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Anno 121 - n. 5
1 febbraio 1985
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedirt
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
L’esclusione ha quindi un preciso significato. Da una parte
un avvertimento ai teologi di
varia estrazione i cui pareri
critici Del Rio ha raccolto nel
suo articolo (mettendo di suo,
a bilanciare, la chiusa con un
giudizio comunque positivo),
primo tra tutti a Gonzalez Ruiz
che ha affermato che il papa cede alla tentazione diabolica dell’omaggio dei potenti; dail’altra
un messaggio alla cerchia dei
^ornalisti al seguito su ciò che
è lecito e ciò che non è lecito
scrivere sul papa essendo suoi
ospiti.
Manipolazione del consenso,
dunque, vicino e lontano. Ole la
pratichino i potenti di questo
mondo, con crescenti tendenze
all’autocrazia, preoccupa. Che la
pratichi il capo di una chiesa
cristiana, scandalizza. Non si
può che osservare — lo fa ancora il bravo don Di Grazia di
Rimini, precisando che si tratta
di un esempio a fortiori, non
essendo Del Rio un traditore —
come sarebbe impensabile un
Gesù che emargina Giuda e lo
esclude dall’ultima eena solo
perché traditore. Ma, appunto,
Gesù non era un potente di questo mondo e ha rifiutato esplicitamente di esserlo.
Franco Giampiccoll
UN DIBATTITO DA PROMUOVERE
Parlamento e moralità pubblica
« A quanti mi hanno consigliato di farlo tacere ho risposto come Gesù a Giovanni; ’’Quel tale
non è dei nostri? Lasciatelo parlare... Se le cose che dice sono
improntate a verità, non posso
non ascoltarle; se, invece, sono
solo malignità non vale la pena
prendersela, prima o poi cadranno”. Per questo, caro signor
giornalista, sono contento che
lei venga al mio seguito. Vuol
dire che, come insegna San Paolo, porterò dietro la mia ’’spina
nel fianco” ».
Contro il malcostume politico presentati in Parlamento cJue progetti di legge volti a regolamentare sia le modalità di finanziamento dei partiti che i principali aspetti della loro vita interna
Una lettera di Wojtyla a Del
Rio? Troppo bello. E’ solo il
brano di una lettera divertente
ed evangelica che un prete di Rimini ha scritto a « Repubblica »
indicando cosa avrebbe dovuto
serivere il papa al giornalista
al quale è stato negato il posto
sull’aereo papale diretto in Venezuela a causa di un articolo
sui viaggi di Giovanni Paolo II
giudicato non sufficientemente
allineato.
Ingenuamente, seguendo la vicenda dell’esclusione (vaticanamente chiamata « richiesta di rinunciare al volo papale»), con
le motivazioni del provvedimento che hanno incredibilmente
stravolto l’articolo di Del Rio
(«Repubblica» 15.1), le successive prese di posizione di giornalisti di ogni parte del mondo
e le interrogazioni al Parlamento, pensavo che — se non
con una lettera come quella suggerita dal sacerdote di Rimini —
Giovanni Paolo II avrebbe trovato il modo di raddrizzare ìa
rotta dopo la scivolata d’ala della sua Curia. Pensavo cioè che
ci si potesse appellare — come
diceva Lutero rifiutando di credere che le prime accuse che
gli arrivavano provenissero dal
papa stesso — « dal papa male
informato al papa bene informato ». Ingenuamente. Il papa
era bene informato. li papa è
sempre bene informato.
Non c'è dubbio che la questione della moralità pubblica sia
divenuta in Italia un problema
determinante. Gli scandali continui e ripetuti che colpiscono
gli apparati istituzionali (stato,
enti pubblici, regioni, province,
comuni) ed i partiti incidono
profondamente sulla funzionalità
dei servizi che dovrebbero essere resi, sulla fiducia dei cittadini, sulla stessa voglia di impegnarsi per migliorare le cose.
Né sembra che la cosiddetta
classe politica si sia perfettamente resa conto dei pericoli
che questa situazione comporta.
Al di là delle spesso sincere dichiarazioni di sdegno da parte
dei singoli, è mancata sinora
una risposta in termini di leggi,
di modifiche istituzionali, di migliori controlli.
All’insorgere di uno dei maggiori scandali nazionali, quello
dei petroli, venne varata la legge sul finanziamento pubblico
dei partiti; ma essa non prevede, nonostante le successive modifiche, controlli veri ed efficaci
né sul modo in cui sono spesi
i soldi legalmente ottenuti in
base alla legge stessa né tanto
meno sui mille rivoli illegali
che continuano ad affluire ai
partiti o ai singoli politici.
Che questo andazzo non possa continuare è sensazione diffusa: e qualche cosa si sta muovendo anche in Parlamento, con
la presentazione di progetti di
legge volti a regolamentare sia
le modalità di finanziamento dei
partiti che i principali aspetti
della loro vita interna.
Due proposte
La prima proposta, firmata da
deputati di vari partiti della
maggioranza (democristiani, liberali e socialdemocratici, primi
firmatari Sterpa e Azzaro) detta
disposizioni assai drastiche sul
funzionamento dei partiti: tutti
gli aspetti della vita interna, dalle nuove iscrizioni alle delibere
a tutti i livelli, allo svolgimento
dei congressi nazionali, devono
svolgersi con l’intervento di un
notaio per garantire la regolarità. Tutte le delibere devono
essere prese con la maggioranza dei quattro quinti degli organi competenti, tranne quelle
del congresso che vengono adottate a maggioranza assoluta e a
scrutinio segreto. Norme troppo drastiche, probabilmente, che
finirebbero per « ingessare » la
vita dei partiti. Ma non possiamo dimenticare di vivere in un
paese dove ai partiti sono stati
iscritti... dei morti per variare
le maggioranze interne; dove gli
organi competenti hanno approvato certe liste elettorali e poi
l’incaricaio ne ha presentato altre; dove anche i risultati di
congressi nazionali sono stati
contestati per irregolarità. In
questo senso la proposta Sterpa-Azzaro assume l’aspetto di
una salutare provocazione.
Più realistica è forse la proposta presentata da Valdo Spini, che si compone di due parti
ben distinte. La prima è relativa al finanziamento pubblico.
Spini propone sostanzialmente
di adottare il sistema tedesco
dove, a fianco di ogni partito, è
costituita una fondazione a cui
vanno i contributi del finanziamento pubblico e da cui sono
amministrate tutte le sostanze
del partito. Il vantaggio di questa soluzione è che la fondazione è sottoposta a tutti i controlli previsti dalla legge per le persone giuridiche riconosciute: si
potrebbe così giungere alla trasparenza della gestione economica del partito. Ed opportuna
LO STRANIERO CHE E’ DENTRO LE TUE PORTE - 2
In Cristo non ci siano stranieri
« Diletto, tu operi fedelmente in quel che fai a favore dei fratelli che sono, per di più, forestieri. Essi hanno reso testimonianza
del tuo amore, dinanzi alla chiesa; e farai bene a provvedere al
loro viaggio in modo degno di Dio; perché sono partiti per amor
del nome di Cristo, senza prendere niente dai pagani. Noi dunque
dobbiamo accogliere tali uomini, per essere cooperatori con la
verità» (3 Giov. 5-8).
Una domenica mattina, concluso il culto, un giovane di colore
mi si avvicina con passo deciso.
Proviene dallo Zambia e da qualche tempo vive in Italia. Fuggito
dal suo paese per motivi politici,
ora, che è riuscito a raggiungere
l'occidente, si sente un po' disorientato.
E' vero che i due mesi di permanenza girovaga per il nostro
paese non gli hanno ancora permesso di ambientarsi. È anche vero che non ha ancora deciso se
fermarsi qui da noi oppure trasferirsi in Francia o in paesi di
lingua inglese nella speranza di
superare più facilmente le difficoltà che qui sta incontrando.
In questo suo comprensibile
disorientamento l'unico punto di
riferimento che ha intravisto è
proprio la nostra chiesa.
È membro di una piccola
chiesa riformata dello Zambia ed
avrebbe piacere di partecipare
alla vita della nostra comunità
per ritrovare e riformulare il
suo rapporto con Gesù Cristo,
ma anche per sentirsi fratello
tra fratelli, membro attivo di
una realtà comunitaria che nella
costruzione della propria testimonianza cristiana sappia anche
arricchirsi attraverso la sua personale ricerca di fede.
Allora gli spiego l'articolata
realtà delle attività che costituiscono e caratterizzano la nostra
vita comunitaria: il culto, la riunione quartierale, il gruppo giovanile o la Fgei, i gruppi di studio. Parliamo anche di attività
come quelle svolte dalla Corale
0 dal Gruppo Filodrammatico.
Per lui ognuna di queste attività
può rappresentare un’occasione
d’incontro e di confronto con i
suoi fratelli in fede.
Dopo qualche tentativo di partecipazione e di condivisione della nostra vita comunitaria il
fratello dello Zambia è sparito.
Sicuramente è partito per un altro paese, ma è altrettanto certo
che nella nostra comunità di fede non c'era sufficiente spazio ed
attenzione per lui, marginale tra
1 marginali, così come non ha
trovato spazio ed attenzione in
quella società in cui desiderava
tanto vivere.
Questo episodio mi ha fatto riflettere. La gran massa di immigrati in Europa, provenienti dai
paesi del terzo e quarto mondo,
sono islamici. Ma una minoranza non insignificante di immigra
ti rappresenta invece parte di
quel cristianesimo extra-europeo
nato e sviluppatosi a partire dalla predicazione e dall’intervento
missionario delle chiese europee,
che appoggiarono ed aiutarono
la politica di rapina delle potenze coloniali verso i paesi che noi
ancora oggi pur con delle motivazioni diverse, chiamiamo sottosviluppati. Queste nostre sorelle e questi nostri fratelli in fede
sono anch’essi stranieri dentro
le nostre porte.
Nella terza lettera di Giovanni
uno degli argomenti affrontati
dall'autore, riguarda proprio il
problema della cura da prestare
ai cristiani stranieri e precisamente ai missionari, che nella loro opera dipendono dall’accoglienza che a loro riservano gli
amici delle altre comunità.
Gaio, il destinatario della lettera, viene incoraggiato a proseguire nel suo comportamento nei
confronti di questi fratelli stranieri non solo perché ha reso
una valida testimonianza rispetto alla comune fede cristiana,
ma perché ha dato un segno che
ha saputo contraddistinguere
l'amore cristiano come disponibilità verso l'altro. Infatti fa
parte dell’ospitalità cristiana non
solo il dovere di mettere gli ospiti stranieri sulla strada giusta
ed accompagnarli, ma anche di
procurare loro il necessario per
Mauro Pons
(continua a pag. 2)
mente la proposta Spini prevede che i parlamentari non possano ricoprire cariche amministrative nelle fondazioni, per
evitare che le responsabilità penali per malversazioni e corruzioni finiscano annegate nel calderone delTimmunità parlamentare. La trasparenza non sarebbe però ottenuta a prezzo di
una troppo rigida limitazione
dell’autonomia interna di ciascun partito.
Anche la proposta Spini, comunque, prevede (oltre a un opportuno controllo delle spese
elettorali dei singoli candidati)
delle norme che incidono sulla
vita interna dei partiti. « Il proponente è consapevole — scrive
nella relazione — di come la materia qui considerata sia scottante e controversa. Si tratta
quindi di una proposta di legge
di carattere personale che non
implica responsabilità politiche
più generali né di partito né di
gruppo ». La proposta controversa attiene alla democraticità
della vita interna dei partiti (la
Costituzione parla in un solo articolo dei partiti, dicendo che i
cittadini possono associarsi in
partiti per concorrere « con metodo democratico » a determinare la politica nazionale). Gli
statuti dei partiti dovrebbero
« in ogni caso consentire la formazione di maggioranze e minoranze sulle questioni inerenti
la definizione degli indirizzi politici » ed assicurare anche « la
rappresentanza proporzionale in
tutti gli organi collegiali delle
minoranze costituitesi su mozioni politiche nresentate nelle sedi di dibattito interno ». E’ una
norma che certamente non piacerà ai partiti che attuano il cosiddetto « centralismo democratico ».
Quali possibilità
Quali possibilità hanno queste proposte di essere sollecitamente approvate? Bisogna essere realisti: nessuna. Ma è importante che un dibattito che è
così vivo tra i cittadini arrivi
Gianni Long
(continua a pag. 12)
SOMMARIO
□ Un tempo per uccidere e uno per guarire,
di F. Spano, p. 3
□ Una chiesa in analisi
10 anni dopo, di A.
Garrone, p. 4
□ Presenza evangelica in
Abruzzo, a cura di G.
Platone, p. 7
□ Settimana di preghiera per l’unità, a cura
di S. Ribet, p. 8
□ Nessuno la vuole ma
molti la praticano, di
A. Comba, p. 12
ì
2
2 fede e cultura
r febbraio 1985
TRA I LIBRI
E’ il declino degli dei?
Alcuni dei problemi più inquietanti deH’odierna società tecnocratica
nell’opera dell’iniziatore e assertore della moderna teoria istintivistica
Nella postilla al suo ultimo libro 1 Konrad Lorenz scrive: « Se
l’afFermazione che l’uomo è fatto ad immagine e somiglianza di
Dio contiene in sé qualche verità, questa si riferisce all’attività creativa dell’uomo ». Altre
citazioni sparse: « L’umanità è
destinata a diventare una comunità di esseri realmente umani oppure una rigida organizzazione di non-umani, privi della
capacità di agire con autonomia? Questo dipenderà da un
unico fattore: la nostra capacità di aderire alla sensibilità non
razionale ai problemi di valore
insiti in noi »; « L’uomo non è
malvagio fin dalla giovinezza,
l’uomo è buono quanto basta per
una società di 11 persone »;
« Nella grande armonia della natura vivente non c’è posto per
la compassione ».
Queste sono alcune delle enunciazioni, non nuove per la verità, che appaiono nel libro di
Lorenz. Egli affronta alcuni dei
problemi più inquietanti dell’odiema società tecnocratica, preoccupato per la fine dell’evoluzione creatrice e dei danni che
lo sviluppo tecnologico porta alla specie umana. Tenace iniziatore e assertore della moderna
teoria istintivistica, da sempre
polemizza aspramente contro il
« riduzionismo escatologico »,
cioè le scuole che si rifanno al
neo-comportamentismo americano di Skinner, accusandole di
trascinare Tumanità — con la
loro teoria — in un baratro.
Non sorprende l’antropomorfismo di Lorenz. Da sempre il
suo « credo », la sua « fede » di
scienziato neo-darwinista sono
tesi a indicare analogie, spiegazioni e razionalizzazioni con la
creazione, sia umana sia animale. Anche in questo libro cc n’è
per tutti. Per chi non domina
le emozioni e si lascia trasportare dai sentimenti; per chi si
illude di poter avere città pacifiche e serene senza diventare
automi; per chi è troppo fiacco
e per chi si dà troppo da fare.
Lorenz ha un merito che gli va
sempre riconosciuto: dice onestamente, da scienziato, quello
che pensa, cosa oggi assai rara
anche nel mondo scientifico.
Personalmente ritengo sbagliato l’approccio ai problemi
nei termini etologico-comparativi tra specie animale e specie
umana. Non è vero che oggi siano solo le scuole comportamentistiche a dominare lo sviluppo.
Lo sono anche le teorie istintivistiche, e in notevole misura.
Le « pulsioni istintuali » sono
servite, di volta in volta, a giustificare guerre, razzismo, violenza distruttiva. Eibl-Eibesfeld,
discepolo di Lorenz, arriva a
concludere che la xenofobia è
innata
Ognuno raccoglie
ciò che semina
Qgnuno, alla lunga, raccoglie
ciò che semina; e molte teorie
istintivistiche — lungi dallo sviluppare valori di vita nel genere
umano — hanno coiisentito e
consentono, ad esempio, ai vari
guerrafondai che popolano i vari governi, di farsi scudo di queste teorie (per altro respinte dagli studi della neuro-fisiologia,
della psico-biologia, della paleontologia, delle scuole psicanaliti
PROTESTANTESIMO IN TV
La trasmissione del 21 gennaio ci ha offerto una panoramica del libro dei Salmi.
Ne abbiamo ascoltati sei, tetti a due voci alternate, in
modo espressivo e partecipe
dai bravi dicitori L. Biagtni
e M. Guglielmi. Fra essi il
famoso "De profundis” e i
non meno noti Salmi 1 e 22.
Abbiamo così rivisitato alcune pagine della Bibbia tra
le più suggestive per l’afflato
poetico che le pervade e per
smissione uno specifico messaggio evangelico e di ciò a
mio parere si è sentita la
mancanza.
Mi è stata anche segnalata
da alcuni telespettatori l’opportunità che i testi biblici
— in questa come in altre occasioni — siano sempre esaurientemente inquadrati nel
loro contesto storico, senza
dare nulla di scontato. Questo mi offre l’occasione per
manifestare un desiderio che
I Salmi in TV
la profondità ed umanità del
loro contenuto. Il conduttore
pastore D. Garrone li ha commentati, mettendone in evidenza di volta in volta il significato e la funzione (Inni
di lode all'Eterno che presuppongono la partecipazione corale del popolo, lamentazioni, richieste collettive ed individuali ecc.). E’ stata pure
sottolineata la modernità della concezione che emerge da
alcuni Salmi dove Dio già è
considerato un interlocutore
a livello individuale.
Dal punto di vista televisivo si può osservare che,
nonostante il diffuso sottofondo di suoni ed immagini aderenti ai contenuti dei testi,
si aveva nell'insieme un’impressione di staticità. Inoltre
— a prescindere dall’efficacia
sempre collegata alla lettura
della Parola — non si saprebbe individuare in questa tra
penso risponda ad un’esigenza oggettiva: che sia cioè dedicato un numero della rubrica ad illustrare la funzione della critica biblica e di
conseguenza il problema fondamentale dei modi teologicamente corretti, o meno, di
accostarsi alla lettura della
Bibbia stessa. Sappiamo bene che da questi “modi’’ derivano le varie “interpretazioni” e di qui, in ultima analisi, il “come" vivere la propria fede. Sul nostro giornale tale tematica è già stata
tempo fa ampiamente trattata (anche se non necessariamente recepita), mi sembra
però importante che essa venga ripresa dal mezzo televisivo che raggiunge certamente una diversa (e ritengo più
larga) parte di pubblico, protestante e no.
Mirella Argentieri Bein
che non freudiane) per giustificare come « genetiche » le scelte di
terrore, di riarmo, di guerra,
di razzismo culturale, economico, religioso.
Lorenz ripropone la necessità
di risvegliare anche i lati migliori dell’uomo, attraverso il
gioco, la sensibilità ai valori verso il bello, il contatto con la natura vivente, armonica e creatrice. Ma può bastare? Certamente un sistema educativo diverso (e ciò presuppone anche
una scuola diversa) può portare moltissimi giovani a vivere
gioiosamente valori alternativi,
positivi, non dogmatici. Ma non
tutti (giovani e non) sono gli
stessi. Non lo sono per ambiente, carattere, ceto sociale, scelta,
cultura ecc... Come giustificare
che in Decidente moltissimi —
pur sensibili alla « percezione
delle forme » — vendano molto
spesso la loro coscienza alle
ideologie dominanti? Cosi come
esistono, e non sono pochi, esseri umani lontanissimi dal pensiero tecnomorfo, i quali non
credono a teorie istintive e hanno scelto di vivere la loro « percezione delle forme » combattendo duramente l’ordine esistente, oppure estraniandosi da
questa società per entrare in
una dimensione individuale diversa; e non per questo si possono definire tutti terroristi o
mistici, come Lorenz li classifica
sommariamente.
Non si possono combattere i
mali odierni (causati certamente anche dalla tecnocrazia) rimanendo aH’interno solamente
dell’ evoluzionismo darwiniano.
Per dirla con Paul Feyerabend,
« Per trovare dei limiti dobbiamo andare al di là della scienza, nei campi della filosofia dogmatica, della fede o della politica, se la decisione ha rilevanza politica ».
Paolo Serra
AMORE E GIUSTIZIA
Caro Eco,
ho letto con piacere ma anche con
tristezza quanto scriveva fleto Bonifa-'
zi di Terni a proposito del cristiano
che, dovendo parlare unicamente in
modo da spingere all'amore, erra quando scrive 0 lotta pubblicamente, e sull'Eco, per una miglior giustizia socia-'
le. Con piacere, perché egli desidera
amore; tristezza, perché non si rende
conto di quanto ne abbisognino i derelitti. Egli si chiede cosa farebbe,
direbbe, Gesù oggi, sulla terra. E' doveroso chiederci quello che farebbe
Gesù, ma PER NOI. E' una tentazione
quando ci immaginiamo quello che farebbe Gesù, ma riferendoci AGLI ALTRI. Finiamo sempre per immaginarci
che farebbe o direbbe quello che pensiamo NOI. Possiamo concordare però:
Gesù sempre agirebbe, parlerebbe per
amore.
Caro Reto, tu temi che spingendo i
poveri a reclamare i loro diritti li si
spinga lontano dalla via della rassegnazione e del sacrificio, e si apra la
triste spirale di odi, rancori, vendette, il contrario deil'amore. Ma se si
scatena questa spirale, di chi la colpa? Di chi chiede quello cui ha diritto (e Dio ci ha creati per vivere) o di
chi per egoismo, per avidità, per sete
di guadagno, rifiuta agli altri e aocumula per sé? Ed è troppo facile dire
agli altri che devono rassegnarsi: dovremmo dirlo a noi, non agli altri,
eventualmente. Prima di dirlo, bisogna
sapersi mettere nei panni di chi soffre, perché sfruttato e leso nei suoi
diritti. Sappiamo farlo? Ci chiediamo
come vive chi ha fame o comunque
vede le ripercussioni dell’ingiustizia
nella vita familiare, a volte nei figli...
Non è quindi per amore verso di lui,
il povero, che dobbiamo impegnarci
per una miglior giustizia sociale?
Gesù è andato a tavola anche da
Zaccheo, uno sfruttatore. Ma non perché continuasse a sfruttare, perché
cambiasse vita e se Zaccheo non avesse riconosciuto che doveva cambiare,
Gesù non avrebbe mancato di farglielo
notare, appunto per amore, ed è per
amore di tutti, degli sfruttati, MA ANCHE DEGLI SFRUTTATORI, che dobbiamo perseverare nel lottare, come
singoli cristiani e come collettività e
nel giornale anche, affinché vi sia
maggiore giustizia, il che non vuol
dire odiare chi possiede.
