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Anno 114 - N. 11
18 marzo 1977 - L. 150
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /7C
valdese
wobo tosse peil ice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
___________SI ESTENDE IL DISASTRO DI SEVESO
La punta dell'iceberg
La vicenda dell’ICMESA denuncia un sistema di produzione
in cui la salute è uno dei prezzi da pagare al profitto
A febbraio è scoppiata la seconda « bomba » a Seveso. Se la
prima — quella del 10 luglio
scorso — aveva fatto un bel botto (ma a scoppio ritardato, dopo una settimana di inazióne),
la seconda è stata un susseguirsi, un crescendo di notizie che
hanno rivelato non solo come il
disastro sia di proporzioni ben
più grandi di quanto si pensasse, ma come esso sia stato spaventosamente aggravato dall’incuria e dalla volontà di minimizzare, coprire e insabbiare da
parte delle autorità. Ma la diossina è un veleno ben poco solubile e i nodi vengono al pettine.
Così abbiamo letto con sgomento su tutti i giornali che la
diossina è stata trovata ben al
di fuori delle zone delimitate;
che il numero dei casi di cloracne ha subito un’impennata; che
vi sono stati casi di neonati malformati; che il lavoro di bonifica delle case inquinate consistente nel lavare vetri, pareti e
pavimenti con acqua e detersivo non serve a nulla; che l’inceneritore, la cui costruzione decisa
dalla Regione durerebbe anni,
ha sollevato fortissimi e qualificati dubbi...
Ma ciò che ha prodotto la vera e propria « seconda bomba »
è stato l'invio di militari a presidiare il confine delle zone inquinate. Dopo più di 7 mesi di
politica della minimizzazione, in
cui si è lasciato intendere che la
storia della diossina veniva gonfiata ad arte per sfruttarla politicamente da parte di « sapientoni che non ne sanno molto più
di noi sulla diossina » (arcivescovo Colombo di Milano — Espresso del 21.2.11), improvvisamente
si chiude la stalla dietro ai buoi.
Dopo che per mesi la « zona filtro » predisposta per i bonificatori ha funzionato in maniera
approssimativa, che la popolazione indotta a prendere sotto
gamba il pericolo è tornata alle
case inquinate a prendere oggetti, mobili, ecc., improvvisamente arrivano i militari, la cosa si fa seria, il cerchio inesistente si stringe. Intanto la diossina si è sparsa ed è arrivata a
Nova Milanese, decisamente al
di fuori della zona delimitata
(due aziende agricole chiuse) e,
secondo alcuni, addirittura a
S. Giuliano Milanese, dalla parte opposta della cintura di Milano. Non fa meraviglia che la
gente della Brianza sia furibonda.
L’« incidente » è inevitabile
Ma questo è niente. Se si prende in mano una documentazione seria, circostanziata, qualificata, come quella predisposta
dalla rivista Sapere (numero di
nov. die. '76, interamente dedicato a Seveso), ciò che hanno
scritto i giornali fa l’effetto della punta visibile di un iceberg di
cui si indovina la gigantesca massa sommersa.
Non è qui ovviamente possibile analizzare gli aspetti giuridici, sanitari, a,mministrativi e
politici di questa documentazione. Vorrei tuttavia menzionare
la parte che mi sembra fondamentale e che analizza la struttura della produzione della ICMESA (ICMESA, come e perché,
del Gruppo di Prevenzione e di
Igiene Ambientale del Consiglio
di fabbrica della Montedison di
Castellanza).
Da questa analisi risulta chiaramente quali m.odifiche sono
state apportate al brevetto Givaudan per la produzione di tri
clorofenolo, tutte tendenti ovviamente ad accrescere i profitti e tutte contenenti — vedi caso — un aumento del coefficiente
di rischio.
In un certo senso ci si potrebbe consolare pensando; sì, un
disastro terribile; ma santo cielo, è perché siamo italiani; siamo i funamboli del miracolo
economico e non c’è da stupirsi
se ogni tanto qualcuno cade di
sotto. Ma con un po’ più di serietà, di sicurezza...
Ma che dire se accanto a Seveso (ma non dimentichiamo,
accanto a Ciriè, a Porto Marghera, a Manfredonia, alla Maddalena, ecc.) veniamo a sapere che
sono accaduti incidenti simili in
USA, in Olanda, in Germania
Ovest, in Inghilterra? Che dire
se ci viene spiegato che i brevetti messi a punto per la produzione del TCF, più moderni
di quello della Givaudan, come
quello della Ringwood Chemical
e della Dow Chemical, usano
tecnologie ancor più pericolose
aumentando i rischi di formazione di diossina e di reazioni
incontrollabili? Seveso diventa
così la spia non di « incidenti »,
di « fatalità », m.a di un sistema
di produzione che massimizzando i profitti massimizza ugualmente il coefficiente di rischio
rendendo inevitabile 1’« incidente ». Non è allora davvero un
iceberg pauroso quello che si intravvede nelle acque non a caso
intorbidate, opache, del nostro
modo di produrre, di consumare,
di inquinare, di dilapidare, di distruggere?
Due culture a confronto
L’analisi del Gruppo P.I.A. si
conclude con il rapido schizzo
di due « culture » a confronto,
che mi è sembrato utile riportare (vedi riquadro a p. 8).
Certo non tutti saranno d’accordo nel valutare la rispondenza della prima alla nostra realtà
(è più tranquillizzante accettare
lo schema di interpretazione riproposto per esempio dal sig.
Adolf W. Jann, presidente della
Hoffmann-La Roche, la multinazionale dell’ICMESA, alla TV
svizzera; « Capitalismo vuol dire progresso e il progresso può
portare talvolta a qualche inconveniente... »). Né tutti saranno d’accordo nel valutare la possibilità di realizzazione pratica
della seconda. Ma ho l’impressione che su questa drammatica alternativa si gioca la vita
stessa delTumanità.
Seveso sta davanti a noi come un enorme campanello d’allarme, è l’avvertimento che non
possiamo far finta di non sapere. Continuare per la via delriCMESA diventa sempre più
un inoltrarsi in una via senza
uscita.
Discorso politico, si dirà. Certo. E cioè discorso che ritiene
indispensabile prendere la pro
kfk •
pria responsabilità nelle cose
delfe potis (città), di quella enorme polis che è oggi il globo terrestre.
Ma questo discorso politico è
poi così distante dal discorso
evangelico? Proviamo ad esprimerlo con termini che ci sono
più familiari..
( continua a pag. 8)
Franco Gìampìccoll
______________Partecipiamo agli aiuti per i fratelli in distretta
Romania; morte e distruzione
Una nuova, spaventosa tragedia ha colpito il genere umano;
il tremendo terremoto del nono
grado della scala Mercalli che
ha colpito una fascia sud orientale dell’Europa dell’est. L’energia di questo nuovo sisma è stata paragonata dai tecnici dell’Istituto sismologico di Belgrado a quella di cento bombe atomiche di Hiroshima. La scossa
è stata di una intensità tre volte più forte di quella che colpi
e devastò il Friuli.
I territori toccati sono diversi ; la Bulgaria con una ventina
di morti, 200 feriti e gravi danni ad alcune città situate lungo
il Danubio; la Jugoslavia, con
una ventina di feriti e stabili pericolanti sgombrati a Belgrado,
a Serajevo ed a Zagabria; l’Unione Sovietica, dove la scossa è
stata avvertita anche a Mosca,
mentre si sono avuti danni nella Moldavia russa.
Ma il bilancio più angoscioso
è quello della Romania, dove i
morti risultano essere migliaia,
i feriti oltre centomila e circa
centomila i senzatetto per i quali si sta cercando una sistemazione di fortuna. Le notizie sono
da noi ovviamente ricavate dai
giornali di questi giorni e rischiano purtroppo di essere
smentite nello spazio di tempo
che separa la stesura di queste
righe dalla loro pubblicazione.
I militari, i miliziani, gli uomini della « Guardia patriottica » affiancano l’estenuante lavoro delle ruspe e delle escavatrici; questo lavoro si è presentato particolarmente delicato perché sotto le macerie delle case
crollate parecchi erano i sepolti vivi. I cani specializzati nella
ricerca di sopravvissuti, venuti
in aereo dalla Svizzera, si sono
dimostrati particolarmente preziosi arrampicandosi colle loro
guide, per individuare e disseppellire parecchi superstiti, fra le
rovine di palazzi che contavano
otto o dieci piani.
A prescindere da questa situazione di emergenza, le conseguenze del sisma per la Romania saranno particolarmente
drammatiche e dure. Non bisogna infatti dimenticare che già
prima della catastrofe questa
nazione era la più povera fra
quelle deU’Europa orientale. I
danni maggiori si riscontrano
nella zona della capitale, Bucarest, dove sorge oltre un quarto della capacità industriale del
paese. Anche l’area di Ploesti —
cuore dell’industria petrolifera
— risulta gravemente colpita.
Mediante lo sfruttamento dei
propri pozzi la Romania riusciva a soddisfare all’incirca il cinquanta per cento del proprio
fabbisogno.
Questa nazione negli ultimi
anni aveva intrapreso un ambizioso itinerario economico volto
ad avvicinarsi alle medie del
reddito nazionale dei paesi occidentali. A tale scopo, dedicando ben il 34 per cento del reddito nazionale, la Romania era
riuscita ad ottenere nello scorso anno uno sviluppo industriale di oltre l’il per cento, mentre l’obiettivo per il 1977 era un
altro balzo del 10,5 per cento.
Evidentemente, non solo questo
traguardo non potrà essere rag
giunto, ma la grave situazione
venutasi ora a creare pone ima
grave ipoteca sui risultati raggiunti. Occorre però anche sottolineare che la popolazióne, dopo i primi comprensibilissimi
momenti di sbandamento, si è
straordinariamente ripresa e sta
dando prova di una civiltà e di
una dignità non comuni.
Frattanto, la solidarietà internazionale si è già messa in moto ed è anche giunto a Bucarest
il primo aereo italiano che reca
gli aiuti inviati dal governo,
mentre altri arrivi, sempre per
via aerea sono previsti.
Anche il nostro settimanale
desidera essere presente in quest’opera di aiuto e di amicizia
per queste popolazioni così duramente provate e pertanto il
nostro «Fondo di solidarietà»
(conto corr. postale n. 2/39878
intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70, Torino) accoglie offerte destinate a questo
specifico scopo, che si prega indicare nella causale del versamento. Non sappiamo ancora
con precisione in che modo e in
quale forma forniremo il nostro
piccolo aiuto, ma nei prossimi
giorni avremo certo la possibilità di sapere quale sarà il mezzo migliore e più utile. Nel frattempo invitiamo tutti i lettori a
partecipare a questa prova di
simpatia e di fraterna compartecipazione, al di fuori di ogni ristretto schematismo di frontiere e di ideologie, in modo che
si possa provvedere al più presto possibile a fare qualcosa per
questi nostri fratèlli in distretta.
Roberto Peyrot
TEMPO DI PASQUA
La misericordia
croce
« Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà
fatta». (Matteo 5; 7).
Nella seconda parte delle beatitudini di Matteo, che inizia qui,
non si tratta più di gente che difetta di qualche cosa, ma di gente che ha con Dio e con il mondo
un giusto rapporto. Beati sono
cioè quelli che hanno rapporti
umani con gli altri uomini.
Non si tratta cioè di virtù cristiane, ma di azioni e comportamenti, di modi di essere e di vivere.
Il fatto che leggiamo questa
beatitudine nel tempo di preparazione alla settimana santa è significativo: ci ricorda che la misericordia è quella di Dio in Cristo, quella della croce per la salvezza deU’uomn. E così era già
nell’Antico Testamento: la misericordia di Dio è la sua fedeltà
al Patto che Egli ha liberamente
stabilito col popolo di Israele e
che richiede, da parte del popolo, rapporti corretti con Dio
stesso (prima tavola della legge) e col prossimo (seconda tavola). Per la misericordia di Dio
verso di noi, noi viviamo e possiamo a nostra volta esercitare
misericordia verso gli altri.
Questo certo, se ci mettiamo a
tavolino e riflettiamo attentamente, lo sappiamo; ma quando
si tratta di praticarlo, di sapere
che misericordioso può essere
solo colui che sa di avere a sua
volta bisogno di misericordia, allora lo dimentichiamo facilmente e al posto dei giusti rapporti,
della giusta relazione, mettiamo
volentieri avanti le nostre capacità, la nostra abilità e confondiamo le cose, riduciamo la misericordia a tolleranza o liberalità.
Misericordia significa non già
appianare (o con aria di superiorità ignorare) le differenze reali
che ci dividono dal prossimo,
bensì lasciargli (o creargli quando già lo abbia perduto) uno spazio nel quale egli possa vivere ed
essere veramente uomo, significa
accettare l'altro, il diverso, nella
sua diversità. .
E molte volte quando tra cristiani si parla di misericordia si
pensa alla Croce Rossa: a coloro
che entrano in campo quando la
battaglia è finita per occuparsi
dei sopravvissuti, dei feriti, dei
resti ormai nell’impossibilità dì
continuare la lotta, di coloro che,
incapaci ormai di dare un contributo attivo alla società, vengono
messi da parte e abbandonati.
Mi guardo bene dal disprezzare.questo atteggiamento, si tratta senza dubbio di autentica misericordia, ma altrettanto certamente non è tutta la misericordia, ne è solo un aspetto e forse
nemmeno il più significativo.
Se la misericordia giungesse
in tempo utile, potrebbe essere
prevenuta la carneficina, si potrebbe evitare il conflitto, non vi
sarebbe gente abbandonata perché -ritenuta inutile. Se si stabiliscono rapporti corretti tra gli
uomini e tra i popoli, non ci sarà più bisogno di samaritani,
perché non ci saranno più uomini abbandonati mezzo morti sul
ciglio della strada.
E perché la misericordia giunga per tempo, occorre che vi sia
una volontà di esercitarla, non
solo nel privato e nel segreto,
non come l’offerta di cui la destra sa e la sinistra non sa, ma
in ogni aspetto della vita, nel so
Bruno Bellion
(continua a pag. 2)
2
18 marzo 1977
LA RISPOSTA DEL SERVIZIO RADIO-TELEVISIONE La misericordia
Una
deve
chiesa evangelica
lasciarsi criticare
Il gruppo televisivo del Servizio Stampa Radio e Televisione della
Federazione Chiese Evangeliche in Italia ci ha inviato il seguente
intervento sulla questione della trasmissione PROTESTANTESIMO del 23 gennaio. Il gruppo, va ricordato, lavora in forma collegiale e le decisioni sono assunte collettivamente. Al momento in
cui fu decisa la trasmissione nella quale intervenne il ’’Gruppo
Teatro Angrogna” appartenevano al gruppo televisivo — oggi allargato — Aldo Comba, Lilliano Frattini, Renato Malocchi, Giovanni Ribet, Fulvio Rocco e Roberto Sbaffi.
La trasmissione del 23 gennaio
di PROTESTANTESIMO ha suscitato un certo numero di consensi nel mondo esterno,-ina anche numerose critiche in alcuni
ambienti delle nostre chiese. Lasciando da parte certe invocazioni censorie, aberranti e poco evangeliche, le critiche più significative sono di due ordini: la prima afferma che la trasmissione
del Gruppo Teatro Angrogna era
fuori posto in una rubrica come
PROTESTANTESIMO; la seconda sostiene che la trasmissione
non portava un messaggio evangelico.
Una rubrica televisiva protestante ha, tra l’altro, il compito
di informare i telespettatori sui
diversi aspetti del mondo evangelico. Il « Gruppo Teatro Angrogna » e la sua attività sono un
fatto reale, che avviene in una
zona particolarmente importante del protestantesimo italiano;
certo è un fatto che in qualche
misura contesta la chiesa, ma
che la chiesa d’altra parte ha
mostrato di prendere sul serio
quando gli ha aperto le porte
dell’aula sinodale in tempo di
Sinodo. Inoltre l’esistenza stessa
di un gruppo teatrale formato in
parte da membri di chiesa, che
si rende indipendente daH’organizzazione ecclesiastica e si pone in posizione critica verso di
essa (anche se tale critica non è
il suo obiettivo primario) è di
per sé un fatto significativo, che
caratterizza un settore del protestantesimo italiano e che può
mostrare allo spettatore televisivo come esista nel nostro ambiente una varietà e una dialettica di posizioni che sono espressione di vitalità. Dopo aver portato sul teleschermo in passato
il Sinodo, la Facoltà Valdese,
l’Ospedale di Torino, varie chiese, senza contare gli episodi storici del protestantesimo italiano,
era perfettamente corretto mostrare anche resistenza di un
gruppo critico. Corretto soprattutto dal punto di vista dell’informazione ai telespettatori.
