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Anno IX - numero 39-11 ottobre 2002
COMMENTI
e la sicurezza nazionale
tOUARD KORTHALS ALTES
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
LA GIUSTIZIA
SBENDATA
«Sei tu che hai stabilito il diritto»
Salmo 99, 4
SULLA facciata del ministero della
Giustizia, e di solito anche su
quelle dei tribunali, c’è la statua che
rappresenta Dike, la dea greca della
giustizia. Questa dea viene raffigurata con due tratti altamente simbolici:
sbendata e tiene in mano una bilancia in equilibrio. La bilancia simboleggia 0 corretto rapiporto fra pena e
colpa (si «bilancia» le pena a seconda
dell’entità del reato commesso),
mentre la benda vuole indicare che
per amministrare la giustizia con la
massima correttezza e con ii massimo equilibrio possibile non si hanno
riguardi personali. Ne risulta che «la
legge è uguale per tutti», come si legge in tutte le aule giudiziarie, da
quelle della Corte di Cassazione a
quelle dei tribunali e delle vecchie
preture più sperdute. Questa iconografia serve a ricordare che tutti i cittadini sono uguali dinanzi alla legge,
la quale a sua volta non fa discriminazioni e emette giudizi equilibrati,
rapportati alla gravità del reato.
Questi due dati ci indicano anche un
terzo aspetto rilevante: il giudice è
una terza persona rispetto ai due
«contendenti» in giudizio, del tutto
separato dai due.
Non ci illudiamo che le cose siano andate sempre così, queste
idealità sono di solito scritte sulla
carta, e l’ingenuità va a braccetto con
l’età dell’innocenza. I «furbi» sono
sempre esistiti e le scappatoie, per
chi poteva permetterselo, si sono
sempre trovate. Però quelle parole
rimangono come un monito e come
un obiettivo da perseguire giorno
dopo giorno. Quando si verifica Fin
contro di questi tre dati, allora la
Siustizia umana diventa un segno di
quella divina, anzi manifesta l’interesse di Dio per la convivenza pacifi
C3 di cui si fa principio ordinatore.
*Seitu che hai fondato il diritto»: solo parole impegnative per tutti gl
operatori del diritto. La giustizia
omana rispecchia la giustizia divina
nelle varie fattispecie. Non si tratta
di integralismo, ma di fondamento.
TN questi giorni alla dea Dike è stata
■l-tolta la benda, con il risultato che
adesso vede benissimo chi sono gli
Sputati dei processi e capisce che
“'Sogna distinguere attentamente fra
persona e persona. Con il risultato
ehe la scritta «la legge è uguale per
intti», è incisa nelle aule dei tribunali
nTn questa espres.sione ha una chiosa
'non tutti sono uguali dinanzi all
^8ge»: il nuovo modello di giustizia.
dove c’è qualche giudice che vuol
^esistere a questo nuovo modello di
Svizia, allora l’imputato non solo
6*' cambia la legge che deve applicare
non contento di questo lo sottoP°ne al suo controllo politico: sarà
■a decidere se può aprire
I 0 meno. Qui non c’è soltanto
j degenerazione della giustizia, ma
che 1 infedeltà verso il suo fondafnto. Ma l’Italia non è una nazione
strana, che pretende di inserire il
^^crimento cristiano nella costituzio
europea? Oppure questa mossa
c per acquisire meriti politici in
1 ® e per far vedere quanto siamo
fQ confronti di questi laici eu
P®' così intransigenti?
Domenico Tomasetto
ECUMEN
Il cammino di «Fede e Costìtuùone»
di BOB scon intervista a PAOLO RICCA
EDE E TEOLOCIAI
La formazione spirituale dei pastori
Superare odio e vendetta per ricostruire il processo di pace in Israele-Palestina
Oltre Sharon e Arafat
/ due vecchi leader rappresentano il «vecchio» e certamente non la parte migliore
della storia del Medio Oriente. L'organismo israelo-palestinese «Coalition for peace»
Le due «colombe della pace» israeliana e
PAOLO NASO
paiestinese in una manifestazione pacifista a Tei Aviv (inizio 2001) (foto S. Macchi)
SONO passati poco più di due anni daH’inizio della «seconda Intifada» palestinese ma nulla di nuovo
sembra muoversi sulla scena del
Medio Oriente. Tutto appare scontato e «vecchio» e gli attori sulla scena
restano legati alle loro parti di sempre, incapaci di interpretare un ruolo diverso. Dopo due anni di scontri,
attentati terroristici, azioni e ritorsioni militari, sia la leadership israeliana sia quella palestinese mostrano
la loro inadeguatezza: ed è sempre
più chiaro che, per ricostruire un
credibile processo di pace, bisogna
andare «oltre» Sharon e «oltre» Arafat, «oltre» la cultura e le strategie
politiche che li orientano.
Il primo è andato al potere nell’au
tunno del 2000 affermando che la via
della pace passava per la sicurezza di
Israele: oggi la società israeliana deve prendere atto che il suo premier
non ha garantito né questa né quella
e che, al contrario, la fine del processo di pace avviatosi nel 1993 ha aperto uno dei periodi più dolorosi e difficili. DalTinizio dell'Intifada sono
morti centinaia di israeliani, un
prezzo altissimo per un progetto politico del quale non si vedono i contorni e nel quale non si scorge coerenza. Qual è l’obiettivo di Sharon?
Annettersi i Territori? Deportare Arafat a Gaza? Distruggerlo politicamente? Eliminarlo fisicamente? E in
ogni caso, anche quando l’obiettivo
finale fosse l’eliminazione dell’anziano rais palestinese, è evidente che
questo non basterebbe a fermare o
Più di 30 morti in 10 mesi di attentati terroristici
Violenza anticristiana in Pakistan
«Le ripetute notizie di stragi e attentati ai danni delle comunità cristiane in Pakistan destano vivo dolore e preoccupazione»: lo ha affermato, in una dichiarazione all’agenzia
Nev, il presidente della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia
(Fcei), Gianni Long. Da ottobre dell’anno scorso sono più di 30 le vittime di attentati contro la minoranza
cristiana in Pakistan; recentemente
otto persone sono state uccise in un
attentato all’Istituto per la giustizia
e la pace, un Centro ecumenico di
servizi sociali a Karachi. Il 97% dei
138 milioni di abitanti del Pakistan è
musulmano, mentre il restante 3% è
composto da minoranze cristiane,
indù e buddiste.
«Si tratta evidentemente - prosegue Gianni Long - di un piano volto
aH’eliminazione di una minoranza
significativa di quel paese. Direi anzi che i cristiani del Pakistan sono
un esempio per tutti i cristiani: gran
parte della loro attività è infatti di '
carattere sociale, rivolta agli strati
più deboli della popolazione, e a carattere interconfessionale. Ci è di
conforto in questa situazione la solidarietà espressa da esponenti e organizzazioni islamiche, anche in
Italia: solo per questa via si può
giungere a superare l’odio per chi è
diverso e, secondo una frase troppe
volte sentita, “non rispetta la tradizione e la cultura del paese’’».
Il governo e i leader politici del
Pakistan dovrebbero adoperarsi per
l’incolumità dei cristiani nel paese:
è la denuncia del Consiglio nazionale delle chiese dell’India. «I cristiani
- sottolinea a sua volta il Consiglio
nazionale delle chiese in Pakistan sono visti come “agenti” dei paesi
occidentali, e per questo motivo sono nell’obbiettivo dei gruppi estremisti islamici».
reprimere VIntifada. Al contrario,
riavvicinerebbe fazioni oggi divise e
darebbe nuovo impulso alla strategia della lotta senza qùartiere contro
obiettivi militari e civili israeliani.
Qualcuno suggerisce che, in prospettiva, è esattamente quello che
Sharon desidera: una massiccia sollevazione terroristica e violenta nei
Territori, tale da giustificare un intervento risolutivo dell’esercito
israeliano e quindi la deportazione
di centinaia di migliaia di palestinesi
oltre il Giordano. Se così fosse (e non
da oggi lo affermano chiaramente alcune parti politiche che sostengono
Sharon) sarebbe un calcolo moralmente sciagurato e politicamente
sbagliato. Il prezzo umano, infatti.
Segue a pag. 15
Valli valdesi
In attesa
d'essere italiani
Sono italiani per le loro origini, ma
chiedono di stabilirsi in Italia. La situazione, che pare paradossale, è
quella che coinvolge i molti che provengono dal Sud America in seguito
alla crisi economica e chiedono la
cittadinanza nel nostro paese. La crisi, divampata in misura gravissima in
Argentina, ora minaccia anche l’Uruguay, tradizionalmente più solido dal
punto di vista economico. Si tratta di
un vero e proprio esodo che fa sì, per
esempio, che la città di Rosario sia
passata in dieci anni da un milione e
mezzo a 900.000 abitanti. Le pratiche
burocratiche sono complesse e vanno a rilento, anche per i casi di quelle
persone che possono dimostrare di
avere un ascendente italiano.
A pag. IO
ECODEUEVALUI
Una sodologa dal Giappone
di PIERVALDO ROSTAN
I L'OPINIONE
IL NOME
DI UNA PIAZZA
Personalmente non sono tra quelli
che contestano il valore delle dichiarazioni delTon. Fini al quotidiano israeliano Haaretz (13 settembre) sulle responsabilità dell’Italia derivanti
dall’emanazione delle leggi razziali del
1938; il testo completo dell’intervista
chiariva che in questione erano i rapporti fra stati, ed è del tutto ammissibile che uno statista si esprima all’estero in nome della collettività che
rappresenta. Ma proprio avendo apprezzato quelle dichiarazioni, rimango perplesso di fronte all’iniziativa
presa dal vicepresidente del Consiglio
riguardo al referendum del 6 ottobre
sul nome della piazza di Bolzano.
Intitolata alla Vittoria (quella del
1918 contro l’Austria-Ungheria, da cui
derivò la proclamazione della città come italiana), la piazza, fornita anche
di un monumento ideato da Mussolini, ha cambiato nome nel dicembre
2001 per decisione della giunta di centro-sinistra: nuova targa, «piazza deUa
pace». Ora, è certo che un concetto come quello di «pace» rischia'di essere
un guscio vuoto in cui ciascuno colloca ciò che più gli aggrada, dal rifiutò
integrale di ogni violenza, all’uso legittimo della forza ma regolato da organismi sovranazionali, alle operazioni
di peace keeping, a una riduttiva pace
come «assenza di conflitto»; concetti
di questa portata non devono ridursi a
generiche enunciazioni di principio.
Nel caso in questione è vero che a
Bolzano più del 70% della popolazione
è italiana, ma nel resto deU’Alto Adige
le proporzioni si invertono; l’enfatizzazione di quella vittoria per gli uni
sarà un richiamo, magari giusto,
aU’orgoglio nazionale, ma per gli altri
è simbolo di una ferita; giacché la convivenza è da ricercarsi nell’interesse di
tutti, appare fuori luogo soffiare sul
fuoco in un contesto che ha visto nel
corso degli anni fiumi di livore e anche
di sangue nella stagione, mai del tutto
chiusa, del terrorismo sudtirolese.
Ma ciò che più lascia perplessi, e speriamo che almeno serva a far riflettere,
sono le motivazioni in base alle quali
AUeanza Nazionale, forza politica promotrice della consultazione, ha visto
spendersi in prima persona il proprio
leader (vice primo ministro, di solito
dotato di un senso dello stato superiore a quello di molti colleghi di governo
e anche di molti esponenti dell’opposizione). La pace, ha detto Fini, è «un valore che tutti noi difendiamo» (e ci
mancherebbe); ma a Bolzano «la storia
ha scritto pagine che non si possono
cancellare». Dunque la storia viene an.^
teposta a un valore. In generale, per la
toponomastica delle nostre città, credo
siano preferibili i riferimenti a fatti
precisi, che possono essere fonte di ricordo e magari strumento di istruzione. Un evento, una data, è preferibile a
un concetto astratto espresso con genericità. Ma non sempre questa procedura questo vale il prezzo delle polemiche: compito dello statista dovrebbe
essere quello di riunire, e non dividere,
le varie anime (e sono tante) che compongono la società.
Ben vengà la storia, ma non a scapito dei valori. Anzi, per i credenti, come
mi insegnavano a partire dai primi anni di scuola domenicale, la storia è
«storia dell’amore di Dio»; nel suo dispiegarsi è giusto e doveroso cercare
di «leggere» un senso; ma, da credenti
e da laici, rifiutiamo di indagarla piegandola a nostro uso e consumo.
Alberto Corsani
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascoltto Della Parola
«'Poi lo Spirito
di Dio fece andare
Gesù nel deserto,
per essere tentato
dal diavolo.
^Per quaranta
giorni e quaranta
notti Gesù rimase
là, e non mangiava
né beveva. Alla fine
ebbe fame. ^Allora
il diavolo tentatore
si avvicinò a lui e
gli disse: “Se tu sei
il Figlio di Dio,
comanda a queste
pietre di diventare
pane!”. ^Ma Gesù
rispose: “Nella
Bibbia è scritto:
Non di solo pane
vive l’essere
umano, ma di ogni
parola che viene
da Dio”. ^Allora
il diavolo lo portò
a Gerusalemme, la
città santa; lo mise
sul punto più alto
del tempio, fioi
gli disse: “Se tu sei
il Figlio di Dio,
buttati giù; perché
nella Bibbia è
scritto: Dio
comanderà ai suoi
angeli. Essi ti
sorreggeranno con
le loro mani e così
tu non inciamperai
contro alcuna
pietra”. ^Gesù gli
rispose: “Ma nella
Bibbia c’è scritto
anche: Non sfidare
il Signore, tuo Dio”.
''Il diavolo lo portò
ancora su una
montagna molto
alta, gli fece vedere
tutti i regni del
mondo e il loro
splendore, poi gli
disse: ''“Io ti darò
tutto questo, se in
ginocchio mi
adorerai”.
'"Ma Gesù disse
a lui: “Vattene via.
Satana! Perché
nella Bibbia
è scritto: Adora
il Signore, tuo Dio;
a lui solo rivolgi
la tua preghiera”.
"Allora il diavolo si
allontanò da lui
e subito alcuni
angeli vennero
a servire Gesù»
(Matteo 4,1-11)
Foto Hcr/J. Hartley
L'ANNUNCIO FAHO Al POVERI
/ poveri sono quelli che ancora oggi sono i primi destinatari dell'annuncio di salvezza
e di speranza di cui Cestii si è fatto portatore proclamando l'Inizio del regno di Dio
MAURO PONS
Nelle tradizioni cristiane
pre-evangeliche si trovano
testimonianze molto precise sul
fatto che i «poveri» costituirono
l’ossatura portante del primissimo movimento di discepoli di
Gesù. Questo dato di fatto non
può essere smentito in alcun
modo, neanche da coloro che ritengono che caratteristica dell’Evangelo di Gesù è quella universalità che dovrebbe mettere a
tacere, o spostare in secondo
piano, la diversità delle condizioni economiche, sociali e politiche di ogni essere umano.
L'Evangelo di Gesù
Lf EVANGELO di Gesù fu preI dicato a donne e a uomini
che non vivevano per nulla in
un mondo «paradisiaco» ma,
esattamente come nel nostro
tempo, in un mondo segnato
dalla guerra, dalla fame, dalla
violenza di un sistema economico e sociale che di per sé
creava emarginazione, povertà
e discriminazioni. Per questo,
ieri come oggi, l'annuncio dell’Evangelo di Gesù non ha lo
stesso significato per l’uditorio a
cui si rivolge. Esso non parla genericamente a un’umanità indistinta, ma coglie ogni donna e
ogni uomo nella sua esperienza
storica. Presupporre e sostenere
un atteggiamento «generalista»
Preghiamo
Beati coloro che oggi sono affamati,
perché Dio li guarda con misericordia
e non li ha dimenticati.
Gesù li ha chiamati a sé,
rivelandosi loro come Colui che li libera dalla fame.
Lo Spirito di Dio li sostiene
nella loro dura lotta per la sopravvivenza
e chiama ogni essere umano ad essere loro solidali.
Beati coloro che oggi sono esclusi
dalle ricchezze del mondo,
perché Dio ha cuore per la loro povertà
e non li vuole escludere dalla ricchezza
del suo Regno. Gesù ne ha condiviso la sorte,
operando in mezzo a loro con parole
e azioni di liberazione.
Lo Spirito di Dio li raccoglie,
li guida e li sostiene nelle loro rivendicazioni
e chiama ogni essere umano ad operare al loro fianco.
Beati coloro a cui il potere sul mondo non appartiene,
perché Dio affida a loro il suo potere
di resistere ai potenti
e non vuole che la loro voce di denuncia
venga fatta tacere.
Gesù ha parlato per loro,
e grazie alle sue parole essi hanno ricevuta speranza.
Lo Spirito di Dio rilancia le loro richieste
di giustizia e di pace e chiama ogni essere umano
a prestare attenzione alle loro richieste.
da parte dell’Evangelo di Gesù
significa rifiutarne la storicità,
ridurlo a una «spiritualità» acconcia alle nostre esigenze morali, per esempio di chi ha ormai
risolto tutti i suoi problemi materiali di sopravvivenza.
Perciò, quando vogliamo parlare della povertà dal punto di
vista evangelico, non possiamo
parlarne in modo astratto o,
peggio ancora, come spesso si è
fatto nel cristianesimo, alludendo a una sorta di richiamo a una
«povertà spirituale», modello di
vita che dovrebbe essere abbracciato da tutte e da tutti i cristiani per vivere il proprio discepolato cristiano, perché se si è
poveri per davvero, questo invito a vivere la «povertà spirituale»
è una dichiarazione di rassegnazione che mette in discussione
alla radice la convinzione evangelica che Dio trasforma la realtà negativa del mondo. Se, invece, non si è veramente poveri,
questo invito a vivere la «povertà spirituale» è un trucco che
si usa per giustificare il proprio
statu quo, la situazione che viviamo e che ci va tanto bene.
Una grossa parte della nostra
umanità è invece costituita da
«veri» poveri: l’Evangelo di Gesù
parla innanzitutto ad essi. I «veri» poveri sono quelli che ancora
oggi sono i «primi» destinatari
dell’annuncio di salvezza e di
speranza di cui Gesù si è fatto
portatore proclamando l’inizio
del regno di Dio nella sua persona. In questa prospettiva noi
dobbiamo avere la consapevolezza di essere gli «ultimi» a cui
l’Evangelo di Gesù parla.
re è vittima di un sistema economico e politico, di cui noi facciamo parte, che gli sottrae il
suo diritto al cibo.
La terza tentazione
La prima tentazione
IN questa prospettiva la prima
tentazione, che noi rivolgiamo a Dio, è quella di operare lui
quello che noi non vogliamo fare, cioè «trasformare le pietre in
pane». In questo modo facciamo
nostra l’esortazione di Mt. 6,
25ss., la quale invitava i discepoli di Gesù a non preoccuparsi
della propria esistenza, a vivere
alla giornata sorretti dalla fiducia in Dio ma, curiosamente, la
interpretiamo, rigettando su Dio
la responsabilità di un suo intervento a favore di coloro che, a
differenza di noi, non sono dei
privilegiati. Anche noi, come i
discepoli di Gesù dobbiamo giustificare il fatto che, nonostante Gesù fosse il Figlio di Dio e
Dio è il Signore del mondo, l’ingiustizia, la mancanza di pace,
la morte per fame, lo sfruttamento dell’essere umano sull’altro essere umano sono ancora
presenti nella nostra realtà quotidiana. Anche noi aspettiamo
un miracolo? Se Gesù e i suoi discepoli si fossero aspettati, o
avessero avuto l’intenzione addirittura di inscenare^rn miracolo del pane, come quello prospettato dal racconto della tentazione, essi si sarebbero mossi
nella prospettiva del pane, non
in quella di Dio, sottomettendosi così a un falso signore.
La terza tentazione si presenta come un discorso critico
nei confronti di ogni forma di
potere umano, sia quello sostenuto da ogni tipo di ideologia
imperiale e globale, sia quello
rappresentato dagli odierni «zeloti» e gruppi analoghi. Dal
punto di vista degli esclusi, la
prospettiva dell’unicità della signoria di Dio è profondamente
«anarchica» perciò, a partire
dall’annuncio deH’Evangelo di
Gesù, essi non possono essere
padroni, né farsi padroneggiare
da forme di potere che escludano la sovranità di Dio. Le fonti
più antiche della predicazione
di Gesù ci dicono che le speranze, nutrite dai poveri a cui lui si
rivolgeva, riguardavano il recupero della vista da parte dei ciechi, la possibilità di camminare
per gli storpi, la liberazione dalla prigione per i carcerati, la
pancia piena per gli affamati. Si
tratta di speranze che non rendono gli esseri umani vittime
della loro miseria, ma sono legate a esperienze concrete, tanto che esse sono state interpretate come manifestazioni reali
dell’inaugurazione della signoria di Dio. Esse hanno reso questi esseri umani degli individui
forti e sovrani.
La signoria di Dio
Dal punto di vista di coloro
che sono gli «ultimi» destinatari dell’Evangelo di Gesù,
dobbiamo innanzitutto interrogarci sul senso della signoria di
Dio, tema centrale nel racconto
della tentazione di Gesù. Quando ci riuniamo insieme nelle nostre agapi, prima di metterci a
mangiare, ringraziamo Dio per il
cibo che ha predisposto per la
nostra mensa e, nove volte su
dieci, concludiamo dicendo:
«...e provvedine anche per chi
non ne ha (di cibo)». La conclusione di questa preghiera di ringraziamento mi ha sempre creato qualche problema perché essa, pur se sincera, nasconde il
vero problema, certamente generale e, per noi singoli individui, apparentemente impossibile da risolvere, che consiste nel
fatto che chi non ha da mangia
La seconda tentazione
Questo modo di aspettarsi i
miracoli non solo è illusorio, ma è anche una forma di disprezzo della pretesa che Dio
avanza nei confronti degli esseri
umani, anzi, come afferma la seconda tentazione, è il pervertimento della fiducia in Dio, nel
tentativo illusorio di mettere ai
propri ordini Dio stesso. Dunque l’essere umano non può
sottrarsi alle sue responsabilità
nei confronti di una situazione
che lui stesso ha contribuito a
creare. La povertà, la fame, l’ingiustizia, il dolore e la sofferenza, l’oppressione e l’odio, la violenza non appartengono all’or• dine creatore di Dio. Essi si collocano piuttosto nell’orizzonte
del nostro peccato, di un agire
autonomo dell’essere umano
dalla volontà di Dio. Si potrebbe
pensare che l’essere umano potrebbe «sanare» i mali del mondo con il potere (la politica?) che
Dio gli ha concesso.
Il Dio autoritario dei poveri
Questi testi presentano un’idea di Dio estremamente
autoritaria. Quanto alla paternità
di Dio, è vero che, in primo luogo, essa implica una sensazione
di sicurezza, ma ciò non significa
che venga meno l’immagine autoritaria e patriarcale del Dio-padre: è lui che dispone dell’essere
umano. D’altra parte il Dio autoritario dei poveri non è uno strumento di sopraffazione degli altri
e dello loro diverse idee, ma
rafforza coloro che credono in lui
contro la tentazione della violenza che scaturisce dalla loro vita.
Il Dio autoritario di questi poveri
dona loro la certezza di essere
degli esseri umani, contrariamente all’apparenza, dà loro la
forza di prendere in mano le sorti della propria vita, anche se non
ci si possono aspettare cambiamenti spettacolari. In ogni caso
quest’idea di Dio permette di
orientarsi nel caso di un conflitto
e, in generale, guida la relazione
che i discepoli di Gesù hanno
con quanti rifiutano il loro messaggio e respingono Gesù.
(Terza di una serie
di quattro meditazioni)
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Torino, 1988;
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Mell'agosto scorso, a Losanna, è stato commemorato il 75° anniversario
[[ungo cammino di «Fede e Costituzione»
'eiiaTlDfiiiJi/ riunione di questa Commissione del Consiglio ecumenico delle chiese ha avuto luogo il
'tÌSlsio 1^^^ presenza di 400 rappresentanti di 127 chiese ortodosse, anglicane e riformate
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¿eW. Bush, né di papa
Inni Paolo II, neppure di
Iti no global. Sono pa.nronunciate il 3 agosto
'/dal predicatore che si
• gva in occasione della
ti delÆariunione della Comte nelle Ine Fede e Costituzione,
ìbuisco Lata per sedici anni. Il
diavdl IvoCharlesH.Brent, del>no mo Lsa protestante episcoìoti-div i^ijcgii Usa, dichiarava che
' Ptosf Ltta le chiese si sarebbe
fcata solo se queste avesriaffrontato le questioni
eSrf Ulive alla fede sulle quali
la aJ (vano divergenze. Egli eolldl Jòinquesti termini i 400
cuparsi ppresentanti di 127 chiese
tenza,a todosse, anglicane, nate
3 sorrei laRiforma e libere, riunite
Dio. ÈI Eosanna: «Teniamo fermahe idi« pile nei nostri cuori il noblanodi uprogetto di unità e consi'I fatiamo tutti i cristiani, quaGesù fXque sia il loro nome, cofratelli amati. È così che,
la pratica delTunità, ragjgeremo l’unità». Da alloiunità della chiesa ha da[luogo a molti dibattiti,
li sono i progressi comli! Le chiese si esprimono
lima voce comune sulle
i/rebbei ustioni che cerchiamo di
il pane) Éereoggi?
: D?o,si Humovimento teologico
irmareil .Creato nel 1910, il movipietre i unto Fede e Costituzione si
ilema ni imito al movimento del cri'ere se, lanesimo pratico nel 1948,
lO' ostituendo così il fondai possari ijjiQjgi Consiglio ecumeI todelle chiese (Cec). Alcuni
^^esser ®*’ndiFede e Costituzioislderaz '™™o dei timori. I prin■nuto. P*'i progetti teologici del
I tentar “vimento avrebbero potuto
0 a que nelle nuove strutture
di fidud ilfec? Essi temevano che la
re di fr< plogia venisse ridotta a ser
1 cui pai it il compito della Chiesa di
10,28-3 ipondere alle questioni solila tenti i, quello che essi chiamatimentp liio«orizzontalismo», parDlo, nel adone come del «nemico».
ni Dio! Jf'.'a.maggior parte dei
li nsii riconosce che la ricerca terza ’™'’unità a livello delle
irisce a i *^alla chiesa, del mi:he avev dei sacramenti e delle
lamenti ®wsioni di fede è altretnella Pali ®°®iportante della ricerca
poca. Ini Siustizia in un mondo
ti a sp» ““ito. Essi vedono in una
)nedalla tasaunUa e riconciliata
maria e “a grande sfida e al tempo
un dora esso un esempio per il no
ndlaleMomondo diviso.
ni ./'^''ifinato del lavoro di
>Tdeï ?'.^°«tituzione è stall'orlgl“' *^''*''iilniiente accresciu
Culto durante l’Assemblea generale del Cec a Canberra (1991)
to dall’impegno attivo della
famiglia ortodossa e dalla
partecipazione della Chiesa
cattolica romana in quanto
membro a pieno titolo. La
Chiesa cattolica romana è diventata membro della Commissione nel 1968, sulla scia
del processo innescato dal
Concilio Vaticano II, nonostante la sua decisione di non
diventare membro del Cec
stesso. Il movimento Fede e
Costituzione ha organizzato
numerosi colloqui internazionali, gruppi di lavoro e programmi di studi, ed è stato
così confrontato con la diversità delle storie, delle esperienze spirituali e delle concezioni della comunità cristiana
mondiale. Questo non è stato
sempre facile. Le concezioni
sono talvolta opposte, e quelle che convergono non sempre riescono ad esprimersi
con una sola e stessa voce.
Mary Tanner, del Regno Unito, che è stata presidente della
Commissione Fede e Costitu
zione, ritiene che i dibattiti
multilaterali della Commissione hanno permesso di formulare dichiarazioni di fede significative. Dal suo punto di vista, la più importante è
quella che riguarda il battesimo, l’eucarestia e il ministero,
il cosiddetto Rem.
Il contributo all'unità
L’importanza del testo Bem
è universalmente riconosciuta. Rivolgendosi a giovani
teologi in Finlandia nel 1995,
il metropolita John (Zizioulas) di Pergamo, del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, dichiarava: «Non possiamo tornare alla situazione
anteriore; non possiamo che
andare oltre». Egli ha riconosciuto che il Bem aveva portato ad altre difficili questioni
quali la successione apostolica e l’episcopato, in quanto
esso stabilisce il battesimo
come fondamento dell’unità
dei cListiani. Mary Tanner
concorda. «Il Bem ha portato
un contributo positivo agli
accordi nati dai dialoghi bilaterali (tra le chiese), e ha
svolto un ruolo nel riavvicinamento delle chiese, sia
nella vita ecumenica locale
sia nei progetti di unione»,
ha dichiarato.
Il rimpianto teologo svizzero Max Thurian è andato ancora più lontano scrivendo:
«Il grado di accordo nella fede, e nella fede eucaristica in
particolare, è più elevato di
quanto non sia mai stato e
appare sufficiente a molti per
una eucarestia comune».
