1
Roma, 1 Maggio 1909
Si pubbllea ogicti Sabato
ANNO II N. - 18
LA LUCE
Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
ÀBBON AMENTI
Semestre L. 1,50
Italia ; Anno L. 3,00
Estero; » » 5,00 — . . 3,00
Un numero separato Cent, 5
I manoscrinti non si restituiscono
INSERZIONI
Per linea o spazio corrispondente L. 0,l5
* « da 2 a 5 volte 0,10
* ‘ da 6 a 15 volte 0,05
Fer colonna intera, mezza colonna, quarto di colonna e
per avvisi ripetuti prezzi da convenirsi.
Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
«e
O
«
o
«
«
o
Cl
Un’oncia di buon sangue
Il pastore V. Alberto Costabel ci scrive da Chicago
{Stati Uniti) in data 11 aprile:
Giorni fa una lettera del signor Arturo Mnston,
presidente del Comitato, mi avvisava che il « Corriere d’Italia », citando il « Philadelphia Record »
recava che il rev. Constabelle, nella sezione americana della Alleanza mondiale delle chiese riformate,
parlando dei progressi della chiesa Valdese disse :
« Dae nostre missionarie sono ora precettrici delle
due figlie di Re Emanuele, educandole nella fede protestante ».
Il signor Mnston vorrebbe che io chiedessi una
rettifica al « Record ». Ho delle buone ragioni per
non farlo.
Parecchi giornali americani diedero tempo fa la
triste notizia della morte di Mark Twain. Egli si
accontentò di dire al reporter che lo intervistava a
quei riguardo : Vi è stata molta esagerazione in
quella notizia. Due mesi fa, nel salotto della nostra
distinta amica Mrs. Roberts G. Shaw di Boston,
davo una relazione della catastrofe tellurica che
cagionò tante vittime, anche fra i membri della chiesa
che fu la mia per circa sei anni.
Quale non fu la mia meraviglia nel leggere l’indomani in ano dei migliori gioinali di America la
descrizione della mia morte sotto le macerie della
mia casa.
Ebbi occasione di vedere il direttore di quel giornale ed egli mi chiese: Ma quando siete dunque
scampato dal cataclisma ? Due anni fa, fu la mia risposta, che parve sollevarlo assai.
In una mia precedente visita all’Atene americana,
un reporter venne ad intervistarmi. Figurate vi che
onore e come mi studiassi di rispondere il più accuratamente possibile alle sue domande. Fin da principio però avvenne un guaio. Siete nobile ? — Di sentimenti, spero ; ma altrimenti sono un semplice mortale. — Pure, mi fu detto che il re vi aveva conferito
un titolo nobiliare. — Bella, pensai, ed io che non
ne so ancora nulla. Però, per quanto i miei grandi,
indiscutibili meriti sieno largamente conosciuti, mi
vennero dei dubbi. Chi ve lo ha detto ? — Il vostro
amico, Dr. Tale. — Cominciai a capire. — Vi ha detto
che ero «cavaliere» ? —Già proprio cosi. — Allora,
con una pazienza commendevole, data la tremenda disillusione sofierta, gli spiegai ogni cosa. — Come qualmente alcuni miei predecessori in deputazione all’estero fossero cavalieri, ma che, purtroppo il cavalierato non andava sempre colla deputazione,
almeno con quella mia : che vi erano ancora in Italia
alcuni pochi che non erano cavalieri, proprio come
in America vi erano pure alcuni pochi ministri del
culto che non fossero D. D. — Parve persuaso e ritornammo all’ argomento precipuo dell’ intervista.
Questa fu lunghetta anziché no. Dovetti dire a quell’uomo la mia opinione snll’America, sulla legge di
separazione in Francia, sul modo di vedere degli
Italiani circa la Standard Gii Company ; saH’industria
della seta, all’eposa della Revocazione dell’Editto di
Nantes, e cosi di segnito. Dovetti pure sciorinargli
il mio stato civile e quello di mia moglie. Mi chiese
in confidenza che cosa pensassi del papa attuale, di
Merry del Val e di don Romolo Murri. Si parlò
anche della chiesa Valdese. Il giorno seguente il
giornale dava un resoconto dell’intervista sotto mezza
dozzina di titoli enormi ; Distinto forestiero visita
Boston — Eminente italiano che rifiuta d’essere nobilitato dal re per meglio consacrarsi alla sua missione ecc. E sotto, un monte di corbellerie inverosimili. Tra l’altre, che la chiesa Valdese era largamente disseminata in Gran Brettagna, Olanda, Germania, Svizzera e Stati Uniti.
Bella figura ci facevo io ! Ma che ritrattazione o
rettifiche! Una riparazione ci voleva. Stavo già pensando con rammarico alla poca attenzione prestata
alle lezioni di scherma di tg,nti anni fa, a Venaria
Reale, quando i miei bollori ricevettero una doccia
fredda. L’amico, giornalista egli pure, cui corsi a
narrare T insulto patito, anziché riscaldarsi al mio
furore, ne fece le matte risate. Lasciate correre, lasciate correre, vi dico. Noi non diamo cui importanza
alcuna a quanto stampano i giornali, e, nel caso vostro poi, credetemi, la rettifica potrebbe essere assai
peggiore dell’intervista. Quella lezione mi fu ribadita da susseguenti esperienze proprie e dall’ esperienza altrui. Perciò non chiederò una rettifica al
« Record » di Philadelphia. La darò ai lettori della
Luce. Non posso però andare fino a rettificare il
nome ch’egli dà come il mio, Constabelle: è cosi
simpatico ; e se togli l’esse, si applica cosi bene al
caro reporter di Philadelphia stesso.
^ Dicevo dunque a quei signori della Panpresbyterian Alliance, per illustrare il cambiamento avvenuto
in Italia a nostro riguardo, che mentre secoli fa i
Valdesi erano chiamati con delicato pensiero « il
serpe velenoso dell’eresia » oggi, ministri del regno
d’Italia non temono perfino di farsi vedere al
nostro sinodo; mentre Carlo I di Savoia si faceva
portare dei bimbi valdesi per verificare l’esattezza
deH’opinione corrente che essi nascessero con la gola
nera, nn occhio solo in mezzo alla fronte e quattro
file di denti neri, il suo successore, l’attuale re d’Italia, aveva introdotte due -ragazze valdesi nella sua
casa e persino nella sua « nursery » senza che per
questo esse avessero da rinnegare la loro fede e la
loro origine. That’s all.
Dichiaro essere mia assoluta convinzione che il
reporter del Record fosse in buona fede nel cercar di
ritoccare la mia sbiadita esposizione e darle quel
colorito attraente che le faceva difetto ; ma quasi
quasi scommetterei che chi ne ha inserito la prosa
nel « Corriere d’Italia » non si chiama... Natanaele.
Per finire, in carattere. Leggevo giorni fa nella
Chicago Tribune il seguente significante inciso : « A
parte il fatto che non v’era un solo Italiano a bordo
e che il presidente non subì attacco alcuno, la storia é accuratissima ».
Mano nera Italiana. « Mentre ritiravano dal
nascondiglio convenuto un pacco di carta straccia
invece del rotolo di cinque mila dollari richiesti
nelle loro lettere minatorie, due membri della famosa società siciliana vennero arrestati questa notte
ed identificati per Sam,uel Berkson e lacob Robinowitz i. Riassunto dai giornali di ieri.
_____________ V. H. Costabel
non si dichiarerà certamente
soddisfatto. Delle panzane ne sballa di troppo madornali esso stesso, per ammettere che un collega, americano_ 1 abbia superato ! Egli aspetta la risposta chiara,
Precwa ed esauriente. Da chi ? Non dal Constabelle
dunque ? Nientemeno che da Sua Maestà, il
quale deve salire nello stambugio di Don Alfa ad
assicurargli che nelle parole del « Philadelphia Re
Sarà soddisfatto allora . Mai no ! Non conviene alla tiratura !...
Cosío
Sabato 24 Aprile il chiarissimo professore Nicola
Mailer della Università di Btrlino, lesse una dissertazione nella Pontificia Accademia Romana di
Archeologia « sull’antico cimitero giudaico della via
portnense » (Monteverde). Presiedeva il Cardinale
Agliardi e buon numero di prelati e laici stavano
all ingiro del lungo tavolo, su cui ardevano dei ceri
che rompevano la tetraggine di quella sala a pianterreno della Cancelleria, degna di servire a qualche
sezione del Tribunale della S. Inquisizione.
Il dotto conferenziere per un’ora e tre quarti
tenne incatenato il suo uditorio agli interessanti
risultati delle sue ricerche e dei suoi scavi.
Meritatamente con altri soci, che nel corso del1 anno avevano presentate monografie e conferenze,
ricevette la medaglia d’argento fatta coniare dal
Pontefice per l’evento più singolare dell’anno trascorso. Sembra che nel presente caso, la medaglia
ricordi il superato pericolo dei modernisti.
Il Comm. Gatti presidente dell’Accademia e l’illustre prof. Marucchi segretario della medesima
ebbero parole lusinghiere all’indirizzo del Mailer, il
quale, a quanto pare, é il primo eretico che legga
un suo lavoro nella vecchia Accademia pontificia.
Un proselito della giustizia
leggete questi libri
Presso la libreria Fischbacher, rue de Seine 33, Paris, ha visto or ora la luce un libro del Dr. Policarpo
Ventura, in grazioso formato, dal titolo attraente : Intrigues Compliquées ou Jésuitisme et Modernisme.
Lire 3,50. Semplice e commovente, questo limpido romanzo storico è un vero incanto.
I TTI** Soirées de 3fadaine Bruss oa Entretiens sai*
1 Ultramontanisme è un libro istruttivo del medesimo
autorete avvia a intendere quello sunnominato (Intrigues Compliquées). Anche per questo volume inviare
vaglia internazionale dì L. 3,50 alla libreria Fischbacher, Paris.
2
2
LA LUCE
Congresso HlissMo in Germonio
Abbiamo avuto l’opportunità e il privilegio di assistere, nei giorni passati, a un’ importante riunione, al
IV Congresso Missionario fra gli studenti di Germania tenuto a Halle dal 16 al 20 aprile.
Scopo del Congresso era di destare l’interesse e la
simpatia della gioventù accademica per la grande opera
di conquista del mondo pagano all’Evangelo di Cristo,
cercando al tempo stesso di suscitare coll’aiuto di Dio,
nuove vocazioni missionarie. All’ appello loro rivolto
hanno risposto numerosi .studenti appartenenti a tutte
le università tedesche, attratti dall’importanza dell’argomento e dal nome degli oratori (professori di teologia, missonari e direttori di missioni) iscritti a parlare. Si è calcolato il totale degli intervenuti a circa
350. Buon numero pure di delegati esteri di quasi tutti
gli stati d’Europa (per l’Italia due Valdesi, il sig. Arnaldo Combe, candidato di teologia a Berlino, e il sottoscritto) , alcuni Americani, Armeni e persino un Cinese, che lesse egli pure una relazione in t- desco.
I lavori del Congresso furono svariati e interessanti,
diretti con molto ordine dal pastore Beyer, segretario
della Lega missionaria degli studenti, e organizzatore
del convegno. Brevi preghiere all’ inizio e al termine
delle sedute, ma frequenti inni che riposavano dalla
tensione dell’ascoltare. La giornata più interessante fu
il lunedi 19, in cui in una serie di discorsi intorno
all’India, all Estremo Oriente, alle Missioni in Affrica
e contro l’Islam si ebbe un quadro delle opportunità
e degli ostacoli che il Eegno di Dio nella sua espansione fra tutti i popoli incontra nell’ora presente. Particolarmente impressionante il discorso di John Mott
sul tema Porte aperte nell’Asia orientale. Il Giappone
è divenuto il conduttore de’ popoli dell’ Estremo 0riente, ma dove li guiderà? la Cina sente la necessità
di trasformarsi assimilando la civiltà occidentale, qne' ste nazioni costituiscono una posizione strategica della
massima importanza ed urge intensificarvi l’infiuenza
del Cristianesimo, prima che esse, dopo avere imparato
i progressi della tecnica moderna, chiudano di nuovo
le porte in faccia agli stranieri. Con speciale interesse
(dati anche gli avvenimenti contemporanei nella Turchia)
l’assemblea si occupò della lotta contro l’Islam. Finora
le Missioni si volsero quasi esclusivamente ai popoli pagani , trascurando i seguaci del profeta della Mecca;
intanto la sua religione ha fatto e continua a fare impressionanti progressi e si estende dal Turchestan, nel
centro dell’Asia, ai grandi laghi nel centro dell’Affrica,
dall’ Oceano Atlantico fino a tutta la parte settentrionale dell’India, anzi, fino alle Filippine.
È inevitabile l’urto del Cristianesimo e dell’Islam e questa previsione richiede una preparazione speciale, apre
un campo di lavoro importante a studenti accademici
che si rivolgano alle Missioni.
Oltre alle assemblee plenarie vi furono adunanze speciali per le varie facoltà universitarie, in cui si trattarono temi di questo genere : Quali servizi sono chiamati a rendere nel campo della Missione teologi, filologi,
medici, giuristi, quale è il compito dalle donne cristiane?
Accanto alle sale del Congresso era esposta una biblioteca di opuscoli e ÌM concernenti la Missione,
scelti di preferenza fra quelli usciti dalle penne dei
vari oratori; cosi era reso possibile di completare immediatamente la parola udita con un permanente ricordo stampato.
La massima cordialità e fraternità nei pasti presi in
comune, nella gita ai medioevali ruderi del castello di
Giebichenstein, sorgente a picco sulla Saale. e nella
serata familiare offerta dalle signore di Halle. Si sentiva proprio (i due Valdesi presenti ne hanno riportata
l’impressione diretta) che l’amore di Cristo non conosce frontiere e annienta le diffidenze nazionalistiche,
e che una è l’opera del Maestro in tutto il mondo.
Al termine del Congresso, John Mott colla sua parola franca e incisiva fece sentire al numeroso ndito* rio che pendeva dalle sue labbra, che solo i frutti delr avvenire mostreranno se questo Congresso sia stato
0 no nn successo. Quali vocazioni missionarie abbiamo
avuto a Halle desta la prima scintilla, 0 ricevuto l’impulso definitivo, è ancora il segreto di Dio. Ma non possiamo pensare senza gioia e gratitudine aU’opportunita
offerta a tanti giovani accademici, all’inizio d un nuovo
semestre dei loro studi di entrare in contatto con qua,nto
di più vivo, di più eroico può vantare il Cristianesimo
moderno, di avere chiara la visione di fronte all incredulità e all’ indifferenza contemporanea dell’ apostolato
della Chiesa di Cristo, delle sue lotte, dei suoi trionfi
da un’ estremità all’ altra del globo, secondo la parola
Malachia 1. 11.
