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Armo V
numero 2
dei 17 gennaio 1997
L. 2000
spedizione in a. p. comma 26
art. 2 legge 549/95 nr. 2/97 - T
In caso di mancato recapit
si prega restiltilre al mi
presso l'Ufficio PT Torino
L'Editore si impegna a
corrispondere il diritto di
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Bibbia e attualità
IL PREZZO DELLA
RICONCILIAZIONE
«Vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio»
(li Corinzi 5, 20)
La «Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani», che si svol
gerà dal 18 al 25 gennaio, ha posto al
centro dell’attenzione il tema della riconciliazione; tra sei mesi in Austria, a
Graz, si terrà la II Assemblea ecumenica europea sul tema della riconciliazione; la Federazione della chiese
evangeliche in Italia sta distribuendo
in questi giorni un interessante libretto
a più voci intitolato: «Percorsi teologici
e culturali della riconciliazione». C’è
insomma gran fervore intorno a quello
che è diventato il tema dell’anno. O
meglio detto: una sfida per tutta la cristianità che parla di riconciliazione
ma, come nota Paolo Ricca, non è per
nulla riconciliata. Sicché Graz potrebbe anche rivelarsi un grosso fiasco ecumenico se non si supereranno tre rischi. Il primo riguarda il ridurre la riconciliazione al solo significato cul
tuale-religioso tralasciando la sua di
mensione giuridica, sociale, politica,
culturale e mondiale. Il secondo rischio consiste nella possibile svalutazione di questo termine, biblicamente
poco frequente, in un facile moralismo, facendone un generale condono
dei delitti e delle pene in ossequio a
una «pax aecumenica» terrorizzata da
tutto ciò che è spigolo o polemica. Terzo rischio: perdere l’occasione di un generale pentimento delle chiese senza il
quale appare difficile iniziare un nuovo cammino di autenticità.
DIO è il soggetto della riconcilia
zionc nei nostri confronti: questo
rapporto riconciliato nasce dalla croce
di Cristo. Non c’è riconciliazione senza
croce che, per noi, indica una crisi necessaria prima di approdare a uno stile di vita nutrito quotidianamente da
una forte convinzione. Senza mettere
in luce la nostra dimensione contraddittoria e idolatrica, senza la ricerca
impegnata lesa a mettersi al seguito di
Ctisio. la riconciliazione diventa un
sentimi nio rispettabilissimo ma pur
sempre una morale a basso costo. Per
questo i ciedenti sono letteralmente
supplicati daH’apostolo Paolo ad entrare in quesio difficile cammino che è
in sostanza quello della croce. Su questa strada bisognerà avere il coraggio
di perdere privilegi, appoggi. E prendere le distanze da ogni intolleranza,
discriminazione, violenza, potere economico. E da tutto ciò che direttamente o indirettamente ci rende complici
dell’ingiustizia, chiarendo le responsabilità, nominando i conflitti, mettendo a fuoco i problemi.
Lf ETICA della riconciliazione ha
dunque un costo più alto di quel
che può sembrare a prima vista. Essa
affonda le proprie radici in quel cambiamento radicale di stile di vita a cui
Gesù Cristo invitava gli uomini e le
donne del suo tempo e che è sempre
stato fonte di crisi. Da un lato la nudità e la chiarezza di una parola trasformatrice e dall’altra la pesantezza e
la complicazione di 2.000 anni di storia cristiana. Come uscirne? Graz potrebbe diventare un grande «Yom Kippur» (giorno del pentimento) cristiano
dove, dopo avere messo sul tappeto tutte le difficoltà, le amarezze, i fallimenti
e le attese, poter ricominciare un cammino diverso. Tutti più poveri di sacralità, ipocrisie, discriminazioni, violenze, arroganza, idolatria, e tutti più ricchi in autenticità, fedeltà, umiltà, tolleranza e riconoscenza che produce serenità. Ma per arrivare a questa nuova
ricchezza non si può evitare la croce.
Senza un morire a noi stessi Graz sarà
solo un «flop» ecumenico.
Giuseppe Platone
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
La visione monetarista di Maastricht non darà un'«anima» all'Unione europea
La moneta unica non ci salverà
Negli ultimi 10 anni l'economia è diventata la misura di tutte le cose e prevale inesorabilmente
sulla politica. Eppure, l'«economia sociale di mercato» è compatibile con la mondializzazione
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Lf ANNO appena iniziato sarà deI cisivo per l’Europa, in vista del
lancio della moneta unica, l’Euro,
previsto per il 1“ gennaio 1999. Il
1997 infatti sarà l'ultimo anno utile
per mettere ordine nei conti dei
paesi membro dell’Unione europea (Ue) e per adeguarsi ai famosi
criteri di convergenza del Trattato
di Maastricht: l’inflazione non dovrà superare il 3%; il deficit non dovrà superare il 3% del Prodotto interno lordo (Pii); il debito pubblico
non dovrà superare il 60% del Pii.
Dopo il recente vertice europeo
di Dublino, il traguardo della moneta unica si sta avvicinando ma
tutti si chiedono chi sarà in grado di
salire sul primo convoglio, dato che
anche le stesse «locomotrici» della
Ue sono ancora lontane dal criterio
sul deficit (Germania: 3,8%, Francia: 4,4%). Ora, proprio in questi
due paesi, la pubblica opinione appare tutt’altro che entusiasta all’
idea di dover abbandonare la propria moneta nazionale. Questo non
vuol dire che francesi e tedeschi
siano ostili all’Europa, ma certo è
un indizio che l’identità nazionale
(di cui la moneta è un simbolo) prevale ancora nettamente rispetto a
una cittadinanza europea ancora
troppo astratta. Del resto, è significativo che nei loro messaggi augurali di fine anno, né il cancelliere
Kohl né il presidente Chirac abbiano detto una sola parola sull’Europa, e abbiano invece ambedue insistito sulle rispettive identità nazionali. Il fatto è che sia in Francia che
in Germania, come in tutti gli altri
paesi dell’Ue, la medicina imposta
per raggiungere il traguardo della
moneta unica risulta amarissima
sia agli occupati (sempre più precari), che ai disoccupati (che sono ormai 18 milioni) e ai pensionati (che
temono di vedersi negato il diritto a
un meritato riposo).
A 40 anni dal trattato di Roma
che istituì il Mercato comune (marzo 1957) l’Europa sembra procedere con fatica, con rassegnazione,
con paura. Forse perché in questi
La grande manifestazione sindacale del 15 giugno scorso a Bonn, alla quale hanno partecipato 350.000 persone
40 anni si è passati gradualmente
dall’idea, rassicurante e finalizzata
a una riconciliazione intraeuropea,
di «comunità» (Comunità europea.
Mercato comune, politica agricola
comune, ecc.) a quella di «unione»
e di «unicità», molto più esigente e
finalizzata a reggere il confronto
con un’economia mondializzata
(Atto unico. Unione economica e
monetaria, moneta unica, grande
mercato unico, Unione europea).
Ma probabilmente anche perché,
negli ultimi dieci anni, l’Europa è
entrata nell’era del «pensiero unico», secondo l’espressione coniata
da Ignacio Ramonet, direttore di Le
Monde diplomatique; cioè l’era in
cui l’economia è diventata la misura di tutte le cose e prevale inesorabilmente sulla politica. I leit-motiv
di questo nuovo dogma, che non
ammette altre ricette che la propria, sono noti: libera circolazione
dei capitali, privatizzazione, «più
mercato, meno stato», flessibilità
del mercato del lavoro, smantellamento dello stato sociale. La globalizzazione dei mercati, iniziata negli anni 80 quando Stati Uniti,
Giappone e Regno Unito instaurarono la cosiddetta «deregulation»
dell’economia, è la naturale conseguenza di questa teoria del capitalismo ultraliberista che per certi
versi sembra riportarci ai tempi del
capitalismo selvaggio.
La scommessa dell’Europa di
Maastricht è di raccogliere questa
sfida della globalizzazione, e di opporvi il modello di società peculiare dell’Europa, cioè il cosiddetto
«capitalismo renano» o ¡’«economia sociale di mercato» che, secondo il cancelliere Kohl, è compatibile con la mondializzazione. A
caratterizzare questo modello è
appunto lo stato sociale, praticamente assente dai modelli americano e asiatico, che però potrà sopravvivere solo se sarà profondamente ridisegnato. Ma la visione
essenzialmente monetarista dell’
attuale trattato di Maastricht può
difficilmente creare il consenso in
una pubblica opinione disorientata dal dramma della disoccupazione e dell’esclusione sociale. L’ex
presidente della Commissione europea, Jacques Delors, era perfettamente consapevole di questo limite quando affermava che l’Europa aveva bisogno di un’«anima». A
«dare un’anima», cioè un senso,
all’Europa non saranno certo i
mercati. Lo possono fare invece i
sindacati, i partiti, le chiese, le
Ong, le associazioni sociali e culturali, cioè tutte quelle forze non
prettamente economiche che insieme possono contribuire a costruire quell’Europa dei cittadini
alla quale aspira sicuramente la
maggior parte degli europei: una
Europa cioè non ridotta ad una sola dimensione, quella economica,
ma ricca di tutte le sue potenzialità
sociali, culturali e spirituali.
*
Fcei e Società biblica
Due libretti per leggere
la Bibbia ogni giorno
L’interpretazione della
Bibbia ha diviso storicamente i cristiani, e proprio dalla lettura comune della Bibbia può crescere la comunione ecumenica fra le chiese. In
questo senso, vanno segnalati due strumenti
per la lettura ecumenica
delle Scritture, predisposti per il 1997 rispettivamente dalla Federazione
delle chiese evangeliche
in Italia e dalla Società
biblica in Italia.
«Un giorno una parola, letture bibliche quotidiane per il 1997» è l’edizione italiana, pubblicata dall’editrice Claudiana, delle famose «Losun
gen» i testi biblici giornalieri preparati ogni
anno, dal 1730, dalla
Chiesa evangelica dei
«Fratelli Moravi» e tradotti attualmente in 43
lingue di tutti i continenti. Il secondo strumento, dal titolo «La Parola giorno per giorno»,
è un’agendina curata
dalla Società biblica in
Italia in cui sono indicate per ogni giorno del
1997 le letture bibliche
giornaliere di maggiore
riferimento fra cattolici,
ortodossi ed evangelici.
Le letture segnalate per
gli evangelici sono appunto quelle di «Un giorno una parola». (nev)
Abbonatevi a Riforma
Non rinunciate a causa
del disservizio postale
Abbonarsi a un giornale costa (abbonarsi a
Riforma costa 8.750 lire
al mese); anche se non
hai voglia o tempo di
leggerlo, il giornale arriva e rimane lì a segnalarti una tua inadempienza
(soprattutto se è il settimanale della tua chiesa)
0 uno spreco inutile di
soldi. Può anche capitare
che ti abboni al giornale
e poi questo non arriva,
soprattutto nei periodi
delle feste, o arriva in
modo capriccioso (qualche volta puntualmente,
qualche volta no, due o
tre numeri insieme). Naturalmente questo capita
di meno ai grandi e fa
mosi giornali perché c’è
una «corsia preferenziale» anche nella distribuzione postale, non basata sulle tariffe {Riforma,
cioè gli abbonati, pagano
come tutti) ma sul malcostume: alcuni dipendenti delle Poste ritengono che non sia un loro
dovere distribuire il nostro settimanale con
puntualità bensì una loro gentile concessione.
Protestate, dunque, abbonati e abbonate: non
con noi che vi spediamo
puntualmente il giornale
ogni mercoledì ma col
vostro postino o con
l’amministrazione postale della vostra città.
PERDONO E PENTIMENTO. La lettera
della sorella della giovane donna uccisa sull'autostrada da un sasso lanciato da un cavalcavia in cui dichiarava la sua volontà di non perdonare i
responsabili ha rilanciato il dibattito
sul perdono e pentimento. Ma si può
veramente discutere di sentimenti,
dolori, lacerazioni altrui? Più che approvare o disapprovare le posizioni
altrui, non sarebbe più giusto mantenere un rigoroso rispetto e tacere? E
se proprio non si può o non si vuole
tacere, bisogna almeno cercare di
mantenersi sobri. (psg. 10)
LO STIPENDIO Al «COLLABORATORI DI
GIUSTIZIA». Come non solidarizzare
con coloro che manifestano sconcerto
di fronte al fatto che uomini colpevoli
di innumerevoli e atroci delitti compiuti nel corso di una lunga militanza
mafiosa godono spesso di ampia libertà, hanno ricevuto dallo stato consistenti somme di denaro e vengono
mantenuti a spese della collettività,
fruendo di veri e propri stipendi? La
legislazione cosiddetta «premiale» è
stata certamente efficace, eppure rimangono diverse perplessità, (pag. 10)
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2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 17 GENNAIO 1997' VENEI
«Fratelli, il
desiderio del mio
cuore e la mia
preghiera a Dio
per loro è che
siano salvati.
Io rendo loro
testimonianza
infatti che hanno
zelo per Dio,
ma zelo senza
conoscenza.
Perché,
ignorando
la giustizia
di Dio e cercando
di stabilire la
propria, non si
sono sottomessi
alla giustizia
di Dio; poiché
Cristo è
il termine della
legge, per la
giustificazione
di tutti coloro
che credono.
Infatti Mosè
descrive così la
giustizia che
viene dalla legge:
“L’uomo che farà
quelle cose, vivrà
per esse”. Invece
la giustizia che
viene dalla fede
dice così: “Non
dire in cuor tuo:
‘Chi salirà in
cielo?’ (questo
è farne scendere
Cristo) né:
‘Chi scenderà
nell’abisso?’
(questo è far
risalire Cristo dai
morti). Che cosa
dice invece? “La
parola è vicino
a te, nella tua
bocca e nel tuo
cuore”: questa è
la parola della
fede che noi
annunziamo;
perché, se con
la bocca avrai
confessato Gesù
come Signore
e avrai creduto
con il cuore
che Dio lo ha
risuscitato dai
morti, sarai
salvato; infatti
con il cuore
si crede per
ottenere la
giustizia e con la
bocca si fa
confessione per
essere salvati.
Difatti la
Scrittura dice:
“Chiunque crede
in lui, non sarà
deluso!”.
Poiché non c’è
distinzione tra
Giudeo e Greco,
essendo egli lo
stesso Signore di
tutti, ricco verso
tutti quelli che lo
invocano. Infatti
chiunque avrà
invocato il nome
del Signore
sarà salvato»
PAOLO E LA LEGGE
Oggi anche in Israele si parla della figura dell'ebreo Gesù. Ma la dogmatica
dell'apostolo Paolo ha pesato negativamente sui rapporti tra ebrei e cristiani
PASQUALE CASTELLUCCIO
Nel dialogo ebraico-cristiano si discute ampiamente,
ma non da molto, sulla figura
dell’ebreo Gesù, questo è essenziale e inevitabile. Se ne parla
oggi anche in Israele, almeno a
livello accademico fra intellettuali, ed è senz’altro un passo
avanti sia per la teologia contemporanea, sia per il futuro di
tale dialogo.
La teologia di Paolo
PER quel che riguarda Paolo,
invece, il problema non si è
mai posto, anzi almeno la teologia evangelica lo ha sempre considerato come colui che ha saputo confezionare un’autentica
cristologia diventata poi dottrina
della chiesa. La sua costruzione
dei dogmi però, elaborata su
scritti ebraici e pagani, fa di lui
una di quelle figure più discusse
del Nuovo Testamento. La sua
dogmatica ha pesato negativamente sui rapporti fra ebrei e
cristiani. Questo viene ammesso
da entrambe le parti. Gesù può
essere considerato veramente
come un ebreo timorato di Dio,
ma Paolo sembra aver permesso
un’inversione di orientamenti
traducendo in «fede in Gesù»,
quella che originariamente era
la «fede di Gesù»; (cfr. Galati 2,
16; 3, 22; Filippesi 3, 9 dove va
letto: fede del Figlio di Dio - fede
di Gesù). Con tale operazione ha
reso possibile la trasformazione
di una comunità primitiva di tipo sinagogale, in una chiesa pagana ben distante dalla legge.
L’opinione generale ebraica lo
considera un apostata.
Paolo, confrontandosi con la
comunità primitiva, è costretto
a muoversi non da protagonista
principalmente perché non ha
mai incontrato Gesù. I dodici
invece, erano in grado di citare
il Maestro continuamente. Per
questo motivo, la teologia di
Paolo è particolarmente centrata sul Cristo post pasquale, più
che sul Gesù storico. Inoltre,
Gesù era un uomo con una cultura profondamente radicata
nel suo ambiente naturale ebraico. Paolo, invece, era un ebreo della diaspora che fa la
spola fra Gerusalemme e Atene.
Pensava sì in modo rabbinico,
ma l’ellenismo rimarrà per lui
uno sfondo di grande importanza. Gesù parla in aramaico. Paolo scrive in greco.
Gesù il carismatico
Gesù è un carismatico che
muove le folle e ha un suo
gruppo di seguaci; Paolo rimarrà
tutta la vita un battitore libero,
sempre all’opposizione. Entrambi rimarranno ebrei fino in
fondo. Dall’ebreo Gesù Paolo
viene chiamato sulla via di Damasco. Non passa da una religione all’altra (l’appellativo «cristiani» verrà pronunciato soltanto qualche decennio dopo ad
Antiochia). Gesù affermerà: «La
salvezza vien dagli ebrei», e si
sentirà chiamato ad operare verso le pecore perdute della casa
d’Israele; Paolo invece lo ritroviamo su strade pagane. Paolo
attende sì la salvezza da Gesù,
però si rivolge quasi esclusivamente a un mondo pagano e la
sua predicazione agli ebrei si
sviluppa fra quelli della diaspora. È necessario tracciare qualche linea di lettura dell’indivi
(Romani 10,1-13)
Preghiamo
Signore e Padre mio, dammi umiltà e obbedienza,
affinché la Tua volontà sia manifestata attraverso la
mia vita e la mia testimonianza. Che il tempo che Tu
mi concedi sia il tempo dell’ascolto e della preparazione all’incontro con Te. Che la Tua fedeltà dia forza
al messaggio di cui Tuo popolo è portatore e che il
modello di Cristo Gesù possa indicare ai Tuoi figli la
strada per una perfetta comunione con Te. Amen.
duo Paolo per poter comprendere la sua azione apostolicomissionaria e il continuo rifarsi
al suo essere ebreo, da lui del resto mai contestato.
Gesù ha pietà del peccatore che si ravvede, lo accetta e
lo riabilita. Cioè si comporta
conformemente alla tradizione
rabbinica: «Davanti a un peccatore ravveduto non resistono 99
giusti». Paolo non si esprime su
questo. Gesù accentua la necessità della conversione (metanoia) e del pentimento... vedi
l’episodio di Zaccheo. Paolo invece, centrando il tema del perdono sulla croce, non vede la
necessità della conversione. Gesù invita ad «operare» per la verità, chiede il compimento dei
comandamenti, cioè una migliore giustizia in preparazione
del regno di Dio. L’intera vita
dell’individuo è in questione.
L’intera esistenza storica di Gesù ne è un esempio. Paolo, predicando Gesù crocifisso e risorto, riduce la sua cristologia a un
periodo di pochi giorni.
Una sfida per i cristiani
UNA proposta di rilettura di
tutto questo viene da ambienti ebraici, e va accolta senza
scandalizzarci di dover essere
costretti a modificare qualche
punto della nostra catechesi.
Tutto questo fa parte del dialogo
in corso e anche questo contributo è frutto di tali dialoghi. Per
risolvere tali quesiti dobbiamo
rifarci alle sue lettere che rappresentano almeno un terzo degli scritti del Nuovo Testamento.
Se Gesù avesse scritto soltanto
qualche riga, forse avremmo
concezioni diverse circa il suo
insegnamento e anche circa il
messianismo! E, tutto questo,
senza entrare in una discussione
sull’autenticità delle lettere di
Paolo, sulle quali sono state costruite intere dottrine.
Gesù non ha fatto teologia,
ma ha affrontato i problemi di
vita da una base di fede e della
sua conoscenza delle scritture
d’Israele. Circa la fine dei tempi,
misteri messianici e altro, non
ha dato alcuna indicazione, non
si è spacciato come il conoscitore di ogni cosa. Lo stesso fa Paolo, comportandosi così da buon
ebreo (cfr. I Corinzi 3, 9ss, 13, 9;
Filippesi 3, 12). Quindi, non abbiamo il dogmatico Paolo che
detta formule teologiche, ma
con i suoi scritti tenta di rispondere a domande poste dalle varie comunità assillate da problemi del momento. La nostra storia cristiana ha reso le sue epistole universali e quasi indiscutibili per ogni comunità.
Ad esempio soltanto per il fatto che Paolo consigli alla piccola
comunità di Roma di pagare le
tasse per non irritare i governanti e per evitare così la persecuzione; per circa quindici secoli il desiderio cristiano di libertà
è stato stravolto con l’accusa di
legame fra chiesa e imperatore.
In tante chiese si è predicata così una sottomissione, tutt’altro
che gesuana, agli imperatori di
turno anche quando questi vestivano la camicia nera.
Gesù e Paolo
SICCOME Paolo scrive che
«Cristo è il termine della legge» (Romani 10, 4) sebbene Gesù
avesse affermato con decisione
che «cieli e terra passeranno, ma
neanche uno iota della legge
passerà» (Matteo 5, 17ss), Gesù
viene considerato come colui
che elimina la legge e le fa perdere il suo valore. In questo modo, la chiesa deruba Israele della
sua elezione, della sua storia, del
suo futuro. Eppure Paolo, in Romani 10, 4, aggiunge: «Per essere
giustizia a ognuno che crede»,
cioè soltanto per chi crede in
Cristo, è finita la legge! È finita,
se vista soltanto come modalità
per la giustificazione ma, se pensiamo che la legge fa parte dei
doni della grazia di Dio che appartengono a Israele anche dopo
la Pasqua e che il termine «telos»
non significa soltanto «fine», ma
anche «scopo, completamento»
e che, stando alle affermazioni di
Paolo, Gesù ha vissuto conformemente alla legge (Romani 15,
8; Galati 4, 4) non si può parlare
né di eliminazione, né di legalismo. Del resto, nessun rabbino
ha mai sostenuto che la legge significa per Israele la strada della
salvezza! L’ebraismo non conosce un tale concetto: all’ebraismo è data una strada di vita,
sulla quale la Torah funge da
norma e indicazione.
(1 - continua)
omiletiche
Nella discussione sul tema «Legge ed Evangelo»!
va ben messa in evidentai
quella che è la fedeltà dii
Gesù alla legge, il continuo orientarsi, da buoni
ebreo, alla centralità dii
questa nella vita quotidiana. li rapporto dell'indivi-^
duo con la parola dataai
Mosè per il popolo e l'elezione di Israele a essere'
custode di questa paroia, (
presentano ii dono, di cui)
i'uomo dispone per essere
coerente aila volontà di^
Dio. Ma anche ia legge è!
frutto di una Grazia che
muove Dio stesso ad operare verso i suoi figii. La |
iealtà di Gesù verso la leg- ge non è legalismo, mal
conferma di una vita vissuta nelia certezza deiiai
Grazia che saiva.
Aila base di ogni discor-1
so e di ogni riflessione sul |
rapporto Dio-uomo va,
menzionato il Patto. Esso
rappresenta lo spazio nel I
quale ogni attività di co-i
municazione e di decisione si realizza. L'amore di |
Dio non ha bisogno di es-,
sere sostituito da concetti
legati all'Antico o al Nuo-l
vo Testamento, ma è il ri-,
sultato di una sua azione
verso l'uomo, ben definita, e che si rivela in modi e j
forme diversi nel corso]
della storia. La liberazionei
dell'uomo da ogni forma
di irresponsabilità diventa'
così la strada per ia santità|
che Dio chiede ai suo po-|
polo. La fede di Gesù in
questa paroi.a dei Padre è!
l'indicazione per un cor-1
retto rapporto con colui,
che ci chiama e t: manda,
La comunità credente, co-!
me l'espressione dellal
continuità con il popolo,
d'Israele, si fa carico deV
l'annuncio della Grazia,
non dimentica ia Legge,
ma vive nella dimensione,
del compimento.
È importante mettere in,
evidenza il legame fra la
fede cristiana e l'ebraismo.
La ricerca teologica e slorica degli ultimi anni ha
aperto nuovi orizzonti in
questo settore. Si parla di |
radici comuni fra ebrei e
cristiani e i temi che si sviluppano sono un solo Dio,l
la sacra scrittura, il popoloi
di Dio, il culto, giustizia e
amore, storia e compimento. Innanzitutto va considerata la comune testimonianza che va data alle
Scritture, all'unico Dio creatore e l'impegno comune
per giustizia e testimonianza che va data alle
Scritture, all'unico Dio cre-l
atore e l'impegno comune;
per giustizia e amore. An-|
che l'attesa per nuovi cieli
e una nuova terra unisce!
ebrei e cristiani. Le dichia-l
razioni di comunità eccle-|
siali che attestano questa
unità di radici sono da
considerarsi come decisive
per il futuro del dialogo e
devono superare e antichi
differenze e ostilità. L'ebraicità di Gesù va riproposta e sottolineata. Inoltre, non va dimenticato
che la nostra salvezza non
può essere separata dall'elezione di Israele ed è
alla base dell'insegnamento e della vita della comunità credente. Siamo soltanto all'inizio di tale dialogo e la nostra responsabilità è determinante.
Per
approfondire
- Gerhard Ebeling, D/e
Wahrheit des Evangeliums, Eine Lesehilfe zu!
Galaterbrief. Tübingen,
1981.
- Krister Stendhal, Del
Jude Paulus und wir Heiden, Anfragen an das
abendländische Christentum. Kaiser Verlag, München, 1978.
Friedrich-Wilhelf
Marquardt, Was dürfen
wir hoffen, wenn wir hoffen dürfen? Eine EschafO'
logie Band 2. Kaiser Verlag, München, 1995.
Nella foto: GerusalemH'®:
la cupola che sovrasta n
«Santuario del libro»
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PAG. 3 RIFORMA
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Un bilancio dei dieci anni passati a capo della Federazione protestante
Il ruolo dei protestanti in una società laica
Per Jacques Stewart, presidente uscente della Federazione protestante di Francia
i protestanti devono essere elementi chiave di un dialogo fondato sulla differenza
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Il ruolo precipuo delle
chiese protestanti di Francia
è di incoraggiare e di portare
avanti il dialogo in una società costituzionalmente laica, È quanto ha dichiarato ii
presidente delia Federazione
protestante di Francia (Fpf),
Jacques Stewart, aii’agenzia
Eni alla vigilia delia designazione del suo successore, avvenuta il 21 dicembre scorso.
Per il past. Stewart i dieci anni trascorsi alla testa della Fpf
sono stati segnati da un’accresciuta presa di coscienza
dei ruolo dei protestanti neirinstaurare ii diaiogo: «Le
chiese deiia Federazione
hanno pratiche radicaimente
differenti, in particoiare per
quanto riguarda il battesimo.
Abbiamo affermato che ia
Fpf non poteva essere soio la
struttura per mantenere la
pace. Essa è diventata molto
più portatrice di una dinamica di unità».
Jacques Stewart, 60 anni,
pastore delia Chiesa riformata, ritiene che i protestanti di
Francia dovrebbero imparare
dalla loro storia ad essere elementi chiave nei consolidamento di un dialogo fondato
sulla differenza. Fra i membri
della Federazione si trovano
chiese iuterane, chiese riformate, chiese evangeiiche e la
Missione evangelica degli zigani. «Le religioni non devono costantemente far fronte
comune per difendersi contro la laicizzazione - dice ancora Stewart -. Nel mio pri
mo anno di presidenza abbiamo conosciuto il mini
scandalo del film di Martin
Scorsese L’ultima tentazione
del Cristo, che alcuni consideravano blasfemo. La bestemmia fa parte della libertà
di parola. Bisogna rispettare
¡quelli che prendono in giro la
.religione e rispondere con un
dialogo intelligente. Noi pensavamo che fosse meglio andare a vedere il film di Scorsese che non bruciare cinematografi».
Il pastore Stewart, che lascará il posto al suo succes
II pastore Jacques Stewart, presidente uscente della Fpf
sore, Jean Tartier, nel giugno
1997, è consapevoie che ii
termine «dialogo religioso»
può rivelarsi vuoto: «Non
dobbiamo fare del dialogo un
mito o un fronte - afferma -.
Il dialogo religioso deve permettere di consolidare i legami tra uomini e donne in ricerca».
A livello internazionale,
dove è presidente della Commissione ecumenica europea
per chiesa e società (Eeccs),
Jacques Stewart ha rilevato
disparità nel modo di concepire il dialogo; «L’ecumenismo europeo non si gioca tra
le differenze di dottrine, ma
moito di più rispetto ailo status dei membri deO’Eeccs. I
luterani svedesi sono diversi
dai luterani itaiiani, perché i
loro ruoli nei rispettivi paesi
sono diversi». Questa diffe
renza di situazione può portare a fraintendimenti ed a
un certo disagio, riconosce
Stewart: «Capita che l’Eeccs
venga cortocircuitata da
chiese nazionali che vogliono avere un contatto diretto
con le istanze europee. Se la
Chiesa evangelica di Germania o l’arcivescovo di Canterbury hanno i loro propri uffici di rappresentanza, mi trovo imbarazzato nei confronti
delle altre chiese».
Secondo Jacques Stewart,
la proposta tedesca di menzionare specificamente le
chiese e le comunità religiose
nei prossimo Trattato suil’
Unione europea, che dovrebbe essere approvato l’estate
prossima, non è necessaria.
«I protestanti francesi hanno
deciso che sarebbe peccato
se ia chiesa parlasse prima
della difesa dei proprio status
- dice -. La tradizione iaica in
Francia dice che non c’è distinzione tra ii culto protestante e quello musulmano.
Non c’è motivo di aspettarci
dalla Conferenza intergovernativa che essa si preoccupi
dello status delle chiese nella
costruzione europea».
Il pastore Stewart è un europeo convinto da sempre:
suo nonno era un protestante scozzese e sua nonna una
protestante del Piemonte.
