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Anno 117 - N. 27
3 luglio 1981 - L. 300
Spedizione In ebbonamento postale
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
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La prima cosa detta da Mitterrand nel suo discorso d’insediamento è che la maggioranza politica della Francia coincideva
finalmente con la sua maggioranza sociale, cioè che si era finalmente realizzata l’equazione fra
paese reale e paese legale. Il
grande merito di Mitterrand e
del Partito Socialista è appunto
quello di aver saputo costruire
politicamente, con pazienza, tenacia e coerenza, la risoluzione
di quest’equazione, e ciò in un
quadro istituzionale — quello
della V Repubblica gollista —
creato appositamente per garantire a tempo indeterminato il potere alla destra.
Se la politica è l’arte di intuire
e di interpretare i bisogni e le
aspirazioni profonde delle masse,
allora Mitterrand è senza dubbio
l’artefice della vittoria della sinistra. Ma non si tratta della vittoria personale di un uomo: Mitterrand è stato il catalizzatore
che ha saputo assicurare la vittoria ad un popolo di sinistra rimasto unitario malgrado le tendenze antisocialiste di Marcháis
e quelle anticomuniste dell’ala
destra del P.S. La presenza di
ministri comunisti nel nuovo governo della Francia è del resto
la logica conseguenza di dieci anni di politica unitaria a sinistra,
piaccia o no agli U.S.A.
Dietro la caparbietà di Mitterrand c’è, credo, una profonda esigenza di moralità politica, sulla
quale dovrebbero meditare sia
Craxi che Berlinguer i quali fanno a gara per apparire come il
Mitterrand italiano.
Partendo da una scelta senza
ambiguità a sinistra, Mitterrand,
con un linguaggio semplice, chiaro e convincente, ha chiamato le
cose col loro nome e così ha raccolto il consenso di un popolo
che resta fondamentalmente cartesiano. Credo stia in questo l’originalità del voto francese. Una
originalità difficilmente trasferibile in Italia, soprattutto per le
differenze culturali che fanno sì
che concetti quali « compromesso storico » o « convergenze parallele» siano inconfondibilmente
italiani, così come quello di « governabilità ». Perciò, parlare di
« effetto Mitterrand » per spiegare il successo del PSI nelle recenti elezioni amministrative mi
sembra fuori luogo, se non altro
perché il contemporaneo successo del PSDI (il cui segretario è
nell’elenco della P2) sta lì a dimostrare l’ambiguità del voto italiano, così come la vittoria del
NO al referendum sull’aborto è
stata resa ambigua dall’esito degli altri referendum. La D.C. è
e _ rimane l’espressione politica
più compiuta di quest’ambiguità
di fondo della vita politica italiana. Ma è un’ambiguità cbe finora è stata largamente alimentata dagli stessi partiti di sinistra.
Se c’è una lezione da trarre
dalla vittoria socialista in Francia e dalla strategia mitterrandiana, è proprio quella della scelta chiara, senza compromessi, a
sinistra, come alternativa ad un
modo di governare, di produrre,
di vivere. Sarà mai possibile in
Italia? Tutto dipenderà dall’unità della sinistra, quindi dalla convinzione che non esiste alternativa credibile che non passi per la
sconfitta della D.C. e del suo sistema di potere. Ma esiste il Mitterrand italiano?
Jean-Jacques Peyronel
_________KIRCHENTAG DI AMBURGO: DOVE VA IL PROTESTANTESIMO TEDESCO?
Le chiese e l'impegno per la pace
f
Quattro teologi protestanti parlano del domani della Chiesa in Germania Occidentale
Con un grande culto all’aperto, sulla Festwiese dello Stadtpark
di Amburgo, si è chiuso, domenica 21 giugno, il 19" Kirchentag. Dopo
cinque giorni di dibattiti e incontri migliaia di persone si sono raccolte intorno al motto del raduno: « Non temere! », questa volta riletto in chiave giovannica dal prof. Eduard Lohse, presidente del
Consiglio della chiesa evangelica tedesca. E mentre si torna a casa,
via da questa fredda e umida estate tedesca, i giornali presentano
i primi bilanci, i commenti sul Kirchentag più frequentato degli ultimi vent’anni.
Una presenza massiccia di giovani, un pluralismo di posizioni
teologiche e politiche che ha saputo convivere e confrontarsi sotto lo
stesso ombrello, una manifestazione per la pace e contro gli armamenti nucleari come da anni in Germania non si vedeva. Benché
formalmente l’organizzazione del Kirchentag sia autonoma, anche
sotto il profilo finanziario, dalle chiese evangeliche, in realtà, nelle
sue tendenze teologicamente più avanzate, le rappresenta tutte quante. Il Kirchentag è uno specchio in cui, ogni due anni, si riflette
la parte più viva, più dinamica del protestantesimo tedesco. Ma una
valutazione positiva di questo incontro di popolo, in cui sono emerse le diverse componenti, spesso contrastanti, del protestantesimo
tedesco non può ignorare il contesto immediato.
Isolare il Kirchentag dalla vita delle chiese sarebbe operare un
fraintendimento colossale. D’altra parte leggere l’orientamento, pacifista e antimilitarista, prevalente in questo Kirchentag, come la
linea delle chiese sarebbe anch’essa una operazione equivoca. Come
afferrare quindi la linea attuale di tendenza del protestantesimo tedesco? Insomma dove va, oggi, la chiesa evangelica in Germania
Occidentale? Questo è l’interrogativo che abbiamo posto, superando
alcune difficoltà, a quattro teologi tedeschi che hanno vissuto il
Kirchentag da protagonisti.
Kirchentag 1981: più di 2/3 dei 130.000 partecipanti erano 'giovanissimi. Vedi a pag. 5 il nostro servizio particolare.
Scendere in piazza
Cominciamo dal pastore Werner Koch, da anni emerito,
membro della chiesa confessante
sotto il nazismo. « Vedo un futuro importante per la chiesa evangelica tedesca soprattutto legato
al movimento per la pace. Oggi
ritorna attuale il secondo punto
della confessione di Barmen
( « Rigettiamo la falsa dottrina
secondo cui potrebbero esistere
settori della nostra vita nei quali
non apparterremmo a Gesù Cristo, ma ad altri signori... » la
confessione di Barmen fu redat
ta da Barth il 30.5.1934 n.d.r.) e a
chi vorrebbe ricacciarci in chiesa
ad occuparci solo di questioni religiose rispondiamo che non esistono settori in cui i cristiani
non debbano proclamare la signoria di Cristo. E quindi anche
sul settore degli armamenti abbiamo qualcosa di molto impor
DAL CULTO DELLA CONFERENZA DEL V DISTRETTO
I servi inutili
«... Siamo servi inutili, abbiam fatto quel ch’eravamo in obbligo di fare». (Luca 17: 7-10).
Dobbianw riconoscere che di
fronte a queste parole del Vangelo di Luca ci sentiamo un po’
a disagio. Molti si chiederanno:
« ma questo discorso è rivolto
anche a me che ho fatto così tan
to per la Chiesa? » Altri penserà
che non è corretto essere definiti
servi da poco, quando si è cercato di dare alla causa dell’Evangelo tempo, energie e denaro. E
poi, questa immagine del padro
Sinodo delle chiese
Valdesi e Metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall’Atto n. 83 della
Sessione sinodale europea 1980, è convocato per
DOMENICA 2 AGOSTO 1981
I membri del Sinodo sono invitati a trovarsi nell’Aula
sinodale della Casa valdese di Torre Pellice alle ore 15. Il
culto di apertura avrà inizio alle ore 15.30 nel tempio di Torre Pellice presieduto dal predicatore locale Claudio Tron.
Il Moderatore della Tavola Valdese
Giorgio Bouchard
Corpo pastorale
Il Corpo Pastorale è convocato per
sabato 1" agosto alle ore 8.30 nell'Aula sinodale nella Casa Valdese
di Torre Pellice col seguente o.d.g.:
1) Esame di fede dei candidati:
Alfredo Berlendis, Claudio Pasquet e Giovanna Pons;
2) Relazione della commissione per
il culto e la liturgia;
3) Varie.
Se l'esame di fede dei candidati
avrà esito positivo i sermoni di
prova saranno tenuti nel Tempio
del Ciabas alle ore 16.
Il presidente del Corpo Pastorale
Giorgio Bouchard
Tutti i membri delle chiese vaidesi e metodiste e gli invitati al
Sinodo sono cordialmente pregati di
assistere all’esame di fede e di
partecipare alla discussione dei
sermoni di prova.
ne esigente che maltratta il suo
servitore non ci piace. Il credente qui è descritto come colui che
tutto dà e nulla chiede. Sembrerebbe dal nostro testo che la testimonianza del Vangelo sia una
di quelle azioni non gratificanti,
in cui non sia possibile "realizzarsi” e realizzare qualcosa di
duraturo. Servire il Signore è
dunque frustrante, triste e non
gratificante? Personalmente non
lo credo. Certamente le opere di
fedeltà non debbono essere l’occasione per imporre ad altri la
propria personalità.
Ma Gesù che cosa vuole dirci
con questa parabola? Egli ci indica il modo corretto di agire nei
confronti di Dio: il credente deve
avere un atteggiamento di totale
disponibilità, senza interessi personali e senza vanto per le sue
opere. Il cristiano è servo del Signore. Ciò non significa che Dio
sia un padrone dispotico e bilioso, bensì che l’uomo è coinvolto
totalmente nel processo di annuncio della salvezza totale. Il
servizio del cristiano è totale e
incondizionato. Il fatto che il discepolo sia considerato « schiavo
di Gesù Cristo » è attestato più
volte nelle lettere apostoliche
(Romani 1: I; Filippesi 1: 1; Tito
1: 1; 2 Pietro 1:1).
In questo caso essere servo significa non avere altri padroni
oltre il Signore, si tratta quindi,
in realtà di una condizione di
estrema libertà rispetto ai poteri e ai potenti del mondo. Il servitore di Gesù è messo a parte
per servire .soltanto il Signore e
Antonio Adamo
(continua a pag. 8)
tante da dire. Ricordo che nell’ultima telefonata che feci a
Karl Barth, nel 1968, pochi giorni
prima che ci lasciasse egli mi
disse, con una certa foga: "Bisogna che i cristiani scendano in
piazza a dimostrare contro le
bombe atomiche”. Anche questo
consiglio è ritornato attuale per
tutti i credenti ».
Un movimento
di base
Jörg Zink, teologo e saggista,
autore di alcuni best-sellers, alla nostra questione sul futuro
della chiesa risponde: « Se prendiamo sul serio quello che sta
succedendo qui nel Kirchentag si
può affermare che la chiesa si
sta muovendo verso un movimento per la pace. Ma non è la dirigenza delle chiese che si muove,
è piuttosto tutta quella gente che
solitamente vive ai margini dell’apparato ecclesiastico. L’attuale
movimento per la pace è essenzialmente un movimento di base
che, credo, in futuro si diffonderà sempre di più ». La scoperta
di nuovi temi teologici intorno
alla pace, insieme al sempre più
vasto impegno antimilitarista è
dettata dal panico per una possibile ecatombe nucleare? « Oggi
qui c’è paura. Paura per il futuro ecologico del nostro paese.
Paura nei confronti delle pretese
degli americani che intendono
installare nel nostro paese una
nuova generazione di missili che
consideriamo un pericolo mortale. A tutto questo si aggiunge
il fatto che ormai siamo arrivati
al limite massimo del nostro benessere. Adesso inizia il tempo
delle vacche magre... ».
La dinamite del
Sermone sul monte
Helmut Gollwitzer, teologo alla libera Università di Berlino,
autore di commentari biblici e
libri importanti sull’impegno politico del cristiano, mi dice: « La
chiesa evangelica oggi, in Germania Occidentale, è caratterizzata
da un triplice fenomeno. Primo:
il deciso emergere dei giovani,
come si può vedere qui nel Kir
Giuseppe Platone
(continua a pag. 5)
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3 luglio 1981
GENOVA
PROVINCIA DI LIVORNO
Diritti dei morenti
Dopo due riunioni di studio e dibattito, l'assemblea della chiesa valdese di
Genova (Via Assarotti), riunita il 17 maggio 1981, ha votato il seguente documento
su « i diritti dei morenti », che fa seguito a quello su «t i diritti dei malati »
votato lo scorso anno.
I problemi emersi nel corso
della discussione del documento
su « I diritti dei malati e dei morenti » in riferimento alle raccomandazioni del Consiglio d’Europa possono essere sintetizzati, tenuto conto degli apporti di ordine
teologico, morale, medico, giuridico, psicologico e sociologico, in
due aspetti fondamentali;
a) il comportamento eticoteologico;
b) il comportamento giuridico.
Tale distinzione, che urta contro la nostra sensibilità di credenti, è necessaria per chiarire
la complessità dei problemi nelle nostre società tecnologicamente avanzate e culturalmente pluraliste.
A) Il comportamento eticoteologico non può prescindere,
nel nostro caso, da una esperienza di fede, nella consapevolezza che la vita è dono di Dio.
Proprio per questo la vita non
è riconducibile a mero fatto biologico vegetativo, ma implica coscienza, intelligenza e partecipazione.
E’ implicito in questa visione
il rifiuto della sopravvivenza me
dicalmente forzata, tanto più se
imposta da interessi o da concezioni strumentali del progresso.
E' implicita in questa visione
anche la positività delTimpegno
nella lotta al dolore, contro ogni
mistica della sofferenza.
E’ implicito infine in questa visione anche il diritto del morente all’informazione più completa, nei limiti del possibile, e la
solidarietà umana attiva fino alle
estreme manifestazioni di volontà e di vita della persona. D’altro
lato questo diritto del malato rischia di rivelarsi sterile quando
egli non è cosciente e non può
pertanto esercitarlo.
B) Anche il comportamento
giuridico non può prescindere,
nel nostro caso, dalle considerazioni etico-religiose già esposte.
In primo luogo sorge il problema dell’adeguamento della legislazione, della giurisprudenza e
della coscienza civica alla validità di un’impostazione che non
rifletta autoritarismi e dogmatismi ecclesiastici ma le più genuine preoccupazioni per la difesa
integrale di ogni uomo.
Sin dalla sua nascita l’uomo è
esposto anche all’arbitrio altrui
e l’esigenza di una concreta tutela della sua vita, della sua salute,
della sua dignità dà luogo a diritti-doveri fondamentali irrinunciabili, che coinvolgono tutta la
collettività.
La Raccomandazione 779/1976
del Consiglio d’Europa appare
particolarmente attuale in Italia
di fronte agli ostacoli frapposti
alla « riforma sanitaria », all'incipiente attività dei « Tribunali per
i diritti del malato » e alle prospettive del volontariato ospedaliero.
L’eutanasia non ha ancora tra
noi, allo stato della legislazione,
della dottrina e della giurisprudenza, trattazione diversificata
rispetto al problema generale
dell’omicidio volontario o, nella
migliore delle ipotesi, delTomicidio « del consenziente ».
Eppure, in molti malati e familiari, sottoposti a dolorosa protrazione di sofferenze artificiose e
inutili, si fa strada la coscienza
più che di un « diritto a mori
re », del diritto di non subire
trattamenti ingiusti che potrebbero risolversi in inutili crudeltà.
Un « diritto alla vita », seriamente contrapposto alla « medlcalizzazione e alla « programmazione » della morte.
Su questa strada, già aperta
dalla riflessione medica e teologica, si aprono dunque nuove
prospettive giuridiche che la chiesa invita a considerare in uno
spirito di apertura nazionale ed
europeo, anzi più vasto.
