1
LA BUOi\A i\0\ELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO
Torino, per un anno ... L. 6 »
» per sei mesi ... ¡> 4 «
Per ie provincie e l’eslero franco sino
ai contini, un anno . . F.. 7 20
per sei mesi , ■> 5 20
La direzinne della [JUONA NOVELLA è
in Torino, casa Belloraf, via del Valentino, n” 12, piano 3’.
Le associazioni si ricevono da Cahlotii
nAZZAHiNi e Comp. Editori Librai in
Torino, via .Nuova, casa .Melano.
GU Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
invianiloio franco alla ditta sopradetta.
Cronologia Biblica. Tavole generali Mie Genealogie ¡ìatriarcali. — Dn po’ di catecbi.
smo biblico al Cattolico di Genova, — Rivista critica della Stampa clericale. —
Galileo ha torto? — Notizie religiose; — Ruma — Francia —lughillcrra.
— CroDacbette politi«».
* CKO]%OI.O€iIA mVIilCA
PROEMIO.
Avendo noi in animo di richiamare l’attenzione de’uo.<itri lettori
sopra alcuni de’ più imporlanti luoghi della Bibbia, dove sono profeticamente descritti i successi, le guerre, le persecuzioni, i trionfi, gli
scandaU e le vii lù della vera Chiesa di Cristo, alla quale appartengono i veri credenti, crediam pregio dell’opera il premettere alcune
brevi nozioni cronologiche indispensabili alla perfetta intelligenza
degli avvenimenti storici che dovremo riandare. Quando si pensa
che gli studi biblici erano la delizie dei primitivi Cristiani, che formarono l’occupazione assidua dei più santi Vescovi e Padri della
Chiesa, che i più grandi iilosofi cristiani, da Atenagora e Giustino a Grozio, Lcibnizio, Newton e Locke consecravano lunghe ore
2
— tìiu —
alla meditazione delle sante Scritture, non si può dubitare che ivi
non sia insegnata la vera sapienza. E di vero, se i libri de’ poeti e
de’filosofi che non contengono finalmente che la parola dell’uomo
vestila di vaghe forme, non vi ha dubbio, ma pur sempre umane,
ci sanno sovenli volte inspirare l’amore del bello e del bene ; quanto
non ci saprà meglio istruire il libro di Dio, che non contiene che la
parola stessa di Dio, che è come disse l’Aposlolo, Virtù, Sapienza e
Potenza di Dio'i Lasciamo dunque che altri spenda la vila nell’imparare gli oracoli deH’uomo, il quale per grande che sia, e altamente
collocalo, non cesserà mai di esser uomo, e meno che verme al paragone di Dio. Rivolgiamo l’attenzione nostra agli oracoli della parola
di Dio registrati nella Sacifa Bibbia, e per agevolarci la via d’intenderli non ci sia molesto d'i trattenerci alquanto a fare provvisione di
lumi cronologici, che nel corso degli .storici avvenimenti ci guideranno a discernere i fatti, a cui allutl%no le Scritture profetiche della
Bibbia.
EITIV 6!r«vofSt.)(7i;
7T^ayuaTm-j xsti rripr,7t;
J.a Cronologia c il rcUificatore
e'conservalore de’falli.
I.
t.a cronologia in generale, ossia
l’arte di compiiUire i tempi, può essere divisa in due specie, in ci'onologia cioè tecnica, ed in cronologia
storica.
La cronologia tecnica è l’arte di
computare i tempi secondo le diverse
misure naturali o arbitrarie, che sono
in uso fra i diversi storici per trasmettere ordinatamente i fatti nei loro
fasti 0 nei loro calendari, o nelle loro
croniche.
Queste misure souo i giorni, le
settimane, i iuesi, gli ;»ni, le generazioni, i regni, gli eclissi, i canoni, e
i cicli. Questo genere ili misure è appoggiato ali’ astronomia e al corso
della natura, e per conseguenza può
essere ilimostrato colle leggi conosciute del moto del sistema del mondo, e colle dottrine della probabilità.
La cronologia storica è l’arte di
computare, aggiustare e verificare
l’intiera serie delle date fornite dagli
storici, secondo certe epoche, ere o
periodi di tempi cardinali in modo di
coordinare l’insieme, se è possibile,
in un solo sistema imlforme c consecutivo. Per tal mezzo la storia Mera
3
e profana possono essere messe d’accordo fra loro, e corrispondersi esattamente. È questa certamente un’ impresa assai più diQìcile della prima;
perciocché le date fornite dalla storia
Sacra e Profana sono generalmente
oscure, imperfette, mutilale, o come
che sia corrotte dal tempo, o rimaste
incerte per la perdita dei documenti
smarriti a caso, o maliziosamente distrutti.
Da ben circa 117 sistemi sonosi
inventati fm qui per conciliare la Storia Sarra con la profana, essendo pei
tempi anteriori ad Abramo in aperta
contraddizione fra loro i testi che ci
rimangono degli Ebrei, dei Samaritani, e dei Settanta riguardo alla Storia Sacra, ed essendo affatto diverse
le misure e le epocha adottate dai
dilTerenti scrittori profani. Laonde
alcuni cronografi, col Riccioli, dalla
considerazione di quesli sistemi svariati ed opposti nel fissare le epoche,
c computare i lempi, hanno dedotto
i seguenti canoni:
1° Non potersi fln qui per qualunque investigazione astronomica stabilire l’epoca certa dell’origine del
mondo;
2" Potersi con qualche probabilità
sostenere che l’ordine attuale delle
creazioni di cui è composto questo
nostro pianeta, la Terra, nou è più
antico di 5654 anni circa avanti l’era
volgare :
3° Alssuno dei 117 sistemi cronologici contare più di 7000 anni, uè
meno di 5700 dalla nascita di Cristo
salendo alla così defta creazione del
Mondo, 0 meglio ancora alla creazione deU’Uomo;
4“ Dal testo ebraico e dai più anticlii documenti della storia umana,
farsi probabile che corressero 4184
anni da Adamo a Cristo, e in questa
ipotesi non iK)lersene coniare uè più
di 4550, nè meno di 5705.