Nel 1987 venne eletto presidente della Fpf. Durante il
suo mandato, si è spesso pronunciato a favore dello stato
laico che egli considera, ai
pari di molti non cattolici romani, come il garante della
libertà religiosa. Ha spesso
difeso gli interessi dei musulmani, che sono mal rappresentati negii ambienti dirigenti francesi. Durante la polemica provocata dal «foulard» portato da giovani musuimane nelle scuole, due
anni fa, il governo francese
aveva emanato direttive e
consigliato agli istituti scolastici di non ammettere questa pratica, il che aveva provocato molte cause giudiziarie e rilanciato il dibattito.
Per aicuni politici, il «foulard» è in contraddizione coi
carattere iaico dell’insegnamento in Francia. «Noi non
crediamo che il “foulard” meriti una regoiamentazione
universale - ha dichiarato il
pastore Jacques Stewart -. È
importante mantenere un
dialogo con le famiglie musulmane in modo da fare
comprendere che la scuola
laica esiste per impedire
espressioni ostentate di religione. Questa laicità non è
una cosa data una volta per
tutte: è evolutiva e bisogna
riesaminarla per darle un
contenuto dinamico. li quadro laico deve permettere
una circolazione di idee tra
diverse famiglie reiigiose ma
può anche portare alia situazione opposta: ali’eliminazione dei fatto religioso», (eni)
ft. Sud Africa
Il presidente della chiesa
metodista sceglie la politica
alemtt>e|i
vrasta ü,
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Il vescovo presidente deila
Chiesa metodista deil’Africa
australe, Stanley Mogoba, si è
dimesso per presentare la
propria candidatura alla presidenza del Congresso panafricanista (Pad, ex movimento di liberazione. li portavoce deiia chiesa, il vescovo
Peter Storey, di Johannesburg, ha precisato che il vescovo Mogoba ha chiesto
l’autorizzazione di abbandonare il suo status di ecclesiastico per lanciarsi neU’attività
politica. Ci si aspettava che il
vescovo Mogoba dirigesse la
chiesa metodista fino al settembre 1997, data in cui il vescovo Mvume Dandala doveva subentrargli.
Secondo la radio sudafricana del 12 dicembre scorso, è
con meraviglia che la Chiesa
metodista ha saputo che Mogoba aveva accettato di essere candidato aila presidenza
del Pac. Secondo il vescovo
Dandala, egli non avrebbe
consultato la chiesa circa tale
decisione. Il Pac non ha ottenuto molti voti nelle elezioni
storiche non razziali del 1994
che hanno portato il Congresso nazionale africano
(Anc) del presidente Mandela
al potere e ne hanno fatto il
primo partito politico all’interno del governo di unità nazionale. Oggi, tre membri del
Pac siedono in Parlamento,
tra cui il suo attuale presidente, Clarence Mkwetu.
Il vescovo Mogoba è una
personalità nota negli ambienti ecclesiastici internazionali. Nel gennaio 1994, in
seguito all’appello che egli
aveva lanciato al Comitato
centrale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec),
riunito a Johannesburg, il
Cec aveva deciso di avviare il
programma «vincere ia violenza». Nell’ottobre scorso, il
vescovo Mogoba è stato insignito del Premio metodista
della pace 1996. Questa onorificenza premiava il vescovo
Mogoba «per avere sempre
rifiutato il ricorso alla violenza 0 di schierarsi per gli africani 0 i bianchi, per le tribù o
i partiti politici, nella lotta
contro l’apartheid; per la sua
azione coraggiosa a favore
della riconciliazione... e per il
modo in cui ha assunto il suo
ruolo di dirigente cristiano
nell’ambito delle chiese del
Sud Africa, cercando di andare avanti». (eni)
Con l'appoggio di George Bush
Offensiva della setta Moon
in Uruguay e in Argentina
La setta Moon, già proprietaria dei giornale americano
Washington Times, sta estendendo i suoi tentacoii in America Latina. Secondo i’agenzia Apic, l’ex presidente
americano George Bush ha ricevuto 100.000 dollari per fare propaganda ai «maestro»
della setta, il coreano Sun
Myung Moon. Durante un
banchetto svoltosi a Buenos
Aires per il lancio di un nuovo
giornale destinato all’America Latina, Tiempos del Mando, l’ex presidente ha definito
Moon «uomo visionario». Il
giro pubblicitario organizzato
dalla setta ha poi portato l’ex
presidente americano a Montevideo, in Uruguay, dove ha
inaugurato, insieme a Moon,
un «seminario» destinato a
«formare» 4.200 giovani donne giapponesi che saranno
incaricate di propagandare la
«Chiesa dell’Unificazione»,
fondata da Moon, neU’America Latina.
La setta è presente in Uruguay da oltre quindici anni e,
secondo un dossier pubblicato dall’agenzia Apic il 25 settembre 1996 (intitolato «Offensiva della setta Moon in
Uruguay e in Argentina»), si
appresta a ianciare una nuova campagna in quel paese
nonché un’offensiva in direzione deli’Argentina.
Dopo aver avuto come obiettivo principale la lotta anticomunista, la setta Moon
pretende ormai di volere
«salvare la nuova nazione» da
altri pericoli quali l’immoralità, la confusione dei vaiori,
ia droga, l’inquinamento, la
disintegrazione familiare. Secondo un dirigente politico
uruguaiano, alcuni esponenti
politici dei partiti tradizionali
ricevono inviti da parte della
setta per recarsi negli Usa.
Là, ricevono la propaganda
della setta durante sessioni in
hôtel a cinque stelle.
Già nel settembre scorso,
Moon intendeva investire
500 milioni di dollari in Argentina, per acquistare terreni nella regione di Corrientes,
Formosa e Entre Bios. La
«Chiesa dell’Unificazione» ha
ottenuto il riconoscimento
legale in Argentina nel 1981,
durante la dittatura militare.
Fra i suoi adepti risulta l’ammiraglio Emilio Massera,
membro della giunta militare
che, nel 1976, rovesciò il governo di Isabel Peron. (spp)
lä Olanda: verso l'abolizione
della festività domenicale?
AMSTERDAM — In Olanda è scoppiata una polemica sulla
festività della domenica. Il ministro dell’Interno, Hans Dijkstal, che appartiene al partito liberale di destra, rispondendo a
una interpellanza parlamentare, ha dichiarato che i cristiani
non dovrebbero godere di diritti diversi da queili di ebrei e
musulmani. In una società multiculturale un privilegio come
ia domenica iibera non può più essere ovvio. Gli ebrei e i musulmani che festeggiano gii uni ii sabato, gli altri il venerdì non
hanno questi giorni ùberi. In seguito a queste affermazioni si
sta sviluppando un dibattito che coinvoige gli aspetti giuridici,
reiigiosi e culturaii della questione. I socialdemocratici ritengono che dovrebbero essere i Comuni a pronunciarsi in futuro
sul mantenimento o meno deila pausa domenicale. I cristianodemocratici manifestano il timore che si perdano la «importante funzione sociale» della domenica e il significato religioso
che questo giorno ha per molte persone. In Olanda ci sono già
molte eccezioni ai riposo domenicale, così come la libertà di
apertura dei negozi in certe domeniche. (Reformierte Presse)
Moravia: inaugurati
due conventi cattolici
OLOMOUC — La Chiesa cattolica nella Repubblica ceca
punta suiia città di Oiomouc in Moravia per farne uno dei
centri propulsori del cattolicesimo nel paese. AH’inizio del
XVII secolo la popolazione deiia Boemia e della Moravia era
per circa ii 90% protestante: ia Guerra dei trent’anni (16181648), con la sconfitta dei protestanti nei pressi di Praga (battagUa della Montagna Bianca dei 1620) aprì le porte alla Controriforma che seminò distruzione e morte, abolì il culto
evtmgelico e costrinse per oltre un secolo e mezzo i protestanti alla clandestinità. Figura embiematica della Controriforma
fu Jan Sarkander, che agì con grande crudeità proprio ad Oiomouc e qui è stato canonizzato neiia primavera dei 1995 da
Giovanni Paolo IL Ora ad Oiomouc, sede di un arcivescovado
cattolico, sono sorti due nuovi conventi. Il 25 novembre è stato consacrato quello delle Clarisse, che ospita una ventina di
suore. Per l’occasione la struttura è stata aperta al pubblico,
per la prima e ultima volta trattandosi di un convento di clausura. Il 9 dicembre è stato invece riconsacrato ii convento dei
domenicani, chiuso nel 1950 dalle autorità comuniste che
avevano requisito l’edificio per farci una scuola di musica. I
costi per la ristrutturazione, oitre due miliardi, sono stati sostenuti soprattutto dailo stato e da fondazioni estere. 143 monaci ospitati, molti dei quali studenti in teologia, sono cechi e
slovacchi, perché l’ordine, nonostante nel 1993 il paese si sia
diviso in due stati, mantiene una struttura unitaria che comprende la Repubblica ceca e quella slovacca. I domenicani
presenti nei due paesi sono 130. (epd)
Vili Assemblea del Cec: programma
speciale per gli ospiti accreditati
GINEVRA — L’ottava Assemblea del Consiglio ecumenico
deiie chiese (Cec), che si terrà ad Harare (Zimbabwe) dai 10 al
21 settembre 1998, sarà segnata da numerosi eventi: ia celebrazione del 50“ anniversario del Cec, il coinvolgimento delie
chiese sul modo in cui il Cec dovrà reimpostare la sua rotta nel
21“ secolo, e il «Padare», un luogo di incontro per il movimento ecumenico mondiale. Come in occasione delle precedenti
assemblee del Cec, ci sarà un programma speciale per gli ospiti accreditati e i visitatori giornalieri. 1.300 posti sono stati riservati per gli ospiti accreditati: 400 per TAfrica, 300 per l’Asia
(incluse Australia e Nuova Zelanda), 300 per l’Europa, 300 per
il Nord America, 50 per le altre regioni. Gli ospiti non vengono
rimborsati dal Cec. Per maggiori informazioni, rivolgersi fin
d’ora alTUfficio deU’Assemblea del Cec, al seguente indirizzo:
PO Box 2100, 1211 Geneva 2, Svizzera; Tel. 0041 22 791
6138/44, fax 0041 22 791 0361; E-mail PFM@wcc-coe.org.
Francia: insediato il nuovo capo
dell'Esercito della Salvezza
PARIGI — Il colonnello Georges Mailler è stato nominato
capo dell’Esercito della Salvezza in Francia dal generale Paul
A. Rader, capo mondiale dell’Esercito stesso. Nato nel 1936,
Georges Mailler ha studiato teologia all’università di Neuchâtel. Per 22 anni ha avuto varie responsabilità in Svizzera, essenzialmente nel campo dell’evangelizzazione e della formazione. È stato per otto anni direttore della Scuola internazionale degli ufficiali a Basilea e, nel 1993, è stato nominato segretario generale deU’Eserdto della Salvezza in Francia. Specialista del dialogo ecumenico, Georges Mailler è stato per dieci
anni delegato dell’Esercito presso la Comunità di lavoro delle
chiese cristiane in Svizzera, equivalente del Consiglio deile
chiese cristiane in Francia di cui è membro dal 1996. L’insediamento ufficiale di Georges Mailler ha avuto luogo domenica 8 dicembre 1996, a Parigi, in presenza del commissario Paul
Marti, capo dell’Esercito della Salvezza in Svizzera. (bip)
Irlanda del Nord: nuove agitazioni
nonostante l'impegno delle chiese
BALLYMENA (Irlanda) — Nella città a maggioranza protestante di Ballymena, i lealisti (paramilitari protestanti), furibondi per il divieto di organizzare un loro corteo in una vicina
città cattolica nell’agosto scorso, minacciano i cattolici da diverse settimane. All’inizio dello scorso dicembre le minacce si
sono trasformate in violenza; sono stati incendiati un autobus
e una casa in cui viveva una coppia mista con i suoi due figli. I
responsabili delle quattro chiese dell’Irlanda, presbiteriana,
anglicana, metodista e cattoiica, hanno fatto una dichiarazione comune per ricordare «il diritto di ognuno di pregare in piena libertà» e Tobbligo di «trattare il proprio vicino con rispetto
e dignità». Dall’estate scorso si rileva una recrudescenza degli
attacchi lealisti contro case, scuole e chiese cattoliche. Dall’altra parte, numerosi protestanti vengono presi di mira. Il pulpito di un tempio è stato incendiato. (Réforme)
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 17 GENNAIO 1997
VENEl
Il 1997 è, per il Cec, r«Anno ecumenico di solidarietà con gli sradicati;
«Anno degli sradicati», indetto dal Consiglio ecumenico deiie chiese
per il 1997
La realtà dello sradicamento
In movimento forzato
BRUNO TRON*
IL Comitato centrale del
Consiglio ecumenico ha
rivolto alle chiese membro
l’invito a fare del 1997 l’anno di solidarietà con gli
«sradicati», comprendendo
in questo termine i rifugiati
e richiedenti asilo, i migranti e i profughi, insomma tutte quelle persone forzate dagli eventi o dall’estremo impoverimento ad abbandonare gli abituali luoghi di dimora, appunto uno sradicamento che è sempre drammatico. Ci siamo commossi
di fronte alle informazioni
che televisione, radio e giornali ci hanno fornito sulle
popolazioni africane della
regione dei Grandi laghi
(Ruanda, Burundi e Zaire),
abbiamo direttamente sperimentato l’accoglienza di
profughi provenienti dalla
Bosnia e dintorni; un po’
più distanti ci appaiono gli
avvenimenti della regione
caucásica dell’ex Urss (Georgia, Armenia e Azerbaijan
prima e Cecenia poi).
Altri sradicamenti ancora
ci portano in casa filippini e
tamil, curdi e magrebini,
sudamericani e albanesi,
etiopi e somali, il cui sradicamento è causato non solo
e sempre dalla guerra ma
anche dalla povertà, dalla
mancanza di speranza e
prospettiva, dalla persecuzione per motivi politici, religiosi, razziali e altro. Insomma un mondo in movimento forzato con drammi
personali aggravati da una
(cattiva) accoglienza segnata dalla diffidenza, dalla discriminazione, dal paternalismo, dal rigetto, dalla paura, dalla chiusura ma anche
dallo sfruttamento di chi
tenta di lucrare su queste situazioni. Penso, per esempio ai militari hutu che,
macchiatisi di orribili crimini, si sono infiltrati nella
massa dei profughi del Ruanda, cercando di manovrarli per farsene scudo.
Penso anche alle varie criminalità più o meno organizzate e spesso' multi e
transnazionali, che lucrano
sulle miserie degli sradicati:
vedi il business dei trasporti
clandestini, o l’utilizzo della
manovalanza immigrata
per lo spaccio della droga, o
ancora Vimportazione di
donne (spesso minorenni)
da avviare forzatamente e
violentemente alla prostitu
zione o all’apparentemente
più innocuo sfruttamento
dello sradicato come mano
d’opera a basso costo usa e
getta.
È dalla parte di tutte queste persone sradicate, donne e uomini, giovani e vecchi che le chiese sono invitate a schierarsi. In Italia
all’invito del Consiglio ecumenico fanno eco l’Assemblea della chiese battiste e il
Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, che con delibere specifiche hanno chiesto alle comunità tutte di
accogliere questa sfida.
L’invito non cade nel vuoto;
sono molte le chiese e i
membri di chiesa che da
tempo e in modi diversi si
sono avvicinati agli sradicati e ai loro problemi, indicando così la strada di rifiuto della rassegnazione e
dell’indifferenza di fronte a
quella che, insieme alla fame, è la crisi umana più seria di questa fine millennio.
Ora però si tratta di coinvolgere l’insieme dei membri
delle comunità a capire prima di tutto che cosa è questo dramma nei suoi molteplici aspetti; si tratta di interrogarci tutti se la nostra
fede possa accontentarsi di
labili sentimenti di pietà, o
di verbose dichiarazioni ecclesiastiche ufficiali; si tratta ancora di chiederci se le
reazioni correnti e diffuse
tra la gente, che poi siamo
anche noi, membri delle
chiese evangeliche, possano
andare d’accordo con la Parola che sta a fondamento
della nostra fede; si tratta di
confrontarci, senza faziosità
e spirito di scomunica, sulle
nostre posizioni differenti.
Infine si tratta di cercare
modi per dare concretamente espressione alla solidarietà, che non è solo un
saper dare ma anche un saper ricevere in uno spirito
di condivisione capace di
far saltare lo schema che ci
vorrebbe inchiodati ai ruoli
di chi ha e dunque può dare
(soltanto) e di chi non ha e
dunque può ricevere (soltanto). Penso che se saremo
capaci comunitariamente
di incamminarci su questa
strada scopriremo che davanti a noi sta il dono dell’incontro riconciliato con
gli sradicati nostre sorelle e
nostri fratelli.
* segretario del Servizio rifugiati
e migranti della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia
I migranti sono in mezzo a noi
La guerra, le persecuzioni, la povertà e la fame costringono oltre 125 milioni di
persone, un essere umano su 50, a vivere al di fuori del proprio paese di origine
La sfida culturale e teologica con chi è «diverso» da noi
DOMENICO TOMASETTO
I migranti sono in mezzo a
noi; questa è la nuova
realtà con la quale siamo
chiamati a confrontarci. Possiamo vivere questa situazione 0 con un atteggiamento di
paura (e da qui nascono una
serie di posizioni conflittuali
nei loro confronti), oppure
come un’occasione di incontro e di confronto con culture
e tradizioni diverse dalle nostre, una vera e propria sfida
culturale.
Avviamento dei rifugiati a attività lavorative
Spesso il «diverso» ci spaventa e fa sorgere in noi due
reazioni differenti ma complementari: da una parte la
minaccia portata alla nostra
identità culturale e dall’altra
la sensazione di estraneità e
di rifiuto che spesso si traduce in girare la testa dall’altra
parte. Poiché si tratta di reazioni determinate dalla diversità culturale (e non solo culturale), questo atteggiamento
viene annullato da una motivazione ideale altrettanto o
ancor più forte. Le nostre
chiese evangeliche hanno
fortissime motivazioni di tipo
biblico e teologico per accogliere gli immigrati che sono
in mezzo a noi che superano
di gran lunga le possibili (e
spesso presunte) minacce costituite dalla loro presenza.
Nel passato, sembra tanto
tempo fa e invece si tratta di
pochi mesi, o al più di qualche anno, il problema posto
alle nostre chiese era rappresentato dai singoli, o da piccoli gruppi evangelici, che
bussavano alle porte delle nostre chiese per essere accolti
o ospitati come fratelli e sorelle in Cristo. Avevamo quindi elaborato una serie di modelli diversi di risposta che
venivano incontro alle varie
esigenze. Parlavamo allora di
una serie di modelli di relazione che fotografavano la situazione esistente. 11 primo
modello era quello delì’ospitalità: le chiese evangeliche
italiane, a richiesta, mettevano a disposizione i loro locali
per occasioni particolari di
gruppi evangelici formati da
immigrati. Il secondo modello era quello dell’inserimento: i singoli, i gruppi familiari
o i piccoli gruppi di evangelici
immigrati venivano accolti
nelle nostre chiese, di cui venivano a costituirne parte integrante: diversi, ma simili a
noi: sociologicamente questo
è il modello dell’integrazione
culturale.
Vi era poi il terzo modello,
non troppo diverso apparentemente dal secondo, ma con
una diversità sostanziale: il
modello dell’incontro. In
presenza di un gruppo più
cospicuo, le chiese italiane
hanno accolto questi gruppi
riconoscendo loro la dignità
di chiese del Signore trattandoli da pari a pari. Questo
rapporto evitava spesso il
confronto, quindi la necessità di interrogarsi e mettere
in discussione la propria e
l’altrui identità: ciascuna
chiesa seguiva il suo itinerario, cercando di non calpestare i piedi all’altra, organizzando le attività in modo da
permettere una condivisione
degli spazi; ci si accoglie e ci
si riconosce reciprocamente.
Il quarto modello era quello della diaconia condivisa:
non era più la chiesa nativa a
svolgere un ministero di assistenza nei confronti degli immigrati ma le due realtà insieme, la chiesa italiana e
quella (o il gruppo) formata
da immigrati, svolgevano il
ministero della diaconia nelle
sue varie forme. Ultimamente è successo un fatto nuovo:
le chiese formate da immigrati, formalmente costituitesi, hanno chiesto di aver parte piena e completa fra di
noi: sia il Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste, sia l’Assemblea generale battista,
hanno accolto come membro
delle chiese «etniche» (filippine, coreane, cinesi, ecc);
senza voler annullare i prece
denti modelli di relazione, è
evidente che questo fatto ci
pone davanti una nuova sfida
molto articolata, e comunque
ad un livello diverso dalla
precedente.
La prima articolazione potrebbe essere quella di trovare il giusto equilibrio fra la
necessità di integrazione
nell’ambito delle chiese italiane e la salvaguardia delle
diversità tipiche di queste
nuove chiese. Se si insiste
troppo sul primo dei due poli, si arriva all’integrazione
forzata, all’appiattimento e
alla perdita dell’identità specifica; se si insiste troppo sul
secondo si corre il pericolo di
avere delle diversità formali
che nascondono una divisione sotterranea profonda, poco visibile forse ma comunque reale.
La seconda articolazione
della sfida è quella legata alle
nostre identità confessionali.
Questo non solo perché una
chiesa «diversa» per sensibilità spirituale, tradizioni religiose, forme di espressione
liturgica e di strutture comunitarie pone di per sé una domanda sul nostro modo di
essere chiesa ma per ragioni
più complesse che qui abbozzo soltanto in vista di un
comune approfondimento.
Mi riferisco a quanto avvenuto nel passato e alle sue conseguenze: quando i missionari occidentali andavano
nei luoghi di missione le divisioni confessionali presenti
nel vecchio mondo venivano
riproposte anche fra le nuove
chiese di missione, che nascevano così separate fra di
loro, per cause a loro spesso
sconosciute e forse incomprensibili. Per cercare di superare questa situazione si
sviluppò, come sappiamo, il
movimento ecumenico con
tutto quello che ne seguì.
Ora parte di quelle chiese
nate dalla missione si sono
trapiantate in mezzo a noi, e
in alcuni casi scelgono di vivere la loro fede assieme a
noi, anche inserendosi nelle
nostre strutture istituzionali.
Ecco allora la nuova domanda: siamo proprio sicuri che
le nostre divisioni confessionali, determinate da diverse
scelte di fede e dalla nostra
storia passata, costituiscano
la «casa spirituale» accettabile anche per loro? Siamo passati dalla divisione in casa loro alla loro divisione in t asa
nostra. Non mi sembra un
gran passo in avanti. Detto in
altre parole: è proprio vero
che è il nostro modo di vi', ere
la fede, storicamente determinato in confessioni d:iyerse, quanto le nuove chiese si
aspettano da noi? Sono le loro peculiarità teologiche e
spirituali omogenee alle nostre per cui le possiamo ricevere in mezzo a noi senza .alcun problema, oppure ci sfidano alla ricerca di una nuova identità rispettosa delle
specificità di ciascuno?
E ancora, non è forse vero
che sia spesso la vicinanza o
l’ospitalità ricevute da una
delle nostre chiese che pona
le nuove chiese a bussare alia
nostra porta senza considerare le diverse identità di fede?
Insomma, mi sembra che a
volte una prassi di accoglienza divenga nei fatti più determinante della semplice conservazione di un’identità confessionale. La nostra dovreb
be essere una disponibilità a
tutto campo, non tanto per
aumentare le nostre statistiche ecclesiastiche ma perché
la presenza e disponibilità
delle chiese etniche a vivere
l’aw'entura della fede insieme
a noi ci cambi e ci aiuti a metterci realmente in questione
anche per quanto riguarda i
nostri parametri confessionali. Sono soltanto domande e
riflessioni che nascono da
nuove situazioni. L’anno
1997, che viene appunto dedicato agli «sradicati», potrebbe costituire l’occasione
per riflettere insieme anche
su queste nuove domande.
Lt-glCll 1IC. Uivciolj Ilici Olllilll d dClliL>cl VUICI dilliLllldlC 1 Ol^CVdllLf L/Uol oC/^dldLC/ lld U.1 oLl L|LlcoLc IlLlUVvi (JUIilclIlCic.
Come vivere nelle nostre chiese questo anno della solidarietà?
L’«AnnO deeli sradicati» me anello nrnnnstn dal r.pn — QpminaH p ronferenze* aranti nrmrmnvprà incipm
L’wAnno degli sradicati»
vuole essere un’occasione
per sviluppare un processo
che nelle nostre chiese è avviato da tempo, cioè la sensibilizzazione sulla presenza
degli immigrati nel nostro
paese e la condivisione di valori, ricchezze e sofferenze
tra tutti noi. In particolare
l’esperienza di «Essere chiesa
insieme» è entrata in molte
delle nostre realtà. Vogliamo
approfondire e sviluppare
questi percorsi non tanto con
singoli avvenimenti staccati
ma portando questo tema
come un filo rosso in tutte le
attività delle chiese. Pensiamo a una vasta gamma di iniziative nelle quali l’argomento è già introdotto o potrebbe
essere introdotto:
1) informazione
- una regolare informazione su questi temi nei mezzi di
stampa evangelici, possibilmente utilizzando un logo co
me quello proposto dal Cec;
- l’inserimento dell’argomento nella programmazione di «Protestantesimo».
2) riflessione teologica e
culturale
- iniziative della Facoltà di
teologia e del Dipartimento
teologico battista, come l’organizzazione di seminari o
tesi di laurea, inserimento di
questi temi nell’insegnamento;
- inserimento nei programmi dei centri culturali evangelici;
- iniziative dei predicatori
locali;
- utilizzo delle note didattiche sul tema previste dal Servizio istruzione e educazione
(Sie) per l’anno scolastico
1997-98;
- organizzazione e partecipazione nei vari centri estivi
di campi specifici.
3) attività delle chiese
seminari e conferenze;
- introdurre inni e canti
delle comunità degli immigrati evangelici nei culti e
nella scuola domenicale;
- organizzare feste di cori
invitando cori di comunità di
immigrati;
- invitare i bambini delle
comunità di immigrati alle feste della scuola domenicale;
- organizzare agapi insieme a comunità evangeliche
di immigrati.
4) donne
- collaborare con il Gruppo
ecumenico delle donne migranti e sostenerlo.
5) giovani
- la Fgei ha in corso varie
iniziative su questi temi. Sarà
importante allargare il contatto con le comunità evangeliche degli immigrati che
sono formate in larga maggioranza da persone giovani.
Il Servizio rifugiati e mi
granti promuovera insieme
alle chiese anche delle iniziative specifiche, ma sempre
come momenti di verifica, di
approfondimento o di messa
in rete delle attività svoltesi
un po’ dovunque nelle nostre
chiese, centri e opere.
La Federazione ha previsto
un’iniziativa in vista di un
«Forum di “Essere chiesa insieme’’» come punto d’arrivo
dell’Anno degli sradicati e di
programmazione per il comune futuro delle chiese italiane e degli immigrati nel
gennaio 1998.
Vi segnaliamo che il 1997 è
anche l’Anno del rifugiato,
indetto da Amnesty International, e l’Anno europeo contro il razzismo, indetto dalla
Commissione europea. In
qualche caso sarà probabilmente possibile organizzare
iniziative congiunte o utilizzare il materiale preparato da
questi organismi.
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venerdì 17 GENNAIO 1997
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PAG. 5 RIFORMA
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Impegni concreti nell'anno della II Assemblea ecumenica europea
La buona notizia della riconciliazione
A Graz ci sarà una «Casa dell'ospitalità» in cui avverranno incontri seri e anche
dolorosi con sradicati e rappresentanti di minoranze etniche e religiose
JOHN B. TAYLOR*_______
C> È il pericolo che il tema
della seconda Assemblea ecumenica europea del
giugno 1997 «Riconciliazione: dono di Dio e sorgente di
vita nuova» possa suonare
troppo compiacente e semplice. Peggio ancora, sarebbe
ipocrita alimentare speranze
mentre chiudiamo gli occhi
su realtà brutte e sulle ingiustizie che ci circondano. È
pertanto una sana coincidenza, 0 piuttosto un segno della
provvidenza, che il 1997 sia
stato anche indicato dal Consiglio ecumenico delle chiese
come «L’anno ecumenico
delle chiese in solidarietà con
gli sradicati».
Il bisogno di riconciliazione in Europa e nel mondo è
fin troppo chiaro. Noi siamo
di fronte a conflitti aperti,
estese disparità economiche,
ancor più evidente corruzione, razzismo e xenofobia sia
nella variante violenta sia in
quella più latente e nascosta.
Tuttavia i problemi non possono essere descritti o risolti
facendo appello alla pronuncia altisonante di termini
astratti come «sradicamento»
0 «riconciliazione»: i cristiani
devono confrontarsi con la
gente che crea i problerni
(talvolta essi stessi) e con coloro che sono le vittime (alcuni, ma tristemente pochi,
dei quali si inseriscono in
quella che dovrebbe essere
«una chiesa per e dello straniero»).
Le chiese sono chiamate a
vigere la solidarietà con quella gente innocente, anziani e
giovani, che è sradicata a
causa di «pulizie» etniche;
con i migranti che sono allontanati da luoghi di lavoro
ovi sono condotti da proprietari e manager sfruttatori
e corrotti; con i «forestieri»
che sono perseguitati da razzisti e fascisti. Le chiese devono offrire speranza sulla
base degli orientamenti e
delle azioni dei propri membri che siano improntati alla
riconciliazione. La riconciliazione non deve soltanto essere predicata ma deve essere
vissuta ed esemplificata.
Le mense per i poveri e le
manifestazioni pubbliche
non sono abbastanza per alleggerire la coscienza dei cri
Famiglia di rifugiati a Hartisheik (Etiopia)
stiani. Ci deve essere una reale ospitalità, una reale accoglienza dello straniero sradicato, vissuta nella consapevolezza non soltanto di aver bisogno di dare ma di aver bisogno anche di ricevere. Ci deve
essere un senso di empatia,
che va al di là della simpatia,
che viene dal fatto che noi
tutti abbiamo fatto l’esperienza della «estraniazione» da
Dio e gli uni dagli altrL e che
nello stesso tempo possiamo
rivendicare una nuova vita di
riconciliata e solidale amicizia tra di noi come cristiani e,
al di là della chiesa, con tutto
il prossimo di buona volontà.
