\'STaeÌè:_ e lo Spirito Santo era sopra di
lui:
Questo poco cheS'Uoi sappiamo di lui
è la chiave del suo mistero di serenità
di fronte alla morte. Non già che la sua
vita di uomo giusto e pio sia la sorgente della sua serenità. Chè in realtà, tutta la nostra esperienza quando sìa vissuta nella lupe del Vangelo, ci dim,o.stra
chiararnente chè nè pureza di vita nè
rispetto di pratiche religiose possono,
di per sè, dare la pace, la vera pace del
cuore.
Simeone è sereno perchè lo Spirito
Santo è sopra di lui; « egli era stato rivelato,, dallo Spirito Santo che non vedrebbe la morte prima d’aver veduto il
Cristo del Signore ».
La morte, spavento deU’anima che
acquista una„lucidità paurosa, che vede,
in un istante tutta la falsità di lunghi
anni vissuti sotto il regno del peccato:
tutta l’onorabilità di una vita rispettabile che sfuma nel sepolcro imbiancato !
Simeone era giusto e timorato di Dio
perchè lo Spirito Santo' era sopra di lui,
e dava un senso nuovo, il solo senso
vero alla sua vita: vedere il Cristo del
Signore.
•ì
Tiana in mente, così, il detto delTEcclesjiàste: nulla di nuovo sotto il sole.
Crediamo di avere riscoperto i Riformatori, ma i nostri padri (o i nostri
nomü) già ne avevano intravisto Timmiàtato significato pei tempi moderni.
E’’rincrescevole che in questa - per dir
co^ - riscoperta, si dimentichi che, fin
dai'XVI secolo, gli scritti della Riforma
circolarono in Italia, in accurate traduzioni',’e furono il cibo quotidano degli
.sventurati Riformatori itahani. E’ rincneBCevole, non già perchè non sia ledto ' dare di quegli scritti versioni ed
odfeioni nuove, ma perchè quelle antica versioni ed edizioni hanno un sapor(fed una sostanza dì fede, maturati in
/mezzo alle persecuzioni, che Te versioI ni moderne non possono avere.
Anni or sono, per esempio, quando
pei tipi dì « Doxa » Giovanni Miegge
tradusse ¿hellameinte la « Libertà del
ICristiano» dì Lutero, apprendemmo
j- o riapprendemmo - che di quell’aureo
. libretto esisteva una versione italiana
Anonima del XVI secolo, ripubblicata
a sua volta fin dal 1883 da Teofllo Gay.
'Un « classico » della Riforma italiana !
Più reaentemente, quando fu ritra’ dotto da Lo Bue il Catechismo di Heidelberg, qualcuno ricordò che Emilio
^omba, nel 1883 ugualmente, ,ne ia.veva
pubblicata, in quella Biblioteca della
j^^iforma Italiana (che non ci vogliamo
'iassegnare ancora a oonisdderairie defìni4 'tivamente interrotta), una versione ita’Jiana risalente al XVI secolo. Un altro
classico » della Riforma italiana !
éì
Ora, è la volta dei Salmi.
La Federazione delle Unioni Valdesi
bandito un concorso per la versione
|n italiano di taluni inni 'della raccolta
''■« Psaumes et C^tiques ». Fra gli inni
■ prescelti, vi sono alcuni Salmi ugonotti.
4'> Avremo dunque, per questi Salmi,
delle veTsioni italiane. Come saranno
'■ gueste versioni ?
■ ,i ...Buone, naturalmente ! Non ne ab> biamo il menomo dubbio.
1^5 Ma - e giriamo la domanda alla Com■’'inissione esaminatrice' - non varrebbe
la pena, poiché il lavoro va fatto, di
riesumare certe versioni itafiiane di Saljni, risalendo appunto al XVI secolo,
le quali hanno il pregio unico di essere
State pia cantate nelle Chiese riformate italiane - e di preferirle senz’altro ?
j II prof. Arturo Pascal ha recentemente accennato, a proposito ^ della
Chiesa italiana ,di Ginevra (vedasi, fra
l’altro, il bollettino N. 65 della Società
di Studi Valdesi), a tale versione, o me
glio - dato che sì tratta di almeno quattro pubblicazioni di cui due anonime a tali ■versioni.
Non facciamo che riassumere, per i
nostri lettori.
Verso il 1566; e ristampata in seguito parecchie volte, apparve una raccolta di 60 Salmi, « tradotti in lìngua volgare italiana », anonima, ampliamento
dì un’altra raccolta di 20 Salmi, precedentemente uscita nel 1553. Questa raccolta, « ogni cosa col canto », doveva
servire ai bisogni della piccola congregazione italiana di Ginevra. Quelle strofe furono cantate dal Marchese Caracciolo, dal Balbani, dal Pascal è da cento
altri italiani rifugiatisi a’ Ginevra per
cagion di fede. Perchè esse non potrebbero essere, nella presente circostanza, rìesumate ed adattate per una
restituzione italiana (diciamo « restituzione », perchè si tratta, di un ritorno
alle fonti della Riform'a !) del Salterio ?
Ma v’ha di più. Fin dal 1573, l’ugonotto Francesco Perrotto concepiva in
Venezia U disegno di dare "alTItalia una
nuova traduzione dei Salmi in versi.
VnrSo il 1581, una‘metà d£d Salterio eia
già tradotta e data alle stampe. Eccone
il titolo: « Settantacinque Salmi di
Dauid tradotti in lingua volgare italiana e aceommodati al canto. Per Messer
Franciesco Perrotto ». La raccolta doveva servire nell’intento del suo autore
a dare finalmente all’Italia una traduzione poetica « tutta intìera » del Salterio. Un’ulteriore edizione, ' stavolta integralei, uscì alla luce nel 16l)3. Scrive
di questa il prof. Pascal: « riguardo alla traduzione, si può 'dire che il Perrotto, -nel confronto col suo anonimo
predecessore, risulta assai più fedele all’originale biblico, meno corrivo alle
amplificazioni o alle detrazioni arbitrarie e àgli artifici puramente esornati »
(op. cit., pagina 53).
C’è, qui, quanto b^ta per ridare" al
nostro Innario, non solo uno o più Salmi accuratamente tradotti, ma addirit-'
tura il Salterio nel suo insieme, ! E confesso che quest’è un’idea che da diversò tempo mi galoppa nella mente: di
pubbli'care cioè, con le melodie, qrigi-nali, una raccolta completa dei Salmi
con la versione italiana, « ogni cosa insieme col canto », come diceva il buon
Perrotto. Una volta di più si potrà vedere che il disastroso abbandono in cui
il Salterio è stato lasciato negli ultimi
150-200 anni costituisce un episodio
della storia della liturgìa evangelica ita^
liana di cui non abbiamo nessun motivo
di andar fieri; e che i Riformati italiani
del XVI Biecolo, dopo averci insegnato a
pensare, poissono ancora msegnarci cf
cantare !