La trasmissione, è stato detto,
non aveva un messaggio. Conviene distinguere tra predicazione
e testimonianza: la prima è l’annuncio esplicito di Gesù Cristo,
la seconda è il modo d’essere o
di fare di chi si pone in ubbidienza a Gesù Cristo. Gli studi
biblici che abbiamo mandato in
onda sono quindi una predicazione; la trasmissione del 23 gennaio era invece una testimonianza, nel senso che, in un paese in
cui la chiesa si presenta sempre
come una infallibile madre e
maestra, mostrava invece tm’altra chiesa, quella protestante,
che è capace di lasciarsi critica
re e di discutere su un piano di
parità con i suoi critici.
La trasmissione era quindi perfettamente a suo posto nella rubrica PROTESTANTESIMO ed
aveva anche un preciso messaggio evangelico.
Detto questo, ammettiamo che
la trasmissione aveva dei difetti
che, se la dovessimo ripetere,
cercheremmo di evitare; per esempio sarebbe stato meglio ridurre certe parti del filmato per
allargare il dibattito, e questo
avrebbe guadagnato a essere condotto in forma di contraddittorio. Si può anche discutere il livello artistico o l’attualità politica del Gruppo Teatro Angrogna,
sempre che si abbia il senso di
che cosa è il linguaggio giovanile e non gli si vogliano imporre
vieti pregiudizi vittoriani. Del resto l’oggetto della trasmissione
non era la qualità — che pure
diversi hanno apprezzato — di
quel teatro, ma la sua esistenza
e i problemi che pone. Ci si può
chiedere infine se il messaggio
complessivo della trasmissione
non avrebbe dovuto essere ulteriormente mediato.
Passando ad altre considerazioni ci si può anche domandare
se questi giovani, alcuni originari delle comunità cristiane della
zona e altri impegnati in esse,
non abbiano conservato, anche
nel loro lavoro teatrale, qualche
traccia del loro nutrimento biblico: se la canzone che invoca
un mondo « senza padroni e senza garzoni » non faccia pensare
a certe pagine di Isaia e se l’altra canzone sul « Dio che non accetto e non conosco » non richiami alla niente certe pagine di
Amos (vedere per es. Is. 65 alla
fine, o la polemica di Amos sul
culto). Non insistiamo su questo
punto anche se sarebbe interessante approfondirlo.
Rimane comunque un fatto:
che la rubrica PROTESTANTESIMO non ha fatto proprie le parole o le concezioni del Gruppo
Teatro Angrogna, come non lo
fa quando riflette altre realtà o
ascolta altri ospiti in studio; la
rubrica ha soltanto presentato
il Gruppo Teatro Angrogna come
un fatto che vai la pena di conoscere e come un interlocutore con
cui vale la pena di parlare, soprattutto in un quadro protestante.
della croce
{segue da pag. I)
dale e nel politico in primo luogo.
Sappiamo tutti che l’impegno
politico non si identifica puramente e semplicemente con l’Evangelo, ma rimane da chiarire
se sia ancora Evangelo quello
che non esige un impegno per
soccorrere il fratello che ha bisogno di misericordia.
È significativo che oltre al presente (è un impegno di oggi essere misericordiosi) la beatitudine si esprima con un futuro:
a loro misericordia sarà fatta.
Viene qui affermato che abbiamo una speranza, o meglio,
viene affermato che il mondo e
noi viviamo del futuro di Dio,
della misericordia di Dio che avrà la sua manifestazione a Pasqua come anticipazione e caparra del Regno.
Intendiamoci, il fatto che nelle
beatitudini non si menzioni mai
il nome di Dio, non significa minimamente che non sia Lui il
soggetto di ogni cosa. Anzi. È da
lui che otterremo misericordia.
Da Lui solo. E perciò possiamo
essere misericordiosi. Anche se
dagli uomini otterremo disprezzo e odio.
Un discepolo non è da più del
suo maestro.
____________UN DOCUMENTO DELLA CHIESA DI IVREA
Il dibattito su fede e politica
L’assemblea riunita per il culto domenicale del 6 febbraio
1977, conformemente alla richiesta del Sinodo 1976 (vedi artt.
25-26 degli Atti sinodali in merito al rapporto Fede e Politica),
dopo aver seguito un ciclo di
cinque predicazioni su questi
temi: Cesare e Dio - La sottomissione alle autorità stabilite
e la loro funzione di servitori
Esteso attività ecumenica a Bari
Durante il periodo estivo i culti sono stati presieduti dal sig.
Aldo Varese, inviato dalla Tavola come coadiutore del pastore
E. Corsani con particolare incarico per Corato ove risiede, dal
pastore G. Castiglione e dai
membri del Consiglio di chiesa.
Col ritorno del pastore, in ottobre sono state riprese le attività
secondo un programma interno
ed esterno elaborato dal Consiglio di chiesa e approvato dall’Assemblea.
Per i culti domenicali, la media delle frequenze è stata buona, superiore all’ anno precedente.
Negli incontri del giovedì,
strutturati secondo l’esperienza
di questi ultimi tre anni in forma di conversazione su temi presentati di volta in volta dai relatori, si è accolto l’invito degli
atti sinodali n. 25 e 26, prima
con tre meditazioni sui culti domenicali (1 Corinzi 13), poi con
una più specifica discussione in
un’assemblea domenicale su « fede e politica ». Si sono successivamente affrontati i problemi
relativi alla « liberazione della
donna » con una serie di cinque
conversazioni - dibattiti. Si sta
adesso affrontando il problema
dei ministeri nella chiesa.
La scuola domenicale presenta un ottimo funzionamento, sia
per l’assiduità dei bambini che
per il loro impegno; si usa il
nuovo materiale, con l’aiuto di
tre monitrici che lavorano in
gruppo.
Il catechismo viene curato personalmente dal pastore, funziona
regolarmente ed ha una costante ed attiva partecipazione di
giovani.
Il lavoro esterno si svolge soprattutto in ambienti cattolici;
sembrano superate le difficoltà
che due anni fa portarono alla
sua sospen.sione, a causa delle
nuove linee che ci volevano imporre e che abbiamo rifiutato;
durante l’anno scorso, comunque, sono continuati gli incontri
di studio biblico sugli Atti degli
Apostoli. Si è costituita quest’anno una segreteria ecumenica, di
cui fanno parte rappresentanti
valdesi, cattolici ed avventisti e
che programma, oltre agli stu
di biblici, anche incontri aU’interno di parrocchie della città e
della provincia, su temi di attualità. Il primo di tali incontri ha
avuto luogo il 20/12 su « Il Natale oggi » nella nostra chiesa; il
secondo ha avuto luogo il 15/1
a Noicattaro su « Speranze umane e speranza cristiana »,
Il 19/1 nella chiesa di S. Pasquale è stata presentata ufficialmente a Bari dal direttore della
Società Biblica past. Bertalot la
traduzione interconfessionale del
Nuovo Testamento; hanno rivolto messaggi il metropolita ortodosso, E. Timiadis, delegato permanente del Patriarca di Costantinopoli presso il Consiglio Ecumenico delle Chiese a Ginevra,
ed il pastore Corsani; l’arcivescovo aveva mandato un rappresentante. E’ seguito un dibattito.
La presentazione è stata ripetuta il giorno dopo nel salone della chiesa Matrice di Casamassima.
Il 22/1 il pastore Corsani è
stato invitato a parlare della traduzione ecumenica del Nuovo
Testamento nella chiesa del sanatorio « Cotogno » di Bari, alla
presenza di numerosissimi rico
verati, del personale infermieristico, delle suore del Policlinico.
La presentazione del volume verrà probabilmente continuata in
diverse parrocchie della città,
che si sono fornite di numerose
copie del libro.
Il 24/1 vi è stato un altro incontro ecumenico nella chiesa di
S. Antonio con messaggi del metropolita ortodosso, dell’ abate
benedettino Magrassi, del pastore Corsani, del pastore avventista; anche in questo incontro, come negli altri, vi è stata
libertà di parola per il pubblico
che gremiva il locale.
A Bari le attività ecumeniche,
come si vede, si svolgono per tutto l’arco dell’anno e non solo in
momenti « ufficiali »; esse non
costituiscono incontri di vertice,
ma anzi vedono una larga ed attenta partecipazione della gente,
che non di rado esprime il proprio dissenso. E’ però sempre
motivo di gioia avere l’occasione di diffondere la Parola del Signore, anche quando ci si trova
in difficoltà.
Infine, il 20/12 la nostra chiesa
ha ospitato l’assemblea del XIV
Circuito. G. V.
A ttenzione : pericolo !
250 nuovi abbonati nei primi mesi dell’anno sono un
dato positivo e incoraggiante, ma a patto che questa
cifra non sia bilanciata da
una perdita equivalente o superiore! Invece a tutt’oggi è
ancora doppia la perdita: circa 520 abbonati non hanno
ancora rinnovato l’abbonamento.
Se non è possibile andare
avanti è comunque indispensabile non andare indietro.
Per il nostro bilancio già in
perdita per il « prezzo politico » dell’abbonamento ordinario è indispensabile che
tutti gli abbonamenti attivi
(gli abbonamenti cioè di chi
vuole riabbonarsi ) siano palesati entro i primi mesi dell’anno. Non possiamo più trascinare il peso di abbona
menti passivi (di chi non intende più rinnovare l’abbonamento ma lascia che il giornale gli arrivi lo stesso) che
costituiscono una perdita
secca.
Per questo ripetiamo ancora che con la fine di marzo
saremo costretti a sospendere l’invio al lettori che non
avranno rinnovato l’abbonamento.
Saremo tuttavia ben lieti
di continuare ad inviare il
giornale a chi per qualsiasi
ragione non può rinnovare
ora: basta una cartolina, due
parole che manifestino un interesse e una decisione di
continuare a sostenere il giornale.
Contribuite con un rinnovo
sollecito !
18 marzo 1977
(diaconi) da parte di Dio; Il regno di Cristo non è di questo
mondo; La voce profetica della
Chiesa; Il Concordato tra Chiesa e Stato; ha discusso e approvato il documento seguente:
1 ) Il termine « politica » ha
un’ampia dimensione ed è piuttosto ambiguo. Può significare:
partecipazione più o meno attiva alla vita pubblica, ma anche
militanza in un partito, prendere posizione di fronte agli avvenimenti del nostro tempo, assumere delle scelte specifiche ed
impegnative. Se il credente in
Cristo sente il dovere di partecipare attivamente alla vita politica, egli dovrà adoprarsi affinché, secondo una coscienza illuminata dalla Parola di Dio, il
suo impegno politico rivesta il
carattere di una testimonianza
di fede in Gesù Cristo, libera e
responsabile.
2) Oggi viviamo tutti in un
contesto politico ; i credenti
debbono vegliare per non essere
« posseduti » dalla passione politica che può travolgerli e allontanarli dalla fede, cristiana e dall’ascolto dell’Evangelo. È difficile
estraniarsi dai problemi del
mondo e dagli avvenimenti politici di cui ogni giorno prendiamo conoscenza mediante i quotidiani e la televisione. La voce
di ciò che accade nel mondo diventa molto spesso un ostacolo
alla riflessione interiore. Il progresso scientifico e tecnologico
costituisce per molte persone
una grande speranza ; tuttavia,
la minaccia di una tragica fine
oscura l’orizzonte dei popoli e
rende attuale la Parola di Dio
che non passa.
3) C’è chi dice: «la politica
è una cosa ’’sporca”, perciò evitiamo di comprometterci e, come cristiani, rifugiamoci nel
santuario della nostra vita interiore, senza ’’sporcarci” le mani o la coscienza ». Questa fuga
dal mondo non è cosf semplice
come si crede. Come si esprime
Vittorio Subilia : « Il cristiano è
chiamato a fare una politica determinata dall’Evangelo, la sua
etica politica dev’essere espressione del fatto che (tristo ci ha
resi liberi dagli uomini e dai loro idoli come dalle potenze che
dominano il mondo, liberi per
Dio e per il prossimo e disponìbili per il suo servizio ».
4) La predicazione dell’Evangelo a tutti i popoli: questa è
la vera politica della chiesa cristiana, in ogni tempo. L’interesse prevalentemente politico, in
certe situazioni, ha coinvolto in
una stessa colpa il mondo e la
chiesa. Tuttavia il mandato di
Gesù Cristo ai suoi discepoli rimane prioritario ancora oggi.
Nessuna ideologia politica o economica può attenuare o conta
minare la predicazione della Parola di Dio, che possiede essa
stessa accenti di verità, di giustizia e di pace. La liberazione
degli oppressi è certamente un
aspetto della predicazione cristiana; ma non è il solo. L’Evangelo è potenza di liberazione anche da altre schiavitù, comprese quelle che sono nascoste nella vita degli uomini e nella loro
libertà politica. Il cosiddetto
« ordine stabilito » non possiede
una origine divina; ma non bisogna neppure sacralizzare la
rivoluzione o un partito politico particolare. Le politiche di
questo mondo passano ; la Parola di Dio, invece, permane in
eterno.
5) In certe situazioni ed in
certi paesi i governanti praticano una politica inumana; i diritti della creatura umana vengono calpestati, l’uomo e la donna sono sottoposti a crudeli torture, essi soffrono per motivi di
coscienza e di scelta politica. Anche fra i cristiani è talvolta difficile sentire « la chiesa come la
sua casa propria, nella quale il
prossimo è riconosciuto come
fratello anche nel confronto delle convinzioni politiche », così,
dice l’atto sinodale. A questo
punto il discorso potrebbe assumere un’ampia dimensione e interpellare le nostre comunità, i
loro membri, pastori e laici. Non
per nulla si invita la chiesa a
« proseguire la ricerca del nostro impegno di credenti nel
tempo presente nel confronto
del testo biblico di 1 Corinzi
cap. 13 », cioè l’inno di Paolo
alla carità. Dovremmo, prima di
tutto, riconoscerci « fratelli »
nel Signore, con tutto ciò che la
« carità » esprime, malgrado il
dissenso politico o teologico. Il
giudizio tra « fratelli » in fede
è talvolta duro, ingiusto, partigiano. Pensare politicamente in
modo diverso conduce spesso a
qualificare il « fratello » in termini di classe e di militanza
politica, invece che in termini di
umiltà e di carità. È necessario
riesaminare le nostre posizioni,
memori della parola di Dio al
suo popolo per bocca di Giosuè ;
« O Israle, c’è dell’interdetto in
mezzo a te» (Giosuè 7: 13).
6) Infine, c’è chi dice con
convinzione; «Tutto è politica»;
ma noi rispondiamo : « La politica non è tutto ». Non è tutto
e non ci dà tutto. Quando poi
essa diventa « politicizzazione »
della chiesa o « strumentalizzazione » della chiesa per fini politici, allora la vigilanza del credente può anche mutarsi in resistenza o sfociare in una protesta. Ma anche la protesta deve
essere sottoposta ad un serio
confronto con la Parola di Dio,
soecialmente con quella « carità » che « gioisce con la verità ».
3
18 marzo 1977
E. CAMPI NUOVO SEGRETARIO GENERALE MCS
Svolta nella Federazione
Il pastore valdese Emidio
Campi è stato eletto segretario
generale della Federazione Mondiale degli Studenti Cristiani.
Questa elezione, che testimonia
l’importanza della riflessione
della Pgei nelPamtaito ecumenico, è avvenuta al termine della
27“ Assemblea Generale della
Federazione svoltasi a Colombo
(Sri-Lanka) tra il 30 gennaio e
rii febbraio scorsi.
Quella di Colombo sarà ricordata come un’assemblea importante nella vita della federazione sia perché è stata l’assemblea
più rappresentativa dell’insieme
della federazione (erano presenti ben 72 movimenti nazionali) sia perché le decisioni adottate rappresentano una svolta
nella « linea » della federazione.
A livello ecumenico la federazione assume una precisa identità di luogo di incontro e di riflessione per quei credenti impegnati nelle lotte di liberazione e mantiene una solidarietà
colle chiese del Consiglio Ecumenico. Non è « il consiglio ecumenico di domani » ma un punto di incontro per credenti che
vogliono confrontare il loro im
pegno nella lotta di liberazione
con la vita e la missione della
chiesa. Per questo l’attività della federazione sarà centrata attorno ad alcuni nodi centrali della presenza cristiana nel mondo.