La vera promessa di riconciliazione fatta in Colossesi 1,
20 all’«universo intero» è introdotta (Col. 1, 13) dal ricordo che noi tutti siamo stati
una volta nel «dominio delle
tenebre».
Situazioni dominate dalle
tenebre e dallo sradicamento
sono ancora troppo comuni
oggi in Europa. Le Nazioni
Unite stimano che 9 milioni
di persone siano «dislocate»
o «in movimento» nei paesi
della ex Unione Sovietica.
Milioni di persone appartenenti a tutte le comunità nei
paesi dell’ex Jugoslavia sono
state dislocate a causa della
guerra e degli estremismi nazionalisti. La richiesta di manodopera industriale e agricola in tutte le parti d’Europa
spesso viene soddisfatta
sfruttando lavoratori stagionali o clandestini. Anche
«migranti» tradizionali come
Rom e Sinti sono oggi sotto
le nuove pressioni della recessione economica, del razzismo, della chiusura delle
frontiere.
Non dovrebbero essere soltanto i diplomatici e i politici
delle Nazioni Unite o dell'
Organizzazione della sicurezza e della cooperazione in
Europa a chiedere la riconciliazione tra i governi e all’interno delle società civili. Dovrebbero essere i leader e i
membri delle comunità e
congregazioni religiose ad essere sensibili al richiamo del
Vangelo della riconciliazione
perché si faccia ogni sforzo
per esigere il rispetto delle
convenzioni sui diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo,
perché si combattano il razzismo e la xenofobia, e si assicurino condizioni di lavoro
giuste e decorose. Prese di
posizione e principi di mutuo
riconoscimento, protezione e
accettazione, sono necessari.
Azioni di pratica collaborazione e di solidarietà, di risarcimento anche a costi alti,
devono rappresentarne concrete esemplificazioni.
C’è da sperare che i cristiani che si riuniranno a Graz invitino ad accompagnarli o
cerchino al proprio arrivo
vecchi e nuovi vicini o amici,
alcuni dei quali potrebbero
(foto HCR/Stone)
aver sofferto o potrebbero ancora soffrire della condizione
di «sradicamento». I lavori di
Graz non si indirizzeranno
soltanto al bisogno di riconciliazione tra le chiese, le religioni e le culture, ma anche
tra gli oppressori e le vittime,
tra i precedenti e gli attuali
nemici e tra coloro che non
hanno più fiducia gli uni degli
altri. A Graz ci sarà una «Casa
dell’ospitalità» che non servirà soltanto cibi e bevande di
diversa provenienza etnica
ma dovrebbe divenire il contesto per discussioni e incontri seri e anche dolorosi con
rappresentanti di minoranze
etniche e religiose, ebrei, musulmani, Rom e Sinti, richiedenti asilo o lavoratori stranieri, rifugiati con lo status di
«protezione temporanea» o
coloro che, senza documenti,
sono considerati «presunti
colpevoli» o «illegali».
La buona notizia della riconciliazione deve risuonare
credibile agli «sradicati». Man
mano che i cristiani sentono
e mostrano solidarietà con
loro, la «sorgente di vita nuova» apparirà non come un
egoistico possesso privato o
una presuntuosa pretesa delle chiese ma come un «dono
di Dio» per tutti.
* Membro dello staff della
Conferenza delle chiese europee
e coordinatore del Gruppo di
lavoro delle chiese europee
suU'asilo e i rifugiati
Servizio rifugiati e migranti
Strumenti di lavoro
Per poter arricchire le attività delle chiese nel 1997 nei vari settori, introducendo anche il tema degli immigrati e degli sradicati, il
Servizio rifugiati e migranti ha preparato un pacchetto di materiali. Questo materiale sarà in visione presso gli esecutivi delle chiese
membro, i corrispondenti del Srm, i distretti delle chiese valdesi e
metodiste, e le associazioni regionali battiste. Il materiale può essere ordinato presso gli uffici della Federazione (via Firenze 38,
00184 Roma, tei. 06-4825120 o 48905101; fax 06-4838728) come
pacchetto completo o anche solo le parti che interessano per le iniziative programmate.
Strumenti di lavoro;
1) il manifesto
Il manifesto utilizza il logo che il Consiglio ecumenico
delle chiese propone per tutte le chiese. Si può richiedere
anche una copia più piccola in bianco e nero da utilizzare
per locandine, programmi ecc.
2) il documento del Consiglio ecumenico, pubblicato con
Riforma n. 21, 24 maggio 1996, inserto n.l7.
3) spunti di riflessione teologica e materiali liturgici
- Daniele Garrone; Lo straniero nell’Antico Testamento;
- Bruno Corsani; Lo straniero nel Nuovo Testamento;
- Italo Benedetti; Lo straniero, una figura teologica;
- Inni e canti delle comunità evangeliche dei migranti;
- Spunti per un culto «Essere chiesa insieme», pubblicazioni di «Rete di liturgia», disponibile in aprile 1997.
4) materiale informativo sulla situazione politica, legislativa e sociale degli immigrati
- scheda sui movimenti migratori oggi;
- scheda sulle tendenze attuali di politica migratoria;
- scheda sulla legislazione italiana e internazionale in
materia di immigrazione e di asilo politico;
- dati statistici.
5) multiculturalità ed «Essere chiesa insieme»
- Srm; materiali, dicembre 1995 «Migranti nelle nostre
chiese», informazioni su iniziative delle nostre chiese nel
settore dell’immigrazione e alcune riflessioni sul tema di
«Essere chiesa insieme»;
- Paolo Naso; Strade e modelli di «Essere chiesa insieme».
6) scuola domenicale
- la rivista del Sie prevede suggerimenti didattici per il
1997-98. «Diverso come me», schede sulla realtà di alcune
comunità di immigrati, raccontate attraverso la storia di famiglie di 6 etnie diverse. Per ogni scuola domenicale sono
disponibili da 1 a 3 copie gratuite presso l’ufficio del Servizio rifugiati e migranti.
- «Con e senza frontiere», testo prodotto dal Sie che può
essere richiesto al Servizio stesso.
7) film e libri
- una piccola bibliografia ragionata;
- una piccola filmografia ragionata di film o videocassette disponibili.
Un campo delle Nazioni Unite a Goma (Zaire) (foto HCR/Hollmann)
Testimonianze: «Considerateci non soltanto come siamo, ma anche come eravamo»
Golfo di Thailandia
«Questo è ciò che di solito
accade quando una imbarcazione di profughi viene attaccata dai pirati. I pirati assaltano l’imbarcazione e perquisiscono tutti i passeggeri alla ricerca di oggetti preziosi... essi
effettuano anche perquisizioni fisiche agli uomini come
alle donne e ai bambini. Poi
le donne sono costrette a recarsi sulla nave pirata mentre
gli uomini rimangono dietro.
Le donne vengono ripetutamente stuprate dall’equipaggio dei pescherecci e spesso
ritornano sulla loro imbarcazione soltanto dopo due o tre
giorni. Può anche accadere
che i pirati chiamino altri pescherecci, i cui equipaggi rovisteranno alla ricerca di oggetti preziosi e violenteranno
0 abuseranno delle donne.
Durante il 1987, per esempio, di 954 donne tra gli 11 e 1
40 anni d’età che arrivarono
in Thailandia, il 6% era stato
stuprato. Durante i primi sei
mesi del 1988, questo ammontare era del 7%».
Senia Slmandjuntak, Ywca,
Thailandia
«Pich Kola ha 13 anni e viene dall’Indocina. Ha vissuto
in un insediamento di rifugiati per circa 3 anni. Il campo è protetto ma recentemente bande armate dal suo
paese di origine hanno fatto
irruzione per derubare e terrorizzare la popolazione di ri
fugiati. La baracca della famiglia di Pich Kola è al confine
dell’insediamento cosi ogni
notte essi si spostano al centro del campo e dormono
ammucchiati insieme all’
aperto. Di notte una banda
entrò nel campo e imperversarono per oltre 5 ore. Quei
Donne turche in Germania
rifugiati che non potevano
pagare il danaro da loro richiesto erano semplicemente
uccisi dagli aggressori. Pich
Kola si nascose in una buca.
Sua madre e sua sorella non
furono cosi fortunate: furono
uccise perché avevano tentato di fuggire».
(Unhcr, 1985)
«Binh ha 45 anni. Lei e suo
marito hanno 10 figli, 5 dei
quali sono con lei a Pulau Bidong. Gli altri 5 sono stati risistemati in Australia. Binh e
la sua famiglia sperano di
riunirsi. Mentre è in attesa
Binh, come donna rifugiata
nel mondo, si prende cura
della sua famiglia. La sua vita
giornaliera si basa sul provvedere alla famiglia cibo, vestiti puliti e mantenere un
ambiente emotivo stabile.
Binh ha molto poco tempo libero da poter dedicare allo
studio. Comunque, poiché
spera di andare in Australia,
comprende che è importante
per lei saper capire e parlare
l’inglese. Ogni sera, per due
ore, va a scuola con un gruppo di adulti. Alla fine di una
lunga giornata stancante può
essere molto difficile andare
a scuola: e all’età di 45 anni
può essere molto difficile imparare una nuova lingua. Ma
Binh ha una grande determinazione. Sa che il futuro benessere della sua famiglia
sarà determinato dalla sua
capacità di adattarsi a una vita, lingua e cultura compietamente nuove. Per questa ragione Binh sta imparando
l’inglese».
(Unhcr, 1985)
«Per molti di noi l’esilio
giunge con uno shock culturale. Ma questo non deve mai
paralizzarci. Noi dobbiamo
diventare tanto parte della
comunità ospite quanto è necessario sopravvivere senza
perdere la nostra identità, la
nostra passione per la nostra
terra natia, per la pace, la
giustizia, la libertà e la liberazione».
Dimza Pityana
«Consideraci non soltanto
come siamo, ma anche come
eravamo».
Anonima rifugiata
«Nel momento in cui tu arrivi, vivi un trauma, dei momenti tristi che ti segnano e
che rendono difficile l’andare
avanti. Come stiamo qui? Siamo tristi. La donna in esilio
ha il compito di portare
avanti la famiglia, di essere la
più forte. Qui noi siamo più
forti degli uomini, del partner
stesso. Inoltre dobbiamo tralasciare il nostro dolore, la
tristezza di non essere in Cile
con la nostra gente, e cominciare a guardare avanti ciò
che dobbiamo fare... Noi abbiamo due opzioni: o diventi
più forte o soccombi. E in generale diventiamo più forti...»
Marta Guldris, Argentina
Testi tratti da Working with
Refugee Women. A praticai guide,
Ginevra, 1989
Notizie evangeliche
agenzia stampa
abbonamento annuo L. 60.000
da versare sul ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
6
PAG. 6 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 17 GENNAIO 1997
Un libro dedicato aH'architetto che fu il numero due di Hitler
Albert Speer corpo a corpo con la verità
Condannato a 20 anni dal tribunale di Norimberga, riesaminò la propria vita alla
luce dei colloqui con il pastore Casalis e della lettura dell'opera di Karl Barth
ALBERTO CORSAMI
SE è vero che i tribunali sono chiamati a giudicare
non le persone ma i fatti,
possiamo dire che di Albert
Speer, condannato a 20 anni
al processo di Norimberga,
sono affiorate ben precise le
responsabilità «storiche», ma
è tuttora oggetto di interpretazione la complessa personalità. Il «delfino» di Hitler, il
brillante (ma non particolarmente geniale) architetto, poi
grande organizzatore della
produzione bellica del Reich,
si racconta e viene messo a
nudo dall’imponente volume
di Gitta Sereny’*, giornalista
viennese di nascita e londinese di adozione, che già aveva tratteggiato la personalità di Franz Stangl, comandante del campo di sterminio
di Treblinka (In quelle tenebre, Adelphi, 1975).
In oltre 750 pagine l’amico
del Führer parte dalla giovinezza e dagU anni della propria formazione, per chiarire
come si lasciò coinvolgere
con entusiasmo dal movimento nazionalsocialista.
La scalata al potere si realizzò in tappe velocissime,
per una sorta di simpatia e
vera e propria amicizia che
Speer seppe suscitare in Hitler; lasciando da parte inimicizie e rivalità, lasciando al
palo i possibili concorrenti,
iniziò i lavori delle grandi ristrutturazioni edilizie e poi
passò a controllare e dirigere
i meccanismi di sfruttamento della manodopera coatta a
fini bellici. Questa sarà la
principale accusa al processo
di Norimberga, in seguito al
quale Speer, con Dònitz,
Hess e pochi altri scampò alla forca. E sui crimini nazisti
Speer ragionò dalle aule di
Norimberga fino alla morte,
smontando la macchina di
morte fra le minacce degli altri imputati e quelle che ricevette come traditore una volta scarcerato. Dal suo racconto e dal racconto della
Sereny emergono anche casi
importanti di rifiuto di sottostare a ordini disumani (co
me nel caso delle sperimentazioni mediche su ebrei e
handicappati) o richieste di
trasferimento che ebbero
corso, anche nel Reich, che
smentiscono il carattere di
irrevocabilità degli ordini
dietro al quale si difendono i
vari Priebke di ieri e di oggi.
L’elemento che ci interessa
da vicino nasce proprio con
la condanna. Speer deve
scontare 20 anni e nel carcere
berlinese di Spandau, sotto
controllo degli alleati, e riceve, come i compagni di prigionia, tutti protestanti, a
partire dal giugno 1947, le visite del cappellano. Si trattava
di un giovane pastore france
Georges Casalis
se che rispondeva al nome di
Georges Casalis. Speer ne
parla a Gitta Sereny come
dell’«uomo che mi ha cambiato la vita», che lo portò
cioè a un lucido riesame delle
nefandezze a cui si era dedicato con tanta applicazione
nel corso della carriera e a cui
non poteva porre riparazione,
da sola, la presa di distanza
da Hitler avvenuta sul finire
della guerra: Speer scrisse allora al Führer che avrebbe
dovuto dimettersi per por fine alla guerra già persa; fece
cioè un estremo tentativo di
salvare la nazione ormai avviata all’irreparabile.
Sarà proprio la frequentazione con il teologo, e suo
tramite con le 9.000 pagine
della Dogmatica di Karl Barth
a fare del numero due del
Reich («la persona più tormentata, più oppressa dalla
colpa che abbia mai conosciuto», dice Casalis, p. 33)
un uomo diverso. Ciò risulterà sia dal racconto di Speer
alla giornalista sia dagli incontri di lei con Casalis in
persona, avvenuti a metà degli anni ’80, poco prima della
sua prematura scomparsa in
Nicaragua dove insegnava
teologia. Chi scrive ricorda di
aver incontrato Casalis e la
moglie Dorothée suppergiù
negli stessi anni (novembre
1984) e di aver trovato la stessa accoglienza presso di loro
nella casa natale di Calvino a
Noyon, un centinaio di chilometri a nord di Parigi: qui vivevano e gestivano con passione il Museo.
«In tutte le prigioni (...) - dice il teologo - la nostra funzione è di far capire ai detenuti che il potere della moralità è più forte della moralità
del potere. Nel contesto della
vita carceraria questo compito non è affatto facile, perché
essa necessariamente conferma nella maggior parte degli
uomini il bisogno - o il potere
- del potere» (p. 660). Casalis
non porrà direttamente a
Speer la prospettiva del perdono; in merito, anzi, rimproverò a molti suoi interlocutori
il fatto di cercare in ogni ammissione di colpa del nazista
una implicita richiesta di perdono, mentre l’esigenza primaria, che Speer praticherà
scrivendo libri e diari per il
resto dei suoi giorni, era quella di ripulire la propria coscienza da tutti gii orpelli
dell’ideologia e di squarciare
il velo del fanatismo per esaminare con lucidità i fatti e le
loro motivazioni.
Dopo tre anni tuttavia Casalis lascia Spandau: Speer
serberà però i tre «ammonimenti» ricevuti dal cappellano: «la convinzione che la vita abbia un significato più
ampio di quello offerto dall’intelligenza e dalla logica, la
fede nella salvezza che è offerta da una lettura disciplinata e una vera consapevolezza interiore della colpa»
(p. 673); il rapporto fra i due
proseguirà a pena scontata, a
Wuppertal, in occasione di
un seminario dei giovani protestanti organizzato da un
teologo di origini ebraiche.
Lili Simon (p. 761). Questo
rapporto non sarà l’unico di
Speer con la teologia; oltre alla lettura di Karl Barth (di cui
inserirà un’ampia citazione
in limine al suo libro più famoso, le Memorie del Terzo
Reich, 1969, ed. it. Mondadori, 1971) l’architetto del Reich
ne incontrerà il figlio Markus,
teologo anch’egli come pure
la moglie Rosemarie, sempre
per un seminario, a Basilea:
anzi, sarà curiosamente proprio Speer a cercare di ricomporre una frattura «teologica» tra Barth figlio e Casalis, accusato non senza ragioni di dare del cristianesimo
un’«interpretazione interamente umanistica e politicamente di sinistra» (p. 765).
Sempre in tema di citazioni
vai la pena ricordare che Citta
Sereny pone a epigrafi del suo
monumentale libro alcune
profonde parole di Visser ’T
Hooft: «Le persone non possono trovar posto nella loro
coscienza, (...) nella loro immaginazione, (...) 0 infine
avere il coraggio di affrontare
gli orrori inimmaginabili. È
così possibile vivere in un
crepuscolo tra il sapere e il
non sapere». Dice l’autrice
che l’opera di Casalis con
Speer fu tanto più stupefacente se si considera che egli
era stato partigiano e aveva
combattuto i nazisti soffrendo anche per le morti di amici e compagni: e nonostante
ciò portò sulla via del pentimento un uomo tanto carico
di responsabilità. Per chi ha
conosciuto Tullio Vinay e
Agape tutto ciò è forse meno
strano, fa parte di quell’assurda logica, che sfugge alle nostre coordinate, che si incarna nell’agape di Dio, che ci
porta al di là del crepuscolo.
(*) Citta Sereny: In lotta con la
verità. La vita e i segreti di Albert
Speer, amico e architetto di Hitler. Milano, Rizzoli, 1995, pp
825, £ 55.000.
Iniziati a Arezzo i restauri del ciclo pittorico di San Francesco
Piero della Francesca e la «leggenda della croce»
ELIO RINALDI
Ad Arezzo sono iniziati i
complessi restauri, nel
coro di San Francesco, del ciclo pittorico di Piero della
Francesca (Santo Sepolcro
1415-20, Arezzo 1492), una
delle più alte testimonianze
di tutta l’arte italiana; come
protestanti ci dissociamo dalle leggende tradizionalmente
«lette» come vere storie («non
è con l’andar dietro a favole
artificiosamente composte»,
II Pietro 1,16), ma ci limiteremo ad annotare le interpretazioni dell’originale linguaggio
artistico espresse dal famoso
pittore aretino. Questi, attenendosi ai motivi salienti della «leggenda aurea» di Jacopo
da Varazze (1226 c., 1298) re
Domenica
19 gennaio '97 - ore 17
«Dal Rinascimento
ai giorni nostri»
Concerto del coro polifonico
«Franchino Gaffurio» di Ostia,
musiche di Monteverdi, Palestrina, Castoldi. Presso la Chiesa
battista, via Urbana 154 - Roma
lativi alle vicende del «sacro»
legno della Croce, miracolosamente ritrovata (invenzione della «vera croce») seppe
trasformare il racconto medievale in un continuum non
più liturgico ma investito della rinascimentale, solenne
gravità gestuale dei personaggi, che formano un tutt’uno
con la natura stessa. In una
arcana luminosità viene evidenziata, pertanto, l’armonica unione tra spazi, luci e colori rigorosamente definiti in
una geometrica razionale
prospettiva.
Davanti ai nostri occhi si
svolgono le scene delle «leggenda della croce», pletoricamente narrate prima da artisti gotici e poi, riprese dal
1452 al 1459 da Piero della
Francesca in una sintesi di
verità intellettuali e dogmatiche: si inizia dalla rappresentazione nel lunettone del coro, in una sequenza però disorganica, delTincontro dell’arcangelo Michele con Seth,
figlio di Adamo che riceve tre
semi tratti dall’albero del bene e del male perché li ponga
nella bocca del vecchio padre
morente; da questi semi e dal
corpo di Adamo (al quale si
deve la caduta dell’uomo)
nascerà un albero rigoglioso
che fornirà il legno per la croce di Cristo in vista della redenzione dell’uomo.
Sono temi che rappresentano indubbiamente una «summa» delle fantasiose credenze
popolari quali, tra l’altro, il ritrovamento della «vera croce»
e la relativa adorazione, le
battaglie finali tra Eraclio e
Cosroe e tra Costantino e
Massenzio, con il trionfo del
cristianesimo nel famoso sogno di Costantino («in hoc signo vinces»), tutto,in una
sentita umana partecipazione
attraverso il «visibile parlare»
dell’intervento divino. Ogni
episodio è ritmato secondo
una ascosa armonia che definiremmo «musicale» sia nelle
vicende ispirate al Vecchio
Testamento che in quelle al
Nuovo e con l’apporto delle
leggende popolari.
La stessa umanità si presenta in modo rigoristico
nella simbiosi euritmica di
pause riflettenti l’organico
equilibrio delle divina origine; le scene sono trasformate
in uno «spettacolo di squadernata natura mediante
una razionalistica spazialità»
(bonghi). La luce «zenitale»
che sembra pietrificare i per
sonaggi, al di là di ogni forma
ritualistica, la scopriamo
campeggiare in un capolavoro dal quale è da escludere
ogni emotività per fini devozionali: parliamo della libertà
compositiva nella «Resurrezione» al Santo Sepolcro (Pinacoteca comunale) dove la
figura del Cristo trionfante ci
riporta al senso arcano e solenne del tipo caro ai bizantini (il «Pantocrator») mentre
le guardie poste al di sotto
della lastra tombale appaiono dormienti (come le «vergini stolte») ma dominate dalla
mirabile luminosa presenza
del Cristo risorto. Dall’iniziale peccato di Adamo siamo
passati alla luce liberatrice
del Redentore mediante la
salvifica croce del Golgota.
Piero della Francesca, superando in sostanza ogni stereotipo schema «sacrale» rivela quella sua unica e tipica
ieraticità spiritualmente fondata da un legame solidamente basato sui valori della
«divina proporzione». A ragione, dunque, il sommo artista aretino getta una vivida
luce sulla realtà della civiltà
rinascimentale, considerata
come una delle maggiori conquiste dello spirito umano.
La casa natale di Calvino a Noyon
(dis. di L. Ferrari)
Georges Casalis
Il teologo degli oppressi
Georges Casalis era nato
nel 1917 a Parigi. Compì gli
studi teologici nella capitale
francese e poi a Basilea sotto
la guida di Karl Barth, dove
fra l’altro verrà a conoscenza
della lotta condotta dalla
Chiesa confessante tedesca
contro il nazismo. Pastore
prima della Chiesa riformata, poi, a Strasburgo (19501961) per la Chiesa della
Confessione di Augsburg
d’Alsazia e Lorena, è cappellano militare a Berlino negli
anni 1946-1950.
Dal 1961 inizia l’attività di
professore, insegnando dapprima Teologia pratica e poi
Ermeneutica alla facoltà di
Teologia di Parigi. Dal 1973 al
1980 insegna all’Istituto ecumenico parigino per lo sviluppo dei popoli, e parallela
mente a questa esperienza
visita numerosi stati del Terzo Mondo. Dal 1982 è stato
amministratore della casa
museo di Calvino a Noyon.
Partigiano durante l’occupazione nazista, si batterà a
guerra finita per la riconciliazione franco-tedesca, contro
il colonialismo francese e a
favore delTindipendenza
dell’Algeria. Il libro più importante che ha lasciato [Le
idee giuste non cadono dal
cielo, 1977) è stato anche tradotto dalla Claudiana ma è
purtroppo esaurito, ed è un
saggio di «teologia induttiva»,
frutto del confronto con il
marxismo e la teologia della
liberazione. Casalis è morto
nel 1987 a Managua (Nicaragua) dove ha insegnato negli
ultimi anni.
Lei carriera di Albert Speer
Il tecnocrate del Reich
Albert Speer nasce a Mannheim nel 1905, in una famiglia ricca e liberale. Architetto per tradizione familiare
aderisce al nazionalsocialismo negli anni ’20, riuscendo
a conoscere da vicino Hitler
e diventandone uno dei favoriti grazie ad alcune fortunate realizzazioni professionali.
Sono firmate da lui la nuova
Cancelleria e il ridisegno urbanistico di Berlino e di ampi
settori di Monaco di Baviera,
il grande stadio di Norimberga e, nella stessa città, la
«Cattedrale di luce» realizzata per il congresso del Partito
nel 1934 impiegando le fotoelettriche della difesa antiaerea, il grande viale per le
parate.
Molte altre opere faraoniche restano a livello di progetto o di modelli in scala
(come l’arco di trionfo, su
idea di partenza dello stesso
Hitler, che Speer fa costruire
per un’altezza di 4 metri, per
il 50° compleanno del Führer
nel 1939) in seguito allo scoppio della guerra. Alla morte
del predecessore, Fritz Todt,
viene nominato per volontà
di Hitler ministro dell’Armamento, e diventa capo assoluto dell’industria bellica. In
questo settore Speer lega il
proprio nome a una vera e
propria rivoluzione, sottraendo la materia alla burocrazia
militare, come era stata gestita fino allora da Goering, e affidandola direttamente al
controllo dell’imprenditoria.
A questo punto, come ammetterà egli stesso, aveva alle
sue dipendenze più o meno
dirette, nel settore industriale, qualcosa come 14 milioni
di persone.
L’accusa del procuratore
aggiunto statunitense a Speer
al Processo sarà di aver - per
sonalmente denso il numero
di civili stranie.-: prigionieri
di guerra necessari alia macchina bellica tedesca, da reclutare con la forza e sfr u ttare
in condizioni brutali, inumane e degradanti». Tale sistema, sempre secondo l’accusa, «seguì l'esercito nazista
nella sua marcia attraverso
l’Europa; gli ebrei dei paesi
occupati (...) e i lavoratori
stranieri (...) furono deportati
GITTA SERENY
IN LOTTA CON
[avita e i segreti di
Albert Speer, amico
e architetta di Hitler
e ridotti in schiavitù a milioni». La difesa di Speer consisté nel sostenere, evidentemente in maniera convincente, di ignorare le modalità
del «reclutamento» della manodopera, almeno fino a un
certo periodo.
Dopo aver scontato la condanna Speer si stabilisce a
Heidelberg, dove avverrà la
maggior parte dei colloqui
con Citta Sereny, e mette a
frutto le proprie qualità di
tecnocrate svolgendo consulenze industriali e scrivendo
le Memorie e l’altra importante opera. Diari segreti di
Spandau (1975, ed. it. Mondadori, 1976). Muore nel ‘81.
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Spedizione In a.p. comma 26
art. 2 legge 549/95 - nr. 2/97 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
U’Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
Fra tanti sport ricchi di sponsor, di ribalte televisive che
incombono sulle nostre domeniche, di denaro e talvolta anche di sostanze irregolari ingoiate per arrivare a una migliore prestazione, vanno segnalate quelle occasioni di autentico impegno, rappresentate dalle corse podistiche. Domenica
scorsa, a Luserna San Giovanni, oltre 750 atleti hanno partecipato a una corsa campestre di grande livello tecnico. E
stata occasione di autentico «fachirismo» sportivo fra ghiaccio, neve e fango lungo le sponde del Pellice, malgrado la
splendida giornata di sole; nella foto il vincitore, Walter
Durbano, maratoneta azzurro, e il 2° arrivato, Andrea Becchio. Ha partecipato anche il tunisino Mahmond Kalboussi,
finalista olimpionico a Barcellona nel ’92.
Yalb
VENERDÌ 17 GENNAIO 1997 ANNO 133 - N. 2 LIRE 2000
O ignor pastore - mi
>> |i3 chiede un ragazzino
del catechismo - è peccato
farsi il segno della croce?».
Incuriosito dalla domanda,
cerco di saperne di più e così
vengo a sapere che alcuni
giorni prima con la sua classe
è andato in gita scolastica al
duomo di Torino e poi a vedere la «santa Sindone», senza però capire bene cbe cosa
diamine fosse il «sacro lino».
Emerge così che anche altre
classi ci sono andate.
Lascio per un momento da
parte il programma e cominciamo a discutere sulla Sindone. Già in questo, costringendomi cioè ad accantonare
il mio programma, la Sindone
segna un punto a suo vantaggio. Per pareggiare dico senza
LA SINDONE A SCUOLA
È PECCATO?
LUCIANO DEODATO
peli sulla lingua ciò che so e
ciò che penso! Emergono tante domande di ragazzi svegli
e attenti a quanto succede loro intorno ma che non sanno
quali risposte dare, pronti invece a prendere per buono
tutto ciò che si offre loro.
Perciò l’operazione culturale, ma con forte valenza confessionale, condotta dalle
scuole del Pinerolese mi pare
piuttosto antipatica. Non è
onesto secondo me condurre
le scolaresche quasi in pellegrinaggio alla Sindone con la
motivazione di vedere l’architettura barocca della cappella del Guarini. Non è corretto dare sulla Sindone una
informazione di parte, spacciandola come l’autentico
lenzuolo nel quale sarebbe
stato avvolto il corpo di Gesù. Dalla piccola indagine
svolta ho capito che non si è
Pinerolo
Video
promoziotiaie
sulla città
È stato pre.sentato il IO gennaio, in anteprima, il video
promozionale sulla città di Pinerolo che sarà diffuso in occasione dei Mondiali di sci di
Seslricjc e che, ci si augura,
dovrà servire a far conoscere
meglio la città. Il video, curato dal Comune in collaborazione con l'Editoriale Biemme di Torino e realizzato dal
giornalista Walter Baldasso,
dura trenta minuti e si impegna a informare sui vari aspetti storico-culturali della
ciua, spaziando dal passato
degli Aciua e dei Savoia all’oggi con l'industria dolciaria Galup c la Beloit Italia;
non manca un lungo excursus
su «Pinerolo città della Cavalleria» e una descrizione dei
diversi musei che la città
ospita. Pur essendo, come lo
definisce lo stesso autore, un
«prodotto artigianale, realizzato con scarsità di mezzi e in
una sola giornata di lavoro» e
che quindi non ha pretese di
completezza, ha tuttavia un
po’ troppe lacune: impreciso e
disordinato nei riferimenti
storici e architettonici della
città, dà soprattutto l’impressione di essere fatto da un osservatore che non conosce Pinerolo approfonditamente e
che si muove a volte, come
confessa Baldasso, «per sentito dire». Manca anche soltanto un riferimento, all’interno
del panorama culturale della
città, ai valdesi; la telecamera
non spazia mai al di fuori dei
confini fisici di Pinerolo per
accennare alle sue valli.
