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Anno IV.
Torino, Sabbato 7 Aprile 18^5.
Num. li
LA BUONA NOVELLA
Sogiii‘)i()o la vi'i ilà nrlÌ4 « uriti
Kkrh. IV. 15.
Si dislriburscc oyni Venerdì. — Per wdnn Numero centesimi IO, — Per cadmia linea d’inserzione centesimi 211.
Couilizioni d’AMtsocinzione I
Per Torino — Un Anno L. 4. -—Adomicilio L. « •
Sci mesi .3. — • 3 ftO
Tre mesi • t, — > t t5
— Provincie L. U «».
— - 3 »5.
» > t «O.
Pur Francia « Sriucra franco a destinazione, e per l’Inghilterra frcmco al confine lire 9 50
per un anno, e lire 4 per sei mesi.
Le AKflociu:(ioni si ricevono; in T^Rl^n, aU't/fTlKlo <lcl f»lornnlc, tía Vuloiiiitin,
Hellora, N® 12,3« piano; e dai Fratolll l*iancu librai, via li. V, dogli Angeli, ìMìm Pomlw.
A Genova, alla ('appella Val«loMo. mura di S. Chiara.
Nelle provincie, pretwu lutti gli Uffirii pontnìi per mezzo di Vayliay che dovranno csmto inviali
ff(ut<‘0 al IHreUoro dell« Novklla e non allrimenli.
Airesiew, ai seguenli indirizzi : dai ftigg. Nisshell e librai, ‘if Ilomcrfi-Rirccl;
P.vuiGi, dallalibreriaC. Meyrncis,nieTrom;hci,2; d;d t>ig. Peyrol-Tinel libraio; I.ìonk,
dai sigg. Denis et Pelit Pierre UImuì, rue Neuve, 18; Ginevra, dal uig. K. Heroud libraio;
Los.\nxa, dai sig. Polafoniaine libraio.
AL DIRETTORE DELLA RAGIONE
Conlinuaz. — V. il N® preced.
Il 8ig. Franchi con orrovolo lealtà riconosco
nel suo articolo [Ragione, num. 22) cho la
taccia di credere all’Evangelo por ignoranza, o
di fingerò di credervi per servirsene ad uso
meramente politico, non è applicabile all’univcrsalità dogli evangelici. Lo ringrazio, non
tanto a causa di me, ma de’ miei confratelli,
per tal dichiarazione, la qual rende sempre piìi
pregevole un uomo che ha saputo mantenere
la dignità della propria opinione, qualunque
ella sia, ancho con sacrifizi non lievi. E tanto piìi
no lo ringrazio, perchè, a dir vero, ne’ suoi volumi non era sempre facile a sottindersi. Nella
Religione del secolo xix, egli riporta (pag. 2)
como detto, tra lo altre cose, da una folla di
scrittori e pensatori d’ogni maniera, che « il
cristianesimo ha dunque terminata la sua missione; da pochi ignoranti o ipocriti in fuori,
non ha più credenti ». Indi il chiaro autore
gravemente dimandava: E qìt*,sta opinione dei
razionalisti è ella vera o falsa ? E tutta l’opera
era diretta, mi pare, a far pensare che la fosse
piuttosto vera. Grazie alla Ragione, or non è
tanto vera, quanto poteva parere a primo aspetto.
Quando poi Ausonio dichiara che l’accusa, per
la qualo io credevo (lo credo ancora) bastasse
un facile appello alla dignità del silenzio, era
riferibile ad alcuni suoi amici che in luogo di
converlirUi rimasero convertiti, non posso cho
riconoscere umilmente aver egli vittoriosamente
risposto alla dignità del silenzio. Per nessun
silenzio al mondo vi 6 stata una risposta così
eloquente ; e s’egli rispondesse alle parole degli
avversarii con tanta energia come lo fa per i
silenzi, davvero che sarebbe invincibile.
Soggiungo il facondo scrittore «... promuo« vere la redenzione d’Italia con la lettura dello
« nibbio protestanti e la fondazione di oratorii
« evangelici, sarebbe opera così ragionevole,
« como quella di chi per camminare avanti ri« tornasse indietro, o per sciogliere una catena
» la ribadisse ». Noto primieramente qucH’epiteto protestanti garbatamente apposto alleCiftbie, 0 che può servire di aggiunta alle autorità
che citano i teologi romani per provare che le
nostre bibbi»! non son la Bibbia, ma alcun cho
di elaboratoartificio-samente a Londra. Persuaso
ciò non pertanto della lealtà di Ausonio, convengo, ch’egli ha pottifo metterlo senza diirt-i
veruna importanza; e in tal caso (ben facile)
ci scusi, se la nostra posizione speciale in Italia
ci obbliga talvolta a feniiarci su cose che al •
trovo sarebbero un non nulla. .Mi permetterò
però d’osservare che in goheralo i non credenti
presso i cattolici, hanno/il vezzo di pensare e
di dire che il cattolicismo iia mille ragioni contro il. protestantismo, o cho quello, pili cho
questo si trova in miglior posizione in faccia
alla filosofia : i preti in fatti, quando ci combattono, non mancano di presentarci gravemente le assicurazioni do’ non erodenti. Ei paro
cho costoro vogliono rendere omaggio, senza
accorgersi'ue, alle loro antiche credenze, o
meglio lo fanno, perchò, sbrigatisi comodamente degli acattolici, rosta a combattere un
cristianesimo condotto a tanta corruzione : è
affare di metodo, senza pensare cho talvolta
può e.ssero pedanteria, o peggio. Ma veniamo
aH’importanto. Cho non avendo la Bibbia por
quella che si dà, non si abbia nè a fingerò
di credervi, nè a servirsene come un mezzo, ò
cosa chiara per ogni one.sto. Noi non possiamo
cho lodare i non credenii, i quali francamente
manifestino .le loro opinioni, e incoraggiarli
perchè sempre meglio svolgano lo loro idee.
