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Anno 114 - N. 34-36
8 settembre 1978 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
1“ Gruppo bis/70
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
IN OCCASIONE DELL’OSTENSIONE DAL 27.8 ALL’8.10
Le ragioni del nostro
no alla Sindone
Solo una chiesa che ha perso il senso della presenza di Gesù vivente
può tornare al sepolcro a cercare i segni di un Signore morto
Allo stato attuale delle ricerche, in realtà noi siamo convinti
che la Sindone di Torino non
può aver avvolto il cadavere di
Gesù, ma in ogni caso affermiamo — insieme a molti cattolici
— che la fede cristiana non ha
bisogno della Sindone.
Vediamo innanzitutto i motivi che ci conducono a negare la
autenticità.
I Vangeli
1. Gli usi funerari degli ebrei, al tempo di Gesù, consistevano nel fasciare strettamente
il cadavere — lavato e cosparso
di aromi odoriferi — con delle
bende o strisce di stoffa {othonia, nel Vangelo di Giovanni),
dopo aver coperto il volto con
un fazzoletto (sudario). Così fu
seppellito Lazzaro, l’amico di
Gesù, e Gesù stesso, secondo il
Vangelo più preciso e storicamente informato su questo aspetto: il Vangelo di Giovanni,
che sembra qui risalire a testimonianze dirette degli apostoli.
Se Giovanni ha ragione, una
Sindone di Gesù come quella di
Torino (unica pezza di stoffa di
m. 4.60x1.10) non sarebbe dunque mai esistita.
I Vangeli sinottici (che sembrano però qui molto meno precisi) accennano all’uso di un
lenzuolo, ma lo giustificano con
la fretta, data l’imminenza del
Sabato: Gesù sarebbe stato frettolosamente avvolto in un lenzuolo e provvisoriamente inserito nella tomba- in attesa della
normale sepoltura che non avvenne mai a causa della risurrezione. Gesù non sarebbe mai
stato cosparso di aromi odoriferi.
Anche seguendo i Sinottici
contro Giovanni appare improbabile che un cadavere raccolto
in un lenzuolo solo per collocarlo provvisoriamente in una tom
ba per un giorno, sia stato disposto in senso longitudinale
con la cura che le precise impronte della Sindone richiederebbero.
Relìquie:
una mentalità pagana
2. I Vangeli non fanno più
parola dei panni funerari di Gesù. Chi li avrebbe raccolti e conservati? È assai improbabile che
siano stati i discepoli o altri
ebrei per questi motivi:
a) gli ebrei rifuggivano dal
toccare tutto ciò che era stato
a contatto con qn morto perché
la legge mosaica lo proibiva;
b) di fronte alla novità sconvolgente della risurrezione di
Cristo, non era certo il caso dì
occuparsi degli oggetti della sua
morte;
c) la ricerca di reliquie è
idea completamente estranea alla mentalità degli ebrei e dei
cristiani dei primi secoli. Penetrerà nella chiesa solo a partire
dal III secolo per influenza del
paganesimo.
La storia
3. Salvo vaghi accenni in
Vangeli apocrifi del II e III secolo, ma in un contesto talmente fantastico da essere inutilizzabili, non esiste prova storica
che qualcuno abbia pensato ad
una sindone di Gesù fino al VII
secolo. Persino la pia Elena, madre di Costantino, che raccoglie
tutte le reliquie di Gesù, ignora
resistenza di panni funerari. Vi
è un silenzio incolmabile di almeno sei secoli che in nessun
modo può essere giustificato,
malgrado i tentativi fatti.
Nel frattempo gli usi funerari
cambiano e diventa abituale av
volgere i defunti in un lenzuolo.
Anzi, a partire dal VII secolo
in Palestina è documentata l’abitudine dei fedeli di entrare nell’acqua batte:*imale indossando
quella che sarà la propria sindone. A quest’epoca' la zona è
invasa da lenzuoli funerari e in
questo clima di superstizione a
qualcuno viene in mente che
deve esistere da qualche parte
una sindone di Gesù. Nessun accenno è però fatto ad immagini
impresse. Per giungere ad una
notizia sicura di sindone con
immagini bisogna arrivare al
1204, all’epoca della IV Crociata. Non si dimentichi che nel
Medioevo era accertata l’esistenza di almeno 43 sindoni di Gesù, con immagini o senza!
Per ogni lettore del nostro settimanale la sigla TILC dovrebbe
ormai essere conosciuta. Ci si è
infatti occupati, a più riprese, di
questo testo del Nuovo Testamento in traduzione interconfessionale e in linguaggio corrente.
Si è sottolineata la necessità teologica, per fedeltà al rnessaggio
evangelico, di tradurlo sèmpre di
nuovo per ogni generazione di
credenti, perché nessuno sia
privato della possibilità di avvicinarsi alla Parola e quindi al
Signore della Parola.
Si è d’altra parte messo in rilievo che è necessario raggiungere il maggior numero possibile
di persone, in particolare coloro
che non hanno uno spiccato interesse teologico, coloro che non
frequentano le chiese.
Si è insistito sulla validità ecumenica rappresentata da questa traduzione alla quale hanno
collaborato esperti cattolici ed
L'ostensione della Sindone del 1613 in una stampa antica di Antonio Tempesta.
L’esame della traduzione interconfessionale
La TILG in sinodo
La scienza
4. La scienza* non è riuscita
finora a dare una spiegazione
convincente delle immagini impresse sul lenzuolo di Torino;
non si è raggiunta nessuna prova che le tracce di sangue siano
veramente di sangue. Anche sull’antichità del tessuto non si è
fatto nessun reale passo avanti
non essendo stata sinora con
sentita la prova al carbonio 14,
senza considerare le assurde teorie fondate su un polline notoriamente vagante nell’aria.
I sindonologi vantano la precisione con cui l’immagine conferma i più minuti dettagli della crocifissione di Gesù secondo
i Vangeli. Ma è chiaro che l’argomentazione può essere rovesciata: se la Sindone è un falso
il suo autore conosceva i Vangeli e li poteva seguire alla lettera.
Ipotesi
5. Ma come potrebbe essere
stata « costruita » la Sindone?
Possiamo avanzare solo delle
ipotesi. Secondo i sindonologi
non può trattarsi di un dipinto
perché l’autore avrebbe dovuto
possedere delle nozioni di anatomia ignorate nel Medioevo. Si
trascura però un’altra ipotesi:
che la reliquia sia stata prodotta (forse proprio attorno al VII
secolo) utilizzando un vero .cadavere di crocifisso al modo di
Gesù. E sostenibile quésta ipotesi? Si pretendeva di no, ritenendo che la crocifissione fosse
stata abolita dopo Costantino,
nel IV secolo.
Una recente comunicazione
del prof. Pier Angelo _Gramaglia
del Seminario di Torino, ha invece dimostrato che durante le
accanite lotte tra arabi e cristiani in Medio Oriente, nel VII se
Paolo Ricca
Questo articolo è comparso nel
« Supplemento » edito da « La Stampa » per l’ostensione della Sindone.
(continua a pag. 5}
_________FUNERALI, CONCLAVE, NUOVO PAPA, SINDONE
Idoli, strumenti di potere
evangelici, per cui la polemica
dei secoli (o degli anni) passati
si ridimensiona ed eventualmente si precisa: non si dibatterà
più sul fatto che gli uni o gli altri abbiano falsificato la Bibbia,
ma sul modo che gli uni e gli
altri hanno di accostarsi alla
Scrittura, sugli strumenti che gli
uni e gli altri usano per intendere lo stesso testo.
E su questi argomenti si è a
lungo dibattuto ed il dialogo tra
valutazioni diverse è stato molte
volte utile e positivo. Ma un altro problema si è presentato all’attenzione del Sinodo: quale
posto può (o deve) occupare nella chiesa questa nuova traduzione?
Oltre a tutto va tenuto presente che la Disciplina Valdese prevede (all’art. 3) che « le versioni
Bruno Bellion
{continua a pag. 8)
Le magiche mani del potere
riescono a piegare e strumentalizzare ogni avvenimento di rilievo per costruire o, almeno,
darci l’impressione della concordia nazionale. Pensiamo alla
abilità con cui è stato usato l’assassinio di Aldo Moro. Lo stesso quadro, con ancora maggior
risonanza, è stato riproposto all’opinione pubblica alla morte
di Paolo VI. Attorno a questo
cadavere si è ripetuta la giostra
nauseante del potere. Il coro
osannante degli elogi, intonato
in Vaticano, ha percorso tutti i
continenti con stomachevole retorica sotto il segno di un umiliante unanimismo. Così, si offende una sobria memoria dei
defunti e si contraddice Tevangelo.
Ma questo coro unanime di
consensi, questa pratica dell’allineamento più umiliante, si è
ripetuto puntualmente alla elezione del nuovo papa e in occasione delTostensione della Sindone. Sono sempre più rare le
voci che osano scostarsi da questo copione obbligatorio. Le redazioni di alcuni grossi giornali
hanno tenuto nel cassetto e restituito degli articoli « commissionati » qua e là per il solo fatto che si « scostavano troppo
dalla linea del giornale » su argomenti come la sindone o il
conclave.
Mai come ora mi sono reso
conto della funzione politica degli idoli di qualunque genere.
Essi, in quest’ora della storia,
diventano strumenti di quella
concordia interclassista che tan
to piace alla borghesia e alia
chiesa ufficiale che ne approfitta per le proprie manovre di
riaggregazione. Con dolore, ma
con coraggio, dobbiamo denunciare tutte le multinazionali sacre e profane che sono vere e
proprie produttrici di idoli. È su
questo piano che si verifica la
solida alleanza della chiesa ufficiale con tutte le forze di oppressione e con tutte le pratiche oppiacee di alienazione.
L’abile regìa delle adunate
oceaniche in Piazza San Pietro
trasmesse in mondovisione e
l’ininterrotto pellegrinaggio alla
Sindone, magistralmente preparato e organizzato, ancora unn
volta ci mettono di fronte ad
una chiesa che accarezza il bisogno degli idoli e lo alimenta.
L’inganno si fa ancor più sottile perché simili operazioni sono abilmente camuffate e commercializzate come religiosità
popolare o come amore del popolo verso il nuovo pastore. La
fede dei semplici viene oggettivamente (delle intenzioni è conoscitore solo il Signore) usata
per rinsaldare il potere, un’istituzione. Solo chi è politicamente vigile sa che il potere può anche mascherarsi di sorrisi più
o meno giovannei, ma resta potere. Non basta deporre un triregno o qualche altro frammento di polvere imperiale per essere poveri: questi gesti — che
vogliamo credere sinceri e pro
mettenti — potrebbero diversamente diventare elementi di un
modo meno medioevale di gestire il potere per conferirgli
credibilità agli occhi delle masse.
La Parola di Dio ci addita la
strada della libertà : « Figli mie’,
state attenti a non farvi degli
idoli» (I Gv. 5:21). Proprio la
Bibbia ci svela la situazione del
mondo e le trame perfide della
Babilonia del potere : « vanno in
delirio per quegli spauracchi dei
loro ìdoli» (Ger. 50:38). Babilonia ha le sue liturgie che, come ci ricorda il libro dell’Apocalisse, invitano all’adorazione
(Apoc. 13:8). Questa Babilonia
del potere che troppo spazio
trova anche nelle nostre chiese
non può però arrestare la promessa del Signore. Egli ci chiama a passare dagli idoli al Dio
vivo (I Tess. 1:9) fino al giorno in cui « toglierà dal paese
persino il nome degli idoli »
(Zac. 13:2).
La predicazione dell’evangelo
è lotta contro gli idoli. Mi sembra che alcuni frutti di questa
predicazione già si vedano per
grazia del Signore. Molti credenti (e in maniera crescente)
non si sono fermati aH’unanimismo di facciata. L’evangelo
di Gesù li sta liberando e li rende capaci di non lasciarsi ingabbiare dalle « sante manovre »
ecclesiastiche.
Paradossalmente anche una
ostensione della Sindone diventa l’occasione per riaprire discorsi che credevamo ormai
chiusi e scontati e per predicare Tevangelo di Gesù, nostro
unico Signore.
Franco Barbero
2
T
8 settembre 1978
RACCONTANDO IL SINODO
Temi minori ma non secondari
Sinodo Valdese e Conferenza
Metodista, nella loro sessione
congiunta, non si sono limitati
a quelle prese di posizione su
temi di maggiore attualità e di
cui il giornale ha riferito nel numero scorso (interruzione della
gravidanza, intese con lo stato
italiano, problema nucleare, integrazione tra le chiese valdesi
e metodiste, conciliarità). Hanno anche affrontato vari altri
argomenti che, sebbene abbiano
suscitato minore interesse da
parte degli osservatori e quindi
abbiano richiamato un minor
numero di pubblico in galleria,
non sono di minore importanza
per la vita delle chiese e per il
loro impegno di testimonianza.
STAMPA PERIODICA
Innanzitutto va menzionato il
dibattito sulla stampa periodica
evangelica. È stato riconfermato che si tratta di uno strumento di informazione e di testimonianza, uno strumento di predicazione sia aH’interno delle chiese valdo-metodiste, sia nel contesto più ampio della cristianità italiana.
Del settimanale Com-Nuovi
Tempi si è sentita soprattutto
la difficoltà di muoversi in una
prospettiva evangelica e «protestante » quando il numero di
evangelici impegnati è inadeguato alle necessità ed alle possibilità. In modo particolare l’intervento di Marco Rostan ha
evidenziato la sofferta partecipazione dei membri evangelici
della redazione per una predicazione autentica, perché il messaggio che la Riforma del XVI
secolo ha riscoperto venga compreso innanzitutto dai colleghi
cattolici della redazione e mediato poi alla cerchia più vasta
dei lettori, anch’essi di diversa
estrazione e cultura.
Proprio questa nota di ricerca tormentata e sofferta hanno
recepito Sinodo e Conferenza
votando rOrdine del giorno seguente :
La Luce-Eco delle Vaili
Il dibattito relativo al nostro
settimanale è stato in gran parte assorbito dal problema emerso a suo tempo durante i lavori
della Conferenza del I Distretto : l’esigenza di una maggiore
informazione sui vari aspetti
della Vita nelle Valli Valdesi. Di
qui era cuindi partita la proposta di una diversificazione dell’Eco delle Valli Valdesi rispetto
a La Luce, tornando a due giornali distinti. Il Sinodo e la Conferenza non hanno ritenuto che
fosse possibile prendere già ora
una decisione, senza aver valutato con sufficiente ponderazione tutti i riflessi che questo ritorno al passato creerebbe. In
particolare è stato sottolineato
il pericolo che questa operazione Si risolva negativamente sul
processo di integrazione e sulla
unità delle chiese, pur riconoscendo la necessità che la regione delle Valli Valdesi abbia un
suo settimanale di informazione
attento e sensibile ai problemi
della zona. L’ordine del giorno
rimanda quindi ogni decisione
al sinodo del 1979, dopo che tutti gli aspetti della questione saranno stati esaminati con maggiore attenzione.
giornale, il Sinodo ha ritenuto
che esso fosse uno strumento
utile per la maturazione delle
comunità, per fornire loro elernenti di informazione e di giudizio, per stimolare la ricerca
di una rinnovata fedeltà evangelica.
Il Sinodo valdese e la Conferenza metodista udita la
relazione della redazione dell’Eco-Luce, demandano alla
Tv e al CPM di procedere
d’intesa con la redazione del
giornale, all’esame del progetto relativo aUa creazione
di un organo di informazione delle chiese del I Distretto, separato da « La Luce ».
TV e CTM dovranno tenere conto dell’ampio dibattito
svoltosi e, prioritariamente,
della ribadita esigenza di
scongiurare il pericolo di una
chiusura prOvincialistica dell’organo d’informazione e,
quindi, delle chiese locali,
nonché di un impoverimento
de « La Luce » ove il settimanale dovesse mancare di ampie notizie sulle esperienze
che maturano in quel particolare contesto dell’evangelismo italiano caratterizzato
da una larga presenza protestante, con gli evidenti riflessi sui piano religioso e sociale.
