1
'r
vt w
^pstt.
Biblioteca Valieaa
(Torino)
T03ES FZLLIC3
DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
C
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXVII - Num. 6
Una copia L« 30
ABBONAMENTI
\ 1000 per l’intenioBco: L. I Eco e La Luce: L. 1500 per l’intemo | Spedir, abb. portale H Groppo I TORRE PELLICE 8 Febbraio 1957
/ L. 1500 per Testerò | L. 2000 per Tertero j Cambio d’indiriaio Lire 40,— | Ammin. Claodiana Torre Pelhce • C.C.F. S-17
Dialogo aperto Dov’è il monte Sinai?
e dialogo chiuso
L’opinione pubblica italiana, che
oggi e per altri motivi guarda a Venezia, seguirà con attenzione le fasi
del Congresso socialista che si svolge
in questi giorni nella città lacunare.
Tema fondamentale dell’incontro e
delle discussioni è Tuniflcazione dei
due partiti socialisti esistenti in Italia; il nenniano ed il saragatiano.
NclTattuale situazione politica italiana, i risultati del Congresso sono
attesi come un indice assai sicuro
della linea politica che il Governo dovrà seguire, dopo questi mesi di relativa calma in cui le preoccupazioni
personali e di partito sembrano aver
maggior peso degli interessi generali.
Dai risultati del Congresso di Venezia dipenderà almeno in una certa misura, la continuità dell’attuale
formula governativa basata sulla collaborazione dei democristiani, dei socialdemocratici e dei liberali con Tappoggio dei repubblicani. Le condizioni poste da Saragat a Nenni per la
uniiicazione sono essenzialmente due :
netto distacco dal Partito comunista
e rigorosa fedeltà alla politica atlantica. Se il Congresso facesse sue queste due condizioni, dicono i saraga
tiaisi, la via per Tuniflcazione sarebbe rspianata ed essi dovrebbero trarne le conseguenze nei confronti della loro permanenza al governo. D’altra parte i liberali fanno anche udire !a loro voce. Essi ragionano così:
0 I socialisti dicono francamente che
si vogliono uniflcare, e allora i socialdemocratici non possono più far parte della coalizione quadripartita, oppure i socialisti manterranno la loro
attttale posizione di incertezza e allora non c’è che da proseguire piu
energicamente per la via flpo_ ad ora
percorsa. L’unificazione socialista, secondo loro, dovrebbe portare assai
presto alle elezioni politiche generali.
11 Congresso di Venezia ci dirà che
cosa ne pensano i socialisti. Le elezioni provinciali del Partito assicurano che Nenni avrà la maggioranza
con sè al Congresso; ma si sa anche
che ci sono dei gruppi dissidenti e
oppositori. Effettivamente non è soltanto in giuoco Tuniflcazione socialista, ma anche il contatto con la clas
se operaia: e Nenni ben lo sa. Per
lo sviluppo organico dello Stato democratico italiano, del suo regime
parlamentare e delle sue istanze sociali, noi crediamo che Tuniflcazione
socialista possa considerarsi un dato
positivo; purché essa avvenga fuori
dell’equivoco e di quegli ^interessi per
sonali e di partito di cui la vita politica italiana è così ricca e che creano
molto spesso situazioni impensabili
ed inconcepibili di adattamento là dove sembrava che dovessero prevalere
soltanto i « grandi principi » e le « inderogabili ragioni» di coerenza e di
fedeltà ai principi professati.
Zitto zitto, senza grandi manifestazioni esteriori, ma con metodi non
meno drastici di quelli di una volta,
il Sant’Uffizio esercita la sua autori
tà nel Cattolicesimo contemporaneo
I Gesuiti vigilano imperterriti sulla
sana dottrina della Chiesa e sul pen
siero dei fedeli, pronti _a condannare
ogni deviazione, ogni libera, sincera,
talora angosciosa espressione di fede che non abbia però l’accento del
conformismo e della rigida discipli
na ecclesiastica.
Si segnala in questi giorni la scom
parsa della rivista dei padri domeni
cani di Francia: «La vie intellectusl
le ». Il quindicinale cattolico « Adesso » se ne rammarica profondamen
te, lo si legge fra le righe : parla della « bella rivista domenicana » e di
una « dolorosissima morte » ma non
può dir di più, per non attirare su di
sè altri sospetti.
« La Vie intellectuelle », scrive Carlo Bo su « La Stampa », era una « ri
vista di attualità, dove si cercava di
sviluppare In tutti i modi un « dialogue admirable» fra il mondo e la
Chiesa. La rivista si apriva con un
editoriale che rifletteva lo stato da
nimo della redazione e il più delle
volte non apparteneva a un religiosi
ma era la confessione, il grido, il r chiamo di uno spirito libero che nel
segno della fede cristiana trovava
un’occasione di recupero, il modo del
la meditazione e mai la facile tran
quillità che l’ortodossia offre a chi si
accontenta della parola d’ordine ».
Quasi nello stesso tempo, TOsser
vatore Romano ha pubblicato fl decreto del Sant’Uffizio con cui si condannano i due libri di Miguel de Una
muno : « Del sentimiento tragico de
la vida» e «Agonia del Cristianesimo ». I due libri dello scrittore basco
hanno molti anni, il primo è del
1912, il secondo fu scritto in esilio
nel 1926 e pubblicato nel 1931. L’odierna condanna ribadisce la precedente proibizione del 1942. Nelle opere di Miguel de Unamuno c’è una
concezione sua particolare del Cristianesimo legata ad un senso agonico,
a un bisogno di lotta quotidiana, nella ansiosa ricerca di una verità non
organizzata, non catalogata, non indiscutibile. Dal punto di vista dell’or
todossia e della rigida teologia non
si può dire che, nelle sue opere, non
ci siano errori; ricordiamo però che
c’è talvolta più fede nei gridi di disperazione, di dubbio, di dolore e forse anche di rivolta che non nel tranquillo quietismo dei «beati possidenti », religiosi sì, ma alla moda dei farisei, degli scribi e dei sacerdoti di
cui parlava, e non certo per elogiarli,
il Signore Gesù.
11 Sant’Uffizio è coerente con i suoi
principi. I dialoghi con il naondo
hanno limiti invalicabili, oltre i qua
li la gerarchia s’irrigidisce e pronunzia la sentenza di condanna. Su questo punto almeno (ma non soltanto
su questo) gli estremi, cioè il Santo
Uffizio e lo Stato totalitario, sia pure
per ragioni diverse, in realtà si toccano. Ermanno Rostan
ri e ci guidi. Che la tua volontà sia
fatta.
Dacci la forza di adempiere il nostro compito senza egoismi, senza pigrizia, senza viltà.
Dacci la forza di resistere alle tentazioni, di perdonare agli altri come
vorremmo essere largamente perdonati.
liiberaci dal fanatismo e dall’orgoglio che ci impediscono di accogliere
la verità anche mediante l’insegna
mento e l’esperienza degli altri.
Insegnaci la misericordia e lo sfor
zo reale per sollevare le miserie al
trui.
Che nessuna disfatta, nessuna ca
duta o ricaduta ci allontani giammai
da te; che in mezzo a tutte le nostre
miserie, il tuo amore cK afferri e ci
sollevi a poco a poco Ano a Te.
(Da un quaderno di Pierre Ceresoie, iniziato in prigionia)
CANTO SACRO
Le Corali che desiderano avere le
copie dell’inno « O creature del Signor » che verrà cantato dalle corali
riunite alle leste di canto della primavera prossima, sono pregate di
prenotarlo tempestivamente presso il
Presidente della Commissione del
Canto Sacro Pastore E. Aime, Angrogna (Torino) precisando il numero
esalto delle copie desiderate. Gli inni saranno spediti alle Corali a cura
ed a spese della Gontoissione stessa.
Si precisa che Tìnho Suddetto è quanto mai adatto per la ricorrenza di
Pasqua.
La Commissione del Canto Sacro
In una riunione a Gerusalemme di
rabbini, archeologi e studiosi, l’esperto di ricerche bibliche Dr. Y. Bar
Daroma parlando del Monte Sinai
dove Mosè ricevette i Dieci Comandamenti ha detto che la densa nube
ricoprente il Monte, quando le tavole
della Legge furono consegnate da
Dio; avvolge ancora di mistero il sacro luogo. Nessimo sa infatti dove
esso sia ed ora, dopo 3.500 anni dall’avvenimento è addirittura impossibile precisarlo.