La Bibbia non è per noi nò un partito nò un
mezzo; 6 la verità da cui procedono tutti i beni:
se siamo quindi leali e sinceri, non possiamo
cho desiderare ch’ella lotti .sempre, e co’più
forti ingegni. So non potesse far ciò, cesserebbe di essero la verità. Qui non occorro dimostrare ch’ella lo sia: Ausonio nel passo riferito la riguarda ne’ suoi effetti esteriori, i quali
per fermo hanno una seria importanza in ogni
genere di dottrina. È egli vero che gli elletti
della Bibbia sarebbero rinchiusi in quello crudo
parole: ribadir la catena? Un uomo come il
Franchi, sa che cosa è l’evangelismo altrove,
e cho può e si propone di produrjo ovunque.
La libertà di coscienza o di esame , lo svincolamento dell’individuo dagl’infallibili o dalle
caste pretesche, lo sviluppamento d’ogni intelligenza com’essere responsabile, la necessità di
persuadersi liberamente in so per poter dire:
Io credo; un culto senza materialità e senza
formalismo, che non aspirasse o non potesse
diventare ufficiale; una religione che dee parlare sempre di carità, di fratellanza, di doveri
0 di sacrifizi ; una religione che vuole educare
1 popoli e gl’individui non secondo le regole
artificiosamente proclamato, ma secondo i principii sublimi, larghi e universali del (iosù nato
e vi.ssuto nel povero popolo: è tutto ciò, che
si chiama ribadir la catena? Davvero che lo
scetticismo dogmatizza con pari audacia che i
piìj -sicuri dogmatici. Fra il non credere a una
dottrina e il sentenziarla così malefica da render
più forte la catena degl’Ildebrando, de’ Torquemada e dei Bellarmino , v’è una dilfereriza , a
rilevar la qualo bast<i il buon senso. V'ha chi non
tien per vero nè il sistema di lacobi, nè quel dj
Lnmetlrie , e ciò sia per mero esompio : potrà
perciò negare cho so questo ahhrulisr;e, l’altro
solleva lo spirito? So il sig. Franchi si ponesse
veramonto a provare cho una reli gione [luramen te
evangelica potesse produiTO per sè una schiavitù
como la gesuitica, non isoli amici, di cui parla
nel suo articolo, ma convertirebbe i più dotti
evangelici do' due mondi. Tutti riconoscono elio
una religione, la qualo ingenora.sso servitù, o
impedisse il piìi piccolo degli umani progrossi,
0 anzi non li promovosse, non potrebbe essere
nè vera, nè divina. Gli uomini possono abusar
di tutto, della filosofia, come della religione; ma
nonostante lali abu.si (cho tulli fra noi son jìronti
a condannare, contrariamente a quel cho si fa
altrove), la storia, la filosofia e la geografia
stessa mostrano abbondantemente che l'evangelismo non ribadisce veruna catena, ma fa
cadere sempre gli idoli, siano fuori o dentro
l’uomo. Che cosa intende poi il sig. Franchi con
quel riUtrnare indietro? Andare forse sino a
Lutero e Calvino, quasi l'Evangelo fosso stato
inventato da loro, e como so gli evangelici del
mondo non sapessero giù quel cho di bene e di
male vi fu nella Riforma del secolo xix? Oh
noi andiamo più indietro ancora. I Valdesi, che
hanno una storia gloriosa per l’Italia nostra,
mostrano che la dottrina evangelica 6 più antica della Riforma. E più indietro de’Valdesi
noi troviamo com’essi la parola stessa di Cristo,
nè ci vergogniamo d’andare a lui : ei bisogna
ritirare la religione a’ suoi principii. Lo scetticismo che si vuol mettere in campo, è nato
forse nel 1852? Anch’esso è un bel |rilorno in
fatto di Filosofia. Le riformo in ogni genere
non consistono a trovare un’idea nuova, ma ^
applicare una verità antica in modo puro, largo
ed umanitario. Che cosa direbbe Ausonio, so io
cercassi persuadere altrui, che lo scetticismo
non è da seguirsi, perchè antico? Mi risponderebbe con assennatezza : « Provate che sia
falso r la verità non perde di pregio perchò
antica ».
Vediamo ora gli effetti esteriori cho potrebbe
produrre lo scetticismo, senza entrare per ora
nel suo merito intrinseco, o vediamo che cosa
potrà faro a riguardo della famosa catena. ÌC
ormai riconosciuto, ancho dal nostro scettico,
èssere nell’uomo indelebile il sentimento religioso. La filosofia non consiste solo nello scovrire bisogno, ma specialmente nel trovar
modo a soddisfarlo. Che cosa ci darete invece
del cristianesimo? Bisogna attendere l’apparizione d’una nuova religione, ma ancora non è
comparsa, non ostante che da pochi ignoranti
I) ipocriti in fuori, il cristianesimo non ha più
2
credenti. Secondo voi, religione del secolo xix
dovrebbero o.ssoro la scienza o il socialismo.
