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ECO
DELLE mu YáLDESI
BIBLIOTECA VALDESE
iOOOû TOBBE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 111 - Num. 15
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TORHK PELLICE 12 Aprile 1974
Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellìce - c.c.p. 2/33094
Tempo di Pasqua
I DONI DI GESÙ
lettera del Mederatere dal Rie De la Piata
(Giovanni 14, 27-29)
Gesù parte ma non lascia il vuoto dietro di sé « Vi dò un nuovo
comandamento » aveva detto ai
discepoli (Giov. 13, 34). Non è un
piccolo dono. Il comandamento
dellamore è fondamentale. Basta
per orientarsi nelle situazioni sovente tortuose della vita. Non è
una legge in più (ce ne sono già
tante, e anche troppe), è l'adempimento di tutta la legge (Romani 13, 8-10). Ora i discepoli sanno
quel che devono fare.
Ma un comandamento, per
quanto importante, per quanto
indispensabile, non è ancora avere
la pienezza della vita. Perciò Gesù
non lascia solo un comandamento
ma anche altri doni.
« Io vi lascio pace ». Non è soltanto un augurio, è un dono. Ma
ci sono paci di ogni genere: i discepoli potrebbero confondere.
Ci sono anche paci apparenti: i
discepoli potrebbero non distinguere. Gesù quindi precisa che
non lascia loro una pace qualunque, ma « la mia pace ». Che pace
è questa? Non è la pace che tutti
desideriamo in mezzo al crescente
affanno della vita: un po’ di serenità, tranquillità, quiete, riposo.
Questa pace Gesù non l’ha avuta,
non è la sua pace, è la nostra, quella che vorremmo avere e che continuamente ci sfugge. I discepoli
non avranno la vita facile come
non l’ha avuta Gesù: « il mondo
vi odia » (15, 18); « perseguiteranno anche voi » (15, 20); « chiunque vi ucciderà, crederà di offrire
un servizio a Dio » (16, 2); « nel
mondo avrete tribolazione » (16,
33). In simili condizioni, potranno i discepoli avere pace? Pace in
mezzo alle tribolazioni? Pace in
mezzo alle persecuzioni? Pace in
mezzo al pericolo mortale? È questa la pace di Gesù? Sì, è questa.
Noi cerchiamo la pace fuori della
tribolazione, Gesù ce la dà dentro.
Noi la cerchiamo fuori del mondo,
Gesù ce la dà dentro il mondo.
Dentro il mondo ma non come
il mondo! « Io non vi dò come il
mondo dà ». Anche il mondo dà!
Che cosa può dare? « Ciò che il
mondo offre, può essere soltanto
un sogno di pace » (Bonhoeffer).
La pace del mondo « non è autentica pace, ma al massimo la pace
della morte » (Bultmann). In effetti, ciò che veramente non dà pace
né tregua agli uomini è la morte e
l’ombra che essa proietta sulla vita del mondo e di ciascuno. Finché
la morte regna non ci può essere
pace ma solo un sogno di pace. E
qui, nel contrasto, si chiarisce quale pace Gesù lascia ai discepoli:
non la pace della morte ma la pace
della risurrezione e della vita.
Il secondo dono che Gesù lascia
ai discepoli è la gioia: « se mi amaste, vi rallegrereste » (v. 28). Anche qui Gesù deve spiegare come
mai, partendo, Gesù lascia gioia
anziché tristezza. Il motivo è che
la partenza di Gesù non è una fuga, una ritirata, ma è una glorificazione, un innalzamento, è la sua
reintegrazione in una piena condizione e funzione divina. Forse i
discepoli pensano: avremmo più
gioia se Gesù restasse! È il mondo, non noi, che si rallegra perché
Gesù se ne va! « In verità vi dico
che voi piangerete e farete cordoglio, e il mondo si rallegrerà »
(16, 20). È il mondo, non la chiesa, che si compiace che ora Dio,
Gesù, lo Spirito, tutte le realtà del
1° marzo 1974
Cari amici.
l’evangelo siano invisibili, non
constatabili, non documentabili:
quale straordinario argomento
per l’incredulità! Come si può credere in un Signore che è partito?
Come si può accettare di fondarsi
su ciò che ormai appartiene a
un altra dimensione, inaccessibile
all’uomo? I discepoli hanno poco
da rallegrarsi! La condizione cristiana nel mondo, dopo la partenza di Gesù, diventa molto più discutibile, molto meno credibile.
Gesù dice che ci lascia nella gioia:
ma la sua partenza diffìcilmente ci
dà gioia, le sue conseguenze ci
sembrano più negative che positive.
Gesù preci^:,« se mi amaste...>».
Invece, vi àiriàte. Tutti i vostri
pensieri sono per voi; vi preoccupate di voi più che di me. Pensate
ai vostri problemi più che alla mia
vittoria; alla vostra situazione più
che alla mia condizione; alle vostre domande più che alle mie risposte. Per questo c’è poca gioia
nella vostra vita. Una chiesa triste
è una chiesa che pensa molto a se
stessa e poco al Signore. « Se mi
amaste... » non sareste tanto prigionieri delle vostre preoccupazioni, delle vostre ansie, delle vostre
inquietudini, della vostra debolezza. Quando mi amerete, la vostra
tristezza sarà mutata in letizia »
(16, 30).
La fede è il terzo dono: « ve l’ho
detto prima che accada affinché,
quando sarà accaduto, crediate »
(v. 29). Il terzo dono ma anche il
primo: è la condizione di tutti gli
altri. Questa fede è legata alla parola di Gesù (« ve l’ho detto prima... »): non dunque una fede generica, legata alle nostre domande, alle nostre indagini sui rnolti
misteri che ci circondano. Come ci
sono molte paci, così ci sono molte fedi. Quella che Gesù lascia è
una fede che si gioca non nel dialogo con noi stessi ma nel dialogo
con la parola di Dio. La fede: il
primo dono ma anche l’ultimo,
quello che dura fino alla fine. I discepoli avrebbero desiderato oltrepassare la condizione della fede e
entrare in quella della visione: in
questo stesso capitolo 14, Filippo
chiede a Gesù: « Mostraci il Padre,
e ci basta » (v. 8). Gesù risponde:
« Chi ha veduto me, ha veduto il
Padre » (v. 9). Ma ora i discepoli
non vedono più Gesù: egli parte.
Non è più tempo di visioni. Gesù
non lascia una visione, lascia la
fede. E sulla fede, non sulla visione, pronuncia la beatitudine:
« Beati quelli che non hanno veduto, e hanno creduto » (20, 29).
Paolo Ricca
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Le 7 piaghe d'Italia
Il periodico « Rassemblement Valdótain» (10.3.74) condensa come segue un articolo apparso su « L’Express» (18.2.74) intitolato; «Le sette
piaghe della penisola — ogni giorno la
minaccia del caos si addensa sull’Italia ».
La prima piaga d’Italia è la confusione politica.
La seconda è la corruzione.
La terza, il soffocamento sistematico di ogni scandaio.
La quarta, il fallimento economico.
Il diritto aila diversità? Non so che
cosa sia! È la quinta piaga.
C’è quell’aria di complotto: ecco la
sesta piaga.
Questo paese cattolico soffre di tonale carenza di morale. I funzionari
ignorano i principi rigorosi del servizio dello Stato. Ogni cittadino, ogid
famigiia, ogni partito fa passare prima di tutto il suo interesse particolare. E questa settima piaga è la causa
delle altre sei.
sono passati soltanto venti giorni da
quando ho lasciato l’Italia e mi sembra
di essere lontano da voi tutti da tanto
tempo. Durante i viaggi, quando non
devo parlare, penso ai Colleghi ed alle
Comunità con vivo senso di nostalgia.
Abbiamo tanti problemi da risolvere in
comune e anche la situazione del nostro paese è grave.
Sono venuto nel Rio De La Piata con
un vostro mandato ben preciso ed è a
questo mandato che sto cercando di rispondere in una situazione diiRcile. I
Valdesi deH’Uruguay e delTArgentina
comprendono il movente della mia visita. Anzi un messaggio è potuto giungere anche là ove maggiormente necessita che giunga una parola di solidarietà e di speranza.
Avevo recentemente predicato in Italia su Genesi IV; ora sperimento cosa
comporti dare la nostra voce ad Abele.
Le comunità valdesi sono composte
in gran parte da uomini e donne che
per generazioni hanno saputo trasformare la terra arida in campi ben coltivati e che producono abbondantemente. Bisogna innanzitutto riconoscere
apertamente che i valdesi del Rio de la
Piata hanno risposto ad una vocazione
biblica: rendere fertile la terra ohe è
di Dio. L’esistenza dei valdesi in queste
regioni ha dunque un chiaro significato
nella linea della vocazione e non soltanto in quella della ricerca del benessere.
Ma proprio perché uomini e donne
della terra, più difficilmente possono
essere aperti alle nuove esigenze sociali e comprenderne le motivazioni. Una
realtà che colpisce è il loro distacco
dalle esigenze nuove del corpo pastorale; così, vi è un corpo pastorale aggiornato sulla problematica del nostro
tempo, attento allit» nuova fedeltà che
scaturisce dal messaggio dell’Evangelo
e vi sono comunità che non sentono
l’impegno sociale come facente parte
della vocazione del credente.
Il mio giro di visite è stato organizzato per « concentracións », si riuniscono cioè in un determinato luogo le co
munità disperse talvolta a cinquanta o
anche cento e più Km. dal luogo del
raduno. E in queste « concentracións »
che mi è data la possibilità di recare
un messaggio. Certo, parlo del « centenario », ma subito dopo presento le
esperienze che abbiamo fatto in Italia,
spiego i motivi delle « tensioni », quali
sono gli impegni della nuova generazione, quale è il rapporto nostro con
il « potere ». I Pastori comprendono
subito, i membri di chiesa in un primo
momento sono sovente sconcertati, poi
prendono la parola, chiedono nuove informazioni, alcune volte contestano sostenendo che... tutto va bene. Sempre
più mi convinco della necessità di un
dialogo franco, aperto a tutte le istanze del nostro tempo. I giovani mi guardano talvolta con uno sguardo meravigliato prima e poi quanto mai vivo e
partecipe; certo la mia posizione è particolare: posso dire quello che altri non
può dire. Ad ogni raduno i“ canti dei
giovani rivelano le nuove esigenze, sono
canti « impegnati ». Ma la parola non
è libera... allora nel canto la parola è
sostituita da un canto a labbra chiuse.
I gemiti delle creature oppresse e le loro speranze sono espressi con una tale
potenza che, chi ascolta, è coinvolto
(esempio tipico di questo canto è l’«Elegia » di Carrasco).
APPUNTI SULLA SITUAZIONE
IN URUGUAY
ED ARGENTINA
In Uruguay, mi dicono, quello che oggi avviene è la conseguenza della incoscienza politica dei decenni passati,
quando la corruzione politica rendeva
vana la democrazia. L’Università di
Montevideo è ancora paralizzata. Vari
professori si sono trasferiti in Argentina, ed erano professori dediti alla ricerca scientifica. Questo fatto crea problemi seri.
D’altra parte il fenomeno della
emigrazione diviene sempre più grave;
molti tecnici lasciano il paese. Sembra
che attualmente il fenomeno abbia raggiunto punte allarmanti. L’emigrazione avviene non solo verso l’Argentina,
Dopo una settimana di riunioni
la sentenza
del Tribunale Russell 2
Nuove drammatiche testimonianze sulla tortura e sulla violazione dei
diritti deir uomo in Brasile, Cile, Bolivia e Uruguay - Condannati i regimi dittatoriali di fronte all’ opinione pubblica democratica mondiale
« Il Tribunale dichiara colpevoli di
violazioni gravi e ripetute e sistematiche dei diritti dell’uomo le autorità che
di fatto esercitano il potere in Brasile,
Cile, Uruguay e Bolivia; tenuto conto
deH’entità di queste violazioni dichiara che esse costituiscono, considerate
nel loro insieme, un crimine contro la
umanità commesso nei quattro paesi
dalle autorità che vi esercitano il potere ».
« ...Il Tribunale si appella alla coscienza dei popoli. Si unisce a tutte le
forze democratiche del mondo per;
I) far conoscere con tutti i mezzi
ciò che succede nei paesi dell’America
latina, mantenere vivo l’interesse su
questi problemi con riunioni, manifestazioni, incontri, articoli, ecc.);
II) raccogliere fondi;
III) rivolgersi a tutti i governi affinché sospendano ogni aiuto militare
ed economico alle autorità di fatto condannate dal tribunale;
IV) lanciare una vasta campagna
per la liberazione dei prigionieri politici del Brasile, del Cile, dell’Uruguay,
della Bolivia;
V) fare pressioni sulla giunta cilena affinché conceda dei salvacondotti ai
dirigenti politici ancora rifugiati nelle
ambasciate;
VI) boicottare l’invio di armi a
quei governi di cui è stato dimostrato
il carattere repressivo ».
Questi, alcuni passi della sentenza,
che il tribunale internazionale Russell
II (vedi il precedente n. 14) ha emesso
dopo tredici sedute, che sono durate
una settimana.
Di tutte queste giornate, la parte più
triste e più raccapricciante (ed è anche stata quella preponderante) è stata quella riservata alla sfilata ed alla
esposizione dei testimoni che, reduci
da immani torture, hanno denunciato
le atrocità dei regimi sudamericani. Ne
diamo alcuni dettagli allo scopo di associare anche il nostro settimanale a
questa denuncia di gravissimi abusi e
delitti che sono la negazione di qualsiasi civiltà e che per di più — nella
maggior parte dei casi — vengono commessi per « difendere l’occidente cristiano ».
BRASILE — L’ex governatore Miguel Arrais ha confermato che dal 1”
aprile 1964 « la tortura è diventata una
routine ». Per quanto riguarda lo sbandierato ’’miracolo economico”, esso è
un falso: dati alla mano, egli ha dimostrato invece come il potere d’acquisto
della moneta abbia subito cali spaventosi, mentre le compagnie multinazionali si portano via le risorse minera
(continua a pag. 8)
Nell’interno :
LA PAGINA CURATA DALLA F.F.V.
Incontro
con le piccole comunità
del Piemente
Nell’interno (p. 4 e 5) una nuova
doppia pagina curata dalla Federazione Femminile Valdese. Essa è dedicata, questa volta, a un itinerario di incontro con le piccole chiese della nostra diaspora piemontese. Ringraziamo tutte coloro che hanno collahorato e in particolare la curatrice della
pagina, Marie-France Coisson.
ma anche verso il Brasile, l’Australia, il
Canada. Questo problema tocca da vicino anche i valdesi e la consistenza
delle nostre comunità. Evidentemente
la situazione dell’Uruguay non può essere considerata a sé, va valutata nella
situazione globale deH’America Latina,
tenendo presente la comune linea di
impegno per la liberazione dall’oppressione e daH’imperialismo.
Va ricordato che i valdesi sono venuti in Uruguay perché la loro immigrazione rientrava in un determinato “progetto”, quello inglese. Ora la situazione
è mutata, il vecchio progetto non interessa più e l’infiuenza determinante nel
paese è quella degli U.S.A.
I Valdesi, in generale, sono condizionati dalla propaganda ufficiale; quando qualche pastore manifesta idee nuo
28 aprile
Domenica
della Facoltà di Teologia
ve, facilmente viene considerato "uomo di sinistra". L’impressione generale
è che le comunità non sono informate,
si crede troppo acriticamente a quello
che dicono i giornali o che viene affermato dalla televisione. Anche nel passato, sembra, la popolazione valdese
era di stampo liberale, vi è il rifiuto di
essere resi attenti alle problematiche
sociali o politiche.
Parlando della opportunità di redigere qualche documento ufficiale, mi è
stato risiposto che ciò sarebbe impossibile, appunto per la divisione interna
della Chiesa.
In Argentina la situazione è diversa.
Colpisce subito il fatto che in alcuni
giornali si denunciano, a titoli cubitali, determinati avvenimenti; così pure,
nelle librerie, sono esposti libri che altrove sono proibiti. La linea politica è
ancora vaga. Ci si trova di fronte ad
un movimento di tipo popolare ed infatti una gran parte del popolo lo appoggia. C’è evidentemente un tentativo
di riforma del sistema capitalistico, ma
la preoccupazione è quella di evitare la
lotta di classe; si cerca un accordo sociale; si accetta, sembra, una critica,
ma non una opposizione; si tenta di
eliminare ogni posizione estremista sia
di destra come di sinistra, onde attuare una stabilità economica. Il pericolo
di una inclinazione a destra è presente
e allora anche l’accordo sociale verrebbe seriamente infirmato.
In questa situazione i valdesi sovente si trovano bene; sono diminuite le
tensioni interne, alcuni timori, essi dicono, sono scomparsi. Manca nel popolo valdese delTArgentina la classe
operaia e questo spiega il loro atteggiamento di fronte ai gravi problemi
sociali: tutta la tematica delle lotte sociali è estranea alla loro mentalità.
La repressione in Uruguay è una realtà sconcertante e quanto mai dolorosa.
Quello che si è già potuto conoscere in
Italia mediante varie pubblicazioni risponde a verità. Quando questa mattina abbiamo avuto un momento di preghiera, ed erano fatti i nomi di alcune
persone delle quali avevamo proprio
ieri avuto notizie, ho nuovamente compreso il significato vero della preghiera dj intercessione. I carcerati, i torturati conoscono questa lotta in preghiera dei fratelli in fede. La preghiera di
un fratello mi ha particolarmente colpito: Signore, concedici non soltanto
di sopportare la sofferenza, ma concedici nella sofferenza di poter testimoniare. E questa testimonianza viene
data anche ai torturatori. Ho potuto
avere delle prove di questo annuncio
delTEvangelo ai torturatori.
La situazione, lo ripeto, è quanto
mai difficile per le nostre Comunità.
Quanto avviene nei grandi centri urbani non è conosciuto nelle campagne; o,
piuttosto, non lo si vuole conoscere.
Quest’anno anche i nostri contadini
hanno riscosso forti somme da parte
dello Stato al momento della consegna
del grano. Per costoro tutto va proprio
bene!
Scrivo queste righe ancora dall’Uruguay. Vorrei informarvi di tanti altri
problemi ed anche del Sinodo che ha
avuto luogo a Colonia, ma lo farò —
Dio volendo — altra volta. Qra è per
me urgente invitarvi tutti alla preghiera di intercessione per i molti testimoni della libertà annunciata da Cristo,
che ora sono nelTangoscia.
Aldo Sbaffi
Questa corrispondenza, spedita da New
York, ci è giunta con enorme ritardo; siamo
lieti di pubblicarla e contiamo far seguire, la
prossima settimana, uno scritto del Moderatore
sulla recente sessione sinodale rioplatense e
sulle sue visite alle chiese.
2
pag. 2
N. 15 — 12 aprile 1974
Cor.ale.,pluralis ta
....
Su'«llé'‘Ohristiahismé au" XX' siècle» (4.4.’74) abbiamo letto questo gustoso scritto a un po’ di umorismo, si apre il cuore — che ci pare non privo
di agganci nella nostra situazione, specie coi tempi che corrono... (red.)
...Allora si misero a cantare tutti insieme, e fu una cacofonia spaventosa.
»e si fosse solo trattato di alcuni che stonavano, poco male. Ma chi cantava
giusto? Semplici o complicate, in maggiore o in minore, angeliche o indiavolate, le linee melodiche che si riusciva a riconoscere, cozzavano, si contraddicevano.
inoltre non tutti seguivano lo stesso ritmo. Gli uni erano già alla fini» del
cantico e altri ancora all’inizio. Ma era proprio lo stesso cantico? La confusione delle parole era tale che non si riusciva a dargli un titolo. Si coglievano
qua e là le parole « Gesù Cristo... amore... liberazione... Dio... speranza... Spirito Santo... », ma, si sa, sono parole che si trovano in tutti 1 cantici. E il resto
della frase scompariva di nuovo nella confusione. i
Per i più ottimisti era una splendida polifonia nella quale le voci diverse
si completavano, e sopportavano di buon grado le discordanze. l più categorici dichiaravano che la situazione era Intollerabile: l’operà del Maestro, datata notoriamente del XVI secolo, era tradita, e perciò nop si riusciva più ad
andare avanti. Per i più entusiasti non c’erano problemi:^ si doveva cantare
d’un sol cuore e d’un flato solo, preferibilmente il loro.
Quelli che ascoltavano da fuori se ne andavano dicendo che quei musici
avrebbero dovuto cominciare con raccordarsi. '
Ma fra i cantori, ce n’erano molti che erano assai tristi : quelli che si spolmonavano a cantar le parti soliste, quelli che avrebbero voluto che gli altri
cantassero come loro, quelli che non sapevano assolutamente più come cantare... A tratti il tono saliva, quando molti univano momentaneamente le loro
voci per dominare ii tumulto. A tratti alcuni rinunciavano a continuare, non
aprivano più la bocca, ed ecco farsi dei vuoti pieni di tristezza.
« Vedete bene che ci vuole un direttore » — gridavano gli uni. « Non avete
che da seguire quel che è scritto » — brontolavano gli altri. Ma come cantar
bene se non si è liberi, se non si possono improvvisare canti nuovi?
«Ciò che conta è ascoltare insieme il silenzio» — suggerivano soavemen- _________________________ ^ w.».
te alcutó. Ma provate a fermare una corale, quand’è lanciata... E poi, finché f-nme ti oi-i
non si e arrivati all’accordo perfetto, il silenzio non è altrettanto pesante che It-Ome TI erUarSCO
portata avanti per un mondo migliore. AlFinterno della chiesa stessa esistono delle strutture di potere per cui la voce di alcuni, soprattutto se accompagnata dai soldi, conta più
di quella di altri. Di fronte a queste cose ci
pare che la FGEI faccia un discorso chiaro,
anche se con tutta umiltà non crediamo di
possedere noi soli la verità; ricordiamoci però
che TEvangelo è sempre stato usato molto
contro i poveri e gli oppressi e molto poco a
loro favore; ricordiamola'che Gesù ha parlato a tutti, ma ha viss^o con una parte ben
precisa dei suoi contemporanei.
Terminiamo questa lettera facendo notare,
per quanto riguarda la critica alla pagina delle valli ed in particolare ad Ermanno Genre
di non aver dimostrato quella « necessaria
distanza critica che è indispensabile per un
giornale come- TEco-Luce », che questa « distanza critica » è spesso e volentieri messa in
mostra da lei signor direttóre nelle note poste in fondo alle lettere e agli articoli firmati
da altri.
Aldo Ferrerò, Bruna Peyrot, Luciana
Chauvie, Fiammetta Cullo, Claudio
Pasquet, Dino Béllion, Ada Bertalot,
Ornella Gönnet, Claudio Taccia, Franca Bellion, Giorgio Benigno, Patrizia
Peyrot, Luciano Rostagnol, Cristina
Gaydou, Enrico Taccia, Silvana Pons,
Roberto Boulard, Bruno Revel, Paola
Taccia, Paolo Gardiol, Sandra Pasquet,
Marco Armand Hugon, Adriana Gardiol, Jean Louis Sappi, Ugo Bertot,
Tullio Gaydou.