«È interessante come punto
di partenza per un lavoro di
questo genere, che dovrà però
essere approfondito in futuro
- ha commentato il sindaco,
Alberto Barbero, dopo la visione - si dovranno allora
pensare due prodotti, uno per
l’esterno e uno per Tinterno,
per le scuole, quindi più specifico e adatto a fare amare la
città a chi ci vive».
La questione delle centraline idroelettriche coinvolge in particolare le vallate alpine
Il futuro Acea potrebbe puntare sulKenergia
PIERVALDO ROSTAN
La questione energetica resta per tutti uno dei nodi
centrali dello sviluppo; la produzione di energia compatibile con la tutela dell’ambiente
è per molti un obiettivo, per
altri una semplice chimera.
Così, mentre con un referendum popolare l’Italia ha da
alcuni anni detto di no al nucleare, l’Enel continua a detenere il 33% delle azioni della
centrale nucleare francese Superphénix; prosegue la dipendenza energetica dall’estero,
si investe poco in tecnologia
innovativa e nel risparmio
energetico. Nelle valli alpine
ci si trova di fronte a continue
richieste, da parte di imprenditori privati, di costruire centraline idroelettriche lungo il
corso dei torrenti sfrattando i
salti d’acqua.
Il consorzio Acea di Pinerolo si sta muovendo in più
direzioni come produttore di
energia. Il consorzio ha perso, per una scelta dell’Ausi
10 nella fase di predisposizione del capitolato di appalto
che ha imposto condizioni
che l’Acea non poteva soddi
Centralina in vai Germanasca: in futuro anche l’Acea potrebbe produrre energia per i Comuni
sfare, la gestione calore dell’ospedale, un affare da oltre
13 miliardi che costerà alla
sanità pinerolese circa 1.800
milioni di spese in più, tanta
era la differenza fra l’offerta
comunque avanzata dalla
Acea e quella della ditta che
si è poi aggiudicato il servizio. Ma il consorzio potrebbe
puntare su altre carte. «Esiste
un problema di fondo - dice
il direttore, ing. Francesco
Carcioffo -; bisogna capire
quali sviluppi avrà l’Enel,
l’unico ente autorizzato ad
erogare energia elettrica; la
privatizzazione sta per portare le azioni sul mercato, e in
questo contesto l’Enel si sta
muovendo in modo diverso
dal passato. E in dubbio addirittura l’acquisto di kwh prodotti al di fuori dell’Enel come fin qui è avvenuto anche
se mi sembra poco verosimile
visti i continui acquisti dall’estero. In questo contesto
abbiamo dovuto fermare
l’ipotesi di teleriscaldamento
a Frali che era unito alla produzione di energia e sarebbe
costato 6 miliardi e mezzo».
L’Acea produce comunque
già energia elettrica sfruttando la caduta dell’acqua potabile che scende dalle valli:
«Noi cerchiamo di produrre
energia elettrica ogni volta
che dall’alta valle portiamo in
pianura dell’acqua - precisa il
direttore dell’Acea -; bisognerà vedere che cosa fare
dell’energia. Una parte può
essere utilizzata in proprio
dalla nostra azienda ma in
prospettiva, quando si realizzerà l’inceneritore dei rifiuti,
chiaramente produrremmo
molta più energia di quanta ne
consumiamo: prevediamo circa 70 milioni di kwh l’anno,
che è dieci volte più di quello
che a noi serve. Occorre dunque fare una ampia riflessione. Personalmente ho anche
un’ulteriore proposta che intendo presentare prossimamente ai sindaci del consorzio: si potrebbe fare in modo
che l’Acea fornisca energia
elettrica a Comuni che sono
“proprietari” del consorzio. In
quel caso verrebbe superato il
problema dell’Enel e potremmo erogare energia a un prezzo più basso in una situazione
di vero e proprio autoconsumo da parte dei Comuni».
Entrare nella biblioteca di qualcuno,
vedere quali libri vi sono, è un po’
come entrare nella vita stessa della persona. Ma, oltre a questo aspetto molto particolare, si fanno talvolta delle scoperte interessanti. Così mi è capitato di trovare
un libriccino che non sapevo fosse mai
stato pubblicato. Si tratta di un volumetto
delle dimensioni di cm. 8x12, dal titolo
curioso Ricordo cristiano dei giorni natalizi, stampato a Londra nel 1877, che si
poteva trovare in Italia presso Ermanno
Loescher a Roma, Torino e Firenze.
Di che si tratta? In ogni pagina sono
indicati tre giorni dell’anno e a fronte tre
spazi rigati in cui inserire appunto, alla
data opportuna, il nome della persona di
cui si ricorda il «natalizio», il compleanno. La prefazione ci dice che «avendo
(questo libro) incontrato un favore
straordinario in Inghilterra, tanto che se
ne sono fatte finora quasi mezzo milione
di copie, gli editori pensarono di offrirne
uno simile agli italiani. Anche da noi i
IL FILO DEI GIORNI
RICORDI
BRUNO BELLION
dolci vincoli dell’amicizia e della parentela si ricordano con particolare affetto
nei giorni natalizi; anche da noi le relazioni più care, che tanto spesso una separazione sulla terra o una dolorosa dipartenza da essa tronca quasi crudelmente,
si ama fissarle con una traccia visibile in
una collezione di autografi che rimane
malinconica guida della rimembranza».
Inoltre nell’avere un «calendario dei
compleanni» e un piccolo album in cui
gli amici cari abbiano lasciato il loro autografo per ricordarci di loro in concreto,
vi è anche un altro scopo: per ogni giorno dell’anno viene proposto un brevissi
mo testo biblico, accompagnato dalla
strofe di un inno o da un pensiero di un
poeta. Così si esprime ancora la prefazione: «Che poi giorno per giorno egli (il libretto) anche vi sussurri all’orecchio una
delle più soavi, incoraggianti parole del
Libro Divino, sorgente di tutte le nostre
consolazioni, non vi parrà, ne siamo certi, scemare il suo valore o la sua attrattiva, e non sarà raro il caso che quella parola risponda ad un dubbio, ad un rammarico, ad una speranza, ad una lacrima
che il nome caro ha suscitato».
Interessante notare che i poeti citati sono «i nostri migliori poeti, come Dante,
Manzoni, Metastasio, Giusti, Vittoria
Colonna, Gabriele Rossetti, e voi potrete
notare con compiacenza, che la nostra
letteratura non è povera di sentimento
cristiano. Così se ogni giorno vi potrà ricordare un nome caro, un affetto e forse
un dolore, vi richiamerà anche alla mente
una promessa, un fondamento incrollabile ad un soave conforto».
trattato di un caso isolato e
fortuito, per cui è veramente
strano questo improvviso interesse di molte scuole per i
valori artistici del duomo di
Torino. Il cardinale Saldarini
sarà certamente contento,
mentre spero cbe non faccia
piacere alla diocesi di Pinerolo sapere che la scuola di stato si dimostra molto più confessionale del necessario.
Per tornare infine al ragazzino di cui sopra, al termine
della discussione ammette ingenuamente che, entrando in
duomo, si è fatto il segno della croce perché ha visto che
tutti gli altri lo facevano.
«Scemo - gli urlano in coro
senza pietà i compagni - perché non ragioni con la tua testa?». Vittoria! Due a uno.
In Questo
Numero
Preghiera
Dal 18 al 25 gennaio,
come è consuetudine, si
svolge la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che coinvolge anche
nel Pinerolese cattolici e
evangelici intorno alla parola di Dio. Riproponiamo
la storia di questa iniziativa ecumènica unitamente
al programma degli appuntamenti locali.
Pagina II
Claudiana
Un avvicendamento nella conduzione della libreria di Torre Pellice segna
Tinizio dell’anno: a Lidia
Nisbet, che va in pensione
dopo 20 anni, succede Adelio Cuccureddu: le prospettive di un luogo che
può essere punto d’incontro per fare cultura.
Pagina II
Anziano di chiesa
Che cosa vuol dire prendersi la responsabilità di
fare F anziano» in una
chiesa valdese delle Valli?
Il problema se lo è posto la
comunità di Pinerolo, che
ha elaborato i risultati di
un questionario fra i propri
membri. L’immagine che
ne deriva è assai interessante e denota una radicata
consapevolezza delle funzioni di questo particolare
ministero.
Pagina III
Mercato del lavoro
Un’indagine condotta
dall’Osservatorio regionale, che coinvolge quindi
anche l’area del Pinerolese, mette in evidenza che
c’è una certa riduzione degli avviamenti al lavoro. Il
dato è abbastanza in linea
con la tendenza su base regionale e riguarda particolarmente il settore dell’industria.
Pagina III
8
PAG. Il
E Eco Delle %lli Iàldesi
VENERDÌ 17 GENNAIO 1997 VENE
L’Ospedale valdese di Pomaretto
L’OSPEDALE DI POMARETTO E I MONDIALI DI SCI
— Si sta definendo la possibile collaborazione fra gli ospedali valdesi di Pomaretto e Torre Pellice e l’Ausl 10 in occasione dei prossimi campionati del mondo di sci alpino del
Sestriere. «Metteremo a disposizione i nostri spazi e personale specializzato», dice il direttore amministrativo dei due
ospedali Silvio Vola. Purtroppo, visto il ritardo con cui sono
stati assegnati i fondi per gli interventi a Pomaretto, i lotti
saranno chiusi solo a fine febbraio o inizio marzo; va comunque segnalato che a fronte di un finanziamento concesso
in occasione dei Mondiali di un miliardo e mezzo, a lavori
quasi ultimati nessuna somma è stata fin qui versata e quindi
la Ciov ha dovuto far fronte alle spese con fondi propri.
PROSEGUE IL TRASLOCO DELLA SCUOLA MEDIA
— Prosegue alacremente il trasloco della scuola media De
Amicis di Lusema San Giovanni dopo l’inaugurazione del
nuovo edificio; attualmente sono ubicate nella nuova scuola
le classi del «tempo normale» che prima si trovavano nel
palazzo comunale. Entro la fine della settimana sarà trasferita la segreteria e, in attesa del servizio mensa, si prevede
che entro fine mese possano trasferirsi anche le classi del
«tempo prolungato», completando in questo modo il trasloco e il definitivo trasferimento di tutta la scuola.
CORSI DI INGLESE A SAN SECONDO — Inizierà il 4
febbraio, per terminare il 30 maggio, un corso di lingua inglese organizzato dal circolo ricreativo Airali in collaborazione con l’assessorato alla Cultura di San Secondo. Il corso si svolgerà con due lezioni settimanali, martedì e venerdì dalle 20,30 alle 22,30 nell’edificio delle ex scuole
elementari. Gli interessati alla partecipazione possono recarsi presso la sede del circolo in via Airali superiori il
martedì sera dalle 21 oppure telefonare al 500570.
INCONTRI SULLA CULTURA OCCITANA — L’associazione culturale Kalenda Maia riprende con il nuovo anno la
propria attività; il primo appuntamento è con un nuovo corso di danza e di cultura occitana che durerà fino a Pasqua
ed è rivolto a tutti gli interessati alla ricca e multiforme cultura occitana. Verranno insegnate danze delle valli Po, Chisone, Varaita e Vermenagna; sono previste serate culturali
curate da esperti di storia e tradizioni d’Oc. Gli incontri si
terranno a Lusema San Giovanni presso la sala mostre in
via Deportati e Internati dalle 20 alle 22; per informazioni e
iscrizioni telefonare ai numeri 901397; 901760; 954204.
NOVANT’ANNI DI ARTE PINEROLESE — Si è inaugu
rata sabato scorso, presso il Centro culturale valdese di
Torre Pellice la mostra «Novant’anni d’arte pinerolese»
promossa dall’Eco del Chisone in occasione dei suoi 90
anni. Fra le opere esposte della rassegna curata dal professor Marchiando Pacchiola, anche un omaggio alla terra
valdese con due artisti che hanno avuto importanza e rilevanza nel panorama artistico; Paolo Paschetto e Filippo
Scroppo. La mostra resterà aperta fino al 26 gennaio.
PRIMA EMISSIONE DI BOR — È stata sottoscritta dal presidente della Regione Piemonte, Ghigo, e dall’assessore regionale al Bilancio e alle Finanze, insieme con i responsabili del Creditop (Istituto Sanpaolo), la prima tranche del prestito obbligazionario per finanziare i programmi regionali di
intervento; la somma di Bor (Buoni ordinari regionali)
emessa ammonta a 18 miliardi e 200 milioni di lire. Il prestito ha durata ventennale e prevede un ammortamento a rate annuali costanti e interessi pagati semestralmente con base Ribor; la prima cedola, pagabile il 13 giugno ’97, è stata
fissata al 3,85%. Il ricavato della prima fetta di prestito è
stato utilizzato per acquistare una porzione di un edificio in
via San Francesco d’Assisi 35 a Torino da utilizzare per le
esigenze dei gruppi consiliari (4 miliardi e 600 milioni); per
ristrutturare l’antica sede dell’Ospedale Maggiore di San
Giovanni Battista in via Giolitti a Torino per adibirla a museo regionale di Scienze naturali (11 miliardi e 600 milioni), e per acquistare un immobile in via Amendola 1, ad
Alessandria, per uffici regionali (2 miliardi e 500 milioni.
AMMINISTRATORI CONTRO SUPERPHÉNIX — Alle
iniziative giuridiche che il Comitato «Europei contro il Superphénix» sta promuovendo per ottenere la chiusura del
reattore nucleare, tra cui una petizione al Parlamento europeo di Strasburgo, un esposto presso l’Unione europea per
il mancato rispetto del diritto comunitario, un ricorso al
Consiglio di stato francese contro il decreto delTl 1 luglio
’94 che autorizza la rimessa in funzione della centrale, si
sono unite anche la Comunità montana Bassa valle Susa e
Cenischia, la Comunità montana valli Chisone e Germanasca, i Comuni di Mompantero, Orbassano, Sant’Antonino,
Vaie, Villar Focchiardo, Robassomero, Sant’Ambrogio,
Angrogna, San Didero e Condove.
Dal 18 al 25 gennaio la tradizionale «Settimana per l'unità)
Cristiani che pregano insieme
PAOLO RIBET
Come ormai è divenuto
tradizione, nei giorni 1825 gennaio si terrà la Settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani. Queste date vennero
proposte nell’ormai lontano
1908 dall’anglicano, convertitosi poi al cattolicesimo,
Paul Wattson e hanno un preciso valore simbolico; il 18
gennaio si celebra infatti nel
mondo cattolico la festa della
Cattedra di San Pietro, mentre il 25 si ricorda nel calendario liturgico la conversione
di Paolo. Pietro e Paolo, dunque. I punti di riferimento dei
due maggiori rami del cristianesimo occidentale vengono
assunti come il quadro entro
cui racchiudere la preghiera
che vuole esprimere la tensione verso l’unità. Dal tempo di
quella prima proposta sono
stati fatti molti passi in avanti. Già nel 1926 il movimento
«Fede e Costituzione», uno
degli organi da cui ha preso
poi le mosse il Consiglio
mondiale delle chiese, propose una iniziativa analoga,
mentre nel 1936 l’abbé Paul
Couturier di Lione appoggiò
la proposta, in vista di una
unità da realizzarsi «come
Cristo desidera e con i mezzi
che egli desidera».
Oggi la Settimana è diventata un progetto comune della
commissione teologica del
Cec e del Segretariato cattolico per l’unione dei cristiani e
i testi vengono preparati da
gmppi misti, scelti ogni anno
in paesi diversi e si fondano
sempre su testi biblici. Il tema di quest’anno è «Vi supplichiamo da parte di Cristo;
lasciatevi riconciliare con
Dio, 2 Corinzi 5, 20» ed è
stato preparato da un gruppo
intemazionale che ha tenuto i
suoi incontri presso la Casa di
ospitalità delle suore di Santa
Brigida a Djursholm, vicino a
Stoccolma (Svezia).
Nel presentare il materiale
ai credenti italiani, i rappresentanti delle chiese scrivono; «Lasciatevi riconciliare:
non e certamente un programma di buona volontà! È
piuttosto ciò che si realizza
tra noi quando la grazia di
Dio è ricevuta nella fede,
senza riserve. Cristo soltanto
è soggetto e stmmento di riconciliazione. Noi ne siamo i
più diretti destinatari; eppure
proprio noi facciamo resistenza quando crediamo di
dover dettare noi le regole e
le condizioni della riconciliazione. Ma in Dio la riconciliazione è senza condizioni,
perché nella croce di Gesù
ogni condizione posta dagli
uomini è stata crocifissa».
La celebrazione ecumenica
proposta quest’anno dal gruppo di studio trae spunto dal
servizio liturgico «Tuomasmessu», una liturgia che si
celebra sin dal 1989 ad Helsinki e che si è diffusa poi in
molte altre città della Scandinavia e dell’Europa settentrionale. È legata al discepolo
Tommaso e ha incontrato il
favore di uomini e donne in
cerca di una più profonda
consapevolezza e comprensione della propria fede, rivelandosi così un importante
mezzo di evangelizzazione
nei paesi nordici. Questa liturgia è caratterizzata dalla
possibilità offerta ad ognuno
di pregare, riflettere e prendere maggiormente coscienza
della comunità in preghiera,
in quanto coinvolge, oltre ai
celebranti, un certo numero di
«assistenti».
Tuttavia, ogni anno, in questa stagione, in molte chiese
ritorna la domanda: «Che cosa dobbiamo fare per la Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani?». Ed è abbastanza chiaro che con queste parole non ci si chiede come si
possa organizzare qualcosa di
valido; il problema è piuttosto di sapere se desideriamo
veramente impegnarci in questo senso. Il dibattito che si
ripete nel tempo è segno evidente di un disagio, che nasce
dal fatto che da un lato si riconosce l’esigenza dell’unità,
mentre d’altro canto si fa resistenza per mille e un motivo, legati anche ai percorsi
che il movimento ecumenico
si è dato in anni recenti. È
l’unità che fa problema, per
lo meno come si presenta nel
dibattito attuale; ma la mia
esperienza mi fa domandare
se non sia anche la preghiera
che ha assunto tinte molto
pallide nel nostro panorama
spirituale a far problema.
Accogliamo la Settimana di
preghiera anche come uno
stimolo alla riflessione su temi tanto importanti, quali la
preghiera e l’unità, nella certezza che Cristo agisce nel
mondo e nelle nostre vite
«quando e come vuole lui».
Nel Pinerolese
1° circuito — Le Chiese valdesi del 1° circuito, insieme con la
diocesi di Pinerolo, organizzano un incontro sul tema «Riconciliazione, dono di Dio e sorgente di vita nuova», in preparazione
dell'Assemblea ecumenica di Graz. L'incontro avrà luogo nel
tempio valdese di Torre Pellice alle 20,45 di venerdì 24 gennaio;
interverranno Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea e Giuseppe Platone, vicepresidente della Fcei; l'incontro sarà moderato da Gianni
Genre, pastore di Villar Pellice.
2“ circuito — Domenica 19, Cumiana: con inizio alle ore
16,30, preghiera ecumenica a San Valeriano con la presenza del
vescovo, Pietro Giachetti, e del past. Archimede Bertolino.
Lunedì 20, ore 18,30, Saluzzo: celebrazione ecumenica nella
sala attigua alla cattedrale, con la presenza del vescovo, Diego
Bona, e del pastore Paolo Ribet.
Giovedì 23, ore 20,30, Pinerolo: incontro di preghiera nella
chiesa di San Domenico, organizzato dalla Chiesa valdese e dalle
parrocchie della diocesi.
3° circuito — Lunedì 20, alle ore 20,30, nella chiesa dell'oratorio a Perosa Argentina, incontro biblico e di preghiera con la partecipazione del candidato Eric Noffke e di don Gustavo Bertea.
Avvicendamento alla libreria Claudiana di Torre Pellice
Uno spazio di cultura e incontro
Dopo 20 anni esatti di attività, dall’inizio del nuovo anno, ha lasciato la libreria
Claudiana di Torre Pellice Lidia Nisbet; le subentra Adelio
Cuccureddu, che proviene da
un’esperienza profondamente
diversa come la direzione del
Rifugio Carlo Alberto. «Sono
stati anni intensi - ricorda
con un pizzico di nostalgia la
signora Nisbet - in cui la libreria mi ha dato l’occasione
di incontrare tantissimi esponenti dell'evangelismo mondiale, da Amedeo Molnàr ai
rappresentanti delle chiese
del Sud e del Nord America;
naturalmente non sono mai
mancate figure di spicco
dell’evangelismo italiano, da
Augusto Armand Hugon a
Giorgio Spini, a Giovanni
Gönnet o Domenico Maselli:
con tutti non si è mai trattato
di un semplice rapporto di
venditore-cliente».
La Claudiana è l’unica libreria della valle, è dunque
anche spazio di incontro e di
riflessione... «Ho sempre cercato - prosegue Lidia Nisbet
- di avere un buon rapporto
con tutti, con tutte le categorie sociali: la lettura appassiona tutti, dagli insegnanti.
alle casalinghe o ai contadini. Più di una volta ho ritrovato in negozio quel contadino che magari era entrato
semplicemente per pagare
l’abbonamento all’Eco delle
valli e poi ha voluto acquistare un libro di orticoltura: non
è affatto detto che le persone
semplici siano meno colte!».
Una parte significativa
deH’attività della Claudiana
di Torre Pellice ruota intorno
al mondo degli ospiti stranieri: «Specialmente d’estate continua Lidia Nisbet - abbiamo il massimo delle vendite e fra i clienti un quarto forse sono stranieri: un tempo
avevamo maggiori testi in
lingua straniera, poi la crisi
della lira avrebbe fatto aumentare in modo esagerato i
libri provenienti da fuori Italia e abbiamo ridotto l’afflusso di materiale dall’estero.
Da noi si trova poi molta oggettistica legata alla fede e
alla storia che interessa i turisti, non .solo stranieri». Nonostante un cruccio di Lidia
(la difficoltà ad avere un rapporto di collaborazione con le
scuole), resta un’impronta
forte: «Ho cercato di selezionare, fra i molti titoli .sul mer
cato, una letteratura “pulita”, alla portata di tutti gli
abitanti della nostra zona».
E ora ecco l’arrivo di Adelio Cuccureddu; chi lo avesse
conosciuto nei primi anni ’80
lo ricorderebbe probabilmente, insieme ad altri fratelli in
fede, mentre percorreva le
strade del Saluzzese con piccole bancarelle di libri alla ricerca di occasioni di evangelizzazione: «È stata una bella
esperienza che ha lasciato in
me un buon ricordo - dice
Cuccureddu -; ora conto di
mettermi a disposizione di
quelle realtà che operano sul
territorio e se ce ne sarà /’
opportunità, anche stimolandole. Sarà necessario avere
una buona collaborazione
con il Collegio, col Centro
culturale con le realtà culturali locali».
Che cosa può rappresentare
una libreria evangelica a Torre Pellice? «Una libreria aggiunge Cuccureddu - può
voler dire far connettere
realtà diverse .sul piano culturale; intorno alla Claudiana spero di aggregare anche
le varie chiese evangeliche
della zona pur se ci sono sensibilità diverse», (p.r.)
Val Pellice
Corsi di sci
per ragazzi
e adulti
La Comunità montana vai
Pellice propone per quest’inverno dei corsi di sci per ragazzi e adulti in diverse località sciistiche. Un corso di discesa è organizzato a Rucas
per ragazzi dai 6 ai 14 anni, a
partire da sabato 25 gennaio:
comprenderà 12 ore di lezione che verranno impartite dai
maestri della scuola di sci di
Rucas, si articolerà in 3 sabati (con pranzo al sacco) e il
trasporto verrà effettuato in
pullman; la quota di partecipazione ammonta a 130.000
lire e comprende il trasporto,
10 ski-pass, la lezione e l’assicurazione. Le iscrizioni dovranno pervenire entro il 17
gennaio.
Un altro corso di sci di discesa è proposto a Prali per
ragazzi dai 6 ai 14 anni (sempre se l’innevamento sarà
adeguato) e si svolgerà d; sabato il 22 marzo, 5 aprile e 12
aprile; comprenderà 12 ore di
lezione impartite dai maestri
della scuola di sci di Prali, è
previsto il pranzo al sacco e il
trasporto in pullman. La quota di partecipazione ammojita
a 130.000 lire e comprende il
trasporto, lo ski-pass, la lezione e l’assicurazione: chi è
sprovvisto di sci e scarponi
può noleggiare tutto a Prali
per 10-15.000 lire al giorno.
Le iscrizione dovranno pervenire entro il 14 Nbbraio.
In collaborazione con la
Cooperativa Mount Servin e
con lo Sport Club Angrogna,
la Comunità montana organizza corsi di fondo alla Vaccera di Ango-gna per adulti e
bambini dai 6 anni (se l’innevamento sarà adeguato), 11
corso si svolgerà con 2 ore di
lezione per 5 domeniche a
partire dal 26 gennaio; il
pranzo e il trasporto saranno
a carico degli iscritti e ìa
quota di partecipazior.c nnmonta a 50.000 lire Cf:;: bambini e ragaz'i fino ai 18 anni
(60.000 con dii fitto dell’attrezzatura) e Hì.OOO per gli
adulti (90.000 con 1’;!lieto
dell’occorrente). Le ise;;i;z(oni
dovranno pervenire enlr:) il
17 gennaio.
A Sestriere si organizza un
corso per bambini e adulti
anche principianti di sci e
snowboard, articolato in 4 sabati o 4 domeniche consecutive per un totale di 12 ore di
lezione tenute dai maestri di
sci del Sestriere e che avrà
inizio da domenica 16 o sabato 22 febbraio. I gruppi saranno costituiti da un massimo di IO allievi e divisi in tre
corsi a seconda delle capacità. 11 costo, comprensivo di
scuola, trasporto in pullman e
assicurazione, sarà compreso
tra le 160.000 e le 180.000 a
seconda del numero dei partecipanti, ridotto a 140-160
mila per ragazzi sotto i 18
anni residenti in vai Pellice.
11 costo dello ski-pass giornaliero è di 34.000 lire (festa
neve) o 37.000 (per gli altri
giorni); per i bambini sotto
gli 8 anni è gratuito.
Le iscrizioni sono aperte fino a esaurimento posti e devono pervenire mediante la
compilazione di un apposito
modulo e il versamento di un
acconto di 100.000 lire.
Per informazioni e iscrizioni: Comunità montana vai
Pellice, Spazio giovani, corso
Lombardini 2, Torre Pellice
(tei. 0121-953131, ore 9-12 e
14-16); Informagiovani, via
Roma 45, Lusema San Giovanni (tei. 0121-900245, mercoledì, giovedì e venerdì dalle
9,30 alle 12,30; lunedì e venerdì dalle 14 alle 17).
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Che cosa significa fare
^«anziano di chiesa»
FRANCO SICILIANO
Perché dovrei fare l’anziano? Questa domanda se
la erano certamente posta le
persone interpellate in vista
dell’assemblea di chiesa indetta per eleggere due nuovi
anziani. Ma, evidentemente,
le risposte che si erano date o
che avevano avute non erano
state convincenti. E così,
quella mattina in chiesa, a Pinerolo, tutto era pronto: solo
che non c’erano candidature
da proporre. A questo punto
erano possibili due soluzioni;
la prima: sciorinare tutte le
banalità di rito, cominciando
da «ai miei tempi...» e finendo con «...non c’è più spirito
di servizio»; la seconda: tentare di capire. Concistoro e
comunità, qual è il senso e lo
scopo deir essere anziano di
chiesa oggi; qual è, insomma,
la risposta da dare alla domanda in questione.
La prima soluzione ovviamente non portava da nessuna parte perché non si può
sempre camminare verso il
domani facendosi venire il
torcicollo per continuare a
guardare indietro, senza capire e riflettere circa le eventuali, vere, cause del rifiuto. La
seconda soluzione nasceva da
una constatazione: chi è chiamato a impegnarsi vuole almeno sapere che cosa gli si
diiede di fare, per confrontare la proposta con le proprie
attitudini, le proprie capacità
e anche con il tempo disponibile. Ebbene, c’era l’impressione che su questo non ci
fosse chiarezza: c’era la sensazione che ciascun membro
di chiesa avesse in mente un
diverso tipo di anziano, un diverso modo di esserlo, una
diversa aspettativa in termini
di comportamento.
E c’era anche l’impressione
di una «scollatura» tra realtà e
immaginano collettivo, laddove la realtà costringe il
Concistoro a somigliare sempre di più a un comitato di gestione mentre l’immaginario
poteva forse ancora attribuire
all’anziano quel ruolo sociale
asili' lempo svolto nelle comunità iielie Valli, oggi irriproducibile in una cittadina di
medie dimemioni.
Era quindi possibile che, in
questo contesto, chi era interpellato per fare l’anziano, se
avesse domandato a destra e a
manca che cosa ci si aspettava da lui, potesse finire per rimanere probabilmente confuso, certamente perplesso, su
quale era l’effettivo ruolo al
quale era chiamato. Così è
venuto fuori un questionario,
un po’ ricerca, un po’ provocazione, che è stato distribuito nel corso di un’apposita assemblea di chiesa, articolato
in tre parti:
Chi potrebbe candidarsi ad
anziano? Cosa significa essere anziani? Cosa si guadagna
a fare l'anziano?
