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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA F.VAKGELIZZAZTONE ITALIANA
--nAAP^SXAAAy^
Seguendo la veritìi nella cariti». — Efbs. VI. 15.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE ' LE ASSOCIAZIONI SI P.ICEVONO
lo Stato [franco a destinazione]____ £.3 00 \ In Torixoall'Uffizio delGiornale, via del Princip*
• iPrfSa Svizzera e Francia, id........... „ 4 25 v Tommaso dietro il Tempio Valdese.
Pé?r^Mhilterra, id................... „ 5 50 ; Nelle Pugtincib presso tutti gli Uffiij postali in;i
\% -Pcr’l^Sennania id................... „ 5 50 i mezxo di Vaglia, che dovranno essere invititi
fio^iSfacevono associazioni per meno di un anno. ' franco al Direttore della Buos.i Novi:lla.
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V' ^ .'3&'cstero, a’seguenti indirizzi: Parigi, dalla libreria C. Meyrueis, rue Rivoli;
^^lyl^^ievra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Novella.
SOMMABIO
Altre fidsificazioni romane, l’Assunzione della B. V. Maria. — Studj biblici, il primo o^^cidio.^—
Società dei Trattati religiosi per l’Italia. — Cronaca della quindicina. — Annun^t 'Ìy
ALTRE FALSIFICAZIONI ROMANE
l’assunzione DELLA B. V. MARIA
E’ pia credenza nella Chiesa Romana, (e noi sappiamo che, da mi
giorno all’altro, le pie credenze possono mutarsi in dogmi), che il
corpo di Maria, sopramiatiiralmeute tolto alla bara, fu assunto in cielo,
dal che ne venne la tanto nota Assunzione di Maria. Non trattasi
di disputare se Dio potesse operar tal miracolo, analogo alla traslazione di Enoc o di Elia: i possibili in Dio sono infiniti; può assai
più che l’uomo non fìaprebbe imaginare. E nemmeno trattasi se tale
cosa .sia probabile, ini{>erocchò, seguendo le imaginazioni, il campo
alle chimere non avrebbe più termine. Ma, si tratta bensì di quello
che si debba credere, appoggiandoci alla Sacra Scrittura, che sola
ha diritto di esigere la no.stra fede nelle cose religiose.
E primieramente, una considerazione grave da farsi, quella si è,
die gli storici sacri stridono le loro notizie ad ima data non me-
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(liocre dopo la morte della Vergine Maria, quindici anni almeno;
vera spazio abbastanza largo per cominciare ad introdurre qualclie
omaggio verso di lei, e tanto più dovea aver luogo se i primi cristiani fossero stati informati del gran miracolo d^lla sua assunzione.
Or, malgrado tal intervallo, mentre tutto dovea eccitare la devozione e la maj.’aviglia da lasciarne traccia negli scritti Apostolici,
questi, all’opposto, serbano un’assoluto silenzio, e uon parlano neppur
di sua morte, e non s’occupano di lei in modo alcuno. E ciò nonostante, sappiamo da S. Giovanni che a hii era sfat’affidata, e sappiamo anche che esso è l’ultimo scrittore sacro, sopravvissuto a lei
di tanti anni!! Ma questo discepolo sì diletto a Gesù, che dovette
amarne la macb’e, e che nessuno, per certo, potrà iiccusare di poco
zelo, non giudicò che la chiesa dovesse essere stimolata, non dico al
culto, ma nemmeno a una riverenza di un’ ordine speciale per la
madre del Salvatore.
Questa no.stra rimarca già faceasi dal Sant’ Epifanio, il grand'avversario dei CoUiridiani, il quale riconosceva la forza di questo silenzio negli scritti Apostolici; “ In quibus nullam de Mariro obitu
mentionem reperies, mortua sit, necne sepulta, an non sepulta fuerit.
Ac cum Joannes interim in Asiam profectus sit, uusqiiam tamen B.
Virginem itineris comitem seciuu illam habuisse signifìcat; sed de
ea re peuitus scriptura conticescit. ” (Epiphanius adv. Haìres. lib. iii,
Tom. II cap. xr. Op. Voi. ; p. 1043. Paris 1G25). Così si esprimeva
al quinto secolo questo Padre, per imporre un freno ai sentimenti
esagerati di alcuni eretici, da lui tanto combattuti intorno alla Vergine Maria. Ed infatti, a chi non sembrerebbe inesplicabile il silenzio
costante di S. Giovanni, ee esso credeva che Maria dovesse stimarsi
degna di culto, fonte di grazie, mediatrice tra Cristo ed i cristiani?
Quando ciò fosse, chi non condannerebbe S. Giovanni, o piuttosto il
S. Spirito stesso, di non farne alcun cenno?
Gli uni pensano che Maria morisse in Efeso, altri iu Gerusalemme ; e che il di lei corpo fosse deposto nella valle di Giosafat, entro il
giardino degli Ulivi. In quest’ultimo caso, è assai sorprendente che
nè 8. Gerolamo, nè S. Epifanio, che vissero in quelle parti, non ne
facciano menzione alcuna. Un Domenicano, il P. Le Quien, editore
delle opere di S. Giovanni Damasceno, fa notare il silenzio di questi
due insigni scrittori, i quali non pertanto sono così minuti sopra
tanti altri monumenti, e pure, benché famigliari di quei luoghi, dichiarano essi “ che nulla si conosceva, sia quaut’alla morte, sia riguardo al sepolcro della Vergine Malia. ” (Joh. Damascen, oper.
Tom. II p. 8.58, Paris, 1712). Questi Padri sono l’eco di tutti gli altri,
e perciò sono un testimonio ineluttabile della tradizione, che, nel
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(luiuU> .swuk), l'Assuiizioue era ignota alla Cliicsu. Chi imagiucrcbbe
Tiiai die così i-^i fossero estii espresso, ove avesse esistita orma tli opinione contraria? Tace Ignazio, tace Giustino Martire, tacciono tutti
insieme Ireneo, i due Clementi, Tertulliano, Origene, che tanto visse
ili Palestina, Ci[)riano, Gregorio Taumaturgo, ]\Ietodio e Lattansiio.
Non dicono verbo nè Atanasio, uè Cirillo, nè llario, del pari che
Epifanio e Gerokimo. Potrauno dire i Komaiii cattolici che (juesta
falange di Padri fo.s.se tiepida i>er l'onor della Vergine? JMa di molti
(li essi .sappiamo anzi l’opposto; e parecchi contribuirono a torre la
\’'crgine dalla modesta oscurità in cui fino allora ora stata.