Ma formulatela dunque. Facendone la proclamazione così seccamente, pare si voglia soddisfare il sentimento con frasi o con semplici
aspirazioni. Io mi guardo, in cosa così seria, di
dir la menoma parola frizzante, prendendomi
la rivincita : so che il Franchi è sincero e mi
basta per restare in serietà. E domando : cho
intendeto per religione? Il bisogno religioso ò
l’aspirazione verso l’infinito : filosoficamente lo
negale ; ma sentimenlalmente quel bisogno vi
chiedo un soddisfacimento. Cho cosa gli darete?
Scovrirlo e non soddisfarlo o appellarsi al futuro,
6 renderlo più vivace ancora. Or mentre voi vagato nell’incerto, guardato il vosiro avversario,
como ò potente. Quando si osserva l’altezza del
nome di Cristo fra’ popoli, fra’partiti stessi, e
nelle famiglie ; quando si esamina il suo carattere non mai imitato e superante ogni dato
storico quanto alla perfezione, e la sua morale
sublimo, anche umanamente parlando, disinteressata, bella dell'aureola del sacrifizio; quando
si scorgono lo attinenze intime e profondo tra
il dogma cristiano o la morale stessa ; o si vedo
insomma cho nel cristianesimo la natura umana,
umiliandosi, s’eleva a Dio padre dogli uomini,
0 Dio umanandosi non s’abbassa, ma manifesta
la carità in grado supremo, certo si può non
erodere al cristianesimo, accusarlo d’antropoformismo e dileggiarlo, ma, domando, so
parrà facile di vederlo abbandonato per darsi
agli scetticismi? Per paura di chiamarsi salvati
da Dio, gli uomini si abbandoneranno alla solitudine del sentimento religioso così esigente
0 così vivace, senza potorio soddisfare? Le coscienze presto 0 tardi sentiranno un vuoto.
Spazzate pure il campo ad ogni credenza ; può
venire il tempo che si domandi qualche cosa.
Se la Bibbia sarà ignorata, chi tornerà ad occupare le cattedre rimaste vuoto per alcun
tempo ? I clericali lo sanno ; chò il loro sforzo
continuo consiste a combattere l’evangelismo
in modo più energico che l'incredulità: questa
per parecchi non riesce che a un allontanamoato momentaneo. I clericali son tornati lì
dove l’incredulità gli aveva scacciati : finirono
ove ricevettero guerra dall’Evangelo. Si dirà
che questa 6 storia vecchia, e che un nuovo
avvenire 6 proparato dallo scetticismo : sarà,
ma intanto ci sia permesso il dubitarne. Spero
però cho i miei piccoli dubbi faranno conoscere
almeno, che non basta una frase per accusare
gli evangelici di voler ribadire la catena.
[continua)
B. Mazzarella.
LE RELIQUIE L«P0SSIB1LI.
In nu precedente articolo parlammo de’ santi
immaginarii adorati come veri santi e dello
falso reliquie tenuto come reliquie genuine.
Nò finiscono qui le nostre osservazioni ; imperciocché nello Chiese cattoliche dovo, a quel cho
paro, non si tieno in gran conto nè la ragione,
0 neppure il senso comune, si adorano anche
delle reliquie, la cui esistenza è assoltjtamente
impossibile.
E innanzi tutto vogliamo parlare di quella
cho in quasi tutte le Chiese cattoliche si adora
col titolo di Santo legno.
A sentire i clericali, questo ò il legno della
vera croco su cui spirò il Nazzareno. Or bene,
vediamo, colla storia alla mano, so è possibile che questa reliquia sia autentica. Noi ci
serviremo degli studii falli sul proposito dall’egregio storico La Farina.
I cronisti della crociala (cotìe Jacop. de Vitriac- 0 Gervas.) parlando della battaglia di
Tiberiade, dicono che in quella giornata tanto
fatalo alle armi cristiano, e che cagionò la
perdita di Gerusalemme, la vera croce cadde
in mano di Saladino. Fra' patti della resa di
Acon, assediato daH’ostc cristiana, Filippo Augusto re di Francia , e Riccardo cuor di lione
re d’Inghillerra, vollero vi fosse la restituzione
della vera croco ; ma, come avverto il cronista
Job Brompton, Saladino disapprovò il trattato
fatto dal govornaloro della cillà, ola vera croco
rimase in potere dei Saraceni.
Undici anni dopo i Latini presero Costantinopoli , 0 nel sacco barbarico di quella grande
e ricca città , trovossi un’altra vora croco, ed i
vescovi la divisero tra’ principali baroni: Baldovino no mandò una parto a papa Innoconzo,
una parte al duca d’Austria, ed una parlo al ro
di Francia. (V. Epistola Innocentii III, l. vii,
1 il—Mir. Dipi. Belg. n. 81. Fleury, HLst. eccl.).
E non basta. — Una terza vera croce vediamo giungerò a Genova, o di là spartirsi per
tutto il mondo cristiano, coH’aggiunla di un
miracolo che dar dovea certezza della sua autenticità ; perciocché il Genovese che la rubò
agl’infedeli, su di essa arrivò per mare alla sua
patria, sonza bisogno di naviglio, — almeno
questa voce strana si fece correre (V. Jacop.
Varag., Chron Geniten.).
Ciò posto, nessuno può mettere in dubbio
l’esistenza di due croci ; e come è naturalo, uno
di questi due legni debb’essero falso; imperciocché Gesù Cristo non morì che su d’una
sola croce. Ma come discernere la vera dalla
falsa? I clericali d’ogni Chiesa cattolica, senza
perdere il cervello in questa ricerca, sciolgono
la quistione in un modo comodissimo, cioè
adorando senz’altro quei pezzi che tengono;
siano pure della falsa, o siano della vera crocè,
che importa? Siano della croce di Cristo, ovvero della croce dei ladroni che gli morirono a
lato, ò lo stesso ; ciò non impedisce che i clericali espongano la reliquia al sacro bacio dei
fedeli, 0 che benedicano con ossa le troppo creduli molliludini.
