1
ECO
Prof.
ARMAND HacON ALGU3T0
Case Nueve
TORRE PELLICS
DELLE miLI VALDESI iMto cuna VaUssa
Anno XCIV - N. 35 Í Eco: L. 2.000 per l’interno 1 Spedizione in abbonamento postale . I Groppol TORRE PELLICE, 4 Settembre 1964
Una copia Lire 4 C ADI5UÍNAMLIN TI \ L. 2.800 per l’estero 1 Cambio di indirizzo Lir^ 50 | Annulli. Claufiiana Torre Pellice - C.CJ*. 2-17557
I lavori del Sinodo Valdese 1964
All ordine del giorno la nostra testimonianza, il Congresso Evangelico Italiono 1965, la collaborazione con la Chiesa Metodista, il pioblen.o dei nostri
istituti di istruzione secondario, l’inchiesta sui giovani e la confermazione
V.
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Torre P«Hice, 29 agosto.
La Casa Valdese è tornata alla quieti: usuale, operosa, del resto. L’Ufficio
della Tavola continua il lavoro consueto, che d’estate, lungi daH’allentarsi, è assai intenso; i membri del
Seggio del Sinodo meittono a punto
verbali e atti e li trascrivono, ”in puiito’', per l’archivio della Tavola;
pronti per gli storici. La cittadina già
risente deH’esodo di delegati e di pas.ori. E’ il momento di tentare un bilancio di questa sessione sinodale.
Se chie de te ai membri del Sinodo e
ai pubblico numeroso che ne ha seguito i lavori dalla galleria, i giudizi
sono assai contrastanti; per gli uni
si è trattato di un Sinodo indubbiamente vivo ma parecchio inconclurlenie ; per altri, mvece, si è svolto un
buon lavoro, si sono affrontati (non
risolti) vari problemi di fondo, si è discusso con chiarezza e sincerità. Natu
raímente l’indole e gli interessi inclividuali hanno parte rilevante in
o.uesti giudizi. A me pare comunque
che si possa dire ohe abbiamo avuto
una buona sessione sinodale: è vero
che molti problemi sono stati soltanto abbozzati — tali possono rimanere
anche dopo un’intera giornata di discussione, com’è stato il caso per
l’istruzione secondaria nei nostri istituti e per il problema dell’insegnamento- della religione nella nuova
scuola media — e altri non sono neppure venuti in discussione — come
quello- 'del-fàitteggi-amento della chiesa di fronte alla violenza e alla guerra — ma in parte ciò è stato dovuto
al fatto ohe la preparazione preventiva, di commissione e nelle comunità
e conferenze distrettuali, è stata carente : ed è chiaro che, in queste condizioni, rassemblea sinodale non può
rapidamente prendere una posizione
a ragion veduta.
Il procedere dei lavori è stato o-rdiliato e svelto ; il Seggio, e in particolare la presidenza (past. Neri Giampiccoli, do-tt. Guido Ribet) ha dato
ottima prova di capacità direttiva,
co-rtese e recisa al tempo stesso, p-ronta al ’’rilancio” del dibattito in momenti morti e ali’inqu^ramento del
medesimo- nei momenti tumultuosi o
disordinati; ottimo strumento a questo scopo si sono dimostrate le nonne
stabilite l’anno scorso per regolare i
lavori : 11 sono posti in discussione
(salvo il diritto di appello s-u qualsiasi problema) solo i problemi posti in
evidenza e presentati al Sinodo, puntualizzandoli in o.d.g., dalla Coimnisr
sione d'esame, ovvero quei temi pxe
sentati da almeno dieci membri del
Sinodo, sotto forma di o.d.g.; 2) limite rigorO!3o di 5 min-uti ad ogm oratore, per un solo intervento su di un
argomento, con diritto a ima
eventuale replica di un massiino di 3
minuti; tale norma è stata rigorosamente applicata (un oratore, generale
a riposo, si è sentito scherzosaiwnte
suonare il silenzio!) ned primi giorni,
ma ha subito qualche flessione nelle
ultime sedute; pur applicata oum
grano salis, è una norma essenziale
Pure alla Commissione d’esame
(Dctt. Aldo Ribet, aw. Marco
past. Franco Sommani e Aldo Com
ba, relatore) va parte considerevole
cel buon funzionamento dei lavori
sinodali. Date le nuove norme, occorrerà che le C. d’e. veglino a ohe, irei
\oigere degli anni, questo o quel^ tema non venga accantonato ; (juest anno cemunque erano stati posti in CTiòerza pro-blemi essenziali e urgenti, e
studiati a fondo, come mostravano
gli o.d.g. presentati.
I temi su cui ci si è soffermati maggiormente sono stati i seguenti, vo
cazione della nostra chiesa, (jui e ora,
alla testimonianza evangelizzatrice;
il prossimo Congresso Evangelrico Italiano; i rapporti con la Chiesa Metodista d’Itali.r, nel quadro del p-rogeao
di unione progressiva presentato dalla Commissione mista valdese-metodista; il p-roblema posto dm nostri
istituti d’istruzione secondaria doro
costo, loro rendimento, loro prospettive nell’evolversi della situazione scolastica in Italia e alle 'Valli in particolare) e quello dell’insegnamento religicEO nella scuoia media statale (almeno per ciò che riguarda le Valli ),
l’inchiesta della P.U.V. fra la nostra
gioventù, per pumualizzare i motivi
di abbandono, totale o parziale, della
Chiesa da parte di non pochi giovani,
prima e soprattutto dopo la confer
mazione. nonché il problema teologico e ecclesiastico della confermazione
stessa; la nostra Facoltà di Teodora
in Roma e la sua particolare funzione in quest’ora ’’conciliare”; la situa
zione finanziana della nostra Ch'esa.
Contiamo presentare con una certa
ampiezza questi vari temi sin.idali nei
prossimi numeri del nos-;ro giornale.
Nel complesso, si è notata una di
sciplina di presenza dei membri del
Sinodo maggiore che nel Sinod-a scorso ; e tengo a sottolinearlo, poiché
pur trattandosi di un elementare do
vere, va pure tenute- presente che la
settimana sinodale, con tutti gli annessi e connessi, è abbasta;iza faticosa e impegnativa; sparuta soltanti.
la seduta serale del giovedì., e anche
piuttosto nervosa- c’è da chiedersi se,
malgrado l’incalzare del tempo e delle questioni da trattare, tali sqdute
serali .siano realmente efficaci.
Sebbene non le siano state taciute
critiche su questo o quel problema,
nonché la critica di fondo di un’applicazione un po’ renitente della riforma distrettuale in atto, la Tavola
è stata riconfermata in blocco, nelle
elezioni conclusive, e con ottima votazione; e per bocca dela Commissione
d’esame, con molta cordialità, è stata
espressa a ognuno dei suoi membri, e
in particolare al Moderatore Erman
no Rostan, la riconoscenza assai viva
della Chiesa per U loro operato : ogni
anno una mole considerevole di lavoro è posta sotto esame e discussa;
oualsiasi parziale dissenso non scai
Asce affatto la gratitudine e la stima.
Quanto a una certa carenza di contatti o a qualche frizione fra Tavola
e Commissioni distrettuali, non si deve tacere che fra i due partners anche
queste ultime portano la loro parte
di responsabilità; e che d’altro lato
la ’’riforma” distrettuale avviene gradualmente, senza ohe sia stata votata in blocco una nuova regolamentazione che copra ogni aspetto della
questione.
Al termine, ci siamo riuniti per il
culto di S, Cena. Ogni Sinodo mette
a nudo innumeri e talvolta gravi carenze e peccati della nostra Chiesa,
come in ogni culto e in ogni assemblea locale avviene per ognuno di noi
singolarmente. Se affermiamo, com’è
scritto nei rapporto della Tavola,
« fin qui l’Eterno ci ha soccorsi », non
sono parole pie: è una radicale constatazione di fatto; è il perdono di
Dio nella croce di Cristo, nel suo sacrificio redentore, a dare una prospettiva e una speranza al nostra lavoro.
Un richiamo, anche, assai vigoroso,
perchè si recalcitra sempre davanti
alla via della croce. g. c.