Quasi tutti gli oratori che hanno
preso la parola sull’argomento ritengono che il Monte Sinai si trovi nella parte meridionale della penisola
Due sono le teorie che prevalgono
circa la localizzazione del Monte, ma
nessuna delle due ha mai potuto essere provata con certezza. Il luogo in
cui secondo la tradizione il Monte
viene situato è Jebel Musa (Montagna di Mosè), ima cima di 2240 metri
che fa parte delTimponente catena
granitica del Sinai meridionale. E’
anche stato fatto il nome di altre cime della stessa catena: Jebel Serbai,
Jebel Katherina. Queste identificazioni, tuttavia, non risalgono più in
là del terzo secolo dell’era cristiana:
quindi troppi secoli dopo che i fatti
si erano verificati.
Se gli Israeliti avessero davvero
preso la strada del sud -r- affermano
gli studiosi — avrebbero corso il gravissimo pericolo di passare troppo
vicino alle guarnigioni egiziane di
guardia alle miniere di turchese e di
rame. Gli stessi studiosi si domandano dove gli Ebrei avrebbero preso il
foraggio per le greggi in una zona in
cui la terra è praticamente tutto granito.
EPPUR SI MUOVE!...
Dicono che (jalileo (dopo la sua
condanna da parte del tribunale ecclesiastico a causa della sua affermazione — che veniva assurdamente considerata anti-biblica — che la terra girasse intorno al sole)^ dopo aver riflettuto a lungo, battesse'il pugno sul pancaccio della prigione esclamando ;
” Eppur si muove...! ”.
Così ai giorni nostri possiamo tornare a ripetere la frase storica quando
abbiamo, in momenti particolari, la
errata impressione che la civiltà, invece di progredire, tenda a tornare indietro verso i tempi della barbarie più
oscura; quando pensiamo ai popoli
che combattono contro agli oppressori crudeli, per la libertà; quando vediamo popoli evoluti cedere alFistinto
non certo evoluto, di farsi giustizia
con la violenza (e come li comprendiamo!) contro agenti primitivi ed insolenti che credono, nella loro sconfinata sicumera, di poter violare i patti e
le promesse beffandosi di chi ha creduto alla loro parola.
Quando noi consideriamo questi fatti, possiamo esser tentati di lasciarci
andare al pessimismo e di scoraggiarci perchè il mondo, invece di progredire, sembra tornare indietro. Proprio
allora dobbiamo, riflettendo a mente
calma, ripetere con Galileo il grido di
chi ha fiducia neH’awenire, nella verità, e nella giustizia ; Eppur si muove...! ”. Perchè malgrado le apparenze
e le tristezze dell’ora presente, il mondo non va indietro ma in realtà continua a progredire.
Satana è sempre all’opera nel mondo; non dimentichiamolo mai! Satana, realtà vivente ed opmnte che gettò il terrore nel cuore di Lutero quando si avvicinò a lui nel castello della
Wartbourg dove il riformatore stava
traducendo la Bibbia in tedesco. Lutero, sentendo la presenza del gran nemico vicino a Lui — forse scorgendo
ne l’ombra tragica — scagliò contro
quell’ombra il suo pesante calamaio;
tanto che oggi ancora il custode del
castello fa osservare la macchia d’inchiostro sul muro.
11 principe di questo mondo è all’opera oggi e lo sarà ancora domani, per
suscitare guerre e, violenze e per riempire il cuore dei malvagi, di crudeltà.
Ma — e questo è l’altro punto che non
va mai scordato — anche il Signore, il
Vittorioso è all’opera per contrastare
agli sforzi di Satana. Aumentano gli
sforzi di Satana e producono regressi :
ma aumenta anche l’azione potente del
Signore e produce sempre nuovi progressi.
Considerate il gran miracolo che sta
verificandosi ai nostri tempi; si cerca
ovunque di sostituire alla violenza,
alle guerre, delle soluzioni pacifiche
(e molto più efficaci) dei violenti contrasti che nascono fra i popoli. Perchè
il mondo ha capito che le violenze e
le guerre non risolvono nulla e non
fanno che perpetuare i conflitti e le
ingiustizie.
Quando eravamo giovani, nella prima guerra mondiale, noi ripetevamo
spesso lo slogan : « Facciamo la guerra alla guerra!»: e pensavamo che
avremmo messo fuori legge le guerre,
se fossimo riusciti a vincere i popoli
aggressori. Eravamo sinceri nel nostro
sforzo, ma abbiamo dovuto riconoscere che è un’illusione pensare che si
possa, colla violenza, mettere al bando le guerre fra i popoli.
Oggi invece sono all’opera nuovi
concetti e nuovi sforzi. In fondo si
tratta dei principii più profondi e più
ardui del Cristianesimo che si fanno,
oggi, strada nel mondo per cercare di
impedire quelle guerre che purtroppo
recano rovina e regresso ai vinti ed ai
vincitori.
Oggi ancora possono talvolta rendersi necessarie guerre per la difesa
della libertà e della giustizia, malgrado il nuovo desiderio di pace dei p)opoli più evoluti. Possono tornare circostanze che rendano necessario il resistere colle armi alle aggressioni di
popoli primitivi e poco evoluti. Ma
non c’è più la fiducia che la guerra sia
il mezzo naturale per far progredire
Tumanità. Solo le forze pacifiche e la
generosità e la pazienza e la persuasione possono recare al mondo una
nuova civiltà permanente. I principii
di Cristo non son più considerati come follia ma sono rispettati come sapienza superiore.
Ciò non significa che dall’oggi all’indomani sia possibile sconvolgere
lo stato di cose su cui si reggono ancora le relazioni fra popoli. Una normale prudenza esige che anche i popoli pacifici siano preparati a resistere
a possibili aggressioni dei popoli più
violenti ed incoscienti. Ma è un fatto
che sono all’opera o^i, nel mondo,
per facilitare le relazioni fra i popoli,
dei concetti nuovi, (i concetti del Cnstianesimo) i quali lavorano al mantenimento della pa<».
Ringraziamo Dio per questi inizi di
vita più progredita, anche se, per ora.
non ci è ancora dato di vederne tutta
la pmtenza in azione. Ma siamo sulla
via buona.
Nessun scoraggiamento, quindi, nel
guardare aH’awenire; ma molta fede,
molta speranza e molta preghiera al
Signore onnipotente.
Ripetiamo anche noi con convincimento, malgrado le ore dolorose per
le quali dei popoli stanno passando e
per le quali tutti dovremo ancora passare, il grido fiducioso di chi sa vedere nell’avvenire: ’’Eppur si muo
ve..i
I ”
Paolo Bosio
La teoria che predilige il Sinai del
Nord è stata ampiamente sviluppata
da C. S. Jarvis, ex governatore inglese del Sinai, il quale localizza il
Monte a Jebel Hellal, una cima situata a 30 miglia a sud di E1 Arish.
A sostegno della tradizionale « strada del sud » viene sottolineata la presenza nel Sinai dei Madianiti, della
cui tribù faceva parte il suocero di
Mosè, Jethro. La Media era una località situata nel Sinai meridionale
al di là del Golfo di Akaba Una delle
tribù madianite era chiamata dei
«kenites» (fabbri) ed evidentemente
doveva vivere nel territorio minerario del Sinai.
La vivace descrizione fatta in «Esodo 19» di «tuoni e lampi e della
fìtta nube sul monte» è stata interpretata da alcuni studiosi come la
prova dell’esistenza da quelle parti
di un vulcano in attività. Secondo
W. F. Albriht non vi sono vulcani attivi o estinti in tutto il Sinai e nei
pressi della Midia. Nelle vicine regioni di Hauran e di Arabia esistono
invece molti vulcani che qualche migliaio di anni fa potevano anche essere attivi. Ed è probabile che la descrizione biblica sia stata influenzata
dai ricordi popolari di eruzioni vul
caniche. Jarvis afferma che Teruzio
ne descritta potrebbe riferirsi solfante ad uno dei violenti temporali tanto frequenti nella regione del Sinai.
Gli Ebrei, che venivano dalla Valle
del Nilo dove tali fenomeni atmosferici sono rari, potrebbero esserne rimasti colpiti.
Studiosi autorevoli come Albright
e il defunto professor U. Cassuto dell’Università Ebraica, affermano che
questa imprecisione biblica sul luogo
in cui le Tavole delle Leggi sono state consegnate è voluta perchè non
venisse consacrato al culto un luogo
determinato che doveva invece rimanere avvolto nel sacro mistero.
Un gruppo di studiosi dell’Università ebraica, che si sono recati nel Sinai meridionale al Monastero di Santa Caterina, si è dedicato allo studio
di migliaa di documenti, vecchi di
1500 anni. Il Prof. Mazar, dell’Università, che ha diretto la spedizione,
ha detto nel corso di una conferenza
stampa a Gerusalemme che gli ar
cheologi ed i geografi delTimiversità
hanno fatto anche un sopraluogo
nelle regioni vicine, particolarmente
nel deserto e nelle oasi di Pharan,
mentre altri scienziati, botanici e
geologi sono rimasti nella penisola a
raccogliere campioni da esaminare.