Vi è poi un’altra, reliquia non meno preziosa
che ha frullato ai clericali tante ricchezze, od è
il supposto sangue di Gesù Cristo.
Questo sangue fu scoperto in Mantova nell’anno 804, ed a quanto dicesi, vi fu portalo da
san Longino; ve n’è sempre un’ampolla, e
un’altra a Bologna, un’altra a Sarzana, ed altre
in diversi altri luoghi. A dir vero, questa peregrina scoperta è in contraddizione con quanto
dice san Tommaso, secondo il qualo il sangue
di Gesù Cristo risuscitò con lui sino aH'ultima
gocciola; è in contraddiziono coll’opiniono di
tulli i teologi, approvala dalla Chiesa che dice:
Sanguis Christi mansit uìiitus Verbo, fiiitque
U)tus consiimptus in resurrectione. Ma i clericali, senza darsene pensiero, avvezzi come sono
avivero di favolo, di contraddizioni e di assurdi, continuano a tenero quelle ampolle nelle
chiese accennale, cd emungere con tal mezzo
lo borse degli ignoranti.
Nò meno evidente è l’assurdità delle altro f
reliquie. Per esempio i Veneziani dicono di
avere il corpo di san Nicolò vescovo di Mira,
mentre i Genovesi pretendono di averlo anche
ossi; il corpo di san Dionigi Aroopagita è a
Parigi e in pari tempo a Ratisbona; quello di
san Luca evangelista in tre cillà, Padova, Venezia e Genova; quelli de’santi Pietro e Marcellino , a Roma, a Soisson e a Selingestan ;
quello di san Gregorio magno a Soisson e a
Roma; quello di san Severo , a Ravenna o ad
Erfurt; quello di san Clemente papa era nel
monastero di Casauria in Italia, nolla chiesa di
Kiovia in Russia, o in quella di Santa Maria
dello Blacherno in Costantinopoli: senza contare che questi corpi avevano la lesta, e cho
frattanto una quarta lesta di san Clemente era
posseduta da’ monaci di Cluni. Ed a proposito
di teste di santi non possiamo non rammentare
quella, o per meglio dire quelle di san Giovanni Battista, che sommeranno forse a dodici,
tra lo quali una a Roma, una a Genova, una
a San Giovanni d’Angely, una ad Amiens c via
discorrendo.
Si è tanto parlato dello imposture, ondo i sacerdoti pagani accalappiavano le rozze moltitudini; ma ci pare cho lo imposturo sopraccennate por contraddizioni ed assurdità non cedano
al paragone. — Non la finiremmo so di tutte
volessimo qui tener conto. È noto cho l’istituzione della messa fu posteriore di molti secoli
ai tempi di .san Pietro ; eppure Roma pretende
di avere la pianeta colla qualo san Pietro celebrava la messa. E che diro della dalmatica
del diacono san Pascasio, della culla di Gesù
Bambino o del latte di Maria Vergine, di cui
la stessa Roma si vanta d’essere pos.sedilricc?
Dopo ciò non dee far maraviglia che Parigi
prelendoa di avere la verga di Mosè, ed altre
chiose di possedere la corona di spino, o la colonna della flagellazione, o la vesto del Nazzareno , e persino la barba d’Aronne o le assi
dell’Arca di Noè! —Pare impossibile che l’umana malvagità potesse giungere a tal segno
da abusare così empia.Tienle della umana ignoranza, e che l’umana ignoranza fosso così bestiale da non avvedersi di così madornali imposture 1
Un’altra citazione e chiudiamo.
In Messina, dice lo storico La Farina oriundo
di quella stessa città, è una pia credenza, cho
la Vergine Maria, essendo in vita, scrivesse
una lettera di speciale protezione a quella città,
e vi acchiudesse una ciocca do’ suoi capelli.
Quella tradizione popolare fu accreditata da un
erudito greco, Costantino Lascaris, cho da’ Messinesi aveva ricevuto ospitalità ed onori ; d'allora in poi la devozione per la così detta Madonna della. Lettera irultà alla chiesa messinese
grandi ricchezze. Ma essa fu alquanto scossa
da dubbi che vi sparse sopra il Pirro, dottissimo scrittore della Storia ecclesiastica di Sicilia. Si ponsò subito al rimedio : o un Aglioti
disse di avere scoperto due antiche mazze di
ferro coevo alla Vergine, sulle quali erano scolpite lo prime parole della lettera indirizzata ai
3
Messinesi. Questa pruova parvo convincentissima: le due mazze furono illustrate e pubblicate in un volume in-folio. L’Aglioti elibe, in
compenso di tanto servigio, l’ufllcio di segretario, ed una pensione che crediamo percepiscano ancora i suoi discondenti: e i doni, e i
lasciti pii affluirono nuovamente alla chiesa.
« Ma noi, sono parole di La Farina, rammentiamo di aver conosciuto, allorché eravamo
fanciullo, un vecchio artigiano di nomo Amato,
il quale ci narrò piìi volte d’aver egli fabbricato quelle mazze per commissiono dello Aglioti,
e del prezzo che ne aveva ricevuto ».
