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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 5 MAGGIO 1995
ANNO 3 - NUMERO 18
Vi;
DOMENICA DELLA MISSIONE
UNA SOLA
FAMIGLIA
RENATO COISSON
I giornali, la radio e la televisione ci mettono ogni
giorno davanti agli occhi la
■ tragica realtà in cui si muove
la storia del nostro tempo.
Dalle grandi tragedie del
Ruanda, della Cecenia o della
' Bosnia ai recenti attentati in
Giappone, negli Stati Uniti o
' in Palestina, ai drammi famiUA Ilari della violenza sui minori,
A . della disperazione per la disoccupazione o per malattie
^ inguaribili. E potremmo purtroppo moltiplicare gli esempi, in tante altre direzioni.
Perché succede tutto questo? Perché la grande potenzialità di invenzione e di sviluppo delle tecnologie, gli
straordinari progressi che la
scienza compie ogni giorno,
.. %• raggiungendo traguardi che
sembravano impossibili, e la
•'Notevole riflessione che viene
' condotta nei campi della sociologia, della psicologia e,
:, perché no?, anche nel campo
' della politica, non sfociano in
un miglioramento della vita
degli uomini e delle donne?
Perché dobbiamo continua,re ad assistere passivamente
a un degrado continuo delle
possibilità di vita e delle relazioni umane in tutto il mondo? Che cosa manca che potrebbe aiutare a superare i
grossi condizionamenti che
impediscono la costruzione
di un mondo in cui ogni uomo e ogni donna possano vivere nella felicità? Quello
che manca è la capacità di
capire la ragione vera della
propria vita: il perché gli uomini e le donne si trovano a
popolare questa bella Terra,
nella varietà delle loro razze
e nella meraviglia di un creato che sempre ci stupisce, se
solo vogliamo prendere il
'■ tempo per osservarlo.
y È il senso della vita che ci
viene, per noi credenti, dalla
A . continua scoperta dell’Evangelo; l’azione di amore di
, i< Dio nei nostri confronti per
ricollocarci in piena dignità e
responsabilità nel posto che
egli ha stabilito per noi nella
sua creazione. Un annuncio
grande, sconvolgente, coinvolgente, che dà voglia di vi. vere e di operare per la realizzazione del progetto di
Dio. Un annuncio urgente,
per potere fitlalmente uscire
dal tunnel nel quale ci stiamb
perdendo, per riuscire a cambiare rotta e evitare che altre
tragedie si aggiungano a
quelle che già hanno distrutto
■ la vita e le speranze di molti.
Questa è la missione della
' chiesa oggi. Uscire per le
strade e le piazze, per condividere con tutti la gioia e la
speranza dell’Evangelo di
;v Gesù Cristo, perché tutti si riconoscano fratelli e sorelle,
" ^ compagni d’opera nella vigna
del Signore, perché a tutti sia
; f ridata la voglia di vivere.
Ogni anno le nostre chiese
sono invitate a riflettere
sull’invito di Gesù Cristo
«Andate ed evangelizzate
tutto il mondo», a riflettere
cioè sulla loro vocazione,
sulla ragion d’essere della loro esistenza, a partire dalla
realtà nella quale vivono, ma
anche nella prospettiva più
ampia di una chiesa che non
ha confini, perché raccoglie
tutti i figlioli di Dio nel mondo intero, senza distinzione
di razza, di cultura, di ceto
sociale o altro.
È quanto ci propone la
«Domenica della Cevaa» (la
Comunità evangelica di azione apostolica), che unisce le
chiese valdesi e metodiste a
una quarantina di altre chiese
dell’Europa, dell’Africa e
dell’Oceania, in una comunione di fede, di pensiero e di
impegno missionario. Comunione cristiana preziosa perché ci arricchisce nell’incontro con realtà di fede molto
diverse dalla nostra, in movimento, che ci stimolano e che
spesso ci interrogano e ci
mettono in questione.
È molto importante per le
nostre chiese vivere la propria fede e la propria vocazione in questa prospettiva
allargata, sia perché la vita di
ogni giorno è sempre più
condizionata da quanto succede in altre parti del mondo
e sia, soprattutto, perché
l’amore di Dio in Gesù Cristo
è dato a ogni creatura che vive sulla terra, accomunata in
una sola grande famiglia.
Qual è il rapporto tra la nostra fede in Cristo e la tomba vuota?
Pasqua^ la grande sfida della fede
GIAN MARIA GRIMALDI
«Poi apparve agli undici, mentre erano a tavola; e li rimproverò della loro
incredulità e durezza di cuore, perché
non avevano creduto a quelli che l’avevano veduto risuscitato...»
(Marco 16, 14)
Dopo Pasqua. E la fede? Perché questa domanda, quando tutti diciamo
che Pasqua fonda la fede? Perché sono
molti i cimiteri che abbiamo 'Visitato,
molti coloro a cui abbiamo dato un ultimo saluto, molte le persone amate che
abbiamo lasciato in una tomba chiusa:
abbiamo fatto cordoglio, abbiamo pianto; a volte abbiamo persino meditato
profondamente sul senso del nostro essere umani, costretti a morire, ma le tombe
sono rimaste chiuse ai nostri occhi, nonostante il nostro amore e il disperato bisogno di avere ancora accanto chi avevamo lasciato; sono rimaste chiuse nonostante le nostre dichiarazioni di fede.
Quasi sempre ha prevalso, infatti, ciò
che chiamiamo realismo e il buon senso
ha trionfato: e ci siamo trovati legati indissolubilmente a questo nostro mondo
di tombe chiuse, dove trionfa la disuma
nità e dove la morte sembra essere la
vincitrice su tutto e su tutti, il limite
estremo invalicabile che sembra rendere
vane le nostre speranza di vita e di eternità. Abbiamo sperimentato troppo spesso di essere legati a una vita che non è
che sopravvivenza, pieni di angoscia,
senza capacità di vedere sepolcri aperti e
angeli che ci parlano di vita; di essere
coloro che non hanno creduto al messaggio di vita delle donne, perché non potevamo capirne il significato, e che hanno
cozzato contro il muro che sembra indistruttibile.
Non descriverei tuttavia questa situazione, dei personaggi del testo biblico e
nostra, con i concetti di fede e non fede;
piuttosto userei la categoria della «esperienza», che è quella delle donne che sono rimaste sotto la croce e che hanno saputo «vedere» il sepolcro vuoto; è quella
di chi, come loro, ha ricevuto da oltre le
tombe chiuse un messaggio d’amore, di
vita, e lo hanno compreso.
Gesù aveva dimostrato con la propria
vita che trovare se stessi e trovare Dio
sono la medesima cosa. Infatti coloro
che trovavano grazie a lui la fiducia in
un Dio d’amore potevano indirizzare la
propria vita in modo diverso, e lo chia
mavano «la via»; coloro ai quali aveva
ridato con il proprio esempio un’identità,
un io perduti o mai vissuti per colpa della disumanità di chi li circondava, lo
chiamavano «la vita»; coloro che avevano sperimentato che l’offerta della nuova
creazione di Dio in lui non erano favole,
ma il dono di un nuovo modo di essere
che rende liberi dal timore della croce e
del tempo, e che Gesù stesso, morendo,
aveva dimostrato vero, lo chiamavano
«la verità».
Soltanto coloro che hanno vissuto di
Gesù, coloro per i quali egli era il centro
unico della propria esistenza, soltanto
coloro che hanno compreso con tutto il
proprio essere il significato profondo
della sua morte sono in grado di non
avere più paura del limite del tempo, della inevitabile corruzione di ogni carne.
Se anche noi sperimentiamo, in Cristo,
quello che hanno vissuto le donne della
croce, possiamo ricevere il messaggio
dell’amore che viene da oltre le tombe
chiuse, e sapere, e vedere il sepolcro
vuoto: non solo quello del Signore, ma
anche quello di chi accompagniamo al
cimitero, anche il nostro. In Cristo la
morte non esiste più; possiamo sperimentare la nuova vita.
Francia
È scomparsa
France Quéré
È morta, all’età di 58 anni,
la teologa protestante francese France Quéré. Vittima di
una grave crisi di asma, è deceduta in ospedale il giorno
di venerdì santo. Editorialista
del settimanale Réforme, aveva firmato il suo ultimo pezzo nel numero dell’8 aprile,
con un durissimo giudizio
sull’enciclica Evangelium Vitae. Teologa, scrittrice e saggista, France Quéré era nota e
apprezzata per la sua apertura
e per il suo spirito di tolleranza; ma la sua intelligenza, il
suo sapere nonché il suo senso delle responsabilità la
spingevano a volte a dire
«no» e anche a condannare,
se lo riteneva necessario.
La sua indipendenza di
giudizio e il suo ecumenismo
naturale (era sposata con un
fisico cattolico), le hanno
consentito di esprimere liberamente le sue opinioni in
numerose pubblicazioni, in
particolare il settimanale La
Croix, le riviste Panorama
QÉtudes. Aveva il dono e la
passione della scrittura: autrice di numerose opere, affrontò tematiche molte diverse: etica, bioetica («L’éthique
et la vie»), storia del cristianesimo primitivo. Ha scritto
due libri molto apprezzati sui
padri apostolici e sui vangeli
apocrifi; è sua la prefazione
di un libro appena uscito
presso le edizioni Desclée de
Brouwer, «Sur la mort d’un
ami», di Montaigne. Ha partecipato inoltre a numerose
trasmissioni televisive.
Nata a Montpellier nel
1936, molto legata alle Cévennes e alla Chiesa riformata
di Francia, France Quéré sapeva coniugare libertà di coscienzai convinzione personale e servizio delle istituzioni.
Era membro della Commissione di etica della Federazione protestante di Francia, ed è
in quanto teologa protestante
che il presidente Mitterrand la
nominò membro del Comitato
nazionale di etica.
Chiese protestanti
nell’Europa del Sud
pagina 3
DELLA Parola
Adorare
in Spirito e verità
' pagina 4
Cultura
Una città ricorda
il tempo di guerra
■ pagina 5
2
y
PAG. 2
RIFORMA
CUMENE
VENERDÌ 5 MAGGIO 199.^
Jean Fischer in visita in Lituania per l'inaugurazione del nuovo Consiglio delle chiese
E giunto il tempo di «ricostruire la Chiesa»
Le Chiese della Lituania e
di altri paesi ex comunisti
dell’Europa dell’Est devono
smetterla con la «ricostruzione delle chiese» e giungere
rapidamente alla «ricostruzione della chiesa», ha dichiarato Jean Fischer, segretario generale della Conferenza delle chiese europee
(Kek), al suo ritorno dalla Lituania dove ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione
del Consiglio nazionale delle
chiese della Lituania: «Oggi,
le chiese devono affrontare i
problemi che travagliano la
società», ha sottolineato.
Il nuovo Consiglio, inaugurato nella città di Kaunas il
23 marzo scorso, riunisce le
chiese luterana, riformata, ortodossa e evangelica libera.
La Chiesa cattolica romana,
che è di gran lunga la più importante in Lituania, ha uno
statuto di osservatore presso
il Consiglio. Jean Fischer ha
precisato che le chiese non
cattoliche che, su una popolazione di 3,7 milioni di abitanti, ammontano a circa il 2%
di membri disseminati nel
paese, sono come delle chiese
in diaspora: vi è una forte
mancanza di quadri qualificati. La Chiesa riformata della
Lituania, ad esempio, ha solo
due pastori per 10.000 membri e undici chiese locali.
D’altra parte le chiese si
preoccupano di ricostruire i
loro edifici e di ritrovare la
loro identità dopo la caduta
del comunismo, ha ricordato
Fischer. «Tutte quelle chiese
si danno da fare per recuperare e restaurare i loro stabili e i loro beni che erano stati
confiscati». Così ad esempio
la chiesa riformata di Vilnius
« che era stata trasformata in
sala di cinema - ha precisato
-. Questo compito assorbe
l’energia di queste chiese le
cui attività erano controllate,
o addirittura vietate, sotto il
regime comunista. Inoltre,
stanno consultando i loro archivi onde ritrovare la loro
storia passata».
«Occorrerebbe che questo
periodo [di ripristino] si concluda rapidamente affinché le
chiese possano affrontare i
problemi attuali della loro
società, così come dovrebbero farlo altri paesi della zona, le cui società sono segnate dall’interesse e dall’individualismo. La gente cerca di
trarre il massimo profitto per
sé e per la propria famiglia, e
di conseguenza non dà prova
di un grande spirito comunitario — ha lamentato Fischer-.
La gente si sforza di risultare
vincente in una società liberale che ha scelto l’economia
di mercato».
Una veduta di Vilnius,icapitale della Lituania
In una delle sue predicazioni il vescovo cattolico romano di Vilnius, Audrys Backis,
ha avvisato i lituani che non
riusciranno mai a risolvere i
problemi della loro società se
saranno motivati solo dalla
«loro ambizione personale a
danno dei loro concittadini»,
ha sottolineato Fischer.
Per il segretario della Kek,
la creazione di un nuovo Consiglio delle chiese è una tappa
importante della vita delle
chiese, in particolare per via
dello scarso numero dei loro
membri e dei problemi che
devono affrontare. Le chiese
della Lituania hanno buoni
rapporti tra di loro. Il nuovo
Consiglio permetterà di sviluppare «l’armonia ecumenica» e sarà il forum in cui le
chiese potranno dibattere i loro problemi comuni.
La Kek e il Consiglio delle
conferenze episcopali europee (Ccee) avevano vivamente raccomandato nel 1991 la
formazione di Consigli nazionali di chiese in tutti i paesi
europei in vista di promuovere i rapporti e la cooperazione
tra le chiese, ha ricordato
Jean Fischer. Durante la cerimonia di inaugurazione la luterana Renata Ambrazevichiene, che ha giocato un
ruolo chiave nella formazione
di questo Consiglio, ha pronunciato una vibrante discorso a favore delle donne del
suo paese, ricordando che
molte di loro sono vittime
della violenza nelle loro case
e nella società in generale.
«Qual è il futuro delle nostre famiglie? - ha chiesto
Ambrazevichiene - È triste e
doloroso vedere che sempre
più famiglie si rivolgono ad
orfanotrofi perché non riescono a sbarcare il lunario.
E ancora più doloroso venire
a sapere che certi funzionari
vendono bambini, compresi i
neonati, a stranieri. Che cosa preoccupa il nostro governo? Non certo i problemi
familiari».
Renata Ambrazevichiene
spera che le chiese parteciperanno al processo di ripristino
della giustizia in Lituania: è
stata nominata tesoriera del
nuovo Consiglio. Joñas Kalvanas, pastore luterano, Vasilij Novinskyij, prete ortodosso russo, e J. Norvila, pastore
della Chiesa riformata, sono
stati nominati rispettivamente
presidente, vicepresidente e
segretario. (eni)
In occasione del 50° anniversario della liberazione nazionale
Le chiese della Corea insieme
per la ríunífícazíone del paese
Le Chiese della Corea del
Sud e della Corea del Nord
vogliono per la prima volta
avere delle mhnifestazioni
comuni per la pace e per la
riunificazione del paese, in
occasione del 50° anniversario della liberazione nazionale che cadrà il prossimo 15
agosto. I direttivi delle rispettive federazioni ecclesiastiche hanno recentemente firmato un accordo in tal senso
durante una consultazione
ecumenica intemazionale che
si è svolta in Giappone.
Come comunicato a Ginevra all’inizio di aprile dal
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), il 15 agosto si
dovrebbe tenere uri culto solenne a Panmunjon, nella zona smilitarizzata tra i due stati. I due organismi ecclesiastici faranno di tutto perché
numerosi credenti delle due
Coree e dell’estero possano
partecipare a questo culto.
L’incontro ecumenico in cui
è stato preso questo accordo
è avvenuto a Kobe, sotto gli
auspici del Cec, e vi hanno
preso parte rappresentanti di
chiese provenienti dalle due
Coree, dal Giappone, dalle
Filippine, da diversi altri paesi asiatici, da Russia, Germania, Gran Bretagna e Repubblica ceca, da Stati Uniti e
Canada. Ai governi dei due
stati coreani è stata rivolta la
richiesta di liberare i prigionieri politici e di permettere
il ritorno a casa delle vittime
della divisione.
Le chiese presenti all’incontro hanno dichiarato di
sostenere totalmente il cammino intrapreso dalle chiese
dei due stati coreani verso la
piena riconciliazione e la collaborazione e di auspicare
che la Corea, nel suo complesso, divenga una zona de
nuclearizzata. I rappresentanti delle chiese coreane hanno
dichiarato che faranno tutto il
possibile per superare gli
ostacoli sul cammino della
ri unificazione.
Undici anni fa si ebbe il
primo contatto fra rappresentanti delle chiese del Nord e
del Sud della Corea, che già
allora si erano impegnati a lavorare per la pace e la riunificazione del paese. Fu in
quell’occasione che il 1995
venne proclamato «Anno del
giubileo», anno di pace e riconciliazione.
I rappresentanti delle chiese presenti alla consulta di
Kobe hanno anche invitato il
governo giapponese a chiedere perdono aìle donne coreane. Molte di loro, durante la
guerra, furono sfruttate, violentate o costrette a prostituirsi alle truppe di occupazione. (epd)
Il 39° Sinodo della Chiesa evangelica si è svolto all'inizio di febbraio a Bafang
150 anni dì presenza evangelica in Camerún
Il 39° Sinodo generale della
Chiesa evangelica del Camemn si è concluso il 5 febbraio
scorso con un culto solenne
durante il quale sono stati
consacrati 52 nuovi pastori.
La Chiesa evangelica aveva
deciso infatti di selezionare
un certo numero di evangelisti sperimentati per farli diventare pastori dopo alcuni
mesi di formazione accelerata. 47 dei 52 consacrati hanno
usufruito di questa «grazia».
Una simile esperienza era già
stata tentata per la prima volta nel 1978 con 69 evangelisti
consacrati pastori.
Il Sinodo si è svolto a Bafang, nell’ovest del paese, dal
1° al 5 febbraio: per la Chiesa
evangelica, che non può «né
sottomettersi, né dimettersi»,
le sfide che oggi la interpellano sono enormi. Il suo presidente, il pastore Charles-Emmanuel Njike, ha chiesto ai
300 delegati di fare una scelta
per un cambiamento radicale
di mentalità.
Il grande avvenimento del
1995 sarà la celebrazione del
150° anniversario dell’annuncio dell’Evangelo in Camerún. Il tema di questa grande
cerimonia prevista per il
prossimo novembre sarà:
«Leviamoci e costruiamo insieme» (Esdra 1).
Il Sinodo ha proibito ogni
pratica di occultismo nella
chiesa; ha vietato la pratica
dell’esorcismo, dell’unzione
di olio e dell’imposizione delle mani sui malati. Una pastorale comune avrà luogo dal 15
al 18 maggio sul tema dell’
adorazione e del servizio.
E stato deciso di creare
nuove chiese, nuove scuole e
nuovi centri sanitari. L’anno
scolastico 1994/95 è stato posto sotto il segno della speranza, date le molte difficoìtà verificatesi soprattutto nell’in.segnamento primario, con un
deficit di circa due miliardi di
franchi Cfa. La Chiesa evangelica ha 25.500 allievi, 598
insegnanti, 14 scuole medie
con 9.512 alunni. Sul piano
sanitario occorre elaborare
una nuova politica per dare
un nuovo dinamismo alle attività dell’opera medica.
Alla vigilia della celebrazione del 150° anniversario,
la Chiesa evangelica del Camerún si sta ampliando e sviluppando in tutte le direzioni.
Attualmente conta 334 pastori in attività di servizio e 485
evangelisti per un totale di
1,5 milioni di membri ripartiti
in 13 regioni sinodali.
(Da un ’intervista a
Charles-Emmanuel Njike,
pubblicata sul Servizio
informazione delle chiese
d’Africa)
Dal M
La Chiesa apostolica armena
ha un nuovo «catholikos»
JEREVAN — La Chiesa apostolica armena ha eletto recentemente come proprio capo, «catholikos» secondo la dizione
tradizionale, Karelan II Sarkissian, di 62 anni, che succede a
Vasken I, morto lo scorso agosto. La Chiesa armena è una
chiesa cristiana autonoma antichissima, costituitasi nel III-IV
secolo, di rito alessandrino, monofisita che cioè ritiene, come
diverse altre chiese orientali, che in Cristo sussista la sola natura divina. Il monofisismo fu condannato nel 451 dal Concilio di
Calcedonia, per cui i cristiani armeni si staccarono dalla chiesa
ufficiale. La Chiesa armena appartiene alla famiglia ortodossa,
fa parte del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e conta circa 4 milioni di membri sparsi in tutto il mondo, di cui il catholikos è capo spirituale. Prima di essere eletto 131° patriarca della Chiesa ortodossa armena, Karekin II ricopriva la carica di
catholikos della Cilicia, con sede in Libano; inoltre dal 1975 al
1983 era stato vicepresidente del Comitato centrale del Cec. Il
suo insediamento come catholikos degli armeni è avvenuto domenica 9 aprile nella cattedrale di Ecmiadzin, vicino a Jerevan,
la capitale della Repubblica armena. (epd)
Riformati olandesi
non escludere gli omosessuali
AMSTERDAM — Una forte maggioranza dei membri del
Sinodo della Chiesa riformata olandese ha deciso che la natura e il modo di vita degli omosessuali dovrebbero essere pienamente accettati dalla chiesa. «Per la prima volta la più grande chiesa protestante dei Paesi Bassi ha dato agli omosessuali
e alle lesbiche il trattamento uguale che chiedono da anni» ha
dichiarato la rete «Chiesa e omosessuali», gruppo di lavoro
cristiano di omosessuali. La decisione è avvenuta dopo mesi
di dibattiti appassionati all’interno della Chiesa riformata
olandese. Lo scorso anno, una commissione di teologi non era
riuscita a pronunciarsi chiaramente su un’interpretazione biblica dell’omosessualità; nel novembre scorso il Sinodo aveva
deciso che le chiese che non accettavano la «natura» degli
omosessuali potevano indirizzare questi ultimi verso un’altra
chiesa per ricevere la comunione: la decisione aveva provocato un’ondata di proteste contro questa nuova forma di
«apartheid». Il Sinodo ha quindi deciso di tornare sulla sua
decisione chiedendo alle chiese locali di non «punire» gli
omosessuali imponendo loro misure disciplinari. Un Consiglio di chiesa non deve escludere gli omosessuali dalla Santa
Cena perché, «secondo la nostra interpretazione delle Scritture, la Bibbia non si oppone al fatto che omosessuali vivano insieme», ha dichiarato il Sinodo. (spp/eni)
Jean Fischer si rallegra per
la nomina di mons. Ivo Fiirer
GINEVRA — Jean Fischer, segretario generale della Conferenza delle chiese europee (Kek), ha espresso la propria
soddisfazione per l’elezione di Mons. Ivo Fùrer, che è stato il
suo omologo a capo del Consiglio delle conferenze episcopali
europee (Ccee), come nuovo vescovo di San Gallo, in Svizzera. Ivo Fiirer, che Fischer considera «come un fratello» e con
il quale ha collaborato strettamente in occasione del primo
Raduno ecumenico europeo di Basilea nel 1989 (venivano soprannominati i «fratelli gemelli» di Basilea) è, secondo Jean
Fischer, «un elemento solido, aperto, che ha tutta una esperienza da mettere al servizio della Chiesa della Svizzera affinché porti avanti la sua apertura ecumenica». Secondo Jean Fischer, Ivo Fùrer porterà aH’intemo del Consiglio dei vescovi
svizzeri (Ces) «aria fresca, apertura e una preziosa conoscenza
dell’Europa». ' (spp/eni)
Morte dell'ex segretario
generale della Firn
DES MOINES (USA) — Il pastore Cari Mau, che fu segretario generale della Federazione luterana mondiale (Firn) dal 1974
al 1985, è morto di cancro all’età di 72 anni, il 31 marzo scorso,
nella città di Des Moines, negli Stati Uniti. In un comunicato, la
Firn sottolinea la forte personalità del suo ex segretario generale, che ha dedicato la maggior parte della sua vita alle chiese luterane nel mondo. Il pastore Cari Mau, nato il 22 giugno 1922 a
Seattle, nello stato di Washington, è stato al servizio della Flm
per oltre due decenni. Consacrato pastore della Chiesa luterana
americana nel 1946, Cari Mau ha raggiunto il quartier generale
della Flm a Ginevra all’inizio degli anni ’60, prima di essere
eletto segretario generale nel 1974. La Federazione luterana
mondiale, fondata nel 1947, riunisce oggi circa 120 chiese con
oltre 55 milioni di membri nel mondo. (spp/apicì
Francia: culto per il
cinquantenario dell'Armistizio
PARIGI — In occasione del cinquantenario dell’Armistizio
dell’8 maggio 1945, alcune comunità protestanti di origini e
di sensibilità diverse si sono riunite per commemorare l’evento il 21 aprile scorso nella Chiesa americana di Parigi. Il culto,
che verrà ritrasmesso la domenica 7 maggio alle 8,25 sul canale France-Culture, si è svolto sotto il doppio segno della riconciliazione e dell’ecumenismo protestante: i quattro pastori
che lo hanno animato erano i rappresentanti delle comunità tedesca e luterana, americana e metodista, inglese e anglicana,
francese e riformata. (^PP'
3
f:\/F.NERDÌ 5 MAGGIO 1995
napoli — Un ricco progranuna di musica, canto e parole
che esprimevano la sofferenza e la speranza di un contiVf'j'- nente, l’America Latina, del suo doloroso passato e del
iv ■ suo incerto presente, è stato offerto a varie comunità evanJ geliche napoletane da una corale uruguaiana di Colonia
y-' ^ i 7/7^ M P/9 • r«*r\\/Arì 1 H CI liti O'I'TO
Vaidense, il Grupo coral vaidense: proveniente da un giro
nelle chiese delle valli valdesi e di Firenze, il coro è rima' vi sto a Napoli dal 24 al 27 aprile, per poi proseguire verso
..fji V altre città italiane ed estere. I concerti dal titolo «Il grande
' sogno», che hanno avuto luogo rispettivamente all’ospedaS le evangelico di Napoli «Villa Betania», nella chiesa.battista di Napoli-via Foria e alla «Casa materna» di Portici,
Ì hanno entusiasmato tutti i presenti. Non si è trattato infatti
solo di bella musica dal ritmo festoso che consentiva di respirare atmosfere di terre esotiche e lontane ma è stato
molto di più. Abbiamo vissuto un intenso momento di
| iì; condivisione, di amicizia e di speranza: il grande sogno di
riscatto e di liberazione di un popolo e di una terra si fondeva in un unico e profondo desiderio di giustizia e di pace, e dunque nell’unica invocazione che per noi è impegno
; e preghiera: «11 tuo regno venga. Signore!». Un caloroso
.ri grazie, dunque, alla corale valdese uruguaiana e a tutti co' loro, prima fra tutti la pastora Teodora Tosatti, che con la
./ propria personale e familiare disponibilità hanno collabo.V^ato alla buona riuscita dell’iniziativa, (a.m.)
