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ANNO LXfaV
Torre Pollice, 24
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Nulla sia più forte della vostra fede!
(Gianavello)
DELLE
SETTIMANAii DELLA
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abbonamento
Italia e Impero . • Anno L. 20 ~ Sem^tre L* 10
Estero . • ^ » »15
Ogni eambiamento d’indirizzo costy una lira — La copia Cent. 40
CHIISa Wa^l“»rÌ‘'É^'^*^''*^v„tecaVaWese
M “à .d spett. B'WSÒbBE J.
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« ...giusta il disegno benevolo che
Iddio aveva già prima in sè stesso
formato, per tradurlo in atto nella
pienezza dei tempi e che consiste
nel raccogliere sotto un solo capo, in
Cristo, tutte le cose, tanto quelle
che sono nei cieli quanto quelle che
son sopra la terra »,
Ep: Efesini 1; 9-10.
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S. Paolo ci parla in questo versetto di
un disegno hmepolo. Chi l’aveva formato? Iddio nella Sua'misericordia, Iddio
che ha sempre amate le Sue creature
ed ha sofferto e soffre vedendole allon-,
tanarsi da Lui e perdersi.
Egli forma perciò un disegno benevolo di salvezza, ne prepara l’attuazione attraverso i secoli e, quando giunge
la pienezza dei tempi, la grande ora
che Egli ha segnata nel quadrante della
storia, la traduce in atto, in quel giorno
di Natale che, fra tutti i giorni dell’uomo, è il più bello e il più luminoso.
Appare allora fra gli uomini l’Unigenifo del Padre, Colui dinanzi al quale
s’inchinano le coorti angeliche e, nel
breve Sj^azio di una vita umana, compie .
l’immensa o,pera Sua, quell’opera di cui
da venti secoli l’umanità raccoglie i
frutti mirabili.
I * *
Quest’opera del Cristo ha molti aspetti e la S. Scrittura ce li presenta nelle
sue pagine ispirate. Nella parola bibli...pii»*.<9h<>«».i»hihiamr> postn in, testa aUa.
stra meditazione, l’Apostolo Paolo ne^
menziona uno speciale: Iddio ha voluto
racoogMere sotto un solo capo in Gr*is(to
tutte le cose.
La Vulgata tradusse qu®ta espressione colla frase divenuta celebre dia
che Pio X la prese quale suo- motto;
« instaurare omnia in Cristo », ma
l’espressione di S. Paolo è più ficca ancora della traduzione latina: egli non
parla solo di instaurare, di stabilire, ma
di raccogliere tutte le cose sotto ad una
sola testa, sotto ad. una sola direzione,
quella di Oristo.
In una parola, Gesù Cristo ci è qui
presentato quale genio wnificatoffe per
eccellenza, come Colui il quale, colla
potenza della Sua attrazione, deve raccogliere in Sè non solo gli uomini ma
tutte le cose e non solo quelle che sono
sulla terra ma anche quelle che sono
nei cieli.
Cristo y Uniiicatore ! Evidentemente ¡
il Creato e l’unmiità diovevano essere
uno; non derivano essi da un solo Creatore, non tendono ^i ad un laiioo fine?
) Ed invece la disubbidienza e la ribellione dell’uomo hanno rotta questa unità, hanno separato Iddio dall’uomo, hanno separato l’uomo dal suo simüe e perfino neirihtemo deU’uomo hanno portato la lotta, il dissidio. Perciò Iddio nel
compiere il Suo « benevolo disegno »,
ha voluto che Gesù Cristo fosse l’elemento unificatore che riconduce l’armonia e l’unità dovunque esse sono turbate. ' _
* * #
Che ci sia nell’interno stesso dell’uomo un costante dissidio ed una lotta, lo vediamo continuamente. Quanto
volte, di fronte ad una decisione da
prendere, la nostra mente non è d’accordo col nostro cuore e tutti e due
non sono d’accordo colla nostra coscienza morale!