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Il gruppo dei pellegrini valdesi sudamericani, a Villa Olanda (foto K. Jahier). — Compiuta una serie di visite nel centro Europa, i fratelli sudamericani sono tornati in Italia e,
dopo aver partecipato al Sinodo, visiteranno secondo il programma prestabilito le chiese delle
Valli e in alcune delle maggiori città italiane. Durante la sessione sinodale, mercoledì 26, si è
avuta nel giardino antistante la Casa Valdese l’inaugurazione ufficiale ilei nuovo monumento,
costituito da una grande targa bronzea, copia di uno dei bassorilievi che ornano il monumento al colono valdese inaugurato a La Paz (Uruguay) nel 1958, in occasione del centenario dell’emigrazione valdese nella zona del Rio de la Piata. AH’inaagurazìone presenziavano l’ambasciatore uruguayano a Roma, dott. Julio Pons (che è alla sua seconda visita alle
Valli), il Console della Repubblica dell’Uruguay a Torino, dott. Renato Calabi, le autorità
del Comune e della Valle; naturalmente un forte gruppo di valdesi, più o meno direttamente impegnati nel Sinodo, hanno circondato i fratelli rioplatensi. Un gruppo della Corale Valdese di Torre Pellice ha affiancato il gruppo corale uruguayano. Hanno rivolto messaggi l’ambasciatore Pons, il past. Wilfrido Artus, presidente della Commissione esecutiva
del Distretto rioplatense, il moderatore Ermanno Rostan, il past. Silvio Long, rientrato ora
in Italia dopo un lungo ministero nelle nostre chiese sudamericane. Un ringraziamento caloroso ai fratelli sudamericani per il dono, che fa bell.a mostra dì sè nel giardino della Casa
Valdese e che arricchisce Torre Pellice e la nostra Chiesa di un « monumento » significativo,
segno di intima comunione al di sopra dell’oceano.
miiiiiiiimiiiiiiimiiii
•iiiiiiiiiiitmiiliiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiHiiiiiimiiiiim
«ECCLESIAM SU AM»
PRIMA ENCICLICA Di FÂDLO VI
Un grave provvedimento
CHIUSA A PBALAFERA
Dialogo o primato 7 la Filatura Mazzonis
L'« Ecclesiam suam », la prima enciclica
di Paolo Vi firmata li 9 agosto scorso e
pubblicata Findomani, ha già fatto scorrere
fiotti di inchiostro tipografico, in misura
maggiore di quanto sarebbe oggettivamente
giustificato, sebbene il documento pontificio
non sia senza importanza. Di esso era stata
suscitata Tattesa; poi era stata accompagnata
dal viaggio in elicottero a Orvieto — definito dairOsservaiore Romano « pellegrinaggio eucaristico » — nel settimo centenario
delia bolla « Transiturus », emanata appunto a Orvieto da papa Urbano IV’ con tale
bolla quel pontefice aveva reso ufficiale la
celebrazione cattolica del Corpus Domini, in
rapporto con il preteso a miracolo di Bohena », più noto per l’affresco raffaelliano che
per la sua storicità. In altri termini, la pubblicazione dell enciclica è stata accostata alla
riaffermazione di uno dei dogmi romani più
scolastici e più antibibli^i, quello della transustanziazione: non poteva essere dichiarato
con più chiarezza, anche se indirettamente.
che il blocco dogrnatico remano non ammette discussione.
La grande domanda rhc molti si ponevano era : in die misura Paolo VI confermerà
e in che misura modificherà Patteggiamento
<( aperto » di Giovanni XAJII? I nostri lettori sanno che per molti di noi questa è una
domanda senza veri rilevanza teologica. Nel
fluire delle oscillazioni di superficie del Magistero cattolico resta intatta la linea di fondo, che è quelli del graduale assorbimento
dei fenomeni culturali e sociaili in evoluzione. in un sistema che tutto vuole assimilare e piegare ai propri fini, diciamo pure
spirituali. Da questo punto di vista Patteggiamento di un Giovanni XXIII rischia di
indurre in errori di valutazione, e dichiarazioni dogmaticamente più precise — come
sembrano essere quelle di Paolo VI — pur
suscitando negli entusiasti un senso di delusione, sono in realtà più chiare e sincere
nel fondo; è quanto ha notato, con un garbo esemplare, il past. Visser ’t Hooft, segre
Una dichiarazione del segretario generale del C. E. C.
W. A. Visser 't Hoolt
commenta 1' enciclica
Ginevra — Il past. W. A. Visser ’t
Hooft, segretario generale del Consi
glio ecumenico delle Chiese, ha dato
rii agosto un breve commenta dell’enciclica « Ecclesiam suam » di papa
Paolo VI, pubblicata il giorno stesso
dalla stampa: _
« E’ troppo presto per_ fare piu di
qualche .-ilievo provvisorio su questa
enciclica lunga e importante che h»
ricevuto solo oggi. Per il momento
non dirò che tre cose sul suo signineato per la situazione interecclesia
E’ incoraggiante che il papa Paolo VI sottolinei con tanta fermezza
ia necessità del dialogo con i cristiani
che non appartengono alla Chiesa cattolico romana. ,
2) Il concetto di dialogo esposto in
questa enciclica non è esa,ttamente il
medesimo che noi proponiamo e
costituisce da molti anni la base del
nostro lavoro nel movimento ecumenico. Secondo l’enciclica il dialogo è
essenzialmente un mo<^io di comunicare la verità insegnata dalla Chiesa cattolico-romana. Noi comprendiamo il dialogo in primo luogo come
una partecipazione in cni tutti ricevono e tutti danno e dal quale tutti
sono arricchiti e trasformati.
3) L’enciclica sottolinea fermamente che il primato papale c il problema-chiave delie relazioni della Chiesa cattolico-romana con le altre Chiese, sia per ciò che concerne la fede
sìa per ciò che concerne le strutture
della Chiesa. E’ bene, per la chiarezza
e la sincerità del dialogo interecciesiastico che questo sia affermato in
modo così preciso. Ma questo ci dimostra pure che siamo ancora lontani da una completa unità, poiché nessuna Chiesa non romana accetta il
punto di vista secondo cui il riconoscimento della giurisdizione universale del papato è un criterio indispensabile per l’unione delle Chiese. In altri
termini, la pubblicazione di questa
enciclica contribuisce a chiarire che
ciò che è attualmente possibile è lo
stabilirsi di migliori relazioni fra ia
Chiesa cattolico-romana e le altre
Chiese, piuttosto che avanzare a
grandi passi verso l’unione fra la
Chiesa cattolico-romana e le altre'
Chiese». (soepi)
tario generale del C.E.C., nella dichiarazione alla stampa che riportiamo qui sotto integralmente. Del resto notiamo che Giovanni
XXIIl, proprio alla vigilila dol Vaticano II,
nell’« Aeterna Dei sapientia » aveva tenuto
a glorificare « il magistero supremo e infallibile che il Signore na riservato personalmente a Pietro e ai suoi successori ».
Come molti sanno, l’eiieiclica, assai ampia
e stilata personalmente dal pontefice in modo piano e discorsivo, si compone, dopo un
prologo, di tre grandi parti: la prima sulla
coscienza che la Chiesa deve avere di sè
stessa; la seconda sul rinnovamento che le
s impone; la terza sul dialogo che è chiamata a mantenere con tutti coloro che la circondano.
Anzitutto, dunque, di fronte ai rivolgimenti moderni t agli « errori che serpeggiano » (viene ribadita la condanna del modernismo), s’impone « l'approfoudimento di
coscienza della Chiesa in ciò ch’essa veramente è, secondo la mente di Cristo, custodita neillla Scrittura e nella Tradizione, e
interpretata, sviluppata dalla genuina istruzione ecclesiastica ». Pale approfondimento
ha un apparente tonalità cristologica, in rapporto con la dottrina del Corpo Mistico: « Il
primo frutto dell’approfondita coscienza della Chiesa su sè stessa è la rinnovata scoperta
del suo vitale rapporto con Cristo ». Diciamo ’apparente’, in quanto dopo una citazione della « Mystiei Corporis » di Pio XII
(« E’ necessario assuefarsi a riconoscere nella Chiesa lo stesso Cristo. E‘ infatti Cristo
che nella Chiesa sua vive, che per mezzo
di lei insegna, governa e comunica la santità; è Cristo che in molteplici forme si manifesta nelle varie membra della sua società »), si risale a quest'altra grave dichiarazione di Agostino: « Rallegriamoci e rendiamo grazie per essere divenuti non soltanto cristiani, ma Cristo. Vi rendete conto,
o fratelli, capite voi il dono di Dio a nostro
riguardo? Siate pieni di ammirazione, gode,
te: noi siamo divenuti Cristo; poiché se Egli
è il capo, noi siamo le membra : l'uomo totale, Lui e noi... ». Riceve dunque un’autorevolissima conferma ia tesi fondamentale
del saggio di Vittorio Subilia su « Il problema del Cattolicesimo ». che per molti di
noi ha segnato un punto di riferimento chiarificatore nel confronto odierno, e che sta
ottenendo larga udienza pure all'estero : lo
sfondo di tutta l'azione e Pevoluzione catt.ilico-romana sarebbe da individuare in questa identificazione o meglio confusione « organica » fra il Capo e -1 corpo, fra Cristo e
la chiesa, costituenti insieme il « totus
Christus », il Cristo integrale operante nel
mondo. La frontiera fra il Creatore e la
creatura è qui superata; Chiesa e Regno di
Dio tendono a identificarsi: la Chiesa non
è più solo la discutibile testimone di Cristo
SEGUE
IN SECONDA PAGINA
E’ siala presa una misura che avrà gravi
ripercussioni sulla vila di molle famiglie
della Val Pellice: è sialo chiuso, a Praiafera, il reparlo filatura della Manifattura
Mazzonis, il che comporta il licenziamento,
dal 1j settembre, di 157 operai e operaie.
Sommandosi alla prima forte ondata di licenziamenti verificatisi nel giugno scorsosalgono così a oltre cinquecento le persone
che perdono il loro lavoro.
Una delle ragioni della chiusura è data
dal trasferimento alla ’’Bianchinn” di Torino di parte almeno della lavorazione fin qui
SI olla a PraUifera. Resta comunque il facto
che il macchinario, assai invecchiato, reggeva ormai con enorme difficoltà la concorrenza, specie estera; vi sono tra l'altro
giovani nazioni (ad es. il Dahomey) che
gettano sul mercato tessuto greggio di buona qualità a p’-ezzo nettamente inferiore, e
la realtà rimane anche se si obietta il costo
probabilmente, inferiore della mano d’ope
ra in quei pr.esi
l^on pretendiamo alcuna specifica compe
lenza economica, ma pensiamo che la situazione attuale è la conseguenza inevitabile
di decenni di mancato aggiornamento tecnico. Il rapidissimo evolversi odierno della
tecnica giudica duramente ogni errore, ogni
trascuratezza. A noi importa qui P problema umano di coloro verso cui il datore di
lavoro ha in rapporto che è anzitutto umano e non da padrone a macchinario. Al cuore del grande dibattito contemporaneo, indubbiamente ancora insoluto, fra iniziativa
privata e slalnlizzuta, sta questo prohlenui di
responsabilità umana, lucida e lungimirante.