Per ciascuna parte erano indicate alcune possibili risposte tra cui scegliere ed era
prevista la possibilità di dare
anche risposte diverse da
quelle prestampate. I risultati:
- Chi potrebbe candidarsi?
Le risposte più votate: T uomo o donna è indifferente
(65); 2“ chi ha tempo libero
(19); 3“ chi fa parte della comunità da molto tempo (19);
4° chi è moralmente irreprensibile (10).
- Che cosa significa essere
anziani? Le risposte più votate: 1“ non scoraggiarsi alle
prime difficoltà (62); 2° imparare a diventare tolleranti
(35); 3^ coinvolgere i giovani
(23); 4“ fare molte visite (12).
- Che cosa si guadagna a
fare l’anziano?
Le risposte più votate: L
maggiore conoscenza della
vita della chiesa (38); 2“ capacità di affrontare e superare
le situazioni difficili (37); 3“
arricchimento umano (35); 4“
maggiore solidarietà nei rapporti umani (33); 5“ crescita
nella fede (26).
Tra le risposte aggiunte dai
votanti si è poi spaziato dal
profilo più alto («essere di
esempio e di stimolo» per la
comunità) a quello più concreto («saper accendere la
caldaia»), dalla richiesta più
esigente «avere vocazione e
preparazione» a quella più
pratica «essere disponibile»,
da «conoscere la Bibbia» a
«chi ha qualcosa da dare».
Tutte risposte da considerare positivamente: è infatti
emersa, forse maggiore di
quanto ci si aspettasse, la diffusa consapevolezza che un
anziano di chiesa, oggi, è
chiamato sempre più spesso,
se non soprattutto, a risolvere
una serie continua e crescente
di problemi pratici e di difficoltà, tanto da indurre i votanti a sottolineare massicciamente l’importanza di non
scoraggiarsi.
E stata così sfatata, d’un sol
colpo, l’eventuale idea che la
comunità non avesse la piena
percezione delle reali esigenze della chiesa o che stesse
ancora pensando a figure
dell’Ottocento. Ma, ancor più
importante, larga parte della
comunità ha avuto un’intuizione fondamentale: le conoscenze e i rapporti umani che
un anziano realizza e amplia
svolgendo il suo compito non
sono il suo obiettivo ma sono
il suo maggior premio; è vero, come può testimoniare
chiunque abbia fatto questa
esperienza.
La conclusione che si può
trarre dai questionari è solida,
non retorica, realistica: ne
esce una figura di anziano
che non intimorisce, per la
quale non si pretende che abbia «vocazione, preparazione, profonda conoscenza biblica, prestigio» e non si sa
che cos’altro ancora (facendo
così scappare anche il più
ben disposto) ma, semplicemente, la figura di una persona che abbia voglia di rimboccarsi le maniche e di fare
ciò di cui è capace: dai conti
alle piccole riparazioni, da
aprire il tempio a tenere i
rapporti ecumenici, dal trattare con gli enti locali all’occuparsi di assistenza e accoglienza, dal fare le visite al
preparare e spedire il bollettino della chiesa.
E allora, alla fine, qual è la
risposta che si potrebbe dare
alla domanda iniziale? Probabilmente questa: devi venire a fare l’anziano perché la
comunità ha bisogno che tu
venga a fare esattamente ciò
sai fare; qualcun altro si occuperà delle cose per le quale
non ti senti adatto o preparato e tutti insieme contribuiremo a portare avanti il tutto;
in compenso avrai un arricchimento nei rapporti umani
che ti accompagnerà per tutta
la vita, avrai la gioia del lavoro fatto con gli altri e per
gli altri e questo ti ripagherà
pienamente, nonostante le
difficoltà che talvolta potrai
anche incontrare.
È stata scoperta l’acqua
calda? Forse sì. Ma intanto,
sarà un caso, le persone disponibili si sono trovate.
Una ricerca della Regione che riguarda anche il Pinerolese
In calo gli avviamenti al lavoro
________PAVIDE ROSSO______
Dopo un biennio di relativa crescita nella nostra
Regione gli avviamenti al lavoro hanno visto un forte ridimensionamento e una notevole contrazione: il rallentamento delle assunzioni, oltre
che dipendere tra l’altro da
chiare tendenze regressive, è
in parte dovuto a una diminuzione delle espulsioni dal lavoro. Rispetto agli anni passati infatti pare che si stia assistendo a un’assestamento
nel ricambio dell’occupazione e che le imprese tendano a
ridurre l’avvicendamento di
personale, ricorrendo con
maggior frequenza alla mobilità interaziendale, fattore che
incide ovviamente sulle nuove assunzioni.
L’Osservatorio regionale
sul mercato del lavoro recentemente ha fornito i dati, per
quel che riguarda il primo semestre del ’96, relativi alle
diverse circoscrizioni della
nostra provincia e la circoscrizione di Pinerolo non è
purtroppo risultata esente dalla tendenza generale di regressione che sembra caratterizzare l’intera provincia. Dai
dati forniti emerge come fra
gennaio e giugno dello scorso
anno vi siano state 6.650 as
Annovati, un’industria che cerca il rilancio
sunzioni in meno nella nostra
Provincia rispetto ai primi sei
mesi del ’95; nel Pinerolese
gli avviamenti netti sono stati
TI 1,7% in meno.
La riduzione, a livello generale, interessa principalmente il settore industriale
ma è forte anche la contrazione del settore pubblico; sembra invece tenere il terziario
privato, mentre l’agricoltura
pare essere l’unico settore in
crescita (h-14%). Se in questa
fase sembra essere accresciuto il ricorso da parte delle
aziende alle forme di impiego
così dette «atipiche», come il
tempo determinato (il 37%
Novità turistiche a Fenestrelle
Riflettori sul Forte
MILENA MARTINAT
Salendo o scendendo dall’
alta vai Chisone con il
buio e dopo la metà di dicembre, non si può non notare la
bellezza del forte di Fenestrelle illuminato: dalla Coupure o da Usseaux è certamente un bel colpo d’occhio
vedere i vecchi muri della più
grande fortezza alpina d’Europa che ricamano l’oscura
montagna e se in più c’è anche il chiarore della luna piena con la sua corte di stelle...
Certo un bel colpo d’occhio
ma anche un bel colpo a qualche portafoglio, penserà qualcuno. I costi ci sono sicuramente. «Fra ottobre, novembre e dicembre è stato realizzato l’impianto di illuminazione del Forte - spiega il
sindaco di Fenestrelle, Oscar
Raviol - con un investimento
di 200 milioni da parte dell’Enel che ha creduto in quest’operazione promozionale,
di 80 milioni attinti dai fondi
destinati ai mondiali di sci di
Sestriere su consiglio dei
commissari Dezani e Gros e
10 milioni elargiti dalla Provincia di Torino. L’illuminazione conta circa 180 punti
luce, costituiti da particolari
lampade con diversa potenza
e rischiara tutto il Forte San
Carlo e una parte del Tre
Denti, fino alla Garitta del
diavolo. Inoltre è stata illuminata interamente la scala coperta per poter svolgere visite
guidate di notte».
Dal 24 dicembre il Forte è
stato illuminato per poter
mettere a punto le varie luci e
giungere in situazione ottimale all’inaugurazione del 18
gennaio con la presenza di
autorità e stampa. Da parecchi anni la Pro Loco di Fenestrelle, che si occupa del Forte con un buon numero di volontari, lavora in collaborazione con il gruppo teatrale
Assemblea teatro che presenta suoi spettacoli all’interno
delle mura. Durante il periodo dei Mondiali di sci a Se
striere verranno organizzate
visite guidate al Forte e vi saranno ricreazioni di ambientazione con scene con il cardinal Pacca o di vita nel palazzo del Governatore, vi saranno le armate: il tutto curato da Assemblea teatro. Un
sogno che la Pro Loco e alcuni amministratori comunali
avevano da parecchio tempo
e che ora si sta realizzando.
del totale) e il part-time, è da
notare però che mentre a Torino l’incidenza sul totale dei
tempi determinati è molto ridotta appare di tutt’altro peso
il ricorso a questo tipo di impiego in altre circoscrizioni
come Pinerolo dove i tempi
determinati superano il 53%
del totale.
Sul versante di chi è alla ricerca di un’occupazione il Pinerolese, sempre rispetto al
resto della provincia, registra
l’incremento maggiore di
nuove iscrizioni alle liste di
disoccupazione (-1-20%) ed è
marcato l’incremento dei giovani tra i 15 e i 24 anni. Fra le
persone (6.931 disoccupati e
3.006 in cerca di prima occupazione) alla ricerca di occupazione infatti sono circa il
39% le persone con meno di
25 anni, il 12% quelle comprese fra i 25 e i 29 anni, e il
48,6% le persone con un’età
superiore ai 29 anni. Sempre
nel Pinerolese il maggior numero di avviamenti al lavoro
si è verificato nel settore industriale dove sono stati
1.900, anche se con un bilancio negativo in linea con le altre circoscrizioni della Provincia del -17% rispetto al
’95, bilancio fortemente negativo anche per la pubblica amministrazione dove si registra
un -61% di avviamenti rispetto allo stesso periodo del ’95.
Corso di aggiornamento a Pinerolo
Le contraddizioni
della modernità
Per il terzo anno consecutivo, i mesi di febbraio e marzo
si caratterizzano per gli insegnanti del Pinerolese con un
corso di aggiornamento concordato fra i presidi delle
scuole superiori e il Centro
culturale valdese. Dopo il tema affrontato lo scorso anno,
che vide la partecipazione di
oltre 200 docenti impegnati a
seguire le interessanti lezioni
di Claudio Canal e di Francesca Spano sul nazismo, lo
sterminio e successivamente
sui totalitarismi, la riflessione
prosegue sulla questione della
modernità e delle sue contraddizioni tra vecchio e nuovo alle soglie del 2000.
L’obiettivo è di costruire
una mappa di orientamento
che aiuti a comprendere alcuni dei grandi problemi che
hanno segnato la modernità e
subito rilevanti trasformazioni
nel secolo che si chiude, e che
serva a ordinare le potenzialità positive degli anni che ci
stanno davanti. Seguendo la
felice intuizione dell’ultima
edizione, il corso non è soltanto una serie di lezioni per
l’aggiornamento tradizionale
ma l’occasione di un confron
to collettivo sul proprio essere
insegnanti in questa fase di
trasformazioni radicali, e sul
come affrontare nella didattica quotidiana i problemi della
formazione, della trasmissione dei saperi, della ricerca.
Questo il programma degli
incontri, che si tengono dalle
ore 17 alle 19 presso la scuola media Silvio Pellico di via
Giovanni XXIII: mercoledì
12 febbraio: Introduzione
(Spano); Globalizzazione,
piccole patrie, solitudine (Canal); mercoledì 26 febbraio;
Premesse, promesse e esiti
del progetto «moderno»
(Spano); Dei e divinità di fine
secolo (Canal); mercoledì 5
marzo: Meditazione di consapevolezza (Vipassana) e Modernità (Comba); mercoledì
12 marzo: Modernità, pensiero e pratica politica delle
donne (Ellena, Corrias); mercoledì 19 marzo: La musica
della modernità, lezione concerto a cura di Claudio Canal.
Il corso è riconosciuto dal
Provveditorato ai fini dell’aggiornamento; iscrizioni, fino
a esaurimento dei posti disponibili, presso la scuola Pellico
di Pinerolo.
Nelle
Chiese
Valdesi
GRUPPO SCOUT —
Il gruppo scout della Val
Pellice si ritrova sabato 18
gennaio alle ore 16,30 alla
Casa unionista.
CENTRO CULTURALE VALDESE — Alle
19.30 di venerdì 17 gennaio, alla Foresteria valdese, incontro dei collaboratori del Centro culturale.
ANGROGNA — Riunione quartierale martedì
21 gennaio alle 20,30 a
Buonanotte.
BOBBIO PELLICE —
Riunione quartierale martedì 21 gennaio alle 20
borgata Campi.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Mercoledì 22
gennaio al presbiterio, alle
20,45, studio biblico su
«Apocalisse: la gioia futura» con il pastore Claudio
Pasquet; questo secondo
incontro sarà sui capitoli 2
e 3 su «Sette chiese antiche... e moderne». Domenica 19 gennaio, oltre ai
culti normali, ci sarà a Bricherasio il culto alle 11 e la
giornata comunitaria; dopo
il pranzo il pastore Claudio
Pasquet parlerà della chiese
valdesi dell’Uruguay. Riunione quartierale martedì
21, alle 20,30, ai Gonin.
PERRERO-MANIGLIA — Martedì 21 gennaio alle 14,30 si ritrova
l’Unione femminile.
POMARETTO — Venerdì 17 meditazione al
Centro anziani. Giovedì 23,
per rUnitrè, corso di cultura religiosa alle 15 nella sala della Comunità montana.
Riunioni quartierali: venerdì 17 alle 15 all’Inverso
Clot, mercoledì 22 a Pomaretto alle 20,30, venerdì 24
alle 20,30 a Perosa.
PRALI — Mercoledì
22 incontro di lettura dell’
Apocalisse alle 20,30, al
presbiterio. Riunioni quartierali: mercoledì 22 gennaio alle 20 a Ghigo, venerdì 24 alle 19,30 a Villa.
PRAROSTINO — Do
menica 19 gennaio, alle
14.30, ripresa delle riunioni dell’Unione femminile
RORÀ — Studio biblico giovedì 23 gennaio, alle 20,30, nella Sala Morel.
SAN SECONDO —
Venerdì 24, alle 20,30, nella sala, incontro sul documento sui matrimoni interconfessionali; introdurranno il tema il parroco don
Mainerò e il pastore Vito
Gardiol. Riunioni quartierali: giovedì 23 gennaio alle 20,30 ai Brusiti.
TORRE PELLICE —
Riunioni quartierali; venerdì 17 gennaio alle ore
20.30 agli Appiotti, mercoledì 22 gennaio alle
20.30 ai Bouissa.
VILLAR PELLICE —
Domenica 19 gennaio, alle
12.30, nei locali di piazza
Jervis, piccola agape comunitaria per tutti coloro
che sono interessati alla
proposta di un nuovo viaggio per l’estate ’97. Riunione quartierale mercoledì 22 gennaio alle 20,30,
al capoluogo.
VILLASECCA — Domenica 26 gennaio assemblea di chiesa sulle finanze.
CONTRO IL DISAGIO
Associazione Arcobaleno
via Roma 41 (secondo piano)
LUSERNA S. GIOVANNI
Tutti i giorni dalle 17 alle 19
10
PAG. IV
E Eco Delle ^lli ^ldesi
VENERDÌ 17 GENNAIO 1997
vene
HOCKEY GHIACCIO:
LA VALPE VINCE A ZANICA — Sorpresa, grande e
bella, per l’HC Valpellice che
esce vittorioso dal temuto
confronto sul campo dello
Zanica. Il successo ha dello
straordinario considerata la
classifica (i lombardi erano
terzi), i precedenti (nei due
confronti diretti la Valpe aveva subito due pesanti sconfitte), le assenze fra i biancorossi (per infortuni e influenze
erano assenti i due Giordan,
Zancanaro, Bottecchia, Orsina, Malan e Marauda). Anche
lo Zanica denunciava le assenze di Suardi, Nava e Spiriti, con Ciocca a mezzo servizio; una buona dose di nervosismo, fin dalle prime battute,
ha impedito ai lombardi di
esprimersi secondo le proprie
potenzialità. Luca Rivoira ha
schierato i 12 uomini a disposizione in modo da creare un
valido sbarramento sulle ali
avversarie, sperando di colpire in contropiede e così è stato: al 10’ del primo tempo
Agli ha insaccato il primo disco. Chiuso sull’1-0 il primo
tempo (ma a 3 secondi c’è
stata una colossale svista arbitrale che ha ignorato una rete nettissima di Rivoira) il secondo tempo ha visto lo Zanica premere e la Valpe difendersi, talvolta andando al fallo; a metà circa del tempo seconda rete per i biancorossi
con Rivoira e sul 2-0 si chiude il tempo. Nella terza frazione i valligiani vanno ancora a segno col giovane Ronzino e l’assalto finale dei lombardi vale soltanto il gol della
bandiera di Carrara per il 3-1
finale. Entusiasmo in pista e
in vai Pellice dove la partita è
stata trasmessa da Radio
Beckwith. Sabato 18, alle 18,
a Torre Pellice, si giocherà la
partita Torino-Valpellice che
i torinesi hanno preferito giocare in valle piuttosto che nel
capoluogo. Domenica 19
prenderà il via anche il campionato di serie C a cui partecipa la seconda formazione
del Valpellice che affronterà
il Como.
CORSA CAMPESTRE:
SUCCESSO DEL TROFEO
SPAREA A LUSERNA —
Oltre 750 atleti hanno partecipato, nelle varie categorie, alla corsa campestre disputatasi
domenica scorsa lungo il torrente Pellice a Luserna San
Giovanni su organizzazione
del 3S e dell’Atletica Pinerolo. Sul podio nella gara più attesa, individuale Senior, ha
vinto il maratoneta azzurro
Walter Durbano davanti ad
Andrea Becchio e Valerio
Brignone; nella categoria Assoluta femminile ha vinto
l’azzurra Sabrina Varrone,
che ha battuto Sara Ferroglia
e Mirella Cabodi. Negli Juniores maschili il successo è
andato al campione italiano
Alberto Mosca davanti a Gabriele Abate e Elfassihi Bouazza. Successi anche per Elisa Putetto e Loca Occhilupo
(Esordienti), Beatrice Lanza e
Valerio Gullì (Cadetti), Flavia
Boglione e Danilo Lantermino (Allievi), Alfredo Macrì ed
Eleonora Loffi (Ragazzi).
Differenti le distanze da percorrere, dagli 800 metri degli
Esordienti ai circa 10.000 metri degli Assoluti maschili;
miglior atleta del Pinerolese,
Gualtiero Falco.
Musiche popolari in vai Chisone
Tornano i «Musicanti»
Terza edizione per la rassegna invernale nelle valli Chisone e Germanasca «Musicanti», promossa dall’assessorato alla Cultura della Comunità montana e organizzata
congiuntamente dalle associazioni «Alidada» e «La cantarana». «Musica popolare e
dintorni», così recita il sottotitolo della manifestazione, a
indicare la predilezione verso
proposte più o meno liberamente ispirate alla tradizione,
aperte a «contaminazioni» di
altri generi musicali.
Anche quest’anno il cartellone della rassegna, che avrà
inizio il 18 gennaio, è vario e
originale: si inizia a Pomaretto con un inconsueto trio di
musica country e old time,
che combina i talenti di un
violinista americano, Chris
Brashear, fra i più apprezzati
nel suo genere, di un chitarrista spagnolo, Wilson Montuori, e di un banjoista toscano, Livio Guardi: «Free Delivery» (franca consegna) è il
nome del gruppo, che ci propone musica americana arricchita da sapori mediterranei,
con qualche spunto di jazz,
blues e swing e composizioni
in stile originale in italiano e
in inglese.
Sabato 1“ febbraio a Pinasca sarà la volta della musica
latina dell’organettista sudamericano Robert Santiago, accompagnato da contrabbasso
e percussioni, in un concerto
che spazia fra i diversi generi
musicali delle aree che si af
SOS ALCOLISMO
Poliambulatorio
Villar Perosa: tei. 51045-51379
Ospedale Pormretto
Tel: 82352-249 - day ospitai
facciano sul Golfo del Messico e sul Mare delle Antille:
rancheras e polche tex-mex,
sones cubani, cumbias dalla
Colombia e merengues dalla
Dominica formano un repertorio composito, reinterpretato da uno dei massimi virtuosi
del «latino accordéon».
Venerdì 7 febbraio, a Pragelato, nel periodo dei Campionati mondiali di sci, serata
italiana dedicata alle musiche
della pianura e delle valli alpine e appenniniche della
Lombardia, con i «Barabàn»,
uno dei gruppi del Nord Italia
che meglio ha saputo coniugare il rispetto dei modi espressivi della tradizione con
l’innesto di nuove sonorità e
nuove influenze musicali. Sabato 22 febbraio a San Germano un concerto «solo», che
interesserà i cultori di musica
celtica e di chitarra acustica:
il chitarrista scozzese Tony
McManus, raffinato esecutore
di jigs, reels e slow airs con
una tecnica innovativa, ma
anche apprezzato cantante di
ballate folk di sua composizione, arriva in vai Chisone
sulla scia dei consensi con cui
è stato accolto dal pubblico e
dalla critica positiva per il suo
recente Cd.
La manifestazione chiude i
battenti a Pomaretto sabato 8
marzo con la proposta forse
più audace e originale: «Deishovida», band austriaca di
Graz, artefice di una musica
che sfugge a ogni classificazione, miscela di influenze diverse, dairirish music al Jazz,
dalle melodie scandinave al
klezmer; un quartetto con ghironda, violino, basso e fisarmonica che ha stupito la critica europea col disco di esordio, «Fast Folk». Un programma variegato, offerto al prezzo d’ingresso di 10.000 lire.
CALCIO: DL PINEROLO
TORNA A VINCERE —
Dopo cinque sconfitte consecutive il Pinerolo toma finalmente alla vittoria nel campionato Dilettanti di calcio;
opposto in casa al Pietrasanta,
il team di Gallo ritrova il successo al termine di una gara
assai tirata, con due espulsioni e tanto agonismo. Il Pinerolo va in vantaggio con capitan
Salvai a seguito di un calcio
di punizione, subisce il pareggio a un quarto d’ora dalla fine ma subito dopo ritrova la
rete con Schina. Domenica i
biancoblù saranno in trasferta
a Sestri, contro una formazione che è riuscita a regalare
dopo tanto tempo un successo
anche alla Fossanese ora penultima in classifica.
PALLAMANO: SECONDO SUCCESSO PER IL 3S
— Secondo successo per il
3S Pinerolo; opposte al Bordighera le ragazze di Comoglio hanno faticato chiudendo
sul 16 a 13. Le pinerolesi sono apparse poco in forma sul
piano atletico e hanno dovuto
fare i conti con la grinta delle
liguri rischiando oltre il dovuto in una partita che alla vigilia pareva scontata. Le reti
sono state realizzate da Bianchi e Gaia (4), Salaris (3),
Bellion e Moscato (2), Cavallaro e Deambrogio (1). Il
prossimo impegno vedrà sabato 18, alle 18,30 al palasport di Pinerolo, il 3S opposto al Rescaldina.
PALLAVOLO: Niente da
fare per il Magic Traco in B1
femminile sul campo della
capolista Vigevano; le pinerolesi hanno subito un pesante 0-3 che fa loro perdere il
contatto con la seconda posizione. Male anche la squadra
maschile in B2: il Body Cisco, dopo essere andato in
vantaggio per 2-0, ha perso
per 2-3 in casa col Novara restando ultimo in classifica
con due soli punti. Solo il
Gold Gallery ha vinto: grazie
al 3-1 sull’Omegna le pinerolesi si confermano al quarto
posto in B2 femminile.
Doppio successo per le formazioni allievi maschile del
3S Nova Siria; nel gruppo A
la formazione di Gardiol batte la Safa Torino, seconda in
classifica dopo tre set combattuti. Nel gmppo C il 3S ha
vinto al terzo set, finito 17-15
sul Val Susa.
TENNIS TAVOLO: RIPRENDONO I CAMPIONATI — Prima partita di ritorno per le squadre della polisportiva Valpellice. La CI
nazionale, subito in svantaggio per 0-3, ha visto la bella
rimonta di Paolo Rosso, Malano e Piras; alla fine il risultato è stato a favore del Ciriè
per 5-3 ma il pubblico si è comunque divertito. In DI regionale la Valpellice ha battuto i cugini del Villa Perosa
per 5-1 grazie ai punti di Giuliano Ghiri e Belloni (2) e di
Battaglia (1). La formazione
A della D2 (Franco Picchi,
Alberto Picchi e Gabriele
Maurino) ha vinto nettamente
5-0 a Torino con il Crdc; la
squadra B (Mazzaglia, Girardon e Peracchione) è stata
sconfitta dalla capolista Poste
Torino per 1-5 con unico
punto di Peracchione. Il 18
gennaio la CI gioca a Torino
mentre la D2, squadra A, gioca a Torre Pellice.
Film (Jocumentario sugli occitani
«Valades Ousitanes»
MARCO ROSTAN
Alla presenza degli assessori Leo e Vaglio, che
hanno nell’occasione ribadito
il loro impegno in favore della montagna e delle minoranze linguistiche, è stato presentato a Torino il film documentario Valades Ousitanes,
realizzato da Diego Anghilante e Predo Valla per conto
della «Ousitanio Vivo Film».
Si tratta di un documentario
di 90 minuti, disponibile al
pubblico a partire dall’imminente festa della Bajo, finanziato in parte con il contributo dell’Unione europea, che
ci immerge nelle valli eccitane (quelle sul versante italiano delle Alpi, con una popolazione di circa 180.000 abitanti) visitate all’inizio dal
volo dell’elicottero, nella loro storia artistica e letteraria,
a partire dai Trovatori e dalla
crociata contro i Catari, nelle
feste, nella musica, nelle danze, nei vari aspetti della cultura materiale, dalle case alle
borgate abbandonate, ai tetti
in paglia di segale alle sculture in legno.
Non mancano riferimenti
all’oggi, dal caseificio di Demonte alla scuola media di
Oulx, dove l’occitano è insegnato ai ragazzi, alla Cooperativa di Rore in Val Varaita,
che ha fatto rivivere il paese,
a un’intervista con l’architetto Renato Maurino. Anche i
valdesi sono presenti, da alcuni testi medioevali in occitano a riprese nel Vallone degli Invincibili con lettura di
Istruzioni di Gianavello. Interessanti alcune sequenze di
parole chiave, dove si chiede
a varie persone, di diverse
vallate, come si dice nel loro
paese una certa cosa: documenti di diversità nell’unità.
Le riprese sono curate da
Diego Anghilante, redattore
del periodico «Ousitanio Vivo» e da Predo Valla, scrittore di libri per l’infanzia e collaboratore di «Airone».
«Per la prima volta - spiegano i curatori - un documentario sugli occitani viene
prodotto dall’interno, cioè da
un’associazione come “Ousitanio Vivo” da anni attiva
nelle valli alpine. In tanti secoli di dominio, l’Occitania
si è frammentata in molte
realtà regionali. Per quanto
riguarda l’Italia le comunità
di lingua d’Oc sono concentrate in una dozzina di valli a
ridosso della frontiera tra la
Francia e il Piemonte. Particolari condizioni di isolamento geografico e economico, oltre alla minore pressione centralizzatrice dello stato
italiano, hanno consentito di
mantenere pressoché intatto
un grande patrimonio etnografico. Un’alta percentuale
di abitanti di queste valli parla ancora la lingua occitana
nelle varie forme dialettali».
Infine, tra le curiosità del
film, l’accenno a alcuni personaggi «celebri» emigrati
dalle valli eccitane: dall’attore Fernandel allo scienziato
Pons (fusione fredda) a uno
degli scopritori del virus
Aids, Gallo, al doppiaggio di
Jean-Paul Beimondo nella
parlata dell’alta vai Stura, da
dove provengono i suoi antenati. La fotografia è di Attilio
Michele e il montaggio di Filippo Mauceri. Gli autori sono disponibili a presentare il
filmato presso scuole, gruppi
culturali. Comunità montane.
Gli interessati possono rivolgersi alla redazione di «Ousitanio Vivo», via Marconi 26,
12012 Venasca, tei. 0175567606.
17 gennaio, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle
20,45 nella sala consiliare
della Comunità montana, il
prof. Alberto Gabella parla
su: «Alle radici del nazionalismo e del razzismo tedesco».
18 gennaio, sabato — PEROSA ARGENTINA: Alle
18, nella sala consiliare della
Comunità montana, presentazione del libro di Avondo,
Laurenti, Santoro e Corsani
«Malattia e salute: medicina
ufficiale e popolare nelle valli
pinerolesi tra ’800 e ’900».
18 gennaio, sabato — PINEROLO: Alle 21 presso il
circolo Stranamore «Los
aborselhs» suoneranno musiche da ballo occitane.
18 gennaio, sabato — PEROSA ARGENTINA: Alle
ore 21, al teatro Piemont, la
Compagnia teatrale Piemonteisa di Agostino Fassi propone l’ir replica dello spettacolo «La verità l’è mach sempre un-a!»; le repliche proseguono fino a tutto febbraio.
18 gennaio, sabato — BIBIANA: Alle 21,15 al teatro
parrocchiale, per la 1“ rassegna di teatro dialettale, la
compagnia «J’amis dia gabia» presenta «Un 48 ’n ca
40». Ingresso: interi lire
10.000, ridotti lire 4.000; abbonamenti interi lire 50.000,
ridotti lire 20.000.
19 gennaio, domenica —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 9,30 presso la sede
dell’Aldo, via Roma 41, avrà
luogo l’assemblea annuale dei
soci del gruppo Val Pellice.
19 gennaio, domenica —
PINEROLO: Alle 16 all’Auditorium comunale di via Piave 5 la compagnia «Diotti
Strinati» presenta lo spettacolo con figure animate e attore
«Il ritorno del fulesta». Ingresso lire 6.000.
20 gennaio, lunedì — PEROSA ARGENTINA: Alle
16,30, presso la sede della
Comunità montana per il corso di aggiornamento «Progetto pilota», presentazione e
consegna de «La ricerca del
lavoro, le regole d’oro, le
truffe», preparazione e consegna del «Gioco sul territorio».
20 gennaio, iunedì —
TORRE PELLICE: Al Collegio valdese alle 17 incontro
aperto a quanti sono interessati allo statuto del movimento Lend (Lingua e nuova didattica) e alla programmazione delle attività per l’anno
scolastico 1997-98.
21 gennaio, martedì —
TORRE PELLICE: Alle
20,45, nella sala consiliare
della Comunità montana, a
cura del Movimento federalista europea, sezione «F. Lo
Bue», incontro dibattito sul
tema «Quali rischi se non entriamo in Europa» con Claudio Grua, segretario regionale
del Mfe di Torino.
22 gennaio, mercoledì —
PINEROLO: Alle 20,45, al
cinema Ritz, per la rassegna
Cinefórum, «I buchi neri» di
P. Corsicato.
23 gennaio, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle
15,30, alla Casa valdese per
l’Unitrè, conferenza del professor Piero Ferrerò sul tema
«Il pubblico e il teatro».