Dopo l’anzidelto, chi potrà, per poco giudizio che abbia, prestar fede a questo vituperoso
trafiìco di reliquie ; ad imposture così sconcio,
cho nemmeno hanno il merito della verosimiglianza, e che per giunta materializzano o deturpano il concetto puro e santo della religione
di Cristo ? Assai bene farebbero coloro cho sentono in fondo al cuore il bisogno di religiosi
conforti, a recarsi in mano la Sacra Scrittura,
ov’ò registrata la parola santa od infallibile del
Signore. Essa sola potrà insegnar loro quale sia
la vera fodo che salva, e quali le verità che
l’uomo deve adorare ; — fuori di questo libro
nou v’è che orrore, idolatria o menzogna !
L’IiVQlISIZIONE IN TOSCAIVA
Persona informatissima ci da contezza del
fatto lacrimevole che segue, o che noi ci affrettiamo di rendere pubblico, a vergogna dei persecutori, ed a gloria di queU’Evangelo, che ¡clericali vorrebbero sotterrato, ma cho non lo sarà,
che anzi dallo loro incessanti persecuzioni trao
continua occasione di rendersi ognor più ammirabile in coloro che sinceramente lo accolsero.
Sono circa due mesi che a Firenze, in casa
di un certo Cechetti, sigaraio di professione, fu
dalla polizia eseguita una perquisizione il di cui
risultalo si fu la scoperta di tre Bibbie. Scorsi
alquanti giorni il Cechetti fu citato nanli il Delegata per essere da questo esaminato intorno
alle sue credenze. Interrogalo che cosa egli pensasse intorno alla Confessione, alla infallibilità
del papa ed altre consimili dotlrine, egli rispose
colla massima sincerità e schiettezza, non nascondendo punto lo sue convinzioni del lutto
evangeliche. Richiesto quindi perchò ei tenesse
tre Bibbie in casa, — « Propriamente, rispose
ildabbenuomo, mene vorrebbero ctng»teperchè
n’avessimo una per uno, io, e ciascuno dei miei
quattro figli; ma siccome due di essi non sanno
ancora leggere, per questo ne tengo al presente
soltanto Ire ; ma subito cho sarà necos.sario,
comprerò anche le altro». — Rimandalo a casa
dopo questo inlorrogatorio, egli vi slava tranquillo quando nella notte del 25 p. p. alle 4
antim. i gendarmi si presentarono intimandogli
l’arresto.
Colla medesima calma con cui egli aveva
roso ragioni- della sua fedo, il Cechelli si alzò,
e dopo aver affidalo al figlio maggioro quel
po’ di denaro cho gli reslava, perchò ne comperasse del pano per sè e po’ fratelli, cd averlo caldamenlo esortato a non disperarsi, anzi aconlidare in Dio, leggendo tulli i giorni la sua parola insieme coi fratelli più giovani, si diede
in mano ai gendarmi. Una sentenza emanala
dalla prefettura lo condannò immedi al amen le
ad un anno di reclusione e lavoro nel penitenziario doirimbrogiana vicino a Pontodera, ove
fu condotto incatenalo piedi e mani come un malfalloro, al cospetto di tutta Firenze, sebbene la
sua faccia lieta o serena dicesse abbastanza
che il suo delitto non era di quelli cho deturpano ed imbrattano l'animo, anzi lo annobiliscono 0 lo .santificano. Una donna essendosi
lasciala sfuggire in confessione che andava talvolta dal Cechetti por leggero la Bibbia, fu cagione innocente di questo arresto, di cui una
conseguenza fra altre, è di lasciar quattro figli,
dei quali il maggioro non ha 16 anni, privi (il
Cechetti è vedovo) d’ogni sostanza, oqnel che è
peggio ancora, di ogni sorveglianza. Mail Signoro ù fedele e provvederà a lutto. I nostri
fratelli toscani, ne siamo certi, sapranno far
loro quella derelitta famiglia; o non vi sarà
fra i cristiani chi scorrendo questi dettagli non
si senta spinto a porgere i suo obolo a prò di
ehi, con tanta semplicità o coraggio, si è dichiarato por Gesù Cristo. Avvertiamo cho una
sottoscrizione a tale scojvò è aperta fin da oggi
0.\\'nfficio della lìuona .Rotella.
ORIGINE
DELLA CllIES.i CULSTIANA l.\ UO.MA.
IIL
Se san Pietro è stato a Iloma primo Papa
e Vicario di Gesù Cristo.
La Chiesa del romano pontefice appoggia sulla
tradizione molte dottrine , le quali propone ai
suoi fedeli come dogmi di fede ; tuttavia per autorizzare le sue invenzioni con un carattere divino, pretendo ch'esse abbiano il loro fondamento
nella Bibbia. Così per prpvare che secondo la
tradizione sette sono i Sacramenti, vi prova che
i doni dello Spirilo Santo sono sette, che sette
sono i candelieri e sette i sigilli descritti nell’Apocalisse. Per provarvi che l’unzione che dal
vescovo si fa sulla fronte dei cresimandi ed il
leggiero schiaffo costituiscono la Cresima, vi
parlono della imposizione delle mani che facevasi dagli Apostoli sopra i battezzati, e cosi va
logicamente dimostrandovi nel resto delle tradizionali dottrine.