5? Dal testo greco dei Settanta,
e dai documenti meno incerti della
storia umana apparire 5634 anni da
Adamo a Cristo, ed in tale ipotesi
dalla creazione dell’uomo a Cristo
non potere contarsi più di 5904 anni,
nè meno di 5054.
A simili riduzioni di calcoli siamo
noi necessariamente astretti, perchè
la materia non è suscettiva di alcuna
dimostrazione rigorosa, ma solamente
di tttia approssimazione alla verità, c
quest’approssimazione è sempre maggiore 0 minore secondo chè più o
meno antica è la data che noi ricerchiamo , e secondo che sono più o
meuo esatti i principii con cui ci
guidiamo nel ricercarla, e secondo che
più 0 meno abilmente li applichiamo.
Un tale argomento trovasi nella
sua pienezza trattato neU’analisi ero-
4
nologica di líales, stampata a Londra.
Per ciò die a noi principalmente concerne intorno la storia Sacra, dobbiamo consultare il più antico e il pifi
venerando fra i documenti che noi
possediamo, che è il testo della Genesi, dove stanno rhichiusi gli archivi
delle genealogie patriarcali antidiluviane e postdiluviane,ed è per le prime
il capo V, per le seconde il capo XI;
perciocché su queste genealogie dovrebbe essere necessariamente fondato tutto il sistema della cronologia
biblica.
La prima cosa che ci dà suiroccliio
nel confronto delle diverse liste cronologiche date nel testo Masoreta e nel
Samaritano die sono ebraici, e nella
^ersione dei Settanta, e nelle opere
di Giuseppe Ebreo storico versatissimo
nelle due lingue ebraica e greca, è la
grande ditTereiiza che vedesi nella
data delle generazioni che si succedono, difl'erei»za di 600 anni nelle generazioni antidiluviane, e di700 nelle
postdiluviane, la quale è chiaro òhe
non potrebbe mai esseiè opera del
caso, ma si deve essere stata fatta a
disegno ; conciossiachè nel testo ebreo
queste lacune di secoli nella data
delle generazioni sono aggiunte alla
sopravivenza dei genitori ai generati,
e nella versione greca le addizioni
di secoli alla data delle generazioni
sono tolte dalla sopravivenza, cosicché la totalità di ciascuna vita risulta
perfettamente eguale nei differenti testi, secondo che può ciascuno vedere
nelle seguenti tavole, ove sono messe
iu prospetto le date dei testi Ebraico,
Samaritano, Greco dei Settanta, c
Greco di Flavi o Giuseppe.
Ì.WOLE GEIMLI DELLE (ÌE1AL061E UmmU
Tavola 1. Avanti il Diluvio
GE^En.i210l\I SOPHAVVIVENZi vriA
Ebr, Saia. Sait, Gius. Ebr. Ssm. Seit. Ebr. Sam. Sell,
1. Adamo. . 150. 150. 250. 250. 800. 800. 700. 950. 930. 950
2. Sett. . . 105. 105. 205. 205. 807. 807. 707. 912. 912. 912
3. Euos. . . 90. 90. 190. 190. 815. 815. 715. 905. 905. 905
4. Chenan . 70. 70. 170. 170. 840. 840. 740. 910. 910, 910
Ö, Mahalaleel 65. 65. 165. 165. 850. 850. 730. 895. 895. 895
6. Jared . . 162. 62. 162. 162. 800. 785. 800. 962. 847, 962
7. Enoc . . 65. 65. 165. 165. 300. 500. 200. 565. i65. 565
8. Metusela. 187. 67. 187. 187. 782. 655. 782. 969. 720. 969
9. Lamec . . 182. 53. 188. 182. 595. 600. 565. 777. 653. 753
10. Noè. . . 600. 600. 600. 600.
Diluvio 1656. 1307. 2262. 2256.
5
Tavolò II. Dopo H diluvio
Ebv.
1. Sem ... 2.
2. Arphagsad. 35.
Cheuan II.
3. Seia . . . 50.
4. Heber . . 3i.
5. Pbaleg . . 30,
6. ReùoRagau 32.
7. Sarug . . 30.
8. Naor. . . 29.
9. Thare(||. 70.
IO. Abramo . 292.
OENERAZIONI
Sam. Seit.
2. 2.
135. 135.
130.
130. 130.
134. 134.
130. 130.
132. 132.
130. 130.
79. 79.
70. 70.
942. 1072.
sopravvivenza
Gius. Ebr. Sam. Seit.
12. 500. 500. 500.
135. i03. 303. 403.
130. 403. 303. 303.
134. 430. 270. 270.
130. 209. 109. 209.
130. 207. 107. 207.
132. 200. 100. 200.
120. 119. 69. 129.
70. 135. 75. 135. 205. 145. 250
9"93.
VITA
lìbr. Sam. Sett.
M 600.
n 438. n
0 433.
404. H
» 239. n
» 239.
» 230. »
n 148. n
Totale . 1948. 2249. 3334. 3249.
Come apjiarisce dalle precedenti
tavole )a generazione d’Adamo o l’età
sua quando gli nacque Set, è dai testi
Masoreta e Samaritano portata a 130
anni, la sopravvivenza alla nascila del
figlio a 800 anni, ed il totale della
sua vita a 930; in quella vece i Settanta e Giuseppe Ebreo portano la
generazione a 230 anni, là sopravvivenza la restringono a 700 anni, per
forma che il numero totale degli anni
di vita re.<ta di 930 come nei testi
ebraici. Vedi S. Agostino De civilate
Dei lib. XV. 13.
Oltre la differeuza generale ed uniforme di quesl’addizione e sottrazione
di centinaia d’ anni nelle rispettive
liste genealogiche, s’incontrano altre
varianti considerevoli nel quatlro testi,,
alcune delle quali fatte a caso, altre a
disegno.
In origine però uon era diiTerenza
di sorta fra il testo originale fibreo e
le versioni greche. Tanlo ci viene attestalo da Filone e da Giuseppe che
sono i più celebri aniiquari e storici
della nazione ebrea.
