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Anno 126 - n. 38
28 settembre 1990
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
DAI CULTI MATTUTINI DEL SINODO
Diacon ia
e discepolato
« Ma il Signore le rispose:
Marta, Marta tu ti preoccupi e ti affanni per troppe
cose! Una sola cosa è necessaria. Maria ha scelto la
parte migliore e nessuno gliela porterà via »
(Luca 10: 41).
Questo brano è stato interpretato spesso come un esempio
di contrapposizione tra una religiosità attiva (quella di Marta)
e una religiosità contemplativa (quella di Maria).
Marta sarebbe il tipo del credente pratico, sempre indaffarato. Anche gli episodi narrati da Giovanni, come questo di
Luca, usano per Marta il verbo e il sostantivo a noi ben noti
con la parola diaconia.
Maria, invece, è sempre stata descritta come la contemplativa, distaccata nei confronti delle cose quotidiane e banali
della vita e del mondo, tutta concentrata a stare accanto, anzi
ai piedi, di Gesù per ascoltarlo estatica con un atteggiamento
che qualcuno ha anche ritenuto di interpretare come da innamorata.
La chiave interpretativa di questo testo è quella dell’ascolto della Parola.
Si può pmìare di .Marta e Maria come di due diverse ricche personalità, senza metterle in alternativa fra loro e trasformarle in esempi da esaltare o da sottovalutare e sconsigliare.
Cominciamo da Maria. Luca la presenta 'seduta ai piedi di
Gesù. Si tratta di una posizione che caratterizza il discepolato.
La collocazione ui Maria, nel testo, è quella della discepola di
Gesù. I rabbi, i dottori della Legge, i predicatori riconosciuti
non potevano avere discepoli donne, sarebbe stato contro la
Legge, e non solo sconveniente o inopportuno... L’Evangelo di
Clesù travolge anche questo tabù, questa discriminazione, insieme con le altre. Discepolato, testimonianza, predicazione...
non sono appannaggio esclusivo di alcuno. Non ci sono
steccati o separazione di compiti tra ministeri pastorali e diaconali, maschili e femminili. Eppure abbiamo avuto bisogno
di secoli e secoli, a parte le brevi parentesi dei movimenti ereticali (tra cui il primo movimento valdese ed anche il primo
movimento metodista), per accettare le donne nel ministero
della predicazione, poi del pastorato. Non è ancora così nelle
altre confessioni cristiane.
Veniamo alla figura di Marta. E’ lei che ha invitato Gesù;
e lei che si muove da padrona di casa; ed ora si trova a
dover gestire tutto da sola. Questa non è la casa delle nozze
di Cana..., né accade come ai padroni di casa che invitano
Gesù, farisei o pubblicani che siano, i quali manifestano sempre che lo scopo di averlo a tavola con loro è quello di interrogarlo, di ascoltarlo, a volte anche per tendergli delle trappole. La richiesta di Marta, allora, di avere l’aiuto della sorella per la diaconia della casa potrebbe significare semplicemente la fretta di terminare al più presto le incombenze dell’ospitalità a mensa per poter poi ascoltare anche lei le parole
di Gesù.
E Gesù, il quale ha sempre gradito la comunione della
mensa, è come se le dicesse: hai già fatto abbastanza, ormai
e tutto a posto, non c’è bisogno d’altro..., siediti qui con noi.
Stare a tavola con Gesù non è mai fine a se stesso. L’atmosfera conviviale non fa mai dimenticare a Gesù che c’è sempre
qualcuno che deve essere risanato e restituito alla piena dignità della vita (come l’idropico di Luca 14, o la « peccatrice »
di Luca 7, o il pubblicano Zaccheo di Luca 19). L’incontro con
Gesù è gioioso come lo stare a tavola insieme, ma è anche
occasione per fare chiarezza, per prendere coscienza di sé, per
conoscere la verità, .senza la quale ogni servizio ed impegno
rischiano la sterilità.
Questa è la buona parte che non sarà tolta a Maria: la
passione per la ricerca della comprensione della parola del
Signore, anche a costo di mettere da parte ogni convenzionalità, ogni ruolo codificato che, in quanto tale, è sempre cinico
e arido.
In Luca questo testo è situato tra la parabola del samaritano, che risponde alla domanda: « Chi è il mio prossimo? »,
e la versione lucana del Padre nostro, che risponde alla domanda: « Signore, insegnaci a pregare ». Anche noi oggi e in
ogni nostro Sinodo, che trattiamo di evangelizzazione o di diaconia, siamo posti tra queste due domande con le risposte che
siamo chiamati a dar loro, perché qui si colloca il nostro
discepolato. Imparare a conoscere e comprendere la parola
del Signore e saper essere il prossimo di chi ha bisogno della
nostra solidarietà.
Questo testo è un invito al discepolato (senza snobbare né
l’impegno, né la preghiera) perché ciò che conta è la testimonianza al regno di Dio che viene in Gesù Cristo. Ogni gesto,
ogni servizio, ogni parola, sono .subordinati a questa testimonianza.
Paolo Sballi
MAGISTRATI DELLA GIOVENTÙ’ E DELLA FAMIGLIA A CONGRESSO
Fiori di ioto in famiglia
Le nuove tecniche procreative aprono vasti problemi: i figli della provetta hanno genitori legali ma possono conoscere quelli biologici?
« Le nuove famiglie: una sfida
a legislatori e giudici alle soglie
deli’anno 2000 ». Su questo tema
si sono confrontati a Torino giudici dei Tribunaii dei minori,
scienziati, esperti di etica, teologi provenienti da tutto il mondo. La biogenetica, cioè la scienza che permette ia fecondazione
extracorporea, cambia radicalmente la stessa concezione di famigiia, pone interrogativi non solo ai legislatori, ma anche alla
coscienza di ognuno di noi. In
Francia sono già 9 miia « i figii
delia provetta ». Per il nostro
paese non esistono dati.
II prof. David Roy, fondatore
e direttore del centro per la bioetica, docente all’università di
Montréal, ha illustrato l’enorme
cambiamento etico. Dalla recente
etica teocratica, mondo del mistero sui fatti procreativi, all’etica
del controllo e dell’artificio procreativo. La descrizione delle metodiche riproduttive extracorporee
è stata semplice ed efficace. Con
qualche ingenuità « filosofica »
sulla questione dell’identità, « umanizzazione » del feto.
David Roy dava così inizio al
13“ Congresso dell’Associazione
internazionale dei magistrati della
gioventù e della famiglia, svoltosi
a Torino dal 16 al 21 settembre.
Oltre cinquecento i partecipanti.
Invitato dal prof. Paolo Vercellone, consigliere alla Corte di Cassazione e presidente dell’Associazione internazionale (AIJMF), ho
inviato al congresso una relazione (etica teologica), di 12 pagine
ed ho preso parte al congresso,
seguendo i lavori della sezione
’’procreazione artificiale e ingegneria genetica”.
In vari paesi vi è una legislazione che regola gli interventi, stabilendo chi può accedere alle nuove tecniche procreative. Tecniche
che scindono coito, fecondazione, procreazione. Tecniche i cui
esiti possono sconvolgere il quadro parentale, dando origine a
una pluralità di soggetti che cooperano alla « genesi » di nuovi
figlie/figli. Per esemplificare: in
Spagna la legge consente alla donna nubile di chiedere tali interventi, dando così luogo ad una
famiglia monogenitoriale.
In Italia siamo a livello legislativo zero, non disponiamo di
una legislazione e, sebbene se ne
discuta da anni, non pare prossima l’emanazione di una legge
quadro. 1 congressisti, magistrati,
hanno considerato le nuove tecnologie nel loro impatto ambientale-familiare. Punto d’avvio di
molte riflessioni, potremmo dire
una visuale generalmente condivisa, è il diritto del nascituro, il diritto della prole ad avere una famiglia con le due figure genitoriali. Nel caso di ricorso all’affidamento viene chiesto che gli affidati ad una nuova famiglia mantengano relazioni con la famiglia
d’origine, a cui dovrebbero, superati i problemi, fare ritorno. L’affi
Nelle famiglie prevale il diritto del bambino ad essere educato o
quello dei genitori sul figlio? C'è un diritto ad avere figli?
dato si trova così in relazione con
quattro genitori, otto nonni e vari
fratelli/sorelle, se ci sono.
Ma dobbiamo costruire noi tali situazioni? Come si risolve il
problema del diritto dei figli della provetta ad avere due genitori
legali ed a conoscere i genitori
biologici? E’ quest’ultimo un diritto da garantire, e come? Chi
è madre, la prestatrice d’uovo, la
gestante-partoriente o la committente, in casi di prestito d’ovulo
e di utero?
11 prof. Vercellone avverte circa la possibilità che donne povere siano indotte a diventare « fattrici » per famiglie del primo mondo. Segnale di ciò è già l’incontrollato sviluppo delle adozioni internazionali. Cosa va, giuridicamente, assolutamente fatto?
Anzitutto avere una legislazione comune tra i vari paesi. Partire da una visione che privilegi
il diritto dei figli, porre l’argine
del diritto ad una situazione che
può prefigurare il trionfo del mercato ed il dissolvimento del quadro familiare, che è struttura necessaria per la tutela giuridica del
nato.
Si deve legittimare la fecondazione eterologa? Là ove intervengono donatori e donatrici, cosa deve dire la legge?
Dalla relazione del prof. A.
Manchester, docente a Birmingham, che ha presentato il nuovo
articolato dei diritti dei bambini
(childrenact), teso a prevedere
l’intervento dello Stato in casi
gravi (non interventismo), ed a
ridefinire i diritti dei genitori {parental’s right), a favore dei figli,
escludendo il vecchio concetto di
proprietà o « potestas », nasce la
discussione sullo stesso diritto al
:uglio.
Chi può accedere alle tecniche
procreative extracorporee e quali
condizioni deve rispettare? Anche
questo settore deve essere affrontato con saggezza, legiferando il
meno possibile, trovando una via
tra il tutto normato ed il tutto
lecito.
11 grande sforzo di ricerca per
l’intera mappatura del genoma
umano suscita incubi di selezione
dei nati in base a criteri genetici
di efficienza, salute, bellezza... Già
la selezione del sesso ricorda la
Rupe Tarpea.
Il convegno vedeva magistrati
preoccupati di configurare una famiglia nonviolenta e figli in una
trama di tutelanti diritti. Non ci
si poteva attendere un discorso
anche sulla positività, terapeutica,
sociale, economica, di molte applicazioni della ricerca biotecnologica. Non dobbiamo però dimenticare il lato promettente e « buono » della medaglia. Se non vogliamo solo agitare « fantasmi »
■angoscianti.
Dall’intervento del cinese Cheti
fianguo. Corte popolare suprema
della Cina, cogliamo l’auspicio
che i nostri figli ed i loro discendenti siano veramente trattati come «fiori di loto», prìncipi cui
si riconosce dignità e pieno diritto: assistenziale, affettivo, economico, ecc,,. Non lo diciamo in
funzione di « illustrazione » della
sana politica del nostro Bel Paese. è un, auspicio-impegno, perché così possa essere. Ovunque e
per tutti.
Alfredo Berlendis
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commenti e dibattiti
28 settembre 1990
POSIZIONI DELLE CHIESE
Colombiadi
4 La necessità di interpretare il 1492 sta susci■ tando un dibattito serrato in America Latina.
Questo perché un’interpretazione « fondante » come 1 inserimento delle Americhe nel mondo bianco europeo ha conseguenze profonde a livello delle identità. Non è un caso, infatti, che siano proprio i popoli indigeni a guidare la riflessione dandole il carattere più radicale e rivendicativo di
dignità, rappresentanza, sovranità e risarcimento
dei danni subiti a tutti i livelli. I popoli indigeni,
cioè i popoli testimoni della radicale sovrapposizione di una cultura (quella dell’Europa latina)
su un’altra (anche l’America è diventata così « latina »). I meticci integrati invece, cioè i popoli
nuovi, e i bianchi, cioè i popoli trapiantati, vivono
10 stesso evento in modo diverso, perché interviene in modo diverso sulla formazione delle loro identità. Mai un avvenimento e una riflessione
sono stati così segnati dall’elemento etnico. Anche noi in Europa dobbiamo tenerne conto.
O Civilizzazione o conquista? Anche su questa
^ diversa interpretazione le chiese sono spaccate in due:
— il cattolicesimo: da una parte i gruppi più
radicali e la Iglesia popular, rappresentati nella
teologia della liberazione, hanno un atteggiamento molto critico, parlano del 1492 come di un’invasione violenta, genocida ed etnocida, e chiedono
un « risarcimento » morale ed economico tramite
la cancellazione del debito (documento Kairòs
centroamericano) e l’impostazione di un nuovo
ordine economico internazionale.
Dall’altra parte i gruppi moderati e le istituzioni della gerarchia si preparano ai festeggiamenti della « scoperta » e « civilizzazione » parlando
di opportunità di nuova evangelizzazione, di nuova spinta missionaria. Così, la prossima Assemblea generale della Conferenza episcopale latinoamericana (CELAM) che si terrà a Santo Domingo, dove arrivarono i conquistadores, nel 1992
avrà il tema: Una nuova evangelizzazione per una
nuova cultura.
— il protestantesimo (in media il 10-15% della popolazione) ha i fronti rovesciati: da una parte /e chiese, gruppi più radicali e le istituzioni
più importanti e rappresentative come il Consiglio latinoamericano delle chiese (CLAI) esprimono preoccupazione per una possibile celebrazione trionfalistica dei 500 anni, dicono cose simili a quelle espresse dalla teologia della liberazione e affermano (nel messaggio finale della II
Assemblea generale del CLAI): « A vergogna delle chiese cristiane, l’evangelizzazione di- questo
continente non è stata, generalmente, una buona
notizia, ma ha invece legittimato e appoggiato la
conquista e l’oppressione. Ancora oggi la religione cristiana è frequentemente utilizzata, direttamente o sottilmente, per perpetuare dominazioni
stabilite ».
Dall’altra parte, chiese e gruppi moderati si
affannano a cercare di dimostrare che non è vero
che il protestantesimo sia giunto in America Latina con il « peccato originale » dell’imperialismo
capitalista e con l’american way of fife, ma che
11 modello ideologico, culturale e politico giunto
con l’evangelizzazione è stato solo un accidente e che oggi si tratta di essere più attenti alla
cultura e alle radici latinoamericane.
O L’occasione del 5° centenario è perciò e pri^ ma di tutto una questione importante per
l’identità dei popoli latinoamericani e per il loro
futuro. Questa scadenza può portare effettivamente in primo piano i bisogni e la domanda di giustizia che emergono drammaticamente da quei
Paesi. Ci riusciranno? Io sono pessimista. Solo
la Spagna è impegnata per questa scadenza e non
con una grande disposizione autocritica, ma, piuttosto, con quella di proporsi come « ponte » naturale col nord del mondo e come capofila di un
grande e unico mercato ispanoamericano. Per
quanto riguarda la questione del debito, l’unica
novità è che non è più considerato criminale e
scandaloso parlare di moratoria. La questione è
ormai accettata anche dai banchieri come un problema. Il fatto che l’QNU abbia potuto nominare
un ambasciatore speciale (Bettino Craxi) per la
questione è molto significativo. Ma le soluzioni
sono lontane e non credo che risponderanno a
criteri di giustizia, ma di compatibilità economiche e politiche dei Paesi ricchi e delle loro istituzioni. Eugenio Bernardini
WOl KAUAMI
Siamo RAZiiSti,
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MACCHé/ (001 SFRüTt\AM0
CHlO(OQü£ A BRACCIA
APeRTe.
DIBATTITO
LA RESISTENZA
Due lettere
E’ in corso nel nostro paese un dibattito storicopolitico sulla Resistenza, che, a nostro parere, ha come obiettivo la costruzione di una seconda Repubblica. Per questo si tenta di accreditare nell’opinione
pubblica l’idea che da una parte (neUa Resistenza)
e dall’altra (tra i fascisti) vi fossero eguali sentimenti
di vendetta e di violenza sopraffattrice.
In attesa che gli storici chiariscano episodi dolorosi, cosa che auspichiamo venga fatta con metodo
scientifico e non sulla base di opportunità politiche,
pubblichiamo qui di seguito due lettere di condannati a morte che nella Resistenza hanno combattuto.
GINO E UGO GENRE
Gino, di anni 20 — nato a Pomaretto (Torino) ii 15 dicembre 1924.
Ugo, di anni 18 — nato a Pomaretto il 7 ottobre 1926.
Fratelli, operai meccanici al « Cotonificio Valle di Susa »
di Perosa Argentina (Torino) —, Partigiani della V Divisione Alpina G.L. . Sergio Toja » operante nelle valli Germanasca e
Chisone, indi in vai Pellice — Gino quale comandante di squadra e Ugo quale caponucleo nella medesima squadra —. Catturati da reparto tedesco, durante una sosta, il 26 gennaio 1945,
con tutti i compagni di squadra, a Pianta di Torre Pellice —
tradotti nella caserma dei carabinieri di Pinerolo — consegnati
al locale Comando delle « Brigate Nere » rifiutano l'offerta di
grazia per uno dei due che verrebbe deportato in Germania,
dove già si trova deportato un altro fratello, e chiedono di avere
sorte comune —. Fucilati alle ore 17 dei 10 marzo 1945, a Ponte Chisone (Pinerolo), da plotone tedesco e di militi delle Brigate Nere di Pinerolo, con Raffaele Giallorenzo, Mario Lossani,
Luigi Ernesto Monnet, Luigi Palombini e Francesco Saivioli.
Cari genitori,
ricevete questa nostra ultima lettera prima di
morire, ma non abbattetevi tanto perché, cosa volete,
è il nostro destino, e dg, questo non si scappa. Moriremo con la testa alta. Cara mamma, cerca di farti
forza perché hai ancora due figlie in terra da allevare
e da istruire nella giusta via e abbiamo ancora un
fratello che spero ritornerà e allora saprete che cosa
dirgli di noi.
Saluta tutti i parenti, Guerrino e famiglia, la mia
madrina e zio, zio e cugini, pensate al mio figlioccio
cui tanto voglio bene e ricordategli di me sempre.
Salutate Laura e ditele che pensi qualche volta
a me.
Salutate Elsa e tutta la famiglia.
Cara Mamma, seguiremo tutti il nostro capo e
amici che già sono in cielo. Cara Mamma, fatti coraggio e anche tu, nonna, papà, ciao. Addio sorelle,
pensate alla Bruna e Rita.
Salutate il nostro Pastore e che faccia delle preghiere per noi che sempre siamo stati fedeli.
Salutate il signor Klaus, il Direttore, Bocca. Fra
e tutti.
Mamma ti scrivo due o tre righe che farai mettere all Officina: «Cari Direttore, compagni e amici,
ricevete questo nostro ultimo saluto. Abbiamo sempre pensato alle belle ore che abbiamo passato assieme. Addio ».
Gino, Ugo e compagni
GUGLIELIWO JERVIS ( Willy)
Di anni 42 — ingegnere presso la . S.A. Olivetti & C. » di
Ivrea (Torino) — nato a Napoli il 31 dicembre 1901 —. Subito
dopo l'8 settembre 1943 collabora ai primi tentativi di organizzazione di formazioni partigiane in Valle d'Aosta — valente alpinista, guida in Svizzera attraverso valicbi alpini, a più riprese,
prigionieri alleati — braccato dalla polizia italiana e tedesca,
nel gennaio 1944 si trasferisce da Ivrea in Val Pellice dove diventa l'animatore delle formazioni partigiane, estendendo la sua
attività alle Valli Germanasca e Chisone — commissario delle
formazioni G.L., organizza i primi campi di lancio —. Arrestato
ai primi di marzo 1944 ad opera di S.S. tedesche, al ritorno da
una missione in Svizzera, è trovato in possesso di armi ed
esplosivi — condotto alle carceri . Nuove » di Torino — per
47 giorni consecutivi lasciato solo in una cella — due volte
tratto dalla cella per essere fucilato e due volte ricondotto per
sospesa esecuzione — più volte seviziato —. Fucilato nella notte fra il 5 ed il 6 agosto 1944, da plotone tedesco, nella piazza
principale di Villar Pellice [Torino) — il suo cadavere viene
poi impiccato — Medaglia d'Oro al Valor Militare.
« Non piangetemi, non chiamatemi povero. Muoio
per aver servito un’idea ».
(Parole scritte con la punta di uno spillo, sulla copertina
di una Bibbia ritrovata nei pressi del luogo ove fu fucilato).
Le assemblee
ecumeniche
Pubblichiamo le prime due
reazioni alla posizione della
TEV sulle assemblee di Basilea e Seoul.
Spero anch'io che la Facoltà
di teologia prenda posizione sul
rema proposto dalle due circolari della TEV, soprattutto per
chiarire che le chiese valdesi e
metodiste sono ancora delle
chiese protestanti e riformate e
che nessuna loro istituzione sarà mai tanto autorevole da diventare in qualche modo una
nuova forma di magistero ».
