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Anno 120 - n. 18 I
4 maggio 1984
L. 500
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice.
ìFìJiliGRI ÎH Elio
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10C66 TORRS PELLICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
iNTERViSTA AL PASTORE HANS-RUEDi WEBER
Cina: trionfo del rispetto reciproco
Senza troppo clamore ci si avvia verso una campagna eiettoraie per ii rinnovo dei Parlamento
Europeo. Secondo un sondaggio
delia CEE solo 8 italiani su 100
sanno che il 17 giugno si voterà e i’83% è convinto che i problemi discussi in quel Parlamento sono lontani dalle preoccupazioni quotidiane della gente. Eppure nonostante questa mancanza di informazione sui poteri reali e sulle problematiche discusse, il 75% degli italiani è favorevole alTunione europea, a motivo
dei vantaggi che essa potrebbe
portare sul piano economico e
sul piano della pace.
Il sentimento di fratellanza e
di amicizia tra i popoli è molto
diffuso, anche se solo il 5% degli
italiani conosce bene una lingua
europea tanto da poter corrispondere con uno straniero nella sua lingua. Quando si discute
e si ragiona sull’Europa lo si fa
più sulla base di sentimenti, che
su un progetto ben chiaro. Cosi
ad esempio se si ragionasse in
termini economici globali e in
termini di rapporto Nord-Sud
non si potrebbe non riconoscere
una delle contraddizioni della
CEE. La Comunità infatti ci obbliga a distruggere risorse (pensiamo per esempio alle arance
che mandiamo al macero in omaggio alla politica agricola comune) e a mantenere rapporti
di sfruttamento rispetto ai paesi
del terzo mondo attraverso rapporti di scambio molto diseguali
e sfavorevoli per quei paesi.
Eppure tutti « sentiamo » di
volere un’Europa unita e magari
disarmata « dal Portogallo alla
Polonia » come dice il movimento pacifista europeo.
Il sentimento, l’imperativo della pace sarà dunque al centro
delle discussioni elettorali nei
prossimi mesi. Ed è probabile
che come cristiani saremo chiamati a dire la nostra. La tentazione allora è forte. Potremmo
fare un progetto di società cristiana europeo e predicarlo agli stati. Ma è questo davvero il nostro
compito: parlare agli stati, ai
partiti politici? Anche, forse. Ma
principalmente, credo, dovremo
riflettere su come costruire una
comunità cristiana in grado di
sperimentare nel concreto l’amore per il prossimo e per il nemico e la resistenza non violenta
all’aggressione.
L’attuale divisione europea richiede una capacità da parte dei
cristiani di superare le barriere
ed esercitare la solidarietà anche
con il non credente.
Più che agire contro la guerra,
dobbiamo dare il nostro contributo per pensare una società
pacifica. Questa impostazione privilegia la formazione di coscienze. E le coscienze libere e ferme
formeranno l’unità europea.
Il compito delle comunità cristiane in Europa non è infatti
quello di fare discorsi ma quello
di costruire testimoni di Cristo
nella società di oggi. L’educazione alla fede è un’etica intransigente sono risposte adeguate alle contraddizioni della politica
europea.
Giorgio Gardiol
Per la quarta volta il cristianesimo è rinato e sta crescendo rapidamente in un paese rinnovato che è ora condotto sulla base di « cinque accenti », « quattro bellezze » e « tre amori »
Hans-Ruedi Weber, pastore e biblista itinerante del Consiglio
Ecumenico delle Chiese, è stato invitato lo scorso febbraio dai responsabili delle chiese in Cina. Di ritorno ha rilasciato a MarieClaire Lescaze del settimanale svizzero « La Vie protestante » l’intervista che riproduciamo.
stiani che si contavano prima
della rivoluzione del 1949. La
chiesa cristiana resta ciò nonostante una realtà molto minoritaria.
— Il cristianesimo in Cina ha
una storia?
— Certamente. Si può anzi dire
che la chiesa cristiana è stata
piantata quattro volte e che per
quattro volte è (quasi) morta.
Furono i Nestoriani che per
primi vennero in Cina nel 635. Le
loro tracce sono ancor oggi presenti nei monumenti e... in un
inno utilizzato dal nuovo innario
cinese. Poi vennero i francescani, seguiti dai gesuiti, che dalla
fine del XVI secolo giocarono
un ruolo molto importante nel
paese. Infine nel XIX secolo le
missioni cristiane si stabilirono
a loro volta in Cina, con provenienza soprattutto francese per i
cattolici e anglofona per i protestanti.
Al momento della rivoluzione
culturale (1966-1976) si ebbe la
impressione che la Chiesa, per la
quarta volta, stava morendo. Non
esisteva più se non nel cuore dei
cristiani e in rarissime riunioni
domestiche.
— Non solo i cristiani, bensì
tutti i credenti: i buddisti, i confuciani, i musulmani. Tutto il
popolo cinese in quel periodo è
stato non tanto perseguitato
quanto ridicolizzato, disprezzato,
rinnegato. Gli artisti, gli intellettuali, i quadri — perfino dei vecchi compagni di Mao — sono
stati spediti nei villaggi a pulire
le latrine... o peggio. Alcuni professori della Facoltà teologica di
Nanchino hanno ricevuto l’ordine di restare a casa perché non
avevano più alcun valore, erano
« inutilizzabili », ciò che del resto
non ha impedito loro, durante
questo lungo periodo di reclusione forzata, di scrivere un dizionario inglese-cinese e di rivedere la traduzione del Nuovo Testamento!
— Qual è il profilo delle chiese protestanti che ha visitato?
— Si può quantificare il numero dei cristiani che vivono oggi
in Cina?
tati?
I cristiani erano persegui
— Approssimativamente se ne
contano 7 milioni — 4 milioni di
cattolici e 3 milioni di protestanti — ciò che rappresenta almeno il triplo del numero dei cri
— Ci sono degli (ex) anglicani,
(ex) luteram, (ex) presbiteriani,
ma ci sono anche chiese di tendenza evangelica più conservatrice — avventisti, pentecostali
— e una antica chiesa indigena,
tradizionalista, chiamata « Il piccolo gregge».
Tutte queste chiese sono riunite nel Consiglio cristiano della
Cina, anche se alcuni gruppi sono tuttora un po’ sospettosi.
Quanto ai cattolici, essi non fanno parte attualmente del Consiglio cristiano. Bisogna dire che
la loro tradizione risale al tempo precedente il Concilio Vaticano II e che la messa è ancora
detta in latino. •<?
Oltre alle riunioni domestiche,
che in Cina sono sempre state il
centro della fede, le chiese attirano tutti i fine settimana una
folla considerevole. Circa 1000
luoghi di culto sono stati riaperti in tutta la Cina per i protestanti.
I culti hanno luogo il sabato e
la domenica, dato che la dome
LUCA 17: 11-19
nica non t>er tutti è un giorno
festivo. La gente spesso resta fuori perché già un’ora prima delTinizio del culto non si trova più
posto. A Shanghai ho assistito a
uh culto serale che ha raccolto
più di 1500 fedeli di cui un quarto di giovani. E non si trattava
di un’eccezione. Numerosi sono i
battesimi di adulti (per immersione o oer aspersione). In effetti
i battesimi di bambini non sono
praticati né tra i protestanti né
tra i cattolici perché non si possa dire che la chiesa fa pressione
su coloro che non possono ancora decidere per loro stessi.
Tra il dovuto e il gratuito
— Si può essere oggi in Cina
cristiani e marxisti?
« Vattene a casa, la tua fede
ti ha salvato ».
E’ Gesù che parla, lui solo può
dire queste parole ad un suo simile, lui solo può parlare della
salvezza non come di un problema proprio ma altrui, di ma
realtà che non si cerca ma sì dà,
lui solo può leggere nel cuore
di un uomo per discernere, nel
groviglio dei sentimenti e delle
passioni che si agitano in noi,
dove sta la fede e se c’è fede.
Ai suoi piedi sta prostrato un
uomo, a tal punto sconvolto dalla gioia, dall’euforia, da non saper esprimere parola. Si sono
incontrati una volta sola nella
vita, forse 4 o 5 giorni prima.
Allora si erano visti da lontano,
ora sono uno a contatto dell’altro, allora erano separati, ora
sono in comunione. Che cosa è
accaduto nel frattempo da mutare in modo così radicale i loro
rapporti? Prima quell'uomo era
lebbroso, ora è sano, ma è sano
perché è stato risanato.
Erano in dieci, lui ed altri nove compagni, a gridare, da lontano, la loro sventura al gruppo
di pellegrini, che con Gesù scendevano verso Gerusalemme:
« Rabbi Gesù, abbi compassione
di noi! ». Ed il grido saliva dall’abisso dell’emarginazione totale in cui vivevano, peggio, in cui
si disintegrava giorno dopo giorno la loro condizione umana.
Uomini senza più speranze, ergastolani della malattia destina
ti a vedere solo da lontano fumare il camino di casa, i figli diventare uomini, maturare il grano nei propri campi senza poter
mai più riallacciare con queste
realtà il filo spezzato.
E Gesù a tanta invocazione
aveva dato solo una risposta evasiva: « andatevi a far visitare dal sacerdote », <^uasi potesse sussistere il mimmo dubbio sulla loro malattia, da richiedere il controllo dei sanitari (abilitati a pronunciarsi in merito
alla lebbra erano infatti i sacerdoti). Risposta così singolare
che non poteva non richiamare
alla mente quella data da Eliseo
a Naarnan, il generale lebbroso
in cerca di guarigione: « vatti a
lavare nel Giordano ». In entrambi i casi l’uomo di Dio non
guarisce, non interviene, non dà
quello che si chiede ma rinvia
oltre se stesso, rilancia la ricerca di una direzione nuova; nessun miracolismo, nessuna azione magica, nessuna traccia di
una irruzione del divino, del soprannaturale da parte di questi
uomini.
Accogliendo però la parola di
Gesù i dieci lebbrosi si erano incamminati verso Gerusalemme,
avevano infranto la condizione
di schiavitù, di emarginazione,^
di morte in cui vìvevano e si
erano mossi per fare la verifica
della loro vita.
Ecco la fede. Questo prestare
ascolto alla parola di Gesù sen
za discuterne la validità, la realtà, la razionalità. Ascoltare la
parola ed accoglierla, così come
ci viene detta, come un messaggio che reca in se stesso la
sua autorevolezza, recepirla come
un annunzio ed un ordine che altro può dirsi fede se non questo?
E non a caso quei dieci lebbrosi erano guariti, come Naaman
nel Giordano, e se n’erano tornati a casa per riprendere, dopo
anni ' di interruzione, il ritmo
abituale della vita, guariti per
fede, non c’è dubbio infatti che
se fossero rimasti aggrappati alla loro disperazione ed alla loro malattia non avrebbero trovato guarigione.
Ma solo al samaritano Gesù
parla di salvezza. Non è stato
soltanto guarito ma salvato, e
lui solo. In lui la fede non ha
condotto solo alla guarigione
ma alla salvezza. Come mai?
Perché è il solo che ritornando
dopo la guarigione si ricorda di
Gesù e lo viene a ringraziare. Sarebbe meglio dire: ha l'idea di
dover rendere Gesù partecipe
della sua riconoscenza. Il testo
evangelico dice infatti che se
ne tornava lodando Dio per strada, dunque non aspetta di essere in presenza di Gesù per esprimere quella che sente essere la
sua esperienza fondamentale: la
riconoscenza. E’ la riconoscenza
che lo salva, la sua fede riconoGiorgio 'Tourn
(continua a pag. 6)
— No. Ma bisogna tener conto che in Cina i marxisti non
formano che ima piccolissima
minoranza — il 2-3% che formano il partito — e che per diventare membri del partito bisogna
essere cooptati. L’ateismo nel
partito è obbligatorio, anche se,
da poco tempo, i membri possono assistere, in alcuni casi, a cerimonie religiose « per restare
vicini al popolo ».
Tra i cristiani molti tengono
in gran stima i marxisti per la
parte essenziale che il loro partito ha avuto nella liberazione
del loro paese. Poiché la vita —
sempre molto ascetica — dei cinesi è cambiata grazie alla riforma agricola del 1980. Il sistema
marxista classico di « fare tutto
insieme » è stato sostituito da
un sistema economico misto che
ridà valore alla nozione di proprietà privata. Col surplus di ciò
che si versa alla propria comune si può acquistare. Per la prima volta i contadini cinesi hanno del denaro per acquistare,
per esempio, una bicicletta. A
Pechino ho anche visto degli appartamenti in vendita, ciò che
fino ad ora era inconcepibile. C’è
dunque oggi in Cina uno sviluppo materiale senza paragoni poiché si tratta, non dimentichiamolo, di un quarto dell’umanità.
— Passare da Hong Kong a
Pechino costituisce un grande
salto?
— A Hong Kong vivi in mezzo
(contìnua a pag.
t'
2
2 fede e cultura
4 maggio 1984
GENOVA
Concordato e Intese
A colloquio con i lettori!
Organizzato dal Collettivo studentesco di legge, si è tenuto in
un’aula universitaria il 14 marzo un incontro sul tema Concordato e Intese. Relatori un sacerdote, il prof. Gian Piero Bof, e
il pastore Franco Giampiccoli.
Dopo una presentazione molto
laica dei termini del problema,
fatta da uno studente del Collettivo, il prof. Bof ha iniziato la
sua relazione chiedendosi quale
senso ha il Concordato oggi per
uno Stato democratico, che dovrebbe garantire a tutti i cittadini, attraverso leggi cornimi e
non speciali, le libertà fondamentali e quindi alla Chiesa la libertà nel suo specifico: l’evangelizzazione, l’espressione della fede
e la professione del culto. Premesso questo, le considerazioni
sul nuovo Concordato sono risultate molto critiche; in particolare è stato definito «im cattivo compromesso di potere» la
regolamentazione dell’insegnamento religioso nelle scuole. E’
stato evidente nel discorso del
prof. Bof il disagio di quella parte dei cattolici più evangelicamente consapevole, di fronte all’atteggiamento — che non si
smentisce mai — di una Chiesa
troppo abituata a pretendere pri
vilegi che si risolvono in oppressione sui diversi.
Partito inevitabilmente avvantaggiato, Giampiccoli, dopo aver
sottolineato l’oiigine risvegliata
del concetto di « libera Chiesa
in libero Stato», ha ricordato
come già nella Costituzione del
Sinodo valdese del 1849 due principi risultassero fondamentali:
il rifiuto di o^i ingerenza dello
Stato neirordinamento interno
della Chiesa valdese, contro le
pretese giurisdizionalistiche, e il
rifiuto di qualunque privilegio
alla Chiesa da parte dello Stato.
Su questi due principi guida si
basarono, nella prassi, i rapporti con lo Stato liberale italiano,
sino al 1929, quando con le leggi
sui « culti ammessi » anche i Vaidesi vennero costretti nel « coacervo degli indistinti »,; dopo il
’48 la Costituzione italiana assicurava che tutte le confessioni
erano « ugualmente libere » (ma
non «uguali»!) di fronte allo
Stato; tuttavia le Intese promesse dall’art. 8 si son fatte attendere trentasei anni, per l’ostruzionismo dei governi; oggi finalmente la loro realizzazione ribadisce gli irrinunciabili principi di separatismo.
Nella seconda parte della re
lazione Giampiccoli ha espresso,
nell’inevitabile confronto, un
giudizio sul nuovo Concordato:
si è chiesto quale rilevanza possa avere il cancellare la definizione di Chiesa di Stato, quando
non si registra nessuna conseguenza che dovrebbe derivarne:
i privilegi restano tutti, ribaditi
dallo stesso tipo verticistieo di
Concordato, su cui né il popolo
italiano (in base airart. 75 della
Costituzione) né quello della
Chiesa hanno potuto esprimere
alcun parere. Concludendo, Giampiccoh ha ricordato il rifiuto
evangelico di fondare sul potere
i rapporti umani, nella parola
del Maestro: « non così sia tra
voi ».
Nella discussione che è seguita, il past. Gustavo Bouchard ha
detto che il compito dei cristiani non è possedere la società ma
trasformarla, come lievito, per
portarla alla vera giustizia.
A giudicare dall’interesse del
sia pur limitato numero di partecipanti, la nostra testimonianza non ci è sembrata inutile:
predicare Cristo in una chiesa
che rifiuta potere e privilegi si
presenta Ojggi ai credenti come
un’alternativa preziosa.
Ninfa Quartino Raggi
ANCHE I VESCOVI
Caro Direttore,
le osservazioni di Paolo Ricca alla
fine dell'articolo Paganesimo impuro
{n. 14 del 6.4.1984}, sulla assenza di
critiche al comportamento del papa andrebbero estese dal papato a tutto il
sistema episcopale: non solo il papa
ma anche i vescovi tendono a collocarsi al di sopra di qualsiasi critica o
riprensione fraterna, e questo per la
posizione che viene loro riconosciuta
fino dall'antichità: per Ignazio di Antiochia il vescovo è l'immagine del Padre (Lettera ai Tralliani 3, 1]; nella Didascalia degli apostoli il vescovo è lodato come Il principe dei sacerdoti,
il padre presso Dio, colui che rigenera
con il Battesimo, il capo e la guida...,
colui che tiene il posto di Dio ». Secondo Mario di Poitiers (Contra Constantium Imperatorem) il vescovo è lo stesso Cristo. Secondo s. Tommaso è lo
sposo della chiesa. E' logico che da
questa concezione della figura del vescovo derivi una concezione della sua
autorità e del suo potere che lo pone
al di sopra di ogni riprensione. La posizione del papa come Ricca la descrive non è che la conseguenza e il vertice di una concezione globale fondata
su questo principio. Ci si può chiedere se non aveva ragione il Renan quando diceva che tutto ciò è il frutto di
abdicazioni successive: la comunità ha
abdicato a favore dei presbiteri [par
DIBATTITO SU OMOSESSUALITÀ’ E FEDE EVANGELICA
La Scrittura non è come un naso di cera
Il discorso sull’omosessualità
è diventato di moda per motivi
che non conosco e si è fatto insistente e diffuso anche nel nostro ambiente evangelico con
prese di posizione di collettivi
teologici, di convegni giovanili, e
così via, al punto da pensare
che codesta questione sia diventata più importmite dei tanti mali affliggenti il nostro paese, dalla
droga alla delinquenza giovanile.
I fautori del « compromesso
etico a, i quali c’insegnano che
l’omosessualità non è un peccato, non è una devianza, non è
una malattia, ma lo « specifico »
di una determinata persona, non
si rendono conto dei dubbi, delle
perplessità, dei turbamenti che
questo può significare per molti
credenti, i quali continuano a
pensare che la Bibbia contiene la
Parola di Dio e la Parola di Dio
è verità (Giov. 17: 17).
Desidero esporre qui qualcuno
di questi dubbi sorti in me dalla
lettura dei numerosi interventi
su questo argomento sulla Luce,
sul Testimonio e su Gioventù
Evangelica.
Orbene il racconto genesiaco
contiene un messaggio inequivocabile sul rapporto uomo-donna.
Nell’atto stesso della creazione
se ne proclama la loro coumanità e complementarietà: « Non
è bene che l’uomo sia solo: io gli
farò un aiuto convenevole » (Gen.
2: 18). Se questa è la rivelazione della volontà e del piano divino riguardo aU’umanità non possiamo non considerare l’omosessualità come una tendenza naturale contraria alla legge divina
della creazione, com’è contrario
al piano divino della creazione
la tendenza a distruggere la terra, anziché lavorarla (Gen. 4: 23).
Abbiamo il dovere di annunciare
che questo messaggio della Scrittura è ancora valido oppure dobbiamo prendere atto che è superato dalla psicologia e dalla sociologia e dobbiamo subito affrettarci a relegarlo fra le favole del buon tempo antico?
Un altro interrogativo concerne il significato e il valore della
conversione. Nel saggio, peraltro
assai interessante, del pastore
Ermanno Genre, Omosessualità
e fede cristiana (Gioventù Evangelica, XXXIII, 1983, 82/83, p. 19)
si legge che « non è possibile
continuare a dire agli omosessuali: dovete convertirvi, dovete
cambiare! ». Bisogna accettarli
così come sono perché non possono essOTe diversi in quanto la
loro condizione non è dovuta alla
volontà o alTintelletto, ma alla
loro realtà corporea. Ma la grazia di Dio non è più forte della
nostra natura e delle nostre tendenze? La nuova nascita non è la
conseguenza di un intervento di
Dio nell’animo di chi ha accettato per fede la promessa della
salvezza in Gesù Cristo? Se così
non fosse, se la conversione non
dovesse significare l’inizio della
trasformazione dell’uomo peccatore verso la santificazione per
mezzo dello Spirito santo, sarebbe davvero incomprensibile l’ammonimento delTapostolo Paolo
della 1 Corinzi 6: 9-11: «Non vi
illudete; né i fornicatori, né gli
idolatri, né gli adulteri, né gli
effeminati, né i sodomiti, né gli
avari; né gli ubriachi, né gli oltraggiatori, né i rapaci erediteranno il regno di Dio. E tali eravate
alcuni; ma siete stati lavati, ma
siete stati santificati; ma siete
stati giustificati nel nome del
Signor Gesù Cristo e mediante
lo Spirito dell’Iddio nostro ».