A favore dell’Intesa
IL CONSIGLIO PROVINCIALE CM LIVORNO
PRESO ATTO che l'intesa tra lo Stato italiano e le Chiese Valdesi e Metodiste, a distanza di oltre tre anni dalla sua definizione, non è stata ancora sottoscritta in sede di Governo per la sua presentazione al Parlamento al fine della conversione in iegge;
RILEVATO che, a tal proposito, l'art. 8 della Costituzione, il quale sancisce uguale libertà delle confessioni religiose, è tuttora inattuato;
CONSIDERATO che, ad oltre trent'anni dall’emanazione della Carta Costituzionale, pur nel graduale mutamento di fatto della condizione di tali chiese, esse restano pur sempre soggette alla legislazione fascista sui culti ammessi,
gravemente limitativa delle libertà religiose;
OSSERVATO come ciò contrasti con il dettato dell'art. 3 della Carta fondamentale repubblicana, che proclama essere i diritti dei cittadini eguali dinanzi
alla legge, senza distinzione alcuna di fede ed opinione religiosa;
SENSfSILE al rispetto della libertà religiosa, sempre vissuto nella città e
nel territorio di Livorno;
ESPRIME
il fermo auspicio che il Governo porti a sollecito compimento, secondo gii
impegni presi, la trattativa d'intesa tra la Repubblica Italiana e le Chiese Vaidesi e Metodiste, dando così attuazione ad un dettato costituzionale sinora
disatteso;
Ispirandosi agli stessi convincimenti
IL CONSIGLIO PROVINCIALE
ESPRIME altresì,
l'impegno per un favorevole accoglimento di analoghe richieste di altre
Chiese e, in particolare di quelle che la Comunità Israelitica livornese inserita
neil'ambito dell’Unione delle Comunità Israelitiche italiane, proporrà al Gogerno.
DALLE CHIESE
Palermo: dibattito sul ruolo diaconale
P.ALERMO — La comunità
valdo-metodista di Palermo-Noce, avendo, in ottemperanza all’atto sinodale (29/SI/80) esaminati i documenti messi a dispozione delle chiese dalla T'V, discusso la questione del ruolo diaconale nella nostra Chiesa, è
giunta alle seguenti conclusioni;
1) Ritiene che il R.D. sia, sul
piano teologico, conforme all’insegnamento biblico sulla pluralità dei ministeri. Esso infatti risulta complementare al ruolo pastorale, risponde al riconoscimento di una spiecifica vocazione
di servizio e ad una imprescindibile necessità della missione della
Chiesa nel mondo. La Chiesa ha
infatti una duplice missione; la
diaconia della predicazione e la
diaconia della assistenza. Negare
il diaconato come specifico ministero della Chiesa per timore
di una clericalizzazione del laicato, sarebbe, a nostro avviso, negare o abolire il ministero pastorale col pretesto del sacerdozio universale dei credenti e per
il timore di clericalizzare la
Chiesa.
2) Riconoscere il diaconato come un ministero oggi essenziale
nella Chiesa, non vuol dire creare un doppione del ministero pastorale o diminuirne il valore o
ridurne i compiti. Significa invece procedere ad una più razionale suddivisione del lavoro, onde permettere ai pastori che si
dedichino interamente alla predicazione, alla preghiera, alla cura
d’anime (Atti 6; 4). Nella relazione della TV sono ampiamente
indicati i molteplici compiti che
vanno affidati ai diaconi, secondo la loro specifica competenza e
qualificazione professionale. La
Chiesa deve esigere dai diaconi
una particolare evidente vocazione di servizio e assicurare loro
una preparazione teologica che li
qualifichi anche in vista di una
efficace testimonianza cristiana.
Nella progressiva evoluzione
della concezione dello stato assistenziale, la diaconia della Chiesa non può e non deve essere
rifiutata col pretesto che essa ha
assunto forme e sistemi caritativi
e paternalistici. In un Paese come il nostro in cui il malgoverno da una parte e le ricorrenti
calamità umane e le frequenti
catastrofi naturali dall’altra, tanto danno arrecano soprattutto
alle classi sociali meno abbienti,
la diaconia della Chiesa si rende
necessaria, urgente, provvida, come può essere ampiamente dimostrato dall’attuale, massiccio
intervento della PCEI per la ricostruzione (non solo materiale!! nelle zone terremotate della
Basilicata e della Campania.
3) È ovvio che non tutti quelli
che lavorano in un’opera della
Chiesa debbano entrare nel ruolo diaconale. Ma a quanti entrano in un servizio della Chiesa, in
risposta ad una particolare, accertata vocazione e non solo per
avere un impiego, sia pure a
basso o modesto salario o per
uscire da una situazione di disoccupazione, è giusto che la Chiesa dia un riconoscimento, assicuri una preparazione anche teologica e, (perché no?) come nella Chiesa apostolica, l’imposizione delle mani.
Scuole Domenicali
LA SPEZIA — Domenica 14
giugno le Scuole Domenicali battista e metodista di La Spezia
hanno chiuso il loro anno scolastico con un culto in seno alle rispettive comunità, durante
il quale i bambini hanno illustrato ai presenti i risultati del corso annuale seguito. Nell’ambito
del programma di lavoro in comune fra le due Chiese, i monitori si ritrovano insieme per prepararsi in una riunione quindicinaie. Dopo il culto del mattino
nelle due comunità, monitori genitori e bambini si sono ritrovati in una amena località sul
monte Parodi dove hanno passato la giornata pranzando insieme al sacco e giocando in libertà
e spensieratezza fino a sera.
Rapporti
col cattolicesimo
VENEZIA MESTRE — I due
argomenti proposti dal Sinodo
sono stati studiati da vari gruppi; il risultato è una panoramica
di opinioni piuttosto che un pronunciamento.
Sul ruolo diaconale, esaminato
a Venezia e a Mestre, il parere è
essenzialmente simile a quello
della Commissione per la disciplina; si è contrari ad una « clericalizzazione », e si ritiene che
chi ha dei doni possa metterli in
opera anche nelle condizioni previste dagli attuali regolamenti;
inoltre, tenuto conto del principio del sacerdozio universale,
non si ritiene giusto riconoscere
particolarmente il lavoro che viene svolto nella chiesa invece dello stesso lavoro svolto nel mondo. Solo una voce ritiene che andrebbe dato un qualche riconoscimento.
Sui rapporti col cattolicesimo
si sono pronunciati i gruppi delle
comunità di Venezia, Mestre e
Treviso. A proposito del messaggio del Sinodo del ’62 i pareri
sono stati discordi; alcuni lo trovano ancora valido e altri troppo chiuso, oppure superato. Riassumiamo brevemente ora le risposte date alle domande proposte nella pubblicazione della
Commissione consultiva per le
relazioni ecumeniche.
— ricerca teologica; ci sono
state alcune perplessità; si considerano i risultati generalmente troppo specialistici;
— clima ecumenico; pochi consensi sono stati dati agli incontri di vertice; i consensi vanno
invece agli incontri di base;
— primato papale; si osserva
che il papato così com’è ora è
solo motivo di divisione; d’altra
parte si giudica utopistica una
riforma del papato, e ci si chiede
quale potrebbe essere;
— metodologia della convergenza; si è d’accordo su una
convergenza ma senza compromessi; si deve convergere insieme a Cristo;
— conciliarità; perché sia realizzata devono esserci parità e
riconoscimento reciproco; per la
realizzazione dell’unità cristiana
devono esserci conversione e rinnovamento sotto l’azione della
Parola; pluralismo, non uniformità.
Si è considerato diffìcile dare
una valutazione della chiesa cattolica. La maggioranza ritiene
che faccia parte della Chiesa universale, pur con alcune deviazioni; dobbiamo però considerare
anche le nostre deviazioni; sono
necessarie umiltà e fede nella
fedeltà del Signore.
Intensa attività
della foresteria
RIO MARINA — In questi mesi
due sorelle hanno terminato la
loro esistenza terrena. Giulia Falanca, abitante a Roma con la
sorella Adelina, e di ritorno a
Rio ogni anno in primavera o
estate, lascia il ricordo di persona affezionata alla comunità;
l’affetto profondo di chi ha vissuto le vicende evangeliche dell’Elba l’ha accompagnata fino alla fine.
Giovanna Acinelli, a sei mesi
dopo il raggiungimento dei cento anni, si è spenta serenamente.
Avevamo festeggiato il suo centenario. E al suo funerale la popolazione è venuta; nel tempio
abbiamo rivissuto insieme i ricordi delle sofferenze e speranze del paese delle miniere e del
mare; abbiamo ricordato la sua
fede nel Signore. Poi siamo saliti al Cimitero delle Perelle e
ci siamo separati con la certezza
del messaggio biblico della risurrezione.
— Domenica 31 maggio, Mario
Cignoni, con un gruppo di 8
giovani romani, ha presieduto il
culto con canti e chitarre, portando un soffio di gioia a tutti.
— Domenica 7 giugno Roberto
Giacone, ormai membro della
chiesa di Firenze, ha portato
l’annunzio della Pentecoste. Siamo certi che il suo apporto di
serena fiducia, ben noto nella
sua prima chiesa di Torino, si
tradurrà in presenza spirituale
per la nostra piccola comunità di
Rio Marina.
— Con l’estate tornano gli ospiti della Casa Valdese. In primavera sono venute le scolaresche
milanesi, non sempre quiete, dirette da insegnanti notevolmente
impegnate.
I culti tornano ad essere frequentati da « forestieri » e da
stranieri, in villeggiatura all’Elba.
Dal 15 giugno la famiglia Noffke è attesa per le molte fatiche
deH’ospitalità estiva. Confidiamo
che la fatica sarà compensata
con l’affetto delle molte famiglie,
che stanno arrivando.
II gruppo della Scuola Domenicale di Pisa-Livorno si è ridotto a quello Livornese dal 25 al
29 giugno. Famiglie livornesi contano tornare a Rio in settembre.
Incontro con la
Chiesa dei Fratelli
SANTHIA’ — Una giornata bellissima quella del 7 giugno di
quest’anno! Bellissima per il suo
sole ma ancor di più per la gioia
e l’arricchimento che i partecipanti a questo incontro di Pentecoste hanno goduto e ricevuto.
In questa domenica una trentina di Valdesi e Metodisti provenienti dalle Chiese di Vercelli,
Vintebbio e Biella si sono incontrati con la Comunità della Chiesa dei Fratelli di Santhià partecipando al Culto, alla Cena del
Signore e molti anche alla riunione pomeridiana di evangelizzazione.
Ci siamo sentiti chiesa di credenti uniti dallo Spirito Santo
in un Cultq^di lode e di adorazione a Dio, ánche se noi valdesi e
metodisti siamo stati coinvolti
in una liturgia alla quale non siamo abituati ma dalla quale abbiamo molto da imparare sia per
coralità che per spontaneità. È
stato anche un mettere insieme
doni comuni; una sorella di Vintebbio ha accompagnato all’organo gli inni, il pastore di Ver
celli ha accolto l’invito ed ha
dato un messaggio e al Culto e
alla riunione del pomeriggio, un
credente colportore della Chiesa
dei Fratelli ha tenuto lo studio
biblico alla riunione di evangelizzazione.
Altri momenti di comunione
li abbiamo vissuti al pasto consumato insieme nel salone ove
la ospitalità può avere una sola
aggettivazione; cristiana!, e dove — pur essendo un pranzo ”al
sacco” ed ognuno avrebbe dovuto mangiare del « suo » — vi è
stata condivisione, e ciò ci ha
fatto sentire ’’chiesa” così come
era avvenuto qualche ora prima
allorché avevamo mangiato dello stesso pane e bevuto dello
stesso vino.
Siamo tornati alle nostre case
ed al nostro quotidiano con un
cuore pieno di gratitudine al Signor per averci mostrato il volto
di altri credenti e per averci irrobustiti nel nostro credere e
nel nostro sperare.
Non ci siamo detti ’’addio” ma
« arrivederci »!
Collaborazione con
la Chiesa di Cristo
PIOMBINO —Come annunziato, abbiamo iniziato i culti nei
locali di Via Garibaldi 34 e prevediamo due culti mensili pomeridiani, di cui uno presieduto
dai predicatori locali. L’accoglienza dei fratelli della Chiesa
di Cristo è stato quanto mai cordiale e fraterno. Il loro culto,
al quale siamo invitati, si svolge
alle ore 9 della domenica mattina.
gioventù evangelica
anno XXXI - n. 69 - giugno 1981
editoriale: di Samuele Bernardi
studio biblico; del gruppo Fgei
di Milano;
meridione: artico-li di Paolo Naso, di Mario F. Berutti, del
gruppo Fgei di Scicli, di Tonino Perna, di Bruno Manghi,
di Biagio Amato, di Maria Mignemi e Adelfia Sessa, del
gruppo Fgei di Blesi e del
, gruppo Fgei di Palermo:
terremoto: articoli di Emilio
Nitti, di Paolo Fiorio:
protestantesimo: articoli di
Giorgio Tourn e di Thomas
Soggin.
gioventù evangelica, via Luigi
Porro Lambertenghi 28 - 20159
Milano; abbonamenti: annuo L.
6.000, estero L. 12.000, sostenitore L. 10.000 - versamenti sul
c.c.p. 35917004.
3
3 luglio 1981
PREPARATO DAGLI EVANGELICI SVIZZERI
CONSIGLIO FCEI A ECUMENE
Un memorandum per un Prosegue l’aiuto ai
confronto con il cattolicesimo terremotati del sud
A Berna, qualche ora prima
dell’attentato al papa del 14
maggio, il pastore Jean Pierre
Jornod — presidente del Consiglio della Federazione delle Chiese Evangeliche Svizzere — presentava ai giornalisti il « memorandum » preparato in occasione
della visita (ora rinviata per ovvi motivi) del papa. Riprendiamo per i nostri lettori le parti
essenziali di questo documento
che è stato concepito — così osserva il pastore Lukas Vischer
— come base per un dialogo di
lunga durata.
Finito il tempo in cui si sottolineavano i punti in comune tra
cattolici e protestanti è arrivato
il tempo — ha aggiunto durante
la conferenza stampa il pastore
Bernard Reymond — di affrontare, con franchezza i problemi
più complessi che dividono attualmente i cristiani. Ed è appunto quello che il memorandum si propone di fare. E a nostro avviso con successo. Ma
vediamolo rapidamente insieme.
Il documento si apre con la
constatazione che se in Svizzera
cattolici e protestanti hanno imparato, negli ultimi anni, a lavorare insieme (dal 1971 esiste una
’’Comunità di lavoro” che raggruppa la maggior parte delle
chiese cristiane svizzere) questo
non significa che le chiese evangeliche abbiano rinunciato alla
propria concezione ecumenica
ereditata dalla Riforma. Se l’ecumenismo riesce a far emergere di fronte a tutte le chiese il
fondamento comune che è l’Evangelo allora: « si può affermare che la Riforma trova oggi nel
movimento ecumenico la sua naturale continuazione ». I Riformatori — prosegue il memorandum — volevano il ritorno dei
cristiani al centro stesso della fede che è Gesù Cristo liberatore.
E ancora oggi i riformati svizzeri ritengono che condizione
preliminare per un reale avvicinamento delle chiese le une alle
altre sia la centralità del Cristo.
Per questa ragione — precisa il
documento — le chiese riformate « ritengono inaccettabile ogni
devozione nella quale Maria è
oggetto di venerazione senza alcun legame con Gesù; esse si mostrano molto riservate nei riguardi dei recenti dogmi e delle dichiarazioni mariologiche della
Chiesa cattolica romana in quanto non possono essere fondati
sulla Scrittura ».
Un terzo punto del memorandum tocca il tema del sacerdozio di tutti i credenti. Gesù Cristo — vi si afferma — è l’unico
sacerdote, e tutti i membri della
chiesa sono da lui chiamati ad
esercitare un ministero di libertà
e comunione gli uni con gli altri.