NeU’opera, citata) il prof. Pascal riproduce la versione-perottiana del Salmo XXIII (il « Salmo d’oro »). E’ sufficiente quel saggio a rivelarci le qualità
che, non v’ha dubbio, la Commissiahe
per il concorso della P’. U. V. andrii
cercando nei lavori dei vari concorrenti. fedeltà al te.sto biblico, aderenza fedelissima al ritmo musicale originale,
versio-ne in sestine (coè poetica ).; Se ne
giudichi dai^seguenti versi:
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ALU^ valdesi'
’¡“‘‘Si /'■' ' * "' ' *“ "
-SI
&
tf *
■ ' mi mena d’acqua ai freschi e bei riposi,
ristaura, sua mercè,” l’anima mia,
e ne conduce ognor per giusta via.
E anicora questi:
se per la valle io vo' d’ombra di morte,
non temerò, perchè tu meco sei. ,
E ancora:
mentr’io vivrò,' sarà perpetua ancora
ne la casa di Dio la mia dimora.
rf/'“
4
Per finire. ,
Ecco un particolare aneddotico dell’incuranza in cui, dagli evangelici ita»liani, furono tenuti fino ad oggi i Salmi.
La raccolta « Salmi le Cantici », edita
nel 1898 dalla Tipografia Claudiana,
contenevo tendici Salmi.
Gli « Inni Sacri », editi dalla Tipografia e Libreria Claudiana nel 1912
(in terza edizione), conteneva cinque
Salmi.
3:
L’« Innario Cristiano » tuttora in uso
nelle comunità Valdesi, Metodiste, Wesleyane, e Battiate, contiene quattro
Salmi, di'Cui uno... orfano due volte (i
teologi chisimano orfani i Salmi anonir
mi), tant’è vero che non s’è neppur avuto il coraggio di chiamarlo « Salmo » !
Quando, di qui a 20-30 anni, si procederà alla revisione dell’« Innario Cristiano » (revisione che fu auspicata, lo
si ricorderà, dal rimpianto dott. Ugo
Janni), quanti Salmi superstiti sarà dato ai nostri figli e nipoti di riconoscere ?...
Se non interviene d’autorità la F. U.
V. col suo entusiasmo giovanile per le
cose belle e buone e pie, e col concorso
in atto, c’è da scommettere che, dei Sai-'
mi, ne sarà scomparsa perfino la memoria ! Teodoro Balma.
[Il i iilari Vallili iill’lia liiiialiiiiali
Com’è noto, la meiggior parte dei nostri soldati Valdesi si trovano su altri
fronti con le truppe Alpine: i pochi che
sono stati chiamati a servir la Patria in
Africa Settentrionale appartengono alle varie Armi del nostro Esercito: dai
Panti agli Artiglieri, dai Carabinieri agli Autieri, dai Genieri ai Carristi. Piccolo gruppo di baldi giovani, che sono
passati tranquillamente dalle roccie dei
loro monti alle squallide distese della
Libia ed hanno scoperto che in fondo la
sabbia del deserto è soffice e farinosa
come la neve della Vaccera in febbraio,
anche se qualche volta fa dei brutti
' scherzi in collaborazione col vento! A
pronunziare i loro nomi in questa terra
brulla e riarsa fa im certo effetto; sono
nomi che richiamano alla mente la cadenza lenta del passo dei montanari, la
ruvidezza secca del parlare e del gestire degli alpigiani, là dissormnza_.tipica dei nomi Valdesi iche troncano sulla consonante ' finale l’ultima sillaba;
Bleynat, Avondet, Malanot, Baret, ...
Nomi che fuori dal Piemonte e dalla
Lombardia quasi nessuno riesce a pronunziare come si deve; immaginate ora che cosa succeda quando si provano
a pronunziarli quei vispi arabetti che
vanno e vendere le uova ai soldati degli
accampamenti! (La colpa di questa digressione'è dell’amico Osvaldo Coisson
e del suo « Dizionarietto dei nomi di famiglia », annunziato da questo giorna^le).
— Che notizie ci date, dunque dei
nostri militari? Le loro notizie, come
tutte le notizie di questo mondo, sono
notizie liete e notizie meno liete. Comincierò dalle prime, che, fortunamente, sono le più numerose e mi limiterò, per questa volta, a farvi passare davanti agli occhi le figure di alcuni tipi ^ soldati delle nostre Valli.
Al primo posto, anche perchè è il
soldato che si trova più vicino a me, il
mio attendente. Artigliere Benech Arturo del Cacet di Angrogna. Appena
nominato Cappellano, ricevetti dal mio
collega Rostan Ermanno, una prima lista dei militari dislocati su questo fronte. In quella lista scelsi, a caso, un nome: e la mia scelia fu felice. Infatti,
quando il bravo Benech giunse da me,
proveniente da Tobruch, tutto impoi-,
verato e col viso arso dal sole marmaricoi cM>mpr^ subito che egli era proprio la persona che cercavo: un giovane
serio, intelligente e capace, all’occorrenza, di aiutarmi nel mio lavoro. Ora
da sette m^ì vive accanto a me, segue
con me le vicende degli altri militari
Valdesi che si trovano sparsi in tutto
il tèfritorio libico, coUabora efficacemente alla mia opera di assisterne. I nostri soldati lo conoscono tutti perchè fu
lui che, durante una mia assenza, si interessò della corrispondenza; ed è bene
che lo conosciate anche voi, cari lettori,
perchè è un giovane sul quaié la nostra
Chiesa e le nostre Valli possono fare
sicuro affidamento.