Tutto questo è forse normale? Non
dovrebbero invece le nostre facoltà procedere in modo armonioso-e svilupparsi assieme, sì da non creare turbamento? Ed invece siamo spesso angoisciati a
causa di tante lotte che si svolgono nelrintorno nostro e ci strappano talvolta
il grido di S. Paolo:' «^sero me uomo!».
Questo stato di contrasto e di turbamento (totoa a poco a, poco quando apriapio il nostro cuore alla santa influenza
di Gesù ed a misura che Egli s’impadronisce delle nostre facoltà per dirigerle e dominarle. La nostra vita allora
ritrova la sua unità, perchè essa non obbedisce più a capricci, a passioni o alle
opinioni dell’ambiente in cui viviamio,
ma trova la sua ispirazione e la sua
guida in Oristo.
Quel che succede neU’intemo di ogni
individuo succede, per la stessa ragione,
fra i membri della famiglia umana. La
disubbidienza a Dio ha avuto per risultato di dividere gli uomini e di trasformare la differenza 'di razza, di nazionalità, di pensiero, in motivi di ostilità
che conducono alle rivalità ed alle guerre. Non doveva essere così nella mente
di Dio. Egli voleva sì la varietà e le
differenze fra gli uomini ma, come vi è
varietà tra fiore e flore e come, le qualità -di un frutto non tolgono il suo sapore- ad un altro, così nella volontà di
Dio gli uomini, pur essendo diversi fra
di loro, -dovevano completarsi ed aiutarsi. I
Noi. sappiamo ohe l’umanità sarà un
giorno come Dio la valeva, quando in
Oristo essa ritroverà la sua unità e la
sua pace, quando lo riconoscerà quale
suo Capo e sua Guida. Allora si adempirà la profezia di Michea:
Delle loro spade fahbnchemnno vomeri
delle loro lance roncole;
una nazione non. leverà più la spada
contro l’altra.
L’Apostolo ci dice anche che in Gesù
Cristo saranno raccolte e unificate tanto le cose -che sono sulla terra quanto
quelle che sono nei cieli. Deve venire il
giorno in cui, sia sulla terra sia' nei cieli ogni ginocchio si piegherà dinanzi a
lui -e non vi saranno più nè spiriti maligni che seducono l’uomo, nè uomini
che si lasciano da loro sedurre.
L’opera di unificazione fra la terra e
il cielo sarà allora completa e la terra
sarà veramente unita al cielo. Il mondo
non intuisce neppure la possibilità di
tale unione; per esso Tal di là, la vita
futura, è semplicemente una ipotesi che
non ha nessuna influenza sulla vita presente e sulla condotta di ogni giorno.
Il cristiano invece sa che la vita futura è il coronamento della vita presente e che ad essa dobbiamo prepararci fin
da quaggiù. Non v’è un abisso per il cristiano fra la terra e il cielo chè -egli anzi
sente il cielo vicino, vive già nel cielo
col cuore e colla fede, pur trovandosi
ancora quaggiù col corpo e sa che solo
un leggero velo lo separa dai suoi che
sono- già saliti più in alto.
Gesù Cristo ha veramente unite le ,
cose, le cose e le persone che Sono nei
cieli e quelle che sono sulla terra perchè tanto il presente quanto l’avvenire
sono due parti di xm tutto che è dominato e diretto da Lui.
Perciò noi benediciamo il Suo Santo
Nome in questo bel giórno di Natale.
Se -attorno a noi vi sono dense nuvole
e se il nostro cuore è turbato da molte
preoccqpazioni, se la <hvisione ed i contrasti sembrano regnare sovrani fra gli
uomini e le cose, noi (alziamo fiducioso
lo sguardo verso di Lui.
Non sarà sempre così. Egli non ha
compiuto e non compie invano l’opera
Sua che coirsiste nel ricondurre all’unità ed all’armonia quel che è turbato
dalle divisioni e dalle lotte. Ogni ora ci
avvicina al giorno del Suo trionfo definitivo.
Purché i credenti continuino a fidare
in Lui a credere sempre, malgrado tutte le apparenze contrarie. Signore, aumentaci la fede!
