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Anno V
numero 8
del 28 febbraio 1997
L. 2000
Spedizione io a, p. comma 26
art. 2 ieg$« S4S/95 nr, 37/97 - Torino
In ca$o di mancato reca
si prega restituire al mi
presso l'Ufficio PT Torino
L'Editore si impegna a
corrispondere il diritto
Bibbia e attualità
NÉ POVERTÀ
NÉ RICCHEZZA
«Io ti ho chiesto due cose: non me le
rifiutare prima che io muoia: allontana da me vanità e parola bugiarda;
non darmi né povertà né ricchezza, cibami del pane che mi è necessario perché io, una volta sazio, non ti rinneghi
e dica "Chi è il Signore?” oppure diventato povero, non rubi e profani il
nome del mio Dio»
(Proverbi 30, 7-9).
Maastricht, u nome di questa
ridente cittadina ai confini tra
Belgio, Olanda e Germania sta diventando quasi un incubo. «Per entrare in
Europa bisogna adeguarsi ai parametri di Maastricht» è il martellante ritornello che ci accompagna ormai da
mesi. E intanto la situazione economica deU'Europa si sta degradando sempre più: pian piano il solco che divide
i ricchi dai poveri si allarga a forbice e
il dramma di una crescente povertà e
di un’emarginazione sociale più diffusa offusca il futuro del vecchio continente e preoccupa gli esperti. Per reggere alla concorrenza le fabbriche devono ristrutturarsi, la ristrutturazione
implica automazione, l’automazione
porta a esuberi dei personale, il problema degli esuberi si risolve con i licenziamenti, i licenziamenti creano
disoccupazione. Perdere il lavoro a
. quarant’anni significa entrare in una
fgrave precarietà da cui si esce con difficolia. Per i giovani poi è ancora più
difficile entrare nel mercato del lavoro
a causa di disoccupazione giovanile,
contratti a termine, precariato. Chi
riuscirà nei prossimi anni a maturare
una giusta pensione per la vecchiaia?
SE aggiungiamo tutta una serie di
alili problemi legati alla precarietà
dei legami familiari con famiglie spesso monoparentali, figli abbandonati a
se stessi, tutte situazioni che portano a
emarginazione e esclusione sociale, ci
rendiamo conto della gravità della situazione. Ed ecco che, parallelamente
ai peggiorare della situazione economica, assistiamo in Italia al boom delie Ioli cric. Totogol, Totocalcio, gratta e
vinci, che si sono affiancate al tradizionale Lotto nel creare miraggi di ricchc.:za: la soluzione rapida e facile a
tulli : problemi. Senza entrare nel merito di come lo stato gestisce tutto questo, c’c da rimanere perplessi su questo
successo. Dal milione del signor Bonaventura si è passati ai miliardi delle
ultime vincite: oggi tutti sognano di
essere plurimiliardari.
TV T ON darmi né povertà né ricV chezza» scriveva invece secoli
fa il saggio dei Proverbi, ben sapendo
che se la prima è un dramma che nasconde sofferenza, precarietà, miseria,
fame, morte precoce, la seconda può
nascondere tutta un'altra serie di problematiche che falsano la vita e le relazioni con il prossimo. E infatti la
cronaca ci riferisce spesso di che cosa
hanno portato queste facili vincite
nella vita di questi disgraziati «fortunati». La fortuna della vita deU'uomo
non è nel suo «avere», in ciò che può
possedere e orgogliosamente mostrare
agli altri, ma è nel suo «essere» in
quella personalità che il Signore gli ha
dato, diversa da quella di ogni altro
uomo e di ogni altra donna, affinché
in questa diversità ci sia un arricchimento reciproco a vantaggio di tutti e
non di pochi eletti, chiusi nelle loro
fortezze superprotette. Si apre così davanti al credente una prospettiva diversa: un mondo in cui ognuno è invitato a vìvere la sua vita in modo attivo
e responsabile in piena solidarietà con
il suo prossimo, condividendo con
gioia forse soltanto i cinque pani e i
due pesciolini, che risultano però sufficienti per tutti e ancora ne avanza.
Renato Coìsson
SETTIMANA1Æ DELLE CHIESE E^NGELICHE BAÏTISTE, METODISTE, VALDESI
Una dichiarazione del pastore Jean-Marc Dupeux, segretario generale della Cimade
«Ognuno si comporti da cittadino»
Il progetto di legge sull'immigrazione in Francia, presentato dal ministro dell'Interno Debré
sta sollevando un'ondata crescente di proteste che invitano anche alla disobbedienza civile
La seguente dichiarazione, redatta il 19 febbraio, ci è stata gentilmente trasmessa dal segretario generale della Cimade. La Cimade è
un’organizzazione ecumenica di
aiuti umanitari fondata durante
l’ultima guerra mondiale.
JEAN-MARC DUPEUX
Migliaia di firme inviate ai sindaci dei Comuni di Francia
per dire loro quanto sono inammissibili i provvedimenti previsti riguardanti i certificati di ospitalità,
decine di petizioni provenienti da
tutti i settori della società per affermare il rifiuto della legge Debré,
manifestazioni, mobilitazioni: in
perfetta linea con il movimento di
solidarietà con i «sans-papiers» della chiesa di Saint-Bernard, qualcosa
si sta muovendo nel nostro paese.
Qualcosa che riguarda la situazione, la difesa e la dignità degli stranieri che vivono o che entrano in
Francia. Qualcosa che ha a che fare
con l’accoglienza dell’altro. Sia consentito alla Cimade di rallegrarsene,
con tutta la necessaria modestia.
L’ordinanza del 10 dicembre del
1941 relativa al controllo degli ebrei, il cui enunciato è così vicino
all’articolo primo del progetto di
legge Debré, non è per noi solo un
riferimento storico. Essa fu una di
quelle leggi inique che gli uomini e
le donne della Cimade di allora denunciarono e combatterono. Una
di quelle leggi inique alla quale resistettero, nella disubbidienza.
Allora sì, con tutta Pesperienza
accumulata nel corso degli anni,
uniamo la nostra voce a tutte quelle
che hanno deciso di rifiutare questa
legge. In coscienza, con la convinzione non di disobbedire, non di disprezzare il Diritto al quale ricorriamo tante volte ogni giorno davanti
ai tribunali, ma invece con la chiara
coscienza di ubbidire e di rispettare
principi superiori. Quelli ad esempio enunciati dal Consiglio di Stato
nel suo parere del 22 agosto 1996,
che fa riferimento al preambolo
della Costituzione del 1946, sempre
vigente ovviamente, e alla Conven
Propaganda elettorale del Fronte Nazionale
(foto A. Corsani)
zinne europea di salvaguardia dei
Diritti umani, ratificata dalla Francia. La Costituzione e i trattati internazionali esigono un rispetto
che una legge di circostanza non
può rimettere in questione, e legittimano il nostro rifiuto.
Rifiuto, in nome del Diritto, dei
nostri valori e della nostra coscienza, sì. La disubbidienza civile rimane per noi una decisione individuale che segna la storia degli attori
della Cimade e che fa problema in
uno stato di diritto.
Lucidità anche. Non ignoriamo
che la legge Debré può permettere
la regolarizzazione «a titolo temporaneo» di alcuni genitori di bambini francesi che oggi ancora si trovano in situazione irregolare, nonostante tutti i ricorsi presentati alle
prefetture. Tanto meglio.
Ma non ignoriamo neanche che
questa legge, anche se dovesse essere stralciato l’articolo relativo ai
certificati di ospitalità, rimarrebbe
una brutta legge. È necessario ricordare infatti che nello stesso progetto di legge si parla di rimettere
in questione la carta di soggiorno di
10 anni, condizione indispensabile
ad ogni reale integrazione? Che
vengono autorizzate le perquisizioni dei veicoli in un raggio di 20 chilometri in prossimità delle frontiere? Che non è previsto l’intervento
immediato del giudice garante delle libertà individuali nelle procedure di allontanamento dal territorio?
Che si parla di sopprimere la commissione di soggiorno? E di istituire un gigantesco schedario delle
impronte digitali di tutti gli stranieri che entrano in Francia? O il fatto
che i «regolarizzabili» lo siano solo
per un anno, creando così una pre
carietà che contraddice la nozione
stessa di integrazione?
È necessario ricordare che questa
24» modifica dell’ordinanza del
1945 destabilizzerà ancora di più
tanti stranieri normalmente residenti sul nostro territorio, e di conseguenza l’intera società? Il progetto di legge Debré, così come la legge vigente, persiste nell’illusione riguardante la questione dell’immigrazione. E queste ripetute illusioni, che non portano rimedio alle
questioni alle quali dovrebbero rispondere, non fanno altro che
rafforzare il sentimento xenofobo,
portando alla destabilizzazione
delle popolazioni straniere.
Ci siamo rivolti agli eletti, deputati e senatori. Lo facciamo di nuovo, e conserviamo fino in fondo la
speranza che la ragione e la serenità prevarranno sulle tentazioni
estremistiche o elettoralistiche.
E nel contempo chiamiamo
ognuno a comportarsi da cittadino,
e a resistere. A non accettare il fatto
che certe amministrazioni applichino il Diritto mentre altre rincarino la dose in fatto di suspicione e
di violazione della dignità. A non
rassegnarsi al fatto che alcune prefetture affrontano i problemi in
modo umano, ed altre no. Non c’è
fatalità. Occorre che ci sia una presa di coscienza, la volontà di ognuno di noi, là dove si trova, di comportarsi da cittadino responsabile e
non da rotella di una macchina xenofoba che ci schiaccerà tutti se
non reagiamo. Il cammino è
senz’altro lungo e difficile. In fondo, è in gioco tutto un modo di «vivere insieme» sul pianeta Terra. Ma
il movimento attuale ci dà senz’altro i mezzi per percorrerlo insieme.
Con l’impegno a fare da padrini,
ad accompagnare gli stranieri maltrattati dall’amministrazione, con
l’interpellazione cittadina dei sindaci e dei prefetti che non rispettano la legge in materia di certificati
di ospitalità, costruiamo insieme
dei gruppi di intervento civico che
quotidianamente si oppongano al
maltrattamento degli stranieri. Resistiamo.
Una proposta per la nuova scuola dell'obbligo
Religione a scuola? Sì, ma in modo aconfessionale
«Personalmente sono
sempre stato convinto
che una delle mancanze
più gravi della scuola
italiana sia stata l’assenza di un insegnamento
di storia delle religioni»,
ha dichiarato Fon. Domenico Maselli, pastore
evangelico a Lucca e
parlamentare, in un’intervista rilasciata al
mensile «Confronti» che
sarà pubblicata sul numero di marzo.
«Come pastore mi capita spesso di ricevere
scolaresche che vengono
a visitare la mia chiesa e
mi chiedono informazioni sulla storia della
Riforma in Italia. Non
capisco perché questo
non debba essere programma curricolare del
la scuola italiana, insegnata da docenti laici».
In quel medesimo servizio Marco Rostan, insegnante e membro del
Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, puntualizza che «poiché non
esiste alcuna volontà politica di modificare il
Concordato, tanto vale
ribadire la confessionalità e la facoltatività dell’insegnamento della religione cattolica e svolgere una adeguata informazione sui fatti religiosi in altri momenti coinvolgendo gli alunni».
Riprende così anche in
ambito evangelico il dibattito sull’opportunità
di sostenere la proposta
di istituire un insegna
mento religioso aconfessionale. La proposta non
è nuova ma, nel quadro
del dibattito sui nuovi
programmi scolastici avviata dalla proposta di
riforma proposta dal ministro Berlinguer, acquista particolare significato e attualità.
In che misura si tratta
di una nuova posizione
che si fa strada nell’ambito del protestantesimo
italiano? Risponde nettamente Maselli, secondo cui siamo realmente
di fronte a nuove sensibilità. «Hanno sbagliato
gli evangelici - ha ancora
dichiarato a «Confronti»
- ad adottare, a partire
dal dopoguerra ad oggi
una forma di laicismo
esasperato che li ha por
tati soprattutto ad accentuare il loro no al
confessionalismo cattolico nella scuola pubblica. E questo laicismo è
l’equivalente del clericalismo. Sono convinto
che dobbiamo combattere le due malattie».
Per contribuire al dibattito in corso, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia e la
Commissione di studio
sulla diaconia delle chiese valdesi e metodiste
hanno indetto, per il
prossimo 14 marzo, una
consultazione a Roma
su «Riforma della scuola: il contributo degli
evangelici». Il programma dettagliato della
consultazione è pubblicato a pagina 3. (nev)
IL FESTIVAL DI SANREMO. «Comunque
vada, sarà un successo», il tormentone di Chiambretti, ha detto la verità:
il Festival di Sanremo è condannato
al successo ad ogni costo. Criticarlo,
quindi, è troppo facile e, ad un tempo, impossibile perché il Festival fa
parte della nostra storia. (p. 10)
«BENEDIRE» COPPIE OMOSESSUALI.
Una recente presa di posizione del Sinodo luterano dello Schleswig-Holstein (Nord Germania) ha suscitato
clamore. Il Sinodo ha chiarito che la
benedizione di coppie omosessuali si
colloca nell'ambito della cura pastorale e non deve essere confusa con la
benedizione di un matrimonio, (p. 10)
I FIGLI DEI MAFIOSI. La proposta del
sindaco di Corleone di togliere i figli
ai genitori mafiosi ha scosso in Sicilia
la pubblica opinione e ha suscitato vivaci reazioni. (p, lO)
NOTIZIARIO FDEI. Il bollettino della Federazione donne evangeliche in Italia
riporta notizie e riflessioni del mondo
delle donne e della loro realtà associafiva. (fascicolo interno)
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PAG. 2 RIFORMA
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venerdì 28 FEBBRAIO 1997 VEF
«Egli dunque
disse loro di
nuovo: “Io me ne
vado e voi mi
cercherete e
morirete nel
vostro peccato;
dove vado io, voi
non potete
venire". Perciò i
Giudei dicevano:
“Si ucciderà forse,
poiché dice:
Dove vado io, voi
non potrete
venire"? Egli
diceva loro: “Voi
siete di quaggiù;
io sono di lassù;
voi siete di questo
mondo; io non
sono di questo
mondo. Perciò
vi ho detto che
morirete nei
vostri peccati;
perché se non
credete che io
sono, morirete
nei vostri
peccati".
Allora gli
domandarono:
“Chi sei tu?"
Gesù rispose loro:
“Sono per
l’appunto quel
che vi dico. Ho
molte cose da dire
e da giudicare sul
conto vostro; ma
colui che mi ha
mandato è
veritiero, e le cose
che ho udite da
lui, le dico al
mondo”. Essi non
capivano che egli
parlava loro del
Padre. Gesù
dunque disse
loro: “Quando
avrete innalzato
il Figlio
dell’uomo, allora
conoscerete che
10 sono, e che non
faccio nulla da
me, ma dico
queste cose come
11 Padre mi ha
insegnato.
E colui che mi ha
mandato è con
me; egli non mi
ha lasciato solo,
perché faccio
sempre le cose
che gli piacciono".
Mentre egli
parlava così,
molti credettero
in lui»
(Giovanni 8,21-30)
«CHI SEI
A questa domanda Gesù risponde «lo sono», che secondo
stesso di Dio. Credere significa accogliere Gesù per quello
l'Esodo è il nome
che dice di essere
FULVIO FERRARIO
CHI sei tu? Dopo la solenne,
ma alquanto oscura parola
di Gesù (io sono; se non credete
questo, morirete nei vostri peccati), si tratta, o almeno così pare, di una domanda concettualmente e spiritualmente pertinente.
L'enigma
dell'identità di Gesù
Gesù sembra lasciare a mezzo il suo dire, procedendo
più per suggestioni che per concetti chiari e distinti; ma il tema
che qui è in ballo dev’essere affrontato con precisione, non è
possibile abbandonarsi a frasi
sibilline; si tratta di afferrare il
segreto di Gesù, di prendere sul
serio l’enigma della sua identità.
Istintivamente, si è portati a
simpatizzare con l’atteggiamento critico dei suoi interlocutori,
che vuole capire e andare a fondo. Eppure, comunque si traduca la replica di Gesù (esistono
diverse possibilità), non si tratta
di un’autentica risposta ma di
un’interruzione del dibattito; la
domanda è avvertita come espressione di incredulità, che
non permette il vero dialogo
ma, anzi, lo esclude. Non ogni
interrogare Gesù, e non ogni domanda su Gesù sono autentici
a) Chi sei tu? Caro Gesù, noi
vogliamo capire come la pensi,
come ti collochi nel variopinto
panorama religioso e culturale
del nostro tempo, così ricco di
proposte. Non dubitiamo che
nel tuo messaggio ci siano nu
Tu sei la nostra fede
Signore,
Signore,
Signore,
Signore,
Signore,
Signore,
tu sei la nostra fede,
vogliamo credere in te,
tu sei il nostro pastore,
vogliamo appartenere a te,
tu sei il nostro maestro,
vogliamo servire te,
tu sei la nostra via,
vogliamo seguire te,
tu sei la nostra verità,
vogliamo annunciare te,
tu sei la nostra vita,
vogliamo vivere in te.
Cappellano carceri di Marsiglia
(da In attesa del mattino della Cevaa, p. 70)
merosi e interessanti spunti di
riflessione, significativi contributi al dibattito. E tuttavia chi
sei tu, che pretendi di seppellirci
sotto parole maestose e assolute, che dovrebbero zittire il nostro spirito critico? Io sono la
via, la verità e la vita, io sono il
pane di vita, io sono la resurrezzione e la vita; in questo capitolo
8, io sono la luce del mondo. Da
parte nostra, non abbiamo preconcetti, siamo anzi aperti agli
apporti più diversi, ma proprio
questa nostra apertura di spirito
è profondamente offesa dal tuo
modo di esprimerti. Almeno ti
contentassi di essere una via,
una verità, una luce del mondo,
accanto ad altre. Non ti accorgi
dell’insopportabile intolleranza
nascosta, anzi, evidentissima, in
questa pretesa assoluta?
b) Anche dal punto di vista
morale, non abbiamo ricette
in tasca (lo ripetiamo spesso e,
in un certo senso, ne siamo fieri), siamo in ricerca, e chiunque
ci aiuti nella nostra riflessione è
gradito: anche qui abbiamo bisogno di punti di vista diversi,
per costruire la nostra etica in
un contesto pluralista, uscendo
dai dogmatismi del passato; in
questo quadro, la tua voce sarebbe interessantissima. Tu,
però, ci vieni incontro come
portatore del punto di vista di
Dio, sottraendoti con ciò alla discussione paritetica; anche in
questo ti dimostri autoritario e
nemico del pluralismo. Dici a
noi di non giudicare, ma poi tu
stesso ti costituisci come pubblico ministero e come criterio,
ritenendoti per giunta in stretti
rapporti con il giudice. Parli di
libertà, ma è proprio l’amore per
la libertà che ci obbliga a rifiutarti come fanatico oltranzista.
Alcune delle tue singole proposte sono interessanti, ma tu e la
tua pretesa non lo siete affatto.
Di tal genere, se non tali appunto, sono le riflessioni che si
ceiano dietro alla domanda: Chi
sei tu?, così come si presenta in
questo testo. 11 tentativo in essa
implicito consiste nel collocare
Gesù «quaggiù», come direbbe
Giovanni, sul nostro stesso piano, all’interno delle nostre categorie di pensiero; Gesù dev’essere addomesticato e reso accessibile al nostro modo di vedere e
di pensare; gli spigoli vanno
smussati, le esigenze troppo radicali vanno ridimensionate, in
modo che egli diventi un innocuo propagandista di regolette
di buon senso, che non fanno
male a nessuno; soprattutto, il
suo perentorio Io sono, che è il
motivo conduttore dell’Evangelo
di Giovanni, va eliminato. Solo
così quello che, eventualmente,
c’è di buono in lui e nel suo messaggio può legittimarsi, nel quadro di una cultura pluralista.
Scopri le tue carte, Gesù, accetta
la sfida della libera discussione,
falla finita, una volta per tutte,
con queste pretese assolute, storicamente superate e moralmente inaccettabili.
mento, come lo chiama il quarto
Evangelo, consiste nel farsi eliminare, piuttosto che rientrare
in tali schemi.
Gesù è il volto di Dio
No al mercato
delle proposte religiose
INVECE Gesù non entra in
competizione sul mercato
delle proposte religiose e culturali, non cerca di legittimare la
sua pretesa di autorità sul piano
scelto dai suoi avversari. «Quando innalzerete il Figlio dell'uomo, vi accorgerete che io sono»:
verrà presto il tempo in cui questo dibattito avrà una fine, violenta; e, afferma Gesù, la violenza assassina non sarà dalla parte della mia pretesa assoluta,
del mio fanatismo esclusivista,
ma del vostro pluralismo. Sarete
voi, così aperti alla discussione
e alla libera indagine, ad uccidermi, e a chiudere in tal modo
la questione. Ma quella croce
sarà anche il giudizio su di voi,
sulla vostra cosiddetta ricerca,
sulla autenticità del vostro interrogarvi su di me.
Il paradosso degli interlocutori di Gesù è appunto questo: da
un iato, essi contestano a Gesù
la sua pretesa di parlare e agire
in nome di Dio stesso, ritenendola spropositata e arrogante;
in realtà sono essi stessi a ricorrere alla violenza contro il profeta disarmato. Ed è nella violenza subita da Gesù che Dio
pronuncia il suo giudizio. Dalla
croce ci viene incontro Io sono,
che secondo il libro dell’Esodo è
il nome stesso di Dio.
Di fronte al Crocifisso, il rifiuto di Gesù si rivela per ciò che
realmente è, volontà disperata
di impedire che Dio metta in discussione il nostro modo di
guardare il mondo, noi stessi, gli
altri. Se Dio accetta di rientrare
nei nostri schemi, bene, se no va
eliminato. E la rivelazione suprema di Dio in Gesù, l’innalza
SI tratta, dunque, di un brano
dominato nettamente dal
giudizio di Dio, di cui la crocifissione di Gesù è al tempo stesso
motivo ed espressione. Il testo,
tuttavia, si conclude con una
parola lieta, evangelica: molti
credettero in lui; molti, cioè, anziché ritagliarsi un Gesù a propria immagine e somiglianza, rifiutando quello spigoloso e poco
alla moda della testimonianza
biblica, lasciano che sia quest’
ultimo a costituire l’unità di misura del loro pensiero e della loro azione. Credere significa infatti questo, accogliere Gesù per
quello che dice di essere ed effettivamente è: il volto, la parola
e l’azione di Dio nel mondo, il
vino nuovo, nuovissimo, che
non può essere compresso negli
otri vecchi di forme mentali e di
comportamento prefabbricate.
Solo in lui diventa chiaro che
cosa è amore e che cosa è odio,
bene e male, speranza e illusione, promessa e inganno; soprattutto, solo in lui diviene chiaro
ciò che davvero è realistico attendersi da Dio, una vita in cui
Dio stesso e gli altri non sono
minacce alla mia libertà e felicità, ma ne costituiscono la condizione; è quanto il Gesù di Giovanni chiama vita eterna, che
diventa, contro ogni evidenza,
possibilità aperta alle donne e
agli uomini di questo mondo e
misura. Tunica veramente realistica, delle loro scelte. Per molti,
afferma il nostro passo, il cosiddetto realismo, che non corrisponde a quello di Dio, viene
smascherato in Cristo come
astratto; ciò che appariva impossibile, una vita dominata
non dal cinismo ma dalla fiducia, si revela come Tunica opportunità realmente concreta.
Molti credettero in lui, cioè
cessarono di dire: certo, c’è
scritto così e così, ma in concreto... La parola di Gesù è divenuta per loro il metro e il criterio
della vera concretezza: questo,
nelTEvangelo di Giovanni, significa passare dalla morte alla vita,
quella eterna.
(Ultima di una serie
di tre meditazioni) I
Note
omiletiche
Il passo pone diversi
problemi esegetici. I più
complessi, forse, riguardano la risposta di Gesù al v,
25, dove già il testo greco
risulta piuttosto oscuro.
Qui a fianco diamo la traduzione della Riveduta
1994; la Bibbia delle Paoline ha: «Anzitutto, ciò che
vi continuo a dire»; la Tllc:
«Quello che vi sto dicendo
dal principio»; un autore
menzionato da Bultmann
nel suo commentario ritiene che il senso originario
debba essere: «Ve Tho
detto da un pezzo!». L'idea, in ogni caso, è che
Gesù rifiuta di condurre il
dibattito sul terreno scelto
dai suoi avversari, e in
questo senso cerca di muoversi la meditazione.
La densità del testo ri-i
schia di mettere l'interprete nel più serio imbarazzo:
difficile, in una predicazione, non solo rendere giustizia, dal punto di vista
esegetico, alTintrecciarsi
dei motivi, ma anche semplicemente evocare la loro
ricchezza. Ho dunque deciso di assumere la domanda di 25a, Chi sei tu? come
una sorta di punto panoramico, dal quale cercare
di cogliere il dialogo nel
suo insieme, sullo sfondo
della visione complessiva
che Giovanni ha di Gesù
(della sua cristologia), e
del modo in cui essa «funziona» nel quarto Evangelo. Giovanni, come tutti
sanno, sviluppa una cristologia «alta», che fin dall'inizio comprende Gesù a
partire dal suo rapporto
con Dio: questo punto di (
vista è per lui il criterio cri- (
tico che mette in questio- l
ne le apparenti evidenze [
della mentalità rehgiosa, I
cui rappresentanti sono di
solito gli «ebrei». È impor-.
tante tener presente, tuttavia, che le opinioni (a
suo parere errate), chi
l'evangelista mette in bocca agli «ebrei» rappresentano, in modo probabilmente caricato, tesi proprie di altri gruppi cristiani, per esempio dei fautori
di una visione più «modesta», dogmaticamente meno impegnativa, di Gesù.
La meditazione che presento cerca di riprendere
questo movimento polemico, nei confronti d' un'
apparente ovvietà della
mentalità religiosa dei nostri giorni: quella che ritiene che l'accettazione, da
parte cristiana, deli'oriz- ^
zonte del dialogo, che si
dice essere caratteristico
della società pluralistica,
richieda una revisione del
modo di guardare a Gesù.
Secondo questa tesi, una
cristologia «alta», come
quella giovannea e, in generale, quella accolta dalla
tradizione cristiana, aprirebbe le porte a un atteggiamento spiritualmente
intollerante. Ma è veramente cosi?
Per
approfondire
Tra le decine di commentari al quarto Evangelo, quello ormai antico di
Rudolf Bultmann, recentemente tradotto in italiano
(Piemme, Casale Monferrato), resta fondamentale,
nel senso in cui lo sono,
sempre, i classici: molto del
materiale erudito è concentrato nelle note, ma resta comunque una lettura
impegnativa. Eccellente
anche il volume del cattolico R. Brown (Cittadella,
Assisi), uno dei massimi
esperti di Giovanni della
seconda metà del secolo. Il
volumetto di E. Kàsemann,
L'enigma del quarto Evangelo, Claudiana, Torino,
propone una lettura globale dell'Evangelo a partire dal cap. 17, per molti
aspetti alquanto problematica ma straordinariamente suggestiva e ricca di
intuizioni geniali, feconde,
se ben «digerite», anche
omileticamente.
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L interiorità del riformatore e la consapevolezza del poprio ruolo
La spiritualità di Martin Lutero
Il problema della solitudine e il rapporto fra la chiesa e il singolo individuo
I canti di Lutero^ come tutta la sua vita, sono basati sull'idea di comunione
HARTMUT DIEKMANN
IL protagonista del romanzo di Rainer M. Rilke I qua¿erni di Malte Laurids Brigge,
scritto all’inizio di questo secolo, trovandosi a Parigi si
pone una serie di domande
angoscianti, dopo aver analizzato con chiarezza la sua
esistenza; «Credo che dovrei
cominciare a lavorare un po’,
ora che imparo a vedere. Ho
ventotto anni e finora ho
combinato ben poco... è ridicolo. Sono qui seduto nella
mia stanzetta, io, Brigge, che
ha compiuto ventotto anni e
del quale nessuno sa nulla.
Siedo qui e sono un niente.
Eppure questo niente comincia a pensare, in cima a cinque rampe di scale, in un grigio pomeriggio parigino,
questi pensieri; È possibile,
pensa, non aver ancora visto,
conosciuto, detto niente di
reale e di rilevante? È possibile aver avuto secoli di tempo
per guardare, per riflettere e
per annotare, e aver lasciato
passare questi secoli come
l’intervallo a scuola, quando
si mangia il pane imburrato e
la mela?*>'.
Un singolo individuo si
contrappone a un’intera epoca, a tutta la storia umana,
rifiutandola. Un individuo si
pone come assoluto e fa cominciare solo da quel momento la storia deH’umanità.
Chi ha realizzato che fino a
quel momento non è accaduto nulla che sia degno di
esser ricordato deve agire. E
quindi il ventottenne Brigge
à'^one cinque rampe di scale pih in alto e scrive, perché
finalmente qualcosa accada,
rifatto fi’ essere l’eletto lo
meraviglia, ma non lo inquieta. Air inizio del nostro
secolo non è difficile trovare
individui che rifiutano migliaia di anni, perché rintracciano in sé l’assoluta superiorità del singolo.
1ÄS
Lutero ordina due pastori a Eisieben (1546)
Il protagonista del romanzo di Rilke può collocarsi con
facilità al punto ove il nuovo
sgorga. Perché ha dei poderosi predecessori, anch’essi
costretti a porsi con eguale
radicalità ma, nell’affrontare
la questione, sottoposti ad
una crisi esistenziale ben più
profonda.
Nella sua lettera Consolazioni ai cristiani di Halle,
Martin Lutero raccoglie le accuse dei suoi nemici e si pone in questione, interrogandosi per primo se sia possibile che nelle cose della fede,
fino ad allora, non sia stato
detto niente di giusto; «Ma
pensi davvero che tutti coloro che hanno insegnato sinora non sapessero nulla? Tutti
i nostri padri, per te, sono dei
pazzi? Sei tu l’unico nido dello Spirito Salito rimasto in
questi tempi? È possibile che
Dio abbia lasciato per così
tanti anni il suo popolo nell’errore? Quante volte il mio
cuore si è agitato, mi ha contrastato e mi ha rimproverato
con un unico forte argomento; Solo tu sei saggio?», (wa
xxm,421, WAVII411).
Ma Lutero è troppo attento
e troppo sobrio da credere di
essere l’indispensabile attore
di una missione che sconvolge la storia; «II mondo non
scomparirà se scompare frate
Martino» e «Dio può fare
molti dottori Martino» e ancora «Se non attraverso di
me, Dio porterà avanti la sua
opera attraverso chiunque altro». Sono frasi che spesso
Lutero pronunziava.
Noi troviamo Lutero sempre solo nei momenti per lui
decisivi; quando il fulmine
cade a Stotternheim o nell’esperienza della torre nel
convento di Wittenberg, egli
sembra dover compiere dei
passi decisivi in estrema solitudine. Eppure Lutero non
temeva nulla più della solitudine, fonte della più profonda malinconia, Verum incognitam. Sin dalla giovinezza,
Lutero lo sapeva, era incline
alla malinconia; egli era convinto che la tristezza fosse innata nell’essere umano.
Guerre notturne definiva le
lotte della sua solitudine,
battaglie necessarie, che
rafforzavano la fede, ma anche battaglie che lo prostravano. Lutero sapeva che la
solitudine talvolta è positiva,
ma che è un Giano bifronte
perché, come lui stesso ebbe
a dire, «si passano molte più
ore, e sono le più difficili, nella solitudine che non in comunione con gli altri» e anche «chi fugge la compagnia
degli uomini faccia attenzione a non cadere in quella dei
demoni». Per questo Lutero
amava moltissimo la musica
e la compagnia della tavola.
Si può dire che la spiccata
personalità del riformatore
Martin Lutero, così grandiosa
nella sua solitudine sentisse
profondamente il desiderio
di appoggiarsi a qualcuno.
È stato detto che Lutero ha
aperto la strada all’individualismo moderno distruggendo la comprensione della
chiesa come tale. Certamente Lutero non fu un uomo
della chiesa, ma per tutta la
vita egli fu uomo della comunità e della comunione. Per
questo, forse, la maggior parte dei suoi canti sono «poesie
della comunione» nel senso
che, a quanto pare, nessuno
di loro nasceva nella solitudine della sua cameretta o
esclusivamente dal profondo
del suo cuore, ma rappresentavano un aggancio poetico
con l’esistenza concreta.
(*) Rainer M. Rilke; I quaderni
d Malte Laurids Brigge. Ed.
Mondadori, 1988, pp. 47-49, trad.
di Claudio Groff.
L'esperienza di Lutero alla vigilia della Dieta di Worms
La preghiera come colloquio con un padre o un amico
dire
[Mai'iin (.utero) pregava per
lo più iu «Miiocchio nel vano
di una line:,Ira e perdeva la
nozione dtì tempo. A questo
proposilo, uno dei suoi intimi
ciba las( iaio la seguente testimonianza; «Non posso amniirare abbastanza la straordinaria fermezza, la serenità,
la fede di questo uomo in un
tempo così duro. Egli la nutriva continuamente con lo studio incessante della parola di
Dio. Non passa giorno che
agli non consacri almeno tre
ore alla preghiera, e per di più
le migliori per lo studio. Una
volta ebbi la fortuna di sentir
lo pregare. Buon Dio! Che fede aveva nelle parole! Pregava
con un sentimento così grande, con una tale fede ed una
tale speranza, che si sarebbe
detto parlasse a suo padre o
ad un suo amico. “Io so, diceva, che tu sei nostro Dio e nostro Padre; così sono certo
che tu coprirai di vergogna i
persecutori dei tuoi figli. Se
non lo fai, il pericolo è insieme tuo e nostro. Questa questione è tua; noi ci siamo entrati perché era necessario;
difendila dunque!’’. Da lontano io lo ascoltavo pregare in
questo modo ad alta voce. Il
Federazione delle chiese evageliche in Italia
Commissione di studio per la diaconia delle chiese valdesi
e metodiste - rivista ecumenica «Confronti»
Riforma della scuola
il contributo degli evangelici
incontro di studio
Roma, 14 marzo 1997, ore 9,30-17
Sala comunitaria valdese
via M. Dionigi 59 (p.zza Cavour), Roma
Una giornata per avviare il confronto sulle proposte di
riforma avanzate dal governo e per proseguire la riflessione sulla presenza del «fatto religioso» all'interno dei
programmi scolastici
l*6r prenotazioni e iscrizioni;
Fcei, tei. 06-4825120 - 483768, fax 4828728.
Commissione per la diaconia c/o «La Noce»,
tei. 091-6817941,091 -6817943, fax 091-6820118
Sono disponibili rimborsi viaggio/soggiorno per i partecipanti
mio cuore bruciava quando
lo sentivo parlare a Dio con
tanta confidenza, serietà,
pietà, e, nella sua preghiera,
appoggiarsi alle promesse dei
salmi come fosse certo che
ciò che chiedeva si sarebbe
compiuto».
Qui si deve soprattutto citare la mirabile preghiera da lui
pronunciata a Worms, nella
notte tra il 16 e il 17 aprile
1520, prima di comparire davanti alla Dieta. Sapendo che
le ore seguenti sarebbero state decisive non solo per la sua
testa, bensì anche per Tawenire della sua avventura spirituale, egli trascorre la notte in
solitaria preghiera che, più
tardi, ha così riassunto; «0 Signore Dio onnipotente! Quale
cosa è dunque questo mondo! Come forza le labbra degli
uomini! Quanto è piccola la
loro confidenza in Dio! Quanto è debole la carne! Quanto
potente il demonio! Il mondo
marcia nella larga strada in
cui se ne vanno gli empi, e
non ha occhio che per ciò che
è potente, magnifico. Se lo
guardo da questo lato è spacciato; la campana è fusa, il
giudizio pronunciato. Ah!
Dio...ah! Dio... o mio Dio!
mio Dio!...denti vicino a me
contro la ragione e la saggezza di questo mondo. Compilo, compilo! Devi farlo! Non è
affatto la mia causa, è la tua.
Che cos’è la mia persona qui?
Che cosa ho da fare, io, con
questi grandi signori del
mondo? Non ho anch’io giorni tranquilli, senza turbamento? E la tua causa. Signore, la tua causa giusta, eterna.
Sostienimi, o Dio fedele, eterno! Non mi appoggio su nessun uomo. Tutto ciò non è
che vanità; tutto ciò che è
carne è carne e cade. O Dio, o
Dio, non mi intendi? Mio Dio,
sei morto? No, non puoi morire, ti nascondi solamente.
Non m’hai scelto? Eorse che
nella mia vita ho pensato
qualche volta di andare contro tanto potenti signori? Ah!
Dio! vieni in mio aiuto, nel
nome del tuo caro Tiglio Gesù
Cristo, mia forza, mio scudo;
fortificami per il tuo santo
Spirito. Signore, ove ti tieni?
Mio Dio, dove sei? Vieni, vieni, sono pronto a lasciare la
mia vita, come un agnello.
Perché questa causa è giusta;
è la tua e io non voglio separarmi da te per l’eternità. Che
ciò sia deciso nel tuo nome; il
mondo non potrà tuttavia
forzare la mia coscienza, neppure se fosse pieno di diavoli.
E se il mio corpo, la tua creazione, l’opera delle tue mani,
deve cadere in rovina, la mia
anima è a te; essa ti appartiene, essa dimorerà eternamente in te. Amen. 0 Dio, sostienimi. Amen».
(Dal volume L’esperienza spirituale di Martin Lutero di Georges Casalis, Queriniana, Brescia,
1967, pp. 73-75).
Fra i Lieder di Lutero
Kyrie eleyson
1 testi riportati nella pagina sono tratti dal volume edito dalla
Mondadori Martin Lutero; Lieder e prose, ottobre 1983, pubblicato
a cura di Emilio Bonfatti. Fra i traduttori c’è Valdo Vinay. Il volume
presenta i testi originali dei Lieder (canti) con traduzione a fianco.
