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ECO
»ELLE VALU VALDESI
ßpett.
SiÄi"»«
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCIV - Nuaa. 14
Una copia Lire 4(!
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I L. 2.800 per l’estero
■ I
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,« nKh HKl-LK E. 3 Aprile 1964
Aramin. CUndiana Torre Pellice - C.C.P. 3-17557
Nella luce
della
Risurrezione
L’aria di crisi che, dopo anni di
euforia e di benessere, tira sul nostro Paese, ci ricorda quello che non
avremmo mai dovuto dimenticare, e
che molti di noi non hanno potuto
dimenticare ; ci ricorda che la nostra
esistenza è continuamente minacciata dalle forze distruttrici che si agitano dentro e fuori di noi; ci ricorda che è illusorio pensare di poter
raggiungere la sicurezza, la tranquillità e la pace nel quadro del nostro
mondo di uomini che noi abbiamo
costruito. La realtà della vita è sofferenza, lotta, dolore e morte.
Tuttavia sarebbe uno sbaglio pensare che, per fortuna, la nostra fede
ci aiuta a sfuggire a questo motido
di dolore e di incertezza, per rifugi or <i nel mondo più bello dei pensieri eterni. Gesù Cristo non ha sfuggito d mondo del dolore e dell’incertezza, ma anzi vi ha partecipato
fino in fondo: perciò egli è morto
non solo per noi ma anche con noi.
Dopo, egli è risorto: non è risorto
malgrado che fosse già morto: è risorto perchè era morto per noi e con
noi. Perciò la sua risurrezione è la
manifestazione del Regno di Dio.
ISella fede in lui noi possiamo- affrontare con fermezza le realtà opache o repulsive della vita: esse non
prevarranno su di noi, perchè noi
siamo chiamati a morire e a risorgere con Cristo. Perciò possiamo
guardare con fiducia al presente e
all’avvenire, sapendo che la risurrezione dell’Ultimo Giorno illumina
già ogni aspetto della vita presente.
g. b.
Una visita alle Chiese
Nel corso deH’inverno ho avuto la
gioia di visitare tutte le Chiese Valdes. delle Valli, da Pinerolo a Frali e
dal Serre di Angrogna a Bobbio Pellice.
La ripresa dei contatti con quelle
parrocchie, nel quadro tradizionale delle loro attività, è stata utile non soltanto sul piano dei rapporti umani,
ma anche in vista di una più chiara
conoscenza di alcuni problemi ecclesiastici locali e di una più ampia informazione sulle responsabilità della
nostra Chiesa nell’ora presente.
Culti domenicali e riunioni serali,
incontri con i Concistori delle singole
Parrocchie e convegni di anziani e diaconi hanno avuto luogo nell’una e nell’altra Valle in un’atmosfera di fraterna collaborazione. C’è alle Valli una
popolazione Valdese la cui presenza
non può essere sottovalutata; non per
il fatto del numero innanzi tutto, ma
per ciò che essa rappresenta e per la
vocazione che le è stata rivolta attraverso secoli di storia e di testimonianza. Nelle Valli Valdesi, le chiese
hanno una fisionomia particolare; sono inserite in un quadro storico, sociale, religioso e diciamo anche tradizionale, che le differenzia da altre chiese isolate nella « diaspora » protestanje in Italia e le accomuna in una medesima responsabilità: quella di confessare la loro fede in Gesù Cristo e
di servire il Signore nella Chiesa, nella famiglia, nelle Amministrazioni comunali, nei sindacati, nel lavoro delle
fabbriche e delle miniere, nella scuola, nei rapporti sociali in genere.
.41 termine della mia visita vorrei
riassumere alcune riflessioni per i lettori del nostro settimanale
Se dovessi giudicare le parrocchie
delle Valli Valdesi unicamente in base
Ili culti ed alle riunioni che ho presie
delle Valli Valdesi
dillo, dovrei esprimere un pensiero di
soddisfazione. Quasi dovunque, ma
ancor più nelle zone agricole che in
quelle industriali, ci sono state delle
assemblee raccolte ed attente, aperte
talvolta al colloquio ed alla richiesta
di informazioni.
E’ evidente, però, che si tratta di
un’impressione momentanea ed occa
l'Etemo e di servirlo ubbidendo alla
Sua parola? E che significato ha la
presenza di una popolazione valdese
alle Valli se la fede non si manifesta
mediante le opere, non solo con la
partecipazione ai culti ed alle attività
della Chiesa, pur così necessaria, ma
nel costume morale, nel modo di trattare i propri affari, di essere solidali
Che signifìcato ha la presenza di una popolazione valdese
alle Valli se la fede non si manifesta mediante le opere, non solo
con la partecipazione ai culti ed alle attività della Chiesa, pur così
necessaria, ma nel costume morale, nel modo di trattare i propri
affari, di essere solidali gli uni con gli altri, di partecipare alle responsabilità della vita pubblica, in una valutazione cristiana dei
fatti e dei problemi della vita?
sionale, non di un giudizio vero e proprio. La realtà è diversa, è soprattutto quella che Dio conosce e che dobbiamo affrontare talvolta nell’oscurità del giudizio divino, altre volte nella
luce della speranza,
« Il mio popolo ha commesso due
mali », predicava Geremia ad Israele
nel nome deH’Eterno; « ha abbandonato me, la sorgente d’acqua viva, e
s'è scavato delle cisterne, delle cisterne screpolate che non tengono l’acqua ». Non possiamo sottrarci alla
forza di questa invettiva profetica quando pensiamo al nostro popolo ed alla nostra Chiesa; stiamo parlando ora
delle Valli Valdesi, pur sapendo che
anche altrove è necessario « aver orecchi per udire ». Qual’è la vocazione
che Dio ha rivolto al popolo Valdese
delle Valli, se non quella di conoscere
iiiiiiiimiiiiiiil'iimimi
Per il “Vicario,, come per ogni test[mone di Cristo
// canto de! gallo
« Nella storia delia Passicme, Mato
è il rappresenitante degli uomiiii ciie
"vorrebbero^ mia ohe non voigiS-ono.
Vorrebbe salvare Gesù. (...) Tuttavia
è Tuomo— e forse ti ritroverai in lui
— che vorrebbe il bene, ma senza correre rischi, che s’impegna, ma non si
impegna ñno' il fondo. (...) Si mette
cosi per la via del giudice che, anziché giudicare secondo il diritto stabilito da DÌO', neill’esercizio delle sue funzioni, è sensibile ad altre consideTazicni e ad altre influenze e le fa pasr
sare davanti a questo diritto di Dio ».
Leggendo, i giorni scorsi, questa pagina dei commento che H. GollwitTer
ha deiMcato al racconto della Palone secondo Luca, non ho potuto non
pensare al dilagare della pòlemica su
« Il Vicario » di R. Hochhut, che ancora la scorsa settimana ricevuto
nuevo impulso' dalla pubblicazione di
una ietterà significativa scritta nel
1944 dal card. Tisserant, il quale deplorava il silenzio di Pio XII di fronte alla persecuzione antisemita: un
documento che serba il suo valore ^che se il cardinale stesso pare oggi interpretarlo come una deplorazione rivolta alla Curia più che al pontefice.
Chi come me è tenuto per dovere
d’ufficio a scorrere almeno, quotidianamente, le colonne de L’Osservatore
Romano, difficilmente può sottrarsi a
un senso di nausea di frante agli sforzi apologetici — controproducenti proprio' neiia loro P'rolissità e virulenza
retorica — che tentano di scagionare
Pio XII dalla grave accusa che gh
viene mossa. Molto spesso queste « difese» hanno qualcosa di puerile; si
ricevono — e forse si sollecitano —
attestati di riconoscenza da parte di
israeliti, si indicono « tavole rotonde »
nelle quali personalità israelite attestano Taiuto che da parte cattolica
hanno ricevuto nelle ore buie.
Ma è poissibi’le che non si comprenda che il problema non è questa? ohe
questi accorgimenti fanno pensare al
l’uomo senza scrupoli il quale, posto
sotto accusa, piresenta quattro benefi
cati e crede di poter in tal modo stornare le accuse? E’ innegabile che certi cattolici — e in modo particolare la
istituzione vaticana, così ricca di mezzi e di salvaguardie — hanno aiutato
singolarmente molti ebrei, com, come
l’hanno fatto certi evangelici e certi
a-gnostici e atei. Nessuno è così stolto
o inumano da disprezzare questo gesto del samaritano. Ma quello che è
mancato è la pubblica testimonianza
alla verità, alta e forte. L’hanno resa
singoli uomini, senza distinzione confessionale (e si noti che nel dramma
di Hochhut la parte più limpida —
e pienamente cattolica — è proprio
quella del giovane gesuita Riccardo
Fontana); ma le chiese nel loro ins’eme non hanno saputo rendere In
modo veramente esplicito, senza peli
sulla lingua, questa testimonianza proclamata; tutte le chiese, salvo nuclei
ristretti di «confessanti»; se il problema, nel cattolicesimo, è in qtxalche
modo puntualizzato nel vertice della
piramide, ciò corrisponde appunto alla struttura gerarchica di quella chiesa, alla responsabilità schiacciante di
un uomo che è considerato assommare in sè la pienezza della verità e dell’autorità di Dio in terra. In altri termini, non siamo noi a rendere particolannente responsabile Pio XII del
suo prudente silenzio (nè vogliamo
mettere in discussione il suo coraggio
personale); per noi egli è stato soltanto una fra le molte personalicà di.
retti ve delle chiese che in quei monienti gravi furono vili o esitanti o
non .seppero comunque vedere il problema in tutte le sue atroci dimensioni ; ma poiohè il cattolicesimo pretende per il suo pontefice questo « vicariato » di Cristo, si comprende la
Quasi rabbiosa frase del cattolico Francois Mauriac che R. Hochhut ha posto in testa al suo dramma: «Non
avenuno tuttavia U conforto di udi
re il successore del galileo Simon Pietro condannare con parola chiara e
univoca, e non con accenni diplomatici, la crocifissione di questi innumerevoli « fratelli del Signore »... Rimane il fatto che un crimine di tale ampiezza ricade in misura non trascurabile su tutti i testimoni che hanno
taciuto, quali che possano essere state le ragioni del loro silenzic ».
La messa sotto accusa conceme tutte le chiese e ogni singolo cristiano
— e, fra gli altri, ha ragione Giorgio
Bert di notare su Gioventù Evangelica che, venendo da un tedesco, essa lascia un senso di disagio, come se si
cercasse di scaricare in parte su altri
una responsabilità che è anz'.tutto tedesca, di diluirla in qualche modo in
un generale e generico senso dì consapevolezza. Molti sono stati i silenzi
prudenti e diplomatici, e tutti « giustificabili ». Roma sta dando prova di
una suscettibilità del tutto fuori luo
go (che dei resto sta facendo una réclame eccezionale al lavoro teatrale,
al libro e al problema) ; mi auguro soltanto che fra cinque o cinquant’aniii
non abbia la sfrontatezza di porre sugli altari quest’uomo (nè questo nè
altri, s’intende ! ! ) ; perchè allora dovrà levarsi un altro Kierkegaard a
sferzare a sangue i falsi incensatori e
dire, come questi aveva detto alle esequie del ben più modesto vescovo
della Chiesa luterana danese teste defunto: « Non è stato un testimone della verità ». Neanche noi, moltissimi di
noi. Ma non pretendiamo di esserlo
stato ; ci riconosciamo assai spesso
in Pilato, e in Pietro, quello del rinnegamento; e al canto del gallo piangiamo amaramente. Porse l’ha fatto
anche Eugenio Pacelli, in cuor suo; i
suoi pretendono comimque di privarlo della sola dignità che l’uomo può
avere davanti a Dio : quella della confessione di peccato.