Uno degli studiosi ha dichiarato ai
giorna’isti che la biblioteca del Monastero possiede più di tremila manoscritti, quasi tutti in lingua greca.
Nel Medio Evo il Monastero ospitò
monaci di lingua araba provenienti
dalla Palestina, bulgari che parlavano l’antico slavo, siriani e georgiani
Tutti costoro hanno lasciato manocritti nelle rispettive lingue. Vi sono
inoltre 7.000 volumi a stampa. Attraverso i documenti a disposizione si è
potuto fare una lista dei flrmanì (privilegi) accordati al Monastero dai vari governanti.
La Biblioteca è specializzata in letteratura cristiana Un manoscritto
del sesto secolo riporta una controversia fra l’Arcivescovo e un Ebreo
sul valore delle rispettive fedi. Sono
state trovate anche antiche traduzioni illustrate della Bibbia, manoscritti sulla vita del Santi di Palesi
na e altre leggende religiose. Vi è infine una lettera di Napoleone che ringrazia i monaci per l’ospitalità rice^
vuta.
Il Prot. Mazar ha detto che le iscrizioni ritrovate sulle rocce dell’wadi
provano il passaggio dì cpovane attraverso la regione fin dai tempi piu
antichi. Per quanto sia difficile nntracciaie questa strada sulla carta
si ritiene trattarsi di una via che portava dal Golfo di Suez al Golfo di
Eilat. Nell’oasi di Pharan sono state
ritrovate prove dell’esistenza di im
portanti colonie fiorite nel periodo
Nabateo-Bizantino (1(X) a. C. • 800 d.
C.). Ma esistono anche prove della
presenza di antichissime comunità
israelite.
(ANSA - Inf. Relig.)
2
2 —
L’ECO DELLE VALU VALDESI
1
^-'M-Ì^I^ V-Z'Z Ò L IDI STORIA VALDE S^E
Il Conte Fedenao Luigi Truchsess di Waidbourg
e Francesco Maria Bilex vescovo di Pinerolo
Alla lettera del vescovo di Pinerolo,
Mons. Bijex, al Conte A’’aldbour^ Truchsess, pubblicata neiroltimo numero del giornale, facciamo ora seguire
la risposta del Conte ed i commenti
dell’autore dell’articolo. La lettera riguardava la ricostruzione del tempio
Valdese di Pomaretto ed esprimeva
anche l’augurio di un ritorno dei Vaidesi alla Chiesa Cattolica.
Turin le 23 février 1824
Je me suis présente à votre porte,
Monseig.r pour vous remercier de
la très obligeante lettre que vous
m'avez fait l’honneur de m’adresser;
S. E. Mr le Comte de la Tour, a égaiement eu la bonté de m’informer
de votre bienveillante intervention
dans l’affaire du Temple Evangélique du Pomaret,
C’est un véritable bienfait de v.re
part Monseig.r qui sera un nouveau
titre à la reconnaissance des Vaudois,
envers lesquels vous ne cessez de manifester une affection tout à fait paternelle. Souffrez que ce soit autant
à ce sentiment qu’à ceux qui caractérisent en vous le digne Disciple de
notre Divin Sauveur, que j’attribue
les voeux que vous énoncez sur l’unité de la Société chrétienne, et permettez que je m’unisse à Vous pour
exprirner le même désir, en espérant
qu’avec le secours du Tout-puissant
notre Sainte Religion brillera avec
le temps dans toute sa pureté originelle.
Quant à la lettre imprimée de
Mons.r Laval, que vous avez eu la
bonté de me communiquer, je prends
la liberté de vous répéter Monseign.r
ce que j’ai déjà eu l’honneur de vous
dire de vive voix. Mons.r Laval et
tous ses Correligionnaires qui ont
précédé ou suivi son exemple ont eu
parfaitement raison d’entrer dans le
sein de l’Eglise Romaine, dès qu’ils
y ont trouvé une consolation, que
leur ancienne communion n’aurait
pu leur offrir, aussi longtemps qu’ils
en interprétaient mal les principes
sacrés; mais il n’en est pas de même
avec les protestants qui puisent dans
la Sainte religion cette douce consolation dans le malheur, et cette confiance absolue dans la protection divine, qui nous donne la force de résister aux tentations de ce monde en
pensant à Jésus-Christ, et à ce qu’il
a souffert pour nous, et en fixant
nos regards vers cet Avenir Eternel
qui nous rapproche de lui.
Oui Monseig.r j’éprouve en moi
cet effet divin du christianisme, ma
foi n’est pas troublée par des doutes, ni par des recherches inutiles
sur les Saints Mystères de la Religion, et .sur l’explication des doubles sens que présentent quelques
passages de l’Ecriture Sainte; Mi
Laval qui conteste, je ne sais pourquoi, tout Symbole de foi aux protestants, prouve seulement qu’il ne
comprenait pas fa Religion dont il
était Ministre et si l’Eglise Romaine a levé ses doutes, il est certainement meilleur chrétien à présent,
qu’il ne l’était à Condé-sur-Noireau.
Je suis convaincu que la meilleure
partie des Vaudois parfaitement d’accord avec les principes religieux que
ils professent, seraient absorbés de
doutes et de regrets, s’ils ne voulaient écouter les conseils de Mr Laval,
et par conséquent je crois que Ja
lecture de sa lettre n’ebranlera nullement leur confiance dans la foi de
leurs pères, dont l’ancienneté est notoirement antérieure à plusieurs institutions de l’église Romaine dans
cette foi qu’ils préfèrent à tous les
avantages que pourrait leur offrir un
changement de Religion ainsi qu’elle. a fait résister leurs ancêtres aux
persécutions des siècles passés.
J’ai entendu de votre bouche
Monseig.r le mot précieux de Tolérance, et j’en conserverai toujours le
souvenir. D’ailleurs vous la mettez
en pratique par vos oeuvres; je ne
puis donc que bénir la Providence,
que l’Evêciue de Pigne.rol réunisse
cette vertu à tant d’autres qui le distinguent dans son honorable carrière, et je me félicite enfin moi-même
d’avoir eu le bonheur de faire -votre connaissance, personnelle Monseig.r et de pouvoir vous faire agréer...
es
La evidente copia finisce qui, senza aver notato i convenevoli d’uso...
specialmente richiesti nella corrispondenza tra un diplomatico ed un
prelato.
Come mai fu fatta tale copia e da
chi e perchè essa è monca dei risultati stessi?
Notiamo anzitutto che le due lettere sono scritte dalla stessa mano,
dunque non si tratta degli originali
nè del Bijex, nè del Truchsess. Ma
tanto l’una quanto l’altra dovettero,
tra i Valdesi dell’epoca, far non poco scalpore: era il Bijex astutissimo ed erudito vescovo di Pinerolo,
nè dubitiamo della perfetta sua sin
eerità nel proporsi, come mèta de
suo pinerolese episcopato, la (c riu
nione delle membra sparse yi catto
lico-valdesi della sua diocesi; era
d’altra parte, il Truchsess, persona
lità la cui influenza tra i Valdesi ed
alla Corte di Torino, come a quella
di Prussia, fu fuori di dubbio, fin
d’allora: basti ricordare la profonda
amicizia che legarono lui e Carlo
Alberto, allora ancora soltanto Principe di Carignano ed erede presunto del re Carlo Felice. Inoltre il
Bijex era stato l’autore, alle Valli
certamente famosissimo, della « Lettera Pastorale ai Valdesi », in cui,
con ricchezza di riferimenti a S. Agostino, a S. Ireneo, a S. Ambrogio,
a S. Cipriano, a Tertulliano ecc. ed
ai Vangeli ed al Nuovo Testamento,
in genere, incitava i Valdesi a tornare alla Romana Chiesa. La quale
« Lettera Pastorale » aveva avuto
un’eco profondissima attraverso la
” Réponse à la Lettre Pastorale de
l’Illustrissime et Kévérendissime Evéque de Pignerol » fatta dal Moderatore Giacomo Rodolfo Peyran, con
altrettanta dovizia di citazioni di ogni secolo ed età dal Nicole, al Jurieu, al Pajon, a S. Cipriano, a S.
Agostino, a S. Atanasio, a Origene,
a Firniiliano, a Fdeno di Tarso, a
Gerson, a Enea Silvio Piccolomini,
a Bossuet, a Lutero, a Baronio, a S.
Crisostomo, ai vari e piti lontani e
recenti Concili e fino a Virgilio stesso.