Dopo avere ricordato che la vita
delle chiese riformate è governata da organi sinodali e collegiali
(«l’autorità di Cristo nella chiesa non è rappresentata da singole persone ») nel quadro della
libera ricerca teologica e della
disponibilità al dialogo il memorandum sottolinea l’ostacolo sul
cammino ecumenico rappresentato dalla « funzione papale » soprattutto in relazione al dogma
deH’infallibilìtà. Il capitolo sul
sacerdozio dei credenti — dopo
una nota autocritica sul fatto
che nelle chiese riformate la concezione del sacerdozio attende
ancora di essere pienamente applicata — conclude affermando
la necessità di una più piena
collaborazione tra uomini e don
Vacanza a
Carunchio
È disponibile la casa pastorale
di Carunchio nei mesi luglioagosto, eventualmente settembre 1981: 2 stanze mobiliate 4
servizi (cucina provvista di focolare), 800 m. di altezza, possibilità di gite in montagna, oppure al mare (1 ora di macchina). Per informazioni rivolgersi
a: Gianna Sciclone, via S. Caterina da Siena, Vasto, telefono
0873/4797.
ne nella vita della chiesa. E
afferma: « Le nostre chiese evangeliche svizzere sono arrivate alla certezza che le donne debbano
ottenere un posto nuovo nella
chiesa, come pure possano essere consacrate al ministero pastorale ».
Un successivo punto viene a
parlare della chiesa come comunità in cammino attraverso la
storia. Molte concezioni, giudizi
e condanne si sono via via andate trasformando. Oggi è importante riconoscere la fedeltà di Dio
al suo popolo: « l’unica base sulla quale le differenti chiese possono riconoscersi reciprocamente come appartenenti alla chiesa
di Gesù Cristo e vivere in comunione ».
Dopo aver escluso ogni motivo
di vanto (« le chiese riformate
sono coscienti di essere rimaste
molto indietro rispetto a quanto
hanno ricevuto dall’Evangelo e
dalla Riforma ») il documento
ravvisa nell’attuale movimento
ecumenico una possibilità di rinnovamento per tutte le chiese
nella misura in cui ci si vuole
realmente affidare alla potenza
dello Spirito rinunciando ai compromessi con il potere umano.
Tra i contrasti che caratterizzano attualmente il movimento
che tende a riavvicinare i cristiani gli uni agli altri, il memorandum svizzero ne ravvisa almeno
tre. Primo: la questione per cui
la chiesa cattolica pretende di
essere la rappresentante dell’unica chiesa di Gesù Cristo. Secondo: la celebrazione della Santa
Cena. Richiamandosi ad una dichiarazione del 1954 dell’Assemblea Riformata mondiale («La
mensa è del Signore. Di conseguenza non abbiamo il diritto di
rifiutare il sacramento ad una
persona battezzata, che ama e
confessa Gesù Cristo come Dio
e Salvatore ») il documento denuncia il fatto che, nonostante
tutte le spiegazioni fornite in pas
sato, la comunione alla tavola
del Signore non conosce ancora
reciprocità tra i cristiani di chiese diverse. Il terzo punto riguarda la questione dei matrimoni
misti che sono ormai un terzo
dei matrimoni che oggi si celebrano in Svizzera.
La richiesta della dispensa vescovile — nota il memorandum
— resta per la parte non-cattolica un’esigenza diffìcilmente accettabile.
Il paragrafo finale (intitolato:
« Uniti fin d’ora nella testimonianza e nel servizio ») dopo aver
ribadito l’importanza sia del Consiglio Ecumenico (« luogo dove
le chiese possono incontrarsi e
vivere in comunione le une con
le altre») sia della «Comunità
di lavoro » che raggruppa in Svizzera quasi tutte le chiese cristiane conclude sottolineando l’urgenza, rivolta a tutto il movimento ecumenico, di proclamare
l’Evangelo nel mondo attuale
con azioni di giustizia, di incoraggiamento, e di aggregazione guardando con fiducia al domani e
con fedeltà alla Parola del Signore.
In sintesi il succo di questo
documento è che il vero ecumenismo è quello che si sviluppa a
partire dalla centralità del Cristo. Se ne sarebbe dovuto discutere con il papa. Purtroppo, come sappiamo, non è stato possibile. Ma il valore del documento resta. Esso non ha pretese
polemiche o rivendicative, si limita a spiegare, con rara concisione ed efficacia, i principali
problemi che insorgono nei rapporti interconfessionali. Personalmente ritengo che, da parte
protestante, questo memorandum degli evangelici svizzeri possa essere un’utile traccia di discussione e di confronto nei rapporti ecumenici dei prossimi anni.
a cura di G. Platone
Il Consiglio della FCEI che .«i
è riunito ad Ecumene nei giorni
14 e 15 giugno ha potuto valutare, anche sulla scorta di un convegno organizzato nei due giorni
precedenti, il programma di aiuti ai terremotati del mezzogiorno
che la FCEI sta portando avanti
in collaborazione con le chiese
protestanti del mondo intero. Si
tratta, come abbiamo più volte
scritto, di un programma molto
impegnativo per le piccole forze
del protestantesimo italiano: basti pensare che si è impegnata
una somma pari a circa la metà
della sornma investita dalla Caritas italiana in collaborazione
con le Caritas internazionali, ed
inoltre se a questa somma si aggiunge r intervento fatto dalr Esercito della Salvezza, dalle
chiese dei Fratelli e direttamente
dal Soccorso Catastrofi del Diakonisches Werk a Mercogliano
certamente l’intervento evangelico è per importanza finanziaria
pari a quello cattolico.
_ L’intervento della Federazione
si è mosso nell’ottica di contribuire alla trasformazione e alla
rinascita economica delle zone
terremotate. In questo senso
l’opera di ricostruzione non si limita alla costruzione materiale
delle case, ma cerca di contribuire in maniera specifica alla trasformazione del modo di vita
della gente. Accanto alle case si
costruisce un centro sociale che
dovrà essere un luogo per discutere ed affrontare i problemi comuni d’intesa o anche conflittualmente con le amministrazioni locali. Proprio per avviare questa
fase di gestione delle attività dei
centri sociali il consiglio ha approvato la costituzione di un
servizio di azione sociale, che per
ora avrà carattere promozionale
in attesa di una deliberazione
della prossima assemblea della
FCEI.
UN MESSAGGIO DI RICONOSCENZA
Dalla chiesa del Lesotho
Cari Acimi, ho ancora nel cuore tutte le vostre parole di affetto
ed i segni tangibili della vostra solidarietà in occasione del mio ultimo viaggio in Lesotho a fine gennaio. Mi sono fatta portatrice di
questa testimonianza ed ho consegnato al pastore Nthabane direttore del Collegio di Thabeng i vostri doni ed i vostri messaggi. Tutti
sono stati particolarmente toccati e commossi. Oltre al mio ringraziamento personale ho il piacere di trasmettervi questa lettera del
pastore Nthabane.
Fratelli e sorelle in Cristo, è
davvero un meraviglioso frutto
dell’unità della Chiesa di Cristo
che sia possibile per gente separata nel tempo e nello spazio, di
trovare tempo ed energia per
esprimere amore per i loro simili. E’ meraviglioso perché attraverso questo amore, in se stesso non materiale, delle cose assai
concrete vengano realizzate. E’
egualmente meraviglioso che
questo stesso amore riduca gli
urti della vita e rechi quella consolazione che può venire da dei
consolatori ispirati da Dio.
Noi abbiamo goduto dei frutti
del vostro amore nei doni che
avete fatto per la Chiesa Evangelica del Lesotho.
Non solo ci avete inviato Laura Nisbet per servirci, ma le avete dato del denaro per sovvenire ad alcune delle nostre necessità materiali.
Se ne avete la possibilità, venite a Thabeng e potrete vedere
l’aula scolastica di francese e vi
unirete a noi per ringraziare Dio
per quanti hanno contribuito per
il suo restauro e per la manutenzione generale.
Anche nell'ufficio del direttore
potrete vedere altre cose per cui
ringraziare Dio, come l’armadio
metallico. Esso è stato tanto più
il benvenuto in quanto negli incendi dell’anno scorso abbiamo
perso tutti gli armadi e altro materiale d’ufficio. Veramente noi
ringraziamo Dio per voi.
Ma soprattutto non possiamo
ignorare che voi pregate per noi.
A questo proposito possiamo farvi sapere che in ogni cosa fac
Laura Nisbet
ciamo l’esperienza della potenza
di Dio che opera in ogni cosa. In
questi ultimi nove mesi gli eventi sono precipitati e nella maggioranza dei casi ci avrebbero
soverchiati se non avessimo avuto la ertezza che Dio è sempre
con noi e ci aiuta a portare la
nostra croce. Vi chiediamo di
continuare a pregare per noi, e
anche noi, per nostra parte, persevereremo nella preghiera per
voi e per il rimanente del popolo
di Dio.
Consentitemi tuttavia di aggiungere che nella nostra recente esperienza di preghiera, siamo stati chiamati a una maggiore vigilanza e al convincimento
che più che spendere il nostro
tempo per presentare le nostre
richieste a Dio, sia meglio ringraziarlo. Mi sembra che quasi sempre noi riceviamo da Dio molto
di più di quanto gli chiediamo.
Penso quindi che noi dovremmo
continuamente offrire a Dio delle
preghiere di ringraziamento. Desidero terminare questa lettera
augurando a tutti voi la benedizione di Dio mentre voi perseverate nella vostra vocazione cristiana.
Sinceramente,
Pastore S.E. Nthabane,
direttore in carica
¡echi dal mondo cristianol
a cura di ANTONIO ADAMO
El Salvador:
300.000 rifugiati
(S.N.O.P.) — Nel quadro complessivo della situazione di conflitto che regna nel Salvador, il
problema dei profughi politici
assume una dimensione preoccupante. Costituiti in gran parte
da famiglie di contadini, i profughi sono attualmente circa 300
mila su una popolazione complessiva di 5 milioni. Secondo la
valutazione del soccorso giuridi
co della diocesi di San Salvador la loro ripartizione è la seguente: 60.000 in Honduras, 10
mila nel Nicaragua, 20.000 in Costa Rica, 15.000 a Panama, 70
mila in Messico.
All’interno di El Salvador vivono circa 120.000 persone che,
per varie ragioni, debbono essere considerate profughi.
I membri del soccorso giuridico hanno denunciato in un coraggioso documento la situazione di precarietà in cui vivono i
rifugiati interni.
Accanto ai centri sociali, costruiti nelle zone urbane (Monteforte, Napoli) vi sono gli interventi nel campo delTagricoltura
con la costituzione di cooperative a Ruvo del Monte e a Senerchia. Iniziativa che trova il suo
coordinamento nell’attività delle
centrali delle cooperative ed in
particolare della Lega campana
delle cooperative che era presente all’incontro.
In questa sua azione la Federazione si è scontrata a tre livelli
col potere. Un primo livello è
quello del potere legale, cono.sciuto da tutti, cioè il potere politico, che in quelle zone è in larga parte detenuto dalla DC.
L’azione della Federazione non
obbedisce ai criteri di « mediazione politica » democristiana
ed è stata per questo molte volte
osteggiata, anche solo esasperando le lungaggini burocratiche per
i permessi necessari per la costruzione delle case. Inoltre la
esigenza di chiarezza amministrativa richiesta dalla FCEI specie in un mondo in cui « gli amici » trovano sempre una soluzione. Così ad esempio a Salerno
non si è ancora individuato il terreno sul quale posare le case,
che sono immagazzinate a Napoli e il cui immagazzinamento costa 6 milioni al mese alla FCEI
Il secondo livello del potere
con cui la FCEI si è scontrata è
quello del sottobosco del potere
locale, cioè una struttura di potere profondamente collegata col
potere legale che controlla il
inercato degli appalti, delle forniture, delle progettazioni e questo rende più difficile l'opera di
ricostruzione materiale.
Il terzo livello di potere, è
quello illegale che a Napoli e in
alcune zone interne prende il nome di « camorra » e che attraverso a ricatti, intimidazioni, rende difficile operare in queste zone. Per ora la Federazione ha
avuto solo avvisaglie di questo
ma è prevedibile che ben presto,
lo scontro si farà più diretto.
Proprio per dimostrare quali
sono le difficoltà incontrate, il
consiglio ha deciso di realizzare
un film illustrativo della situazione da far circolare nelle comunità e all’estero.
L’intervento della FCEI necessita dell’apporto di tutte le comunità evangeliche italiane che
dovranno sostenere per molti
anni il lavoro di ricostruzione. A
questo scopo il consiglio ha deciso di convocare per il 31 ottobre-1 novembre un convegno
delle comunità evangeliche italiane dedicato alTesame delle attività future della Federazione per
gli aiuti ai terremotati.
Inoltre verranno pubblicati gli
atti del convegno e verranno predisposte schede illustrative dei
programmi di intervento della
FCEI nelle zone terremotate.
Altre decisioni
Tra le altre decisioni assunte
dal Consiglio vi è quello di organizzare per dicembre un convegno di studio sulla lettura biblica che coinvolga anche le chiese
evangeliche non federate (fratelli, avventisti, pentecostali, apo.stolici, ecc.).
Si è deciso inoltre di tenere un
convegno in marzo per discutere
l’attuazione pratica dell’allargamento alle chiese evangeliche non
federate degli spazi televisivi e
radiofonici.
Il consiglio ha inoltre preso atto con soddisfazione che l’orario del culto radio rimarrà la domenica mattina alle ore 7,35 mentre l’orario di Protestantesimo in
TV rimane fissato al lunedì alle
22,40 (anche .se per esigenze di
programmazione RAI potrà essere posticipato di qualche minuto o addirittura anticipato alla
domenica come è successo recentemente). Per ultimo il consiglio ha deciso la convocazione
della prossima Assemblea della
FCEI a Napoli nei giorni 1-4 novembre 1982.
Giorgio Gardìol
4
3 luglio 1981
INTERESSANTE INIZIATIVA EDITORIALE
UN NUOVO LIBRO DI VITTORIO SUBILIA
Nel “boom” della Bibbia Il protestantesimo moderno
tra Schleiermacher e Barth
Già in altra occasione è stato
osservato come in Italia la Bibbia abbia registrato un autentico « boom » e sia continuamente proposta, anche da editori
commerciali: molto numerose
anche le edizioni ridotte per ragazzi.
Il fatto, assai positivo e promettente, ha portato con sé la
nascita di una nuova domanda
da parte del grosso pubblico:
quella di strumenti interpretativi, per comprendere un testo che,
senza adeguate chiavi di lettura,
è indubbiamente difficile, complesso, frammentario, a volte
sconcertante e apparentemente
contraddittorio.
Per colmare queste lacune le
Edizioni Paoline sono uscite con
un grosso volume, tradotto dall’inglese e opera di un folto stuolo di collaboratori, buona parte
dei quali anglicani e protestanti.
Guida alla Bibbia (pp. 692,
Lire 20.000).
Il volume, arricchito da numerosissime fotografie a colori,
cartine, tabelle, grafici, è composto di quattro parti.
La prima, introduttiva, consta
di una nutrita serie di articoli,
scritti con l’intento di rispondere ad una serie di domande base
e di collocare la Scrittura nel
contesto culturale che le è proprio.
Teoricamente è la parte più interessante, per gli argomenti
trattati; ma anche quella che desta maggiori perplessità.
Intanto, l’eccessivo numero di
collaboratori non giova certo alla omogeneità del discorso; inoltre sono presenti contributi decisamente « giornalistici », che
purtroppo abbassano un po’ il
tono. Ma ciò che francamente
lascia più sconcertati è Taffiorare,
qua e là, di un’apologetica piuttosto rozza e sorpassata. Citiamo
alcune affermazioni perentorie:
« Non è perciò possibile avere il
minimo dubbio circa quel che la
Bibbia insegna a proposito della
propria ispirazione ». « Se Dio
non esiste... le classi sociali e le
nazioni si combattono e i conflitti si moltiplicano, una volta
venuta a cessare ogni autorità
superiore ». « Vi sono filosofie
che si basano su dati scientifici.
La scienza però è a sua volta
basata sulTinsegnamento cristiano... Il suo avvenire dipende da
un ritorno alla sua base cristiana ». « La legge cristiana protegge la società contro il caos ».
« Saremmo miopi... se trascurassimo... l’interpretazione autentica che di tanti passi dà il magistero della Chiesa, come afferma
la tradizione cattolica ». E via
discorrendo, senza contare frasi
come: « La vera fede », ecc.
Non avendo sottomano l’originale inglese, non possiamo sapere se espressioni del genere
sono da attribuirsi agli autori,
oppure si tratta di interpolazioni
degli adattatori italiani.