Al secondo posto, perchè fu il secondo^ Valdese che incontrai aU’ìnizio della mia attività su questo fronte, è ü
soldato Bleynat Claudio di Torre Pellice. Lo vidi la prima volta in una delle
nostre offi'cine automobilistiche poste
immediatamente dopo la prima linea,,
laboratori magici nei quali le macchine entrano a rimorchio ed escono completamente rimesse a punto. Era al suo
lavoro, nella sua tuta da meccanico, é
la nostra conversàzione si svolse tra il
rumore dei motori, dtd martelli e delle
saldatrici. Ci conoscevamo già da ragazzi ed ora ci ritrovavamo, in una terra tanto lontana, uri po’ invecchiati e
un po’ cambiati, ma lieti di aver scoperta un’altra cosa che ci univa mag-r
giormente l’uno all’altro: la comune
fede. L’ultima volta che l’ho visto mi
ha raccontato un episodio che vi*Ejierisco: un giorno aveva ricevute parecchie lettere da casa, e, insieme alle lettere, un numero dell’Eco. Cosa leggere
prinaa? Tra le lettere ce n’era una particolarmente attesa (della mamma? della fidanzata?). Si ritirò in disparte, posò sopra un muretto il giornale ¡e le altre lettere... meno attese e si immerse
nella lettura. Per alcuni istanti, come
capita a tutti i soldati quando ricevono
posta da casa, si astrasse completamente da tutto quello che lo circondava e
la sua fantasia lo portò lontano in un
paesetto tutto circondato di monti, dove ci sono tanti alberi verdi e un ruscelletto di acqua fresca scorre accanto
alla strada. Sogni, visioni dolci di visi
cari, nostalgia accorata della casa lontana... Ma il ritorno alla realtà fu
sgradevolissimo: qualcuno gli aveva
portato via il giornale! Si voltò: poco
discosto un altro meccanico della sua
stessa officina se lo stava leggendo
tranquillamente. Andò verso di lui con
intenzioni aggressive e chi sa che cosa
sarebbe accaduto se, dopo poche parole, non si fosse chiarito Tequivoco.
L’altro soldato era anch’egli Valdese
(l’autiere Cerri Arnaldo di Milano) e
così Tincidente si chiuse con una vigorosa stretta di mano, preludio di una
forte ed affettuosa amicizia.
Ed eccovi ora altri due militari; ve li
presento insieme, perchè insieme li incontrai due mesi fa: ü caporal magg.
Gardiol Arnaldo, di S. Secondo di Pinerolo e il caporale Cardón Elnús di
Torre Pellioe. Per andare da loro don
vetti percorrere più di 200 km. di strada e siccome la macchina che era stata
messa a mia disposizione dalle Autorità Militari era piuttosto veloce, quando giunsi ero alquanto stordito. Come
dimenticare le accoglienze che mi furono fatte? Ero ranüco, il fratello, il
Pastore tanto atteso e nei loro occhi
brillava quella luce viva che indica: la
gioia troppo grande. Mìei cari giovani,
voi non potete immi^ginare quanto io
sia stato contento nei pochi momenti
trascorsi con voi. Dal profondo del mio
cuore io benedico il Signore che mi ha
concesso di poter annunziare la sua Parola di pace e di Vita anche là dove
tutto sembra parlare di dolore e di trii stozza!
Ma il fatto T>iù straordinario m’è capitato recentemente in un Ospedale da
Campo. Ero andato a far visita ad alcuni Ufficiali, vecchi compagni d’armi, e stavo con loro discorrendo quando, nella Stanzetta dove noi eravamo,
entrò il Cappellano dell’Ospedale; presentazioni, uno" sguardo pieno di curiosità allo stemma Valdese posto al centro della mia croce rossa e poi la grande
rivelazione: « Ah! tu sei Valdese; anche
il Direttore di questo Ospedale è Valdese ! » Infatti, poche ore dopo facevo
la conoscenza del Direttore, il Capitano
Medico Varese dott. Carlo, della nostra
Chiesa di Torino.
E potrei citare altri episodi di questo
genere se non temessi di approfittare esageratamente dell’ospitalità concessa-,
mi dal caro « Eco ». Mi limiterò, dimque, a ricordarvi i nomi di altri militari
delle Valli. Essi sono: Sotto Tenente
Comba Claudio (figlio del Pastone di
Angrogna e fratello del Pastore di Torino), Sotto Tenente Gardiol Dante di
Pinerolo, Soldato Avondet Ugo di Prarostino, Soldato Bouchard Enrico di S.
Germano Chisone, Maresciallo Militarizzato Peyrohel Giovanni di Pinerolo,
Sergente Maggiore Prochet Giovanni di
Torino, Soldato Baret Aldo di Pomaretto, Brigadiere Chiavia Giovanni di
Pra del Torno, Soldato Malanot Alberto di Pinerolo, Maresciallo Petrone Ignazio di S. Germano Chisone, Soldato
Tron Alessio di Perrero. Con tutti costoro mi trovo in regolare corrispondienza e sono in grado di dare buone e
rassicuranti notizie alle loro famiglie.
Ma la guerra non ha risparmiate le
sue prove al nostro piccolo gruppo di
militari Valdesi. I nostri giovani hanno
preK) parte con onore agli aspri combattimenti svoltisi recentemente in Cirlenaica e due di essi sono stati dichiarati dispersi: gli Artiglieri Giaime Enrico e Cattre Enrico, ambedue di Torre
Pedice (”'). Ecco una parte dell’ultima
lettera che Cattre mi scrisse, una settimana prima della sua scomparsa: «.'..Ho
buona, speranza che questa campagna
finisca presto e se Iddio me lo concederà, ritornerò alla mia cara famiglietta
per la quale sento molta nostalgia,
specialmente per la mia nuova bambinache sono molto ansioso di vedere, e
spero che presto mi sa/rà concessa questa gioia. Ringraziando il Signore,. mi
trovo bene sia di salute che di morale,
nonostante il clima e le varie avversità
in cui sono venuto a trovarmi in questi
lunghi mesi di deserto e di guerra. Però il mio pensiero è sempre rivolto alle
mie care Valli, alle quali mi sento legato da tanti affetti e da tanti ricordi ».
Rinnoviamo le nostre condoglianze ai
parenti del Carabiniere Ricca Paolo di
S. Giovanni, deceduto in patria in seguito a malattia contratta su questo
fronte; e al Soldato Massel Enrico di
Riclaretto, partito in licenza per l’Italia
per l’avvenuta morte della Madre.
Tenente Davide Cielo
Cappellano Militar© Valdese.
C") Siamo lieti di -poter aggiungere
che questa tristezza si è in gran parte
dissipata, poiché questi nostri due fratelli risultano ora prigionieri ed hanno
potuto mandare rassicuranti notizie.
Ringraziamo' il Ten. D. Cielo per la
sua corrispondenza e la assicuriamo che
nessun lettore troverà mai esagerata
Vospitalità che l’Eco possa offrire ai
messaggi dei nostri CappeUani e dei
nostri soldati, ai quali va il nostro fraterno, riconoscente salvto.
V ’v \
.In giro per immondo’
:¡A.- ' ■'■r'". \ ifi.
^3' Perdite della Chiesa estone durante Toc-’
' cupazipne sovietica. ,
« La Chiesa luterana d’Estonia ha subito gravi perdite in uomini ed in materiale durante il periodo della dominazione sovietica. Ventitré pastori sono
morti, altri quattordici deportati in
Russia. Quanti erano in età di fare il
servizio militare sono stati arruolati
nell’armata rossa. Circa 150 anziani e
■ consiglieri di parrocchia sono assenti; |
inoltre altri 20 sono stati assassinati.