Nel ’68 non c’era
^ „ - , ------ -----------------pesante che
dissonanze nascoste?
Così continuavano i balbettìi, gli stridori, i vocalizzi...
Il Signore del luogo, in onore del quale, a rigore, si dava il concerto, non
diceva nuUa. Ne aveva sentite altre. A esser sinceri, non lo avevano mai saputo festeggiare se non in quel modo chiassoso.
Amava segretamente quelle creature umane, così desiderose di cantare in
coro, pur accanendosi ciascuno a cantare la propria aria; cosi scadenti esecutori della cantata che sognavano di offrirgli; così ridicoiì e così appassionati. E lui solo, forse, sapeva quale armonia risolverebbe quel caos.
Monique Veillé
¡I pupo)
Arcaico
Caro direttore,
come membro del comitato di redazione, mi
sento obbligato ad intervenire nella polemica
maldestramente impostata da Giovanni Conte sulla posizione della FGEI e sul carattere
della rubrica « Cronaca delle Valli » da me
iniziata alcuni anni fa e poi curata con. ben
altra capacità e competenza da Ermanno
Genre.
Vi è innanzitutto un disagio causato da
una questione formale : a Genre non è stata
offerta, come ne avrebbe avuto diritto, l’opportunità di replicare all’attacco di Conte
sullo stesso numero del giornale, mentre questa opportunità è stata offerta, senza limiti
di spazio a Giovanni Conte sul numero successivo. Inoltre, come direttore avresti potuto
e dovuto, se non prendere le difese dì un tuo
collaboratore, ricordare almeno quegli elementi obbiettivi che avrebbero ridimensionato
la critica unilaterale di Giovanni Cónte; invece hai preferito schierarti apertamente con
una parte. Questa mancanza di correttezza
giornalistica getta purtroppo un’ombra ambigua su tutta la polemica, ed è difficile dissipare l’impressione che si tratti di una manovra per affossare un esperimento giudicato
pericoloso da chi ha una visione arcaica della
Chiesa Valdese, della sua funzione alle Valli,
della natura delle forze politiche in gioco nella
nostra zona.
Entrare nella sostanza della polemica è perciò difficile e sgradevole, anche perché Giovanni Conte, nella sua evidente insofferenza
per la complessità delle cose in questo mondo
decaduto, tende a ridurre tutto a una specie di torneo, in cui da una parte ci sono i
difensori della cittadella-chiesa e dall’altra i
feroci infedeli che la vogliono distruggere (gli
« extra ecclesiastici »). Dove sia la chiarezza
€ il coraggio in questo modo di impostare i
discorsi, tipicamente dogmatico, non riesco
proprio a capirlo, come non riesco a caipire
l’invito a « dialogare » su queste basì.
<Mi sembra però che i lettori possano esigere che a questo punto ognuno metta in
chiaro la sua posizione : nella chiesa il sospetto non c tollerabile; poiché l’accusa di
strumentalizzazione |K>litìca è stata lanciata,
bisogna rispondere. Che cosa vuole essere,
dunque, la « Cronaca delle Valli? » La risposta è semplice : vuol essere un modesto
tentativo dì colmare una lacuna da tempo lamentata nell’Eco delle Valli: questo giornale. sì diceva e si dice, nonostante il nome è
lontano dalla realtà delle Valli, non parla di
quello che accade veramente, dei problemi
che interessano la vita di tutti in questa zona.
Ma come fare a rispondere a questa esigenza?
Manca l’esperienza giornalistica, mancano i
mezzi, mancano i corrispondenti. Ad alcuni
però — tra cui il sottoscritto — è parso che,
anche senza mezzi, qualcosa si potesse fare :
un primo, modesto passo verso un giornale
popolare. Si è così iniziala la « Cronaca delle
Valli », che troppo spesso è rimasta ben al di
sotto delle intenzioni!
Naturalmente, se vivessimo in una società
ideale, ri tono delle corrispondenze avrebbe
sempre potuto essere iereno. neutrale, senza
rischio di sbagli, senza pericolo di urtare qualcuno. Purtroppo, anche nella nostra zona ci
sono dei conflitti di interesse, piccoli c grossi, e chi si propone di informare non può
tacere queste situazioni; non soltanto, ma se
è mosso da un’esigenza di testimonianza evangelica, non può restare neutrale, ma deve
prendere posizione. Dappertutto la chiesa sta
lottando per esercitare questa sua libertà, e
dire che questo è « fare politica » significa
confondere le cose.
Nella « Cronaca delle Valli » non si è mai
tolta la parola a nessuno, non si sono mai rifiutate valutazioni dei fatti diverse da quelle
della redazione. Non si accusi dunque la redazione di voler imporre una determinata
scelta politica : è un’accusa superficiale che
può benissimo essere ritorta verso colui che
la fa.
Ultima osservazione: il tipo di mobilitazione che si è crealo intorno a Giovanni Conte
non mi sembra costruttivo; mi sembra mirare a un giornale inoffensivo, da cui ì veri
problemi siano assenti.
Se questo non è il caso, saremo lieti di ricrederci; non vorremmo però che si cominciasse il « dialogo » chiedendo la testa di
Ermanno Genre.
Cordiali saluti.
Bruno Rostagno
Forse non ci si
rende conto...
Signor direttore,
siamo un gruppo di persone di Luserna e
Torre Pellice che, riconoscendosi nel lavoro
portato avanti dalla FGEI tra difficoltà ed
ostruzionismi notevoli, cerchiamo di tradurre
nella pratica all’interno della realtà sociale in
cui viviamo ed all’interno delle nostre chiese
la riflessione sulla possibilità di una predicazione del’Evangelo in mezzo agli sfruttati che
lottano per la loro liberazione.
A dire il vero non siamo eccessivamente
sorpresi dalle a bordate » ' lanciate dal pastore
Giovanni Conte contro la FGEI e contro Ermanno Genre per la sua collaborazione alla
pagina delle valli, perché siamo a conoscenza dell’ostilità dimostrata dal pastore Conte
ogni qual volta la FGEI ha chiesto di organizzare incontri o dibattiti con la comunità
di San Germano Chisone. Ci risulta anche
che il suddetto pastore non esiti a portare
avanti i suoi attacchi alla FGEI durante le
lezioni di religione al liceo classico di Torre
Pellice.
Dalle lettere del pastore Conte e da altre
lettere di assenso rileviamo con rammarico
che per costoro il problema è semplicemente
dimostrare che la FGEI non può esistere
dentro la chiesa e che i suoi esponenti, definiti « sindacalisti-gruppuscolisti », non possono scrivere su un giornale che è « pur sempre il settimanale della Chiesa Valdese » (Guido Baret, Eco-Luce 5.4.74). Da tale considerazione con passo molto breve si arriva a concludere che occorre eliminare al più presto il
« tarlo che rode la nostra povera Chiesa Valdese » (Enrico Peyrot, Eco-Luce 5.4.74). Da
tutto ciò pare non passi per la mente la domanda se la Chiesa Valdese sia il centro del
mondo e se l’Evangelo per essere predicato
debba necessariamente passare attraverso le sue
strutture.
Naturalmente non manca un duro attacco
alla linea della FGEI, cioè alla scelta di voler predicare TEvangelo nella lotta di classe,
e ci viene chiesto se « l’Evangelo ci autorizzi
ad inserirci in un contesto di lotta di classe »,
come dice il pastore Conte nella sua letterareplica, mirabilmente puntuale e tempestiva (!), del 5.4.74.
A questo punto pare si dimentichi (e non
sempre in buona fede) che tutti, anche i membri delle nostre chiese, sono immersi nella
lotta di classe, volenti o nolenti; il problema
è di verificare da quale parte stiamo e quali
sono gli interessi che oggettivamente sosteniamo.
Anche il pastore Giovanni Conte, collaborando in modo regolare con « La Lanterna »,
si trova oggettivamente a fianco di una classe; non si può collaborare ad un giornale di
fatto organo e sostegno della parte più reazionaria della DC nel Pinerolese, pretendendo
di conservare la propria purezza Evangelica,
di rimanere una voce libera. Nei fatti tutto
ciò viene strumentalizzato da chi ha interesse a far penetrare questo giornale negli
ambienti valdesi. Ed a>llora non c « un fratello valdese » che « tenta di predicare fuori
dalle mura del tempio ». ma è un’operazione
di un centro di potere che mira ad influenzare e a raccogliere consenso in ambienti non
cattolici, attraverso le diverse forme del clientelismo politico di cui la OC è più che mai
esperta.
Forse nelle nostre chiese delle valli non ci
si rende conto ohe attorno e al di fuori di
esse c’è una realtà in movimento, ci sono degli uomini, operai, contadini, studenti, che
stanno lottando per una società più giusta,
per abbattere le strutture di potere da cui
sono oppressi. Miflti di questi uomini sono
anche valdesi e molti hanno voltato le spalle
alla Chiesa perché non è stata capace di rispondere ai loro problemi, non ha avuto il
coraggio di dare loro una speranza nella lotta
Caro direttore,
come lettore della Luce vorrei in breve
esprimere un’opinione, la mia, su questo pittoresco polverone che ha sollevato 1’« ultimo
tango a Torre Pellice » di Giovanni Conte. Le
due lettere di Giovanni, che ho letto, dimostrano —tra le altre cose deplorevoli — che
Giovanni nel ’68 non c’era proprio. C’est dommage! Specialmente in quell’anno (senza idealizzarlo) non si son cambiate molte cose ma
egli avrebbe potuto impararne alcune sulla
’’politica”, sulla FGEI, sulla teologia, sulle
spinte rinnovatrici presenti nella nostra società. Avrebbe potuto assistere a polemiche
tipo la sua, anzi come là sua, avrebbe sentito critiche durissime e avrebbe osservato
molti evangelici operare, scelte politiche ed
evangeliche insieme, cotì conoscenza di causa (altro che la sua!), afeùmendo responsabilità precise' nel rinnovamento radicale della
società. Son stati dei misi importanti di crisi , creativi, in cui si è rischiato parecchio;
allora si son capite — pur tra i tanti errori .—
e studiate molte cose dell’ Evangelo, della
Chiesa, della società etc. Purtroppo Giovanni
non c’era. Nessuno gliene vùol fare una colpa.
Però non è giusto arrivare con l’uitimo treno
per ricordare a Genre la. ’’distanza critica”,
per avvisare la gente che la FGEI è extraecclesiastica (il segreta/iò’ generale è un pastore valdese) e denigràre,tutto un nuovo campo d’iniziative dalla rOcCafòtte 'dei ’’molti che
la pensano come nte’^Propiiìo Giovanni ohe
senz’altro è centrò fé = divisioni nella chiesa
perché è per una chiesa monolitica armonica,
finisce per crearle lui' queste divisioni mettendo il bastone nelle ruote a chi è seriamente impegnato, nel tentativo dì riprendere e
riacutizzare le vecchie polemiche, i vecchi
rancori di un tempo. Direi che Giovanni chiamando ad adunata la reazione non sappia poi
cosa proporgli salvo che continuare a lamentarsi degli altri. Bel programma! Infine Giovanni, a parer mio, ha già commesso un errore grossolano andando a scrivere le sue idee
su un foglio della D.C.: questa scelta non
credo che saranno in molti a mandarla giù,
anche tra i più tradizionalisti. E un punto
della questione è proprio lì : non tanto sul
contenuto di ciò che Giovanni scrive sulla
Lanterna (che equivale a quello che io posso
pensare di Marilyn Monroe; cioè non interessa nessuno) ma nel fatto che sulla Lanterna ci scriva, anche, un pastore valdese. Giovanni replica: ”Se avessi scritto su un foglio
di sinistra nessuno avrebbe detto niente...”;
nessuno comunque glielo chiederà. Stia tranquillo e continui pure coerentemente sulla
’’Lanterna” che ha bisogno di lui e non delle
sue idee. Per concludere, senza voler più
scendere nei particolari, questa partenza di
Giovanni con lancia in resta è anacronistica
oltreche fuori luogo. A chi serve? Non certo
a coloro che credono e lottano per il socialismo, che nella EGEI sono monitori, istitutori,
giornalisti, teologi, pastori e tutti quelli che
da tempo hanno smesso di sentirsi dei poliziotti della salvezza nel mondo. Con questa
povertà di pensiero e con queste vecchie polemiche non si va lontano. Comunque mai
più in là dei ’’principii”, dei regolamenti,
della parrocchia, del linguaggio religioso misterioso ed occulto. Saluti cari.
G. Platone
Noi siamo
d’accordo
Torre Pellice, 3-4-’74
Signor direttore,
abbiamo letto con molto interesse, e oseremmo dire, con soddisfazione, la lettera che il
pastore Giovanni Conte ha scritto nelTultimo
numero dell’Eco a proposito della FGEI e
delle posizioni estremamente di parte assunte
sia dai dirigenti della FGEI stessa sia dal pastore Genre nella redazione della « Pagina
delle Valli ».
Desideriamo pertanto esprimere la nostra
piena solidarietà al pastore Giovanni Conte
anche perché siamo sinceramente affezionati
al nostro settimanale e non vorremmo che esso scendesse su posizioni che certamente non
gli competono.
Cordialmente
Giovanni Mourglia, Claudio Paschetto,
Ermanno Armand Ugon, Bianca e
Franco Sappé, Adriano Donini, Luciana Vola, Ersilia Mathieu, Lydia Paschetto, Elena Decostanzi, Lina e Aldo
Varese, Lilia Mourglia, Edgardo Paschetto, Renato Giampiccoli, Enrico
Gardiol, Ada Theiler, Elsa Cesan-Gamba. Aldina Gamba,
Torino, 8 aprile 1974
Signor Pastore Giovanni Conte,
Lei ha scritto sull’Eco-Luce esattamente
ciò che noi (e molti altri) pensiamo!
Ci auguriamo che si interrompa il costante tentativo di trasformare la Chiesa Evangelica in uno pseudo-partito politico e perciò
La ringraziamo e salutiamo cordialmente,
con un plauso al direttore dell’Eco-Luce, che
democraticamente pubblica l’espressione di
ogni opinione.
G. B. e L. Vinai
Parole e fatti
Torino, 9 aprile 1974
Caro direttore,
« Telegraficamente » dò la mia adesione al
contenuto della lettera del Pastore Giovanni
Conte, pubblicata sul n. 13 deU’Eco-Luce. Le
reazioni alla sua presa di posizione dimostrano che il problema da lui sollevato andava posto e dimostrano altresì in modo inequivocabile quanto segue :
1) Pareri, idee, pensieri che non tt quadrano » con le tesi dì una certa minoranza settaria suscitano reazioni incontrollate.
2) Il giornale — e non solo la pagina
della Cronaca delle Valli — ha già una sua
linea,- anche se il Sig. Genre dice di no.
3) Il giornale alla meno peggio continua
ad essere il giornale della Chiesa Valdese,
grazie allo spirito di imparzialità del direttore. Di qui le prime avvisaglie — Eco-Luce
n. 14 — per giubilarlo.
Mi preme infine rilevare che coloro che
nell’ultimo numero esprimono pesanti giudizi
sulla scarsa sensibilità, sulla miopia del Pastore Giovanni Conte per le « nuove realtà »,
hanno finora espresso la loro ansia riformatrice nella chiesa e nella società nazionale ed
estera, solo con riunioni, comìzi, discorsi, logomachie, distribuzione di volantini, ecc. A
fronte di questa posizione, il Pastore Giovanni Conte, « miope insensibile alle nuove realtà », ha dato al terzo mondo, in Africa e nelle
isole del Pacifico, anni della sua vita, esponendo anche, nel consenso, la sua famiglia a
una esistenza talvolta precaria. Da una parte
dunque parole, parole, ancora parole; dall’altra « gesti » e « fatti ».
Cordialmente
Guido Ribet
Un certo coraggio
Roma, 8 aprile 1974
Caro direttore,
mi associo pienamente a quanto dice Giovanni Conte in « I lettori ci scrivono » del
n. 13. È anche bello che il pastore Conte abbia il coraggio di scrìvere così. Dico coraggio,
perché tutti capiscono a che cosa va incontro. Si vede che viene da un altro paese. Auguro anch’io ogni bene al giornale.
Inda Ade
Torre PeRice, 9.4.’74
Caro direttore.
Il Past. Giovanni Conte, pur sapendo le
polemiche che il suo scritto avrebbe suscitato,
ha avuto il coraggio di dire ciò che pensava.
Lo ammiro.
Ci sono già state risposte prò e contro, ce
ne saranno ancora, molte.
Mi auguro che dal contenuto di queste c
dai modo di trattaire seriamente le questioni
di fondo, tralasciando una certa fraseologia
molto discutibile, i 3.000 abbonati aH’EcoLuce e tutti quelli che leggono e si occupano
del giornale solo in determinate occasioni,
possano farsi un’ opinione personale delle
questioni.
Questa presa di coscienza, però, non è sufficiente come non bastano le sole intenzioni,
le parole non seguite dai fatti.
Se vogliamo dare un apporto veramente
concreto airEco-Luce, dobbiamo TUTTI collaborare nella misura delle nostre possibilità.
Il giornale sarà in tal modo vario, vivo e lo
sentiremo veramente <c nostro ».
Speranza Tron
Dimostrare
su base biblica
San Germano Chisone, 5.4.’74
Sono una sangermanese e, indipendentemente dal fatto che il signor Giovanni Conte
è Pastore della mia Comunità, esprimo alcune
riflessioni.
Sono abbonata aU’Eco delle Valli, a Gioventù Evangelica, leggo l’Eco del Chisone, la
Lanterna e qualche volta il Giornale di Pinerolo e Valli.
C’è una frase che mi colpisce nella risposta del Pastore Giovanni Conte, neH’Eco
n. 14 : (( FGEI — nessuno sì è ancora dato la
pena di dimostrarmi su basi bibliche che
l’Evangelo non solo ci autorizza ma ci
chieda di inserirci in un contesto di lotta di
classe per predicare TEvangelo stesso e per
viverlo a livello di'fede personale e di comunità, escludendo gli altri ».
La frase mi riporta alla lettera aperta pubblicata, mi pare, sulTEco delle Valli del 24
gennaio 1969 e firmata da un gruppo di credenti della « linea aperta ». Tale lettera aperta invitava i valdesi delle comunità delle Valli a dare un significato evangelico al 17 febbraio e dava dei suggerimenti, punto per
punto, chiedendo ai valdesi di controbattere
— se non si trovavano d’accordo — ma dando dei motivi sulla base delVEvangelo. Se ben
ricordo, tale era lo spirito della Lettera aperta
che terminava con l’avvertimento a ...abbiamo rinunciato, almeno per ora, a clamorose
azioni di protesta... ».
Non entro nell’argomento perché esulerei
dalla questione attuale. Ho vissuto quei giorni caldi nella mia Comunità e dirò solo che
vi furono coloro che confrontarono i suggerimenti con TEvangelo, compresero e si resero conto che, effettivamente, determinati atteggiamenti delle celebrazioni non avevano
nulla a che vedere con TEvangelo. Perciò testimoniarono e pagarono di persona.
Oggi, a distanza di anni, se pure su altro
argomento, scaturisce (fatta eccezione dell’avvertimento finale) da parte di un Pastore
— qualificato, sull’Eco n. 14 del 1974, come
uno che collabora con la DC, miope politicamente, chiuso al dialogo — la medesima domanda : Dimostrare su base biblica.
È stato un atto di chiaro coraggio Taver
aperta la questione. Si tratta di un problema
vivo, sofferto da molti, da una parte e dalTaltra. Siamo in molti a chiederci:
— è necessario inserirsi in un contesto di
lotta di classe per dare una vera testimonianza evangelica?
— i oc puri » sono coloro che si allineano
pubblicamente con coloro che denunciano
Toppressore? gli oc sporchi » sono coloro che
non si allineano?
— fra coloro che pubblicamente si allineano, condannando il « sistema » non può esserci chi accetta i benefici del sistema?
— La vignetta che abbellisce la pagina 13
di Gioventù Evangelica n. 26 non corrisponde qualche volta al vero? Ma possono affermare, coloro che Thanno pubblicata, di non
essere mai caduti in tali errori (non nel tempio, naturalmente, ma nei luoghi dì riunione
e preghiera)? •
Dio conosce ogni cosa. Ci capiremo sé dialogheremo ma sulla base delVEvangelo. Questo (Evangelo) fu il movente della Lettera
aperta del 1969. Questa (Base Biblica) è certamente il movente che ha spinto il Pastore
Giovanni Conte ad aprire la questione.
Noi abbiamo fiducia che il dialogo porti alla formazione di un gruppo dì collaboratori
« di posizioni diverse » per la pagina delle
valli sì da avere uno specchio di interessi e
problemi diversi. Ma il a común denominatore » sia TEvangelo.
Ringrazio per l’ospitalità.
Nelly Rostan
potere:
toccabile o intoccabile ?
S. Giovanni Lipioni, 30 marzo ’74
Caro direttore,
alla domanda « Da noi il potere è intoccabile: perché? » che tu poni in prima pagina
sul n. 12 del 22/3, sarei tentata dì rispondere:
è intoccabile perché ancora molta gente come
te pensa che esso sia « toccabile solo dal Signore ». Non ti viene mai il sospetto che affermazioni di questo genere rischiano di suscitare più bestemmia che fede? Forse saranno
di consolazione a quello sparuto gruppetto di
pie persone che leggono il giornale (come vedi, vi appartengo ancora anch’io) e nutrono e
alimentano sempre più la speranza che Egli
prima o poi lo faccia e cambi le cose sbagliate di questo mondo. Il tuo invito « gli italiani devono trovare la loro responsabilità nell’incontro personale con il Dio vivente e santo... »
nelle nostre comunità fatalmente finisce per
significare : pregare, cantare gli inni, o al massimo vitalizzare le nostre attività con celebrazioni storiche e riesami interni del fondamento della nostra dottrina.
Pur essendo anch’io fortemente implicata
come te in questo « lavoro » (e amandolo in
fondo sinceramente), devo tuttavia constatare
che faccio un’esperienza quotidiana diversa,
dove affermazioni come quelle da te fatte sul
« potere intoccabile », se appena escono dalla
semi-clandestinità del nostro ambiente suscitano bestemmia e incredulità. E non rifugiamoci dietro la scusa della teologia della croce
0 dello scandalo dell’apparente assenza di Dio
dal mondo!... La domanda che da « fuori » ti
verrebbe rivolta (e mi unisco anch’io nel portela) è : perché non lo fa, se è lui solo a poterlo fare? « Come » toccherebbe il Signore il
potere disumano che sfrutta nell’interesse di
pochi le ricchezze di tutti? E, per conto mio,
li aggiungo ancora un’altra domanda : perché
dovrebbe essere luì a farlo? A che scopo siamo noi su questa terra? È un miracolo che
vogliamo chiedere a Dio, quello di « toccare »
1 poteri di questo mondo? Ma allora sarebbe
ora che imparassimo a chiedere come Gesù ha
detto : « Se avete fede e non dubitaste... se
anche diceste a questo monte : Togliti di là e
gettati nel mare, sarebbe fatto ».