Lied XI e Lied XII
Entrambi i Lieder [Il secondo che è la versione più sintetica dei 10 comandamenti non viene qui riportata, ndr] sono intesi come composizioni didascaliche per insegnare i
comandamenti attraverso il canto. Nel primo si passa dalla
strofa introduttiva, dove un catechista ideale si rivolge al
noi (v. 2) della comunità, ai singoli comandamenti proclamati e interpretati non da Dio ma dal catechista. La loro
forma allocutiva si protrae anche nella penultima strofa,
mentre la chiusa riprende il noi iniziale. Il ricordo conclusivo di Cristo mediatore mette in pieno risalto la posizione
del riformatore nei confronti della legge, della carità di Cri
sto e deH’inutilità dell’opera umana senza la fede. [...] En
trambe le composizioni, uscite a Wittenberg nel 1524, sembrano esser state scritte poco prima della pubblicazione. Si
suppone che la versione più lunga abbia avuto anche una
stampa separata; la sua circolazione è databile con sicurez
za già dal 1525.
1. Dieci santi comandamenti
ci diede nostro Signore
da Mosè servo fedele
sull’alto monte Sinai
Kyrie eleyson
2. Io solo sono il Signore Dio tuo
non avrai altro dio fuori di me
a me devi affidarti interamente
e amarmi dal profondo del tuo cuore
Kyrie eleyson
3. Non dovrai mai parlare a disonore
del nome di Dio tuo Signore
e mai non loderai per buone e vere
che le parole e le opere di Dio
Kyrie eleyson
4. Tu santificherai il settimo giorno
riposerete tu e la tua casa
e metterai da parte il tuo lavoro
perché Iddio in te possa operare
Kyrie eleyson
5. Tu devi onorare ed obbedire
il padre tuo e la madre tua
finché potrà servirli la tua mano
e anche la tua vita andrà lontano
Kyrie eleyson
6. Tu non ucciderai preso da ira
non odierai e non trarrai vendetta
ma tu sarai paziente e mite d’animo
farai del bene anche al tuo nemico
Kyrie eleyson
7. Dovrai serbare puro il matrimonio:
il tuo cuore non ami nessun altro
e conservare casta la tua vita
limpida per misura e temperanza
Kyrie eleyson
8. Non devi rubar terre né denaro
né profittare del sudore altrui
ma aprirai la mano generosa
ai poveri che sono nel paese
Kjrie eleyson
9. Mai non dovrai testimoniare il falso
e sul tuo prossimo non dovrai mentire
tu lo difenderai quando è innocente
e tu nasconderai la sua vergogna
Kyrie eleyson
10. Non bramerai la donna né la casa
del tuo prossimo, né altro che sia suo
ma anche a lui augura ogni bene
così come a te l’augura il tuo cuore
Kyrie eleyson
11. Questi precetti ci sono dati
perché tu, figlio dell’uomo,
riconosca i tuoi peccati e apprenda
come si vive al cospetto di Dio
Kyrie eleyson
12. Ci aiuti il Signore Gesù Cristo
che volle intercedere per noi
le nostre opere in sé sono vane
meritiamo soltanto ira dal cielo
Kyrie eleyson
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4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 28 FEBBRAIO 1997 yEI
asi»
Intervista al metropolita Vladimiro, capo della diocesi di San Pietroburgo
La Chiesa ortodossa rischia l^isolamento
Il nuovo metropolita di San Pietroburgo è un pioniere delPecumenismo mentre
il suo predecessore Ioann era antiecumenico, isolazionista e ultraconservatore
Un anno fa il metropolita
Vladimiro assumeva le sue
nuove funzioni a capo della
seconda diocesi della Russia.
La diocesi della Grande San
Pietroburgo, «capitale del
Nord» della Russia, ha una
popolazione di sette milioni
di abitanti e conta 400 parrocchie ortodosse. Il metropolita Vladimiro è succeduto
al metropolita Ioann, deceduto nel novembre 1995, una
delle figure di punta della fazione isolazionista e ultraconservatrice della Chiesa ortodossa russa.
Per il metropolita Ioann e
per i suoi numerosi sostenitori, il termine «ecumenico» era
sinonimo di «eretico». Il nuovo metropolita di San Pietroburgo è invece uno dei pionieri dell’ecumenismo. È stato uno degli osservatori russi
al Concilio Vaticano II negli
Anni 60, ed è stato il rappresentante del Patriarcato di
Mosca presso il Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec)
a Ginevra, prima di dirigere
diverse diocesi in Russia.
Le prime dichiarazioni ufficiali del nuovo metropolita
hanno già rivelato un approccio calmo, aperto e sottile dell’ecumenismo e degli
affari pubblici. Tale atteggiamento, che rallegra molti
membri di chiesa, viene criticato dai sostenitori del suo
predecessore. Pubblichiamo
alcuni stralci dell’intervista
che il metropolita ha rilasciata all’agenzia Eni.
- San Pietroburgo è una
città con molte religioni, con
molte confessioni. Basta pecorrere la prospettiva Nevski,
per vedere chiese armene,
cattoliche e luterane di fronte
alla cattedrale ortodossa. Esistono rapporti interreligiosi a
San Pietroburgo?
«Sì, ce ne sono, ma sono
fragili. È semplicemente impossibile allargarli. Se partecipo a una manifestazione
interreligiosa, mi si accusa di
tradire la Chiesa ortodossa. Il
mese scorso, sono stato invitato ad assistere alla posa
della prima pietra di un villaggio tedesco in periferia, un
villaggio che ospita tedeschi
russi che volevano emigrare
in Germania ma che finalmente hanno deciso di restare in Russia. Doveva esserci
un servizio religioso celebrato dalla Chiesa evangelica luterana. Stavo per andarci
quando ho ricevuto una telefonata che mi informava
che c’era un assembramento
in cui dei manifestanti brandivano cartelli su cui c’era
Il monastero ortodosso di San Sergio a Zagonsk (Russia)
scritto: “Non vogliamo tedeschi”, “Non vogliamo la Chiesa luterana”».
- Come spiega questo rigetto popolare dei rapporti ecumenici, non solo nella sua
diocesi ma nell’insieme della
Chiesa ortodossa russa?
«Siamo fieri di aver saputo
preservare il ricco patrimonio di una Chiesa non divisa,
ma dobbiamo condividere
questa ricchezza con i nostri
fratelli. Alcuni non capiscono questo o lo dimenticano e
chiedono che non ci sia comunicazione con i protestanti o i cattolici. Ogni passo verso l’unità e ogni tentativo di
cooperazione, anche di natura non teologica, viene quindi respinta. La Chiesa cattolica ha contribuito molto a
questo raffreddamento dei
rapporti con l’Est, per via del
l’avanzata dell’uniatismo,
che è ricorso alla violenza
contro gli ortodossi. Quando
la Russia ha cominciato a democratizzarsi, alcune teste
calde hanno detto che tutta
la Russia europea avrebbe finito per diventare cattolica.
Questo ha spaventato anche i
nostri membri di chiesa e li
ha incitati a diffidare di tutto
ciò che viene dall’Ovest e a
rigettarlo».
- Allora perché la Chiesa
ortodossa russa fa parte del
Cec?
«Durante gli anni difficili
in cui gli atei volevano “rieducare” i nostri membri di
chiesa e spingerli a diventare
“non credenti”, abbiamo
cercato di stabilire contatti
con i nostri fratelli cristiani.
Abbiamo aderito al Cec per
avere l’appoggio dei cristiani
di tutto il mondo, e ci sono
stati casi in cui essi ci hanno
difesi. Ora che il tempo dell’ateismo di stato è terminato, ma che non tutto va ancora così bene come alcuni
credono, ci sono credenti
che dichiarano di non volere
alcun cristiano dall’Ovest. Mi
è difficile dire se si tratti di
paura o di rancore per torti
passati, o se sia il risultato
dell’influenza della Chiesa
Ortodossa russa fuori confini
[dissidente], alla quale piacerebbe compromettere con
ogni mezzo possibile il Patriarcato di Mosca. O se occorra puntare il dito su tutte
quelle sette che vengono oggi nel nostro paese ad insegnare falsi precetti a una popolazione che pratica il cristianesimo da 1.000 anni.
Ma, sotto l’effetto combinato
di tutti questi fattori, esiste
una fortissima reazione contro l’ecumenismo e il Cec».
- Pensa che la Chiesa ortodossa russa resterà membro
del Cec?
«Ufficialmente questa questione non è stata ancora dibattuta ma è molto probabile
che, di fronte a questa ondata, la Chiesa ortodossa dovrà
adottare alcuni provvedimenti per difendere il proprio nome, onde evitare uno
scisma».
- Sarebbe giusto dire che
l'obiettivo primordiale della
gerarchia è di prevenire un
nuovo scisma all’interno della Chiesa ortodossa russa?
«Sì, probabilmente».
La nota teologa statunitense critica Gustavo Gutierrez
Rosemary Radford Ruether: il femminismo è
compatibile con la teologia della liberazione
Le vedute divergenti di
due teologi cattolici romani
molto noti,uno latinoamericano e l’altra statunitense,
hanno sollevato la questione
della compatibilità tra il
femminismo e la teologia
della liberazione. È scoppiata infatti una vigorosa polemica dopo le critiche formulate da una delle fondatrici
della teologia femminista,
Rosemary Radford Ruether,
docente al Seminario di teologia di Garett, Evanston, Illinois, dopo una visita in Perù, dove ha incontrato nell’ottobre scorso i dirigenti
della tavola rotonda ecume
nica delle donne e del movimento cattolico «Talitha Cuma». Queste critiche sono
state pubblicate negli Usa dal
National Catholic Reporter.
Rosemary Ruether lamenta
la distanza che il prete e teologo Gustavo Gutiérrez, considerato come il fondatore
della teologia della liberazione, pone tra i movimenti
femministi e la teologia della
liberazione. Secondo la Ruether, Gustavo Gutiérrez afferma che il femminismo si è allontanato dalla realtà latinoamericana e dalla preoccupazione fondamentale per
i poveri. Aggiunge che Cu
Come fare per andare a Graz
Dal 23 al 29 giugno prossimi si svolgerà a
Graz la seconda Assemblea ecumenica europea sul tema «Riconciliazione, dono di Dio e
sorgente di vita nuova». Vi parteciperanno
dall’Italia, per parte evangelica, due delegati
valdesi, due metodisti, due battisti e due luterani.
Così come è usanza dei grandi eventi internazionali, è stata prevista dai promotori
dell’Assemblea un’attività di base, in questo
caso le comunità, organizzata in seminari e
audizioni, oltre a una sezione di stands di
gruppi e organizzazioni. Attività che dovrà
dare testimonianza dei gesti di riconciliazione di cristiani/e nel dialogo ecumenico e
nella società.
Per questo la Federazione delle chiese ha
nominato una Commissione ad hoc in vista
di Graz la quale ha lavorato per suscitare attenzione ed interesse in Italia sul tema della
riconciliazione. È nata così recentemente la
«rete di Graz», comunità e gruppi evangelici
che hanno deciso di stare in questo processo.
Poiché la rete è sempre aperta a nuove
adesioni di comunità e di singoli/e, pubblichiamo alcune informazioni utili per le iscrizioni individuali:
- Esse vanno inviate a Graz entro il 30
aprile. Occorre iscriversi comunque come
singoli/e anche se si fa parte di un gruppo.
- Sono previsti treni speciali dall’Italia. La
prenotazione va fatta all’atto deU’iscrlzione.
Il prezzo non è ancora definito ed il pagamento avviene aH’arrivo a Graz.
-1 prezzi per il pernottamento vanno dalle
9.000 lire per notte del posto in sacco a pelo
in dormitori, alle 82.000 lire per notte in camera d’albergo.
Le comunità che hanno aderito alla rete
(Milano battista, Torino valdese e battista.
Campobasso battista, Verona valdese, Pinerolo. Torre Pellice, Trieste valdese, Palermo,
Bologna metodista, Parma metodista. Forano vàdese, Napoli valdese, battista e pentecostale, Albano battista, Rapallo battista)
hanno ricevuto un dossier comprensivo di
moduli di iscrizione.
Chi volesse aggiungersi può richiedere il
modulo ad Antonella Visintin (tei. 0116693723, ore serali) o per fax (011-657542,
specificando all’attenzione di A. Visintin).
Iscriviamoci numerosi!
Antonella Visintin
tierrez e i membri dell’Istituto cattolico Bartolomeo de
Las Casas, di Lima, «non hanno cooperato molto con i
protestanti del paese», nonostante l’appoggio dato dai
protestanti alla teologia della
liberazione.
Secondo l’agenzia di notizie dall’America Latina e dai
Caraibi (Ale), Rosemary Radford Ruether ritiene che Gutierrez non prenda in considerazione la spiritualità in
una prospettiva autoctona e
trova «molto sorprendente»
che egli continui a parlare
degli autoctoni in una prospettiva cattolica spagnola,
ignorando il fatto che i popoli
autoctoni del Perù hanno oggi la propria voce. Secondo la
Ruether, l’atteggiamento di
Gustavo Gutierrez si spiega
con il suo desiderio di mantenere la teologia della liberazione nell’ambito del cattolicesimo istituzionale, anziché avventurarsi in nuovi
campi come il femminismo,
la sessualità, la riproduzione,
l’ambiente, il protestantesimo, le religioni autoctone il
che non sarebbe apprezzato
dai conservatori cattolici.
La teologa ha riconosciuto
che Gustavo Gutierrez merita
di essere riconosciuto come il
fondatore di un movimento
che ha collegato la teologia
alla giustizia sociale «ma è
triste - ha lamentato - vederlo inchinarsi davanti al dominio “assoluto” di una Chiesa
di destra». Secondo la Ruether il futuro appartiene a coloro che sapranno includere
le questioni che riguardano,
tra l’altro, il ruolo delle donne e degli uomini, l’ecologia,
l’ecumenismo e la spiritualità
autoctona. (eni)
Note sull'ecumene
Lo Spirito protagonista
Dio in libertà
Paolo Ricca
Un prezioso volumetto ha visto da poco la luce (purtroppo solo in lingua inglese). Parla delle chiese pentecostali latinoamericane. Ne riferiamo in questa rubrica, affrontando
così per la terza volta consecutiva la questione pentecostaie,
convinti come siamo deila sua centralità per la storia presente e futura del cristianesimo. Nel novembre del 1994, a
Lima (Perù) ha avuto luogo una consultazione tra rappresentanti di chiese pentecostali latlnoamericane e rappresentanti del Consiglio delle chiese dell’America del Sud
(Clai), per uno scambio di informazioni, esperienze e testimonianze e per esplorare possibili collaborazioni future. Alla consultazione promossa dal Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) parteciparono circa 50 persone. Solo in anni recenti l’esigenza di un rapporto più stretto tra movimento
ecumenico e movimento pentecostale ha cominciato ad essere avvertita sui due versanti. Ci sono ancora larghi settori
del pentecostalismo che non sentono il bisogno di dialogare
con gli altri cristiani, e inversamente ci sono nella famiglia
ecumenica chiese non particolarmente ansiose di incontrarsi e confrontarsi con il cristianesimo di tipo pentecostale. Ma il processo di avvicinamento reciproco è ormai avviato: movimento ecumenico e movimento pentecostale sono i
due fatti cristiani più rilevanti del XX secolo. Finora hanno
percorso strade parallele, ma essendo lo Spirito Santo protagonista di entrambi, non potevano non incontrarsi. La
Consultazione di Lima è un’iniziativa che appartiene alla fase inaugurale di una storia ancora quasi tutta da scrivere.
È noto che la crescita in qualche caso esponenziale del
protestantesimo latinoamerictmo è dovuta al dilagare del
fenomeno pentecostale. Sono meno note, invece, due circostanze che vanno segnalate. La prima è che ci sono diverse chiese pentecostali fortemente consapevoli e impegnate
sul fronte politico e culturale nel senso dei movimenti di liberazione. La seconda è che è forse un po’ semplicistico
classificare il pentecostalismo come protestantesimo toutcourt. È vero che le radici storiche e teologiche del fenomeno sono protestanti e che le grandi affermazioni della
Riforma sono costitutive dell’esperienza pentecostaie.
Questa però è anche nuova e originale, sia per il suo diverso radicamento sociale (il pentecostalismo è fortemente caratterizzato come religione popolare che fiorisce in particolare nelle periferie urbane delle grandi metropoli), sia per il
suo tratto specifico di religione dello Spirito Santo, che è
certo legato alla parola biblica ma che, proprio secondo tale parola, è anche sovranamente libero, gode della libertà
stessa di Dio, è anzi, per così dire, Dio in libertà: non solo
perché soffia dove e quando vuole, ma anche perché la manifestazione dello Spirito consiste in una «molteplicità di
doni», «diversità di ministeri» e «varietà di operazioni» (I
Corinzi 12,4-11), presenti tra i pentecostali più che altrove.
Il pentecostalismo è un fenomeno socio-religioso mondiale e ha il carattere di un movimento, non di una denominazione. È trasversale rispetto alle chiese storiche e anche rispetto alle classi sociali, fermo restando il suo forte
radicamento popolare. È creatore di identità: essere «pentecostale» individua un modo di essere nella società. La
forza sociale e culturale del movimento è tale da minacciare l’egemonia religiosa tradizionale della Chiesa cattolica. L’autocoscienza spirituale del movimento affonda ;e
sue radici nell’esperienza sempre rinnovata di Pentecosie,
vissuta come evento fondante della fede. 11 soffio delio
Spirito dà la parola a coloro ai quali è sempre stata toìia.
Questa coralità ritrovata si esprime soprattutto nel culto,
che è un happening dello Spirito, nel quale la vita umana
e cristiana si Invera nella celebrazione di Dio: nel pentecostalismo rivive la gioia della celebrazione, che può anche
svolgere una funzione terapeutica e che comunque esercita una forte azione evangelizzatrice.
La Consultazione di Lima ha ampiamente confermato la
necessità che le chiese pentecostali e le chiese «storiche» si
incontrino «per conoscersi meglio, per superare 1 pregiudizi e soprattutto per interpellarsi e sfidarsi a vicenda in uno
spirito di comunione cristiana».
Musulmani bosniaci ali'Assise di Graz?
Un incontro ecumenico europeo nel 2000
Dal Mondo Cristiano
VIENNA — Un portavoce della comunità islamica bosniaca
ha dichiarato recentemente che i musulmani di Bosnia vorrebbero partecipare all’Assemblea ecumenica europea di Graz nel
prossimo giugno, «come interlocutori con parità di diritti».
L’Islam bosniaco «da decenni è laico, riformato ed europeizzato» ha detto Smail Bailic, rappresentante del Congresso mondiale islamico all’Onu in Vienna, secondo quanto è riportato
dalla rivista «Publik Forum». L’europeizzazione dell’Islam bosniaco si evidenzia nella parità di diritti di cui godono le donne. «Fazzoletti sulla testa e veli sin dai tempi della seconda
guerra mondiale sono scomparsi in Jugoslavia», ha affermato
Bailic, che è teologo islamico e originario di Mostar. La convinzione diffusa che l’Islam sia per l’Europa un corpo estraneo
deriva, secondo Balie, dall’idea sbagliata che la Sharia debba
regolare tutti gli aspetti della vita islamica. «Di solito si ritiene che la Sharia sia la parte essenziale dell’Islam», dice Balie,
mentre è solo «indicativa», soprattutto in società religiosamente miste e in situazioni di diaspora. (epd)
GINEVRA — Il segretario generale della Conferenza delle
chiese europee (Kek), Jean Fischer, ha dichiarato all’agenzia
Eni che la Kek e il Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee) hanno intenzione di convocare nel 2000 un incontro ecumenico europeo, nel corso del quale cattolici, protestanti e ortodossi possano celebrare insieme il nuovo millennio cristiano e riflettere sul problema dell’unità cristiana, (nevi
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PAG. 5 RIFORMA
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«Il muro e il ponte»: tre giorni di confronto a Roma su un tema complesso
Le religioni tra pace e ideologia di conflitto
Le tradizioni cristiana, ebraica e musulmana di fronte alla necessità di un dialogo che non dimentichi
il peso di una storia che ha significato oppressione, persecuzione e incomprensione dell'altro
PIERA ECIDI
UNA «tre giorni» come il
convegno nazionale II
muro e il ponte ha una tale
complessità di valenze che
mette in serio imbarazzo chi
lo deve raccontare. Si è trattato proprio di una narrazione, il percorso di una storia a
più voci, di identità diverse
ma non divergenti, di appartenenze profonde, che proprio dicendo se stesse trovavano un’emozionante coralità. Il luogo, innanzitutto,
anzi i luoghi. L’Aula magna
della Facoltà valdese di teologia, con lo sfondo di affresco del candeliere la cui luce
risplende nelle tenebre. E poi
il grande cuore della chiesa
di piazza Cavour dalle vetrate multicolori, la domenica,
con l’assemblea che canta e
prega, le sloriche dichiarazioni, la percezione di essere
tutti in un momento straordinario e benedetto, dove
soffialo Spirito.
E subito dopo la visita alla
sinagoga e rincontro con la
comunità ebraica, tutti insieme, accolti con grande semplicità e amicizia, così come
si era stati ricevuti con grande calore nella visita alla moschea, il giorno prima, quando l’imam ha ricordato che
l'Islam è la via della pace, e
riconosce i profeti della tradizione biblica, ebraica e cristiana: «Nel Corano ricorre
molto più spesso il nome di
Abramo, Isacco, Gesù e Maria che non il nome de! profeta Mohamed». Il rispetto,
YàSGolto, il confronto anche
appassionato ma mai spigoloso hanno evitato i rischi
opposti ma ì'iossibili di un cerebrale sincretismo o di un
emotivo confondimento. Già
i titoli delle tre giornate, infatti, nel loro aspetto binario.
segnavano il tracciato rigoroso da cui era impossibile prescindere.
Le religioni via della pace,
le religioni ideologia del conflitto. Nella prima giornata i
relatori si sono interrogati su
quali siano i muri che dividono, «più numerosi dei ponti»,
ingenerando difficoltà, incomprensioni, quando non
guerre e conflitti. «Bisogna lavorare sul tema della verità ha detto il giornalista e teologo Filippo Gentiioni - e inoltre su quello dell’identità, che
non è l’identità di Narciso
re al divorzio tra verità e amore, perché l’amore è la verità».
Lo studioso dell’Islam Mahmoud E1 Sheik, infine, ha invitato a distinguere tra «le religioni e l’uomo che, interpretandole male, uccide in nome
di Dio; le religioni sono manipolate, strumentalizzate, si
uccide e si inganna in loro
nome, ma la responsabilità è
dell’uomo».
Scritture che uniscono,
scritture che dividono era il tema della seconda giornata. La
scrittrice e studiosa di ebraismo Giacoma Limentani, in
Roma: un momento del culto nella
che si specchia e impazzisce,
ma è l’identità mia per l’altro,
perché soltanto così potrò capire chi sono davvero».
Per il teologo Paolo Ricca
«Nessuna religione si è imposta come via della pace. Al
contrario, molte religioni,
molti conflitti. Ma nessuna
religione è in sé ideologia del
conflitto. Le religioni possono
essere un ponte? Mi accontenterei di molto meno, che
non aggravassero i conflitti.
Bisogna valorizzare tutte le
esperienze di pace che si producono all’interno delle religioni: voci di minoranze, voci
profetiche. Dobbiamo ripara
chiesa di p.za Cavour (foto Smile)
un denso intervento, ha ricordato il «contenzioso di duemila anni» con gli ebrei, e ha
contestato che si possa usare i
sostantivo «trionfalistico» di
riconciliazione, invitando a
sostituirlo in modo più chiarificante con il possibilismo del
verbo «conciliare». Il prof. Daniele Garrone ha a sua volta
ripercorso i «duemila anni di
contenzioso», invitando a essere coscienti dell’inversione
di tendenza di oggi, ma «guai
a noi se scambiassimo alcune
novità per un’owietà. Ci deve
essere l’assunzione della distanza di Dio: riusciranno i
cristiani ad accettare questo
Che cosa d dicono i testi del Nuovo Testamento? -1
L'attesa della fine del mondo
BRUNO CORSAMI
QUAi'.f.'O dei credenti aflt-nr,aiio di conoscere
con cei u./. a la data della fine
del niunù ). o il numero di
anni odi masi che ce ne separami, ;}!(!viaino un senso
di fastidii' li di compatimento. Epjnirc ; credenti della
prima gt'ncrazione cristiana
avevano una convinzione
molto simile a questa; attendevano gli avvenimenti finali
(comunque fossero descritti:
regno di Dio, o ritorno di Cristo, o giudizio, o risurrezione
generale, o nuovi cieli e nuova terra) durante il corso della loro vita terrena.
Anche Paolo, ci sembra di
capire, pensava che tutto ciò
sarebbe accaduto prima della sua morte. In 1 Tessalonicesi 4,15-17 parla della risurrezione dei fratelli morti prima del ritorno di Cristo: essa
avverrà prima del rapimento
in cielo dei credenti ancora
vivi. Solo dopo la risurrezione dei morti in Cristo, «noi i
viventi, che saremo rimasti»,
dice Paolo, saremo rapiti insieme con loro per essere
sempre col Signore.
Tuttavia, con il passare
del tempo, anche Paolo calcola l’eventualità di una sua
morte fisica prima degli avvenimenti finali; nella lettera ai Filippesi dichiara di essere stretto da due lati. Da
Una parte c’è il desiderio di
"Partire ed essere con Cristo» (1, 23), dall’altra quello
di rimanere per essere ant^ora utile ai fratelli e alle so
relle delle sue comunità. La
delusione più forte per il
mancato verificarsi degli avvenimenti finali è quella che
leggiamo in II Pietro 3, 4
(che cito dalla Tilc): «Voi dicevate che il Signore doveva
tornare, ma dove?
I nostri padri sono morti,
ma tutto rimane come prima, com’era fin dalla creazione del mondo». L’epistola
citata attribuisce queste parole ironiche a «schernitori
beffardi» che verranno «negli
ultimi giorni». In realtà, dal v.
5 al V. 7 le loro idee sono confutate al presente («costoro
dimenticano...»), e dal v. 8 i
lettori fedeli sono invitati a
reagire e a non lasciarsi sedurre da quei personaggi. È
chiaro che gli scherni per il
ritardo della fine scuotevano
la comunità dei lettori nel
presente, non erano solo un
pericolo futuro.
Oltre ai passi citati qui sopra, dobbiamo anche ricordare le molte esortazioni del
Nuovo Testamento a saper
attendere con pazienza, ad
essere perseveranti nella
fedeltà e nel servizio, a non
approfittare degli indugi per
interessi personali. Anche
quando esortazioni di questo
genere si trovano negli insegnamenti di Gesù, per esempio nelle sue parabole, è possibile che i credenti dell’epoca di composizione dei Vangeli le abbiano registrate e riproposte ai loro lettori perché il ritardo degli avvenimenti finali conferiva loro
una grande attualità.
C’è chi ha trovato che gli
studiosi danno troppa importanza a questo problema,
che avrebbe portato a una
vera e propria crisi della fede
cristiana primitiva. È stato
detto che il vero problema
non fu quello del ritardo, ma
piuttosto un altro: come mai,
nonostante il ritardo, il cristianesimo non si sia sfasciato e la speranza nel regno di
Dio non sia scomparsa nella
chiesa.
Io credo che la serietà del
problema per i primi cristiani non possa essere negata.
Ma il cristianesimo non si
sfasciò per tre ragioni: 1)
Perché il suo fondamento
era solido. Cristo era la pietra angolare, e la chiesa si
edificava sul fondamento
degli apostoli e dei profeti
(Efesini 2,20).
2) Lo Spirito Santo era già
all’opera, così come Gesù
aveva promesso: Spirito di
verità, di potenza, e di testimonianza.
3) La fede cristiana seppe
trovare il modo di rispondere alla sfida del prolungarsi
dell’attesa descrivendo il
suo cammino come «un
cammino di fede e non di
visioni» (11 Corinzi 5, 8), e
trovando nella missione una
ragione di vita e di impegno:
«Prima bisogna che 1 Evangelo sia predicato fra tutte le
genti» (Marco 13, 19). Ma il
ritardo della fine e il prolungarsi dell’attesa esercitarono
comunque un’influenza sulla vita e sul pensiero della
cristianità primitiva.
paradosso, che nella Bibbia
Dio non sta parlando in italiano, ma in ebraico, e che al
tempo stesso sta parlando anche a me, qui, oggi, pur rimanendo sempre oltre?». Giampaolo Anderlini, della rivista
Qol, in una dotta relazione ha
molto insistito sulla «polisemia» del testo biblico, e sul
fatto che «noi cristiani siamo
fin dalle origini uomini della
Scrittura tradotta. C’è la necessità per noi oggi di fare
uscire la scrittura ebraica dal
bozzolo della visione cristocentrica».
Un Giubileo che unisce, un
Giubileo che divide è stato il
tema dell’attesissimo pomeriggio del sabato. Mons. Giuseppe Chiaretti, arcivescovo
di Perugia e presidente della
Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo, si è soffermato su «ciò che ci unisce,
la fede», mentre «ci dividono
le dottrine», ricordando il dovere permanente del cristiano della predicazione e
dell’annuncio dell’Evangelo,
dovere molto forte a partire
soprattutto dal Concilio: «È
necessario fare ammenda
delle divisioni fra i cristiani,
invocando il perdono a Dio»
e ha ricordato i peccati di cui
nella storia i cristiani devono
farsi perdonare. Ci unisce
però un martirologio comune, e ci unisce la Bibbia. I cristiani devono farsi voce dei
poveri in tutto il mondo. Un
altro spazio comune è il confronto con il secolarismo. In
quest’opera è necessario coinvolgere il popolo di Dio,
non solo i vertici ecclesiastici,
senza farsi condizionare dalle
delusioni, perché l’unità è un
dono dello Spirito Santo.
Luca Zevi, assessore alla
Cultura della comunità ebraica di Roma, ha sottolineato
come l’unità spesso nella sto
ria abbia significato in realtà
sopraffazione della maggioranza sulla minoranza, e si è
chiesto: «Fino a dove è compatibile un’attitudine evangelizzatrice con il rispetto
delle differenze?» Se pure è
utile in previsione del 2000
individuare un lavoro comune, Zevi si è soffermato sulla
questione della laicità. Argomento ripreso con forza anche dal pastore Giorgio Bouchard, che ha accusato i laici
di «avere abdicato», e ha sostenuto la necessità di una rivalutazione del nostro Risorgimento. Bouchard ha inoltre
ricordato la «dura posizione»
del Sinodo valdese e metodista sul Giubileo «storicamente legato alla questione delle
indulgenze, su cui Lutero pose un problema teologico, e
non un problema morale», e
la condivisione invece del
cammino ecumenico di Graz.
«Il Millennio può essere una
occasione per pentirci come
cristiani delle nostre infedeltà, a partire dall’era costantiniana, un’occasione
per vagliare il nostro rapporto con il Cristo. Se lo spirito
di dialogo in cui ci incontreremo è di profonda umiltà, il
Signore non ci farà mancare
la sua assistenza».
Il teologo Giovanni Franzoni infine ha sottolineato l’importanza della spiritualità,
della natura «sabbatica, di riposo della terra del Giubileo»: il fare silenzio, il limite,
il ritrarsi di Dio per dare spazio alla creatura, le «viscere
femminili» del Giubileo, anno di riscatto per gli oppressi.
La loro speranza perciò «non
può essere beffata»: bisogna
dare spazio alla «spiritualità
del samaritano». Assumere la
spiritualità non ci divide: si
ricrea questo spazio vuoto in
cui Dio ci può parlare.
DOMANDE
Gli ebrei
estranei
ed essenziali
In fondo, il senso ultimo
della «riflessione in tre tappe» de «n muro e il ponte»
l’ha dato la sequela di domande posta alla fine dal
professor Amos Luzzatto,
che mettevano in relazione
problematicamente il dialogo e l’identità. Comunicare, che cosa vuol dire?
Che cosa vuol dire il ponte
che tenta di congiungere
ciò che è diverso e diviso?
«Noi ebrei siamo vissuti
in Europa dentro e fuori
contemporaneamente,
estranei e essenziali per
duemila anni». Comunicare
è raggiungere la coscienza
di sé per mezzo dell’altroda-sé. Comunicare è mettersi anche nel ruolo delTaitro. Eppure, ciascuno rimane nella sua identità, ma costruisce con l’aiuto dell’altro anche se stesso. Si pone
nel ruolo delTaltro il rè di
Danimarca che si mette la
stella gialla sul suo àbito? O
è qualcosa di continuativo
nel teropo, anche quando
non è drammaticamente
necessario quel gesto? Abbiamo mai pensato che il
ponte stesso può separare,
perché sottolinea l’esistenza delle due sponde?
Perché tradurre è difficile? Incontrarsi e dialogare
significa tradurre, ma una
lingua non s’impara dal vocabolario. Il significato di
una parola dipende dal
contesto, e questo è particolarmente vero per l’ebraico. Un lingua si impara
parlandola. Quante volte
proprio questo rende difficile il dialogo; ci sentiamo
descritti con categorie e parole di chi appartiene a
un’altra cultura. Avvicinare
quella cultura, le sue categorie, invece, può avvenire
in un unico modo; imparare a viverla, (p.e.;
Il libro Claudiana affronta anche la politica del tempo
Aspetti della Riforma in Danimarca
FULVIO FERRARIO
NOI italiani siamo abituati
a sentir parlare della
Riforma protestante come di
un evento mitteleuropeo, essenzialmente tedesco e svizzero: l’epopea della predicazione evangelica nei paesi latini viene spesso censurata.
Assai poco nota, però, è anche la vicenda delle origini
del movimento protestante
all’altro estremo dell’Europa,
nel paesi nordici: eppure lassù, non meno che in Germania e in Svizzera, la Riforma
ha profondamente modificato l’assetto della società intera. Delle vicende della Riforma in Danimarca (nei primi
decenni del Cinquecento il
regno di Danimarca comprende anche la Norvegia,
Islanda e Svezia: quest’ultima
si separa nel 1523, alla vigilia
della Riforma), si occupa ora
un volumetto* tradotto in italiano dalla Claudiana.
Il messaggio di Lutero
giunge tempestivamente nel
Grande Nord, determinando
il formarsi di focolai di predicazione evangelica (Viborg e
Malmò, in particolare), che
premono per un riconoscimento. Per un lungo periodo,
il cristianesimo «romano» e
quello evangelico convivono,
ma il secondo si rafforza costantemente, in attesa di
giungere a un chiarimento
definitivo II passaggio ufficiale della Danimarca alla Riforma viene solitamente datato
nel 1536, quando appunto la
Gli elementi del culto luterano in un dipinto delia chiesa di Torslunde (Danimarca)
Dieta dichiara il luteranesimo religione di stato: l’autore
rileva, comunque, che sarebbe possibile scegliere altre
date, come quella dell’introduzione del nuovo ordinamento ecclesiastico (1527), o
quella della sottoscrizione
della costituzione ecclesiastica da parte del re (1537). A
partire da quest’ultima data,
il luteranesimo diviene l’unica confessione permessa in
Danimarca, e negli anni successivi la corona danese instaura la Riforma anche in
Norvegia e Islanda.
Il ruolo svolto dal potere
politico in tutta la vicenda,
e il fatto che la protestantizzazione del Regno avvenga
pressoché senza residui, determina ancor oggi la fisionomia della Chiesa luterana danese e di quelle scandinave
in generale: si tratta di chiese
che hanno vissuto, dalla
Riforma in poi, sotto la diretta guida del monarca e senza
quel confronto critico con
Roma che ha caratterizzato il
protestantesimo continentale: ne è derivata un’identità
molto particolare all’interno
del panorama del luteranesimo europeo, che ancora oggi
fa delle chiese scandinave
una voce molto originale (e,
da un punto di vista riformato, non sempre facile da capire) nel dibattito ecumenico. La lettura del libro di
Schwarz Lausten permette di
cogliere le radici, le ragioni e
le passioni di questo «protestantesimo delle nevi».
(•) Martin Schwarz Lausten: La
Riforma in Danimarca. Torino,
editrice Claudiana, 1996, pp 224,
lire 30.000.
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6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 28 FEBBRAIO 1997
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Il rapporto fra italiani e protestantesimo nell'ultimo libro di Giorgio Tourn
L'identità che viene dalla fede
\
E stato un dialogo in buona parte mancato, a causa della Controriforma e di
un'estraneità del nostro paese a un modo di ragionare basato sulla responsabilità
ALBERTO CORSAMI
UN’IDENTITÀ fondata
sulla fede e che si estrinseca nel «metodo», nella linea di condotta. Dovendo
cercare un filo rosso che funga da traccia al percorso plurisecolare dell’ultimo libro di
Giorgio Tourn’*, questa potrebbe essere un’immagine
adeguata. L’«incontro impossibile» fra il protestantesimo
e i nostri connazionali è un
dialogo mancato, o mancato
in parte, di cui in molti, fuori
dalle nostre chiese, avvertono la mancanza, ma di cui altri, nell’ambiente culturale
cosiddetto laico, purtroppo
non colgono la pertinenza.
Chiarito con Emilio Comba
(p. 153) che la Riforma era
stata ben presente nell’Italia
del ’500, contrariamente a ciò
che si crede comunemente, il
testo di Tourn ripercorre i secoli che vanno dalla Controriforma alla formazione dell’Italia cattolica; di quest’ultima analizza i rapporti con la
Chiesa-apparato e con la sua
cultura: si sofferma in particolare sull’Ottocento, sul «fare l’Italia» e «fare gli italiani»,
sui fermenti dell’evangelismo
dopo il 1848 per venire ai
rapporti religione-politica
che daranno luogo ai due
Concordati, alla repressione
dei pentecostali in epoca fascista, al boom e agli anni del
dualismo Dc-Pci; sull’antitesi
fede-religione (la prima si definisce in base ed proprio oggetto, la relazione a Gesù Cristo Signore e Salvatore, e non
dalla propria natura) e, sulla
necessità e sulle ambiguità
dell’ecumenismo.
Ma gli elementi più importanti e più stimolanti per una
discussione tutt’altro che
scontata sul nostro modo di
Il tempio valdese di Torino
stare in questo paese, sono
quelli relativi all’identità e ai
concetti dell’essere minoranza e dell’essere componente
in una società che cambia. A
differenza di altre realtà religiose, dice Tourn, (p. 193 ss),
come quella ebraica, la cultura protestante stenta a suscitare interesse in Italia, anche
oggi, anzi è tuttora disconosciuta: «Contrariamente all’aggettivo cattolico, che definisce una realtà precisa e positiva, “protestante” non qualifica un personaggio...». C’è
ovviamente in tutto questo
una certa ignoranza dura a
morire, ma c’è probabilmente anche la difficoltà di capire
una visione dell’esistenza che
è un atteggiamento piuttosto
che un’appartenenza, un
modo di porsi, fondato sui
principi della Riforma e sulla
responsabilità dell’individuo,
che si può cogliere nei singoli
atti e prese di posizione, ma
che non definiscono i contorni visibili dei personaggi.