CAMPOBASSO — Domenica 2 aprile, nel locale di culto
' valdese di via Cavour, si sono riunite in assemblea congiunta le chiese battista e valdese, per ratificare le decisioni già prese in due precedenti assemblee separate. L’assemblea congiunta ha deciso che le due comunità, pur conservando ciascuna la propria identità di fede, porteranno
avanti unite nella città di Campobasso un’opera di testimo. manza evangelica, che si spera costruttiva il più possibile,
sia all’interno della vita della chiesa che all’esterno nei
. . rapporti con la cittadinanza.
ANGROGNA — Pasqua senza confermazioni quest’anno,
■ . ma templi ugualmente gremiti in occasione dei culti della
settimana santa. Il giovedì, a Pradeltorno, i ragazzi della
scuola domenicale hanno rievocato, con attenta drammatizzazione, l’istituzione della cena del Signore; il venerdì,
al Serre, la corale ha condotto il culto liturgico della pas
% sione; la domenica, al capoluogo, il pastore Giorgio Tourn
ha annunciato il messaggio della resurrezione.
• La comunità rinnova la sua solidarietà ai famigliari di
• y I^vi Pons, di 27 anni, dei Pons, deceduto nel pomeriggio
-del venerdì santo in seguito,a un incidente sul lavoro; una
^f'gran folla ha partecipato ai funerali presieduti dal pastore
Brano Bellion.
BOBBIO PELLICE — Durante il culto della Domenica delle
palme abbiamo ascoltato il saluto della pastora Myriam
Fottio, proveniente dal Lesotho; sono state battezzate la
' piccola Deborah Metti, di Giovannino e di Sabina Gönnet,
e la catecumena di IV anno Elisa Mondon. Hanno inoltre
confermato il loro battesimo Barbara Artus, Manuela
Bonjour, Simone Davit, Stefano Geymonat. Questi no' stri giovani, dopo aver partecipato alla cena del Signore nel
culto di Pasqua sono stati ricevuti, accompagnati dai propri
genitori, dalle sorelle dell’Unione femminile in occasione
della riunione del 23 aprile.
• La comunità partecipa vivamente alla sofferenza di tutti i
familiari di Davide Mondon, deceduto all’età di 89 anni.
La resurrezione di Gesù Cristo dai morti segna la resurrezione di tutti coloro che credono in lui. L’Evangelo della vita che si ha in Cristo era stato precedentemente annunciato
in occasione della morte dei fratelli Battista Re e Stefano
Negrin. Ai familiari rinnoviamo l’espressione della nòstra
solidarietà umana e della comunione di fede.
BUSSOLENO — La comunità battista ha organizzato insieme
alla comunità consorella di Mompantero e alla Chiesa valdese di Susa una serie di interessanti incontri sul tema: «La
donna nella Bibbia e nella storia». L’iniziativa si articola in
tre momenti: 1) Quattro serate, una ogni settimana, a cominciare da venerdì 5 maggio che ruotano intorno al ruolo della
donna nella società, partendo dalla Bibbia, attraverso alcuni
passaggi significativi della storia (Riforma, Resistenza, Movimento femminista). I dibattiti sono tenuti esclusivamente
(con una sola eccezione) da donne, pastore e laiche. 2ì Tre
' 7'^. culti nel week-end 26-28 maggio (chiesa battista di Bu^sole* no), condotti dalla pastora Adriana Pagnotti, con predicazio
■ ' ne su figure femminili della Bibbia. La domenica pomerig'■ gio, durante il culto, vi saranno anche delle testimonianze
battesimali. 3) Una mostra (presso Casa Aschieris a Bussoleno) dal titolo: «Pari opportunità uomo-donna».
TAVOLA VALDESE
Otto per mille
La Tavola informa che, come l’anno scorso, è stato approntato un dépliant informativo in vista della destinazione
dell’8 per mille. Sono stati anche preparati dei dépliant che
possono servire come sintetica informazione su chi sono i
valdesi e i metodisti e sui nostri organismi ecumenici, materiale che è stato richiesto spesso l’anno scorso in occasione appunto della denuncia dei redditi.
Considerati i tempi necessari per la stampa e la distribuzione di questi materiali a tutte le chiese valdesi e metodiste, difficilmente potrebbero arrivare in tempo utile per la
prossima denuncia dei redditi.
Si è deciso pertanto per il momento di inviare per posta
ai pastori o ai responsabili delle comunità una copia di ciascun dépliant, affinché ciascuno possa almeno fotocopiarlo
nella quantità necessaria.
Si procederà dunque alla stampa, e i dépliant saranno distribuiti al prossimo Sinodo per l’utilizzazione in futuro.
Vita
Chiese protestanti del Sud Europa
Il Mediterraneo è
luogo di scambio
PAG. 3 RIFORMA
Associazione Club Met
Un viaggio in Turchia
ILARIA QUARTINO
Nell’ambito della Cepple
(Conferenza delle chiese
protestanti dei paesi dell’Europa latina) uno spazio rilevante è dedicato all’immigrazione. Ogni anno si riunisce
un gruppo di lavoro con rappresentanti provenienti dai
paesi dell’Europa latina: quest’anno rincontro si è tenuto
a Santa Severa, dal 31 marzo
al 2 aprile, ed è stato segnato
positivamente da alcune presenze. Per la prima volta infatti partecipava a questo incontro un rappresentante del
Mecc (Consiglio delle chiese
del Medio Oriente), Edmond
Adam, con cui si è cominciato un proficuo confronto, già
auspicato nel convegno del
’94 a Séte (Francia): in prospettiva c’è uno scambio di
informazioni sempre maggiore e un lavoro di strategie comuni tra le chiese della riva
Nord e della riva Sud del Mediterraneo in tema di migrazioni e di rifugiati.
È doveroso ricordare il
contributo di John Taylor,
dell’Ecgwar, che ha presentato un documento preparato
dal Consiglio ecumenico delle chiese, rivolto alle nostre
comunità, dal titolo inglese
«Promoting sustainable communities and human dignity
with uprooted people» (Promuovere comunità vivibili e
dignità umana con i popoli
sradicati). Durante il convegno abbiamo potuto finalmente apprezzare l’attiva e
animata partecipazione della
delegazione francese, venuta
in rappresentanza della Federazione protestante francese e
della Cimade, organizzazione
impegnata da 56 anni nella
difesa dei rifugiati e immigrati in Francia.
La discussione si è sviluppata sulla questione dei movimenti migratori nel Mediterraneo, sulle cause che producono queste migrazioni, e
cioè situazioni di conflitto
che rendono profughi migliaia di persone, o situazioni
economiche disastrose che
danno luogo ad esodi per la
ricerca di lavoro e di condizioni di vita migliori; altro
punto affrontato è stata la politica europea per il bacino
del Mediterraneo. Edmond
Adam ha parlato della complessa situazione delle chiese
della riva Sud del Mediterraneo e del Medio Oriente e del
lavoro che il Mecc fa nella
regione per. i profughi, in collaborazione con il Wcc.
J. P. Nuñez, della Cimade,
ha spiegato la situazione
dell’Algeria, paese in preda a
una vera guerra civile, che rischia di rimanere compietamente isolato dal resto del
mondo in una situazione di
ghetto; Renato Coìsson ha
raccontato per l’ennesima
volta la dolorosa guerra nella
ex Jugoslavia; Anne Marie
Duprè ha fatto un quadro delle condizioni economiche,
sociali e culturali che determinano i flussi migratori
nell’area mediterranea. Per
quanto riguarda le politiche
europee è intervenuto il segretario generale della Commissione delle chiese per i
migranti in Europa (Cerne),
Jan Niessen, che ha sottolineato come una posizione comune dell’Unione europea
nei confronti dei paesi del
Mediterraneo si stia sviluppando solo negli anni ’90, a
causa dei differenti interessi
dei paesi dell’Unione.
La Francia considera il Ma
ghreb un po’ come il «cortile
di casa»; la Grecia ha rapporti conflittuali con la Turchia;
ci sono divergenze di interessi fra Sud e Nord Europa sugli aiuti a paesi terzi; la Germania propende verso l’Est,
mentre l’Italia e la Spagna
spingono per una considerazione maggiore dell’area mediterranea.
Lo spazio dato alla presentazione delle situazioni nazionali ha rappresentato un
ulteriore momento di approfondimento e confronto in
cui un’attenzione particolare
è stata posta alla questione
«irregolari». Risultato di questa discussione sono State alcune lettere di raccomandazioni indirizzate ai nostri organismi e alle nostre chiese,
in cui si afferma la necessità
che le chiese di tutti i paesi
del Mediterraneo lavorino insieme ed elaborino forme di
resistenza contro le leggi ingiuste in materia di immigrazione e di asilo.
Il pastore Thobois e Anne
Marie Duprè hanno poi intrattenuto i presenti sul ruolo
del comitato e sulla prossima
assemblea della Cerne, in cui
vedranno scadere il loro mandato rispettivamente come
presidente e membro del comitato esecutivo. Il momento
conclusivo del convegno è
stato espresso con il culto e
con rincontro con la comunità francofona di Roma, già
rappresentata al convegno dal
pastore Adriamitandrina e da
Mahazosa Ratsimba, membro
della comunità.
Istanbul: il ponte sul Bosforo
L’associazione turisticoculturale Club Met ha organizzato per questa estate un
viaggio in Turchia con un interessante itinerario di due
settimane che comprende la
visita di importanti e suggestive località di quel paese. Il
periodo è dal 26 giugno al 10
luglio, con partenza e arrivo
all’aeroporto internazionale
di Roma, voli di linea della
Turkish Airlines, la compagnia di bandiera turca. Gli
spostamenti all’interno del
paese avverranno sia in aereo,
sempre con voli di linea, sia
con autobus riservato di granturismo dotato di aria condizionata; le sistemazioni alberghiere saranno tutte di ottimo
livello (hôtel e villaggi a 4 o
5 stelle) in stanze a due letti
con bagno e trattamento di
mezza pensione, ingressi agli
scavi e ai musei, tra i quali lo
splendido Museo delle civiltà
anatoliche di Ankara e le città
sotterranee della Cappadocia.
A disposizione dei partecipanti ci sarà per tutta la durata del viaggio una guida parlante l’italiano.
Il programma, come quello
dei precedenti viaggi del Club
Met (Inghilterra, Usa, Grecia
e Turchia), vuole offrire, assieme alla vacanza, un clima
di spiritualità e di approfondimento biblico-teologico oltre
che culturale. I tempi e i modi
del viaggio saranno tali da
consentire una vacanza serena, in un clima di autentico
relax, per un gruppo di persone che desidera condividere
non solo interessi culturali ma
amicizia e spiritualità. Il pastore Claudio H. Martelli curerà, oltre alla parte organizzativa e culturale, gli studi biblici, i culti, ! momenti di preghiera comunitari e sarà a disposizione dei partecipanti per
un counselling personalizzato.
L’itinerario previsto è il seguente: Ankara, Hattusas (antica capitale degli dittiti),
Cappadocia (I Pietro), Konia
(Iconio, Atti degli apostoli),
Antalya sulla costa turchese,
Perge (Atti degli apostoli),
Aspendos, Side, Olympos,
Phaselis, Kemer, Termessos
(parchi naturali) e, ovviamente, Istanbul.
Sono disponibili ancora alcuni posti: le persone interessate possono contattare gli organizzatori via telefono (040630892 o 350720) o fax (040365622).
Giornata mondiale di preghiera
La Terra, casa per tutti
«La casa senza una donna è
una casa abbandonata... anche il fuoco è spento». Con
questo proverbio le donne del
Ghana ci invitano a pregare
per il loro paese durante la
Giornata mondiale di preghiera. Questa bella iniziativa, che riunisce in preghiera
nel giro di 24 ore donne di
tutto il mondo, in Italia iniziò
nel dopoguerra. Da alcuni anni la Tavola valdese ha riservato a questa giornata la prima domenica di marzo, ma
già diverse settimane prima
in molte comunità cristiane ci
si prepara per organizzarla.
Questo significa cercare di
entrare nello spirito di chi ha
scritto la liturgia, significa
cercare di capire anche il loro
modo di pregare, esprimere la
fede per non rendere il loro
messaggio sterile. Preparandoci si pensa che in tutto il
móndo altre donne cristiane
stanno studiando gli stessi
passi, provando gli stessi inni,
si entra in comunione con loro, ci si sente un po’ più forti.
«La Terra, una casa per tutti» è il tema scelto dalle sorelle del Ghana. Questo tema
contraddice una situazione in
cui molti loro compatrioti non
hanno un tetto per ripararsi,
anche qui intorno a noi, nelle
nostre città. La Terra è una
casa che diventa troppo stretta
per molti bambini in Brasile,
una casa negata a molte famiglie in tutto il mondo. La Terra è una casa che troppa gente
trascura oppure ne abusa rischiando di distruggerla o
riempirla di spazzatura. Le
sorelle del Ghana ci ricordano
che la Terra è una casa bellis
sima, lussuosa che Dio ci ha
dato per custodire, un bene
prezioso da tramandare ai nostri figli. Un giorno il padrone
di casa ci chiederà di rendergliene conto.
Con questi pensieri, insieme ad altre 120 sorelle delle
comunità del primo distretto,
sono andata il 4 marzo a Genova per condividere la giornata con le comunità evangeliche locali. Nella chiesa battista è stato celebrato il culto.
Il messaggio ci è stato dato
dalle sorelle di Villasecca e
Pomaretto. Il pomeriggio è
stato organizzato dalle sorelle
di Genova. È molto bello poter essere tante insieme per
meditare la parola del Signore per cercare di capire cosa
vuol dire a noi oggi.
Certo non abbiamo trovato
soluzioni per migliorare il
mondo, ma attraverso la comunione fraterna, nel condividere la fede siamo ritornate
a casa fortificate e pronte a fare in modo che la terra diventi
veramente una casa per tutti.
Modica
Raduno
giovanile
GIOVANNI CHINNICI
Dal 14 al 17 aprile si è
svolto a Modica (Rg) il
primo raduno giovanile cristiano organizzato dalla Chiesa cristiana evangelica con
sede in Cortile Lampedusa
11, Palermo.
Tema centrale del raduno è
stato: «Ritieni ciò che tu hai»
(Apoc. 3, 11): i giovani partecipanti hanno potuto riscoprire il dono prezioso che il Signore Gesù ha dato loro. Sono stati giorni di comunione
intensa, di consacrazione a
Dio durante i quali tutti hanno realizzato l’amore fraterno
e la gioia del vivere insieme
nel Signore. Molti sono stati i
problemi affrontati nei giorni
di raduno, ma per l’intervento
divino i cuori oppressi sono
stati liberati. La gloria di Dio
si è manifestata come ai giorni di Pentecoste e nel pari
consentimento alcuni hanno
ricevuto il dono dello Spirito
Santo.
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4
PAG. 4 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 5 MAGGIO 1995
ADORARE
SPIRITO E VERITÀ
EUGENIO BERNARDINI
.. io è spinto; e quelli
che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e
verità» (Giov. 4, 24).
Questo versetto si trova
scritto sulla facciata di molte
chiese costruite durante l’evangelizzazione del secolo
scorso e dell’inizio di questo.
L’intento pedagogico e polemico era evidente: da una
parte si voleva istruire sulla
corretta adorazione di Dio,
dall’altra ci si distingueva
chiaramente e polemicamente
da chi, il cattolicesimo, adorava alla maniera opposta da
quella descritta da Gesù.
Secondo questa interpretazione, adorazione in spirito
significava adorazione spirituale cioè senza statue, immagini, oggetti; la chiesa doveva essere spoglia di ornamenti; adorazione in verità
significava adorazione secondo l’Evangelo.
Possiamo oggi essere soddisfatti di questa interpretazione? Da un certo punto di
vista sì, il nostro culto e i nostri luoghi di culto sono ancora oggi impostati allo stesso
modo; da un altro punto di vista, però, questa interpretazione ci lascia troppo tranquilli e
rassicurati sulla correttezza
della nostra adorazione.
in una situazione di acuta divisione e conflitto confessionale. Tra samaritani e giudei
non correva buon sangue,
tutt’altro; i giudei accusavano
i samaritani di avere perso la
purezza della religione di
Mosè contaminandola con altre tradizioni spirituali e cultuali: i samaritani non riconoscevano la pretesa purezza e
originarietà della tradizione
giudaica. A questa rivalità religiosa si era aggiunta, come
sempre succede, anche una
grave rivalità politica con
conflitti e incidenti cruenti
alle frontiere e nelle città.
La domanda teologica della
samaritana, quindi, solleva
un contenzioso profondo,
delle sofferenze e delle polemiche radicate. Da che parte
sta Gesù? O meglio: uno dei
due santuari, o tutti e due, rispondono in qualche modo al
Dio di Gesù, al vero culto
che Gesù propone?
Né qui, né là
La risposta è per noi evidente e scontata, ma non
lo era per i suol ascoltatori:
«Né qui, né là»! Come, «né
qui né là»? Sì, «né qui, né
là». Gesù rifiuta l’alternativa,
e non propone neppure un accordo ecumenico del tipo:
«La donna gli disse: ^^Signore^ vedo
che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato su questo monte, ma voi dite
che a Gerusalemme è il luogo dove bisogna adorare”.
Gesù le disse: *‘Donna, credimi; l’ora
viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma l’ora viene,
anzi è già venuta, che i veri adoratori
adoreranno il Padre in spirito e verità;
poiché questi sono gli adoratori che il
Padre richiede. Dio è Spirito; e quelli
che l’adorano, bisogna che l’adorino in
spirito e verità”»
(Giovanni 4, 19-24)
cercate di venirvi incontro,
cercate di comprendervi meglio, voletevi bene. Questo
può essere importante, anzi,
essenziale, sul piano umano e
può aiutare enormemente nella ricerca della verità perché
dà serenità e spazio a tutti i tipi di domande. Ma non è
l’accordo ecumenico o il pluralismo religioso che, di per
sé, può distillare i modi della
vera adorazione: per trovarla
dobbiamo seguire un’altra
strada, dobbiamo seguire le
parole di Gesù.
«...l’ora viene, anzi è già
venuta (in e con Gesù Cristo),
che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché questi sono gli
adoratori che il Padre richiede. Dio è Spirito; e quelli che
l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità» (versetti 23e seguenti).
Con queste parole Gesù in
Dove si svolge
la vera adorazione?
In fondo si rischia di costruire nuovamente quella
situazione del «giusto santuario religioso» che Gesù critica: alla donna che chiede dove si svolge la vera adorazione di Dio, se sul monte dei
samaritani (Garizim) o su
quello dei giudei (Gerusalemme) Gesù risponde: «Né su
questo monte né a Gerusalemme» (v. 21). Chiediamoci
se Gesù non risponderebbe
allo stesso modo se gli domandassimo: dove si svolge
la vera adorazione, qui nella
Chiesa evangelica o lì nella
Chiesa cattolica?
Cerchiamo di comprendere
prima di tutto il contesto di
questa parola di Gesù che, in
questi termini così netti e
precisi, è unica in tutto il
Nuovo Testamento: Gesù è
tende certamente annunciare
la fine dei santuari, dei luoghi sacri, dei vari «monti di
adorazione», delle varie «cupole», dei vari templi (ricordiamo che questa sembra essere una delle ragioni giuridiche più importanti della sua
condanna), la fine, cioè, del
culto di Dio legato a luoghi
particolari. Per questo il protestantesimo (ma perché solo
il protestantesimo?) considera del tutto estraneo al cristianesimo il concetto di «luoghi
santi», fossero pure quelli in
cui Gesù è vissuto o la funzione dei pellegrinaggi, come
se la presenza di Dio fosse
più forte ed efficace in certi
luoghi piuttosto che in altri, o
anche l’idea di un centro del
cristianesimo (Roma, Gerusalemme, Ginevra, Mosca,
Cambridge...).
Se un «tempio» rimane dopo Gesù, è quello costituito
dal corpo dei credenti, dalle
comunità: «Non sapete voi
che siete il tempio di Dio e
che lo Spirito di Dio abita in
voi?... il tempio di Dio è santo, e questo tempio siete voi»
(I Cor. 3, 16s; 12, 27), «...anche voi, còme pietre viventi,
siete edificati per formare una
casa spirituale» (I Pt. 2, 5).
Adorare in spirito
Q uesto non spiega ancora
che cosa intenda Gesù
quando parla di «adorare in
spirito e verità», che poi non
è un’idea di Gesù ma è l’adorazione «che il Padre richiede» (v. 23). L’adorazione,
quindi, non può avvenire come piace a noi, secondo i nostri stati d’animo, la nostra
cultura, le nostre emozioni,
ma come piace a Dio, solo
come piace a Dio!
Prima di tutto, che cosa significa «in spirito»? Significa
in modo immateriale, disincarnato? In modo puro? Tra
pareti spoglie? O ancora: a
casa propria, ognuno nella
propria stanzetta o in cima a
una montagna o in mezzo alla
natura, senza più alcun rapporto comunitario? Che cosa
significa «in spirito» ?
Non è semplice rispondere,
e non tutte le risposte ci convincono. Qui dobbiamo fare
probabilmente molta strada
prima di arrivare alla comprensione profonda che voleva Gesù, una strada personale
e comunitaria: intanto proviamo a dire così: che cosa ci dice la Bibbia dello spirito? Ci
dice che lo spirito significa
prima di tutto... azione!
Quando interviene lo spirito
nulla resta come prima, tutto
cambia e si mette in movimentò, le persone e la storia.
Spirito è il nome di quando
Dio agisce, il nome della potenza creatrice di Dio.
Quando c’è lo spirito, noi
■non possiamo trincerarci nel
nostro quieto, o inquieto,
trantran. Non possiamo fare
finta di niente, o chiudere la
porta o erigere dei muri: lo
spirito «soffia», cioè «crea»,
ovunque, come vuole, dove
vuole, con chi vuole. Adorare
in spirito significa tutto l’opposto di quel che sembra a
prima vista: significa adorare
in modo incarnato, concreto,
il più possibile comunitario,
significa mettere in gioco e a
disposizione i nostri corpi
(Rom. 12, 1), cioè le nostre
esistenze, le scelte quotidiane, le nostre energie e risorse.
Certo, non come piace a noi.
Gerusalemine, con i resti delle mura del Tempio e la Moschea di Omar
ma come piace a Dio.
Adorare in spirito significa
adorare dal più profondo di
noi stessi. Dev’essere una
motivazione profonda, convinta, radicata, fiduciosa a
spingerci verso l’adorazione,
se no rischia di essere pura e
inutile formalità religiosa.
Adorare in verità
Che cosa significa «adorare in verità»? Anche
qui la risposta non è semplice: si è sempre in ricerca della verità perché abbiamo
sempre la sensazione che anche quando scopriamo o conosciamo la verità essa non
sia tutta la verità: ma, intanto, proviamo a dire così: adorare in verità significa adorare Dio nella rivelazione che
di lui ci fa Gesù, significa
adorarlo come appare in Gesù, nella sua persona, nella
sua esistenza, nel suo insegnamento.
Gesù è la verità non solo
sugli esseri umani, ma anche
su Dio: chi ci dice la verità su
Dio? Ce la dice Gesù: questa
è la scommessa del cristianesimo. Fidiamoci, dunque,
della sua rivelazione, non sostituiamola con la nostra; fidiamoci delle sue parole, non
sostituiamole con le nostre;
fidiamoci della sua fiducia,
non sostituiamola con le nostre paure.
Ecco che cosa significa
adorare in spirito e verità: significa adorare con tutto noi
stessi, non solo con le nostre
emozioni o pensieri, con tutta e in tutta la nostra esistenza, non solo festiva ma anche
feriale. Significa adorare non
a modo nostro, ma secondo
la rivelazione di Gesù, secondo la verità di Gesù, secondo l’insegnamento dell
’Evangelo.
