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numero 24
del 12 giugno 1998
l. 2000
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INTERFERENZE
«Ma un samaritano, vedutolo, n'ebbe pietà»
Luca 10,33
/L samaritano è l'eroe positivo della
parabola contrapposto ai due personaggi negativi (il levita e il sacerdote); è l'eroe positivo che spiega il paradosso secondo cui un uomo considerato dai due eroi negativi, un eretico e un
impuro, fa la scelta giusta: non attraversa la strada davanti all'uomo ferito,
ma lo soccorre. Il sacerdote e il levita
non accettano interferenze sul loro
cammino, ma dire che sia stata solo la
fretta a farli tirare diritto, è dire troppo
poco. C'è anche la loro convinzione religiosa, 0 meglio il loro rigore: se il ferito fosse stato cadavere, si sarebbero
contaminati. Fermarsi sarebbe significato qualcosa di più che un semplice
ritardo, ma una messa in discussione
del loro ruolo. Questi due comportamenti li conosciamo bene dalla nostra
esperienza quotidiana; ciò che spesso
tifa essere indifferenti, o piuttosto ciò
che ci fa tirare diritto, è la paura di
mettere in discussione il nostro ruolo,
la nostra persona nell'ambito della società e della chiesa: non è sempre solo
indifferenza, non è sempre così che
non abbiamo notato il problema. Non
accettiamo interferenze perché abbia! moda difendere noi stessi.
¿E persone ferite che le chiese cristiane incontrano sono spesso ferite dalla vita, persone difficili da aiutare e certamente non voglio elogiare gli
aiuti velleitari di cui spesso i cristiani
sono capaci. Accade anche che, pur di
risolvere un problema, si giunga a
creare una cattiva coscienza nei cristiani accusandoli di non fare abbastanza, come se il solo fatto di essere
cristiani, renda le persone onnipotenti.
Da quando dirigo il Servizio cristiano
di Riesi, mi sono anche accorta che le
chiese hanno tendenza a delegare la
maggior parte delle interferenze che
incontrano sul loro cammino alle opere diaconali: quante richieste riceviamo per accogliere, noi, persone ferite
delle ferite più diverse. Se il levita e il
sacerdote si fossero fermati, la loro deviazione sarebbe stala anche una deviazione teologica, qualcosa si sarebbe
messo in movimento nel loro modo di
pensare. Sarebbe stata una riflessione
sul loro ruolo, sulle loro convinzioni,
ma forse erano troppo dentro l'istituzione per poterselo permettere.
Gesù in fondo non voleva tanto
accusare il levita e il sacerdote,
ma presentare il paradosso creato
dall’azione del samaritano: i disprezz^ti sono rivestiti di forza. La scelta
giusta giunge da una figura consideraci negativa. Può darsi che il samaritano avesse poco da perdere accettando
^'interferenza sul suo cammino, non
uveva un ruolo religioso particolare, si
poteva permettere di fare una deviazione nel corso del viaggio. La sua
dzione interroga le chiese quando si
difendono, quando difendono il proprio ruolo, 0 il loro compito, lo definiscono, lo affinano, ma non accettano
interferenze sul loro cammino, un interrogativo che metta in movimento,
chefaccia ricercategli aiuti più opportuni, che almeno non faccia tirare dititto. Accettare l’interferenza significa
affrontare delle interruzioni, come
^uel giorno che in uno studio biblico si
discuteva dei minimi e dal fondo della
sala si alzò un barbone che disse: «Io
sono un minimo, vi racconto la mia
storia»; vi assicuro che la discussione
ne seguì non fu più così liscia e così
I^ile. Una teologia senza interferenza,
na chiesa senza interferenze, rischia
I essere una chiesa ripiegata su se
^sa, che parla a se stessa, che opera
por se stessa. Questo non è il senso del
'idstro essere chiesa.
___ Erika Tomassone
SETTIMANALE DEI.LE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Per il Mezzogiorno è necessario un nuovo intreccio fra investimenti pubblici e privati
Un Sud protagonista del proprio sviluppo
Interventi diretti, creazione di stimoli, incentivi e regole, valorizzazione delle autonomie locali
e coordinamento con le politiche nazionali e europee: tutto quésto si può e si deve fare, presto
DOMENICO JERVOLINO*
IL Mezzogiorno è di nuovo al
centro dell’attenzione, soprattutto per i suoi drammatici problemi occupazionali. La fase due della
politica governativa dovrebbe caratterizzarsi per la sua capacità di
affrontare la storica questione meridionale nel momento in cui il nostro paese, come si dice con molta
retorica, entra in Europa. Per parlare del Sud sono previsti in queste
settimane molti convegni, fra i
quali quello convocato da un gruppo napoletano vicino all’esperienza del quotidiano «Il manifesto»
per il 3 e 4 luglio a Napoli.
Uno dei temi della discussione
sarà quello dell’intervento pubblico. Nei decenni trascorsi, soprattutto nella stagione successiva al
grande terremoto del 1981, il controllo dei flussi di spesa pubblica
ha costituito la base materiale di
un blocco di potere di tipo clientelare caratterizzato da una dominante presenza della Democrazia
cristiana e dei suoi alleati. Un certo
tipo di intervento pubblico ne è
uscito giustamente screditato e ha
contribuito alla liquidazione dell’intervento straordinario nel Mezzogiorno. Eppure, questo esito non
era fatale né può condizionare per
sempre la storia successiva.
Non mi convince pensare, oggi,
in una fase diversa, che il rimedio ai
mali del Sud possa essere il ricorso
al primato incondizionato del mercato, alla flessibilità del lavoro (che
significa spesso in concreto solo libertà di sfruttamento e precarietà)
e alle virtù taumaturgiche del privato. Anche perché il privato è, a sua
volta, tutt’altro che vergine rispetto
a quella storia passata e alle sue
storture. Invece, si può tentare la
reinvenzione di un ruolo propositivo e propulsivo del potere pubblico
in una logica di programmazione.
Si tratta di individuare i settori
strategici nei quali investire risorse
e di operare perché crescano e si
affermino tutte le iniziative che rispondono alla vocazione e ai bisogni del territorio. Un nuovo inter
Ressa all’Ingresso di un ufficio pubbiico nel Sud: una realtà da superare in fretta
vento pubblico non dovrebbe,
però, essere verticistico e centralizzatore ma dovrebbe caratterizzarsi
per un forte grado di partecipazione dal basso D’altra parte, il pubblico nella nuova fase politica non
è più solo lo stato nazionale ma anche, sempre più, un insieme articolato di livelli plurali di intervento (e
ciò rende ancora di più necessario
il metodo della programmazione
democratica, se si vuole evitare il
caos e lo spreco delle opportunità),
dall’Unione europea alle Regioni e
alle autonomie locali. Il ruolo del
pubblico deve essere un misto di
intervento diretto, di creazione di
stimoli e di incentivi, di determinazione di regole.
Per fare qualche esempio, un disastro per tanti versi annunciato
come quello recente di Sarno ripropone la necessità del riassetto
idro-geologico di un ambiente devastato da anni di insane specula
zioni. Solo i poteri pubblici possono organizzare una risposta a questo tipo di esigenze, elaborando
progetti e creando migliaia di posti
di lavoro che costerebbero meno
degli interventi successivi ai disastri che si verificano periodicamente. Un altro esempio è Resistenza
di tanti Sud che non comunicano
fra di loro o comunicano con grande difficoltà: è più facile avere rapporti tra Napoli, Roma e Milano o
tra Palermo, Roma e Milano che
non tra Napoli e Palermo, Napoli e
Bari, persino tra Palermo e Catania
e così via. I collegamenti interni al
Mezzogiorno, anche fra località
geograficamente vicine, sono
spesso carenti e arretrati. Su di essi
occorrerebbe concentrarsi, arricchendo il territorio di infrastrutture, piuttosto che investire somme
enormi in progetti faraonici e rischiosi per l’equilibrio ambientale
come l’alta velocità ferroviaria o il
ponte sullo stretto di Messina.
Vorrei menzionare, ancora, la necessità di ristabilire un rapporto
equilibrato fra industria e agricoltura, valorizzando il settore agroalimentare e la riscoperta di quella
risorsa per tanti versi inesplorata
che è rappresentata dal mare, in
tutti i suoi aspetti (portualità e comunicazioni marittime interne e
internazionali, sulla via dell’Africa
e dell’Asia, pesca e tradizioni marinare, sviluppo ecocompatibile del
turismo). Il Mediterraneo oggi può
riacquistare una nuova centralità
che sfugge a chi è ancora legato a
una concezione carolingia dell’Europa tutta incentrata sull’asse
franco-tedesco.
Gli esempi dei campi di applicazione di una politica di programmazione potrebbero moltiplicarsi.
Ma più di ogni altra cosa è necessario che a una riscoperta della politica come capacità complessiva di
direzione e di progetto si affianchi
un impegno egualmente essenziale
per una crescita di soggettività dal
basso, a tutti i livelli. In un certo
senso si tratta di promuovere qualcosa come un movimento politico,
economico e sociale di rinascita
meridionalistica. Non si tratta di
fare del federalismo in senso opposto e speculare a quello del Nord,
ma di sviluppare tutte le istanze
democratiche, inclusi partiti, sindacati, movimenti, organizzazioni
sociali, riviste e centri culturali, per
espandere una nuova soggettività
meridionale, un nuovo protagonismo non solo in termini economici, ma anche etico-politici.
Più che di un partito dei sindaci,
il Sud ha bisogno di una capacità di
riappropriarsi degli strumenti istituzionali del proprio autogoverno,
cominciando magari dai Comuni,
ma per investire subito dopo anche
le Regioni, che non possono essere
lasciate all’attuale degrado istituzionale che, con poche eccezioni, le
caratterizza e a formule di governo,
come quelle che ancor oggi prevalgono nel Mezzogiorno, conservatrici e di continuità col passato.
* Direttore di Alternative Europa
Impegno del governo italiano nella campagna lanciata dal Cec
Il debito estero blocca lo sviluppo dei paesi poveri
Il 27 maggio la Camera dei deputati ha approvato una risoluzione,
accolta dal governo, sul
problema del debito internazionale dei paesi
del Terzo Mondo. La risoluzione è stata presentata dal deputato
verde Lino De Benetti,
uno dei cinque deputati
evangelici, e cofirmata
dagli altri deputati verdi, fra cui un altro evangelico, Giorgio Gardiol.
La risoluzione parte
dalla constatazione che
l’elevato debito internazionale dei paesi terzomondiali «blocca il loro
sviluppo e rende loro
sempre più difficile affrontare la cooperazione economica, l’internazionalizzazione degli
scambi economici» e
dalla constatazione che
«il peso del debito estero internazionale non
può essere sostenuto
esclusivamente dai paesi debitori, ma anche
dai paesi creditori, per
la comune appartenenza a un sistema di interdipendenze che ha favorito i più forti in modo sproporzionato».
Visto che «il recente
summit del G8 a Birmingham non ha dato i
risultati sperati e concretamente utili», la risoluzione impegna il
governo, tra l’altro, a
«sostenere la cancellazione del debito in modo controllato e progressivo» e inoltre a «sostenere la campagna di
sensibilizzazione, promossa dal Consiglio
ecumenico delle chiese,
affinché l’anno 2000,
anno del giubileo, possa
rappresentare un momento qualificante che
riesca a spezzare le catene del debito estero e
riaprire per i paesi poveri una nuova fase storica
di pari cooperazione
con i paesi ricchi».
Il Consiglio della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia
(Fcei) ha recentemente
avviato una serie di iniziative sul problema del
debito internazionale,
rispondendo all’invito
del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), sia
con l’adesione alla campagna promossa dalla
coalizione internazionale «Jubilee 2000» (che
prevede fra l’altro una
raccolta di firme, i cui
moduli saranno pubblicati prossimamente sulla stampa evangelica),
sia con la decisione di
dedicare la «Settimana
della libertà» del 1999
proprio alla tematica del
giubileo, inteso in senso
autenticamente biblico
(vedi Levitico 25), come
occasione per il condono di tutti i debiti.
Su questo stesso problema, nelle settimane
scorse, c’è anche stato
uno scambio di lettere
fra il moderatore della
Tavola valdese e il presidente del Consiglio, Prodi (vedi Riforma del numero scorso). (Nev)
INCONTRO SULLA SITUAZIONE
DELL'ECUMENISMO IN ITALIA
A un anno dalla seconda Assemblea
ecumenica europea sul tema della riconciliazione, svoltasi a Graz (Austria) nel giugno 1997, la Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei) promuove un
incontro per fare il punto sul cammino di
riconciliazione, in Italia e in Europa. Sono
stati invitati a partecipare tutti i delegati
italiani a Graz, evangelici e cattolici, e I
gruppi e le associazioni italiane che hanno
collaborato alla realizzazione dell'evento
è gradita anche la partecipazione dei giornalisti che hanno seguito l'Assemblea.
L'incontro, che si svolgerà il 23 giugno
dalle 17 alle 20 a Roma, nell'aula magna
della Facoltà valdese di teologia (via Pietro Cossa 40), sarà aperto da una meditazione biblica del prof. Paolo Ricca, delegato valdese a Graz e docente alla Facoltà
valdese. Il dibattito, che avrà carattere
informale, sarà introdotto da due interventi a cura del pastore Domenico Tomasetto, presidente della Fcei, e di monsignor Giuseppe Chiaretti, presidente del
Segretariato per l'ecumenismo e il dialogo
della Conferenza episcopale italiana, (nev)
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PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Pai
______________VENERDÌ 12 GIUGI^ igtwENERI
«Alzo gli occhi
verso i monti...
Da dove mi verrà
l’aiuto?
Il mio aiuto
viene dal Signore
che ha fatto il
cielo e la terra.
Egli non
permetterà
che il tuo piede
vacilli; colui che
ti protegge non
sonnecchierà.
Ecco, colui che
protegge Israele
non sonnecchierà
né dormirà.
Il Signore è colui
che ti protegge;
il Signore è la tua
ombra; egli sta
alla tua destra.
Di giorno il sole
non ti colpirà, né
la luna di notte.
Il Signore ti
preserverà da
ogni male; egli
proteggerà
l’anima tua.
Il Signore ti
proteggerà,
quando esci e
quando entri,
ora e sempre»
(Salmo 121)
«Fate miei
discepoli tutti
i popoli
battezzandoli
nel nome del
Padre, del Figlio
e dello Spirito
Santo,
insegnando loro
a osservare tutte
quante le cose
che vi ho
comandate.
Ed ecco, io sono
con voi tutti i
giorni, sino alla
fine dell’età
presente»
(Matteo 28,19-20)
«Sono stato
crocifisso con
Cristo; non sono
più io che vivo,
ma Cristo vive
in me! La vita
che vivo ora
nella carne,
la vivo nella fede
nel Figlio di Dio
il quale mi ha
amato e ha dato
se stesso per me»
(Calati 2, 20)
LA FESTA DELLINCONTRO
Il culto evangelico vuol essere innanzitutto una risposta a chi si chiede: «Da
dove mi verrà l'aiuto?». È un incontro con Dio ma anche con tutta l'umanità
CLAUDIO TRON
T NVOCHIAMO l’aiuto del Signore...»: con questa formula molto fissa i più vecchi di
noi ricordano l’inizio di ogni culto domenicale. Forse alcuni lo ricordano, alle valli valdesi, anche
nella solennità che l’uso della
lingua francese accentuava molto più dell’italiano: «Invoquons
le nom de l’Eternel». Chi ha letto
Piero Jahier ripensa indubbiamente alla pennellata con cui ricorda l’avvio della liturgia nel
tempio di San Cermano nelle
sue memorie infantili. Oggi siamo meno rigidi. A una formula
di invocazione facciamo spesso
precedere, o seguire, una formula di saluto all’assemblea raccolta per il culto e anche la formula
liturgica è diventata più varia.
«Nel nome del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo»
CON apertura ecumenica e
per ricollegarci a un uso
molto antico della chiesa cristiana usiamo ogni tanto la nuda
formula trinitaria: «Nel nome
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo», come la Chiesa cattolica. In questa prospettiva riviviamo in ogni culto il ricordo del
nostro battesimo. Ci ricordiamo
che insieme siamo stati battezzati; il culto è rincontro di coloro che sono stati battezzati e
che, proprio per questo, sono
morti in Cristo al peccato e qui
rinnovano la volontà di rispon
dere a questo dono chiedendo,
sempre chiedendo, di vivere una
vita nuova. In altre parole non ci
riuniamo tanto per incontrarci,
non siamo insieme per volontà
nostra, né per fare una cosa su
cui ci siamo messi d’accordo,
ma siamo insieme perché Dio,
Padre, Figlio e Spirito Santo, ci
ha convocati.
Siamo riuniti insieme perché
non siamo più noi che viviamo e
decidiamo della nostra esistenza, ma perché Cristo vive in noi
e ci riunisce (Cai. 2, 20). L’importante nel culto non è il fatto
che siamo riuniti noi, ma il fatto
che siamo riuniti nel nome della
ricchezza della vita di Dio, di
quella ricchezza che non può
essere concepita da mente umana e che la chiesa antica non ha
saputo esprimere altrimenti che
con l’uso della formula del battesimo che ci è stata trasmessa
dall’Evangelo di Matteo, formula indubbiamente marginale nel
Nuovo Testamento, ma che nessuno ha saputo mai esprimere
meglio e che per questo resta alla base della nostra vita e della
nostra adorazione prima ancora
che della nostra confessione di
fede. Chi non partecipa al culto
fa questa scelta evidentemente
perché dà poco peso a questa
comunione con Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
può far riferimento a un Dio così
misterioso quando anche le scoperte scientifiche apparentemente più assodate sono rapidamente messe in discussione e
superate? Forse è per questo
senso di sacrestia, almeno per
chi si ferma all’apparenza, della
formula trinitaria che il protestantesimo ha in genere preferito il nostro versetto.
Eppure sfida
«Da dove mi verrà l'aiuto?»
Preghiamo
Signore, noi invochiamo la tua presenza, ma sappiamo che già tu sei con noi, sino alla fine dell’età presente. Siamo noi che, invece, siamo altrove quando tu vieni
a noi. Siamo noi che ci illudiamo di non aver bisogno di
aiuto se non quando stiamo male. Siamo noi che quando abbiamo bisogno di aiuto pensiamo che l’aiuto stesso sia un diritto. Siamo noi che pensiamo che per ottenere aiuto basti averne bisogno e non sia necessario invocarlo. Siamo noi che pensiamo che l’aiuto ci possa
venire da qualsiasi parte o che ci siano specializzazioni
per cui ad ogni bisogno di aiuto corrisponda una fonte
di aiuto diversa.
Proprio per questo invochiamo il tuo aiuto. Aiutaci ad
accorgerci che abbiamo bisogno di aiuto. Aiutaci ad accorgerci che abbiamo bisogno del tuo aiuto. Aiutaci a
non disprezzare l’aiuto di chi è solidale con noi. Aiutaci
a non negare l’aiuto nostro a chi ne ha bisogno.
E non perdere la pazienza ad essere con noi; se necessario toglici per un momento il tuo aiuto quando lo
usiamo male, ma poi ridonacelo perché possiamo entrare e uscire protetti da te. Amen.
«II nostro aiuto è nel nome
del Signore che ha fatto
il cielo e la terra»
Alla formula trinitaria è stato di gran lunga preferito
nelle chiese protestanti questo
versetto del Salmo 121 che si ritrova anche in altri salmi. Si tratta di un testo che appare molto
più laico della formula trinitaria.
Iniziando il culto come assemblea dei battezzati e delle battezzate, ci può essere l’impressione che si stia facendo una cosa di élite, riservata a chi ha percorso un certo cammino iniziatico, preclusa a chi battezzato
non è. E anche chi è battezzato
ma non dà particolare peso a
questa sua caratteristica può
sentire poco la partecipazione a
un culto così segnato.
La formula trinitaria può sembrare troppo ecclesiastica per
chi vive dopo i secoli di esaltazione della ragione, della scienza, della tecnica; o anche per chi
vive nel secolo in cui le certezze
sono sempre più rare. Come si
IL culto evangelico vuol essere
innanzitutto una risposta a
chi si chiede: «Da dove mi verrà
l’aiuto?». Non è che tutti siano
portati a farsi questa domanda.
Non mancano le persone che
considerano umiliante aver bisogno di aiuto. Preferiscono vivere con le proprie forze anche
affrontando difficoltà grosse, ma
non vogliono disturbare gli altri.
Eppure l’aiuto è un bisogno laico, che non ha sapore di sacrestia. Anche i non credenti vivono
quest’esperienza, e non solo nei
momenti difficili della vita. C’è
un ecumenismo ben più esteso
di quello dei credenti in Cristo e
che è rappresentato dal fatto di
avere bisogno di aiuto. Nel culto
evangelico si vuole essere in comunione con tutte queste persone. Con loro si vuol ricordare
che non c’è da essere umiliati
per questo: «Alzo gli occhi verso i
monti...». Non c’è da abbassare
la testa né da vergognarsi.
Il nostro salmo, «delle salite»,
forse dei pellegrini che si recavano a Gerusalemme per una
festa solenne, è salmo di credenti, perché la risposta è risposta di fede. Ma i credenti non
hanno timore di porsi la stessa
domanda che si pongono gli altri. Il culto è festa dell’incontro:
tra credenti; incontro con Dio,
ma anche con tutta l’umanità.
In Abramo la benedizione di
Dio è destinata a tutte le famiglie della terra.
La risposta «Il mio aiuto vien
dal Signore...», non è una risposta pacifica. L’aiuto di Dio è certamente un appoggio nelle difficoltà della vita. Anche se non le
superiamo e se soccombiamo, il
modo con cui le affrontiamo
può essere diverso. Non avremo
spiegazioni razionali sul perché
delle prove, ma il come ci colpiscono può essere profondamente diverso. Già invocando
aiuto non avremo la presunzione o la pretesa di poterle superare da soli.
Tuttavia d possono anche
essere momenti in cui l’aiuto di Dio ci pone in una situazione di sfida. Ci sono pochi episodi della Bibbia in cui questo sia
evidente come nello scontro di
Elia coi profeti di Baal (I Re 18,
20-40). «Invocate voi il nome del
vostro dio e io invocherò il nome del Signore, il dio che risponderà mediante il fuoco, lui
è Dio». E quando i profeti di
Baal invocano invano la loro divinità, Elia si beffa di loro: «Gridate forte... sta meditando, oppure è indaffarato, o è in viaggio; può darsi anche che si sia
addormentato, e si risveglierà».
«Colui che ti protegge non
sonnecchierà. Ecco, colui che
protegge Israele non sonnecchierà né dormirà. Il Signore è
colui che ti protegge; il Signore è
la tua ombra; egli sta alla tua destra». Qui sta la sfida. Possiamo
essere noi che dormiamo, magari anche al culto, ma forse allora
è colpa del predicatore. Dio non
dorme. Noi possiamo uscire e
entrare. Il popolo di Dio che si
raccoglie per il culto è affaccendato nel suo cammino laico nel
mondo, ma è anche il popolo di
Dio nel cammino della fede e
questo popolo confessa: «Il Signore ti preserverà da ogni male;
egli proteggerà l’anima tua. Il Signore ti proteggerà, quando esci
e quando entri, ora e sempre».
C’è una protezione della vita:
«Protegerá l’anima tua». Protezione importante, positiva, che
dà coraggio e fiducia; ma c’è anche la consapevolezza che questo non impedirà rincontro col
male. «Ti preserverà» non vuol
dire che Dio impedisca questo
incontro ma che lo guiderà in
modo che si svolga come quello
di Elia coi profeti di Baal. Al momento dell’estremo scoraggiamento il profeta del Signore viene a scoprire che un residuo di
settemila uomini ha formato con
lui il seme della rinnovata comunità che ha il ginocchio immune
da inchini a Baal e la bocca pura
da baci all’idolo (I Re 19,18).
Il culto è l’adorazione di persone come questi settemila, magari non presenti in modo tangibile e spettacolare, ma partecipi
della sfida che il Signore stesso,
prima di noi, lancia al mondo
per invitarlo alla sua festa.
Note
omiletiche
La soprascritta del r
mo normalmente trada
con «Canto dei pe|L
naggi» è di significato
certo. Ne sono state 6
essenzialmente quat,
Perii
spiegazioni: i) può,:
tarsi dei gradini del t#
pio che separavano il o i
tile degli uomini da qu»’-——
delle donne; 2) onn,
può trattarsi della sai
verso il tempio per una
sta annuale sulla collina sciato la ’
Gerusalemme; 3) o, ani Francia
ra, del ritorno dall'Esilio: figli e le
Babilonia; 4) oppure, ¡, Cemal, I
ne, un'allusione a unoj 1991 rag
le letterario in crescendo miglia ai
Tale soprascritta ni,fidiaFat
crea, comunque, difficok Sconosci
particolari nell'interpret furiata
zionedel Salmo, anche. Jarep
una interpretazione Di «iiritr
sicura potrebbe essere
le per situare geogralr*^®
camente e storicar^en|f“®fqq
questa e le altre compì*. N?*,
zioni precedute da anali. ®il*tanti
ga soprascritta. È possibili.ilititti un
che il Salmo fosse recitai à si im
in dialogo con uno sdii nel centi
ma tipo il seguente: Di Membro
manda-, lo alzo gli occhii dei “San
monti. Da dove mi veni fin dalla
l'aiuto? Risposta: L'aiuti miafam
viene dal Signore chek
fatto cieli e terra. Domai
da: Non permetterà cliei
mio piede vacilli? ft/spi
sta: Colui che ti proteggi
non sonnecchierà, ecc.
(Prima di una serie
di tre meditazioni)
I monti possono esse»
sia le montagne che I pei
legrini in viaggio versi
Gerusalemme devono al
traversare con qualche pe
ricolo per la loro incolli
mità, sia gli alti iuoghi, se
de di santuari pagani. I
questi si contrapporrebbi
ii monte di Sion che è li i
ricordare che l'aiuto vieni
da Dio. Oppure ancora
può trattarsi dei-monte c
Sion stessa a cui i pellegr
ni alzano lo sguardo pi
farsi coraggio.
La confessione di h
«Il mio aiuto viene dal i
gnore» è frequente ne
salmi (vedere in particola
re 124, 8 e 134, 3 dovei
ritrova anche il riferirne»
to alla potenza creatrici
di Dio). La nozione di Dio
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PAG. 3 RIFORMA
Nantes, 21-23 maeeio: Sinodo nazionale della Chiesa riformata di Francia
Gli stranieri in mezzo a noi
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mia famiglia ha depositato la
domanda per essere regolarizzata nel quadro della circolare governativa del 24 giugno 1997. Mio figlio Kemal ed
io siamo stati regolarizzati,
mala domanda degli altri
due miei figli è stata respinta
perché sono celibi. Eppure
tutta la famiglia vive in Francia da anni».
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La testimonianza
dei «Sans-papiers»
Conia testimonianza di
questa coraggiosa donna turca e di altre sue compagne e
compagni di lotta, un gruppo
di «Sans papiers» è stato ricetto ufficialmente nel corso
del Sinodo nazionale della
Chiesa riformata di Francia
che si è tenuto a Nantes alla
fine di maggio. Questo gruppo di persone disperate,
composto da cinesi, turchi,
africani di diversi paesi, che
vive nel terrore continuo di
essere espulso, ha occupato
da alcuni giorni i locali della
«Mission populaire» di Parigi,
organismo diaconale protestante che, fra l’altro, cerca di
portare avanti, in mezzo a
ire l anget ®ill6 ostacoli non solo burolesto moé oratici, il difficile compito
he una p» dell’accoglienza e dell’intelella proti graziane degli stranieri più
'angeloèì deboli e più «a rischio di
io proteg} espulsione».
Le testimonianze dei «Sans
papiers» si sono inserite molto bene nel dibattito estrefflainente partecipato, e a
batti commosso, di un Sinodo che per il secondo anno
oonsecutivo si è proposto di
approfondire il tema degli
stranieri in mezzo a noi. Da
più di due anni, infatti, a parve dalla riflessione avvenuta
chiese locali e riassunta
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fonOll' ' stranieri nel loro paese.
Lina riflessione serissima,
accompagnata da mille seLìf • accoglienza, che
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Attualità
dell'Editto di Nantes
Quattrocento anni or sono
veniva infatti firmato proprio
a Nantes quell’Editto che
avrebbe garantito per quasi
un secolo la pace religiosa
nella Francia devastata da otto guerre di religione fra cattolici e protestanti. L’Editto
fu voluto dal re Enrico IV, figlio della protestante Jeanne
D’Albret, convertitosi al cattolicesimo, per ragion di stato, qualche settimana prima
della tristemente famosa
«notte di San Bartolomeo»
del 1572, in cui buona parte
del partito ugonotto venne
massacrata.
Quella data e quell’Editto,
dovuti all’intelligenza di un re
che seppe trovare un compromesso che rendesse possibile la convivenza, appartengono oggi a tutta la nazione
francese e da tutti vengono
quest’anno ricordati e riconosciuti come una tappa fondamentale sul cammino che
ha portato alla tolleranza e.
lità positiva» che si sarebbe
tradotta nel moderno atteggiamento di laicità così caro
ai francesi. In qualche modo
poneva i fondamenti di un
possibile processo ecumenico, riconoscendo che l’espressione di una stessa fede
in Dio è suscettibile di rivestire forme diverse e plurali.