Sono molto indignato di questa richiesta della TEV, che fa
pensare (...) alle funzioni del
sant'uffizio di romana memoria (...).
Voglio comunque dare alcune
risposte alle domande che le
due circolari pongono.
Prima domanda, circolare del
1.7.90: sì, è anche con il messaggio di Basilea e di Seoul che
le anime si convertiranno a Cristo. E' il Cristo ohe ha detto
(Gv. 13: 35) che ci riconosceranno da come ci amiamo, cioè
da come i credenti sapranno
impostare delle relazioni diverse tra loro e nei confronti di
tutto ciò che è creatura del Padre, diverse da come fanno i
pagani, che pensano solo ai propri affari, litigano violentemente
tra di loro (vedi Isaia) e pensano di essere molto pii quando sono molto ossessionati dalla loro egoistica salvezza personale.
Per questo protesto, perché
per Basilea e per Seoul si è
speso troppo poco. Tutto il denaro che si poteva spendere in
più è denaro sottratto all'annuncio di Cristo, crocifisso dall'egoismo e dalla malvagità umana.
In questo modo non si aiutano
certo i giovani a liberarsi dalle
piaghe di questo mondo, compresi (per favore!) l'accumulo
di casa su casa, l'ingordigia dei
vari epuloni e tutti i peccati
di ingiustizia che troppo spesso
si dimenticano e si ritagliano
dal proprio arsenale di versetti-proiettile ».
Circolare del 15.8.90, prima
domanda: bisogna intenderci sul
termine » buon senso »; se i
proclami di Basilea e di Seoul
vanno contro gli interessi di
qualcuno e quel qualcuno non
è convertito, cioè non ha cambiato mentalità e si conforma
alla mentalità di questo secolo,
che è una mentalità arraffona,
allora no, non è vero, il messaggio non può essere accettato da qualsiasi persona cosiddetta di « buon senso ».
Seconda domanda: anche qui
c'è difficoltà (o non volontà) a
capirci. comunque possiamo
provare ad andare a spiegare
ai principi di questo mondo che
sono salvati per grazia, che ora
non solo possono risparmiare
sulle indulgenze e sulle opere
ma che la loro conversione non
li impegna affatto nei riguardi
dei fratelli e del creato, neanche per riguardo al Creatore,
che nessun loro callo sarà pestato; pensate che rischieremmo molto? Ho la sgradevole impressione che per molti la « sola fede » sia diventata l'ennesima « opera » ben mascherata,
ma che aiuta bene a mascherare e a giustificare il disimpegno. Altro che Riforma protestante!
Terza domanda: sì, è vero, per
i più l'annunzio della salvezza
per mezzo della croce è una
vera pazzia e un vero scandalo; infatti, guardate quanti sono quelli che si mettono alla
sequela di Gesù, quanti invece
sono quelli che, dopo aver ascoltato le parole di Gesù, si
rattristano e se ne vanno. Ep
pure a loro sembra di essere
molto zelanti. I giovani ricchi
(molto pii) non si fidano proprio di Gesù.
Quarta domanda: Il peccatore
Zaccheo si è invece fidato, ha
restituito ciò che aveva sottratto ai poveri, si è messo a vivere da uomo di giustizia e
si è riconciliato con Dio.
Quinta domanda: Il Signore
è vivo e presente qui e oggi,
perché non pensare dì vivere
oggi serenamente e in rettitudine e con gioia alla presenza
del Signore? (...)
Bruno Giaccone, Asti
Da molti anni seguo l'attività
della TEV attraverso le sue circolari e ne apprezzo l'impegno
di fedeltà all'Evangelo: ho sempre però constatato con amarezza la sua totale chiusura all'istanza ecumenica. Per me
questo è già un disattendere
il messaggio del Cristo, il quale ha pregato affinché noi fossimo « tutti uno », oltre che
un chiudersi entro un muro di
intolleranza.
L'atteggiamento assunto nei
confronti delle assemblee di Basilea e di Seoul è poi quanto
meno sconcertante.
Ho partecipato in prima persona alle due assemblee, come
delegata a Basilea e accreditata per la stampa a Seoul. Sottolineo di esservi andata a mie
spese.
Sono profondamente convinta che a Basilea lo Spirito del
Signore ha soffiato sui credenti di diverse confessioni, per
la prima volta uniti nella preghiera e nell'azione dopo mille anni dalla prima lacerazione
della cristianità, dopo cinquecento dalla seconda lacerazione.
La Riforma protestante costituisce un pungolo che obbliga
noi tutti alla riflessione e ad
una dinamica opera di conversione e di ravvedimento; in
quest'opera di conversione e
di ravvedimento mi sembra però che il primo posto debba essere occupato dall'amore per
il fratello, di qualsiasi credo e
di qualsiasi colore. Tale istanza
implica la tolleranza ed il rispetto reciproco, la ricerca della pace, la costruzione della
giustizia.
Già a Basilea si era parlato
anche di salvaguardia del creato: a Seoul essa è divenuta parte integrante del tema proposto, Il Signore ci ha affidato il
compito di giardinieri e di custodi della creazione: non dobbiamo dunque esserne i dominatori e tanto meno i deturpatori. Un esame approfondito della
problematica ecologica rientra
dunque, a mio parere, nei compiti imprescindibili dei credenti.
A Seoul una parte della cristianità era presente solo in
tono minore: alludo alla posizione dei cattolici romani, che
peraltro hanno espresso nei loro messaggi in loco una profonda comunione con tutti noi.
« Il tempo stringe » veramente, come ha detto von Weizsäcker, che mi sembra ben lontano dagli orientamenti attribuitigli dalla TEV.
Se noi siamo figli di Dio, eredi di Dio e coeredi dì Cristo
(Rom. 8: 17), riceviamo da Dio il
compito di evangelizzare nella
realtà di un mondo diviso che
i cristiani, per rendersi credibili, devono cooperare a ricostruire nella pace, nella giustizia, nell'integrità del creato.
« Se sapete queste cose
dice il Signore — siete beati s®
le fate » (Giov. 13: 17),
Florestana Sfredda Piccoli.
Rovereto
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28 settembre 1990
attualità
CAMPO A ROCCA DI PAPA
Single: quale vita
affettiva e sessuale?
Il concetto di differenza sessuale e la vocazione alla relazione con
l'altro - Imparare a riconoscere e riconoscersi nella tenerezza affettiva
I « singles » (celibi, nubili, persone d’ambo i sessi separate o
vedove) anche quest’anno si sono ritrovati a Rocca di Papa per
proseguire i loro incontri. Il Movimento femminile battista aveva avuto lo scorso anno il merito e, se vogliamo, anche il coraggio di affrontare questa tematica, che ha una profonda incidenza nella chiesa e nella società.
Lo scorso anno si era affrontato il tema della solitudine, sia
da un punto di vista biblico che
personale. Quest’anno, dal 2 al 9
settembre, sotto la guida del
pastore Adriana Gavina, si è
affrontato il tema della vita affettiva e sessuale dei singles nella cultura cristiana e nella cultura moderna.
In una serie di riflessioni a partire dal testo biblico per giungere alle esperienze concrete di
ciascuno, si è visto come tutta
la struttura della creazione (ma
anche di Dio) sia una struttura
di relazione.
La rilettura dì Genesi 1 e Genesi 2 ha confermato questa ipotesi sottostante tutta la riflessione del campo. Il concetto di differenzia sessuale e la vocazione
alla relazione con l’altro e con
Dio fanno parte del progetto originario di Dio. Abbiamo distinto
fra sesso, sessualità e intimità
nella definizione della nostra
identità.
Genesi 3 ci ha guidato in una
riflessione sul passaggio dalla
bontà della creazione al peccato
come ribellione e quindi rottura
di relazione fra gli esseri umani
e Dio e all’intemo dell’umanità.
La storia della chiesa, al contrario, ci fa vedere la lettura del
peccato unicamente centrata sulla colpevolizzazione della sessualità; la sessualità viene così ridotta ad attività sessuale e da essa
viene eliminato ogni concetto di
tenerezza e intimità di relazione.
Tornare al progetto originario
di Dio significa dare il giusto spazio alla conoscenza di sé e all’amore di sé; conoscersi vuol dire accettarsi e quindi superare
ogni concetto di colpa a livello
di sentimenti ed emozioni. Il giudizio morale non viene annullato, ma spostato sul piano dell’azione controllata dalla volontà. Giudicare i propri sentimenti
e non l’azione dà luogo invece
ad una dolorosa conflittualità e
a scompensi che possono emergere anche a livello psicosomatico. Giungere a questa visione
di sé come totalità permette di
amare se stessi con serenità ed
equilibrio, di amare il nostro
prossimo nell’essere e nell’agire,
di amare Dio.
Una lettura al femminile del
testo dell’accettazione dei bimbi da parte di Gesù ci ha portato a vedere la necessità di vederci e accettarci, non come uomini e donne capaci ed impegnati, ma come bimbi che il Signore ama come tali, a riconoscere il « bambino in noi », la
parte indifesa e tenera, bisognosa di affetto in tutti.
Un culto finale a più voci, con
grande coinvolgimento dei presenti, ha concluso un campo che
ci ha portato in una comune ricerca di spiritualità personale.
Tutti sono stati contenti del
campo e sono stati notati svariati aspetti positivi. E’ stato notato il positivo contributo dato
dalla guida di una teologa che
ha saputo far cogliere a tutti i
partecipanti una lettura al femminile di testi biblici. Forse l’aspetto positivo più sorprendente
è stato la partecipazione di membri di un arco molto ampio di
denominazioni evangeliche. Pentecostali e metodisti, membri delle Chiese dei fratelli e battisti,
valdesi e membri di Chiese libere
si sono trovati a costruire insieme una spiritualità nella vita di
relazione senza per questo entrare in conflittualità o dovere rinunciare alla loro specificità confessionale. Il campo è stato veramente ecumenico.
Il Movimento femminile battista ha dimostrato un notevole
intuito nell’affrontare questa tematica, che ci sembra dovrebbe
essere oggetto di riflessione di
tutta la chiesa, in particolare
nella formazione della coppia e
dei giovani.
Le tematiche dei singles — come d’altra parte di tutti quelli
considerati diversi — non possono essere affrontate né con il
moralismo, né con i sorrisetti.
Val la pena specificare che i
campi singles non hanno la finalità di mettere insieme tessere di un mosaico (non abbiamo
progettato un archivio elettronico per la facile ricerca di un partner ideale); si intende piuttosto
creare una possibilità in più per
il proprio accrescimento spirituale. Non ci si può da un lato
preoccupare per i matrimoni misti e dall’altro trascurare la cura d’anime nei confronti delle
persone sole, come rischiano di
fare le chiese.
A questo fine il campo ha dato vita a un piccolo comitato che
si affiancherà al Movimento femminile battista nel proseguire
questa ricerca. Già è in progetto
un incontro nel ponte dell’Epifania, da tenersi possibilmente a
Firenze: chi volesse ulteriori informazioni può rivolgersi ad Anna Maria Catalano, c/o Chiesa
battista, via G. Pullino 20, 00154
Roma, tei. 06/2818047.
ICS
DEMOCRISTIANI
Ricominciamo da 32
« Ricominciamo da trentadue ».
Rispolverando questo slogan di
dieci anni fa, a conclusione di
quel referendum che vide solo
il 32% degli italiani schierato sul
fronte « antiabortista », il deputato democristiano Carlo Casini
sollecita il suo partito a « considerare l’impegno per la vita il
punto di partenza per una reinterpretazione complessiva di tutta la società, per mettere sempre al centro l’uomo, a cominciare dal più bisognoso ».
Tali considerazioni, che appaiono sul numero di settembre di
« Sì alla vita », sono state occasionate dalle « dimissioni di ben
cinque ministri democristiani »
in occasione del voto su un articolo della legge sull’emittenza televisiva, dimissioni che Fon. Casini legge come « uno strumen
FACOLTA' VALDESE DI TEOLOGIA
Inaugurazione Idei
CXXXVI anno
accademico
13 OTTOBRE 1990 - ore 17.30
Aula Magna della Facoltà
Via Pietro Cossa, 40 — ROMA
Prolusione:
PROF. DANIELE GARRONE
11 tema della terra promessa nella Bibbia ebraica:
considerazioni esegetiche e teologiche
Culto d’apertura: Domenica 14 ottobre alle ore 10.45 - Tempio
Valdese di Via IV Novembre, Roma - Prof. Paolo Ricca
IL DECANO
Prof. Bruno Corsani
PRESA DI POSIZIONE
Lotta alla mafia
In questi giorni la forza della criminalità organizzata e la sua capacità di penetrazione nel mondo della
politica e degli affari ha raggiunto livelli di gravità tali
da compromettere la dinamica democratica in vaste
zone del paese e quindi la libertà, ed i diritti di milioni di persone.
Noi firmatari, evangelici italiani impegnati a predicare Cristo come unica speranza, vogliamo condividere con l’intera società del Mezzogiorno e del paese
l’impegno per un rinnovamento radicale delle coscienze e quindi dell’agire collettivo degli uomini e delle
donne; un rinnovamento che ci impone di cercare e
proclamare la verità, di schierarci dalla parte di Abele
contro Caino, di denunciare limiti, ritardi ed assenze
di quanti dovrebbero istituzionalmente difendere la giustizia, la convivenza civile, la dignità umana.
E’ grave che vaste aree del Mezzogiorno siano di
fatto sottratte al controllo dello Stato; è ancora più
grave che uomini ed istituzioni che operano nel senso
della ricostruzione del tessuto civile e democratico del
Mezzogiorno vengano lasciati soli, sommariamente criticati e giudicati, e quindi delegittimati.
Siamo consapevoli della parzialità delle nostre iniziative: ciò nonostante ci pare che il radicamento di
tante comunità evangeliche ed iniziative sociali e culturali ad esse collegate nel Mezzogiorno ci imponga
di condividere l’impegno, la testimonianza e la speranza di quanti operano per il ravvedimento morale dell’Italia ed un vero rinnovamento culturale, contro le
logiche di sopraffazione e di violenza che si sono imposte in tanta parte della società, non solo meridionale.
Appello promosso dalla Commissione di studio
sul Mezzogiorno del Servizio di azione sociale della
FCEI - 24/9/’90.
Primi firmatari:
S. Aquilante, I. Barbuscia, G. Bouchard, A. Cavina, R.
Ciappa, L. Cirica, F. Giampiccoli, G. Girardet, G. La
Torre, F. Long, D. Maselli, M. IVHegge, A. Mucciardi,
P. Naso, S. Nitti, G. Platone, S. Ribet, G. Sciclone, P.
Spanu, G. Tourn, G. Urizio, S. Woods.
Appuntamenti
to di difesa e affermazione di
una specifica identità della DC ».
« Niente di nemmeno lontanamente paragonabile — rileva il
deputato — si è mai verificato
riguardo alla legge sull’aborto ed
alle sue applicazioni». Nessuno
si è mai dimesso per « protestare contro leggi o decisioni lesive
del primo tra tutti i diritti umani ».
Eppure la DC, nel Consiglio
nazionale del maggio ’85, proclamò « solennemente » la « centralità politica del diritto alla vita »
come suo « distintivo essenziale ». E nei momenti elettorali i
richiami al diritto alla vita « divengono l’argomento ultimo per
evitare che le insoddisfazioni portino alla fuga nel non voto, alla
scelta dei verdi o delle leghe, o
anche al consenso verso altri partiti ’’abortisti” ».
Il « timore » dell’on. Casini è
che « l’identità del partito venga
intesa, magari inconsapevolmente, in ’’essere contro”: l’anticomunismo prima e, ora che è caduto il muro di Berlino, Tantisocialismo ». E invece sulla difesa
della vita la DC dovrebbe «esercitare puntigliosamente tutto il potere, altrimenti viene meno una
fondamentale ragione della sua
stessa partecipazione al potere ».
E non si prenda questa posizione
per integralismo, ammonisce Casini, perché « vi è commistione
tra religione e politica non solo
quando si impongono per legge
precetti religiosi, ma anche quando (...), per evitare difficoltà e
mantenere frange di consenso, si
qualificano per religiose istanze
che invece, dal punto di vista statuale, sono eminentemente civili ».
(ADI STA)
• PADOVA - VENEZIA — Dal 9 settembre al 20 gennaio ’91. In queste
due città si svolge uno dei maggiori
avvenimenti culturali italiani dell’anno.
Si tratta della mostra « Gli armeni in
Italia ».
A Padova, nel Museo di Piazza del
Santo, sono esposti 150 pezzi sacri o
di uso quotidiano. A Venezia (Isola di
S. Lazzaro) sono esposti documenti e
testimonianze della presenza armena
in Italia. Orario di visita: Padova tutti
i giorni (escluso lunedì) dalle 9 alle 19;
Venezia tutti i giorni (escluso lunedì)
dalle 10.30 alle 12 e dalle 15.30 alle
19. Costo visita Padova 5.000. Venezia 5.000. Cumulativo 8.000. Per prenotazioni e informazioni Studio Angela
Bigi, tei. 049/663184.
• TORINO — Dal 20 settembre al 31
ottobre. E’ aperta la mostra sul grande fotografo americano Garry Winogrand (1938-1984). Oltre 200 le Immagini, di cui dieci stampe a contatto di
due metri di lato. La mostra è la prima retrospettiva dell’autore. E' aperta,
presso la Mole Antonelliana, nei giorni
feriali dalle 9 alle 19 e nei festivi dalle
10 alle 13 e dalle 14 alle 19. Chiuso II
lunedì.
9 UDINE — Venerdì 28 settembre
- ore 18. Presso la Sala della Chiesa
metodista (piazzale D'Annunzio 9) il
prof. Daniele Garrone terrà una con
ferenza sul tema « La fede nel Dio
unico nell'Antico Testamento ». Organizza l'Associazione « Guido Gandolfo ».
'• PADOVA — Venerdì 28, sabato 29
settembre. L’Istituto di formazione
ecumenica (casella postale 756, 35100
Padova) organizza presso l’Istituto Pio
X, via Pomparti, le giornate teologiche
sul tema ■■ Lineamenti per una psicologia bìblica ». Sono previste relazioni di
Vernon Grounds, E. Gius, Ermanno
Genre, Pietro Bolognesi, Giovanni Tarretino, Paul Finch. Informazioni e iscrizioni a IFED - casella 756 - 35100 Padova.
9 TORINO — Sabato 29 settembre.
Presso i locali della chiesa valdese di
corso Vittorio, si svolgerà un incontro del gruppo interregionale Piemonte-Valle d’Aosta del SAE. L'appuntamento è per le ore 9.30; alle ore 10.50:
tavola rotonda sulla XXVIil sessione
di formazione ecumenica » Parola e silenzio di Dio ». Nei pomeriggio, alie
ore 14.30, incontro sul tema: « Ruolo
dei cristiani neila costruzione della
casa comune europea ».
9 ECUMENE (Velletri) — Da venerdì
28 a domenica 30 settembre. Presso il
Centro metodista si tiene il convegno
del Servizio rifugiati e migranti della
FCEI sul tema « Essere chiesa insieme ». Per informazioni telef. 06/483188,
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4 vita delle chiese
28 settembre 1990
PRAROSTINO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
La cappella del Roc Accoglienza agli stranieri
PRAROSTINO — Domenica
16 settembre, la comimità di Prarostino ha vissuto una bella giornata comunitaria, per ricordare
il cinquantenario dell’inaugurazione della cappella della borgata Roc.
Dopo la predicazione del pastore Klaus Langeneck sul testo
del Salmo 133: « Come è bello e
piacevole che i fratelli vivano
insieme », la parola è stata data
al pastore Guido Rivoir, alle signore Bert, Peyrot, Ayassot e
infine al pastore Cipriano, Tourn,
che con le loro testimonianze sul
tempo del loro ministero o di
quello dei rispettivi consorti, trascorso nella comunità, hanno rifatto la storia degli ultimi 60
anni di Prarostino, e messo in
evidenza come a dispetto di
alterne vicende storiche e naturali, Dio sia rimasto fedele al suo
popolo, che non sempre l’ha ricambiato di uguale sentimento,.
La particolare atmosfera creatasi ha fatto versare qualche lacrima ai più anziani, mentre per
i più giovani ha rappresentato
la testimonianza che quando una
comunità affonda le sue radici
nella parola di Dio, i frutti non
possono che essere positivi ed
abbondanti, ed ha insegnato inoltre che al di là delle incomprensioni quotidiane, dell’egoismo
dei singoli, del razzismo, delle
guerre, della violenza dell’uomo
sulla natura, una comunità che
si sforza di mettere in pratica
l’esempio del Cristo costituisce
ancora un ideale per cui vale
la pena di lavorare e combattere.
La giornata è poi proseguita
con il pranzo comunitario, cui
hanno partecipato circa 150 sorelle e fratelli, ed un pomeriggio
scandito dal ritmo dei ricordi.