E infine, una parola sul termine adorare (dal greco proskuneo, inginocchiarsi, inchinarsi davanti a, prostarsi,
adorare): nella Bibbia significa sottomettersi a qualcuno.
riconoscere un’autorità superiore su di sé, essere concretamente alla presenza di Dio
nel momento dell’adorazione.
La nostra adorazione
V
E così la nostra adorazione? Riconosciamo a Dio
un’autorità, vera e concreta,
su di noi, sulla nostra esistenza? Riconosciamo di essere
in sua presenza nel momento
dell’adorazione, per esempio
durante il culto? Crediamo
veramente che in quel mo
mento siamo più di una semplice assemblea riunita? Che
in quel momento c’è una presenza qualificante, così come
c’è in qualsiasi momento noi
la invochiamo?
Se rispondiamo di sì a tutte queste domande, anche se
non comprendiamo tutto, anche se molto ancora ci sfugge, siamo però sulla strada
giusta, sulla «via» per comprendere le parole di Gesù
sulla necessità di adorare Dio
in spirito e verità.
Preghiera
Signore, nella tua mano
il mondo può cambiare.
Grazie,
perché non siamo prigionieri
di un mondo senza Dio,
né del capriccio degli avvenimenti.
Donaci la fede
per osare Vimpossibile.
Donaci speranza
per non disperderci nel vago.
Donaci la tua Parola
che ci sostiene.
Tu cammini accanto a noi, sul mare.
A chi affidarci?
A chi prestare ascolto?
Da chi proviene il senso della vita?
Cammini accanto a noi, sul mare
e noi fidiamo nella tua grandezza.
Camminiamo senza terra sotto i piedi:
tu sei la nostra via.
Signore, ti lodiamo:
tu crei un mondo nuovo.
(tratto da Come pregare, di Jörg Zink,
Claudiana editrice, 1988, p. 167)
5
Spedizione in abb, postaie/50 - Torino
In caso di mancato récapito si prega restituire
al mittente presso l'Ufficio fT Torino CMP Nord.
U'Editore si impegna a corrispondere
Il diritto di resa.
Fondato nel 1848
Da Dachau a Torre Pel lice
Il ritorno a casa
dì un deportato
SILVIO RIVOIR
Era il 20 aprile 1945 quan(
I do dal lager satellite di
Dachau di Unter Ibling (Hurlak) riuscii a evadere, dirigendomi mentalmente in direzione Garmisch, mescolandomi
nella moltitudine di ex internati liberati dai campi che, ad
ovest di Monaco di Baviera,
si dirigevano verso Innsbruck.
Tralasciando le fasi intercorse, arrivo alla tappa del 25
aprile, che mi trova a Malogno in vai Camonica; lì, in
una trattoria, in compagnia di
un ex deportato di Brescia e
un deportato che arrivava dalla Polonia, francese di Bordeaux, a mezzogiorno udii per
radio il comunicato di «Milano libera». Immaginatevi
l’esultanza. Il pfoprietario
sturò alcune bottiglie e il brindisi, a partire da noi tre, durò
qualche istante. Nel pomeriggio mi rimisi in viaggio: camminavo con il bastone a causa
della frattura dei malleoli avvenuta l’anno precedente dopo un mese di lavoro coatto.
Il 30 aprile mi trovai a Trescore Balnearia (Bergamo),
dove fra le formazioni partigiane che ci accolsero fraternamente trovai casualmente
degli ex alpini che avevano
come comandante mio fratello Adolfo, anch’egli internato
dai nazisti dopo l’8 settembre
a Czestochowa (Polonia), Ci
tengo a precisare che la medaglia d’oro conferitagli venne proposta dai circa 50 superstiti del battaglione «Edolo» del 5° reggimento alpini,
dopo una tremenda battaglia,
nel 1940, per mantenere la
posizione in Albania, dove
mio fratello perse un polmone e fu in un primo tempo ritenuto morto.
II r maggio fui a Bergamo,
il 2 a Milano, il 3 in vai d’Ossola, dal 4 al 7 a Torino, presso mia sorella Giulia, madre
esemplare di Frida, Roberto e
Gustavo Malan, che tanto fecero e rischiarono durante
tutto il periodo della Resistenza. Finalmente l’8 maggio da Torino, con un camion
sul quale c’era anche la bara
con le spoglie del partigiano
Armando Curcio ucciso da un
cecchino nei pressi di Nichel
lino, venimmo trasportati io,
il mio compagno francese
(che poi i «maquis» presero
in consegna al Colle della
Croce) e qualche partigiano, e
scaricati presso le scuole degli Airali, da dove a piedi arrivai fino a Torre Pellice ver^
so r una del pomeriggio. j
Speravamo tutti in un progressivo miglioramento del
nostro paese. Ma già a Bergamo ebbi l’impressione che incominciasse la lotta per il por
tere fra le varie tendenze politiche. Noi ingenuamente sognavamo un’Italia libera confederata, con piena autono^
mia regionale (questo nei^
1945, fra noi deportati). Invece constatiamo tutti ciò che è
avvenuto. No comment.
VENERDÌ 5 MAGGIO 1995
ANNO 131 -N. 18
LIRE 2000
Sono passati esattamente
252 anni dal lontano
1743, anno in cui si inaugurava a Pinerolo quel Palazzo
Vinone nel quale i bambini
valdesi, sottratti alle loro famiglie, venivano condotti per
essere «cattolicizzati»: raggiunti i 12 anni per i maschi e
i 10 per le femmine non era
più possibile reclamarli.
Ma i tempi di Dio non sono
i nostri; certamente non
avremmo considerato possibile realizzare oggi, in quello
stesso edificio, una mostra
della Bibbia a cui hanno collaborato l’assessorato alla
Cultura e Biblioteca comunale di Pinerolo, il Centro culturale valdese, la Chiesa valdese e la parrocchia del Cuore
Immacolato di Maria di Pine
LA BIBBIA IN MOSTRA
IL BUON SEME
ELSA ROSTAN
rolo, la Società biblica e il
prof. Corsani. Oltre alle notizie già apparse sull’Eco, vorrei qui sottolineare la positività dell’esperienza vissuta
dal gruppo che si è preparato
e ha poi collaborato per le visite alla mostra: 14 persone
della nostra comunità, dai più
giovani ai veramente anziani,
splendidamente «istruite» in
tre incontri dal prof. Corsani,
hanno potuto così accompa
gnare validamente i numerosi
visitatori, fra i quali molte
giovani coppie.
Grande l’interesse del materiale esposto, che dava il
senso dell’universalità della
Parola: se il valdese poteva
emozionarsi di fronte alla
Bibbia di Olivetano o alle
traduzioni di Erasmo e Lutero, il frate cappuccino era felice di trovare la Bibbia del
suo convento e tutti si pote
vano stupire per la quantità
di Bibbie in lingue africane e
asiatiche. La mostra è stata
accompagnata da due conferenze di Bruno Corsani e
Giorgio Tourn seguite da numerosi e attenti cittadini; presente fra gli altri anche il vescovo. Dunque informazione,
apertura, testimonianza: per
qualcuno forse un piccolo seme caduto in buona terra. Ho
pensato alle parole del libro
delle Lamentazioni (3, 22):
«È una grazia dell’Eterno
che non siamo stati interamente distrutti; poiché le sue
compassioni non sono esaurite; si rinnovano ogni mattina. Grande è la sua fedeltà!
L’Eterno è la mia parte, dice
l’anima mia, perciò io spererò in lui».
Uno spettacolo teatrale e musicale ha coinvolto a Torre Pellice centinaia di spettatori
Il XXV Aprile parla anche ai più giovani
PIERVALDO ROSTAN
T\ a questa sera sono un
po’ più ottimista cir
ca il futuro», così il presiden
te del-l’Anpi di Torre Pellice,
Giulio Giordano, commentava la serata proposta da un
gruppo di giovani e dal coretto valdese con la recita «La
rosa è rossa» costruita ripercorrendo alcuni episodi della
Resistenza alle Valli. Uno
spettacolo che ha alternato
pezzi recitati e canzoni, comprese quelle del gruppo rOck
Offals, capaci di far gremire
in ogni ordine di posti il cinema Trento di Torre Pellice alla vigilia del 25 aprile.
Ciò che ha colpito soprattutto i partigiani è stata la
grande presenza di giovani
venuti lì per riscoprire pagine
di storia che generalmente là
scuola ignora totalmente; e
poi apprezzamento per una ricerca appassionata che ha
portato alla stesura dei testi.
«E stata davvero una bella
■ iniziativa - ha detto ancora il
dott. Giordano - che si aggiunge alla scelta del Comune di realizzare diversi incontri per le scuole con testimoni
Truppe partigiane dopo la Liberazione
diretti; i ragazzi hanno posto
molte domande ai partigiani:
segno che questa pagina di
storia li interessa davvero».
Chiediamo all’autore, Giorgio Boaglio, tecnico e «voce»
di Radio Beckwith, che spesso ha curato la parte tecnica
nelle recite del 17 febbraio,
come è nato lo spettacolo:
«L’Anpi aveva chiesto un
paio di anni fa al coretto di
preparare qualcosa per l’8 settembre; avevo cominciato a
fare delle ricerche, soprattutto
sul Pioniere, poi tutto si era
fermato per mancanza di tempo. L’anno scorso ho ripreso
in mano gli appunti e completato il testo dopo aver incontrato numerosi partigiani intervistandoli e verificando
con loro il mio lavoro».
Chi sono gli attori? «A parte il coretto, il gruppo “Il ritorno della Nilde” che ha proposto lo spettacolo è composto da giovani che generalmente hanno già alle spalle
alcune esperienze di recita
'.Í'
Dopo tanto secco la stagione ha portato
abbondanti (e giustamente temute) piogge,
che dovrebbero favorire la crescita dell’erba. Ormai il taglio si fa quasi tutto a macchina ma come si procedeva una volta,
quando si falciava anche sul terreno più ripido e sui penda più alti?
IL FILO DEI GIORNI
SIA L'ERBO
CARLO FERRERÒ
L9 attrezzo usato per il taglio dell’erba era il dalh, detto appunto «falce
fienaia», dal lungo manico in legno (la
pèrtio dà dalh), in cui erano infisse due
maniglie (la manetta dà dalh) rivolte verso l’interno, una quasi a metà del manico,
impugnata con la mano destra e su cui si
esercitava lo sforzo maggiore, l’altra
all’estremità superiore della pèrtio. Si
procedeva sempre dall’alto verso il basso, riprendendo dalla cima quando si arrivava al fondo del prato; solo dove la china era particolarmente ripida il falciatore
avanzava trasversalmente alla pendenza
del terreno; l’erba tagliata dal movimento
preciso e regolare del dalh rasente il suo
lo ricadeva sulla lama della falce e veniva
sospinta verso sinistra formando una fila,
più o meno larga, detta èndanh. Una tecnica particolare si usava nei prati di alta
montagna, soprattutto nella zona di Massello; si partiva dal basso e giunti
all’estremità superiore del prato, si riprendeva la falciatura in senso inverso,
«ribattendo» l’erba accanto a quella tagliata nel tratto ascendente, in modo da
formare un’andana doppia (l’èrbatùo).
La falce fienaia a manico lungo (lou
dalh) richiedeva una manutenzione costante, soprattutto nel periodo dalla primavera all’autunno: il dalh si impiegava
principalmente per le operazioni di fienagione, mentre il voulam, che poteva essere più o meno grande, si usava per la
mietitura delle colture più diffuse, in primo luogo per la segale e per la raccolta
dell’erba nelle zone rocciose e sui pendii
irregolari o, in genere, dove non era pratico l’impiego della falce fienaia.
Per affilare la falce messoria si prendeva l’utensile e, tenendolo appoggiato saldamente all’addome con la mano, con
l’altra si passava e ripassava lungo la lama, sulle due facce, la cote (la molo), un
particolare blocchetto di pietra dura, tenuto a bagno in un po’ d’acqua dentro
lou couìe, un contenitore portatile in legno di pino cembro (èlvou) appeso con
un gancio alla cinghia dei calzoni. L’assottigliamento col martello, invece, consisteva nel battere e ribattere il bordo tagliente dell’attrezzo, appoggiato di piatto
su di una piccola incudine.
(da Li velh travalh en Val San Martin
ed. La Cantarana)
zinne e una certa riflessione
su temi sociali e impegnati.
Ho poi voluto che intervenissero anche gli Offals (che
hanno scritto una canzone appositamente per l’occasione)
per coinvolgere maggiormente una generazione che di solito è abbastanza ai margini di
queste manifestazioni».
Anche Massimo Long, animatore giovanile della Chiesa
valdese in vai Pellice, coinvolto nella rappresentazione,
sottolinea il coinvolgimento
dei giovani. «Credo che un
grosso lavoro di sensibilizzazione sia stato fatto a livello
di scuole - afferma -; in molte occasioni, nelle due valli,
ho potuto constatare che si era
in presenza di un buon interesse per quel periodo storico.
Seguo da molti anni le manifestazioni del 25 aprile e devo
dire che quasi mai ho visto la
partecipazione convinta dei
ragazzi, si aveva quasi l’impressione che il ricordo di
questa festa fosse una cosa
passata, lontana. Recentemente il coretto ha proposto spettacoli sulla situazione in America Latina e sulla vicenda
dei neri in America; storie e
problemi geograficamente
lontani; questa volta si parlava di quella che in qualche
modo è la “nostra” storia;
quasi tutti i giovani del coretto hanno qualche nonno che
ha vissuto la Resistenza...». E
stato colto questo aspetto? I
ragazzi hanno parlato in famiglia di questi argomenti? «Sicuramente gli altri due spettacoli hanno richiesto un maggiore impegno per capire
realtà così lontane - dice ancora Long -; il tema Resistenza era indubbiamente più vicino, in qualche modo sentito
dalle famiglie. Il maggior coinvolgimento dei ragazzi in
questa manifestazione, rispetto a quelle passate, per ricordare la Liberazione è probabilmente legato soprattutto al
linguaggio scelto (teatro più
canzoni) capace di aggregare
e di uscire da quell’impressione delle “solite formule”».
6
PAG. Il
.E Eco Delle Va ¡.li "\àldesi
VENERDÌ 5 MAGGIO 1995
GLI ELETTI IN REGIONE — 33 consiglieri alla maggioranza di Ghigo e 27 alle opposizioni. I 33 di Ghigo sono cosi suddivisi: 20 consiglieri a Forza Italia-Polo popolare, 9
ad Alleanza nazionale, 3 al Centro cristiano democratico e
I ai Federalisti. I 27 dell’opposizione sono cosi suddivisi:
II consiglieri al Partito democratico della sinistra; 5 alla
Lega Nord; 4 a Rifondazione comunista; 3 ai Popolari di
Bianco; 2 al Patto dei democratici; 1 ai Verdi e democratici
e 1 ai Pensionati. Ecco i nomi dei 60 consiglieri: Forza Italia-Polo popolare: Enzo Ghigo, Giampiero Leo, Renato
Montabone, Deodato Scanderebech, Caterina Ferrerò, Antonello Angeleri, Giuseppe Goglio, Luciano Grasso, Francesco Toselli, Giacomo Rossi, Ettore Racchelli, Giovanni
Rodo, Pierluigi Gallarini, Gilberto Pichetto, Ugo Cavallera,
Angelo Burzi, Rolando Picchioni, Mariangela Cotto, Matteo Miglietta, Anna Benso. Alleanza nazionale: Agostino
Ghiglia, Roberto Salerno, Antonio D’Ambrosio, William
Casoni, Giaimi Mancuso, Gaetano Maiorino, Antonino Masaracchio, Marta Minervini, Massimo Griffini. Centro cristiano democratico: Sergio Deorsola, Raimonda Casali,
Franco Maria Botta. Federalisti: Roberto Vaglio. Partito
democratico della sinistra: Angelino Riggio, Luciano Marengo, Franco Miglietti, Marisa Suino, Marco Cesare Bellion, Giampiero Bertoli, Marcello Vindigni, Lido Riha,
Giuliana Manica, Silvana Bortolin, Andrea Foco. Lega
Nord: Gipo Farassino, Roberto Rosso, Claudio Dutto, Daniele Galli, Gianfranco Bellingeri. Rifondazione comunista: Pino Chiezzi, Rocco Papandrea, Laura Simonetti, Francesco Moro. Popolari di Bianco: Antonino Saitta, Piergiorgio Peano, Paolo Ferraris. Patto dei democratici: Carla
Spagnuolo, Mario Angeli. Verdi e democratici: Pasquale
Cavaliere. Pensionati: Tommaso Scardicchio.
IL VOTO PER LA PROVINCIA — Questi i risultati del primo turno del voto per la Provincia di Torino: Forza Italia
291.920 (21,7%), Alleanza Nazionale 150.702 (11,2%), Lega Nord 114.419 (8,5%), Pds 322.284 (24,0%), Rifondazione comunista 145.077 (10,8%), Verdi 43.736 (3,3%), Lista
Pannella 26.885 (2,0%), Partito popolare 73.130 (5,5%),
Laburisti 8.022 (0,6%), Patto dei democratici 46.033
(3,4%), Federalisti-Udc 10.262 (0,8%), Piemonte nazione
13.515 (1,0%), Pensionati 32.466 (2,4%), Verdi-Verdi
23.081 (1,7%), Ccd 41.487 (3,1%). Sulla base di questi risultati sono tre i consiglieri delle Valli e del Pinerolese sicuramente eletti: Giorgio Merlo, eletto per i popolari nel
collegio di Pinerolo, Danilo Colomba per il Ccd e Alberto
Trazzi per la Lega Nord, entrambi eletti nel Collegio di Porosa. Il voto del secondo turno determinerà la composizione
esatta del Consiglio provinciale ma nessun candidato dei
collegi di Porosa e Pinerolo potrà entrare in Consiglio se
non saranno modificati gli apparentamenti.
INTERVENTI PER L’APICOLTURA — Fra i settori di
maggiore interesse per l’agricoltura montana vi è sicuramente l’apicoltura; oltre all’aspetto economico non va dimenticato il ruolo delle api nell’impyollinazione. Purtroppo
da alcuni anni l’apicoltura risente di alcuni problemi:la varroa, un acaro capace di distruggere le famiglie di api, poi,
nei 1994, una forma di virosi acuta che colpisce gli alveari
già indeboliti. «Il risultato - spiega Giorgio Cogno, presidente dell’associazione apicultori della vai Pellice - è la
morte di numerosi sciami con grave danno economico». Si è
già svolta una riunione con i responsabili dei servizi agricoltura e veterinaria della zona ed è stato concordato un programma di interventi. «In un primo tempo - prosegue Cogno - si effettuerà un vero e proprio censimento per capire
l’entità del fenomeno e il tipo di infezione; seguirà quindi un
piano di bonifica degli apiari a cui seguirà la possibilità di
inserire sciami esenti da malattie. È importante, nella fase
iniziale, che gli apicultori danneggiati dalle perdite lo segnalino». L’Usl ha predisposto dei moduli per poter avviare il
programma di bonifica; le segnalazioni si ricevono presso il
servizio veterinario dell’Usl, il settore agricoltura della Comunità rnontana vai Pellice o l’associazione apicultori che
avrà suoi rappresentanti presso il Centro d’incontro di Torre
Pellice sabato 13 e sabato 20 maggio, dalle 20,30 alle 22,30.
INDENNITÀ COMPENSATIVA ’95 — Gli agricoltori residenti e operanti in montagna che coltivano almeno tre ettari
di superficie agricola e che si impegnano a proseguire l’attività almeno per cinque anni possono presentare, entro il 19
maggio, la domanda di indennità compensativa per l’anno
’95 compilando appositi moduli che generalmente si trovano presso le organizzazioni di categoria che a loro volta
inoltreranno le domande alle rispettive Comunità montane.
TERE GRINDATTO ESPONE A TORRE PELLICE —
Promossa dal Centro culturale valdese di Torre Pellice, dal 6
al 14 maggio, nella sala Paschetto, sarà allestita un’esposizione della pittrice Tere Grindatto. Nella sua presentazione
il critico Giovanni Corderò segnala come «con uno sguardo
d’insieme si coglie subito l’impressione che è la civiltà figurativa la vera protagonista della sua ricerca poetica».
Domenica 7 maggio si vota per il presidente della Provincia
Ballottaggio: Bresso o Lodi?
Torneremo a votare domenica 7 maggio. Questa volta
sarà più semplice: sulla scheda infatti troveremo solo i
due nomi di Mercedes Bresso
e Giuseppe Lodi, quelli dei
due candidati al ballottaggio
per la carica di presidente
della Provincia di Torino. Entrambi, al primo turno, hanno
ottenuto il 36,8% dei voti degli elettori.
Dall’esito di questa votazione dipenderà la composizione del Consiglio provinciale: chi vincerà porterà in
Consiglio il 60% dei consiglieri, scelti tra le liste della
coalizione che lo ha appoggiato. Così due formazioni (i
Verdi-Verdi e la Lista Pannella) hanno chiesto di apparentarsi con Beppe Lodi: è
questo infatti l’unico modo,
per loro, di avere un eletto.
Sul fronte opposto Mercedes Bresso, che è appoggiata
da Laburisti, Verdi, Pds, Popolari e Patto dei democratici,
dovrebbe apparentarsi con i
Pensionati (che per motivi
inerenti alla raccolta delle firme non avevano potuto farlo
al primo turno) e ricevere
Mercedes Bresso
l’appoggio di Rifondazione
comunista e della Lega. In
una conferenza stampa svoltasi venerdì 28 aprile a Torino Mercedes Bresso ha presentato la sua «squadra di riferimento», che non sono gli
assessori proposti ma esperti
che verranno consultati sui
maggiori problemi. Tra di loro anche due pinerolesi: Beppe Gamba, chimico ed esperto in tecnologie pulite e di gestione ambientale; Franca
m ''
Beppe Lodi
Coisson, consigliere provinciale uscente ed ex sindaco di
Angrogna, esperta di problemi della montagna. In complesso si tratta di una quarantina di persone «che dovrebbero essere riunite periodicamente e se possibile essere
convocate come esperti nelle
varie commissioni - ha detto
la candidata Mercedes Bresso
-. Non escludo però che alcuni di loro possano diventare
assessori».
Tre nuovi eletti per difendere e valorizzare le nostre valli
Consiglieri di Regione e Provincia
Marco Bellion
Eletto con 3.405 preferenze
nella lista del Pds, Marco
Bellion, 40 anni, sposato, una
figlia, è funzionario della
Confederazione italiana agricoltori. Dal 1975 Bellion è
consigliere comunale di Torre
Pellice ed è stato assessore e
vicepresidente della Comunità montana vai Pellice.
Danilo Colomba
29 anni, geometra, agente
immobiliare, Danilo Colomba, sposato, è stato assessore
ai lavori pubblici e all’edilizia del Comune di Luserna
San Giovanni e consigliere
della Comunità montana vai
Pellice. È stato eletto come
rappresentante del Centro cristiano democratico.
Alberto Trazzi
47 anni, bancario, segretario fino al 1994 della sezione
delle valli Chisone e Germanasca della Lega Nord, è stato eletto nella liste della Lega
Nord nel Consiglio provinciale di Torino. Ha dichiarato di
«voler portare un elemento di
novità nell’amministrazione
pubblica».
La nuova Provincia
Andiamo
a votare
Domenica 7 maggio dobbiamo andare a votare. Non
solo perché è un nostro diritto scegliere chi ci governerà
ma soprattutto perché le
competenze della Provincia
riguardano la gestione del
territorio.
Qualche anno fa si pensava
che la Provincia fosse un ente
da abolire, ma nel 1990 la
legge di riforma degli enti locali ha affidato alla Province
nuove competenze importanti
nell’ambito della gestione del
territorio (dai trasporti alla
pianificazione territoriale, alla gestione ambientale, ai rifiuti, al controllo dell’inquinamento). La Regione Piemonte ha impiegato circa cinque anni per delegare alle
Province del Piemonte le
competenze in materia. A fine legislatura però le leggi
sono arrivate e oggi la Provincia di Torino potrà operare
per lo «sviluppo» delle aree
che la compongono. Così
l’attività amministrativa provinciale sarà molto più che
per il passato determinante
nello «sviluppo» delle Valli e
del Pinerolese.
È la Provincia che si occuperà, ad esempio, di coordinare tra loro i piani regolatori
comunali e coordinare questi
in un piano territoriale di
«area vasta». E la Provincia
che dovrà decidere insieme
alla Regione la questione
dell’area metropolitana di Torino e della cosidetta «provincia montana». Dalla Provincia verranno poi gli aiuti tecnici ai Comuni per la difesa
ambientale e per lo sviluppo
dell’informatica al servizio
del cittadino, che anche se
abita in montagna avrà diritto
agli stessi servizi degli abitanti delle città.
Allora non rimane che
informarsi dettagliatamente
sui programmi che ciascuno
dei candidati ha presentato (la
legge infatti prevede che i
programmi siano depositati
all’albo pretorio della Provincia e siano in qualche modo
«vincolanti») e scegliere
quello che più ci piace.
I seggi saranno aperti dalle
7 alle 22 e lo spoglio' delle
schede sarà fatto subito dopo
la chiusura.
Un intervento in merito alla necessità di ristrutturare la protezione civile
Prima di tutto consultiamo le popolazioni
________ADRIANO LONGO_________
L9 articolo apparso sul n.