Qui l’apostolo riafferma l’immenso valore della grazia di Dio
sapendo che « se uno è in Cristo,
egli è una nuova creatura; le
cose vecchie son passate: ecco,
son diventate nuove » (2 Corinzi
5_: 17). Al contrario se si deve
ritenere l’omasessualità una condizione umana irreversibile, che
neppure la potenza di Dio può
modificare, dobbiamo avere il coraggio di dire che la stessa giustificazione vale per tutto quello
che attiene alla sfera della sessualità dalla fornicazione all’adulterio! Addio, dunque, alla morale cristiana e addio anche alla sacra Scrittura come unica norma
di fede e di vita per il cristiano!
Dulcis in fundo! Il tentativo
fatto da alcuni di contrapporre
alla forte condanna dell’omosessualità di Romani 1: 24-27 l’affermazione dell’apostolo di Calati 3: 28 («Non c’è qui né giudeo, né greco; non c’è né schiavo,
né libero; non c’è né maschio, né
femmina; poiché voi tutti siete
uno in Cristo Gesù ») è un bell’esempio di aggiustamento della
Scrittura alla tesi che si vuol
sostenere. E’ certo che qui non
si afferma il superamento dell’identità e peculiarità del sesso,
ma ruguaglianza di tutti i credenti nel nuovo popolo di Dio,
presso il quale il privilegio religioso del giudeo rispetto al gentile, i diritti del libero rispetto
allo schiavo, la superiorità giuridica e sociale del maschio rispet
to alla femmina non hanno più
senso!
Sono convinto che non abbiamo il diritto di adattare il significato della Scrittura come un
naso di cera alle nostre opinioni
religiose, filosofiche, politiche ecc.
E’ la Parola di Dio che ha l’autorità di contestare i nostri «idoli»,
di smascherarli e di distruggerli!
Salvatore Caponetto
«Ammonire i disordinati»
Ai giorni nostri insigni studiosi
hanno espresso le loro conclusioni suU’omosessualità, frutto di
intensi studi; tra queste vi è l’affermazione che la causa di tale
fenomeno è dovuta a disfunzioni
biologiche del soggetto in cui
prevale la quantità di un certo
tipo di ormoni rispetto a un altro; per altri l’anormalità deriva
da carenze sociali fra cui la persecuzione e Temarginazione che
la società ha praticato e pratica
verso questi soggetti, tanto che
in alcuni paesi la manifestazione
deH’omosessualità e del lesbismo
ha perso quella considerazione
che aveva in passato (senza per
altro che questa abbia risolto il
problema, al contrario...).
Si potrebbe a questo punto dire che se la scienza dice che non
si può nulla per sanare questa
piaga, la società trae la conseguenza che si deve liberalizzare
questa realtà.
In seguito a queste ed altre
considerazioni, anche nel nostro
paese è emersa una componente
sociale e politica impegnata a
raggiungere tale scopo.
A parer mio, la causa che ha
permesso il dilagare di questo
male fra gli uomini, nasce dallo
smarrimento, prima, e dall’allontanamento poi, dalla fede dell’uomo in Dio, che ha portato al
decadimento dei valori cardini
della società, la famiglia, la morale e il rispetto dell’uomo per
il suo simile.
Infatti, leggendo le scritture,
quale significato si può attribuire alle parole di Paolo nell’Ep.
ai Romani al cap. 1, vers. 26:
« Perciò Iddio li ha abbandonati a passioni infami poiché le
loro femmine hanno mutato
l’uso naturale in quello che è
contro natura, similmente anche i maschi, lasciando l’uso naturale della donna, si sono infiammati nella loro libidine gli
uni per gli altri, commettendo,
uomini con uomini cose turpi e
ricevendo in loro stessi la condegna mercede del loro traviamento »?
Questo brano da solo troncherebbe cigni discorso. E invece no.
Animati da carità cristiana, non
dobbiamo sentirci autorizzati da
questo brano a restare passivi e
magari gioire di non essere come loro; al contrario, perché, se
è vero che questo brano li condanna senza mezzi termini, è pur
vero che in un altro passo (1
Tess. 5: 14) Paolo scrive « Vi
esortiamo, fratelli, ad ammonire
i disordinati ».
Ed è animati da quest’esortazione che dobbiamo rivolgere la
nostra attenzione a questi fratelli animati da carità cristiana e,
dove esista una volontà di ravvedimento, dove esiste una sofferenza per il male che ha preso il
corpo ma non l’anima, dove esiste un manifesto desiderio di rigenerazione in Cristo, là deve essere l’impegno della Chiesa e del
credente.
Se la Chiesa vuole essere veramente la Chiesa di Cristo, non
deve restare cieca a questa realtà
di peccato ma deve agire e reagire tenendo sempre presente che
«Vi sarà più allegrezza in cielo per
un peccatore che si ravvede che
per novantanove giusti che non
hanno bisogno di ravvedimento »
(Le. 15: 7) e tutto questo nel rispetto della Parola del Signore
« Ama il tuo prossimo come te
stesso ». Raffaele Pane
roci e pastori], 1 presbiteri hanno abdicato a favore dei vescovi, i vescovi
hanno abdicato a favore del papa. Il
movimento ecumenico dovrebbe riflettere bene e non continuare a ripetere
meccanicamente che l'episcopato fa
parte del bene esse della chiesa. Risulta dal Nuovo Testamento? E' provato dalla storia? Mi sembra di no...
Bruno Corsani, Roma
« ED OLTRE »
Egregio Direttore,
come metodista tedesco La ringrazio sentitamente per l'omaggio che Lei
rese al pastore Martin Niemòller in occasione della sua morte.
Per noi giovani tedeschi nel Terzo
Reich, Martin Niemòller (MN) fu un
eroe della fede cristiana, un esempio
luminoso della fedeltà alla propria fede, « una grande figura di credente ».
Tullio Vinay (TV) ha ragione se scrive
“ Niemòller rimase fermo e fedele
fino alla liberazione (1945)... ». Però non
posso approvare le due ultime parole
« ed oltre ». Noi semplici ed ignoti cristiani avevamo sperato ohe l'appassionato combattente, famoso in tutto il
mondo, avrebbe continuato a combattere per la libertà della fede cristiana
nella zona d'occupazione sovietica e
nella Repubblica Democratica Tedesca
(RDT), dove il social-comunismo ateo
aveva preso il posto della dittatura nazionalsocialista. Nello zone d'occupazione americana, inglese e francese e
nella Repubblica Federale Tedesca
(RFT), la libertà religiosa non era mai
minacciata. Forse per questa ragione
M.N. volgeva le spalle alla religione a
poco a poco, e si dedicava aila politica sempre più, impigliandosi come pastore evangelico in contraddizioni deplorevoli, Mi permetta di portare aicuni
esempi.
1) T.V. scrive: « Quando Hitler sale
al potere, M.N. vede nel nazionalsocialismo... li demoniaco avversarlo della
fede cristiana », cioè già nel primo anno della presa del potere. Ma ancora
50 anni dopo la conquista del potere
per i bolscevichi (nel 1917) non vede
nel comunismo « il demoniaco avversario della fede cristiana » ed accetta il
premio Lenin per la pace nell'anno
1967. E proprio lo stesso Lenin aveva
dichiarato già il 13 maggio 1909 nel periodico « Proletari » n. 45: « Dobbiamo
combattere contro la religione. Questo
è l'abbiccì del materialismo totale e
quindi anche del marxismo ».
2) T.V. scrive: M.N. fu un « leader
indiscusso nella difesa della Chiesa
contro Hitler » che volle « sottomettere la Chiesa alla sua ideologia nazionalsocialista ». Dapprima il programma del partito nazionalsocialista dell'anno 1920 aveva dichiarato: « Noi pretendiamo la libertà per tutte le confessioni religiose. Il partito sostiene li
punto di vista d'un cristianesimo positivo ». Già 13 anni dopo ia notificazione del programma, M.N. ha capito l'ipocrisia di questa ideologia anticristiana. Il programma del partito comunista
deirUnione Sovietica dal 1919 dichiara: « il partito pretende la liberazione
delle masse degli operai dai pregiudizi religiosi ed organizza la propaganda antireligiosa in sommo grado possibile ». Dopo più di 50 anni, M.N. non
può ovvero non vuole riconoscere l'atteggiamento chiaramente ateistico del
comunismo ed accetta la medaglia Lenin d'oro nel 1970. (,..).
3) T.V. scrive: « M.N..,. è fra i primi
a denunciare il pericolo dell'asservimento della Chiesa alla ideologia nazionalsocialista... », Nella RDT il regime
marxista-leninista (art, 1 Costituzione),
cioè il regime ateistico determina
quante copie d'una rivista cristiana sono stampate e pubblicate. (...) Il regime proibisce di scrivere una meditazione 0 tenere una predica su certi
passi della Bibbia, per esempio Salmo
18: 29 "■ ...col mio Dio salgo sulle mura », perché il regime ateo vede in
questo passo una derisione del muro di
Berlino. Noi laici slamo spiacenti di non
avere udito o letto delle parole chiare,
vere e coraggiose da M.N, come quelle
espresse da teologi cristiani non tedeschi durante la conferenza del Consiglio Ecumenico delle Chiese a Nairobi nel 1975. Ci disse il professore
Roger MehI della Francia: « I fratelli
degli stati dell'Europa orientale non pos.
sono votare un testo che mette in dubbio il loro paese ». (...)
Karl Gottschald, Pforzheim
3
f è)
‘■m-.
ìì ;
4 maggio 1984
CONVEGNO INTERNAZIONALE A ROMA E VITERBO
Lutero e l’Europa
Un convegno « sui generis »,
internazionale, ad alto livello
teologico e con un’apertura sui
problemi dell'Europa di oggi,
quello che si è tenuto dal 22 al
24 marzo scorso all’Accademia
Nazionale dei Lincei a Roma e
nella Sala Regia del Palazzo dei
Priori a Viterbo. Organizzato da
L’Agostiniana di S. Maria del
Popolo in collaborazione con il
Centro Studi Lazio e presieduto
dairOn. Giulio Andreotti, esso è
stato animato da ben nove relatori.
In apertura del convegno l’On.
Andreotti, pur affermando che
l’obiettivo deU’incontrq era di
« contribuire ad una ’ migliore
comprensione del fenomeno lu'terano libera da tutti quei giudizi che troppo hanno pesato in
Un campo e nell’altro » e di « favorire per questa via il dialogo
ecumenico », tuttavia non ha potuto far a meno di dire che,
« sfrondato dalle implicazioni
politiche del tempo e dai toni
polemici, l’agire di Lutero m^tiene un coefficiente di validità
nell’errore ». Nel suo discorso di
chiusura a Viterbo {L'Unione europea ai tempi di Lutero e ai
nostri giorni), lo stesso oratore
— riproponendo un motivo espresso da Karol Wojtyla neh
l’atto di ricevere in udienza i
promotori del convegno — « l’unità dei cristiani è profondamente connessa aH’unifìcazione del
continente europeo » presso il
quale « la vita dei popoli, al Nord
come al Sud, all’Est come al
l’Ovest, è obiettivamente radicata in valori cristiani » — ha tenuto a precisare che^ nel pensiero di Lutero c’è però « il rifiuto di un’Europa unificata dall’alto, gerarchicamente strutturata, in una parola totalizzante ».
Ora, cosa vuol dire tutto ciò?
Posto il parallelo tra unità dei
cristiani e unificazione europea,
quale tipo di organizzazione politica si ritiene più confacente
per garantire l’auspicato « pluralismo ideologico e politico »,
che lo stesso Andreotti afferma
essere connaturato alla « tradizione culturale e civile » dell’Europa? E viceversa: fino a qual
punto la Chiesa cattolica degli
anni ’80 è pronta ad abbandonare il suo inveterato gerarchismo verticale, soprattutto dopo
le istanze del Vaticano II? Certo, il confronto tra l’Europa del
Cinquecento e l’Europa odierna
offre lo spunto ad inquietanti
suggestioni. Allora, cinque secoli
fa, era ancora in piedi, sia pure
nominalmente, il Sacro Romano
Impero. Se gli stati nazionali
nascenti tendevano ognuno ad
andare avanti per la propria
strada, nondimeno fu un Carlo V
a voler opporre, di fronte alla
avanzata dei Turchi, un fronte
compatto anche sul terreno religioso, indicendo la Dieta di Augusta nel 1530 che nelle sue intenzioni doveva sanare lo scisma
già in atto tra luterani e cattolici. E si sa come andò a finire:
diciotto anni più tardi, Vlnterim
del 1548 e il « Cuius regio et eius
religio » del 1555 sancivano quella separazione sul terreno politico, e tale frattura veniva poi
suggellata a livello dogmatico
dal Concilio di Trento.
Le relazioni
A questo tema generale si collega il contributo del prof. Michael Wernicke, delTInstitutum
Augustinianum di Wiirzburg, che
ha trattato de La situazione socio-polìtica in Europa al tempo
di iMtero sotto il triplice profilo
intellettuale (disagio degli umanisti nei riguardi della scolastica decadente), sociale (contrasto
tra la povertà dei più e la ricchezza di pochi, tra cui clero e
ordini religiosi) e politico (alleanza tra Lutero e i principi).
In quanto alle altre relazioni,
una sola è stata d’interesse storiografico (prof. Sen. Boris Ulianich, di Napoli, Lutero nella storiografia cattolica), mentre le
altre hanno affrontato o aspetti
particolari della personalità e
del pensiero di Lutero (Zumkeller di Wiirzburg, Smolinski di
Bochum, Iserloh di Münster e
Trapé di Roma), o qualche suo
oppositore (Massa di Roma), o
Raffaello in occasione del quinto centenario della nascita (Argan di Roma), o la Roma di Giulio II (Bentivoglio di Roma): temi tutti che possono darci una
idea degli orientamenti_ attuali
dell’indagine cattolica più avanzata sul riformatore.
Trionfo del rispetto recìproco
(segue da pag. 1)
agli ingorghi del traffico delle automobili... A Pechino ti accolgono circa 3 milioni di biciclette!
A Hong Kong l’ultimo slogan
televisivo che ho ascoltato diceva: « Il vostro computer personale vi libererà! », mentre a Pechino, come in tutta la Cina, la
vita si organizza intorno ai « cinque accenti », alle « quattro bellezze » e ai « tre amori »...
— Il che significa?
— I « cinque accenti » sono:
una vita civile, buone maniere,
una vita igienica, ordine e moralità; tutto questo in reazione al
caos e alla barbarie della rivoluzione culturale.
Gli slogan sono molto importanti ner lo sviluppo dell’agricoltura e delle piccole industrie nei
villaggi che evitano l’esodo rurale ma che creano anche dei
piccoli agglomerati urbani in
centri tradizionalmente agricoli.
Quanto alle « quattro bellezze»,
sono la bellezza spirituale (da
due anni esiste un documento
ufficiale sul ruolo della religione), la bellezza del linguaggio, la
bellezza del comportamento e la
bellezza dell’ambiente. Gli artisti oggi non sono più marginalizzati. Fanno parte dell’Assemblea cinese del popolo accanto
ai «professionisti» della politica- .
Tnfìne i « tre amori » sono il
paese, il socialismo e il Partito.
Sono stato impressionato dall’immenso amore dei cinesi per
il loro paese e per il sistema che
li ha fatti uscire dalla terribile
umiliazione di un imperialismo
occidentale e giapponese che riduceva la gente al rango di coolies '.
mantenuto o meno. Ora nel 1979
il potere non solo ha reso ai cristiani le prime chiese, ma ha
reinterpretato l’articolo in questione mettendo il marxismo e le
religioni sullo stesso livello: libertà di praticare ma non di propagandare.
Perché la chiesa cresce numericamente così in fretta in Cina
dal momento che non riceve più
l’aiuto finanziario dalTestemo e
non nuò più organizzare campagne d’evangelizzazione? E’ il frutto della nostra crescita spirituale, mi è stato risposto, il fatto
che siamo diventati finalmente
cinesi. D’altra parte, al tempo
della rivoluzione culturale, molti
cristiani erano « operai esemplari », nominati dal popolo che si
sceglieva così i propri modelli.
Oggi si vuol sapere qual era il
loro segreto...
La Cina è in situazione di postliberazione, contrariamente alTAmerica latina o a tanti altri
paesi che soffrono di clamorose
ingiustizie. Non dico che in Cina
non ci siano state delle violenze
terribili al tempo della rivoluzione del 1949 o, più tardi, nel 1966,
ma non bisogna mai dimenticare
che in precedenza il paese viveva un’ingiustizia istituzionalizzata, milioni di persone morivano
di fame, c’erano mendicanti, prostitute... ’Tutto questo non esiste
più e nessuna capitale è così sicura come Pechino.
Del resto è così che TEvangelo è
rimasto vivo durante le rivoluzioni! Al culto la maggioranza
del fedeli porta con sé la propria Bibbia seguendo attentamente le letture.
— Cosa succede nel campo della formazione?
— E’ una delle priorità della
chiesa, poiché il corpo pastorale
è anziano e la domanda di formazione di dirigenti di gruppi
domestici è pressante. Per soddisfarla è stato lanciato un corso per corrispondenza che è passato da 10.000 a 400.000 aderenti!
Molte università sono attive in
diverse provinole e la più importante è quella di Nanchino che
accoglie ogni anno più di 150 studenti di cui un terzo sono donne. Lo studente è scelto e inviato
dalla chiesa locale. Dopo due anni di studio torna nella sua regione per tm anno di pratica al
cui termine gli « anziani » decidono se è de^o o meno di tornare per altri tre anni al Seminario.
In Cina la teologia dà un grande spazio all’arte, alla calligrafia,
insegnata da « maestri ». I due
migliori allievi sono inviati alla
scuola di Belle Arti parallelamente ai loro studi pastorali.
— Lo sviluppo della vita materiale non favorisce Un poco la religione?
— Quali sono le priorità della
chiesa?
— Nel 1876, dopo la rivoluzione culturale, ci sono stati tre anni di incertezza durante 1 quali
i cristiani si domandavano se
l’articolo della Costituzione sulla
libertà religiosa sarebbe stato
— In un certo senso sì, poiché il cinese — e soprattutto ^
credente — ha sete di un di più.
La Bibbia per esempio è veramente il libro del cristiano.
Dal 1980 più di un milione di
Bibbie sono state ristampate nell’antica versione del 1919. Certe
edizioni sono oggi in carattere
semplificato e utilizzano una punteggiatura moderna. Nelle « parrocchie » gli studi biblici attirano centinaia e centinaia di cristiani che imparano a memoria
spesso libri interi della Bibbia.
fede e altara 3 ì
Così il prof. Adolar Zumkeller,
anch’egli delTInstitutum Augustinianum di Wiirzburg, indagando su II ruolo degli Agostiniani
di Erfurt nello sviluppo religioso e teologico di Martin Lutero,
ha tenuto a confutare le tesi ben
note del Benany (Io « Studium
generale » degli agostiniani di
Erfurt: rocca delToccamismo) e
di A. V. Müller (Lutero attinse
la sua tipica dottrina della giustificazione per fede dagli agostiniani Favaroni, Perez, Ugolino
da Orvieto e Simone da Cascia),
affermando che il futuro riformatore vi attinse piuttosto una
migliore conoscenza della Bibbia
e di S. Agostino e si affinò nella
critica della filosofia aristotelica.
Per il prof. Herbert Smolinski
dell’Università di Bochum {La
personalità di Martin Lutero:
Teologia come destino), fu l’intreccio tra esperienza personale
e teologia a condizionare tutta
l’attività del riformatore. Il prof.
Erwin Iserloh dell’Università di
Münster {Martino Lutero e la
Chiesa di Roma) ha affermato,
sulla scia dei Lortz e Jedin, che
tra le cause della riforma va annoverata la mancanza di chia
rezza teologica sul concetto di
chiesa, per cui — soprattutto durante lo scisma occidentale —
« i cristiani si abituarono ad essere cattolici senza il papa »: da
ciò a chiedersi se il papato fosse di diritto divino o solo umano, il passo per Lutero fu molto breve.
Infine il prof. Agostino Trapè
delTAugustinianum _ di Roma
(Teologia della giustificazione in
S. Agostino e in Lutero) sì è chiesto se il riformatore abbia recepito fedelmente l’insegnamento
del vescovo di Ippona su tre punti essenziali quali la caduta dell’uomo a causa del primo peccato, la giustificazione del peccatore e la collaborazione della libertà dell’uomo alla grazia di
Dio nell’opera della salvezza (sinergismo). A questo punto sorse
spontanea una domanda _(e U
sottoscritto la fece nel dibattito): fatto il parallelo tra Lutero
e Agostino, perché non includervi l’apostolo Paolo e chiedersi fin
dove i primi due sono stati fedeli interpreti del terzo?
Giovanni Gönnet
DIBATTITO SU « I VALDESI A ROMA »
Mentalità di classe
Mi trovo a dovere riprendere
la penna a causa delle incomprensioni cui va incontro il mio
opuscolo. Constato innanzitutto
che non si è rivolta attenzione
alla nota introduttiva (pag. 6) in
cui sono chiaramente esposti gli
intenti ed i limiti di questo mio
lavoro. L’ignoranza di questa nota porta alcuni (Nitti e Santini)
a sfondare con vigore delle porte aperte.