A coloro che le attuali misure di licenziamento pongono in situazione di strettezze esprimiamo la nostra simpatia fraterna;
ci auguriamo che altre iniziative vengano
a colmare il "vuoto” determinatosi; speriamo infine che la solidarietà della chiesa non
manchi a coloro che veramente venissero
a trovarsi in necessità: vengono .sempre, se
vogliamo essere attenti, i momenti della riprova della nostra fede e della nostra carità,
i momenti in cui la chiesa, il cristiano è
posto in ’’stato di confessione”. red.
Telegramma dì auguri
al Presidente Segni
In data 29 Agosto è stato inviato
a Roma il seguenta telegramma :
« A nome Tavola Valdese et Sinodo Chiesa Evangelica Valdese riunito a Torre Pellice rivolgo pensiero al
Presidente Segni et formulo voti sinceri guarigione.
Moderatore Ermanno Rostan ».
2
pai. 2
N. 35 — 4 settembre 1964
L'Evangelo e le religioni
'i’
Un confronto che i’euolueie Hello situozione mand ole
rende sempre più inevitabile un po’ dovunque e che
i cristiani devono porre in modo aperto e chiaro
Il problema di una coufrontazione fra la
fede cristiana e le religioni non cristiane
ba sempre preoccupato la mente di coloro
che, sul piano scientifico (filosofico o teologico) ovvero sui piano pratico del servizio
missionario, venivano a trovarsi di fronte
alla necessità di giustificare il preteso carattere unico ed esclusivo della Rivelazione
cristiana. Oggi però sempre più chiari sono
i segni del irapprossimarsi d¡ un confronto
più diretto e totale, dovuto al fatto che il
problema, sotto la rpinta di molteplici fattori, sta diventando di interesse scottante
non per una schiera più o meno esigua di
studiosi o di missionari, ma per la Chiesa
tutta, per il popolo di Dio in tutti i suoi
membri. E' questa dunque un'occasione formidabile per ripensare alle radici la nostra
fede e acquistare una rinnovata coscienza
di quei che significa la Rivelazione cristiana.
Ne fanno feda le due pubblicazioni citate,
uscite a pochi anni di distanza l’una dall’altra, e dovute alla penna di due fra i più
intelligenti sostenitori della vocazione missionaria della Chiesa : Hendrik Kraemer
(di cui come si ricorderà la Claudiana ha
pub*iUcato recentemente « La parte dimenlitata») e Lssslie Newbing, segretario aggiunto del Consiglio Ekumenitco delle Chiese,
di cui dirige la Divisione delle missioni e
dell’evangelizzazione. Benché il libro del
Kraemer si ponga su di un piano più spiccatamente culturale e più sistematico rispetto a quello del Newbigin, che per necessità
di lavoro e per temperamento britannico ha
un più accentuato interesse per le situazioni concrete, si può dire che il punto focale
in entrambe le trattazioni è assolutamente
identico, e si esprime in una confessione di
fede rigorosamente cristocentrica, aliena da
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 6 SETTEMBRE
Pastore Franco Ronchi
Chiesa Battista - Zurigo
Hualsiasi attenuazione e compromesso che
incrini la pienezza biblica della sua realtà.
Eppure — sia detto per coloro che caldeggiano in vari sensi un’apertura a tutti
i costi — non si può certo accusare Funo
o 1 altro dei nostri Autori di avere una visione delle cose chiusa e viziata dal dogmatismo. Il Kraemer stabilisce anzitutto le
cause che Inducono a giudicare vicino il
tempo in cui il confronto fra la Chiesa cristiana e le grandi religioni non cristiane costituirà un problema capitale : tra i « segni »
più eloquenti, il fatto che il cristianesimo
come religione non è più, nemmeno nel proprio territorio storico, un’unità stabilita e
incontestata, ma è dovunque messo in discussione : 1 accrescersi straodinario di conoscenze sulle religioni non cristiane con la conseguente rivelazione della realtà incontestabile
d’un pliiraltismo religioso; Finfiilitrazione del
pensiero e delle tendenze religiose delFOriente in Europa e in America, dovuta anche al
sorgere di uno spirito missionario in seno
al buddismo. alFislam, alFinduismo; i uuofatti politici e la nuova posizione dei popoli
d’Orieiite nei riguardi deìFoccidentalizzazione; lo sviluppo e i problemi delle Giovani
Chiese. Il Newbigin analizza in modo particolare il processo di disoccidentalizzazione
e la fine del colonialismo, e, parallelamente,
la grande rinascita delle culture e delle religioni antiche in atto in quasi tutta l’Asia,
rinascita in cui gli elementi religiosi apportati dall’Occidente vengono inglobati e padroneggiati; e il sorgere, proprio dalle ceneri della potenza delFOccidente, di una civiltà mondiale, patrimonio di tutto il genere umano, caratterizzata da una cultura
scientifica e tecnica che sembra diffondersi
dovunque, quasi sostituendosi alFEvangelo in
questo suo propagarsi inarrestabile. Questo
fatto assolutemente nuovo — che tutti i popoli della terra siano implicati insieme in
una sola stona universale in cui la tecnica,
l’economia, le leggi c le dottrine politiche
tendono a divenire sempre più Ìl patrimonio
comune del genere umano — e il fatto (già
rilevato, come abbiamo visto, dal Kraemer)
della fine della « cristianità » — cioè dell’epoca in cui il Cristianesimo era la religione dei popoli d’Occidente, dal momento
che Foccidentalo stesso ha cessato di credere
al carattere decisivo e definitivo della Rivelazione attorno a cui la sua cultura sì era
andata formando — fanno si che solo « una
fede universale » appaia tale da potei
sopravvivere e da poter rispondere alle esigenze religiose di questo mondo unificato.
Ma quale religione può pretendere oggi
all’universalità ?
Qui il Kra'itnier conduce un acuto esame
critico dei diversi tentativi teologici di trattare il problema delle religioni, a partire dal
II secolo fino ai giorni nostri; il Newbigin
l>oiarizza la sua ri^^rca sul presente, iliu
slrando 3 posizioini diversamente rappresentative dell’attuale ricerca di una fede universale. Risulta chiaro, da queste analisi, che
alla radice di ogni eonfrontazione del cristianesimo con le altre religioni sta un equivoco pesante, condiviso sia dai pensatori
agnostici che da quelli cristiani : quello di
aver confuso la pretesa « assolutezza del cristianesimo » con l’autentica assolutezza della Rivelazione biblica. Nel corso della sua
storia, il cristianesimo ha assimilato molti
elementi naturalistici, moralìstici, filosofici,
che fanno parte di quella che comunemente
è chiamata « la religione cristiana », benché
siano in contrasto o almeno non derivino dalFannuinicio dei faMi centrali deilila Riveilazione (« il fatto totale del Cristo », dice il
Newbigin). La fede cristiana rifiuta ostinatamente di lasciarsi rinchiudere in una concezione generale della reli.gione, perchè la
Rivelazione, in quanto azione del Dio vivente nella storia, è contraria a tutte le categorie del pensiero umano : essa può essere
negata, ma non può es<sere spiegata altra
verso gli schemi della ragione o ridotta a
un idea generale. Questa sua irriducibilità
dovrebbe costituire un « segnale d’allarme »
almeno per ìl pensalore cristiano: egli non
ha da preoccuparsi delFassolutezza del cristianesimo in quanto religione, così legalo
com’è alla storia, ma piuttosto dell’assolutezza della Rivelazione. (Assolutezza che, dal
punto di vista della fede cristiana, trova la
sua dimostrazione solo nella testimonianza
dello Spirito Santo). Anche in questo i Riformatori (Calvino e Lutero) hanno costituito la splendida ma purtroppo isolata eccezione, distinguendo fra la « religione » (che
ci dice ciò che Fuomo pensa dj Dio) e la Rivelazione (che ci dice ciò che Dio pensa dell’uomo) : essi consideravano FEvangelo non
come una dottrina ma come un kerygma^
un messaggio di salvezza, e furono i primi a
tentare una spiegazione totalmente teologica
dulia religione e delle religioni. Bisogna arrivare ai giorni nostri per trovare, soprattuto in Barth, il centro di gravità che i Riformatori, con la loro accanita concentrazione sulla Bibbia, avevano saputo mettere in
luce : Cristo è la crisi di ogni religione. La
Rivelazione in Cristo spezza la continuità fra
le varie strutture religiose e il messaggio biblico, per cui Cristo è insieme il compimento e il giudizio di tutte le religioni. Notiamo di passaggio che anche nelle religioni
in cui è presente una dottrina dellla grazia,
non si tratta mai di un’iniziativa presa da
Dio verso Fuomo (perchè manca la realtà del
peccato che separa Fuomo da Dio), ma di
un esperienza che è iniziativa dell’uomo.