16 con il titolo Quale
protezione civile serve al Pinerolese? mi ha stimolato a
riflettere sulla partecipazione
delle popolazioni in caso di
calamità naturali. Ancora di
recente si è parlato di questo
argomento, quando dai teleschermi venivano le immagini degli effetti del tremendo
sisma che ha sconvolto il
Giappone, la cui popolazione
è abituata da sempre ad affrontare in modo responsabile
tali avvenimenti.
Nell’articolo si asseriva
che il vecchio Piano provinciale di protezione civile prevedeva la nascita dei Centri
operativi misti (Com), che
poi si sono ridotti ad essere
un censimento delle forze e
delle possibilità esistenti.
Tuttavia esso è sempre meglio dei precedenti piani che
prevedevano l’intervento
dell’esercito: di conseguenza
questi, essendo piani militari,
erano ancor meno disponibi
li, perché tenuti segreti. Mi
pare che sia nell’uno che nell’altro caso si sia proceduto in
modo contrario a come si dovrebbe. I piani di intervento
sono calati dall’alto e quindi
sono poco operativi perché la
popolazione, non avendo partecipato alla loro elaborazione, al momento della reale
difficoltà non ha gli strumenti
e le conoscenze necessarie per
agire utilmente.
Già tempo fa fu chie.sto alle
amministrazioni comunali di
avviare delle consultazioni
pubbliche coinvolgendo innanzitutto quelle associazioni
che già operano sul territorio,
lo conoscono e saprebbero
dare utili consigli. Le amministrazioni risposero ché spettava agli uffici tecnici comunali preparare un piano da
sottoporre alla discussione
con la popolazione. Sono passati quasi 10 anni, i piani si
sono limitati al censimento
dell’esistente, nes.suna azione
di coinvolgimento è stata fatta né a livello di popolazione
né a livello scolastico.
Eppure il metodo di consultare la popolazione per
giungere ad avere una mappa
grezza dei pericoli per poterne tener conto al momento
della formazione e gestione
degli strumenti urbanistici
non è una novità. Il Movimento federativo democratico, conosciuto per aver promosso la Carta dei diritti del
malato, ha svolto alcuni anni
fa in 26 province italiane (fra
cui Torino e quindi anche le
nostre valli) un censimento
delle frane tramite consultazione popolare. Il dato significativo è che con questo
censimento, sia pure grezzo,
fu individuato un numero di
frane due volte e mezzo superiore di quello riportato allora nei registri della protezione civile.
Una considerazione che
leggiamo nell’opuscolo che
illustrava l’iniziativa, a suo
tempo redatto con la collaborazione dell’amministrazione
provinciale di Torino, diceva:
«Con questo censimento popolare si è potuto rilevare che
i cittadini non solo sono in
grado di fornire indicazioni
circa la presenza delle frane,
ma possiedono anche una piena consapevolezza dei danni e
dei rischi che la presenza di
tali movimenti franosi può determinare». Infine, a conclusione: «Le informazioni raccolte, insieme al coinvolgimento popolare che l’indagine nel suo svolgimento parziale ha prodotto, rappresentano una concreta verifica della
possibilità di trasformare la
protezione civile da programma tecnico a cultura di massa
in un sistema coordinato in
cui ognuno possa dare il proprio contributo: dai cittadini
agli amministratori, ai tecnici,
agli scienziati, orientato alla
prevenzione e al governo del
nostro territorio».
C’è da augurarsi che passata questa tornata elettorale in
cui si è di nuovo parlato di
coinvolgere la popolazione
nelle scelte da effettuare si
possa riprendere nel senso
corretto il dialogo fra amministratori e popolazione.
7
NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
V ', .
c
UN CONTRIBUTO DELLA EGEI
ALL'ASSEMBLEA-SINODO '95
■i.r"
Carissima/o fgeina/o,
per qualche misterioso motivo i tuoi occhi
sono finiti su quest’articolo: LEGGILO! All’inizio l’argomento può sembrarti estraneo, ma ti
garantisco che alla fine della tua lettura i tuoi
occhi si apriranno. Dunque metti da parte una
quindicina di minuti della tua meschina esistenza e LEGGILO!
ASSEMBLEA/SINODO
A settembre di quest’anno si svolgerà il secondo incontro Assemblea Battista/Sinodo
Valdese-Metodista (BMV), e il tema dell’inpontro sarà: l’ordinamento sinodale valdese e l’ordinamento congregazionalista battista. In vista di quest’incontro è stato preparato un documento che fra qualche tempo
avrai la possibilità di leggere; io sono qui davanti a te con lo scopo di presentarti quel documento! Ma non solo, desidero anche tracciare le linee di un possibile contributo della
Fgei.
LA CHIESA LOCALE E UNIVERSALE
Le chiese battiste hanno tradizionalmente
adottato un ordinamento congregazionalista: la chiesa è la comunità raccolta nel nome
del Signore, dunque è anzitutto locale e solo
in secondo momento universaie. Da questa
impostazione discende l’autonomia delia singola comunità locale, anche se questo non
esclude l’esigenza di collegamento tra le chiese e l’esistenza di organismi ecclesiastici
esterni. In base al peso che viene dato all’autonomia 0 agli organi esterni si ha un congragazionalismo “spinto” o “temperato”. I problemi aperti che pone questo ordinamento sono
i seguenti: le strutture esterne alle chiese locali hanno la forza di esprimere l’universalità
e l’unità della chiesa? Queste strutture hanno
valore ecclesiologico? In situazioni controverse che succede al rapporto tra le chiese locali
e gli organismi esterni?
Le chiese valdesi hanno adottato tradizionalmente un ordinamento sinodale: la chiesa è retta da una gerarchia di assemblee con
a capo il sinodo, massima autorità umana della chiesa in materia dottrinaria, legislativa,
giurisdizionale e di governo. Dunque nella
chiesa nessuna istanza ha autorità pari o superiore a quella del sinodo. I deputati al sinodo non sono semplici portavoce e il sinodo
non è soltanto la cassa di risonanza delle
chiese particolari. Dunque la chiesa accade
in modi diversi, e non solo in quanto chiesa
locale. I problemi aperti che pone questo ordinamento sono i seguenti: il sinodo non rischia
di stabilite se stesso non come chiesa sotto la
Parola, ma in qualche luogo sopra la chiesa?
Non tende a dedicarsi principalmente a doveri
amministrativi perdendo di vista l’unità della
chiesa? Cosa succede se una chiesa locale
si contrappone ad una decisione sinodale?
Di questi due ordinamenti emerge ben presto la differenza fondamentale; nell’ordinamento valdese la volontà sinodale prevale su
quella della chiesa locale, nell’ordinamento
battista è vero il contrario. Ma è proprio questa differenza che potrebbe essere l’elemento
arricchente per i due ordinamenti: l’ordinamento battista impara da quello valdese a salvaguardare la comunione tra le chiese; Tordi
CAMPO ANTIMAFIA
L’osservatorio pugliese contro la criminalità, per la legalità e la non violenza è
nato dal Forum della associazioni ecopacifiste e tra i suoi soci fondatori vi sono
la Fgei e la Fcei. All’Interno della sua attività vi sono numerosi gruppi di studio
(multimediale sulla scuola, l’informazione, l’usura). Attualmente come Fgei e
Fcei siamo impegnati nel gruppo «chiesa e lotta alla criminalità organizzata».
L’osservatorio organizza, assieme a «Narcomafie», un campo antimafia per la
prossima estate. Il titolo è
«Spezzare il cerchio per uscire dalla violenza».
periodo: da giovedì 27 luglio a lunedì 7 agosto 1995.
iuogo: Manduria (TA), convento dei frati minori - via S. Antonio, 87.
partecipanti: 100; dalla Puglia, da Mezzogiorno, da tutta Italia.
scopi: analisi dei fenomeni mafiosi pugliesi, meridionali, nazionali ed internazionali; formazione alla lotta nonviolenta contro la mafia.
attività: training nonviolenti, simulazioni, dibattiti tematici, testimonianze, teatro,
musica, conoscenza del territorio.
obiettivi: elaborazione di una strategia di lotta nonviolenta alla mafia; collegamento di tutte le realtà impegnate nella lotta alla mafia.
namento Valdese impara da quello battista a
salvaguardare la libertà della singola chiesa
(libertà di dissenso).
IL CONTRIBUTO DELLA FGEI
Un contributo creativo della Fgei non può
limitarsi al recinto universale/locale. Anzi se
vuole essere veramente creativo deve andare
al di là di questa dualità. La Fgei può interrogare le chiese BMV su altre dualità altrettanto
importanti, io mi limito a presentarne tre:
1. La chiesa tra la memoria Christi e la
riserva escatologica.
lo credo che ogni confronto interdenominazionale debba essere preceduto da un con
V
campì estiui
in 4° pagina i programmi
dei campi estivi per bambini, bambine, ragazzi, ragazze e giovani, dei nostri
centri evangelici
in 3° pagina i programmi
dei campi di iavoro ali'estero organizzati dai Consigiio Europeo dei Giovani
Metodisti
.CAMPI ESTIUI
fronto con la Bibbia. Bisogna far precedere il
documento da un serio iavoro teoiogico
suH’ecclesiologia del Nuovo Testamento.
Questo chiarirebbe subito aicuni termini che
restano invece imprecisi. Nella particolarità
del confronto con la Bibbia, la Parola di Dio
interroga la chiesa che si trova sospesa tra la
memoria Christi e la riserva escatologica. La
chiesa abita quel luogo esposto dove vi è alle
spalle il giudizio della croce e davanti l’annuncio di salvezza del risorto che torna; oppure:
l’annuncio di salvezza della croce alle spalle e
il giudizio del Signore che viene davanti.
2. La chiesa tra rilevanza e identità. La
chiesa vive sempre sbilanciata; Nel tentativo
di difendere la propria identità nei
dogmi, nei riti e nelle concezioni
morali della tradizione, perde la
propria rilevanza e diventa poco
credibile. Qppure, nel tentativo di
rendersi rilevante nel mondo, viene
trascinata nella crisi della propria
identità, lo credo che debba ricercare la sua identità nel Crocifisso,
una identità che è al tempo stesso
rilevanza. Qui vale il detto di Lutero; Crux probat omnia. La croce
mette tutto alla prova, specialmente la chiesa.
una funzione conservativa sia nel buono che
nel cattivo senso del termine. L’ideologia preserva l’identità, ma essa vuole anche conservare l’esistente ed è di conseguenza già una
resistenza. L’utopia invece funziona a tre livelli: in primo luogo, dove l’ideologia è distorsione, l’utopia è immaginazione; in secondo
luogo, dove l’ideologia è legittimazione, l’utopia costituisce l’alternativa rispetto all’esistente; ad un terzo livello, proprio perché la migliore funzione dell’ideologia è quella di preservare l’identità di una persona o di un gruppo, la più alta funzione dell’utopia è esplorare
delle possibilità laterali della realtà.
Lello Volpe (Lentini)
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V
per ulteriori informazioni rivolgersi a:
Cristina Arcidiacono viale Unità d’Italia 24/d Bari - tei. 080-5560196.
3. La chiesa tra ideologia e
utopia. Mentre le chiese discutono
in modo concreto, a partire dalla realtà esistente, su come trovare un luogo per il reciproco riconoscimento, la Fgei deve infrangere
la chiusura della realtà. Le chiese hanno una
funzione ideologica: l’ideologia è sempre sul
punto di diventare patologica poiché essa ha
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SARANNO FAMOSI
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POCHE MA BUONE...
IL GRUPPO FGEI DI GIOIA DEL COLLE
COMPIE UN ANNO
Nel mese di marzo abbiamo aderito all’iniziativa della Fgei che prevedeva un culto organizzato da noi giovani. Il testo scelto è stato tratto dal Vangelo di Giovanni 4:1-30 (per chi non
lo ricordasse è quello In cui avviene l’incontro
di Gesù con la Samaritana). Per noi è stata
un’esperienza molto emozionante e sicuramente ripetibile, che ci ha aiutato ancora di
più a crescere spiritualmente.
Il nostro desiderio, oltre a quello di crescere come numero, è quello di cimentarci su tematiche riguardanti anche la teologia femmi
° " GIOIA DEL COLLE
Il nostro gruppo è nato lo scorso anno dopo l’esperienza fatta a Mottola al convegno
sull’omosessualità. In quell’occasione abbiamo deciso di fondare un gruppo, perché sentivamo il bisogno di essere parte integrante
della nostra comunità e anche perché avvertivamo l’esigenza di confrontare le nostre idee
con tutti gli altri fgeini d’Italia.
Il nostro gruppo è composto da quattro ragazze (sentiamo molto la mancanza di presenze maschili!), comprese tra i tredici e i diciannove anni.
A
avere le idee poco chia
-N(ti&bioKo LA
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re per quanto concerne
l’organizzazione dei nostri incontri. Negli ultimi mesi abbiamo sentito i’esigenza di discutere su temi “scottanti” che difficilmente si affrontano in famiglia o in comunità: aborto,
sessualità, omosessualità e cosi via. In seguito abbiamo discusso del nostro rapporto con
Dio e deH’immagine che noi abbiamo di Lui.
A.A.A. cercasi di
speratamente fgeini.
Scrivete a Rosy, Michela, Mirella e Francesca presso: Chiesa Evangelica Battista - Via
Ugo Bassi 27 - 70023 Gioia del Colle (Bari).
Un arrivederci a tutti gli fgeini e fgeine
d’Italia!!!
PARABOLE A VENEZIA
Michela, Rosy, Mirella e Francesca
f\^s\f\m 5<^op6«ro
CHELO
9Í
5oPH(/} ì)oye Vv/oie
if
Eravamo circa 30-40, non so il numero
esatto, ma questo è l’ordine di grandezza, a
partecipare al convegno della Fgei Triveneto
a Venezia nei giorni 8 e 9 aprile 1995; con noi
c’era anche un bel gruppo di Avventisti e alcuni giovani delle Valli.
Abbiamo riflettuto sulle Parabole di Gesù,
guidati da uno dei membri del GruLaTeo: ci
sono state proposte quattro parabole: “il figlioi
prodigo”, “il buon samaritano”, “i lavoratori
delle diverse ore” e “la pecora smarrita”: divisi
in quattro gruppi, uno per racconto, abbiamo
cercato di vivere le parabole dall’Interno, identificandoci nei personaggi e negli oggetti presenti in questi racconti. In ogni gruppo si è
sviluppato un dibattito molto interessante
quando ci è stato chiesto quali fossero i personaggi che non ci piacevano e quali elementi delle narrazioni ci facevano arrabbiare: sono emerse visioni molto diverse e complementari che ci hanno' fatto guardare con occhi
nuovi al messaggio di Gesù.
Per concludere l’animazione biblica, in
ogni gruppo è stata preparata una breve scenetta - stile trasmissione televisiva - per presentare a tutti la propria parabola. Sono così
nati quattro episodi simpatici e gustosi: nel
“chi l’ha visto? - Il figlioi prodigo” c’erano le
conduttrici che cercavano in tutti i modi di far
aumentare l’audience; durante il Telegiornale
- I lavoratori” si assisteva alla discussione di
una famiglia davanti al televisore; nel “Tg Buon samaritano” venivano intervistati i passanti su] luogo di un incidente stradale; infine
neir’Ultimo minuto - La pecora smarrita” la
pecorella, rapita da un rapace, cercava aiuto
telefonando con il suo cellulare.
Come in tutti i convegni veneziani, la serata si è conclusa in Piazza San Marco, dove
abbiamo giocato allo sparviero e cantato fino
a tardi.
L’indomani mattina, conclusi gli ultimi lavori, abbiamo tenuto il culto nella comunità veneziana, in cui abbiamo cercatò di comunicare il frutto delle nostre riflessioni.
Al momento di salutarci, eravamo tutti
d’accordo nel dire che questo è stato uno dei
più bei convegni degli ultimi anni.
Pierdavide Coisson (Trieste)
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Ha nanan "Quardante un articolo dell'ultimo Notiziario. Dal momento che i nostri tempi sono molto lunghi, abbiamo chiesto già per questo numero una reazione
da parte di una partecipante al gruppo Cassiopea, autore dell'articolo in questione. y « nuesiu numero una reazione
CARA MARIA, NON Mi RICONOSCO...
Caro Direttore,
dal momento che il “Notiziariofgei” è inserito in Riforma, presumo che gli autori desiderino divulgarne il contenuto anche all'esterno
della stessa Fgei. Per questo mi permetto di
cogliere la provocazione di un testo che ho
letto sul Notiziario di marzo: “Pietro non aveva
capito niente!”.
Da tempo seguo, più o meno regolarmente
e fedelmente, come tanti del resto, il movimento teologico femminista che opera in Italia
(forse anche all’estero!) e che, oggi, fa capo a
Sophia (ho letto con attenzione le relative pagine apparse su Protestantesimo - IV
trim. ’94), ma credo sia venuto il momento, per
me, di reagire.
A questa pseudo-Maria di Magdala, che si
arroga il diritto di possedere la verità ultima riguardo Gesù di Nazareth, la sua persona e il
suo messaggio, vorrei dire che non mi riconosco, come credente, e neanche come teologo, in ciò che leggo. Che Gesù fosse un maschio così diverso da tutti gli altri me lo devi
dimostrare! E così anche il fatto che gli uomini
non si sacrificano mai! Queste affermazioni,
come quella che Dio muore in croce (bisogna
riuscire a dimostrare anche questo. Cosa direbbero, secondo te, i bambini morti nelle camere a gas di Auschwitz? Su quale di quelle
sei milioni di croci è morto Dio, per mano dei
cristiani?) e che Pietro non aveva capito niente, hanno bisogno forse di qualche riveduta.
Vorrei ricordare che il dogma è la tomba della
fede e che, se nemmeno Dio è dogmatico, chi
dà il diritto agli umani di esserlo? (Rileggi Giona!). La storia dei miti greci, di quelli gnostici
e docetico, nonché l’esperienza medievale mi
pare che abbiano già detto abbastanza, a
proposito.
Il secondo aspetto che. al posto tuo, non
sottovaluterei, è il rischio di cadere nell’errore
in cui, secondo te. è caduto Pietro: leggere il
messaggio di Gesù a proprio uso e consumo!
Al posto di glorificare la maschilità è sempre
possibile glorificare la femminilità: e questo è
peggio! Poiché essa è sempre stata un’arma
in mano alle donne e le donne lo sango molto
bene! Cara Maria di Magdala, mi sembra che
il messaggio biblico vada ben oltre le scaramucce sessuali degli umani e i loro giochi di
potere. Il movimento femminista ha sicuramente permesso aH’umanità di progredire ma
credo sia venuto il momento di lavorare “grano cum salis”, dal momento che certe cose
sono ormai state assimilate e riconosciute anche dagli uomini. Le nostre nevrosi non devono essere la chiave di lettura per l’esegesi biblica! Forse è necessario ripetere che di fronte all’atto di misericordia di Dio non c’è uomo
né donna, né giudeo né greco... ci sono esseri ontologicamente e soprattutto creaturalmente umani.
L’unico dogma esistente, che mi pare
emergere dal testo biblico, è che Dio è uno e
misericordioso: Punto, non c’è altro da aggiungere. Tutto il resto è contorno. Tutto il resto ruota su questa realtà, realtà accettata
dagli umani. E da Dio stesso. E proprio per
questo è un dogma!
Che Dio sia indiscutibilmente misericordioso lo dimostra il fatto che malgrado il nostro
grufolare nel nostro porcile (ti ricordi la parabola del figliuol prodigo?! Gesù l’ha raccontata anche per le donnei), nel porcile in cui ci riduciamo giorno dopo giorno a causa della nostra arroganza, gli si contorcono le viscere
(Geremia 31:20) e non può stare ad assistere
alla nostra follia. Malgrado tutto e in nome del
suo piano di salvezza, Dio ci tira fuori!
Cara Maria di Magdala, non desidero incominciare qui una diatriba teologica, che finirebbe per annoiare i lettori, per questo potremo trovare un’altra sede, desidero solo rimandarti all’umiltà e alla fede della vera Maria di
Magdala, compagna di lotta di tante e tanti di
noi!
Cordialmente
Milena Beux
QUESTIONI DI METODO:
COME DIRE DIO?
L’accesa reazione di Milena Beux alla “lettera di Maria di Magdala” mi ha fatto sentire tirata in causa a vari livelli e, naturalmente, ho
avuto anch’io voglia di reagire alle sue provocazioni. In particolare l’accusa di dogmatismo
mi ha fatto riflettere e mi ha convinta della necessità di spiegare, ai tanti e alle tante che
possono sentirsi sconcertati/e o scandalizzati/e da questa “lettera”, i metodi e il tipo di ricerca teologica che sta dietro ad espressioni
come questa.
Questa ricerca si svolge da alcuni anni in
Cassiopea (il gruppo di donne protestanti che
da 5 anni si incontra e si interroga a partire
dall’intreccio tra l’essere donne ed essere credenti, e che ha prodotto la “lettera” in questione) così come nella Fgei (in particolare nel
gruppo di lavoro teologico, anche detto GruLaTeo) e in molte occasioni ad Agape (cito
solo i luoghi che personalmente ho frequentato). ^
E’ una ricerca teologica che viene incontro
al nostro desiderio e bisogno di “dire Dio”, di
spiegarci e di raccontarci l’esperienza della
relazione con Dio, il cui unico dogma, se così
si può dire, consiste nell’affermare che ognuna e ognuno ha titolo per parlare di Dio, indipendentemente dagli studi teologici o dalle
capacità esegetiche, e che questo “dire Dio”
non è sminuito dalla parzialità della nostra
esperienza, anzi riconoscere questa parzialità
è ciò che può rendere autentico e significativo
anche per altre/i il nostro parlare.
E’ un “dire Dio” inizialmente fatto di moltissime domande, dubbi ed incertezze: appena
si abbandona il terreno sicuro delle affermazioni universali su Dio, trovando il coraggio
per parlare della lontananza, dell’assenza, del
silenzio che si sperimenta quotidianamente,
sembra di non riuscire più ad affermare niente. E’ un “dire Dio" quindi che sta faticosamente cercando una sua lingua, delle parole
nuove, o una nuova traduzione di parole molto usate e sentite, come peccato, salvezza,
misericordia ..., che spesso sono diventate
vuote di significato per noi.
Per molte donne di Cassiopea l’aver svolto
questa ricerca assieme ad altre donne, senza
passare sotto silenzio la comune appartenenza di genere, è stato fondamentale per riappassionarsi al problema di Dio, e in alcuni casi l’unico modo per poter sentire di nuovo un
legame con Dio. In questo contesto si inserisce la lettura della Bibbia alla ricerca delle
esperienze e testimonianze di fede delle donne che ci hanno precedute. E’ soprattutto a
loro che rivolgiamo le nostre domande: è da
loro, che hanno incontrato Dio nella loro parzialità, che desideriamo sentire parlare autorevolmente di lui. Ecco spiegata Maria di
Magdala e la sua lettera.
Se ho volutamente trascurato di entrare
nel merito delle affermazioni teologiche di Milena Beux è stato solo perché ho preferito privilegiare alcune spiegazioni sul metodo, e
non certo perché non le trovi stimolanti. Spero
anzi che molti lettori e lettrici del Notiziario si
sentano spinte ad intervenire.
Bettina König (Pine rolo)
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Hotiziariofger
NO AGLI ARCOBALENI DI
UN COLORE SOLO
Islanda, Bielorussia, Ukraina, Svezia, Romania, Malta, Lituania, Norvegia e poi ancora
Finlandia, Moldavia, Russia, Estonia e non ultima L’Italia. Cos’hanno in comune queste nazioni e perché queste e non altre? Rispondiamo subito. Innanzitutto sono tutte nazioni europee, e poi erano quelle rappresentate all’ultimo seminario organizzato dal’EYCE (Consi' glio Ecumenico Giovanile Europeo) che si è
tenuto in Germania nella prima settimana del
mese di marzo. Per la prima volta all’interno
della EYCE si è affrontato un discorso sulla
■ politica: trattandosi di un organismo europeo
r potrebbe sembrare scontato visiti i grossi
i cambiamenti degli ultimi anni (dalla caduta
[ deirUnione Sovietica, all’entrata nella CEE di
Ì altre nazioni), e invece è occorso un lungo
cammino preparatore. Un discorso politico
partendo da presupposti etici, di fede ... tutto
molto interessante.
“Lavoro ecumenico giovanile e coinvolgimento politico”, questo il tema del seminario.
A prima vista poteva sembrare qualcosa di
molto simile al nostro ultimo campo studi, ampliato ad un discorso europeo; in realtà si è
V fatto molto di più: partendo dalla situazione
attuale abbiamo cercato di porci all’Interno di
questa Europa dai forti connotati cristiani e di
stilare una'sorta di documento finale in cui disegnavamo idealmente la nostra Europa.
Tra le parole chiave che ci siamo intentati
parlando di Europa, di cosa intendiamo per
Europa, quali sono le nostre percezioni, c’è
quella di un arcobaleno che non può mai essere di un solo colore. Guardare quindi ai
. confini e alle barriere esistenti - oggi sempre
più economiche. Con un brillante gioco di ruoli siamo entrati nella discussione: “Quale il
ruolo delle chiese nell’Europa di domani?
Possiamo usare la Bibbia come punto di riferimento comune? “ ...per la piccola esperienza
dei momenti di preghiera gestiti a rotazione
diremmo di sì. ...questo piccolo grande Libro
ci fa incontrare, discutere o conoscere l’altrui
sensibilità religiosa. Non sempre è facile, ma
necessario, arricchente. Da notare il carattere
ecumenico del campo: erano presenti le tre
grandi confessioni della religione cristiana
cattolica, ortodossa e protestante.