23 chiese sono state bruciate 0‘ distrutte e molte altre, fra le quali alcune
di valore storico, hanno subito danni.
La Chiesa, giavanese.
Nel dicembre 1941 la Chiesa giava-:
nese, la più importante delle chiese nell’isola di Giava, ha festeggiato il decimo
anniversario della sua indipendenza i:
quanto Chiesa indigena^, ^ - -j
Il numero dei membri della Chiesa
giavanese ammonta a, 34.000, cifra medio elevata se si considera chè la religione* dominante di Giava è l’islamismo.
La direzione della chiesa è fra le mani*^
dei giavanesi. I missionari stranieri vi
lavorano in qualità di consiglieri. La «
Chiesa ha i propri missionari giavanesi.
La Chiesa giavanese era, rappresentata
alle conferenze mondiali di Tambaram
e d’Amsterdam.
Vèrso una Chiesa ortodossa ucraina indipendente. ■ '
Il giornale ucraino Nastup, edito a
Praga, annunzia nel suo numero deirS-I^
febbraio 1942 che il vescovo Damasqu,'’
nuovamente nominato vescovo di Pode^
lia e dì Vinnitza, è arrivato nella sua
diocesi per organizzare la Chiesa ortodossa in Ucraina su una base di com- .
pietà indipendenza. Si annunzia d’altra pairte che i concistori sono stati
sciolti a causa deUa proibizione di riuniroj delle assemblee. Questo significa
probabilmentè che questi concistòri saP,.’
ranno rimpiazzati con altri favorevoÌi
all’idea di una nuova chiesa indipen-^
dente. L’arcivescovo Policarpo, nella“’^
sua qualità di amministratore delle.’-'
chiese ortodosse neH’Ucraina occupata“®
si è dichiarato pronto a collaborare leal-'^
mente col governo tedesco.
Assistenza spirituale a,i prigionieri di
guerra.
La commissone 'ecumenica per l’aiuto spirituale ai prigionieri di guerra
annunzia che a tutto il 1941 l’ufficio di „è
Ginevra ha inviato 63.263 libri in 19’;^
lingue a più di 190 campi di prigionieri.
nèi 5 continenti. In questa cifra sono
compresi 34.874 Bibbie, Nuovi Testa-’*^
menti ed Evangeli; il resto è composto';
di libri di preghiere, innari e pubblica-'I
zioni religiose.
La missione che questa commissione-,'
svolge è resa possibile dai doni delle |
chiese e dei privati. E’ interessante
tare come ultimamente delle contribu-^'
zioni per questa opera siano state man^ ':
date dalle comunità costituite dagli i
stessi internati in campi di concentra- "
mento. R. M. <
Ì-r
>■'
Dal Sud America
Dal nostro fedele amico signor Luìgi^
Jourdan abb5.=)mo ricevuto un affettuosi) ^
messaggio per i lettori dell’Eco; se ìèii
circostanze non permettono una regola-^^
re corri^ondenza, noi sappiamo che i
nostri fratelli del Sud America pensai»
a noi, con quello stesso amore con culH |
ricordiamo nelle nostre preghiere.
graziamo il signor Jourdan per le suè J
parole e per le sue notizie che riaseu-j
mìamo qui sotto.
Le condizioni economiche dei colonici
non sono favorevoli;, la siocità ha im- J
perato: il raccolto del grano è stata «cai- I
riesìmo. Questo stato di cose non ha perii
3
li'ÉCO DELLE VALLI VALDESI
■-f
t. ■ ■ " ■■-? ' ■
■ impedito il normale svolgimento delle
■ attività ecclesiastiiche che ha segn^itp
; anzi un certo progresso. Così ¡a Colonia
Iris (Pampa Centrale), nèUa R. Argenti-^,
na, ha avuto luogo dal 3 al T febbraio
scorso, il Congresso delle Unioni Cri*stiane dei giovani, a cui è intervenuto
un centinaio dì persone, rappresentanti
di tutte le nostre Chiese deH’Uruguay,
Sono state giornate di intesa attività
spirituale, di. più intimo affratellàmentp, di rinnovata consacrazione.
'V ' .
Nelle nostre chiese si è continuato'a
lavorare sotto lo sguardo del Signore
che ha sostenuto gli animi nelle diffi-*
coltà e nelle prove.
Il pastore emerito E. Beux ha dovuto
' cessare ogni attività pastorale per ragioni di salutei, ed il pastore E. Tron è
stato egli pure duramente provato dalla malattia, ma si avvia ora ad una
completa guarigione.
Per contro in Cosmopolita varie centinaia di persone sono radunate per fe»teggiàre, il 6 gennaio, il 90° anno del
pastore signof ^ounous che, sempre
forte e vegeto, ha celebrato la potenza
di Dio.
Il pastore Silvio Long è stato nominato pastore a Tarariras, e sarà sostitui- to, a Colonia Iris, dal canditato in teologia Wilfrido Artus, che ha compiuto
i suoi studi nella Facoltà di Teologia di
•Buenos-Aires.
I II numero dei coloni, nati nelle valli,
I si va sempre più riducendo, e lunga
: purtroppo è la lista di quelli che ci hanno lasciato per la patria celeste:
> Caterina Forneron di Salomon, di Prarostino, di anni 66, deceduta a Rosario Tala (Entre-Rios) R. Argentina.
Vittorina Pasquet, vedova di Giacobbe
Pasquet, di 87 anni, di Prarostino a
Campana (Buenos-Aires).
_ LtUigia Jahier di Tourn, di San Germano, 72 aimi‘, a Artìlleros (Cblonià);
Giovanni Negrin, di 84 anni di Bobbio
Pellice, a Cosmopolita.
‘ Enrico Geymet, dì 91 anni, di Torre
Pellice, a Tarariras.
Giov. Dan. Prochet, di S. Giovanni, di
82 anni, a Colonia Vaidense.
Michele Pasquet, di 83 anni, di Prarostino, a C. Vaidense.
■ Maria Durand, v. Toum, di Rorà, 94 anni, a San Carlos (Santa Fè).
Daniele Lageard, di 79 anni, di Inverso
Rinasca, a Tapiales (B. Aires).
Susanna Roland, v. Malan, di 79 anni,
di Torre Pellice a C. Vaidense.
Augusto Charlin, di Villar Pellice, 70
anni, a Ombues de Lavalle.
Maria Pecoul, v. Geymonat, di 86 anni,
di Viliar Pellice, a Colonia Vaidense.
Isaia Pontet, di Bobbio Pellice, 71 anni
a Buena Vista, Dolores.
Marianna Robert, v. Frache, di San Giovcmni, 84 anni, a Olaeta, Cordoba.