Questo pone la questione di
sapere quando finisce uno
studio che ha ottenuto il più
ampio accordo possibile. Chi
ha autorità per dichiarare che
è il momento di porvi fine,
perché il processo è giunto al
suo termine? Nella sua enciclica «Ut Unum Sint», papa
Giovanni Paolo II si chiede
«quanta distanza ci separa
ancora dal giorno benedetto
in cui [saremo] giunti alla
piena unità nella fede».
Il papa individua i campi
che esigono un’analisi più approfondita se si vuole realizzare un consenso nella fede; e
appunto, essi corrispondono
quasi esattamente a quelli che
la Commissione Fede e Costituzione ha individuato nel
corso dei suoi lavori. Ma la
prudenza rimane di rigore.
Come precisa l’enciclica, «lo
scopo ultimo del movimento
ecumenico è il ripristmo della
piena unità visibile di tutti i
battezzati... In riferimento a
questo obiettivo, tutti i risultati ottenuti fin qui sono soltanto una tappa, pur promettente e positiva». (Cec info)
(1 - continua)
* dell’équipe Informazione
del Cec
È deceduto in Francia il 12 agosto scorso all'età di 78 anni
Morto il teologo riformato Etienne Trocmé
Il teologo francese Etienne
Trocmé è morto il 12 agosto
scorso, all’età di 78 anni. Figlio di un medico, nato l’8
novembre 1924 a Parigi in
una famiglia protestante,
Etienne Trocmé trascorse
l’infanzia a La Rochelle. Studiò a Parigi alla libera Facoltà
di teologia protestante, all’«école des Chartes» e all’«Ecole pratique des hautes
études». Archivista-paleografo, dottore in teologia, fu
per due volte presidente dell’Università delle scienze
umane di Strasburgo, dal
1973 al 1978, e dal 1983 al ’88.
Il suo progetto di insegnamento di teologia musulmana all’università di Strasburgo, presentato nel 1996 in un
rapporto redatto su richiesta
del suo successore, Albert
Hamm, non andò in porto. Il
progetto infatti fu ritenuto
«prematuro» e «rischioso»
negli ambienti universitari e
religiosi. Non si trattava, precisava Etienne Trocmé, di
formare degli imam, ma di
dare una buona formazione
di base agli studenti. Coloro
che lo desideravano avrebbe
È responsabile delle questioni religiose di «Le Monde»
Henri Tincq il Premio Templeton 2001
John Templeton 2001 è stato asseanc “ca Tincq, responsabile della cro
L (on/® '8*Dsa del quotidiano francese «Le
.voiefonde,, Tin" —
alarli ornai ' ® ritenuto «il migliore
ranii ideli’*^*'^ europeo deH’lnformazione religio’> Il Premio di 3.500 franchi sviz
e stato rimesso il 19 settembre scorso a
iijj sede della Federazione protestan^rancia. Henri Tincq ne ha fatto dono a
fondatore dell’Arca, associazione
indi! Ci "^'’“lleappati. L’obiettivo del Premio
** ¿esg gestito dalla Conferenza delle
Le i“' *Iohn ® nome della Fondazio
•/ det^ lotj. .^D^pleton, domiciliata negli Usa, è di
, ttivQj/ * giornalisti della stampa laica che
lijjjli° filila religione con pertinenza, imi ^ ® ^Do spirito ecumenico.
ff-Wi ----- --------------------------
diUi ¡1 _ mimaditrice
Claudiana
-6689804 fax 6504394; http://www.claudiana.i
Dal 1985 Henri Tincq è responsabile delle
questioni religiose del quotidiano «Le Monde».
I suoi articoli presi in considerazione per il Premio comprendevano un’analisi dello stato attuale del dialogo tra ortodossi e cattolici romani, scritta prima della visita del papa In Grecia
e in Ucraina; un’intervista al filosofo e antropologo René Girard, dopo gli attentati dell’ 11
settembre 2001; e un ritratto della teologa svizzera Lytta Basset, pastora riformata e scrittrice.
Quest’anno la giuria era composta da un
giornalista inglese impegnato da tempo nel
movimento ecumenico, una scrittrice americana domiciliata in Svizzera e un pastore e
giornalista francese. I commenti fatti dai giudici circa gli scritti di Henri Tincq includevano le seguenti osservazioni: «Ci ha fatto bene
leggere un articolo sensato e misurato sul papa e le chiese ortodosse; l’intervista a René
Girard porta "una luce originale su avvenimenti dolorosi”: “il ritratto di Lytta Basset è
scritto molto bene, crea il desiderio di incontrarla per discutere con lei”». (hip)
ro potuto poi seguire un insegnamento pratico in un istituto ad hoc, che avrebbe potuto essere una moschea. Salutato favorevolmente dal
rappresentante della mo
schea di Strasburgo, Abdellah
Boussouf, che vi vedeva un
mezzo di agevolare l’organizzazione dell’Islam in Francia
e la sua comprensione da
parte della società francese, il
progetto fu considerato con
sospetto dai rappresentanti
delle altre comunità religiose.
Professore di Nuovo Testamento e specialista del Vangelo di Marco, Trocmé era
impegnato nel filone di ricerca postbultmaniana del Gesù
storico attraverso i Vangeli ed
era convinto che alcune frasi
del Nuovo Testamento erano
state pronunciate dal Gesù
della storia. Il pastore Freddy
Sarg, che gli ha reso omaggio,
ha detto che era particolarmente sensibile a questa frase di Gesù: «In verità vi dico
che in quanto lo avete fatto a
uno di questi miei minimi
fratelli, l’avete fatto a me»
(Matteo 25,40).
Etienne Trocmé faceva
parte dei «Giusti» del Chambon-sur-Llgnon che aprirono
le loro porte agli ebrei durante l’occupazione nazista della
Trancia. Nell’ambito della
Commissione «Chiesa e popolo d’Israele» della Federazione protestante di Francia,
si adoperò a un approfondimento dei legami tra cristiani
e ebrei e sottolineò il contributo originale ed eminente
dell’ebraismo nei confronti
del cristianesimo. (hip)
DAL MONDO CRISTIANO
Così l'ha (definita il rettore Keith Jones
Facoltà teologica battista di Praga
«Rolls Royce delle facoltà di teologia»
PRAGA — «Questa è la Rolls Royce delle facoltà di teologia»: così ha orgogliosamente definito la rinnovata Facoltà
teologica battista di Praga il rettore Keith Jones, durante la
cerimonia di inaugurazione del nuovo anno accademico.
Fondata nel 1949 ma riconosciuta ufficialmente dallo stato
solamente l’anno scorso, la Facoltà battista ospita’attualmente 95 studenti provenienti da 18 nazioni. (nev/bt)
¡§¡ In occasione dell'anniversario della Riforma
Si riuniranno a Cuba tutte le chiese
protestanti deU'America Latina
L’AVANA — Evento ecumenico unico quest’autunno a Cuba. Convocate dal Consiglio latinoamericano delle chiese
(Clai) tutte le chiese protestanti del continente si riuniranno
a L’Avana per ricordare, dtd 26 al 31 ottobre con una serie di
culti, l’anniversario della Riforma. «Una festa dello spirito e
della solidarietà tra fratelli in una unica fede». (nev/ns)
\ È stata aperta al pubblico il 28 settembre
Usa: la Biblioteca Mary Baker Eddy
dedicata al miglioramento deU'umanità
BOSTON — È stata aperta al pubblico sabato 28 settembre
a Boston (Massachusetts, Usa) la grande Biblioteca Maiy
Baker Eddy, dedicata al «miglioramento dell’umanità». Disposta su quattro piani, la Biblioteca dispone di oltre 50.000
volumi e documenti, mostre, luoghi di ricerca e un centro
convegni per 200 persone. Intitolata a Mary Baker Eddy,
americana, protestante, fondatrice della «Christian Science»,
la Biblioteca si propone come uno dei principali centri di ricerca sui temi della spiritualità e della salute. Ulteriori informazioni sul sito www.marybakereddylibrary.org. (nev)
¡Chiesa unita luterana argentina e uruguaiana
«Prendiamo le distanze dalle
dichiarazioni antiebraiche di Lutero»
BUENOS AIRES — «Come comunità cristiaiie in Argentina e in Uruguay e come membri deEa Federazione luterana
mondiale (Firn) ci rammarichiamo e prendiamo le distanze
da quelle dichiarazioni del riformatore Martin Lutero che
tanto hanno danneggiato i credenti ebrei». Così è scritto iri
una lettera mdirizzata alle comunità ebraiche dei due paesi
sudamericani dalla Chiesa unita luterana (lelu) argentina e
uruguaiana. «Noi consideriamo l’antisemitismo un vero e
proprio affronto all’Evangelo - conclude la lettera - e ci irrrpegniamo nella lotta contro ogni forma di intolleranza sia
nelle nostre comunità sia nella società». (nev/lwi)
Dopo la decisione del governo britannico
Gran Bretagna: grande dibattito
tra le chiese sulle cellule staminali
LONDRA — Grande dibattito in Gran Bretagna dopo la
decisione del governo di creare una «banca nazionale di cellule staminali» per la ricerca medica. La banca conserverà le
cellule ottenute da adulti, feti ed embrioni. Ma è proprio sul
caso degli embrioni che le posizioni divergono: secondo
l’arcivescovo cattolico di Glasgow, Mario Conti, contrario
«L’embrione non è un ammasso di cellule utilizzabili a piacere». Più possibilista la Chiesa di Scozia (presbiteriana): si
potrebbe partire da embrioni clonati, creati appositamente,
superando così il problema della riproduzione. (nev/eni)
i Ora anche nello stato del Farà
Brasile: esami proibiti di sabato
parità per ebrei e avventisti
BELEM — I deputati dello stato del Farà hanno approvato
un disegno di legge che proibisce gli esami pubblici di sabato.
La legge specifica che gli esami non possono essere fissati tra
le 14 del venerdì e le 18 del sabato. Avventisti ed ebrei acquistano così le stesse opportunità degli altri cittadini. Leggi simili sono state introdotte in altri 15 stati del Brasile. (nev/adn)
M Sentenza della Corte suprema
Usa: niente autorizzazione preventiva
per fare il porta a porta religioso
WASHINGTON — La Corte suprema degli Usa ha deciso,
con otto voti contro uno, che le organizzazioni religiose non
hanno bisogno di ottenere un permesso preventivo per andare a testimoniare la loro fede di casa in casa. AITorigine di
questa decisione c’è il rifiuto dei Testimoni di Geova di sottomettersi alTobbligo di ottenere un permesso in una cittadina
dell’Ohio. Al fine di proteggere le persone anziane, la città
aveva adottato una legge che prevedeva un permesso per
ogni visita a domicilio per motivi religiosi o commerciali. Il
rapporto della Corte suprema precisa che «il principio di una
autorizzazione per poter parlare al proprio vicino è un’offesa
non solo ai valori tutelati dal Primo Emendamento, ma anche al principio di una società libera». In una precedente
sentenza, la Corte aveva deciso che le persone che difforidono messaggi non commerciali o politici hanno il diritto di re-stare anonimi, per evitare ai sostenitori di idee poco popolari
di esporsi ad atti di vendetta. La nuova sentenza estende
questa disposizione ai messaggi religiosi. (hip/ spc)
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
Intervista al prof. Paolo Ricca sulla preparazione degli studenti di teologia
La formazione spirituale dei pastori
La formazione spirituale e quella accademica devono essere le due facce dell'unica medaglia
della preparazione al ministero pastorale nelle chiese, altrimenti la formazione è zoppa
In continuità con la pagina
pubblicata la scorsa settimana, sul tema della formazione
spirituale degli studenti in vista del ministero pastorale
nelle chiese abbiamo interpellato il prof. Paolo Ricca, (a.m.)
Spirituale e accademico
- È giusto secondo lei porsi
come Facoltà teologica il problema della formazione spirituale oggi che si tende a separare l’aspetto puramente accademico da quello della preparazione dei ministri? E ancora: ma è proprio possibile (è
giusto?) separare per un/una
credente l’aspetto spirituale
da quello accademico?
«Non è solo giusto ma doveroso porsi il problema della formazione spirituale degli
studenti (e dei docenti) perché si tratta di una questione
vitale per la qualità del servizio pastorale e, di riflesso,
per la qualità della vita della
chiesa. Formazione spirituale
e formazione accademica sono le due facce dell’unica
medaglia della preparazione
al ministero pastorale: se una
manca, il ministero, per così
dire, zoppica, e il servizio che
rende all’Evangelo e alla comunità è insufficiente. Un
pastore formato spiritualmente ma non accademicamente, oppure accademicamente ma non spiritualmente è, nei due casi, un pastore
a metà, cioè non un pastore
come dev’essere e come la
chiesa ha il diritto di aspettarsi che sia. Potremmo riprendere qui le due nozioni
che, secondo Melantone,
amico e discepolo di Lutero,
costituiscono il ministero pastorale: pietas (cioè la formazione spirituale) ed eruditio
(cioè la formazione accademica). Entrambe sono necessarie al buon esercizio del
ministero pastorale ma sono
necessarie anche una all’altra: si richiamano e si stimolano a vicenda e al tempo
stesso vigilano una sull’altra.
Benché sia doveroso distinguerle accuratamente,
sarebbe fatale separarle. Solo
insieme esse danno i loro
frutti migliori, una formazione spirituale disgiunta dalla
formazione accademica può
facilmente sfociare nel vaniloquio religioso, una formazione accademica disgiunta
da una formazione spirituale
può facilmente deperire in
un sapere arido che riesce
forse a trasmettere conoscenze ma non è in grado di
chiamare alla fede.
Ma perché è necessaria la
formazione accademica in
un pastore? Per due ragioni.
La prima è interna alla fede
Paolo Ricca
stessa che, come diceva Calvino, non è ignoranza ma conoscenza. La fede sa, e quindi pensa, ragiona, riflette sul
suo oggetto e diventa così
teologia, “discorso pio”. Chi
contrappone fede a teologia,
o diffida della teologia in nome della fede quasi fossero
realtà tra loro nemiche, o
non sa bene che cosa sia la
fede 0 non sa bene che cosa
sia la teologia. Vita della fede
e conoscenza teologica non
sono avversarie ma sorelle.
Ora già nella chiesa antica e
in quella medievale, e più ancora nella modernità, la teologia è diventata una scienza
vasta e complessa che esige
studi prolungati e approfonditi. Non è un caso che in Europa, ma anche negli Stati
Uniti d’America, molte Università siano state create anzitutto proprio per la ricerca
teologica e l’insegnamento
della teologia. È questa la prima ragione che rende necessaria la formazione accademica di un pastore, alla quale
si deve aggiungere un corollario di fondamentale importanza, che è questo: la fede
cristiana, nella sua impostazione, nel suo orientamento
e nei suoi contenuti è sostanzialmente una fede biblica,
cioè generata, animata e alimentata dalle Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento. Ma la lingua di queste
Scritture è rispettivamente
l’ebraico per l’Antico Testamento e il greco per il Nuovo.
Per poter leggere la Bibbia
nelle lingue in cui è stata
scritta occorre conoscerle, e
per conoscerle occorre studiarle. Studiarle è indispensabile per capire bene il messaggio biblico, e capire bene
il messaggio biblico è la condizione prima per una buona
predicazione. La predicazione cristiana (come anche
quella ebraica) nasce dall’esegesi, cioè dallo studio accurato e amorevole delle parole
bibliche nelle quali è nascosta, come la perla in uno scri
gno, la vivente parola di Dio,
dalla quale ogni cosa proviene, a cominciare dalla fede.
Studiare le lingue bibliche è
un aspetto costitutivo della
formazione accademica di un
pastore, la quale, come si vede, non è un lusso o un optional, ma parte precipua del
ministero pastorale stesso.
Ma c’è una seconda ragione che rende necessaria la
formazione accademica di un
pastore: è che per trasmettere il messaggio evangelico
non basta conoscere le lingue
bibliche, occorre conoscere i
linguaggi del nostro tempo e
saperli adoperare, occorre
cioè familiarizzarsi con la
cultura della nostra generazione in tutte le sue variegate
espressioni, accademiche e
popolari, universitarie e televisive. Restandone fuori, si
isola la chiesa dalla società e,
fatalmente, si ghettizza TEvangelo: pur volendolo trasmettere, lo si rende indecifrabile. “Se la tromba dà un
suono sconosciuto, cbi si
preparerà alla battaglia” (1
Corinzi 14, 8). Serve a poco
essere dotti biblicamente se
si è analfabeti culturalmente,
e inversamente serve a poco
per la comunicazione delTEvangelo (anzi non serve a
nulla) essere dotti culturalmente se si è analfabeti biblicamente. Certo, rincontro
dialogante e critico tra fede e
cultura non può essere circoscritto agli anni di studio, deve durare tutta la vita. Ma le
sue basi vanno poste in Facoltà, in un certo modo di
impostare e svolgere lo studio della teologia e di preparare i futuri pastori.
Stabilito dunque che la formazione accademica è necessaria a chi vuole svolgere
il ministero pastorale, ci si
deve chiedere perché ad essa
debba essere necessariamente abbinata una “formazione
spirituale”. La ragione è semplice ed è stata chiaramente
enunciata già all’apostolo
Paolo quando ancora esorta i
cristiani, e quindi anche gli
studenti e i professori di teologia, i pastori e tutti coloro
che esercitano un ministero
nella chiesa, a non restare
“bambini in Cristo” (1 Corinzi
3, 1), ma a “crescere in ogni
cosa verso di lui” (Efesini 4,
15): crescere “nella conoscenza di Dio” (Colossesi 1,
10), cioè nella fede (li Corinzi
10, 15), fino a diventare adulti, maturi, affinché non accada che uno sia adulto culturalmente e bambino spiritualmente, ben attrezzato sul
piano del sapere teologico e
culturale ma balbuziente sul
piano del discorso di fede.
Gesù rimprovera Pietro che vorrebbe evitargli la croce (Matteo 16,23 - incisione di L. Cranach, 1521)
Nessuna ricchezza teologica
o culturale può compensare
l’aridità spirituale. • ’
È vero che la fede non può
essere insegnata ma è altrettanto vero che essa può e
dev’essere coltivata ed esercitata. E il primo e insostituibile
esercizio della fede è la preghiera. Formazione spirituale
vuol dire anzitutto e fondamentalmente vita di preghiera. Ogni teologo lo sa: “Il primo e fondamentale atto del
lavoro teologico è la preghiera” (K. Barth, Introduzione alla teologia evangelica). Non si
può parlare di Dio se non si
parla a Dio. Gerhard Ebeling,
da poco scomparso, considera la preghiera “la chiave per
la dottrina di Dio”. È in fondo
quello che già suggeriva Agostino nel celebre inizio delle
sue Confessioni: “Dammi grazia, o Signore, di conoscere
appieno se prima ti si debba
invocare o lodare; se la conoscenza di te debba precedere
l’invocazione... Ma chi ti invoca se prima non ti conosce?... O non piuttosto ti si
invoca per conoscerti?... Signore, io ti cercherò invocandoti, e ti invocherò credendo
in te, poiché tu ti ci sei fatto
conoscere”. Ecco, qui si vede
bene quanto preghiera e teologia, formazione spirituale e
formazione accademica siano intrecciate e inseparabili
una dall’altra.
Ma dire preghiera significa
dischiudere un orizzonte vastissimo, di cui di solito conosciamo e frequentiamo
spazi molto ristretti. Kierkegaard ha scritto anche sulla
preghiera pagine straordinarie. Ecco una sua affermazione: “Pregare è respirare. Se
mi si chiede perché respiro,
rispondo: perché altrimenti
morirei”. La preghiera, come
il cristianesimo, è una scuola
nella quale c’è tutto da imparare. È significativo che i discepoli abbiano chiesto a Gesù: “Insegnaci a pregare”:
benché fossero stati abituati
a pregare fin dall’infanzia.
Ma appunto: bisogna ancora
e di nuovo imparare a pregare. La richiesta “Insegnaci a
pregare” deve accompagnare
tutta la vita di ogni credente e
quindi anche di ogni pastore.
Ma la formazione spirituale
non si esaurisce nella vita di
preghiera, personale e comunitaria. Essa comprende il vasto campo del dialogo “da fede a fede” (Romani 1, 17), l’allenamento all’ascolto reciproco, allo scambio intenso, impegnato, dei doni e delle esperienze, come pure delle
domande e dei problemi, all’approfondimento della vita
spirituale in tutti i suoi aspetti
e, in generale, a tutto quello
che Bonhoeffer scrive e descrive nel breve trattato La vita comune, dove peraltro mette anche in guardia nei confronti di possibili (e facili)
confusioni tra ciò che è propriamente spirituale e ciò
che, invece, è psicologico. Anche la formazione spirituale
deve durare tutta la vita e non
terminare con la conclusione
degli studi di teologia: ma è in
Facoltà che il primo tratto di
questo itinerario deve essere
programmato e percorso.
Se poi qualcuno volesse
farsi un’idea più precisa di
che cosa si dovrebbe intendere per "formazione spirituale”, si può rispondere indicando, a titolo di esempio,
una serie di testi sui quali essa si potrebbe fare. I testi (la
lista, va da sé, è solo indicativa) vanno dalle Confessioni di
Agostino al Diario e alla Lettera di Etty Hillesum, dalla
Regola pastorale di Gregorio
Magno alle Tracce di cammi
[6 di
lare
arsi
indire
ralii
Un’illustrazione ripresa da un’edizione dei «Peiiegrinag
stiano» di J. Bunyan
landò
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¡ti E1
ile, dalli
laicità av'
no di Dag Hammarskjold,
dalla Imitazione di Cristo di
Tommaso da Kempis (secondo altri di Giovanni Gersenio)
ai Racconti dei Chassidim di
Martin Buber, dalla Libertà
del cristiano di Lutero a La
pesantezza e la grazia di Simon Weil, dai Detti dei Padri
del deserto e Timore e tremore
di Kierkegaard, dal Manuale
del soldato cristiano di Erasmo a Resistenza e resa di
Bonhoeffer, dal Pellegrinaggio
del cristiano di John Bunyan a
Sul confine di Paul Tillich, e
così via. Ma non si tratta solo
di leggere dei testi. Si tratta di
crescere interiormente anche
grazie ad essi, di affinare la
propria comprensione di
Dio, di sé, del prossimo e del
mondo e quindi di qualificare meglio in senso evangelico
il nostro rapporto con tutte
queste realtà. La “formazione
spirituale” sarà per ciascuno
un itinerario personale che
però ha bisogno, per progredire, di un incontro e confronto a più voci».
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Professore e «maestro»
- Si è parlato in Sinodo della figura del professore di teologia che una volta era anche
considerato un «maestro» di
vita, di ministero, di fede. È
ancora così? E se non lo è dovrebbe esserlo? Oppure ritiene
per la sua esperienza che rispetto al passato gli studenti
abbiano bisogno di altro che
non di un modello da imitare?
«La parola di Gesù ai discepoli: “Non vi fate chiamare
maestro perché uno solo è il
vostro maestro” (Matteo 23,
8) mette in guardia sui rischi
di considerare una persona
particolare, chiunque essa
sia, un “maestro”. Essere
maestri significa ritenere di
poter insegnare agli altri a vivere, credere, ad agire bene:
un compito sovrumano. Solo
Gesù porta a buon diritto
questo titolo altissimo. Il titolo che si addice a noi è
quello di “discepoli”. 11 discepolo è colui che impara.
La vita è questo: un ininterrotto processo di apprendimento. E beato colui che non
si stanca di imparare! Il grande Solone diceva nella sua
vecchiaia: “Ho ottant’anni, e
imparo ancora”: fino alla fine
si considerava discepolo. Lo
stesso pensiero, con parole
diverse, troviamo in Lutero:
il suo “Siamo mendicanti,
questo è vero” pronunciato
sulTetto di morte, significava
“Siamo mendicanti di senso”, cioè imploriamo da Dio
di rivelarci il senso di tante
cose, tra le altre il senso della
nostra condizione mortale.
Dunque, non siamo maestri
ma discepoli.
C’è però un modo "maestro” di essere discepoli. Si
può cioè essere così a fondo
discepoli da diventare in
qualche modo maesl
da poter insegnare
essere di più o meri
poli. Si può esseieii,
dell’essere discepoliEi^
lora il punto imperi
meditare: ciascun® dii
tutt’e due, discepoW
stro. C’è un solo maé^
sù. Poi ci siamo noi^
siamo davvero dist
possiamo diventare t
ma non possiamo (
maestri se non dive|
discepoli. Questo con
de anche all’espertì
ciascuno di noi: nella^jQ'Qja^,
vita abbiamo avut|i fej’Univer
maestri (non uno soli! jimoaffrc
senno dei quali cihains [inatteso
to qualcosa. Ma chi ci li iiel’incon
segnato a leggere nona fato dal
sariamente ci ha ins^
vivere. E chi ci ha datoi orrequlnc
che insegnamento (ttldJ uestapui
necessariamente ci hai jrtiredait
gnato a credere. Behii (neU’ott
insegnato qualcosa^ ietazione
de, non necessarianii icorsod
ha insegnato ad amarei me come
via. Analogo discorSfli ansato, prt
fare per il nostro esser Sièrian
quanto discepoli, un po' tomo del
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5
OTTO
Di 11 OTTOBRE 2002
PAG. 5 RIFORMA
Su questo tema, nel Centro di Ecumene, si è svolto il 4° Forum della cultura
L'inatteso ritorno del sacro
Ufi vioggio attróverso il «volto prepotente della religione», ma anche attraverso il suo ruolo
U mediazione dei conflitti e liberazione. Il fondamentalismo è una «camera senza vista»
n^PE ROSSO
oNTINUARE a scom'^ttere sull’ermeneutica
^via per resistere alle
ioni che dal mondo
\no. Interrogarsi su chi
, ma anche su termini
sacro e religioni. Riscoilì^ore della narrazioalternativa all’argo;ione ma come corpo
je di questa. Rimetterrlare di etica, tornare a
marsi di politica. Apindire i concetti di mulralismo e di dialogo
¡ndo le differenze. Ridare il limite partendo
sofferenza più che dalla
tà. E poi ripartire dalle
!oie, dalla democrazia, daliaidtà avendo presente che
la semplice operazione di
jjo2ione-interpretazione
ilLibro, che dovrebbe esseiiabase di ogni predica, è
ssere mi „’jaone culturale di resicpoli Ei i difficile ripercorre'Ttporti ijjpoche righe tutto quanI emerso in termini concet:epolo e |[j nei corso del 4° forum
trnaesla^acultura tenutosi a Ecuìneil21e22 settembre,
‘idifficile per l’intensità delinterventi presentati dai
relatori. Paolo Naso, Elena
¡in Ricco e Mario Miegge, e
la quantità oltre che quali della relazione del filoifo Giacomo Marramao,
l’Università di Roma, che
10 affrontato la tematica,
, ^inatteso ritorno del sacro»,
a chi ci li he l’incontro annuale orgafe nonu mtodal Centro culturale
lairisegti [totie Pellice si dava. Ochadatoi orre quindi fare una scelta e
Ito divita U05tj pn5 essere quella di
te ci bai ardre dai temi posti sul tavoe. BCffli i,nell’ottica di quell’interstazione, più volte citata
iariamd icorso del fomm, che proI amari,t me come tempo di sviluppo
scorsi ® iìsato, presente e futuro,
tra esser Sièriandati, pensando al
li, un[K) tomo del sacro, con la me0 forse I Oria agli Anni 70, alla reli* come frattura ma an
el mona le come elemento identitaaratOr o, si pensi all’Iran ma anche
spetto e Israele e al sionismo per
attraverso gli Anni 80 e
iM “^^ägänismo e dei teletori, ai fondamentaliarolaffl tedi oggi. Un viaggio attra
lite prepotente
gni jlareh^one» ma anche at
■ u „n ** ®tio ruolo di me” Potisi al Sud Afri
propm- .Gèinfine la situazione
S“®“" la Chiesa cattoli'S" j L^PPa presente e la chiesa
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ismo in cui il
non c’è. La parola
Da sin. Francesca Spano, Giacomo Marramao, Daniele Garrone
parazione classica tra poteri
politico e religioso ma anche
come capacità di elaborare
un modello che sappia governare il ritorno delle religioni.
Occorre arrivare a un patto di
cittadinanza che garantisca
la stabilità, evitando colonizzazioni e cercando regole che
unifichino e non omologhino. L’etica pubblica si misura
sul giusto. Serve poi anche
un cambiamento della «neutralità». Non neutralità difensiva ma neutralità come pun
to di arrivo, come risultato di
un processo di confronto.
Il forum era anche proiezione al futuro e quindi «come non partire dall’ermeneutica in questa proiezione e in
primo luogo dall’interpretazio-ne delle Scritture?» ha ricordato Mario Miegge. Come
non pensare a quale linguaggio usare nella comunicazione, ma anche alle diverse interpretazioni e ai conflitti? E
poi c’è stato rincontro con il
filosofo Giacomo Marramao,
che ha sviluppato la sua argomentazione da un punto di
vista laico. «Occorre oggi trovare un consenso - ha detto
sul convivere fra differenze che permetta ai diversi valori
(non solo religiosi) di incontrarsi in un punto di intersezione». È necessario, per darsi
delle regole condivise, aprire
nuove strade di comunicazione affiancando alla «strategia
argomentativa» una «strategia
narrativa ed ermeneutica»
con la visione di ciò che è bene per sé a costituire terreno
di dialogo fra le differenze.