Barth arriva perciò a dire : la religione è
incredulità; le religioni sono dei tentativi di
autogiustificazione, di autosantificazione e di
antoredenzioiie delFiiomo: esse sono, per
eccellenza, il fatto dell’uomo senza Dio. In
Cristo, D'io ha riccniiciOiato con se Fuoimo e
la «uà religione, svélando^ a'I tempo stesso
1 impotenza congenita della creatura a generare la verità. La Chiesa è il luogo della vera religione solo se e in quanto essa vive per
grazia e della grazia, poiché anche il cristianesimo, concepito come una religione,
è incredulità, tentativo di autogiustificazione
per le opere, anzi l’incredulità è in esso
smascherata dalla Rivelazione ancor meglio
che in qualsiasi altra religione.
Chiara è dunque la risposta da dare a coloro che si fanno propugnatori di una religione universale, sia questa — per seguire
la traccia del Newbigin — Finduismo di
Radhakrishnan, convinto che una religione
virtualmente universale sì possa trovare in
ciò che costituisce F « essenza » di tutte le
« religioni superiori », cioè nell’esperienza
spirituale in cui l’individuo si realizza nella
sua piena autenticità; o sia invece il suggerimento dello storico Toynbee, che, esortando il cristianesimo a liberarsi dal suo esclusivismo, ne isola le « idee centrali » per poi
ritrovarne le tracce nelle altre religioni superiori, \Ie quali tutte dovrebbero unirsi in
una sorta di cc coalizione » o « lega » per
combattere il nazionalismo e il comunismo;
o sia infine l’orientamento che il cristiano
Hockiiig vorrebbe dare al cristianesimo, non
ancora abbastanza maturo, a suo avviso, per
diventare una fede universale, a meno che,
rinunciando alla sua specificità e « morendo
a se stesso », non accetti d’aver in vista una
« confluenza » delle grandi religioni, mossa
non da un facile relativismo, ma dall'amore
che deve arrivare fino a staccare il « concetto del Cristo » dalla persona di Gesù di Nazareth per aprirlo alle esperienze spirituali
di tutti gli individui c di tutti i popoli.
La risposta — che il Kraemer dà soprattutto sul piano teologico, il Newbigin su un
piano che definiremmo più pastorale c in
stretta connessione col suo lavoro missionario — non può esser dedotta che dalla Parola di Dio : per il cristiano, il solo fondamento delia fede è al «fatto totale del Cristo»,
la sua incarnazione, morte e resurrezione, e
ììon una pretes'i «essenza» o un insieme di
« idee centrali », nè un’esperienza di carattere piu o meno mistico o che comunque
parta dall’uomo per arrivare a Dio. Il cristianesimo non è un’ideologia, non è una
esperienza, ma è la buona novella : Fan
nuncio degli atti di Dio e non FesaUazione
della fede dell’uomo. Nulla vi sarebbe dì più
antibiblico e di più demoniaco del subordinare la Rivelazione ad un concetto generale
della religione o del ridurla ad un’esperienza individuale di autosalvezza, delFutilizzs^rla per combattere delle ideologie, del baral: ame la luce con le tenebre deiìle reliigioni
stabilite : equivoco, quest’ultimo, secondo il
Kraemer, tipico di certi « liberali ben intenzionati, che non hanno abbastanza il senso
di ciò che FEvangelo ci rivela di divino e di
diabolico nell’uomo, e si immaginano per
conseguenza che una religione universale
possa nascere da incontri fraterni e da un
accordo unanime ». (Abbiamo riportato questa definizione, ])erchè pensiamo che di liberali ben intenzionati in edizione ridotta ce
ne siano parecchi in mezzo a noi).
Siamo costretti ad abbreviare, e a passare
sotto silenzio una importante sezione de) libro di Kraemer, dedicata allFesame esegetico dei dati biblici riguardanti il problema
della religione e delle religioni. Scartando
molti elementi interessanti, diremo che la
conclusione del Kraemer è che l’esclusivismo
della fede cristiana non viene dalla convinzione dogmatica che i credenti possiedano
la verità, ma dal fatto che questa verità, il
cui nome è Gesù Cristo, li possiede. Il Newbìgìn, esaminando la stessa conclusione sul
piano della vocazione missionaria della Chiesa, ne trae delle conseguenze che, se possono
sembrarci ovvie a tavolino, rappresentano
una vera confessione di peccato per quella
che è stata la fisionomìa del cristianesimo
occidentale e la prassi del lavoro missionario
cristiano non deve fare altro che mettere gli
uomini in presenza del « fatto totale del
Cristo »; la sola autorità cui possa riferirsi è quella di Cristo, che pone Fuomo davanti alla scelta decisiva. Se la missione dimentica questo e sì riduce a proselitismo
con pretese paternalistiche, Fautentico apostolato e la testimonianza cristiana lasciano
il posto ad una sorta di imperialismo culturale più o meno consapevole. Ma ìl peccato della missione è altrettanto grande se
essa, anziché proclamare la signoria di Cristo, si riduce ad un innocuo scambio reciproco di idee e di esperienze religiose. Il cristiano deve annunciare Cristo come la verità assoluta e definitiva, pur lasciando agli
uomini la libertà di rifiutare questo messaggio. R'i3Te-ndien-lo un concetto caro al Kraemer, il Newbigin afferma che oggi la Chiesa è chiamata a ripensare la sua vocazione
e ad essere non il sostegno delle missioni,
ma « la » missione di Dio nel mondo : non
un’istituzione, ma piutlo.sto una « spedizione ». La sua critica delFìstituzionalismo ecclesiastico si conclude con una appassionata
descrizione dei drammatici problemi in cui
si dibattono oggi le Giovani Chiese.
Purtroppo ci rendiamo ben conio delle
insufficienze dì questa quasi-recensione, che
trascura molti altri spunti interessanti di
meditazione e di dibattito. Invitiamo però
i nostri lettori ad accostarsi ad una di queste
due opere, in particolare a quella del Newbigin che presenta una maggiore accessibilità di linguaggio e di concetti, per non
perdere un'occasione preziosa di vera, biblicamente fondata « edificazione ».
Rifa Gay
HENDRIK KRAEMER: La foi chrétienne et les religions non chrétiennes. Delachaux et Niestlé, 1956, pp,
170, L. 1.300.
LESSLIE NEWBIGIN: L’universalisme de la foi chrétienne. Labor et Pides, 1963, pp. 158, L. 1.450.
SANTI
Luca IO: 4
La parola « santo » nella Bibbia non indica una persona perfetta, senza peccato, ma un credente che vive per servire il Signore:
i profeti e i sacerdoti in particolare sono tali, nell’Antico Testamento, ma nel Nuovo Testamento Paolo chiama con questo annellativo
tutti i cristiani perchè considera che tutta la loro vita deve essere data
a Dio.
E’ questo pensiero che Gesù esprime nelle due sentenze, quella
della borsa e dei calzari e quella del saluto.
Che significa la prima, in particolare? Un uomo che gira il mondo per affari o per piacere deve prendere le sue precauzioni, provvedere alle sue spese con denaro, avere borsa e valigia con l’occorrente,
non può andare alPavventura. I 70 discepoli in missione non hanno
bisogno di tutto questo, troveranno per viaggio fratelli ed amici che
provvederanno quanto occorre loro, devono pensare unicamente alla
loro missione. Non fanno turismo o afifari, annunziano la venuta del
Regno e questo soltanto deve preoccuparli.
La seconda sentenza completa questo pensiero: non salutare nessuno per via non è certo un invito ad essere maleducati ma vuole ricordare ai missionari che il loro viaggio ha uno scopo preciso, una
meta e non devono perdere tempo o lasciarsi distrarre da altri pensieri. Tirar dritto verso le borgate che sono state loro assegnate come
campo di missione e non indugiare lungo la via.
I 70 discepoli sono, ha detto Gesù, dei messaggeri, dei testimoni, dei martiri ma possono esserlo soltanto se la loro missione impegna totalmente la loro vita. La testimonianza cristiana non è un sovrappiù che possiamo aggiungere alla nostra vita, un extra che facciamo quando ne abbiamo voglia e tempo, la testimonianza cristiana
non è un passatempo o come si dice oggi un « hobby », come la
pesca, la meccanica o i francobolli. Una vera testimonianza richiede
una consacrazione totale, l’impegno della vita intera.
Dicendo testimonianza pensiamo subito alla predica, alle conferenze di evangelizzazione, a discorsi polemici con compagni ed amici;
non è questo che chiede Gesù. Egli vuole che impariamo a vivere
in modo diverso dagli altri per insegnar loro a trovare la via della
salvezza; ma vivere diversamente da tutti richiede impegno e disciplina, sforzo e perseveranza ed è proprio questo che il Signore richiede
da noi ancora oggi.
Giorgio Toiirn
Dialogo o primato?
CONTINUA DALLA 1» PAGINA
ma Cristo stcs,so: la « sua » verità diventa
l'indiscutibile Verità di Cristo; essa non vìve
più per fede ma per visione; non è più alta
ad essere testimone di u.i Regno atleso, di
un giudizio che si eserciterà su ogni carne
c su ogni « verità ». E* chiaro che rifiutiamo nei modo più reciso un tale « senso della
Chiesa ».