TV e CPM presenteranno
al Sinodo 1979 una proposta
che affronti U problema sotto ogni aspetto, senza esclusione di soluzioni alternative.
Il Sinodo valdese e la Conferenza metodista ravvisan ■
do nell’Eco-Luce uno strumento d’informazione e formazione per i singoli e le comunità, utUe per l’esercizio
dei ministeri nella chiesa,
raccomanda alle chiese di
promuovere e favorire (là
dov’è necessario stanziando
anche una cifra all’uopo) la
diffusione presso anziani, diaconi, predicatori laici, monitori, catechisti, responsabili
di attività settoriali e chiunque svolga un ministero nel
la chiesa. Raccomanda altresì la costituzione di gruppi
di lavoro nelle chiese per l’inoltro di contributi e corrispondenze delle chiese, la diffusione all’esterno oltre che
all’interno e l’ordinata raccolta dei rinnovi degli abbonamenti relativi alla circoscrizione territoriale di ogni
chiesa. '
spetto al « patto di integrazione » approvato nel 1975, il quale prevedeva che non più di
quattro membri della Tavola
potessero essere pastori. Al limite la dizione del 1975 avrebbe anche potuto prevedere una
Tavola in cui non vi fossero
pastori. Se è vero che le elezioni alle cariche amministrative
sono una responsabilità per tutti i membri del Sinodo, è utile
che si sappia con certezza se 1
candidati devono essere cercati
nel corpo pastorale o tra gli altri membri delle chiese.
TAVOLA E SINODO
Nel capitolo « Integrazione »
si trovano due decisioni che sono contenute in poche righe degli atti, ma che pure rivestono
una importanza non secondaria
per il futuro : dal prossimo anno la Tavola Valdese si comporrà
Questo non significa però che
il giornale come si presenta oggi non debba e non possa essere maggiormente diffuso. Anche
se non si è detto molto (e per
la redazione è certo peccato che
sia stato cosi!) sulla impostazione generale, sulla « linea » del
« di sette membri di cui tre
laici e quattro pastori in attività di servizio. Nella composizione della Tavola è assicurata la rappresentanza
metodista ».
Si tratta di un cambiamento
rispetto alla situazione attuale
dove la Tavola è composta di
cinque pastori e di due laici, ma
anche di un cambiamento ri
Bruno BelUon
(Continua)
Il Sinodo e la Conferenza
metodista dopo ampio esame
della situazione complessa e
a volte contraddittoria degli
attuali fermenti della cristianità in Italia, ritengono utile
e doveroso che Com-Nuovi
Tempi continui a dare un
contributo alla ricerca di ima
risposta ispirata all’Evangelo.
A tal fine propongono alla
redazione ed alla Comunità
dei lettori che gestiscono il
periodico, di esaminare la
possibilitjà," nella programmazione dei contenuti di dare
maggiore spazio: alla formazione biblica, alla ricerca ecumenica di un’etica dei cristiani nel tempo presente, alla
conoscenza della storia del
Cristianesimo e in essa del
protestantesimo nel suo tra
vaglio e nelle sue speranze.
Il Sinodo e la Conferenza
ringraziano i fratelli che hanno collaborato nel gruppo
redazionale, li incoraggiano a
continuare nella loro opera
ed invitano i membri delle
comunità ad entrare nella
cooperativa, impegnando la
Tavola valdese e il Comitato
permanente ad assicurare anche per il prossimo anno un
adeguato numero di abbonamenti a COM-NUOVI TEMPI.
CONFERENZA METODISTA 1978
Al centro dei lavori
La prima giornata della Conferenza metodista di quest’anno
è stata dedicata in larga parte
ad un vivace dibattito sulla « evangelizzazione ». La discussione
ha preso spunto dal Rapporto
del Comitato Permanente che a
questo argomento aveva riservato, riferendo sul campo di lavoro, un ampio spazio. La Conferenza 1977, infatti, tramite un
suo o.d.g., aveva invitato « le
chiese a programmare ed attuare, nell’anno ecclesiastico 19771978, almeno una iniziativa evangelistica ed a riferire specificamente al riguardo alla prossima
sessione ordinaria della Conferenza per il tramite del Comitato Permanente ». L’appello non
è rimasto inascoltato: il C. P.
ha potuto infatti riferire, con numerosi esempi, sul dibattito svoltosi in merito in quasi tutte le
chiese e su numerose iniziative
concrete assunte da molte di esse. In forme diverse, che vanno
dalle conferenze pubbliche all’inserimento qualificato in vari settori della vita associata o al rinnovato impegno nelle opere sociali, le chiese hanno cercato di
dare una loro risposta alla esigenza di annunciare la parola liberatrice dell’Evangelo, tenendo
via via conto del contesto concreto in cui esse sono inserite.
Dal dibattito della Conferenza
di quest’anno, caratterizzato da
numerosi interventi, è emerso
non solo il vivo interesse dei delegati per una ripresa della funzione evangelistica delle nostre
chiese e la convinzione che quello dello scorso anno non può restare un fatto isolato, ma l’esigenza di un approfondimento
dei contenuti della testimonianza evangelica e l’urgenza di renderla nella « grave ora di disorientamento e di sfiducia che il
paese attraversa ». Il problema
posto dai vari interventi, sia pu
Evangelizzazione
La Conferenza della Chiesa
Evangelica Metodista d’Italia, riunita in Torre PeUice
dal 30 luglio al 4 agosto 1978,
a conclusione del dibattito
sul rapporto del Comitato
Permanente nella parte relativa al campo di lavoro,
constatato che la gran
parte delle Comunità ha messo in atto l’invito della scorsa Conferenza ad iniziare ciascuna un esperimento di
evangelizzazione,
considera incoraggianti i
risultati conseguiti;
ritiene indispensabile che
le Comunità rinnovino anche
nell’anno venturo il loro impegno in questo senso e che
ne riferiscano alle Assemblee
di Circuito ed al Comitato
Permanente, raccomandando
a quest’ultimo di inserire un
rapporto in proposito nella
relazione che sarà presentata al Sinodo 1979;
invita le Comunità a te
ner presente la grave ora di
disorientamento e di sfiducia che il paese attraversa,
in cui si manifestano da una
parte tentativi di restaurazione del cattolicesimo romano tradizionale e dall’altra
parte ricerche di ■ illusorie
certezze in nuovi cuiti o movimenti spiritualistici ;
esprime pertanto l’urgenza di dare risposta autentica
a questo travaglio del nostro
popolo, con la predicazione
del vangelo del ravvedimento che comporta un totale
mutamento dei rapporti dell’uomo con Dio e con il prossimo, sia sul piano individuale che quello sociale;
esprime altresì la convinzione che tale predicazione dell’Evangelo rivesta, nell’ora attuale, il carattere di
un appello profetico che richiami coloro che comunque
detengono poteri, al senso
delle loro gravi responsabilità e delle loro colpe.
re nella diversità delle accentuazioni, è stato quello della risposta che le nostre chiese sono oggi chiamate a dare di fronte a
questo travaglio. Una risposta
autentica, fortemente radicata
nell’Evangelo e nei valori posti
in luce dalla Riforma — è stato
detto — deve poter contrastare
« da una parte i tentativi di restaurazione del cattolicesimo romano tradizionale » e dall’altro
« le ricerche di illusorie certezze » che si riscontrano « in nuovi
culti o movimenti spiritualistici ». Questo è il terreno sul qua
Come ci
vedono
i giornalisti
L’altro breve ordine del giorno stabilisce di porre in atto,
in via sperimentale, per il 1979
il seguente ordine dei lavori sinodali :
lunedì e martedì; si esamineranno i problemi più gravi
che scaturiscono dall’esame della vita delle chiese e che verranno segnalati dal ' rapporto
della Tavola (e per il 1979 anche
dal rapporto del Comitato Permanente) ;
mercoledì ; esame degli argomenti che la Commissione di
esame ritiene di dover segnalare e sottoporre alla discussione
del sinodo;
giovedì ; adempimenti fissi :
Facoltà di Teologia, finanze,
CIOV, Commissione per le discipline. È ovvio che qualora
uno di questi argomenti venisse segnalato dalla commissione
d’esame o dalla Tavola come di
particolare rilievo, esso verrebbe anticipato ai primi tre giorni;
venerdì mattina; proposte,
votazioni di ordini del giorno o
di messaggi che siano stati preparati durante i lavori del Sinodo da apposite commissioni
nominate dal Seggio. Tali commissioni, aperte a tutti i membri <iel sinodo, dovrebbero lavorare durante le serate, le quali
perciò non dovrebbero essere
impegnate dai lavori dell’assemblea.
le le nostre chiese, proseguendo
ed approfondendo l’analisi di
questi fenomeni, quest’anno dovranno misurarsi in modo particolare. Tale loro compito, tuttavia, non dovrà attenuare l’attenzione alla situazione generale del
paese ed ai condizionamenti culturali che ne determinano in così larga parte la vita, e la loro
capacità di richiamare « coloro
che comunque detengono poteri,
al senso delle loro gravi responsabilità ».
Di solito le minoranze religiose in Italia non suscitano eccessivo interesse nella nostra stampa. Ma puntualmente ogni anno i
quotidiani italiani, o almeno i
i più diffusi in Piemonte, dèdicano per una settimana alcune
righe ai Valdesi, in occasione del
Sinodo. Sarebbe interessante leggere tutti questi articoli per vedere come i giornalisti colgono
la nostra presenza di chiese evangeliche in Italia e come leggono le nostre affermazioni.
Aspettando che qualcuno faccia
questo lavoro organico, vorrei
azzardare alcune considerazioni.
È piacevole, per chi vuole testimoniare la propria fede, il fatto stesso che la gente scopra la
nostra presenza, ma il modo in
cui questo avviene mi lascia
perplessa e mi ricorda l’articolo in cui una volta qualcuno aveva paragonato i Valdesi agli
stambecchi del Gran Paradiso.
Sembra cioè che la gente ci consideri una curiosità pittoresca e
innocua, costituzionalmente diversa dagli altri e che quindi
non pone il problema di una
conversione: i parchi nazionali
si visitano, ma nessuno si sogna
di doversi trasformare in uno
stambecco. Questo fatto sembra confermato da una specie di
congiura del silenzio, tanto più
interessante se involontaria, intorno alle altre chiese italiane e
al protestantesimo estero (dell’influenza protestante nell’Europa settentrionale si parla soltanto a proposito delle statistiche
sui suicidi, o simili). Questo
trattamento di favore, da curiosità folkloristica, ci è stato riservato anche quest'anno; e molti
articoli hanno sottolineato presunte difficoltà nell’integrazione
fra valdesi e metodisti, e in generale il tono era molto più favorevole ai valdesi, anche là dove non si è giunti a certi grossolani fraintendimenti della realtà
metodista.
Infine mi è parso di cogliere
una grossa differenza di capacità
di lettura da parte dei giornalisti a seconda che si tratti di argomenti di vita strettamente ecclesiastica o di questioni che
coinvolgono credenti e atei sui
fatti di oggi. Per i primi c’è una
tendenza paurosa a tradurre
« cattolicamente » tutto quello
che può prestarsi ad accostamenti, così da dare degli evangelici un’immagine completamente deformata. E allora si parla di
un moderatore come papa dei
valdesi, di pastori come preti e
così via.
Viceversa sui problemi che
impegnano l’opinione pubblica,
per esempio l’aborto, tutti i testi
che ho letto sembravano cogliere abbastanza correttamente
l’atteggiamento emerso dalle discussioni sinodali.
Ora il Sinodo «per eliminare
l’attuale discriminazione esistente tra i giornalisti evangelici ammessi alle sedute e giornalisti
non evangelici esclusi » ha deliberato che le sedute sinodali saranno « aperte anche a giornalisti accreditati dal Seggio ».
Questa è indubbiamente una
decisione giusta, e del resto le
discussioni in Sinodo sono talvolta molto più interessanti delle decisioni conclusive, ma l’anno prossimo sarà interessante
vedere in che modo reagiranno
alle nostre pittoresche discussioni dei gionalisti che spesso hanno così fantasiosamente deformato i nostri laconici comunicati alla stampa.
In ogni caso molto dipenderà
dalla nostra capacità di attuare
la seconda parte dell’ordine del
giorno Sinodale che affida ad una
commissione stampa debitamente potenziata « un lavoro divulgativo e di spiegazione nei confronti dei giornalisti ».
Se ci riusciremo, vorrà dire
che siamo ancora capaci di essere testimoni in tutte le forme
in cui ci è concesso di confessare
la nostra fede.
E forse, di fronte a spettatori
esterni, eviteremo certi battibecchi un po’ troppo meschini e risentimenti personali.
È però necessario che questo
non ci porti all’ipocrisia, nel tentativo di apparire agli altri migliori di quel che siamo in realtà.
Aurelio Sballi
Marcella Gay
3
8 settembre 1978
Per non perder tempo in discussioni inutili — ha avvertito il vice-presidente
della conferenza metodista Giovanni Ghelli rivolgendosi ai delegati all’apertura dei lavori — bisogna fare uno sforzo per individuare sempre i termini esatti di
un problema. Il Dr. Ghelli, che è
scienziato e perciò usa esprimersi in un certo modo, così precisa il nodo essenziale della Conferenza;
« il ’’cuore” stesso del problema che è poi, in ultima analisi e
comunque la si voglia chiamare,
la evangelizzazione.
I termini essenziali della questione sono per fortuna (e questo semplifica molto le cose) legati in massima parte gli uni agli altri e si condizionano a vicenda; perciò per farli risultare
più evidenti, cercherò di elencarli per punti successivi, ovvero —
come si usa dire — in cascata
logica ».
«'Per quanto riguarda la precisazione di quale tipo di cristiani
si vuol parlare la qualifica di
protestante, che mi tiro dietro
per libera scelta, sembra possedere becco ed unghie, perché
traduce combattività ed.-opposizione — e questo fatto mi è estremamente congeniale.
Per quanto riguarda la affermazione, assai generale, che esiste un ruolo da svolgere da parte
dei cristiani, credo che basti in
proposito una sola citazione classica, che è contenuta negli Evangeli; sono parole di Gesù risorto
e, nella versione di Matteo che
è' la più completa, recitano testualmente; Andate dunque,
ammaestrate tutti i popoli,
battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo”.
Quindi c’è qui chiaramente espressa e la necessità e l’indicazione completa del ruolo con le
sue basi di partenza. Ma fermarsi così e semplicemente a questo
punto, non sarebbe altro che fare — secondo me — una poco
utile, perché statica, professione
di pietà evangelica, se pure colorita di impegno sociale — una
cosa destinata senza dubbio a
chiudersi sempre su se stessa ».
Dopo aver ricordato rincidenza delle nuove esperienze sociali
nell’annuncio del Cristo, il vice
presidente Ghelli ha così proseguito;
« Arrivati a questo punto, si è
in grado di definire quasi uguale
al cento per cento (salvo rari casi di tradimento) la probabilità
che i protestanti italiani possano
e debbano svolgere un ruolo specifico nel tempo di oggi. Non mi
sembrano, viste le premesse, esistere dubbi.
MESSAGGIO DEL VICE-PRESIDENTE ALLA CONFERENZA METODISTA
Protestanti con le unghie e coi denti
Il ruolo specifico dei protestanti nel tempo presente e quello dei metodisti dopo la completa
integrazione coi valdesi
Ma quale ruolo specifico? Se
essi non si fermano alla tappa
— comunque obbligata — della
pura e semplice pietà religiosa,
ma proseguono oltre, questo
ruolo è importante. È molto probabile che il semplice discorso
che farò adesso, come conclusione, sia troppo elementare e magari anche infantile, perché, in
effetti, è basato più su sensazioni
che su attente riflessioni; comunque io direi che i protestanti italiani possono, con becco ed unghie, acquistare identità e credibilità, in quanto siano dei segni
costanti di un modo di vedere le
cose esattamente diverso da come le vedono oggi le maggioranze di qualsiasi tipo, quando diventano silenziose; infatti le
maggioranze silenziose non hanno mai avuto virtù profetiche,
mentre invece i cristiani imparano queste virtù nel loro corretto rapporto con Dio e con il suo
regno.