Se la minoranza protestante è stata emarginata dalla
storia nelT800, perché era fatta dagli eroi, e poi nel ’900
perché trovava la propria ragion d’essere nei sistemi glo
bali delle grandi ideologie,
come si collocherà in una società in rapida trasformazione come quella di oggi? Il
problema non è da poco, e
non riguarda i soli protestanti. Ciò che cambia connotati,
probabilmente non in meglio, è lo stesso concetto di
minoranza. Fatta salva l’accettazione sociale, che tuttavia minoranze di tipo non religioso sono ben lungi dall’avere, il rischio più grande
per i nostri giorni è quello di
andare verso una società che
si presenti come «somma di
minoranze», il cui rapporto
con la presumibile maggioranza degli individui rischia
di essere arbitrio dei più (si
veda l’editoriale di Elena Calvetti sul n. 7 di Riforma a proposito dello statuto dell’embrione umano).
Si andrebbe verso la formazione di «gabbie» sociali impalcatura di un apartheid delle culture e dei comportamenti sociali, appena stemperato da una magnanima
idea di tolleranza (passo indietro). Oppure verso una più
caotica esistenza «pulviscolare» di esotismi e di marginalità a buon diritto rivendicate
dagli uni e dagli altri, ma senza nessuna coesione fondativa di un vivere intorno a un’
idea di stato.
Probabilmente si dovrà, pur
con tutte le cautele del caso,
provare a ripartire dall’individuo, anziché dalle sue appartenenze, oggi troppo prese in
considerazione (finché esse
portano alla guerra etnica o al
corporativismo); anche perché ormai l’individuo, e con
lui la sua identità, non fanno
più riferimento a «una sola»
appartenenza, ma (come dimostrano gli studi ai autori
come Alain Touraine e André
Gorz) è luogo d’incontro di
istanze religiose, etiche, lavorative, politiche che in tempi
e modi diversi coinvolgono la
persona, provocando slanci
creativi ma anche contraddizioni. In questo quadro chi
può fondare la propria persona e il proprio agire sulla risposta a una vocazione (sulla
fede, si diceva) e sulla liìtertà
di giudizio può partire spaesato, può essere guardato come una bestia rara, ma può
avere anche dei vantaggi.
Quanto alle sollecitazioni
che il libro può fornire sul
versante «interno», si può
esprimere un auspicio: che le
sue risultanze possano essere,
un giorno, incrociate con una
nuova edizione (magari come
opera collettiva, senz’altro in
chiave bmv) di Una chiesa in
analisi che Tourn stesso pubblicò nel 1973, e che analizzava l’impalcatura della macchina valdese: anche nelle
forme dell’organizzazione, oltre all’ecclesiologia, si rinviene un «modo di stare» in questa società.
(•) Giorgio Tourn: Italiani e
protestantesimo. Un incontro
impossibile? Torino, Claudiana,
1997, pp. 256, £32.000.
Gli dei di Marivaux ripropongono in teatro alcune domande di sempre
È possibile essere veramente sinceri in amore?
PAOLO FABBRI
Fino a che punto si può
essere sinceri nei rapporti
amorosi o, allargando l’orizzonte, nei rapporti del vivere
sociale? È la risposta a questi
interrogativi che cerca Marivaux (1688-1763) sviluppando
una vera e propria ricerca etica in due atti unici: L’assemblea degli amori e Gli amanti
sinceri. Le opere sono inedite
in Italia, tradotte appositamente da Sandro Baijni per
ricavarne, inserendo anche
brani da altri lavori dello stesso autore, lo spettacolo Gli
amanti sinceri*, elaborato e
diretto da Claudio Beccati per
il «Teatro filodrammlatici» e
andato in scena con la compagnia stabile del teatro stesso nel quadro di un’indagine
sulla figura del misantropo.
In questo caso i misantropi
sono due: la Marchesa e Ergaste, che nel loro incontro/
scontro danno luogo a un elegante duetto. L’Assemblea degli dei inizia con una contesa
fra il dio Amore e Cupido su
chi debba rappresentare in
Terra il grande sentimento.
Amore rappresenta il sentimento più tradizionale, appassionato ma anche un po’
manierato, fatto di corteggiamenti, frasi eleganti sussurrate a fior di labbra, fiori che
portano messaggi, valorizzazione dei pregi e silenzio sui
difetti. Cupido rappresenta
invece l’amore più schietto,
che rifugge dalla galanteria,
più diretto, più trasgressivo.
Alla disputa si aggiungono
Mercurio e Apollo, poi Fillide,
la Verità, che sostiene di non
aver ormai nessuna funzione
sulla terra in quanto tutti portano una maschera che li rende diversi e inautentici nei
rapporti con gli altri.
Minerva, inviata di Giove,
riunisce tutti in assemblea e
decreta che la contesa venga
decisa dopo una verifica sulla
terra. Si collega così il primo
atto unico al secondo, che si
apre con l’incontro dei due
servi di Ergaste e della Marchesa, che complottano per
far naufragare la nascente
simpatia fra i rispettivi padroni, per ricondurli verso i
rispettivi pretendenti. Dorante e Araminta. La Marchesa
(vedova e molto piacente) e
Ergaste (nobile, scapolo, un
po’ grassoccio, ma non privo
di fascino) sono misantropi,
sempre timorosi che dietro le
belle frasi si nasconda il vuoto, e si sentono attratti pro
prio da questa comune visione dei rapporti umani: la verità innanzitutto e soprattutto. L’inclinazione dei due misantropi si avvia verso una
promessa di matrimonio, costruita peraltro senza il sostegno di un vero e profondo
sentimento. Infatti Amore,
che interviene nel corso degli
eventi con spiegazioni didascaliche, enuncia: «Questi
grandi amanti non dicono affatto la verità, il fatto è che
non sono veri neanche loro».
In effetti i primi problemi
cominciano quando la Marchesa, con un pizzico di vanità, chiede a Ergaste se ha
mai amato nessuno più di lei.
Egli, fedele alla verità più rigorosa, risponde: più di lei
magari no, ma come lei sì.
Così emerge il riferimento a
Araminta. La serva della Marchesa attizza il fuoco riferendo dubbi sulla bellezza della
Marchesa, che viene ferita
«Gli amanti sinceri»
(foto Ceva)
nel suo amor proprio e scivola verso una serie di affermazioni sempre più estreme e
sempre meno accettabili: lei
brutta, lui appesantito; per
converso Araminta, con un
volto ovale classicamente
bello e Dorante con una figura slanciata. Ormai Tamor
proprio è ferito, l'inconsistenza delle basi su cui poggiava l’attrazione tutta intellettuale fra i due misantropi è
emersa, lo scopo dei due servi è raggiunto. 11 coraggio di
Dorante nell’indicare alla
Marchesa alcuni suoi difetti e
un atteggiamento simile di
Araminta verso Ergaste portano la vicenda alla conclusione, che vuole la ragione, il
riferimento sottinteso ma costante di tutta la vicenda: Dorante sposa la Marchesa e
Araminta Ergaste.
11 sentimento fra i due protagonisti non regge alla prova
della verità più cruda, senza
quei veli di cui Amore ammanta gli aspetti più spinosi.
L’Assemblea degli dei si riunisce e decreta che Cupido e
Amore fondano le loro caratteristiche. La conclusione è
che la verità va detta ma talvolta anche taciuta, quando
può ferire l’altro inutilmente.
Lo spettacolo si chiude con
un divertissement, cantato
dagli stessi attori, con musiche di Danilo Lorenzini. La
recitazione è ottima durante
tutto lo spettacolo da parte di
tutti, mentre risulta assai discutibile la direzione.
(*) Al Teatro filodrammatici di
Milano fino al 2 marzo
Un libro SU cui riflettere
Come aiutare il malato
senza banalizzare la morte
ALBERTO TACCIA
UR avendo frequenta1 ’
to la morte ogni giorno, da anni, mi rifiuto di banalizzarla. Al suo cospetto ho
vissuto i momenti più intensi
della mia vita. Ho conosciuto
il dolore di separarmi da coloro che amavo, l’impotenza
di fronte al progredire della
malattia, i momenti di rivolta
davanti al lento degrado fisico di quelli che accompagnavo, quelli dello sfinimento,
con la tentazione di abbandonare tutto: non posso negare la sofferenza e talvolta
l’orrore che circonda la morte. Sono stata testimone di
solitudini sconfinate; ho sentito il dolore di non poter
condividere certe pene, perché ci sono livelli di disperazione così profondi che non
possono essere condivisi. Ma
nello stesso tempo ho la sensazione di essermi arricchita.
Di aver conosciuto momenti
di umanità incomparabile, di
una profondità che non cambierei con nulla al mondo,
momenti di gioia e di dolcezza, per quanto possa sembrare incredibile».
Così conclude il suo libro’*
Marie De Hennezel, testo in
cui racconta la sua esperienza come psicoioga in una
«unità di cure palliative»
presso l’Ospedale della città
universitaria di Parigi. Coloro
per i quali, secondo la medicina ufficiale, non c’era più
nulla da fare, sono accolti in
questa casa che, pur disponendo di un efficiente supporto sanitario per affrontare
i sintomi negativi che si manifestano nel lento processo
di degenerazione fisica che
conduce irreversibilmente alla morte, offre soprattutto un
sostegno di tipo psicologico,
spirituale, affettivo, umano.
Non si cura più la malattia,
ma si ha cura del malato ponendo attenzione alle sue
reazioni emotive, ai suoi bisogni umani, morali, affettivi,
cercando di rispondere alle
sue domande, circondandolo
di un’atmosfera di sicurezza
e tranquillità, affiancandolo
in un cammino difficile, sconosciuto, fino a ieri temuto,
esorcizzato, rifiutato. Il malato viene così accompagnato
giorno per giorno e aiutato
poco per volta a capire, accettare, a morire, per quanto
possibile, nella serenità e nella pace. Bisogna capire che
non si tratta di moribondi,
ma di uomini e donne che vivono l’ultimo periodo della
loro vita e hanno il diritto di
poterlo fare nel modo migliore, scoprendo il senso di una
vita residua che deve esprimere il massimo di umanità e
dignità. La casa non si occupa soltanto dei pazienti e dei
loro problemi umani e spirituali, ma anche dei loro cari,
della famiglia, favorendo rapporti di riconciliazione, là dove è il caso, offrendo la possibilità di esprimere senza remore, sentimenti di dolore,
di ansia, di paura e soprattutto parole di addio.
Tuttavia per comprendere
tutto questo occorre modificare il nostro rapporto con la
morte. Come scrive l’autrice:
«La morte la nascondiamo,
come se fosse vergognosa e
sporca. Nella morte vediamo
soltanto orrore, assurdità,
sofferenza inutile e penosa,
scandalo insopportabile: è
invece il momento culminante della nostra vita, ne è il
coronamento, quello che le
dà il senso e valore. Resta co- I
munque un immenso mistero, un grande punto interrogativo che portiamo neH’intimo più profondo».
Un libro che deve essere
letto e meditato dal personale
degli ospedali, delle case di riposo, da pastori e operatori
sanitari e domiciliari e da tutti
coloro che prima o poi sono
confrontati con la morte di un
essere umano. Si tratta dunque di «potersi prendere cura
di un moribondo, facendo in
modo che si senta un’anima
viva, fino all’ultimo».
(*) Marik Di; Hknnezei.: La
morte amica. Lezioni di vita da
chi sta per morire. Milano, Kizzoli, £25.000.
All'Istituto Goethe di Napoli
La vera riconciliazione
oltrepassa tutti i confini
PAWEL GAJEWSKI
,. T A riconciliazione nelle
I i I
chiese e nel mondo» è
stato il tema dell’incontro organizzato il 3 febbraio 1997
dall’associazione «Partenia»
presso Tinstituto Goethe di
Napoli. Il relatore invitato,
Giovanni Franzoni, saggista e
animatore delle comunità cristiane di base, ha affrontato
l’argomento incentrandolo
sull’aspetto biblico e sociologico. La risposta alla domanda Che cos’è realmente la riconciliazione? non si trova
nella teoria e nella prassi delle indulgenze e dei pellegrinaggi ma va cercata nel concetto ebraico del «sabbath»
inteso come riposo e riflessione, ha sottolineato il relatore.
11 pensiero di Franzoni, una
delle figure più rappresentative del cristianesimo sociale,
si colloca soprattutto sul piano d’azione e così è stata impostata anche la seconda parte della sua presentazione. 1
gravi problemi sociali ed economici richiedono un impegno solidale per far «riposare
la terra» cioè trovare un equilibrio in un mondo lacerato
dalle ingiustizie, tensioni e
conflitti: questa è secondo
Franzoni la riconciliazione
vera che deve oltrepassare i
confini religiosi e confessionali e non può essere mai
confusa con una vaga perdonanza che molto spesso diventa manifestazione di un
potere supremo. La fine del
millennio può e deve diventare un momento di svolta per
una riconciliazione possibile
e necessaria, ha ribadito diverse volte il relatore.
Molti pensieri durante
rincontro sono stati tratti
dal libro «Farete riposare la
terra. Lettera per un Giubileo possibile» (Roma, 1996),
la cui seconda edizione che
conterrà anche un contributo di Daniele Garrone, teoio- i
go e pastore valdese, sta per
essere pubblicata. L’incontro ha lasciato molto spazio
alla discussione tra relatore e
partecipanti. Tre argomenti
meritano particolare attenzione: dare un valore alla vita in tutte le sue forme, sen-1
za politicizzare e clericaliz-1
zare questo valore assoluto: '
realizzare la riconciliazione |
come una visione globale del |
mondo, delle sue proprietà e i
dell’umanità: evitare un ecumenismo inteso come una
«santa alleanza» stretta per
raggiungere alcuni traguardi
a breve scadenza.
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Spedizione in a.p. comma 26
art. 2 legge 549/95 - nr. 8/97 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
ai mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
Da anni si parla del progetto di nuova seggiovia a Frali
eppure, proprio adesso che dalla Regione arriva un considerevole aiuto nell accensione di un mutuo di due miliardi
e mezzo con il Credito sportivo, si levano perplessità inattese. Il progetto prevede la costruzione di una nuova seggiovia biposto il cui costo totale si aggirerebbe sui 4 miliardi. «Il Comune ha presentato il progetto in Regione per il
finanziamento e l’ha ottenuto — dice l’ing. Piergiuseppe
Daviero, consigliere comunale abbiamo chiesto alla società delle Seggiovie un contributo annuale; contestualmente abbiamo proposto che tre membri del Consiglio di
amministrazione, uno dei quali dovrebbe poi essere nominato presidente, siano designati dal Comune». La società
ha bruscamente frenato; alcuni membri del cda non sono
d’accordo con la proposta del Comune. Si perderà l’opportunità dell’intervento regionale?
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venerdì 28 FEBBRAIO 1997
ANNO 133 - N. 8
LIRE 2000
Due guerre mondiali fratricide hanno ridimensionato il sistema politico europeo
fondato su stati nazionali sovrani che hanno dovuto soggiacere all’Ovest all’egemonia degli Usa, all’Est a quella
totalitaria dell’Urss. Nel contempo, in modo sempre più
accelerato, la mondializzazione dell’economia ha rivelato
la debolezza dei sistemi economici nazionali, che possono
facilmente essere destabilizzati da speculazioni finanziarie e
spostamenti incontrollabili di
capitali. Solo la creazione di
grandi aree politiche nei vari
continenti può consentire stabilità. Di fronte a questa nuova realtà, l’emergere di micronazionalità e di nuovi staterelli nazionali risulta anacronisti
TRA MONDIALITÀ E LOCALISMI
PADANIA
ALBERTO CABELLA
co, nel momento storico in cui
il problema è quello di una
maggiore aggregazione tra gli
stati e non di nuove disaggregazioni. La proposta iniziale
della Lega Nord di riformare
lo stato italiano centralista e
burocratico fu apprezzata dai
federalisti europei, ma l’invenzione del prof. Miglio di
dividere l’Italia in tre stati dotati di poteri sovrani a fronte
di un governo federale debole.
contraddiceva il modello federalista che prevede una divisione di competenze fra stati
membri e governo federale.
La proposta recente di una
secessione del Nord padano
ha liquidato il federalismo,
senza tenere conto che il diritto alla secessione è previsto in
un sistema federale e non in
uno stato unitario, e comunque non costituisce un fine ma
una sconfitta per la federazio
, Impianti tecnici
) Misure
di risparmio
energetico
Alcune leggi approvate negli ultimi anni dal Parlamento hanno affidato alle Province il compilo di gestire i controlli sui rendimento energetico e quindi anche sull’adeguamento degli impianti termici. Lo scopo è quello di assicurare la sicurezza, puntare
alla diminuzione dei consumi
e alla riduzione delle emissioni dei fumi e dunque in favorire risparmio energetico e
abbassamento dell’inquinamento atmosferico.
1..LÌ i’rovincia di Torino si è
attivala affidando all’Aem di
Torino i compiti tecnici di
gestioiia (' di controllo; per
quanto rsruarda i Comuni al
di sotto dei 40.000 abitanti la
compeiciiza è proprio della
Provincia che la scorsa settimana, nel corso di un incontro a Torino, ha illustrato le
modalità di intervento e
quanto i singoli cittadini dovranno fare nelle prossime
settimane: «In primo luogo ha affermato l’assessore all’Ambiente, Gamba - viene
data ai cittadini la possibilità
di autocertificare, entro il 15
aprile 1997, la messa a norma degli impianti. I moduli
sono disponibili presso i singoli municipi dove potranno
essere consegnati una volta
compilati».
A questo punto entra in
gioco l’Azienda energetica
municipale. I tecnici dell’azienda provvederanno in primo luogo a censire gli impianti «autocertificati» che
successivamente saranno oggetto di controllo a campione.
Gli impianti di cittadini che
non si sono autocertificati saranno invece tutti controllati.
Va ricordato che nel caso della compilazione da parte del
Cittadino i costi saranno limiinti alla sola imposta di bollo,
mentre quelli realizzati dal1 Aem saranno interamente a
carico del proprietario o del
conduttore deH’impianto.
Monsignor Pietro Giachetti ha partecipato al culto del XVII Febbraio a San Germano
Un vescovo che canta il Giuro di Sibaud
Che un vescovo della Chiesa cattolica romana partecipi
al culto del 17 febbraio, che si
alzi in piedi a cantare il «Giuro di Sibaud» e che parli all’assemblea riscuotendo un
unanime consenso, non è cosa
di tutti i giorni. Eppure è successo in questa edizione del
«XVII», preceduta dalla trasmissione «Linea Verde»,
grazie alla quale la realtà sociale, culturale, religiosa e
folcloristica delle Valli è simpaticamente entrata in molte
nostre case, e accompagnata
dalla visita dell’on. Violante,
con il quale il Parlamento della Repubblica ha voluto rendere omaggio al Parlamento
delle chiese valdesi e metodiste e al contributo dato alla
realizzazione dell’idea democratica. E successo ancora a
San Germano Chisone, dove
il vescovo di Pinerolo, mons.
Pietro Giachetti, accogliendo
l’invito del Concistoro e «con
grande gioia», come egli stesso ha detto, ha partecipato al
culto e all’agape fraterna. Fino a non molti anni fa a San
Germano esistevano due
scuole, una valdese e l’altra
cattolica. Gli orari d’uscita
Il vescovo Giachetti al culto a San Germano
(foto Lux)
erano diversi, ad evitare che
gli scolari, incontrandosi, si
prendessero a botte. L’antico
parroco evitava religiosamente di ricambiare il saluto di
valdesi per strada. Poi gradatamente la situazione si è andata normalizzando. Da un
po’ di tempo allo studio biblico settimanale prendono parte
attiva membri della comunità
cattolica, parroco in testa. I
rapporti insomma sono cordiali, di stima e rispetto reciproci. Nessuno ha nostalgia
per i tempi passati che hanno
causato molte e profonde sof
ferenze negli uni e negli altri.
Dietro all’episodio odierno
sta una lunga preparazione; è
stato dunque come lo sbocco
naturale di un processo lento
ma inarrestabile. Il Concistoro, nella lettera di invito al vescovo, aveva sottolineato che
le Lettere Patenti date dal re
Carlo Alberto nel 1848 avevano costituito «il punto di partenza di un processo per l’affermazione del principio di libertà di coscienza, accolto in
tempi recenti dalla Costituzione della nostra Repubblica». La ricorrenza pertanto
non riguarda soltanto i valdesi
ma tutti i cittadini della Repubblica, compresi i cattolici.
«Ridurre il significato del 17
febbraio a “festa dei valdesi”
- si aggiungeva - è umiliante:
ghettizza nuovamente la minoranza valdese in particolare ed evangelica in generale,
ne nega il significato storico
modesto nei numeri, importante nella sostanza, per la vicenda complessiva del popolo
italiano e la costruzione della
sua democrazia».
Nel suo saluto all’assemblea, Giachetti ha sottolineato
la novità dell’evento e espresso tutta la sua riconoscenza
per l’invito: «Molte cose ci
uniscono - ha osservato - come per esempio e prima fra
tutte la parola di Dio; in alcune cose, in particolare sui
matrimoni interconfessionali,
abbiamo raggiunto un accordo, approvato dal Sinodo e
dalla Conferenza episcopale;
su altre cose che ci dividono
possiamo discutere insieme».
Ha anche menzionato Graz,
l’assemblea di tutte le chiese
cristiane europee che si svolgerà nel giugno prossimo sul
tema della Riconciliazione.
Charles Beckwith, anglicano convinto
pur amando profondamente la Chiesa valdese, non si riconosceva nella struttura presbiteriana che prevedeva ogni
cinque anni il succedere dei moderatori.
Al suo tempo era moderatore J. P.
Bonjour, che il Beckwith stimava molto,
senza nascondere però la preoccupazione
di vederlo sostituito con un uomo meno
capace. Nel 1837 predispone un progetto
che prevede il moderatore a vita (o almeno con scadenza ventennale) il quale,
svincolato da ogni impegno parrocchiale,
assuma le principali attribuzioni di un
vero e proprio vescovo, pur nel quadro di
una struttura presbiteriana e democratica.
Inoltre, osserva il Beckwith, un’organizzazione ecclesiastica che si allontani un
po’ meno da quella della Chiesa romana
non potrebbe costituire un punto di contatto con quell’Italia su cui, presto o tardi, la Chiesa valdese sarebbe chiamata a
esercitare la sua influenza?
Come si sa, il progetto fece molto ru
ILFILO DEI GIORNI
AVITA
ALBERTO TACCIA
more ma non fu accolto. L’animata discussione che provocò giunse anche alle
orecchie del vescovo di Pinerolo, Andrea
Charvaz che, in una lettera confidenziale
del 18 gennaio 1838 al re Carlo Alberto,
così esprime sentimenti di timore e di autoassicurazione: «Si è sparsa nella Valle
la voce secondo cui alcuni ritengono che
i valdesi intendono darsi un Moderatore
a vita e, secondo altri, un vescovo alla
moda della Chiesa Anglicana. [...] farei
osservare a sua Maestà che il primo di
questi progetti, accrescendo l’influenza
dell’autorità del Moderatore, che fino ad
ora era pressoché nulla, tenderebbe a
riunire maggiormente i valdesi alla loro
setta e ai loro pastori, mentre il secondo,
che costituirebbe una deviazione di principio da parte di questi religionari che finora hanno tanto declamato contro i vescovi, tenderebbe ad assimilarli ai cattolici, producendo effetti ben più funesti del
primo. Questa innovazione sarebbe, in
fondo, una bizzarra .scimmiottatura da
parte loro ma, malgrado ciò, essa contribuirebbe più di ogni altra cosa a gettare
i semplici, che costituiscono la maggioranza, in una pericolosa illusione difficilissima da dissipare. Poiché essendosi
messi da alcuni anni ad imitarci per
quanto possibile, finirebbero forse per
considerarsi dei buoni cattolici se avessero un vescovo, anche se questo non
avrebbe che il nome e gli attributi esterni. Ma la sua autorità contribuirebbe ben
poco a prevenire o ad arrestare le divisioni che li rodono, né a rinforzare maggiormente i legami che li uniscono e che
ogni giorno sono sempre più deboli».
ne stessa. D’altra parte la Padania non esiste perché non è
un’etnia e la proclamata origine celtica è fumosa; i dialetti
piemontesi lombardi e veneti
divergono, sicché la lingua
comune è l’italiano. La storia
infine è assai diversificata con
rapporti privilegiati del Piemonte con la Francia, della
Lombardia con la Svizzera e
del Veneto con l’Austria. Abbandonando il federalismo, la
Lega ha tradito il suo elettorato che infatti è scemato, e tradisce le attese del popolo italiano favorevole a una radicale riforma dello stato; disertando la Bicamerale indebolisce il fronte riformista e promuovendo scioperi fiscali boicotta l’ingresso dell’Italia
nell’Unione europea.
Regione Piemonte
Attività
del difensore
civico
Sono stati 591, nel corso
dello scorso anno (erano state
733 nel 1995, 853 nel ’94 e
815 nel ’93), le persone fisiche e gli enti che si sono rivolti agli uffici del Difensore
civico regionale, ma dei casi
segnalati soltanto 153 erano di
stretta competenza regionale
ossia erano riferite a uffici e
servizi regionali o delle aziende sanitarie locali. È quanto
emerge dall’annuale relazione
sull’attività svolta dal Difensore civico della Regione Piemonte, Bruno Brunetti, che ha
anche sottolineato la buona
disponibilità delle autorità,
che si sono sempre mostrate
disponibili alla collaborazione
per rimuovere gli ostacoli lamentati dai cittadini.
Nella relazione non manca
qualche critica: innanzitutto
l’organico, che appare inadeguato sia in relazione al lavoro svolto sia paragonato agli
uffici di difensori civici di altre regioni con popolazione
inferiore a quella del Piemonte; in questo senso è già stato
previsto un adeguamento di
organico da parte dell’ente.
Inidonea anche la situazione
dei locali dove viene svolta
l’attività: il Difensore civico
auspica un trasferimento in
un ufficio di maggiore capienza. Infine, aggiunge Bruno Brunetti, sarebbe auspicabile riconoscere al Difensore
civico la competenza a pronunciare in via cautelare,
provvedimenti provvisori, sostitutivi o modificativi dell’atto impugnato.
A partire dal 1990, con la
legge sugli enti locali 142,
anche i Comuni potevano dotarsi di difensore civico; al
momento soltanto tre Comuni
del Pinerolese lo hanno nominato dopo averlo previsto nel
proprio statuto; si tratta di
Torre Pellice (l’attuale difensore è il doti. Emanuele Bosio) e Pinerolo (il dott. Renato Storero).
8
PAG. Il
Delle Yalu ^ldesi
VENERDÌ 28 FEBBRAIO 199?
L’ingresso della Cascami Seta di Pomaretto
NO ALLA CASSA INTEGRAZIONE — È giunta venerdì
21 febbraio la risposta negativa da parte della Cascairii Seta
di Pomaretto alla soluzione, proposta nell’incontro al ministero del Lavoro, che prevedeva la possibilità di ricoirere
alla cassa integrazione, previa presentazione di un piano di
ristrutturazione dell’azienda. I lavoratori con le loro rappresentanze sindacali sono oggi indirizzati a ricercare una risposta ai licenziamenti attraverso i contratti di solidarietà. È
previsto a breve un incontro aU’Unione industriali.
ACCORDO PER IL BACINO DI FOURRIERES — La scorsa settimana, alla Provincia di Torino, è stato raggiunto raccordo tra le parti interessate per la gestione dello svuotamento del bacino di Pourrieres. Questo intervento, annualmente,
provoca nel torrente Chisone un riversamento di limo e materiale organico tale da intasarne l’alveo da Fenestrelle sino
alla confluenza con il torrente Pellice, con gravi danni alle
utenze irrigue, alla fauna acquatica e all’intero ecosistema
del Chisone. L’evento si verificava solitamente nel mese di
agosto e, con la riduzione per parecchi giorni del Chisone a
un torrente di colore grigio e maleodorante, veniva compromessa la vocazione turistica della zona, provocando continue
proteste da parte dei turisti. «Per la prima volta — commenta
l’assessore provinciale Accossato - enti territoriali, associazioni che tutelano gli interessi di particolari categorie e la
ditta concessionaria dell’impianto idroelettrico hanno trovato
una modalità operativa che tiene conto delle esigenze dell’intero bacino idrico e non solo quelle di un singolo impianto
produttivo». Interessi produttivi ed esigenze in materia di tutela ambientale dunque possono coesistere.
UN REGISTRO PER I BOVINI — Ai sensi del Dpr 317/96
e ai fini dell’identificazione degli animali prevista dalle direttive Cee, tutti i detentori di bovini dovranno provvedere
ad attivare, entro il 31 marzo, il nuovo registro di carico e
scarico. Per informazioni e ritiro del registro gli interessati
potranno rivolgersi direttamente al servizio Veterinario
dell’Ausi 10 in via Martiri del XXI 110, tei. 396818 e
396839, oppure presso la Coldiretti, via Duomo 42 Pinerolo (tei 322150), presso la Cia, via Monte Grappa 33, Pinerolo, (tei. 77303) o ancora l’Unione agricoltori, via Des
Geneys 10, Pinerolo (tei. 32669).
SERVIZI SOCIALI: IL CONSORZIO CERCA AMMINISTRATORI — Presso l’albo pretorio dei Comuni facenti
parte dell’Ausi 10 è affisso l’avviso inerente la nomina dei
componenti il Consiglio di amministrazione del Consorzio
intercomunale per i servizi socio-assistenziali. Il termine
ultimo per la presentazione delle domande è fissato per le
12 del giorno 28 febbraio 1997.
SERVIZIO DI PRESTITO LIBRI — All’Ospedale civile di
Pinerolo, dal 15 gennaio è in funzione un servizio di prestito
libri, organizzato dalla Biblioteca civica di Pinerolo con il
sostegno del Servizio bibliotecario territoriale e dell’ospedale, e rivolto in primo luogo agli ammalati, ma anche al personale ospedaliero. I libri potranno essere richiesti il lunedì,
mercoledì e venerdì dalle ore 15 alle 16,30 presso l’ufficio
Relazioni pubbliche o, per gli immobilizzati a letto, facendone richiesta ai volontari dell’Avas che collaborano all’iniziativa. Per la restituzione, i libri potranno essere lasciati tutti i giorni dalle ore 9 alle 12 e dalle 14 alle 16 all’ufficio Relazioni pubbliche o riconsegnati ai volontari Avas.
UN SITO PER FRALI — Dall’inizio di febbraio la Società
Seggiovie Tredici Laghi è collegata a Internet; il sito è:
www.perosa.alpcom.it/prali.
CAMBIO DI INDIRIZZO — Dal 1° marzo 1997, la segreteria
dell’on. Giorgio Merlo si trasferirà da via Virginio 52 a via
Vescovado 20 a Pinerolo, restano invariati telefono e fax.
LARE
Sabato 1 - marzo ore 17,30
DALLE STELLE ALLE STALLE
divagazioni sul passato e su quel che sarà,
a proposito dei libri
«L’uovo del futuro» di Piero Bianucci
«Torino fascino di una provincia» di Gianni Rabbia
«Osteria d’Oriente» di Renato e Davide Scaglioia
Partecipano, oltre agli autori, i Cantambanchi
con filastrocche e ballate piemontesi.
PINEROLO - C.SO TORINO 44, TEL 0121- 393960
Un provvedimento del Consiglio comunale di Angrogna
Impianti sportivi al Passel
Un passo importante è stato
fatto dal Consiglio comunale
di Angrogna per dotare il territorio comunale di alcuni impianti sportivi, da tempo richiesti dai giovani e che sia la
maggioranza che la minoranza avevano messo come impegno nei rispettivi programmi. Si è cercato a lungo un
terreno pianeggiante possibilmente vicino al capoluogo,
ma senza esito: finalmente è
emersa la proposta di un privato di realizzare alcuni campi (per il calcio, la pallavolo,
il tennis, le bocce) nella bella
località del Passel, vicino
all’attuale pista utilizzata per
lo sci. Per quella zona il Piano regolatore prevede la realizzazione di un «parco urbano» a uso pubblico: ecco allora la ricerca di combinare
l’iniziativa privata, senza la
quale il Comune non avrebbe
mezzi sufficienti, con il rispetto delle indicazioni urbanistiche e soprattutto con un
effettivo vantaggio per la pratica sportiva dei giovani e
della scuola.
Nella convenzione che il
Consiglio ha approvato all’unanimità, il privato si accolla
l’onere della costruzione dei
campi e di una casetta che ospiterà spogliatoi, docce, un
campo di squash al coperto e
un bar, la realizzazione di un
ampio parcheggio e l’attrezzatura di un’area di sosta, picnic, svago, al di là della pista
di sci. I campi saranno di uso
gratuito per la scuola e con
prezzi scontati del 40% per
gli abitanti di Angrogna; la
pista invernale sarà così inserita in un più ampio complesso estate-inverno che ci si augura venga incontro all’interesse della valle, essendo tra
l’altro situato sulla strada per
la Vaccera, dove sarà anche
prevista una fermata del bus.
Altre scuole potranno richiedere il trasporto in loco al Comune di Angrogna. Il progetto sarà ora passato alla Commissione edilizia alla quale è
stata raccomandata estrema
attenzione per quanto riguarda l’aspetto e i materiali del
nuovo edificio, data la sua
collocazione molto evidente.
Nella stessa seduta del
Brillante iniziativa a Rorà
Il 12% delle risorse
speso per la cultura
Il 17 febbraio il sindaco di
Rorà, Giorgio Odetto, ha consegnato alcune borse di studio
a tre ragazzi della scuola media inferiore e a cinque delle
scuole superiori. «La nostra
amministrazione è sempre
stata molto sensibile ai problemi dell’istruzione - dice il
sindaco di Rorà -; siamo infatti convinti che il progresso
di ogni gente discende dal
proprio grado di cultura e
quindi abbiamo deciso di impegnarci in questo senso. Per
la cultura spendiamo circa il
12% delle risorse disponibili
correnti». Così, per la prima
volta, è stato possibile mettere a disposizione degli studenti dei fondi con cui creare
delle borse di studio per i ragazzi più meritevoli, selezionati da un’apposita commissione secondo un regolamento approvato dal Consiglio comunale. «Lo spunto aggiunge Odetto - ci è venuto
da un’offerta in denaro fatta
al Comune da una persona
generosa, senza darle una
specifica destinazione; il Comune ha aggiunto una cifra
ed è stato possibile costituire
un fondo prò borse di studio».
Le borse, (200.000 lire per
le medie inferiori e 490.000
lire per le medie superiori)
sono state intitolate all’inse
gnante Albina Tourn, morta
nel 1957 dopo aver per oltre
40 anni insegnato neìle scuole elementari di Rorà. La consegna è avvenuta il 17 febbraio, alla presenza di un folto pubblico, ai giovani Mary
Durand, Pierluigi Bertinat e
Nicole Rivoira per le scuole
medie e a Sara Rivoira, Andrea Tourn Boncoeur, Patrik
Durand, Elisa Cesan, Anna
Lisa Tourn Boncoeur per le
scuole superiori. «Da un lato
speriamo che queste borse di
studio possano diventare uno
stimolo in più per i ragazzi di
Rorà verso lo studio - conclude il sindaco -; nello stesso tempo abbiamo voluto
aprire una sottoscrizione rivolta a chiunque spontaneamente ritenga di contribuire
ad arricchire l’ammontare dei
fondi da destinare a questo
importante scopo».
Lionello Gennero
LA EESTA E IL TEATRO
sei conversazioni su drammaturgia e architettura.
Prima serata;
«Dal teatro greco al teatro romano»
Giovedì 6 marzo ore 20,45
ingresso libero
PINEROLO, C.SO TORINO 44,
PER ULTERIORI INFORMAZIONI TEL. 0121- 393960
Consiglio è stato presentato il
nuovo assessore Ezio Borgarello e sono stati ridistribuiti
dal sindaco alcuni incarichi.
L’assessore dimissionario
Davide Simond continua la
sua collaborazione con la
giunta. E stato anche approvato, sull’esempio di Luserna
San Giovanni, un documento
che propone una serie di misure per superare il disagio
crescente in vai Pellice di
molte fasce di età, dovuto
principalmente al fatto che
non si è realizzata l’autonomia del Distretto e che invece
prospera l’inutile burocrazia
sanitaria. Vari consiglieri
hanno elencato le assurdità
che si verificano, come quella
di costringere gli anziani a recarsi personalmente presso
uno specialista per poter avere la prescrizione dei pannoioni, e la giunta si è impegnata a vigilare, facendosi carico
delle necessità della popolazione presso la Conferenza
dei sindaci e nel necessario
raccordo fra Comunità montana e Ausi 10 per le questioni che riguardano la salute.
Val Pellice
Bilancio
in affanno
per il 1997
Una seduta tranquilla ha
portato la scorsa settimana ali’approvazione del bilancio
preventivo della Comunità
montana vai Pellice, che pareggia sulla cifra di 8 miliardi
e 705 milioni. Quasi nullo il
dibattito, animato dal solo
consigliere Marco Rostan che
alla fine si è astenuto; erano
assenti due sindaci di opposizione, Charbonnier e Bolla.
Perplessità su alcune voci:
rartigianato può contare su
soli 1,5 milioni, mentre per la
Cantina sociale di Bricherasio
si prevede un investimento
che dovrà però essere potenziato. Il settore agricolo pare
far leva su diverse potenzialità: coltura di castagna e nocciola, progetto irriguo nella
bassa valle, sostegno scuola
di formazione agraria la Malva a Bibiana. Per il resto dovrà essere definito il progetto
borgate e una verifica costante dovrà essere prestata al settore socio-assistenziale: sette
Comuni su nove hanno delegato alla Comunità montana i
servizi; con l’aggiunta del
personale del Ciao di Torre
Pellice proveniente dalla Provincia la spesa per il solo personale sociale sale 782 milioni, ma nel complesso la cifra
del settore socio-assistenziale
sfiora i 2,5 miliardi.
Per il tetto di Agape
Sottoscrizione
PRALI — I fondi per il
nuovo tetto del caseggiato
centrale del Centro ecumenico di Agape hanno raggiunto
la cifra di 32 milioni, grazie ai
versamenti di fratelli e amici.
La cifra da raggiungere, circa
130 milioni, è però ancora
molto lontana; chi volesse
collaborare può farlo versando
il proprio contributo sul ccp n.