Cordialmente Guido Rivoir, Lugano
BHOPAL
Rendiamo grazie a Kalì:
dalla nuvola a Bhopal
è apparsa la sua pace
il cercato rimedio.
Diventi ora Bhopal
meta esemplare
da tutte le metropoli
liberate,
vi scendano i charter
carichi dei tuoi fedeli
ricchi, Kalì.
Non è più necessaria
Hiroshima
né la campagna di prima
per fare sterili
le femmine miserabili.
Più efficace
è Bhopal.
Concedici dunque Kalì,
buona dea,
cento mille Bhopal,
né essere troppo presto
placata.
Giacomo Quartino, Genova
Non ci siano stranieri
^ Il declino delVuomo. Mondadori
1984, L. 16.000.
^ Prometeo, trimestrale di scienza
e storia, Mondadori, n. 3/1983.
I segue da pag. I)
il viaggio che eventualmente continueranno.
Ma di ben altro peso è l’osservazione secondo la quale il dovere di accogliere in modo ospitale
il cristiano straniero non è fine
a se stesso, ma serve anche alla
testimonianza della verità. Nel
linguaggio « giovannico » l’uso
del termine verità rimanda sempre alla rivelazione della realtà
divina.
Dunque nell’accoglienza riser
TRA LE RIVISTE
Bollettino Studi Valdesi
E’ in corso di distribuzione ai
soci e agli abbonati il 2° numero per il 1984 del Bollettino della Società di Studi Valdesi, che
porta il numero 155 della serie.
Apre la pubblicazione un articolo di G. Vola su « La colletta
inglese del 1655 per i Valdesi »,
diviso in due parti (la seconda
comparirà sul prossimo numero), che indaga sulla sorte dell’ingente somma di denaro, più
di 38.000 sterline del 17° secolo,
raccolta negli anni di Cromwell
per sostenere le popolazioni delle Valli perseguitate durante le
« Pasque Piemontesi » con grande ferocia, tanto da richiamare
l’attenzione di tutta l’Europa
protestante.
L’autore, ricercatore di Storia
Moderna presso l’Università di
Firenze, mostra sulla base di vari documenti ritrovati in Inghilterra, come la maggior parte
della somma fu distolta dalla
sua destinazione originaria e si
disperse in modi ancora oggi ben
noti, andando a riempire le tasche di vari personaggi o trovando utilizzi più impellenti per il
governo.
Se^e un articolo di E- Balmas
dal titolo « In margine al centenario luterano», nel quale ven
gono esaminate tre « Grida »
pubblicate tra il 1523 e il 1569
nel Ducato di Milano; si tratta
di editti di carattere religioso
diretti a combattere l’influsso
della Riforma nella regione. La
prima « grida » vieta il possesso
e la lettura di qualsiasi libro di
Lutero, la seconda fornisce un
elenco di libri considerati eretici e pericolosi, e di ccnse^enza vietati con la minaccia di pene severissime, la terza arriva
a vietare ai milanesi ogni contatto con gli abitanti di Ginevra
e dintorni e i viaggi di qualunque tipo nella città svizzera.
Seguono ancora: a cura di G.
Tourn uno sguardo sulle principali pubblicazioni uscite in Italia
nel cinquecentesimo anniversario della nascita di Lutero; una
nota di S. Caponetto sugli ultimi scritti di Savonarola dal carcere e sull’influenza che questi
ebbero su Lutero.
Concludono il volume alcune
note di G. Gönnet e le consuete
rubriche di recensioni e rassegna
bibliografica.
Per informazioni e ordinazioni
l’indirizzo della Società di Studi
Valdesi è: Via R. D’Azeglio 2,
10066 Torre Pellice.
vata al fratello straniero non si
fa un semplice atto di carità cristiana, né solamente un gesto
d’amore e di servizio, ma si rende esplicita l’universalità dell’atto salvifico esercitato nei confronti dell'umanità da un Dio
che ha scelto per manifestarsi
l'incarnazione in Gesù Cristo e
V«umiliazione » della condizione
umana.
Uomini e donne diversi, reciprocamente "stranieri”, con storie personali e collettive che ne
hanno differenziato le loro caratteristiche sociali e culturali, si
ritrovano a vivere una unità fondata sulla fede in Gesù Cristo.
Una unità che va oltre non solo
alle diverse etnie, ma anche alle
diverse ecclesiologie; oltre ai diversi linguaggi religiosi e di fede_
attraverso i quali tutti quanti ci
esprimiamo; oltre ad ogni presunta primogenitura nella vocazione ricevuta.
Nella fede in Gesù Cristo non
possono esserci ’’stranieri". Questo non significa che non si sia
"stranieri” nelle forme attraverso le quali esprimiamo la nostra
scelta di fede in Gesù Cristo.
In ogni caso questo modo di
"essere stranieri” non deve mettere in pericolo l'unità richiesta ai
cristiani nel nome di Gesù Cristo,
ma al contrario, poiché impone il
confronto tra i diversi modi di
essere credenti ed essere chiesa
nel mondo, non può che portare
alla ricerca di momenti e livelli
sempre più unitari.
L’incontro con lo straniero che
è dentro alle nostre porte sarà
più vero anche per noi quando
non solo li accoglieremo come
fratelli, ma quando sapremo riconoscere in essi anche quei "missionari", testimoni dell’cvangelo venuti da lontano a parlarci della
loro fede in Gesù Cristo, una fede^
che può anche portare in sé
istanze critiche sul nostro modo
di essere chiesa e come tale di
rispondere alla nostra vocazione
cristiana, anche rispetto al nostro
dovere di ospitalità ed accoglienza.
Mauro Pons
3
1“ febbraio 1985
fede e cultura 3
RIFLESSIONI SULLA RISPOSTA Al DISSOCIATI
UN CICLO SU RADIOTRE
Un tempo per uccidere
e uno per guarire
Presentando la lettera che due detenuti dissociati dal terrorismo hanno inviato al Sinodo valdese-metodista e all'Assemblea battista e le rispettive risposte, il numero 88-89 di G.E., la rivista della
Federazione giovanile evangelica italiana, pubblica un articolo a
commento di un particolare della risposta valdese-metodista. Ci sembra che l’interesse di questo articolo vada al di là dell'ambito giovanile e investa direttamente le chiese che hanno discusso e discutono
di questo problema. Lo riproduciamo perciò per i nostri lettori.
L’appassionata discussione che
ha portato il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste a rispondere, nei termini documentati
in queste pagine, ai due dissociati di Rebitataia, ha risollevato, e
credo lasciato aperto, un problema di fondo, che sarà necessario approfondire ulteriormente in futuro. C’è chi ha affermato, sostenuto da numerosi degli
intervenuti, che, in una logica
evangelica, il « tempo per uccidere » non viene mai.
L’espressione, citata in prima
istanza da Punaro e Vitelli, è
tratta dal capitolo 3 deH’Ecclesiaste, costituito da una lunga
serie di antinomie: al tempo per
amare è contrapposto quello per
odiare, al tempo per raccogliere
quello per disperdere, al tempo
per ridere quello per fare cordoglio, al tempo per parlare
quello per tacere e via dicendo.
E là dove si afferma che esiste
un tempo per uccidere si contrappone il fatto che esiste un
tempo per... guarire!
Mi ha sempre colpita questo:
guarire non è contrario di uccidere; lo sarebbe se mai il resuscitare, il far nascere. Eppure
LUNEDI’ 4 FEBBRAIO 1985
ore 23 circa — RAI 2
Protestantesimo
IN TV
In occasione della settimana della libertà il cui tema è
dedicato a: « Il forestiero che
è dentro alle tue porte » la
trasmissione di lunedi prossimo cerca di analizzare le
situazioni ed i problemi che
gli immigrati stranieri in Italia sono costretti ad affrontare.
o moribondi e che vanno invece recuperati alla vita.
Il Nuovo Testamento stesso
usa espressioni durissime quando parla di cavare occhi e tagliare mani, i nostri occhi e le nostre mani, per guarire, per dare
vita aH’insieme del corpo. Se il
verbo « uccidere » non è inteso
in senso specifico (e in questa
direzione credo ci spinga l’antinomia non rigorosa del testo),
il tempo per uccidere viene realmente, e viene anche per chi è
inserito in una logica evangelica.
E se noi ce ne asteniamo non è
sempre, come forse vorremmo
lasciar credere, per fedeltà, ma
per altre, meno nobili, motivazioni: ignavia, vigliaccheria, passività.
Perplessità
l’Ecclesiaste ci dice proprio così: « c’è un tempo per uccidere
e uno per guarire ». Non liquiderei questa espressione troppo
velocemente, facendo appello alla necessità, per altri versi molto giusta e da ribadire, di un
approccio non letteralista alla
Scrittura. Il testo esiste e c’è di
intralcio: prima di negarlo, di
dire che è al di fuori di una
logica evangelica, vorrei provare a capire meglio cosa può voler dire per noi.
Il « tempo per uccidere », in
particolare se pensate non come l’atto che toglie la vita ma
come quello che elimina, che
cancella, che strappa, in contrapposizione al processo che costituisce, che riscrive, che guarisce
insomma, ebbene questo tempo
esiste e ricorrentemente nella
nostra vita. Siamo in continuazione chiamati ad uccidere parti di nei: relazioni, emozioni,
pensieri, filoni di ricerca, punti
di riferimento emotivi ed ideologici, esperienze, dimensioni che
hanno fatto parte costitutiva
della nostra esistenza e che in
un certo tempo vanno, appunto,
eliminati. Proprio come, ricorrentemente, torna il tempo per
raccogliere, ritrovare, ricostituire, guarire insomma parti di
noi: pensieri, sentimenti, rapporti che pensavamo malati, deboli
Tuttavia il punto di fondo che
mi lascia perplessa nella frase
della lettera del Sinodo « il tempo per uccidere non viene mai »
è quando questa espressione è
riferita, come credo di aver capito, al suoi termini più specificatamente politici. Possiamo, ma
possiamo davvero affermare che
il tempo, politico, per uccidere
non viene mai? Credo che dobbiamo essere molto cauti su questo: non me la sentirei, infatti,
solo perché in questi anni lo fanno in molti e suona meno pericoloso, di non render ragione
all’operato dei resistenti (e quanti tra loro erano evangelici convinti?) al fascismo italiano o tedesco. Non me la sentirei di ripetere la stessa frase ai combattenti afghani contro l’occupazione sovietica o a quelli salvadoregni contro la feroce dittatura
che opprime, che uccide davvero,
la vita del loro popolo.
Se il « non viene mai » assume
un senso assoluto, non va rivolto solo ai dissociati di Rebibbia,
ma a tutti coloro che, nei tempi e nelle situazioni più diverse,
hanno preso la decisione drammatica di imbracciare le armi e
di togliere la vita ad altri esseri
umani. Crediamo davvero che
questa decisione sia sempre e
comunque, in sé, per le conseguenze personali che comporta,
sbagliata e antievangelica?
Se è così siamo, nei fatti, di
fronte alla proposta di una scelta rigorosamente non-violenta,
scelta che io rispetto moltissimo pur non condividendola. E
se in questa strada intendiamo
incamminarci, dobbiamo assumerne tutte le implicazioni conseguenti: prima fra tutte, una
rimessa in discussione, a quarant’anni di distanza, della valutazione politica e teologica della
Resistenza.
Più limitato
Credo sia più semplice e più
vero limitarsi, per il momento,
a rispondere su questo punto ai
fratelli detenuti che a noi si sono rivolti che questo nostro, il
trascorso decennio nell’Europa
occidentale, non è stato in alcun
modo il tempo per uccidere:
non iscritti in esso e non giustificabili i modi, gli obiettivi, le
premesse politiche che hanno
portato le armi a sparare. Risposta più circoscritta, ma portatrice di minori implicazioni troppo assolute. Dire « quello non
era, in Italia, il tempo per ucci
dere contrapposto all’attuale
’’tempo per guarire” » è più limitato, ma non meno forte che
dire « il tempo per uccidere non
viene mai ».
Dovremmo dire loro che, in
ogni caso, sia quando ruccidere
si dimostra scelta politicamente
sbagliata, sia quando appare il
frutto di una necessità politica
irrinunciabile — e penso appunto ai giovani partiti per la guerra partigiana nell’inverno del
1943 — il « tempo per uccidere » è sempre iscritto nel registro doloroso del « pecca fortiter » e che il peccato, come giustamente si legge nella lettera
sinodale, non può mai essere
cancellato, espiato, ricomposto
0 guarito, ma unicamente perdonato.
La scelta di non violenza assoluta ha fatto parte, in alcuni
tempi, della impostazione protestante; in altri tempi, credenti
che si inserivano nella stessa
tradizione teologica hanno assunto la responsabilità di riconoscere, nel tempo che si trovavano a vivere, il tempo per uccidere.
Noi oggi possiamo riaprire e
riapprofondire la questione: anzi
credo che, a partire dalle pagine di questa rivista, dovremo
porci seriamente il problema di
doverlo fare. Possiamo nel nostro tempo operare le scelte che
ci paiono più fedeli, ma non
possiamo, senza una lunga riflessione approfondita, passare dal
condividere la posizione barthiana che invitava i cecoslovacchi
a resistere — e non passivamente! — aH’occupazione nazista ad
una scelta non violenta che valga per tutti i tempi e per tutte
le situazioni.
Non possiamo soprattutto rischiare di far coincidere le scelte che operiamo, l’impostazione
che diamo alla nostra politica o
alla nostra teologia con la « logica evangelica »; non possiamo
mai farci forti di una posizione
ipotizzata come più fedele: la
fedeltà all’Evangelo non ci appartiene mai del tutto e comunque travalica ogni nostra parola, decisione o agire.
Francesca Spano
L’anno liturgico
con J. S. Bach
Il direttore del Centro teologico dei Gesuiti di Torino ci invia copia
di una nota preparata per i settimanali cattolici che testimonia dell'interesse con cui anche in campo cattolico è seguito il centenario
bachidno. Ringraziando, la pubblichiamo.
L’Anno Europeo della Musica
è cominciato : le iniziative, anche in Italia, saranno parecchie.
Fra quelle che sono già in atto,
va segnalato un ciclo di trasmissioni a Radiotre, di carattere del
tutto particolare. Si tratta di una
serie di audizioni di opere di J.S.
Bach, che seguono per filo e per
segno l’anno liturgico, dalla prima domenica d’Awento (24 novembre 1984) all’ultima del tempo ordinario (24 novembre 1985).
Il progetto è dovuto ad Alberto Basso, autore della nota biografia bachiana Frau Musika (Torino, 1979 e 1983, 2 voli.) e attualmente direttore della biblioteca
del conservatorio torinese « G.
Verdi ». L’idea di Basso è stata
di riproporre le Cantate sacre di
Bach legandole al loro originario
contesto biblico e liturgico. Il
compositore ha creato, in effetti,
questo straordinario ciclo di opere negli anni 1723-1725, in vista
dell’uso immediato — domenica
per domenica, festa per festa —
nella luterana Thomaskirche di
Lipsia, dove era Kantor.
Una cantata si compone, abitualmente, di una serie di corali,
recitativi, arie, cori, per voci soliste e coro a più voci, con un
organico di circa una ventina di
strumenti ( dall’organo agli archi
e ai fiati). Ciascuna trae ispirazione — prima di tutto nei testi,
opera di vari poeti — dalle letture bibliche del giorno, secondo
la liturgia luterana. La sua funzione, dice Basso, era quella di
« complemento devozionale e
meditativo del sermone ». Il Lezionario luterano non differiva
sostanzialmente da quello cattolico (si intende, quello rimasto
in vigore fino alla riforma conciliare).
Basso ha giustamente ritenuto
che le Cantate bachiane andassero riascoltate alla luce dei rispettivi testi biblici: in ogni trasmissione di Radiotre, infatti,
questi testi vengono letti e brevemente commentati, prima di
dare il via alla musica. In tal modo, la cantata può venir colta
nel suo alveo naturale, e acquistare così una forza espressiva
inaspettata. Ogni trasmissione
presenta da due a tre cantate
(Bach ne ha composto più cicli
annuali). In alcuni casi, il curatore ha operato qualche trasposizione o adattamento. L’esecuzione (discografica) è opera dei migliori complessi vocali e strumentali oggi disponibili, fra quelli che si dedicano alla musica di
Bach.
Il programma di Radiotre, cosi
concepito, è un avvenimento di
grande peso, sia culturale che liturgico. Per consentire un ascolto più agevole, esso viene trasmesso ogni sabato alle 10,30 e
replicato ogni domenica alle 21,
sulla stessa rete.
N.B. A chi volesse « saperne
di più » su J.S. Bach, segnaliamo
una seconda iniziativa di A. Basso, il quale trasmette, sempre su
Radiotre, il ciclo « Le opere e i
giorni », dedicato all’intera produzione bachiana. Ogni lunedì e
venerdì alle 21 (dal 7 gennaio).
Eugenio Costa S. J.
CINISELLO
Studi biblici
CINISELLO BALSAMO — Il
documento sinodale su ’La sessualità nella Bibbia e nel
tempo presente’ e il volume di
E. Puchs, ’Desiderio e tenerezza’,
verranno utilizzati come strumenti ai studio e di analisi da
parte del gruppo biblico. Dopo
un’introduzione generale su « Amore, matrimonio, famiglia e
sessualità nella Bibbia» (26.1),
verranno studiati il problema
della presenza dell’uomo e della
donna nella creazione di Dio
(Gen. 2, il 9.2) ed il problema
del peccato e dei rapporti fra
uomo e donna (Gen. 3, il 23.2).
Uno studio biblico su I Corinzi 6:12 - 7: 40 concluderà il
ciclo.
MILANO
Il caso
Lutero
Gran confusione, quella mattina, alla facoltà di Teologia della Peter Kossa Avenue: ignoti
avevano rapito il prof. Lutero,
docente di Teologia Paolinica.
Assoldato dai fido Melantone,
l’investigatore privato Giovanni
Calvino parte alla ricerca del
professore e dei suoi rapitori.
E’ un Calvino squattrinato e un
po’ cinico, con sigaretta eternamente pendente dalle labbra,
che si muove con scaltrezza in
una metropoli « ostile e costantiniana » che è un po’ Roma, un
po’ Milano, un po’ Los Angeles,
o anche Wittenberg o Torre Pellice.
Comincia così « Quando cade
il soldin nella cassetta... », un
giallo a fumetti partorito dalle
fertili menti — e matite — di
Andrea Cipriani, Giorgio Guelmani, Roberto Reymond, tutti e
tre noti esponenti della FGEI
milanese. Si tratta di un giallo
alTamericana, di quelli che si
reggono sui continui colpi di
scena più che sulla brillante lo
!L CASO LuTSfíO CHIUDO • ÍL D(-clP
dczla cé^/esA, c£-f^nsA/TE ajo i¿,
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1
gica del detective; e questo Calvino, in particolare, ispira simpatia assai più che ammirazione, al punto che senza l’aiuto
del suo vecchio compagno Farci, che per sbarcare il lunario
si è ridotto a fare il meccanico
e sogna un improbabile ritorno
a Ginevra, non verrebbe a capo
di niente.
L’interesse del racconto, però,
come in ogni giallo intellettuale,
più che nella ricerca dei colpevoli si trova nelle beffarde descrizioni di personaggi e ambienti: da un lato la facoltà di
Teologia e il povero Melantone,
dall’altro l’ambiguo locale cat
tolico-integralista « Exsurge Domine » e la bieca figura del cardinale Alberto. Dal punto di vista ideologico, poi, il filo conduttore del racconto è una robusta (e sana) polemica anticattolica, che, come acutamente osservano i tre autori nella loro
gustosa prefazione, « lo rende
del tutto inutilizzabile nel dialogo ecumenico ».
« Quando cade il soldin nella
cassetta... » costa (solo) 2.000 lire
c può essere richiesto a: Andrea
Cipriani, Via Conservatorio 7,
20122 Milano, tei. 02/707760.
r. F.
4
4 Vita delle cliiese
r febbraio 1985
1
TORRE PELLICE: CONVEGNO FGEI-VALLI
Una chiesa in anaiisi 10 anni dopo
Una ridefinizione dell’«essere
della Chiesa » ed ima riflessione
sul rapporto Fgei-Chiesa : questo il tema del convegno sulla
Chiesa, organizzato dalla FgeiValli a Torre Pellice il 19/20 gennaio.
Durante questi due giorni si
è riflettuto sulla realtà della
Chiesa valdese ripercorrendone
alcune tappe fondamentali con
la brillante consulenza del past.
Giorgio Tourn.
L’esperienza barthiana, maturata negli anni precedenti la II
guerra mondiale e consolidatasi negli anni della ricostruzione,
rappresenta l’ambito storico, culturale e teologico da cui partire, per capire meglio l’attuale
fisionomia della Chiesa valdese.
Questa si può caratterizzare
così:
— Nuova centralità della bibbia in contrapposizione con la
chiesa risvegliata e tradizionale.
— Battaglie per: a) laicizzazione della Chiesa; b) sconfessione della centralità della figura pastorale; c) processo di democratizzazione delle strutture
della Chiesa.
— Ipotesi centrale : « la Chiesa è in quanto testimonia all’esterno ». Per quest’opera di testimonianza è necessaria una
grossa preparazione biblico-teologica.
Partita con un progetto di
cambiamento radicale della comunità in Chiesa confessante, la
esperienza barthiana dovette
scontrarsi con un’esigenza di razionalizzazione delle energie ecclesiastiche presenti. La Chiesa
valdese, così come è oggi, nasce da questa esperienza: è divenuta un’« azienda » che cura
la propria immagine pubblica e
sembra aver posto come centrale il problema politico-gestionale dell’assistenza.
Imboccando questa strada, la
comunità dei credenti rischia di
rimanere alla periferia della
Chiesa.
Accanto a questa ipotesi di
Chiesa imprenditrice, se ne possono affiancare altre due.
Ipotesi dì Chiesa confessante:
una riproposizione dell’esperienza barthiana, rivisitata dialetticamente rispetto al mutato contesto culturale, politico e teologico.
Ipotesi di Chiesa aggr^ante:
quella in cui alcune attività, come l’impegno per la pace, il lavoro tra i giovani, possono divenire strumenti di aggregazione all’interno della Chiesa.
Ognuna delle tre ipotesi è caratterizzata da diversi limiti e
presenta alcuni rischi non indifferenti: la Chiesa o è profetica e quindi fonda la sua identità unicamente intorno alla Parola, oppure è un riflesso statistico di vari schemi della società ed in questo caso cade nella
tentazione di «predicare se stessa», invece del suo Signore Gesù Cristo!