Gino Conte
gli uni con gli altri, di partecipare alle responsabilità della vita pubblica,
in una valutazione cristiana dei fatti e
dei problemi della vita?
D’altra parte il profeta Oosea diceva al suo popolo: « Venite, torniamo
all’Eterno... Conosciamo l’Eterno, sforziamoci di conoscerlo! Il suo levarsi
è certo, come quello dell’aurora; egli
verrà a noi come la pioggia, come la
pioggia di primavera che annaffia la
terra ». E’ la parola della speranza, che
non può venir meno, perchè fondata
sulla fedeltà dell’Eterno.
La sopravvivenza della nostra Chiesa non dipenderà prima di lutto dalle tradizioni che si sono conservate e
dalle nostre agitazioni; ma dalla risposta che il Signore darà a quanti lo
cercano con umiltà e con perseveranza, resistendo alla indifferenza e alla
increduliti del mondo. Perciò; « Cercate l’Eterno, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentre è vicino ».
Alcuni problemi hanno colpito la
mia attenzione.
La situazione economica è cambiata alle Valli, anche nelle parrocchie
più isolale. I benefici di una quasi totale occupazione si fanno sentire a
vantaggio della maggioranza delle famiglie, anche se in molti casi il salario
settimanale rimane insufficiente ed è
ancora frutto di lunghe camminate e
di non pochi sacrifizi.
Ne prendiamo atto e vorremmo che,
nella relativa e pur sempre fragile prosperità, le comunità sentissero maggiormente la gioia di offrire all’opera
del Sign-jre i loro doni in denaro, con
più evidente liberalità. Ho parlato delle responsabilità che la Tavola Valdese deve assumere anno dopo anno.
Bisogna considerare le « contribuzioni » come un servizio, non come un
peso per le comunità. Notevoli sforzi
si sono fatti a questo riguardo; ma
nelle parrocchie del fondo Valle, specialmente nelle zone industriaU, molti
Valdesi contribuiscono all’Opera del
Signore con somme oggi inadeguate ai
tempi ed alle loro possibilità. C’è da
sperare che, nelle difficoltà della congiuntura attuale, non si sollevino obiezioni contro un servizio che il Signore attende da noi. E non accada mai,
come diceva Mosè ad Israele, che « dopo che avrai mangiato a sazietà ed
evrai edificato e abitato delle belle case, dopo che avrai veduto accrescersi
il tuo argento e il tuo oro, e abbondare ogni cosa tua, che il tuo cuore si
imialzi e tu dimentichi il tuo Dio, l’Eterno. Guardati dunque dal dire in
cuor tuo; ’la mia forza e la potenza
della mia mano mi hanno acquistato
queste ricchezze’; ma ricordati dell’Eterno, dell’Iddio tuo» (Deut. 8; 11-14).
Un certo movimento di popolazione è in atto da alcuni anni, specialmente dai villaggi dell’alta montagna
verso il fondo Valle. Nel territorio di
Pomaretto e Perosa Argentina si sono
stabilite varie faniiglic di Rodoretto
dove qualche villaggio è ora quasi abbandonato; Io stesso fenomeno si verifica dall’alta Valle di Angrogna verso il territorio compreso tra Torre Pellice e Luserna S. Giovanni. A Pinerolo ed a Torino le comunità Valdesi si
accrescono grazie al numero degli immigrati.
Questo movimento di popolazione
dev’essere seguito attentamente dalla
Chiesa, Un po’ alla volta s’imporrà
probabilmente un ridimensionamento
di alcune grandi parrocchie per poter
seguire più da vicino le famiglie e
provvedere alla cura spirituale delle
nuove generazioni. La Commissione
Distrettuale ed i Concistori hanno una
particolare responsabilità a questo riguardo c non ci si deve turbare se la
fisionomia tradizionale delle parrocchie subirà qualche cambiamento. L’essenziale è che le famighe Valdesi non
si disperdano e vengano integrate nelle nuove comunità per essere « radicate ed edificate in Gesù Cristo e confermate nella fede ».
Le Valli Valdesi hanno il privilegio,
oltre che Tonere, di ospitare una ricca
serie di istituti di assistenza e di cultura. Si tratta, generalmente, di stabili di una certa età, molte volte bisognosi di restauri o di un completo
rinnovamento: ospedali, case di riposo per persone anziane e per incurabili, orfanotrofi, scuole secondarie,
convitti per studenti.
(continua in 4“ pagina)
Ermanno Rostan
IIV GRAN BRETAGNA
Si farà l’unione
delle Chiese
Anglicana e Metodista?
Da quando è stato messo allo studio il
progetto per l’unione della Chiesa Metodista
con la Chiesa Anglicana, si stanno delineando, in seno al Metodismo, due atteggiamenti
in aperta opposizione.
Da un lato si è formato una associazione,
denominata « La Voce del Metodismo » (a
torto, dicono gli avversari), che -- riferendosi ad aleuni articoli degli Atti stabiliti
quando nel 1932 tre Chiese Metodiste si unirono, dopo anni di divisione — si schierano
nettamente contro il progetto di unione, e
si propongono di far propaganda contro la
sua accettazione. Affermano che essi sono
favorevoli ad una unione spirituale, sempre
maggiore, ma non credono che sia necessaria una unione e fusione organica delle due
chiese.
Dall’altro lato, metodisti favorevoli al progetto, o almeno desiderosi di studiarlo attentamente, hanno creato insieme ad alcuni anglicani una associazione chiamata « Verso
l’Unione degli Anglicani e dei Metodisti »,
(Towards Anglican and Methodist Union,
abbreviato: TAMU). Lo scopo dell'associazione è di organizzare degli incontri tra Metodisti e Anglicani per discutere il progetto dì
unione, e promuovere una migliore conoscenza reciproca.
E’ spiacevole che, mentre il progetto è
ancora allo studio e permane la possibilità
di modificazioni anche importanti, un forte
gruppo di metodisti si schieri apertamente
e in modo piuttosto assoluto contro il principio stesso di una unione organica con la
Chiesa Anglicana. In tal modo sarà difficile
evitare una scissione nel metodismo, qualora la maggioranza accetti il progetto preparato dalla conunissione mista.
-Alcuni corrispondenti hanno insistito perchè la decisione finale non sia presa dalla
conferenza (sinodo generale) ma per mezzo
di un referendum di tutti i membri di
Chiesa. R. C.
2
pag
3 aprile 1964 — N. 14
Acfes 1, 22
resurrection
De la Résurrection de Jésus est née la vie nouvelle des disciples;
jusque là ils ont reçu Son enseignement avec plus ou moins d’intelligence et de reconnaissance; maintenant ils vont être eux-mêmes des
créateurs et des distributeurs de puissance; jusque-là ils ont été des
faibles,* des ignorants, des timides; désormais ils affronteront Jérusalem, la foule et le grand Conseil, et les menaces et les persécutions.
C’est la résurrection du Maître qui a ouvert leurs yeux, et elle va
devenir le centre de leur message. Avant le jour de Pâques, ils ont
été témoins de bien des actes étonnants, mais tout cela — semble-t-il
maintenant — n’était qu’une préparation à Pâques, et les témoins
de Jésus-Christ sont avant tout « témoins de Sa résurrection ».
Il ne s’agit pas tant — pour toi comme pour eux — de raisonner
avec les incrédules, de chercher à convaincre, à faire admettre Jésus
comme le plus puissant, mais de chanter Sa venue, de rendre hommage à Sa stature merveilleuse de Sauveur.
La foi ne se démontre pas; elle se voit quand elle est là. On reste
froid devant les arguments mais on ne doute plus devant un homme
qui parle à Jésus comme à son ami le plus proche, qui attend tout de
Lui, qui Lui remet ses affaires, qui Lui rend grâces et qui s’appuie
sur Lui.
C’est ainsi que les apôtres ont été les témoins de Jésus: pas tellement en racontant des souvenirs de lui, ou en répandant « Sa doctrine », mais en portant en eux Sa vie ressuscitée, en Le suivant, en Lui
obéissant plus promptement encore qu’autrefois. Et c’est ainsi également qu’une note assurée dans ta voix, une flamme fervente et conquérante dans ta vie, doit proclamer: « Il est ressuscité, nous en sommes témoins ». Philippe Vernier
IVIOTIZIË
în breve
In Giappone secondo Tannuario delie religioni 1962, pubblicato- recentemente
dal ministero della pubblica istruzione, 64
ntilioni 785.000 persone sarebbero affiliate
ai templi shintoisti pazionatlì, 13.874.000 a
varie sette shintoiste. 61.742.000 al buddismo; vi sarebbero 669.000 cristiani (cattolici e proles'anlil e 4.554.000 persone senza
religione, il Giappcne ha un -po’ meno d’
cento milioni di abitanti, ma molti di essi
abbracciano contemporaneamente più di una
religione.
Secondo un censimento effettuato nel
cantone di Vaud (Svizzera), nel 1962, questo contava 130 sacerdoti cattolico-romani e
250 pastori; la popolazione era dì 461.602
abitanti, dei quali 315.539 protestanti,
132.214 cattolico-romani e 13.841 membri
di altre denominazioni. Sicché, secondo l’annuario federale di statistica, pare che soltanto otto Vaudesi non professino alcuna religione. Però... '
Le poste della Repubblica federale tedesca emetteranno prossimamente un francobollo recante Teffìgie del teologo protestante
Dietrich Bonhoeffer, che ha avuto una parte
importante nel movimento ecumenico, specie
durante la seconda guerra mondiale, e che
è caduto vittima del nazismo. Questo francobollo sarà posto in circolazione con altri
rappresentanti le maggiori figure di resistenti al movimento nazionalsocialista, in occasione del 20° anniversario del complotto del
giugno 1944, contro Hitler.
IVotiziario Metodista
Madre della Rdformia, voi. Noi metodisti invece non siamo neanche Fligh della Riforma; tutto al più possiamo considerarci nipoti, cioè figli di
una figlia alquanto infedele: la Chiesa Anglicana, insomma parenti alla
lunga, sembreiretobe. C’è anche chi sostiene che fra i « bairba » itineranti
del XII seco-lo e i « predicatori » itineranti dal XVIII secolo si possa vedere o più precisamente intravedere
delle affinità: lo stesso onore ricono
sciuto ad una vita santa, la identica
febbre missionaria per far conoscere
lo stesso Vangelo' e lo stesso Salvatore, la medesima povertà o meglio semplicità teologica. C’è addirittura chi
pretende di sostenere che Valdismo
primitivo e Metodisnio siano ambedue equidistanti, chi dice molto, chi
moltisisdmo, dalla Istitu2done Cristiana del pur grande Giovanni Calvino.