Dato questo presupposto, non può trovarci consenzienti neppure il rinnovamento auspicato, e non siamo mussi ad emozione per
ìl fatto che la versione ilalìana parli di ’riforma' (ma il testo latino usa il termine renovatio), come altrove «i parla del ministero della Parola*, poiché nelFacceUc'arsi e intensificarsi degli scambi assistiamo sempre
al fatto che ci si serve qua e. là di termini
comuni ma in senso profondamente diverso.
« Se si può parlare di riforma — afferma
Paolo VI — non sì deve intendere cambiamento, ma piuttosto conferma neiJ’impegno
di mantenere alla Chiesa la fisionomia che
Cristo le impresse, anzi di volerla sempre
riportare alla sua forma perfetta, rispondente da un lato al suo primigenio disegno, riconosciuta daU’altro coerente e approvata nel
doveroso sviluppo che, cime albero da seme,
da quel disegno ha dato alla Chiesa la sua
legittima forma storica e concreta ». Viene
insomma confermato Va aggiornamento ».
Viene pure auspicato un) spirito dì povertà
cui non si può che plaudire ma di cui si è
Mentre il saggio del Kraemer fa parte della « Biblioteca teologica » pubblicata da
Delachaux & Niestlé, l’opera del Newbigin
ha inaugurato la nuova « Collezione ecumenica » iniziata dall’editore ginevrino Labor
et Fides: nella medesimo collana esce in
questi giorni il secondo volume, dovuto al
past. Wilhelm A. Visser ’T Hooft, segretario generale del Concìlio ecumenico delle
Chiew: iVEgUsc fnce ou syncrétiame.
libri
LUKAS VISCHER. Fédération ou
Eglise? (La Fédération des Eglises
protestantes de Suisse), Labor et Pides 1964, L. 800.
VARI, Le Saint-Esprit, Labor et Pides,
Genève 1964, L. 1.55C.
EMIL BRUNNER, La doctrine chrétienne de Dieu. Dogmatique, t. I, Labor et Pides, Genève 1964, L. 4.200.
iiiiivmivtiimiiimiimiiiti
A proposito dei matrimoni misti
(jna lettrice veneziana ci segmla un anicolo del seliìmanale «Gente» (n. 31/1964),
in cui viene descriUc un matrimonio celebrato in Americ.a, in una cittadina presso
S. Louis, fra una protestante (episcopaleì e
un cattolico: il rito sì è svolto nella chiesa
fiiltolica, celebrato da un sacerdote e da
pastore, con una singoiare liturgia, nella
quale il sacerrlote ha compiuto la benedizione degli anelli e il pastore ha acroLo il
si della coippia e Fha dichiarata unita pronunciando la frase evangelica; «Quel che
Dio ha unito, l’uomo non separi ». Tale
matrimonio è avvenuto con l’approvazione
del vescovo di Si Louiis, card(. Joseph
Rìtter. L’articclo non menziona quali impegni abbiano presi i due coniugi, ma «i
possono prevedere, anche se all’impegno di
allevare la (prole cattolicamente può es^ie
soislituìto quello, apparentemente più vago,
di allevarla « cristianamente », come in
qualche caso si è verificato. Il bollettino
n. 28 (23-7-’64) del S.OE.P.I., che pure riporla la notizia riferisce inoltre die mon.s.
Joseph Baker, ispecialista di diritto canonico e consigliere del card. Ritter per '1
concìlio nonché vicepresidente della commissione diocesana di ecumenismo, ha dìci'iarato che se sarebbe erralo trarre da
questo caso una regola generale, non c’è
n’alira parie ragione perchè, in circostanze
conisimili. non possa essere in avvenire ac
cordata la stessa autorizzazione. In questo
caso, egli ha precisato, le «circostanze»
in»plicavanc la sincerità della fidanzata a-cattolìca e la sua fedeltà alia propria credenza.
I! corrispondente am<3ricano del rotocalco summensionato, Maurici Speidel, corelude: « Un compromesso che è piaciuto a
tutti e che ha buone probabilità di venir'
ripetuto in numerose occasioni». A <*hi fi
segue nel nostro lavoro ledazionale è chia
ro che a noi tale compremesso non piace
proprio per niente. Ac^ccttarlo da parte cat
lolica significa in realtà una concessione
senza grandi conseguenze: cortese amm'ssione di una presenza irrilevante, essendo
il sacerdote cattolico il solo a dare valore
sacraniental'e al rito data la pretesa del sa(erclozio cattolico di poter amministrare la
grazia. Una volta di più non si tratta di
cortesia o di conipren.sione, ma di cliìarez/a. E anche di resipoiisabil-ità verso coloro
die sono posti di fronte alla decisione di
fede che costituisce ogni matrimonio misto:
il fallo che due preti bonari (sacerdote o
pastore) o un vescovo diplomaticamente
condiscendente abbiano benedetto il loro
comprcine-iso non impedirà affatto ai due
sposi americani di trovarsi prima o poi, nella
loro vita coniucale e familiare, di fronte
all’ìntimo dissidio che il compromesso può
coprire ma non risclvere: a meno che,
confermati rlalFatteggiamento dei loro « pastori », essi cerchino solo il conforto momentaneo e superficiale di un dio pronubo.
in diritto di attendere la prova dei fatti oiu
Lutt’altro che evidente, anche allo stadio il'
stimolo e di sforzo. QLic.5ta seconda parte 'i
chiude, del resto in modo coerente, con mi
paragrafo che rispecchia la più autentica ■
e per noi più biblicamente difforme — mariologia; riconferma che questo « rinnovamento » parte essenzialmente dall'uomo, dalla creatura impegnata relia pronria corre'lenzione.
E infine, il dialogo, a cerchi concentrici.
dalFestcrno (tutto ciò ch.ò e umano) ver-u
10 interno (i credenti In Dio: i « fratelli
parati»; alFinterno deila Chiesa cattolica),
11 dialogo stesso, a seconda di coni'è inlusn
può esprimere un altaggiamento geiiuiiu'
mente apostolico o un atteggiamento apoh.;
getico, un’(( apertura » radicale o un semplice se pur benintenzionato accorgimeli lo
proselitistioo. Il dialogo auspicato e sollecitato da Paolo VI è indubbiamente di qiic
sto secondo ordine, in modo sinceranientc
esplicito. Si può notare in questa parte:
1) l’assenza dì una ribadita condanna deiFateismo, o comunque di ogni polemica violenta nei suoi confronti (mentre i 'laicisti’
hanno notato che il documento pontificio
non si è lasciata sfuggire occasione per con
dannare il laicismo’); 2) la vena sìncretistica nell'affrontare il confronto con le religioni non cristiane, « meritevoli di ammirazione per quanto nel loro culto di Dio vi è
di vero e di buono »; 3) F« ecumenismo );
romano è sempre a senso unico, nei confronti dei « Fratelli cristiani, tuttora da noi
separati ». dei quali si nota con rincrescimento particolare la rigidezza nel considerare il « primato di onore e di giurisdizione » del papa come un ostacolo capitale, per
altro ineliminabiie da parte cattolica; rimandiamo su questo punto al giudizio così
sobrio e chiaro del past. Visser ’t Hooft, pubWicatc a pagina 1, agigiunigendo soltanto
che. con ignoranza voluta della storia del
movimento ecumenico, Paolo VI pensa gli
sia lecito affermare : « Ora che la Chiesa
cattolica ha preso l’iniziativa dì ricomporre
l’unico ovile di Cristo... »; 4) ancora più importante e significativo, a nostro avviso, il
paragrafo -dedicate al dialogo all’interno della Chiesa romana, non del tutto rassicuran
te : abbiamo già accennalo alla ribadita condanna del fenomeno modernista; v’è pure la
deplorazione contro 1’« inutile mimetismo »
di un settore del « giovane clero » nei confronti dell’ambiente che vuole penetrare
della testimonianza cristiana; viene quindi
ricordata la necessità dell*« esercizio della
virtù delFohbedienza, là dove Fesercizio del
l'autorità da un lato, della sottomissione dal
l'altro è reclamato sia -lalFordine convenien
te a ogni ben compaginata società, sia soprat
tutto dalla costituzione gerarchica della Ghie
sa ».
In definitiva, per le ragioni esposte all’inizio, si è trattato dì un documento chiarificatore, più che di un colpo dì barra a destra, e di questa chiarezza di posizioni si
può essere grati al pontefice romano. Ritroviamo del resto il sen.so apostolico di una
missione verso ìl mondo moderno, e dell'amore per esso, che è stata la vera nota
del « disgelo » cattolico, da che il Cattolicesimo ha riacquistato sicurezza di sè e spirito d'iniziativa. Speriamo che comunque da
tale « apertura » e anche da un « dialogo »
inteso in questo senso restrittivo, risulti la
effettiva possibilità di un più cordiale convivere, con particolare riguardo al problema della libertà di coscienza.
Gino Conte
3
4 settembre 1964 — N. 35
pag.
echi sinodBU ^ echi sinodali - echi sinodali - eclif sinodali ^ echi sinodali
Il saluto delle Chiese sorelle
In uno dei numeri d’agosto del nostro
seltimanale avevamo ¡mòbUcato il lungo
elenco dei delegati delle Chiese sorelle e
delle opere e dei movimenti evangelici i
cui delegati di nostro Sinodo w^ebbero
attestato con la loro presenza e il loro messaggi la fraternità cordUde con cui la nostra piccola Chiesa è seguita nella sua vito
e nel suo lavoro Com’è invalso l’uso da
alcuni anni, non tutti questi delegati pos
sono essere uditi ogni anno: ad alcuni di
loro è stata data la parola nella seduta ponieridiana del martedì, e a tutti è stato offerto un ricevimento, la sera, a ’’Villa
Olanda”, dove altri messaggi di saluto sono stati scambiati attorno alle mense: qui
hanno parlalo in pnrlicolnre Mr. Rostan, delegalo delle Chiese Kiformate della Sui«se
Ronuntle, fi l>ast. Moreno dsUa ChSeisa
Evaiìgeliia Spagnola, il dott. Màtter della
Gereformeertle Kerk d’Olanda e il rev. Kirbv della Waldensian Aid Mfeion di Londra
e Alleanza Evangeilica.