Chiesa manageriale
le carenze dello stato, nel settore, e come immagine di « gestione seria, capace ed onesta ».
E’ giunto forse però il momento di verificare se sia ancora
possibile e soprattutto efficace
una predicazione dell’evangelo
attraverso le opere, e di capire
se non vi sia una certa sproporzione tra l’impegno che mettiamo nelle opere ed il senso
delle stesse.
Quindi, se non spaventa una
razionalizzazione dei momenti
tecnici della vita della Chiesa,
fa paura che si « spostino », a
volte, le sedi decisionali (i convegni anziché il Sinodo), senza
interpellare la Chiesa nel suo
insieme.
La logica manageriale parla
con i fatti: oggi l’alternativa
per noi può essere tra il FARE
e l’ESSERE DETTO; cioè non
necessariamente l’essere della
Chiesa deve scaturire in un’azione, in un impegno ma può
essere un nuovo atteggiamento,
un modo di essere del credente!
E’ presente con il maggior numero possibile dei suoi membri, militanti nella società, dove
testimonia in modo evangelico
e non per gestire e difendere
un’immagine.
E’ il luogo dove si ribadisce
la centralità della Parola e Gesù Cristo come l’unico fondamento
Domenica 3 febbraio
□ ASSEMBLEA
PRIMO CIRCUITO
TORRE PELLICE — Alle ore 14.3C
presso la Casa Unionista si tiene la
Assemblea del 1” circuito dedicata al
l'esame della realtà e delle prospettive della nostra chiesa oggi.
Chiesa aggregante
E’ un’ipotesi ancora tutta da
costruire, pur essendo comunque uno dei fronti verso i quali
la Chiesa potrà spingersi in futuro.
n COHVECNO MONITORI
SAN GERMANO — Alle ore 14.30 si
tiene il Convegno monitori del 2“ e 3’
circuito. Esame della seconda sequen
za Atti degli Apostoli.
Sabato 9 febbraio
La definizione, forse im po’
drastica, va presa con beneficio
di inventario.
E’ quel tipo di Chiesa per volontà o per forza portata a curare la propria immagine esterna, dando im’impressione di
avanguardia e compattezza: tuttavia dietro a quest’impalcatura, può mancare la comunità riunita intorno alla Parola.
Chiesa confessante
E’ la capacità di imparare ad
« andare verso la gente ».
E’ l’opportunità di presentare
i propri progetti per le opere
assistenziali, al fine di creare
una partecipazione collettiva; è
evidente la tentazione di riappropriazione non tanto di una
fede comune in Gesù Cristo
quanto di momenti della nostra
storia.
n RESPONSABILITÀ’
DELLE CHIESE NELLA
SOCIETÀ’
DEMOCRATICA
E’ divisa in « tecnici » che costruiscono la vita stessa della
chiesa, e « base », che sovente è
tagliata fuori dalle decisioni.
Riproduce certi « modelli manageriali » della società : il suo
impegno nelle opere assistenziali ne è un esempio (nella nostra
zona, la chiesa valdese è tra i
primi datori di lavoro!).
Si è gettata con grandi energie nel campo dell’assistenza,
proponendosi come surroga al
Può rappresentare la scommessa di riproporre il progetto
della generazione dei «barthiani », senza cadere nel rischio di
chiudersi diventando setta.
E’ una Chiesa che dice : « ...Se
tu non sei, non significhi nulla ! ». E’ l’occasione di ripensare e rivivere una nuova umanità nelle nostre comunità.
E’ il luogo in cui riflettere se
il vangelo incìde sulla nostra fede, se Gesù Cristo interroga la
nostra esistenza, senza diventare un rifugio.
Vive rispettando i suoi « tempi » e non quelli della società ;
la trasformazione in atto è complessa, le domande della società
alla Chiesa sono molte e la Chiesa non può « scoppiare » per
dover rispondere sempre.
E’ l’occasione di «lasciarsi incontrare », poiché si è portatori di valori; si può cioè comunicare l’essere della Chiesa ;
per questo si rivendica una
sempre maggiore centralità ai
momenti assemblear!!
TORRE PELLICE — Alle ore 20.4S
nel Tempio Valdese si tiene un pubblico dibattito sul tema: « Responss.
bilità delle Chiese nella società democratica ».
Introducono:
— Francesco Cossiga, presidente de'
Senato;
— Giuseppe Chiarante, senatore PC
direttore di "Rinascita";
— Valdo Spini, deputato PSI.
Il cammino da fare è lungo;
il difficile è convincersi, e convincere gli altri, che non si tratta solo di fare della cura d’anime, bensì di crescere insieme
attraverso tutte le occasioni
possibili.
E la Fgei-Valli, in quale rapporto si situa, rispetto a questa realtà? Diffìcile dirlo specie
in questo momento di ricerca
della propria identità per gli
anni ’80. Ciò che è emerso è l’esistenza di un rapporto necessario tra la Egei e le comunità.
Venerdì 15 febbraio
Andrea Garrone
□ SETTIMANA DELLA
LIBERTA’
PINEROLO — Nel quadro della « settimana della libertà » che quest’annc
sarà dedicata all'esame della situazio
ne degli stranieri nel nostro paese, s
tiene presso l’Auditorium Comunale d;
Corso Piave una riunione pubblica su'
tema « Lo straniero dentro le tue porte » con inizio alle ore 20.45. Intervengono esperti, rappresentanti delle oganizzazioni di lavoratori stranieri ir
Italia, rappresentanti del Servìzio M;
granfi della FCEI, il moderatore deli-Tavola Valdese.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALU
Credenti, oggi
s. GERMANO — La nostra
chiesa nella prossima assemblea
di chiesa fissata per il XVII febbraio, affronterà il tema «essere Chiesa oggi». Nelle riunioni
quartierali di queste settimane
verrà trattato questo argomento in modo da dare una prima
informazione e sentire già qualche opinione in proposito.
Una commissione incaricata
della preparazione dell’assemblea ha così schematicamente illustrato il problema:
1) Che cos’è la chiesa?
La Bibbia ci dà una risposta
chiara: la chiesa esiste là dove
alcuni uomini si radunano per
adorare lo stesso Signore e predicare lo stesso evangelo. Essi
hanno fra di loro uno spirito solidale e non perseguono fini
particolari.
Essere comunità significa dunque pregare e lavorare insieme,
ciascuno con i propri doni, proclamando al mondo il regno del
Signore.
2) Come sì manifesta la chiesa al popolo?
La chiesa cerca di tradurre
il messaggio evangelico utilizzando vari strumenti:
a) l’opera dei pastori (predicazione, catechismo, studi biblici, visite, funerali, matrimoni, ecc.);
b) la funzione educativa e
formativa di singoli gruppi
(scuola domenicale, corale, unione femminile, ecc.), che sono un
importante momento di aggregazione, di incontro fraterno e
di trasmissione di valori morali;
c ) la funzione delle opere
(scuole, ospedali, case per anziani, missioni, musei, ecc.), che
non rappresentano soltanto un
grosso fenomeno storico, ma
esprimono uno dei modi di attuare praticamente il messaggio
di Cristo.
Nelle nostre comunità si avverte però una profonda spaccatura fra la cosiddetta « chiesa
impegnata » e la massa, che vive ai margini o completamente
al di fuori dì essa.
opera di evangelizzazione ovunque, inserendosi nella vita della
società con un apporto significativo (comunicazioni di massa,
manifestazioni pubbliche, ecc.).
Convegno
gruppo di sorelle e di fratelli di
Testimonianza Evangelica Valdese, i quali, nel pomeriggio, si
sono ritrovati insieme ad altri
amici per proseguire la riflessione su ciò che è essenziale oggi
per la chiesa.
• Nel mese di gennaio è mancato il fratello Luigi Pons, ex
anziano di Maniglia; ai suoi familiari esprimiamo la nostra
simpatia nella triste circostanza.
Decisioni
3) La chiesa deve operare affinché il distacco fra la comunità e la massa sia meno accentuato?
Se diamo una risposta affermativa, si pongono subito seri
problemi poiché non esiste una
ricetta prefabbricata che sia
utile allo scopo. Si possono soltanto delineare delle ipotesi di
lavoro da analizzare e verificare all’atto pratico.
a) La chiesa deve attuare pienamente la vita comunitaria così come ci insegna la parola di
Dio.
b) La chiesa deve sensibilizzare la massa attraverso una serie di iniziative diversificate onde poter raggiungere tutti (catechismo per adulti, riunioni
quartierali con la partecipazione delle attività costituite, creazione di un gruppo di visitatori,
creazione di un gruppo giovanile, ecc.).
c) La chiesa deve uscire dal
proprio particolarismo, cercando di vivere la realtà socio-culturale di oggi in modo più collettivo (Circuiti, Distretto, ecc.).
d) La chiesa deve svolgere
Si è svolto domenica 20 il convegno dei catecumeni di 3° e 4“
anno del primo Circuito. Una
trentina di giovani delle comunità della vai Pellice sono stati
stimolati a discutere sulla realtà della chiesa valdese esprimendo le loro perplessità e le
loro aspettative. La vivace discussione ha indicato nel culto
il momento comunitario più centrale, tuttavia i giovani hanno
espresso molte riserve sulla forma attuale del culto riproponendosi di riflettere in altra occasione su quali cambiamenti,
secondo loro, dovrebbero essere
introdotti. Un vivace pomeriggio di giochi, animato dai catecumeni di Bobbio, ha concluso
il riuscito incontro.
Scomparsa
POMARETTO — Martedì 22
gennaio ha avuto luogo il funerale del nostro fratello Giai Checco Ermanno (Mandicu),
deceduto dopo lunga malattia
presso l’Ospedale Civile di Pinerolo. Alla moglie, al figlio ed
ai familiari tutti la simpatia cristiana della comunità di Pomaretto.
Riunione quartierale
Gratitudine
MASSELLO — La riunione
quartierale di febbraio avrà luogo il 14 alle ore 19.30.
• Si sono svolti il 18 gennaio
i funerali del fratello Giovanni
Enrico Tron di Salza; la comunità esprime tutto il suo affetto ai fratelli e ai suoi familiari.
VILLAR PELLICE — Nel corso di queste ultime settimane ci
hanno lasciato le sorelle: Pons
Anna nata Rivoira, di anni 88, e
.Tanavel Italia Maddalena, di 76
anni. Ai familiari la simpatia
cristiana della chiesa.
Prossime riunioni
O Viva gratitudine al predicatore locale Dino Gardiol per il
messaggio rivolto durante il culto ch’egli ha presieduto domenica 13 u. s. ed al pastore E.
Ayassot per la riflessione viva ed
attuale dataci nel culto di domenica 20 u. s. A questo culto ha
pure partecipato un nutrito
PERRERO ■ MANIGLIA
Calendario delle riunioni quartierali di febbraio : 13 : Baissa
19.30, Pomeifré 15; 20: Ferrerò
20.30; 21: Bessé 19.30, Forengo
19.30 ; 27 : Grangette 15.
• Calendario delle riunioni
dell’Unione femminile: 12 e 26
febbraio alle ore 14.30.
L’Unione femminile si è occupata nel mese di gennaio del
riformatore svizzero Zwingli.
• Domenica 10 febbraio si terrà l’Assemblea di chiesa a Ferrerò.
ANGROGNA — Di fronte all’appello finanziario della Tavola l’assemblea di chiesa, domenica scorsa, ha votato un supplemento di un milione di versamento in conto alla contribuzione deir84. Inoltre, dopo aver chiarito che il 17 febbraio il pranzo
si terrà comunque, malgrado il
cantiere in atto alla Sala delle
attività per la costruzione della nuova dépendance con cucina, si è votata una presa di posizione che autorizza la commissione stabili a compiere i lavori necessari per rendere agibile a termini di legge la sala
stessa. La discussione ha poi
toccato il progetto del Concistoro di unificazione dei culti nel
periodo estivo. In via sperimentale, si è così deciso, che
da maggio a settembre vi sarà
un culto unico domenicale per
tutta la comunità ruotando, nei
tre luoghi tradizionali di culto,
nel seguente ordine: I domenica del mese; Capoluogo; II domenica ; Serre ; III domenica :
Capoluogo ; IV domenica : Pradeltorno ; V domenica ; Capoluogo. Una volta al mese si continuerà anche a tenere, solo nell’estate, il culto pomeridiano al
Bagnoou. Nel prossimo inverno
l’assemblea farà una verifica del
progetto. Nel frattempo verranno adeguatamente pubblicizzati
gli orari dei culti tramite paline,
cartelli e ovviamente verrannci
pubblicati sugli organi locali di
stampa.
5
1“ febbraio 1985
vita delle chiese 5
¡L BEVANO, UN RUSTICO SULLA COSTA ADRIATICA
Un servizio
dato in sempiicità
Guido Pagella ha avuto una vita intensa. Provenendo dolila
Chiesa dei Fratelli che ha lasciato nel 1954, nel 1960 incontra Enrico Paschetto che lo invia per conto dell’AMEI nella Svizzera tedesca per fare l’operaio evangelista. Quando Paschetto scioglie
l’AMEI, Pagella è a Zurigo, dove grazie al pastore Eynard, entra
a far parte della locale chiesa valdese. Nel 1969 lavora come colportore nella Svizzera roinanda. Nel 1970 diventa cappellano delle
Autostrade del Cantone di Vaud e contemporaneamente continua
la sua attività di colportore per conto della Società Biblica Svizzera. Nel 1976 rientra in Italia per stabilirsi definitivamente a Fano, in provincia di Pesaro, dove lungo un piccolo fiume, il Bevano,
ha acquistato una casa con molto terreno, la quale, in breve tempo, è diventata un punto d’incontro per giovani evangelici provenienti dalla Svizzera e dall’Italia.
— Quando ha deciso di aprire
la sua casa agli altri, in particolare ai gruppi giovanili, facendola diventare un punto di riferimento per molti evangelici?
— Nel 1951 ero sdraiate sulla
spiaggia di Fano a prendermi il
sole. Osservavo un gruppo di
giovani che giocavano allegramente. Pensavo ai nostri giovani, all’epoca appartenevo ancora
all’ambiente della chiesa dei fratelli, che se volevano fare delle vacanze insieme dovevano andare in campagna, a Poggio Ubertini, lontani dal mare.
Quando nel 1970 mi si presentò l’occasione di acquistare
una vecchia casa con 2.200 metri quadrati di terreno non ci
pensai due volte: l’idea di avere una casa aperta ad altri fratelli iniziò a definirsi. Dopo due
o tre anni un vicino mi offrì di
acquistare anche la sua casa ed
il suo terreno. Oggi qui ci sono
due case e quasi 6.000 metri
quadrati di terreno.
— Come è iniziata l’attività
con i gruppi?
— Il primo gruppo che usufruì di queste strutture, nel 1977,
fu un gruppo di pacifisti guidati
da Hedy Vaccaro che organizzarono un campo di lavoro e di
riflessione sul tema della pace
e del disarmo. Fu una esperienza bellissima.
Iniziarono a venirmi a trovare molti pastori svizzeri conosciuti quando lavoravo in quel
paese. In particolare dalla comunità di Ouchy ogni anno arrivano due gruppi: in primavera i catecumeni neoconfermati
ed in autunno un gruppo di studenti universitari e di conduttori ed animatori giovanili della comunità.
Nel 1981 abbiamo avuto un
gruppo di scozzesi e di italiani
che hanno dato vita ad un campo di lavoro e di studio durato
45 giorni.
— Nell’anno appena trascorso
le presenze sono state numerose?
— Nel 1984 abbiamo avuto tra
marzo ed ottobre un centinaio
di persone. Oltre alla solita doppia visita degli amici di Ouchy,
sono venuti dei fratelli e delle
sorelle da Losanna, Aubonne,
Lavigny, Bierre, Prato. Abbiamo
anche avuto la visita di un gruppo di boy-scout di Torino. Anche quest’anno il gruppo di don
Ezio, io lo phiamo don Ezio dei
fanciulli, è venuto a trovarci
proseguendo nella sua attività
di formazione. Infatti don Ezio
è un prete che vive in prima
persona un’avventura pedagogica di prima qualità. Era amico
di Don Milani!
— Ma quale tipo di servizio
si vedono offrire i gruppi che
lei ospita?
— I gruppi hanno a disposizione la casa e dei letti a castello senza lenzuola, solo coperte. Ogni gruppo si organizza
come vuole ed io cerco di non
intromettermi nelle loro decisioni. Quasi tutti, quando vengono per la prima volta arricciano un po’ il naso perché è
tutto primitivo e non tutto è co
modo, ma poi s’immedesimano
nello spirito di povertà e di semplicità in cui io ho scelto di vivere... ed allora tutti collaborano alia buona riuscita dell’esperienza comunitaria.
Nella nostra mini-fattoria vige
questa norma: svago, lavoro e
riflessione biblica. Finora tutti
i gruppi vi si sono attenuti, chi
impegnandosi di più nella riflessione, chi più nel lavoro, ma
cercando in ogni caso di vivere
anche gli altri momenti che costituiscono la nostra regola.
— Quali sono i problemi che
deve affrontare?
— Molti sono gli aiuti che ricevo dagli amici vicini e lontani. Con questi ed il lavoro volontario dei gruppi che vengono qui potrò fare molti lavori: migliorare ed allargare il recinto per le capre. Ricuperare
ed aumentare la capienza di una
capanna. Riparare le strade che
portano alle case e sprofondare
i fossi. Mettere un cancello di
ferro ed una rete che limiti la
proprietà. Come vedete il lavoro non manca e nemmeno la voglia e la gioia di rivederci ed incontrarci.
a cura di Mauro Pons
Borse di studio FCEI
In considerazione della importanza che i mezzi di comunicazione di massa hanno assunto negli ultimi anni e dell’opportunità che anche le chiese evangeliche in Italia siano messe in grado di potersene servire in modo adeguato, il Servizio
stampa, radio e televisione della Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia ha avviato da alcuni anni un’azione promozionale che si concretizza, fra l’altro, nell’offerta di una
borsa di studio messa a disposizione di una giovane o di un
giovane di estrazione evangelica che desideri acquistare esperienza nel campo delle comunicazioni di massa.
La borsa di studio si propone come primo obiettivo di
allargare la cerchia degli evangelici attivi che abbiano conoscenze e capacità nell’ambito dei mezzi di comunicazione di
massa (stampa, agenzie, radio, televisione ecc.).
Una prima borsa di studio è stata assegnata ed utilizzata
nel 1982; una seconda nel 1983, una terza è in corso.
La quarta borsa di studio prevede un soggiorno di sei
mesi a Roma (1“ ottobre 1985 - 31 marzo 1986). In questo periodo il Servizio fornirà strumenti per una formazione teorica e organizzerà imo o più stages pratici, in uno o più settori dei mass media, nel quadro delle attività di formazione
che già si svolgono presso la sua sede.
Chi fosse interessato a questa opportunità, avendo le
conoscenze culturali di base, è pregato di scrivere al SERVIZIO STAMPA RADIO E ’TELEVISIONE DELLA FCEI — via
Firenze 38 00184 ROMA — entro il 3() aprile 1985, accludendo
il proprio curricolo personale e indicando l’eventuale conoscenza di lingue straniere.
Il Servizio SRTV
CORRISPONDENZE
Il Natale nelle nostre chiese
OMEGNA — Domenica 23 dicembre, come in molte altre
comunità, anche Omegna (per la
prima volta) ha voluto lasciare
ai ragazzi l’incarico di animare
il culto. Preghiere e riflessione
sul tema « Il Natale oggi » si sono alternate a canti e musiche
eseguite con flauto, chitarra e
pianola da piccoli e giovani e
con recite di poesie e brani natalizi. Nella loro meditazione i
ragazzi, dopo aver ricordato la
origine e il senso della festa di
Natale, hanno detto alla comunità: « Natale è una celebrazione
piena di gioia per il dono che
Dio ha fatto agli uomini. Non la
si deve trasformare in occasione di .spese eccessive, di regali
costosi, in sovrabbondanza di
ogni genere. Il superfluo offende
la scelta di povertà nella quale
Gesù è vissute. Proviamo a togliere tutto ciò che nasconde
la vera festa di Natale, a ritrovare il suo vero significato: Dio
fatto uomo tra gli uomini, venuto sulla terra per salvarli. Quale dono più grande di questo?
Dio ha tanto amato il monde
che ha dato il Suo Piglio unico
affinché chiunque crede in Lui
viva ed abbia vita eterna. Non
c’è bisogno allora che questo
’’Gesù appena nato. Bambino”
ci porti dei regali e dei dolci. Il
Suo più grande regalo l’ha fatto
nascendo in mezzo a noi ».
E parlando dei regali di Natale hanno interrogato genitori e
famiglie: « Questi regali così abbondanti non nascondono a volte un rimorso? Il non aver potuto far di più per la persona
amata?
Cari genitori, cari adulti, provate una volta a donarci un po’
più del vostro tempo, della vostra comprensione, della vostra
attenzione; a soffermarvi sui nostri problemi di ragazzi, ad ascoltarci! Soprattutto ad aiu
tarci a crescere ”in saggezza ed
in Spirito”, come il vangelo ce
lo ricorda parlando di Gesù ».
La comunità, commossa, ha
ringraziato e ha letto il testamento di Raul Follereau, che
proclama ’’tutti i giovani del
mondo” suoi eredi universali. Al
termine, i piccoli hanno distribuito ai presenti (una settantina
circa), messaggi di pace scritti
EU stelle (di cartoncino) fatte
da loro.
La colletta è stata devoluta al
nostro Centro Raccolta aiuti per
le popolazioni etiopiche.
Lasciandoci, con l’augurio di
un felice Natale in Cristo, ci siamo ripromessi di ripetere nel
prossimo anno questa bellissima esperienza.
Gruppo Donne
PISA — Il Gruppo Donne ha
ripreso gli incontri settimanali:
al canto, la preghiera, la meditazione a carattere collettivo, segue uno scambio di idee sul programma di lavori e di impegni
nel quadro di una attività che
coinvolga quanto più possibile
buona parte della comunità.
L’incontro comunitario prenatalizio del 15 dicembre è stato
coronato da grande successo per
la partecipazione numerosa di
membri della comunità ed amici e per la somma raccolta. E’
stato possibile riunirsi nei locali sociali ripristinati: un grande
salone che affianca il tempio e
che da decenni era rimasto in
completo abbandono e destinato ad irrimediabile rovina.
Tutto l’insieme dei nostri locali: tempio (anche esso restaurato dentro e fuori), salette, salone con gli annessi (cucina e
servizi di nuova costruzione) appare finalmente come un complesso dignitoso e funzionale.