Il rapporto che tu poni fra potere intoccabile e sacralizzazione romana di esso è giusto,
ma è ancora solo una parte (non trascurabile
nella nostra realtà italiana) di una lotta che
investe la società di tutto il mondo; è una
lotta che è già da lungo tempo in atto e alla
quale non possiamo sottrarci. È questa la nostra realtà di oggi ed è in tutti i suoi aspetti
così drammatica che costringe tutti a prender
posizione. Il fratello Aldo Long in una lettera (nello stesso numero del giornale) chiede,
grosso modo, perché dovremmo essere obbligati a prender posizione: il fatto è che la prendiamo anche senza accorgercene, anche se
non ne parliamo, se evitiamo espressamente
di affrontarla e preferiamo celebrare la nostra
storia passata, anche se ci rifugiamo in un
ambiente nel quale si respiri fraternità e si
possa dimenticare le amarezze del mondo di
fuori; oppure prendiamo posizione, perché ci
accorgiamo che c’è (questa lotta di classe),
ed è la scoperta che ha fatto la FGEI e molti
altri credenti evangelici e cattolici in questi
ultimi anni (ma anche molto prima in forme
e sotto nomi diversi).
La nostra posizione anche se ha fatto una
scelta chiara è comunque una ricerca e una
sofferenza, su come inserirci in questa lotta
restando coerenti all’Evangelo, come predicare alTinterno di es.sa, riferendoci a Colui che
non è rimasto al di fuori delle partì, ma è
morto per un preciso disegno di coloro che
sentivano minacciato il loro potere (anche lì
un intreccio non casuale di religione e politica) e che con la sua risurrezione ha aperto
delle prospettive agli uomini di varcare i limiti fintanto considerati « intoccabili ». Queste prospettive per le comunità che si sono
formate e presto allargate a macchia d’olio
sono state così ardite che i poteri del tempo
se ne sono sentiti « toccati » e a giusta ragione hanno perseguitalo e cercato di soffocare
queste comunità.
Se que.sti antichi "militanti della fede”, che
(continua in 3“ pag,)
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12 aprile 1974 — N. 15
pag. 3
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L’ESORTAZIONE DI PAOLO VI SUL CULTO DI MARIA
Verso l'integrale restaurazione
del cattolicesimo pre
L’Osservatore Romano del 23 marzo
1974 pul;|jblica una Esortazione Apostolica di Pàolo VI che porta la data del 2
febbraio che dalle prime parole del testo latino prende il titolo Marialis cultus (Culto di Maria). L’Esortazione,
molto ampia, prende lo spunto dalla
nuova edizione della Liturgia cattolica
per presentare una sintesi condensata,
ma completa della dottrina cattolica su
Maria. L’intento espresso è di mostrare
che il culto cattolico di Maria ha il
suo fondamento su Cristo, infatti tutte
le feste e i dogmi che si sono accumulati durante i secoli nella chiesa cattolica su Maria vengono disposti nel quadro della liturgia annuale, in concomitanza con le feste che durante l’anno
ricordano i temi fondamentale dell’annuncio di Cristo: dalla nascita alla glorificazione. A queste celebrazioni si aggiungono altre, al dif uori del calendario liturgico universale, legate spesso a
tradizioni di Ordini religiosi o a tradizioni locali.
In una seconda parte. Paolo VI espone il senso del culto di Maria nel suo
orientamento « trinitario, cristologico
ed ecclesiologico; inoltre il culto di Maria viene visto in rapporto allo sviluppo degli orientamenti biblico, liturgico,
ecumenico e antropologico — a suo
giudizio — emersi dal Concilio Vaticano li. Così il culto di Maria copre
l’intera area del messaggio evangelico.
Una terza parte è dedicata in parte è
dedicata in particolare alla devozione
popolare del rosario.
È impossibile illustrare qui il contenuto della Esortazione, perché è una
vera sintesi di quanto si è accumulato
nella chiesa cattolica. D’altra parte
l’Esortazione rappresenta soltanto un
ritorno al clima particolare degli anni
50, quando Pio XII portò al vertice
l’esaltazione di Maria col dogma dell’assunzione al cielo e con la consacrazione del mondo al « Cuore Immacolato di Maria ». I molti scritti editi allora
riacquistano oggi il loro valore, più ancora che gli scritti recenti, iq uali spesso presentano il riflesso della speranza
di una revisione teologica del culto mariano. Riteniamo utile rinviare così il
lettore all’opera di Giovanni Miegge
La vergine Maria pubblicata dalla Claudiana nel 1959. Ci limitiamo qui a mettere in risalto due punti che ci sembrano di maggiore rilievo.
Non soltanto Cristo,
ma il binomio Cristo-Maria
Anzitutto il culto di Maria riceve
nella Esortazione di Paolo VI una sistemazione più organica, perché viene
inquadrato nella nuova liturgia cattolica in modo tale che Maria appare in
ogni celebrazione degli avvenimenti di
Cristo. Nell’intenzione di Paolo VI, come si è detto, questa più organica sistemazione dovrebbe provare che il
centro del culto di Maria è Cristo. Al
contrario la nuova iniziativa del papa
toglie quel che restava del carattere
cnstocentrico del culto cattolico, sostituendolo sempre più col binomio
Cristo-Maria. Se la confessione di fede
della chiesa apostolica era « Cristo è
il Signore », la confessione difede risultante dall’Esortazione sembra essere
la preghiera che Dante pone in bocca a
san Bernardo nel cap. 33 del Paradiso
e che Paolo VI cita « Vergine Madre... ».
Maria è « termine fisso dell’eterno consiglio », e Cristo stesso appare come
frutto del merito di Maria: « tu se’
colei che Tumana natura nobilitasti sì
che il suo fattore non disdegnò di farsi
sua fattura ».
Scompare anche la riserva che nel
secolo scorso Pio IX aveva posta nel
momento in cui proclamava la « immacolata concezione » di Maria e secondo
laq uale Maria era stata preservata dal
peccato originale « in previsione dei
meriti di Cristo ». Nella Esortazione di
Paolo VI la posizione di Maria si allinea a quella di Gesù. CertamOTte Maria si allinea a quella di Gesù. Certamente Maria è eletta in vista di Cristo,
per essere sua madre, ma questa elezione la rende « corredentrice » piu
che redenta. Mentre per il Nuovo Testamento l’essere madre di Gesù non
ha alcun rilievo ( « Chi è mia madre?...
e guardati in giro coloro che gli sedevano d’intorno, disse: Ecco mia madre... » [Marco 3: 34]), nella Esortazione di Paolo VI la maternità di Maria diventa la ragione della sua esaltazione, anzi la unisce a Gesù in un unico
atto di elezione.
Il secondo rilievo riguarda una innovazione liturgica annunciata da Paolo VI: il 1 gennaio sarà celebrata la
festa di Maria Madre di Dio; tale innovazione avrebbe il suo fondamento storico in una antica celebrazione in uso
a Roma.
La Riforma ha sempre rifiutato il titolo abbactanza paradossale di Madre
di Dio (che risale al Concilio di Efeso
del 431, concilio storicamente e teologicamente molto discutibile) per i fraintendimenti che esso comporta. L’innovazione di Paolo VI, tuttavia, stupisce
perché finora la liturgia cattolica celebrava il 1 gennaio la Circoncisione di
Gesù, volendo mettere in risalto il significato del suo nome « salvezza di
Dio ». L’accostare il titolo di Madre di
Dio dato a Maria col titolo di salvezza
di Dio proprio di Gesù o, peggio ancora sostituire Luna festa con 1 altra se
gno un ulteriore allontanamento del
culto cattolico dal messaggio evangelico.
Il culto di Maria è proposto anche
come « via » all’unità dei cristiani. Questo accenno ecumenico non meraviglia,
quando si pensa che non pochi protestanti, per amor di unità e nella speranza di una radicale revisione della
mariologia cattolica, si sono mostrati
disposti ad un insieme di concessioni
che hanno tutto il carattere del compromesso.
Come reagiranno i teologi cattolici
che si ispirano al Concilio Vaticano II?
Il nuovo atto di restaurazione di Paolo VI non meraviglia, perché tutta la
sua azione è stata diretta in quel senso. La domanda che si presenta più
spontanea e pressante è circa la reazione dei teologi cattolici che si ispirano al Concilio Vaticano II e che in questi anni hanno portato avanti un discorso di tipo diverso. Una delle conquiste maggiori del Concilio era stata
il ritorno di una parte della teologia
cattolica al suo fondamento biblico:
opere di grande respiro teologico e biblico, specialmente estere, avevano permesso di stabilire un dialogo interessante fra teologi cattolici e protestanti.
Come reagiranno questi teologi? Sarà
resa ancora più cupa l’atmosfera di intimidazione e di restaurazione che sembra caratterizzare questi ultimi anni,
dopo tanto entusiasmo di ricerche? In
particolare ci interesserebbe sapere il
loro atteggiamento dinanzi alle seguenti obiezioni.
Maria nella Bibbia
1. La totale assenza nell’Antico Testamento e in tutta la traduzione del
Nuovo Testamento, esclusi i « vangeli
dell’infanzia », di qualsiasi idea di « nàscita virginale ». Il passo di Isaia 7: 14,
citato da Matteo 1: 23 ha significato del
tutto diverso.
2. La mariologia cattolica si fonda
soprattutto sui racconti di Matteo 1, 2
e Luca 1, 2 (i « vangelo dell’infanzia »).
Ora la lettura critica di quei testi mette in seria discussione la loro autenticità o almeno la legittimità della loro
interpretazione letterale. Presi alla lettera i passi di Matteo 1: 20 e Luca
1: 35, tenendo presente le idee del tempo circa il concepimento di un essere
umano, suonano come la negazione
della reale umanità di Gesù: sono evidentemente influenzati dalla mentalità
docetica ( « Gesù non è vero uomo, masembianza di, uomo »), in netto contrasto con tutto il restante messaggio
evangelico che si fonda proprio sulla
vera umanità di Cristo.
3. Nei Sinottici appare chiaramente
la radicale rottura tra Gesù e la sua
familia, aH’inizio del suo ministero di
predicazione. Tale rottura è riferita da
Marco 3 (specialmente vv. 21 e 31-35) e
dai paralleli di Matteo 12; 46-50 e Luca
8; 19-21. Luca poi riporta anche l’episodio della donna che esalta la madre
di Gesù, alla quale Gesù risponde
« Beati piuttosto quelli che odono la
parola di Dio e l’osservano! » (Luca
11: 27-28).
Dal momento in cui Gesù rifiuta di
riconoscere la sua famiglia. Maria
scompare dalla scena dei Sinottici;
non c’è durante la crocefissione e Gesù
non le appare dopo la resurrezione. Gesù appare alle donne venute dalla Galilea, ma non alla madre. Anché l’accenno alla presenza di Maria tra i di
scepoli, dopo la resurrezicme, riferito
in Atti 1: 14 rimane del tutto isolato.
4. Maria viene associata al ministero
di Gesù nelLEvangelo di Giovanni, nei
racconti delle nozze di Cana e della
crocefissione. Ma la figura di Maria in
Giovanni è tutt’altro che da prendere
alla lettera. Fino a qual punto si tratta
della madre di Gesù o della raffigurazione della abbastanza misteriosa chiesa di Giovanni? Come giustificare la
mariologia cattolica sulla basé di testi
tanto oscuri, mentre lo stesso Giovanni non colloca affatto Maria nella lista
di coloro ai quali Gesù risorto si è manifestato?
Il medesimo ragionamento vale per
la misteriosa figura di donna dell’Apocalisse (12: 1-2) le cui dodici stelle hanno un chiaro riferimento al nuovo
Israele.
Che diranno i teologi cattolici aperti
alla ricerca biblica? Persisteranno nella
ricerca di riportare là teologia cattolica al suo fondamento biblico, oppure
cederanno per amore di pace e di unità. Preferiamo non far previsioni e attendere in preghiera e nella speranza.
Perché ci si oppone al culto di Maria
I teologi cattoli ispirati al Concilio
Vaticano II avevano cercato di cambiare radicalmente il senso del culto di
Maria. La madre di Gesù veniva tolta
dal trono creato dalla tradizione patristica e medievale e collocata nelle file
della chiesa, al rango dei credenti. Si
trattava, allora, non di pregare Maria,
ma di pregare con Maria. Il discorso
era certamente più accettabile, per i
protestanti. Tuttavia ci si voleva fermare a metà strada: Maria tra i credenti, ma sempre la prima e il modello.
In realtà neppur questa posizione è biblicamente giustificata.
Per quanto possa essere spiacevole ai
cattolici, la figura biblica di Maria partecipa molto più profondamente della
condizione di peccato dell’umanità, al
punto da essere collocata dai Sinottici
tra coloro i quali —¡almeno fino alla
resurrezione di Gesù — non lo hanno
accettato. Il Nuovo Testamento non ci
dice nulla del suo fitteggiamento successivo alla resurrezione. Si sa soltanto che Gesù risorto non le è apparso e
lei stessa non appare in nessuno dei
momenti significativi della vita delle
Comunità apostolii|je. Tutto ciò che
viene detto di lei? e molto posteriore
alla formazione degli scritti neo-testamentari.— se si escludono i testi sopra
citati, che hanno un valore molto diverso da quello che la patristica ha poi
dato a loro.
La questione non è accademica, ma
riguarda la esenza stessa del messaggio
evangelico nel quale non c’è posto per
aristocrazie umane di alcun genere, ma
solo per l’annuncio della misericordia
di Dio nei confronti di una umanità
chiamata a ravvedimento e non a posti
dì privilegio.
Ridimensionare la figura di Maria significa ridimensionare la figura della
Chiesa. Come Tessere madre di Gesù
non crea un privilegio, né dispensa dalla conversione, così Tessere chiesa di
Cristo non crea poteri, privilegi o infallibilità e non garantisce impeccabilità.
L’Evangelo è giudizio ed esigenza di
conversione e lo annuncia: è la promessa di grazia ai peccatori: i «giusti » non lo ricevono ora, come non lo
hanno ricevuto quando Gesù stesso lo
proclamava, benché fossero del suo popolo o della sua stessa famiglia.
Alfredo Sonelli
I protestanti spagnoli
escono daH’onibra
Seguendo le direttive del Vaticano II
i vescovi cattolici romani della Spagna hanno tollerato iniziato ed incoraggiato il dialogo tra diversi movimenti ecclesiastici cattolici e laici con
interlocutori di altre confessioni religiose. Così, da circa due anni, i protestanti spagnoli, che erano confinati
ignorati contestati ed anche disprezzati, escono dall’ombra e si fanno conoscere al pubblico spagnolo per desiderio degli ambienti cattolici stessi.
I pastori delle comunità protestanti
ed i professori della Facoltà di Teologia di Madrid sono stati sollecitati a
prendere parte attiva a studi e colloqui, a svolgere corsi e conferenze per
un pubblico interamente cattolico. La
loro testimonianza e la loro profesgjQj^g cJi fede sono st&tc un insegni"
mento nuovo, sia per il pubblico in
generale, sia per i numerosi ecclesiastici che ignoravano la Riforma. I conferenzieri protestanti sono stati accolti persino nelle Università. Un giornale di Madrid, « E1 Pueblo », ha pubblicato, alla fine di gennaio, un articolo
sul Collegio Evangelico« Juan Valdes »
sotto il titolo «L’0.N.U religiosa »: infatti il Collegio accoglie 320 allievi
di 14 nazionalità e di 18 confessioni diverse, di cui il 40% cattolici.
A queste notizie incoraggianti fanno
riscontro le precarie condizioni finan
ziarie dei pastori protestanti spagnoli:
tutti sono obbligati ad avere un impiego per sopperire alle loro necessità.
Inoltre la loro missione è molto impegnativa, perché, oltre che in campo religioso, si svolge anche in campo
sociale, e questo servizio si estende sù
di un vasto territorio per la dispersione delle comunità. La loro presenza
nell’ambiente ecumenico di cui si parlava, rappresenta altresì un ulteriore
grande lavoro, perché non è occasionale, ma si prolunga nel tempo.
Infine, malgrado la nuova apertura
da parte del clero, le autorità spagnole danno spesso l’impressione che nulla è cambiato nei riguardi delle chiese evangeliche; la loro situazione permane sempre inquietante, ufficialmente discussa, e troppo spesso esse sono
ancora oggetto di contestazione e di
ostilità da parte del popolo.
(hip)
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
9 II past. André Appel, segretario generale
della Federazione Luterana Mondiale dal
1965, ha dato le dimissioni, poiché è stato
chiamato alla presidenza della sua chiesa luterana d’origine: la Chiesa della Confessione
d’Augusta di Alsazia e Lorena. Questa Chiesa
è stata finora sempre presieduta da un laico;
A. Appel sarà il primo pastore e teologo a
presiederla.
GLI ORTODOSSI GRECI PROTESTANO
Contro le detenzioni illegali e disnmane
nel penitenziario delNsola di laros
Atene (soepi) — Il Santo Sinodo della
Chiesa ortodossa greca ha inviato una
lettera al primo ministro Androutsopoulos per chiedergli di far migliorare
le condizioni di detenzione nel campo
dell’isola di laros.
La lettera, firmata dall’arcivescovo
Serafino e dai 32 membri del Sinodo,
chiede pure la liberazione di persone
detenute arbitrariamente. Da parte
sua il vescovo di Sira, nella cui giurisdizione rientra l’isola di laros, ha
lamentato che nell’isola siano stati installati campi di lavoro malsani e ’segrete’.
Fra i deportati di laros vi è l’editore del giornale « Il cristiano », Niko
iiiininiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!iiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Potere toccabile o intoccabile?
laos Psaroudakis, imprigionato dalla
polizia militare due settimane dopo il
colpo di Stato dello scorso novembre.
Psaroudakis, che aveva sostenuto lo
'aggiornamento' della Chiesa di Grecia,
aveva chiamato inizialmente il suo
giornale « Democrazia cristiana ». Ma
dopo il colpo di Stato del 1967 gli si
era chiesto di sopprimere la parola
'democrazia'. Egli era stato molto critico nei confronti dell'arcivescovo Hieronimos, al quale rimproverava di avere accettato le sue funzioni da un regime dittatoriale. N, Psaroudakis continuava a sostenere che la detenzione
arbitraria di prigionieri politici e l'uso
della tortura erano incompatibili con
la fede e con una condotta cristiana.
(segue da pag. 2)
pur ritenevano che Gesù sarebbe tornato a
breve scadenza, avessero pensato che solo il
Signore avrebbe « toccato » il potere stabilito,
certo si sarebbero rinchiusi in una paziente
attesa, non avrebbero posto problemi di comunità di beni, di diritto di parola alla donna,
di rapporto schiavi-padroni, di razze e civiltà
(giudei e gentili). I problemi che noi oggi leggiamo come (c religiosi » erano in realtà quelli della società del loro tempo. Molti elementi simili potrebbero essere ricordati anche a
proposito dei valdesi medioevali, ma io non
voglio intervenire su queste cose che sono oggetto di sudi ben più vasti e profondi da
parte di altri.
Vorrei solo rilevare e sottolineare che la
lotta di classe e l’impegno della FGEI dì predicare TEvangelo nella lotta per il socialismo è
una scelta di oggi, perché oggi viviamo questo
problema e non possiamo tirarcene indietro
lasciando gli altri nella mischia, mentre noi
facciamo delle parole o invochiamo comodi
miracoli dal cielo. Quando noi parliamo della
necessità di questa scelta lo facciamo consci
della immediatezza del problema; restar fuori
a guardare per il timore che ponendo una correlazione si rischi di « sacralizzare » ciò che
è umano può diventare con l’andar del tempo
una comoda scusa! Non si tratta dunque di
sacralizzare tempi e situazioni, ma si tratta di
rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro;
se molti altri fratelli sì unissero a noi col
sostegno dell’azione, della preghiera, o di qualsiasi altro aiuto pienamente partecipe e responsabile, chissà che non avverrebbe anche
quel rovesciamento ancora impensabile, chissà
che il monte non si getti nel mare!
Gianna Sciclone
Cara Gianna,
ti ringrazio per la tua lettera: appassionata
comete, afianca e contrasta utilmente quel
che aveva cercato di scrivere nella semplice
nota in questione. Proprio in questi giorni mi
€ giunto un analogo richiamo: nei miei scritti
si rifletterebbe un fondo di scetticismo, smagato e distaccato, che contrasterebbe con la
partecipazione intensa e con Vardente speranza che animano VEvangelo e alitano nelle testimonianze sulla vita della chiesa delle origini. Rifletterò su questi richiami, sebbene
gli anni passati fra queste colonne abbiano
pur costituito, per me, una modesta militanza.
Aggiungo solo alcune considerazioni.
Quando il potere lo tocchiamo noi, è per
prenderlo, non per spezzarlo. Possiamo anche
illuderci di spezzarlo, volerlo spezzare, ma di
fatto non avviene mai. Esso cambia di mano,
è ’*bene” e ^'giusto” che cambi di mano; e almeno al principio certe mani sono talvolta
meno sporche e dure, meno egoiste e avide
delle precedenti; rapido, però, e coriaceo è
il callo del potere. Anche sotto questo aspetto non c’è neppure un giusto. Salvo Gesù:
lui non ha voluto prendere il potere — eppure lo avrebbe usato bene! —, ma proprio così
lo ha veramente toccato, scalzato, non gli ha
fatto semplicemente cambiar di mano, ma lo
ha restituito — a prezzo del dolore della sua
anima partecipe e della sua carne lacerata —
al solo al quale compete, anche se ne usa
spesso in modo cosi singolare, per non dire
assurdo: ir la tua volontà sia fatta ». Quella
volontà ora è come il chicco di frumento nascosto in un suolo indurito, ma a suo tempo
darà tutto il suo frutto. Io credo e spero
questo, ed è per me ciò che di più solido e
buono (perché non è mio) posso dare ad altri, rendendone testimonianza. Sappiamo tutti
che nell'Antico come nel Nuovo Patto credere e sperare non significa darsi alla contemplazione 0 limitarsi al **culto**.