Dovette certo suonare assai stra
DomBitioa 24 Febbraio 1057
LA IIHADBUMZIOniE M COLLEFERRO
della Nuova Chiesa Evangelica l/aldese
PROGRAMMA
Ore 10 Culto con Santa Cena
Ore 13 Agape fraterna (colazione al sacco)
Ore 14,30 Brevi messaggi dei fratelli e ricreazione
Ore 17 Saluti e partenze dei fratelli.
Interverranno: il Moderatore della Chiesa Valdese, Past. Achille Deodato; il Sovrintendente del Distretto, Past. Alberto Ricca; rap
presentanti di Chiese Evangeliche in Italia e all’estero; rappresentanti delle due Comunità Valdesi in Roma e le Comunità
Valdesi in Ferentino e in Colleferro.
Speriamo avere anche dei rappresentanti di Comunità Valdesi
delle Valli e di altri Distretti.
Il Consiglio di Chiesa di Colleferro.
llámente, alle orecchie sue, la sarcastica allusione del Bijex a Pomareltu, la parrocchia valdese alla quale
il Peyran aveva consacrati gli ultimi
suoi anni di lavoro e dove, ora, lo
ricordava soltanto una modestissima
lapide, nel cimitero valdese di Pomaretto (rimasto senza essere circondato da mura, perchè il muro di
cinta non era stato concesso per la
opposizione ecclesiastica cattolica) e
che suonava succintamente cosi:
I. R. PEYRAN
Pasteur et Modérateur
Né le linfe Déo.re 17.'>2
Mort le 26.inè Avril 1823.
A Pomaretto il tempio crollava ed
era inutilizzabile,’ mentre la poca
popolazione valdese del luogo aveva
anche di troppo della chiesa cattolica e della sua capienza. Nè certo
era stata scossa la-fede dei valdesi
del luogo dagli scritti e dalle parole
del vescovo di Pinerolo, farcite di
allusioni che il Peyran rinfacciava a
V sa Grandeur » il vescovo Bijex con
parole come queste: ...” Il faudrait
en venir au fond des controverses,
examiner avant toutes choses si l’Eglise Romaine est la véritable église
et l’épouse de Jésus Christ ou si elle s’est déshonorée par l’erreur et
par un culte contraire a celui que
Jésus Christ a établi... Que deviendraient alors. Monseigneur, ces belles sentences de St. Cyprien, d’Optat, de St. Augustin, que vous avez
recueillies et citées très mal à propos, et toutes vos déclamations sur
le schisme dont vous accusez les réformateurs?”
11 Truchsess ben conosceva tutti
gli argomenti addotti, da tempo, dal
Peyran, per non approvare affatto
quella forma di « conciliazione »
catfolico-valdese proposta dal Bijex;
per questo immediatamente e sulla
ancora fresca terra della tomba del
Peyran, che oramai più non poteva
protestare, protesta per lui e per lui
mette le cose a posto.
Silvio Pons
La parola della vita
Il sonno del discepoli
Simone, dormi tu? non sei stato capace di vegliare
un’ora sola?... (S. Marco 14: 37)
Per misurare la capacità morale e spirituale di un amico, non
c’è che un metro, quello della simpatia, dell’amore che egli è capace
di dimostrarci, soprattutto se ne è stato richiesto!
La parola del Maestro rivolta all’amico Simone, nella tragica e
vittoriosa notte del Getsemani, è la chiara denunzia di un totale fallimento.
Ma di che cosa è fatta cotesta nostra congenita incapacità di
entrare nella sfera delle cose di Dio e di restarvi con vigile presenza?
di che cosà è fatta questa nostra pesantezza, di che cosa è fatto questo
nostro sonno?
Esso è fatto di egocentrismo. Non è per cattiveria, non è per egoismo
che ci si estranea dal prossimo che vicino a noi soffre e geme, lotta da
solo e avrebbe bisogno di un gesto, di una parola, di un consenso.
Assorbiti come siamo da tutte le nostre esigenze, dai nostri bisogni
(e ce ne creiamo tanti) restiamo come chiusi negli schemi fatti: trattiamo colla gente buona e simpatica, occupiamo la nostra giornata in
quel modo, e non riusciamo più a creare, a inventare nulla di nuovo,
nulla di interessante per gli altri. Non ci sappiamo aprire agli altri...
a volte a noi vicinissimi, e divenuti per colpa nostra estranei; e resistenza è divenuta arida come un deserto. Nessuno più vede il volto
del Padre, attraverso coloro che dovevano farlo rifulgere, come un
volto d’amore : « Affinchè veggano le vostre buone opere... e glorifichino
il Padre vostro che è nei cieli I »
9j( ^ He
Il sonno dei discepoli, e dei discepoli scelti, fu un sonno di insensibilità, di indifferentismo. La Persona c l’opera di Colui che è stato
fatto « peccato per noi » come si esprime S, Paolo, di Colui che compie l’opera del nostro riscatto, non li interessano, quasi che il prò
blenia del rinnovamento della cpscienza, il problema della pace con
Dio e della redenzione non sia più il loro personale problema di discepoli...
Ed è sempre lo stesso il motivo del sonno del discepolo di oggi :
dorme la sua coscienza, dorme sugli allori del diritto alla giustizia
di Dio, per i meriti del Padri, ovvero sugli allori della propria giustizia.
E’ il sonno del quietismo come qualcuno l’ha definito, che è poi
la vittoria di Satana il quale ha finito col persuaderci che noi non
si dorme come gli altri, come gli atei, come i materialisti, come i
peccatori.
» * *
Chi ci sveglierà da questo sonno?
Solo il Signore Gesù Cristo ci può risvegliare inondandoci della
Sua luce.
Cristo ci ha amati ed ha dato Se stesso per noi, in offerta e sacrificio a Dio, qual profumo di odor soave: questo profumo ha invaso
l’Universo e commuoverà i nostri cuori, talché ci sveglieremo come da
un sonno, e diventeremo figlioli di luce. G. E. C.
Della Bibbia e delle tradizioni
Non credo di essere fuori della
realtà storica aiferraando che le
« Unioni Cristiane dei giovani o delle
giovani » sono nate in seno alle Chiese Protestanti. Tanto è vero che, quando chi scrive faceva parte delle A. C.
D. G., e sono passati ormai molti anni, lo Statuto allora in vigore presso
tutte le Sezioni aderenti al Comitato
Nazionale italiano, faceva distinzione
tra soci effettivi (membri di Chiesa
Evangelica) e soci aderenti; i primi,
con voto deliberativo e i secondi con
voto consultivo. Per soci aderenti, si
intendevano quei pochi, o tanti a seconda delle località, che non essendo
evangelici frequentavano con piacere
le riunioni settimanali, svolgendovi
qualche volta una certa attività.
Questo preambolo, che vale tanto
per le Unioni femminili quanto per
quelle maschili, ho creduto bene di
farlo perchè oggi ci sono parecchie
persone che cercano di falsare o menomare la realtà storica su enunciata.
Premesso quanto sopra, vengo a
chiarire il motivo che mi ha spinto a
scrivere queste righe.
A pag. 186 dell’ultimo numero (dicembre 1956) della Rivista « ALI »,
edita dall’U.C.D.G. d’Italia, si legge
il resoconto di una seduta del Consiglio mondiale delle U.C.D.G. stesse,
tenuto a Holloway College presso
Londra, nello scorso settembre 1956.
In detta seduta (alla quale i presenti
erano in « maggioranza protestanti »,
così afferma la relatrice) si doveva
votare la nuova Costituzione, con un
preambolo nel quale è stata inserita
la seguente affermazione;
« L’alleanza mondiale è fermamen« te convinta che la conoscenza della
« Bibbia E DELLE TRADIZIONI
« della Chiesa cristiana, la preghiera
« ed il servizio del prossimo sono alla
« base di ogni vita cristiana ».
lo non posso (perchè non li conosco) e non devo (perchè è un comandamento di Gesù Cristo) giudicare
quei protestanti che hanno potuto accettare la su riportata affermazione nè
desidero entrare in discussione a proposito delle tradizioni (chè già troppo
inchiostro è stato versato e troppe parole sono state fatte) tradizioni che.
gettate fuori dalle finestre da tutto il
mondo protestante, stanno ora per entrare maestosamente attraverso il gran
portone aperto così gentilmente al
cattolicesimo da un certo numero di
così detti protestanti, appartenenti alle nostre Unioni giovanili — maschili
e femminili — dimentichi delle origini del movimento unionista di cui all’inizio del presente scritto.