Teodopo liongo
Un'altra lettera dell'Onorevole
DON ROMOLO MURRI
L’On. D. Romolo Mnrri ha pubblicato nel giornale
. II Messaggero di Roma - 20 e 21 Aprile » nn
altro lunghissimo articolo per dichiarare a' suoi
critici : la sua posizione nella democrazia.
Noi ne stralceremo alcuni brani utili alla nostra
causa religiosa.
I democratici anticlericali non sanno apprezzare
l’opera del Mnrri tra i credenti, egli adunque li
rimprovera cosi :
« Gli anticlericali non sono disposti neppure a
tener conto del fatto che questi credenti da noi
condotti alla democrazia subiscono pure una interessante e profonda evoluzione religiosa. Infatti noi
dobbiamo spiegare ad essi come avviene che una
dottrina così essenzialmente democratica quale è
quella del Cristianesimo sia così apertamente o dimenticata 0 contraddetta da nn clero e da una
Chiesa che sono contro lo sforzo dei lavoratori verso
la solidacietà e la giustizia ; e dobbiamo quindi far
la critica di una religione esteriore e superstiziosa
che dell’insegnamento cristiano dimentica il primo
e massimo precetto ;. di un clero che mente con
tutta la sua vita a quello che, pur malamente, insegna ; di una Chiesa che s’accorda con le classi
ricche, scettiche e gaudenti, e con lo Stato ritornante sacrestano, per farsi baluardo della ricchezza
e del dominio politico contro la democrazia ».
Ma gli anticlericali rispondono al Murri : voi avete
fatto veramente tutto questo, ma perchè rimanete
prete ?... E il Vaticano dal cacto suo fa il medesimo
rimprovero al Murri, gli estremi si toccano, e tenta
di deformare la democrazia cristiana.
« La Chiesa romana non ha rinunziato, risponde
l’On., e non rinunzia al concetto che le società civili
debbono subire la sua egemonia ed accettare il suo
diritto e riconoscerle una posizione di privilegio. Essa
sente che l’ascensione e l’espansione delle masse,
in un regime democratico, rende impossibile il realizzarsi di questa sna pretesa, e tenta smorzare lo
sforzo del proletariato verso la democrazia... »
L’On. Mnrri combattè con tenace costanza e con
forza e con discreto risultato questo tentativo di
clericalizzazione del movimento sociale tra i cristiani
d’Italia e di ciò gli va data lode e riconoscenza. Egli
in questo articolo parla poi degli atteggiamenti e
delle tendenze della democrazia italiana dinanzi al
problema religioso e scrive questo di notevole : « Se
nei problemi di educazione la democrazia non può
in nessun modo intendersi con una società ecclesiastica la quale identifica gli interessi della educa
zione morale con i suoi interessi ed insiste in nn
sistema di educazione religiosa formalistico ed an
toritario e rigidamente conservatore, il quale la pone
in contrasto aperto con le più vive e profonde tendenze dello spirito contemporaneo ; tutt’altra cosa
è per quel che riguarda le nuove idee e correnti
religiose agitantesi nel seno del vecchio cattolicismo
ufficiale. Qui, non solo non c’è confiitto fra le esi-genze della educazione democratica e gli interessi
del rinnovamento spirituale e religioso voluto da
noi, ma c’è anzi identità fondamentale. Poiché noi
cerchiamo nella vita religiosa il massimo di sincerità e di intei-iorità e di libertà personale e intendiamo questa vita come la tensione massima dello
spirito individuale verso il compimento di ogni
giustizia e la fusione delle volontà, oggi discordi,
in una suprema volontà di bene, che è poi anche,
precisamente, l’ideale della democrazia. Solo che la
democrazia tende a verificare questo ideale nelle
opere civili e nei rapporti economici, mentre la
religione tende a verificarlo nella vita interiore delle
coscienze ; e quindi noi vogliamo netta distinzione
fra le due cose ».
Questo*^ fondamentale accordo fra il pensiero religioso rinnovato, che si va facendo largo faticosamente nel cattolicismo, e la democrazia, è apparso
già ed apparirà su scala assai più larga nell’avvenire dice rOn. Murri, ma noi crediamo che le sante
e giuste aspirazioni del Mnrri non diverranno nn
fatto compiuto se non quando egli e i suoi prenderanno come base di accordo religioso comune qualche
cosa 4i meno universalmente antipatico nella Chiesa
Romana.
Hutavo IWingafdi
Colleffìvismo cristiano
Siamo ancora in Francia, terra feconda di generose iniziative, e l’esperimento viene iniziato da
Paolo Passy, anima ardente di socialista cristiano.
Avendo ricevuto dal padre tuttora vivente, il
celebre pacifista e filantropo Federico Passy, la sua
parte di eredità, egli ha destinato L. 50.000 alTacquisto di nn podere per stabilirvi una società
agricola a base comunistica, o, come dice Passy, a
« base socialista cristiana ».
« Il principio della colonia, dice egli nell'A vantOarde, è quello del collettivismo agricolo : possesso comune del suolo, con sfruttamento collettivo
di una parte di esso ; divisione del rimanente in
parti eguali per quanto è possibile concesse in pieno
godimento ai soci ».
« Il sistema non è una novità »,dice con ragione
il Passy, lo si ritrova infatti, con piccole diversità
di forma, presso i popoli primitivi, e delle vestigia
ve ne sono rimaste ancora in alcuni comuni della
Svizzera, nei paesi balcanici, nel Mir russo, nel
comune di Forte-Mardyek nel nord della Francia,
dove il sistema è in vigore da tre secoli, e in altri
luoghi ancora. E’ il regime agrario che Mosè voleva
dare al popolo d’Israele, ma di cui codesto popolo
non volle sapere. « La terra è mia, e voi siete
forestieri e fittaioli presso di me », disse il Signore ;
ecco il grande e giusto principio, completamente
dimenticato ora e ritenuto come abberrazione sovversiva.
E’ quel principio che i socialisti vogliono rimettere in opera.q.che Paolo Passy, ispirato da puro
amor cristiano, tenta tradurre in pratica. Più avveduto dei primi cristiani di Gerusalemme, i quali
vendevano le loro possessioni per metterne il denaro
in comune, • riducendosi cosi ben tosto tutti quanti
alla miseria, il Passy compra la terra, unica nutrice
dell’uomo, e la ripartisce fra coloro che sono disposti
a lavorarla e che condividono le sue idee.
Due famiglie si sono già stabilite nel p(<dere per
incominciare i lavori, ed è stato redatto uno schema
di statuto, composto di 49 art. e preceduto dal seguente preambolo :
« I sottoscritti.
Convinti che il regime della proprietà capitalistica,
col favorire la concorrenza illimitata e col facilitare
lo sfruttamento dei deboli da parte dei forti ,
tende a concentrare la ricchezza nelle mani di un
piccolo numero cacciando gli altri nella miseria, e
a far nascere fra gli nomini sentimenti di animosità
e di odio;
Convinti che i cristiani possono trovare negl’insegnamenti della S. Scrittura e sotto la guida dello
Spirito Santo i principii di un ordinamento sociale
diverso, fondato sulla giustizia e la fratellanza,
hanno deciso di fare su piccola scala l’esperimento
di un tale ordinamento sociale, per quanto l’ambiente
capitalistico lo permette » ecc.
La società ha la durata di 99 anni, ed è diretta,
da una assemblea generale formata da tutti i soci
attivi ; e sono soci tutti gli adulti che accettano lo
statuto. P. Passy concede il più ampio godimento
dei terreni, dei beni mobili ed immobili, e quando
il momento gli parrà opportuno, farà donazione
completa del podere alla società. La proprietà collettiva può essere accresciuta dall’acqnisto o dalla
donazione di terreni adiacenti. Fra i doveri dei soci,
cito i seguenti che non starebbero male applicati
anche a società non collettiviste :
E’ proibito danneggiare in qualsiasi modo i beni
della società e dei proprietarii vicini ; infrangere la
morale sessuale ; ubbriacarsi e fare abuso di bevande
3
LA LUCE
alcooliche ; smerciare liquori o narcotici, salvo che
per uso medicinale, prodotti malsani o sofisticati,
articoli di moda, oggetti di lusso ; esercitare industrie
nocive 0 incomode per i vicini ; incrudelire contro
gli animali; ricorrere ai tribunali.
Per una società sovversiva, via, non c’è tanto
male.
I benpensanti e i cristiani tradizionalisti fremono
d’orrore nel vedere la parola « cristiano » accoppiata a quegli altri terribili vocaboli di socialismo,
collettivismo e magari anarchia ; ma è semplice quistione di pregiudizio, è ci dovranno sempre più fare
l’orecchio. Fra quei termini non c’è nulla di antitetico e gli esempi pratici, nei tempi antichi e moderni, non mancano. Ciò che trasfigura quei termini
spauracchi per i campi opposti, socialisti materialisti
e credenti conservatori ; ciò che li armonizza e insieme li fonde, è lo spirito cristiano di fraternità e
di amore, di giustizia e di pace, di santità e di sacrifizio.
Alla nobile iniziativa di P. Passy, il fervido augurio di completo successo e di motti imitatori.
Enpieo
CROCE AZZURRA
Attraente conferenza al Perrero (Valli Valdesi) data
dal pastore cav. D. Peyrot contro l’alcoolismo. Proiezioni luminose. Uditorio numerosissimo.
*
Ut ^
Nel Belgio si fa propaganda antialcoolista nelle
scuole.
L>’ñus fría futura e il 'faticano
Quando Francesco Giuseppe crederà bene di lasciare questa valle di lacrime e volgerà a miglior
acque la navicella dd suo spirito, grandi cose si
vedranno nel mondo., L’Austria avrà di certo un
nuovo regnante, ivi ci saranno innovazioni sociali e
religiose : riordinamenti giuridici e militari ; si
vocifera e quasi si afferma che ci sarà anche qualche
guerra con l’Italia... e che al papa verrà restituito
il potere temporale ! Nientemeno che il potere temporale !
Questa notizia apprendevo dal Giornale di Sicilia
che riproduceva un’articolo di Jean Bernhardt, corrispondente AÚ OH Blas.
Secondo l’articolista austriaco, il colpo di grazia
lo darà il futuro imperatore, e lo farà con l’aiuto
della contessa Chottek, sua moglie, che protetta dal
clero e dai clericali si prepara a divenire imperatrice.
« Sopra una carta dell’Italia che l’arciduca medita qualche volta, si è trovato descritto un piccolo
triangolo di cui il Vaticano occupa uno dei vertici
e che rinchiude una striscia di terra sino al mare
tra Fiumicino ed Ostia. Si tratterebbe di neutralizzare questa striscia di terra per darla in completa
proprietà al papa che riavrebbe cosi un regno minuscolo, un principato piccolissimo, ma sufficiente
per dichiararsi sovrano, per dirsi indipendente e per
potere uscire dai vecchi palazzi, andare fino al mare
e ricevere i sovrani stranieri sopra il territorio che
sarebbe suo, e dove sarebbe padrone assoluto ! »
Che sogni dorati! che dolcezza! che amenità! Il
potere temporale ristabilito ! il papa di nuovo re e
imperatore !
Ma, e in qual modo, in quali termini ?
— Oh ! non crediate, dice l’arciduca austro-papalino, non crediate che il papa abbia il desiderio di
spadroneggiare su tutti quegli stati e staterelli che
una volta gli ubbidivano ciecamente, no. Papa Sarto
è mene ingordo dei suoi predecessori ; egli, poverino,
è tanto umile, è un vero serous servorum Dei che
un regno minuscolo, un principato piccolissimo, una
striscia di terra che vada da Fiumicino ad Ostia,
basta a soddisfare i suoi pii desideri.
Ma il futuro imperatore ha fatto bene i suoi
conti ?
Vittorio P. Trobia
Se anche fosse?
L’Unità Cattolica, l’organo del Vaticano, sostiene
a proposito del modernismo, che « tutta questa
guerra alla chiesa finirebbe se essa si rassegnasse
a romperla col celibato ». E cita una serie di fatti
per dimostrare che « come pel passato, anche per
i nostri tempi, tutti i sacerdoti ribelli si sono decisi
a gettare la veste talare perchè avevano presa l’altra
decisione di romperla con i voti. » Poi aggiunge :
« Di un certo ex-pretino siciliano, discepolo arrabbiato d’un maestro modernista, mi consta che gettò
l’abito alle ortiche dopo circa sei mesi di lezioni di
lingua greca date a una signorina intellettuale. Come
mi consta ancora di una trentina di pretini modernisti siciliani. »
Noi dubitiamo assai della psicologia sommaria delVUnità; ma se anche fosse? Meglio rompere un
voto, che Dio non ha mai richiesto, che non vivere
nel fango. Che ne dice V Unità f
La Dottrina Cristiana spiegata al popolo
Si risponde ad alcune obiezioni
circa l’incarnazione.
D. — Esponete una osservazione che {a proposito
della nostra fede ortodossa eirca la generazione
eterna del Verbo, i due stati di esso, le due nature
che in Cristo s'incontrano in un'unica persona, le
due volontà, eoe.), sogliono fare i cristiani eterodossi,
fideisti e simili.
E. — Essi dicono : Le confessioni di fede dell’antica Chiesa Cattolica, mantenute dalla Riforma del secolo XVI, sono frutto di speculazioni umane sul Cristianesimo, sono la conclusione' di ragionamenti teologici e filosofici sull’Evangelo, sono effetti della mania
ragionatrice. Perciò esse non esprimono il Cristianesimo puro e semplice ed hanno il massimo vizio di
voler definire cose m steriose ed indefinibili.
D. — Rispondete a questa osservazione.
R. — I « Credo » cattolici sulla generazione eterna
del Verbo, sulle due volontà, ecc., non sono conclusioni
di ragionamenti e speculazioni umane, ma sono l’affermazione precisa di verità contenute nella rivelazione.
E’ vero che queste verità sono state e saranno sempre
oggetto delle speculazioni del pensiero umano, le quali
speculazioni sono dirette ad approfondire le verità stesse,
a difenderle, a distruggerle dagli errori- Ma esse verità
preesistono a qualsiasi speculazione. La Chiesa Cattolica antica — Madre nostra — le ha confessate nei
« Credo » ecumenici non come conseguenza delle menzionate speculazioni, che pur ebbero luogo, ma in seguito ad accertamento di fatto del deposito rivelato.