Ma dovendo difendere che Pietro sia stato in
Roma, e ivi abbia dettato legge all’Universo come
operarono ed operano i pretesi successori, nè
anche essa ha ^ consolazione di avere un solo
di sì stramballati argomenti, giacché in tutta la
Bibbia di ciò nemmeno può trovare un iota, su
cui possa avventarsi. Ha bensì fabbricato apparizioni tra Cristo e Pietro alle porte di Roma, di
questi solennizza la cattedra, ha santificato il
pretesto luogo del martirio di lui, e nella oscurità
d’inacessibile penetrale mostra ai divoti pellegrini,
ed ai popoli le sacre reliquie; ma iu tanti e diversi scritti apostolici non trova apparenze del
fatto su cui è edificata tutta ia potenza della papale grandezza. Anzi la prima volta che iu tutto
il Nuovo Testamento si parla di un grande apostolo che desidera evangelizzare i Romani, viene
accennato non Pietro, ma Paolo, il quale scrireva: «Quanto è a me, io son presto ad evan« gelizzar eziandio a voi che siete in Roma, ecc.
» cd avendo gran desiderio di venire a voi ;
t quando andrò in Ispagna verrò a voi » {Rom.,
1, 15; XV, 23). Se nel V'angelo sta descritto qualche viaggio od ingresso, che un apostolo di gran
stima fa nella città dei Cesari, rileviamo che esso
è fatto da Paolo e non da Pietro (Aiit, X.KV'Ill,
I.-16). Se in tuttalaBibbiasilegge che uu sommo
apostolo abbia fatto por alcuni anni soggiorno
nella capitale della nostra Italia, solamente l*.iolo
vien nominato {Alti, XXVIII. 30),
Ciò basterebbe per rovesciare il fondamento
dei sedicenti successori di Pietro ; tuttavia andiamo avanti.
Nell’anno 51, o più probabilmente nel 5(i dell’èra cristiana, in Gerusalemme {Atti, XV'1II,-/.Ì)
ebbero luogo tra Pietro e Paolo relazioni di ministero, delle quali si fa cenno nella epistola ai
Galati. Ivi si convenne che Paolo e Barnaba andassero a predicare il V’^angelo ai Gentili, mentre
Giacomo , Cefa e Giovanni sarebbero andati a
que'dellacirconcisioue, cioè agli librei {Gal., II, 9).
Laonde scriveva Paolo «Colui cho aveva poton« temente operato iu Pietro per l’Apostolato della
< circoncisione, avea eziandio potentemente ope« rato in me inverso i Gentili » {Gal, II, 8). Kd ai
Romani confessa di aver ricevuto grazia ed Apostolato all'obbedienza di fede fra tutte le genti
pel nome di Gesù Cristo, e di essere perciò debitore ai Greci éd ai Barbari, ai savi ed ai pazzi
{Hom, I, 5, 14). Oragli Italiani e quindi i Romani
essendo Gentili, per conseguenza l’aolp e non
Pietro secondo il convegno dovette evangelizzare
l'Italia. Cosi intendiamo perchè ueH'anno seguente alla apostolica convenzione, cioè nel 57,
egli abbia scritto a quei di Roma: « Io desidero
« sommamente di vedervi per comunicarvi alcun
« dono spirituale, a ciò che siate confermati »
{Hom., 1,11), e perché dopo qualche tempo Iddio
abbia disposto che colà fosse condotto tra lo
catene.
S. Paolo di più giungendo in Roma, non fa
menzione di Pietro quando e incontrato dai fratelli presso letre Taverne, nèlungoitre anni in
cui tra prigione ¡e libero predicava il Vangelo ;
eppure secondo la tradizione dei Romanisti dovea
trovarvisi da quasi vent’anni. Nella seconda sua
prigionia cioè tra l'anno 66 al 67, Paolo scrive
agli Ebrei, e Ia|seconda|jepistola a Timoteo, ma
in essa non dice che seco fra le catene siavi pure
l'apostolo Pietro, sibbene fa menzione di Lino,
e parlando degli Apostoli, o compagni di Apostoli,
ci fa conoscere che inRoma vi è solmente Luca
(2. Tim. IV. 11. 21).
S. Giovanni scrisse tre lettere ed il Vstngelo
in tempi che inRoma vivea san Clemente, aidire
de’Romanisti, secondo successore di san Pietro*
ma ne' suoi scritti nulla si parla del dogma ohe
si pretende tanto necessario alla salute. Parla
bensì di falsi profeti che avrebbero insegnate
dottrine che non sono del Signore, ed avvisava
i fedeli di provare gli spiriti per conoscerli, ma
non diceche Pietro abbia messo piede in Roma,
o che bisogna credere alla sua cattedra infallibile,
e che chi non riconosceva Lino e Clemente per
successori del figliuolo di Iona sia fuori della
Chiesa di Cristo.
San Pietro egli stesso cilasciòdue lettere; esse,
come si rileva dal contesto, e come ne conviene
anche la Chiesa papale (Vedi Martini, pref. Ep.
S. Pel.}, furono scritte negli ultimi anni della
sua vita, ma non scrive di trovarsi ia Roma,
ovvero di colà tosto restituirsi per curare il gregge
universale, ma fa conoscere ch’egli abitava in
Babilonia ove eranvi moltissimi Ebrei, e che se.
condo il convegno dovea evangelizzare. È di là
che pertanto scriveva a quei della dispersione
di Ponto, di Galazia, di Cappadocia di Asia e di
Bitinia. « La Chiosa ch’è in Babilonia eletta come
voi e mio figlio Marco vi salutano » (1. PieI.,Y, 13).
Dal che risulta che san Pietro secondo le Scritture non fu mai a governare la Chiesa di Roma.
I sostenitori del partito papale non potendo
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colle Sacre Scritture provare il viaggio e la dimora di Pietro in Roma, ricorrono alla tradizione,
e fra i primi Padri citano Gerolamo ed Agostino.