Dopo tutto, il primo ambiente nel quale
Gesù € stato annunciato ed è venuto, è stato
un gruppo di gente "pia**, la cerchia sociologicamente e storicamente insignificante di coloro che « aspettavano la consolazione d’Israele », quando il Signore avrebbe visitato e riscattato il suo popolo. Non risulta che facessero nulla di particolare: sicuramente assai
meno di molti altri. Coltivavano la grande
speranza, non per se soltanto. Vorrei che alla
fine si potesse dire anche di me, di noi, che
Vabbiamo vissuta e alimentata intensamente,
per altri come per noi. Come l’avremo vissuta, questa speranza, l’uno o l’altro, di noi,
sarà assai secondario, non pare anche a te?
F raiernamente
GinÓ Conte
iiiitiiiiiiiiiiiiiiiMitiiiiiniiiiiHifiiiiiiiiiiniiniiiiimiiiiiiiiiiiiii
IN BREVE
nelle nostre chiese
^ Ad AOSTA il pastore Paolo Ricca terrà, venerdì 19 aprile, terrà una conferenza sul significato e fattualità del valdismo nel quadro
delle manifestazioni previste da quella nostra
chiesa per segnare l'8° centenario.
Giovedì 18 aprile, nel salone valdese dii
Corso Vittorio, a TORINO, avrà luogo una
riunione pubblica, promossa da tutti gli evangelici torinesi, contro Tabrogazione della leggesul divorzio. Introdurrà il dibattito il pastore;
Giorgio Bouchard.
^ Il 5 maggio, nella chiesa battista dì Lucento,
a TORINO, è in programma la festa di canto delle scuole domenicali evangeliche della cit>
tà e dintorni ; un'occasione buona, che sì ripete
ormani da vari anni, dì incontro fra gli evangelici torinesi.
^ Bisogna riconoscere che l'evangelizzazione
ristagna, quasi ovunque; da segnalare dunque il tentativo fatto a TORINO: un gruppo —
costituito da M. Desana, V. Onorato, S. Pons e
A Vetta — ha ripreso ad aprire al pubblico
il tempio di Corso Vittorio, il pomerìggio della
domenica. In passato, era stata una delle occasioni principali di contatto e di evangelizzazione, e negli anni del dopoguerra centinaia e centinaia di persone sono state così avvicinate,
hanno ricevuto una testimonianza, e diecine e
diecine hanno fatto In seguito la loro professione di fede evangelica. Poi l'esodo domenicale
ha falcidiato le frequenze di evangelici e le
entrate di "curiosi", sicché' si era finito per sospendere il culto della domenica pomeriggio.
Ora si è riaperto il tempio, dalle 17.30 alle 19,
e i fratelli in servizio volontario hanno numerose
e positive occasioni di colloquio, di testimonianza, di informazione, dì difFusione di stampa
evangelica.
^ A TRIESTE la prima serie dì concerti invernali dì musica strumentale e organistica ha
avuto pieno successo. Essi si proponevano una
modesta opera socio-culturale, punto d'incontro
per evangelici triestini e presa di contatto con il
pubblico della città. La chiesa è grata ai proff.
Corsani e Puxeddu, al Quartetto del Conservatorio di Bucarest nonché al curatore della comunità elvetica.
^ Le celebrazioni deM'8° centenario valdese
sono iniziale a TRIESTE la domenica 17 febbraio. Se al culto le comunità elvetica e valdese e tutto il protestantesimo triestino avrebbero
potuto dare un apporto maggiore, si è invece
registrato il "completo" all'agape presso l'Ospìzio Cristiano messo a disposizione dalla chiesa
luterana : da segnalare un intervento efficace
dell'Anziano Mario Meucci. È ora in corso nella
comunità un'indagine, sulla base di un questionario, per fare il punto sulla situazione e ricevere indicazioni per il lavoro futuro.
4
pag. 4
N. 15 — 12 ap**le 1974
a cura della federazione femminile valdese
incontro con le piccole comunità d
A ttraversare il Piemonte pare un avveniva! Quell’andare su e giù per le colline del Moni
fermto e dell Astigiano, nella nehbwlmaVt^mrfa del r^tmo,^co^ le idee: sei sulla
t^rra o sei sul mare? Mano a mano', sul dorso d^lé^^Èiw èmeff^ dalla nebbia i villag^ fatti di quattro case basse dal ietto scm'é^ 'tìàerno loro éarkpimile tozzo,e ti si pre.
senta l immenso tappeto dei vigneti. L’onda riprende là sua increspatura, di vigna in viPassato Tonno, il paesaggio cambia totalmente.^. Se vai a sinistra ti ritrovi nei luoghi dell antica stona dei Valdesi e si alternano le impressioni di tanti secoli di fedeltà e di
lòtta. A sud le valli euneesi, a nord la vai Sangone. Se poi segui la Dora Riparia ti immergi presto fra le verdi abetaie e i graziosi villaggi della vai di Susa. Ma la zona del Po, al
centro, e il Biellese e il Canavese, a nord, hanno un’altra faccia. È la pianura, solitaria come Il deserto. Una pianura fatta di niente. Pioppi, frassini, acacie, alberi qualsiasi, camPiù oltre si risalgono i contrafforti prealpini,
C he cosa ha fatto l’Evangelo in questa campagna piemontese, su queste colline, in questa
pianura fra queste vallate, fra la gente di tanti villaggi? 1 campanili continuano a suonare le loro campane, gli orologi segnano le ore della storia anche se, passando di corsa,
tutto sembra immobile. ’
Noi abbiamo desiderato entrare in alcuni vii laggi, in alcune città di questo Piemonte rendendoci conto che a un certo momento, nel fervore della evangelizzazione, delle voci hanno
Tisuonato tentando di portare la testimonianza di una libertà nuova, e chiedendoci a che
punto siamo oggi.
a Ivrea
ELSA - Quando in autunno
abbiamo ripreso le nostre riunioni, tu Maria Pia ci hai posto
alcuni interrogativi riguardo all’impostazione del nostro lavoro; ci vuoi dire perché?
disseminazione a Biella,
paese di fabbriche
nostro secolo si ebbe una cappella.
Biella è il centro dell’industria
tessile in Italia. La crisi attuale
in questo settore, rende difficile
anche questa industria che è stata così fiorente nel secolo scorso.
Infatti dall’inizio dell’SOO Biella
era sempre stata all’avanguardia
nella lavorazione delle lane fini,
in concorrenza con quelle inglesi.
Se gli antichi villaggi piemontesi, coinè quelli di ogni paese,
fanno corona intorno alla chiesa
o intorno al castello medioevale,
in queste cittadine industriali,
l’abitato fa piuttosto corona in
torno alla fabbrica. Al posto del
campanile domina la ciminiera!
Oggi la comunità è abbastanza
disseminata; le famiglie abitano
lontane le une dalle altre e anche
se frequentano assiduamente i
culti, non riescono ad avere incontri infrasettimanali e l’Unione
femminile.
La fabbrica muta la fisionomia
del paesaggio: la città che ha delle fabbriche cambia la sua forma
naturale, armonica, si disperde,
le case si allontanano, le strade
si accavallano, anche per raggiungere altre fabbriche, altri settori. E la gente?
Asti
La presenza evangelica ad Asti
è stata saltuaria e ha conasciu
Alla fine del secolo scorso,
quando già le industrie biellesi
erano affermate, ma le costruzioni non erano ancora così grandiose come oggi, a Biella si formò
un piccolo centro evangelico e il
pastore o l’evangelista partivano
da qui per andare a visitare le
località vicine. Una chiesa vera e
propria non venne però mai costruita e solo verso gli anni 25 del
Questo è certamente uno dei
problemi moderni della nostra
vita comunitaria: non solo nelle
città industriali, ma in ogni città,
la struttura urbanistica di oggi
ha distrutto il vecchio ambiente,
il vecchio tipo di vita che era
concepito a livello d'uomo e lo
ha trasformato a livello di macchina. Ma l’uomo non può lasciarsi dominare né dalla fabbrica né dall’edilizia: gli è data forza e volontà per inventare nuovi
tipi di vita comunitaria, consoni
alle esigenze quotidiane. Chissà
che non possano venire ad assomigliare di più agli incontri nella
« camera alta » di Gerusalemme,
che a quelli delle solenni assemblee ecclesiastiche?
MARIA PIA - Pensando che
ogni cosa che facciamo debba
avere un fine e una utilità più
per gli altri che per noi stessi,
ho cercato innanzi tutto di verificare qual’è lo scopo di una
Unione Femminile in seno a una
data comunità. La nostra Unione è formata in massima parte
da persone già impegnate in attività della chiesa (monitrici, catechista, membri del consiglio
di chiesa, organista), che si incontrano spesso al di fuori del
culto domenicale. Siamo le stesse anche all’Unione ed ormai ci
conosciamo bene, ci stimiamo,
rispettiamo le reciproche posizioni; il piacere di ritrovarci è
abbastanza vivo, ma, a volte, mi
è sembrato che diventasse una
abitudine, una cosa che si « deve » fare, sopratutto quando nelle riunioni non c’è uno scopo
preciso, delle decisioni da prendere o qualche cosa da organizzare per l’utilità comune.
Ho pensato allora che dovremmo allargare il nostro scopo,
non solo cercando di inserirci
nei problemi della città, ma anche cercando di raggiungere persone isolate e anziane della comunità, che non possano frequentare le riunioni. Non sarebbe utile che l’Unione vada da
loro quando ha in programma
qualche argomento che possa interessarle, dando loro modo di
esprimersi e sentirsi parte viva
della comunità?
RITA - Questa impostazione di
lavoro può essere valida nella
nostra piccola comunità di Ivrea
dove p.e. il lavoro di cucito e lapreparazione di un bazar non è
sentita da molte come una ner.
cessità; alle Valli o in comunità
più grandi con donne piuttosto
anziane è diverso ; inoltre noi
to alti e bassi. Nell’Astigiano come nell’Alessandrino si sono alternate e aifiancate l’opera valdese e quella metodista. In passato Asti è stata visitata da Casale, da Alessandria, da Torino.
Nell’ultimo dopoguerra, il gruppo crebbe e conobbe un periodo
particolarmente positivo; la visita settimanale di pastori e laici da Torino sostenne lo sforzo
evangelistico della famiglia Cendola. Poi l’emigrazione, in parte
il disinteresse affievolirono nuovamente la vita del gruppo. Alcuni anni fa, nel quadro dell’integrazione valdo-metodista, esso
è rientrato nella diaspora metodista di Alessandria (con Bassignana e altri centri della zona)
e vi è stato un certo risveglio,
anche in concomitanza con le
aperture ecumeniche che si sono
fatte sentire tardi nella città, repubblicana (così la definiva Carducci!), ma confessionalmente
piuttosto chiusa.
Piedicavallo,
in cima alla valle del Cervo
La valle del Cervo divide il
Biellese dalla Valle d’Aosta;
nella parte alta di quella pittoresca valle, è situato il piccolo paese di Piedicavallo
che ebbe, sul finire del secolo scorso, la sua predicazione
evangelica. Il movimento in
quella zona — Piedicavallo e
dintorni — fu vivo e interessante e anche profondo. I
montanari sono sempre tenaci, l’emigrazione li aveva
messi in contatto con la spiritualità protestante e desi
derarono farla conoscere nel
loro proprio habitat.
Si dice che in quel tempo
r evangelizzazione contasse
più maestri che pastori e infatti raramente un’opera evangelica non vedeva nascere accanto la sua scuola. Così
anche a Piedicavallo fu mandata una insegnante evangelica, una signorina Goss di
Luserna, che si distinse per
la sua dedizione. Essa sposò
poco dopo il geometra Jon
Scotta e continuò per molti
anni a fare scuola a Piedicavallo.
Ricordano di lei che oltre
l’insegnamento nella scuola
elementare, insegnava a leggere e scrivere a un gruppo
di donne analfabete; che dava lezioni di francese a quelli che per motivi di lavoro
dovevano emigrare. Grande
aiuto, questo, che sarebbe
molto necessario anche oggi!
In quei tempi la chiesa poteva contare su 50 membri
comunicanti. Ora non vi è rimasto sul posto più nessuno:
l’urbanesimo, l’emigrazione
hanno portato via, come una
fiumana, la parte viva della
zona. I discendenti di quelle
famiglie, però, tornano lassù
per l’estate. Allora la piccola
chiesetta si riapre e fra le sue
mura risuona ancora la parola dell’Evangelo. Forse in
quella occasione, l’ultima
alunna ancora vivente della
signora Jon Scotta, può rivivere un po’ del suo passato
che testim'onia la fede viva
della sua prima maestra.
Due donne, Mary Granateli!
e Gianna Sciclone, sono state
elette dall’ultimo congresso
della FGEI, a Ecumene, quali membri del .Consiglio della
Gioventù.
Per ragioni di spazio rimandiamo a una delle prossime
pagine femminili la parte relativa alla Valle d’Aosta.
Hanno collaborato; un gruppo di Ivrea, un gruppo di
Tor razza, Arlette Armoni,
Mariuccia Barbiani, MarieFrance Coisson, Mariuccia
.Ioti Scotta, Berta Subilia.
Rinviato all’autunno
non abbiamo qui nessun istituto
o, ospedale valdese da seguire
da vicino.
marina • Però la necessità
di allargare i nostri interessi oltre la piccola comunità evangelica in cui viviamo, ci ha portato già nel passato ad interessarci alle molteplici opere sociali
realizzate in altre comunità. A
questo interesse più generale ne
abbiamo aggiunto uno particolare dopo che nell’autunno ’68
due di noi erano venute a contatto diretto con l’Asilo Infantile
di Orsara di Puglia e l’Istituto
Ferretti di Firenze, che si trovavano in seria difficoltà economica. Insieme abbiamo allora deciso di intervenire in forma diversa dal solito, non con una
contribuzione una tantum, ma
autotassandoci mensilmente per
poter far giungere regolarmente
il nostro modesto contributo e
sopratutto la nostra solidarietà
e partecipazione fraterna a chi
è impegnato in queste opere.
Siamo coscienti che questa non
la prima ad incamminarti
questa via.
ANNA - Modestamente si,
ché sentivo profondamente q|/
sta esigenza nel venire a conti
to con i problemi di persone (
incontravo nell’ambito p.e.
l’asilo, che cercavo anche di i
tare e che con me avete aiutai
anche voi l’anno scorso. DappJ
ma è stato un problema
personale, ma poi ho cominci
to a parlarne all’Unione, pew
sentivo il bisogno di un confr^
to con le vostre idee. Ero
anche in contatto con elemelJ
cattolici impegnati nel cain¿
dell’assistenza e cos!;, ad un
to punto, ci siamo accorte, pì|
prio qui all’Unione, che, menti
noi studiavamo il problema
gli emarginati, loro stavano
cendo la stessa cosa ed avevaà
raccolto tutto un buon materi
le utile allo studio della emarff
nazione qui a Ivrea.
è che una piccola góccia in uh
mare di necessità e aie il nostro
compito non si esaurisce qui ;
per questo desideriamo rimanere disponibili per tutte le forme
di testimonianza che ci vengono
o ci verranno offerte.
BICE - Questo va bene per
quel che riguarda la testimonianza nell’ambito della chiesa Valdese, perciò ci siamo preoccupate anche di portare questa testimonianza nella nostra città e
mi pare che tu, Anna, sei stata
ELSA - Fu a questo punto cE
io accettai di partecipare coni
ad una riunione riguardante]
problema dell’assistenza che
tenne nella sede del seminati
vescovile, promosso dalla « Coil
missione diocesana caritativa?^
Nonostante questo nome poi
consone alla nostra mentalil
protestante, sono stata contení
di essere presente a queU’incofi]
tro a cui partecipavano non soÌj(
cattolici impegnati, ma gran p;^
te degli operatori sociali laicii
Ivrea. Fu proprio 1’’, che ad
certo punto ho sentito l’esigeiB,**
di dire alcune cose che mi
una maesfra per Caremi
Un calesse rotolava sulle strade polverose della pianura canavesana. Lo guidava il pastore Da-,
niele Revel che curava la chiesa
di Ivrea e visitava i villaggi circo-,
stanti. La sua figliola aveva spo-f
sato ring. Camillo Olivetti e proprio allora era cominciata l’industria delle macchine da scrivere.
Fu durante uno di questi viaggi che un gruppo di Carema ebbe occasione di ascoltare il pastore Revel e ne fu conquistato: era
verso la fine del secolo e un’opera
si iniziò in quel villaggio.
Presto si sentì la necessità di
aprirvi una scuola per educare
alla fede la nuova generazione e,
nel 1890, fu mandato un maestro
evangelista per questo scopo. L’opera venne subito ostacolata dall’atteggiamento di aspra polemica dell’ambiente, ma fu sostenuta
da credenti zelanti, conoscitori
della Scrittura e pronti a tutto
sacrificare per la loro fede.
Dopo un periodo di crisi della
.scuola, nel 1907 giunse a Carema
la maestra Luigia Geymet, una
giovane vedova ancora in lacrime
per la morte prematura del marito e di una bimba. L’accompagnavano il figlioletto e una sorella.
In quel momento la scuola era
frequentata da pochi allievi, di
cui tre sordomuti e quattro analfabeti. L'insegnante si mise al lavoro con zelo e in poco tempo
l’aula dovette essere raddoppiata
e gli alunni raggiunsero la bella
cifra di 60-65, divisi in sei classi!
L’orario scolastico era quasi a
pieno tempo: durava dalle 8 alle
16 e spesso riprendeva dopo cena.
Il figlio della maestra e la sorella
erano mobilitati per collaborare.
Tutti dicevano essere quella la
La chiesetta eli Piedicavallo.
La cartina è stata disegnata
da Mario Coisson.
rniglior scuola del paese e il C»P
sigilo Comunale, spontaneamer
te, offerse all’insegnante un ptè
mio di L. 30,000! P
Alla Scuola Domenicale ¡fi
alunni accorrevano numerosi ih
ogni tanto facevano la loro apjip
rizione ai culti anche i genitoiks:
Naturalmente le feste delValbeitßi
di Naiflle avevano grande 5Mcci5fitì
So: la gènte arrivava in massa^:
saliva sulle impalcature imprette
visate. I magnifici libri stampai^
dalla Claudiana per Natale, Ä,
si compravano grazie ai donii p^
cevuti, venivano accolti con
gioia e, ancor oggi, parecchi kg
conservano nelle loro case. AfoC
poche conversioni di intere
glie sono avvenute in quei gioni^
Il tempo ha poi come dispe
il gruppo qua e là per il mon
ma senza spezzarne il colli
mento: i Vairos sono a Mih
ove un figlio è membro del
sigilo della Chiesa Valdese, miiiL
sorella è ufficialessa SalutistaL
Torino, quattro donne si 50ii|,.
sposate nelle Valli Valdesi, a
marette, S. Germano, Prarostiitij^
S. Secondo. Alcuni sono in
eia, membri delle locali chies^
evangeliche, altri risiedono aiKm,
ra sul posto e attendono ogni
menica il pastore Rostan per t „
culto. Beniamino Fabiole, ex
daco di Carema, come pure Mtif
dei proprietari della Ditta CortW
gni di Torino, ricordano ancori^
oggi, dopo tanti anni, la forza
fede che quella cara maestra ItP
saputo infondere loro per iMiff
la vita. Anche il figlio, Vattua^
Pastore, ha ricevuto, proprio
quella piccola scuola, la base diir®
la sua fede!
Eugenia Geymet
una certa!
« Accoglietevi gli uni gli altri come CristoflK
ha accolto noi ». (Romani 15: 7) f'
Ogni volta che quelli delle chiese cittadine si recano ^
nella diaspora o in una chiesa di periferia dove, in una l")
semplice saletta su alcune file di sedie e davanti a
pulpito forse appena accennato, è riunito un gruppo
fratelli, ne escono in genere entusiasti : « Come abbiamo
"sentito" la chiesa » — dicono — « come sono simpati' ;
ci » — « come si canta bene » — « che piacere salutarsi
all'uscita »! E si allontanano con gioia anche perché sonop
stati accolti. I nostri fratelli delle piccole comunità forso f*
non si rendono conto di quale servizio possono renderò jr
quando sanno accogliere in quell'atmosfera fraterna
spesso è la loro.
I lettori della Bibbia conoscono la bella descriziono 7
che negli Atti Luca fa della comunità cristiana dei pri' 1'*'
missimi tempi: «Tutti i giorni, essendo di pari consenti';
mento assidui al tempio e rompendo il pane nelle casii
prendevano il loro cibo assieme con letizia e semplicità 9
di cuore, lodando Iddio e avendo il favore di tutto il P®‘
polo » ( Atti 2 : 46 ). '
Se è vero che l'Evangelo contiene un messaggio ;
5
12 aprile ll»/4 — N. 15
pag. 5
1 I
Piemonte: ieri e oggi
^0 fondamentali per l’imgflone del problema della
•lenza da un punto di vista
Lglico, onde evitare evenI carenze di un attivismo peloso.
(¡iA • E che in quel preciso
jgnto sono state una vera
l^nianza. Altre riunioni
jo seguito e nel frattempo il
ipo
si è trasferito dal semi
0 alla sala del Consiglio co
e ha cercato di dare una
jone unitaria al problema
j^istenza nella nostra città,
, vi è un fiorire di iniziative,
tutte un po’ staccate le une
5 ¿tre e un po’ introverse. È
5 allora che Elsa ed io ab50 chiesto a voi se eravate
cordo che continuassimo
¡{0 lavoro non individualte, ma come espressione deiione e abbiamo anche cociato a verificare con voi i
fsi problemi che si presenjio di volta in volta onde il
JO apporto di pensiero fosse
10 di noi tutte.
[,SA ■ Gli operatori sociali
con noi lavorano sono anquest’autunno a vedere di
ona come alle Valli (specie
fai Penice) il problema deljstenza è stato risolto in moioddisfacente con la collabocne di alcuni nostri Pastori,
cnsiglio Valle e un’assistente
ale molto sensibile e aperta,
he per questo essi desiderala nostra presenza in mezzo
jro. Abbiamo inoltre preso
latto con i Comitati di quar5 e sembra che per ora il
ITO proceda bene.
¡ARGHERITA - Questo lavo
11 gruppo non ci deve però
dimenticare quella che è la
imonianza individuale nella
quotidiana, nei contatti gior^ nel mondo del lavoro.
STER ■ Tu, p.e. Bice, perché
ostante il lavoro non indiftóe di cassiera della chiesa,
guando sei in pensione, dai
símente due pomeriggi al palato anziani?
ICE ■ Appunto per un’esiffl di testimonianza in quel
i|o; risolvere i quesiti dei
MMati, far loro avere la loro
fenza, consigliarli per magBàoni che possono avere e
\ sanno : anche questo può
Ere un segno di amore fraterse fatto con attivo interesse.
lUGUSTA • Questa testimonia individuale è però più
¡Cile quando, come me, si aptìene ancora pienamente al
sdo del lavoro e si vive il
ipo attuale nella vita non faldella fabbrica. Io sono conogni discriminazione e apvo certi fini a cui si tende,
1 sempre ne approvo i mezzi,
parola che oggi è più usata
fflritto ». Ma il cristiano non
principalmente dei « doveÍ Non so se la mia testimo® è sempre valida, perché
troppo vivo in una grande
ìrtezza e specialmente mi
lo molto sola e avrei bisogno
parlare di più di questi proni per essere aiutata.