Ma mi si permetta le seguenti constatazioni. Le nostre Unioni giovanili
(ma è meglio specificare per non creare equivoci : le U.C.D.G. e le A.C.D.G.
italiane) sono oggi in mano a cattolici o di protestanti-cattolici. La preghiera, cui allude il preambolo su riportato, è posta al bando e se ci si
deve mettere al servizio del prossimo,
se questo prossimo fa parte del gruppo dei tradizionalisti, oh! allora si, ci
si fa in quattro per dargli un aiuto,
anche se questo aiuto va a scapito dei
propri fratelli in fede.
Ma dalla relazione del convegno in
parola, c’è da stralciare un punto consolante laddove la relatrice scrive
« che parecchi protestanti (ce ne sono
ancora dei buoni e certamente questi
avranno dato voto contrario!) mostrati. rono il loro rammarico per il fatto
« che le Unioni, nate in ambiente proti testante, aprano le braccia anche ad
tt altre confessioni, per il timore che la
tt presenza di appartenenti ad altre
tt confessioni, porti a dei comproti messi nocivi ».
E che questi timori siano infondati,
nessuno che abbia occhi per vedere e
orecchie per udire, oserà affermarlo.
Basterà dare uno sguardo attorno a
noi, nelle nostre case, nelle nostre
Chiese, nelle nostre parrocchie o nelle nostre Valli, per constatare quanti
tt compromessi » assottigliano le nostre fila.
E per finire, una domanda a questi
Signori del Consiglio mondiale delle
Unioni giovanili : a quando un gran
pellegrinaggio a Roma, alla sede delle tradizioni? Luigi Rossi.
Convegno Magistrale
siculo-calabro
Messina, 10-11 Febbraio
PROGRAMMA
DOMENICA 10 FEBBRAIO
Arrivi — ore 18: Pubblica conferen
za del Dott. Giorgio Peyrot su « Scuola di Stato, scuola di tutti».
LUNEDI’ 11 FEBBRAIO
Ore 9,30 : Meditazione — ore 10 :
« Compito e vocazione dell’Insegnante Evangelico nella sua opera di educatore» (studio presentato dal Dr.
Giorgio Spini) — ore 11: «Attività
di ieri e possibilità di oggi delle comunità evangeliche nel campo pedagogico » (studio presentato dal Past.
S. Briante) — ore 11,30: Discussione
— ore 13: pranzo — ore 15: discussione — ore 17 : culto con S. Cena —
ore 18: Partenze.
Redattore; Ermanno Rostan
Via dei Mille, 1 • Pinerolo
tei. 2009
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre Pellice (Torino)
3
PAROLE
da meditare
« L’Evangelizzazione delle masse alla quale mi sono dedicato non è affatto l’unica forma di evangelizzazione possibile; non è che una forma tra
le altre. Anzi, siamo convinti che il
modo più efficace di evangelizzazione
si la per mezzo delle visite a domicilio. Ogni membro della comunità dovrebbe essere evangelizzatore. E’ l’ora
in cui la Chiesa di Cristo sta concentrando le sue forze per l’oflfensiva contro la potenza del male, cercando di
condurre molti a Cristo. Temo che per
troppo tempo le differenze ecclesiasti
che ci hanno divisi. La Chiesa anzi
tutto ha bisogno di uno spirito d’amore. I primi cristiani non avevano la
radio o la televisione, non avevano
sontuosi edifìci di culto ,non avevano
mezzi di trasporto moderni — non
avevano nulla di ' tutto ciò. Possedevano però la forza dello Spirito Santo
e il messaggio di Cristo. Camminare
no con questa forza ed il mondo
trasformato. Billy Graham
Vecchio Pramollo
GLI ALPEGGI DI MASSELLO
II.
Ritornando ai nostri documenti, Mappa e Sommarione della Comunità di Massello, vi troviamo altri dati interessanti. Chè oltre ai tre alpi
posseduti dall’Abbazzia di Santa Maria, vi si parla di altri alpeggi tutti
collocati sulla destra del torrente Germanasca, nella regione detta « inverso )), cioè a bacìo ed esposta a mezzanotte. Essi sono:
L’alpe di Valuncrò, di giornate
1.339, confinante a nord con quello
d<=‘l Pis, a ovest e a sud con Pragelato,
e ad est con l’alpe di Ghiniyert: apparteneva, nel 1778, agli eredi Giovanbattista e Davide Berto fu Giovanni.
L’alpe di Ciabriero, di giornate 424,
con pascoli, boschi e roche, di
prietà di un consortile o gruppo di
persone del luogo, proprietari del Comune.
L’alpe di Ghinivert, comprendente
tutto il bacino del torrente omorimo
che si getta nella Germanasca all altezza di Balziglia, l’ultimo villaggio
di Massello, con pascoli, boschi e roche. Anche di questo erano comproprietari più persone unite in consorzio ed abitanti nel Comune: lalpe
aveva una superfìcie di 1.390 giornate.
Inoltre la Comunità di Massello risultava già proprietaria, coinè lo e
tutt’oggi, di 496 giornate di terreno
montano nelle regioni denominate
« SalsStte », « Ciénal la Manzo », e
che corrisponde alla zona boschiva
limitata dall’alpe di Ghinivert ad
vest, dal comune di Salza a sud, dalla zona di Campolasalza ad est, e
« grosso modo » dal torrente Germanasca a nord. ,
E durante il periodo di 100 anni.
che va dal 1778 al 1898, troviamo che
vari cambiamenti erano già sopravvenuti.. Dal « Sommarione » citato, risulta infatti che l’alpe del Pis, già
proprietà dell’Abbazia pinerolese, era passata nella proprietà del Con
sorzio dei comuni di Maniglia, San
Martino, Traverse, Chiabrano e Bovile e di altri proprietari dell’alpe,
verosimilmente i capi famiglia di
Massello. E’ anzi probabile che tale
trapasso di proprietà avvenisse all’epoca dei rivolgimenti politico sociali
occasionati dalla Rivoluzione francese. Cosa che però non siamo riusciti
a stabilire. . .
Lo stesso consorzio di comuni risulta comproprietario dell’alpe del
Lausun, insieme al Comune di Massello, ai proprietari dell’alpe ed ai tre
livellari del Consorzio: Mattia Giacomo, Mattia Giacomo Michele, GuiL
laume Antonio, insieme ancora ai
proprietari dell’alpe Balmétta-Rabbios, che non è altro che una parte
del primitivo alpe Rabbiosa.
Risulta infine che anche i due alpi di Ciabriero e del Ghinivert erano
cambiati di proprietari: il primo era
passato nella proprietà del sig. Tron
Cav. Carlo Alberto in unione agli altri comproprietari del luogo (i discendenti ed eredi dei quali lo possiedono
tuttora), mentre del secondo era diventata proprietaria la famiglia Via
le, che lo tenne fino ad un trentennio fa, epoca in cui esso venne comprato da quelli che già erano comproprietari di una parte di esso alpe,
le famiglie cioè della borgata Balsiglia.
Apprendiamo così, indirettamente,
anche il modo con cui riuscirono a
diventare comproprietari di questi al
peggi, alcune persone completamente
estranee alla Comunità massellina, e
cioè i « livellari » del nominato Consorzio di comuni. I quali erano colo
ro che tenevano gli alpeggi a livello,
pagavano cioè una somma ^nua al
gruppo di comproprietari dei tre alpi
suddetti, godendone i frutti. Essi crano i mandriani che sfruttando come
tali gli alpeggi, riuscirono in qualche
modo ad acquistarsi anch’essi dei di
ritti, delle quote, delle ragioni di comproprietà sui medesimi.
Tanto è vero che sono i discenden
ti di questi tre livellari od affittuari
della fine del secolo scorso a possedere, oggi, una parte notevole dei ffiritti di comproprietà di quegli alpi, diritti espressi per l’appunto in « lire,
soldi, denari, punti ed atomi ».
E la supposizione che questi termini rappresentino in origine il valore
dei singoli alpi, ci pare corroborata
da un dato di fatto significativo. Si
sa infatti che l’alpe Rabiosa venne
venduta, l’il die. 1209, da un certo
Giacomo Linota, consignore di Pinerolo, all’abate Bertrando, dell’Abbazia di Santa Maria, per lire 8 e soldi
10 secusini. La quale alpe, assieme a
quelle del Pis, la Lausona e la cella
Capraria rimase di proprietà dell’&
bate di Pinerolo, anche quando, 70
anni dopo, nel 1274, questi cedette la
valle di San Martino a Tommaso di
Savoia, venendo cosi a costituire quel
complesso di ricchi alpeggi del comune di Massello che l’Abbazia tenne in
sua proprietà fino alla fine del xyill
secolo: non rendendo cosi possibile
ai capi famiglia del Comune il riscatto della loro terra pascolativa, come
invece avvenne nelle valli vicine del
Chisone e del Pellice.