S. M.
CORRISPONDENZE
C’è molto da fare
RIESI — Con un viaggio attraverso l’Italia che ha toccato il
Centro dì Ecumene e la chiesa di
Dipignano, in Calabria, il nuovo
gruppo residente giunto al Servizio Cristiano (S.C.) ha iniziato a
prendere contatto, ai primi di
settembre, con il complesso lavoro dell’opera diaconale. La precaria situazione finanziaria non
permette tutta una serie d’interventi; il fatto frena l’entusiasmo che caratterizza ogni inizio. Si vorrebbe installare un
depuratore dell’acqua, il cui eccesso di calcare rovina impianti
e tubazioni, occorre rifare il tetto
della biblioteca, si vorrebbe insonorizzare il salone, bisogna rifare alcuni impianti elettrici e
dotare di un nuovo riscaldamento la scuola...
Il lavoro, suddiviso per settori, è partito con molta speranza ed energìa sapendo, come ha
ricordato il moderatore Giampiccoli « di non esser soli in questo
compito a cui la chiesa ci chiama ».
La scuola elementare parificata del S. C. che ha aperto i battenti il 20 settembre — le cui
insegnanti hanno partecipato ad
un intenso corso d’aggiornamento sui problemi del territorio con
Giovanni Giardiello, dell’IRSAE
di Torino — vede un centinaio
d’iscritti, mentre una sessantina
di bambini frequentano la scuola materna.
Il consultorio familiare, coordinato da Miriam Pisani, sino a
ieri medico a Torre Pellice, ha
organizzato una prima assemblea di programmazione cui hanno partecipato i vari operatori
(assistente sociale, ginecologo,
psicologo, pediatra) in vista di
un rilancio delle varie attività.
Una delle principali linee di in
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tervento sarà una ricerca sull’evasione scolastica, di cui Riesi
è al primo posto in Italia.
L’aspetto amministrativo-economico è coordinato da Elio
Meggiolaro con Nunzio Cosentino; quello della casa e della
manutenzione generale del villaggio da Sergio e Franca Borroni. La corrispondenza in lingue è curata da Rosmarie Bruellmann. Il settore agricolo, che attende rinforzi soprattutto a livello di coordinamento, è seguito da Pascal Ratsimba, Giovanni
Caci e Gaetano Capizzi. Il pastore Giuseppe Platone ha la direzione generale dell’opera insieme alla cura pastorale delle
chiese di Riesi e di Caltanissetta,
con le quali si sono già stabiliti primi positivi contatti.
Infine una bella notizia: JeanJacques Peyronel, ex direttore
del S.C., e la sua compagna
Charlotte Burger hanno avuto la
loro primogenita Sophie, nata
felicemente in Germania il 19
settembre. La coppia tornerà a
Riesi per restarci sino a fine dicembre, completando il passaggio di consegne. La comunità dei
bambini del gruppo residente è
così arrivata a quota sei.
D. F.
Campo-scambio
REGGELLO — Casa Cares si
propone come centro d’incontro
per persone di varia provenienza. Casa Cares ha nove ettari di
bosco e di terreno coltivato che
richiedono buona volontà, fatica, e molta manodopera. Questo
si è realizzato nel corso di un
campo di lavoro internazionale,
dal 19 al 22 agosto; 28 studenti
cristiani provenienti da 5 paesi
europei (Italia, Paesi Bassi, Ungheria, le due Germanie) hanno
dato una mano al personale di
Casa Cares nella pulizia del bosco e del terreno e nel frattempo
hanno contribuito ad uno scambio di esperienze e di nuovi contatti. La vita di Casa Cares deve contare su questi appoggi di
volontariato e guarda già all’anno 1991 per un simile camposcambio con la speranza di aumentare il numero dei partecipanti italiani.
Assemblea
IV Circuito
CHIVASSO — L’Assemblea
del IV circuito è convocata per
sabato 3 ottobre alle ore 9.30
presso la chiesa valdese di Chivasso.
PINEROLO — Da diversi mesi, alcune stanze dell’ex Convitto sono state destinate all’accoglienza di immigrati extracomunitari. Si tratta di un centro di
prima accoglienza, con alcuni posti letto e l’uso della cucina e
dei servizi, che può dare ospitalità a 6 persone, con possibilità di
ottenere la residenza, il che rende possibile l’iscrizione aH’uffìcio
di collocamento, e l’ottenimento
di un lavoro legale. E’ stato anche attivato da un gruppo di volontari un corso serale per lo
studio della lingua italiana.
Con il presente anno scolastico il Provveditorato agli studi
ha attivato a Pinerolo un corso
di alfabetizzazione per lavoratori
stranieri, che avrà inizio il prossimo mese di ottobre.
Attualmente usufruiscono dell’alloggio un gruppo di nordafricani (marocchini e tunisini) e
alcuni immigrati dal Ghana. Quasi tutti hanno trovato un lavoro
regolare. Si incontrano invece
grossi problemi per il reperimento di alloggi in affitto, il successivo necessario passo per un’effettiva integrazione nella città.
Per il momento, i numerosi tentativi intrapresi sono stati senza
successo, il che rischia di prolungare oltre limiti accettabili
una sistemazione che dovrebbe
invece configurarsi come provvisoria. A questo proposito, invitiamo chi avesse disponibilità di
alloggi o stanze da affittare a
mettersi in contatto con il Comitato di gestione.
E’ stato anche aperto un fondo di solidarietà presso la comunità di Pinerolo. Chi desidera
contribuire può indirizzare le offerte presso la Chiesa valdese,
specificando la destinazione per
il centro di accoglienza lavoratori stranieri.
Ricordando il
pastore Tron
MASSELLO — Si è spento all’ospedale dì Montevideo il 31
agosto il pastore Giovanni Tron.
Era nato a Massello il 19 maggio
1904 ed era l’ultimo pastore ancora in vita dei ventuno servitori della Parola nati nella nostra comunità negli ultimi due
secoli, da quando, cioè, essa era
stata eretta a chiesa autonoma,
non più unita a Maniglia. Consacrato nel 1931, dopo un breve
ministero a Torino e a Rodoretto, il pastore Tron aveva accettato, nel 1934, di andare a servire il Signore nelle colonie vaidesi del Rio de La Piata, dove
è rimasto anche dopo l’emeritazione (1974).
Lo ricordiamo per il suo servizio, per le sue visite alle Valli finché le forze gliele hanno
concesse; in particolare ricordiamo la sua partecipazione al sinodo agitato del 1968 e le sue
esortazioni al dialogo e al confronto senza pregiudizi rivolte
sia ai conservatori, sia ai contestatori di allora. Il suo decesso segna anche, come abbiamo
visto, la chiusura di una pagina estremamente significativa
della storia di Massello, quella della comunità culla di vocazioni pastorali. Se il Signore
è risuscitato, tuttavia, possiamo
guardare anche a questo fatto
con riconoscenza per quello che
ha rappresentato, e con speranza per il futuro. La comunità di
Massello ha portato il testimone
per un tratto della corsa, ma
questo non cade nel vuoto., sarà
raccolto da altri, fino a quando
la corsa sarà giunta al suo fine.
• L’estate massellina è stata
anche quest’anno ricca di apporti di fratelli, come sempre. Di
alcune iniziative abbiamo dato
notizia in precedenza. Vogliamo
qui ringraziare i predicatori (Aldo Garrone, Flavio Micol, Franco Calvetti, Daniele Perini, Ugo
Gastaldi, Daniele Garrone, Ernesto Chiarenzi, Maria Bonafede,
Gioele Fuligno, Ada Poet) che ci
hanno rivolto i loro messaggi.
Il ripristino delle vecchie strutture sta anche andando avanti.
Si sta portando a termine in questi giorni il rifacimento della facciata del museo della Balsiglia e
quella del mulino di Gorjo
Trounno.
Saluto ai
pastore Zotta
TORRE PELLICE — Domeni
ca scorsa, 23 settembre, il pastore Severino Zotta si è congedato dalla comunità con il culto; dopo 11 anni di permanenza
a Torre (era arrivato nell’ottobre del ’79 dopo un lungo servizio a Rimini) il past. Zotta si
avvia ora al periodo dell’emeritazione che trascorrerà in Liguria, dove non rimarrà certo
inoperoso, giacché come egli stesso ci ha detto: « Mi hanno già
chiesto di collaborare con la predicazione a Sestri Ponente ».
Se durante tutti questi anni il
past. Zotta ha curato predicazione e visite, del suo impegno
tutti ricordano in particolare il
suo ministerio accanto ai malati
e ai morenti come cappellano
dell’ospedale di Torre Pellice.
E nella sua ultima predicazione di domenica, basata sul versetto 7 del salmo 39 « E ora, o
Signore, che aspetto? La mia
speranza è in te », ha voluto
ricordare e presentare una volta
ancora tutti quelli che sono in
qualche modo nella sofferenza.
Tutti coloro i quali, « di qualunque confessione cristiana »
hanno in qualche modo ricevuto
parole di conforto e di speranza, all’ospedale come a Villa
Olanda e alla Casa delle diaconesse, ricordano riconoscenti la
presenza di Severino Zotta in
mezzo a loro e le prove di stima
che egli ha ricevuto rappresentano in qualche modo anche un
possibile arrivederci, con l’augurio di poter avere ancora il
pastore Zotta ospite a Torre
Pellice.
• Sabato scorso 22 settembre, con rito civile, si sono uniti in matrimonio Lucilla Borgarello ed Alberto Corsani; ha fatto seguito un momento di riflessione biblica e di preghiera ecumenica presso la foresteria valdese.
Un gruppo composto da cantori delle due diverse corali ha
guidato sposi, parenti e i numerosi amici nel canto di due inni.
Alla cerimonia hanno partecipato anche i redattori del nostro
giornale e i tipografi della « Subalpina » che hanno voluto rinnovare il loro affetto alla nuova
coppia.
Inizio delle
attività
LUSERNA S. GIOVANNI —
Il culto di inizio attività avrà
luogo domenica prossima, 30 settembre, alle ore 10, nel tempio.
Sono particolarmente invitati
tutti i ragazzi delle scuole domenicali, del precatechismo e del
catechismo, assieme ai loro genitori.
I catecumeni delle quattro classi dovranno trovarsi presso la
sala Albarin alle ore 9,15 per
concordare insieme gli orari dei
vari corsi, tenendo conto delle
esigenze di ciascuno.
• La tradizionale Festa del
raccolto avrà luogo domenica 7
ottobre nella sala Albarin. Il culto al mattino, nel tempio, sarà
dedicato aUa riconoscenza ed al
ringraziamento e nel pomeriggio,
alle ore 14,30, funzionerà l’espo
sizione-vendita dei prodotti dei
campi, degli orti, dei frutteti e
del bosco.
Una « marenda sinoira » alle
ore 18,30 permetterà di passare
insieme ancora alcuni momenti
e, per l’occasione, il pastore Davite proietterà alcune sue diapositive sulla fiora alpina e sulla
« Via dar ministre » a Frali.
• L’ultimo culto dell’anno alla cappella dei Jalla sarà tenuto
alle ore 17 di domenica 7 ottobre con celebrazione della Cena
del Signore.
• La comunità porge il suo
saluto ed il suo augurio a Marika
Kober che, dopo un anno in cui
ha cominciato a conoscere la
realtà della nostra chiesa, è ora
in Svizzera per terminare la sua
preparazione in vista del ministero pastorale.
Bazar
ben riuscito
S. GERMANO CHISONE —
Il bazar dell’Asilo per vecchi è
stato un successo sia per la partecipazione che per la cura con
cui è stato preparato dalla direzione, dal personale dell’istituto
e dalle sorelle dell’Unione femminile. Numerose persone provenienti da altre comunità delle
valli hanno potuto frequentarlo
e fare acquisti. I proventi del
bazar e della sottoscrizione a
premi (non tutti sono stati ritirati) sono stati devoluti alTAsilo che svolge una importante
funzione per gli anziani delle
valli Chisone e Germanasca.
• Il tempio della nostra chiesa compie quest’anno cento anni.
Esso è stato infatti inaugurato
il 23 settembre 1890 dal pastore
Carlo Alberto Tron. Per ricordare questo evento, il Concistoro
ha assunto alcune iniziative, la
prima delle quali è l’invito rivolto alla Camerata corale La Grangia di Torino che terrà una s.erata canora, dal titolo Canti popolari nel vecchio Piemonte, sabato 6 ottobre, con inizio alle
ore 21, presso il tempio stesso.
Nel corso della serata vi sarà
una raccolta di offerte a favore
dell’AsilD di San Germano.
La seconda iniziativa è la stampa di im libro, che uscirà alla
fine del mese, dal titolo « La memoria e l’immagine», che è una
raccolta di fotografie di San Germano negli ultimi cento anni.
Martedì 2 ottobre
□ INCONTRO
COLLABORATORI
ECO VALLI
PINEROLO — Alle ore 20,30, presso
i locali della chiesa valdese di via dei
Mille 1, riprendono gli incontri dei
collaboratori della zona Valli del nostro settimanale.
Domenica 7 ottobre
□ FCEI-VALLI
TORRE PELLICE — L’attività della
FGEI-valli riprende con un incontro che
si svolge alla casa unionista con il seguente programma:
ore 9.30: Ritrovo;
ore 10.00: Partecipazione al culto della comunità di Torre Pellice;
ore 14.30: Discussione sulla situazione dei gruppi giovanili alle valli ed elezione nuova
giunta:
ore 17.00; Momento sportivo.
Chi viene a pranzo è pregato di
farlo sapere a Marco Cisoia - telefono
(ore 19-19.45) 0121/932518 - entro
giovedì 4 ottobre.
5
28 settembre 1990
vita delle chiese 5
DA POMARETTO AL MUSEE DU DESERT
Protestanti senza frontiere
L’esperienza di un viaggio di chiesa alla scoperta dell’eredità ugonotta - 15.000 i partecipanti riformati provenienti da tutto il mondo
Vallouise - Aigues Mortes; la
Tour de Constance ■ Le Musée
du Désert - Le Lubéron; Mérindol. Un percorso per scoprire o
rivedere i luoghi in cui vissero
e furono sterminati i valdesi di
Francia e, inoltre, per conoscere
la realtà del protestantesimo
francese, ieri e oggi.
1487: fine del valdismo in Vallouise ed emigrazione in Provenza (nel Lubéron).
1545-. massacro dei valdesi di
Provenza: Mérindol, Cabrières...
1685-1787 : il periodo detto « du
Désert ».
1730-1768: la prigionia di Marie Durand nella Torre di Costanza.
Alcune date, queste, che ci
permettono di inquadrare storicamente il viaggio effettuato da
un gruppo di pomarini e non,
guidato dal pastore R. Coisson,
dal 31 agosto al 3 settembre 1990.
Al centro di questo viaggio vogliamo porre la nostra partecipazione al grande incontro dei
protestanti di tutta la Francia
al Musée du Désert, che si svolge tutti gli anni al Mas Soubeyran, presso il villaggio di Mialet.
Questo incontro vuole ricordare il periodo buio e difficoltoso
in cui vissero per oltre un secolo (dopo la revoca dell’Editto
di Nantes) gli ugonotti. Le comunità operavano nella clandestinità, i pastori predicavano
ugualmente, indossando la toga
e salendo su pulpiti smontabili,
si celebrava la Santa Cena: anche senza templi la vita religio
sa, l’unione delle comunità e la
predicazione delTEvangelo dovevano essere mantenuti ad ogni
costo.
« Protestants sans frontières »
sono state le parole chiave dell’Assemblée du Désert 1990: le
sofferenze patite nel passato aiutano a capire meglio di chiunque altro i problemi che travagliano il mondo moderno, danno la possibilità di tendere la
mano agli emarginati, di mettere in discussione le scelte dei
politici. (In questa Assemblea la
Chiesa si è apertamente dichiarata a favore della popolazione
di alcuni comuni, che è contraria alla costruzione di una diga
non propriamente necessaria al
bene comune).
E di questa giornata vogliamo ancora ricordare il momento della Santa Cena, distribuita
a gran parte delle 15.000 persone convenute, usando i calici e
i piatti che furono usati nei momenti delle persecuzioni. Un’emozione profonda, indescrivibile.
La visita alla Torre di Costanza è stata un momento di
riflessione: resistere in nome della fede.
Percorrendo strade e visitando città, abbiamo anche trovato
molte tracce lasciate dagli antichi romani: la «Maison Carrée » e FArena a Nîmes, Tacque
dotto a Pont du Gard: storie
di guerra e di conquiste, ma anche una civiltà che avanza e porta benessere.
Ecco, un po’ di turismo va
benissimo: rinfresca le memorie
scolastiche, aggiunge qualcosa di
nuovo al nostro sapere. Ma da
questi viaggi, da queste esperienze, riportiamo sempre con
noi un arricchimento spirituale;
pur sembrando spesso turbolenti scolaretti in vacanza, i membri di queste piccole comunità
viaggianti imparano a convivere,
tenendo conto delle esigenze degli altri, superando un po’ il proprio egoismo.
Paola e Luciano Ribet
VICENZA
Matrimonio come
testimonianza
Da molto tempo non c’era
stata a Vicenza una giornata comunitaria così festosa e gioiosa.
A fornircene l’occasione sono stati due ganesi: Edward Joe Amis
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
Tre progetti
Nel riprendere la pubblicazione dell’elenco dei doni pervenuti al nostro Fondo (mesi di luglio e agosto) ricordiamo ai lettori le attuali nostre iniziative.
Anzitutto il progetto salute in
Madagascar, che prevede rimpianto di numerose farmacie di
villaggio per evitare alla popolazione locale di sottoporsi a
lunghi e disagiati viaggi nelle
città per procurarsi i farmaci
necessari. Questo progetto è a
cura delle Chiese evangeliche del
Madagascar ed appoggiato dalla
Cevaa. Al momento disponiamo
di circa L. 2.800.000. La cifra da
raggiungere è quella di 6 milioni: non siamo ancora a metà
strada!
Circa gli aiuti a Prarostino, ci
stiamo avvicinando ai 10 milioni (in cassa L. 9 milioni e mezzo). Quanto prima potremo
effettuare così un secondo invio,
che seguirà quello precedente
di 20 milioni.
liffine, provvediamo a far pervenire a mezzo bonifico bancario la somma raccolta a favore
dell’attività della Chiesa evangelica in Eritrea. Avevamo, già
preannunciato questo invio ad
agosto, ma una complicazione
burocratica ha fatto slittare la
cosa. In questo caso, il ritardo ci
ha consentito di aumentare la cifra da L. 5.165.000 a L. 5.545.000
in quanto nel frattempo ci è ancora giunto un dono.
Ricordiamo che le offerte vanno inviate al c.c. postale n.
11234101 intestato a La Luce
Fondo di solidarietà, via Pio V,
15, 10125 Torino.
Pervenute in luglio-agosto 1990
L. 500.000: Lega femminile valdese
Milano.
L. 200.000: Unione femminile valdese
Reggio Calabria; Maria e Lidia Vay.
L. 100.000: Delia Fontana; Mirella e
Ernesto Bein; Dante Gardiol.
L. 60.000: Stefano Costa.
L. 50.000: Giuseppe Di Gesù; Linda e
Henry Most; A. E.; Pietro Saragosi e
Albina Giordan; Giovanni Davide Beux;
Sara e Sauro Gottardi.
L. 25.000: Luigi Guise.
L. 20.000: Anonimo veneziano; Anny
Richiardi Amour.
Totale L. 1.625.000; totale precedente L. 15.872.039; in cassa L. 17.497.039.
Sono inoltre pervenute per l'inoltro
alla Chiesa evangelica dell'Eritrea:
L. 380.000: Testimonianza evangelica valdese. Torre Pellice.
Totale precedente L. 17.497.039; In
cassa L. 17,877,039.
Inviate per l'attività della Chiesa
evangelica dell'Eritrea L. 5.545.000.
Restano in cassa L, 12.332.039.
UN LUTTO PER LA CHIESA
Aldo Sbaffi
Il pastore, l’esempio e la testimonianza - Il ricordo delle chiese in cui ha predicato Cristo
sah e Mylove Mavis Aryee che
hanno deciso di far seguire al
loro matrimonio civile, celebrato, molto tempo fa in Africa, la
benedizione religiosa nella nostra
chiesa metodista di 'Vicenza in
Contrà S. Faustino, il 28 luglio.
Dopo la cerimonia in chiesa gli
sposi hanno invitato i partecipanti ad un rinfresco (si fa per
dire: il riso alla gañese è piacevolmente caldo!) in un locale
presso le missioni estere. La
gioia di questa festa nuziale è
stata grande: la verve era quasi
sommersa dall’allegria della comunità che circondava di affetto la coppia di sposi ,già ben conosciuta per la costante frequenza ai culti. I battimani agli
sposi, gli evviva che li accompagnavano sono per così dire debordati nella piazzetta antistante il locale di culto.