Tuttavia una scansione solo temporal-lineare del forum
forse non gli rende giustizia.
Nel nostro caso forse conviene rifarsi alla comunicazione
multimediale con il tempo
che da lineare si trasforma in
circolare: non un prima, un
ora e un dopo, bensì un sempre nuovo inizio con un passato da andare a riscoprire e
un futuro su cui proiettarsi.
Cambia poco apparentemente eppure cambia tutto con la
comunicazione che rinasce e
si vivifica a ogni passo: non è
forse anche questo il fascino
delle Scritture?
Ribet: materiali per riflettere ancora
tere e che è in grado di donare
una forte coscienza identitaria. Il problema era per noi di
cercare di capire meglio questi fenomeni e darne una valutazione protestante».
-E le sembra che il Forum
sia riuscito nei suoi intenti?
«Io direi proprio di sì. Le tre
relazioni introduttive, estremamente dense, hanno fissato molto bene 1 termini della
questione dando una descrizione critica del fenomeno
(Paolo Naso), enfatizzando il
rapporto fra laicità e democrazia (Elena Bein) e rimarcando il “modo protestante”
del rapportarsi con le Scritture (Mario Miegge). Il dialogo,
intenso e costruttivo, con il filosofo Giacomo Marramao ci
ha consentito di verificare le
nostre letture del fenomeno
con una “sponda” laica. Abbiamo materiale per una riflessione che ci occuperà per
molto tempo». (Nev)
Al pastore Paolo Ribet, presidente del Centro culturale
valdese, chiediamo:
- Come nasce l’idea di questi
incontri?
«In Italia operano diversi
Centri che hanno il compito
di produrre una riflessione e
di trasmettere a un pubblico
più ampio la cultura protestante. Ne cito solo alcuni: la
Eacoltà valdese di teologia di
Roma, l’editrice Claudiana, i
centri giovanili come Agape,
in Piemonte, lo stesso Centro
culturale di Torre Pellice. In
tempi recenti si è cominciato
a sentire la necessità di incontrarsi per mettere insieme le
esperienze e, dopo che il protestantesimo italiano ha rischiato l’afasia (come ha detto
qualcuno) sui grandi temi del
dibattito pubblico, cercare di
produrre un principio di elaborazione comune. Questo
dovrebbe permettere anche
alle strutture più piccole di
presentarsi nel loro ambiente
con maggior forza e efficacia».
- Perché à stato scelto il tema del «ritorno del sacro»?
«Il tema emerge direi spontaneamente dalla riflessione
dell’incontro dello scorso anno, che si tenne nei giorni immediatamente successivi al
terribile attacco terroristico
dell’11 settembre, la cui interpretazione si è subito rivestita
dei colori dello scontro fra civiltà e fra religioni. Dopo gli
anni in cui sembrava (per lo
meno nel mondo occidentale)
che il “religioso” fosse ormai
definitivamente scomparso a
causa della secolarizzazione,
si assiste alla ripresa di questo
fenomeno a livello di massa. Il
tema della religione assume,
dunque, di nuovo un forte
impatto sulla gente, non solo
a livello personale, come risposta alle ansie del singolo,
ma anche come potente molla che spinge popolazioni in
Non ignoriamo le diverse
forme di «malessere»
CLAUDIO PASQUET
IL «Forum della cultura»
che si tiene ogni anno a
Ecumene diventa il luogo in
cui, con il pretesto di fare il
punto della riflessione dei
luoghi di elaborazione della
cultura nella nostra chiesa, si
finisce inevitabilmente per
andare oltre e tentare di rispondere all’interrogativo
sempre aperto del senso della nostra vocazione di protestanti italiani. Quest’anno in
particolare sono riecheggiati termini che ci stanno da
sempre particolarmente a
cuore quali ermeneutica (interpretazione del testo), laicità ed etica e credo che tocchino tutti coloro che come
Centri culturali, comunità o
singoli impegnati sentono il
bisogno di confrontarsi e di
farsi interrogare.
La mia impressione è che
l’elemento unificante delle
varie discussioni sia stato
quello della dialettica che
tutti viviamo con il testo biblico, con quelTEvangelo che
è alla base delle nostre vocazioni. Innanzitutto come singoli che si sono confrontati
con il problema del «benessere» inteso come lotta per il
mondo, che vorremmo più
giusto per tutti, e per la nostra collocazione in esso nel
quale non è peccato perseguire anche la felicità. Ovviamente non va dimenticato il
suo esatto contrario e cioè il
«malessere» che si presenta a
noi come sofferenza personale, come male nel mondo,
come ingiustizia.
Per anni siamo stai abituati
a fare «battaglie forti»: contro
il crocefisso, per la laicità dello stato, per un’etica personale coerente, in un paese dove
quel che conta è invece l’apparenza. Battaglie che dovre
mo proseguire, ma senza dimenticare che saremo sempre più richiesti di condurre
anche «battaglie deboli», non
per il loro senso ma per la loro non immediata applicazione a realtà concrete o ad avversari chiaramente identificabili. Penso alla difficoltà del
creare luoghi di aggregazione
e riflessione in un mondo di
parcellizzazione e di evasione. Penso alla difficoltà del
creare comunità, alle difficoltà del dialogo fra le religioni e le culture quando invece
è così semplice dividere ed
erigere barriere. Penso infine
alla coerenza tra quanto affermiamo e i nostri stili di vita.
Per fare questo noi saremo
sempre più spinti ad annunciare e vivere TEvangelo in
quella che definirei una «resistenza ermeneutica attiva».
Annunciare TEvangelo, magari riappropriandoci di strumenti che gli appartengono
come la narrazione. Annunciarlo sapendo che ci costringe a pensare, che ci obbliga a
non arrenderci a chi vorrebbe pensare per noi. Ma non
possiamo annunciare senza
lasciarci interrogare e trasformare dalla Parola, ed ecco
che il campo dell’etica si apre
di nuovo di fronte a noi. Nel
mondo protestante occidentale sono molti quelli che
stanno ricominciando a
prenderla in seria considerazione: l’Alleanza riformata
mondiale parla di un «processus confessionis» che ci
obbliga a riflettere su noi
stessi e i nostri stili di vita in
un mondo che non vogliamo
dominato dal solo mercato.
E, lo diciamo come parziale
conclusione, non è un caso
che nel dibattito siano riecheggiati tanto lo spirito puritano quanto le scelte dei
valdesi medioevali.
La tradizionale giornata che si svolge nel Biellese a ricordo dell'eretico messo al rogo nel XIV secolo
Nel segno di Dolcino per esprimere sogni di libertà e tolleranza
PAOLO LA BUA
con la se
DUE secoli di utopia in un piccolo
popolo in marcia verso un cippo
evocativo come una promessa tanto
lontana da diventare credibile. Un
pugno di bandiere di tutti i colori per
rappresentare tragedie di minoranze
etniche di tutto il mondo e ideali rivoluzionari di ogni epoca. Un pellegrinaggio scanzonato e multicolore,
dall’alta valle Sèssera, meravigliosamente verde, verso l’erma edificata a
fra Dolcino. Quasi 200 le persone che
si sono date appuntamento per l’annuale salita al monumento costruito
per l’eretico messo al rogo nel XIV secolo dai soldati del vescovo di Vercelli, evento organizzato dal Centro studi dolciniani, sempre la seconda domenica di settembre.
Erano persone di tutte le età e le
classi sociali, radunate nella suggestiva Oasi Zegna, con bambini al seguito, per un rito che nel tempo è diventato un ritrovo delle tante anime della «Sinistra alternativa». Presenti
esponenti di Rifondazione comunista
e Verdi, giovani anarchici del Canavese e del Cuneese, compagni nella
breve passeggiata e simpatizzanti
delle cause della Corsica e del Tibet,
delTOccitania, amici dei Paesi Baschi, della Bretagna e del Piemonte,
tutti affratellati in una tradizione che
viene da lontano, nel tempo e nello
spazio. Gli ideali di Dolcino, catturato nel Triverese ma arso a Vercelli,
riassumibile nell’idealizzazione della
rivoluzione del 1789, in opposizione
ai privilegi della Chiesa dell’epoca,
sono diventati un punto di riferimento per il movimento operaio e socialista dei secoli scorsi, e soprattutto per
quello biellese che nel pensiero
dell’eretico, e nella sua lotta, intravide una forma di «comunismo» elementare. Ecco perché, ogni anno,
questa manifesttizione «resiste».
L’anno scorso, ad esempio, un
gruppo di giovani dell’Università popolare di Mosso, iscritti al corso di
teatro, hanno dato vita a una compagnia: primo spettacolo, una rappresentazione dell’epopea dolciniana.
Andati in scena al teatro Giletti di
Ponzone, hanno registrato un successo di pubblico inaspettato. Il corteo però, a dispetto di ideali rievocativi, è stato come sempre semplice.
«Volutamente semplice... perché non
ambisce alle adesioni di massa, ma
alla testimonianza», ha spiegato lo
storico Tavo Burat.
La giornata dedicata all’eretico,
apertasi con un cielo cupo, ha visto la
predicazione del pastore valdese di
Biella Jonathan Tarino su Esodo 3, 11
(«Chi sono io per andare dal Faraone
e far uscire dall’Egitto i figli d’Israele?»): Dio assume la sua identità
nell’accusato: chi sono io? Dio si china: «Si piegò per soffrire con il bandito e per riabilitarlo nella conquista
dell’emancipazione». Il Dio che entrò
nelle baracche degli schiavi in Egitto,
probabilmente entra oggi nelle case
distrutte dei palestinesi. Il Dio che
parlò al pruno ardente forse oggi parla
ai container incendiati dei nomadi. Il
Dio che aprì un passaggio nel mare
probabilmente vede e si adira per i
corpi senza nome, senza vita di profughi annegati e consegnati alle nostre
spiagge. Nessuno è tanto cieco di
fronte alle forme di ingiustizia quanto
l’autorità stabilita di qualsiasi società.
Dio governa dai bassifondi, non dai
vertici. Solo quando Mosè è in grado
di identificarsi con la feccia della
struttura piramidale, quando può affermare «questo è il mio popolo», può
riconoscere l’ingiustizia del sistema
economico di cui aveva beneficiato
tutta la vita. Allora la sua passione per
una giustizia superiore, non contemplata dalle complesse leggi del Faraone, lo porta a una disobbedienza civile e criminale, che lo lascia totalmente
solo. Da omicida a esiliato politico e
straniero. Un «Dolcino», che poi incontra all’ultimo gradino il Dio dei
padri. La colletta è stata destinata alla
comunità degli indios mapuche «Pillan Mahuiza» (Argentina): a immortalare il momento del culto, anche la
troupe di Raidue, che il 29 settembre
ha mandato in onda un servìzio nella
rubrica Protestantesimo.
Dopo il culto, separato dalla manifestazione laica del corteo, ha preso il
via la salita al cippo, povero erede
dell’imponente obelisco (11 m) eretto nel 1907 dagli operai socialisti e
anarchici e distrutto dai fascisti nel
1927. Lì si è tenuta l’assemblea del
Centro studi dolciniani. A guidare gli
ultimi seguaci di fra Dolcino, Tavo
Burat, armato di una picca con l’insegna della «Rivolta della scarpa» dei
contadini ribelli di Thomas Müntzer.
Un paio di curve, un breve sentiero
sterrato, pochi passi in un bosco, e
l’esercito di idealisti ha raggiunto il
monumento, colorandolo con le
bandiere e un mazzo di fiori deposto
dagli anarchici. Tra le diverse bandiere, due rapivano gli sguardi dei rari
passanti: quella verde-blu con una
ruota rossa al centro, del «nomadismo tra cielo e terra» degli zingari
Rom, e quella blu-rossa-arancione
dei giacobini piemontesi di fine ’700:
l’arancione era stato scelto perché la
rivoluzione doveva essere dolce come in succo dell’arapcia...
6
PAG. 6 RIFORMA
È Stato il tema di quest'anno del Convegno storico della Società di studi valdesi
Minoranze e comportamenti sociali
Si sono esaminate alcune situazioni, in epoca medievale e moderna, in Francia, Italia
Inghilterra e Germania. Molte e attive le donne che hanno frequentato le «eresie»
Torre Pellice, 31 agosto e 1° settembre: due giornate dedicate al
XLIl Convegno della Società di studi valdesi «Minoranze e comportamenti. Atteggiamenti culturali e sociali delle minoranze
religiose tra Medioevo ed età moderna». Rispetto alla tradizionale scansione temporale che alternava tematiche medievali,
moderne e contemporanee, quest’anno è stato scelto un taglio
trasversale comprendente due epoche, medievale e moderna, e
aree geografiche diverse disseminate in Europa. Uno sguardo su
spazi politici, sociali, culturali ben determinati, osservati per capire i comportamenti delle minoranze, per cogliere eventuali
analogie formali. Il programma presentava una trama stimolante e si può riconoscere che il convegno ha mantenuto l'alto
profilo e l’ampio respiro promessi. È stato però sbilanciato da alcuni eccessi: le biografie, per esempio, concentrate nella terza
sessione «Dissidenza e tolleranza» hanno sviluppato un percorso
non sempre convergente sul tema centrale, mentre i testi analizzati nella seconda sessione e rapportati all’eterodossia, sono scivolati, in alcuni casi, su un piano eccessivamente filologico.
MARIA ROSA FABBRINI
IL quadro che meglio si presta a un resoconto discorsivo è emerso nella prima sessione: «Teologia e comportamenti». Gli interventi hanno
esposto e analizzato realtà
che esemplificano effettivamente atteggiamenti culturali e comportamenti sociali
adottati dalle minoranze religiose tra Medioevo ed età
moderna e che possono così
riassumersi: una minoranza
consapevole che ha vissuto la
propria condizione con un
sentimento di superiorità (i
valdesi); una maggioranza diventata minoranza ma che ha
continuato a ragionare in termini di maggioranza (i cattolici inglesi al tempo di Elisabetta I) e una minoranza che,
obbligata all’esilio e insediata
in terra straniera sulla base di
privilegi, ha mantenuto la
propria identità (i valdesi del
Württemberg).
Gabriel Audisio ci ricorda
che il sentimento di superiorità sviluppato dalle minoranze religiose per contrastare e
compensare la loro situazione di debolezza, ha toccato
anche i valdesi del XV e XVI
secolo. Almeno questa è la visione che propone la storiografia tradizionale, fortemente segnata dalle radici bibliche passate nel milieu cristiano. Basta leggere Geremia,
capitoli 3 e 31, per avere conferma di un paradigma diventato mentalità: elezione, salute, piccolo mondo. Alla situazione minoritaria si accompagnava la convinzione di
un’ingiusta persecuzione che
per i valdesi diventava sempre più conferma di appartenenza al Regno che verrà.
Non solo: la debolezza dei
numeri si trasformava in forza ed era garante della verità
(«Gesù non era solo?», rispondevano i barba). È però possibile che non fosse del tutto
assente da questo compiacimento una sorta di ideale di
conversione degli altri cristiani. Una rilettura delle fonti,
per rispondere a questa domanda, è la proposta che Audisio ci lascia, congedandosi.
La vita dei laici
Con Claudia Di Filippo, la
scena si sposta in Inghilterra
dove, nel 1559, il Parlamento
elisabettiano cancella la riconciliazione compiuta al
tempo di Maria la cattolica.
La gerarchia ecclesiastica viene sostituita, molti preti mariani fuggono sul continente,
altri vengono imprigionati, altri ancora entrano in clandestinità e, persa la loro parrocchia, vivono presso famiglie;
in quelle nobili spesso diventano precettori. La vita reli
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
euro 5,00
euro 10,00
euro 10,00
giosa dei laici, invece, si svolge su un doppio binario: costretti al conformismo e fisicamente alla presenza, mantengono altrove mente e cuore. L’irrigidimento sarà evidente dopo la bolla di scomunica del 1570. La persecuzione elisabettiana, rivolta soprattutto ai preti formati secondo le norme tridentine, e
la pesante situazione dei cattolici in generale, porta all’idea di chiedere aiuto a un ordine religioso: i gesuiti arriveranno nelT80, con lo scopo di
supportare il clero e di non
tollerare la doppia partecipazione alla messa e al servizio
anglicano. Diverso è l’atteggiamento nei confronti dei
laici: la persecuzione è di tipo
fiscale (l’esercito inglese che
nel ’77 combatte in Irlanda, è
finanziato così). Sul continente, intanto, gli esuli cattolici
inglesi si erano organizzati: il
primo Seminario è fondato a
Donai nel ’68, mentre l’English College di Roma risale al
1579. Ma, nel bene e nel male,
l’Inghilterra era abituata a
rapporti di lealtà. Per questo i
legami fuori dal territorio nazionale facevano percepire i
cattolici come nemici.
I valdesi in Germania
Albert De Lange ci porta
invece in Germania, in quel
Württemberg dove i valdesi
esuli potevano esercitare liberamente il loro culto (calvinista riformato), stabilire una
amministrazione locale autonoma secondo le loro usanze,
ed erano anche liberi da obblighi feudali. Dell’identità
mitica (la convinzione di discendenza degli apostoli) che
anche Arnaud aveva alimentato, si perdono le tracce dopo il 1739. Uno studente sassone, nel 1888 in vacanza nel
Württemberg, grazie all’incontro con un arrotino ambulante sente parlare dell’esistenza di alcuni villaggi in cui
si parlava il welsh. Osservando e interrogando i contadini
scoprirà che i valdesi tedeschi
non erano francesi ugonotti
di origine, bensì una minoranza occitana, nata nell’alta
vai Chisone o Delfinato. Questa identità occitana svolgerà
un ruolo importante nell’autocomprensione dei valdesi
tedeschi, fino alla loro completa «germanizzazione».
Un’altra suggestione (la
prima seguendo l’ordine degli interventi) che può aprire
campi di ricerca, ci arriva da
Euan Cameron. Riguarda un
campo nel quale i teologi, detentori dell’autorità religiosa,
non riuscivano a imporre il
loro modo di pensare. È il
campo in cui si incontrano il
naturale e il soprannaturale.
Una grande varietà di spiriti,
non sempre malvagi, popolava la visione del mondo nell’Europa pre-riformata e anche dopo l’impatto della Riforma, la gente comune, laica
e protestante, continuava a
pensare in modo magico, più
di quanto i loro pastori avrebbero voluto: divorziata dai rituali della chiesa, si sviluppava una cultura non cattolica,
secolarmente magica. In questo campo non sempre è
chiaro chi rappresenti la
maggioranza e chi la minoranza. Ci sono evidenze. Che
sono un’altra cosa rispetto alle tracce. La possibilità che la
mentalità dei valdesi prima
della Riforma non si differenziasse molto da quella della
gente comune per quanto riguarda la «religione popolare» merita, secondo Cameron, ulteriori indagini.
Una visione al femminile
L’ultima declinazione del
tema «Minoranze», volgeva al
femminile. Ci soffermiano su
una relazione in particolare,
quella di Dinora Corsi, che ha
rivolto un ampio sguardo
sull’eresia catara, in un tempo e uno spazio ben definiti:
Firenze 1244-45 e Orvieto
1268-69. Qui gli inquisitori
(francescani per la Toscana e
domenicani per l’Umbria),
istruiscono situazioni processuali, che si concludono soprattutto in disposizioni di
sentenze, seguendo le indicazioni di un manuale, una sorta di formulario, scritto tra gli
Anni 60-70. Sono fonti che
offrono scarne notizie: nome
dell’imputata, dell’inquisitore, capi d’accusa. Però, integrate con altre, lasciano emergere un quadro sufficientemente chiaro: le donne che
frequentano l’eresia sono
molte, attive e autonome; la
crescita della loro autorevolezza nel gruppo va di pari
passo con la crescita della loro statura nell’ambito familiare; la propaganda è la via
maestra per condurre all’eresia catara altre donne, ma
anche il magistero della parole rientrava nelle loro funzioni. I documenti processuali menzionano pene severe, mai roghi. Per tutti c’è la
confisca dei beni: fino a un
certo limite per gli uomini,
completa per le donne ed
estesa anche alla dote. Restano in sospeso risposte difficili
da trovare perché la memoria, affidata alla mano nemica dei giudici, ci permette di
conoscere il destino delle
eretiche catare, ma non di sapere quale fu la nuova normalità, dopo il rientro a casa.
Una considerazione, per
concludere. I convegni della
Società di studi valdesi rimangono un’innegabile sede
di dialogo e, in un tempo di
vacuità dilagante, è opportuna una dichiarazione di lealtà
a questa formula. Sarebbe
tuttavia auspicabile qualche
attenzione in più all’interdisciplinarietà (che soprattutto
per il tema di quest’anno
avrebbe meglio raggiunto lo
scopo di spiegare e non semplicemente constatare) e un
rigore maggiore nel contenere i relatori ogni tanto pronti
alla polemica e spesso insofferenti ai limiti di tempo previsti per gli'interventi.
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All'istituto Stensen di Firenze
Cultura occidentale
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La «bolla di scomunica» emessa nei confronti di Elisabetta I
Lf ISTITUTO «Niels Sten1 sen» di Firenze si conferma ancora una volta luogo di
eccellenza nell’offerta culturale cittadina. Sabato 5 ottobre è iniziato con un incontro
con Paolo Sacchi il ciclo di
conferenze sul tema «L’occidente e il senso della trascendenza». Il programma prevede conferenze e proiezioni cinematografiche a cadenza
settimanale dagli inizi di ottobre alla fine di novembre. Basta scorrere la lista degli oratori per farsi un’idea della
qualità dell’iniziativa: ricordiamo tra gli altri, Enzo Bianchi e Gianni Vattimo, Giovanni Reale e Emanuele Severino,
Xavier Tilliette e Santiago Castrava, Sergio Givone, Mario
Luzi e Franco Cardini, Arnaldo Nesti e Pierpaolo Donati.
Saranno coinvolti una trentina di studiosi, diverse istituzioni culturali e universitarie
fiorentine, ma come precisa
padre Ennio Brovedani, direttore dell’Istituto, questo «non
vuole essere un simposio, né
un seminario, né tanto meno
un congresso di “esperti”, ma
la proposta di un percorso
culturale come occasione di
informazione e formazione».
Gli incontri di ottobre ripercorreranno il concetto di trascendenza guardando alla filosofia antica, al Rinascimento, all’età moderna e contemporanea. In novembre invece
la prospettiva diventa la con
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temporaneità, pensani
l’idea di trascendenza trai
sofia e teologia,
politica, innovazione ti
scientifica e arte.
«Questo itinerario dintìpore nel
sione culturale - affa sioinova:
Franco Gentile, responS e predica:
della comunicazionel ji’episot
Stensen - ha l’ambizioi chepartor
mettere a fuoco alcunec novant’an
dinate di fondo deltentf j vista un
cui viviamo, che manitì ispetlaisi
caratteristiche inedite e Questa è
un certo senso, rivoluA esperien:
rie. E contemporaneam Chiavari,
pone degli interrogatiti 1W9-200:
l’organizzazione delsi raddoppi
ereditata dal passatori iiembrie
stenta a rapportarsi alla« ro delle ite
plessità della realtà odien pteceden
E gli interrogativi sotti tato che
quelli ineludibili per eh iitàandi
occupa del fenomeno di fasiche
fede degli uomini ed ragiond’i
donne del nostro tempo, pochi ed
«Ci stiamo chiede® dei’indiff
conclude Brovedani-i! piccolo gr
possibile ripensare tale e ptogramn
goria (o esperienza) neh Ilice delle
testo culturale contempi giiore ma
neo, caratterizzato dal persene c
nuova svolta antropolop
se abbia ancora senso, ci
parlare di trascendenzao
in un linguaggio compì®
bile, oppure se si trattadi|
termine ormai obsoleto®
significante per la seri®
e mentalità contempo!“^
Novembre Stensen,
Occidente e il senso
scendenza. Dal 5 ott
novembre. Ist. Stens^
Don Minzoni 25/G, Fi
dal6,
Si svolge a Trento dal 23 al 27 ottobre la quinta edizione del Festival
«Religion today» per vivere la fede anche con il cinema
Si terrà a Trento dal 23 al
27 ottobre il Festival internazionale di cinema e religione
«Religion today», concorso
cinematografico che raccoglie una selezione dei migliori film, lungometraggi, cortometraggi e documentari, sul
tema della religione, provenienti da diversi paesi e culture del mondo, in particolare da Italia, Israele, Russia,
Usa, Danimarca, Germania,
Austria, Jugoslavia; Svizzera,
Bosnia, Bielorussia, Guinea,
Polonia, Bulgaria, Cina, Francia e Iran. Si tratta di una manifestazione nata dalla sinergia tra l’associazione «Bianco-Nero», la Provincia autonoma di Trento, l’Istituto di
scienze religiose e la Cineteca
di Gerusalemme, e con la col
laborazione del Cinit-Cineforum italiano, del Centro culturale Santa Chiara, della
Chiesa luterana danese, dell’Istituto «Lama Tzong Chapa» di Tomaia, del Concilio
interreligioso di Israele, dell’Ufficio ecumenico per il
dialogo interreligioso, dell’
Ufficio dei beni archeologici,
del Tavolo locale delle appartenenze religiose.
In quattro giornate di proiezioni al centro Servizi culturali Santa Chiara saranno
presentate le 37 pellicole selezionate fra 94 opere pervenute dalla commissione di
selezione composta da Pierre Sorlin, Karsten Fledelius,
Marco Vannelli, Davide Zordan, don Massimo Manservigi, Amalia Masset, Cecilia
Salizzoni, Alberto Beltrami,
Lia G. Beltrami, direttrice del
Festival.
Il Festival riscuote di anno
in anno vasto consenso di
pubblico, per una tematica
sempre più attuale, quale
quella del rapporto dell’uomo con il sacro, il vissuto e
l’identità religiosa, la rinascita della religione nell’Europa
orientale. Uno degli obiettivi
infatti di «Religion today» è
la conoscenza delle religioni
per favorire il confronto e il
dialogo. Per questo, oltre alla
presentazione cinematografica, il festival propone alcuni spazi di riflessione interreligiosa, come il seminario sul
tema «Il rapporto fra ebrei e
cristiani: storia di incomprensioni e dialogo» presso il
teatro sperimentale Centro
Santa Chiara giovedì 24 ottobre, con la partecipazione
del dott. Ron Kronish, rabbino capo dell’Interreligious
Council of Israel, il dott. Piero Stefani dell’Università di
Venezia e dell’arcivescovo di
Trento mons. Luigi Bressan.
A seguire, venerdì 25 ottobre,il seminario sulla trilogia
di Kieslowski «Religione e libertà», guidato dal prof.
Pierre Sorlin, dell’Università
di Parigi III e dal prof. Raffaele De Berti, dell’Università di Milano, e sabato 26 la
tavola rotonda su «Come comunicare la religione oggi:
incontro tra produttori e distributori», a cura di Massimo Manservigi, giornalista e
regista, e Pierre Sorlin.
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7
Ill OTTOBRE2002
Ills*
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
In attesa della commemorazione ufficiale, si è tenuto un culto di ringraziamento
ji Chiesa battista di Chiavari ha 90 anni
\iccifcostonza non è sfuggita alla cittadinanza, tanto che il quotidiano il Secolo XIX ha dato
la notizia sia del novantennale sia della nutrita presenza sudamericana nella comunità
SCARAMUCCIA
52 settembre 1912 nella
53 privata dell’anziano
chiesa Giuseppe Leone
' ino veniva costituita la
„battista di Chiavari al¡enza del pastore GioArbanasich, che dal 12
„diquell’anno era venurisiedere in città con la
ia, proveniente da GeLa chiesa, così formacomprendeva quattro
Iti battisti (tra cui EnriaPaschetto, sorella dei
]x)dovico e Paolo e modi Arbanasich) mentre i
lenti erano quanto rijva in Chiavari della gloE'esperienza dei Cereghijcffamiglia di cantastorie
contadini dell’entroterra
chiavarese convertitisi all’Elangelo e divenuti valdesi nel
icembre 1852. 11 24 gennaio
jell913 la nuova comunità
trovava sede nel locale di corso Garibaldi 54, in cui per
piatii Dio si trova tuttora.
IaH' W’attesa della commeIvlL ¿orazione ufficiale a metà
novembre, per cui sono attesi
ilprof. Domenico Maselli e il
presidente dell’Unione battijtaAldo Casonato, domenica
teligiU 22 settembre la chiesa si è
one tedi accolta per un commovente
jcio di ringraziamento al Sinella ricorrenza dei
|!«oi novant’anni. La liturgia
e predicazione erano basati
si'episodio biblico di Sara,
.che partorì per grazia di Dio a
alcune Cd novanfanni suonati, quando
lei tempi ¡vista umana tutto poteva
e manift ispeuarsi tranne che quello,
riedite e Questa è stata in piccolo 1’
rivoluzii) esperienza della chiesa di
raneMf Chiavari, che nel periodo
rogatiró Ì999-20 02 ha praticamente
e deis^ raddoppiato il numero dei
assato,! niembrie triplicato il numersi aliaci rodelle frequenze. Negli anni
Ità odien precedenti il 1999 era sem:ivi son? tao che la piccola comuliperch aitàandasse ad esaurirsi,
impnodi ipiache avesse perso la sua
lini e a( ragion d’essere in Chiavari:
tempori pochi ed isolati nel mare
hiedenil Mindifferenza generale, il
iati!-se piccolo gruppo continuava a
xe talee programmare la sua vita alla
¿a) neh tace delle promesse del Sionternpi prore ma forse, senza accorralo dai gersene o senza volerlo del
popolo? _
senso, d
ndenzao
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ottobre®
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G, Firei
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responi
zione
mbizii
tutto, aveva sorriso come la
madre Sara: «Vecchia come
sono, dovrei avere tali piaceri?», aveva detto ad Abramo.