Innanzitutto dalla riflessione
teologica e biblica: come si legge la Bibbia nell’impegno politico? come si fa teologia? ci sono nella storia della Chiesa esperienze che possono aiutare la
comprensione di quale deve essere la missione della chiesa?
Qual è il rapporto con le altre
religioni? E poi l’interrogativo
politico : che cosa significa oggi
liberazione? Qual è il rapporto
tra la lotta di liberazione nazionale e la lotta di classe? che rapporto c’è tra la solidarietà con
le lotte di liberazione e l’internazionalismo proletario? La federazione in questo campo deve svolgere un lavoro politico
diretto o soltanto prepolitico?
Ed infine la riflessione sull’azione propria dei vari movimenti
nazionali : essi agiscono nell’ambito dell’educazione, sono presenti nelle università e negli
istituti secondari. In un tempo
come il nostro di rapida trasfor
mazione sociale qual è il ruolo
dell’educazione? qual è il rapporto con la lotta per la democrazia, per la liberazione?
Questi sono i temi di riflessione e di impegno per i prossimi anni della federazione. Come si vede si tratta di argomenti che privilegiano l’aspetto missionario, l’aspetto di apertura e
confronto coi problemi politici
e sociali del nostro tempo, ad
una problematica interna di consolidamento di una linea organizzativa. Eppure c’era nell’assemblea chi voleva che la federazione diventasse solo un luogo di riperimento di fondi lasciando ai singoli movimenti la
elaborazione di una linea di azione. Le decisioni assunte a Colombo vanno però nella direzione di costruire una precisa identità ecumenica della federazione, e l’organizzazione internazionale è finalizzata a questo impegno. Nuove strutture, nuovi
progetti di ricerca sono e saranno organizzati : una ricerca comparata a livello internazionale
sui sistemi educativi, una ricerca biblica, un sistema di informazioni sulle lotte di liberazio
Il pastore E. Campi il giorno
della sua consacrazione.
ne, un maggiore impegno nell’aiuto ai prigionieri e rifugiati
politici.
In questa ricerca grande è la
responsabilità della Pgei, non
solo perché uno dei suoi membri ha assunto la massima responsabilità, ma perché l’esperienza italiana ha fortemente
marcato la regione europea della federazione e il nostro tentativo di predicazione dell’evangelo nella lotta politica si è incon
_______________IN MARGINE ALLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA
Il femminismo, un movimento in aumento
L'8 marzo 1908 120 operaie
muoiono carbonizzate nell’incendio della fabbrica Cotton nel
New Yersey. Le operaie avevano
organizzato uno sciopero e il padrone aveva sbarrato le porte
dello stabilimento. Nel 1910 il
movimento femminista decideva
di prendere questa data per la
giornata internazionale della
donna. Nonostante due guerre
mondiali, sconvolgimenti politici e progresso tecnologico, la
condizione della donna nella società capitalista non è cambiata:
essa continua a subire un doppio
sfruttamento, in casa e sul luogo
di lavoro.
FEMMINISMO IN ITALIA
Verso la metà degli anni ’60
con la crisi del centro sinistra e
la fine del « miracolo economico », inizia quel processo di critica al riformismo dei partiti tradizionali del movimento operaio
e di ripresa della prospettiva rivoluzionaria che darà vita alle
lotte studentesche del '68, e alla
radicalizzazione delle lotte operaie del '69, ponendo le basi del
movimento della nuova sinistra.
All’interno di questo processo,
che ha visto le masse protagoniste di tante lotte, le donne sono
cresciute come soggetto politico
accanto al proletariato e agli
studenti.
Le donne sono state in tutti
questi anni, accanto alle avanguardie politiche e di massa, in
prima fila nelle fabbriche, nei
quartieri, nelle scuole contro il
potere della DC, contro l'organizzazione capitalistica del lavoro,
contro l’autoritarismo, contro la
selezione, contro l’emarginazione; e ancora sul terreno politico,
contro la strategia della tensione,
nella battaglia per il divorzio e
oggi, nella battaglia per l’aborto.
E’ nelle città dove più forte è
stato il movimento degli studenti — Trento, Roma, Milano, Torino — che nasce il movimento
delle donne come movimento autonomo. Sono le donne militanti
della nuova sinistra, impegnate
politicamente quanto l’uomo,
emancipate sul piano sociale, a
rendersi conto che 11 movimento
non riesce a farsi carico della
contraddizione uomo - donna, e
che c’è bisogno di una lotta specifica.
La linea dell’emancipazione attraverso il lavoro, ad esempio, è
stata una prospettiva illusoria,
che ha dato alle donne solo le
briciole di una organizzazione sociale in cui continuano ad essere
le più sfruttate, le più oppresse,
le più emarginate. Sono le donne le prime ad essere licenziate
in fabbrica quando c’è la crisi;
sono le donne a ricoprire i ruoli subalterni negli uffici e nell’insegnamento; sono le donne a
portare il carico della mancanza
dei servizi sociali.
La critica alla famiglia poi.
viene portata avanti come centro
della battaglia antiautoritaria:
in essa la donna viene subordinata al suo ruolo di riproduttrice, è qui che viene segnata la discriminazione del sesso.
La struttura — nata spontaneamente, ma generalizzata a
tutto il movimento —, è quella
del piccolo gruppo, che analizza
i meccanismi dell’ oppressione,
che cerca di distruggere i ruoli
imposti dalla società e dalla
ideologia maschile.
Si parte dal privato, dal personale, dal proprio « vissuto »
quotidiano, per dargli un valore
politico, per farlo diventare politico. Si afferma sempre di più
che il « personale è politico ». La
struttura portante del movimento è quella dei collettivi femministi, che nascono spontane.amente, a partire dal 1970 e che
oggi costituiscono una fitta rete
decentrata nelle scuole, nei quartieri, nelle aziende.
Con la formazione di un ampio
movimento di massa, è cresciuto anche il peso ideologico del
movimento delle donne che, di
struggendo i valori gerarchici
del potere maschile, è riuscito a
creare nuovi valori. Con questo
noi intendiamo il superamento
di una società che impone all’uomo il ruolo di maschio autoritario, aggressivo, competitivo, architetto del mondo e alla donna
quello di angelo del focolare, il
rifugio emotivo di tutte le frustrazioni che l’uomo subisce quotidianamente, e di depositaria e
trasmettitrice ai figli dei valori
imposti da questa società. Difatti la realtà che il movimento
femminista sta vivendo è proprio questo riappropriarsi della
propria persona intesa come soggetto pensante e sessuato. Naturalmente tutto ciò vale anche
per l’uomo in modo da arrivare a
vivere in una società di individui
liberi, da esprimere la propria
personalità, al di fuori di schemi
precostituiti.
Noi donne stiamo vivendo tutto questo anche attraverso Tautocoscienza che è Uno strumento
fondamentale di presa di coscienza o di maturazione politica
per le donne, ci permette di ac
quistare fiducia in noi stesse, superare i blocchi psicologici e diventare soggetti politici.
Consapevoli che non cFpuò essere liberazione della donna senza liberazione di tutta Tumanità, in particolare del proletariato, noi donne dobbiamo organizzarci in stretto collegamento col
movimento operaio contro l’organizzazione capitalistica della
società.
Noi non crediamo, né vogliamo, che l’8 marzo esaurisca in
se stesso la lotta della donne.
Perciò continueremo a portare
avanti le nostre iniziative e le
nostre proposte perché questa
lotta in prima persona delle donne continui ben oltre quella giornata.
Gruppo donne FGEI-CPS
di Torino: Paola, Betty,
Anna, Carmela, Luisa,
Mariella, Eliada.
P.S. - Quanto al rapporto tra
la nostra fede in Cristo e il nostro essere femministe, si veda
La Luce del 18.2.77, articolo:
Femministe ma credenti.
trato con altre esperienze in
Africa, in America Latina, in
Asia, ed ha stimolato la necessità di uno scambio di esperienze attraverso lo strumento federativo mondiale.
Di qui la necessità per la Pgei
di aprirsi di più ad una riflessione internazionale, a inserire
i problemi della fede e della predicazione evangelica non solo
nel contesto immediato italiano
ma anche tenendo conto delle
implicazioni politiche internazionali. Una responsabilità maggiore, che però significa anche
arricchimento per il confronto
con esperienze che ci interrogano su questioni fondamentali.
Giorgio Gardioi
S. FEDELE INTELVI
Convegno FGEI sulla
questione giovanile
Si è svolto a S. Fedele Intel
vi nei giorni 26-27 febbraio un
convegno sulla questione giovanile organizzato dalla Federazione Giovanile Evangelica della Lombardia. Buono, oltre che
il numero dei partecipanti, il livello del dibattito.
I recenti fatti delle università, i grossi problemi dell’occupazione, della disgregazione sociale, il rifiuto del modo tradizionale di intendere e fare politica sono fatti decisivi che costituiscono continue occasioni di
riflessione. Quali le cause di questa situazione? Molte e tutte intrecciate tra loro. Si pensi alla
dequaliflcazione della scuola, alla frattura che esiste tra scuola
e mercato del lavoro, all’inesistenza di modelli culturali credibili.
Quali ripercussioni ha la ’questione giovànile’ nelle nostre comunità? Questa domanda, emersa nel corso del convegno, pone
una linea di ricerca per il futuro.
Gli ’atti’ del convegno (relazioni, interventi, etc.) saranno
pubblicati sul N. 5 del Bollettino di Collegamento FGEI Lombardia-Veneto, che può essere
richiesto presso la libreria Claudiana di Milano (via F. Sforza, 14).
TV ProtestantesiiiHi
La trasmissione di domenica 27 marzo, ore 22,50,
sarà dedicata a
GLI AVVENTISTI
E LA LEGGE
SUL RIPOSO
SABBATICO
Interverranno in studio
3 pastori avventisti e Fon.
Servadei.
DIBATTITO SULLA RIVISTA PROTESTANTESIMO
Nel bricco del latte non c’è solo panna
La replica di Gino Conte alla
rnia recensione di « Protestantesimo » (4/1976), invece che aprire
un dibattito, come si auspicava,
sembra averlo congelato. Ci riprovo, chiarendo però subito che
nella misura in cui il discorso
sulla rivista della nostra facoltà
è di qualche interesse, non può
essere affrontato in chiave apologetica e con tono ironico; la difesa d’ufficio che Gino Conte ha
fatto alcune settimane or sono
(n. 7) non mi sembra di molta utilità, né per valutare criticamente il passato della rivista, né
per coglierne le prospettive future. E poiché io credo che « Protestantesimo » possa penetrare
ben più efficacemente nel vivo
del dibattito teologico e culturale del paese (proprio perché la
realtà di oggi non è quella di ieri), non sono disposto a liquidare con alcune battute l’apporto
teologico che « Protestantesimo »
può offrire.
Se il titolo « Protestantesimo
si rinnova » ha fatto salire la febbre a Gino Conte che non vede
necessità di rinnovamento perché è dell’avviso che la rivista
abbia proseguito lungo una linea
di « maturo sviluppo », posso capire e condividere in parte la sua
reazione; il titolo infatti era infelice. Io però non ho annunciato « con enfasi » tempi nuovi
per la facoltà (ma è legittimo
sperarlo?); il discorso su « Prote
stantesimo » è solo in parte il discorso sulla facoltà. Ed io ho
parlato della rivista della facoltà e non della facoltà di teologia
innanzitutto.
Se nella recensione degli articoli di Ricca e Rostagno ho rintracciato degli elementi che « lasciano capire la linea di lavoro
del loro insegnamento », non credo che per questo debbano arrossire come delle ragazzine a
cui si fa un complimento. Certo,
con l’immaginazione si vedono
molte cose; per questo è bene
restare con gli occhi aperti. Ricca e Rostagno non sono stati
« mandati » in facoltà per « arrossire » quando si ricorda loro
la fiducia e la speranza che la
chiesa ripone nel loro lavoro.
Conte potrà dissentire da questa
affermazione, ma difficilmente
potrà negare la solidarietà della
chiesa verso il loro impegno teologico.
io credo che i nostri professori
li mettiamo in imbarazzo quando
li ignoriamo, quando ci limiti.amo a saperli lì in facoltà, senz.t
coinvolgerli in un rapporto dinamico con la vita delle nostre comunità, quando li trattiamo da
« professori » prima che da fratelli impegnati in una stessa ricerca. L’imbarazzo nasce quando
.sono loro ad avvertire la distanza spirituale, il distacco, rispetto alle comunità ed ai colleghi.
Se ho peccato di troppo entusiasmo (ma io credo che un po’
di entusiasmo lo si possa mantenere anche oltre i trent’anni) non
è possibile che Conte pecchi di
poca fiducia e speranza?
Il mio intervento (probabilmente infelice perché insieme
alla recensione poneva dei problemi di fondo sulla rivista stessa) intendeva comunque concentrarsi su « Protestantesimo ». E
dico subito, per inciso, che non
sono il solo a sostenere che la
rivista negli ultimi anni ha subito un « calo » di interesse: se
Gino Conte fosse stato presente
all’incontro dell’agosto 1976, su
iniziativa della stessa rivista a
Torre Pellice, avrebbe ascoltato
con le sue orecchie queste stesse
critiche da me espresse, da parte di fratelli con idee certamente diverse dalle mie.
Ma perché calo di interesse?
A mio avviso non tanto nel confronto con gli anni più battaglieri della rivista, confronto che
non può che essere relativo e visto alla luce della diversa situazione storica, ma innanzitutto rispetto alle aspettative, alle attese andate deluse, alle stroncature di posizioni talvolta troppo
affrettate. E qui Conte si accorge che « varie problematiche sono state assenti o quasi », ma poi
l’unica cosa che riesce a dire è
che « qui il discorso si fa vasto
e grave ». Ma serve a poca cosa
proporre ai lettori un elenco di
contributi offerti dalla rivista
per dimostrare la varietà e l’attualità dei temi affrontati. A me
ciò che fa paura è proprio asserire così categoricamente che la
rivista abbia proseguito il suo
corso nella linea di un « maturo
sviluppo». Cosa vuol dire in concreto?
Io condivido questo giudizio
nel senso che la rivista è rimasta fedele alla sua linea, l’ha
mantenuta e rafforzata. Ma è veramente nello spirito protestante questa « reverenza » alla cultura che sembra esprimere Gino
Conte?
Non ci si può quindi accontentare di un « elenco » di contributi significativi e parlare di « maturo sviluppo » perché la rivista
viva e riacquisti mordente. Non
si può « scremare » le annate di
« Protestantesimo » come fa Conte e poi dire: è tutta panna!
E concludo con un pensiero di
non distaccata solidarietà con il
lavoro dato dal prof. Subilia alla rivista; è l’onestà, la stima ed
il rispetto che V. Subilia ha saputo trasmettere ai suoi studenti che mi invita a scrivere apertamente, senza troppi timori di
aver toccato un argomento (per
qualcuno) tabù.
Ermanno Genre
4
18 marzo 1977
I VALDESI DI FRONTE ALLO STATO - 2
La piccola ^^repubblica” valdese
Malgrado la distanza tra Riforma e Controriforma, e le ricorrenti persecuzioni, si sviluppa nei
confronti del potere costituito un persistente lealismo che incrina il separatismo dei Valdesi
A partire dalla seconda metà
del '500, si venne configurando
nelle Valli una forma di autogoverno assai simile alla repubblica teocratica di Ginevra, evidentemente presa come modello.
Ottenuto infatti il riconoscimento legale della propria esistenza di popolo-chiesa con il
trattato di Cavour del 1561, i
Valdesi si organizzarono non soltanto dal punto di vista ecclesiastico suU’esempio delle chiese
riformate, ma anche sotto il profilo civile: erano infatti le chiese
a provvedere all’istruzione, sia
pure in forma embrionale; erano i sinodi a legiferare sui problemi del matrimonio e del divorzio, sulla moralità pubblica,
a decidere su liti e contese prima di adire la pubblica giustizia; erano le parrocchie che tenevano lo stato civile; ed erano
ancora i comuni delle Valli ad
imporre una tassa a tutti i Vaidesi, il cosiddetto « registro valdese », destinato alle spese di
modera tura e degli affari generali delle Valli (mentre ogni parrocchia doveva assicurare il trattamento al proprio pastore).
In una situazione del genere.
Io stato era qualcosa di lontano, presente solo per le tasse e
le imposizioni militari, o come
emanatore di editti restrittivi o
repressivi, tanto più mal accetti
in quanto ledevàno un sentimento di autonomia gelosamente
conservato.