Siamo grati alla Tavola che ha
largamente contribuito a salvare
il nostro patrimonio edilizio e
siamo grati a quanti, membri
della comunità, amici italiani e
stranieri, hanno generosamente
dato offerte per eseguire il progetto dei lavori e saldare i conti.
Il Gruppo Donne con la sua
attività, con l’incontro di primavera, aveva già provveduto alla
spesa per la grande porta vetrata che divide l’atrio dal giardino.
Ora, grazie all’incontro prenatalizio, potrà sostenere le spese
per il costo del pavimento del
salone, che così completato potrà essere usato per incontri comunitari, giovanili, circuitali, ecumenici, conferenze pubbliche,
agapi, ecc., cioè per ogni forma
di attività che possa rendere più
manifesta la nostra presenza nella città.
Intanto si va già allestendo
una « sala di lettura-biblioteca »
per accogliere quanti, studenti o
no, vorranno informarsi sulla
nostra fede e la nostra storia,
consultando nostri libri, giornali,
riviste di cultura protestante.
• Sabato 22 dicembre, i nostri
locali hanno accolto i bambini
e i ragazzi (italiani, cinesi, asiatici) della comunità che guidati
dai 4 monitori si sono incontrati per il loro pomeriggio natalizio.
Il programma di giochi a gruppi, a squadre, di prestigio, con
l’uso di cartelloni e palloncini,
ha divertito ed entusiasmato in
maniera particolare. Il racconto
biblico della storia di Giuseppe,
riproposto da una monitrice con
date e nomi cambiati, è stato poi
ricostruito secondo il testo biblico con scenette presentate da
due gruppi di bimbi.
Dopo la distribuzione di sacchetti di dolci un’agape fraterna
di piccoli e grandi (in tutto una
cinquantina) ha gioiosamente
completato il successo dell’in
contro. Canti natalizi ed un inno
di ringraziamento al Signore con
accompagnamento di chitarra
hanno concluso la felice riunio
Poneiìte ligure
SANREMO — Proseguono gli
incontri di studio biblico: dopo
i Salmi di lode a Dio creatore e
liberatore, sono stati esaminati i
Salmi dei pellegrini, cantati durante i viaggi degli israeliti a
Gerusalemme.
Il 16 dicembre ha avuto luogo
il Bazar, organizzato ed allestito dalTUnione Femminile. L’affluenza è stata molto buona: oltre alla vendita di oggetti vari e
al thè, è stata organizzata una
lotteria. Anche il risultato finanziario è stato ottimo ed è stato
inviato un contributo straordinario in favore della ristrutturazione della Casa di riposo di S.
Germano Chisone.
Abbiamo avuto, proprio in occasione di questo bazar, la visita gradita del pastore emerito
Roberto Nisbet, che è stato alla
guida della nostra comunità per
dieci anni.
Il mese precedente si era tenuta una conferenza del pastore
Gino Conte di Genova sul tema
« Zwingli, un riformatore originale », con buona partecipazione
del pubblico.
BORDIGHERA - VALLECRO
SIA — Domenica 18 novembre,
dopo il culto, ha avuto luogo
l’assemblea di chiesa, durante la
quale il pastore Peyrot ha preso
in esame alcuni temi sinodali,
fra i quali: intesa con lo Stato,
terroristi dissociati, dipartimento diaconale. Meridione, sessualità.
Il 27 novembre il pastore è
stato invitato al Centro Anziani
di Bordighera, dove ha parlato
dei Salmi di lode per la creazione. Buona la partecipazione e
seguito con interesse il discorso
del pastore.
La direzione della Casa Valdese di Vallecrosia informa che
dal 15/1 ha ripreso l’attività di
ospitalità per anziani e famiglie
evangeliche.
IMPERIA — Gli incontri di
studio biblico, che si tengono
ogni mercoledì pomeriggio, hanno riguardato per ora il documento BEM.
Prossimamente si inizierà lo
studio biblico vero e proprio.
Domenica 18 novembre ha avuto luogo a Borgio Verezzi un
dibattito sul tema « Stato e coscienza cristiana », a cui hanno
partecipato L. Tomassone e Mirella Marzolla, della comunità
di Imperia.
Arnaldo La Scala
PADOVA — Lunedì 14 gennaio è morto il nostro fratello
Arnaldo La Scala. Aveva subito
poche settimane prima un diffìcilissimo intervento chirurgico, a cui sono seguiti lunghi
giorni di atroci sofferenze. Ciò
nonostante, come ha ricordato
il pastore Adamo che lo aveva
visitato in ospedale, la sua fede
era rimasta fresca e schietta :
una fede che aveva sempre vissuto con grande coerenza, così
come gli era stata trasmessa dal
padre, pastore Giuseppe La
Scala.
Il giorno dei funerali la comunità si è stretta attorno alla
signora Bianca, figlia di Dante
Seta, amato e rimpianto pastore a Padova negli anni ’40, e attorno ai figli e alle nuore:' con
il pastore ha invocato Colui che
solo può dare consolazione nei
momenti più dolorosi della vita, ricordando che « ...né vita,
né morte, né cose presenti né
cose future... nulla ci separerà
dall’amor di Cristo ».
6
6 ppo^ttíve bibliche
1“ febbraio 1985
LA FEDE INTERROGA
L’ispirazione deiia Bibbia
Chiunque può indirizzare a questa rubrica una breve domanda su un
problema di tede che gli sta a cuore, ricevendo una risposta da un
collaboratore del giornale. Domanda e risposta saranno anonime perché
risulti maggiormente il contenuto del dialogo della tede
In II Timoteo 3: 16 Paolo dice: « Ogni scrittura è ispirata
da Dio ». Con questa frase dobbiamo ritenere che tutta la Bibbia è ispirata? Se così fosse, perché, specialmente nei libri storici, ci sono degli errori? In II
Samuele 24: 1 si legge: « Or l'Eterno s'accese di nuovo d'ira contro Israele e incitò Davide » ecc
mentre in I Cronache 21: 1 si
legge: « Or Satana si levò contro Israele e incitò Davide » ecc.
Ora siccome si tratta dello stesso sentimento di Davide, come
possiamo noi sapere chi ha incitato Davide a fare il censimento non gradito a Dio?
Sull’ispirazione della Bibbia ci
sono state e ci sono diverse posizioni. Il versetto cui ci si riferisce di solito è: II Tim. 3: 16.
Il letteralismo asserisce che
tutta la Bibbia è ispirata alla
lettera, quindi neppure un iota
manca o è fuori posto. Bisogna
dunque ricevere tutto com’è
scritto letteralmente, non badan
do né ai tempi né alle circostanze. Per esemplificare, prendere
come parola valevole oggi il
« Crescete e moltiplicate » di Genesi 1: 22 per afermare ch'era
giusta la politica demografica
passata!
L’esegesi letteralista ha fatto
numerosi danni, specie tra persone semplici in perfetta buona fede, ma carenti di un minimo di comprensione dei tempi
e delle circostanze passate e presenti.
Bisogna ricordarsi che: « la
lettera uccide, ma lo Spirito vivifica » (Il Corinzi 3: 6), (dando a questa parola un senso
lato).
Bisogna capire la Bibbia anzitutto mediante la Bibbia stessa
e con l’aiuto dello Spirito stesso che la ispirò. La Bibbia non
fu scritta sotto dettatura divina,
ma per un movente interiore, illuminante lo spirito dello scrittore sacro; questi poi scriveva
secondo le sue cognizioni per gli
esseri umani della sua generazione e con le concezioni cosmologiche di quel tempo.
Per esemplificare ancora: malgrado le nostre conoscenze scientifiche, noi oggi ancora — dopo
Copernico e Galileo — diciamo
e scriviamo: il sole tramonta o
scende all’orizzonte, pur ben sapendo che non è il sole che si
muove ma la terra.
« Ogni scrittura è ispirata »
deve intendersi: in tutto quello
che riguarda la divina rivelazione, oggetto della nostra fede.
Non prendiamo dunque la Bibbia per un manuale di scienza,
e se troviamo errori di geografia
o di date sappiamo che la cosa
non riguarda la fede. E’ stata la
mano dello scrittore sacro che
ha scritto con gli elementi (pochi e incerti) di scienza che possedeva; oppure sviste dei copisti.
Nei libri delle Cronache, per
esempio, ci sono gli elenchi genealogici e quelli dei famosi
guerrieri: erano dei documenti
storici che gli scrittori sacri
hanno introdotto tali e quali nei
loro scritti: documenti utili per
la identità del popolo d’Israele,
ma non rivelazione per la nostra fede.
Circa i numeri poi delle date
o dei censimenti: bisogna pensare — per le differenze che vi
si trovano — o agli arrotondamenti che anche noi spesso
usiamo, oppure alla facile errata copiatura di lettere (peiché i
numeri si scrivevano allora con
le lettere dell’alfabeto; per esempio tra le lettere ebraiche è possibile confondere la « d » con la
« r » e quindi dare numeri falsati, anche inconsapevolmente).
Anche questo non tocca per nulla la nostra fede.
Il vero problema poste dal
lettore biblico è poi questo: E’
Dio (II Samuele 24: 1), oppure
è Satana (I Cronache 21: 1) che
ispira il censimento — in un
certo senso orgoglioso — delle
forze armate di Davide? Consigliamo a quel fratello, lettore
attento della Parola di Dio, di
rileggere il principio del libro
di Giobbe. Là si trova che Satana non dispone ma eseguisce,
o che s'egli propone è Dio che
dispone e che dà anche un limite alla sua azione tentatrice.
Dio — nei suoi disegni — dispone la prova ma sa qual è il risultato e non prova al di là delle nostre forze. Possiamo pensare che l’estensore del libro delle Cronache « per lo sviluppo
teologico posteriore evita di riferire a Dio la tentazione (come
in II Samuele) per attribuirla
a Satana, il tentatore per eccellenza » (La Bibbia Concordata,
commento del versetto): anche
questo può dare una spiegazione.
Investigare perché Dio permette la prova non sta a noi; comunque vediamo che alla fine
Davide si umilia.
Da notare che Satana nella
Bibbia non è presentato come
un « antidio », ma semplicemente
come uno strumento dei divini
disegni. E' sempre Dio che dirige le vicende umane e che ha
scopi che a noi talvolta sembrano incomprensibili o inaccettabili. Satana, l'Avversario, nostro
(e di Dio, ma fino a quando?) è
sempre mero strumento dei disegni di Dio. Se l’autore di II Samuele dice che Dio istigò Davide a fare il censimento, sottinteso tramite Satana, in fondo
non è in contraddizione con
quanto è detto in I Cronache
21: 1.
ROMA
Società biblica
Nell’ultimo numero de « La parola », bollettino della Società biblica in Italia, vengono forniti i
dati circa le adesioni a tutto settembre ’84: 94 amici, 72 soci, 55
soci sostenitori. « Un pensiero di
gratitudine — scrive ”La parola”
— va a chi ci ha manifestato la
sua solidarietà nella comune missione di diffondere la Parola del
Signore. Questa solidarietà è un
incoraggiamento per continuare
a svolgere con gioia il compito
che Dio ci ha affidato ».
SIMONE, IL MAGO
A’TTI 8: 8-25
8 E vi fu grande gioia in quella città.
9 Or vi era un tale, di nome Simone, che già
da tempo esercitava nella città le arti magiche,
e faceva stupire la gente di Samaria, spacciandosi per un qualcosa di grande.
10 Tutti, dal più piccolo al più grande, gli davano ascolto, dicendo; Questi è « la potenza di
Dio », quella che è chiamata « la Grande ».
11 E gli davano ascolto, perché già da molto
tempo li aveva incantati con le sue arti magiche.
12 Ma quando ebbero creduto a Filippo che annunziava loro il lieto messtiggio del regno di Dio
e il nome di Gesù Cristo, furono battezzati, uomini e donne.
13 Sfmone credette anche lui; e, dopo essere
stato battezzato, stava sempre con Filippo; e restava meravigliato, vedendo i miracoli e i grandi prodigi che venivano fatti.
14 Or gli apostoli, che erano a Gerusalemme,
saputo che la Samaria aveva accolto la parola
di Dio, vi mandarono Pietro e Giovanni.
15 Essi discesero presso i Samaritani e pregarono per loro affinché ricevessero lo Spirito
Santo;
16 non era infatti ancora disceso su alcuno di
loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome
del Signore Gesù.
17 Quindi imposero loro le mani, ed essi ricevettero lo Spirito Santo.
18 Simone, vedendo che per l’imposizione delle
mani degli apostoli veniva dato lo Spirito Santo,
offri loro del denaro,
19 dicendo: Date anche a me questo potere,
affinché colui al quale io imporrò le mani riceva
io Spirito Santo.
20 Ma Pietro gli disse; il tuo denaro vada con
te in perdizione, perché hai creduto di poter acquistare con denaro il dono di Dio.
21 Tu, in questo, non hai parte né sorte alcuna;
perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio.
22 Ravvediti dunque di questa tua malvagità;
e prega il Signore affinché, se è possibile, ti
perdoni il pensiero del tuo cuore.
23 Vedo infatti che tu sei in fiele amaro e in
legami di iniquità.
24 Simone rispose: Pregate voi il Signore per
me affinché nulla di ciò che avete detto mi accada.
25 Essi, dopo aver reso testimonianza alla parola del Signore e averla annunziata, se ne ritornarono a Gerusalemme, evangelizzando molti
villaggi della Samaria.
Simone. Egli « si fa passare per un
qualcosa di grande ». Emanano da lui
energie dagli effetti particolarmente appariscenti; attinge evidentemente a fonti
segrete della natura e delle spirito. E
non è solo la gentuccia ignorante e credulona, no, è detto espressamente che
« tutti, dal più piccolo al più grande, gli
davano ascolto» (v. 10), dunque anche
la gente colta, quella che dà il tono alla
società, le ’’colonne”, anche loro fanno
gran caso di Simone e dicono di lui; « è
”la potenza di Dio”, quella che si chiama
”la Grande”! ». Questo Simon mago è il
prototipo del Dottor Faust medioevale,
il quale a sua volta è per Goethe il modello della sua opera ben nota. E’ il pro
a cura di Gino Conte
Abbiamo iniziato, la scorsa settimana, la lettura del racconto che gli Atti (cap.
8) ci danno della prima diffusione ’’missionaria” dell’Evangelo, frutto non di strategia ecclesiastica ma della pressione della persecuzione. In Samaria, a metà strada,
per così dire, fra Israele e il mondo pagano, ci si trova in piena magia. Continuiamo a tradurre il capitolo relativo deU’o pera « Die Apostelgeschichte » di W. Liithi.
totipo dell’uomo che, mettendosi in relazione con sorgenti segrete e fungendo
da mediatore di forze particolari, può
aiutare l’uomo: « Si dava per un qualcosa
di grande ».
I guastafeste
Ed ecco che Filippo e i credenti cacciati verso la Samaria entrano nel campo
di forze e di azione del mago Simone. Anche i cristiani sono in relazione con la
fonte dell’energia. Ad essa debbono la
possibilità di trasmettere aiuto. Ma non
è la natura, non è il mondo dello spirito,
bensì il Cristo risorto, a rivestirli di potenza e di autorità. La predicazione di
Filippo ha un triplice effetto. Persone
dominate da spiriti impuri sono liberate;
malati, soprattutto paralizzati, riacquistano la salute; ma viene sottolineato soprattutto questo effetto: « vi fu grande
allegrezza in quella città» (v. 8). Quella
gravità che caratterizza le bestie, quella
ombrosità che caratterizza ogni magia, ha
lasciato il posto alla gioia.
Il mago Simone nota subito la concorrenza. E’ strano: non contrasta con Filippo. Avverte la superiorità di Cristo il
Risorto, o è puro calcolo? Non sappiamo.
II fatto è che accetta anch’egli la Parola,
diventa anch’egli credente, si fa battezzare, partecipa sempre. Pare che Filippo,
da principio, non noti che in tal modo un
lupo camuffato si è mescolato al gregge.
Non possiamo rimproverarglielo, l’abbiamo visto, il peccato di magia è fra i più
nascosti. Non è neppure escluso che fino
a quel momento Io stesso mago non fosse cosciente di esserlo; che Simone si
sia scambiato per una vera pecora del
vero buon Pastore.
Controllo ecclesiastico
Frattanto la notizia dell’effetto inatteso della Parola di Dio nella zona samaritana è giunta fino agli apostoli rimasti
a Gerusalemme, ed essi « vi mandarono
Pietro e Giovanni » (v. 14). Gli apostoli
giungono e constatano, certo con stupore e gratitudine profondi, che qui è sorta la chiesa. La ricerca di un focolare si
è trasformata in vittoria e benedizione.
Cristo ha istituito il suo regno in Samaria. Ma gli apostoli avvertono presto che
qui c’è qualcosa ohe non è ancora come
nella comunità primitiva, a Gerusalemme. Forse lo Spirito santo non è stato
ancora effuso in tutta la sua pienezza?
Forse qualche corpo estraneo attenua e
frena la piena efficacia dello Spirito?
Alla fine essi pregano con i battezzati
e impongono loro le mani. Allora accade
qualcosa, che non è descritto e presentato con precisione. E’ detto solo: « ©d essi
ricevettero lo Spirito santo ». Non è detto
da quali segni lo si è constatato. Uno, comunque, l’ha notato, il mago Simone. Segretamente egli ha già invidiato Filippo,
perché intuisce che questi può aiutare
più e altrimenti da lui con la sua magia.
Ora, di fronte agli apostoli avverte un
distacco anche più doloroso. Allora va e
fa quel che ha fatto Giuda: ma stavolta
non è Cristo, è se stesso che egli tradisce per denaro. Vuole acquistare dagli
apostoli il loro segreto di guaritori. Forse lo fa in buona fede, perché capisce le
cose solo in questi termini. Non ha ancora capito che è Cristo a operare attraverso questi uomini; considera ancora la
loro opera, la loro assistenza come una
forma più efficace e più sofisticata di magia. Perciò il mago offre del denaro agli
apostoli, per acquistare da loro il loro
segreto, diremmo il loro ’’brevetto”. E’
possibile che lo faccia con buona coscienza e che pensi effettivamente che si tratti di un’arte che si può acquisire come
una formula da un farmacista o un segreto di costruzione da un inventore.
Cade la maschera
Ma è giunto il momento in cui gli apostoli lo scoprono e gli tolgono la maschera davanti alla gente ma molto probabilmente anche davanti a lui stesso, e mettono a nudo chi egli è davvero. La sua
attività di mago può assomigliare, fino a
confondersi, con quella degli apostoli,
ma un abisso le separa, quello che
c’è fra cielo e inferno. I discepoli operano e assistono in nome e per incarico di
Cristo, il redentore del mondo; il mago,
invece, opera e assiste in quanto possiede determinate forze, domina un’arte segreta. Gli apostoli lo fanno come figli di
Dio che credono in lui, egli invece lo fa
di propria iniziativa e per conto proprio.
Questa differenza è di colpo chiarita al
mago, con la sua grossolana offerta di
denaro. Pietro gli parla con tutta la chiarezza desiderabile: « Vai in perdizione
con il tuo danaro, tu che hai creduto che
il dono di Dio si possa acquistare con
denaro! » (v. 20). Gli apostoli sono legati alla parola di Dio, al mago invece è
detto: « Tu, in questo, non hai parte né
sorte alcuna» (v. 21).
Ma tutto non è ancora perdute per Simone il mago. Se finora il suo cuore
« non è retto dinanzi a Dio », esso può
cambiare. Pietro lo invita al ravvedimento, al pentimento. Simone deve chiedere
a Dio di liberarlo dalla malvagità del sue
cuore, dal fiele amaro dell’invidia e dalla sua soggezione aU’ingiustizia (vv. 22,
23). Pietro esprime cosi la speranza che
persone vincolate al peccato di magia
non si perdano necessariamente. Questo
peccato può essere perdonato. Non ci è
dato sapere se il mago Simone, che non
poco spaventato prega gli apostoli di intercedere per lui, si è veramente convertito dalla sua magia.
Il segno: la vera gioia
Questo racconto di come l’Evangelo
si è fatto strada nella regione samaritana
è attualissimo. Il mondo brulica oggi di
gente che vuole aiutare l’umanità, di mediatori di forze, provenienti dall’oriente
e daH’occidente, sia in campo politico ed
economico, sia in quello delle condizioni
fisiche. Questi ’’guaritori”, che hanno poteri che altri non hanno, amano anche
oggi presentarsi come cristiani battezzati e credenti e far causa comune con
gli apostoli. Simon Mago e Simon Pietro non sono sempre distinguibili a prima vista. Occorre essere vigili. Se questi
’’guaritori” in virtù di forze sono maghi
0 apostoli, risulta alla lunga da un segno: la gioia. « E c’era grande allegrezza
in quella città ». Non una gioia qualunque, ma gioia nel senso biblico rigoroso. Gioia non perché « vi è dato il potere di calpestare serpenti e scorpioni, senza che vi facciano alcun male », gioia non
perché « i demoni vi sono soggetti », ma
la gioia semplice perché Cristo è morto
per noi sulla croce e dopo tre giorni è
risuscitato. Gioia non perché si sono sperimentate guarigioni, ma perché si è sperimentata la salvezza. La gioia « perché
1 vostri nomi sono scritti nei cieli » ( Luca 10: 17-20) è l’unica gioia che non si
può comprare né pagare. « Cristo ha pagato integralmente per i miei peccati e
mi ha riscattato da qualsiasi potere del
diavolo ».
Di questa gioia si dice che è « grande », è quella di cui, la notte di Natale,
gli angeli dicono: « Non temete, ecco, vi
annuncio lietamente una grande allegrezza ». Dove c’è questa gioia, li parla e
opera Simone l’apostolo. Dove invece
la gioia e l’interesse sono volti a una
’’guarigione” (Heilung) temporale che rimuove dal centro la gioia per la salvezza
(Heil) eterna, li c’è rischio che c’entri
Simone il mago.
Walter Liithi
7
1“ febbraio 1985
oMrttlvo aperto 7
PRESENZA EVANGELICA IN ABRUZZO
Abbiamo visitato nella vasta diaspora evangelica dell’Abruzzo due luoghi dove la nostra
presenza evangelica si apre al futuro con nuovi
programmi o ricerca nuove forme di presenza.
Parliamo di San Salvo, nel Chietano, e di Vdla
San Sebastiano, in provincia dell’Aquila. Due
realtà molto diverse tra loro. Benché appartenenti aila stessa Regione distano tra loro 160 chilometri. Distanti ma molto vicine nella loro vi
talità e nei loro reale inserimento nella situazione locaie. Un anno fa illustrammo il progetto di
San Salvo proprio su questo giornale. E alcuni
mesi fa riferimmo delle origini della presenza
metodista a Villa San Sebastiano. Ritorniamo
volentieri suU’argomento con un nostro servizio
alla vigilia deU’inizio dei lavori del Centro di San
Saivo e nel pieno deile attività della chiesa di
Villa San Sebastiano.