24 gennaio, venerdì —
PEROSA ARGENTINA:
Alle 16,45 presso la Comunità montana il pastore Giorgio Tourn parlerà sul tema
«La presenza valdese nel Medioevo, aspetti storici e peculiarità della cultura valdese».
24 gennaio, venerdì —
TORINO: Alle 20,45 al teatro Alfieri va in scena «Testimoni» con A. Gassman e G.
Tognazzi. Ingresso 35.000 lire, prenotazioni presso l’ufficio cultura del Comune di
Luserna San Giovanni, tei.
0121-954431.
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 19 GENNAIO
Rinasca: Farmacia Bertorello
- V. Nazionale 22, tei. 800707
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 19 GENNAIO
Torre Pellice: Farmacia Muston - Via Repubblica 22, tei.
91328.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Cspedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
TORRE PELLICE — il
cinema Trento ha in programma, giovedì 16 e venerdì
17, ore 21,15, Segreti e bugie; sabato 18, ore 20 e 22,10,
domenica 19, ore 16, 18, 20 e
22,10 e lunedì 20, ore 21,15,
Il gobbo di Notre Dame.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma
venerdì 17, ore 21, La canzone di Carla, sabato 18, ore
21, Moli Sfanders; da dome nica 19 (15, 17, 19, 21) a giovedì 23, II gobbo di Notre
Dame; feriali spettacoli ore
19,30e21.
PINEROLO — La nvikic;la Italia propone ai!;( ai.;
«5cento», fino al 22 genniio
Ransom, il riscatto con M.
Gibson; feriali 20 e 22,20,
prefestivi 20 e 22,30, festivi
14,30 con spettacoli continnati. Alla sala «2cento», fino al
22 gennaio, è in visione II ciclone; feriali 20 e 22,20, prefest. 20 e 22,30, festivi 14,30,
16,30, 18,30, 20,20 e 22,20.
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BECKWITH
EVANGELICA
FM 96.5GOe 91.2ID0
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L’Eco Delle Valli Valdesi
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venerdì 17 GENNAIO 1997
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
f ■ Il 18 gennaio inizia la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani
«Lasciatevi riconciliare con Dio»
Le varie iniziative ecumeniche in programma anche quest'anno testimoniano
la ricca varietà di esperienze che i cristiani possono fare ritrovandosi insieme
EMMANUELE PASCHETTO
La Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani
(Spuc) assume quest’anno
un significato particolare
perché viene a cadere quasi a
ridosso dell’Assemhlea europea di Graz che in giugno radunerà cattolici, ortodossi,
protestanti e anglicani di tutta Europa. In vista di tale incontro è stato scelto per le
meditazioni dell’ottavario di
preghiera il tema della riconciliazione. «Vi supplichiamo
da parte di Cristo: lasciatevi
riconciliare con Dio» (II Corinzi 5, 20) è il versetto biblico proposto alla riflessione
dei credenti dal gruppo di
studio nominato dal Consiglio ecumenico delle chiese e
dal Pontificio Consiglio per la
promozione dell’unità dei
cristiani per preparare la
Spuc di quest’anno.
La Settimana di preghiera
ha ormai una tradizione radicata nel panorama religioso
italiano, il che è senz’altro un
dato positivo. È necessario
però vigilare contro la tendenza a istituzionalizzare
questo appuntamento per
evitare che si trasformi in
uno dei tanti momenti dell’anno ecclesiastico, da celebrarsi in forma ufficiale e solenne. La Spuc dovrebbe essere invece l’occasione per la
verifica della sincerità dei
rapporti fra cristiani di diversa confessione. La tuttora
scarsa partecipazione della
«base» delle chiese agli incontri della settimana è spesso dovuta alla sensazione che
al fervore ecumenico a data
prestabilita non corrisponda
una realtà di vero rispetto e
di reale fraternità nelle altre
51 settimane dell’anno. Là
dove c e partecipazione si riscontra che essa è conseguenza di un ecumenismo
serio e onesto, nato dalla conoscenza reciproca e dalla
scoperta che è possibile camminare insieme a fratelli e sorelle che hanno una diversa
esperienza di fede. E talvolta
ciò si nota ancor più nei piccoli centri, dove il contatto è
più immediato.
Cogliamo l’occasione per
segnalare air une iniziative
messe in pi agi anima per la
Settimana tii preghiera; sono
quelle poche di cui siamo venuti a conosctn:/,a, ma testimoniano della ricca varietà
di esperienze che i cristiani
possono fare ritrovandosi insieme.
A Trieste lunedì 21 alle
18,30 il prof. Paolo Ricca parlerà al Seminario vescovile su
«Riconciliazione, dono di Dio
e impegno per i credenti»,
mentre sabato 25 alle 18,30 si
terrà nella chiesa luterana
una liturgia ecumenica.
Nutrito il programma a Venezia con conferenze del pastore Piero Densi il 20 e di padre Tede Vetrari il 23 e incontri ogni giorno alle ore 18,30
presso una delle diverse chiese facenti parte del Consiglio
delle chiese cristiane di Venezia. Segnaliamo la celebrazione eucaristica per gli evangelici, sabato 18, alla parfocchia di Santa Maria Elisabetta, con predicazione
del pastore anglicano James
Harkins e la predicazione
cattolica (la prima volta in assoluto) nella chiesa valdesentetodista di Mestre il 23.
Come avviene da anni, i
programmi più fitti vengono
da Milano dove la settimana
Coinvolge ben sei chiese
Orientali, tra ortodosse e copte, cattolici, anglicani, vecchiocattolici e tutte le chiese
storiche protestanti. Ci sono
Conferenze e conversazioni
Incontro ecumenico a Milano (1993)
con teologi di fama, Wolfhart
Pannenberg, il card. Martini,
Joseph Famerée, mons Aldo
Giordano, veglie ecumeniche
a Milano e fuori della città, la
Celebrazione ecumenica della Parola alla basilica di San
Marco il 19 alle 18,30, incontri di canto, coinvolgimento
dei giovani, delle coppie interconfessionali.
Il programma di Torino è
stato preparato dalle due
commissioni ecumeniche, la
diocesana cattolica e l’evangelica. Ci sono la consueta
celebrazione d’apertura in
duomo il 18 alle 20,45 a tre
voci (cattolica, protestante,
ortodossa) e la chiusura al
tempio valdese il 25, alle
20,45, sempre a tre voci con
il card. Saldarini, il pastore
Platone e padre Vasilescu,
ortodosso romeno. La corale
awentista canta in Santa Rita il 19 sera e il 21 e 23 si tengono 15 predicazioni a due
voci (cattolica, evangelica) in
Torino e diocesi.
. Villasecca
Vita dellla
comunità
La comunità si rallegra con
Mara Ghigo e Luca Masseilot
che si sono uniti in matrimonio con rito civile presso il
municipio di Perrero sabato
30 novembre. Il pastore e
don Pasquale Canal Brunet
hanno portato il saluto e l’augurio delle chiese e consegnato la Bibbia agri sposi.
Ci hanno lasciati negri ultimi mesi i fratelli Alberto Bertocchio dei Chiotti Inferiori,
deceduto il 30 settembre
all’età di 64 anni, e Aldo Grill
della Torre, deceduto il 25
novembre all’età di 82 anni.
Fraterna solidarietà ai loro
congiunti in lutto.
Le riunioni quartierali di
ottobre, novembre e dicembre sono state dedicate alla
storia valdese, illustrata dalle
diapositive del Centro culturale. I partecipanti hanno
mostrato vivo interesse. Ci
dispiace che non tutti abbiano avuto la possibilità di seguire questa attività così importante per la nostra chiesa.
Il periodo natalizio ha avuto i suoi consueti momenti
festosi, anche se la solidarietà
con le famiglie della valle colpite da lutti è stata molto
sentita dalla comunità. Siamo vicini anche alle famiglie
della comunità cattolica dei
Trossieri, che hanno perso alla distanza di un solo giorno
nella settimana prima di Natale Elena Comari ved. Tessore e Milena Guglielmet in
Canal Brunet.
Un grosso grazie a Sergio
Rostagno, che ha presieduto
il culto di Natale ai Chiotti.
(foto Zibecchi)
Ad Acqui il 19 alle ore 16,
nella chiesa dell’Addolorata,
preghiera ecumenica con il
vescovo e il pastore metodista della diaspora astigiana.
A Savona il 24, alle 21, alla
parrocchia di Sant’Andrea
studio biblico sulla riconciliazione.
A Genova si segnalano due
liturgie ecumeniche il 18 e il
24 nel tardo pomeriggio con
predicazione cattolica, ortodossa e protestante.
A Bologna l’incontro principale è organizzato per il 20
sera, presso la chiesa metodista con predicazione cattolica
e partecipazione multipla. La
stessa ampia partecipazione
si avrà a Modena il 26 alle 16
con predicazione in duomo
del past. Giovanni Anziani.
Diverse le iniziative a Firenze, che ha una lunga tradizione ecumenica. Incontri
particolari di preghiera il 20
in chiesa battista alle ore 18 e
il 24 in battistero a piazza
San Giovanni, alle ore 21.
:« Ivrea
Nuovi membri
di chiesa
GRAZIELLA MARIANI
UNA delle letture al culto
di domenica 22 dicembre nella chiesa valdese di
Ivrea era tratta daU’Ecclesiaste: «...vi è un tempo per gioire, uno per fare cordoglio...».
È stato il tempo della gioia,
quando Eduardo Perini ha
chiesto di essere battezzato e
Cristina Costantino, Pier Alberto Faita e Oscar Codino
hanno voluto entrare a fare
parte della nostra chiesa. La
comunità non è nuova a questi eventi e ri accoglie sempre
con gratitudine, ma ogni volta per gli interessati è un momento ancora più coinvolgente ed emozionante.
Il pastore si è soffermato
sull’idea della scelta: la scelta
di chi ha i coraggio di decidere, di chi ha il coraggio di riconoscersi oggi come un
semplice tralcio la cui vite è
quel Gesù sempre più ucciso,
sempre più vivente. La scelta
di Gesù per ognuno di noi: lui
ci ha scelti nella sua indipendenza e autonomia. Scegliere
lui, consapevoli di essere stati scelti, ci fa vivere la ricerca
di Dio nella lettura della Bibbia fatta nella comunità, nella costruzione e approfondimento di legami di solidarietà e amicizia con chi ci circonda. Ognuno dei nuovi
membri di chiesa ha espresso
la sua fede e la sua volontà di
appartenenza. La comunità
ha pregato per loro e per se
stessa con cuore riconoscente a Dio per il bellissimo dono che ha ricevuto.
Martedì 21, alle 21, una tavola rotonda con il past. Bensi e
monsignor Chiavacci sul tema deU’Assembleadi Graz.
Tra i vari incontri a Roma
da ricordare la preghiera promossa dal Sae il 19, alle 17,
con vari pastori evangelici e
anglicani e sacerdoti cattolici
e ortodossi e la celebrazione
al tempio valdese di piazza
Cavour il 25, alle 18,30, con
mons. Clemente Riva e diversi pastori e pastore.
A Vasto il 18, alle 18, e a
Chieti il 25, allel7,30, in cattedrale incontri con il vescovo e il pastore evangelico.
A Bari l’apertura della settimana è il 18, alle 18,30, nella chiesa battista. Si prosegue
nei giorni successivi in varie
parrocchie e nella chiesa valdese. Domenica 19 alle 18,30,
in cattedrale, interverrà Maria Vingiani.
A Barletta il 22, alle ore 19
nella basilica del Santo Sepolcro, incontro sulla riconciliazione con il presidente
della Fcei Domenico Tomasetto. Il 25 a Trani, alle 19.30
in duomo, veglia ecumenica
con l’arcivescovo Cassati, il
decano della Chiesa luterana
in Italia Diekmann e altri pastori evangelici.
A Napoli il 18, al carcere di
Poggioreale, alle 15, il coro
evangelico «Ipharadisi» porterà una parola di riconciliazione. Il 19, nella chiesa cattolica di Gesù, nuovo incontro ecumenico di preghiera
con presenza del card. Giordano e predicazione del pastore Diekmann.
A Sorrento concerto della
corale «Ipharadisi» il 20 alle
ore 17,30. A Palermo il 23, alla
Noce, incontro ecumenico di
preghiera organizzato del Sae.
Incontro ecumenico a Termoli
Dio è il primo agente
della riconciliazione
ENOS MANNELLI
T E chiese di fronte alla
Lé disgregazione sociale,
politica ed economica»: questo il tema di un incontro
ecumenico pubblico, svoltosi
il 12 dicembre 1996 a Termori
(Cb), in preparazione di Graz.
I relatori sono stati la pastora
Gianna Sciclone, membro del
Comitato centrale della Conferenza delle chiese europee
(Kek), e il sacerdote Angelo
Romita, membro del Segretariato per l’ecumenismo e il
dialogo della Gei; presiedeva
il pastore Dario Saccomani.
L’incontro, voluto dalle parrocchie cattoliche e dalle
chiese battiste e valdesi del
Molise, è stato patrocinato
dal Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo della diocesi di Termoli-Larino e dal
12° circuito.
Gianna Sciclone ha esordito domandando a tutti noi se
le chiese possono continuare
a rimanere nel «ghetto» oppure devono farsi carico delle
angosce e dei mari dell’umanità. Graz è la risposta. Le
chiese, già da Basilea ’89, si
sono viste in una funzione di
servizio al mondo. Alla fine
del 1989 la gioia per la caduta
del muro di Berlino è stata
soffocata dalla tristezza per il
rinascere dei nazionalismi;
conflitti tra i popoli, le generazioni, tra uomini e donne,
tra maggioranze e minoranze
etniche e culturali, hanno
sconvolto l’Europa. Ecco che
«riconciliazione» non è più
un tema marginale, non solo
per la situazione in cui vive
l’Europa, ma soprattutto perché è Dio l’agente della riconciliazione per gli uomini e le
donne che sono chiamati ad
accogliere questo «dono» e a
proclamare «il ministero della
riconciliazione» (2 Corinzi 5,
Torino: l'inaugurazione in aprile
Un organo bachiano
nel tempio valdese
Dopo un anno esatto dalla
sua ordinazione è finalmente
arrivato nel tempio valdese di
corso Vittorio Emanuele a
Torino il nuovo organo bachiano costruito dalla ditta
Pinchi di Foligno (Perugia).
Lo strumento ha suonato per
la prima volta, con le sue tipiche tonalità seicentesche di
segno barocco, il giorno di
Natale, di fronte a un pubblico strabocchevole e attento.
La sua Inaugurazione ufficiale è prevista, dopo un necessario periodo di rodaggio,nel
quadro di una serie di cinque
concerti che inizieranno nella settimana santa con l’organista André Isoir di Parigi e si
concluderanno in maggio
con Ullrich Boehme della
Thomas Kirche di Lipsia.
La sottoscrizione per concludere il pagamento (al traguardo finale mancano ancora cinquanta milioni) è ancora aperta. Nel frattempo si
è deciso che ogni quarta domenica del mese (l’esperimento durerà cinque mesi)
alle 17 si terrà un concerto
nel tempio intervallato da
letture bibliche e un breve
commento. Attraverso la
musica si può meditare, pregare, fermarsi un po’ prima
di continuare con rinnovate
energie spirituali una vita
che, specie nei grandi centri
urbani, è spesso stressante.
Insomma grazie all’organo,
lo strumento musicale più
completo, daremo lode a Dio
riscoprendo la migliore tradizione musicale protestante, in una prospettiva ecumenica. È semplicemente
entusiasmante! (g.p.)
18) nel nome di Gesù. Una
sfida ci viene rivolta da Graz:
siamo capaci di riconciliarci
con il fratello e la sorella che
vivono lontani da Dio? Perché
non cominciare, per esempio,
a mettere in discussione la
categoria dei «salvati» e quella dei «dannati»? A riconciliare le memorie? Abbiamo condannato e ci siamo sbagliati
senza confessare la differenza
tra vittime e carnefici (gli
ebrei). Siamo chiamati ad attuare una politica di servizio
e non di prestigio, il riconoscimento dei propri peccati,
non l’enfatizzazione del peccato altrui.
Angelo Romita, prendendo
spunto dal bel film «Prima
della pioggia», si è domandato; come è possibile armonizzare un corpo così disarmonico? Esiste, ha affermato Romita, una «conflittualità nella
libertà» che genera tensioni
di ogni tipo. La prima, quella
fra libertà e società: la persona che cerca libertà pone pro
blemi alla società; poi quella
fra libertà ed economia: mancanza di rispetto dei processi
economici nei singoli paesi; e
infine la tensione fra libertà e
verità; per la mia libertà violo
la persona umana (abusi sessuali). Queste tensioni sono
figlie della paura di essere liberi! Si esalta la vita ad ogni
piè sospinto, ma poi essa viene bistrattata. Dinanzi al
mondo dell’egoismo, Dio
mostra il volto della gratuità:
la riconciliazione viene solo
dalla croce di Cristo, amore
che diventa reciprocità; siamo chiamati a metterci alla
scuola di Cristo per vedere «il
diverso come dono».
Nel concludere la sua interessante relazione il sacerdote ha invitato le chiese a superare lo «spirito di chiusura», vincere la tentazione del
«stiamo così bene tra noi!». Le
chiese devono stanarsi: il motivo di questo «rintanamento» è dato dall’ignoranza. La
mancanza di conoscenza reciproca tra le chiese ci è sembrato il motivo dominante
anche degli interventi dei
presenti, oltre un centinaio, e
del vescovo Domenico D’Ambrosio, che aveva guidato la
preghiera liturgica iniziale
(dai documenti di Graz). I
presenti hanno dato mandato
al Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo diocesano e
al 12° circuito di preparare altri momenti di incontro e dialogo, occasioni in cui dobbiamo aiutarci reciprocamente a
diventare testimoni più federi
delTEvangelo di Cristo.
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12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 17 GENNAIO 1997 !
VENI
Il 26 gennaio è la domenica di sostegno alla Missione contro la lebbra
Amare l'ammalato^ non solo curarlo
/ progressi nel campo sanitario non devono far dimenticare gli aspetti sociali
del problema, come il superamento dei pregiudizi e le opportunità lavorative
Il 26 gennaio si tiene in Italia la domenica dedicata alla
Missione evangelica contro la
lebbra: è un’occasione in cui
le nostre chiese esprimono
solidarietà concreta e spirituale con chi da anni opera
in questo delicato settore. Segretario della Missione, per
l’Italia, è il pastore valdese
Archimede Bertolino (Terni),
che ha recentemente partecipato alle celebrazioni della
Federazione internazionale
delle associazioni contro la
lebbra (Ilep), a cui anche la
Missione evangelica fa riferimento, in occasione dei 30
anni di attività.
In quella sede (Londra, 9
dicembre) sono stati rilevanti
i contributi dei dottori P. K.
Gopal e Cairns Smith. Gopal,
membro della commissione
medica dell’Ilep e presidente
dell’organizzazione internazionale Idea che riunisce le
persone affette da lebbra, ha
raccontato la propria esperienza di ammalato, negli anni della giovinezza, quando
studiava all’università: «La
paura della malattia - ha detto - presenta molti aspetti di
irrazionalità e si tramanda
sulla base di credenze popolari, come quella secondo cui
la malattia sarebbe una punizione divina per i peccati
commessi in una vita precedente. La gente pensa così
che la lebbra debba necessariamente portare alle deformazioni e che si debba allontanare la persona che ne è
colpita». Da ammalato Gopal
decise di dedicarsi in prima
persona alla lotta contro la
malattia, studiando poi me
lina delle attività delia Missione riguarda l’avviamento al lavoro del malato
dicina e dedicandosi da medico agli altri ammalati e soprattutto al loro reinserimento, nell’ambito di un reparto specializzato di un
ospedale.
Cairns Smith, della commissione medico-sociale dell’Ilep e già missionario, si è
soffermato invece sui successi riportati dalla lotta alla lebbra ma anche su ciò che resta
ancora da fare: «La lebbra ha detto - è una malattia cronica causata da un particolare bacillo, che attacca i nervi
e la pelle portando alla formazione di macchie insensibili sulla pelle stessa. È perfettamente guaribile se presa
per tempo e correttamente
curata; altrimenti può portare danni irreversibili ai nervi
delle mani, dei piedi e agli
occhi». Le più moderne tec
Ä Chiese battiste del Lazio
Nasce la comunità di Ostia
MIRIAM SEMPREBENE
IL 15 dicembre è stata ufficialmente inaugurata la comunità battista di Ostia Lido
(Roma). Il gruppo nasce come diaspora della chiesa di
via del Teatro Valle in Roma,
ma spera di diventare col
tempo chiesa autonoma a
tutti gli effetti. Per l’occasione
il culto domenicale è stato celebrato congiuntamente dai
pastori Italo Benedetti (che
attualmente cura sia la chiesa
di via del Teatro Valle che la
sua diaspora ostiense), Domenico Tomasetto (presidente della Fcei e vicepresidente
deU’Ucebi) e Bruno Colombo
(presidente dell’Acebla e del
collegio pastorale). Alla celebrazione del culto è seguito
un piacevole rinfresco e la cerimonia può dirsi riuscita nel
migliore dei modi. Temporaneamente il culto domenicale
e la riunione di studio biblico
infrasettimanale si svolgono
in un locale condiviso con
una chiesa cristiana libera; i
due gruppi si sono organizzati in modo da alternarsi nell’uso del locale.
Tuttavia, come già detto.
l’obiettivo che la comunità
ostiense si prefigge è quello
di crescere sino a diventare
chiesa autonoma con un proprio locale di culto. La località in cui questa nuova località sorge costituisce indubbiamente una buona occasione di evangelizzazione:
Ostia Lido è infatti un grande
quartiere periferico di Roma,
da cui dista 30 chilometri, e
alcune sue zone sono particolarmente degradate.
I motivi per essere ottimisti
non mancano: l’ostinazione
con cui è stata perseguita la
nascita di questa comunità
da parte dei suoi membri su
un’idea nata più di un anno
fa con l’allora pastore della
chiesa del Teatro Valle, Piero
Suman, la compresenza a
Ostia di un gruppo di fratelli
metodisti col quale si potrebbe intraprendere un lavoro
comune: queste e altre considerazioni inducono a ritenere che saranno raggiunti i risultati sperati. La comunità
battista di Ostia Lido desidera esprimere vivo ringraziamento ai pastori Benedetti,
Tomasetto e Colombo e a
tutti i convenuti.
niche di cura si basano sulla
Polichemioterapia (Pct), con
somministrazione di tre medicinali diversi nel corso di 24
mesi per le forme più gravi. Si
calcola che finora abbiano
completato la cura circa 8
milioni di pazienti, mentre i
casi di ricaduta sono meno di
1 su 1.000 all’anno.
Malgrado questi successi,
bisogna considerare che ogni
anno si manifestano più di
mezzo milione di nuovi casi e
questo numero non riesce a
scendere. Se è vero che la
diagnosi diventa più precoce
in quanto gli ammalati si recano nelle strutture ospedaliere prima di un tempo, è
anche vero che aumentano i
casi di malattia fra i bambini
(da 60.000 a 90.000); in alcuni
paesi (Cina, Thailandia) il
numero dei casi è in netto ca
lo, ma in altri (Brasile e Indonesia) è in aumento. Bisogna
poi tener presente che anche
dopo la guarigione restano
moltissimi gli individui che
devono sopportare le conseguenze della lebbra per la vita: oltre 3 milioni di persone
portano attualmente i segni e
le deformità causati dalla
malattia: non solo loro, ma
anche le loro famiglie soffrono di questa condizione.
In effetti le sfide a cui, con
amore e dedizione, cerca di
rispondere anche la Missione
evangelica sono principalmente due: portare sulla via
della guarigione ogni ammalato e promuoverne il reinserimento sociale, attraverso la
creazione di luoghi assistiti,
di centri di riabilitazione, attraverso la creazione di opportunità lavorative.
Brescia: convegno verso Graz '97
L'impegno educativo
per la riconciliazione
La foto di gruppo della nuova comunità
Si moltiplicano le iniziative
ecumeniche in vista della seconda Assemblea ecumenica
europea (Aee2) sulla riconciliazione (Graz, Austria, 23-29
giugno 1997). Un importante
appuntamento per l’Italia del
Nord è il convegno «Riconciliazione tra le culture e impegno educativo: te chiese si interrogano», che si svolgerà sabato 1° febbraio a Brescia,
presso l’Aula magna della facoltà di Ingegneria. Promotori dell’incontro sono il Segretariato per l’ecumenismo e il
dialogo della Conferenza episcopale italiana (Gei) e la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), con il
patrocinio degli organismi
che hanno convocato l’Assemblea di Graz, cioè la Conferenza delle chiese europee
(Kek) e il Consiglio delle conferenze episcopali europee
(Ccee) e la collaborazione degli ortodossi in Italia, del Seminario permanente europeo
della Fondazione «G. Tovini»
di Brescia e della Chiesa valdese di Brescia.
Il convegno, che si rivolge
in particolare agli educatori
(insegnanti, catechisti, animatori culturali), intende approfondire il tema della riconciliazione da un punto di
vista pedagogico, davanti alla
sfida rappresentata da una
società italiana sempre più
multietnica, multiculturale,
multireligiosa. I lavori saranno introdotti da mons. Giuseppe Chiaretti, arcivescovo
di Perugia e presidente del
Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo della Gei, che
traccerà un quadro dell’at
tuale situazione ecumenica in
Italia; seguirà una riflessione
biblica sulla riconciliazione a
cura del pastore Domenico
Tomasetto, presidente della
Fcei. La mattinata si concluderà con una tavola rotonda,
con interventi di mons. Aldo
Giordano, segretario generale
del Ccee, del giornalista protestante Paolo Naso, direttore
della rivista ecumenica «Confronti», e del teologo ortodosso Vladimir Zelinski, docente
di Letteratura russa all’Università cattolica di Brescia. La
tavola rotonda sarà presieduta da Antonella Dal Forno,
cattolica, membro del Comitato preparatorio dell’Assemblea di Graz, e dal pastore Luca Negro, segretario esecutivo
della Fcei.
Nel pomeriggio, il programma prevede una rassegna di diverse esperienze di
«riconciliazione tra le culture» nel nostro paese; fra queste, l’esperienza di «Essere
chiesa insieme», un’iniziativa
promossa dal Servizio rifugiati e migranti della Fcei per favorire l’integrazione fra evangelici italiani e immigrati, e
l’Osservatorio interconfessionale milanese, nato sulla
spinta della prima Assemblea
ecumenica europea di Basilea
nel 1989. Concluderà la giornata una veglia ecumenica di
preghiera nella chiesa di Santa Maria della Pace, organizzata dai cristiani della città:
cattolici, ortodossi romeni e
valdesi. Per ulteriori informazioni rivolgersi alla Fcei (tei.
06-4825120 e 483768) oppure
alla Fondazione Tovini di
Brescia (tei. 030-295737).
PRAMOLLO — Ringraziamo il fratello Aido Garrone per il vivo
messaggio rivoltoci nel corso del culto da lui presieduto l’8
dicembre, domenica dedicata ai predicatori locali.
• Il 26 dicembre i bambini della scuola domenicale, seppure pochissimi, con l’aiuto di alcuni catecumeni e sotto la
guida di Nadia Delli Castelli, ci hanno presentato una apprezzata recita dal titolo «Codino e il paese degli uomini
con la coda». Grazie a tutti per il loro impegno.
• La comunità si rallegra e gioisce con Manuela Flàberling e
Andrea Graziato per la nascita di David.
VARESE — Da qualche tempo sofferente e ospite della Casa
delle diaconesse a Torre Pellice, ci ha lasciati il 2 gennaio la
sorella Paola Rivoira. La Chiesa evangelica e in particolare
le sorelle la ricordano con grande affetto, perché era sempre presente ai culti, per tanti anni nella chiesa di Caravate
e poi a Varese. Quando soggiornava a Laveno non mancava
di intervenire alle riunioni delle sorelle e si dimostrava disponibile per tutte le iniziative, finché il Signore le ha dato
salute. Con il suo sorriso testimoniava la sua fedeltà
alTEvangelo fra i suoi conoscenti e amici, da loro stimata e
amata, come da tutta la comunità, (a.m.)
RORÀ — La nostra chiesa si associa al ricordo di Paolina Rivoira, deceduta pochi giorni dopo l’85° compleanno. Finché la malattia non si è manifestata improvvisamente e duramente era piena di vita e attività per la sua chiesa. Per
tutti a Rorà era Paolinetta, quasi a sottolineare non tanto la
sua costituzione fisica minuta, ma dalla quale emanavano
una forte personalità e un forte carattere, quanto un’affettuosa simpatia, come se fosse una di casa. La ricordiamo
con affetto e riconoscenza, sapendo che ai nostri bazar vi
sarà un banco vuoto: quello che lei allestiva regolarmente.
Evangelici a Fiume e Abbazia
Cresce il rapporto tra
evangelici italiani e istriani
FLORIDIA — Domenica 15 dicembre durante il culto, tenuto
dal pastore Salvatore Rapisarda, è stato presentato a tutta
la comunità il piccolo Ryan Scolara di Alessandro e Susan.
I locali della chiesa battista erano gremiti dai membri di
chiesa, simpatizzanti, parenti, amici e da un nutrito numero di membri della chiesa battista di Siracusa.
CARBONIA — Grazie alla generosa collaborazione dell’Upim e
di alcuni commercianti della città, la Chiesa battista, nel
periodo natalizio, ha potuto distribuire generi alimentari e
giocattoli a più di venti famiglie indigenti del quartiere.
MASSELLO — Dopo alcuni mesi di declino ci ha lasciato
all’età di 88 anni Guido Tron, del Reynaud. Lo ricordiamo
come uno degli ultimi rappresentanti della cultura contadina di Massello, come ex anziano e cassiere delia chiesa,
riconoscenti per quanto abbiamo ricevuto dal Signore per
mezzo di lui; esprimiamo fraterna simpatia alla moglie Erminia, ai figli Arnaldo e Edda e alle loro famiglie.