« Storia di classe »? scrive Santini. Diciamo piuttosto che l’opuscolo è stato letto con una mentalità « di classe », seguendo
schemi quindi che invece gli sono estranei e dei quali sarebbe
forse ora di fare a meno. Se il
tono leggermente encomiastico
richiesto dalla circostanza è stato scambiato per « storia di classe », allora vuol dire che è stato
letto male (e mi auguro non volutamente).
Mi sia permesso citare alcuni
brani del mio opuscolo:
«La predicazione (nell’Ottocento) raggiungeva tutte le classi sociali e portava frutti in tutte le
sfere, ’’nell’abituro del povero
non meno che nel sontuoso palazzo del dovizioso”, e cosi la
compagine dei membri dì chiesa
fu composita, vi si trovavano operai, domestici, artigiani, negozianti, borghesi agiati e nobili
titolati » - pag. 11.
E ancora, dopo avere citato i
« notabili » al tempo della Seconda Guerra mondiale scrivo:
« ...individui che vogliamo qui
ricordare non per la posizione
che occupavano nella vita pubblica del Paese, ma per lo spirito schiettamente evangelico e per
la responsabilità, l’impegno e la
dedizione con cui ressero la comunità per molti armi. Accanto
a loro si distinguono persone
semplici e piene di fede (come
Giocoli, il custode del tempio)...
in chiesa si gode di una fraternità assoluta e le differenze sociali scompaiono di fronte al
messaggio di Cristo » - pag. 30.
E àncora negli anni Sessanta^
Settanta:
«Fra l’altro la sua (= della comunità) stessa compagine sociale sta cambiando e, mentre vanno scomparendo le persone dalla posizione economica più solida, prevalgono pensionati ed impiegati: è perciò con vero sacrificio che riesce a tenere alto il
livello delle contribuzioni » - pagina 32.
E’ storia di classe questa? Non
mi pare proprio, ma una testimonianza nella quale la comimità
si è riconosciuta. E non è neanche « una piccola cronaca familiare », anche se le nostre chiese
non sono altro che piccole famiglie e che proprio di una di esse si doveva parlare in questa occasione.
« Notabili » (termine assente
nelTopuscolo) ce ne erano in tutte le chiese, scrive ancora Santini. E’ vero, e non se ne può fare una colpa se le circostanze
hanno voluto che anche a Roma
IV Novembre essi fossero presenti dando un tono alla vita comunita.ria. La storia non può fare altro che registrarlo. Studiare
il passato è sempre stimolante
se se ne coglie Tinsegnamento e
non diviene un alibi. Evidenziare
il presente invece è una necessità e un dovere. Dove sono « i notabili » di ogei e i centri di potere che comunque esercitano
egemonia nella chiesa? Chi sono?
Questo è il vero dito sulla piaga!
Sarebbe ora di parlarne.
Mario Cignoni
— Una parola potrebbe riassumere le sue impressioni di
viaggio?
— Sì, è il « rispetto reciproco »,
una parola che ho sentito pronunciare ovunque tanto dai credenti cristiani o buddisti quanto
dai marxisti. Questo profondo
rispetto per l’altro va ben al di
là della tolleranza: affonda le sue
radici nella sofferenza poiché tutti coloro che oggi esprìmono questo rispetto reciproco sono passati, nella loro carne, per un’esperienza di morte e risurrezione
al tempo della rivoluzione culturale e si sono ritrovati imiti al
popolo della Cina intera a riscoprire i suoi meriti.
Lettera aperta
al pastore L Santini
' I portatori di carrozzini della Cina
coloniale {n.d.t.).
Il Concistoro della Chiesa valdese di Roma via 4 Novembre,
dopo avere esaminato l’articolo
«I notabili nella Chiesa», a firma del pastore Luigi Santini,
pubblicato su « La Luce » del 16/
3/1984, p. 3, e avere ampiamente discusso sulle dichiarazioni
in esso contenute in merito ad
una vicenda « dell’inizio degli
anni venti» nella quale sarebbe
stato coinvolto il Concistoro di
allora ;
si rammarica vivamente per
il modo calunnioso con cui esse
sono state fatte non solo non
provandone la storicità, ma addirittura strumentalizzandole poco correttamente per attribuire
all’intera comunità di Roma, a
sessanta anni di distanza, una
etichetta di comodo;
richiama pertanto il pastore
Santini, In quanto autore dell’articolo in questione, al preciso
dovere di fornire pubblicamente la documentazione ufficiale,
con le citazioni letterali dei testi, di quanto ha affermato.
Il Concistoro della Chiesa
Valdese di Roma, via 4 Novembre
ir.
4
4 vita delle chiese
4 maggio 1984
jiji
yiii
IH!
MATRIMONIO INTERCONFESSIONALE
Il prete nel tempio
Una storia ecumenica di Questi giorni. Lui cattolico, lei valdese. Entrambi sensibili e impegnaconfronti della propria
chiesa. Entrambi decisi a coinvolgere sino in fondo « prete e
pastore » nel loro matrimonio.
La loro decisione di sposarsi ad
Angrogna: « in una comunità dove vogliamo unirci agli sforzi della gente nel tener vivo om territorio » prevedeva due momenti
mstinti.^ Il primo in Municipio e
l'altro in chiesa valdese: «per
presentare alla comtmità dei credenti e al Signore la nostra scelta ». Sicché prete e pastore si
sono trovati insieme a dialogare
tra loro e con i futuri sposi.
Dal confronto sempre rispettoso ma appassionato delle diverse
posizioni confessionali in materia di matrimonio e su tanti altri
punti, la giovane coppia ha colto l’essenziale. La concezione sacramentale del matrimonio —
tanto per fare un esempio — è
stata vista come possibilità reale
di un maggior protagonismo degli sposi in_ un atto che, anche
in sede religiosa, coinvolge soprattutto i nubendi. Il sacerdozio
universale dei credenti è stato
recepito come un accettare da
parte di un fratello in mezzo agli
altri (in questo caso il pastore
valdese) durante il culto pubblico (quindi niente cerimonia separata, magari al Ciabas, come
invece continuano a fare tanti
nostri bravi valdesi che per il loro matrimonio escludono la comunità) una riflessione biblica e
l’augurio di tutta la chiesa per
questa importante scelta.
Una volta chiarito che il matrimonio lo si voleva fare nella
chiesa valdese bisognava risolvere l’esigenza di avere per la cerimonia in chiesa, che si sarebbe
svolta nel culto domenicale, anche la presenza del nrete che, con
tanta sensibilità, aveva dato il
suo contributo alla preparazione
biblica, teologica della copoia.
Per il Concistoro Valdese, investito del problema, si è trattato
anzitutto di evitare ogni « concelebrazione », nello spirito del
documento sinodale sul matrimonio che esclude il caso che:
« due n^istri di culto di confessioni diverse, celebrino simultaneamente le rispettive liturgie
nuziali ». Il Concistoro ha quindi
deciso che il rappresentante della parte non-evangelica, terminata la liturgia nuziale valdese, po
tesse dare un saluto pubblico
agli sposi.
Mentre il Concistoro discuteva
come ammettere la presenza di
un prete al culto, il 'futuro sposo
mandava al vescovo la sua lettera d’intenti per ottenere la dispensa dalla forma canonica. A
parte il principio sul quale non
possiamo accondiscendere poiché, per diria con Giorgio Peyrot,
la coppia — anche la coppia interconfessionale! — « ha il diritto fondamentale di decidere da
sola davanti a Dio e agli uomini, seiKa interferenze, divieti o
condizioni, da parte di chicchessia, chiese comprese », la lettera
d’intenti aveva ima sua carica
evangelica che, pare, sia piaciuta
parecchio al vescovo e alla commissione preposta di parte cattolica. La lettera in questione sul
punto sempre controverso dei figli tra l’altro afferma: « ritenendo il battesimo segno cosciente
della propria fede in Gesù Cristo,
consesuente ad una maturazione
e ad una ricerca già definita nei
suoi capisaldi ma in continua
evoluzione, intendiamo lasciare
ai nostri figli ogni scelta in proposito quando avranno raggiunto
la maturità necessaria ».
Poi, finalmente è arrivato il
grande giorno. Al termine della
liturgia nuziale valdese, come
pattuito, il pastore ha invitato
il prete a parlare. E il prete ha
rivolto il suo augurio agli sposi
citando Barth e ricordando a
tutti che la vera chiesa è là dove
due o tre sono riuniti nel nome
di Cristo. Naturalmente c’è stata
molta partecipazione, molta curiosità. Il tempio era gremito anche per vedere — come ha commentato un giovane — « cosa
avrebbe detto il prete in un tempio protestante ».
In sostanza si è fatto il possibile per evitare il solito « pasticciacelo » ecumenico. In questi casi la fretta è cattiva consigliera.
Bisogna avere tempo. Tempo di
parlare, di coinvolgere le due
comunità, di preparare la liturgia e tante altre cose. Certo tutte
le differenze che c’erano prima
ci sono anche dopo. Però grazie
al coraggio teologico e morale di
una giovane coppia i confini confessionali si sono un po’ allargati. Quando l’ecumenismo non è
annacquamento della propria
identità di fede ma capacità di
affrontare le divisioni senza rinunciare alle più profonde personali convinzioni allora sì che
vale la pena di essere ecumenici.
Perché ci si sente liberati dall’oppressione della storia e dal
parrocchialismo. Probabilmente
solo la forza dell’amore può portare tanto lontano.
G. Platone
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Battesimi e confermazioni
Società
di Studi
Vaidesi
PRAROSTINO — La domenica
delle Palme 7 nuovi membri sono stati ammessi alla Chiesa mediante pubblica confessione della loro fede, e la domenica di
Pasqua hanno fatto la loro P Comunione. Essi sono: Costantino
Andrea, Genre Eric, Souiier Oriana, tutti e tre del quartiere del
Collaretto; Giachero Patrizia dei
Gay, Martinat Tiziana di Roccapiatta, Rivoiro Ciaudia del Roc,
GardioI Graziella di San Bartolomeo. Ai nuovi membri di Chiesa rinnoviamo i nostri più fervidi auguri di una vita di fede,
ricca di esperienze spirituali, di
frutti per il Regno di Dio, fedele
fino alla fine.
Nel pomeriggio della domenica delle Palme, l’Unione Femminile ha offerto ai nuovi membri
un simpatico ricevimento insieme alle loro mamme, con giochi
vari e una tazza di thè con vari
dolci, ricevimento inteso a sviluppare la comunione fraterna
fra le varie generazioni.
• Domemea 6 maggio; Assemblea di Chiesa per la elezione dei
deputati alla Conferenza Distrettuale e al Sinodo.
• Domenica 13 maggio, ore
15, Feste di chiusura della Scuola
Domenicale con incontro con i
genitori, e tutti i membri di Chiesa. Gli alunni offriranno un interessante programma di recite e
canti, seguito da ricevimento con
gelato, thè e dolci. Tutti sono
cordialmente invitati.
VILLAR PELLICE — I culti
del periodo pasquale sono stati
ben frequentati e ci hanno offerto l’opportunità d’incontrare
fratelli e sorelle di altre comunità o velluti dall’estero in occasione di quelle celebrazioni.
Particolarmente nutrite le assemblee dei culti delle Domeniche delle Palme e di Pasqua, nel
corso dei quali sono stati ammepi in chiesa attraverso il battesimo o la confermazione dell’alleanza del loro battesimo 14
giovani (13 alla Dom. delle Palme eia Pasqua). I loro nomi
sono : Ayassot Dario, Baridon
Franco, 'Berton Giulio, Charbonnier Giovanni, Garnier Loris, Geymonat Pier Paolo, Melli
Maurizio, Molino Sabrina, Negrin Roberto, Paget Danilo, Rosani Alberta, Sobrero Renzo,
Vian Ottavio, Levra Silvano. Il
Signore accompagni questi giovani in una ricerca di fede sempre viva ed in un gioioso servizio nella chiesa e nella società.
Ringraziamo la Corale, diretta da Franco Taglierò, per l’apprezzato contributo dato al culto di Pasqua.
• Domenica 6 maggio, tempo
permettendo, passeggiata a piedi della Scuola Domenicale nel
Vallone di Subiasco. Il culto nel
tempio alle ore 10,30 sarà presieduto dal predicatore locale
Dino GardioI (San Giovanni),
che ringraziamo per la sua collaborazione.
• Domemea 13 maggio avrà
luogo l’Assemblea di Chiesa con
il culto che inizierà alle ore 10,15
invece che alle ore 10,30.
POMARE’TTO — Al termine
della loro preparazione. catechetica sono entrati nella piena comunione della Comunità: Baret
Luisella, Bernard Enrico, Bleynat Erica, Brazzale Mara, Bosco
Massimo, Bounous Ester, Bruno
Patrizia, Canavese Lorenzo, Castagna Orietta, Clapier Danilo,
Clot Piero, Clot Varizia Lorena,
Costantino Orietta, Coucourde Alessandro, Coucourde Dino, Girletto Omelia, Grill Laura, Long
Patrizia; Micol Andrea, Pascal
Mara, Peyronel Franca, Peyrot
Fulvio, Pons Anita, Pugliese Elena, Refoum Manrico, Reynaud
Nicoletta, Ribet Cristiana, Ribet
Emmanuela, Ribet Roberto, Ribet RosseUa, Rostagno Federica,
Tron Antonella, Tron WUma, Vinçon Fabrizio.
Li accogliamo con gioia augurando loro di poter dare un seguito alla loro confessione di fede. Anche per loro Gesù ripete
« Io sono con voi » e nella sua
promessa risiede la nostra vera
speranza ed il proseguimento
della ricerca della nostra fede
non sarà vano.
• Lunedì 23 aprile hanno fatto
benedire il loro matrimonio Vinay Luisella di Pomaretto e Polliotto Valter di San Pietro Val
Lemina. Che il Signore sia sempre presente in questo nuovo focolare che ha iniziato sotto il Suo
sguardo una nuova vita in comune e sia la loro costante guida.
La Comunità augura loro felicità e bene.
• Lunedì 23 aprile ha avuto
luogo il funerale della nostra sorella Poët Elvira ved. Genre di
Pomaretto deceduta presso l’Asilo Valdese di San Germano Chisone all’età di anni 88. Ai familiari la simpatia cristiana della
Comunità tutta.
Comunicare
la storia
La Società di Studi valdesi e
il I Circuito organizzano per
sabato 12 maggio, presso la Foresteria Valdese di Torre Pellice,
un convegno sul tema: « La storia valdese: perché e come comunicarla? ».
Il programma prevede;
— ore 9: Bruna Peyrot: « La storia valdese: perché e come
comunicarla? » - Hilda Girardet: « Il ruolo del documento nella didattica della storia ».
— ore 12,30: pranzo.
— ore 16,30: Paolo GardioI; « E
sperienze di didattica della
storia » - Gruppo catechisti di
Pinerolo: « L'Antico Testa
mento dalle origini a Gesù ».
— ore 19,30: cena.
— ore 21: Giorgio Tourn: «Memoria e identità nella storia
valdese ».
Per le iscrizioni rivolgersi alla
Foresteria Valdese - 10066 Torre
Pellice - Tel. 0121/91.801.
Costo dei pasti L. 7.000 cadono.
# Hanno collaborato a questo
numero: Bruno Gabrielli,
Enos Mannelli, Luigi Marchetti, Teofilo Pons, Roberto
Romussi, Cipriano Tourn, Silvio Vola.
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Giovedì 3 maggio
□ IL FUTURO
DEL LAVORO
POMARETTO — Il consiglio del III
Circuito promuove un dibattito presso
Il Teatro del Convitto Valdese sul tema « Il lavoro; quali prospettive? », con
inizio alle ore 20.45. Intervengono Aldo
Ferrerò e Claudio Tron.
Venerdì 4 maggio
□ FIRMATA L’INTESA,
QUALI PROSPETTIVE?
PINEROLO —■ La Fgei valli organizza
alle ore 20.30 presso la Sala Valdese
(via dei Mille 1) una tavola rotonda sul
tema ■■ Firmata l'Intesa, quali prospettive? ». Partecipano Bruno Bellion, Franco Glampiccoli, Sergio Ribet.
Sabato 5 maggio
□ TELEPINEROLO
CANALE 56-36
Alle ore 19 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l'Evangelo »
(a cura di Marco Ayassot, Attillo Fornerone e Paolo Ribet].
Domenica 6 maggio
n INCONTRO CON IL
CONSIGLIO
NAZIONALE F.F.E.V.M.
PINEROLO — Il Consiglio Nazionale
della Federazione Femminile Evangelica Valdo-Metodista si incontrerà a Plnerolo con le Unioni Femminili del Distretto (al Tempio Valdese, Via dei
Mille 1).
Il programma della giornata prevede:
ore 10: Partecipazione al culto, presieduto dal Consiglio Nazionale, con la
■comunità di Pinerolo;
ore 11.30; Presentazione delle Unioni:
ore 12.30: Pranzo al sacco (un piatto
caldo verrà offerto dalla comunità di
Pinerolo);
ore 14.15: Ripresa dei lavori con una
introduzione della Presidente;
ore 16.30: Intervallo con thè;
ore 17.30: Chiusura dell'incontro.
Verranno organizzati servizi di pullman per le due Valli.
Per informazioni e iscrizioni (da effettuarsi entro e non oltre il 30 aprile 1984) rivolgersi a:
— per la Val Pellice: Jole Tomasini Tel. 91059;
— per le Valli Germanasca e Chisone;
Katharina Rostagno, Tel. 51372.
Essendo questa un'occasione di incontro e di scambio di opinioni con il
Consiglio — anche in vista del prossimo congresso — ci auguriamo che
ogni Unione Femminile sia rappresentata.
il Consiglio
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.30 (circa): Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi dei II
Circuito.
Giovedì 10 maggio
□ CORSO OPERATORI
DELLE CASE PER
ANZIANI
VILLAR PELLICE — La commissione
Diaconia della Tavola Valdese organizza presso la Casa per Anziani Miramonti un corso di aggiornamento per
operatori deile case di riposo. Il corso ha inizio alle ore 9.30 e termina alle ore 16.30.
Il corso verrà ripetuto presso la Foresteria di Torre Pellice con lo stesso
orario, venerdì 11 maggio.
Giovedì 17 maggio ~
□ INCONTRO
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
La riunione dei collaboratori avrà
luogo a casa Gay via Cittadella 8 Plnerolo, con inizio alle ore 20.30.
5
4 maggio 1984
Vita delle 4^ese 5
p $
»
^ 'Si
IMPARIAMO A CONOSCERCI: CHIESA VALDESE DI FORANO
Nella bassa Sabina
Forano, comune di 2.150 abitanti, a 55 Km. a Nord di Roma,
disteso su uno dei tanti dolci
colli della bassa Sabina, con di
fronte la piana del Tevere ed il
monte Soratte, vede da oltre 100
anni la presenza di un protestantesimo sorto nel periodo risorgimentale.
La comunità, costituitasi come
chiesa libera, per opera del pastore Angelini, un ex prete dello
stesso centro, vive ai primi del
secolo, il suo periodo di massima dinamicità e consistenza numerica.
Con l’aiuto delle chiese americane, si comperano terreni e
si costruiscono due ville alla
sommità del colle, una di queste
servirà poi anche come casa pastorale. Ma a testimoniare dell’aspetto sociale che l’opera vuol
avere, sono presenti la Banca Agricola, la scuola di merletti a
tombolo, il circolo ricreativo,
la fanfara, le scuole elementari
con annesso l’asilo a tempo pieno; il Monte Frumentario, specie di consorzio agrario molto
importante, per neutralizzare il
fenomeno delle sementi vendute a prezzi di usura. Circa 60
ettari di eccellente terreno agricolo, sono dati a coltivare ai
membri di chiesa che non trovavano più lavoro altrove, perché protestanti.
Alla morte del pastore Angelini l’opera viene portata avanti
dalla moglie signora Arabella
Chapman e dai pastori inviati
dalla Tavola.
La suddivisione fra i parenti
delle vaste proprietà fino allora
intestate al past. Angelini, segna
l’inizio del declino della vita comunitaria e sociale. Piano piano
si chiudono tutte le opere: la
gloriosa scuola elementare sarà
chiusa dal fascismo per: « non
conformità alle norme igieniche... ».
La scuola, trasformata in casa pastorale, sale di attività e
tre negozi, la chiesa, con annessa una piccola foresteria ed un
giardino, costituiscono oggi il
patrimonio immobiliare della
chiesa di Forano.
Passano le generazioni, la
campagna non è più sufficiente
per garantire un minimo di benessere e comincia l’odissea senza fine dei giovani che partono.
All’istituto Serenissima di Venezia, a Vallecrosia, all’istituto
Portici di Napoli, al Ferretti, al
Gould di Roma e di Firenze, agli
Artigianelli di Torino, qualche
ragazza in Svizzera, diremmo oggi alla pari. Quelli che restano
cercano lavoro a Roma.