Questa premessa oi è parsa necessaria per tentare di convincere, laddove ce ne fosse ancora necessità, che
nessun complesso di inferiorità proviamo noi metodisti nei vostri confronti e che quindi le precisazioni che
seguono non possono essere da tale
inesistente complesso nè motivate e
nemmeno influenzate.
La Chiesa EVangeliCia Metodista d’Italia, dalle Alpi alla Sicilia, è formiata da circa 3800 ^ tremiilaottocento >
membri in piena relazione, nucleo di
un pur sempre piccolo popolo metodista che attO'mo ad esso' gravata.
Membri in piena relazione significa: a) che si devono avere compiuti
18 anni di età, b) che a 21 anni di età
si diventa tutti miembri elettori, c) che
si devono frequentare regolarmente le
adunanze, d) ohe si deve contribuire
regolarmente con il proprio' tempo e
con il proprio denaro al sositentamento e al rafforzamento della chiesa.
Non sono considerati, nemmeno agli
effetti statistici, membri m piena relazione coloro che si servono della nostra istituzione solo per far battez
zare i discendenti, sotteirrare gli ascendenti, sposare i collaterali, limitare la
loro testimonianza a Natale e Pasqua.
Quindi il termine di « membri in
piena relazione » e quelio di « membri
comunicanti» non sono perfettamente sovrapponibili. Metodisti dovrebbero essere coIoto ohe oltre aver ricevuto il battesimo di acqua (la quantità
ron iim.poTta) e tale battesimo avere
confermato, hanno rioevrrto da Dio il
battesimo dello Spirito Santo' e personalmente esperimentata la realtà e
veridicità della testimonianza dntfr
liore.
Ragione di più per sostenere che
i.ion solo- i due termini usati, uno dalla Ohieisa Valdese e l’altro dalla Chiesa Metodista, non sono perfettamente sovrapponibili, ma per dichiarare,
come dichiariamo', che entrambi i termini di confronto sono ben lontani
dal rivelare al nostro- esame e conseguente giudizio' quanti fra noi o vicine a noi sono « Corpo di Cristo ».
Ciò premesso eccovi alcuni dati con
creti ricavati e conteggiati da « stampati» ufficiali delle nostre due Chiese alla data del 31 Dicembre 1962 e
del 30 Maggio 1962 per i valdesi dei
sei primi distretti. E’ evidente che si
tratta di dati proporzáonali e leggermente arrotondati in più o lin meno
onde evitare più cifre oltre la virgola).
Membri meto'disti in pie^na relazione 1, membri valdesi comunicanti 5,8
- Numero dei Pastori e Evangelisti metodisti al lavoro 1, numero dei Pasto
ri e Evangelisti vai-desi al lavoro 3,7 Numero delle comunità metodiste 1,
numero delle comunità valdesi 1,8 Numero degli alunni delle scuole domie-nicalfi metodisti 1, numero degli
alunni delle scuole domenicali valdesi 2,9 - Numero degli apparteneriti alla GEM 1, numero degli appartenenti
alla UGV 3 - Membri attività femminili metoidiste 1, membri società femminili valdesi 3,9 - Predicatoiri, eco-no
mi e responsabili laici metodisti 1, di-a.
cuni e anziani valdesi 2 - Cc-ntributo
finanziario dei metodisti alla propria
chiesa (Fondo miinisterio più Pondo
pensioni più spese Ic-cali più spese per
scopi vari) 1, contributo- finanziario
dei valdesi aila propria chiesa (Cassa
culto più ' Pro deficit più Collegic s
Scuola Latina più Facoltà di teologia
più Ist. vald. assist, più spese locali
più spese per scopL vari) 3,2 - I dati
che si riferiscono- al numero dei catecumeni non sono p,ffrontabili per la
diversità delia dufata e numero dei
corsi -esistenti p-r©|so le due Chiese.
I dati più interèssanti e che meriterebbero- un ulteriore approfondimento, secondo- il nostro parere, sono que-1li riguardanti il numero delle cemu
nità e il numero de-i laici attivizzati;
ne riparleremo prossimaimente.
Dopo tanto sforzo di concretezza
perm-etteteci -di umi-Marci pubblicamente davanti al Signore della. Chiesa e anche davanti a voi, lettori vaidesi, e di ricoinosce-re la nostra incapacità a ben testimoniare 1’-a more infinito dei Padre Celeste alle anime desideross di salvezza, di confessare il
nostro visibile insuccei.sso e di implorare il Suo- perdono per non aver saputo reridercd disponibili aU’azione
dello Spirito Santo e con Giovanni
We-sley Gli ripetiamo : « Chiedici ciò
che a Te piace; ponici accanto a
chiunque Tu voglia ; sospingici su qua
lunque via Tu stimi essere la buona;
serviti di noi o mettici in disparte ;
per Te esaltaci o umiliaci; donaci abbondanza 0- povertà; ogni co-s-a o nulla » ( dalla Liturgia metodista del cui
to di Rinnovamento del Patto co-n
Dio).
IN BREVE
Ricordando Cristiano Rondi
Quando alla fine dal settembre 1963, alla vigilia della mia partenza da Catania mi
recai a casa per nn .saluto che spevo sarebbe stata rultimo, il mio maggior dolere era costituito dalla imipns.sìhilità di fargli sentire tutta la riconc scenza che avevo
pei lui per quanto durante il periodo del
mio ministero a Catania aveva fatto per la
comunità come membro e come consiglierò. per la Tavola Valdese come Amministratore, e per me come collaboratore ed
amico.
Infatti era eominciata la lunga agonia
che, contrastala dal suo fisico di acciaio,
sarebbe dura:a fin verso la metà del dicembre.
Ora che il passar del tempo rende più
seicno il ricordo e più facili le parole che
desidero dedicarglli, mi sia ccnce-sso dire
qualche cosa alla sua memoria.
Era un vero erodente. In tutta la sua lunga vita che non fu facile e che gli riservò
poche soddisfazioni materiali, egli seppe imprimere il segno della sua fede robusta e
priva di ostentazioni. In questa fede, prezioso patrimonio ereditato dagli avi svizzeri ed arricchito nel quotidiano personale
approfondimento, seppe educare i suoi numerosi figliitoli, die costituirono l’ossatura
ed il centro propulsore delle attività delrUnione Giovanile dei tempi d’oro, prima
clic la vita li afferra-sse c l,i impegnasse nel
lavoro a-nebe molto lantani dalla loro città ; e siamo sicuri che questo patrimonio
non sarà da loro disperso. Eglj li aveva
rivisti tutti insieme, con molti nipoti, alla
celebrazione bielle nozze d’oro cui volle dare un carattere religioso, sia pure nella
intimità della casa. Per lunghi anni mem
bro del Consiglio di (ibiesa, portò sempre
una nota di equilibrio e di moderazione,
pur nella fermezza dei suoi punti di vista.
.Amministratore degli stabili di proprietà
della Tavola Valdese in Catania, per più
di cinquanta anni assolse il suo compito con
precisione e con quella assoluto scupolo
che caratterizzò la sua; vita privata e pubblica. La Tavola sa di avere perduto uno dei
suoi 'più fedeli collaboratori, così come la
ccununità ga di avere perduto uno de; membri più impegnati. I suoi fratellj non lo
vedranno più al posto da lui abitualmente
occupato per tanti anni e non udranno più
la sua armoniosa voce di basso con la quaogni domenica accompagnava il canto, ma
la luce che egli ha lasciata accesa nel ricordo di tutti, non si spegnerà tanto pre
sto. E certo a lui saranno rivolte le parole
Signore: « Va bene, buono e fedele servitore; sei stato fedele... entra nella gioia
del tuo Signore ».
Enrico Corsani
ECHI DELLE SEDUTE DI ODESSA
DISARMO: problemi
e possibilità odierne
La dichiarazione del Comitato Esecutivo del Consiglio Ecumenico delle Chiese
riunito a Odessa dal W al 14 Febbraio
« Come membri del Comitato Esecutivo del
Consiglio Mondiale delle Chiese, riunito a
Odessa, abbiamo notato l’uso diffuso nei circoli governativi ed intergovernativi della dichiarazione « Il trattato per l’interdizione degli esperimenti ed i prossimi passi », adottata
dal Comitato Centrale del Consiglio Mondiale d^llc Chiese a Rochester nell’agosto del
1963, e la calorosa accoglienza che le è stata
riservala da molte Chiese, abbiamo ricevuto
notizia che i funzionari della CCAI l’hanno
recentemente trasmessa alla ripresa conferenza del Comitato delle 18 nazioni per il disarmo e, sulla sua base, hanno tenuto consultazioni particolari con i capi delle delegazioni rappresentanti le potenze nucleari.
Noi salutiamo ralleggerimento delle tensioni fra le grandi potenze succeduto alla conclusione del trattato per l’interdizione parziale degli esperimenti firmato a Mosca nell’estate scorsa. Ogni possibilità dev’essere colta per avanzare dalla competizione negli armamenti alla competizione nel disarmo. Se la
precaria distensione del momento deve diventare più saldamente ancorata e se si debbono raggiungere nuovi accordi, seri ostacoli
debbono essere superati. I governi tendono
ad affermare che un piano è accettabile solo
se è proposto dai loro rappresentanti; ciò deve far posto alla volontà di valutare i piani
nel loro merito e ad una procedura di negoziati concreti dove sia possibile avanzare
proposte comunemente formulate. Il tentativo di ottenere vantaggi militari con le misure dirette al disarmo comporla la minaccia
di guerra. Le nazioni debbono cercare l’accordo su misure che mantengano una ragionevole parità, poiché la pace poggia ancora te*
nue in modo /un’equilibrio di forze. I conflitti
locali si moltiplicano e ciò pone le grandi
nazioni nella tentazione di cercare conquiste
ideologiche o territoriali — con gli aiuti militari, con lo sfruttamento economico e con
gli atti di sovversione: se non ci si oppone
a questa tentazione, il pericolo di un esteso
conflitto continuerà ad affliggere l’umanità.
La continua imposizione di controlli stranieri, che impedisce ai popoli di scegliersi la
propria forma di governo e i propri rappresentanti, perpetua una situazione internazionale diffìcile.
Nonostante la mancanza di fiducia e nonostante i sospetti che sopravviveranno finché
rimarranno questi ostacoli, il disarmo generale e totale dev'essere TobieUivo dello sforzo internazionale. Tuttavia, se dovessimo credere che una strada agevole ci porterà rapidamente ad esso, ci inganneremmo e mancheremmo di cogliere le occasioni che si presenteranno, occasioni che sembrano permettere qualche rapido progresso verso un mondo dì pace con giustizia e libertà, coerente
con la dignità delFuomo.
Le proposte recentemente avanzale da entrambe le parti possono avere un’importanza
vitale per la sicurezza internazionale. Tra di
esse sono : quella di negoziare un patio di
non aggressione; di concludere un accordo internazionale sulla rinuncia da parte dì tutti
gli Stati all’uso della forza nella soluzione delle vertenze territoriali c delie questioni di
frontiera; di concludere un accordo internazionale sulla rinuncia da parte di tutti gli
Stati ad ogni forma diretta o indiretta di minaccia dell’uso della forza nei loro egoistici
interessi polìtici o economici e di aggressione, sovversione, o di fornitura segreta di armi; di cessare la produzione dei materiali
fissili per scopi militari e di dirìgere la produzione nucleare verso usi pacifici; di stabi
lire posti dì controllo per garantirci da im
attacco di orpresa; di limitare la capacità
d'urto nucleare o i sistemi di collocamento
a bersagli delle armi atomiche; di impedire
la proliferazione della potenza militare nucleare; di stabilire zone disalomizzate; di cessare le esplosioni sotterranee per scopi militari In diversi casi, le proposte sono sufficientemente simili da rendere possibile raccordo, ed esso deve essere raggiunto.