TORRE PELLICE — Il tempio era gremito domenica 5 gennaio:
numerosi membri della comunità e molte persone venute
da lontano hanno circondato con il loro affetto il pastore
Bruno Rostagno e Laura Micheletti di cui è stato celebrato
il matrimonio durante il culto presieduto dal pastore Claudio Pasquet. In un momento di incontro intorno a un piccolo rinfresco tutti hanno poi avuto modo di esprimere la
loro partecipazione alla gioia degli sposi e di esprimere loro un affettuoso augurio.
• Con cristiana simpatia siamo vicini alle famiglie di Alberto Eynard, Elena Giacotto ved. Cattre, Enrico Gaydou,
Margherita Armand Hugon ved. Miegge, di cui si sono
svolti i funerali le scorse settimane.
PRAROSTINO — La comunità si rallegra per la nascita di Sara,
di Rita Avondet e Marco Peyran, e chiede a Dio per lei il dono delle sue benedizioni.
SAURO GOTT ARDI
Agli inizi di novembre sono stato a Abbazia e a
Fiume con una comitiva di
fiumani della Liguria per una
decina di giorni. Non ho più
laggiù parenti o conoscenti, ma l’emozione è forte nel
rivedere il nostro Golfo del
Quarnaro e nell’incontrare la
nuova comunità evangelica,
che ormai mi conosce, con il
suo pastore Lino Lubiana. Ho
predicato domenica 3 novembre, il mattino a Fiume e
il pomeriggio a Abbazia, ben
tradotto dalla prof. Vlasta
Akacic, una delle fondatrici
della nuova comunità.
Il pastore Lubiana è successivamente, a fine novembre,
rientrato in Norvegia, alla fine
del suo mandato, e a marzo
verrà un nuovo missionario
norvegese, che ho potuto conoscere personalmente. Nel
frattempo i culti vengono tenuti quindicinalmente dal
pastore Renato Coìsson della
Chiesa valdese di Trieste. In
precedenza, nel dicembre
1995, la comunità era andata,
in pullman, in gita «di acquisti» a Trieste, accolta e ospitata nei locali della Chiesa valdese per un pranzo fraterno;
nell’ottobre 1996 poi il «Fon
do di solidarietà» del nostro
giornale aveva mandato, tramite Trieste, la somma di 5
milioni di aiuto. Come si può
vedere, si sta creando un fitto
rapporto con l’evangelismo
italiano, superando frontiere
e divisioni etniche, come è
giustamente richiesto alle popolazioni di confine: i rapporti con Zagabria sono stati abbandonati, perché la capitale
è inattiva e indifferente a
questa evoluzione.
D’altra parte a Fiume sono
attive due comunità pentecostali che si riuniscono nella
sala evangelica stessa, e una
comunità battista che ha pure continui contatti con le
chiese dei Fratelli in Italia, sia
per la predicazione sia per gli
aiuti umanitari. A Abbazia ho
visitato Edith Persa Duimovich, ultima superstite della
Chiesa valdese del 1945: abbiamo rivissuto insieme gli
anni della nostra gioventù, ricordando i pastori Arnaldo
Comba, Corrado Jalla, Valdo
Vinay e Carlo Gay. La Chiesa
evangelica di Fiume è tenuta
in ottima considerazione dalle autorità cittadine per il
grande lavoro di aiuti umanitari, ricevuti per suo tramite
dalla Fcei, durante la recente
guerra balcanica.
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Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Due recenti incontri internazionali a Agape
Conflitti: quali soluzioni?
Dopo il seminario del Movimento cristiano studenti, «Kairòs
jeunesse» ha organizzato uno stage sulla multiculturalità
NICOLA ROCHAT
Dal 2 all’8 dicembre si sono svolti ad Agape due
seminari internazionali per
una partecipazione complessiva di 60 persone: una conferenza del Movimento cristiano studenti (Mcs) sulla risoluzione dei conflitti e un
campo di «Kairòs jeunesse»
sulle tecniche di animazione
nell’incontro multiculturale.
Il Mcs è una federazione
mondiale di movimenti giovanili cristiani (principalmente protestanti e ortodossi, alcuni cattolici ne fanno
parte solo a titolo personale)
organizzata per regioni (la
nostra è l’Europa) che organizzano e promuovono incontri internazionali fra giovani e conferenze a tema: il
Mcs ha festeggiato il suo centenario l’estate scorsa a Torre
Pellice. «Kairòs» è invece un
network che lavora su immigrazione e rifugiati politici,
promuove iniziative e manifestazioni a livello comunitario, con sede a Bruxelles.
Questa simpatica Babele
linguistica, multirazziale e
multiconfessionale (protestati, ortodossi, cattolici, musulmani) è vissuta a stretto contatto per sei giorni, con alcuni momenti collettivi organizzati e molte occasioni di
contatto e chiacchiere nel
tempo libero, facendo il possibile per coinvolgere in questo clima «campolavoristi» e
residenti: direi uno splendido
ritorno di fiamma dell’internazionalità di Agape. Il Centro è stato molto apprezzato
per il clima di scambio e di libero confronto di idee instauratosi, per la vita comunitaria, per la cucina, per la
(quasi) totale assenza di chiavi nelle serrature e il senso di
sicurezza che ne derivava.
Con l’aiuto di Toti Rochat
abbiamo ripercorso insieme
le tappe fondamentali della
storia valdese e dei 50 anni di
Agape, con vivo interesse da
parte di tutti. Le montagne, il
sole e la neve hanno fatto il
resto: molti hanno detto che
Mestre
Impegni di
testimonianza
e solidarietà
GIOVANNI L. GIUDICI
torneranno, per campi, campo lavoro, chissà, forse qualcosa di più. Insomma, stiamo
lavorando per noi.
La conferenza Mcs ha avuto gruppi di lavoro su conflitti interpersonali, generazionali, legati ai nostri pregiudizi verso il diverso (zingari),
sul conflitto dell’ex Jugoslavia. Con l’aiuto di Giovanni
Scotto, della «Berghofer Foundation» di Berlino, abbiamo analizzato diversi tipi di
conflitto: i protagonisti, i motivi. i diversi passi da fare per
poter riconoscere e poi affrontare un conflitto: un riuscito gioco di ruoli ci ha proiettati nell’ottica della risoluzione dei conflitti.
Lidia Menapace ci ha parlato del conflitto di genere
dal punto di vista storico, nel
campo sociale, economico,
politico. La conferenza delle
donne di Pechino (1995) ci ha
dato spunti di riflessione sulla differenza tra una «economia della produzione» maschile, legata alla globalizzazione dei mercati, e un’«economia della riproduzione» legata al pensiero femminile.
per un uso consapevole e
partecipato delle risorse, con
il rifiuto della panacea-mercato, là dove questo non tenga conto del diritto alla salute, all’educazione, a una sufficiente alimentazione.
L’esperienza di gruppi «di
genere» in inglese ha completato questo filone. È venuta
da Ginevra una rappresentante del Consiglio ecumenico delle chiese a parlare del
«Program to overcome Violence»: ci siamo confrontati
sul tema della riconciliazione
parlando di Graz ’97. Un film,
un gioco di schieramenti sul
modo cristiano di approcciarsi ai conflitti, dei momenti di
meditazione, un culto a Prali,
una gita a Torino, varie serate
di festa hanno completato il
quadro di una splendida, e
massacrante, esperienza. La
grande maggioranza dei partecipanti è stata più che attiva, partecipe e impegnata
nelle discussioni: è grazie a
loro, alle loro facce, alle loro
storie se permarrà il ricordo
così bello di questi giorni, al
di là di tutti i problemi logistici e organizzativi.
PRESSO la comunità valdese di via Cavallotti 8
(vicino alla ferrovia), oltre ai
culti domenicali, studi biblici e catechismo da qualche
tempo, al pomeriggio di ogni
domenica, si tengono culti in
lingua cinese, mentre ai culti
del mattino partecipano fratelli evangelici extracomunitari già sufficientemente padroni della nostra lingua.
I locali di via Cavallotti
vengono inoltre concessi,
due volte al mese, al gruppo
«Amicizia e solidarietà» da
poco fondato a Mestre, che
ha come scopo l’aiuto ai gay
in difficoltà, specialmente se
soli o ammalati. L’impegno
dei singoli soci è settimanale
e si estende anche a malati di
Aids che hanno scelto di vivere la loro malattia lontano
dalla propria città di origine.
Chi desidera aderire viene
contattato e è ammesso solo
se sottoscrive l’impegno di
donare almeno quattro ore
piene alla settimana secondo
le proprie capacità e professionalità. Il Signore benedica
chi opera per la diffusione
dell’Evangelo in città e chi lavora perché i deboli e gli
«sconfitti» trovino, anche tramite le chiese, mani amiche
e solidali.
Oltre 20.000 cartoline per
aderire al corso biblico della
Chiesa cristiana awentista
sono state distribuite, nel
mese di dicembre, con l’impegno da parte di tutti i
membri della comunità, insieme a altri fratelli avventisti delle chiese vicine (Treviso e Conegliano Veneto). Sinora ha risposto lo 0,3%, cioè
poco più di 60 persone, ma
dato il caos postale natalizio
si attendono altre risposte
entro gennaio. A causa dei
lavori in corso nella grande
piazza di Mestre, piazza Ferretto, da due anni la comunità awentista ha scelto di
testimoniare la propria fede
pubblicamente sulle piazze
di lesolo. Per il 1997, con la
fine dei lavori, spera di essere presente di nuovo anche
in città.
Domenico Maselli a Susa
La «Riforma» italiana
Sono nate negli ultimi mesi
invai Susa (Torino) due diverse iniziative culturali: una
è il Centro «Piero Jahier», costituito prevalentemente da
evangelici (presidente Anna
Rostagno Telmon): l’altro è il
Centro di ricerche sulla cultura alpina (CeRCA) promosso
da laici, da cattolici e da
evangelici (presidente Luca
Patria, noto e valente esperto
di storia valsusina).
Nello scorso dicembre ambedue i centri hanno avuto il
piacere di ospitare a Susa,
nelle accoglienti sale del liceo
«Norberto Rosa», il fratello
Domenico Maselli, professore di Storia e deputato al Parlamento, che ha appassionato i numerosi presenti (di cui
circa metà appartenevano alle chiese evangeliche) con
una originale rievocazione
della Riforma italiana: anziché partire, come d’uso, dai
primi echi cisalpini del moto
luterano, oppure dal «preludio valdese» alla Riforma,
Maselli ha tentato una lettura
evangelica dei movimenti di
riforma religiosa sviluppatisi
in Italia a partire dail’anno
Mille, mettendo anche in rilievo l’apertura dei valdesi
nei confronti dell’«aia sinistra» di tutti quei movimenti.
L’oratore ha poi rivendicato la profondità e l’ampiezza
del movimento protestante
nell’Italia del secolo XVI:
molti membri degii ordini
mendicanti (a cominciare da
Bernardino Ochino) hanno
aderito alla Riforma; le 62 famiglie patrizie che da Lucca
sono andate esuli a Ginevra
hanno finanziato la costruzione dell’Accademia di Calvino; il «Beneficio di Cristo» è
uno dei libri più importanti
di tutta la Riforma europea; il
«Prayer Book» anglicano (un
vero capolavoro) è stato scritto in buona parte da Pietro
Martire Vermigli, e la Bibbia
di Giovanni Diodati (1603) è
il grande lascito della Riforma italiana al paese e all’Europa. La stessa adesione dei
valdesi alla Riforma non è
stata un fatto in sé conchiuso, in Piemonte come nel
Sud: tra gli esuli calabresi a
Ginevra, molti non portano
dei «nomi valdesi». E così via.
Gli 80 presenti sono usciti
da questa serata con una visione nuova di una pagina di
storia nazionale che riguarda
tutti, evangelici, cattolici e
laici, e che merita di essere riletta con cura, anche in questa valle che è stata uno dei
teatri della Controriforma.
Chiesa metodista di Roma
L'Africa e le sue culture
FRANCO CHIARINI
O I parla dell’Africa solo
quando è percorsa da
immani tragedie. Sparisce
l’Africa delle antiche culture, della poesia, della musica
e della danza, l’Africa della
gente. È necessario restituire
la parola all’Africa». Queste
sono le parole che hanno presentato, costituendone anche
la chiave di lettura, la serata
di canti e poesie organizzata
dal Centro interconfessionale
per la pace (Cipax) e offerta il
19 dicembre scorso nella
chiesa metodista di Roma in
via XX Settembre, dal coro camerunese «Chocam».
I molti ascoltatori presenti
hanno potuto apprezzare i
canti di ringraziamento, lode
e preghiera eseguiti, nonché
la spontaneità delle sequenze
ritmiche e melodiche proprie
della musica dell’Africa nera,
messe in risalto dalla vocalità
degli esecutori e dai caratteristici strumenti a percussione come tamburi e vibrafoni.
Il poeta Ndjock Ngana, anch’egli del Camerún, ha dapprima presentato in modo efficace e realistico la maschera, elemento fondamentale
della cultura e dell’arte africana: la maschera come enig
ma che nasconde ciò che è e
rivela ciò che non è, giudice
che condanna e assolve, figura poetica e tremenda allo
stesso tempo.
Poi, alternando i canti, Ndjock Ngana ha detto alcune
sue poesie, nelle quali a un
profondo amore per l’Africa
«Villaggi dove nessuno ride
più,/ dove non si ballerà mai
più,/ continente laureato,
esportatore/ di tecnologie, uomini e idee./ Questa è l'Africa?/ Io non amo lAfrical». (da
La nostra Africa), egli unisce
un appello alla libertà per
ogni uomo: «Vivere una sola
vita,/ in una sola città,/ in un
solo paese,/ in un solo universo,/ vivere in un solo mondo/
è prigione: Conoscere una sola lingua,/ un solo lavoro,/ un
solo costume,/ una sola civiltà,/ conoscere una sola logica/ è prigione./ Amare un
solo amico,/ un solo padre,/
una sola madre,/ una sola famiglia,/ amare una sola persona/ è prigione./ Avere un solo corpo,/ un solo pensiero,/
una sola conoscenza,/ una sola essenza,/ avere un solo essere/ è prigione», (da Prigione). Una serata all’insegna
del canto e della poesia, dunque, ma anche dell’amicizia
e della fraternità.
Agenda
CARBONIA— La chiesa battista e l’Associazione di volontariato per i disabili «Gruppo
comunità via Marconi» organizzano, ore
16,30-9,30, alla scuola media statale 4, in via
Dalmazia, un convegno sul tema «Le barriere architettoniche». Relatori past. Giuseppe
Miglio, Massimo Casu, Paolo Costa e Antonella Macioni.
NAPOLI — Nell’ambito della Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani, il coro evangelico napoletano «Ipharadisi», diretto da Carlo Leila, tiene un concerto gospel sulla
riconciliazione, tema deU’Assemblea ecumenica europea di
Graz, presso il carcere di Poggioreale a partire dalle ore 15.
ROMA — Alle ore 17, presso le Suore francescane missionarie di Maria in via Giusti 12,
in occasione della Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani, si svolgerà un incontro di preghiera e fraternità promosso
dal gruppo romano del Sae sul tema «Vi
supplichiamo da parte di Cristo: lasciatevi riconciliare con
Dio» (2 Cor. 5, 20). Saranno presenti i pastori Benedetti,
Benecchi e Geme, il rev. Ruddock, mons. Riva e pr. Jonescu. Per informazioni tei. Stefano Ercoli 06-5374164.
TRIESTE — «La riconciliazione come dono
e come compito» è il tema della conversazione condotta da Paolo Ricca alle ore 18,30
presso l’aula magna del Seminario diocesano in via Besenghi 16. L’incontro è proposto
dal Gruppo ecumenico di Trieste. Per ulte
riori informazioni telefonare alld 040-303715.
CARBONIA— Nei locali adiacenti alla chiesa
cattolica del Rosmarino in via Liguria, dalle
ore 17,30 alle 19, si tiene un incontro ecumenico di preghiera organizzato dalla chiesa
battista insieme con le locali chiese awentista e cattolica.
CATANIA — «Riconciliazione, dono di Dio e
sorgente di vita nuova» è il titolo del convegno che si tiene presso la chiesa battista in
via Capuana 14, ore 10-17 in preparazione
della II Assemblea ecumenica europea di
Graz. All’incontro, organizzato dal Consiglio
del 16° circuito delle chiese valdesi e metodiste e dal coordinamento dell’Associazione delle chiese battiste della Calabria e della Sicilia, interverranno i pastori Gianna Sciclone e Martin Ibarra y Perez. Informazioni al 095-414490.
MESTRE — Il 7° circuito e la Federazione delle chiese
evangeliche del nord-est organizzano una giornata di formazione per monitori, catechisti e predicatori locali sul tema «L’animazione teologica». Guiderà l’incontro, che si
tiene presso la chiesa valdese in via Cavallotti 8, la pastora
Francesca Cozzi; la giornata avrà inizio alle ore 10 con il
culto e terminerà intorno alle 17. Per informazioni e prenotazioni tei. 041-5202285.
SANTA MARGHERITA LIGURE — In occasione del ciclo di incontri «Protestanti perché?», organizzato dalla Federazione delle
chiese evangeliche in Liguria e Piemonte
meridionale con il patrocinio del Comune di
Santa Margherita, alle ore 17 presso la Biblioteca civica «Amalia Vago», in via Corvetti Vignolo 25, la
prof. Ninfa Raggi Quartino conduce un incontro di lettura
biblica sulla lettera dell’apostolo Paolo ai Galati.
SONDRIO — Il Centro evangelico di cultura
propone la conferenza «Graz 1997, seconda
assemblea ecumenica europea. Verso la riconciliazione, terra promessa, terra sconosciuta», che Paolo Ricca terrà presso la sede
del Centro in via Malta 16 alle ore 21. Per ul
teriori informazioni telefonare allo 081-8465207.
MILANO — «Tra testo e gesto. Tra la Sacra
Scrittura e il gesto magico» è il titolo del
convegno circuitale sul ruolo del pastore
nella chiesa oggi, che si terrà presso la chiesa metodista di via Porro Lambertenghi 28; il
pastore Jurg Kleeman condurrà la discussio
ne. Per ulteriori informazioni telefonare allo 02-6886612.
GENOVA — «Il senso dell’esodo nella letteratura ebraica contemporanea» è il titolo
della conferenza che Liana Millu, scrittrice,
ex deportata a Auschwitz, tiene alle ore
17,30 a Palazzo ducale. L’incontro fa parte
del ciclo di incontri interreligiosi di cultura e
formazione al dialogo proposto dal Sae, gruppo di Genova. Per ulteriori informazioni telefonare allo 010-566694.
SANTA MARGHERITA LIGURE — In occasione del ciclo di incontri «Protestanti perché?», organizzato dalla Federazione delle
chiese evangeliche in Liguria e Piemonte
meridionale con il patrocinio del Comune
di Santa Margherita, alle ore 17 presso la Biblioteca civica «Amalia Vago», in via Corvetti Vignolo 25,
Franco Scaramuccia, ex presidente dell’Unione battista.
tiene una conferenza su «La Riforma in Italia».
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero,
appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle ore 23,40 circa e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle
ore 8,15 circa. Domenica 26 gennaio (replica lunedì 3 febbraio) andrà in onda: «Ecumenismo a Verona» e «Protestantesimo in Polinesia».
AVVERTENZA: le notizie per questa rubrica devono pervenire 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
L
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 17 GENNAIO 1997 VEN
Riforma
Pentimento e perdono
Giorgio Toum
Caro direttore,
mi chiedi un pensiero su quanto si sta dibattendo in
questi giorni nel nostro paese, del pentimento e del
perdono; forse è giusto perché tutto quello che accade
ci riguarda e ci fa riflettere ma se devo essere sincero
questo discutere di sentimenti, dolori, lacerazioni altrui mi turba. Ma, mi dirai, possiamo affrontare il
problema in sé, in astratto; forse, ma mi pare immorale lo stesso, è uno sradicare dal cuore e dalla carne
di quelle persone la loro vita, farne un’astrazione.
Non si tratta di valutare se abbiano ragione o torto,
siano nel giusto o in errore e fino a che punto lo siano,
né di approvare o disapprovare ma di rispettare gli altri e in questo caso il rispetto significa silenzio.
Purtroppo il silenzio non si addice a una società la
cui immagine sono i giornalisti ficcanaso, sempre in
gara a raccogliere voci, reazioni; una società morbosamente affascinata dalla disgrazia, il dolore, la morte
altrui. E tutto questo mi sembra aver poco a che fare
con la soUdarietà e la partecipazione cristiana. A queste concittadine credo non ci sia nulla da dire, si può
solo recepire con partecipe rispetto il loro messaggio,
il loro grido, l’anima loro. In questi casi meno si parla
e più si dice (il guaio è che i mass media devono parlare per non dire).
Se proprio vuoi discorrere dei problemi in astratto si
può tentare, anche qui con sobrietà. Sul perdono, che
tanto sembra preoccupare oggi, non saprei che cosa
dire di molto originale. Ho sfogliato la mia Bibbia e
l’ho trovato in molti passi nell’Antico Testamento, ma
in pochi del Nuovo; alcuni inviti al perdono reciproco
nella comunità cristiana, atteggiamento normale della
vita cristiana; due o tre fondamentali: «Perdonaci i
peccati come noi perdoniamo...» (nel Padre nostro) e
la parola di Gesù in croce «perdona loro...».
Un fatto è chiaro: il perdono rientra nelle attribuzioni di Dio soltanto; noi non lo diamo, di certo non i giudici ma nemmeno le AÓttime e neppure la chiesa, possiamo solo come credenti annunziare che Dio perdona. Lui solo infatti è colui che può precipitare nel nulla
ciò che è stato fatto, perché lui solo può far esistere le
cose dal nulla. Per noi ciò che è stato resta, sempre.
C’è del vero nella frase che udiamo spesso «perdono
sì, ma non posso dimenticare». È vero, si può superare, gestire in forma nuova, non cancellare perché il
perdono di Dio è proprio la cancellazione.
Proprio per questo il perdono nostro, che è solo un
comunicare, un aver parte al perdono di Dio, è strettamente connesso con il pentimento che certo non è un
atto giiuidico, ma neppure di relazione sociale. Il pentimento è questione che si regola con Dio soltanto.
Si tratta di prendere coscienza del fatto che non si
può tornare indietro, che potresti anche sacrificare te
stesso ma non rimedi all’errore. Non esiste il «pentimento» come non esiste il «perdono», esistono solo
uomini e donne che si pentono, come esistono uomini
e donne che perdonano. Mi pare fondamentale però
capire due fatti: pentimento e perdono non sono gesti
che si compiono una volta per tutte, fatto e finito tutto
ricomincia come prima; si tratta di percorsi dell’esistenza, di cammini che si prolungano nel tempo impastati di dolore e di rimorso ma anche di speranza;
non sono atti, sono la vita e di conseguenza non sono
questioni che concernono alcuni personaggi in evidenza nella vita sociale: tutti siamo impastati di pentimento e di perdono perché tutti bisognosi del Perdono (con la maiuscola), quello di Dio. Per questo ritengo che ci possiamo solo accompagnare l’un l’altro con
rispettosa solidarietà.
Più di questo non saprei dirti.
KllTOEMA
E-Mail: Riforma @ Alpcom.it
Uri: http://www.aipcom.it/riforma
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011Z657542
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn, COLLABÓRANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino
Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Giorgio Gardioi, Maurizio Giroiami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nini, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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Riforma è II nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
il n. 176 del 1* gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 1 del 10 gennaio 1997 è stato consegnato per l’inoltro postale all’Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 8 gennaio 1997.
Ancora irrisolta la difficile vertenza per il contratto dei metalmeccanici
262.000 lire mensili in più sono troppe?
Nella modifica dell'accordo del '93 la posta in gioco non è costituita solo
dall'aumento salariale ma dalla «politica dei redditi» e dal contratto collettivo
GIORGIO GARDIOL
C AREMO del male ai paJT droni»; è questa la promessa dei sindacati all’indomani della rottura delle trattative per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. E il
«male», puntualmente, è arrivato il giorno dopo. 1 lavoratori della Marelli di Venaria,
una fabbrica fornitrice della
Fiat, hanno scioperato per
mezza giornata e gli stabilimenti della Fiat di Torino sono rimasti inoperosi anch’essi
per un altra mezza giornata.
È l’organizzazione produttiva del «just in time» che è
stata messa in crisi dal «sapere» operaio. Come è noto per
risparmiare sui costi del magazzino la moderna organizzazione produttiva dell’industria si avvale di un sistema di
approvvigionamento dei pezzi parziali che prevede che le
industrie fornitrici debbano
fornire i loro prodotti «just in
time» (appena in tempo) per
essere montati dalla linea.
C’è un piccolo magazzino vicino alla linea, e quando si
esaurisce questo polmone
tutta la linea è ferma. Così è
successo che non arrivando i
pezzi della Marelli, la Fiat di
Rivalta e di Mirafiori sono rimaste ferme.
È una forma di sciopero, articolato tra aziende diverse,
che dovrebbe «far male» alle
aziende e minimizzare i danni economici dei lavoratori.
Una forma di sciopero che
dovrebbe consentire ai lavoratori di «durare un minuto
più del padrone» nella diffici
Torino: metalmeccanici in sciopero lo scorso settembre (foto Romeo)
le vertenza che divide i lavoratori metalmeccanici dai loro datori di lavoro. Almeno è
quanto sperano i sindacati.
L’oggetto del contendere
apparentemente è economico: il rinnovo di un contratto
sulla base di una richiesta
sindacale di aumento mensile di 262.000 lire. La controparte, Federmeccanica e
Confìndustria, sono disposte
a riconoscere un aumento di
182.000 lire. La differenza è
dunque di 80.000 lire. 11 governo ha proposto una mediazione a 2(10.000 lire, ma
non è stata accettata della
Confìndustria e dalla Federmeccanica
In realtà la questione riguarda il rispetto degli accordi del 23 luglio 1993 che hanno inaugurato un nuovo me
todo nelle relazioni industriali tra sindacati e padronato,
basate su un politica concertata dei redditi dei salariati. In
base all’accordo i contratti
vengono rinnovati ogni due
anni aumentandoli dell’inflazione «programmata» e del
«recupero della differenza tra
l’inflazione reale e quella prevista nel biennio precedente»:
questo su base nazionale. Vi
sono poi gli aumenti legati alla produttività del lavoro che
vengono negoziati a livello
della singola azienda.
A una parte della Confindustria della Federmeccanica
il cosiddetto «accordo di San
Tommaso», del 23 luglio del
1993, va stretto. Quell’accordo ha una sua logica chiara:
il contratto collettivo nazionale serve per recuperare.
Si riaccendono le polemiche sullo «stipendio» ai collaboratori di giustizia
La «legislazione premiale» si è rivelata preziosa, anche se
ha mostrato limiti consistenti che devono essere corretti
PIERO TROTTA
IN questi giorni si è ancora
una volta imposto all’attenzione dell’opinione pubblica il controverso problema
dei mafiosi divenuti «collaboratori di giustizia». Vi ha contribuito in misura rilevante,
con la sua enorme carica
emotiva, la ripresa televisiva
delTintervento, duro e insieme appassionato, pronunziato davanti la Corte d’Assise di
Caltanissetta da Tina Montinari nel processo contro gli
assassini del marito, morto
nella strage di Capaci mentre
svolgeva servizio di scorta al
giudice Falcone.
Come non solidarizzare
con lei, nel manifestare sconcerto e smarrimento di fronte
al fatto che uomini colpevoli
di innumerevoli e atroci delitti, compiuti nel corso di
una lunga militanza mafiosa,
godono spesso di ampia libertà, hanno ricevuto dallo
stato consistenti somme di
denaro e vengono mantenuti,
insieme alle loro famiglie, a
spese della collettività, fmendo di veri e propri stipendi?
Come non rilevare la profonda contraddizione tra tale
constatazione e la circostanza che alle famiglie delle vittime lo stesso stato, con freddo
burocratismo, ha spesso negato una giusta pensione e ha
fatto pervenire con gravissimi ritardi un magro risarcimento dei danni?
Subito dopo, tuttavia, ci è
giunto il coro pressoché unanime di coloro che ci sono
noti come i più impegnati
nella lotta alla mafia, i quali
ci hanno ricordato che se Rii
na, Bagarella e numerosi altri
sono stati catturati, se sono
stati identifìcati i responsabili
dei più ripugnanti delitti di
mafìa, se oggi possiamo registrare alcuni successi nella
lotta alla criminalità organizzata, ciò si deve al rilevante
apporto che ci è giunto proprio da coloro che, una volta
catturati, hanno deciso di
confessare i propri delitti e di
fornire preziose informazioni
sull’universo mafioso, rompendo la regola dell’omertà.
È necessario, quindi, ci dicono, mantenere in vigore la
legislazione cosiddetta «premiale», in quanto essa ci consente di ottenere un insostituibile contributo nella lotta
alla mafia. Non si può certo
negare che tali affermazioni
siano fondate: eppure rimaniamo perplessi circa la comparabilità dei contrapposti
interessi in gioco. Riteniamo
infatti che la legislazione premiale rappresenti una così
vistosa rottura delle regole
dello stato democratico, una
così grave rinunzia al principio fondamentale per cui la
sanzione costituisce la naturale conseguenza della violazione della legge e ne assicura il rispetto anche sul piano
della deterrenza, che il solo
fatto che si sia favorita l’attività investigativa e si siano
catturati alcuni grossi mafiosi
non ci sembra sufficiente a
giustificare i mantenimento
delle norme eccezionali in
questione.
Tali fatti possono indubbiamente creare momenti di
incertezza nell’organizzazione criminale, impegnarla in
duri e sanguinosi scontri per
la creazione di una nuova
leadership, ma non ci forniscono alcuna ragionevole garanzia che la battaglia possa
considerarsi vinta. Sappiamo
cbe occorre, al contrario, una
strategia complessiva, una
azione continua di prevenzione e di repressione, ma
anche un’azione coerente dei
pubblici poteri a tutti i livelli
perché si modifichino sensibilmente le condizioni economiche e sociali che costituiscono il terreno di coltura
della criminalità.