In un paese, come il nostro,
così facile ad un tipo di critica il
cui naturale sbocco sembra essere sempre il qualunquismo (e
diciamo purtroppo, perché questo fatto non ci fa comunque
piacere) si può giocare un ruolo
importante, anche se certo è tutto relativo ».
Giovanni Ghelli ha infine precisato il ruolo dei metodisti dopo
rintegrazione con i valdesi;
«E adesso, quale vice-presidente di questa conferenza che vive
il suo ultimo anno di vita (ma
non parleremo certo di funerali!) non posso esimermi anche
solo dall’accennare ad' un altro
problema che, proprio per questo fatto, ci si pone davanti. Il
problema, per fortuna, non è storico o d’annata come il precedente, nia neppure vorremmo
che lo diventasse per il futuro e
perciò lo dobbiamo affrontare
subito con la massima energia e
con la massima chiarezza. Abbordato con la solita tecnica di prima, esso potrebbe essere così
espresso;
’’Qual è il ruolo specifico che i
metodisti italiani possono e devono svolgere nel tempo e nello
spazio di una completa integrazione con i valdesi?”.
Intanto un ruolo ufficiale deve
pur esistere ed infatti tutto è già
stato preventivamente ben codificato nel patto di integrazione e
nelle sue norme di attuazione;
qui non c’è niente da dire, se
non lodare e ringraziare coloro
che hanno provveduto a questa
opera davvero sostanziosa; ma
se poi quello che conta è il ruolo specifico pratico, allora si può
provare, per prima cosa, a dire
quello che esso non dovrebbe essere;
— non dovrebbe essere il ruolo
modestamente funereo di pecore
mute, anche se la buona lana della loro tosatura, o la buona carne del loro macello, possono diventare utili;
— non dovrebbe essere il ruolo, un po’ pretenzioso, del sale,
che dà certo sapore ma che, conservando la sua precisa identità,
se si vuole si riesce sempre ad
isolare ed a ricuperare come tale
e allora non serve più ,là dove si
era messo prima e, per questo
servizio, si deve cercare, in alternativa, qualche altra cosa.
— Potrebbe però essere, invece, il ruolo, un po’ umile ed un
po’ anonimo, del lievito; infatti
se ne può fare anche a meno,
ma, se c’è, è meglio; quando ha
fatto la sua funzione, si capisce
che c’era, ma non lo si trova più,
perché si trasforma insieme alla
massa nella quale agisce.
Vi confesso che non mi andava a genio, anche se forse — per
disciplina — avrei dovuto farlo,
di documentarmi per benino sui
valori storici del metodismo, da
portare qui, davanti a voi che li
conoscete meglio di me, come un
memoriale, ma magari con lo
scopo — se pure fraternamente
— un po’ subdolo di farli poi risuonare, quali medaglie tintinnanti, dietro agli orecchi di chi
di dovere. Perciò mi sonò limitato a queste poche tentazioni
di immagini negative e positive,
delle quali voi potete fare l’uso
che volete.
Io desidero solo ricordarvi,
veramente alla fine di questo
messaggio, il termine dei termini
di ogni problema; ora ce lo dob
biamo ricordare a chiare lettere,
quale fatto essenziale e non tanto per sup>erare felicemente quello che è sempre stato lo scoglio
più difficile di ogni discorso e
cioè il così detto finire in bellezza. Il termine dei termini, da
considerare nei tentativi di risoluzione di tutti i nostri problemi,
è veramente l’aiuto di Dio e perciò a questo aiuto noi adesso ci
affidiamo, augurandoci che Egli
ci benedica e ci guardi; che volga il Suo sguardo verso di noi
e che ci sia propizio, sia nel nostro generale stare nel mondo
come chi, inquilino di una terra
che non è sua, ha da essere adesso, per quel che può ed in tutta
umiltà, un piccolo lievito in una
massa un poco più grande; con
la certezza che, comunque vadano le cose, la grazia di Dio verrà in aiuto alla nostra miseria
(così terminavano la loro preghiera i protestanti di Poissy) e
sosterrà anche (come diceva Calvino) la totale imbecillità della
nostra povera fede ».
S. R.
Notizie daintalia evangelica
a cura di Alberto Ribet
DALLA CHIESA
APOSTOLICA
Il periodico della Chiesa Apostolica, « l’Araldo Apostolico »,
con una chiara scritta sulla copertina, ricorda che questo è
l’anno cinquantenario per l’opera di qpesta Chièsa in Italia. Nel
periodo di Pasqua un Convegno
con cinquecento intervenuti ha
ricordato in Grosseto questa
data.
La Chiesa Apostolica ha la
sua origine nel movimento di
risveglio spirituale che ha caratterizzato verso il 1904 le Chie
TRIBUNA LIBERA
La TEV non è d’accordo
Quando il Sinodo del ’76 dette involontariamente il via al
movimento di Testimonianza Evangelica Valdese, molti ebbero
un senso di fastidio, sicuri che
questo si sarebbe presto estinto
come un fuoco di paglia. Due
anni dopo la noia ha ceduto il
passo a una maggiore preoccupazione. Lo abbiamo visto nella
predicazione con cui è stata
inaugurata la Conferenza del 3®
Distretto, come è stato riferito
dall’Eco-Luce del 23 giugno.
In termini non certo amichevoli la TEV è stata così presentata ; « In questi ultimi anni il
dissenso si è coagulato nella
TEV. È una reazione che ci costringe a fare il punto, a chiederci dove andiamo; è forse l’aspetto positivo di un movimento peraltro velleitario e confuso. Il rischio è di ammucchiare
attese ideali e malumori, proteste evangeliche e altre motivazioni politiche mascherate, e gettare impietosamente nel cuore
delle chiese una nuova forza dilacerante ».
Dunque la TEV sarebbe un
« movimento velleitario confuso ».
Perché confuso? Gli scopi che
questa organizzazione si propone sono manifesti a tutti. Si
riassumono nella volontà che la
Chiesa non venga adoperata come strumento di partito politico e nell’impegno — nel limite
della nostra povertà di mezzi —
in vista di un risveglio della vita spirituale della Chiesa. Se
questo è confuso, non può significare altro che non si vuol
capire.
Inoltre il movimento sarebbe
velleitario. L’Enciclopedia Rizzoli Larousse definisce «velleità» come desiderio ambizioso
ma privo di basi e di possibilità effettive ; aspirazione che
non ha fondamento o una vera
possibilità di realizzazione».
Se questo giudizio si applica
alla TEV, perché non estenderlo a tutta la predicazione cristiana? Un passante qualsiasi
va ad ascoltare un sermone, e
poi se ne va dicendo in cuor
suo ; « Belle parole, ma senza
possibilità di realizzazione; qui
non si fa che ammucchiare attese ideali ». Questo modo di ragionare è offensivo per la coscienza cristiana, che si nutre
precisamente di « attese ideali ».
Ma — continuiamo a leggere
— nel mucchio di ideali e malumori ci sono « altre motivazioni
politiche mascherate ».
Domandiamo ; se la TEV avesse delle « motivazioni politiche »
perché dovrebbe mascherarle?
Per paura di chi? Se non abbiamo avuto paura di andare contro corrente, perché dovremmo
avere paura di mascherare dei
fini politici nascosti, quando
non facciamo che ripetere a chi
ci vuol sentire che non vogliamo che nella Chiesa si faccia
politica di partito?
Ma c’è di peggio; la TEV è
accusata di « gettare impietosamente nel cuore delle chiese una
nuova forza dilacerante ».
Se nella Chiesa si presenta
l’Evangelo in chiave marxista,
se vi si portano le divisioni di
classe tutto questo non rappresenta una « forza dilacerante ».
Se invece sorge un Movimento
che ci richiama all’unità della
Chiesa come casa di tutti, allora viene additato alla pubblica
riprovazione.
Non possiamo che esprimere
rammarico per questo modo di
presentare le convinzioni di un
rilevante numero di membri di
chiesa, prevalendosi della posizione di privilegio che il predicatore possiede; egli infatti non
può essere contraddetto né interrotto a causa del rispetto che
gli uditori hanno verso chi annunzia loro la Parola di Dio.
L’articolo conclude affermando che « fra di noi ci vogliono
anche la teologia politica e la
.TEV ». Dopo le premesse contro la TEV, con quanta logica
si possa giungere a questa conclusione, rimane un mistero. Se
è vero che la TEV è « una for^
za dilacerante della Chiesa » è
dovere dei credenti di metterla
in misura di non nuocere. Nell’Apocalisse le chiese di Pergamo e di Tiatiri vengono grave
mente ammonite perché tollera
vano delle gravi deviazioni dottrinali e morali.
Certo, tutti i movimenti di
rinnovamento della Chiesa, da
Valdo ai Riformatori e ai « risvegliati » sono stati delle « forze dilaceranti». Ma la responsabilità della lacerazione non ricade su chi null’altro si propone che un rinnovamento spirituale.
I coordinatori
della TEV ,
se del Galles, movimento che ha
preceduto di un anno o due il
risveglio spirituale di Los Angeles che ha dato origine al
grande movimento pentecostale
che tanta importanza ha- anche
nella storia religiosa del nostro
paese.
Ma i riflessi di questo movimento sono giunti da noi solo
un quarto di secolo dopo ; nel
1927 il pastore Battista Del Rosso di Civitavecchia prende contatto con alcuni apostolici danesi; questi segnalano le possibilità che vi sono in Italia alla
Chiesa in Inghilterra, e una missione è inviata qui; il pastore
Evans dirige per qualche anno
la chiesa che si è costituita a
Grosseto, ma il centro dell’opera, si sposta presto e rimane
sino ad oggi in Civitavecchia.
Opera quivi il pastore Del Rosso, poi il pastore Ulivagnoli (ex
maresciallo dei carabinieri e
bella figura di credente) a cui
si aggiunge l’inglese past. Thomas. I tempi del fascismo non
sono facili per un movimento a
caratteristiche pentecostali ; il
pastore Thomas viene espulso
dall’Italia, la Chiesa di Grosseto viene chiusa. Ma la comunità continua a vivere e risorge a
vita nuova nell’immediato dopoguerra. Nel 1947 anche il pastore Thomas ritorna in Italia
e l’opera si estende; oggi comprende cinquanta chiese ed alcuni centri di evangelizzazione.
Questa estensione è stata possibile anche per l’opera di alcuni laici che hanno accettato di
trasferirsi in altre città con il
loro lavoro secolare e senza stipendio da parte della Chiesa lavorando per l’opera nel tempo
libero dal lavoro.
La caratteristica particolare
di questo movimento che rientra nella linea delle Chiese Pentecostali è racchiuso nel nono
dei « punti di fede » della Chiesa Apostolica che afferma che
il governo spirituale della Chiesa ha luogo mediante apostoli,
profeti, evangelisti, pastori, dottori, anziani e diaconi. Come
tutti i movimenti a caratteristica pentecostale molta importanzà è data all’opera dello Spirito
Santo nella Chiesa ; elemento
fondamentale per appartenere
alla Chiesa è il battesimo dello
Spirito Santo; ma questi opera
nella Chiesa non immediatamente ma mediatamente per opera
dei santi ministeri ; apostoli profeti evangelisti, pastori e dottori. In questi e per mezzo di
questi lo Spirito Santo manifesta la sua presenza nella Chiesa. Nel Convegno di Pasqua a
Grosseto sono stati consacrati
due Apostoli, un Pastore e due
profeti.
La Chiesa Apostolica che si
presenta come un movimento
rivolto al futuro ha aderito alla Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia.
INCONTRO TRA
FRATELLI E VALDESI
La rivista della Chiesa dei
Fratelli « il Cristiano » del mese di luglio ritorna a parlare del
Convegno di Poggio Ubertini
del 29.4 - 1.5 ultimo scorso, al
quale hanno partecipato circa
centoquaranta persone. Il commento di Artini è sintomatico;
« !È stato raggiunto il traguardo
indicato? Personalmente risponderei ; « si ». Ci si è conosciuti
più da vicino, si sono intrecciate conversazioni che in alcuni
casi si muteranno in relazioni
dirette, si è pregato, meditato la
Parola, cantati inni al Signore
e gustato il valore di quell’elemento unificante costituito dal
dimorare nel Signore ».
Pur senza negare l’aspetto positivo dell’incontro Pietro Bolognesi mette in evidenza che ci
sono ancora vari punti da chiarire e che invece sono stati sottaciuti nell’incontro ; « Si rispolverava Calvino per affermare
l’anima riformata, ma non ci si
interrogava sull’influenza che il
pensiero della Riforma aveva
ancora nelle rispettive Chiese.
Si parlava di autorità e di ispirazione della Scrittura ma non
si cercava di approfondirne adeguatamente il significato. Si parlava in modo più o meno esplicito di protocattolicesimo, ma
non si rifletteva sulla adeguatezza o meno di questa problematica ».
Credo che i due giudizi vanno
meditati perché tutti e due positivi ; si è fatto un primo passo, ma non tutti i problemi sono risolti, non tutte le posizioni sono chiarite. A questo primo passo altri devono seguire
nello stesso spirito fraterno ;
certamente nel confronto teolologico potremo non trovarci in
tutto d’accordo, ma potremo
comprendere meglio le posizioni degli altri e certamente ritrarne un arricchimento per la
nostra fede.
Intanto abbiamo salutato con
gioia la simpatica delegazione
della Chiesa dei Fratelli al nostro Sinodo; anche questo ci
pare segno del risultato positivo del Convelo di Poggio Ubertini.
4
8 settembre 1978
ostensione di cui
abbiamo bisogno
0 Calati^ insensati) chi vi ha ammaliati) voi) dinanzi agli
occhi dei quali Gesù Cristo crocifìsso è stato ritratto al
vivo? (Gal. 3: 1).
L’apostolo Paolo scriveva ad alcune comunità di cristiani davanti
ai quali Cristo era stato ’’ritratto
al vivo”. Non su un telo in negativo, ma nella predicazione dell’Evangelo in positivo, in una predicazione talmente forte e vivida
che aveva reso presente e visibile
il Cristo e la sua potenza di salvezza.
Poi, dopo essere partiti bene,
i Calati si erano fermati, avevano
cambiato strada, avevano lasciato
l’Evangelo per seguire la legge
mosaica. Come mai? È illuminante la domanda-accusa di Paolo: « dopo aver cominciato con lo
Spirito, volete ora raggiungere la
perfezione con la carne? » (3: 3).
Lo Spirito è una via difficile, è
l’ambito divino, della fede, della
grazia, una via che sfugge al nostro controllo. Quanto è più facile
la carne, l’ambito umano, naturale, la via delle cose che sono sotto il nostro controllo. Quanto è
più facile capire la fede e la salvezza nei termini di una legge da
osservare come quella mosaica:
precetti precisi, regole ben definite, bianco, nero, cose sicure.
Qui si è su un terreno umano,
accessibile.
E così, oggi, quando è più facile,
anziché essere disponibili nei confronti di un Evangelo imprevedibile che ci sfugge e che richiede
una fiducia piena in Dio anziché
in noi, quanto è più facile capire
la fede e la salvezza in termini di
oggetti da venerare, oggetti come
la Sindone, che ci mettano a contatto fisico, umano, naturale col
Cristo, con la sua umanità sofferente, che ci mettano su un terreno concreto, accessibile...
E che c’è di male? ci vien detto
da ogni parte, dalla donna che
scrive con semplicità una lettera a
”La Stampa” all’autorità ecclesiastica che si esprime con espressioni attentamente calibrate. Non si
vuol certo fondare la fede cristiana sulla Sindone che — è stato
detto e ripetuto — non è reliquia
autenticata dalla Chiesa romana.
Soltanto, indipendentemente dalla
sua autenticità (così ha detto Paolo VI nel ’73 in occasione della
prima ostensione televisiva) la
Sindone può avere la funzione di
introdurre gli uomini « nell’affascinante mistero del Cristo »...
Non è azzardato supporre che
proprio questo tipo di ragionamenti facessero i Calati a Paolo:
non volevano certo sostituire il
Cristo con la legge mosaica, che
diamine!, o fondare la fede in Cristo sull’osservanza della legge. Solo pensavano che la pratica della
legge poteva aiutare, poteva in
trodurre gli uomini nell’affascinante mistero di Cristo...