.Costanza Janavel, v. Janaviel, di Villar
Pellice, 80 anni, a Puerto Sauce, Colonia.
i Carolina Costabel, v. Boojour, di Torre
Pellice, 88 anni, a La Paz, Colonia.
-Margherita Geymonat, v. Nègrin, 84
^ani, di Bobbio Pellice, a C. Vaidense.
Susanna Guigou, v. Vigne, di Prali, 93
ajuii, a Coloitw Vaidense.
Susanna M. Salomon, v. Berger, 66 anni, di Villar Pellice, a Ombues de La- '
volle.
Maddalena Michelin, v. Geynumat, 89
anni, di Bobbio Pellice, ai Cosmàpch
lita. ■
Stefano Barolin, di 16 anni, di Villar
Pellice, a San-Gustavo, Entre-Rios,
Stefano Ricca, di Torre Pellice, di 90
anni, a La Paz, Colonia,
..Alberto Bonniet, di Angrogna, di 35 an
.LUSEBNA SAN GIOVANNI
B
ni, a Montevideo.
Domenica 12 aprile, una budna rappresentanza dell’Unione delle madri ha
visitato la consorella Unione di Ahgrogna (San Lorehzo). Rimane in tutte le
partecipanti un dolcje ricordo della bella giornata ed un sentimento di sincera
gratitudine per l’affettuosa accoglienza
ricevuta.
— Sabato 18 le Uhionì giovanili han
no voluto offrire ima serata di benvenuto ai catecumeni ammessi in Chiesa
la domenica delle Palme. Erano pure
presenti con nostro grande piacere alcuni militarii, altri ci avevano mandato
ì loro graditi saluti: tutti i nostri soldati lontani erano e rimangono sempre
presenti al nostro cuore. \ , ■
P’OMARETTO
Sabato 18 aprile nella intimità della
cerchia famigliare abbiamo unito in
matrimonio Durand-Canton Umberto
della nostra parrocchia con Rigotti Giiu- '
seppina della parrocchia di Torre Pellicé ' :
Ripetendo loro il nostro affettuoso
augurio di felicità nel Signore, diamo
alla sposia il più caldo benvenuto rtiella
nostra famiglia parrocchiale.
— Domenica mattina, 19 aprile, si è
addormentato nel Signore 11 nostro fratello Barus Giacomo resìidente al.iChianaveno di Inverso Pinasca. Per l’età
molto avanzata (egli aveva raggiunto i
90 anni) poteva considerarsi come il decano della nostra parrocchia. I suoi funerali hanno avuto luogo lunedì 20 aprile nel pomeriggio.
Alle 5 figlie di cui due residenti in
Francia, come ai loro congiunti inviamo
la nostra simpatia cristiana.
— Il culto di domenica 19 aprile nel
tempio è stato presieduto dal sig. Jacopo Bombardini il' quale ha pure par- ì
lato alla Scuola domenicale di Pomaretto e airUnione delle Madri di Inverso Pinasca. Lo ringraziamo per i suoi
buoni messaggi cristiani.
— Domenica scorsa è stato presenta
to al S. Battesimo Gente Ernesto Mario
di Emma (Pomaretto). ^
Il Signore circondi della sua grazia
preveniente questo piccolo.
PRAROSTINO
Battesimi. Domenica 26 aprile abbiamo amministrato il S. Battesimo a Berta,lot Rina di Aurelio e Griglio Olga
(S, Bartolomeo).
- Matrimonio. Giovedì, 23 aprile, si so>^0 upiti in matrimonio Bertalot Ulrico
Daniele (S. BJartolomeo) e Paschetto
Lidia (Baissa). Che il Signore sia l’ospite di questa nuova caJsa e protegga, in
modo speciale, lo sposo che si trova al ;
servizio della patria.
Funerali. ìFomeron Ines di Bivi deceduta il 22 aprile, ai Cardonatti, in
età di 30 mesi Ai genitori, già provati
per la perdita di altri figlioli, esprimiamo la nostra! simpatia.
Gardiol Giovanni Petalo, spentosi il
22 aprile a Pavé in età di 65 anni
Colpito ida grave malone mentre era
intento ài suo quotidiano.lavoro, fu rivenuto, per puro caso, da alcuni vicini,
esanime nella sua vigna.
L’Estinto vìveva tutto solo; il Signore
io richiamò, in modo improvviso, senza
j'tdie' abbia dovuto passare a traverso
lina lunga infermità.
TORRE PELLICE
AJl*alba del sabato 25 aprile se ne
tornava al Padre Celeste lo spirito delVevangelista signor Dooide Gaydou.
Domenica scorsa un lungo corteo ne accomp^ava la spoglia, mcrtale al Camposanto. Egli aveva 83 anni. La Chiesa
ebbeialni un operaio fedele, la Parrocchia un membro vìvente, il. quartiere deU’Inverso un « anziano» zelante, i vidni di casa un uomo che lavorò
i.
per il loro benessejie spirituale, per far
‘ regnare Tarmonià e la pace, ü Signore
un servitore consacrato, la famìglia un
padre òhe si sforjiò di inculcarle con la
parola e con l’esempio la pfatica della
vita cristiana,
Èra' giovane e bene avviato in una^
camera che gli prometteva una posizione economica e sociale da molti . invidiata, quando, ih^ un’epoca di risve^ìo religioso nelle Valli egli ne sentì
la benefica influenza. Si convertì, e allora si sentì chiamato ad altro lavoro.
Udì la voce del Signore che gli aveva
preparato .un’altra opera da compiere,
e malgrado le insisitenze dd suoi supe-„.
riori, che avevano in lui un uomo capace, lasciò l’ufflcio e si mise alla disposizione del nuovo Padrone Che gli affidò una missione che dà ben altre soddisfazioni di quelle che possa dare una
caperà sociale economicamente redditizia. Ed egli divenne maestro ; di
scuola, e lo fu per circa venticinque
atìni, durante ì quali egli diede agli alifimi non solo l’istruzione per l’intelletto, ma il pane per l’anima. Egli amavalìibirhbi e da essi era apiatq. Nel frat- ■
tòmpb si andava maturando la sua preparazione spirituale in un’unione intima Col Signore, e giunse il momento in
cui si senti chiamato per Topera di evangellsta. Accettò, e si mise al servizio
della Tavola che gli affidò vari campi
ttélTopera di evangelizzazione e nelle
Valli, rivelando dovunque il suo zelo,
la sua fede ed il suo amore; dappertutto
lasciò il ricordo di un oiperaio consacrato e f edele.