Laonde, l’aver taciuto deirassunzione di lei, è una prova delle più
lampanti che tid favola uon si conosceva, o, che se già serpeggia\'u
uel volgo, la giudicarono indegna de' loro scritti. Che conchiudei'e?
Questo solo, che i secoli delle tenebre l'hanno fabbricata, come tante
altre leggende, materie ai futuri dogmi! La dottiina dello uviluppu
è uu tristo appiglio per giustificare le invenzioni co.sì tardi venute, e
volttì al laboratorio delle superstizioni.
Donde dunque originò questa leggenda, che tanti antichi Padri
iguorarono o spregiarono ? Da una mipposta corta inserzione nel
(Jronicon di Euseliio, di cui non si hanno che frammenti, l’originale
(^s.'iendo i)crduto. In questo supposto frammento, vien detto chc
akune pcrs(Mie di cui tacesi il nome, ed i cui scritti uou sono indicati,
non già annunziando una tradizione od uua materia di fiitto, ma facendo valere nna rivelazioìie, allegavano che la Vergine Maria, madre di Gesii, veniva nssunta in cielo, come alcuni hanno scritto che
tal cosa era loro fatata, rivelata. Citiamo il famoso frammento; (Traii‘^lat. Latina, Bourd. Ed. p. 158): “ Maria virgo, J. Christi mater, -ad filium assuniitur, ut quidam fuisse sibi revelatum, scribunt. ” Qualora
anche si accetti che siano queste parole di Eusebio, come credere che
})rendesse egli ad annunciar iu simili termini un fatto storico noto n
tutti? Ne parla con un tuono da ben mostrare che non ne facea nessun ca.so. Ma ben lungi che sia di Eusebio, è manifestamente inter[Kilato; nel Greco uon ve ne ha sillaba; edesist<;no, nel Vaticano, sette
manoscritti della versione latina che nulla contengono di tutto ciò, e
n’abbiamo per non sospetto garante il vescovo Arnaldo Pontaco, il
cattolico romano editore del Cronicon, stampato a Bordeaux, nel
1G04, p. 5GG; con molto candore, egli confessa che avrebbe volentieri
1-eapinto dal testo quel frammento fraudolentemente inserito, ma
che ne fu ritenuto “ perche nulla di sicuro intorno alFassunziono
della Vergine riscontrava da poter essergli sostituito! " “ Vermn
nil immutauduni duximus , quod nil certe constet ex priscis auctoribiis do tempore et inailo obitus ipsius. '’ Xon è strano che .
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f<enipre su spurie basi, Ikbbricbi Roma le .sue dottiine particolari?
Ma havvi peggio ; l’adulterazione del passo si fa aucor più evidente,
anzi non merita ¡¡iù discussione, dacché nell’edizione di Milano del
1818, per cura del cardinal Angelo Mai e Giovanni Zohràb, le summeutovate parole furono affatto escluse, (ved. pag. 373) ; come pure
dalla versione Armena pubblicata nell’anno stesso, poco lungi da Venezia, dai monaci del convento Armeno. Cbe abbiam bisogno d’aggiungere noi dopo tali appoggi alla nostra tesi?
Forse alcuni ci rammenteranno il libro anonimo, che ha per titolo
“ Il Transito, ” che più non esiste, ma che ebbe qualche corso nel
quinto secolo. Bastaci osservare, che appunto nel 494, il Concilio di
Eoma, presieduto da papa Gelasio, tra i libri apocrifi da non riceversi,
volle comprendere II Transito, che forse era pure il primo inventore
della fixvola deH’assunzione di Maria. (Sacr. Conc. Labbè e Cossart.
Tom. IV p. 1264. Paris 1671).
Inoltrandoci, si fanno tanto più dense le tenebre; ed anche a queel’epoca rimane assai dubbio, se qualche porzione della Chiesa ammettesse come vera queirinveazione screditata da un Concilio.
E’ vero che il Cardinal Baronio mette innanzi una certa lettera
attribuita al prete Sofronio, circa al principiare del quinto secolo,
che fu inscritta tra le opere di S. Gerolamo, indirizzata ad Paulam
et Eustachium, de Assumptivne B. M. Virginis (Op. Hieron, voi. v.
p. 82, ed. Bened. Paris 1706). Con tutto ciò, il buon Cardinale si dicliiara sorpreso assai e scontento, e riconosce che simil’epistola fu
intrusa, ed ha data molto più recente che le opere di Sofronio. Le
circostanze poi del racconto sono così bizzarre, che ben meritano
d'essere riferite.
“ Molti del nostro popolo, dice quella falsa epistola, stanno in
dubbio se Maria fosse assunta col di lei corpo, o trapassasse senza
recarlo seco. Ma in che modo, in qual tempo, o da quali persone,
quel santo corpo fosse tolto via, e dove trasportato, o se risuscitasse,
QUESTO NON SI CONOSCE. Beuchè alcuni ritengono che ella sia già
risuscitata e vestita della beata immortalità, con Cristo, nei luoghi
celesti; il che moltissimi hanno affermato egualmente del Beato Giovanni l’Evangelista, di lei servitore, al quale essendo vergine affidò
Cristo la Vergine; perchè nel sepolcro di lui, come si racconta, nulla
si trovò fuorché manna che ancora si vede stillare; nondimeno, quale
di queste opinioni debba stimarsi più vera, noi non sapremmo decidere. Tuttavolta, il meglio si è di tutto rimettere nelle mani di Dio,
a cui nulla è impossibile, piuttosto che volere definire incautamente,
con nessun’ altra autorità che la nostra, quanto non possiamo provare. Nulla a Dio essendo impossibile, non neghiamo noi che rispetto
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alla B. Vergine Maria, qualche cosa di simile fosse avvenuto, quantunque per ragion di prudenza, salva fide, noi dobbiamo piuttosto
opinare con pio desiderio, che decidere con avventatezza, quello che
iniò benissimo rimaner ignorato senza alcun nostro rischio. ” A quest’epoca stessa dunque, trovasi la credenza appena in embrione; anche i più devoti esitano, o negano affatto, e sono timidi cotanto, non
già i Padri, ma i falsificatori posteriori di essi, da osare solo di parlar
l>er ipotesi, cd in termini della più puerile esitazione.