Paolo replica chiamando i Calati « insensati ». Sono insensati
perché credendo di operare tutt’al più una lieve deviazione di
traiettoria, hanno operato in realtà
una completa inversione di marcia. Se continuate su questa strada, dice Paolo con parole che sono tra le più inesorabili del Nuovo Testamento, Cristo non vi serve a nulla, siete scaduti dalla grazia, siete schiavi della legge (5:
1-4). Se continuate sulla strada
della religiosità carnale e naturale — dobbiamo dire chiaramente
ai nostri fratelli cattolici — siete
schiavi del paganesimo, scadete
dalla grazia, il Cristo — il cui
volto inseguite su un telo antico
— non vi serve a nulla.
Certo, un discorso di questo
genere lo possiamo fare solo rivolgendo contemporaneamente uno
sguardo autocritico alla nostra
realtà. Guardiamo le nostre chiese, le nostre famiglie, le nostre
persone. Non siamo forse anche
noi degli « insensati » davanti ai
quali Cristo è stato dipinto al vivo dalla predicazione evangelica,
uomini e donne partiti con lo Spirito e che ora cercano di tirare
avanti con la carne? La differenza
sta nel fatto che la nostra carne
non è una legge o un sistema di
reliquie; è altro. E’ forse il risveglio col suo sentimentalismo e la
sua emotività più o meno artificiosa preferita al prendere la croce e portarla. Qppure, è l’impegno
etico, individuale e collettivo, sociale e politico, più vicino e comprensibile, che tende a sostituirsi
alla giustificazione per grazia mediante la fede.
E allora che fare? Visto che
non possiamo parlare dall’alto della nostra giustizia, star zitti e passare? Non è così che insegna
l’Evangelo. L’Evangelo ci insegna
a ricevere la parola del giudizio e
della grazia, a riceverla in questo
contesto particolare insieme ai
nostri fratelli — soprattutto quelli che si ritrovano Tostensione
della Sindone tra capo e collo senza averla richiesta. Questa parola
ci dice che tutti noi abbiamo bisogno che nelle nostre chiese, nelle nostre parrocchie, nelle nostre
famiglie, nelle nostre vite vi sia
un’ « ostensione » continua non
della Sindone bensì delTEvangelo come unico luogo in cui conoscere il volto del Signore per seguirlo e come unica traccia che ci
permetta di riconoscere il volto
del Signore nel volto dei minimi
tra i suoi fratelli.
Franco Giampiccoli
DUE PAGINE IGNORATE
Il terreno
Ad un articolo del pastore Ernesto Ayassot sulla Sindone, comparso
su « La iìtampa » del 28 agosto, risponde su « Stampa Sera » del 4 sett^bre una lettera a firma Fabrizio Pizzorni. «Dice il pastore Ayassot,
Citando San Paolo, che bisogna venerare il Cristo vivo, risorto e non
I immagine funeraria (sempre che sia la sua) », nota il lettore di Torino.
E osse^a: « A questo punto io proporrei di eliminare tutti i crocifissi
dalle chiese, dalle scuole, dagli ospedali, dalle case, dal collo della gente ». Appunto: non si potrebbe trarre miglior conclusione dalla fede nel
Cristo risorto. Purtroppo non è il caso del lettore torinese che è portato
a ben altre conclusioni che poco hanno a che fare col Cristo risorto.
Egli sostiene infatti la tesi ultra-religiosa dell’irrilevanza dell’oggetto
della fede o della credulità: non importa se la Sindone è autentica
o meno, se Dio esiste e no: « ciò che importa è che l'uomo creda in qualcosa a cui aggrapparsi nei momenti difficili ». Vorremmo sbagliare, ma
con tristezza vediamo in questo un esempio del terreno su cui attecchisce il culto della Sindone: una religiosità che per un po’ di oppio ha
cancellato ogni distanza e differenza tra il Dio vivente e gli idoli muti.
L’origine della Sindone secondo l'interpretazione del pittore Della Rovere del ’500.
Sindone e
giornali itaiiani
E. AYASSOT - F. BARBERO
La Sindone; rndiografia di nna prova
Ed. Claudiana, Collana Dossier n. 4, pp. 63, L. 1.000
Sindone: due «processi»,
Due esami ufficiali — compiuti nella seconda metà del XIV secolo a
hanno affermato esplicitamente l’inautenticità della Sindone presentata
Nel corso della sua travagliata storia, la Sindone
di Torino fu sottoposta
per due voltfe ad un regolare
<c processo » canonico da parte
di competenti autorità cattoliche: la prima volta nel XIV secolo, quando si trovava ancora
a Lirey in Francia, la seconda
agli inizi del nostro secolo, nel
1902. In ambedue i casi la sentenza fu sfavorevole e il verdetto negativo : la Sindone non è
autentica.
1. Nel 1355 la nostra Sindone era in possesso del conte
Goffredo II di Charny, signore
d: Lirey nella Champagne, ma
varie altre Sindoni le contendevano il primato di essere la ’vera’ Sindone acquistata da Giuseppe d’Arimatea per il corpo
di Gesù. I canonici della Collegiata di quella cittadina, resisi
conto di quale fonte di reddito
avevano in mano, iniziarono
una « ostensione » permanente
al fine di portare a termine la
costruzione di una nuova monumentale Collegiata.
Il vescovo di Troyes Enrico di
Poitiers (1353-1370), sotto la cui
giurisdizione si trovava Lirey,
velie vedere: chiaro e nominò
una apposita commissione di
teologi e giurisperiti tra i più
autorevoli della diocesi. Dopo
accurato e minuzioso esame della reliquia, ed una diligente inchiesta, la commissione presentò al vescovo le proprie conclusioni motivate: a) la Sindone
(ora a Torino) non può essere
quella di cui parlano i Vangeli;
l’immagine che ci appare non è
stata impressa dal corpo di Gesù ; b ) la Sindone in questione è
una « figura seu representacio »
(cioè, diremmo oggi, una riproduzione o imitazione) del vero
sudario del Signore Gesù Cristo. Fra le tante giudiziose motivazioni, a titolo di prova, i
« commissari » inserirono addirittura la confessione personale
di un « pittore », che non ebbe
difficoltà a dichiarare di aver
collaborato alla creazione delle
immagini sulla tela!
Sulla base di questo parere il
vescovo non esitò ad emettere
un’ordinanza che vietava l’ostensione della reliquia in tutta
la sua diocesi. Colpiti dal peso
delle argomentazioni, il conte di
I.irey e i canonici non osarono
ribattere e si chiusero in un assoluto silenzio.
Ritentarono 35 anni dopo, con
il successore di Enrico, vescovo
Pietro d’Arcis (1377-1395), ma
ottennero solo una seconda proibizione e un divietb assoluto di
parlare della reliquia. Ricorsero allora al legato papale Pietro
di Thury e poi direttamente al
papa di Avignone Clemente VII,
che rispose nel 1389 confermando la tesi dei vescovi di Troyes
sulla inautenticità della Sindone. ’Tuttavia, al fine di pacificare gli animi, accordò il permesso di ostensione della reliquia,
ma a condizione che fossero rispettate le sue « istruzioni » che
precisò con apposita Ordinanza. L’ostensione doveva esserè
effettuata senza particolare solennità, senza l’uso di paramenti o abiti speciali, a candele
spente, e soprattutto gli ostensori dovevano ripetere chiaramente al popolo «con voce alta
e comprensibile, per fare cessare ogni frode, che la suddetta
immagine o riproduzione non è
il vero sudario del nostro Signore Gesù Cristo, ma un dipinto
o quadro (tabula) fatto ad immagine o ad imitazione del sudario che si dice sia stato del
nostro Signore Gesù Cristo »
(Ordinanza del 1390). Poi con
una bolla successiva approvò la
messa e le indulgenze collegate
alla reliquia, sempre però dichiarandola « figura » o « representado ».
I canonici di Lirey si dichiararono finalmente soddisfatti e
pojerono coronare il loro sogno.
Quando, nel 1900, il noto medievalista cattolico francese Ulisse Chevalier — canonico insigne e autore del celebre Repertoire des sources Historiques du
Se si escludono i giornali torinesi, in cui la febbre sindonologica ha raggiunto elevate temperature per ovvi motivi di bandiera, non sono numerosi gli organi di stampa italiani che abbiano dedicato un’analisi approfondita ai motivi reali della prossima « ostensione » della Sindone.
I più non hanno fatto che ripetere i soliti luoghi comuni della
fantascienza sindonologica, spacciando per dati storici accertati
le più inverosimili leggende. Così « la Stampa » di Torino — alTavanguardia nel haiiage pubblicitario — ha scritto che « nel
33 dopo Cristo la reliquia è vista
a Gerusalemme, nel 1092 a Costantinopoli... » (ma da chi?)
(« La Stampa » del 20-8-’78, p. 4).
« L’Europeo » pubblica con
grande rilievo un lungo articolo
di un sindonologo inglese lan
Wilson, il "quale, per colmare il
grave silenzio di oltre mille anni
sulla Sindone, non trova di meglio che riesumare la fantastica
teoria dell’identità, tra Sindone
e ’’volto santo” di Edessa, un’altra famosa reliquia, di cui esisterebbero varie copie, tra cui una
a Genova, e per cui abbondano
le testimonianze storiche. In
realtà — afferma lan Wilson —
il « fazzoletto » o mandilion su
cui, secondo la tradizione, Gesù
avrebbe impresso il suo volto
per inviarlo in omaggio al re
Abgar di Edessa, non sarebbe altro che la Sindone di Torino opportunamente ripiegata in quattro, onde mostrare solo il
volto. Tesi che non vale certo la
pena di confutare in questa sede
(lo fa egregiamente il prof. Pier
Angelo Gramaglia sul numero di
giugno de « II foglio » di Torino),
ma che può fare una certa impressione sul lettore medio di un
settimanale.
In larghissima parte un vero
e proprio inno alla Sindone è il
supplemento di 40 pagine che
« La Stampa » ha pubblicato in
occasione dell’inizio dell’« ostensione ». Rivolto alla gran massa
dei pellegrini (il supplemento è
in quattro lingue), esso si apre
con una lettera di Paolo VI all’Arcivescovo di Torino (in cui
« l’accostarsi con piena fiducia
al trono della grazia » di Ebrei 4:
16 viene riferito « all’inquietante
ed insieme conquidente Figura
della Sindone »), contiene contributi del card. Pellegrino, di scienziati e sindonologi. Non manca
un posto, ben delimitato, concesso al dis,senso: oltre all’articolo di Paolo Ricca che riportiamo in questo numero (attenuato nel titolo: « Perché il dubbio
è legittimo »). un limpido articolo di Luigi Firpo, « L’uomo di
oggi di fronte alla Sindone », osserva: « falsa o vera che sia la
reliquia, è di questo che abbisogna la cristianità odierna? e la
nostra stessa civiltà umana? Che
senso ha nella Chiesa del Dio Vi
vente, il culto delle reliquie circondate di fasto e di emozione
superstiziosa? La Chiesa dell’Immacolata e deH’Assunta, del Rosario e del Sacro Cuore, di Lourdes e di Fatima, risponde davvero alle aspettative e ai bisogni
deH’uomo odierno, con le sue
sofferenze e le sue paure che attendono parole di vita, gesti di
solidarietà fraterna, e non ripiegamenti divozionali e "prove”
di illusoria concretézza? ».
È comunque ammesso il dissenso valdese e quello laico, non
quello cattolico che pure a Torino ha coraggiosamente preso posizione e che trova spazio solo
in alcune citazioni dell’articolo
di Firpo: « Se la Chiesa di Torino... si lascerà fasciare da un sudario da morto, non le basteranno tre giorni, come a Gesù, per
risorgere» (da «Il Foglio»).
Dal corteo di voci inneggianti
si distacca anche un altro articolo del noto studioso di storia delle religioni. Alfonso M. di Nola,
apparso su « La Repubblica » del
4-8-’78 con il titolo: « La Sacra
Sindone e i suoi manager ». La
tanto decantata sindonologia è
definita dal di Nola « scienza dell’assurdo ». Crediamo valga la
pena di citare l’ultima parte dell’articolo:
« È utile trattenersi su quanto
sta avvenendo aU’interno della
chiesa: un revival pagano, crudo
e barbarico, che capovolge le
posizioni evangeliche affermate
e difese da Giovanni XXIII (...).
La chiesa, oggi, ha vita tormentata: su cento battezzati, i praticanti vanno da un massimo di
dieci a un minimo di tre. Questo
tipo di manifestazioni miracolistiche vuole essere una sorta di
controffensiva a una così bassa
’’frequenza”. Ma è una risposta
retriva: che tende a ricuperare
tecniche di suggestione e dominio di un passato che molti credevano remoto o definitivamente
cancellato. Alla presenza di un
Cristo che poteva ancora parlare al cuore e alla mente deU’uomo, si va sostituendo un’immagine banale: il Cristo dei prepuzi e delle sindoni (...).
A Torino comincia forse un
nuovo corso della chiesa, che è
una regressione all’epoca di Ottaviani e di Pio XII: il Cristo
vita, ribellione e speranza di un
mondo nuovo si ricostituisce in
Cristo idolo, morte, lugubre riesumazione.
Chi volesse saperne di più su
questa insensata storia, legga i
contributi di E. Ayassot, un pastore valdese, e di F. Barbero,
un prete cattolico di Pinerolo,
nelle 63 pagine di un dossier acuto e intelligente pubblicato dalla
Claudiana di Torino {La Sindone: radiografìa di una prova, L.
1.000): in esse si vive il ripudio
del neoconsumismo ecclesiastico
e della mistificazione ».
C. P.
5
8 settembre 1978
NELLA STORIA DELLA SINDONE DI TORINO
due condanne
Lìrey e aH’inizio di questo secolo a Roma —
oggi a Torino al culto dei fedeli
1933
Moyen-Age — scoprì, e pubblicò
i documenti originali di questa
.antica disputa tra autorità cattoliche \ l’impressione fu enorme e la polemica fra sostenitori
e detrattori della Sindone di Torino salì al culmine. Agli accurati studi dello Chevalier ne seguirono molti altri e la grande
maggioranza degli storici si
schierò allora contro l’autenticità della reliquia.
2. A quest’epoca data il secondo « processo » compiuto a
Roma dai Consultori della « Congregazione delle indulgenze e
delle reliquie », i quali — dopo
un accurato esame dei proble^
mi storico-religiosi sollevati dal
« lenzuolo » torinese — emisero
il loro verdetto con due sole parole; «non sustinetur » (l’autenticità non è sostenibile)’^.
Di nuovo l’emozione fu grande, ma il forte partito dei sindonolatri non si diede per vinto. Muovendo tutte le sue pedine riuscii a convincere il papa
allora regnante, Leone XIII, ad
avocare a sé la questione. Il papa intervenne e mise la questio
ne « sub anulo piscatoris », come si diceva allora, cioè si riservò ogni decisione : non si
pronunziò ufficialmente sulla
autenticità, ma deliberò che la
reliquia fosse riammessa alla
devozione dei fedeli. E così, avvenne, come la storia delle successive estensioni insegna. Nessuno oggi ricorda i due «processi » canonici e le relative sentenze e così, ancora una volta,
si può dare via libera alla credulità popolare.
Carlo rapini
' In vari studi, di cui i principali
sono : Étude critique du saint Suaire
de Lirey-Chambéry-T urin (Parigi,
1900) e Autour des origines du Suaire
de Lirey avec documents inédits (Parigi, 1903). Nessuno di questi libri è
mai stato messo all’Indice, né i documenti relativi sono stati contestati.
2 Vedi N. Nouguier de Malijaï,
La Santa Sindone di Torino, trad. di
don Pietro Valletti, Torino, 1930, pp.
97 e 98, note. Traggo queste notizie
da Tito Signohelli (pastore metodista
a Torino), La Santa Sindone, studio
critico-storico, Torino, 1933.