Durante i tanti momenti liberi abbiamo potuto sfatare alcuni dei luoghi comuni e pregiudizi vari di cui eravamo a conoscenza o anche “vittime”. Non sempre ci si mette in gioco
compiutamente: si avvertono alcune differenze, vasta la pluralità di opinioni su temi quali il
piano etico nelle scelte di vita quotidiana, il
ruolo del credente cristiano in politica - Non
c’è una politica cristiana, ci sono molti cristiani
impegnati in politica. Il messaggio della Bibbia
non deve ridursi a facile ricetta morale: è una
testimonianza del mantenimento di alcune
promesse di Dio, è contraddittorio insieme di
domande e interrogativi dei credenti, è l’annuncio di speranza della rivelazione nello
spazio e nel tempo. Cinque giorni sono pochi
per poter approfondire a dovere un discorso
del genere, ma sono sufficienti per poter ricevere spunti per proseguire un discorso un po’
più ampio riportando anche i contributi e le riflessioni di altri che partono da presupposti
completamente differenti nell’affrontare un tema a noi comune.
Dio si è fatto carne: ci ha salvati non nella
nostra vita privata, ma anche nelle responsabilità che portiamo verso la società in cui viviamo, perché non cediamo alla tentazione
sempre presente di crearci i nostri “idoli”, siano essi denaro, successo, rappresentazioni di
comodo del messaggio di Cristo e quant’altro.
Noi dobbiamo predicare Dio che ha manifestato se stesso nel servizio e nel dono per il
prossimo (Filippesi 2:1-11).
Naturalmente il percorso di questo organismo continua anche nell’estate proponendo
campi e momenti di incontro in vari Paesi europei e su temi diversi, per informazioni e programmi è possibile rivolgersi a Michelle Rovara, tei. 0121:932261, corrispondente nazionale dell’EYCE.
Laura Casorio (Castiglioncello)
Nicola Rochat (Milano)
dai consißßo
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Dal 30 marzo al 2 aprile un pezzo del Consiglio è andato a fare una visita in Puglia e
Lucapla. La nostra base è stata Bari, dove si è dormito, mangiato e bevuto grazie alla
splendida ospitalità di Marisa e Giovanni Arcidiacono. Cristina Arcidiacono ci ha fatto da
guida per i diversi gruppi. La Fgei Puglia e Lucania è di fama una delle regioni più giovani: molti gruppi sono formati da ragazzi e ragazze tra i 13 e i 18 anni. Questo dà una
dimensione di allegrezza e scoperta.
Il primo gruppo che abbiamo visitato è stato Matera, presso ia chiesa battista. L'argomento affrontato è stato il ricambio generazionale, visto che ii gruppo è formato da
giovani sopra i 25, stanchi di tirare la carretta. La responsabilità verso i più giovani però
ti fa stringere i denti per offrire anche a loro la possibilità e ia realtà di un gruppo.
Il sabato invece abbiamo conosciuto il gruppo di Gioia del Colle, quattro ragazze,
con cui abbiamo chiacchierato poco della Fgei e più dei campi estivi nei vari centri,
Bethel e S. Severa per esempio. Abbiamo proseguito per Grottaglie, vicino Taranto,
dove c’è un bel gruppo di una decina di persone, molto vivaci e simpatiche. Oltre a parlare di autofinanziamento della Fgei, l’incontro si è centrato sulla conoscenza delle attività della federazione.
La domenica abbiamo partecipato al culto della chiesa valdese di Bari che festeggiava i cento anni dalla sua costituzione. Erano presenti anche i gruppi Fgei di Bari e di
Corato con i quali abbiamo condiviso l’agape comunitaria. La nostra visita spero abbia
collegato più strettamente i gruppi locali alla rete nazionale.
(Silvia Rostagno)
K
J
corto
11’ ANqouo DEL Cavauiere
IN NONVE I>6LLA
oltre alle elezioni Politiche
VENQ/q ANTICIPATO A CfWqNO
A-nche il Collii
F-q.E.i. !!!
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CAMPI DI LAUORO - CINA • CAMPI DI LAVORO
FGEI ON THE ROAD
f Wine or grape juice?
Consultazione Esteri Fgei
SANTA SEVERA
Sabato 20 maggio
10.00 arrivi e presentazioni
10.30 chi sono CEGE, MCS, EBFYD, EMYC
12.30 pranzo
15.30 "A che punto siamo nel dialogo
ecumenico"
relazione di Sergio Ribet
pausa
gruppi e discussione
19.30 cena
21.00 "Cronache igeine oltre confine"
serata amarcord aneddotico
Domenica 21 maggio
9.30 "Perché noi la pensiamo cosi"
* l'approccio al testo
* scelte etiche e culturali
introduzione a cura di:
Yann Rédalié e Gianna Urizio
lavoro in gruppi
12.30 pranzo
14.00 partenze
Costo dell'incontro £ 50.000; iscrizioni presso
Renato Del Priore (0121-807514); disponibili
alcune borse campo.
CINA-Projects: ovvero Campi di lavoro per giovani, i CINA sono
incontri organizzati dal Consiglio Ecumenico dei Giovani Metodisti e si svolgono tutte le estati in diversi paesi europei, prima
di elencare quelli di questa estate vogliamo dare alcune brevi note esplicative.
1 CINA vengono organizzati per permettere ai giovani di tutta europa di incontrarsi e discutere tra di loro su diversi argomenti, ma
un CINA (letteralmente Christians in Action) non è solo questo,
a fianco dei momenti di discussione e confronto comuni non
mancano mai visite, escursioni e momenti di socializzazione
(preghiere, culti ma anche giochi) per permettere un ampio momento di contatto fra persone di cultura diversa ma unite da una
comune fede evangelica.
Per esperienza personale un incontro di questo tipo può difficilmente essere confrontato con quanto è possibile organizzare in
ambito nazionale, la possibilità di apprendere ed apprezzare le
differenze tra persone non può che nascere dal confronto e questi campi sono una delle poche possibilità che come giovani ci
sono offerte.
Non si tratta solo di essere delegati ad un convegno o un congresso ma di partecipare ad un esperienza di vita collettiva che
difficilmente può essere organizzata dalle nostre piccole (oggettivamente) forze.
Accortezze:
i CINA hanno come lingua ufficiale l’inglese ed il tedesco, una
pur piccola conoscenza di una delle due lingue è necessaria, (se
ci sono riuscito io!!!)
Attualmente le uniche possibilità di rimborsi, ma sarebbe meglio
non chiederli, sono presso le proprie comunità che sicuramente
non vedono l'ora di poter finanziare viaggi di questo tipo ai giovani, ( i prezzi sono comunque alla portata di tutti).
I tedeschi, a cui fa capo l'organizzazione, sono gente precisa,
quindi se la data limite per iscriversi è quella non si può sballare
(non è mica un campo studi), chi è interessato è pregato di sbrigarsi.
L’iscrizione è assolutamente libera, pur tuttavia si chiede di non
ritirasi all'ultimo momento, si toglierebbe un posto ad qualche altro/a giovane.
Normalmente vengono ragazzi da: Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Est europeo, ecc.
Per maggiori informazioni ed eventuaii iscrizioni rivoigersi a:
Enrico Bertoliini: 051/234197 (dalie 20 alle 21)
Fax: 051/345070
ESSEN (Germania)
Tempo libero: libertà o noia
7 - 21 Luglio
DM330, giorno ultimo d’iscrizione 10 maggio
Al centro della regione della Ruhr ospitati presso un
centro della gioventù della Chiesa Metodista .
Questa è una storica regione industriale tedesca in cui
si rilevano i tipici problemi sociali giovanili. Per i giovani
il tempo libero (a fine scuola) è un incubo; si cercherà
tramite incontri e lavoro presso i vari centri della chiesa
di discutere ed impegnarsi su questo problema.
Vedremo cosa offrono le chiese a fronte di questi problemi. I partecipanti confronteranno quello che si fa ad
Essen con con la situazione dei loro paesi.
Studi biblici, discussioni e culti faranno da contorno; il risultato del campo verrà discusso e valutato insieme ai
rappresentanti della chiesa Metodista di Essen.
SCHWARZENSHOF
(Turingia - Germania)
Costruiamo dei Ponti
nel Cuore del l'Europa
14-24 Agosto
DM380, ultimo giorno d’iscrizione 10 maggio
Il campo si svolgerà in un centro giovanile della Chiesa
Metodista, un luogo ideale (il centro dell’Europa) dove
costruire dei ponti fra la cultura dell’Est e dell’Ovest.
La Turingia ha molti luoghi storici e culturali che visiteremo insieme: Weimar, Erfurt (ci deve essere passato
anche Lutero), Buchenvald, etc.
Siccome il linguaggio è molto importante per conoscersi meglio noi studieremo per circa un ora, un ora e
mezza al giorno l’inglese e il tedesco attraverso studi
CAMPI DI LAUORO • CINA - CAMPI DI LAUORO
10
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HoPiziQrìofgeì
7T^
ANNUNCIAZIONE! ANNUNCIAZIONE!
A chi ci invia lettere o articoli:
per favore, usate la posta ordinaria
(cioè niente raccomandate) per inviarci
i vostri contributi. GRAZIE!!
eæ , ccc or
13-14 maggio ROMA
festeggiamo insieme il
5° compleanno di CASSiOPEA
informazioni e prenotazioni:
Silvia Rostagno (06/3219729)
20-21 maggio SANTA SEVERA
Consultazione esteri Fgeii
Fgei on thè road
(programma dettagliato a pag.3)
CAMPI ESTIVI PER BAMBINI - BAMBINE - RAGAZZI - RAGAZZE - GfOUAill
— iSANTASÉV
^ Centro evangellcór^’»^
^ Villaggio della gioventù
Lungomare Pyrgl, 13
00050 Santa Severa (fìomà):m^
tel:0766/740055
CAMPO CADETTI (8-14 anni)
1-23 luglio
Rom: Pianeta ignoto '
e così vicino
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CAMPO GIOVANI tC
27 luglio - 6 agosto
Identità evangelica - La propria
storia, tra memoria delle origini e
pluralismo attuale
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CAMPO GIOVANI
6’ 13 agosto
(( Messaggeri di pace
CAMPO GIOVANI (da 16 anni in su)
19-27 agosto
Musica: che passione!
CAMPO LAVORO
28 giugno - 20 settembre
(periodo minimo 15 giorni)
CAMPO (7-9 anni)
18 - 25 giugno
Il giardino dell'Eden
CAMPO (14-17 anni)
9-19 luglio
I have a dream
CAMPO (9-11 anni)
25 giugno - 2 luglio
L'isola che non c'è
CAMPO (14-17 anni)
19-29 luglio
Una passione per due
CAMPO CADETTI
17-26 luglio
Riscoprire la politica - Eccosi! ci
siamo anche noi. Essere presenti
e propositivi
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Contrada àiÿiiolo
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CAMPO (11-13 anni)
27 agosto - 3 settembre
"Ma... sei fuori?"
I linguaggi della trasgressione
CAMPO GIOVANI (18-22 anni)
6-13 agosto
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CAMPO PRECADETTI (8-12 anni)
28 giugno - 8 luglio
Il pianeta in gioco
CAMPO CADETTI (13-17 anni)
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Il silenzio delle parole
Le parole del silenzio
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ROCCA DI PAPÀ^
Centro evangelico
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^ via Vecchia di Velletri 26^ 5;;
fraz. Campi di Annibaie
00040 Rocca di Papa (Roma)
^tel:06/9499014 ^
1° CAMPO RAGAZZI (6-10 anni)
18-29giugno >
i bambini nella Bibbia
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CAMPO CADETTI (12-15 anni)
24 giugno - 8 iuglio
50° della morte di D.Bonhoeffer
Il sermone sul monte:
costo del discepolato
CAMPO CADETTI (8-11 anni)
9 - 22 luglio
il libro di Ester
MONTEFORTE
Villaggio evangelico Centro incontri
CAMPO GIOVANI
INTERNAZIONALE (18-25 anni)
20 - 30 iuglio
Quando Dio uscì di chiesa
2° CAMPO RAGAZZI (11-13 anni)
30 giugno - 11 iuglio
Musica e Canti
BETHEL
Centro evangelico
88055 Taverna (CZ)
tel:0961/922059
3° CAMPO RAGAZZI
12 - 23 luglio
Diversità
CAMPO GIOVANI (da 16 anni in su)
24 luglio - 5 agosto
Gesù di Nazareth: chi era costui?
TRAMONTI
Centro ecumenico
Luciano Menegon
33O90 Tramonti di Sopra (PN)
tel:0434/27931
via Rivarano 18
83024 Monteforte Irpino (AV)
tel:0825/682698
CAMPO PICCOLI (7-9 anni)
1 - 9 luglio
L'artista che è in te
CAMPO MEDI (10-13 anni)
11 - 19 luglio
La diversità
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Lo Grasso, via Genova 64, 1Q126 Torino (Fax C/o Riforma 011/657542); a Napoli C/o Riforma, via Foria 93, 80137 Napoli (tei 081/291185, Fax 081/291175)
REDATTORI/TRICI. a Torino Max Cambellotti, Damele Griot, Bettina König (coordinatrice - tei 0121/543819), Anna Lo Grasso (tei 011/6967671), Elia Piovano
HAMwn rr.11 aonoAT«'’* (“ordinatrice - tei 081/273194), Nunzia D'Auria, Lula Nitti, Emma Olivieri.
Nicola Rorhalqitio^^^ Ennco Bertollini Milena Beux, Pierdavide Coisson, Renato pel Priore, le ragazze del gruppo di Gioia del Colle, Giorgio Guelmani,
Nicola Hocnat, Silvia ßi^gno. Marco Sohellenbaum, Lello Volpe.
CORRISPONDENTI REGIONäU Cristina Arcidiacono, Laura Casorio, iuri Pallagrosi, Sarah Martinelii, Marta Mazzarello, Gianluca Puggioni, Donatella Rostagno.Oriana Souiller, Paolo Testa.
a/
11
t/PNERDÌ 5 MAGGIO 1995
E Eco Delle Yaui Wjdesi
PAG. Ili
Iniziamo una ricognizione delle strutture all'interno delia nuova Unità sanitaria n. 10
Le attività di assistenza in vai Chisone
Intervista alla presidente, Mariena Caletti
Un anno di attività
Mentre si sta riorganizzando tutta la materia socio-assistenziale a partire proprio
dall’assetto istituzionale legato alla nuova Usi 10 e all’attività riorganizzata dei distretti,
può risultare interessante presentare una mappa dell’esistente rispetto ad anziani,
portatori di handicap e minon. Cominciamo dall’ex Usi
42 delle valli Chisone e Geripanasca divisa in due distretti, Villar Perosa e Perosa Argentina.
Se rispetto alla prevenzione
del disagio giovanile l’intenzione è di attivare due centri
d’incontro a Villar Perosa e
Perosa rivolti ad una fascia di
età 12-18 anni oltre a prevedere assistenza economica e
domiciliare per le situazioni
più difficili e affidamenti fa' miliari e diurni, sul territorio
sono presenti diverse strutture
per anziani.
Sono da tempo attive quattro comunità alloggio per anziani autosufficienti nei Comuni di Villar Perosa (10
ospiti), Perrero (4 ospiti), a
Mentoulles (9 ospiti) e a Pragelato (8 ospiti). Queste comunità vengono gestite in
forma mista, diretta e convenzionata tramite il parziale impiego di assistenti tutelari forniti da una cooperativa sociale. Per l’aimo in corso è stata
prevista una spesa di circa
350 milioni.
Nel Comiine di Inverso Pinasca è inoltre attiva dal 1992
una comunità alloggio a gestione privata (coop. La dua
vàladdo) per anziani autosufficienti che ospita attualmente
L’Asilo di San Germano
15 utenti. Esiste ovviamente
un problema legato alle persone non autosufficienti, dove la comunità alloggio non è
più la soluzione a un semplice bisogno di aiuto; da tempo
è stata attivata in questo senso una convenzione con 1’
Asilo valdese dei vecchi di
San Germano per 52 posti.
Gli inserimenti e la gestione
della convenzione vengono
attuati in collaborazione con
il servizio di assistenza sanitaria specialistica. Viene inoltre svolta un’attività di appoggio agli utenti tramite
convenzionamento con l’associazione di volontariato
Avass. Per il 1995 è prevista
una conferma dei livelli di intervento con una spesa complessiva di 722 milioni.
Oltre alla convenzione con
l’Asilo di San Germano va
considerata anche la presenza sul territorio di Pinasca di
un presidio per 68 anziani autosufficienti facente capo alla Piccola casa della divina
provvidenza e a Perosa Argentina di un Centro aperto
per anziani che ospita utenti
in situazione di autosufficienza per un totale di 42 posti.
Nel settore dei portatori di
handicap l’ex Usi 42 può
contare su un Centro terapeutico a Perosa Argentina che
ospita 20 utenti; la gestione è
mista con personale dell’Usl,
della Comunità montana e di
una cooperativa sociale. E
stato richiesto un intervento
regionale per un progetto
sperimentale di pronta accoglienza. È stata inoltre attivata una convenzione con l’istituto Uliveto di Luserna San
Giovarini.
Da segnalare infine, per
quanto riguarda minori e portatori di handicap, la decisione di stipulare un accordo di
programma per l’integrazione
formativa che dovrebbe consentire un incremento sia della frequenza ai corsi professionali sia degli inserimenti
lavorativi.
Il biblista cattolico Gianfranco Ravasi ha commentato a Pinerolo l'affascinante testo
Il poema biblico dell'amore di coppia
N. SERGIO TURTULICI
. .T a primavera è brevis>>J_jsima in Palestina,
dieci o quindici giorni, non di
più, splendidi di colori, di
odori, di suoni, fervidi di forza vitale». Gianfranco Ravasi, cattolico, prefetto della
Biblioteca ambrosiana, scrittore e titolare di rubriche tv
su argomenti di cultura biblica, collaboratore delle ricche
pagine domenicali di cultura
del «Sole 24 ore», forse il più
noto biblista italiano, conosce bene la Palestina. Vi
ha soggiornato a lungo nel
tempo che ha speso nel vicino Oriente partecipando a ricerche di archeologia.
Monsignor Ravasi ha pro! posto a Pinerolo, in una chiesa affollatissima di uditori richiamati dal suo nome, un’
intrigante rilettura del Cantico dei Cantici, l’affascinante
poema biblico dell’amore di
coppia. Per secoli, si sa, le
confessioni cristiane (la cattolica, certo, ma anche, in discreta misura, le protestanti)
hanno rimosso e schiacciato
l’amore sessuale, l’eros, dono
di Dio (come riconosceva
Lutero) e presupposto dell’
agape stessa, sotto i pregiudizi di un neoplatonismo sospettoso della «creaturalità»,
del corpo e del sesso.
Di conseguenza per secoli
hanno letto sotto la foglia di
fico deH’allegoria il Cantico
dei Cantici, definito oggi
«l’estremo grande appello
che la parola di Dio rivolge
all’uomo», l’invito « vivere
la fede come stupore di Dio,
lo stesso stupore con cui, nella primavera del loro amore.
In attuazione delle disposizioni europee
Corsi di formazione
professionale
La giunta regionale ha approvato l’attuazione dei corsi
di formazione professionale
previsti dal regolamento comunitario n. 2081/93 per le
3fee a declino industriale. La
delibera prevede infatti che
entro il 1995 vengano orSanizzati 2.428 corsi destinati
a 23.6470 lavoratori, in parte
della città di Torino e in tutta
la provincia, nel Verbano-Cusio e nella Valle Scrivia.
Le attività formative saranno rivolte in massima parte
all’aggiornamento del personale delle piccole e medie imprese e alla riqualificazione
dei dipendenti delle grandi
aziende. La spesa complessiva calcolata per questo progetto è di 79,4 miliardi di lire,
finanziati dal Fondo sociale
europeo, dal ministero del
Lavoro, dalla Regione Piemonte e dalle aziende.
si guardano e si desiderano
gli amanti, due giovani innamorati.
La lettura che oggi viene
data del Cantico dei Cantici è
invece sapienziale, simbolica. Mons.Gianfranco Ravasi
ne ha proposto una chiave di
lettura simbolica appunto,
centrata sulle stagioni dell’
amore che ripetono la sequenza delle stagioni dell’anno. È lei, è la ragazza che
conduce con lui il gioco
amoroso, un’intuizione modernissima della parità della
donna nel rapporto di coppia.
Nella primavera che vede
fiorire ed esplodere il loro
amore, la loro totale intimità
spirituale e fisica «ora che
l’inverno è passato... i fiori
sono tornati nei campi, il
tempo del canto è tornato, e
la voce della tortora ancora si
fa sentire, il fico ha messo
fuori i primi frutti e le viti
fiorite spandono fragranze»,
lei lo chiama «Dudì».
È impossibile rendere, Ravasi ha avvertito, in qualsivoglia traduzione, la forza
espressiva, poetica di una lingua come l’antico ebraico del
Cantico, povera nel lessico
quanto ricca in ogni parola di
sfaccettature, di implicazioni
di senso, di immagine. È riduttivo tradurre «Dudì» con
«mio diletto», è un nomignolo di quelli che si scambiano
nell’intimità gli amanti,
esclusivo, espressivo di complice tenerezza. Eppure c’è
un sottile simbolismo nel nome che lei dà all’amato, il
nome richiama quello di David, il grande re, il mediatore
del rapporto difende col Dio
dell’elezione.
La primavera dell’innamoramento, l’estate bruciante
per la «Bottega
»
A poco più di un anno dalla sua nascita l’associazione
«La bottega del possibile» fa
il bilancio delle proprie attività e propone nuovi progetti.
«Il nostro obiettivo specifico
- spiega Mariena Scassellati
Gaietti, presidente e fondatrice dell’associazione - è quello di promuovere la cultura
della domiciliarità attraverso
interventi culturali, informativi, formativi affinché soprattutto la persona in difficoltà
possa continuare a vivere nel
suo contesto, considerando
che l’unica risposta possibile
non può e non deve essere solo il ricovero». L’associazione
di volontariato, e non a fini di
lucro, conta già al suo attivo
oltre 160 aderenti, di tutte le
età e professioni, residenti soprattutto in Piemonte ma provenienti anche da altre regioni, e ha visto a livello locale
una buona accoglienza sia da
parte del mondo cattolico che
da parte della Chiesa valdese,
che con alcuni dei suoi esponenti è presente sia tra i fondatori che tra gli aderenti.
«La nostra associazione spiega ancora Scassellati Gaietti - è una proposta di un
progetto adottabile dalla comunità locale e vuole promuovere una politica di rete,
integrata tra risorse sul territorio tra pubblico e privato
non selvaggio, privato sociale
e volontariato, per sostenere
la famiglia, per aiutare chi
aiuta. Si vuole inoltre dimostrare la fattibilità in moltissime situazioni del mantenimento nel contesto significa
della passione e della gioia
del possesso è il momento
della felicità scambievole dei
due amanti. Lui è felice nella
misura che dà felicità a lei e
così, reciprocamente, lei con
lui. Questa scoperta della valenza della comunicazione
spirituale della coppia che vive e gioisce dell’amore carnale sembra una scoperta dei
nostri tempi che vedono la
sessualità libera, seppur degradata, sconciata da mille
mercificazioni. Invece è già
negli antichi testi della Bibbia ebraica.
Sono quadri impressionisti,
Ravasi ha fatto notare, quelli
che il poeta del Cantico ci
mostra come fondali di questo amore, descrittivi di emozioni. Ma gli amanti non resteranno sempre in fiore,
l’incantamento della primavera sarà di breve durata. Seguirà l’estate che farà bruciare la passione e la consumerà col suo stesso fuoco,
poi l’autunno e l’inverno,
splendidi anch’essi di colori,
di emozioni: ma ora si porrà
all’eros la domanda, saprà
reggere al tempo? Qui si misura il profitto che gli innamorati sapranno fare del dono dell’eros. Qui si vede se
lo stupore, il riconoscimento
meravigliato dell’altro si tramuteranno in tenerezza, in
assunzione di responsabilità
e l’amore di coppia creaturale saprà allargarsi a dar senso
a tutte le altre relazioni umane, sociali. Così l’eros aprirà
l’interrogativo dell’agape, la
compenetrazione con l’agape, il carattere sociale dell’amore, il dono di sé nella continuità dei figli, nella famiglia, nei rapporti con gli altri,
con le istituzioni.
tivo per la persona». Nel corso di questo anno appena trascorso la Bottega del possibile ha avviato una proposta
formativa per gli assistenti
domiciliari denominata «la
borsa degli attrezzi», con la
presenza di operatori provenienti da oltre 11 zone del
Piemonte, che stanno svolgendo incontri trimestrali, seminari e hanno aderito a diverse iniziative a livello regionale. Tra i progetti più importanti a breve scadenza ci
sono l’attivazione di un centro di documentazione, arricchito da una biblioteca a disposizione di studenti, amministratori locali e di quanti
vorranno approfondire le tematiche legate ai servizi sociali e alla domiciliarità, e
inoltre l’incontro annuale
«Punto di ascolto sulla domiciliarità» che vuole essere un
momento di incontro tra
quanti ruotano attorno all’associazione, per dibattere, proporre, discutere il cammino
svolto e da svolgere.