Le pubblicazioni che riguardano quell’Editto, che
sarà poi tragicamente revocato neppure cent’anni dopo
(e anche i valdesi ne portarono le conseguenze in termini
di morti e di esilio) sono innumerevoli; non solo gli storici ma anche i teologi e i politici, il riformato Michel Rocard primo fra tutti, rileggono quell’evento cóme uno
degli atti fondatori della
Francia moderna.
Il dibattito, nutrito, come
raramente mi è capitato di
vedere in un Sinodo, dall’ascolto della Parola e dalla
preghiera, sulla condizione
degli stranieri nella Francia di
oggi, si è dunque coniugato
benissimo con il ricordo e la
Il grande «rassemblement» dei protestanti dell’Ovest
più tardi, alla democrazia e ai
concetto di laicità dello stato.
Il professore Jean Delumeau, che presiede il Comitato nazionale creato per
commemorare l’Editto di
Nantes, ha letto in quel documento, per alcuni versi così
«antico» (se pensiamo a
quanto sia recente e in molte
regioni del mondo non ancora scontata l’idea del pluralismo religioso), le premesse
delle Dichiarazioni dei diritti
dell’uomo del 1789.
L’Editto prevedeva infatti il
diritto per tutti a esprimere le
proprie opinioni, anche religiose, purché la loro manifestazione non turbasse l’ordine pubblico stabilito dalla
legge, e conduceva lo stato a
quella condizione di «neutra
rilettura di quel «compromesso» che rese possibile la convivenza, in uno stesso regno,
di due popoli divisi non solo
dalle ferite aperte di guerre
spaventose, ma da due culture contrapposte, nate da un
opposto modo di rapportarsi
a l3io e dunque al prossimo e
alla propria coscienza.
Tra speranze e paure
Le coincidenze di questo
Sinodo, che lasceranno per
lungo tempo una traccia nella memoria dei partecipanti,
sono però state molteplici. Il
rappresentante della Chiesa
presbiteriana d’Irlanda ha
annunziato, in tempo reale, e
anche lui visibilmente commosso, la larga vittoria dei
«sì» al referendum sull’accor
do di pace che dovrebbe (il
condizionale è d’obbligo)
consentire al popolo dell’isola verde di avviarsi con fiducia e determinazione sul
cammino della pace. Pieno di
speranza nell’avvenire anche
l’intervento del pastore evangelico della Nuova Caledonia
mentre, purtroppo, il pastore
della Chiesa protestante di
Algeri ha detto tutta la sua
paura rispetto alla situazione
esplosiva del popolo algerino, in mezzo a cui vive da più
di trent’anni.
Bisogna riconoscere che il
lavoro magistrale del prof.
Pierre Bùhler di Zurigo, al
quale il Consiglio nazionale
della Chiesa riformata di
Francia aveva affidato il
compito di raccogliere e di
coniugare i diversi documenti nati dal confronto nelle
chiese locali e nei Sinodi regionali, è stato decisivo. Si è
così arrivati al dibattito di
questi giorni con un testo
molto equilibrato e teologicamente fondato, che ha saputo rendere conto della dimensione della paura e dell’angoscia presente sia negli
stranieri sia, sovente, nelle
popolazione autoctona. A
fianco riportiamo la parte più
«pubblica» del lungo documento che si rivolge alle
chiese e anche al governo.
L’ordine del giorno non chiude il discorso ma, in qualche
modo, apre ad una nuova
consapevolezza su quella che
i riformati francesi considerano forse la più grande sfida
per questi prossimi anni: la
scommessa della fede che è
possibile vivere e camminare
insieme, con chi è diverso da
noi, nella prospettiva di costruire davvero un’Europa
delle donne e degli uomini e
non un club per paesi ricchi
che somiglierebbe sempre di
più a un ghetto.
Perché questo avvenga, le
chiese hanno un grosso ruolo
da giocare: sanno che nessuno ha il dono di semplificare i
problemi (Bùhler ha ricordato che Hitler sosteneva di
avere questa capacità), devono denunziare un potere economico che tende a governare il sociale e il politico,
sanno integrare la dimensione della razionalità con quella dell’emotività e, soprattutto, possono ricordare a se
stesse e agli altri che il Dio biblico è sempre un Dio straniero e stranieri rimangono
quelle e quelli che cercano di
seguirne le tracce. Un’impressione conclusiva: un Sinodo che è stato all’altezza
dell’etimologia del termine:
«Sinodo» infatti significa «fare cammino insieme».
La delegazione dei «Sans-papiers» ai tavolo della presidenza dei
Sinodo nazionaie deiia Chiesa riformata di Francia
Gli altri argomenti dibattuti
Una chiesa che guarda avanti
nonostante le difficoltà
Gli altri argomenti affrontati nel corso del dibattito sono stati di ordinaria, ma anche di «ordinata» routine.
La Chiesa riformata di
Francia ha ricordato che
sempre a Nantes, in un altro
Sinodo storico, quello del
1965, veniva esteso il riconoscimento del ministero pastorale alle donne, mentre in
questo anno 1998 le donne
che diventeranno pastore saranno, per la prima volta, più
numerose degli uomini (al
momento su 378 pastori in
servizio, 79 sono donne).
Nonostante le difficoltà
economiche di una chiesa
che si paga tutto da sé, e malgrado la lenta erosione del
numero dei membri di chiesa, il Sinodo ha detto, con
un’affermazione che intreccia
la speranza alla fede, di poter
aumentare ancora il numero
dei pastori e delle pastore se
continueranno a crescere ie
vocazioni al pastorato, sottolineando ancora una volta
che il problema finanziario è
sempre di ordine spirituale.
Una decisione che può avere,
anche per le nostre chiese
metodiste e valdesi, davvero
il sapore della sfida.
Il past. Michel Bertrand, presidente del «Conseil national»
4. rappresentata dal
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Estratto dell'ordine del giorno sulla questione degli stranieri
«Per andare all'essenziale: le nostre convinzioni»
«La situazione attuale non è favorevole all’accoglienza degli stranieri. Le
difficoltà economiche, la perdita dei riferimenti di senso, lo smantellamento
del tessuto sociale suscitano un sentimento di crisi, di fragilità materiale o
psichica, di sradicamento e di malessere. Così, nelle nostre vite quotidiane,
apertura e chiusura, esclusioni e condivisioni, odio e amore si afflrontano, provocando ferite e sofferenze.
Il processo sinodale ha permesso di
riscoprire quelle stesse tensioni nella
Bibbia. Anche là, la realtà vissuta dello
straniero suscita sentimenti contraddittori, ora di paura, di chiusura, di esclusione, ora cU apertura e di condivisione.
La Bibbia ci ofte quindi uno specchio
nel quale possiamo riconoscere la nostra umanità, le sue debolezze e le sue
forze. Così capiamo che abbiamo bisogno di essere accolti gratuitamente dal
Dio di Gesù Cristo per riconoscere e per
dire le nostre paure e le nostre diffidenze, e per agire pazientemente contro di
esse, là dove è possibile e con i mezzi di
cui disponiamo. Quando questo lavoro
viene fatto, possiamo riscoprire le convinzioni forti che guidano il nostro atteggiamento nei confronti degli stranieri, alla luce di colui che è il totalmente
Altro, lo straniero per eccellenza, che ci
chiama da fuori.
Abbiamo bisogno degli stranieri per
esprimerci e per assumerci nella nostra
identità di cristiane e di cristiani; essi ci
ricordano la parte di straniero che vi è
in noi stessi e in Dio.
Affermiamo che i discorsi e gli atteggiamenti razzisti e xenofobi, che demo
nizzano lo straniero e lo rendono responsabile di tutti i mali e disordini, sono radicalmente incompatibili con
l'apertura e l’accoglienza che la fede
cristiana pone al primo piano.
Respingiamo l’ideale della purezza
perché esso ci rende schiavi; consideriamo invece arricchente il mescolarsi
delle nostre identità, la diversità delle
nostre radici, delle nostre comunità e
delle nostre nazioni.
Sulla base di tali convinzioni, il Sinodo nazionale esprime la sua protesta
contro tutto quello che dannerà e ferisce l’essere umano; per amore di giustizia e dì equità, esso invita tutte le persone e le istanze responsabili della società
a farsi carico, in modo consapevole e sereno, di un “vivere insieme” degno e rispettoso di tutti i partner interessati».
Verso ¡1 2000
Infine il 2000, anno che
semplicemente verrà dopo il
1999 e prima del 2001, come
molti hanno ricordato. Inizierà adesso un lungo processo di riflessione, già battezzato «Dibattito 2000, 2000
dibattiti», nelle chiese locali,
analogamente a quanto avvenuto sul tema degli stranieri,
con l’aiuto di alcuni testi
scritti e di un’équipe di pilotaggio che porteranno fra tre
o quattro anni ad un nuovo
tentativo di raccogliere le
reazioni cercando di esprimere una posizione articolata e largamente condivisa.
Facendo però molta attenzione nel ricordarsi che il nostro calendario conta poco e
che per gli ebrei saremo, fra
due anni, nel 5760, per i buddisti nel 2544, per i cinesi nel
4697, per i musulmani nel
1378. Questo si cercherà di
sottolineare: ciò che conta
non è la celebrazione del
passato, ma l’impegno quotidiano per abitare meglio, insieme agli altri, il comune
presente.
Il nuovo Consiglio
Il Sinodo ha poi eletto il
«Conseil national» che rimarrà in carica nei prossimi
tre anni, il quale ha ancora
confermato alla presidenza il
pastore Michel Bertrand e alla vicepresidenza l’archivista
Cécile Souchon e Jean-Charles Tenreiro, pastore a Parigi.
Il ministero delicato dei
venti membri del nuovo Conseil è stato loro riconosciuto
attraverso l’imposizione delle
mani nel culto conclusivo del
Sinodo. Pochi gesti, sobri, attraverso i quali una chiesa
riformata affida un compito
ad alcune sorelle e alcuni fratelli sui quali invoca la benedizione del Signore. Del culto
inaugurale, in Eurovisione,
nulla si è saputo in Italia,
sebbene la responsabile del
Servizio televisivo della Federazione protestante di
Francia ne avesse annunziato la diffusione sulla seconda
rete della Rai; d’altra parte è
comprensibile che nell’Italia
della Sindone non ci sia posto per riflettere sull’Ascensione di Gesù.
Il Sinodo ha poi avuto
un’appendice di un giorno
con un grande «rassemblement» dei protestanti della
regione ovest della Francia:
un happening di circa 2.500
persone, di diverse denominazioni, che si sono ritrovate
attorno allo slogan «abitare la
speranza», stimolate da un
intervento introduttivo del
pastore Emilio Castro, metodista uruguaiano, già segretario generale del Consiglio
ecumenico delle chiese, (gg)
4
PAG. 4 RIFORMA
i»ii
VENERDÌ 12 GIUGNO
veneri
La Provincia di Chieti ha organizzato alcune iniziative di rievocazione
1945-48; gli anni della ricostruzione
In una zona tra le più martoriate dall'occupazione nazista, le associazioni di
volontariato dei quaccheri hanno svolto un ruolo fondamentale di crescita
GIACOMO CARLO DI GAETANO
..T A cosa che sembra più
\>X-iimportante è il fatto
che mentre il mondo combatte una guerra nel nome di
Cristo, noi ci occupiamo di
curare le ferite della guerra
nel nome di Cristo». Queste
parole, pronunciate da un
giovane quacchero, sono
contenute nelle motivazioni
con cui Gunnar Jahn, presidente del Comitato Nobel,
conferiva il 10 dicembre 1947
il premio per la pace alle due
maggiori associazioni di volontariato fondate dai quaccheri: l’inglese Friends Service Council (Fsc) e VAmerican
Friends Service Committee
(Afsc). Queste stesse parole
sono restate impresse nella
mente e nei ricordi delle popolazioni abruzzesi dell’alto
Sangro e della valle dell’Aventino nel vedere l’appassionato e disinteressato contributo alla ricostruzione che
queste associazioni davano
alle loro comunità nell’immediato dopoguerra.
La provincia di Chieti fu
teatro tra il 1943 e il 1944 di
uno dei più feroci scontri della guerra d’Italia tra eserciti
alleati e truppe naziste. Lo
scenario che si ebbe quando
il fronte si spostò più a nord
era davvero terribile: paesi
completamente distrutti, linee di comunicazione inesistenti, migliaia di morti. Su
questo teatro angoscioso cominciano a operare sin dalla
fine del 1944 le organizzazioni di volontariato dei quaccheri citate e la Friends Ambulance Unir (Fau). Il loro
contributo prende forma prima in un progetto pilota che
comprendeva i comuni di Falena, Montenerodomo, Lettopalena e altri ancora, ma
poi si estende in altri centri,
anche della costa, come le
martoriate Ortona e Francavilla. A queste associazioni si
aggiungono presto volontari
italiani reclutati per lo più
presso l’Università di Roma
(Servizio civile internaziona
Da sin. Gianfranco Conti (Provincia di Chieti), Umberto Aimoia (Regione Abruzzo), i’ambasciatore Usa Thomas Fogiietta, Manfredo
Pulsineiii (Provincia), i’ambasciatore Cattaui Massimo Bubboli
le). Questo aiuto, che sostanzialmente consisteva in un
lavoro di trasporto di macerie
e di materiale da costruzione,
e aveva il più ampio intento
di inoculare fiducia, speranza
e riconciliazione nelle popolazioni stremate dalla guerra,
ha lasciato un segno profondissimo negli abitanti dei
centri da esso interessati.
Il ricordo e il desiderio di
rendere omaggio a questi «figli della luce», come li chiama nel 1946 l’organo di stampa della Brigata Maiella
(«AH’ombra della Maiella»)
ha rappresentato il filo conduttore della mostra storicodocumentaria Vedere per non
dimenticare: il contributo del
volontariato alla ricostruzione in provincia di Chieti
1945-1948, allestita presso il
palazzo della Provincia di
Chieti dal 28 aprile al 9 maggio, e della giornata di studi
Ricostruzione e riconciliazione in provincia di Chieti
(1945-1948), svoltasi sempre
nella medesima città il 29
aprile. L’acume e l’intelligenza dei vertici dell’amministrazione provinciale e dell’Ufficio di presidenza del
Consiglio regionale hanno
permesso alle ricerche e alle
iniziative del prof. Massimo
Rubboli dell’Università di Firenze, coadiuvato a Chieti
dall’associazione culturale
evangelica «Unione per la
diffusione della cultura cristiana» (la cui sezione locale
è intitolata a Teodorico Pietrocola Rossetti), di concretarsi in queste giornate di
grande valore culturale ma
anche di testimonianza cristiana per la città.
L’inaugurazione della mostra che, oltre alla presenza
degli enti locali citati, ha visto la partecipazione dell’ambasciatore degli Usa,
Thomas M. Foglietta, e di un
alto funzionario del nostro
ministero per gli Affari esteri,
ambasciatore Sergio Cattani,
ha costituito un momento di
celebrazione non retorico.
Particolarmente significative
sono state le parole del presidente della Provincia, Manfredi Puslinelli, che non ha
celato la sua emozione rivelando di avere conosciuto i
volontari dell’Afsc e di avere
compiuto i suoi primi studi
nella biblioteca allestita dai
quaccheri tra le macerie del
suo paese natio. Falena. Ma
il punto forse più alto della
cerimonia si è avuto quando
hanno preso la parola due
volontari, ultraottantenni,
venuti per l’occasione dall’
Inghilterra e dagli Stati Uniti,
grazie anche all’intervento
dello United States Information Service.
Sam Marriage (Fau) ha
riassunto alcuni dei compiti
peculiari del lavoro svolto nei
villaggi montani, come per
esempio il trasporto del legname, tagliato nei boschi
dalla popolazione civile, fino
alle fornaci sulla costa dove
era scambiato con i mattoni
necessari a ricostruire le case. Steve Cary (Afsc) invece
ha posto l’enfasi sulla fede
che animava e anima tuttora
la particolare esperienza
evangelica dei Friends, indicandola sinteticamente e
semplicemente in una sequela assoluta e convinta del
Cristo disarmato e nonviolento. Lo stesso ambasciatore
Foglietta, i cui genitori sono
molisani, non si è sottratto
alla sfida che la fede dei protestanti pacifisti americani
ha rappresentato e rappresenta per la società statunitense, e per Philadelphia in
particolare, dove ha il quartier generale l’Afsc, città da
cui proviene lo stesso diplomatico. II suo discorso ci ha
restituito un tratto di storia
americana ripercorrendo le
tappe dell’opera di William
Penn e i suoi intenti nella
fondazione di Philadelphia.
A testimonianza dell’alto
valore culturale delle manifestazioni va segnalato che esse
hanno ricevuto una lunga sequela di patrocini a partire da
quello della Presidenza della
Repubblica. Dopo l’iniziale
esposizione a Chieti (fino al 9
maggio) la mostra si sposterà
a Ortona (Palazzo Farnese,
28-30 giugno) e a Falena (Castello ducale, 25 luglio-8 agosto). Molte informazioni sono ricavabili dal catalogo della mostra storico-documentaria a cura di Massimo Rubboli, Ricostruzione e riconciliazione, Firenze, Edizioni
Polistampa, 1998.
Il convegno è stato chiuso da una conferenza del prof. Giorgio Spini
La cristianità protestante e le rivoluzioni del nostro tempo
Nell’ambito delle manifestazioni tese a ricordare l’opera di ricostruzione nella
provincia di Chieti a opera
dell’American Friends Service
Committee, l’Unione per la
diffusione della cultura cristiana, sezione «T. P. Rossetti» di Chieti e Pescara ha chiesto al prof. Giorgio Spini di
chiudere con una conferenza
la tre giorni di riflessione storico-spirituale teatina. Questo ultimo appuntamento si è
tenuto giovedì 30 aprile nella
storica Biblioteca provinciale
«A. C. De Meis», da sempre
luogo privilegiato della vita
culturale cittadina. Il titolo
della conferenza era appunto
Cristianità protestante e rivoluzioni del nostro tempo.
La cattività del popolo di
Israele per settant’anni è stata la metafora usata da Spini
per descrivere il percorso della cristianità protestante intenta a costruire la sua identità in rapporto a ciò che accadeva nella storia europea e
mondiale. Si comincia dal
trionfalismo arrogante delle
società liberal-protestanti di
inizio secolo, trionfalismo
che accomunò il protestantesimo liberale e quello ortodosso, evangelical, sia nell’esaltazione di se stesso sia nel
dramma della prima guerra
mondiale, e dunque nella sua
Le chiese cinesi accolte all’Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese (Canberra, 1991)
smentita più clamorosa. La
cattività si è fatta più buia con
la nascita dei totalitarismo
comunista e fascista, con la
seconda guerra mondiale, la
guerra fredda, l’ateismo militante, tutti tratti evidenti e
amari per la cristianità protestante, fino alla caduta dei
blocchi, al fatidico 1989.
Certo nei tempi bui non
sono mancate le voci profetiche (Barth e Bonhoeffer su
tutti), 0 i segnali interessanti
come la nascita del Consiglio
ecumenico. A giudizio dello
storico fiorentino, sulla scor
ta di quelle figure emblematiche, in modo sotterraneo e
imprevisto, si giunge alla paradossale situazione in cui il
vincitore della battaglia ideologica sul blocco comunista,
la destra americana, perde il
controllo della politica mondiale e il filo conduttore dell’iniziativa politica. Le vittorie di Bill Clinton a suo giudizio passano per le piccole
congregazioni statunitensi, i
cui pastori hanno studiato
Barth ma anche Niebhur e
sono stati educati dal martirio di Martin Luther King.
Ora alla cristianità protestante si apre un futuro pieno di incognite, di segni di
speranza e di preoccupazione. Ed è qui che la lezione
dello storico si fa quasi profetica. Quali sono le sfide
della cristianità protestante?
La questione femminile, vera
mina vagante per il cattolicesimo e per le chiese ortodosse, il protestantesimo carismatico e pentecostale, il
protestantesimo del Terzo
Mondo, assai distante da Ginevra e Wittenberg. Ovviamente a Chieti non poteva
non suscitare interesse quella che Spini ritiene sia anch’
essa una sfida per la cristianità protestante, vale a dire
la lacerazione interna al cattolicesimo tra la visione di
una chiesa profetica, una fra
tante, e quella di una chiesa
ultra-istituzionalizzata, tra la
diffusione della Bibbia e
l’ostensione della Sindone. Il
confronto tra la cristianità
protestante e le rivoluzioni
del nostro tempo, un confronto tratteggiatq in un modo certamente non apologetico, si è chiuso dunque con
una serie di interrogativi che
hanno accomunato sia gli
evangelici presenti che tutto
il pubblico in generale.
(Unione per la diffusione
cristiana)
La giornata di studi
I quaccheri condivisero le
aspirazioni della popolaziont
La giornata di studi, tenuta
il giorno successivo, ha rappresentato un interessante
momento di approfondimento su un periodo poco studiato e poco conosciuto del dopoguerra italiano che precede il piano di aiuti governativi (piano Marshall, 1948). Il
merito di Massimo Rubboli è
stato quello di raccogliere intorno ai temi della ricostruzione e della solidarietà un
gruppo di storici locali che
con i loro interventi hanno
aperto delle piste di ricerca
completamente inedite.
Lo stesso contributo di
apertura del prof. Giorgio
Spini, L’Italia tra guerra e distruzione, ha avuto le caratteristiche della proposta pur se
all’interno di uno schema di
riferimenti ampi. Spini ha indicato nella caduta delle
ideologie l’apertura di una
nuova stagione storiografica
che, tenendosi ben lontana
dalle tentazioni revisioniste,
è in grado di focalizzare in
maniera adeguata il periodo
che va dal 1945 al 1947-48, un
periodo caratterizzato anch’
esso dall’assenza delle contrapposizioni ideologiche che
diventeranno realtà con la
guerra fredda.
In questa particolare pt,
spettiva il lavoro dei picc,
gruppi di quaccheri sull
montagne abruzzesi rifleti
le aspirazioni di giustizia e
libertà che condivideva!
tutte le popolazioni venut
fuori dalla trapdla dell
guerra. Enzo Fimiani dell
Università di Chieti coni
sua relazione su La II guen,
mondiale in Abruzzo tra su
ria e memoria, Costantim
Felice (Università di Chietil
L’immediato dopoguerra k
Abruzzo: dalle rovine allepri
me ricostruzioni e infine Mai
cello Benegiamo deU’Archi
vio di Stato {La ferrovia sangritana tra distruzione e ricostruzione), hanno poi fico,
struito il contesto storico (
sociale utile per comprende
re la portata e il valore del
l’azione dei quaccheri americani e inglesi. Massimo Rub
boli (Ricostruzione e riconciliazione: il contributo diAfx,
Fau e Sci], ha infatti disegna
to la mappa e i tempi del lavoro dei volontari su quelli
strada che, iniziata nel 1917,
e passando per le montagne
abruzzesi, li ha portati a Stoccolma con la loro testimonianza cristiana silenziosa
ma preziosa.
Un'
sull<
LEI
Da sin. Gaetano Bonetto, Giorgio Spini, Enzo Fimiani
GIUGNO 1998
Giubileo
Nessuno disturbi i manovratori
Sviluppo
E poi costruirono una grande diga
Politica
Discutendo del «Libro nero del comunismo»
Cuba
Molto cattolici e molto santeros
Islam
Indagine sui musulmani del Nord-Est
Confronti: una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.00j^
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ABBONAMENTI 1998
ITALIA
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Elisabeth Schüssler Fiorenza: riflessioni teologiche in un libro Claudiana
Una critica femminista della cristologia
Un'analisi serrata della questione del linguaggio si accompagna a un'indagine
sulla figura della Divina Sapienza in un testo che sovverte molti luoghi comuni
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letizia tomassone
Nel corso dell’anno molte
volte mi è successo di
utilizzare la ricerca di Elisabeth Schiissler Fiorenza. Il
suo libro* è molto ricco, e ci
si può attingere sia per quanto riguarda una riflessione
sulla chiesa, sia per la critica
femminista della cristologia,
sia per la teologia sapienziale. Più complesso del primo
testo tradotto in italiano, In
memoria di lei, questo Gesù è
tuttavia una fonte e quasi un
manuale, pieno di risorse da
far fruttare in ambienti diversi. Due questioni affrontate
da Fiorenza mi interessano in
modo particolare in questo
momento; la questione del
linguaggio e la Divina Sapienza. Mi interessano perché pongono la domanda essenziale sull’idea di chiesa
che ci siamo costruiti.
La questione del linguaggio
Fiorenza la affronta sia in
modo pratico che in modo
teorico. Nella pratica utilizza
una scrittura che indichi l’indicibilità del nome di Dio,
per restare in comunione con
la comunità ebraica: G*D, in
italiano tradotto D**. Questa
pratica ha lo scopo di rispettare la spiritualità ebraica ma
anche di destabilizzare il nostro modo di pensare e parlare di Dio. Nello stesso tempo
questa scrittura si accompagna a una messa in guardia
molto attenta perché le letture femminili dei testi biblici
cadono facilmente nella trappola di una critica antiebraica; sostenendo che Gesù ha
con le donne una relazione
libera e aperta, impensabile
nella cultura del suo tempo,
si fa di Gesù un eroe antiebraico, anziché vederlo inserito come un provocatore e
riformatore nella sua propria
cultura. A partire da questo
modello si può comprendere
come l’antiebraismo cristiano e Timmagine divina patriarcale e maschilista si accompagnino a vicenda.
D secondo termine che Fiorenza introduce e che ormai
= passato in molti testi di
donne in Italia è il termine
wriarcato invece di patriarcato. Questo a sottolineare
che non si parla soltanto del
dominio degli uomini sulle
donne, ma piuttosto si mette
amoco una complessa piramide sociale formata da diversl gradi di dominazione e
.ordinazione, in cui sono
coinvolti donne e uomini,
on si tratta quindi di stabilic un nuovo dualismo di geote, ma di leggere una realtà
dd’ globalmente sono miti Il diritto alla soprawi^ di, benessere umano.
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vata comporta non solo un
«nuovo cielo», ma anche una
terra rinnovata, liberata dallo
sfruttamento e dalla disumanizzazione kuriarcale.
Questa pratica di un linguaggio diverso svela le convenzioni in cui si collocano i
nostri discorsi teologici e sociali e apre delle possibilità
non viste finché si sta dentro
al discorso precostituito. Praticare un linguaggio inclusivo
ci apre a una pratica sociale
diversa, perché cambia l’orizzonte nel quale ci muoviamo,
permette di costruire relazioni con chi non si sente parte
della chiesa istituzionale: le
ultime e gli ultimi, schiacciate e al massimo considerate
destinatarie di uno sguardo
caritatevole da parte della
chiesa, non parte intera e inquietante di essa.
La seconda questione che
ha attirato la mia attenzione
è la figura della Divina Sapienza. Essa riguarda da vicino una riflessione sull’eccle
siologia. Infatti Fiorenza mostra, appoggiandosi sulla ricerca di molte teologhe e teologi, ricercatrici dell’Antico
Testamento e del mondo ebraico, che la figura della Divina Sapienza è un’operazione di inculturazione della
teologia ebraica nel mondo
egiziano. Ci sono connessioni strette e importanti con il
culto di Iside. Che il Dio della
liberazione dalla schiavitù, il
Dio d’Israele, potesse essere
espresso con le parole e le
immagini che indicavano la
Dea, ci dà la misura della forza della visione e della fede
ebraica, che non teme l’inculturazione. Questa teologia
accoglie elementi tratti dal
linguaggio e dal culto della
Dea per parlare della sollecitudine amorevole di D** per
il popolo di lei, Israele, e per
tutta la creazione. La Sophia
introduce così nella teologia
giudaica l’attività salvifica di
D** per tutti i popoli. Un’opera di inculturazione non
significa soltanto ridire con
termini presi dalla cultura religiosa circostante la propria
fede, ma arricchirla e lasciarla trasformare dai bisogni e
dalle visioni che sono presenti in quella cultura e in
quella religione.
Inoltre noi tutte e tutti siamo invitate alla mensa sovrabbondante di Donna Sapienza, una mensa apparecchiata per una comunità
aperta e inclusiva, il banchetto del regno delle parabole di
Gesù. Schussler Fiorenza
mostra il legame stretto fra
Gesù e la Sophia proprio attraverso i contenuti della predicazione e dell’azione di Gesù, che corrispondo a questa
idea di sollecitudine universale di D** per tutta l’umanità, di giustizia onnicomprensiva di D**, di apertura e
invito alle, agli ultimi, come
parte della comunità, il banchetto sovrabbondante della
grazia di Dio è quello a cui si
appella la donna cananea,
che non può accettare che
l’immagine del regno di D**
sia una mensa chiusa e riservata ad alcuni soltanto. «Le
briciole cadono e i cani le
mangiano sotto il tavolo».
Anche non volendo, la sovrabbondanza apre le porte
del banchetto del regno. Le
donne intorno a Gesù, come
la cananea, hanno contribuito a pensare questa teologia
sapienziale della giustizia,
una teologia che «apprezza la
vita, la creatività e il benessere in mezzo alle lotte».