INZIa - Dobbiamo essere
iibili a questa richiesta di
Mata e fare in modo che la
Ira Unione risponda mag®ente a questo bisogno,
tondo magari, come abbia?ià fatto qualche volta, con
frequenza, l’ora della riunioni tardo pomeriggio o alla
^ onde le nostre sorelle che
Tano in fabbrica, possano
Wpare di più ai nostri in
contri e farci partecipi dei loro
problemi.
ELSA ■ Adesso che abbiamo
parlato, come ci era stato richiesto, di quel che cerchiamo di fare nel campo della testimonianza, vorrei che rispondessimo tutte assieme ad una domanda :
« Facciamo noi forse cose eccezionali, grandi cose? ».
TUTTE - No, perché le cose
grandi, eccezionali le fa solo Iddio! Noi cerchiamo modestamente di scoprire qual’è la strada per cui Egli vuole guidarci e
di verificare insieme se questa
strada è giusta. Certo che, quando si cerca con sincerità, il Signore apre sempre nuove vie.
Ci dia Egli il coraggio di percorrere queste vie con perseveranza
e con umiltà.
Coazze, in vai Sangone
Riportiamo un articoletto scovato in biblioteca in un vecchio
libro di cenni storici, sulla Val
Sangone: « Nel 1698, secondo il
trattato di Vigevano venivano
proscritti dal Piemonte i protestanti francesi. In questo esodo
Giaveno vide passare sulla sua
terra due squadre di questi migranti: la prima di 460, la seconda di 267 persone. Per imposizione del conte di Andesano si dovette in quella circostanza provvedere tutta quella gente di pane, carne, vino, cacio oltre al foraggio per i cavalli. Fra questi
pelegrini forzati vi fu una contessa di Fonvin ».
Torrazza, terra di fornaci
Siamo in casa Prevosto, a Torrazza Piemonte, sulla linea Torino-Milano, una delle località
più antiche della diaspora valdese di Torino; è una domenica
pomeriggio e, terminato il culto
nella cappella, si conversa un
po', in questa casa ospitale, rompendo l’isolamento. Ne abbiamo
approfittato per fare alcune domande alle sorelle presenti.
Ci potreste raccontare qualche cosa degli inizi dell’opera
evangelica a Torrazza? Abbiamo sentito che è stata la
vostra famiglia a cominciare
qui la testimonianza evangelica.
Si. I nostri nonni, quello paterno, Abbona, e quello materno, Gallo, che erano operai edili, negli anni intorno al 1865 erano a Roma per lavoro stagionale.
Erano tutti e due cattolici praticanti, cantori nel còro parrocchiale di Torrazza. A Roma,
passando davanti alla chiesa valdese, erano entrati, si erano interessati e infine convertiti all’Evangelo di cui, naturalmente,
parlarono rientrando a casa.
Non li abbiamo conosciuti, rna
abbiamo tanto sentito parlare di
loro.
Erano proprio gli anni in cui
facevano una grande evangelizzazione nei paesi intorno a Torino : Ciriè, Castelrosso, Settimo, S. Mauro, Chivasso, Verolengo. Facevano soprattutto riunioni di casa in casa. Poi per
300 lire fu acquistato un piccolo locale qui a Torrazza e finalmente nel 1874 fu costruita l’attuale cappella. A quell’epoca il
gruppo era numeroso, una settantina di persone al culto, perché si univano quelli di Castelrosso, Verolengo, Chivasso: venivano a piedi, poi in bicicletta,
un bel po’ di chilometri andata
e ritorno!
E come mai il gruppo si è
assai ridotto e non vi è stata
espansione?
Le cause sono state essenzialmente due: l’emigrazione e l’assorbimento.
Sebbene la regione non possa
essere considerata veramente depressa, l’emigrazione, in parte
stagionale, poi definitiva, è stata forte, sia verso gli Stati Uniti, sia verso località italiane e
si è accentuata nel dopoperra
quando è cessata l’attività di
un’officina per materiale ferroviario. Altra causa di emigrazione è stata l’automazione inserita nelle ben 7 fornaci e fabbriche di laterizi, che ha molto di
tmosfera
to, bisogna pure che la gioia si legga sul volto della
*"inità e che si comunichi intorno. Luca la chiama « lei*» e la descrive come uno stato d'animo che per i
’fì»ni degli Atti si esprimeva sul piano dei rapporti
'•ni. Essi non avevano complessi, non erano irritati o
•si, non ce l'avevano gli uni con gli altri, non e erano
’•ori fra loro, il cuore era aperto in tutta semplicità per
'•filiere il fratello.
Questo ministero dell'accoglienza del fratello come
'l'estraneo, di colui che viene da vicino, come di colui
* viene da lontano, deve tornare a essere ripensato e
Issuto nelle chiese troppo solenni che sono nelle gran•ittà ormai diventate anonime. Ma sono le piccole co'•ità, a volte comunità quasi familiari, comunità estive,
tonità disseminate che lo possono ricordare alla Chiesa
'lo ha trascurato, perché sanno che è un dono potersi
•ire per una meditazione comune della Parola di Dio.
E' questo un ministero tipicamente laico, che come
"ì altro ministero sgorga dalla gioia dell'Evangelo fe'•'ente annunciato. Lo possiamo riconoscere nello
’•rdo di un bambino, nel sorriso di un anziano, nella
'Ita di mano di un fratello, di una sorella...
BERTA SUBILIA
minuito le necessità di personale lavorativo.
La seconda ragione per cui la
chiesa non si è sviluppata è la
pressione dell’ambiente. Al principio è stata una pressione piena di ostilità come dimostrano
i consueti penosi episodi di funerali ostacolati, prediche nelle
chiese contro di noi, ecc. L’ostilità da parte di certe autorità
si ebbe anche durante il periodo fascista. Tuttavia se da tempo non sentiamo più l’ostilità —
anzi nostro padre era amato e
rispettato e fu a lungo consigliere comunale prima a Verolengo
poi a Torrazza — lo stesso la
pressione è continuata: c’è stato il problema dei matrimoni,
che sono stati tutti ’misti’ e anche quando si è cercato di rimanere fedeli, l’ambiente ha pesato sui nostri giovani. Per di
più la cura pastorale e catechetica è diventata saltuaria, accentuando l’isolamento. Sicché ora
il piccolo gruppo è rispettato,
ma isolato : a viste umane con
poche prospettive di sviluppo.
Ma chi sa...
Non avete mai avuto un pastore residente o un maestro
evangelista?
Non ricordiamo che vi sia
mai stato un pastore residente.
Mai comunque un maestro, perché qui non abbiamo avuto una
scuola evangelica. Siamo sempre stati visitati da Casale, Santhià. Biella, Ivrea, Torino, Chivasso. Sono venuti pastori, evangelisti e fratelli in gran numero
e li abbiamo sempre chiamati
tutti ’pastori’, perché lo sono
stati : Arias, Ayassot, Baldi,
Bert, Beux, Comba, Costa, Girardi, Ribet, Rivoira, Robutti,
Tourn, Vinay, Zotta: una vera
girandola e ne dimentichiamo sicuramente. Talvolta non veniva
uno solo, ma tutto un gruppo,
ricordiamo ad esempio il signor
Girardi che se ne arrivava con
una fila di Artigianelli in bicicletta! In certi periodi le visite
sono state più rare, durante la
guerra erano praticamente cessate, poi il culto è stato ripreso
nel 1942, dopo un funerale. Si è
sempre tenuta la scuola domenicale, prima del culto, ed era
molto amato e curato il canto.
A Natale la festa della scuola
domenicale attirava sempre folla di bambini che gremivano la
cappella.
È graziosa la vostra cappella;
che cosa significa per voi?
Fu costruita nel 1874-75 : un
simpatizzante aveva donato il
terreno, i lavori furono eseguiti
in loco; il marmo che orna la
facciata fu regalato dai Valdesi
di Genova. Il locale è stato naturalmente dato alla Tavola Valdese, alla quale appartiene. Sulla porta c’è la parola di Gesù:
« Nessuno viene al Padre se non
per mezzo di me ». Per noi la
cappella è un segno importante
di presenza nel paese e anche
di speranza. Perciò, siccome anni fa, nel corso di lavori stradali, era stata seriamente lesionata, il gruppo si è messo d’impegno e, senza chiedere un soldo,
ha fatto il restauro.
Certo siamo pochi: ma in media si riunisce per il culto il
70-80% del gruppo, proveniente
anche da Cigliano, in provincia
di Vercelli: non si verifica ovunque una tale partecipazione...
Porse la nostra testimonianza è
stata debole, ma abbiamo cercato di ’tener duro’ e di restare
in rapporto con tutta la chiesa
attraverso le pubblicazioni, la
radio, ora la televisione; e resta
un legame con il gruppo di Chivasso, che a un dato momento
ha avuto la ’sua’ cappella, ma
con il quale c’incontriamo periodicamente. Inoltre abbiamo la
visita mensile del pastore Conte
da Torino e talvolta di un fratello da Ivrea.
Chissà da dove provenivano, e
dove andavano? Il libro non lo
dice; ci piacerebbe pensare che
nonostante il divieto qualcuno
di loro si fermò, e si stabilì nel
piccolo paesino di Coazze dando
vita a quella comunità di cui
troviamo nota nel 1878; ma non
sappiamo da quanti membri è
stata costituita e da dove essi
provenivano. Qualcuno ricorda
vagamente che il tempio fu fatto
costruire dall’allora pastore Cardon di Pinerolo, ma non ricorda
in che anno. Finalmente troviamo su un vecchio registro che
il 1° battesimo e purtroppo il 1°
funerale sono registrati nel 1881
dal pastore Meynier. Per il 1“
matrimonio dobbiamo andare fino all’anno 1889. In quel periodo
troviamo anche una scuola valdese retta da maestri ed evangelisti. I pastori venivano tutti dalle Valli, con grandi difficoltà, dato la mancanza di mezzi a loro
disposizione, strade comprese.
Stabilendosi un pastore a Susa anche Coazze come altri paesi del circondario ebbe un pastore a disposizione: il past. Lamy Coisson, ed in seguito il past.
Rutigliano, da Susa hanno costantemente seguito la comunità
di Coazze istituendo nuove riunioni, come la riunione infrasettimanale, la scuola domenicale,
il catechismo e rincontro con la
comunità cattolica. Attualmente
si tiene la riunione al venerdì
sera, ed il pastore dedica le ore
del pomeriggio per le visite alle
persone anziane, e in seguito si
occupa del catechismo. Il culto
si tiene la domenica alle ore 11,
per permettere al pastore di tenerlo prima a Susa. La scuola
domenicale è tenuta il mercoledì
pomeriggio per motivi di austerità. Abbiamo avuto degli incontri con la comunità cattolica per
discutere insieme passi del Nuovo Testamento. Attualmente una
sorella valdese si occupa con il
gruppo AGLI del problema degli
anziani. I membri della comunità sono una cinquantina, abitanti a Coazze, Giaveno e Trana. Il
consiglio è composto da 6 persone in prevalenza donne. La Comunità avrebbe molto piacere di
avere incontri con altre comunità, e siamo lieti di ricevere chi
vorrà venire a trovarci.
Ei.da, Alma, Aelette
Cuneo
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evangelizzare a Chivasso
Sono molto lieta di rispondere all’appello da voi inviato.
Non c’è molto da dire sulla
comunità di Chivasso, ma quel
poco costituisce senz’altro una
buona occasione per poter testimoniare la grandezza di Dio.
Da circa tre anni un gruppo,
proveniente da Torino, si dedica al nostro culto. Ha cominciato quando non eravamo che pochi ed evangelizzando e continuando, ora abbiamo raggiunto
dei risultati insperati. Ci sono
famiglie provenienti da Settimo,
San Mauro, Santhià, oltre che
da Torino e Chivasso.
Durante il nostro culto, ciascuno ha un compito: chi predica, chi svolge la liturgia, chi
prega, chi propone un inno, tutti così possono parteciparvi.
Il giovedì, ci riuniamo a casa
dell’uno o dell’altro, a Chivasso,
per pregare e, talora per evangelizzare a qualche nuova famiglia.
Tra noi, chi proviene dai Pentecostali, chi dai Fratelli, dai
Valdesi, ma a noi le denominazioni non interessano perché siamo tutti fratelli in Cristo e figlioli di Dio.
Siamo molto contenti di aver
trovato questo gruppo da Torino, sicuramente inviatoci da
Dio, in un periodo nel quale eravamo molto pochi, e quando,
per troppi impegni, non tutte le
domeniche im pastore valdese
poteva venire ad edificarci. Ma
ecco che il Signore provvede : fin
qui l’Eterno ci ha soccorso.
Abbiamo inoltre una giovane
signora di Torino che si dedica
alla scuola domenicale. I bambini, abituati ad assistere al culto, sono felici dell’idea.
Ci sono sempre presenze che
si aggirano sui 15-20 bambini.
Molti, non essendo figli di credenti, sono attirati dagli altri
che fanno « reclame ».
Molti di essi sono bambini
che non hanno alcun appoggio
a casa: li trattiamo con dolcezza ed importanza durante le due
ore che stanno con noi, facciamo la recita di Natale ed invitiamo i loro genitori sperando
sia questa anche una buona occasione perché possano convertirsi.
Sia lode al Signore!
Stella Bongiovanni Gambino
il peso dell'isolamento
La presenza valdese nel Cuneese risale agli anni '80 del secolo scorso, quando si formarono via via chiese o gruppi a Cuneo, a Savigliano, Racconigi, Cherasco, Saluzzo, Mondovì, Demonte, Vernante, Limone, nonché
Tenda e Vievola (specie durante i lavori di costruzione del traforo di Vievola); culti spesso regolari ogni domenica, numerose
scuole evangeliche... Se si pensa a ciò che ne è oggi, ne vitine
una gran pena: l’opera si è talmente ridotta...
In epoca recente, e sebbene
non si fosse perso ogni contatto
con la Chiesa Valdese, l’opera a
Cuneo era curata, dail’ultimo
dopoguerra, dall’Unione Battista.
Intorno a pastori battisti si era
costituita una comunità evange' licamente eterogenea, nella quale è forte l'elemento valdese, anche rinforzato da famiglie attirate dal lavoro nel grande centro
della Michelin, alle porte della
città. La chiesa non ha attualmente un pastore in loco, è visitata
periodicamente, anche da un pastore valdese di Torino; uno dei
suoi anziani, Roberto Romussi,
predica regolarmente e frequenta le riunioni del Collettivo
Bonhoeffer.
La chiesa evangelica di Cuneo
è una chiesa interdenominazionale, autonoma. In essa, però, il
gruppo valdese è attualmente
consistente. All’ultima Conferenza del II Distretto (Viering, giugno ’Ti) esso ha chiesto di potere in qualche modo essere inserito nella Chiesa Valdese, conservare un legame organico con
essa, pur senza rinnegare l'esperimento originale in atto a Cuneo. Se le Discipline non permettono, attualmente, una partecipaz,ione di diritto, la Conferenza si è impegnata a rivolgere
annualmente un invito al gruppo
cuneese, affinché sia rappresentato ai suoi lavori. Il caso di
Cuneo presenta diversità regolamentari ma analogie di fondo
con quello di Chivasso.
— Conoscete molte famiglie
evangeliche che vivono nella vostra zona?
— Da novembre abitiamo a
Campagnino (To). C’è un’altra famiglia di valdesi che abitano a
Ceretto; hanno un bambino. A
Pralormo c’è una famiglia ma
non sappiamo esattamente dove
abita. E noi abbiamo 2 bambini;
per cui il nostro problema sarebbe di poter fare qualche cosa per
mandare i bambini alla scuola
domenicale.
— Come fate per l’insegnamento religioso dei vostri bambini?
— Ho fatto leggere loro il Nuovo Testamento.
— Avete altri problemi?
— I problemi principali sono
per poterci radunare anche per
il culto, ed avere un pastore con
cui avere dei momenti di raccoglimento nel Signore, od avere
una chiesa.
— Come pensate che potreste
organizzarvi negli anni a venire?
— Ci pensiamo proprio: poter
comunicare con le altre famiglie,
ed essere aiutati dalla comunità
valdese. Vi sono molto grata di
averci scritto, ci ha fatto tanto
piacere.
— Pensate, ad esempio, che delle giornate comunitarie con altre
famiglie di tutta la diaspora torinese sarebbero possibili, e potrebbero esservi di aiuto per la
vostra fede?
— Sarebbe tutto un altro avvenire per noi e i nostri figli. Perché per andare a Torino è lontano e scomodo. Se ci si potesse
aiutare per avere una chiesa per
fare il culto! Per adesso lo si fa
in casa nostra; facciamo tutto
tra di noi, ci si aiuta a vicenda.
Edina Ricca
notizie dalle unioni
Rimini
L’attività della nostra Unione è
ripresa regolarmente in autunno
con le riunioni bimensili in concomitanza con l’istruzione religiosa dei bambini residenti a Rimini.
È stato deciso di offrire, in occasione della Festa dell'Albero,
un dono a tutti i bambini e ragazzi della Comunità.
Inoltre ci si è presentato un
caso particolare: un carcerato a
cui la nostra comunità ha sempre inviato un pacco-dono natalizio, ha richiesto un corredo completo di vestiario e biancheria in
occasione della sua prossima
scarcerazione. L’Unione Femminile si è assunta l’impegno di
procurarglielo e si è rivolta a
questo scopo al Centro Evangelico di Solidarietà di Firenze che
ha provveduto all’invio di tutto
quanto richiesto. Noi abbiamo
versato al Centro un contributo
come Unione Femminile, mentre
la Comunità farà, per parte sua,
un altro versamento.
Abbiamo pensato di creare qui
a Rimini una specie di succursale del Centro di Firenze impegnandoci a raccogliere tutto il
materiale possibile da inviare al
centro stesso a cui chiederemo di
intervenire quando ci troveremo
a dover affrontare forme particolari di assistenza.
—o—
Ricordiamo il CONGRESSO FEMMINILE A RIMINI, 4 maggio
(valdese) 5 maggio (interdenominazionale), aperto, a tutte le
sorelle che possono essere interessate. Iscrizioni a Fernanda
Comba, via Pietro della Valle 13, 00193 Roma. Vedere il programma dettagliato suH’Eco-Luce n. 13, del 29 marzo.
é Vorremmo ricordare alle unioni di inviare quanto prima le
loro risposte ai questionari proposti dal C. N. Indirizzare a
Fernanda Comba.
6
pag. 6
CRONACA PELLE VALU
N. 15 — 12 aprile 1974
\AUe Valli oggi\
Centro
diaconale
Continua il lavoro di collegamento
fra i vari istituti di assistenza a livello
settoriale, anziani, minori, scuole materne.
A livello degli istituti per anziani si
sta discutendo ed elaborando una bozza di contratto di iavoro valida per tutti gli istituti e che dovrà essere rielaborata e approvata in una riunione plenaria di tutti gli istituti. Per questo lavoro ci si serve di alcuni contratti di
lavoro esistenti ed in vigore, cercando
di adattarli secondo lo spirito e le esigenza proprie dei nostri istituti e della
linea proposta dal centro diaconale.
È in programma la partecipazione di
almeno una persona per ogni istituto
al corso di aggiornamento che avrà luogo a Pomeirol, in Francia, al seguito
dell’invito rivolto dalle due suore che
alcune settimane fa hanno percorso le
valli e preso contatto con gli istituti
per anziani.
Intanto procedono i lavori della nuova ala delPAsilo di San Giovanni, si
conta ancora, nonostante i notevoli ritardi, che 1 lavori siano terminati per
l’autunno. Le difficoltà non mancano.
Anche al Rifugio Carlo Alberto si sta
discutendo e riflettendo sul futuro di
questa casa dopo le note difficoltà interne. Si sa che Suor Susanna, che per
lunghi anni ha diretto questo istituto,
lascerà il suo lavoro a fine giugno.
I convitti hanno finalmente elaborato una bozza di statuto che è attualmente in discussione nei vari comitati
e che dovrà essere rivista prima di una
stesura più completa da inviare alla
revisione della Commissione Regolamenti, per essere presentata al prossimo sinodo. Sono continuati i contatti fra le direzioni dei vari convitti mentre si sono incontrate difficoltà
organizzative per le consuete riunioni
delle équipes educative. Si spera di poter organizzare nel prossimo mese di
settembre un altro corso di preparazione e di aggiornamento per educatori dei minori in collaborazione con il
servizio sociale delle Comunità Montana Val Pellice e altre organizzazioni
provinciali che siano in grado di offrire il loro contributo.
Le difficoltà economiche sono notevoli a causa dei forti ritardi con cui
avvengono i pagamenti delle rette, soprattutto da parte della Provincia; questo ha reso necessario più di una volta
dei prestiti da parte di alcuni convitti,
con le evidenti difficoltà di gestione. Si
sta ora discutendo per l’organizzazione
del periodo estivo, cercando di sistemare nella colonie marine i ragazzi
che non hanno famiglia e che altrimenti sarebbero costretti a trascorrere l’intero anno in convitto.
Anche le Scuole Materne hanno continuato la riflessione sul loro lavoro ed
hanno in programma un incontro a Luserna San Giovanni la domenica 28
aprile alle ore 1530. Anche in questo
settore le difficoltà finanziarie sono notevoli ed il processo di statalizzazione
si presenta sempre più necessario, a
meno che non emerga qualche proposta nuova che non è però da escludere.
Nella « lettera circolare » alle comunità
delle valli, il pastore Sergio Rostagno
presentava un quadro preciso della situazione della scuola materna di Pomaretto: ed è un po’ la situazione generale delle 5 scuole materne delle valli.
Più in là, a giugno, si conta di organizzare una « giornata diaconale » con
la partecipazione della CIOV e di rappresentanti regionali e locali che si occupano di assistenza in modo da inquadrare il nostro lavoro nel contesto della programmazione a livello regionale
e locale, evitando un discorso interno
le cui conseguenze stiamo ancora scontando. Daremo più in là maggiori precisazioni di questo incontro.
Ermanno Genre
Si è concluso
il processo
Pagliuco
Il processo Pagliuca, la suora che
aveva torturato e seviziato numerosi
bambini subnormali in tm istituto di
Grottaferràta, si è finalmente concluso. La sentenza non è stata molto severa (in considerazione dei reati commessi) : 12 anni di reclusione. Il pubblico ministero aveva chiesto 18 anni di
reclusione, i giudici di primo grado
l’avevano condannata a 4 anni e 8 mesi di cui due condonati; la Corte d’Assise d’Appello ha emesso la sua sentenza di 12 anni. I difensori hanno già
annunciato che presenteranno ricorso
in Cassazione.