Affinché progrediscano gli scopi per realizzare il disarmo progressivo attrav-erso accordi
multilaterali, le nazioni debbono riflettere sul
ruolo che esse possono svolgere con una azione unilaterale. La riduzione dei bilanci militari, una posizione militare di responsabilità
che eviti chiaramente l’impressione di una
intenzione aggressiva, la riduzione delle forze armate permanenti, Tautoconirollo di
fronte alla tensione politica, l’accresciuto contributo di materiali fissili per scopi pacifici;
queste misure debbono servire come esempio
e invito agli altri e creare cosi l’atmosfera
per un’azione internazionale più formale.
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 5 APRILE
Pasitore Guido Comba
(Chiesa Valdese di Roma)
DOMENICA 12 APRILE
Pasitore Guido Comba
(Chiesa Valdese di Roma)
Le potenze intermedie e piccole, siano esse
o no identificate in qualche modo con i maggiori blocchi o siano esse non allineale, hanno una funzione da svolgere. Loro compito è
di premere .sulle grandi potenze perchè mirino a quelle concessioni che facciano avanzare raccordo senza compromettere la sicurezza internazionale. In questo processo . esse
debbono ricordare che esse stesse hanno ima
responsabilità per il disarmo. Dovranno attentamente evitare di aumentare le loro forze
militari attraverso l’acquisizione degli armamenti scartati dagli altri. Il loro contributo
può in qualche caso essere determinante e
sempre estremamente importante.
Noi riteniamo che siano maturi i tempi |ier
un ulteriore progresso nella lotta dciriiomo
contro la guerra e ringiustizia; un progresso
che potrà essere piccolo e lento, ma dovrà
essere sicuro e costante. Noi facciamo ap})elIo
alle Chiese perchè rinnovino e intensifichino
il loro zelo per la pace e, concertando i loro
sforzi, con gli altri uomini di buona volontà, sollecitino dai governi le misure che abbiamo cpii suggerito. Ricordiamo e ascoltiamo le parole dell Apostolo Paolo : Se è possibile, per quanto dipende da vmi, vivete in
pace con tutti gli uomini! ;».
* In Israele i battisti coslruiraiuio un centro studentesco, nei pressi dell'Univ ersità
ebraica di Gerusalemme. La maggior parte
dei fondi necessari saranno forniti da un comitato missionario battista americano, a Southern Baptist Foreign Mission Board ».
— Il presidente deila nostra chiesa,
reV. Mario' Sbaffì, ha recentemiente
visitato un buon numero di fratelli ed
ha predicato anche nella chiesa di
LTdine retta da un Pastore Valdese.
Ovunque ha trovato delle assemblee
nume-rose e dei membri di chies?. che
moSitra'no un confortante senso di responisiabilità spirituale.
— Per la nrima vriit-a, nel 1963, il
gettito complessivo delle cointribuzion’ per il Pondo ministerio ha superato la cifra per la qu-ale la Conferenza
Annuale si era impegnata in sede di
ap-p'ro'vazione del bilancio p-reventivo.
— Segnaliamo con riconoscenza e
con piacere ai iettort dell’ECO-LUCE
che oltre la metà del gic-rniale « Voce
Metodista » del Febbraio u. s. è stata,
coperta da articoli scritti da Pastori
Valdesi.
— Il nuovo movimento detto « per
l’unità fra Anglicani e Metodisti » ha
per la prima volta manifestato alla
Central. Hall di Westminster. Un culto vi è stato celebrato presieduto dall’arcidiacono di Westminster e dal
l’at-tuale Presidente della Conferenza
Metodista incese.
— Si è costituito a Milano da poche
settimane un gruppo metodista di lingua inglese presso una delle no'stre
due co'munità di quella città. I servizi religiosi si celebrano ogni domenica
alle ore 9,30 e 'la partecipazione dei
fedeli è oltremodo incoraggiante, pur
operando in luogo da svariati decenni la chiesa anglicana di « Tutti i Santi » con regolari servizi religiosi.
— La terza Conferenza Annuale
della Chiesa Evangelica Metodista
d’Italia terrà la propria sessione in
Roma dal 6 al 10 Maggio p. v.
Un vostro fratello metodista
A BIELLA
Una conferenza con coda
Benché con un po’ di ritardo, non vogliamo mancare dì dar notizia di imo sforzo
evaiigelistico fatto di recente a Biella. Domenica 8 marzo, nella grande sala del cinema
(f Mazzini », il past. Ernesto Ayassot ha temilo lina pubblica conferenza che era «tata
preceduta dairaflissione murale di manifesti
sia nella città sia a Pavigliano, Tollegno,
Cossato, Cándelo, nonché dalla distribuzione
a domicilio e nelle cassette delle lettere dì
gran parte della città, di appositi volantini.
Malgrado il tempo tutt’altro che favorevole, e malgrado che quasi di fronte si tenesse
un comizio del P.L.I. con Lintervento dell'induslrìale Marzotto (il che per Biella vuol
dire qualcosa!) la conferenza — la prima del
genere a Biella — ha avuto un buon successo, e la sala era piena, anche ma non soltanto per l'intervento di numerosi evangelici
della regione: si contavano 5-600 presenti.
Il past. Ernesto Ayassot ha svolto, con il
solito garbo e l incisività che gli conosciamo,
il tema: «/ Protestanti e il Concilio Vaticano Il », esprimendo le reazioni positive e
negative dei protestanti — e di quelli italiani in particolare — di fronte ai lavori e ai
risultati effettivi dell’assise vaticana.
La conferenza è stata preceduta e seguita
da brani di musica religiosa eseguiti dalla
Fanfara dei trombettieri valdesi guidata dal
past. E. Geymet, e dalla Corale valdese dì
Torino. AU’ingresso, venivano distribuite copie degli Evangeli.
Nel pomeriggio, sotto la neve!, gli ospiti
evangelici di Torino e delle Valli Valdesi sì
sono poi recati a visitare il luogo di culto
di Via Fecia di Cossato, dove la signorina
Crete Achenbach., pastore della comunità, ha
delineato la situazione attuale dì quest uitima: la riunione é terminata con la preghiera
pronunciata dal past. Geymet.
Ma si è tentato un primo raccolto di ciò
che si era seminato quella domenica nella
nostra città. Secondo una formula nuova per
noi — ma già in corso al di fuori del nostro
ambiente — gli intervenuti alla conferenza
della domenica erano stati invitati a un pubblico dibattito, nel nostro luogo di culto. iii
modo da poter prolungare le lìnee di quanto
era stato detto nel teatro (dove il tempo a
nostra disposizione era limitato, e non si è
potuta avere alcuna discussione) e rivolgere
all oratore interrogativi e richieste di schiarimenti.
Alcuni amici cattolici sono intervenuti attivamente nel dibattito, ponendo vari interrogativi, insieme ad alcuni ’laici’ della città.
La conversazione è stata cordiale, aperta, notevolmente approfondita e, ci sembra, a tutti
utile e chiarificatrice.
Sicché questo tentativo, il primo fatto nella nostra città da molti anni, pare pienamente riuscito. E ci rallegriamo che la comunità
valdese di Biella, con il prezioso aiuto dì molti fratelli e sorelle del di.«tretto, abbia potuto
essere uno dei centri nei quali, quest'anno,
il nostro distretta ha tentalo un « rilancio »
evangelistico che si è rivelato tutt’altro che
superato, checché qualcuno pensi. S’intende
che chi ha poi da portare la responsabilità
della proseenzione di quest’opera di « rottura » è la comunità locale, con la testimonianza di ognuno dei suoi membri.
‘A -. ^
3
3 aprile 1964 — N. 14
pag
Il Sinodo Missionario della Svizzera
di lingua
francese
Un esempio ed un incoraggiamento per coloro
che cercano di integrare la Chiesa e la Missione
Il nostro giornale ha segnalato, alcuni mesi fa, la creazione del Sinodo
Missionario che unisce ormai tutte
le chiese svizzere di lingua francese
e le Società missionarie colle quali
quelle chiese collaborano da più di un
secolo. Pensando al desiderio espresso
da varie parti che la Chiesa Vaddess
partecipi più direttamente all’opera
apostolica della Chiei:a Cristiana ne!
nicndo, e in vista della maggiore cooperazione fra le Chiese Evangeliche
d’Italia, ohe lascia intravedere il progettato Congresso Evangelico, mi è
parso opportuno riferire più ampiamente su questo avvenimento che il
Direttore della Divisione delle Missioni e deU’Evangelizzazione del Consiglio Ecumenico, ha definito « un esempio e un incoraggiamento per tutti
coloro che cercano di integrare la
Chiesa e la Missione ».
Quale era esattamente la situazione
alla quale la creazione del Sinodo Missionario ha messo fine? Otto chiese
di vario tipo (nazionali e libere) dei
cantoni di Ginevra, Vaud, Neuchàitel,
Berna. Priburgo, e Valais, ricevevano
ceni anno domande di aiuto da sette
società missionarie, alcune dirette da
cernitati stabiliti nella Svizzera, altre
da comitati esteri, come la Società
delle Missioni di Parigi. In certe parrocchie era un succedersi di appelli
pei le varie missioni, ohe finivano* per
stancare lo zelo dei fedeli; molte comunità rifiutavano ogni contatto se
non con una missione da loro scelta;
sorgevano poi molto facilmente rivalità rinoresicevoli fra collettori di varie società missionarie. Alcuni di questi inconvenienti erano già sitati eliminati, alcuni anni fa, da un accordo
fra le varie società mdssionarie e la
creazione di un fondo comune a tutte
in cui le chiese versawano il loro contributo. Il provento' veniva poi distribuito' fra le varie società secondo le
nece.''.sdtà di oignuna.
Ma quesiti ultimi anni le chiese, convinite ohe ropera missionaria è la vocaz'one essenziale della Chiesa, e desider'ando che essa non si svolga più
in margine alla chiesa, cercavano il
morto di integrare missicne e chiesa,
affinchè queste due realtà apparissero
chiaramente agli occhi di tutti come
una soda cosa. Alle seduta inaugurale
del SinodO' Mìssionarioi il vescovo
Newbigin sottolineò questa necessità
dicendo : « E’ chiaro che la Chiesa fu
fondata e ricevette la sua vooazioine
in un medesimo soffio, quando Gesù
disse : ’Come il Padre mi ha mandato,
io mando anche voi’. La Chiesa e la
Missione sono due realtà inseparabili. Che l’uomo non separi quello che
Dio ha unito ».