Fresentiumo brevemente il contenuto dei
ntessaggi rivolti :d Sinodo.
l[ past. Me Connell ha portato il caloroso saluto della Chiesa Presbiteriana d’Inf;liillorra e su di essa ha dato alcune notizie. che po.ssono essere così sintetizzate:
rinlorzarsl della coscienza del dovere missionario ed evangelistico, che ha tra l’altro portato alla costituzione di un dipartimento: riesame dei ministeri della Chiesa,
con particolare riguardo a quello degli Anziani, conversazioni ecumeniche con i congregazi'onaìisti da un lato e con gli anglicani dal ¡’altro, condotte senza superficialità. chiedendosi quale forma ’’riformata”
il Signore voglia oggi per la Chiesa presbiteriana d’Inghilterra; atteggiamento cauto tini .senza sospettosa sfiducia nei confronti del cnttnlicesìmo, insistendo comunque sui problemi del matrimoni misti e
delhi libertà religiosa.
Il dr. JuliSus Bendar, Landesbischof uscente d'dUi Chiesa Evangeilìea del Baden e da
anni amico affezionato e generoso della
Chir:<a Valdese, ha ringraziato in modo
particolare per il lavoro svolto nel Baden
dal past. Liborio Naso e ha sottolineato
qw'iilo sia importante poter dedicare forze assai più larghe a quell’opera, e in modo
sueriale la necessità dell’azione di colportari pialificati: ha messo in guardia contro ogni tasiraltismo disincarnato (”si giunge a fare dell’incarnazione di Cristo una
idea!"), ha invitato a rallegrarsi per la
eri srente collaborazione laica e a stimolarla in ogni modo (”il tempo del pastore
saiista è finito”); si è infine rallegrato per
(' . ontani che via via si intensificano fra
le lostre chiese, e che sono senz’altro una
benedizione per Vana come per l’altra.
tjnindi il past. Charles Freundler, della
¡■ez.one lomanda deffl’EPER (un altro degli organi a cui la nostra Chiesa deve tanto ) ha ricordato con quale interesse fraterno si segue nella Svizzera la vita della
Uiie.sa Valdese e ha ringraziato per t’ope/ , rln nostri uomini svolgono là, in parlilo,lare fra gli emigranti. Dinanzi alle
rii ro remi espressioni di preoccupazione
di Ironie alla carenza di vocazioni al pasioriiio. ha invitato a non temere, poiché
In i.hiesu è e resta opera di Dio.
i questo punto il Moderatore Rostan ha
rivolto un saluto e un ringraziamento particn'iiri agli ultimi due oratori, a questi
nostri vecchi e cari amici che lasciano en
trambi U servizio attivq ma i cui rapporti
con la nostra Chiesa non cesseranno certo
per questo.
Prende poi la parola .— sempre attesissimo data la sua nota vivacità — il dr.
Williams, dei/’Inte-Ouirob Aid, dipartimento assistenziale del C.E.C. Egli lui
ricordato l’impegno particolare che questo
anno, a fianco del C.E.C., le Chiese evangeliche italiane hanno sostenuto per testimoniare la propria solidarietà fraterna ai
sinìsTati del Vujont (del frutto di questa
soliilarietà, concretatasi in una colletta di
notevole entità date le nostre forze, abbiamo già riferito: alcune famiglie vi tono
ormai da un jiaio di mesi nelle casette
preiabbricale offerte loro). Egli che a differenza di altri delegati conosce perfettamente l’italiano e segue attentamente e a
fondo i lavori sinodali, come ih genere
l’attività della nostra Chiesa, ha poi dichiarato quanto lo interessi il rinnovamento della Chiesa di cui si discute molto pure fra noi, ma ha insistito sul fatto che
esso non può andare disgiunto da un continuo e profanilo risveglio della fede di
ognuno.
Il past. Raymond Kearns, della Chiesa Presbileriana Umita desili U.S.A., porla
il saluto del Sinodo generale di quella
Chiesa ed esprime la lieta gratitudine per
la visita e il soggiorno negli S. V. del Moderatore Rostan e della Sig-ra Fernanda
Comba; ha naturalmente fatto riferimento
(dia situazione di tensione determinata
doH’acuirsi del problema razziale e alla
responsabilità che le Chiese portano di
Il onte ad essa.
Il dr. Emmsn, segretario generale della
Chiesa Riformata d’Olanda, ricorda l’interesse secolare verso la Chiesa Valdese, rinnovato di anno in anno da visite gradite,
quest’anno da parte del Moderatore e dei
pa.st. Saggia. Riferendosi al dibattito sinodale sul prossimo Congresso evangelico
italiano, ha notato che anche in Olanda
questo è tempo di dialogo e d’incontri: si
impone perciò una particolare preparazione riformata e al dialogo stesso, tenendo
presente che occorre subordinare V ’’ordinamento” della Chiesa alla testimonianza
della fede, oggi, la tradizione alla Parola, la vita ecclesìa.stica all’evangelizzazione;
per questo il vero servizio da rendere ni
popoilo di Dio è una seria formazione teologica.
Ultimo oratore, il pa.st. Eric Barde, della Chiesa Rifonnala di Franria: egli ha riferito in particolare siill’ullimc sessione del
Sinodo generale dell’E.R.F. che ho affrontato alcuni problemi di fondo: 1) problema della ’’consacrazione” o ’’ordinazione”
¡Histornle, in particolare per gli ex-sacerdoti catto’ici; la decisione è stata per la
nuova corusacrazione ; 21 consacrazione pastorale delle donne: un ordine del giorno
si è dichiaralo in favore di essa, ma la decisione definitiva spetterà ai sinodi regionali; 31 l’autorità nella Chiesa: vi è un
qualche d-sagio nei rapporti fra autorità
regionali e nazionali.
Il presidente del Sinodo, past. N. Ginmviccoli, notando quanto la discussione di
problemi di fondo assai simili, pur nel mutare delle situazioni, percorra tutte le Chiese. esprime la riconoscenza del Sinodo a
tutti i delegati e li prega di ricambiare d‘
cuore i saluti di cui sono stali fra noi i
latori.
IL DIB4TTIT0 SDÌ NOSI’RI ISTITDTI D’ISTROZIOIIIE
Il Collegio ha il fiato corto ?
Il dibattito siilla relazione della
Comm’ssione degli Istituti di Istruz'cne secondaria ha occupato l’intera
sriomf ta di mercoled'i. Il problema del
Collegio e della Scuola latina è cossi
giunte in primo piano negli interessi
della chiesa ed i molti interventi di
laici e pastori han dimostrato quanto
fosse vivo in tutti i presenti, delegati
e pubblico, il pensiero per questa nostra opera. La relazione siella C3omm^ssìcne non presentava sostanziali
irncve.zdoni c progetto rivoluzioinari
ma si sforzava di fare intendere l’importanza dei Collegio per l’opera della nostra chiesa in Italia. E’ sostanzialmente questo il punto centrale dei
dibattiti. Il Collegio e la Scuola latina hanno avuto in passato una granaissima importanza nella vita delle
Valli Valdesi e della chiesa tutta, lo
si è ripetuto in molti interventi, ha
pieparato molti uomini che hanno
svolto in seguito una intensa atUvit à, * formato molti dei pastori attualmente in servizio; è questo ancora vahdo oggi? A molti sembra di no,
il maggior numerc dei pastori delle
ultime classi non provengono dal
Collegio, gli studenti sono poctù, le
spese ingenti, il Collegio è in crisi, ha
il flato corto, cosa si deve fare?
C’è una tesi radicale che propone
la chiusura, l’abbandono dell’opera
motivata da ragioni essenaialmieinte
economiche. Le voci che nel dibattito sinodale si sono udite su que.sto
p.unto sono state molte e nel complesso contrarie. Interessante rilevare il
fatto che a difendere la validità del
Collegio e la sua funzione non si sono
levate solo voci di valdesi delle Valli
ma di molti valdesi degli altri disti etti. Si è ribadita l’importan^ di
avere un .istituto evangelico di istruzicne dato il carattere confessionale
delle scuole italiane, attualmente; si
sono addotti molti argomenti spiritualmente e moralmenite validi per
sostenerne la validità. Il Collegio si
deve sostenere, si deve aiutare perchè, come è accaduto per le scuole
elementari chiuse molti decenni or
sono, quanto si è perduto non si ritrova più
Meno radicale è la tesi della trasformazione deirattiiale Collegio; così impostato non risponde più alle
esigenze della chiesa, è in orisi; non
occorre chiuderilo basta rinnovarlo,
modificarne Timpostazione e l’attività adattandosi ai tempi moderni. Questa soluzione è essa pure stata prospettata e dibattuta nel corso della
discussione ma senza giungere a conciusioni concrete. Modificare un collegio di tipo classico come il nostro non
è impresa facile, occorrono proposte
concrete, soluzioni meditate e nè la
commissione che aveva esaminato la
o.uestione nè i molti interlocutori avevano soluzioni meditate. Il dibattito
si è svolto in modo abbastanza concreto ma non abbastanza documentato per poter giungere a conclusioni
radicalmente nuove.