Una veduta dell’ultima ostensione (1933), all’aperto, che richiamò un milione di visitatori. Per l’ostensione di quest’anno, dal 21
agosto all'S ottobre, sono previsti almeno 3
milioni di visitatori.
GLI ARGOMENTI DI UNA DELLE PIU’ DIFFUSE OPERE DI DIVULGAZIONE SULLA SINDONE
Il bisogno di ‘vedere’ Gesù
« La Sindone, ultimo reporter, è l’unico libro di un salesiano, Don Carreño Etxeandia, che
da mezzo secolo si interessa della Sindone ed è scritto con il
fervore dell’uomo di fede e con
l’impeto del polemista. È una
appassionata difesa dell’autenticità della ’Sindone’ ». Con questa dichiarazione le Edizioni
Paoline presentano un libro apparso dapprima in Spagna, nel
1976, e successivamente tradotto in italiano. Scritto in forma
semplice e scorrevole e perciò
destinato ad essere un libro divulgativo, viene rivestito di maggiore importanza, come le centinaia di pubblicazioni sul telo
apparse in tutto il mondo, dall’ostensione di questi giorni a
Torino, implicito riconoscimento dell’autenticità della reliquia.
Il salesiano Don Carreño
Etxeandia presenta al vasto pubblico una sintesi degli studi finora compiuti sulla Sindone di
Torino esaminandoli nella loro
apparenza positiva di conferma
all’autenticità della reliquia. I
risultati finora ottenuti dalla
scienza sono peraltro discutibili
come ha ben illustrato il Pastore E. Ayassot nel Dossier n. 4
della Claudiana, e non permettono di affermare con sicurezza
totale che « l’Uomo della Sindone » è Gesù Cristo. L'autore di
questo non si preoccupa, perché
afferma che nella scienza odierna non vi sono più certezze inconfutabili, ma percentuali di
probabilità.
Al di là della curiosità, del divertimento o dell’interesse che
si prova verso fenomeni strani
e apparentemente inspiegabili,
si pone nel lettore l’inquietante
interrogativo: perché per tanti
cattolici nel 1978 è necessario
venerare un telo con delle strane impronte? L’autore presenta
la Sindone torinese « come un
quinto evangelo » che non solo è
imjfdrtantissimo per il credente
cattolico romano (purtroppo,
stando a quanto afferma P. M.
Rinaldi SDB nella sua lettera
su « La Stampa » di sabato 128-’78,-non solo per loro!!) ma è
motivo di riflessione per l’incredulo e manuale di meditazione
per il mistico. La tradizione accredita la Sindone conservata a
Torino come autentica, ma la
reale coincidenza tra l’attuale
Sindone e il telo comprato da
Giuseppe d’Arimatea per la sepoltura di Gesù è ben lungi dall’essere provata stante le vicissitudini storiche che hanno
sballottato tante reliquie daH’O* '
riente all’Occidente. Gli esami
scientifici finora compiuti hanno cercato di leggere nelle im
pronte del telo i vari momenti
della Passione di Cristo formulando varie ipotesi sulla formazione delle impronte che pare
assodato non sono opera di un
pittore come si è sostenuto da
varie parti.
Altri studi sono stati compiuti
sul telo nel tentativo di datarlo
con buona approssimazione, ma
i risultati non sono molto probanti. L’autore non si preoccupa delle lacune storiche come
non si preoccupa della discordanza dei risultati delle prove
scientifiche. Per lui riconoscere
la Sindone di Torino come autentica è un atto di fede che come tale non ha bisogno di certezze scientifiche, di prove tangibili. Però Don Carrefio Etxeandia afferma anche che la Sindone è « il dono più moderno, più
elegante e ricco di prove d’amore e di certezze che Gesù Cristo
ci potesse riservare in questa
età scettica e idolatra solo della Scienza e dell’Economia », si
ha dunque l’impressione che
questa reliquia sia un mezzo per
avvicinare alla fede masse di
uomini sempre più strumentalizzate dalla nostra civiltà tecnico-scientifica. Secondo questo
salesiano viviamo in un’epoca
in cui si cerca da più parti di
smantellare la fede cristiana po- ,
nendo in dubbio la realtà di Gesù come Cristo e la sua Resurrezione. Polemicamente l’autore
ricorda come queste ipotesi
« dissacranti » siano nate nella
mente dei teorici che considera
molto pericolosi per la fede dei
semplici, dell’uomo della strada
di cui si preoccupa tanto. Quindi si pongono due problemi: da
un lato l’esigenza di dimostrare
che la Resurrezione è veramente avvenuta e dall’altro esiste il
bisogno, l’aspirazione tipicamente umana di « vedere » Gesù. Mi
sembra molto grave che l’autore dimentichi che la fede non è
un atto di necessità, ma deve
restare un atto di libertà per
cui al credente semplicemente
« non interessa » se l’uomo della Sindone è Gesù, come è risorto, per quale motivo il telo
ha rivelato con più chiarezza le
sue impronte grazie alla fotografia ecc., non ha bisogno di
dimostrare la Resurrezione per
crederla come non ha bisogno
di sapere se Cristo era bello o
brutto. Invece l’autore si affanna ad esaminare il testo dell’evangelo di Giovanni per sottolineare che i primi testimoni della Resurrezione credettero perché videro non solo il sepolcro
vuoto (esistono infatti versioni
mod.erne che cercano di negare
la resurrezione prospettando la
ipotesi di una morte apparente
e successiva fuga o trafugamento di cadavere evidentemente
non risuscitato) ma soprattutto
videro la disposizione particolare delle bende. Secondo alcuni
studiosi le impronte del telo sarebbero state causate dalle radiazioni emesse dal Cristo nell’istante della sua Resurrezione,
si prospetta quindi Tipotesi di
una smaterializzazione di Gesù
il cui corpo sarebbe passato attraverso il lenzuolo senza alterarne la disposizione. Gli Apostoli avrebbero visto il telo afflosciato, ma ancora piegato come
a contenere un corpo.
Quanto alla tendenza dell’uomo di vedere, toccare con mano l’autore afferma che « a un
figlio del secolo XX sarebbe parso conveniente da parte del figlio dell’Uomo che ci lasciasse
un suo ritratto »; certo la Sindone non crea sorprese a' chi desidera vedere il presunto volto
di Cristo, il « volto impresso è
quello con barba e baffi della
iconografia popolare » e, secondo
le tesi del Prof. ludica Cordiglia, è un Uomo antropometricamente perfetto ed anche psichicamente perfetto. Secondo altri l’imponente figura di mt. 1,81
si ridurrebbe a 1,63, ma questo
non interessa all’autore che si
perde misticamente nella contemplazione delle impronte vedendovi non solo serenità, dolcezza, maestà ma addirittura un
segno della bellezza di Maria, la
madre di Gesù (!!).
Mi sembra però tipico delTetà
infantile questo desiderio di visualizzare l’oggetto delle proprie convinzioni. Non mi sento
comunque di condividere lo
slancio mistico dell’autore che
gli fa terminare il libro con la
esclamazione: « Grazie Gesù Cristo per il dono della tua Sindone! Grazie Gesù Cristo per questa tua nuova e tuttavia bimillenaria irruzione nella storia degli uomini! ».
Patrizia Mathìeu
JosÉ-Luis Carreño Etxeandi'a - La
Sindone, ultimo reporter, ¡pp. 228 Edizioni Paoline 1978 (2“ ed.) L. 5.000.
Le ragioni
del nostro no
alla Sindone
(segue da pag. 1)
colo, il castigo inflitto ai cristiani era appunto quello di essere
crocifissi per scherno proprio
come Gesù. Le fonti ricordano
ci'ocifissioni in massa: la... materia prima dunque non mancava ad un ipotetico falsario per
creare le irnmagini della Sindone con una tecnica a noi ignota.
Non si dimentichi che la cultura araba era una delle niù progredite a quell’epoca, con eccezionali conoscenze in campo medico e chimico.
La fede non cerca
il vivente tra I morti
6. Ma veniamo al rapporto
tra Sindone e fede cristiana. La
Sindone viene presentata dai
sostenitori come fatto miracoloso come segno capace di suscitare o favorire la fede. Ma sono
proprio questi i « segni » che '
Gesù ha sempre rifiutato di dare perché la vera fede non viene dal vedere ma dall’udire la
parola di Dio. Un esempio molto chiaro è quello dell’apostolo
Tommaso che volle vedere e toccare con mano le ferite di Gesù
prima di credere in lui. I milioni di pellegrini alla Sindone sono come Tommaso; vogliono vedere. Gesù però rimprovera
Tommaso: « Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno veduto e hanno creduto! » (Giov. 20; 29). Gesù disapprova la fede che vuole
vedere.
Vi è poi una seconda considerazione da fare. Solo una chiesa
che ha perso il senso della presenza di Gesù vivente può tornare al sepolcro a cercare i segni di un Signore morto. Croci,
chiodi, spine, sindoni son tutte
cose ignorate dai primi cristiani e introdotte più tardi, quando la fede cominciò a vacillare e
la presenza di Gesù risorto non
fu più l’esperienza fondamentale e costitutiva della chiesa. Allora nacquero e fiorirono le reliquie che, in fondo, sono tanti
surrogati di una presenza di Gesti che una fede incerta non avverte più. Dove vi è Gesù risorte' non vi sono reliquie; dove la
fede respira l’aria di Pasqua non
va a cercare il Vivente fra i morti, non lo va a cercare nei lenzuoli, nelle sindoni e in tutto
questo armamentario funebre
che Gesù, risorgendo, s’è lasciato dietro alle spalle, e che anche noi vogliamo lasciare per
sempre..
Paolo Ricca
LA SINDONE
Come cristiani evangelici, che fondano la propria fede unicamente sul
messaggio della Bibbia, riteniamo
necessario affermare che, nella decisione di presentare la Sindone di
Torino alla venerazione dei fedeli,
la Chièsa cattolica si trovo in aperta
contraddizione.
1. LA CHIESA CATTOLICA È IN
CONTRADDIZIONE CON I VANGELI
Nessuno dei quattro Evangelisti
si preoccupa infatti di darci un ritratto di Gesù. Essi si preoccupano
di farci sapere CHI era, ma non COME era. Questo silenzio non certo
casuale va rispettato.
Dare una così grande importanza
alla Sindone — che è addirittura
chiamata << il quinto Vangelo » —
è un segno di sfiducia nei confronti
delta Parola di Dio, come se fosse
insufRciente.
Per parte nostra non cercheremo
in un lenzuolo quello che non troviamo nei Vangeli, perché non ci interessa saperne PIU' dei Vangeli
quando questo significa sapere SENZA di loro e CONTRO di loro.
Ricordiamo la parola che Gesù
ha detto a Tommaso: «Perché mi
hai veduto, tu hai creduto ; beati
quelli che non hanno veduto e
hanno creduto!» (Giov. 20: 29).
2. LA CHIESA CATTOLICA È IN
CONTRADDIZIONE CON LA FEDE
NEL CRISTO RISORTO
I primi cristiani non si preoccuparono certo di raccogliere reliquie di
Gesù Cristo morto, loro che avevano nel loro mezzo il Cristo risorto e
vivente. Solo una mancata risurrezione spiegherebbe il bisogno di raccogliere ricordi di ciò che non ò più.
Se la Chiesa cattolica dà tanta
importanza alla Sindone e alle altre
reliquie, ciò signifìca che si è persa
la fede nel Cristo risorto e si sente
il bisogno di surrogati e di puntelli
per una fede incerta e vaga.
Per parte nostra riaffermiamo che
la fede cristiana può essere solo
FEDE IN UN SIGNORE VIVENTE e
non religione da cimitero fatta di
cose morte che parlano di un Cristo
soltanto morto.
Ricordiamo la parola che apre
l'annuncio della risurrezione il mattino di Pasqua : « Perché cercate il
vivente tra i morti?» (Luca 24: 5).
3. LA CHIESA CATTOLICA È IN
CONTRADDIZIONE CON LA PIU'
ELEMENTARE ESIGENZA DI CHIAREZZA
La gerarchia cattolica non si pronunzia sull'autenticità della Sindone,
ma contemporaneamente incoraggia
in ogni modo una venerazione che
ne presuppone l'autenticità (preghiera dettata da Pio IX, « messa della
Sindone» ecc.). Continua a fondare
il suo invito ai fedeli sulla mancanza di prove che ne dimostrino l'inautenticità, ma si è finora rifiutata di
sottoporre liberamente la Sindone a
quegli esami richiesti dalla scienza
moderna, i quali — pur non potendo certo provare che il lenzuolo abbia realmente avvolto il corpo di
Gesù di Nazareth — consentirebbero
almeno di accertarne l'antichità con
una approssimazione di pochi decenni.
Se la gerarchia cattolica procede
in questo modo ambiguo ò per-non
esporsi al rischio di eventuali smentite storico-scientifìche senza per
questo rinunciare al fascino religioso, ma pagano, esercitato da uno
strumento di consenso così abilmente
manovrato.
Per parte nostra DENUNCIAMO il
rilancio in atto da parte della gerarchia cattolica di una religiosità in
funzione dell'asservimento e dell'oscuramento delle coscienze, con una
chiara scelta contro le spinte di rinnovamento evangelico presenti nel
mondo cattolico.
Gesù ha detto : « Se perseverate
NELLA MIA PAROLA, sarete veramente miei discepoli ; e conoscerete
la verità e la verità vi farà liberi »
(Giovanni 8: 31-32).
. LE CHIESE EVANGELICHE
DI TORINO E DINTORNI
(testo di un volantino in distribuzione a Torino nel periodo delV ostensione).
6
8 settembre 1978
cronaca delle valli
IL XVIII CONVEGNO DI STUDI SULLA RIFORMA E I MOVIMENTI RELIGIOSI
Dalla «Bibbia di Valdo» al modernismo
Prima di fare la cronaca del
Convegno, resterebbe ancora da
fare quella della seduta annua
della nostra Società di Studi Vaidesi, che si è svolta come al solito la sera deU’inaugurazione
sinodale, quindi il 30 luglio. Ma
poiché circostanze materiali
hanno ritardato questa cronaca,
e gli argomenti che sono stati
trattati nella seduta entrano
molto bene in discorso in sede
di considerazioni finali sul Convegno, ne diremo qualcosa come
conclusione.
Il Medioevo
Secondo lo schema consueto il
' Convegno ha dato anzitutto la
parola agli studiosi del Medioevo. Ha dato inizio ai lavori (il
pomeriggio di lunedì 30 agosto)
la trattazione di Giovanni Gönnet su un tema fondamentale: La
Bibbia e i Valdesi medievali.
Questo argomento richiedeva una specifica messa a punto dopo
che negli ultimi anni, da un lato
sono apparsi studi e sintesi importanti sull’eresia medievale,
dall’altro si è sviluppata parallelamente un’attività di ricerca filologica e di edizione di testi vaidesi. Del suo ampio studio, che
conosceremo completamente nella pubblicazione a stampa. Gönnet ci ha riassunto gli spunti e
le tesi fondamentali. È stato estremamente interessante apprendere in che modo la cosiddetta Bibbia di Valdo — secondo appunto quanto si può dedurre anche dai manoscritti più tardi che ne rispecchiano la composizione: comprendono traduzioni del Nuovo Testamento, dei
Salmi, di alcuni libri sapienziali,
di passi di alcuni Padri della
Chiesa, cioè di Agostino, Ambrogio, Gerolamo e Gregorio Magno
— abbia costituito anche un elemento storicamente rilevante
per l’iniziale « permesso di predicazione » che i valdesi ebbero
dalle autorità ecclesiastiche. Infatti — come ha messo in evidenza Raoul Manselli nel susseguente dibattito — il « permesso di
predicazione » non avrebbe in
ogni caso potuto riguardare gli
argomenti dottrinali, ma solo la
loro applicazione di carattere
penitenziale. E questo elemento
contribuisce ad approfondire la
interpretazione — già discussa
nei precedenti Convegni e tuttora aperta — dei rapporti fra il
movimento valdese e la Chiesa
romana in tutto il periodo che
precede la Riforma.