In qualunque caso, dispiace
constatare come ancora oggi ci
si lasci andare a simili « intemperanze ideologiche » che, quan
tunque compiute con buone intenzioni, non solo non aggiungono nulla, ma fanno decisamente
un cattivo servizio alla diffusione
della fede cristiana; soprattutto
ove si abbia anche solo un’idea
dei parametri culturali entro i
quali si muove l’uomo d’oggi. La
seconda e la terza parte, decisamente migliori, presentano una
guida alla lettura dell’Antico e
Nuovo Testamento, che si caratterizza per sintesi, chiarezza e
ricchezza di informazioni. Certo
anche qui ci si deve rammaricare che non si sia sentito il bisogno di informare sulle molte posizioni e interpretazioni che suscitano i passi più controversi e problematici della Bibbia e si sia
optato per la via tranquilla della
interpretazione « ufficiale », come se tutto fosse pacifico, scontato, risolto: anzi, come se i
problemi non esistessero nennure. Buona la quarta parte, di tipo lessicale, che presenta un ricco indice analitico, diviso in otto sezioni.
Sorprende invece che un volume di tale mole limiti la bibliografia alle sole Edizioni Paoline:
un caso imperdonabile di narcisismo culturale o l’intenzione di
evitare citazioni imbarazzanti?
In conclusione, un libro pregevole per il suo indubbio valore
divulgativo, con una serie di
« peccati di ingenuità », cui ci si
augura che una prossima edizione ponga almeno parzialmente
rimedio.
Aurelio Penna
È Stato detto da vari pensatori
che il protestantesimo è il cristianesimo dei tempi moderni.
Ma come ha reagito il protestantesimo alle pressioni della
cultura dalla fine del 1700 ad oggi? Ha mantenuto con convinta
passione il senso e il contenuto
del suo messaggio cercando di
inquietare con le esigenze dell’Evangelo le forze della nuova
civiltà in formazione, oppure dopo due secoli dalla Riforma ha
ceduto alle tendenze del mondo
circostante e ha adattato il suo
messaggio ai loro criteri, seguendo in altro contesto e con altre
ripercussioni la parola del cristianesimo apostolico nel secondo secolo e nei successivi?
Questo libro cerca di mettere
a fuoco i vari aspetti del comportamento del protestantesimo
nel secolo scorso e in questo secolo sino alla protesta di Barth,
permettendo di delineare i presupposti di molti atteggiamenti
che travagliano la coscienza
evangelica attuale.
Vittorio Subilia, Il protestantesimo moderno tra Schleiermacher e Barth, ed. Claudiana,
pagg. 144, L. 5.800.
( inf / Claudiana )
RIVOLI
“Fede e giustizia”
Tra il 17 e il 24 giugno si è
svolto presso l’Istituto Battista
« Filadelfia » di Rivoli un corso
ecumenico per responsabili dei
movimenti giovanili sul tema
« Fede e Giustizia ».
Il corso organizzato dal dipartimento della gioventù del Consiglio Mondiale delle Chiese ha raccolto a Rivoli una sessantina di
giovani provenienti da tutto il
mondo. Erano presenti esponenti
TRIONFALISMO
Caro direttore,
questa volta avevo deciso di tacere,
tira, dopo aver letto il numero della
« Luce » del 29 maggio, non posso fare a meno di scriverle per esprimere
alcune mie tristi considerazioni circa
i'ormai famoso referendum sull'aborto. Naturalmente, tutti sono liberi di
avere le proprie convinzioni e di esprimerle col voto, ma il trionfalismo
che traspare da tanti articoli sul nostro giornale per la Vittoria del tanto
agognato no, mi sembra assolutamente
inopportuno, antidemocratico e contrario ad ogni rispetto delle opinioni altrui. Inoltre, dopo aver tanto criticato
ia Chiesa Cattolica per la pressione
esercitata sui propri fedeli per convincerli a votare il si alla vita, non vi
siete accorti che anche voi non avete
fatto altro che - martellare » nella nostra mente per mesi e mesi perché votassimo no (secondo coscienza!), e,
alla fine, per ben due numeri avete
pubblicato con estrema meticolosità
lunghi elenchi di città, province, villaggi, piccoli borghi perché tutti potessimo fare paragoni tra le varie percentuali e... decidessimo a quale categoria
collocare i vari abitanti, se tra i prog. assisti o m^tc.-i o se tra i retrogradi,
i reazionari o addirittura i fascisti! e però in tutti gli articoli apparsi prima di
conoscere l'esito delle votazioni, non
avete mai mancato di ripetere con
estrema costernazione ohe, in ogni
caso, l’aborto è una violenza, o il minore dei mali e che la legge 194 avrebbe finalmente liberato la donna rendendola consapevole della propria decisione e autodeterminazione.
Bene ha scritto una signora cattolica di Brescia « In questa tragica scelta la libertà della donna a decidere non
c'entra nulla. È solo questione di una
pericolosa decadenza dei valori morali e di un dilagante gretto egoismo.
I figli costano sacrifici di tutti i generi,
una serie di rinunce e molte limitazioni della libertà personale. Di fronte a
questi problemi s'impone per l'uomo
e per la donna una scelta: o rispettare
quei principi morali di dignità e di autocontrollo propri di persone veramente mature, o seguire ciecamente l'istinto mettendosi sotto i piedi le gravi
responsabilità che dall’atto sessuale
possono derivare. Tutto questo si giustifica con l'ormai sfruttato paravento
della libertà decisionale della donna. È
invece proprio la donna che deve innanzitutto liberarsi del "mito" di una
sessualità senza limiti né morali né
di rispetto di se stessa ». (...)
Questa è. dunque, la maturità che
il popolo italiano sta acquistando secondo il giudizio trionfalistico a cui accennavo all’inizio? « il no di un popolo
adulto • è stato, infatti, intitolato il
suo lungo articolo apparso sulla Luce.
Le pare proprio cosi, caro Direttore?
Vittoria Stecchetti, Genova
La lettrice, di Genova ci accusa di
campagna martellante, ma mi .sembra
non abbia tenuto conto che VEco-Luce
ha pubblicato posizioni critiche al
K no » (anche da parte di aderenti al
Movimento per la vita) e discussione
dell'affermazione che « l’aborto non è
peccato». In questo la redazione ha
seguito la linea di una pubblicazione
molto ampia che rispecchiasse le posizioni del dibattito. Il fatto che nella
stragrande maggioranza gli interventi
siano stati per il « no » non e stata
forzatura propagandistica ma riflesso di
una situazione generale che pub non
piacere a chi e contrario ma che non
mi pare possa essere qualificata come
« antidemocratica e contraria ad ogni
rispetto per le opinioni altrui ». Ma
turità? Si, quando 2f3 dell’elettorato
si svincola dalla tutela della Chiesa
cattolica per decidere autonomamente
su una questione concernente una
legge dello stato. Non mi pare un caso
che proprio nella città in cui un cardinale ha dato indicazioni moralmente
vincolanti per il voto del 17 maggio
vi sia stato, se non erro, la più alta
percentuale di «no» all indicazione di
una chiesa che più che predicare sembra. in questo, voler imporre. Trionfalismo?
Mi preoccupa che le tre lettere ricevute usino tutte questa espressione.
Se cosi è faccio ammenda.
L’ADULTERIO
Leggo nel n. 22, del 29 maggio 1981,
de’ « La Luce », il trionfalistico articolo
del suo direttore Franco Giampiccoli, in
prima pagina, sul risultato referendario
favorevole all'aborto.
In un contesto dell'ultima colonna,
verso la fine della prima pagina, c'è
anche un riferimento aH’adulterio, dove
si cerca di scagionare i • credenti »
evangelici dall'averne mai rivendicato il
diritto.
Il riferimento, che comunque mi
sembra estraneo a quel discorso, del
resto, in quel punto, molto nebuloso,
contorto e pressoché incomprensibile,
può spiegarsi come un piccolo (piccolissimo!) cenno di risposta al sottoscritto che recentemente ha inondato il
Sig. Franco Giampiccoli, nella sua qualità di direttore di codesto settimanale
(e per conoscenza la TEV e, in parte,
altri ancora), di una serie di lettere,
certo impubblicabili (umanamente parlando) in cui ho sostenuto a spada
tratta che il Protestantesimo italiano
più « corrente e ufficiale » (e non solo
italiano) ha abolito il comandamento
divino « Non commettere adulterio »,
stante l'eliminazione di ogni e qualsiasi idea di peccato inerente all'attività
sessuale, comunque esercitata, anche
omosessuale (come ben si è visto recentemente). E ciò — si badi bene —
anche in correlazione alla dichiarazione della Chiesa Valdese, apertamente
ufficiale, che l'aborto volontario non è
peccato (correlazione che è stata fat
ta propria dallo stesso direttore nella
risposta a un lettore, nel n. del 20
marzo u.s.).
« Non mi risulta che alcun credente
— scrive Franco Giampiccoli — abbia
mai rivendicato il diritto all'adulterio ».
Certo, dico io, se davvero credente
illuminato e animato dalla grazia del
Signore, ma non in quanto « protestante » puramente e semplicemente. Ebbene, si disilluda, direttore, anche se
non so bene se ciò le darà un vero
dispiacere. Infatti, codesto stesso settimanale, nel n. del 10 gennaio 1969,
pubblicò un ampio • pezzo », di stile
del tutto inconsueto nella stampa protestante italiana periodica dei nostri
tempi, scritto da un non meglio identificato « Marco », e intitolato « E le
pietre si fecero pesanti ». In esso si
glorificava l'adulterio; e non come via
al pentimento, ma in se stesso, come
tale; e ciò attraverso una parafrasi lirica e fantasiosa del noto episodio
giovanneo deH'adultera che Cristo salva dalla lapidazione, e unitamente la
salva dal suo personale peccato, congedandola con « Va’ e non peccar più ».
Congedo, questo, naturalmente del tutto omesso da quello scrittore. Gliene
allego una completa fotocopia.
Per cristiana fortuna, cioè per divina provvidenza, la direzione di allora
(Gino Conte e Luigi Santini, ma lì credo il solo Conte), ci appose un’ampia
nota di dissenso.
Due numeri dopo di quello (e cioè nel
n. del 31 gennaio seg.) una turbatissima lettrice si lamentava, in una lettera al direttore, di tale pubblicazione,
pur con quella nota direttoriale di dissenso, vedendoci un contributo protestante al sempre più dilagante libero
amore (cioè «schiavo », dico io). Cosa direbbe oggi quella lettrice? Allego
anche fotocopia di questa lettera.
Ebbene, a questo punto chiedo io al
direttore Franco Giampiccoli. e con lui
a tutto il Comitato di redazione: lei lo
pubblicherebbe un racconto del genere? E se lo pubblicasse, ce la metterebbe una nota di dissenso come quella del 1969? Lei lo pubblicherebbe un
saggio, non lirico ma teologico, in cui
si glorificasse l'adulterio, un articolo
non suo, voglio dire. E se lo pubblicasse, ce la metterebbe una nota di dissenso come quella del 1969? E ancora,
inversamente: lei lo pubblicherebbe un
racconto, meglio se con « voli lirici », o
un saggio teologico, in cui si glorificasse il pentimento di quell'adultera
dell’Evangelo di Giovanni? E se lo
pubblicasse, ce la metterebbe una nota di assenso e compiacimento? E se
nulla di questo pubblicasse, come giustifica questa omissione?
Attendo una risposta scritta e pubblica. Grazie e con molti saluti
Antonio Ardito. Pisa
Il lettore di Pisa unisce alla lettera
che pubblichiamo un’altra di accompagnamento in cui afferma di avere un
archivio per « raccogliere la documentazione attraverso gli ultimi ventitrent’anni del progressivo sfacelo spirituale morale e culturale del Protestantesimo italiano ». Lungi da me il
voler affermare che il protestantesimo
italiano sia senza macchia o difetto.
Ma sul fatto specifico segnalato, se
tutto ciò che si è trovato in quest’arco
di tempo è un singolo articolo che
tentava di giustificare l’adulterio, e
per di più pubblicato con un’inequiimcabile nota di dissociazione da parte della redazione, logica vorrebbe che
se ne deducesse che effettivamente da
noi non esiste legittimazione dell’adulterio. come affermavo nell’inciso citato. Il lettore vi vede invece la
prova che « il Protestantesimo italiano
ha abolito il comandamento divino
’’non commettere adulterio” ».
Se non è partito preso questo...
Quanto all’inquisitoria serie di domande con cui conclude la lettera, la rifiuto. Desidero essere giudicato da
qualsiasi lettore in base a quanto ho
fatto — con non pochi errori e limiti
— in 5 anni di lavoro all’Eco-Luce,
non già in base ad astratte, e tutto
sommato facili, affermazioni su casi
ipotetici fornendo preventivamente
odiose garanzie di qualsivoglia ortodossia.
PAURA
DELL’AL DI QUA
Caro Direttore,
Sento il bisogno di esprimere alcuni
dubbi sulla valutazione che il nostro
giornale ha dato deH'esito dei « referendum » del 17 maggio, che mi è
sembrata un po' troppo trionfalistica.
Si è parlato di espressione di un popolo maturo, di sconfitta dell'errore cattolico, mentre mi sembra che all'esito
— in parte positivo, in parte negativo
— della consultazione popolare, abbiano contribuito sia fatti validi, come il
calo della soggezione deMe coscienze
al clero cattolico, sia fatti meno validi,
come la paura. Mi spiego meglio.
Mentre in molte tornate elettorali di
questi ultimi decenni abbiamo avuto
l'impressione che gli italiani votassero
sotto la pressione della paura dell'inferno, mi sa tanto che in quest'ultima
tornata abbiamo avuto lo sbocco di
un'altra paura che si sta facendo strada cioè della paura di questo mondo.
Non più paura dell'al-di-là, ma paura
dell'al-di-qua. Come spiegare altrimenti, ad esempio, la massiccia defezione
dell'elettorato comunista rispetto alle
indicazioni del partito sul referendum
sull'ergastolo? Si ha paura dei terroristi, perciò anche se a livello cosciente
tutti si rendono conto che i veri malfattori non pagano mai per intero, si è
votato « no » all’abolizione dell’ergastolo. Non so in quanti questo « no » sia
della Repubblica Popolare Cinese, dell’Australia, dell’America
Latina, dell’Asia e dell’Europa e
dell’America del Nord. Al centro
della riflessione l’impegno dei
credenti nella trasformazione
della società. Si sono scambiate
esperienze significative. Peccato
che la Fgei non sia stata presente con una sua delegazione vista
l’importanza dell’incontro.
gg
stato ispirato da un senso particolarmente rigido della giustizia, per cui
chi danneggia gravemente la società
deve pagare tutta la vita. Penso proprio
che sia stata in molti la paura a prevalere. Così si dica sul porto d'armi:
se ho paura degli altri, voglio garantirmi la possibilità di girare armato o
di avere nei punti strategici qualcuno
che sia armato. Più evidente ancora
mi pare il peso della paura sull'esito
del referendum sulla legge Cossiga.
Resta il referendum suU'aborto. E
chi non teme che domani possa essere
sua figlia ad averne bisogno? Che ci sia
qualcuno in casa che deve abortire fa
paura; ma più paura ancora fa un
aborto clandestino. Perciò, più no ohe
al referendum sul divorzio.
I risultati del referendum proposto
dal « movimento per la vita » sono inquietanti anche per un altro verso.
Se solo poco più del 30“/o degli italiani è allineato oon la Curia romana in
fatto di etica, allora la parte ben più
consistente che vota D.C. non lo fa
per il fiancheggiamento palese o occulto che a questo partito viene fornito dalla Curia stessa, ma perché la
D.C. piace. Piace il suo sistema di
governo; piace perché qualche volta
forse ha malgrado tutto ancora più dignità dei nauseabondi partiti « moderati » che non sono neppure capaci, in
questi giorni, di sconfessare con un
po' di energia i loro membri iscritti alla
P 2; ma piace probabilmente molto di
più perché è il partito dei favori personali, delle raccomandazioni, degli appoggi sottobanco, che — chissà — domani potranno magari anche far passare tua figlia davanti ad una più o
meno lunga fila di attesa in un ospedale in cui i medici non sono obiettori
di coscienza nei confronti dell'interruzione volontaria della gravidanza,
II calo della soggezione delle coscienze ad un qualsiasi clero va salutato con gioia. Questo non si discute.