Ma non è soltanto la gioia di
essere amici degli sposi e di fare
festa che anima la cerimonia in
chiesa e il taglio della torta.
Gli amici ganesi ci spiegano che
il matrimonio civile celebrato dagli sposi ammette la poligamia,
ma che con la benedizione del
matrimonio in chiesa i cristiani confessano pubblicamente la
loro fede che vieta la poligamia
che legalizza disuguaglianza fra
uomo e donna e sancisce livelli
diversi di diritto all’affetto fra
gli sposi. La cerimonia in chiesa
ha quindi anche un grande peso
teologico ed etico ed una grossa
valenza sociale di cui possiamo
tutti comprendere la portata. E
anche questa consapevolezza è
stato un motivo valido di gioia
che ci legherà sempre più a questa coppia che risiede a Zanò ma
che, malgrado la distanza, non ci
priva della presenza al culto.
B. C.
La comunità ha dovuto separarsi bruscamente dal pastore Aldo Sbaffì. Un malore improvviso
10 ha stroncato per via, accanto
alla sua compagna, mentre insieme andavano a visitare una
persona provata.
Il nostro luogo di culto, in via
Assarotti, era veramente colmo,
mercoledì 19: ai membri della
chi-osa locale si erano associati
tanti e tante, dalla città e da fuori: valdesi e metodisti, battisti
e luterani, membri dell’assemblea dei Fratelli, anche alcuni
cattolici, dalla grande Genova e
da Chiavari, Torino, 'Vterona e un
folto gruppo da Milano, dove il
pastore SbafH aveva svolto il ministero di più lunga durata, dopo il quattordicennio genovese.
11 moderatore della Tavola valdese, il pastore Franco Giampiccoli, ha espresso il dolore di
questa e di tutta la chiesa, ricordando con riconoscenza le tappe
del ministero del nostro fratello
e le alte responsabilità assunte
per tutta la nostra chiesa. Un
ricordo pieno di stima affettuosa
hanno espresso anche il pastore Guido Colucci, a nome della
comunità di Milano, e il pastore
Salvatore Ricciardi, quale presidente della Commissione esecutiva del nostro II Distretto, ma
anche come compagno del pastore Sbaffì negli anni nei quali
hanno condiviso le responsabilità della Tavola. E quanti, quante
riandavano in cuor loro ai tanti
aspetti del rapporto umano e
pastorale con lui, hanno certo
sentito quanto è vera la parola,
il canto dell’Apocalisse (14: 13)
che il moderatore Giampiccoli
ha citato: « Beati i morti che
muoiono nel Signore: si riposano delle loro fatiche e le loro
opere li seguono ». Le loro opere li seguono. Oltre il limite della nostra esistenza, oltre il taglio
e il giudizio della morte, solo
l’opera di Cristo ci precede, la
grazia di Dio operante in lui,
che incrina il limite e ci schiude
il futuro. Ma in quanto siamo
stati disponibili all’opera dello
Spirito in noi — con ’’leggerezza”, senza che la destra sappia
troppo quel che ha fatto la sinistra —, allora queste nostre (nostre?) opere ci seguono. Aldo
Sbaffì non si è risparmiato; e
molte sue opere lo seguono, fra
noi. Saperlo, per grazia, nel riposo non del nostro pur quieto
e bel reparto evangelico del cimitero di Stagliene, ma nel riposo. nella pace di Dio, vivente e
vivificante, fiduciosi nella risurrezione in Cristo che Aldo Sbaffi ha creduto, atteso, predicato,
è l’ultimo dono che lascia ai
suoi, e a noi, l’ultima indicazione, oltre se stesso, che il testimone rende a Cristo, a Dio.
Gino Conte
Desidero ricordare Aldo Sbaffi
perché è stato per me una persona importante, molto, nelle
cose essenziali della vita e della
fede. Gli volevo bene, erano passati tra noi molti discorsi veri e
importanti che hanno lasciato
un’impronta nella mia vita, ep
pùre gli davo ancora del « lei »
nonostante ci conoscessimo da
più di vent’anni; forse per quel
senso di rispetto che rimane nei
confronti di una persona a cui si
è riconosciuto autorevolezza nella propria vita.
Chi è stato Aldo Sbaffi per me?
E’ stato il pastore. In tre sensi
almeno.
E’ stato anzitutto il pastore
con cui ho conosciuto la fede nel
corso del catechismo e, quindi,
dell’adolescenza vissuti a Milano in quel periodo difficile per
la chiesa ma carico anche di speranza che fu la fine degli anni ’60
e l’inizio dei ’70.
Non mi ricordo le sue lezioni,
né esattamente cosa studiavamo,
ma mi ricordo che ci parlava di
Dio e ci spiegava la Bibbia in
modo da farci venir voglia di
continuare a sapere, a capire.
Per anni sono andata al culto, la
domenica, per continuare a ricevere la predicazione iniziata il
sabato pomeriggio. Una predicazione sempre vera, appassionata, vissuta, che forniva gli strumenti per capire le cose, dentro
e fuori la chiesa, senza mai forzarne la spiegazione o l’interpretazione.
In secondo luogo è stato il pastore della mia scelta vocazionale. Non posso pensare agli anni
pieni di pensieri, di speranze, di
preghiera e di dubbi che mi hanno portato in via Pietro Cossa
per la prima volta senza pensare ad Aldo Sbaffi. E non solo nel
senso che lui ha avuto il coraggio, che manca oggi a molti di
noi, di propormi il pastorato come prospettiva di vita sapendo
che era per me una proposta totalmente inedita con la quale ho
combattuto interiormente per
anni; ma nel senso anche che
quegli anni furono segnati da
lunghe e intense conversazioni
con lui sulla fede, sul pastorato,
sulla chiesa, sui libri che in ordine sparso andavo scoprendo e
che lui aveva sempre, anche nei
primi anni di moderatura, la pazienza di discutere con me.
E infine Aldo Sbaffì è stato per
me un modello di ministero.
Quasi ogni anno, durante l’esame di fede il giorno prima dell’inizio del Sinodo, il pastore
Bertin rivolge ai candidati al ministero una domanda scomoda,
provocatoria, che provo a riassumere così: « Deve il pastore
guidare con l’esempio la comunità che gli è affidata? ». Ecco,
credo che non ci sia stata persona più lontana dal voler proporre se stesso o la sua famiglia come esempi di vita e di
fede. Aldo Sbaffì è stato anzi un
pastore riservato, quasi schivo.
Sempre rispettoso della vita degli altri, sempre pronto a valorizzarne l’umanità e la complessità, capace di ascoltare e di indirizzare senza mai dare facili consigli e capace anche di spostare
da sé e dalla sua personalità,
che sapeva essere forte, l’attenzione per ricondurla all’Evangelo di Cristo e al suo annunzio
gioioso. Ma proprio per questo
atteggiamento egli è stato esemplare per me, nel suo pasto rato.
Mi hanno sempre colpito la
sua intelligenza e la sua modestia, la sua fede profonda e chiara, la sua accoglienza che metteva l’interlocutore a suo agio ed
entrava con lui in una sintonia
vera, senza mai imboccare la via
larga del cameratismo o delle
chiacchiere futili. Un pastore,
insomma. Ma anche un uomo
spiritualmente ed intellettualmente vivo, aperto alla speranza e alla gioia, sempre insieme
a sua moglie e sempre sorridenti
anche quando la malattia e la
prova segnavano la loro vita.
Ringrazio Dio per averlo potuto incontrare.
Maria Bonafede
6
prospettive bibliche
28 settembre 1990
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
NATO DI NUOVO
« Or v'era tra i Farisei un uomo,
chiamato Nicodemo, un dei capi dei
Giudei. Egli venne di notte a Gesù,
e gli disse: Maestro, noi sappiamo
che tu sei un dottore venuto da Dio;
perché nessuno può fare questi miracoli che tu fai, se Dio non è con
lui. Gesù gli rispose dicendo: In verità, in verità io ti dico che se uno
non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio. Nicodemo gli disse: Come può un uomo nascere quand'è vecchio? Può egli entrare una
seconda volta nel seno di sua madre e nascere? Gesù rispose: In verità, in verità io ti dico che se uno
non è nato d’acqua e di Spirito, non
può entrare nel regno di Dio. Quel
che è nato dalla carne, è carne; e
quel che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se t’ho detto: Bisogna che nasciate di nuovo.
Il vento soffia dove vuole, e tu ne
odi il rumore, ma non sai né d’onde
viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito ».
(Giovanni 3: 1-8)
Questo incontro tra Gesù e Nicodemo si staglia sullo sfondo di una
più vasta attività di Gesù: egli aveva compiuto parecchi miracoli, molte persone ne erano state impressionate e fiammate di ardore religioso
si erano accese nei loro cuori, ma
l’Evangelo secondo Giovanni, alla fine del capitolo 2, ci dice che « Gesù
non si fidava di loro »: si trattava
di credenti deboli e superficiali; il
loro entusiasmo era destinato a spegnersi rapidamente.
Ma da questa folla ecco emergere
un uomo non superficiale: Nicodemo. Egli è un uomo di alta classe
sociale, culturale, religiosa; e subito
si pone la domanda: chi è Gesù, questo maestro la cui missione appare
come divinamente autenticata dalla
potenza miracolosa di cui dispone in
modo così largo? Quale rapporto vi
è tra la sua comparsa e l’antica promessa di Dio di portare un giorno
la salvezza al suo popolo mediante
Nella penombra di una sera orientale due uomini s’incontrano: Nicodemo, dottore della legge, Gesù di Nazareth, rabbino itinerante. Due
mondi si confrontano: quello dell’uomo con la sua ricerca di alta spiritualità, e quello di Gesù, aperto all’azione di Dio. Si ripropone anche
a noi, oggi, il dialogo di quella notte, in questa lettura fatta dal pastore
Giorgio Bouchard, nel corso del culto radio del 12 agosto 1990. (/. d.)
un glorioso e potente Messia? Carico di queste fondamentali domande,
Nicodemo si avvicina a Gesù, di notte. Nicodemo è un uomo importante, e non ama rischiare.
Nicodemo parla al plurale (« noi
sappiamo »); egli rappresenta infatti l’uomo religioso ebreo del suo
tempo, ma se scrutiamo l’ombra serale che lo circonda, potremo discernere molti altri volti dietro il suo:
sono uomini appartenenti a tutti i
tempi, anche al nostro; sono gli uomini con interessi religiosi, filosofici, culturali; staccati dalla folla rumorosa e stolta, essi si chinano pensosi sulla figura straordinaria di Gesù, e si avvicinano a lui per chiedergli una parola che conforti e completi la loro ricerca, per chiedergli il
coronamento deH’edificio di fede e
di cultura che hanno pazientemente
costruito: che rapporto c’è tra le parole indimenticabili del Vangelo e
il significato ultimo della vicenda
umana? A Nicodemo e a chi come
lui si avvicina a Gesù con domande
di questo tipo, Gesù risponde in modo duro: « In verità, in verità io ti
dico che se uno non è nato di nuovo,
non può vedere il regno di Dio ».
Se c’è un avvenimento nella vita
umana che non dipende dalla nostra
volontà, è proprio la nascita: orbene, è un avvenimento dello stesso
ordine che viene richiesto all’uomo
per permettergli di raggiungere la verità ultima. Come Nicodemo, noi
stentiamo a comprendere. Una nota
della nostra traduzione getta uno
sprazzo di luce su questa incertezza: la parola del testo biblico tradotta con « di nuovo » può anche
significare « da alto »; nascere da alto non può significare che « nascere
da Dio ». Dunque, mentre la prima
nascita veniva dai nostri genitori, la
nuova nascita viene da Dio. Ma in
che cosa consiste questo « nascere
da Dio »? L’apostolo Giovanni, nella
sua prima lettera (cap. 5: 1), dice:
« Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio ». Questo ed altri
passi del Nuovo Testamento ci aiutano a comprendere in che cosa consista la nuova nascita: essa è opera
del Signore, in forza della quale nel
cuore dell’uomo nasce la fiducia in
Gesù Cristo; noi siamo portati così
a credere ciò che, per via di ragionamenti, non riusciremmo mai a credere: che il Maestro di Nazareth apre
la via alla salvezza di tutto il mondo.
Accettare questo è una cosa molto
difficile, quasi come rientrare nel seno della propria madre e rinascere;
è quel che Nicodemo obietta a Gesù; Gesù gli risponde: « ...se uno non
è nato d’acqua e di Spirito, non può
entrare nel regno di Dio ». Chi opera questo rinnovamento imprevedibile è dunque lo Spirito. Noi siamo
abituati a sentir parlare abbastanza
spesso di spirito, e sappiamo che
con questa parola si intende comunemente ciò che di più elevato vi è
nell’uomo singolo o neH’umanità in
generale, e nel suo pensiero. Ma lo
spirito di cui si parla qui è lo Spirito di Dio: divina e personale potenza creatrice, che ha condotto la
creazione del mondo e ora conduce
il rinnovamento dell’umanità.
Perché il rinnovamento dell’umanità è impossibile alle pure forze
umane: « Quel che è nato dalla carne è carne ». Nella Bibbia la parola
« carne » non indica solo la parte fisica delTuomo o addirittura solo
quella sensuale: essa indica tutto
l’uomo, corpo e anima, economia e poesia, politica e cultura; ciò
che l’uomo fa non è che carne. Lo
dimostrano i risultati degli sforzi
umani più elevati: i più nobili ideali
di giustizia si realizzano a prezzo di
lacrime e sangue, e spesso si capovolgono in oppressione e menzogna;
l’attività scientifica dell’uomo si riversa a sua distruzione; la religione
si ripiega fatalmente neU’idolatria, e
anche nelle sue più ambiziose formulazioni essa non è che un farci un
Dio a nostra immagine e somiglianza.
Proprio per questo è necessario
che qualcosa o qualcuno venga a liberare l’uomo. Gesù dice: « Bisogna
che nasciate di nuovo ». La parola
« bisogna » indica una necessità divina: Dio vuole che noi nasciamo di
nuovo; a questo scopo egli ha iniziato la sua opera nel mondo: la comparsa di Gesù ha fatto sì che la logica mortale della carne possa essere superata dalla scoperta di Dio.
Certo, questa non è una possibilità umana, ma a Dio è possibile ciò
che all’uomo appare irrealizzabile:
« Non ti meravigliare », dice Ge--ù,
« il vento soffia dove vuole, e tu ne
odi il rumore, ma non sai né d’onde
viene, né dove va; così è di chii-nque è nato dallo Spirito ».
Della realtà del vento, nessuno dubita: eppure l’origine del vento e la
sua meta sfuggono al nostro controllo immediato. Cosi accade alTuomo rigenerato dallo Spirito: egli si
sente spinto da una forza irresistibile ad orientare la sua vita in risposta ad un appello che sente con:e
rivolto a sé; egli sa certamente di
essere condotto in una determinata
direzione, ma non riesce a discernere, se non, per così dire, passo a passo, quale sia questa direzione.
Ma della realtà divina di questa
spinta egli non può dubitare. E, confortato da questa certezza, egli vive
una vita aperta ad ogni novità: soffi pure il vento, esso non può che
portarci avanti.
Giorgio Bouchard
E’ una concezione molto diffusa che la circoncisione sia il
segno dell’antica alleanza e il
battesimo il segno della nuova.
Questa affermazione in sé appropriata viene però spesso fatta con
l’intenzione di differenziare, o addirittura di separare la nuova
dall’antica alleanza. La maggior parte dei cristiani . non sono
infatti consapevoli dello stretto
legame che si è instaurato e che
esiste tuttora tra la circoncisione dell’ehraismo e il battesimo.
Qui si deve subito precisare;
quando si parla della circoncisione in relazione al ’’battesimo”,
si tratta della circoncisione di
non ebrei adulti che si convertono all’ebraismo. Essi sono tenuti, dopo che la ferita è guarita, a fare un bagno per immersione. Ebrei tuttavia non si diventa normalmente per la circoncisione, ma lo si è per nascita. La circoncisione del bambino è solo una mitzwah (precetto) che viene eseguita sul
bambino di otto giorni.
Invece il proselito (cioè il convertito all’ebraismo) diviene effettivamente ebreo con la circoncisione e l’immersione. L’immersione o battesimo viene intesa
dai rabbini come purificazione
dalla impurità rituale, che è propria del non ebreo. E’ però anche un segno del cambiamento
interiore e della conversione al
Dio d’Israele e al suo popolo.
Le scuole di Hillel e Shammai
del I sec. a. C. discutevano fra
loro se nell’accoglienza del pro
ENTRARE NELL’ALLEANZA CON DIO
Circoncisione e battesimo
selito fosse più importante la circoncisione o il battesimo. Hillel
dà la preminenza al battesimo,
perché esistevano non ebrei già
circoncisi che volevano diventare ebrei e perché in questo modo sosteneva l’eguaglianza dell’uomo e della donna, che doveva sottoporsi solo al battesimo.
E’ divenuta tuttavia norma praticata fino ad oggi che circoncisione e battesimo sono necessari per l’accoglienza di uomini nell’ebraismo.
A chi vuole diventare ebreo,
vengono ricordate le gravi conseguenze di un tale passo, soprattutto le sofferenze e persecuzioni alle quali Israele è sottoposto. Poi gli si fa conoscere
una parte delle norme. Se è disposto a entrare nel destino di
Israele, da ogni punto di vista,
lo si circoncide. Durante il battesimo tre testimoni ripetono alcuni precetti mentre il candidato è già in acqua, e gli chiedono se è disposto a prendere su
di sé ”il giogo del regno dei eieli”. Dopo che il proselito si è
immerso, è considerato ebreo a
tutti gli effetti.
Un passo del Talmud dice; «Un
proselito che è diventato ebreo è
come un bambino neonato » (Jevamoth 22a. Per il rituale d’accoglienza V. Jevamoth 46a-47b).
Si dice anche che un proselito
non ha padre; perciò aggiunge
al proprio nome il titolo di « figlio di Abramo ». Diventare ebreo
è dunque una nascita, un diventare nuovo che viene sancito da
circoncisione e battesimo.
A quale cristiano ciò non richiama il battesimo nel nome di
Gesù? Il battesimo cristiano originario ha come radice, oltre che
il battesimo di Giovanni, anche
la circoncisione e il battesimo dei
proseliti. Gli antichi rituali battesimali, per esempio della chiesa di Gerusalemme, sono strettamente imparentati nella struttura con il rituale d’accoglienza
ebraico sopra descritto. Così
l’antica usanza cristiana di
effettuare il battesimo nella notte di Pasqua deriva dall’usanza
di coloro che volevano convertirsi all’ebraismo di compiere
questo passo poco prima di Pesach, per poter partecipare come ebrei a pieno titolo alla cena pasquale nella notte dal 14
al 15 di ni.san. Per analogia i
catecumeni cristiani partecipavano per la prima volta nella
notte di Pasqua al mistero del
la morte e resurrezione di Gesù, all’Eucarestia.
Paolo descrive il battesimo
come ingresso nel destino di Cristo, nel quale il destino di Israele in certo qual modo si concentra, pur senza annullarsi. Egli
rende consapevoli i cristiani di
quello che è accaduto loro nel
battesimo; «Attraverso il battesimo siamo stati sepolti con lui
nella sua (di Gesù) morte, affinché — come Cristo è stato richiamato dai morti dalla potenza del Padre — cosi anche noi
viviamo come uomini nuovi »
(Rom. 6; 4), «Chi è in Cristo, è
una creatura nuova » (2 Cor. 5;
17) e « Voi tutti, che siete stati
battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo » (Gal. 3; 27).
Mi inquieta la domanda; come
è possibile che i cristiani abbiano ripetutamente deposto l’abito di Cristo e, come i discepoli,
siano riusciti a staccarsi dal destino del loro maestro, mentre
gli ebrei, benché spesso l’abbiano voluto, non hanno potuto
sfuggire al destino di Israele? O,
ponendo la domanda in modo
più concreto; che cosa significa,
per esempio, il fatto che la maggior parte dei nazisti e dei loro
sostenitori che hanno preso par
te all’annientamento degli ebrei
europei erano battezzati? La risposta a questa domanda dipende dall’importanza che si attribuisce al battesimo. Per Paolo
il battesimo era, in ogni caso,
un atto così decisivo come l’ingresso di un non ebreo nella
comunità di Israele. Si verificava non solo « simbolicamente »,
ma realmente un passaggio e una nuova nascita, dalla quale
il battezzato non poteva più recedere, proprio come il proselito
non poteva più recedere dalla
sua circoncisione. Autori della
chiesa antica ritengono che, allo stesso modo della circoncisione, la grazia battesimale sia
impressa nei cristiani. La parola greca charaktér viene utilizzata per descrivere questo processo. Questo carattere della
nuova vita in Cristo non sarebbe più cancellabile, nemmeno nel
caso in cui il battezzato rinunciasse alla fede cristiana.