Qualora non si possa chiudere il
Collegio, per le molte ragicml elencate, e non si possa iniziame la trasformazione attualmente perchè i progetti non si rivelano sufficientemente
studiati, che cesa significa mantenerloo
Una somma considerevole anzitutto ed alle cifre riferite dal cassiere e
che concernevano essenzialmente il
complesso dei debiti contratti nel corso dell’anno, si aggiungevano altre
somme per il futuro che portano a parecchi milioni la somma da reperirsi
ogni anno per la vita dell’Istituto. Ma
non è sostanzialmente la somma di
denaro che ha preoccuiiato i membri
del Sinodo, anche se è pur tale da d(^
stare una certa apprensione ; è la situazione generale dell’Istituto, il suo
inserimento nella vita della Chiesa.
Mantenere il Collegio non è soltanto compito della Tavola che deve reperire i fondi per sostenerlo, è compito della Chiesa nel suo complesso;
se questa opera riguarda tutte le comunità valdesi d’Italia e le comunità
evangeliche italiane, la sua vita è
compito delle comunità tutte. Rifiutando la tesi deUa cWusura e dell’abbandono del Collegio e rimandando
l’esame delle proposte di trasformazione, il Sinodo si è trovato moralmente impegnato a mantenere, a sostenere, a difendere l’opera stessa,
ravvisando in essa non una responsabilità dell’anunindstrazione, ma della
chiesa tutta.
L’O.d.G. votato nel corso del dibattito rende ragione di questa presa di
coscienza :
Il Sinodo constatando che la questione dell’ istruzione secondaria
non è, alio stato attuale deUe cose, corredata da informazioni siifiicienti, da mandato alla Tavola di
modificare la composizione della
Comm. Permanente di cui all’art.
Ili A. S. 1961, che viene dal Sinodo
incaricata di presentare una nuova
relazione scritta e documentata
che tenga presenti i vari elementi
apparsi nella discussione sinodale
entro il 31 marzo 1965, per la sua
distribuzione alle chiese e discussione da parte delle stesse prima
delle Conferenze Distrettuali ordi
narie del 1965, in modo che il pros
simo Sinodo possa con piena com
petenza prendere decisioni fondate
Le chiese valdesi sono così poste di
fronte al problema stesso, dovranno
prendere posizione, pronunciarsi, do»
V ranno attuare in modo esplicito e
concreto la loro solidarietà in questo
settore della vita ecclesiastica. Non
potranno le nostre chiese accontentarsi di discutere della vita del Collegio ed esprimere in modo gmerico voti per il suo a.vvenire; solidarietà significa nel caso nostro aiuto concreto,
contribuzione finanzàiaria per potenziare l’opera. Abbiamo cosi toccato il
punto centrale del dibattito: potenziare il Collegio, non si tratta solo di
mantenerlo in vita, di provvedere al
suo sostentamento, si tratta dì rendergli una funzione vitale, attiva, missionaria ned complesso delle nostre opere. Anche i musei ed i monumenti si
mantengono in vita con sovvenzioni e
cellette, vogliamo fare del Collegio il
museo della nostra istruzione? Il monumento della chi^ valdese dell’800?
La cosa è possibile ma la nostra chiosa non si può permettere il lusso di
mantenere opere del suo passato per
puro interesse storico, le nostre cose
devono essere vive, necessarie, dinamiche, per poter sopiràwivere ; il Collegio deve ridiventare di qu^te.
Un fatto è positivamente emerso nel
dibattito sinodale: l’attaccamento per
il Collegio di tutti gli interlocutori,
alcuni con toni più sentimentali, le»
gati al vecchio Collegio, altri più
realisti e preoccupati dei nuovo
Collegio, gli uni preoccupati della
vita deH’i.stituto gli altri della sua
funzione; tutti concordi nella ricerca
di uno strumento che oggi adempia
alla sua funzione di servizio. Anche
coloro che giustamente hanno sottolineato la necessità e l’urgenza di estendere e icotenziare l'opera dei Convitti
nelle Valli e nelle città si sono preoccupati di vedere le reali ed attuali
necessità della nostra popolazione e
della nostra chiesa tutta in questo
settore.
E’ indubbiamente cosa lodevole e
commovente il proclamare il proprio
amore per il Collegio ed è cosa ancor
più lodevole impegnarsi a sostenerlo
economicamente, ma non sono i buoni
propositi e forse neppure i soli milioni
che daranno vita alla nostra opera,
che ridaranno vita al Collegio: è la
presenza solidale della chiesa tutta, è
la missione di testimonianza, è uno
spirito rinnovato di servizio. Spirito di
sennzio dimostrano tuttora molti dei
profes.sori e degli amici del Collegio,
auguriamoci che il dibattito nelle nostre comunità valga a rinnovarlo ed
estenderlo ancora. g. t.
Alcune nomine
TAVOLA VALDESE
Past. Ermanno Rostan, moderatore; past. Alberto Ribet, vicemoderatore; past. Cario Gay, Pier Luigi dalla,
Aldo Sbaffi; prof. Giorgio Peyronel;
dott. Ugo Zeni.
CONSIGLIO
I ACOLTA’ DI TEOLOGIA
Accanto al Moderatore, presidente
d’uflìcio, e ai quattro docenti ordinari sono stati riconfermati quali consiglieri il past. Neri Glampiccoli e i
proff. Salvatore Caponetto e Mario
Miegge
COMMISSIONE D’ESAME
Past. Edoardo Aime e Gianni Boge,
dott. Renato Giampdccoli e Sergio
Dianconi.
Predicatore d’ufficio della prossima
sessione sinodale sarà il past. Pietro
Valdo Panascia.
UNA CHIESA “CONFESSANTE
ff
Caro Direttore,
non so se il nulo articolo Chi-esa precostantiniana o chiesa pre...
paolina?” sarà giudicato dai lettori,
e in particolare dal Dr. G. Bert,
abita stanta iinltoressante da meri tar di
riprendere qualcuna delle eonisiderazioni ivi eontmute. Ma il ’■odattori? Itasi. Conte mi ha risposto su
due di tali conisideraziioiii, proprio
su quelle due die cousidero jiiu
importanti. Desideixt perciò precisare meglio il mio pensiero che nel
frattempo mi s’è approfonidito.
La questione del termine ”co«tanlinianesimo” è dal punto di vista
formale, ©vidientemente estranea alla po’emica coll Dr. Bert, perchè
questi non ha adoperato mai, nel
suo articolo, tale ttrrmine. Non lo è
invece in senso vero, concettuale. Il
past. Conte mi ha spiegato chiaramente quale slignifieato più aimpto
abbia assunto tale termine applicato alle chiese, nel dibattito oontemporaneo. Credo di i'apire che, se
questo significato più ampio è er
Irato nell’uso, pur non dicendo nulla più della parola ’’conformismo
(parola che, per la sua semplicità
cil universale coauprenaibilità, non
può dar luogo ad equdvoicl). ciò sia
dovuto alla convinzione, largamente diffusa, che codesto conformismo
eia una maledizione cosi profondamente ed nnivensalmenite penetrata
nelle cliiese, da doverne cercar le
radici in un lontanissimo passato e
precisamente in quell’atto istitiuziotiale che fu la famosa 'ColliUisione della chiesa ton l’impero romano sotto
Costantino. Se ciò sia vero, o no,
non sono in grado di giudicare. Ma
proprio l’esempio citato dal past.
Conte, dei genitori che testimoniano la propria fede al figlio, mi fa
sospettare che jl conformiismo, appunto i>er essere una delle tante generiche manifestazioni di .peccato
nell’uomo, e come tale mai totalmente eliminabile fosse precedente
a Costantino. Soltanto che ad una
chiesa perseguitala (quale fu, a più
riprese — e in che modo ! la chiesa prima di Costantinoj si è ovviamente propensi a perdonare quaiehe manifestazione dd conformismo:
ma giustamente non si è più propensi, quando la cliiesa non è più
perseguitata, o addirittura è entrata
in una situazione dì privilegio.
Comunque sia, non credo che
questo ’’coelantinianesimo” vada curato con chissà quale grandiosa operazione chirurgiica da compiersi nel
corpo della Chiesa icristiana universale, bensì qui ed ora, nella vita di
tulli i gioimi e delle singole comunità. Credo anch’io che l’atluale sistema poHtico»sociale dell’oocidente
sia profondamente ammalato (i^
forse — non so — lo è anche quello
dell’oriente !), (sembra anche a me
die esso sia sostanzialmente in vw
di liquidazione (se non proprio di
crollo), ma desidererei die tale questione fosse lasciala volutamOTte da
parte nella vita ovangeBca italiana.
■ Qui il discorso andrebbe molto
approfondito ed aecuratamente dosato. L’articolo dd Bm mi aveva
preoccupato, perchè 1 avevo preso
molto sul serio, e cosi continuo a
fare. Forse Lei mi obietterà che iJ
Bert è un giovane, e che ai giovani
bisogna lasdar <he si sfoghino, senza poi dar troppo peso a 9"®!
dicono. Ma per l’eventualità o,pposta, permetta a me che sono un veccbio, d’iinsìstcìre.