Ma non può essere sottovalutata la
possibilità che non per questo le coscienze siano più libere, lo son contento che il Movimento per la vita abbia perso oggi (per domani, un domani
piuttosto lontano, fra trent’anni, magari, ci andrei cauto). Ma non sono sicuro di essere contento di tutte le ragioni che possono avere spinto gli italiani a questa valanga di « no ».
Claudio Tron, Perrero
Se l’insieme dei 5 referendum non
era riconducibile, ad un denominatore
comune tanto erano diverse come
mentalità e finalità le domande, così
ritengo non sia corretto cercare di ri
condurre ad un denominatore comune,
la paura, le risposte. Altrimenti la
conseguenza che se ne trae sul problema dell’aborto fl'aborto fa più paura del divorzio) mi .sembra una netta
forzatura. Ma qui siamo sul piano delle interpretazioni. Riconosco invece
che il mio articolo prendeim in considerazione solo il voto sull’aborto e che
è mancata una imlutazione più complessiva: in questo forse sta il motivo
dell’impressione, non certo voluta, di
trionfalismo.
5
3 luglio 1981
AD AMBURGO SI E’ SVOLTO IL RADUNO-FESTIVAL DEI PROTESTANTI TEDESCHI
Dal Kirchentag un messaggio di
pace nella terra degli euromissili
Il motto iniziale scelto per questa diciannovesima edizione del
Kirchentag, che si è svoito ad
Amburgo tra ii 17 e il 21 giugno,
era una frase di Gesù: « Beati
quelli che si adoperano aila pace » dei Sermone sul Monte. Ma
su pressioni di Otto Wolbner,
vescovo luterano di Amburgo, la
scelta è caduta suirimperativo
biblico, a carattere consolatorio,
« Non temere! ».
All’apertura del Kirchentag tutta Amburgo era tappezzata dai
caratteristico simbolo (una bitta con attraccata una fune), molti dei 130.000 partecipanti l’avevano appuntato sulla giacca. Ma
sono subito sorti simboli opposti presto venduti a migiiaia.
Le contropatacche con sopra
scritto: « Temete, ribeiiatevi, la
morte atomica minaccia tutti »
oppure: « Costruire la pace senza armi » (Frieden schaffen ohne
Waffen) son quelie che hanno
creato più consenso tra i giovani. Ma dietro agli slogan si av
vertiva un ampio iavoro di controinformazione sui pericoli del
nucleare. Migliaia e migiiaia di
giovani hanno riempito le sale
del centro fieristico di Amburgo
e le chiese. Manifestazioni a tutte le ore. Un programma di 200
pagine. Hanno parlato vescovi luterani, teoiogi protestanti più
noti e meno noti, 1500 iniziative
di gruppi e persone diverse hanno trovato posto nel ’’mercato
delle possibilità”, gruppi di lavoro, discussioni, spettacoii e
soprattutto culti e riunioni di
preghiera. Ci vorranno mesi per
rileggere e capire sino in fondo
questa manifestazione, forse la
più grande del mondo in ambito
protestante, che quest’anno ha
toccato un record assoluto di
partecipazione.
Le prime impressioni
Ma alcune osservazioni s’impongono subito al rientro da
quest’esperienza vissuta con l’at
Dibattiti, gruppi di lavoro, predicazioni e una manifestazione che ha
raccolto quasi 100.000 giovani per protestare contro le armi nucleari.
Nella foto: Jörg Zink, uno dei teologi critici più seguiti.
Un po’ di storia
31 luglio 1949: alla chiusura di
una settimana evangelica ad
Hannover Reinold von ThaddenTrieglaff fonda il « Deutsche
Evangelische Kirchentag » come
movimento laico « perennemente organizzato ». Con il Kirchentag si punta, così recita il suo
preambolo, a « riunire gli evangelici tedeschi, rafforzarli nella
fede comune, prepararli ad assumere responsabilità nella vita
della chiesa, incoraggiarli alla
testimonianza nel mondo e rimanere nella comunità mondiale
del cristianesimo ».
Secondo una definizione di
Hermann Walz, giurista, teologo
e segretario generale del Kirchentag dal 1954, questo raduno di
popolo rappresenta « l’inquietudine della chiesa, il terreno della
sperimentazione ecclesiastica, il
"Forum” del protestantesimo ».
Organizzato da un « Präsidium »
di 25 membri, collegato alla direzione della chiesa evangelica
(EKD), il Kirchentag è indetto
ogni due anni in una delle principali località della Germania
Occidentale (in alternanza con il
Katholikentag).
E’ storicamente provato che il
Kirchentag ha notevolmente contribuito alla formazione della
coscienza ecumenica, attualmente, in Germania, molto diffusa. A
partire dagli anni '70 l’interesse
dei giovani per questa manifestazione è andato progressivamente aumentando sino al record
di quest’anno che ha registrato
sino 130.000 presenze. Il prossimo Kirchentag si terrà nel 1983,
ad Hannover. Sino a vent'anni fa
il ’’Kirchentag” era organizzato
in comune tra le due Germanie,
ma a partire dal 1961 si è prodotta una separazione. Oggi la
Repubblica Democratica Tedesca
(DDR), che invia regolarmente
una delegazione al Kirchentag
occidentale, organizza in proprio
il raduno degli evangelici.
tiva delegazione italiana (Sergio
Rostagno, Aldo Comba, Saverio
Merlo, Gianni Novelli) che ha
tentato di analizzare, di volta in
volta, lo svolgersi, poliedrico e
stimolante, degli avvenimenti.
Ma ritorniamo alle impressioni.
Innanzitutto la presenza giovanile. Enorme. La cosa che mi ha
colpito di più è vedere di fronte
a un teologo che parla (quasi
sempre si è partiti da un testo
biblico) 4 o 5 mila giovani che
prendono appunti. Jörg Zink, letterato e teologo, sotto la pioggerellina fitta di questa fredda estate tedesca tiene in piedi, per più
di due ore, migliaia di giovani
attualizzando il testo dell’Esodo
sulla fuga degli israeliti dall’Egitto. Oppure alla tavola rotonda
tra rabbini e teologi evangelici
(« non sei tu che porti la radice,
ma la radice che porta te » Rom.
11: 18) per trovare un posto in
piedi, in un capannone che può
contenere sino a 6.000 persone,
dovevi arrivare almeno un’ora
prima. La prima impressione è
quindi di un interesse diffuso,
profondo, specie in ambito giovanile, per le questioni teologiche. Un altro dato che balza agli
occhi è l’effettivo pluralismo di
iniziative, discorsi e dibattiti che,
durante cinque giorni, si è sviluppato nel quadro del Kirchentag. Dai cristiani socialisti che
si richiamano a Markus IVVvttmüller, Erwin Eckert e Martin Buber
ai circoli pietisti e via via sino
ad associazioni diverse: dalla
Croce Blu antialcoolica, agli
scouts evangelici, alla prestigiosa
Gustav Adolf Werk. Tutti presenti, ognuno con la sua proposta documentata da foglietti,
Pamphlets, libri e conversazioni. Una immagine, insomma, anche un po’ caotica, di quello che
oggi offre il protestantesimo tedesco.
Il dibattito
con i politici
Al Kirchentag sono riusciti a
trascinare sul podio persino il
cancelliere Helmut Schmidt e il
ministro della difesa Apel. Anche qui record di partecipazione. Dopo qualche battuta, piuttosto pesante, sui pastori che oggi
in Germania fanno politica anziché occuparsi di questioni spirituali Schmidt ha ribadito il concetto che la parità militare è il
miglior modo di difendere la pace. Il ministro Apel non si è discostato molto da questa linea
che è stata accolta, anzi respinta,
da una valanga di fischi. Se i
politici non sono riusciti ad allontanare la paura derivante dall’armamento atomico — accresciuta con l’apparizione di Reagan sulla scena mondiale — i
teologi, almeno quelli progressisti, hanno puntato tutte le loro
"Il Signore è il mio pastore
II
Con cinquanta predicazioni tenute contemporaneamente nelle
chiese, evangeliche e cattoliche, di Amburgo, sul testo del Salmo
23 («Il Signore è il mio Pastore») si è ufficialmente aperto il 19"
Kirchentag tedesco. Alcuni messaggi hanno tentato di costruire una
relazione con il motto del raduno « Non temere », altri hanno attirato l’attenzione sulla problematica dell’impegno cristiano per
la pace in un mondo che si arma. Tutti i predicatori (si trattava di
vescovi protestanti, pastori, uomini e donne, padri ortodossi e
predicatori laici di tutte le regioni della Germania Federale) hanno
riletto l’antica preghiera israelitica in chiave cristologica. Riprendiamo, a titolo d’esempio, un passaggio della predicazione del past.
Heinrich Albertz, già sindaco di Berlino, oggi teologo critico tra i
più seguiti: « Non posso predicare ’’sopra” questo salmo. Così come non posso parlare di mia moglie o dei miei figli in modo corretto, ragionevole, distaccato. Perché io amo questo salmo. Non lo
ascolto in modo obiettivo, ma lo vivo come esperienza. Il Pastore
è per me Gesù Cristo. Davide, o chi ha scritto questo canto, non lo
ha conosciuto. Allora si trattava di Ihwe, del Dio del primo comandamento. Ma io non lo conosco. Non conosco né il suo viso, né il
suo nome. Conosco solo questo Gesù, figlio di Maria, che ha detto:
io sono il buon Pastore. Era il figlio di Dio, quello che Dio amava
di più. Il primo vero uomo a partire da Adamo. E l’ultimo sino
alla fine dei giorni. Egli è questo e nient’altro. Non è un cancelliere,
un vescovo, un maestro, un padre o una madre. Non è neppure una
ideologia o una pietà. Egli è nato in una stalla ed è stato appeso
sul Golgota. Egli è Colui che, se tu lo prendi sul serio e ascolti non
distrattamente, fa esplodere una nuova libertà in ogni situazione
umana ».
carte sull’organizzazione di un
vasto fronte pacifista.
E sabato 20, la vigilia della
chiusura della manifestazione,
80 mila dei 130 mila partecipanti
al Kirchentag hanno attraversato Amburgo con striscioni, slogan e spettacoli per protestare
contro il nucleare. La paura è
fondata. In Germania Occidentale, dove già stazionano 7000 armi atomiche, la politica socialliberale di Schmidt ha aperto le
porte a nuovi missili del tipo
« Pershing 2 » e « Cruise », tutti
a testata atomica, che l’America
piazzerebbe nel 1983 per riequilibrare, questa la giustificazione
ufficiale, gli armamenti nucleari
sovietici.
Paura deirecatombe
nucleare
« Andiamo alla m.anifestazione — dice Reinhard Vogel di
Stoccarda, giovane animatore di
campi evangelici — perché non
vogliamo che la Germania ritorni ad essere un campo di battaglia e questa volta, se scoppia
la guerra tra le superpotenze, saremo i primi a pagare ».
Il movimento per la pace è
stato il vero protagonista del
Kirchentag. Esso attualmente, in
Germania, cresce almeno in tre
direzioni precise. A sinistra: dai
membri della SPD (partito socialista) al piccolo DKP (partito
comunista). Tra i cristiani: dalle organizzazioni protestanti pacifiste « Ohne Rùstung leben »
(vivere senza armamenti) e
« Christen fUr die Abriistung »
(cristiani per il disarmo) sino alla cattolica « Pax Christi ». Tra
gli alternativi: dai « Grùnen »
(ecologisti) ai numerosi gruppi
impegnati contro l’atomo e la
degradazione dell’ambiente.
Per alcuni il conto alla rovescia è già cominciato. Nessuno
potrà fermare l’era atomica e
prima o poi ci sarà l’ecatombe.
« Dobbiamo cominciare a convivere con le radiazioni così come
abbiamo imparato a convivere
con i fumi industriali ». Per altri,
se il movimento pacifista cresce
con la rapidità di questi giorni,
si potrà sperabilmente fermare
il riarmo atomico e la costruzione di nuove centrali. Tra rassegnazione e voglia di dar battaglia,
tra una fede che cerca rifugio
nella chiesa di fronte ad un mondo malvagio e una fede che riscopre nell’impegno politico per
la pace il miglior mòdo, oggi,
per rendere credibile la propria
testimonianza si è chiuso il Kirchentag tedesco. Per cinque giorni la componente minoritaria
della chiesa è stata maggioranza. Per una volta teologi come
Dorothea Sofie o Helmut Gollwitzer, che fino a qualche anno
fa parlavano fuori dal Kirchentag, hanno avuto ampio ascolto.
Ma fino a che punto questi nuovi spazi di libertà che la chiesa
ha saputo organizzare non rischiano di annullarsi a vicenda
in un pluralismo formale?
Pino a che punto una chiesa
che si garantisce economicamente poggiando sul prelievo fiscale
operato dallo stato riuscirà ad
influenzare, in senso opposto, le
grandi scelte economiche e politiche di questi prossimi anni?
Tra i quattro temi generali lanciati da Hans Walz, segretario
generale del Kirchentag: trovare
la fede, tentare la comunità, costruire la pace e vivere in modo
credibile è prevalsa la paura di
una distruzione atomica che cancellerebbe tutto. Per cinque giorni, in un incredibile crescendo,
è riaffiorata l’anima antimilitarista di Brecht e di Libknecht insieme al ricordo che tra ebrei,
zingari e perseguitati politici
molti credenti pacifisti morirono nei lager di Hitler. E coincidenza vuole che questo Kirchentag abbia terminato di lanciare
il proprio appello alla pace e al
disarmo proprio il 21 giugno, a
40 anni esatti dall’invasione della
Russia, inizio della catastrofe del
Terzo Reich.
Al motto del Kirchentag « Non
temere» (nella foto) sono stati
contrapposti altri slogan: « Temete perché la nwrte atomica
minaccia tutti ».
Le chiese
e l'impegno
per la pace
(segue da pag 1)
chentag, che si collocano criticamente nei confronti della società e che sollevano i problemi
dell’ecologia, della pace, del senso della vita. Secondo: i tedeschi
sono sempre stati, fin dal tempo
di Giulio Cesare, un popolo belligerante. Mai come oggi però
la nostra Chiesa è stata così impegnata sull’obbligo morale dei
cristiani di impegnarsi per la pace. Questo problema lacera la
chiesa ma rende l’Evangelo di
nuovo sensazionale. Lo dimostra
il fatto che uomini politici influenti, tutto a un tratto, si riferiscono nei loro discorsi alla dinamite del Sermone sul Monte
(chiara allusione a recenti battute ironiche del cancelliere
Schmidt sull’« esegesi pacifista »
del Sermone sul Monte di alcuni
teologi protestanti, n.d.r.).
Terzo: il nostro popolo ha una
forte tendenza per la pietà interiore. Molti credenti concepiscono la fede come un rifugio. Per
questo oggi, nella chiesa, si registra una forte tensione tra chi
lotta per una concretizzazione
dell’Evangelo nella vita politica e
nei comportamenti umani e chi
invece cerca un rapporto intimo
con Dio fuori dal mondo. Non
so se in Italia avete gli stessi
problemi.
Certo è che il nostro futuro è
legato all’equilibrio e alla dinamica di queste componenti ».
Per un futuro
diverso
Dorothea Sofie, teologa, notissima tra i giovani, immediatamente dopo la sua conferenza
di fronte a seimila persone, ha
così risposto alla nostra domanda: « Oggi in Germania ci sono
due chiese evangeliche. L’una
sta dalla parte della pace ed è
quella che stiamo esperimentando e conoscendo in questi giorni: ci sono queste migliaia di giovani che vogliono un futuro diverso e che oggi costituiscono un
movimento destinato a crescere.