Forano può ancora considerarsi cintura esterna di Roma;
gli autobus che partono per la
stazione alle 4^0, alle 5,30 e alle
6,30 del mattino, cadenzano il
tempo della giornata lavorativa
dei foranesi, infatti anche per
quelli che restano il lavoro comincia presto.
La comunità è costituita da
commercianti, artigiani, operai,
agricoltori ed altre categorie in
numero più ridotto. Molti sono
i pensionati.
La comunità è attualmente costituita da 115 membri comunicanti, dei quali 73 elettori con
una popolazione di 135 unità, oltre ad una ventina di persone
che pur avendo confermato la
loro lede, haimo poi cessato da
anni i rapporti con la chiesa.
La Via del Passeggio, sulla
sommità del colle dove sorge anche la chiesa, raccoglie il 30%
circa delle famiglie valdesi e
gran parte dei membri di chiesa,
vivono a Forano. In pratica non
vi è quasi diaspora.
La media delle presenze ai
culti è sulle 40 persone. Abbiamo una assistenza dei bambini
durante i culti, una scuola domenicale di 4 bambini, un corso
di catechismo in formazione, un
gruppo giovani con una quindicina di presenze che recentemente ha deciso di federarsi alla
FGEI. Uno studio biblico, un
piccolo gruppo corale con qualche difficoltà a reggersi, un
gruppo donne non ancora federate ma molto vivo e presente
nella vita e nel servizio della
chiesa. Un incontro quindicinale
con un gruppo di donne cattoliche e incontri sporadici, ma di
buona testimonianza con la parrocchia locale. Nulla di più della classica struttura della vita
delle nostre comunità, ma neppure nulla di meno.
Dati sui quali riflettiamo seriamente sono quelli dei matrimoni misti e dei battesimi.
Negli ultimi 24 anni, in chiesa
sono stati celebrati 3 matrimoni e negli ultimi 16 anni, sono
stati celebrati 3 battesimi di
bambini e tutti figli della stessa
famiglia.
Questo numero esiguo di atti,
è dovuto al fatto che i matrimoni sono per lo più misti e
quindi avvengono sovente di
fronte al, sindaco, e per quanto
riguarda i bambini non sono
battezzati con forte rischio di
esserlo poi in chiesa cattolica.
Questo problema lo presentiamo perché forse non è solo della nostra comunità. Noi siamo
aperti aH’ecumenismo, vediamo
questo come un’esigenza della
cristianità, che studia come curare validamente le sue lacerazioni. Ma proprio perché il problema è aperto, vuol dire che
non è risolto. Come nelle diapositive, l’immagine della Parola
c’è, ma sta a noi tener presente
il « sonoro ».
La comunità di Forano sta
comunque ritrovando la sua
realtà di vita, di servizio e di
testimonianza, nella consapevolezza di aver ancora un compito
da svolgere là dove Dio l’ha posta. In questo rinnovato impegno, la Tavola ha anche sostenuto grosse spese per la manutenzione straordinaria della chiesa e della casa pastorale, mentre all’interno della comimità si
pensa a come rendere più agibile
la foresteria, si pensa di rimettere in ordine il ¡giardino e quanto
era fuori uso. Lo spirito è un
po’ quello del ; « dresser l’église »,
mettere in piedi la chiesa, in
tutti i sensi ed in tutti i campi.
FEDERAZIONE CHIESE EVANGELICHE
Sicilia - Calabria :
la pace al centro
La lotta per la pace rimane al
centro delle attività della Federazione delle Chiese Evangeliche di
Sicilia e di Calabria. Lo ha stabilito l’Assemblea della Federazione, svoltasi nei locali della
Chiesa valdese di Catania domenica 1° aprile con la partecipazione dei delegati di 9 chiese
membro — Catania battista, Catania valdese. Cèntro Evangelico
di Lentini (battista), Messina
(valdese), Palermo-Noce (valdese e metodista), Reggio Calabria
valdese, Riesi (valdese). Scicli
(metodista), Siracusa (battista)
— e della FGEI (Fed. Giov. Evangelica) regionale.
Una mozione « di lavoro » ha
chiuso il dibattito sulla questione pace, alla quale è stata riservata l’intera mattinata; un Consiglio completamente rinnovato
— composto da Arcangelo Pino,
presidente; da Elena Chines, vice presidente e tesoriere ; da Mario F. Berutti, segretario della
Commissione di servizio per la
pace — garantirà, insieme con gli
altri 2 membri della Commissione — Salvo Rapisarda e Bruno
Gabrielli — sia il mantenimento
dei contatti e dei rapporti di collaborazione della Federazione col
movimento per la pace, sia l’organizzazione di iniziative di sensibilizzazione e di approfondimento dell’argomento tra le chiese-membro. In particolare, la
FCESC aderisce alla campagna
per la legge di iniziativa popolare lanciata dall’Assemblea Nazionale dei Comitati per la Pace,
che in Sicilia si è aperta simbolicamente ir 25 aprile davanti al
cancello principale della base
NATO di Comiso nel corso di
im’azione diretta nonviolenta.
D’altra parte, è stata affidata al
Consiglio l’organizzazione di un
« giro » di visite, a maggio, fra
le comunità evangeliche siciliane, con l’ausilio dei materiali au
diovisivi del Centro di Documentazione e di Iniziative per la Pace di Catania, e la preparazione
di due incontri regionali sulla
pace, imo a carattere biblico-teologico, l’altro fra i fratelli più
impegnati nei comitati.
Nel pomeriggio l’Assemblea ha
affrontato altre questioni, in particolare quella della predicazione
attraverso i mezzi di comumcazione di massa. La formazione
di « predicatori radiofonici » era
stata in passato uno d^li impegni qualificanti della Federazione
regionale: negli ultimi due anni,
invece — anche per via delle
mutate esigenze espresse dalla
Federazione nazionale — l’argomento non è stato ripreso. Al
Consiglio è stato affidato il compito di verificare l’opportunità di
un nuovo convegno di formazione in questo senso e della produzione di prógrammi registrati '
per quelle radio private che risultassero disponibili a concedere spazi.
L’Assemblea ha concluso i lavori con l’elezione del Consiglio,
il quali ha nominato a sua volta i due membri esterni della
Commissione pace.
Lasciano l’esecutivo il presidente uscente Salvo Rapisarda,
Edwige Schmidt ed Ettore Panascia, che all’apertura dei lavori
aveva predicato su Efesini 4;
11-16. B. G,
Emilio Nitti
Il 24 aprile è mancato a Na^
poli il fratello Emilio Nitti che
da due anni era gravemente ammalato ma non si era mai arreso e aveva proseguito con fede e
tenacia il suo cammino. La redazione dell’Eco-Luce, a cui Emilio ha dato per anni una validissima collaborazione, lo ricorda
con affetto e riconoscenza e manifesta la sua solidarietà a tutti
i familiari.
CORRISPONDENZE Sicilia
Milano: un documento suH’ecumenismo
%
Le due chiese di Milano hanno
fatto pervenire il seguente documento votato in assemblea congiunta.
«L’Assemblea delle Chiese Metodista e Valdese di Milano, riunitasi il giorno 8 aprile 1984 in
via Francesco Sforza,
udita la relazione del gruppo
di studio del documento denominato BEM,
si rallegra che sia stato compiuto un ulteriore sforzo, da parte delle chiese cristiane che hanno collaborato alla redazione del
documento, per una comune riflessione sui temi del Battesimo,
della Santa Cena e dei Ministeri, con il sincero intendimento di
comprendersi vicendevolmente.
Indica nel costante confronto
con la Parola di Dio il solo metodo per approfondire la reciproca conoscenza nella ricerca di
una piena fedeltà alla vocazione
rivolta a tutte le chiese.
Riconosce:
a) che è di fatto avvenuto un
avvicinamento reciproco per
quanto riguarda la comprensione del Battesimo, tanto che la
sua unicità potrebbe sin d’ora
essere riconosciuta da tutte le
chiese cristiane;
b) che la centralità e l’unicità
del sacrificio di Gesù Cristo sono
accettate da tutte le chiese cristiane che si confrontano sulla
Santa Cena, ma che altre divergenze richiedono ulteriori approfondimenti, prima di poter arrivare al riconoscimento reciproco;
c) che è positivamente riconosciuta da tutte le chiese cristiane
una certa varietà di ministeri,
ma che le posizioni delle diverse
chiese sono tuttora estremamente differenziate sui problemi
fondamentali dei ministeri.
Auspica che i problemi tuttora
aperti, anche perché spesso legati alla tradizione delle chiese e
alla loro storia, siano affrontati
in un confronto fraterno, come
avvenuto ultimamente, nel risi>etto delle reciproche posizioni.
Indica alcuni dei maggiori problemi alla attenzione, allo studio
ed alla preghiera dei singoli
membri di chiesa e delle comunità:
a) l’eccessivo sacramentalismo;
b) il richiamo alla tradizione
delle chiese storiche come elemento di continuità e di forza positiva delle chiese;
c) la mancanza di intercomunione tra diverse chiese cristiane (ortodosse, protestanti, cattoliche);
d) il rifiuto da parte di alcune
chiese del ministero pastorale
femminile;
e) la mancanza di una maggior apertura verso i ministeri
non « ordinati »;
f) il problema della autorità
papale;
g) il significato di autorità;
h) la successione apostolica.
Chiede che si continui sulla via
intrapresa, nella speranza che il
Signore indicherà via via la strada da percorrere per arrivare a
una credibilità maggiore della testimonianza delle chiese che si
richiamano tutte ad un unico
Signore ».
Valdesi e medicina
FERMO-PORTO S. GIORGIO
(Pescara) — La nostra piccola
chiesa è interessata ad una importante iniziativa culturale che,
pur non essendo voluta e organizzata da noi, ci deve vedere
impegnati in prima persona.
Nei giorni 11, 12 e 13 maggio
lo ’’Studio Firmano” celebrerà la
sua XVIII Tornata per gli studi
storici dell’arte medica e della
scienza sul tema: « La medicina
e le scienze nei secoli XI-XIIXIII, senza nessuna preclusione
alla direzione dell’indagine, sia
che ci si rivolga di preferenza
alla persona od alla sua opera,
ed al disopra di ogni barriera di
città e nazioni ».
Tra i vari interventi segnaliamo quello di Adriano De Luna,
giovane studioso fermano e nostro fratello in fede, che nell’autoriassunto scrive: « I Valdesi
’’ultimi cristiani” del medioevo e
’’primi protestanti della storia”,
le sofferenze e le speranze, le realizzazioni e le persecuzioni.
Una comunità di credenti che
nel buio del medioevo riscopre
gli ideali evangelici della povertà,
della libera predicazione, della
eguaglianza, della non violenza.
L’A. dopo aver esaminato gli
aspetti poco conosciuti della storia valdese nei secoli XII e XIII
si sofferma sull’attività assistenziale e medica dei ’’barba” che
nei fatti demolisce alcune fumose accuse di ’’analfabetismo” e
’’stregoneria” ».
Altra relazione interessante do.
vrebbe essere quella del prof.
Pietro Daglio di Torino che, tra
le altre cose, afferma: «Mentre
si parla di Lutero. Le radici socio-culturali della riforma nel
XII sec., fino al malinteso rinascimentale scientifico-religioso ».
« Tra i precursori della Riforma
protestante va incontestabilmente riconosciuto Pietro Valdo ».
Nei circuiti
L’anno ecclesiastico volge al
termine col mese di maggio e
diversi circuiti hanno già annunciato le loro assemblee conclusive. Il 12 maggio sono annunciate le assemblee del IV
(Piemonte e Val d’Aosta) a Torino e del VI (Lombardia - Piemonte orientale) a Bergamo.
Domenica 20 maggio si riunirà
a Pisa il X (Toscana - Liguria
orient.). A Torino l’Assemblea
di circuito si trasformerà in im
convegno; alle 15 il pastore Ennio Del Priore parlerà sul tema
« Chiamati ad essere testimoni
oggi », introducendo lo studio
del documento dell’Alleanza Riformata che il Sinodo ha inviato alle chiese per lo studio e che
è stato edito dalla Claudiana.
Nell’anno in cui il Sinodo ha
riproposto all’attenzione delle
chiese il tema della presenza
evangelica nel meridione, il IV
circuito ha i^nsato di organizzare una visita alle chiese vaidesi e metodiste della Sicilia per
una reciproca conoscenza e uno
scambio di informazioni sulla
vita e i problemi delle rispettive comunità. In gran parte da
Torino, ma con una piccola rappresentanza anche dalla Liguria
e dalle Valli, il gruppo di 18 persone partirà da Torino il 31 maggio sera e vi ritornerà il 7 giugno. Sono in corso contatti con
il sovrintendente del XVI circuito per definire i dettagli del
giro che dovrebbe partire da
Messina, scendere nel sud della
Sicilia e attraverso il centro
giungere a Palermo con una
puntata all’estremo ovest prima
di ripartire. E’ possibile che siano ancora disponibili uno o due
posti. Chi fosse interessato si
rivolga per informazioni al past.
F. Giampiccoli (011/65.82.67).
IVREA — Venerdì 4 maggio alle ore
21 per II Centro Evangelico di Cultura
il pastore Bruno Rostagno parlerà sul
tema: « Barmen 1934, la protesta della
Chiesa di fronte allo stato totalitario »,
nei locali della Chiesa valdese. Stradale
Torino 217.
VALLECROSIA (IM) — Nei giorni 5 e
6 maggio, prresso la Casa valdese, si
terrà l'annuale incontro di bambini, genitori e monitori organizzato dalla Federazione delle chiese evangeliche In
Liguria e dal Circuito valdese-metodista.
6
6 prospettive bibliche
4 maggio 1984
FRANCIA
Bibbia e informatica
E’ in funzione da pochi mesi a
Parigi, informa il bollettino d’informazione della Federazione delle chiese evangeliche in Francia,
un’associazione denominata « Bible et Informatique Multi Médias » che si propone di creare
la più importante banca di dati
biblici in Europa.
^ Questa iniziativa è nata sotto
l’egida dell’Associazione intemazionale « Bible et Informatique »
la cui sede si trova all’Abbazia
benedettina di Maredsous (Belgio). Si tratta di uno sforzo gigantesco mediante il quale questi benedettini hanno preso l’iniziativa (e si sono assunti il rischio) di impiantare la Parola di
Dio nel cuore delle tecniche di
avanguardia e di inaugurare, riunendo attorno a questo progetto
diversi collaboratori (informatici, linguisti, biblisti), un nuovo
modo di essere per la presenza
del messaggio secolare nella realtà della civiltà elettronica.
L’avventura, cominciata negli
anm ’70 da due benedettini, trasformatisi in informatici, ha già
prodotto dei fmtti impressionanti che testimoniano della
maestria tecnica del igruppo.
L|esistenza di ima grande banca
di dati e di codici adattati al
trattamento dei testi di lingue
antiche (ebraico, greco, latino,
arabo, siriaco, ecc.) e moderne,
ha permesso di pubblicare:
— Una Table pastorale de la Bible (Lethielleux 1974, 1200 pa
gine);
— Due nuove edizioni complete
della Bibbia con note: Bible
de Maredsous, Brepols 1978 e
Traduction oecuménique de la
Bible, tre volumi, le livre de
poche 1979;
— La Concordance de la Bible de
Jérusalem, Le Cerf, Brepols
1982;
— A Concordance to thè Apocrypha / Deuterocanonical Booìcs
of thè Revised Standard Version, Ecrdmans 1982.
Un bollettino itrimestrale (Interface) è destinato a far conoscere le attività del Centro Informatica e Bibbia. Questo bollettino cerca di far prendere coscienza a cristiani e non cristiani
della loro responsabilità davanti
aUa presa che i nuovi mezzi di
comunicazione di massa hanno
sull’uomo e sulla società.
In questo spirito l’Associazione
ha cominciato a promuovere diversi progetti:
— sviluppo di sistemi di gestione automatizzati delle biblioteche di scienze religiose (programma Bibos);
— creazione di un gruppo di riflessione sull’impatto delle
nuove tecnologie di comunicazione sulla cultura religiosa
(allargamento del progetto iniziale « Bibbia e banca dati »).
L'Associazione francese « Bible
et Informatique Multi Medias »
ha sede in me du Bac 106, 75007
Parigi.
Tra il dovuto e il gratuito
(segue da pag. 1)
scente.
I dieci sono stati guariti obbedendo all’ordine (all’invito, alla parola, si dica come si vuole)
di Gesù che li manda, ma il solo ad essere salvato è lui che ritorna a Gesù, senza che questi
10 chiami, senza che gli chieda
nulla, torna guarito non solo nel
corpo ma nell’intera vita, guarito di fuori e di dentro, reintegrato non solo nel suo contesto
sociale ma nella sua umanità,
rinato ad una nuova vita, ad una
nuova visione della vita. E tutto questo per merito di Gesù perché è lui che gli ha dato la forza di spezzare la sua emarginazione osando sperare nella vita.
II samaritano è salvato perché
capisce che alla radice della sua
vicenda con Gesù sta la grazia,
capisce che ciò che ha ricevuto
gli è stato dato senza essergli
dovuto. Leggendo in retrospettiva la sua vicenda scopre che ha
un senso e il suo senso è dato
dalla grazia di Dio. La salvezza
si riceve e si vive quando si capisce la grazia. Ed è la grazia
che provoca la riconoscenza.
L’intera nostra esistenza è tesa fra due realtà: il dovuto ed
11 gratuito, fra ciò che ci spetta
e ciò che ci è dato, fra il nostro
diritto ed il nostro ricevere. Nel
dovuto-diritto non c’è riconoscenza, non ci può essere perché
c’è solo la matematica della verifica; solo nel gratuito-ricevuto
c’è riconoscenza perché c’è dono
e dove c’è dono c’è grazia e dove c’è grazia c’è Dio perché Dio
è grazia.
Il donare e ciò che gli è corrispondente, cioè il ricevere, salvano perché aprono la prospettiva del mondo di Dio. Incamerare il dovuto non salva perché
non apre nessuna prospettiva.
Anzi rinchiude i rapporti e le situazioni in termini di legge, di
merito, di paga.
E la riconoscenza sola salva
nel senso che apre una prospettiva nuova nell’animo di colui
che la vive. La riconoscenza non
salva chi la riceve, chi ne è oggetto, ma chi la dà. Gesù non è
toccato, trasformato, rinnovato
dalla riconoscenza del samaritano, è lui che è trasformato e
diventa un uomo nuovo. I genitori non hanno bisogno della
gratitudine dei propri figli, né i
maestri di quella dei loro allievi, più di quanto Dio abbia bisogno della nostra riconoscenza.
Sono i figli, gli allievi, noi che
abbiamo bisogno della nostra riconoscenza, bisogno per essere
uomini e non robots, creature
che respirano, pensano, vivono,
si muovono.
Tutto questo è molto evidente e non ci vuole molto a capirlo, a far problema è però un altro fatto: il dovuto ed il donato
sorto ormai così difficili da definire nella nostra vita di uomini bianchi moderni, così intrecciati da rendere problematica la
distinzione. Ciò che per la generazione dei nostri padri era un
dono, per noi adulti era già dovuto e ciò che nella nostra infanzia è stato dono è ormai dovuto per i nostri figli. La frontiera fra i due è difficile da de
finire così come lo è la frontiera
fra necessità e superfluo. Per le
giovani generazioni il superfluo
ha assunto i caratteri di urgenza e di pregnanza dei bisogni essenziali. Non a caso l’uomo è ormai interpretato in chiave di
realizzazione di sé più che di ricezione di senso. Sei ciò che realizzi e proietti di te stesso, non
ciò che gratuitamente ti fa essere.
”La tua fede ti ha salvato” può
significare per noi una battuta
d’arresto in questo dilagare del
dovuto, un far fare marcia indietro alla nostra naturale tendenza per riconquistare il senso
del gratuito anche laddove oggettivamente si può trattare di
dovuto. La fede che ci salverà
dalla morsa del dovuto, dell’impietoso anonimato della legge, è
forse la capacità di leggere la
grazia nel reale, il percepire cioè
che nulla è dovuto perché Dio
non ci deve nulla pur dandoci
tutto.
Su questo ci sarebbe da discutere perché gli uomini non sono
fatti in serie e ci sono delle esistenze in cui non ci sembra essere alcun dono ma solo pena.
Quando dico: Dio ci dà tutto,
intendo dire che quanto nella
nostra vita ha senso e valore nasce da un rapporto di gratuità,
non di dovere. E’ salvato chi lo
vede, lo capisce, lo accetta. E da
dove parte la riconoscenza se
non da questa scoperta? Per
questo fede e riconoscenza sono
la stessa cosa.
Giorgio Toum
GIOBBE - 9
IL SERVO SOFFERENTE
DELL’ETERNO
L’abbiamo visto: neppure Giobbe è senza incrinature e falle; neppure Giobbe è
senza peccato, anche se non si tratta dei
peccati che s’immaginano i suoi pii amici. Anche Giobbe, per poco o per molto,
almeno per un tratto, si è lasciato trascinare, nella sua angoscia, a considerare il
rappiorto con Dio in termini in qualche
modo interessati. Ha servito Dio « per
niente », cioè gratuitamente? La cosa non
è stata così perfettamente limpida, e anche Giobbe ha dovuto essere giustificato
«per niente», gratuitamente da Dio. E’
un uomo, Giobbe; un credente come ce
n’è pochi, ma peccatore; l’impulso incoercibile a giustificarci si annidava anche nella sua calda e profonda umanità e nel
suo rapporto con Dio.