L’incontro di quest’anno
si svolgerà a Torre Pellice il
2 e 3 giugno prossimi e avrà
per tema «Il sostegno alla
persona e alla famiglia», sono infatti previsti interventi di esperti in geriatria, di
psicologi e assistenti sociali e
di esperti di problematiche
territoriali. Per partecipare a
quest’incontro è possibile far
pervenire la propria adesione
entro il 30 aprile alla sede
dell’associazione. Torre Pellice in viale Trentb 7, telefono e fax 0121-953377.
Una raccolta di racconti reali
Specchi di vita
_______ROBERTO PEYBOT_________
À Frankie Lo Bue, con
riconoscenza per il
suo messaggio di umanità, libertà e dignità che da cinquant’anni in noi vive ancora». Con questa dedica inizia
il nuovo libro, appena pubblicato, di Elena Ravazzini Corsani*. L’autrice è già nota per
due precedenti pubblicazioni:
Barriere di carta, sui problemi dell’handicap in età scolastica, e L’aquilone sull’armadio, diario di guerra di un’
adolescente.
Questa volta si tratta di dodici racconti tratti da esperienze personali e da testimonianze ricevute, che abbracciano un periodo di tempo
che va dalla vigilia della seconda guerra mondiale (quando si dava ancora la biancheria da lavare alle lavandaie...)
ai giorni nostri. Sono brevi
storie che ci parlano di un microcosmo con i suoi dolori, i
suoi momenti lieti, con i problemi quotidiani, e a sua volta specchio fedele (da cui il
titolo) della nostra società.
Diversi infatti sono gli argomenti trattati o anche solo accennati: dalla guerra alla Resistenza, dall’handicap agli
immigrati, dal problema della
droga a quello degli anziani,
e c’è anche qualche «puntata» nel mondo animale.
Alcune pagine sono soffuse
di un delicato spirito poetico
(«Un mondo diverso», «I fiori sul tetto»), altre sono pervase da un forte senso' etico
(«Franco e Marisa»), altre ancora costituiscono una denuncia non priva di autocritica
(«Gli extracomunitari») oppure un sorridente apologo
(«Il condominio»).
Forse, a livello locale, un
particolare accenno meritano
il secondo e il terzo racconto,
tenendo anche presente che
stiamo vivendo il cinquantenario della Liberazione. Nel
primo dei due («La famiglia
ebrea») si ricorda la straordinaria ospitalità che il paese di
Rorà diede agli ebrei fuggiti
dalle persecuzioni della città:
essi vennero a costituire ben
l’8 per cento della locale popolazione, senza mai una delazione, malgrado i grossi rischi di rappresaglie. Nell’altro («La piccola guerra»)
l’autrice rammenta l’alta e
umanitaria azione dell’Ospedale valdese di Torre Pellice
e l’indimenticabile opera della direttrice suor Melania e
dei suoi collaboratori.
Le persone più anziane che
leggeranno questo libro troveranno motivi per ricordare
e per rivivere certe situazioni;
per quelle più giovani esso
costituirà un’occasione di apprendimento e di riflessione.
(*) Elena Ravazzini Corsani,
La via degli specchi: Torre Pellice, ed. «Lo Bue», 1^95, pp 93, £
14.000.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.200
FM 96.500
tei. 0121/91.507
12
PAG. IV
E E(X) Dei JJ. Va Ili ^ldesi
VENERDÌ 5 MAGGIO 1995
Posta
Visita alle
opere
delle Valli
Dopo un viaggio su diversi
treni, cinque studenti del
Centro di formazione diaconale di Firenze si ritrovano
quasi per magia nella piccola
Torre Pellice. Alcuni, ancora
una volta, provano una sensazione di stupore nel vedere le
alte e imponenti montagne
che ricordano un passato denso di significato storico.
Come ogni anno il Centro
organizza per i suoi studenti
delle visite guidate per conoscere le varie opere evangeliche in Italia. Quest’anno il
Comitato'e i docenti hanno
previsto un incontro (dal 24
al 26 marzo) con i responsabili delle principali opere delle Valli; per motivi organizzativi la visita si è poi ridotta
a soli tre incontri, rivelatisi
però molto importanti e stimolanti.
La prima sera siamo stati
ospiti deirUnione giovanile
dei Coppieri a Torre Pellice,
per uno scambio di esperienze e giochi. Il giorno successivo, guidati da Toti Rochat,
abbiamo visitato l’Asilo dei
vecchi di San Giovanni e
l’Ospedale valdese di Torre;
in entrambe le strutture, sia
per il panorama che per la
tranquillità del posto, si respira un clima diverso da
quello di un’opera evangelica
immersa in una grande città
dove gli operatori devono relazionarsi con le differenti
problematiche dovute alle
realtà sociali in cui sono inserite. Nelle Valli invece ciò
che maggiormente si evidenzia è la storia individuale delle singole opere, così affascinante, in cui la forte identità
valdese è ancora presente e si
manifesta concretamente attraverso il lavoro dei singoli
operatori.
La sensazione che abbiamo
provato entrando nell’Asilo
dei vecchi è stata di pace e
tranquillità. Gli anziani che
abbiamo incontrato nelle salette e nei corridoi ci sono
sembrati sereni nonostante il
loro stato di sofferenza, proprio perché, come ci ha spiegato il direttore, non risentono troppo del distacco dalla
loro vita condotta precedentemente, grazie anche alla possibilità di ricreare il loro ambiente nelle loro camere. Altra nota positiva è il senso di
rispetto umano che intercorre
fra gli ospiti dell’Asilo e gli
operatori, e tra questi ultimi e
il direttore della struttura.
Anche l’Ospedale valdese,
efficientissimo e dotato di
macchinari modernissimi, è
stato concepito come luogo in
cui i pazienti si possano trovare il più possibile a loro
agio; non è infatti per nulla
paragonabile agli enormi casermoni ospedalieri delle
grandi città, in cui il singolo
si trova anche a dormire nei
corridoi.
L’ultima struttura visitata è
stata la Comunità alloggio di
via Angrogna che ci ha ospitati per il pranzo. La casa,
forse troppo grande per l’esiguo numero di bambini residenti, è ben ubicata in un ampio spazio verde, proprio per
il ridotto numero dei bambini,
attualmente otto, e l’elevato
PINEROLO VINCE IN TRASFERTA — Opposto al già
retrocesso Rapallo, il Pinerolo ottiene un successo all’ultimo
minuto che gli consente di mantenersi nella prima metà della
classifica a due turni dal termine. 11 punteggio di 2 a 1 è maturato grazie alle reti di Mollica dopo pochi minuti di gioco e di
Pallitto a tempo scaduto e con la squadra ligure in inferiorità
numerica per l’espulsione di un giocatore; in mezzo c’è stata la
rete della squadra di casa e alcune buone azioni da entrambe le
parti. Per il Pinerolo dei giovani la soddisfazione di essere la,
migliore squadra della provincia di Torino dopo Juve e Toro.
CORSA PODISTICA «DELLA LIBERAZIONE» — Organizzata dall’Anpi di Lusema, in collaborazione con la Pro
Loco e il 3S, si è disputata lunedì 24 aprile, a Lusema S. Giovanni, la «Corsa podistica della Liberazione». Sotto la pioggia
battente molti atleti provenienti da svariate zone del Piemonte
si sono sfidati a coppie. La gara, riservata alla categoria assoluta, si è infatti disputata con la formula della staffetta a due, il
primo frazionista in salita, il secondo in discesa. L’hanno spuntata Diego Comunanza e Davide Franchino (Giò 22 Rivera) in
28’21”, seguiti dai locali Renato Agli e Gualtiero Falco in
28’23”, Claudio Sobrero ed Enzo Graglia in 28’47”, Gabriele
Barra e Sergio Ravizza in 29’07”, Roberto Saretto e Massimiliano Buonpensiero in 29’21”; tra le donne affermazione di
Franca Tonietti e Claudia Bertinat in 42’50”.
A margine della manifestazione c’è stato spazio per gare di
contorno riservate alle categorie giovanili; sul circuito cittadino hanno vinto Elena Roberto (Pomaretto, esord. femm.).
Marco Olivero (Scalenghe, esord. masch.), Andrea Barai (Pomaretto, ragazzi), Stefania Marguari (Giò 22, cadette), Gabriele Abate (Giò 22, allievi).
Giovedì 4 maggio, ore 21
nel tempio valdese di Torre Pellice
Venerdì 5 maggio, ore 20,30
nel tempio valdese di Pomaretto
Sabato 6 maggio, ore 21
nel tempio valdese di Torino
corso Vittorio Emanuele II
sueño grande
Canti delVAmerica Latina
Nell’interpretazione straordinaria
del Grupo Coral Vaidense
Colonia Vaidense (Uruguay)
numero degli educatori, ben
cinque di cui uno residente
nella struttura, è possibile
l’instaurarsi di rapporti affettivi più stretti e profondi, che
concorrono a rendere più serena la vita.
Ciò che accomuna tutte
queste visite e che teniamo a
sottolineare è il forte senso di
o'spitalità e disponibilità da
parte degli operatori e degli
organizzatori che hanno reso
questo soggiorno molto gradevole. Ci auguriamo che gli
stimoli ricevuti in questi
giorni ci possano aiutare e
contribuire al miglioramento
della testimonianza del messaggio di Cristo nelle opere e
che costituiscano per noi degli incentivi a rendere migliore il lavoro e la qualità
dei rapporti tra le strutture e
il contesto sociale in cui sono
inserite.
Laura e Silvia
Centro formaz. diaconale
Firenze
L'atmosfera
del Cantico
Ho partecipato alla conferenza di mons. Ravasi a Pinerolo sul Cantico dei Cantici,
per rivivere il ricordo di quelle perle, scoperte uscendo
dalla guerra, dopo averne patito la violenza come gli altri
giovani di allora.
L’esegeta ha messo in evidenza che il Cantico dei Cantici inizia con il bacio della
coppia. Lei e lui con le loro
emozioni, la loro autobiografia sullo sfondo della prima
San Germano
Hölderlin
Express
a Cantavalli
Dopo una serie di spettacoli nelle alte valli, Cantavalli
scende sabato 6 maggio nella
zona bassa, a San Germano
Chisone, nel tempio valdese;
ospiti della serata saranno i
tedeschi del Baden-Württemberg «Höl-derlin Express»,
per la prima volta in Italia. Si
tratta di un gruppo emerso alla grande nel 1993 al Rudolstadt Folk & Tanz Festival, il
più importante appuntamento, per la musica popolare,
dell’Europa centrale.
La loro musica, costruita
intorno al dialogo serrato fra
violino e fisarmonica, su un
sottofondo ritmico-armonico
di chitarra e percussioni, è
una fusione di influenze diverse, dai ritmi dispari dei
paesi dell’Est a reminiscenze
della musica celtica, fino a
spunti di carattere jazzistico,
un cocktail all’insegna della
varietà con l’alternarsi di atmosfere più riflessive a melodie di grande cantabilità:
«Free folk» è il termine coniato dai commentatori per
definire la musica degli Hölderlin Express. Lo spettacolo
inizierà alle 21,15.
INFORMAGIOVANI
VAL PELLICE
Via Roma 45 - Lusema S.
Giovanni -0121/900245
informazioni su
sport, scuola, lavoro, musica,
viaggi, tempo libero
Lunedì e venerdì ore 14-17
vera. Anche se in Palestina il
sole brucia, la primavera rimane psicologica in quel paradiso, parola persiana che significa parco reale. Nel cantico la donna conduce l’uomo
da protagonista nei meandri
dell’amore, chiamandolo:
Dodi, il mio diletto.
Ravasi ha illustrato ai giovani presenti il corpo come
appare dal teso biblico: i seni
come caprini danzanti, i piedi, le gambe, il grembo, gli
occhi incantevoli, il tutto in
trasformazione di amore cosmico, in cui l’amato è un
sacchetto di mirra che pernotta tra i due seni e tutto il corpo diviene il grande sogno
nel canto delle emozioni. Ha
citato Lutero e l’appetitus
della sua donna, l’eros sentimento e l’amore trascendente, la sessualità.
L’atmosfera mistico-allegorica del cantico, descritta
in un tripudio musicale, mi
aveva per antitesi rievocato il
versetto di Genesi 6, 6: «L’Eterno si pentì d’aver fatto
l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo». La risposta fu: «Dio punisce l’iniquità dei padri sui figli fino
alla terza e alla quarta generazione» (Numeri 14,18).
La giustizia deve avere il
suo corso. Ma l’amore è più
forte della giustizia. Dalla deduzione sul commento ascoltato come dalla lettura personale del Canticò dei Cantici
scaturisce la grande importanza del corpo uscito dalle
mani del créatore e la cura da
affidare finalmente ai giovani
nuovi del secolo vecchio che
sta per tramontare.
Lucia Gallo Scroppo
Torre Pellice
POMARETTO — Le
prossime riunioni quartierali si svolgeranno il 4
maggio, ore 15, alla Paiola,
il 5 alle ore 20,30 a Perosa
e l’8, alle 20, ai Masselli.
• Mercoledì 10 maggio
l’Unione femminile invita
per un’agape fraterna gli
ospiti dell’Asilo dei vecchi
di San Germano.
VILLASECCA —
L’assemblea di chiesa di
fine anno è convocata nel
corso del culto ai Chiotti
domenica 14 maggio;
all’ordine del giorno l’esame della relazione morale
del Concistoro e l’elezione
dei deputati al Sinodo e alla Conferenza distrettuale.
ANGROGNA — Domenica 7 maggio, alle 10,
nella sala unionista del capoluogo, si terrà l’assemblea di chiesa di fine anno;
dopo un breve culto del
past. Giorgio Tourn, il
Concistoro presenterà la
relazione annua e si parlerà dell’attività delle
strutture ricettive.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Per organizzare le manifestazioni per i
100 anni dell’Asilo è prevista una riunione delle
varie attività interessate al
programma venerdì 5
maggio alle 20,45, presso
il presbiterio.
VILLAR PELLICE —
Nel pomeriggio di sabato
13 maggio il Concistoro
incontrerà ì giovani dei
primi tre corsi di catechismo.
Appuntamenti
4 maggio, giovedì — TORINO: Alle 18, inaugurazione della
mostra «Mafia disegnata»; circa
200 disegni di vignettisti sul tema, presso la galleria di San Filippo in via M. Vittoria 5; l’esposizione resterà aperta fino al 3
giugno dalle 10-12,30 e 15-19.
4 maggio, giovedì — PINEROLO: Alle 20,30, al teatro-incontro di via Caprini, l’Usl 10
promuove un incontro al titolo
«L’azienda Usi dialoga con il
cittadino». Intervengono il direttore generale dell’Usi 10, Bissone, il sindaco e il presidente
dell’Ordine dei medici; verrà
presentata la ricerca «Dal progetto miglioramento qualità al dialogo con i cittadini».
$ maggio, venerdì — PINASCA: Alle 20 è convocato il primo Consiglio comunale di Rinasca in cui il sindaco presenterà la
nuova giunta e il programma per
il quadriennio ’95-99.
5 maggio, venerdì — CAVOUR: Alle 21, presso la biblioteca comunale in via Dante Alighieri 7, serata sul significato
della Resistenza e della lotta di
Liberazione; intervengono Bruna
Peyrot ed Elvio Passone.
6 maggio, sabato — COMI ANA: Presso la confraternita
dei santi Rocco e Sebastiano, alle
ore 21, concerto dei cori Eric
Boucie e Coro alpino Valpellice.
6 maggio, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle ore
21, nella chiesa del Sacro Cuore,
concerto di chitarra con musica
antica e moderna presentata da
Claudio Marcotulli che eseguirà
brani di Sor, Rodrigo, Barrios,
Duarte, Ponce, Ginastera.
6 maggio, sabato — TORRE
PELLICE: Alle 15, presso il
Centro culturale valdese, riunione dei collaboratori e amici della
biblioteca.
6 maggio, sabato — PINEROLO: Alle ore 21 in piazza
Fontana l’Admo, associazione
per il dono del midollo osseo, organizza il «concert for Rossano»,
il giovane villarese stroncato dalla leucemia all’età di 20 anni, lasciando un appello affinché tutti
si impegnino nella difficile lotta
contro la malattia. Sul palco saliranno i gruppi «Sinergia», «3gloditi» «Joy of giving».
6 e 7 maggio, sabato e domenica — PINEROLO: Nel centro
storico si svolgerà il tradizionale
mercatino delle pulci.
7 maggio, domenica —
TORRE PELLICE: Alle 16,
nella sala dell’Esercito della Salvezza, in occasione della Festa
della mamma, pomeriggio musicale con il duo pianistico Rapini
Brunetta, insegnanti al Conservatorio di Torino che eseguirà musiche di Schubert e Peyretti.
7-13 maggio — TORRE
PELLICE: Il commissario Francy Cachelin, già responsabile
dell’Esercito della Salvezza in
Germania e Gran Bretagna, parlerà tutte le sere alle 20,30 sul tema: «Gesù: per noi non una teoria, ma una realtà di vita» e tutti i
pomeriggi, dall’8 al 12, alle 16,
presenterà «Le profezie di Gesù». Le riunioni si terranno nella
sala deH’E.se»cito della Salvezza
in via Cavour, tranne quella del
9 maggio sera, che avrà luogo al
cinema Trento. Domenica 14
maggio ci sarà un pranzo comunitario per il quale bisogna prenotarsi entro FU maggio.
9 maggio, martedì — TORRE PELLICE: Alle 16,30, presso la biblioteca della Casa valdese, per il corso di storia della vai
Pellice nel ’900, lezione di Lorenzo Tibaldo su «Ricostruzione,
democrazia, sindacato».
12 maggio, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 20,45, presso la sala della Comunità montana, per il gruppo di studio Val
Lucerna, Franca Debenedetti
Loewenthal e Marco Baltieri presenteranno «La via degli specchi», 12 racconti per ragazzi di
Elena Ravazzini Corsani, ed. As.sociazione F. Lo Bue.
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 7 MAGGIO
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi 6,
tei. 81261
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 7 MAGGIO
Bobbio Pellice: Farmacia Via Maestra 44, tei. 92744
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
, PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso i distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
BARGE — Al Comunale,
venerdì 5 maggio. Gli occhi
chiusi; sabato, Sirens, sirene;
domenica, ore 15,15 17,15 19,15
21.15, lunedì, martedì e giovedì,
Leon. Feriali ore 21,15.
TORRE PELLICE — Il ci
nema Trento ha in programma
giovedì e venerdì, ore 21,15 II
prete; sabato e domenica, ore 20
e 22,10, lunedì 8 maggio, ore
21.15, Leon.
Torino
Concerto del
PRIVATO acquista mobili
vecchi-antichi e oggetti vari:
tei 0121-40181.
coro Cai-Uget
Venerdì 12 maggio, alle ore
21, presso il Conservatorio
«G. Verdi» di Torino, si tiene
un concerto del corso CaiUget. Il coro, fondato nel
1947 da Gilberto Zamara, che
ne è stato il primo direttore, e
composto da 34 voci maschili, è attualmente diretto da
Mario Allia e si dedica soprattutto alla conservazione e
alla valorizzazione del canto
di tradizione spontanea, in
particolare di quello di montagna. Il gruppo corale ha al
suo attivo oltre 600 concerti
in Italia e all’estero e una vasta produzione discografica.
I biglietti per i concerto saranno disponibili soltanto la
sera stessa presso il salone
della «Stampa» (via Roma
80), la sede del coro (Galleria
Subalpina) e il Conservatorio.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 -10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped, in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Glampiccoii
Stampa: La Ghislerìana Mondovì
Una copia L. 2.000
13
\/FNFRDÌ 5 MAGGIO 1995
PAG. 5 RIFORMA
Una mostra con eventi scenici ricostruisce a Torino gli anni del conflitto
La città rivive la quotidianità della guerra
FEDERICA TOURN
La sirena annuncia improvvisamente l’attacco
aereo. L’oscuramento è spezzato solo dalla luce delle
fotoelettriche, in lontananza
si sente l’arrivo dei bombardieri: sono nove, alzando gli
occhi li si può vedere distintamente; si scorge già il
fumo degli incendi, mentre la
contraerea risponde alle
bombe nemiche. Il rumore
dei colpi diminuisce, gli aerei
si sono allontanati: suona il
cessato allarme, la vita normale riprende e anche i
visitatori della mostra possono continuare il loro giro.
La simulazione di un bombardamento è uno degli eventi scenici proposti dalla mostra allestita in questi giorni
alla Mole Antonelliana, «Torino in guerra, 1940-1945»,
filo conduttore delle manifestazioni cittadine sul cinquantenario della Liberazione. La mostra ha un andamento cinematografico: infatti, al tradizionale impianto
museale dell’esposizione di
oggetti e documenti affianca
strumenti più dinamici: innanzitutto la proiezione di un
video-documentario sulla
città durante la guerra, realizzato apposta per la mostra, e
poi gli eventi scenici che si
sovrappongono al film nei
momenti più drammatici di
quegli anni: i bombardamenti, l’occupazione nazista, lo
sciopero del marzo 1944, le
rappresaglie tedesche.
L’esposizione dei materiali
è divisa in cinque sezioni: i
bombardamenti, l’economia
e i servizi pubblici, la vita
quotidiana, il potere e infine
la guerra in città e l’insurrezione; tutte hanno il loro
punto di riferimento nella
mappa di Torino, che aiuta il
visitatore a collocare con precisione i dati storiografici.
Dal punto di vista documentario, la mostra si avvale
di un arhpio apparato di fonti,
che spesso svelano delle foto
inedite, oppure foto curiose
come quella, scattata all’angolo tra corso Sommeiller e
via Nizza, di un tram deragliato a causa della maldestra guida di un fascista durante lo sciopero preinsurrezionale dell’aprile del ’45.
Foto che riprendono la Torino di allora, con gli edifici
del centro semidistrutti, le
Lo sceneggiato televisivo su Giuseppe
Dìo agisce nascosto
JUINA MAFFEI
Davvero una bella storia!
Sì, dopo la visione del
Giuseppe televisivo l’esclamazione è spontanea, proprio
come dopo la lettura dell’episodio biblico corrispondente
che occupa ben 13 capitoli
del libro della Genesi. Una
storia bella e piena di colpi di
scena che non può non essere
ricordata anche dai milioni di
telespettatori dell’ultima fatica del regista Roger Young.
La coproduzione internazionale sulla base di personaggi
e storie della Bibbia continua
e il «prodotto finito» Giuseppe appare finora il meglio
riuscito.
Due i motivi che hanno a
parer mio reso l’operazione
più agevole delle precedenti.
Abramo e Giacobbe. Uno è
senz’altro la storia in sé e per
sé: essa si offre a chiunque
voglia sceneggiarla come una
storia ricca di azione, di umanità, di personaggi ben caratterizzati e con un filo conduttore assai chiaro. I commentatori biblici sono concordi
nglT affermare la sostanziale
unitarietà del testo biblico che
si presenta letterariamente come una novella. Questo ha
aiutato gli sceneggiatori, James Carrington e Lionel
Chetwynd, a non doversi
staccare dal testo biblico per
creare artificialmente i passaggi logici necessari all’azione filmica, cosa che è stato
invece fatto per i film precedenti che si basavano su testi
molto più frammentari e redazionalmente più complessi.
Secondo motivo è l’azione
di Dio, che negli episodi biblici relativi a Giuseppe è
molto meno esplicita. Non ci
sono vocazioni, non ci sono
apparizioni, non avvengono
stravolgimenti atmosferici.
Tutta l’azione di Dio è come
nascosta- nelle vicende tutte
umane che si svolgono fra
Canaan e l’Egitto. Dunque
anche qui il lavoro di sceneggiatura è stato favorito, perché la cosa più difficile è proprio rendere per immagini chi
è per sua natura non immagi
II prof. Daniele Garrone
nabile e non rappresentabile.
Nell’intreccio degli avvenimenti, degli incontri e degli
scontri, a dispetto della volubilità degli stati d’animo, delle gelosie e delle vendette, attraverso i sogni, i pensieri, le
parole dei tormentati protagonisti Dio si affacciava, a tratti
spettatore fra gli altri, a momenti suggeritore discreto,
per manifestarsi alla fine come colui che sa volgere la
cattiveria e la violenza in libera azione di grazia. Tutto
questo ritengo sia stato reso
molto bene nel film.
«In ogni caso - afferma il
prof. Daniele Garrone, che è
stato come per le altre produzioni uno dei consulenti biblici - c’è stata una buona collaborazione fra consulenti e
sceneggiatori. Molti dei suggerimenti fatti sono stati accolti e la proposta di sceneggiatura opportunamente modificata. In genere il lavoro,
che procede anche per le
prossime produzioni, il Mosè
attualmente in lavorazione, il
film su Deborah e su Sansone
e Samuele di cui abbiamo appena visto alcune bozze di
sceneggiatura, è molto serio
anche se le scelte finali rimangono dello sceneggiatore
che ne porta la responsabilità.
Ho trovato particolarmente
ben riuscita la scena della seduzione di Giuseppe da parte
della moglie di Potifar, a cui
que.st’ultimo alla fine si sottrae, ma a fatica. Molto umano, molto moderno!».
macerie delle fabbriche della
Fiat Mirafiori, del Lingotto e
della Lancia, le strade vuote
ma anche il lavoro degli operai e i diversi momenti della
(difficile) vita di tutti i giorni.
Come difendersi dal freddo
di quell’ultimo inverno prima
della Liberàzione, come trovare i viveri quando persino il
sale scarseggia; e ancora sorprende il contrasto tra le difficoltà quotidiane dei torinesi e
la capacità di rivolta della
città, documentata nelle azioni partigiane o nel sacrificio
delle vittime del Martinetto.