Fin qui, tutto è contrario; qual è dunque il primo cenno che si
trovi, in alcun modo meno irresoluto, favorevole a questa pretesa
Assunzione? Chi ne parla il primo è Giovanni Damasceno, monaco
di Gerusalemme, che visse verso la metà deH’viii secolo, epoca, ben
si sa, della composizione delle false Decretali e di altre uou poche
frodi. La barbarie e l’ignoranza erano al grado estremo. Damasceno
non parla in nome ])roprio, ma dà un estratto, a nome di Eutimio, la
cui Storia più non esiste. I dotti sono incerti su tale autore. Lambeccio vuole che non una Storia Ecclcsiasticii sia qui citata, scritta
da Eutimio che morì nel 472, ma bensì una Biografia dello stesso
Eutimio, composta dii uu certo Cirillo monaco, che morì nel 531.
Quest’opinione è combattuta da Cotelerio, e la disputa conduce ad
una più profonda ignoranza. Su])posto che Eutimio sia il soggetto
dell’opera, l’autorità è assai meschina; j)rima, perchè l’opera è perduta;
e poi, perchè non ne resta clic un Compendio, e, quel che è peggio,
privo affatto del passo che Gipvanni Damasceno riferisce. Forza è
dimque conchiudere che il solo Damasceno, che visse alla metà deli’viii secolo, èia gran base della pia credenza / Che dice questo monaco ? Secondo l’uso degli oratori di tutto animare, apostrofa la tomba
della Vergine, e, cosa strana, si fa dare da lei questa risposta; “ perchè
cercate nella tomba colei che fu levata in alto nei celesti tabernacoli? ”
E va proseguendo tali metafore, ed ecco come i sogni dell’immaginazioue finiscono per diventare leggenda e realtà ! Qui appimto introduce egli la citazione, nè abbiam bisogno di riferirla poiché il
Breviario l’ha per disteso. Racconta adunque come S. Pulcheria e
Marcione avendo fabbricato chiese in onore della Verguie, “ si rivolsero a Giovenale, arcivescovo di Gerusalemme, cd ai vescovi di Palestina, allora presenti nella città reale (Costantinopoli), per motivo
del Sinodo tenuto iu Calcedonia, così dicendo: “ Abbiam sentito che
havnfi in Gerusalemme la prima e più famosa chiesa di Maria madre
di Dio e sempre Vergine, nel giardino detto Getsemani, ove il di lei
corpo, che ebbe in grembo La Vita, sto in nim hara \ noi dunque desideriamo le di lei reliquie, onde averle a patrocinio di questa ical
città. ” liceo esKor chiaro cho, iu (|ueU’epoca, nulla si sapeva della log-
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¿;euda; questa ambasciata solenne ai vescovi i più eminenti, ne dà una
prova senza replica,
Il Concilio di Calcedom'a, composto di più di 600 vescovi, n’è affatto ignaro, esso nelle cui polemiche il nome di Maria risuonò tante
volte; e gli Atti stessi del Concilio non serbano vestigio di uua somigliante pretensione ! Ma Q-iovenale, in risposta, fa il racconto stesso
tanto noto, degli Apostoli rapiti in un istante, e fatti presenti da
tanti sì remoti luoghi (benché in quel tempo parecchi non esistessero più!), delle melodie angeliche per tre giorni, deU’apertura fatta
della bara, perchè Tommaso, vennto tardi, tutto metteva in dubbio,
delle fragranze dei lini rimasti, che sono il tema favorito dei Romani predicatori. Ma questo Griovenale, che urta uel quinto secolo la
comune credenza, quale stima merita egli ? Le Quien, Domenicano,
editore delle opere di S. Giovanni Damasceno, non riguarda come
improbabile che colui invantasse questo tessuto; nè ha scrupolo di
stigmatizzarlo, ritenendo persino che ciò facesse per ingannare Marcione e Pulcheria nel modo stes.so, soggiunge egli, che per assicurarsi il Primato di Gerusalemme, avea fabbricato certi altri scritti !
infame nota che mette a di lui carico lo stesso Leone il Grande, nella
sua lettera a Massimo vescovo di Antiochia ; “ Cteterum et Marcionem et Pulcheriam certiores factos esse a Juvenale Hierosoljmitano
de Dei-parae Virginis Assumjitione, neutiquam ausim inficiari uti nec
affirmare hpec perinde confida esse ab eodem Juvenale, ac commentita illa scripta, qufis ab eo producía fuisse ad obtiuendum Palestinse principatmn, Leo Magnus queritnr in epistola ad Maximum
Antiochenum. ” (Op. Damascen. voi. ii, pag. 879. Paris 1712.—Vedi
anche Op. S. Leonis vi, pag. 1215, Epist. 119).
Riassumiamoci. 8u che posa il Colosso? Sulla jiunta di un ago.
Un monaco di Gerusalemme, al secoF ottavo, reca un passo che
dice tolto dalla Storia di Eutimio, opera d'incerto autore, perduta
affatto, di cui altro non si ha che un Compendio, il quale nemmeno
contiene im’ombra del fatto citato. Ora è questo passo stesso di spuria
fonte, che la critica mette in pezzi, che racconta di Giovenale, Arcivescovo di fama così vergognosa, aver egli dato ad intendere all’imperatore che egli conosceva una tradizione circa il sopra descritto
miracolo, avvenuto quattrocent’anni prima, fm’allora ignorato. Così
dunque, in definitiva, il tutto si riduce all’autorità di .un’uomo vissuto
700 anni dopo l’aUegata Assunzione, che s’appoggia so{)ra un libercolo oscuro e senza valore, smarrito e sconosciuto, nel qual libercolo è detto che un’altro uomo, quattrocent’anni prima, avea creduto
che tal miracolo era succeduto! Come mai un articolo di sì enorme
importanza che, essendo vero, avrebbe dovuto far più romore nei
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primi secoli chc non nei posteriori, i primi secoli invece l’ignorano
assolutamente? Ila, giova ripeterlo, tale il destino d’ogni Eomana
credenza: sempre si trova senza base, in queU’età che sole sono veramente importanti. Ma quel ch’è piiì strano, queste fabbriche sono
eseguite con tanto disordine, con tal caos di contradilizioni, che le
lezioni stesse del Breviario per l’Assunzione, mettono ora in iscompiglio il nuova dogma sojwa la Concezione Immacolata, poiché è
detto che Maria, “ qual figlia del vecchio Adamo, subì l’antica sentenza; ” come avrebbe pagato tal debito s’era immune del i)rimo
peccato ? Ed in tal caso, potrebbe ella chiamarsi la figlia del vecchio
Adamo? Nel Te Deum anche si canta: nou liorruit Virginis uterum, ” e invece il nuovo dogma vuol che si creda Maria un perfetto
Tabernacolo, adeguato in ogni modo all’opera dell’incarnazione! Che
chi può si sbarazzi da questo dedalo mostruoso; il buon senso vi si
sommerge e ruina. I Cattolici Eomani hanno nella favola dell’assunzione una pietra di ¡ìaragone per far giudizio di tutto il resto, perchè
il resto è di materia in nulla dissimile dalla pia credenza or da noi
e.saminata ; materia inanipolata dalla barbarie c dall’ignoranza, sempre da compiangersi, allorché non n’ha parte la frode chc è sempre
turpe e spregievole.