Non bisogna d’altra parte dirnenticare che in questo periodo
di Controriforma si va instaurando in tutta l’Europa cattolica la stretta alleanza tra il sovrano e la chiesa, il sistema cosiddetto di trono e altare, in cui
lo stato si erge a difensore della fede, protettore della chiesa,
braccio secolare del potere ecclesiastico; mentre la chiesa acquista vieppiù influenza e continua
ad esortare i fedeli ad essere
tali anche nel campo civile. Nasce e si consolida soprattutto in
Italia il triste fenomeno del conformismo religioso, per cui quello che importa è l’apparenza
esteriore, l’ossequio apparente,
la partecipazione d’obbligo a tutte le cerimonie della chiesa, anche quando esse non sono minimamente sentite. E si sviluppa
più che altrove l’apparato buro
cratico e gerarchico, tanto nella
chiesa come nella società civile,
il concetto della doverosa obbedienza al piccolo come al grande detentore del potere, e la ricerca della sua protezione.
In questo quadro, la visione
dei rapporti tra stato e governanti è quello della sudditanza,
che implora le grazie del sovrano: si formano i sudditi, e cioè
i soggetti incapaci di diritto.
La situazione grigia della Controriforma trova naturalmente
il suo equivalente anche nel
mondo protestante, almeno per
quanto riguarda l'alleanza della
chiesa col potere politico, ma in
forma molto meno pesante; e
così pure il resto del quadro è
molto più sfumato, e tra i riformati non si formano dei sudditi
ma dei cittadini. Nell’organizzazione ecclesiastica calvinista ogni
comunità è autonoma, la base
elegge pastori e anziani, ogni
problema viene discusso e le soluzioni non vengono imposte: la
vita democratica è una realtà.
Si tratta di due civiltà, di mentalità differenti, di partecipazione da una parte e di passività
dall’altra.
Il popolo-chiesa delle Valli appartiene innegabilmente per la
sua struttura organizzativa e la
sua mentalità al mondo riformato: di qui l’incomunicabilità
quasi tra il potere dei Savoia e
la piccola repubblica valdese.
Il regime separatistico che ne
risulta è peraltro caratterizzato
da un costante lealismo verso il
potere politico: l’ubbidienza al
sovrano non è mai messa in
questione, quando non tocchi la
libertà di coscienza. E così nel
1613, in occasione della guerra
del Monferrato, i Valdesi partecipano per la prima volta alla
levata delle truppe valligiane,
senza porsi dei problemi; diremo anzi che il clima generale di
ossequio verso l’autorità raggiunge e contamina anche il mondo
valdese. Ad esempio, nel 1629 in
una supplica al Duca di Savoia
ricorrono espressioni come queste: « ...con l’aiuto di Dio continueremo sempre meglio a rendere a Vostra Altezza il sincero
e zelante servizio che noi sappiamo in coscienza essergli dovuto, secondo le leggi divine, e
Libri per ragazzi
Dell’Editore GIUNTI- MARZOCCO
Franca Ragazzi e Marziano Di Maio,
Nella bocca del diavolo. L. 3.800.
« Che cosa è in pratica la speleologia? E’ uno sport al servizio della
scienza, di molte scienze : geologia,
mineralogia, idrologia, biologia, preistoria... Ma è anche una scuola di disciplina e dì coraggio », una scuola
di solidarietà, di sacrificio, di forza. E
precisamente la forza fisica e morale
degli speleologi vorrebbe mediare questo libro appassionante dove sono raccontate le più incredibili vicende sotterranee. Di Maio, ricercatore presso
l’Istituto di ricerche della regione Piemonte, completa il libro con un interessante dizionario speleologico.
Giancarlo Masini, Sulla giostra del.
le stelle. L. 4.500.
Si dice che nessuna scienza ha mai
avuto un progresso paragonabile a
quello che la scienza degli astri ha registrato negli ultimi 14 anni. Agli
inizi del 1971, dall’Osservatorio di
Monte Palomar in California, venne
la notizia che due punti luminosi osservati per la prima volta nell’anno
precedente, non erano altro che due
nuove galassie : due universi composti
di centomila miliardi di stelle!
Questa storia illustrata dell’astronomia condensa le teorie di tutti i più
famosi astronomi dai babilonesi e cinesi (2000 anni a. C.) fino a Einstein,
Hoyle e i più recenti studiosi. Anche
questo libro come « L’armonia del
mondo » di Keplero potrebbe chiudersi con le parole del grande astronomo:
« Ti ringrazio o Dio creatore, perché
mi hai dato di vedere quello che hai
fatto, esultando per l’opera delle tue
mani ».
Shizuye Taka.shima, Pacchi dono dal
Giappone. L. 3.500.
Il titolo originale del libro è « Una
ce russi, il cui nome è
continueremo a pregare ardentemente Dio perché voglia riempire Vostra Altezza e la sua casa di ogni specie di felicità... ».
Un linguaggio assai diverso da
quello profetico di alcuni decenni prima.
Il ’600 è d’altra parte il secolo
delle due grosse persecuzioni:
la primavera di sangue del 1655,
con i suoi orrendi eccidi, e la
deportazione in massa del 1687.
Nel corso di questi tristissimi
eventi, l'atteggiamento dei Vaidesi continuò ad essere coerente: nel 1655 il moderatore Leger
scriveva al Pianezza che il popolo delle Valli era come sempre pronto all’obbedienza « ...le
nostre coscienze salve e la libertà di servire Dio secondo la Sua
parola » (espressione che poi faceva andare su tutte le furie il
marchese, perché secondo lui
l’unica interprete della « Sua parola » non poteva essere che la
chiesa cattolica); e nel 1686, in
una delle suppliche rivolte a Vittorio Amedeo II chiedevano « ...di
aver compassione di tante povere anime e fedeli sudditi, che altro non bramano che di vivere
sotto la protezione di Vostra Altezza con tutta quella ubbidienza che da veri e fedeli sudditi è
dovuta al loro sovrano, fasciando vivere li miseri supplicanti
nelle libertà della loro coscienza
e pacifico godimento delle loro
concessioni... ».
Il ’700
All’indomani della vittoriosa
spedizione del Glorioso Rimpatrio (1690), dopo che le Valli erano state completamente distrutte e la popolazione ridotta ad
un terzo, i Valdesi prendono le
armi per combattere a favore di
quel duca di Savoia che era il
principale responsabile delle loro sventure: diceva un osservatore che, o i Valdesi erano fatti
per la guerra o la guerra era
fatta per j Valdesi, tanto era lo
zelo e l’impegno con cui essi
combattevano.
Un atteggiamento del genere
lascia davvero perplessi! Bastonati e fedeli, senza problemi!
fi servizio nelle milizie valligiane fu del resto una caratteristica della prima metà del '700,
in occasione delle numerose
guerre del tempo: i Valdesi si
arruolarono sempre numerosi, e
l’unica attenuante a questo esagerato lealismo è costituito dal
fatto che le parentesi militari
erano fonte di qualche guadagno per della povera gente come quella delle Valli, in continuo
incremento demografico.
Senonché l’atteggiamento servile e poco dignitoso che stava
diventando di moda è attestato
anche da numerose dichiarazioni sinodali in tutto il corso del
secolo: non c’è quasi sinodo in
cui non si invochi la benedizione divina sulla famiglia reale, o
addirittura sulle imprese militari, in cui si esprimano sentimenti di devozione e fedeltà. Nel
1734 l’assemblea « ...all’unanimità ha deciso che nel servizio divino ordinario si rivolgeranno
preghiere ardenti al Dio degli
eserciti per il successo delle armi di S. M., e di tutti i suoi giusti propositi, la conservazione
della sua sacra persona, e di
tutta la famiglia reale; e ci sarà
un giorno particolare di umiliazione, di digiuno, di preghiere e
di intercessione per questo scopo... ». Nel 1760 il sinodo pregava il Signore di « ...conservare i
giorni del monarca che governa
con tanta saggezza, e di perpetuare nella sua augusta famiglia
speciali favori, affinché la nostra
posterità la più lontana possa
vivere sotto un governo così felice... ». Espressioni simili ricorrono ancora nel sinodo del 1777.
Queste espressioni, alquanto
deprimenti nella forma, corrispondevano poi effettivamente
al sentimento dei partecipanti?
Non possiamo saperlo. Esse rimangono comunque come manifestazioni poco dignitose di un
periodo abbastanza lungo; e bisogna ammettere che allora il
tradizionale separatismo, seppure sempre valido, era notevolmente incrinato da cedimenti
ben lontani dalla rigida visione
calvinista dei rapporti chiesastato.
[continua)
Augusto Armand-Hugon
TRIBUNA LIBERA
Verità ed errore nello nuovo
troduzione del "tu es Petrus
II
bambina nel campo di internamento »
(A child in prison camp) che meglio
del titolo italiano ne esprìme il contenuto. E’ un libro che si raccomanda
da sé avendo ottenuto 4 premi e medaglie, canadesi e giapponesi. L’autrice, una giapponese cresciuta in Canada, rivive la sua esperienza infantile
nel diario che la piccola Sichan scrive nel periodo in cui i Jap — pericolo giallo — residenti in Canada vengono internati.
— Ma io non sono giapponese, sono
nata qui.
— Non vuol dir niente. Un Jap è
un Jap, che tu sia nata qui o no!
— Anche se cambio il nome?
— Sì, si vede benissimo che sei
orientale, sei un perìcolo.
— Un perìcolo? Perché?
— Dio solo Io sa!
Ma non è un libro terribile, non ci
sono gli orrori dei campi nazi. L’autrice è anche pittrice e non si sa se il
suo libro delicato sia più una pittura
o un romanzo.
S. V. PoKROV.sKij, / cacciatori di mammut. L. 1.200.
Nulla si sa dì questo autore o autri
lo psciido
nimo di qualche illustre s'uJioio. I riati contenuti in questa ricostruzione di
vicende di antiche tribù che risalirehhero a 20.000 anni fa, sono attendibili
come garantisce l’a.ssistente alla '■attedra di antropologia deH’università fV’
Firenze. Allora i ghiacci coprivano
l’Europa centrale, quella fauna è ora
estinta, gli uomini non conoscevano
animali domestici né agricoltura, lavoravano la pietra e Fosse, erano nomadi e avevano delle credenze molto forti, come risulta dalle sep-lltur- e amuleti scoperti in .scavi recenti. È un piccolo libro di grande intere.sse.
Berta Subilia
Il modo cx>me è stato reso Matteo 16: 18 nella traduzione interconfessionale del Nuovo Testamento, curata ed edita recentemente anche dalla Alleanza Biblica Universale di Roma, è stato oggetto di un ordine del giorno approvato all’unanimità dalla
3“ Assemblea della Alleanza Evangelica Italiana, che ha avuto
luogo a Firenze-Poggio Ubertini
il 29 gennaio 1977.
Durante il dibattito, che precedette l’approvaziorie dell’ordine
del giorno. Mauro Del Grazia di
Roma prese la parola, per fare
presente che con ogni probabilità la reazione che ci dovevamo
aspettare da parte della Associazione Biblica Universale, era che
proprio in base al testo originale greco la nuova versione di
Matteo 16: 18 non era affatto arbitraria (pare che una dichiarazione in tal senso fosse già circolante per scritto negli ambienti evangelici romani).
La reazione che ci aspettavamo
non ha tardato a manifestarsi. Il
numero 7 della Luce (18-2-77) ha
infatti dedicato l’intero spazio
di una delle due pagine centrali
alla documentazione necessaria
a difendere la correttezza della
nuova versione.
In particolare notiamo la erudita e accurata analisi del prof.
Bruno Corsani, che con varie argomentazioni vuole dimostrare
che la nuova versione di Matteo
16: 18, lungi dall’essere arbitraria o stravolta, è rigorosamente
aderente o quasi al significato
del testo originale («Tu sei un
masso roccioso e su questo masso roccioso edificherò... »).
Come ormai sapevamo, il passo, fuori del contesto di tutto '1
Nuovo Testamento, è ostico. Ciascuno si scelga perciò il teologo,
l’esegeta, il traduttore, o il concilio la cui interpretazione più lo
soddisfa. A me sembra che per
riuscire a comunicare all’uomo
di oggi e di sempre quello che
il Signore Gesù intendeva comunicare a Pietro in lingua aramaica con le parole citate in Matteo
16: 18 non c’è altra soluzione
che quella di una parafrasi esplicativa. Non potendo fare questo,
l’alternativa rimane tra una traduzione letteraria, che necessariamente ha un carattere ermetico, e una traduzione libera che
per molte ragioni interne ed
esterne al testo, avrà sempre un
carattere più o meno equivocabile.
Ma, come fu precisato durante
il dibattito all’ Assemblea dell’A.E.L, ripeto in questa sede
che la nastra deplorazione non
è stata motivata da obiezioni di
natura tecnica o esegetica, ma
dai disastrosi effetti pratici di
comunicazione causati dalla nuova versione.
Tutti d’accordo, che le parole
di Gesù rivolte a Pietro, anche
rese secondo la nuova traduzione, non permettono di « trarre
fuori » da esse il primato, l’infallibilità, la successione apostolica del Pontefice Romano. Ma
— e qui sta il nocciolo della
ouestione, e la motivazione di
Assemblea dell’A.E.f. —■ la grande massa dei lettori italiani,
quale comunicazione riceverà,
leggendo il testo della nuova traduzione: « Tu sei Pietro, e su di
te, come su una pietra edificherò
la mia chiesa »?
La domanda è puramente retorica.
Imbonito dalla secolare propaganda del « Tu es Petrus » che il
Cattolicesimo Romano, pena la
sua sopravvivenza, ha tenacemente mantenuto viva .a tutti
i livelli della vita religiosa, sociale e politica della nazione italiana, il lettore medio italiano
non esiterà un solo attimo ad essere confermato in un errore di
interpretazione, che stravolge
completamente il senso delle parole di Gesù, e che per conseguenza è la causa di tutte le
sventure religiose, politiche e
sociali del nostro disgraziato
paese.
Su una questione di titoli puramente formale il prof. Corsani così ha scritto in un precedente articolo pubblicato sulla
Luce del 14.1.77: « Chi sa il
SCO e conosce le usanze religiose germaniche, sa che il L II, III.
IV e V libro di Mosè è il modo
usato in Germania per indicare
i libri dalla Genesi al Deuteronomio », poi giustamente argomenta che se questi titoli tedeschi fossero riprodotti nella traduzione italiana, « pii italiani non
capirebbero la traduzione ».
Perché non applicare una tale
medesima sensibilità di comunicazione anche al caso di rilievo
tanto maggiore della traduzione
di Matteo 16: 18? Perché non
aver tenuto presente che quello
che è ovvio per il protestante,
non lo è affatto per il cattolico?
La mia risposta in sede di Assemblea, all’intervento di Mauro
Del Grazia, mise in chiaro che il
nostro ordine del giorno non era
la deplorazione di un gruppo di
grecisti, che deplorava sul piano
tecnico o esegetico il modo come Matteo 16: 18 era stato reso
nella nuova traduzione; ma era
piuttosto la deplorazione di un
gruppo di evangelizzatori, che
rifiutava di approvare una traduzione di Matteo 16: 18, che, col
placet protestante, conferma migliaia e migliaia di lettori italiani nella più micidiale menzogna,
che, nolenti o volenti, essi hanno
mai recepito nella loro fede e
nella loro cultura.
« L’esigenza essenziale è quella della evangelizzazione (intesa
nel senso più lato e meno tecnico
del termine) cioè della necessità
che la Bibbia non risulti più un
testo incomprensibile o ’’erudito” all’uomo secolarizzato di oggi », così ha detto il prof. Corsani in una intervista rilasciata sulla nuova traduzione e pubblicata
dalla Luce (3.12.76).
E’ proprio su questo piano dell’evangelizzazione, o meglio della
comunicazione popolare, che l’Assemblea dell’A.E.L, ha deplorato
la nuova versione di Matteo
16: 18. E questo, oltre a essere il
piano che conta, è proprio il piano sul quale la nuova traduzione in lingua corrente aveva come
obiettivo di fare qualcosa di meglio delle precedenti traduzioni
letterali.
Questo è vero per altre parti
di questa traduzione (non certo
per tutte), ma ovviamente non lo
è affatto per il modo come è stato reso Matteo 16: 18.
Dopo le spiegazioni addotte
dai traduttori dell’A.B.U. a sostegno della validità della nuova
traduzione di questo versetto,
l’ordine del giorno approvato
dalla 3“ Assemblea dell’ A.E.I.
sull’ argomento resta pertanto
ancora valido.