Ritiratosi ai Chabriols dopo la sua eineritazione e sentendosi ancora in forza per lavorare nel campo delle anime
egli si mise a disposizione del Concistoro che gli affidò incarichi temporanei, e fu direttore della Scuola domenicale del suo quartiere, istruttore dei catecumeni del corso preparatorio; lo abbiamo avuto come collega per le riu%ùoni di quartiere, come anziano per il
quartiere dell’Inverso e per la visita
alle famiglie della parrocchia.
Assalito improvvisamente dalla malattia che lo tenne inchiodato durante
sette mesi consecutivi in un letto di Soffei'enza, egli palesò anche in questo ministerio della prova molto dolorosa una
mirabile fede in Dio'che ^li diede la
forza di sopportare da forte i! dolori fino alla fine, circondato e sorretto dalle
, cure affettuose dei suoi cari.
Egli anelava la dipartenza perchè
sentiva ,che oramai aveva terminato la
sua carriera terrestre. Il Signore lo esaudì quando vide che era preparato
per iniziare la carriera celeste.
Il venerando sig. Gaydou lascia in
; I tutti quelli che l’hanno conosciuto,
l’harmo amato, e l’hanno visto all’opera
un ricordo benedetto.
— Domenica prossima, 3 maggio, alle
ore 15 avranno luogo riunioni, presien
dute da membri della Fra del Torno, ai
Chabriols, ai Simound ed agli Appiotti.
- Vi sarà fatta una colletta per le missioni.
VILLAR PELLICE
Dipartenze. Giovedì 23 aprile in luncorteo accompagnava al suo ultimo riposo terreno la salina del piccolo Stefano Vigna di Giovanni e Maria Gönnet
dei Garin, che 11 Signore ha richiamato
a Sè, dopo soli 1-7 mesi di soggiorno
quaggiùi ^
L’Eterno che ha dato e che ha tolto
sia la forza di coloro che sono nel dolore.
Simpatia. Domenica scorsa la nostra
comunità assisteva numerosa, a Torre
Pellice, alle esequie dell’anzìano-evangelikta Davide Gaydou. Essa ha voluto
esprimere'cosi il suo rlcono^ente attaccamente alla memoria di qud fedele sea>
vitore di Dìo, che, per un ventennio, fu
insegnante amatissimo nella nostra parrocchia, dove diaesse succeeasivmnente le
scuole di Maoasa, del Serre, del Centra,
e del Teynàud. La personalità di Davide Gaydou è legata sopratutto, per ì
Villaresii;, ai bel Risveglio che .fall^ò
quesiti monti, sulla fine del secolo scorso
é nel quale egli fu prezioso strumento
per l’unione della hostra comunità.
Ai suoi parenti tutti e particolarmente alla famiglia, della nipote signora
Travera-Ceseone, stabilita fra noi, rinnoviamo qui ll’espreSsione della nostra
commòssa simpatia e della nostra ferma
speranza. j.
■/ ■ #
Per il ctilto di famigìia
Lunedi Lettura: Salmi 34; Giobbe
4 Maggio 1; 13-22.
' Non siate trasportati qua e là da diverse e strane dottrine; perchè è bene
Che il cuore sia reso saldo dalla grazia,
e non dalle pratiche relative a vivande,
dalle quali non trassero nessun beneficio quelli che (e osservarono,
Ebr.ri 13: ,9: :
, E’ questo, fratelli, il nostro contiiluo
pericolo. E’ ima tendenza umana universale dì correr dietro alle dottrine
più strane, e di dare) importanza alle
pratiche più svariate, a danno, della fede pura, della vita intima del cuore,
.Questo pericolo fu segnalato fin dal
principio del cristianesdm.0, e, ciò nonostante, si avyertirono tosto dei credenti
che commisero il grave errore di perdersi dietro a pratiche materialistiche
ed umane (vivande, càmi sacrificate
agl’idoli, ecc.) Quei tali, dice l’autore
deirepìstola agli Ebrei, non ne trassero
nessun giovamento nè poteva essere
altrimenti; essi erano completamente
fuori strada; il loro sbaglio era uno
sbaglio di principio. Ciò che giova alla
fede, che rende ¡saldo il cuore, che ci
dà la pace del cuore con Dio, è invece
la grazia, la pura grazia di Dìo.
E ne facciamo anche noi Tasperienza.
Quando mettiamo tutto il , nostro essere
in pratiche esterne, e corriamo affannosamente dietro alle dottrine più stirar
ne, ci sentiamo inappagati, insocidisfatti e sballottati a destra ed a sinistra:
sentiamo che nqn riceviamo nessun giovamento.
Quando invece apriamo il cuore alla
grazia dì Dio, oh, allora, tutto in. noi si
trasforma, il nostro e^re intero si rin-'
nova, ed il nostro cuore si rinsalda sempre più nella fede in G^ù Cristo.
Martedì Lettura: 1 Giov. 4: 7-21;
5 Majgrgio Giobbe 2: 1-10.
Ancora per poco la luce è fra voi.
Camminate mentre avete la luce, affinchè non vi colgano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa dove va.
Giov. 12: 35.
Gesù rivolse queste parole ai suoi discepoli riuniti attorno a lui, e, ad un
gruppo di greci che avevano chiesto a
Filippo dì vedere Gesù.
Gesù parla loro della sua morte imminente: Egli è la luce del mcffido, perciò quando sarà innalzato dalla terra,
il mondo non avrà più la'luce con, se,
quindi la necessità dì mettersi in cammino per la vita eterna,^ Infatti, ammonisce il Salvatore, vengono, presto le
tenebre che paralizzano ogni energia
spirituale, e allora, addio tutto. La notte viene nella quale nessuno può operare.
Quale grande avvertimento contengono par noi, oggi, quelle parole di
Gesù. Esse cì dicono: 1) Gesù solo è la
luce del mondo! Egli ha illuminato l’umanità colla luce della Rivelazione, e
contìnua, oggi, ahcora, ad essere la luce
che guida i nostri passi nelle vie del Signore. 2) Ci dicono che quella luce che
oggi ci è offerta, domani ci può essere
ritirata, forse per sempre, e, se non avremo camminato finché la luce era con
noi, verranno le tenebre, e non ci sarà
più possibile oamminEue, sarà finito per
noi, irrevocabilmente finito, per sempre! '
Frafello, forse è questa l’ultima vdita
che Gesù ti offre la sua luce. Non indugiare, accettala e seguila.
Mercoledì Lettura: 1 Giov. 5: 1-13;
6 Maggio Giobbe 2: 11 a 3: 10.
Ora la legge è intervenuta affinchè il
peccato abbondasse; ma dove il peccate
,è abbondato, la grazia è sovrabbondata.
Romani 5: 20.
Questo è l’effetto della l^g!e: fa^ abbondare il peccato. Di fronte alla legge
di Dio l’uomo non può che sentirsi peccatore, immensamente pedoatewre.