G il dissenso, e la rabbia di
alcuni murales antifascisti,
fotografati e schedati dalla
polizia: «Perché quel ladro di
Mussolini non manda i suoi
porci figli a combattere contro la Francia, compreso quel
gargagnano di Ciano?» si legge in una scritta del 1940.
Tuttavia le adesioni al Pnf
non mancavano certo: nel ’39,
nella sola città c’erano 59.962
donne iscritte e 67.852 uomini, a cui si aggiungono le
71.614 donne e i 46.745 uomini della provincia, senza
contare le organizzazioni giovanili e l’Opera nazionale
dopolavoro, che da sola rac
coglieva 228.456 aderenti. E
se il decalogo cittadino sentenzia al suo primo articolo
«Ricordati che Mussolini ha
sempre ragione», due negozi
in Torino affiggono il vergognoso cartello «qui gli ebrei
non sono graditi», in accordo
con le disposizioni di Buffarini Guidi sull’arresto e l’invio degli ebrei ai campi di
concentramento.
Singolare è invece la raccolta degli ex voto del santuario della Consolata, ringraziamento per una casa
scampata a un bombardamento o per un «felice ritorno dalla Germania» di ex deportati sopravvissuti ai campi
di concentramento.
Interessante è il catalogo
della mostra che presenta, oltre a numerose fotografie e
dati accurati sul periodo in
questione, anche un diario
inedito dal 1939 al 1945 di
Carla Guidetti Serra Spriano,
brevi annotazioni sulla guerra in città vista con gli occhi
di una ragazza di 17 anni. La
mostra è aperta fino al 28
maggio tutti i giorni tranne il
lunedì dalle 9,30 alle 13 e
dalle 14,30 alle 19. Ingresso
9.000 lire, ridotti 5.000.
Un dibattito a Livorno
Una libertà dì tutti
ANNA PETROSILLO
Il 17 febbraio 1848 il re
Carlo Alberto, con l’emanazione delle «Lettere Patenti», riconobbe ai valdesi i diritti civili e politici. In occasione di questo anniversario,
il 15 febbraio, nella chiesa
valdese di Livorno, si è tenuta una conferenza alla quale
hanno partecipato Ugo Spadoni e Alessandro Pizzorusso, rispettivamente docenti
della Facoltà di Giurisprudenza e di Scienze politiche
presso l’Università di Pisa.
La conferenza è stata presieduta dal presidente del
Consiglio di chiesa e dell’
Unione predicatori locali,
Gabriele Lala, che ha voluto
mettere in risalto un aspetto
teologico fondamentale del
protestantesimo ribadendo
che la salvezza è un dono
gratuito di Dio. Le opere, anche se non determinano la
salvezza, devono comunque
essere compiute in maniera
gioiosa e ispirate al bene comune; da ciò deriva che la
vocazione del credente deve
essere la libertà, intesa come
sforzo quotidiano per realizzare gli obbiettivi rispondenti
alla nostra fede, che non è solo ecclesiastica bensì anche
laica. Lala a tal proposito ha
citato le parole della martire
della Repubblica napoletana
Eleonora Fonseca Pimentel
(«La libertà non può amarsi
per metà, non produce i suoi
miracoli che presso i popoli
tutto affatto liberi»), e di
Paolo, («Non adattatevi alla
mentalità di questo mondo».
Romani 12, 2).
Fin dal 1848 gli evangelici
italiani si sono trovati di fronte al difficile contrasto tra la
condizione di cittadino e
quella di credente e tra obbedienza alle leggi dello stato e
la libertà di coscienza. Il professor Spadoni ha quindi voluto sottolineare come la libertà sia un diritto inalienabile dell’uomo, al pari di altri
diritti anch’essi fondamentali.
La libertà è tale quando si
concretizza nella libertà civile
e politica dell’uomo, come
viene esplicitato dal famoso
articolo 16 del 1789. Essa solitamente viene rivendicata
proprio quando diventa privilegio di pochi a danno di
molti, come accadde per
esempio, in Italia con l’avvento del fascismo. Il fascismo fu un valido sostegno per
la Chiesa cattolica, in quanto
di fatto negava la libertà ad
altre espressioni religiose (ricordiamo che Pio IX aveva
indicato in Mussolini «l’uomo che la provvidenza ci ha
fatto incontrare»).
Il contrasto tra stato e chiesa si creò soprattutto quando,
con il Sillabo di Pio IX, si ribadì che la religione cattolica
era l’unica religione dello stato. A ciò seguirono poi il
dogma dell’infallibilità papale e la rivendicazione del dominio temporale e del monopolio cattolico dell’insegnamento nelle scuole. Spadoni,
concludendo il proprio intervento, ha affermato che tra
cittadino e credente non ci
dovrebbe essere alcuno steccato se lo stato in cui viviamo
fosse in tutto e per tutto democratico.
Pizzorusso ha invece ricordato la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che
fu approvata dall’Onu nel
1948, citando due articoli di
grande importanza: il divieto
di discriminazione per motivi
religiosi e la libertà religiosa
nel suo duplice aspetto di libertà di diverso pensiero e di
educazione religiosa. Una
sentenza, per noi protestanti,
di grande importanza fu quella del recente 1989, nella quale la Corte sancì la non obbligatorietà dell’insegnamento
religioso nelle scuole pubbliche riaffermando così il principio della laicità statale.
Pizzorusso ha concluso osservando come l’ordinamento
costituzionale italiano abbia
finito per accogliere nuovamente i principi della separazione dei poteri temporali e
statali, di parità di condizione
fra diverse religioni e della
laicità dello stato, che erano
già stati posti a base del Risorgimento nazionale.
Torino: via Sacchi bombardata nei 1942
«Protestantesimo» in televisione
La Liberazione
e il perdono cristiano
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
Trei servizipresentàtinella trasmissione di domenica 23 aprile. Il primo concerneva l’Intesa tra lo Repubblica italiana e l’Unione delle
chiese battiste, di cui il Senato ha approvato la conversione in legge. Annotiamo i motivi di soddisfazione espressi
dal presidente dell’Ucebi, Renato Maiocchi:
- il passaggio dalla concezione di culto ammesso al riconoscimento di confessione
cristiana nei confronti del
batti smo italiano da parte dello stato;
- l’attuazione concreta di
questo riconoscimento nei diritti riguardanti la celebrazione dei matrimoni, la defiscalizzazione delle offerte, la cura pastorale nelle carceri, negli ospedali, nelle caserme, la
possibilità di non avvalersi
dell’insegnamento scolastico
della religione cattolica;
- il segnale positivo, che
ne risulta, di accettazione
piena di una «diversità», in
un tempo di spinte in senso
contrario.
Il secondo servizio intendeva offrire una valutazione
della recente enciclica papale
«Evangelium vitae». Si sono
espressi in un’intervista il segretario generale del Consiglio equmenico delle chiese,
Konrad Raiser e, in studio, la
pastora Maria Bonafede, il
prof. Paolo Ricca e il teologo
cattolico Carlo Molari.
Da parte protestante le opinioni, prevalentemente concordi, possono essere così sintetizzate: la preoccupazione
dell’enciclica per la salvaguardia e il rispetto per la vita
è ovviamente condivisibile e
condivisa, ma sussiste un forte dissenso sulle priorità indicate e sullo spirito legalistico
che la anima. Si osserva un’
attenzione ossessiva sui temi
dell’aborto e dell’eutanasia
mentre l’ordine di importanza
dovrebbe contemplare anzitutto la guerra e successivamente la pena di morte e la
distruzione dell’ambiente e
degli animali (su quest’ultimo
punto, come pure sulla droga,
il silenzio è totale).
Inoltre aborto e contraccezione non dovrebbero essere
posti sullo stesso piano. Manca infine un appello alla responsabilità individuale in
quanto tutto è ricompreso in
una normativa inappellabile
che presuppone condanna anziché liberazione e non si fa
carico della complessità dei
problemi. La difesa del documento da parte di don Molari
è parsa debole e non argomentata nel suo tentativo di
trovare elementi positivi «al
di là del linguaggio». Nonostante questo il teologo ritiene che il dialogo ecumenico
non ne sia danneggiato in
quanto il contrasto «stimola
in confronto». È evidente, ha
tuttavia osservato Paolo Ricca, che una pastorale comune
sui temi dell’etica è a questo
punto impensabile.
L’ultimo servizio ha avuto
per tema il significato da dare
alla ricorrenza del cinquantenario della Liberazione sulla
base di due interviste, allo
scrittore Nuto Revelli e al pastore Giorgio Bouchard. Revelli ha spiegato di essere pervenuto con fatica a riconoscere che «non tutti i tedeschi sono uguali» (si veda il suo ultimo libro. Il disperso di Marburg). Tuttavia questa affermazione, solo apparentemente
semplicistica, non comporta
che egli ritenga superato il pericolo del fascismo e di ideologie collegate. Non vede infatti riconciliazione possibile
con chi a queste ultime si ispira ancora (agli inizi degli anni
’80 Revelli stesso fu aggredito da giovani picchiatori in
quanto ex partigiano).
Per Bouchard è indispensabile la distinzione' fra le persone e le forze demoniache
(come nazismo e fascismo),
comunque il bilancio nei confronti di chi ha voluto e sostenuto queste forze non può che
essere estremamente severo e
senza mistificazioni. Tutto
questo può coesistere con gli
imperativi cristiani del perdono e della pietà (che Bouchard prova tuttora al ricordo
personale di quattro giovani
tedeschi uccisi in un’azione
partigiana) purché non si alteri la verità dei fatti.
14
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 5 MAGGIO 199.S
Agenda
SONDRIO — Giovanni Franzoni presenta
il suo ultimo libro dal titolo «Il diavolo, mio
fratello». L'iniziativa si tiene alle ore 21,
nella sala del Centro evangelico di cultura,
in via Malta 16.
MILANO — Si tiene un incontro del circuito delle chiese valdesi e metodiste sui
«Ministeri cristiani e il loro esercizio nella
chiesa»: ore 9,30, presso la chiesa metodista
di via Porro Lambertenghi 28.
SUSA — La pastora Daniefa Di Carlo e Pinuccia Bertone, delle Adi, parlano sul tema «La Bibbia
delle donne: storia del movimento femminista»: ore 20,30,
nella chiesa valdese di via Mazzini.
PORDENONE — Prima giornata del raduno evangelistico delle Chiese evangeliche locali; musica Gospel e predicazione dell’Evangelo. La manifestazione si chiuderà domenica 7 maggio.
CERIGNOLA — Incontro biblico con il
prof. Yann Redalié sul tema «Una rilettura
del Nuovo Testamento: le lettere di Paolo
quale contestazione ed edificazione per le
chiese»: ore 11,30, presso la chiesa valdese.
GENOVA SESTRI — In occasione del
centenario del tempio della Chiesa metodista si tiene la festa delle corali.
BARI — Incontro pastorale sul tema
deir animazione biblica; partecipa il prof.
Yann Redalié, docente di Nuovo Testamento alla Facoltà valdese di teologia: ore 9,30,
alla «casetta» di via Gentile 106.
BIELLA — La Chiesa valdese ha programmato una serie di iniziative sui temi culturali. In quest’ambito il pastore Gianni Genre
parla sul tema «La sessualità nella Bibbia»:
ore 21, nella Chiesa valdese.
PORTICI — La Chiesa metodista ricorda il
90° anniversario di Casa materna; alle ore 19, culto ecumenico nella parrocchia di San Ciro.
TRIESTE — NelTambito dello studio su
«La Riforma nei territori asburgici e veneti», il Centro culturale A. Schweitzer organizza la conferenza del prof. Fulvio Salimbeni sul tema: «La Riforma e le lingue nazionali»: ore 17,30, basilica di San Silvestro.
BUSSOLENO — «Donne della Riforma,
donne nella Resistenza» è il titolo di una
conversazione con la pastora Erica Tomassone e con Bruna Peyrot: ore 20,30, presso
la chiesa battista in via Torino 11.
CATANIA — «Cristianesimo e società:
progetto uomo» è il tema della 4° conferenza annuale di «Nuovi orizzonti». Intervengono Maria Caterina Patti Candarella,
Giancarlo Rinaldi, Maria Rosa Tomaselli,
Emidio Campi, Salvatore Loria: canti gospel, musica, banco libri; quota di partecipazione 90.000
lire. A partire dalle ore 9, in via Etnea 218: per informazioni 095-420398 e 095-396235.
GENOVA — Nel quadro degli incontri interconfessionali
del Sae il pastore Renzo Bertalot parla sul tema «Educare
ed essere liberi»: ore 17,15, nella sala Quadrivium in piazzetta Santa Marta; per informazioni 010-566694.
MONTEFORTE — Lezione del prof. Paolo Ricca sul tema «Un Dio non clericale? Appunti sulla vittoria dei chierici nella chiesa antica»: ore 18, presso il villaggio evangelico di via Rivarano. Organizza la Convenzione delle chiese
di Cicciano e Benevento; per informazioni 081-8248463.
ROMA — Ha inizio il II Convegno nazionale degli omosessuali credenti sul tema «Coscienza, libertà e comunione: l’omosessualità e le chiese». Relazioni di Teodora Tosatti. Franco Barbero, John J. McNeill, Toni Gallo; il convegno si chiude domenica 14 maggio. Alle ore 9, presso la
Facoltà valdese di teologia in via Pietro Cossa 42. Informazioni tei .011-9593309.
TORINO — Conferenza del past. Paolo Spanu sul tema:
«I battisti in Italia»: ore 18, chiesa di via Passalacqua 12.
MEANA DI SUSA — Festa per il 101 anniversario della Chiesa battista locale: ore
15,30 presso la chiesa in Campo del Carro.
VICENZA — Si tiene l’Assemblea annuale
del circuito delle chiese valdesi e metodiste:
ore 9,30, presso la Chiesa metodista.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
niattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico, appuntamenti e commenti di attualità. Domenica 7 e 14 maggio
predicazione del pastore Giovanna Pons.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche, trasmessa a domeniche alterne
da Raidue alle 23,30 circa e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle 8,25.
RAIDUE
AVVERTENZE: per questa rubrica inviare lettere o fax
con i programmi 15 giorni prima del venerdì di uscita.
Ricordato a Genova Sestri/il 25 aprile, il centenario della chiesa metodista
Ricordiamoci che è Dio che fa ogni cosa
ERMINIO PODESTÀ
Nonostante la pioggia battente la giornata di festa
è stata radiosa dal punto di
vista della fraternità e della
partecipazione. Il 25 aprile
circa 200 persone si sono
strette attorno alle sorelle e ai
fratelli della Chiesa metodista
di Sestri Ponente per ricordare i 100 anni di presenza
evangelica in questo quartiere. All’occasione si è associata la tradizionale «festa di popolo», consueto appuntamento del 25 aprile organizzato
dalla Federazione delle chiese
evangeliche della Liguria.
Al mattino, dopo l’esecuzione di due inni ciascuno da
parte del Gruppo ispano-americano (che ai pomeriggio allieterà ancora i presenti con
canti folcloristici e tradizionali) e della corale della Chiesa
valdese di Sampierdarena, il
pastore della Chiesa metodista
di Savona, Franco Becchino,
commentando il testo di I Corinzi 1, 10-17, ha rivisitato il
passato vissuto da questa comunità e si è proiettato verso i
giorni nostri dicendo che l’impegno del momento è quello
raccomandato da Paolo: evangelizzare perché la croce di
Cristo non sia resa vana.
Concludendo il sermone
Becchino ha fissato quattro
punti importanti, non solo per
la chiesa di Sestri, ma per tutte le chiese evangeliche della
Liguria: bisogna rinnovare le
coscienze; occorre una partecipazione intelligente alla
«polis»; occorre esternare la
nostra fede come solidarietà
ai minimi; è importante favorire il metodo della libertà,
promuovendo un pluralismo
costruttivo che possa sfociare
La comunità metodista di Sestri riunita in riva ai mare nei 1926
verso qualsiasi aggregazione
umana. Bisogna però ricordarci sempre, come chiese,
che solo Dio fa le cose nuove.
Al termine dell’agape fraterna, nella sala del Consiglio
di circoscrizione del quartiere, il prof. Giorgio Rochat ha
tenuto una conferenza sul tema «Chiese evangeliche e fascismo». L’oratore ha sostenuto la tesi che, nonostante
casi isolati e sporadici, le
chiese evangeliche, con eccezione per la chiesa pentecostale, non hanno opposto una
valida resistenza ai fascismo.
Forse perché non hanno avuto a disposizione un’alternativa adeguata per avere la possibilità di avviare una protesta convincente contro il regime; fatto sta che le chiese si
sono chiuse in se stesse espri
mendo soprattutto fedeltà alla
chiesa in quanto organizzazione. Frasi del tipo «nulla è
più forte della nostra fede»
erano alF ordine del giorno.
Rochat ha invitato i presenti
a fare autocritica o confessione di peccato perché nél 1935,
in occasione della persecuzione contro i pentecostali, le
chiese storiche non hanno fatto nulla a loro favore e perché
nel 1938, quando è iniziata la
persecuzione degli ebrei, le
stesse chiese hanno pensato
che a loro non interessasse.
In sede di dibattito, mentre
qualcuno dissentiva portando
esempi locali di impegno,
Giacomo Quartino ha espresso il desiderio che venga proposto ai voti al Sinodo del
prossimo agosto, in concomitanza con il 50° anniversario
della Liberazione, l’ordine
del giorno presentato da Vittorio Subilia e non approvato
l’8 settembre 1943, che chiedeva una confessione di peccato perché le chiese valdesi
non avevano esercitato una
valida opposizione al regime.
Una tale richiesta non deve
finire nel dimenticatoio, ma
dovrebbe essere presa in considerazione per continuare un
cammino all’insegna della difesa della libertà e del nostro
essere cristiani.
Nell’atrio della sede del
Consiglio di circoscrizione è
stata anche allestita una mo- '
stra di rievocazione storica ed
è stato inoltre pubblicato un
opuscolo dal titolo «18951995: Chiesa evangelica metodista di Sestri Ponente - Un
secolo di presenza».
Le chiese battista e valdese di Campobasso e l'anniversario della Liberazione
Chi non ricorda il passato rischia di riviverlo
CARLETTO CARLONE
Nell’ultima settimana di
marzo e nella prima di
aprile, in occasione del 50°
anniversario della conclusione della seconda guerra mondiale e della liberazione dei
campi di concentramento e
sterminio nazisti, le chiese
evangeliche battista e valdese
di Campobasso, in collaborazione con altre realtà locali
(l’associazione «Dalla parte
degli ultimi», le Acli-Cb, il
Centro per la pace solidarietà
e sviluppo), hanno organizzato una serie di manifestazioni
pubbliche.
Lager era il titolo dell’intera iniziativa, parola che riassume il complesso di eventi
accaduti tra il 1933 e il 1945
in Germania e in Europa, durante il nazismo. Quale sottotitolo è stata riportata una frase del pensatore americano
George Santayana (18631952): «Coloro che non si ricordano del passato sono condannati a riviverlo». Le due
settimane di mobilitazione,
precedute da una serie di incontri di studio, oltre ad essere stati momenti di riflessione
e di ricordo, sono state anche
giornate di confronto e di testimonianza sull’azione della
chiesa, specie quella evangelica, negli anni Trenta e Quaranta. L’iniziativa ha avuto
come asse portante una mostra storica, a cui si aggiungevano diverse proiezioni video,
quindi conferenze e dibattiti
su alcuni aspetti connessi alla
problematica in esame.
La mostra storica è stata
strutturata in modo da ripercorrere, in rapida sintesi, gli
avvenimenti che hanno preceduto lo sterminio,, a partire
dalla fine della prima guerra
mondiale. Una sezione introduttiva esponeva il senso
complessivo dell’iniziativa e
gli aspetti salienti dell’antisemitismo nel corso dei secoli:
negli oltre venti pannelli,
composti da testi scritti e immagini relative, erano poste
in successione le vicende della Germania di Weimar, la
presa di potere progressiva
dei nazisti, la «notte dei cristalli», lo scoppio della seconda guerra mondiale.
Nella parte centrale, veniva
posto in risalto proprio il lager, simbolo atroce del nazismo e della sua logica aberrante: le condizioni di vita di
sumane dei prigionieri, le punizioni, gli esperimenti pseudoscientifici a cui erano sottoposti, le camere a gas, i forni crematori.
Altri temi affrontati sono
stati quelli più propriamente
teologici: la Confessione di
Barmen, Dietrich Bonhoeffer, le voci ebraiche dopo la
Shoà, dal «pianto di Dio» di
Elie Wiesel al «Concetto di
Dio dopo Auschwitz» di
Hans Jonas. Nel complesso
emergevano chiare due domande: dov’era Dio? e dov’è
Dio? Il male assoluto di Auschwitz pesa come un macigno sui vari tentativi di dare
delle risposte oggi.
L’iniziativa, nella sua totalità, ha registrato una buona
partecipazione della cittadinanza. A distanza di qualche
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Per pastori e diaconi disposti ad aiutarci con culti
e studi biblici o conferenze, sconti particolari.
giorno, sempre nell’ambito
delle due settimane di mobilitazione, si sono avuti anche
degli incontri-dibattito. Momento culminante dell’iniziativa è stato (il 7 aprile) rincontro con Pupa Garribba,
giornalista esperta nel dialogo
tra le fedi e collaboratrice del
giornale «Confronti», e Luigi
Sagi, superstite di Auschwitz.
I due ospiti ci hanno offerto
una testimonianza diretta di
un periodo storico vissuto in
qualità di ebrei italiani, prima
discriminati e poi deportati.
Pupa Garribba, che è sempre in giro fra le elassi di ogni
ordine e grado per parlare
della sua esperienza personale e per promuovere la tolleranza e il dialogo fra le diverse culture, ha puntualizzato
l’estrema importanza di conoscere la storia, che viene
spesso dimenticata o plasmata a seconda delle necessità.
La Garribba ha vissuto sulla
propria pelle la discriminazione per motivi razziali, è
stata espulsa all’età di soli tre
anni dalle scuole, ha visto
sulla sua pagella il marchio
identificativo di appartenenza
alla razza ebraica.
Luigi Sagi ha invece ripercorso le tappe della sua deportazione, fino all’arrivo con
suo padre nel lager di Birkenau. Una testimonianza lucida, inframezzata da profonda
commozione che ha colpito i
presenti. La manifestazione
ha avuto un ottimo successo e
ha permesso alle comunità
evangeliche di essere presenti
e portare il proprio messaggio
alia città.
15
VENERDÌ 5 MAGGIO 1995
Pagina Dei Lettori
PAG. 7 RIFORMA
Il dono
delle lingue
Il dono delle lingue è il titolo che la redazione di Riforma ha dato alla mia lettera
del 24 marzo. Vorrei fare una
precisazione che riguarda la
distinzione tra il «parlare in
lingue» e il «dono delle lingue». Questi sono due aspetti
del fenomeno glossolalico. A
Pentecoste, quando si verificò
per la prima volta nella storia
della chiesa il fenomeno del
' parlare in lingue, i credenti
parlarono delle lingue a loro
sconosciute perché ripieni
dèlio Spirito Santo. Queste
lingue inintellegibili per chi
parlava non erano però sconosciute agli ascoltatori che
parlavano quelle lingue. Anche oggi quando si parla in
altre lingue capita di parlare
lingue 0 dialetti attuali oppure lingue antiche e se un qualsiasi ascoltatore conosce quel
linguaggio le potrà comprendere. Il fatto che a Pentecoste
le lingue strane incomprensibili ai centoventi erano comprensibilissime alla folla non
significa che Dio volle parlare alla folla attraverso i discepoli, o almeno non è questo lo scopo principale del fenomeno glossolalico. Lo scopo di parlare in altre lingue è
duplice: per l’edificazione
personale e per l’edificazione
della chiesa. Ora, se in un’assemblea qualche credente comincia a parlare in altre lingue più o meno fluentemente,
sta edificando se stesso e le
cose che dice nella maggior
parte dei casi non le comprende né chi le pronuncia né
chi le ascolta, tranne se nell’assemblea non c’è qualcuno
A che conosce per sua fortuna
la lingua parlata.
Quando invece si parla in
altre lingue per l’edificazione
della chiesa si deve intendere
il «dono delle lingue» dono
descritto da San Paolo nel
cap. 14 della sua prima lettera
ai Corinzi. Questo dono delle
lingue, insieme ai doni di
profezia e interpretazione, è
uno dei tre doni della parola.
Se Dio vuole comunicare un
Appello per salvare un bambino
Ruben è nostro figlio
RENATO MAIOCCHI <
Ruben Ramirez, figlio di
Blasco, pastore battista
della chiesa di Centocelle, e
di Irene, ha sette anni e la sua
unica speranza di vita è legata a un trapianto di midollo.
Questo trapianto, non tanto in
sé quanto per le particolarissime cure ehe richiede prima
e dopo l’intervento, si può fare soltanto in una clinica
svizzera, e costa più di 300
milioni di lire.
Da un certo punto di vista è
una cifra che spaventa. In altri casi abbiamo considerato
un successo la sottoscrizione
di cifre sensibilmente più
basse. Bisogna dunque agire
in modo diverso da altri casi
per raggiungere l’obiettivo.
Come?