STUDII BIBLICI
IL PRIltO OMICIDIO -(Gencii IV, 1-16).
Il capitolo IH del Genesi ci racconta la caduta deiruomo, l’origine del
peccato e le ¡mmcdiate sue conseguenze, riguardo ai colpevoli, la sentenza
pronunziata contro di loro dal sommo Giudice, e la loro cacciata dal giardino di delizie, cui essi in avvenire erano indegni d'abitare. Gl'infelici avevano perduta la vera vita, la comunione col loro Dio; ed il segno visibile, il
.sacramento di questa comunione, l'albero della vita ch'era nel bel mezzo
dui giardino è tolto ai loro sguardi. E clie mai n'avrebbero fatto del segno,
poicliè hanno dispregiato, ed in conseguenza, perduto la cosa significata? Ma,
in difetto d'un pegno esterno e visibile, essi saranno sostenuti dalla promessa mi.scricordiosa d'un’espiazione e d'un ristabilimento: “il seme della
donna schiaccierà il capo del serpente. ” Essi, non più per la vista, cammineranno in que.sta valle di lagrime, ma per la fede, che per lungo tempo sarà
corno lampada che riluce iu un luogo oscuro, aspettando chc il giorno venga.
Essi non eoltivcvanno più in pace il giardino d’Eden; lavoreranno la terra
ch'è stata maledetta per loro cagiono, e mangieranno il pane col sudore del
volto in tutti i giorni della loro vita, dolendosi, ma troppo tardi, del loro
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accccaincnto e dolía loro follia, costretti nondimeno di dicbiararc clic non
vi fu punto alcuna ingiustizia in Dio.
Ma nel loro stato di caduta, lo stesso lavoro è una benedizione, e ben
tosto ne assaporeranno una tutta nuova, la più dolce delle benedizioni terrestri, qucUa cioè di vedersi circondati da un gran numero di figli. Di tutti
quelli che loro furono dati in questa prima parte della lunga loro vita, di
due soli si fa menzione, al principio del capo iv : i due primi, senza dubbio,
Caino ed Abele; i primi rappresentanti di quelle due generazioni d’uomini
che si sono perpetuate, eziandio per mezzo del diluvio, le quali si ritrovano
le stesse a tutti i gradi della ciìàlizzazione, e dureranno sulla terra sino
alla fine dei tempi ; i figli di Dio ed i figli del maligno. 11 nome del pruno
ha il triste privilegio d'indicare iu tutte le lingue del mondo cristiano e musulmano ciò che v’ha di più snaturato, l'uccisore del fratello suo. Nulla
sembrava presagire la spaventevole catastrofe che avi-ebbe immersa uel
pianto la famiglia del primo uomo.
Eva, mentre abbracciava il suo progenito, esclamò- io ho acquistato
un uomo dal Signore; ” fatto adulto, Caino scelse la condizione d'agiicoltore, a cui il suo corpo robusto lo rendeva certamente più atto. Egli egualmente che suo fratello avea la conoscenza di Dio, poiché noi lo vediamo,
almeno uua volta, offerirgli un’offerta dei frutti della terra. Io dico : almeno
una volta, perchè le parole che al versetto terzo sono state tradotte per ;
“ in capo d’alquanto tempo, ” significano piuttosto: alla fine dei giorni, cioi
alla fine dell'anno, o più probabilmente, alla fine della settimana, il chc hidicherebbe che l’ultimo giorno della settimana era, in particolar modo, consacrato al servizio di Dio, e che il culto consisteva essenzialmente in sacrifizj
ed in offerte.
Comunque ciò sia, egli è certo che un giorno Caino offerse al Signore
offerta dei frutti della terra, ed Abele un sacrificio dei primogeniti delle
sue pecore, e del grasso di esse. Ed il Signore riguardò ad Abele ed alla
sua offerta ; ma non riguardò a Caino, nè alla sua offerta (v. 4, 5). Per
quanto poco si sia disposto a scusare il delitto dell’ uccisore, non sono
mancati coloro che mossero dei lagni contro la pretesa parzialità di Dio, la
quale avrebbe dovuto, a quanto si afferma, esercitare una gi-ande influenza
suUa determinazione dell’infelice Caino. Con alquanto più di dolcezza, e di
risguardo al carattere un po’ ruvido di quest'uomo dei campi, si sarebbe
potuto, si dicc, prevenire il colpevole eccesso a cui la coUcra c la stizza
l’hanno precipitato. — Io non risponderò ad una tale obbiezione, citando,
■ come io lo potrei, questa dichiarazione della Scrittura : “ egli fa misericordia
a cui egli vuole, cd indura chi egli vuole (Rom. cap. 9° vers. 18)"; ” perchè
se la grazia di Dio è sovranamente libera, ella non è giammai arbitraria,
nel senso che noi diamo a questa parola, ma essa distribuisce se medesima
con suprema giustizia. La giustizia umana è spesso dura e barbara ; la giustizia divina è sempre misericordiosa. Ma vi sono alcuni impedimenti che
la divina misericordia non può sormontare, alcuni ostacoli ohe la sua onnipotenza non può vincere. Questi ostacoli si trovano nel cuore di Caino,
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L'incredulitìi con tutto ciò ch'essa produce, un'orgoglio smisurato e la
sua propria giu.stizia, signoreggiavano l'animo di lui. Egli si presenta al cospetto di Dio, ma non certamente come un peccatore che sente il bisogno
della grazia. Per farci una giusta idea del contrasto di questi due fratelli,
nell'istante stesso ch’eglino oiFrono ciascuno la sua offerta, nuUa ci viene
meglio in taglio di questa breve parabola del nostro Salvatore che si leggo
al capo 18 di S. Luca v, 10-14 ; “ Due uomini salirono al tempio per
“ orare, l'uno era Fariseo, e l’altro Pul)licano. Il fariseo, stando in piè in
“ disparte orava in questa maniera. O Dio, io ti ringrazio eh’ io non sono
“ come gli altri uomini, rapaci, ingiusti, adulteri: nò anche come quel pu“ blicano. Io digiuno due volte la settimana, io pago la decima di tutto
“ ciò ch’io acquisto. Ma il publicano stando da lungi, non ardiva pur d’al“ zare gli occhi al cielo: anzi si batteva il petto dicendo: 0 Dio, sii placato
“ inverso me peccatore. Io vi dico, che costui ritornò in casa sua giusti“ fìcato, piuttosto che quell’altro: perciocché chiunque s’innalza sarà ab“ bassato, e chi s’abbassa sarà innalzato. ” L'uno s'avvicina colla bocca e
colle labbra, ma il suo cuore è ben lontano. Egli non crede d’aver alcun
bisogno, egli è ricco. — L’altro, invece, è penetrato dal pensiero deUa sua
miseria e deUa sua indegnità, e prega con compunzione e ferv'ore. E’ egli
dunque da maravigliai'si se colui il quale non ha domandato nulla, nuUa
abbia ricevuto? “ Caino si sdegnò gi'andomente, e il suo volto fu abbattuto. ”
Ho detto che la giustizia di Dio è sempre misericordiosa, almeno durante
1 economia della grazia. Osservate com’ella. ricerchi d’affogare la malvagia
passione nel cuore di Caino: “ Perchè sei tu sdegnato? e perchè è il tuo
volto abbattuto? se tu fai il bene, uon sarà egli ricevuto? ”
Una convenevole offerta, presentata con sentimenti convenevoli, non sarà
ella ricevuta dalla tua mano come dalla mano del tuo fratello? E’ egli questo il linguaggio d’un Dio spietato, e che s’avventa con furore, a danno della
sua creatura?