La circoncisione degli ebrei potrebbe rendere i cristiani attenti al fatto che il battesimo non
è solo una bella usanza familiare e che essere cristiani è più
di una pia cornice o di una cpsiddetta « motivazione religiosa»,
ma è in realtà un processo che
trasforma la persona e quindi il
mondo. In caso contrario il battesimo potrebbe diventare insignificante.
Martin Cunz
(da « Studi, fatti e ricerche ”, aprilegiugno 1990)
7
28 settembre 1990
obiettivo aperto
LETTONIA
I protestanti tra
rinascita e nazionaiismo
II vento della perestrojka spazza via le restrizioni e angherie che la
chiesa ha subito - Ripercorrere la storia per capire la chiesa oggi
« Un gran vento si è levato sulla Lettonia piegando i suoi virgulti in un soffio di dubbio. Per
la Chiesa è anche un rinnovamento dei vecchi tempi. Le rovine devono diventare rocce, e i distruttori costruttori. Il popolo canta ’’Dio benedica la Lettonia”,
ma non si sa se sia una preghiera
0 un ordine, l’ordine numero
uno ».
Queste righe sono tratte dall’editoriale del 24 giugno di « Domenica mattina », giornale della
Chiesa protestante (evangelico-luterana) di Lettonia, che usciva
due volte al mese fin dal 1920,
per essere soppresso dopo l’annessione airURSS e risuscitato dopo
il marzo ’89.
La pubblicazione testimonia
dell’attuale rinnovamento della vita religiosa nei paesi baltici, dove
il vento della perestrojka spazza
via tutte le restrizioni e persecuzioni che la chiesa ha patito a
partire dal 1940.
Reimparare a pregare
senza ordini
Ma che cosa vuoi dire l’autore
dell’editoriale parlando o; « soffio
del dubbio »? A prir.ia vista,
dopo quasi mezzo secr io di rinnegamento ufficiale e di degradazione fisica e morale di tutto il
corpo della chiesa, un rinnovamento non può compiersi in un
attimo. Niente, qui, è più al suo
posto. Dopo tanti anni di propaganda ateista, come stupirsi se la
gente, di nuovo a confronto con
la parola di Cristo, resta come
colpita in un torpore, in preda al
dubbio, e non osa dar libero corso alla propria sete di fede? E
come non chiedersi se l’antico inno nazionale lettone, cantato oggi in libertà e ad ogni occasione,
è una preghiera o è veramente un
ordine?
11 fatto è che non si sa più come pregare quando si è stati educati a ricevere e a dare ordini.
Per questo il crescente desiderio
di partecipare alle cerimonie religiose può essere spesso dettato
da un superficiale bisogno di ritrovare le antiche tradizioni piuttosto che da un'autentica spinta
di fede.
Il decano protestante Arturs
Kaminskis dice che per capire la
situazione odierna occorre ripercorrere la storia della chiesa lettone nella seconda metà di questo secolo.
Repressioni, chiusure
e discriminazioni
Nel 1935 c’erano in Lettonia
he confessioni principali: 55,1%
di protestanti, 24,5% di cattolici
c l’8,9% di ortodossi. Un paese
a maggioranza protestante, come
1 Estonia, a differenza della Lituania, la cui maggior parte della
popolazione è cattolica. La chiesa protestante lettone non c una
chiesa di stato, come in Svezia,
nia una comunità libera, gestita
dai propri membri. Contava 288
ministri, che servivano 297 chiese e 28 sale.
Dopo l'annessione sovietica del
1940 le chiese di tutte le confes
sioni subirono severe repressioni,
nazionalizzazioni, sospensioni dei
pastori, chiusura, in poco tempo,
di 260 luoghi di culto. La Facoltà di teologia fu chiusa, la letteratura religiosa fu proibita anche
per la consultazione, poi distrutta. compresi manoscritti di inestimabile valore. La persecuzione
culminò quando, il 14 giugno
1940, una prima ondata di deportazioni di massa trasportò quasi
30.000 persone verso i campi siberiani. Molti ministri, cattolici e
protestanti, furono crudelmente
torturati e uccisi.
Sotto l’occupazione tedesca, tra
il 1941 e il ’44, le attività religiose furono sottoposte ad un rigoroso controllo da parte delle autorità naziste.
I rappresentanti delle diverse
confessioni si organizzarono nella
Resistenza. Alcuni furono uccisi,
altri, come Kaminskis, deportati
in Germania. Per questo il decano sottolinea che sia la chiesa sia
il popolo lettone, nella sua grande maggioranza, non furono solidali né con il comunismo né con
il fascismo, anche se dovettero,
a volte, per sopravvivere, piegarsi alle esigenze degli uni e degli
altri.
Nel 1944, quando l’esercito
hitleriano si ritirò davanti all’armata rossa, una parte consistente
del popolo lettone (circa 100.000
persone) prese la strada dell’esilio. Così 145 ministri protestanti
lasciarono la patria; rimasero in
96. Con la seconda occupazione
sovietica, le persecuzioni ripresero.
La chiesa sottomessa
al regime
Nel marzo ’49 una seconda ondata di deportazioni di massa si
abbatté sulla maggioranza degli
uomini di chiesa ancora sul posto. La chiesa si trovava adesso,
tutta intera, sotto il controllo del
partito.
Tuttavia un certo numero di
templi restarono aperti, perché
fosse garantita l’illusione della libertà di culto, accordata dalla Costituzione. Ma per la maggior parte ricevettero altre destinazioni.
La cattedrale di Riga fu trasformata in sala da concerto; ha
ritrovato la funzione originaria e
le sue antiche campane dalla celebrazione, memorabile, dell’ottobre 1988. La celebre chiesa di S.
Pietro è tuttora un museo, come
la cattedrale ortodossa, dove, nella sacrestia, è stato installato un
bar, chiamato dal popolo « All’orecchio di Dio ». Molte chiese di campagna conobbero un diverso destino; depositi, magazzini; molte furono saccheggiate e
bruciate, con la tacita approvazione dell’autorità.
Come, in queste circostanze, sono sopravvissute le tradizioni cristiane? Era proibito celebrare le
feste religiose: era un delitto cantare un inno di fronte all’albero
di Natale. Natale e Pasqua sono
giorni festivi solo da quest’anno.
Le parrocchie erano decimate,
perché l’appartenenza ad esse era
un atto di coraggio. E tuttavia
permaneva in ognuna di esse un
nucleo di fedeli che continuavano
a vivere la loro fede ricevendo
Echi dal mondo
cristiano
i sacramenti tradizionali. E questo malgrado la quasi totale mancanza di Bibbie. Si pativa anche
la grande mancanza di pastori;
ogni ministro doveva servire a
volte dieci parrocchie spostandosi
in bicicletta.
Riapre la Facoltà
di teologia
Oggi si apre un’epoca di trasformazioni, di ricerca spirituale.
1 protestanti non occupano più la
posizione dominante che avevano
prima della guerra. Da una parte i cattolici hanno conservato un
più elevato numero di praticanti.
Dall’altra si incontra sempre più
spesso gente che, alla ricerca della « vera fede », si sente attirata
dal misticismo e dalla magia dispensati da varie sette in pieho
sviluppo.
Tuttavia la chiesa protestante
conosce un incontestabile rinnovamento. Le chiese riprendono la
loro funzione. Lavori di restauro
sono stati intrapresi con l’aiuto
materiale dei kolchoz. 1 culti sono frequentati da un numero crescente di fedeli.
11 decano Kaminskis precisa che
nella propria chiesa di Jekabpils
vengono da 50 a 70 persone
ogni domenica. E così può registrare circa 50 confermazioni all’anno.
Circa metà dei matrimoni vengono celebrati in chiesa. Per i
funerali i pastori non bastano, e
bisogna cercare dei volontari come assistenti.
L’università di Riga ha riaperto la Facoltà di teologia, dove si
contano attualmente più di 50 studenti. Per il trimestre che sta per
iniziare si annunciano 30 posti a
fronte dei 50 iscritti.
Un ruolo
nel settore culturale
E’ sempre più evidente, per tutti coloro che hanno lo spirito
aperto, che la chiesa ha un ruolo
capitale, non solo nel campo che
le è proprio, ma anche nel settore culturale: come si potrebbe
capire lo sviluppo della nostra civiltà ignorando completamente la
Bibbia? 11 decano riflette tuttavia: « Non vedo ancora un ritorno delle masse verso la fede, anche se lo spero per la prossima
generazione. In questo momento
c’è un vuoto spirituale. L’anima
non è un sacco che si possa vuotare e riempire a piacimento ».
Mi viene in mente una visita
alla cattedrale. E’ domenica, è
piena di gente. Due gli officianti
che si avvicendano: Gailitis, arcivescovo di Riga, e Zuika, vescovo lettone della Germania federale. E’ un servizio celebrato
per sottolineare l’unità del popolo
lettone di fronte a un obiettivo
comune; la libertà attraverso l’indipendenza. Nel suo sermone Zuika ricorda l’esempio di Giovanna d’Arco e del suo sacrificio totale per obbedire alla fede e salvare la patria. La funzione termina con l’inno nazionale che si
leva da tutte le gole in una comune preghiera.
Isabelle Ciélens
(Traduzione di Alberto Corsani)
Tutte le colpe
dei comunisti
MOSCA — Il nuovo patriarca
della chiesa ortodossa russa
Alexij II ha deciso di cercare
esclusivamente nel partito comunista tutte le colpe dell’attuale
crisi neU’Unione Sovietica. E’
quanto si deduce da una intervista alla Pravda pubblicata il
17 luglio.
La maggior parte dei comunisti si sono lasciati confondere
dagli imbrogli del sistema e la
loro comprensione degli eventi si
è oscurata. La forma della società è malata proprio a causa
di un partito-sistema e la società ha perso la sua capacità di
solidarietà.
« Noi dobbiamo — ha aggiunto il patriarca — portare di nuovo la società verso valori morali
eterni ».
Il tragico errore che dopo la
rivoluzione si è sviluppato nelrUnione Sovietica deriva dall’ideologia comunista, che vede
incompatibile il lavoro sociale
con la religione. Se il decreto
che sanciva la divisione tra stato e chiesa non ci fosse stato, la
società si sarebbe sviluppata in
modo ben diverso. Si deve iniziare di nuovo con una campagna di moralizzazione in tutto
ii paese, soprattutto dall’educazione dei bambini. Ci vuole un
forte programma di catechesi e
più ore di pedagogia religiosa.
Tra le varie critiche avanzate
dal patriarca c’è anche quella
contro lo sciopero come mezzo
di pressione politica. Per il patriarca andrebbe rivalutato il lavoro diligente e la concezione
del dovere. Ma, in ultima analisi,
la cosa più importante resta
;< convincere, con l’aiuto di Dio,
l’umanità ad aver pazienza».
Contro l’ergastolo
BERLINO — Nel 1949, anno
della nuova costituzione tedesca,
è stata abolita la pena di morte; nel 1990, per la nuova costituzione della Germania unita, si
potrebbe abolire anche Tergastoio. Questa è la proposta di un
nutrito gruppo di intellettuali,
giuristi e teologi tedeschi.
L’ergastolo è una scandalosa
contraddizione nei confronti dello stato di diritto e del fine a
cui deve tendere una eventuale
pena. « L’ergastolo — ha dichiarato il prof. Hartmut Weber,
professore di criminologia alla
scuola sociale di Fulda — è il
fratello ’’anemico” della pena di
morte ». In Germania federale
muoiono durante la prigionia tre
condannati all’ergastolo su cinque. Ciò significa che i due
stati tedeschi sono, oggi, molto
lontani dalla meta dei diritti
umani.
Indigeni contro
le Colombiadi
TROMSOE — I membri della
Assemblea dei popoli indigeni
(CMPI) riunita a Tromsoe, in
Lapponia, si sono espressi contro le celebrazioni del quinto
centenario della scoperta dell’America e hanno invitato le
chiese a un appello per rifiutare
le celebrazioni della scoperta.
Essi hanno dichiarato il 1992
anno mondiale della dignità e
dei diritti dei popoli e hanno accusato fortemente la chiesa cattolica romana di aver giocato un
ruolo di ’dissacralizzazione’ delle
religioni indigene. Chiedono alla
chiesa cattolica di accettare oggi il credo delle religioni indigene e la loro importanza cultuittie. «Se la chiesa cattolica vuole oggi aiutarci — hanno dichia
rato —, ebbene ci aiuti a rafforzare i legami con le nostre religioni ».
La delegata del governo spagnolo, presente all’assemblea,
ha potuto constatare la profondità delie ferite lasciate dalla colonizzazione; quando è intervenuta dicendo che la corona spagnola non ha cessato di vigilare
sulla difesa della dignità degli
indigeni, una buona parte dei delegati presenti dell’America latina ha rapidamente abbandonato la sala. Un boliviano, giu
stamente indignato, commentava : « Se gli spagnoli vogliono celebrare la scoperta dell’America
lo facciano pure tra di loro e
ci lascino in pace ».
Su un altro punto i popoli indigeni sono tutti d’accordo, quello che riguarda il mancato riconoscimento dei loro governi dei
territori che storicamente appartenevano loro. AU’origine di tutte le discriminazioni e problemi
rimane ancora una volta la questione della proprietà della terra.
Ebrei-cristiani
BUDAPEST — Visti i numerosi casi di razzismo antisemita
da parte di movimenti nazionalisti, diverse comunità religiose
hanno formato, a Budapest, un
consiglio ebraico-cristianO'; il fine è di vigilare sulla tensione nascente e operare a livelio di educazione dei bambini e di incontri per adulti per fare diminuire
le emozioni nazionaliste e crear
re una coscienza fondata sul riconoscimento e il rispetto dell’altro.
Prima donna
professore di teologia
ZURIGO — Susanne Heine,
48 anni, austriaca, è la prima
donna professore ordinario nella Facoltà di teoiogia di Zurigo.
Succede nella cattedra di teologia pratica al prof. Walter Bernet, che va in emeritazione. La
Heine, prima di accettare l’insegnamento nell’Università di Zurigo, era stata professore di
Nuovo Testamento alia Facoltà
di teologia evangelica di Vienna,
ed in precedenza aveva insegnato Antico Testamento nella scuola di formazione per diaconesse,
sempre a Vienna. Ha pubblicato
70 titoli, la maggior parte dei
quali inerenti alla teologia femminista, di cui la Heine è una
esponente.
Sparito il pastore
degli omosessuali
PARIGI — Dal 19 luglio scorso non si ha più notizia di Joseph Doucé, già pastore battista.
Doucé era conosciuto per aver
celebrato nozze di omosessuali
e come organizzatore di incontri internazionali di omosessuali credenti, uno dei quali si era
tenuto alcuni anni fa nelle valli
valdesi.
Due persone si sono allontanate con lui il 19 luglio e da
quel momento si è persa ogni
traccia del pastore.
Di famiglia cattolica, belga naturalizzato francese, Joseph
Doucé si era convertito alla fede
in una chiesa battista, aveva fatto i suoi studi di teologia al Seminario di Riischlikon.
Aveva aperto un « centro del
Cristo liberatore » nel quartiere
di Pigalle a Parigi. Nel 1975 era
stato espulso dalla Federazione
delle Chiese battiste di Francia.
Nel 1983 il suo nome era stato
cancellato dall’elenco dei pastori pubblicato annualmente dalla
Federazione protestante di Francia
8
8 fede e cultura
28 settembre 1990
ECUMENE
URBINO
Tra croce
e secolarizzazione
Teologi e filosofi: la problematica della croce come sfida alla religiosità - Il rapporto tra un’etica laica della libertà e un’etica assoluta
Il 14-15-16 settembre si è svolto a Ecumene un campo teologico su un tema centrale, direi,
della ricerca teologica, il problema della croce. Mi sembra bello
che Ecumene abbia organizzato
un campo su questa problematica invitando non solo un teologo come il prof. Sergio Rostagno, ma anche un filosofo come
il prof. Biagio De Giovanni.
E' sicuramente difficile dialogare sulla croce con il pensiero laico, con il linguaggio della filosofia, ma certo la sfida della croce, e la ricomprensione della croce, mettono in difficoltà anche la
chiesa e la teologia!
Il convegno si è aperto venerdì
mattina con l'intervento del prof.
Rostagno, che è voluto partire
proprio da Lutero con una illustrazione delle quaranta tesi antropologiche e teologiche da Iqi
scritte nel 1536 con il titolo
« De homine ». « In queste tqsi — ha detto Rostagno — si può
trovare l’enunciazione luterana
della teologia della croce, cioè
che non c’è alcuna conoscenza
al di fuori della croce ».
Questa definizione è diventata
troppo ovvia nella storia della
chiesa,' e la croce un simbolo inflazionato neH’immaginario cristiano.
Anche Lutero, come forse la
sociologia moderna, sosteneva
che la causa finale dell’uomo è
la realizzazione della pace. Per
Lutero ciò era ancora troppo poco; egli è consapevole che l’uomo può usare la propria ragione
per avere successi e riconoscimenti, ma è anche consapevole
che resterà peccatore e dovrà cominciare di nuovo da capo. In
questa consapevolezza dei propri
limiti e della debolezza delle proprie conclusioni etiche è coinvolto l’essere umano in generale,
quindi non c’è differenza tra l’opera del credente e del non credente.
Rostagno, nel suo intervento', ha
tentato di approfondire il pro
Una parte del Centro di Ecumene.
blema dell’etica protestante, che
rischia di lasciare troppo spazio
all’immediatezza. Attenzione all’idea del tutto o niente! Ci sono
parecchi problemi etici, comel’interruzione della gravidanza o la
fecondazione artificiale, che meritano una riflessione approfondita e risposte più complesse. Rostagno ha concluso ricordando
che « nessuno sa meglio di te la
verità, ma anche tu la sai soltanto come uomo ».
Il pomeriggio è stato caratterizzato da vari interventi e spunti riguardanti la relazione di
Rostagno. Il pastore P. Sbaffi ha
poi introdotto il problema della
comprensione della croce in Paolo con uno studio sui diversi
commentari. Non una lettura sacrificale della teologia paolina,ma
la croce come risposta al peccato.
Anche il pastore Grimaldi è
intervenuto sull’argomento con
un contributo riguardo al problema della secolarizzazione e dello sforzo che si deve fare per
parlare ad un mondo secolarizzato. Per Grimaldi, che si è ri
TRA LIBRI E RIVISTE
Mosaico di pace
Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la pace, nel mettere a punto un progetto riorganizzativo varato durante il suo ultimo congresso, ha
dato vita alla rivista mensile
« Mosaico di pace » ( redazione,
via M. D’Azeglio 46, 70056 Molletta - Bari).
Perché questo nome? Lo spiega il comitato di direzione (S.
Bergantín, G. Minervini, D. Novara) nel n. 1 di settembre: per «la
volontà di coinvolgere le diverse
esperienze che hanno segnato,
in questi anni, i difficili sentieri
della pace ». Come direttore responsabile è stato nominato Alessandro Zanotelli, il comboniano già direttore di « Nigrizia » e
poi andato a testimoniare la propria fede fra i baraccati di Soweto (Sud Africa) ed ora fra
quelli di Korogocho (Kenia). Si
tratta di una scelta essenzialmente ideale: essa vuole essere « un
piccolo segno di continuità ideale con chi ha scelto di calpestare
le strade polverose dei poveri in
Africa ».
Le tessere di questo mosaico
sono di vari colori: quella rossa
si riferisce al senso ed alla coerenza delle parole; quella gialla,
agli aspetti intemazionali dei
problemi; quella verde, alla nonviolenza; quella arancio, all’educazione alla pace; quella azzurra, all’ecumenismo.
Su questo primo numero, la
tessera azzurra è recata da Anna Maffei, pastore battista nella
diaspora pugliese, con un articolo dedicato alla sua esperienza di obiettore alle spese militari, nonché al contributo alla
nascita di im movimento di credenti (evangelici e cattolici) che
ha preso parte ad una serie di
iniziative sia a livello locale, sia
a più ampio respiro, di «resistenza contro la militarizzazione del
territorio e di promozione di una
mentalità più aperta, più accogliente e solidale verso categorie di persone più deboli e meno
tutelate ».
Il programma di questa nuova
rivista è molto chiaro e viene
evidenziato in grassetto nell’editoriale: « Non staremo a nessun gioco che non sia quello della pace, della giustizia e della
salvaguardia del creato, la triade di temi che ha trovato grande risonanza a Basilea ed a
Seoul e che ben si presta a caratterizzare questa rivista ».
R. P.
Quali leggi per le
minoranze religiose?
Un seminario sulla struttura organizzativa delle confessioni religiose-l rischi del concordato
fatto a Gogarten, teologo tedesco, la croce è ii luogo dell’assenza di Dio e quindi nella mia
etica sono sganciato da una parola che mi sta al di sopra: la
mia responsabilità è il metro di
giudizio della mia etica. Nel pomeriggio si sono susseguiti chiarimenti e interventi personali, come quello del pastore S. Aquilante, che ha ricordato la sua
difficile esperienza a Palermo in
cui i cambiamenti sembrano impossibili: « In una realtà come
quella di Palermo soltanto la parola della croce, che è parola di
follia e delirio di un Dio che ama
e che si svuota per incontrare gli
altri, può cambiare qualcosa ».