Come per Sara e Abramo, il
Signore ha visitato il piccolo
gruppo, che ha così compreso anche il perché di tanti
programmi e di tanti sforzi.
Ci sentivamo sterili come Sara, aridi e senza la capacità di
aggregare altre persone che
facessero il nostro stesso percorso di fede, ci sentivamo
come i nostri antichi progenitori stanchi e sfiduciati perché ci sembrava che l’annuncio dell’Evangelo tornasse indietro senza produrre effetti
visibili: ma ancora una volta
per la grazia di Dio la sterile
Sara ha partorito ed il piccolo
gruppo ha visto aggiungersi
bambini, giovani e adulti in
gran numero. Non sono italiani ma poco importa: la
maggior parte di loro sono
comunque persone che hanno intenzione, autorità e, leggi italiane permettendo, di vivere e lavorare nel nostro
paese e di stabilirsi qui con le
loro famiglie. Per le vie imprevedibili della sua grazia.
ancora una volta il Signore ha
dato una svolta ad un’avventura umana che sembrava
definitivamente 'compromessa e senza speranza. Così un
gruppo molto consistente di
sudamericani (peruviani, colombiani ed ecuadoriani) si è
unito alla chiesa e ne è divenuto parte integrante a tutti i
livelli e a tutti gli effetti.
La circostanza non è sfuggita alla cittadinanza, tanto
che il Secolo XlXha dato notizia sia del novantennale sia
della presenza nella chiesa di
una nutrita presenza sudamericana. A questo proposito, la, chiesa è impegnata a livello cittadino nel campo
dell’accoglienza e dell’assistenza agli immigrati, tanto
che è stata scelta come sede
di un «Eorum sull’immigrazione», nato su ispirazione
dei sindacati e a cui partecipano la Caritas e numerose
associazioni interessate al
problema (Macondo, Cróce
Rossa, Zucchero Amaro, e altre). Oltre al quotidiano cittadino, che ha dedicato un
bell’intervento alla chiesa,
anche il capogruppo dell’op
posizione in Comune ha sentito il dovere, pur non sollecitato in alcun modo, di venire
a porgere il saluto delle forze
politiche che rappresenta,
dando atto così dell’importanza degli evangelici nel tessuto cittadino.
Come «Abramo, nel giorno
in cui Isacco fu svezzato, fece
un gran banchetto», così dopo il culto (in cui le lingue
italiana e spagnola hanno risuonato nei canti, nelle preghiere e nelle letture bibliche), la chiesa di Chiavari,
ora italo-latinoamericana a
piena ragione, si è ritrovata
per un’affollata agape fraterna (che si spera sia l’ultima
nelle vecchie ristrette salette), alla fine della quale le
bambine della scuola domenicale hanno potuto spengere le fatidiche, novanta candeline. È stata una giornata
lieta ma anche di riflessione
profonda sulla imperscrutabile grazia di Dio: il ringraziamento a lui, unito alla fiducia nelle sue promesse,
possa accompagnare la comunità nel proseguimento
del suo cammino.
Testimonianza battesimale alla Chiesa battista di Genova
Faustin, nostro fratello africano
ERMINIO PODESTÀ
La comunità battista di
Genova ha vissuto il 29
settembre una giornata intensa e ricca di significato,
perché la testimonianza battesimale che è stata celebrata
è stata quella di un fratello
africano, Faustin, proveniente dal Gebon. Dopo la spiegazione del pastore Mark Ord
sul senso del battesimo degli
adulti, Faustin ha offerto la
sua testimonianza spiegando
in maniera molto coinvolgente come sia giunto a decidere di battezzarsi. Assieme a
lui tutta la comunità è scesa
nella sala sottostante dove è
collocata la vasca battesimale, mentre la corale e il gruppo ispano americano cantavano alcuni inni. Avendo ri
cevuto risposta affermativa alle consuete domande
sulla personale fede, il pastore Ord ha immerso nell’acqua il battezzando che, risalito, è stato accolto da uno
spontaneo applauso da parte
di tutta la comunità.
Ritornati in chiesa, il pastore ha tenuto il sermone prendendo lo spunto dal bravo
dell’Evangelo di Giovanni (3,
1-21) in cui si parla della nuova nascita, concludendo la
sua riflessione: «Il battesimo
non è per i santi, per i perfetti, ma per chi sa di essere una persona fragile, che però
ha l’intenzione di cambiare,
chiedendo anche l’aiuto da
parte di tutta la comunità seguendo Gesù e accettando
l’attività dello Spirito nella vita». La giornata è terminata
con un’agape all’insegna della
gioia e della fraternità.
Nelle chiese valdesi del Molise
Insediamento del nuovo
pastore. Italo Pons
ENDS MANNELLI
DOPO poco più di una settimana dal suo arrivo in
Molise, proveniente da Catania, il pastore Italo Pons è stato insediato ufficialmente alla
cura delle chiese valdesi di
Campobasso, San Giacomo
degli Schiavoni e Pescolanciano. Nelle prime due località i
culti, presieduti da chi scrive,
in qualità di sovrintendente
di circuito e da membri dei rispettivi consigli di chiesa, si
sono svolti la domenica 22
settembre con grande gioia
da parte di tutti i presenti. A
Campobasso, al termine del
culto, si è avuta un’agape comunitaria, curata amorevolmente e abbondantemente
da sorelle e fratelli locali, nella quale abbiamo incominciato a conoscere il nuovo pastore e vissuto momenti di sana
allegrezza e di comunione sororale e fraterna. Poi, di fretta
in auto lungo la fondo Val Biferno, a San Giacomo sulle rive dell’Adriatico.
Questa chiesa, che nello
scorso luglio ha ricordato il
primo centenario di vita, da
circa dieci anni sta svolgendo un importante lavoro
ecumenico con la diocesi di
Termoli-Larino. Dopo le varie celebrazioni della Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani, ma anche con
riunioni in altri periodi, nel
1998 chi scrive fu invitato dal
vescovo a far parte di una
commissione (la XIII «Una
chiesa capace di ascoltare»),
che doveva preparare il primo Sinodo diocesano. Il lavoro fu continuato da Stefano D’Archino, pastore arrivato in seguito, con varie attività e con la sua partecipazione al Sinodo in questi ultimi mesi, insieme alia presidente del Consiglio, di chiesa.
L’attuale vescovo, Tommaso Valentinetti, che ha partecipato su nostro invito all’assemblea del 12° circuito e ha
inviato una delegazione alla
festa dei 100 anni, ha partecipato al culto di insediamento
del pastore Pons. Con lui erano presenti il delegato per
l’ecumenismo e il dialogo,
don Timoteo Limongi, e il
parroco locale, don Corradino Fiorito i quali, pur non
Italo Pons
prendendo parte alla Cena
del Signore, hanno stretto le
mani dei partecipanti intorno alla tavola per la preghiera
conclusiva del celebrante.
Poi hanno porto il loro saluto
affettuoso al nuovo pastore,
manifestando la loro gioia
per questa occasione e chiedendo a Dio di voler benedire il nostro cammino comune. Presente anche la pastora
Laura Leone che ha recato il
saluto della chiesa di San Salvo-Vasto. È seguito un gradito rinfresco durante il quale
si sono intrecciate interessanti conversazioni fino a
notte fonda per alcuni. Una
bella, intensa, giornata nella
quale vogliamo sperare che il
Signore sia stato «attento» e
abbia «ascoltato» (Mal. 3,16).
Al martedì pomeriggio successivo un’altra corsa fino a
Pescolanciano dove ci attendevano per il culto. Anche
qui, al termine, un abbondante, benvenuto rinfresco e
chiacchierate! Questo gruppo, pur nella sua esiguità numerica, ci ha fatto assaporare
tutta la realtà della frase di
Gesù: «Dove due o tre sono
riuniti nel mio nome...» (Matteo 18, 20) e intravedere delle
possibilità dì lavoro. La fatica
di queste giornate è stata notevole ma, pensando ai nostri
predecessori degli anni del
dopoguerra che percorrevano queste strade (in peggiori
condizioni di oggi!) a dorso di
mulo o con gli sci, ci siamo
sentiti nella Fiat utilitaria come seduti nel nostro salotto e
fiduciosi che il Signore, come
con loro, non ci avrebbe fatto
mancare il suo aiuto,
CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Commissione formazione diaconale - CFD
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^ei diaconi e degli operatori diaconali
al 10 novembre 2002 a Casa Cares - Reggello
CONFINI e CONFLini
e ognuna di noi vive quotidianamente, nelle relazioni, dei
"ostro vita
^li,neli
6 importante per la nostra crescita individuale e
buro** ■ ''"*''°durci nella problematica e offrirci degli strumenti di
MitH k ^ Qi noi vive quotidianamente, nelle relazioni, aei
''ostro gestiti con consapevolezza possono rendere la
*iwl' Il Riconoscerli e saper gestirli nelle relazioni interper
L. t usila famiglia ma anche nell'ambito del lavoro e della vita socia
col letti va.
dì 6
''«"erdì 8
'II’ ® gestione.
ogni anno, è aperto a tutti, ed è rivolto in modo pari'" ?'f?®oni e alle diacone in ruolo, ai membri dei comitati e al
delle opere diaconali.
PROGRAMMA
arrivo per l'ora di cena.
Diacono Paul Krieg e Antoinette Steiner: «La chiesa come ambiente di intolleranza».
In serata: incontro dei diaconi e diacone iscritti al ruolo.
Dr. Roberto Bottazzi: «I conflitti ella gestione delle relazioni interpersonali, sia nell'ambito familiare sia all'interno del posto di lavoro. Come riconoscerli e possibilità di superamento».
In serata: visione di un film.
Prof. Yonn Redaliè: Conflitti nel NT; «L'incontro di Pietrose Paolo a Gerusalemme».
Pomeriggio: lavoro di gruppo su un testo biblico per la
preparazione del culto.
Culto dei partecipanti, valutazione dell'incontro, partenze dopo pranzo.
Quota di partecipazione 70 euro
res:*tpi^ne cottobre) rivolgersi direttamente a Casa Ca■ *1^5-8652001, fax 8652900. E-mail: cares@centroin.it
In festa la chiesa battista à\ Gioia del Colle, presente un gruppo dall'Inghilterra
La gioia del battesimo e dell'evangelizzazione
ANNA DONGIOVANNI
Grande festa nella chiesa battista di Gioia del
Colle, il 21 luglio, ultimo
giorno di evangelizzazione,
per il battesimo di una nuova sorella, Michela Panarelli,
che ha accettato Gesù come
suo personale salvatore con
gioia e fermezza. Erano pre-senti la sua famiglia, tutti i
fratelli e le sorelle della comunità di Gioia del Colle, alcuni fratelli e sorelle delle
chiese di Mottola e di Santeramo in Colle, amici e parenti. Erano presenti anche un
gruppo evangelico battista
venuto dalla Gran Bretagna
per evangelizzare, il pastore
delle chiese di Barletta e
Santeramo, David Mac Far
lane (che ha suonato e guidato le lodi e i canti al Signore) e Michela Piccolo, consulente evangelico, che faceva
da interprete tra noi, la gente
e il gruppo di stranieri.
Il battesimo è stato amministrato dal pastore Edoardo
Arcidiacono che ha condotto
una liturgia bella, ricca di
canti gioiosi con un sermone
chiaro, preciso che faceva
capire ai presenti (soprattutto ai non credenti) il significato del battesimo e l’importanza della decisione presa
da Michela e da chi come lei
decide di accettare Gesù e di
amare e servire Dio. Durante
«l’appello» fatto dal pastore
David Mac Parlane (che ha
toccato il cuore) uno dei presenti, simpatizzante da anni.
APPELLO FCEI
Le coordinate bancarie
per versare le offerte in risposta all'appello della Fcei
sul «Fondo regolarizzazioni»
(v. Riforma n. 37, pag. 8) sono le seguenti: Fcei c/c n.
651482/34 Banca di Roma,
Azienda Credito 3002-3, CAB
05014-6 specificando la causale: Fondo Regolarizzazioni.
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ha preso la decisione di battezzarsi; fra breve tempo nella nostra comunità ci sarà
dunque una nuova festa.
La comunità di Gioia del
Colle ha ospitato per tre
giorni un gruppo evangelico
venuto dalla Gran Bretagna
per evangelizzare nei paesi
di Santeramo in Colle, Gioia
del Colle e Mottola. Insieme
a loro siamo andati nelle
piazze del paese dove si sono esibiti con dei pupazzi e
hanno predicato utilizzando
lo sketch board, una specie
di lavagna con dei grandi fogli bianchi, dove disegnavano con pennelli e colori ciò
che predicavano: sono stati
veramente bravi; riuscivano
ad attirare l’attenzione della
gente. Michela Piccolo, l’interprete, è una ragazza in
gamba, ha una grande capacità di saper comunicare
con la gente, di saper catturare l’attenzione dei bambini prima, utilizzando palloncini, e dei genitori poi con i
quali intavola discorsi chiarificatori.,
È stata un’esperienza bellissima che ci ha arricchiti
tutti, dandoci nuova forza e
fervore nel parlare di Dio
con la gente. Alcune persone
ci hanno ascoltato con interesse e curiosità. Possiamo
dunque ritenerci soddisfatti
per come si sono articolate
le nove serate di evangelizzazione e per la collaborazione e l’unione fraterna che
c’è stata fra i membri delle
tre comunità di Gioia del
Colle, Santeramo in Colle e
Mottola. Le tre comunità
battiste sono state molto
unite nel lavorare insieme
durante i giorni di evangelizzazione a Santeramo in
Colle (14-16 luglio), a Gioia
del Colle (19-21 luglio) e a
Mottola (23-25 luglio) dove
si è conclusa con una rilevante partecipazione della
gente del posto. Ci è dispiaciuto salutare i fratelli e le
sorelle della «grande isola»
con i quali abbiamo lavorato
più che bene. Abbiamo imparato molto da loro. Ci
hanno assicurato che Tanno
prossimo ritorneranno per
continuare a lavorare insieme con amore e con gioia.
Noi li aspettiamo e ci prepariamo per portare alla gente,
per le strade, il messaggio di
Gesù; la salvezza e l’amore
di Dio nostro Padre.
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Un viaggio in Francia e Spagna organizzato dalla Chiesa valdese di Pinerolo
Sulle tracce di catari, valdesi e ugonotti
/ dnquonta partecipanti hanno partecipato anche all'emozionante culto dell'Assemblea
del «Musée du désert», nelle Cevenne, che ogni anno raccoglie alcune migliaia di persone
FLORENTINE ARNOULET EYNARD
Dal 31 agosto alni settembre ha avuto luogo
un viaggio comunitario storico-turistico in Francia (Provenza) e in Spagna (Catalogna) organizzato dalla Chiesa
valdese di Pinerolo. I partecipanti sono stati 50, provenienti non solo dalla comunità organizzatrice ma anche
dalle Valli e da alcune città
del Nord Italia. Lo scopo
principale del viaggio era
quello di visitare i luoghi delle eresie medievali catara e
valdese e della resistenza degli ugonotti francesi durante
le terribili persecuzioni avvenute al tempo del Re Sole. In
questo contesto, molto coinvolgente è stata la partecipazione al culto deU’Assemblea
del «Musée du désert», nelle
Cevenne, che ogni anno raccoglie alcune migliaia di persone, presieduto dal past. C.
Baty deirUnione delle chiese
evangeliche libere, il quale,
nel voler commemorare la
resistenza dei camisardi, ha
portato l’uditorio a riflettere
sulla memoria della resistenza nella fede e sul concetto di
minoranza, lasciando a Dio il
giudizio della storia, proprio
in un momento come quello
attuale pervaso dalla febbre
commemorativa e il perrtimento collettivo.
Santa cena all’Assemblée du Désert
Assai emozionante è stata
la partecipazione alla santa
cena, con inni delle corali
riunite. Facendo base nella
città di Nîmes, centro propulsivo del protestantesimo
francese, si sono poi potuti
visitare altri luoghi della memoria, come la cittadina di
Mérindol, in cui i valdesi furono sterminati nel 1545, o la
città di Aigues Mortes, altro
momento «clou» del viaggio,
che ha dato a tutti i partecipanti una grande emozione.
La visita alla «Tour de Constance» ha infatti permesso
di rivivere la tormentata storia degli ugonotti e, in special
modo, delle donne protestanti che nel XVIII secolo, vi
furono rinchiuse come pri
Comunità battista di Olbia
Fraternità e crescita
intorno alla musica
MARTA D'AURIA
A poca distanza dal porto
di Olbia, in un vicoletto
del caratteristico quartiere
dei pescatori, su una delle casette, si scorge una targa che
avvisa i passanti della presenza di una chiesa cristiana
evangelica battista. La piccola comunità, nata più di tre
anni fa, vive un momento di
forte incoraggiamento soprattutto durante il periodo
estivo quando riceve il sostegno di alcune famiglie di credenti che dal Torinese si trasferiscono nell’isola per trascorre le proprie vacanze. Oltre agli storici vacanzieri, poi,
la comunità in questi anni ha
ospitato pastori/e, studenti e
studentesse della Facoltà valdese di teologia che, nel periodo della loro permanenza
estiva, preparano i culti domenicali e gli incontri di studio biblico. Quest’anno l’invito della comunità battista è
stato rivolto all’animatore
musicale Carlo Leila e a chi
scrive. Nelle due settimane
trascorse ad Olbia abbiamo
vissuto momenti di grande
fraternità e di arricchimento
reciproco. Si è riflettuto sul
ruolo della musica nell’ambito della Riforma protestante
e soprattutto sul ruolo che la
musica e il canto svolgono
oggi neU’anmmeio dell’Evan
gelo. Passando dalla teoria
alla pratica abbiamo cantato
insieme alcuni inni che hanno accompagnato e accompagnano tuttora la storia e la
testimonianza delle nostre
chiese evangeliche. 1 culti
domenicali, poi, attraverso
l’ascolto della parola, le antiche melodie rispolverate, i
nuovi canti e l’intercessione
della preghiera, sono stati
vissuti da tutti con senso di
gratitudine a Dio.
La visita e il contributo di
persone provenienti da lontano sono un gradito dono
per i fratelli e le sorelle della
piccola chiesa di Olbia che
non hanno nascosto di sentirsi a volte un po’ isolati perché vivono nell’isola, e perché la presenza del pastori
delle chiese di Carbonia e Cagliari (lontane più di 300 km)
può essere garantita solo una
volta al mese. Nonostante le
difficoltà, la presenza di quel
gruppetto di credenti che
ogni domenica si ritrova insieme per pregare e cantare
le lodi a Dio, testimonia l’impegno a voler vivere la vocazione evangelica confidando
profondamente nella guida e
nel sostegno dello Spirito.
Questa testimonianza, insieme all’accoglienza e all’amore fraterno dimostratoci, sono state per noi una grande
benedizione di Dio.
gioniere in assoluta miseria,
perché rifiutavano di abiurare la propria fede, in nome di
Cristo e della libertà. Molto
commovente è stato il momento in cui i membri del
gruppo hanno intonato la famosa canzone ottocentesca
intitolata «La Tour de Constance», dinanzi alla pietra
su cui Marie Durand, simbolo di eroismo, incise con le
proprie mani la parola Résister, durante i suoi 38 anni di
prigionia.
La visita in Linguadoca,
con una sosta di due giorni a
Carcassonne, ci ha pure portato alla riflessione sul movimento eretico dei catari che
nel XIII secolo subirono, per
la loro dissidenza religiosa.
parallela nel tempo a quella
valdese, una tremenda crociata che mise a ferro e fuoco
il Sud della Francia per quasi
mezzo secolo.
Come turisti, invece, abbiamo visitato Barcellona,
porto della Catalogna e seconda città spagnola, in cui
l’arte, l’industria e lo sport
l’hanno dotata di incomparabile splendore. Le piazze, le
«ramblas» (viali), gli edifici
religiosi e civili, i monumenti
e i parchi offrono al visitatore
bellezze inconfondibili: «Plaza de Catalunya», centro nevralgico della città, «Portai de
la Pau» (pace) con il monumento a Cristoforo Colombo,
la cattedrale di Sant’Eulalia,
la chiesa di Santa Maria del
Mar e la famosa «Sagrada Familia», impressionante opera
del geniale architetto Gaudi
che, mediante linee curve nei
suoi lavori, ha fatto risaltare
la natura che ci circonda. Il
viaggio non ci ha solo portato
in luoghi belli e interessanti,
ma ha anche dato ai partecipanti Topimrtunità di fraternizzare e ha riservato momenti di meditazione, di canto e di preghiera, che hanno
notevolmente arricchito tutti
nello spirito. Un grazie particolare all’instancabile Costante Costantino e al suo
gruppo di collaboratori, per il
buon esito del viaggio.
Chiesa valdese di Villasecca
Un buon bilancio
per la festa del XV Agosto
Un ringraziamento molto
sentito va rivolto a tutti coloro che hanno collaborato alla
buona riuscita della festa del
XV Agosto: in particolare al
Gruppo sportivo Albarea, ai
fratelli di Pomaretto e Perrero, ai negozianti di Pomaretto
che hanno fornito con sconti
le materie prime e la collaborazione per il pasto, il bazar
dei dolci e il buffet, al gruppo
«Aib» e alla Croce Verde che
hanno prestato servizio gratuitamente, oltre, naturalmente, ai fratelli e sorelle della chiesa di Villasecca.
• Abbiamo avuto quest’anno ben tre battesimi a Combagarino: dopo quello già segnalato di Michela Comari, il
4 agosto è stato battezzato
Jacopo Sartori di Paolo e
Paola Cialone (Torino); il 18
agosto il pastore Sergio Ribet
ha battezzato Dennis Clot di
Marco e Paola Gilll. Accompagniamo questi bimbi e i loro familiari col nostro affetto
e la nostra preghiera.
• È nato Pietro Peyronel di
Mauro e Raffaella Aghemo.
Un caro augurio a lui, ai genitori e alla sorellina.
• Ringraziamo per aver pre
sieduto i culti nel corso dell’estate Marinella Barai, Ludwig Schneider, Sergio Ribet,
Ulrich Eckert ed Eliana Briante. I due pastori di Riesi ci
hanno dato anche le ultime
notizie sul Servizio cristiano.
• L’8 settembre abbiamo
avuto il piacere di una duplice visita: un gruppo di francesi alla ricerca della propria
genealogia e la corale di Prarostino hanno partecipato al
nostro culto, per l’occasione
in francese, nel tempio di Villasecca. Un vivo ringraziamento per queste visite.
• Da alcuni anni era tornato a risiedere a Combagarino
Guido Clot, membro di chiesa di Pramollo. Nell’attesa
della risurrezione e nella solidarietà coi familiari l’abbiamo salutato in occasione del
servizio funebre presieduto
da Milena Martinat.
• Le riunioni estive sono
state, come sempre, ben frequentate. Abbiamo potuto
parlare della situazione degli
ospedali, dei rapporti fra la
nostra chiesa e il territorio,
anche sulla scorta del bellissimo libro di Enrico Camanni, «La nuova vita delle Alpi».
Lascia la Chiesa valdese di Siena
Saluto e ringraziamento
al pastore Eugenio Stretti
Domenica 15 settembre
nella chiesa valdese si è tenuto l’ultimo culto presieduto
dal pastore Eugenio Stretti, il
quale ha così salutato la comunità, dal momento che è
stato incaricato di proseguire
il suo ministerlo pastorale
presso le comunità di Vercelli, Novara e Vintebbio. Per
l’occasione, subito dopo il
culto, ci siamo intrattenuti
nei locali adiacenti alla chiesa per un pranzo comunitario assieme al pastore, porgendogli il nostro augurio di
continuare in serenità la sua
missione là dove è stato chiamato ad annunziare l’Evangelo e ringraziandolo di cuore per l’opera di evangelizzazione svolta a Siena, una
testimonianza che è stata
quantomeno esemplare.
VENERDÌ 11
AGENDA
11 ottobre
MARCHERÀ — Alle ore 20,30, nei locali della chiesa h
sta (via Rinascita 24), il cantautore Scott Alan Hanseni*
una conferenza sulla libertà in Cristo.
12 ottobre
MESTRE — Alle 21, alla Comunità cristiana evangelica,,
Dante 123), si tiene un concerto evangelistico di Scott Ala^j
BERGAMO — Alle 17, nell’ex sala consiliare (viaTassici
Centro culturale protestante organizza il primo di tre ' '
tri sul «Contributo dei protestanti alla costruzione deÌìSl
moderna». La prof. Elena Bein Ricco parla sul tema«' ■ ■
pluralismo nella società multiculturale»
FIRENZE — Alle 17, alla libreria Claudiana (borgo Ogniss®,
•\r\vo /Dì o n n f ìì c zìi-*^ il iti
ti 14/r), Debora Spini e Gianna Urizio presentano illib^
Rina Lydia Caponetto «Quando gli orizzonti cambiano» (J
trice Claudiana). Sarà presente l’autrice. ™
TORINO — Alle 21, nella chiesa battista di via Viterbo 11»
Centro «L. e P. Paschetto» organizza un concerto dell’Ii^
me cameristico di Torino (F. Cappello, flauto traverso;!
Gallafrio, violino; A. Mandolesi, viola; D. Milanese, chitar^
TORINO — Alle 15, nel salone Ywca-Ucdg (via San Secoi^
70), si tiene un incontro informativo e dibattito sul temadel
le mutilazioni genitali femminili. Intervengono la dott.ssj
Zoulikha Laradji Signorotto, la dott.ssa Maryam Shenoudal
Gendi e l’aw. Maria Magnani Noya.
FIRENZE — Alle 16,30, alTauditorium Stensen (v.le DonJlif
zoni 25), per il corso su «L’Occidente e il senso della base®
denza», i proff. G. Garfagnini e F. Cardini parlano sul temiilj
trascendenza nella filosofia cristiana, da Agostino al Rinaai
mento» e «L’esperienza medievale della tascendenza».
MILANO — Alle 10,30, nella sala della libreria Claudiana (i
Sforza 12/a), per le Giornate di formazione teologica sii
teologia di Karl Bartb organizzate dalla Facoltà di
dal Centro culturale protestante, il prof. Fulvio Ferrarlo parla sul tema «Le origini della teologia dialettica».
13 ottobre
MESTRE — A partire dalle 9,30, nella Casa «Cardinale Urbani» (via Castellana 16/A), si tiene il LXXXIX Convegno dei
gruppi Sae del Trivéneto sul tema «Riconciliazione e Chiesa». Relatori Vladimir Zelinskij, Placido Sgroi, Federica Anbrosini. Informazioni: Sandro Dell’Aquila, tei. 041-976578,^
TORINO — A partire dalle ore 9, al teatro di via Baretti 4,
tiene la prima giornata del corso «Memoria come progett
ebrei e cristiani lungo la storia» a cura della Commissiòl
per l’ecumenismo e il dialogo Piemonte-Valle d’Aosta. Intel
venti di Piero Stefani, Alberto Somek, Mauro Pesce, Enrico
Norelli. Per informazioni tei. 349-7102781; 333-2577098.
14 ottobre
MILANO — Alle 18,15, nella sede del Sae (piazza San Fede!
4), per il ciclo di incontri su «Annuncio e cammino di fede
l’iniziazione cristiana nelle diverse tradizioni», interviene
padre Sarkis Sarkissian, della Chiesa apostolica armena.
15 ottobre
MANTOVA — Alle 21, nella sala del Plenipotenziario (p.Sotdello 43), per il ciclo di incontri su «Bibbia e popoli della Tetra», il rab. Caro parla su «La sapienza in Israele; familiaritì«
differenze con le tradizioni sapienziali del vicino Oriente»,
SALERNO — Alle 19,30, in via Manzella 27, per il ciclo dito’
contri ecumenici, il past. Antonio Squiteri parla sult
«Crediamo la chiesa una, santa, cattolica e apostolica».
■ Chiesa valdese di Rodoretto
Il Museo, «finestra»
per ospiti e villeggianti
L’estate ha seguito lo schema tradizionale dei culti e
delle riunioni all’aperto. La
riunione prevista a Galmount
ha avuto luogo, invece, a
Campo Clot, data l’incertezza
del tempo. Se vogliamo attuare la passeggiata storica a
Galmount sarà probabilmente meglio programmarla, il
prossimo anno, per un sabato, senza pretendere di abbinarla ad attività ecclesiastiche di routine. A Campo Clot
un buon gruppo ha seguito,
oltre alla meditazione biblica,
la conversazione del maestro
Enzo Tron in cui è stata presentata una sintesi della storia valdese. Poco frequentata,
invece, la riunione al Colle
delle Fontane, per la concentrazione di iniziative presenti
in zona quella domenica.