E’ poi assolutamente falso che i « Credo » ecumenici
dell’antica Chiesa Cattolica, scrupolosamente matenuti
dalla Riforma del secolo XVI, pretendano definire minutamente il lato misterioso e perciò indefinibile delle
verità cristiane. No; i « Credo » ecumenici non fanno
questo. Essi affermano i fatti misteriosi che sono oggetto della credenza, ma non pretendono punto spiegare il come di questi fatti. Cosi per esempio : Il
Credo niceno afferma che il Verbo è generato ab eterno
dal Padre. Ecco un fatto. Ma spiega forse il Credo come
avvenga questa generazione? Nemmeno per ombra.
Egualmente il Simbolo di Calcedonia afferma le due
nature. E’ un altro fatto. Ma tenta forse il Simbolo di
spiegare e definire il come le due nature si uniscono
in Cristo in una persona ? Affattissimo. Dunque l'osservazione dei fideisti e simili è destituita di fondamente
e tradisce la smania di fare man bassa dei dommi cristiani (fatti compiuti dal Cristo e dottrine rivelate) sotto
colore di respingere speculazioni intellettualistiche su
di essi.
D. — Esponete ora una obiezione che il razi&nalismo suole fare contro la incarnazione del Verbo in
Gesù Cristo. j
R. — Dicono ; L’idea non può attuare tutto il suo
significato a profitto di jina sola individualità. L’idea
non può spiegare tutta la sua fecondità infinita a pro
di uno solo uomo e mediante un solo uomo. Perciò il
Cristo non può essere la rivelazione completa di Dio:
nè un uomo individuo, sia pure Gesù Cristo, può essere la rivelazione deH’nmanità tutta intera. Non v’è
che il mondo spirituale nel suo insieme che possa rivelarci la natura divina; e non v’è che il genere umano
nel suo insieme che possa dirci che cosa è la vera umanità.
D. — Cominciate a rispondere a quest'obiezione,
E. — Il dire che l’idea non può attuare la sua pienezza in un solo individuo è vero soltanto nel senso
che l’idea non può essere la proprietà di un solo individuo a danno di tutti gli altri. Or non è questo il caso
nostro. Ma l’obiezione — nel senso che le dà la critica razionalista — poggia sul falso; poiché, contrariamente a ciò ch’essa afferma, noi vediamo che, in tutte
le sfere della vita, l’idea attua la sua pienezza dapprima
in un solo individuo e da questo rifluisce sugli altri
come da un centro d’irradiazione. Così si spiegano quelle
grandi individualità che la storia considera come i capi
e mediatori del progresso. Le opere classiche (per
esempio l’epopea omerica) non meritano questo titolo
che a condizione di rappresentare l’arte tutta intera.
Per gli uomini storici s’impone la medesima esigenza.
D. — Continuate la, vostra risposta all’obiezione
per ciò che riguarda la rivelazione di Dio in Cristo.
F. — Il dire che soltanto il mondo spirituale nel
suo insieme può rivelarci Dio, e che quindi cotal rivelazione non può aversi in Cristo, sarebbe obiezione valida
se la dottrina dell’incarnazione c’invitasse a contemplare in Cristo Vessensa della deità in senso stretto e
reale. Ma non è cosi. L’incarnazione c’invita a contemplare in Gesù Cristo la pienezza della divinità, vale
a dire l’unità intensiva di tutte le sue forze. Ci spieghiamo con un paragone: Non diciamo noi che l’uomo
è la pienezza nella creazione ? Eppure, ciò non .significa che l’uomo possieda tutte le perfezioni diverse
sparse nel regno animale : la forza del leone, lo sguardo
dell’aquila, l’agilità del cervo, ecc. Ma tutte queste qualità sì trovano neU’organismo deH’norao allo stato di
un equivalente appropriato alla sua natura. Così in
Cristo non contempliamo l’essenza della divinità, ma
la sua immagine, la sua forma esteriore, la massima
incarnazione possibile della forza viva che da lei procede. L’obiezione, quindi, non tange il domma dell’incarnazione, se questo è inteso a dovere.
D. Terminate la vostra risposta per ciò che ri^
guarda la rivelazione dell'intera umanità in Gesù.
R. La risposta è mù.og&,mutatis mutandis, alla precedente. Non vogliamo mica dire che in Gesù si trovino
tutte perfezioni particolari sparse nell’intera umanità.
Ma vi si trova la perfezione essenziale, quella cioè che
tutte le altre in sè racchiude. Nè il regno di Dio attuato
in Cristo deve^considerarsi avulso dal resto dell’umanità.
Al contrario, esso non è che la cellula madre del regno.
E,' come abbiamo detto altrove, l’Uomo - Dio che lavora
all’attuazione dell’Umanità - Dio in un mondo deificato.
Esponete un’altra obiezione della critica razionalista.
Dicono : Siccome ogni sviluppo evolutivo procede dal meno al più, ne segue che il primo termine
dì una serie ascendente non può essere il più perfetto;
e ne segue pure che un grado qualunque è sempre più
elevato di quello che lo precede. Applicando questo
principio a Cristo, la critica considera Cristo come la
prima causa di un nuovo sviluppo, e perciò conclude
che egli possiede in una maniera imperfetta questo principio di sviluppo.
D. — Rispondete all’obiezione.
R. — Ciò che si afferma nell’obiezone è vero relativamente; non in modo assolato. E’ vero, cioè, quando
si tratta di individui appartenenti ad un’epoca di transizione e di preparazione; quando, in altri termini, si
tratta di precursori. Questi possono non oltrepassare
l’epoca preparatoria del momento creatore. Ma non è
più vero quando, terminato il periodo preparatorio,
sorge la potenza creatrice. Questo primo anello della
nuova serie sarà anche il più perfetto. Non già perchè
ne attui il pieno e perfetto sviluppo, ma perchè ne
contiene intimamente la legge e le possibilità tutte
quante. E la legge divina áñW’elezione che la storia ci
dimostra attuata in tutti i genii creatori, in tutti i
grandi maestri, ciascuno dei quali è il primo e più
perfetto anello di una serie. Questa legge si attua in
maniera ancora più alta quando si tratta dì una redenzione, di una rinascita deU’umanità. Gl’iniziatori
di nuovi'svìlnppì relativi sono obbligati, in un dato
momento, a cedere il posto ad iniziatori nuovi. Ma l’iniziativa^della rinascita, il secondo Adamo, è, invece, il
capo di uno sviluppo che nessun altri potrà mai cancellare 0 assorbire. Egli è, perciò, il tipo per tutti i
tempi, per tutte le età, per tutti gl’individui.
n. i.
4
LA LUCE
Gaardaodo attorno
(Noterei!e e Spigolature)
Brevità assoluta, poiché il problema dello spazio si
fa per noi ogni settimana più grave.
«
Il papa non è femminista: e l’ha mostrato chiaro
in un discorso alle Dame cattoliche italianè.
fRINIAVEKA T3BLLA VITA
Nella sua conferenza su Mazzini e la futura sintesi
religiosa. Angelo Crespi ha espresso, tra altre molte,
la sorridente idea che « una trasformazione in senso
religioso dell’atmosfera della vita italiana non potrebbe
a meno di fare dell’Italia lo strumento della redenzione dei paesi cattolici meno progrediti
*
Cogliamo questo periodo del Murri che mette il
conto di ricordare : « Se qualche cosa mi divide dalle
varie frazioni della democrazia è una più intensa
preoccupazione dei problemi etici ed educativi, o, in
altre parole, della vita delle coscienze e dello spirito
umano ; ma questo è un fatto così poco clericale, che
proprio esso, anzi, ha determinato il mio anticlericalismo, diverso da quello pedestre e declamatorio^ che
conosciamo da tempo ; ma per questo stesso... più temibile ai clericali... addormentatori... di coscienze ».
La Turchia è allagata di sangue. I poveri armeni
sostengono una nuova asperrima persecuzione. Infine
a quando? Dio voglia che da questa crisi la Turchia
esca rinnovata e risoluta a rinunziare finalmente alla
sua sete di sangue.
»
* * ...
Il libro La libertà di coscienza e di scienza di quel
valentuomo che è Luigi Luzzatti desta l’attenzione
generale, e meriterebbe davvero uno studio minuto e
accuratissimo. ^
Leggiamo nel Corriere dilla Sera: « Una marchesa
uccisa a Firenze per amore •. Alla grazia 1
«
L’autore della Preghiera del marinaio italiano, comparsa di questi giorni nei fogli quotidiani, sarebbe
non il Bonomelli, ma il Fogazzaro.
♦
* *
Le... francesi sono state appagate con la beatificazione di Giovanna d'Areo. Ma era necessario di offrire un po’ di zuccherino anche ai... francesi. E cosi,
domenica scorsa, si è fabbricato un nuovo beato:
Giovanni Eudes. Giovanni e Giovanna!
*
Il Giornale d’Italia ha pubblicato un notevole articolo di Antonino Añile su Darwin. Le idee espresse
non sono nuove per noi, ma si leggono con piacere.^
•4!
4« *
Additiamo finalmente ai Lettori un importante articolo e assai erudito su le Questioni sociali e religiose che il giovane e ormai notissimo scrittore Furio
Lonzi ha dato alla luce, nelle eleganti pagine della
Vita letteraria.
BANDIERA BIANCA
Il problema della pace fra le nazioni (scrive il sig.
G. G.) non è abbastanza propugnato tra noi. Il prof.
Momigliano^ sotto gli auspici della Società per la Pace)
diede in Milano una conferenza, piena d'idee, su
L’ideale della pace nei profeti d’Israele e nell'antichità classica : e quest’attraente conferenza dovrebbe
servire di monito anche a noi. Non accettiamo il suo
concetto del Dio d'Israele. Non possiamo — dice ancora il signor G. G. — accettare senza benefizio d’inventario altre idee espresse dal conferenziere; ma ci
parvero assai opportune le citazioni tratte da Geremia, Ezechiele, Isaia ed Amos circa alla giustizia e
alla pace. Ci rallegra in ogni modo il fatto che l’egregio professore siasi occupato della Bibbia. Oh se
tutti i nostri concittadini volessero imitarlo 1
L’A. C. d. G. di Roma, di cui è Segretario Gè-,
nerale il pastore Coisson e Presidente il prof. Nesi,
ha dato domenica sera un piacevole trattenimento,
al quale presero parte attiva il Prof. Bartoli con
nna breve conferenza su le Biblioteche dell’India, il
signor Ettore Celli che dispone d’nna voce potente,
il prof. Ubertone che suona con molta delicatezza
il violino, la signorina Fiore già assai nota tra noi
come brava pianista.
L’incasso sarà versato a prò della biblioteca dell’A. C. d. G. medesima.
Esercito della Salvezza.
Martedì scorso presso la sede della A. C. d. G.
di Roma la signora Peyron Ronssel diede in francese, un’ importante conferenza intorno &\\'opera
sociale dell'Esercito della Salvessa. Non riassumiamo il discorso detto in ottimo fransece e illustrato da molti commoventissimi esempi pratici di
rilevamento sociale e morale da Dio operato mediante
VEsercito della Salvessa. L’opera di Villa Speranza a Milano ha dato buoni frutti, ma abbisognerebbe di maggiori aiuti pecnniari.
Parlò anche il signor Jeanmonod ascoltatissimo.
Entrambi furono presentati dal Presidente del nostro Comitato signor A. Muston, il quale pronunziò
nna preghiera in principio e alcune parole di ringraziamento e di esortazione alla fine.
L’opera pratica a cui attende \Esercito della
Salvezza dovrebbe eccitare l’emulazione di tutti i
cristiani.
All’uscita, una colletta prò Villa Speranza.
Una consimile adunanza aveva avuto luogo, in privato, il giorno avanti.
Jltlla Penisola e nelle Jsolc
per la jYlorak
Mercoledì, 21 aprile, seduta dell’Associazione ginevrina contro la letteratura immorale, all’ Ateneo. Vi
parlarono, tra gli altri, il pastore Roechrich presisidente e l’abate Farry.
llifiiinla Caifiinlia tedesca, presso Trieste, cerca silICCOIll Ifliniyiifl gnorina istruita, non sotto 20 anni,
per insegnare la lingua Italiana. In cambio
di tedescò e musica e piccola mesata. Rivolgersi A. L.
Redazione Luce.
JLuserna S. Giovanni.
Il Dr. cav. Gay favorisce energicamente la diffusione
del nostro periodico.
Finerolo
Bravo diffonditore di,„ Luce è anche il- pastore E.
Pascal.
- La Lanterna Pinerolese riporta per intero l’articolo Il sovversivo del nostro egregio collaboratore
prof. Enrico Rivoire.
jPomaretto
Il Dr. G. Banchetti è un gran diffonditore di Luce.
— Edificante festa per lo scoprimento d’una lapide
ai giovani pastori tedeschi Jäckel e Siegfried conte
di Luttichau, benefattori di quella chiesa.
Biella
La Provincia di Cremona e il Caffaro di Genova
hanno, come il Giornale d'Italia, pubblicato un riassunto dell’articolo ohe il Dr. E. Meynier scrisse per
la Luce intorno alla formula« Libera chiesa in libero
Stato ».
Aosta
(Augustanus) — Fra le tante processioni che si fanno
in Aosta nel corso dell’anno, questa di Pasqua merita
di essere conosciuta, perchè caratteristica.
La mattina prima dell’alba si ode una insolita animazione per le vie, mentre le campane delle due cattedrali e delle altre chiese annunziano in coro al popolo dei divoti — e a chi preferirebbe dormire ancora
— che qualche grande e solenne cerimonia sta per
cominciare.
Per la circostanza sono illuminate la maggior parte
delle case prospicienti sulle vie principali ed in special modo la fontana, monumento eretto in memoria
della fuga di Calvino. Sullo schiarir del giorno, ecco
partire dalla chiesa di S. Croce la processione composta di confraternite, del clero e del popolo, con fiaccole, la quale, accompagnata dal vescovo col dio-ostia
sotto il relativo baldacchino, percorre in lungo e in
largo la città, salmodiando litanie alternate con sinfonie della banda musicale cittadina.
A vedere tanta esultanza si potrebbe facilmente credere che, contrariamente a tante altre solennità pagano-papistiche che si festeggiano ad Aosta, questa
almeno rivesta* un carattere più cristiano. Perchè
tanta luminaria e salmodico musica, perchè sì rumorosa manifestazione di allegrezza all’ alba del giorno
di Pasqua se non per rialzare agli occhi del popolo
la somma importanza del fatto della risurrezione^ di
Gesù Cristo ?.. Mi rincresce molto, ma tutt’altro è il
significato di questa processione ! Il fatto che si vuol
commemorare ed esaltare, non è già la risurrezione
di Cristo, — questo pare importi poco ai nostri preti
— ma bensì la fuga dell’eresiarca Calvino nell’anno
1536..