Le parole che seguono sono state spesso male interpretato, ovvero scostate dal loro vero senso, cui io voglio provarmi di stabilire, tale almeno
quale io l'ho compreso. Esse non possono in verun modo significare, contro
a ciò che costantemente insegna la Scrittura, che l’uomo abbia realmente
un tale imperio sul peccato cho possa egli stesso esimersene, ovvero non
essere giammai suo schiavo. Senza citare i mille passi della Bibbia, io mi
sto contento di combattere quest’errore, ricorrendo alla sperienza di tutti
gli uomini, la quale pure afferma non esservi alcun giusto, neppure un. solo.
Di più, io non penso che queste parole : “ i desiderj d’esso dipendono da te,
e tu hai signorìa sopra lui, ” si possano intendere di Abele, come s’egli
avesse riconosciuto nel suo fratello un suo superiore, e che perciò l’abbia
ricercato per compiacerlo in tutte le cose. Fino ad Abramo, non ci è possibile di trovare, per quanto io possa conoscere, alcuna traccia nella Bibbia
di una qualsiasi superiorità appartenente al primogenito della famiglia di
cui il padi'c era unico od assoluto capo. Oiascxino d<‘i figli, divenuto alhi
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sua volta il capo d'una nuova famiglia, era eoi suoi fratelli al livello d una
perfetta eguaglianza, — Anche dopo Abramo, Isacco, Giuda, Davide e
Salomone, ai quali era stato dato il dominio, non erano considerati come
primogeniti nelle loro famiglie. Gli uomini eminenti che hanno ricorso a
questa spiegazione un po’ forzata, sono stati, mal a proposito, spaventati
per il cattivo uso che si può fare della traduzione ordinaria.
PjCco quale sia, per mio avviso, il senso il più semplice ed il più naturale:
“ Or i desiderj d’esso (i desiderj del peccato) dipendono da te, ” o tendono
verso di te ; U peccato cerca di ridurti in ischiavitù, ma tu hai imperio sopra
di lui; sta in te il volere o non velere essere schiavo. La voce ebrea ammette
pure di tradurre; “ ma tu domini sopra di lui; ” il che rimuoverebbe la
difficoltà principale del passo. Ma seguendo anche la traduzione generalmente ricevuta, v’ha egli alcun che d’antiscritturale in queste parole : “ma
tu hai l’imperio sopra di lui, cioè sopra il peccato? ” Non è egli perfettamente esatto il dire che, in ciascun caso particolare ed in ciascun atto speciale del peccato, l’uomo può cedere o resistere, fare il male o uon farlo?
Certamente non vi può essere questione che dell’atto esterno, perchè il
cuore che da si lungo tempo non è stato mutato, non rimane meno malizioso
0 perdutamente malvagio sopra molte cose (Geremia cap. 17. vers, 9). — E’
appunto dell’atto esterno che qui si tratta, dello scoppio di quell’odio invidioso e violento che Caino avea concepito contro il suo fratello, “ perciocché,
dice la Scrittura, le sue opere erano malvagie, e quelle del suo fratello
giuste ” (1 Giov. c, 3°. V. 12°).
E non è egli vero che se Caino avesse dato ascolto alla voce della ragione,
a quella della sua coscienza, e sopratutto a quella di Dio che l'avvertiva
con tanta condiscendenza, avrebbe potuto astenersi dal commettere questo
delitto, a cui egli non efa stato spinto da una potenza fatale cd i’-resistibile,
indipendente dalla sua volontà? Negare all'uomo questo grado di libertà,
non 6 egli il distruggere in lui il sentimento della sua responsabilità?
L’ultimo avvertimento, l’ultima chiamata deEa grazia divina è perduta
per Caino, ed alla prima occasione favorevole, satollò col sangue del suo
fratello quella passione infernale che non ha voluto reprimere.
Nuova domanda per parte di Dio, nuova insolente negazione per parte
del colpevole, seguito quasi immantinente dall'abbattimento e dalla disperazione. Così è la parola di Dio, sia ch’eUa condanni sia che consoli, è
sempre vivente cd efficace e più penetrante che una spada a due tagli, ed
ella penetra sino alla divisione dell animo e dello spirito. Maledetto anche
dalla-terra che ha aperta la sua bocca per ricevere dalla sua mano il sangue
del suo fratello, sarà per centinaja d’anni errante e vagabondo ed oppresso
sotto il peso d'un dolore che si sento incapace di portare, monumento della
collera insieme e della pazienza di Dio, ohe concede a questo grande colpevole limgo spazio di tempo per convertirsi a lui.
Privati tutto ad un tratto dei due loro figli, Adamo cd Eva hanno conosciuto adesso ciò clic sia quella morto a cui essi ed i loro discendenti sono
condannati, e quali sieno i deplorabili effetti della loro ribellione contro
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Dio. Gli è apfuinto in quei tristi giorni che .soguirono la morte di Abele,
che grinfelici genitori hanno doTOto umiliarsi più profondamente davanti
aHrono della misericordia, e tenere gli occhi della fede intieramente rivolti
al Redentore prome.s.so. P. L.