• Il 9 agosto è deceduto
Giulio Breuza di Fontane di
91 anni. Ringraziamo la pastora Lucilla Peyrot che ha
presieduto il servizio funebre
e rinnoviamo le nostre condoglianze alla famiglia.
• Ringraziamo i pastori
Winfrid Pfannkuche, Ulrich
Eckert ed Eliana Briante per i
culti che hanno presieduto
nel corso dell’estate.
• L’annuale Assembla
chiesa del 7 luglio
la relazione del Concisi
particolare è stato
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di interventi al museo .
impianto elettrico). “ ,,
trambi gli interventi
aperta la sottoscrizionei
che nemmeno per 1 iriii
elettrico il contributo v-,
tutte le spese. Nella ste^
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(supplente Renata Pas '
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Chiesa e società
Prendendo a pretesto i malumori cattolici riguardo al
film Magdalene, Gaspare
Barbiellini Amidei afferma
in prima pagina (13 setteml,re) che nel popolo cattolico vi sarebbe la convinzione
«che la gerarchia italiana
potrebbe alzare più forte la
voce, quando le scelte pubbliche parrebbero contraddire alcuni valori cristiani».
E prosegue: «Chiusa la stagione del partito cattolico,
la separatezza dell’episcopato dal potere è voluta e
convinta. Essa porta con sé
una deformante sensazione
di assenza, ma così non è. E
non si può pensare a due
chiese, una dei volontari e
della Caritas e una dei preti
e dei vescovi». Poi l’articolo
prosegue, facendosi più interessante: «Resta però l’esigenza di una più incisiva
azione di contrasto alla mutazione antropologica che
sta trasformando l’italiano
medio in un indifferente.
Manca certe volte un trasalimento che superi le affermazioni settoriali nella pedagogia e nella genetica».
r%v«nire
Religione civile
Un servizio da Washington di Massimo Giuliani (18
settembre) mette in relazione la consapevolezza dell’identità civile degli americani, specie dopo Eli settembre, con la tradizione
biblica e religiosa dei Padri
fondatori, anche a costo di
qualche paradosso. «L’America - scrive - è anche un
paese di paradossi e di estremi: nessun candidato
che non si dichiari religioso
verrà mai eletto alle supreme cariche dello stato,
quello stesso stato che però
bandisce dai concorsi pubblici le citazioni della Bibbia per non offendere chi
legge il Corano o la Bhagavad Gita». E ancora: «Questo è il paese nel quale circa
il 40% degli adulti dice di
frequentare ogni settimana
la propria chiesa (...); dove
in ogni edificio di culto è
esposta la bandiera a stelle
e strisce (...); dove nelle
scuole dell’obbligo ogni
mattina si canta il “giuramento di fedeltà”, recitando le parole one Nation un«er God, ossia un’unica nazione sotto l’unico Dio...». È
emerso, si dice più avanti,
thè «soprattutto nei momenti di crisi (some nei
mesi seguenti all’attacco al» Torri gemelle), la causa
m Dio e la causa della democrazia americana sono
h medesima causa».
Una riflessione sulla nuova dottrina strategica degli Usa
Bush e la sicurezza nazionale
Al profondo senso di insicurezza causato dagli attentati dell'l 1
settembre si risponde con una fiducia esclusiva nella forza militare
Riprendiamo ampi stralci di
una lunga riflessione sulla
nuova dottrina strategica degli
Usa. L'autore, già ambasciatore olandese, è membro del
Consiglio delle chiese evangeliche dell’Olanda ed è ora presidente onorario della Conferenza mondiale delle religioni
per la pace. (Traduzione dall’inglese di J.-J. Peyronel)
EDUARD KORTHALS ALTES
IL documento sulla strategia della sicurezza nazionale degli Usa, presentato di
recente dal presidente George W. Bush al Congresso, costituisce una rottura radicale
rispetto agli sforzi compiuti
dal dopoguerra in poi per costruire un ordine mondiale
sulla base dell’Onu. Esaminiamo criticamente alcuni
dei punti principali di questo
documento:
a) Sicurezza. Il periodo del
dopo guerra fredda comporta
nuove minacce. Tali minacce
però non si limitano al terrorismo e alle armi di distruzione di massa (Wmd). (...) I
conflitti violenti, la progressiva distruzione dell’ambiente, la povertà e il sottosviluppo su larga scala di gran parte
dell’umanità, costituiscono
formidabili minacce per la sicurezza umana. (...) Nell’affrontare il terrorismo e la minaccia delle Wmd, si pone
l’accento sui mezzi militari.
(...) Occorre però stare molto
attenti ad evitare azioni controproducenti che potrebbero incrementare il numero
dei terroristi. Per affrontare il
complesso fenomeno del terrorismo, sarà necessario un
ampio ventaglio di misure.
Una seria mancanza [del documento] è che viene data
poca attenzione alle cause del
terrorismo. (...)
b) Attacco preventivo. La
prontezza nél fare ricorso alla
violenza militare per far fronte alle minacce di terrorismo
e degli «stati canaglia», sblleva
un grosso problema. In particolare, il fatto che gli Usa sono pronti a imporre la propria
volontà attraverso l’uso del
potere militare, ogni volta che
questo sarà ritenuto necessario per la propria difesa o per
la protezione dei propri interessi. Il presidente francese
Chirac ha giustamente attirato l’attenzione sulle pericolose conseguenze di un simile
approccio. Infatti, se un paese
mostra l’esempio, altri saranno tentati di seguirlo. (...) Anziché rafforzare il sistema di
sicurezza internazionale, rischiamo di ricadere in una
giungla internazionale...
'■'^bKU.K^U.l Vtì.DUSi
REDAZIONE CENTRALE TORINO;
Via S. Pio V, 15 -10126 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-mail: redazione.torino@rilorma.it;
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Eugenio Bernardini. VICEDIREnORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Puesp Alberto Corsani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jac
COLlab™"®'' *^®vide Rosso (coord. Eco valli), Piervaldo Rostan, Federica Tourn.
»li Luca Benecehi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce, Paolo Fab
iolami p° Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI, Maurizio Gi
laleo p ®®Fdale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nini, Nicola PanFul^i'P iusduele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons, Gian Paolo Ricco,
OlRPTTrf*'®' Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
REVisini * responsabile Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
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STamp^*2'ONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI; Daniela Actis.
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Tj,K( . ®°stenitore: euro 130,00.
^Wldesii pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm. Riforma - 37x45 mm. L'eco delle val
__17.00. Partecipazioni: mm/colonna euro 1,00. Economici: a parola euro 0,60.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L’Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6dicembre1999).
Il numero 37 del 4 ottobre 2002 è stato spedito daH'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 2 ottobre 2002.
. 2002
Un,*“'«» alla
stampa
c) Coalizione fra le grandi
potenze. (...) Viene ripetutamente menzionato il bisogno
di stabilire un equilibrio di
potere per favorire la libertà.
Ma come lo si potrebbe realizzare quando è chiaro fin
dall’inizio che gli Usa non
permettono alcuna sfida alla
propria leadership! (...) Con la
creazione dell’Onu si sperava
di instaurare un ordine internazionale differente, che offrisse una migliore prospettiva alla pace e alla giustizia.
d) Ruolo della Nato. (...)
Risulta chiaro dal documento che la sua rilevcmza per gli
Usa dipende dallo sviluppo
di nuove strutture e capacità
che consentano loro di intervenire Ogni volta che sarà necessario. (...) I partner europei devono dunque decidere
se vogliono passare da un’organizzazione di difesa collettiva a uno strumento per interventi militari ovunque nel
mondo.
e) Competere per la pace.
(...) Il presidente Bush ha annunciato un nuovo approccio agli affari internazionali.
Egli vede giustamente un’opportunità storica di costruire
un mondo in cui le grandi
potenze competono nella pace anziché prepararsi continuamente alla guerra. Ma per
essere chiari (...), come si può
parlare di competere per la
pace quando le spese militari
Usa ammontano a 440 miliardi di dollari e soltanto 10
miliardi vanno agli aiuti allo
sviluppo? (...) Con il loro 0,1%
del Prodotto interno lordo
per gli aiuti allo sviluppo, gli
Usa restano molto indietro
rispetto all’obiettivo dello
0,7% indicato dall’Onu! Quello di cui il mondo ha bisogno
oggi è un’effettiva «competizione per la pace». Questo
non implica soltanto una
drastica ridistribuzione delle
risorse ma anche una revisione delle nostre politiche
commerciali, agricole e di pesca. «Competere per la pace»
significa guardare attentamente al problema della povertà e del sottosviluppo, in
uno spirito di autocritica ed
essere pronti a predisporre
politiche tutte le volte che i
legittimi interessi dei paesi
più poveri vengono lesi. (...)
Conclusione. Nel documento si intrecciano due linee. Un profondo senso di insicurezza (...) si intreccia con
una forte consapevolezza di
un potere senza precedenti. Il
risultato è di riporre una fiducia esclusiva nella forza americana, non nell’Onu. Ma il
confidare nella forza militare
per salvaguardare interessi
nazionali ignora tre fatti basilari strettamente connessi: a)
Ritorna ciclicamente il
problema dell’affissione
del crocifisso nelle scuole e
negli locali pubblici. Se ne
sono fatti promotori nei
giorni scorsi alcuni deputati
su iniziativa leghista e il ministro Letizia Moratti, particolarmente ansiosa di rivedere il crocifisso nelle aule
scolastiche italiane. La stampa evangelica ha preso delle
posizioni molto chiare e vivaci contro questa azione
anticostituzionale. Poiché
suppongo che una buona
parte dei nostri ascoltatori
non legga la stampa protestante, riassumo i principali
argomenti in opposizione a
tale iniziativa.
Il centro della fede cristiana è la morte in croce di Gesù Cristo e la sua resurrezione, per la gloria di Dio. Gesù
è vivente. Questo noi crediamo. Il crocifisso, quindi, non
l’estrema vulnerabilità della
società moderna: b) l’apocalittica potenza distruttiva degli armamenti moderni e delle
azioni terroristiche; c) l’interdipendenza in un mondo globale, che richiede di applicare
la giustizia e la solidarietà.
(...) Occorre fare un maggiore sforzo di immaginazione per creare le condizioni
per la pace. La sfida del presidente Bush di competere per
la pace deve essere raccolta.
Ma questa non deve portare
a una maggiore fiducia nell’uso unilaterale dei mezzi
militari, bensì a un maggiore
sforzo comune per affrontare
i problemi mondiali. Questo
però può essere fatto solo
sulla base di una ridistribuzione delle scarse risorse che
comprenda una drastica riduzione delle spese militari.
È altresì urgente una riforma
strutturale dell’Onu per metterla in linea con i profondi
cambiamenti verificatisi dalla
sua fondazione. Il nostro
mondo ha un tremendo bisogno di istituzioni globali e regionali forti ed efficienti.
L’unilateralismo (...) è destinato a produrre una profonda irritazione (...) anche fra
gli alleati tradizionali. Gli Usa
(...) devono capire che la sicurezza può essere ottenuta
solo sulla base di un ordine
mondiale giusto e sostenibile. Tentare di controllare il
mondo cercando nel contempo di mantenere una situazione sociale ed economica moralmente e politicamente inaccettabile, porterà
inevitabilmente a una fatale
esplosione. (...) La proclamata «Pax americana» non aumenterà la sicurezza ma renderà più pericolosa la stabilità del mondo. Dimostrerà di
essere una Lata Morgana.
La libertà è (...) un elemento essenziale per lo sviluppo
umano, ma deve essere sempre radicata in un contesto
etico. È pertanto urgente (...)
avviare un dialogo creativo
sul cammino comune verso
un ordine mondiale giusto e
pacifico. Un ordine basato su
valori umani quali il rispetto
per la vita, la giustizia, la tolleranza, la solidarietà e la
compassione.
,? L'estremismo è il nemico della pace
Sabra e Chatila, una strage
che doveva essere evitata
J. ALBERTO SOCCIN
Poco più di vent’anni or
sono accadeva in Libano
un fatto che non sarebbe mai
dovuto succedere; miliziani
cristiani libanesi alleati di
Israele si scagliavano contro
due campi profughi palestinesi, effettuandovi un massacro. I miliziani vendicavano
così un altro massacro: quello
effettuato poche settimane
prima da gruppi estremisti
palestinesi nella località abitata da cristiani di Damur,
sulla costa del Mediterraneo.
Le truppe israeliane non intervennero che verso la fine
dell’operazione, lasciando ai
miliziani una notevole libertà
d’azione. La cosa è stata giustamente criticata, specialmente in Israele: con un intervento tempestivo, le truppe israeliane avrebbero potuto se non evitare, almeno limitare le conseguenze della
spedizione dei miliziani. Il
numero degli uccisi non è finora sicuro: in casi come questo, partendo da fatti reali, la
strumentalizzazione della
propaganda ha buon gioco,
rendendo difficile l’accertamento esatto della verità.
Sulla scia dell’opinione
pubblica in Israele, che considerava l’atto inaccettabile,
l’allora ministro della Difesa,
Ariel Sharon, e il capo di Stato
Maggiore delle truppe, il generale Rafael Eitan, vennero
sottoposti prima a una commissione d’inchiesta e poi a
un processo davanti a una
corte marziale. Ma la persona
di Sharon, le cui funzioni come ministro della Difesa erano essenzialmente politiche,
ne uscì assolta e lo stesso accadde al capo di Stato Maggiore, anche se il tribunale
non risparmiò caustici commenti sulle loro responsabilità morali, costringendoli alle
dimissioni. Sulle ragioni del
non intervento israeliano vi
sono varie tesi. La più verosimile è che Israele giocava in
Libano la carta dei cristiani.
Bashir Gemayel, un loro prestigioso dirigente, era stato
eletto alla presidenza della
Repubblica e con lui Israele
sperava di poter concludere
un trattato di pace. Ma Bashir
n/enne assassinato e con la sua
morte cessò per Israele anche
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, redatta a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia, trasmessa a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì
successivo. Domenica 13 ottobre, aUe ore 24 circa, andrà
in onda: «Un testimone credibile»; «Dietro le parole», rubrica biblica. La replica sarà trasmessa lunedì 14 ottobre
alle ore 24 circa e lunedì 21 ottobre alle 9,30 circa.
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JJ íiüí\ñ5jí)
PIERO bensì
rappresenta la pienezza della nostra fede. Se proprio lo
si vuole usare, lo si usi nei
luoghi a ciò deputati e cioè i
locali di culto, le chiese cattoliche, che non mancano
certo in Italia. Ma non può,
non deve essere usati nei locali degli enti pubblici che
sono al servizio di tutti i cittadini, qualunque sia la loro
fede 0 il loro agnosticismo.
Lo stato italiano è uno stato
laico per Costituzione e questo significa che non può im
porre nessun tipo di simbolo
religioso. La separazione
della chiesa dallo stato è una
conquista del popolo italiano, per cui in Italia non esiste più nessuna «religione di
stato». E questo tanto più vale per le aule scolastiche che
in misura sempre crescente
sono frequentate da bambini
e giovani di varie etnie e diverse culture religiose.
È proprio nelle scuole, nella mutua accoglienza fra
scolari e studenti, che si for
l’opzione cristiano-libanese.
Questa situazione può spiegare la riluttanza da parte israeliana di afl’rontare con le armi
a Sabra e Chatila le alleate milizie cristiane libanesi.
Si legge talvolta (v. Bensì,
Riforma del 27 settembre) che
a'wenimenti del genere hanno
prodotto un arruolamento di
massa di giovani candidati al
terrorismo. Ma la situazione è
più complessa: anzitutto nella
tradizione dei movimenti di
resistenza durante la seconda
guerra mondiale in Europa, e
in quelli di liberazione altrove,
l’opzione terroristica è stata,
quasi sempre respinta: essa
infatti più che colpire i colpevoli di veri o presunti atti condannabili, se la prende con civili che nulla hanno a che fare
con gli illeciti che si vogliono
castigare; inoltre è quanto
meno strano che il terrorismo
palestinese nella sua forma
estrema dei bombaroli (impropriamente detti kamikaze)
nasce solo con il 1994 e riprenderà con forza dal 2000
con l’interruzione delle trattative di pace e la seconda Intifada; pertanto un loro arruolamento subito dopo i fatti di
Sabra e Chatila è impossibile.
Perché poi sia nata la seconda Intifada e si siano interrotte le trattative, resta un
mistero per chi si occupa della
storia della regione: la passeggiata di Sharon sulla spianata
delle moschee a Gerusalemme, sovente addotta da parte
palestinese come spiegazione,
non è sufficiente per giustificare quanto è avvenuto dopo,
e la parte palestinese resta debitrice di un comunicato ufficiale sul perché quasi dieci
anni di laboriose, ma promettenti trattative siano state annullate con un colpo di spugna, frustrando così le speranze di quegli israeliani, e di
quei palestinesi in cerca della
pace che ormai pareva vicina,
per non parlare delle speranze
in campo internazionale.
Frattanto sono ricomparse
come elementi determinanti
alcune frange estreme dei
movimenti palestinesi. Chi
propone la soluzione «un
paese-due stati» sembra non
sapere che oggi l’Olp è praticamente sotto l’influenza di
Hamos e di Jihad, due movimenti che non vogliono due
stati, ma tutta la Palestina,
compreso Israele; solo così infatti si spiega il rifiuto verbale
del terrorismo da parte di
Yassir Arafat e allo stesso tempo la sua incapacità di controllarlo; questo sempre, ovviamente, se si parte dalla
buona fede dei dirigente palestinese. In altre parole, si sta
tornando indietro agli anni
1947-48, quando l’opzione dei
due stati venne rifiutata dai
palestinesi e dalla Lega araba.
merà quella mentalità contraria a ogni razzismo che
auspichiamo per le nuove
generazioni. Il cristianesimo
autentico non crea barriere,
ma al contrario amore e disponibilità. La laicità dello
stato è garanzia di libertà di
coscienza e di religione per
tutti, in particolare per le minoranze. Sul settimanale
delle diocesi toscane è stato
scritto che se si tolgono i
crocifissi dalle aule, bisogna
anche eliminare lo studio
della Divina Commedia e dei
Promessi sposi. Una frase
che si commenta da sé: la fede cristiana non ha nulla da
spartire con queste forme di
bigottismo senza senso.
(Rubrica «Un fatto, un commento» della trasmissione di Radiouno «Culto evangelico» curata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia andata in
onda domenica 6 ottobre)
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ n OnOBRE2(iii,
VENE
ISI**I1
Chiese aperte il 12-13 ottobre
Pinerolo città d'arte
Ritorna «Città d’arte a porte aperte» a Pinerolo. Sabato 12 e
domenica 13 ottobre molte chiese, tra cui il tempio valdese, e
musei pinerolesi apriranno le proprie porte a chi vorrà visitarli e scoprire o riscoprire realtà di Pinerolo spesso un po’ dimenticate proprio dai pinerolesi. Molte tra l’altro le visite guidate che partiranno da piazza San Donato il sabato pomeriggio alle 16 e alle 16,30 e la domenica alle 10,30 alle Ile poi alle
15, alle 15,30 alle 16 e alle 16,30. Domenica poi, sempre in
piazza San Donato, dalle 9 alle 18,30 sarà possibile gustare
«l’enogastronomia Pinerolese» alla vetrina dei prodotti tipici
allestita dalle tre Comunità montane pinerolesi, la vai Pellice,
la valli Chisone e Germanasca e la Pedemontana.
Fiera autunnale a Torre Pellice
Torna «Colori & sapori»
«Colori & sapori», la rassegna dedicata ai prodotti autunn..
li torna a Torre Pellice domenica 13 ottobre. Enogastronoiafa
spettacoli, mostre, saranno di scena accanto alla consueta^
stagnata: abitudine non vuol dire però ripetitività. Intantèl^
castagne verrano distribuite in vari punti della cittadina,
ristoranti di Torre Pellice proporranno menù a base di prò.
dotti autunnali (soprattutto castagne e funghi). Ci saraMj
spettacoli fin dalla sera prima quando nel tempio terraniwr^
concerto la banda musicale di Torre Pellice e la «Lyre dej Alpes» di Guillestre. La manifestazione infatti si colloca come
momento italiano del più che quarantennale gemellaggio fta
Torre e Guillestre nella valle francese del Queyras.
V
) A <1
J/ A A
A
A
Fondato nel 1848
La complessa situazione dei sudamericani che chiedono la cittadinanza nel nostro paese
Cittadini italiani in lista d'attesa
Scappano dalla pesante crisi economica che ha investito l'Argentina e successivamente l'Uruguay
Malgrado abbiano ascendenti in Italia, devono sottoporsi a una complessa trafila burocratica
MASSIMO GNONE
Popoli in fuga. Questa è l’Argentina: e la
situazione in Uruguay
non pare essere migliore. «Per tutte le pratiche
riguardanti la richiesta di
cittadinanza italiana, gli
uffici delle ambasciate e
dei consolati sono ormai
chiusi. C’è chi, aspettando intere giornate, ha ottenuto un appuntamento
per il 2007». La testimonianza è di Mariela Bottone, 42 anni, che vive con
il marito e le due figlie a
Luserna San Giovanni.
Mariela è in Italia dal
1991 e oggi lavora come
mediatrice interculturale.
Non si arresta il flusso
di uomini e donne che
bussano alle porte del
nostro paese: sono immigrati particolari, è bene
ricordarlo, perché sono
d’origine italiana: e chiedono il rientro in patria.
La città di provenienza di
Mariela, Rosario, provincia di Santa Fe, che soltanto una decina di anni
fa contava oltre un milione e mezzo di abitanti,
oggi si ferma a poco più
di 900.000. «È il ceto medio che scappa - continua Mariela -: magari sono persone con un lavoro, ma che non vedono
futuro per i figli. L’esodo
è iniziato da tempo, ma si
è fatto più intenso dalla
crisi del dicembre 2001».
Mariela è in contatto con
una decina di famiglie
che hanno trovato casa
da queste parti, ma «probabilmente sono di più».
Una sera a Buenos Aires
Le storie sono uguali, eppure diverse: c’è chi ha
dei familiari, altri degli
amici, altri ancora sono i
discendenti dei migranti
che partirono proprio
dalle Valli, nelTOttocento, ma anche negli Anni
50 e 60 del secolo scorso.
Destinazione? La «Svizzera» del Cono sur, l’Uruguay, oppure uno dei
paesi più sviluppati del
mondo di allora, l’Argentina. Mariela ci presenta
Maria Elena Mendez,
70enne di Rosario, che vive in vai Pellice da febbraio 2002. Una figlia. Carina, risiede in Italia dal
Noi ti troviamo le soluzioni
per la tua mossa vincente.
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1993, il figlio Alej andrò è
arrivato quest’anno e da
poco ha trovato lavoro alla Morè di Torre Pellice;
l’altra figlia, Miriam Beatrix, è ancora in Argentina, ma adesso vuole raggiungere la sua famiglia.
«Lo stipendio di Miriam commenta Maria Elena è passato da 600 pesos al
mese a 400, per arrivare
oggi a 200 (con la fine
della parità, attualmente
la moneta statunitense è
scambiata a 4 pesos)».
Se il ministro per gli
italiani all’estero, Mirko
Tremaglia, aveva promesso una corsia preferenziale per i rientri, il
quadro non è roseo come
sulla carta. «Senza cittadinanza non c’è residenza e senza residenza non
c’è libretto di lavoro spiega Mariela -: bisogna
rivolgersi agli uffici comunali italiani con tutte
le carte in regola, dimostrando di avere un ascendente italiano, ma la
burocrazia è un ostacolo
difficile da superare. Altri
problemi ci aspettano
quando si tratta di convalidare i titoli di studio».
Ma cosa possiamo fare
per aiutarli? «Lo sportello
di mediazione interculturale è aperto ogni martedì pomeriggio presso il
Comune di Luserna - risponde Mariela -: chi ha
una seconda casa e non
la utilizza potrebbe magari offrire questa prima
forma di accoglienza».
Promosso dalla CgiI il 18 ottobre
Sciopero: non solo
per Tarticolo 18
Venerdì 18 ottobre è in
programma lo sciopero
generale di 8 ore proclamato dalla Cgil. «Sarà
uno sciopero per l’Italia
dei diritti - dice il segretario di Pinerolo, Vincenzo Bertalmio -, per
uno stato sociale di tutti
e moderno, una scuola
di qualità, uno sviluppo
basato sulla ricerca e sull’innovazione, a sostegno del Sud e un futuro
di lavoro tutelato per
tutti i giovani». A Torino
è stata organizzata la
manifestazione regionale^ con due cortei che
concluderanno la marcia
in piazza San Carlo per il
comizio del segretario
generale della Cgil, Guglielmo Epifani.
Lo sciopero del 18, indetto dalla Cgil e non dagli altri sindacati confederali Cisl e Uil, sarà
contro la modifica dell’articolo 18, da tempo
voluta dal governo, ma
soprattutto contro la Finanziaria, «che prevede
tagli dove ci vorrebbero
investimenti (scuola e
sanità), riduce finanziamenti e poteri di Regioni
e Comuni», «assicura entrate attraverso un condono fiscale», non prevede «alcun disegno di politica industriale, sostegno agli investimenti e
sviluppo per il Sud» e
stanzia inadeguate «risorse per i contratti del
pubblico impiego».
Fra le rivendicazioni
anche l’opposizione alla
«conferma di un tasso
d’inflazione programmata airi,4%, che assesta
un ulteriore colpo alla
politica dei redditi e mette in difficoltà l’intera
stagione dei rinnovi contrattuali». Sulla sanità,
per la Cgil, pesano «i tagli
indiscriminati nel sistema ospedaliero» che sono «un ulteriore colpo assestato alla capacità del
Servizio sanitario nazionale di stare al passo con
le esigenze dei cittadini».
Rispetto al malcontento
generato dal Patto per
l’Italia, la Cgil rileva di
non essere da sola, «come dimostrano le polemiche tra i firmatari e le
dure prese di posizione
delle imprese, soprattutto quelle meridionali».
ICONTRAPPUNTOI
IL TERRITORIO
E LA FRONTIERA
DAVIDE ROSSO
Tornando dal Forum della cultura protestante tenutosi a Ecumene il 21 e 22
settembre scorsi, (si veda
pagina 7 di questo numero
di Riforma), continuavano
a girarmi per la testa due
parole sentite nominare
tante volte nel corso del forum: traduzione e limite.
Ed erano soprattutto il loro
aspetto, le loro
implicazioni
in termini spaziali che mi incuriosivano,
anche nel tentativo di rendere utilizzabile quanto si
è detto a Ecumene nella realtà di tutti i
giorni alle Valli ma non solo. Poi mi è rivenuta alla mente una raccolta di interventi che avevo letto alcuni mesi fa che
riportano una sintesi di un
incontro dell’Associazione
italiana di studi semiotici
tenutosi a Brindisi nel ’99
sulla traduzione, e le cose
hanno cominciato a chiarirsi un po’.
In quel contesto non si
parlava tanto di «limite»
quanto di confine e soprattutto di frontiera, di necessità nel procedere della traduzione, che qui acquistava
il significato spesso di comunicazione fra persone o
fra epoche, di capire dove
passa la frontiera tra due
culture, tra due soggetti,
tra due realtà che magari
convivono ma che sono
ognuna chiusa nei propri
confini stabiliti per convenzione e quindi contrattati e, alla fine, si spera,
condivisi. La frontiera si
dice sia più elastica, più facilmente spostabile, rispetto al confine proprio perché meno legata al territorio geografico e più alle
convenzioni degli uomini,
alle idee: e proprio da qui
mi pare passi la difficoltà
oggi anche alle Valli a ridisegnarsi una realtà che
soddisfi tutti e contemporaneamente permetta a tutti di partecipare alla crescita comune.