Come si po'ssono integrare una pluralità di ohieise e una pluralità di società missioinarie? Tale il problema
che i nostri fratelli svizzeri hanno- cercato di risolvere colla creazione del
Dipartimento Missionario delle Chiese della Svizzera Romanda. Questo d'partimemto comprende un Sinodo al
quale le chiese hanno devoluto la loro autorità per quanto concerne la
loro azione missionaria, il Sinedo nomina un consiglio esecutivo composto
di 26 membri, (die dirige Tattività missionaria e (xxntrolla il lavoro di sei segretari. Ac(»rdi parti(x>lari regolano
le relazioind del Dipartimento <K)n le
Società Missionarie la esui attività non
è passata sotto il cxwitrcllo diretto
delle chiese, come ad esempio la Mls
sione di Parigi e quella di Basilea.
Tutta questa organizzazione potrebbe dare l’impressione che il cambiamento operato non concerne in fondo
che un problema amministrativo, mentre invece esso ha un significato ben
più profondo di natura prettamente
spirituale. H vescovo Newbigin l’ha
sottolineato in modo magistrale nel
suo messaggio, parlando in nome del
Consiglio Ecumenico E suo discorso
sarebbe tutto da citare, ma oi limiteremo ad alcuni passi più signifi<5atdvi.
Egli ha cercato di definire prima di
tutto l’essenza dell’egra mdsncnaria
nel mondo pagano, im mondo pagano che non si può più definire, come
nel passato, in riferimento ad altri
paesi e continenti, ma che si trova
ovunque, in Europa (x>me in Asia ed
in Africa. Dopo aver parlato del magnifico slancio di solidarietà umana
¡manitestaitofji ultimamente attraversi. il mondo per dare pane agli affamati, egli prosegui : « Ma dobbiamo
fare di più. Dobbiamo essere pronti a
dare noi stessi, il che è molto più costoso. Quando intraprendiamo di dare iioi stessi, arriviamo molto presto
al limite delie possibilità. Stando vicino ai nostri fratelli nella tormenta
! TOlle angoscie del moneto, noi scopriamo molto presto che non abbiamo in noi istessi una risposta da portar
loro. Possiamo soltanto parlare loro
Fra le riviste
PROTESTANTESIMO 1/1964
V. SUBÏLIA - Utilità o inutilità della chie
sa nel mondo.
B. CORSANI - Linee di ricerca per lo studio della composizione f/p/ Vangelo di
Matteo.
M. MIEGGE ■ Kierkegaard: il cristianesi
mo e la storia.
E. M.^GGIONI - **L"Et)istola ai Romani** di
Karl Barth.
K. BERT.ALOT ■ Etica e tecnica.
Recensioni.
FOI ET VIE
Riprendendo un’ottima tradizione abbandonata da qualche anno, la rivista protestan'e parigina ha ripreso, ron Tultimo numero fnov.-déc. 1963), la pubblicazione di
«quaderni di studi biblici»; questo è dedicato aU’EpistoIa agli Ebrei.
P. BONNARD - Actualité de VEpìtre aux
Hébreux.
W. VISCHER - Nçtes sur le culte de l*Ancienne Alliance.
T. C. MARGOT - ha christologie de l’Epìtrr- aui Hébreux.
M. BOUTTIER - Deux problèmes en susnens.
Chronique biblique —Parmi les livres.
UN CONVEGNO DELIBA. I. C. E. (Sezione Falli)
Lä cultura delFinse^nante,
di Gesù. Giunti a quel punto cessiamo di essere dei benefattori. Noi non
siamo più l’uomo ricco òhe ddsitribui3ce le sue briciole ai poveri. ’Noi siamo’, come l’ha detto D. T. Niles, ’simili a un mendicante ohe diese ad altri mendicsanti dove si può trovare
del pane’. Se noi vogliamo sovvenire
ai bisogni essenziali degli uomini, noi
possiamo farlo soltanto (XMidividendo
! Cristo con loro, o questo noi non
possiamo farlo se non cxil dono di noi
stessi ».
Newbigin ha poi considerato le chiese che oggi vogliono assumersi l’impegno missionario, che fino ad ora esse avevano delegato alle società missionarie, ed ha affermato che questo
impegno necessita una radicale trasformazione delle chi^e stesse. « La
parrocchia cristiana, Ciome ben lo sappiamo, è spesso l’opposto di una comunità missionaria. Noi sottovalutiamo il fatto che le forme della nostra
vita ecclesiastica in Europa, si sono
precisate in un’epoca in cui il cristianesimo stava ripiegandosi dai posti
di avanguardia, e non in un periodo
di espansione. La cristianità occidentale si è costituita al momento in cui,
1 Europa, la potenza dell’islamismo
esercitava una forte pressione su di
essa. Noi abbiamo ereditato la nostra
oi ganlzzazione parrocchiale da quell’epoca e la riforma non ha mai rotto
quello stampo...»
E indirizzandosi ai membri del nuovo sinodo missionario, il vescovo Newbigin affermava : « Se la Ohiesa vuole
veramente assumersi la sua responsabilità apcstodioa presso tutti gli uomini, compresa la responsabilità assun1 fin qui dalle Società Missionarie,
perchè essa possa farlo ci vorrà ben
altro che la creazione di un nuovo dipartimento amministrativo. Ci vorrà
una trasformazione radicale della vita della chiesa stessa, in modo ohe
ogni parrocchia diventi manifestamentn una comunità apostolica — la comunità di quelli che sono mandati, di
quelli ohe sono in moto, di quelli ohe
sono avviati verso il mondo. E’ in ta
li comunità missionarie che nasceranno le vocazioni di quegM uomini e di
quelle donne che saranno i veri missionari presso' le nazioni».
Infine nella sua conclusione l’oratore ricordava che il vescovo Aziariab
della Chiesa Unita dell’India Meridionale aveva introdotto nella cerimonia del battesimo dei convertiti dal
paganesimo, Timpegno seguente. Egli
domandava ad ogni candidato di posare la mano sulla propria testa e di
dichiarare : « Guai a me se non evangelizzo ! ». « E’ ben quello l’atto che
(e chiese della Svizzera Romanda hanno fatto oggi. Se questo è capito veramente in tutte le parrocchie della
Svizzera Romanda, e dalle migliaia
di uomini e donne .svizzere che si recano all’estero cigni anno; se è capito
in ogni villaggio, in ogni città, allora
si può parlare di una integrazione de'la Chiesa e della Missione ». R. C.
Il 19 marzo si è tenuto a Lusema San
Giovanni, il tradizionale Convegno Valli
A.l.C.E. di primavera. Nonostante alcune
critiche sollevate da una parte dei presenti
contro i « questionari » con cui il R:of.
Casini ed il Maestro Eynard hanno presen
tato l’argomento, « La cultura dell’insegnante, oggi », il convegno Ita ottenuto un
risultato soddisfacente.
Dopo un breve culto di apertura, tenuto dal Pastore T. Magri, ed un saluto rivolto dal Maestro Dosio, il Prof. Casiiii
ha brevemente illustrato l’argomento, ed
ha avuto inizio, sotto la guida sua e del
Maestro Eynard, la discussione sul jn-imo
questionario: in quale misura gli insegnan
ti dedichino il loro tempo libero alla let
tura, all’ascolto di dischi ed alia visione d
spettacoli, e fino a che punto possono in
fluenzare la vita dell’insegnamte. Tutti so
no stati d’accordo nell’ammettere che spes
so ci si rende troppo schiavi della nostra
attività, affiancandone altre al lavoro sco
lastico, a scapito di quei mezzi di cultura
Anche se oggi sono maggiormente alla por
tata di tutti, è indubbio che sia più facile
dedicarsi alla lettura di un buon libro che
non alla visione di un film a tesi o ad un
disco di musica sinfonica, per cui è necessaria una particolare preparazione tecnica
e culturale. II film presenta comunque il
vantaggio di un linguaggio più incisivo, e
resta più facilmente nelle menti. Ma a molti manca la vùlontà di trovare del tempo
libero, per dedicarlo al libro, al disco, od
allo spettacolo, rischiando di rimanere con
una cultura fossilizzaita, a sva'Utaggio anche della libertà di coscienza e di giudizio,
che si formano appunto attraverso una certi! familiarità 'Con la lettura, l’ascolto di
musica e la visione di spettacoli. E’ iperciò
una necessità, oltre che un dovere, dedicare una parte sempre maggiore del nostro
tempo a quei mezzi di cultura, per poter
così completare la personalità, arricchendola di influenze che, meditóte criticamente ed assimilale, sono indispensabili a rendere rinsegnante più vivo ed efficace, e
che^ oi permettono dì agire positivamente
sull’educazione extra-scolastica degli alunni.
Il secondo questionario, più specifico, ha
suscitato mclte obiezioni. La maggioranza ha dh'hiarato di scegliere un libro od
un fiilm dopo la lettura di una recensione;
ma sarebbe necessario leggerne più d’una
per p^ter giungere ad un vaglio critico
soggettivo più sereno. Il conoscere in precedenza la trama, se da un lato può sminuire Tinteresse, permette di fissare l’attenzione su altri elementi che fanno penetrare nella migliore produzione moderna,
e che possono farci apprezzare maggiormente il valore deU’otpera o criticarla con
maggior fondatezza.
E sarebbe pure utile per gli insegnanti,
se il tempo libero fosse suffiidente, la lettura di rotocalchi e fumetti, non solo come diversivo, ma soprattutto per caroire
più profonidamente cosa i raigazzi cerchino
nella lettura e quali impressioni immediate traggano dai fumetti, per poterli meglio
guidare nella loro evoluzione mentale ed
aiutarli nella formazione del loro giudizio
critiiCo. Spesso i roto-calchi portano firme
di grandi autori, e presentano argomenti
a attualità, aiutando Tinsegnante ad essere
al corrente di quanto avviene nel mondo. E’
però necesisario compiere una scelta accurata fra i vari rotocalchi per non cadere
nella futilità.
Aspramente criticati sono stati quegli
insegnanti protestanti die non leggono la
stampa evangelica, in quanto è per noi un
dovere essere al corrente di quello che avviene nel nostro mondo evangelico. Ed è
stato pure criticato ratteggiamento di chi
sorvola ed ignora gli articoli di 'più ampio
respiro in quotidiani e riviste, gli artìcoli
cioè che trattano di politica od economia
nazionale o di problemi sociali, ven^do
così mena alla necessità che dobbiamo sentire come cristiani e come insegnanti d’essere al corrente di tutti i problemi del
mondo d’oggi, e non solo <Ji quelli ohe ci
riguardano personalmente.
11 terzo ed ultimo questionario mette a
fuoco la cultura psico-pedagogica degli insegnanti, soprattutto di quelli che si dedicano all’insegnamento nella Scuola Media
Lnificata. Ammessa la differenza, logica
ed inevitabile, con cui gli alunni sono guidati nella scuola primaria e nella secondaria, è stato rico'nosciuto necessario anche
per i professori essere al corrente dei vari
metodi pedagogici, che introducono storicamente e scientificamente nel campo dell’educazione, conoscenz.i indispensabile che
non esclude o non si sostituisce in alcun
modo alla vocazione ed all’esperienza, ma
che le completa, e solo l’unione di questi
fattori rende l’insegnante all’altezza della
sua missione. La difficoltà sta nel fatto che
nei nostri Licei e nelle Università, non
sono contemplati gli insegnamenti pedagogici e psicologici, perciò molti laureati
giungono all’insegnamento totalmente privi di noziO'Ui pedagogiche, e devo'no supplire con letture adeguate a questa carenza
della loro preparazione.