Giobbe e Isaia 53
Eppure Giobbe è il « servo dell’Eterno »:
quando ne parla, Dio dice sempre « il mio
servo Giobbe ». Ed è un servo che ha descritto così il suo servizio (ministero):
« Salvavo il misero che gridava aiuto e
l’orfano che non aveva chi lo soccorresse. Scendeva su me la benedizione di chi
stava per perire e facevo esultare il cuore della vedova. La giustizia era il mio vestito, la probità il mio mantello e il mio
turbante. Ero l’occhio del cieco, il piede
dello zoppo; ero il padre dei poveri e studiavo a fondo la causa dello sconosciuto.
Spezzavo la mascella dell’iniquo e gli facevo lasciar la preda che aveva fra i denti... la rnia parola scendeva su loro come
una rugiada. Io sorridevo loro quand’erano sfiduciati ed ero come un consolatore
in mezzo agli afflitti» (29: 12-25). Non è
un programma messianico, da « unto » del
Signore, da servo dell’Eterno? non è ’’tipico” di ciò che sarà il ministero di Gesù?
Ma, soprattutto, Giobbe è un servo sofferente dell’Eterno. Molti hanno sottolineato il forte parallelo che c’è fra lui e
la figura dell’ebed YHWH, del « Servo dell’Eterno » nei noti canti del 2° Isaia, e in
modo specialissimo nel cap. 53 (che, non
a caso, la primissima predicazione cristiana, riferita nei primi capitoli degli Atti, ha decisamente applicato a Gesù: 3:
26; 4; 30; lo stesso messaggio elle gli scritti giovannici, 4° Evangelo e Apocalisse, esprimono parlando dell’Agnello di Dio).
Naturalmente, Giobbe è solo « l’ombra di
cose avvenire » (Col. 2: 17). La sua sofferenza non è innocente, anche se lo è ri
Senza risposta
a cura di Gino Conte
Ma esiste, un Giobbe? Non intendiamo domandarci se Giobbe sia stato una figura storica. ^ si è visto iniziando questa riflessione: quand’anche l’autore abbia potuto riferirsi a un’antica t:m.dizione relativa a un uomo paziente nell’avversità, non è
questa eventuale ’’storicità” che conta, e del resto l’autore rifonde in una prospettiva del tutto nuova, tormentata e sconcertante, il racconto, per fame veicolo del suo
messaggio nuovo. Esattamente come è possibile, ad esempio, che narrando la parabola del samaritano, Gesù si sia riferito a un fatto di cronaca realmente avvenuto; ma non è da questa eventuale ’’storicità” che dipende il suo messaggio. No — vogliamo domandarci: ma esiste ”in natura” un uomo che abbia avuto, o abbia l’atteggiamento di Giobbe, la fedefedeltà di Giobbe?
spetto alle accuse religiose degli amici;
e tanto meno è vicaria e redentrice; egli
indica oltre se stesso. Proprio come la figura storica alla quale, forse, si riferiva il
2” Isaia, scrivendo il cap. 53, era «ombra»
— luminosa, per la fede — di colui che
doveva venire.
Sicché, osserva W. Vischer, « il libro di
Giobbe travalica il suo quadro. C’è un uomo che risponda veramente alla buona
volontà del Creatore e che giustifichi l’opera della sua creazione? Questa domanda essenziale, il libro la gira a Dìo. Le
parole di Giobbe non sono la risposta...
Sono piuttosto un grido, una preghiera
affinché venga — una testimonianza, una
promessa che verrà l’uomo unico al quale
Dio darà la risposta per tutti. Una volta
ancora il libro eccede il proprio quadro
e annuncia l’Evangelo di Gesù Cristo, il
Figlio dell’uomo che. Servitore del Signore, gli resterà fedele fino alla morte » (p.
68).
Giobbe: Cristo in fiiigrana
In Gesù accade questo: « Dio prende la
grande, inverosimile decisione di venire
egli stesso a rispondere e a far tacere
l’Accusatore... viene a prendere il posto
di Giobbe. Viene a essere Giobbe », osserva R. de Pury, che sviluppa (p. 65 ss.)
uno stupendo parallelo Giobbe/Gesù, senza alcuna forzatura. Fin dalla tentazione
— e sappiamo che si è ripresentata incessantemente, in cento forme, durante il suo
ministero — Satana affronta Gesù sollecitandolo, sfidandolo a valersi, magari anche a fini altruistici, dei vantaggi della
sua posizione, dell’interesse che gli può
venire dall’essere Figlio di Dio. Gesù però rifiuta, rwiste; come Giobbe, non serve Dio per interesse; lo serve perché lo
ama. Come Giobbe, Gesù gode del tempo
del favore popolare, del successo del suo
ministero, dell’autorità riconosciuta (almeno da molti) del suo insegnamento,
della potenza con cui agisce per i malati,
i poveri, i peccatori. Poi verrà la sofferenza, e con la sofferenza, fin dai primi segni
premonitori, l’isolamento, l’abbandono.
All’annuncio della croce, Pietro, l’amico
appassionato, non reagirà come un novello Elifaz? « Dio ne guardi, questo non
può succederti! Se sei il Servitore fedele
di Dio, come crediamo, come potresti fallire, finir male?! Sarebbe il trionfo dell’irreligione, dell’immoralità. No, non sai
quel che dici », parafrasa de Pury. E Gesù riconosce in Pietro l’avvocato del diavolo, proprio come Giobbe in Elifaz e negli altri: né l’uno né gli altri hanno « il
senso delle cose di Dio »; ragionano in
termini umani, religiosi fin che si vuole.
Non hanno idea di che voglia dire servire
Dio gratuitamente, per amore.
Durante la”settimana santa” (singolare
’’santità”, scandalosa per la religione e la
morale) Gesù conosce a fondo l’avvilimento, l’abbandono e l’angoscia di Giobbe (16:
11.17): « Iddio mi dà in balìa degli empi,
eppure le mie mani non commisero mai
violenza ». Sulla croce, la tentazione antica riecheggia, schernitrice negli avversari, dispierata fino al rancore negli amici:
«Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce! ». Se Dio non lo libera, evidentemente
non è il servitore giusto, è un peccatore,
un impostore; oppure il suo Dio non esiste. E mentre Dio tace, mentre trionfano
la menzogna, l’ingiustizia, la malvagità, il
dolore, Gesù grida dal fondo dell’abisso
oscuro e angoscioso: « Dio mio, perché mi
hai abbandonato? », questo grido antico
che riassume tutto il lamento e la protesta di Giobbe e al tempo stesso si affida
a Colui che lo abbandona: « Eppure io so
che il mio Vindice vive... Padre, nelle tue
mani rimetto il mio spirito », la mia causa.
Tardi, ma finalmente a Giobbe Dio ha
risposto. A Gesù, no. Non c’è risposta, al
Golgota, non accade nulla e Gesù muore.
La ’’gratuità” dell’ubbidienza, del servizio,
dell’amore di Gesù per Dio è totale: storicamente, secondo la nostra esperienza
umana, non c’è stato ’’lieto fine”. Il vero
Giobbe è stato dunque lui; nemmeno
Giobbe era giunto a questo punto di
’’gratuità”, di spoliazione, di amore nudo
per Dio. Gesù è il « secondo adamo », il
« nuovo adamo », quello che nessun adamo è mai stato veramente, l’uomo secondo Dio, secondo il cuore di Dio, capace
di amare Dio con tutto se stesso, dunque più di se stesso, il partner che Dio
ha progettato e che Satana ha sempre efficacemente intercettato e sviato.
Per questo, Dio lo ha risuscitato. Non
è una restituzione, come per Giobbe. E’
una risurrezione. Una vita umana così,
un adamo così non ha più da essere allontanato dall’albero della vita: è stato
provato, oltre ogni dubbio possibile, che
Satana non ha presa su di lui. Può quindi essere il primogenito, il primo della
nuova creazione. Può dar la vita, per lo
Soirito, a chi crederà in lui, si fiderà di
lui, lo seguirà fiducioso e grato per la
gratuità del suo amore per Dio, che è
— l’altra faccia — la gratuità dell’amore
di Dio per noi.
E’ superata, per noi,
la prova di Giobbe?
Dopo Gesù siamo ’’oltre” Giobbe? Eh
no. « Secondo il Nuovo Testamento —
scrive de Pury — tutti gli uomini sono
provati attraverso la prova di Gesù. Cioè
sono posti non più soltanto, come Giobbe, davanti a un Dio che li spoglia della
loro vita, ma davanti a un Dio che si spoglia... Nessuno può sfuggire a questa nuova dimensione della prova, di cui Satana
si servirà ancora, fino alla fine del mondo, per allontanare gli uomini da un Dio
povero e senza potere », che non vuole essere ossequiato e ’’usato”, ma amato. « La
croce di Gesù Cristo non è che Tenigma
all’ennesima potenza » (J. Wellhausen).
Gesù ci ha avvertiti: « Satana ha chiesto
di vagliarvi come si vaglia il grano » (Luca 22: 31), promettendoci al tempo stesso la sua intercessione, il suo interporsi
fra noi e la prova, fra noi e la potenza dell’Avversario. E’ per questo che risuona
nell’Apocalisse il canto: « E’ stato abbattuto l’accusatore dei nostri fratelli, che li
accusava davanti all’Iddio nostro ¡giorno
e notte. Ma essi l’hanno vinto grazie al
sangue dell’Agnello e a causa della parola
della loro testimonianza» (12: 10 s.). Il
nostro Vindice vive! Gino Conte
7
i 4
4 maggio 1984
otíettívo aperto 7
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4
P (A
p v5i
•
A 90 ANNI DALLA SUA FONDAZIONE
Asilo di S. Germano
un’idea per il 2.000
Il giorno 12 marzo di quest’anno a Villar Porosa ha avuto luogo un incontro tra la Commissione esecutiva del 1° Distretto
(CED) ed il Comitato direttivo
dell’Asilo per i Vecchi di San
Germano Chisone, per discutere insieme il programma di massima riguardante la ristrutturazione, ormai imminente, della Casa di riposo.
Tra i compiti istituzionali, infatti, della CED viene elencato
anche quello della supervisione
e dello stimolo delle iniziative
che si svolgono nell’ambito del
distretto di pertinenza, ivi comprese quelle degli Istituti.
In questa ottica l’incontro del
12 marzo è stato decisamente
positivo, molto intenso e ampio,
e il coinvolgimento dei presenti
è stato notevole. Tra l’altro, la
CED ha dimostrato una grande
capacità di ascolto e ha saputo
individuare una serie di proposte operative per il lancio del
progetto che si sta promuovendo.
Tra i vari argomenti trattati
durante quelTincontro, mi preme
sottolineare due aspetti del problema che, a causa della loro
portata, avranno certamente una
grande risonanza in futuro.
L’impegno nel sociale
Molto si è discusso in varie
sedi dell’impegno della Chiesa
nel sociale, nel servizio agli altri,
come giusta manifestazione della
fede comune nelle molteplici attività in cui l’uomo, credente o
non, in quanto essere sociale, è
impegnato.
Tuttavia, mentre non è mai
stata messa in discussione come
elemento fondamentale dell’opera di evangelizzazione della Chiesa la legittimità del servizio reso
agli altri — atto specifico di solidarietà, anche organizzata, di
cui abbiamo esempio nel Nuovo
Testamento — sicuramente nel
decennio scorso (1970-1980) la
Chiesa ha privilegiato il suo impegno e la sua presenza in senso
confessante, favorendo la predicazione dell’Evangelo per mezzo
della parola, la presa di posizione di fronte ai fatti politici che
ci circondano ed affliggono il
mondo. Tale scelta è stata certamente valida in quel momento
storico, in cui anche stimoli provenienti dalTesterno della Chiesa
hanno suggerito lo sviluppo delle coscienze e del nostro pensie
In breve
Asilo per i vecchi di S. Germano
Chisone - via Carlo Alberto Tron
13, 10065 S. Germano Chisone (Torino), tei. 011/58.60.07
Direttore uscente: Sig.ra Delia
Michelin Salomon. Direttore entrante: Sig. Giorgio Baret.
Numero ospiti al 31,3.84: 78. Personale: 21 persone,
c/c bancario n. 11426, Istituto S.
Paolo (sugo. Pinerolo) . c.c.p. n.
11037108 intestato «Asilo per vecchi .. S. Germano.
Calendario iniziative per la divulgazione del progetto:
Inizio maggio: Incontro con i Concistori del 2" e 3° circuito;
Fine maggio: Incontro con gli Amministratori dei Comuni e Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca;
Pentecoste: Pentecoste 84 a Pomaretto (ore 14):
15 agosto: Brevi comunicazioni ai
partecipanti al raduno.
P 4
ro, radicalizzando alcune posizioni la cui verifica deve avvenire
nel decennio che stiamo vivendo.
Di conseguenza, per quanto riguarda la diaconia, in quegli anni si ha avuto piuttosto Timpressione che la presenza delle Opere fosse vissuta come impedimento alla Parola, in qualche modo
scatenata, e forse giustificata solamente dalla necessità di offrire
il servizio minimo indispensabile richiesto dalla popolazione
residente, invitata comimque a rivolgersi ipreferibilmente altrove.
Se la Chiesa, nel suo insieme,
non avesse vissuto la difficile e
delicata fase degli anni settanta,
molto probabilmente non sarebbe possibile oggi iniziare e sviluppare la fase attuale della nostra esperienza comunitaria.
Per quanto concerne le opere
della Chiesa, infatti, gli anni ottanta sembrano segnare un’inversione di tendenza, maturata anche alla luce dell’esperienza precedente. Una prima conferma significativa, mi sembra, ci viene
dalla Conferenza 1983 del 1“ distretto, che ha approvato tre ordini del giorno specifici riguardanti la vita degli Istituti delle
Valli, il rapporto con gli ospiti
delle varie case, Taggiornamento del personale che vi presta
servizio.
Di fronte al fenomeno della
rivalutazione delTimpegno della
Chiesa mediante le sue opere,
qualcuno potrebbe obiettare che
si tratta di una nuova « surroga »
dei servizi sociali dello Stato,
non in grado di renderli, come in
parte è stato nello scorso secolo.
Ma se fosse così, sarebbe un passo indietro e non il risultato maturo della nostra recente esperienza di fede. Io penso, invece,
che riaffermare il ruolo della
Chiesa mediante l’opera dei suoi
Istituti significa confermare il
suo compito specifico ed indispensabile nel mondo, la sua presenza attiva e qualificante di
evangelizzazione, in un giusto
rapporto con le politiche promosse dagli Enti pubblici in tema di servizio verso coloro che
sono più bisognosi.
A questo riguardo va sottolineato che gli obiettivi, che gli
Istituti della Chiesa si pongono,
concordano con quelli stabiliti
dalla legge nazionale n. 833 di
istituzione del servizio sanitario
nazionale e dalla legge regionale
n. 20 per il riordino dei servizi
socio-assistenziali della Regione
Piemonte. In questo, a mio avviso, consiste lo specifico odierno
del ruolo degli Istituti: non si
tratta, dunque, di una nuova surroga, ma della giusta comprensione del nostro ruolo come comunità di credenti nella dinamica attuale della politica sociale che ci circonda, in un rapporto equilibrato e costruttivo
con la Pubblica Amministrazione. In qualche misura, se non ci
fosse stata la presa di posizione
espressa negli anni settanta, non
sarebbe possibile rilanciare ora
in modo maturo, responsabile,
coordinato il nuovo programma
che oi sta di fronte.
Questa è l’ottica in cui bisogna inserire anche il nrogetto di
ristrutturazione dell’Asilo per i
Vecchi di S. Germano. Forse esso
è stato reso più urgente dalla
precarietà attuale delle sue strutture; ma non deve essere considerato avulso dal contesto che
stiamo vivendo ora, quasi fosse
una decisione del tutto autonoma del suo Comitato; esso si inquadra perfettamente nel programma più ampio di presenza
della Chiesa nel mondo, affiancandosi al progetto di ristrutturazione dell’Ospedale di Torre
Pellice e del Rifugio e a tante
altre iniziative sparse negli altri
Distretti della Chiesa in Italia.
Nuova costruzione
Il secondo aspetto emerso nella riimione del 12 marzo riguarda la decisione del Comitato di
costruire il nuovo Asilo al posto
di quello attuale. Sono state esaminate possibilità alternative di
costruzione: ciò avrebbe permesso sicuramente di organizzare
con maggiore facilità i lavori e
non si sarebbe dato adito ad ansie legittime da parte degli ospiti
deirAsilo, ma l’attuale località
per il nuovo Asilo è stata considerata la più favorevole sia per
il clima sia per le possibilità diaccesso. Inoltre le nostre Valli
hanno subito lo scempio esasperato delle seconde case e dell’abbandono del preesistente. Il Comitato ha ritenuto di salvaguardare il territorio da altri possibili ruderi,, a scapito dello spazio limitato, nel rispetto di coloro che verranno dopo di noi.
La decisione del Comitato è
molto coraggiosa; malgrado le
maggiori difficoltà a cui si andrà
incontro, certamente il Comitato
delTAsilo di San Germano ci potrà aiutare ad identificare una
nuova metodologia di costruzione, sia nelle scelte comuni sia in
quelle private. Forse, la Chiesa
ha un ruolo da svolgere anche in
questo campo.
Come membro della Commissione esecutiva del 1° distretto
non mi resta che augurare al
Comitato delTAsilo per i Vecchi
di S. Germano Chisone che Tatto
di fede ed il coraggio che dimostra siano premiati e sorretti dal
Signore e che la risposta che la
Chiesa darà alla sua iniziativa sia
grande.
Andrea Ribet
Il passaggio coperto fra i caseggiati. La nuova costruzione terrà un particolare conto dell’eliminazione delle
barriere architettoniche.
Un peso comune da
portare con fiducia
La costruzione o, come nel caso di San Germano Ohisone, la
ricostruzione di un’opera assistenziale da parte della chiesa
rappresenta senza dubbio un
grosso impegno. E naturalmente
il pensiero corre alTasi>etto finanziario del problema. Anche
questo costituirà imo sforzo non
indifferente, e sarebbe sciocco
volerlo sottovalutare. Tuttavia
penso che non sia affatto il più
importante.
Vorrei dire innanzitutto che si
tratta di assumere la costruzione come una risposta alla nostra
vocazione di credenti, come un
aspetto della nostra testimonianza verso i più deboli delle nostre
chiese e verso i più deboli in generale. Oggi, come ha sottolineato la Conferenza Distrettuale di
Lusema San Giovanni (giugno
1983), le persone anziane sono
veramente « i minimi »,. e la -iicerca di soluzioni nuove ai loro
problemi deve essere una preoccupazione non solo i)er gli operatori specializzati, alTintemo
DALLA RELAZIONE DEL COMITATO
“Dar vita agli anni
e non anni alla vita”
Dalla "Relazione programmatica" presentata dal Comitato dell'Asilo
alla Tavola riportiamo l’essenziale.
L’Asilo per i vecchi in San
Germano Chisone è arrivato ad
una svolta decisiva della sua vita. Come è noto, l’Istituto è sorto per iniziativa di alcuni membri della Chiesa Valdese; ha
svolto la sua opera, con alterne
vicende, dal 1895, dando assistenza e ricovero a persone anziane
di ambo i sessi, le quali per circostanze di famiglia e per condizioni economiche non potevano provvedere altrimenti alle
necessità della vita. L’Asilo di
San Germano è stato per molti
un punto di riferimento e di
conforto, calato nel contesto sociale delle Valli Chisone e Germanasca avendo davanti a sé, attraverso il servizio reso ai « minimi », il senso della predicazione della Parola di Gesù che ci invita all’amore e alla concreta
solidarietà reciproca.
Non esitiamo a sottolineare
la modernità e la lungimiranza
di coloro che ci hanno preceduti, i quali sono riusciti a realizzare un’opera di tal genere,
quando parlare di assistenza sociale e valorizzazione delle aspettative dei singoli significava ancora parlare di « futuribile ».
Tuttavia, con il passare degli an
ni, le strutture murarie sono invecchiate e soprattutto le esigenze e le aspettative degli ospiti della Casa si sono evolute notevolmente.
Se una volta « dare assistenza
e ricovero » significava raggiungere il massimo degli obiettivi
possibili in campo di assistenza
sociale, ora ciò non è più sufficiente: è necessario essere in
grado di offrire un minimo di
confort, anche materiale, di garantire sicurezza igienico-sanitaria, di stimolare l’arricchimento culturale e spirituale sia degli ospiti sia del personale, mantenendosi a livelli ragionevoli di
spesa.
Il raggiungimento di obiettivi
quali quelli descritti è difficile
in ogni circostanza; ma ciò diventa impossibile quando l’agibilità delle strutture diventa
sempre più precaria.