Rilevante a questo proposito
la relazione di Romolo Cegna,
che porta avanti con sempre
nuove e significative acquisizioni
le sue ricerche sui rapporti fra
il valdismo e l’hussitismo (e gli
affini movimenti nell’Europa orientale del tardo medioevo). E
rilevante l’esame, e l’ampio inquadramento, dedicato dallo
stesso Raoul Manselli al volume
di Grado Merlo su Eretici e inquisitori nella società piemontese del trecento, recentemente
pubblicato dalla Claudiana: perché appunto il Trecento, epoca
drammatica di pestilenze e rivolte popolari, contrassegna una
svolta decisiva nella struttura e
nella politica della Chiesa romana, tesa all’accentramento e al
controllo autoritario; e quindi
anche nel comportamento e nel
significato stesso dei movimenti
ereticali. Proprio agli inizi del
secolo questa svolta era preannunciata, nel 1307, dal rogo di
Fra Dolcino: una drammatica
vicenda sempre viva nel ricordo
popolare, come è stato illustrato
dalla comunicazione di Elena
Roteili sul « mito » di Fra Dolcino, riesumato fra ’800 e ’900 nelle lotte politiche e sociali del
Biellese.
Torre Penice: 150 ore'
Chi fosse interessato a frequentare il corso per lavoratori
(cosiddette «150 ore») in vista
del conseguimento della licenza
media (termine per la presentazione della domanda: 15 set
tembre) può rivolgersi per informazioni alla Scuola Media
Statale « Leonardo da Vinci » Viale Rimembranza 9 - Torre
Penice.
L’epoca della Riforma
All’età moderna è stata dedicata la seconda parte del Convegno (la mattina del 29 agosto),
con le comunicazioni di Sergio
Abbiati'sul processo — nel 1519
a Modena — della « strega »
Chiara Signorini: contributo significativo al vasto argomento
— anch’esso oggi assai vivo —
della stregoneria nella crisi di
modernizzazione europea; di
Ugo Rozzo, che ha sostenuto con
argomenti di grande interesse la
attribuzione a Bernardino Ochino di un Dialogo pubblicato ad
Asti nel 1536; di Andrea Del Col,
che ha scoperto i verbali del secondo processo (giugno 1555) di
Antonio Brucioli, contribuendo
così a ridefinire non solo questa
figura ereticale ma anche i fermenti del mondo intellettuale
italiano delTepoca, in particolare
a Venezia’ dove allora era attivo
il Brucioli e dove la vicenda era
destinata a riflettersi, a distanza
di mezzo secolo, nelTopera di
Paolo Sarpi.
Il XX secolo
Con un salto di altri tre secoli, il Convegno ha infine abbordato l’argomento conclusivo dei
suoi lavori, e Domenico Maselli
ha intròdotto la tavola rotonda
su Modernismo e Protestantesimo in Italia. Spunti assai stimolanti e suggestivi ha presentato
Maselli, ricordando gli incontri,
i periodici, le idee e le persone
(a partire da Newman e Harnack, ad Alessandro Chiappelli e
Gaetano Conte, a Romolo Murri,
a Ernesto Buonaiuti, a Paul Sabatier, ai nostri Ugo Janni, Giovanni buzzi, Mario Falchi) che
nell’insieme definiscono la sfera,
certo assai sfumata e multiforme, dei contatti che specialmente nel primo trentennio del
’900 si ebbero in Italia fra i due
movimenti. E gli interventi di
Maurilio Guasco, di Michele Ranchetti, di Raoul Manselli, di
Francesco Traniello, di Pier Cesare Bori, di Lorenza Giorgi
(centrati, gli ultimi quattro, sulla figura di Ernesto Buonaiuti)
hanno apportato una serie di elementi di grande interesse su
vari mementi di quel dialogo. La
discussione che è seguita, ricca
di testimonianze dirette, non voleva giungere a stabilire conclusioni, ma poteva suggerire almeno una serie di riflessioni, fra
cui la constatazione dell’inesorabile destino, riservato ai movimenti religiosi di carattere eminentemente culturale, dalla forza e dal potere di attrazione delle istituzioni.
Valutazioni
e prospettive
Più breve e meno fitto di contributi in confronto ad altri precedenti, per questo suo aspetto
quantitativo il XVIII Convegno
è potuto sembrare, a taluno, « in
tono minore ». Ma non crediamo
che sia, per questo, fondata nessuna illazione pessimistica sul
seguito della bella tradizione di
questi incontri. E ci fa bene sperare in questo senso non solo
l’alto livello qualitativo delle relazioni e dei dibattiti, ma anche
la prospettiva di un allargamento del campo di ricerca che può
bene dare nuovo alimento anche
ai convegni storici, prospettato
qualche settimana prima nella
seduta annuale della Società di
Studi Valdesi. Qui Claudio Tron,
richiamandosi alle discussioni
che sono state ospitate nei mesi
scorsi dall’« Eco/Luce » sulla
storia « popolare » delle Valli
Valdesi, ha disegnato le linee secondo le quali sarà possibile passare dalla storia e dalla conoscenza delle idee e dei gruppi dirigenti a quella degli strati intermedi e più profondi di quella società che ha costituito il fondamento reale, per quanto oscuro
e silenzioso, della nostra storia.
Poi Gianni Bellion ha riferito
sulla sua tesi dedicata alla storia
di Lusema e San Giovanni nel
’700, esempio assai specifico e
interessante di una storia di tal
genere, nelle difficoltà che certamente si frappongono a realizzarla, ma anche nell’utilità dei
risultati che ne scaturiscono. E
infine Qsvaldo Coisson ha portato alcune indicazioni sui possibili raccordi fra varie discipline,
indispensabili per portare avanti
questo lavoro.
Sono suggerimenti che possono essere realizzati se non mancherà un adeguato lavoro organizzativo per collegare, sostenere e far conoscere le singole ricerche e iniziative. Speriamo che
la coscienza di avere ancora un
compito importante da svolgere
sia di stimolo alla vecchia Società di Studi valdesi e alle giovani forze che in essa si possono riconoscere.
Augusto Comba
III Circuito
Corso monitori
18-22 settembre 1978
Questo il programma del
corso su ELIA:
Lun. 18: Il profetismo in generale. I tempi di Elia.
Mar. 19 : I Re 17 : Elia a Sarepta. I Re 18: Elia e Abdia
e il sacrifìcio sul Carmelo.
Mer. 20: I Re 19: Elia a Horeb. I Re 21 : La vigna di
Naboth.
Gio. 21: 2 Re 1 : Achazia.
2 Re 2: Elevazione di Elia.
Questioni didattiche e pedagogiche.
Ven. 22: Questioni didattiche
e pedagogiche.
Le ultime due sere avremo
con noi il Past. Gilles Pivot
di Briançon dell’équipe francese che prepara l’originale
del materiale che adoperiamo.
I corsi cui sono tenuti a
partecipare tutti i monitori
del 3° Circuito sono aperti
anche a quei genitori che vogliono prepararsi a seguire il
lavoro dei propri figli.
Si terranno presso il Convitto di Pomaretto tutte le
sere dalle ore 20 alle ore 22.
PERRERO
Si riparano i danni dell’alluvione
Il catastrofico nubifragio di agosto che ha investito la vai
d’Ossola ha fortunatamente risparmiato la nostra zona ed ha
consentito di proseguire i lavori
programmati un anno fa per riparare i danni delTalluvione di
maggio.
NelTabitato di Ferrerò proseguono i lavori per la canalizzazione delle acque provenienti dal
versante in frana che si aggiungono agli scavi delle fognature.
Questi ultimi sono appena all’inizio, per gli altri il termine dei
lavori è previsto entro ottobre.
Si sta lavorando anche per contenere la frana che ha investito
le abitazioni di Ferrerò, con una
briglia molto profonda sistemata nel punto più critico e con altre opere lungo la strada di S.
Martino. Una serie di gabbioni è
stata disposta sopra la strada a
cura degli stessi abitanti delle
borgate. La sistemazione definitiva sarà eseguita per ultima.
Ancora a S. Martino, verranno
rimediati con lavori del costo di
10 milioni i danni provocati dalla frana scesa nelle vicinanze
della chiesa cattolica. Al Serre di
Maniglia saranno incanalate le
acque che scorrono lungo la
strada soprastante con una spesa di 6 milioni e mezzo.
A Chiotti un anno fa il torrente demoliva il ponte provvisorio costruito per consentire il
traffico verso il vallone di Riclaretto. Le travature metalliche ricuperate serviranno per costruire un ponte definitivo sulla strada Serre Marco-Morasso: il progetto è a cura deH’UiRcio tecnico della Com. Montana, il lavoro
volontario, il materiale a carico
del Comune. L. V.
TORRE - PRENOTAZIONE PER GLI ESAMI DI LABORATORIO
Il telefono non facilita i rapporti
tra ospedale e pazienti
Quando si scrive un comunicato si è convinti di essere chiari,
ma succede qualche volta che alle intenzioni non corrisponde il
testo scritto.
Mi riferisco all’awiso dell’Ospedale di Torre Fellice in cui si
è precisato che le prenotazioni
per gli esami di laboratorio, radiologia ed elettrocardiogrammi
devono essere fatte personalmente e non per telefono.
In un articolo apparso sull’Eco-Luce del 7.7.1978 M.A.B. si
chiede come il paziente che «non
è verosimilmente in buone condizioni di salute, che può essere
una persona anziana od abitare
lontano dall’Qspedale » possa venire personalmente a fare le prenotazioni nelle ore indicate.
Esatto. Il paziente normalmente non lo può fare. Ma non volevamo chiedere questo e, di fatto,
questo non succede perché un
familiare si incarica della cosa.
Una parola di spiegazione è
però necessaria.
Apparentemente una telefonata, fatta in un’ora in cui Tuificio
accettazione può essere disponibile per questo servizio, è la soluzione più comoda.
Ma di fatto questo non funziona per due motivi:
1) la richiesta del Sanitario
non è sempre correttamente leggibile da chi non è abituato a
leggere ricej te mediche e non conosce i termini tecnici usati. Una
prenotazione telefonica origina
spesso errori che hanno come
conseguenza la necessità di far
ritornare il malato una seconda
volta con tutte le scomodità del
caso.
2) Un esame clinico richiede
spesso la preparazione del paziente (venire a digiuno, mangiare o non mangiare determinate cose, pulizia dell’intestino
ecc.). Queste necessità si spiegano molto meglio di persona ad
un parente il quale conosce anche le condizioni precise del malato. È molto più difficile spiegarle ad una terza persona che
non conosce il paziente, magari
al vicino di casa gentile che si è
prestato a fare la telefonata e
che poi deve riferire alla famiglia.
Talvolta è necessario conse
gnare uno stampato che spiega
esattamente che cosa fare in vista dell’analisi e così via.
La presenza di una persona
che conosce bene il malato è
quindi _ necessaria non solo per
motivi' tecnici, ma proprio per
stabilire un rapporto umano, il
più diretto possibile con il paziente che dovrà sottoporsi alle
analisi richieste.
Fer questo motivo si è chiarito
che non si possono accettare
prenotazioni telefoniche ma che
è necessario che il paziente o —
lo precisiamo meglio ora — un
suo familiare venga di persona a
fare la prenotazione in Qspedale.
F. Davite Fresidente CIQV
Manifestazione culturale
a CIO D' MAI
Il Gruppo Pilodrammatico
valdese e la P.G.E.I. di Luserna
San Giovanni organizzano una
manifestazione di iniziativa culturale a Ciò d’ Mai sulla collina di San Giovanni domenica 10
settembre con il seguente programma :
Ore 15: Gruppo di Musica popolare di Pinerolo. « Canti e
balli popolari della Val Chisone ». Cena al sacco.
Ore 21 : Gruppo Teatro di Barge «L’Gran l’è nost ». (Rievocazione di moti contadini accaduti nel saluzzese nel 1797).
La giornata ha lo scopo di ri
cercare un contatto con la realtà contadina e con la natura
della nostra valle dando spazio
e facendo conoscere quei gruppi di base che sono nati e operano nelle nostre zone e che portano avanti con i propri lavori,
contenuti sociali e/o che fanno
riferimento alle origini e tradizioni popolari.
Alcune note: Percorso consigliato: Cap. Airali, Nazzarotti,
Peyrot, Ciò d’Mai. Servizio bibite. Posteggio.
In caso di maltempo la manifestazione sarà rinviata alla domenica successiva.
Arte
e artigianato
in Val Penice
Dopo Villar Fellice, anche
Bobbio ha inaugurato una mostra-mercato deH’artigianato dell’alta Val Fellice (anche se espongono alcuni artigiani di Luserna!). La rassegna è stata curata
dalla Fro Bobbio ed ha richiamato nei giorni di apertura ui:
vasto concorso di visitatori.
Non possiamo che rallegrarci
di questa iniziativa che valorizza il lavoro e, in molti casi, l’arte di alcuni nostri concittadini.
Legno e ferro battuto sono i
maggiori materiali della mostra, ma non mancano alcune
ceramiche.
È una iniziativa da ripetere,
nella speranza che altri esposi-,
tori si aggiungano!
Ancora una nota rallegrante:
ogni volta che si parla di artigianato si pensa a persone anziane o perlomeno di mezza età.
Qui invece gli espositori sono
per la maggior parte giovani.
Segno che vi è ancora amore
per questo tipo di attività effe
mantiene e valorizza un’antica
tradizione valligiana.
Nell’atrio del municipio di
Torre Fellice si è inaugurata, il
17 agosto, una mostra personale
di pittura di Muriella Calzi Liotino. La mostra, che è stata
aperta fino al 29 agosto, ha permesso ancora una volta di constatare la sensibilità, già altre
volte dimostrata, della signora
Calzi Liotino.
7
8 settembre 1978
CRONACA DELLE VALLI
POMARETTO
• Sono stati presentati per essere battezzati: domenica 13
agosto Gallian Rossella di Guido e di Long Silvana di Fleccia'(Inverso Rinasca); domenica 27 agosto Pons Dino di Valdo e di Breuza Matilde di Pomarette, e Pons Roberto di Ettore e di Caimotto Giovanna di
Pomaretto.
Che lo Spirito del Signore accompagni questi bimbi ed aiuti
i genitori a mantenere le promesse fatte.
• Martedì 15 agosto ha avuto
luogo il funerale del nostro fratello Galliano Enrico, del Clot
(Inverso Rinasca), deceduto
presso l’Ospedale Valdese di Pomaretto. Alla famiglia giunga la
nostra fraterna simpatia cristiana.
• Ringraziamo il pastore Bruno Costabel che ha presieduto
il culto a Pomaretto e la riunione agli Eiciassie domenica TP
agosto, ed il pastore emerito
Coisson Lamy che ha presieduto il culto domenica 3 settembre.
• Mercoledìi 13 settembre riprende il Collettivo ecumenico
di studio biblico, nella sala Lombardini di Perosa Argentina, alle ore 21,
• Sabato 23 settembre, alle ore
20,30, nella sala del Presbiterio
è convocato il Concistoro, per
definire il programma di lavoro
in vista della ripresa delle attività.
• La riunione agli Eiciassie ha
avuto luogo, causa il cattivo
tempo, nella sala delle attività
dei Chiotti. Il pastore Costabel
ci ha presentato i criteri della
nuova traduzione « in linguaggio corrente » e le esperienze di
un lavoro vario in comune con
i cattolici. Ci auguriamo che fi
lavoro di traduzione deH’Anticc
Testamento possa essere realizzato al più presto. La colletta,
che ha fruttato la somma di lire 17.650 è stata devoluta alla
Soc. Biblica, per questo lavoro
di traduzione.
Hanno collaborato a questo
numero: Mirella Bein - Franco Davite - Dino Gardiol Luigi Marchetti - Teofilo Pons
- Guido Ribet.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Fra i molti temi discussi al
Sinodo anche la legge sull’aborto è indicata all’attenzione delle
comunità.
Sulla mozione relativa a questo argomento viene citato il
passo di Galati 6/2 il cui testo
sarà oggetto della predicazione
che il pastore Taccia terrà al
culto di domenica 10 c. m. nel
tempio dei Bellonatti alle ore
10,30.