La discussione del terzo questionario ha
concluso la giomalta.
Un ringraziamento va ai Pastori Magri
e Johier, al Plrof. Gay, per i films da lui
portati, al Prof. Casini ed al Maestro Eynard, per l’argomento che c; hanno presentato. M. C.
Nell’ora della siuprema, terremia separazione dalla loro amata
MAMMA
le sorelle Ugolini pensano (son commossa, profonda gratitudine al caro
Dott. Peilizziaro, <5he per lunghi anni
l'ha assiduamente curata, con perizia
e filiale solleoitudine. Ricordano e ringraziano il past. Sommani pel suo
mirabile consolante messaggio, la Direttrice e le infermiere dell’Ospedale
V aldese, che circondarono la loro cara di tante gentili attenzioni, alile
signore Luigina Rosso, Ivonne Long,
Ivonne Stringatti. Armonia Beltrame ohe in un anno estremamente' tragico, si sono prodigate con una dedizione e un amore sublimi, superiori
ad ogni encomio, realizzando al massimo grado la cristiana esortazione:
« amatevi gli uni gli altri », ripetono
ancora una volta un grazie tutto particolare, e la loro intramontabile ricono.scenza. E a tutti coloro che, in
varie forme, apportarono il contributo della loro simpatia e solidarietà,
inviano un fraterno, tenero abbraccio
« Il mio popolo abiterà in un
soggiorno di pace, in dimore
sicure, in quieti luoghi di riposo ». (Isaia 32: 18)
Torre Pellice, 25 marzo 1964.
I LET¥ORI CI SCRIVONO
Il Valdismo medioevale...
Lii lettore, da Oslo:
Caro Direttore,
veramente anche a me, che vivo
ormai da cinque anni alla periferia, la
lettera degli amici Bert, Pons e Ribet di Torino sui cf fidanzati » non
j ancora maturi per il matrimonio...
ha fatto uno strano effetto. Sono pienamente convinto anch'io che i redattori non avessero proprio l’intenzione
di offendere, ma resta il fatto che la
parte interessata ci è rimasta male.
Purtroppo è ciò che conta, spiritualmente parlando. Per conto mio, in
Ogni occasione, sui nostri giornali, in
sinodo, in conferenze e dibattiti o in
conversazioni private, in Italia e alI e.stero. ho sempre deprecato come infinitamente deleteria qualsiasi manifestazione di quel che ormai potremmo chiamare Vintegralismo valdese. Il
pastore Ernesto Naso mi ha tolto la
parola di bocca: Ira di noi ci sono
degli « Ottaviani »! E' un bene, è un
male? Ai posteri Vardua sentenza... In
quanto a me, studioso da più di due
decenni di cose valdesi, mi dà tuttora
fastidio il rimprovero fatto ai fratelli
Metodisti di aver « persino richiesto,
per una unione con la Chiesa Valdese. Tabolizione del nome Valdese stesso ». Le ragioni invocate a suo tempo dagli « integralisti » a favore della
conservazione di tale nome non mi
hanno mai convinto: Valdo non ebbe
che un’ambizione, quella di essere un
umile fedele seguace, alla lettera, dei
consigli di Gesù al giovane ricco, e i
suoi primi discepoli ambirono solo il
titolo di Pauperes Christi. D’altra parte è bene ricordare che uno dei nostri storici più seri, il Gilles, fin dal
1644, intitolava la sua opera « Histoire
ecclésiasfique des Eglises J^éjormées
appelées autrefoìs Eglises Vaudoises »,
dimostrando con ciò di dar più peso,
storicamente ecclesiologicamente e leologicamente parlando, airaccettazione
da parte valdese della riforma di Ecolampadio e Bucero che non alla lunga
secolare tradizione del moto medioevale. Perciò sono pienamente d'accordo con l’estensore del « Notiziario Metodista » del 6 marzo u. s. quando auspica la sparizione delle definizionietichetta. li nome « valdese » un'etichetta? Oibò. che scandalo! diranno
gli immancabili cortesi o non cortesi
miei contraddittori! Pazienza! Insieme
con tutti i « progressisti » ed in cosciente fraterna opposizione a tulli i
(( conservatori » o « integralisti », saluterò con gioia il giorno — se mai lo
vedrò — in cui finalmente sarà realizzata — se tale è la volontà del Signore — queirimione tra Metodisti e
Valdesi sotto Turiica etichetta di cristiana e — per forza, in unTtalia
ostentatamente cattolica apostolica romana — anche di evangelica.
Con i miei migliori saluti e auguri
Giovanni Gonnet
II nostro giornale è «difficile»?
Un lettore del Meridione:
Leggo nel n. 7 delTEco-Luce un
articolo: ìi giornale è di tutti: tutti
insoddisfatti? « Diversi membri delle
piccole comunità che curo — scrive
un pastore di una diaspora del meridione — rifiutano il giornale perchè
è troppo ’’difficile" o pesante per loro... ».
\ Direi chiedere: il giornale è diffìcile per mancanza di cultura o per altro? O meglio, le difficoltà riscontrate
sono di natura mentale o di natura
morale? Chiedo questo perchè Nicode
mo, dottore della legge, si mostra incapace di comprendere Gesù : « In verità in verità ic ti dico che se uno
non è nato di nuovo, non può entrare
nel regno di Dio» (Giov. 3: 1-21). Il
sapiente avrebbe dovuto capire meglio
di quel che fece. La parola cc nuova
nascita » significa « rigenerazione »,
essa designa la grazia di Dio. La rigenerazione non va identificata con la
« conversione »: l’uomo si converte a
Dio ma non si rigenera. E* Dio che
rigenera il peccatore. Ma la parola di
Dio è ordine, è esigenza, è promessa
...e la Chiesa valdese, oggi
—Sono veramente felice di vedere che
questo pubblico dibattito assume sempre maggiore ampiezza e profondità:
dunque i problemi delVunione delVevangelismo italiano e in particolare
con la Chiesa metodista ci propone in
modo molto esplicito quello del nostro
essere chiesa riformata.
Appunto in questo stesso numero, sia il fratello metodista nel suo
**notiziario*^, sia il prof. Gonnet si richiamano alle origini valdesi, al movimento ereticale e di risveglio sorto
dalla predicazione etmngelica di Valdo e dei suoi seguaci, uno dei molti
filoni della **eresia** nel tardo Medioevo e del complesso moto di protesta
contro VOccidente imperial-romano e
feudale. Proprio in queste settimane è
stato in Italia, prima per una serie
di lezioni presso la Facoltà Valdese
di Teologia, poi per una serie di conferenze in alcune comunità, il prof.
A. Molnar, della Facoltà teologica
**Comenius** delVUniversità di Praga,
membro rappresentativo di quella
^Unitas Fratrum** di Boemia che tanti e così stretti legami ha avuto con il
movimento e la chiesa valdese, e che
di essi € studioso ben noto: quanto
meglio conosceremo questo periodo e
questo settore particolare della storia
cristiana e italiana, tanto meglio sarà,
poiché molti lati restano ancora oscuri o poco noti, e da questo nostro passato possono ancora venire impulsi vitali per la nostra opera presente. Tuttavia una cosa mi pare non possa essere messa in discussione: Vinserimento delle comunità valdesi nella grande famiglia delle Ghiese riformate.
E' stata una scelta decisiva; forse fatta con più o meno lucidità da tutti
i valdesi, nel XVI sec.; provvidenziale, comunque, a mio avviso, e mi pare
molto lucido il giudizio del Gilles che
il prof Gonnet cita qui sopra.
Con tutto il rispetto che nutro sinceramente per i movimenti di prole
sta e di riforma (resta però tuttora
aperto il problema fino a che punto
si trattasse di riforma dogmatica o
di riformismo morale e continuo a
pensare alla frase scherzosa udita da
un amico: **Meno male che a quei
tempi il Cattolicesimo si presentava
con molti tratti assai poco raccomandabili. se no chissà se ci sarebbe stata tanta protesta!**) mi pare tuttavia
che essi, pur vivi, conservano un carattere di fluidità e di scarsa chiarezza che a lungo andare li rende poco efficaci in profondità: sono, insomma, più
stimolanti che costruttivi. A un certo punto il valdismo ha deciso di ncoiioscersi e costituirsi chiesa, e chiesa riformata. E‘ a questa chiesa che
ho aderito, è la confessione di questa
chiesa che ho firmato chiedendo di
essere ricevuto nel suo corpo pastorale; e per quanto io sia per molte ragioni affezionato al mio passato valde
se (in senso etnico-religioso), il mio
attaccamento al nome e alla confes
sione valdese verte essenzialmente su
questo carattere riformalo. Riformato,
quindi riformando, mi si risponderà.
D'accordo, a condizione che sia nella
linea di una maggiore fedeltà alla Riforma allora ricevuta. Il relativismo
dogmatico e confessionale su cui si
muove diffusamente Vattuale discussione sulVunione evangelica italiana mi
lascia molto scettico. Perchè se altri
sembrano poco attaccati alla propria
confessione di fede, io ci tengo invece
moltissimo, e non sono il solo.
Quanto agli ’’Ottaviani’* protestanti,
hanno sui Bea e gli Alfrink il grande
merito di una chiarezza senza troppe
sfumature che a lungo andare non
generano se non equivoci. E chi sia
veramente '’progressista**, a chi, cioè
appartenga davvero il futuro, nella prospettiva della verità evangelica, è cosa che resta, per lo meno, su6 judice, vero?
Gino Conte
per il futuro. Tutto ciò è cosa troppo
difficile per il popolo. Un Dio che fa
marciare è scomodo, meglio un dio
che noi facciamo marciare.
Anche il popolo d'Lraele, vedendo
che Mosè tardava a scendere dal monte, si radunò attorno ad Aaronne e gli
disse : « Orsù, facci un dio, che ci vada dinanzi » (Esodo 32: 1-4). Ed Aaronne fece un vitello di getto interpretando COSI i sentimenti del popolo.
Ma il cristiano evangelico sa che
« Iddio è spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in ispirilo
e verità » (Giov. 4: 24).
Il cristiano evangelico sa che deve
ascoltare e sforzarsi di capire Cristo;
che deve abbandonare le proprie convinzioni, il conformismo e seguire
senz'altro la Parola di Cristo (cfr.
I Cor. 6: 9-11). Coloro che vivono
nell ambito del Cristianesimo devono
impegnarsi a fondo dalla parte di Dio.
Oggi è facile a tutti ed anche alle
comunità della diaspora del meridione
ascoltare la Parola. Basta aprire la
Radio :
Ogni domenica alle 7,40 : Culto
Evangelico ed alle 13.15 : Verità Cristiana; ogni lunedi alle 13,15: Radio
Risveglio; ogni martedì alle 13,15 ; Parole di vita; ogni venerdì alle 6,40 ed
ogni sabato alle 13,15 : Voce della
Bibbia. Tutti ringraziano per Pascolto
ed offrono libri ed opuscoli anche per
gente di cultura modesta (non per
analfabeti intendiamoci).
Su, via, non diciamo che l’Eco-Luce è difficile. Il giornale è di tutti,
ecco gli articoli difficili. Ma raccomandiamo, invece, la lettura ai cattolici ed agli atei, per far conoscere il
pensiero Evangelico su temi che più
appassionano e turbano gli uomini del
nostro tempo. S. T.