Dopo un periodo di lunghi ripensamenti e discussioni, TaU
tuale Comitato direttivo delTAsilo, facendo proprie alcune valutazioni maturate in seno al
precedente Comitato, è giunto
alla conclusione che il presente
stato di precarietà può essere
(continua a pag. 10)
degli istituti o fuori di essi, ma
di tutta la chiesa.
E’ quindi necessaria una larga
informazione e discussione, in
cui ognuno abbia la possibilità
di confrontare«]^ sua" opinióne e
la sua sehsibiÌità con quelle degli altri, nella ricerca comune di
quella risposta di cui siamo debitori non agli uomini, ma al
Signore (vedi Matteo 25 : 31-46).
In cuesto senso vi saranno, e
qualcuna vi è già stata, molte
possibilità di incontro e di confronto, fino a culminare nella
Conferenza Distrettuale del I Distretto, che dovrebbe esprimere
un suo parere che riassuma la
sensibilità delle chiese rappresentate.
In secondo luogo vi dovrebbe
essere la convinzione che questa
opera (come d’altra parte tutte
le opere della chiesa) è qualcosa
di nostro, di cui portiamo tutti
insieme, ma anche uno ciascuno,
la responsabilità. Si tratterà
quindi di non delegare una volta
per tutte ad im comitato di gestione, lasciandolo poi da solo
a sopportare tutti i pesi di quel
compito. Sarà necessario che vi
sia un dialogo continuo tra chi
sarà chiamato ad amministrare
l’Asilo e i membri delle chiese,
ma anche tra le chiese e le forze
sociali e politiche che hanno
per compito istituzionale di curare il benessere della popolazione.
E da ultimo, certo impegnativo, l’aspetto finanziario della ricostruzione e (minore ma non
risolto) della gestione. Oltre a
quanto espresso in altra parte di
questa pagina, relativamente all’impegno individuale, vorrei sottolineare una solidarietà che non
dovrebbe mancar© tra Istituti e
Opere della Chiesa valdese. Si
tratta di valutare se il progetto
di San Germano Chisone sia uno
di quei progetti che devono godere di priorità, tale cioè da valere eventualmente anche l’attesa di qualche anno per la realizzazione di altri piani, anche importanti, ma non così urgenti e
necessari. E’ chiaro che vi sono
molti altri programmi già in fase
di esecuzione, ed è evidente che
devono essere proseguiti. Ma prima di iniziare altre ristrutturazioni o ampliamenti, sarebbe veramente opportuno considerare
le priorità. E se per caso qualche Istituto si dovesse trovare
con un Utile di gestione, anche
piccolo, non sarebbe un gesto
significativo offrirlo per la ricostruzione delTAsilo di San Germano? Sarebbe una bella dimostrazione del fatto che la Chiesa
valdese non è fatta di compartimenti stagni, in cui ognuno pensa per sé e basta, ma è una comunità di credenti capaci di por.
tare i pesi gli uni degli altri. Se
lo vogliamo assumere. San Germano Chisone è, oggi, il nostro
peso comune. Lo possiamo portare insieme con fiducia.
Brano Bellion
8
8 ecumenismo
4 maggio 1984
ÌTÌ-^.
VIAGGIO IN ISRAELE
Il movimento Testimonianza
Evangelica Valdese ha organizzato con molta cura un viaggio in
Israele dal 15 al 27 marzo u.s.
Un primo gruppo si è ritrovato
all’aeroporto di Caselle, dove era
ad attenderci la nostra guida, il
pastore Gerard Oadier. Tre amici di S. Antonino di Susa facevano parte del gruppo. A Roma
la comitiva era al completo: diciannove partecipanti oltre che
dalle Valli, da Milano, da Vallecrosia, da Pelonica Po e da Roma. Viaggio senza storia fino all’aeroporto Ben Gurion, dove un
pullman era pronto a condurci
senza indugio a Gerusalenmie.
A Gerusalemme, dove siamo rimasti cinque giorni, abbiamo trovato alloggio all’albergo della
YWCA, diretto da una giovane
araba palestinese cristiana. Questo, oltre a fornirci im’accoglienza assai calorosa e simpatica, ci
ha permesso di avere un primo
contatto con le varie realtà, purtroppo spesso contraddittorie di
Israele. Era difficile non ascoltare con intensa partecipazioné la
presentazione fattaci dalla direttrice, della situazione dei palestinesi, sparsi nei vari campi di rifugiati, ben oltre il territorio di
Israele. Non si poteva d’altra
parte dimenticare che certe sue
affermazioni, limgi dall’essere volutamente parziali, non erano che
parte della verità e dei protale
mi da risolvere. D’altra parte,
sempre a Gerusalemme, abbiamo incontrato degli ebrei le cui
ragioni erano assai convincenti,
almeno par alciini di noi. Sembra difacUe di immaginare im
Israele pienamente disteso in una situazione come quella che
gli viene fatta attorno ed all’intemo. Senza contare che gli stessi israeliani non hanno sempre
tutti le idee molto chiare, siano
essi gli ortodossi oltranzisti o le
« colombe » ! Insomma, grazie
al pastore Cadier, abbiamo potuto scontrarci con la realtà di
un paese che è ovviamente lungi dall’essere quella di ima terra tutta immersa in pii ricordi
e mistici ritiri! Forse avremmo
voluto un contatto più intenso
con la realtà israeliana o, per
meglio dire, giudaica. Ma mi rendo conto che essa è talvolta difficile da delimitare.
Oomimque sia non mi unirò
certamente alla coorte di accusatori, anche nostrani, che amano scagliarsi contro un Israele
semi-nazista come traspare da
certi scritti apparsi sul giornale.
In realtà si tratta di un Israele
in stato di guerra che deve cercare di vivere e « rendere » come
se fosse in pace. Se mai, va detto con rammarico che soltanto
una piccola minoranza di ebrei
israeliani e dichiaratamente credente e che il problema di un
vero dialogo oon i cristiani rimane... problematico, anche se
non. mancano gli sforzi in prop)osito. Questo è anche dovuto
al peso veramente greve del cattolifieslino'ai Palestina, più dedi'Tò' a "CòlTivare i pellegrinaggi in
senso deteriore ed a sorvegliare
i luoghi santi che a svolgere una
vera opera di evangelizzazione
in Un paese che la vieta pier legge... Come si vede, appena si cerca di parlare della realtà della
Palestina si rischia di sollevare
un piolverone in tutti i sensi, anche perché, se abbiamo incontrato degli arabi musulmani che siamo stati riconoscenti di conoscere, jjislam rimane, a mio, parere,
una éEUe grandi iattureZdei^Baesi in cui può psArp.itarg là giia
Xnfluenzà? xaeaimente al centro
di tutte queste tensioni un sacerdote melchita, cristiano e palestinese, che soffre intensamente
per il solco che separa arabi, specialmente palestinesi, ed ebrei e
lotta per creare delle occasioni
di incontro e di riconciliazione.
Non so quanto tempo avrà per
continuare il suo lavoro, né condivido la sua fiducia nei capi palestinesi. Ma posso dire di aver
incontrato un credente che ha il
coraggio di chiamare terroristi
quelli che altri chiamano martiri
per la libertà e di dire, oltre che
una parola di accusa per i nostri paesi occidentali virtuosamente pacifisti ma invischiati in
sordide politiche affaristiche, che
le marce per la pace sono delle
ragazzate poco serie, da mettere
rapidamente nel dimenticatoio e
che i paesi arabi hanno fortissime responsabilità. Quando un
uomo che rischia continuamente
la pelle dice certe cose si può
almeno ascoltarlo con rispetto:
chiedendo al Signore di non ab
bandonarlo, nel suo villaggio di
alta Galilea.
Ma soprattutto è stato meraviglioso di vivere tutto questo con
un gruppo affiatato e capace di
sostenere l’intensità con la quale
abbiamo potuto incontrare la terra dove il deserto, veramente, fiorisce, malgrado tutto.
Giovanni Conte
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Oolsson
Quando ci si conosce
ci si unisce
(Kem) — La Chiesa Presbiteriana dell’Africa del Sud (POSA)
bianca al 75 per cento (che ha
sempre esitato a condannare lo
apartheid) e la Chiesa Congregazionallsta Unita deU’Afrlca del
Sud (UCCSA) nera al 95%, hanno deciso, nelle loro Assemblee
dello scorso ottobre, di procedere all’unificazione. Nel prossimo giugno i relativi Sinodi dovranno pronunciarsi su questa
proposta.
e hanno discusso come percepivano la prospettiva di unione.
Vi è una espressione che suona: «non è possibile far uscire
le persone dal sistema dell’apartheid con delle parole: lo si può
soltanto mescolandole ». E’ quanto è successo: nella seduta seguente i delegati hanno votato
a larghissima maggioranza la
fusione (130 contro 1 e 145 contro 6).
Imposta extra per
studiare la pace
No ai servizi
funebri privati
E’ stata una grande sorpresa
perché i 2/3 della POSA volevano rimandare la decisione al 1985
o 1986 mentre molti membri della UCCSA avevano ancora forti
obiezioni. Le due Assemblee erano riunite in due locali della
stessa città, Boksburg. Ma due
incontri hanno fatto cambiare
tutto : un culto ed, il giorno successivo, un pasto. A questo pasto i delegati delle due chiese si
sono mescolati a diverse tavole
(SPP) — A Vevey i pastori ed
i preti in una lettera pastorale
prendono posizione contro le richieste sempre più numerose di
celebrare i servizi funebri soltanto nell’intimità della famiglia.
« Queste richieste si spiegano
per un eccessivo scrupolo di modestia del defunto e per il timore della famiglia ad affrontare
un pubblico numeroso. Vorremmo ricordare però che questa
visione delle cose contraddice un
GERMANIA FEDERALE
Là dove il deserto fiorisce
Un ringraziamento
a Giovanni Paolo II
Il pastore Cadier è stato sempre prezioso per la sua conoscenza di moltissime persone « tipiche » e per la capacità veramente eccezionale di presentarci i
luoghi biblici, rendendo bruscamente tridimensionale ciò che
sapevamo, almeno in parte! soltanto in modo libresco. Gerusalemme ha naturalmente impegnato molte delle nostre giornate, dal monte degli Ulivi al Getsemani, dalla scala — per fortuna non santa — senza dubbio
percorsa da Gesù anche al momento della Passione, al Muro
del Pianto, alla ricostruzione veramente eccezionale della Gerusalemme antica, a Hebron (tomba di Abramo), a Betlemme
con il campo dei pastori, a Gerico, con la meravigliosa sensazione di vita dopo un percorso
desertico, tutto sembrava diventare vivo dal punto di vista biblico e storico, anche ciò che appare annena in mezzo a rovine
e ricostruzioni posteriori.
Con una lettera del suo presidente, vescovo Eduard Lohse, il Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania (EKD), ha ringraziato
il papa Giovanni Paolo II per quanto la chiesa cattolica ha fatto
durante l’anno di Lutero per promuovere l’ecumenismo. Riprendiamo la lettera del vescovo luterano dal SOEPI di Ginevra.
Santità,
Altro punto forte, il culto con
Santa Cena, all’aperto, sul monte Tabor, il monte della Trasfigurazione, oppure la lettura del
sermone sul Monte in riva al
Mar di Galilea, il Giordano... con
scivolo battesimale diligentemente e commercialmente previsto
dagli ebrei del kibbntz vicino,
che gestiscono il luogo e, ci hanno detto, abbondantemente sfruttato per cerimonie battesimali.
Su di un altro piano il monastero esseno di Qumràn, su di un
altro piano ancora la fortezza di
Masada (come molte altre megalomanie di Erode) o la città nabatea di Avdat, ci hanno lasciato
delle impressioni indimenticabili; così come il Yod Vashem, il
monumento del ricordo di tutti
gli ebrei periti nel grande olocausto, terribile atto di accusa
nella sua sobrietà.
10 scorso anno, la cristianità
ha commemorato il 500“ anniversario della nascita di Martin Lutero. In Germania, questa commemorazione ha dato occasione
non solo alle Chiese protestanti
ma anche alla Chiesa cattolica romana di lodare Dio, di pregarlo
e confessarlo insieme. Ringrazio
Gesù Cristo di averci accordato
la grazia di questi incontri. (...) Il
nostro incontro, nel novembre
1980, nella sala capitolare del museo della cattedrale di Mayence
resta indimenticabile e vivo nel
mio spirito.
11 Consiglio della Chiesa evangelica di Germania era cosciente
di non potersi accontentare di
fare l’elogio di Lutero, ma di dover anche ricordare le ombre
proiettate dalla sua luce... Non
era scontato, riguardando alla
storia, che quest'anno di commemorazione di Lutero aprisse
delle prospettive ecumeniche —
e in questo vedo un miracolo di
Dio. In particolare, il Consiglio
ha scritto: « Se per molto tempo,
il nome di Lutero è stato associato alla divisione della cristianità,
noi riconosciamo che le vie ieri
divergenti non hanno distrutto i
nostri comuni legami nella fede,
e che, malgrado tutte le fratture,
è rimasta viva l’idea della comune appartenenza dei cristiani. Lutero non appartiene ad un’unica
confessione. Egli ha una precisa
vocazione in seno a tutta la cristianità ». Pertanto la commemorazione di Lutero deve essere posta sotto il segno di una « valorizzazione ecumenica del patrimonio della Riforma ».
elemento essenziale dell’Evangelo. Un servizio funebre è innanzitutto un culto reso al Dio vivente, al quale affidiamo i nostri
defunti; ma è anche per molti
l’occasione rara di ricevere l’evangelo di Cristo vincitore della
morte ».
(SPP) — Un gruppo di partecipanti all’ultimo incontro delle
donne a Vaumarcus si è impegnato a versare un supplemento
alla imposta federale per facilitare la creazione di un Istituto
svizzero di ricerca sulla pace,
progetto allo studio già da più di
10 anni.
Questo gruppo sostenuto dalle « Dorme per la Pace » di Losanna chiede anche alla Confederazione di mettere a disposizione di questo Istituto l’equivalente di 1/1000“ del bilancio
annuo del Dipartimento militare federale.
Esse ricordano che le Camere
Federali si sono espresse nell’ottobre scorso a favore di un
coordinamento degli studi su
questo tema. Ricordano anche
che un sondaggio fatto dalla televisione della Svizzera tedesca
ha registrato che il 42% della
popolazione svizzera vuole che
la Confederazione si impegni
maggiormente a favore della pace. Il 20% dell’imposta federale
diretta va alle spese militari.
L’opera paziente e difficile di
ricercatori protestanti e cattolici
ha permesso di superare parecchie controversie legate alla storia che impedivano la reciproca
comprensione, e ha contribuito
ad attirare l’attenzione sui principali punti controversi. E’ con
grande gioia che il 30 ottobre
1983, a Worms, abbiamo ascoltato il discorso del presidente della Conferenza episcopale tedesca,
il cardinale Joseph Hoffner, che
ha riconosciuto la fede con cui
Lutero ha perseverato nella ricerca della parola di Dio, e ha
posto l’accento sull’importanza
della persona e dell’opera di Lutero anche per i cristiani di confessione cattolica. Lutero ha detto qualcosa di autenticamente
cattolico. « Oggi, ha dichiarato il
cardinale, ci appare più chiaramente che nel passato che la dottrina della giustificazione non doveva necessariamente provocare
la divisione della Chiesa ».
La Commissione mista cattolica romana ed evangelica luterana ha anch’essa sottolineato, nella sua Dichiarazione di Kirchberg del 6 magcrio 1983, la portata ecumenica dell’opera di Martin Lutero: solo quando affronteremo insieme le proposte positive della Riforma potremo abolire le conseguenze della divisione. Queste parole pongono fine a
rimproveri e accuse ingiustificate che ci siamo reciprocamente
lanciati nel corso dei secoli. Il solo
fatto che dei rappresentanti della
Chiesa cattolica abbiano partecipato con interventi e discorsi alle solenni cerimonie dell’anno di
Lutero non sarebbe stato pensabile solo pochi anni or sono. Ne
siamo riconoscenti a Dio di tutto
cuore! Era dunque possibile rendere pubblicamente insieme testimonianza della nostra fede,
testimonianza tanto necessaria
oggi all’umanità. Nostro è il grande compito di testimoniare di
fronte al mondo intero la nostra
fede comune nel Signore crocifisso e risuscitato, che ha dato
agli uomini la sua pace. La fame,
la svalutazione della dignità umana, il disprezzo della vita ci interpellano oggi e ci spingono a
proclamare il messaggio portatore di gioia. Là dove ci uniamo
in una sola voce, questo messaggio del nostro Signore trova
delle orecchie particolarmente
aperte ed attente. (...)
Lo spirito del nostro nuovo
slancio di fraternità si esprime
anche nella vostra lettera al presidente del Segretariato per l’unità dei cristiani, il cardinale Johannes Willebrands. Non ne sottovalutiamo il significato, ripensando al fardello della storia,
quando rendete omaggio allo
« spirito profondamente religioso » di Martin Lutero e alla sua
« ardente passione per la questione della salvezza eterna » e
intravedete nello spirito ecumenico di questo anno commemorativo un invito a riflettere insieme sull’eredità di Lutero. Queste parole sono per noi un incoraggiamento a progredire verso
il nostro scopo comune.
Certo non siamo riusciti ancora, lo scorso anno, a fare il passo
decisivo verso il sorgere di una
comunità che impegnerebbe le
nostre Chiese reciprocamente.
Molti avevano sperato di più...
Per molti, la visita del vescovo
di Roma nella Chiesa evangelica
luterana di quella città, la terza
domenica di Avvento, è stata uno
dei momenti culminanti deH'anno di Lutero. Per la prima volta
un vescovo di Roma è venuto davanti all’altare ed è salito sul
pulpito di una chiesa luterana.
Possano l’esempio che avete dato e le parole che avete pronunciato sul tema della « solidarietà
di tutti i cristiani dell’Avvento »
suscitare dei discepoli e portare
numerosi frutti! Ripetutamente,
durante il vostro pontificato, avete sorpreso i credenti con atteggiamenti coraggiosi. La vostra visita alla Christusgemeinde di
Roma è stata senza dubbio un
passo avanti sulla via della nostra unità.
Poiché la vostra visita era un
segno di speranza, essa ha messo in luce quanto ancora ci separa in modo particolarmente doloroso. La celebrazione di un
servizio liturgico comune a cristiani protestanti e cattolici è
preziosa e, a suo modo, insostituibile. Ma la pienezza della comunione, che è data nella condivisione della Cena alla tavola del
nostro Signore, resta assente.
Molti cristiani protestanti hanno notato con grande tristezza
che, proprio in questo anno di
Lutero, segnato da tanti incontri
e riavvicinamenti, la celebrazione
comune della Cena non ha potuto coronare la nostra testimonianza. Per questo, noi preghiamo Dio e il Signore Gesù Cristo,
nostro unico Signore e Salvatore,
di rinsaldare la nostra comunione fraterna coi doni del suo Spirito e di condurci ad essi sull’unica via della salvezza, affinché
la Chiesa sia unita ed una alla
sua mensa.
So, Santità, che siamo ricongiunti da molto tempo nel desiderio di onorare Dio con la nostra
unità nella fede e nella confessione, anche se ricerchiamo l’unità non sempre per le stesse vie...
Eduard Lohse
9
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<3
»
4 maggio 1984
cronaca delle Valli 9
Tariffe
dei servizi
INDESIT DI NONE
Nuova crisi per 600
lavoratori dell’elettronica
Segnalazioni
Si discute molto in questo periodo di inflazione, di contenimento dei costi, di politica dei
redditi. Anche gli enti locali sono
interessati a questo problema:
organizzano servizi a tariffa per
i cittadini che ne fanno richiesta.
Sono servizi tra i più vari: dal
mattatoio all’acquedotto, dalla
distribuzione del gas ai vari servizi sportivi, dai teatri ai musei,
xlagli asili nido alle mense scolastiche.
A stare alle dichiarazioni del
governo anche queste tariffe per
l’anno ’84 non dovrebbero aumentare più del 10%. Ma come
si comportano i comuni delle
valli? Gli aumenti sono molto più
importanti. Prendiamo per esempio le tariffe per gli asili nido. A
Torre Pellice, comune ad alnministrazioite di sinistra, le tariffe
(parliamo della massima pagata
dalla quasi generalità delle famiglie di lavoratori dipendenti) sono passate da 105 mila lire mensili a lire 150.000 con un aumento del 42,8%. A Pinerolo, con amministrazione pentapartitica, le
.stesse tariffe sono passate da
117.000 lire mensili a 140.000
■mensili con un aumento del 20%.
Questi aumenti non sono definitivi ed i comuni parlano già di
ulteriori aumenti a settembre o
ad ottobre. Lo stesso per altre tariffe. Persino il costo dell’acqua
aumenta oltre ' quanto il governo ha decretato.
Che siano amministratori di sinistra o di pentapartito la logica
■ è una sola: i servizi si pagano ed
VI prospettiva sempre più cari.
Tntt’al più la sinistra accanto a
queste misure cerca il consenso
attraverso convegni tesi ad esaltare la funzione sociale dei servizi stessi, come è successo recentemente a proposito dell’Asilo
nido a Torre Pellice.