Il sabato mattina, dopo un breve riepilogo del prof. Rostagno,
è intervenuto il prof. Biagio De
Giovanni, che ha cercato di sviluppare il tema della laicità e del
fondamento.
Pensare una laicità senza fondazione è rischioso — secondo
De Giovanni — perché si cade
nella secolarizzazione, però da un
altro lato, se si mette in campo la fondazione, la laicità può
andare verso una totalità. Esiste
una via d’uscita? Secondo De
Giovanni esiste, ed è la categoria della libertà.
L’approfondimento di questa
categoria può risolvere il problema tra fondazione e laicità. Questa categoria non va connessa
con la necessità poiché così facendo si cadrebbe nella potenza,
che è anche violenza, « Il problema — aggiunge De Giovanni —
è non legare a un vincolo questa
libertà, ma liberarla dalla necessità. Legare la libertà al nulla
è dunque una possibilità di non
consumare il mondo come un oggetto, ma di accettare la sua incompiutezza e di lasciarne aperte le possibilità di rinnovamento ». Per De Giovanni, incalzato
da una domanda di Rostagno che
vedeva un pericolo dualistico nel
parlare del nulla, questo è sinonimo di apertura, non di niente,
che è il contrario di tutto. Nella incompiutezza, nel rinnovare
il mondo si collocherebbe infine
la libertà.
Certo molti problemi rimangono aperti, c’è .senz’altro una difficoltà a dialogare sulla croce con
il pensiero laico e secolarizzato.
Mi sembra però importante nel
quadro teologico moderno mettere in discussione, come ha indicato il prof, Rostagno, l’idea dell’etica come momento di eroismo
solitario. La novità del discorso
di Rostagno sta appunto nell’idea
di un Dio che non realizza un
assoluto dentro di me, ma mi
restituisce la mia libertà esisten.ziale.
Manfredo Pavoni
Il 7 e l’8 settembre si è tenuto lad Urbino, promosso dalla Facoltà di giurisprudenza dell’Università, un seminario di studio
su « Normativa e organizzazione
delle minoranze confessionali in
Italia ».
Scopo: conoscere ed approfondire la conoscenza degli ordinamenti e strutture organizzative
delle confessioni religiose diverse dalla cattolica operanti in Italia (circa 200). Sullo sfondo: lo
schema di legge quadro che dovrebbe sostituire, nell’intento del
Governo, la legislazione {o più
precisamente quel tanto che ne
residua dopo i colpi di piccone
della Corte costituzionale e la
progressiva erosione ad opera
delle quattro Intese e relative
leggi di approvazione sin qui intervenute) del ’29-’30 sui « culti
ammessi ». Di qui la partecipazione ufficiale della Direzione generale per gli affari di culto presso il ministero deU’Interno.
Circa 70 i partecipanti, tra i
quali il fior fiore degli ecclesiastici italiani.
Da segnalare gli appassionati
interventi del prof. Bellini e del
prof. Lariccia: il primo riproponente la sua critica alla Chiesa
valdese per aver stipulato l’Intesa, pur apprezzandola nei contenuti, per la tentazione concordataria annidantesi nello strumento di cui all’art. 8, 3“ comma, della Costituzione, tentazione alla quale, con le decisioni dell’ultimo Sinodo in tema di defiscalizzazione delle offerte e dell’8 per mille, le chiese valdesi e
metodiste dimostrerebbero di
soggiacere; il secondo manifestando la preoccupazione di un
eventuale cammino verso tma
modifica dell’Intesa per accedere
alla ripartizione della torta, con
che verrebbe meno uno dei più
significativi connotati dell’identità della Chiesa valdese, identità
che attraverso l’Intesa si è voluto
garantire.
Presenti, anche se non invitati,
i Testimoni di Geova che hanno
avuto l’opportunità di presentare i loro problemi nei rapporti
con lo Stato; non è mancato Tintervento di un esponente del
coordinamento di denuncia contro i Testimoni di Geova.
Tra i relatori due valdesi, un
pastore luterano ed un pastore
delle Chiese awentiste del T
giorno.
Aldo Ribet
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Giornate storiche
Anche quest’anno il periodo
sinodale e post-sinodale è stato,
momento di particolare attività
per la nostra Società. Anzitutto
l’assemblea annua dei soci. Abitualmente tenuta la sera della
domenica di apertura del Sinodo è stata ancora una volta, come l’anno scorso, divisa in due
momenti per necessità organizzative. La sera della domenica
ha avuto luogo la parte pubblica con un dibattito sulle celebrazioni del Centenario del Rimpatrio introdotto dal pastore Carlo Gay, che ha rievocato il 1939
e le celebrazioni di quell’anno,
dal past. Salvatore Ricciardi, che
ha valutato l’impegno delle chiese del II distretto lo scorso anno in riferimento alle celebrazioni, e da Aldo Comba, che ha
presentato il volume degli Atti
del Convegno storico dello scorso anno. Il dibattito è stato seguito con attenzione dal pubblico, numeroso anche quest’anno.
La parte propriamente amministrativa, della vita sociale, ha
occupato invece il pomeriggio e
la sera di sabato 25. Di questa
seduta Italo Pons ha già riferito sul giornale nel n. 35.
Il secondo momento di attività si è avuto nei giorni 2-4 settembre con le Giornate storiche.
L’edizione di quest’anno è stata
molto meno importante di quella dello scorso anno, come si
può comprendere, ed ha seguito
la formula abituale dei nostri
incontri: una parte tematica ed
una serie di comunicazioni libere. La parte tematica era consacrata ad un primo approccio
allo studio delle scuole evangeliche, in particolare alle Valli,
con lavori di Franco Calvetti, Roberto Eynard, Andrea Mannucci,
Renzo Tibaldo, sulle scuole cattoliche delle Valli, e M. Grazia
Caffaro, che ha relazionato sul
lavoro condotto con Ferruccio
dalla sull’alfabetismo alle Valli.
Tre momenti particolari sono
stati la tavola rotonda di domenica e lunedì e la serata di domenica. Quest’ultima, seguita da
un numeroso pubblico, era consacrata ad una rievocazione dell’attività di Augusto Armand Hugon, presidente della nostra Società, nel decennale della morte.
Hanno tratteggiato la sua figura
Ezio Borgarello, Albert de Lange, Giovanni Gönnet e Giorgio
Tourn, mettendo in evidenza il
suo impegno personale sia nel
campo amministrativo comunale
che in quello storiografico, la
sua disponibilità e la complessità della sua figura.
Le tavole rotonde erano centrate invece su due volumi di
particolare interesse. Quella di
domenica sull’opera di Gabriel
Audisio Les ’Vaudois’, naissance,
vie et mort d’une dissidence, che
già aveva dato luogo ad un dibattito sull’Eco del Chisone la
primavera scorsa. Libro molto
importante che tenta una sintesi del movimento dei Poveri lionesi o valdesi fino aiTepcca della Riforma, discutibile come tutte le sintesi generali ma stimolante per l’approccio. Introducevano il dibattito Giovanni Gönnet e Grado Merlo.
La seconda tavola rotonda attirava l’attenzione dei convenuti
sul volume curato da J. François
Gilmont La Réforme et l’Europe de Timprimé (1517-1570). Letto e valutato dai proli. Rozzo,
Firpo e Gavazza, il ricco materiale del volume ha riproposto alla nostra attenzione il problema
del legame fra diffusione delle
idee riformate e lavoro editoriale, libro e Riforma.
Ricchi e stimolanti entrambi
i dibattiti, seguiti dal buon gruppo degli interessati; scarsamente rappresentati, come sempre, i
teologi.
Giorgio Tourn
9
valli valdesi
28 settembre 1990
CONSIGLIO COMUNALE DI TORRE PELLICE
Stranieri
Ordine, innanzitutto
Interrogazione della Lega Nord sugli immigrati extracomunitari - Ordini del giorno sull’accorpamento delle USSL e sull’assistenza
La Lega Nord è all’offensiva.
Sul piano nazionale sta raccogliendo le firme per indire un
referendum abrogativo della «legge Martelli », che regola l’ammissione e il soggiorno degli stranieri extracomunitari. Sul piano
locale i consiglieri di questa formazione politica chiedono il più
stretto rispetto delle leggi sia per
l’abitazione che per il lavoro,
per il commercio, per l’assistenza.
Il ragionamento è sempre lo stesso: pensiamo prima ai « nostri »
(prima ai piemontesi, agli italiani) e poi..., anche, agli extracomunitari.
Un ragionamento che abbiamo
già sentilo in occasione delle immigrazioni meridionali al nord:
« Perché preoccuparci della casa
di costoro, quando non ne abbiamo per noi! ». E gli stessi immigrati meridionali ■— in qualche caso — ripetono il ragionamerito. Il loro disagio di vivere
deve poter trovare un altro, un
estraneo, da vedere come responsabile delle loro difficoltà.
I padroni di casa non affittano. Non sono ancora apparsi i
cartelli « Non si affitta a... » perché, che diamine, siamo in Europa! Ma ai « marocchini » è riservato il mercato della fascia bassa. Ai « marocchini » si affittano
solo i tuguri, e a prezzi di speculazione.
Bisogna tenerli nei ghetti, multarli quando vengono senza licenze al mercato o quando lavano
i vetri agli incroci.
C’è bisogno di reagire, di non
dimostrarsi acquiescenti ad un
modo di pensare che si sta diffondendo. Non per contrastare la
Lega Nord e i voti che può prendere, ma perché ce lo impone la
nostra coscienza etica e cristiana.
« Ripartiamo da Kant », ha proposto ai valdesi Giorgio Bouchard in occasione di un incontro sulla « cultura » promosso —
quest'estate — dal Centro culturale di Torre Pellice. Ed allora
ricordiamoci della massima
kantiana « Agisci in modo da trattare sempre l’umanità, nella tua
persona, quanto nella persona di
ogni altro, come un fine e non
solo come un mezzo ». Se questa
affermazione è il fondamento dell’etica moderna, dobbiamo avere
attenzione agli spazi e ai luoghi
dove i rapporti umani con gli
■Stranieri si possono realizzare,
nella piazza, nella cultura, nella
casa, nella scuola, nel lavoro,
nella chiesa. Sarebbe perciò bello che i comuni delle valli, in cui
la presenza valdese è significativa, obbedendo a questo principio etico scrivessero nello statuto del loro comune, che stanno
redigendo, una vera e propria
scarta dei diritti dello straniero
ospitato nel comune ».
Sul piano della coscienza cristiana è nota la nostra comprensione teologica che ci fa dire che
anche noi « siamo stranieri sulla
terra ». Nell'incontro dialettico
con lo straniero, col diverso da
noi, possiamo trovare la nostra
identità.
Oggi — lo ha ricordato Claudio
Tron nella predicazione del XV
agosto a Prarostino — dobbiamo
ricercare il senso della croce. E
dov’è la croce di Cristo oggi se
non là dove si rendono più evidenti le contraddizioni del nostro
essere uomini su questa terra? Se
prendiamo sul serio questo messaggio, non possiamo solo annunciare a parole la pari dignità e
l'uguaglianza tra gli uomini ma
dobbiamo anche viverla, e costruire insieme all’altro il futuro.
Giorgio Gardiol
Il consiglio comunale si è aperto, martedì 18, dibattendo
il tema dei cittadini extracomunitari. Ne ha dato lo spunto una
interrogazione della Lega Nord
che chiedeva informazioni dettagliate circa la loro consistenza
numerica, la regolarità della loro presenza in Italia ai sensi della legge 39/’90, le condizioni igieniche delle loro abitazioni ed infine riguardo alla posizione dei
locatori rispetto alla legge antiterrorismo.
Nel rispondere, il sindaco ha
analizzato la situazione delle famiglie residenti, i cui componenti non raggiungono la decina di
persone; in un caso il capofamiglia è in regola, mentre moglie
e figli sono in attesa di regolarizzazione.
« Per quanto riguarda le condizioni igienico-sanitarie in zone
a rischio — ha aggiunto Armand
Hugon — si procede normalmente, non solo per gli extracomunitari, ad una verifica con
l’USSL; in alcuni casi sono stati
richiesti ai proprietari interventi
di miglioramento, pena il rifiuto
del nullaosta per il contratto di
locazione. Per quanto riguarda
infine l’antiterrorismo, non risultano all’amministrazione presenze stabili non denunciate ».
Al dibattito che è seguito hanno partecipato numerosi consiglieri. C’è stato chi ha ricordato
come negli anni passati il ruolo
di emigrati sia stato sovente svolto proprio da noi italiani, diventando oggetto di pregiudizi e di
emarginazione che non meritavamo.
Per il consigliere Rivoira « non
dobbiamo scivolare né sul fronte della chiusura, né su quello
della tolleranza indiscriminata
che può portare a presenze quantitativamente non gestibili; bisogna però riuscire ad instaurare
un dialogo franco ».
Per l’assessore Bertalot « c’è
anche il fenomeno della impostazione scorretta da parte della
stampa, che focalizza solo gli aspetti folcloristici; ma chi tira le
fila del mercato dei marocchini?
Chi sono i clienti e i protettori
delle prostitute di colore? ».
L’azione da fare, secondo l’assessore Lorenzino, « è quella di
affiancarsi a loro e seguirli nel
loro inserimento, affinché non solo sia regolarizzata la loro posizione, ma possano anche trovare
una collocazione rispettosa della
loro identità».
L’ampio ventaglio delle posizioni espresse ha dunque offerto un
quadro della complessità del problema, le cui soluzioni vanno ricercate insieme.
Da anni i « marocchini » sono presenti al mercato del venerdì.
circa la legge 142/’90 (ordinamento delle autonomie locali), in particolare laddove non si prevede
più che la Provincia eserciti funzioni assistenziali, trasferendole
ai Comuni, senza per altro concedere i necessari finanziamenti.
La presa di posizione del Comune fa perciò presente lo stato di impossibilità a far fronte
alle rilevanti spese fin qui sostenute dalla Provincia; si chiede
nel contempo al Governo e al
Parlamento di emettere apposita
normativa per assicurare i finanziamenti, e alla Regione, nella
fase di transizione, di assicurare
comunque la prosecuzione dei
servizi.
I consiglieri presenti hanno poi
approvato un ordine del giorno
di critica alla decisione del Governo di far pagare il gas a costi
diversi tra nord e sud, penalizzando in qualche modo i cittadini del settentrione; questa iniziativa è stata assunta su proposta
della Lega Nord.
Infine due convenzioni. E’ stata riconfermata la gestione in
consorzio fra Torre e Luserna S.
Giovanni dell’asilo nido di Torre
Pellice; sarà l’associazione Sport
Ghiaccio Torre Pellice a gestire
la pista di pattinaggio fino al
giugno del '92. Nel frattempo dovrebbero chiarirsi alcune prospettive circa la copertura della
pista stessa e la nascita del consorzio di valle destinato a subentrare nella gestione.
Adriano Longo
Marcia per la pace
PINEROLO — Domenica 7 ottobre si svolgerà la tradizionale
marcia per la pace da Perugia
ad Assisi (25 km. circa).
La partenza è prevista verso
le ore 9 dai giardini del Frontone a Perugia, la conclusione verso le 17 alla Rocca di Assisi.
La marcia, intitolata quest’anno « In cammino per un mondo
nuovo. A ognuno di fare qualcosa », è promossa dall’Associazione per la pace, dalle AGLI e dall’ARCI, insieme ad un vasto
gruppo di altre associazioni e
movimenti.
Da Torino partirà un pullman
per Perugia sabato 6 ottobre alle ore 23.30 in piazza Arbarelio,
il pullman ripar'Vrà da Assisi
domenica 7 verso le ore 19. Il
costo è di L. 50.000.
Chi è interessato alla marcia
ed al pullman può prenotarsi,
possibilmente entro la fine di
settembre, o presso l’ARCI di
Pinerolo (tei. 75025) o presso
Carlo Bianco (tei. 21407) o presso le AGLI di Torino chiedendo
di Beppe Reburdo (telef. 011/
5612012).
Lavori stradali
TORRE PELLICE — Si sono
conclusi la scorsa settimana i
lavori di asfaltatura parziale e
risistemazione della strada consortile che conduce al colle della
S0S
L’asfaltatura delle curve pip
pericolose e di alcuni tratti e
stata resa possibile grazie ad
un contributo apposito versato
dalla Provincia al consorzio che
ha in carico la strada.
Pochi giorni dopo il termine
di questa tranche di lavori è
giunta comunicazione di un ulteriore contributo di 15 milioni,
sempre da parte della Provincia,
concessi questa volta direttamente al Comune e sempre per
la medesima strada.
COLLEGIO VALDESE DI TORRE PELLICE
Anno nuovo, preside nuovo
Il prof. Elio Canale sostituisce Roberto Giacone - Fra le novità del nuovo anno l’abbandono della « scommessa » degli esami di riparazione?
Il resto del consiglio
Il consiglio si è poi concentrato nell’esame di tre ordini del
giorno.
Il primo riguarda il disegno di
legge sul riordino del servizio sanitario nazionale, già approvato
alla Camera dei deputati ed ora
all’esame del Senato; venuti a
conoscenza che il mantenimento
delle USSL coincidenti territprialmente con le Comunità montane sarebbe a discrezione della
programmazione regionale senza
la necessità di un parere della
medesima comunità, l’amministrazione comunale chiede al Senato di salvaguardare il diritto
delle USSL coincidenti territorialmente con le Comunità montane, là dove sia localmente richiesto, di poter continuare a
svolgere il proprio servizio.
Con il secondo o.d.g. Tamministrazione ha preso posizione
Con una prolusione del prof.
Renato Nisbet su « La preistoria
nelle Valli valdesi » si è inaugurato, lo scorso 20 settembre, il
nuovo anno scolastico anche per
il Collegio valdese di Torre Pellice. Per il Collegio, fondato nel
1831, si tratta perciò del centosessantesimo anno accademico.
Come vuole la tradizione il fatidico primo giorno non ha visto lezioni bensì la pubblica
cerimonia, nell’austerità dell’Aula sinodale della Casa valdese,
alla presenza di allievi e genitori,
in cui si tracciano le linee di
lavoro per Tanno entrante, si
fanno le prime conoscenze, si
rinnovano le vecchie, si ascoltano le « promesse » degli insegnanti e le « raccomandazioni »
del preside.
E proprio il preside, quest’anno, è una nuova conoscenza. Elio
Canale, 45 anni, docente di storia,
battista, proveniente dal Liceo
linguistico di Rivoli, ha sostituito il prof. Roberto Giacone,
trasferitosi a Parigi.
Tracciando le linee programmatiche per Tanno ’90/91 il preside è parso aver sposato pienamente le linee della sperimentazione, una caratteristica che,
come è noto, da alcuni anni contraddistingue il Collegio che in
questo modo offre alcune opzioni oltre ai programmi ministeriali. Più in particolare gli allievi si confrontano con economia
e diritto, storia delle religioni,
storia locale.
« A proposito di storia locale
— ci preannuncia il preside —
voglio segnalare una importante iniziativa prevista per sabato
6 ottobre, quando i nostri studenti potranno assistere all’ultimo spettacolo del Gruppo Teatro Angrogna ”A la brua!”, rappresentato esclusivamente per
loro ».
Ancora per il liceo linguistico
si prevede di intensificare maggiormente i contatti e gli scambi con scuole estere per una maggiore conoscenza non
solo delle lingue ma delle diverse realtà sociali che sempre più,
nel futuro, andranno ad integrarsi. Era presente anche il preside
del « College » di Guillestre, prof.
Piana, che ha affermato (dopo
aver seguito la prolusione del
prof. Nisbet e osservato le diapositive proiettate relative ai
graffiti rupestri che dimostrano
l’esistenza di nuclei abitativi nelle Valli vecchi di millenni): «I
segni che ci sono al di quà della
frontiera sono gli stessi che ci
sono dall’altra parte. Abbiamo
quindi le medesime eredità e
dobbiamo lavorare tutti insieme per un futuro comune».
« Rispetto all’apprendimento
delle lingue ed ai contatti con
l’estero — ci ha poi detto il
prof. Canale — voglio segnalare
due iniziative. Un rappresentante del Collegio sta per partire
per l’Inghilterra; l’occasione è
data da un convegno fra scuole
evangeliche riformate, ma per
noi rappresenta anche un’opportunità per aprirci all’Inghilterra
e chiudere così il triangolo dei
rapporti diretti con le lingue che
noi studiamo.
Sul discorso lingue vorrei anche sottolineare un elemento
che riguarda direttamente i
nostri insegnanti; nelle prossime
settimane avremo a Torre Pellice dei seminari del Lend (associazione di insegnanti di lingue)
sul francese e successivamente
sull’inglese ». Una novità ancora, di un certo rilievo, per i
106 allievi iscritti al prossimo anno: saranno aboliti i famigerati
esami di riparazione. Secondo il
collegio docenti, come sottolinea
il preside, la valutazione dell’allievo « è già comunque fatta a
giugno », spesso il rimandare a
settembre non è che un procastinare una decisione già presa.