4
pag. 4
3 aprile 1964 — N. 14
Olia visita alle Chiese
delle Valli Valdesi
(segue dalla l** pagina)
Quasi tutti questi istituti ci sono
siati lasciati dalle precedenti generazioni, quando la piccola Chiesa Valdese sapeva manifestare la sua presenza nel mondo con opere sociali di
grande utilità. Oggi lo si dimentica
spesso, purtroppo, e si parla soltanto
più delle nuove iniziative che sorgono, grazie a Dio, un po’ dovunque nel
nostro campo di lavoro, dalie Valli a
Riesi ed a Palermo.
A viste umane quelFinsieme di isti'
tuti ha ancora un suo compito da svolgere a vantaggio delia nostra popolazione e non dottiamo ignorarlo, sfuggendo alla nostra responsabilità. Esiste, a questo riguardo, un problema
amministrativo; ma c’è anche un problema vocazionale, forse ancora più
impegnativo. In effetti, non mancano
gli istituti, come non manca a Roma
una Facoltà di Teologia, sia pur con
pochissimi studenti delle VaUi Valdesi; stiamo invece attraversando un periodo di aridità o di difficoltà per quanto riguarda le vocazioni. La Chiesa e
le comunità debbono ritrovare il senso del servizio cristiano nella predicazione della Parola, nella collaborazione dei laici, neU’istruzione dei giovani, nella cura degli infermi e dei bisognosi, nella dedizione ad una causa
comune, troppo spesso danneggiata dai
nostri interessi e dalle nostre meschine considerazioni.
Mi sono limitato ad accennare ad
alcuni problemi soltanto.
In fondo, il vero problema è quello
della serietà con cui ci lasciamo interpellare dal Signore il quale parla ad
ogni generazione e rivolge un ordine
ad ognuno di noi : « Va’ oggi a lavorare nella vigna ».
Dicevamo all’inizio che le chiese
delle Valh Valdesi hanno una fisionomia particolare. Non si può pretendere di trasformarla facilmente e sarebbe un’ora grave per noi se quella fisionomia venisse fortemente alterata
dalla mondanità e dall’abbandono della fede.
Tuttavia occorre ripetere che non si
può vivere sull’eredità del passato senza impoverirci ed isterilirci. O la Chiesa sente l’imperativo di una chiara testimonianza e di un rinnovato servizio
per il Signore e per gli uomini, qui e
altrove, ovvero essa rimarrà fra i morti a seppellire i morti.
In realtà, però, non è ancora così.
Dobbiamo rendere grazie a Dio per
le comunità delle Valli Valdesi e per
la fedeltà di molti credenti nella loro
vita quotidiana. C’è ancora l’annunzio della Parola di Dio m mezzo a
noi: « Beati quelli che odono la parola di Dio e l’osservano ». Bisogna
che Gesù Cristo sia annunziato in ogni
modo agli uomini della nostra generazione, soprattutto ai giovani di oggi
per la testimonianza di domani.
« Vi possono essere dei periodi anche lunghi di pausa, di apparente sterilità », scriveva Giovanni Miegge, « e
potremmo avere la tentazione di essere scoraggiati, se si tratta di noi, o di
giudicare severamente, se si tratta di
altri. Guardiamoci dall’una e dall’altra tentazione... Ma se veramente viviamo la nostra fede, i frutti non mancheranno. Verranno, come sono già
venuti, alla loro stagione, e di questo
Dio si compiacerà, coprendo con la
sua grazia le stagioni di aridità, in cui
la nostra fede sembra, e in realtà non
è, sopita ».
Non possiamo fare altro che aggiungere: E così sia!
Ermanno Rostan
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DALLE NOSTRE COMUNITÀ
NAPOLI (Vomero)
AOSTA
— Abbiamo avuto una buona Settimana «anta. Il giovedì aera culto in comunione con tutti gli evangelici naipeletani. Il
lunedi di Pasqua gita in comune delle
tre comunità valdesi di Nupcli e Caivano,
cui hanno partecipato pure i fratelli delle
locali comunità metodista e battista (AMBI).
— La presenjsa di un 'pastore... « in proprio » ha permesso di trasportare l’orario
del Culto dalle 9,30 alle 10,45. Quest ’orario
indubbiamente più comodo, consente alla
comunità una più ricca e più continua partecipazione al Culto : la grande maggioranza dei fratelli e delle sorelle ha dimostrato di aver gradito il cambiamento. Ne
hanno fatto le spese i bambini della Scuola
Domenicale, couvoicati ora per le 9,30, ma
sono rimasti ugualmente assidui. rin
graziamo per il loro bell’esempio, e diciamo a quelli che non frequentano ancora che li a.spettiamo con fiducia.
Studi biblici — Sono tenuti regolarmente il giovedì sera, alle 19,30. Un piccolo
gruppo di fratelli e di sorelle (ma .perchè
solo loro?) vi partecipa con peciseveranza.
In queste ultime settimane, ci siamo soffermati a considerare, in vista della Pasqua, alcuni personaggi della Passione. Alla fine dello
studio, dedichiamo pochi momenti ad impare dei muovi inni.
Gioventù — Tutti (o quasi!...) i giovani della Comuiniità si incomtrano il sabato
sera alile 19, 30. Abbiamo cominciato una
serie di 10 (o più) eludi sul Battesinio.
E ontrato in funzione un deposito di
libri della Clandiana e di altre Case editrici, curato dalla sdg.na Mary Barbati. Le
pubblicazioni non sono esposte in vetrina
per rimanervi, bensì, per essere acquistate
e lette: la ncatra formazione evangellica
non può e, non deve considerarsi conclusa
con la confamiazione !
— Ricordiamo: 5 aprile: alle ore 18,30
nella Chiesa di Via Carlo Poerio incontro
con la Corale di Zurigo guidata dai Pastori Arsuffi, Matthey e Eynard.
9 aprile: nella Clhiesa di Via Carlo
Poerio terza conferenza in preparazione del
Congresso Evangelico Italiano.
— Il 19 Marzo ha avuto luogo un simpatico incontro deU’Unione Giovanile di
Ivrea con la gioventù della nostra Chiesa.
Nel pomeriggio, le filodrammaliche delle
due Unicni di Ivrea e di Aosta hanno offerto alla nostra comunità un trattenimerito con la recita dà due commedie di Vittorio Calvino. Sia la scelte dei lavori che la
interpretazione sono state ottime. Ringraziamo di cucre i giovani di Ivrea per la
loro visita che è stata molto gradita.
— La comunità ha ceiehrato con giioia la
festa valdese: la sera del 15 febbraio si è
avuta l’aigape fraterna con la partecipazione di 45 persone; alla cena è seguita una
rievocazione storica fatta con competenz.i
ed in modo interessante e brioso dal doti.
Eà-ich Avondet; poi numerosi canti della
cirale e della gioventù hanno completato
la serata, e in una così bella e fraterna
atmosfera si è arrivaiti senza accorgersene
quasi alla mezzanotte quando, prima di separarsi, Sii è cantato tutti insieme il « Giuro di Sibaud ». La domenica 16 si è avuto
il culto con la Santa Cena, con la partecipazione della corale che ha eseguito un bel
cero.
— Cj eongratuliamo vivamente con la signorina Giovanna Pons, membro della nostra Chiesa, che ha conseguito brillantemente la laurea in fisica e matematica presso l’Università di Torino.
— Sono state presentate ai S. Battesimo:
Madeline Joanna Wrong-Musaiochio e Viviana Resburgo. Il signore accompagni con
la Sua grazia queste bambine ed aiuti le
loro famiglie a 'mantenere con fedeltà gli
impegni assunti dinanzi a Lui e alla Chiesa.
VRLAR FELLICE
TRIESTE
Buona la partecipazione al Culto del 17
febbraio. Simpatica e riuscita PAgape fraterna I»er quella storica data, ohe ha riunito oltre 50 fratelli e sorelle ¡m fede. La
prof. E. Gardioll oi lia presentato un «panorama di storia Valdese ». I Pastori delle
Comunità sorelle ci hanno rivolto un apprezzato messaigrgio di cui siamo loro grati.
Maltrado il disagio d'd lo'Cale troppo piccolo in via Torrebianca, siamo grati a Dio
di aver potuto tenervi i culti ffal 26 gennaio, dopo aver avuto ¡1 divieto di celebrare i Culti nel belliisisdmo Tempio di S.
Silvestro, perchè pericolante (grazie a Dio sono bene avviati i lavori di restauro).
Sabato 7 marzo, il gruppo filodrammatico diretto dal rag. Tito Dolfi, ha presentato una lettura di versi di poeti aiuticbì e
modeirni. Gli siamo grati per la sua apprezzato iniziativa. Cougratulaziomi alla
Pilo.dramnuitica !
Domenica l» marzo abbiamo avuto la visita del Vice Moderatore pastore Alberto
Ribet di Milano ; egli ha presieduto una
riunione il sabato sera pej- avere un contatto con la Comunità, ed ha tenuto il
culto della domenica alle or« 11. Lo ringraziamo vivamente del suo messaggiio.
Come ogni anno, i culti della Setaimana Santa hanno avuto cairattere ecumenico,
in fraterna unione delle comunità metodista e elvetica-valdese, nonché di quella
luterana.
La nostra Comunità ha avuto il privilegio e la gioia di ricevere — nella prima
decade di marzo — la visita del Sig. Moderatore Pastore Ermanno Rostan. Giunto
tra di noi nel tardo pomeriggio del 5 marzo, egli si è incontrato prima col Concistoro — al quale ha portato diverse notizie e
parlato dei vari problemi che la Chiesa deve affrontare — e poi con la Comunità nel
culto tenuto nel tempio. Ringraziamo il
Sig. Moderatore di questa vista molto gradita e dei messaggi che egli ci ha portato.
Purtroppo però la sua visita è stata molto
breve; auguriamo che la prossima volta —
e speriamo che ciò possa, avvenire molto
presto — egli possa disporre di un po’ più
di tempo in modo da poter prendere contatto veramente con tptta la Comunità. Gli
esprimiamo ancora ilj nostro grazie molto
vivo e molto riconoscente.
Una magnifica gicurnata quella del 22
marzo, magnifica non solamente per il bel
sole splendente e l’aria tiepida, ma soprattutto per il privilegiq concesso alla nostra
Comunità. Ci è stata data la gioia di accogliere e di unire più strettamente alla
Chiesa i nostri Catecumeni confermandi.
Dopo l’annunzio della Parola del Signore la
numerosa assemblea presente ha ascoltato,
nel raccoglimento e con emozione profonda
la oonfes.sione che essi hanno fatto della loro
fede in Cristo il Signore e il vivo desiderio
e il fermo proposito espressi di volerGli consacrare tutta la loro vita.
I Catecumeni confermati sono : Berton
Elvina, Collet Clara, Davit Gabriella, Gönnet Albina, Gönnet ¡vanne, Michelin Salomon Clementina, Mißhelin Salomon Denise, Randazzo Vally, Rivoira Elena, Vigne
Anita, Bonjour Roberto, Charbonnier Frodino, Charlin Luigi, Fracke Roberto, Geymet Pierino, Gönnet Luciano, Janavel Stefano, Morglia Giovanni, Polene Silvio.