L’obiettivo politico nero risulta essere lo stesso: ridurre i costi sociali dei servizi ed aumen.tiirne anelli individuali delle famiglie e dei singoli.
Eppure la discussione sul costo
■ dei servizi nell’economia è antica
e la soluzione che economisti,
anche di formazione liberale, hanno dato al problema, era quella^
di ipotizzare una soglia di servizi
(salute, assistenza, educazione)
gratuiti per tutti. Luigi Einaudi
sosteneva nelle discussioni sulla
costruzione di un sistema di sicurezza sociale nel nostro paese
che i servizi pubblici dovrebbero essere dati a tutti e gratuiti.
L’aumento dei costi dei servizi
produce infatti la ricerca di soluzioni individuali al problema e
la riproduzione di ineguaglianze
a livello sempre più elevato.
L'aumento del costo delle mense scolastiche, per esempio, ha
obbligato alcune famiglie di Pinerolo, tra le meno abbienti, a
ritirare il figlio dal tempo pieno
o a mandarlo a scuola col panino.
E’ probabile che l'aumento delle
tariffe dei nidi provocherà una
contrazione della frequenza.
A ben guardare usufruiranno di
servizi a basso costo — stante
l'attuale sistema delle fasce di
reddito — solo lavoratori autonomi che hanno mezzi, legali e illegali, per denunciare redditi bassi, mentre i lavoratori dipendenti saranno coloro che li pagheranno due volte: con le tasse
e le alte tariffe.
La questione sociale, per le sinistre che amministrano, è tutta
qui.
Seicento lavoratori dello stabilimento di None dell’Indesit sono nuovamente neH’angoscia per
il loro posto di lavoro. Come si
ricorderà nei mesi scorsi il sindacato e Tazienda avevano trovato una soluzione per la crisi
del settore elettronico della Indesit. Con Tappoggio del governo, che ha stanziato a questo scopo 170 miliardi, si è costruita una
nuova società, la SELECO, con
capitale pubblico attraverso la
Rei e capitale Zanussi ed Indesit.
Questa società sulla base di un
piano di settore, elaborato in accordo col Ministero dell’Industria, avrebbe dovuto cominciare
a lavorare nel mese di maggio
assorbendo il personale Indesit,
e lo stabilimento e le attrezzature di None.
Il passaggio dello stabilimento alla nuova società è regolarmente avvenuto, solo che la SELECO ha fatto sapere che non
aveva piani produttivi e che pertanto non poteva assumere i sei
cento operai.
Questi ultimi però non possono rimanere in cassa integratone airindesit perché, per legge,
non è possibile rinnovare la cassa integrazione visto che l’Indesit non ha più questa attività
produttiva. ,
In pratica o l’Indesit paga direttamente i lavoratori o è costretta a licenziarli. La prima
ipotesi è altamente improbabile
per cui i lavoratori vivono oggi
lo spauracchio di essere messi a
casa, senza alcun stipendio.
Di fronte a questa situazione
i lavoratori hanno già manifestato per le vie di Torino per richiamare l’attenzione della Regione e del Governo sulla situazione che stanno vivendo.
L’assessore regionale Tappare,
accogliendo la richiesta dei la
voratori si è rivolto nei giorni
scorsi al Ministro deirindustria
e a quello del Lavoro chiedendo
loro il rispetto degli impegni
presi a suo tempo, che hanno
anche comportato una spesa di
denaro pubblico di ben 170 miliardi di lire.
« E’ una situazione insostenibile — dice un lavoratore deU’Indesit — ogni qualvolta sembra
che, sulla base di accordi sottoscritti, si debba tornare a lavorare ne salta fuori una nuova e
noi ci troviamo in situazioni
sempre peggiori. Cosa dobbiamo
fare? Lavoro non ce n’é... ».
La situazione è effettivamente
molto drammatica poiché si tratta di persone sui 40/50 anni per
cui non è possibile nemmeno una
soluzione di prepensionamento.
G. G.
I NUOVI PROGRAMMI
DELLE SCUOLE ELEMENTARI
PINEROLO — Organizzato dalla CGIL'.'.cuola si terrà presso l’Auditorlum di
Corso Piave, lunedì 7 maggio alle ore
16.45 un dibattito sui • Nuovi programmi della scuola elementare ». Introdurrà il prof. De Bartolomeis della Università di Torino.
CONTRO 1.A DROGA
TORRE PELLICE — « Contro la droga e l'indifferenza » è II titolo di una
settimana di mobilitazione contro la
droga che si svolgerà tra il 5 e 13 iinaggio.
L'iniziativa prevede una mostra presso il Priorato Mauriziano, Piazza San
Martino. La mostra rimarrà aperta il sabato dalle ore 9 alle 12 ; la domenica
dalle 15 alle 19; gli altri giorni dalle
ore 15 alle 19.
POMARETTO
COMPRENSORIO
Proteste per il vitto della Materna
Cambio
delia guardia
PINEROLO — Cambio della
guardia al Comprensorio di Pinerolo. Celeste Martina ha lasciato il posto ad Aurelio Bernardi, democristiano e consigliere provinciale. Con lui sono entrati nella giunta del Comprensorio il democristiano Bonansea, il liberale Candellero e (novità politica) il socialista lusernese Chiabrando. Si è formata
così, una maggioranza pentapartitica al Comprensorio di Pinerolo su un programma minimo:
localizzazione di un’area industriale a Frossasco, studio dei
problemi della viabilità, oltre la
conclusione di tutte le pratiche
in corso.
Un programma volutamente
di minima anche perché ha osservato il nuovo presidente, «il
comprensorio ha scarsi poteri,
che gli derivano da leggi ormai
superate ».
Si conclude così una crisi che
aveva travagliato per oltre un
anno il comprensorio.
A Celeste Martina la DC ha
offerto un’altra carica, quella di
capogruppo al consiglio provinciale.
Per il comune di Pomaretto
la futura gestione delle mense
scolastiche si presenta piuttosto
difficile. Un anticipo di queste
difficoltà si è avuto nel corso
dell’anno scolastico con le proteste di alcuni genitori della
scuola materna, i quali non trovavano di loro .gradimento i pasti preparati nella cucina del
Convitto valdese.
Un intervento degli operatori
dell’USSL 42, sollecitato dalla
Direzione didattica di Perosa Argentina, e rivolto ad ispezionare
i locali del Convitto, ha messo
di malumore gli amministratori
comunali che non ne erano stati
preventivamente informati.
Dopo tutto questo subbuglio,
una riunione svoltasi nella sede
dell’USSL 42 alla quale hanno
partecipato le parti in causa è
servita a chiarire le rispettive
posizioni, ma non ha risolto tutte le questioni.
E’ necessario ricordare che fino allo scorso anno scolastico,
la scuola materna statale di Pomaretto, anche se situata in locali di proprietà della chiesa
valdese, aveva un servizio mensa interno, con personale pagato dal Comune, ad un costo veramente molto basso e con la
partecipazione attiva dei genitori agli acquisti. AU’improvviso
la cucina è stata dichiarata non
più in regola con le norme di
sicurezza ,e gli amministratori
si sono rivolti al Convitto, che
da anni forniva i pasti agli alunni del tempo pieno.
I genitori della scuola materna si sono trovati così tagliati
fuori da una gestione diretta e
in più con le quote da pagare
triplicate, quindi parecchi di loro hanno cominciato a lamem
tarsi del cibo inadeguato e di
altri inconvenienti.
Da parte sua, già un anno fa
la direzione del Convitto aveva
dichiarato che intendeva cessare un servizio molto gravoso e
poco redditizio a causa dello
scarso numero di presenze ai
pasti. Si sarebbe comunque esaminata la possibilità di concedere in affitto al Comune la cucina e la sala da pranzo, sempre che il servizio di igiene pubblica deirUSSL non avesse nulla da obiettare.
Gli amministratori del Comune di Pomaretto hanno esposto
la difficoltà di trovare nei locali
scolastici uno spazio per organizzare in proprio la refezione,
pur affermando che si farà tut- '
to il possibile per non interrompere il servizio.
Arbitrando in im certo senso
la discussione, il dottor Laurenti, responsabile del servizio di
igiene pubblica dell'USSL, si è
detto dispiaciuto che tm intervento « di routine » avesse causato tanta irritazione e ha proposto alcuni piccoli accorgimenti dietetici per accontentare i
genitori e far terminare l’anno
scolastico in buona armonia.
Per l’anno prossimo, invece,
la questione rimane aperta e le
parti interessate, amministrat<>
ri, genitori, insegnanti, comitato del Convitto, operatori delrUSSL, dovranno incontrarsi
nuovamente per scegliere una
soluzione che accontenti, se non
proprio tutti, almeno il maggior
numero di persone.
L. V.
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10 crooàca delleValli
4 maggio 1984
GUIDA Al MUSEI VALDESI - 5
Museo di Rodoretto
RaccoE'liere un numero significativo di oggetti ed arnesi d’uso
comune nella vita montanara
della valle, per esporli in occasione della festa patronale: così,
in veste di mostra temporanea,
nacque nel 1973 il museo di Rodoretto, per iniziativa degli insegnanti Elena Breusa Viglielmo ed
Enzo Tron e grazie all'apporto di
mnnerosi rodorini.
Sede del museo, risistemato ed
ingrandito nel 1981 con l’annessione di tre nuove stanze al primo piano, è l'ex scuola elementare della Villa. La raccolta di
reperti, non ricchissima, ma in
continuo aumento, è composta
« di quel tanto che si è riusciti a
salvare dall’incuria e dall’abbandcmo e emche dalla rapacità degli antiquari e dei ladri », aggressivi proprio in quelle borgate dove lo spopolamento ha ridotto
c^e e miande a gratmti self-service di oggetti antichi.
Una caratteristica del volimietto sul museo (redatto da Arturo
Genre, Mamizio Momo ed Enzo
Tron) è la trascrizione in patois
di quasi tutti i nomi dei reperti
esposti. _ Essa va nel senso degli
obiettivi della raccolta museale,
rivolta sì a studiosi o semplicemente curiosi, ma soprattutto ai
giovani « che ignorano oggi molta parte delle loro tradizioni, a
cominciare dal nome degli strumenti e delle operazioni connesse
aU’uso che i loro genitori o nonni ne fecero ».
Guida al Museo
Anche se la sistemazione non
è ancora precisa e definitiva, i
curatori hanno pensato di esporre gli oggetti « secondo gruppi
che riflettono attività e momenti
diversi della vita comimitaria ».
Cosi nel corridoio e nel pianerottolo superiore sono esposti arnesi da lavoro: tipi di aratro (araire), zappe a una punta {sappo)
e a due {lou bichart), introdotte
quest’ultime in valle dalla Francia verso il 1910; strumenti per
la fienagione, quali la falce frullana (lou dalh), la fcdciola (lou
voulam), con l’incudine (marteleuiro) e la cote per affilarle (la
peiro^ d’eimould); strumenti per
la mietitura, come il correggiato
(la cavallo) per trebbiare la segale, il capisteo (vai) e il ventilabro (vantouar) per ripulirla; varie misure antiche (cimino, cartièro, coup) con bolli e date diverse; il racle e Veicoubas per
ripulire il forno da brace e cenere; il chavilhìe per disporre il
pane onde proteggerlo da animali e muffa.
Nella prima stanza è allestita
una rustica camera da letto, ove
sono visibili anche due tipi di
culla (lou eros), seggiole per
bambini, il girello (eitantoun),
la cassapanca (l’eicrinh) per la
biancheria.
La seconda stanza ricostruisce
rambiente della cucina con il focolare (foute) e i suoi accessori:
catena, alari, treppiedi, reggipentole (la sirvento) e soffietto (souflét); quindi tma madia (mait) e
una piattaia (lou dreisòou) dove
si esponevano piatti, scodelle,
tazze e bicchieri.
Sparsi per la stanza o appesi
Orari e condizioni di visita
MUSEO 01 TORRE PELLICE — Via Roberto d’Azeglio, 2 — Torre Pellice.
Orarlo: giovedì e sabato 16-19; domenica 10-12 e 16-19.
Visite guidate per scuole e comitive: contattare preventivamente il
Pastore Giorgio Toum, tei. (0121) 91305; oppure il Sig. Osvaldo CoTsson, tei, (0121) 91897.
MUSEO DI RORA' — Via Duca Amedeo II ■ Rorà.
Visita a richiesta. Chiedere del Sig. Roberto Motel, tei. (0121) 93122
MUSEO DEGLI ODIN-BERTOT — Frazione Odin - Angrogna.
Visita a richiesta. Chiedere In loco del Sig. Levi Buffa, oppure prendere accordi telefonici col Pastore Giuseppe Platone, tei. (0121) 944144.
MUSEO DI PRA'LI — vecchio Tempio Valdese — Ghigo di Prali.
Orario estivo (15 giugno - 15 settembre): giorni feriali 15-19; festivi
9-12 e 15-19. Chiuso il lunedì. Orario invernale: visita a richiesta.
Chiedere del Pastore valdese, tei. (0121) 841519.
MUSEO DI iRODORETTO —„frazione Villa di Rodoretto^’rali.
Visita a richiesta. Chiedere del Maestro Enzo Tron, tei (0121) 841516
(Rodoretto) oppure 77011.
MUSEO DELLA BALSIGLIA — Frazione Balsigìia - Massello.
Visita a richiesta. Le chiavi sono depositate al Bar Ghinivert della
Borgata Balsigìia. Altrimenti telefonare, per accordi, al Pastore valdese
di Perrero (0121) 848816.
ai muri altri utensili da cucina,
quali mortai da sale (mourtìe),
macinacaffè (moulin a café), tostacaffè (bruzocafé), saliere in legno da tavola (saleiról) e da muro (salière) con cassetto per i
fiammiferi, grattugia (gratuzo)
per patate, imbuti (émbousòou);
inoltre il permòou usato per
spremere il formaggio, i bacini
da latte (basin), lo scrematodo
(cosà eicramòou) e le zangole
(lì burle) per il burro; infine oggetti quali recipienti di terracotta (tupin) e di legno (gérloun)
per la conservazione dei salami,
mestoli (casù), zipoli (eipinélla) forchettoni e lou bazou, il
bastone per portare a spalla i
secchi d’acqua.
Nella terza stanza si trova l’angolo scuola, con lavagna di legno, banchi, cartella di legno,
qualche libro dell’inizio del secolo; quindi strumenti che illustrano l’attività lavorativa del luogo: fusi, carde, filatoio e aspo
per la lana; per il legno: cunei,
mazze, la scure (l’appio), la roncola (lou faousét), la sega (reiso),
il segone per tronchi (eintroupòou), il trapano (virob'érquin), i
succhielli (tarav’lot), varie pialle
(plano, yerloppo, rabot). Quindi
ramponi, racchette, anelli vari
per slitta che servivano nei mesi
invernali; strumenti da calzolaio;
ed ancora sgabelli a tre gambe
(eicanh), collari di legno (là canaoula) con campane, panieri
(cavannha), rastrelli per la raccolta dello strame (ràtei dà jas),
due otri (ouire) in pelle di capra per il trasporto del vino.
gli argini natiuali del canalone,
aveva portato rovina distruggendo tra l’altro la casa pastorale e
seppellendo la famiglia del Pastore Buffa; il tempio valdese
(costruito nel 1846). alla sommità
dell’abitato, raggiungibile salendo la lunga gradinata che ha
inizio prpsso la porta del Museo;
la chiesa cattolica (1720), presso
la piazzetta dove una lapide ricorda anche al passante il nome dei rodorini caduti in guerra;
l’antico tempio valdese, ceduto
nel 1843 alla famiglia Meynier e
da questa, successivamente, alla
famiglia Breusa ».
Al di sopra dell’abitato di Serrevecchio si trovano le rovine di
Chandérmant, una mianda ove
Enrico Arnaud ed i suoi uomini
trovarono rifugio nel 1689 prima
di arroccarsi a Balsigìia.
Una piacevole passeggiata su
uno sfondo di austere montagne
può essere infine compiuta da
Villa fino a Galmount, il ”bric”
da cui si gode un magnifico panorama sul vallone di Frali: di
qui proseguendo attraverso « il
viottolo del Pastore » (lou vidi dà
Mnistre, percorso soprattutto dal
pastore in quanto le chiese di
Prali e Rodoretto erano un tempo affidate ad un imico ministro), si può giungere fino a
Ghigo di Frali attraverso baite,
tracce di antiche miniere di calcopirite, boschi e radure dall’interessante flora alpina.
Roberto Giacone
Uscendo dal Museo
Sebbene siano stati effettuati
in epoca recente molti lavori di
ristrutturazione edilizia per trasformare le vecchie abitazioni
in case di vacanza, sono ancora
visibili stalle, fienili, cantine, ripari per cataste di legna e fontane con vasche di pietra, costruite in epoche più o meno lontane.
Meritano comunque una visita:
« il rampar, ampio muraglione
inclinato costruito a protezione
della Villa dopo che, il 15 gennaio 1845, una valanga, superando
Dr.
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10066 TORRE PELLICE
Dar vita agli anni
(segue da pag. 1)
tollerato solo a breve termine e
in una fase transitoria; è urgente e necessario, invece, lanciare un programma di ringiovanimento dell’Asilo, che comprenda in primo luogo la ristrutturazione fisica del complesso
murario e successivamente la
riorganizzazione e la riqualificazione del personale e dei sistemi di lavoro.
La proposta
« Dare vita agli anni e non anni alla vita ». Questa affermazione presa in prestito dalla Associazione americana di gerontologia riassume il programma di
massima del Comitato direttivo.
vizi ambulatoriali, ecc.) ed è
giunto alla conclusione che il
costo di ristrutturazione non
potrà, comunque, essere inferiore a lire 2 miliardi a cui sarà
necessario aggiungere circa lire
mezzo miliardo per l’arredamento interno e attrezzature specifiche.
Il Comitato direttivo è consapevole del fatto che l’aspetto finanziario del progetto rappresenta al momento il maggiore
e più urgente problema da risolvere.
La proposta che per ora risulta essere quella di maggiore realizzabilità consiste nel procedere per lotti al finanziamento e
alla esecuzione dell’Opera.
Il Comitato ritiene, comunque, opportuno fissare un limite minimo di garanzia prima di
S. Germano:
veduta
parziale
dell’Asilo.
« Dare vita agli anni » significa,
in primo luogo privilegiare i momenti qualitativi della nostra esistenza, affinché essa sia piena e
soddisfatta sotto lo sguardo vigile del Signore, contrapponendosi a ciò che sempre più spesso accade: allo sforzo, cioè, di
prolungare semplicemente la vita biologica delle persone, sovente solo vegetativa e passiva,
senza gioia né amore.
La nuova costruzione sarà
progettata e costruita in modo
da tenere presenti le esigenze
degli autosufficienti — circa
ima quarantina di ospiti — e le
necessità dei non autosufficienti
— anch’essi una quarantina —,
in modo che la vita nella nuova
casa sia più funzionale, più accogliente, più serena, più adatta
alla vita di oggi. Gli ambienti
saranno « a misura di uomo »
ma nello stesso tempo tali da
garantire efficienza e qualità di
servizio; gli spazi saranno ampi e luminosi ma anche discreti
e accoglienti; le aree verdi saranno utilizzate per dare gioia
e serenità a chi ne usufruirà. I
servizi saranno in primo luogo
per gli ospiti della Casa ma sarà possibile anche per chi vive
all’esterno di avervi accesso. In
sintesi, l’Asilo sarà una « casa
protetta» per i non autosufficienti, una «comunità alloggio»
per gli autosufficienti, una « casa aperta» per tutti coloro che
desidereranno utilizzarne i servizi,
Il Comitato direttivo ha esaminato più possibilità alternative dopo aver individuato alcuni parametri base (il numero degli ospiti della Casa di poco meno di un centinaio di persone;
lo spazio medio per persona di
circa 40 metri quadrati; molteplicità di servizi per autosufficienti e non autosufficienti; ser
iniziare i lavori: ritiene cioè necessario avere a disposizione
circa un miliardo a inizio lavori
per non rischiare di doverli sospendere a metà. Se non vi sarà tale disponibilità, si rinuncerà piuttosto alla ristrutturazione.
Il Comitato è del parere di
lanciare una campagna di sottoscrizione che coinvolga in modo
cospicuo la popolazione valligiana; inizialmente si richiederà a
tal fine la sottoscrizione da parte di mille persone disposte a
dare ciascuna un milione. Naturalmente, doni di minor entità
saranno comunque benaccetti!
Verranno studiate possibilità alternative di incentivazione al
finanziamento, forme di prestiti
obbligazionari con piani di restituzione del capitale predeterminati.
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Il progetto di ristrutturazione
dell’Asilo dovrà ovviamente adeguarsi ed integrarsi con le linee
programmatiche sull’assistenza
socio-sanitaria formulate dalla
Regione Piemonte. Tuttavia, l’Asilo non dovrà perdere il suo
«specifico»: cioè, la consapevolezza di svolgere di fronte alla società un compito al quale
deve essere impresso un carattere qualificante, basato sull’amore evangelico verso colui che
soffre o può avviarsi alla sofferenza.