Vi faccio una domanda; ci
sono fra noi 300 fratelli e sorelle per i quali offrire 1 milione, pur intaecando i loro
risparmi, non comporta nessuna sostanziale modificà del
loro stile di vita, nessuna vera
privazione, nessuna grave ri
nuncia? Io credo di sì. Allora,
si tratta di capire a che cos^
siamo di fronte. Non c’è da
fare un regalo né da comprare
un nuovo elettrodomestico.
C’è in famiglia un bambino al
quale possiamo salvare là vita. E siccome la famiglia è
abbastanza grande non abbiamo bisogno di usare tutti i risparmi, né di vendere la casa,
né di indebitarci per la vita,
eome pure per i nostri figli
saremmo disposti a fare.
E allora, fratelli e sorelle,
io dico che Ruben è figlio nostro. Non siamo amici più o
meno vicini che partecipano a
una sottoscrizione, ma padri e
madri che hanno un figlio al
quale, con un po’ di sacrificio, possono salvare la vita.
Da questo punto di vista, 300
milioni non sono una cifra
impossibile e già alcuni fratelli e sorelle si sono mossi in
questo senso.
Naturalmente, l’esempio
del milione è fatto per indicare il tipo di impegno che è
necessario, non la sua misura:
anche le mille lire del disoccupato, dello studente, del
pensionato al minimo sono
altrettanto preziose e talora,
come ci insegna Gesù, hanno
il profumo di un sacrificio
persino più grande.
Estenderemo l’appello ad
altre chiese sorelle (la Tavola
valdese e l’Opcemi l’hanno
già fatto proprio) in Italia e se
necessario anche all’estero,
lo diffonderemo anche al di
fuori delle chiese. Inventeremo tutto ciò che si può inventare in questi casi. Ma il
«nocciolo duro» dev’essere la
qualità dell’impegno che noi
stessi assumiamo per primi.
Le-offerte vanno versate
sul conto corrente bancario
15600 della Banca Nazionale
del Lavoro Ag. 28 di Roma,
0 sul ccp n. 20262002 intestato a Blasco Ramirez, Roma. In entrambi i casi occorre
scrivere nella causale del versamento «prò Ruben».
* Presidente dell'Ucebi
messaggio a qualcuno o alla
comunità usa il dono delle
lingue che obbligatoriamente
è seguito dal dono di interpretazione delle lingue. 1 due doni si manifestano insieme in
quanto il primo non ha senso
di esistere se non è seguito
dal secondo. Questi doni sono
per l’edificazione della chiesa, sono dati anche come segno per gli increduli, mentre
il parlare in altre lingue come
evidenza del battesimo dello
Spirito Santo è solo per il credente. Naturalmente, questi
doni vanno disciplinati essendo lo «Spirito dei profeti sottoposto ai profeti». L’apostolo Paolo ammonisce i credenti che parlano in lingue per
l’edificazione personale, dice
che per una buona armonia in
assemblea è meglio che ciò
avvenga in forma privata poiché, se tutti si mettessero a
parlare in altre lingue e in
chiesa entrassero degli estra
Riforma
Via Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
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DIRETTORE: Giorgio Gardiol
VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
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Maurizio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca
Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paolo Ricco, Giancarlo
Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervaldo Rostan,
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
del 1« gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993,
Il numero 17 del 28 aprile 1995 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio CMP Nord,
via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 26 aprile 1995.
nei, non solo non comprenderebbero nulla ma i credenti
correrebbero il rischio di passare per degli ubriachi come a
Pentecoste.
Il parlare in altre lingue o
glossolalia è una preghiera
che si fa a Dio. Non è un discorso alla comunità. E una
forma di glorificazione e non
una predicazione. San Paolo
dice: «Chi parla le lingue,
non parla agli uomini, ma a
Dio; di fatto nessuno lo capisce, perché mosso dallo Spirito, preferisce parole misteriose» (1 Cor. 14, 2).
È una preghiera privata tra
il credente e Dio, anche se
fatta insieme ad altri ed è una
preghiera in una lingua che
non si è mai studiata o ascoltata. È recitare delle parole
che non sono la manifestazione esterna di un pensiero prima formulato dalla mente.
Parlare in altre lingue o esercitare il dono delle lingue non
significa conoscere la lingua
con tutte le regole di grammatica in modo da poter formare frasi a piacimento. Il
glossolalo può dire soltanto
quelle parole che gli suggerisce lo Spirito senza neanche
capirne il senso: è ignorante.
Allora a che serve parlare
in altre lingue? San Paolo dà
questo tipo di risposta; «Lo
Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza. Quando noi
non sappiamo come ci conviene pregare, lo Spirito stesso intercede a nostro favore
con suoni incomprensibili»
(Rom. 8, 26 ss.). Dunque è
una preghiera che lo Spirito
ha pronta per supplire alla
nostra debolezza, alla nostra
incapacità.
Per quanto riguarda il dono
dell’interpretazione delle lingue, San Paolo dice: «Chi
parla le lingue preghi per il
dono dell’interpretazione» (1
Corinzi 14, 13) e aggiunge;
«Se non c’è chi interpreti, i
glossolali tacciano nell’assemblea» (14, 28). Tale dono
non è un dono di traduzione
ma di interpretazione, cioè è
quella facoltà di penetrare e
rendere intellegibili il messaggio del glossolalo, e non viene
esercitato intellettualmente
ma mediante ispirazione che
suscita queir estemporaneità
che precede la ragione.
Dunque il dóno delle lingue
non è il parlate in altre lingue
e insieme al dono dell’interpretazione sono due doni che
si completano a vicenda che
possono essere esercitati da
chi ha ricevuto il battesimo
nello Spirito Santo il cui segno è parlare in altre lingue.
Giacomo Tambarello
Garbagnate Milanese
No ai
cappellani
militari
Amarezza, sorpresa, indignazione e anche incredulità
ha suscitato in me la lettura
dell’articolo in ultima pagina
del numero di «Riforma» del
7-4-95 sulla rinascita della
cappellania negli eserciti
dell’Europa dell’Est. Sorprende il tono di compiacimento
che pervade tutto l’articolo, e
sgomenta il punto in cui l’articolista, citando un documento ufficiale, afferma che i cappellani militari dovrebbero
badare a garantire un «giusto
equilibrio tra le domande religiose e militari» anche se si
I affretta ad aggiungere, per
una sorta di pudore o accor
gendosi di averla detta grossa,
«pur incoraggiando i quadri a
rispettare le prime». Sorprende ancora di più che la redazione di «Riforma» non abbia
ritenuto opportuno prendere
le distanze o almeno esprimere riserve non solo sul ruolo o
la funzione dei cappellani, ma
sulla loro stessa presenza in
queste strutture (militari appunto) che sono inevitabilmente di violenza e di morte,
dando loro così una vera e
propria legittimità morale e
una sorta di «benedizione».
Ricordo che durante le due
guerre mondiali i cappellani
militari, parlando alle truppe
in partenza per il fronte, affermavano che Dio era dalla
loro parte e che li avrebbe
protetti fino alla vittoria. Così
che questo «povero Dio» non
sapeva da che parte schierarsi; se stare con l’uno o con
l’altro esercito, o dividersi in
più parti, secondo il numero
degli eserciti in conflitto. È
sconcertante notare come nel
convegno di cappellani militari di cui si parla nell’articolo si siano incontrati e trovati
d’accordo generali, ammiragli, vescovi cattolici, protestanti, ortodossi, un rabbino e
anche due imam. Evviva
l’ecumenismo!
Infine l’articolo citato fa
letteralmente a pugni con la
spalla di prima pagina sullo
stesso numero del settimanale,
dove il Consiglio della Chiesa
riformata di Francia, prendendo spunto dal nono anniversario della prima crociata, fa
una sincera confessione di
peccato e un’altrettanta sincera richiesta di perdono.
In quel caso, come in tanti
Fon(Jo di solidarietà
Le mucche per il Mazir
Arrivano le mucche per il Mozambico: naturalmente
non in carne e ossa, ma sottoforma di denaro per comperarle al prezzo che si aggira sul milione di lire l’una. A
tutt’oggi abbiamo ricevuto denaro per acquistarne due, ma
non vogliamo spedirlo fino a che i nostri fratelli di Manzir
potranno acquistarne almeno cinque, così le famiglie di
quel villaggio rovinato dalla guerra riceveranno un vero
aiuto. Possiamo contare su di una rapida prosecuzione della vostra solidarietà?
Per le vostre offerte utilizzate il ccp n. 11234101, intestato
a La Luce-Fondo di solidarietà, via Pio V15, Torino.
altri nel corso della storia,
«eserciti cristiani» nel nome
del Dio di Gesù Cristo, benedetti e in alcuni casi spinti da
chiese di vario genere hanno
portato nel mondo morte e distmzione, non giovando certo
così alla causa dell’Evangelo.
Leonardo Coviello
Napoli
Dice
Anna Nitti...
«Dice Anna Nitti...». Con
questo intercalare, la mia giovane intervistatrice (forse un
po’ troppo frettolosa nello
scrivere il suo articolo) mi attribuisce (vedi inserto su
«Evangelici e antifascismo».
Riforma n. 15) un’asserzione
che non avrei mai potuto fare.
La lettera che consegnai, a
Milano, alla signora Centanni, non era diretta a mio fratello; faceva invece parte della corrispondenza clandestina
tra gli antifascisti d’Italia e
quelli, già numerosi, che si
erano rifugiati in Francia. Altrimenti, non ci sarebbe stato
bisogno di tante precauzioni!
Era il maggio del 1926 e
mio fratello viveva a Roma
da libero cittadino. Solo il 2
dicembre di quell’anno fu arrestato e inviato al confino. E
solo nel luglio del 1929, dopo
la storica fuga da Lipari con
Lussu e Rosselli potè raggiungere la Francia.
Perché attribuire tale confusione di fatti e di date a me
che, nonostante la mia vecchissima età, ho ancora una
memoria di ferro?
Anna Nitti - Napoli
Marcella
Bellora
Caro direttore,
permettici di ricordare una
persona che ci ha lasciati
troppo presto. Lo vogliamo
fare citando le parole dell’inno 50 con cui la corale di Lusema San Giovanni ha salutato Marcella Peyrot Bellora:
«... Camminerò davanti a te
con fede. T’esalterò tra i vivi
confervor...».
Marcella è stata per noi una
cara amica, ci ha dato molto
e, anche se avremmo voluto
averla con noi ancora per tanto tempo, siamo riconoscenti
di aver fatto un po’ di strada
con lei.
Desideriamo ricordare la
sua bontà, il suo sorriso e
l’entusiasmo che metteva anche nelle piccole cose. Ora ci
stringiamo con affetto ad Alberto, Marco e Daniele fiduciosi che il Signore sarà il loro soccorritore così come lo è
stato per Marcella anche nel
momento della malattia e della prova,
due amiche della corale
Luserna San Giovanni
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore
e nulia mi manca.
Sui prati d'erba fresca
mi fa riposare: mi conduce
ad acque tranquiile,
mi ridoni vigore»
Salmo 23
Per un grave incidente ha perso la vita
Armando Curdo
di anni 39
La famiglia ringrazia il pastore
Eugenio Bernardini e la comunità
valdese di Torino, la comunità di
Damanhur e tutti gli amici e conoscenti che sono stati vicini con
affetto.
Vidracco, 14 aprile 1995
RINGRAZIAMENTO
«...Dio è amore»
1 Giov. 4, 8
La moglie e i figli del compianto
Aldo Rostan
riconoscenti per la grande dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro caro, ringraziano
tutti coloro che hanno voluto unirsi al loro dolore con scritti e fiori.
Un ringraziamento al personale
del reparto medicina deH’Ospedale civile “E. Agnelli», al doti. Pier
Giorgio Griffa, al past. Vito Gardiol, ai vicini di casa e a tutti coloro che si sono prestati durante la
malattia.
San Secondo, 5 maggio 1995
16
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 5 MAGGIO 1995
Il Comitato diritti umani della Cevaa è fortemente preoccupato della situazione
Togo, un paese oppresso da 30 anni dalla
tirannide militare del generale Eyadema
Il Togo si affaccia sul
Golfo di Guinea, è stretto fra
il Benin e il Ghana e confina
a Nord con l’Alto Volta. Ha
poco più di tre milioni e
mezzo di abitanti, di varie etnie: da quasi 30 anni è oppresso da una tirannide militare capeggiata dal presidente
della Repubblica, il generale
Gnassimbé Eyadema, capo
supremo delle forze armate.
Il braccio politico del presidente Eyadema è il partito
unico, «Rassemblement du
peuple togolais», al quale devono iscriversi tutti i cittadini, e il braccio violento è
l’esercito, «Forces armées togolaises», affiancato da polizia e servizi di spionaggio
per l’individuazione fra la
popolazione civile dei potenziali oppositori politici.
Nel 1967 è cominciato il
lungo processo di separazione
violenta delle etnie, così da
elevare quella del presidente,
la Kabyé, a classe egemone
di potere. L’esercito è suddiviso in 37 unità che all’80%
sono formate da militari
Kabyé e sono comandate da
27 alti ufficiali tutti parenti e
amici personali del presidente, 4 ufficiali togolesi di altra
etnia e 8 ufficiali francesi.
Una di queste unità è la guardia presidenziale, di circa
4.000 uomini, con sede sia
nella capitale che nella città
natale di Eyadema, Pya, ed è
implicata nei più orrendi assassini. Un’altra unità, guidata dal figlio del presidente,
detta «Parà-Commando régiment», è utilizzata per operazioni contro la popolazione
civile. Gli uomini del «ParàComando» sono detti anche
«berretti rossi» e negli anni
’70 hanno avuto la consulenza militare dello Zaire, oltre
che della Francia e poi di
Israele. Farà e polizia sono
esclusivamente dell’etnia del
presidente.
Nel Togo sono abolite la libertà di stampa, di espressione e di associazione; ci sono
>-.r T-v
........ .. . V-.-tT-, . .-Y_ _
Il presidente togolese, generale Gnassimbé Eyadema (a destra), durante una visita in Benin
una unica emittente radiò e
un solo giornale, «La Nouvelle Marche». I nomi di coloro
che sono stati assassinati perché occupavano posizioni di
rilievo formano un elenco
molto lungo che comprende il
vicepresidente Antoine Meatchi, il primo ministro, il direttore generale delle ferrovie,
ufficiali dell’esercito, ecc.
Ciò che più suscita orrore è
lo stillicidio di anni dì soprusi, detenzioni senza accusa e
senza processo, tortura e morti ammazzati fra la povera
gente, donne, vecchi e bambini. Singoli o gruppi vengono
espropriati ed espulsi dai luoghi di residenza per la creazione di aree militarizzate
sempre più vaste entro cui
trovano poi alloggio e lavoro
i familiari di chi serve
nell’esercito e nella polizia.
Sul lavoro, operai e impiegati
vengono licenziati in tronco e
poi costretti a lavorare senza
paga, pena il carcere e la tortura. Chiunque avesse un nome di battesimo cristiano o di
origine europea ha dovuto as
sumerae uno nuovo, «più togolese». Ci sono due famigerati campi di concentramento,
Agombio e Madouri e un
campo della morte, a Otadi. 1
sistemi di tortura su persone
di tutte le età, compresi i
bambini, sono ampiamente
documentati con nomi, date e
fotografie. Le manifestazioni
pacifiche e i moti di resistenza che si sono succeduti negli
anni sono stati repressi nel
sangue, sempre seguiti da
vendette contro ipotetici avversari scovati nelle scuole,
nelle chiese, perfino fra i degenti degli ospedali.
L’ultimo dei massacri, di
cui pare la stampa si sia dimenticata, è avvenuto nel
gennaio 1993 quando una delegazione franco-tedesca, capeggiata dal ministro francese
per la Cooperazione, Debarge, ha visitato il Togo. Una
folla pacifica di circa 300.000
persone si è riversata nella capitale, Lomé, ognuno portando un fazzoletto bianco sulla
testa o intorno al collo, e una
candela accesa in mano, per
dare dimostrazione visibile
della- volontà di pace. Accerchiati dalla polizia sono stati
uccisi come mosche. Nessuno
ha potuto contare i morti, caricati su camion e gettati in
fosse comuni. Da Lomé e dalla regione del Bussar circa
400.000 profughi sono fuggiti
nei paesi confinanti.
La Francia, grande responsabile, tace: negli ultimi 30
anni ha speso 400 miliardi di
franchi e su ogni 100 franchi
si calcola che 12 siano andati
ai cooperanti, 55-60 per beni
e servizi in Francia, 25-30
nelle casse dei dirigenti togolesi (e poi in parte utilizzati
per l’acquisto di armi), solo
gli ultimi 3 sono arrivati a destinazione, spesso per ripartire subito verso qualche banca
francese. Dal 1992 la Francia
ha sospeso la collaborazione
militare, ma ormai il più era
fatto; forse, se l’opinione
pubblica si svegliasse, sarebbe ancora possibile salvare
qualche vita umana.
)Comitato diritti umani
della Cevaa)
Dopo il Vertice Onu sui cambiamenti climatici che si è svolto recentemente a Berlino
Clima: anche le chiese si devono mobilitare
Qualunque siano i risultati
del Vertice sui cambiamenti
climatici, che si è svolto a
Berlino, è necessario che i
governi, i Parlamenti, le chiese e i popoli reagiscano per
fare fronte ai pericoli del riscaldamento del pianeta.
Questo l’appello lanciato dai
membri di una delegazione
del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) presente a
Berlino, che affermano che
molti governi stanno «negoziando» in funzione dei propri interessi e ignorano «l’interesse comune delle generazioni presenti e future».
Le nazioni industrializzate
sembrano non tener conto degli impegni che hanno preso
per stabilizzare le emissioni di
gas con effetto serra quando
hanno firmato la Convenzione
sui cambiamenti climatici a
Rio de Janeiro, ha dichiarato
Christine von Weizsäcker,
esperta scientifica tedesca e
membro della delegazione del
Cec: «Tante speranze sono
state formulate, tanti sforzi
sono stati messi in atto per
preparare questa conferenza, e
non siamo quasi andati avanti» ha detto con rammarico.
La delegazione del Cec ha
inoltre criticato le iniziative
prese a Berlino in vista di
«promuovere l’energia nucleare e riallacciarla al trasferimento di tecnologia e alle
iniziative comuni». Il rendimento dell’energia e le fonti
di energia rinnovabili sarebbero più «redditizi e pratici
dell’opzione nucleare», ha
dichiarato un membro della
delegazione mettendo in
guardia contro i «problemi
etici» dell’energia nucleare.
Arapari Papari, di Tahiti, altro membro della delegazione, ha auspicato che le chiese
dell’emisfero Nord si mostrino più solidali delle preoccupazioni delle chiese del Pacifico sottolineando che le isole del Pacifico sarebbero
«molto colpite da cambiamenti cliftiatici».
La Conferenza delle chiese
del Pacifico ha fatto una dichiarazione molto ferma nella quale appoggia gli sforzi
dell’alleanza dei piccoli stati
insulari per far fronte al problema dei cambiamenti climatici. «Purtroppo - ha lamentato Papari - non abbiamo ricevuto alcun aiuto da
parte delle chiese di Francia», benché Tahiti faccia
parte della Polinesia francese. «Speriamo che in futuro
ci ssia un impegno più grande da parte delle chiese di
Francia e del Nord», ha concluso Papari.
I vescovi cattolici e protestanti hanno lanciato un appello comune ai cristiani
chiedendo loro di agire di
fronte alla minaccia che il
«riscaldamento globale» fa
gravare sul pianeta. Durante
un culto ecumenico celebrato
il 2 aprile in occasione del
Vertice, il cardinale Georg
Sterzinsky, arcivescovo cattolico di Berlino, ha detto:
«Dobbiamo agire. La creazione ci aspetta». Wolgang
Huber, vescovo della Chiesa
evangelica di Berlino-Brandeburgo, ha chiamato i cristiani a promuovere un maggiore «rispetto per la salvaguardia del creato e per la dignità e i diritti delle future
generazioni».
II cinese Wan-Xan Li,
membro della delegazione del
Cec, ha chiesto «regolamenti
e leggi che portino i cambiamenti necessari nel campo
della conservazione e del riciclaggio dell’energia nonché
fondi governativi per le inno
vazioni tecnologiche» e ha
dichiarato che «esiste una
speranza per l’avvenire del
nostro mondo; credo che possiamo essere fiduciosi, perché
possiamo contare sulla promessa di Dio di offrirci nuovi
cieli e una nuova terra».
Un altro membro dell’équipe del Cec, Ann Heidenreich,
del Kenia, ha deplorato l’indifferenza della popolazione:
«Di fronte ai cambiamenti
climatici, la maggior parte di
noi non riconosce che le nostre normali attività quotidiane provocano cambiamenti
climatici e sono quindi nocive». Secondo la Heidenreich
queste attività fanno talmente
parte della nostra vita «che
bisognerà fare enormi sforzi
per ammettere il nostro peccato e cambiare il nostro modo di vita». E ha citato
l’esempio delle popolazioni
autoctone in varie parti del
mondo che considerano la natura come sacra e che «non
hanno adottato la visione di
un mondo meccanizzato né le
vedute individualistiche della
civiltà occidentale che ci permettono di violare e distruggere la natura senza alcuna
considerazione». (spp/eni)
Brevi
dal
Sud Africa: il pastore Allan Boesak
è stato prosciolto
CITTÀ DEL CAPO — Il pastore Allan Boesak, indagato per appropriazione illecita di fondi inviati da chiese estere, è stato prosciolto da una commissione d’inchiesta giudiziaria nominata dal governo. D’altra parte, il partito Inkatha
ha riaffermato la sua opposizione al processo di elaborazione della Costituzione ma ha rinunciato alla sua minaccia di
abbandonare il governo di unione nazionale.
Arabia Saudita: 90 persone decapitate
negli ultimi mesi
RIYAD — Almeno 90 persone sono state decapitate negli ultimi tre mesi in Arabia Saudita. Secondo un comunicato di Amnesty International pubblicato il 21 aprile a Londra, questa cifra indica un aumento «allarmante» di questa
forma di castigo. L’organizzazione intemazionale per i diritti umani deplora che tali esecuzioni abbiano luogo al termine di processi che «ignorano totalmente» le regole del
diritto intemazionale.
Palestina: gli insediamenti israeliani
saranno smantellati?
GERUSALEMME — In un’intervista pubblicata dal
quotidiano israeliano Maariv il 14 aprile scorso, il primo ministro israeliano Rabin non esclude lo smantellamento delle
colonie israeliane nei territori occupati, al termine di un accordo di pace definitivo con i palestinesi. «Continuo a pensare che durante il periodo dell’accordo transitorio non sia
necessario sradicare le colonie. Non escludo la possibilità di
sradicare gli insediamenti quando giungeremo ad accordi
definitivi», ha detto Rabin.
Russia: aumentano gli aborti
MOSCA — Nel 1992 il tasso di aborti in Russia è stato
due volte più alto di quello delle nascite: 204 aborti a fronte di 100 nascite. Secondo la «Federazione intemazionale
del planning familiare» (Ippf), che precisa che in quell’anno vi sono state 3,5 milioni di internazioni di gravidanza,
«l’aborto in Russia continua a essere utilizzato come pianificazione familiare».
Cuba: minaccia di un nuovo esodo
verso gli Stati Uniti
L’AVANA — Il presidente dell’Assemblea nazionale
cubana. Ricardo Alarcon, ha rilanciato la minaccia di un
nuovo esodo di rifugiati cubani verso gli Usa e ha annunciato una serie di manifestazioni a Cuba contro un progetto
di legge americano mirante a rafforzare l’embargo contro
l’isola caraibica. 11 progetto di legge, presentato dal senatore ultraconservatore lesse Helms, intende rafforzare e internazionalizzare l’embargo economico americano contro
Cuba, in vigore da 32 anni. Ricardo Alarcon, ex ministro
degli esteri, dirige la delegazione cubana che doveva avviare in questi giorni negoziati con Washington per la revisione dell’accordo sull’emigrazione cubana negli Stati
Uniti firmato nel settembre 1994.
Giappone: conclusa Pinchiesta
sulla setta Aum Shinri-kyo
TOKYO — L’inchiesta sulla setta Aum Shinri-kyo è ad
una svolta e gli inquirenti si preparano a rendere pubblico
l’insieme dei fatti riguardanti questa setta religiosa sospettata del recente attentato con il gas nervino nella metropolitana di Tokyo. Il capo aggiunto della polizia ha affermato:
«Siamo nella fase finale di formulazione delle accuse contro il gruppo per aver prodotto gas sarin con l’intento di
compiere delitti di massa».
La Polonia non parteciperà
alle cerimonie di Mosca
VARSAVIA — Alle cerimonie per il cinquantenario della
fine della seconda guerra mondiale che si svolgeranno a Mosca il 9 maggio, la Polonia «non sarà rappresentata ufficialmente»; lo ha affermato il presidente polacco, Lech Walesa.
Il primo ministro, Josef Olesksy, parteciperà a titolo personale e a nome del suo partito ex comunista. Il presidente polacco nega al primo ministro il diritto di rappresentare la Polonia, soprattutto a causa dell’intervento in Cecenia.
Germania: condannato
il capo dell'estrema destra
BONN — Il capo dell’estrema destra tedesca, Giinther
Deckert, è stato condannato a due anni di prigione per «incitamento all’odio razziale». Presidente del partito Npd, vicino ai neonazisti, Deckert aveva affermato nel 1991 che lo
sterminio degli ebrei durante il III Reich non aveva potuto
tecnicamente avere luogo.