Poi c’è la chiesa dei vescovi che
dicono ”ni”. In altre parole cercano di tenere in piedi una politica del doppio gioco, ma anche
nei loro confronti è lecito sperare che lo Spirito Santo li possa
convertire ». Un giovane improvvisamente ci interrompe: « Sto
andando alla manifestazione contro gli euromissili, posso raccogliere dei fondi per i poveri, posso pregare, ma mi sento lo stesso impotente di fronte alle enormi ingiustizie della nostra società. In concreto cosa posso fare? ». Risponde la Sofie: « Non
ho ricette immediate, siete tutti
adulti, siete tutti capaci di leggere e capire l’Evangelo, solo
insieme possiamo trovare la risposta a questa domanda ».
pagina a cura di
Giuseppe Platone
6
3 luglio 1981
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
INIZIATIVA DELLA PROVINCIA DI TORINO
Agape Contro la “rabbia silvestre
nel
pinerolese
39
Uno degli argomenti discussi
sabato e domenica scorsi all’Assemblea degli Amici di Agape è
stato quello del ruolo del centro
del pinerolese.
Molte sono state le proposte:
un. contributo al dibattito ecumenico tra la chiesa valdese e cattolica — ha scritto il Vescovo
di Pinerolo; un luogo interconfessionale di ricerca biblica e di
predicazione — ha detto Franco
Barbero a nome delle Comunità
di Base; una possibilità di sperimentazione didattica — ha detto
un insegnante; portare le problematiche della città in montagna,
alla periferia — ha detto Bruna
Peyrot; un luogo importante per
la formazione dei giovani — ha
detto la FGEI.
Agape è dunque importante
per il pinerolese: il riconoscimento è generale. L’attività del centro di Agape ha contribuito in
questi anni all’apertura culturale
della zona, al dibattito e alla conoscenza delle problematiche
del protestantesimo internazionale tra i credenti del pinerolese.
Ma qual è stato e quale potrà
essere il contributo di Agape alla
vita delle comunità valdesi?
Il rapporto tra Agape e le comunità valdesi ha avuto dei momenti di difficoltà. Il past. Giorgio Tourn ha osservato che la
esperienza (importante) di Agape mal si riferisce alla quotidianità della vita comunitaria. Questa critica è certamente vera se
pensiamo alle attività tradizionali della comunità. Se invece si
pensa che la comunità è confrontata anche alle valli coi problemi
della secolarizzazione, dell’agnosticisrno, della politica, del "personale”, allora si può vedere conte l’esperienza di Agape sia
indispensabile perché sono proprio questi temi « di frontiera »
ad essere al centro della riflessione di Agape.
Il lavoro di Agape è dunque
complementare a quello delle comunità che può e deve arricchirsi di questa esperienza.
Questa consapevolezza c’è oggi anche nei concistori di molte
conmnità che sono saliti numerosi ad Agape nel giorno del suo
trentennale, c’è nella direzione
di Agape che ha evidenziato tra
le priorità del lavoro di Agape
proprio il collegamento coi credenti del pinerolese.
Ma anche Agape ha necessità
del contributo delle comunità: le
discussioni che si fanno ad Agape che qualche volta « partono
per la tangente » devono essere
rimesse « coi piedi per terra » (e
su questo ha ragione Tourn) e
per questo è indispensabile l’apporto delle comunità. Ben venga
quindi la proposta di weekend
ad Agape.
Giorgio Gardiol
a Teiepinerolo
Canali;
56: per II comprensorio
27: per Pinerolo
32-41-43-54: per Val Chisone
24 - 49: per Val Pelllce
Ogni sabato alle ore 20,20
CONFRONTIAMOCI
CON UEVANCELO
rubrica a cura di
Franco Davite
Attilio Fornerone
Marco Ayassot
Dopo aver attraversato mezza
Europa, ed essere entrata in Italia dall’Austria nel 1977, la « Rabbia silvestre » è stata di recente
segnalata nel cuneese ed il pericolo di contagio pare quindi incombere anche sulle nostre valli.
L’idrofobia (o rabbia) è una
grave malattia, conosciuta sin
dalla più remota antichità (ne
parla anche la Bibbia), che si
propaga da animale ad animale
e quindi anche all’uomo. Il suo
esito è quasi sempre mortale.
Di solito si parla di rabbia a
proposito del cane, ma possono
infettarsi anche altri animali domestici (gatti, bovini, equini, suini, ovini) e gli animali selvatici
(volpe, tasso, cinghiale, martora,
donnola, capriolo, camoscio, eccetera). Il contagio è di solito dovuto al morso di un animale rabido, ma può avvenire anche con
la leccatura o la grafidatura in
quanto l’agente patogeno è contenuto nella saliva e può penetrare nell’organismo anche attraverso le mucose. È quindi molto pericoloso anche solo accarezzare o
lasciarsi leccare da animali domestici rabidi.
Come prima precauzione si
consiglia quindi di non avvicinare e non toccare animali randagi o carogne di animali morti.
Gli animali domestici, specie cani e gatti, debbono essere tenuti
costantemente custoditi, in modo
particolare durante le ore notturne, affinché non possano entrare
in contatto con animali selvatici
infetti. Per i cani adibiti alla cu
stodia del bestiame si raccomanda, come azione profilattica, la
vaccinazione preventiva contro
la rabbia.
Al fine di rallentare il diffondersi della pericolosa epidemia
può anche rendersi necessario lo
abbattimento di tutti i cani ed i
gatti randagi e soprattutto delle
volpi, che son il più grave veicolo di diffusione della « rabbia silvestre ». Superfluo dire che ogni
animale sospetto di idrofobia
deve essere tenuto sotto stretta
sorveglianza (con la necessaria
cautela) in attesa della visita
del veterinario comunale cui vanno segnalati tutti i casi sospetti.
Sintomi peculiari della rabbia
sono, oltre al terrore dell’acqua
e di ogni altro liquido (idrofobia) nonché di ogni minima corrente d’aria (aerofobia), rifiuto
del cibo, spossatezza e dimagrimento, eccitazione, aggressività,
mutamento nella voce.
La selvaggina perde anche la
naturale paura dell’uomo per cui
tenta di introdursi nelle case e
nelle stalle con evidente maggiore pericolo di contagio per gli
animali domestici e per l’uomo.
Nell’uomo la malattia si manifesta nello stadio iniziale con
dolori di testa, insonnia, eccitabilità, angoscia; poi subentra lo
stato di massima eccitazione con
difficoltà nella deglutizione e
nel respiro, tremore alle mani,
salivazione abbondante ed esplosioni di rabbia con tentativi di
mordere altre persone. Al periodo eccitativo segue quello parali
tico che colpisce gli arti inferiori
per estendersi verso l’alto. Quando la paralisi raggiunge il cuore
ed il sistema respiratorio, sopraggiunge la morte.
Il periodo di incubazione della
malattia è, in media, di 25-60 giorni; però può avere un decorso
più celere (12-15 giorni) o molto
lungo (sino a 6 - 10 - 12 mesi). La
variabilità del tempo di incubazione dipende dalla quantità di
virus che è penetrata, e dal punto di inoculazione: più questo è
distante dalla testa, maggiore è il
tempo di incubazione.
Senza voler creare nocivi allarmismi e la caccia alle streghe,
pensiamo che si debba prendere
coscienza del pericolo, che si debbano adottare le misure profilattiche necessarie di modo che gli
effetti della epidemia siano quanto più possibile contenuti.
A questo punto è doveroso segnalare l’iniziativa della Provincia di Torino che, tramite gli Assessorati alla Montagna ed alla
Caccia, ha fatto stampare un libretto divulgativo sui pericoli
della rabbia per l’uomo e gli animali ed un manifesto che contiene le norme profilattiche da
adottare. Si deve invece lamentare la mancata diffusione capillare da parte dei comuni di questo materiale e la mancata adozione delle misure preventive del
caso. Speriamo che si corra ai
ripari e che si provveda prima
che sia troppo tardi!
erregì
VAL PELLICE
L’attività del distretto scolastico
Al termine deH’anno scolastico,
il Presidente del Distretto scolastico n. 43, prof. Mario Tarditi,
in una conversazione informale,
ha voluto esporci l’attività svolta
nell'ultimo triennio e tracciare
alcune linee per raggiungere gli
obiettivi. (...)
Il programma prevedeva: l’aggiornamento del personale, la
migliore conoscenza della realtà
locale, l’attività para-scolastica e
integrativa, e interventi nell’edilizia scolastica.
Cose fatte
e cose da fare
Significativi sono stati gli incontri fra gli insegnanti delle
Scuole Medie e delle elementari
(tre riunioni) per stabilire un legame più stretto fra loro allo
scopo di conoscere le reciproche
attività neirambito di ciascuna
scuola e per promuovere iniziative di aggiornamento. (...) Inoltre si sono migliorati i trasporti
per gli allievi delle scuole delle
valli. (...)
Attualmente sul territorio Fumea scuola superiore a ciclo completo è rappresentata dal Ginnasio-Liceo valdese pareggiato. L’intervento nel settore della scuola
superiore si articolerà in questo
modo. Nella prima fase si cercherà di mantenere e potenziare
le strutture esistenti per quanto
sarà consentito (Istituti professionali). In una fase successiva
saranno realizzati alcuni progetti di riconversione di questi Istituti per armonizzarli alle prevedibili linee della riforma della
scuola superiore, ed evitando di
avere in Valle dei doppioni di
.scuole superiori.
Il Distretto ha valutato negativamente sia l'avvenuta chiusura del « Biennio » a Luserna S.
Giovanni, sia l’ipotesi di chiusura
di altre scuole superiori che creerebbe un vuoto operativo e precluderebbe, forse per sempre,
l'apertura di nuove scuole.
La priorità, a breve, va data ad
alcune cose, come ad esempio ad
un’indagine sul lavoro in Valle e
e nel pinerolese.
Questo lavoro sarà effettuato
in collaborazione con la Comunità Montana che fornirà dati importanti. Tutto ciò si potrà fare
soltanto in stretto collegamento
fra le Scuole interessate, il Distretto e gli Enti Locali.
Nel quadro dell’educazione permanente si cercherà di esprimere qualcosa di diverso, di più incisivo per la cultura popolare.
Nel recente passato l’istituzione
dei «corsi delle 150 ore » è stata
significativa per il suo valore culturale, politico e sociale.
E’ richiesta in questo settore
un’annrofondita riflessione per
elaborare nuove iniziative come
i corsi di alfabetizzazione ed i
corsi monografici. A questi ultimi saranno interessate principalmente le scuole superiori.
Cura maggiore è da riservare
al personale le cui carenze sono
gravi, riflettono tendenzialmente
un aspetto del precariato. Il governo e il Parlamento, che fin qui
non hanno saputo esprimere leggi serie, sono i veri responsabili
della girandola di insegnanti e
dei metodi diversi di lavoro e,
conseguentemente, delle ripercussioni negative sull’ insegnamento.
In costante collaborazione con
la Comunità Montana e con gli
Enti scolastici ci saranno incontri con gli insegnanti per sviluppare alcuni temi e problemi con
l’obiettivo di superare gli scompensi rilevati all’ interno della
scuola.
L’anno prossimo sarà aperto
un centro didattico per tutte le
Scuole del territorio mettendo a
loro disposizione il materiale occorrente (ciclostile, fotocopiatore, fotoincisore) per agevolare
l’inizio ed il successivo sviluppo
di lavori didattici. A. K.
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Si comunica che dal l-7-'81 i servizi ambulatoriali dell’Ospedale
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LABORATORIO: prelievi dalle ore 7,30 alle ore 9, il lunedì,
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Comunità Montana
Chisone-Germanasca
Raccolta
piccoli frutti
La Comunità Montana Valli
Chisone e Germanasca ha organizzato la raccolta cooperativa
dei piccoli frutti (lampone, ribes,
mirtilli, more).
Il prodotto dei singoli coltivatori deve essere conferito ai seguenti quattro punti di raccolta:
zona di Rinasca e Alta Valle:
Sig. Nello Comba, Borg. Soulier - Dubbione di Pinasca;
Villar Perosa: Sig. Elio Barale,
Borg. Molliere - Villar Perosa;
San Germano e Pramollo: Sigg.
Alma Jahier e Livio Long, Str.
Pramollo - San Germano Chisone;
Porte: Sig. Bertocchio Paolo, Via
Nazionale - Porte.
Un camioncino della Cooperativa passerà alla sera dopo le 18
per il ritiro del prodotto.
Il prezzo garantito per i lamponi è di L. 1.500/Kg. (per prodotto
di prima scelta).
Con questa iniziativa la Comunità Montana intende continuare
a promuovere degli interventi
che garantiscono agli agricoltori
di montagna non solo la possibilità di produrre ma, quello che è
più importante, fornire gli strumenti per vendere tutta la loro
produzione.
Quest’anno si prevede di raccogliere dai due ai trecento quintali di questi piccoli frutti, mentre per gli anni successivi quando gli impianti di recente costituzione saranno in piena produzione si supereranno con tranquillità gli 800/1000 quintali.
oggi e domani
In questa rubrica pubblichiamo gli avvisi inerenti ad iniziative di carattere
ecumenico, culturale e civile che ci pervengono in tipografia entro le ore S
di ogni lunedì (tei. 0121/91.334).
TORRE PELLICE — Sabato 18 luglio
avrà luogo l'inaugurazione della Mostra
personale della pittrice Isabella Chauvie, allestita nei locali delle Scuole
comunali di Torre Pellice (viale Dante).
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLI
CE — Nella seduta pubblica del Consiglio del S luglio 1981, ore 20.45, si
discuterà: 1) Osservazioni al Piano Regolatore Generale Intercomunale; 2)
Bando di concorso ad 1 posto di applicato; 3) Estate ragazzi 1981.
TEATRO E MUSICA IN VAL PELLICE
Luserna S. Giov. — piazza Partigiani — giovedì 9, ore 21.15; Canzone popolare, Recital del Canzoniere Femminile Cecilia, Compagnia Magopovero.
Bobbio Pellice — cortile ex caserma — venerdì 10, ore 21.15: Paladini di
trinacria di A. e E. Sgrol e 0. Pellegrino, Compagnia Teatrale Popolare
dell'Opera dei Pupi Siciliani.
Torre Pellice — cortile scuole elementari — domenica 12, ore 21.15: In
alto mare di Slavomir Mrozek, Compagnia Teatro dell’Elio.
Hanno collaborato a questo
numero: Roberta Colonna
Romano, Renato Di Lorenzo,
Dino Gardiol, Carlo Gay, Raimondo Genre, Antonio Kovacs, Pier Valdo Panasela,
Franco Scaramuccia, Franco
Taglierò, Cipriano Tourn.
BANDO DI
CONCORSO
Gli Ospedali Valdesi
di Torre Pellice e Pomaretto hanno indetto
bando di concorso pubblico per la copertura
di n. 6 posti di
INFERMIERE
PROFESSIONALE
Per informazioni telefonare al n. 0121/91536.
7
3 luglio 1981
CRONACA DELLE VALLI
ITINERARI ALLE VALLI - 3
PRAROSTINO AVVISI ECONOMICI
Al Bars dia
il Taillaré, i
Bonnets
Tajóla attraverso
Cougn, la Ruà,
I
a cura di Raimondo Genre e Valdo Benech
Partenza: Coppieri m 612
Dislivello m 647
Tempo del percorso h 4
a
L’escursione che proponiamo
con questo giro ci porterà a percorrere il versante sud occidentale del monte Vandalino, la prima montagna che ci viene incontro arrivando in Val Pellice. 11
turista che già è stato in Valle
avrà quasi sicuramente visto questi luoghi, forse dall’alto salendo con la cabinovia del Vandalinò; ma certo raramente avrà percorso questi luoghi su sentieri in
parte in disuso, attraverso borgate disabitate o quasi, in zone
ancora relativamente vicine edaccessibili. Ebbene vogliamo proporre questa escursione per la
tarda primavera ed inizio estate.