Filone d’Alessandria, che viveva ai
tempi apostolici,parla nel seguentemodo dell’esatezza e fedeltà della versione
greca, e dell’alta venerazione in cui
era presso gli Ebrei. « I selLintadue
« traduttwi seriamente pensavano a
« vincere la difTicollà d’interpretare
Il ossia tradurre in maniera le leggi
Il espresse dai divini oracoli, che non
(I vi fosse nulla di aggiunto, nulla di
<1 scemato, nulla di mutato, ma tutto
6
« rimanesse nella propria forma ori« ginale ». E dopoH’avere osservato,
cbe gli Ebrei più dotti e più periti
nelle due lingue Ebraica cioè (la quale
egli chiama Caldea) e Greca, solevano
al tempo che fu fatta la traduzione
dei Settanta (240 anni circa avanti
Cristo) chiamare i traduttori non già
solamente col nome d’interpreti, ma
altresì di profeti animati dal più
puro spirito e dai sentimenti più
schietti di Mosè , aggiunge « che si
" celebrava ancora a’ suoi dì ogni
« anno una festa nell’isola di Faro,
« dove era stata fatta la versione per
« conservare la memoria e rendere
« grazie a Dio di cosi gran beneficio ».
De vita Mosis.
Anche Giuseppe Ebreo che visse
una generazione dopo Filone, e pubblicò le sue ammirevoli antichità circa
l’anno del Signore 94 , racconta che
« sopra domanda di Tolomeo Fila« delfo re dell’ Egitto , il sommo sa« cerdote di Gerusalemme mandò in
« Alessandria una copia della legge
« (Mosaica) scritta in carattere d’oro
« sopra fogli dì pergamena legali as■I sai leggiadramente insieme. Finita
« la versione, f\i letta in pubblico, ac« ciocché tutti potessero giudicare se
« vi avesse in qualche parte alcun
« die di superfluo o di mancante.
« L’interpretazione fu da tutti enco« miata per così ben fatta, che biso
« gnava conservarla scrupolosamente
« tal quale senza verun cangiamento ».
Antiq. XII. 2, 12. pag. 517. edit.
Hudson.
Lo stesso Giuseppe, eruditissimo
nelle due lingue, dichiara che nelle
antichità ebraiche citava la greca versione dei Settanta senza mutarvi iota
per la venerazione profonda in oui
egli l’avea. Si vegga la sua vita al
proemio nel §. 2 e 5, e le sue antichità lib. X. capo 10, ^6,
Da queste due testin^ianze di Filone e Giuseppe possiamo a sicurtà
conchiudere 1“ Che in origine non
eravi differenza di sorta fra le genealogie dei testi ebraici, e quelle della
versione greca; 2“ Che la maniera di
computare i tempi usata da Giuseppe
era pienamente conforme ai testi scritturali; 5" Che per conseguenza, le
copie del testo Ebreo e del Greco sono
state falsificale nelle età posteriori a
quella in cui visse Giuseppe.
Che poi le falsificazioni fossero fatte
piuttosto nel testo ebreo che nel greco, si rende assai probabile per più
ragioni.
Innanzi tutto un esame accurato e
minuto di molte versioni unito a laboriosi e replicali confronti del testo
ebreo con un gran numero di manoscritti da tutte parti raccolti per cura
di Kennicott e di De Rossi e di altri
dotti, ha provato fino all’evidenza che
7
i libri sacri non sono stali esposti
meno dei profani al pericolo delie
solite alteraiioui dei copisti, che senza
variar la sostanza variano gli accidenti della Scrittura, e tostano talora ad oscurare un testo originalmente chiaro. E simili alterazioni pur
troppo non sono sempre innocenti
nè casuali. ¡Sè potrebbe andar diversamente la bisogna senza un miracolo contiimalo. Appartiene poi alla
critica filologica il -conciliare o tornare al senso originale e primitivo,
quando si può, queste varianti ricorrendo a quelle autorità, che souo in
simile materia più o meno competenti secondo il maggiore o minor
peso che prendono dal numero o dall'età, o dagli uomiui illuminati che le
tengono per buone.
E qui osserviamo di volo quanto
sia falsa quella pretensione dei teologi e curiali di Roma di avere uella
loro chiesa un giudice ed interprete
infallibile del vero senso genuino delle
Sante Scritture. Se ciò fosse, dovrebbero oggi essere da lungo tempo aj)pianale tutte le difficoltà cronologiche,
nè più si dovrebbero i dotti* andare
lambiccando il cervello per concordare in ciò la sacra istoria con la profana.
Tornando al nostro proposito, supposto, come abbiam detto, che anche
i libri scritturali al pari dei profani
sieno soggetti a’ varianti, noi abbiamo
tutta ragione di credere 'essere state
più probabilmente corrotte e l'alsiiìcate le copie del testo ebreo che non
del greco, sia perchè ci pare dovesse
essere più facile si falsificassero e
corrompessero le prime, che non le
seconde, sia perchè ci pare dovessero
gli Ebrei avere maggior interesse di
falsificare e corromper ([iielle che
queste.
Dopo infatti la guerra giudaica, e
dopo la distruzione totale di Gerusalemme, tutti sanno che solto il regno
dell’imperatore Adriano furono i Giudei espulsi dalle natie lor terre, e tutti
quanti0 dispersi pel mondo,od appiccati alle croci, o venduti scliiavi, o fuggitivi e nascosti fra le genti. Qual
gran numero di Bibbie pertanto non
dovettero andare in quel tremendo
disastro smarrite o distrutte ! Quante
altre non saranno state come parte di
bottino recate in trionfo a Roma dai
vincitori? tanto più se sì considera il
costume che aveano gli Ebrei di riccamente fregiare con preziosi arredi le
custodie entro cui le serbavano? Le
poche copie salvate dalla rapacità
soldatesca le avranno senza meno
guardate gelosamente presso di sè
gli Ebrei, e come la lingua ebraica
non era al certo divulgata al par
della greca, ognuno comprende quanto era facile agli Ebrei di corrom-
8
perle, se ne avessero avuta la volontà.