In un epoca in cui si parla di Europa, di progetti
transfrontalieri, ma anche
di società multiculturale e
di identità di gruppo, la
frontiera è da ricercare e
ovviamente lo si sta facendo anche alle Valli e tutti,
siano soggetti pubblici o
privati, partecipano a questa ricerda, ma capita spesso che ognuno intraprenda
la strada un po’ in solitudine, pensando al proprio
passato e al proprio futuro,
magari appoggiandosi, nelle speranze, a qualcun altro, sia esso la Regione,
l’Asl o i finanziamenti olimpici. Tentativi di ridisegnarsi una frontiera o un
limite comune sul nostro
territorio per altro ci sono
già stati, si pensi ai Patti
territoriali o all’Atl (anche
se questa è
Spesso prevale,
negli enti locali
e nelle istituzioni,
la logica del
particolarismo
stata vissuti
fin da subito
più come una
imposizione
che come ufi
conquista da
raggiungere)
ma, se non
sono falliti,
certamente
non sono stati prolifici
Certo si può dire che ha
prevalso la logica del singolo, sia questo un Comune 0
altro ente, sul sistema pii
complessivo. Ha prevalsola
logica del singolarismo tipico della globalizzazione
rispetto alla strategia antiglobalizzante della partedpazione e della costruzione
comune. Spesso ho Hin"
pressione die dietro agli in;
vestimenti «sbagliati» (s>
pensi alle Case di riposi
che perseguono progetti
speciali i quali poi si arenano perché non arrivano gli
ospiti adeguati a riempite
le strutture, le richieste
spropositate di finanzi*'
mento sulle opere conneS;
se, i progetti InterregcheSi
fermano perché mancano i
fondi da parte francese e
l’elenco potrebbe continnare) ci sia il tentativo di ctf;
care di sopravvivere e di
farlo non pensando all*
progettualità in senso stretto ma soprattutto
gettualità in termini di 1^
sibilità di finanziamenti
un mondo in cui chi sta s^
pra o di fianco ha lo st^
problema e quindi to®“*.
disegnarsi a sua
propria frontiera e il
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11 OTTOBRE 2002
E Eco Delle "\àlli Iàldesi
PAG. 11 RIFORMA
CRONACHE
PEDEMONTANA: IL NUOVO SITO INTERNET — È
pronto il nuovo sito Internet della Comunità
montana Pinerolese pedemontano (www.cmpinerolesepedemontano.it) e sarà presentato venerdì 11 presso la sede di via Duomo a Pinerolo.
. Il sito permette l’accesso agli atti amministrativi,
mette a disposizione la modulistica e offre una
sezione relativa ai bandi e ai concorsi in atto. Vi
sono inoltre illustrati i maggiori progetti suddivisi per ntervento. Istituita anche una sezione dedicata al territorio con informazioni turistiche,
storiche, sociali, economiche e di costume.
PREMIATO A CERVINIA IL FILM «LA CORDÉE DU
RÊVE» — «La cordée du rêve», il film che racconta la traversata di 167 giorni dalla Slovenia alla
Costa Azzurra dell’alpinista Patrick Bérahult (ricordiamo la bella serata con l’alpinista al cinema
di Torre) ha vinto il premio per il miglior film di
alpinismo nel festival di fine luglio a Cervinia.
Tra le motivazioni del premio Cai al regista Gilles
Chappaz si cita «la spontaneità e l’immediatezza
con cui è descritta un’impresa difficile e in grado
di avvicinare le persone all’alpinismo e per avere
messo in evidenza la passione per la montagna
come fattore di unione fra diverse culture».
CONDONO PER I PENSIONATI INPS — I pensionati
Inps potranno usufruire di uno speciale condono
per le somme riscosse in più fino al 31 dicembre
2000. Se il reddito di questi pensionati, nel 2000,
non ha superato i 16 milioni di lire, non dovranno rimborsare nulla. Se superiori, avranno uño
sconto del 25% sulla somma da restituire, cioè ne
dovranno rimborsare soltanto i 3/4, con trattenute mensili che non possono superare un quinto del mensile in pagamento. Questa sanatoria è
stata voluta dai sindacati dei pensionati cui ci si
può rivolgere per ulteriori informazioni.
PEROSA: MARIJUANA NELL’ARMADIO — Mercoledì 2 ottobre, i carabinieri del nucleo operativo
di Pinerolo hanno arrestato Roberto Genre,
22enne di Perosa Argentina, e Mark Gaydou,
19enne di Pinasca: i giovani sono stati trovati in
possesso di 300 grammi di marijuana. Nell’abitazione di Genre è stata ritrovata l’attrezzatura per
la coltivazione e l’essicazione della sostanza; Tarmadio era stato trasformato in una vera e propria
serra dotata di illuminazione e termometro.
revolver non DENUNCIATO: ARRESTO A TORRE PELLICE — Renato Alma, 56 anni, residente
in via Repubblica a Torre Pellice, è stato fermato
per detenzione di arma clandestina; un revolver
calibro 320 senza matricola.
BIBIANA: SAGRA DEL KIWI — Fine settimana
^l’insegna dei frutti d’autunno, funghi e mercatino delle pulci a Bibiana; sabato, domenica e lunedì sono previsti stand coi prodotti, servizio di
ristorazione e spettacoli serali.
VIAGGI DI STUDIO ALL’AIA — Dal 7 al 10 ottobre la
Regione Piemonte promuove un viaggio di studio all’Aia e Bruxelles per studenti del penultimo
anno degli istituti superiori della regione; gli studenti sono risultati vincitori del concorso «Diventiamo cittadini europei». Il Pinerolese sarà
rappresentato da Luca Pasquet del Liceo valdese
di Torre Pellice e dall’insegnante Manuela Davit.
agenzia DELLE ENTRATE: POCO PERSONALE —
L’on. Merlo ha presentato un’interrogazione sul
funzionamento dell’ufficio delle entrate di Pinerolo: mancano 20 impiegati rispetto alla pianta
organica, e aziende ne risentono negativamente:
occorre, dice Merlo, un’ inversione di tendenza.
Pondazione «dott. Enrico Gardiol»
Via Beckwith 1 - It 10066 Torre PèUfce (To)
Bando di concorso
per rassegnazione di borse
di studio per rUniversità
.dii studenti valdesi che intendono avviarsi agli stuumversitari per esercitare nelle Valli le attività prossionali conseguenti, possono richiedere una borsa
di studio per Ta.a. 2002-03,
entro il 31 ottobre 2002, indicando:
“ facoltà universitaria prescelta
~ eondizioni economiche personali e familiari (copia della dichiarazione dei redditi)
- previsione delle spese che intendono
pagare con la borsa di studio.
Saranno preferite le facoltà
di Giurisprudenza e di Medicina.
Per ulteriori informazioni rivolgersi
alla presidenza del Collegio valdese.
Via Beckwith 1 - It 10066 Torre Pellice To,
tei +39 121-91260, fax 4-39 121-932272,
e-mail collegio@tpellice,it
Non ancora (disponibile il nuovo marchio ó\ vino
Il «tralcio» si fa attendere
In un'annata perseguitata dal clima piovoso la nuova
società di Bricherasio si consolida in attesa del rilancio
Chi si aspettava già di
vedere nei negozi i vini
della vai Pellice con l’etichetta «Il tralcio» dovrà
attendere ancora un po’,
anzi per ora si continuerà
a trovare negli scaffali le
tradizionali bottiglie della Cantina sociale di Bricherasio. Il progetto di ristrutturazione della vitivinicoltura del Pinerolese
va avanti ma i passaggi
non sono sempre così
semplici; a cominciare
da un’annata che definire disastrosa è ancora
poco. Le grandinate hanno colpito in più riprese
il 70% dei soci della Cantina; stime attendibili
parlano di un 40% del
raccolto compromesso. E
anche sul resto grava,
appena mitigato dal sole
di queste ultime settimane, il peso di un’estate
troppo piovosa.
Per far fronte alla gravissima crisi finanziaria
della Cantina sociale la
Regione, con un miliardo
di lire, e la Provincia, si
sono impegnate direttamente: d’intesa con la
Comunità montana è stata creata una nuova società, il «Tralcio» di cui
fanno parte il Comune di
Bricherasio, la Comunità
montana, l’Agess che ha
il non facile compito di
affrontare tutte le criticità, sia sulla coltivazione
della vite che sulla vinificazione: con lo scopo finale di migliorare la qualità del prodotto rendendolo più appetibile e
dunque più remunerativo
per i soci; con la partenza
ad handicap legata ai pesanti debiti precedenti
che coinvolge direttamente i produttori sia in
termini di uve non pagate
(le annate 2000 e 2001)
sia di impegni e ipoteche
di soci rispetto ai mutui
stipulati dalla Cantina.
«La situazione debitoria pesa comunque come
responsabilità dei soci rileva Dario Martina, del
direttivo del Tralcio -: al
di là delle responsabilità de membri del direttivo, i soci di una cooperativa devono vigilare sulla
buona amministrazione.
La cordata che è stata
messa insieme da enti
pubblici e privati per salvare la Cantina e i soci
rappresenta il maggiore
intervento nel Pinerolese
nel settore agricolo». «C’è
buona disponibilità verso
l’operazione Tralcio - aggiunge Luigi Bosio, sindaco di Bricherasio e presidente del Tralcio -; il
mandato dell’assemblea
della Cantina verso il direttivo è di procedere: se
il progetto si realizza al
meglio ne beneficeranno
tutti i soci». Al momento
la vendemmia è in corso:
«La Cantina la segue direttamente con l’apporto
di un enologo individuato in collaborazione con
il professor Cerbi del Divapra dell’Università di
Torino - spiega Martina
-: con questa prima attività vogliamo porre la
prima pietra per migliorare qualificare il vino di
Bricherasio».
Le aziende vi seguiranno? «Più della metà delle
uve arrivano da aziende
con buone potenzialità
tecniche; un 10% dei soci coltiva superfici superiori ai 3 ettari. In altri
casi si registra una forte
parcellizzazione. Il ruolo
dell’enologo dovrebbe
far crescere sul piano
imprenditoriale le nostre
aziende visto che ha già
nel suo passato una significativa esperienza
nel settore». Certo Tannata è delle peggiori, ma
il piano industriale redatto dal Tralcio evidenzia il mercato e le potenzialità della viticoltura
del Pinerolese.
In visita di lavoro in vai Pellice
Dal Giappone una
sociologa rurale
PIERVALDO ROSTAN
Da Tokyo alla vai Pellice; un bel salto e
non solo in termini di volo aereo o di differente
lingua o cultura. La professoressa Hitomi Nakamichi, dell’Università di
Tokyo e oggi consulente
del ministero dell’Agricoltura, Foreste e Pesca
la scorsa settimana ha
passato diversi giorni in
vai Pellice, incontrando
esponenti del mondo politico, economico, con
particolare attenzione al
mondo agricolo e turistico. Hitomi Nakamichi si
definisce una «sociologa
rurale»; l’incarico che
Tha portata in Piemonte
è legato alla ricerca, partendo dallo studio di
analoghe situazioni in altre parti del mondo, di
nuove opportunità per
J’agricoltura nelle zone
montane del Nord del
Giappone.
«Gli agricoltori della
nostra montagna coltivano molte arance - spiega
la professoressa Nakamichi -; ma i gusti della gente sono molto cambiati, si
consumatori cercano
nuovi prodotti. Il reddito
degli agricoltori è così
sceso molto. Anche la forestazione è in crisi: l’uso
dei materiali legnosi per
la costruzione di case è
diventato troppo costoso
così come per l’industria
della carta: molto si importa e così il lavoro in
campagna in crisi causa
un forte spopolamento
della montagna da parte
dei giovani. Una delle
maggiori conseguenze
sono i dissesti idrogeologici di un territorio abbandonato». A sentire le
parole della ricercatrice
giapponese sembra di
sentir parlare non di terre
lontane 20 ore di volo ma
dei nostri terrazzi e versanti. Forse anche per
questo si cerca il confronto con le zone alpine.
«Abbiamo preso contatti con regioni rurali
della Germania, della
Svezia poi della Romania; l’intento è quello di
scoprire come vengono
create e gestite le politiche per l’agricoltura nell’Unione europea. Nella
vostra zona di Alpi ho
trovato le maggiori affinità sul piano dei problemi ma anche della mentalità. Perciò abbiamo
voluto vedere come le
politiche comunitarie
hanno influenzato il
mondo agricolo, visitando direttamente i contadini. In Germania abbiamo avuto l’impressione
che non si conoscessero i
meccanismi della politica europea in agricoltura
ma semplicemente godessero dei contributi
pubblici. Sono stata molto interessata dai progetti di Leader, 1 e 2 in altre
parti d’Italia e ora da
Leader plus nelle vostre
valli; mi sono piaciuti alcuni progetti che hanno
utilizzato fondi europei,
come ad esempio la Crumière che oggi dà lavoro
a diversi giovani. Per noi
è importantissimo avviare progetti che possano
favorire il mantenimento
di posti di lavoro per i
giovani in montagna».
,, Le chiese e il territorio alpino
Presidi sociali
«Cattolici e valdesi, comunità religiose decisive, nei secoli, per il presidio sociale del territorio
alpino». Sarà questo il tema del convegno storico
promosso da Regione
Piemonte e Fondo italiano per l’ambiente che
TU ottobre, alle 15,30, si
terrà al 39° Salone della
montagna aperto il giorno prima al Lingotto di
Torino. Il convegno prevede la partecipazione di
numerosi relatori fra cui
Giovanna Cattaneo Incisa, presidente del Fai
piemontese, il vescovo di
Aosta, Giuseppe Anfossi,
il past. di Frali Winfrid
Pfannkuche, il delegato
cattolico regionale per i
beni culturali, don Luciano Vindrola, e il past.
Claudio Pasquet, vicepresidente della Società
POSTA
«Verde
sacchetto»
Signor direttore
TAcea fa una campagna promozionale chiedendomi di collaborare
alla raccolta differenziata. Va bene. Già lo faccio
con plastica, carta e vetro. Ora scopro che i famosi «sacchetti verdi»
me li devo pagare (e sono molto più costosi dei
normali sacchetti neri).
Quando TAcea distribuirà dei sacchetti verdi
gratuiti collaborerò alla
raccolta differenziata.
Stello Armand-Hugon
di studi valdesi oltre
all’assessore alla Montagna della Regione, Roberto Vaglio, e quello alla
Cultura, Gianpiero Leo.
«Con la loro tenacia sottolinea l’assessore Vaglio - gli uomini di fede
hanno favorito la coesione sociale tra i montanari
e stimolato la loro effettiva emancipazione, soprattutto nelle realtà alpine maggiormente isolate.
Attorno alla parrocchia
ruotava un tempo l’intera
vita extralavorativa della
società montanara». Per
Giovanna Cattaneo Incisa
inoltre l’impegno di sacerdoti e pastori ha permesso in numerosi casi
«la conservazione di quei
monumenti artistici e architettonici che tuttora
impreziosiscono il patrimonio culturale»..
Nella struttura usi e costumi (della vita contadina
Anche Bobbio avrà Tecomuseo
MASSIMO GNONE
MENTRE l’Italia fa
ancora fatica a riscoprire la cultura materiale dei propri ascendenti, in Francia, come
altrove, la realtà dei cosiddetti ecomusei si è
sviluppata da anni. In vai
Pellice ci prova il Comune di Bobbio che, con il
sentiero naturalistico
ambientale etnologico
della Biava, si affida al fascino della memoria per
«fare colpo» sui futuri visitatori. Idealmente il
progetto, che comprende
una serie di «sentieri turistici», si collocherebbe
nella rete ecomuseale
della Comunità montana
ma, rivendica il sindaco,
Aldo Charbonnier, l’iniziativa bobbiese è completamente autonoma.
Pinerolo-Luserna San Giovanni
70 anni di Coreos
La Corcos, l’azienda
pinerolese che produce
anelli di tenuta, compie
70 anni. Risale infatti al
1932 la creazione del
marchio Corteco ed è datato 1936 il primo contratto di licenza firmato
da Francesco Corte e Ludovico Cosso, fondatori
della Corcos, con l’azienda tedesca Cari Freudensberg Gmbh. Da allora la
Corcos è ovviamente cresciuta e oggi ha un organico di 600 dipendenti
che lavorano negli stabi
limenti di Pinerolo e Luserna San Giovanni producendo un fatturato di
70 milioni di euro.
I festeggiamenti ufficiali per i 70 anni l’azienda si terranno sabato 13
ottobre ai Laghi Baite di
Cumiana dove sono previsti con inizio alle 10
numerosi momenti di incontro e di divertimento
oltre naturalmente a un
saluto conclusivo nel pomeriggio dell’attuale presidente della Corcos Maria Luisa Cosso.
«Il punto focale è una
casa in borgata Costa spiega Charbonnier - che
diventerà un vero museo
della vita contadina». Lo
stabile è stato abitato fino
a un anno fa e poi comprato dal Comune: un’ala
sarà recuperata come sala di proiezione audiovideo, la stalla ristrutturata
come «luogo della socialità domestica» e il fienile
diventerà una sala ideale
per le conferenze. «I vecchi proprietari - continua
il sindaco - hanno lasciato una miriade di piccoli
oggetti che popoleranno i
sei locali dell’abitazione:
saranno così illustrati gli
antichi mestieri della casa e i lavori tipicamente
femminili». Gli altri due
tasselli sono il vecchio
mulino e il forno di borgata Bidone, oltre alle
chiese, il campanile e un
piccolo museo faunistico.
Il «gioiello» del percorso sembra eS’sere l’ex
caserma della Biava, che
è stata completamente
recuperata e, nell’intento
del Comune, potrà essere
data in gestione, diventando così punto di risto
ro e foresteria. Fra gli Anni 20 e 50, lo stabile militare funse da dormitorio
degli operai forestali che
si occuparono del recupero idrogeologico dell’omonima foresta. A completare il percorso attraverso i secoli c’è anche il
recupero di alcuni siti
preistorici, opportunamente segnalati.
La casa di borgata Costa è stata acquistata per
75.000 euro e per l’intero
percorso il Comune ba
presentato un progetto
nell’ambito dei Pia (Progetti integrati d’area) regionali. Entro la fine di
ottobre dovrà essere consegnato il definitivo: il
cronoprògramma prevede l’inizio lavori entro il
1° gennaio prossimo e il
completamento a fine
2003. Ottenuto un progetto complessivo di 150
mila euro (105.000 a carico della Regione) sui
204.000 richiesti, il rimanente sarà coperto da
fondi di bilancio, dall’accensione di un mutuo e
dalla vendita dell’ex abitazione del mugnaio,
ubicata presso il mulino.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle ^lli Aàldesi
VENERDÌ 11 OTTOBRE200J
■*
Tre giorni di pioggia hanno sconvolto l'assetto idrogeologico delle valli a vari livelli
Due anni fa l'alluvione
Molto è stato fatto ma molto rimane ancora da fare per ripristinare le infrastrutture e quando
possibile anche migliorarle: è il caso del ponte sul Chisone a PInerolo che sarà a due piani
Tutti i ponti chiusi, alcuni, come quelli di Porte, Villar Perosa e Inverso
Pinasca, perché trascinati via dalla furia del Chisone, più di 200 persone
sfollate, sospensione della fornitura del gas in
molti Comuni della vai
Chisone e l’energia elettrica fornita a fasi alterne
in vai Germanasca. La situazione non era certo
migliore in vai Pellice dove il fiume si era portato
via il Palaghiaccio a Torre Pellice e andava seminando danni e distmzione. E poi c’era ponte Chi
sone a Pinerolo andato
distrutto con la viabilità
interrotta anche sul vicino ponte della tangenziale. Questa era la situazione alle Valli all’indomani dei tre giorni di
pioggia del 14, 15 e 16 ottobre del 2000. Oggi a
due anni esatti dall’alluvione molto si è fatto e
molte ancora c’è dà fare
per riportare il territorio
alla normalità. Qui di seguito a titolo esemplificativo mostriamo alcune
immagini scattate subito
dopo quei momenti e la
situazione attuale.
Aspettando il «Palaolimpico»
Nel 2000 il ponte sul Chisone a Villar Perosa fu quasi
spazzato via. Si interruppe la comunicazione con Inverso
Pinasca che aveva perso anche il ponte che la collegava
a Pinasca. Oggi la ricostruzione a Villar e in via di ultimazione. Si parla di una sua inaugurazione a fine dicembre
1115 ottobre 2000, con
l’alluvione che ha fatto
innumerevoli danni, è
crollata anche una parte
importante della storia
di Torre Pellice; il Palaghiaccio che proprio in
quell’anno aveva ospitato anche il culto inaugurale deH’Assemblea-Sinodo e fino a pochi mesi
prima migliaia di appassionati del ghiaccio, vide
la copertura crollare sotto la furia dell’acqua. In
pochi mesi la pista è stata riaperta, ma scoperta
e dunque in balia degli
eventi meteorologici. Per
il prossimo armo è prevista una copertura temporanea ma l’attesa è
tutta centrata sulla realizzazione del prossimo
«Palaolimpico».
Anche a Miradolo la distruzione fu grande: aiiagati compietamente i campi circostanti il corso del Chisone, danneggiata una casa. L’acqua poi trascinò con sé anche il
ponte, unica via di comunicazione fra San Secondo. È di
inizio settembre 2002 l’inaugurazione del nuovo ponte,
primo interamente ricostruito dopo l’alluvione
A sinistra la strada della Comba dei Carbonieri, a Bobbio
Pellice, poco dopo l’alluvione e, a destra, qualche giorno
fa: l’intervento comunale è in fase di ultimazione. Il prossimo 15 ottobre saranno inaugurati i campi sportivi, i sei
guadi sul Cruello, l’argine e il ponte del Parau
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PAG. 13 RIFORMA
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Incontro fra il nuovo comitato Ciov e dipendenti
Ospedali: progetto Valli
Una riorganizzazione delle strutture dovrebbe puntare
a elevata specializzazione e a un servizio per «acuti»
PAVIDE ROSSO
UNO scambio di informazioni e di opinioni a tutto campo quella che si è tenuta giovedì
3 ottobre a Pinerolo tra il
nuovo comitato di gestione della Ciov e i dipendenti degli ospedali vaidesi delle Valli. Ha introdotto la riunione il presidente deila Ciov, Marco
Jourdan, che ha presentato la situazione attuale
degli ospedali, le recenti
decisioni sinodali e spiegato che i fondi attesi
dalla Regione, quelli relativi al 2000-2001, ci sono
sulla carta ma stentano
ad arrivare, mentre gli
ospedali valligiani accumulano un disavanzo annuo di 4 milioni di euro.
Jourdan ha poi evidenziato che la nuova Ciov
ha tra i propri obiettivi
quello di realizzare, cercando un accordo con
l’Asl 10, un «progetto Valli» entro la fine dell’anno,
creando aree di elevata
specializzazione e puntando a mantenere sul
territorio il servizio per
acuti. «Siamo consci - ha
chiarito Jourdan - che
questo obiettivo è controcorrente in un momento in cui la Regione
dice che occorre per i
piccoli ospedali puntare
a una trasformazione in
Community ospitai che
significa strutture con un
20 letti, servizi domiciliari e 20 o 30 addetti».
Jourdan ha puntato
sulla necessità di condivisione e collaborazione tra
la nuova gestione Ciov e i
dipendenti nella costruzione del progetto Valli
che prevede una stesura
preliminare entro ottobre
per poter andare a un
confronto con le istituzioni locali e arrivare, entro la fine dell’anno, in
Regione. «Il tutto richiederà - ha concluso Jourdan - uno sforzo importante dalla base ai vertici
degli ospedali». Molte le
voci dei dipendenti che, a
più riprese, hanno posto
l’accento sia sulla necessità che chi ha sbagliato
nell’amministrazione degli ospedali abbandoni la
direzione dei nosocomi
valdesi sia sulla difficoltà
ad avere un dialogo costruttivo «con persone
che decidono da lontano
senza mai farsi vedere».
Critiche, e toni anche accesi, a cui Jourdan ha risposto dicendo che quello che occorre sul momento è invertire la rotta
piuttosto che trovare dei
capri espiatori, «le semplificazioni rischiano allo
stato attuale di creare più
problemi che vantaggi». A
inizio del 2003, secondo
la scaletta di priorità che
la Ciov si è data, si comincerà a porre mano
anche alla ridefinizione
dell’assetto organizzativo: «per ora la priorità è
quella di intervenire per
cercare una gestione sostenibile degli ospedali».
Apertura comunque aJ
dialogo è arrivata dai dipendenti che hanno evidenziato alcune problematiche legate ai nosocomi valligiani e alcuni suggerimenti alla nuova gestione. Occorre che i progetti rispondano alle necessità del territorio e occorre anche «che si pubblicizzi maggiormente
quello che fanno, e fanno
bene, gli ospedali valdesi,
e cioè dare dignità e rispetto alle persone. Bisogna evitare che la legge
del profitto cancelli questa che è una delle qualità tipiche dei valdesi».
Infine, da parte del personale, due inviti sono
arrivati alla nuova Ciov:
»»a II destino delle pluriclassi
Scuole di montagna
quale futuro?
MASSIMO GNONE
«Cercate una soluzione
ma non tagliate fuori dal
processo di costruzione
di questa gli enti locali e
in particolare le Comunità montane» e fatelo
«girando per gli ospedali,
non vi fidate delle cose
che vi dicono dall’alto».
«Quello che serve oggi
- ha detto in conclusione
Eugenio Bernardini, vicepresidente della Ciov - è
trovare un progetto che
faccia uscire dalla precarietà e che abbia per obiettivo non il profitto ma
una struttura che regga.
Non ci interessa fare una
clinica privata slegata dal
territorio. Sicuramente
verificheremo il programma con la Regione, con
l’Asl e le amministrazioni locali». Il progetto, ha
detto poi rivolgendosi ai
dipendenti, deve essere
«il più possibile condiviso
anche da voi. Il vero problema al momento è però
la liquidità. Abbiamo lettere firmate dalla Regione
che parlano di trasferimenti dovuti a nostro favore ma per il momento
non li abbiamo ancora visti e per questo ci stiamo
muovendo per tentare di
sbloccare la situazione».
DOPO i tagli annunciati dal ministero
dell’Istruzione, si accende il dibattito sulle scuole di montagna. Archiviata l’affollata assemblea
tenutasi a Rorà domenica 29 settembre, è in programma un’altra occasione per confrontarsi su
questo tema. Mercoledì
16 ottobre alle 21, ad Angrogna (sala unionista di
San Lorenzo), parteciperanno alla discussione la
dirigente dell’istituto
comprensivo di Torre
Pellice, Bruna Peyrot, e
Piero Bottiroli, dirigente
dell’istituto di Verzuolo
(Val Varaita).
Al termine dell’incontro di Rorà, durante il
quale è intervenuta anche la dirigente di Villar
Perosa, Mariella D’Amico, che ha difeso le pluriclassi, è stata richiesta
una riunione urgente fra
genitori, Comune e dirigente scolastico competente (nel caso il dirigente di Luserna San Giovanni, Marco Armand
Hugon). La questione rimane spinosa. Se per
ogni istituto comprensivo (comprendente scuola materna, elementare e
media) la normativa prevederebbe il famoso e
controverso rapporto di
9,2 alunni per ogni insegnante (perciò sarebbero
già «fuorilegge» Torre
Pellice e Perosa Argentina), esiste un altro vincolo che vale per gli istituti
statali: il tetto minimo
per ciascun plesso scolastico è di sei studenti, limite di poco inferiore al
numero di studenti, sette, che frequentano la
pluriclasse di Rorà. Gli
incentivi pubblici rimangono importanti (Tamministrazione rorenga
premia i nuovi residenti
con un contributo), tut
La rassegna coincide con l'Anno internazionale della montagna
La natura protagonista dei Film in festival
— marco ERASCHIA
Nell’anno intemazionale delle montagne non poteva mancare
ormai consueto appun,omento con «Alpinismo
® celluloide», rassegna di
.m di montagna orgajzzata al cinema Trento
ni Torre Pellice dal Caiget vai Pellice e dalla
“operativa Tarta volante
collaborazione con
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È la natura la
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questa rassegna valli» J}?' una natura colta
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aetvaro ‘ornativo di cona documentare
esperienze e tradizioni
che rischiano di scomparire, come la costmzione
di rastrelli in legno con gli
attrezzi di un tempo.
Di fronte all’abbandono della montagna ci sono anche scelte controcorrente e originali: è
il caso di Gianluigi Rocca, pittore e insegnante
di disegno all’accademia
di Brera a Milano, che
quando non lavora sta
con la famiglia in una
sperduta frazione del
Brenta e d’estate lavora
in vai Rendena come casaro e guardiano di mucche (Il guardiano dei segni). Montagna e natura
non sono solo sulle Alpi:
«Faut pas réver» ci porta
in un villaggio dell’interno della Cina dove gli
abitanti con un efficace e
ardito sistema riescono a
superare l’incassata gola
del fiume che li separa
dall’unica strada di collegamento col resto del
mondo, mentre «Piccoli
budda» è un viaggio tra
due grandi religioni, induismo e buddismo, in
mezzo a paesaggi incontaminati percorsi assieme
a un maestro elementare
che dal Trentino arriva
alla scuola di Shimla, nello stato indiano di Himachal Pradesh. È ancora la
natura la protagonista di
«Penjanje po vazduhu»
dove una ragnatela e i
suoi piccoli protagonisti
diventano la metafora di
un mondo in cui vince il
più forte 0 il più furbo.
Un piccolo spazio è
stato lasciato anche all’aspetto più spettacolare e avventuroso della
filmografia di montagna: tratti mozzafiato in
mountain bike (Rock ’n
trial), salti nel vuoto di
una montagna prima di
aprire il paracadute (9 secondi), alpinismo himalaiano con la guida valdostana Abele Blanc alle
prese con il suo 13“ 8.000
(Nanga Parbat, il gigante
bianco). Da segnalare infine «Vertical miles», una
conversazione in automobile tra due grandi
delTarrapipicata libera.
Mauro Corona e «Bubu»
Bole, inframmezzata da
scene di passaggi su roccia di alta difficoltà, e
«Los cueveros», un viaggio nella storia speleologica e politica di Cuba il
cui soggetto è di Andrea
Gobetti, bravo speleologo
e geniale scrittore, nipote
di Piero Gobetti.