Ma questa tradizione diviene incerta quando
scrittori ecclesiastici esistenti prima di que’ Dottori ci fanno conoscere che il primo a governare
la Chiesa di Roma noti fu Pietro, ma Lino. Sant’Ireneo, che viveva dal principio del terzo secolo
deU’èra cristiana, al lib. Ili, cap. 3, scrive: » I
beati Apostoli fondando ed organizzando la Chiesa
di Roma le diedero Lino per vescovo », Le Costituzioni Apostoliche, le quali, quantunque non
sieno presso di noi di queU’importanza di cui sogliono essere presso i romanisti, nè le possiamo
attribuire a Clemente, tuttavia possono attestarci
l’idea del secolo in cui scriveva l’antichissimo
autore, le costituzioni apostoliche, ripeto, ci fanno
conoscere che Lino fu il primo vesvovo di Roma
stabilitovi da san Paolo.
Se adunque a testimonianza di uomini volessimo opporre ai nostri avversari umane autorità,
non ce ne mancherebbero, e delle loro molto
più degne di fede, come quelle ch’erano più vieine ai tempi apostolici; pure a maggiormente
convincere, non solo d'incertezza, ma di falsità
il fondamento papale, esaminiamo la tanto vagheggiata tradizione. Essa è del seguente tenore
secondo san Gerolamo: « Simon Pietro, figliuol
« di Iona di Betsaida, provincia della Galilea,
« fratello dell’apostolo Andrea, il primo degli
« Apostoli, dopo di essere stato vescovo della
« Chiesa di Antiochia e di aver prediaato agli
« Ebrei della dispersione, i quali aveano creduto
K in Ponto, Galazia, Cappadocia, Asia e Bitinia,
« nell'anno secondo di Claudio andò a Roma per
« combattere Simon Mago, ed ivi tenne per ven« ticinque anni la cattedra sacerdotale fino all'ul« timo anno di Nerone » (Gbr., nel Calai, degli
Scrii. Eccl., alle epist. di Piet.).
Questa tradizione è falsa. Claudio fu creato
imperatore l’anno 42, cosi che, secondo il citato
Padre, Pietro andò a Roma nel 44; ed essendo
ivi stato pel corso di venticinque anni a reggere
quella Chiesa, bisogna conchiudere ch’egli sia
morto nell’anno 69. Ora in quell’anno Pietro non
poteva più morire sotto l’impero di Nerone,
perchè da quasi due anni regnava Galba , di lui
successore.
Nè solo questa tradizione differisce dalla storia,
ma eziandio è contraria alla parola di Dio. Leggiamo negli Atti Apostolici che Paolo, dopo
aver compiute missioni di alcuni anni, ritorna
più volte in Gerusalemme o in Antiochia, e quivi
trova sempre Pietro, che evangelizzava quelle
contrade.
Dopo la sua conversione, trascorso un anno
neH’Arabia e tre in Damasco, Paolo sali in Gerusalemme per visitar Pietro e dimorò presso di
lui quindici giorni {Ga/.,I, 18).
Il secondo suo viaggio in Gerusalemme fu
fatto nell’anno 45 {Atti, XI, 30j; e Pietro vi si»
trovava iu prigione catturato per ordine di Erode
dopo il martirio di san Giacomo il maggiore {Atti,
XII, 3).
Nell'anno 50 per le terza volta Paolo ritornò
in Gerusalemme speditovi dalla Chiesa di Antiochia, perchè gli Apostoli con quelli fedeli decidessero la questione dei riti mosaici, e là vi si
trovò eziandio Pietro, il quale a suo torno parla
nel Concilio presieduto da Giacomo, probabilmente il fratello del Signore {Atti, XV, 1 — 15).
Compiuta una missione di quattro anni ed essendo Paolo « disceso in Cesarea, salì in Gerusalemme: poi dopo aver salutata la Chiese scese
in Antiochia, {Atti, XVIII, 22); e sebbene nel 54
non si parli di Pietro in Gerosolima. pure sau
Paolo ci dice che in quell’anno « Pietro fu venuto
in Antiochia, ove gli resistette in faccia, conciossiachè egli fosse da riprendere » (Gai., II, 11).
Nell'anno 58 Paolo compie il suo quinto viaggio
in Gerusalemme, ove viene incatenato e poscia
condotto a Roma (.4«»', XX, 3, XXI, 30); ivi non
più si fa menzione di Pietro, ma alcuni anni dopo
Pietro medesimo ci fa conoscere ch'egli non era
altrimenti iu Roma, che anzi egli era in Babilonia, da dove scriveva la sua prima epistola.
(1. PiH.,Y, 13).
Dal che risulta, che nell’anno del Signore 45
Pietro era in Gerusalemme in prigione, nel 50
vi era in Concilio, nel 54 era in Antiochia, e nel
64 all'incirca in Babilonia, quindi risulta falsa la
tradizione che fa andare nel 44 l'apostolo Pietro
in Roma, e ce lo assicura pel corso di venti"
cinque anni a pascere quel gregge in uua coll'orbe
cattolico.
NOTIZIE RELIGIOSE.
Oneglia. Riceviamo dal caro nostro fratello,
il sig. Bruschi, evangelista valdese in questa
città, ia seguente lettera, cho ci facciamo premura di pubblicare :
Oneglia, 2 aprile 1855.
Onorevole signore e fratello in G. C.,
Ho letto jeri nella Buona Novella come si creda
dalla redazione della medesima essere stato perquisito il mio domicilio, come lo furono quelli
dei [.sigg. Pilatte, Gay, French, Wilson e Trenca.
Debbo dirle ad onore del vero ohe ciò è inesatto.