Quando i buoni valdostani pensano al tremendo
pericolo cui hanno sfuggito i loro padri allorquando
l’eresia di Calvino dilagava oltre le Alpi, si sentono
compresi di profonda gratitudine e continuano ogni
anno a celebrare il glorioso ricordo della liberazione
ottenuta e si rallegrano di essere rimasti immuni
dall’eresia calvinistica.
A dir la verità, non è niente sicuro che Calvino sia
passato ad Aosta nel 1536 e solo due anni fa l’egregio
professore H. Correvon nel Journal de Genève provava l’impossibilità del passaggio di Calvino nella
Valle d’Aosta a quella data. Ma lasciamo correre, sia
leggenda, sia fatto storico, il significato del monumento in memoria della pretesa fuga di Calvino, nonché della processione nel giorno di Pasqua rimane lo
stesso.
Un regolamento di polizia urbana, pubblicato nel
1778, diceva che l’uso della grande processione « era
stato stabilito per ringraziare Dio della fuga dell’eresiarca Calvino e in pari tempo per ricordare allo zelo
dei cittadini la fedeltà dei nostri antenati alla fede
cattolica e romana ». Il giornale attuale dei preti si
compiace di rilevare che quantunque quel regolamento
non abbia più forza di legge a partire dal 1848, però
gli Aostani d’oggi non sono punto degeneri dai loro
illustri avi. Esso aggiunge gongolante che si ha motivo di credere che la diocesi d’Aosta sia la sola nel
mondo a godere un tanto privilegio di portare trionfalmente in processione l’ostia consacrata all aurora
del giorno di Pasqua !
E’ il caso di dire : chi si contenta, gode. Hanno veramente di che essere sodisfatti di avere scampato al
pericolo dell’eresia questi messeri ohe non si danno
la briga di esaminare la storia ! Come lo fa notare
lo storico Osonnet, nel 16‘ secolo Ginevra ed Aosta erano due grossi borghi pressoché di uguale importanza. Ginevra, accogliendo Calvino con la sua riforma
è diventata... la città di Ginevra; invece Aosta, respingendo lo spirito rinnovatore della Riforma, è rimasta
Aosta, cioè un grosso borgo agricolo di circa 4000 abitanti, dove prospera il clericalismo ed hanno gran
virtù le « medaglie miracolose » I
Brescia
Il pastore E. Rivoire ci scrive: « Una prova che
non perdo di vista la Luce sta nel fatto che domani
darò qui una conferenza sulla stampa evangelica ».
Se tutti imitassero il pastore di Brescia!
Livorno.
Proponiamo anche quel pastore (Dr. G. Grilli) e
quel venditore (sig. A. Vendrame) ad esempio, come
efficaci propagatori del nostro periodico.
Maddalena (Sardegna)
(L. C.) Un predicatore cattolico-romano, nell’ultima
sua predica, così invocò il Crocifisso : « Oh ! Signore,
perdona pur anco ai protestanti che sono nemici di
Crùto ».
Quest’accusa ingiusta non poteva passare inosservata ; l’Evangelista, sig. Virginio Clerico, vi rispose
con una conferenza intitolata : « Se i protestanti sono
nemici di Cristo secondo l’asserzione di un quaresimalista >.
Il successo fu grande nel paese ; da 120 a 150 persone entrarono nella nostra piccola sala di culto,
molte delle quali se ne ritornarono con idee chiare sur
una verità e una fede, che avevano sin allora ignorate.
Roma
Il prof. Bartoli ha dato una conferenza fuori programma su Giovanna d’Areo. Numeroso pubblico.
— Pare che il passaggio del prof. Bartoli, come
prima quello del sig. Mingardi, alla nostra chiesa dia
potentemente ai nervi ai signori áeVí’Araldo Cattolico,
che riempirono il loro giornaletto di lamenti da straziare il cuore... Per amore della propria causa, quei
signori hanno fatto anche dei sacrifizi pecuniari. Figuratevi che domenica sera, durante la conferenza
Bartoli, dei ragazzetti regalavano 1’ Araldo, dinanzi
alla nostra chiesa di Via Nazionale e fin quasi sugli
scalini di essa. Come ognuno s'avvede, questo è un
gran buon segno !
— {Italico) Ci è stato grato di udire il nostro ottimo amico dott. Lang di Potsdam alla seduta inaugurale della conferenza dei pastori tedeschi della diaspora Italiana e di vederlo quindi fra gli uditori di
padre Bartoli a 107 Via Nazionale.
Le meritate accoglienze fattegli da tutta la colonia
germanica non sono meno calde e sincere da parte
della Chiesa Valdese di cui è sempre stato un provato
amico.
Catania
Anche qui — in grazia dello zelo del pastore G. Fasulo - la Luce ha quasi raddoppiato i suoi lettori.
Abbiamo voluto questa volta accennare ad alcuni
tra i principali sostenitori del nostro periodico, ad
ai toTiH oUri ehe notrebbero aiutarci
eccitare lo zelo di tanti altri che potrebbero aiutarci
e non ci aiutano abbastanza.
5
Supplemento al N° 18
DELLA “LUCE
A^namento straorfllnario aUa dal 1° aprile al 31 dicembre y.
99
(Tempio Evangelico di Via Nazionale 106)
Boma 25 Aprile 1909
Egregi Signori
Un ora fa ricevetti un fascio di nameri dell’
raldo Cattolico dove, voi, illustri scrittori anonimi,
procurate con la migliore intenzione del mondo di
confutare le mie conferenze e di fare la réclame al
vostro dimenticato Giornale. Benissimo! Fin qui nulla
di male. Siamo in tempo di guerra, e, come dice
Orazio, « damusque reddimmqiie vicissìm » .
Ma dovrebbe essere guerra onesta, leale, cristiana,
non fatta a base di bugie, di calunnie e peggio. Ora,
io vi accuso formalmente di svisare le mie parole,
di alterare i miei concetti, di snaturare le mie idee,
e di mettermi in bocca quello che non ho mai detto’
e quello che non ho mai pensato.
Io potrei illustrare quanto qui asserisco con numerosi esempi; ma ne prendo uno. a caso, quello
che mi corse sott’ occhio non appena apersi 1’ opuscolo che avete stampato a parte contro di me, a
proposito della mia conferenza ;
« I ti'e gradini storici del trono papale «.
Voi avete la pretesa di seguire passo passo la mia
conferenza e di confutarmi. Ma in qual modo? Come
dissi, apro a caso, e leggo a pagine 10:
Libertà del Concilio
« Nel Concilio di Trento, però, dice il Signor Battoli, i Vescovi non ebbero affatto libertà. Le dottrine
da definirsi venivano preparate qui a Roma e si
mandavano a Trento per la definizione come si manderebbe una pietanza bella e preparata con l’ordine
scritto; Mangiate. I Vescovi erano, cosi, ridotti a
dire un semplice: Placet, mi piace. E questa coazione era molto facile ad esercitarsi, data laigno
ranza e la depravazione di molti Vescovi, come si
rileva da un Diario redatto dal Segretario del Concilio e pubblicato in questi ultimi anni ».
I signori Alfa, Beta e Gamma dell’ Araldo, con
queste parole suppongono e fanno credere ai loro
ingenui lettori che io abbia citato il Diario di Angelo Massarelli Segretario del Concilio, per provare
« l’ignoranza e la depravazione di molti Vescovi » e
questo essi confutano energicamente. Inutile fatica.
Signori no: io ho citato quel Diario per dimostrare
in qual modo il Segretario del Concilio trattasse i
Padri che anche in minime cose ripugnavano alla
dispotica volontà del Papa e dei Cardinali legati.
Voi svisate le mie parole^ e poi con una volata rettorica passate a confutarmi ! Affé mia che è facile !
Ecco le vostre parole:
« Ma nel Diario di un Segretario, dice il Bartoli, si hanno apprezzamenti poco lusinghieri sulla
moralità di alcuni Vescovi presenti al Concilio di
Trento.
E che per questo ? Perchè il Battoli ha poi trascurato di fer sapere al suo uditorio che se alcun
Vescovo vi era né troppo morale nè troppo dotto, in
numerevoli eran quelli che risplendevano per virtù
e per dottrina ? Il Cardinal Polo, il Cardinal Oslo,
Bartolomeo de' Martiri Arcivescovo di Varmia in Polonia, Antonio Agostino Vescovo di Praga, Bartolomeo Carranza Arcivescovo di Toledo, Tommaso
Campeggio Vescovo di Feltre, Luigi Lippomano Ve
scovo di Verona, Giov. Francesco Commendone Vescovo di Zante e molti che sarebbe lungo il rammentare, sono nomi davanti ai quali deve inchinarsi
ed un Bartoli e quanti sono predicatori protestanti ».
Signori scrittori anonimi dell’Araldo, mi dispiace
per voi, ma qui voi avete preso uno stupendo granciporro ! Voi avete combattuto un mulino a vento.
Avete confutato un’ombra. Vi siete creati colla vostra fantasia un nemico imaginario, e poi, giù, botte
da orbi ! Ovvero, anche per risparmiarvi la fatica
di pensare e di scrivere, avete preso un Vaisecchi
qualsiasi o altro zibaldone settecentista contro i protestanti, l’avete portato al proto, dicendo : « To’ : copia
e stampa. Il Bartoli ha parlato dei Concili di Firenze e di Trento; avrà detto le solite casti’onerie.
Qui c è la loro confutazione. Consegna questo libro
al compositore, e abbiamo fatto il becco all’oca ».
Scrittori anonimi dell’Araldo, scusatemi tanto; le oche
siete proprio voi ! Patemi il santo piacere! Prima di
sfoderare la vostra durlindana e di menar le mani,
provate prima, se il vostro nemico sia uomo in carne
ed ossa, o non anzi un fantasma vestito di vento.
Io non ho mai detto una simile castroneria, quale
voi mi mettete in bocca. Io non ho parlato affatto
della ignoranza o depravazione dei Padri del Concilio. Ho recato, come dissi, il D ario di Angelo Massarelli, Segretario del Concilio, per dimostrare com’egli, badate bene, egli, non io, trattasse quei
Padri, bravi, buoni e dotti, i quali, anche per poco,
differivano in opinione dai padroni e tiranni dal Concilio, i Cardinali legati. Mi appello formalmente a
tutti i miei uditori perchè rendano testimonianza
della verità di quanto dico. Voi, dunque, mi calunniate, svisate le mie parole, alterate i miei concetti,
e non fate della critica onesta, no, ma siete grassatori e carnefici della verità.
Calunniate, calunniate; qualche cosa resterà : ecco
il vostro motto ! Però io, non a vostra correzione,
ma a quella di quei pochi preti che seguono la vostra guida, aggiungerò qui sotto quanto dissi in
quella mia conferenza, i periodi, cioè, da voi incriminati. E posso farlo tanto più agevolmente, in
quanto che li lessi dal manoscritto, non li recitai
a braccio od a memoria. Eccoli :
Si oda come il Segretario del Concilio, Angelo
Massarelli, tratta nel suo Diario i Vescovi che in
una certa questione non ubbidivano ciecamente al
Papa. Si trattava se si dovesse cominciare il Concilio dai dogmi o dalla riforma dei costumi. L’Imperator Carlo V, il Re di Francia, i Vescovi, i Francesi, i Tedeschi, gli Spagnnoli e in »generale tutto
il popolo cristiano volevano si cominciasse dalla riforma . il Papa, invece, voleva si cominciasse dai
dogmi, e ciò per abbattere Lutero che mirava a
colpi} e il Papato nel cuore. I più dei Vììscovì presenti al Concilio stavano per la riforma, e perciò il
Massarelli nel suo Diario li chiama matti e stolti.
Cito le sue parole:
« Item di questa opinione (di cominciare il Concilio
dalla riforma) è il Vescovo di Fiesoli, il quale è
molto ostinato, e imprudente... ignorante, maligno...
è una bestia e dice cose da ignorante et pazzo.
Item il Vescovo di Chiozza, il quale, sebbene è
dotto... pure è di poco cervello, pazzo... ingrato, infedele et villano.
Item della stessa opinione è il Vescovo di Capaccio. uostui lo fa per malvagità... è persona vana
et superba, di poche lettere et di giudizio irregolato.
Item il Vescovo di Bitonto, Frate Cornelio... Costui
ha assai buone lettere, ma di giudizio e di prudenza
è si scemo che non è differenza da lui a un cavallo.
Item tutti gli Spagnuoli, cioè, Astorga, Pacense,
Lanciano, Castellamare, dei quali non dirò altre particolarità se non che sono spagnuoli...
^ Di questa opinione erano ancora i Francesi, cioè^
1 Arcivescovo Aquense, ecc,, i quali, per essere persone più semplici, mostrano che si muovevano per
buon zelo. (Nota. Il Massarelli tratta bene i Francesi perchè godendo un beneficio in Francia, temeva
collo sparlar di loro di perderlo).
Item il Vescovo di Aquino, quale essendo vecchio
et rimbambito, non è meraviglia se ha poco cervello,
come certo ancora hi poca coscienza, etc...
Dell’altra opinione (cioè di quella che si cominciasse dai dogmi, sostenuta dal Papa e dai legati) erano
tutti i prelati cattolici, come Ivrea, Feltre, ecc. (1) ».
Sono contentigli scrittori'anonimi dell’Araldo Cattolico ? Accuso io i Vescovi del Concilio di depravasione e d’ignoranza? E cosi fate la critica, voi,
dottoroni e teologhi di Santa Madre Chiesa ? Mi
congratulo con voi e mi congratulo altresì coi vostri tredici lettori, i quali si lasciano mistificare cosi
a egramente dalle vostre bugie. Ma se avvenga mai
che fra essi si trovi un altro Angelo Massarelli, egli
avrà cento mila ragioni se applicherà a voi gli epiteti non troppo gentili che quel Romano del secolo
decimosesto regalava contro ogni diritto alla grande
maggioranza dei Padri del Concilio. Non sarò già io
a chiamarvi con tali nomi; lo farà un lettore anonimo dell Araldo Cattolico in quest’anno di grazia
1909. Il quale anche potrebbe dirvi sul muso: Cari
scrittori anonimi del mio Giornale, cosi, eh ? voi
ingannate i vostri lettori ? Ho capito ! ab uno disco
omnes ! Da questo strafalcion, giudico gli altri. Voi
non combattete il Bartoli, ma un altro autore che
VOI forse tenete fra i vecchi libri della vostra biloteca. Egli non si è mai sognato di pronunciare
le parole che voi gli mettete in bocca ! Voi svisate
il suo concetto a pagine 8, quando asserite aver Ini
seguito il Basnagio, il Mosemio e lo Sciropulo; è
inventata di sana pianta la « difficoltà » che gli mettete in bocca a pagine 9; è interamente alterata
quella che voi stampate a pagine 10; è inventata,
nella sua seconda parte, quella di pagine 11; ed è
interpretata malignamente quelta di pagine 12. Scusatemi; il vostro, non è operare da galantuomini !