Davide Bosio
AMMIN£|nTtAZIO]^ e Ñi^bí^IQNE:
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Dov'è n Re ch’è natD 1
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Oggi, 1943° anniversario della nascita
del Cristo, possiamo ripeterci la stessa
domanda che, tanti secoli or sono, posero i Magi: « Dov’è nato il Cristo, il
Re?». Quale Nazione, quale Popolo
raccolse? Quale Chiesa lo qlberga nel
suo seno, sì da sentirsi invasata dall’Amor suo divino?
Rumoreggiano le nazioni, s’accaimscono le une contro le altre, si calpestano,
■si dilaniano, si distruggono a vicenda
e, in risposta aU’angelica armonia che
annunziò gace a-gh uomini, inneggiano
alla guerra. E ai dóni d’Amore e di Vita
che il Pargolo divino fece al mondo,
contrappongono Odio-Morte!
E i popoli che fanno? Nello stupore
del loro aimientamiento, nelle an^oscie
strazianti e nel dolore, accoglieranno di
certo il celeste Fanciullo come raggio di
sole. •
No, chè i popoli non si curano dì Lui,
ma lo sguardo hanno fisso sugli spettri
fatali che accompagnano la guerra; ed
ecco, lacera e consunta, vedono avanzarsi la triste Miseria, e ravarizia cresce nel cuore dleiruomo; le adunche sue
dita vieppiù carpiscono, senza mai donare; TEgoismo ingigantisce, diventa forza
nel morado. Ecco la Morte, livida, spettrale e l’attaccamento alla vita,^’ ai beni
terreni, si fanno morbosi, tenaci, generano disperazione. Come dimque possono i popoli accogliere il Cristo che vie
J/opità
Qiotranni Miefge
fastoso corteo dei Magi lattr^^^va le vie di Gerusalemme _e ìè Eé|lp:i
calcandosi intorno chiedevaiuas. *
“«Chi sono?» — « Da dove vèngopol i*
Vit A che sono venuti? ». y ,.-.
lÉ alcuni rispondevano;
r«^Sorio Màgi d'Oriente. Cercano-il Re''-1
Giudei ch’è nato».
¡1« Il Re dei Giudei c^ nato? Rnóde
ip|Cique da un pezzo e ypl'^ già al tÉar|^to; nè alcun nuovo j^ìnci'pe vidie la,i$
Ijtee in questi ultimi tèn^ìy\
Dicono che ne hanno scorto la stel
«al.lo-ro paese ».
'■Visionari! » e scuotevan le teste.
. ,qll corteo avanzava. Ecco, s’aWicina
Atoalazzo reale, ne varca la soglia, ma <•
^ nuovo stupore, nuova incomprens^ìàine..'3 Magi insìstono, voglifmo sapere,
\^liono rendere omaggio al nuovo Re.
Nóh han forse veduto la stella annun¿laate la sua nascita? Ministri e cortiguuii si guardano sorridendo e tenten^no il capo. Ma Erode impallidisce,
s«àite il trono vacillare e vuole anch’egli
s^^iere e soprattutto vuol 'vivere tranello. Che dicono gli scribi e i saceri|oti? Ed essi consultano le scritture e
lèggono: - ■ •
E-ftì Betlèem, terra di Giuda
ntMÌ sei punto la minima fra le città
y, igrincipali di Giuda;
perché 'da te uscirà un Principe,
ehe. pascerà il mio popolo d’Israele,
i Informazione vaga, incetta a cui appena .si presta fede. Infatti, qpal sacerdote o qual scriba accompagnò i Magi
nei loro viaggio?
gen«f#^tà, d’amoI ^ ^istaccainen.to da tùtby biò che
. è^-uplie Chi^, fiipJtotonte, che il
/ àalvqtpre trovef^à'iè pt»tó (he
•gii'è ^vuto. >• ', '»'■
'>Ahirn#! Chi'^ if^tafe da
. ti’oppe lilosolÉe e' dSfficbeT#
vani ragionamenti, che falsiiì|no ad ogni
istante la Sacra -Parola, ptogandolà alle
' ntoschine vedute umane!