Ora, che essi ne avessero la volontà subito dopo la distruzione di
Gerusalemme, compiuta dall’armi di
Tito verso l’anno 70 dell’era volgare,
non sembra probabile, perchè le tante
calamità da cui erano oppressi, non
lasciavano a loro agio nè tempo di
pur pensarvi, dovendo innanzi tutto
provvedere alla propria sicurezza e
de’ figli. Ma verso la flne del primo
secolo, quando si erano già formato
un nido quà e là sparsi fra le nazioni
diverse del Romano Impero, e si vedean crescere dappresso il Cristianesimo, che si fondava sulla fede nel
Messìa aspettato per secoli da loro
pria che venisse, e si barbaramente
poi ripudiato quando venne, perchè
1 crocifissero, non potevano non essere tentati a corrompere quei testi
della Bibbia, che parlavano apertamente conlro di loro, segnando l’epoca della venuta del Messia che non
avevano essi voluto riconoscere nella
persona di Dio fattoUomo, Cristo Gesii
figliuolo di Maria. Udivano essi con
troppo dolore annunziarsi dai Cristiani, che il Gesù da loro crocifisso
era veramente il Cristo predetto dalle
stesse loro Sante Scritture. Atti XVIII
28. A calmare dunque l’agitazione di
coscienza, e a comprimere il rimorso
di un errore, da ^ui erano stati spinti
al delitto del Deicidio del quale portavano la pena, aveano come un bisogno intimamente sentito di smentire in qualche guisa i Cristiani, ed
ingannare se stessi. La vìa più breve
di giungere aU’intento era quella di,
variare le date dei hbri santi, e confondendo cosi la ragione de’tempi,
rendere oscuri i vaticini, e le promesse e gli oracoU dei profeti, e tardare di secoli ancora la comparsa dei
Messia, che i Cristiani adoravano già
venulo, ed essi insegnavano che doveva ancora venire. Ciò per altro potevano essi facilmente fare nel teslo
ebreo noto a pochissimi fuori di loro,
non mai nel grei’o dei Settanta, che,
oltre allo andare per le mani di tutti
gli Ebrei Ellenisti che abitavano la
Siria, e la Grecia, era anche usalo
generalmente da tutti i Cristiani, i
(juali non avrebbero mai consentilo a
simili falsificazioni giudaiche.
È dunque per noi provato, non dirò
con evidenza (che in tali malerie è
impossibile ad ottenersi) ma colla maggior probabilità che desiderare si
possa, essere stato falsificato e cor
rotto il *eslo ebraico piuttosto che il
greco, sia per la maggior facilità che
aveano gli Ebrei di farlo, sia per la
tentazione che li doveva spingere a
farlo.
9
m PO’ DI CATECHISMO BIBLICO
Al, CATTOLICO DI GENOVA.
Signor Caltolico revertndissimo
La lerza domanda die la Buona Novella
da voi catechizzala, si prese la liherlà di
rivolgervi fu la seguente : « Sn qnali
II passi della Scriltura si fonda il Cailolico
«per asserire G. C. avere proclamala la
« necessità della confessione anricolare
« per la remissione dei peccati ? »
Voi rispondendone porlaste Ire, i quali
per la idealità del loro significato possono essere considerati come un solo: il
primo di Matteo XVI, 19 ove, 0. C. volto a
s. Pielro che l’avea dichiarato Figliuolo di
Dio, dice: kIo ti darò le chiavi del regno
n dei cieli, e quanto legherai sulla lerra,
II sarà legato ancora in rielo, c quanto
li scioglierai sulla lerra, sarà sciolto al« tresì nei cieli»; il secondo del medesimo evangelo, capo XVIU, 18 ove «la
« stessa podestà viene estesa a tulli gli
n apostoli»; il lerjxi inrme di S. Giovanni
capo XX, T, 23, ove G. C. dopo aver soffialo sugli apostoli (vedremo più tardi se
COSI vadano intesi quesli ultimi duo passi) dice loro; « Ricevete lo Spirilo Santo;
«a quelli cui rimollerete i peccali, sa« ranno rimessi; a quelli cui non rimet« terele i peccati non saranno rimessi».
— Ma, signor Catiolico, perche da questi passi biblici, anche intesi a modo vostro, ne possa venir proclamala la necessità detla confessione auricolare per la rimessione dei peccali, non sarebbe torse
necessario che questa specie di confessione vi fosse, se non altro, almeno almeno nominala?
— 11 nome non vi--sarà, soggiungete
voi, ma la cosa per cerio vi si trova ;
prova ne sia questo ragioiiameuto : « G.
C., ciò è evidente, ha colle parole da
noi citate, conferito ai suoi Apostoli, e
consognentcmente ai preti che sono i loro
successori, una speciale podestà di pronunziare gindÌ7.1o sopra del peccatori; ma
un tal giudizio, voi ne converrele, non
potrebbe essere nè savio nc giusto senza
cognizione di causa. Gi vuol dunque un
mezzo per ottener questa. Or l’nnico eflicace sarà la dichiarazione sponlanea e
particolareggiata doi peccali filila all’orecchio del prete, od in allri termini la
confessione auricolare.
¡Non lo vedete ora, come cotesta dottrina, sebbene non formalmente espressa
nelle parole della Scritlura che abbiamo
riferite, pure vi si contiene, e ne scalurisco a rigor di logica !
— Ciò che vediamo benissimo, o signor
Cattolico , sono i raggiri inliniti ai quali
siete costretto di ricorrere per far dire
alla Scrittura quel che essa non dice
punto! Ciò che vediamo benissimo si è,
che la confessione da voi preconizzata
come assolutamente indispensabile alla salvazione, e come un sacramento uguale,
se nou superiore, alla Cena ed al Battesimo, non trova allro appoggio nell’Evangelo, che quello assai sdrucciolevole di
nna logica deduzione.
Poveri noi se tulle le verilà essenziali
alla salvezza non ci fossero siale rivelale
in modo più chiaro e più preciso di
questo !