SOCIETÀ
DEI TRATTATI RELIGIOSI PER L’ITALIA
I segaienti particolari sulle operazioni rii qiie.sta Società, sono
estratti dal rapporto testé presentato -dal segretario, al Conùtato della
medesima :
Lo .scopo assegnato alla Società daU’Assemblea generale dei suoi fondatori, essendo “ la jmhhlicazione e la diffusitme di scritti che mirino a far
conoscere in Italia i veri principj e la pura morale dell'Evangelio, ” a questo doppio oggelto ha dovuto il Comitato rivolgere in modo speciale la sua
attenzione.
A) PUBBLICAZIONE DI SCRITTI: Il Comitato colpito della specie
di discredito in cui sono cadute le pubblicazioni, anche ottime in se stesse,
di altre Società consorelle, e questo a cagione, unicamente, del difetto assoluto in quegli scritti di una certa eleganza in quanto alla foma, ha stimato
cosa urgente, in Italia forse più ancora che altrove, di assoggettarsi a qualche
maggior spesa, onde scansare questo inconveniente, ed offrire al pubblico
scritti i quali, all’ecceUenza del contenuto,accoppiassero una discreta eleganza
nell’esteriore; ed è quanto si è sforzato di realizzare nelle sue pubblicazioni.
L’elenco di queste, che è riuscito al Comitato di addurre a buon termine
dal principio del 1856 a tutto agosto 1858, è il seguente:
1° Preghiere di famiglia, 3“ edizione, attentamente riveduta e notevolmente accresciuta — 72 pag. in-16'’, con elegante copertina, tirato a
2.500 copie ;
2'-^ Preghiere publliche e di famiglia —104 pag. in-16°, copertina id.,
tirato a 2,532 copie ;
3° Inni e cantici cristiani (raccolta degl’inni inglesi più belli voltati
in italiano, da un distinto letterato, per ser\'ire al culto pubblico e privato),
118 pag. in-16°, copertina id., tirato a 1,000 copie ;
4° Un minuto con Dio, ossia brevi giaculatorie e preghiere ad uso dei
soldati e dei marinai, da un loro camerata — 50 pag. in-48°, copertina id.,
tirato a 3,000 copie ;
5° Perchè vi proibisce il vostro parroco di leggere In Bibbia? —12 pag.
in-16°, copertina id., tirato a 5,000 copie ;
6° Adelina G**, ossia l’efiScacia della grazia di Dio manifestata iu
uua tenera fanciulla — 8 pag. in i6°, con copertina stampata, tirato a
2.500 copie ;
12
7° Il rilruUu di Maria nei cieli, delineato dietro i dati attinti nelle
Sacre Scritture, con bellissimo rame ed elegante copertina— 24 pag. in-16“,
tii'ato a 5,000 copie;
8° Storia d’un prode, morto davanti Sebastopoli, dedicato ai valorosi
dell'esercito di Crimea — 54 pag. in-16°, con copertina stampata, tirato a
3,000 copie.
9° La Confessione — Saggio dommatico-storico sulla confessione auricolare di L. De Sanctis, ultima edizione riveduta ed accresciuta dall’autore,
106 pag. in-16°, con copertina stampata, tirato a 3,000 copie.
10 Studj elementari della Parola di Dio, perBurnier: gli evangeli.
2 voi. in-8° picc. di 300 pag. caduno, con copertina stampata, tirato a 1,500
copie.
Oltre a coteste pubblicazioni intraprese direttamente dal Gomitato, e formanti un totale di 2,399,000 pagine, questi ha cooperato alla pubblicazione
di varj altri scritti importanti, sia col votare sussidj; come per la Riforma
in Italia, di pag. 205 in-12° e per la Buona NoveUa, giornale della Evangelizzazione italiana; sia col farli stampare e vendere per conto altrui, come
per il Compagno della Bihltiu, in-12° di 885 pag., 6 la. Donna, due discorsi
di Adolfo Monod, in-16° di 96 pagine.
L’ammontare delle spese per stampa e sussidj, eccettuato II sussidio alla
Buona Novella non ancora determinato, è stato di 5,761, 75 cent.
B) DIFFUSIONE. Il Comitato è ricorso per la massima diffusione delle
sue ed altrui pubblicazioni ad un doppio mezzo: Un Deposito fisso, od il
Colportaggio.
Deposito ; Se vi era necessità ravvisata urgente da tutti coloro che portano interesse al progredimento del regno di Dio nella cara nostra patria,
era l’esistenza fra noi di una libreria evangelica, dove i bramosi di buone
e pie letture trovassero, a prezzi discretissimi, una scelta più compiuta
che si potesse dei migliori prodotti della letteratura evangelica, sì nazionale
che estera. Ma una sifatta impresa, tentata da un privato, non avrebbe potuto procacciargli, almeno per qualche tempo, un guadagno sufficiente da
indennizzarlo. Conveniva che se l’addossasse una Società cristiana; ed il
Comitato ha stimato essere quella dei Trattati designata per adempiere
questo compito.
Nei due primi anni, come era d’aspettarsi, tal Deposito è stato per la
Società cagione di una sposa bastantemente ragguardevole (l,400fr. aU'incirca); ma col terzo anno, il disavanzo non è più stato che di un centinajo
circa di franchi, ogni cosa compresa, e tutto ci fa sperare che neH’anno
venturo le spese saranno più che coperte dai guadagni.
Colportaggio. Il Comitato non ha potuto, per vari motivi, ricorrere a
questo mezzo di diffusione con tutta quella prontezza ed efficacia che avrebbe
desiderato; ma dacché trovossi in gi-ado di adoprarlo, primieramente con un
colportore, quindi con due ed anche tre, egli ebbe da congratularsi dei risultati ottenuti; e la sua convinzione è cho debbasi dare, in avvenire, a (juesta
parte deU'opera, tutto lo sviluppo di cui è susecttibile.
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Le opere, piccolo o grandi, die per via di questi due mezzi sono state
poste In circolazione, dal principio del 1856 a tutto agosto 1858, sommano
a 31,372, fra le quali 27,124 iu lingua italiana e 4, 248 In lingua francese.
TIPOGRAFIA. Dal principio di gennajo 1858, il Comitato si è trovato
nella quasi necessità di aggiungere alle altre sue incombenze l'esercizio, per
conto proprio, di una tipografia statale generosamente regalata da una Società di signore irlandesi avendo a capo l’ottima signora Denham di Dublino, moglie del celebre dottore di questo nome.