• Durante il mese di agosto si
sono sposati Sibille Attilio con
Bonino Vera nel tempio dei BelIpnatti e Gay Alberto con Travers Luciana nel tempio del Ciabas.
Porgiamo agli sposi il nostro
affettuoso augurio.
• In queste ultime settimane
abbiamo accompagnato al campo del riposo le spoglie mortali
di Rivoira Virginia ved. Paira,
deceduta a Luserna all’età di 87
anni, e di Peyrot Perazzi Lina
di anni 86, ospite dell’Asilo Valdese.
Presso l’Asilo è pure deceduto all’età di anni 81 il cav. Taccia Vincenzo, padre del nostro
pastore. Il servizio funebre ha
avuto luogo gioved’i scorso presso l’Asilo Valdese e nel tempio
di Torino.
Alle famiglie nel lutto ed in
modo particolare al pastore
Taccia che in breve tempo ha
perso la mamma ed il papà diciamo tutta la nostra simpatia
cristiana e il nostro affetto.
BOBBIO PELLICE
• Domenica 3 settembre il culto, secondo la decisione a suo
tempo presa dall’Assemblea di
Chiesa, ha avuto luogo alle ore
11 per consentire agli alpini che
partecipavano all’adunata sezionale organizzata dall’ANA di Pi
nerolo di unirsi alla comunità
Un solo rappresentante degli alpini era presente, ma la comunità si è ugualmente rallegrata.
• Nei giorni scorsi il pastore
ha visitato i bobbiesi che in que^
sto periodo sono agli alpeggi. È
stato un momento di incontro
molto fraterno e simpatico. A
tutti l’augurio di buon lavoro in
questa ultima parte del loro
soggiorno all’alpe.
ANGROGNA
RICORDO DI EVELINA GAY
Un esempio di fedeltà
Con accorata tristezza mi accingo a scrivere queste righe per
ricordare la nostra sorella nel
Signore Evelina Gay, deceduta il
4 agosto u.s. Ed è riandando col
pensiero nel già remoto passato
che yoglio ricordarla quale fedele testimone del messaggio di
Cristo. Io non mi soffermerò sul
suo lungo apostolato quale insegnante nelle scuole di Prarostino
e S. Secondo, perché non c’è persona che non sappia con quanta
abnegazione e dedizione Ella abbia dedicato aH’insegnamento i
migliori anni della Sua vita.
Ciò che mi preme di ricordare
è quanto Evelina Gay ha fatto
per la sua Chiesa. Sorretta da
una fede profonda e cosciente
che non ha mai subito cedimenti, e nello stesso tempo attenta
ed aperta all’evolversi dei tempi, essa ha dato un grande esempio di fedeltà al Signore.
In quei lontani anni quando
5 .Secondo faceva ancora parte
della Chiesa di Pinerolo, tutte le
attività locali si svolgevano nella Scuola Umberto I, ed è qui
che la nostra sorella in fede si è
sempre prodigata con grande
impegno e sacrificio. A noi più
giovani, membri dell’allora A.C.
D.G.„ soggetti aH’esuberanza della giovinezza, essa ha sempre recato con fermezza la sua testimonianza di credente impegnata, i suoi illuminati consigli, e
questo senza ostentazione o paternalismo...
Raggiunto il limite d’età per il
pensionamento Evelina Gay si è
trasferita a Pinerolo, dove si è
posta a disposizione della Chiesa, collaborando con entusiasmo
a quelle attività compatibili con
la Sua età già avanzata. Ma dove in questi ultimi anni essa ha
dimostrato maggiormente la Sua
carità evangelica è stato verso i
degenti negli Ospedali di Pinerolo, in special modo quelli originari di Prarostino e S. Secondo
quasi tutti appartenenti alle generazioni da Lei educate, ai quali ha saputo con la modestia e la
discrezione che la caratterizzavano, portare la Sua parola di
conforto e di speranza cristiana.
Io riconosco che non sono riuscito in queste brevi e frammentarie note a far emergere nella
sua completezza la personalità
di Evelina Gay, ma spero ciò nonostante che queste reminiscenze possano produrre, a noi sopravvissuti delle generazioni del
Suo tempo, la sensazione di un
tuffo in quel passato il cui ricordo, con la Sua dipartita, svanirà
a poco a poco con il trapasso di
chi ha avuto il privilegio di conoscerLa.
B. Grill
COMUNICATO TEV
Domenica 17 corr. a San Germano Chisone avrà luogo la IP*'
. DOMENICA T.E.V.
I membri della TEV sono pregati di partecipare al culto del
mattino mentre l’Assemblea, che
avrà luogo alle ore 14,30, è aperta a quanti vorranno intervenire.
Chi desidera un passaggio in
macchina è pregato di telefonare al più presto per la Val Pellice al n. 91.277 e per la Val Chisone Germanasca al n. 81.277.
Colazione al sacco; è prevista
una minestra calda. ,
• Mercoledì, 16 agosto la comunità si è raccolta intorno al
messaggio della risurrezione per
salutare l’ultima volta Aiiìda
Bertalot deceduta all’età di 67
anni all’ospedale civile di Pinerolo. Esprimiamo ai parenti tutta la nostra simpatia cristiana.
• Domenica 20 abbiamo celebrato il culto al Capoluogo con
un gruppo di una quarantina di
giovani evangelici tedeschi provenienti da Amburgo ed ospiti
alla « Rocciaglia » di Pradeltorno. Ci rallegriamo di queste iniziative che permettono una maggior conoscenza di altri evangelici.
• Domenica 20 agosto, al culto al Bagnau, una dozzina di
persone provenienti da vari
quartieri hanno avuto il piacere di ascoltare alcune notizie del
lavoro della chiesa valdese di
New York. Era infatti presente
il pastore Alfredo Janavel, che
al termine del culto ha ricordato il suo lavoro tra le famiglie
di origine valdese che vivono in
quella parte degli Stati Uniti.
SAN SECONDO
• Domenica 27 il battesimo è
stato impartito a Valeria Paschetto di Franco e di Edda Paschetto (M'ounier) ,ed a Beniamino Bouchard di Ernesto e di
Amìlda Soulier (Soûlera). Due
giorni prima era stato battezzato Ezio Borno di Albertino e di
Giovanna Göttero.
a È nato Luca Martinat, primogenito di Luciano e di Margherita Peyrot (Miradolo).
Il nostro augurio affettuoso a
questi bimbi ed alle loro famigiie.
• Esprimiamo il nostro augurio di pronta e completa guarigione a Osvaldo Pascal rimasto
vittima di un incidente sul lavoro in cui ha riportato ferite
al visb. Il nostro pensiero anche
alla moglie Gina Comba ed alla
piccola Sara.
• Le predicazioni delle prossime domeniche saranno curate
da: Vito Gardiol (3/9), Gianni
Genre (10/9) e Roberto Vicino (17/9). Li ringraziamo fin
d’ora.
• Il nostro BAZAR si è svolto in un’atmosfera serena e
gioiosa e con molta affluenza
anche da parte delle comunità
vicine. Ringraziamo quanti ne
hanno permesso la realizzazione sia con il lavoro e i loro doni che con l’acquisto di quanto
era stato preparato.
• La Comunità è stata dolorosamente colpita dalla tragica
scomparsa della Signora Ros,
moglie del medico di S. Secondo.
VILLAR PEROSA
Ha avuto luogo il funerale del
fratello Rostan Luigi, deceduto
all’Ospedale Valdese di Pomaretto all’età di 84 anni e della
sorella Ribet Rita di anni 64,
originaria del quartiere di Vivian e deceduta all’Ospedale di
Pinerolo dopo aver trascorso
molti anni in Francia. Ai familiari rinnoviamo la nostra fraterna simpatia.
• Sono stati battezzati: Bounous Silvano di Fiorenzo e di
Bruno Daniela e Tron Emanue
le di Giuliano e di Tron Mare
sa. Il Signore accompagni con
la Sua grazia queste famiglie ed
aiuti in particolare i genitori a
mantenere le loro promesse.
• Domenica 6 agosto il pasto
re Alfredo Janavel ha presieduto il culto: ringraziamo sentitamente questo fratello per il mes
saggio rivoltoci e per la sua visita.
• Nel corso di queste ultime
settimane è stato in mezzo a
noi il gruppo di lavoro di Oldenburg (Germania), diretto
dalla sig.na Sigrid Schumacher.
Questi giovani hanno rivernicia
to gli infissi delle finestre e delle porte della sala delle attività;
li ringraziamo vivamente per
quanto hanno fatto con amore
fraterno.
Un cordiale benvenuto fra di
noi insieme all’augurio di un riposo ristoratore ai fratelli ed
alle sorelle di altre Chiese, venuti a trascorrere le loro vacanze nella zona di Villar Perosa.
PINEROLO Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Dibattito sulla Sindone Doni pervenuti nel mese di luglio
La comunità cristiana di base
di Corso Torino organizza a Pinerolo per sabato 30 settembre
alle ore 21 in un locale pubblico
(che verrà segnalato in seguito)
un dibattito sul tema:
« LA SINDONE : problema di
fede o qualcos’altro?».
La serata sarà introdotta da
due brevi relazioni. Il pastore
valdese Ermanno Genre esporrà il punto di vista della chiesa
valdese e don Franco Barbero
documenterà la posizione delle
comunità cristiane di base.
Il dibattito servirà anche per
presentare alla cittadinanza il
dossier edito dalla Editrice Claudiana « Sindone : radiografia di
una prova » che in un solo mese è già alla sua seconda edizione.
Colloquio
pastorale
Dopo la pausa estiva il colloquio pastorale del I Distretto si riunisce al Castastagneto di Villar Pellice il
lunedì 18 settembre, alle ore
9,15.
Questa prima riunione vuole essere di impostazione per
il lavoro del prossimo inverno, una programmazione del
« Bollettone », un pro-memoria per rincontro di Vallecrosia (15-18 ottobre) sulla
catechesi.
I colleghi sono invitati a
non mancare! Anche le famiglie sono invitate.
La CED
l. 617.976: Freundeskreis der Waldenser Kirche (Germania).
l. 100.000: Gasparotto Giuseppe, in
mem. delia moglie Margherita Rostan
(T. P.); V. e L. C., ricordando i nostri cari.
L. 50.000: Felix ed Elenà Canal, in
mem. di Luigi Martinat (Pomaretto);
Sitano Cansolo Leonarda, in mem. dei
suoi cari (To); Fiorella e Graziella, in
mem. della loro mamma; Fiore, in
mem. di Francis Rostan, la moglie e
la figlia (T.P.); Scanzioli Pellizzaro
Jole,
L. 30.000: In mem, dei cari zii Villa,
le nipoti Susanna, Maria e Una Bonjour; Martinat Emma, ricordando il
fratello; Daniela, Maria e Giovanna
Bonjour, in mem. dello zio cav.
Francesco Villa.
L. 25.000: Archetti Maestri Angiolina,
in ricordo dei familiari scomparsi
(Acqui Terme).
L. 10.000: Vittone Rosetta (prò deficit); Rochon Pietro; Balmas Elvira e
Bruno (To); Jon Scotta Mariuccia, in
mem. di Luigi Martinat; Visentini
Russo Maria, in mem. del marito Russo Gennaro (ospite Asilo); Fiore in
mem, di Francis Rostan, Mariella Dalmas ; Tamburini Rosa (Livorno).
l. 5.000: Varese Iolanda (To); Livio e
Dina Gobelin, in mem. di Paschetto
Caterina ; Livio e Dina Gobelin, in
mem. di Arturo e Ida Albarin.
Doni ricevuti
daila CiOV
Doni ricevuti nel mese di marzo 1978
per Asilo dei vecchi di S. Germano
L. 10.000: Bounous Paimira ved. ReveI
(Pomaretto); Bouchard Rossi Silvii.
L. 20.000: Long Adele ed Eugenio.
Mese di aprile
L. 10.000: Godine Mirella in mem. della mamma; Costantino Evelina in
mem. dei genitori.
L. 12.500: Piatzer Elide (Milano).
L. 20.000: Laura Long in mem. dì Long
Maria; Alda Long Beux, in mem. di
Long Maria.
L. 25.000: Unione Femminile Valdese
di S. Secondo, in mem. di Luigia Avondet ved. Pastre.
L. 30.000: Ghigo Daniele e Sandra.
L. 50.000: Chiesa di Villasecca; N. N.,
In memoria del padrino Roccìone Lorenzo; Trincherò Lino, in mem. della
Sig.ra Ricca Elena ; Fam. Tron; Comunità di Prall, colletta del 7-8-77.
L. 65.000: Comunità di S. Secondo in
occasione della raccolta dei doni In
natura.
L. 150.000: Ester Mader.
L. 200.000: Chiesa di Villar Perosa.
L. 216.000: Chiesa Evangelica di Brìenz;
Unione Femminile Valdese di Prali.
Mese dì maggio
L. 5.000: Pons Remigio e Fratelli, ricordando i loro cari.
L. 10.000: Gardiol Irma, In mem. dei
suoi cari; Jouve Alice.
L. 30.000: Giovanna Long in Danna, in
mem. di Long Maria.
Nel mese dì giugno 1978
PER ASILO DEI VECCHI
DI SAN GERMANO CHISONE
L. 18.500: Unione Valdese di Parigi.
L. 25.000: La famiglia in mem. di Davide Bouchard (S. Germano Chisone).
L. 50.000: I figli in mem. di Giovanni
Comba (S. Germano Chisone).
L. 86.950: Unione Femminile Valdese
di Zurigo.
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta: Sala Giulio, via Belfiore, 85
Nichelino, tei. (Oli) 62.70.463.
CERCASI famiglia, possibilmente con
cuoco per gestione albergo di montagna. Telefonare e fornire referenze al n. 0121/841416 in ore di ufficio.
CERCASI primi ottobre bambinaia
fissa, referenziata, conoscenza lingua
francese, per bambino 2 anni. Buon
stipendio. Telefonare Torino 011/
830774 (ore pasti). '
SERVIZIO MEDICO
Dal 9 al 15 settembre è
di servizio il dott. Marinaro - tei. 90.036.
« Chi è saggio ponga mente a
queste cose, chi è intelligente le
riconosca: le vie dell’Eterno sono rette, i giusti cammineranno in esse » . (Osea 14: 9).
In Valdese, North Carolina, TJ.S.A.,
il 13 agosto è improvvisamente scomparso all’età di 56 anni il dottor
Roberto Augusto Pascal
Lo piangono la sorella Olga, i cugini Martinat residenti a Valdese, la zia
Caterina Bounous, i cugini Bounous,
Grill e Richard.
Frali, 18 agosto 1978.
« In Te è la fonte della vita e
per la tua luce noi vediamo la
luce ». (Salmo 36: 9).
È mancato presso l’Asilo Valdese di
Luserna San Giovanni, all’età di 81
anni, il pittore Cav. Uff.
Vincenzo Taccia
I figli Lorenzina, Alberto, Paola con
le loro famiglie e i parenti desiderano
ringraziare quanti hanno espresso con
parole e scritti i loro sentimenti di affetto e solidarietà e in particolare la
Stud. Teol. Maria Bonafede e il Fast.
Sergio Ribet per l’annuncio dell’Evangelo.' Desiderano inoltre rivolgere una
parola di viva riconoscenza alla 4irezione, al personale e agli ospiti dell’Asilo per l’attenzione e le cure prestate con sollecitudine e affetto fraterno.
Luserna S. Giov., 5 settembre 1978.
RINGRAZIAMENTO
« Non temere; solo abbi fede ».
(Marco 5: 36).
II 14 agosto il Signore ha riehi%
maio a Sè
Anida Bertalot
Le famiglie Bertalot, Coisson e Ponief, neH’impossibilità di farlo individualmente, esprimono la loro gratitudine a. tutti coloro che hanno preso
parte al loro lutto.
Un particolare pensiero riconoscente rivolgono al Pastore Platone, al
Dott. De Bettini e alle Signore Jeanne
Jourdan e Vera Lon^.
Angrogna, 16 agosto 1978.
RINGRAZIAMENTO
I nipoti di Suor
Ida Beri
ringraziano sentitamente là Casa delle Diaconesse, la direttrice ed in modo particolare, suor Melania; i pastori
Janavel, Nisbet, Rutigliano, Taccia,
Tourn e quanti hanno manifestato la
loro simpatia nella luttuosa circostanza.