Partiremo di buon mattino dal
tempio dei Coppieri, salendo
sèmpre diritto, tra castagni e
villette di nuova costruzione per
un tratto di strada asfaltata, che
attraverso la vecchia borgata dei
Cervières va fino al ponte sul
torrente Bilioun sotto i piloni
della cabinovia, lo attraversiamo
per salire sempre su strada asfaltata, fino alla borgata del Tagliaretto 771 m, un tempo molto importante e già sede di parrocchia, in magnifica posizione. Qui
termina la strada asfaltata, seguiremo la mulattiera che sale in
direzione della Sea ed alla estremità nord del villaggio nei pressi
della ex scuola Beckwith invece
di girare a destra, imboccheremo il sentiero a sinistra in piano
in direzione di Chiavoula 800 m;
borgo situato in ridente posizione, all’inizio, una bella scuola
dell’Ordine Mauriziano. Attraversata la borgata, seguiremo la
mulattiera (segnavia «C» bianco) che più o meno tra muretti
e strette curve segue la direzione
della Cabinovia di cui ogni tanto
scorgiamo i panieri colorati. Così
salendo, lungo il costone, ci ritroviamo agli Arnaud 930 m interessante ed amena località completamente disabitata ed in rovina,
(alte ed inconsuete costruzioni
con muri a secco) (una breve e
ripida salita ci conduce sulla
"rocca soulé” da solaio, donde si
gode di un bel colpo d'occhio).
A La Tarva 980m ammireremo
un vecchio e ben conservato forno. Ancora pochi minuti di salita
e ci portiamo fuori dai boschi in
cresta nei pressi dei piloni della
cabinovia a poca distanza dai
Cougn 1080 m, antichissimo villaggio un tempo assai importante ed oggi utilizzato solo più come ’’Fourest’’ durante l’estate.
Una piccola pausa vicino alla
fontana per riprendere il cammino a sinistra, direzione ovest in
piano, segnavia 135 per arrivare
in breve ad una piccola borgata
gli Eyssart 1090 m dove il sentiero m leggera discesa, va fino
al torrentello detto « della Beltà » attraversato il quale, proseguiremo quasi in piano per trovarci in circa 15 minuti sui prati
della Ruà donde saliremo fino
all ultimo casolare Ruà d’amount
1.150 m. Di qui in leggera discesa, direzione sud, imbocchiamo il
sentiero che va nel « Coumbal di
Barrna Ciabrira » ed aggirando il
roccione di « Bò dar Tourn » arriviamo alla Founsa amena località e baita in mezzo al bosco
Ilio m.
Per proseguire l’itinerario, attenzione! dovremo tornare sui nostri passi per pochi metri fino alla scritta La Founsa e di qui salire direzione ovest su di un sentiero, invero un po' ingombro di
vegetazione ed alberi abbattuti
dalle intemperie, ma il tratto è
breve e raggiunto un piccolo ”saret il sentiero si fa di nuovo
più agevole e prosegue in piano,
proprio ai margini di un fitto bosco di pini e abeti per arrivare
ad un bivio con chiari segnavia:
a destra si sale al Castelluzzo per
L'O'issa, percorso assai caratteristico, ma scomodo ed anche un
po’ rischioso; a sinistra il sentiero che proviene dal Ciampas e
che seguiremo per il ritorno. Noi
invece proseguiremo, direzione
sud, tra fittissimi noccioleti, che
a tratti ci costringeranno a lasciare il sentiero per camminare
di fianco sui prati; in pochi minuti arriveremo al Bars d’ia
Tajola targa con palo in ferro 1219 m dove trovarono rifugio
i Valdesi durante le persecuzioni.
L’accesso ai luoghi è ora assai
facilitato ed è possibile solo dall’alto; a pochi metri dal palo
s’apre una stretta fessura che immette su di una cengia assai
esposta, servita da poggiamano
in ferro fino ad un naturale camino, cadente quasi in verticale
ed alTultimo tratto una scaletta
con guida ci deposita a due terzi
circa della parete su un piccolo
spiazzo erboso di circa 30m x 3
o 4 più o meno riparato dalle intemperie, ma rifugio sicuro durante le persecuzioni. Vi si saliva
dai Bonnets per mezzo di una
puleggia (Tajola in dialetto) donde il nome. Una targa posta 55
anni fa ricorda ai visitatori le
vicende del luogo. Per notizie più
complete vedi L’Eco delle Valli
n. 15 del 15 maggio 1981.
Dopo la visita e la sosta, ritorniamo sui nostri passi al bivio
lasciato poco fa e scendiamo a
destra alla roccia e casolare di
Giabaudin 1170 m. Lo spettacolo
che si presenta ai nostri occhi è
superbo; ai nostri piedi tutta la
bassa Val Pellice dove il fiume
omonimo snoda il suo nastro
d’argento nel verde brillante del
fondo valle, 600 m più in basso,
quasi a picco tra dirupi scoscesi
e boscosi, disseminati qua e là
da pittoreschi villaggi. Alle no
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sire spalle invece, lo spettacolo
del Castelluzzo con la sua parete
rocciosa di 300 m che incombe su
di noi. Siamo nel punto più nanoramico del percorso; approfittiamone, prima di riprendere il
sentiero che, rituffandosi nel bosco, ci porta 150 m più in basso
al Ciampas 1200 m. Qui cambia
la nostra direzione e girando a
destra direzione sud per un ripido, ma ben segnato sentiero,
arriviamo prima al Saret poi alla
Barma, casolare su di un piccolo
pianoro, donde in 10 minuti di discesa meno ripida perveniamo ai
Bonnets 875 m un tempo bellissimo villaprio situato in posizione superba su di un grande roccione con intorno ampi spazi erbosi e campi una volta ben coltivati. Lo rese importante proprio la sua posizione strategica e
la parrocchia dei Bonnets fu sede, durante le persecuzioni del
1560-61, del pastore di Torre Pellice, ragion per cui, nonostante la
sua favorevole posizione, dovette subire a più riprese, crudeli
aggressioni. Questa località, come si potrà constatare, ha perso
quasi del tutto le sue peculiari
caratteristiche originali essendo
stati i rustici completamente ristrutturati a scopo vacanziero,
mantenendo a onor del vero, dove possibile, vecchie strutture architettoniche. Attraversato il villaggio scenderemo per una strada in parte asfaltata fino ai
Chabriols superiori 723 m, dove
più ampia via ci condurrà, direzione N.E. al tempio dei Coppieri per chiudere così il nostro
giro,_____
PERRERO
Si iniziano le riunioni quartierali estive: nelle prossime due settimane
avremo Grangette, il 5 luglio e Lorenzo
il 12. Dopo una parte di riflessione biblica e di canto discuteremo sul futuro delle nostre opere, con particolare
riferimento all'Asilo di S. Germano. Inizio ore 14.30.
Visita dei trombettieri tedeschi.
La nostra comunità ha vissuto
un pomeriggio di grande gioia e
di intensa comunione fraterna.
Giovedì 18 giugno abbiamo ricevuto la visita di un gruppo di
trombettieri di una comunità vicino a Stoccarda, guidati dal pastore Eis.
Si sono fermati innanzitutto al
Roc, dove hanno dato un concerto di musica sacra, magistralmente eseguito, e nel corso del
quale il pastore Tourn ha rivolto agli ospiti un messaggio di
benvenuto e di ringraziamento,
sottolineando l’importanza di simili incontri e dei contatti con i
nostri fratelli della Germania, e
del loro aiuto. La comunità di
Prarostino ha offerto un ricevimento con un bicchiere di vino
di Prarostino e bibite varie con
pizza calda, dolci a volontà, « bugie » e frutta fresca, preparato
con la solita bravura delle nostre sorelle dell’Unione Femminile. Poi gli ospiti sono saliti a
San Bartolomeo dove hanno ancora suonato alcuni brani sulla
piazza, quindi visita ai locali della Chiesa e al Tempio, dove l’incontro si è concluso con un messaggio del pastore Eis, un canto
e la preghiera.
Culti. Dopo la dipartenza del
nostro organista, il nostro giovane allievo Samuele ha arricchito
i nostri culti suonando col flauto
l’entrata e l’uscita. Ci rallegriamo
per questo contributo e per la
« promessa » di una vita consacrata al servizio del Signore.
Attività cadetti. Giovedì 25 ha
ripreso l’attività estiva al Roc
Assemblea di Chiesa domenica
5 luglio con la relazione sulla
Conferenza Distrettuale e discussione sul problema del Collegio
Valdese.
TORRE PELLICE
Domenica 5 luglio ai Simound avrà
luogo una riunione a cui tutti sono invitati. I membri del quartiere, a cui è
dovuta l'iniziativa dell'incontro (inizio
ore 15], si augurano che il tempo sia
clemente in modo che si possa stare
alTaperto; in caso contrario la scuola
ospiterà tutti gli intervenuti.
• Mercoledì 8 luglio avrà luogo la
seduta mensile del Concistoro.
• È deceduta presso l'Ospedale Valdese la sorella Clelia Persico. La comunità esprime alla famiglia la sua
simpatia fraterna.
• Boero Rol Bruno e Paschetto Paola
hanno presentato la piccola Miriam alla
comunità. Agli Eliana di Claudio e Gisletti Albina è stata battezzata. Alle
bambine e alle loro famiglie rivolgiamo
un augurio di una vita benedetta dal
Signore.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Expo’ 81
La Chiesa ValcJese presente all'esposizione
All'Expo ’81, che avrà luogo
nel nostro Comune dal 4 al 12 luglio con una rassegna di prodotti di agricoltura, artigianato e industria, parteciperà pure la nostra chiesa con uno « stand » preparato da alcuni membri della
comunità che, con uno zelo veramente encomiabile, hanno lavorato perché la testimonianza valdese fosse presente alle varie
manifestazioni.
Un grosso tabellone con appositi grafici e fotografie dirà ai vi
Luserna San Giotranni
Sala Albarin
Domenica 5 luglio
ore 15
Organizzato dalla Società
di Cucito ’’Le Printemps”
avrà luogo il tradizionale
BAZAR
con esposizione - vendita di
lavori femminili. Sarà allestito un servizio di buffet
con tè, caffè, vendita dolci.
sitatori l’impegno valdese nella
costruzione e nella gestione dei
vari Istituti locali di assistenza;
un altro, indicante l’ubicazione
delle scuole quartierali, darà
un’idea della preoccupazione che
nel passato i nostri padri ebbero
perché la cultura non venisse
meno. Vicino alla parete di fon
do, interamente occupata da un
dipinto raffigurante il Tempio di
San Giovanni, una figura femminile in costume valdese sarà intenta all’arcolaio, mentre su
un’antica madia saranno esposti
e messi in vendita i libri della
Claudiana.
Migliaia di dépliants illustranti
la vita dei nostri Istituti e la storia valdese con le date ed i personaggi ai cui nomi il Comune ha
dedicato alcune strade ed una
piazza, saranno a disposizione di
tutti i visitatori.
Sarà presente anche la nostra
Corale diretta da Enrico Charbonnier che lunedi 6 c.m. alle
ore 21, sulla piazza della manifestazione terrà un concerto di canti religiosi e folcloristici.
Inoltre, domenica 12 c.m. alle
ore 16, il pastore Bellion, quale
membro della Società di Studi
Valdesi, parteciperà all’incontro
sul « Patrimonio storico-artistico
della Val Pellice » organizzato
con la collaborazione dell’Arch.
F. Carminati, ispettore onorario
della Sovrintendenza alle Belle
Arti e di altri insigni pittori, archeologi e critici d’arte.
• La comunità esprime la sua
fraterna solidarietà con tutta la
simpatia cristiana nel dolore ai
familiari di Onorina Maria Pons
ved. Rivoir deceduta la scorsa
settimana all’età di anni 77 e di
Anna Perotti che ci ha lasciato
all’età di 69 anni; ambedue erano
ospiti deH’Asilo Valdese.
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RINGRAZIAMENTO
La moglie, Enrica, tutti i familiari,
ringraziano quanti hanno partecipato
al loro dolore per la scomparsa di
Rudy Benyr
ed esprimono viva gratitudine al pastore Marco Ayassot, al personale medico e infermieristico dell’Ospedale Valdese di Pomaretto e in particolare, al
dott. Diego Sappè.
Pinerolo, 23 giugno 1981
RINGRAZIAMENTO
« Beati i morti che muoiono nel
Signore, perché si riposano delle
loro fatiche e le loro opere li seguono » (Apoc. 14 ; 13).
Il marito, i figli, con le rispettive
famiglie, della compianta
Ida Giuseppina Tron
in Cenre
riconoscenti, ringraziano di cuore tutti
coloro che hanno preso parte al loro
dolore con scritti, fiorì e parole di
conforto. Un ringraziamento particolare al Dott. Peyrot, al Pastore Pons e
alle famiglie di Aldo Genre e Enrico Marlinat.
Pomaretto. 23 giugno 1981
RINCRAZIAMENTO
(c Uanima mia s^acqueta in Dio
soloi da lui viene la mia salvezza.
Egli solo è la mia rocca e la mia
salvezza » (Salmo 62: 1-2).
I familiari di
Enrichetta Martinat
in Rostan
di anni 87
ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al
Dott Vivalda, al personale e ai medici
dell’Ospedale Valdese di Pomaretto.
Prali, 17 giugno 1981.
COMUNITÀ’ MONTANA
VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva - festiva
dal sabato ore 14 al lunedi ore 8
dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle
8 del giorno successivo presso
rOSPEDALE MAURIZIANO - Luserna San Giovarmi - Tel. 90884.
Nella notte del giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso rOSPEDALE VALDESE • Torre Pellice - Tel. 932433.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DOMENICA 5 LUGLIO 1981
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON - Via Repubblica, 22 Tel. 91.328.
CHIUSURE INFRASETTIMANALI
A Torre Pollice: martedì chiusa
la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacia Intemazionale.
A Lusema San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Preti,
giovedì chiusa la farmacia Gaietto,
AUTOAMBULANZA
DOMENICA 5 LUGLIO 1981
AGLI’ GUIDO - tei. 91771
o tei. 91.288 - Vergnano - Noccioleto.
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S.G.: Tel. 90884 - 90205
COMUNITÀ' MONTANA
VAL CHISONE-GERMANASCA
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
dal sabato ore 14 al lunedì ore 8.
dalle ore 14 della viglila del
giorni festivi alle ore 8 dei giorni
successivi ai festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
Il recapito del servizio è pressa
la CROCE VERDE di Porosa Argentina ■ Tel. 81.000.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DOMENICA 5 LUGLIO 1981
Porosa Argentina
FARMACIA BAGLIANI
AUTOAMBULANZA
Croce Verde Pinerolo - Tel. 22664
Croce Verde Porte - Tel. 74197
Croce Verde Porosa - Tel. 81000
8
8
3 luglio 1981
NELL’ANNO INTERNAZIONALE DELL’HANDICAPPATO
\--------------------------------------
S ® L’esperienza di un inserimento
Jw^ L’inserimento degli handicappati nella scuola pone grossi problemi
^ dovuti non solo a carenze organizzative ma anche alla scarsa dispo
nibilità del corpo insegnante nei confronti dei bambini « diversi »
Da 11 anni insegno nella IV
scuola media di Cinisello, ma è
soltanto dall’ottobre scorso che
ho chiesto e ottenuto di essere
utilizzata come insegnante di sostegno per handicappati.
Situata a Borgomisto, il nome
stesso indica il tipo di quartiere
di Cinisello, la scuola ha una popolazione di circa 750 iscritti.
La maggior parte degli allievi
proviene da famiglie di operai
immigrati dal Sud o dal Veneto
e presenta tutti i problemi dei
giovani di oggi: indifferenza e incomprensione familiare, droga,
furti, atti di vandalismo. Di fronte a questi problemi la IV Scuola Media dà una risposta di tipo
repressivo e selettivo. Lo scorso
anno i respinti sono stati il 16%;
vari sono i casi di mortalità scolastica.