2412103 intestato a «Amici di
Agape - Associazione, borgata Agape 1, 10060 Prali, To»,
specificando la causale «Un
tetto per Agape».
SCOUT — 11 gruppo scout
Val Pellice si ritrova sabato
1° marzo alla Casa unionista
alle 16,30; il gruppo scout del
III circuito si incontra sabato
8 marzo alle 16,30 all’Eicolo
grando di Pomaretto.
3" CIRCUITO: INCONTRO CON «RIFORMA»
— Sabato 8 marzo presso la
sala Lombardini di Perosai
Argentina alle 14,30 incontro
sull’attività di Riforma-L’eco
delle valli valdesi con alcuni
membri della redazione.
ASSEMBLEA III CIRCUITO — L’assemblea invernale del 3° circuito è convocata per venerdì 28 febbraio alle 20,30 ai Chiotti sul
tema dell’ecumenismo.
COLLETTIVO MIEGGE — Il Collettivo Miegge
si ritrova domenica 2 marzo,
alle 17,30 presso la chiesa di
Villar Perosa.
ANGROGNA — Riunione quartierale martedì 4 marzo alle 20 a Buonanotte a cura deirUnione femminile.
BOBBIO PELLICE Domenica 2 marzo culto con
la partecipazione della corale
di Bobbio-Villar, che nel pomeriggio si recherà a visitare
alcune case di riposo. Riunione quartierale martedì 4
marzo alle 20,30 al centro,
LUSERNA SAN GIOVANNI — Studio biblico a
cura del pastore Claudio Pasquet mercoledì 5 marzo alle
20.45, al presbiterio: il tema
di questo incontro sarà «L’ira
di Dio: un’ira che non annienta» sui capitoli 15 e 16
del Libro dell’Apocalisse.
PERRERO-MANIGLIA
— Riunioni quartierali: mar-j
tedi 4, ore 15 alla BaissaJ
mercoledì 5 alle 15 alle Gra/
gette e alle 20,30 all’Eirassai
POMARETTO — Venerdì 28 febbraio, alle 16 al
Centro anziani, incontro di
preghiera e meditazione. Sabato 1 ° marzo alle 16 i monitori incontrano i genitori dei
bambini della scuola domenicale. Lunedì 3 marzo avrà
luogo, alle 20,30 presso la
sala Lombardini, l’incontro
donne. Giovedì 6 corso di
cultura religiosa deH'Uiiitrè.
Riunioni quartierali: lunedì 3
marzo alle 20 a Masselli,
mercoledì 5 alle 20 ai Pons.
PRALI — Mercoledì 5
marzo incontro di lettura
dell’Apocalisse, alle 20,30 al
presbiterio. Riunioni quartierali: mercoledì 5 marzo allei
19,30 al Malzat, venerdì 7|
marzo alle 19,30 a Orgiere.
RORÀ — Giovedì 6 marzo alle 20,30 incontro di stu-(
dio biblico alla sala Morel.
SAN SECONDO — Mar
tedi 4 marzo studio biblico
alle 20,30. |
TORRE PELLICE Riunioni quartierali: venerdì
28 agli Appiotti, martedì
marzo all’Inverso, venerdì 7]
alla Ravadera. Martedì
marzo, alle 15 alla Casa unionista, si riunisce la Società
missioni della Cevaa. Luned
3 marzo, al presbiterio all#
20.45, Davide Ollearo conduce lo studio biblico su «La
parabola del fico e la parabola del ladro», Mt. 24, 32-44.
VILLAR PELLICE Riunioni quartierali: venerdì
28 febbraio al Serre, lunedì 3
marzo al Teynaud. La filo'
drammatica valdese di Luserna San Giovanni, nella sala valdese, sabato 1° marzo,
alle 20,45, presenta «Una
storia ancora possibile».
VILLASECCA — Riu;
nione quartierale: mercoledì
5 marzo alle 20 al Serre Mai'
co. Sabato 1° , alle 20,30, nd
tempio, la filodrammatica re;
cita la commedia brillante di
Franco Roberto: «Onesto RU'
bamai, marito nei guai». R®'
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zo, alle ore 14,30, e l’8 marzo, alle ore 20,30.
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della Federazione donne evangeliche in Italia
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EmQrgQiiza giovani
Ma chi sono questi lanciatori di pietre, questi ragazzi dello scippo, questi discotecari con la lebbre del sabato sera, questi bambini di strada in giro a branchi
* vicoli più miseri delle grandi metropoli del Sud? O più semplicemente, i
95^PP* ’™olenti e dark riuniti in squallidi locali di videogames, le teste rapate o zazzerute
ciondolanti a ogni angolo di panchina, anche in pieno inverno, con un anello a ogni cartilagine praticabile, coperti di tatuaggi pittoreschi fin suH’ombelico, o meno folcloristicamente assembrati nelle pizzerie, birrerie, bar di periferie squallidissime, squallore diverso
ma pur sempre tale al Nord come al Sud?
Chi sono questi sconosciuti in branco, guardati con diffidenza dagli abitanti del quartiere, tenuti d’occhto dalle forze dell’ordine, mal sopportati da adulti frettolosi o dagli anziani, che vedono in loro degli aggressivi concorrenti negli spazi pubblici, sui tram e sugli
autobus, sull’abituale panchina dei giardinetti?
Emergenza giovani: questo è il problema oggi nel nostro paese (insieme al contraltare
parallelo dell emergenza anziani), ed è evidente nella vita di ogni giorno, non solo per le
punte estreme che emergono dai fatti di cronaca. Sono le due grandi masse di «estranei»
al lavoro produttivo, ai ritmi delle città, ai meccanismi impietosi ed elettivi della struttura
sociale. Sono coloro che si avviano a essere istituzionalmente i «non garantiti», a fronte
di quella parte che sta in mezzo, i lavoratori garantiti, rispettivamente magari genitori e
figli al tempo stesso, che si portano sulle spalle le responsabilità pratiche ed economiche
degli altri due gruppi.
Troppe, forse, per riuscire a trasmettere e offrire anche quelle affettive, istruttive, educative. Ma se è drammatica la condizione dei vecchi, non solo psi
ra dell amore ci sono, invece, tanti surrogati. Il mammismo imperversa, spesso come sostituto italico di una «cultura del padre» ovunque in crisi. Nei fatti di cronaca, in quelle famiglie a rischio, emergono madri iperprotettive e -ansiose e padri assenti, inesistenti. Sono le «madri coraggio» dei bassi napoletani che lottano da sole contro la droga, sono le
operaie e le donne delle pulizie che si fanno in pezzi per mantenere i lussi tutti apparenza dei telefonini dei figli, vitelloni di periferia, giovanottoni belli e indolenti, «teste vuote»,
eternamente infanti, bambinoni viziati come quei «lanciatori di sassi» di Tortona, ormai
assunti a simbolo del nostro degrado sociale e della nostra responsabilità collettiva.
Chi ha creato il disastro delle nostre metropoli? Chi ha consentito lo squallore delle
periferie. Chi programma la cultura del vuoto e della violenza dei nostri programmi televisivi? Chi permette 1 uso del corpo della donna e dei bambini nella pornografia delle imrnagini e nella prostituzione? Chi offre l’abitudine all’impunità, alla furbizia, alla legge del
più forte? Chi disincentiva la serietà e l’impegno? Teste vuote, sì, quei giovani. Detentori, sì, di una responsabilità individuale ineliminabile, giuridica e della coscienza. Ma quanta responsabilità sociale e collettiva di noi adulti, dietro tutto ciò! I giovani sono la ricchezza di un paese. Il nerbo del futuro, sempre.
La balbettante stupidità delinquenziale delle «teste vuote», oggi, non è che la punta di
un iceberg del muto disagio giovanile che deve interrogarci a fondo, particolarmente noi
credenti. Perché la dissipazione dei giovani, del futuro che portano con sé, è il rischio di
un paese, di una civiltà intera.
Piera Egidi
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cologica e morale, ma anche per i problemi che pone a livello di
strutture sociali, di attrezzature e luoghi, di formazione del personale, veramente preoccupante è l’emergenza -giovani.
Non c’è lavoro e ne! Sud, con percentuali agghiaccianti, c’è sottolavoro dequalificato e sfruttato, la scuola non è ancora stata
riformata, dopo decenni di inutili discussioni e altrettanto defatiganti buoni propositi, la società dei consumi bombarda con miti
rutìlanti che producono esigenze indotte, gli adulti sono permissivi
e disattenti, le città perlopiù inospitali, le chiese stesse troppo poco sens:r>j'i. Manca la gioia, la speranza, la voglia di stare insieme
giovani -j adulti, di scambiare linguaggi e affetti, di riscoprirsi.
Manca il tempo, 1 energia. Manca l’intelligenza reciproca, lo stupore reciproco, il desiderio di imparare e di trasmettere, ossatura
del dialogo tra diverse generazioni. Manca la «gratuità», tutto diviene immediatamente oggetto di trattativa e consumo e si inaridisce e svuota, inevitabilmente.
In definitiva manca l’amore: al posto della forza creativa e seve
Dov*è il mondo in cui Dio può abitare?
'•li padrona di cana, usalo fuori, disse loro: “No, [rateili mici, ui prego, non fate una cateira miañe: dal momento che quest uomo e ucnuto m rasa mia. non commettete questa infamia! Ecco qua mia figlia che è tergine, e la concubina di
quell uomo: io ue le condurrà fuori e voi abusatene e fatene quel che ni piacerà")’
Ecco un immagine drammatica che; te.stimonia della mancanza di valori in cui Israele si trova quando abbancl'!na'r&erVux Coti
questo le.'iio biblico n viene presentata una società dove regna la sopraffazione, la violenza, l'odio e la vanificazione della vila.
I- Liti rnci-ssàggio pci noi. un invilo a riscoprire il primato di Oio neila nostra esistenza.
P
uo accadere qualche volUi che. leggendo accuraidmenlc un racconto biblico, si scoprano dei punii di contatto tra lesti di
versi ch^G Jinno COSI nuove prospettive e quindi si può leggere il tulio .solto un'altra luce. Ma. leggendo accuratanienté il 1«
ì—1 . r- r j-V- ili diventa più terribile. E una .sloria di donna, come altre slorie di violenza versò
le donne (Dina, figlia di Giacobbe: famtir. liglia di Davide) nella Bibbia che comunque non esprimono la telale degenerazione e la
totale solitudine della vittima come invece emerge tiul testo in esame.
Già all inizio del lesto .ri avverte una minaccia: «Or in quel tempo non v era re in Israele-. Non c rindicazione di un treriodo de
terminato, è una .sentenza, un verdetto pru.fetico. 11 libro dei Giudici vuole mostrare che senza un re c'è caos e non un re gualiiiique. ma un re secondo il cuore di Dio. Senza un re ci sarò caos e regnerò l ingiitslizia. Quindi una frase simile, all'inizio del racconto. predice poco di buono.
A una prima lettura il testo non ,ip;iare cosi disastroso: è un conflitto oniugale fra un levita e la sua concubina dopodiché la’
donna lo ascia per tornare a c.t-ia. La nuova traduzioiic riveduta parla di infedeltà da parte della donna, mentre nella Sepiuaqinta
SI legge che la donna si arrabbio con il Levita, cosi il motivi., dell abbandori.. potrebbe dipendere anche dall uoino. Come si.i il
Levita mira ad una riconciliazione 1. ricevuto cordialmente dal suocero: con tutto ciuol mangiare e quel bere sembra che debba
awemre una riconciliazione fra i due uomini. La donna non conta: non c; presente ai ¡jasti. non partecipa ai discorri li levila
prence tutte le decisioni da .^oio. consultandosi con il suo servo Poi. quando levita, servo e concubina si trovano a rasa di un
ria «gente perversa, vile- della citta. Sono «i tigli di Relial-, cioè figli del potere caotico, ossia uomini che infrangono le regole fondamentali dei rapporti umani. Infatti, per salvare gli ospiti, dal padrone di casa vengono offerte
a un ^fttp:ih;ÉQ#hÌiÌlpi|WiÌ)itì>di
.«nio messaggeri dì Ilò:,3i||»|i|ti}»e’colpis^^^
Es^!!«¥WWÌ:Ìli:ÌéfÌÌIifflidtó;è:,éòrisègnàtar
dall uomo. Il narratore è sobno nella descrizione degli avvenimenti, dà soltanto un dettaglio straziante: quando è passato tutto la
donna riesce giusto a amvare alla casa, lì cade per terra e rimane distesa con le sue mani sulla soglia, come un’accusa enorme còn^o la protezione che 1 ha esclusa. L unico commento che i! narratore si permette di fare si riferisce alla qualifica degli uomini di
Ghibea come «figli di Belial». Il seguito della storia di Israele rende questo commento piuttosto cinico: infatti quando arriva finalmente un re, Saul, proveniente dalla tribù di Beniamino, questi sceglie come capitale proprio Ghibea. Ewdentemente gli avvenimenti a
Ghibea non sono approvati né sanciti, ma la condanna di essi nel testo è piuttosto scarsa. E Dio è soltanto un’assenza tacita.
Perché ho scelto una storia così ripugnante? Perché è difficile pariare di una storia di stupro, anche se purtroppo è la realtà: cosocietà patriarcale di allora ma anche oggi, in una società patriarcale meno estrema, succedono cose
simili. Maltrattamenti, stupri, incesti, violenza di ogni genere negano l’umanità delLaitra e dell’altro. Penso che per questo motivo
la storia in esame si trovi proprio nella Bibbia: come un monito chiaro, dove ci sono uomini che non vedono più il loro prossimo
come persona, come essi stessi, qui non si segue più l’insegnamento di Dio.
Il seguito delia storia è ancora più impressionante. L'uomo che aveva consegnato sua moglie, dimostra che è fuori da ogni sensibilità, anche se non è inspiegabile poiché in tal modo salva se stesso. Al mattino l’atteggiamento del levita testimonia nuovamente una mancanza completa di preoccupazione per la donna, una totale negazione del fatto che tutta l’esistenza e il corpo di lei sono stati sacrificati per mettere al sicuro la propria vita e la propria pelle. La donna non risponde all’ordine di alzarsi. E un’espressione letteraria per creare una suggestione intorno alla sua morte? Oppure, consapevolmente, il narratore lascia in sospeso e non
si ^ se è morta o se è soltanto priva di sensi? Se è cosi non si sa nemmeno se il levita diventa l’assassino della sua concubina o se
egli mutila «soltanto» la sua salma tagliandola a pezzi. In ogni caso dispone di lei come un pezzo di sua proprietà per appellarsi alle
dodici tribù di Israele per intraprendere un’azione di vendetta.
Ecco la storia della moglie del levita. Lei non ha un nome, entra in azione, ma non dice una parola. È soltanto la ottima, violentata, maltrattata, fatta a pezzi. E il seguito? Le tribù di Israele reagiscono all’appello di vendetta e si levano contro Ghibea e la tribù
di Beniamino, che si era dichiarata solidale con la città. Segue una strage di sangue di tre giorni; quarantamila israeliti trovano la
morte e venticinquemila beniaminiti. Solo seicento uomini riescono a fuggire. Un fratricidio alla grande ccane reazione alio stupro
Chi, pieno di disgusto, chiude sbattendo la Bibbia dopo aver letto la storia della donna del levata (reazione per altro comprensibile) nega a se stesso il confronto e l’incoraggiamento che partono dalle storie seguenti. Nell’ordine dei libri biblici segue il libro di
Ruth. Anche questa storia si svolge nei giorni in cui i giudici regnarono in Israele e per essere precisi in Betlemme (dove si svolge
anche la prima parte della storia di Giudici 19). Questa è una storia di vera ospitalità, di solidarietà tra donne, di un uomo che
considera il suo dovere verso i parenti poveri un diritto, che si rallegra veramente nella felice svolta del destino di Naomi e di Ruth
In poche parole una storia di uomini che vogliono rispondere l’uno all’altro e creare così un nuowi mondo. Di fronte all’inferno di
Ghibea c’è il mondo di Ruth. Nel tempo dei giudici quindi, nonostante il succedersi di governi, re, principi di chiesa esisteva quel
mondo. Un mondo di uomini che erano fedeli, che creavano spazio e futuro per l’altro; che facevano il bene che deve essere fatto, insomma un mondo in cui Dio poteva abitare. Che possa essere cosi anche per noi, oggi.
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In Albania per... capire
Voglia di rinnovamento
Con la consapevolezza
di essere seguita dalla
mia comunità che mi
aveva salutata dicendomi:
«penseremo a te, torna e racconta», sono partita per incontrarmi con Anne Marie Dupré,
rappresentante del Servizio rifugiati e migranti (Srm), Daniele Del Priore e Sandro Spanu,
rappresentanti della Federazione giovanile evangelica in Italia
(Fgei). Io ero stata invitata dal
Consiglio della Federazione
delle donne evangeliche in Italia (Fdei) a unirmi al gruppo.
noscevano e che seguiamo fino
alla sua macchina, una macchina grande e veloce che in
un’ora ci porta fino a Tirana.
Siamo stati accompagnati in
una bella foresteria, circondata
da un giardino che profumava
di zagare e gelsomini, che sarebbe stato il nostro punto
d’appoggio per tre giorni, dove
la sera, con una buona tisana,
ci trovavamo, commentavamo
quel che avevamo visto e si stabiliva quel che si sarebbe fatto
il giorno dopo.
cerca e fruga fra le cose che
arrivano da chissà dove, che
sono forse le cose che abbiamo dato noi quando svuotiamo i nostri armadi. Le strade
sono piene di gente che sta lì e
aspetta e traffica.
Andar« in Albania,
parchd
Già nel ’91 e ’93 c erano
stati dei contatti e dei viaggi
delle nostre organizzazioni per
vedere come si poteva aiutare
quel popolo che usciva da 50
anni di dittatura e di isolamento totale. Il Srm e la Fgei erano intervenuti concretamente
e ora bisognava vedere, ascoltare e cercare di capire quali
sono i progetti che si possono
eventualmente continuare a
sostenere da parte nostra.
Quello che abbiamo visto la
domenica mattina, andando alla divina liturgia, alla luce del
sole è stato scioccante per me,
che andavo per la prima volta
in Albania. Le strade dissestate, i bambini che giocavano
nelle strade piene di mucchi di
immondizia, i cani randagi,
magri e spauriti, a ogni passo,
i negozietti ricavati da vecchie
roulottes, i mercatini con mucchi di vestiti e scarpe vecchie
sui marciapiedi e la gente che
Coma à l'Albania?
Siamo arrivati al porto di
Durazzo alle 10 di sera sotto
una pioggia torrenziale. Non si
vedeva niente, solo acqua e buche, buche dappertutto. Oltre
ai passeggeri del catamarano,
il porto pullulava di gruppi di
uomini, fermi, in attesa, di chi
o di che cosa ? Finalmente una
figura alta e nera viene verso di
noi: era padre Ritzi, prete ortodosso, che i miei amici già co
L'Impegno
dall« donna
Dopo aver assistito alla funzione religiosa, che mi ha affascinato per la sua liturgia piena
di canti, gesti e colori, sono
iniziati gli incontri con i giovani, da parte di Sandro e Daniele, e con un gruppo di donne
con Anne Marie e me.
Il saluto che le donne si danno è «Cristo è risorto» e la risposta è «Cristo è veramente
risorto». Questo saluto era
molto impegnativo e pieno di
promesse. Abbiamo sentito
quello che un gruppo di donne
fanno e le loro speranze per il
futuro. Se il discorso all’inizio
era un po’ timido, di prudenza,
alla fine si è rivelato gioioso e
cordiale.
La visita poi del negozietto
di caffè, dove alcune donne sono impegnate, e che con il loro guadagno sostengono un
asilo infantile, ci ha impressionato. In locali vecchi e piccoli
dell’asilo riescono a riunire ottanta bambini, non solo ortodossi ma anche musulmani, e
anche li tutto è basato sul volontariato. C’è poi l’ambulatorio, altrettanto fatiscente, con
il minimo indispensabile ma
con un gruppo di medici e infermieri pieni di disponibilità
per visitare e indirizzare poi al
Quall proposta
possiamo sostanara?
1 giovani hanno già avuto
scambi fra di loro e la Fgei si
sente impegnata in Albania. Il
Srm ha dato il suo apporto
molto forte nel momento peggiore; noi donne della Fdei e
delle Unioni femminili che cosa possiamo fare? C’è stata la
proposta di invitare le donne
ortodosse, per esempio, al Forum ecumenico che si è tenuto
a Roma la proposta di scambi
di studi sviluppati nelle Unioni
femminili e di cassette con i
canti delle loro e nostre chiese.
Senz’altro ci può essere l’invito a tutte le Unioni femminili
di impegnarsi a sostenere le
varie opere, sia ortodosse che
battiste, che in Albania si portano avanti. C’è bisogno che
quella gente senta la presenza
e la preghiera di altre donne
che sono impegnate in un lavoro costruttivo.
Doranna Giacometti Rivoir
La molteplicità di identità e di interessi arricchisce la Fdei
Diverse me con an solo obiettivo
Tre giornate importanti
per la Fdei, gli scorsi
21, 22 e 23 febbraio:
si sono infatti portate a conclusione due decisioni congressuali particolarmente rilevanti.
Si è svolto, il 22 pomeriggio,
un incontro di donne provenienti da molte e diverse realtà
evangeliche, per verificare la
disponibilità esistente al fine di
contribuire alla trasformazione
della Fdei, in modo che diventi
sempre più rappresentativa di
tutte le donne evangeliche in
Italia. Si è impostato, il mattino del 23, un nuovo lavoro
con nuovi riferimenti, anche in
campo cattolico, per quanto riguarda sia la Giornata mondia
le di preghiera che il Forum
ecumenico delle donne cristiane d’Europa.
Sul lavoro delle tre giornate
ha influito molto il prossimo
appuntamento di Graz: le donne evangeliche, tutte, nella riunione del 22 pomeriggio hanno convenuto sulla necessità di
maggior coordinamento; infatti, pur rappresentando in Italia
una minoranza, sembriamo
anche meno numerose perché
disperdiamo energie e mezzi in
decine di iniziative, spesso simili. L’obiettivo di creare, col
prossimo Congresso straordinario, una «rete» che consenta
una maggior circolazione di
informazioni, una più stretta
Nelle foto alcuni momenti del Forum
collaborazione, un più ravvicinato confronto fra tutte le diverse realtà, è apparso a tutte
indispensabile e urgente. Si è
deciso, quindi, entro un mese,
di indicare per ciascuna realtà
una persona che possa contribuire, attraverso un’apposita
Commissione di lavoro da costituire in aprile, ad indicare il
percorso per dare forma e
obiettivi a una «nuova Fdei».
Il mattino del 23 si è invece
impostato, da parte evangelica, il lavoro che occorre fare
per essere più presenti, non
solo nel Forum ecumenico delle donne europee ma nel dibattito stesso che, si sta svolgendo nelle chiese non solo in
merito alla prossima Assemblea ecumenica di Graz, ma alla stessa costruzione dell’Europa del 2000. Sono emerse alcune «piste di lavoro» su cui le
donne, in base ai loro specifici
interessi, possono lavorare insieme e non solo come evangeliche, ma anche come «cristiane ecumeniche», cioè dialogando con credenti ortodosse
o cattoliche. I temi scelti sono i
seguenti.
1) riconciliazione fra uomo e
donna (in vista di Graz ma anche guardando oltre Graz);
2) Mezzogiorno (realtà socioeconomica e impegno delle
chiese);
3) donne rifugiate;
4) disuguaglianza fra uomo e
donna in ogni ambiente (familiare, sociale, ecclesiastico);
5) impegno per la pace;
6) iniziative contro la violenza (non solo quella fisica, ma
quella più sottile dei mass media che tornano ad esaltare la
donna oggetto).
C’è volontà di lavorare insieme, su tutti questi temi, come
cristiane, mantenendo le nostre identità: fare ecumenismo
significa lavorare per la pace e
per il rispetto delle posizioni di
ciascuna. Essendo state invitate alla riunione anche sorelle
cattoliche e ortodosse (alcune
provenienti dal altri paesi) si è,
in più interventi, sottolineato
l’arricchimento che questa varietà può portare alla testimonianza cristiana, in un momento di particolare crisi dei valori
e di disorientamento, soprattutto delle nuove generazioni.
Queste due intense giornate
sono state precedute dalla riunione del Comitato nazionale
Fdei che, fra l’altro, ha puntualizzato le seguenti questioni.
1) la campagna di sensibilizzazione per la preparazione
del Congresso straordinario.
Già sono giunte alcune scelte
di versetti reputati adatti ad indicare il nuovo percorso Fdei.
Saranno pubblicati, con le motivazioni, in un prossimo numero del Notiziario;
2) il Notiziario assumerà una
propria «personalità» con la
scelta di alcune rubriche fisse;
occorre, però, una maggiore
collaborazione da parte di tutte;
3) il tesseramento delle singole ha già un buon andamento ed è fortemente legato alla
possibilità di ricevere direttamente gli studi e il Notiziario.
Molta parte della discussione si è però impegnata sul tema della «formazione»: Si sente una grande esigenza, da
parte di tutte le donne, di conoscere, di sapere, di informarsi e, soprattutto, di confrontarsi con le altre sorelle. Si
è quindi nominato, in conclusione dei lavori, un gruppo ristretto del Comitato nazionale
(Tea Tonarelli, Elena Chines,
Lidia Ribet, Maria Bertin) per
mettere a punto un programma di lavoro specifico.
In America Latina per... sostenerci
le strutture pubbliche. Sembra
impossibile che in poco spazio
ci sia il cardiologo, l’oculista, il
ginecologo e altri specialisti,
oltre al pronto soccorso. Sono
già iniziati i lavori per un ospedale nuovo e penso in questo
senso a quello che chiamavo
quasi una parola d’ordine:
«Cristo è risorto».
C’è una grande speranza;
certo per la Chiesa ortodossa,
che per tanti anni non ha avuto la possibilità di esprimersi,
ma anche per la vita sociale; si
sente la voglia di rinnovamento e di libertà.
domini Q donne r
nello chiesa
Mi è stato chiesto di ricordare alcune delle
esperienze vissute
durante il viaggio in Uruguay e
in Argentina con particolare riguardo agli incontri con donne. Non è facile scrivere di
questo perché tanti hanno parlato e scritto delle loro visite alle chiese evangeliche del Rio
de la Piata e perché gli incontri sono sempre stati brevi,
brevissimi; inoltre il calendario
fitto di impegni e di spostamenti non permetteva di approfondire i contatti che pure
erano tutti molto significativi.
Eravamo nel Rio de la Piata
per incontrare uomini e donne
che lavorano nelle comunità,
nelle opere, nella direzione
delle chiese e delle federazioni
di chiese, per cercare di cogliere qualche impressione sull’importante lavoro che vanno
svolgendo e per rafforzare i legami che ci uniscono.
Perché dunque limitare il
campo dei ricordi alle donne?
Perché così mi è stato chiesto
e in un certo senso me ne dispiace, ma lo posso fare anche
grazie alle parole «le donne lavorano molto nelle chiese»,
pronunciate con gran convincimento da un’anziana signora
del Concistoro della Chiesa
valdese di Montevideo che mi
hanno resa attenta e avvertita
all’importanza della presenza
delle donne nella realtà che mi
è stato chiesto di visitare.
Una volta sottolineato che
molte delle osservazioni che
posso qui presentare valgono
allo stesso modo per gli uomini, se rivedo con gli occhi della
memoria le donne che ho avuto la gioia di conoscere, mi
sembrano caratterizzate da una
rilevante capacità di portare
avanti e di presentare a noi,
contemporaneamente, gli svariati aspetti del loro impegno:
doti particolari di accoglienza,
sentita come il dovere e il piacere di occuparsi dell’organizzazione delle nostre fugaci visite, di farci conoscere la loro famiglia, gli usi e costumi della vita quotidiana, la cucina e i loro
problemi del loro lavoro, le caratteristiche della loro chiesa locale e la realtà difficile del loro
paese. Questi aspetti erano intrecciati con sapienza e misura.
Questo è stato vero per una
delle coppie venute negli anni
scorsi in Italia che ha preso
una settimana di ferie per accompagnarci nei diversi spostamenti e farci conoscere la
Pampa. Questo è stato vero
per la presidente della Chiesa
metodista dell’Uruguay, che
mentre parlava del suo complesso lavoro preparava il
pranzo che abbiamo consumato insieme nella sala delle riunioni del suo ufficio. Questo è
stato vero per le giovani donne
di una famiglia con la quale abbiamo passato delle ore indimenticabili nella bella campagna vicino a Fray Bentos. In
poco tempo ci hanno dato la
visione del loro lavoro come
produttori di latte, della mancanza di sbocchi per chi non è
occupato nell’agricoltura,
dell’energia con cui si occupano dei loro figli, del Concistoro
Chu
e del canto coltivato in maniera eccezionale in famiglia e h
chiesa. ¡gg-,a r
In molte comunità visitate si
s
impeff
coltiva il canto con entusiasmo,
e non posso non menzionare
un breve concerto presentato
dalla corale di Jacinto Arau; ^madrc
condotta da una vivacissima di- %lle i
rettrice. Dopo il culto pomeridiano, tra una riunione di
scambio d’informazione e la cena, abbiamo ascoltato inni e
canzoni eseguiti con perizia e
grande brio. Una delle coraliste
mi faceva osservare, poi, che
nessuno manca mai alle riunioni della corale, sia per il piacere
di cantare sia per il desiderio di
ritrovarsi anche a costo di spostamenti di parecchi chilometri,
Mi ha cosi fatto capire quanto
sia importante per i valdesi,
che vivono spesso molto isolati,
per esempio nelle campagne
della Pampa argentina, rincontro con i fratelli e le sorelle.
Questo è stato vero per le
mogli dei pastori che ricordo
con gratitudine per averci ospi
tato in casa. Questo è state.'- vero per le donne della Pampa
che vivono spesso in cascine
lontane le une dalle altre e si
ritrovano in primavera a lavorare sodo per sistemare i centri che ricevono i campi e i
convegni estivi.
Abbiamo incontrato altre,
donne impegnate in lavori difficili: in case di accoglienza per
handicappati o ragazzi senza
famiglia dove gli ospiti vivono
divisi in nuclei abbastanza piccoli, affidati a una responsabile
talvolta chiamata «tia». Anche j
qui la breve frase: «È un lavorodifficile, ma lo faccio volentieri
perché mi piace», mi ha da'
di capire le ragioni di tanto en
tusiasmo, di tanta intraprendenza e di così evidente buo
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Nella capitale argentina ho
partecipato all’unica riunione
esclusivamente femminile del
mio soggiorno: un riunione
della Liga Argentina de Mujeres Evangélicas, durante la
quale ho dato e ricevuto informazioni. La Liga è nata nel
1917 ed è costituita da quattordici chiese, pubblica una rivista «Dia del Hogar», ge.'^tisce)
una bella foresteria per donne.,
La sua finalità è di unire lei
donne evangeliche e al suo interno ci sono gruppi vari che si
occupano di aggiornamento
delle donne e di volontariato.
Infine devo riservare una
menzione particolare a
un’opera per le donne visitata
a Buenos Aires grazie all'ottima programmazione del nostro tutor. Si tratta di un centro di accoglienza diurno pei
donne sole e senza risorse negli ultimi tre mesi di gravidanza
e nei primi tre mesi di vita dei
loro figli. Il centro è gestito dall
Ceas (Centro ecumenico dii
azione sociale) del quale fanno
parte sette chiese evangeliche.
Esso si avvale della collaborazione di personale impiegato e|
di volontari; deve far fronte adì
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una realtà che vede sempre
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amento
Chung Hi/un-K^ung è una coreana quarantenne, docente di
Teologia all’uniuersità femminile
Ewha di Seoul. Ha studiato teologia negli Usa. Critica, decisa,
impegnata, milita in favore di
una spiritualità da reinventare,
traendo la sua forza da diverse
fonti. Ecco il riassunto di un discorso da lei tenuto a Seoul nel
quadro dell’assemblea generale
¿elle Unioni cristiane.
Sono una cristiana asiatica femminista. Noi,
cristiani asiatici, viviamo quotidianamente la realtà
di un pluralismo religioso, poiché la nostra minoranza rappresenta meno del 3% della
popolazione totale. Definirei la
mia teologia «molto asiatica»,
«molto femminista», «molto terzomondista», caratteri che cerco di imprimere nell’insegnamento, nelle pubblicazioni e
nella vita quotidiana.
Per «molto asiatica» voglio
dire che tengo conto di tutti gli
aspetti liberatori della nostra
eredità culturale e religiosa;
«molto femminista» significa
che la mia teologia dà largo
spazio all’esperienza delle donne, alla saggezza e alla perspicacia dei movimenti femministi
mondiali (non ha forse affermato un saggio che il XXI secolo sarà quello della donna?);
«molto terzomondista» implica
che adotto la prospettiva di
un’opzione preferenziale di
Dio per i poveri, cosa che implica una solidarietà con gli
oppressi: io vivo le molteplici
oppressioni del nostro mondo diviso. Diventare un essere indipendente che
ama è stato il frutto di
una lotta continua. Mi ,
sono disfatta di vari de- /
moni coloniali, ma
c\\jelo di cui mi è stato piùdifficils sbarazzarmi è stato il demone coloniale religioso.
con
Rolliet|
Più amcmità
La mia prima eredità spirituale deriva
da una lunga tradizione di resistenza legata ai movimenti di ì
indipendenza, alla lotta per la democrazia,
al riconoscimento dei
movimenti delle donne e
dei diritti civili. La partecipaziorie a queste correnti
ci ha insegnato la spiritualità
dell’Esodo, quella che privilegia la resistenza contro l’oppressione e la lotta per più
umanità; e questa spiritualità
della liberazione sottolinea
quanto sia importante rivendicare il potere dell’individuo così come quello del gruppo.
n potere... ma anche
la bellezza
Questo cammino deve essere intrapreso per liberarci dal
disprezzo che noi abbiamo interiorizzato contro noi stessi,
disprezzo inculcatoci dai nostri
oppressori. Questa spiritualità
uii ha insegnato quanto le analisi socio-politiche, economiche e ideologiche, che permettono di identificare il demone
3 spirale nelle strutture della
società, siano delle attività spirituali di grande valore. Tutta'da ho anche imparato quanto
questa spiritualità dell’Esodo
possa rendere la gente cinica e
sfinita e la consumi allorché il
dogmatismo si rafforza per
Mancanza di autocritica o di lavoro psicologico personale.
La seconda corrente che mi
ha forgiata è quella dei movimenti femministi e ecologisti,
f-a spiritualità deH’«ecofemminismo» postula il primato del
^orpo, l’amore per la terra e il
riconoscimento del cosmo; evidenzia l’abolizione del pensiero dualistico e incoraggia la riscoperta del «potere dell’eroti
smo» nella nostra vita quotidiana. Il cristianesimo occidentale
ci ha troppo spesso spinti verso l’odio del corpo, sforzandoci a rinnegare le nostre radici
cosmiche.
Parte di un tatto
Le «eco-femministe» hanno
incominciato a riabilitare
l’eros, la sessualità e la sensualità che danno vita al nostro
mondo e sono la sorgente del
nostro potere creativo. Il ribollire del nostro intimo essere è
legato direttamente al tumulto
creatore di Dio che generò la
Terra. In contatto con questa
energia si comincia a prendere
coscienza dell’interconnessione di tutti gli esseri umani: vivi
e morti, presenti, passati e futuri. Allora si diventa parte di
un tutto. Ciononostante dobbiamo essere coscienti dei pericoli potenziali di una spiritualità che ignorerebbe le lotte e i
conflitti della storia. Ho notato
questa tendenza in qualche
movimento femminista occidentale, i cui membri militano
per la difesa del creato e per la
protezione degli animali. Ma
se queste lotte non sono in relazione ,^»***^
con il dolore
dei bimbi
affa
mati del Terzo Mondo, se non
sono solidali con le lotte per
l’abolizione delle cause dell’ingiustizia, allora non possono
appellarsi a una spiritualità che
promuove la vita.
Privilegiare
la compassione
La mia terza eredità spirituale proviene dalle culture e religioni asiatiche. Eredità che è
sorgente di saggezza e che si
radica nel buddismo, nell’induismo, nell’islamismo, nel taoismo, nello sciamanismo e nelle religioni tribali. Queste culture religiose hanno gli aspetti
comuni della scelta della povertà e la meditazione, privilegiando inoltre compassione, rinuncia e distacco.
Viviamo in un mondo i cui
valori principali sono la crescita e il progresso; è la cultura
del capitale internazionale, del
Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. Come resistere alla tentazione di
possedere e di consumare
sempre più? Come sfuggire
all’illusione che
possiamo opprimere in nome
del capitale, della razza, del
sesso e della casta quando siamo in posizione preminente?
Le spiritualità asiatiche ci spingono a valutare lucidamente la
nostra avidità di potere e di
dominio. Ma dobbiamo essere
vigili anche in questo: se non
facciamo attenzione le spiritualità asiatiche saranno svendute
sul mercato mondiale; dei guru
si sono messi a vendere meditazioni trascendentali, riducendo queste spiritualità a una dimensione individuale, apolitica, «antistorica», consentendo
così ai dirigenti delle multinazionali di sfruttare i lavoratori e
di sentirsi nel contempo la coscienza in pace. Così si perpetua r«orientalismo» dell’Ovest,
sovrastruttura dell’imperialismo occidentale, che porta in
sé una spiritualità asiatica completamente snaturata.
Che fare di tutte queste mie
eredità? Prima di tutto riconoscerle, accoglierle, integrarle
nel quotidiano delle mie resistenze e delle mie speranze.
Non ne rinnego alcuna, poiché
sono testimone di Gesù Cristo
in questo mio contesto: quello
di una femminista cristiana
asiatica.
Chung HyunKyung
(traduzione
dal francese
di Edina
Prochet)
7 marzo: Giornata di preghiera
Pregare in modo
informato
La Giornata mondiale di
preghiera (Gmp) è un movimento internazionale formato
da donne cristiane che ogni
anno si incontrano per celebrare insieme una giornata di
preghiera, il primo venerdì del
mese di marzo. La Gmp è, per
le donne cristiane di diverse
razze, culture e tradizioni, un
appuntamento che conta più
di centodieci anni. Voluta da
due donne battiste, la Gmp è
un’occasione importante per
pregare e superare ogni steccato confessionale e, al tempo
stesso, per prendere coscienza
della forza di sorellanza.