Inoltre il periodo estivo di vacanza è complementare all’anno
di studio, preparatorio per il
successivo, e deve essere vissuto
serenamente. Tutti promossi
quindi? Certamente no; agli eventuali allievi impreparati sarà
prospettata subito la necessità
di ripetere Tanno mentre invece
chi avrà qualche incertezza in
qualche materia frequenterà, all’interno della scuola e con il
proprio insegnante, un corso integrativo relativo alle materie
« zoppicanti », in modo di « mettersi alla pari » per Tanno successivo.
S. A. H.
10
10 valli valdesi
28 settembre 1990
_______________FESTA DI RINGRAZIAMENTO A PRAROSTINO
Un nuovo mattino
Trecento persone riunite per ringraziare e riflettere sul senso della
solidarietà - Aiuti in denaro [238 milioni) e molto lavoro volontario
LUSERNA SAN GIOVANNI
Una giornata di ringraziamento, quella di domenica scorsa.
Una « Giornata » istituita « ad
hoc » dall’amministrazione comunale di Prarostino, voluta proprio per significare ed esprimere
il profondo segno lasciato dalla
solidarietà, umana e fraterna,
che si è realizzata in occasione
del grave incendio che, lo scorso 15 febbraio, ha devastato in
modo cruento la « conca verde
del pinerolese ».
Una giornata pensata per esprimere di persona il grazie che già
era stato espresso in molti modi e che si è manifestato — e
questo era di per sé sufficiente
— con la ricostruzione di gran
parte degli edifici distrutti dalle
fiamme. « Abbiamo voluto esprimere con semplicità e familiarità — afferma il sindaco, Mario
Mauro — quanto Prarostino senta profondamente il bisogno di
ringraziare per quanto ha ricevuto ». C’erano tutti: i soldati
del « Nizza Cavalleria », i vigili
del fuoco, la guardia forestale,
gli uomini della protezione civile, i carabinieri e molti altri ancora, persone che non avranno
mai nome, tutti quelli che, quel
giorno, hanno di fatto salvato
Prarostino dalla distruzione. Distruzione che non è eufemismo,
tragedia che è tuttora scritta e
sarà scritta ancora per molti anni dalle ferite che lacerano la
collina.
C’era anche l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Eugenio Maccari, un uomo delle
Valli che non ha fatto mancare
il proprio apporto attivo. « Se
oggi siamo qui per celebrare un
risultato positivo — ha detto
Maccari — lo dobbiamo soprattutto alla solidarietà che ancora
Un’abitazione di Prarostino, semidistrutta, fotografata pochi giorni
dopo l’incendio.
una volta ha accomunato gli uomini. Riscoprire questi valori,
tramandatici dai nostri vecchi, è
una cosa che non solo fa piacere
ma fa onore a queste vallate ».
E ancora una battuta, densa di
significati: «La frenesia della società tecnologica, l’onda dell’assistenzialismo hanno calpestato
volontariamente il fattore umano. Oggi ci si accorge che il ’’pubblico” non può fare tutto e che
non può sostituire l’apporto umano, la gente, le persone. Il dramma di Prarostino lo ha insegnato ».
« E’ arrivato un nuovo mattino », canta il coro Eric Boucie
di Pinerolo che assieme al coro
di Angrogna, La draia, ha allietato la giornata con repertori valligiani. Un nuovo mattino che
nasce e si lascia alle spalle le
tribolazioni di ieri pure segnate
LETTERA
Creiamo il distretto
alpino delle valli
La legge sulle autonomie locali ha
dato un anno di tempo per i nuovi
statuti.
Sono passati già alcuni mesi e il
cittadino non sa più nuila. Questa
volta non può prendersela con il governo centrale perché responsabili sembrano essere gli amministratori del
governo locale. Ci saranno convegni,
riunioni centraiizzate dei partiti, ricorso ai tecnici. Se riflettessimo senza pigrizia con la testa nostra, senza
lasciarci frenare dail'ambiguità deila
situazione?
Che faremo in queste Valii Valdesi,
non dei Vaidesi, usando un nome che
si ha il falso pudore di non usare più
nemmeno in questo giornaie (le « valli
del pinerolese »)?
Riemerge il progetto del Distretto
aipino che accorpi o associ le due
Comunità montane e le loro USSL più
Prarostino e magari San Secondo, e
si prenda in considerazione di unire anche le Va'li di Po e Alta Valle della
VISUS
di Luca Regoli S C.
ottica - via Amaud. 6
10066 TORRE PBLUC* (To)
Dora Riparia, e nei rapporti con lo Stato questo può essere un Circondario.
Con un paio di analoghi Distretti nell’attuale Provincia Granda si può istituire
una Provincia alpina di dimensioni quali la media delle altre provincie e popolazione superiore ad alcune di queste. Provincia serpente, ma per le
comunicazioni ci sono il fax e altri progressi.
Provincia che speriamo non più di
frontiera, in attesa di una Regione o
Semistato o quel che sarà a cavallo
delle Alpi, che ha anche una funzione
possibile in quel mondo e in quell’Europa che pare siano alle porte. Ma lo
sono veramente?
Oppure assistiamo a una decelerazione della storia e ci lasciamo trascinare in un inconsistente villaggio
globale? il progresso è per disfarci o
per aiutare a farci? Il mio linguaggio
può sembrare da intellettuale, ma la
sostanza è per tutti.
Gustavo Malan, Torre Pellice
fonico DI LUSERNA
di Federico Regoli & C
\Vla Roma. 42
10062 LUSERNA 8. OIOVANm (To)
e segnanti, non trascorse ma cariche di lavoro ancora da assumere, non passate ma cariche di
aspettative, non risolte ma cariche di speranza. Una « Giornata » di ringraziamento reciproco
fra chi ha avuto e chi ha dato,
senza dimenticare — e questo
sentimento non è stato espresso
ma era presente, palpabile, fra
la gente — chi ha saputo gestire con efficienza e dedizione una
emergenza di quella proporzione.
Stello Armand-Hugon
(Ha collaborato
Patrizia Giachero)
TORRE PELLICE
Si ristruttura
la casa
S. Giuseppe
La casa di riposo S. Giuseppe,
opera della locale parrocchia cattolica, necessita di urgenti interventi di ristrutturazione per
adeguare lo stabile alle normative vigenti; è stato redatto un
progetto che, con tre lotti successivi, dovrebbe consentire anche xm ampliamento dei locali
utili e dei servizi.
Attualmente sono 58 gli ospiti
della casa e tale dovrebbe rimanere la disponibilità di posti a
lavori ultimati; del resto proprio in questo «tetto» è stato
individuato il limite minimo necessario per assicurare il pareggio dei costi di gestione, anche
tenendo conto che la destinazione finale dovrebbe essere volta
in particolare a persone non autosuflìcienti.
Il costo totale dell’operazione,
che potrà contare su un intervento regionale di 300 milioni di
lire, dovrebbe, secondo il consiglio di amministrazione della Casa, aggirarsi sui 2 miliardi di
lire e per raggiungere tale obiettivo si sta organizzando un comitato che studi iniziative a sostegno dell’opera.
TORRE PEUICE
Pressi TORRE PELLICE, posizione pa
I
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Lavori alia
bealera Peyrotta
Primo consiglio (dopo l’elezione del sindaco Nomine, Comunità Montana, lavori pubblici
Primo consiglio comunale a
Luserna San Giovanni dopo- raccordo che, all’inizio di agosto,
rese possibile la formazione di
una giunta a quattro (DC, PSI,
PSD! e Indipendenti Val Penice) e reiezione del socialista bongo a sindaco.
L’avvio di ogni nuova amministrazione è caratterizzato da una
lunga serie di nomine di rappresentanti e commissioni ed è
ciò che anche a Luserna è stato
fatto.
Ci limitiamo a segnalare alcune fra le nomine più interessanti. In Comunità montana andranno Colomba (DC), Gobello
(PSD, e Pron (PCI) per la minoranza; nel comitato tecnico
per la gestione della caccia iiel
comparto alpino n. 1 entra il socialdemocratico Ermanno Bevel;
la commissione per l’edilizia ve
■ Oggi
e domani
Concerti
TORRE PELLICE — Organizzati dal
Coro alpino Val Pellice si svolgeranno due concerti di un coro di Riga,
in Lettonia (URSS); giovedì 4 ottobre,
il coro « Dalle » si esibirà alle ore
21 nel tempio valdese di Torre; venerdì 5, alle ore 21, il concerto verrà replicato al palasport di Pinerolo.
Convegni
SALUZZO — Lunedì 1” ottobre, presso l'Hôtel Griselda, si svolgerà il
primo convegno nazionale suH’artigianato artistico; i lavori inizieranno alle ore 9.30 e si protrarranno per tutta
la giornata.
I ncontrì
PINEROLO — Giovedì 27 settembre,
alle ore 20,30, nella sala dell’Azienda
di promozione turistica del pinerolese,
in via S, Giuseppe 39, si svolgerà un
incontro con gli artigiani del pinerolese, in particolare con coloro che
hanno partecipato alla recente Mostra
dell’artigianato di Pinerolo.
L’appuntamento è organizzato con
il Comitato organizzatore della rassegna e le associazioni di categoria ed è
ritenuto particolarmente importante
per la realizzazione della rassegna pinerolese del prossimo anno e per sentire « direttamente » dagli operatori interessati pareri, proposte e critiche
sulla recente edizione della mostra.
Programmi di Radio Beckwith
FM 91.200 - 102.350
Con il mese di ottobre Radio Beckwith effettuerà alcuni mutamenti a(l'intenio del palinsesto settimanale.
In particolare lunedì 1” ottobre, ore
9.30, con replica il martedì pomeriggio
alle ore 15.30, prende II via una trasmissione sul tema « L’attualità dell’Apocalisse »; giovedì 4 ottobre, alle
ore 16, con replica il venerdì ore 10,
la prima puntata della nuova trasmissione sulla musica italiana d’autore dal titolo “ Sono solo canzonette ».
Le rubriche A confronto, Rendez-vous
e Gruenen subiscono una semplice inversione fra messa in onda in diretta
e replica, con l’eccezione di Gruenen
che verrà proposto il lunedì alle ore
11.30 con replica alle 19.15 del giovedì.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma: « California skate »,
sabato 29, ore 20 e 22.10; « Poliziotti
a due zampe », domenica 30, ore 20
e 22.10.
de Enrico Jourdan e Ezio Bagnus per la maggioranza e Mauro Suppo per la minoranza; Belladonna, Merlo e Marco Rovara
saranno i rappresentanti del Comune nel consorzio fra Luserna,
Torre Pellice ed Angrogna per
il depuratore.
Nomine a parte, i consiglieri
hanno deliberato l’assunzione di
un mutuo con la Cassa depositi
e prestiti di 126 milioni per l’intubazione e la copertura di alcuni canali di scolo (in particolare alcuni tratti della bealera
Peyrotta), sulla cui opportunità
tutti si sono dichiarati d’accordo.
In merito al trasporto degli
alunni delle scuole elementari,
sono state confermate le tariffe
dell’anno precedente, compresa
la gratuità del servizio per i ragazzi abitanti ad oltre un chilometro dalla scuola.
Come altrove, anche a Luserna la Lega Nord pare intenzipnata a condurre la propria battaglia politica sul tema degli immigrati extracomunitari: rispetto ad una delibera di giunta con
cui veniva deciso un contribiito
in denaro ad una famiglia di origine marocchina, il consigliere
Sandrone si è chiesto « se non
sarebbe opportuno intervenire
prima nei confronti delle famiglie locali in difficoltà ».
L’intervento, è stato risposto
da parte della giunta, ha voluto andare incontro ad ima famiglia cui era appena nato un
bimbo e dunque serviva ad acquistare alcuni generi di necessità ; insomma un intervento « sociale », che si sarebbe potuto concretizzare nei confronti di una
qualunque famiglia in particolare difficoltà.
Infine una interpellanza, presentata dal PCI già lo .scorso luglio, ha permesso di iniziare ad
affrontare la questione della gestione del bocciodromo, una
struttura che necessita di ristrutturazione, ma che soprattutto
non pare al momento utilizzata
in modo ottimale.
P. V. R.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERAAANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: gres
so Ospedale Valdese di Pomaretto • Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA SO SETTEMBRE 1990
tfillar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Tele
fono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 30 SETTEMBRE 1990
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso i distretti,
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
11
28 settembre 1990
lettere H
IN CODA
AL SINODO
Queste note non hanno la pretesa di
fare un’analisi di ciò che è accaduto
al Sinodo di quest’anno ma soltanto
esprimere un’impressione avuta giovedì sera (30/8), penultimo giorno dei
lavori. In quella sera si dovevano effettuare dei « recuperi », cioè discutere degli argomenti che non si era fatto
in tempo a discutere secondo il calendario previsto; gli argomenti rimasti
non discussi riguardavano l'evangelizzazione, l’otto per mille e Villa Olanda.
Il seggio, prevedendo di non riuscire
a discuterli tutti, concentrò la serata
sull’otto per mille e Villa Olanda.
La sala sinodale era al completo e
la galleria era affollata di spettatori; la
tensione emotiva era molto alta; si
palpava nell'aria l’ansia di sapere se
l’otto per mille sarebbe passato e se
Villa Olanda non sarebbe stata venduta; la presidenza era ferma e decisa e
gli oratori, ancorché emozionati, erano quasi disciplinati... I risultati di
quelle discussioni si possono leggere
negli ordini del giorno relativi.
L'impressione che ne ho ricevuta
è stata però amara: I’« audience » elevata, il pathos palpabile, l’attesa ansiosa per dei soldi, delle pietre, un altro
istituto... e il silenzio suli’evangeiizzazione (che peraltro è stata ripescata in
extremis, in fretta, la mattina dopo).
Mi è venuto da pensare; che Sinodo
è questo, che tipo di chiese siamo
per esprimere un tal Sinodo che predilige costruire con le pietre piuttosto
che con le persone? Certo gii istituti
servono agli uomini; il problema degli
anziani è un problema vero, serio; ma
dov'è andata a finire la chiamata a
parlare, ad annunciare l’Evangelo, ad
essere uomini con gli uomini?
Quando la mattina dopo si è tentato
di dire qualcosa sull’evangelizzazione,
alcuni hanno anche detto che comunque le chiese ci provano, che se anche
il Sinodo non ne discute essa è presente nella mente delle comunità; ma,
anche se ciò fosse, basta? Perché il
Sinodo, che è la maseima assemblea
prepositiva e decisionale della vita
delle chiese, non è capace di ascoltare, proporre, progettare, coordinare, finanziare, esprimere una teologia sull’evangelizzazione? Perché tanta « audience » per le pietre e tanto silenzio per
gli uomini? Non è certo colpa dei seggio se non se ne è parlato: esso ha
gestito ciò che il Sinodo ha implicitamente voluto che gestisse. Forse in
noi tutti c’è più la voglia di fare cose
umanamente visibili, che rimangono,
delle pietre appunto, piuttosto che
spendersi, e confrontarsi su come
spendersi, in un lavoro che non lascia
tracce immediatamente visibili.
Naturalmente, in altra parte del Sinodo si è rilevato che i membri di
chiesa diminuiscono di numero anziché
aumentare: ma perché stupirsi? Seminando pietre si raccolgono pietre.
Mi sono chiesto: ma dove stiamo
andando? Non dobbiamo forse fare una
decisa confessione di peccato e col
perdono del Signore rimetterci in discussione, ricominciare da capo e,
con disponibilità di ascolto della Parola, cercare il prossimo, guardare in faccia la gente anziché passarci accanto
senza vederla perché occupati a progettare cumuli di pietre?
Forse questo può essere considerato solo uno sfogo di un deputato al
Sinodo frustrato, ma io credo veramente che dovremo prima o poi rivedere la nostra impostazione teologica,
non per paura di rimanere in pochi,
ma esclusivamente per esigenza di
fedeltà alla vocazione di Dio,
Paolo Bogo, Cinisello
8 PER MILLE
Ho letto sul quotidiano « La Stampa »
di venerdì 31 agosto il resoconto del
dibattito tenuto al Sinodo di Torre Pollice sull’otto per mille a firma di Emanuele Montà.
L'egregio professor Gönnet, docente
di storia del cristianesimo alle università di Oslo, Roma, Bari e Cosenza, è
un forte sostenitore del « no ». Egli
dice: « La nostra è un’obiezione di coscienza. L’otto per mille è il contentino dato dal governo ai valdesi per
far accettare la filosofia del Concordato ai cattolici ».
Questo non mi convince troppo, trovo però giusto che la chiesa in sé non
debba dipendere dallo Stato, però vi
sono le opere sociali da mandare avanti: opere sociali al servizio di tutti,
senza discriminazione.
Il Rifugio, l’Asilo e le altre opere
sono manifestazioni della nostra fede.
Siamo cittadini italiani e come tali paghiamo onerose tasse e che una parte di questi nostri soldi vadano spesi
per queste nostre opere mi sembra
giusto.
Gli avventisti ed i pentecostali hanno aderito all’otto per mille specificando, e ben chiaramente, che neppure
una lira di queste entrate verrà spesa
per la chiesa, ma il tutto verrà devoluto per il bene di tutti, cioè alle opere sociali. La chiesa rimane libera,
sostenuta dai credenti.
Pastori ed operai della Chiesa valdese godono già dei benefici dello Stato con l'assistenza sanitaria. Il pensionamento, certe esenzioni dal ticket,
ecc. E’ un diritto ch'essi hanno. Così è
un diritto poter godere deH'otto per
mille e, senza dubbio, è un dovere
spendere bene la somma che ne può
derivare.
Guido Pasque!, Torre Pellice
Due osservazioni per la precisione.
L’articolo su ”La Stampa” a cui si riferisce il nostro lettore non è il resoconto del dibattito sinodale. Si tratta
invece di opinioni raccolte nel Sinodo.
Un resoconto sul dibattito sinodale si
può leggere invece sul n. 36 del nostro settimanale.
L’assistenza sanitaria non è un beneficio goduto da pastori e operai della Chiesa valdese. La Costituzione prima, la legge di riforma sanitaria poi,
garantiscono ai cittadini, tutti, l’assistenza sanitaria. L’esenzione dal ticket
deriva dall’ammontare del reddito, non
dalla qualifica ecclesiastica. Se l’assegno pastorale (oggi 650.000 lire mensili ) aumentasse, il ticket dovrebbe
essere corrisposto. G. G.
Caro Direttore,
vorrei provare ad esternare la mia
viva preoccupazione nell’apprendere la
decisione dei Sinodo '90 (formulata nell’atto n. 29) di « sottoporre a nuova e
più approfondita analisi » la questione
dell’8 per mille. Già il fatto di riaprire
il discorso daccapo, senza che sia emerso alcun elemento nuovo nel rapporto dello stato con noi, e dopo che
tutto e II contrario di tutto è già stato
detto in proposito nei sinodi degli ultimi anni, è un fatto che dovrebbe insospettire: forse le decisioni finora
prese sulla base di approfondite discussioni nelle nostre chiese erano
decisioni avventate? Oppure l’attuale
decisione di rivedere tutto, evidente
espressione di un compromesso raggiunto fra i sostenitori del sì e quelli
del no, è segno dì un mutato orientamento e prelude ad una futura inversione di rotta, come si augura chi avrebbe voluto vedere, accanto alle quattro
caselle sui moduli per la dichiarazione
dei redditi, anche una quinta casella
con la dicitura « Unione delle chiese
valdesi e metodiste »?
Certo, cambiare idea è sempre possibile. Ma personalmente ritengo che
quella quinta casella, qualora comparisse nelle future dichiarazioni dei redditi, sarebbe portatrice di lutto e non
di gioia alle chiese valdesi e metodiste.
Il ragionamento di chi sostiene il
sì è comprensìbile: quante belle cose
potremmo fare con quei soldi! Cose
nobili e giuste, in favore della società
e dei ceti più svantaggìatì. Una cosa,
però, non potremmo fare in nessun caso: raddrizzare ciò che è storto, rendere giusto un meccanismo legale per
sua natura ingiusto, annullare il carattere privilegiarlo di un tale sistema di
finanziamento ecclesiastico, togliergli il
carattere di « copertura » (leggi: complicità) nei confronti del finanziamento statale accordato alla chiesa cattolica in virtù del Concordato.
La nostra chiesa è dunque esposta
ad una tentazione. E non credo sia
quella del denaro, quanto piuttosto
quella, più sottile ed insidiosa, di voler essere I più bravi, di poter sorvolare sui mezzi per guardare solo ai
fini, o in altre parole di poter giudicare gli altri secondo la loro prassi.
e noi stessi secondo i nostri nobili
progetti. (...)