. Si, fratelli, più ci avviciniamo a <iuel-
4
--gf DELLE ;^ßj^i^;yfAiD^^:^$?^r .-ì||.‘r
ÿ'î'C
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la legge iMntav più larifo^kgo e cà--\ ™
cmamo di applicarla ^t^^'^-'^g^a vita, #
più " Sitiamo ‘ che ■(èbtóaÉBfl.o‘’‘trasgredito
i suoi eòniandainènti, più ci 'sentiamoti
colpevoli, incapaci di metter^ in pratica
.vuno ^o dì ;quei,sapti prSbelttii sehtia-'*'
ai mo cioè che il peccato abbqnda in noi.
-eif- Ma dove il peccato è abboiìdato - di-^
, ce 'San Paolo - la grazia è sovrabbonda-' “
'ta } Glopa a Diol ', ' V^
^ , Poiché ¿di fronte^ alla legge del Sinni “
' rigiditià, 'non può fare a .me
no'. di abbondare il peccato in'"^ noi,"
Dio, che è .altresì Amore, non può per-^
mettere che noi periamo nei peccato,
perciò Egli ci oflfre la sua grazia, che
fa sovrabbondare in noi, ì-v. \
Questa grazia che sovrabbonda nei
nostri cuori peccatori cancella gli effet- 1
ti mortali- del peccato © ci dà la forza
.di ricomiiMiare una vita rutova, orientata verso il bene, seguendo le »orme di
Cristo. Apri il cuore a quella grazia.
Giovedì Lettura: 1 GÌov. 5: 14-21'
7 Maggio Giobbe 3:^11^26.
Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi.
Come il Padre mi hamamdato, anch’io
ho mandato voi. ‘ Giov. 20: 21.
Queste paròle del Redentore risorto
ai discepoli adunati il primo giorno diella settimana, si rivòlgono- oggi ancora
ad c^nunp che legge queste righe © crede, in Lui. V
Il Signore ha bisogno di te, fratello,
sorella, per affidarti una missione. Come egli ha mandato il suo Unigenito Figliolo nel mondo per la salvezza dell’umanità, così, oggi, egli vuole mandare
te, nel mondo, per proclamane agli uomini la Buona Novella, l’Evangelo della grazia. ,
Ti vuole mandare in mezzo agR
uomini cte errano lontano da Dio, che
bestemmiano il suo Nome tre volte santo: e quegli uomini tì scherniranno, tì.
perseguiteranno e ti , faranno strffrire.
Pure devi andare: te lo comanda il Redentore.
Devi andare ! Ti senti indegno, debole, incapace di una missione così grande. Non importa.
Chi ti manda è Gesù Cristo. Egli ti
preparerà col suo Santo Spirito a compiere degnamente quella misaone, e ti
darà la-forza di cui hai bisogno.
Rispondi airappeUo del Signore, così,
come s^, colle tue debolezze e colla tua
infennità, colla tua indegnità e col tuo
peccato. Non importa, Egli cohnerà
ogni deficienza.
Leggi avanti un versetto ancora: « E
detto queste còse soffiò su loro e disse:
Ricevete lo Spirito Santo ».
•/U^he su te il Signore manda il suo
Spirito, ed in quel soffio divino troverai le forze per tutte le battaglie. Avanti sempre, nel suo Nome !
Venerdì Lettura: 2 Giov. 1-6; Giob8 Maggio be 4: 1-11.
E l’Iddio mio supplirà ad ogni vostro
bisogno secondo le sue ricchezze e con
gloria, in Cristo Gesù.
Filìppesi 4: 13.
Con queste mirabili parole, oiene di
una fiducia serena in Dio, San Paolo saluta i Cristiani della chiesa di, Rlippi.
Sono pure le parole del messaggio del
Signore di oggi ancora, per te, fratello
o sorella, in questi tempi così travagliati.
Non temere ! L’Iddio tuo prowederà
ad ogni tuo bisogno, secondo le sue ricchezze.
Non temere ! La terra, il mare, il cielo, runiverso intero è suo. Suo altresì il
sol^' la pioggia, il tempo, la vita, la
morte. Suo ancora la misericordia, l’amore, le benedizioni. Tutto gli appartiene ! In tante ricchezze Iddio prower derà anche a te che sei un suo figliolo,,
oggetto 'del suo amóre !
Non temere ! Egli non provvede soltanto a qualche bisogno,"^qualche vòlta,
ma ad ogni tuo bisógno. Siano le tue necessità d’ordine naturale, morale o spirituale: sia che tu soffra nel corpo o nell’anima. Egli è a te vicino, sempre, colle sue benedizioni.
Non temere ! Se rimette la tua sorte
nelle sue mani, non solo prowederà ad
ogni tuo bisogno, nia ì suoi doni te li
darà con' gloria. 1 beni e le ricchezze che
il mondo può offrire spesso sono il frutto di un guadagno illecito, e avviliscono
l’anima. I doni dì Dio invece ci sono
largiti 9on gloria.
' Non temere ! Dio prowederà ai tuoi
bisogni in Cristo Ge.su. In Cristo avrai.
ogni cosà: fuori di Lui nulla. Rivolgi
dun^e ogni tua fichiesta a Dio nel Nome di Gesù e le: tue preghiere saranno esaudite., «In verità io vi dico che
ogni Còsa'Clw>chiedeS^ al Padre, Egli
’we^losdaftà, nel nome ^ »: Giov. 16: 23,
1
Sabato Lettura:'^Z, Giov, ?-Ì3TÌsaia ^
%,9Magglo,.^_55:^ÌL h'
^tudt p^r fede vinsero regni, ope-^»
/ vtfrono giustizia, ^ ottenneroi adempirne- ^
to di promesse, Uraron le gole di légni,
' spensero'la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, guarirono
da infermità,^ divennero forti in guèrra, misero 'in fuga eserciti stranieri.
' . >1?" . ' Ebrei 41: 33-34.
Chi sono questi arditi eroi della fede ?
Sotto gli uomini di Dio la'cui storia
ci' è narrata, nell’Antico Testamento.
Sono .Gedeone, Baroc, Sansone, lefte, ^
Davide ed i profeti, e tanti altri ancora, I
di cui narra Finterò cap. 11 dell’epistola
agli Ebrei. Sono uomini•> tutti animati
da una fede incrollabile nel loro Dio,
che per essa lottarono e soffrirono ed in
essa riportarono le più fulgide vittorie.
• Ed a questa' schiera degli eroi della
fede ricordata dallo Scrittore Sacro, si
aggiunge un’altra schiera che ei è grato sempre ricordare, i martiri Cristiani,
ed in modo speciale, i martiri del nostro
popolo 'Valdese: i nostri martiri. Ahch’essi per fede divennero forti in guerra, e misero in fuga ecciti stranieri.
j. E noi ? E tu, fratello, snella ? Che
còsa hai tu, compiuto mediante la tua
fede ?