Tale dono, come ognuno lo comprende, non si è potuto accettare senza
die ne derivassero alla Società spese di più d'un genere; ma ciò che più di
tutto temeva il Comitato, il disavanzo cioè, che ò quasi Indivisibile dal primordj di qualsiasi impresa industriale, non solo non si è verificato, ma è
stato airincontro dimostrato, che al termine dogli 8 primi mesi di esercizio,
le entrate aveano superato le spese di fr. 271. In questo frattempo, la Tipo(¡rafia Claudiana (è il nome che le venne imposto in ricordanza di un'illustre
vescovo di questa città, che fu, ai suoi tempi, un'intrepido propugnatore dello
pure dottrine evangeliche) ha dato alla luce nou meno di 2,539,000 pagine
di scritti di sesto e di mole diversa, ma tutti miranti allo stesso fine : combattere l’errore, e far progi'edire negli animi il regno del nostro grande
Iddio e Salvatore Gesù Cristo.
Por compiere queste varie sue imprese di cui è stato discorso, il Comitato
è stato ajutato, non che dalla Società di signore di cui si è parlato, dalle
Società consorelle di Londra e di Parigi; dalla prima con danari, e con libri,
dalla seconda con un cospicuo dono di trattati di suo fondo, e da varie largizioni di privati, così esteri che nazionali.
Noi nel trascrivere questi particolari i quali, ne siamo certi, riesciranno di sommo interesse ai nostri lettori, non possiamo che congratularci colla Società per questo suo comiuciamento.
Certo che se si confronti il di lei operato con quello delle grandi
Società che in America, in Francia ed in Inghilterra si propongono
il medesimo scopo, egli apparirà come im piccolo laghetto iu confronto all’oceano; certo ancora, che 32,000 cojjie di ojiere diverse sono
poca cosa, in confronto di tanta gente che ne abbisognerebbe ; ma
quel poco è sempre più ohe nulla, e quel poco, moltiplicando sotto
la benedizione del Capo della Chiesa, del nostro adorabile Signore
Gesù Cristo, a guisa dei pani, diventerà, per grazia sua, cibo salutare
a grandi moltitudini.
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CRONACA DELLA QUTNDXCLXA
Oli effetti dei Concordato austriaco seguitano a spiegarsi in un senso
per noi molto consolante, segnatamente in Boiìmia. Abluiauio già accennato
nella nostra cronaca alla Memoria firmata da 507 vescovi e preti di quella
¡n-ovincia, ed indirizzata aH’arcivescov.o di Vienna, intorno aU'iu-gente necessità di una riforma ecclesiastica. Ecco ora tal documento, quale viene
pubblicato dalla Gazzetta di Francoforfe.
■' Atteso che, contro l'universale aspettazione, nuUa fu fatto fino ad ora
allo scopo di migliorare e lialzare la condizione miserrima del clero inferiore : atteso la probabilità grande che l'unica riforma che verrà effettuata
sarà il Concordato, che conferisce molta potenza e molte prerogative all'episcopato, ma lascia che ricada sui semplici preti tutto il peso dell'irapopolarità da qucUo stesso Concordato provocata : atteso ancora che non sono i
capi deUa Chiesa esattamente ragguagliati sul vero di lei stato, i sottoscritti
si sentono in obbligo, nella loro coscienza, di esporre ai rappresentanti dì
G. C. la situazione qual'ella -è, affinchò possano pertempo antivenire una
grande sventura, prendendo quelle misure giudicate più efficaci, onde scongiurare la maledizione che si trae addietro una mala amministrazione dell'e
rodità del Signore.
“ La causa più sacra dell'umanità sta per .soccombere. Non vi hap iù
religione che in apparenza, e non è più la disciplina ecclesiastica che uu siinuLioro. La religione ò ipasi scomparsa dai cuori. Tal'e.sperienza non è
stata fatta solamente nella classe colta; il lievito dell iucrediilità, dell iudÌLfereutisnio, è penetrato anche nelle moltitudini, e vi si propaga con estraordinavia rapidità^ La religione è diventata oggetto di dileggio per tutti. 11
malumore contro gli ordinamenti ecclesiastici del medio evo ed i loro esecutori, 6 stato dal Concordato aggravato, e diventa più generale di giorno in
giorno. Ei sarebbe ingiustizia il considerare tali disposizioni come conseguenza dell’ultima rivoluzione, poiché all epoca della rivoluiione, non v'orano
che poche comunità le quale fossero affette da questo malore, mentre ora,
poche ve ne sono in cui non si sia quel malore propagato. Ben è vero che
il partito rivoluzionario, il quale pensa di non poter trarre il j)opolo ai
suoi progetti che colla rovina delle religiose credenze, adoprasi con attività
a quest’opera dissolvente. Ma ciò nou toglie che non sia gi'ave colpa, per
parte della Chiesa, di porre nelle mani dei fautori di disordini i mezzi di
tener agitate le popolazioni.
S'indebulisce il sentimento religioso nelle moltitudini, quando si fauno
i funzionarj della Chiesa o ridicoli od odiosi. Ora, il clero inferiore, i cui stipcndj fissi nou raggiungono, nel più dei. casi, quelli di un garzone di scuderia (dai 20 ai 50 fiorini airanno), è ridotto a procacciarsi il suo meschino
sostentamónto per via di ira casuale, al quale concorre so^Tatutto la parte
più povera del popolo. E non solo diventa, le molte volte, il riscuotimento
di siffatt' imposta cagione di scene ributtanti , ma il prete appare come
uno degli autori della miseria del popolo ; egli e la religione vengono additati
come uu carico di cui couvictie sgravarsi. A fronte della penuria del Ivisso
clero , è cagiono di scandalo la ricchezza dell'alto. Se fosse il clero inferiore debitamente retribuito, a mezzo di in> capitalo ]>rodotto dalle rendite
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dui conventi, i di cui abitanti vivono nella più intiera scioperatezza, la dura
condizione dei preti i più operosi verrebbe mitigjita, e sarebbe tolto, con
(juesto, ai nomici della religione e dell'ordine pubblico, un mezzo potente
(li seduzione.
'■ La Parola di Dio è incatenata nella persona di coloro che .sono incombenzati di annunziarla. Se non vengono promulgate riformo le (juali ci assicurino un'esistenza indipendente; se non si pone un termine al nostro celibato coatto, il (jjuale rende sospetta la nostra moralità, e ci costituisce come
forestieri in seno all'umanità, la nostr azione sarà paralizzata, la religione
data in balìa al di.spregio, la ierarchia ad una inevitabile rovina, e lo Sttito a
sconvolgimenti incalcolabili. ”
— Da Fav.\le (riviera di Genova) riceviamo i seguenti dolorosi ma instruttivi particolari ;
Oi'uatissimo signore e fratello!