Ahimè! Quante Chiese sono oggigior]jo affaccendate in troppe opere, troppe
Specùla?ioni, sia pure religiose, ed hanno perdiitì) la facoltà di cantemplare,
meditare e quasi più non conoscono S*
Redentpr%i
Dov’è infatti la fede senaplice, genuina dei discepoli del Signore? Dov’è l’ardore'dei primi cristiani?, Dov’è lo zelo
dei confessori di Cristo? Il coraggio dei
martiri, l’amore dei veri credenti ffel
Salvatore?, .
E’ ricordo di tempi lontani. ^ '
Ma tuttò questo non ci scoraggi, poiché Gesù non cerca una Nazione siuUa
quale regnare, un Popolo in» mezzo al
quale dominare, una Chiesa da reggere
. e governare.
Egli, che tanti secoli or sono, scese
• dalla gloria dei Cieli e scelse una stalla
per reggia, una greppia per culla, oggi
non chiede per sua dimora che il povero ed umile cuore nostro, ed alla porta di esso picchia, ed aspetta.
Rispondiamogli con riancio. Consacriamoci a Lui con fervida fede. Cerchiamo altre anime perchè a Gesù si
diano con altrettanta gioia. Coopereipemo così alla venuta dei giorno in cui
Egli regnerà su tutti i cuori. E allora
non si domanderà più: « Dov’è nato il
Cristo, il Signore? », -pòdchè nessuna Nazione, nessun Popolo, nessuna Chiesa lo
possedierà in proprib, giacché Egli sarà
il Signore del mondo/
J. Carlon
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Pellidi »ili PiiniileiH
Pag. 54 - L. 1,50
Libreria Editrice Claudiana
[lÌilliti PII l’Dlitì
L’Enciclica di Pio XII intorno alla
dottrina del corpo mistico di Gesù Cristo, pubblicata il 29 giugno 1943, ha
sollevato in campo cattolico un nuovo
interesse p>er i problemi dell’unità della chiesa. Mentre da una parie è giunta a dare autorevole appoggio alle forze
ed alle voci isolate che sentivano il disagio della divisione della Cristiainità,
dall’altra ha posto in termini nuovi il
problema di fronte alla massa del Cattolicesimo che, almeno nel nostro paese,
non lo sentiva. Le conseguenze cominciano a farsi sentire anche fuori dal
campo del -pensiero cattolico propriamente detto e vengono a realizzarai in
iniziative nuove nel campo della pietà
cattolica, nel cattolicesimo periferico,
nella modesta cornice diocesana.
Un anonimo sacendiote sì è accorto
che « anche in Italia vi sono alcune
Diocesi dove il fatto doloroso della divisione religiosa è contìnuamente sotto
gli occhi dei fedeli. E che tiene in questo un non invidiabile primato la Diocesi piemontese di Pinerolo, nella quale
vive il più forte nucleo dei Valdesi, separati dalla Chiesa Cattolica da una
miserevole scissione deH’unità della fede ». Così è stato pubblicato qualche
settimana fa dalla Tipografia Vescovile
dei PP. Giuseppinì un libro piccolo di
mole ma interessante per i Valdesi.
« Nella società di un gloriosissimo amore » - Per il ritorno dei]Protestanti olVUniità d0a Chiesa, coni paPHcólare riferimento ai Vcddesi.
Il libro è dedicato « al Cuore Inunacolato e Materno dì Maria » ed è preceduto da una pref azione di Mons. Eugenio Binaschi, \5eacavo di Rnerolo, il
quale loda l’ardore di apostolo dell’Autore nell’addatare alla pietà cattolica la
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Pochi uomini sono stati più modesti
e più desiderosi di silenzio attorno alla
loro persona; ma non è questa una ragione perchè quelli che lo conobbero ed
apprezzarono la sua bella anima non rechino la loro testimonianza alla memoria di H. T. Gay ora che egli non è più
quaggiù fra noi.