Se volete fare un po’ di réclame pel vostro giornalucolo, padroni! ma non dimenticate le leggi dell’onestà letteraria e quelle della carità cristiana !
Quantunque, temo assai che la vostra réclame, fatta
a grossi caratteri per lungo e per traverso del vostro opuscolo, non riesca, come si dice, a cavare un
ragno dal buco. Non è vero, per esempio, che
- ì Araldo Cattolico combatte il protestantesimo ».
mi '' ® la volontà :
ma, per vostra disgrazia, fate come i pifferi di mon»
(1) Concihum Tridentinnm Diariorum Pars I. Massarelh. Dzarzum I, p. 382. Edidit Sebastianua Merkle,
6
6
tagna; andate per suonare... i protestanti, e siete...
sonati... Non è vero che « Sa rispondere ai protestanti chi legge l’Araldo Cattolico ». Bella figura mi fareste fare voi, se avessi a ripetere pappagallescamente i vostri argomenti! Non è vero che
* VAraldo difènde la vera dottrina della Chiesa : »
difende le castronerie di Alfa, Beta e Gamma. Non
è vero che « l'Araldo svergognai protestanti : » voi,
nuesra volta, siete stati svergognati 1 Non è vero
che l'Araldo « paralisaa l'opera dei protestanti : »
voi, siete i paralitici del pensiero ! Non è vero che
tirate 10,000 copie dell’iraWo,come stampatelo cima
al Giornale; non arrivate a 1000 e i vostri abbinati
non sono più di 300, e quasi tatti preti viventi a
Roma. lasomma, siete un branco di bugiardi; però
risparmio le tre lirette dell’abbonamento e vi mando...
a quei paesi! . . .
Una parola di chiusa. Egregi scrittori anonimi
Alfa, Beta, e Gamma nell’Araldo Cattolico, quando
vi accingete a confutarmi, se avete fior di senno,
ovvero ombra di onestà e di religione vera, mandate ad ascoltarmi un riferente che non sia nè maligno, nè sordo, nè stupido, nè ubbriaco ; altrimenti,
io avrò diritto a chiamarvi bugiardi e calunniatori.
Anzi, fate di meglio. Se volete in avvenire evitare di prendere dei solenni qui prò quo, venite voi
stessi ad ascoltarmi; che se temete, entrando ne
Tempio di Via Nazionale, di contrarre la scomunica,
scegliete una sala qualsiasi, dove per farvi piacere,
io ripeterò le mie conferenze ad uso e consumo dei
dotti scrittori MI'Araldo. Io non temo di sostenere
davanti a chicchessia le idee che propugno nelle mie
conferenze. Ascoltatemi bene, dunque, procurate di
capirmi e poi confutatemi! Questa sola è guerra
onesta e leale !
Vuole la chiave al suo e al mio enimma “?
Eccola 1 Come gli antichi paiani chiamavano
atei i primi cristiani, perchè non si prostravano in adorazione davanti a tutti gli
idoli dell’impero ; così Ella mette in un sol
fascio coi modernisti e razionalisti, coi Minocchi, Loisy e compagni tutti coloro che
non accettano in tutto é per tutto la religione ufficiale dell’eterna città.
Temo assai che Lei ignori il Cristianesimo vero del Vangelo e la Teologia di
Gesù. Se conoscesse l’uno e l’altra, la mia
lettera non avrebbe contradizioni e il mio
spirito non presenterebbe nulla di anormale.
Per Lei, il cristianesimo una sola forma,
la romana ; per me ne ha parecchie, fra le
quali, ottima di tutte, l’evangelica. Per Lei,
il mondo cristiano comincia e finisce a Roma,
per me discese un giorno dal cielo, pellegrina
ora per tutta la terra e ritorna al cielo. Per
Lei, il cristianesimo s’impernia in un uomo, il
Papa; per me si fonda nel Cristo solo e in
Dio. Per Lei, la Chiesa è una società terrena,
un regno umano, un impero assoluto ; per
me è principalmente una unione di cuori
che per mille e diverse vie aspirano alla
gran patria delle anime, il cielo. Per Lei,
la dottrina cristiana è sposata indissolubilmente ad un sistema filosofico umano ; per
me i dogmi del cristianesimo sono ravvolti
nimo non esiste turbamento di sorta. Quindi,
lasci stare la mia persona della quale poco
monta 1^ occuparsene. Io non sono nè un
santo, nè un mostro d’iniquità; sono un
peccatore, che, come Lei, come tutti, ha
bisogno del perdono di Dio. Io combatto
non gli uomini, ma gli errori umani ; e
predico quella che io credo essere la verità. Tenga, dunque, conto solo delle idee !
Queste combatta, se vuole. Ella ne ha tutto
il diritto. Si ricordi, tuttavia, che le mie
idee nón sono mie solamente. Esse i^uminano le menti e scaldano i cuori di milioni
di cristiani ferventi, sparsi per tuttala terra.
Queste idee evangeliche scavano la fossa
alle idee romane!
GIORGIO BABTOLI
nella luce di Dio che abbaglia e acceca
ñi Vireffore della Vera Jioma
Egregio Signore,
Ella ha stampato domenica scorsa un
articoletto sul conto mio, dove reca una
mia lettera aperta, apparsa nella Luce del
27 corrente e a Lei diretta. Ella trova nella
nella mia lettera delle contradizioni e scorge
nello, scrittore della medesima uno stato d’animo anormale. Perchè % Come % Con quali
argomenti prova Ella queste sue franche
asserzioni % Non si degna di mostrarlo nè
anche con una sola parola ! Forse che fi
Direttore della Vera Roma possiede il privilegio delfico di afiermare senza provare %
Ovvero, sono i suoi lettori cosi amabili e
buoni da accettare le parole di Vostra Signoria, come oro di coppella sull’t^se dixit ?
Beato Lei 1 0 uomo invidiato 1 A me invece,
certi miei lettori, e specie alcuni uditori
inviati Araldo, cercano il pelo nell’uovo
e rivedono le bucce allegramente ! Ma via 1
Sarò buono ed amabile anch’io, e cercherò
di trovare nella mia lettera la « contradizione che non esiste », e nel mio animo
« lo stato anormale » di cui Ella favoleggia.
La sua meraviglia, forse, è nata dalla
mia franca professione di tede. Come % Ella
avrà detto fra sè e sè ; il Bartoli crede %
Il Bartoli non è modernista ? 11 Bartoli non
è un altro Minocchi? Il Bartoli non segue
il Loisy? Ma, per bacco, che cosa è egli
mai ?
Indovino io bene la Gontradizione della
sua mente, o egregio Direttore della Vera
Roma ? Indovino io bene lo stato anormale
del suo pensiero?
temerari speculatori del mistero. Per Lei,
in pratica, la religione è ubbidienza all’uomo,
ubbidienza cieca e nient’altro che ubbidienza.
Per me, è il connubio armonico di tutte le
virtù, compreso anche un sano individualismo. Per Lei, nessuno va a Cristo e a Dio,
se non tenuto per lo dande dai preti ; per
me, ogni anima, quando sia tocca dal bacio
divino, vola senza altri intermediari in seno
^ ^Come Lei vede, il concetto che ho io
del cristianesimo è molto diverso dal suo :
quindi. Ella non mi capisce. Quindi suppone
in me un turbamento profondo ed uno
stato di animo anormale che punto non
esistono. Se io potessi togliermi dTn sul
collo la testa e metterla per un momento
sul suo, (Dio me ne scampi, sciamerà Lei)
Ella possedendo il mio cervello, vedrebbe
subito che la mia lettera non contiene
contradizioni, nè il mio animo è in uno
stato anormale. Caro signor Direttore, mi
creda! lo sono perfettamente tranquillo.
Godo di ottima salute; ho la pace della coscienza ; sento di amare Dio e il suo Cristo ;
sono per parte mia, in pace con tutto fi
genere umano; perdono a coloro che sparlano di me ; aspetto da pellegrino donec
veniat immutatio mea e di che dovrei io
turbarmi o dolermi? Alla fin fine, chi mi
giudica è il Signore!
Egregio Signore, abbia pazienza ed aspetti
un poco. Coll’aiuto di Dio, entro l’anno
corrente, usciranno parecchi miei libri, due
dei quali portano rispettivamente i titoli :
«Il Cristianesimo e le Chiese Cristiane »,
e « Il Cristianesimo primitivo ». Li legga
attentamente, e poi rilegga la lettera apparsa nella Luce. Intenderà allora come in
essa non vi sono contradizioni, e nel mio a
Pedicato al br. 3aQZÌ
PER FINIRE
Il Dottor Zanzi nel Momento di Torino
del 25 corrente, a proposito del mio articoletto nel quale confutavo le sue accuse
contro di me, consente a credere , bontà
sua, che io una sola volta parlai di lui, e
concede, di più, che le sue parole da me
citate sono proprio sue. Io non volevo altro. Dunque, quando il Dr. Zanzi si accinge
a confutarmi, s’informi prima se l’attacco
contro di lui viene da me o da altri; perchè, egli ne converrà, non è lecito bastonare Tizio in luogo di Caio. Restano le sue
parole che io interpreto letteralmente e
prendo per quello che suonano-, alle quali,
invece, egli dà, chi sa mai, quale misterioso
significato. E sia ! Abbia la bontà di dirmi
come debbo interpretarle, e poi, se posso,
lo contenterò. Dico, se posso, perchè nei
dizionari ordinari « melanconia » è melanconia; pel Zanzi invece, è un piacere sovrumano , una letizia angelica, una prontezza eroica. Benissimo ! Dove si vende fi
suo Dizionario, egregio Signore?
Ringrazio poi l’illustre corrispondente
del Momento pel perdono che benignamente
mi concede. Ciò è da buon cristiano; ed io
per non parer meno pio di lui, gli perdono
a mia volta le bugie, le insinuazioni e i
titoli che mi regala, non escluso l’epiteto
d’infelice apostata, a proposito del quale
gli ricordo un brano di storia contemporanea. Quando Enrico Newman si fece cattolico, tutta la stampa anglicana parlò di lui
« come di un vile apostata » ; la cattolica,
invece, l’esaltò come un illustre convertito.
Cosi avviene per mio riguardo, ora. Lo Zanzi
e soci mi vilipendono; centinaia di altri,
per contrario, mi esaltalo. Io, a dir vero,
non mi curo dei non do eccessiva
importanza ai secondi. Ricordo le parole
dell’Apostolo; « Ora, quant’è a me, io tengo
per cosa minima d’esser giudicato da voi,
0 da alcuno giudicio umano.... il Signore
è quel che mi giudica ».
^ Oloi'gio paPtoli
7
OLTR
E LE ALPI E I n/lRl
LA LUCE
Svizzera
Ginevrai. — Alla solenne cerimonia del suo insediamento come pastore di S. Pietro, G. Fulliquet, prof,
di teologia dommatica all’Università, ha proferito un
eloquente discorso, esprimendo queste principali idee :
1) Debbiano mostrare che la Bibbia rimane il tesoro
delle energie spirituali del genere umano. 2) Dobbiamo
rimettere in onore il concetto del Regno di Dio, predicato e vissuto da Gesù Cristo, del quale regno la
Chiesa cristiana ha forse fin qui scemata l’importanza
e negletta l’applicazione integrale. E’ necessario infatti
che i cristiani si rendano maggiormente coscienti delle
odierne iniquità sociali e dei sacrifizi personali a cui
essi per avventura avrebbero da assoggettarsi per riparare a ques.e ingiustizie. 3) Dobbiamo infine persuaderci
che la pietà non consiste semplicemente nel praticare
la morale corrente e le cerimonie esteriori del culto ;
ma che la pietà consiste in un complesso d’esperienze
religiose veramente vissute.
Remismiihle. — Un Comitato d’ evangelizzazione,
che ha sede in questa cittadina della Svizzera tedesca,
fa un’opera aU’americana, cioè a dire predica l’Evangelo
sotto una ¿ran tenda portabile che ha costato 20 mila
lire, e che è già stata piantata qua e là in vari borghi
e in varie città della Svizzera e della Germania meridionale.
Zurigo. — Il Consiglio di Stato ha instituito un
posto di pastore per l’evangelizzazione dei sordomuti.
Francia
Parigi. — Sotto gli auspici del periodico Foi et Vie,
domenica .scorsa P. Doumergue tenne una conferenza
sul tema : ■< Un cristiano moderno, T. Fallot »; e giovedi scorso, Ernesto Charles un’altra conferenza sul
tema : « L’pione moderna del teatro ».
— L’edificante opera di Enrico Soulié : Vers la Paix
ha raggiungo il 14' migliaio. Se ne farà un’edizione
popolare a 1 lira la copia.
Germania
Nella soffitta del presbiterio d’Ostrau s’è scoperto
un gran numero di manoscritti inediti e fin'qui sconosciuti .di.Melafltone, dei figli e dej,pjpo%i di Lntqro,.
e un frammento autografo di Lutero stesso, contenente'^
la minuta della sua versione del profeta Geremia.
Canada
In ventiquattro città, dei pastori, ma specialmente
dei laici — lasciando per una o più settimane i loro
negozi — hanno atteso a un’entusiastica opera d’evangelizzazione.
Stati Uniti
eandro Luzzi ci manda da New-York alcuni
ire della Luce, che certamente non merita
nce deve ancora progredire immensamente.
([uindi il gentile verseggiatore, se non pnb
II sig. A
versi in ond
tanto. La L
■Ci perdoni
buchiamo.
In cambie
due che il
chiesa da
giorno, e si
seguente. Il
« Sono sem
Evangeliche
lui
ci é caro riferire ai lettori una notizia o
medesimo sig. Luzzi ci favorisce. Nella
diretta ci furono tre battesimi in un solo
doveva celebrarne altri due la -domenica
nostro egregio corrispondente aggiunge:
;?re considerevoli i progressi delle Chiese
in questa città e in questo paese ».
Opere di beneficenza
A favore raccolte L. giungere le Praustadt, I tale L. 2198,Í dell’Asilo pei vecchi di Sicilia eran state !175,83. Ora a questa somma si devono ag- iblazioni seguenti : Pastore Paul Gürtler, *. 3, sig.ra Maria Fuhrmann L. 20. To- !3. . Fi
-
Bbilissimo volgersi allE • 'VI rabniain cerca lavoro qual- CalZOlalO si U'fi^Fqualunque città. Ri- Direzione della Luce.