Ebbene dobbiamo constatare che a tutt’oggi, se si eccettua l’impegno investigativo di alcuni settori della magistratura e la dedizione delle
forze dell’ordine si avvertono
molte parole, ma non si registrano fatti consistenti nella
giusta direzione. E questo
senza contare che, sullo stesso fronte dell’adeguamento
dell’apparato investigativo e
repressivo alle esigenze reali,
si manifestano gravi carenze.
Per come è emerso, infatti,
anche in sede di inaugurazione dell’anno giudiziario, l’organico dei magistrati è assolutamente insufficiente a dare risposte adeguate alla domanda di giustizia, sia in sede penale che in sede civile, e
si manifestano gravi vuoti
anche nelle sedi più impegnate nella lotta alla criminalità, con la conseguenza che
rischiano persino di saltare i
processi contro gli autori delle stragi mafiose.
A questo punto, schierarsi
dalla parte di coloro che invocano il mantenimento della legislazione premiale o
dalla parte di quelli che ne
denunciano Tintolleiabiiità
dipende dalla fiducia (o dalla
speranza) che si nutre nella
capacità della società italiana
di fare della lotta alla mafia
una priorità assoluta, della
quale l’utilizzazione dei cosiddetti collaboratori di giustizia costituisce un momento rilevante ma non esclusivo. Le nostre convinzioni, ma
soprattutto la consapevolezza di essere attori e non semplici spettatori nel teatro della politica e la constatazione
cbe cresce nel paese, fra i singoli e fra le forze sociali, la
volontà di sradicare la malapianta della criminalità organizzata, ci fanno schierare
dalla parte degli ottimisti.
Su questo fronte attendiamo che la classe politica fornisca risposte coerenti. A queste condizioni e solo a queste
condizioni possiamo ritenere
che la rilevanza qualitativa e
quantitativa dei fini sia tale da
giustificare la abnormità dei
mezzi. Ovviamente l’essere
pervenuti a tale conclusione
non ci impedisce di rilevare
che l’attuale legislazione pre
miale ha rivelato consistenti
limiti. Non appare, per esem
pio, ragionevole attribuire
benefici a tutti coloro che cer
chino, con qualche incontrol
lata rivelazione, di evitare i ri
gori del carcere; né patteggia
re con loro vistosi compensi
né accettare che, allorché re
putino insufficienti i benefici
accordati, si rifiutino ricatta
tortamente, di deporre in giu
dizio. Devono quindi, in ogu>
caso, essere operate le corre
zioni necessarie a una gestio
ne più corretta dei collabora
tori di giustizia.
ogni due anni, la perdita del
potere d’acquisto dei lavoratori e il contratto aziendale
distribuisce tra padroni e lavoratori gli aumenti delle
produttività. Oggi, dopo che
la politica economica del governo ha ridotto sensibilmente il tasso di inflazione,
non ha più senso il contratto
nazionale, basta il contratto
aziendale unico. 11 padronato
sostiene cbe così si opera una
modernizzazione del sindacato obbligandolo ad essere
più rappresentativo della
«base» operaia. Che questa
sia la volontà della Confmdustria trova una conferma nelle proteste della stessa circa
una norma contenuta nella
legge finanziaria che obbliga
nei «contratti di area», cioè in
quelle zone in cui si vuole fare un piano di incremento
dell’occupazione, al rispetto
dei contratti nazionali di lavoro. Il sindacato obbietta
giustamente che molte .sarebbero le piccole e medie
aziende in cui non ci sarebbe
una tutela dei lavoratori di
carattere generale e in un clima di generale disoccupazione, le garanzie sindacali verrebbero meno.
L’oggetto del contendere è
dunque tutto politico. Da una
parte la Federmeccanica richiede la flessibilità e la competitività delle imprese. Dall’altra i sindacati chiedono di
mantenere un criterio mimmo di solidarietà tra lavoratori, sia che lavorino in grandi o
piccole imprese. E con la solidarietà i sindacati difendono
anche il loro ruolo.
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Posta
B Gratitudine
per il pastore
Foligno
Insieme con la mia famiglia e come anziano di chiesa
desidero da queste colonne
dire ancora grazie al pastore
Michele Foligno e a Silvana,
sua gentile consorte. L’occasione mi viene offerta da una
lettera inviata alla comunità
con la quale ci mandavano i
loro affettuosi saluti dopo essere stati con noi 14 anni.
Compiuti 40 anni di ministerio, il pastore Foligno e la
moglie vanno in emeritazione. Anzi: cureranno la piccola comunità di Albissola.
Il 30 giugno si era svolta la
«giornata di saluto»: c’erano
moltissime persone al culto,
quasi tutte le chiese evangeliche della città erano rappresentate. Anche la consorella
chiesa di Chiavari ha inviato
un saluto molto sentito. Hanno inviato messaggi, molto
apprezzati, le comunità presso le quali sono stati i cari
Michele e Silvana: Pordenone, Ariccia, Roma Garbatella,
La Spezia, Torino Lucento.
Presente un folto gruppo (40
persone) della comunità dei
Cappuccini di Genova Quarto, che hanno cantato un bellissimo inno e consegnato ai
coniugi Foligno un quadro
raffigurante la facciata della
loro chiesa. Anche il Sae ha
portato un messaggio a mezzo della dott. Riccaldone, così
come hanno fatto tutte le comunità presenti.
La nostra comunità ha
consegnato al pastore Foligno una targa ricordo con la
quale è stata espressa la nostra gratitudine e riconoscenza, unita a una pergamena
sulla quale vi era scritto tra le
altre cose «ha condiviso con
noi le gioie della fede di Dio e
nel suo figliolo Gesù, ci ha
annunziato la parola di Dio
con fedeltà e ce ne ha trasmesso il messaggio con gli
studi biblici e la predicazione; ci ha e.sortato, consolato,
aiutato, partecipando vivamente alla sofferente altrui e
alla nostra, ha presentato i
nostri piccoli al Signore, ha
raccolto la testimonianza
battesimale di molti catecumeni, ha unito in matrimonio decine di coppie della
nostra famiglia spirituale, ha
dato l’ultimo saluto a molti
cari che ci hanno preceduto
nella casa del Padre, predicando la resurrezione e la vita in Gesù. Infine ci ha dato
un grande esempio di forza
restando fedele al Signore e
al ministerio, nonostante le
svariate prove subite». Tutto
questo, e altro ancora, sempre aiutato dalla cara Silvana.
Entrambi hanno saputo affrontare con dignità e sottomissione la prova relativa
all’incidente d’auto dei loro
figli gemelli e la malattia del
figlio Paolo. Anche la prova
della malattia di Michele è
stata superata nella preghiera
e con la fede. Perciò diciamo
anche grazie a Silvana. A detta di quanti vi hanno partecipato, la giornata rimarrà a
lungo nel ricordo e così resterà nei nostri cuori anche
l’incisivo messaggio di saluto
che il pastore Foligno ci ha
trasmesso: «La mia pochezza
non ha impedito che vi annunziassi tutto il consiglio di
Dio» (Atti 20, 27). A tutti i
membri della famiglia Foligno vogliamo ancora dire,
anche a nome di molti altri,
«che Dio vi benedica».
Gaetano Bufera - Genova
Unità sì, ma
come sentinelle
In tutto il mondo cristiano
ci si appresta a celebrare, dal
18 al 25 gennaio, la settimana
di preghiera per l’unità dei
credenti in Cristo e una particolare giornata di studio
dell’ebraismo. Le posizioni
critiche sul giubileo del 2000
sono abbastanza chiare, anche in campo cattolico, mentre un sì corale arriva per
l’Assemblea di Graz. Il vescovo Chiaretti, al termine del
convegno dei delegati diocesani per l’ecumenismo, ha
sollecitato tutti a un maggiore impegno nel diffondere
nelle parrocchie cattoliche
l’ecumenismo, arrivando anche a ipotizzare la realizzazione di un’opera sociale
ecumenica in Italia.
Tuttavia un segnale negativo sta arrivando dal Veneto:
la mariologia, elemento importante nella dottrina cattolica e motivo di divisione per
i cristiani evangelici, sta
prendendo la strada della
«mariolatria» vera e propria.
Nonostante il rituale ufficiale
non lo contempli vengono
inserite, nelle liturgie vuoi
dell’estrema unzione dei morenti, vuoi delle benedizioni
alle salme e durante la messa
La risposta degli studenti alla vocazione deve essere sostenuta dai credenti
Le chiese sostengano il costo degli studi teologici
DARIO SACCOMANI
Fino a qualche anno fa una delle
preoccupazioni delle chiese battiste
in Italia era quella della grande carenza
dei pastori. Spesso si usava l’immagine
della coperta troppo corta per rispondere alle richieste che le chiese rivolgevano al Comitato esecutivo per avere un
pastore. In quei tempi, non tanto lontani, si era più volte esortato le chiese a
pregare perché Dio suscitasse vocazioni
al fine di provvedere alle chiese con un
pastore/a.
Le chiese hanno pregato e Dio, a
quanto pare, non ha tardato a rispondere, così oggi ci troviamo con un cospicuo numero di nuovi studenti in teologia. Ma come tutti sanno lo studiare
ha un costo non irrOevante, e nella situazione attuale deU’Unione la presenza massiccia di studenti rischia di apparire più un problema che non una benedizione. Così si è pensato di chiedere
alle famiglie degli studenti una parte
della borsa: un’altra parte la mette
l’Unione, e la terza parte viene data a titolo di prestito da rendersi durante il
ministero nelle chiese. Questo è proprio
il «fatto» che, a mio modesto parere, deve essere discusso in tutte le chiese,
poiché gli studenti e le studentesse di
oggi sono i pastori e pastore che lavore
ranno nelle nostre chiese in un prossimo domani. Sia ben chiaro che lo stesso
discorso vale per tutti coloro che si preparano per il servizio diaconale. Ora tutte queste vocazioni sono state suscitate
da Dio nelle chiese per il lavoro nella
chiesa. Tutti, secondo il loro specifico
dono, al servizio delle chiese, ed un servizio che necessita, per il bene delle
chiese, di una adeguata e costosa preparazione. II problema è quindi il seguente: secondo la nostra impostazione ecclesiologica, in quanto congregazionalisti italiani, quindi particolari poiché
hanno deciso e voluto essere chiesa insieme, chi deve sostenere il costo degli
studi di quelle persone che si preparano
per il servizio nelle chiese?
Visto che pongo la domanda, esporrò
anche qual è la mia convinzione. Ritengo che siano le chiese, quindi l’Unione,
a sostenere il costo della preparazione
di queste persone che hanno risposto
alla chiamata di Dio, chiamata delle
chiese invocata, dedicando, fin da ora,
l’intera loro esistenza al servizio di Dio
nelle chiese. Lo studio della teologia
non può essere certo associato o paragonato ad un altro studio, proprio perché chi studia teologia lo fa rispondendo a una chiamata che viene da Dio, e
non in prospettiva di una carriera o di
una professione. Chi si accinge a svolge
re un ministero nelle chiese deve aver
ben chiaro questo presupposto, ma lo
stesso presupposto deve essere chiaro
anche alle chiese, a meno che non si decida che questo presupposto non sia da
tenere in conto e che il servizio nelle
chiese, pastorale o diaconale, debba essere nei fatti una professione come tante altre, meglio se chi la svolge ha anche
una specifica vocazione.
In un qualche modo il ministro a tempo pieno nelle chiese potrebbe essere
equiparato ad un medico, il quale svolge
la sua attività sentendola più o meno
come una vocazione. Ma è questo che le
nostre chiese hanno chiesto in preghiera? È questo il tipo di chiese insieme che
si vuol essere? Ritengo che sia compito
delle chiese, quindi dell’Unione, sostenere pienamente gli studi a coloro che
serviranno nelle e per le chiese, proprio
perché anche dal punto di vista economico deve essere ribadito e sottolineato
che coloro che lavorano nelle e per le
chiese rispondono a una vocazione rivolta da Dio. Il problema non credo
debba essere lasciato integralmente sulle spalle di quei fratelli e sorelle che
compongono il Comitato esecutivo,
piuttosto questo deve essere il problema
che le chiese tutte si devono assumere, e
non solo in merito agli studenti ma a
tutto il funzionamento defl’Unione.
del defunto, la recita dell’Ave
Maria e, alla fine del rito, il
Salve Regina.
Il 26 dicembre, festività di
Stefano primo martire, non è
bastato al celebrante nel
duomo di San Lorenzo, a Mestre, presentare Stefano come «figlio della chiesa» e pregare perché una defunta,
Monica, entrasse «nella fede
della chiesa», ma ha terminato il rito di saluto con il canto
delTAve Maria. È solo un ultimo esempio: da giugno assisto a vari funerali. Sono segnali, dirà qualcuno, ma da
non sottovalutare nel cammino ecumenico.
Il cantico di Anna (I Samuele 2) inizia con «Il mio
cuore esulta nel Signore, la
mia fronte si innalza grazie al
mio Dio» e la vergine di Nazaret proclama: «L’anima mia
magnifica il Signore, e il mio
spirito esulta in Dio, mio salvatore» (Luca 2, 46-56). Questo inno biblico si sarebbe
dovuto cantare in duomo,
perché nonostante la tragedia
di Monica, 34 anni, che lascia
due figli, genitori e sorelle affranti, una marea di folla era
presente a testimoniare che
nonostante tutto la solidarietà era viva per la sua famiglia così tragicamente colpita.
E stata una delle poche volte
che diversi malati di Aids e i
loro famigliari hanno presenziato con affetto sincero a
una cerimonia funebre per
un altro malato come loro.
Troppi ministri di culto, divenuti «funzionari» come dice Drewermann, si preoccupano solo di imporre i loro
punti di vista. Non si accorgono della umana bontà di Dio
Padre, nostro salvatore in Gesù Cristo, e lasciano che una
creatura, come Maria di Nazaret, che sapeva vedere addentro alle cose la mano del
Creatore e salvatore, diventi
soggetto di salvezza. I gruppi
ecumenici siano, in questo
senso, «sentinelle» che richiamano all’Evangelo, alla chiarezza biblica. Come per esempio ha ben detto la presidente del Sae Elena Milazzo
Covini (cattolica), che su «Avvenire» del 20 dicembre ha richiamato il giornalista che
aveva ignorato, all’inaugurazione dell’anno ambrosiano,
la presenza e il discorso del
primate anglicano Carey. Le è
I
h II futuro
della diaconia
«La chiesa si sta burocratizzando» o «esiste ancora la
diaconia?» sono alcune espressioni colte negli incontri
fioriti a seguito della visita
del presidente del Comitato
permanente Opcemi e del
moderatore della Tavola valdese alla comunità La Noce
di Palermo, avvenuta il 23-24
novembre 1996, dove ci si è
voluti interrogare senza mezze misure. Si è parlato, e se
ne parlerà ancora, di problemi che si avvertono essere di
capitale importanza, in futuro, per le nostre chiese.
Ho respirato un clima
complessivo che mi ha fatto
ritornare alla mente un episodio della vita politica italiana del lontano 1961, i cui esiti
non sono terminati. Si narra
che quando il Psi fu associato
per la prima volta al governo
nazionale, Nenni esclamò
con soddisfazione: «siamo
entrati nella stanza dei bottoni». La frase conteneva gli affanni di una lunga corsa, ma
iniziava la stagione del rampantismo (il sociologo Pizzorno lo chiama «attrazione
individualista») e la cultura
della governabilità, traduzione eufemistica dell’occupazione dei posti di potere a
tutti i costi, divenuta pervasiva negli anni ’80. Pende su
questo periodo il freddo giudizio dello storico inglese
Paul Ginsborg {Storia d’Italia
voi. II, p. 576. Torino, Einaudi, 1989): «Resta da vedere se
i valori degli anni ’80 saranno
duraturi, o se visioni alternative potranno ancora avere
un ruolo più che minimo nella storia della Repubblica italiana». L’altra associazione riguarda la discussione in corso per l’entrata in Europa; il
riferimento è soltanto ai parametri di Maastricht o bisogna prendere in considerazione efficace il disagio dei 18
milioni di disoccupati, specialmente giovani?
Siamo indubbiamente a un
passaggio molto delicato per
la nostra presenza in Italia
(parlo soltanto della realtà
metodista e valdese) e bisogna camminare con molta
avvedutezza. Tuttavia è difficile scacciare dalla mente
l’impressione che molti di
noi sono presi da una eccessiva preoccupazione per l’entrata nella stanza dell’8%o.
Ho sentito parole di profondo scoramento e pessimismo
insieme a giudizi taglienti come quelli sopra riportati,
pronunciati da persone molto impegnate, che mi hanno
fatto riflettere sul prezzo che
possiamo pagare in cambio
di un riordino, pur necessario ma non esclusivo, delle
nostre carte e casse. Quello
che si vede all’orizzonte è
l’aridità di conti e di organizzazione, di specialismi e di
efficientismo senza o quasi
l’anima della riflessione su
quello che facciamo.
Il pensiero di questi membri di chiesa torna alle lettere
di Paolo e particolarmente a
Romani 12 e I Corinzi 12-14, e
più stridente appare la semplicità e il senso del dono dello Spirito in rapporto ai miliardi che si spendono per riconvertire nostre diaconie in
direzione non conveniente
con frontiere di bisogni, sofferenze e amare solitudini.
Un viaggio attraverso le nostre chiese e le loro «opere»
scopre spesso Resistenza di
un disagio, di cui tener conto.
A meno che non venga giudicato con sufficienza come un
residuale di una concezione
desueta della diaconia.
Nella lettera circolare datata 15 dicembre, il Consiglio
del 16“ circuito scrive: «Da
qualche mese ci giungono (...)
da alcune chiese del circuito
notizie che ci addolorano, di
tensioni e divisioni che costituiscono, spesso, la conseguenza del riversarsi sulla comunità di problemi personali
fra singoli membri di chiesa o
di difficoltà nel rapporto fra
alcuni membri di chiesa e i
responsabili di vicine opere
diaconali». Quest’ultima frase
rivela un male antico, che potrebbe subire allargamenti e
accelerazioni in un momento
in cui si attivano al di fuori e
dentro le diaconie meccanismi di allontanamento o di
non controllo delle chiese locali e di «estraneità della sensibilità teologica» delle stesse,
che guardano più direttamente ai problemi della predicazione e della testimonianza. Il gap tra soggetti della predicazione e della diaconia non possiamo accettarlo
come modello.
La stanza dell’8%o potrebbe istituzionalizzare l’autonomia della diaconia. Ma occorre allora una forte teologia di supporto, che eviti la
«diversità della chiesa locale»
e sappia coniugare un sistema integrato, fortemente
motivato nei due versanti. In
parole diverse, la chiesa locale e la diaconia dovrebbero
infrangere quello che Jürgen
Moltmann chiama «il limite
della morte», a cui vorrebbero inchiodarle il rispetto degli «angusti confini del dominio della morte nella vita
economica, politica e culturale». Bisognerà ancora mettere in circolo con premeditazione e passione concetti
come emancipazione, utopia, profezia e amore, che
cercheranno di superare la
potenza della morte dovunque essa si annida nelle sfere
vitali della società.
Alfonso Manocchio
Palermo
stato consigliato di essere
«meno stizzosa». Come ho
fatto anch’io presso il mensile
«Jesus» (dicembre 1996) rispetto alle dichiarazioni del
vescovo Abiondi di Livorno,
in cui il linguaggio ecumenico era assente mentre trionfava, contro i gay, tutto il
«giuridicismo» del codice di
Diritto canonico.
Chi crede nella presenza di
Dio nel movimento ecumenico non può che essere «sentinella posta alla casa d’Israele», come chi vive e lotta per,
e con, gli sconfitti della vita
non può che rimanere, con
loro, sconfitto dai potenti
[Riforma del 13 dicembre,
pag. 2). Ma lo Spirito Santo
raccomanda: «Tu vigila attentamente, sappi sopportare le
sofferenze (...) compi la tua
opera...» (II Timoteo 4,1-5).
Giovanni L. Giudici
Mestre
Attenzione
per tutti
i condannati
Caro direttore,
leggo sul numero 50 di
Riforma che sia la giunta della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia sia 10
pastori delle chiese evangeliche di Milano avevano espresso la loro preoccupazione per l’esecuzione di O’Dell,
fissata per il 18 dicembre.
Condivido la loro condanna
per le esecuzioni capitali ma,
considerando che alla data
del 31 luglio 1996 c’erano nel
braccio della morte della Virginia 53 condannati in attesa
di esecuzione e che tale stato
è al terzo posto, dopo il Texas
e la Florida, per il numero di
esecuzioni, dopo la reintroduzione della pena di morte
in molti stati degli Usa fin dal
1977, mi chiedo come mai la
giunta della Fgei e alcuni pastori milanesi abbiano sentito il bisogno di esprimere solo ora la loro preoccupazione
per O’ Dell e per i condannati
a morte negli Usa.
Inoltre, perché prendere
posizione solo alla vigilia della prevista esecuzione di
O’Dell, quando in Virginia
sono state eseguite nel mese
di dicembre ben 4 esecuzioni, rispettivamente il 3, il 10
(giornata mondiale dei diritti
umani), il 12 e il 16?
Spero infine che il loro dissenso si estenda anche ai
condannati a morte di altri
paesi, cristiani e non, dove la
pena di morte è vigente. Nel
1995 sono state emesse almeno 4.165 condanne a morte
in 79 paesi e ne sono state
eseguite 2.931 in 41 paesi, fra
cui 2.190 in Cina, oltre 100 in
Nigeria e almeno 192 in Arabia Saudita.
È quindi auspicabile che ci
sia un impegno costante perché la pena di morte sia abolita in tutto il mondo, in nome del diritto universale alla
vita a non subire maltrattamenti e punizioni crudeli,
degradanti e disumane, e
non delle prese di posizione
estemporanee, dettate da alcuni casi «gonfiati» dai mass
media italiani.
Giulia D’Ursi
Luserna San Giovanni
RINGRAZIAMENTO
I familiari della cara
Paolina Rivoira
(Paolinetta)
riconoscenti per la dimostrazione
di affetto ricevuta, ringraziano tutti
coloro che hanno preso parte al
loro dolore.
Un particolare ringraziamento
alla direzione e al personale tutto
della Casa delle diaconesse, alla
dott.ssa Pisani e al past. Bellion.
Rorà, 3 gennaio 1997
RINGRAZIAMENTO
«L’Eterno è la mia forza
e il mio cantico, ed è stalo
la mia salvezza»
Salmo 118, 14
Fiduciosa nel Signore serenamente ci ha lasciati
Itala Grill in Beux
Lo annunciano con dolore il
marito Ettore, I figli Carlo con Fabrizia e Valeria, Alda con Daniele,
Rossana, Elisabetta e Luca, le
sorelle, la nipote Claudia e I parenti tutti.
La presente serve da partecipazione e ringraziamento.
Pomaretto, 10 gennaio 1997
RINGRAZIAMENTO
«Venite a me, voi tutti
che siete affaticati
e oppressi,
e io vi darò riposo»
Matteo 11,26
I familiari del caro
Davide Jahier
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro
dolore.
Un grazie particolare alla direzione e al personale deH’Asilo dei
vecchi di San Germano, alla Croce Verde di Porte e al pastore Luciano Deodato.
San Germano Chisone
17 gennaio 1997
16
PAG. 1 2
RIFORMA
venerdì 17 GENNAIO 1997
In molte parti del mondo, il suolo sta subendo una preoccupante erosione
Quando non rimane che della sabbia rossa...
ALFRED LUTZ
OGNI anno l’umanità perde circa sette milioni di
ettari di terreno fertile, 70.000
kmq, quasi un quarto dell’
Italia. Già da molti anni gli
esperti mettono in guardia
contro l’erosione del terreno,
che si tratti del «cornbelt» degli Stati Uniti o della zona
delle risaie del Pakistan, della
regione del cotone del Kazachstan o della foresta tropicale dell’Amazzonia.
Anche in Europa il terreno
agricolo si dilava in modo
crescente e richiede sempre
più fertilizzanti. La terra fertile è uno degli elementi essenziali per la garanzia del nutrimento ed è qualcosa che non
si può dilatare a piacimento.
Gli scienziati calcolano che
circa il 78% della superficie
del nostro pianeta libera dai
ghiacci può essere, al massimo, utilizzata come pascolo e
poiché la popolazione mondiale è in continua crescita, la
superficie di cui disponiamo
deve produrre di più.
Ma chi cerca di far fruttare
maggiormente dei terreni
troppo aridi o troppo scoscesi o troppo magri, rischia di
distruggerli, e per molti esseri umani nei paesi in via di
sviluppo ciò significa miseria
e fame. Come ha detto Christoph Berg, coordinatore del
progetto per la protezione
del suolo della Società tedesca per la collaborazione tecnica: «A causa della crescita
della popolazione sono saltati i sistemi tradizionali di
sfruttamento del suolo». Se il
terreno è dilavato o viene
portato via dal vento o si «salinizza», non può più produrre nutrimento.
La protezione del suolo è
Burkina Faso: esempio di suolo ridotto a sabbia rossa
quindi anche lotta alla povertà. Ma certi aiuti indiscriminati a regioni in crisi possono rendere la situazione
ancora più pericolosa. L’invio di generi alimentari o la
creazione di pozzi in alcune
zone del Sahel hanno provocato la concentrazione della
popolazione che ha distrutto
completamente dei terreni
ipersensibili che subivano
una fase transitoria di siccità:
non è rimasta che della sabbia rossa. Oggi le regioni del
Sahel non sono più colpite
così acutamente dalla mancanza di cibo, ma gli esperti
dei problemi dello sviluppo
sono costretti a progettare a
lungo termine.
Molti progetti falliscono
prima che i terreni sensibili
abbiano tempo di riprendersi: «I progetti per il recupero
delle risorse hanno bisogno
di tempi lunghi: sei, otto e
talvolta anche più di dieci anni» dice Berg. Nella penisola
messicana dello Yucatan la
popolazione dei Maya, che
praticava il dissodamento incendiando la foresta, seguiva
un ciclo costante di 15-20 anni. Ogni anno veniva bmciato
un pezzo di foresta equatoriale e con le ceneri si fertilizzavano le coltivazioni di
mais. Dopodiché la foresta
aveva vent’anni per ricrescere. Adesso però la popolazione in certe zone dello Yucatan è così fitta che i discendenti dei Maya hanno ridotto
questa rotazione a cinque,
massimo sette anni e la fore
sta non ha tempo sufficiente
per rinnovarsi.
L’Università autonoma
dello Yucatan e l’Università
Humboldt di Berlino cercano
di far uscire i Maya da questo
cerchio vizioso, propagando
una coltivazione del terreno
«persistente» e costruendo
dei villaggi, il che però significa, per contadini abituati
alla mobilità, il passaggio alla
sedentarietà. Sabine Giindel,
la ricercatrice che coordina
questo progetto per lo Yucatan, giustifica questo stravolgimento culturale: «La gente
cerca di adattarsi a questi
cambiamenti e a queste costrizioni elaborando un proprio processo innovativo, ma
ci sono comunque dei pesantissimi limiti». (epd)
Lw« Conferenza della Wto a Singapore
Sotto accusa la politica
commerciale del Nord
ASTRID PRANGE
UNA serie di paesi in via
di sviluppo critica sempre più fortemente la politica
commerciale dei paesi industrializzati. «Nonostante le
affermazioni contrarie, le nazioni benestanti non hanno
nessuna intenzione di favorire la liberalizzazione del
commercio mondiale», ha dichiarato il governo indiano in
occasione della conferenza
dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) che
si è svolta a Singapore daU’8
al 13 dicembre 1996. Secondo l’agenzia di stampa «Inter
press service» (ips) l’India ha
tutte le intenzioni di farsi
portavoce in questo settore
dei paesi in via di sviluppo.
«Il protezionismo nei confronti dei manufatti, delle biciclette e dei prodotti chimici
che vengono dall’India - ha
dichiarato all’ips J. C. Srivastava, presidente della Camera dell’industria e del commercio indiana - dimostra
che i paesi ricchi non parlano
seriamente quando citano la
libertà del mercato». A suo
giudizio la Wto dovrebbe occuparsi soprattutto di far eliminare le barriere doganali
erette dai paesi industrializzati. Nell’esportazione l’India
si trova in grossa difficoltà per
i dazi elevati nel settore del
cotone e dello zucchero ed è
svantaggiata dalle sovvenzioni che i paesi ricchi danno alla propria agricoltura.
Anche il Brasile chiede con
insistenza ai paesi industrializzati l’apertura dei mercati.
Il Brasile non accetta più le
penalizzazioni imposte alla
sua industria. «Dalla progressiva apertura iniziata nel
1990, il mercato brasiliano è
stato invaso da scarpe, auto e
manufatti di tutto il mondo»,
dice il ministro degli Esteri,
Luis Felipe Lampreia. Secondo stime ufficiali, nell’anno
1995 le importazioni sono
passate da 19 a 50 miliardi di
dollari Usa e nel 1996 la bilancia commerciale ha registrato circa tre miliardi di
dollari di deficit.
Secondo gli studi forniti
dall’Gnu negli ultimi anni la
direzione della corrente del
commercio mondiale non è
cambiata. I paesi industrializzati controllano circa il
70% di tutta l’esportazione
mondiale con un movimento
di 4.740 miliardi di dollari.
Un quarto di questo ammontare è gestito dai paesi in via
di sviluppo ma, quasi esclusivamente, dai paesi emergenti del sud-est asiatico: Cina, Thailandia, Malesia e Corea del Sud. Si calcola inoltre
che la crescita dell’esportazione delle materie prime è
molto minore rispetto alla
crescita dell’esportazione dei
prodotti finiti.
I conflitti di interesse non
esistono solo tra i paesi industrializzati e quelli in via di
sviluppo, ma anche all’inteino degli stessi paesi emergenti. Il Brasile, dal giugno
scorso, sta cercando di difendersi dall’inondazione dei
giocattoli cinesi importaticon
dazi del 70%. Nel 1995, nel
settore della produzione di
giocattoli, nei paesi dell’America Latina, l’occupazione è
passata da 25.000 a 15.000
posti di lavoro. (epd)
Riforma
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“La chiesa e sempre in riforma”
(Martin Lutero)
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