T. G. Pons.
O Pramollo che nell’ampio cerchio
ascondi gli sparsi casolari,
o PramoUo che sei stato tempio
e rifugio nei tempi amari;
o Pramollo le cui ampie braccia selvose
han nascosto e protetto i nostri padri!
Dalle tue chine vellutate e flessuose
(son tutte affascinanti quadri)
scendono i rusceUetti trillanti
nel lor lieto cammino.
La sera cadono stelle filanti
che danno ai monti un che di divino.
Sei così perso, lassù, nel tuo ignoto ritiro,
sembri tanto iontano ed irreale
così vicino al cielo è il potente tuo spiro.
Qui forse non alberga ancora il male,
forse ancora rimane dell’antica innocenza
qualche bella radice,
e la vecchia primordiale sapienza.
Ti saluto, Pramollo.O Pramollo, mio sereno riposo
e silenzioso consolatore;
quando, ansando, alle tue vette, poso
mi deiizio e non conto le ore.
La tua valle si apre a gran ventaglio
riguardando, dal verde, la pianura
che si scorge là, in fondo, dopo il taglio
che il Chisone ci fa con l’acqua pura.
O povero Pramollo disertato
per un boccon di pane" e di lavoro
che sarai fra vent’anni diventato?
Non sarà morto, allora, il grande coro
dei solitari armenti su pei tuoi declivi?
e la dolce campana dei di festivi?
Forse faran la strada, la tanto attesa via...
ci sarà pane allora e del lavoro.
Ma io temo per te, dolcezza mia,
che la quiete cara al par dell’oro
non sarà più per noi Che un sogno,
un ricordo lontano di beatitudine perduta,
di dolce raccoglimento, cui agogno
di ritornar sull’orme di vision goduta.
Passano gli anni e pur mi piace ancora
conversar con me stessa e con gli abeti;
io son tutt’uno con la bella flora,
col suolo morbido rivestito di agheti.
Mi pare di far parte dell’aer montanino,
di perdermi nell’azzurrò profondo,
di capire il sussurro vespertino...
l’amor della montagna mi strugge fino in fondo.
Ti saluto, Pramollo.
^A. B. T.
Depuis des années un villuge
de nos montagnes se mourait, il
est maintenant mort et on &i a
sonné le glas. Le fait relaté pai
notre confrère ” l’Eco del Chiso
ne ” dans son numéro du 5 jan
vier mérite bien un mot de
commentaire dans VEco delle Val
H Valdesi, puisqu’il pourra se ré
péter, sous d’autres formes peut
être, pour d'autres hameaux de
nos montagnes.
Voici donc: dans la Vallée du
C.luson. non loin de Castel del Bosco, il y a (ou plutôt il y avait)
Un village appelé Garnier qui à
partir du 31 décembre 1956 est
absolument abandonné. C est à
cette date que son dernier habitant est parti. Le sort de Garnier
est pathétique: en 1920 il y avait
encore 38 familles avec 230 âmes,
en 1935 la population était réduite à 91 âmes. En 1949 il existait
encore une école avec 11 elèves,
l’année suivante il y en avait plus
seulement 7, et pour Garnier 1950
fut la dernière année scolaire. Le
village mourait non pas parce
qu’il était frappé par des forces
extérieures — orages, tremblements de terre, inondations, incendies. .. — il se vidait peu o
pGU de toute vie intéTieuTC^
habitants purtaient.
LES GENS S’EN VONT DE LA MONTAGNE
L e glas pour un village
Or il avait été convenu que le
dernier habitant du hameau sonnerait la cloche nu moment ou U
partirait.
Un vieillard (pourquoi ne pas
confier son nom à la postérité? )
Pierre Raviol âgé de 82 ans quoique seul tenait bon; il était toujours là-haut défiant la solitude,
les vents, la froidure. Mais le 31
décembre U commença à neiger.
Des gens qui savaient l’homme
seul en danger montèrent au hameau et firent tant qu’ils décidèrent à descendre le bonhomme
qui voulait tenir coûte que coûte. Avant de partir cependant ü
voulut s’acquitter de ce qui avait été convenu, de sa promesse
implicite: .sonner la cloche.
l\ous pouvons imaginer avec
quelle émotion il se rendit à l église, de quelles mains nerveuses
il saisit la corde: din, dan don,
l’airain sacré retentit dans la montagne et dans la vallée. C était le
glas, le glas de Garnier, un des
hameaux de nos montagnes. Le
31 décembre 1956 marquait donc
la date de mort de ce village, son
dernier habitant a été Pierre Raviol auquel je voudrais serrer la
main pour lui exprimer ma sympathie.
ÿ ^
L’éloge funèbre de Garnier
n’est que le prologue d’une longue série, car ce qui s’est passé
à Garnier se passe ou se passera,
sous des formes diverses, un peu
partout dans nos montagnes: las
hameaux meurent les uns après
les autres. Du Val Cluson, si vous
le voulez bien, passons au Val
Germanasca, à la Balsille par
exemple, l’un des villages les plus
célèbres dans l’histoire vaudoise.
Il y avait jadis une belle école «vec de nombreux élèves; la salle
de classe est maintenant affectée
à musée, et le musée c est le passé, le souvenir, mais la vie manque, tous les habitants ont quitté
le hameau. En hiver, si je ne fais
erreur, il n’y reste qu’un homme.
Les montagnes se dépeuplent; le
phénomène est général malgré les
tentatives de l’enrayer; ces tentatives sont tardives; on ferme les
portes de l’étable, mais les boeufs
gambadent déjà dans l’herbe drue
des prairies! Sur la montagne on
a fait de beaux discours avec force promesses, on a écrit de magnifiques articles, mais le problème n’a pas été résolu par l action
intelligente, appropriée, au bon
moment.
Quand le mal est fait il est difficile d’y apporter un remède convenable: qui repeuphra Garnier
et tant d’autres villages qui se
trouvent plus ou moins dans les
mêmes circonstances?
* * *
Comme Vaudois c’est aussi avec
la plus grande peine que nous
voyons nos hameaux se dépeupler et nous nous demandons; Où
sera demain le noyau vaudois?
Nos gens descendent vers la plai
ne, vont s’engouffrer dans les villes, émigrent à l’étranger; ils se
dispersent, ifs s’égarent; du point
dt vue reli^ux cela représente
un grave problème et l’on se demande; Comment .suivre tout ce
monde, comment le ralUer quand
on sait du reste que plusieurs ne
veulent être ni suivis ni ralliés ou
tout au moins ne se soucient pas
de l’être?
•Sous savons que la vie est dure dans nos montagnes et cependant nous osons dire à nos montagnards: Tenez bon, sachez apprécier le grand air et la liberté,
l'indépendance que vous perdriez en devenant ouvriers dans
l’industrie. N’oubliez pas non
plus que vous habitez une terre
sacrée, la terre de vos aïeux, héde la foi. C’est là que vous
ros
êtes nés, c’est là que repos&it. vos
chers défunts; vos maisons ne sont
pas faites seulement de pierres et
de boiserie, elfes ont une âme.
Quittez les, et les orages les abattront peu à peu, les ronces
pousseront sur leurs ruines, les
lézards y feront leur demeure,
tandis que la nuit dans la foret
voisine un hibou ӈ tete de
penseur ” (l’expression est de Alphonse Daudet) fera entendre son
cri lugubre.
L. Ml.
4
4 —
L’ECO DELLE IFALLI VALDESI
IVotiziario delle comunità
Attività ecciesiastica
a Torre Peiiice
La domenica 20 Gennaio è stata dedicata, nella nostra chiesa, alle Missioni. Al mattino abbiamo avuto un
concentramento delle nostre sei
Scuole Domenicali al Centro e le
Sigjie Coisson Lilly e Spelta hanno
rivolto due messaggi ai bambini. Nel
pomeriggio, per iniziativa delle Società missionarie di Torre è stato
organizzata una riunione nell’Aula
Magna. La Sig.na Spelta hà tenuto
una interessantissima conferenza
sulle Isole Sottovento e sul lavoro
missionario che in esse si è compiuto
nel passato e si compie oggi.
Le alunne dell’Orfanotrofio hanno
collaborato efficacemente con una
scenetta iniziale e coll’esecuzione di
due canti tipici di Taiti.
Ci dispiace che il pubblico non
fosse molto numeroso.
La Società Enrico Amaud ha tenuto, Domenica 20 Gennaio, la sua
consueta seduta. Il Prof. Augusto
Armand-Hugon ha continuato la sua
interessante esposizione di Storia
Valdese; il Dott. Mario Pisaniello ci
ha intrattenuti sull’ampio ed interessante tema: «Gli ultimi 10 anni
della Chiesa Cattolica Romana ».