La Gmp viene celebrata in
più di 170 paesi nel mondo e
la preparazione delle diverse
fasi permette alle donne di incontrarsi e di stringere legami:
ogni anno la liturgia viene
scritta da donne cristiane di
differenti paesi; cosi il seguire
una liturgia scritta da altre donne di luoghi lontani, fa apparire quei paesi e quei problemi
più vicini, permette di conoscere e di condividere le pene
altrui e spinge a relativizzare i
propri problemi. Il motto del
movimento della Gmp è «Prega in modo informato e agisci
con atteggiamento di preghiera» per migliorare la testimonianza delle donne cristiane
nel mondo.
Coma un sama cha
divanta albaro
«An Npung Hasepo!»: con
queste parole che stanno ad
indicare «Stai bene», le donne
cristiane della Corea del Sud ci
invitano a pregare per la Gmp
1997, la cui liturgia ha come
titolo «Come un seme che di
venta albero»: questo saluto ha
un significato simile alla parola
ebraica «shalom», pace, ed
esprime un sentimento di sicurezza, di benessere e rievoca
un senso di fiducia, libero da
paure e preoccupazioni. E la
storia della Corea è carica di
paure e preoccupazioni, avendo subito nel corso dei secoli
invasioni e avendo sofferto,
nel 1945, la divisione tra Nord
e Sud. Ed è proprio di questi
mesi T improvvisa e violenta vicenda della Corea del Sud che,
dopo aver conosciuto uno sviluppo travolgente, oggi subisce
gli effetti della concorrenza. In
una realtà dove non si conosceva più la disoccupazione, la
legge sul licenziamento ha
sconvolto la Corea e di conseguenza i paesi industrializzati
guardano con preoccupazione
il proprio futuro. Questi ultimi
fatti letti sui giornali e le problematiche presentate dalle
donne coreane con la liturgia
della Gmp, ci fanno riflettere
più che mai sul fatto che non
viviamo in un universo vuoto
ma che, anzi, quanto accade in
un paese influisce e incide sulla
vita attuale e futura di tutti nel
mondo.
1 versetti biblici che le donne
coreane ci indicano sono in
Marco 4, 26-32; attraverso il
testo scritto possiamo avvertire
quanta tristezza e nostalgia ci
siano nei loro cuori per la mancata riunificazione del loro paese, ma anche quanta speranza
traspare affinché la forza creatrice della potenza di Dio possa
intervenire in quella realtà intrisa di divisioni, oppressione,
sfruttamento e violenza.
d. f.
La collatta dalla GIIP
Sin dalla fondazione della Giornata mondiale di preghiera la
colletta riveste un ruolo molto importante in ogni celebrazione:
in questa giornata siamo invitate/i a pregare, ma anche ad agire.
In molte comunità la celebrazione della Gmp, anziché il primo venerdì del mese di marzo, come prevede la prassi internazionale, viene spostata alla domenica, facendo sorgere problemi
rispetto alla destinazione della colletta.Va ricordato che la Fdei
deve versare una quota di iscrizione al Comitato internazionale di
coordinamento, che ha sede a New York e, nello stesso tempo, è impegnata a inviare il proprio aiuto economico alle iniziative specificatamente scelte tra i diversi progetti del paese di provenienza della liturj già.Poiché è un’iniziativa di preghiera e di lode al Signore voluta sì dalle
donne (già dal 1887) ma che, in realtà, coinvolge tutta la comunità locale,
le chiese sono invitate ad avere una particolare sensibilità.Quest’anno la colletta verrà devoluta in parte a un progetto rivolto a donne invalide della Corea
e in parte a tre opere sociali delle chiese battista, metodista e valdese.Oltre a preX' sentore il progetto per le donne in difficoltà della Corea, è stato chiesto alle responsabili dei diversi centri italiani di illustrare il lavoro che viene svolto e il servizio che viene offerto nel tessuto sociale di realtà deprivate.
Il Cantre di Ponticalli
Fin dal suo nascere il Centro culturale «Emilio Nitti»
ha posto un’attenzione particolare verso il problema
femminile, tanto più in queste zone degradate dove la
donna è ancora sinonimo di serva, e non esagero nel
fare questa breve considerazione. Qui a Ponticelli, nelle
zone dove operiamo, le lotte per le pari opportunità
non hanno avuto nessun valore significativo ma regna
ancora il forte dominio e la violenza dell’uomo sulla
donna. Il corso di taglio e cucito, l’attività sportiva, gli
incontri di medicina preventiva sono alcuni spazi in cui
i giovani, mamme, ragazze si incontrano per imparare,
per conoscere, per informarsi, per svolgere attività motoria, per prevenire malattie legate alla menopausa, per
curare, perché no, il proprio corpo, ecc. L’obiettivo,
con «spazio donna», è cercare di sensibilizzare le donne
verso un modo diverso di vivere la loro condizione, che
non deve essere relegata in uno stretto ambito familiare, ma trovare degli spazi in cui ognuna possa, attraverso scambi di esperienze e di conoscenze reciproche,
condividere con le altre le difficoltà, le sofferenze, le
fmstrazioni che si incontrano nel vissuto quotidiano.
Il Centro coinvolge la maggior parte dei figli delle
donne che partecipano alle nostre attività e rappresenta un primo concreto contatto con esse, creando una
rete di disponibilità e di fiducia reciproca, base indispensabile per il coinvolgimento. Siamo convinti che
in futuro lo «Spazio donna» non solo deve continuare,
ma anzi deve potersi arricchire.
Felicia Gioia
Il Cantre di Riasi
Nel 1963 è stato aperto a Riesi il consultorio pediatrico, gestitò dal Servizio cristiano, istituto valdese che
nel 1974 è diventato consultorio familiare, anticipando
di quasi un anno lo spirito della legge nazionale n. 405
che istituiva dei consultori familiari. Particolarmente importante per l’attività di questo consultorio, si è rivelata
l’associazione con TUicemp (Unione italiana centro
educazione matrimoniale e prematrimoniale), dal 1966
impegnata a livello nazionale «nella lotta contro l’ignoranza e i pregiudizi nel campo della sessualità».
La realtà sociale nella quale il consultorio familiare
opera non è delle più facili, ma il bilancio di questi
ventidue anni di attività è sicuramente positivo. Il consultorio familiare offre uno spazio in cui tutte le problematiche relative alla sessualità, alla procreazione e alla
vita relazionale di coppia possano trovare una risposta
adeguata. La fascia di utenza più ampia è sicuramente
quella femminile, differenziata per i bisogni, per classi
sociali di appartenenza e per età.
Il consultorio familiare si propone di assistere le adolescenti nel periodo di più intensa trasformazione fisica
e psichica, consigliandole e informandole in tema di
sessualità e prevenzione, ma anche fornendo loro
un’assistenza psicologica adeguata.
Il consultorio familiare è per le donne di Riesi, e per
le donne in genere, un porto sicuro, dove possono trovare le risposte ai loro quesiti e sostegno adeguato, il
tutto in un’atmosfera di sincera amicizia.
Il Cantre di Rocca di Papa
Il Centro evangelico battista di Rocca di Papa, gestito dalle donne del Movimento femminile evangelico
battista, sin dal 1994 ha collaborato all’organizzazione
e realizzazione di quattro seminari di formazione donne leader. Questi seminari sono stati aperti a tutte le
sorelle desiderose di approfondire i temi della teologia
femminista. I seminari di formazione donne leader saranno allargati anche a chi non ha mai partecipato, riprendendo e ampliando le tematiche già svolte. In questo ambito si è costituito anche un gruppo più ristretto, denominato «Dorotea», per quante vogliono impegnarsi maggiormente sulle tematiche di formazione
teologica e psicologica, anche attraverso testi, seguendo un corso di «Scuola di formazione di donne».
Formarsi come donne, approfondire tematiche teologiche e psicologiche che ci riguardano è un servizio
reso non solo a noi stesse ma anche a tutte le chiese,
perché c’è ovunque bisogno di donne preparate, vocate, forti e tenaci che possano svolgere il loro lavoro a
tutti i livelli.
Vera Marziale
Un pregatto in Corea
Dare fiducia alle donne handicappate: per le donne
coreane handicappate, specialmente se vivono in famiglie meno abbienti, la vita è molto dura. Per promuovere una presa di coscienza e renderle consapevoli dei
Franca Di Vinci propri diritti, vengono organizzati dei seminari.
12
PAQ. IV
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VENl
La giornata internazionale delle donne
In memoria di iei
Umanità e professionalità nel lavoro
Donna: soggetto fort«
Quando Dio si rivela nella storia la memoria diventa importante. Se
I azione divina viene ricordata,
raccontata, trasmessa come si
fa a tenere viva la fede in Dio
quando i tempi migliorano (o
peggiorano) e le generazioni si
susseguono? Perciò l’antico
israelita quando entrava nella
terra promessa e offriva le primizie al Signore, doveva anche
raccontare la sua storia; «Il mio
antenato era un nomade senza
patria..,». Doveva portare alla
memoria l’azione di Dio a favore del popolo maltrattato in
Egitto, raccontare come lo
aveva condotto nel paese «dove scorre latte e miele» (Deut
26, 1-11).
L’importanza della memoria
risuona nelle parole che Gesù
pronunciò «nella notte in cui fu
tradito». Spezzando insieme il
pane e bevendo insieme dal
calice, i discepoli e le discepole
avrebbero riportato alla memoria la morte di colui che dovevano ancora chiamare il Cristo.
Avrebbero tenuto vivo il ricordo degli avvenimenti che portano alla croce. Avrebbero raccontato della tomba vuota e
delle apparizioni del Signore risorto. Avrebbero detto in mille
modi diversi che tutto questo
era «per noi». Teologi come
Metz, Moltmann e Schussler
Fiorenza hanno sottolineato il
fatto che la memoria di Gesù è
una memoria pericolosa, perché rivela un Dio che sta dalla
parte delle vittime: infatti la
croce di Cristo non permette
che ci si chiuda alla storia delle
sofferenze ma che ad essa ci si
apra in attesa di risoluzione.
L’idea della memoria pericolosa può aiutarci, in questi
templi di oblio, a dare un senso all’S marzo? Certo, immaginare come pericolosa una
giornata la cui espressione
esteriore si è ridotta ai cioccolatini abbinati a mimosa messi
in commercio tra i cuori di San
Valentino e le uova di Pasqua,
sembra alquanto azzardato.
Eppure nei lontani anni ’50, e
ancora nel ’79, la distribuzione
delle mimose era un’attività
considerata poco meno che
sovversiva che poteva comportare una denuncia come gesto
atto a turbare l’ordine pubblico. Dagli inizi infatti la giornata della donna era connotata
da una politica di sinistra. Benché la giornata dell’operaia venisse celebrata negli Stati Uniti
e in alcuni paesi europei già
all’inizio del secolo, essa fu
promossa ufficiosamente da
Clara Zetkin alla II conferenza
delle donne socialiste tenutasi
a Copenhagen nel 1910.
Nella II Conferenza delle
donne comuniste tenutasi a
Mosca nel 1921 si fissò «la
giornata internazionale delle
donne», l’8 marzo. Ma che di
re del famoso incendio che per
molti è all’origine della giornata? L’episodio delle operaie
uccise in un incendio a New
York, pare sia stato invocato
come mito eziologico dell’S
marzo negli anni ’50, nel tentativo di distanziare la giornata
intemazionale delle donne dalla sua storia sovietica e renderla così più accettevole. È ironico constatare che l’associazione deH’8 marzo alla morte delle operaie americane (realmente accaduta) avrebbe dovuto
rendere la giornata meno eversiva. Invece fu forse proprio
questo dato a dare espressione
di continuità a quelle lotte per
il voto, per la pace, per i diritti
delle lavoratrici, per il divorzio,
per l’aborto e per il diritto di
disporre del proprio corpo. È
possibile che nella memoria
della loro passione (e che dire
della nostra passione, della nostra lotta?) c’è il ricordo di una
libertà, libertà che in mezzo ai
nostri progressi e guadagni
continua ad interrogarci?
Nei tempi in cui la memoria
è diventata revisione, il patriarcato è dichiarato morto e il
femminismo passe, forse l’8
marzo ci invita, come scrive
Schussler Fiorenza, a «recuperare le sofferenze e le lotte entro e attraverso il potere sovversivo del “passato ricordato”»
delle nostre antiche sorelle.
Elizabeth E. Green
Il binario «Donna-lavoro»,
dall’inizio della società industriale ha sempre rappresentato un problema per
ogni società e cultura, anche
per la cultura cristiana. Eppure
ci piace ricordare come, dalle
pagine dell’Evangelo, risalti
l’attenzione e il rispetto che
Gesù ha avuto per il lavoro
che allora facevano e che ora
viene fatto, con le trasformazioni scientifico-economiche,
in maniera diversa e con diverse modalità. Allora le donne
facevano il pane, cucivano i
vestiti, andavano al pozzo o in
campagna... e Gesù le ha osservate, facendone materia
delle sue parabole per annunciare il regno di Dio che viene.
La «Buona Novella» è spesso
esemplificata attraverso le immagini che rimandano a donne che lavorano. Anche in
questo campo Gesù dà pari dignità all’uomo e alla donna: al
lavoro del seminatore, del pescatore o della donna, altrettanto impegnata a procurare
acqua, cibo e vestiti. Ma alla
predicazione cristiana questo è
spesso sfuggito; i modelli sociali dell’ambiente circostante
sono prevalsi. Non sembri
quindi forzata una riflessione
«da donna credente» suH’8
marzo. Un appuntamento che
non va né snobbato né enfatizzato ma ricollocato nel suo
giusto ambito: una festa «laica»
Riconciliazione uomo-donna: non a Graz!
Lq donnQ convocano la donna
LJ 8 febbraio si è svolto
a Roma il terzo incontro del Network
delle donne evangeliche,
espressione del desiderio di alcune di dare visibilità al punto
di vista delle donne evangeliche su grandi temi che interessano il mondo cristiano e il
mondo delle donne. Tre anni
fa a Santa Severa abbiamo lavorato in vista della Conferenza Onu di Pechino sulle donne,
mentre l’anno scorso ci siamo
comunità ecclesiale. Abbiamo
così deciso quanto segue.
a) aderire alla «rete di Graz»
con la Federazione delle chiese
b) chiedere ai/alle delegate
di stabilire un vincolo politico
di rappresentanza con la «rete
di Graz»
c) ribadire alla coordinatrice
del Programma ufficiale delle
donne la nostra perplessità circa l’organizzazione di eventi in
luoghi ad hoc appartati dalla
sede dell’Assemblea
d) rafforzare le relazioni intemazionali fra donne partecipando a gmppi di lavoro su
- le donne in politica, promosso dalla Cepple;
- la preparazione dell’As
semblea per a partecipazione
democratica e per il coinvolgimento delle donne;
- il rapporto migranti-native;
- Donne ed economia;
- Organizzazioni malavitose.
Invitiamo a partecipare
all’organizzazione di uno di
questi gruppi di lavoro.
Antonella Visintin
che vuole ricordare da dove le
donne sono partite per rivendicare dignità e rispetto, in famiglia e sul posto di lavoro.
L’8 marzo fa parte di quella
«indispensabile» liturgia che regola e cadenza anche la storia
della società civile. Come avviene per tutti i momenti di celebrazione, anche l’8 marzo rischia di essere usato in modo
banale. Ma non avviene lo
stesso anche per le feste cristiane? 11 Natale diventa la festa dei bambini o la «grande
abbuffata»; la Pasqua, l’uovo o
la gita in campagna. L’8 marzo può essere «solo» un mazzo
di mimose (che comunque fanno sempre piacere). Per una
donna credente può invece essere un momento di riflessione, pagine bibliche alla mano,
sul valore e l’importanza delle
donne nella società; può essere l’occasione per capire il
senso di quell’«aiuto adatto a
lui» della creazione della donna
in Genesi 2, 18; può essere il
momento adatto per comprendere, oggi, come possiamo essere fedeli testimoni dell’amore
di Dio, nel mondo del lavoro,
dove ogni essere umano va rispettato, anche nella sua specifica appartenenza di genere.
La pubblicistica sul lavoro
delle donne in questi ultimi anni ci ha abituati, trattando la
questione nell’ambito della
realtà meridionale, a leggere
che le donne in quell’area sono particolarmente «deboli»: in
parte questo è ancora vero,
ma in realtà si è già aperto anche nel Sud un altro scenario:
è aumentato l’accesso delle
donne all’istruzione; cresce la
presenza femminile nel mondo
del lavoro, nelle libere professioni, nella vita pubblica e nella
stessa guida ai processi di sviluppo. Sta emergendo, anche
nel Sud, una nuova generazione di donne che possono essere identificate come un «soggetto forte» nel mondo del lavoro, anche perché dotate di
alta qualità umana e professionale. Ma, anche nel Sud, è evi
soffermate sul significato per
noi, donne evangeliche, sollecitate dall’Assemblea ecumenica
sulle riconciliazione, di «portare
a casa Pechino», di portare
cioè a Graz gesti e parole con
la forza che la Conferenza Onu
di Pechino sulle donne ha reso
visibile al mondo.
Eccoci dunque quest'anno
collocate nel processo di Graz,
previste in una logica di quote
ma nella sostanza estromesse
non essendo stata ammessa
nell’Assembea ufficiale la fondamentale riconciliazione fra i
generi a causa dei veti cattolico e ortodosso. È parso evidentemente inopportuno agli
organizzatori evangelici dell’Assemblea, situata a un anno
dalla fine del «Decennio di solidarietà delle chiese con le donne» e successiva ai segnali politici giunti dalle assemblee Onu
in particolare del Cairo e di
Pechino, far saltare questo importante passaggio del cammino ecumenico. Né noi donne
evangeliche italiane l’abbiamo
chiesto.
11 documento ufficiale, già
oggetto di confronto nella prima riunione della «rete di
Graz» (le comunità che hanno
aderito al processo) che sì è
svolta a Bologna lo scorso 18
gennaio, al punto 42 confessa
l'alienazione e la svalutazione
che ancora circondano l’operato e il pensiero delle donne
in molte situazioni ecclesiastiche, mentre il punto 43 è dedicato alla violenza e alle molestie «persino aH’interno della
DICONO DI NOI
La donna avangalkha nallo storia
Al problema della pre
senza nella vita della
chiesa delle sorelle in
fede è stato dedicato l’opuscolo
del 17 febbraio 1980. Il prof.
Augusto Armand-Hugon, raccogliendo il materiale non eccessivamente abbondante al riguardo, e seguendo il cammino
della storia, ha tracciato il percorso dall’epoca delle origini ai
giorni nostri della questione.
Nei suoi primi anni il movimento valdese risulta, com’è noto, molto
libero, tanto da offrire spazio alle donne
nella predicazione. Va precisato subito
che non si tratta di tenere sermoni in
pubblico ma della libertà di testimonianza, di parola: i «poveri» non fanno sermoni come i pastori odierni, fanno piuttosto pensare ai membri di sette odierne
che vanno in giro a distribuire messaggi.
Il fatto è comunque straordinariamente
rivoluzionario e la critica delle gerarchie
è su questo punto durissima.
Con la clandestinità cessa ogni attività
pubblica (anche dei maschi però) e la fede
valdese si diffonde per via personale. Se
ne potrebbe dedurre Timpressione di un
ripiegamento, di un arretramento; Armand-Hugon fa però rilevare giustamente
che la presenza femminile nella tessitura
della realtà valdese permane determinante; «dei circa settecento eretici... di cui è
fatta menzione nelle varie fonti subalpine,
più di un terzo è composto da donne». 11
problema non è predicare o no, in pubblico o in privato, se non ci fossero loro il
movimento non sopravviverebbe.
E lo stesso può dirsi per l’epoca dei
grandi scontri, delle guerre, delle resistenze. Lasciando da parte i due estremi, le
grandi eroine alla Marie Durand nella sua
torre di Costanza e le profetesse del Désert, che spuntano come delle vette sul
mare di nebbia della storia, le altre sembrano non aver fatto altro che il loro dovere: resistere. Certo erano uomini quelli che
parlavano, scrivevano, facevano politica
ma chi in realtà ha formato il corpo delle
chiese, ha risolto i problemi della vita quotidiana, ha salvato dal disastro le famiglie
se non le donne e la loro fede? Forse troppo preoccupati dei ruoli, della gestione
delle situazioni, o di quelle che si ritengono essere le situazioni fondamentali, si finisce per non vedere la realtà; ottica, questa sì, maschile, che identifica il fare con
l’essere, mentre la realtà è quello che crei
tu con il tuo esserci.
Cosi è fino all’Ottocento, quando la borghesia prende consistenza anche nel piccolo mondo delle valli valdesi e assume il suo
ruolo di direzione e di creazione dell’identità. e salgono sul palcoscenico le belle figure di credenti intraprendenti e tenaci.
Non è un caso che più di metà dell’opusco
lo citato sia occupato da loro,
dalla Carlotta Peyrot che mette
sottosopra il piccolo mondo
valdese finché realizza il suo
ospedale, alle direttrici delle
opere, dalle diaconesse alle organizzatrici deirUcdg. Certo
Gilly e Beckwith, Appia e Metile hanno spesso idee geniali,
ma chi le traduce in pratica, chi
da carne alle idee se non loro,
quella incredibile schiera di sorelle in fede ? Sono le figlie, o
le sorelle minori, delle Josephine Butler e
Florence Nightingale delle Elisabeth Frey
delle Maria Weston Chapman che hanno
dominato l’evangelismo moderno. E hanno
fatto l’evangelismo moderno con la loro tenace dedizione
Certo i sinodi furono tardi a riconoscere
loro il ruolo che si avrebbero dovuto avere
nella chiesa, se la chiesa si identifica con
le assemblee: «il momento non è ancora
giunto per decidere ...», si diceva, e si dovette attendere il 1903 perché potessero
votare e il 1930 perché fossero elette e il
1962 perché entrassero nel pastorato.
«Quanto tempo perso!», si dirà, «se lo si
fosse fatto nella Costituzione del 1855 le
cose sarebbero state ben diverse!». Personalmente non ne sono convinto; d’altra
parte la storia non si può rifare, e anche
per questo, come per molti altri aspetti
della nostra vita di chiesa, paragonando la
situazione in cui vivo e la mia generazione
con quelle di un secolo fa, mi dico che
quelli erano uomini (e donne) a cui vorrei
assomigliare e a cui invece non assomiglio.
Giorgio Toum
(il disegno è di Edina Prochet)
dente che, per il risanametn
del tessuto economico socia)
e per uno sviluppo, equilibra)
ed ecosostenibile, occorre av
valersi del contributo della (¡j
sorsa» femminile, soprattut)
se si vuole innovare nell’orgj
nizzazione sociale e nella prj
dazione.
Per far questo occorre aj
gredire con urgenza due prò
blemi: il lavoro sommerso, |
cui sono tuttora concentrai
migliaia di donne, anche gio
vanissime, e la perduranti
asimmetria, fra uomo e donna
nell’esercizio delle responsatj
lità familiari. Attualmente, i vj
ri problemi del paese, finanzia
ri o produttivi, fanno teme«
che da un lato il ricorso al la
voro marginale o sottopagati
per le donne si consolidi; dj
un altro lato che vengano!
mancare gli investimenti sodai
per i servizi alla famiglia, riit
chiudendo la donna nel soliti
circolo vizioso della sottocc»
pazione per supplire alla ca
renza dei servizi.
La festa dell’8 marzo può f
cordare a tutti, uomini e don
ne, imprenditori e sindacatisi
amministratori pubblici e fora
politiche, che il profondo pr»
cesso di cambiamento, a ai
tutti siamo chiamati, può contare sulla «forza» delle donne;
bisogna solo «vederle», riconoscerle e valorizzarle.
Doriana Giudici
li9 marzo
ne[[a trasmissione
«(Protestantesimo»
deCie 23,30 su (Rai 2:
«L'incontro deCforunf'
ecumenico deCCe donneeuropee» 1
i
Î
tssM
componenti del
Comitato
nazionale Fdei
Doriana Giudici
presidente
via del Casaletto 385
00151 Roma
Emera Napoletano
vicepresidente
via Croce Rossa 34
90144 Palermo
Maria Grazia Sbaffi
segretaria
via Racagni 24
43100 Parma
Marina Berlin
tesoriera
via Olivet 12
10062 Luserna S.Giovanni (To|
Tea Tonarelli
via Pomposa 19
44100 Ferrara
Elena Chines
via Casalaina 32
95126 Catania
Margherita Grefje
Van Der Veer,
rapporti con
Amnestg International
località Toppito
67060 Villa S. Sebastiano!
(L’Aquila)
Lidia Ribet
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Daniela Ferraro |
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Fascicolo inferno a RIFORMA n.
8 del 28 febbraio 1997. Reg. Trib.
Pinerolo n. 176/1951. Responsabile ai sensi di legge: Piera Egidi.
Edizioni Protestanti srl, via San
PioVn. 15 bis, 10125 Torino:
Stampa: Tipolitografia La Ghisleriana - Mondavi.
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Salute
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Due commenti sulla presenza dei protestanti ai campionati mondiali di sci di Sestriere
Un servizio^ non una ricerca di «clienti»
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^ PANILO MOURGLIA__________
Come medico di medicina
generale e medico di famiglia nel territorio della vai
Pellice, ex Ussl 43, devo portare a conoscenza dell’opinione pubblica, non avendo successo altrimenti, dei disagi
emergenti per i cittadini e in
ultimo per persone gravemente ammalate. Tacerò di disservizi che meriteranno più dettagliati approfondimenti, anche
con l’aiuto di altri operatori.
Oggi voglio solo descrivere
quanto purtroppo sta accadendo unicamente in nome
della burocrazia. Dopo l’accorpamento delle tre Ussl del
Pinerolese e valli nella unica
Ausi 10, è stato deciso che i
pazienti incontinenti che fanno uso di presidi come pannoioni e traverse salvamaterasso dovessero avere l’autorizzazione da parte di uno
specialista (neurologo, urologo e fisiatra) e non fosse più
sufficiente la richiesta del
.medico di famiglia, come era
stato fatto presso la Ussl 43
negli anni passati unicamente
per non creare disagi alle famiglie di pazienti già fortemente colpite da malattie invalidanti. Dal momento che
non è previsto che lo specialista si rechi a domicilio, tutti i
pazienti suddetti si sono dovuti recare negli ambulatori
specialistici; quasi sempre è
stato necessario fare uso dell’autoambulanza (per inciso
T’autorizzazione al trasporto
deve essere fatta da un medico funzionario e non solo dal
medko di famiglia, quindi altro disagio per i familiari che
devono recarsi presso gli uffici Ausi); inoltre in alcuni casi
i pazienti erano del tutto intrasporlabili (basti pensare
agli ospiti delle case di riposo) a meno di gravi disagi per
sé e per i loro familiari.
Ho due esempi che da soli
rendono chiara la situazione:
il primo è un paziente di 67
anni affetto da una grave forma neurologica, obeso, costretto in carrozzella al 4° piano di un condominio, non
esce di casa ormai da anni
(una iraitur;' di ginocchio da
caduta è '•tata curata con l’intervento domiciliare dell’or
topedico per non creargli disagi), è ovviamente depresso
per la situazione creatasi e la
moglie senza aiuto da parte
dei figli deve sobbarcarsi tutti
i problemi. Il secondo esempio è un giovane uomo di 30
anni, cerebroleso gravissimo
fin dalla prima infanzia, praticamente mai uscito di casa se
non per brevi sortite in cortile, intrasportabile e causa di
pena e cruccio per gli anziani
genitori. Ecco; entrambi, in
nome della burocrazia, dovranno nei prossimi giorni recarsi in un ambulatorio, rimanere in attesa per avere l’autorizzazione per qualcosa che
usano da anni.
Allora ci si chiede: a) si
pensa al disagio fisico e psichico che tutto ciò comporta
per i pazienti e per i familiari? b) Si pensa al dolore e alla
rabbia di dover sottostare a
un controllo per essere autorizzati a usare presidi usati da
anni, indispensabili per una
qualità della vita appena decente, come se finora, in
combutta con il medico di famiglia, tale rifornimento avvenisse per chissà quali loschi traffici? c) Il medico di
famiglia non è nemmeno considerato in grado di certificare tali forniture, necessarie a
paziente che conosce da anni? d) Si è pensato al costo
reale di tutta questa procedura, in tempi dove tutti pensano di dover risparmiare, di
riformare lo stato sociale? e)
Si pensa che mettere i bastoni
fra le ruote sia ancora un procedimento valido per scoraggiare e demotivare famiglie
che desiderano avere solo ciò
che spetta loro?
E veramente triste che i cittadini siano sottoposti a questi patimenti e che la vai Pellice, dove si era cercato di ovviare a questo, venga ora vista come zona in cui gli sprechi regnavano sovrani e finalmente, con questi piccoli accorgimenti burocratici, la
normalizzazione abbia trionfato. Intanto da parte nostra ci
accingiamo a riprendere questo e altri problemi per la
quarta volta con il quarto direttore generale che si è avvicendato in questi due anni alla guida della Ausi 10.
anni (To|
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astiano;
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ERIC NOFFKE
I Mondiali di sci alpino sono
terminati, tra i boati dei
tifosi di Tomba, e noi (sempre
io e Anne Zeli) raccogliamo il
nostro materiale e ci prepariamo a lasciare la folla, le bandiere, la musica... Un po’ di
rimpianto? Certo, la fine di
qualcosa è quasi sempre triste; ma devo dire che sono
stato felice di tornare a casa...
Forse perché non sono uno
sciatore, ma a Sestriere mi è
sembrato proprio di essere in
un mondo che non mi(ci?) apparteneva per nulla. Lo sfoggio della ricchezza, la cura assoluta delTimmagine, la voracità dei giornalisti, le follie
maniacali dei tifosi: una mistura che mi è sembrata lontana non soltanto dai nostri
ideali cristiani, quanto anche
dalla nostra vita quotidiana.
Un mondo lontano, ma soprattutto disinteressato al nostro servizio di cappellania.
Nessuno, infatti, si è fatto vivo al nostro telefonino, bisognoso di cura pastorale; neppure ai cultini serali si è mai
vista persona che non fosse
qualche nostro membro di
chiesa per caso a Sestriere,
venuto a farci compagnia. E
andata meglio nei culti delle
due domeniche e dei due sabati, per il semplice motivo
che erano venuti a sostenerci
il coretto di Pinerolo, il coretto di Frali, la corale di Pomaretto e un piccolo gruppo di
giovani di Villar Perosa. In
quei casi la musica e la presenza di gente ha fatto avvicinare vari curiosi che, in qualche caso, hanno fatto la Santa
Cena con noi. Un po’ più numerosa la gente che si avvicinava incuriosita al nostro banchetto di libri. D’altro canto
Sestriere: lo stand della Comunità montana vai Pellice
dobbiamo ricordarci che non
eravamo a caccia di clienti: le
nostre intenzioni erano di offrire un servizio a chi volesse
avvalersene e, soprattutto, valutare sulla necessità, in futuro, di ripetere tale esperienza.
Il risultato definitivo lo trarremo dalle prossime riunioni
pastorali, ma credo che, il
giorno che si ripresenterà
l’occasione, sarà sufficiente
essere presenti la domenica o
in occasioni più specifiche,
come ad esempio il concerto
delle coralie. Avere un cappellano presente 24 ore su 24
mi sembra che si sia rivelata
un’esperienza da non più ripetere. Si era anche fatta la proposta di portare avanti un progetto di evangelizzazione, ma
alla riunione dei pastori del
primo distretto non era sembrato il caso: forse quel particolare pubblico non sarebbe
stato dei più interessati a un
discorso evangelico? Oppure
non sarebbe stato simpatico
nei confronti dei nostri ospiti
cattolici? Comunque sia, un
po’ di informazione è stata
portata con la distribuzione di
un buon numero di volantini.
ANNE ZELI
Scesa dai duemila e tornata
alla normalità della vita
quotidiana nella mia comunità, tutti mi hanno chiesto:
«Come sono stati questi giorni ai mondiali di Sestriere?
Che cosa avete fatto? Aveva
successo, la vostra missione?». Se il successo si misura
in numeri, si deve chiaramente dire di no: anche nella seconda settimana c’era poca
gente ai nostri culti e negli incontri di preghiera, come anche al concerto delle corali
valdesi nell’area spettacoli; e
nessuno ci ha richiesto in
qualità di «cappellani».
Ritengo però che la nostra
presenza sia stata utile per altri motivi: i Mondiali nonostante tutto sono stati un’occasione di incontri insoliti,
un’occasione per parlare con
della gente, che mai avrebbe
cercato il contatto con una
pastora protestante e di certo
non si aspettava di incontrarla
proprio ai campionati di sci;
bastava inventare e cercare
quest’occasione! Un’occasione erano le ore che passavo
ogni giorno allo stand della
Comunità montana vai Pellice, dietro un banco di libri
della Claudiana e dei volantini informativi sui valdesi in
diverse lingue approfittando
del fatto che nei giorni feriali
questo stand restava deserto:
un’occasione sprecata da parte della Comunità montana. I
tanti che, soprattutto dopo le
gare, venivano per curiosità
nella tenda esposizione trovavano allora nello stand della
vai Pellice come unica rappresentante di questa vallata
importante, centro dei valdesi, una pastora protestante, tedesca, legata alle valli valdesi
non per origine ma perché attualmente pastora della comunità di Pinerolo.
Una curiosità che animava
comunque i dialoghi: c’era
per esempio una coppia che
veniva ogni giorno a chiacchierare, lui francese riformato di Briançon, lei italiana,
cattolica; o la squadra austriaca felice di trovare finalmente
informazioni e libri anche in
tedesco; o un carabiniere,
protestante battista di Genova; poi tutti i valdesi che erano contenti di essere almeno
rappresentati. Interessante anche il contatto con altri standisti che si è stabilito in questi giorni e che certamente è
servito anche per informare
sulla realtà delle nostre valli.
La nostra missione è stata
un successo? Le esperienze di
Sestriere mi insegnano di
nuovo che non basta offrire
un servizio e stare nella chiesa ad aspettare. Sarebbe magari stato utile organizzare
questo esperimento dall’inizio, coinvolgendo diverse forze, per esempio insieme con
la Comunità montana e con il
Centro culturale valdese.
L'intervento all'incontro che ha preceduto i falò del XVII Febbraio
Domenico Maselli al presidente Violante
«Siamo evangelici deputati al Parlamento
»
Riprendiamo l’intervento
dell’on. Domenico Maselli,
prof, di Storia del cristianesimo all’Università di Firenze,
sul ruolo dei deputati evangelici nel Parlamento italiano, tenuto in occasione dell’incontro
nel tempio di Torre Pellice la
sera del ]6 febbraio con il presidente della Camera, l’on. Luciano Violante. L’on. Violante,
lo ricordiamo, ha proposto di
raccogliere tutti i discorsi dei
parlamentari evangelici dal
1850 ai giorni nostri.
All’indomani deH’emancipazione dei valdesi, nel 1850,
entrava al Parlamento subalpino Giuseppe Malan, difensore dei diritti appena conquistati dei valdesi e tramite tra
loro e il conte di Cavour, la
cui politica appariva più favorevole ai valdesi di quella
di un eventuale governo di
estrema destra. Cominciava
così una serie di sedici parla
mentari eletti in questo secolo
e mezzo di fede evangelica.
Vi erano tra loro dei valdesi
come Giulio Peyrot, Enrico
Soulier, Edoardo Giretti e, in
tempi vicini a noi, Tullio Vinay (senatore), Valdo Spini,
Lucio Malan, Rosario Olivo,
Giorgio Gardiol, degli evangelici liberi come Bonaventura Mazzarella, Domenico
Maselli e Lino De Benetti, un
riformato italosvlzzero come
Giovanni Morelli e un anglicano, Sidney Sonnino, e uno
della Chiesa dei Fratelli, Paolo Bagnoli. Vi erano uomini
di destra e di sinistra, attenti
alla distinzione tra la Chiesa e
lo Stato e quindi senza nessuna forma di unità politica degli evangelici, ma si possono
rimarcare tra loro tre ragioni
unitarie. Innanzitutto la scrupolosità del lavoro parlamentare, nella convinzione che la
prima forma di testimonianza
evangelica sia la fedeltà al
proprio lavoro e il rigore che
ci si mette. La seconda caratteristica è la difesa della libertà religiosa, guadagnata a
così caro prezzo e che ora deve essere data a tutti, anche se
non ne condividiamo le idee.
In genere questo concetto si
estende alla difesa delle minoranze di ogni tipo. Il terzo
è un certo tipo di discorso
profetico valido come linea di
tendenza per lunghi anni. Per
esempio quello di Bonaventura Mazzarella (filosofo e giurista risorgimentale, predica
tore evangelico, collaboratore
di Pisacane e Garibaldi) del
24 febbraio 1866 sulla vera
libertà, quello di Sidney Sonnino del 30 marzo 1881 sul
suffragio universale e il disagio dei contadini italiani e infine il discorso di Tullio Vinay dell’11 gennaio 1983.
Nel quadro di una visione
generale ecumenica e aperta,
anche i cinque deputati evangelici odierni confermano insieme con la loro laicità l’impegno per la libertà e per le
cause dei diseredati e degli
emarginati.
cercate l’eco delle valli valdesi?
ecco qW esercizi commerciali che lo vendono
Bobbio Pellice: edicola Charbonnier. via Maestra - Bricherasio: edicola Albina, via del Bedale 2 - Luserna S. Giovanni: edicola Pebutfo.
(Luserna-Torre), zona Valentino; edicola Mevnet. piazza Partigiani;
edicola Bora latti no. Bellonatti - Perosa Argentina: cartoleria Fantasv. via Cavour 1; edicola Cflizavara. via Poma 27 - Pinerolo: edicola Ardusso. via Dei Mille; edicola Chiavazza. c.so Torino 22; edicola
Conterio, c.so Torino 276; edicola Franceschi, p.za Barbieri 1; libreria Gianoglio. via Duomo 11; edicola Rolando, via Fenestrelle 17; libreria Volare, c.so Torino 44. Pomaretto: cartoleria Bert. via Carlo Alberto 46 - Prali: edicola Richard. Ghigo - San Secondo: edicola
Borgarello. via Rol 6 - Torre Pellice: edicola Albano, via Bert 7; cartoleria Calamaio, p.za Municipio; libreria Claudiana, piazza Libertà:
edicola Giordana, p.za Libertà 7; cartoleria Pallard. via Arnaud; edicola Tourn. via Matteotti 5 - Villar Pellice: edicola Palmas, piazza
Jervis - Villar Perosa: edicola Poet. via Nazionale 33.