Insistiamo perciò sulla necessità di modificare questa nuova
traduzione di Matteo 16: 18 attenendosi al metodo letterale (ci
sembra la soluzione più pratica),
e restiamo in fiduciosa attesa
che il provvedimento venga attuato.
Elio Milazzo
5
18 mai'zo 1977
_____________INTERVISTA AL DIRETTORE EUGENIO RIVQIR
Novità ad Agape
Il ricambio dei gruppo residente, l’esperimento di attività a Pinerolo e
la proposta di una ’’Cooperativa Amici di Agape" al centro dei lavori
1. Il Comitato Generale d’Agape si è riunito dal 5 al 6 marzo. Quali sono i principali problemi affrontati e le decisioni
prese?
— Tre problemi importanti
per la vita di Agape sono stati
discussi. Il gruppo residente ha
subito in questi ultimi anni molti cambiamenti : delle persone
se ne sono andate, altre ne sono
venute, un po’ alla volta, come
alla spicciolata. Si tratta di normali ricambi nella vita del gruppo che gestisce Agape; ma ogni
cambiamento, soprattutto se
colpisce la gran parte dei posti
coperti, crea dei problemi. Bisogna fermarsi a ridiscutere se
siamo d’accordo su quel che facciamo, come lo facciamo ; insomma, ci rimettiamo a confrontarci sul nostro lavoro e sul
lavoro di Agape. Questa discussione continua mentre il normale lavoro di attività (accoglienza
dei gruppi, preparazione di campi, pubblicazione del materiale
raccolto nei vari incontri) deve
procedere regolarmente — e questo non è sempre molto facile.
E poi ci sono ancora dei posti
che devono essere coperti, delle
persone che non hanno ancora
trovato un sostituto ; oppure
delle persone che si sa che se
ne andranno fra poco e non sappiamo chi le sostituirà. Siamo
impegnati ad informare tutti di
questa nostra ricerca.
Mentre discutiamo come lavorare nella situazione di oggi, con
problemi diversi da quelli di
qualche anno fa in Italia e nel
mondo, abbiamo deciso di fermarci un momento ad esaminare il lavoro che è stato fatto negli ultimi anni a Pinerolo. Alcuni anni fa si era deciso concordemente di spostare una parte
del gruppo da Frali a Pinerolo,
soprattutto per poter incidere
di più nella realtà della zona. Al
momento della decisione si era
tuttavia convenuto che dopo alcuni anni avremmo dovuto trovare un momento di tempo per
fare il bilancio di questo esperimento. Pensiamo che il momento sia venuto di riflettere seriamente su questo lavoro e perciò il comitato ha deciso di convocare alla fine, di giugno un incontro per fare il bilancio provvisorio delle nostre attività a Pinerolo.
Il terzo punto all’ordine del
giorno riguardava l’assemblea
degli « amici di Agape ». Il regolamento di Agape prevede, all’articolo 10, che « il comitato esecutivo organizza ogni due anni
un incontro di amici di Agape
che è aperto a chiunque abbia
partecipato almeno due volte a
campi o attività di Agape. L’incontro — dice il regolamento —
esamina le linee generali del lavoro di Agape e agisce come assemblea consultiva formulando
proposte che vengono portate al
comitato generale dai tre membri eletti dall’incontro. Il comitato generale decide in merito
ad ogni proposta ». Noi ci siamo trovati di fronte all’impossibilità materiale di convocare
le migliaia e migliaia di persone
che sono state almeno due volte a campi o attività di Agape —
persone sparse in tutto il mondo e di cui a volte non si sa più
l’indirizzo da anni. Ma ci sembrava importante mantenere lo
spirito del regolamento, e dare
quindi la possibilità a tutti gli
amici che lo volessero di partecipare al nostro lavoro, che è
anche loro. È stato quindi esaminato un progetto di cooperativa Amici di Agape che sarà sottoposto alla prossima assemblea
(che avrà luogo il lunedì di Pasqua, 11 aprile): i due comitati, in linea di massima, hanno
approvato il progetto presentato in questo senso da Giorgio
Gardiol.
2. Potresti ricordare — brevemente — ai lettori come funzionano i diversi comitati o momenti orientativi dell’attività di
Agape?
— Agape è gestita da un gruppo residente, formato al momento attuale da 11 persone (senza
contare i bambini che fanno parte delle famiglie dei residenti),
di diversa confessione e nazionalità. Un comitato esecutivo,
composto da cinque persone,
elabora, insieme al gruppo residente, i programmi e le attività
di Agape e prende in esame tutti i problemi che gli vengono
presentati dal gruppo residente
o che sorgono in qualche modo
dal lavoro di Agape. Il comitato
generale, che si raduna due volte all’anno, esamina il lavoro
che si è fatto e stabilisce le linee del lavoro futuro, garantendo una attività che sia conforme alle intenzioni per cui è
sorta Agape; una predicazione
dell’amore di Cristo agli uomini di ogni nazione. Dell’assemblea degli amici si è detto più
sopra.
3. Il progetto di rinnovamento delle strutture trentennali di
Agape a che punto è? C’è stata
una buona rispondenza, su questo problema, dell’evangelismo •
italiano?
— In questa stessa pagina
della Luce, segnaliamo brevemente quale è la situazione dei
lavori che si stanno svolgendo.
I lavori, come si può vedere, sono a buon punto — e continueranno nel corso di tutto l’anno,
nientre i normali campi di studio avranno luogo. Le iscrizioni
ad un campo di lavoro per questo scopo sono aperte e chiunque è interessato a un contributo in questo senso può rivolgersi alla segreteria di Agape, che
darà tutte le indicazioni pratiche necessarie. Questo diverso
tipo di attività richiederà a tutti collaborazione e pazienza quest’estate. Se tutto funziona come prevediamo, entro l’anno dovremmo avere il riscaldamento
in tutte le case, dei servizi igie
Una pausa nel lavoro di una delle recenti riunioni congiunte
Comitato Generale e del Comitato Esecutivo di Agape.
del
nici e l’impianto elettrico completamente rinnovati — e questo
ci permetterà di lavorare offrendo un ambiente buono (anche se
non lussuoso) per scuole e gruppi di diverso tipo che volessero
venire da noi. Quanto prima
avremo una nuova cucina e alcuni posti letto in più.
PER LA PARTECIPAZIONE Al CAMPI
Ognuno decide la sua quota
Dal programma di quest’anno stralciamo le scadenze più vicine: campo di Pasqua e reclutamento per la conduzione del centro
Per permettere a tutti di partecipare agli incontri organizzati da Agape si è studiato un sistema di quote per la partecipazione ai campi, rapportate al
reddito dei partecipanti. Chi è
interessato a partecipare a un
campo riceverà insieme al programma dettagliato del campo
un modulo per la determinazione della propria quota dL partecipazione. I partecipanti sono richiesti di scegliere responsabilmente la quota che dovranno
versare sulla base dei seguenti
scaglioni di reddito: per redditi
mensili familiari prò capite fino
a 120.000 lire, una quota giornaliera di 4.500 lire; per redditi
mensili familiari prò capite compresi tra le 120.000 e le 300.000
lire, una quota giornaliera di
5.500 lire; per redditi superiori
alle 300.000 lire mensili prò capite, una quota di 7.000 lire. Per
tener presente la differenza esistente a livello mondiale, le quote dei partecipanti che vivono
all’estero sono diverse dai partecipanti che risiedono in Italia.
Per i figli la quota è uguale ai
2/3 di quella dei genitori.
Agape non può e non intende
controllare la decisione di attribuzione della quota e chiede
perciò che i singoli partecipanti decidano tenendo presente sia
la loro situazione sia l’esigenza
Ristrutturazione
Sono in corso di svolgimento una serie di importanti lavori di ristrutturazione del centro di Agape.
Il tempo, l’utilizzo (più di
30.000 persone sono state ospiti di Agape dalla costruzione ad oggi), e la necessità
di adeguare le strutture alle
esigenze di ricettività invernale hanno fatto prendere la
decisione di procedere ad una
completa ristrutturazione del
centro.
Così verranno costruiti un
nuovo ediflcio destinato ad
accogliere la cucina, la lavanderia, la stireria, il magazzino, e sei stanze per ospiti,
verranno completamente rinnovati gli ■ impianti idro-sanitari, elettrico, di riscaldamento (con estensione del riscaldamento alla seconda e terza
casetta) ed inoltre si procederà alla revisione completa
degli infissi, degli intonaci e
dei tetti.
Il costo di questi lavori è
molto elevato, ma ancora una volta la solidarietà delle
chiese appartenenti al Consiglio Ecumenico, ha permesso
che i lavori potessero essere
fatti. L’aiuto dell’Inter Church
Aid non copre però l’intero
costo dei lavori : una parte
dovrà essere quindi pagata
con un prestito, e una altra
parte coi doni degli amici di
Agape (30 milioni).
I lavori di quest’estate sono: la costruzione del nuovo
ediflcio e la revisione di tutti
gli impianti.
Intanto è già stato terminato il rifacimento completo
del tetto del caseggiato centrale e sono in corso di ultimazione rimpianto di riscaldamento alla seconda e terza casetta e — sempre in queste due casette — gli impianti
elettrici ed idrico-sanitari.
/ campi estivi
• Campo operai italiani e francesi
- 19-22 maggio ; La
organizzazione
scientifica del lavoro.
• Campo internazionale - data da
stabilirsi : Istituti
finanziari internazionali e rapporti sociali di
produzione.
• Campo per ragazzi - 29 giugno-9
luglio; I giovani
e la questione
dell’etica.
• Campo internazionale - 10-17 luglio ; Incontro
femminista.
• Campo intemazionale - 17-24 luglio ; Teologia e
pedagogia.
• ■ Campo internazionale per ragazzi - 24 luglio-2 agosto : I problemi dei giovani in
Europa
• XVII campo Europa-Africa - 3-12
agosto : Le rivoluzioni socialiste
negli anni ’70.
Campo biblico 13-21 agosto : Il
Padre Nostro.
Campo per bambini - 13-21 agosto: Ricerche bibliche.
Organizzato con
la CGIL-scuola 21-28 agosto: Incontro sulla sperimentazione scolastica.
Campo organizzato con la EGEI
- 29 agosto-4 settembre : Incontro
con le comunità
cristiane di base.
di pareggiare il bilancio da parte di Agape.
CAMPO PASQUA 1977
DaH’8 airil aprile, visto il
successo del campo analogo dell’anno scorso, e in conseguenza
di un gran numero di domande
da parte di famiglie di lavoratori die abitano soprattutto in
città, avrà luogo nei giorni di
Pasqua un campo ferie che intende offrire una possibilità di
riposo accanto ad un’occasione
di riflettere insieme su quel che
Agape sta facendo. Il campo inizia la sera dell’8 e finisce la mattina deiril.
L’il aprile, in appendice al
campo, avrà luogo l’assemblea
degli amici di Agape che, oltre
a nominare tre membri nel comitato generale di Agape, discuterà le linee del lavoro del centro e si occuperà della proposta
di costituzione di una « cooperativa Amici di Agape ». L’assemblea inizierà il mattino, verso le 10, e terminerà in serata,
prima di cena.
GRUPPO DI SERVIZIO
Una delle caratteristiche essenziali della vita di Agape è il gruppo di servizio. In collaborazione
con il gruppo residente, funziona durante i campi un gruppo
di servizio, formato da volontari che si impegnano per assicurare il buon funzionamento del
centro. Quest’anno si tratterà
anche di eseguire lavori di costruzione.
Periodo di partecipazione: almeno un mese. Per iscriversi, richiedere informazioni più complete alla segreteria di Agape,
10960 Prali (To) (tei. 0121/8514).
GRUPPO RESIDENTE
Il gruppo residente, formato
attualmente da 11 persone (più
i familiari), è incaricato della
gestione di Agape. È composto
da persone che si impegnano
per un periodo di almeno un anno, che accettano di condividere gli scopi di Agape, cioè di
partecipare alla ricerca e al dibattito che coinvolge tutto il movimento operaio del nostro tempo per una società socialista e,
in mezzo a questa ricerca, al
tentativo ogni volta rinnovato di
una predicazione dell’evangelo
di Gesù Cristo — per mezzo di
incontri, pubblicazioni, preparazione di campi durante tutto
l’anno. In questo gruppo di lavoro ci sono attualmente dei posti disponibili: Agape offre a
chi accetta questo compito il
vitto, l’alloggio e im salario mensile di 50.000 lire. Chi fosse interessato a questo lavoro è pregato di mettersi in contatto con
la segreteria di Agape.
Molti amici, evangelici e no,
ci hanno aiutato finanziariamente. In Italia, in modo particolare, la EGEI ha lanciato una sottoscrizione per raccogliere un
milione entro l’anno : i soldi
stanno lentamente arrivando. Ma
anche all’estero delle associazioni hanno deciso di contribuire al nostro piano di rinnovamento. Fino ad ora le entrate
hanno corrisposto alle nostre
previsioni; è però chiaro che sarà necessario un ulteriore contributo, soprattutto dagli amici
italiani.
4. La costituzione della « Cooperativa Amici di Agape » rappresenta un rilancio dell’annuale assemblea degli amici o è una
semplice misura difensiva? Chi
può partecipare a questa cooperativa?
— Proponendo la cooperativa,
il comitato esecutivo e poi il comitato generale hanno inteso —
nello spirito con cui è stata creata l’assemblea degli amici — dare effettivamente la parola (e la
possibilità di contribuire alla ricerca che Agape sta facendo) a
tutti quelli che desiderano farlo. Un articolo dello statuto che
è stato proposto dice che « la
società cooperativa ha per oggetto la promozione della conoscenza delle problematiche sociali, culturali e religiose del nostro tempo, con particolare riferimento a quelle del protestantesimo e del movimento operaio
sia a livello italiano che internazionale » e — poco più in là
— che «tale obiettivo verrà attuato attraverso la collaborazione alle iniziative e alle attività
del Centro Ecumenico di Agape
con sede in Prali». Chi aspira
a diventare socio dovrà presentare al consiglio di amministrazione una domanda scritta e il
consiglio di amministrazione delibererà sulla domanda.
(intervista raccolta da
G. Platone)
Pubblicazioni
Agape - servizio informazioni,
mensile di informazione sulle
attività di Agape. Contributo
minimo annuo: lire 1.500.
Quaderni di Agape: documenti ed atti dei campi principali.
Sono attualmente disponibili:
— Quaderno numero 1: Leggere l’Evangelo oggi, a cura di
Giorgio Tourn, Bruno Corsani, Sergio Rostagno, Paolo
Ricca (Relazione al convegno
di Pinerolo del 22, 23 e 24
gennaio 1974). Seconda edizione, con una nota di Sergio
Rostagno: «Che cosa significa lettura materialistica della scrittura». L. 800.
— Quaderno numero 2: Rapporto finale della conferenza Europa-Africa (agosto 1974 ad
Agape). In inglese. L. 500.
— Quaderno numero 3: La critica marxista della religione
(da Marx a Lenin), a cura di
Gianfranco Manfredi, Alberto De Bernardi, Enrico Scarinci (Relazioni al campo invernale di Agape del 1972).
Prima edizione, con un’appendice della commissione
politica EGEI: «Marxismo e
cristianesimo ». L. 900.
Vent’anni di Agape: un volume che illustra venti anni di
cammino percorso, pubblicato
nel 1968. L. 1.500.
6
18 marzo 1977
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
L'utilità di
un’inchiesta
LICENZIAMENTI ALLA LUCAS DI CAMPIGLIONE
I
E la disoccupazione aumenta
« E’ stato proprio un dibattito
interessante, quando si discute
così è utile per capire le cose, io
starei lì ad ascoltare anche fino
all’una di notte ». Questo il parere di un giovane di Rorà che ritornava con me dopo rincontro
organizzato dal gruppo EGEI di
San Giovanni venerdì II marzo
sull’ inchiesta nella comunità,
svolta dal gruppo stesso un anno e mezzo -fa. Dopo aver presentato i risultati dell’inchiesta nelle riunioni quartierali ed averne
discusso con i fratelli intervenuti, vi è stato questo incontro
aperto a tutti gli interessati al
lavoro dell’ inchiesta a cui la
EGEI ha dedicato molta attenzione a livello nazionale.
Nonostante che la presenza
della comunità fosse ridotta a
poche persone (e certamente
non solo a motivo del cattivo
tempo), il dibattito ha coinvolto
oltre 60 persone, in larghissima
parte giovani. Tutto sommato,
malgrado i limiti di partecipazione, i giovani del gruppo EGEI
di San Giovanni possono considerarsi abbastanza soddisfatti.