Progetto San Salvo
T ra le storie di Garabombo
di Manuel Scorza ce n’è una che
racconta di uno sperduto villaggio del Perù, sotto la dittatura
militare, i cui abitanti decidono di costruire una nuova scuola per i loro figli. Ma la costruzione di questa scuola non finisce mai perché i genitori, nel
tempo libero, discutono e ridiscutono i progetti. Fanno, disfano, ricostruiscono in continue
riunioni altrimenti proibite dal
regime militare. La scuola da
costruire, in realtà, non è altro
che una scusa per incontrarsi,
per conoscersi, fino al giorno in
cui la comunità non diventa così omogenea e adulta che riesce a
prendere in mano il paese votando un proprio sindaco e lottando per nuove strutture.
A San Salvo sta succedendo
la stessa cosa? In un certo senso si perché con i muri crescerà anche la realtà di questa piccola comunità che ha dato vita
ad uno dei progetti di presenza
ed e\'angelizzazione più interessanti della nostra chiesa. Vincenzo Terpolilli, ex Consigliere
reaionalc, davanti a una spaghettata 'tutta abruzzese’ mi
spiega che il successo industriale di Vasto — a pochi chilometi-i da San Salvo — è legato a]
metano. Prima il metano lo si
esportava soltanto. Poi, dono le
lotte del movimento operaio,
molte industrie del Nord si sono impiantate nella zona. Oggi
anche le acciaierie di Terni funzionano con il metano di Vasto.
A pochi chilometri da Vasto c’è
San Salvo, una cittadina sul mare che in pochi anni è passata,
nel corso di grosse trasformazioni sociali, da 3.000 a 15.000
abitanti. Nel centro storico di
San Salvo, a 40 metri dalla piazza piincipale, dove al momento
c’è ancora la vecchia saletta
cultuale della comunità, sorgerà
il nuovo Centro. In questi giorni si attende che la commissione provinciale rilasci il proprio
benestare sul progetto senza il
quale non si ottiene la licenza
edilizia.
Un primo bilancio
(1 Sinodo nel 1983 aveva lanciato la parola d’ordine: ’Costruiamo insieme la nostra chiesa di San Salvo’. Dopo poco
più di un anno si può dii e che
stanno per iniziare i lavori. E’
possibile un bilancio di questa
prima fase? Ne parliamo, sul
posto, con Gianna Sciclone, pastore e sovrintendente delle chiese \aldesi e metodiste del XIT
Circuito (comprendente l’Abruzzo c il Molise) e animatrice del
pi ogetto. « Il Sinodo aveva lanciato — afferma Gianna Scicione
— liìta colletta a livello nazionale che doveva raggiungere la
cifra di 30 milioni, che sono stati ampiamente raggiimti_ t superati. Una metà quasi della
somma è stata raccolta soltanto
a livello locale. Il resto a livello
nazionale e all'estero tra gli amici della nostra chiesa ».
Il nuovo progetto è esattamente come quello che fu illustrato in Sinodo?
« A parte alcune piccole varianti — continua la Sciclone —
pagina a cura ctl
Giuseppe Platone
in sostanza il progetto è sempre
lo stesso. Si prevedono tre piani fuori terra e uno seminterrato dove troverebbe posto un teatrino, un locale per la gioventù,
la scuola domenicale, la cucina e
piccole salette per gruppetti. Al
piano terra è previsto un grande salone di 100 metri quadri
utilizzabile, pensiamo, anche per
una mostra permanente sulla
pace e una biblioteca aperta. Ai
piani sovrastanti si realizzeranno piccoli appartamenti di novanta metri quadri. Uno di questi dovrebbe essere destinato al
pastore residente ».
Come vive il piccolo gruppo
evangelico di San Salvo la realtà di questo grande progetto?
« Il progetto — continua la
Sciclone — non è nulla di faraonico. Si vuole semplicemente costruire un luogo comunitario di
incontro dove fare il culto, la
scuola domenicale, la corale, le
riunioni giovanili; tutte quelle
attività che attualmente ci vediamo costretti a svolgere in case private ».
Ma è pur sempre un grande
nrogetto per poche persone...
« Si è vero — ribatte Gianna
Sciclone — ma non ci spaventiamo. Perché accanto al gruppetto di San Salvo vengono qui
altri evangelici da Vasto, do San
Giacomo degli Schiavoni, da Termoli. Abbiamo organizzato, per
esempio, una piccola corale che
ha una quindicina di persone.
Non è una corale perfetta, ma
raccoglie persone sparse della
nostra chiesa che hanno una voglia matta di cantare e avvertono fortemente la spinta evangelistica. Non bisogna poi din'ieniicare — continua la Sciclone — che San Salvo è, e lo sarà
sempre di più, un grosso centro. Qui ci sono 10.000 posti di
lavoro. E’ la concentrazione industriale più grossa di tutto l'Abriizzo. L’entroterra conta circa
100.000 abitanti. E’ evidente la
tendenza di molti pendolari di
comprarsi la casa a San Salvo
o a Vasto per rendersi la vita
meno disagevole. E così la realtà urbana cresce enormemente ».
Mentre parliamo, dalla finestra al quinto piano di un nuovo quartiere si vedono condomi
ni ancora in costruzione, nuove
strade, ruspe al lavoro. E’ in corso una trasformazione. « Sì certo — dice la Sciclone — e noi
vogliamo, con VEvangelo, essere
presenti nella crescita dell’uomo
nuovo che dovrà essere il cittadino di queste nuove zone urbane ». Problemi simili alle grandi città. Anzi, alle loro enormi
cinture urbane: gente sradicata,
la realtà di una vita lacerata tra
il vecchio paese e la nuova città, poco tempo per discutere,
analizzare, organizzarsi. Un terreno difficile su cui lavorare.
Una scommessa per la testimonianza cristiana. Una scommessa già fatta, vent’anni fa, nella
estrema periferia di Milano: Cinisello Balsamo. Ma ritorniamo
al Centro che dovrà sorgere nel
cuore di San Salvo.
« La nostra iniziativa — con
tinua a raccontare questa donna intelligente e piena di vita —
ha incontrato in Italia una risposta molto bella, generosa e
pronta. All’estero ha avuto molta importanza il fatto che il Sinodo appoggiasse il nostro progetto e i risultati hanno superato ogni più ottimistica previsione ». Forse i problemi più
grossi verranno quando si tratterà di gestire il Centro. « A noi
importa soprattutto costruire
una comunità. L'edificio é l'occasione per costruire, o ricostruire una comunità ». E questo edificio, finalmente diciamo
lo, sarà una chiesa. Non un Centro sociale, assistenziale ma una
chiesa. « Nella nostra nuova casa — conclude Gianna — vogliamo fare catechismo, predicazione, scuola domenicale. Le vecchie cose di sempre. Però anche
dibattiti, tavole rotonde, incontri culturali... ». Emerge così
Timmagine nuova della chiesa.
Inserita, anche fisicamente, nella vita pulsante della città, nel
quartiere. Una piccola comunità
che annuncia il grande messaggio di speranza e di vita delTEvangelo. L’avventura è già cominciata.
Villa San Sebastiano
Se un viaggiatore scmde, in
una sera d’inverno, in quei pochi
secondi di fermata, alla stazione
di Villa San Sebastiano gli pare
di entrare di colpo nel mondo,
semplice ed omerico, di Ignazio
Silone. Una luce ñoca, un capostazione da Far West che scruta
attentamente il viaggiatore, un
paesaggio freddo, pungente, circondato da montagne. E naturalmente un telefono che non
funziona. Poi l’attesa. Il viaggio
in pulmino, attraverso campagne
intatte, è su di una stradina tutta curve, seguita da profondi
fessati. E così, ai piedi di una
enorme montagna, entri in un
tipico paesino sassoso, abruzzese: Villa San Sebastiano. Pare
impossibile che a 100 chilometri
da Roma esista e lavori, qui, da
poco più di 50 anni, una comunità evangelica. Nell’archivio del
pastore si trovano vecchie lettere degli anni ’30 quando nacque la comunità metodista sulla
spinta di Emilio Gargano, un exemigrato rientrato dalle lontane
Americhe con la Bibbia in mano.
Il pastore Ruben Vinti
con alcuni ragazzi
davanti alla chiesa
metodista di Villa S.
Sebastiano.
Nella foto in alto:
l’edifìcio che farà posto
al centro comunitario
di San Salvo; in primo
piano un gruppo di
visitatori con il pastore
Gianna Sciclone
(a sinistra).
« Oggi è venuto il capitano dei
carabinieri — scrive la signora
Burgess al sovrintendente della
chiesa wesleyana in Italia — per
indagare sul fatto che la signora
R.C. è venuta al nostro culto ed
ha partecipato alla Santa Cena.
Chiarito che la signora venne di
sua volontà, è stata poi condotta
dal prete che Tha spruzzata di
acqua santa per esorcizzare il
diavolo che era in lei. Il giorno
dopo, le monache l’hanno iuteramente lavata e le hanno intimato di sputare ripetutamente
nella direzione della nostra chiesa. Di notte fanno rotolare dei
sassi sul tetto di casa sua per
farle credere che il diavolo le
sta attorno. Ora questa donna è
terrificata e la paura nei nostri
confronti dilaga nel paese ». La
gentildonna inglese, venuta in
questo lontano villaggio degli
Abruzzi per visitare un’opera
metodista, portò a casa il ricordo di un cattolicesimo fermo al
Medioevo. Costruito il tempio
(malgrado le difficoltà create
dalle ’’sacre missioni” che con
i loro gesuiti cercavano di costringere i nuovi fedeli all’abiura per non dire degli appelli del
vescovo al prefetto dell’Aquila
che interdisse l’ingresso a Villa
di pastori evangelici) esso rimase chiuso per oltre un decennio.
Nel 1943 fu fatto aprire dai nazisti tedeschi che cercavano un
locale per il culto: paradossalmente la libertà religiosa venne
con loro. Ma tra fascisti ed evangelici non correva buon sangue. Il protestantesimo era visto come la religione dei nemici inglesi e i pastori erano poco ossequenti alle autorità. Il
pastore Cacciapuotl, che spese
molte energie nella comunità
viilese, fu inviato ai confino perché accusato di ascoltare la radio inglese, in realtà era l’ascolto da parte della gente della sua
predicazione che dava fastidio
alle autorità.
Angelo Santi, 76 anni, ritorna
con la memoria su quell’aia dove a centinaia si raccoglievano
per ascoltare la predicazione
dei pastori Paride Fava o Dante
Seta (denunciato più tardi per
propaganda antipatriottica). E
Nunziatina Valente, 70 anni, ri
corda « come fosse adesso » il
sermone di Emanuele Sbaffi: «Finalmente quell’uomo alto, intelligente, aveva capito cosa cercavamo nella nostra protesta contro la chiesa cattolica: TEvangelo. E l’Evangelo viveva nelle
sue parole di cui avevamo tanta
sete... ».
Ma oggi cos’è rimasto di quel
movimento di popolo convertitosi al protestantesimo? Un
20% della popolazione del paese
è rimasto protestante. Molti, emigrati a Roma, sono confluiti
nella chiesa metodista di via Firenze. Altri si sono secolarizzati. I matrimoni misti © Tindifferenza hanno fatto il resto. Negli
anni ’60 la comunità viilese, sulla spinta del past. Sergio Aquilaute, ha allargato il proprio
orizzonte con la costituzione di
una cooperativa di uso di macchinari agricoli a disposizione
di tutti ed ha sviluppato un lavoro di assistenza all’infanzia.
Vent’anni dopo, l’intuizione originale, profeticamente contraria
al ripiegamento della comunità
su se stessa, rimane valida. Ma
i tempi sono cambiati. Oggi i
problemi non sono tanto legati al lavoro di assistenza all’infanzia che, grazie ad una valida
équipe, ha prospettive interessanti per tutta la zona, quanto
all’attività della cooperativa agricola che ha, di recente, assunto un giovane trattorista. Come
rilanciare l’attività agricola? « Il
progetto di creazione di una
azienda agricola moderna risultante dall’accorpamento delle
terre degli associati, che sembra
farsi strada nella mente di alcuni — precisa Ruben Vinti, responsabile, da due anni, del Centro evangelico e pastore di Villa — è gravemente ostacolato
daH’enorme frazionamento delle
proprifità ». P6r avviar© una riflessione e capire come inserirsi
in una situazione di rapida trasformazione occorre — mi spiega Elio, perito chimico, 35 anni, pendolare tra Villa e Roma — « rianalizzare la situazione ed avviare un intervento nuovo ».
Già da tempo è in fase di al(continua a pag. 12)
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1“ febbraio 1985
SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI
Con Cristo, dalla morte alla vita
La settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani ha avuto per tema, quest’anno, un
concetto tratto dalla epistola agli Efesini,
cap. 2, vers. 4-7, liberamente riassunto con
le parole; «dalla morte alla vita, con il Cristo ».
Non necessariamente tutte le iniziative
ecumeniche in questo periodo si sono svolte su questo tema. Gli incontri forse più
significativi si sono avuti in luoghi dove
l’ecumenismo è una dimensione non occasionale, e ad opera di persone e gruppi già
impegnati su questo fronte.
Ma la settimana dal 18 al 25 gennaio ha
potuto essere, in alcune circostanze, quel
« momento forte » di ripensamento, auspicato, tra gli altri, da Maria Vingiani, del
SAE, nella conferenza tenuta a Pinerolo il
venerdì 11 gennaio (cfr. La Luce, 18 genn.
’85, p. 10, « Diventare uomini ecumenici », di
P. Ribet).
E le chiese, hanno saputo dare — in questa come in altre circostanze — lo spazio
dovuto agli incontri ecumenici, come auspicato nella medesima occasione da don Mario
Polastro?
In alcuni casi, sono proseguiti incontri
ecumenici già programmati, come l’incontro
di preghiera proposto dalla Comunità di ba
se di Pinerolo, dalla FGEI-valli e da Agape,
venerdì 25 gennaio, a Pinerolo, sul tema:
« La celebrazione del perdono », di cui diamo conto in altra parte del giornale.
In altri casi, l’intera settimana è stata
occasione per una serie di incontri, programmati per tempo e con preparazione;
in altri, si è riassunto l’impegno in un momento di riflessione e di preghiera; in altri
ancora, c’è l’impressione che si sia convocata una riunione un po’ di fretta, più per
convenienza che per convinzione.
Ma passiamo a dare notizia di alcuni degli incontri sui quali abbiamo potuto documentarci.
IVREA
Venerdì 18, nei locali della
chiesa valdese, presenti una settantina di persone, monsignor
Luigi Bettazzi e il pastore Ennio
Del Priore haimo dato vita ad un
incontro imperniato sulla spiegazione di due passi biblici, a
sottolineare che il cammino ecumenico passa attraverso l’ascolto della « vivente ed eflìcace Parola di Dio » (Ebrei 4: 12). Se
siamo uniti in questo ascolto ci
rendiamo conto che il Signore ci
chiede iimanzitutto di non essere separati da lui e ci chiama
ad essere facitori di pace, di giustizia e di fraternità.
FIRENZE
Le chiese evangeliche fiorentine hanno promosso un culto ecumenico, lunedì 21 gennaio, presso la chiesa battista di Borgognissanti, con la predicazione
del pastore battista Piero Bensi
e la partecipazione della corale
della Chiesa Avventista.
Per parte sua, la Commissione diocesana di Firenze aveva
predisposto un programma con
una serie di incontri, presso la
Chiesa dei SS. Apostoli, con meditazione del past. Piero Bensi,
presso la chiesa luterana, presso
la chiesa anglicana, e infine nel
salone dei padri Scolopi, sul tema « Le vie della riconcUiazione
e l’unità dei cristiani », presentato da monsignor Pietro Giachetti, vescovo di Pinerolo, e dal
pastore valdese Alfredo Sonelli,
con una preghiera conclusiva
presieduta da monsignor Silvano Piovanelli, arcivescovo di Firenze.
PALERMO
Venerdì 18 gennaio è stata organizzata da parte del gruppo
SAE di Palermo una serata liturgica interconfessionale.
L’incontro ha avuto luogo nella
chiesa valdese. Erano presenti,
oltre ai membri del SAE, i rappresentanti di diverse denominazioni cristiane. Vi sono state tre
brevi riflessioni bibliche, di don
Giovanni Scicolone su Genesi 33
(ricMciliazione di Giacobbe con
Esaù), del pastore valdese Leonardo Magri su Efesini 2 e del
rev. Home, della chiesa anglicana, su Isaia 60 (la gloria della
nuova Gerusalemme), cui sono
seguite preghiere spontanee. In
tutti i partecipanti, la speranza
che questo incontro possa essere il primo di una lunga serie,
in vista di una reciproca conoscenza e comprensione migliori.
VENEZIA
Una nutrita serie di incontri
a Venezia e dintorni, organizzata
dalla commissione ecumenica
diocesana, in accordo con alcune
delle chiese evangeliche cittadine. Questo il programma: venerdì 18 gennaio, nel duomo di Mestre, l’anziano della chiesa valdese Guido Colonna ha tenuto
una meditazione; le letture sono
state fatte dal valdese Sandro
Dell’Aquila. Domenica 20 gennaio, culto ecumenico nella chiesa luterana, con predicazione del
pastore luterano Jurg Kleemann,
del pastore valdese Alfredo Berlendis e del vicario vescovile
Visentin. Mercoledì 23 il pastore
Berlendis ha predicato nel corso di una liturgia della Parola
nella parrocchia di S. Nicolò,
in Venezia lido, lettore il luterano Fritjof Roch. Giovedì 24 il
pastore metodista Claudio Martelli e don Giovanni Cereti hanno tenuto una conversazione nella sala di San Basso (Venezia),
e poi al Laurentianum di Mestre.
Venerdì 25 l’anziano della chiesa valdese Guido Colonna, il pastore Kleemann e il cardinale
Marco Cé, patriarca di Venezia,
hanno predicato nella basilica di
San Marco.
TORINO
Nella chiesa di Gesù Nazareno giovedì 24 il pastore valdese
Eugenio Rivoir ha presieduto,
insieme a due preti della parrocchia di via Duchessa Jolanda,
una riunione di ricerca centrata sull’ascolto di Giovanni 17 (la
preghiera sacerdotale di Gesù).
Nella stessa chiesa ha avuto
luogo un incontro di catecumeni, alla presenza dei catechisti
e di alcuni genitori e ragazzi
valdesi. H pastore valdese Renzo Turinetto, una signora ebrea,
una signora francese passata dal
cattolicesimo al protestantesimo, e il vice parroco, hanno conversato sul tema proposto per la
settimana di preghiera.
Lunedì 21 nella chiesa cattolica
di via Passo Buole il pastore
Eugenio Rivoir ha coordinato
una serata sul tema della riconciliazione introducendo una riflessione su Giona e sulla comunità primitiva (il potere, il denaro).
Gianni Genre e Mathias Grube, della chiesa valdese di Torino, hanno partecipato venerdì
18 a un incontro nella chiesa di
San Bernardino sul tema della
comunità.
Sappiamo anche di due altri
incontri, uno sabato 2 sul BEM
(tavola rotonda con Eugenio Rivoir, Don Collo e Padre Vasilescu) in una scuola magistrale
di via Massena, e uno nel quadro del SAE domenica 3 nella
chiesa di Sant’Antonio da Padova.
MILANO
Venerdì 18 gennaio, presso la
chiesa metodista, il past. Bruno
Costabel e don Romeo Cavedo
hanno introdotto il tema « La
nuova traduzione interconfessionale della Bibbia ».
Giovedì 24, nella parrocchia di
San Babila, si è tenuta una riflessione sulla Sacra Scrittura,
con l’intervento di padre Traian
Valdmann, ortodosso rumeno,
del prof. Ferri, laico cattolico,
e del pastore valdese Maria Bonafede.
Hanno aderito le chiese: apostolica, armena, battista, cattolica, di Cristo, ellenica ortodossa, luterana, metodista, riformata, rumena ortodossa, valdese.
Alla radio della diocesi hanno
predicato i pastori Valdo Benecchi, metodista, Daniele Garrone,
valdese, e Giuseppe Morlacchetti, battista.
CATANIA
Nella chiesa battiste vi è stata
una celebrazione cui hanno partecipato evangelici e cattolici di
alcune parrocchie cittadine, con
l’intervento del vescovo di Catania Picchinenna. L’incontro si innestava su una tradizione di confronto biblico e di incontri di
preghiera che già si svolgono
da alcuni anni, e sulla riunione
mensile che un gruppo ecumenico ha condotto sul BEM, con
particolare riferimento, quest’ultimo anno, sul problema dei ministeri.
VICO EQUENSE
Sul tema della settimana di
preghiera vi è stata una meditazione del prof. Paolo Ricca, in
una serata che ha visto l’intervento di un centinaio di persone, tra le quali molti sacerdoti
e un ridotto numero di evangelici.
L’incontro è stato promosso
dal gruppo locale del SAE con
la collaborazione della parrocchia, animatore il prof. Agostino
Aversa.
TRIESTE
A Trieste già da diversi anni
si è costituito Un gruppo ecumenico, che attualmente si riunisce due volte ai mese, e che
durante la settimana per l’unità
dei cristiani cerca di sensibilizzare a livello cittadino alla problematica ecumenica.
Quest’anno vi sono state due
manifestazioni principali.
In campo evangelico, vi è stato
un culto ecumenico domenica
20 gennaio. Presso la chiesa valdese, al culto con Santa Cena
hanno partecipato riformati, anglicani e luterani, presenti il pastore valdese Teodoro Fanlo y
Cortés, il pastore luterano Paolo Poggioli, il pastore avventista
Giuseppe Giuga, con un saluto
da parte cattolica.
La meditazione è stata tenuta
dal vescovo anglicano Felix Arnott. Gli anglicani, ospiti una
volta al mese nei locali della
chiesa valdese, in questa occasione hanno partecipato al culto
ecumenico con le altre comunità
evangeliche della città.
In campo interconfessionale,
venerdì 25 gennaio nella chiesa
serbo ortodossa hanno predicato il pastore Teodoro Fanlo y
Cortés (su Isaia 11, i tempi messianici), e il vescovo cattolico
Lorenzo Bellomi (su Ef. 2). Entrambi gli incontri sono stati
pubblicizzati dalla stampa cittadina.