Meno male però se quell’appoggio,
benché insufficiente, lo potesse veramente vantare la pratica di cui ci predicate la necessità. — Ma lo può ella davvero? Non ci costerà gran fatica il dimostrarvi.ad evidenza il contrario.
infatti, anche ammettendo per an mo-
10
mento die quei passi da ■voi citati debbano avere esallanicnlc il significato che
voi loro atlribuite, che avreste voi mai
ottenuto? Niente alTatto. Percioccliè voi
credete, o almeno dite di credere die il
sacerdole incaricato di cotanto ulTicio, qijai ò quello di dare o di niegare
l'assoluzione possa, mediante la sincera
l'clazion dei peccati fattogli nella confessione auricolare dal penitente, profferire
una giusta senten*» o di assoluzione o di
condanna. Perciò, voi soggiungete, è di
assoluta ed indispensabile necessità che
il penitente in confessione dica lutti i
suoi peccati senza velo, e con tutte le
circostanze le più minute, le quali servono a misurare la maggiore o minore
gravità del peccato.
Ma signor Cailolico reverendissimo,
perché dalla necessità di ottenere la remissione de’ peccali, la quale noi desideriamo al par di voi, emerga come voi
pretendete l’assoluta necessità della confessione auricolare, vi restano a provar
due cose, che certanaeute non proverele
giammai. L’una che per assicurarsi, della
intcriore disposizione dell’animo di una
persona qualunque non vi abbia altra
via cbe la manifeslazione di tulli e singoli i peccali suoi fatta airorcccbio di un
prete; l’allia che una simile manifestazione, da voi della confessione, basti a
prevenire ogni inganno per parte del sacerdote che deve assolvere, e lo ponga in
grado di dichiarare con piena cognizione
di causa che i peccati son perdonati.
So vi manchi quesla doppia prova (e
vi mancherà senza meno) il perno slesso
del vostro raziocinio si spezza. Come infatti pretendere die un cristiano confessi
le sue colpe a un prete per fargli conoscere lo stalo interiore dell’animo,*quando Inllodì occorre di doverci aprire ad
un parente, a un consigliere, a un amico,
e lo facciamo sempre senza confessare i
nostri peccali? Come pretendere che questa confessione sia pel prete una norma
di sicuro giudizio, quando è noto che
sotlo le apparenze più belle di sincerità
può nascondersi la bugia, il tradimenlo,
la perfidia e l’ippocrisia?
Ecco dunque rotto anché l’unico anello
col quale la vostra dialettica s’alfalica di
legare le vostre dottrine vacillanti ed incerte alla rupe inconcussa del santo Evangdo. Ogni uomo non acciecalo da
spirito di setta si avvede tosto dell’errore
in cui versate appoggiando ad insussistenti sottigliezze dialettiche una pratica,
la quale imponete ai crisliani senza che
loro l’abb a imposta la legge di Crislo.
Seguiteci di grazia ancor per poco, e
veggiamo se l’interpretazione che solete
voi dare ai testi ciUli, sia veramente
quella che emerga dal contesto in cui ei
leggono. (^continua).
RI\^ISTA CRITICA
Della stampa clericale
L’Abmonia.Pel voto airimmaginedella
Consolata ha già accumulalo una sommetta di 5628 lire e 28 centesimi, e si
lagna che il grido unanime dcU’opinion
pubblica, 6 le risoluzioni savie del Defìtiitorio dei frali della Madonna degli
Angeli dalla Buona Novella rifetite nel
uuinero precedente, e la giusta sorveglianza del Governo le abbiano interrotto i divotì maneggi con cui aveva impreso a incassare danaro. In qual opera
d’ulilitiì pubblica vorranno i PP. Oblali,
padroni dell’inimagine, spendere queslo
11
danaro del pubblico, oessuiio lo sa. h’Aimonta promette di continuare la colletla
a dispetto del Governo, dei frati, e della
pubblica opinione piemontese, A giudicare dalla intestazione delle cartelle, ove
i soscrittori si firmano, il danaro si versa
in benefizio dell’immagine, perche essa
s’incarichi di mantenere i Piemontesi
nella fede e nella Chiesa di Cristo, Noi
non abbiam creduto agli occhi nostri
leggendo simili intestazioni; dacché, se
la Fede di Cristo, come noi cristianamente crediamo, e il Vangelo c’insegna,
è un dono gratuito che ci fa la miseri*
cordia di Dio, non comprenderemo
giammai che si possa acquistar con danaro, e per mezzo d’un’immagine qualunque, fosse anche quella della Divinità,
Le immagini sono opere dell'uomo, e
necessariamente materiali. Dunque potranno fare effetto sull’occbio, potranno
anche svegliare qualche idea o sentimento nell’animo per mezzo delle impressioni fatte sui sensi, ma non potranno
giammai esser veicolo della grazia di
Dio, la quale è una comunicazione misteriosa e gratuita, che passa immediatamente tra lo Spirito Santo e noi. Si
potè nei passati secoli del Medio Evo
speculare sulla grossolana ignoranza
degli uomini e dei tempi, e carpire dalla
mano dei semplici, oblazioni e quattrini, sotto mendicali pretesti di religione, Ma ciò non sarà mai scusa all'inganuo e alla colpa di chi si attenta a
continuare anche oggi un traffico cosi
vituperoso.
Il Cattolico. Riferiva in aria di sazietà trionfale una fesla centenaria ad
una statua appellata Nostra Signora
della Grazia in Cambrai,nel 15 agosto.
La rivoluzione del 93 l’aveva atterrata,
ora con soscrizioni dei devoti se n’è fatta
una nuova, e Monsignor Arcivescovo con
sua notificazione annunziava cbe Pio IX
per la celebrazione del ricorrente centenario, che era il quarto, accordava
un’indulgenza plenaria informa di Giù»
bileo, come avea fatto nell’anno 1752 il
suo predecessore Benedetto XIV. 11 pio
giornale solito a regalarci spiegazioni e
dottrine in forma di catechismo, ci farà
sempre cosa grata a indichrci il testo
Evangelico, dove sieno comandate simili
feste ceùtenarie con perdono generale
de’peccati, celebrate ad onore di statue
o di pitture di qualunque titolo.