Poiché il nostro diletto scomparso fu
uomo di grande valore intellettuale, di
viva sensibilità e scrupolosità nel compimento del suo dovere e molti son
quelli che ne piangono oggi, con vero
dolore, la dipartita.
EgU era figlio del pastore Teofilo Gay
e della sua soave compagna nata e cresciuta in quel mondo di sogno che era,
specialmente allora, per noi europei la
lontana India; ccm suo fratello Gaio
volle, come suo padre, esser pastore
della Chiesa e compì-i suoi studi nella
nostra Facoltà di Firenze, Vi giungeva
colla fama di studente diligentissimo e
subitoci affermò tale anche nel neutro
ambiente; aveva un dono speciale per
lo studio delle lingue orientali e frequentando vari cofsi all’Istituto di studi superiori, si rese ben presto padrone
non solo della lingua ebraica, ma anche del sanscrito e dell’arabo.
Ricordo che agli esami di esegesi
ebraica, mentre i suoi compagni faticosanMnte leggevano e traducevano il
brano biblico sul quale erano interrogati, egli sempUoemente cominciava col
chiudere la Bibbia, recitando quirrii il
brano, con una assoluta sicurezza in
Ógni dettaglio.
Finito il suo triennio alla Facoltà per
la quale ccHiservò sanpre mi affettuoso
e riconoscente ricordo, come pure pei
suoi maestri, si recò in Germania, completandovi la sua cultura teologica e filologica che era di prim’ordine e che gli
avr^be pe:messo molto facilmente, se
ravesse desiderato, di aspirare a cattedre universitarie.
Ma egli era pastore nell’anima e non
pofere
p-im
' ' Il librietto è,diviso in tre parti. Nella
priam||y^ l’appello del Ponte
^ fícemela & poa^ all’opera per
ché ituite le membra della -Cristianità
' siano raccolte ih uti^a unica chiesa. Nella seconda è additata la via deila prc-,/^'
- ghiera. La preghiera delle membra uni-"
te per le membra separate. E’ un com- - ’
mento al cap. .17 idei Vangelo di Giovanni. Nella terza parte vi è una rac' colta _ di preghiere per l’unità della
Prendiamo atto che in'queste pagine
Tattitudme del Cattolicesimo verso il'
Protestantissimo è posto in una luce cristiana di mansuetudine e di amor''fra^t.^ ^
temo Cosa ancora abbastanza rara per
poterla additaire come «aratteristica.
L’Autore, arriva.. alla concessione
massima del Cattoheesimo di oggi: Che
i Protestanti in buona fede possono essere legati da un vincolo ,rnconsai>evole
al Corpo di pristo. Úna* nuova via è
aperta al ritorno degli ^syiari- Uiia via
angusta per la salvezza’ dei Valdesi. E
nulla di più.
E’ già molto arduo per un Valdese,
non avvezzo al linguaggio caratteristico
della pietà cattolioa così divei^ dal bi•Jplico lingua^io della pietà protestante,
tralasciare le opponi e le argomentazioni e le espressioni non essenziali, per
cogliere solo la nota fondamentale sulla quale tentare di discutere, ma bisogna ammettere che questa base di
scussiòne è ristretta e insufficienit^. Finché da parte cattolica si pone al dialogo delle due Confessioni la pregiudiziale della sottonussione, rimane valida da
parte protestante la pr^udiziale della
Riforma. '
H valore del libretto si limita dimque
a questo; E’ accettabile come contributò ad una preparazicaie ajarituale in
campo cattolico, ^complemento all’Ottava di Preghiere per l’Unità. Guardiamo
c^ gioia serena a» tutti i segni anche
piccoli che preludono ad un rdawicinamento dei cuori. Ogni gesto che ci allontana dall’intolleranza è xin passo
av^ti sulla via maestra dell’amore di
Cristo e dell’unione. Quando la preghiera e la pace di Cristo saranno in
tutti i cuori dei cristiani la discussione
fraterna sarà feconda. La Chiesa di Cristo realizzerà allora la sua luiità.