(*) E. SchOssler Fiorenza: Gesù, figlio di Miriam, profeta
della Sofia. Questioni critiche
di cristologia femminista. Torino, Claudiana, 1996, pp. 288,
£ 45.000.
INCONTRI Presentati a Torino due libri della Claudiana
I pastori Giovanni Miegge e Carlo Gay
FEDERICA TOURN
COME mai la misura del
dolore è sempre colma?
Come si può conciliare la sofferenza con il disegno salvifico della provvidenza? Sono
gli interrogativi che il pastore e teologo Giovanni Miegge così formulava nel pieno
della seconda guerra mondiale, in un opuscolo del
1941 intitolato Pensieri sulla
Provvidenza. Sembrano fargli
eco i dubbi che tormentavano Carlo Gay, giovane studente in teologia negli Anni
30: con quale autorità ci si
può prendere la libertà di
parlare in nome di Dio? E
quindi, qual è il senso della
predicazione evangelica?
Claudio Tron, insegnante
e predicatore locale a Villasecca, e i pastori Luciano
Deodato e Daniela Di Carlo,
avendo alla mano due libri
da poco editi dalla Claudiana, gli Scritti pastorali' di
Miegge e II canto della fede^
(una scelta fra i circa mille
sermoni di Carlo Gay), hanno preso spunto da queste
domande per affrontare il tema dell’incontro che si è tenuto il 9 maggio nel salone
della chiesa valdese di corso
Vittorio Emanuele a Torino,
«La predicazione evangelica
di fronte alla crisi del XX secolo: l’esempio di Giovanni
Miegge e di Carlo Gay». Uomini impegnati nella resistenza alla crisi innanzitutto
spirituale degli anni del fascismo e della guerra, Giovanni Miegge e Carlo Gay
hanno opposto alla violenza
dell’oppressione e allo smar
rimento di una teologia liberale che si rivelava incapace
di rispondere alla tragedia
della prima guerra mondiale,
la predicazione della Parola.
«La crisi non è tutto, fa
parte dell’esistenza umana e
non bisogna concentrarsi su
di essa ma sulla Grazia, perché tutto il resto viene dopo»
spiega Claudio Tron riportando le riflessioni di Miegge,
che nel 1941, al terribile momento della guerra in corso,
accosta altre epoche «turbate», il grande periodo delle
invasioni assiro-babilonesi,
dairvill al VI secolo a.C., e il
tramonto del mondo romano con le invasioni barbariche, per dire che tutto questo
è già venuto ed è già passato.
Continuamente ricorda in
quegli anni la necessità di fare del dolore un’occasione di
crescita, e possiamo meglio
comprendere quanto fosse
sofferto in lui questo messaggio se pensiamo alla sua
salute malferma.
Domande difficili e intramontabili, quelle di Miegge e
di Gay, sulla solitudine, sulla
libertà e sulla responsabilità,
sul dolore e sulla morte; domande che però «non inchiodano l’umanità al servizio
dell’angoscia - come ha notato la pastora Daniela Di
Carlo - ma indicano la via
che conduce a Cristo e al gusto della vita, perché l’uomo
non sia mai indotto, neanche
in tempi tormentati, a scegliere la disperazione». È la
predicazione evangelica, allora, la prima ad opporsi alla
crisi perché, spiega il pastore
Deodato, «in essa l’Evangelo
si confronta con la storia:
non è solo spiegazione del testo biblico ma è parola di Dio
e quindi indagine e giudizio
della realtà, profezia del tempo futuro che prende la mano del predicatore».
E allora vediamo che la
predicazione in Carlo Gay va
di pari passo con l’assunzione di responsabilità verso
tutti gli uomini: «Noi che siamo stati amati da Dio non
possiamo più contemplare
inerti un’ingiustizia, un dolore umano, una ferita umana
senza reagire, senza amare,
cioè senza impegnarci», scrive in un testo del 1949 sull’amore di Dio. La nostra vocazione di cristiani ci chiama
all’impegno, all’attenzione
partecipe per tutta l’umanità,
e alla resistenza contro il logoramento della vita quotidiana, le sue aridità, le sue
occasioni di peccato: «Va’ incontro alla vita come si presenta - conclude Miegge in
una meditazione del tempo
di guerra - col cuore aperto e
l’occhio limpido. Lasciati guidare dalla realtà. Compi tutta
intera la tua opera di uomo
sotto lo sguardo di Dio. Così
facendo sosterrai, intatto, i
tempi calamitosi nei quali
devi vivere, e salverai, con la
tua pace, il bene più prezioso, l’anima tua».
(1) Giovanni Miegge: Al principio, la Grazia. Scritti pastorali, a cura di Claudio Tron.
Torino, Claudiana, 1997, 320
pp,£ 34.000.
(2) Carlo Gay: Il canto della
fede. Meditazioni bibliche. Torino, Claudiana, 1997,196 pp, £
23.000.
i®* L'ultimo lavoro di Rina Caponetto
Tre viaggi alla ricerca
dei propri confini interiori
FRANCO CALVETTI
Rina Lydia Caponetto va
lanciando da tempo un
Sos perché venga salvaguardata l’interezza dell’uomo e
della donna, protagonisti di
un Duemila dove, sono parole dell’autrice di / miei confini erano altrove*, «tutto è impreciso, approssimativo, nulla più risponde a un ordine
logico, prevale il correre, il fare, fare miriadi di cose e in
questa corsa l’anima ne è
uscita squassata, il mondo
dei sentimenti quasi annullato». Per contrastare questo
andamento l’autrice, che oltre a raccolte di poesie è alla
sua quarta fatica letteraria,
scrive di getto e con fascinosa
convinzione un’arringa sul
bisogno di sentimento, sulla
ricchezza degli incontri e degli scambi emozionali, sulla
leggerezza dell’anima.
L’opera si svolge attraverso
tre lunghi capitoli. Il primo,
«La ricchezza dei sentimenti»,
è una rivisitazione degli stati
d’animo apparsi nella sua infanzia e nella sua adolescenza. È un tuffo, con accenti nostalgici, al tempo in cui i costumi di carnevale si cucivano in casa, in cui c’era tanta
attesa per aprire il baule degli
abiti smessi, in cui una sera a
teatro era un’esperienza meravigliosa così come meravigliosi erano i giocattoli creati
con le proprie mani. Accanto
a questo mondo vengono
sbozzati personaggi di grande
segno narrativo quali la modista, la maestra, gli alunni
del padre professore, la donna delle pulizie, il verduriere... È in questo capitolo la
scoperta deU’autrice secondo
la quale «i miei confini erano
altrove», perché «si viveva di
ipotesi, di sogni, che comunque a noi ragazzi davano lo
slancio ad allargare i nostri
orizzonti, a non fermarci a un
piccolo mondo, ma a saper
guardare sempre più avanti, a
non creare confini...».
Nella seconda parte, «La
scelta», sono descritte alcune scelte di vita: Tawicinamento al mondo della musica e della letteratura, lo studio all’Università, le supplenze nelle scuole, i viaggi. Due
grandi avvenimenti segnano
l’autrice in questo periodo: il
matrimonio e la maternità
che non affievoliscono il suo
ricercare, il suo sentire, il suo
appassionarsi ai diversi registri esistenziali.
Nella terza parte Lydia Caponetto ritrae alcuni aspetti
degli Anni 90 ponendosi fra
l’altro la domanda «Esiste
l’anima nelle società moderne?» a cui risponde con rapidi appunti, riferendo su incontri con persone che esprimono la complessità e le tensioni dell’oggi: la signora indiana, la moglie del pittore,
le donne navajo dell’Arizona,
le valligiane di Torre Pellice...
Emblematico è l’ultimo racconto, in cui una tabaccaia
di Torino si adombra quando
si sente salutare da un’africana con un «ciao Maury»; la
donna non capisce, e noi con
lei, che la società italiana sta
cambiando così rapidamente
che tutti i punti di riferimento sono saltati.
Tutti i racconti hanno un
andamento, anche di stile,
gioioso, ottimistico, esaltante:
gli attributi quali meraviglioso, stupendo, incredibile, intenso, eccezionale, speciale si
sprecano. Quanta generosità
deH’autrice si ritrova nel presentarsi senza orpelli, senza
compiacenze o falso pudore.
Il padre nella prima parte, il
compagno nella seconda e le
donne nella terza sono i punti
di riferimento emozionale a
cui l’autrice è collegata in
questa sua ricerca di nourritures sentimentales, per parafrasare Baudelaire. In un tempo in cui si sta affermando il
minimalismo in letteratura in
Francia con Philippe Delerm
(ho assistito a Parigi al Café
de Flore all’esaltazione del
suo La première gorgée de Mère) possiamo dire che Rina
Lydia Caponetto è una antesignana in Italia di quella stagione letteraria che privilegia
i piccoli gesti di vita quotidiana che diventano, in questo
caso, indicatori di pathos
dell’anima. Un convinto invito, dunque, a leggere il riuscitissimo romanzo.
(*) Rina Lydia Caponetto; I
miei confini erano altrove. Torino, distr. Claudiana, 1998.
JMnaLfdlaC
I miei confini
erano altrove
Nella collana «Lutero/Opere scelte» è uscito il n. 1
Martin Lutero
Il Piccolo Catechismo
Il Grande Catechismo
a cura di Fulvio Ferrano
pp. 368,93 ill.ni n.t. e 8 ft., L. 42.000
Il grande riformatore voleva aiutare I membri della Chiesa di Cristo a maturare una fede personale adulta, responsabllej
critica: queste due sue opere del 1529 sono ~
concepite In questa prospettiva, li primo
presenta un poche pagine un condensato
di quelio che un/una cristlano/a deve sapere. Già nel XVI sec. venne tradotto in molte
lingue (italiano compreso). « Grande Catechismo (questa è la prima traduzione italiana) costituisce una riflessione più articolata
sugli stessi temi ed espone in forma organica il pensiero di Lutero sugli elementi centrali della fede cristiana.
«Non c'è nessun libro nel quale veramente
io mi riconosca, tranne forse quello sul Servo arbitrio e il Catechismo>‘
Martin Lutero.
m mmedrtnce
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
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6
PAG. 6 RIFORMA
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VENERDÌ 12 GIUGNO igga
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L'Edito«
CENTRI DI INCONTRO EVANGELICI IN ITALIA
PROGRAMMI PER L'ESTATE
ECUMENE
25 giugno-30 settembre (campo
lavoro: la partecipazione minima è
di 15 giorni). Quota di partecipazione: £ 5.000 al giorno.
25 giugno-30 settembre (campo
famiglie): Lavoro, economia, mercato. La quota di partecipazione è variabile.
27 giugno-17 luglio (campo cadetti, 8-14 anni): Spazzatura amore
mio. Quota di partecipazione: £
500.000.
26 luglio-1“ agosto (campo nazionale monitori). Quota di partecipazione: £ 220.000.
13-16 agosto (campo di Ferragosto): New Age.
17-23 agosto (campo giovani, dai
16 anni in poi): Sesso e dintorni.
Quota di partecipazione: £ 150.000.
7-11 settembre (campo teologico): «Offriamo a Dio un culto accettevole».
L’indirizzo del Centro è: Contrada
Cigliolo, 00049 Velletri, Roma (tei.
06-9633310 e fax 06-9633947); per
informazioni e iscrizioni rivolgersi a
Ornella Sbaffi, via Firenze 38, 00184
Roma (06-4743695). È necessario
versare un anticipo di £ 50.000 al
momento dell’iscrizione.
BETHEL
27 giugno-7 luglio (campo precadetti, 8-12 anni): Comunichiamo?
Quota di partecipazione; £ 230.000.
8-20 luglio (campo cadetti 13-17
anni): L’identità degli altri. Quota di
partecipazione: £ 270.000.
21 luglio-2 agosto (campo giovani internazionale): Droga e droghe.
Quota di partecipazione: £ 270.000.
3-10 agosto (campo famiglie): I
miracoli di Gesù. Partecipazione: £
200.000.
11-18 agosto (campo famiglie);
Libertà o liberismo?. Quota di partecipazione: £ 200.000.
19-26 agosto (campo famiglie):
Quali sfide per il cristianesimo del
terzo millennio? Quota di partecipazione: £ 200.000.
Per informazioni e prenotazioni
rivolgersi al pastore Bruno Gabrielli,
via XX Settembre 62, Palazzo Failla
88100 Catanzaro (tei. e fax 0961728045). È necessario un anticipo di
£ 50.000 (non utilizzare vaglia postali) da versare sul ccp n. 10185890 intestato al Centro evangelico Bethel,
88055 Taverna (Cz).
AGAPE
CENTRO EVANGELICO
BATTISTA ROCCA di papa
14-25 giugno (1° campo ragazzi,
6-10 anni): Camminare con Gesù,
un amico in cui fidare. Quota di
partecipazione: £ 240.000.
26 giugno-7 luglio (2° campo ragazzi, 11-13 anni): Le avventure e le
traversie dell’apostolo Paolo nei suoi
viaggi missionari. Quota di partecipazione; £ 240.000.
8-19 luglio (3° campo ragazzi, 1417 anni); Il Sermone sul monte. Le
beatitudini. Quota di partecipazione: £ 240.000.
20-31 luglio (campo anziani e famiglie): L’etica cristiana in una società in cambiamento.
1-14 agosto (campo single): programma autogestito.
1-14 agosto (c.famiglie olandesi).
14-23 agosto (campo teoL): La spiritualità nella Bibbia e nella chiesa.
14-30 agosto (campo famiglie):
L’etica cristiana in una società in
cambiamento.
Le quote per i campi famiglie e
single variano a seconda dell’età dei
partecipanti. Rivolgersi a Vera Marziale lafrate. Centro evangelico battista, via Vecchia di Velletri 26,00040
Rocca di Papa, Roma (tei. 069499014 o 0338-8995000). È richiesto
un anticipo di £ 50.000 da versare
tramite vaglia postale a Vera lafrate.
VILLAGGIO DELLA
GIOVENTÙ
13-20 giugno (campo per bambini, 6-8 anni): Scusi: per il Mar Rosso?
20- 27 giugno (campo per bambini, 9-10 anni): Sulle grandi pianure
con Nuvola rossa.
27 giugno-7 luglio (campo adolescenti: 14-17 anni): Disagio e protesta.
7-17 luglio (campo adolescenti,
14-17 anni): Quando le sensazioni
prendono corpo.
19-26 luglio (XIX incontro fede e
omosessualità): Oltre il disagio la
speranza.
26 luglio-2 agosto (campo donne): Chiamate a esserci: ovvero la
pratica dell’attenzione.
2-9 agosto (campo giovani internazionale, 18-25): La comunità delle
memorie.
11-18 agosto (campo teologico):
Teologie della liberazione in Europa.
18-25 agosto (campo politico):
di là della frammentazione. Progetti
per la città europea.
21- 28 agosto (scambio AgapeCorrymeela-Rattvik): La cultura delle differenze.
28-30 agosto assemblea degli
amici e delle amiche di Agape.
30 agosto-6 settembre (campo
precadetti, 11-13): Viaggio con bagaglio leggero.
Per ulteriori informazioni sulle
quote dei campi e per eventuali
iscrizioni rivolgersi direttamente alla segreteria di Agape, 10060 Frali,
Torino (tei. 0121-807514; fax 0121807690).
CASA CARES
25 giugno-2 luglio (campo precadetti, 6-12 anni): Ci sono gli indiani
a zigzag?
29 agosto-6 settembre (campo
cadetti, 13-17 anni).
Le quote di partecipazione variano a seconda del reddito delle famiglie. Per informazioni e iscrizioni,
entro due settimane dall’inizio del
campo: Casa Cares, 50066 Reggello,
Firenze (tei. e fax 055-8652001).
1-15 luglio (1° campo famiglie):
«Una generazione dirà alle altre le
lodi delle opere del Signore», Salmo
145, 4.
17-30 luglio (campo cadetti 13-17
anni); Violenza e non violenza: «Te
come la vedi?».
1-13 agosto (campo giovani dai
18 anni in su): Una, nessuna, centomila famiglie.
15-30 agosto (campo famiglie):
Tempo libero, tempo occupato. Come liberare il tempo occupato, come
occupare il tempo libero.
1-15 settembre (campo famiglie):
Leggiamo sinotticamente i Vangeli.
Le quote variano a seconda del
reddito. Per informazioni e iscrizioni: Direzione Villaggio della gioventù, Lungomare Pyrgi 13, 00050
Santa Severa, Roma (tei. 0766570055; fax 0766-571527).
ADELFIA
2-12 luglio (campo precadetti, 811 anni): La grammatica della vita.
Quota di partecipazione; £ 250.000.
20-30 luglio (campo giovani, dai
18 anni); Tra studio e lavoro: le pro-j
spettive personali. Quota di partecipazione: £ 250.000.
1-12 agosto (campo iamiglienon
autogestito). Quota di partecipazione: £ 250.000.
17-27 agosto (campo famiglia
non autogestito). Quota di partecipazione; £ 250.000.
Per unteriori informazioni e iscrizioni rivolgersi a Adelfia, presso il
pastore Klaus Langeneck, via Monte
degli Ulivi 6, 93016 Riesi, Caltanissetta (telefono 0934-921820 e fax
928123).
È indispensabileuna caparra di
50.000 lire a persona.
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Seminario a Roma della Federazione donne evangeliche
Le politiche europee contro l'emarginazione
ANTONELLA VISINTIN
Quando è grande il disorientamento sotto il cielo,
si fa urgente la domanda di
informazione e di formazione, particolarmente fra chi a
vario titolo sente la responsabilità di agire per la giustizia
e la salvaguardia della dignità
umana. Nasce da qui, dal desiderio di aggiornare lo sfondo in cui operiamo nel microcosmo delle nostre chiese,
l’idea della presidente della
Fdei, Doriana Giudici, di organizzare, insieme alla X direzione generale della Commissione europea, un seminario sulle politiche comunitarie contro l’emarginazione.
11 seminario si è svolto a Roma il 23 e il 24 maggio, nei locali della Tavola valdese.
Donne evangeliche provenienti da varie località in Italia si sono confrontate sulle
funzioni dell’associazionismo femminile nella costruzione della nuova Europa,
con particolare attenzione al
prossimo Congresso del Forum ecumenico delle donne
cristiane d’Europa (Madrid,
4-10 giugno): sul più generale
impegno delle chiese protestanti in tema di giustizia
economica, come emerso al
recente incontro di Malaga
promosso dal Wen (Rete ecumenica europea sul lavoro e
l’economia), in collaborazione con il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), in vista
della prossima Assemblea del
Cec ad Harare; e infine sulle
linee strategiche dell’Unione
europea, presentate da Franco Chittolina, capo unità della X direzione generale della
Commissione europea.
Che cos’è oggi l’Unione
europea?. Anzitutto, una comunità commerciale e ora
monetaria, affacciata sul Mediterraneo e in fase di ampliamento ad Est, lontana
dalla unità economica e tantomeno politica, carente sul
piano della solidarietà comunitaria. Cosi fatta l’Unione
europea, pur con la scarsa
convinzione europeista di
tanti suoi membri, è uno dei
tre grandi poli dell’economia
mondiale, insieme a Stati
Uniti e Giappone, proiettata
ad accogliere la sfida della
globalizzazione mentre il
modello sociale europeo è in
caduta libera.
Venti milioni di disoccupati, ventotto milioni di lavoratori in nero (fra il 7% e il 16%
del prodotto interno lordo; in
Italia fra il 20 e il 26%), e 50
milioni di poveri su una popolazione di 372 milioni di
cittadini (al 1994), oltre ad un
crescente numero di precari
a vita, chiedono che il capitolo sull’occupazione del Trattato di Amsterdam venga
perseguito almeno con lo
stesso rigore con cui si è proceduto in materia di politica
di bilancio, per esempio introducendo dei parametri di
accettabilità della disoccupazione. Agli stati nazionali poi
il compito di adottare riforme
del welfare e politiche attive
del lavoro.
Sono questioni su cui non
siamo abituati a dibattere,
che hanno suscitato commenti e riflessioni su cui capiterà di tornare in occasione
del quotidiano.
L'assemblea del 15° circuito valdese e metodista
Collaborazione e attività comuni in aumento
BRUNO GABRIELLI
UNA quarantina di persone fra consiglieri di circuito, membri dei Consigli di
chiesa, pastori, responsabili
delle attività femminili e giovanili, osservatori e famigliari
hanno animato, domenica 17
maggio a Dipignano, una vivace e produttiva assemblea
del 15° circuito delle chiese
valdesi e metodiste.
Le cinque piccole comunità coinvolte (Cosenza, Dipignano, Catanzaro-Vincolise, Reggio Calabria e Messina, meno di 300 membri comunicanti in tutto), nonostante le notevoli distanze
che le separano e sebbene in
generale in po’ invecchiate e
costantemente falcidiate da
90 gioventù evangelica
SOTTOSCRIZIONE 1998
normale . L. 45.000
sostenitore 90.000
estero 60.000
«3 copie ai prezzo di 2» 90.000
cumulativo GE/Confronti 90.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
un’emigrazione (che oggi è
soprattutto giovanile), sembrano aver preso molto sul
serio gli inviti sinodali a valorizzare e «ottimizzare» le energie presenti sul territorio
e stanno moltiplicando le attività comuni.
Al «catechismo circuitale»,
svoltosi per il secondo anno
consecutivo in quattro seminari di un fine settimana ciascuno, ospitati a turno dalle
chiese più grandi per l’entusiastica partecipazione di 2530 adolescenti e giovani (non
solo evangelici) e l’animazione di ben otto catechisti fra
pastori e «laici» (temi affrontati nell’ultimo anno: la salvezza, la Bibbia, il sacerdozio
universale), dal prossimo autunno si affiancheranno infatti incontri circuitali delle
Unioni femminili e, se le forze lo permetteranno, una
«giornata di pubblica testimonianza» da organizzare
ogni anno in sede diversa,
mentre per la prima volta si
cercherà di dare vita a regolari «colloqui pastorali» come
è in uso da tempo in altri circuiti, invitando, oltre ai pastori in servizio e agli emeriti,
anche i predicatori, i catechisti, animatori locali e altri
membri di chiesa interessati.
L’assemblea ha inoltre pte
so atto della proposta di alcu
ne sorelle di Reggio di aprire
in quella città un centro o>
ascolto per tossicodipenden
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mentre per il Co«^haW
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Fondato nel 1848
LE VALLI SOTTO L’ACQUA E IL FANGO — I paragoni con l’alluvione del ’77 o con quanto è successo recentemente nel Sud Italia sono assolutamente irriverenti;
tuttavia nella mattina di sabato scorso, una precipitazione
violentissima ha creato non pochi problemi in alcuni paesi
delle Valli. Pramollo e Torre Pellice (nella foto la protezione civile e gli operai del Comune ripuliscono la centrale
piazza della Libertà) sono state al centro di allagamenti, frane e smottamenti. Numerosissimi gli interventi fin dalle prime ore del mattino per i vigili del fuoco, le squadre di protezione civile o semplici volontari; tanta acqua, ma il problema è a monte: l’alpe è abbandonata e senza risorse per la gestione ordinaria ogni temporale rischia di finire in tragedia.
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EÌàLLI
VENERDÌ 12 GIUGNO 1998 ANNO 134 - N. 24 LIRE 2000
Che il papa sia tornato a
battere cassa per le scuole cattoliche non è una novità:
fa parte delle cattive abitudini
di una chiesa a cui sembra non
bastare più il fatto di avere a
disposizione gran parte dei
mass media e di poter insegnare la propria religione con
insegnanti scelti dal vescovo
ma pagati da tutti i cittadini.
Sono in atto molte altre
«grandi manovre» della Chiesa cattolica sulla società, favorite anche dal fatto che non
c’è più una sola De, ma ce n’è
una quasi in ogni partito italiano: così, si vuol mettere
mano all’aborto, al grande
sindacato cattolico, domani
magari anche al rifacimento
della Costituzione. Mica poco
da parte di uno stato estero
QUANDO PARLA IL PAPA
SCUOLA LIBERA?
MARCO ROSTAN
che dovrebbe astenersi dal
mettere il naso negli affari di
quello italiano. Naturalmente
«i laici» non hanno nulla da
obiettare, quando si tratta del
papa: tutti chini e proni (e prodi) di fronte al santo padre;
qualche politico cattolico ha
cercato di obiettare, ma è stato
prontamente rimbeccato dai
vescovi. In questa palude di
subalternità culturale al Vaticano, fa piacere sentire alme
no la voce dei protestanti: sono pochi, nessuno dà loro retta, ma non per questo tacciono. Dopo la dichiarazione del
Consiglio della Federazione
delle chiese, la Conferenza distrettuale ha votato un documento rivolto anche ai cattolici del Pinerolese, con la dovuta chiarezza ecumenica. Quando il papa parla di scuole cattoliche come di scuole «libere», si afferma, non dice la ve
rità e inoltre mette in questione la piena libertà che invece
contraddistingue la scuola
pubblica. Dunque è necessario
che i cattolici che mal sopportano questo integralismo papale lo dicano forte nella loro
chiesa, chiedano di rinunciare
all’attuale insegnamento confessionale, si impegnino per
valorizzare la scuola pubblica
nei contenuti e nelle risorse,
perché nei programmi delle
normali materie si faccia conoscere agli alunni l’importanza dei fatti religiosi e delle
fedi nella storia dei popoli e
delle civiltà, e lo si faccia con
un metodo laico, vale a dire al
di fuori di ogni controllo confessionale. In questa direzione
anche il dialogo ecumenico
potrebbe dare dei frutti.
Patti territoriali
Pinerolo
riprende
il confronto
Da circa un anno la città di
Pinerolo ha assunto l’iniziativa di promuovere un «Patto
territoriale» nel Pinerolese
sulla base del lavoro svolto in
precedenza dal forum per il
rilancio della zona. Nella definizione del patto territoriale
sono stati coinvolti i due parlamentari eletti nella zona.
Passone e Merlo, le tre Comunità montane della zona, la
Provincia di Torino, il Comune di Cavour. Nel corso degli
ultimi mesi sono state coinvolte differenti realtà, dalle
rappresentanze sindacali e
produttive alle organizzazioni
agricole fino alla Chiesa valdese: tutti possibili attori nel
settore economico o sociale
per uno sviluppo integrato
Hhe rafforzi l’area nel suo
complesso. La città di Pinero
0 ha nei mesi scorsi affidato
m gestione tecnica delle iniziative alla società S&T di
forino e nel mese di marzo
comunicato al ministero
do] Bilancio e della Programmazione economica, alla Regmne e al Cnel la promozione
m un patto territoriale per il
,'"erolese. Il «patto» dovrebc poter creare occasioni di
sviluppo partendo dalla realtà
ocale; dal governo, se verrà
iniostrata la validità dell’inimtiya, dovrebbero arrivare
lj°^P'^ui finanziamenti. Finadn ® ®®P''"riutto opportunità,
vrebbero essere al centro di
1 '"contro promosso per sa0 prossimo dal Comune di
sede del Circond^o, con sede in via dei
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coll bozza di proto
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all’an, sneio-assistenziale
settore
conce?!'"'lapparsi in modo
"cenato e coordinato.
Si è svolta a Prarostino, gli scorsi 6 e 7 giugno, l'annuale Conferenza delle chiese valdesi del primo distretto
Tre sfide su cui si misura la vitalità delie comunità
PAOLO RIBET
Ecumenismo, evangelizzazione e organizzazione:
sono questi i tre temi di fondo
attorno a cui hanno ruotato le
discussioni della Conferenza
del I distretto, tenutasi a Prarostino nei giorni 6 e 7 giugno. Il «grande evento» piemontese dei nostri giorni è
certamente l’ostensione della
Sindone ed è chiaro che questo fatto non poteva non toccare un’assemblea di chiese
qual è la Conferenza. Il problema sta nella teologia delle
indulgenze e dunque della gestione del perdono dei peccati. Ricordate la promessa del
card. Saldarini, per cui le donne che hanno abortito possono
ottenere il perdono se si confessano a Torino durante l’ostensione, approfittando di
quel «particolare tempo di
grazia» (così l’ha definito)?
Ecco, questo grosso impegno
attorno all’ostensione di reliquie (pardon, icone) e giubilei
che caratterizza la fine del nostro secolo, si muove di fatto
attorno alla vecchia teologia
delle indulgenze, in netta contraddizione, per esempio, con
le affermazioni fatte nel documento comune luterani-catto
lici, in cui si afferma tranquillamente da parte cattolica
l’adesione alla teologia della
Grazia, in contrapposizione a
quella delle opere. Questo dice il documento approvato
dalla Conferenza; ma non si
ferma qui, in quanto termina
chiedendo ai cattolici più impegnati nel campo ecumenico
di esprimersi chiaramente. Il
prossimo passo dell’ecumenismo, rileva la Conferenza, è
dire forte e chiaro che non si
vuole accettare la marea montante della reazione in ’campo
teologico e sociale che sembra vincere da un paio d’anni
in qua. La stessa linea di fondo soggiace al documento che
la Conferenza ha approvato
sul tema della laicità della
scuola e dell’ora di religione.