La redazione è forse stata indotta in errore ds
quanto dicesi in proposito neH’Arcnir de Nice, i
cui articoli non cercai a rettificare per quello
che concernono Oneglia, 1“ perchè non vi essendo il mio nome era possibile che il fatto fosse
a mia insaputa avvenuto in casa di qualcun altro,
ovvero nella provincia; 2“: perchè pensai che
forse si aveva in mira di parlare di quanto ¡jccadde ad un nostro amico nel penitenziario di
questa città. Ora però,che a scapito del vero, potrebbe credersi esser io stato vessato come lo
furono purtroppo i nostri amici di Nizza e di
Mentone, mi credo in dovere di pregar la S. V.
di avvertire i suoi lettori che fin ad ora da queste
autorità locali fui lasciato perfettamente tranquillo. Colgo anzi questa favorevole occasione"
per rendere i dovuti ringraziamenti al signor avvocato cavaliere Gerbino, intendente di questa
città e provincia, il qualo penetrato dal profondo
rispetto che porta allo Statuto che ci governa, ha
vegliato non solo a che il mio domicilio, la mi^
persona e la mia famiglia fossero rispettati, ma
di più a che io potessi esercitare tranquillamente
in questa città le funzioni del mio ministero in
qualità di evangelista della Chiesa valdese, a cui
ho l’onore di appartenere.
Aggradisca, ecc.
Suo fralfìlo in G. C.
F. Bruschi.
Mentone. — Abbiamo detto che una perquisizione avea avuto luogo anche in questa città
iu casa del sig. Trenca aiutante maggiore della
Guardia Nazionale. All’Aecnir de Nice che avea
riferito il fatto dirigeva il prelodato signore la
seguente lettera, che noi crediamo utile di riprodurre :
Mentone, 22 marzo 1855.
Signor Redattore !
Ho letto nel numero di mercoledì scorso, 21
corrente, del suo stimabile giornale un articolo
concernente la persona mia, il mio paese natale,
e l’ingiusta visita domiciliare eseguita in casa
mia per ordine del fisco mal consigliato di San
Remo, come ancora del sequestro di alcuni libri
religiosi. Io protesto energicamente contro questo atto, vero abuso di potere commesso contro
l’inviolabilità del domicilio, ed a danno di pacifico cittadino. Davvero che egli è degno della
magistratura di una volta. Ove è il libero Piemonte ed il suo Statuto? Ove la libertà di coscienza e di culto? Atti simili, qualora si ripetessero, ci farebbero credere che non sono che
vane parole, e che vani altresì furono il sagrifizio del magnanimo Carlo Alberto ed il sangue
sparso in parecchie battaglie. — I ragguagli clic
le sono stati dati, signor Redattore, sono esattissimi. Aggiungerà soltanto che mi fu lasciata una
copia della Bibbia, come pure il Catechismo della
Diocesi di Nisza, il quale trovava.si fra i miei libri supposti eretici, acciò, senza dubbio, io possa
paragonar questo con quella. — La ringrazio,
signor Redattore, delle parole lusinghevoli che
l'interesse per una giusta causa le ha dettate, e
la prego a dar posto nel suo pregiatissimo giornale a queste righe che le mando.
Di lei Dev. ed Umil. servidore
G. Trenca,
Capitano aiutante-maggiore della G. N.
Oriente. — Lord Palmerston ha fatto sapere
alla Camera dei Comuni che i Musulmani die
si convertiranno al cristianesimo ed i rinnegati
che torneranno alla loro religione primitiva non
saranno per l’avvenire puniti di morte in Turchia. Il Sultano fece questa concessione a lord
Redcliffe.
BOLLETTIXO POLITICO.
La commissione del Senato incaricata dell’esame del progetto di legge per la soppressione di alcuni conventi ha finalmente nominato
un relatore nella persona del signor Colla._A
Lamarmora, nominalo comandante in capo della
spedizione in Oriente, sottentraal ministero della
guerra il generale G. Durando, che unitamente
all'avvocato fiscale generale, sig. Persoglio, fu
nominato senatore del regno. Dicesi che la Camera dei Deputati, votati che avrà alcuni progetti secondarii, si prorogherà sino alla fine del
corrente mese, vale a dire finche sia discussa nel
Senato la leggo dei conventi.
A Parigi rUnivers ha aperto una sottoscrizione
per l’acquisto di rosarii pei soldati di lutto l'osercito.
Le voci che vanno spargendosi sull’andaraento
delle conferenze di Vienna, sono voci e nulla
più: niente di positivo finqui ha trapellato. Le
conferenze sono d'altronde sospese fino a Pasqua.
In Prussia la prima Camera ha adottato cou
79 voli coniro 23 il progetto di legge sul divorzio; la frazione cattolica si è astenuta dal prendere parte al voto.
In Ispagna lo Cortes hanno terminato la discussione generale del progetto di legge sui beni
ecclesiastici. Di tutti gli emendamenti proposti
la commissione non ammette che quello die eccettua dalla vendita i palazzi episcopali e le caso
presbiteriali con giardini adiacenti.
Il Parlamento portoghese ha respinto la bolla
papale deli'Immacolata Concezione.
LTn rapporto di Canrobert, in data di Sebastopoli 29 marzo, annunzia che nella notte del 22 al
23 il nemico fu respinto vigorosamente davanti
a Malakoff colla perdila di 2,000 fra morti e feriti. La perdita degli alleali non oltrepassa i COO.
s C»roHHO Domenico gerente.
Torino. — Stamperia deU'Uoione Tipo^ndìco-Editricc.