L’esposizione è stata ricca di dati
interessanti e di notizie su nuove
Istituzioni della Chiesa cattolica
che molti ignoravano. L’argomento
non ha potuto essere esaurito in una
seduta e sarà ripreso.
Da qualche tempo sono iniziate le
visite della Enrico Arnaud alle varie
Riunioni quartierali. E’ una iniziativa di cui si era parlato già diverse
volte e che ora è entrata nella fasi
di attuazione. Sono stati così visitati
i quartieri del Tagliaretto, Chabriols,
Inverso Roland!. Lo scopo di queste
visite è (jueilo di stabilire un contatto fraterno fra gli abitanti del Cen
tro e della campagna e di informare
gli uomini della campagna sull’attività della Enrico Amaud e di invitarli a partecipare alla vita della
Società. Queste visite hanno rallegrato i vari quartieri visitati. L’iniziativa si è dimostrata ottima.
Atti liturgici :
Battesimi; Saragosi Nadia di Giovanni e Giordan Nelly, De Matteis
Gabriella di Giovanni e Giordan
Vittorina, Costantino Renata ed Eugenio di Guido e Negrin Elena, Stefano Alunni di Giovanni e Rosa Condola; Rivoira Paola di Davide e di
Roman Lina; Claudio Paschetto di
Franca.
Voglia il Signore benedire questi
piccoli fanciulli.
Matrimoni; Bernardini Gian Car
lo e Costabel Eleonora Susy; Ricca
% - i ' ■
Roberto e Ayassot Liliana Enrichetta.
Rinnoviamo i nostri vivi auguri, in
modo speciale agli sposi Bernardini
che si stabiliranno assai lontano da
noi, in Africa.
Funerali: Monney Alice ved. Silva, Stingat Enrico, Frache Pietro,
Taglierò Giovanni, Michelin Salomon Maria in Rivoira.
Il Signore consoli coloro che sono
afflitti.
In campo giovanile v’è stato un
simpatico incontro fra l’Unione d°l
Centro e l’Unione della Chiesa di
Pinerolo.
Assai ben riuscite le serate filodrammatiche svoltesi sabato 2 e domenica 3 Febbraio ai Coppieri. Fervono intanto i preparativi per la serata del 17 Febbraio che si preannuncia assai interessante ed alla quale,
speriamo, molti vorranno intervenire.
VALDO VINAY
IL PROSSIMO
Predica tenuta nella Chiesa
Valdese di Torre Pellice il 9
settembre 1956 sulla parabola
del buon Samaritano.
Edizioni Claudiana
Torre Pellice
Imporlaile assemblea di
Chiesa a Prali
L’anno scorso in maggio l’Assembleà di Chiesa aveva deciso a grande
maggioranza la costruzione di un
nuovo tempio a Prali, ma al tempo
stesso aveva stabilito che una Assemblea seguente avrebbe dovuto ratificare questo voto. Così tutta la parrocchia ha avuto tempo di ripensare
al problema e di prendere la decisione definitiva senza precipitazione.
Nel mese di gennaio si sono effettuate delle riunioni in tutti i quartieri per discutere l’argomento ed illustrare i due programmi di lavori,
massimo e minimo, preparati dal
Concistoro. In queste riunioni è stata* effettuata una votazione che aveva carattere consultivo ed orientativo. Salvo casi di forza maggiore si
può dire che tutti i capi famiglia
erano presenti a queste riunioni, oltre a un certo numero di membri di
Chiesa più giovani. NeUlnsieme dei
villaggi il programma massimo, che
prevede un nuovo tempio ed una
sala parrocchiale, ha ottenuto quasi il 90 per cento dei voti.
Pochi giorni dopo, domenica 23
gennaio, si è svolta l’Assemblea di
Chiesa. Ancora una volta è stato ricordato il significato della decisione
da prendere, che si riferisce non solamente alla questione del restauro
o della costruzione di un nuovo edificio, ma che implica tutto un atteggiamento di fronte all’evolvere della
situazione attuale. Grandi cambiamenti avvengono nel mondo, e da
alcuni anni in qua essi si rifiettono
in maniera avvertibile anche nella
nostra remota parrocchia; di fronte
ad essi vogliamo riaffermare la nostra fedeltà alle tradizioni che ci
hanno sorretto .fin qui o vogliamo
ri consacrarci al Signore per seguirlo
in sentieri forse nuovi? La scelta del
programma di lavoro corrisponde alla scelta di uno di questi due atteggiamenti fondamentali. L’Assemblea
eccezionalmente numerosa e in cui
regnava un’atmosfera di festa si è
nuovamente pronunciata a favore
del programma massimo a grandissima maggioranza.
L’Avv. E. Serafino, membro della
Commissione Distrettuale, trovandosi a Prali per motivi personali, ha
tenuto ad accompagnarci in un’ora
particolarmente importante per la
parrocchia, del che gli siamo ricono.scenti.
Comie ci dobbiamo
comportare in Chiesa
Noi andiamo in Chiesa, non per dìvertitnento o per curiosità, ma per
adorare Dio con amore e devozione.
Ogni momento passato nella Casa di
Dio deve essere un culto silenzioso.
Dobbiamo ascoltare la Parola di Dio.
partecipare realmente alla preghiera,
lodare il .Signore con canti ed ascoltare con devota attenzione il sertnone.
Dalla prima nota dell’organo fino all’ultimo ’’Amen”, tutto il culto deve
essere adorazione.
Nei momenti che precedono il culto siamo tentati di volgere intorno gli
occhi o scambiare qualche parola coi
vicini: questo ci distrae e renderà vani
i buoni effetti del culto. L’anima nostra si svia in sentieri laterali e i semi
della verità cristiana sàrannó sparsi
per aria e senza buon effetto. Questi
momenti invece dovrebbero essere per
noi uria santa preparazione all’adorazione di Dio. Per sfuggire alla distrazione nutriamoci di buoni pensieri e
prepariamoci ad adorare Dio in ispirito e verità. Invece di guardare intor
no a noi, fissiamo gli occhi sulle sacre
pagine o abbassiamoli in silenziosa
preghiera. Sarebbe utile meditare e
pregare a casa prima di partire ed
evitare le conversazioni futili ed oziose con chi incontriamo per via. Sarebbe anche bene leggere e meditare
durante la settimana le sacre pagine
e prepararci con la preghiera cd culto
della prossima domenica. Siamo puntuali, non solo arrivando in tempo, ma
qualche minuto prima che cominci il
culto per non disturbare, nè essere disturbati.
Entriamo con riverenza nella Casa
di Dio, alziamo i nostri pensieri in
preghiera invocando l’aiuto dello Spirito Santo.
Preghiamo anche per gli altri ascoltatori e prendiamo la risoluzione di
non guardare intorno a noi, nè distrarci in alcun modo durante il culto.
Quando il Pastore sale sul pulpito,
pregate per lui.
(Da « Alliance Weekly trad. L. P. B.).
Gare sportive a Prali
Domenica 27 è stata una giornata
trionfale per gli sciatori pralini. Le gare di fondo e di discesa hanno visto
infatti la vittoria di parecchi membri del «Bric BOucie». La giornata
splendida ha favorito le gare e dato
soddisfazione al numeroso pubblico
proveniente anche da altre parti
delle Valli. Ecco la classifica:
« Trofeo Caduti Val Germanasca »
(gara di fondo ,12 Km., 1. Ettore Rostan, 2. Giorgio Pascal, 3. Emilio
Perrou e 4. Sergio Richard, tutti di
Prali.
Fondo juniores (km. 6) 1. Bruno
Grill (Prali), 2. Giulio Pons (Fontane), 3.; Margio Stallé (Villar Perosa),
4 Ettore Menusan (Prali).
Ragazzi: 1. Dino Ghigo (Prali), 2.
Willi Bertin (Angrogna), 3. Ferruccio Leger (Prali), 4, Elvio Baud (Prali).
«Coppa Alberto Marcoz» (Discesa); 1. Renato Grill (Prali) 2. a pari
merito Pietro Blanc e Agostino Vignolo (Villar Perosa) 4. Aldo Griot
(Pragelato).
Per alcuni giorni sono stati a Prali
gli alpini del battaglione Susa per
delle esercitazioni invernali. Diversi
di loro sono valdesi ed hanno partecipato al culto di domenica 27.
R o r à
Lutto: domenica 3 Febbraio un
folto numero di amici e parenti nonché autorità comunali hanno preso
parte al servizio funebre di Elsa
Mourglia, tenera creatura di 9 mesi
soltanto tolta ai genitori Emilio ed
Ernestina Mourglia: desideriamo ancora esprimere in questa circostanza
la nostra simpatia ai genitori perchè ritrovino nel messaggio del vangelo la Luce della Consolazione.