Perché la discussione non si è
soffermata su questioni formali,
non si è limitata ai dettagli del
tutto secondari e al limite insignificanti, ma ha colto alcuni
aspetti fondamentali che sono
reali nella vita delle nostre comunità e che il lavoro dell’inchiesta ha contribuito a delineare, offrendo spunti per un dibattito appassionato, come lo hanno dimostrato diversi interventi.
Dall’inchiesta e dalle interviste
effettuate in un campione di famiglie della comunità, famiglie
operaie e contadine che vivono
ai margini della chiesa, è risultato che il « proletariato » vive
una situazione di emarginazione
rispetto alla chiesa. Dal rilievo
di questa realtà, che non costituisce alcuna novità perché risale indietro nella storia, ci si potrebbe chiedere: che bisogno
c’era di fare un’inchiesta per rilevare quello che è la situazione
generalizzabile alla maggior parte del cristianesimo contemporaneo?
Ma è proprio quando si passa dal generale al particolare, quando si riferisce il discorso generale alla propria situazione concreta, appunto, quando si svolge un’ inchiesta nella
propria comunità, che i problemi emergono con particolare evidenza, li si tocca con mano, per
così dire. E qui allora si evidenziano anche i contrasti, le
tendenze diverse, le spiegazioni di
molti perché i quali restano nel
vago quando si parla della comunità cristiana in modo astratto.
Se è vero, come è vero, che la
situazione di San Giovanni non è
quella di Rorà o di Massello, i
dati evidenziati da questa inchiesta meriterebbero di essere attentamente studiati dai concistori perché possono offrire un valido punto di partenza per affrontare seriamente un problema che
non serve a nessuno ingnorare
o minimizzare, nascondendosi
dietro a situazioni di comodo.
Quando si usa la parola « proletariato » la si potrà restringere
o allargare di significato, ma non
si può non concordare con Paul
Tillich, il noto teologo protestante tedesco che ha affrontato a
a fondo questa problematica^ del
rapporto chiesa-proletariato,
quando afferma (e siamo negli
anni 3040): «Soltanto se il protestantesimo rinuncia a quella
sorta di protestantesimo a cui la
tradizione proletaria resta inaccessibile, si può mantenere il carattere universale e assoluto del
messaggio protestante» (L’era
protestante, Claudiana, p. 192).
E questo vale anche per le nostre comunità operaie e contadine delle Valli Valdesi.
Il gruppo EGEI di San Giovanni non ha quindi voluto fare
nessun processo alla comunità
(di cui è parte attiva), ha semplicemente voluto capire meglio
la realtà di una situazione in cui
tutta la comunità vive, spesso
senza rendersene conto.
Ermanno Genre
I licenziamenti annunciati dalla « LUCAS » di Campigliene Eenile ripropongono ancora una volta (fino a quando?) il problema
dell’occupazione e della difesa del posto di lavoro - I sindacati di
zona aderenti alla CGIL-CISL-UIL di Pinerolo hanno diffuso il ciclostilato che qui riproduciamo.
La Direzione LUCAS di Campigliene ha iniziato la procedura
di licenziamento per 76 lavoratori. Le motivazioni di questi licenziamenti, secondo l’Azienda, sono da ricercare nella riduzione
delle commesse di filtri da 7 milioni a 4 milioni all’anno, e nell'alto costo del lavoro.
Da oltre quindici giorni i lavoratori della LUCAS sono in
sciopero per respingere questo
tentativo di riduzione massiccia
dell'occupazione.
Vediamone i motivi:
1) La LUCAS, ex FRAMAC, è
nata nel 1970 con l’obiettivo di
assorbire parte dei licenziamenti
che in quella zona erano avvenuti nel passato (dalla Mazzonis in avanti). Approfittando del
fatto che la zona è stata dichiarata depressa si sono avute le
agevolazioni di legge come l’esenzione per 10 anni delle tasse,
crediti agevolati, ecc. ed inoltre,
di fronte alla disoccupazione, è
stato concesso il terreno a basso costo con l’impegno della Direzione di arrivare entro alcuni
anni a oltre 900 occupati (oggi
sono 261). Siamo quindi in presenza della solita speculazione,
tipica dei paesi del mezzogiorno,
che dobbiamo respingere duramente.
2) La crisi che oggi attraversa TAzienda è da imputare interamente alla incapacità della Direzione in tutti questi anni di
avere una reale programmazione
della produzione, che non fosse
il vivere alla giornata (esempio:
nel mese di luglio del '74 sono
stati assunti 50 lavoratori e a dicembre dello stesso anno è iniziata la Cassa Integrazione).
3) Non possiamo più permettere che nella zona del Pinerole
' se l’attacco ai livelli occupazionali vada avanti impunemente
(Mazzonis - Turati - Confezioni
Europa - Marini - Dema - Gustinelli - Vaciago - Lucas - Microtecnica - Beloit ecc. per non
parlare del blocco assunzioni
RIV e INDESIT: sono solo alcuni esempi di una zona che, se
non siamo capaci di costruire
delle alternative, continuerà a disgregarsi fino allo sfacelo totale.
Per questi motivi la lotta che i
lavoratori della LUCAS portano
avanti deve essere fatta propria
da tutti i lavoratori della zona a
partire dalle vertenze dei grandi gruppi RIV e INDESIT, ma
anche da tutte le pipcole fabbriche in modo da invertire completamente la tendenza oggi in
atto. Ruolo fondamentale in questa lotta non lo dovranno svolgere solo i lavoratori e le loro Organizzazioni, ma tutte le forze
politiche, le istituzioni, comprensorio, enti locali. Regione. Per
arrivare a questo non possiamo
permettere, intanto, che un solo
posto di lavoro vada perduto.
Siamo disponibili a discutere
con la LUCAS, l’eventualità di
una ristrutturazione, a condizione che i licenziamenti vengano
ritirati e che per i lavoratori che
sono in più si vada a ricercare
nuove produzioni in un’ottica di
diversificazione produttiva.
Quésta scelta deve valere per
tutte le aziende della nostra zona!
No ai licenziamenti. Riconversione produttiva. Mobilitazione e
lotta di tutti i lavoratori del Pinerolese.
Comunità Montana
Val Pollice
Il Consiglio è convocato mercoledì, sera 16 c. m. alle ore 21
nella sala del Consiglio di Torre Penice. È ammessa la presenza del pubblico.
POMARETTO
• Sabato 19 marzo si riunisce
il Concistoro alle ore 20,30 presso la Sala Lombardini di Perosa Argentina.
• Lunedìi 14 marzo ha avuto
luogo il funerale del fratello Ghigo Enrico di anni 72, deceduto
presso l’Ospedale Civile di Pìnerolo.
9 Marted':; 15 marzo ha avuto
luogo il funerale del fratello
Beux Alberto di anni 69 di San
Germano Chisone, deceduto
presso l’Ospedale di Pomaretto.
Alle famiglie in lutto giunga
la nostra simpatia cristiana.
POMARETTO: CONVEGNO EGEI
Concordato e ora di religione
Questo il tema del convegno
FGEI ténutosi a Pomaretto, domenica scorsa, nei locali del Convitto. Il discorso è stato introdotto da due relazioni di Sergio
Ribet e Claudio Tron che hanno
presentato l’argomento da un
punto di vista storico con dei riferimenti concreti all’ insegnamento della religione nella
scuola.
All’interno del complesso .problema del Concordato, è stato osservato, tra l’altro, come la bozza di revisione presentata da Andreotti alla Camera, non apporti
delle sostanziali modifiche al
Concordato del periodo fascista
ma dia al Cattolicesimo delle
chiare possibilità di presentarsi
con una facciata nuova, più
aperta.
Per quanto riguarda l’istruzione religiosa nella scuola, mentre
VILLAR PEROSA
Il consiglio di circolo
discule con gli annminisiralori
il Concordato diceva « l’Italia
considera fondamento e coronamento dell’ istruzione pubblica,
l’insegnamento della dottrina cristiana secondo le forme ricevute
dalla tradizione cattolica » ora,
con la bozza di revisione, si
afferma che riconoscendo « il valore della cultura religiosa e considerando T appartenenza della
grande maggioranza della popolazione italiana, alla chiesa cattolica, assicura l’insegnamento
della religione cattolica »...
Quindi, su questo tema, si
prende semplicemente atto dello stato di cose, si consolida la
realtà esistente, senza alcun cambiamento.
Inoltre, pur ribadendo la linea
di abrogazione, propria degli
evangelici, si è rilevato come sia
importante non dividere il fronte tra abrogazionisti e revisionisti del Concordato, ma piuttosto continuare il discorso e la
mobilitazione sulla questione dei
privilegi della Chiesa cattolica,
sia nel campo assistenziale che
in quello scolastico, privilegi che
devono comunque cadere.
Questi argomenti, come quello più particolare delTora di reli
gione, sono stati oggetto di una
buona discussione, attraverso la
quale sono stati portati dei contributi alle esperienze e alle
iniziative che nelle valli, intorno
alla data dell’11 febbraio, si sono
intraprese. A questo proposito si
è riscontrato un buon impegno
anche se le scelte effettuate non
sono sempre state omogenee.
Il convegno, con i vari interventi, ha portato ad un approfondimento dei temi trattati con
la volontà e l’impegno di continuare il dibattito nei vari gruppi FGEI per giungere poi a delle
precise proposte di lavoro.
____________________RORA’
Comunicato. — Domenica 27
marzo, alle ore 10, in località
Pontevecchio (al confine dei Comuni di Luserna S. Giovanni e
Rorà), in occasione della annuale manifestazione celebrativa
della Resistenza, verrà consegnata al Comune di Rorà la medaglia d’oro al valore partigiano.
La popolazione tutta è cordialmente invitata alla manifesta
Mèrcoledì; 9 marzo ha avuto
luogo a Villar Perosa un incontro tra il Consiglio di Circolo e
gli amministratori dei Comuni
compresi nell’ambito del Circolo, per discutere i problemi di
comune competenza. Erano presenti i sindaci di Perrero e San
Germano e gli assessori all’istruzione di Porte, Inverso Pinasca,
Pramollo e Villar Perosa.
Si è parlato prima di tutto
delle scuole elementari minacciate di chiusura e della possibilità di trasportare gli scolari
nelle sedi di fondovalle. In alcuni casi le amministrazioni comunali sarebbero favorevoli al trasporto, ma le famiglie non vogliono sentirne parlare. Fino ad
oggi si sono potuti salvare tutti i posti di ruolo del Circolo,
ma la situazione rimane precaria, perché lo spopolamento della zona non accenna a fermarsi.
Altro argomento, le mense
scolastiche ; attualmente sono
organizzate a Porte, Villar e San
Germano e funzionano anche
per le classi a tempo pieno, con
generale soddisfazione delle famiglie. A S. Germano e Villar,
invece, si è in disaccordo sulla
quota che dovrebbero pagare
gli insegnanti che, nel caso del
tempo pieno, sono considerati
in servizio. Il tempo pieno a Villar ha ancora una volta animato la riunione, perché, all’ipotesi di richiedere una nuova classe oltre alle tre già esistenti,
l’assessore Morero si è dichiarato assolutamente contrario. Il
Comune di Villar, ha detto, fa
pagare ai genitori meno di tutti
gli altri ed ha speso un bel po’
di milioni per attrezzare la cucina (e questo è vero) ma anche solo pochi bambini in più
alla refezione manderebbero iri
rovina un bilancio già pieno di
buchi. Ha aggiunto che è stata
inviata una lettera al Provveditorato fin dall’anno scorso per
chiedere di non concedere altre
classi a tempo pieno a Villar.
È stata poi presa in esame la
possibile ricostituzione dei Patronati scolastici, che in molti
Comuni non erano più stati rinnovati. Il sindaco di S. Germano, Bouchard, si è espresso contro questa ricostituzione di un
ente assolutamente superfluo,
che viene tenuto su solamente
perché vi sono dietro interessi
di tipo clientelare. Si è deciso,
tuttavia, di prendere maggiori
informazioni al riguardo, perché si tratta sempre di contributi che in un modo o nell’altro
dovrebbero arrivare alle scuole.
Per finire, la questione della
tassa sui rifiuti. Per legge, i Circoli didattici sono obbligati a
pagare ai Comuni il servizio che
svolgono per le scuole elementari e materne. Nel ’76, soltanto
il Comune di Villar, probabilmente sempre per via del bilancio in deficit cronico, aveva inviato una cartella di pagamento, seguita da un’ingiunzione e
dalla consueta lettera al Provveditorato agli Studi. I rappresentanti degli altri Comuni del
Circolo, interpellati in proposito, hanno dichiarato che la tassa è legittima, ma anche assurda e che non è loro intenzione
applicarla. Non è infatti con
queste minuzie che si risolvono
i problemi degli enti locali nei
riguardi dell’istruzione pubblica.
Una gestione efficiente richiede
contributi adeguati, la soppressione degli organismi superflui,
la delimitazione precisa delle
competenze. Ma soprattutto richiede una classe politica diversa da quella attualmente al governo. L. V.
Incontro di studio della C. Montana Val Pellice
Quale unità locale dei servizi
avremo in Val Pellice?
PROGRAMMA
Sabato 26 marzo
Mattino ore 8,45 precise, saluto
e introduzione :
— Presidente della Comunità Montana : Pier Carlo Longo ; « Linee di fondo del piano di sviluppo socio economico ed obiettivi nel campo dei servizi ».
— Saluto del Presidente del Comprensorio; Celeste Martina.
Carlo Trevisan dell’AAI di Roma : K rU.L. come'^ sistema organico di servizi ».
Ivan Oddone dell’ Istituto di
Psicologia - Facoltà Magistero
di Torino: «L’Unità Locale
come sistema informativo ».
Giovanna Di Giovine dell’AAI
di Torino: « Sintesi delle linee
del piano dei servizi della Val
Pellice ».
Ettore Bert, Assessore Servizi
Sociali Comunità Montana :
« La struttura giuridico-amministrativa dell’Unità Locale ».
Ore 11: Comunicazioni:
— Unione per la lotta contro
l'emarginazione sociale:
— Sindacati Confederali.
Ore 13: tavola fredda.
PoMERioGio: ore 14,45:
— formazione dei gruppi di lavoro.
Ore 15:
1) gruppo: «rapporti istituziona
li : enti locali - Unità locale Comprensorio »; coordinatore
Marco Armand Hugon.
2 ) gruppo : « formazione degli ope
ratori »; coordinatore Paolo
Henry.
3 ) gruppo : « integrazione delle
scelte e degli interventi di tipo assistenziale, sanitario ed
agricolo sul territorio : problemi e prospettive »; eoordinatore : Giorgio Pallavicini.
4) gruppo: «le scelte economico-sociali e la scuola sul territorio »; coordinatore: Francesco Agli.
5 ) gruppo : « rapporto tra ospedale e poliambulatorio in una rete
integrata di servizi sul territorio nell’ottica del lavoro preventivo »; coordinatore: Celeste
Martina.
6) gruppo: «le scelte alternative
per i minori nell’Unità Locale »; coordinatore: Pier Carlo
Pazé.
7) gruppo; «la partecipazione come si attua e quali sono i suoi
strumenti informativi ».
■— gruppo .autogestito.
Ore 19:
— termine lavori di gruppo.
Domenica 27 marzo
Mattino ore 8,30 : incontro dei
gruppi per redazione sintesi dei
lavori.
Ore 9.15 ; relazione dei gruppi e
dibattito.
Ore 12.30: termine lavori.
7
18 marzo 1977
CRONACA DELLE VALLI
- 7
Lettera aperta
al parroco dì Villar Porosa
Il giovane M. G. è venuto a chiedermi il certificato di
battesimo da Lei voluto per la celebrazione del suo matrimonio.
Le trasmetto dunque la dichiarazione richiesta, ma mi
permetto aggiungere alcune osservazioni.
Il battesimo collega la nostra vita alla morte ed alla risurrezione di Cristo. «Vi siete dimenticati che il nostro battesimo ci ha talmente uniti a Cristo che ci ha unito alla sua
morte? Mediante il battesimo che ci ha uniti alla sua morte,
siamo dunque stati sepolti con lui, affinché come Cristo è
risuscitato dai morti mediante la potenza gloriosa del Padre, così anche noi vivessimo una nuova vita... » (Cfr. Romani 6: 1-14).
E’ chiaro che il battesimo non è un atto magico, automatico, ma diventa realtà vissuta nella lede. Nella fede vi
è tensione fra ciò che siamo e ciò che dovremmo essere e
vi è ricerca continua di fedeltà. Non vivere questa realtà
del battesimo significa non averla ricevuta.