ROMA
AH’Augustinianum hanno dibattuto il tema « La Parola di
Dio neile diverse tradizioni »
Monsignor Jorge Meija, responsabile del segretariato per l’unità dei cristiani per i rapporti
con gli ebrei, trattando la posizione ebraica e dell’Antico Testamento, padre Grech, rettore
dell’Augustinianum, sulla tradizione cattolica, e il prof. Paolo
Ricca, sulla tradizione riformata, presente anche il preside del
TAugustinianum, padre Trapé.
Vi è stata una lettura di brani
biblici da parte di attori professionisti, tra i quali anche Franco
Giacobini, già conosciuto per le
sue letture dell’Evangelo.
L’incontro è stato promesso
dal segretario del Segretariato
per l’unità dei cristiani, padre
Dupré.
Al Collegio Capranica, presenti
circa ottanta persone, tra cui
gli studenti della Gregoriana,
hanno introdotto il tema « Significato del discorso ecumenico
per le varie chiese » un avvocato
ortodosso, monsignor Rossano,
vescovo vicario di Roma, e il
prof. Ricca. L’incontro è continuato con una cena comunitaria.
Nella parrocchia di San Marco
(vicino a piazza Venezia), si è
svolta una liturgia ecumenica
sul tema « La sfida della pace e
la conversione delle chiese ». Organizzato dal Centro Interconfessionale per l’Ecumenismo, e
con la collaborazione di Gianni
Novelli e di Paolo Ricca, questo
incontro ha utilizzato nella liturgia alcune preghiere pronunciate a Vancouver, e ha diffuso
in traduzione italiana il documento di Vancouver sulla pace.
In Roma le chiese di lingua inglese, coordinate tra loro da un
comitato, hanno predisposto una
serie di iniziative pier la settimana, che ha coinvolto le chiese
metodista, battista, greca ortodossa, anglicana, di Scozia, e varie chiese cattoliche.
ACIREALE
Un interessante incontro si è
tenuto nella parrocchia di San
Paolo, con la presenza di don
Malandrino, del seminario di
Noto, e dei pastori Mario Berutti e Salvo Rapisarda, valdese e
battista, di Catania.
Al centro della manifestazione
è stato il concetto di conversione di tutte le chiese al Cristo.
Erano presenti anche comunità
e singoli da altri luoghi della
provincia di Catania. Nel corso
dell’incontro si è auspicata una
continuazione della riflessione, in
particolare sul tema della pace,
con la collaborazione della FGEI.
VALUTAZIONI
Abbiamo raccolto alcuni commenti « a caldo ».
Il pastore metodista Valdo
Benecchi, membro della Tavola,
ci ha detto:
« L’ecumenismo non fa più notizia, ma lo studio comunitario
interconfessionale della Parola
di Dio nutre la fede dei credenti che vi partecipano. Non è più
il momento degli incontri di
massa, poco rilievo è stato dato
dalla stampa cittadina (di Milano) alle manifestazioni della
settimana, ma gli incontri non
sono più stati avvenimenti isolati, al contrario sono stati il risultato del lavoro di gruppi, ecumenici ohe ogni mese si incontrano per studi biblici, tenuti a
rotazione nelle varie chiese. Nell’ultimo periodo gli incontri hanno affrontato lo studio del Padre Nostro ».
Il prof. Paolo Ricca ha valutato l’esperienza di quest’anno
in modo sostanzialmente positivo, rilevando che vi è stata
nel complesso una « evidente volontà ecumenica ». A suo parere,
se fino ad ora è stata prevalente la preoccupazione del « conoscersi », il prossimo periodo dell’ecumenismo (che non esclude
un approfondimento della prima
fase), sarà caratterizzato dalla
volontà e dalla ricerca per « riconoscersi », come già i testi del
BEM invitano a fare. In altre
parole l’ecumenismo potrà procedere se saremo in grado di
passare dalla fase della conoscenza reciproca a quella del
riconoscimento reciproco.
Una valutazione in merito ad
uno dei pochi incontri « di massa » di questa settimana dell’unità ci viene dal pastore A. Sonelli. A proposito dell’incontro avvenuto nel salone dei padri Scolopi, che ha visto la partecipazione di circa 2.000 persone, il
pastore A. Sonelli ha voluto sottolineare il calore con il quale
il vescovo di Pinerolo, Monsignor Giachetti, ha parlato degli
incontri ecumenici che avvengono nelle Valli Valdesi. Monsignor
Giachetti ha annunciato come
scadenza importante per l’ecumenismo nostrano la convocazione di un Convegno ecclesiale
sul tema della riconciliazione,
al quale si solleciterà la presenza di protestanti. Interrogato
sul tema non facile dei matrimoni misti, ha espresso la sua
convinzione che gli indirizzi attuali, allo studio della GEI, saranno presto superati in favore
di una normativa più avanzata,
che terrà in conto l’esperienza
della diocesi di Pinerolo e la supererà in senso positivo.
a cura di Sergio Ribet
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
Cristianesimo e
IsIam in testa
(SPP) — Con un miliardo di
adepti ciascuno, l’islam e il cristianesimo sono attualmente le
due più grandi religioni del mondo. Negli ultimi 50 anni l’islam
ha visto i suoi effettivi passare
da 200 milioni a 1 miliardo (crescita del 500%) mentre il cristianesimo è cresciuto solo del
47%. Il numero dei cattolici, che
erano 331,5 milioni nel 1934 e
sono ora 565 milioni, è aumentato del 70%, mentre i protestanti, che erano 206,9 milioni
nel ’34 e sono ora 324 milioni,
sono cresciuti del 57%. Questi
dati pubblicati a Londra da un
istituto di ricerca sul Medio
Oriente, situano l’induismo al
terzo posto con 500 milioni di
fedeli (crescita deH’ll%), il
buddismo al quarto posto con
245 milioni di fedeli (j-63%).
L’ebraismo conta 15 milioni di
fedeli e negli ultimi 50 anni è diminuito del 4%, ma in questo
bisogna purtroppo calcolare lo
sterminio di 6 milioni di ebrei
nei campi di concentramento nazisti. Tra le religioni che perdono numero di membri vi sono i cristiani ortodossi, i taoisti
e i confuciani.
Per quanto riguarda l’islam va
detto che esso ormai domina
totalmente su 44 paesi della terra e la sua influenza si va estendendo in Europa. Secondo l'istituto londinese che ha eseguito
questa ricerca, lo sviluppo dell’islam in Europa occidentale
rappresenta « il cambiamento
socio religioso maggiore dei nostro tempo ».
9
I" febbraio 1985
cronaca delleValli 9
COMUNITÀ’ MONTANA VALLI CHISONE-GERMANASCA
Verso un piano di sviluppo
Ecumenismo
nel pinerolese
Al di là dei facili ottimismi o
pessimismi di maniera, non è facile fare il punto della situazione, meno ancora vedere le linee
di tendenza, dell’ecumenismo, in
questo luogo di coesistenza di diverse comunità cristiane. Anche
un'occhiata alla stampa locale di
queste settimane ce lo dimostra.
« L’Eco del Chisone » del 24 gennaio parla (p. 8), della strada
dell’ecumenismo nella chiesa di
Pinerolo, e (p. 6), della storia
dell’ecumenismo anche a Pinerolo. Strada, storia: due espressioni di per sé dinamiche, non statiche, e una realtà in movimento
è difficile da fotografare, per definizione. « Cronache del pinerolese » del 25 gennaio parla (p. 3)
della complessa realtà dell’ecumenismo.
Semplificando un poco la realtà, potremmo dire che vi sono alcuni settori specifici dove si vive
una ricerca ecumenica. Alcuni
matrimoni misti, che vivono di
persona la loro ricerca, non certo da soli ma neppure con la comunità, con un coinvolgimento
non entusiasmante né entusiasta
di alcuni pastori e preti.
Alcuni collettivi teologici, che
procedono onestamente nella loro ricerca, sia su temi biblici sia
su documenti interconfessionali.
Un po’ di ecumenismo davanti
alle «cose da fare» (il problema della pace, il problema della
disoccupazione, casi specifici che
coinvolgono le varie comunità). _
Momenti di apertura, sintomi
di chiusura, e, spesso, una impressione di una certa stanchezza, in quanti credono nella speranza dell’ecumenismo, e di un
dis'interesse diffuso negli altri (o
l’ottimismo ingenuo che a volte
si incontra in chi di fatto non
segue la vita di nessuna comunità cristiana).
Un bilancio complessivamente modesto tuttavia non darebbe
conto di tutta la realtà. Le chiese — tutte le chiese — non si
sono ancora rese conto, nei fatti,
di non vivere più in una società
cristiana, e possono essere portate a valutare solo gli avvenimenti che le pongono ancora, nel
bene o nel male, alla ribalta. Ma
forse è nelle piccole cose, nei
cambiamenti di metodo che si
fanno strada modestamente, nelle cose non appariscenti che si
preparano cose autenticamente
nuove. Tra l'altro, il metodo sarebbe anche più coerente con
l’insegnamento evangelico. A quali piccole cose, piene di speranza. mi riferisco? Al fatto che
nessuna comunità cristiana ritiene ormai estraneo a se stessa
quello che accade « agli altri ».
Alle altre comunità cristiane, per
cominciare: tanto per non parlare immodestamente « al mondo »
dimenticandoci di noi stessi e
dei fratelli più vicini. E poi «agli
altri », nel senso che mi sembra
che le chiese comincino ad accorgersi dei problemi della società (appunto la pace, la situazione occupazionale, e quel che
si voglia aggiungere), non più
nel senso di « avere qualcosa da
dire », a tutti i costi, ma nel
senso di sentirsi partecipi dei
problemi.
Sergio Ribet
Medico USSL
TORRE PELLICE — Dal 26
gennaio scorso è possibile far
ricorso ad un medico del Servizio di Medicina Legale della
USSL 43 telefonando al n. 93.25.07
(lunedì - venerdì ore 9-12) e al
n. 93.24.40 il sabato. In assenza
del medico risponderà una segreteria telefonica.
Sabato 9 febbraio alle ore 14,30 presso la sede della Comunità Montana a Perosa verrà presentato il piano di sviluppo ’84-89. Sui programmi presentiamo una scheda tratta da una documentazione del
Comprensorio.
Sviluppo
agrozootecnico
L’economia agricola della Comunità Montana è basata sull’allevamento del bestiame con indirizzo produttivo principalmente
da latte.
La Comunità Montana ha focalizzato l’interesse sull’aspetto
igienico-veterinario degli allevamenti ritenendo necessario procedere ad estesi interventi di risanamento del bestiame e successivamente alla selezione della
razza. Attualmente è previsto un
contributo integrativo della Comunità per l’acquisto di manze
gravide di alta genealogia, e notevole interesse ha destato il Piano di controllo e profilassi contro le mastiti intrapreso dalla
Cooperativa Agricola Montana
Valli Chisone e Germanasca.
La Comunità Montana è inoltre intervenuta in questi anni nel
settore della foraggicoltura favorendo, con interventi finanziari,
la ricostituzione dei prati con la
semina di buone foraggere e la
razionale concimazione.
La Comunità si è anche impegnata nella promozione delle
strutture cooperative.
E’ attiva in valle la Cooperativa Agricola Montana Valli Chisone e Germanasca per la raccolta del latte (i soci conferitori
sono pari a circa il 70% degli allevatori di valle) con una rete
che abbraccia praticamente tutto il territorio della Comunità
Montana; il latte viene conferito
ad un caseificio situato fuori valle che lo trasforma, in conto lavorazione, in una gamma di formaggi e latticini venduti direttamente nel Centro Vendite della
Cooperativa a Perosa Argentina.
E’ anche da segnalare la coltivazione e la vendita, presso il
Centro Vendite della Cooperativa, dei piccoli frutti, come orodotto surgelato oppure trasformato in marmellate e gelatine;
attualmente il settore è in crisi
(i prodotti presentano prezzi poco remunerativi); al proposito vi
è la proposta di valorizzare i prodotti locali con un marchio di
qualità e di creare un’organizzazione di vendita su mercati esterni alla Valle.
La Comunità Montana indirizza oggi il suo interesse essenzialmente verso due progetti:
— centro per la produzione
di capi da vita e da macello gestito a base associativa.
Considerata la scarsa convenienza aU’ingrasso di pochi capi
in ogni azienda e la debolezza
contrattuale dei singoli allevatori rispetto al commerciante-intermediario, la Comunità Montana
auspica la creazione di un Centro per lo svezzamento e l’ingrasso dei capi.
In questa ipotesi, trascorso il
periodo di svezzamento, una parte delle femmine andrebbero
destinate ad un centro di rimonta per la produzione di manze
gravide mentre i restanti capi
verrebbero destinati ad un cen
LUSERNA SAN GIOVANNI
Approvato il bilancio
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Ad un mese daH’ultìma sessione, si è nuovamente riunito,
il 25 gennaio, il Consiglio comunale.
Nell’occasione la Giunta ha
presentato, unita allo schema di
bilancio, la relazione previsionale e programmatica per il 1985.
A fronte di entrate per lire
4.377.856.000, gli amministratori
prospettano, per ranno in corso, spese per un ammontare di
lire 2.820.732.000. Un quarto degli stanziamenti sarà devoluto
a interventi in campo sociale,
mentre il 34% circa verrà assorbito dall’amministrazione gene
rale. Cinquecentosessanta i milioni che il comune spenderà
per l’istruzione e la cultura.
I consiglieri hanno, a maggioranza, deliberato l’istituzione, anche per il 1985, dell’addizionale sul consumo di energia
elettrica che aumenterà il costo delle tariffe di 12 lire al Kw.
Unanime, invece, il consenso
dell’Assemblea riguardo alla
proposta di ristrutturare e ampliare i locali dell’ex Caserma
Pettinatti. Il fabbricato verrà
utilizzato come edificio scolastico; a fruirne saranno gli allievi
dell’Istituto Tecnico.
M. B.
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Chiuso tutto il lunedì
tro di ingrasso. E’ ritenuto di vitale importanza per l’economia
della Valle che gli allevatori possano vendere il loro prodotto
« carne » direttamente ai consumatori e che si possa risanare
il bestiame anche attraverso l’attività del Centro rimonta.
L’iniziativa verrà presentata
congiuntamente al Piano di Sviluppo,nelle sue linee di massima;
in seguito si dovrà procedere alla stesura di uno studio di fattibilità vero e proprio;
— centro di commercializzazione associata per i prodotti di
Valle. La Val Chisone gode di
una particolare vocazione turistica che si esplica sia in un elevato numero di presenze stagionali che in un notevole flusso turistico giornaliero « di transito »,
soprattutto nella stagione invernale. Il progetto dovrebbe prevedere la creazione di un secondo
punto vendita di prodotti di valle più attrattivo per la corrente
turistica rispetto all’attuale Centro Vendite della Cooperativa
(che tuttavia non verrebbe abbandonato). E’ prevista l’apertura di una macelleria per la vendita della carne del progettato
Centro di ingrasso.
Sviluppo turistico
La Comunità Montana ha in
programma una gamma differenziata di iniziative rivolte essenzialmente al turismo escursionistico, fra cui;
— organizzazione di escursioni estive guidate, per i turisti
residenti in valle e per i ragazzi
della valle; l’iniziativa verrà nubblicizzata con l’ausilio di un audiovisivo, realizzato per l’occasione da proiettarsi sia nelle località turistiche che nelle scuole;
— realizzazione di piste e
servizi per lo sci di fondo. In località Prà Catinat (Parco Regionale Orsiera-Rocciavré) è stata
creata recentemente una pista
per il fondo e un’altra è in corso
di allestimento al Fraisse; inoltre la Comunità parteciperà insieme alla Val Pellice al consorzio per la realizzazione del centro turistico della Vaccera dove
sono previste piste e strutture
per il fondo, ed eventualmente
per lo sci di discesa.
La Comunità è interessata a
verificare la fattibilità di centri
attrezzati specificamente per il
fondo, sul modello francese (disponibilità ricettiva di 40-50 letti, istruttori per il fondo e guide
per escursioni estive ed invernali, eventuali contatti con aziende agricole);
— promozione di strutture
ricettive: è allo studio la fattibilità di strutture agrituristiche
(sfruttando ad esempio alpeggi
comunali) e si sta promuovendo
la realizzazione di strutture per
r escursionismo giovanile (fra
cui alcune sistemazioni di baite
condotte dal CAI).
Con riguardo al turismo domenicale e festivo la Comunità
provvede alla realizzazione di
piccole aree attrezzate (panchine, contenitori per i rifiuti); ne
sono state create circa una ventina ed è in programma di realizzarne due più grandi, dotate
anche di altri servizi, all’ingresso
del Parco dell’Orsiera-Rocciavré
e di quello della Val Troncea.
Area industriale
La Comunità Montana intende
promuovere la costituzione di
un’area industriale ed artigianale a Villar Perosa finanziando
l’acquisizione del terreno.
Tale area è inserita nel Programma Regionale 1984 e sono
già state avanzate richieste da
parte di industrie e artigiani del
Pinerolese per un complesso di
circa 100 addetti (una parte delle
aziende, pari a circa il 50% degli addetti, è già localizzata in
valle).
Pace e disarmo
POMARETTO — La prossima riunione del Comitato Pace
Valli Chisone - Germanasca è
prevista per mercoledì 6 febbraio, alle ore 20.45, presso i locali del Convitto Valdese.
La serata sarà dedicata ad
una annrofondita discussione
della «Carta dei principi del
movimento » in vista del seminario dei Comitati del Pinerolese.
PINEROLO — Il Comitato
per la pace e il disarmo si riunirà venerdì 1.2.’85, alle 20.45,
presso la Camera del lavoro (via
Demo, 8).
Si discuterà su quanto è emerso durante l’incontro di venerdì
18 gennaio, in cui Pier Carlo
Racca del movimento non violento ha illustrato l’iniziativa riguardante l’obiezione fiscale alle spese militari. Tale iniziativa
è promossa, a livello nazionale,
dal 1982 da alcuni movimenti
non violenti e pacifisti.
Inoltre venerdì 22 febbraio, alle 20.30, presso il Centro sociale
di S. Lazzaro, si svolgerà un incontro-dibattito sul problema
del sottosviluppo e della fame,
a cui parteciperarmo esponenti
di un organismo di volontariato
che opera in Africa (il CISV).
Notizie sindacaii
PINEROLO — La Federscuola CISL di Pinerolo organizza
un Corso di preparazione al
Concorso Magistrale. Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi
alla Federscuola CISL di Pinerolo, Corso Torino, 50 - Tel.
74.106, venerdì 1° febbraio 1985
dalle ore 16 alle ore 17.30.
Notizie poiitiche
PINEROLO — Venerdì 1" febbraio alle ore 20.45 presso il
Centro Sociale di Via Clemente
Lequio, la sezione del PCI di
Pinerolo indice un’assemblea per
discutere sulle linee prograrnmatiche per le elezioni amministrative.
PINEROLO — La Federazione Giovanile Comunista del Pinerolese terrà il suo congresso
sabato 2 febbraio alle ore 15
presso i locali del Centro Zona
del PCI in corso Torino 18 a
Pinerolo.
Gita della Pro Loco
TORRE PELLICE — Martedì
5 febbraio p.v., la Pro Loco di
Torre Pellice, in occasione della mostra dell’Associazione Italia-Repubblica Democratica Tedesca al Lingotto, organizza per
chi desidera visitarla un autobus che partirà da S. Margherita alle ore 13.15 e che rientrerà per le ore 19. A seconda delle
iscrizioni il costo dell’autobus
sarà fra le 3.000 e le 5.000 lire.
Le prenotazioni si raccolgono
presso la sede della Pro Loco
opnure dalla Signora Giampiccoli al seguente numero telefonico; 0121/91.919.
Franco
T rombotto
Apprendiamo la notizia della
tragica morte del sacerdote don
Franco Trombetto, redattore
dell’Eco del Chisone, di cui era
editorialista e curatore della pagina di notizie ecclesiastiche. Lo
ricordiamo attento osservatore
del mondo valdese e dell’ecumenismo.
Alla famiglia, ai redattori dell’Eco del Chisone, alle comunità
cattoliche del pinerolese la simpatia cristiana della nostra redazione.
10
10 cr<Miàcii ddÜte^Ui
1° febbraio 1985
DIBATTITO
Parlare una seconda lingua alle valli
L’articolo di Osvaldo Coisson
« Insegnare il francese alle Valli — Per l’applicazione dell’articolo 6 della Costituzione » (4
gennaio 1985) mi ha spinto ad
andare a rileggere gli Atti di un
seminario organizzato dal Centro Europeo dell’Educazione al
quale partecipai (12-14 ottobre
1981) alla Villa Falconieri di Frascati.
In quell’occasione affrontai nel
corso di dibattiti pubblici e di
discussioni informali il problema che sta a cuore a Osvaldo
Coisson: tutelare il francese alle Valli. Di questo mio interessamento è rimasta traccia nei
quaderni di Villa Falconieri (n.
2/1983, pag. 181); parlavo, nella
mia comunicazione, di « esame
della situazione linguistica delle
minoranze religiose valdesi, nelle Valli di Pinerolo », cor evidente riferimento alla lingua e
cultura francese (e non all’occitano, già tutelato in quel consesso da eminenti difensori ) (...).
Mi sembra che occorra meditare insieme almeno su tre punti: 1) a che punto « stiamo col
francese alle Valli »? 2) quali
sono le vie costituzionali da battere per dare risoluzione al problema? 3) come potenziare l’insegnamento di una seconda lingua alle Valli?
il francese
in Vai d’Aosta
Per rispondere al primo punto, occorrerebbe una rilevazione
obiettiva e scientifica sull’indice
di presenza della parlata francese alle Valli. Rileggendo il
contribuì o dato in quel convegno dal prof. Gaetano Berruto,
dell’Università di Zurigo, credo
di poter sottoporre alla nostra
riflessione quanto da lui riferito a proposito del francese in
Valle d’Aosta.
« Credo occorra prendere atto di come sia inutile, se non
per opportuna presa di coscienza, discutere ora sul passato del
francese. Il francese va mantenuto e rinforzato non tanto per
quello che esso è stato o si vorrebbe che fosse, per la comunità valdostana, quanto per la
sua effettiva funzione attuale,
che si appoggia soprattutto su
tre elementi: a) il fatto che è
una lingua tuttora usata da una
certa fascia, sia pur piccola della società locale; b) il fatto che
è una lingua storicamente e antropologicamente collegata con
il patois franco-provenzale, molto più di quanto lo sia l’italiano;
c) il fatto che, per la posizione
geografica e per le correnti culturali e di traffico che percorrono la valle, è altresì una lingua
dall’indubbia portata utilitaristica, tanto per usare un aggettivo che forse non piace a tutti.