Il secondo tema è stato
quello dell’evangelizzazione.
Di questo si è trattato, per la
verità in molti momenti, affrontando diversi punti. Il più
importante è quello della cura
delle molte famiglie che vivono disperse nella pianura.
Queste persone, spesso molto
isolate, vivono un qualche legame con la loro comunità
valligiana di origine, ma di
fatto sono sovente sradicate
sia dal contesto in cui abita
Prarostino: un momento dei lavori della Conferenza distrettuale
no, sia da quello originario.
Non è un caso che le chiese
costituite più di recente, come
Villar Perosa e San Secondo,
hanno avuto bisogno di un
lungo periodo di tempo per
costruire una propria personalità. Tanto più è difficile la situazione di chi si ritrova addirittura isolato, magari unico
evangelico in un contesto
completamente cattolico, privato quindi di sicuri punti di
riferimento. Per questo, la
Conferenza ha proposto di
dedicare una persona tempo
pieno che possa lavorare al
cuni anni. Poi si vedrà come
proseguire. All’interno di
questa discussione, diventano
particolarmente importanti gli
strumenti di collegamento di
cui già disponiamo: L’eco
delle valli e Radio Beckwith.
Sia pure in modi diversi, la
Conferenza ritiene che siano
strumenti estremamente validi (anche se tutto si può far
meglio!) proprio per tenere
unite le persone. Su tali fronti, dunque, si dovrebbe usare
un po’ più di audacia e di fantasia. Se si ha qualcosa da dire, bisogna anche avere la vo
L? escursionista in vai Germanasca incontra frequentemente tracce di miniere abbandonate: quelle grandi del Sappatlé e di Envie a Prali; quelle del Crosetto o della «Paola» sfruttate fino a poco
tempo fa con le loro vistose discariche;
ma anche semplici imbocchi di gallerie
franati e invasi dalla vegetazione, tanto
nel vallone di Massello quanto nel vallone della Miniera, al Pauset e altrove. Sulla roccia e nelle discariche luccicano cristalli di pirite, un solfuro di ferro; oppure
incrostazioni iridescenti in cui al ferro si
aggiunge anche un po’ di rame, la calcopirite. Questi minerali si trovano in abbondanza nella valle ma generalmente in
piccole quantità tanto che, nonostante vari tentativi, non sono mai state sfruttabili
industrialmente, tranne che al pianoro
glaciale del Beth, nel vallone di Massellò
dove il filone è stato sfruttato dal 1860
nonostante l’altitudine che ne faceva la
IL FILO DEI GIORNI
MINIERE
_____________FRANCO PAVITE_____________
miniera più elevata d’Europa: 2.760 metri sul livello del mare.
Appena sotto il colle del Beth, dal lato
della vai Troncea, all’inizio del secolo
vennero costruiti degli edifici in pietra locale e cemento per ospitare i minatori,
che nel 1904 erano un centinaio. In
quell’anno su di loro si abbatte la tragedia, forse la più grave in Italia prima
dell’inondazione nel Polesine. Alla metà
di aprile il Pinerolese è investito da
un’ondata di forti precipitazioni: pioggia
in pianura e nelle basse valli con straripa
menti e inondazioni e neve molle e pesante in montagna, con slavine e valanghe. Il 18 aprile i minatori, preoccupati
dalla neve che continua a cadere e dalle
valanghe che rumoreggiano nei canaloni
e dal timore di rimanere bloccati per la
Pasqua, che cadeva la domenica successiva, decidono di scendere a valle sotto la
guida del capominiera Mauro Basile. Si
fanno dei gruppi di 25 persone in modo
da essere scaglionati sulla strada. Solo
pochi decidono di rimanere sul posto, fidando nella solidità delle costruzioni di
pietra. Fra mezzogiorno e la mezza, con
un boato tremendo una valanga enorme
investe le case e spazza il pendio. Bilancio: 81 morti, solo una ventina gli scampati, di cui alcuni sotto le macerie della
casa e pochissimi tratti ancora vivi dalla
neve qualche ora dopo. Il lavoro, ripreso
qualche mese più tardi, venne sospeso
definitivamente dopo pochi anni.
lontà di dirlo. E qui sta il problema. La cosa interessante è
che si è iniziato un dibattito
sulla nostra teologia e sulla
predicazione, partendo dalle
commemorazioni del 150°
anniversario delle Lettere Patenti. Vi era chi le riteneva
un’occasione importante di
riflessione e di ricompattamento delle comunità e chi
invece temeva che queste
producessero delle comunità
costantemente rivolte al passato e incapaci di parlare ai
più giovani, che hanno linguaggi e modi di sentire molto lontani da quelli che sono
emersi nel corso delle rievocazioni. Questo sembra essere, al di là del fatto specifico
di cui si trattava, un dibattito
che non può assolutamente
essere trascurato né rinviato.
Infine si è trattato dell’organizzazione del lavoro del
distretto e dei circuiti. Il
buffo sta nel fatto che ogni
anno il Sinodo fa e disfa i regolamenti, ma al momento
buono nessuno li conosce e
dunque, di fatto, nessuno li
applica. Eppure l’impianto
delle nostre discipline è ottimo ed è convincimento comune che la vera libertà può
nascere soltanto da regole
chiare, seguite da tutti. Altrimenti è l’anarchia e vince il
più forte. Diventa quindi fondamentale che la chiesa, intesa come organizzazione, faccia uno sforzo serio di riforma dei nostri ordinamenti
(che hanno già più di vent’anni e molta acqua è passata
sotto i ponti) e, nello stesso
tempo, che i singoli membri
si assumano come compito
specifico quello di informarsi
se non sui dettagli, almeno
sui principi fondamentali delle nostre discipline.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 96.500-91.200
tei. 0121-954194
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PAG. Il
Minatori della vai Chisone di fronte al palazzo della Regione (marzo ’97)
PENSIONE MINATORI: SI RICOMINCIA DA CAPO —
La Camera ha cassato la legge di ratifica del decreto legge
78/98 che conteneva un articolo aggiuntivo che avrebbe risolto l’annosa questione dei minatori prevedendo che potessero andare in pensione con 15 anni di lavoro nel sottosuolo. Il Senato aveva approvato un emendamento al decreto legge (di iniziativa dei senatori Tapparo, Passone,
Turini e Muías) che reintroduceva nella legge sulle pensioni questa possibilità. Il Comitato per la legislazione considerava questa una norma «intrusa» in un provvedimento
che riguardava l’occupazione. L’Assemblea della Camera a
larga maggioranza è stata d’accordo e la norma è stata cassata. La Commissione Lavoro della Camera ha però ripreso
la norma in un disegno di legge che porta il titolo «lavoratori del sottosuolo» che sarà presto esaminata.
NUOVI PROGRAMMI A RADIO BECKWITH — Dalla
prossima settimana su Radio Beckwith (fm 91.200 e
96.550) prenderanno il via due nuovi programmi; il primo,
dal titolo «Tempi protestanti» presenterà via via le differenti realtà del protestantesimo italiano. Il secondo programma, «Men in black» presenterà un piacevole e suggestivo viaggio nella musica nera, gospel e spiritual. Tempi
protestanti andrà in onda il lunedì e mercoledì alle 10,15,
martedì e giovedì alle 13,45; Men in black verrà proposto il
lunedì e giovedì alle 16,30, martedì e venerdì alle 21.
DESAPARECIDOS: SE NE PARLA A PINEROLO — In
Argentina, negli Anni 70 durante la dittatura dei generali,
furono migliaia i cittadini rapiti, tormrati, uccisi in quanto
sospettati di essere oppositori politici. Fra di loro anche
400 di nazionalità italiana. Solo dopo la caduta della dittatura si è cominciato a cercare e incriminare i colpevoli degli eccidi, pur tra mille resistenze dell’apparato militare.
Sabato 13 giugno, alle ore 21, l’Associazione pace vai Pellice, l’Arci, il circolo Stranamore organizzano presso il circolo in via Bignone 89 un incontro con Angela Boitano,
presidente dell’associazione famigliari dei desaparecidos,
Jorge Itohurburu (Lega dei diritti dei popoli) e Marguerite
Feitlowitz, ricercatrice dell’Università di Harvard; introduce Manfredo Pavoni, presiede l’on. Giorgio Gardiol.
IMMAGINI DALL’INTERNO — È giunta alla quarta edizione il Festival internazionale di figura che si terrà a Pinerolo
dal 13 al 20 giugno. Spettacoli e laboratori introdurranno
grandi e piccoli all’arte della narrazione di storie con i burattini. Le manifestazioni si svolgeranno in piazza San Donato
con gli spettacoli e all’Expo Fenulli con i laboratori.
STRAVALLI A POMARETTO — Sabato 13 giugno, dalle
17, su un percorso di 4 km per le vie di Pomaretto e Perosa
Argentina, si svolgerà TIP edizione della camminata non
competitiva denominata «Stravalli».
CONCERTO DEL DUO DOLLY A TORRE PELLICE —
Il 13 giugno alle ore 21, nella Biblioteca della Casa valdese
a Torre Pellice, il Centro culturale valdese propone un concerto di pianoforte a due mani del duo Dolly, composto da
Tabitha Maggiotto e Rosalba Navone, entrambe diplomate
in pianoforte al Conservatorio «G. Verdi» di Torino. Il duo
ha partecipato a diversi concorsi e ha vinto tra gli altri il
primo premio assoluto al concorso nazionale «Fidapa» di
Pisa. Il programma del concerto prevede l’esecuzione di
musiche di Mozart, Debussy, Ravel e Khaciaturjan.
PINEROLO: MULTATO IL SINDACO? — Il sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, multato per aver violato un ordinanza in materia di pubblicità. Questa la notizia apparsa recentemente su alcuni quotidiani a cui è seguita la replica del primo
cittadino e dell’amministrazione pinerolese, che tra l’altro ha
fatto sapere che a tutt’oggi nessuna multa è stata notificata a
Barbero da parte dei vigili comunali. L’oggetto della multa
sarebbe il metodo di distribuzione, che a dire anche di alcuni
consiglieri comunali viola un’ordinanza del sindaco emessa
nel ’90, di un volantino informativo sulle modifiche apportate alla zona a traffico limitato della città, volantino che i cittadini hanno trovato sul parabrezza della loro auto. «L’ordinanza - dice Alberto Barbero - parla di pubblicità e non di
informazione ai cittadini. Il problema piuttosto è il clima che
si è venuto a creare. Pensiamo come amministrazione di dover tutelare la pubblica amministrazione e per questo abbiamo nominato come nostro consulente l’avvocato Alfredo
Merlo anche se non è nostra intenzione entrare in guerra
con nessuno, ma semplicemente reagire a chi intende presentare un sindaco non rispettoso delle persone».
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Danni a Pramollo e in vai Pellice
Una tromba (Inacqua
VENERDÌ 12 GIUGNO 1991 y£NE
Sotto l’acqua e, purtroppo,
sotto il fango; l’ultimo fine
settimana ha visto decine di
frane, più o meno grandi,
staccarsi dalle montagne e
scendere a valle interrompendo strade, danneggiando coltivazioni, ostruendo il corso
di piccoli corsi d’acqua. Vigili del fuoco, squadre della
protezione civile, volontari
hanno lavorato per ore per riportare la normalità, soprattutto sulle strade. Si è sfiorato
anche il dramma a Pramollo,
dove sopra la frazione Rue, in
località Molino, si è abbattuta
una frana staccatasi cento
metri più a monte lungo in
avvallamento che normalmente non risulta attraversato
da acqua. La gran massa di
rocce e terra ha colpito una
abitazione, della famiglia di
Lino Blanc, nel cuore della
notte, fortunatamente senza
causare danni alle persone ma
danneggiando comunque la
casa. Nella zona è ancora vivo il ricordo del 1960 quando
una frana caduta al Toumim
causò la morte di varie persone. «La frana dovrebbe essere
caduta fra 1’ 1,30 e le 2 di notte - ci ha detto il sindaco Renato Ribet che ha lavorato
tutto il giorno con la divisa
della Protezione civile -; nel
corso della giornata, grazie
anche ai mezzi della Comunità montana e della Provincia abbiamo potuto riaprire il
transito sulla strada». Nella
giornata di lunedì tutto il fango precipitato sulla casa è stato liberato dal gruppo locale
della Protezione civile.
La precipitazione, violentissima, isi è spostata poi verso la
vai Pellice dove ha colpito di
prima mattina i centri di Torre
Pellice e Angrogna causando
numerose piccole frane e allagamenti. A Torre il Rio Rivet
è straripato alla base del
«Rompicollo» nonostante la
rimozione di una saracinesca
poco prima di entrare completamente nel sottosuolo del
paese. L’acqua limacciosa ha
rapidamente invaso le strade
del centro allagando numerose cantine, piazza Libertà e
più a valle piazza Stazione
portando con sé tronchi, ramaglie e pietre; solo nel corso
della mattinata la situazione è
tornata alla normalità. Intanto
anche la casa di riposo San
Giuseppe si veniva a trovare
con cantine e depositi completamente allagati: dalla soprastante collina del forte
scendeva a valle un vero fiume d’acqua. La velocità dell’acqua, causa la ripidità della
strada e la progressiva impermeabilizzazione del suolo con
varie costruzioni, era davvero
notevole mandando in tilt la
normale attività della casa.
Sempre a Torre Pellice, ma in
periferia, sono state segnalate
una frana lungo la strada della
Sea e la caduta di un albero
all’Inverso Roland! che ha
tranciato di netto i fili di luce
e telefono.
Si è trattato comunque di
una vera «tromba d’acqua»,
capace di seminare distruzione in alcuni paesi risparmiandone altri dove la pioggia non
ha avuto effetti particolari.
L’incuria legata all’abbandono della montagna, la costruzione di case senza tener conto di criteri di prevenzione
hanno probabilmente accentuato gli effetti di una precipitazione decisamente fuori
deH’ordinario.
Un convegno a Torre Pellice
Attenti all'« Ecstasy»
SANDRA PASQUET
Sabato mattina, 23 maggio,
un pubbhco attento di circa 200 persone ha seguito il
convegno su «Ecstasy e dintorni» tenutosi al cinema
Trento di Torre Pellice. Erano
presenti soprattutto allievi delle scuole superiori della valle,
il Collegio valdese e l’Alberti.
La prima relatrice, la giornalista di Ecomafia del Gruppo Abele Patrizia Bozzetti,
era l’autrice del libro Generazione in Ecstasy, frutto di
un’approfondita ricerca anche
«sul campo». L’Ecstasy come
sostanza è nata nel 1912 in
Germania, e nel tempo è stata
usata nelle terapie dimagranti, come siero della verità o
per supporto nelle psicoterapie, soprattutto con pazienti
che presentavano difficoltà a
«raccontarsi». È stata nuovamente sintetizzata nel 1972
negli Stati Uniti. Qui la sostanza, legalmente venduta
anche nei bar, viene utilizzata
all’mizio da gruppi elitari, dagli «yuppies»; diventerà illegale negli Stati Uniti solo nel
1986, in Italia nel 1988. Negli
Anni 80 l’uso delle «pasticche della felicità» si diffonde
nelle discoteche. In Italia arriva verso il 1987; i primi consumatori non vogliono che
l’uso della sostanza si diffonda, temono che la polizia ne
venga a conoscenza e che
quindi l’assunzione diventi illegale. In Italia si passa dalle
1.000 pastiglie sequestrate
nel 1987 alle 160 mila del ’97
e si parla ora di oltre 500.000
persone che hanno «sperimentato» l’Ecstasy.
È una droga «di contesto»,
si consuma in luoghi e tempi
Dibattito nell'ambito del centenario del Rifugio Re Carlo Alberto
La persona viene prima di tutto
Sabato 30 maggio 1998,
nella biblioteca della Casa
valdese di Torre Pellice, si è
tenuta una conferenza sul miglioraménto della vita per
l’anziano, nell’ambito delle
manifestazioni per il centenario del Rifugio Re Carlo Alberto. Ospiti del dibattito erano il past. Alberto Taccia, il
dr. Danilo Mourglia, medico
geriatra del Rifugio e il professor Fabrizio Fabris, direttore della cattedra di Geriatria
dell’università di Torino.
Il pastore Taccia ha aperto
il dibattito con una dettagliata
e attenta analisi delle motivazioni storiche che, alla fine
dell’800, indussero alcune
persone illuminate alla creazione di opere importanti, come l’ospedale valdese di Torre Pellice, il Rifugio e La piccola casa della divina Provvidenza, attraverso cospicui lasciti, anche se per il povero la
situazione certo non migliorava molto, perché a quel punto
restava sempre povero, ma
diventava «un povero riconoscente» e il ricco restava sempre ricco, ma diventava un
«ricco generoso». Il pastore
Taccia ha quindi insistito su
quanto sia importante che per
tutti vengano garantiti servizi
efficienti.
Prendeva quindi la parola il
dr. Danilo Mourglia, che con
competenza portava l’uditorio a riflettere su come il medico debba essere attento alle
problematiche non solo direttamente correlate ad una malattia, ma che sia anche pronto ad ascoltare e a rassicurare
il paziente, che spesso si trova confuso in mezzo a conti
nui messaggi che provengono
da più parti e come ci si debba in sostanza impegnare a
«dare più vita ai giorni che
giorni alla vita».
E quindi intervenuto il prof.
Fabris, che si è soffermato su
come sia importante per il paziente anziano che il medico,
se «buon medico», prescriva
pochi farmaci e richieda pochi accertamenti e che invece
sia più attento a dare dei consigli sui comportaménti di vita corretti: alimentazione, attività fisica, vita all’aria aperta ecc. Si è inoltre augurato
che sempre meno anziani, attualmente circa il 2%, ricorrano alla Casa di riposo, ritenendo queste strutture non ottimali per il miglioramento
della qualità della vita
dell’anziano.
A questo punto Fabris ha
apertamente dichiarato di voler dare al dibattito un piccolo
accento polemico e, con sorpresa e disorientamento dei
presenti, ha evidenziato
un’incoerenza nella relazione
del pastore Taccia, in rapporto ad un intervento del pastore sulle pagine de «La Stampa», sull’utilità di strutture di
accoglienza per malati terminali, cosiddetti «Hospice»,
presenti in molti paesi del
Nord Europa.
Il professore ha definito
questa ipotesi come «criminale», perché ci sarebbero a
quel punto medici di serie A
e medici di serie B, a cui verrebbero delegati i morenti,
mentre il malato dovrebbe
avere sempre lo stesso tipo di
assistenza, effettuata dalle
stesse strutture. Il pastore
Taccia ha replicato che in
realtà negli ospedali non c’è
questa attenzione per il morente, e che gli stessi medici
non sono preparati per affrontare questo discorso; inoltre i
ritmi dell’ospedale non sono
funzionali con quelli del morente. C’è infine un discorso
non indifferente di costi, che
sono comunque costi sociali.
È ormai noto a tutti che i tempi di degenza sono sempre più
brevi, anche per patologie gravi. Quindi è saggio cercare di
affrontare il problema, soprattutto per quelle situazioni in
cui la domiciliarità non sempre è possibile, non solo per
problemi familiari ma anche
per problemi di organizzazione del servizio (per esempio,
il sabato e la domenica non
sono previsti dall’Asl i servizi
di assistenza domiciliare).
Il pubblico era confuso, anche perché non a tutti erano
chiari i termini della polemica, e quindi non è stato possibile intervenire nel dibattito,
che in realtà poteva essere
molto ricco. Solo una signora
è intervenuta, manifestando la
sua delusione per avere ancora una volta constatato che il
malato continua a non essere
considerato «soggetto» e come spesso venga ingannato
con falsità e bugie per mantenerlo in una condizione di
sottomissione. Sarebbe forse
importante far capire come in
ogni nostra iniziativa e opera
l’amore per la persona sia
sempre fondamentale, nell’
approccio del sano come del
malato, o del morente, nelle
case di riposo, in ospedale o
in eventuale «hospice».
precisi: si parla di una medi
di tre pasticche a notte, con
súmate in discoteca, in genet
mischiate a superalcolici
consumatori sono persoj
che hanno voglia di ecceziò
nalità a poco prezzo, che fai
cano a reggere la routine quo
tidiana, che hanno scarsa {
ducia in se stessi. Si usali
sostanza anche per sentiri
parte di un gruppo.
Il secondo relatore eraj
dott. Marco De Giorgi, opera!
tore del progetto «Unità j
strada» che opera a Torini
con i tossicodipendenti a Por
ta Palazzo e in barriera di Mj.
lano. Al camper dell’«Uniti
di strada» si avvicinano 35(
persone nuove ogni semesta
per chiedere siringhe sterili,
per essere avviate alle comii!
nità terapeutiche, per chiedere aiuti di vario tipo. Gli operatori cercano anche di informare i giovani sull’uso dell’
Ecstasy tramite volantini.
Vivace è stato il dibattito
eon i ragazzi, che hanno coinvolto i relatori e il moderatore
della riunione, il dott. Maurizio Martucci del Sert delli
vai Pellice. Ha conclusoli
convegno il pastore Alberto
Taccia dell’associazione Arcobaleno, sottolineando rimportanza di un’informazione
corretta che permetta poi
scelte libere e consapevoli.
Burocrazia
Piemonte
da sogno
GIORGIO TOURN
La burocrazia, come ipreti, è sempre esistita, da
quando gli uomini scendendo
dagli alberi hanno iniziato il
cammino della storia. Il problema non è resistenza del
burocrate ma la sua efficienza. Dato che le prospettive
della nostra amministrazione
pubblica non sono rosee malgrado l’impegno di nuovi burocrati per razionalizzare il
lavoro dei precedenti tanK
vale sognare, guardando alli
burocrazia di ieri. Ecco uj
esempio di realtà da sogno.
3 gennaio 1906 il signor Co
stanzo Maillard, impresarii
nel settore «pietre lavagne»rivolge domanda al Consigli®
comunale di Rorà per impía®'
tare una ferrovia a scartarne®;
to ridotto che gli
trasportare il materiale da
sue cave a valle, non opera
poco: circa 2 km di
da Pra del Tomo tagliando
montagna fino a raggiungi
l’attuale borgata Fucine.
Il progetto è stato ultima
il 15 dicembre dal geome
Degiorgis. Il Consiglio appi»
va in prima lettura, dopo
pia discussione il 5 genn .
in seconda il 1° fs^obrai^i
dello stesso mese ^
reale delle miniere dà la ^
approvazione. Il 5
Consiglio prefettizio da 1
parere positivo, il 15 u
Giunta provinciale amm
strativa lo conferma, a
marzo possono iniziare 1 ,
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perché nel frattempo sdì,
Tanno imprevisti; il MaJ
ampliando il [.jict
anche le cave di pietra ^
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come si dice spesso, p„ii
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CIOROIO MERLO_________
Quando le economie capitalistiche erano caratterizzate dal protezionismo, il
movimento operaio sapeva
guardare lontano, all’utopia di
una società senza classi, di
una lotta capace di unire i lavoratori di tutti i paesi. Con la
mondializzazione dell’economia, alcune componenti del
movimento dei lavoratori reagiscono trincerandosi a difesa
della sovranità dello stato.
Proprio oggi, con l’approdo
alla moneta unica europea, si
è precisato il dibattito sui limiti imposti alla sovranità nazionale dall’inarrestabile procedere della mondializzazione
dei mercati, ma prima ancora
dalla scelta europeista.
Questa svolta ha provocato
un radicale cambiamento
dell’orizzonte aH’interno del
quale si collocano le scelte
politiche e sindacali. I sostenitori del «pensiero unico»,
gli ultraliberisti che cavalcano
la rivoluzione conservatrice,
sostengono che non c’è alternativa alla competizione selvaggia tra sistemi, all’estrema
flessibilità del lavoro, alla dittatura del mercato e che pertanto, insieme alla politica,
sono destinati a tramontare
anche i sindacati, sia quelli
riformisti che limitavano la
loro azione alla contrattazione
del lavoro e alla difesa dello
stato sociale, sia quelli che si
proponevano di abbattere il
capitalismo, in nome di una
società senza classi e senza
sfruttamento del lavoro.
AI darwinismo che fonda la
nuova destra, così vicina (nello spirito) al vetero capitalismo del padrone delle ferriere, si è tuttavia contrapposta
l’opinione di quanti sostengono, con argomenti concreti e
con maggiore attenzione alla
dimensione umana della politica, che non ha senso ripetere
il discorso sulla «mano invisible del mercato», ignorando
la vicenda delle cosiddette
«tigri dell’Asia» e le contraddizioni nascoste dal capitalismo selvaggio.
WM
Il mercato richiede regole e
compensazioni, se vogliamo
che non finisca per distruggere se stesso e col produrre
un’insopportabile polarizzazione sociale. C’è ancora un
ruolo della politica e degli
stessi stati nazionali, anche
nell’Unione europea. La stessa flessibilità del lavoro, imposta dalla crescente competizione dell’economia e da una
rivoluzione informatica che ha
cambiato il mondo del lavoro,
deve essere regolata e può essere usata ai fini deH’occupazione e della crescita complessiva della'società, solo se non
è messa in conflitto con la politica dei redditi e con la concertazione sociale.
Questa riflessione richiede
tuttavia che il movimento sindacale riscopra la sua antica
vocazione internazionalistica
e la rende funzionale alle scelte che sono imposte dalla globalizzazione deU’economia.
La moneta unica è una tappa
fondamentale dell’unione politica europea, e anche di una
strategia che si proponga la ripresa dello sviluppo e dell’occupazione. Questi obiettivi saranno davvero realizzati se il
sindacato riuscirà a darsi
un’organizzazione democratica e una forza contrattuale a
livello europeo e se saprà sollecitare anche una politica sociale europea. Le correnti
massimaliste, che sono convinte di trarre forza dalla crisi
sociale e dalla disoccupazione, opponendosi alla modernizzazione rischiano di condizionare negativamente il confronto che si è aperto sul futuro dell’Europa, imponendo
una battaglia di retroguardia a
difesa delle retrovie fordiste di
un mondo che non c’è più. E
tutto questo potrà avvenire se
saremo capaci di evitare che si
approfondisca la frattura che
si è aperta tra le generazioni.
Si dovrà insomma affrontare
con coraggio e con realismo le
sfide organizzative e tecnologiche che mettono alla prova
la società contemporanea sul
terreno della democrazia e sul
fronte della mondializzazione.
PIERVALDO ROSTAN
Villa Olanda diventerà un
«Istituto europeo per la
valorizzazione delle attività
artigianali della pietra di Luserna»? Su queste ipotesi si
stanno muovendo la Comunità
montana vai Pellice e Lou
Cialoun, l’associazione nata
alcuni anni fa per recuperare
l’ediflcio che la Tavola valdese aveva deciso di chiudere
come Casa per anziani non rispondendo più alle normative
vigenti e ritenendo troppo
onerose le opere di adeguamento. Bocciato dalla Regione un primo progetto di valorizzazione turistico-ambientale presentato tre anni fa, quest’inverno una nuova richiesta
di finanziamento per la creazione di un centro di educazione ambientale è stato presentato in Regione per ricevere i finanziamenti europei indicati nel reg.2081/93.
Questo progetto è inserito
nel complesso di proposte
avanzato dalla Comunità
montana; le richieste globalmente pervenute da tutte le
Comunità montane interessate
al provvedimento sono infinitamente più elevate della disponibilità della Regione.
«L’istruttoria per i progetti
presentati dovrebbe terminare
entro giugno - ci ha detto il
consigliere regionale Marco
Bellion gli uffici lamentano
di essere in difficoltà a causa
della scarsità di personale».
Dunque ufficialmente non c’è
un pronunciamento della Regione sul progetto di Villa
Olanda come centro di educazione ambientale; tuttavia
qualche settimana fa da parte
dell’esecutivo regionale è stata avanzata l’esigenza di riequilibrare territorialmente le
richieste di finanziamento, togliendo dal 2081/93 alcuni
progetti di grande rilevanza e
fra essi appunto l’edificio della Tavola. Ed ecco dunque la
pensata: modificare in parte il
progetto e inserirlo come proposta per i fondi Interreg a regia pubblica che oltretutto
hanno il vantaggio di garantire
un contributo dell’ente regionale pari al 75%. Non si parla
più di centro di educazione
ambientale ma di «Istituto eu
Prima seduta del nuovo Consiglio comunale di Angrogna
Apertura senza polemiche
nne.