SERMONI — Dirigere c men Silva, del Pastore André-Viollier. — Volume di 180 pagine. — Prezzo di favore L. i,20. on Cartolina-Vaglia alla Traduttrice: Car- 1 Via Rusconi — Como.
flFFITTERI volgersi alla miglia. 'nnpC| buona camera, bene ammobiliata, iDuUUl per stagione estiva al mare. Ri- Signora Heghi, Via Cavour, 14, Venti
EROINE VHLDESI
Nuova Serie
XV
C^feririQ Laurens
la madre d’un eroe.
La sorella, la moglie, la figlia, d’uu eroe non sono
sempre eroine ma il più delle volte lo è la madre di
lui ; perchè a formare un eroe concorre quasi sempre
il latte ch’egli ha succhiato e l’educazione ch’egli ha
ricevuto. Si, una madre che ha debitamente preparato
suo figlio, in modo che, entrato nella grande arena del
mondo, egli vi spieghi ed addimostri virtù eroiche, è
essa stessa un’ eroina, ignara forse, e chiusa nella sua
modesta sfera, ma non men reale per questo. Le madri
di Mosè e Samuele, di Crisostomo e di Agostino, di
Lutero e di Washington, informino.
Il male è che troppo spesso, il mondo, abbagliato
dallo splendore d’un eroe, non ha occhi che per lui,
e di lui ricorda con cura le gesta, senza curarsi di
ricercare e di tramandare ai posteri anche qualche
ragguaglio intorno a colei che gli diede la vita non
solo, ma nella mente e nel cuore di lui pose quei germi
che si bei frutti dovean produrre coll’andar del tempo
e col concorso delle debite circostanze.
Cosi è che siam privi di qualsiasi informazione su
quelle donne che diedero al nostro popolo Valdese tanti
dei suoi eroi come Varaglia, Pascale, Lentolo, Gillio,
e lo stesso Gianavello !
Meno male che per alcuni altri siamo meglio provveduti. Per esempio riguardo a quell’atleta insigne che
salvò il nostro popolo agonizzante per la strage delle
Pasque Piemontesi, movendo Europa tutta a far cessar
r immane carneficina, e che condannato a morte tre
volte 250 anni fa, è ancor vivo fra noi per la sua
immortale storia dei nostri padri, riguardo cioè a Giovanni Legero, sappiamo chi era sua madre, perchè egli
stesso ne ha immortalata la memoria, nella propria
Autobiografia. Quivi attingeremo ora i dati principali
del presente bozzetto.
Colei che ;l 2 febbraio 1615 dava alla luce Giovanni
Legero, in Villasecca di Val San Martino, chiamavasi
Caterina Laurens.
Apparteneva de.ssa ad antica e distinta famiglia Val* des'e, essendo figlia di Giovanni Laurens, medico, e di
Marie Eostain, e nipote dal lato materno di uno dei
primitivi pastori dei Valdesi, Henry Eostain, il quale
visse oltre a cent’anni ed aveva avuto in isposa una Pascale appartenente alla famiglia del martire di quel nome.
Aveva Caterina Laurens da pochi anni sposato Giacomo Legero sindaco del comune e console ducale del1 intiera Valle, fratello di Antonio Legero che fu cappellano dell’ambasciata Olandese a Costantinopoli, quindi
pastore a Luserna San Giovanni, e finalmente pastore
e professore a Ginevra. Essa era nata probabilmente
al tempo dell’invasione delle Valli dalle truppe francesi del Lesdignières, in momenti d’agitazione cioè,
ma quando divenne madre di Giovanni, correvan tempi
cosi lieti pei Valdesi che aveau potuto appunto allora
aprire un tempio ai Malanots di S. Giovanni pel dovea
quale il neonato 30 anni dopo sostener tante lotte e patir
tanti guai. E già sembrava presagio della sua vita di
lotte e di tempeste, la burrasca spaventevole che infuriava nella Valle all’ora appunto in cui ei nasceva.
Un mese dopo, la giovine madre piangeva l’immatura
perdita d’uno zio distinto, fratello della madre di lei
Davide Eostain, già pastore insigne a San Germano
ed ora rapito da breve morbo nella sua nuova parrocchia d’Angrogua ed accompagnato al cimitero anche
dal proprio padre, il vecchio pastore Henry Eostain
già più che novantenne. (Gilles II, 209).
Caterina fu la prima maestra ed educatrice del piccolo Giovanni in quei tempi di scarsi mezzi d’istruzione
e l’avveuire dimostrò quale tempra essa diede al fanciullo finché 1’ ebbe presso di sé. La Bibbia e le memorie degli avi eran le fonti precipue dei suo insegnamento ; e convieu dire che ne seppe trarre e infondere nel figliuolo lezioni profonde e incancellabili.
Ma il bimbo fatto adolescente si struggeva d’imparare e di formarsi alla carriera del ministero dietro
r esempio dello zio Antonio e del bisnonno Eostain •
e per questo conveniva espatriare, giacché solo a Ginevra potevasi compiere tal preparazione.
La madre dunque lo vide allontanarsi dal tetto paterno all’età di soli 14 anni, nel 1629, afiìitta senza
dubbio pel distacco, ma lieta di poter dare al suo popolo un conduttore spirituale.
Lo avea munito di santi principi ed avea vegliato
su lui con amore per circa 3 lustri, ed ora lo accompagnava colle sue preghiere. Oh ! le preghiere d’una
madre credente, come sono potenti ! Dieci anni dopo,
oh ! gioia ! lo vedeva tornare candidato approvato ed
accolto e consacrato come pastore al sinodo di San
Germano il 27 settembre 1639, e nominato pastore a
Frali nella sua ste.ssa Valle. Lo ebbe vicino per conlortarla, quando quattro mesi dopo, la morte le rapi
lo sposo nel gennaio 1640 ; e rimasta vedova godè
spesso la sua società finché ei restò nel Val San Martino.
Ma non fu che per tre anni, chè nel 1643, il suo
Giovanni, oramai sposato a Maria, figlia dell’insigne
capitano Pheux, fu chiamato a surrogare a S. Giovanni
lo zio Antonio condannato a morte e rifugiato a Ginevra. D allora in poi, la madre più non lo rivide che
per brevi istanti ed a intervalli lunghi, ma senti molto
a parlar di lui e delle eue eroiche gesta in prò delle
Valli, ed il suo cuore pur trepidante di ansia peli’ amato figlio circoudato di tanti perigli, gioì dei suoi
successi e ne provò una santa fierezza, mentre da umile ■
e fedele Valdese ne ringraziava il Signore supplicandolo di proteggere il figlio diletto. E furono esaudite
le preci sue.
Non insidie di frati, non trame di sicari, non sentenze di tribunali poterono abbatterlo mai ; nè quel
che più ci commuove, valsero a di.stoglierlo dal recarsi
quando ne aveva il destro, a visitar l'ormai invecchiata
genitrice. E fu appunto nel ritornar da una visita alla
madre nel gennaio 1660. (Léger II, 368) ch’egli scampò
provvidenzialmente ad un agguato tesogli dai due infami fratelli Barberots.
Ahimè ! l’anno seguente, dopo la terza sentenza di
morte 1 impavido lottatore fu dal sinodo stesso mandato all’estero, onde non potè mai più tornare alle
avite Valli.
Certo ne soffri la madre, pur paga di veder il figlio
fuori di portata per gli spietati nemici. Ma non era
sola. Il di lei figlio minore, aneh’esso valente pastore,
era presso di lei, pastore a Villasecca sin dall’ anno
fatale 1655 in cui piu straziante dovea esser l’ansia
di Caterina pel suo Giovanni più di tutti esposto al1 ira nemica. E presso a Davide passò gli ultimi anni,
con pietoso orgoglio di madre, vedendolo anche lui rendere dopo l’esiglio del fratello, insigni servizi ai Valdesi.
Si spense essa prima che le giungesse da Leida nel
1670 la dolorosa notizia della dipartenza dei figlio
maggiore ?
E presumibile. A ogni modo, certo non visse tanto
da vedere lo sfacelo del 1686 ed il suo Davide tratto
e tenuto prigione a Nerrua per tre anni, nè il Eimpatrio dopo il quale servi ancora il medesimo figlio nelle
Valli riconquistate, insieme con Giacomo Legero figlio
di Giovanni. Ebbero questi due alla lor volta dei figli
pastori ; cosicché vediamo la lor famiglia rappresentata
nel corpo pastorale Valdese fino al 1750.
Caterina Laurens diede ai Valdesi due pastori distinti, uno dei quali spebialmente rese ai nostri padri
inauditi ed indimenticabili servizi. Vada dunque un po’
della venerazione e della gratitudine nostra verso la
memoria di lui a colei che fe’ tanto dono alle Valli
nostre da esser madre ed educatrice d’uno dei nostri
eroi più insigni e più benemeriti.
Patti Nuovi
Col i- numero d’aprile s’è principiato a pubblicare il promesso studio storico psicologico
del Prof. G. Bartoli:
Il Tramonto di Roma
Apriamo un nuovo abbonamento a tutto il 31 dicembre p.
V. per sole lire DUE. Chi dunque ci manderà una cartolina
vaglia da L. 2, riceverà tutti i
numeri della LUCE dal 1* aprile
al 31 dicembre.
Non tardate a mandarcela, indirizzandola in Via Magenta
18, ROMA.
8
8
LA LUGE
Pf^OBieM^ ôpAve
I
Egregio e caro signor Direttore^
Permetta che per mezzo del nostro giornale io esprima
modestamente un’idea che accarezzo da qualche tempo.
Mi trovo, come Ella sa, a Corato, in un paese cioè ove
molti sono avversi al prete e dichiarano di simpatizzare per noi ma non si decidono ad abbracciare 1Evangelo. Ed io che, come tutti i miei colleghi nel ministero, soffro di non veder progredire maggiormente
l’opera nostra, mi domando: Come spiegare questo fatto?
Evidentemente sono molte le ragioni che lo spiegano
ed io non starò ad enumerarle qui. Accennerò solamente
ad una di esse che mi sembra essenziale;/e
che, in quest’ ambiente, vengono create a una classe
numerosissima di persone, quella dei contadini che sono
appunto coloro i quali si sentono attratti all'Evangelo.
Non credo adunque far cosa vana per i lettori della
« Luce » dicendo loro qualche cosa intorno a queste condizioni.
Antichissima è in Italia la preponderanza delle città
sulle campagne e la tendenza, nelle prime, ad assoggettarsi la popolazione del contado incorporandola politicamente nei propri municipii. Da ciò provenne la pertinenza della nobiltà feudale alla cittadinanza entro la
cinta urbana e quindi l’abbandono dei proprii possedimenti agricoli, salvo durante il tempo della villeggiatura che pur troppo non ha d’ordinario alcuna relazione
con r agricoltura e perciò non importa alcun contatto
immediato d’interessi tra il proprietario e i suoi contadini.
Sorsero cosi tra i padroni e lavoratori dei campi i
varii enti intermedi che impedirono del tutto 0 resero
sterile e odiosa la comunicazione personale tra il proprietario e il contadino, altrove tanto benefica e van
taggiosa agl’interessi ed alla pace comune.
Il più importante e universale di questi organi intermedii è il fattore a cui generalmente viene abbandonata con pieni poteri, in quanto al metodo della coltivazione , all’assunzione, trattamento e licenziamento
delle persone, alla tenuta di cassa, tutta l’amministrazione. E così, salvo poche eccezioni, il fattore è di fatto
-padrone dei suoi contadini. Donde il detto popolare:/fl^
tare fatto re. ,
Il contratto classico dell’agricoltura italiana è la mezzadria, per cui il proprietario cede al contadino un’area determinata di suolo verso una parte determinata
del prodotto. Nella patria di questo sistema agrario, m
Toscana, la rendita si divide per metà, tra proprietario
e contadino; di qui il nome di mezzadria. Qui nel Barese il padrone si prende assai più della metà, fino ai
due terzi del prodotto.
Questo sistema è però poco praticato nel mezzogiorno.
Molto diffuso invece, almeno nelle Puglie, è l’affitto o
il contratto di affittanza in piccolo e in grande. I
grandi fittaiuoli o mercanti di campagna &&sxmoxiO
verso canone fisso, vaste tenute di uno o più proprie
tarii, e poi le subaffittono in varii lotti o particelle ad
altri fittaiuoli minori, verso canoni più alti. E poiché
anche questi ultimi spesso non lavorano il suolo ma si
servono di giornalieri o braccianti, esso deve dare una
rendita quadruplice per mantenere il padrone, il mercante, l’affittaiuolo e il vero lavoratore. Si sa che quest’ultimo, come il più debole, viene a risentire il maggior
danno di una condizione di cose degna veramente dei
barbari. •
E’ immenso, a Corato, il numero di questi contadini
che lavorano a giornata, affatto privi di qualunque po
sizioue giuridica di fronte a quelli per cui lavorano
La mattina, prima dell’ alba, si portano sulla piazza
principale, del paese e quivi vengono « tolti a prezzo »
secondo l’espressione del Vangelo per uno o più giorni,
dai padroni. La paga media in questo momento dell’anno , perchè essa varia secondo le stagioni, è di
L. 1.10 al giorno.
Con questi 22 soldi al giorno devono pagare la pi
gione di casa e dar da mangiare, spesse volte, a una
mezza dozzina di figliuoli. Non sono neppure 365 lire
all’anno perchè ci sono le domeniche, ci sono le feste
che nel Calendario romano non scarseggiano davvero,
«i sono le giornate di pioggia e d’intemperie in cui,
non potendo lavorare nei campi, i poveri padri di famiglia non guadagnano un centesimo. E questo non è
il caso estremo.
Quanti braccianti che non trovano del lavoro nè per
un prezzo nè per un altro 1 Domandavo, un giorno, a
un nostro fratello la ragione di questo stato di cose ed
egli mi disse ; « Che vuole ? il raccolto dell’anno pas
sato, dopo diciotto mesi di siccità, è stato cosi misero
che anche gli affittaiuoli, i più piccoli specialmente,
hanno le tasche vuote. Per cui invece di far zappare
le loro vigne tre o quattro volte, come sarebbe necessario, si contentano di farle zappare una o due volte.
Ecco come si spiega che ci sia ogni giorno tanta gente
scioperata in città.
— E come fanno a campare tutti questi disoccupati ?
— soggiunsi io per far parlare il mio interlocutore.
__ Come fanno? Vanno chiedendo la limosina perle
case, e quando non ne possono più, dànuo l’assalto ai
forni, come fecero al principio dell’inverno. Chi sa cosa
sarebbe successo se il Municipio non si fosse affrettato
a provvedere distribuendo delle minestre. Abbiamo ancora presenti i moti del 1876. In quell epoca il corso
era tutto fiancheggiato d’alberi, belli, grandi, era una
delizia, l’estate, passeggiare »otto la loro ombra. In una
notte, nel loro furore, in men che non si dice, i contadini li raserò al suolo.