— Anche i PP. Cappuccini di Avigliana, a poche miglia da Torino, hauno celebrato il 15 s£orso con benedizioni,
con musiche, cou fuochi artlfiziali e con
pranzi e panegirici il centenario d’una
immagine venerata per la Madonna dei
Laghi.
— Nel numero 890 leggiamo che Fr,
Emanuele Marongiii, Arivescovo di Cagliari, esiliato dai Domini Sardi per aperta resistenza alle leggi, ed eccitamento alla ribellione, ha scritto da Roma
al presidente del Senato una lettera ia
data del 9 agosto contro il matrimonio
civile. Nou può essere nè più insolente,
nè più energumena. Chiama i Senatori
al tribunale di Dio, e li minaccia di vicina vendetta se avranno l’ardimento di
approvare la nuova legge mostruosa,
ereticale, ripugnante alla dottrina di
Cristo, alla tradizione dei ss. Padri, aU
l’universale consenso della Chiesa Catto '
lica. Li avvisa che questa legge votata
12
dalia Camera elettiva, è una progettata
violenza contro la santa Chiesa, e fa
onta gravissima al Vicario di Dio in terra
li» cu! autorità si stende per tutto il
mondo dove esistono uomini o cristiani,
o da farsi cristiani, lii fine intuona un
salmo — Exurge Domine Deus, eie, e
si soltoscrive Emanuele Arcivescovo di
Cagliari.
— Con suo virulento arlicoio intitolato
— Si rompa il sonno — suona l’allarme
di guerra civile, volendo che i Genovesi
non lardino a svegliarsi dal sonuo in cui
dormono da cinque anni. On branco di
settari, (suo linguaggio evangelico) di?
strugge l'opera di Dio, come se fosse in
potere dell’uomo l'abballere ciò che è
^fondato da Dio. Ogni sozzura di giorna*
lacci e libri e liliercoli perviene lilieramente alte mani dei Genovesi, e fin’anche la Buona Novella,' che è giornale
puramente protestante, come se l’essere
protestante, ossia il non convenire colle
dottrine del signor Catiolico di Genova,
fosse una sozzura. Un sacerdote a cui la
Chiesa ha condannato un libro sul matrimonio civile si è latlo lecito di stampare che questa proibizione ricadeva
sulla dottrina di Crislo e dei Santi Pa.
dri, quasi che «n autore perchè condan.
nato da Roma, fosso condannalo anche
dalla Chiesa, o un uomo perchè prete e
ministro della Chiesa, perdesse il suo
drillo naturale di difendersi, quando i
teologi di Roma, senza pure ascoltarlo
il condannano. Nella città altre volte
chiamata pia, sono già aperte quattro
sale, dove s’insegna il Vangelo da preti
apostati venduti a cosi infame me>
sliere; come se l’insegnare il Vangelo,
fosse un’apostasia o un’infarala. Si dice
già essere per arrivare o arrivato un vescovo protestante che deve organizzare
una chiesa contro quella di Crislo, come
se i Proteslanti che in tutle le slalisliche
dell’uman genere, hanno sempre figurato fra i seguaci della Religione di
Cristo, cessassero d'essere Crisliani a
Genova, o avesser ivi il privilegio di
potersi soli chiamar cristiani gli scriilori
e gli amici dei Caltolico. Nelle sale dove
s’insegna il Vangelo^, si addescano ad
ogni mal costume uomini e ragazzi, quasi
che potessero conciliarsi insieme la
legge di Cristo e la propagazione del
vizio. Dopo tulle queste visioni e paure
che passano pel cervello del signor Cattolico, ve n’è un’altra che passa ogni
limite ed offende Ja coscienza ed il pudore d'un galanl'uomo, non che d’un
Cristiano. Noi non sappiamo, come cerla
gente che ha sempre per bocca la morale, la religione, la virtù, scenda si
basso da lordarsi la vista e l’anima in
turpitudini e oscenità.
Dopo d’aver sognalo quattro sale di
proleslanlismo, il pio giornale si pone a
parlare di proposito di lupanari e di
chiassi, e di vittime disgraziale che si
vanno a studio sagrificando a Venere, e
facendone una cosa sola col Protestantismo, ecco, esclama, a quali estremi
cl «-iduce la religiosità di certi nostri
signoi'i! ¡Via quale relazione, di grazia,
mal passa tra le cose d’infamia e la Religion del Vangelo ? E dove ha imparalo
il signor Cattolico ad incolpare i Cristiani evangelici d’un disordine coetaneo
all’umana malizia, che può t>en vantarsi
d’aver dominato per anni sul trono e
13
nella reggia de’ Papi, ma per la grazia
di Dio non venne mai intromesso nelle
riunioni evaiigelirhc? Non ci chiarat di
grazia a confronti storici, che la Buona
Novella non ama liandare le colpe di
nessun partito, ma si rammenti, che le
Socielà proteslanti, le prenda nelle Americhe, o neU’lughllterra, o nell’Alemagna, o nelle Russie, o in Francia, o in
Italia, se non sono migliori, non sono affatto peggiori per morale condotta delle
Socielà cattoliche papali. Noti ci assordi
dunque con quella sua ippocrita cantilena di mal costume, di licenza e di
scandalo, quasi fossero queste non già le
pecche dell’umanità plii o meno visibili
nei paesi tulli dove sono uomini, ma fossero conseguenze immediate del sistema
evangelico. Osservando anii noi che la
vostra stessa comunione è di simili piaghe infetta, se non più, certamente non
meno delle nostre, abbiam l’onore di
dirvi, che tulle le pratiche, onde voi
aggravale I vostri fedeli non debbono
avere la efficacia che voi loro attribuite
per fare migliori e più costumati gli uomini, dacché noi senza abitini, senza
indulgenze, senza medaglie, senza crocifissi, senza Madonne, senza confessione, senza feste di santi, senza altari,
senza candele e senza incensiere non
siamo peggiori.