AU'uscita del culto i loro fratelli e le loro sorelle maggiori, accorsi molto numerosi (il nostro tempio era al completo), hanno
loro espresso la loro gioia circondandoli affettuosamente e formulando per loro tutti i
migliori auguri. Li accompagnano le nostre
preghiere e li affidiamo alla grazia di Dio.
Il Signore che li ha chiamati li aiuti a camminare sempre, con umiltà e con gioia, nelle vie della fede e li colmi delle sue grazie
e delle sue benedizioni.
Colpita da grave malattia, accettata e sopportata con la forza che dà la fede, ha terminato la sua corsa terrena Gönnet Giovanna ved. Rambaud, di anni 69, dei Garin.
Abbiamo accompagnato la sua spoglia mortale al campo dell’ultimo riposo terreno lunedi pomeriggio 23 marzo. Sono accorsi numerosi i conoscenti e gli aulici per porgere
all’Estinta il loro ultimo saluto e per esprimere ai parenti, e specialmente al fratello,
Convegno valdese-metodista a Vittoria
I giovani e la Chiesa
Sorto dal desiderio dì due colleghi vicini
in occasione di una fraterna visita del Pastore Gaetano Janni della Chiesa Metodista
di Scicli al Pastore Giovanni Scuderi della
Chiesa Valdese di Vittoria, si è realizzato
domenica 23 febbraio un Convegno di studio a carattere interdenominazionale, ben
riuscito, sia come partecipazione che come
interesse e studio. L’incontro che avrebbe
dovuto essere a livello giovanile e limitato
alle due comunità vicine, ha riscosso l’interesse di un buon gruppo di membri di Chiesa si che, alla fine, tra i partecipanti di Riesi, Scicli, Vittoria e Gela eravamo circa un
centinaio. Il Pastore Janni ha introdotto
lo studio : « I giovani e la Chiesa » presentando alla luce della situazione vocazionale
di « credente », vera per ciascuno di noi, i
vari ambienti obbligati e volontari in cui
si svolge la vita quotidiana : casa, famiglia
scuola, circoli, caserma, posto di lavoro
strada, e che ci impegnano in modo diverso
ma sempre nella direzione della testimonian
za all’unico Signore.
La discussione in gruppi sulla base di
alcune precise domande, ha permesso a tut
ti un proficuo scambio di idee e di esperien
ze. Nessuno ha notato alcuna differenza in
terdenominazionale. Già i due pastori ave
vano con cura evitato ogni accenno al prò
blema, esistente in verità, ci pare, ormai
più di nome che di fatto, almeno al livello
delle Comunità. Ci siamo perciò incontrati
come fratelli di Chiese Evangeliche vicine,
ed abbiamo avuto la netta sensazione che
la discussione particolare nei gruppi e generale in Chiesa, non sarebbe stata diversa
se tutti i partecipanti fossero appartenuti
ad una sola denominazione. L’impegno negli interventi, il calore con cui le varie tesi erano sostenute, hanno dimostrato che
tali incontri sono non solo auspicabili, ma
utili, per non dire addirittura necessari, anzi indispensabili, per rompere gli angusti limiti e l’isolamento che spesso ci riduce a
condurre una vita ecclesiastica su schemi
ormai antiquati e consunti dall’uso, che
non risvegliano più l’entusiasmo di alcuno.
Fra i lati positivi di questo incontro dobbiamo sottolineare la tangibile sensazione di
una sincera presa di coscienza del nostro
essere come credenti e comunità che hanno
ancora qualcosa di importante da dire al
mondo, e ciò è molto se ci si sofferma a
considerare la sottile patina di scoraggiamento e di sfiducia che sembra placare ogni
nostro tentativo di presenza impegnata, fin
dal suo primo sorgere.
Dopo la discussione generale ed un modesto rinfresco ci siamo riuniti per il culto
serale in Chiesa presieduto dal Pastore Janni’. Insieme a noi era anche tutta la comunità Valdese di Vittoria. AI Pastore Janni’ vada il ringraziamento per il sentito
messaggio, preciso e toccante.
L’ora degli « arrivederci a Scicli » è scoccata subito dopo. A malincuore ci siamo
separati, ma siamo certi che a questo primo
passo seguirà un lungo cammino in comune
per una testimonianza unitaria che sia di
edificazione per le nostre comunità e di benedetta evangelizzazione per quanti ci circondano.
Giovanni Scudari
la loro sincera simpatia. Alla famiglia nella prova, e soprattutto al fratello, inviamo
il nostro pensiero di fraterna solidarietà ed
invochiamo su di loro le consolazioni e la
forza della fede nel nostro Signore Gesù Cristo, vincitore della morte.
L Assemblea di Chiesa, nelli; sua riunione
del P marzo, ha riconfermato nella loro carica di Membri del Conetstoro i seguenti
Anziani e Diaconi; Anziani Sigg.: Umberto
Pascal, Enrico Bouissa, Stefano Michelin Salomon, Pietro Catalin, Stefano Cairus, Paolo Frache; Diaconi Sigg.: Stefano Fontana
e Davide Coisson. Ha nominato nuovo Anziano il Sig. Marco Michelin Salomon; nuovi Diaconi i Sigg. Cesare Chiavìa, Mario
Ncgrin e Pierino Baroliii. Ha espresso il
suo vivo ringraziamento e la sua riconoscenza ai Sigg. Carlo Cordin, Pietro Frache
e Pietro Berton i quali — per motivo di
salute o dì famiglia — hanno chiesto di
non venir riconfermati nella loro carica al
termine dei loro molti anni di servizio in
seno al nostro Concistoro. L’insediamento
dei quattro nuovi Membri eletti ha avuto
luogo la domenica 15 marzo durante il culto. Ai fratelli che ci lasciano diciamo il nostro grazie molto vivo e molto riconoscente
per tutto quello che essi hanno fatto per
la Chiesa, ed esprimiamo agli altri i nostri
migliori auguri di molte benedizioni e di
molte soddisfazioni al servizio del Signore.
Come è ormai nella tradizione l’Unione
delle Giovani ha organizzato nella seconda
domenica di marzo il simpatico raduno dei
Veterani della Comunità. Purtroppo il tempo è stato inclemente; proprio quella domenica infatti freddo e neve. Ma i nostri
fratelli e le nostre sorelle « Veterani » ci
hanno fatto vedere che è forse improprio
quel nome col quale li chiamiamo; essi infatti ci hanno dimostrato che gli anni contano solo fino ad un certo punto e che quello che conta veramente sono invece un cuore ed un animo giovane. Malgrado la giornataccia infatti 25 e^’ano presenti, fra i quali la decana — o quasi — della nostra Comunità : la Signora Caterina Coisson ved.
nata Rivoira, della bellezza di 93 anni e
sempre molto giovaniltnente arzilla. Un
« bravo » a tutti, compresi quelli che non
hanno potuto venire ma che sono stati con
noi con il loro pensiero, e arrivederci — a
D. p. — all’anno prossimo. Ed a chi ha organizzato e preparato questo beH’incontro
un vivo plauso e un sincero ringraziamento.
Sono stati uniti in matrimonio : Alfredo
Poiitet (Bobbio Pellice) e Elena Vigne (Garin). Rinnoviamo a questi giovani sposi,
che stanno per partire per la Svizzera, i
nostri migliori voti. Possa essere la loro vita in comune una vita felice, vissuta sotto
allo sguardo del Signore.
Alcuni focolari della nostra Chiesa sono
stati rallegrati dall’arrivo dì un piccolo ospite. Nell’attesa di conoscere il nome dei piccoli venuti ad aumentare la nostra famiglia villarese, porgiamo loro il nostro cordiale saluto di benvenuto e presentiamo ai
loro genitori e alle loro famiglie le nostre
più vive felicitazioni.
Sabato prossimo, 4 aprile, riceveremo la
gradita visita dei giovani della filodrammatica della Chiesa di S. Secondo. Essi alle
ore 20,30, nella sala delle attività giovani
li, ci offriranno una serata con la rappresentazione di due lavori teatrali. Porgiamo loro il saluto ed il nostro anticipato rin
graziamento. Tutti sono cordialmente invitati ad intervenire.
VILLAR PEROSA
— Il Signore ha ri-chiaimato a sè d-oipo una
malattia lunga e dolorosa la nostra sorella
Albertina Vigne in Coello di anni 52 il 15
marzo u. s.
Il funerale, celebrato il 17 ha riunito un
gran numero di iparenli, amici e conoscenti,
sia per il serviziio sull’ampio piazzale dinanzi alla casa, ohe per il luogo corteo durato più di un’ora, fino al cimitero. Veramente notevoli raltenzione, il rispetto e il
raecoglimento di tutta questa foRa, solo in
parte valdese. Visibile in lutti la simpatia
per l’uomo stimato, rimasto vedovo in ancor gio vane età e per i suo-i quattro figliuoli e quanta la simpatia, l’ammirazione per
le cure premurose e instancaibili prestale
fino all'ultimo alla diletta sposa e madre.
Le esoiriazioni e gli insegnamenti dell’Evaugelo sembrano esser caduti su dj un
terreno fecondo. Dio sa se potrà portare
quei frutti di consolazione, pace e salvezza che noi auguriamo.
— Il giorno 22 marzo è stata battezzata
la cara piccola Nadia di Renato Viglielmo c dì Marina Pascal con l’assistenza dei
p-adrini Lina Bartetto e Livio Pascal. Il
Signore conceda sta-tura, -sapienza e grazia.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tot
avvisi economici
CERCASI cuoca - guardarobiera referenziata
per famiglia 4 persone. Scrivere Zanon ■
via Bengasi, 6 - Biella.
PASCHETTO SILENO decorazioni, insegne,
Lavorazione accurata, prezzi a convenirsi
Via Duomo, 2 (Vicolo Bernezzo) PINEBOLO.
Dopo lunigihi anni di sofferenze, sopportate' con, aiooetitiazione cristiana, il
Signore ha richiatmato a Sè
Alina Meitre
di anni 40
La famiglia, commossa dalle manifestazioni di sinipiatia ricevute: in questa ocoasione, ringrazia quanti hanno
preso parte al suo- lutto; ed in particolare il Dr. Quattirirti ohe l’ha curata con dedizione.
« Sii fedele fino alla morte ed
io ti darò la corona della vita »
(Apcc. 2: 10)
Fontane, 16 Marzo 1964
Le famiglie Charrier, Pagetto, Ribet, Jabier ringraziano tutti coloro
che hanno preso parte al loro dolore
in occasione della ddpartenzia della
mamma
Margherita Luisa
Rivoira
In particolaire ringraziiano i pastori
Deodato e Bert, il do-tt. Honorati e la
signora, Piilippa.
Pinerolo, 25 marzo 1964
La famìglia Rostaing commossa e
riconoscente per la dimositrazione di
affetto e di stima tributata ad
Attilio Rostain
ringrazia i vicini e i parenti che furono larghi di aiuto e qnanti di presenza con scritti o fiori attestarono
la loro simpatia.
San Seconido di Pinerolo
JMbnfcKiie
! W» [
ntu nt'-Jerna /le/xÀe:
. non é (ja rimescolare
• non gocciola
-coprecon una mano
LUCIDO OPACO-SATINATO-IMULSION
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