) ultima''
geomefi
;lio appf
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i gennai«
iraio, li I
il CorP'
dà la s«'
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na, a fi«'l
are i la''J
realizza"
$otf
imbre
et
Atmosfera tranquilla e tutti
presenti nella prima riunione
I nuovo Consiglio comunale di Angrogna, riunitosi il 3
8*i)gno, dopo le vicissitudini
mesi scorsi e le elezioni
^tie hanno confermato Jean, ouis Sappé sindaco e portato
¡1 '“Onsiglio 8 consiglieri dela maggioranza, 3 della lista
* Zunino e il candidato sinnco Michele Benedetto. Pre«nte anche un po’ di pubbli> curioso di rivedere in riu’one i protagonisti delle pascale Polemiche.
j^PP^ ha presentato singoa^ente tutti i consiglieri e il
ovo segretario comunale,
pcn° Gurrieri, poi ha
l’ampio programma
su 4 articolato
dell risanamento
oc finanze comunali; gemi- f associata dei servizi, in
™ sura più ampia di quanto
nità la Comu
dellp valorizzazione
tare I°L:ali sia per aiuizhe per
il bilan
sulle nr. interventi
pere pubbliche. In pri
mo luogo le strade (ci sono 56
chilometri a cui pensare e servirebbero un centinaio di milioni all’anno mentre per il
’98 ce ne sono solo 5); l’adeguamento dell’edificio scolastico; la rete fognaria nella
zona strada Bruere fino alle
Porte di Angrogna, con la partecipazione dei privati interessati, e analogamente per la zona Prassuit-Verné; il metanodotto a cura delTItalgas lungo
la strada delle Bruere fino alle
Porte e poi al Prassuit; il potenziamento dell’acquedotto
nella zona di Buonanotte e la
sua prosecuzione in zona Rocciaglia-Chiot dl’Aiga; gli argini lungo l’Angrogna; la manutenzione e il recupero dell’ambiente e la valorizzazione
turistica se interverranno contributi di privati o di enti; la
sede della squadra Antincendi
boschivi nella ex scuola di
Chiot dl’Aiga; la ricerca di
soluzioni per realizzare il bar
al capoluogo, luoghi di incontro, servizi di accoglienza e
informazione turistica.
Stimolanti i contributi della
minoranza che poi si è astenu
ta nel voto sulla necessità di
imporre alTAcea un miglior
servizio di raccolta rifiuti e a
garantire che alcune fontane
mantengano aperto il getto
d’acqua, soprattutto per abbeverare il bestiame.
Come annunciato la nuova
giunta sarà composta, oltre a
Sappé, da Ezio Borgarello, vicesindaco e assessore alla
Programmazione e alle politiche sociali. Albino Bertin, assessore all’Agricoltura, artigianato e ambiente.
Marco Rostan sarà consigliere delegato all’Urbanistica e all’assetto del territorio.
Paolo Adorno al Bilancio e ai
rapporti con l’Acea, Cesare
Rivoira alla viabilità e alle
opere pubbliche. Nella prossima seduta, entro giugno, si
costituiranno le commissioni:
per la maggioranza saranno
delegati in Comunità montana Ezio Borgarello e Ilaria
Alpignano. Infine il Consiglio ha inviato alla direzione
delle Poste una protesta contro la prevista apertura a giorni alterni dell’ufficio postale
di Angrogna.
Luserna San Giovanni: ii complesso di Villa Olanda
ropeo per la valorizzazione
della pietra di Luserna».
Da tempo i Comuni di Lusema (che dal 1996 è titolare
del marchio distintivo della
pietra) e Rorà, insieme a Bagnolo, si stanno muovendo
per promuovere l’immagine
della pietra, regolamentare
l’attività dei cavatori, creare
una vera e propria «scuola artigianale». Le cave operative
oggi sono 32, di cui 10 a Luserna San Giovanni e 22 a
Rorà; le aziende che operano
nel settore, escluso l’indotto,
sono in valle 18; ogni tanto si
parla di riaprire alla coltivazione le cave esistenti a suo
tempo anche a Torre Pellice e
in alta valle «segno che l’originario bacino costituiva una
peculiarità dell’intera vai Pellice», dicono in Comunità
montana. Si tratterebbe dunque di coniugare attività economiche non secondarie con
esigenze formativè verso una
professione che richiede notevoli abilità tecniche; il progetto elenca varie finalità che
giustificherebbero l’intervento: l’aspetto promozionale, la
didattica, il settore commerciale, l’aspetto scientifico,
quello ambientale. Insomma
la pietra, secondo la Comunità montana che ha definito
in questi giorni il progetto
chiedendo il finanziamento
regionale sui fondi Interreg,
diventerebbe da materia prima dell’edilizia a vero biglietto da visita della valle capace di coinvolgere scuole,
artigiani, imprese. Villa Olanda potrebbe ospitare stage,
convegni e seminari grazie
agli spazi di cui dispone, ivi
compresa una parte alberghiera: «Un vero e proprio
campus sul modello anglosassone», descrivono il progetto
i tecnici della Comunità montana. Mentre veniva redatto il
progetto è stato ottenuto un
assenso alle proposta da parte
della Tavola valdese e la stessa associazione Lou Cialoun,
per bocca del suo presidente,
Rivoira, ritiene la proposta
«interessante e percorribile».
INCONTRI TEOLOGICI
«MIEGGE» — Domenica 14
giugno alle 17 presso Marco
e Roberta Rostan, bta Peyrot
20, incontro teologico del
gruppo «Miegge» sulla cristologia.
INCONTRI BIBLICI — Martedì 16 giugno alle 21 nella
saletta del Concistoro di VIIlar Pellice, ultimo incontro di
riflessione su «Dio, la sofferenza, la morte e l'aldilà» sul
tema «Che cos'è l'aldilà?»,
con II pàst. Gianni Genre.
CASA DELLE DIACONESSE — Martedì 16 giugno appuntamento con la musica
degli Anni 30.
VALLECROSIA — Campo
cadetti (13 e 14 anni) dal 5 al
15 luglio. Prenot. tei. 0184295551. Colonia: turno dal 17
al 29-7 (6-9 anni), turno dal 4
al 14-8 (9-12 anni). Telefonare a Massimo Long al 953107.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Pomeriggio comunitario a Bricherasio domenica
14 giugno a partire dalle
14,30 nei locali di via Molarossa, con benvenuto e riflessione a cura del past. Pasquet; a seguire il past. Taglierò parlerà su «La Cevaa
oggi», subito dopo vi sarà la
possibilità di prendere una
tazza di tè per conoscere
meglio i fratelli e le sorelle
della zona.
PINEROLO — Domenica
21 giugno festa d'estate; nel
giardino del tempio giornata
comunitaria, con culto al
mattino a cui farà seguito un
pranzo self Service e nel pomeriggio vari intrattenimenti fino alle 17,30.
PRAROSTINO — Domenica 14 giugno culto con assemblea di chiesa alle 10 nel
tempio, odg: esame della relazione morale della chiesa.
TORRE PELLICE — Domenica 21-6 assemblea di chiesa.
È mancata la
concertazione
Anno 1960: persone intelligenti e lungimiranti come Serafino, Gay, Garrou, ecc. operano a Frali e in vai Germanasca, in armonia con lo spirito di collaborazione e l’orgogliosa capacità dei valligiani, per impostare una strategia straordinaria: creare un
accordo fra forze locali. Comune, popolazione per realizzare dal nulla un’idea per allora rivoluzionaria: una seggiovia per trasformare una
economia agricola e mineraria in una economia turistica.
La bellezza del progetto non
è solo la rivoluzione economica ma il coinvolgimento di
tutte le forze sociali: agricoltori, proprietari di terreni, famiglie povere e ricche, minatori e proprietari di miniere,
per lavorare insieme.
Anni 1990: la seggiovia
non va bene. La struttura è
sostanzialmente quella di 40
anni fa. Il costo del lavoro è
aumentato e ci sono difficoltà
finanziarie, ma il denaro raccolto in un aumento di capitale viene impiegato in parte (in
disaccordo col pensiero del
maggior numero degli azionisti) per strutture edilizie non
direttamente legate all’attività
sciistica (il bar). Vi sono poi
contrasti meno importanti con
i turisti tradizionali che si vedono negare alcuni piccoli
«benefit» (disponibilità del
terrazzo per picnic) sempre in
nome dell’efficienza, ma senza vantaggi economici per la
Seggiovia. Dopo gli azionisti,
i dipendenti e i turisti anziani,
nasce poi un contrasto con i
proprietari dei prati attraversati dalle piste per rivedere i
compensi spettanti.
Si perviene a un accordo
che non da vantaggio alle
Seggiovie. Nel frattempo si
moltiplicano le dimissioni del
personale di Frali dipendente
dalle Seggiovie, sostituito «in
nome del risparmio» da personale avventizio di cooperative. Nel 1997 infine un progetto di collaborazione presentato dal Comune per una
nuova seggiovia da 4 miliardi
non viene accolto dal management delle Seggiovie (non
certo da me quando ne facevo
parte), nonostante il parere
positivo di una pubblica assemblea a Fasqua ’97 e dell’assemblea degli azionisti
nello scorso ottobre. Il costo
dell’operazione è per la Seggiovia estremamente competitivo rispetto a tutte le altre
operazioni di finanziamento
ottenute in precedenza, ma vi
sono contrasti sulle clausole e
potere di controllo che si deve assicurare ai futuri partner.
Il passato in sostanza ci ha
insegnato a produrre una ricchezza dalla collaborazione e
dalla fede di tutte le forze in
un obiettivo (per me anche la
notorietà e la simpatia internazionale per la tradizione la
cultura delle valli valdesi sono una ricchezza, ma certamente la creazione da zero
della seggiovia è più evidente). Oggi, quindi nel 1998, il
piccolo azionista o il turista fa
fatica a capire questo stile nel
management delle Seggiovie
di Frali e soprattutto a quali
risultati possa portare: per
adesso a perdere l’ottimismo
dei piccoli azionisti, dei turisti, a perdere quasi compietamente i posti di lavoro dei
pralini e la più grande occasione dopo la realizzazione
della seggiovia.
L’unica iniziativa è che è in
corso un aumento di capitale
per rimediare ai danni di una
cattiva annata e per rivedere
gli impianti in quota, cioè per
chiedere un po’ di elemosina
sul campo di battaglia di tanti
contrasti e rimediare al peggio. Tuttavia c’è una buona
notizia. I grandi azionisti che
determinano questo stile hanno una fiducia assoluta in se
stessi e nel management. I
problemi descritti sono visti
con la fatalità e non come la
conseguenza precisa delle
azioni degli uomini e delle
iniziative sbagliate.
Oscar Codino - fondatore
del club «Turisti 13 Laghi»
Falsità?
Mi riferisco .alle dichiarazioni di Michele Benedetto,
apparse sul n. 22 del 29 maggio ’98, nell’articolo centrale
sulle avvenute elezioni in Fenestrelle e Angrogna.
Dichiarazioni pesanti ed
estemporanee che non trovano riscontro, in quanto non ho
mai rilasciato dichiarazioni da
poter essere giudicate false o
no. Fer la nota vicenda delle
dimissioni, esiste un documento rilasciato congiuntamente dal sottoscritto e dalla
signora Fiera Cotterchio. Fertanto il «palese falso» sarebbe
da addebitare anche alla signora Cotterchio e non mi
sembra proprio il caso. È alquanto strano che venga presa
posizione dopo così tanto
tempo, senza aver mai chiesto
chiarimenti al sottoscritto in
modo da avere informazioni
di prima mano.
Attendiamo, la signora Cotterchio e io, rettifica di quanto
esposto, dopodiché ognuno si
assumerà la responsabilità
delle proprie dichiarazioni.
Fer quanto riguarda l’altra
affermazione, sul non volersi
sedere in Consiglio comunale,
se coerenza vuole... sappia il
sig. Benedetto, che a Dio piacendo, il sottoscritto vi siederà senza problemi per chi
avrà di fronte.
Paolo Adorno - Angrogna
10
PAG. IV
t Eco Delle ^lli ^ldesi
VENERDÌ 12 GIUGNO 1998
vener
Villar Perosa: il 18 luglio al campo sportivo
I «Pooh» in concerto
Il 1° torneo intemazionale di calcetto «Calcio Europa» che si
è disputato lo scorso fine settimana a Bobbio Pellice sul campo
comunale e su quello del Centro vacanze dell’Esercito della
Salvezza ha avuto un buon successo con la partecipazione di
ben quattro squadre inglesi e tre svizzere. Nella finale il successo è andato al Centro vacanze (nella foto in maglia bianca)
che ha superato gli svizzeri dell’Adelboden. Per il terzo posto
successo nel derby inglese dello Sheffield sul Leeds.
SKIROLL
In una pausa del maltempo che ha caratterizzato il fine settimana si è svolta sulla strada da Lusema a Rorà domenica 7 giugno una gara valevole per la coppa Alpi occidentali di skiroll.
Molto nutrita, come al solito la pattuglia degli atleti dello Sport
club Angrogna che ha ottenuto ben tre successi e numerosi
piazzamenti. Hanno vinto Michela Buenza fra le Giovani, Katia De Biasi fra le Cadette e Antonella Chavia fra le Juniores.
Sul podio anche Giulia Buenza, 2“ fra le giovani, Davide Giusiano, 2° fra gli esordienti, Elena Volpe e Astrid Charbonnier,
2“ e 3“ fra le esordienti, Andrea Montanari e Simone Pastre, 2°
e 3° fra i cadetti, Federica Buenza, 2“ fra le cadette, Susy Pascal, 2“ fra le allieve, Andrea Bertin, 2“ fra i seniores, Claudia
Bertinat, 2“ fra le seniores, Enrico Coucourde, 3° fra i Master 1
e Alfredo Chiavia, 2° fra i Master 2.
Il 18 luglio alle ore 21,30 si
terrà a Villar Perosa, nello
«stadio comunale», la seconda tappa della tournée estiva
dei Pooh: il concerto è organizzato dairU. S. Calcio Villar Perosa e patrocinata dal
Comune di Villar Perosa. I
Pooh, gruppo molto conosciuto in Italia, hanno all’attivo
più di trent’anni di attività: la
formazione originaria infatti
risale al 1966, anno in cui per
la prima volta Mauro Bertoli,
Mario Goretti, Roby Facchinetti, Riccardo Fogli e Valerio Negrini apparivano in
pubblico al Festival delle Rose per presentare il loro contestato brano «Brennero ’66».
A partire dal ’67 la formazione ha subito alcuni primi
cambiamenti.
Il biglietto d’ingresso costa
33.000 lire, compresa la prevendita, e si può già trovare a
Torre Pellice (Sibille, via Arnaud 28), Torino (Box office,
piazza Cln 251), Pinerolo
(Magic Bus, via Virginio 36;
Rogirò, via Trieste 34), Saluzzo (Top Sound, via Torino
10), Envie (Foto Dossetto,
via Dagati 46), Perosa Argentina (Video Valli, via Silvio
Pellico 4), Fenestrelle (Bar
Un'edizione originale tratta dal racconto «Il nido dell'orso»
Teatro valdese per ragazzi
FRANCO CALVETTI
Guido Castiglia ci regala
con il suo spettacolo «Il
nido dell’orso» uno di quei
momenti magici di vita che
mi piace chiamare con il nome di «stato di grazia». Lo
spettacolo, che è firmato dalla
compagnia «Nonsoloteatro»,
è stato presentato al pubblico
il 2 giugno al cinema Trento
di Torre Pellice. Gli applausi
generosi del numeroso pubblico, liberatosi da una tensione coinvolgente emotivamente forte, hanno dimostrato che lo spettacolo, pensato
per ragazzi dai 6 ai 14 anni,
funziona per qualsiasi pubblico perché ha tutti gli ingredienti degni di un teatro con
la «t» maiuscola.
Il testo dello spettacolo
prende a prestito due libri per
ragazzi editi da tempo dalla
Claudiana: Il nido dell’orso di
Enrico A. Beux, uscito a puntate sul Pellice negli Anni 60
e riscritto con adattamento linguistico per giovani lettori da
Edy Morini, e II paese del rododendro rosso di Mary Poss.
Sono due testi che vogliono
presentare da una parte alcune
pagine gloriose della storia
valdese (in particolare le Pasque piemontesi) e dall’altro il
fascino delle nostre montagne
e del loro mondo.
La vicenda, che si snoda
con grande organicità per 55
minuti, inizia con un prologo
che segnala che vi sono «storie nelle storie»: il riuscito
espediente figurativo delle
bamboline russe è molto avvincente e dà il senso del destino umano e dell’incedere
inarrestabile delle generazioni. Sarà il burbero simpatico
Barba Bartolomeo Tron (da
pronunciarsi con la «r» arrotata alla valdese!) a farci penetrare in storie avvincenti e ricche di contenuto, anche storico, di trovate gustosissime, di
ammonimenti che non sanno
mai di noiosi consigli alla
grillo parlante. A fare da spalla a Barba Tron (impersonato
da Guido Castiglia) due bravissimi giovani attori, Alessia
Colombani e Simone Morero,
con spontaneità, vigore giovanile ed evidente intelligenza e
preparazione ci trascinano su
per la montagna valdese tra
nebbie e tuoni, ci introducono
nella baita del Barba e ci mettono a contatto con quella civiltà contadina che rievoca a
tutti noi le nostre profonde e
struggenti radici.
Tutto dello spettacolo ci
piace: la serie di gag teatralmente ineccepibili (per esempio i versi degli animali), il
sapiente movimento sul palcoscenico (le reazioni sono
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in forte espansione e con attività prevalentemente
all’estero, ricerca per proprio Ufficio tecnico:
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tre-quattro anni.
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conoscenza di altre lingue quelli francese e tedesco.
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sottolineate con evidenza), la
ricchezza di gesti figurativamente indovinati, come il pelar patate o lanciare in aria
briciole di pane per descrivere la dispersione dei valdesi
perseguitati. La vicenda, narrando a sua volta vicende che
ci portano indietro nei secoli
al tempo in cui le differenze
(quella di religione in primis)
erano oggetto di discriminazione e di violenza, offre senza forzature una lezione affascinante sulla tolleranza, sul
relativismo, sulla pace fra la
gente. E le ultime battute,
l’amore che sboccia timido e
ingenuo fra la ragazzina moderna di città e il ragazzo valdese dalle scarpe grosse ma
dal cuore tenero, ci trasportano in quel mondo fatto di
sentimenti forti ma leggeri, di
gesti dolci ma essenziali, di
delicatezza.
All’uscita dello spettacolo
Bruna Peyrot, assessore alla
Cultura della Comunità montana vai Pellice, che ha sponsorizzato lo spettacolo, osservava con acutezza che «Il nido dell’orso» richiama per
analogia «La vita è bella» di
Benigni: i momenti difficili e
drammatici della storia valdese sono qui evocati con la
consapevolezza che alla fine
si assiste alla vittoria di ciò
che è bene e ciò che è giusto.
Rosa Rossa, via Umberto I
184), Cavour (Edicola in via
Pinerolo), Roletto (Bowling
Store, via Torino 17), Rinasca
(Bar tabaccheria, via Nazionale), Villar Perosa (Breakfast bar, via Nazionale 41; gelateria Oasi, via Nazionale; birreria L’Erbi, borgata Caserme; tabaccheria Tricanico,
via Nazionale). L’acquisto
del biglietto in prevendita da
diritto al parcheggio riservato
e gratuito nelle vicinanze
dell’ingresso. Per informazioni su ulteriori punti di prevendita è possibile telefonare allo
0121-77385.
ANNUALE CONCERTO
DEL COLLEGIO VALDESE
Il 13 giugno, alle 18,
concerto di fine anno al
Liceo valdese; si inizia con
i Limite, i Beckground e gli
Statale 23. Alle 21 si esibiranno i due gruppi centrali della serata, i Subsonica
che annoverano la collaborazione con Antonella
Ruggiero, ex cantante dei
Matia Bazar e i Disco Inferno, capaci di ricreare
con grande vivacità la musica degli Anni 70-80. Ingresso lire 10.000.
Cantavalli
Musiche dalla
Lunigiana
a Massello
Ultimi concerti per il Cantavalli che con il mese di giugno chiude i battenti; sabato
13 giugno, alle 21,15, alla Pro
Loco di Massello arriveranno
le musiche tradizionali della
Lunigiana con i «Tandarandan». Il gruppo propone un
viaggio ideale dall’Appennino
tosco-emiliano fin sulle coste
delle Cinque Terre. Tandarandan era un suonatore ambulante di ghironda come quelli
che percorrevano un tempo le
Alpi e che ci conduceva alla
scoperta delle musiche tipiche
delle valli di Vara e di Magra: le danze del carnevale di
Zeri, le canzoni delle rappresentazioni drammatiche del
Maggio, il ballo della Moresca di Codiponte e i canti narrativi più antichi. Tandarandan è un nuovo gruppo che si
affaccia alla scena folk italiana; le ricerche svolte nella
montagna spezzina da Mauro
Manicardi hanno riportato alla luce un ricco e interessante
patrimonio espressivo che rischiava di andare disperso. Il
sestetto propone insieme organetto, ghironda, mandola,
flauti, violino, chitarra e cornamusa; gli arrangiamenti sono freschi e originali.
La costituenté Società «La Tuno» a.r.l
mCERCA
Un coordinatore della Società per la Gestione delle visite turistiche della miniera Paola (Prali).
Titolo di studio: diploma o laurea con conoscenza di due lingue straniere (francese-inglese).
Età: dai 23 ai 45 anni.
Dovrà avere una spiccata predisposizione per le relazioni Interpersonali, forte motivazione per l’iniziativa, conoscenza
della cultura locale, eventuali esperienze nel settore turisticoculturale e attitudine ad espletare funzioni anche in galleria.
È titolo preferenziale ta residenza nelle valli Chisone e Germanasca.
Si invitano gli interessati a taf pervenire entro il 22 giugno
1998, dettagliato curriculum alla sede di «La Tuno», c/o Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca, via Roma 22,
10063 Perosa Argentina.
Il giugno, giovedì — PINEROLO: Lo Zonta Club organizza per le ore 21, nel salone dei cavalieri in via Giolitti 7,
una tavola rotonda sul tema
«Un cordone per la vita: l’impiego di sangue placentare per
il trattamento delle leucemie e
di altre gravi patologie».
11 giugno, giovedì — VILLAR PELLICE: Alle 21, nel
tempio, concerto degli allievi
della scuola musicale della vai
Pellice con «Tutti quanti voglion fare il jazz», musica d’insieme. Ingresso libero.
12 giugno, venerdì — PINEROLO: All’Hòtel Cavalieri, alle 21, convegno sul tema
«Il ruolo dei Comuni dopo la
riforma Bassanini» con Sergio
Zoppi, sottosegretario alla funzione pubblica, Elvio Passone,
Giorgio Merlo.
12 giugno, venerdì — PINEROLO: Al centro sociale di
via Lequio, alle 21, incontro a
cura della Cgil sul tema «Oltre
lo scalino», barriere architettoniche, barriere sul mercato del
lavoro e non solo, con Luca
Prola e Maurizio Proietto.
12 giugno, venerdì — TORRE PELLICE: Nel tempio, alle 21, concerto della Cappella
vocale München, opere per coro e cetra, musiche di Debussy,
Poulenc, Hindemith, Bach,
Weiss, Dowland.
12 giugno, venerdì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alle 17, nella sala mostre, incontro-dibattito su «La banca
del tempo, che cosa è? A chi
serve? Come funziona?», con
relazioni di Anna M. Bermond
Passone e Eliana Modena.
12-14 giugno — INVERSO
RINASCA: Dalle 21 di venerdì
12 «Festa della birra» con musica e birra di tutti i tipi.
13 giugno, sabato — PINEROLO: Alle 14,30, al Centro
sociale San Lazzaro, Alp organizza un incontro dal titolo «La
posta in gioco» sulla situazione
delle Poste italiane. Intervengono Sergio Beliucci, Prc, Fon
Giorgio Merlo e rappresentanti
del sindacato di base.
13 giugno, sabato — PEROSA ARGENTINA: Alle
16,45 nella sala consiliare della
Comunità montana, conferenza
sul tema «Un erudito in vai
Chisone: il pastore Rodolfo
Peyran»; interventi di Stefania
Salma, Milena Martinat, Roberto Morbo.
13 giugno, sabato — TORRE PELLICE: Alla biblioteca
della Casa valdese, alle 21,
concerto per pianoforte a quattro mani di Tabitha Maggiotto e
Rosalba Navone, musiche di
Mozart, Ravel, Khaciaturian.
13 giugno, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alle 16,30 nella palestra comunale di via Airali spettacolo teatrale delle classi terza e quarta
della scuola elementare capoluogo «Bello o brutto ti tirano
le pietre» e «Mamma la scuola
me la immagino così».
14 giugno, domenica —
PRAROSTINO: «Giornata dei
ragazzi», incontro degli allievi
delle scuole materne, elementari
e medie organizzato daH’amministrazione comunale, la Pro
Loco e le insegnanti
14 giugno, domenica —
LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alla palestra comunale di via
Airali, alle 21,15, «Fort Village», spettacolo teatrale del
Gruppo teatro Angrogna. Ingresso lire 8.000.
14 giugno, domenica —
TORRE PELLICE: Alle 16,
nella sala dell’Esercito della
Salvezza, culto speciale di ringraziamento e lode, salmi e
brani di musicali con flauto,
violoncello, pianoforte e tuba.
18 giugno, giovedì — PINEROLO: Nella sala al pianterreno del seminario vescovile, alle 20,45, incontro s: «Le
fasi fitoclimatiche: dalla pianura alle montagne quali incontriamo?».
18 giugno, giovedì — PRAROSTINO: «Balliamo a Prarostino», serata di musiche e danze eccitane.
Servizi
VALLI
CHISONE • GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENÌCA14GÌUGNO
Ferrerò: Farmacia Valletti Via Montenero 27, tei. 848827
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 14 GIUGNO
Villar Pellice: Farmacia GayPiazza Jervis, tei. 930705
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma: giovedì 11, ore 21,15,
Amistad; venerdì 12, perla
rassegna «Alpinismo in celluloide», Sintesi Mtb (discese in
mountain bike). Le Ande: vita
nel cielo; La magia del legno
che diventa carbone (la preparazione della carbonaia), Tepuy: viaggio alle origini del
mondo; sabato 13 e domenica
14, ore 20 e 22,10, lunedì ore
21,15, Deep impact.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 12, ore 21,15, U-Turn,
inversione di marcia; sabato,
ore 21,15, Cucciolo; domenica,
ore 14, 17,30 e 21, lunedì, martedì e giovedì, ore 21, Titanic.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma, alla
sala «5cento», Angelo rosso;
feriali e festivi 20 e 22,20, sabato 20 e 22,30; alla sala
«2cento» è in visione La vita è
bella; feriali e festivi 20 e
22,20, sabato 20 e 22,30.
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INTERROGATIVI
SULLA SINDONE
A Pinerolo, il 12 giugno
alle ore 21, al Centro sociale di via Bravo, Luciario
Deodato, don Vittorio
Morero e Angelo Merletti
discutono il tema: «Interrogativi sulla Sindone»,
per l'organizzazione della
Chiesa valdese, dell'ass.
«Viottoli» e della Comunità cristiana di base.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
recapito Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Re^. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 2.000
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Vita
Chiese
PAG. 7 RIFORMA
È nato a La Spezia un gruppo ecumenico di cattolici e di evangelici
La Bibbia e la preghiera per conoscersi
^ella «carta di intenti», intorno alla quale si sono riconosciuti membri di varie
chiese, si evidenzia che la parola di Dio chiama alla collaborazione e all'unità
T " Chiesa valdese di Ivrea
Prigioniere per la libertà
nella Torre di Costanza
MARISA BADIALE
^iacsimiliano pagliai
Nella città di La spezia si
è costituito il 6 aprile un
gjuppo ecumenico composto
da credenti provenienti dal
cattolicesimo (parrocchia di
Santa Rita e Gruppo Samuel)
e da credenti di area evangelica (avventisti, battisti, Fratelli, metodisti). Nella «carta
di intenti» del gruppo si evidenzia come l’unità e la collaborazione che si realizza
nel dialogo ecumenico sia
una necessità alla quale ci
chiama la parola di Dio, necessità della quale il gruppo
ha acquistato consapevolezza tenendo conto della testimonianza biblica che trova le
sue radici nella comune vocazione di Abramo (Gen. 12,
1-3), fino alle parole di Gesù:
«Fa’ che siamo tutti una cosa
sola»(Giov. 17,21).
Il gruppo vuole esprimere
questa unità favorendo una
corretta e reciproca conoscenza tra i membri delle singole chiese, con studi biblici
e incontri di preghiera, promuovendo attività di solidarietà nel territorio e favorendo il dialogo interreligioso a
partire da quello ebraico-cristiano. Si cerca un’unità che
non trova ostacolo nelle diverse espressioni del cristianesimo, e che vuole inserirsi
sulla linea dell’incontro ecumenico di Graz, che ha evidenziato come il dialogo ecumenico sia un’esigenza del
popolo delle chiese.
La «carta di intenti» è stata
presentata il 28 aprile durante un incontro al quale hanno
partecipato fratelli e sorelle
dellevarie comunità. Nell’occasione si è avuta anche la
possibilità di riflettere sulla
storia del movimento ecumenico: dai suoi primi passi,
all’inizio del nostro secolo, fino alla costituzione del Con
Evangelici spezzini aiia marcia pacifista La Spezia-Portovenere (’92)
sigilo ecumenico delle chiese
a Amsterdam (1948),,non dimenticando però il Concilio
Vaticano II, che porta il cattolicesimo ad aprire le porte
al dialogo ecumenico. Da allora a oggi l’ecumenismo ha
fatto passi veramente importanti, per tracciare le vie di
un agire comune, nella consapevolezza che «non si può
essere vera espressione della
chiesa universale finché le
chiese non saranno tornate
alla parola di Dio».