La rassegna inizierà
mercoledì 16 ottobre,
ore 21, con «Faut pas réver: les funambule du
Yang Tse» di Patricia Micallef e Fulvio D’Aguanno (Francia); «L’ultimo
resteler del Vanoi» di
Carlo Bazan (Italia); «Lagorai. La montagna viola» dl Tiziana Raffaelli,
«Rock’n trial» di Marian
Kocan (Slovacchia).
Cai-Uget vai Pellice
Corsi di arrampicata
Il Cai-Uget vai Pellice organizza un corso di arrampicata per ragazzi dagli 8.ai 18 anni. Il corso, tenuto
dalla guida alpina Sandro Paschetto, si articolerà in 4
uscite nei mesi di ottobre e novembre. Il contributo richiesto ai partecipanti è di 50 euro per i soci Cai-Uget
vai Pellice, 60 euro per i soci Cai e 70 per tutti gli altri.
Informazioni e iscrizioni entro venerdì 18 ottobre alla
sede del Cai-Uget vai Pellice, piazza Gianavello, Torre
Pellice (venerdì sera ore 21-22; tei. 0121-91156) oppure presso Marco Fraschia (tei. 0121-933193).
tavia la situazione non
deriva unicamente dalla
scarsa popolazione; infatti, se tutti i bambini in
età scolare restassero a
Rorà, la pluriclasse sarebbe frequentata dal
doppio degli studenti.
I dirigenti avrebbero le
mani legate. Come garan-'
tire la sopravvivenza di
queste scùole? E un’altra
questione, probabilmente cruciale: a fronte dei
numeri scarsi, che senso
ha mantenere queste situazioni che secondo alcuni non garantirebbero
la necessaria qualità
dell’istruzione? «Alla luce
delle attuali scelte politiche volte a ridimensionare sanità, assistenza e
istruzione - commenta
Jean-Louis Sappé, già sindaco di Angrogna e per
oltre trent’anni insegnante alle elementari di San
Lorenzo, intervenuto al
dibattito di Rorà -, sono
molto pessimista sulla
possibilità di salvaguardare le piccole scuole di
montagna». Ma se le «razionalizzazioni» sembrano arrivare dall’alto, secondo Sappé «le nostre
stesse comunità sono le
prime a nutrire poca fiducia nelle pluriclassi».
In questo contesto,
quali sono le ragioni per
difendere le scuole di
montagna? «Le pluriclassi
- risponde Sappé - possono rapportarsi strettamente alla propria comunità e la scuola è spesso
l’unico presidio culturale
sul territorio». Ci sono
però delle condizioni: «La
scuola deve essere inserita nel tessuto sociale, cogliendone le tensioni, i
problemi e le prospettive:
per svolgere un programma “asettico”, “tecnicistico”, tanto vale farlo in
realtà educative più ricche e stimolanti, in locali
adeguati, con strumenti
didattici funzionali».
NELLE CHIESE VALDESI
ANGROGNA — Martedì 15*ottobre alle 20,30 riunione quartierale al Martel. L’Assemblea di chiesa
di autunno è convocata per domenica 20 ottobre alle ore 10 nella Sala unionista. All’ordine
del giorno la relazione del deputato al Sinodo e
l’elezione di un anziano.
MASSELLO — Domenica 13 ottobre alle 11,15, nel
tempio culto di inizio attività; partecipano alcune amici della chiesa di Perrero-Maniglia.
PINEROLO — Domenica 13 ottobre alle 10, culto di
apertura delle attività; ospite il moderatore pastore Gianni Genre.
POMARETTO — Il 5 ottobre alle 14,30, riprende la
scuola domenicale. Le prossime riunioni quartierali si terranno venerdì 11 ottobre, alle 20,30,
a Perosa e mercoledì 16 alle 20,30 a Pomaretto;
tema: «Sofferenza e morte». Domenica 13 ottobre, alle 10, culto con relazione sul Sinodo e celebrazione della santa cena.
PERRERO-MANIGLIA — L’Unione femminile riprende la sua attività martedì 15 ottobre alle 14.
L’il ottobre, alle 17 al presbiterio incontro organizzativo del catechismo. Domenica 20 ottobre,
alle 10, assemblea di chiesa sul Sinodo e sulla
futura attività pastorale.
PRALI — La scuola domenicale inizia venerdì 11 ottobre alle 16,30. Domenica 20 ottobre assemblea
di chiesa su Sinodo e conferenza distrettuale.
RORÀ — Venerdì 11 ottobre, alle 21, incontro dei
giovani per organizzare l’attività dell’anno.
TORRE PELLICE — Venerdì 11 ottobre, alle 20,30
riunione quartierale agli Appiotti. Domenica 13
ottobre, alle 10, culto di inizio attività con i barnbini della scuola domenicale del catechismo.
VILLAR PELLICE — Lunedì 14 alle 20,30 riunione
quartierale alla Piantà. Domenica 13 ottobre, alle 14,30, riprende l’attività l’Unione femminile
'VILLASECCA— Giovedì 10 ottobre, alle 14,30, incontro dell’Unione femminile. Domenica 13 ottobre, nel tempio di Villasecca, culto di apertura
con Cena del Signore; al termine si concorderanno gli orari del catechismo. Le prossime riunioni quartierali saranno il 16 ottobre, alle 14,30
a Bovile e alle 20 ai Trussan.
Il tempio di Prall
L’ECO
DELLE VALLI VALDESI
S e 111 m a D a I e
della Chiesa Valdese
■' Gettate lungi do voi tutte le vostre trosgreseionl per le quali avete peccato, e latevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Mentre le nostre chiese stanno esaminando le decisioni delTultimo Sinodo, andiamo a dare un’occhiata al Sinodo del 1952. C’è la consacrazione di
Salvatore Briante e di Teofilo Pons, il
culto inaugurale è tenuto da Luigi Marauda mentre presidente del Sinodo è
Emilio Corsani, vicepresidente Gustavo Ribet. La relazione della Commissione d’esame (G. Castiglione, A. Ayassot, A. Ribet) riceve un lungo applauso
e propone quattro argomenti centrali:
i ministeri femminili, l’istruzione religiosa, i rapporti con lo stato, la situazione finanziaria. Nella relazione della
Tavola si parla, tanto per cambiare, di
un diffuso sènso di pessimismo, dovuto sia alla situazione interna che a certi atteggiamenti delle autorità dello
stato. Ma non mancano segni di speranza, legati ai risultati positivi della
evangelizzazione nel basso Lazio (Ferentino e Colleferro) a Chioggia e a Taranto. Si denuncia il pericolo di un
crescente conformismo.
Sui ministeri femminili, che Sinodo
1950 aveva istituito affidando a una
Commissione il progetto per il loro
funzionamento, si prevedono quattro
ruoli: diaconesse assistenti di chiesa,
assistenti sanitarie e infermiere, educatrici, personale d’ospedale e di casa.
Sulla Facoltà di teologa il dibattito si
svolge tra i due consueti poli: per alcuni gli studi sono eccessivamente
scientifici e preparano poco al pastorato (in questo periodo gli studenti sono fortemente impegnati sul campo,
nel basso Lazio), altri sottolineano invece l’importanza della preparazione
teologica a livello accademico. Come
si sa il dibattito continua anche oggi. 1
professori Miegge e Vinay cercano di
contemperare le due prospettive.
Cambiando argomento e venendo a
temi che interessano le Valli, dalle
«cronache agricole» del settembre
1952 apprendiamo che «anche quest’
anno l’agricoltore Castelli ha riportato
un primato coltivando il frumento
Mont Calme 245: ha ottenuto 33,36
q.li e 57,07 q.li di paglia per ettàro, a
"850 metri sul mare e Concimazione
normale. A tale altezza pare che sia
difficile fare 10 q.Ii per ettaro di segala. La Scuola valdese di agricoltura intanto pubblica le tabelle dei risultati
ottenuti sempre con quel tipo di grano in varie località. Anche sul piano
zootecnico ci sono buone notizie: la
mucca di razza Bruno alpina luganese
va diffondendosi con soddisfazione
dei proprietari, si auspica l’istituzione
di un libro genealogico e dì produrre
nelle Valli soggetti scelti che andranno
a rifornire la pianura.
Nel consueto convegno degli insegnanti evangelici a Torre Pellice, si discute di responsabilità delle chiese nel
campo dell’educazione cristiana (Evelina Pons) e di questo stesso tema in riferimento alle Valli (Levi Dosio). Roberto Jouvenal riferisce sulla Conferenza mondiale del Movimento cristiano studenti, il direttivo dell’Aice comunica che il ministero ha negato l’autorizzazione per un corso di religione rivolto a insegnanti non cattolici.
(a cura di Marco Rostan)
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PAG. 14 RIFORMA
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VENERDÌ 11 OnOBRE^ ^^^1
CRONACHE
450 MILIARDI STANZIATI PER LE
OPERE CONNESSE — «La macchina olimpica potrà decollare a pieno regime solo se avremo la certezza delle risorse; dal finanziamento
delle opere connesse al completamento delle grandi infrastrutture;
la vera scommessa è quella che il
goyerno nella Finanziaria mantenga gli impegni annunciati». A queste preoccupazioni espresse dall’
on. Giorgio Merlo risponde il sen.
Lucio Malan sottolineando che
nella legge finanziaria per il 2003 ci
sono ben 450 miliardi di lire di ulteriori finanziamenti per le Olimpiadi di Torino 2006. «Si tratta di
una somma molto alta, il massimo
che si potesse sperare. Teniamo
conto del fatto che questa è una Finanziaria molto difficile, dove tutte
le pubbliche amministrazionisi sono viste limitare i fondi a disposizione, mentre per le “nostre” Olimpiadi, oltre alle risorse “deviate”
l’anno scorso per le alluvioni, su
cui ottenni un impegno formale
del governo, ci sono altri 150 miliardi. Questo importante risultato
permetterà la realizzazione di
quelle opere connesse che daranno una svolta senza precedenti alle
infrastrutture della nostra zona».
DOPO ALLUVIONE, BILANCIO
A BOBBIO PELLICE — A due anni
dall’alluvione del 15 ottobre 2000,
Bobbio Pellice saluta gli interventi
fin qui realizzati. «Perfino il capoluogo venne messo a rischio dalle
acque», ricorda il sindaco, Aldo
Charbonnier; a distanza di due anni sono stati realizzati con contributi pubblici e della Regione in
particolare, interventi nella Comba dei Carbonieri, sui campi sportivi ma soprattutto sul Crucilo; qui
sono stati realizzati sei guadi dal
rifugio Chiot d’ia Tajà alla confluenza col Pellice, numerose soglie, e nel tratto finale è stato costruito un nuovo ponte verso il
medio Inverso e l’argine Parau a
difesa del capoluogo. Altre opere
sono in corso di realizzazione a
cura di Comune e Provincia in varie zone, fra cui il ponte della
Giornà e l’asta del Pellice verso la
conca del Pra. Queste due ultime
opere verranno inaugurate il 15 ottobre. È prevista la visita ai guadi e
alle briglie a monte della borgata
Serre Campi dalle 9,30 e poi, alle
11,30, l’inaugurazione del ponte e
argine «Parau»; un assado al Centro vacanze dell’Esercito della Salvezza chiuderà la giornata di festa;
SPORT
TENNIS TAVOLO
Inizio di campionato tutto in salita per i pongisti della Valpellice.
In B2 i valligiani sono stati battuti
in Valle d’Aosta dal Donnas con
Paolo Rosso, Walter Frech e Marco Malano che perdono la partita
al quinto set e il solo Davide Gay
capace di andare a punto. 1 valdostani hanno schierato un cinese
che ha fatto la differenza.
In C2 girone 5 la Valpellice è stata sconfitta 2-5 dal Sisport Fiat che
schierava 3 giocatori di Cl; un punto a testa per Lioy e Ghirardotti.
L’altra squadra di C2, impegnata
nel girone D è stata a sua volta battuta per 5-1 dallo Stampalia con un
solo punto di Giuliano Ghiri.
Ancora una sconfitta, questa
volta i DI, girone F dove la Valpellice perde in casa col Fossano per
2-5 (due punti di Erik Belloni).
L’unica, sofferta, vittoria è arrivata
nel girone E della DI sul campo
del Sisport Eiat battuto per 5-4 ad
opera Simone Odino (3 punti). Cesano (2) e Peracchione.
Le prossime partite vedranno la
B2 in casa sabato 12 alle 16 con il
Cus Torino; in C2arriverà il Moncalieri, in DI Livrea.
APPUNTAMENTI
M Tradizioni folk a Cantalupa
Salti di danza
Sabato 12 ottobre, alle ore 21,15, la rassegna «Sette
salti», musica popolare e danze nel Pinerolese pedemontano, approda a Cantalupa dove il Centro polivalente ospita «Au Grè des Vents», un gruppo dell’Alsazia. Si tratta di un quartetto che ha recuperato la complessità e il fascino delle musiche tradizionali della
Francia orientale, tra danze collettive e tempi dispari,
riscattando l’immagine di un’espressività un po’ dozzinale, legata alla ctdtura della birra e della choucroute.
La riproposta di Au Grè des Vents, attivo da 15 anni e
titolare di quattro incisioni discografiche, trova i suoi
punti di forza nell’eccezionale versatilità del polistrumentista Gilles Pèquignot, uno dei massimi specialisti
dell’épinette des Vosges, e nella riconosciuta capacità
di Danyèle Besserer di condurre le danze di gruppo,
coadiuvata dagli animatori dell’Associazione «Carnet
de Bai», che affiancheranno i musicisti nella serata.
Un cd del Collegio valdese
La gioia di cantare
Un compact disc dedicato a «La gioia di cantare insieme»; si chiama così, rivelandone da subito le finalità «non professionali», la nuovissima produzione
del coro del Liceo valdese. Otto tracce per otto versioni di celebri brani, che spaziano dal genio di John
Lennon all’estro creativo di Angelo Branduardi, alla
forza espressiva dei brani spiritual e gospel. Il cd, distribuito in omaggio, è stato registrato il 10 maggio
scorso presso la sala polivalente della chiesa di VUlar
Pellice a cura dei tecnici Dana Forte e Paolo Malanot.
Il coro, composto da ragazze e ragazzi del Liceo, è
nato (o meglio «risorto») nell’anno 1997-98 come ulteriore attività degli studenti. Inizialmente guidato dal
diacono Massimo Long, ora impegnato all’isola d’Elba,
il testimone è quindi passato a Mario Ratsimba e Mauro Toscano. In passato, la formazione è stata impegnata in concerti all’estero, soprattutto in Germania.
12 ottobre, sabato
ANGROGNA; Per l’«Autunno in vai d’Angrogna», alle
21, nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo, concerto
del coro «La draia» che ospita il coro Bric Boucle.
TORRE PELLICE; Il Centro culturale valdese e il
Movimento federalista europeo propongono, alle ore
17, nei locali della biblioteca della Casa valdese, la
presentazione del libro «L’idea di Europa dagli antichi ad oggi» di Alberto Gabella.
PINEROLO; Alle ore 16,30, nel Palazzo del Senato
verrà inaugurata la mostra dedicata al «Sahara» che
rimarrà aperta fino al 22 dicembre.
PINEROLO; Alle 21,15 al teatro Incontro di via Caprini inizia la rassegna di teatro dialettale con la compagnia «Tre di picche» di Piano in «Risot al bareni».
13 ottobre, domenica
POMARETTO; Si svolge la tradizionale castagnata.
ANGROGNA; Per l’«Autunno in vai d’Angrogna»,
nella piazza del capoluogo. San Lorenzo, mostra mercato dei prodotti agricoli; 2D edizione del triathlon
della vai d’Àngrogna, pranzo al Pomo d’oro, castagnata, balli sotto l’ala. Mostre di hobbisti.
INVERSO RINASCA; Commemorazione dei caduti
presso la Casa comunale.
RORÀ; Si svolge la fiera mercato della castagna;
pranzo a cura della Pro Loco, menù a base di castagne negli agriturismi e ristoranti locali; distribuzione
di caldarroste.
SAN GERMANO CHISONE; In borgata Turina, dalle
15, castagnata con mercatino dei prodotti locali; interviene la banda musicale di San Germano.
15 ottobre, martedì
PINEROLO; Alle 21, nell’Accademia di musica di
via Giolitti 7, concerto del pianista Gerhard Oppitz.
VIGONE: Si inaugura «Le terre del mais», mostra
mercato per le vie del paese.
16 ottobre, mercoledì
INVERSO RINASCA; È in programma la «giornata
dell’anziano».
ANGROGNA; Per l’«Autunno in vai d’Angrogna», alle 21, nella sala unionista, dibattito su «scuole di
montagna; quali prospettive?»; intervengono Bruna
Peyrot, dirigente scolastica a Torre Pellice e Piero
Bottiroli dirigente scolastico a Verzuolo.
18 ottobre, venerdì
CANTALUPA; Alle 21, nel Centro polivalente, commedia brillante «Baia co ti»; replica sabato 19
19 ottobre, sabato
TORRE PELLICE; Alle 16,45, nella Galleria d’arte Filippo Scroppo, in occasione dei 55 anni delle Adi di
Torre Pellice, verrà presentato il libro «Una società
giusta, le Adi pinerolesi 1945-1972», di Lorenzo Tibaldo; interverranno don Vittorio Morero e Luigi
Bobba, presidente nazionale delle Adi.
SERVIZI
GUARDIA MEDICAr
notturna, prefestiva, festig
telefono 800-233111
GUARDIA FARMACE'
(turni festivi con orario
DOMENICA 13 ottobre
Rinasca; Bértorello - via Nazionale 22, tei. 800707
San Pietro Val Lemina;
via Roma 58, tei. 543017 ;
Pinerolo; Bricco - via Nazionale 32, tei. 201424
servìzio eliambu
telefono 118
CINEMA
TORRE PELLICE-Il
Cinema Trento propone
giovedì e venerdì, alle ore 21,15, Samsara di Pan
Nail; sabato 12, alle ore
20.15, e 22,20, domenica
13 ore 16, 18,15 e21,15e
lunedì 14, ore 21,15,
in black 2.
VIETAR PEROSA-Il
Nuovo cinema comunale presenta, sabato 12,
ore 22,20, domenica, ore
21.15, lunedì, ore 21,15,
About a boy; sabato 12,
ore 20,20, e domenica 13,
ore 16,30, Stuart little n,
BARGE — Il cinema
Comunale propone, venerdì 11, ore 21, L’ora cB
religione; sabato 12, ore
21, The one; domenic|;
ore 15, 17, 19, 21, lunei,
martedì e giovedì ore 21,
About a boy.
PINEROLO — La Malrisala Italia propone, alla
sala «2cento», Posseasion, una storia romantica; feriali 20,20 e 22,20,
sabato 20,20 e 22,30>
dom. 16,20,18,20,22,20e
22,20. Alla sala «5cento»
è in visione Minority report; unico spettacolo feriale 21,30, domenica
15,30,18,30 e 21,30.
COHSORZIO
Via Vigorie, 42
Pinerolo (TO)
Tel. 0121.2361
L’“UMIDO”: UNA NUOVA
RACCOLTA DIFFERENZIATA!
energia -ambiente
verde
pisello
La nuova proposta Acca: Verde
Sacchetto per l"'utnido"
Per fare la nuova raccolta differenziata
dell"'uniido" bisogna utilizzare un sacchetto
in più, il "verde sacchetto", a partire da casa
vostra. Certo bisogna fare qualche sforzo;
qualche minuto di attenzione al giorno per
dividere e separare il destino dei vari
materiali dell'immondizia.
Il sacchetto si trova negli esercizi
commerciali (grandi e piccoli) che hanno
scelto di aiutare l'ambiente ed espongono
sulla vetrina il simbolo di Verde
Sacchetto; potete richiederlo e utilizzarlo
per la spesa.
L'Acea pubblica sui periodici il loro
elenco, paese per paese; informazioni al
numero verde 800-808055.
darvi l'occasione di partecipare, per fare.3
in modo che in fretta nei prossimi rre3i'||
nei cassonetti compaiano migliaia di
sacchetti di colore verde! -ì"
La valorizzazione nel tu
stabilimento
Attraverso le lavorazioni nello!
stabilimento nuovo in costruzior
presso la tangenziale di Pinerolo si
valorizza il materiale organico facendo”"
diventare fanghi (10%) per compo?
verde
mela
VERDE
SACCHETTO
verde
ramarro
C
Una pattumiera dedicata, un pò di
spazio, qualche minuto in più
Queste sono le richieste e i piccoli
problemi con cui dovrete fare i conti.
L'ACEA e i vostri Comuni di residenza
non vi lasceranno soli.
PER PARTECIPARE E PER
INFORMAZIONI, CONSIGLI,
INDICAZIONI, DÙBBI:
un mezzo itinerante, con una efficace
mostra, gira nei paesi per incontrarvi, per
rispondervi; depliant illustrativi in
distribuzione, da appendere in cucina; il
giornale Orizzonte Acea spedito ad ogni
famiglia; totem e cartelli per ricordarvi il
sacchetto da adottare; i periodici locali e i
periodici dell'Ente locale parlano della
campagna; molti negozi distribuiscono i
sacchetti e i materiali; il numero verde
Acea vi risponde; potete partecipare ad
assemblee aperte con i consigli comunali
in ogni paese e città; nel vostro Comune
c'è un referente per informarsi; insegnanti
e studenti sono coinvolti con proposte
ludiche e didattidie; si organizzano visite
al nuovo stabilimento;...
Insomma ogni occasione sarà urite per
S»TO
(terriccio) da utilizzare in agricolhw^e ;
altri usi, e biogas (21%) che prodta$à energia elettrica per far funzionare'le q
macchine di produzione, acqua da"
rifiuti (25%). ■ 1
Lo stabilimento tratta anche il matef
"secco" che avrete gettato negli
sacchetti normali, sottraendo
vengono valorizzati i metalli (3|
separandoli; mentre tma parte diva)
combustibile (CDR: 23%) da cui rieav^
energia. 7^ '
Ma é essenxiaUf In coUeUmmi
cittadini :
La proposta funziona se i cittadini a ctó» ■
loro, dividono i rifiuti; la racemi^
differenziate'classiche da una
dell'altra la nuova raccolta dell'ufflW;,
separato dal Secco, con il Sacchetto Verd«'
Grazie per il vostro impegno!
800-808055
una raccolta comoda che inizia da casa vostra i utiltaoti
01
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tutte
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venerdì 11 OTTOBRE 2002
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sarebbe altissimo ma sopratrutto sarebbe enorme il costo
«morale» di una deportazione priva di ogni legittimità.
Come affermano da tempo
alcuni intellettuali israeliani,
sarebbe la «fine» di Israele, la
jnorte della sua coscienza di
nazione cementata attorno a
precisi valori etici e spirituali.
E poi ci sarebbe un prezzo
politico che Israele non potrebbe pagare; l’isolamento
dalla comunità internazionale e in particolare dall’Europa. Ogni giorno di più, quella
indicata da Sharon si mostra,
insomma, una strada senza
sbocco, incapace di garantire
e la pace e la sicurezza.
Ma i limiti e i tragici errori
di Sharon si sommano a quelli
altrettanto gravi di Arafat. In
due anni di Intifada il presidente palestinese è come rimasto in mezzo a un guado,
critico verso la sommossa e la
sua deriva terroristica ma anche incapace di fermarla.
Condannare gli attentati terroristici dopo le pesanti pressioni della comunità internazionale serve a poco: occorre
farlo prima che avvengano, in
arabo e di fronte alla gente del
suk di Gaza o di Ramallah. E
anche riguardo agli accordi di
pace di Washington, Arafat
sconta qualche ambiguità; da
una parte accusa Israele di
non averli rispettati ma dall’altra non dice che quegli accordi avevano un prezzo che
forse, lui per primo, non era
disposto a pagare.
Sharon e Arafat rappresentano il «vecchio» e certamente non la parte migliore della storia del Medio Oriente: l’uno e l’altro promettono
quello che non possono garantire e che comunque hanno dimostrato di non essere
disposti a pagare. Il premier
israeliano promette la «fine»
del terrore e una pace unilaterale senza trattative; il rais
palestinese offre al suo popolo il sogno di una nazione costruita con il sangue dei martìri e con la bandiera nazionale che sventola sulla moschea di E1 Aqsa. «Promesse e
sogni sono legittimi ma hanno un prezzo. E le leadership
'sraeliana e palestinese non
hanno capito che è giunto il
momento di pagarlo», hanno
detto all’unisono Abed Rabho e Yossi Beilin a Roma lo
scorso 19 settembre. Il primo
n un ministro dell’Autorità
nazionale palestinese; il se
condo, in qualità di ministro
del governo Rabin, è stato tra
gli artefici degli accordi di
Washington. Insieme ad altri
politici e intellettuali dell’una
e dell’altra parte hanno dato
vita alla «Coalition fot peace»,
un organismo «misto» che si
pone l’obiettivo di ricostruire
canali di dialogo informali
che consentano di rilanciare
un negoziato istituzionale vero e proprio. Insomma una
lobby di pace, trasversale e
politicamente avvertita, forse
il nucleo di nuove leadership
pronte a promettere di meno
e, per questo, capaci di ottenere di più. Pragmatiche e
realistiche.
«La verità è - ha spiegato
Beilin - che non esiste un’alternativa alla pace. Non esistono scorciatoie militari o
forzature terroriste per portare a soluzione il conflitto
israelo-palestinese. I due popoli hanno già pagato un altissimo tributo di sangue alla
logica brutale della violenza,
sopraffazione, terrore. Per
questo chiediamo a tutta la
comunità internazionale di
stare dalla parte della coalizione israelo-palestinese per
la pace perché solo così noi
riusciremo forse a convincere
i nostri due popoli ad andare
oltre l’odio e la vendetta».
Questo appello si rivolge
anche a noi. Non ci si chiede
di schierarci da una o dall’altra parte ma di fare quello che
è possibile per avvicinare le
parti in conflitto. Il Confune
di Roma, su iniziativa del sindaco Veltroni, ha risposto
aprendo un ufficio a Gerusalemme, avvalendosi della collaborazione congiunta, un
tempo impensabile, delle associazioni Italia-Israele e Italia-Palestina. Costruire insieme dei ponti si mostra più
utile che rinforzare le palizzate. È un modo di accostarsi al
conflitto mediorientale in sintonia, ci pare, con l’iniziativa
dello scorso giugno, quando
una delegazione promossa
dalla Federazione delle chiese
evangeliche realizzò una «visita ecumenica» in Israele e
nei Territori (vedi Riforma del
21 e 28 giugno scorso) in uno
spirito di ascolto e di promozione del dialogo.
Finalmente spuntano alcuni germogli, e nonostante la
loro grande fragilità è a questi
che si aggrappano le speranze della pace.
Paolo Naso
FONDO DI SOLIDARIETÀ
conto corrente postale n. 11234101
intestato a La Luce, via San Pio V 15, 10125 Torino
Le offerte giunte finora
permettono l’acquisto di 22
®3terassi sui 130 che voglialo offrire all’ospedale di
Njissé (Founban) in Cametìin. Il pastore Franco Taglie•^0 ci ha comunicato che in
Occasione della visita alla
blesa valdese di Pavia del
L Richard Petieu, primario
oli ospedale camerunese di
dongué, sono stati raccolti
P»b di 400 euro, che portano
OSI a circa 36 i nuovi matessi che possiamo finanzia'b questo momento. Spebnio di ricevere presto altre
erte che ci permettano di
almeno una prima
. significative di dena1 p'?.bluto a quest’opera delbiesa camerunese.
Petieu ci ha dato allo ’^formazioni sulla tipos'a delle malattie curate
’ suo ospedale. Sono preS®”Ii’casi di malaria (an
acni • dall’uso di
itina^ ”^fluinata, traumi da
e lavoro agricolo
So ni ^ che sono spes
Iosp ®*^®’Tate molto scivooif-r, ® P®’'’oolose nella sta
Partictùfpiogge. Un fatto
^^^^larmente inquietante
è la percentuale di sieropositivi Aids che è attualmente
del 10% dei ricoverati e in
costante aumento.
Dall’Eritrea riceviamo dal
presidente dell’Associazione
mutilati di guerra, dr. Taolai
Ridane, una lettera che dice:
«Ringrazio tutte le persone
che si sono impegnate in
quest’opera di solidarietà rinunciando a qualcosa di
proprio per dare una possibilità di vita migliore ai
membri dell’Associazione.
Utilizzeremo il denaro ricevuto per organizzare dei corsi professionali cbe permettano ai mutilati di inserirsi
nei processi produttivi di cui
possono avere l’opportunità
ed essere sempre più autosufficienti». (f.d.)
OFFERTE PERVENUTE
IN LUGLIO AGOSTO
SETTEMBRE (valori'in euro)
70,00: Mirella Argentieri Bein
50,00: Elio Pons.
30,00: anonimo.