Il battesimo dunque lo si vive ogni giorno di nuovo.
Solo così il battesimo ha valore, è vero.
E' dunque assurdo richiedere un certificato di battesimo. Si può certificare un atto del passato, non si può certificare la fede di qualcuno. E’ lui soltanto che può confesssare la .tua fede.
Ridurre il battesimo ad un certificato, accanto al certificato di residenza, di cittadinanza, di stato di famiglia,
significa banalizzarlo e svuotarlo del suo significato, significa
ridurlo ad un atto formale, significa renderlo poco credibile.
Lei capirà quindi il disagio e l’imbarazzo mio di fronte
ad una richiesta così poco conforme allo spirilo dell'Evangelo.
Fraternamente Renato Coi.sson
BORA’
_____Scuola Media Statale di Torre Pellice
Assemblea del personale
docente e non docente
Il personale docente e non docente, durante un'as.semblea tenuta in orario di servizio p indetta dalla sezione sindacalé confederale della Scuola, ha esaminato la situazione della trattativa in corso relativa al rinnovo
del contratto di lavoro del personale insegnante e non insegnante nel quadro dei più generali problemi che investono la
scuola italiana.
Si. è constatato che la trattativa in questione prosegue faticosamente anche perché la situazione di crisi generale serve da
alibi al Governo per rimandare
le riforme e anche per disatten
ANGROGNA
• Martedì, 8 si sono svolti, nel
Tempio del Capoluogo, i funerali di Stefano Pons, deceduto
alle Molinette di Torino all’età
di 62 anni. Era stato un attivo
anziano della nostra comunità
(Martel) prima di recarsi a Torino come custode — coadiuvato dalla moglie — del Tempio
di C.so Vittorio. Durante il culto ha preso la parola il past.
Carlo Gay, della comunità torinese, ricordando sia la figura e
il lavoro di Stefano Pons sia la
speranza nella risurrezione. Ai
familiari la comunità rinnova la
propria simpatia cristiana.
• Giornata degli Anziani; gli
anziani angrognini sono invitati
a partecipare — domenica 27
marzo, inizio ore 14,30 — ad un
incontro (presso la sala unionista del Capoluogo) organizzato
dairUnione femminile.
• Da venerdì a domenica 20 gita dei nostri catecumeni a Viering, in Val d’Aosta. Il programma prevede un’escursione a Verrès e il ripasso di alcuni argomenti studiati durante l’anno.
• Alle riunioni quartierali di
questa settimana e della prossima (vedi programma sulla
«Sentinella») l’insegnante Ethel
Bonnet — accompagnata dal pastore — presenterà un tema di
storia valdese.
• Domenica 27, con inizio alle
ore 10, culto dei giovani nella
cappella del Capoluogo.
Seguirà — subito dopo il culto — una riunione speciale d’informazione e di programmazione in vista della prossima assemblea di chiesa.
• L’Unione Femminile di Angrogna ha visitato — nel pomeriggio di domenica 13 — l’Unione di Pomaretto. L’ottima accoglienza e un simpatico scambio
di vedute sul programma di studio hanno caratterizzato piacevolmente rincontro.
dere le legittime aspettative dei
lavoratori della scuola.
Risultano per ora positivi i risuitati relativi alla stabilizzazione del personale precario. Occorre tuttavia il massimo di vigilanza e di disponibilità alla mobilitazione per difendere e ampliare
quelle conquiste (quali il tempo,
pieno e le varie forme di sperimentazione e di integrazione in
atto) che appunto corrispondono alle esigenze di un miglior
servizio-scuola per i lavoratori e
per gli stessi operatori scolastici.
Nell’occasione la sezione sindacale confederale ha voluto anche
rendere noto il proprio punto di
vista circa la polemica in atto
sui giornali locali a proposito
della scuola elementare integrata di Torre Pellice. La sezione
sindacale esprime il proprio stupore che ci si possa dichiarare
contrari ad una sperimentazione
che vede un più elevato numero
di insegnanti a disposizione degli alunni e nuove attività stimolatrici delTintelligenza e della
creatività, accanto alle tradizionali. Auspicare poi addirittura
l’abolizione della scuola pubblica è un’affermazione che non
merita neanche di essere discussa (e che fa legittimamente supporre trattarsi di posizioni proprie di una ristrettissima cerchia).
Pertanto la sezione si dichiara
pienamente solidale con gli organi collegiali, l’autorità scolastica e gli insegnanti che hanno
promosso e stanno realizzando
il progetto di una scuola rinnovata a Torre Pellice.
La Sezione Sindacale
Confederale
Sì costituirà
la cooperativa?
• Giovedì, 10, con la presenza
del Sig. Capitani, presidente delle cooperative di valle, del sindaco e del geometra della Comunità montana, ha avuto luogo
rincontro con i contadini e la
popolazione interessata all’istituzione di una cooperativa di
secondo grado, collegata a quelle già esistenti nella valle.
Nonostante le difficoltà che
sono reali per un comune come
Rorà ad inserirsi nella cooperazione, l’impressione è che organizzare una cooperativa ed un
centro di vendita ad essa collegato, sia l’unica possibilità per
mantenere e sfruttare meglio le
risorse esistenti. Il discorso che
ha fatto Capitani, chiaro e convincente, frutto di una lunga
esperienza, ha fatto presa sui
rorenghi presenti e la cosa è ora
avviata concretamente. Il fatto
stesso che Rorà possa contare
su una struttura esistente di
cooperative, sul centro di impacchettamento del latte in allestimento a Luserna S. Giovanni,
sono degli incentivi per affrettare i tempi ed evitare di restare esclusi da questo discorso.
L’iniziativa concerne innanzitutto gli agricoltori ed il servizio di raccolta del latte che è
alla base della costituzione della cooperativa; si è esaminata la
possibilità che detto servizio
permetta ai contadini che salgono agli alpeggi di lavorare loro
stessi il latte nel periodo estivo,
sia perché risulta più redditizio,
sia per le difficoltà di raccolta
del latte stesso.
• il culto di domenica 20 marzo sarà presieduto dal pastore
A. Deodato che ringraziamo sin
d’ora per il suo messaggio.
• L’unione femminile ha avuto
un incontro con la visitatrice
familiare della Comunità Montana che opera nel nostro comune, affrontando il problema
dei servizi sociali della comimità. L’incontro è stato molto interessante e la discussione proseguirà alle Fucine, il 31 marzo
alle ore 14.
• A Luserna dove risiedeva, è
improvvisamente deceduto Camillo Rivoira, ben conosciuto nella valle. Tutti lo ricordano
con il suo zaino da montagna
salire a piedi verso Mugniva dove aveva sempre qualcosa da fare e dove si trasferiva per qualche tempo d’estate. La morte lo
ha colto, improvvisa, mentre stava preparando il suo zaino, dopo la cena. Il funerale ha avuto
luogo giovedì 10, con la partecipazione di molti rorenghi e
dei numerosi conoscenti e amici cattolici di Luserna. Alla compagna che rimane sola rinnoviamo la nostra solidarietà.
PRAMOLLO
XtfH Febbraio a Parigi
Abbiamo ricevuto dalla Sig.ra
H. Vigne-Ribet una corrispondenza del XVII febbraio che qui
riassumiamo.
Una trentina di valdesi parigini ha ricordato in Corso B. Palissy l’emancipazione del 1848. I
presenti hanno ricordato fatti e
avvenimenti delle valli: di Angrogna, S. Germano, Torre Pellice, Rorà, Villar Pellice...
Il Sig. Grill ha raccontato le
sue esperienze lungo le strade
di Valdese, nella Carolina del
Nord, dove ha fatto un recente
viaggio. Il pastore Appia ha raccomandato la nuova Bibbia ecumenica in lingua francese. Rievocazioni storiche sul protestantesimo francese e infine la presentazione della Sig.ra Chanforan che ha reso omag^o alla
« Donna valdese » negli anni
1685-1698. Un simpatico incontro
che si è concluso con un buffet
improvvisato.
H. Vigne-Ribet
• Mercoledì 9 marzo ha terminato la sua esistenza terrena la
sorella Long Alessandrina (Ciotti), di anni 75, ricoverata ultimamente presso l’ospedale di
Pomaretto. Alla famiglia colpita da questo lutto esprimiamo
le nostre fraterne e sincere condoglianze.
• Ringraziamo i giovani della
filodrammatica di Prarostino
che ci hanno presentato domenica 6, un apprezzato lavoro,
sperando di poterli applaudire
ancora in altre occasioni.
• Finalmente, dopo mesi di attesa, è arrivata la draga della
Provincia, che ha iniziato a tracciare la strada che deve raggiungere le borgate Arvur e Ribetti.
I lavori procedono lentamente e
con difficoltà a causa delle numerose rocce incontrate. Comunque, se gli abitanti collaborano,
sarà più facile superare gli ostacoli.
SAN SECONDO
• Domenica 20 marzo l’Unione
femminile di S. Secondo si reca, con quella di Pinerolo, in visita alTUnione di Prarostino.
Tutte le sorelle sono invitate a
partecipare a questo incontro.
Partenza da piazza Tonello alle
ore 14,30.
• Le riunioni: martedì, 22, Miradolo: v. Colombini; mercoledì: 23, Miradolo: Paglierine; venerdì 25: Rivoira.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Il secondo incontro del ’Gruppo di aggiornamento biblico’
avrà luogo venerdì sera 18 c.m.,
alle ore 20,30, nei locali del presbiterio.
Dopo una breve introduzione
sul testo di I Corinzi cap. 1 vers.
10-31, si passerà allo studio con
riflessione comunitaria sul «significato della croce ».
L’incontro è aperto a tutti i
membri di chiesa che desiderano approfondire la loro conoscenza biblica,
• Ricordiamo che domenica
prossima, 20 c. m., dalle ore 8,30
alle 12 avranno luogo le lezioni
di precatechismo per gli studenti di P e 2* media.
• Sono deceduti: Rosalia Cortese ved. Sereno, di anni 87, ospite del Rifugio; Rivoira Camillo
di Luserna di anni 66; Petrai
Dora, di anni 80, ricoverata all’Ospedale di Torre Pellice e Favout Enrico di anni 69, della Faiteria.
La signorina Petrai aveva prestato la sua opera per ben 25
anni presso il Rifugio C. Alberto, collaborando attivamente con
la direttrice ed il personale per
• alleviare le sofferenze degli ospiti della casa.
Alle famiglie in lutto esprimiamo la solidarietà della chiesa.
BOBBIO PELLICE
Nella sua abitazione di Via
Cromwell è improvvisamente deceduto, all’età di 43 anni. Paolo
Re. Era da poco tornato dal suo
lavoro, giovedì notte, e nulla lasciava supporre che dopo poco
più di un’ora la sua vita avrebbe avuto termine. Una folla immensa ha partecipato ai funerali che si sono svolti nel tempio domenica pomeriggio, testimoniando così, alla famiglia la
sua solidarietà. Da queste colonne rinnoviamo alla moglie e
alla figlia, ai genitori e a tutti
i familiari, la solidarietà della
chiesa nella comune speranza
della resurrezione.
Comunicato TEV
Si comunica che domenica 27
corr. alle ore 20,30, per cortese
accordo con il Concistoro, avrà
luogo a Bobbio Pellice un incontro fra la comunità locale e
alcuni membri della TEV affin
di illustrare le finalità del movimento.
Con l’occasione si fa presente
ai Concistori delle varie parrocchie la disponibilità della
TEV per eventuali analoghi incontri.
Hanno collaborato a questo
numero: Ermanno Rostan,
Giorgio Vigliano, Ivana Costabel, Liliana Viglielmo, Paolo Naso, Daniele Rostan,
Franco Davite, Dino Gardiol.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del Compianto
Alfonso Costabel
ringraziano tutte le gentili persone
che con parole, scritti e presenza sono
stati loro vicini nella triste circostanza.
Un particolare ringraziamento al pastore Teofilo Pons e Signora.
Inverso Rinasca, 17 marzo 1977.
RINGRAZIAMENTO
La sorella, i nipoti e i cugini di
Caterina Goss (Tinetta)
Domenica 17 aprile si svolgerà — presso i locali di Via dei
Mille — un incontro femminile
della FDEI. Il programma dettagliato della giornata verrà comunicato a suo tempo.
ringraziano tutti coloro che hanno partecipato al loro dolore.
Un grazie particolare al personale e
alla Direzione del Rifugio C. Alberto,
ai Pastori Alberto Taccia e Lorenzo
Rivoira.
Luserna S. G., 25 febbraio 1977.
A Valdese (North Carolina - USA)
si è spenta, PII marzo 1977, all’età
di 90 anni
Enrlchetta Martìnat v. Pascal
nativa di Prah
Addolorati, ma fiduciosi nelle promesse di Dio ne danno il triste annuncio la sorella Martinat Caterina, i nipoti e parenti tutti.
« Se vo a dimorare all’estremità
del mare anche quivi mi condurrà la tua mano ».
(Salmo 139: 9).
Pomaretto, 14 marzo 1977.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia della compianta
Amelia Lageard Costantino
profondamente commossa per la dimostrazione di stima ed affetto tributata alla sua Cara, ringrazia tutti coloro che si sono uniti al suo dolore
con scritti, parole di conforto e partecipazione al funerale.
Un particolare ringraziamento ai
Pastori Nisbet e Deodato ed agli Amici che tanto si sono prodigati nella triste circostanza.
Torre Pellice, 10 marzo 1977.
RINGRAZIAMENTO
« Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
I familiari di
Stefano Pons
profondamente commossi, ringraziano
tutti coloro che hanno dimostrato la
loro simpatia con la presenza, fiori e
scritti, per la scomparsa del loro caro.
Un ringraziamento particolare ai pastori della Chiesa Valdese di^vTorino
e di Angrogna.
8 marzo 1977.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Rosian sentitamente ringrazia tutti quanti presero parte al loro dolore nella dipartita deUa cara
mamma
Maria Rachele Stallò
vedova Rostan
Un particolare ringraziamento al
Pastore Nisbet, al dottor Avanù e
a tutti i vicini di casa.
li Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbata la fede ».
(2 Timoteo 4: 7).
RINGRAZIAMENTO
I nipoti Godino ringraziano tutti
coloro che sono stati vicini nei giorni
della malattia e del decesso di
Luigi Fornerone
avvenuto in Ginevra il 26 gennaio ’77.
II Signore ha richiamato a Sè
Adele Margherita Travers
vedova Leger
di anni 81
Ne danno Pannuncio la sorella Alice Long; le nipoti Anita col marito
Barbattini Walter e figli, Marina col
marito Cardon Roberto e figli.
a Venite a me, voi tutti che
siete travagliati ed aggravati e
io vi darò riposo ».
(Matteo 11: 28).
Abbadia Alpina, 3 marzo 1977.
RINGRAZIAMENTO
I figli e la sorella di
Ortensia Vinaj (Leonj)
vedova Rostan
ringraziano sentitamente tutti coloro
che con parole, scritti e presenza hanno partecipato al loro dolore.
Un ringraziamento particolare di
Dott. Bertolino, ai Prof. Zappetti e
Defilippi, alla Sig.na Vera Coisson e
a tutto il personale infermieristico del
Rep. 9 (Ospedale Mauriziano di Torino), ai Pastori Conte e PonS e ai
componenti la Banda musicale..
(c L’Eterno è il mio Pastore,
nulla mi mancherà ».
(Salmo 23: 1).
S. Germano Chisone, 7 marzo 1977.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Rosalia Sereno nata Cortese
ringraziano il dott. Gardiol, la direzione ed il personale del Rifugio a Re
Carlo Alberto » per le amorevoli cure
prestate; i pastori Tron e Deodato per
le affettuose parole di conforto e tutti
quanti hanno dimostrato la loro simpatia.
« L’Eterno ha udito la mia
supplicazione, VEterno accoglie
la mia preghiera ».
(Salmo 6: 9).
Luserna S. G., 8 marzo 1977.