L’ecumenismo però ha anche una storia locale. Nella
città di La Spezia le prime
iniziative ecumeniche che
vedono dialogare le chiese
evangeliche con la Chiesa
cattolica si hanno negli Anni
60, favorite dall’apertura
avutasi con il Concilio Vaticano IL I primi incontri si sono avuti nel ’61, a cura del
pastore Enrico Paschetto, fra
membri della Chiesa battista
insieme agli studenti di teologia dell’Amei e padre Da
Pozzo dei Domenicani, unitamente al laico prof. Ricciardi. La Chiesa metodista,
con il pastore Manzieri, aveva contatti con la Chiesa cat
tolica di San Pietro di Mazzetta, la Chiesa di San Giovanni, la Chiesa di Cristo Re
le suore di Maria Ausiliatrice.
Gli Anni 70 hanno poi gettato
le basi per un’apertura più
ampia e costante con l’intervento anche di don Fumo,
incaricato diocesano per il
dialogo ecumenico. Negli
Anni 80 metodisti e battisti,
attraverso il Centro evangelico, hanno stretto rapporti
con parte dell’associazionismo cattolico (Adi, Agesci) e
realizzato insieme diverse
iniziative pubbliche.
Negli Anni 90 gli incontri
sul piano ecclesiale sono diventati sempre più frequenti
per la comunità battista;
inoltre la costituzione del Comitato solidarietà immigrati,
al quale il Centro evangelico
ha aderito, ha portato ad avere nuovi rapporti con la realtà cattolica locale (Caritas,
Gruppo Samuel e altri). I risultati si sono visti proprio
negli Anni 90, che hanno visto la presenza agli incontri
di alcuni membri della Chiesa awentista e dei Fratelli;
sono poi iniziati rapporti fra
la parrocchia di Santa Rita e i
battisti con studi biblici e
culti ecumenici in comune.
Questa conoscenza reciproca
si è così rafforzata arrivando,
in occasione del culto ecumenico di Pentecoste del ’97,
alla partecipazione del vescovo Sanguineti presso la chiesa battista, e nel gennaio
scorso all’incontro di preghiera per l’unità dei cristiani
presso la chiesa metodista.
Questo lungo percorso,
non sempre lineare, con iniziative differenziate e non
sempre strettamente collegate fra loro, ha comunque
portato alla costituzione del
gruppo ecumenico di La
Spezia, i cui partecipanti aderiscono a titolo personale.
Ci siamo scoperti fratelli e
sorelle e non vogliamo essere
un’alternativa alle chiese di
appartenenza bensì uno stimolo, un lievito all’interno di
queste, poiché c’è piena consapevolezza del persistere di
grossi ostacoli in questo reciproco riconoscimento. In
Isaia 1,16 sta scritto: «Poi venite e discutiamo assieme,
dice il Signore!». Noi invece
troppo spesso preferiamo
anteporre la discussione a
quel radicale cambiamento
interiore che conduce all’incontro dell’altro in Cristo, in
questo modo viene fatto un
cattivo uso della teologia utilizzata più come contrapposizione che come contributo
per giungere «all’unità della
fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato
di uomini fatti, all’altezza
della statura perfetta di Cristo» (Ef.4,13).
L’incontro, dopo aver dato
spazio a un contributo «critico» dei presenti, è terminato
con un appello rivolto a tutti
di favorire l’adesione e la partecipazione al gruppo di un
sempre maggior numero di
persone, in nome della comune fede in Gesù Cristo.
Viaggio a Vallecrosia dei confermati delle chiese svizzere della vai Bregaglia
Una divertente occasione di socializzazione fraterna
Capita spesso di sognare a
occhi aperti e che questo sia
un sogno collettivo. È stata
‘ esperienza di noi tutti, conermati ’98 quando fmalmen‘0 abbiamo saputo che il
'''aggio di confermazione
avrebbe avuto luogo e con un
Pcogiamma del tutto specla0' Lunedì 27 aprile eravamo
a Castasegna dove aveva
jnizio la nostra avventura.
lii alle sei del mattino
a volta della Casa valdese
;uJlecrosla. I canti, le barlette, i momenti di condi■one che ci hanno accomdurante tutto il viagS 0. hanno costituito un mudar”**^ 'uuportante per annot- ® ®®mpre di più i rapporti
cnm 8’ovani e i nostri ac“^JPUgnatori/trici. Tutto,
grill ® fermate agli autoinHi j ^ aiutato a crescere
gn,'''‘dualmente e come
dn,L^°.‘ Privati a Vallecrosia,
' accolti con
i ;jPat,a da Daniela BouI tre „'■^^Punsabile del CenWm ° campo, ab
nl e ah^’h'“a” 8»«tare Lottila r ®dbondante cucina deluna .nno’ valdese è
'’Utietà Emersa in una
nee, p ■ P'unte mediterrauffrp circostante
uune bocce e al
SitUata sportive,
"late vi è ^ vicinanze del
delle K opportunità di fa’^tancescop ^ Passeggiate,
'u interec Purticolarmen"^eressato alla vasca dei
pesciolini rossi. Con caparbietà infatti, durante la sua
permanenza, tentò più volte
di catturarne qualcuno! Siamo poi partiti per Bordighera. La scalinata medioevale,
le viuzze strette e intriganti,
la vista sul mare, ci convincevano sempre di più che era
valsa la pena nonostante la
levataccia mattutina, di esserci messi in marcia, e questa volta a piedi! Ma la giornata non finiva lì. Il mitico cinema Ariston, da dove ogni
anno seguiamo il Festival di
Sanremo, dava in anteprima
la Maschera di ferro. Quale
migliore occasione per visitarlo e passare qualche oretta
nella Sanremo by night?! Le
ore notturne sono state per
alcuni instancabili, veramente importanti per dialogare
e... lavarsi i denti alle tre del
mattino!
28 aprile. Dopo la meditazione a cui tutti hanno partecipato, ci siamo messi in
viaggio alla volta di Montecarlo. Il Museo oceanografico
ci ha veramente impressionato. Vedere in un solo giorno tanti pesci vivi e imbalsamati e tanti ragazzi/e, (quelli
tutti vivi!), è stato per noi tutti un motivo di grande attrazione. In un baleno il nostro
gruppo si è difatti disciolto
per ritrovarsi sul piazzale del
palazzo del Principe e magari, in dolce e nuova compagnia. Incontri belli ma anche
fugaci: presto ci siamo infatti
messi in viaggio per visitare
Nizza e il suo famoso giardino botanico, il Phoenix. In un
clima tropicale creato artificialmente, abbiamo potuto
osservare piante e animali di
ogni genere: ma anche qui,
erano i ragazzi/e di altre scolaresche che attiravano di più
l’attenzione. Nel nostro gruppo, Emanuel e Dodi, hanno
dichiarato di aver fatto la conoscenza di almeno trentadue ragazze. Dal clima tropicale, siamo poi finiti in una
fabbrica di profumi e saponi
a Mentane. Qui abbiamo potuto osservare i vari procedimenti nella estrazione di essenze e elaborazione di nuovi
prodotti. Una pizza a Vallecrosia e via per l’ultima tappa
della giornata: la serata in un
pub di Bordighera
29 aprile. Alle 8 Daniela ci
attendeva tutti nella sala adibita per il culto o studi biblici. Ci ha salutati tutti con una
meditazione tratta dal libro
di Zink «Cento giorni con Gesù». Ci siamo recati poi a Sanremo dove abbiamo potuto
visitare la chiesa russo-ortodossa e conoscere, grazie alla
responsabile del posto, il
mondo ortodosso più da vicino, la sua liturgia e il suo credo. Ormai adulti, vaccinati e
stanchi, siamo stati lasciati liberi per fare shopping e conoscere meglio la città. Con il
tramonto si avvicinava anche
la fine di questa magnifica
esperienza. In serata abbia
mo cenato nei dintorni di Milano e scambiato le nostre
impressioni sul viaggio. Puntuali, a mezzanotte, abbiamo
varcato esausti e con sentimenti di gioia/tristezza la
frontiera di Castasegna. Nella
speranza di ripetere un giorno una simile esperienza, ringraziamo innanzitutto i nostri
simpatici accompagnatori/
trici C. Musto, A. Meuli, G.
Maurizio, S. Giacometti che si
sono, pare divertiti molto insieme a noi. Ringraziamo di
cuore anche il personale della
Casa valdese e il nostro autista Edi che ci ha «invogliati» a
imparare la canzone: «E tue
su la corriera». Ai Concistori
di valle vogliamo dire grazie
per il contributo versato a nostro favore.
I confermati '98
CINZIA CABUGATI VITALI
Mercoledì 13 maggio
la nostra chiesa, in collaborazione con una libreria
cittadina, ha organizzato un
incontro in una sala del centro con la dott. Bruna Peyrot
che ha presentato il suo libro
Prigioniere della torre. Come
introduzione all’esposizione
dell’autrice, il gruppo di canto della chiesa ha proposto la
Complainte des prisonnières de la Tour de Constance,
che racconta appunto la storia delle donne rinchiuse in
queiroscura prigione per
aver voluto esprimere liberamente il loro credo.
Bruna Peyrot ha ripercorso
in maniera appassionata gli
avvenimenti lontani descritti
nel suo libro, riuscendo a
renderli vicini e coinvolgenti.
Ha parlato dell’organizzazione del protestantesimo francese nel XVIII secolo, dopo la
revoca dell’Editto di Nantes,
soffermandosi a commentare
le sue tre anime: la clandestinità domestica con le donne
che leggono la Bibbia nelle
case; le profezie dei bambini
e delle bambine che incitano
a proclamare la propria fede
e i camisard, i profeti combattenti che affrontano una
guerra difficile; il tutto circondato comunque da una
rete di solidarietà dei protestanti che vivono all’estero e
dei pastori in esilio.
L’autrice ha poi descritto le
riunioni notturne all’aperto
[église du désert] di parecchie
migliaia di persone, che portavano spesso all’arresto di
diverse fra loro, specialmente
donne. Fra le donne rinchiuse nella torre di Costanza a
Aigues-Mortes spicca la personalità e la testimonianza di
Marie Durand, incarcerata a
15 anni e liberata dopo 38, di
cui si ricorda il motto résister,
che in qualche modo ha dato
il nome alla lotta contro il fascismo nell’ultima guerra. A
conclusione del suo intervento Bruna Peyrot ha ribadito
come sia sempre attuale un
richiamo alla tolleranza per
la libertà di tutti e ha lasciato
come messaggio all’uditorio
la sua convinzione che il titolo del libro Prigioniere della
torre è di fatto contraddetto
dal testo, che racconta una
storia di libertà.
Bruna Peyrot
Coinvolgimento scolastico a Savona
Per conoscere la Riforma
SAURO GOTT ARDI
La Casa valdese di Vallecrosia
Diminuisce la popolazione dei minorenni in
Italia e anche la Chiesa evangelica metodista di Savona risente naturalmente di questa
tendenza generale: inoltre è
da considerare che i bimbi
iscritti alla scuola domenicale provengono tutti da famiglie interconfessionali che
non sempre sono presenti la
domenica ai culti. Con l’inventiva necessaria in questi
casi, i monitori hanno offerto, con successo, una lezione
al giovedì pomeriggio, alternando lo studio biblico con
lavoretti manuali, che servono a aggregare il gruppetto. È
stato anche rivolto un invito
alle direzioni scolastiche a visitare la nostra sala di culto
quando studiano il periodo
storico della Riforma protestante; diverse classi sono così venute con i loro insegnanti in una visita da noi guidata
e attraverso le varie suppellettili (leggio, tavola, pulpito,
fonte, organi, panche, Bibbie,
innari, ecc.) è stata loro illustrato l’itinerario storico della
nostra fede.
A marzo abbiamo avuto la
visita di Rolando Giovannini,
direttore dell’Istituto d’arte
ceramica di Faenza, che ha
voluto vedere le pareti di ceramica della sala evangelica,
opera dello scultore Nino Caruso, ora illustrate in un recente volume della Hoepli: si
pensa, per ricordare questa
realizzazione, a una manifestazione pubblica.
Non sono mancate le visite, a febbraio e a aprile, da
Walldorf, antico insediamento valdese nell’Assia, della
pastora Astrid Render e dei
genitori di Roland Jourdan,
nostro attuale aiuto pastore.
Il 24 maggio invece l’Unione
femminile di Pinerolo ha trascorso una giornata intera
con noi, dal culto all’agape
fraterna, alla visita turistica
guidata a Savona e alle ceramiche di Albisola. Un gruppo
di anziani dell’Asilo di San
Germano Chisone ci ha raggiunti a Pentecoste per il culto, accompagnati dalla nostra Paola Gazzano-Boccone,
che lavora in quella struttura:
erano in vacanza alla Casa
valdese di Borgio Verezzi.
Nell’ambito dei buoni rapporti con la curia vescovile, si
è avuto un incontro con il
nuovo direttore del settimanale «11 Letimbro», che intende inaugurare una rubrica
ecumenica, dandoci spazio
per i nostri argomenti evangelici e per notizie e informazioni del mondo protestante. In
un colloquio con il vescovo e
con l’incaricato dei rapporti
ecumenici è stato discusso il
recente documento sui rapporti interconfessionali, firmato dalle nostre chiese e
dalla Conferenza episcopale,
onde trovare un’applicazione
transitoria per Savona.
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 12 GIUGNO
I99j
Un'iniziativa ecumenica delia Chiesa battista di Roma-Garbatella
Il dialogo si fa intorno alia Bibbia
Un clima in cui ci si può parlare apertamente favorisce io scambio fraterno
delie idee e delle argomentazioni. Coinvolti anche altri evangelici del Lazio
SERGIO SPANO
La Chiesa battista di Roma-Garbatella insieme
alle parrocchie romane di
San Benedetto, San Francesco Saverio, Santa Galla e la
comunità cristiana di base di
San Paolo, sono state protagoniste della manifestazione
ecumenica le «Giornate della
Bibbia», che si è tenuta dall’8 al 10 maggio in un parco
pubblico della zona dove sono stati esposti una cinquantina di pannelli illustranti codici antichi e frammenti di
scritti in greco, in aramaico e
in ebraico, nonché diverse
versioni bibliche tradotte in
varie lingue. L’iniziativa si inserisce in un programma di
attività che la comunità vuol
portare avanti nel desiderio
di aprirsi sempre più al dialogo con le altre presenze religiose e culturali del quartiere.
La serata del venerdì ha
avuto un momento di riflessione e di preghiera ecumenica introdotto dagli studenti
di teologia Sandra Spada e
Sandro Spanu. Ci ha colpito
la freschezza del loro linguaggio semplice e chiaro
che non ha attenuato il contenuto teologico del discorso. Sono intervenuti anche i
pastori Paolo Marziale e
Claudio lafrate che hanno
condiviso la nostra iniziativa,
incoraggiandoci a perseverare in questo cammino. La
U. .
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manifestazione ha avuto il
suo momento culminante
sabato: fin dal mattino diverse persone hanno visitato la
mostra, fermandosi a leggere
i pannelli e a chiedere spiegazioni in merito.
Nel pomeriggio c’è stata
una tavola rotonda sul tema
«11 cammino di un popolo
schiavo dalla terra di schiavitù alla terra della libertà» a
cui hanno partecipato il prof.
Giuseppe Barbaglio, biblista,
il prof. Daniele Garrone, docente di Antico Testamento
alla Facoltà valdese di teologia, la pastora battista Anna
Maffei, e don Franco Amatori, parroco di Santa Galla. I
loro interventi sono stati molto stimolanti sia per lo spessore teologico delle argomentazioni, sia perché i quattro
oratori hanno avuto il pregio
di essere concisi e chiari: pur
partendo da premesse diverse, alla fine hanno ritrovato
piena convergenza nel rapportare l’immagine offerta
dall’Esodo alla situazione storica ed umana del nostro
tempo inquieto.
È seguito un breve dibattito in cui Giovanni Franzoni
ha sottolineato come il racconto dell’Esodo assuma nel
contesto attuale un rilevante
significato, dal momento
che ancora molti vivono nella schiavitù del bisogno e in
condizioni di emarginazione
e di povertà. Non possiamo
nascondere la nostra gioia
per la partecipazione che
è stata a dir poco sorprendente: tra i presenti anche alcuni rappresentanti delle
chiese battiste di Albano Laziale, di Teatro Valle, di via
Urbana, di Civitavecchia e
della Chiesa valdese di Piazza
Cavour. In serata il pubblico
è cresciuto ulteriormente per
il concerto del coro Ipharadisi che ha suscitato un entusiasmo incredibile. Pur cantando all’aperto tra innumerevoli difficoltà tecniche, con
il loro entusiasmo e la loro fede i coristi hanno trasmesso
un messaggio che difficilmente dimenticheremo. Non
possiamo esimerci dal ringraziare Carlo Leila, direttore
del coro, per il lavoro svolto
con grande sensibilità cristiana e capacità artistica; è piaciuto il rapporto che ha saputo stabilire col pubblico presente, fino a coinvolgerlo totalmente. In chiusura c’è stato il saluto del dottor Giorgio
Moccia, presidente della circoscrizione. Domenica mattina le «Giornate della Bibbia» si sono concluse con un
culto comunitario.
La predicazione, tenuta dal
pastore Umberto delle Donne, è stata intervallata da inni
cantati dal coro ecumenico
di Montesacro che ha dato
un ulteriore apporto spirituale al nostro stare insieme. Un
particolare ringraziamento
va a Domenico Bemportato
per l’impegno profuso nell’installazione e controllo
dell’impianto di amplificazione e delle luci.
Due temi discussi dalla Federazione delle chiese evangeliche del Nord-Est
^ecumenismo e la donna nella società e nella chiesa
ANITA BRASCHI
La giornata umida e piovosa del 1° maggio e fa non
disponibilità della sede del
Centro ecumenico «Menegon» per la ristrutturazione in
atto, non hanno impedito agli
«appassionati» delle chiese
del Triveneto di ritrovarsi a
Tramonti. Da anni la Fcene
(Federazione chiese evangeliche del Nord-Est) organizza
infatti rincontro interdenominazionale su problematiche emergenti. Quest’anno,
nel Centro sociale di Tramonti di Sotto, messo gentilmente
a disposizione dal sindaco, si
sono esaminate due tematiche. La prima, «Ecumenismo
al bivio? Le nostre esperienze
e progetti per un futuro camino ecumenico a 50 anni dalla
costituzione del Consiglio
ecumenico delle Chiese», è
stata presentata dal candidato Andreas Kohn. La seconda,
divisa in due parti, riguardava
•il «Decennio di solidarietà
con le donne» (relatrice Marie-France Maurin) e «La situazione della donna nel tessuto socio-politico attuale»
(relatrice Elena Gobbi del
Consiglio regionale del Friuli
Venezia Giulia).
La relazione di Andreas
Kohn ha presentato un excursus storico sul movimento
ecumenico, non tralasciando
nei vari passaggi le problematiche teologiche presenti nei
diversi periodi del dialogo
FCEI
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia
ricerca
una persona da assumere a pieno tempo per ricoprire l'incarico di
caporedattore/trice
deiragenzia stampa NEV
uffici romani della FCEI, neH'ambito del Servizio stame televisione, a partire dal prossimo autunno. 1 compiti
presso gli
pa, radio
del/la caporedattore/trice, che dovrà lavorare a stretto contatto
col direttore, sono quelli di curare la redazione del bollettino settimanale NEV e del Dollettino mensile NEV in lingua inglese, curare i rapporti con i giornalisti dell'informazione religiosa, produrre
comunicati stampa e sollecitare reazioni protestanti su temi di attualità, coordinare il lavoro di ufficio stampa e conferenze stampa in occasione di particolari momenti della vita delle chiese. Si
richiedono: capacità di lavorare in team e di intrattenere relazioni pubbliche, precisione, capacità di sintesi e facilità nella scrittura, tempestività di intervento, conoscenza del mondo evangelico
ed ecumenico italiano e internazionale, conoscenza di almeno
due lingue straniere. Saranno considerati titoli preferenziali l'iscrizione all'albo dei giornalisti/pubblicisti e precedenti esperienze
lavorative in campo giornalistico.
Le domande, corredate da un curriculum vitae e da una lettera di
presentazione della chiesa di appartenenza, dovranno pervenire
entro e non oltre il 30 giugno a: FCEI, via Firenze 38, 00184
Roma, fax 064828728. La FCEI si riserva di convocare per un
colloquio un numero ristretto di candidati/e i cui curricula meglio
rispondano ai requisiti richiesti.
ecumenico. È stata una riflessione molto analitica che ha
evidenziato ancora una volta
le difficoltà presenti e le possibili prospettive. L’esposizione ha talmente preso i presenti da non dare neanche il
tempo al relatore di concludere la relazione. Gli interventi sono «esplosi» con franchezza e si sono focalizzati
sulla necessità di avviare un
ampio processo che potrebbe
portarci alla celebrazione di
un Concilio ecumenico in cui
le chiese dimostrino di sapersi accettare nelle loro diversità e tentino, riconciliate dalla e nella Parola, di servire insieme gli uomini. La citazione
di Paolo Ricca: «Cristo è più
grande della mia chiesa» e
«Dio è più grande del cristianesimo» ha provocato non
poche riflessioni, incompiute
ma assai positive.
Dopo un’agape fraterna abbiamo ascoltato la relazione
di Marie-France Maurin che,
partendo dal Decennio di solidarietà (19881998) con le
donne promosso dal Cec, ha
esposto alcuni aspetti della
situazione della donna (povertà, emarginazione, sfruttamento) e ha proposto impegni sia da parte della società
civile che da parte delle chiese (dalla lotta alla discriminazione al riconoscimento della
parità a tutti i livelli).
L’ultimo intervento, di Elena Gobbi, ha operato un legame tra riflessione cristiana e
analisi socio-politica. Partendo da esperienze personali, la
relatrice ha fatto riferimento a
remore, tatticismi, acrobazie
che impediscono alla donna
di assumere piena responsabilità nel contesto in cui vive e
opera. Alcune analisi sono
state impietose e hanno messo a nudo la «maschilinità»
ancora imperversante. Non è
mancata la visita al Centro
ecumenico per renderci conto
della ristrutturazione in atto.
Abbiamo notato che gli interventi hanno interessato tutta
la struttura: un auspicio perché il Centro diventi sempre
più punto di riferimento per
le nostre comunità e per quelle dei paesi limitrofi (Austria,
Croazia, Slovenia).
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M Viaggio degli studenti di teologia
Giornate di studio intenso
e di fraternità in Svizzera
ROBERTO CELENTA
MIRELU MANOCCHIO
Lunedi n aprile, ore 7,30.
Gli occhi sono ancora un
bel po’ gonfi e ho difficoltà a
raddrizzare il collo dopo una
notte passata in treno, comunque mi accorgo che anche gli altri sono nella mia
stessa condizione... e mentre
ondeggio tra la veglia e il sonno il mio sguardo è catturato
da montagne coperte di neve, da piccoli chalet lindi e
pinti e da verde, verde e ancora verde. Così un po’ tutti
ci siamo resi conto di essere
arrivati in Svizzera, dove dovevamo trascorrere circa una
settimana, dal 27 aprile al l°
maggio, per una visita di
scambio con la Facoltà di
teologia di Neuchâtel.
Appena giunti abbiamo subito intuito che avremmo
avuto giornate intense e ricche di incontri; infatti dopo il
«petit dejeuner» siamo passati a una breve presentazione
delle persone e dei corsi di
studio della Facoltà ospite e
al nutrito programma del nostro soggiorno. Nel pomeriggio ci attendeva la nostra prima conferenza che, pur sonnacchiosi e stanchi, abbiamo
seguito con grande interesse.
I professori Schaer, geologo,
e Dubied, decano della Facoltà di teologia, sono stati i
nostri anfitrioni in questa
prima tappa sul «Tempo», tema conduttore della settimana in Svizzera. L’argomento
non è stato analizzato unicamente dal punto di vista teologico, ma ci è stata offerta
un’ampia panoramica delle
sue varie sfaccettature.
Dalle teorie catastrofiste e
sul caos presentateci dal
prof. Schaer, siamo passati a
considerazioni socio-economiche con la visita al museo
di La Chaux-de-Fonds, una
delle capitali dell’orologeria
svizzera, e con la conferenza
di Pierre Dubois, ex ministro
per l’Economia del cantone e
presidente del museo, continuando con la visione del
tempo nell’Antico Testamento, tenutaci dal prof. Martin
Rose, e del Nuovo Testamento, presieduta dal giovane
prof. Dottwiler, per poi proseguire con il dibattito su
«Escatologia e Apocalisse»
condotto da madame Karakash, prof, di Ermeneutica,
per finire con la breve ma significativa conferenza del
prof, di Filosofia delle religioni, Stucki, che ci ha delineato
SAN SECONDO — L’assemblea di chiesa del 24 maggio che ha
fra l’altro discusso la relazione morale annua, ha eletto deputati al Sinodo Davide Paschetto e Barbara Paschetto.
• Domenica 10 maggio la scuola domenicale ha presentato
il culto, destando interesse e approvazione fra i preseti
per la volontà e la cura dimostrate. La settimana successiva, al termine delle attività la scuola domenicale unitamen
te a altre scuole domenicali del 11 Circuito ha trascorso
ilfi
ne settimana presso la Casa valdese di Vallecrosia. Doin^
nica 17 maggio il culto è stato invece a cura deH’Union
femminile, con una riflessione sul Padre Nostro. .
• Durante l’assenza del pastore per un periodo di
culti domenicali saranno così presieduti: il 14 giugno
pastore Archimede Bertolino; il 21 giugno dal pastore Ua
de Olearo; il 28 giugno dal pastore Luciano Deodato.
AOSTA — Un lutto particolarmente doloroso ha colpito la
stra comunità: nelle prime ore del mattino del 1° giugoy
terminato la sua vita terrena Gilda Berruquier
ricordo giovane infermiera all’Ospedale evangelico di
nova all’inizio degli Anni 40, monitrice dei miei figli alle
Ionie estive di Vallecrosia negli Anni 60. Poi gli
fanno sempre più frequenti in Valle d’Aosta dove GU
membro di chiesa da molti decenni. Gilda è stata una
dente rigorosa e di grande coraggio, conosciuta i^^^ , jyj
essere generosa e disponibile ovunque fosse utile la
preparazione professionale sempre accompagnata da
dolce sorriso. Anche nella malattia ha testimoniato
animo sereno il suo abbandono nelle mani
del SignofJ
Una grande folla si è raccolta per il suo funerale e ha aso
tato le parole del Salmo 23, tanto caro a Gilda: «Il
il mio pastore: nulla mi manca». Il suo ricordo sarà b
nei nostri cuori a queste parole di fede.(lc.d)
venere
la concezione filosofica dei
tempo di Martin Buber. ^
Grande stimolo alla discus.
sione e riflessione hanno an
portato i lavori di grupa,
svolti in relazione alla conce
zione lineare e ciclica dei
tempo nell’Antico Testameli,
to e alla «Venuta del regno,
per i Nuovo Testamento.!
stata questa importante oc.
castone di confronto su quei
stioni propriamente teolocji
che con i nostri colleghi di
Neuchâtel, particolarmente
interessante per gli iUumi.
nanti commenti e le acute
osservazioni del prof Rose
Angeli custodi in questo noi
stro «viaggio nei tempo» sono
stati il prof Ermanno Gente
decano della Facoltà di teoloi
già di Roma, e Yann Redalié,
docente di Nuovo Testameni
to, che ci hanno egregiamente sopportato.
Ed eccoci, mercoledì 29, a
respirare aria di Riforma, non
solo letta e studiata ma concreta e tangibile dinanzi a
noi: siamo a Ginevra, dominio incontrastato di Calvino e
rifugio per antichi esuli di
tutta Europa. Il rigore calvinista balza subito agli occhi
nella severità con cui sono
state ristrutturate le chiese
dopo la Riforma, ma a volte
la gioia dei colori e la voluttuosità di forme delle chiese
cattoliche ci manca!
Nonostante i numerosi impegni, non sono mancati i
momenti conviviali, preziosa
occasione per una conoscenza più approfondita e informale con gli altri studenti.
Tra una passeggiata, una serata al ristorante e l’ottima
fonduta consumata in una
grande aula della Facoltà l’ultima sera di permanenza, sirata allietata da canti popola
ri italiani e svizzeri, abbiamo
potuto scoprire vicinanze e
differenze della medesima
Facoltà in una realtà completamente diversa. Questa sorta di full immersion in un
paese a maggioranza protestante ci ha permesso di avvertire che, se per un verso
tale realtà porta a diluire quel
forte sentire l'identità religiosa che invece noi ci portiamo
sempre addosso, per un diro
aiuta la Facoltà di Neuchâtel,
forse anche perché parte integrante dell’università statale, a correre meno il pericolo
di allontanarsi o isolarsi dal
contesto socioculturale e accademico, pericolo cui sembrano più esposte tutte le facoltà italiane di teologia.