Il corpo docente, piuttosto
compatto, ha sempre respinto
qualsiasi tipo di innovazione. Né
aiuta questa difficile situazione lo
scoraggiamento della componente genitori negli organi collegiali
e l’indebolimento della sezione
sindacale confederale in questa
scuola.
La mia esperienza
a scuola
Fino all’anno scorso, malgrado
il considerevole numero di handicappati dichiarati (7) la scuola
non aveva pensato o progettato
niente di organizzato per l’inserimento di questi casi. Dall’ottobre scorso per iniziativa personale ho chiesto il sostegno con
una collega, e una insegnante è
stata inviata dal provveditorato.
Ci sono stati affidati sei ragazzini provenienti dalla 5‘ elementare che in seguito a una prova
eseguita per la formazione delle
prime e a segnalazioni ricevute
dalle insegnanti elementari sono
stati dichiarati handicappati dal
medico scolastico.
Questi sono i miei tre casi: M.
che non considero proprio handicappato, ma disadattato, affetto da ballDuzie e con conseguenti grossi problemi psicologici per
l’inserimento sociale; R. di 13
anni con un notevole ritardo nell’apprendimento (madre sordastra, padre analfabeta) dovuto
alla mancanza di stimoli avuti
nell’arco dei 13 anni di vita; L.
ragazzina con grosse difficoltà
nell’apprendimento, in modo particolare nell’acquisizione degli
strumenti (scrittura, lettura, conti) e nel riconoscimento dei segni, dovuto forse a un difetto a
livello connettivo; non è ancora
stato possibile scoprire il tipo
/'------------------------------------\
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Dino Clesch, NIso Da
Michelis, Giorgio Gardloi, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Payrot,
Giuseppe Platone, Luciano RIvoIra,
Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
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Fondo di solidarietà ccp 11234101
Intestato a « La Luce: fondo di solidarietà •, Via Pio V, 15 - Torino.
< La Luce >: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi >: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pollice (Torino)
di handicap perché finora la famiglia si è opposta di fronte a
qualsiasi tipo di visita o esame
neurologico.
La prima fase di lavoro con
questi ragazzini è stata l’osservazione dei singoli casi prima in
classe e poi individualmente, la
raccolta di tutti i dati tramite
cartelle sanitarie - visite mediche,
i contatti con gli insegnanti delle
elementari e gli eventuali precedenti insegnanti di sostegno. È
stato un momento costruttivo in
quanto nessun insegnante della
media si è opposto a questo tipo
di intervento nelle classi e buona
è stata la disponibilità da parte
delle insegnanti elementari per
uno scambio di informazioni e in
seguito per un confronto di esperienze.
L’équipe psico-socio-sanitaria
si è dimostrata disponibile e desiderosa di collaborazione in alcune sue componenti (ass. sanitario, pediatra, neurologo) ma è
stata carente in altre (psicologo
interessato più verso un programma di prevenzione degli
handicappati, assistente sociale).
Piuttosto difficili sono stati i contatti con alcune famiglie, proprio
perché non mediati dall’assistente sociale.
I problemi e le difficoltà maggiori sono arrivati quando per
tutti e tre i casi ho proposto ai
vari consigli di classe un lavoro
di compresenza e un programma
di sostegno per le classi intere.
La maggior parte dei colleghi
non ha voluto sentir parlare di
compresenza, di lavoro di gruppo per favorire l’inserimento dei
tre ragazzini; in modo particolare i colleghi di lettere e di matematica si sono detti fortemente
contrari ad una mia presenza in
classe durante le loro ore di lezione con queste motivazioni:
paura di perdere la loro identità
di insegnanti di classe, timore
di creare confusione nella classe
intera (« Senti per favore, tu lo
porti fuori, perché M. deve imparare a leggere e io non posso
abbassare tutta la classe al suo
livello »).
Molto valida e utile è stata invece la collaborazione, l’intesa e
l’impostazione generale del lavoro e il continuo confronto con
la collega che con me aveva deciso di occuparsi del sostegno.
Il continuo scambio di informazioni ha permesso una reciproca
conoscenza dei vari casi, ogni decisione, ogni problema e difficoltà sono stati affrontati e approfonditi insieme.
Malgrado tutti questi ostacoli
per un corretto inserimento di
M. R. L., R. e M. sono riusciti a
fare dei passi avanti. In modo
particolare il persistente rifiuto
nei miei confronti da parte di M.,
dovuto alla mia presenza mal im
postata che sottolineava la sua
differenza di fronte ai compagni
(incapacità di leggere), si è trasformato prima in accettazione
e poi in ricerca del mio aiuto
per cercare di migliorare. È stato possibile fare progressi soprattutto perché questi casi non presentano handicap gravi; ogni piccolo nuovo successo è stato il
maggior incentivo per andare
avanti e trovare un po’ di fiducia in se stessi e tutto il mio
sforzo e il mio lavoro si è concentrato nel cercare di evidenziare gli aspetti positivi di questi
ragazzi.
Problemi
deirinserimento
Da questa mia breve e particolare esperienza vorrei fare alcune
osservazioni di carattere generale:
1) La rapidità e a volte la
superficialità con cui un ragazzino viene dichiarato handicappato è vergognosa. Ma una ragione
c’è: la presenza di un handicappato dà diritto a formare classi
non superiori ai 20 alunni e permette alla presidenza di non dover diminuire l’organico degli
insegnanti. In realtà alcuni ragazzini non sono affatto handicappati (nelle scuole medie ci sono
I servi inutili
(segue da pag. 1)
non altri. In un tempo come il
nostro in cui il potere tende ad
asservire l’uomo e la sua coscienza, questa realtà, se vissuta con
coerenza, assume una nuova dimensione liberante, che conduce
a delle scelte di fraternità anticonformista e di contestazione
ad ogni oppressione. Il discepolo
di Gesù è servo nel senso che
viene liberato dalla mentalità
« capitalista » dell'accumulo dei
meriti; egli non capitalizza azioni
meritorie da far valere su un
ipotetico tavolo delle trattative
con Dio, né il suo essere testimone particolarmente fedele può
renderlo più giusto davanti a Dio.
Ciò non significa che la vita cristiana sia priva di aspetti gioiosi
e gratificanti, anzi, se sapremo
riscoprire la dimensione della
condivisione dei doni e la comunione fraterna militante, cioè
come normale modo di vivere e
non come momento straordinario, scopriremo che esiste una
nuova qualità della nostra vita,
libera dalla angoscia di dover essere sempre i primi; liberati dalla malefica influenza della competitività spirituale e dalla ricerca del proprio bene. Il servizio
(la sequela) di Cristo non è
espressione di masochismo religioso, ma di meditato, gioioso e
appassionato dono di sé.
Realizzarsi nel servizio reso al
Signore è possibile ed è evangelico se l'uomo nuovo rifondato
in Cristo si esprime nel nostro
agire, permettendoci di essere liberi dall’egoismo di imporci sul
nostro prossimo, non ricercando
più il mio vantaggio, ma la nostra fraterna comunione. Realizzarsi nel senso che il Signore ci
permette di dare il meglio di noi
stessi, le nostre energie, creatività, fantasia e passione. Siamo
servitori un po’ speciali di un Signore fuori del comune: Gesù
Cristo, Signore che è venuto per
servire e non per essere servito.
E’ posta una condizione anche
per essere poveri servi senza meriti: occorre fare tutto ciò che
il Signore vuole da noi. A questo
punto dobbiamo fare una .sincera autocritica, che noi cristiani
chiamiamo confessione di peccato. Abbiamo veramente cercato
in ogni circostanza della nostra
vita di Chiesa e di singoli di compiere la volontà del Signore? Abbiamo cercato di realizzare nelle nostre Chiese autentici rapporti di fraternità? Abbiamo solida
rizzato con le vittime della violenza e dei soprusi dei potenti?
Ci siamo caricati dei pesi che gravano sulla vita del nostro prossimo? Pensiamo al nostro atteggiamento globale verso i problemi che attraversano la società
italiana; non abbiamo il diritto
di pensare che responsabili delle
ingiustizie siano sempre gli altri, anche noi dobbiamo essere
pronti ad assumerci le nostre responsabilità. Pensiamo alla triste
condizione del Sud, devastato dal
terremoto e dalla corrotta oligarchia di mafiosi, che da troppo tempo, anche grazie alla nostra indifferenza... e un po’ al nostro compassato e bonario razzismo sembra poter dominare
incontrastata. Certo noi possiamo fare molto poco, ma chiediamoci se abbiamo esortato con
sufficiente energia le nostre autorità e le forze politiche ad inipegnarsi per realizz.are condizioni di vita più umane. Ci siamo
veramente posti il problema della solidarietà con i popoli torturati, disprezzati, oppressi da sistemi violenti e totalitari che governano con le armi del terrore?
Siamo disposti a lottare per la
pace, contro il militarismo, con
tro l’arroganza di chi vuole opprimere i più deboli? Siamo disposti a seguire Gesù lungo la
via della fraternità, anche a costo di impegni più coinvolgenti?
Quando avremo realizzato presenze significative nel nostro
mondo e saremo diventati una
Chiesa militante, motivata in
ogni sua azione dall’Evangelo,
potremo realmente dire: « Noi
siamo servi inutili; abbiamo fatto quel che eravamo in obbligo
di fare» Essere solidali, spendere la propria vita per amore di
Cristo non è una condizione eccezionale per il cristiano, ma è
la sua normale prassi.
Dobbiamo riconoscere che la
maggior parte delle nostre energie sono assorbite dal mantenimento delle attuali strutture ecclesiastiche; siamo d’accordo, i
problemi amministrativi sono importanti, il normale ritmo delle
attività deve essere mantenuto,
certi « servizi » debbono essere
forniti; ma, allora, non rischiamo forse di diventare dei sopravvissuti? Troppi hanno la convinzione che il mantenimento di
quanto esiste sia un obiettivo oltre il quale non è possibile andare. Ma il Signore vuole dei sopravvissuti o dei testimoni appassionati? A voi la risposta.
La nostra condizione attuale
di fronte al Signore e al suo comando missionario è deficitaria:
non siamo ancora neanche servi
inutili. La nostra vita ecclesiastica si svolge sovente in modo
stanco e non riusciamo a coinvolgere le giovani generazioni
nel nostro lavoro. Indubbiamente lo scarso numero di giovani
alle nostre assemblee è un segno
di sconfitta; gli anziani accusano
i giovani di superficialità e di pigrizia e questi, a loro volta, rispondono che i nostri programmi non li interessano, che li sentono estranei alla loro sensibilità. E’ difficile segnare i confini tra la sincerità e le scuse
pretestuose; un dato è certo: la
nostra testimonianza verso i giovani è fallimentare.
Sono dell’avviso che abbiamo
il dovere di essere realisti e ottimisti; realisti e anche pessimisti per quanto riguarda le nostre
infedeltà e ottimisti circa l’azione dello Spirito Santo che può
fare di noi delle persone nuove:
donne e uomini che ricevono il
dono di realizzare quanto l’Evangelo esige in amore e fraternità.
Antonio Adamo
Eco-Luce periodo estivo
Come ogni anno nel periodo estivo l’Eco/Luce riduce il
numero di pagine stampate. Quest’anno però il giornale uscirà
regolarmente ogni settimana in luglio, mentre in agosto usciranno due numeri datati 7 e 14 agosto (quest’ultimo sarà dedicato esclusivamente al resoconto del Sinodo). Poi il giornale
sospenderà le pubblicazioni per due settimane per riprenderle
sul numero datato 4 settembre che sarà nuovamente a 10
pagine.
Preghiamo i nostri corrispondenti di prendere buona nota
di questo calendario e di essere molto concisi nelle loro corrispondenze, limitando così al massimo l’uso delle forbici da
parte della redazione.
soprattutto molti disadattati)
ma l’etichetta di handicappato
scarica gli insegnanti dalla responsabilità di affrontare il problema del disadattamento. Questo dovrebbe essere affrontato
dalla organizzazione scolastica
nel suo complesso e non specificamente dal sostegno.
2) L’organizzazione del sostegno per l’inserimento di handicappati nelle medie è molto
complicata (difficoltà di coordinamento con tanti insegnanti,
difficoltà di orario) e non è ancora chiaro il ruolo dell’insegnante. A seconda dell’indicazione dei
singoli insegnanti o del consiglio
di classe, l’insegnante di sostegno può trovarsi a lavorare con
il singolo soggetto o con l’intera
classe. Questo forse dipende anche dalla minore esperienza delle medie di fronte alle elementari che da più tempo accolgono
handicappati.
La programmazione e un serio
coordinamento a livello di consiglio di classe se sono necessari per dei ragazzi normali, tanto
più sono indispensabili per un
handicappato.
3) L’inserimento di un handicappato in una classe e in una
scuola significa rottura, implica
cambiamenti, innovazioni. Tanto
più un insegnante e una scuola
avranno la volontà di aggiornarsi, di accettare nuove proposte
d’insegnamento, tanto più l’inserimento degli handicappati sarà
corretto e facilitato, con considerevole e conseguente vantaggio
per tutti i cosiddetti normali.
Il problema e l’inserimento
degli handicappati possono quindi essere uno stimolo e un pungolo per il rinnovamento di una
scuola.
4) Porse è superfluo, ovvio
e scontato, ma voglio tuttavia
dire che molto importante è il
rapporto affettivo che si riesce a
instaurare fra insegnante e handicappato. Questo credo sia uno
dei principali incentivi per andare avanti: l’affetto e l’accettazione completa della personalità
dell’handicappato danno la possibilità di far leva sulla volontà
e possono smuovere delle situazioni che potrebbero apparire
statiche o senza via d’uscita.
Marcella Giampiccoli
Fondo di
solidarietà
Pubblichiamo un nuovo elenco delle
offerte giunteci a tutt’oggi, mentre coll’occasione ricordiamo ancora ai sottoscrittori le attuali destinazioni del
Fondo;
1) Contro la fame nel mondo, in appoggio al Programma del CEC. Come
annunciato in precedenza, avendo raggiunto la somma di L. 2 milioni, provvediamo all’inoltro, mentre nello stesso
tempo ricordiamo che questa iniziativa
ha il nostro appoggio permanente. Oltre a questi due milioni che inviamo
vi è già una giacenza di L. 200 mila ca.
che costituisce il nuovo punto di partenza per la suddetta destinazione.
2) Appoggio al Programma di lotta
al razzismo (PLR) del CEC. a favore
del quale disponiamo al momento di
L. 500 mila ca. Attendiamo altre offerte per fare un invio che sia significativo.
3) Appoggio all'iniziativa della Federazione delle Chiese evangeliche per i
terremotati dei Sud. Come già noto, il
nostro Fondo (che ora dispone di L.
1 milione e 200 mila ca) intende appoggiare il programma di ricostruzione a più lungo termine (ricostruzione,
cooperative, ecc.). Raccomandiamo questa iniziativa, anche se sappiamo che
diverse Chiese e singoli fratelli hanno
già provveduto in altro modo. Vorremmo però poter giungere quanto prima
almeno alla somma di due milioni da
inviare alla FCEI.
Ed ecco ora l'elenco aggiornato:
A. Clemenzi (2 vers.) L. 200.000; M.
e E. Bein 40.000: M. Bein Buzzi 10.000;
N. N. 50.000; S. C. 150.000; P. Corbe
(2 vers.) 10.000; G. L. Giudici (id.) 10
mila; N. N. con simpatia (3 vers.) 45
mila; Mov. giov. battista di Reggio C.
60.000; B. Forti 50.000; R. Vittone 50
mila; G. e I, Eynard 200.000; Insegnanti
e studenti ist. Luxemburg e Porro di
Orbassano 167.000; RMFC 10.000; 0.
Bufalo 50.000; L. M. e A. Bessone 10
mila; E. P. 150.000; N. N, 50.000.
Tot. L. 1,292.000; prec. L. 2.743.547;
tot. gen. L. 4.035.547; ded. L. 2 milioni
contro la fame, in cassa L. 2.035.547.
Ricordiamo che i doni vanno inviati al
conto corr. postale n. 11234101 intestato a La Luce Fondo di solidarietà, via
Pio V n. 15, Torino.