Nessuno dei nostri fratelli, però, grazie a Dio, trovasi in tanta miseria. Alcuni pochi hanno dei poderi
di loro proprietà e tutti gli altri coltivano dei terreni
presi in affitto. Ciò non vuol dire che le loro condizioni sieno floride. Tutt’altro ! Potrebbero esser tali (in
tempi ordinari) se gli affitti non fossero così elevati
perchè il contadino del Mezzogiorno è anche più frugale,
direi, di quello del Nord d’Italia, ma pensi il lettore
che per un vignale (3333 mq.) di terreno buono, non
del migliore, egli deve pagare da 70 a 90 lire di fitto.
Un vignale può costare, quando si compri una certa
estensione di suolo, dalle 500 alle 600 lire. Il che significa che il denaro convertito in terreno può dare qui
l’interesse del 14 0 del 15 OiO. Questa è la regola. Ma
ci sono dei casi in cui, per la concorrenza di piccoli
fittaiuoli, il terreno produce anche il 20, il 30, il 40
per cento del suo valore reale! Nessuno che non sia
stato in questi paesi può farsi un’idea del come il povero lavoratore viene sfruttato dal commerciante o dal
possidente.
Ora io mi domando; ed è a questo che volevo ginn
gere ; Non potrebbe la Chiesa Valdese far qualche cosa
per la redenzione economica dei suoi aderenti che si
trovano nelle condizioni dei nostri fratelli in Corato ?
Non verrebbe certamente meno alla sua missione se
si proponesse di occuparsi anche dei loro interessi materiali. Non disse Gesq: « L’Evangelo è annunziato ai
poveri? ». E l’Evangelo noi sappiamo che cosa sia. E,
come lo indica la parola, una buona novella, la buona
novella concernente il perdono, la consolazione, il rilevamento, la guarigione fisica e morale,^ la redenzione
totale, in una parola, arrecata da Gesù Cristo all’uma
nità
Il nostro Salvatore annetteva una tale importanza
al problema della povertà e in genere alla guarigione
di tutte le infermità cosi fisiche come morali, che alla
deputazione mandatagli da Giovanni Battista per sapere
s’egli fosse il Messia, rispose : « Andate a riferire a
Giovanni ciò che vedete e udite; i ciechi ricuperano
la vista, gli zoppi camminano, i sordi odono, i lebbrosi
sono guariti, i morti risuscitano e... l’Evangelo è an
nunziato ai poveri 1 ».
E cosa vorrebbe che la Chiesa Valdese facesse, domanderà taluno dei miei lettori. Ecco quel che potrebbe
fare. Prendiamo il caso della Chiesa di Corate che e
composta interamente di contadini. I miei fratelli mi
hanno assicurato che 100,000 lire di terreno basterebbero per provvedere il pane a 30 famiglie (sono poco
più di 30 le famiglie rappresentate nella nostra Congregazione). Ora supponete che una Commissione nominata appositamente, acquistasse una o più proprietà di
quel valore complessivo e le dividesse a lotti fra le famiglie della Chiesa accouteutandosi di ricavare dal capitale impiegato l’interesse del 5 o del 6 OiO, che beneficio immenso nou arrecherebbe loro 1
Oltre l’affitto o se si vuole oltre gl’interessi, i nostri
fratelli potrebbero pagare ogni anno parte della somma
loro addebitata sotto forma di terreno e in capo a
15 0 20 anni esser tutti dei piccoli proprietari. L impressione che un simile fatto susciterebbe in un paese
come Corato, ognuno può facilmente immaginarsela. Allora si che potremmo parlar forte contro il socialismo ateo
Ma finché ci limiteremo a far del cristianesimo, de
cristianesimo sociale, come si vuol chiamarlo oggi, il
soggetto della nostra predicazione senza andare noi
stessi verso i lavoratori per aiutarli a migliorare la
loro sorte, io temo che potremo opporre un argine ben
debole all’estendersi del socialismo ateo, specie nelle
osservazione che mi colpi. Si passeggiava per il Corso
quando, tra una parola e l’altra, si giunse al « Largo
Plebiscito » gremito di popolo.
—- Che c’è? domandai al mio amico.
— E’ la Lega dei contadini. Ci sarà in mezzo a loro
un oratore popolare che difende i loro interessi contro
i padroni.
— Avessimo noi, la domenica, un uditorio cosi imponente! Si sa, le dottrine socialiste pir non dire matèrialiste attirano di più di quelle del Vangelo !
— No, signor pastore, non creda che a questi contadini non piacerebbe il Vangelo, piacerebbe loro molto
perchè il contadino non è come l’abitante della città :
indifferente, scettico, il contadino è religioso, egli ha
bisogno di una religione, soltanto avanti di parlargli
dì cose spirituali converrebbe potergli assicurare il
suo pane cotidiano. Lo sa che fra quella folla ci saranno forse i due terzi che sentono gli stimoli della
fame, che non sanno come viveranno domani? Vada a
dire a questi affamati ; « Badate, i socialisti sono degli
atei! » essi le risponderanno (ip ùserii); Avrete tutte
le ragioni di questo mondo, ma in fin dei conti se ci
sono delle persone che s’interessino di noi, che si occupino del nostro stato, chi sono? —I socialisti. Se siamo
riesciti a ottenere uua diminuzione delle ore di lavoro
e un piccolo aumento di salario a chi ne andiamo debitori ?
— Ai socialisti.
L’obiezione è seria e tale da farci riflettere,
Pietro Griglio
Dal Chiosco alla Libreria
Luigi Bossi — Chi sono gli evangelici. N. 4 della
Collezione Avanguardia-, 15 pagine. Prezzo: 5 centesimi. Eivolgersi al sig. G. E. Melile, Via Iacopo Peri
5, Firenze.
Ascenzo Paolucci — Materialismo. A quelli « che
l'anima col corpo morta fanno ». — Rieti, Tipografia
Petrongari 1909. Cent. 20.
Iv’amor di Dio
Molti pensano : « Non c’è dubbio ; Iddio ci ama se
nei l’amiamo Egli ama quelli che sono, puri e sunti ».
Permettete ch’io vi dica, cari amici, che Dio ama non
solamente i santi, ma anche i malvagi ; « Dio commenda
l’amor suo verso noi in ciò che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi ». (Ram. 5, 8).
Moody
La religione cristiana
Non uno sforzo dell’uomo per accostarsi a Dio, ma
un’azione di Dio che discende aU’uomo; ecco la religione
cristiana. Il Cristo discende nell’abisso del peccato e
del dolore ove noi siamo, e cene trae fuori, raffermando
le nostre forze e ponendoci sulle labbra le note d’un inno
Moody.
Il nostro distintivo
L’amore è il distintivo che il Cristo vuole nei suoi
discepoli ; ma questi spesso se ne fabbricano da sè a.
proprio capriccio. C’è chi si veste in una data foggia
speciale per farsi riconoscere come discepolo ; degli altri portano un crocifisso o qualche altro oggetto consimile. Ma è l’amore il contrassegno atto a render palesi i figlioli di Dio ; « Da questo conosceranno tutti
che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per
gli all" *• Moody
campagne.
Un nostro membro di chiesa faceva un giorno una
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografìa dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma.
PER LE Si^nORE E 51QD0RIDE
Si rende noto alle Signore e Signorine che in Roma,
Via del Tritone 70 p. p., da vario tempo s'è aperta
al pubblico una vendita di modelli in carta e musseline come pure una Scuola di taglio, prova e moMlaae. - Le alunne ohe lodevolmente seguono questi
corsi possono ottenere un diploma di tagliatrice, previo
saggio inviato alla Faculté Nationale de Coupe de
Lezioni private anche a domicilio. Prezzi modici.
On parie français.
9
LA LUCE
9
IL TRAMONTO DI ROMA
Sludio di sloria e di psicolo
àia del Prof. Q. Bartoli.
— Ebbene; io amo il Cristo. Mi sento unito a Lui.
Il vero altare del Cristo è il cuore, il talamo di Gesù
è l’anima, il tempio di Gesù è la coscienza monda. Oh
Bice, Bice, ti ricordi, quando, un tredici anni fa, ci
perdemmo nella notte oscura, alle falde del monte Soratte ? Da lontano fiammeggiava il lampo e rumoreg
•-glava il tuono, e nella valle profonda urlava il lupo.
Tu avesti paura e cominciasti a piangere. Io ti presi
in collo, e via per balze e dirupi a trovare un rifugio.
Me lo ricordo ancora. Le tue manine si aggrappavano
al mio collo, come i viticci della vite ai rami dell’olmo
che la sorregge. Ah sì ! Ben me lo ricordo ! Il tuo
cuore batteva forte contro il mio, e tu cessasti dal piangere, e prendesti coraggio, perchè sentivi ohe un giovane forte e coraggioso ti era protezione, usbergo, difesa. Ebbene ! Così io mi tengo aggrappato al Cristo :
il mio cuore palpita vicino al Cuore di Cristo. Tutto
posso in Colui che mi conforta. Or va Bice. Grazie
del tuo avviso e della bontà che hai per me. Ma
non temere: tutto finirà bene. Coraggio e confidenza !
— Ma e perchè rifiuta di venir creato Monsignore ?
Evvi in Roma persona che ne sia più degno di lei?
Io lo vorrei veder Vescovo, Cardinale, Papa !
— Legati la tua vogliuzza al dito, figlia mia — disse
D. Ottavio ridendo. — Troppo spesso, benché non
sempre, per salire, bisogna strisciare... e D. Ottavio Sinibaldi non striscia, no, non striscia 1
La Bice si levò, e mentre D. Ottavio l’accompagnava
alla porta, la ragazza non sapeva staccare i grandi
occhi profondi dalla faccia spirituale del sacerdote.
Su quel volto era scolpita un’anima, e Bice, senza saperlo, aveva subito il fascino di quell’anima fino a
restar tutta in balia dell’ammaliatore.
Un mucchio di lettere non ancora aperte aspettavano l’attenzione di D. Ottavio. Il sacerdote pose mano
al lavoro, e in breve ora la Bice e le ire del cardinale
Turini gli svanirono dalla visione del pensiero. .
— D. Ottavio — disse il cameriere entrando — Sua
Eminenza la prega a voler ascoltare la principessa
Gualdi.
La faccia del prete subitamente si ranngvolò.
— Venga pure. Fatela entrare.
Là'principessa Gualdi si avanzò*tferso D. Ottavino
gli fece una profonda riverenza.
Il prete rese con uguale cerimonia il saluto.
— Segga, signora principessa — disse D. Ottavio.
La principessa Gualdi era una vecchia signora, più
vicina ai settanta che ai sessanta. In gioventù era stata
bella, bella assai, ed anche alla sua età, conservava
qualche lontano bagliore dell’antica grazia e leggiadria. Apparteneva alla nobiltà romana autentica e la
sua famiglia discendeva dagli Grazi e Curiazii o giù
di lì. Vestiva con grande ricercatezza, portava costantemente il velo abbassato, non so, se per non vedere
le abbominazioni del mondo moderno, o per non abbagliare altrui col fascino del proprio sguardo, e faceva aperta professione di condur vita divota, anzi
ascetica. Ella divideva il suo tempo fra la lettura spirituale, la preghiera, la Chiesa e il confessionale. Di
limosino ed altre opere di carità non ne faceva molte,
non consentendoglielo le poche sostanze della sua famiglia ; ma induceva altri a farle ; il che, alla fin
fine, torna lo stesso. Odiava con odio infinito il peccato veniale e curava in modo particolare i buoni costumi del clero. I maligni dicevano che promoveva
la moralità dei preti, per espiare i peccati che aveva
fatto loro fare in gioventù.
— In che posso servirla ? — domandò D. Ottavio.
— Ecco : Ella sa che il Signore si serve di me per pro’
muovere i buoni costumi del clero. È una vocazione..'
Dio mio 1 Non fo per dire... non vorrei fare le mie lodi..ma qualche cosa si è fatto già. Molti poveri sacerdoti
sono tornati a vita migliore. Ah! Signore Gesù! Vostra Signoria saprà...
D. Ottavio fece un inchino affermativo in gran silenzio.
— Già, lei sa tutto. Oh ! Sua Eminenza il signor
cardinale Sinibaldi è una gran buona persona: è un
santo. Bisogna vederlo quando celebra ! Ha sulle labbra
un sorriso che incanta...
— In che cosa posso servirla, signora? —ripetè freddamente D. Ottavio.
— Ah sì i Perdoni ! So che lei ha sempre poco
tempo.
— Sì, sono molto occupato.
— Si tratta di due sacerdoti che vivono in una casa,
presso una famiglia privata, dove vi sono quattro ragazze, due fra i venti e i ventidue, e due altre ffa
i venticinque e i trenta.
—- Ebbene?
— Io direi che in via privata lei potrebbe consigliarli a lasciare quella famiglia. Li conosce...
— Perchè non si rivolge al Cardinal Vicario ? Spetta
a lui questa cosa.
— Dio mio ! Farò anche questo, ma più tardi ; quando,
cioè, le mie esortazioni non approderanno a nulla.
— Ma, dica, è poco di buono quella famiglia ?
— Santo cielo ! Non ho argomenti positivi per provarlo, ma in questo mondo moderno ; lei sa bene...
il male dilaga... non vi è più freno.,.
— È ella certa che i due preti in questione non si
diportino bene?
— Certa no! Ma come non sospettare?Quattro ragazze
in casa, e due pretini giovani, eleganti... sempre insieme... sotto lo stesso tetto... e poi, i preti moderni sono
così fragili. Sotto il Papa, quando cioè il Santo Padre
era padrone in casa sua, non accadevano di queste
cose.
— Signora — disse in tono secco D. Ottavio — mi
permetta di dirle che prima del settanta, quando cioè
il Papa era padrone in casa sua, la moralità dei preti
non era migliore di quello che sia ora : anzi, ho ragione
di credere che fosse peggiore.
— Ella era appena nato nel 1870.
— Non importa ; ma la storia è storia. Quando questa
mi dice che Pio IX tollerò per anni ed anni quale Segretario di Stato un cardinale di costumi non troppo
buoni, cosa, del resto, nota a tutta Roma, domando
io, quale deve esser stata la moralità del clero inferiore? Non nego il male presente, ma non amo esagerarlo.
— Ma la castità sacerdotale è cosa così preziosa 1...
— Verissimo: ed io vorrei che tutti i preti vivessero da angeli ; ma non mi dimentico che essi pure
sono uomini. Io ho pietà di loro : ed Ella ?
— Mi sembra che il sacerdote, celebrando ogni
giorno...
—- Siamo d’accordo, signora; ma non esageriamo.