Come si ricorderà questo processo
durava ormai dal 1969, anno in cui
venne effettuato un sopraluogo nell’istituto e si accertò, tra l’altro, che
alcimi ragazzi erano morti durante la
degenza al « Santa Rita » e l’accusa
dimostrò che lo stato di abbandono in
cui vivevano i ragazzi era la causa vera della loro morte.
Tutte le altre persone coinvolte nello scandalo haimo subito delle lievi
condanne. Come sempre qualcimo paga, altri no.
CONFERENZA-DIBATTITO
Il ruolo della borghesia
nella Chiesa valdése
Si farà l'autostrada
che “qualcuno” vuole
Mercoledì 3 aprile, al Centro sociale di Chiotti, Sergio Rostagno ha presentato un breve studio sul ruolo della
borghesia nella chiesa valdese, al quale
è seguito un interessante scambio di
idee.
Nell’ introduzione, Sergio Rostagno
ha osservato che la presenza nella nostra chiesa di un gruppo di persone appartenenti al ceto medio (dirigenti industriali, avvocati, medici) ha aiutato
molto il costituirsi di opere sociali
(scuole, ospedali, case di riposo per anziani), perché queste persone si sono
impegnate con dedizione e con sacrificio di tempo e di denaro in un’azione
pratica a favore della popolazione valdese.
Oggi, tuttavia, la nostra chiesa, soprattutto qui alle valli, si presenta come una cittadella che fronteggia il
mondo con le sue opere, ma che non
riesce ad inserirsi nella società civile.
Inoltre, la preponderanza del ceto
medio nelle funzioni di rappresentanza
e nelle decisioni da prendere ha allontanato dalla chiesa il mondo operaio,
che non si trova a proprio agio nell’ambiente ecclesiastico.
Durante la discussione uno dei presenti ha detto che questa situazione
produce negli operai valdesi una specia di esistenza a doppio binario: da
una parte 1 ambiente di lavoro con le
sue lotte sindacali nelle quali « la religione non c entra » e dall’altra la chiesa
« che non fa politica » estranea ai problemi della società.
L’epoca d’oro per la chiesa valdese,
ha concluso Rostagno, è stata quella
del primo novecento, al tempo di Giolitti. Adora, teologia, morale borghese
e politica potevano trovare facilmente
un terreno d’intesa, con un po’ di patriottismo e un po’ di anticlericalismo
ben mescolati insieme. Ma oggi nella
chiesa si rispecchiano tutte le contraddizioni e le incertezze della nostra società e questo produce un’acuta sensazione di disagio, di cui ci rendiamo conto ma che non riusciamo a superare
con un’azione concreta.
L. ViGLIELMO
iiiiiiiiiii(iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinmiiiiiiiii
Rorà
Al Culto della domenica delle Palme
è stato battezzato Maurizio Paschetto
di Rodolfo e di Erika Falcombello ed è
stata ammessa in Chiesa Silvana Pavarin, di Giacomo: voglia il Signore che
con il suo aiuto siano mantenute fedelmente le promesse fatte.
Il gruppo filodrammatico Valdese di
Luserna San Giovanni ha presentato,
anche qui con pieno successo, il dramma Bacchus di J. Cocteau: tutti gli attori compreso il regista hanno riscosso
meritati applausi.
L. C,
Luserna San Giovanni
L’assemblea cultuale della domenica
delle Palme ha dato un’idea della ca^
pacità numerica della comunità : abbiamo contato almeno 400 persone che
gremivano ogm spazio della chiesa. La
presenza media ai culti che non supera mai, normalmente, il centinaio di
persone, segna anche il limite di queste assemblee cerimoniali, ma non solo. È anche una speranza sapere che
i fratelli ci sono, esistono, anche se
non li si vede e li si nota spesso. La
grande massa della comunità che vive
ai margini della vita ecclesiastica è
però impegnata nel lavoro quotidiano,
nella campagna, nella fabbrica, nella
scuola, ed è qui che si può e si deve
dare la propria testimonianza. Certo
ci si deve chiedere : la si dà questa testimonianza evangelica? E come la si
dà? A questo interrogativo che ci tocca tutti quanti è possibile rispondere
solo nella misura in cui se ne discute
e se ne riflette insieme. E questa discussione e riflessione è possibile averla soltanto nel confronto con la Parola di Dio. Perciò è importante essere presenti alle assemblee in cui ci si
lascia interrogare dallTEvangelo. È solo alla luce di questo confronto che è
possibile dare un nuovo significato alle attività ecclesiastiche, che è possibile scoprire la necessità di ima presenza vigile ed attiva nella città. Ci sarà qualcuno che saprà essere di aiuto
e di esempio ai giovani catecumeni che
hanno terminato quest’anno i loro corsi di catechismo? Troveranno uno
uno spazio di lavoro nella comunità e
nel paese? È quanto alcuni di loro
hanno chiesto negli incontri col Concistoro, con il gruppo giovanile e con
i membri della comunità che hanno
voluto essere presenti a queste discussioni. Certamente molto dipende dalla
loro iniziativa, dal loro impegno, ma
molto dipende anche dalla comunità,
dai fratelli che sono attivi come da
quelli che non fanno nulla per rendere esplicita la testimonianza dell’evangelo.
Pur con questi interrogativi che naturalmente vanno rivolti a tutta la comunità e non ai catecumeni soltanto,
è stato incoraggiante notare la buona
partecipazione al pranzo comunitario
che ha visti riuniti con i membri della comunità, circa un terzo dei confermati con le loró famiglie. Comprendere che la comuhione fraterna, il diàlogo che si stabilisce fra i fratelli di
una stessa comuhità è più importante del banchetto familiare privato, proprio nel giorno in cui i catecumeni
sono accolti dalla comunità, è un fatto decisamente positivo e lascia una
buona speranza per i prossimi anni,
soprattutto per il significato che si
vuol dare a quésti incontri comunitari.
Anche il fatto che ai catecumeni il
Concistoro non abbia richiesto una
confessione esplicita della loro fede è
stato compreso, non già come segno
di uno smantellamento e di una rinuncia, ma come espressione di una
maggior riflessione sul significato della confessione della propria fede, che
non va recitata ma vissuta e testimoniata quotidianamente, nel lavoro, nella scuola, nelle piccole o grandi decisioni di ogni giorno. Significa anche un
atto di pentimento, di peccato, da parte della comimità che così di rado è
capace di confessare la propria fede
e che non si sente di richiedere una
confessione verbale di fede da parte
di fratelli in ricerca; ma indica anche
la volontà di ricercare insieme la confessione della fede nelle decisioni e
nel lavoro a cui la comunità è chiamata.
I circa 100 partecipanti al pranzo
comunitario hanno avuto ancora una
volta l’occasione di salutare il loro pastore B. Jahier che ha espresso la sua
gioia per la ricerca positiva che ha
notato in occasione del culto e del
pranzo comunitario. e. g.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiimiiiiii
Torre Pellice
Domenica 21 aprile alle ore 15 « tavola rotonda » sul Referendum presso i locali dell’Asilo valdese: parleranno Giorgio Tourn,
Frida Malan e Marco Gay.
FESTE DI CANTO
Le Peste di Canto avranno luogo alle date e nelle località seguenti:
I. - CORALI
VAL PELLICE : domenica 28 aprile, alle ore 15 nel tempio di Torre Pellice
Prova d’insieme: ore 14.15 nella sala sinodale.
VAL CHISONE: domenica 5 maggio, alle ore 15 nel tempio di San Secondo di Plnerolo.
Prova d’insieme: ore 14.15 nella sala parrocchiale.
II. - SCUOLE DOMENICALI
VAL PELLICE: domenica 12 maggio, ore 15, nel tempio di Rorà.
VAL CHISONE: domenica 12 maggio, ore 15, nel tempio di Pramollo.
Prova d’insieme; ore 14.15 nei locali che saranno indicati
sul posto.
Nota. Nessuna Scuola Domenicale ha comunicato alla Commissione del
Canto Sacro che non intendeva partecipare alle Feste di Canto quali
sono tuttora indette ed organizzate.
Dalla Circolare alle Comunità delle Valli, numero di Pasqua 1974, a
pag. 2, col titolo «Date da ricordare», siamo informati che alcune
Scuole Domenicali, nelle domeniche 12 e 19 maggio organizzeranno
visite ed incontri nel corso dei quali verranno cantati inni.
La Commissione del Canto Sacro
Le crescenti proteste dei sindacati e
dei contadini sono servite per bloccare per alcune settimane i lavori della
autostrada Torino-Pinerolo. Quasi tutti i Comuni toccati da questo progetto si sono espressi in senso negativo.
Sembra però che i vertici non possano tener cónto dei pareri della' popolazione interessaa, in particolar modo
dei contadini che vedrebbero le loro
terre espropriate, e che i lavori verranno ugualmente eseguiti.
Evidentemente non si tratta di un
problema che riguarda soltanto i contadini e gli abitanti dell’area geografica limitrofa all’asse dell’autostrada,
coinvolge tutta la popolazione, tutti i
cittadini : sono loro che finanziando
questo progetto, sono i loro soldi. Dire no a questo progetto significa dire
s7 a un altro progetto : cioè scuole, asili nido, ospedali, di cui cresce sempre
più la necessità.
Ed ora, per cercare di convincere anche gli incerti si ricomincia a parlare
del traforo del Colle della Croce e del
Ciriegia, per sottolineare l’importanza
di questa autostrada che potrebbe allacciare le vie di comunicazione con la
Francia. Chi ci crede ancora dopoché
da parte francese si è ufficialmente dichiarato il non interesse per questo
progetto?
■ Al momento di andare in macchina
apprendiamo che la Provincia ha
detto sì, all’autostrada, respingendo
due ordini del giorno contrari, proposti dai comunisti e dai liberali. Il consigliere comunista Carropoli ha affermato che «non si vuole tener conto
delle richieste dei lavoratori, dei sindacati e delle popolazioni interessate ».
I repubblicani hanno espresso soltanto le perplessità del loro partito, mentre il socialista Salvetti ha dichiarato
di votare a favore «solo per disciplina di partito ». I liberali invitavano la
giunta ad intervenire presso l’Ativa
« affinché fosse sospeso ogni ulteriore
atto esecutivo pregiudizievole a successive decisioni », non considerando
MIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIillllllllllllllllllllllllllllllliiiiii
San Germano
Chisone
— Due altri lutti hanno colpito la nostra comunità: le sorelle Susanna Durand ved. Balmas e Susanna Michelin
Salomon (Casa di Riposo), ci hanno
recentemente lasciati. Il Signore conforti i loro cari e dia loro di vivere
questi lutti alla luce della risurrezione
di Cristo.
— Le sorelle dell’Unione Femminile
hanno avuto il piacere di ricevere la
Sig.a Ade Gardiol, che ha parlato loro
del prossimo congresso F.F.V. di Rimini. Delegate a questo congresso saranno (per San Germano) le Sig.e Beux,
Bertalmìo e Conte.
— Il culto di confermazione del 7
aprile ha visto la presenza dei 14 catecumeni (due dei quali avevano chiesto
di essere battezzati) che avevano terminato il corso di istruzione biblica e che
avevano dichiarato di volersi inserire
in modo responsabile nella nostra comunità. Quattro di essi hanno condotto la prima parte della liturgia col pastore. Nel corso del culto sono stati
consegnati ad ognuno dei nuovi membri di chiesa la Bibbia, l’opuscolo sulla
protesta di Valdo e (dono dell’Unione
femminile) l’Innario.
— Gli anziani hanno distribuito la
circolare di Pasqua, il questionario,
l’Eco speciale per i non abbonati e le
buste della contribuzione di Pasqua.
Speriamo vivamente che tutti possano
rispondere al questionario (alcuni sono
già stati restituiti compilati, cosa di cui
siamo riconoscenti). Anche alcune buste sono già state restituite, altre giungeranno senza dubbio a Pasqua. Una
riunione con confermandi e genitori
aveva avuto luogo la settimana precedente.
— In occasione della riunione quartierale ai Garossini ci siamo resi conto
che anche in quella zona la pioggia ha
causato dei danni alla strada. Speriamo che, grazie all’attuale miglioramento delle prospettive meteorologiche, si
possa correre ai ripari prima che la
circolazione non diventi pericolosa.
Contrariamente a quanto speravamo
non abbiamo potuto sbloccare la situazione di quel quartiere (non è il solo)
che è senza anziano. La cosa è preoccupante e domandiamo a tutti di riflettere a cosa accadrebbe se tutti i nostri
quartieri diventassero primi del loro
anziano!
— Marisa Cornha è, da qualche giorno, la Sig.a Massel. Agli sposi, rivolgiamo il nostro sincero augurio di una vita in comune nella quale sia dato spazio alla Parola di Dio.
—In campo locale la Rostania ha indetto varie riunioni questi ultimi tempi; la Pro-Loco e l’U.S. Sangermanese
organizzano un torneo di tennis da tavolo che si svolgerà nella nostra sala
ed al quale parteciperanno numerosi
concorrenti, anche di fuori.
— Ricordiamo che la Corale, che ha
cantato al culto del 7 aprile, prenderà
anche parte a quello di Pasqua. Intanto ci si sta preparando per vari impegni, uno dei quali sarà la serata che terremo in giugno. Prima di essa, tuttavia, avremo il piacere di ricevere, in
maggio, la Badia corale della Val Chisone. Comunicheremo prossimamente
la data.
Giovanni Conte
questa rete autostradale di primaria
importanza. I comunisti hanno anche
chiesto di « limitare l’esecuzione dell’autostrada Torino-Pinerolo al collegamento con la circonvallazione di
Orbassano, risolvendo i principali problemi di viabilità connessi'agli insediamenti FIAT nella zona di Rivolta».
I due ordini del giorno, presentati
separatamente da liberali e comunisti
sono stati bocciati dalla ferma presa
di posizione della DC che ha sostenuto fino in fondo la validità dell’opera.
Ancora una volta le forti proteste
della popolazione non sono servite a
nulla e la politica verticista continua
indisturbata.
!ll!!li!NI
ANGROGNA
Serata di canti
Tutti sono calorosamente invitati ad
intervenire ad Angrogna, Capoluogo,
nella sala delle attività, sabato 20 aprile, alle ore 21 alla serata di canti e
musiche eseguite con brioso slancio
giovanile dal Coretto del Collegio Valdese, diretto da Carletto Arnoulet. Le
offerte saranno devolute a favore del
Patronato Scolastico di Angrogna, che
ringrazia fin d’ora il Coretto per la sua
generosa collaborazione.
liiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiii
Gomitato Gollogio Valdose
a Scuola Latina
DONI RICEVUTI
NELL’ANNO 1973-74
Meytre Italo, S. Germano 10.000; Rostagno
Artùro, Pomaretto 5.000; Raima Giulietta.
Pomaretto 20.000; Biglione Enrica, Genova
4.000; Pampuro Renata, Genova 1.000; Ribet
Liliana, Torino 10.000; Mathieu Lucilla e
Laura, Bordighera 30.000; Avondet Ferruccio
e Lisely, Milano 10.000; Bert Umberto, Trieste 2.500; Caviziel Luca, Catania 10.000; Richiardone Renzo e Claudio, S. Germano 10
mila; Guglielraino Lino, Castel del Bosco
20.000; Bounous Nadio, Pomaretto 10.000;
Costantino Ugo, Pomaretto 10.000; Peyrot
Raimondo, Pomaretto 10.000; Giacomino Mario, Pomaretto 10.000; Ughetto Marina. Perosa Argentina 10.000; De Gregorio Paolo. S.
Germano 10.000; Coucourde Lia, Inverso Pinasca 10.000.
Favcllini Angelo, Firenze 5.000; Pascal Daniela e Umberto 5.000; Piacentini Michelangelo 20.000; Rostagno Mario 5.000; Rissolo
Umberto 3.000; Guglielmino Lino, Castel del
Bosco 10.000; Inobi Nicoletta, Perosa Argentina 25.000; Pons Carla, Perosa Argentina
5.000; Galliano Dario, Dubbione 30.000; Gardiol Silvia e Paola, Riclaretto 50.000; Griglio Manuela, Pomaretto 15.000; Breuza Antonella, Pomaretto 10.000; Soster Moreno,
Pomaretto 15.000; Laurenti Patrizia, Villar
Perosa 30.000; Volat Paola, Pomaretto 5.000;
Grill Ebe, Pomaretto 10.000; Bounous Piero,
S. Germano 10.000; Chambon Marisa, Inverso Pinasca 10.000; Ughetto Ilda e Luigi. Pe
rosa Argentina 10.000; Ghigo Daniele. Villar Perosa 30.000; Baret Gabriella, Pomaretto 10.000; Giaiero Paolo, Inverso Pinasca
5.000; Pastre Milena, Pomaretto 30.000; Peyrot Raimondo, Pomaretto 10.000; Coucourde
Enrica e Dino, Pomaretto 10.000; Bounous
Cesare, Pomaretto 20.000; Serra Loretta. Pomaretto 5.000; Beux Patrizia, Inverso Pinasca 10.000.
Rivoira Elsa 10.000; Ghirardi Valerio
10.000; Busso Mario 50.000; Paschetto Sandro 10.000; Michelin Salomon Eimer 5.000:
Michelin Salomon Daniela 5.000; Gardiol Gabriella 3.000; Gay Emma 10.000; Rostagnotto
Marina 5.000; ISheola Ombretta 5.000; Detachetis Bruna 10.000: Mollea Valter 3.000;
Marino Silvano 5.000; Rivoira A. Maria 2.000:
Roland Augusto 5.000; Gay Luciano 5.000;
Durand Canton Nadia 4.000; Durand Canton
Roberto 4.000; Rostan Ornella 3.000; Pizzardi Vera 5.000; Meynier Gisella 5.000; Rivoir
Massimo 5.000; Revelli Marco 15.000; Revelli Paola 15.000; Granerò Eliana 5.000: Rivoira Franco 10.000; Avondet Marina 10.000;
Airaudo Wilma 5.000; Gamba Gianni 5.000:
Ayassot Desi 5.000; Genre Mauro 5.000; Michelis Roberto 5.000; Cogno Roberto 5.000;
Armand Pilon Franco 5.000; Armand Pilon
Renata 5.000; Godino Marco 10.000; Buffa
Wilma 10.000; Negri Antonello 5.000; Cesan
Daniela 1.000; Rambaud Marco 2.000; Monnet Valter 5.000; Lantaré Danilo 5.000; Rambaud Alma 2.000; Martina Fulvio 10.000;
Cristofori Paola 5.000; Pizzardi Gi.sella
50.000; Ricca Flavio 10.000; Romero Pietro
20.000; Avondetto Sergio 15.000; Martina
Sandra 5.000; Cerrato Paolo 5.000; Bonansea
Enrico 5.000; Bonifanti Fabrizio 5.000; Piantini Cristiana 40.000; Armellino Fiamma
8.000: Griglio Roberto 10.000; Rostaing Bruno 10.000; Rostan Cinzia 5.000; Fontana Lorella 3.000; Dulicehio Rossella 3.500; Rizza
Luisa 50.000; Gönnet Anna Paola 2.500; Angelini Paolo 20.000; Caffaro (I B) 10.000;
.Alasio Doriana 5.000; Poet Riccardo 5.000;
Cardon Sergio e Rino 15.000; Ricca Giorgetta 10.000; Bertramino Claudia 10.000;
Benedettö Maurizio 10.000; Tourn Cristina
10.000; Chauvie Manuela 8.000; Re Tizian.a
3.000; Bouissa Manuela 20.000; Mondon Ermanno 3.000; Castellano Fulvio 20.000; Palasso Ezio 5.000; Fornerone Marina 5.000;
Gardiol Irma 5.000.
Roman Marisa 5.000; Trombotto Ivana
5.000; Peyronel Marina 10.000; Cusino Paola
5.000: Michelin Salomon Valter 10.000; Rivoira Giorgio 10.000; Viglianco Giorgio
30.000; D’Amato Angelà 10.000; Fornerone
Raffaella 10.000; Massel Fiorella 20.000;
Rizza Laura 50.000; Negriri Daniela 20.000;
Avondet Rita 30.000; Giaimo Giorgio 10.000;
Bertalmio Renzo 10.000. Gardiol Vito 20.000.
7
12 aprile 1974 — N. 15
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 7
APRENDO UN DIBATTITO:
OUAL’E’ IL FUTURO DEGLI OSPEDALI EVANGELICI?
Una “leggina,, su misura
Sinodo 1973. Al termine di una delle
ultime giornate di lavoro viene posto
in discussione il problema degli ospedali evangelici. La discussione si avvia
con difficoltà; è chiaro che pochi hanno in mano i termini esatti della questione e d’altra parte gli interventi
dei competenti non contribuiscono certo a chiarire le cose. D’un tratto viene
presentato senza molte spiegazioni un
ordine del giorno che tra l’altro invita
la Tavola Valdese « a promuovere intese con lo Stato italiano affinché, in
sede di Riforma Sanitaria, sia confermata la autonomia dei nostri Istituti
Ospedalieri ». Sarà una decisione poco
consapevole, presa sulla fiducia data
ai pochi esperti? No: sono sufficienti
un’impressione di fretta, di inevitabilità e una certa mancanza di chiarezza, per determinare una risposta di
larga maggioranza: l’ordine del giorno è respinto.
È chiaro che questo voto contrario
ha espresso un rinvio anziché una precisa presa di posizione. Che succederà
quindi se un ordine del giorno simile
sarà ripresentato al prossimo Sinodo,
senza troppa fretta e con maggior
chiarezza? La maggior parte dei membri del Sinodo sarà in grado di valutare il complesso problema degli ospedali evangelici? Il tempo che quel voto negativo ha frapposto tra il Sinodo ’73 e quello ’74 sarà semplicemente
un tempo perso o sarà usato per discutere e chiarire questo problema?
Nella speranza che queste domande
trovino una risposta positiva, vorrei
proporre un dibattito su questo tema.
Pur non essendo un competente in
materia ospedaliera, intendo introdurre questo dibattito con tre articoli, cercando di dare un minimo di cronistoria, una valutazione del cammino percorso, e un’indicazione alternativa per
la discussione e l’azione futura. Ben
lieto se qualcuno piti competente di
me colmerà le lacune e correggerà le
inesattezze di quanto segue.
LA LEGGE MARIOTTI
Il 12 febbraio 1968 veniva promulgata la legge n. 132 sugli Enti ospedalieri
e assistenza, ospedaliera tendente a
riordinare in modo unitario tutta l’assistenza ospedaliera pubblica. La legge stabilisce infatti che l’assistenza
ospedaliera pubblica è svolta esclusivamente dagli enti ospedalieri. Sono
riconosciuti enti ospedalieri le istituzioni pubbliché di assistenza e beneficienza e gli altri enti pubblici che
provvedono esclusivamente al ricoverò
e alla cura degli infermi e anche quegli ospedali che appartengano ad enti_
pubblici che abbiano anche finalità diverse oltre all’assistenza ospedaliera.