In questo quadro, l'obiettivo della promozione del francese dovrebbe badare a rinfotzarne
l’uso in quei settori ove già ora
è adoperato e funzionale, e a
migliorarne la competenza presso la generalità della popolazione, non solo, presumibilmente,
attraverso i normali curriculi
scolastici, ma anche attraverso
forme di istruzione alternativa,
corsi per adulti, ecc. ».
Una tutela dal basso
Per il secondo punto, prendo
a prestito un magistrale inter.vento del prof. Alessandro Pizzorusso dell’Università di Pisa. Il
prof. Pizzorusso esaminò le tre
iniziative parlamentari tendenti
a fissare i principi generali dell’attuazione dell'art. 6; sono il
progetto n. 107, presentato da
un gruppo di deputati radicali,
il progetto n. 2068, presentato da
un gruppo di denutati socialisti e
il progetto n. 2318, presentato
da un gruppo di deputati comunisti. Riferisco il pensiero del
prof. Pizzorusso, che condivido.
« Mi limiterò a segnalare la
diversità che le proposte diverse adottano di fronte all’importante problema dell’identificazione delle minoranze da tutelare. Questo problema è risolto
dal progetto radicale e da quello socialista mediante la previsione di un elenco di minoranze destinate a beneficiare della
tutela, mentre il progetto comunista contiene soltanto la disciplina di una procedura attraverso la quale qualunque gruppo presenti i necessari requisiti
può conseguire il riconoscimento con legge regionale (o con
legge statale, ove si tratti di un
gruppo insediato sul territorio
di più regioni), a seguito della
iniziativa di un certo numero di
promotori o degli organi degli
enti locali.
Delle due soluzioni, la seconda appare nettamente preferibile perché implica che la tutela
non venga elargita dall’alto,
quasi come una concessione di
un sovrano illuminato, bensì che
debba essere rivendicata dagli
appartenenti alla comunità stessa che dovrà beneficiarne. In tal
modo, l’iniziativa dei promotori
e degli enti locali viene a costituire, essa stessa, una prova della esistenza di quell’« animus »
comunitario che giustifica l'applicazione della tutela.
Si potrebbe obiettare che la tutela minoritaria non deve tendere
soltanto a difendere le forme
linguistiche utilizzate da gruppi
abbastanza forti per farsi valere come tali, ma anche cercare
di restaurare forme di espressione che stanno per scomparire e che costituiscono, ciò non
di meno, un bene culturale meritevole di protezione. Mi sembra si possa rispondere a questa obiezione che il perseguimento di obiettivi siffatti è certamente da ritenere meritevole
dell’impegno delle autorità pubbliche, ma che esso sembra però rientrare, più che nell’attività di tutela delle minoraTiz,e,
prevista dall'art. 6, in quella più
generale politica della cultura
che ha nell’art. 9 della Costituzione la sua norma fondamentale ».
Novità rallegranti
Sul terzo punto credo che, oltre a sollecitare ancora una volta i genitori, gli insegnanti, i dirigenti scolastici, gli amministratori, le associazioni delle
Valli perché si interessino sempre maggiormente al problema
e richiedano con forza la generalizzazione dell’apprendimento
di una seconda lingua nelle scuo
le materne ed elementari delle
Valli, occorra registrare alcune
iniziative rallegranti in tal senso: il convegno di due anni fa
sul bilinguismo precoce a Torre Pellice; la sperimentazione
ministeriale, impostata in modo
egregio dalla Direzione Didattica di Luserna S. Giovanni per
l’insegnamento del francese nella scuola materna ed elementare; gli ottimi risultati conseguiti
e osservati a livello nazionale
della sperimentazione della lingua inglese (progetto I.L.S.S.E.)
in alcune classi dell’Alta Valle
Germanasca, a cura delia Direzione Didattica di Villar Perosa.
Per non parlare di altre iniziative a livello scolastico meno
ufficiali, ma altrettanto significative.
Queste prime iniziative con
gli opportuni approfondimenti,
i dovuti aggiustamenti di tiro,
ma soprattutto con un’azione
organica e concordata a livello
di utenza scolastica potranno far
sì che, nelle scuole delle Valli,
si lavori al fine di perseguire
quanto ci richiedono i nuovi
programmi della scuola elementare fper ora in bozza):
— a) permettere al bambino
di comunicare con altri anche
attraverso una lingua diversa
dalla propria;
— b) aiutare e arricchire lo
sviluppo intellettivo, offrendo al
bambino un altro strumento di
organizzazione delle conoscenze;
— c) creare le premesse indispensabili per accedere a un patrimonio internazionale di informazioni e di esperienze in continuo sviluppo;
— d) avviare attraverso lo strumento linguistico alla comprensione di altre culture e di altri
popoli.
Molto lavoro ci attende!
Franco Calvetti
FGEI-COMUNITA’ DI BASE
Festa del perdono
Il perdono è un dono del Signore che l’uomo riceve con
gioia e con tremore: questa è
l’impressione che ho tratto dall’incontro di preghiera sulla « celebrazione del perdono » svoltosi a Pinerolo venerdì 25 gennaio.
La Comunità di base di corso
Torino in Pinerolo ed il Coordinamento FGEI-Valli (organo di
collegamento dei gruppi giovanili facenti capo alla FGEI, regione Valli) avevano concordato di
proseguire con questo incontro
il cammino di riflessione comune su temi che toccano la vita
dei credenti che vivono il loro
impegno di fede nell’ambito di
una o dell’altra realtà.
L’incontro della sera del 25
gennaio era strutturato in maniera molto semplice: un salmo,
una meditazione sul testo di Luca 7: 36-50 (Gesù perdona una
peccatrice in casa di Simone il
fariseo), una confessione di fede, alcuni canti.
Per stimolare i partecipanti
alla riflessione, nel corso della
settimana precedente erano state distribuite nei diversi gruppi
alcune « tesi » su peccato e perdono; la riflessione, personale o
comunitaria, avrebbe dovuto trovare sbocco nell’incontro in un
momento di crescita comune, in
cui ognuno avrebbe dovuto far
partecipi gli altri dei propri pensieri: questo momento, di fatto,
è mancato.
La tensione emotiva (positiva),
la presa di coscienza del trovarsi
di fronte ad una cosa che è più
grande della nostra comprensione, una cosa che scardina ogni
logica umana, hanno fatto comprendere che il perdono non ha
bisogno di tante parole per essere annunciato ed essere vissuto.
Doveva essere una « festa del
perdono »: credo lo sia stata, anche se non vi sono state grandi
manifestazioni di gioia o allegria; il perdono è una grazia da
accogliere con umiltà, senza manifestazioni particolari di entusiasmo.
La gratitudine al Signore la si
esprime nell’ agire quotidiano,
nella certezza che il nostro peccato è stato sconfitto.
Paolo Gay
PIEMONTE
Contributi
per la casa
Il S.I.C.eT. (Sindacato Inquilini
casa e territorio) comunica che
la Regione Piemonte ha pubblicato il bando per la concessione
di mutui individuali (ai sensi
della Legge 94/82) per l’acquisto
0 la costruzione della prima casa
(purché i lavori di costruzione
non siano iniziati prima del dicembre ’84).
Le domande vanno presentate
entro il 15 marzo all’Assessorato
della Regione.
Si tratta di mutui fino a 50 milioni di lire, restituibili in 15 anni, a tasso di interesse agevolato variabile a seconda del reddito complessivo del nucleo familiare.
Precisamente i tassi sono:
— del 5,5% per i redditi fino a 13
milioni,
— del 9,5% per i redditi fino a
16 milioni,
— del 13,5% per i redditi fino a
19 milioni
se si tratta di lavoratori autonomi. Se si tratta di lavoratori dipendenti ai limiti di reddito di
cui sopra bisogna aggiungere il
40%, per cui essi diventano rispettivamente 21,160; 26,600; e
31,600 milioni. Per tutti il limite
di reddito va poi aumentato di
1 milione per ogni figlio a carico.
Per ulteriori informazioni rivolgersi presso la CISL in C.so
Torino 50 o telefonare al 74106
(S.I.C.eT.).
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Chiesa e proprietà
Mi riferisco al dibattito iniziato nel
n. 2 sull’uso delle nostre proprietà.
Non mi pare che ci sia molto da dubitare. Quale debba essere la nostra
povertà è spiegato chiaramente da Gino Conte nello stesso numero del giornale. I beni che, in un modo o nell'altro, possono venire in possesso d'una
chiesa, dovrebbero essere considerati
come mezzi che Dio ci dona perché
li adoperiamo a rendere sempre più
efficace il nostro compito primo: l'annunzio del Regno, annunzio che deve
esser fatto con l’azione prima che con
la parola. Questi mezzi dovrebbero essere gestiti, in armonia con la Scrittura, nel modo più opportuno, da un
ente ecclesiastico, « dipartimento diaconale » 0 comunque lo si voglia chiamare, che sappia ricavarne il massimo utile in tutti i sensi, in modo da
presentare al mondo un esempio efficace di vita morale, sociale ed economica, nel senso prospettato sullo
stesso n. da Franco Giampiccoli nell'art.
« Solidarietà », Questo secondo numero di quest'anno sembra prodotto per
darci profonde ragioni di meditazione; teniamolo presente e cerchiamo
di far seguire alla meditazione l'azione più efficace, noi tutti, in tutte le
chiese.
Lino De Nicola, San Remo
Articoli in francese
L'articolo « Insegnare il francese alle Valli » pubblicato sul n. 1 dell'EcoLuce (4 gennaio 1985) mi offre l'occasione per rivolgere alla redazione del
nostro settimanale la seguente proposta: in attesa che venga applicato in
modo concreto l’art. 6 della Costituzione, non si potrebbe pubblicare sulla Luce-Eco delle Valli una pagina o
almeno qualche articolo in lingua francese? L’innovazione riuscirebbe senz’altro gradita a molti lettori, in Italia
e fuori.
Cordialmente.
Maria Isabella Weber-Arnoulet,
Milano
Medicina veterinaria
TORRE PELLICE — Il 7 feb
braio, alle ore 20.30 presso la
sala consiliare del Comune, si
terrà una riunione sul tema :
« Parassitosi ovine : ripercussioni sulla produttività e la salute
della pecora - importanza del
trattamento antiparassitario » a
cura dei veterinari Stefano Gatto e Manuela Campra con l’intervento del prof. T. Balbo, docente di malattie parassitarie
della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Torino.
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cucire
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10066 TORRE PELLICE
11
r febbraio 1985
cronaca delle Valli ii
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
Pervenuti nel mese di novembre 1984
L. 300.000: 29/11 N. N.
L. 150.000: Donazione Unione Femminile Valdese di Vallecrosia.
L. 100.000: In mem. di Eli Long, la
famiglia, Pramollo; Bouchard Alberto e
Rita, S. Germano Chisone.
L. 70.000: Brunet M. Virginia, Pinerolo.
L. 50.000: Pascal Carlo, Pomaretto.
L. 10.000: Fam. Long Ernesto fu Daniele, Pramollo, in mem. dei nostri
cari.
Pro Rifugio Re Carlo Alberto
Pervenuti nel mese di novembre 1984
L. 10.000: Giordan Maddalena, Asilo
Luserna San Giovanni.
Asilo dei Vecchi
di San Germano Chisone
FONDO RISTRUTTURAZIONE
Pervenuti nel mese di dicembre 1984
I nominativi con l’asterisco (*) si sono impegnati per un milione.
L. 4.000.000: Unione Femminile, ' Pi
nerolo.
L. 2.000.000: Giacomino Natalina e
Bertalmio Franco, Inverso Pinasca.
L. 1.500.000: N. N., San Secondo;
Unione Femminile, Villar Perosa.
L. 1.000.000: Amedeo e Ida Barus,
Prali: Tron Lillina, Pomaretto; Unione
Femminile, Pomaretto; Long Pier Paolo, Marina e Luciano, Pinerolo; Benevolo Gioele, Torino; in memoria di
Giovanni Bosio, la famiglia. Torre Pellice: In memoria di Giovanni Bosio,
la Zia, Torre Pellice; Franco e Rosanna Fornerone, S. Germano: Ribet Luciano e Paola, Pomaretto; Giordano
Emilio e llda, S. Germano; Colonna
Emma, Perrero; llda e Luigi Ughetto e
Marina e Valdo Jahier, Perosa Arg.: Travers Vittorio, Inverso P.; Menucci, in
mem. di B.O. - L.E., Villar Perosa;
Ribet Giosuè, Susanna e Pierino, In
memoria di Bounous Erica e Renzo,
Perosa Arg.: Dorcas, Torino.
L. 700.000: Martinat Raimondo, Prali.
L. 532.521: Oper der Adventmusik
dei- Kirken, Pforzheim.
L. SOO.OCO; Il marito e i figli, ricordando la loro cara Ivonne Meytre, S.
Germano; La famiglia Pietro Augusto
Genre, in memoria di Mauro Castagna;
Grill Maurizio e Elda *, Prali; Meytre
Oreste. S. Germano; Rochon Ernestina. Alice e Ettore, in memoria della
sorella e dei cugini, Inverso P.; Marco e Fiorella, in ricordo di Mauro,
Pomaretto: Laura Avondetto Rostagno,
in memoria di Ferruccio, Torre Pellice:
Giulio Griglio, S. Secondo; Società
Cucito. Luserna S. G.; Francesco e
Elsa Long; Beux Davide e Frida *, Pomaretto; Oriana e Edoardo Barbato ,
S. Germano; Tron Silvana ”, S. Germano: Bouvier Rachele *, S. Germano;
Rostan Clara, Pomaretto; Tron Pascal
Alma e famiglia Pascal Luciano, in memoria dei nostri cari, Pomaretto; Ri
bet Ernestina e sorelle, Perosa A.; Due
amiche dell'Asilo, riconoscenti *, San
Germano; A.P.R., Perrero: Pons Franco e Nella, Perrero: Paschetto Ugo, S.
Secondo: Famiglia Bertalot Davide, Pra->
mollo; N. N, ”, Torre Pellice; Vittorio
Bertolino, S. Germano.
L. 429.500: Bustine ragazzi Scuole Domenicali di Pomaretto, Perosa e Inverso P.
L. 420.000: Gruppo Teatro Aperto, in
ricordo di Mauro Castagna, S. Secondo.
L. 400.000: Monnet Alma e Mamma,
S. Germano.
L. 350.000: Fregolent Elena e Giulia;
In ricordo di Mauro Castagna, gli amici: Claudio e Enrica, Claudio e
Maura, Erminio e Erica, Franco e Irene, Marcello e Uva, Marco e Fiorella,
Carlo.
L. 324.650: Colletta culto 23.12 Festa
di Natale dei bambini, Pomaretto.
L. 330.000: Gli amici di Inverso Rinasca, in memoria di Mauro Castagna.
L. 300.000: Franco Giacone *, Ginevra; Mie Camilla v. Ferrier, S. Germano; Ferrier Franco e signora, in memoria dei nostri cari, S. Germano; N.
N., Pomaretto; Scapin Soulier Simona,
Beux Eraldo e Scapin Domenico, Pramollo; Rostan Stefano Alberto, Prali;
L.P., Pinerolo; La Moglie, in memoria di
Talmon Enrico, Pinerolo; Peyrot Dino
e Franca, Perosa; N.N., Pomaretto;
Valletti Giovanni, Perrero; Comba Luigi è llda, S. Germano.
L. 250.000: Ribet Adolfo e famiglia,
Perrero.
L. 200.000: Elena Bounous Truffet,
en souvenir de ma soeur Alice, San
Germano: Pons Riccardo e Giuliano,
in ricordo della sorella Ivonne Micol
in Meytre, Perosa A.; Bouchard Emilio
e Elvira, Pomaretto; Bounous Silvio e
Renata, Pinerolo; Menusan Ester, Prali;
Artus Bruno e Ersilia, Prali; Reynaud
Aldo, Pramollo; Oliva Maurizio, Inverso P,; Genre Giovanni e Carla, Pomaretto; Unione Femminile Valdese, Firenze; Reynaud Renzo, S. Germano;
GJ.F., Pinerolo; Paolasso Aldo e Gilberta, in memoria di Mauro Castagna,
Inverso P.; Breusa Carlo e Nella, Pomaretto; Balmas Gustavo, S. Germano: Long Elena, S. Germano; La madrina, lo zio e Rosanna Orsello, in
mem. di Mauro Castagna, Inverso.
L. 195.750: Colletta Parrocchia Fleurier (Svizzera).
L. 180.000: Colletta serata di Natale,
Scuola Domenicale Perrero-Maniglia.
L. 165.000: In memoria di Paolo Revel, la r elementare di Perosa e i
colleghi di Perosa della figlia Paola.
L. 159.000: Colletta Dietikon, Zurigo.
L. 150.000: Ostorero Pierino, Perosa
Argentina.
L. 128.000: Colletta serata incontro
corali, Perrero.
L. 120.000: Ricavato pesca dei Cadetti al Bazar di Pinerolo.
L. 115.000: Bounous Lidia e Ugo, S.
Germano.
L. 100.000: Coutandin Violetta e famiglia, Perosa A.; Mario e Artura Ribet, fiori in memoria di Mauro Castagna; Pons Elisa, Pinasca; Marauda
Luisa, Pinerolo; Marco e Daniela Pons,
Massello; Sappè Davide, S. Germano;
Castagno Guido e Elvira, Inverso P.;
Micol Roberto, Pomaretto; Pons Luigi
e Lidia, Perrero: Jahier Diana e Edvi,
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Long Levi e Clotilde, Pramollo; Peyronel Ada e Guido, Pramollo; Costabel Olga V. Pireddu, S. Germano;
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Germano: Monnet Ornella e mamma,
S. Germano; Umberto Bert, in ricordo
del fondatore C. A. Tron, Torre Pellice; Micol Paimira, Pinerolo; Mario,
Adela e Clara, ricordando Peppino, Pinerolo; Maria e Tina Bentivoglio *, Sanremo; Ada e Rosalba, ricordando la
mamma Ida Tron Bessone, Pinerolo;
Monica Orsello, in memoria del mio
indimenticabile padrino. Inverso P.;
Ada e Antonio Malatesta, in memoria
di Mauro Castagna, Inverso P.; Regis
e Marina, in memoria di Beux Alberto, Villar Perosa; Soulier llda, in memoria di Beux Alberto, Villar Perosa;
Beux Regis e Marina, in mem. di Mauro Castagna, Villar Perosa; Famiglia
Bounous Guido, Pramollo; Rostan Augusto, Pomaretto; Ribet Roberto e
Lorena, Pomaretto; Mario e Irma Caivetti, Pomaretto; Ribet Valter e Vera,
Pomaretto; Ribet Celina e Zanin Liliana, Pomaretto; Riceli Guido e Viima Ferrerò, in memoria dei nostri cari, Pomaretto; Raima Gianolti Ester,
Torino; Marco, Guido e Dario Long, in
mem. di Mauro Castagna, Inverso P.;
Beux Franca, S. Germano; Comba Guido e Signora, S. Germano; Famiglia
Ferro Oreste, Perosa A.; Ribet Alina,
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Perosa.
L. 80.000: Famiglia Albina Amato in
Peyrot, in memoria di papà Saverio,
Perosa Argentina.
L. 70.000: Bouchard Giorgio, In memoria del padrino, madrina e fratello,
S. Germano.
L. 68.100: Festa Natale '84, Inverso P.
L. 60.000: Poèt Dillo, Perrero.
L. 50.000: Ribet Gino e Paola, in
ricordo di tante Elvira, Pomaretto; R.
R.T., Pinerolo; Anonimo, Perrero; Ferrerò Ivonne, Perrero; Ribet Amedeo,
Pramollo: Ribet Federico e Anita, in
mem. di Mauro Castagna, S. Germano; R.R.T., Pinerolo; La moglie, in ricordo di Cardon Davide, Pinerolo; Rivoira Alberto, in mem. della moglie,
Pinerolo; Traverso Gardiol Albina, in
mem. di Gardiol Silvio, Pinerolo; Sara
Benetti, ricordando la nonna Ida Tron
Bessone, Pinerolo; Famiglia Coucourde Emilio, in mem. di Mauro Castagna, Inverso: Orsello Anna, zio Igino
e Orsello Bruno, in mem. di Mauro
Castagna, Inverso; Famiglia Peyran
Renzo, in mem. di Mauro Castagna,
Inverso; Celegato Erica, in mem. dei
miei cari. Inverso; Peyran Aldo, Pomaretto: Breuza Amato e Elsa, in mem.
dei loro cari, Pomaretto; Breuza Albertina, in mem. del marito Breuza Augusto, Pomaretto; Gardiol Onorato, inverso P.; Irma Venturi Roccione, Rinasca; Anita Chiavia, Villar Perosa;
Dario, papà e mamma, ricordando Elvina, S. Germano; Balma Peyronel Elisa, in mem. del marito, S. Germano;
Avondet Eugenia, S. Germano; Plavan
Delfina v. Balmas, S. Germano; Renato e Silvana Bleynat, ricordando la cara Elvina, S. Germano; Bounous Elio
e Angela, in mem. di tutti i loro cari,
S. Germano.
L. 40.000: Sara e Sauro Gottardi, Albissola; Giovanni e Santina Bleynat,
in mem. di Germano Bleynat, Pomaretto; Roccione Davide e Albertina,
Pinerolo.
L. 30.000: Giulia e Liliana Balmas,
in mem. di Rita Balmas Bolla, S. Germano; Micol Lidia, Perosa; Orsello Elvio e famiglia, in mem. di Mauro Castagna, Inverso; Famiglia Barazzo,
Torino; Aldo, Bruna, Mara e Alessandra, in mem, del caro zio Aldo Peyronel, S. Germano.
L. 25.000: L. Jayme. Pinerolo.
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Perosa; Richiardone Bianciotto Maria
José, Pinerolo; Salce Elena, in mem.
dei suoi cari, Pinerolo: Famiglia Com-'
ba Emanuele, ricordando Elvina, S.
Germano; Vera e Ugo, ricordando II
caro nonno, S. Germano.
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papà, Pinerolo,
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Totale L. 246,162.782
Per altri impegni sottoscritti ma non
ancora versati L. 46.322.500.
Elenco nuovi impegni sottoscritti:
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Alfonsina, Pomaretto; Sappè Bruno, S.