...e naturalmente a Riforma:
via San Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011-65527S, fax 011-657542
14
PAG. IV
E Eco Delle Yallì va ¡.desi
VENERDÌ 28 FEBBRAIO 1997 iVENEP
TENNIS TAVOLO: SUCCESSI DEL VALPELLICE
— Anche la .squadra di DI,
con una giornata di anticipo,
ha vinto matematicamente il
suo campionato. A Ivrea Sergio Ghiri (3 punti). Giuliano
Ghiri (2 punti) e Peracchione
hanno vinto per 5-2. Sconfitta scontata invece per la CI;
as.senti Rosso e Malano hanno giocato Rossetti, Piras e
Girardon che nulla hanno potuto contro la seconda in
classifica, le Poste Torino A,
che ha vinto per 5-0. Sabato
8 marzo ultimi incontri di
campionato a Torre Pedice,
poi spazio al torneo giovanile
di Torino e ai «Top 12» assoluti di Bergamo.
CALCIO — Pareggio che
non fa classifica per il Pinero
10 opposto, nel campionato
Dilettanti, alla Colligiana;
molto agonismo in campo, alcune occasioni su entrambi i
fronti: questa la sintesi delTincontro finito sull’1-1. Bella la rete di Raimondi per i
biancoblù, immediato il pareggio degli ospiti con Gianneschi; tutto nel primo tempo.
11 secondo non offre grandi
spunti di cronaca. Domenica
prossima il Pinerolo sarà in
trasferta col Barberino, uscito
battuto nell’ultimo turno per
0-1 dalla Fossanese che abbandona così l’ultimo posto
in classifica. In Prima categoria, girone F, male il Lusema
sconfitto in casa 0-4 dal Pecette, mentre il Perosa batte
l’Avigliana 1-0 e il San Secondo pareggia 1-1 a Rivalla.
La formazione di serie D2 deiia Poiisportiva Vaipeiiice
Vincendo nell’ultimo turno
per 4-2 il Collegio valdese è
sempre al comando del campionato Aics con 25 punti; seguono Porte a 22 e Garzigliana 20. Sabato prossimo, alle
16, confronto d’alta classifica
fra Collegio e Garzigliana.
CORSA CAMPESTRE
— Belle prestazioni dei giovani del gruppo sportivo Pomaretto ’80 nella corsa campestre disputatasi domenica
23 febbraio a Chiusa San Michele. Fra gli Esordienti ha
vinto Francesca Ferrerò davanti a Monica Ghigo 2“ e
Elisa Ribet 3“. Terzo posto
per Lara Ribet fra le Ragazze
mentre fra i Ragazzi ha vinto
David Ghigo; Andrea Barrai
è giunto 2° fra i Cadetti e Luca Alcalino 2° fra gli Allievi.
Cristiano Micol ha vinto la
gara junior. Prestazioni di rilievo per Roberto Cascone 4°
e Griot 6“ fra i TM 20; fra le
donne Elena Breusa è giunta
2“ fra le TF 20, Santa Doina
2® e Carla Griotto 3“ fra le
MF 40 e infine Ines Marchetti
è giunta 6“ fra le MF 50.
PALLAMANO: VINCE
IL 3S — Finalmente una bella prestazione per le ragazze
della squadra 3S Pinerolo in
B di pallamano; volontà,
grinta e velocità hanno consentito alle pinerolesi di surclassare l’Aosta, uscito battuto per 16-6. Il primo tempo è
stato pesante, con molti falli
sul versante valdostano e ben
quattro rigori falliti dal 3S; in
più di un’occasione è stata la
traversa a negare la soddisfazione della rete e così la frazione si è chiusa sul 7-5. Nel
secondo tempo il 3S realizzava dopo dieci minuti di pressione mentre l’Aosta ricorreva a tutti i mezzi per fermare
le pinerolesi; saltavano i nervi alla panchina ospite che
pagava con l’espulsione delTallenatore. A quel punto per
l’Aosta scendeva il buio e finiva in trionfo per il 3S. A rete Salaris (9), Gaydou (3)
Carrettino (1), Cavallaro (2) e
anche il portiere Fremicucci,
a segno su rigore. Prossimo
impegno, domenica 9 marzo
a Pinerolo col Biella.
)TA
Chiesa valdese
e lavoro
Lettera aperta al pastore
valdese di Villar Perosa
Siamo un gruppo di operai
valdesi e cattolici che lavorano
alla Skf di Villar Perosa. Siamo rimasti sinceramente sconcertati quando abbiamo saputo
che in chiusura del culto del
17 febbraio, tenuto nel tempio
di Borgo Soullier, è stato invitato a parlare il direttore dello
stabilimento presso cui lavoriamo. Abbiamo sempre apprezzato le posizioni della
Chiesa valdese sui temi sociali
e la sua partecipazione vera e
solidale con le lotte dei lavoratori, in diverse occasioni, soprattutto in difesa dei posti di
lavoro. Se qualcuno doveva
essere invitato a parlare sui temi del lavoro, sicuramente
molto più opportuno sarebbe
stato l’invito ai lavoratori della
Cascami di Pomaretto che ormai da due mesi, con oltre 250
ore di sciopero, sono in lotta
per difendere sia il proprio lavoro sia un’opportunità (35
posti) di occupazione in valle.
Perché in un’occasione così
importante per la comunità
valdese (ma non solo) si è
scelto di dare voce a chi rappresenta un interesse privato e
specificatamente di parte? Un
interesse che, partendo dalla
globalizzazione dei mercati e
dalla competitività internazionale chiede, in misura sempre
più spinta, pesanti sacrifici a
noi lavoratori. Ci chiedono di
lavorare di più, di sentirci più
coinvolti sui temi della qualità
e della flessibilità; in cambio
ci offrono turni più pesanti, lavoro alla domenica, lavori
sempre più precari e con minori diritti. Per non parlare poi
dei salari, che sono diminuiti
in termini reali negli ultimi
anni, e del contratto dei metalmeccanici, da poco siglato,
che dopo 9 mesi di discussione e oltre 40 ore di sciopero
non solo non porterà aumenti
reali di salario, ma «rischia»
nei prossimi due anni di sancirne un’ulteriore diminuzione! Nessuna possibilità di decidere o di partecipare alle
scelte aziendali ma sempre e
soltanto il «ricatto» sul posto
di lavoro, da conservare magari affossando gli altri.
Come vede, gli elementi di
contrasto e di divergenza di interessi non sono pochi nel nostro stabilimento e in tutto il
paese. Se lei, e tutta la comunità valdese di Villar Perosa, è
interessata a discutere e approfondire questi argomenti,
noi e i nostri rappresentanti
siamo ben disponibili a un
confronto aperto con tutti e
con tutte le parti. Quando parliamo dei «nostri rappresentanti» non ci riferiamo a Cgil, Cisl, Uisl, Pali, che ormai sembra
non vogliano confrontarsi
nemmeno con noi lavoratori
(nel 1996 su 10 ore di assemblea previste per legge ne sono
state utilizzate solo 5 e nel
1997, per ora, nemmeno una).
C’è comunque in fabbrica
un’organizzazione con i suoi
militanti (Alp) con nessun riconoscimento aziendale, ma
con quello dei lavoratori, oltre
150 iscritti nel nostro stabilimento e che continua a battersi
per i diritti dei lavoratori, per il
lavoro, per la riduzione d’orario, per il salario e contro le logiche imperanti del mercato e
del profitto, vero «dio» di questo fine secolo.
Seguono 30 firme
Rifiutare
Tantisemitismo
Un articolo del «Monviso»
sulla vicenda del preside che
ha negato un viaggio di studio
a Mauthausen ha suscitato la
reazione che segue.
In riferimento all’articolo
contenuto a pag. 10 del numero del 10 febbraio de «Il Monviso», riteniamo di dover
esprimere il nostro sconcerto,
e questo nel momento in cui
abbiamo appena dato il via a
una serie di manifestazioni di
sensibilizzazione a proposito
della causa del popolo palestinese, volte in particolare a sostenere dall’Italia il funzionamento di scuole materne e asili nido in Palestina.
1) Consideriamo fuorviante
parlare di «venerazione» dell’Olocausto. In primo luogo
quegli eventi sono stati un’immane tragedia, che occorre ricordare e studiare; nessuno si
sogna di «venerare» una tragedia, ammesso che abbia mai
senso «venerare» qualcosa o
qualcuno.
2) Sul preside di Reggio
Emilia ognuno può avere
l’opinione che meglio crede:
un viaggio di istruzione
sull’evento più drammatico
del secolo che va a chiudersi
difficilmente può essere considerato inutile per la formazione dei giovani cittadini del
nostro paese.
3) Al di là dei toni che rimandano a fatti e linguaggi
che speravamo superati (il
complotto ordito da giudei.
massoni, comunisti e quant’altri) e che suonano imperiosi
nei confronti dei cittadini
ebrei, riteniamo impossibile
sostenere la causa (giusta) dei
palestinesi a partire dall’antisemitismo: una cosa è imputare
ai singoli governi e governanti
di uno stato sovrano (Israele)
colpe e responsabilità anche
gravi (i pacifisti, e molti altri,
lo fanno da anni e continueranno finché il proces.so di pace in
Medio Oriente non avrà avuto
completa attuazione); altra cosa è imputarne le responsabilità a ogni cittadino ebreo, italiano o israeliano che sia.
Alberto Corsani
(esecutivo nazionale
Associazione per la pace)
Marco Armand Hugon
(sindaco di Torre Pellice)
PALLAVOLO: VINCE
IL MAGIC — Dopo essere
andata sotto per 0-2 a Cuneo
col Bieffe, il Magic Traco ritrova una buona ricezione in
difesa e punto dopo punto si
aggiudica la vittoria, fino al
tie break finale. Vince anche
il Gold Gallery in B2 superando il Dossi, ancora a 0
punti, per 3-0. Fa la sua parte,
ma perde 1-3, il Body Cisco
in B2 maschile opposto in casa al San Giuliano terzo in
classifica.
Nei settori giovanili il risultato più importante della settimana riguarda il campionato
Allievi dove la formazione A
del 3S continua la sua marcia
solitaria vincendo sul Kappa
Torino per 3-0. Successo, finalmente, anche per le allieve
che hanno superato il Bricherasio per 2-1. Nei play off
della categoria Juniores il Tonengo Volley ha battuto il 3S
per 3-2 al termine di un incontro durato due ore. Nella
terza divisione femminile il
3S Nova Siria ha superato il
Perosa Bertallot per 3-0 mentre il 3S Bar dei tigli ha perso
con il Morgan per 3-2.
Nella terza divisione junior
maschile la formazione del 3S
guidata da Andrea Luserna ha
perso per 3-0 dal Caluso,
mentre i ragazzi di Marco
Gardiol hanno vinto di misura
(3-2) sul Valli di Lanzo. Il
trofeo amatoriale maschile
Storello si avvicina all’epilogo; sabato 1“ marzo, dalle
15,30, le quattro formazioni
meglio classificate si contenderanno il trofeo alla palestra
di Lusema. Favorito ¿’obbligo il «Morgan Punto e» che
ha finora dominato il torneo.
Due concerti
Scocca
l'ora del jazz
NeH’ambito del 17° Eurojazz festival di Ivrea, il Pinerolese ospiterà due concerti
nel mese di marzo. Il primo
sarà a Torre Pellice, martedì 4
marzo, alle 21,15 al cinema
Trento; suoneranno i Trane’s
Memory (Alfredo Ponissi,
sax, flauti e voce. Luigi Mattinale al pianoforte. Massimo
Camarca al basso e Giampaolo Petrini alla batteria) e il
trombettista Tom Kirkpatrick.
Ingresso lire 10.000. Giovedì
6 marzo, alle 21,15, al Circolo
sociale di Pinerolo, suoneranno Enzo Zirilli, batteria, Aldo
Mella, contrabbasso e Adam
Makowicz al piano; ingresso
lire 10.000.
Torre Pellice
Pomeriggio
all'Unitrè
Nel «Pomeriggio musicale»
del 13 febbraio è stata molto
apprezzata la pianista Maria
Laura Cosentino, dotata di un
notevole talento che le ha permesso di bmeiare le tappe della carriera, esibendosi sin
dall’infanzia, diplomandosi a
15 anni presso il Conservatorio V. Bellini di Palermo e vincendo molti premi in vari concorsi. Ha potuto così superare
brillantemente le difficoltà del
programma tutto romantico:
Chopin, 2 Notturni e lo Scherzo op. 31 ; Liszt, musiche tratte
da Verdi e Schumann e un
brano delle sue «Armonie poetiche e religiose». Infine un’eccellente esecuzione del difficile «Humoresque» di Schumann, con l’alternarsi dei vari
ritmi nei 17 episodi di questa
composizione.
28 febbraio, venerdì — TORRE PELLICE: La Casa delle
diaconesse organizza, al tempio,
ore 21, una serata con la Camerata corale «La grangia» che eseguirà canti popolari del vecchio
Piemonte. Ingresso libero.
28 febbraio, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Alle 21,
presso la sede di via Roma, si
svolge il Consiglio della Comunità montana valli Chisone e
Germanasca; in esame il bilancio
preventivo 1997.
28 febbraio, venerdì — PINEROLO: Alle 17, all'auditorium di c.so Piave, il Pds organizza un incontro sui trasporti
pubblici con l’assessore regionale Masaracchio, quello provinciale Campia, il sen. Passone, fon.
Bugilo, i consiglieri regionali
Bellion, Marengo e Vindigni.
28 febbraio, venerdì — ANGROGNA: Il Consiglio comunale è convocato per le 21; in
esame il bilancio di previsione e
il piano di protezione civile.
1° marzo, sabato — PINEROLO: Radio Beckwith organizza un concerto aH’auditorium
di corso Piave a partire dalle 18;
suonano Eucaliptus Posse, Loschi Bosky, Background, Lisa.
1“ marzo, sabato — TORRE
PELLICE: Al cinema Trento,
alle 14,30, il gruppo cinofilo
«Val Pellice » presenta il convegno «Da St. Guinefort a oggi, otto secoli di fedeltà canina».
1° marzo, sabato — BIBIA
NA: Al teatro parrocchiale va in
scena alle 21,15 « ’ Na portiera ficapocio». Ingresso lire 10.000.
l°-7 marzo — TORRE PELLICE: Al municipio mostra «Palestina verso quale pace?».
2 marzo, domenica — TORRE PELLICE: L’associazione
Kalenda Maia organizza una
giornata di danze con ballerini
della vai Vermenagna; l’incontro
si tiene al Ciao di via Volta a partire dalle 10. Per informazioni telefonare allo 0121-901397.
3 marzo, lunedì — PEROSA
ARGENTINA: Presso l’istituto
«Gouthier» alle 17 il gruppo
Lend Pineroleseorganizza rincontro (in lingua francese) con la
professoressa Pascale Charreton,
sul tema «Son et intonation».
3 marzo, lunedì — TORRE
PELLICE: Nell’atrio del Centro
culturale mostra su fiori, insetti e
tavole di erbario a cura di Marco
Gnone. L’esposizione resterà
aperta fino al 29 aprile.
4 marzo, martedì — TORRE
PELLICE: Alle 15, nella biblioteca della Casa valdese per l’Unitrè, conferenza di Nives Charbonnier sul tema «Forme e colori
floreali. Tecnica compositiva».
5 marzo, mercoledì — PINEROLO: Alle 20,45 al cinema
Ritz, per la rassegna Cineforum,
è in programma il film «L’albero
di Antonia» di M. Gorris.
5 marzo, mercoledì — PINEROLO: Alle 17 presso la succursale zona Serena della .scuola media «S. Pellico» via Giovanni
XXIII corso di aggiornamento
per insegnanti sul tema «Le contraddizioni della modernità, mediazione di consapevolezza (vipassana) e modernità».
6 marzo, giovedì — TORRE
PELLICE: Alle 15,30 nella biblioteca della Casa valdese per
r Uni tré, concerto di Davide Argentiero, clarinetto, e Silvia Rantoli, pianoforte.
7 marzo, venerdì — TORRE
PELLICE: Nella sala consiliare
della Comunità montana, alle
20,45, il prof. Cesare Beffa parlerà sul tema «Energia e ambiente alle soglie del Duemila».
7 marzo, venerdì — PINEROLO: Alle 20,45, nella chiesa
di Madonna di Fatima in via Caprini mons. Aldo Giordano e il
pa.st. S. Ribet parlano su: «Cattolici e valdesi verso l’Assemblea
ecumenica europea di Graz».
7 marzo, venerdì — TORRE
PELLICE: Alle 21, presso la
Bottega del possibile, dibattito
con Claudio Canal sul tema «Hamas: fede e politica in Palestina».
9 marzo, domenica — TORRE PELLICE: Alle 15 alla Casa
unionista è convocata la sedicesima assemblea annuale ordinaria
dell’Associazione amici Ospedale valdese di Torre Pellice.
)ERVIZI
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 2 MARZO
Perosa Argentina: Bagliani P.za Marconi 6, tei. 81261
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa; tei. 81000
Croce Verde. Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 2 MARZO
Luserna San Giovanni: Farmacia Savelioni - Via Blancio
4 - (Luserna Alta), tei. 900223
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZ.
telefono 118
Cinema
TORRE PELLICE — 11
cinema Trento ha in programma, giovedì 27 e venerdì 28,
ore 21,15, Verso il sole di M.
Cimino; sabato 1° marzo, ore
20 e 22,10, domenica 2, ore 20
e 22,10, lunedì 3, ore 21,15,
Evita, con Madonna e Banderas; domenica 2, ore 16 e 18,
Il gobbo di Notre Dame.
BARGE — 11 cinema Comunale ha in programma, venerdì 28, ore 21, Segreti e bugie; sabato 1° marzo, ore 21
Ancora vivo; da domenica .’
(15, 17, 19, 21) a giovedì 6,
Nirvana; feriali ore 21.
PINEROLO — La multisi)
la Italia propone alla sala
«2cento», Romeo e Giulietta
feriali 20,20 e 22,20, prefesti
vi 20,20 e 22,30, festivi 14,30.
spettacoli continuati. Alla sala
«5cento» è in visione L’uomo
d’acqua dolce; feriali 20,20 e
22.20, prefestivi 20,20 e
22,30, festivi 14,30, 16,30,
18.20, 20,20 e 22,20.
CONCERTO DI SOLIDARIETÀ
Sabato 1° marzo, a Perosa
Argentina, nel Salone della
Croce Verde, via Chiampo 16,
concerto di solidarietà con i lavoratori della «Cascami Seta»
di Pomaretto; si esibiranno i
gruppi «Eiminal», gruppo corale della vai Germanasca,
«Fihavanana», coro di canti
africani e «Lou Magnani»,
canti e musiche eccitane.
Ingresso libero.
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti vari: tei
0121-40181.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
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Pubblicazione unitaria con Riforma
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Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa; La Ghisleriana Mondovì
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p.' XVII Febbraio: manifestazione a Torino nella prospettiva di Graz
La riconciliazione: una sfida per tutti
Per il sindaco del capoluogo piemontese, Valentino Castellani, riconciliazione
vuol dire «essere capaci di mettere in gioco la propria identità senza rinnegarla>.
J Chiesa valdese di Pachino
Il XVII Febbraio come
proiezione verso il futuro
JEAK-4ACQUES PEYRONEL
RICONCILIAZIONE: dono di Dio e sorgente di
vita nuova», ma anche «sfida
p0xle chiese e la società»:
questo il tema della manifestazione che si è svolta sabato 15 febbraio nel tempio valdese di corso Vittorio a Tori
li sindaco di Torino, Castellani
no, in occasione della «Festa
della libertà», posta quest’anno sotto il segno dell’ormai
prossima Assemblea ecumenica europea di Graz.
Come negli anni scorsi, la
manifestazione non aveva carattere prettamente religioso
e tanto meno confessionale
ina una forte valenza sociale,
culturale e politica. La grande
Ifida di Graz infatti è che un
tema cosi impegnativo come
Buello della riconciliazione
iion può rimanere ristretto
rall’ambito dei rapporti tra le
Chiese e non può ridursi, come ha sottolineato il pastore
Giuseppe Platone che ha inttodotto e presieduto l’incontro, a un generico appello a
una «pace ecumenica» che
non faccia i conti con i conflitti e le divisioni tuttora
aperti, sia nelle e fra le chiese,
sia nella società e nei rapporti
internazionali. Per questo
erano state invitate a dare la
loro testimonianza persone
impegnate in vari ambiti della
società civile: il sindaco di Torino, Valentino Castellani, lo
»storico Domenico Maselli,
pastore evangelico a Lucca e
Reputato al Parlamento, Lidia
iMaggi, pastora battista a Miflano, Franco Barbero, sacer'tote catlolico a Pinerolo, animatore delie comunità di base, Elena Vigliano, diacona
Valdese < presidente dell’associazione formese «Genti e
città». A ognuno di loro era
nato chiesto di confrontare la
propria esperienza con il si
gnificato della parola «riconciliarsi», che in greco vuol dire «diventare altro, trasformarsi». Gli inni cantati dalla
corale evangelica, diretta da
Flavio Gatti, e i brani per organo suonati da Massimo De
Grandis, hanno piacevolmente fatto da intervallo tra un intervento e l’altro.
Per il sindaco Castellani,
«diventare altro» vuol dire
«essere capaci di mettere in
gioco la propria identità senza rinnegarla». La sfida che
ha di fronte la città di Torino
è quella di «riconciliarsi con
il proprio futuro», trasformandosi e accettando il cambiamento. Per questo occorre
«costruire insieme un progetto di città in cui possano coesistere diverse identità». La
stessa sfida, ha ricordato Domenico Maselli, si pone a livello nazionale, dove uno dei
maggiori problemi è quello
della «identità nazionale».
fatta di diecine di identità locali e tuttora precaria. Per
rafforzare questa identità,
l’Italia ha bisogno di unità, di
riconciliazione. La riconciliazione infatti, ha ricordato
Maselli, «non è solo una necessità spirituale, ma anche
economica».
Lidia Maggi ha insistito sulla necessità di essere concreti
quando si parla di riconciliazione: «La riconciliazione è
come l’amore, è un’esperienza». Dal punto di vista teologico, riconciliarsi non vuol
dire «tornare indietro, al passato, ma cambiare rotta». Per
poter sciogliere i conflitti, bisogna nominarli. Ora, uno
dei confiitti più presenti all’interno delle chiese e della
società è quello del rapporto
uomo/donna. Anche Franco
Barbero ha invitato a non cadere nella «tentazione della
pace», a interpretare cioè la
riconciliazione come «ritorno
al passato, sottomissione, obbedienza». «Non ci è chiesto
di rinunciare alle nostre
identità - ha affermato con
forza -, ma di vivere fino in
fondo il cristianesimo delle
diversità riconciliate». Ma per
riconciliare le diversità sul
piano sociale, ha infine avvertito Elena Vigliano, «bisogna far cadere i nostri pregiudizi, non basta una legge», alludendo alla nuova legge
sull’immigrazione. Invece,
nelle nostre città dove arriva
quotidianamente «gente che
fdgge da un Terzo Mondo
saccheggiato, c’è il muro, la
non voglia di condividere».
Per tutti quindi, la riconciliazione non è una naturale predisposizione degli esseri
umani, ma davvero un dono
di Dio. Per poterla vivere in
tutta la sua pregnanza, occorre «guardare in alto», nella
libertà dei figli di Dio, al «Padre nostro», padre di tutti.
Due giorni di attività tra Reggello e Firenze
Il cristiano e la salvaguardia del creato
JUDITH SIEGEL
Nel piovoso pomeriggio
del 15 febbraio, si è incontrato a Casa Cares, a Reggello, un gruppo di circa sessanta persone, comprendente
membri e amici delle chiese
valdese, metodista e battista
di Firenze, con la presenza di
alcuni membri del movimento dei Focolarini, il sindaco di
Reggello, e altri della zona.
Alle 17 è iniziata la riflessione sul tema «Il cristiano e
la salvaguardia del creato».
Dopo l’introduzione di Paul
Krieg, il pastore Gino Conte
ha relazionato sul nostro rapporto nei decenni più vicini
con l’ambiente che ha cominciato a dare segni di sofferenza. Ha citato varie fonti
che attribuiscono lo squilibrio attuale al modello di sviluppo del mondo ebraico-cristiano, a differenza di quello
orientale. Dall’attenzione
sempre maggiore data al tema del creato e la sua salvaguardia, il relatore è passato
a ricordare quante volte, in
testi di alto valore poetico, la
Bibbia ci presenta una visione armoniosa della compresenza uomo-natura, tutto
i
CASA BALNEARE VALDESE
PIETRA LIGURE - BORGIO VEREZZI
Sono aperte le prenotazioni per soggiorni
presso la «CASA» che sarà aperta dal
1“ MARZO 1997
Condizioni particolari per gruppi e famiglie
Interpellateci!
Come noto la Casa è situata in riva al mare
Rivolgersi alla direzione:
Albina e Nicolino Canu - Corso Italia 110
17027 Pietra Ligure (Sv)
telefono 019/611907 ^ fax 019/610191
opera del creatore. I mali
ecologici del presente dimostrano quanto, soprattutto
nelle chiese, abbiamo porto
orecchio da mercante alla vocazione a curare l’ambiente,
animali compresi. La nostra
speranza sarà infine rivolta al
nuovo creato, il nuovo cielo e
la nuova terra, senz’altro ancora più ricca e variegata di
quella che conosciamo.
Alla relazione è seguito un
vivace dibattito che ha toccato alcuni dei temi spesso discussi in queste occasioni:
ecologisti «storici» come
Goethe e Rudolph Steiner; testimonianze del mondo contadino che sta tramontando;
progetti per imparare a convivere con il patrimonio architettonico del passato che stimola a recuperare vecchi edifici; e infine il rapporto spesso
oppressivo nei confronti degli
animali. La vivacità degli interventi e la presenza di molti
giovani ci hanno ricordato
che anche noi, come la natura, abbiamo bisogno del ricambio delle nostre idee, che
ci dà ossigeno ma soprattutto
speranza per il futuro!
È seguita poi la solita merenda-cena fornita dalla Ca
sa. Il calore deU’accoglienza e
il piacere di ritrovarci ancora
insieme sotto la benedizione
del Signore ci ha sicuramente
nutrito. Purtroppo il falò non
è stato acceso per via delle
condizioni atmosferiche. Il 16
febbraio, dopo i culti del mattino, molti membri delle diverse comunità di Firenze
hanno pranzato insieme nel
centro comunitario di via
A. Manzoni. Al termine del
pranzo Franca e Sergio Borroni, gestori della Casa comunitaria di Tresanti, a Montespertoli, vicino a Firenze,
hanno relazionato sulle attività in corso da quasi due anni di accoglienza periodica ai
bambini di Cernobil. Questo
lavoro ha visto un’espansione
fra le famiglie della zona e richiede la nostra preghiera e
sostegno finanziario.
Nella stessa sede, sono stati
fatti vari annunci sulle attività prossime: una serie di incontri sullo Spirito Santo, organizzati dal Centro culturale
protestante «Vermigli», e alcune iniziative per diffondere
un’informazione più puntuale nella zona di Montespertoli sulle religioni monoteiste e
sul protestantesimo.
Nella collana «Nostro tempo» è uscito il n. 57
Giorgio Tourn
Italiani e Protestantesimo
Un incontro impossibile?
256 pp.. Lire 32.000
Entrare in Europa (di tradizione protestante) implica per
l’Italia (di tradizione cattolica) non
solo la modernizzazione delle imprese ma anche la revisione delle
sue categorie fondanti in campo
etico e per la chiesa la rinuncia ad
una restaurazione di tipo cattolico
e la scelta di dialogare alla pari
con una società laica e con le
chiese cristiane sorelle. I rapporti
spesso difficili del protestantesimo
italiano con la realtà nazionale sia
religiosa che politica.
jf mmedStrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 • C.C.P. 20780102
http://wv»w.arpnet.il/-valdese/clau<lian.htm
NINO GULLOTTA
Domenica i6 febbraio la
chiesa valdese di Pachino è gremita non soltanto di
membri della comunità, ma
anche di fratelli e sorelle provenienti dalla chiesa battista
di Siracusa, insieme al loro
pastore Salvatore Rapisarda.
Il pastore Dino Magri ha predicato su Genesi 33, 1-11, un
testo proposto dal IV distretto e concordato con le comunità «gemellate» del Sud della
Pennsylvania. Il sermone è
stato incentrato sulla riconciliazione di «due fratelli separati» Giacohbe ed Esaù. Nella
Bibbia e nel mondo parecchi
sono i fratelli e le sorelle separati, cioè che vivono senza
l’altro, e che vedono nell’altro un ostacolo o anche un
pericolo. Giacobbe, trasformato in Israele, va verso Esaù
come una persona compietamente cambiata da Dio. E
questo cambiamento non significa dimenticare il passato, ma vederlo con occhi e atteggiamento diversi. Così
dobbiamo ricordare il XVII
Febbraio: non con gli occhi
nostalgici del passato, ma
guardando il futuro alla luce
della libertà donata da Dio,
pronti a farci trasformare da
lui e a rispondergli con fedeltà e impegno. Il culto è
stato intercalato dall’intervento dei cori delle due comunità e si è concluso con il
Giuro di Sibaud. Dopo una
bella e ricca agape fraterna e
un sorteggio di cesti-regalo
preparati dall’Unione femminile locale, è seguita una relazione del past. Rapisarda sul
tema «Riconciliazione come
frutto della libertà».
La relazione, basata sul documento di Graz, è stata ricca
di interessanti spunti. Molti
pensano che i mali di questo
tempo siano provocati dalla
troppa libertà, ma abbiamo
veramente questa libertà? In
realtà viviamo in una società
massificata, dove comportamento e stili di vita sono
grandemente condizionati.
Viviamo nella più piena contraddizione: da un lato, abbiamo una cultura e una sensibilità contro lo sfruttamento, dall’altro la nostra società
ricca e «bianca» contribuisce
all’impoverimento dei popoli
del Terzo Mondo. Da un lato
vorremmo un mondo pulito
e sano, dall’altro contribuiamo con le nostre scelte personali a che la Terra diventi
sempre più inquinata. Col 17
febbraio si è festeggiata la
settimana della libertà, ma
nella consapevolezza che siamo in una condizione di inimicizia a tutti i livelli: tra le
diverse confessioni religiose,
tra i sessi, tra le nazioni, tra i
gruppi etnici, tra di noi e in
noi stessi. Per uscire da questa situazione non basta la
nostra buona volontà; solo
alla luce del Vangelo possiamo essere riconciliati gli uni
con gli altri, non per merito
nostro: «Se perseverate nelle
mie parole, conoscerete la
verità e la verità vi farà liberi»
(Giovannis, 31-32).
Importante è anche rivisitare la storia, esaminarla insieme, scorgere gli errori nostri del passato (non soltanto
quelli degli altri),-apprendere
gli uni dagli altri. Senza questo cammino, che ha il suo
Inizio nell’amore di Dio, ci
saranno sempre vendette,
scontri, rancori. Perché ciò
non si fermi a semplici concetti, dobbiamo riuscire a
coinvolgere attivamente la
base e non delegare ai vertici.
Se vogliamo predicare la pace al mondo di oggi, dobbiamo divenire credibili e riuscire ad essere facitori di riconciliazione prima di tutto tra
di noi. Dobbiamo infine ricordarci che non può esserci
libertà e riconciliazione là
dove colpe commesse vengono nascoste, dove manca il
pentimento e viene negato il
perdono richiesto. La riconciliazione ci porta verso l’altra persona e porta aiuto negli abissi della nostra stessa
vita. Sì è vero, solo nella libertà, nella vera libertà si può
percorrere la strada per una
autentica riconciliazione e si
possono prendere delle decisioni liberanti e non falsamente concilianti.
In conclusione, una bella
giornata, caratterizzata da
momenti di lode, di riflessione, di fratellanza, di condivisione e di divertimento nella
comunione di un’Agape.
Incontro fraterno a «Casa materna»
Un falò acceso a Portici
PECE BOCCHI LANOIR
Dalle Alpi al Tirreno accomunati da un solo
falò. Prima di iniziare il culto
con Santa Cena del 16 febbraio, la pastora Teodora Tosatti ha ricordato, e questo in
particolare per i diversi «neofiti» presenti in chiesa, il significato storico del 17 febbraio e il gioioso ripetersi del
falò che ancora oggi ci ricorda il prezzo pagato dai padri
per la fedeltà all’Evangelo e il
desiderio di libertà.
Quest’anno il sovrintendente al circuito, pastore Sergio Aquilante, ha scelto quale
luogo d’incontro Casa materna di Portici: lì ci siamo dunque trasferiti e abbiamo trovato a nostra disposizione la
sala mensa dove dai nostri
borsoni che parevano i cappelli a cilindro dei prestigiatori sono saltate fuori leccornie d’ogni specie. Lo spirito
era di vera fratellanza e allegria. Cuoche provette hanno
fatto sfoggio dei propri maccheroni al forno, ottimi, e Armando D’Auria ha dissetato
tutti con del vino prelibato.
Anch’io ho avuto il mio attimo di gloria: notoriamente
una frana nel preparare dolci, finalmente ne avevo azzeccato uno degno della circostanza!
Il pastore Aquilante ci ha
intrattenuti con un’interessante conferenza culminata
con l’accensione del falò. In
riva al mare, con un vento
che trasportava in aria faville
e tizzoni, abbiamo cantato,
con alcuni fratelli e sorelle
della chiesa del Vomero, anch’essi presenti, con l’entusiasmo di sempre, il «Giuro
di Sibaud». Il nostro pensiero
è volato alle Valli e verso tutti
i valdesi sparsi per il mondo.
Che Dio ci conservi sempre
saldi nella fede.
16
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 28 FEBBRAIO 1
Chiesa evangelica di Livorno
Un Consiglio voluto
per testimoniare insieme
LEONARDO CASORIO
A Livorno, voluto dal locale
Consiglio delle chiese
evangeliche, sabato 15 febbraio nel tempio di Largo dei
Valdesi, si è svolto un incontro di numerosi fratelli e sorelle delle chiese apostolica,
battista di via Battisti, battista di Villa Corridi, valdese.
La presidente di turno (l’incarico elettivo è annuale), pastora Ursel Koenigsmann, ha
evidenziato come lo statuto
preveda l’organizzazione di
manifestazioni tendenti a
provocare una crescente reciproca conoscenza dei cre
II pastore Antonio Di Passa
denti evangelici nella città,
per uno scambio di informazioni pratiche finalizzate anche a iniziative comuni miranti al rafforzamento della
presenza e della testimonianza evangelica nel territorio.
Come da programma, i responsabili delle chiese presenti hanno presentato le
proprie realtà, i luoghi e gli
orari dei culti cittadini; per la
chiesa apostolica l’anziano
David Lisi; per la chiesa battista di via Cesare Battisti il
pastore Antonio Di Passa;
per la chiesa battista di Villa
Corridi il pastore locale Mauro Del Nista; per la chiesa
valdese il presidente del
Consiglio di chiesa e predicatore locale Gabriele Lala. Il
canto, nell’occasione, ha
avuto un ruolo centrale e
molto importante. Armoniosa e piacevole la corale della
chiesa apostolica.
È parso naturale che le letture bibliche, fatte a più voci,
fossero tratte dai versetti del
capitolo 12 della prima epistola ai Corinzi, sulla varietà
dei doni spirituali e sul paragone della Chiesa al corpo
umano. Alcuni momenti di
preghiera spontanea hanno
sottolineato l’intenso afflato
spirituale dei presenti che si
sono riconosciuti figli di un
comune Signore.
Simpatico e più che opportuno il momento di gioiosa
compartecipazione degli oltre 60 presenti, fra cui molti
giovani; sorrisi, scambi di indirizzi, presentazioni, benedizioni e saluti vari hanno
contornato un gustoso buffet
con dolci e bevande.
Sicuramente un incontro
da ripetere, da incoraggiare;
chissà, forse in attesa della
realizzazione di un coraggioso progetto comune per la ristrutturazione di un locale di
culto e manifestazioni varie
al centro della città (l’ex chiesa degli olandesi), sarà possibile riuscire a far incontrare
singoli fratelli e sorelle per
una corale evangelica? Sono
stati in molti a augurarselo.
Appuntamenti significativi per la Chiesa valdese di Felonica Po
Grande partecipazione agli incontri ecumenici
e vivo interesse intorno al tema della preghiera
l\nt
fare
SAMUELE GIAMBARRESI
A me sembrava che fosse
retorica il dire che il paese di Felonica è privilegiato
perché ci sono i valdesi. Invece la festa del 17 Febbraio è
stata vissuta quest’anno come festa di tutto il paese. La
trasmissione di «Linea Verde» della Rai, domenica 16, è
stata vista da molti felonichesi come un contributo statale
alla nostra festa e l’impiegata
delle Poste (cattolica) scoppiava di gioia per aver riconosciuto subito il past. Claudio Pasquet, incontrato anni
fa all’isola d’Elba.
La giornata di domenica 16
non poteva essere più bella.
C’era il sole, con cielo terso e
clima di primavera anticipato. Per partecipare al culto
presieduto dal past. Piero
Bensi, la Chiesa battista di
Ferrara e quella valdese di
Mantova hanno sospeso il
culto nelle rispettive sedi e
sono venute in massa a Felonica. C’erano anche valdesi
venuti da Canda, San Benedetto Po, Santa Lucia di Quistello, Moglia e Sermide. La
chiesa era strapiena e, dopo il
culto, una settantina di fratelli si sono fermati a partecipare al pranzo comunitario
organizzato dalle nostre sorelle di Felonica. Molto valido è stato anche il contributo
della corale che, tra l’altro, e
non poteva mancare, ha cantato il Giuro di Sibaud.
Nel pomeriggio, il pastore
Bensi ha tenuto una conferenza su «La preghiera inesaudita», un tema di bruciante attualità in un paese che
ha conosciuto la morte di pa
recchi giovani in incidenti
vari e malattie, eppure si trattava di preghiere indirizzate a
Dio nel nome di Gesù Cristo
e non alla Madonna di Civitavecchia o altre. Bensi ha cominciato citando una pagina
di Karl Barth e altre dei riformatori in cui si esprime la
certezza dell’esaudimento e
ha contrapposto a queste le
nostre esperienze di preghiere inesaudite. Ha poi fatto
una carrellata di preghiere
inesaudite di cui si parla
nell’Antico e nel Nuovo Testamento e ha concluso analizzando i motivi che possono spiegare il mancato esaudimento.