Gli
sto
TIZ
SI è sv
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di chiusa
gramma
concessi
valdesi d
Alberto,
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PAG. 9 RIFORMA
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Le celebrazioni del 1848 a Milano
Sul filo della memoria
C\ì evangelici riuniti per un culto e per una rievocazione
storica in una delle piazze del centro storico della città
____TIZIAKA colasawti
SI è svolto domenica 17
maggio a Milano il culto
di chiusura delle attività programmate per ricordare la
concessione delle libertà ai
valdesi da parte di re Carlo
Alberto. Suggestiva la cornice: Piazza Santo Stefano, nel
cuore della Milano storica,
un angolo barocco raffinato e
discreto. Alla liturgia hanno
partecipato le due chiese hattiste di Milano, la chiesa battista di Bollate, la chiesa metodista e quella valdese. L’avvenimento ha richiamato
non soltanto la presenza dei
membri di chiesa più attivi
(circa 120 presenti) ma ha
anche attirato l’attenzione di
diversi passanti e nonostante
il tempo incerto da pomeriggio primaverile ventoso (il
culto è iniziato alle 16) tutto
si è svolto per il meglio.
La predicazione è stata tenuta dal pastore Paolo Spanu
della comunità battista di via
Pinamonte da Vimercate sul
testo della seconda Epistola a
Timoteo (2, 8) «Ricordati di
Gesù Cristo risorto dai morti,
progenie Davide secondo il
mio Vangelo». Dopo un excursus storico sulle persecuzioni dei secoli passati subite
dalla chiesa e suU’importanza
della memoria (presente anche nell’ebraismo) Spanu ha
ricordato le tentazioni dell’oblio e della rimozione del
ricordo a cui tutti i credenti
sono sottoposti, spesso per
sfuggire alle sofferenze del
passato e per ridare voce alla
speranza. Ma quest’ultimo atteggiamento, per quanto umano e comprensibile, ci toglie anche gli aspetti positivi
della questione: il ricordo del
passato è infatti è la dote più
creativa su cui possiamo contare per costruire il nostro futuro e quello delle generazioni che ci seguiranno.
1 fatti in particolare che
hanno seguito la concessione
di re Carlo .Alberto hanno fatto fiorire nella seconda metà
del secolo scorso l’evangelismo italiano, quello predicato
nelle strade dai barba e dai
colportori. La speranza della
libertà di proclamare la propria fede ha permesso di rincuorare quelle sorelle e quei
fratelli perseguitati durante il
fascismo e negli Anni 50 (episodio quest’ultimo poco noto
e ancora troppo poco ricordato che andrebbe citato più
spesso in un’epoca in cui si
tenta di cancellare fatti dolorosi in nome di una presunta
pacificazione). Ma la storia
delle chiese non deve comunque fermarsi a una retorica
che rischia di essere invece
soltanto celebrativa: la Rivelazione supera e oltrepassa,
nella sua essenza, la rievocazione storica e colloca i credenti nella prospettiva della
Grazia e della Resurrezione.
Molto apprezzati anche gli
interventi musicali degli ottoni e della corale valdese, che
ha interpretato, tra l’altro
(poteva mancare?) il Giuro di
Sibaud. La tradizionale colletta è stata destinata alla
raccolta fondi Fcei per gli alluvionati della Campania.
Una gita delle due chiese battiste genovesi
Una giornata di fraternità e vita comunitaria
HELENE FONTANA
Eravamo in tanti a avere
ancora un po’ di sonno
quando ci siamo incontrati
nel centro di Genova alle sette di mattina, domenica 17
maggio, per salire sul pullman noleggiato per una gita
a Varese e al Lago Maggiore.
Eravamo 50 membri delle
due chiese battiste genovesi
che da tanto non vedevano
fora di partecipare a questa
gita organizzata dal pastore
Stefano Fontana. Una volta
usciti da Genova e imboccata
fautostrada, il nostro sonno
h sparito del tutto, mentre
guardavamo i bei paesaggi
della Liguria, e poi le risaie
del Piemonte e i campi pianeggianti della Lombardia.
Grazie al microfono del pullman tanti membri di chiesa
SI sono inaspettatamente risolati cantanti o comici e
persino il pastore si è concesso qualche barzelletta.
I partecipanti rappresentasano tutte le generazioni deifi chiesa (la più giovane aveva appena due anni mentre la
P'u anziana aveva passato gli
ottanta) e la giornata promet
teva divertimento e attività
interessanti per tutti. Dopo
quasi tre ore di strada siamo
arrivati a Varese dove ci stavano aspettando i membri
della chiesa battista di quella
città. Dopo il caloroso benvenuto da parte del pastore Mario Ciotola, le due comunità
hanno celebrato insieme il
culto nella chiesa gremita: la
liturgia è stata condotta dal
pastore Ciotola mentre il pastore Fontana ha parlato nel
sermone del significato biblico della benedizione, con
particolare riguardo all’Antico Testamento. Tutti i presenti hanno apprezzato l’opportunità di poter condividere questo momento di culto
con sorelle e fratelli di un’altra comunità. Finito il culto la
chiesa di Varese ci ha regalato
la piacevole sorpresa di rinfresco preparato per noi durante il quale i membri delle
due comunità hanno avuto la
possibilità di chiacchierare
un po’ e conoscersi meglio. 1
nostri più sentiti ringraziamenti alla comunità di Varese, che ci ha accolto in modo
così simpatico e fraterno.
La nostra seconda meta
Per le chiese evangeliche
Registri ecclesiastici
1 j ^fiponibile il fascicolo n.
Pegli «Atti liturgici» pronao dalla Commissione per
^'ufio e la liturgia della
lesa evangelica valdese
delle chiese valdesi e
metodiste). Il fascicolo contie'6 le liturgie per il battesimi j.' il battesi
cftii ’ ^'9*' credenti, la
s?";®'''«azione, l'ammishat+ ^ nuovi membri già
evan^^^^' «chiesa
(ora '«-a- l'accoglienza
gsentazione) di figli di ere
adatte al^ iifiiese valdesi e
^ Modiste ma, almeno in pardeiip adattabili all'uso
alt e battista e delle
7 chiese evangeliche.
fascicolo (pp.
spese ^ ^'500 di
con la tl »P®dizione (invio
«lettere»). Chi
10 desidera può ricevere,
senza ulteriore spesa, anche
11 floppy disk (specificare il
formato del file e se si utilizza la piattaforma Dos oppure Mac).
Inoltre sono ancora disponibili i seguenti registri ecclesiastici (pp. 100, formato
26x35 cm) a £ 50.000 cadauno, comprensive delle spese
di spedizione:
• atti di battesimo;
• atti di matrimonio;
• atti di benedizione di
matrimonio;
• atti di sepoltura.
I registri sono utiilizzabili
da parte di tutte le chiese
evangeliche, salvo il registro
degli atti di matrimonio specificamente predisposto per
le chiese valdesi e metodiste.
Rivolgersi all'amministrazione
di «Riforma»: via San Pio V,
15, 10125 Torino; telefono
011-655278 - fax 011-657542.
era Stresa, sul Lago Maggiore: arrivati a destinazione ci
siamo seduti sul lungolago
per mangiare la nostra colazione al sacco, gustando al
tempo stesso la vista sul lago
e sulle Isole Borromee. Il
tempo era bello e tutti sono
stati d’accordo dopo pranzo
nel prendere il battello per
visitare alcune di queste isole; l’Isola Bella e l’Isola Superiore dei pescatori. Sulle isole
c’è stata la possibilità di riposarsi un po’ sulle panchine in
riva al lago e anche per esplorare le stradine strette
che formavano un pittoresco
labirinto con piccoli negozi,
ristoranti e, visitate da tanti
di noi, gelaterie. I bambini
sono probabilmente stati i
più felici in queste ore.
Più tardi nel pomeriggio il
cielo ha cominciato ad annuvolarsi ma per fortuna era
anche tempo per noi di imbarcarci di nuovo sul battello
per tornare a Stresa dove ci
aspettava il nostro pullman.
Verso le 21,30 eravamo a Genova, dopo una giornata lunga, ma piacevole e di grande
successo. Eravamo tutti davvero contenti di aver conosciuto la comunità di Varese
e di aver visitato il bellissimo
Lago Maggiore, ma forse soprattutto di avere trascorso
una giornata insieme a fratelli e sorelle di chiesa. È stato bene per la nostra comunità aver trascorso questa
giornata insieme e il nostro
augurio come chiesa è senz’
altro quello di poter fare presto un’esperienza analoga,
fra non molto e magari con
una destinazione diversa e
altrettanto bella.
èl 1 r circuito
Una bella
lezione dagli
immigrati
EUGENIO RIVOIR
PER noi che siamo europei, c’è stata quella che
vorrei chiamare una bella lezione di storia. I membri dell’assemblea dell’ll° circuito
(Ecumene, 9-10 maggio) si
sono sentiti interpellare, in
modo certamente inconsueto, dai rappresentanti di
quella chiesa che è venuta a
noi da lontano. Per tutta la
prima parte dell’Assemblea
africani e asiatici hanno tentato, in modi cortesi ma anche molto decisi, di spiegarci
che cosa vuole dire essere
evangelici (e volerlo essere
con noi) se si è stranieri in
Italia. Quanti preconcetti,
quante cose che sembrano
evidenti e invece non lo sono, quante offese (a volte anche fatte senza voler offendere), quanti modi di fare sbagliati sono di casa fra noi.
E uno dopo l’altro, semplicemente raccontando la loro
storia e il loro presente, fratelli e sorelle delle altre parti
del mondo ci hanno «rimesso
a posto»: per favore, ora state
a sentire, ascoltate, cercate di
capire. In altre parole, la presenza di filippini, coreani,
malgasci, nigeriani ecc. ci obbliga a ripensare contatti,
confronti, dialoghi e modi di
predicazione. Non abbiamo
certo capito tutto, ma siamo
stati certamente aiutati. Il tema dell’Assemblea («Essere
chiesa insieme nell’11° circuito») ha costretto un po’
tutti al ripensamento e ha dato il tono a tutta la discussione dei due giorni.
Resta ancora da dire che
l’Assemblea ha discusso con
vivacità tre argomenti all’ordine del giorno, tutti e tre importanti: il documento sull’ecumenismo preparato dalla
commissione incaricata, il
rapporto con le chiese battiste locali, la preparazione dei
predicatori locali. Abbiamo
anche salutato tre pastori che
terminano il loro lavoro nel
nostro territorio (Archimede
Bertolino, Giovanni Conte,
che vanno in emeritazione, e
Richard Grocott, che l’anno
prossimo, se Dio vuole, presterà il suo servizio nell’Italia
del Nord).
Alla fine abbiamo eletto i
tre deputati metodisti al Sinodo di nostra competenza
(una nigeriana, un olandese e
un italiano), abbiamo ringraziato il Consiglio di circuito
per il suo lavoro accurato (e
lo abbiamo riconfermato) e
ci siamo dati appuntamento
per l’autunno prossimo a
Terni. Ma non si possono
chiudere qui queste note di
cronaca; verso la fine dei lavori è stata comunicata all’assemblea la notizia della
morte di Paolo Sbaffi, pastore
a Firenze. Molti di noi l’avevano conosciuto proprio qui,
a Ecumene, e avevano imparato a confrontarsi con lui,
appassionandosi nel quadro
di una vocazione comune;
per questo abbiamo ringraziato il Signore per quello che
da Paolo abbiamo ricevuto
negli anni della sua vita.
Abbonamento
alla rivista
per l’anno 1997-98
Abbonamento per l’interno ....................L. 30.0C0
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allo stesso indirizzo (l’uno).................L. 27.000
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Porro Lambertenghi 28 - 20159 Milano
Agenda
12 giugno
UDINE — Alle ore 18, presso il Centro culturale evangelico
«Guido Gandolfo» (Chiesa metodista, piazzale D’Annunzio
9), la dott. Augusta De Piero Barbina tiene una conferenza
sul tema: «La base americana di Aviano».
13 giugno
FIRENZE — Alle 17, al Centro culturale protestante «Pietro
Martire Vermigli» (via Manzoni 21), il pastore Piero Bensi
parla sul tema: «Problemi etici di fine vita. L’eutanasia».
MOTTOLA — Alle ore 19, nella chiesa battista, si tiene un
dibattito sul tqma: «Il battismo in Italia e a Mottola». Partecipano i pastori Massimo Aprile e Franco Scaramuccia,
nell’ambito delle celebrazioni per i 120 anni di presenza
evangelica a Mottola, che si concludono la domenica con il
culto di ringraziamento alle ore 11.
14 giugno
ROMA — Alle ore 10 alla Rome Baptist Churxh (piazza S.
Lorenzo in Lucina) e alle ore 20 nella chiesa valdese di piazza Cavour, il Chancel Choir della Wake Forest Baptist Church della North Carolina, diretto da Ginger Smith Graves,
tiene uno spettacolo di musiche e danze liturgiche con l’ausilio di burattini. L’iniziativa è organizzata dal Dipartimento di evahgelizzazione dell’Ucebi e dall’ll circuito delle
chiese valdesi e metodiste. Informazioni allo 0761-305622.
GENOVA — Alle 10, presso le suore del Cenacolo (via F.
Nullo 4, Quarto dei Mille), il Sae organizza un incontro di
riflessione sul tema: «La Dichiarazione congiunta luteranocattolica sulla giustificazione». Intervengono il prof. Giancarlo Giovine, valdese, il prof, don Angelo Maffei e il pastore luterano Jürgen Astfalk. Informazioni allo 010-566694.
17 giugno
CELLENO (Vt) — Alle ore 21, presso il Centro comunitario,
si tiene uno spettacolo di musiche e danze liturgiche del
Chancel Choir della Wake Forest Baptist Church (North carolina) diretto da Ginger Smith-Graves, per l’organizzazione del Dipartimento di evangelizzazione dell’Ucebi e
dell’XI Circuito delle chiese valdesi e metodiste. Per informazioni tei. 0761/305622.
19 giugno
NAPOLI — Alle ore 20,30, presso la sala della Comunità luterana (via Puntano 1), il pastore Hartmut Diekmann parla
sul tema; «C’è bisogno dell’ansia», nell’ambito del ciclo di
studi del Gruppo ecumenico su «La libertà-Dio e l’uomo».
VITERBO — Alle 18, in piazza Repubblica, si tiene uno spettacolo di musiche e danze liturgiche del Chancel Choir della
Wake Foresi Baptist Church (North Carolina) diretto da Gin
ger Smith-Graves, per l’organizzazione del Dipartimento di
evangelizzazione dell’Ucebi e dell’ll circuito delle chiese
valdesi e metodiste. Informazioni allo 0761-305622.
20 giugno
VITERBO —Alle 10 in largo Benedetto Croce e alle 21 nel
parco comunale di La Quercia, si tiene uno spettacolo di
musiche e danze liturgiche del Chancel Choir della Wake
Forest Baptist Church (North Carolina) diretto da Ginger
Smith-Graves, per l’organizzazione del Dipartimento di
evangelizzazione dell’Ucebi e dell’ll circuito delle chiese
valdesi e metodiste. Per informazioni tei. 0761-305622.
24 giugno
SARONNO (Va) — Alle ore 21, al teatro Giuditta Pasta,
l’Associazione culturale protestante di Saronno inaugurerà la sua attività con un concerto polifonico di musica
sacra e canti spiritual eseguiti dalla Rogue Valley Chorale
(Oregon, Usa). La manifestazione è patrocinata dall’Assessorato alla cultura della città. L’ingresso è libero.
Radio e televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9 circa. Domenica
14 giugno andrà in onda: «Il lungo cammino della libertà: il
presidente della Camera Violante festeggia con le comunità ebraiche e valdesi il 150° anniversario dei diritti civili;
Israele: conoscersi per dialogare; Le chiese evangeliche in
Puglia; Incontri, rubrica biblica». Replica il 22 giugno.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera ofax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
Siamo una famiglia italo-teclesca. Abitiamo in una piccola città alla periferia di Stoccarda, la no.stra ca.sa dista
pochi metri dalla fermata della metropolitana, in meno
di mezz'ora si raggiunge il centro. Lavoriamo per la
chiesa evangelica, abbiamo due bambine di 6 e 2 anni
e un bambino di 1 anno.
Cerchiamo una ragazza alla pari per almeno
un anno a partire da settembre 1998
offriamo: vitto alloggio e argent de poche
Fam. Haußler Costabel, Kirchstr. 42/1, I)-708.49 Gerlingen, Tel. 007156/920.122, fax 007156/920,119
H-mail: gabco-geha@z.zgs.de
14
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 12 GlUGNOj^ ^eR
Riforma
Il drago nucleare
Giorgio Nebbia
È quasi scomparso il rumore e il tremore delle undici
esplosioni nucleari dell’India e del Pakistan: dopo le solite
proteste delle grandi autorità morali e imperiali, l’ordine
torna a regnare sovrano. Quasi nessuno ha sottolineato che
la prima esplosione indiana è avvenuta a tre giorni dalla
chiusura a Ginevra dei lavori preparatori per la Conferenza
sulla revisione del Trattato di non proliferazione delle armi
nucleari (Tnp), prevista per il 2000. Tale trattato è ispirato
al principio che chi ha le armi nucleari se le tiene, e chi non
le ha non deve procurarsele; solo così, accettando adeguate
ispezioni, i paesi che non possiedono armi nucleari possono utilizzare le centrali elettronucleari, alimentate con il
materiale fìssile fornito dalle potenze nucleari.
A dire la verità, nel Tnp c’è un articolo, il sei, che stabilisce che i paesi firmatari devono intraprendere iniziative
per un disarmo nucleare totale. La Conferenza di Ginevra
delle scorse settimane ancora una volta ha confermato che
le potenze nucleari occidentali si oppongono a qualsiasi
iniziativa per il rispetto di tale articolo. Questa arrogante
posizione era del resto apparsa chiara nella discussione
successiva al parere della Corte intemazionale di giustizia
dell’Aia che, T8 luglio 1996, ha riconosciuto Tillegalità non
solo dell’uso ma anche della minaccia dell’uso delle armi
nucleari e ha ribadito Tobbligo di un disarmo nucleare totale. A seguito di questa sentenza ci sono state due votazioni all’Assemhlea generale delI’Onu: nel dicembre 1996 e
nel dicembre 1997, a favore deU’awio delle trattative per
tale disarmo; le mozioni sono state approvate a larga maggioranza, col voto favorevole di India, Pakistan, Cina, ecc.,
e col voto contrario delle quattro potenze nucleari occidentali e dei loro tradizionaU sostenitori, ft"a cui l’Italia.
Di tutto questo la stampa non parla, e lo stesso Parlamento fa fìnta di ignorare che il governo italiano, dal tempo dei democristiani, a Dini, a Berlusconi, a Prodi, vota
compatto contro qualsiasi passo per un disarmo nucleare
totale, a cui pure si è impegnato con il Tnp. Non c’è quindi da meravigliarsi che paesi come India e Pakistan, abbiano approfittato del nuovo fallimento della recente
conferenza di Ginevra per dimostrare, con una rudimentale equazione, che è iniquo che cinque paesi possano legalmente detenere il monopolio delle armi nucleari e impedire a qualsiasi altro paese di costruire le proprie.
Le esplosioni indiane e pakistane rappresentano un grave avvertimento per il futuro. I popoli del Nord del mondo
dovrebbero svegliarsi dal loro torpore e dovrebbero sollevare un’ondata di protesta non tanto perché i due paesi
hanno costruito e sperimentato le proprie bombe, ma per
le inique differenze di disponibilità di armi nucleari, che
hanno offerto una qualche giustificazione all’innesco di
una pericolosissima spirale di violenza. Le esplosioni indiane e pakistane hanno dimostrato che qualsiasi paese
del Sud del mondo, con un po’ di soldi, con la complicità
aperta o clandestina delle ipdustrie del Nord del mondo,
con un minimo di personale adeguatamente preparato,
può fabbricare il materiale «esplosivo» e costruire armi
nucleari sia a fissione sia a fusione.
La salvezza può venire soltanto dall’avvio, anche in Italia
come sta avvenendo in molti paesi, di un vasto movimento
di educazione e informazione, nelle scuole, nelle università, nelle comunità religiose, nei partiti, nelle associazioni,
sui reali termini del pericolo che ci aspetta e sulla necessità
di fermare la folle corsa alle armi nucleari. Ricordiamo che
ci sono nel mondo 25.000 testate nucleari, con una potenza
distruttiva equivalente a quella di 3 miliardi di tonnellate di
tritolo, quasi mille volte superiore a quella di tutti gli esplosivi usati durante la seconda guerra mondiale.
Non si tratta quindi soltanto di indurre India e Pakistan
a fermare la costruzione di armi nucleari, di invitare altri
paesi del Sud del mondo ad astenersi dalla tentazione di
costruire anch’essi le proprie bombe, ma di arrivare, in
breve tempo, allo smantellamento di tutte le bombe esistenti e al disarmo nucleare totale. E comunque il drago
nucleare, anche dopo essere stato fermato e ucciso, è destinato a lasciare per secoli una coda di problemi e di giganteschi e costosissimi compiti per la messa in sicurezza
di enormi quantità di materiali radioattivi.
Miporma
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D’Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinal, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nini, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi
REVISIONE EDrrORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
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PubbBaalone MittmaMit un/tartt con L^eo dala nW vakM:
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1898
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periodica Italiana
Tariffe inserzioni pubbiicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000.
Partecipazioni: mm/coionna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 23 del 5 giugno 1998 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio CMP Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 3 giugno 1998.
Si discute la proposta di legge sulla libertà religiosa
Confessioni di serie B
Molto critico a giudizio dei Testimoni di Geova: potrebbe
peggiorare ia situazione delle confessioni senza intesa
Il disegno di legge in oggetto è stato predisposto sulla
base di quello già approvato
dal Consiglio dei ministri il 13
settembre 1990, mai presentato al Parlamento. Le critiche di diversi giuristi al primo
testo valgono in gran parte
per quello attuale. Il disegno,
si è detto, crea una sottospecie di confessioni con prerogative limitate rispetto a quelle «convenzionate» che hanno stipulato accordi con lo
stato. L’inferiore status contemplato dal disegno discende dall’assenza di disposizioni o dalla pre-visione di facoltà
più limitate rispetto a quelle
stabilite dalle Intese (non sono previste le modalità relative all’assistenza spirituale dei
ministri di culto nei penitenziari e negli ospedali, né la tutela degli alunni delle confessioni di minoranza dall’influenza di insegnamenti di altre religioni; non è esplicitamente dichiarata l’autonomia
delle confessioni). Altre norme renderebbero più complessi rispetto a ora gli adempimenti relativi a erogazioni
liberali e stipula delle intese.
Un altrettanto forte rilievo
riguarda la distinzione fra
«confessioni religiose aventi
personalità giuridica» e no. Il
precedente testo parlava di
«confessioni religiose riconosciute»: scelta di termini a
parte, Tattribuzione di prerogative soltanto a tali confessioni discenderebbe così da
un pro’wedimento amministrativo, non tenendosi conto
della sentenza n. 195/93 della
Corte Costituzionale. Le cosiddette confessioni straniere, come la Chiesa d’Inghilterra anglicana episcopale,
l’Esercito della Salvezza e la
Chiesa del Nazareno, che
non operano tramite un ente
riconosciuto in Italia, per ottenere i benefici di cui al disegno di legge dovrebbero
formare e fare riconoscere un
ente in Italia.
Altrimenti non potrebbero
neppure celebrare matrimoni validi agli effetti civili (art.
10 del disegno), il che sarebbe peggiorativo rispetto alla
legislazione cultuale che si
intende abrogare. Lo stesso
art. 10 sul matrimonio non
prevede più l’obbligo per i
ministri di culto di leggere gli
articoli del Codice civile sui
doveri dei coniugi, lasciando
11 compito aH’ufficiale dello
stato civile. Alcuni hanno
protestato perché preferirebbero che il compito fosse riservato al ministro del culto,
come avviene per il matrimonio dei cattolici e degli ebrei.
La materia, che incide direttamente sui rapporto tra stato e confessioni, dovrebbe
0 spettacolo che il nosiio
I Parlamento sta offrendo
all’Italia e al mondo in questi
giorni è tra i più scialbi e meschini di questi ultimi anni.
Nessuno nega ai parlamentari il diritto di battersi per le
proprie convinzioni con forza e determinazione, ma che
mille parlamentari, eletti con
i nostri voti e strapagati con i
nostri soldi, non riescano a
trovare una via di compromesso per le riforme istituzionali di cui tanto l’Italia ha
bisogno è una cosa inaccettabile. Si tratta veramente di
persone incapaci di pensare
con il proprio cervello e con
la propria coscienza. Quel
che conta è la disciplina dello
schieramento, non la convinzione personale. Che miseria!
«Ma tu non sai quel che c’è
dietro», mi dice sottovoce il
solito esperto rappresentan
Da sin. Alberto Bertone, Giuseppe e Rosangela Topputo, autori di
una ricerca storica sulla persecuzione nazifascista dei Testimoni di
Geova, la cui documentazione sarà esposta a Leinì (Torino), in via
De Gasperi 26, dal 26 giugno al 26 luglio
essere riservata alla contrattazione bilaterale.
Sono da criticare anche altre norme. L’art. 4 accenna al
ruolo educativo che i genitori
devono esercitare nei confronti dei figli «senza pregiudizio della salute dei medesimi»: il prof. Pietro Rescigno
considera la specificazione
«una sbrigativa proposizione»
in riferimento a «problemi di
estrema gravità»; il prof. Gianni Long afferma che «l’evocazione della salute (...) rievoca
la circolare Buffarini Guidi»
emessa dal regime dittatoriale
contro i pentecostali. L’art. 12
è formulato in termini restrittivi in quanto pare sostenere
che la libera «distribuzione di
pubblicazioni e stampati relativi alla vita religiosa» possa
avvenire solo all’interno e
all’ingresso degli edifici di
culto. Peraltro, la normativa
vigente (art. 7 della legge 25/
2/87, n. 67, che rinnova la legge 5/8/81, n. 416) non richiede alcuna autorizzazione per
la distribuzione e la vendita di
pubblicazioni religiose anche
in luoghi pubblici.
Non si comprende perché
il decreto di riconoscimento
di cui all’art. 14 debba essere
firmato dal Presidente della
Repubblica, ciò che richiede
un iter certamente più complesso, anziché dal ministro
dell’Interno, come previsto
dall’art. 1 della lepe 12/1/91,
n. 13. La previsione di cui
all’art. 15, secondo il quale la
confessione (o il relativo ente
esponenziale) da riconoscere
deve essere rappresentata da
un cittadino italiano, è più
restrittiva dell’abroganda legislazione che, all’art. 10 del
r.d. n. 289/30, stabiliva: «può
stabilirsi che il legittimo rappresentante dell’ente sia cittadino italiano». Gli accordi
delle confessioni convenzionate non prescrivono la cittadinanza del rappresentante
legale di alcuno degli enti
esponenziali, ma soltanto degli enti collegati alla confessione degli avventisti e di una
parte degli enti ecclesiastici
cattolici. In tempi di integrazione europea la disposizione sembra, oltre che discriminatoria, anche antistorica.
L’art. 16, sebbene modificato, conferisce al Consiglio di
Stato, in sede di riconoscimento di una confessione o
del suo ente esponenziale, un
sindacato su materie («norme
di organizzazione, amministrazione e funzionamento»,
«base patrimoniale», «carattere confessionale») che esulano dall’unico accertamento
consentito dalla Costituzione
sulla corrispondenza dello
statuto dell’ente con l’ordinamento giuridico italiano.
L’art. 19 è da eliminare perché con la legge 15/5/97, n.
127 (art. 13) è stata abrogata
la prescrizione dell’autorizzazione agli acquisti e alle
donazioni di beni immobili.
Gli artt. 20 e 21, usando le
espressioni «possono essere
applicate», e «possono ottenere il riconoscimento», non
forniscono alle confessioni
senza intesa una tutela adeguata: le intese su materia
analoghe prevedono non una
discrezionalità, ma l’obbligo
dello stato a provvedere agli
adempimenti previsti.
La discriminazione nei confronti delle confessioni senza
Intesa dipende probabilmente dal fatto che a suo tempo la
presidenza del Consiglio in
relazione al disegno di legge
interpellò solo le confessioni
regolate su basi concordatarie
e non le confessioni verarnente interessate alla materia,
quelle che, non essendo disciplinate da una legge speciale,
dovrebbero ricadere sotto
l’emananda legge.
(a cura dell’Associazione
europea dei Testimoni di Geova per la tutela della libertà
religiosa)
fX
y.
PIERO bensì
te deH’intellighenzia italica,
strizzandomi l’occhio per
farmi capire che lui sa chissà
quali cose. No, io non so cosa c’è dietro e neppure desidero saperlo. Non faccio parte dell’intellighenzia, sono
un semplice cittadino che
legge i giornali, osserva la televisione e ascolta la radio.
Sto attento a quel che il parlamentare_^mi dice. Posso
non essere d’accordo con lui
in nulla, ma non posso pen
sare che sia in malafede. Se
questa è la situazione, mi
vergogno di essere rappresentato da gente simile. Non
è questa la democrazia per la
quale abbiamo lottato e perso tanti cari amici.
Gl era sembrato che il cammino della Bicamerale, in vista delle riforme, fosse segnato da un onesto desiderio di
larghe intese, pur nella contrapposizione dei pensieri.