Non le sarà discaro il sentire alcune particolarità scipra il secondo matrimonio evangelico celebrato in Favaie, li 18 corrente, tra Cereglìino Giuseppe
tiglio d'Andrea (di tiuell’Andrea che coUa moglie ed i figli ancora teneri è
tornato al papi.smo, dopo essere stato nelle mani di Dio stromento pelUi
conversione dei suoi parenti), e Nicoletta Ccreghino figlia di Luigi, cugina
prima del padre dello sposo, e cugina seconda con ( uest ultimo. Ìm sposo
avendo domandato al padre suo se sarebbe contento di questo matrimonio,
no avea avuto per risposta il sì, soggiungendo chc è meglio ammogliarsi che
ardere; ma a condizione di far tal matrimonio sotto il prete, e non sotto il ^
ministro evangelico, poiché in tal caso non sarebbe valido. Lo sposo pregfiil
genitore a uon iu(juietarIo nelle sue bibliche credenze,essend’egli convinto che
il SU.0 n\atrimouio sarebbe fatto secondo la Parola, di Dio, e da Lui benedetto,
lia madre dello sposo, affezionata da uu lato al suo marito e dall'altro al suo
primogenito, e non potendo risolversi nò per l'uno nè per l'altro, esclami)
dolorosamente: “ Quando il matrimonio di Giuseppe sarà fatto, vorrei che
il Signore mi levasse dal mondo; ” e come sia stato questo voto temerario
dolorosamente adempiuto, lo vedrà più sotto.
Essendosi il sig. G. D. Kivoir, \'ice-modcratore e ministro Valdese, li
1(5 del corrente portato a Fuvale, onde visitarvi i fratelli, e benedù'viil matrimonio in dlbcorso, egli dopo es.sersi informato delle cose come stessero,
reeossi dal padre dello sposo onde averne il dovuto consenso. Andrea dichian") che il suo figlio si era scelto una bravissima giovane, d'irreprensibile
condotta; ma disse nello «tesso tempo che non la riconoscerebbe per sua
nuora, se non dopo che il matrimonio sarebbe stato benedetto dal pai-roco.
Alla domenica lo sposo invitij i genitori ed i parenti alle sue nozze, ma i
primi uon intervennero. 11 matrimonio tuttavia ebbe luogo, e con grande
edificazione deUa piccola raunanza. Dopo il pranzo lo sposo e la sposa portarono, secondo l'usanza del paese, i coufetti ai genitori; ma (juesti li rifiutavano, dicendo di non voler partecipare ad un peccato d’adulterio; i fratellini dello sposo piangevano, perciiò volevano i confetti, ina il padre non
permise loro di prenderne. Ma ecco sventura tremenda! A due ore di notte,
III povera madre venne assalita da un colpo apopletico, che prima del giorno
l'avca tolta da vita. La stanza dell ammalata, era zeppa di vicini evangelici
<; pajiisti. Venuto il parroco, le tastò il polso, quindi con ira esclamò: “ Que.sta è una seconda vittima dei protestanti! ” Maria, cogìiata d' Andrea,
rispose al parroco, dicendogli: “ E' questa la preghiera che lei 6 venuto a
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faro ;ul uua uioribouda? '' Allora il proto soggiunse. duuo già venuti qui
j)or dis])utaro? Il reverendo non disse nemmeno una parola di consola;ione
ai parenti addolorati, e dopo quattr'ore se n'andò, così che la meschina
morì senza prete ! !
Non tardò la popolazione di Favaie a mormorare contro di noi evangelici, dicendo che certamente qualcuno le avea somministrato il veleno, e
eh’ era uioi'ta avvelenata. Nel momento che si portava a seppellire, gli
evangelici si mischiavano ai cattolici romani, per accompagnarla; il clero
vedeva con sommo dispetto quella fratellanza; cosicché il parroco venne da
me, e tutto adirato mi disse; “ Cosa venite a fare qui voi? ” “ Io vengo
risposi, per accompagnare al luogo del riposo una mia parente, ed ella non
ha che vedere in questo.”—Così 14 fra noi andammo sino al cimitero. Fecero
venir la giustizia, per esaminare il marito ed analizzaj’e il cadavere, onde
accertarsi se qualcuno l’avesse avvelenata. Trovaronsi vane c deluse le dicerìe del pae.se; quanto venne verificato si fu un pezzetino di pellicola di
castagna, rimasto nell’esofago.
Tutti facevano un giudizio particolare su quella morte improwi.sa, e
nessuno diceva di star preparati, perchè il Signore Gesù Cristo ce lo comanda molte volte nel santo Vangelo. Difatti chi ci assiema che domani
saremo ancora in vita? E non dice la Sacra Scrittura, che “ i nostri giorni
sono ridotti alla misura di un palmo? ” (Salmo 39, G). Non è egli il Signore
che fa “ ritornar l’uomo in polvere? ’’ (Sai. 90, 2). Inostri poveri compaesani rare volte pensano a queste verità; cd hanno paura quando ci pensano
seriamente. E perchè? Perchè non conoscono le verità consolanti della Parola di salute, che dice ; “ Sappiamo che mentre dimoriamo come forestieri
nel corpo, siamo in pellegrinaggio, assenti dal Signore. (2 Cor. 5, v. 6.)
Aggradisca, signor M. i miei rispettosi saluti, unitamente a quelli dei
fratelli e sorelle in Q. Cristo di qua.ssù, e mi creda ecc. ecc.
Cerbghino Stefaxo
— Mentre YAnnonia si scaglia, a tutta possa, e colla consueta urbanità,
contro la nomina del sig. Monastier a profess. di lingua francese nel Collegio
di PineboJjO, i giornali di questa città ci recano la fausta notizia che filialmente una conimessione che faccia dimenticare i tempi antichi è stata nominata per l’amministrazione deH’O.f/^'iei’o dei Catemmeni, e che dalla stessa
sì sta compilando un regolamento destinato a porre tale stabilimento in condizioni ch’armonizzino colla civiltà del secolo, e colle norme della più elementare giustizia, qualità tutte di cui difettava, al sommo grado, l’antico
regolamento.
Domemeo Grosso gerente.
AL DEPOSITO DI LIBRI RELIGIOSI
\^ia Principe TommaBO
PENSEES DE PASCAL disposées suivant un pian nouveau, édition complète d’après les derniers travaux critiques avec dos
notes, im index et une préface par F. J. Astié...................... 6 00
LE MESSAGER DE MISERICORDE AUPRES DU CHRETIEN DANS L’EPREUVE par le Rev. James Smith, ministre
du S. Evangile à Cheltenham.........................................'. 0 75
TOIONO — TilinsiMPia OLAUKIANA, diretta .lu H. Trombftta,