—Visita: la sera del 3 febraio abbiamo avuto la gradita visita dell’unione dei Campi di Bobbio; siamo
lieti della simpatica serata che ci
hanno offerto in un clima di viva
fraternità e cordialità. Ringraziamo
di cuore la signorina insegnante
Mondon per la direzione della serata. I canti ed una stretta di mano
hanno chiuso il simpatico incontro
PER IL XVII FEBBRAIO
In occasione della festa Valdese potete acquistare presso
la Qaudiana i seguenti libri della scrittrice EDINA RIBET
ROSTAIN:
C’e una voce nella mia valle
L. 500
Cisterne screpolate
All’ombra del vecchio pino
L. 260
L. 700
★ Costituiscono una buona lettura per le famiglie e le Unioni Giovanili.
Dalla Valle di Angrogna
Il dott. Umberto Pellegrini, che dal
1949 svolgeva nel nostro comune la
importante funzione di segretario comunale è stato, col mese di gennaio,
collocato in congedo dalla Prefettura per limiti di età dopo un quarantennio di segretario comunale svolto in vari comuni.
Contemporaneamente, la Prefetto
ra nominava quale segretario-reggente di Angrogna il signor Dante
Eynard il quale ormai da anni svolgeva la sua opera presso il comune
di Torre Pellice.
Al sig. Pellegrini, esprimendogli la
nostra riconoscenza, auguriamo un
periodo di sereno riposo; al sig. Eynard diamo il più cordiale benvenuto tra noi formulando l’augurio che
egli possa adoperarsi con amore e
con zelo per la soluzione dei vari
problemi che interessano il nostro
vasto vallone, in vista del bene e
del sollievo della popolazione angrognina.
Le prime automobili hanno già
raggiunto la zona delle cosidette
« Porte di Angrogna » percorrendo
la strada costruita dagli angrognini
a tempo di primato. Ci rallegriamo
vivamente che questo progetto, che
a molti ancora non molto tempo fa
sembrava inattuabile, sia stato cosi
ben realizzato. I primi a raggiungere
le Porte di Angrogna sulle loro ma:;chine sono stati, se non andiamo errati, due medici! Speriamo di vederveli spesso, ma... non nell’esercizi 3
delle loro funzioni! Intanto abbiamo
già visto mucchi di pietre 'destinaci
ad inghiaiare la nuova strada e ce
ne rallegriamo. A quando il congiungimento col Colle della Vaccera e —
perchè no, dopo tutto? — il congiungimento con S. Bartolomeo di Prarostino con una bella strada attraverso la Colletta? Nulla è impossibile
quando c’è la buona volontà e lo ze
lo. Persino lo Stato si piega di fronte
ad essi ! ! !
COMMERCIANTI
E NEGOZIANTI
Per la vu.stra pabhlieità
servitevi del .'Settimanale,
lego delle Valli Valdesi
Iprezzi sono conrenienti
La famiglia Mourglia Emilio in occasione della perdita della cara
ELSA
ringrazia caldamente i signori medici curanti, i Pastori Pascal, Jahier e
Bouchard, la signorina Petrai, i vici
ni per le attenzioni avute.
I.ùserna S. Giovanni 5 Febbraio 1957
F. Servetti
Geometra
PROGETTI •
FRAZIONAMENTI •
DIVISIONI •
COMPRA VENDITA
tifici-.
TORRE PELLICE - Via delia
Rebubblioa, .S (sotto i portici)
PINEROLO - Grattacielo
Tel. 38-25
Non aspettate Pestate
per procurarvi un buon frigorifero
interpellate la ditta
BONIN REMO
cne ì'i presenterà il famoso frigorifero
Ready
PREZZI CONVENIENTI E PAGAMENTI RATEALI
Troverete anche Radio - Registratori - Televisori delle marche
Telefunken - Geloso - Normende
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di
Pinerolo con decreto del 19 gennaio 1955.
Per l'arreidamento del vostro alloggio rivolgetevi al
MOBILIFICIO
Giuseppe Griva
ABBONDANZADI SCELTA
GARANZIA DI SOLIDITÀ’
Pin^nnln • strada per Miradolo, di fronte alla caserma degli ' Alpini
■ **'*^* ”■'* • (Ca. erma Berardi)
ORAR! DEL PtNEROLESE - 5 NOVEMBRE 1956
Ferrovia Torino-Torre Pellice e viceversa
Twino 4,28 6,20 8,11 12,23 13,42 153 173 18,29 18,34 19,23 23,48 Airasca 5,16 7,08 8,50 — 14,30 16,06 18,13 — 19 22 20 08 0 29 Pinerolo 5,36 7,39 9,11 13,— 14,55 16,28 18,40 19,13 19,46 20,31 o’si Z’?? ‘^-12 16.50 18,59 19,28 20,07 20 46 1 07 Torre P. 6.10 8,11 9.41 13,33 15,25 17,04 19,12 19.42 20.20 20 59 1 20 Torre P. 3,48 4,48 5,40 6,38 8,35 123 13,24 16,32 18,05 19,50 21,04 Bnch. 4,01 5,18 5,56 6,53 8,50 12,39 13,39 16,48 18,19 20,06 21,19 Pinerolo 4,21 5,31 6,18 7,11 9,08 12,58 13,55 17,06 18,37 20,29 21,35 Airasca 4,39 5,50 6,49 7,27 9,25 13,19 — 17,35 18,58 21,02 Tonno 5,23 6,32 7,38 7,54 10,— 14,02 14,16 18.26 19,42 21.55
Ferrovia Bricherasi 0-Barge e viceversa Barge p 4,40 5,31 6,29 8,27 12,16 14,50 16,08 17,53 19,37 Bnch. a. 4,58 5,49 6,48 8,45 12,34 15,07 16,29 18,11 19,55
Brich. p. 5,07 5,59 8,02 9,32 13,18 15,18 16,52 19,07 20,14 Barge a. 5,24 6,17 8 3 9,50 13,37 15,39 17.10 19.27 20.33
Pinerolo
Porte
S. Germano
Villar P.
Pinasca
Perosa
f&r fest fer
4,20 4,35 4,45 6,45
4,47 4,56 6,04 7,07
4,54 5,03 6,10 7,15
5,25 53 6,17 7,22
5,35 5,30 6,27 7,32
5,45 5,40 6,37 7,40
Pelosa
Pinasca
Villar P.
S. Germano
Porte
Pinerolo
fer fes fer ferr
4,45 4,50 5,55 7 —
4,55 5,01 6,05 7,11
5,25 5,20 6,15 7,21
5,32 5,27 6,23 7,28
5,39 5,32 63 7,35
6,— 5,50 6,45 7,55
fer fest
7 — 7,55
I 8,16
1 83
73 8,30
— 8,40
— 8,50
^esi fer
7,10 —
7,19 7,30
73 —
7,32 —
73 8 —
fer fest fer
8,15 9,30 10,15
8.34 9,48 10,34
8,42 9,55 10,42
8,50 10,03 11,—
9— 10,10 11,10
9,10 10,20 11,20
fer fest fer
8 — 8,10 9,35
8,11 8,20 9,45
8,21 8,30 10,—
8,28 8,35 10,10
8.35 8,42 10,20
83 9— 10,40
fer
11,30
11,50
11,58
12,06
12,16
12,25
fest
9,45
9,55
10,04
10,10
10,17
10,40
fest
11,40
11,58
12,05
12,11
12,20
^,30^
fer
11,45
11,57
12,07
12,15
12,28
12,52
fer fest
12.40 13,10
13,02 13,29
13,10 13,36
13.40 13,45
13,50 13,55
14— 14,05
fest
15,05
15,22
15,28
15,35
15,45
15,55
fer
15.05
15,24
15,32
15,40
15,52
16.05
fer
16,02
16,22
16,29
16,55
17,07
173
fest fer
11,50 13 —
12— 13,10
12,09 13,40
12,15 13,47
12,22 13,54
12,40 14,15
17,50
18,09
18,17
18,25
18,35
18,45
fest
13,25
13,33
13,45
13,51
133
143
fest
14,10
14,18
14,28
14,34
14,41
15 —
fer
19,25 20,55
19,47 21,17
19,55 21,25
20,02 21,55
20,11 22,05
20,20 22,15
16 —
16,10
16,23
163
16,36
16,55
fer
16,15
16,55
17,18
fer
— 17,25
— 17,35
16,55 17,45
17,03 17,52
17,11 17,58
17,35 18,16
fer
19— 21,15
19,10 21,25
19,20 21,55
19,28 22,03
19,35 22,10
193 22,30