Ma non è così. Non esiste la
Sensibili al denaro
«Olanda e Italia, due mot
di, due culture, due mentalità
calvinista e rigorosa l’m,;
quanto godereccia e prodigai
l’altra». E Vincipit di un articolo di Maria Laura Francios
(numero del 20-26 maggioi
dedicato alla diffidenza dtt
governo neerlandese versoi
nostro paese. Certo, pregi)
difetti italici li conosciamo,
ma non per questo approvia
mo l’impiego di terminologii
trite e ritrite e soprattutto
fraintese. Peggio ancora sei
concetti sono impiegati io
maniera riduttiva. Dopo uj’
argomentazione abbastanzi
ineccepibile sulla gestiono
dell’economia di Olandae
Italia, suona infatti così lafuio
dell’articolo: «Una ricetta clit
ha portato il laburista Kok al
successo elettorale: basta eoa
l’assistenzialismo a pioggiat
attenzione ai bisogni dei piò
poveri, immigrati compresi
Su questo punto è da ricordare la battaglia condotta da alcuni vescovi che hanno attratto l’attenzione sull’esistenza
di sacche di povertà, anche al
di sotto del livello di sussistenza, nella prospera Olanda. Per Kok ogni fiorino, e tra
poco ogni euro, andrà gestito
al meglio in un paese dove i
soldi sono calvinisticamente
tutto [sic!]». Sconfortante.
LA SESIA
Il nostro ecumenismo
Il periodico piemontese
(19 maggio) dedica un certo
spazio alla visita del papa a
Vercelli, e si chiede in un articolo di o.p. che cosane
pensino i non cattolici. Per
parte evangelica risponde il
pastore italoamericano della
Chiesa metodista Jonathan
Torino (i metodisti sono circa
una quarantina nel Vercellese) all’invito a un incontro
nella basilica di Sant’Andrea:
«“Non aderiamo all’invito
della Chiesa vercellese (..-li
prendiamo le distanze dal
papato inteso come istituzione. Le nostre Comunità noi
sono di tipo verticistico (-)i
le nostre assemblee si basa
no sull’ascolto, il confronto!
il dibattito: la nostra conce
zione della chiesa è rnolto diversa. (...) Quindi diciamone
alla partecipazione passim
ad un evento prettamenti
cattolico che, per essere
"(come neppure noi, del^
sto), ma li paghiamo pete
si preoccupino del nostro
ne. «Cercate il bene e non
male - diceva il profeta/^
ai politici del suo
odiate il male, amate i
ne». «Io disprezzo le vos
feste - dice il Signore
prendo piacere nelle v
solenni assemblee... P'%
sto fate in modo che il * .
scorra come acqua
la giustizia come un torr
sempre in piena».
(Rubrica «Parliamone
me» della trasmissione << ^
evangelico» curata nm ■ J
andata in onda dome
giugno).
brato, impone l’abbattimai'
to di alberi e l’addebito d*
costi organizzativi ai la'^
L’ecumenismo non si coti
pie con questi strumenti »
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ospitato
battito
accanto
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l’Italia,
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§ Le risorse
umane
Nei mesi scorsi Riforma ha
•ospitato un ricco e ampio dibattito sugli istituti valdesi,
accanto a informazioni sulle
ristrutturazioni in atto o appena compiute qua e là per
l’Italia. Ho avuto occasione,
in questi giorni, di rileggere,
in particolare, quanto scriveva Lucia Cuocci il 5 dicembre
'97 a proposito dell’Istituto
Taylor di Roma e ne ho tratto
lo spunto per alcune semplici
riflessioni sulle cosiddette «risorse umane». Io lavoro in
una struttura residenziale per
persone anziane, ma credo
che il discorso sia generalizzabile senza problemi.
1) Loro e noi. La premessa
indispensabile è che tutte le
risorse disponibili (non solo
quelle umane) devono essere
finalizzate alla miglior qualità
possibile della vita delle perW ospiti negli istituti. Questo comporta che anche la
vecchiaia sia da tutti e tutte
considerata un’età della vita,
al pari (in dignità) della giovinezza, dell’infanzia, della maturità... e non l’attesa, più o
meno lunga, della morte. È
intuitivo che alla «miglior
qualità possibile della vita»
diamo significati e contenuti
molto diversi in relazione a
come consideriamo la vecchiaia. Se è attesa della morte,
è sufficiente che le persone
siano pulite, vestite in modo
decoroso, curate dai loro mali
e «sedate» a sufficienza perché non diano troppo disturbo. Un po’ di animazione pomeridiana le aiuterà a trovare
meno lungo il giorno e il cibo
ben condito garantirà loro
l’ultimo piacere della carne.
Se, invece, consideriamo la
vecchiaia un’età della vita, allora nascono problemi e grattacapi. In questo senso ha
fc/eve avere) la stessa dignità
delie altre età, altrimenti affermiamo una cosa e ne facciamo un’altra. Ebbene: nel
resto della vita ogni persona è
circondata dalla stima di chi
le vuol bene; riceve stimoli
quotidiani per vivere in autonomia e responsabilità; vengono rispettati, pur con le necessarie mediazioni, i suoi
desideri e i suoi progetti di vita, che tutti si premurano di
conoscere, specialmente negli anni della formazione. E si
orgpizza la strategia di familia, parenti e amici per favorire la realizzazione di quei
progetti. Certo: il ragazzo che
vuole diventare cantante dovrà, probabilmente, vedersela
con genitori che lo sognano
•risegnante o geometra o meorco... ma prima o poi il suo
progetto di vita si delineerà
non chiarezza e forse riuscirà
«realizzarlo. A 75, 80 o 90 an))>, invece, i progetti li fanno
m
altri... ma i bisogni da soddisfare, i desideri da realizzare,
gli hobby da coltivare sono i
loro: di quelle persone che invece vorremmo «archiviare»
solo perché vecchie.
Allora e chiaro che, se facciamo progetti (ed è giusto
farli) li dobbiamo fare con loro: noi, personale degli istituti, siamo risorsa per loro ma
allo stesso tempo loro sono
risorsa per se stessi, perché
oltre ai bisogni, ai desideri e
agli hobby hanno anche intelligenza, capacità di relazione e abilità residue. Che noi
le rispettiamo con convinzione e coerenza fa parte dei loro «diritti umani».
2) La professionalità è una
risorsa talmente lampante da
non dover sprecar parole.
Una sola osservazione: per
«utilizzarla al meglio» bisogna
darle spazio, creando le condizioni e dando gli stimoli opportuni affinché le diverse figure professionali (che sono
persone) possano esercitare
con libertà e responsabilità le
proprie competenze. Credo
sia più efficace coordinare il
personale che non considerarlo esecutore di mansioni
stabilite dai «superiori».
3) Una sola parola sulla formazione: non può essere una
«medaglia», una voce che «illustra» il bilancio ma deve
avere consistenza e, soprattutto, valorizzazione. Le persone che tornano dai corsi
devono essere sollecitate a
«mettere in pratica» quanto
hanno appreso. Altrimenti
sono soldi male spesi e risorse umane male utilizzate.
4) Poi c’è l’esperienza degli
altri: è conveniente ed economico conoscerla e farne tesoro, con l’umiltà che è propria
di chi sa che l’acqua calda è
già stata scoperta, ma ne ha
ugualmente bisogno.
5) Infine vorrei accennare
agli ultimi assunti e, in generale, a chi viene da fuori: notano subito le cose che non
vanno, come succede a noi
quando andiamo a visitare altre strutture. Sollecitare ed
ascoltare le loro osservazioni
e rifletterci su potrebbe aiutarci a correggere qualche difetto; a esclusivo beneficio
della citata qualità della vita.
6) Ci sarebbe ancora un capitolo che mi piacerebbe
aprire ma lo accenno soltanto, perché ci porterebbe lontano. Si tratta della collaborazione, a volte mancante ma
spesso insufficiente, tra l’ente
pubblico e gruppi, associazioni, strutture di base; tra
strutture residenziali e gli
stessi gruppi e associazioni di
base, ecc. Conflitti, gelosie,
competizioni di tipo personale possono privare le persone
anziane di risorse preziose ed
economiche perché presenti
sul territorio.
Beppe Pavan - Pinerolo
collana, in coedizione con le Edizioni Paoline, è uscita la novità
A cura del Consiglio
ecumenico delle chiese
Convertirsi a Dio
gioire nella speranza
Approfondimenti biblici, meditazioni, sussidi liturgici
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159 pp,, 5 ili.ni n.t., 8 brani musicali, L. 15.000
Convertirsi a Dio, gioire nella speranza - il tema dell'ottava assemecumenica di Harare (1998) .oca una miriade di immagini bibliche
live le chiese ad affrontare
teme le sfide urgenti che il mondo
^ ® del terzo millennio.Con
^nbuto di donne e uomini di tutto il
com°°- lo®lo intende stimolare
«intm® ®'09oli a prepararsi all’into ri^i riove soffierà lo Spiri
che a ^ 1f®1ernità e della comunione
tìiL-PL® ®*'‘®ria verso l’unità della
oorai Cristo attraverso i per
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Lettera aperta a! movimento «Noi siamo chiesa»
Ho scelto il modo protestante di «essere chiesa»
PAWEL GAYEWSKI
HO scelto questa forma di rivolgermi a voi perché ritengo che possono giustificarla sia Fimportanza oggettiva del fatto che voglio comunicarvi che il legame di profonda amicizia
che mi unisce a voi. Torno col pensiero
aU’ottobre scorso, al nostro incontro
che, con la simbolica consegna delle
firme alle autorità vaticane, concludeva l’appello dal popolo di Dio. Anche
per me in quei giorni si concludeva
una tappa del mio cammino spirituale
e pastorale. Infatti il ruolo che mi avete
affidato durante la celebrazione conclusiva è stato il mio ultimo atto liturgico compiuto come sacerdote della
Chiesa cattolica perché subito dopo ho
messo in atto la mia decisione di ritirarmi dal servizio pastorale per poter
riflettere sulle esperienze vissute a partire dal febbraio 1996, e cioè da quando ho preso attivamente parte del movinlento. Questa riflessione mi ha portato alla decisione di aderire alla Riforma protestante, diventando il 12 aprile
scorso (domenica di Pasqua) membro
della Chiesa cristiana evangelica battista di Napoli.
Vi scrivo queste parole perché non
vorrei che questo passo fosse considerato come una presa di posizione «contro» qualcuno o qualcosa, tanto meno
una negazione o un rifiuto del passato.
Sono e sarò grato alla Chiesa cattolica
per tutto ciò che da essa ho ricevuto
sotto tutti gli aspetti, sia positivi che
negativi. La mia scelta deve essere
piuttosto considerata una scelta per un
altro modo di «essere chiesa»; per me il
protestantesimo non è soltanto un cattolicesimo riformato ma una delle più
valide espressioni di due principi che
per me sono sempre stati fondamentali: libertà di coscienza e laicità. D’altro
canto vorrei precisare che fino al giorno in cui ho deciso di aderire a una
chiesa riformata non sono stato né sospeso a dìvinis, né punito con nessuna
altra pena canonica. Il mio diretto superiore in Italia, mons. Silvio Padoin,
vescovo di Pozzuoli, si è limitato solamente a una serie di ammonimenti sia
privati che pubblici e, nella fase conclusiva, a comunicarmi che l’ospitalità
offertami dalla sua diocesi, legata alla
mia ricerca per il dottorato in teologia,
era terminata.
Non posso e non voglio nascondere
un piccolo residuo di amarezza che
purtroppo è rimasto. Quando nel lontano dicembre 1981 decidevo di continuare a lottare per gli ideali rivendicati
nella mia patria dal movimento «Soli.darnosc», la Chiesa cattolica in Polonia
era per me uno di questi luoghi privilegiati, nei quali la libertà dì coscienza e
di pensiero veniva custodita e protetta.
Gli eventi accaduti a partire dal 1990
hanno cominciato gradualmente a
smentire o addirittura a eliminare questo suo aspetto, portando sia la chiesa
che la società verso una pericolosa
svolta integralista. L’incontro con la
realtà vaticana e quella italiana, inizia
to nel 1991, ha confermato le mie peggiori preoccupazioni e cioè che all’inarrestabile processo di secolarizzazione i vertici del cattolicesimo rispondono con tentativi di tipo integralista e
teocratico, a mio avviso risposta completamente sbagliata e devastante anche per Finterò cristianesimo. Nel contesto di questi pensieri voglio ora esprimere il mio profondo senso di gratitudine a tutti voi, specialmente ad Assunta Berardinelli, a Elfriede Harth e a Luigi De Paoli, miei cari amici e collaboratori, i quali mi hanno fatto capire che il
sale del cattolicesimo non ha ancora
perso il suo sapore.
Credo che come cristiani abbiamo
ancora molta strada da fare e sembra
che l’ultimo pontificato abbia accorciato alcune distanze ma ne ha allungato di molto altre. Vorrei dichiararvi la
mia piena e continua disponibilità a
collaborare, avendo soprattutto la possibilità di dire ad alta voce, come teologo e probabilmente abbastanza presto
anche come pastore, le cose che molti
di voi non possono dire senza rischiare
di essere emarginati nella loro chiesa.
Abbiamo da realizzare un obiettivo comune quale un possibile concilio universale riproposto da Konrad Raiser,
segretario del Cec, e sono convinto che
nella diversità delle nostre tradizioni e
delle nostre collocazioni ecclesiali riusciremo presto a incontrarci a condividere la parola di Dio, il pane e il vino,
donne e uomini uniti dallo stesso messaggio di salvezza e di gioia.
L'8 per mille
dei valdesi
e metodisti
L’ampio intervento sul tema dell’eventuale stipula di
una Intesa con lo stato, che
ricomprenda il diritto dei
contribuenti italiani di destinare F8 per mille all’Unione
delle chiese battiste, pubblicato su Riforma delF8 maggio, si colloca chiaramente
nell’ambito del dibattito interno a tali chiese.
Poiché, tuttavia, vi sono
contenuti diversi riferimenti
alle scelte compiute dal Sinodo delle chiese valdesi e metodiste e da altre chiese evangeliche in Italia, appare necessario, affinché le posizioni
espresse da queste chiese non
appaiano distorte, effettuare
alcune puntualizzazioni. In
particolare, occorre ricordare
che l’Intesa stipulata dal moderatore della Tavola valdese
prevede espressamente:
- che i fondi delF8 per mille
vengano attribuiti esclusivamente in proporzione delle
opzioni espresse dai contribuenti, quindi con esclusione
della quota riferita a coloro
che non hanno manifestato
alcuna volontà (quota che re
sta assegnata allo stato);
- che i fondi così attribuiti
sono esclusivamente destinati a finanziare interventi di
carattere assistenziale e umanitario in Italia e nei paesi
nei quali larghe fasce della
popolazione mancano dei
mezzi per soddisfare i più
elementari bisogni, quindi
con esclusione di ogni finalità che si riferisca alla vita
della comunità, alla predicazione delFEvangelo e alla cura del patrimonio.
Peraltro, nell’ampio dibattito, durato parecchi anni e
di cui esistono numerose testimonianze documentali,
non fu mai avanzata alcuna
proposta che non prevedesse
le modalità e le destinazioni
di cui sopra.
Se la proposta fosse stata
diversa, se vi fosse stato solo
il dubbio che fossimo, al pari
della Chiesa cattolica, attratti
dalla prospettiva di utilizzare
anche noi i fondi attribuiti
dai contribuenti per destinarli al soddisfacimento dei
«bisogni religiosi della popolazione» (che si traduce nel
sostentamento del clero e
delle attività strettamente
confessionali), ho motivo di
ritenere che non meno del
90% del Sinodo avrebbe votato contro.
Per i bambini dell'Angela
Il comitato esecutivo del
«Centro evangelico de solidariedad Martin Luther
King» lancia un programma
di adozioni a distanza per
bambini che sono attualmente ospitati presso la Casa materna «Lidia Grasso» a
Huambo in Angola. I circa
300 bambini che alloggiano
al centro di accoglienza sono per lo più orfani di guerra. Sono stati raccolti per le
strade di Huambo e attualmente vengono nutriti e poi
intrattenuti durante il giorno da alcune insegnanti retribuite dal governo. La
struttura non è ancora completata, in modo da assicurare anche una scolarizzazione regolare. Si spera che
questo programma possa
partire dal prossimo mese di
luglio. Il costo di permanenza e il programma di assistenza per ogni bambino/a
viene calcolato intorno alle
15.000 lire al mese. Il programma che si intende lanciare riguarda famiglie e
chiese che potrebbero pren
dere verso ciascun bambino/a un impegno mensile
pari ai costi sostenuti. Il centro si occuperebbe, una volta avuta la disponibilità di
partecipare al progetto di
adozione a distanza, di
mandare la fotografia del
bambino/a adottato e una
scheda informativa della sua
vita. Periodicamente il centro farà poi pervenire informazioni circa i progressi che
i bambini fanno nel corso
del tempo. Agli aderenti saranno inviati anche il numero di conto corrente dove inviare i contributi, che possono essere mensili o anche
per più mesi, a seconda
dell’impegno che essi prendono. Ulteriori sviluppi possono esserci nel tempo, come la possibilità che il bambino 0 la bambina possa essere ospitato/a dalla famiglia
adottiva per qualche tempo,
ovviamente a spese della famiglia ospitante. Per ulteriori informazioni rivolgersi a
Nunziatina Formica via Agatocle 28,96016 Lentini (Sr).
In tale quadro, alcuni degli
interrogativi che si pongono
nell’intervento in questione
appaiono privi di riscontro:
- non si costringe chi non è
religioso a finanziare la religione (senza contare che i
contribuenti possono destinare semplicemente la loro
quota allo stato);
- non si utilizza il gruzzolo
di coloro che non si sono
espressi:
- non si contraddice il principio, costitutivo della nostra
identità, che la chiesa debba
reggersi per le sue necessità
materiali esclusivamente sul
contributo personale, diretto
e volontario dei credenti. Ciò
posto, mi sembra che la scelta effettuata non ha coinvolto
questioni di fede, ma si è fondata su una valutazione di
opportunità che ha tenuto
conto del particolare contesto in cui le nostre chiese vivono; si è cioè trattato di una
scelta politica.
Gli autori dell’intervento
esprimono in materia il loro
punto di vista con grande
ampiezza. Ritenendo opportuno non interferire nel dibattito che impegna i fratelli
battisti, preferisco non entrare nel merito.
Piero Trotta - Palermo
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«lo so i pensieri che medito
per voi, dice l'Eterno:
pensieri di pace
e non di male,
per darvi un avvenire
e una speranza»
Geremia 29,11
I familiari di
Eugenia Melchiori
ved. Peyronel
ringraziano commossi coloro che
hanno preso parte al loro dolore.
Un pensiero particolarmente
grato al personale e agli ospiti
dell’Asilo valdese di San Germano, dove ha vissuto lunghi anni
circondata dall’affetto di tutti.
Grazie a coloro che con amore
fraterno l’hanno visitata, confortata e assistita, all’associazione
Avass di Villar Perosa e al gruppo
anziani Riv. Grazie per il messaggio di consolazione e speranza rivoltoci durante il culto di commiato della nostra cara.
San Germano, 29 maggio 1998
RINGRAZIAMENTO
È mancato
Riccardo Balmas
Lo annunciano la moglie, il fratello, Il cognato, nipoti e parenti
tutti. Si ringrazia il personale di
ematologia e oncologia dell’ospedale Mauriziano di Torino.
I funerali hanno avuto luogo
mercoledì 3 giugno nel tempio
valdese di corso Vittorio.
Torino, 1® giugno 1998
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
IITim. 4, 7
»
Dopo lunga malattia è mancata
Paolina Bertinat
Lo annuncia la sorella Maddalena che ringrazia il personale, il
dottore e tutti i collaboratori del
Rifugio Re Carlo Alberto per l’assistenza avuta, il pastore Genre e
tutti coloro che hanno condiviso
questo momento di dolore.
Villar Penice, 1® giugno 1998
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà»
Salmo 23, 1
Il 1® giugno 1998 si è spenta
all’età di 78 anni, confortata dalla
fede e dall’affetto dei suoi cari
Giida Berruquier Marconi
La rimpiangono il marito Mario,
i figli Elena, Marco, Marcella e le
loro famiglie. Commossi e riconoscenti, i familiari ringraziano tutti
coloro che con la presenza, scritti
e parole di conforto hanno partecipato al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al pastore Marchetti.
Aosta, 5 giugno 1998
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedi. Tel.
011-655278 e (fax) 657542.
Per la
pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
16
PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 12 GIUGNO 199R
Impressioni di un viaggio a Marrakech, la città «californiana» del Marocco
Accanto agli hotel di lusso, la miseria della baraccopoli
FRANCO CALVETTI
HO visitato Marrakech
(Marocco) 30 anni fa. Lo
rivedo dopo 30 anni alla ricerca come allora di incontri
validi per la riflessione e per
lo scambio reciproco di informazioni, di interrogativi
sul «come va il mondo». La
forte presenza di marocchini
in Italia, gonfiatasi negli ultimi quindici anni, mi interrogava sulle vicende interne del
Marocco in fatto di sociale, di
economia, di alfabetizzazione, tanto più che avevo dedicato cinque anni della mia
attività di insegnante a scolari della popolosa e problematica Casablanca, negli Anni
70. Solo per due volte, e in
veste di banale turista, avevo
rivisto quel paese così accattivante per la comunicatività
invasiva della sua gente.
A parte un senso di commozione nel ripercorrere le
stesse strade, le stesse piazze,
gli stessi sentieri della Palmeraie (il palmeto più grande
del mondo), ho voluto «fotografare», nel periodo assai
lungo che avevo a mia disposizione, quel mondo da alcune angolature: la gioventù, la
povertà, l’alfabetizzazione, le
nuove tendenze artistico-pittoriche. Registro qui, traendoli dal mio notes, alcuni appunti che potranno aiutare
chi legge a capire perché il
numero dei marocchini «vu
cumpra’» è tanto aumentato
in Italia e non accenna a diminuire. A capire, o almeno a
farsi un’idea sulla povertà
che è allo stato dilagante nel
paese. Se dovessi azzardare
un confronto con quanto da
me constatato trent’anni fa,
debbo convenire che l’im
Le piscine in stile californiano di Marrakech
(foto F. Calvetti)
pressione è che oggi la povertà è più evidente, più leggibile, più violenta.
L’amaro detto secondo cui
«i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sono sempre
più poveri» è qui terribilmente confermato. Grazie a una
politica astuta, l’americanizzazione del turismo è evidente: gli alberghi di lusso sfacciato fanno da corona al mitico Mamounia (5 stelle superlusso, luogo privilegiato di
Churchill) e tanti alberghi si
impongono per l’ardita e presuntuosa architettura contemporanea, arrivando ognuno anche a migliaia di posti
letto tutto comfort. La politica del re Hassan II è stata tutta tesa durante il suo regno a
vendere (o svendere?) il «suo»
paese a chi ha soldi, a chi con
evidente sprezzo delle condizioni di vita si estasia davanti
a scene che sanno di Bibbia o
di esotismo coloniale.
La designazione, nel febbraio scorso, di Abderramane
Youssoufi come primo ministro è stata salutata da tutti
come una vittoria e una speranza: è la prima volta che la
sinistra, o meglio il partito
progressista, dopo essere stata avversata (basti pensare alle repressioni sanguinose del
1972) entra nella stanza dei
bottoni. AH’indomani della
fine di Ramadan i marocchini
sono scesi di nuovo in strada
con feste chiassose e scomposte pensando che il cambio di mano li avrebbe sollevati dai loro guai secolari. Ci
vuole altro. Sembra che il re
abbia puntato sul leader socialista, già esiliato per motivi
politici, presagendo una recrudescenza delle tensioni
sociali. Ma nessuno si illude,
visto lo stato delle finanze,
l’organizzazione dell’amministrazione centrale e periferica, tanto più che vi è l’onnipresenza dell’eminenza grigia di Driss Basri, l’inamovibile ministro dell’Interno. E
lo stato delle finanze e l’inesistente progettualità politica
fanno sì che non è ancora venuto il giorno in cui potremo
dire che la mendicità è i poveri non stanno più di casa in
Marocco.
Basta aggirarsi un po’ in disparte dagli alberghi, freddi
con i loro marmi e falsi con le
loro piscine assolate, per accorgersi che una percentuale
altissima della popolazione,
vecchi e vecchie, donne e uomini, bimbi e bimbe, tende la
mano al passante nel gesto
più avvilente del mondo. E se
non è con il gesto della mano, la mendicità è nelle loro
conversazioni piene di salamelecchi, nelle truffe ai danni di turisti creduloni, negli
approcci con offerta di sesso
a pochi dihram. Ho visitato la
periferia di Marrakech, in
quei giorni battuta dalla
pioggia, e sono rimasto esterrefatto vedendo le condizioni
di vita nella baraccopoli di
cartone, di fango-sterco, nel
migliore dei casi di lamiera.
Nessun marciapiede, nessuna strada asfaltata, nessuna
distribuzione idrica o elettrica nelle case-tuguri, nessuna
fognatura, nessuna porta per
riparare bambini addormentati su umida paglia.
(1 - continua)
W Con una clamorosa dichiarazione
«Desaparecidos»; le chiese
sfidano il governo uruguaiano
JEAN-JACQUES PEYRONEU
■pvESAPARECIDOS: le
chiese cristiane reclamano la verità»: con questo
grande titolo di apertura in
prima pagina, il quotidiano
uruguaiàno «La República»
del 9 maggio scorso ha reso
conto della dichiarazione
sottoscritta da una diecina di
^chiese cristiane (tra cui la
Chiesa valdese e la Chiesa
metodista del Rio de la Piata,
l’Esercito della Salvezza, la
Chiesa luterana unita, altre
chiese evangeliche e la Chiesa cattolica romana) sul problema dei «desaparecidos»
in Uruguay durante la dittatura militare (1973-1985).
Nel marzo scorso (vedi Riforma del 10 aprile), tre uruguaiani (due donne e un uomo), parenti di scomparsi, si
erano recati a New York, invitati dal Consiglio nazionale
delle chiese degli Stati Uniti,
per lanciare una campagna
di sensibilizzazione della comunità internazionale su
questa questione.
In Uruguay infatti, a differenza di altri paesi latinoamericani (in particolare l’Argentina) che hanno istituito
commissioni di inchiesta per
far luce sui «desaparecidos» il
governo, in base alla cosiddetta «Legge di caducità» approvata dal Parlamento di
Montevideo nel 1986 e interinata da una consultazione
popolare nel 1989, ha deciso
che la questione era chiusa, e
ha rinunciato ad ogni azione
legale nei confronti dei responsabili delle violazioni dei
diritti umani durante la ditta
tura. La maggior parte delle
chiese firmatarie avevano già
appoggiato la nascita della
Associazione delle madri e
dei parenti dei «desaparecidos» del 16 aprile 1997 che
chiedeva al governo di far luce sulla sorte dei 156 scomparsi uruguaiani.
La dichiarazione, chiamata
«Per la riconciliazione nazionale», è stata resa nota pochi
giorni dopo la proposta di
legge presentata dal deputato
Victor Semproni, che impegna lo stato uruguaiano ad
indagare sulla sorte dei «desaparecidos». Il «pronunciamiento» delle chiese è avvenuto pochi giorni prima del
20 maggio, giorno in cui si è
svolta, per il terzo anno consecutivo, una marcia popolare per chiedere la verità sui
«desaparecidos».
La dichiarazione sostiene
che la «Legge di caducità»
«non porta a una necessaria
riconciliazione nazionale» e
che il popolo uruguaiano ha
diritto di conoscere la verità
sugli scomparsi. Cita il passo
di Genesi 4, 9-10 in cui Dio
chiede conto a Caino della
scomparsa di Abele e, di
fronte al tentativo di Caino di
occultare la verità, gli dice
che la voce del sangue di suo
fratello grida a lui dalla terra,
e gli annuncia le conseguenze del suo crimine.
«Le chiese cristiane-si
legge ancora nella dichiarazione - la cui fede si fonda
sulla riconciliazione di Dio
con il mondo, intendono
contribuire con questa dichiarazione alla riconciliazione dei nostro popolo».
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La salute è un diritto di tutti,
italiani e stranieri. Per questo
gli ospedali evangelici curano
chiunque ne abbia bisogno, a
Ponticelli, nella perifieria di
Napoli, così come nel
quartiere San Salvario
a Torino.
Sono luoghi di cura,
certamente, ma anche spazi
di accoglienza e ascolto in cui
si riafferma la dignità della
persona
e il diritto alla salute.
Per questo le chiese valdesi e
metodiste hanno deciso di
investire una quota dell’otto
per mille, a loro
esplicitamente destinato dai
contribuenti,
per sostenere
gli ospedali evangelici.
Altri fondi saranno destinati al
sostegno di progetti di
cooperazione allo sviluppo, di
accoglienza, orientamento e
formazione degli immigrati
extracomunitari.
Un dettagliato rapporto deM’utilizzo del
fondi ricevuti è stato pubblicato sui
maggiori organi di stampa e su Riforma
(numeri 2 e 4 del 9 e 23 gennaio 1998)
Tutti i fondi
deil’8 per mine
destinati alie
chiese vaidesi e
metodiste sono
stati investiti
esclusivamente
in progetti
sociali e
umanitari in
Italia e
all’estero.
E sarà così
anche in futuro
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi)
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