■Lo so, la vostra fede è spesso vacil■ lante e debol^ e quando leggiamo di
quegli eroi della fede ci pare impossibile che anche , noi possiamo raeeiimeere una fede così forte !
Eppure Gesù diceva molto sempliceingente: « Se aveste fede quanto un grariel di senape, potreste dire a questo
monte: « togliti-di là e gettati nel mare» e vi ubbidirebbe ».
Ma tante volte la mia fede è più piccola ancora del granel di senape e mi
perdo nel dubbio. Signore aumenta la
mia fede !
Di quella fè ch’armava Gianavello
e che addolciva ai martiri il morir
Arma, Signor l’esercito novello
che in Te sol fida e Te sol vuol seguir!
(Guido Comba « Preghiere dei giovani
Valdesi »).
% ^ '
Cipriano Toum.
V‘fo 10 Sebes"Noerbel, 20,-"“Al
1^1jùop6,^20 , Enrico''JTron, 50 - X
Wild, 200. ■"* r
G. Vaciago , ^ . ^OO,'
Angelo Treves
Teresa Genicoud .,'''0^’':^' Í í'-fác'"
Le figlie
Compianto
e l’affezionata nipote dei ^
Barus Giacomo
riconoscenti per la testimonianza di stima tributata al loro caro Estinto in occasione dei suoi funerali, sentitamente
ringraziano.
Inverso Pinasca, 20 aprile 1942-XX.
La. famiglia del Cornpianto
Davide Gaydou
Evangelista
ringrazia, commossa, tutti Coloro che
nella dolorosa circostanza le furono di
conforto.
In Principal modo il Pastore sig. Giulio Tron e Signora, il sig. Leali, le signore Adele Poèt, Amalia Salomon, le
famiglie Jalla, Vigna, Chiapperò, che le
furoTio di grande aiuto durante la lunga malattia del Caro Scomparso.
Torre Pellice, 26 4 1942-XX.
ISTII0ÍI OSPIIIEIII liESI
RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
Clementina Fenouil, 20,
Caterina Berthoud Pasquet, Ginevra 3000,
Chiesa Valdese S. Germano, domenica della beneficenza
Ida Jalla
S. Uff. Ferruccio Bounous
Maddalena Rivoira Malanot
Maddalena Ccàsson, Cannes
F. P.
Ing. Col. Luigi Grill e Signora
Sara Bertone Petrai
N. C. riconoscente a Dio
Gollettat^ dalla Sig.na Matilde Melile,
Torino:
Bass,"50 Leumann Bass, 50 - Boldrini Gay, 50 - Alberto Bosio, 20 - Semele
• de Fernex, 250 - Rod; de Pianta, 100 Ferrerò Bonriet, 100 - M. Giampiccoli
Ribet, 100;'- Emilia Ribet, 100 - Ed.
Hahn, 100 - Prof. Dott. Arnaldo Malan,
100 - N. N., 10 - Matilde Meille, 20 Dr. Prof. A. Pascal, 25 - Cav. Fernando
Pellegrini, 100 - Cleante Rivoiro Pellegrini, ,100 - Ugo Rivoiro, 20 - Lisa Ro
150,
20,
250,
20,
50,
30,
50,
30,
20,
Sofia Rostan
Fratelli Turati - •
Chiesa Valdese.,(ii Prali ,
Charlin Carla.v.,. , .
Malan Emery'
CoiSson Guido e Ester
Gönnet Arturo
Franc. Immovilli
' 5,—
1000,™
, 25,10,-.,
10,—
10,^ I
50,—
25,
'*"■ OSPEDALI
N. N.
Tra'V'ers Giacominh .
Gardiol Bartolomeo (per il Letto
Coucourde)
Sorelle Viglielmo
Poet Fed. e Maddalena in occas.
nascita nipotini
Adelina Selli
Carolina Decker Boringhieri
Maddalena Coisson, Cannes
F. P.
Ida Jalla
Coisson Guido e Ester
Angelo Treves
35,
10,
ÏΫ*'
^i'Susannfl' Catalin Gay
I- N. C.a ricònoscente a Dio I
Tere^ Genicoud.- .,1:
. Sofia Rostan
‘IPf's
20,--*
50,—
ORFANOTRÒFIO FEMMINILE
Unione delle Madri, in mem,oria
di Irma Forneron, Prarostino
Roman Desiderato
Costantino Lidia
Gardiol- Federico
Gay Giosuè .
Bonnet Letizia, in memoria
Sommani Lina
Miert Laura f
Frizzoni
Unione Cristiana Femminile, di
150,—
10,—
20,*50,—
25,.'—’
20,—
50,—
50,—
100,—
200,
20,
50,
40,
50,
50,
30,
20,
10,
100,
Jenny Gönnet per Osp. Pomaretto 25,
Meytre Oscar e Marcellina
Peyrot Enrico
Unione delle Madri di Villasecca
Pascri Enrico
Costantino Guido e Clementina
Bernard Giacomo
Griot Clemente ■
Costantino Francesco
Ing. Col. Luigi Grill © Signora
Anna Allasina
30,—
30,—
40,—
10,—
20,—
20,—
10,
50,—
50,—
5 —
Villasecca 40.—
Sorelle Viglielmo , , ¿v» 20,-r-
Adelina Coisson, Cannes ' 25,—
Guido Miegge e Signora 50,—
Giampiero Saccaggi 15,—
Bertin Susy 5,Chiesa Valdese di Torino . 500,—
Chiesa Valdese di Torre Pellice 350,—
Chiesa Valdese di Rodoretto 30 —
Pier Luigi Pagliai e Rosy 35,—
Favat Octavie 10,—
Goss Amato e Signora 50,—
Broy Eugenia ' 25,-Elena e Carlo Koch 50 —
Fam,. Crosto Gönnet iO,—
Deglia Bert IO—
Un’amica dellie.orfaneHe 50,^
Clementina Bonnet 1.5 —
Alcuni amici delFOrfanotrofio t
riuniti per un’ora di buona
musica 150,—
Prof. Gino Costabel, direttore responsabile
«ARTI GRAFICHE L’ALPINA » -Tone Pellice
CONTRO»
COSTIPAZIONE INTESTINALE
STITICHEZZA ABITUALE
'M'
A. VeflTEI.LI A C.
JEMOLSIONE
GRANULI
CAPSULE
fiompe
IV'i' Ä ■
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ERCOLE MAREUI & C. - S. A. - MILANO
CORSO VENEZIA, 16
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