Galii.eo ha tohto? Chi poteva mal
sognare cbe si difendesse ancora oggi
la brutale condanna con cui uu branco
d’inquisitori cardinali e frali tormentarono l’ultima vecchiaia di questo sommo
filosofo? La slampa clericale lo ha fatto,
e perchè I noslrl lettori la conoscano
sempre meglio, vagliamo qui compendiarne gli errori e le fallacie con cui lo
ha fallo. Ella conviene che l'inquisizione di Roma circa il moto della terra,
versava In errare, e Galileo stava per
la verità; ma con tutto ciò, soggiunge,
l'inquisizione perseguitandolo mostrò
prudenza, e Galileo ebbe torto.Dicano i
nostri lettori se stravolgimento peggiore
di raziocinio udirono mai !
Eccone un’altra; Tirabosciii iu U'e
dissertazioni ha provato che Papi e Cardinali furouo benigni a Copernico e alle
sue dottrine sul moto della lerra avanti
Galileo. Sedunque I Papi condannarono
in quesl’ultimo la dottrina del moto della
terra, lo condannarono per altro. Ma le
lettere di Galileo non parlano d’altro
delitto che di questo appostogli dall’lnquisizione. Ciò è vero, dice la stampa
clericale, ma egli dovea parlarne come
d’nn’ipotesi, ossia d'una supposizione, e
non già d’una tesi, ossia verità dimositala. Ma Galileo pe’ suoi calcoli era
convinto del moto della terra come di
una verità; sì, dice la stampa clericale,
ma doveva fìngere di non essere convinto
per obbedire alla sanla Inquisizione. £
poi, qual bisogno aveva egli di scrivere
questo suo sistema ? La santa Inquisizione gli aveva proibito di scrivere ed
egli da uotno prudente e timorato di
Dio non doveva più scrivere. Anzi quand’egli si fosse contentalo di scrivere in
latino, r Inquisizione non lo avrebbe
molestalo. Ma scrivere in italiano, cbe
lo potevano leggere e intendere anche
le persone del popolo, cbe scandalo 1 11Mentre lutti predicavano che Giosuè
aveva fermalo il Sole, doveva mai lolle-
14
rarsi un filosofo che facea girare la terra.
Oggi gli studi hanno iIlumÌDato le menti
a comprendere meglio il senso delle parole Scrittiuali, raa allora tutti l’ignoravano a un modo, e se Galileo col suo
ingegno aveva scoperta la verilà, l’inquisizione poteva obbligarlo a tacerla, perchè finalmente egli era uno. e l’inquisizione era tulli, ossia rappresentava la
credenza di tulli. Bisognava bene che il
signor filosofo avesse la compiacenza di
rimettersi al giudizio di tutli. A tanta
insania di ragionare è giunta in quesli
ultimi giorni la stampa clericale volendo
ad ogni costo giustificare l’iniqua persecuzione e condanna di Galileo falla
in nome del Papa che la sanzionò col
suo iniallibile oracolo. Ma la stampa clericale non si dà vinta; obbligata a confessare l’ingiustizia di Roma, l’atlribuisce
all’ignoranza de’ tempi, e al tribunale
deU’Ioquisizione e niente afTatto al Papa
che come infallibile non poteva cadere
in errore, e se vi cadde, non vi cadde
da Papa. Badino i Clericali a non mettere in mano de’ loro nemici queste
distinzioni, perchè quand’essi strepitano
che un libro proibito daU’lnquisizione
o dall’indice è come fosse proibito da
Dio, troveranno molti increduli che gli
risponderanno che le Congregazioni non
sono il Papa, e benché i loro decreti
sieno da lui approvati, può darsi il caso,
come si diede in Galileo, che non li
abbia approvati da papa. E allora come
anderà la facenda ? Noi evangelici non
ci dobbiamo pensare. Ma il giornale
La. Libertà e Associazione di Genova
ha raccolto subito queste confessioni
preziose dei chierici di Roma, e ne ha
fallo ]a giustizia che meritano. Galileo
sarà l’eterno rimorso e la condanna eterna del Fariseo trovato della Infallihililà.
aroTiziE REiiieiosG
Roma. — La congregazione delTlndice
ha proibito il Di-zionario Universale di
Storia e di Geografìa del signor N. Bouiìlet che è alla sua nona edizione, ed è stato
approvalo non solo dal Consiglio superiore della Università, ma dallo stesso arcivescovo di Parigi. E dopo ciò si ardisce
ripetere che nella chieda di Roma esiste
unità perfetta perché l’Episcopato è sempre d’accordo e uno nelle sue opinioni.
Ecco il vescovo di Roma che per mezzo
della sga congregaron deH’Indice scomunica chiunque leggerà il Dizionario del
signor Bouillet, e l’arcivescovo di Parigi
che approva qiissto Dizionario.
FR.4NCU. — Da un anno e più un buon
numero di padri di famiglia dei comuni
di Tarsac, Saint-Saturnin, Saint-Genis e
Asnières (IJ presso Angoulème (Gharente)
s’indirizzarono al concistoro di larnac significandogli il desiderio di avere un pastore e di essere istruiti nella fede evangelica.
■ Dopo essersi ben assicurato della sincerità delle loro intenzioni, il presidente
del concistoro, il sig. pastore Guy, raccomandò questi nuovi protestanti alla Soft ) Noi ci aspettiatno che VArmonia si faccia
scrivere da qualche suo corrispondènte clericale
ehe questi son tuHi feccia di uomini perversi «
sedixìosi, eome già feeo per quelli di V.
B. N., N» 7 ( 15.
15
cietà centrale, che loro inviò il raioistro
Cboltio, che venne con tutta amorevolezza
accollo. Le riunioni religiose da principio
si tennero nelle case particolari; ma dopo
il 2 dicembre il governo obbligato da considerazioni politicbe, fece intendere che
quelle riunioni innocenti potevano dar
animo e pretesto a riunioni d’altro genere,
e quei cittadini premurosi di uon dare al
Governo il benché minimo disturbo, le sospesero all’istante, e di comune accordo
si misero a fabbricare a proprie spese un
tempio senza chiedere soccorso a persona.