La nuova struttura potrà reggere solamente se tutti gli operatori ne comprenderanno il significato e si sentiranno di rispondere ad una vocazione di
carità e di amore. Non è possibile, neanche in una costruzione
nuova e moderna, alleviare la
sensazione di aver perso ogni
ruolo nella società o il sentimento di morte che accompagna
il depauperamento psicofisico
dell’anziano senza offrirgli il conforto ed il sostegno della fede.
In questa ottica, il personale
dovrà non solo essere istruito e
preparato sotto l’aspetto tecnico
ma anche aiutato a meglio qualificare il suo servizio in senso
evangelico in modo da poter
partecipare direttamente alla
riabilitazione dell’ospite e renderlo consapevole del suo possibile recupero, applicando metodi di lavoro personalizzati, infondendo fiducia e speranza at
chi non l’ha.
11
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4 maggio 1984
cronaca delleVaUi 11
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COMITATI PER LA PACE
la raccolta di firme
per ii referendum sui missili
Di seguito riportiamo il testo
delle due leggi di iniziativa popolare promosse dai Comitati
per la pace.
La prima mira a far sì che con
legge di tipo costituzionale venga indetto un referendum decisionale sull’installazione di missili nucleari nel nostro paese (a
Comiso o su altre parti del territorio nazionale). L’intento è
chiaro: arrivare ad una consultazione popolare che sia vincolante per le scelte del Governo su
una questione così importante
quale il possesso — e quindi il
possibile uso —di armamenti nucleari.
La seconda richiede una modifica deirart. 80 della Costituzione per estendere il controllo democratico sulle scelte di politica
militare, in particolare riguardo
a tre aspetti: Fimpiego di forze
armate italiane all'esterno del
paese, la concessione di basi ad
altri paesi, l'installazione di nuovi armamenti tali da modificare
il nostro sistema difensivo. Si
specifica infatti che gli accordi
internazionali relativi a questi tre
aspetti devono essere formalmente approvati con legge dal
Parlamento, che può essere sottoposta a referendum se non viene votata con la maggioranza
qualificata dei 2/3 dei membri
delle due Camere.
La raccolta delle 50.000 firme
necessarie per depositare in Parlamento le due proposte di legge
di iniziativa popolare avrà inizio
a maggio. Le firme devono essere autenticate da un notaio, un
segretario comunale, un giudice
conciliatore o un cancelliere della pretura o del tribunale nella
cui circoscrizione è compreso il
comune dove è iscritto il firmatario.
Una volta in Parlamento le due
proposte verranno esaminate in
Commissione (dove possono subire modifiche) e poi in aula, con
la particolarità che — trattando
si di leggi di argomento costituzionale — devono essere votate
due volte a distanza di tre mesi
(art. 138 della Costituzione).
Con queste due leggi di iniziativa popolare i comitati per la
pace rilanciano con forza la questione della democrazia nell’era
atomica.
Le proposte di legge
di iniziativa popolare
I
Norme per Findizione di un referendum popolare straordlna^
rio sulla installazione a Gomiso
o su altre parti del territorio nazionale di missili a testata nucleare.
Art. 1
E’ indetto un referendum
straordinario popolare per stabilire se consentire lo schieramento a Comiso o su altre parti
del territorio nazionale di missili terrestri balistici o di crociera con testate nucleari.
Art. 2
Il quesito da sottoporre a referendum consiste nella formula seguente : « Consentite che siano schierati a Comiso o su altre
parti del territorio nazionale
missili terrestri balistici o di
crociera con testate nucleari? ».
Art. 3
Entro 15 giorni dalla promulgazione della presente legge sarà fissata con decreto del Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei Ministri, la data del referendum,
in una domenica compresa tra
il 50° e il 70P giorno successivo.
Art. 4
Per il referendum previsto dalla presente legge si osservano,
in quanto applicabili, le disposizioni degli articoli 12, primo ed
ultimo comma, dal 17 al 23 e dal
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50 al 53 della legge 25 maggio
1970, n. 352, e successive modificazioni.
Norme per la partecipazione
democratica alle scelte di politica multare.
Art. 1
All’articolo 80 della Costituzione sono aggiunti i seguenti
commi:
«Le Camere altresì autorizzano con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti la ratifica e l’esecuzione degli
accordi intemazionali comunque
stipulati che siano rélativi all’impiego delle forze armate italiane in attività operativa fuori
dal territorio nazionale, alla concessione di basi o altre installazioni fìsse alle forze armate di
altri paesi, nonché all’installazione sul territorio nazionale di sistemi d’arma tali da modificare
la struttura della difesa del
paese.
Le leggi di ratifica di cui al
comma precedente sono sottoposte a referendum popolare qualora, entro tre mesi dalla loro
pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di
una Camera, o cinquecentomila
elettori o cinque consigli regionali. La legge non è promulgata
se non è approvata dalla maggioranza assoluta degli aventi
diritto al voto. Non si fa luogo
a referendum se la legge è stata
approvata da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti».
Art. 2
Il Governo presenterà al Parlamento appositi disegni di legge per l’autorizzazione all’esecuzione degli accordi di cui al secondo comma dell’articolo 80
della Costituzione, eventualmente già operanti.
Si applica il terzo comma dell’articolo 80 della Costituzione.
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dell’Ospedale Valdese
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Pellice; Alice Jouve, Torre Peliice; Depetris Maria, Luserna S. G.; Secondina e Fiorentino Rivoiro, Pinerolo.
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RINGRAZIAMEIWO
« Io so in Chi ho creduto »
(II Tim. 1: 12)
Elvira Poet ved. Cenre
di anni 88
La ougina Ida Poet in Jahier e famiglia ringrazia coloro che hanno preso parte al suo dolore, in modo parti.
colare ringrazia la direzione ed il personale dell’Asilo valdese di San Germano Chisone.
Pomaretto, 21 aprile 1984.
« Beati i puri di cuore, perché
essi vedranno Iddio »
(Matteo 5: 8)
H 21 aprile è serenamente spirata
in Bologna la sorella
Rosa Brunelli
che della locale Chiesa Metodista è
stata membro attivo, efficiente ed amato.
Grati per la sua doloe^a e dedizione alla Chiesa, la ricordano i par
renti, gli amici ed i fratelli della Comunità tmlognese.
Bologna, 26 aprile 1984.
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12
ills
li
12 uomo e sodetà
4 maggio 1984
UN PROBLEMA CHE MOLTI UOMINI NON RICONOSCONO
La trappola del sessismo
I quattro presupposti dellordinamento gerarchico dei sessi oitre ad
essere schemi culturali sono anche affermazioni teologiche basilari?
ro sistema di valori e il suo
rapporto con i benefici che essi
traggono dal permanere di una
situazione immutata.
Alla fin fine credono in retribuzioni uguali per lavori uguali
ma sono convinti che se la donna è madre il suo vero posto è
la casa e che il vero posto dell’uomo è di essere in carica e
nel mondo, che sia padre o meno.
Dal periodico riformato statunitense “1 th Angel" riprendiamo
l'essenziale di un articolo della moderatrice del presbiterio di Boston.
Cosa intendo con i termini
maschilismo, sessismo, patriarchismo? Intendo la collocazione
verticale, gerarchica, dei sessi, il
delineare i connotati dei generi,
la natura di Dio e i valori connessi con ciò che è «giusto per
l’uomo e per la donna sentiti
come volontà di Dio ».
Quattro presupposti tengono
insieme il tradizionale ordine
dei generi, per cui uno è primo
e l’altro è secondo.
Il primo presupposto è sessista. Afferma che uomini e donne sono cosi diversi nella loro
essenza e nel loro essere che
hanno funzioni separate nella
vita. Ciò li relega in due culture
separate, in due mondi, «della
donna» e «dell’uomo». Poi li
unifica nel matrimonio, lo stato
in cui ciascun sesso compie un
ruolo e una vocazione ordinati
da Dio. Il dominio della donna
è la casa, quello dell’uomo è il
resto del mondo. Ognimo ha dei
pari tra gli appartenenti al proprio sesso, alla propria cultura.
Il secondo presupposto è costituito da ima essenziale affermazione di patriarchismo secondo cui l’uomo è capo della donna. Gli uomini — nella sfera
pubblica che dà accesso al danaro, alla produzione e al potere — sono i detentori del dominio, sono in carica, sono responsabili dell’impresa umana in senso globale. Chi tra loro sia in
carica e a chi spetti un settore
o l’altro, è affar loro. Fortunata
la donna che è associata con un
« vincente ».
Il terzo presupposto mette
avanti il maschilismo e afferma
che ci sono caratteristiche «maschili » e « femminili » che definiscono cosa significa essere un
vero uomo o una vera donna.
Chi possiede caratteristiche
< L'Eco delle Valli Valdesi ’
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FRANCO GIAMPICCOLI
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intestato a « La Luce: fondo di solidarietà «, Via Pio V, 15 - Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
« maschili » è adatto a governare. Chi ha caratteristiche « femminili » non ha autorità. La sfera pubblica deve essere governata da tratti maschili, da potere fisico, da attrezzi, macchinari, armi, tecnologie, da materialismo e denaro, da fini anziché
da mezzi, cfe testa e muscoli. La
casa deire essere amministrata
da corpo e cuore, da moralità e
capacità relazionale.
Infine im quarto presupposto
è l’idolatria maschile. Dio, che
dev’essere onnipotente e onnisciente e immutabile, è maschio,
la fonte e l’espressione ultima
delle caratteristiche maschili.
Dio naturalmente non è propriamente maschile. Dio è Spirito.
Ma appimto lo Spirito è essenzialmente maschile. La donna è
carne, corpo, legata alla terra
in quanto è legata alla casa. Dio
certamente possiede alcune caratteristiche femminili ma sono
secondarie. Rappresentano un
fattore equilibrante per im Dio
che senza di esse sarebbe troppo trascendente, troppo dominante, troppo duro.
Le chiese devono decidere se
questi presupposti devono continuare come affermazioni teologiche basilari oltre che come affermazioni culturali. Questi presupposti sono pietre angolari
della nostra fede? Questa domanda non può essere ignorata
o liquidata come problema secondario.
Cos’è giusto?
bili respingono l’appello a esaminare il sessismo istituzionale
banalizzando la questione. Riconoscono il problema ma continuano a prestare attenzione a
«cose più importanti». Il loro
atteggiamento nei confronti del
femminismo è simile al loro atteggiamento verso le donne; ha
un valore ausiliario. Se le donne
vogliono essere al centro della
vita della chiesa sono chiamate
a rivolgere' la loro attenzione
verso queste pretese cose più
importanti.
Responsabili e membri di chiesa usano un’altra strategia per
parare l’impatto del femminismo; respingono il suo obiettivo. Concordano sul fatto che è
« giusto » che a lavoro uguale
corrisponda uguale retribuzione.
Sono d’accordo sul fatto che le
donne dovrebbero avere più posto nella responsabilità della vita della chiesa. Poi passano a
sostenere il patriarchismo quando si tratta di rapporti matrimoniali, l’effetto del sessismo
sulla vita degli uomini, l’uso della forza come mezzo per ottenere dei fini, la connessione tra
la mascolinità di Dio e la « fede », l’elevazione della maschilità nella vita pubblica e nell’amministrazione della chiesa, il lo
II restringere il problema è
spesso accompagnato dalla falsa
testimonianza contro femministe che rifiutano di accettare un
tale restringimento dei problemi. Sono etichettate come odia^
trici degli uomini, squilibrate
portatrici di disordine, esagitate, inadatte a ricoprire posti di
autorità nella chiesa e innaturalmente inappagate dalla maternità. Donne di classe media
insoddisfatte che non hanno
niente di meglio da fare.
Queste immagini non sono che
menzogne, tiè ' femministe non
sono odiatrici di uomini perché
sono femministe. Le femministe
non sono più piene dì rabbia
delle non-femministe che portano dentro la loro rabbia e la canalizzano in altre direzioni. Le
femministe non appartengono
tutte alla classe media.
Ci sono femministe di tutti i
colori, forme, nazionalità e condizioni economiche. E femministe non sono solo le donne. Ci
sono persone femministe di ambo i sessi. Sono gente normale
con comprensione — rivelazione, per cosi dire — riguardo a
questo importante problema
che le porta a lavorare per la
giustizia in questioni riguardanti i generi. Questa comprensione, anziché renderle inadatte a
posti di responsabilità nella direzione della chiesa, dovrebbe
essere un requisito essenziale
per la direzione. E per ciò che
riguarda il loro atteggiamento
riguardo all’essere genitori, le
persone femministe sono spesso
genitori realizzati che amano i
loro figli tanto da lavorare per
un mondo in cui non avranno
da essere handicappati a causa
di modelli sessuali stereotipati
o vivere in relazioni in cui l’amore è circoscritto in caselle
prefissate e la violenza deve esser data per scontata come parte del mondo degli uomini.
Infine, c’è una tendenza da
parte di uomini e donne ad affermare che il sessismo tocca di
più la vita delle donne e che è
in primo luogo un «problema
delle donne » anche se gli uomini ne sono implicati. Il sessismo
tocca la vita degli uomini non
meno che quella delle donne.
La via aperta
Il femminismo si batte per
una radicale trasformazione della cultura e della chiesa. Si batte per la rottura di un’antica
maledizione pronunciata sulla
razza umana, di cui si parla nella Genesi, una maledizione che
relega ciascun sesso ad un ruolo separato, una pena separata
e una cultura separata.
Cristo ci ha aperto la via dell’albero della vita e ci chiama
a mangiarne il frutto e ad essere resi compiuti. In Gesù, il Cristo, la maledizione è rotta e la
creazione che geme attendendo
di essere liberata, è invitata a
entrare nella nuova creazione in
cui ogni Èva e ogni Adamo è ricostituito nell’immagine di Dio
con una capacità di relazione
che si esprime in amore corroborante. Patricia Kepler
NICARAGUA - ANCORA SUI MISKITOS
Per un passo ulteriore
Il sessismo è una forma patologica di gerarchizzazione sociale, è un sistema immorale e ingiusto 0 rispecchia la volontà di
Dio? Non vedo come possiamo
chiudere gli occhi ignorando i
modi in cui il patriarchismo viola e impedisce il perseguimento
della giustizia.
Il patriarchismo aliena uomini e donne gli uni dalle altre, assegnandoli a culture diverse e
chiudendoli in relazioni complementari di amore-odio in cui
l’essere amato è sempre lo strar
niero, l’alieno che viene da un
altro «mondo»; esagera le caratteristiche « maschili » e « femminili » e invece di permettere
alla gente di ambedue i sessi di
svilupparsi naturalmente integrando queste caratteristiche,
inscatola le persone a seconda
del sesso e le costringe in vite
difficili, impedendo la maturità;
tiene separata la sfera pubblica
da quella privata, incoraggiando
runa ad essere competitiva, dura e violenta e l’altra ad essere
morbida, cooperativa e assistenziale.
Il patriarchismo separa gli uomini dalla cura quotidiana dei
bambini e dalle soddisfazioni
dell’allevarli ; esclude le donne
dalle soddisfazioni della creatività pubblica e dal lavoro; porta alla violenza contro la donna,
alla degradazione della sessualità e al depredare la terra; ecc.,
ecc., ecc.
Come può un sistema di questo genere essere volontà di Dio?
Come può una chiesa interessata alla giustizia non avere questo argomento al centro del proprio programma? Come può una
chiesa che crede in una nuova
creazione — che cresce verso la
volontà di Dio in terra come in
cielo — non impegnarsi a liberare la razza umana da questa
frattura e da questo peccato?
La banalizzazione
Membri di chiesa e responsa
Alle responsabilità degli USA
ed alle malefatte della CIA nei
confronti degli sventurati Miskitos e Sumos della fascia atlantica del Nicaragua, si può aggiungere che gli Indios fuggiti, esuli
in Honduras, non hanno certo
trovato una sorte migliore: caduti sotto le grinfie dei pretoriani somozisti, sono alla mercé di
criminali come il col. Martinez
(V Battaglione militare), un vero
boia che imprigiona, espelle, tortura, assassina impunemente i
capi delle comunità, al punto che
in Honduras vi sono più Indios
massacrati che caduti in battaglia. Sappiamo benissimo che la
CIA strumentalizza gli Indios in
Nicaragua, così come faceva con
la giusta resistenza dei Curdi in
Irak; ma questo non ci fa diventare avvocati difensori d’ufficio di compagni « che sbagliano». Enrico Costantino {Eco/
Luce, n. 14) invece di sfondare
la nostra porta aperta, farebbe
bene ad unirsi a noi per spalancare quella per ora soltanto socchiusa (dall’amnistia, un indubbio segno positivo) del governo
sandinista.
In una pubblica cerimonia per
solennizzare l’amnistia, il comandante Ortega ha dichiarato: « Lo
spostamento delle popolazioni fu
un errore » ed il com. Tomas
Borge: « i conflitti sulla Costa
Atlantica sono il risultato di una
politica stupida da parte nostra ».
(cfr. la rivista deH’AIM - Movimento Indiani d’America - anti
USA, Akwesasne Notes, Inverno
1983).
Ma il col. Borge è il medesimo che nel gennaio 1982 aveva
dichiarato: « Se fosse necessario
eliminare anche l'ultimo Miskito,
lo faremmo senza esitare perché il
nostro fine è quello di imporre il
nostro programma al Nicaragua »; qualche mese prima, il
com. Luis Carrion aveva scritto:
« E' impossibile riconoscere il
Miskito come seconda lingua,
perché è una lingua insufficiente e non permette lo sviluppo
culturale ed intellettuale della
gente, anche prescindendo dal
fatto che si sta ancora discutendo per sapere se si tratta di una
lingua o di un dialetto » (Barricada, organo del Fronte e del
governo sandinista, 2 settembre
1981). Ora fanno l’autocritica, ed
è molto consolante: ma allora
avevamo ragione noi quando, un
anno fa, denunciavamo il fanatismo dalle conseguenze criminali,
da queste stesse colonne.
I risultati sono più di 60 (e non
« soltanto » 37) comunità distrutte: alberi fruttiferi tagliati, animali domestici mitragliati, campi distrutti, villaggi bruciati; tre
squallidi campi di concentramento (nella regione di Jinotega, a
« Tasba Fri »; a Francia Sirpi ed
a Sandy Baya Tara); centinaia di
morti; due nazioni indie allo
sbando, disperse nell’ America
centrale... e « pretesti » per la
CIA e l’imperialismo.
Dobbiamo ora batterci perché
all'amnistia seguano altri provvedimenti di cambiamento radicale della politica verso gli Indios: riconoscimento del pluralismo nazionale e linguistico del
Nicaragua (anche Franco urlava: uno Stato, una Lingua, una
Religione, una Nazione); diritto
aH’autodeterminazione: la sconfessione e la cacciata degli exsomozisti locali trasformatisi in
sandinisti dell’ultima ora, e da
sempre aguzzini ladini degli Indios; l’autogestione delle comunità indie, emancipate da ogni
tutela ladina; il diritto degli Indios alla terra, alla foresta, alle
risorse in genere della « Zelaja
del Nord » (che dovrà ridiventare la Moskitia) e cioè al loro territorio tradizionale, che essi per
primi dovranno difendere; l’abbandono della politica etnocida
di Managua, tendente a fare dell’indio « un proletario come un
altro » mentre è diverso, e cioè
della pretesa di « convertirlo al
progressismo » così come si volle
convertirlo al cristianesimo; il
rispetto della libertà religiosa,
sia per i Fratelli Moravi che per
quanti intendano ritornare ai culti animisti; disponibilità ad avere come interlocutori i capi riconosciuti dalle comunità, senza
loro imporre pretoriani di sorta.
In altre parole, sàgnifica convincere i compagni sandinisti ad
abrogare la vigente legislazione
etnocida della « Dichiarazione dei
principi della Rivoluzione popolare sandinista sulle comunità
indigene della Costa Atlantica »
del 12 agosto 1981 che sostanzialmente ricalca le legislazioni
anti-indiane degli Stati capitalisti (USA, Cile, ecc.). Così la commentarono infatti i pellirosse
Mohawks: « Gli Indiani della Costa Atlantica rivendicano il loro
diritto alla terra in quanto aborigeni, così come lo rivendicano
per le risorse naturali, per la
caccia, la pesca e l'autodeterminazione. I popoli indiani che
hanno appoggiato la nazione Miskito nelle sue lotte contro il
regime fantoccio del governo
somozista, dovrebbero abbandonarli quando quei medesimi diritti sono minacciati dai governi
rivoluzionari? Gli Indiani hanno
sostenuto, in modo logico e coerente, i principi secondo i quali
le nazioni indiane hanno diritto
di esistere in quanto popoli distinti; così come hanno diritto di
possedere i propri territori e di
opporsi ai "piani di sviluppo"
che vengono loro imposti da interessi esterni. Tali principi debbono essere abbandonati nei paesi socialisti? Non c'è dunque alternativa all'estinzione?». I .Akwesasne Notes, voi. 14, n. 1).
Ebbene, noi chiediamo ai compagni sandinisti che il nuovo Nicaragua sia il primo stato americano a riconoscere 1’esistenza
delle nazioni indiane, ed il loro
diritto a promuovere la propria
cultura e le lingue che l’esprimono.
Tavo Burat