Tali enti ospedalieri, ciascuno dei quali può comprendere uno o più ospedali, sono classificati a seconda della loro consistenza, attrezzatura, ecc., (a
parte quelli specializzati, per lungodegenti e convalescenti) come ospedali
generali di zona, provinciali o regionali. Gli enti ospedalieri sono quindi inquadrati dalla legge in un piano nazionale ospedaliero e nel piano ospedaliero che ciascuna regione deve programmare.
Naturalmente la legge prende in
considerazione il fatto che l’assistenza
ospedaliera non è solo pubblica. Esistono per esempio le case di cura private, che hanno certo il diritto di esistere ma che sono al di fuori del piafio pubblico, con la sua organizzazione, programmazione, con i suoi finanziamenti pubblici, ecc. Così come le
scuole private esistono ma sono al di
fuori della regolamentazione della
scuola pubblica.
Che ne è degli ospedali ecclesiastici
in questa legge? In teoria si sarebbe
dovuto dire: se sono enti pubblici (per
esempio le opere pie) sono costituiti
in enti ospedalieri e passano nel piano generale previsto dalla legge. Se
sono enti privati mantengono la loro
autonomia (come case di cura private)
ma al di fuori del quadro generale della legge sull’assistenza ospedaliera pub
Questo articolo di Franco Giampiccoli,
cui ne seguiranno altri due, vuole aprire un dibattito sul futuro degli ospedali
evangelici ; dal confronto delle varie posizioni deriveranno, ci auguriamo, decisioni maturate e responsabili. red.
blica, oppure, se lo desiderano e ne
hanno i requisiti possono far domanda per il riconoscimento come enti
ospedalieri.
L’alternativa non sarebbe stata facile: si sarebbe trattato o di diventare casa di cura, perdendo tutti i vantaggi dell’inserimento nella legge sull’assistenza ospedaliera pubblica, o di
ottenere il riconoscimento come ente
pubblico ospedaliero, ma in questo caso rinunciando alla autonomia giuridica, amministrativa e patrimoniale. La
legge dispone infatti la composizione
del Consiglio di amministrazione dei
nuovi enti ospedalieri. Per esempio un
ospedale opera pia che in base alla
legge Mariotti diventi ente ospedaliero e che sia classificato ospedale generale di zona, avrà un Consiglio di
amministrazione composto da un membro eletto dal consiglio provinciale della provincia in cui ha sede l’ente, tre
membri eletti dal consiglio comunale
del comune in cui ha sede l’ente, e da
due membri in rappresentanza degli
« interessi originari dell’ente », designati e nominati nei modi previsti dallo statuto originario dell’ente. Non
più quindi un consiglio di amministrazione autonomo e totalmente dipendente dall’ente ecclesiastico, ma un
consiglio di amministrazione a maggioranza laico e con un’esigua minoranza in rappresentanza dell’ente ecclesiastico originario.
Si capisce perciò che, in un paese
come il nostro, i cattolici non si siano rassegnati ad un’alternativa di questo genere; o casa di cura o perdita
dell’autonomia. Ed ecco quindi all’art. 1 della legge l’introduzione della
famosa clausola: « nulla è innovato alle disposizioni vigenti per quanto concerne il regime giuridico amministrativo degli istituti ed enti ecclesiastici
civilmente riconosciuti che esercitano
l’assistenza ospedaliera ». Questi, ove
ne abbiano i necessari requisiti, possono chiedere che i propri ospedali siano classificati nelle tre categorie desìi enti ospedalieri (di zona, provinciale e regionale) essendo così inseriti a
pieno diritto nella programmazione
ospedaliera nazionale e regionale.
E GLI EVANGELICI?
Certo questo « nulla è innovato » è
tagliato su misura per gli ospedali cattolici. E gli ospedali evangelici? La legge li ignora comnletamente e in sede
di discussione della legge, prima della
sua approvazione, era stata rilevata
onesta ambiguità. A togliere un possibile equivoco era stato presentato un
ordine del giorno (caldeggiato, se così
si può dire, da parte evangelica) a firma Paolo Rossi. Gonella, La Malfa, Cariglia e Bozzi. Questo ordine del giorno precisava che il « nulla è innovato »
riguardava non solo gli istituti ed enti
ecclesiastici cattolici, ma anche gli
istituti di altre confessioni religiose
che esercitano attività ospedaliera e
siano civilmente riconosciuti. Esso imnegnava altresì il Governo a disporre
che nelle norme regolamentari da emanarsi per l’esecuzione della nuova legge ospedaliera, gli ospedali evangelici
di Napoli, Torino, Torre Pellice, Pomaretto, Genova, e l’ospedale israelitico
di Roma, continuassero ad essere regolati dal regime giuridico-amministrativo stabilito dai loro statuti. L'ordine del giorno, malgrado le argomentazioni del ministro Mariotti, che né
lo accettavano né lo respingevano, era
stato approvato. Già a proposito di
onesto ordine del giorno bisognerebbe
interrogarsi, col senno di poi, se davvero il principio di giustizia che ci deve guidare sia questo: quello che ha la
Legge 26 novembre 1973, n. 817 (in Gazz. Uff. 28 dicembre, n. 332)
ESTENSIONE AGLI OSPEDALI RELIGIOSI ACATTOLICI DEL TRATTAMENTO E INQUADRAMENTO PREVISTO DALLA LEGGE 12 FEBBRAIO
1968, N. 132.
Art. I. Gli ospedali evangelici di Genova, Napoli. Torino, Pomaretto e Torre Pellice e l'ospedale israelitico di Roma, allorché siano in possesso del decreto ministeriale di cui all'art. 12 del decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 1969, n. 130, sono eretti, a domanda dei competenti organi deliberanti, in enti ospedalieri con decreto del presidente della regione, sentita la
’ giunta regionale, entro tre mesi dalla domanda.
Art. 2. In deroga all'articolo 9 della legge 12 febbraio 1968 n, 132, e fino all'entrata in
vigore della legge di riforma sanitaria, il consiglio d’amministrazione è formato nei modi stabiliti
dagli statuti degli ospedali di cui all’art. 1 della presente legge, integrato da un membro nominato
dal consiglio comunale competente per territorio.
Art. 3. I rapporti degli enti ospedalieri costituiti ai sensi del precedente art. 1 con gli organismi sanitari locali c con gli altri enti ospedalieri si svolgono nel rispetto delle autonomie di cui
alla presente legge e dovranno essere disciplinati dalla legge di riforma sanitaria.
Art. 4. Alla domanda di cui all'art. I della presente legge sono allegati lo statuto e Pinventario
del patrimonio, comprendente gli immobili adibiti al ricovero ed alla cura degli infermi e il complesso delle attrezzature che in atto sono destinate al funzionamento degli ospedali.
Art. 5. Il personale in servizio presso gli ospedali di cui al precedente art. I. alla data del 31
dicembre 1972 passa alle dipendenze dell'ente ospedaliero e viene inquadrato nei rispettivi ruoli
conservando le posizioni giuridiche ed economiche acquisite al momento del trasférimento. Il passaggio viene disposto con decreto del presidente della regione su proposta dei competenti organi
deliberanti degli ospedali. Gli enti ospedalieri devono entro sei mesi dall’entrata in vigore della
presente legge determinare le proprie piante organiche tenendo presenti le effettive necessità di
servizio e resistenza di personale assunto dopo il 31 dicembre 1972. I posti di ruolo che risultino
vacanti saranno conferiti al personale in .servizio alla data di entrata in vigore della presente
legge mediante concorso interno da espletarsi con le modalità previste dalle norme contenute nel
decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 1969, n. 130.
chiesa cattolica è giusto che lo otteniamo anche noi. Ma non precorriamo
le valutazioni. Seguiamo invece il cammino di uno dei nostri ospedali, per
esempio quello di Torino.
L’ospedale valdese di Torino inizia
la lunga marcia per la regolarizzazione
della propria posizione nel quadro della legge Mariotti. In primo luogo chiede la classificazione, si adegua ai requisiti richiesti con non lievi cambiamenti al suo interno e ottiene di essere classificato come ospedale generale di zona il 5 dicembre 1969. In seguito, visto il Decreto P.R. n. 130 del
1969 sullo stato giuridico dei dipendenti degli enti ospedalieri, fa domanda
e ottiene il decreto di equiparazione il
29 dicembre 1972. In base a tale decreto i suoi servizi e i titoli acquisiti
dal proprio personale sono equiparati
ai servizi e ai titoli acquisiti dal personale in servizio presso ospedali di
uguale classifica amministrati da enti
ospedalieri.
LA QUESTIONE DELL’AUTONOMIA
Molto è quindi stato fatto, ma resta
l’incertezza riguardo all’autonomia
amministrativa. L’« impegno » del Governo a disporre chiaramente questa
autonomia (contenuto nell'ordine del
giorno del 1968) resta lettera morta.
Nel frattempo i nostri ospedali, pur
essendo inseriti nella programmazione
ospedaliera, dal momento che non sono enti pubblici ospedalieri, hanno difficoltà per ciò che concerne la retta
giornaliera pagata dalle mutue: essa
non può essere stabilita d'ufficio secondo la legge ma è invece soggetta
alla faticosa e sfavorevole contrattazione con le mutue. Se quindi npn ci
pensa il Goyerno — a stabilizzare l'autonomia amministrativa degli ospedali evangelici — ci pensano gli evangelici stessi: si arriva così alla predispo-,
sizione della famosa «leggina», una
legge (presentata in dùè forme diverse
poi confluite nella proposta d'Aniello,
FRI) che stabilisce una esplicita deroga a quanto disposto dàlia legge Mariotti: la possibilità per gli ospedali
evangelici e per quello israelitico di
Roma di far domanda pier esser eretti
in enti ospedalieri, mantenendo tuttavia un consiglio di amministrazione
composto esclusivamente dai rappresentanti nominati secoiitìo ì loro statuti attualmente ;pgen:^^ _
Si vede che la cos^ ér% veramente
un po' smaccata: la « leggina » giunge
in votazione, e viene a,pprovata prima
dalla Camera e poi dpi Senato, con
due importanti emendamenti: in caso
di domanda per l'erezione in ente ospedaliero, l’autonomia amministrativa
verrebbe riconosciuta all’ospedale evangelico che ne fa domanda, ma fino
all'entrata in vigore della Riforma sanitaria; inoltre nel Coniglio di amministrazione verrebbe introdotto un
membro nominato df^l Consiglio comunale competente per territorio.
Non poca è la delusione di chi ha
lavorato per far approvare questa legge: tutti sono concordi nel ritenere la
legge DAniello, con le due limitazioni
ricordate, del tutto inadeguata e pericolosa: valendosi della legge D’Aniello l’autonomia amministrativa sarebbe garantita ma spio fino alla riforma
sanitaria. E dopo? La riforma sanitaria è ancora troppo nebulosa per poter
fare delle previsioni, per cui l’opinione
prevalente è che si debba aspettare per
vedere più chiaro nella riforma sanitaria. Nel frattempo però, per avere la
garanzia che la riforma sanitaria si
occuperà adeguatamente degli ospedali evangelici, ecco l’ultimo passo, in ordine di tempo, da cui siamo partiti: si
pensa di ricorrere all’istituto delle intese tra stato e chiesa, previsto dalTart. 8 della Costituzione (« i rapporti
delle confessioni religiose diverse dalla
cattolica con lo Stato- sono regolati
per legge sulla base di intese con le
relative rappresentanze »), per ottenere quello che la legge ;^D’Aniello non
ottiene, o meglio assicura solo fino
all’entrata in vigore della riforma sanitaria, o almeno per avanzare delle
istanze in questo senso che condizionino — in questo limitato settore ^
la riforma sanitaria in elaborazione.
Come abbiamo visto, non è stata
presa alcuna decisione che dia mandato alla Tavola valdese di intraprendere tali intese. Tuttavia l’eventualità
di intese è attualmente dibattuta tra la
Tavola e il Comitato di coordinamento
degli ospedali evangelici (più l’ospedale israelitico di Roma) costituitosi l’autunno scorso. Siamo anzi addirittura
allo stadio della elaborazione di bozze
per eventuali intese. È quindi più che
mai necessario tentare^ una valutazione del cammino fin qui percorso e soprattutto discutere la legittimità del
ricorso alle intese con lo stato per la
materia ospedaliera nella direzione e
con i fini a cui abbiamo accennato. È
quanto cercherò di fare in un prossimo articolo. •
Franco Giampiccoli
Tempo di confermazioni
In alcune delle nostre chiese la riflessione sul problema della confermazione ha portato a mutarne la forma: essa è divenuta il momento in cui la chiesa
accoglie pienamente i nuovi membri, piuttosto che il momento dell’impegno
pubblico dei catecumeni, con una professione di fede e di discepolato. Ovviamente, se i catecumeni sono lì, è perché desiderano far parte integrante della
chiesa; in genere hanno avuto un colloquio con il Concistoro o Consiglio, di
chiesa e con il pastore, talvolta hanno redatto, individualmente o in gruppo
(non è per altro concepibile una "fede di gruppo”, anche se la fede è creatrice
di comunità), una dichiarazione di fede, un documento nel quale indicano come
vedono la vita della chiesa e la loro partecipazione ad essa. Tuttavia manca,
volutamente, l’elemento dell’impegno esplicito, espresso in quel momento; la
motivazione, costituita dal fatto che i vuoti cospicui nei vari aspetti della vita
della chiesa sono vuoti di “impegnati”, è in fondo permissiva, rinunciataria. Il
problema è avvertito in molte chiese; anche nella vicina Svizzera protestante.
Ne abbiamo trovato traccia in questa meditazione biblica, firmata da una penna
in genere tutt’altro che tenera verso la chiesa “costituita”, letta sull’ultimo
numero del settimanale romando « La Vie protestante »; forse può essere un
utile invito alla riflessione di tutti noi, impegnati e non, tradizionali e non.
MAI
« Quand’anche tu fossi occasione di scandalo per
tutti, non lo sarai mai per me ».
(Matteo 26: 34).
La moda vuole che si aduli le gioventù. Dicendo: almeno i giovani di oggi
non sono ipocriti, si è detto tutto. Come se le generazioni precedenti si fossero
compiaciute nelTipocrisia: e sopratutto, come se non ci fosse qualcosa di più
importante che vivere a viso aperto: vivere nelTamore del prossimo.
Certe persone che hanno un carattere da prender con le molle, dichiarano
fieramente: Io sono franco! Gli sfoghi, l’ostentazione degli istinti, la mancanza
di rispetto, sono coperti da questo manto d’orgoglio: Io non sono un ipocrita!
Non si rende servizio ai giovani, adulandoli. Di fatto, se ne ha paura. Mentre
bisognerebbe amarli. Il che vuol dire: tener loro testa, e dir loro anche quel
che gli spetta.
Ma... ecco: noi adulti siamo proprio innestati su « la » verità? Sappiamo,
attraverso la Parola di Dio, ciò che è vero, giusto, buono? Approvare l’errore
non è amare.
Il giorno delle Palme segna per molti giovani la fine della loro istruzione
religiosa. Per facilitare l’onestà, si sono diversificate le modalità liturgiche di
questa tappa della loro vita, lasciando loro la possibilità di impegnarsi o non
impegnarsi. Nessuno rimpiangerà certo tale alternativa. Resta il fatto, però, che
avrebbe torto chi trattasse da ipocriti coloro che s'impegnano.
Pietro non era un ipocrita, nel momento in cui diceva a Gesù: « Quand’anche tu fossi occasione di caduta per tutti, non lo sarai mai per me ». Non aveva
pesato tutto il peso della sua promessa, ma era onesto. L’indomani, ha rinnegato
il suo Signore; ha pianto amaramente; contava troppo sulle sue forze; eppure
è morto martire.
Non si diventa un testimone fedele di colpo. E non ci sono testimoni fedeli
senza falle, Forse che per questo non-si deve mai promettere?
I giovani di oggi non sono peggiori di quelli di un tempo; ma neppure migliori. Sfoggiare il maìe quando lo sfoggiano tutti, non è coraggio: è mancanza
di carattere. Abbandonare la fede non è onestà: è manifestazione--di spirito
gregario. . i- '
Promettere — perché si crede... o semplicemente perchp si ¡intuisce,che la
vita è conoscere Dio e il suo Figlio Gesù Cristo — promettere e cercare di màiitenere, malgrado tutto ciò che accade in noi e pttorno a noi, è certo audpce,
forse incosciente (ma chi ha piena coscienza di (Juel che T’aSpettà?) eppure mài
vita spirituale potrà nascere e mettersi in cammino verso la perfezione, se non
c’è stato impegno. Ciò che si può rimproverare ai giovani di oggi :—non a tutti,
naturalmente — è di essere dei piccoli borghési che, anche sventolando slogans
rivoluzionari, mangiano alla greppia paterna, cedono alla loro natura e rifiutano di lasciarsi disturbare e turbare da quel iguastafeste che è Gesù Cristo..
Pietro non era né un ipocrita né un vigliacco; era un uomo, con, le sue debolezze. Lo Spirito Santo lo ha forgiato. Porgerà anche coloro che avranno il
coraggio di promettere,
' ■ Théodore Roussy
CATANIA: nuovo consiglio di chiesa
A Catania il Consiglio di chiesa è stato confermato o rinnovato come segue:
Anziani Luca Caviezel e Ettore Panascia; Diaconi Stefano Aloisi, Rosario
Avola, Nino Gullotta, Pina Silvia. L’Assemblea ha ringraziato vivamente i
membri uscenti, Riccardo Caflisch (che
si è però impegnato a continuare la
sua opera come amministratore degli
stabili della chiesa), Irene Liggeri, Carmelo Ventrici. E. Panasela è stato nominato vicepresidente, L. Caviezel è
stato confermato cassiere; per i rapporti con la gioventù e con la città (e si
sono subito avute manifestazioni sul referendum abrogativo del divorzio) sono stati designati S. Aloisi e N. Gullotta (quest’ultimo curerà pure in particolare la Biblioteca), per i rapporti con
l’Unione femminile P. Silvia e per la
diaconia R. Avola.
Ma ciò che è da segnalare è il modo
dello "insediamento" degli anziani e
diaconi; ecco come « Il Vincolo », circolare della chiesa, lo presenta:
« È stato ricordato, ancora una volta, che la Chiesa è sotto il governo di
Gesù Cristo. È Lui, infatti, che sceglie
i suoi ministri e li dà alla Chiesa (cfr.
Ef. 4: 11 e seg.). Noi non abbiamo fatto altro che riconoscere, nelle persone
che abbiamo eletto, la vocazione del
Signore. Li abbiamo eletti, perché il
Signore stesso li aveva eletti, prima di
noi.
« Come si fa da alcuni anni nel Sinodo valdese, per la consacrazione dei
pastori, tutta TAssemblea ha imposto le
mani sugli Anziani e sui Diaconi. Questo, per due ragioni:
1) tutti i membri della Chiesa che
sono stati battezzati, nel nome di Gesù Cristo, sono "sacerdoti”, allo stesso
titolo del pastore;
2) la minoranza, che ha votato altri nomi, non diventa opposizione, come nel parlamento democratico, ma si
associa alla maggioranza, nel riconoscere che le persone, risultate elette,
non sono rappresentanti di una parte
della comunità, ma sono i ministri che
Dio si è scelti per la predicazione, il
servizio e la solidarietà fraterna della
nostra comunità a Catania ».
r&ASPORTI E TRASLOCHI
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NOVITÀ’ 1" ciau dia
? na
TULLIO VINAY
Ho Visto OGCiiOrO oo popolo
Prefazione di Enzo Enriques Agnoletti
con appendice di documenti inediti
pp. 128, 8 ili. f.t., L. 1.500
Tullio Vinay ha visto, ha parlato con i sopravvissuti, con i moribondi
negli ospedali, con esponenti della resistenza anti-Thieu, ha portato con sé
una documentazione impressionante. Dal suo ritorno non ha più tregua:
tutti devono sapere! Ha parlato con capi di stato e uomini politici in tutta
Europa. Bisogna creare un forte movimento di opinione: è l’unica speranza di salvezza per oltre 200.000 uomini, donne e bambini al limite della
resistenza.
Questo libro è un apipello! Anche se pensate di sapere tutto, fate conoscere quel che accade nel «libero » Vietnam! Migliaia di persone attendono e sperano.
EDITRICE CLAUDIANA - c.c,p. 2/21641
Via Principe Tommaso, 1 10125 TQRINO
8
pag. 8
I NOSTRI GIORNI
N. 15 — 12 aprile 1974
Infortuni sul lavoro e mortalità infantile
Tristi primati italiani
Già in precedenti occasioni abbiamo
denunciato due piaghe sociali che affliggono il paese in cui viviamo; gli
infortuni sul lavoro (i cosiddetti « omicidi bianchi ») e la mortalità infantile. Fra le cause prime di questo grave stato di fatto sono da annoverarsi
per quanto riguarda gli infortuni —
l’inadeguatezza delle misure di sicurezza (addirittura macroscopica nel
settore deU’edilizia), l’esasperata ricerca di voler adeguare l'uomo alla macchina (e non fare invece l’opposto), il
ricorso sistematico al comodo sistema (per l’imprenditore) degli « straordinari », le condizioni anti igieniche e
di nocività di tanti posti di lavoro ed
a volte la stessa passività di certo ambiente operaio. Circa la mortalità infantile le cause si hanno nella scarsa
educazione sanitaria degli italiani (in
questo campo la scuola è altamente
carente), nella mancanza di locali, di
medici, di infermiere.
Ma ecco le cifre, che sono assai più
eloquenti di tanti discorsi, e che ricaviamo, rispettivamente, per gli infortuni, da La Stampa del 27 marzo e,
per la mortalità infantile, dal settimanale Tempo del 29 marzo.
•* * *
Da una recente indagine, si rileva
che gli infortuni sul lavoro in Italia
sono più di un milione e mezzo all’anno. I casi di morte per infortunio e
per malattie professionali (silicosi,
asbestosi, ecc.) che si verificano nello
stesso periodo di tempo sono circa
quattromila: un triste primato, come
si può vedere da un confronto con altri paesi industrializzati. Nel 1970 —
che è l’ultimo anno da cui si possono
trarre precise indicazioni — risulta infatti che nel settore industriale gli infortuni mortali sono stati 45 ogni 100
mila operai in Italia; 25 in Belgio; 13
in Francia e 9 negli Stati Uniti. E la
lllllltiututiuillllllllllllllllllllliluillllllllllllllllllllllllllllllllll
A favore
dei poliomielitici,
cittadini come gli altri
L’ANIEP (Associazione Nazionale tra inivalidi per esiti di poliomielite e altri invalidi
civili), sta effettuando in questi giorni — regolarmente autorizzata dal Ministero della
Pubblica Istruzione — una capillare azione di
propaganda in tutte le scuole del Paese, propaganda tesa soprattutto al conseguimento di
una reale ~partecipazione degli invalidi alla
vita comunitaria.