R. Comba
...m
La
sé
fendere gàja ef
'operà sul^api^ale.'Pertrenl^’ahni consecutivi ', rhimstrò presso la
' estesa- evangelica dì Bergamo la quale,
; fiùa*al 1934, visse di vita indipendente
per fondersi poi colla- Chiesa Valdese.
Era-quella una Chiesa in cui elemenvarie nazionalità vivevano assleme ed in cui la predicazione si faceva
a, turno in italiano'ed in tedesco; una
Chiesa molto rispettata nella città e che
• ha resa una bella testimonianza al
nome evangelico; nel suo seno H. T.
j, Gay prodigò le sue belle doti di mente
e di cuore, idivenendo il consigliere spirituale dei suoi fratelli, prendendo viva
parie alie loro prove, spezzando loro
cqn,fedeltà e con intelligenza Ü pane
della Parola.
Non ebbe mai atteggiamenti autoritari ma i^ppe mantenersi umile e mite;
fu principalmente vuomo di meditazione e di preghiera. Fu diiamato a molto
soffrire ad ebbe il dolore grande di ve^
dersi portar via nel fiore della giovinezza un figliq carissimo; chinò la fronté'ed aoceti^ come accettò con piena
fiducia là prova dtegli ultimi mesi delia
sua vita, fliveaiuto quasi completamente
cieco egli che amava tanto la lettura
ed inchiodato per molti mesi in un letto
di dolore.
In mezzo a tutte queste prove « l’uomo interno » s’affinava e sempre più
egU si avvicinava al Salvatore per cui
ebbe sempre la più grande devota venerazione e nelle cui braccia si adidormentò ni .corrente.
Il servizio funebre si tenne nella cappella del Rifugio Re Carlo Alberto, in
cui il nastro fratello trovò cure affettuose ,e conforto negli ultimi mesi dieUa
sua vita. Eran presenti i suoi compagni
dì prova nel Rifugio, i parenti ed alcuni
colleghi ed amici.
Presiedeva il pastore L. Rivorrà, il
quale recò aUa famiglia afflitta e specialmente al figlio Enrico presente alla
cerimonia, le consolazioni del Vangelo
e mise in luce la fede del defunto, citando due belle pagine da lui vergate.
Seguirono il pastore R. Nisbet, il quale
parlò a nome della Tavola Valdese, ricoixxianido la bella attività di H. Gay e
mandando un pensiero affiettuc»o aUa
Chiesa di Bergamo, così legata a lui, e
il prof. D. Bosio, che dette la sua testimonianza di amico e pronunciò la preghiera.
Al cinutero, mentre il nevischio turbinava itóU’aria, il pastore R. Jahier
portava il saluto della parrocchia del
Villar PcUice dalla quale il defunto
traeva i natali, ed affidava alla terra la
spoglia mortale, pronunciando le parole
della speranza cristiana e della fede.
Un amico
intonata al » significato che Gesù vuol dare
al suo ingresso. L’acclamazione .« Osanna...!»
il
La Scuola Domenicale
Poiché il Comitato delle Sq^ole Domenicali ha deciso di sospendere, fino a nuovo avviso, la pubblicoaione del Manuale trimestrale, pubblicheremo qui, settimanalmente,
un breve riassunto della lezione, ringraziando la Direzione dell’Eco per l’ospitalità. Ricordiamo che la lista delle lezioni è pubblicata a parte, e si può avere chiedendola alla
Libreria Claudiana, Giovanni Miegge
, Prima Lezione - 2 gennaio
INGRESSO DI GESÙ’ IN GERUSALEMME
Lettura: Matteo 21: l-ll. Imparare vers. 6-11.
Versetto centrale, vers. 9.
Riprendendo in questo trimestre le le»oni sul Nuovo Testamento, studieremo nei
prosimi sei mesi la storia della Passione di
Gesù. In questa lezione, osserviamo:
lo L’ingretsó di Gesù in Gerusalemme.