Alla fine non sono mancate
le domande del pubblico numeroso e attento, nonostante
l’ora infelice delle tre del pomeriggio. C’erano anche alcuni cattolici del paese, due
sorelle della Chiesa dei Fratelli di Poggio Rusco e dei
valdesi locali che da tempo
avevano smesso di prendere
parte alle attività della chiesa.
L’auspicio finale era di veder
pubblicata la conferenza di
Piero Bensi, al quale esprimiamo la riconoscenza di
tutti noi.
Settimana per l'unità
Che cosa è mai accaduto a
Felonica? Questa è la domanda che circolava negli ambienti della curia vescovile di
Mantova, dopo la Settimana
di preghiera per l’unità dei
cristiani. È accaduto che cattolici e valdesi si sono incontrati nella chiesa valdese di
Felonica la sera del 25 gennaio. Non era la prima volta,
ma quest’anno era pertico
Una proposta scaturita dal convegno di Ecumene organizzato dal Sie
La danza liturgica per esprimere lode e preghiera
SILVANA COLOMBU COMPARETTI
Durante ìi convegno
nazionale del Sie (Servizio istruzione educazione
della Fcei) che si è svolto a
Ecumene dal 1° al 3 novembre 1996, si sono svolti alcuni
laboratori; musica, animazione, narrazione e danza liturgica. In tutti i laboratori c’è
stata una grande partecipazione dei monitori presenti
(in maggioranza giovani), ma
quello di danza liturgica ha
avuto un’accoglienza entusiastica che non si prevedeva,
almeno dalle scarse prenotazioni arrivate al Convegno.
Questo grande interesse
per un metodo espressivo
corporeo abbastanza nuovo,
almeno nelle nostre comunità
e nelle nostre scuole domenicali, ha spinto il Sie, con la
collaborazione del Servizio
stampa radio televisione della
Fcei a produrre una videocassetta realizzata dal vivo durante il convegno. Il laboratorio è stato guidato da Karola
Stobàus che ha preparato anche una cassetta di musica
per accompagnare la danza e
alcune note storiche con le
schede delle varie danze, che
possono essere richieste al Sie
insieme alla videocassetta.
La danza liturgica è un modo per esprimere con il corpo
(anche con i piedi) il nostro
desiderio di lodare, ringraziare e pregare e questo può
essere fatto anche durante
il culto con tutta la comunità, durante un incontro di
giovani e di donne e durante
la scuola domenicale con i
bambini o nel catechismo
con i ragazzi. Karola Stobàus
scrive nelle sue note che accompagnano il video; «La
danza è sempre stata un linguaggio corporeo significati
vo per l’umanità in diverse
epoche e in diverse culture.
Gli eventi importanti della vita venivano accompagnati
dalla danza. Ancora oggi
molte popolazioni indigene
esprimono quello che sentono e vivono, quello che temono o quello che le entusiasma
o le spaventa, i loro sentimenti più profondi, con il
movimento e la danza. Nella
danza tutta la persona è in
movimento, impegnata con
l’anima e con il corpo; trova
se stessa e la comunione con
gli altri. La danza è la più antica ed elementare espressione religiosa dell’umanità.
Per i bambini, insieme al
canto, il gioco e il disegno,
anche il movimento e la danza sono mezzi nel percorso
emotivo dell’apprendimento.
In primo piano c’è la gioia del
movimento e del ritmo. Scegliamo danze che sono facili
da imparare e da ripetere e
che stimolano la partecipazione. La danza impegna il
bambino o la bambina nel
suo insieme, gli fa esprimere
con il corpo ciò che ha dentro
di sé; quello che con le parole
non riesce a esprimere.
Le donne e gli uomini dell’Antico Testamento esprimevano nella danza la gioia
della vita. Per loro essa era
ringraziamento, lode e preghiera. Metafora dell’esperienza esistenziale di salvezza
che essi avevano fatto con il
loro Dio. Nel Nuovo Testamento esistono indicazioni
di gesti e portamenti liturgici
provenienti dal culto ebraico
ma anche le danze vengono
nominate come componenti
delle feste. Generalmente si
può affermare che nella Bibbia viene espresso con le immagini della danza gioiosa lo
Shalom di Dio».
S I E
FCEI
19 9 6
DANZAilTURGICA
Questo video è stato realizzato dal vivo durante il
Convegno nazionale del Servizio istruzione ed educazione
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
(Ecumene, Velletri ì-3 novembre 1996)
a cura di Gianna Urizio
riprese: Domenico Bemportato
produzione: Spav - Roma
Da ordinare a:
Servizio Istruzione Educazione - Fcei
via L. Porro Lambertenghi 28 - 20159 Milano
tei. 02/69000883 - fax 02/6682645
larmente evidente la gioia dei
partecipanti.
La chiesa era strapiena; il
vescovo mons. Egidio Caporello ha predicato sulla parabola del figliol prodigo, sottolineando il fatto che la parte
conclusiva di questa parabola è ancora da scrivere; il pastore valdese ha predicato su
Corinzi 5, 20. Si è parlato anche di gesti ecumenici di riconciliazione; abbiamo ricordato che due giorni prima
una parrocchia cattolica di
Mantova aveva raccolto la
somma di un milione di lire
per contribuire alle spese di
restauro della chiesa valdese
di quella città. Poi, a nostra
volta, abbiamo deciso di ¡j
dicare la colletta del 25 gp,'
naio allo stesso scopo.
aio ano stesso scopo. — jsj/^si
La sera del 24 gennaioicheé
pastore di Felonica è stato jjQuarna
vitato a predicare nella chjpreghie
sa cattolica di San Gior^gtiani,
Mantovano e la sera del ¡contro
nella chiesa cattolica di Pnelechii
gio Rusco. A San Giorg testanti
Mantovano abbiamo scopi questo
to che la creazione che gei; questo
ed è in travaglio sta aspetti far par
do la manifestazione dei cjnata,
di Dio e non la fine del tn^ranion
do. A Poggio Rusco gli org
nizzatori dell’incontro era
i carismatici cattolici e par
cipavano ben due chie
pentecostali di Bologna.
Sisac
croata 1
connoti
zionalii
tutta la
dove le
TORINO — L’assemblea delle chiesa valdese del 16 febbri
ha nominato membri del Concistoro Emanuele Bottai
(riconfermato). Nini Travers e Carlo Valentinuzzi (al pof
di Lucio Luchini e Bmno Mathieu che hanno terminato
loro mandato). Lido Cavaglià (al posto di Felice Ferrara, i
missionario per motivi di salute). L’assemblea ha poi elei
i due deputati al Sinodo, Paolo Montesanto e Adriaa
Giaiero, e i tre delegati alla Conferenza distrettuale, Fa
nanda Pisani, Françoise Vuffrey e Daniela Recchia. Infii
è stato approvato il rendiconto finanziario del 1996 (21
milioni inviati alla Tavola e 136 milioni utilizzati per le sp
se locali) e il preventivo 1997 (298 milioni per la Tavola
135 milioni per le spese locali).
cano aj
confess:
cattolic
vuto frc
i serbomusulr
protesta
íicesimt
secolo ]
sostituii
ro-slavi
latino (
SAN GERMANO — L’assemblea di chiesa del 2 febbraio ha al
provato alTunanimità il bilancio preventivo del 1997 pii
sentalo dal Concistoro e ha iniziato a riflettere su alcu *
piccole innovazioni liturgiche apportate al culto
quest’ultimo periodo. Si dovrà, ovviamente, tornare sulFa.
gomento durante una prossima assemblea; è bene ricordi
re che, essendo il culto il centro della vita della comunità|
vari problemi scaturiti nell’assemblea dovranno essere c
getto di un serio ripensamento per rendere poi concreta
soluzione più consona al nostro essere cristiani evangelio
• La nostra soreUa Maria Luigia Ferrier ved. Gallian peri ,
chi mesi non ha potuto raggiungere il traguardo del cei
anni. Si è spenta senza eccessive sofferenze e di questo c’t
da rendere grazie al Signore. Ai numerosi nipoti la comu |
nità esprime la sua simpatia cristiana.
TORRE PELLICE — Domenica 9 febbraio l’assemblea di chiesi8B
ha eletto come deputati alla Conferenza distrettuale Mori
que Jourdan, Marinella Lausarot e Sandra Rostan; depuj.
tati al Sinodo Mirella Argentieri Bein e Roberto Prochell fi
revisori dei conti Ivano Benech, Luciano Panerò e Roma r
no Puy. L’assemblea ha anche avuto un momento di informazione sulla prossima Assemblea di Graz e inoltre ;ia —
scusso e approvato il preventivo per il 1997.
' Nel culto del mattino, lo stesso giorno, è stata battezzai
Rebecca, di Marco Perassi e Nadia Poét. II Signore accon
pagni questa bimba nella sua vita di credente.
• Con fraterna simpatia siamo vicini alle famiglie di Catetii"
na Gallenca ved. Mandolino, Vittorina Ricca ved. Cogn^®^”,
Nicola Ferma, Armanda Gardiol, che ci hanno lascia lo.
■ AC
jpie
letod
in occ
Ilo del
VILLAR PELLICE — Ringraziamo i predicatori che hanno priùindi G
sieduto i culti in questo ultimo periodo; Franco Taglieri!W) che
Giorgio Tourn, Alberto Taccia, Donato Mazzarella, Aldfdopol
Garrone e Maria Bonafede. i tiunite
• Diamo il benvenuto a Giacomo, secondogenito di Marini
Baridon e Michele Amorosino e a Alice, di Cinzia e Itimi
Michelin Salomon. breha
do COI
Numerosi lutti hanno colpito la nostra comunità in quest , .
= ----= ' ... - 1 . lezior
------- *2-- * x^WIliCAlllLC* IH
ultimi tempi; ci hanno lasciato, dopo un lungo periodo i
sofferenze oppure del tutto improvvisamente i fratelli et
sorelle Costanza Geymonat in Allio, Alfredo Rambaud, Cs P*^®d
sare Chiavia, Remo Rivoira, Fiorentino Garnier e AdelW ®
Il te
Peyronel in Garnier. La nostra comunità si sente ades-,
più sola ma ci siamo ricordati del motto evangelico dell|”‘?®*^
nostra chiesa; «Lux lucet in tenebris» e chiediamo al Signo
re della vita di mantenere accesa in tutti noi la luce del su
Evangelo nella fiducia che un giorno tutto ciò che rimaU
al momento oscuro diventerà chiaro e molto luminoso.
fflipef
vero (
sione I
ì nodi
docur
Pegna
nd<
Cato n
me la
cente,
dente
CAGLIARI — Mercoledì 12 febbraio è stata inaugurata dall’asl
sessore Filippini la Mostra della Bibbia, curata dalla SocieAietro
biblica in Italia e dalle locali chiese battista e awentista. creta
Comune ha messo a disposizione degli organizzatori i locs
li della passeggiata coperta del Bastione di S. Remy e ri
pubblico abbastanza numeroso si è interessato alla raccol
ta di Bibbie di lingue diverse, alle edizioni scientifiche de
testi ebraici, greci e latini, alle riproduzioni anastatiche del
le versioni di Lutero, Diodati e Martini. I pastori e mentri
delle due chiese si sono alternati nei locali della mostra pe
distribuire opuscoli informativi e dare maggiori spiegazio®
a chi era particolarmente interessato. Della mostra è sta»
data notizia dalla stampa locale e dalla terza rete Rai.
SAN SECONDO — Nella settimana precedente il 17 febbraio
comunità si è raccolta attorno alla famiglia del fratello Val
do Paschetto, per annunciare il messaggio di speranza nel;
la resurrezione; la comunità rinnova alla moglie e ai suoi
familiari la propria solidarietà e simpatia cristiane.
BOLOGNA — Domenica 9 marzo culto speciale nella chies*
metodista per la Giornata mondiale di preghiera delle dori
ne, con inizio alle 11 e successivo incontro a cui sono invi'
tate le Unioni e i gruppi bmv dell’Emilia Romagna, sulle tri:
maliche proposte dalla Fdei.
17
^10 I^NEKDÌ 28 FEBBRAIO 1997
^ Settimana per l'unità dei cristiani
Anche a Fiume si può
fare dell'ecumenismo
SAURO GOTTARDI
iciso di di
del 25 gji””
inaspettatamente angennaioi che da Fiume, sul Golfo del
a è stato iiQuarnaro, per la Settimana di
nella ch|preghiera per l’unità dei criin Giorgstiani, si è verificato un iniera del ¡contro tra la Chiesa cattolica
tea di Po e le chiese della Riforma pron Giorg testante. È la prima volta che
tio scopi questo avviene da quando
5 che gen questo territorio è entrato a
a aspetti far parte della Repubblica
ine dei ft croata, dopo la seconda guere del mqra mondiale.
■o gli org Si sa che la Chiesa cattolica
ntro era^ croata ha sempre avuto una
ici e pati connotazione altamente ñaue chieizionalista, come avviene in
ogna.
tutta la regione dei Balcani,
dove le varie etnie si identifijano anche con la propria
confessione di fede. Infatti il
cattolicesimo croato ha dovuto fronteggiare, nei secoli,
T serbo-ortodossi, i bosniaci
6 febbr^ musulmani, gli ungheresi
e Bottai protestanti, ma pure il cattod (al posi Ucesimo romano, che sin dal
sminato secolo XV-XVI pretendeva di
-errava, i sostituire il tradizionale vete1 poi elei ro-slavo delle messe con il
e Adriaj latino curiale. Dunque si è
tualc, Fa
hia. (nfii
1996 (21
per le sp
a Tavola
aio ha a|
1997 pp
sii alci
1 culto
ire sull’
IO ricord
amunità,
essere
oncret
angeli
in peri
dei ceà
questo à
la coma
avuta anche una difesa culturale che, portata agli estremi, ha preteso in questo dopoguerra di impartire il catechismo in lingua croata anche nelle zone istrovenete,
dove era concesso il funzionamento di scuole in lingua
italiana.
In base a queste premesse
si può ben capire il segnale
nuovo dato daUa Chiesa cattolica di Fiume verso le altre
confessioni religiose presenti
in città. Domenica 26 gennaio, nella chiesa dei Frati
cappuccini, la più spaziosa, è
stata celebrata una funzione
ecumenica di preghiera per
l’unità dei cristiani: hanno
partecipato preti cattolici,
popi ortodossi e pastori protestanti. Gli evangelici erano
rappresentati da Milan SpoIjaric, pastore della Chiesa di
Cristo Re, Marian Sporcic,
nuovo moderatore delle
chiese luterane-riformate, e
Juraj Grly, pastore della
Chiesa battista. Quest’ultimo
è stato il promotore dell’incontro ecumenico. La chiesa
era stracolma.
Una ve^ta del centro di Fiume
Vita Delle Chiese
Un convegno a Brescia
Riconciliazione sì, purché
non porti al revisionismo
PAG. 9 RIFORMA
«Riconciliazione tra le culture e impegno educativo; le
chiese si interrogano» è il tema del convegno ecumenico
che si è svolto a Brescia, presso l’aula magna della facoltà
di Ingegneria, sabato 1“ febbraio, promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e dal Segretariato per l’ecumenismo
e il dialogo della Conferenza
episcopale italiana (Gei), con
la collaborazione della Fondazione Tovini di Brescia e
sotto gli auspici della Conferenza delle chiese europee
(Kek) e del Consiglio delle
conferenze episcopali europee (Ccee). Il convegno ha
rappresentato un’ulteriore
tappa ecumenica verso la II
Assemblea ecumenica europea di Graz (giugno 1997),
dopo il convegno di Bari dell’ottobre scorso su «Mediterraneo, luogo di riconciliazione» (Nevn. 40/96).
I lavori si sono aperti con
una panoramica sul movimento ecumenico in Italia, a
cura di monsignor Giuseppe
Chiaretti, presidente del Segretariato Gei per l’ecumenismo. È seguita una meditazione biblica del pastore Domenico Tomasetto, presidente Fcei, che ha sottolineato
l’urgenza di una «riconciliazione delle memorie» che
non scada però in forme di
revisionismo storico. Al centro dei lavori, una tavola rotonda sul tema del convegno,
presieduta da Antonella Dal
Forno, delegata cattolica a
Graz, e dal pastore Luca Negro, segretario Fcei. Mons.
Aldo Giordano, segretario
della Ccee, ha invitato a ripensare i concetti di unità e
diversità, superando la ten
sione dualistica fra verità e
carità e fra dialogo e identità.
Il direttore della rivista ecumenica «Confronti», Paolo
Naso, ha proposto un nuovo
modello di società multiculturale, che superi sia lo schema «maggioritario» tipico del
nostro paese, sia quello di un
«esperanto delle culture» e di
un «laicismo per sottrazione»
che finisce per cancellare le
diversità. Infine, il teologo ortodosso Vladimir Zelinskij ha
invitato a ricercare una riconciliazione che non sia «a
buon mercato», diversa dalTindifferentismo imperante
nella nostra società.
Don Aldo Giordano
Il convegno si è concluso
nel pomeriggio con una rassegna di esperienze di riconciliazione (fra queste, l’Osservatorio interconfessionale
milanese, illustrato dalla pastora Lidia Maggi, e il progetto «Essere chiesa insieme»
del Servizio rifugiati e migranti della Fcei), e con una
veglia ecumenica di preghiera nella chiesa della Pace, copresieduta dal pastore Gian
Maria Grimaldi, della Chiesa
valdese di Brescia.
i di chiesi 11^
ale Moni
an; depu¡
Pro chef
e Pomi
) di mfor
tre ;ia di*'
I
>atiezzat
e iDxo;
Le chiese di Sestri Ponente e Sampierdarena discutono il testo
I pregi e i limiti del documento preparatorio di Graz
cialo.
GIANCARLO GIOVINE
La Chiesa valdese di Sampierdarena e la Chiesa
Metodista di Sestri Ponente,
di XVII Feb
I ^ hanno deciso di discu
^®"me il docmiìei (io preparatorio dell rts,.,cni'niea ecumeniinno preradi Graz, 7 [ser questo motiTaglierdTOche donzonic.» 16 febbraio,
din, Aldi riopo Pagapo fraterna, si sono
riunite nei iocaii di Sampierli Marin *^®rena: i due (ionsigli di
1 e Fimi infaui, ¡in da dicembre hanno ¡iroposlo, d'accorin quest ri pa,store, una sorta di
eriodo li sui tema della ri
atelli el ''^'^raliazione a cui i singoli
laud, Ce hanno aderito
. Adélim '^°*i6intusiasmo e impegno,
e adessf non è nuovo per le
ico deli®°®*^® due comunità, che peal Signoi ì®^d'o sono pure attivamente
e del siH Spegnate sul fronte del lavoro ecumenico. La discussione quindi, pur affrontando
■nodi teologici proposti dal
documento, ha avuto come
a Socied tetroterra l’esperienza conmtista.j creta di sorelle e fratelli im)ri i loca pegnatl in tale lavoro,
my e ujj II documento è stato giudia raccoj tato nei diversi interventi cofiche da Ole largamente insoddisfaiche deH cente, in un certo senso delumembij dente se posto a confronto
astra p®
egazion
a è stati
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abraioli
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inza nd;
s ai sud
a chies*
;lle don-}
ino invi'
sulle tC'j
e rimali
lOSO.
a dall'as
con quello approvato a Basilea nel 1989. «In molte sue
parti - è stato detto nella relazione introduttiva - è ravvisabile una grande difficoltà a
parlare con franchezza e a
uscire dai diplomatismi non
solo teologici e ecclesiologici,
ma anche politici»; esso contiene, è vero, affermazioni
non banali e ampiamente
condivisibili a proposito del
bisogno di riconciliazione da
parte del mondo e sulla responsabilità delle chiese e dei
cristiani nelle ingiustizie del
passato e del presente.
Le nostre due chiese condividono anche la valutazione
sulla rilevanza delle divisioni
religiose nella determinazione delle lacerazioni del passato e del presente in Europa
e nel mondo. Ma manca un’
analisi approfondita sulla situazione politico-sociale europea e sulle modificazioni in
essa indotte dalla globalizzazione dell’economia, e questa è una lacuna grave. Infatti
per testimoniare l’opera di riconciliazione attivata da Dio
per mezzo della croce di Gesù Cristo, i cristiani devono
fare i conti con le sofferenze
che la struttura di peccato
dominante nel mondo pro
duce sulle donne e sugli uomini, con le lacerazioni che
provoca, con gli idoli che
evoca, con la responsabilità
che di fronte ad essa hanno le
istituzioni ecclesiastiche silenti o complici di un secolo
che uccide la speranza.
Gli estensori del documento, piuttosto che approfondire questo argomento, hanno
preferito rallegrarsi per la caduta dei regimi totalitari dell’Est e benedire il processo di
integrazione europea, quasi
fossero sponsor teologici
dell’unità monetaria. Certo il
documento non si nasconde
le contraddizioni economiche e sociali indotte da questa politica, ma auspica che i
governanti riescano a risolverle. In questo quadro la
diaconia di centinaia di migliaia di cristiani, impegnati a
combattere l’ingiustizia e le
sofferenze del presente, sembra essere relegata a una funzione marginale di palliativo
dei guasti e delle ingiustizie
generati dall’economia di
mercato.
Sul piano teologico abbiamo valutato positivamente il
rilievo che il documento dà
alla responsabilità delle chiese per le lacerazioni del presente nel permanere della loro divisione e nel loro tradimento dell’Evangelo al seguito dei nazionalismi e ai danni
della solidarietà con gli altri
cristiani e gli altri esseri umani. Purtroppo questo riconoscimento è generico e soffocato dalla considerazione
dettagliata, autoincensatoria,
dei «segni di unità» dati dalle
istituzioni ecclesiastiche.
D’altra parte ciò è subito
contraddetto dalla constatazione che «tragicamente, con
il passare dei secoli, la ricchezza della diversità nell’unità della cristianità delle
origini si è dimostrata impossibile da sostenere», quasi
che le divisioni e i torti reciproci siano accidenti storici
di cui nessuno è responsabile. Si proclama che non ci devono essere amnistie per le
colpe, anche storiche e poi,
per non riconoscerle, si sorvola: dove ci dovrebbe essere
confessione di peccato di
fronte a Dio e alle chiese sorelle in Cristo, c’è invece il silenzio.
Un aspetto positivo è l’individuazione della causa della mancanza di unità visibile
tra le chiese cristiane nell’indisponibilità a riconoscere i
reciproci ministeri. Contemporaneamente però ci si nasconde che questa indisponibilità si fonda sull’indisponibilità a un comune e reciproco assenso nella comprensione dell’Evangelo, su cui solo
è possibile la comunione nella Parola o nei sacramenti, e
quindi il riconoscimento reciproco dei ministeri. Alla base dei limiti del documento
c’è la mancanza di una teologia della riconciliazione, ma
anche e soprattutto di una
sua pratica, di una riconciliazione effettiva all’interno delle comunità cristiane e interecclesiastica. Ciononostante
le sorelle e i fratelli di Sampierdarena e Sestri ritengono
che il cammino intrapreso a
Basilea debba continuare a
Graz. Per questo si impegnano e continueranno a impegnarsi nella loro vita comunitaria a proseguire sulla strada
della riconciliazione, forse
lunga e difficile, ma urgente e
necessaria.
Agenda
TORINO — «Le confessioni di fede dell’Antico Testamento» è il titolo del seminario che
si terrà presso i locali della chiesa valdese in
corso Vittorio Emanuele 23, con inizio alle
ore 9,30. Per informazioni tei. 011-6692838.
TORINO — A cura del gmppo «Davide & Gionata», alle 17 in via Giolitti 2la, si tiene il secondo incontro
sul tema «Identità, differenza, riconciliazione». Interviene la
psicoioga e sessuologa Jole Baldaro Verde. Tel. 011-889811.
PADOVA — «Bioetica laica ed etica cristiana» è il titolo dell’incontro proposto dal
Centro di studio e documentazione «Marco
Salizzato», in collaborazione con i collegi
universitari «Antonianum» e «Don Nicola
Mazza». L’incontro è previsto per le ore 21
presso il cinema «Antonianum» in via Briosco 7; i relatori
sono il prof. Carlo Alberto Defanti, primario neurologo di
Bergamo e il prof. Renzo Pegoraro, docente di bioetica alla
Facoltà teologica Italia settentrionale di Padova.
PALERMO — In occasione del seminario di
studi proposto dal Centro evangelico di cultura Giacomo Bonelli con il patrocinio
deirirssae Sicilia, «L’Italia in Europa: conoscere il protestantesimo», il giurista e musicologo Gianni Long parla di «Parola e musica».. Gli incontri si tengono alle 17,30 nella chiesa valdese
di via Spezio 43. Tel. 091-580153.
BERGAMO — Per il ciclo di incontri sul tema «La figura dell’altro nelle religioni non
cristiane» proposto dal Centro culturale protestante, alle ore 18 presso il Centro La Porta
in viale Papa Giovanni XXIII30, Giuseppe La
Torre parlerà su «L’Islam». Tel. 035-238410.
TORINO — «Le donne: i nuovi soggetti storici dal conflitto alla riconciliazione» è il titolo
del convegno, introdotto da Graziella Bonansea, storica, Giancarla Codrignani, del
Centro documentazione Casa della donna
di Bologna, e Maria Varano, psicoioga, che si
terrà nel salone valdese di corso Vittorio Emanuele II 23,
alle ore 15,30. Introduce Piera Egidi, giornalista. Organizza
rincontro il Centro evangelico di cultura «Arturo Pascal» in
collaborazione con le comunità cristiane di base, il corso
per animatori biblici, il gruppo donne credenti, la redazione del «Foglio», il Sae e l’Ywca. Tel. 011-6692838.
MESTRE — Presso la sede di Villa Elena in
via Castellana si svolge, con inizio alle ore
9,30, il convegno primaverile dei gruppi Triveneto del Sae. Dopo una breve meditazione
del pastore Dell’Aquila, i teologi Frithjof
Rock e Renzo Bertalot parleranno su «La
chiesa di Gesù Cristo: il contributo delle chiese della Riforma al dialogo ecumenico sull’unità della chiesa. La Concordia di Leunenberg». Per informazioni tel.041-950340.
ROMA — In occasione del ciclo su «Gesù fondamento e
meta del cammino ecumenico», il gruppo Sae di Roma
promuove un incontro sul tema «Insieme, in ascolto della
sua parola», che si terrà alle ore 16 presso le Suore francescane missionarie di Maria in via Giusti 12. Intervengono il
prof. Yann Rédalié e suor Emmanuelle Marie; in apertura
riflessione biblica di don Andrea Lonardo. Per ulteriori
informazioni telefonare allo 06-70453555.
SANTA MARGHERITA LIGURE — In occasione del ciclo di incontri «Protestanti perché?», organizzato dalla Federazione delle
chiese evangeliche in Liguria e Piemonte
meridionale con il patrocinio del comune di
Santa Margherita, alle 16,30 presso la Biblioteca civica «Amalia Vago» in via Cervetti Vignolo 25, il pastore Franco Scaramuccia parlerà su «La Riforma in Italia».
TRIESTE — «La Riconciliazione nelle lettere di Paolo» è il
titolo della lezione che Liberante Matta tiene alle 18,30 in
via Tigor 24. L’incontro fa parte di un ciclo di riflessioni sulla riconciliazione in vista deU’Assemblea di Graz organizzato dal Gruppo ecumenico di Trieste. Tel. 040-303715.
BERGAMO — Per il ciclo di incontri sul tema
«La figura dell’altro nelle religioni non cristiane» proposto dal Centro culturale protestante, alle ore 18 presso il Centro La Porta in
viale Papa Giovanni XXIII 30, Sergio Manna
parlerà su «L’induismo». Tel. 035-238410.
REGGELLO — Per «Appuntamento donne»,
la pastora Daniela Di Carlo guiderà la riflessione sul tema «Ecofemminismo»: l’incontro inizia con la cena alle ore 19,30 sabato 15
marzo e finisce dopo pranzo la domenica
16. Sarà disponibile una baby-sitter. La quota di partecipazione è fissata a 45.000 lire; prenotare a Casa Cares al 055-8652001 entro il 12 marzo.
CULTO EVANGELICO; ogni domenica mattina alle ore 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 8,15 circa.
Lunedì 3 marzo replica della trasmissione:
«Incontro a Torre Pellice con il presidente della Camera
Luciano Violante in occasione del 17 febbraio». Domenica
9 marzo: «Donne, preghiera, ecumenismo»; «Facoltà valdese di teologia»; incontro con; «I protestanti nel mondo».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale.
18
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 28 FEBBRAIO
Riforma
Il Festival di Sanremo
Eugenio Bernardini
«Perché non parliamo di Sanremo?» ci siamo chiesti in
redazione. Quando 14-15 milioni di persone, con punte
di 19-20 milioni, seguono un avvenimento televisivo come questo è inevitabile, forse doveroso, che anche un
settirnanale come il nostro si fermi a riflettere. E se alcuni
lettori o lettrici sono tentati di ripetere con il ritornato
Mike nazionale: «Ma che roba, questo ai miei tempi non
sarebbe successo», abbiano pazienza per le nostre brevi
note da incompetenti della canzone.
^ «Comunque vada, sarà un successo», il tormentone rassicurante che Chiambretti ha propinato per giorni dice la
verità: il Festival («Fèstivàl» per Mike) di Sanremo è condannato al successo, al successo a ogni costo. Criticare
Sanremo è troppo facile e a un tempo impossibile: «troppo facile» perché la quantità, questa quantità invasiva (di
canzoni, numero di trasmissioni, ore dedicate da parte di
tutte le reti televisive, radiofoniche e di pagine di giornali)
non può far rinia con qualità; «impossibile» perché, «comunque vada», il Festival fa parte della nostra storia.
Alzi la mano chi, vedendo spezzoni di edizioni trascorse, non li ha collegati con emozione, nostalgia o altro, a
momenti della propria vita personale o nazionale. Sanremo è come il campionato di calcio, il giro d’Italia, la lotteria nazionale, i film di Alberto Sordi: nel bene e nel male
ci rappresenta e ci accompagna, tutti. Anche se, naturalmente, rappresenta soprattutto la tradizionale cultura
italiana, cattolica e un po’ qualunquista, che non ama le
differenze e che si commuove nel vedere uniti nei momenti importanti, e magari solo per un momento, coloro
che ogni giorno si avversano e si combattono (rappresentati simbolicamente quest’anno dal «rosso» Chiambretti e
dal «berlusconiano» Bongiorno, dalla Rai e da Mediaset).
Non per questo, pensiamo, i protestanti italiani non seguono e non amano «il più grande evento televisivo
dell’anno». Magm lo fanno con un po’ più di distacco e
ironia, ma non ci stupirebbe se si potesse dimostrare che
pMtecipano agli indici di ascolto (in ascesa ogni anno) in
misma proporzionale alla loro consistenza numerica.
CertO’ quest’anno la nostra sensibilità è stata messa un
po’ più aUa prova da un certo clima «giubilare»: dallo spot
del caffè con San Pietro che armeggia sulla nuvoletta del
paradiso per sintonizzarsi sull’evento televisivo, ai molti
«angeli» con le ali (rappresentati o cantati), a un «Padre
nostro» di cui si lamenta l’assenza, a un invocato prossimo
«papa nero», all’attesa di un nuovo millennio. E poi che dire della nostalgia del «gospel»? Mai visti così tanti coristi, e
infatti qualcuno ha ironizzato dicendo che nella cittadina
ligure c’erano più coristi al metro quadro che abitanti.
Significativo anche che fossero di diverse etnie, ma temiamo più per valutazioni di immagine che per valutazioni canore, più per rappresentare un certo buonismo tipico degli «italiani brava gente» che per sottolineare una
reale volontà di giustizia e accoglienza del nostro
(bel)paese. In questo quadro non poteva mancare il riferimento anche istituzionale alla Chiesa cattolica: il collegamento in Vaticano con il vescovo nero «esorcista» Milingo
e la notizia, diffusa tra i giornalisti, che il papa, non quello
invocato nella canzone dei Pitura Freska ma quello
tutt ora regnante, ha chiesto ad Al Bano di scrivere una
canzone per il prossimo raduno dedicato alla famiglia.
Infine, una parola su Vederla Marini (alias Jessica Rabbit): già è deprimente il quesito «angosciante» che ha percorso il Festival «è una donna intelligente o un’oca giuliva?», ma è davvero inaccettabile la scelta di far ruotare il
triangolo Bongiorno-Chiambretti-Marini sugli apprezzamenti estetici su quest’ultima: di «volgarità antica» è stato
scritto, in uno spettacolo di «maccartismo antifemminista in piena epoca dell’Ulivo» (Marinella Venegoni su «La
Stampa» del 20 febbraio). Che la Marini decida di «stare al
^oco» è affar suo, ma certo noi ci saremmo aspettati più
rispetto e intelligenza per quanto, sia pur faticosamente,
la società italiana sta maturando.
Riforma
E-Mail: Riforma @ AIpcom.it
Uri: http://www.aipcom.it/riforma
Via Pio V, 15 -10125 Torino- tei. 011/655278 - fax 011/657542
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani. Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jeacques Peyronel, Piervaldo Rostan (ooordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino
Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco. Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelli, Florence Vinti. Raffaele Volpe
DIRETTORE RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE.Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via Pio V, 15 bis -10125Torino.
mm
L'Beo Mie valli valdesi:
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipazioni: millimetro/colonna Z 1.800. Economici: a parola Z 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 7 del 21 febbraio 1997 è stato consegnato per l’inoltro postale aH’Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 19 febbraio 1997.
Una presa di posizione di un Sinodo luterano del Nord della Germania
«Benedire» le coppie omosessuali?
La benedizione di coppie omosessuali
pastorale e non deve essere confusa
si colloca nell'ambito riservato della cur, '
con la benedizione di un matrimonio
GIUSEPPE PUTONE
ERMANIA, il Sinodo
«Lri
luterano fa cadere un
antico dogma: benediremo le
nozze gay». La notizia in Italia è rimbalzata così. Ma c’è
dell’altro. Alla radio (Rai2) il
cardinale Tonini ha definito
la presa di posizione del Sinodo dello Schleswig-Holstein (Nord della Germania)
eretica e antievangelica. Il Sinodo della Chiesa luterana
della Nordelbia ha discusso a
lungo la questione dell’omosessualità e ha votato a larga
maggioranza una presa di
posizione (vedi riquadro)
che, distinguendo tra matrimonio e convivenza, vuole
venire incontro alla sofferenza di molte situazioni. «Il Sinodo - dice Rossella Casonato Wulf, che lavora come teologa a Amburgo nella stessa
chiesa che ha votato il testo
«incriminato» - non vuole
presentare il rapporto omosessuale come forma equivalente di matrimonio e non
vuole neppure chiudersi davanti alla domanda di due
credenti membri di chiesa
che chiedono di invocare insieme alla comunità una benedizione di Dio sulla loro situazione. I partner di una
coppia omosessuale verranno benedetti come persone
singole che, nelle fede, partecipano anche loro alla benedizione del popolo di Dio».
Ma per arrivare a questo
pubblico incontro nel culto
occorre che la comunità ci rifletta sopra, insieme al pastore e al Consiglio di chiesa. La
benedizione di coppie non
sposate viene concepito come
un atto di cura d’anime. Nel
frattempo, benché la presidente del Sinodo, signora Lingner, abbia definito questa
decisione di apertura un
«passo avanti», tre vescovi
della regione (fra cui una
donna) che raggruppa quasi
700 comunità evangeliche
hanno chiesto di ridiscutere
tutta la materia per maturare
un maggiore consenso. In Italia la notizia è stata commentata a colpi di no nella speranza che l’etica dell’obbedienza prevalga. In Germania,
pur con tutti i limiti, si è avuto
il coraggio di affrdntare in un
Sinodo a fondo il problema e
stando ai resoconti (vedi il
«Corriere della Sera» delTll
febbraio ’97) del «Parlamento
protestante» la discussione è
stata vivacissima: lo stesso testo approvato è frutto di un
difficile compromesso. In
ogni caso è chiaro come il sole che il problema esiste e esiste anche nella chiesa che
condanna ogni diversità come «disordine morale».
Occorre comunque andare
non tanto nella direzione della paura ma dell’amore che sa
ascoltare, dialogare, offrire
delle soluzioni rinunciando a
giudizi irrevocabili. Le posizioni «trancianti», che sono le
più facili e per certi versi convincenti, rischiano di creare
una morale opportunistica.
Di fronte al no categorico
(che andrebbe bene per un
delitto, ma qui non si tratta di
un crimine) si è indirettamente invitati a cercare soluzioni che salvino la forma ma
senza affrontare con chiarezza il problema. È ovvio che
matrimonio e convivenze sono questioni diverse, che tra
l’altro si stanno moltiplicando. Non credo che basti sbattere la porta in faccia o non
ascoltare chi vive situazioni
particolari, ma non per questo ha abdicato dalla propria
fede in Cristo. La morale borghese non è TEvangelo. Il
peccato sessuale non è l’unico aspetto della nostra distanza da Dio. Per accorciare questa distanza occorre
ascoltare, cercare insieme
delle soluzioni alla luce di un
Evangelo che non è monopolio di nessuna confessione ma è invito, per tutti, alla
conversione. A cambiare
mentalità senza pretendere
che siano gli altri a cambiarla.
Non credo che la scelta dei
fratelli e sorelle luterane sia
scelta irresponsabile. Anzi si
è avuto il coraggio di guardare in faccia la realtà della nostra società e si è tentata una
soluzione che non scomunica nessuno ma allarga i confini della comunione fraterna. In ogni caso, come stile,
la dirigenza di Rai2 anziché
chiedere il commento a un
principe della chiesa romana
poteva chiederlo a qualche
esponente della chiesa luterana in Italia. Purtroppo nella
nostra penisola il castigo romano coincide con il giudizio
di Dio. Per questo occorre insistere nel far sentire la voce
del protestantesimo se non
altro per far emergere una
pluralità di posizioni che sono la ricchezza del cristianesimo fin dalle origini.
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Benedizione di una coppia gay in Danimarca
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Il testo tedesco
Natura della benedizione
Circa la benedizione di coppie costituite da persone della ^rn<
stesso sesso che vivono in una forma di comunione simile ì *§1'
queUa.del matrimonio ci sono in Sinodo disparità di opinili ^ ^
ni. Per amore verso le persone che vivono questo rappoiJ 'rivi
particolare il Sinodo approva a maggioranza queinto segnai (fialcl
Per quanto compete alla chiesa le benedizioni si coUo// tftitne
no nell’ambito del culto e della cura pastorale. La beneà,
zione è il conforto della vicinanza e della presenza di Dio.