« Venite a me, dice Gesù, voi
tutti che siete travagliati ed
aggravati ed io vi darò riposo ».
(Matteo 11: 29).
Torre Pellice-Bovile, 3.9.1978.
8
8
8 settembre 1978
PROBLEMASCUOLA
Una riforma da conquistare
Il protrarsi dei lavori parlamentari fino al mese di agosto
ha fatto un po’ pensare ai tempi
supplementari che si concedono
a due squadre di calcio, quando
in una finale chiudono la partita con un nulla di fatto. Certamente quei lavori hanno avuto
un significato di recupero: recupero del tempo perduto per
reiezione del nuovo Presidente
della Repubblica e, soprattutto,
sforzo di recupero di credibilità
agli occhi dei cittadini, dei quali
molti oggi assumono atteggiamenti di sfiducia e di diffidenza
verso il mondo politico.
Ma, al di là delle facili critiche, va osservato che il Parlamento, in realtà, negli ultimi
mesi ha dimostrato una capacità
del tutto nuova di legiferare in
tempi relativamente brevi, grazie alla nuova ampia maggioranza che sostiene il governo. Non
si è trattato solo di leggi molto
controverse, sulle quali è stata
investita Topinione pubblica, come aborto ed equo canone, ma
di ima vasta gamma di interventi legislativi che investono tutta
la vita italiana, dalla produzione industriale ai servizi sociali,
alle istituzioni culturali. Un tale
attivismo contrasta viceversa
proprio con una certa caduta di
fiducia e di attenzione di larghi
strati sociali, rispetto alle trasformazioni del paese.
La cosa è grave per molti motivi: in primo luogo, venendo
meno la tensione e la lotta delle masse e la loro vigilanza sui
contenuti, c’è il rischio che le riforme si svuotino di elementi veramente innovativi; in secondo
luogo, perché il vedersi piovere
sulla testa nuove leggi (magari
anche buone) nei cittadini induce un atteggiamento di distacco
verso il mondo dei politici, allontanando le prospettive di svilup
po della democrazia reale attraverso la partecipazione. Così non
solo nuove leggi possono restare
lettera morta, venendo meno la
spinta per la loro attuazione, ma,
addirittura, eventuali disagi, confusioni o incertezze nella fase
applicativa, potrebbero produrre
contraccolpi di malcontento, facilmente gestibili dalle forze conservatrici contrarie a qualsiasi
mutamento.
Questo tipo di contraddizioni
della nostra società è particolarmente evidente nel campo della
scuola. Alcuni anni fa, fervevano
le tavole rotonde, i dibattiti, le
lotte per la riforma della scuola,
quando il quadro politico non
era tale da assicurare facili intese per l’approvazione di un testo di legge su questa materia.
Ora che, secondo gli impegni di
governo, avanza rapidamente
l’iter della riforma della scuola
secondaria superiore, dell’Università e si definiscono le linee
della legge quadro per la formazione professionale, pochi ne parlano, pochissimi ne sono informati con precisione e, di conseguenza, stentano le iniziative di
movimento e di lotta.
Ma per la scuola, ancora più
che per altri campi della società, le riforme non si realizzano
solo con interventi legislativi:
occorre viceversa la disponibilità e l’aggiornamento degli insegnanti, la collaborazione degli
studenti e la sensibilizzazione dei
genitori, perché una nuova scuola non si realizza applicando burocraticamente una normativa.
Partecipazione e consenso sono
indispensabili. E non solo all’indomani deH’entrata in vigore
delle nuove leggi, ma già in fase
di elaborazione del testo legislativo e ancora nelle fasi di definizione dei programmi e degli
orari, che saranno delegate ad
apposite commissioni parlamentari e ministeriali. Molto gioverebbe al coinvolgimento di massa una fase intermedia di sperimentazione generalizzata.
E’ possibile un tale coinvolgimento e in quale modo può avvenire? Le forze della nuova sinistra concordano nel principio
che, senza movimenti di massa
non si conquistano vere riforme,
ma non vedono possibile in questa fase una mobilitazione adeguata alla posta in palio. Viceversa il PCI ha proposto un rilancio dell’impegno dell’associazionismo di massa degli studenti, dei genitori e degli insegnanti, per giungere ad una vera e
propria costituente di masse per
la riforma.
Comunque, salvo colpi di scena (che non sono mancati negli
ultimi mesi) il quadro politico
attuale dovrebbe assicurare l’approvazione entro l’anno solare
delle riforme della secondaria
superiore, dell’Università, e della
formazione professionale, mentre altre leggi già approvate diventeranno operanti e dovrebbero consentire un miglioramento
complessivo della nostra scuola:
dai nuovi programmi per la scuola media, alla ristrutturazione
dei servizi per l’assistenza scolastica e il diritto allo studio, la
programmazione degli interventi culturali a livello di distretto,
lo sviluppo dell’edilizia scolastica, l’istituzione degli Istituti
Regionali di Aggiornamento e
Sperimentazione, la nuova legge
sull’immissione in ruolo e sul reclutamento degli insegnanti.
La prima esigenza è quella dell’informazione: anche PROBLEMASCUOLA vuole dare il suo
contributo.
Elmillo Nitti
SCHEDA
La più recente
legislazione scolastica
L. 348, 16.6 ’77 - Modifiche alla Scuola Media (eliminazione del Latino, estensione dell’educazione tecnica,
introduzione dell’educazione scientifica al posto delle Osservazioni Scientifiche).
— I nuovi programmi, previsti da questa legge hanno ottenuto il parere favorevole del Consiglio Nazionale P.I. ed entreranno in
vigore dal 1979-80, ma già
nel 1978-79 potranno essere
adottati in via sperimentale.
DPR 616, 24.7.’77 (in applicaz.
L. 382):
— Passaggio ai Comuni delle strutture dei disciolti
« enti inutili » ( Gl, ONMI
etc.).
— Passaggio ai Comuni, secondo le modalità previste
dalle specifiche leggi regionali ;
— delle strutture e del
personale dei Patronati
Scolastici ;
— delle competenze in
materia di assistenza scolastica (libri, trasporti, servizi mensa, assistenza medico-psichica e ai minorati
psico-fisici etc.);
— delle funzioni dell’orientamento scolastico.
L. 517, 4.8.’77 - Abolizione del
voto nella scuola dell’obbligo e sostituzione con giudizi sulla base di apposite
schede di valutazione (quella utilizzata nel 1977-78 è
stata modificata ed ha ottenuto il parere favorevole
del C.N.P.I.).
— Programmazione dell’attività didattica nei Consigli di interclasse e di classe (previsione di attività integrative e di sostegno).
— Abolizione delle classi
differenziali e inserimento
degli handicappati.
— Disponibilità dei locali
scolastici in orario non di
lezione.
L. 748, 11.10.’77 - Modifica delle competenze in materia
di provvedimenti disciplinari nella scuola media e
media superiore.
— Pubblicità delle sedute
degli Organi Collegiali.
L.412 - Sull’edilizia scolastica.
— Finanziamento speciale
in due programmi triennali 1975-77 e 1978-80.
DPR 416, 31.5.’74 artt. 9-15:
I Consigli scolastici distrettuali e provinciali, eletti
ril-12 dicembre 1977, superata la prima fase organizzativa, dovrebbero esprimere le loro potenzialità di
programmazione e di coordinamento.
DPR 419, 31.5.’74 artt. 9-18:
Dovrebbero prendere il via
gli IRAS (Istituti Regionali di Aggiornamento e Sperimentazione).
P.d.L. 1888 approvato definitivamente ai primi di agosto
e in via di pubblicazione
•sulla G.U. :
— immissione in ruolo
di circa 200' mila insegnanti ;
— nuove norme per il
reclutamento e per l’assegnazione degli incarichi.
flA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio ViolaJ
A10 anni dall’Invasione della CSSR
Il ,21.8.'68 le forze del cosiddetto « Patto di Varsavia »
(io strumento politico-militare
dell’Europa Orientale, opposto
alla «Nato») invadevano la Cecoslovacchia, per troncare sul
nascere un esperimento sociopolitico (la « primavera di Praga ») che rURSS giudicava pericoloso e intollerabile. Il decennale è stato ricordato, in tutto
il mondo, da innumerevoli iniziative, e i più importanti giornali dell’occidente ne hanno ampiamente trattato.
Da un’intervista concessa, sull’argomento, dal celebre scienziato sovietico Andrei Sacharov
(premio Nobel della pace e leader carismatico dei dissidenti
sovietici) a « Le Monde » (del
Comitato di Redazione: Bruno Bellion. Giuliana Gandolfo Pascal, Marcella Gay, Ermanno Genre, Giuseppe Platone, Paolo Ricca, Fulv'o Rocco, Sergio Rostagno, Roberto Sbaffì,
Liliana Viglielmo.
Direttore; FRANCO GIAMPICCOLI
Dirett. Responsabile: GINO CONTE
Redazione e Amministrazione : Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 2/33094
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- economici 150 per parola.
Fondo di solidarietà : c.c.p. 2/39878
intestato a : Roberto Peyrot • Corso
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
R«g. Tribunale di Pinerolo N. 175,
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
19.8.’78), riportiamo qua'uto segue.
Domanda. « Qual è oggi il significato degli avvenimenti del
'68 in Cecoslovacchia, e quale
influenza hanno essi avuto sulla
evoluzione dell'URSS e di altri
paesi? »
Risposta. « Pochi avvenimenti, nel corso dell'ultimo decennio, hanno avuto tanta importanza quanta ne ha avuto l’eroi- ■
co tentativo del popolo cecoslovacco per liberarsi dal giogo del
totalitarismo. Milioni di persone, nel mondo intero, seguirono
con entusiasmo e speranza le
vicende attraverso le quali i cecoslovacchi andavano riconquistando la libertà d’opinione, la
libertà di espressione e la libera circolazione dell’informazione; come quel paese si liberava
da una nefasta ed umiliante tutela straniera; come poteva nuovamente svilupparsi l’iniziativa
creatrice degl’individui.
Poi il mondo, indignato e inorridito, apprese l’infame e vile
aggressione dei paesi vicini,
preoccupati di perdere la stabilità dei propri regimi totalitari
e timorosi di possibili influenze,
da parte degli avvenimenti cecoslovacchi, sui propri popoli.
Quell’intervento dell'URSS e
dei quattro paesi del patto di
Varsavia, ha contribuito considerevolmente a mettere in luce
i veri aspetti del totalitarismo,
cioè di una delle principali minacce della nostra epoca. Ma simultaneamente gli avvenimenti
cecoslovacchi hanno dimostrato
che esisteva un’alternativa al
totalitarismo e che era possibile lottare contro di esso.
Si possono giudicare in diversi modi le idee del risveglio cecoslovacco e quelle del socialismo dal volto umano; ma ia
realtà è sempre più complicata
del sogno. Personalmente io credo che né il movimento mondiale per i diritti dell’uomo, né gli
articoli umanitari dell’atto fina
le di Helsinki, né la lotta mondiale per la liberazione dei prigionieri politici sarebbero stati
possibili, o avrebbero raggiunto
l’intensità attuale, se non vi fossero stati la primavera e poi
l’autunno di Praga...
Nel mio destino personale,
nella mia evoluzione interiore,
gli avvenimenti della Cecoslovacchia hanno fatto epoca. Quest^ non è un’eccezione, ma un
fenomeno molto diffuso, sia nelrURSS che in altri paesi. Ed oggi la “Carta 77" prosegue degnamente l’opera degli eroi del
1968 ».
A proposito della dissidenza
interna all’URSS, è stata rivolta
a Sacharov la domanda:
D. « Numerosi dissidenti hanno dovuto emigrare, oppure sono stati arrestati ed ora si trovano in prigione o in campi appositi. E lecito dedurne che il
movimento democratico nelrURSS è finito?»
R. « Le autorità continuano,
senza sosta, ad infliggere colpi
molto duri al movimento democratico e si sforzano di soffocare la libertà di pensiero, ovunque questa apparé. Ma io sono
persuaso che la lotta per i diritti dell’uomo si prolungherà
per tutto il tempo che tali diritti saranno violati, che vi sa-_
ranno attentati alla libertà di
opinione e d’informazione,, alla
libertà di religione, al diritto di
scegliere il paese di propria residenza e il luogo di residenza
nel proprio paese. (...) L’essenziale è che tutte le repressioni
che possono colpire degli esseri
forti e fieri, e tutti gli abbandoni e le rinunce di alcune persone più deboli oppure terrorizzate, non potranno mai cancellare ciò che il movimento democratico dell'URSS ha procurato
al mondo intero: cioè la proclamazione d’una certa verità ».
Nel corso di questa risposta,
Sacnarov ha « evocato alcuni
fatti recenti, meno noti degli ultimi processi », per dimostrare
che « le repressioni e le violazioni dei diritti dell’uomo continuano effettivamente nell’URSS».
Fra tali fatti, l’episodio « di sette pentecostali che, al consolato
americano di Mosca, occupano
da sette settimane una sala, dopo aver tentato invano, per ben
quindici anni, di emigrare da un.
paese nel quale la religione è
perseguitata e dopo aver subito
tutte le repressioni e le umiliazioni possibili ».
La TILC in sinodo
(segue da pag. 1 )
della Bibbia, i testi liturgici destinati al culto, i testi di catechismo ed i manuali per l’istruzione religiosa sono - adottati e
pubblicati con l’approvazione
del Sinodo ». In una relazione
presentata al Corpo Pastorale da
una apposita commissione che
aveva pazientemente raccolto osservazioni e valutazioni giunte
da molte parti, si è sottolineato
da un lato il fatto che questo riconoscimento è stato dato alla
versione « Riveduta » nel 1919
ma non era stato precedentemente dato alle varie revisioni della
traduzione del Diodati; d’altro
lato si è anche osservato che
l’uso delle « canonizzazioni mediante decisioni sinodali non si
è rivelato mai veramente soddisfacente », per cui sarebbe necessario, nel nostro tempo, « sostituire al principio delle ’’approvazioni” (residuo delle antiche canonizzazioni) un principio
molto più dinamico, rispondente
tra l’altro infinitamente di più
alle posizioni protestanti, cioè un
principio di libera discussione
tra credenti ».
Il Sinodo, informato della discussione del Corpo Pastorale e
su sua proposta, ha quindi approvato un ordine del giorno in
cui
« esprime viva riconoscenza
per il lungo e fedele lavoro che
ha portato alla pubblicazione
della traduzione interconfessionale del Nuovo Testamento in
lingua corrente, la quale rappresenta il primo serio tentativo di
traduzione interconfessionale nel
nostro paese, e di per sé ha un
notevole valore ecumenico;
ritiene che per il momento
non sia possibile approvare formalmente il testo, occorrendo
per questo più tempo e sperimentazione, nonché varie correzioni nel quadro di una revisione generale,
ritiene per altro di raccomandare alle chiese l’uso della TILC,
in raffronto col testo greco e
con la Riveduta, per la diffusio
ne e lo studio nei vari momenti
della vita ecclesiastica (evangelizzazione, studi biblici, catechesi, incontri ecumenici, predicazione);
ricorda che nella valutazione
del testo si deve tenere conto del
metodo adottato per la traduzione (equivalenza dinamica), metodo che risponde a precisi intendimenti in relazione alla diffusione nel largo pubblico ».
Ciò significa che il Sinodo riconosce la validità di questo nuovo strumento di lavoro, con la
speranza che nella revisione in
corso si possa ulteriormente migliorare, ma nello stesso tempo
propone alle chiese ed ai credenti di essere aperti e critici, rinviando al confronto col testo greco e la versione Riveduta (ma
perché non con altre traduzioni
pregevoli, quali ad esempio la
Bible de Jérusalem o la Traduction Oecuménique de la Bible?). E non dimentica la portata autenticamente interconfessionale di quest’opera, nella speranza che essa, in quanto eco
dell’unica Parola di Dio, possa
suscitare rinnovamento vero nelle chiese e nei credenti.
Bruno Bellion