Gesù entra per la prima volta solennemente e pùbblicamente nella capitale, ove era
venuto già molte volte in privato. Egli compie consapevolmente con questo le profezie
(Zaccaria 9: 9) - Isaia 62: 11), pres^tandosi
come il Re-Messia inviato da Dio per la salvezza del suo popolo. Non si presenta come
un re conquistatore, bardato di ferro e montato sopra un focoso destriero, ma cavalcando un asino: la mite cavalcatura del sacerdoti e dei profeti. Egli rivela In questo
la maestà dell’amore, della mansuetudine,
dell’umiltà. Egli cl dice che queste sono le
grandi potenze che finiranno per essere vittoriose, perchè sono la potenza di Dio.
2» Le acclamazioni ' della ’moltitudine. Il
corteo di discepoli e di pellegrini galilel, che
scendevano a Gerusalenome per la Pasqua,
improvvisa una dimostrazione di entusianno
8 di affetto per Gesù. Essa è perfettameate
)
(fiàlmo 118: 26) è una espressione di giubilo
religioso: il Salmo da cui è tolta celebra la
grandezza, delle liberazioni 'di Dio verso il ^,
suo popolo umiliato. Il Messia che questi’
■ pellegrini salutano è il Messia spirituale, atteso dalla parte più pia di Israele. L’attesa
medianica più pura ha accompagnato Gesù,
nella Domenica deUe Palme. Eppure anche,
questa doveva, tra pochi giorni, trovarsi
profondamente sconcertata in presenza degli
avvenimenti: nessuno prevedeva, nonostan-'
te gli avvertimenti di Gesù, un Messia crocifisso.
30 L’accoglienza di Gerusalemme. Essa fu
fredda, distratta, superficiale. La voce si
sparse che « un profeta » era arrivato dalrultima, disprezzata provincia della Galilea.
Gesù non fu ricevuto come 11 Re spirituale
della sua città e già nell’ombra si tramava contro di lui. La manifestazione della Domenica delle Palme ebbe il significato di una
oìanifestazione spirituale per coloro che seppdro vederla. La situazione è molto diversa
oggi? Gesù non rimane, In, fondo, il Salvatore, soltairto per coloro che hanno occhi per
vedere? Siamo noi di questi?
Lezioni
per la Scuola ])omenicale
Anche per questo trimestre è stata
pubblicata la lista delie lezioni della
Scuola Domenicale, in foglietti che possono acquistarsi alla Libreria Claudiana
al prezzo dì L. 0,15 la copia.
L’opa^colo del 17 febliiiBio
La Società di Studi Vald.esi, per ricordare la ricorrenza del XVII febbraio,
ha deciso di pubblicare anche quest’anno, nonostante le gravi difficoltà del
momento, il tradizionale opuscolo, destìJiato a ricordare ai Valdiesi la storia e
la ^ fede eroica dei padri ed a rievocare
in loro i più nobili sentimenti di fede e
di patria.
L’opuscolo di quest’anno consta di 16
pagine, ed è redatto dal prof. Artum
Pascal, col titolo:
DAL CARCERE DI LUSERNA
AL TRAGICO BIVIO (1685-1687)
Il prezzo di copertina è di Lire 2.
L’opuscolo è posto a disiposizione delle comunità Valdesi e degli amici al
prezzo di Lire 1,80, se ritirate presso la
Tipografia, e di L. 2, fi'anco di porto,
se spedite per posta.
Le ordinazioni, accompagnate dall’importo, devono essere fatte entro il
15 gennaio alla Arti Grafiche l’Alpina
- Via Arnaud - Torre Pellice o per mezzo del C.C.P. N. 2|26833, intestato al
sig. Pier Luigi Pagliai - Torre Pellice.