La benedizione non riguarda delle comunioni di vita, ir ®®1
quanto forme particolari del vivere insieme, ma è diretta a d(
creature umane le quali, da sole o in comunione di vita, vi- ®
vono in modo eticamente responsabile. ‘
La benedizione di queste creature umane avviene, gene-|P™^°'
raímente, nell’ambito riservato della cura pastorale. jaccun
La collocazione all’interno del culto è un’eccezione e de-¡®®’ ^
ve comunque avvenire in modo tale che non possa esseri
confusa con la benedizione di un matrimonio.
E assolutamente necessario, nel caso di una benedi;^,ionei”""*^
di questo genere, che su di essa il Consiglio di chiesa si sia
espresso favorevolmente e che il pastore o la pastora rei
sponsabili della comunità la condividano. Le benedizioni!
come qualunque altro atto che coinvolge la chiesa, non del
vono assolutamente essere usate come dimostrazioni puh
bliche volte scopi particolari.
La chiesa e la comunità sono impegnate a esprimere ii
maniera ancora più chiara la comprensione evangelica delle nozze e del matrimonio.
La questione delle benedizioni richiede un approfondi-i*'^®^
mento chiarificatore. In quest’opera di riflessione occorri®^?'
includere anche altre esperienze che si attuino nella prassi
comunitaria, confrontandole con le conoscenze bibliche.
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Vivaci reazioni, non solo in Sicilia, alla proposta del sindaco di Corleone
I figli dei mafiosi: un problema di tutta la società
PIETRO VALDO PANASCIA
«L’anima che pecca è quella
che morrà» (Ezechiele 18,4)
La proposta del sindaco di
Corleone di togliere i figli
ai genitori mafiosi ha scosso
in Sicilia la pubblica opinione e ha suscitato vivaci reazioni. A rendere dirompente
la proposta ha contribuito la
condanna a quasi 5 anni di
carcere del ventenne Giovanni, figlio di Totò Riina, che
sta a dimostrare come facilmente i figli siano coinvolti
nella nefasta spirale della criminalità mafiosa dei genitori
e quanto il fenomeno della
mafia sia tetragono ai più duri colpi della giustizia. La prima immediata reazione che
ho sentito, nel cuore e nella
mente, è stato il ricordo di
una delle più dolorose pagine di storia del popolo valdese. Dopo una delle più sanguinose persecuzione che.
nel XVII secolo, li aveva quasi
compiutamente distrutti e
portati in terra di esilio, furono soggetti a un’atroce sofferenza: quella di vedersi rapire
e strappare dal cuore i figli
perché fossero sottratti al
contagio dell’eresia protestante e fossero cattolicizzati.
Ma nonostante questo così
crudele espediente, l’eresia
(che allora poteva apparire
come un male non meno
grave della mafia di oggi) non
fu distrutta.
Grazie a Dio, la reazione
alla proposta del sindaco di
Corleone è stata quasi unanimemente negativa. Magistrati e giudici dei minori,
psicologici e neuropsichiatri,
educatori e teologi hanno risposto pressappoco con queste parole: la proposta è anticostituzionale e lesiva dei diritti della persona: sottrarre i
figli all’affetto e alle cure dei
genitori avrebbe conseguen
ze gravi sulla crescita e sul
futuro loro inserimento nella
società: non si può togliere ai
genitori la responsabilità dell’educazione dei figli; una
educazione imposta provocherebbe reazioni negative;
non si può spezzare in modo
violento il rapporto fra genitori e figli. Un fatto positivo è
che oggi i pentiti spesso dichiarano che vogliono collaborare per dare ai loro figli
un avvenire diverso dal carcere a vita; l’ideale è che si
affranchino da soli in piena
libertà, anziché spezzando in
modo violento i legami con
la famiglia.
In Ezechiele 18 leggiamo
che in Israele era invalso il
proverbio: «I padri hanno
mangiato l’agresto e ai figli si
allegano i denti». I figli si lamentavano di dover pagare le
colpe dei padri. Ma il profeta
smentisce questa diceria.
«Ecco - dice l’Eterno - le ani
me sono mie; è mia tant
l’anima del padre, quanl
quella del figlio: l’anima eli
pecca è quella che morrà;
Sottrarre i figli ai genitori s
gnificherebbe punirli priu '
ancora che si siano resi co
pevoli. Sarebbe incriminai
per il solo fatto di avere à
genitori riprovevoli.
Il problema dei figli di
mafiosi riguarda la società,
scuola, la chiesa ma anch'
tutti e ognuno di noi. Sta
noi risanare l’ambiente ind
anche i nostri figli vivono
creare una nuova coscien*
civile, modificare l’attual
cultura mafiosa che i giovai
ancora respirano. Certo'
problema e il pericolo eh
Cosa Nostra si stabilisca sefO
pre più saldamente, di gen®
razione in generazione, nd*
famiglia è vero e sobrio, iT'
la proposta di togliere i figli*
genitori mafiosi è tutt’altd|
che giusta e praticabile.
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l^VENERDÌ 28 FEBBRAIO 1997
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
m
Posta
i I rischi
Ila Oli
-in in Leggendo «Il prezzo della
JIIIU |.¡conciliazione», articolo a
firma del fratello Giuseppe
Platone su «Riforma» del 17
gennaio, l’affermazione che
litegralmente trascrivo mi è
stata motivo di particolare
interesse e riflessione: «Terzo
rischio- perdere l'occasione di
un ferale pentimento delle
ch&o senza il quale appare
40cile iniziare un nuovo
cammino di autenticità».
6 ben risaputo come tutti
siamo costantemente chiamati a pentirci di qualche cosa e, nel caso nostro specifico, di esserci troppo spesso
Snsiderati gli unici credenti
iminati, depositari attenti
della verità, il che non ha certo giovato alla causa dell’
E^gelo, che come ben sappiamo deve essere predicato
ÌrJ9 amore anziché attraverso
a lafolemica sterile e irritante,
m Tuttavia c’è un motivo di
pentimento che dobbiamo risconttare: l’aver perseverato
su una linea di ecumenismo
che sì è rivelato un’esperienza nonithiara, reggendosi sul
coiii|iiimesso in cui l’autenticita è una farsa, poiché l’inquiètante realtà è espressa
neU’accordo a volte tacito, a
volte dichiarato, che esclude
il confronto sostituendolo
con la discutibile volontà di
¡un beato stare insieme in una
Ìiversità nella quale il dialogo
iene accuratamente preparato con l’aria fritta. Questa è
'impressione che ne ho avu;o partecipando a incontri
one cui il susseguirsi
___^ife «egli interventi, senza iden
li opiniciT'^^ alcuna, mirano a delle
rapporf‘'“'ci^'crgenze scontate: se
o segua (Jialche voce sconfina da ceri coUof/ le linee di demarcazione, viei benei considerato «l’incidente
di Dio. pmvocàto dall’esaltazione»,
li vita, iti ecumenismo voglia
diretta a ™ definitivamente intendei vita, vi- ^ semplice stare fianco a
fianco in una innegabile e
re, gene-’P™^°tida diversità, evitando
I accuratamente ogni proble)net de-®®’ rinunciando pratica>a essereprincipi fondamentali che rendono la fede opeedi;,ionell''il® ir* ogni credente impe3sa si evangelico o cattolico
bora re^® adora abbiamo il coedi/.iontfSSio di confessare che non
non d senso di che cosa
ani nub-^® quell’aiuto reciproco che
^dobbiamo gli uni agli altri
[mere ricerca della verità e
■lica del-r" ^ volnma del Signore: in
fsostanzD abiuaino tradito il
rofondi-i’'°®^’'° inandaio nel timore
occorra esprimere con chiarezza i
la prassi®“^™ mostre rispettive
lichp ' posizioni teologiche sia di
_!:L Ostacolo al dialogo.
)iie
Ma c'è un altro fatto di cui
pentirsi: non aver dimostrato
concretezza sull’unico punto
in cui la volontà di testimoniare insieme, evangelici e
cattolici, è possibile, per dar
vita a un ecumenismo vivo e
operante. Mi riferisco a una
congiunta presa di posizione
mai avvenuta nei confronti di
una realtà che al di là degli
enunciati si prevede drammatica per i «minimi», poiché
coloro che affermano di essere cristiani, anche se divisi da
problemi dottrinali e teologici, sono chiamati a confermare la volontà di ecumenismo
nell’esprimere quei principi
di giustizia propri del cristianesimo tutto.
L'impegno avrebbe dovuto
tradursi in una appropriata
azione mirata a evidenziare a
chi (facendo parte della chiesa) detiene i fili dei potere,
quella voce profetica i cui
contenuti li troviamo scritti
nel libro di Isaia cap. 58. In
questo modo quegli insegnamenti potrebbero trovare applicazioni concrete, prima fra
tutte la sospensione dei programmi elaborati con varie
scuse per colpire i poveri in
tutta Europa, dove «coloro
che non contano» rischiano
di subire dai fratelli che invece contano un iniquo e sempre più consistente attacco,
grazie anche al problematico
«miracolo», assai strumentalizzato, che dopo aver liberato il lavoratore dell’Est dal
bavaglio e dall’oppressione,
tenta di offrirgli le angosce di
un capitalismo selvaggio.
L’assenza di una chiara posizione della chiesa che si
propone di essere «una» al di
là delle diverse identità rischia di favorire una situazione assai preoccupante, ossia
una possibile strumentalizzazione da parte di quei poteri
interessati a contare sul consenso unitario qualora altri
inquilini di questo mondo,
spinti dalla fame, si mettessero in testa di inventare una
guerra, magari santa.
Pentiamoci, è giusto. E poi
tracciamo insieme questo
nuovo cammino di autenticità a cui si riferisce Platone.
Mettiamo nuove basi per un
ecumenismo serio, mirato
alla collaborazione, alla ricerca, ai dialogo sincero che
sostituisca le «veglie silenziose» e altre simili manifestazioni che impediscono quello che per l’apostolo Paolo
era una necessità: annunziare Cristo unico mediatore tra
l’uomo e Dio.
Percorrendo questa strada,
con l’aiuto del Signore tramite il suo Spirito, verrà il tempo in cui non avrà senso essere definiti cattolici, protestanti, ortodossi, anglicani o altro,
poiché l’unica definizione
giusta e meravigliosa sarà
quella che già ci accomuna:
ione
lia talli
, quant
aima d
morrà'
initori s
rii priw,
resi co;
riminai
rvere di
figli di
ocietà,!
la aneli
oi. Sta
Ite in et
vivotlt
oscierii
l’attuai
i giovai
Certo!
:olo cb
sca sein
di gene
ne, nell|
brio, ni
e i figld
utt’altd
le.
Fac simile di lettera
Protestate con noi contro
il disservizio postale
- Spett.le Direzione provinciale P.T. di......
- Spett.le Direzione dei servizi postali
viale Europa 147
00144 ROMA
- e per conoscenza
Spett.le Riforma
via S. Pio V15
10125 TORINO
Con la presente intendo reclamare poiché il/i numero/i
...........della pubblicazione «Riforma» consegnato
dall’editore all’Ufficio postale di Torino via Reiss Romoli 44
11, in data fil mercoledì che precede la data di pubblicandone, che è di venerdì) mi è/sono stato/i recapitato/i solo il
Sforno.............con un ritardo fortemente pregiudi
zievole per l’utilizzo di tale pubblicazione ovvero per la sua
'ottura in termini di puntualità.
Non è la prima volta che si verifica questa inefficienza
ijplla consegna del settimanale, inoltre più volte il recapito
di alcuni numeri non è stato effettuato.
Chiedo risposta motivata e assicurazioni scritte
®dll’adempimento regolare della consegna e sull’eliminazione dei ritardi nei futuri recapiti.
Distinti saluti.
credenti. Debbo comunque
confessare la mia poca fede,
poiché personalmente penso
che questa condizione appartenga al regno dei cieli nella
sua pienezza futura.
Se il nostro pentimento è
inteso alla rinuncia, alla confusione a ogni costo, prepariamoci a rendere conto al
padre che ci interroga. Rispondiamo che non abbiamo
da pentirci per i nostri silenzi, per le nostre omissioni.
Quali colpe possiamo avere?
Nel contesto del tipo di ecumenismo che ci viene richiesto oggi, siamo servitori fedeli. Ma di chi?
Silvano Perigozzo - Livorno
I metodisti
a Scientology
A Claudio Rinaldi, direttore
responsabile de «L’Espresso»
Egregio sig. direttore,
sono il pastore Valdo Benecchi, presidente dell’Opera
per le chiese evangeliche metodiste in Italia. Seguo da
molti anni, nelle sue varie vesti, l’Espresso e ne apprezzo
molto l’impegno di informazione.
Ho letto l’interessante e
ampio dossier «AllarmeScientology» nel n. 5 del 6
febbraio. Purtroppo l’informazione offerta in questo
dossier è solo parzialmente
corretta. So che i fratelli avventisti sono già intervenuti
per tutelare la loro immagine
danneggiata dall’articolo di
Sandro Magister che è di solito informato sul mondo evangelico.
Ho letto in particolare l’articolo «La Madonna parla su
Internet» a firma di Luca
Fraioli. Non conosco questo
giornalista, ma è certo che
egli ha reso un pessimo servizio all’informazione mettendo insieme delle realtà che
non hanno nulla in comune
o che addirittura sono incompatibili e alternative.
Fraioli mette sullo stesso piano «la comunità metodista di
Greenwood» con Scientology
e i visionari religiosi arrecando un danno non solo alla
nostra immagine di metodisti, ma anche alla testimonianza evangelica che svolgiamo nel nostro paese da
circa 150 anni.
Il giornalista forse non sa
che la Chiesa metodista è nata in Inghilterra nella seconda metà del 1700 e che ha
nella Riforma del XVI secolo
le sue radici di fede. In Italia
fa parte della Chiesa evangelica valdese, unione delle
chiese metodiste e valdesi i
cui rapporti con lo stato sono
regolati dalla legge 449, in
applicazione all’art. 48 della
Costituzione.
Purtroppo capita che quando nei nostri periodici si scrive sul protestantesimo molti
giornalisti si affidano alle poche note dell’agenzia stampa
attingendo inoltre alle proprie lontane reminiscenze
scolastiche. Peraltro spesso
scorrette.
Le sarò grato se ospiterà
questa mia lettera che invio
non con intenti polemici, ma
proprio per contribuire all’informazione che si propone di offrire un periodico che
stimo.
Grazie e cordiali saluti,
Valdo Benecchi
presidente dell’Opcemi
li Errata
Nel numero 1 del 10 gennaio nell’articolo «Accolti sedici nuovi membri di chiesa»
di Salvina Tortoreti Cuntrò
l’ultima frase va letta così:
«Per la realizzazione del progetto la chiesa di Siracusa richiede la collaborazione
dell’Associazione delle chiese
battiste di Calabria e Sicilia
(Abes)». Ce ne scusiamo con
Salvina T. Cuntrò, con l’Abcs
e con i lettori.
Una lettera del moderatore della Tavola valdese
Il futuro della diaconia delle nostre chiese
Caro direttore,
leggo solo ora a Torre Pellice, grazie ai ritardi postali che hanno caratterizzato la distribuzione a Roma, nel periodo natalizio, di
«Riforma», l’articolo di Alfonso Manocchio
sul «Futuro della diaconia» nel n. 2 del 17
gennaio, che mescola insieme cose diverse e
sottintende più di quanto non appaia a prima vista.
Per semplificare il discorso, limito le risposte a due soli temi, quello della diaconia
e quello dei conti (organizzazione, burocrazia, ecc.).
Diaconia. La strategia attuale della Tavola,
recepita nei dibattiti sinodali e confortata da
numerosi ordini del giorno, è di valorizzare
la diaconia come una delle forme di presenza evangelica nel nostro paese. Se si vuole, la
diaconia come predicazione attiva, nei fatti
e non solo nelle parole. Di fronte al crescente disinteresse dèlio stato per le varie forme
di assistenza, si ritiene che l’attuale diaconia
non vada smobilitata ma, semmai, rafforzata con particolare riguardo alle forme «leggere» 0 nuove che si possano avviare in
stretta relazione con le comunità. A questo
possono e devono se^ire adeguati finanziamenti, che in parte si possono ottenere tramite l’otto per rnille. Queste cose a Palermo,
nell’incontro citato da Manocchio, sono state espresse chiaramente e ripetutamente.
Conti (et similia). La complessità delle leggi e delle normative fiscali, e la necessità di
un’assoluta trasparenza (cioè visibilità) dei
nostri modi di operare richiedono ordine,
professionalità, capacità organizzative che
sicuramente non sono incompatibili con la
vivacità, l’inventiva, la disponibilità ad affrontare qualsiasi problema. Se mai ne sono
un presupposto fondamentale. Non si guida
un’auto senza volante. Se c’è il volante, si va
in autostrada, in montagna o anche fuoristrada senza alcun problema, anche se con
velocità diverse. Si possono fare viaggi lunghi o brevi, facili o difficili. Nello stesso modo i «conti» (cioè i bilanci mensili e annuali,
ecc.) permettono di controllare e quindi dirigere la gestione di un’opera, perché evidenziano modi corretti o scorretti di lavorare, suggerendo quindi le necessarie correzioni. Anche sulla chiarezza dei conti a Palermo si è stati molto chiari. Forse troppo!
Se vogliamo far vivere la diaconia, e modificarla là dove necessario, la conoscenza delle cose che avvengono (cioè la precisione nei
conti) è condizione indispensabile. Se si afferma che questa impostazione provoca disagio nelle chiese, lo si deve anche provare e
documentare. Io ho avuto l’impressione, nei
contatti avuti sinora, che invece vi sia apprezzamento per gli sforzi che da anni si
stanno facendo per migliorare gli strumenti
decisionali delle nostre opere, dagli istituti
ai piani dei conti e ai bilanci. Di più ci apprestiamo a fare, per permettere una lettura
più facile dei bilanci che si sa sono molto
spesso di difficile comprensione per i non
addetti ai lavori. Certamente la soluzione
non è quella di eliminare i bilanci o di non
fare (o fare male) i conti!
Un dibattito sulla diaconia è sempre il
benvenuto sul nostro giornale, come del resto un dibattito su come spendiamo i nostri
soldi. Chissà che finalmente non si riesca a
dare la giusta priorità al problemi finanziari
delle nostre chiese, che sono il riflesso automatico della vivacità o defia sonnolenza della nostra fede.
Gianni Rostan
moderatore della Tavòla valdese
La risposta
del cardinale
Illustrissimo Signor Pastore
Giovanni Anziani,
la mia dichiarazione circa
l’Europa nei suoi termini
esatti è la seguente: «L’unificazione dell’Europa deve realisticamente fare i conti con
due fratture spirituali e culturali intervenute nella sua
storia».
Le pare un'affermazione
discutibile?
Circa la mia dichiarazione
pubblica sull’ecumenismo,
sarei anch’io curioso di conoscerla.
Certo, io ho l’abitudine di
valutare criticamente ogni fenomeno e ogni accadimento
rilevabile dentro e fuori la
Chiesa. È una «libertà di esame» che senza dubbio non
mi vorrà contestare.
Con il cordiale augurio di
ogni bene,
card. Giacomo Biffi
arcivescovo di Bologna
Bologna, 14 febbraio 1997
Paolo ebreo
e cristiano
Sono contento per le reazioni che il mio articolo «Paolo e la legge» ha suscitato fra i
lettori, sia ebrei sia cristiani.
L’unico atteggiamento critico
è quello della sorella Argentieri Bein, alla quale volentieri rispondo.
1) Paolo non aveva letto
una cristologìa, e le sue indicazioni sul Gesù storico qualche volta non sono neppure
precise (1 Corinzi 15,5 riporta
dell’apparizione ai Dodici,
ma... erano undici). Paolo
parla soltanto del risorto.
2) 11 suo annuncio dell
’Evangelo è essenzialmente
fra i pagani; questo lo obbliga
a una ricerca accurata della
verità. Quasi in ogni città va
prima di tutto nella sinagoga,
forse per chiarire ai colleghi
rabbini la sua posizione. Anche a Roma incontrerà gli
esponenti del mondo ebreo
prima di ogni altro. Se non è
Paolo «il riformatore», non
vedo in quali altri rabbini ci
sia stata la volontà di aprirsi
alla novità. Qualche timido
approccio lo ritroviamo soltanto in Nicodemo e in altre
poche personalità del tempo.
3) Gesù Messia. Tutta la
teologia moderna sembra de
dicarsi moltissimo al tema,
sia quella ebraica sia quella
cristiana. Il discorso è appena iniziato. Le tesi suonano
così: a) Gesù non si autodefinisce Messia, b) Gesù non si
definisce Figlio di Dio. c) Gesù vieta ai suoi di svelare il
mistero della sua vita, d)
Questo mondo non è ancora
liberato (atteggiamento, questo, di molti ebrei che comunque credono alla resurrezione). e) Gesù rifiuta ogni
lode e vieta di commentare i
suoi miracoli, f) Se Israele Io
avesse riconosciuto Messia,
Paolo non sarebbe mai andato dai pagani. Inoltre, si ha
l’impressione che Paolo sia
stato allontanato dalle «sue»
comunità; questo spiegherebbe le sue posizioni, a volte
ebraiche, a volte cristiane.
Comunque la storia di Paolo è, in parte, ancora da scoprire. Già il viaggio in direzione di Damasco è un enigma.
Damasco era una giurisdizione romana nel cui ambito i
rabbini di Gerusalemme, il
Sinedrio, non potevano interferire. Forse stava andando a Qumran che, al tempo,
per gli apocalittici, era un nome in codice, «Damasco», nel
deserto (cfr. I Re 19, 15ss).
Questo stesso «deserto» veniva chiamato in ebraico «Araba», da cui «Arbat Qumran».
Credo che la teologia e la storia si occuperanno ancora
molto dell’ebreo-cristiano
Paolo, almeno fino alla venuta del Messia.
Fraternamente
Pasquale Castelluccio
Pordenone
RINGRAZIAMENTO
Il marito, la figlia e i familiari tutti della cara
Luigia Barolin Ferrari
profondamente commossi e riconoscenti per la dimostrazione di
affetto tributata alla loro cara,
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che
con fiori, scritti, parole di conforto
e presenza hanno partecipato al
loro dolore.
Un particolare ringraziamento
aH’amministrazione, medici e personale della «Pro senectute», ai
medici e a tutto il personale infermieristico dell’Ospedale valdese
di Torre Pellice, al dott. Delleani,
al pastore Davite e alla comunità
di Luserna San Giovanni, e al pastore Genre.
vaiar Pellice, 20 febbraio 1997
«lo ho combattuto
il buon combattimento,
ho finito la corsa,
ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 7
Dopo lunga vita dedicata al Suo
servizio, l’Eterno ha chiamato a
sé il dottor
Carmelo Inguanti
pastore evangelico battista
Ne danno l’annuncio la moglie
Maria Dell’Arme, le figlie Marisa
con il marito Davide D’Apote, Irene con il marito Eugenio De Robertis, i nipoti e i parenti tutti.
Si prega di devolvere eventuali
offerte all’Associazione italiana ricerca sul cancro (Aire).
Milano, 21 febbraio 1997
gioventù evangelica
SOTTOSCRIZIONE 1997
normale....................L. 45.000
sostenitore................... 90.000
estero........................ 60.000
«3 copie al prezzo di 2»...... 90.000
cumulativo GE/Confronti........90.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Miiano
20
PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 28 FEBBRAIO 199?
Il movimento delle «Madres» nacque a Buenos Aires il 30 aprile 1977
La lotta delle Madri della Piazza di Maggio
TatyAlmeida, rappresentante del movimento argentino, ospite del Centro
ecumenico di Ginevra, ha proposto la creazione di una rete mondiale di donne
Una rappresentante del
movimento delle «Madri della Piazza di Maggio», un’associazione di donne argentine che da 20 anni sta lavorando per conoscere la verità
sui 30.000 morti e «scomparsi» tra il 1975 e il 1983, ha
chiesto la creazione di una
rete mondiale di donne per
porre fine alla repressione e
all’impunità per i crimini del
passato.
Taty Almeida, membro del
movimento delle «Madres de
la Plaza de Mayo», ha precisato ai membri del personale
di organizzazioni cristiane,
riunite presso il Centro ecumenico di Ginevra, l’il febbraio scorso, che le «Madri»
argentine avevano preso contatto con delle donne che si
trovano nella stessa situazione in diversi paesi dell’America Latina e in Bosnia.
Taty Almeida, 66 anni, è
venuta in Europa per ricevere, in nome delle Madri, un
«premio della solidarietà»
che le è stato consegnato dal
sindaco della città di Pedreguer, in Spagna. In occasione
della sua visita in Europa, la
signora Almeida ha anche incontrato membri del Parlamento europeo, del ramo
francese di Amnesty International e dell’Azione dei cristiani per l’abolizione della
tortura (Acat), la cui sede è a
Parigi, nonché la signora Danielle Mitterrand, vedova
dell’ex presidente François
Mitterrand. «La signora Mitterrand - ha detto Taty Almeida - vuole promuovere
l’idea di un’associazione di
Madri neH’ambito di una rete
mondiale. Abbiamo contatti,
ma non ancora una rete».
Secondo Geneviève Jacques, consulente del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), che ha presentato la signora Almeida all’incontro
dell’ll febbraio, in molti paesi latinoamericani come l’Argentina, il Cile e l’Uruguay
«le madri sono state la coscienza del movimento dei
diritti della persona». Il Cec,
ha detto la Jacques, ha favorito lo sviluppo degli scambi
tra l’America Latina e altre
regioni, come l’Africa, per far
beneficiare gli altri delle conoscenze acquisite.
Nel corso della riunione,
Taty Almeida ha ricordato che
dei bambini, dei giovani e
molte donne,comprese nonne, figuravano fra le 30.000
vittime, assassinate o «scomparse», durante quel periodo
di «terrorismo di stato» che,
ha detto, è iniziato sotto il regime di Isabelita Peron nel
1975, un anno prima del golpe del 1976 che ha portato a
un irrigidimento della repressione. Il 17 giugno 1975 il figlio di Taty Almeida, che allora aveva vent’anni, studente
di primo anno di medicina, è
uscito di casa dicendo a sua
madre che sarebbe ritornato
presto. «Non l’ho mai più rivisto» ha aggiunto la signora Almeida che non ha mai saputo
che cosa era successo. E siccome proveniva da una famiglia di militari, ha dovuto intraprendere un «lungo itinerario personale» prima di raggiungere le Madri nel 1979.
Vent’anni dopo l’inizio del
movimento, le Madri continuano a insistere per sapere
ciò che è successo ai membri
della loro famiglia e a tutti
quelli che sono scomparsi.
Taty Almeida ha sottolineato
che le autorità argentine sono in possesso di informazioni che si rifiutano di svelare.
Le Madri vogliono inoltre che
le autorità ammettano ufficialmente la responsabilità
dello stato argentino e versi
Una «favela» alla periferia di Buenos Aires
no indennizzi alle famiglie
delle vittime.
Il movimento delle Madri è
iniziato il 30 aprile 1977. Quel
giorno, 14 donne i cui figli o
altri parenti erano scomparsi,
si radunarono sulla Piazza di
Maggio, a Buenos Aires, di
fronte al palazzo del governo,
dove solitamente si svolgevano le manifestazioni. «Allora
era vietato radunarsi - ha
detto la signora Almeida -.
Ogni raduno di più di tre persone era vietato, e siccome
erano in 14, la polizia le fece
sgombrare. Così cominciarono a marciare. E da quel giorno decisero di marciare ogni
giovedì».
Nel 1986, il movimento delle Madri si scisse in due, a seguito di problemi all’interno
della direzione e anche per
motivi politici. Taty Almeida
fa parte del Movimento delle
Madri della Piazza di Maggiolinea Fundadora {linea fondatrice),che non ha una responsabile ufficiale e che è
coordinato «in modo orizzontale e in cui ogni persona
ha diritto di esprimersi». L’al
tro gruppo continua a insistere sul ritorno dei «bambini
vivi» nonostante la conclusione inevitabile, vale a dire
che gli scomparsi, bambini e
adulti, sono morti da molti
anni. Dopo l’avvio del movimento delle Madri nel 1977,
si è formato un altro gruppo,
le «Nonne della piazza di
Maggio», i cui nipotini sono
scomparsi. Fin dall’inizio vi è
sempre stata cooperazione
tra i due movimenti.
Più volte è stato chiesto alla
signora Almeida perché non
c’erano «Padri o Nonni della
Piazza di Maggio». «Quando è
nato il movimento, protestare
era molto più pericoloso per
gli uomini. Ma quando le
donne (Madri o Nonne) venivano arrestate, gli uomini facevano di tutto per farle liberare. Il nostro movimento
non era un gruppo femminista, ma le donne sono più forti in questa situazione. Alcuni
uomini si sono suicidati durante quel periodo. Molte
Madri erano vedove».
Alcune informazioni essenziali, che riguardano 10.000
scomparsi, sono state rese
pubbliche dopo le ricerche
compiute da organizzazioni
dei diritti della persona in Argentina. Per Taty Almeida,
spetta al governo fornire tutti
i dati sulla totalità dei casi:
«Si deve riconoscere che c’è
stato un genocidio in Argentina», ha sottolineato. I governi successivi hanno fatto
un appello alla riconciliazione e hanno adottato leggi «di
amnistia» per impedire che i
responsabili militari venissero perseguiti, ma giustizia deve essere fatta. Se il presidente Menem vuole personalmente perdonare ai responsabili militari, va bene, ma
noi non pensiamo che il perdono debba essere concesso
a spese della giustizia».
Taty Almeida ha precisato
che oggi, alla marcia del giovedì, partecipano 20 membri
del movimento fondatore
delle Madri, alle quali si aggiungono altre 40 donne. C’è
anche un gruppo di figli degli
scomparsi, «Hijos», che continueranno a protestare finché giustizia sarà fatta, (eni)
In seguito alle proteste di un ex dissidente di Lipsia
Kirchentag: annullata la partecipazione
a un dialogo biblico di un ex comunista
Il progetto di far partecipare un ex comunista e ateo
dell’ex Germania Est a un
dialogo biblico durante il Kirchentag. è stato abbandonato in seguito alle proteste di
alcuni ex dissidenti dell’ex
Germania Est. Il dialogo biblico con l’ex comunista Roland Wötzel era previsto per
il grande raduno delle chiese
tedesche che si volgerà a Lipsia dal 18 a 22 giugno. Circa
140.000 persone sono attese
per l’occasione, ossia il doppio della popolazione protestante della città, che conta
550.000 abitanti.
Anche se il dialogo controverso è stato per ora annullato, Roland Wötzel prenderà
parte a un dibattito con Peter
Bukowski, noto teologo protestante, durante il Forum del
Kirchentag che avrà per tema
«cristiani e non cristiani in
dialogo». Roland Wötzel, 58
anni, è stato dirigente del
partito comunista di Lipsia
per 15 anni prima di diventare segretario del dipartimento Educazione, scienza e salute del distretto. Alla fine de
gli anni 80 è stato nominato
segretario del partito per tutta la regione. Dirk-Michael
Grötzsch, ex dissidente di Lipsia, ha protestato contro
l’invito fatto a Roland Wötzel,
ricordando che «egli ci ha
spiato, ha esercito pressioni
su di noi». Cita inoltre una
nota interna dell’ottobre 1989
nella quale Roland Wötzel
proponeva che il partito dissidente del Nuovo Forum venisse infiltrato e che ne fosse
rinviata la registrazione.
Roland Wötzel ha giocato
anche un ruolo importante
nel periodo di transizione a
Lipsia firmando un appello
pubblico al dialogo il 9 ottobre 1989, giorno in cui ebbe
luogo una delle più grandi
proteste antigovernative a Lipsia. Prima di quell’appello,
molti tedeschi dell’Est temevano che le autorità ordinassero l’intervento dell’esercito
contro i manifestanti. Tuttavia, Roland Wötzel, che rimane membro del partito postcomunista Pds (noto fino al
1990 come Partito socialista
unitario, Sed) ha riconosciu
to in un articolo pubblicato
sul quotidiano del partito
Neues Deutschland: «Non ho
mai voluto sciogliere il Sed,
volevo solo cambiarlo».
Roland Wötzel era stato invitato a prendere parte al Kirchentag da Johannes Richter,
responsabile delle grandi
chiese protestanti di Lipsia.
Anche se è ateo, Roland Wötzel conosce bene la Bibbia,
ed era noto per questo nel
partito comunista. In una lettera al giornale Leipziger
Volkszeitung, Johannes Richter ha voluto giustificare la
sua decisione di invitare
Wötzel: «Noi che abbiamo
sofferto la discriminazione,
come possiamo oggi praticarla? Nella Germania dell’
Est non abbiamo autorizzato
nessuno a dirci con chi entrare in dialogo. Quanto tempo
vogliamo ancora dedicare alle nostre sofferenze? Dobbiamo tutti impegnarci sul cammino della riconciliazione».
La controversia è una pratica
abituale al Kirchentag, così
come il dialogo con partner
non cristiani. (eni)
Hanno chiesto l'amnistia
Sud Africa: furono poliziotti
a mettere le bombe nel 1988
La «Commissione verità e
riconcilicizione» ha confermato che le forze di polizia del
regime dell’apartheid avevano compiuto gli attentati
contro Khoto House, sede del
Consiglio delle chiese del Sud
Africa (Sacc) a Johannesburg,
e Khanya House, a Pretoria,
segretariato della Conferenza
episcopale d’Africa australe
(Sacbc). I militanti dei movimenti di lotta contro l’apartheid hanno sempre sospettato la polizia sudafricana
(Sap) di essere coinvolta in
questi attentati dinamitardi,
compiuti nel 1988.
Il 30 gennaio scorso Dumisa Ntsebeza, capo della sezione d’inchiesta della Commissione, ha posto fine a tutte le
speculazioni annunciando
che alcuni membri della Sap
hanno chiesto l’amnistia per
diverse delle loro azioni, alcune delle quali legate agli attentati contro Khanya House
e Khoto House. La Commissione, diretta dall’arcivescovo
anglicano Desmond Tutu,
cerca di fare luce sulle violazioni flagranti dei diritti della
persona perpetrate durante
il regime dell’apartheid. La
concessione dell’amnistia a
coloro che hanno commesso
crimini per sostenere il regime dell’apartheid o per combatterlo è diventata una questione molto controversa.
L’amnistia mira a promuovere la riconciliazione. Per ottenerla, coloro che hanno compiuto atti di violenza devono
dire tutta la verità su ciò che
hanno fatto e rivelare i nomi
dei mandanti.
Circa 135 ex membri della
Sap hanno riconosciuto la
propria partecipazione in 30
attentati, 20 sequestri, 15 furti, e nell’assassinio di circa
200 persone. La maggior parte
di loro apparteneva alla sezione di sicurezza. Domande di
amnistia sono state purepresentate dagli autori dell’attentato compiuto contro la sede
del Congresso dei sindacati
sudafricani a Johannesburg
(Cosatu), la maggiore organizzazione sindacale del paese e
uno dei centri di resistenza
all’apartheid negli anni 80.
«Abbiamo anche ricevuto
sette domande relative alle
minacce di attentati e agli attacchi contro i cinema in cui
veniva proiettato il film “Grido di libertà’’», ha aggiunto
Dumisa Ntsebeza. Il film narrava la storia di Steve Biko,
leader del movimento della
Coscienza nera, assassinato
in carcere. I poliziotti che lo
hanno ucciso hanno appena
chiesto l’amnistia.
«Dalle domande già ricevute, è evidente che abbiamo
ottenuto importanti risultati
circa le attività illegali della
Spa, ma non altrettanto sul
coinvolgimento dei militari o
sulle strutture ufficiali dei
movimenti di liberazione», ha
rivelato la sezione d’inchiesta
della Commissione.
La sede del Sacc era stata
parzialmente distrutta da
un’esplosione nell’agosto
1988. Dopo l’attentato, l’edificio era stato ritenuto troppo
pericoloso e il Sacc aveva dovuto trovare altri locali. A
quell’epoca, la polizia aveva
lasciato intendere che la distruzione poteva essere stata
causata da esplosivi depositati là per altri usi, spiegazione
che il Sacc aveva respinto.
Nell’ottobre 1988, un’altra
esplosione si era verificata a
Pretoria, provocando un incendio e distruggendo i locali |
della Sacbc. Tre membri del- [
la Commissione «Chiesa e la- '
voro» e una religiosa, venuti
per una conferenza, erano
scampati di poco alla morte, j
grazie all’intervento dei vigili i
del fuoco. Anche due vescovi r
si trovavano nell’edificio. Si è
poi scoperto che era stata
sparsa benzina nei locali.
D’altra parte, un portavoce
della polizia aveva rivelato il
giorno dopo che un’impiegata dell’edificio aveva trovato
in un armadio della biblioteca due mine, due granate e
cinque caricatori di mitraghetta Ak-47. Secondo la
Conferenza episcopale, queste armi erano state depositate là dagli attentatori, ossia da
membri della polizia, oggi j
smascherati. (eni)
Manifestazioni di estrema destra a Johannesburg nei 1990
Per l'educazione ai diritti umani
Premio Unesco per Aristide
L’ex presidente di Haiti,
Jean-Bertrand Aristide, 43 anni, è stato insignito dall’Unesco (organizzazione culturale
delle Nazioni Unite) del «Premio per l’educazione ai diritti
umani». Alla consegna del
premio, avvenuta l’8 gennaio
scorso a Parigi, il direttore generale deirUnesco, Federico
Mayor, ha elogiato l’ex presidente Aristide «per l’eccezionale contributo» dato alla
causa dei diritti umani e della
democrazia in Haiti.
Aristide, che nel 1966 ha lasciato la presidenza del suo
paese nei Caraibi, metterà il
premio (dell’ammontare di
10.000 dollari americani) a disposizione della radio per
bambini «Timoun».
Una menzione particolare
ha ricevuto dalla giuria Gloria
Ramirez, la direttrice generale dell’Accademia messicana
per i diritti umani. Il premio
per i diritti umani istituito
dall’Unesco nel 1978, viene
assegnato ogni due anni. Fra
le varie personalità che l’hanno ottenuto c’è anche l’attuale presidente della Repubblica Ceca, Vaclav Havel. (epd)