8
18 marzo 1977
8
Imminente il dibattito parlamentare sulla scuola
Riformare la
trasformare
scuola per
la società
La ripresa del movimento di
contestazione degli studenti nell’Università e nella scuola secondaria ripropone con toni drammatici il problema della crisi
delle istituzioni scolastiche. Non
ci sono stati solo gli episodi clamorosi di cui ha parlato ampiamente la stampa, ma anche tante altre iniziative, occupazioni,
assemblee, riunioni di collettivi,
dibattiti, scontri verbali e fisici, che hanno avuto luogo un
po’ in tutte le scuole con atteggiamenti e risultati politici diversi e spesso contrastanti. Un
po’ dappertutto è stato difficile
faro « regolarmente » lezione, in
una situazione che j)er un verso
è occasione di denunzia dell’inadeguatezza della scuola attuale,
per un altro è espressione della
dissociazione dei giovani, soprattutto delle nuove leve, dal complessivo tessuto sociale, e per
un altro, infine, è un acceleratore della disgregazione e della
frustrazione degli studenti, ma
anche degli insegnanti. La situazione di crisi della scuola (si può
forse parlare del suo sfascio) è
tanto più grave se si pensa che
l’accesso ai suoi più alti livelli
è una conquista recente della
massa dei figli degli operai, dei
contadini e in generale dei ceti
popolari, che così se ne vedono
nuovamente privati.
Un intervento legislativo di riforma oggi non è più im’esigenza culturale, ma xma precisa responsabilità politica, cui partiti
e governo non possono sottrarsi. E il movimento dei lavorato
ri sottolinea anche la centralità
del problema scuola rispetto alla crisi economica ed alle ipotesi di uscirne con scelte economiche e produttive che mutino
sostanzialmente il quadro sociale a favore delle masse popolari: la scuola può contribuire in
modo non secondario all’innalzamento del livello tecnologico
complessivo del Paese e alla maturazione di sensibilità e comportamenti che realizzino il soddisfacimento dei bisogni privati
in una dimensione socializzata,
elevando la qualità della vita
con una più ampia fruizione degli strumenti di partecipazione
culturale. In questa prospettiva
una riforma della scuola non
può essere fine a se stessa, ma
piuttosto non può non proporsi di contribuire alla trasformazione della società e d’altra parte non può non collocarsi in
un’ipotesi di diversa organizzazione della società stessa.
Tutto questo va detto anche
perché le forze politiche un certo impegno in questa materia
lo stanno assolvendo: dopo che
tutti i partiti democratici avevano presentato nella passata legislatura una propria ^proposta
di riforma della Secondaria superiore e dopo che un ampio lavoro di confronto in commissio
ne parlamentare aveva portato
ad un testo imitarlo (la bozza
Ballardini) in questi giorni i
progetti sono stati ripresentati
aggiornati : come è noto il governo stesso ha formulato progetti di legge per la riforma sia
della Secondaria che dell’Università, che hanno suscitato tanto
scalpore. Il 15 marzo la Camera
discuterà i progetti di riforma
della Secondaria e il Senato
quelli di riforma dell’Università.
Ma degli interventi legislativi
di riforma possono proporsi anche altro fine che quello indicato dal movimento dei lavoratori: la situazione di disgregazione della scuola è insostenibile
anche per altre forze economiche e sociali che sono quindi costrette ad intervenire per razzionalizzare la struttu^;a esistente,
senza tuttavia mutarne la funzione marginale rispetto ai processi di trasformazione in atto;
ovvero per recuperare il terreno
della scuola come strumento che
consenta la ricomposizione di
un quadro di stabilità in senso
antipopolare.
Per questo il dibattito che si
apre nel Parlamento è di grande interesse e per questo occorre che la ripresa di iniziative
del movimento studentesco superi i rischi di un caotico rifiuto generico e generale della scuola e di qualsiasi riforma e contribuisca a definire invece, nella
rinnovata alleanza col movimento dei lavoratori una ipotesi di
intervento riformatore che incida nel profondo della realtà
sia scolastica che sociale del
Paese. Emilio Nitti
Chi è spinto dalla molla del
profitto e adotta la regola
che i guadagni sono privati, mentre le perdite sono pubbliche, persegue lo sviluppo di una
cultura basata sulla neutralità e
asetticità della Scienza, sulla sua
separazione dalla politica, sugli incentivi per la ricerca che provengono dal profitto e dal potere individuali od oligarchici.
Chi è spinto dalla molla del profitto concentra l’importanza del
processo produttivo sulla sua
(c scientificità » che va costruita
da pochi esperti che ne devono essere i depositari. Nella realizzazione del processo produttivo, agli e
Ben in antitesi è il tipo di cultura che ha per molla il « sociale ». In essa la Scienza deve essere
di parte — quindi legata alla politica .— nel senso della sua subordinazione ai bisogni del sociale :
va eliminata la nocività nella fabbrica e nel territorio, si devono
sviluppare le aree economiche depresse ma utili alle esigenze sociali, le cui richieste puntano a una
miglior organizzazione del lavoro
per produrre ciò di cui si ha veramente bisogno.
Chi è spinto dalla molla del sociale concentra l’importanza del
processo produttivo sull apporto umano necessario per realizzarlo.
Cultura del profitto
e cultura del sociale
secutori si richiede subordinazioné
più che conoscenza del complesso
meccanismo in moto, che viene tenuto nascosto soprattutto nelle parti più delicate.
Una cultura di questo tipo tende a separare e dividere i ruoli dei
tecnici, che sviluppano la scientificità e programmano la realizzazione del processo produttivo e degli
operai che eseguono il programma
e delle popolazioni che lo subiscono.
Fa parte di questa cultura del
capitale la specializzazione sempre
più spinta, il culto dell efficienza
anziché il perseguimento della sua
identità con refficacia nella trasformazione della realtà sociale, la tendenza a far proliferare le varie discipline, mantenendole rigorosamente separate.
Opera quindi per la eliminazione
dei ruoli separati e per sostituirli
con una partecipazione complessiva degli uomini che si trovano ad
operare nel processo produttivo e
a vivere intorno ad esso.
Questo tipo di cultura tende a
integrare i ruoli degli operai, della popolazione e dei tecnici. Fa
parte di essa la riappropriazione
delle conoscenze del complesso meccanismo in moto, soprattutto delle
sue parti delicate, il perseguimento della identità tra efficacia a
scopi sociali ed efficienza, il superamento, attraverso le connessioni
tra le varie discipline, delle barriere create dalla specializzazione.
(Gruppo P.I.A., c( ICMESA: come e perché », in « Sapere »,
nov.-dic. ’76).
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
(segue da pag. 1)
Che altro è la massimizzazione del profitto se non l’auto-idolatria di una civiltà che ormai
ha rifiutato in massima parte un
rapporto con Dio e col prossimo
per sostituirlo con una funzione: tutto in funzione del proprio
interesse? L’effetto di questa pretesa, effetto che sta davanti ai
nostri occhi a Seveso, è molto
lontano dal « perdere la propria
vita » che Gesù pronostica a chi
vuol « salvarla »?
Il « sociale » contrapposto al
profitto non è un modo laico e
descrittivo per esprimere ciò
che noi chiamiamo « servizio »?
Mi è capitato di leggere recentemente una bella frase di Berdiaef che vorrei applicare (tra
le parentesi) a questo discorso:
« la preoccupazione del pane per
sé (a limite la massimizzazione
dei profitti) è una preoccupazione materiale; la preoccupazione
del pane per gli altri (l’organizzazione della produzione a partire dal « sociale ») è una preoccupazione spirituale ».
CemitMO di Redazione : Bruno^
BelMon, Ermanno Genre, Giuseppe Platone - Paolo Ricca, Fulvio
Rocco, Sergio Rostagno, Roberle
SbafFi.
Direttore:,FRANCO GIAMPICCOLi
Dir. reaponsabile : GINO CONTE
Redazione: Via Pio V 15, 10125
Torino, tei. 011/655.278.
Amminiitrazione : Casa Valdese,
10066 Torre Pellice (To) - c.c'.p.
2/33094 Intestato a a L'Eco delle
Valli - La Luce » - Torre Pellice.
Abbonamenti: Italia annuo 5.000
semestrale 2.500 - estero annuo
7.500 - sostenitore annuo 10.000
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 col.: commerciali L. 100 - mortuari 150 - doni
50 - economici 100 per parola.
Fondo di solidarietà : cx.p. n.
2/39876 Intestato a Roberto
Peyrot, corso Moncalieri 70,
10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina
Terre Pellice
Ma detto questo, è necessario
aggiungere qualcosa di insostituibile che proviene dal messaggio evangelico: l’esigenza del
ravvedimento.
Ravvedimento
Il nostro mondo conosce il
male e lo sa denunciare implacabilmente — come nella documentazione su Seveso che ho citato. Quello che non conosce, e
non sa confessare, è il peccato.
È qui, mi sembra, il limite netto della contrapposizione tra le
due « culture ». Il fatto che siano così drasticamente opposte è
insieme la forza e la debolezza
della contrapposizione. Forza,
perché ha una immediatezza
semplice e penetrante. Debolezza, perché la distanza tra Luna
e l’altra cultura diventa così
grande che rischia di essere invalicabile. Senza il ravvedimento — che in fondo è l’ammettere la gamma di sfumature che
collegano le due culture — si rischia di essere sempre al di qua
del fossato, sulla riva del profittò, magari con forme nuove,
strutture diverse o maschere
multiformi, ma sempre lontani
dalla «cultura del sociale».
Ravvedimento mi pare significhi ammettere che pur in misure diverse, la nostra mentalità
inesorabilmente attirata dalla
« preoccupazione materiale », ipnotizzata dal consumismo mediato dall’ambiente, dai vicini,
dai figli, condizionata dal fatto
che per noi il limite dell’àusterità che siamo disposti a raggiungere è giusto a due passi
dalla situazione in cui stiamo
vivendo, fa sì che tutti noi siamo — appunto in misure diverse — complici del dramma di
Seveso e del mondo in cui viviamo.
Ravvedimento mi pare significhi fare i conti col fatto che il
salto dalla « cultura del profitto » a quella del « sociale » non
si attua tutto in una volta nel
futuro, ma si attua solo se oggi
accanto agli elementi di una
cultura nuova che faticosamente
vengono incuneati in quella vecchia, avviene una rivoluzione
nel « personale », nel riconoscimento di quanto la idolatria del
profitto — pur combattuta poli;
ticamente — è penetrata in noi
e va combattuta passo dopo passo. Non c’è in questo per i credenti di oggi una vera e propria
sfida ad es.sere ancora, e di nuovo, sale della terra?
Lenin criticato dai marxisti
Massimo L. Salvadori, con
alcimi suoi lavori di storia moderna, frutto di molti anni di
profonde e iserissime ricerche originali, è attualmente al centro
di un movimento di critica al
comunismo, com’esso si è realizzato nelle società dei paesi orientali. Tale critica non investe soltanto la personalità di Stalin
(fatto non nuovo!), ma addirittura quella di Lenin. In un suo articolo (apparso su « La Repubblica » del 23.2.'77), dai titolo significativo: « Domande senza risposta », Salvadori scrive quanto segue.
« Le sconfitte subite da Lenin,
senza le quali lo stalinismo non
avrebbe potuto costituirsi, furono principalmente due e tali da
alterare profondamente il rapporto fra mezzi e scopi nell’opera di Lenin. In primo luogo, i
bolscevichi avevano preso il po
tere nella Russia arretrata convinti di non poter costruire il socialismo senza l’aiuto di paesi
sviluppati divenuti socialisti: si
trovarono invece di fronte al capovolgimento delle aspettative
e procedettero a costruire un regime "nuovo" senza i presupposti internazionali che avevano
giudicato indispensabili al socialismo all’interno. In secondo luogo, Lenin e i suoi seguaci avevano rifiutato ogni via democratico-borghese, contrapponendo ad
essa una via di più alta democrazia proletaria: quel che risultò
furono una dittatura di partito
e un potere burocratico.
Il "dramma” di Lenin capo
dello Stato sovietico, fu di vivere
questo "rovesciamento" per un
verso accettando la realtà effettuale, e per l’altro lottando al fine di porre le premesse nella direzione del "rovesciamento del
Gioco pesante
Finalmente possiamo tirare un
sospiro di sollievo. Il Watergate all’italiana — dopo otto giorni tra
dibattito e votazioni del Parlamento — ha raggiunto una conclusio
ne. I due principali protagonisti
dello scandalo Loockheed. gli ex-mi
nistri Gui e Tonassi, sono stati rinviati (con 487 voti il primo e 513
il secóndo) al giudizio della Corte
Costituzionale. Il verdetto, emesso
dai 952 tra deputati e senatori, che
ha ricalcato con impressionante fedeltà la logica degli schieramenti
di partito, è stato tutto politico.
La Costituzione prevede, in casi
del genere, la trasformazione dell’aula parlamentare in aula giudiziaria ma — come nota "La Stampa” di giovedì 3 marzo — per operare questo sdoppiamento di coscienza ci vorrebbe « un’etica di tipo protestante e un sistema politico
profondamente diverso da quello
italiano ».
È tutto da dimostrare che sia
sufficiente essere protestanti per
riuscire a muoversi nell aula legislativa sul filo dell’imparzialità di
giudizio e al di là della logica degli schieramenti, ^on è cosa semplice trasformare il conclave dei
partiti in un imparziale collegio
giudicante. C’è però da chiedersi
chi ha voluto appesantire la supremazia della politica sulla verità.
L’ultimo oratore iscritto a parlare,
mercoledì 9 marzo, è stato l on. Aldo Moro che, con un’arringa di 43
cartelle, ha lanciato una pesante
sfida allo schieramento colpevolista.
Si è voluto, con quel discorso, riproporre l’integrità della D.C. —
non solo di oggi — ma anche quella di ieri. E questo, decisamente,
è stato troppo! Sicché il « quadrato » intorno a Gui e Tanassi (e è
un galantuomo che deve uscire da
questa vicenda a testa alta ») l’ha
chiuso — com’era logico aspettarsi — il presidente del partito cattolico. Il dopo-arringa è cosa nota:
la « morale» democristiana — proprio come nelle battaglie sul divorzio e alle elezioni del 20 giugno
è uscita sconfitta.
Eppure essa, di quando in quando, riemerge immune e paralizza,
per lunghi momenti, il Paese provocando lo scontro politico.
Speriamo che la lezione sia servita e che sia l’inizio (forse c illudiamo) del primato della verità
sulla corruttela e il malgoverno
che opprime il Paese da ormai
troppi anni. Ma prima di voltare
pagina bisogna fare ancora i conti
con i consensi che questa « morale » continua a raccogliere. Il processo al regime e all’arroganza del
potere non è- ancora concluso.
G. Platone
rovesciamento”. Morì nel mezzo della contraddizione. Stalin
fu, al tempo stesso, l’erede e il
becchino dell’opera di Lenin. Fu
l’erede e il "celebratore” della
realtà effettuale e il becchino di
ogni tentativo di "ritorno alle origini”, nel senso che conciliò la
contraddizione mettendo l’etichetta di "socialismo” sulla realtà effettuale. Ad un Lenin "scisso” successe così uno "Stalin iinitario”.
Ma quale fu, in realtà, il comune denominatore di Lenin e Stalin? La "modernizzazione" economica. Ne derivò bensì una "società nuova”, non capitalistica, non
però una società socialista, una
società che richiede una sistemazione tipologica (gli 'Sforzi in questo senso hanno tutta una storia). Anche la rivoluzione cinese
si presentò come erede, attraverso il maoismo, del leninismo; ancora una volta però si tratta di
una rivoluzione che "rnodermzza” un paese arretrato in condizioni di isolamento e sulla base
del dirigismo dall’alto. Che cos’è
una modernizzazione la quale
non è capitalismo e neppure il
socialismo previsto da Marx?
Un recente fascicolo della rivù
sta "Problemi del socialismo"
(n. 3 pp. 268) ripropone molti argomenti di riflessione sul tema:
"Lenin e il leninismo: per un’analisi storico-critica". Lelio Basso vi appone un’introduziorie
che, come ogni suo scritto, è piena di stimoli, ma appare assai
"salomonica”, anzi troppo. Dopo
aver affermato che "il socialismo
di Lenin non corrisponde a quello di Marx” e non corrisponde
"probabilmente alle aspettative
del proletariato occidentale",
conclude che però il leninismo è
stato sia l’artefice dell’abbattimento del capitalismo in Russia,
dove ha posto "le basi di ana
società completamente nuova ,
sia "il vero alfiere delle rivoluzioni in Asia, Africa, America Latina".
Tutto ciò suona molto equilibrato. Ma il problema vero, a 60
anni dalla presa del potere nell’URSS e a quasi trentanni dalla
rivoluzione in Cina, è un altro:^
che cosa sono, queste "società
completamente nuove"? Che atteggiamento assumere di fronte
ad esse? Come non rilevare che
l’uso dell’aggettivo "nuovo" è ormai una sorta di evasione dal
giudizio? ».