A causa delle attuali dificoltà, non
sarà tenuto conto delle ordinatsioni non
aiccompagnaste dairimporto. Per evitare
ritardi, i signori Pastori sono vivamente pregati d’affrettare le loro prenota
La Direzione
Cronaca Vaidese
ANGROGNA (Serre)
Mercoledì, 15 dicembre, abbiamo accompagnato alla loro ultima dimora terrena le spoglie mortali della nostra sorella Margherita
Cornba coniugata Mariotti, deceduta il giorno 13 corrente all’Bissartet in casa della sua
sorella in seguito a breve malattia, alla età’
di anni 64.
Sul marito, sul figlio lontano, sui parenti
tutti scaldano le consolazioni del Padre.
e. a.
SAN GERMANO CHlSONe
La domenica 5 dicembre ha ^vuto luogo,
nel tempio, un culto per Io piovenitì. Erano
presenti 72 membri deU’Umone Giovanile. Vi
è in tutti U desiderio di mantenere viva, nonostante i molti impedimenti, la comunione
fraterna.
Il prossimo culto per la gioventù avrà luogo domenica 2 gennaio alle ore 15.30.
— DIPARTENZE. Il 10 corrente, all’Ospedale dl'Pomaretto, Amalia Griot nata Vinçon.
Dopo più di un anno di sofferenze, ella ha
raggiunto in Cielo 11 suo figlio Guido, rapito
dallo stesso male, veritun mesi fa.
Il 14 corrente, all’Ospedale per malattie infettive di Pinerolo, Simona Charrier, fanciulla gentile e servizievole.
Il 13 corrente, aU'Asilo, Maria Manatretta
vedova Brocchini, della Chiesa di Torino.
Alle famigìie visitate dalla prova, esprimiamo la fraterna simpatia (tolla parrocchia.
Nella Lettera Pastorale di Natale si,leg
■,|!e l'orario dei.culti delle solennità.
II culpo del^ giorno di Natale ha luogo alle
are JÙ precise. Sa^à celebrata la Santa Cena.
,^La domenica 26, alla stessa ora, ha luogo
Il culto di Natale per i fancivlli. „
‘V:
TORINO
Dopo una vita benede^ intensamente vissuta per la sua famiglia; sì è spenta serenamente, rii dicembre nella'’sua villa in Torre
. Pellice, la signora CfiuseppinàÌRobert nata
Didero. EUa ci lascia il ricordo, ¿1 una fede
semplice e forte nel suo Signore e nelle Sue’»
promesse. , ì<^ ■
I funerali ebbero luogo nell’intimità della
famiglia a-.Torre Pellice ed a Torino. -Rinnoviamo alla figliuola, signora Linettè
Introna ed alla sua famiglia, i sensi della nostra solidarietà nella prova e nella speranza.
torre pellice
CULTI DI NATALE: 1) Alle ore 10.30 nel
tempio di Villa - celebrazione della Santa
Cena coi calici individuali. 2) Alle ore 15
nel tempio dei Coppieri. La colletta è a favore delle famiglie povere della Chiesa.
La celebrazione del Natale per gli alunni
delle Scuole domenicali avrà luogo domenica 26 corrente, alle ore 14.30v nel tenlpio di
Villa.
^ — Iddio ha richiamato da questo mondo il
signor Giacomo Ribotta (Santa Margherita),
all’età di 73 anni, dopo assai lunga malattia.
Guardia comunale durante molti anni, egli
conosceva tutte le famigUe del Comune.
Rinnoviamo al suoi cari l’espressione della
neutra fraterna simpatia cristiana.
VILLAR PELLICE
VISITE. I nostri culti? delle due prime domeniche dell’Avvento scino stati presieduti
successivamente dai pastori Elio Eynard —
in visita con la sua gentile Signora ai nostri sfollati torinesi — e Giovanni Bonnet,
di San Remo.
Il Signore renda efficaci, i buoni messaggi
che ci sono stati recati nel Suo nSme!
NOZZE. Il 2 dicembre è stato celebrato
nel nostro tempio il matrimonio di Olga Rivoir, dell’Inverso, con Ernesto Giuseppe Moschetti, da Cresbentino.
Voglia il Signore esaudire le preghiere che
gli abbiamo rivolte per questo nuovo focolare.
i.
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