Or il nuovo tempio evangelico è finito, ed
è stato solennemente consacralo la domenica dell’11 luglio alla presenza di una
folla di gente accorsa da lulti i convicini
paesi. Il sermone della consacrazione è
stato prouuneiatodal pastoreGrand-Pierre
assistito da molli allri pastori del Diparlimento. Il tempio è tutto fabbricato in pietra da taglio; sul frontone dell’ingresso si
leggono le semplici parole — Chiesa informala — e sotto r— Venite e vedete. —
Possa la benedizione del Signore riposare
su quesla nuova casa che gli è dedicata,
e farne uscir pura e senza macchia la luce
della sua preziosa verità!
(BuUetin du Monde Chrètien)
IsGiiiLTEnnA. — Il Belfast Chronicle
riferisce che un suo corrispondente gli
scrive che il famoso dottor Newman stato
ultimamente condannato per difTamatore
nella causa del dollore Achilli ha passato
I primi anni della sua vita in Roma in un
collegio cattolico. Entralo in seguito al
collegio d’Oxford in Inghilterra vi fu ricevuto come protestante, e fu appunto nel
momento che egli pubblicava scritture
assai virulente contru Roma che mutò
pensiere e di anglicano tornò papista.
Quesla notizia è stata ripetuta in diversi
giornali inglesi, e se è fals» non potrà noo
essere subito smentita.
— Pare che oltre al mezzo milione di
franchi a cui è stato condannato per le
spese del giudizio il signor Newman dovrà
anche pagare qualche altro migliaio di
lire sterline al dìTTamalo dottore Achilli
per compenso di danni e interessi, se
questi ne fu domanda innao/.i al giudice
come ne ha il dritto.
— Tra sei società evangeliche per le
missioni si sono in un sol'anno raccolti
8,485,500 franclii, rlie unii! alla cifra
degli introiti annuali delle diverse società evangeliche per altri lifoli reli.
giosi formano la somma complessiva di
21,000,000 di franchi. Così rispondono
coi falli i Protestanti a quei clericali
scrittori che sempre li accusano di nou
avere nèi*Sontire religione quasi' che il
protestantismo non sapesse fare sacrifjzi
per amor di Dio. L’opera della propagazione della Fede isliluita fra gli aderenti
della chiesa di Roma, neiranno 1851,
che superò lutti gli anni precedenti, è
giunta a raccogliere appena 5,412,791
franchi, vale a dire poro più di un settimo di quanto oflerisce per opere di
pietà la sola Inghilterra, e poco più di
un terzo di quanto consacra alle sole
missioni.
Dopo ciò leggemmo in un giornale
dei clericali che il P. Oliirieri comprando
tre Morette che ha rinserralo in conventoha fallo con ciò solo più bene di
tutte le socielà protestanti inglesi.
16
CRO\Ar.HETTA POLITICA
Torino. Col primo ottobre cesseranno
d’aver corso nel regno i pezzi d’argento
di Francia du centesimi.
Stati Komani. I gesuili meritamente
espulsi da ogni Ingerenza nel governo di
Prussia si sono finalmente indotti a persuadere le autorilà romane a cedere alle
istanze del Re, che chiedeva la liberazione dell’ex-triumviro Calandrelli condannato e incatenato dai preti nel carcere
dei forzati d’Ancona, in odio della Komana repubblica.
Napoli. — Qui dove la parola è incatenata, e la polizia non permette alla
stampa di scriver sillaba, fu inaugurato
il servizio del telegrafo elettro-magnetico
fra Gaeta e Napoli colla trasmissione di
un discorso io cui leggevasi : « La parola
è da Dio. A questi tempi lÌediante la
scienza, la parola ha raggiunto quasi la
velocità del pensiero..... la novella rapidità del discorso frutti nel regno nuovi
pensieri e nuove opere, degne della ragione e del cielo».
Parigi. — Un articolo delle Revue des
deux mondés intitolato; Escadre de la Mediterranée sottosegoato da V. de Mars ba
fatto grande rumore. Si seppe che il vero
autore del medesimo era François d’Orleans, prince de Joinville. L’unico difetto
che vi ravvisano i critici imparziali è di
essere troppo ostile all’Inghilterra. Del
resto l’edizione del numero del giornale
che io conteneva è stata continuata per
più giorni aflìne di corrispondere alle non
interrotte richieste de’compratori straordinari, che si affollavano all'ullicio della
distribuzione.
— Il giorno -12 a sera innoltrala è andato a fuoco il gabinetto del Presidente
nel palazzo dell’Eliseo. 1 pompieri estinsero in poco più di due ore l’incendio
senza però salvar nulla, carte e mobili
lutto rimase preda delle fiamme.
— Le feste del 15 riuscirono non così
gioiose nè gradite al pubblico siccome
alcuni giornali presagivano. Le manifestazioni della folla erano varie e variamente espresse da differenti grida. Così
narrano corrispondenze degne di fede.
BELGm. — S. M. la Regina d’Inghilterra giunse a Bruxelles il la mattina
per tempo. Vi si trattenne la giornata del
d3 con tutti di sua Reale Famiglia. Il li
fu in Anversa e dopo fatta colazione imharcossi pel suo viaggio all’ Isole del
Canale.
Austria. — La Corrispondenza Austriaca foglio semi-ufRciale del governo
insegna al Presidente della Repubblica
francese che la parte essenziale e difficile de’suoi doveri consiste nel rendere
più che sia possibile innocuo il principio
del suffragio universale, e nel combattere
senza posa dentro e fuori l’istinto dell'agitazione politica mediante un sistema
protettore delle industrie e delle arti della
pace.
Portogallo. — Il duca Saldanha presidente del consiglio dei ministri temendo
l’opposizione dei partiti estremi e gli aderenti di D. Miguel penserebbe, secondo
una corrispondenza déVHerald, riassumere di bel nuovo la dittatura.
I • '
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
Torino, — Tip. 8oc, di A, Poni e C,