Lasciami anche dire l’amarezza che
provo nel pensare al gran numero di
fratelli e sorelle che desiderano tuttora una partecipazione delle nostre
chiese a questa spartizione di beni
pubblici (certo in buona fede, sperando forse di risolvere per questa via I
nostri problemi), e che non vedono,
per riprendere l’espressione del past.
Kleemann, la k trappola mortale dell’8
per mille ».
Fraterni saluti.
Saverio Merlo, Torino
« Dobbiamo adeguarci alle nuove situazioni ».
Questa, in sintesi, la motivazione
data per spiegare la nuova direzione
di marcia che le chiese valdesi e metodiste hanno deciso di prendere votando, martedì pomerìggio, l’o.d.g. sui
rapporti tra lo Stato italiano e le nostre chiese.
La società in cui viviamo si evolve,
le leggi dello Stato che interessano
le chiese non possono non toccarci —
è stato detto —, dunque anche noi
dobbiamo «conformarci al presente secolo».
Sicuramente, dopo che la Tavola valdese avrà oonclusij le trattative con
lo Stato, ci ritroveremo un po’ più ricchi, ma a quale costo?
Vorrei proprio capire come potremo ancora parlare di rapporti dì non
privilegio tra le nostre chiese e lo
Stato quando dovremo confrontarci con
tutte le realtà italiane che nel nostro
paese non hanno stipulato intese e
che dunque non hanno né la possibilità di defiscalizzazione, né quella di
accedere a contributi regionali.
Se avrò delle risposte convincenti
ne sarò ben lieta perché, ora come
ora, mi sento molto a disagio in questa chiesa che sta prendendo una strada larga e comoda; fino ad oggi mi
pareva che volutamente se ne fosse
scelta un'altra, o mi sbaglio?
Ada Poet, Perrero
L’OMISSIONE
Caro Direttore,
nel resoconto del dibattito del 27
agosto nel tempio di Torre Pellice sull’Est europeao (comparso sul numero
del 7 settembre) è stata omessa la
risposta di una dei quattro invitati alla domanda del prof. Girardet su cosa
salverebbero dell’esperienza socialista
nei loro paesi. La dott.ssa polacca Dorota NiewisezerzaI ha significativamente esordito dicendo: « Non penso sia
possibile un socialismo dal volto umano ».
Lucio Malan, Luserna S. Giov.
LA DROGA E
I CREDENTI
Caro Direttore,
la lettera di Idana Vignolo mi trova
totalmente concorde. La sua descrizione è drammatica, ma reale, chiara
e veritiera.
Non descrive solo la droga, il « buco »: descrìve il disagio, l'assenza, il
vuoto, la non speranza che (forse)
non è in noi, ma è tra noi.
Ora, il problema a Torre non è (solo) di strutture di prevenzione e cura.
II problema è (almeno in un paese
« civile » come il nostro) aggregarsi
tra « disperati e non », tra giovani evangelicì e giovani • brutti sporchi e
cattivi », recuperare la comunità e la
fraternità. Le conferenze e i dibattiti
non servono. I poveri diavoli delle
USSL non possono fare molto se la
comunità « ecclesiastica e civile » non
sa, non capisce, nega e rimuove la
comunità degli insicuri, soli, emarginati, rissosi, antipatici. Dove sono I
giovani credenti di Torre? Che faccia
hanno, cosa pensano del resto del piccolo mondo che li circonda? Perché
sono così lontani?
Ed ora una proposta a tutti i lettori
che vivono (nelle metropoli) questa
realtà; scrivete su questo giornale
esperienze, consigli, indicazioni. Apriamo un dialogo concreto che (chissà)
può un giorno (non troppo lontano)
trasformarsi in iniziative concrete e
soprattutto atteggiamenti profondi nuovi nella direzione della fede in Gesù
Cristo.
Paolo Cerrato, Torre Pellice
NUOVI INDIRIZZI
• L'Associazione palermitana per la
pace comunica il suo nuovo indirizzo;
Via Corrado Avolio 2 - 90134 Palermo.
Tel. 091/217431 - Fax 091/217355.
• Il pastore Franco Davite comunica il suo nuovo indirizzo: Viale dei
Tigli 15 - 10062 Luserna San Giovanni
(To). Telef. 0121/902502.
NUOVI TELEFONI
© Il Centro culturale « E. Nitti »
(Parco G. Caracciolo, via B. Longo,
Ponticelli, 80147 Napoli) comunica il
nuovo numero telefonico: 081/5965527.
• Il prof. Bruno Corsani (Via Pietro
Cossa 42, 00193 Roma) comunica il
suo nuovo n. telefonico: 06/3204802.
• I nostri migliori auguri agli sposi
Daniela Cangioli e Paolo Bertalmìo che
hanno celebrato il loro matrimonio
presso il municipio di Luserna San
Giovanni il giorno 9 settembre.
Ha presenziato la cerimonia, su delega del sindaco, il consigliere comunale Gobello, direttore dell'Asilo valdese presso il quale la sposa presta da
tempo la sua assistenza volontaria.
AVVISI ECONOMICI
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RINGRAZIAMENTO
cc L’Eterno e il mio pastore, nulla mi mancherà ».
(Salmo 23: 1)
Il 16 settembre il Signore ha richiamato a sé
Giovanni Fontana (Luigin)
di anni 74
ex internato
Il fratello Stefano e famiglia ringraziano i parenti e amici che si sono
prodigati durante la malattia.
Ringraziano i medici e infermieri
del reparto di chirurgia dell’Ospedale
civile di Pinerolo, il pastore Pons, il
dott. Ghirardi, l’Associazione ex internati e quanti hanno partecipato ai funerali dimostrando simpatia neRa triste
circostanza.
vaiar Pellice, 18 settembre 1990.
RINGRAZIAMENTO
(( Io mi coricherò in pace e in
pace ancora dormirò, perciocché
tu solo. Signore, mi fai abitare
sicuramente ».
(Salmo 4: 8)
I familiari della compianta
Rosa Floris ved. Forneron
profondamenle commossi per i’afFettuosa partecipazione, ringraziano tutti
coloro che con scritti, presenza e parole di conforto hanno partecipato al
loro dolore.
Un ringraziamento particolare va ai
medici e al personale del reparto di
chirurgia dell’Ospedale civile « E.
Agnelli » di Pinerolo, ai pastori Klaus
Langeneck e Archimede Bertolino, e
alla ditta Annovati Spa.
Prarostino, 28 settembre 1990.
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio Gardioi
Vicedirettore: Luciano Deodato
Redattori: Alberto Corsani, Adriano Longo, Piervaldo Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri. Franco Chiarini, Rosanna Ciaf>pa Nitti, Gino Conte, Piera Egidi, Emmanuele Paschetto, Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelli
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: Mitzi Menusan
Revisione editoriale: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
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Consìglio di amministrazione: Costante Costantino (presidente), Paolo
Gay, Roberto Peyrot, Silvio ReveI, Franco Rivoira (membri)
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 37/90 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 19 settembre e a quelli delle valli valdesi il 20 settembre 1990.
Hanno collaborato a questo numerò: Bruno Costabel, Lilia Davite, Dino
GardioI, Patrizia Giachero, Claudio Tron, Maria Luisa Barberis, Roberto
Peyrot.
12
12 fatti e problemi
28 settembre 1990
LA TERZA ETÀ’ IN EUROPA
AMNESTY INTERNATIONAL
Anziani attivi nel sociale Prigionieri
Il rapido aumento della popolazione anziana
pestive ed opportune trasformazioni di vari
Il futuro dell’Europa si tinge
sempre più di grigio. Infatti l’inyecchiamento della popolazione e
il mutamento della proporzione
tra popolazione attiva e quella
non attiva sono le caratteristiche principali messe in rilievo
dalla Commissione della Comunità europea in un’indagine sul
problema degli anziani, condotta
nello scorso mese di aprile.
Nel 2040 le persone con più di
65 anni rappresenteranno infatti
un quinto della popolazione totale della Comunità; nel 1965 erano solo un decimo.
« Questa tendenza demografica
avrà ovviamente ripercussioni sociali, economiche e finanziarie
considerevoli — si legge nell’introduzione — per la società nel
suo complesso ». Deterioramento
delle condizioni sociali ed economiche delle persone anziane,
squilibri sul mercato del lavoro,
aggravamento del disavanzo dei
bilanci sociali sono solo alcuni
degli effetti negativi che è lecito
attendersi.
li ’93 « anno
europeo dell’anziano »
Ed è proprio per esplorare prospettive di soluzione che la Commissione ha elaborato una « comunicazione » e una «proposta di
decisione » per mettere a pimto
azioni a favore delle persone anziane.
Le misure proposte, che dovrebbero costare 24 milioni di
Ecu per un periodo di due anni
(’91-’92), culmjneranno nel ’93,
l’anno europeo dell’anziano.
Affrontare una problematica
come questa appare più facile
rispetto agli scorsi decenni. Gli
anziani di oggi, infatti, hanno mediamente un buon grado di istruzione, una salute migliore e fanno ricorso aH’assistenza pubblica
o privata, risultando ben più attivi dei loro padri o nonni. Secondo la ricerca della CEE questa situazione fa sì che vi sia
una più ampia partecipazione degli anziani al loro ambiente circostante, ed emerge che essi possono apportare un contributo positivo allo sviluppo di attività sociali ed educative.
Organizzare il lavoro
in modo diverso
L’inchiesta individua alcune
strade concretamente percorribili: « La flessibilità per quanto riguarda l’età pensionabile, in modo da tener conto non solo dell’età ma anche della durata della vita, l’adozione di regimi flessibili di pensionamento progressivo (lavoro a tempo parziale)
ed infine l’instaurazione di un sistema di alternanza tra periodi
di studio o di formazione e i periodi di lavoro e tempo libero ».
In Europa vi è un numero eccezionalmente elevato di anziani
— circa il 15% della popolazione — che, pur pensionati, possono apportare rilevanti contri
LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE
Le donne e i tempi
Iniziata la raccolta di firme per una legge pensata per migliorare la condizione di vita di tutti
Mancano pochi giorni per andare nel proprio comune a fare
una firma, in presenza del segretario comunale, con lo scopo di
iniziare a cambiare il ritmo della nostra vita quotidiana. E’ urgente che donne e uomini ne capiscano l’importanza, se vogliono
vivere una vita da esseri umani
e non da robot ; attualmente
questo succede a molte donne
che hanno doppio o triplo lavoro, quando devono fare fronte
a professione, casa, famiglia, impegni nella società e nella chiesa.
« Le donne cambiano i tempi »
è il titolo della legge di iniziativa popolare (sottotitolo: «una
legge per rendere più umani i
tempi di lavoro, gli orari della
città, il ritmo della vita », proposta da donne comuniste), presentata il 9 aprile con 6 mesi di
tempo per raccogliere 3(X).(X)0 firme.
Questa proposta di legge —
con i suoi limiti — è l’inizio di
un processo concreto di umanizzazione della società. Vengono richieste firme non solo di donne,
ma di tutti, e si aspetta il contributo di uomini sensibili a questi tipi di proposte, atte a migliorare la vita quotidiana di
ciascuno di noi. La commissione della Tavola valdese «Comunità delle donne e degli uomini
nella chiesa » ha segnalato questa raccolta di firme nella sua
relazione al Sinodo ’90, nonché
in conferenze distrettuali o altrove.
La proposta di legge è divisa
in tre parti:
1) Ciclo di vita: è necessa
rio mettere in evidenza il lavoro nascosto, non riconosciuto — lavoro di cura, quello di
relazioni e quello di supplenza
ai servizi sociali — ed educare
i giovani a capirne l’importanza.
E’ proposta tra l’altro, per tutti, la possibilità di distaccarsi
temporaneamente dal proprio lavoro, con reddito minimo garantito, per studio e riqualificazione,
0 per dedicarsi a figli o ad un
familiare anziano, malato o portatore di handicap, oppure per
impegni sociali o di formazione,
senza che questo significhi perdere il diritto al proprio lavoro.
1 congedi « parentali » e « familiari », riconosciuti a tutti i cittadini, devono essere considerati « tempo produttivo ». Questo
tempo può essere restituito, da
chi lo desidera, ritardando l’età
della pensione.
2) Orari di lavoro: non più
di 35 ore settimanali per tutti;
orari flessibili che consentano di
fare fronte ai vari impegni; non
lavoro notturno nell’industria,
ecc...
3 ) Il tempo nella città ; si tratta di costituire nei comuni un
governo pubblico del tempo con
gli utenti, tramite un piano regolatore del tempo, ad esempio,
per evitare sovrapposizioni o incompatibilità tra lavoro e servizi sociali, ecc...
Queste proposte, fatte sulla
base delle esperienze e sofferenze delle donne, mirano ad adattare il lavoro alla persona umana e non il contrario, come succede abitualmente.
Marie-France Maurin
¡n Europa richiede temsettori della società
buti alla vita economica e culturale in qualità di consumatori,
volontari ed operatori nei servizi
di assistenza ed aiuto.
Le azioni comunitarie intraprese a loro favore in passato avevano posto l’accento sulla parità
di trattamento tra gli uomini e
le donne in materia di sicurezza sociale; sul tentativo di una
politica comunitaria concernente
l’età pensionabile ed infine sulla
regolamentazione per il prepensionamento degli agricoltori.
Obiettivi a breve
scadenza
I tre principali obiettivi che
persegue ora la «proposta di decisione » della Comunità europea
sono così riassumibili:
a) azioni di sensibilizzazione.
Dovrebbero essere organizzati seminari e conferenze sui temi d’interesse comune: protezione sociale e bilancio, conseguenze dell’invecchiamento sul mercato del
lavoro, contributo positivo degli
anziani alla vita economica, sociale e culturale, autonomia fìsica, prevenzione degli incidenti
stradali di cui sono vittime gli
anziani, alimentazione;
b) approfondimento e scambio di conoscenze. Il campo di
ricerca sarà allargato ai seguenti
settori: impatto del ’92 su alloggio e condizioni di vita dell’anziano, libera circolazione e prestazioni mediche, effetti dell’invecchiamento demografico e delle politiche comunitarie su sviluppo regionale, turismo e consumo, reddito delle donne e dei
migranti. La ricerca sarà rafforzata soprattutto in campo medico e nel settore delle tecniche
che possono favorire l’autonomia
delle persone;
c) sviluppo di progetti pilota
a carattere innovatore. Ecco i
progetti che la Commissione intende valorizzare: attività in cui
l’esperienza dell’anziano è messa
al servizio di esperienze pedagogiche, adattamento degli alloggi
ai bisogni della persona, volontariato presso gli anziani, salute e aiuti sociali.
La Commissione, inoltre, allestirà una banca dati per agevolare lo scambio di relazioni e
ricerche, e per informare su seminari, manifestazioni, attività
culturali e di formazione.
(Da Adista, n. 16!’90)
del mese
Il numero doppio di luglio-agosto del Notiziario di A.I. espone
i casi di 6 prigionieri d’opinione,
per il cui rilascio i lettori possono rivolgere appelli alle autorità dei loro paesi.
Scegliamo tre di questi per la
rubrica odierna, e precisamente
i casi di un cittadino turco, un
marocchino ed un sudcoreano.
Ilker Demir - TURCHIA
37 anni, giornalista, sposato,
una figlia. E’ stato arrestato nell’84 ed è detenuto in una delle
40 prigioni appositamente costruite, dopo il colpo di stato
militare dell’84, per i prigionieri politici. E’ stato condannato a
48 anni di carcere, successivamente ridotti a 36. Le accuse
nei suoi confronti si basano su
articoli da lui pubblicati alla fine degli anni ’70 su riviste del
Partito socialista turco. Sia il
partito che le riviste sono stati
soppressi neH’80. I membri del
partito e Ilker Demir non hanno mai compiuto azioni violente.
La sua detenzione viola l’art. 10
della Convenzione europea dei
diritti dell’uomo e l’art. 19 della
Dichiarazione universale dei diritti umani: « Ogni individuo ha
diritto alla libertà d’opinione e
d’espressione ». NeH’aprile del
1989 ha partecipato ad uno sciopero della fame e per questo
motivo è stato duramente picchiato e ferito dalle guardie.
Per avere un’altra volta protestato per le angherie commesse dall’amministrazione del carcere, è stato nuovamente picchiato e posto in isolamento.
Raccomandiamo caldamente ai
lettori di scrivere, in inglese o
italiano, cortesi appelli in favore del suo rilascio a:
Yildirim Akbulut
Office of thè Prime Minister
Basbakanlik
06573 Ankara - Turkey
Abdallah Oufkir - MAROCCO
Figlio del generale Mohamed
Oufkir, già ministro della Difesa e capo dello Stato, il quale
morì in circostanze oscure dopo
il fallito colpo di stato del 1972.
Durante il periodo del lutto Abdallah Oufkir, le sue quattro
sorelle, il fratello, la madre e
una zia furono messi agli arresti
domiciliari, in seguito vennero
incarcerati in diversi luoghi dal
1974 al 1977, tenuti sempre nell’oscurità, senza possibilità di
Claudiana editrice
Nella collana « Dossier » è uscito il n. 25:
NOVITÀ’
PAOLO NASO
Come pietre viventi...
Immagini e testimonianze dei cristiani palestinesi
pp. 96, Lire 8.500
L’« Intifada » palestinese scopre l’efficacia del metodo
nonviolento. E’ l’occasione tanto attesa per la pace: perché
Israele non risponde? Il ruolo delle chiese cristiane in seno
al popolo palestinese. Un’inchiesta seria ed equilibrata, fondata su una conoscenza diretta, che mira a capire più che
a proporre soluzioni.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
leggere o ascoltare la radio. Poi
furono trasferiti in un carcere
vicino a Casablanca. Erano sistemati in celle separate, solo
Abdallah si trovava con la madre, perché quando era stato
arrestato aveva solo tre anni!
Nell’aprile dell’87 Abdallah fuggì dal carcere con il fratello e
due sorelle. In questo periodo di
latitanza riusci a parlare con
il suo avvocato francese e a dare loro notizie in una intervista
alla radio. Furono riarrestati, ma
da allora le loro condizioni carcerarie migliorarono di molto;
infatti ebbero cure mediche e
l’assistenza di un avvocato. Abdallah Oufkir è in carcere da 18
anni.
Chiedete, cortesemente ma con
fermezza, il rilascio per lui e i
suoi familiari, in francese o italiano, a:
Sa Majesté le Roi Hassan II
Palais Royal
Rabat - Marocco
Hong Song-dam - COREA del
SUD
35 anni, artista dissidente, sTpto per le sue litografie di danzatori e suonatori tradizionali, di
popolani e lavoratori, come pure
di soggetti politici. Fu arrestato
il 31 luglio 1989 ed interrogato
senza l’assistenza di un avvocato per tre settimane. Egli era
presidente della Federazione di
artisti nazionalisti coreani dissidenti, che tentava di far rivivere le arti popolari e tradisionali e di promuovere la riunificazlone delle due Coree. Al processo egli si lamentò di essere
stato picchiato perché confessasse di avere visitato clandestinamente la Corea del Nord. Un
medico testimoniò che egli portava segni di percosse e calci.
L’accusa sostenne che il suo dipinto intitolato « Una storia del
movimento di liberazione nazionale » raffigurava le insurrezioni popolari coreane e che egli
aveva inviato una diapositiva del
quadro nella Corea del Nord
perché fosse proiettata durante
un convegno di giovani nel luglio ’89. Hong Song-dam fu accusato di agire da « pittore propagandista dell’ideologia nordcoreana ». Fu anche accusato di
spionaggio per il fatto d’avere
spedito ad un nordcoreano residente nella Germania Ovest dei
libri e d’avere ricevuto in cambio del denaro. Nel giugno 1990
la condanna a 7 anni di carcere
gli fu conferrAata dalla Corte di
appello di Seoul.
Si prega di inviare appelli cortesi, in inglese o italiano, per il
rilascio immediato e incondizionato di Hong Song-dam, a:
President Roh Tal-woo
The Blue House - 1 Sejongno
Chongnogu - Seoul
Repubblica di Corea
VIOLAZIONI DEI
DIRITTI UMANI IN KENIA
Il reverendo Lawford Ndege
Imunde, ministro della Chiesa
presbiteriana dell’Africa dell’Est,
è stato condannato il 30.3.1990
per il « possesso di pubblicazioni sediziose ». L’accusa sosteneva che alcune annotazioni personali nella sua agenda contenevano parole offensive contro
il presidente e il governo del
Kenia. E’ stato condannato a 6
anni di prigione. Il reverendo si
è appellato contro la sentenza
affermando che una « tortura
crudele, un trattamento disumano e una falsa promessa di rilascio » sono stati usati per fargli firmare una confessione e
per obbligarlo, mentre era in custodia di polizia, a scrivere altre annotazioni sull’agenda (dal
Notiziario di A.I. di luglio-agosto).
A cura del
Gruppo Italia 90 Val Pellice