Vi sono nell’uomo interiore altre purità che hanno
dinanzi a Dio maggior valore della castità materiale !
— Non colgo il suo pensiero — disse la principessa
— dopo un momento di riflessione.
— Mi spiego subito. Io credo che una vita abitualmente disonesta, degradando Tànimo, dispone ad ogni
altra colpa ; ma supponiamo che un sacerdote, in un
momento di passione, cada e pecchi. Deploro il suo
peccato e vorrei non fosse mai accaduto ; ma la mormorazione, la calunnia, il furto, l’ingiustizia, la superbia, l’oppressione dei poveri, la negata mercede all’operaio, il lusso e l’ozio dei ricchi, l’albagia dei nobili, l’adulterio delle grandi dame, sono peccati ben
più gravi di un oblio momentaneo, in un sacerdote)
dei suoi doveri. Ripeto, io non ho parole per con'
dannare la mala vita dei preti ; ma dico a Lei, a me’
e a tutti le parole di Gesù : « Chi di voi è senza peccato, tiri la prima pietra ! ».
— lo insisto sulla castità dei preti, perchè ho sortito, credo, da Dio, una missione speciale. II Santo
Padre mi ha dato la sua benedizione.
— E perchè non cura un poco anche la moralità
della nobiltà romana? Se i preti peccano, forse che
i nobili romani,i borghesi,i laici sono impeccabili? È
ella stessa, signora, senza peccato, per gettare la prima
pietra P
La prineipessa arrossì in volto e si frenò con grande
fatica.
— Il Santo Padre — soggiunse essa — ha proibito
ai sacerdoti di albergare in case private...
— Vero, verissimo : ma ha fatto anche di più. Ora
dà loro la caccia c li manda via da Roma, come se
fossero tanti briganti. Stia tranquilla, signora. Fra
breve la sua missione sarà finita. Non vi saranno più
preti, se non nei conventi o presso i propri! genitori.
— Ma, perchè vengono essi in tanto numero a
Roma ?
— La colpa è in parte solo dei preti ; il male stà
in noi stessi, nel sistema cioè della Chiesa romana.
Tutti gli uffici ecclesiastici della città, alti e bassi, bene
o male retribuiti, vengono conferiti, non per concorso^
dietro esame o merito personale, ma per lo più, per
opra di favoritismo. Il Papa può conferire centinaia
e centinaia di benefizi! ; i cardinali prefetti delle varie
Congregazioni hanno diritto di nomina a numerosissimi
impieghi; e a tutti questi posti possono nominare gli
amici, i propri! protetti, i nipoti, i parenti. Ciò è noto
e però, ogni prete italiano o forestiero che può contare su qualche protettore, corre qui a Roma alla caccia
di un impiego ecclesiastico. Se si dessero esami, se vi
fossero regolari concorsi, come per le parrocchie, e,
fatto l’esame, si stesse rigidamente al suo risultato, le
cose muterebbero di aspetto. Ma è inutile : noi viviamo
nel medio-evo e continueremo così fino a quando Dio
vorrà.
— Dunque? non posso sperare aiuto da lei per salvare quei due sacerdoti ?
— È sicura, Ella, sicura, ripeto, che i due preti
hanno bisogno di aiuto spirituale?
— Sicura, propriamente no ; ma ho non pochi dati
— Ciò non basta, signora, per sospettare della loro
virtù.
— Lei li conosce...
— Zitta ! Non voglio sentire i loro nomi. Noi due
abbiamo bisogno di aiuto ! Ella è bisognosa di aiuto spirituale ! Curiamo le piaghe delle nostre anime. La santità vera è giustizia, e la giustizia ha le bilancie perfette. Forse sulla bilancia di Dio la nostra giustizia è
più grave di peccato che la colpa altrui.
La principessa si levò e prese commiato. Diritta, rigida nella veste di seta nera, infilò la porta, imagine
scialba della virtù umana che simula indarno la pietà
e la giustizia di Dio.
D. Ottavio sbottò in uno sfogo tremendo d’indegnazione.
— Miserabile! — pensò. — Tu porti ancora sulla
tua persona impressi i tristi ricordi della vita sfrenata della tua gioventù, e prendi sopra di te la missione di vigilare la castità dei sacerdoti ? Vah ! Ti conosco, progenie maledetta di farisei !
*
* *
A colazione D. Ottavio raccomandò allo zio l’amico
Padre Alfonso.
-- Tenterò — rispose il cardinale — ma senza speranza di riuscita. Il Papa e il Segretario di Stato sono
risoluti a sterminare i così detti modernisti e i critici biblici. Il Papa si trincea dietro il deposito della
fede, ch’è suo dovere, egli dice, di difendere contro i
moderni eretici.
— Verissimo. Chi l’ha mai negato? Egli ha cento
mila ragioni se condanna gli ultra modernisti e gl’ipercritici, perchè nè quelli nè questi sono più cristiani.
Ma fra il modernismo, l’ipercriticismo e tante altre
cose che la Chiesa ufficiale impone a credere come di
fede divina, c’è una via di mezzo. Io domando a Lei :
qual’è il vero contenuto della fede di Cristo ? Forse
tutto ciò che hanno escogitato, durante diciotto secoli, i Padri, i teologi e i commentatori della Bibbia ?
La questione sta appunto qui. Difendiamo come divina la fede di Cristo: siamo intesi; ma non imponiamo altrui, come divina, la fede e la opinione
umana.
— Il Papa non l’intende così. Egli vuole si accetti
tutto o niente. Il Vecchio e il Nuovo Testamento, i
Concili!, i Padri, gli antichi dottori, gli scolastici, il
Sillabo, le risposte delle Congregazioni romane : tutto,
tutto ! Chi non si sente di avere uno stomaco da tanto
da digerire tutte queste belle cose, lasci la Chiesa !
E, pare a me, egli ha ragione : la Chiesa è quella che
è : nè è lecito ai fedeli mutare a loro posta il suo carattere e la sua fede.
— Se è così, temo che fra breve non resteranno nella
Chiesa che i contadini, le donne e i cretini; quantunque, anche i contadini se ne vanno a galoppo. Un
dotto, colto in materia di religione, non può avere
la fede di Pio X. Non è più la fede di Cristo che si
difende a Roma, ora, ma un sistema storico, biblico,
filosofico e teologico, che non regge alla critica e alla
indagine scientifica. Dalle leggende del Breviario al
così detto credo di S. Atanasio e al testo interpolato
di S. Cipriano De Unitate Ecclesiae, è tutto un sistema,
sapiente si, se vuoisi, ma umano, niente altro che
umano 1 Noi abbiamo sete di verità : ma dateci la. verità divina ; non la sua umana adulterazione !
Il cardinale rimase un istante sopra pensiero.
— Hai mai ^veduto, Ottavio -- soggiunse poi — un
vecchio ringiovanire, un albero decrepito rimettere le
fronde della gioventù, e un crepuscolo vespertino lanciare le fiamme del meriggio?
— No, non mai !
— Ebbene, perchè domandi alla Chiesa di tali miracoli ? Essa è un vecchio organismo. Ha le ossa dure,
rigide, non più elastiche. Bisogna rassegnarsi a vivere
in essa, accomodando noi ad essa, non isperando di
foggiar lei alla nostra mentalità spirituale.
— Se è così, zio, allora è giunto il tramonto di Roma
spirituale. Una nuova èra comincia: l’èra della vera
libertà e della democrazia. Il mondo moderno lascerà la Chiesa e andrà a cercare il Cristo nel suo
Vangelo.
Segui un breve silenzio.
(Continua).
10
10
LA LUCE
9MEHICÌIH DEHTIST
^T. JOHN BIAVA, 2 Quintino Sella, Milano.
Diplomato in Italia, Svissera e New York
Denti senza placche. Otturasioni, Corone
in oro. Dentiere. Estrazione senza
dolore.
Interessanti puTblb He azioni della
Casa editrice jKetodista
Roma, Via Firenze 38, Roma
Libreria Evangelica I
43, Via Cavour — DOMA'
*
■4k
:
t
♦
♦
♦
♦
♦
♦
♦
:
t
I Valori Morali (parole ai giovani) di Ugo
della Seta..............................
I
______ I
Primo deposito in Roma delle ♦
¿ubblicazioni della Tipografia %
Claudiana di Firenze. %
Vendita di Sacre Scritture in J
varie lingue. %
Il Principe di Pace di W. J. Bryan .
Il dogma dell'Eucarestia di U. Janni .
Il Gobbo di Norimberga. Romanzo di F.
B. Clark..........................
L’ipotesi Dio di G. Fulliquet
Sconto del 25 OjO ai sigg. Ministri.
L. 1,50
» 0,20
» 1,—
. 1.50
» 0,50
ià
iLßf DEI eneno
ILCTìCnO DEI RC
üeriDiTfiPBtsoTuii I COnfETTItßl È DROGHIERI ».
Cioccolato roat-v piRHniDl
ITVGPA-nDC ìTff-LlRnfP J
uenOlTH- Pftesso TUTTI iCOfIFETTItßl tDPOCHIt^
ID CA.CA.O TALMONE è riconosciuto l’alimento ricostituente più nutritivo e facile a
digerirsi.
Grande Hedaglia
d Oro
del MINISTERO
di Agricoltura, ^
Industria
e Commercio
20 Diplomi d’Onore
e Medaglie d’oro
nitre spethdftn deHD Stabilimento
TnLMDHE:
Colazioni Istantanee High lite
Qianduja Talroooe .
Cioccolatine Talmone
Dejjert de Reine
Bouchée de Pame.
Friaodije^
CURA PRIMAVERILE
La stagione di primavera è la migliore per la cura tendente
a rafforzare i bulbi piliferi ed agevolare così lo sviluppo e la
conservazione dei Capelli e della Barba © la preparazione
meglio indicata a tale scopo è la
CHININA - MIGONE
I ’ A.oqvie» CHININA •MIGONE) preparata
con sistema speciale e con materie di primissima _ _
possiede le migliori virtù terapeutiche, le
^ quali soltanto sono un possente e tenace rigeneratore
del sistema capillare. Essa è un liquido rinfrescante e
limpido ed interamente composto di sostanze vegetali,
non cambia il colore dei capelli e ne impedisce
la caduta prematura. Essa ha dato risultati immediati e soddisfacentissimi anche quando la
’ caduta giornaliera dei capelli era fortissima.
Tutti coloro che hanno i capelli sani e
PRIMA DELLA CURA dovrebbero pure usare TAoci«« dopo la cura
CHININA-MIGOAE e cosi evitare il pericolo della eventuale caduta di essi e
di vederli imbianchirsi. Una sola applicazione rimuove la forfora e dà al capelli
un magnitico lustro. •
Si 'bende da tatti i Farmacisti, Droghieri e Profumieri.
Deposito Generale da MIGONE & C., Via Torino ìN. 12, Milano.
£a Tipografia Claodiana
di Firenze offre
Ridotti del 50 per cento ai seguenti prezzi netti:
Atlante Biblico, 20 carte colorate in 4» L. 0,50
Annotazioni sull’Ecclesiaste .
Babilonia (La), di S. Bonnet.
Beatitudini (Le) ....
Contraddizioni della Bibbia
Credo (II) o simbolo apostolico .
Cristo e le Scritture, di A. Saphir
Discorsi sinottici, di Fraser
Dizionario geografico del Nuovo Te
Btamento......................
Gesù Cristo e il genio, di Oiampor
cari......................_ .
Gloriosa rivelazione della creazione, d
Jervis....................
Lezioni (Cento) sulla vita di Gesù
Cristo, di A. Revel
Lezioni su alcuni capitoli della Ge
nesi, di Oaussen . . . .
Note suU’epistola ai Filippesi, di E
Meille....................'
Note sull’epistola agli Ebrei
Palestina (La), di S. Bonnet.
Patrimonio (Vero) di S. Pietro (prim
epistola), di Leighton
Raggi di luce, per 52 Domeniche
Risurrezione di Lazaro. di G. P. Reve
Sermoni, di G. P. Meille
Spiegazione dei suggelli dell’Apoea
lisse .....
Studi sui libri di Mosè, di Burnier
Tavole sinottiche dei Vangeli
Teologia del Vangelo, di Geymonat
Vasellamenti dell’Arca .
Vita e scritti di S. Pietro .
Scienza della religione, di P. Gey
monat, le 3 parti.
Alcuni martiri siciliani.
Andrea Dunn, parroco iriandese.
Apologetica cristiana, di Paterson
Atto di accusa contro i papi
Apostolo e martire. . . _.
Beneficio di Gesù Cristo crocifisso
Cattolicismo apostolico primitivo
Chiesa Romana giudicata (litografia)
Considerazioni sullo spiritismo, di
Geymonat......................
Consigli agli evangelisti
Cristiano (II) emancipato
Difesa popolare d. Cristian., di Cado
voi. I, IC e III, ciascuno . .
Dizionario delle reliquie e dei santi
Indulgenze e Giubilei, di G. RibetH
Papa (II), di L. Desanctis .
Paternostro (II), stampato a due co
lori . , .
iPrincipio' della dottrina crigtìaaa.
Protestanti‘fi), di G. Bério.
Reguia Fidei ....
Sommario della S. Scrittura, di
leario........................
Vero Protestante (II;, di Galland
Pa
0,10
. 0,25
. 0.25
» 0,25
» 1)—
. 0,15
* 0,75
. 0,30
. 0,75
• 0,25
* 0,25
. 0,50
» li—
. 0,50
> 0,10
» 1>—
» 0,40
• 0,25
» 1)—
. 0,10
. 0,50
. 0,25
> 2,. 0,75
. 0,10
. 3,50
» 0,20
» 0,15
. 0,75
» 0,25
» 0,20
» 0,20
. 0,10
. 0,15
» 0,10
1. 0,10
. 0,20
. 0,25
. 0,40
» 0,10
. 0,50
» 0,10
^Jà,ÌÙ
» 0,25
> 0,25
. 0,30
> 0,25
"^ peoSion de famille i
« INTERNATIONALE —
CASA DI PRIM’OBDINE
B, Via Ospedale - TORINO
Recentemente ampliata di nn altro piano
conforFmoderno
Luce elettrica in tutte le camere
Prezzi M-odici
ì Propr. Mademoiselle J. Prenleloup
torre: feIvIvIce)
Yallées Yaudoises, Italie.
Fcnjion Rotei Rei flir
Villa Olanda
8 minutes de la gare da Torre Pellice
et à 20 V . » » » Luserne St. Jean
Grand pare ombragé de sapins — Grand Jardin,,
et nlus belle position de la Vallée. — Eaux de
— Bains — Lumière électrique. — Grands
la petits appartements — Arrangements pour familles — Lavrn Tennis — Ouvert tonte /’ année— On parle les langues principales.