'L’ANIEP fu costituita all’incirca 15 anni
fa, quando la poliomielite colpiva ogni anno
5-6 mila bambini che in alta percentuale restavano invalidi.
Come molte altre Associazioni di categoria,
l’ANIEP si preoccupò all’inizio dei problemi
più urgenti; le cure, la riabilitazione, il potenziamento delle attrezzature sanitarie (nel
1956 diverse centinaia di bambini morirono
perché mancavano i polmoni d’acciaio).
Successivamente, dopo la vaccinazione obbligatoria antipolio e la conseguente riduzione
dei colpiti (attualmente si registrano 10-12
casi all’anno), l’ANIEP indirizzò il proprio
impegno ai problemi del recupero sociale di
tutti gli invalidi, con attività legislative, propagandistiche e formative.
L’Associazione che si articola in Sezioni
provinciali, dopo aver ottenuto per gli invalidi l’attuazione di alcuni diritti essenziali (assistenza sanitaria, assistenza economica, collocamento al lavoro, addestramento ecc.) con
la legge 30 marzo 1971, n. 118, ha caratterzzato la propria azione secondo una prospettiva
di globalità, senza più distinguere i problemi
degli invalidi da quelli di tutti gli altri cittadini.
L’obiettivo principale è quindi quello di
superare tutte le condizioni di isolamento e di
esclusione degli invalidi dal normale ambiente di vita: famiglia, scuola, lavoro. Per questo occorre eliminare i « servizi specializzati »
e far si che in tutte le sedi e in tutte le circostanze in cui si formano, si incontrano e
operano i cittadini vi sia posto e possibilità di
espressione anche per gli handicappati.
Quindi, pur senza trascurare i problemi
specifici degli invalidi (che sono quelli di ordine tecnico e sanitario), l’impegno dell’ANIEP è rivolto soprattutto alle riforme, al
superamento dell’attuale organizzazione della
sanità e dell’assistenza pubblica e a creare,
anche attraverso questa campagna di sensibilizzazione attuata nella Scuola e nel Paese, le
condizioni sociali e civili che consentano l’accettazione e la partecipazione alla vita attiva
di tutti gli invalidi, qualunque sia il grado
e il tipo della loro menomazione.
Doni prò Eco-Luce
Alina Barzaghi, Milano L. 1.000; Mirella
Costa, Firenze 1.000; Olimpia Rossi, Milano
1.000; J. Guldbransen, Milano 6.000; Mirella
Durand Forti, Roma 1.000; Costantino Palmieri, Borrello 500; Nicola Oliva, Vasto 500;
Lorenza Vannuccini, Siena 1.000; W. E. Mittendorf. Travedono 3.500; Evangelina Albano Zaccaro, Portogruaro 1.000; N. N., Torino
5.000; Giacomo Pistone, Pistoia 4.000; Giovanni Giuliani, Roma 500; Santina Albano
Lena, La Maddalena 1.000; Bruno Roscio, Milano 1.000; Angelo Passaglia, Suvereto 1.000;
Emilio Corsani. Sori 5.000 Riccardo Berner,
Bergamo 500; Orlando Ippoliti, Colleferro
1.000; Bruno Roncaglione, Pont Canavese
).000; Rosa Castiglione, .4grigento 1.500.
Grazie! (continua)
statistica ci è ancora più sfavorevole
nell’edilizia: 80 infortuni mortali su
100 mila operai in Italia; 48 in Francia; 45 in Germania; 28 in Belgio e 25
in Olanda. Questa graduatoria dimostra senza possibilità di equivoci le
preoccupanti dimensioni dell’infortunistica alla quale viene ufficialmente
attribuito un tasso di probabilità del
16 per cento, mentre pare che in realtà quell’indice sia del 36 per cento.
* * *
Sono quasi trentamila i bambini che
muoiono ogni anno in Italia, nei primi
dodici mesi di vita: 70 ogni giorno,
.3 ogni ora, uno ogni venti minuti. Nel
1973, ne sono morti 26 ogni mille. In
passato andava peggio: nella prima
metà degli anni Trenta la media era
di 114 su mille e ancora all’inizio degli anni Cinquanta era di 76. Ma non
c’è da andar molto fieri: la mortalità
infantile, che sta diminuendo in tutto
il mondo di pari passo con l’estensio
ne dell’assistenza medica all’intera collettività, da noi diminuisce in modo
assai più lento che altrove. Nel 1950
eravamo al tredicesimo posto nella
graduatoria mondiale dei paesi più
evoluti in questo senso; ora siamo scesi al diciottesimo. Nell’Europa occidentale siamo seguiti solamente dal
Portogallo. Un jteonato rischia di morire per malattie infettive in Italia
17 volte più che in Svezia, 9 volte più
che in Austria.
...La carenza di infermiere nei nostri ospedali è cronica (abbiamo visto
che questa è una delle cause della mortalità infantile). Da uno studio recente risulta che in Germania ovest vi sono 26,4 infermiere ogni 10 mila abitanti, in Danimarca 32,2, in Irlanda 31,5,
in Gran Bretagna 48,3. In Italia ce ne
sono 3,5 e la situazione sta ancora peggiorando. Nel 1972 l’ufficio studi del
Senato fece osservare che il nostro sistema sanitario dispone oggi di meno
di 150 mila infermiere, mentre ne occorrerebbero almeno il doppio. E che
alle 150 mila infermiere che mancano
fanno riscontro 150 mila maestri, ingegneri e geometri disoccupati. A Roma, il Policlinico ha indetto l’ultimo
concorso a posti di infermiera circa
un anno fa. Il bando parlava di 60 assunzioni. Se ne presentarono due.
La
del
sentenza
Tribunale
Russell 2
(segue da pag. 1)'
H Nel novembre 1973 l’energia elettrica
richiesta in tutta la rete italiana è stata
pari a 12 miliardi e 327 milioni di chilowatt,
con un aumento del 9,21% sul novembre 1973
di 13 miliardi e 42 milioni di chilowatt, con
un incremento del 9,42% sul 1972.
B L’osservatorio sismico del Centro norvegese delle ricerche di Djeller presso Oslo,
ha registrato un’esplosione nucleare sotterranea nell’URSS, verosimilmente nel poligono
atomieo di Semipalatinsk.
■ Tunisia e Giordania hanno deciso di riallacciare a breve scadenza relazioni diplomatiche.
H Si è tenuto a Lima, nel Perù, il 19° congresso mondiale di chirurgia, con la partecipazione di 2200 specialisti di 48 paesi.
Sono state presentate circa 700 relazioni scientifiche; attenzione particólare è stata rivolta
aUa chirurgia nel trattamento del cancro.
H È stato assassinato a Buenos Aires Hugo
Hansen, dirigente della gioventù universitaria peronista.
■ La Banca interamericana per lo sviluppo
ha concesso al Cile un prestito di 22 milioni di dollari per il finanziamento di programmi a favore deU’agricoltura.
grammi a favore deH’agricòltura. Ora si riaprono i cordoni della borsa...
I In ritorsione alla decisione del nuovo
governo britannico, laburista, di sospendere ogni aiuto al Cile fincbé il regime golpista non abbia ristabilito le libertà democratiche, il governo di Santiago ha espresso l’intenzione di bloccare l’esportazione del rame
gliori condizioni » ad altri richiedenti), nonché verso gli altri paesi che continuino a dimostrarsi ostili.
■ Per la prima volta da quando è stata costituita la Repubblica popolare cinese,
nel 1949, un aereo della compagnia di bandiera è partito da Pekino alla volta degli USA,
sul percorso Tokio-Anchorage. Si trattava di
un volo sperimentale in vista dell’istituzione
di una linea regolare, servita da una decina
di Boeing 707, quadrigetti acquistati dai Cinesi negli USA.
I La Corea del Nord ha proposto agli USA
negoziati bilaterali per giungere a un accordo di pace che sostituisca quella armistiziale che nel 1953 pose fine alla guerra di
Corea.
■ Le autorità thailandesi e statunitensi hanno annunciato che con il prossimo maggio gli USA ridurranno di un quarto le loro
forze (anche aeree) stazionate in Thailandia;
gli effettivi americani, attualmente di 35.000
uomini, scenderebbero a 27.000.
B II governo australiano ha concesso un’amnistia a tutti ^ immigrati clandestini :
coloroche sono entrati illegalmente in Australia e vi hanno risieduto per 3 anni possono
avviare le pratiche per diventare cittadini austrtdiani.
B Gli aeroporti australiani sono stati posti
in allarme in seguito aRa segnalazione •—
non è la prima — che gruppi di palestinesi
si addestrano nel paese ad azioni di guerriglia.
B A Itamburi, nello Stato brasiliano di
Minas Garaes, è stato scoperto un topazio di ben 117 chili: c stato valutato a 12
milioni di cruzeiros, oltre un miliardo di lire.
verso la Gran Bretagna (vendendolo a « mi
rie del paese. « Da noi — ha aggiunto
— è in atto una vietnamizzazione preventiva. I militari brasiliani sono intervenuti anche in Cile, Bolivia e Uruguay,
col pretesto di difendere la civiltà occidentale e cristiana ».
Hanno poi testimoniato le vittime
delle torture, di cui è stata fornita qualche esemplificazione: il pau de arara,
pertica orizzontale cui viene legato il
prigioniero ammanettato e costretto a
tenere le gambe piegate, poi bastonato
e lasciato per ore; il takie flaxing: dopo aver ricevuto farmaci debilitanti, al
torturato viene avvicinato e allontanato
il tubo dell’ossigeno, in modo da dargli
l’alternanza fra il senso della morte e
del ritorno alla vita; la cadejra do dragao (sedia del mostro), per la tortura
a base di scariche elettriche negli organi genitali. Altra, drammatica testimonianza, quella sugli squadroni della
morte, e cioè quei nuclei di polizia che,
mentre prima erano addetti a « ripulire », il centro dai mendicanti e dai malfattori, ora servono alla dittatura per
eseguire assassini! politici: si calcola
che dal 1970 ad oggi essi abbiano ammazzato 1400 persone.
CILE — Carlos Vassalo, già ambasciatore a Roma ha confermato che il
tristo generale Pinochet aveva inventato il famoso « piano Z » dei marxisti
dello scorso settembre come motivo
pp l’aggressione militare alle istituzioni. Ora è lo stesso Pinochet a dire che
l’attacco armato alla democrazia fu
preparato nell’aprile 1972 (un anno e
mezzo prima!) e portato avanti giorno
per giorno.
Particolarmente folta la testimonianza diretta sulle torture e sui massacri:
donne che hanno avuto mariti e figli
uccisi e sono S'tate esse stesse torturate; tragiche descrizioni di torture fisiche e psicologiche, di finte fucilazioni,
di bastonature a sangue; un sacerdote
ha visto per mesi e mesi galleggiare
cadaveri sul fiume Machoto. Roger Plak
di Amnesty International ha precisato
che i prigionieri politici si aggirano sui
15 mila e che di essi la maggioranza è
stata torturata.
URUGUAY — Il sen. Michelipi,
esule in Argentina, ha Tatto una denuncia impressionante: « il nostro paese
—- una volta democratico — è precipitato nella dittatura ed oggi è diventato
il simbolo dello "stato d’assedio". Da
noi la tortura costituisce l’uso quotidia
iiniiiMiiiiiiMiiiiiiiMiimiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiimitiiiiimiiiiiiiiii
Alla redazione di questo numero hanno
collaborato, oltre alVéquipe della FFV,
Edoardo Aime, Lamy Coisson, Ermanno Genre, Roberto Peyrot, Edina Ribet, Elsa e Speranza Tron, Liliana Viglielmo.
DOPO
MEZZO SECOLO
DI DITTATURA
Nel precedente n. di questo settimanale abbiamo _________________________
accennato al disorientamento profondo, q,uasi tragico,
che affiora nella vita politica del Portogallo (v. l’art. « Quando un impero
non si può più difendere »). Tanto che
la minaccia d’un possibile totale collasso dell’intera vita nazionale sembra
profilarsi all’orizzonte.
Sappiamo che il libro del generale
A. Spinola {« Portugal e o futuro») ha
prodotto un effetto enorme, perché in
esso l’autore « afferma ad alta voce,
con l’autorità che gli conferisce il suo
grado, quel che tutti i responsabili pensano in Portogallo. Ossia che non ci
può essere una soluzione militare alla
guerra coloniale, e che il Portogallo
non potrà proseguirla a lungo, per cui
sarà costretto a negoziare la pace con
i movimenti nazionalisti, e anzitutto a
riconoscere il diritto all'autodeterminazione dei popoli africani » (Mario Soares in un’intervista riportata su « L’Espresso » del 24.3.’74).
Al partito di Spinola ed alle personalità che lo affiancano « si oppone il
partito tradizionalista guidato dal presidente della Repubblica, Americo Thomaz, dai ministri della Difesa e dell'Interno, Joaquim Silva Cimba e Sèsar Morena Baptista, e dall'ex governatore generale dell’Angola, Joaquim Luz.
Cunha, chiamato a sostituire Costa Gomez (superiore diretto Sello Spinola)
a capo dello stato maggiore. L'estrema destra del regime, rimasta fedele
alla memoria del dittatore Salazar
(morto nel ’69), ha addirittura protestato quando Caetano ha cambiato il
nome dei possedimenti da “colonie”,
in “territori d'oltremare" e ha tenacemente combattuto Spinola quando,
“per salvare il salvabile e tagliare le
gambe alla resistenza”, aveva nominato leader tribali alla guida di alcune
regioni guineane ».
Così prosegue Paolo Mieli nell’art.
già citato (e pubblicato sullo stesso n.
de « L’Espresso »). E conclude dicendo
che « Caetano, che già in passato aveva consigliato a Salazar di liberarsi
delle colonie, ha ora dato un tiepido
avallo alle posizioni di Spinola per indurre alla ragione il fortissimo partito
degli oltranzisti. Ma si è accorto d’aver
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
messo in moto un meccanismo che
non era in grado di controllare: mentre molti militari non accettavano la
punizione dello Spinola (cioè la sua
destituzione da vice-capo di stato maggiore) e decidevano di passare al contrattacco, la destra annunciava la pubblicazione di un contropamphlet, dal
titolo “Non saremo mai la generazione
del tradimento”, che propone la riconquista dei territori coloniali in mano
ai guerriglieri e una radicale epurazione, dall’esercito, dei fedeli di Spinola.
A questo punto Caetano ha capito che
non gli restava che cedere alla volontà del più forte, e cioè al partito degli
oltranzisti. Ha dato quindi l’ordine al
generale Brandao di marciare contro i
rivoltosi e d’arrestare il capo dei fedeli
di Spinola, il tenente colonnello Joao
Almeida Bruno. I ribelli, vista persa
la partita, si sono lasciati arrestare
senza sparare un colpo ».
Dominique Pouchin scrive su « Le
Monde » (del 20.3.’74) che, « qualunque
sia l’esito, indubbiamente provvisorio,
della crisi attuale, sembra evidente che
la polìtica portoghese sarà, più che
mai, dominata dalla questione delle colonie. L'avvenire del Portogallo, tutto
sommato, si giuoca forse a LorenzoMarques (capitale del Mozambico), a
Loanda (capitale dell’Angola) e a Bissau (capitale della Guinea) piuttosto
che a Lisbona. Infatti come si può credere che i più importanti gruppi industriali e finanziari, portoghesi o stranieri, che ricavano dall’Africa una parte considerevole delle loro risorse, ed
nqgi cominciano a sentir molto forte
l’odore del petrolio d’Angola, sarebbero disposti a rinunciare a tali ricchezze? Il loro appoggio, mai smentito, alla politica tradizionale di Lisbona
nelle “province d’oltremare”, non è
un segreto per nessuno. Non sembra
che codesti gruppi siano molto preoccupati dalla prospettiva che quelle ricchezze debbano esser pagate al prezzo
di guerre interminabili combattute
contro un nemico per lo più inafferrabile. Ma la stessa cosa non può dirsi
di coloro che, in Mozambico, in Angola
o in Guinea, hanno il compito di “difendere l’integrità del territorio nazio
nale”. Un comandante portoghese
assicura che “lo
spettro di Goa^ incombe ancora sull’esercito. Noi non
_ vogliamo essere, ancor a una volta, accusati di tradimento e pagare gli errori degli uomini politici”. Le reazioni dei
comandanti militari alle critiche lanciate contro di loro dalla popolazione
bianca delle colonie, testinwniano già
un cambiamento sensibile nelle coscienze. È anche sintomatica quella
lettera che, secondo certe fonti d’informazione, alcuni generali comandanti delle operazioni nel Mozambico,
avrebbero recentemente indirizzato al
governo, per chiedergli un aumento degli effettivi e del materiale: “in caso
contrario essi declinerebbero ogni responsabilità nell’evoluzione della situazione”.
Un uomo del governo diceva, tempo
fa: “Impossibile cambiare. Privato delle sue province africane, il Portogallo
non sarebbe più che una seconda Albania...” ». Per parte nostra, invece,
siamo grati al Consiglio Ecumenico
delle Chiese, e pienamente solidali, per
quanto ha fatto, e continua a fare, a
beneficio dei patrioti di quelle province.
L’ACCUSA
DI JEAN-PAUL SARTRE
Venne formulata nel dicembre
1972 contro Georges Pompidou, pubblicata su « La Cause du peuple » ed
ora riportata da « Le Monde » (del 4.4.
’74), in occasione della morte, tragica
e (dalla maggioranza degli stessi francesi) inattesa, del presidente della Repubblica Francese:
« Noi accusiamo il presidente della
Repubblica (...) d’essere interamente
responsabile d’un sistema nel quale lo
Stato non s’accontenta più d’esercitare il potere in nome della classe dominante, ma è interamente assorbito
dal capitale, e nel quale la politica è
fatta direttamente dal padronato ».
no del potere: su una popolazione di
due milioni e mezzo di abitanti, 5 mila
di essi sono stati torturati e 40 mila si
trovano in prigione. Tutto è nelle mani dei militari che distruggono perché
non sanno costruire ».
Anche qui, drammatiche testimonianze sul rapido deteriorarsi della situazione. Dopo gli scioperi generali contro
gli aumenti del costo della vita, i partiti vengono sciolti e 5 mila — fra operai e impiegati — vengono imprigionati. Nasce la lotta armata di resistenza
dei tupamaros. Le squadre fasciste
hanno via libera. Nel 1972 Bordaberry
vince le « elezioni » e il 14 aprile viene
proclamato lo stato di guerra interna.
Dopo altri quattro mesi, vi sono 20
mila arrestati di cui migliaia i torturati (da 5 a 10 mila). La democrazia cessa
definitivamente collo scioglimento del
parlamento, colla messa fuori legge di
sindacati e colla « giustizia » in mano
ai militari.
BOLIVIA — « Sono quasi tre anni
che il governo fascista del generale
Banzer reprime le masse e viola i diritti dell’uomo » ha detto lo scrittore Renato Oropeza. Cinque i testimoni-vittime: hanno parlato dei campi di concentramento di Chonchocoro e Achocalla accusando il regime di usare « ufficiali sadici » per torture disumane che
nella maggior parte dei casi, hanno
causato la morte dei prigionieri. Ad
Achocalla è stato visto uccidere anche
un bambino.
Questa, molto in sintesi, la cronaca
delle giornate del « Russell II ». Qualcuno si potrà chiedere: in un tribunale
che si rispetti ci dovrebbe pure essere
anche una difesa. Ed infatti la « difesa » è stata regolarmente convocata
nelle persone dei rappresentanti dei governi incriminati. Nessuno ha accettato.
* *
È difficile il voler trarre delle conclusioni dopo quanto esposto. I fatti si
commentano ampiamente da sé ed
ognuno di noi avrà modo di meditarli.
Vorremmo però aggiungere una cosa,
dato che i giornali « di informazione »
l’hanno ^ se non taciuta — tenuta in
subordine. Intendiamo riferirci, sia in
base alle testimonianze del « Russell
II » e sia in base alle precedenti prove
o ammissioni della stampa mondiale,
alle gravi responsabilità che hanno gli
Stati Uniti nella drammatica situazione
sudamericana (sono stati accusati anche i governi di Haiti, di Portorico, del
Paraguay, del Guatemala). Questa nazione ha infatti aiutato in vari modi il
sorgere prima e il rafforzarsi poi di
queste dittature, con appoggi economici, con uomini, con mezzi, allo scopo
dichiarato di contrastare il « comunismo ateo e materialista », ma non disdegnando di far man bassa sulle risorse locali di quei paesi. E il « comunismo ateo » è stato represso. Hanno
vinto — parzialmente e per il momento — dei governi « cristiani » che sono
una vivente bestemmia al Dio in cui
dicono di credere, al Dio che quotidianamente crocifiggono, attraverso alle
Sue creature, colla prigione, coi campi
di concentramento, colle torture, coi
massacri.
r. p.
REFERENDUM:
NO
^ Antica colonia portoghese in India. Fu occupata (da un giorno all'altro, si può dire!)
nel 1961 dalle forze della Repubblica Indiana.
I responsabili dei periodici evangelici « Il
Messaggero Avventista », « Cristianesimo Og'
gi », « La Lampada », « La Luce », l’agenzia NEV (Notizie evangeliche), a Nuovi
Tempi », (( Sola Fide », « Il Testimonio »,
« Voce Metodista », Paolo Landì per FASE,
Aldo Comba per il Servizio Stampa Radio-Televisione della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, e a titolo personale. Alba
Mannucci Rocco per la rivista « Impegno »,
Roberto Sbaffi della rubrica televisiva « Protestantesimo » e Valerio Papinì della trasmissione radiofonica « Culto Evangelico »,
riuniti a convegno a Firenze, il 6 aprile
1974, prendendo atto delle posizioni già espresa vari livelli da chiese ed organizzazioni
evangeliche sul problema del referendum
abrogativo della legge sul divorzio, *
confermano il NO degli evangelici italiani;
si impegnano a continuare l’opera di sensibilizzazione dei lettori sulla base delle seguenti considerazioni :
1) L’attuale legge sul divorzio non obbliga nessuno a divorziare, la sua abrogazione
abolirebbe questa libertà imponendo a tutti i
cittadini le conseguenze di una concezione
cattolica del matrimonio.
2) Il carattere definitivo dell’unione coniugale non può essere determinata per legge,
ma deve essere costruita quotidianamente nel
dono reciproco dell’amore e della fedeltà.
3) L’istituto del referendum, che c stato
una conquista popolare di libertà sancita dalla
costituzione, viene usato inq uesta occasione
per indurre la collettività a sopprimere i diritti di una parte dei cittadini; esso inoltre
viene strumentalizzalo da alcuni settori della
politica italiana per sostenere spinte antidemocratiche.
Firenze, 6.4.1974.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino}