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Nulla sia più forte delia vostra fede!
5 . (Gianavello)
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Spett*Biblioteca Valdese .
TC^RE ^LLICE
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ABBONAM-i^TO
Semestre L. 10
Italia e Impero . Anno L. 20
Estero . . . . » » 30 — » » 15
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira — La copia Cent. 40
CHIESA VAL OES
Riguardate alla roccia onde foste tagliati
(Isaia Li : 1)
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i.mr«llor«i Pr«l. «IMO «OSTAMI
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AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE v
; ' Via Carlo Alberto^ J bis — TORRE PELLICE
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f otenza Divina ncirnltiina dcbilezza
Vivissimo fu il d&iderio di Paolo di
portare a Roma la luce del Vangelo e
chissà con quali fervidi accenti l’iavrà
chiesto a Dio in preghiera. Il Signore
l'esaudì; ma oome?i.. Il Messaggero di
Cristo, il banditóre della Parola, colui
che doveva dare i primi formidabili colpi di piccone alle granitiche basi del paganesimo, nella capitale del mondo allora conosciuto, vi giunse, sì, con una
scorta d’armati a guardia del suo corpo,
ma non per fargli onore, bensì per custodirlo prigioniero fra i prigionieri.
Sembrerebbe che Dio, néiresaudirlo,
si fosse fatto beffe di lui. Che potrà infatti un uomo in tali condizioni? Qual
desiderio avrà ancora di lavorare pel suo
Signore? I! tintinnio delle catene che gli
stringano i polsi e le caviglie, gli ricordano ad ogni movimento la sua inferiorità di fronte al più modesto, ma libero
dei cittadini romani. La continua presenza della’ Guardia pretoriana, è dimostrazioae vivente che un fallo è stato
da lui commesso, e basta ciò per togliergli ogni credito presso coloro ch’egli
vorrebbe guadagnare a Cristo. Tutto insomma sarebbe in aperta opposizione
all’opera che Paolo si propone di com^
piere. Ma l’Apostolo non si dà per vinto, non si disanima. Ricorda il giorno
m' risposta ad una sua triplice invocazione gli disse: « La mia grazia ti basta, perchè la mia potenza si dimostra
perfetta nella debolezza » (2 Cor. 12: 9).
E delle sue catene e dei suoi patimenti si gloria allora come d’un dono di Dio,
e profitta della sua prigionia per scrivere agli amici ed alle Chiese nascenti
le sue più belle e signifìcaitive lettere in
cui parla di gioia, di libertà e d’amore.
Nè tralascia di evangfelizzare: ma chiama intorno a sè i Giudei di Roma, si rivolge alla stessa Guardia pretoriana, e
parla di Cristo a quanti vengono a visitarlo fra le mura della sua casa prigione.
Oh potenza della fede che spezzi catene, demolisci ostacoli e trionfi, d’ogni
difficoltà! Se noi credenti ti possedessimo in ugual misura, il mondo intero ne
sarebbe rivoluzionato. Ma ahimè! siamo
ben lungi dal possederla come la posse-^
deva Paolo. Ce lo dimostrano chiaramente questi momenti di provia e di dolore, in cui, più che al Salvatore guar-’
diamo sbalorditi il presente e ravvefiire
e ci sentiamo Tanimo infiacchito e depresso, mentre la mente smarrita si
chiede angosciata: che faremo in mezzo
a tante .rovine morali e materiali? Che
fare di fronte al male che dilaga, all’ansia che soffoca ogni slancio, all’incertezza che uccìde,in sul nascere ogni migliore risoluzióne?.,. Tutto ci è avverso.
Il cielo stesso sembra chiuso alle nostre
incessanti supplicazioui. Oh dimenticare
ed essere dimenticati, quale riposo! Ma
un tale oblio significherebbe morte e,
non sia mai, a Signore, poiché è meglio,
sì, molto meglio purificare Taniirìa nel
dolore e nel ricordo stesso della sofferenza, che cadere nel nulla vile e obbrobrioso. Ma dacci Tu, o Padre, la forza
di continuare a vivere. Ricordaci, come
a Paolo, che la tua grazia ci basta e la
tua potenza vuol mostrarsi perfetta nella nostra debolezza, anzi, più siamo de
boli, .più siamo dibatti, più la tua grandezza risplenderà su noi.
All’opera dunque fra i membri sparsi
e doloranti delle nostre comunità così
provate; all’opera fra le rovine dei cuori, presso le fonti inquinate o inariidite
della fede, per conso'làre, ricostruire, purificare e farle rivivere, All’opem senza
smarrimenti, senza incertezze, guardando fissi alla mèta, ch’è la Patria celeste.
All’opera dietro, le traccie del Maestro
che vinse delusioni e tradimenti e scherni e morte. All’opera per Lxii e con Lui,
ee’Egli è con noi, chi sarà contro di noi?
; _,-;(€lhÌ€diamogli in ginocchio quale sia il
nostro compito in quest’ora solenne e
noia perchiam,o di tergiversare. Chiniarao umiliati la fronte sotto la.prova'ter■’ rìhale e fatale, ma il cuore ch’è vita, ed
aj^rtiene a Dio, solleviamolo al dii soprg (d’ogni rovina e d’ognì malie, soQleviamolo alla luce del Sole di Giustizia
che^col suo calore risana e santifica e,
ai 3fi!fltessi di tale luce, compiamo l’umile
lavoro che Dio ci chiede per la resurrezione del nostro popolo, della sua Chie
sa, del mondo.
I. Carien
Vocabolario della lingua Valdese
(Vedi numero 44)'^
ACEFALO, agg. [dal greco aképàalos,
senza capo] (t. zool.), sezione di mol. luschi, così detti perchè senza testa
distinta o apparente.
Siccome nelle Valli così dette Valdesi
tutta la gente ha una testa sul collo, ben
distinta e ambile, ne consegue che i
Valdesi non sono dei molluschi, cioè degli inveT*tebrati, cioè degli esseri •privi di
spina dorsale. Ora, purtroppo, in questa caso la grammatica non concorda
con ia realtà. Infatti dei Valdesi che non
hanno il coraggio delle loro opinioni, che
non osano difendere e proclamare la
loro fede religiosa, dei Valdesi senm spiana dorsale, ne esistono numerosi. Hanno
una testa, ma forse è una banderuola:
come soffia il vento essa gira. (V. banderuola). Non sono dei molluschi, ma come i molluschi vivono nella loro conchiglia. (Y. conchiglia).
« Chi è il tuo prossimo? ».
E che ne so io? Io sto a casa mia, io!
Non vado per le strade; facessero tutti
come me, nessuno avrebbe bisogno del
suo prossimo.
twìtà,''si considerarlo altrettanti piccoli
dèi.
I
; « esaltati »,
“ ecc., coloro
ADDIO; avv. dia a e Dio; sott. io ti racbomando a Dio; modo di salutare
amichevolmente nel licenziarsi da
alcuno, 0 neirincontrarsi senza fermarsi.
E’ una formula di cortesia molto in
uso nelle ValU. Molti che non credono
in Dio o ad una provvidenza divina vi
ricorrono senza alcuna esitazione. E’ un
modo come un dltro di salutare óortesemente. In questo significato si •ritrova in
quasi tutte le lingue moderne e molti
scrittori si sono sbizzarriti a sottolineare
l’i'pocrisia di tanta gentd che, col sorriso
sulle labbra, dice: addio, mentre invece
pensa: al diavolo.
Nelle nastre Valli questo avverbio può
assurgere al valore di simbolo: il simbolo di una religiosità apparente, consuetudinaria, fatta di formaliìsmo e di moralismo senza una vera vita spirituale.
Si fMSsono unire a questo avverbio alcune altre espressioni dello stesso genere: a Dio piacendo, Dio volendo, comunemente iisate in forma abbreviata: D. v.
Molte persone ritengono che queste due
lettere sigrùfichino, su per giù: tempo
permettenfio, e non vi danno maggior
importanza.
Anche quest* uso è un segno dei
tempi che sta a dimostrare come la volontà di Dio venga considerata •per lo più
solo come una corruvenzione da •parte degli uomini che. nella sfera della loro at
AFASIA; s. f. derivato dal greco; =
abolizione del linguaggio per alterazione della memoria.
E’ un terrjnine medico di uso poco comune, poiché indica un fenomeno morboso poco comune. Nel campo religioso
esso' è però più fneguente dì quanto •non
si creda. E’ strano anzi come questo fenomeno non sia più considerato come
' wha malattia, mentre si considera invehe e come una anormalità l’uso di un lin%uaggio religioso. Molte persone hanno
Addirittura • l’abitudine di chiamare
« pietisti », « revivalisti »,
che credono doveroso di
esprimersi con. un linguaggio biblico.
E' innegabile come due bravi Valdesi
non possano incontrarsi senza mettersi
a parlare di tessere, dà pranzi, di pólitìca, di letteratura; ed è veramente piacevole di vedere come ciascuno, nel campo delle sue simpatie possieda una precisione imÀdiabile di eloquio, una mirabile abbondanza di termini tecnici; non
si può negare che la memoria, esercitaoffra loro dovizia di parole.
, E’ straordmario invece come quasi
mai essi si'fermino a parlare di argomenti spirituuW Si tratta di una manifestazione di afasia: essi sono senza parola perchè la loro memoria le ha tutte
dimenticate. Q^ualche cosa hanno imparato da piccoli, ma poi è mancato Veserdzio. Il g'uaio si è che gli ammalati non
sanno neanche più di essere ammalati
e si indignano di una' tale suppo'Sizione.
I
AFP’ANGARE; è un verbo antiquato, di
uso molto raro; lo ricordiamo soltanto per una curiosa gradazione di
. significato: v. a. = sporcar di fan-■È go; V. n. — divenir fango; n. p. =
\ sporcarsi di fango,
f Colui che sporca di fango il suo prossimo-, ne vìliperide l’onore, gode di ga-*
ì vazzare nel fango, inevitabilmente si
sporca di fango, si abbassa al livello di
'chi vive nel fango; diventa egli stesso
fango!
Una esperienza profondamente angosciosa è che l’uomo cammina sempre nel
fango del mondo: deve (Xtmminarvi, poiché non gli è dato di ritirarsi, eremita,
sul monte.
r II credente però può fissare lo sguardo nella luce del sole, e scorgere pagliuzze d’oro nella fanghiglia della strada. Gli altri invece vedono soltanto il
fango.
V- Filologo
Snobismo
'r -¿-L
Lo snobismo è una malattia del secolo. Esso ha costretto una. buona parte
della nostra società^ a portare dei guanti gialli; esso la spinge ad assistere in
massa a tale o tal’altra rappresentazione cinematografica; esso ancora la spinge a leggere un determinato libro che
«tutti hanno letto». E poco ci manca
che esso non le faccia imparare a memoria i giudizi di critici geniali o celebri per dar rimpressione che « si è aggiornati » e che si possiede « una certa
cultura ».
Questo snobismo dei guanti, del cinema e delle letture perde un po’ dei suoi
diritti in estate. Esso è rappannaggio
delTinverno e delle conversazioni dei salotti, Esso non scompare con il caldo e
con la buona stagione; solo cambia
d’aspetto.
Teimpo fa, a Berna, avevo l’occasione
di incontrare un soldato^ che si pavoneggiava servendosi del suo alpenstock come di una canna, nelle vie centrali.
Seppi poi che egli prendeva parte a un
corso alpino e che vi dava prova di essere scadente montanaro ed uomo, pauroso. Vi era in lui, poverino, lo stesso
snobismo degli alpinisti che ostentano,
sulle banchine delle stazioni, corde speciali, chiodi a gancio, ma che, sul ghiacciaio, si fanno trascinare da guide disgraziate e si fanno rimorchiare sulla cima di qualche abbordabile montagna.
E’ uno snobismo che è prossimo parente della carnagione bronzina. Non
sono infatti pochi coloro che, con sacrosanto disprezzo della loro salute, si fanno arrostire al sole, abbronzare come
lucertole. Nessun amore particolare di
vita all’aperto li spinge; ma si considererebbero semplicemente disonorati se
non potessero mostrare agli altri delle
braccia abbronzate, un corpo ben brunito. Non voglio in alcun modo gorre
in dubbio le grazie di una carnagione
bronzina, ma preferirei che essa fosse
la risultante di una autentica pratica
dello sport, e non. di lunghe e sapienti
dosature di sole. Essa infatti è, in quel
caso, la conseguenza di uno sforzo, di
una vita in cui la volontà e l’energia
hanno dovuto giocare la loro parte, non
il risultato di una vita sedentaria, « lucertolesca ».
...E tutto ciò non sarebbe nulla, se lo.
snobismo si limitasse a questi campi, ma
esso coinvolge spesso il nostro modo di
pensare ed anche il nostro stesso modo
di credere. Vi è uno snob.smo di ateismo, come ve n’è uno di religiosità.
L’uno e l’altro impediscono laH’uomo di
ascoltare la voce di Dio.
In certi ambienti il tono alla moda è
che « la Chiesa è un istituto che non si
frequenta », mentre in altri ci si considera molto soddisfatti dell’idea di essere un membro fedele, un buon contribuente della Chiesa.
In realtà questi, due atteggiaménti
sono la prova che miancano una vera
personalità ed una vita interioire reale.
Essi contraddistinguono coloro che non
vivono se non in funzione della società,
delTopinione pubblica, degli elogi o dei
biasimi ai quali essi possono andar incóntro.
L’Evangelo; é questa*.è una straordinaria scoperta, ci insegna a vivere in
funzione di quello che il Cristo può pen-
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La Chiesa nella proYa
Pesa sul nostro cuore nella trageàm
della patria, Vamsietà per la sorte delle
nostre comunMà separate le urie dalle altre. Anche la nastra Chiesa è laceralxt'e
divisa. La sofferenza profonda e prolungata che è vaglio di tanti vcdori e di
tante istituzioni, mette alla prova la forza, la costanza, la rñta stessa della nostra Chiesa, e pone in questione per il
domani la sua sopravvivenza ed il suo
avvenire.
Posto in questi termini il problema
della prova dellq Chiesa, dune ordini di
idee ci sono di aiuto, di conforto. Il primo che è certamente di gran lunga ü più
profondo ed il più importante, consiste
nel richiamare atto nostra mente ed alla
nostra coscienza il valore delia Chiesa
che è una spiritualmente indipendentemente dalle offese che alla sua unità
esteriore vengono portate dalla forza
delle armi o dalla volontà degli uomini.
In questo senso noi non siamo affatto divisi dalle comunità vaidesti di Pachino o
di Palermo, di Taranto o di Napoli.
L'unità spirituale della chiesa di Cristo
non soffre per la creazione di una frontiera o di un fronte che ne separi le comunità, Questa è la consolazione della
Chiesa nella prova.
Ma accanto a queste eonsiderazk>ni vi
è un altro ordine di idee dal quale possiamo anche trarre conforto, e consiste
ned riìchiamàrci dalla visione della Chiesa considerata come un tutto, all’importanza della singola comunità. La Chiesa
nostra nella sua vita e nella sua opera
collettiva è intralciata e turbata dagli
eventi, è posta nella prova in un modo
a cui non possiamo ovviare, ed ecco risaltare l’importanza della singola comitnità o parrocchia nella sua figura di cellula primordiale della vita della chiesa.
La singola comunità non è un pezzo tagliato da una organizzazione, ma ' è la
forma primitiva della solidarietà dei
credenti.
Senza voler offendere od urtare il pensiero della unità della Chiesa in cui crediamo e per cui preghiamo, mi sembra
che le vicende che viviamo propongano
alla nostra attenzione la chiesa locale,
la comunità, la parrocchia. Quella che il
giovane vede direttamente, .quella nella
quale conosce l’Evangelo, quella nella
quale impara a praticare la vita cristiana, quella attraverso la quale ha la visione di un’altra realtà: la chiesa di Cristo nel mondo.
Quando apriamo le pagine del Nuovo
Testamento incontriamo ad, ogni passo
questa realtà.*Si giunge alla «Chiesa»
soltanto attraverso alla vita feconda fervida talvolta agitata delle singole comunità. L’apostolo Paolo le cura singolarmente. La chiesa collettiva viene in un
secondo tempo. Così anche all’epoca della Riforma. Da gruppi locali, da cenaooli
vivi ed operanti nascono le comunità
singole che poi in un secondo tempo si
sare di noi. E’ perfettamente possibile
che al mondo il conto non torni. Ma che
importa, se torna al Gristo; vale certo
molto di più l’aver Dio solo testimone
della nostra vita, nel segreto, che fare
una facile ostentazione di superficiale
pietà.
Un atteggiamento veramente interiore porterà seco certamente ima minore
teatralità nella nostra vita quotidiana,
poiché il nostro solo desiderio sarà di
essere qualcuno per Dio, senza volere
ad ogni costo apparire « qualcuno » agli
occhi d^li altri.
F. Huguenin
(« Vie Protestante »)
uniscono con un legame federativo. Oggi
ancora dobbiamo mantenere questa consapevolezza. Le vicende di prova che la
chiesa vive ci aiutano a realizzare che
se la chiesa non. vìve della vita feconda
delle singole comunità, la chiesa muore.
Senza questa consapevolezza la chiesa si
perde nella sita organizzazione, diventa
una costruzione esteriore, si vuota di
contenuto.
In fondo siqmo richiamati alla viva ,,
realtà della chiesa: è il luogo della predicazione e del sacramento. La Chiesa
Valdese non vive perchè ha una centrale
in Roma o'in Torre PelUce é cento filiali che da essa dipendono ma vive perchè vi sono, in Italia molte comunità in
cui l’Evangelo è fedelmente predicato e
i sacramenti rettamente amministrati secondo l’ordine di Gesù Cristo. La guerra
con le sue durissime realtà mette al vaglio queste comunità. Dove vi è una viva
realtà spirituale, e non solo una organizzazione esteriore, la chiesa sopravviverà
oome un centro di vita spirituale e di attività .pratica con una vita di culto e di
opere di amor fraterno.
Dobbiamo avere fiducia in questa momentanea vita singola delle comunità
nella sofferenza e nella prova. Anche se
si piega sotto la tempesta, questa vita
subito rinasce perchè lo Spirito è all’opera. Forse domani la prova si estenderà
ad altre comunità. Bisogna che la gioventù valdese sappia guardare alla propria comunità, alla propria parrocchia
come alla base, al punto di partenza della vita della chiesa. Una forte coscienza
della vocazione al servizio di Dio nella
comunità sarà un aiuto per superare la
prova e andare verso un domani migliore.
Roberto Comba
ÜRLIGÜR DI BORG
Ho fin .io da poco di leggere un romanzo (1) di uno scrittore danese che mi
ha vivamente impressionato per la tragica fine di uno dei protagonisti, vittima della maldicenza.
Siamo in Islanda. Il personaggio più
importante del comune di Borg è Orligur Haukkson.. Ecco come Fautore lo
descrive:
« Era un uomo sui quarantadue anni,
e fin dalla sua prima gioventù era stato
il capo naturale della comunità; prima
di tutto a causa della sua nascita, come figlio unico ed unico erede di Borg.
Ma anche in virtù dèlie sue doti personali, per le quali veiiam,ente egli sembrava fatto per la rlccchezza e le cariche che aveva ereditate dai suoi avi della famiglia di Borg, i quali erano stati
a memoria di uomo i capi naturali e i
padroni del comune.
« Orligur di Borg era oltre che il primo proprietario di terre del comrme, il
« repstyrer », ü podestà, il capo del
Consiglio comunale e il primo cantore
nel coro — in ima parola, egli era tutto quello che si può essere in un comune isla,ndese, ^quando la ricchezza e
Tintelligenza si uniscono in una spiccata personalità. E inoltre — e questo contribuiva più di tutto il resto a
serbargli intatta la sua autorità senza
limiti egli era un benefattore in^ancabile e disinteressato dei poveri, un veterinario abile ed esperto, anche senza
avere studiato. Orligur di Borg era universalmente conosciuto per la sua prontezza nel mettersi a disposizione e a difesa di chiunque, anche dei più umili ».
Avanzando negli anni ei;a diventato
ancor più generoso tanto da rimettere
tutti i debiti ai suoi numerosi debitori.
Egli avrebbe meritato di tenninare se
renamente la sua bella esistenza, circondatQ,djaira£Eetto e dalla venerazione dei
familiari e di tutto il comune. Ma ecco
che ad opera di un figlio degenere che ricopriva nella parrocchia una importante
carica, si sparge la voce che Orligur ha
abusato della sua figlia adottiva. Un’atmosfera di diffidenza, di ostilità si forma intorno al vecchio capo di Borg.
Non lo si saluta più con cenni rispettosi
e fraterne strette di mano, si evita d’incontrarlo, quando s’alza nel tempio per
intonare gli inni e leggere la Bibbia, i
fedeli sospirano invocando il giudizio di
Dio. I suoi sèrvi tori e pecorai che da
diecine d’anni accudivano alla sua casa
e al suo bestiame lo abbandonano, ad
eccezione di una. vecchia servente.
Orligur supplica i suoi amici ed i suoi,
beneficati di dirgli il motivo di ciò che
succede, corre dall’uno e dall’altro invaso dalla disperazione per sapere la
verità, ma si urta sempre contro il più.
duro mutismo. Tutti sanno il suo peccato, ne parlano fra di loro, ma nessuno ha il coraggio e Tamore d’esser per
lui un vero amico. Pinp al giorno in cui
apertamente acccusato in pubblica assemblea, il velo plumbeo del mistero si
squarcia dinanzi a lui. Orligur sembra
atterrato da tanta malvagità, trova ancora la forza per denunciare il vero colp)evole dello scandalo avvenuto nella
sua casa, e s’abbatte quale una guercia
spezzata dalla furia dell’uragano. Tutto
il popolo desolato e pentito, in lunghissimo corteo accompagna alla sua dimora l'a salma della vittima della calunnia.
. Jl: ♦ *
Questa tristissima vicenda immagina/ta nella lontana e gelida Islanda m’ha
fatto seriamente riflettere sul ' tragico
potere della diffamazione. Se è degna di
nota e di approvazione la sensibilità morale di quella popolazione protestante
per un peccato che in altre contrade
non impressiona gli animi e non produce purtroppo Un cambiamento nelle relazioni coi colpevoli, non possiamo non
condannare la leggerezza, la facilità colla quale una voce fondata su semplici
suipposizioni s’è tanto radicata nell’opinione pubblica ed ha portato a fatali
conseguenze.
Protestante è quella contrada e protestante è la nostra contrada. Anche da
noi la critica alligna e compie la sua
opera satanica. In tempi normali e tranquilli la critica poteva assumere forme
blande e divertenti e costituire quasi un
piacevole se non giustificato e legittimo passatempo. Oggi diffondere notizie
inesatte, spargere voci incontrollate sul
tale o sul tal altro può causare la rovina di una persona e di una famiglia intera.
E’ difficile se non impossibile correggere le donne ed anche gli uomini di
una certa età avvezzi al pettegolezzo
della stalla, dell’osteria o del salotto, m,a
i giovani debbono educare se stessi a
franchezza, prudenz'a, rettitudine, veracità.
« Chi sprezza il prossimo è privo di
senno, ma l’uomo accorto tace » è scritto
nel libro dei Proverbi. E il profeta Isaia:
« Nella calma e nella fiducia starà là vostra forza ». '
A tutti i giovani e non giovani vofrei
dire:
Per le cose del cielo credete ciecamente, per le cose della terra credete
solo a ciò che vedete coi vostri occhi e
toccate colle vostre mani.
Se giunge al vostro orecchio qualche
notizia a danno di qualcuno, non fatevi
strumento di Satana diffondendo maldicenze, e tenete per voi ciò che sapete
Cercate nel limite delle vostre possibilità di appurare la realtà delle dicerie.
Se qualche voce circola sul conto dà
un vostro parente; amico, conterraneo o
correligionario, ricordatevi che i vineoli
del sangue, della terra, della religione,
santificati dallo spirito di «more cristiano, debbono spingervi a diventare mezzi
di salvezza per chi è nell’errore, nel peccato, nel pericolo, esortandolo al ravvedimento, o aiutandolo a scolparsi dalla
calunnia, s’egli è innocente.
Una ridda di voci, di critiche, di giudizi, di notizie s’affolla oggi al nostro
orecchio. Ricordatevi deH’antico comandamento del Sinai:
«Non dir falsa teMmonianza contro il
tuo prossimo » ; dell’ ammonimento di
Gesù; «Non giudicate, affinchè non siate giudicati », e deH’escxrtazione deirapo»
stole Giacomo; « Non parlate gli uni contro gli altri, fratelli ».
La maldicenza sgretola a poco a poco
l'edificio della solidar ietà valdese. La verità, la carità, la pazienza edificano.
Germanus
(1) G. Gunnerssen: La_ famiglia di
Borg - Traduzione dal danese di Augusto Guidi - Sansoni editore, Firenze.
I^i^olviamo questo quelito?
Dall’articolo div« Ipi» in risposta ad
una mia ultima nota di vita femminile,
rilevo un problema interessante: come
parlare ai giovani? in che modo rivolgerci ad essi per dir loro tutto ciò che
sentiamo di dover dire senza diventare
pedanti, fallendo così il nostro scopo?
Ciò che dobbiamo dire lo sappiamo,
come dobbiamo dirlo non sappiamo
Mi permetto di chiedere l’ospitalità
alla pagina della gioventù per ripetere
qui rinvito che « Ipi » rivolgeva ai giovani nel suo ;articolo: rispondeteci voi,
diteci voi le vòstre idee in proposito.
In attesa, approfittando dell’ospitalità,
vorrei esporre il mio modo di vedere
sperando ohe esso possa giovare, se non
altro, a suscitare un benefico scambio di
vedute.
Io credo che parlando lai giovani noi
otterremmo di più se porgessimo loro
sempre un insegnamento, piuttosto che
un ammonimento. I giovani apprezzano
molto di essere istruiti intorno alle varie cose, di ricevere spiegazioni, ^ chiarimenti; il medesimo giovane che probabilmente, non , sarà un uditore attento a
certi sermoni, porterà invece il più vivo
interesse ad uno studio religioso, traendone maggior vantaggio, come ognuno
potrà comprendere.
Una volta che abbiamo posto come
fondamento non una vaga idealità terrena, bensì il solito fondamento del ti- ’
mor deH’Eterno, noi possiamo su questa
roccia costruire senza timore di veder
crollare la nostra opera.
Non limitiamoci quindi a ripetere in
vari modi « temete l’Etemo », trascurando di aiutare a comprendere che cosa
significhi temere TEterno nella vita
d’ognì. giorno; trascurando il dettaglio
pratico, e considerando come un di più
tutto ciò che, anche in minima parte,
possa contribuire a formare le teste e a
svilupp>are la personalità, come: l’istruzione vera e propria, le letture, i confronti, ecc., altrimenti questo timor dell’Eterno che noi predichiamo, rimarrà
per tanti come un abito della domenica, un qualche cosa di vago e di estraneo alla loro vita. Eleviamo dunque i
nostri giovani istruendoli, ammaestrandoli, secondo una parola tanto evangelica, ;.mmaestr aiidoli nelle vie del Signore.
Non ditemi che la differenza fra l’am-
3
m.
I
L’ECO DULLE VALU; VALDESI
I
monire e rammaestrare è minima : pensate che rammonire soltanto {errore nel
quale incorriamo spesso) non è una cosa
■completa, non è sufficiente, ed è per questo che non soddisfa la gioventù.
Ed in secando Idògo, rivòlgendoci ai
giovani, diamo mplto più importanza
ancora di quanto abbiamo fatto finora
alle conversazioni aimiiehevoli fra noi e
nosttri giovani, fra i giqvani tra di loro,
sotto la nostra guida.
Quale ricordo molti di noi hanno an‘cora di certe riunioni giovanili viventi,
nelle quali ognuno liberamente parlava, interrrogava, esponeva i propri dubbi o le proprie idee, e quanto bene oggi
ancora riteùiamo in noi da queste simpatiche conversazioni! '
Una conversazione amichevole è quanto di più prezioso ci sia quaggiù concesso: è quella che (Occorre forse dirlo?)
scorre serena etra due amici che si ritrovano in un’ora fraterna di sosta; è quella
Jra xm padre e il proprio figlio; fra l’uomo e la sua compagna.
Portiamola con più zelo anche nelle
ostro unioni, cerchiamo di suscitarla in
tutti i modi questa conversazione, per
■quanto ciò sia difficile a causa del numero dei componenti e della ritrosia di
alcuni; favóriamola con domande opportune, dirette, chiare. Non vi dovrebbe èssere studio, per quanto modesto ne
sia Ifargomento, che non sia seguito da
■tm fn“ontuario di domande che diano
■modo all’assemblea di prender invme'diatamente viva parte a quanto si è detto; e non temiamo di fare domande anche puerili, perchè, anzi, saranno forse
queste le prime a suscitare proteste e
«conseguente discussione. ,
Cose nuove queste « Ipi »? No, hai ragione, non sono cose nuove; come non
era una novità riaffermare, come io feci
nelle mie note femminili, la necessità di
riunioni separate per le sole giovani,
ma sono cose che in realtà vengono pra-gono praticate? Qui sta il ipunto, non è
v«»tr ^eipt-v?~T!anlle del rèsto riamo pér-"
fettamente d’accordo. Perciò le ripetiamo e diteci voi, cari giovani, se abb amo
torto.
Voce
• Diamo il benvenuto nella nostra Pagina alla simpatica « Voce » che già conosciamo da altre pagine dell’Eco, s che
abbiamo ascoltato altre volte con interesse. Mentre la ringraziamo per questo
e per altri articoli che vorrà darci invitiamo le giovani e i giovani a discutere
sui punti seguenti:
E’ vero che la gioventù preferisce essere ammaestrata piuttosto che esortata?
Come favorire le tanto benefiche conversazioni amichevoli su problemi spirituali?
Desiderano le giovani i Convegni riservati ad esse sole? ■
Chi propone argomenti nuovi per questi raduni femminili? g. b.
* NOTE DEL CAPO-GRUPPO
t'f II Comitato , di Gruppo ha avuto la
sua seduta autunnale domenica 24 oty tobre.
P Essendo sospesé le tradizionali attivi
■0 tà unionistiche non è stato preparato il
, progiamma di studi e convegni. I mezzi
j di vita unionistica a nostra disposizione
debbono essere valorizzati lal massimo.
1° - La Pagina della Oioventù. E’
j un grande privilegio di poter ancora
contare su questa facciata mensile dell’Eco. Il redattore fa assegnamento sulla collaborazione di quanti hanno qualcosa da dire sui problemi della nostra
gioventù. Egli cercherà di rendere la Pagina sempre più varia e interessante.
|*ì; E’ stato da taluni posto in dubbio che
•Y 'i giovani la leggano. Coloro che non leg'<* gono la Pagina ed essi dedicata si pri^ vano di un messaggio, di un insegnamento che viene da cuori che li amano,
j^^mentre leggono tante cose scritte da chi
non li ama. 1 genitori e tutti coloro che
sono in contatto con i giovani, si faccia
no nòstri alleati per far"giungere a tut' ta la gioventù valdese la pagina mensile e l’Eco stesso. ,
2° - T culti mensili. Si obietta che
la gioventù'vuol essere lìbera là domenica pÒmeriggior Si tratta di un solo sui
quattro b cinque pomeriggi di ogni
me^e. Questi culti saranno la pietra di
paragone dello zelo della gioventù valdese e del suo amore per le cose dello
spirito e della Chiesa. Chi li presiede li'
renda interessanti ed edificanti, chi vi
partecipa vi rechi il suo fervóre e la sua
gio'.'a di ritrovarsi in tempi tanto calamitosi fra giovani nella Casa del Signore. Quale iattura sarebbe per noi se
l’Eterno non ci concedesse più questa
grazia!
Qualche culto potrà essere dedicato
alle sole giovani per meditare sulle questioni che le riguardano.
3° - A Dio piacendo, i membri del
Comitato di Gruppo visiteranno le Unioni in uno dei culti pomeridiani. Là dove
non è possibile convocare la gioventù
nel pomeriggio, essi presiederanno un
culto del mattino dedicato agli Unionisti.
4° - A sostituire nel Comitato il pastore signor Aime impedito a collaborare attivamente dal suo lavoro nella sua
estesa parrocchia, il Comitato stesso si è
aggregato il pastore Roberto Comba.
Ringraziamo il signor Aime- per quanto
ha fatto e il signor Comba per aver accettato di lavorare con noi.
5° - La Chiesa di Coakze è entrata a
far parte del nostro Distretto. Non sappiamo se vi è in quella comunità una
Unione regolarmente costituita, ma vi
saranno certamente degli elementi giovanili. Desideriamo dar loro subito il più
caldo benvenuto nel nO'stro gruppo e
promettiamo, D. v., di far loro una visita.
Giungano a tutte le famiglie dei nostri giovani di cui non si hanno più notizie, avieri, marinai e il numeroso giruppo di iBalcania assistiti dal loro fedele
' ed''amato cappellano AMredo Rostain,
l’espressione della nostra simpatia e rassicurazione che salgono per essi dai nostri cuori e dalle nostre Unioni ferventi
preghiere al Padre celeste.
Unionisti! Compiamo le opere 'di Colui che ci ha mandati mentre è giorno;
la notte viene in cui nessuno può operare! (S. Giovanni 9; 4).
Domenica 31 ottobre, all’Ospedale Valdese di Torre Pellice terminava la sua
esistenza terrena il professore
lufl. Achille Malan
all’età di 72 anni.
Figlio del doti. G. Malan, che a Luserna San Giovanni esercitò la medicina e ricoprì pubbliche cariche, egli si
laureò in . ngegneria, ma quando la Tavola Valdese, per le esigenze dell’Opera,
ebbe bisogno di lui in un momento particolarmente delicato della vita del Collegio Valdese — si trattava del pareggiamiènto dell’Istituto — egli rimmziò al'
libero esercizio della sua attività ■professionale per consacrarsi all’ insegnamento.
Più tardi le circostanze lo allontanarono di nuovo per un certo periodo dalla scuola, ma quando sorse la Scuola
Normale egli ritornò a Torre Pellice,
dove come insegnante e come preside
svolse un’opera il cui ricordo rimane
vivo nel cuore di quanti lo ebbero maestro e collega.
Raramente come di lui si è potuto
dire: si consacrò al suo dovere. La sua
umiltà ed una innata riservatezza lo tennero sempre lontano dai primi posti ¿che
egli non ricercò, pago deUa soddisfazione di un dovere compiuto con coscienza. Le numerose generazioni che appresero da lui a superare le difficoltà della
matematica o della fisica ne ricordano
la paziente spiegazione, la patema comprensione, la mano^ che sapeva reggere
la ^scolaresca senza d'upezza, ma con serietà.
" “Nei suoi ultimi anni,'' dhi’egli trascorse
a'Torino, dovette passare per la prova
dèlia sofferenza. Lo sfollamento lo ri(X^Usse, un po’ più cifivó ed un po’
più stanco, a Torre Pellice. si preparava a ritornare a Toiiho, quando il
Sig^Lore lo ha richiamato a Sè.-' H suo ricordo rimane in benedizione per molti
che esprimono alla vedova ed alla figlia
la loro cristiana simpatìa.
I funerali furono presieduti dai pastore ^ Torino, dott. E. 'Eynard; fl prof. M.
Falidii rievocò lo scomparso e disse parole di solidarietà e dì riconoscenza.
ci.
Segnalazioni
À Volli Nostre 0*), l’ospite amato dèlr^
le nostre pareti domestiche, il più cordiale ben tornato! Noi ci rendiamo perfettamente conto delle molteplici difficoltà che devono aver reso arduo il suo
cammino, e con tanta maggiore letizia
lo :^utàamo e godiamo della veste artistica che egli ha ancora saputo indossare. Dalla suggestiva visione fotografica
della copertina, fino all’ultimo foglio, le
riproduzioni fotografiche ci sembrano
particolarmente riuscite, mentre la scelta dei testi mensili ci pare accurata ed
in armonia con le fotografìe. Abbiamo
visto con piacere sottolineato il significato religioso di Valli Nostre con Taggiimta di una pagina, anche tipograficamente. riuscitissirna, fuori testo.
Non abbiamo bi^gno di sp ender altr e
parole,, poiché ci sembra che tutto sia
detto quando bi possa osservare come
le incertezze del 'passato sono scomparse, mentre si è introdotto qualche innovazione pratica che sarà apprezzata
da molti lettori.
Si potè, lagli inizi, augurare;
crescat; non ci resta ora che ripetere al
pastore R. Jahier e all’Arti Ofafìahe
l’Alpina: floreat.
(*) Valli Nostre 1944. Edizione Arti
Grafiche l’Alpina (Torre Pellice).
^
Qronacà Valàese
FIRENZE
Non abbiamo potuto riprendere tutte
le numerose attività della Chiesa, ma
là dove si può lavorare per Cristo, cerchiamo di farlo.
— AU’angoscia generale del nostro
tempo, s’è àggiunta quella di due lutti
dolorosi.
Il primo provocato dalla dipartita ¡del
fratello Silo Dvibs, di soli'28 anni e sposato sei mesi or sono. Non apparteneva
alla comuriiità nostra, ma era conosciuto
ugualmente fra noi. I funerali, cui intervennero molti operai ed impiegati
dell’inidustria paterna, furono presieduti
dal pastore Vinay.
L’altra dipartenza è stata quella della
sorella Elvira PaoU Del Sere, già avanti negli lanni ma sempre tanto apprezzata ed amata per le sue fini doti di carattere e per il suo fiducioso abbandono
al Signore.
Alle due famiglie in lutto espriitìiamo
di nuovo la nostra sim,patìa eristìana.
LUSBRNA SAN OlÒVANNl.
Siamo grati al pastore sig. Arnaldo
Comba per il buon messaggio che ci ha
rivolto da parte del Signore, al culto
della domenica 17 ottobre.
—Sabato 30 ottobre è stato celebrato
nel nostro tempio il matrimonio del signor Luigi Béllion, dei BéUion, con la
signorina Jókunda Geme, del Saret. Rinnoviamo agli sposi i‘migliori auguri di
f elicità e di benedizione.
■:4
PRALI
f Lunedi 25 ottobre mancava aU’affebto
'ydei suoi cari Menvmn Giovanni Littlgi,
■ degli Inidiritti, nella giovane età di 41
j anni. Molto ha sofferto dUrante.il lungo
periodo della malattia ed ha ricevuto le. nimento ai suoi, dolori dalla Parola di
Vào. '
Il servizio funebre tenutosi mercolecfi
27 ottobre è stdto occasione di testimonianza e di simpatia da parte di parenti
e amiei, nonché di annuncio della Pa-'
rola di vita e di luce.
Il Bifore benedica la vedova ed i figli tràisformando il loro lutto in gaudio
spirituale.
— Anche ai membri di questa comunità ricordo il culto domenicale cui dovranno prender parte tutti, anche quelli
dei quartieri più lontani, poiché, a parte
i culti di famiglia, non sarà .possibile beneficiare di altri culti quartierali per ragioni contingenti.
— Ricordo pure la colletta annua.
Preoccupatevi di axunentarla dimostrando così l’amore per il vostro Salvatore.
PRAROSTINO
Sabato 30 ottobre sono stati imiti in
matrimonio Dardxmelli Romolo Tomaso
e Ribet Anita Natalia. Invochiamo per
questi sposi i migliori auguri di felicità
nel Signore.
— Il 16 ottobre, dopo breve malattia,
si è spenta a S. Bartolomeo Ribet Margherita ved. Godino, di anni 78. Nata e
cresciuta a Pomaretto, l’estinta si era
stabilita fra noi in virtù del 'Suo matrimonio.
Ai parenti esprimiamo la nostra simpatia.
— Consideriamo come una vera grazia del Signore l’aver potuto riprendere, con serenità, le nostre normali at'tìvità ecclesiastiehe.
RODORETTO
Battesimo. La domenica 24 ottobre è
stata battezzata la bambina Barai Elena,
di Serre Vecchio. Il Pastore ha ricordato il significato reale del battesimo, insistendo sulla responsabilità dei genitori
chiamati ad essere d’esempio, in parole,
atti, atteggiamenti, frequenza ai culti e
sopratutto nell’opera di intercessione
continua per il progresso spirituale dà
fanciulli. Il battesimo, il matrimonio, le
sepolture sono ottime occasioni' per
evangelizzare, specialmente l’elemento
maschile, cui è offerta l’opportunità di
accettare o di respingere il messaggio
della Parola. D’altra parte l’assenza all’ora del culto viene da tutti gli assenti
motivata da forti ragioni. L’uno vi dirà
che se si cambia di Pastore allora è propenso a frequentare i culti; un altro vi
dirà che se non fosse per quel lavoro
campestre che non finisce mai, allora
sarebbe presente alle sante assemblee;
un altro ancora getta la colpa sulla pioggia, la neve, la strada troppo lunga e
via dicendo. Comprendo è vero che
qualche volta vi sia un motivo plausibile, ma non tale da giustificare rasseih.za di settimane intere, di mesi e per
qualcimo di anni. Ritornate a leggere attentamente, cari fratelli e sorelle, la parabola del gran convito, neU’Evangelo di
San Luca oap. 14, 15-24. Gli invitati al
convito della grazia trovano delle scuse.
L’uno dice: ho comprato un podere e
bisogna che vada a vederlo. L’altro: ho
comprato cinque paia di buoi e vo’ a
provarli. Il terzo: ho preso moglie quindi non posso venire. Tutti si scusano.
Ma è detto pure: « Io vi dico che nessuno di coloro ch’enano stati iruvi’tatì, assaggerà la mia cena ». Sicuro, ogni messaggio che viene pronunciato è l’occasione propizia per alim«itare la fiamma
della vostra fede, accrescere lo zelo per
la causa di Dio; quando invece l’esigenza religiosa vien meno nei cuori, quando rindìflierenza regna sovrana, tuttp le
scuse son buone, perchè manca Tinteresse per la sola cosa necessaria: la salvezza delTanima. Ci si stupirà poi se
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L'ECO DELLE .V,
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in tal posto, in tale famiglia un giovane
od una giovane haji irinnegato'la fede
per un matrimonio conveniente e hanno consentito a ohe i pippri figli fossero
educati in una religione diversa dalla
loro. Non vi stupite invece: quei giovani sono stati conseguenti logici >r>erchè la
rfeligione dei padri, non più praticata,
non più inculcata nelle menti per indifferenza dei genitorii, non li tratteneva ormai più dall’acoettare .un’altra dottrina
che consentiva loro un affare buono e
vantaggioso.
— Pure domenica 24 ottobre, il Pastore ha ricordato la colletta annua. Se
è vero che la contribuzione dei membri
è il termom.etro deU'a vita spirituale della comunità, confesso che molto c’è da
fare in quel senso. La vostra offerta non
è un atto di carità, nè una rinuncia dolorosa, ma è un’oblazione di riconoscenza al Signore che vi vuol salvare. Non
abbiate timore che quel danaro sia perduto, anzi quanto più darete gioiosamenT
te, tanto più il Signore vi ricompenserà con le sue grazie e le sue benedizioni.
Entro dicembre la colletta si chiude.
Tutti sono pr^ati di inviare le loro offerte al più presto.
dAN (jgftMANO CHISONE
Il cullilo per la Gkiventù è stato rinviato alla domenica 14 novembre alle
ore 15.30. Essendo state sospese tutte
le attività giovanili, questa è l’unica ora
per tutto un mese nel quale la gioventù
libera da impegni può dimostrare il suo
attaccamento alla Chiesa e la sua volontà di mettere al primo posto le cose
dello Spirito.
— All’Asilo dei Vecchi si è serenamente addormentata nelle braccia del
buon Pastore, dopo alcune settimane di
malattia, Casartelli Virginia, originaria
di Borgonovo (Stampa). Ella hk cosi
raggiunto in Cielo la sua soreEa colla
quale era giunta all’Asilo, alcxini anni
or sono.
TORRE PELLICE
All’Ospedale psichiatrico di Torino è
deceduto, venerdì scorso, il signor Giuseppe Longo (via Garibaldi), all’età di
65 anni.
Rinnoviamo alla famiglia afflitta l’espressione della nostra viva simpatia cristiana.
VILLAR PELUCE
Nozze. I nostri auguri per una felice
carriera cristiana insieme, agli sposi Teofilo Albarea di Stefano, di Torre Pellice,
e Stefania Catalin di Davide, del Bessè,
di cui abbiamo celebrato il matrimonio
il 16 ottobre scorso e che si sono ora
stabiliti a Torre Pellice.
— Visita. La comunità ha ricevuto con
gioia, la domenica 31 ottobre, la visita di una caro amico ed antico vicino,
il .pastore Enrico Tvon senior che, dai
monti di Massello, è venuto a rivolgerci, nel nome del Signore, un benefico ed
edificante messaggio. Grazie ancora.
— Nelle nostre sciuAe. Con recente
decreto dell’Autorità Scolastica Provinciale è stata nominata insegnante titolare nelle scuole del capoluogo la signora Ida Coisson-Mathieu, di Torre
Peli ce. Alla nostra sorella che si stabilisce fra noi, i più vivi auguri per una
attività lunga e benedetta.
— Verso l’Alto, La nostra famiglia
spirituale è stata dolorosamente colpita
dalFimprovvisa notizia della dipartenza avvenuta a Firenze, dopo breve, violenta malattia, di un giovane amico della nostra chiesa e dei nostri bei monti,
Silo Dubs, flgliuolp della nòstra sorella
signora Clara Dubs-Foster. Egli ha accolto con serena fiducia Timprowisa
chiamata del suo Signore, nel fiore dei
suoi 28 anni.
A tutta la famiglia Dubs e alla giovanissima vedova sig.ra Giuliana DubsBardi, esprimiamo la nostra commossa
simpatia nella dura prova e la nostra
partecipazione alla loro ferma speranza.
i
VILLASECCA
'b- ■ iB'.'v* • ■ . , E’ deceduto il 21 ottobre scorso, a I aMh ' 1
Bovile, dopo breve malattia, Giovmmi [ ■
Giacomo Gen're, di anni 84, uomo di vita ì
umile ma improntata di fede. j
Al figlio esprimiamo la nostra simpa- -' tia e ringraziamo il pastore Mathieu
che ha presieduto il funerale. ! T-v .
—• Ringmziamo il pastore Bouchard per il messaggio rivoltoci nel culto del- la domenica 31 ottobre. e
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