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Peyronel Franco, Pinerolo; Rostan Elio
e Denise, S. Germano: Baret Guido,
Pomaretto; Baret Giorgio, S. Germano: Bessone Ina e Giulio, Villar Porosa; Long Amato e Viola, Inverso P-:
Zanella Ugo e Laura, Pomaretto; Ines
Rostan, San Germano; Piero Feroldi e
Elena Barai, Pinerolo; Costantin Germana, Villar Perosa.
L. 500.000: Marina e Franco Monnet,
Prarostino: Grill Enrico, Frali; Famiglia
Bernard, Pomaretto.
L. 400.000: Morello Giovanni Eraldo,
in memoria dei genitori, Pomaretto.
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L. 100.000: Pons Elisa, Pomaretto.
Pro Associazione Amici
Ospedale di Torre Pellice
Pervenuti dal 1.10 al 31.12.1984
L. 1.000.000: Hanny Wartenweiler,
Riehen.
L. 974.541: H. Schönbeck, Wehrheim.
L. 745.350; Hanny Wartenweiler, Riehen.
L. 554.000: Evang. Kircheng., Nordhausen.
L. 500.000: Alma Merlo Pomo, Pinerolo; Achille e Lillina Deedato, In memoria Or. Alfredo Quattrini; Unione
Femm. Vald. Torre Pellice, per ristrutt.
L. 450.000: Sig.ra Filippini, parenti
amici e conoscenti, in mem. Livio Paolo Filippini, Pinerolo.
L. 300.000: Yvonne Godino Costantino, Torino, in mem. del marito Or.
Sigfrido Godino e del nipote Giorgio
Prochet.
L. 210.000: Evelina Eynard Gonin, in
mem. di Elio, Roberto e Giuliana Gonin.
L. 206.360: Soeur Elsy Weber, Riehen. . .
L. 200.0001: Or. Giancarlo Oe Bottini,
Torre Pellice.
L. 150.000: Colletta serata 8.10, Torre Pellice; Stringai Giacomo, Luserna
S. Giovanni.
L. lOOi.OOO: TEV, Torre Pellice; Marcellina Abele, Torre Pellice; Famiglia
Agli, Torre Pellice, in mem. Agli Vincenzo; M. P., Luserna S. Giov.; Rosetta Panzironi, Roma; 'Mariuccia Prochet
Godino, Torino; Prof. Marullo Reedtz,
Torre Pellice; N. N„ a mezzo Dr. Gardiol; Marcellina Abele, Torre Pellice
Dr. Gianfranco Mathieu, Torre Pellice
Adele e Myriam Bonnet, Torre Pellice
A.C., Torre Pellice.
L. 50.000: Silvia e Renata Bounous,
Torre Pellice; Favatier Paolo, Luserna
S. G.; Aldo Michelin Salomon, Torre
Pellice; Bruno Domenica, Bibiana; I
figli, in mem. di Susanna Bertinat,
Torre Pellice: Gönnet Lidia e marito,
in mem. Papà e Prozia M. Michelin,
Torre Pellice; Anna Enrichetta Pons,
Torre Pellice, in mem. sorella Luigia
Pons; La moglie ed i figli, in mem. di
Michele Cesan, Torre Pellice; Edmea
ed Ettore Paschetto, Angrogna; Morero Giuseppe, Bricherasio; Long Piston
Caterina, Torre Pellice, in mem. propri Cari; Giulio Giordan, Torre Pollice; Cristina Pretto, Torre Pellice;
Brondino Domenico, Torre Pellice; Castagnoli Antonio, Bricherasio; Blanc
Severino, Torre Pellice; Olga e Ruben
Rivoira, Torre Pellice; Fam. JanaveI,
Torre Pellice, per ristrutturazione.
L. 40.000: F.lli Pasquet, Torre Pellice.
L. 30.000: Giovanni e Lena Ferrino,
Torre Pellice, in mem. genitori.
L. 25.000: Rodolfo e Jole Tomasini,
in mem. genitori, Torre Pellice.
L. 20.000: Elena Selis, Torre Pellice;
Mond-on Albertina, Torre Pellice; N.
N., Torre Pellice, in mem. Clelia Persico.
L. 11.760: Suor Anna Rivoir, Schönenberg.
L. 11.000: Bazar Sinodo, Torre Pellice.
L. 10.000: Melania Tourn, Luserna
S. Giovanni; Giovanni Frencia, Luserna
S. G.; Alina e Renato Pons, in mem.
Otto e Luisa Spoery; Ai-ina e Renato
Pons, in mem. Alfredo e Rachele Spoery.
In memoria Sig. Roberto Ricca, Torre Pellice;
L. 200.000: dai suoi cari; dal suo
papà.
L. 50.000: Caterina e Alberto Chantoran. Torre Pellice.
L. 20.000: Famiglia Torquand, Torre
Pellice; Gianni e Elsa Ricca, Torre
Pellice.
In totale L. 9.248.011.
C.C. n. 25.733 presso Ist. Bancario
Italiano, Torre Pellice.
RINGRAZIAMENTO
« Poiché non abbiamo quaggià
una città stabile, ma cerchiamo
quella futura ».
(Ebrei 13: 14)
I familiari del compianto
Livio Bouchard
ringraziano tutti coloro che con la loro
presenza hanno partecipato al loro dolore.
Un ringraziamento particolare ai
medici ed a-gR operatori dell’Ospedale
Valdese di Pomaretto, al personale della Comunità Alloggio di Villar Perosa
e al pastore Noffke.
Pramollo, 18 gennaio 1985.
RINGRAZIAMENTO
I figli, uniti ai parenti tutti della
cara
Maria Maddalena Bounous
ved. Bounous
ringraziano tutti coloro ohe sono stati
di conforto e di aiuto, in particolare
le sig.re Rina e Elda Giacomino, i sig.
Bounous Aldo e Elena; R past.^Rutigliano, dottori e infermieri deR’Ospedale Valdese di Pomaretto.
Combagarìno ■ Riclaretto, 25 genn. 85
RINGRAZIAMENTO
«Io mi son rallegrato quando
m’han detto: andiamo alla casa
dell’Eterno »
(Salmo 122 v. 1)
I familiari del compianto
Paolo Bertalot
Cav. di Vittorio Veneto
ringraziano sentitamente tutti coloro
che con scrìtti e parole di conforto
sono stati loro vicini in questa triste
circostanza.
Un particolare ringraziamento ai coniugi Peyronel, al Doti. V. Bertolino
ed al Pastore Paolo Ribet.
S. Germano Chisone, 25 gennaio 1985
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Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; 22664.
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Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
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DOMENICA 3 FEBBRAIO 1985
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909031.
Ambulanza ;
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
12
12 uomo 6 società
1” febbraio 1985
ROMA: UNA TAVOLA ROTONDA SULLA TORTURA
Nessuno la vuole
ma molti la praticano
La drammatica esistenza della
pratica della tortura è stata evidenziata in una tavola rotonda
organizzata a Roma da Amnesty
International il 13 dicembre
scorso.
L’uso sistematico della tortura come strumento del potere
è stato provato in almeno 90
diversi paesi del mondo; condannata ufficialmente da quasi
tutti i governi, ma poi in realtà
largamente istituzionalizzata, o
addirittura giustificata come
mezzo indispensabile per ottenere informazioni, come unica via,
crudele ma efficace, per garantire la sicurezza dello Stato, la
tortura è di per se stessa una
violenza tesa ad umiliare l’integrità fisica e psichica della vittima, ad intimidire gli altri, a
calpestare in ogni caso la dignità umana, e nessima giustificazione utilitaristica può valere a
riabilitarla.
Un delitto
di lesa umanità
Un intervento particolarmente
interessante è stato quello del
prof. Cassese, docente di Diritto
Internazionale a Krenze, il quale ha illustrato gli sferzi — in
pa.rte deludenti — degli organismi internazionali. Infatti malgrado precise e positive prese
di posizione sui grandi temi dei
diritti dell’Uomo — dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 e dalla
Convenzione Europea dei Diritti
dell’Uomo del 1950 (fi cui articolo 3 vieta esplicitamente la
tortura) fino all’istituzione del
Fondo Volontario per le vittime
della tortura del 1981 (che restano per altro pietre miliari
nello sviluppo di una coscienza
civile nella nostra società) —
1 • L Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
Tribunale di Pinerolo N. 175,
Redattori: Giorgio Gardiol, Roberto Glacone, Adriano Longo, Mauro
Pons, Giuseppe Platone, Sergio
RIbet. Comitato di redazione: i redattori e: Mirella Bein Argentieri.
Valdo Benecchi, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Paolo Florio, Bruno
Gabrielli, Marcella Gay, Claudio H.
Martelli, Roberto Peyrot, Massimo
Romeo, Marco Rostan, Mirella Soorsonelli, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabiie:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - I0I25 Termo - tei. 011/
655.278.
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
Via Arnaud, 23 - 10066 Torre Pellice.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V. 15
- 10125 Torino.
Rrgist'n nazionale della Stampa n.
00961 voi. 10' foglio 481.
Abbonamenti 1985: Annuo L. 24.000;
Semestrale 13.000; Estero 50.000 (po.
sta aerea 74.000); Sostenit. 50.000.
Decorrenza 1° genn. e r luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 intestato • L’Eco
delle Valli - La Luce » . Casella postale- 10066 Torre Pellice.
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Ogni parola: economici 250, partecipazioni personali 350 (oltre
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Intestato a • Lu Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V. 15 • Torino.
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
non c’è una possibilità reale di
controllo, né una reale volontà
politica di rendere operativi in
tutti i paesi firmatari i principi
e le norme enunciati sul piano
teorico.
Ci sono state, è vero, a Strasburgo e a New York, prese di
posizione contro alcuni governi
accusati di praticare forme di
tortura legalizzate (Turchia, Uruguay, Gran Bretagna per quanto riguarda la questione irlandese) ma a queste non è seguito nessun tipo di sanzione.
IVIa resistenza di norme internazionali contro la tortura è
importante, nonostante la sua
scarsa incidenza pratica sul problema, perché apre una nuova
prospettiva: avvalersi appunto
delle norme internazionali nei
tribunali nazionali, sulla base
della considerazione che il delitto di tortura, essendo un delitto di « lesa umanità », travalica i confini nazionali. E’ opportuno ricordare a questo proposito, il caso Filartica, noto medico paraguayano, il cui figlio
diciassettenne venne arrestato
e torturato a morte da un capitano della polizia, per intimidire e distogliere il padre dalla
sua opera umanitaria a favore
dei campesinos. Filartica, costretto ad emigrare negli Stati
Uniti, dopo pochi anni, nel 1978,
incontrò casualmente a New
York il torturatore del figlio, a
sua volta emigrato negli USA
(dove era per altro impegnato
nel traffico della droga e nel racket della prostituzione). Gli intentò un processo per la morte
del figlio che si risolse (erano
gli anni dell’amministrazione
Carter, sensibile al problema dei
diritti umani) in una condanna
del capitano.
Questo episodio è il passo più
notevole, ma non l’unico, in questa nuova direzione, in cui concorrono nella lotta contro la
tortura, l’elaborazione di norme internazionali e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
Un centro per le
vittime della tortura
Un altro intervento molto in
teressante è stato quello del
dott. Rasmussen — un medico
danese del Centro Internazionale di Riabilitazione e Ricerche
per le vittime della tortura. Egli
ha illustrato l’attività di questo
centro che si è occupato di exprigionieri sopravvissuti alle torture prevenienti da Grecia, Spagna, Argentina, Cile, Irlanda del
Nord. Un elenco dei metodi di
tortura impiegati prevalentemente nei vari paesi, minuzioso ed
agghiacciante nel nudo linguaggio delle cifre, ha messo in correlazione le lesioni inferte con
gli esiti fisici e psicologici che
permangono ancora, a distanza
di anni, nei sopravvissuti: amputazioni, dolori articolari, disturbi cardio^polmonari o gastrointestinali si accompagnano a
disturbi del sonno, depressione,
riduzione della memoria e della
capacità di concentrazione. In
questo centro, alla riabilitazione
si accompagna dunque un appoggio psicologico offerto alla
vittima; nasce così l’esigenza di
un trattamento medico adeguato, allontanando per quanto possibile, situazioni ansiogene; un
semplice elettrocardiogramma
può essere ad esempio un trauma difficilmente sopportabile
per chi è stato sottoposto ad
una tortura elettrica.
La tavola rotonda si è conclusa con la testimonianza diretta e dolorosa di alcune vittime
che hanno portato la loro esperienza dall’Uruguay, dalla Cecoslovacchia, dall’Etiopia, dall’Iran. Tutte queste voci di' dolore
e di denuncia non possono che
spingerci ad impegnarci personalmente, e in questa battaglia
una traccia ci è offerta dai punti elaborati da Amnesty International contro la tortura: noi
tutti, sia individualmente che
attraverso organizzazioni interessate al problema, debbiamo
impegnarci per ottenere dal Governo — a livello nazionale e
internazionale — una condanna
ufficiale della tortura, la ratifica di accordi internazionali in
proposito, e inoltre particolare
tutela e limitazioni alla detenzione in isolamento, l’eventuale
immediato perseguimento di presunti torturatori.
Annapaola Comba
Villa San Sebastiano
(segue da pag. 7)
lestimento, se ne occupa Domenico Aquilante, diacono della
chiesa, un ’’Centro di documentazione Marsica” che avrà contatti con l’ente di sviluppo de) Fucino, con i partiti, i sindacati.
Ma per il momento manca una
indicazione chiara per il futuro.
« Non capisco perché — dice
Rita Wellinger, che da alcuni anni ha lasciato la Svizzera e collabora alla vita del Centro — la
gente apprezzi così poco le nostre proposte culturali. Sovente
si preferisce il bar, il disimpegno, la passività. Non è un lavoro facile, bisogna conoscere
molto bene la mentalità prima
di avviare un lavoro culturale e
evangelistico ».
Il futuro, nei discorsi dei
membri del gruppo di servizio,
considerata anche la diffìcile situazione economica, non è roseo.
Per gli uni occorre potenziare il
lavoro scolastico, per gli altri è
necessario aumentare il respiro
culturale del Centro collegandosi
di più e meglio con la realtà del
comprensorio. Per altri ancora
bisogna lottare per accorpare le
terre produttive. Difficile dire se
negli anni ’80 il Centro metodista di Villa troverà nuove espressioni di vita e di testimonianza
o si limiterà — ed è già molto
impegnativo — a ricalcare le linee del passato. Certo è sacrosanto guardare al domani cercando — come dice il pastore
Vinti — gli « strumenti idonei
per il servizio e la testimonianza ». In questo senso la riflessione è avviata. Quello che invece
già oggi possiamo dire, e lo può
dire anche un distratto viaggiatore capitato lì in una sera d’inverno, è che alla base di ogni
nuova esperienza ci sarà comunque questa comunità che ha tenuto negli anni. E’ proprio lei,
così mimetizzata nella tranquilla
vita di un villaggio che sembra
uscito dalle pagine di Silone
(«Un villaggio meridionale, un
po’ fuori mano, tra il piano e la
montagna, fuori dalle vie del
traffico, quindi un po’ più arretrato e misero e abbandonato
degli altri ») che permette di
guardare con fiducia al futuro.
Senza la comunità non ci sarebbe il Centro. Del resto, cosa sarebbero tutte le nostre opere sociali se non avessero dietro di sé
la realtà concreta di una comunità di fede, capace sia di raccogliere tutte le generazioni sia
di trovare nuove forme di presenza e di servizio nel nostro
tempo? Giuseppe Platone
UNA MANIFESTAZIONE A CATANIA
Siciliani onesti
contro la mafia
Il primo anniversario dell’assassinio mafioso di Giuseppe
Fava, catanese — giornalista,
commediografo e fondatore della rivista mensile « I Siciliani »
— è stato ricordato con una
delle più grandi manifestazioni
popolari svoltesi nell’ultimo decennio nella città etnea. Sabato
5 gennaio, migliaia di « siciliani
onesti » — come voleva l’appello lanciato dalla rivista, sottoscritto da numerose espressioni della Sicilia democratica —
hanno sfilato per le vie di Catania, denunciando il potere mafioso che tiene in pugno la città
con nomi e cognomi: da quello
del deputato democristiano Antonino Drago — definito il Salvo Lima di Catania, e forse qualcosa di più — a quelli dei quattro massimi imprenditori catanesi (Costanzo, Finocchiaro,
Oraci, Massimino), dal boss Nitto Santapaola ai 50 consiglieri
comunali (su 60!) ai quali la
polizia giudiziaria ha da tempo
ritirato il passaporto perché implicati in inchieste in corso.
Vi è dello strisciante qualunquismo, in uno schieramento di
« onesti » e nell’analisi un po’
superficiale che gli sta dietro,
senza fare troppe distinzioni fra
mafiosi di professione, industriali della droga, riciclatori di denaro « sporco », politici di copertura e conniventi. Tuttavia, l’avvenimento — così come le numerose iniziative che l’hanno
preparato, sin dal 15 dicembre;
dibattiti, assemblee, conferenze
in collaborazione con consigli di
fabbrica, comunità cattoliche,
scuole, università, organizzazioni pacifiste — ha scosso dal suo
torpore l’opinione pubblica catanese, risollevando un po’ del
marcio nel quale i più si erano
abituati a vivere. Si ricomincia
così a parlare delle assurde condizioni dei auartieri ghetto, dove nella miseria più brutale
cresce la più alta percentuale
nazionale di criminalità minorile. Si ricomincia a parlare di disoccupazione e di ipersfruttamento di forza lavoro, soprattutto giovanile. Si ricomincia a
parlare di monopolio mafioso
sull’informazione e sulla cultura.
Problemi enormi, specie se commisurati alla debolezza dello
schieramento che li ripropone,
ma risolvibili, sia pure in tempi molto lunghi e al prezzo di
Un sostanziale mutamento della
società catanese, siciliana, italiana.
Parte del successo delle iniziative promosse da « I Siciliani » nell’ultimo mese è senz’altro dovuta alla recente offensiva della magistratura torinese
nei confronti di mafiosi grandi
e piccoli di Catania. Tuttavia
tale successo rappresenta, pur
nella sua modestia, un grosso
segno di speranza, che forse la
Chiesa valdese e la Chiesa battista di Catania male hanno fatto a sottovalutare; alla manifestazione del 5 gennaio gli evangelici catanesi erano pochi e dispersi per il corteo, a simboleggiare un notevole ritardo di comune analisi e riflessione sui
problemi della propria città.
B. G.
Parlamento
(segue da pag. 1)
anche in Parlamento, per il momento ad opera di proposte di
carattere personale. Né le soluzioni indicate da Sterpa-Azzaro
né quelle di Spini sono fatte per
piacere a tutti, anzi! Ma in quel
senso ci si deve pure muovere se
non si vuole che la cultura dei
partiti e del Parlamento sia ancora una volta in ritardo rispetto alle esigenze di moralità e di
chiarezza che le persone « normali » sentono profondamente.
I partiti a cui non piacciono
le proposte sinora presentai
hanno un eccellente modo per
rispondere: presentino dei loro
progetti, diversi in ciò che ritengono opportuno. Ma non si
chiudano nel silenzio. Come dice la relazione di 'Valdo Spini,
occorre affrontare questa materia scottante « dimostrando c in
i fatti la necessaria disponibilità dei partiti a discutere apertamente e liberamente delle regole che li riguardano. Ne guadagnerà il rapporto tra cittadini
e sistema politico, la credibilità
e la legittimazione di quest’ultimo. Ma ne guadagnerà anche la
selezione del personale politico
ed il suo grado di rispondenza
ai bisogni di una società moderna ».
Gianni Long
Doni Eco-Luce
SOSTENITORI
Svizzera: Benigno Adriana; Glacone
Franco — Lucera: Bologna Francesca
— Torre Pellice: Coi'sson Roberto;
Rostagno Avondetto Laura: Cocorda
Niny — Luserna S. G.: Asilo Valdese;
Longo Pier Carlo; Plavan Franca; Barbián! Maria; Gobello Livio; Gatto Salvatore: Balmas Odette — San Secondo: GardioI Remo — Inverso Pinasca:
Prelato Giovanni e Lilia; Baret Cesare — Prarostim: Berteli Giulia —
Dresano: Manfredini Tullio — Omegna: Centro Evangelico di Incontro —
Perosa Arg.: Prelato Bruno; Micol Laura; Co'isson Assely — Gorle: Zavaritt
Enrica — Pisa: Barsotti Marcella —
S. Maria C. Vetere: Storino Mario —
Como: Malacrida Giorgio — Matino:
Pasanisi Antonio — Reggio Calabria:
Sagripanti Francesco — Favara: Bellavia Anita — Firenze: Villani Maria;
Messina Claudio — Aosta: Antonioli
Carlo — Roma: Papini Gioietta; Vezzosi Giovanni; Del Buono Sissi — Torino:
Gandolfo Sergio: Pecoraro Gianfranco,
Pecoraro Mimma; Operti Franco; Balma
Renato: Balma Roberto — Treviso:
Busetto Angelo — Catania: Santagati
Maria — Vicenza: Busetto Daniele —
Pino Torinese: Schellenbaum Franco
— Venezia: Ambroslnt Antonio: Garu
fi Pina — Udine: Divai Lidia — S.t
Christophe: Gönnet Arturo — Milano:
De Michelis Niso; De Michelis Bruno;
De Michelis Carlo; Bellini Roberto;
Decker Marco — Arenzano: Sasso Ennio — Pordenone: Casonato Aldo —
Pavia: Pintacuda Fiorella — Cerignola:
Magnifico Giovanni — Verona: Fuhrmann Grazia — Malnate: Rosselli Denise — Villar Pellice: Lazier Albert
— Vigevano: Sala Franco — Calosso:
Tomassone Maria — S. Salvo: Monaco Franco — Alessandria: Contino Ida
— Palermo: Lugaro Lucrezia — Biella:
Revelli Nella — Savona: Castelli Giorgio — Cándelo: Sorelle Peraldo Bert
— Salea di Albenga: Ricci Mingan!
Lisetta — Villar Perosa: Bessone Ina
— Saluzzo: Gay Lionello — Napoli:
Decker Olga; Olivieri Paolo; Bardo
Louisette — Abbadia Alpina; Costantino Costante — Pinerolo: Giraud Edoardo: Costantino Marco; Serafino Ettore — S. Agata due Golfi; Ritter Elena
— Cimego: Arcar! Renzo — Genova:
Perrone Emilio — Catania: Carco Antonio — Savigliano: Joos Janse —■ La
Maddalena: Lena Ottavia — Castelnuovo Sabbioni: Garrou Alba — Trieste:
Cozzi Sergio — Taranto: Velluto Vera;
Valentin! Gaetano — Sesto Fior.: Sabatini Federico.