Totale 150,00
Totale precedente 545,12
Addebiti per tenuta conto,
imposta bollo, commissioni:
19,15
In cassa 675,97
POSTA
il La comunità
(^visibile»
Serio Margara lamenta [Riforma del 23 agosto) cbe nel
nostro paese gli evangelici
«non esistono» nei mass media. Anch’io spesso recrimino questo assoluto silenzio
su tutto ciò che le chiese protestanti, sia singole sia negli
organismi come Cec o Alleanza riformata, fanno, e
certo non in maniera meno
efficace delle azioni della
Chiesa cattolica. La Chiesa
cattolica urla ai quattro venti
ciò che fa. È un bene? La
gente ama tutto ciò che è
molto visibile, si rivolge agli
show di vario tipo, segue le
correnti più numerose e in
vista. Ma io mi chiedo se
quei raduni di milioni di persone abbiano poi un valore
reale, un seguito. Quanta vera fede, quale vero rapporto
con Dio e Cristo ne nasce e
rimane duraturo?
Comincio a restare perplessa anche di fronte a certe
attività delle nostre chiese;
cito solo concerti e conferenze, che attirano certo molti
estranei. La musica suscita
emozioni: è un mezzo per
avvicinarsi a Dio. Le conferenze informano e creano discussioni, specie nel nostro
tempo in cui ben pochi leggono libri. Non nego l’utilità
di tali attività culturali ma
che cosa resta negli uditori?
E soprattutto; queste attività
raggiungono solo una certa
élite, dove restano i «piccoli»
amati da Dio? Nella mia comunità la grande chiesa ai
numerosi concerti è sempre
piena, di turisti e di cattolici.
La città è ricca di eventi musicali, ma non gratuiti come
in chiesa. Talora è presente
anche qualche «rara avis»
della comunità. Nella regione siamo diventati un po’ più
visibili, è vero, ma Io scopo di
una comunità è quello di diventare visibile? Di comparire sul giornale e in tv? Per
l’istituzione può essere importante, ma per il nostro
rapporto con Dio?
A me manca una reale comunità, del tipo di cui parlavano Tullio Vinay e altri, una
comunità i cui membri si
amino e cerchino di comprendersi nella loro diversità,
si incontrino per lodare il Signore ma anche per rinforzare a vicenda la loro fede, per
sostenere i più deboli. Tutti
abbiamo bisogno di essere
sostenuti per riflettere poi
nella nostra vita personale
l’amore di Cristo, per poterlo
portare ai nostri vicini. Mi
pare che nelle prime chiese i
credenti siano stati «reclutati» non solo tramite le campagne di evangelizzazione di
Paolo e degli apostoli, ma in
primo luogo tramite la testimonianza a parole e con la
vita quotidiana. «Pasci le mie
pecore», disse Gesù a Pietro.
Il gregge è composto dagli
animali più diversi, ma quelli
di cui un pastore deve occuparsi maggiormente sono i
neonati, i deboli, perché possano crescere.
Se la chiesa è il corpo di
Cristo, tutte le sue membra
devono essere ben collegate,
perché ognuno poi possa
rendere il servizio nel mondo
secondo la sua funzione, cosicché «tutti possano riconoscere e onorare il Signore». E
allora è ancora importante
che si dica: «Il servizio è stato
reso da un protestante o da
un cattolico»? Siamo il sale
della terra, che dà sapore, ma
non si vede. Se noi credenti
ci mostrassimo un po’ più
«figli di Dio», redenti, fiduciosi, gioiosi, forse renderemmo più credibile l’amore
di Cristo.
Jolanda Schenk - Merano
Cerchiamo
corrispondenti
Siamo quattro membri della comunità battista di Cagliari cbe per motivi di lavoro
si sono dovuti trasferire nelle
Marche. Avremmo il desiderio di iniziare una serie di incontri con altri credenti della
zona e ci sarebbe molto utile
se voleste segnalare la nostra
presenza e il nostro indirizzo
in un numero del giornale. Il
nostro recapito è: Giacomo
Pani ed Etel Mollica, via del
Lavatoio 19, 60035 Jesi (An);
tei. 073-156474
Vi ringraziamo per la vostra
attenzione e vi salutiamo fraternamente.
Daniele Dighei, Etel
Mollica, Carlotta Nieddu,
Giacomo Pani - Jesi
Il pastore
Stretti a Siena
Vorrei salutare il pastore
Eugenio Stretti, che ha lasciato Siena per il suo nuovo
incarico a Vercelli, Novara e
Vintebbio, spendendo qualche parola sull’impronta lasciata dalla sua testimonianza nella comunità di Siena,
ovvero quelle che sono state
e continueranno a essere le
costanti e i tratti salienti della sua predicazione. Bisogna
riconoscere, con un giro di
parole, che Eugenio è stato
un autentico genio della predicazione, per alcune qualità
che possono apparire per
niente innovative ma che
non sono affatto banali, non
fosse altro per la sua capacità
di parlare a braccio, qualità
sempre più rara tra i pastori
di oggi, e che comporta gli
innegabili vantaggi della
possibilità di rifinire, adeguare o anche modificare
profondamente un sermone
fino all’ultimo momento, registrando nel messaggio che
si intende trasmettere eventuali riflessioni o aggiustamenti che dovessero intervenire all’improvviso; così come va rilevato l’elevato contenuto di attualità anche recentissima presente nelle sue
predicazioni, un costante ri
Avviso Ciov
RACCOLTA ABUSIVA DI FONDI
A FAVORE DEGLI OSPEDALI VALDESI
Giunge notizia di persone che telefonano a residenti nei comuni del Pinerolese e chiedono offerte a favore degli ospedali valdesi, con la disponibilità di andare a raccoglierle a domicilio.
Si informa la popolazione che gli unici autorizzati a ricercare e ricevere doni e fondi a favore di
tali ospedali, e che ne rilasciano quindi ricevuta,
sono le associazioni degli Amici degli ospedali di
Torre Pellice, Pomaretto e Torino, la Ciov, la Commissione sinodale per la diaconia, la Tavola valdese e le chiese evangeliche locali.
Nessuna di queste istituzioni ha organizzato una raccolta di fondi a domicilio; si DIFFIDA
CHIUNQUE dall’intraprendere iniziative che possono avere anche risvolti di carattere penale.
ferimento al tempo presente
che ha dimostrato ancora
una volta l’attualità del messaggio biblico.
Ma il maggiore contributo
al valore aggiunto dei suoi
sermoni, qualità che più di
ogni altra ha lasciato il segno
e colpito nel segno, è scaturito dalla semplicità, dall’immediatezza e dalla genuinità
delle tesi sostenute, le quali
erano sì accompagnate da riferimenti culturali anche
molto articolati, da richiami
al contesto biblico e al tempo
presente, ma al tempo stesso
rimanevano scarne, essenziali e per questo vive, autentiche e partecipate dall’uditorio. Non è mai mancato, neppure in un sermone, l’invito
rivolto a ogni credente a vivere alla gloria del Signore, che
in ebraico significa presenza
di Dio, e al tempo stesso è
stata sempre molto presente
la convinzione della relativa
facilità per noi di poter ancorare la nostra esistenza all’Eterno, l’unico capace, conoscendoci intimamente, di
svelare il nostro peccato (=
contraddizioni) e di salvarci
col suo immenso amore, non
solo facendoci dono della
grazia, ma anche mandando
su di noi lo Spirito, che ci
consiglia e ci conforta costantemente; Tunica cosa che
dobbiamo fare per ricevere la
Grazia operante di Dio, che ci
aiuta a riconoscere il peccato,
è riconoscere il sacrificio del
Suo figlio Gesù, che ha vinto
il peccato sulla croce.
Ecco dunque che ora noi
siamo riconciliati con Dio, e
non dovremmo mai dimenticarlo perché non è cosa da
poco. Solo riconoscendo, oltre alla forza del nostro peccato, la superiore potenza
del perdono di Dio, possiamo convincerci che il Padre
ci cerca continuamente e offre a tutti i suoi figli accoglienza e consolazione. Non
dovremmo mai dimenticare
queste certezze, le quali ci
sono fornite dalla Parola di
Dio, soprattutto in tempi difficili come questi, in cui nelle
nostre comunità, nelle nostre menti e persino in qualche sermone sembrano prevalere i dubbi e gli interrogativi piuttosto che i fondamenti della fede. Se dubbi e
interrogativi sono pienamente legittimi e anzi doverosi in quanto segni di una
fede autentica e vissuta che
si scontra con la nostra umanità, è anche vero che essi
partono da delle certezze, e
non sono al contrario le certezze che scaturiscono dalla
loro soluzione, poiché essi
sono destinati a rimanere
senza una risposta chiara e
definitiva. Dunque nelle nostre vite non è praticabile altra strada che quella di affidarci alle uniche certezze
che ci sono state rivelate e
alimentare con esse la nostra
speranza, ed è proprio que-,
sta la strada che ci ha indicato Eugenio.
Daniele Pavone - Siena
I diritti
dei malati
Da molto tempo il mondo
protestante si interroga sui
diritti dei malati, compreso
quello relativo all’eutanasia.
Vorrei tra gli altri ricordare il
Rapporto Eutanasia, senso e
limiti di una cura sanitaria
della Nederlands Hervormde
Kerk dell’aprile 1972. Proprio
«l’evoluzione (della medicina) dalla dimensione umanistica alla dimensione tecnologica» che può portare a uno
stravolgimento della realtà
della morte rende necessario,
a mio parere, l’intervento
della nostra chiesa sia sotto
forma di riflessione comunitaria sia sotto forma di sostegno pastorale agli inguaribili, ai loro parenti nonché di
formazione del personale sanitario (l’importanza degli ospedali evangelici).
Come l’assistenza sanitaria è passata, in un tempo relativamente breve, da una visione umanista a una tecnicista, la legalizzazione dell’eutanasia, tende a regolamentare Tatto (e questo ritengo sia un bene), ma inevitabilmente anche a burocratizzarlo. In questa perdita di
momenti di ascolto, di empatia, di sostegno, si colloca
l’auspicabile pastorale di accompagnamento rivolta non
solo alle persone inguaribili ma anche ai sanitari che
sempre hanno la loro parte
di responsabilità (sia nei
confronti dei malati in coma
sia di quelli, come si dice, in
pieno possesso delle facoltà
mentali) e che sempre muoiono un po’, con la scomparsa di un proprio malato.
In un’intervista sull’eutanasia comparsa su La Stampa il 12 gennaio 1975, Aldo
Comba sottolineava, tra gli
altri, il concetto secondo il
quale «la qualità della vita» è
più importante-della sua lunghezza; Qualcuno ha chiamato «la buona qualità della
vita» con il termine eubiosia.
Questo termine, pur stretto
parente di eutanasia, rovescia l’ottica con la quale si
guarda normalmente all’avventura umana: se è vero che
si comincia a morire nel momento in cui si nasce è anche
vero che fino a quando non si
ferma il cuore, si è vivi.
In realtà, con un meccanismo psicologico di evitamento, noi dimentichiamo la dimensione di processo della
morte e tendiamo a cristallizzare l’evento nell’attimo in
cui cessano le funzioni vitali.
Anche per questo motivo il
concetto di eubiosia è meno
riduttivo di quello di eutanasia: Teubiosia impegna la
persona in tutto l’arco della
vita e tocca ogni aspetto di
questa, dalTambiènte alla società al singolo. Voglio ancora ricordare che il messaggio
centrale delTEvangelo è la vita e il sempre consolatorio
Giovanni 11, 25-26
Luca Gaydou-Torino
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«Egli mi invocherà e io
gli risponderò: sono con lui
nei momenti difficili, lo libererò
e lo glorificherò.
Salmo 91, 15
I familiari tutti di
Umberto Allio
ringraziano quanti hanno voluto
dirnostrare il loro affetto e la loro
partecipazione in questa triste
circostanza.
Un grazie particolare al dottor
Ghirardi e al past. Vito Gardiol.
vaiar Pellice, 9 ottobre 2002
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore:
nulla mi mancherà»
Salmo 23,1
La moglie e i familiari tutti
del caro
Piero Carlo Pugese
di anni 72
confortati dall'affettuosa partecipazione, neH’impossibilità di raggiungere tutti personalmente,
esprimono viva gratitudine a tutti
coloro che sono stati loro vicino
nella dolorosa circostanza.
Prarostino, 11 ottobre 2002
Regala un abbon|iniento a
16
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ n OTTOBRE 2002
Dichiarazione della Commissione Chiesa e società della Chiesa metodista unita
I metodisti Usa: no alla guerra preventiva contro l'Iraq
La Chiesa metodista unita
degli Stati Uniti ha preso una
posizione molto ferma contro l’eventualità di una guerra preventiva contro l’Iraq.
L’ultimo bollettino della Conferenza metodista (New England Conference) del 16 settembre pubblica una dichiarazione di Jim Winkler, segretario generale della Commissione «Chiesa e società» di
questa chiesa, che non lascia
dubbi al riguardo. Dopo aver
ricordato che il presidente
Bush ha dichiarato la sua intenzione di muovere guerra
contro l’Iraq «ignorando il
parere dei suoi alleati, di molti membri del Congresso, di
noti esperti internazionali e
di milioni di cittadini Usa»,
Jim Winkler scrive: «Chiedo ai
metodisti uniti di opporsi a
questo sconsiderato proposito e di fare pressione sul Presidente affinché cerchi immediatamente altri mezzi per risolvere la minaccia rappresentata dall’Iraq». E precisa:
«La nostra chiesa si oppone
categoricamente ad interventi di paesi potenti contro
quelli più deboli».
Tale presa di posizione è
particolarmente significativa
in quanto sia George W. Bush
sia il suo vice, Dick Cheney,
appartengono alla Chiesa metodista unita. E Winkler non
manca di sottolinearlo: «I metodisti uniti hanno un particolare dovere di parlare chiaro contro un attacco non pro
Jim Winkler, segretario generale della Commissione Chiesa e società della Chiesa metodista unita degli Usa
vocato» in quanto «sia il Presidente Bush sia il vicepresidente Cheney sono membri
della nostra denominazione.
Il nostro silenzio ora potrebbe
essere interpretato come tacita approvazione di questa
guerra. Cristo è venuto per
rompere i vecchi cicli della
yendetta e della violenza. (...)
È impensabile che Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore
e Principe della pace, appoggerebbe questo attacco».
Dopo aver ribadito che
«questa questione [con l’Iraq]
può e deve essere affrontata
dairOnu», Winkler afferma
che «nessun paese membro
[deU’Onu] ha il diritto di intraprendere azioni militari
unilaterali senza l’approvazione del Consiglio di sicurezza deirOnu, approvazione
che gli Usa finora non hanno
avuto». Ora, sottolinea Winkler, «senza tale approvazione,
gli Usa si metteranno in una
situazione di violazione del
diritto internazionale»; e prosegue: «Una guerra preventiva rappresenterebbe un cambiamento sostanzioso e pericoloso nella politica estera
statunitense, e costituirebbe
un terribile precedente per
altri paesi». «Per esempio dice Winkler - che cosa impedirebbe poi all’India o al
Pakistan di compiere un attacco analogo l’uno contro
l’altro con la scusa che anch’essi potrebbero essere attaccati dall’altro?».
E termina con queste parole: «Se noi, metodisti uniti,
prendiamo sul serio le parole
di Gesù di diventare costruttori di pace e di cercare la
giustizia e la pace (Matteo 5,
1-12) dobbiamo dire chiaramente ora, al Presidente, ai
membri del Congresso e ai
nostri media locali, che la
strada che il Presidente cerca
di imboccare è contro gli insegnamenti di Gesù, è incompatibile con la posizione
della Chiesa metodista unita,
ed è una strada che minaccia
la regola della legge quale
principio fondamentale della
democrazia. Che il fine giustifica i mezzi è il più debole
di tutti gli argomenti possibili. Il nostro paese merita di
meglio, e il mondo si aspetta
di meglio da noi». Q-j.p.)
Promosso da «Témoignage chrétien»
Appello interreligioso per
la pace in Medio Oriente
Si è svolto a Dakar (Senegai) un simposio della Federazione internazionale Acat
Nel continente africano si continua a praticare la tortura
I delegati di 33 comitati
nazionali dell’Acat (Azione
dei cristiani per l’abolizione
della tortura), riuniti a Dakar
dal 29 luglio al 1“ agosto
scorso, hanno deplorato il
persistere della tortura e dei
trattamenti disumani e avvilenti in Africa. Al termine di
un simposio della loro federazione internazionale (FiAcat) sul tema «Culture africane e lotta contro la tortura», essi hanno accusato i governi del continente di essere
i principali responsabili di
tali pratiche e hanno condannato i governi stranieri e i
poteri economici: i primi per
il loro sostegno attivo e passivo ai regimi africani che
praticano la tortura, i secondi perché fanno passare gli
interessi finanziari prima del
rispetto della persona.
La tortura, hanno ricordato, è contraria al rispetto della dignità umana, ed è proibi
ta dal diritto internazionale.
Essi hanno chiesto ai poteri
politici africani di fare rispettare il divieto assoluto della
tortura, di punire i colpevoli
e di indennizzare le vittime.
Queste ultime, secondo loro,
sono semplici cittadini che,
troppo spesso, vivono nella
paura dell’arbitrario. Esse subiscono la repressione, le intimidazioni poliziesche e
condizioni di detenzione disumane. Bisogna rispondere
con urgenza a tali situazioni,
hanno detto i partecipanti.
Tradizioni disumane
I delegati hanno espresso
però il loro apprezzamento
per la ricchezza delle culture
africane che comprendono
valori che favoriscono il rispetto della dignità umana. È
il caso in particolare dell’accoglienza, dell’ospitalità, della solidarietà e della condivisione. Questi aspetti positivi
sono tuttavia influenzati da
altre tradizioni culturali africane favorevoli alla tortura. Si
tratta, tra l’altro, del linciaggio dei ladri, del cattivo trattamento delle vedove in alcuni paesi, delle sanzioni contro
i presunti stregoni e della
pratica dell’escissione. Sono
atti che le popolazioni applicano in modo inconsapevole,
ma che comportano un carattere disumano e violento.
Di fronte a tutte queste situazioni, la Fi-Acat e le Acat
ad essa affiliate si sono impegnate a dare la precedenza
dl’Africa nella lotta per l’abolizione della tortura, ma anche a sviluppare una capacità
di azione comune. Inoltre, si
sono impegnate a individuare
gli elementi violenti delle culture africane e a essere vigilanti nei loro confronti, a promuovere i costumi e le specificità africane, a coinvolgere
le comunità cristiane nelle
azioni di sensibilizzazione.
Una pratica usata
metodicamente dai governi
Secondo gli organizzatori
dell’incontro di Dakar, la tortura continua a essere uno
dei maggiori problemi in Africa. Pochi paesi del continente sono al riparo della sua
pratica: essa viene usata metodicamente dai governi per
impedire ogni contestazione.
In alcuni stati, essa serve a
imporre le idee o l’autorità di
un determinato gruppo, oppure a fare rispettare la. disciplina. (Ibrahima Cissé)
(bip/apic)
Accompagnato da testi di
quattordici personalità francesi e internazionali, un appello interreligioso a favore
della pace in Medio Oriente,
firmato da oltre 13.000 persone, è stato reso noto la settimana scorsa dal settimanale francese cattolico «Témoignage chrétien», che ne è
stato il promotore. Provenienti dal mondo politico o
religioso, le personalità hanno portato il loro contributo
all’iniziativa rivolgendo un
proprio messaggio ai firmatari dell’appello. Fra queste
ci sono: Romano Prodi, presidente della Commissione
europea, Jean-Pierre Raffarin, primo ministro francese,
Elie Barnavi, ambasciatore
di Israele in Francia, Leila
Shahid, delegata generale
della Palestina in Francia,
Jean-Pierre Ricard, presidente della Conferenza episcopale francese, Jean-Arnold
de Clermont, presidente della Federazione protestante
di Francia, Dalil Boubakeur,
rettore della Grande Moschea di Parigi, e Tarek Mitri,
coordùiatore dei rapporti interreligiosi presso il Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec) a Ginevra.
«In nome del Dio di Mosè,
di Gesù e di Maometto, esortiamo i responsabili di questa
guerra [in Medio Oriente] a
cessare immediatamente la
lotta e a ridare tutto il primato
al dialogo, al negoziato - afferma il testo dell’appello -.
Nello spirito dell’ultimo incontro [interreligioso] di Assisi, nel gennaio scorso, attendiamo dai responsabili religiosi che mettano in pratica i
loro impegni per la pace».
Lanciato nell’aprile scorso, l’appello per la pace, dal
titolo volutamente provocatore «Cessez le feu, nom de
Dieu!», ha raccolto oltre
13.000 firme da personalità e
da altri cittadini, in maggioranza cristiani (cattolici e
protestanti) ma anche ebrei
e musulmani. «In quel momento la situazione era particolarmente drammatica in
Palestina. Ci siamo chiesti
ciò che potevamo fare. Lanciare questo appello era un
po’ come lanciare una botti
glia in mare», ha spiegato
Noel Bouttier, capo redattore di «Témoignage chrétien».
Ripreso da diversi quotidiani, l’appello interreligioso
del settimanale francese ha
avuto un successo che ha
meravigliato i suoi stessi
promotori. «Non era sconta-,
to in partenza di far firmare;^
un testo comune a persone
che non hanno lo stesso approccio politico del conflitto ïi
in Medio Oriente», ha proseguito Noel Bouttier. <
«Un anno dopo la tragedia
dell’11 settembre, tocca àgli
stati del mondo e ai cittadini
delle società civili rifiutare la
guerra come strumento di
prevenzione e di intervento
legittimo nel mondo», ha
scritto nel suo messaggi0i,\i'
Leila Shahid, delegata gene
rale della Palestina in Fran
eia. «La terra di Palestinesi
impone come un luogo dove
l’esigenza della fede deve
correggere le motivazioni di
solidarietà confessionale - ha
sottolineato da parte sua Tarek Mitri, coordinatore dei
rapporti interreligiosi del Cec
-, Esiste oggi più che mai un
legame diretto tra la giustizia,
la pace e la fine delToccupa-,
zinne illegale della Palestina iy
Le chiese della Terra Santa,
non smettono di dirlo e, insieme a loro, il Consiglio ecui
menico delle chiese».
«Spero che sapremo dimo-,®
strare che la politica non è ^
soltanto la lotta degli uni. ; ?
contro gli altri o la gestione i'.|
dei conflitti», ha affermato, Ìf/
da parte sua, il primo ministro francese Jean-Pierre Raffarin, il quale ha attribuito al- i|
la laicità il successo deU’inir*
ziativa di «Témoignage chré'i©
tien». «La lotta di questi fran-:
cesi, uomini e donne di buona volontà, è la nostra, israe- »P
liani e palestinesi, che abbia^ A
mo sete di pace, questa pace I)
che ci dimostriamo impotenti a raggiungere», ha scritto i
Elie Barnavi, ambasciatore
Israele in Francia. Diffuso sO'
prattutto negli ambienti cat- '
telici di sinistra, «Témoigna-; J
ge chrétien», che ha una tira- ?
tura di 15.000 copie, organiz-,
zerà, nel prossimo febbraio,
un viaggio interreligioso in ^
Israele e in Palestina. (eni)
tto Ì J
idi «
so
M II presidente della Chiesa metodista
No alla divisione tra Nord
e Sud della Costa d'Avorio
Dal 20 settembre scorso la
Costa d’Avorio sta attraversando gravi eventi politici. Il
segretario generale della Cevaa, il pastore Alain Rey, si è
intrattenuto con il pastore
Benjamin Boni, presidente
della Chiesa protestante metodista della Costa d’Avorio,
il quale gli ha espresso la sua
viva preoccupazione, in particolare per quanto riguarda
la situazione a Bouaké, seconda città del paese. Negli
ultimi giorni, il pastore Boni
ha incontrato il cardinale
Agré. Essi hanno concordato
di rivolgere un messaggio alle
autorità governative, incoraggiandole a trovare una soluzione pacifica alla crisi che
sta dilaniando il paese e che
ha già fatto diverse centinaia
di morti. Il pastore Boni è intervenuto alla radio naziona
le per chiamare alla pace e alla riconciliazione: «Siamo
tutti ivoriani», ha ricordato.
Egli auspica di incontrare le
autorità musulmane per discutere con loro iniziative di
pace. Il pastore Boni è molto
preoccupato e resiste con
ogni mezzo alla divisione della Costa d’Avorio tra un Nord
musulmano e un Sud e un
Ovest cristiani. D’altra parte,
Alain Rey rimane in stretto
contatto con il pastore Samuel Obonou, delegato della
Chiesa protestante metodista
della Costa d’Avorio all’Assemblea generale della Cevaa
(Benin, 31 ottobre-8 novembre 2002) e con il Secaar (Servizio cristiano di appoggio
all’animazione rurale) di Abigian, partner della Cevaa.
(Cevaa/Comunicazione
Informazione)
La tortura è incompatibile
con l'Evangelo
I partecipanti hqnno lanciato un appello alle organizzazioni e ai gruppi della società civile in Africa per unirsi
a loro nelle battaglie contro
la tortura. Ai responsabili
delle chiese cristiane africane
hanno chiesto di spiegare
con chiarezza alle popolazioni l’incompatibilità della tortura e di ogni trattamento
crudele, disumano e avvilente, con il messaggio evangelico. Hanno inoltre invitato la
nuova Unione africana a rafforzare i mezzi dell’indipendenza della Commissione
africana dei diritti umani e
dei popoli. Inoltre hanno
chiesto agli stati africani di
ratificare il trattato che istituisce la Corte africana dei
diritti umani e dei popoli.
L’Unione europea, principale
partner dei paesi africani, è
stata anch’essa invitata a
portare avanti una politica
coerente dei diritti umani in
Africa, appoggiandosi sulle linee guida nei confronti dei
paesi terzi riguardanti la tortura e la pena di morte.
Sono iniziate le attività degli «accompagnatori ecumenici»
Sognare la pace in Palestina e in Israele
I
ROYAL ORR*
1 primi partecipanti ufficiali
i ■ "
al Programma ecumenico
di accompagnamento in Palestina e in Israele (Eappi) sono
giunti a Gerusalemme il 18
agosto scorso. Di età compresa tra i 23 e i 67 anni e di origini molto diverse, i 12 accompagnatori ecumenici giunti da
Svezia, Danimarca, Germania
e Norvegia, hanno iniziato la
loro attività con una settimana di intensa preparazione a
Copenaghen, quindi con una
seconda settimana, altrettanto intensa, in Israele e in Palestina. Gli accompagnatori lavorano ora con organizzazioni locali e sono incaricati di
vari compiti, in particolare
sorvegliare la situazione a livello dei diritti della persona,
sostenere la resistenza nonviolenta delle chiese, delle organizzazioni ad esse collegate, e di gruppi pacifisti israeliani e palestinesi, e di difendere la causa della pace.
Nel corso della loro formazione, gli accompagnatori si
sono recati in vari luoghi. Jeff
Halper, del Comitato israeliano contro le distruzioni di
case, li ha accompagnati in
un giro di Gerusalemme Est
che ha aperto loro gli occhi e
li ha profondamente turbati.
«Non si immaginano i metodi utilizzati dalle autorità
israeliane per cacciare via i
palestinesi dalla loro città»,
dichiara Sune Segai, della
Danimarca. L’équipe ha inoltre visitato il «Christian Peacemaker Team» (Cpt) di Hebron, che ha ispirato la creazione dell’Eappi. Musa Abu
Hashhash, responsabile per
questa città del gruppo israeliano di difesa dei diritti della
persona B’tselem, ha portato
gli accompagnatori nelle zone di Hebron dove si sono installati coloni israeliani. «Una
donna ci ha trattati da invasori e nazisti - racconta Sarah
Gjerding -, ma rincontro
peggiore è stato quello con
un colono armato di un fucile
di assalto che ha insistito
perché i soldati che si trovavano nei dintorni controllassero i nostri documenti, affermando che uno di noi aveva l’aria di un palestinese, e i
soldati hanno obbedito».
Gli accompagnatori sono
poi andati al posto di controllo israeliano sulla strada
principale di Gerusalemme a
Ramallah e hanno chiesto
che si lasciasse passare una
ambulanza che trasportava
malati e che i soldati avevano
fermato. Atelier sulla redazio- ^
ne di relazioni, rapporti con 1 j
media e misure di sicurezza l'j.
si sono svolti presso la sede ,
dell’équipe, l’ospedale Augu- ■
sta Victoria, della FederaziOne luterana mondiale. Ub (ì-i
certo tempo è stato inoltre-ì
dedicato a incontri con responsabili di chiese locali che
offrono all’Eappi un appog' ^J
gio indispensabile. Dopo 16 J
loro due settimane di forma- y
zione a Copenaghen e a G6- j
rusalemme, i membri delia <y
équipe di accompagnamehW'R:
avevano fretta di sisterna^ -^
presso le organizzazioni che ;
li accolgono e di iniziate
portare il loro modesto coh'
J .„.11.» 1 « nr« ^ Uvl*
tributo alla realizzazione
la pace sognata per la Phle®®" ’
na e Israele. '
* consigliere di «Columbia
munications» del Canada e
dente della società di produzioi>i
di' video «N.e.x.t. Production^
inoltre presentatore della trasin
sione religiosa della Chiesa an , ^
del Canada intitolata lii
nection». Era a Cerusatemrn
agosto per accogliere sul p
l’équipe dell'Eappi
r,
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via Principe TomaM, l
011-6689804-fax 01
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