E3>bene questo vec-chio ha visto
fondare i P«ù simpatici, i più en»“'
siasmanti partiti politici, per lattarli poi tranquillamente morire. Dopo
il ’45, egli seguì con passione le vicende de! Partito d’Azione e quando, passati alcuni anni, credette di
sentirsi... politicamente maturo e
prese la tessera, ecco che in meno
di due mesi quel Partito scomparve.
Passarono molti anni e querto vec' chio divenne ’’amico del Mondo ,
e sempre più si affezionò al Partito
Radicale, ohe più sembrava temprar
5i ad una critica raffinata ed acuta
sulle cancrenose piaghe politico-soriali della povera Italia. Quando finalmente credette, in coscienza, di
poter aderire, rieccoti la criisi ed
•anche il Partito Radicale si sfasciò!
F.' colpa di questo vecchio se, ripensando ftio malgrado alla favola del
gatto che s’era scotute le zampe, è
diventato diffidente verso un partito recentemente fondato e verso il
quale vanno le sue simpatie?
Vede, caro Direttore, do non vorrei che la demagogia e — diciamolo
pure — la poca serietà entrassero
nel campo evangelico: fondare una
nuova chiesa, od anche soltanto un
nuovo cenacolo, c poi lasciar che
muoia! Nel mio arti.olo ho eercato
di spiegarmi ratteggiamento del
Bert, supponendo die egli non viva
nelil’intemo della chiesa, ma di ciò
non ho inteso fargli un riimpro’vero.
Tra l’altro, fra me e il Bert, sarei
pronto a scommettere che io vivo
più di lui fuori della chie.sa. Più
propriamente io sono uno di quelli
che vivono, come suoi dirsi, ai margini dòì!a chiesa, frequentando -i
culti. Ma, guardi caso strano, guardi
i misteri dèlia psicologia (sarà forse
l’effetto di reminiscenze giovanili),
proprio viste dal difnori, o dai margini, le chiese evangeliche italiane
mi sono simpatiche, e qu^ valdese
in particolare. Certo il giudizio del
past. Conte sulla ’’lartufferie delle nostre parrocchie” e sulla ’’carenza di
prospettive e di slancio della nostra
chiesa nel suo insieme”, è molto
grave e mi addoloia. Sono però durissimo o crederci e continuo a leggere con fiducia gli articoli, pieni di
spirito costruttivo e di viva aderenza ai proMemi sociali come per es.
quelli di Tullio Vinay (”A che punto siamo”i e di Giorgio Gdrandet
(’’Per un servizio concreto nella
Chiesa”), che il nostro settimanale
osi spesso pubblica.
Mi abbia, coi più cordialli saluti
per il Suo dev.mo Tullio Viola
Pinerolo. 29-8-1964
Che la vita religiosa e comunitaria delle nostre Chiese si svolga in
gran parte sotto il segno dell’indifferenza e dtell’aipatia è innegabile.
Apparentemente tutte le tappe più
salienti della nostra vita religiosa si
susseguono in un determinato ordine
prestabilito che col passare dei secoli sembra diventato un dovere e
una consuetudine.
Per questo la Chiesa ha il dovere
di ricercare i mezzi più efficaci per
suscitare comunità formate dalla
spontanea associazione di veri credenti nei quali lo slancio e la freschezza della fede si manifestino in
libere e spontanee testimonianze.
Questa nuova comunità di credenti
sarebbe la « Chiesa confessante », la
quale dovrebbe anche avere il coraggio di contrastare e di rifiutare determinate leggi o tendenze le quali fossero in antitesi con gli insegnamenti
di Gesù Cristo. Date tali caratteristiche della Chiesa confessante, la
prima domanda che si affaccia alla
nostra mente è‘- (»me fortnare questa nuova comunità di credenti?
Da quanto ho potuto capire da precedenti discussioni e specialmente dall'esplosivo articolo tt II sistema ha da
crollare e crollerà » supplicato sul n.
del 24 luglio u. s., il primo atto di
questo rinnovamento sarebbe la costituzione di un nucleo o di una élite
di credenti, lasciando da parte (con
quale criterio?) tutti gli altri membri della comunità declassata che non
accettassero un c determinato modo
di vivere rigidamente modellato sulla Scrittura e se del caso procedere
alla scissione de‘li stessa ».
Confesso che sono pienamente
d’accordo, per quanto riguarda la
scarsa sensibilità spirituale dei membri delle nostre comunità, il sottoscritto coaniM*e«iO, non lo sono sui modi di ravvivare questa sipiritnalità.
NeU’articolo citato si parla della
inevitai ilità del crollo del sistema
che s'identifica ju-ìesemente con la
nostra Chiesa Evangelica Valdese. Si
dirà che questo articolo è stato scritto in funzione d: stimolo per stuzzicare il lettore e per spingerlo ad iniziare un dibattito; tuttavia e anche
un articolo che può provocare il disorientamento di chi legge.
Crollo del sistema e delle sue strutture; soffermiamoci un istante su
qu'O&te caita^strofiche previsioni. Ma
che cosa sono in fondo nella nostra
Chiesa questo sistema, queste strutture, questa organizzazione ecclesiastica tanto deprecala? un’aggrovigliata e complessa rrccolta di regolamenti e di canoni? una classe sacerdotale scaglionata in una ferrea gerarchia? un’esibizione di riti complicati
da cui dipende la salvezza deìFuomo?
un gregge di fedeli costretti con timore e tremore a seguire le direttive di
un'assise suprema? Nulla di tutto
ciò; la liturgia e i pochi riti della
nostra Chiesa sono fra i più semplici
ed elementari che si conoscono.
Quand’anche queste strutture venissero radicalmente sostituite con altre, non per questo il livello spirituale della nuova associazione sarebbe superiore alla precedente, e ammesso che rinstaurazione di queste
nuove strutture coincidesse con la
formazione del primo nucleo della
Chiesa confessante, con quale criterio verrebbe effettuata la scelta dei
suoi membri? In questo caso chi si
sentirebbe in grado di ergersi quale
giudìcj del fratello? L’esperienza in
segna che alle voiu persone apparentemente da noi ritenute senza fede
hanno invece rivelato in circostanze
a noi impreviste di essere in possesso di una fede sincera e profonda.
10 ritengo che non è appartandoci
in un nucleo a parte che potremo con
maggior efficacia recare intorno a noi
la nostra testimonianza e offrire il
nostro servizio ai Signore, bensì inserendoci nella massa e facendo parte
di essa (lievito).
11 segreto sulla riuscita o meno di
questo rinnovamento sta neU’intimo
di noi stessi, nella misura stessa in
cui possiamo o vogliamo, con l’aiuto
di Dio, tendere a una fede vivente
c operante; ed e nella grazia die il
Signore misericordioso può elargirci
per mezzo dello Spirito Santo.
Se noi c’impegneremo in questo
senso, non solo I pastori ma anche
noi laici, secondo le nostre capacità
anche le più modeste, con spirito di
abnegazione, di sacrificio e con umile dedizione, allora la Chiesa confessante potrà affermarsi a poco a poco,
non come una éiile emersa dal crollo di un sistema (non c'è alcun giusto, neppure uno — dice la Scrittura) ma come il f:-’utlo di una paziente opera, diciamo pure di evangelizzazione nélle nostre stesse comunità.
L’apostolo Paolo nella 2^ epistola
ai Tessalonìcesi dice: «il Signore diriga i vostri passi all’amore di Dio e
alla paziente aspettazione di Cristo ».
La paziente attesa, non dimentichiamolo, è anche per il credente condizione indispensabile perchè la sua
fede nelle divine \ romesse del Figlio
di Dio non venga meno, anche se
queste promesse r.on sembrano realizzarsi secondo \ nostre aspettative,
perchè « I miei pensieri non sono i
vostri pensieri, nè le vostre vie sono
le mie vie, dice l’Eterno ».
Beniamino Grill
Il "sistema" di cui parlava Giorgio Bert non era la nostra struttura
ecclesiastica., bensì il sistema sociale
e spirituale del nostro Occidente
odierno, in cui la nostra vita ecclesiastica è del resto non poco coinvolta. Ribadmmo che a questo suo possibile ^crollo* la Chiesa, fondata sull'Evangelo che la chiama e la impegna, deve guardare con previdente
lucidità: per potere, in un'eventuale
nuova situazione, testimoniare con
serena coscienza: *’iVon è ancora questo il Regno di Dio e la sua giustizia**. Tale serena coscienza le sarà
lecka solo se ora essa veglia contro
La tentazione del conformismo, onnipresente. red.
4
pag. 4
N. 35 — 4 settembre 1964
CARLO DAÏIÎE
Proprio all’aprirsi del Sinodo è ginn,
ta la triste notizia che la sera precedente era deceduto il sìg. Carlo Davite Anziano Evangelista a riposo.
Nato il 6 aprile 1890, egli aveva a
lungo condotto in forma perscoiale la
testimonianza evangelica di cui si sentiva intensamente responsabile. A
partire dai 1948 egli era stato per circa un decennio nei ruoli della Chiesa
Valdese, quale dipendente della Tavola in qualità di Anziano Evangelista;
il suo ministero si svolse secondo queste tappe. 1948-50 Evangelista a Susa;
1950-51 Direttore del Convitto di Totre Penice; 1951-55 nuovamente a Susa; 1955-57 Evangelista a Pachino.
I! « riposo » del sig. Carlo Davite,
dal 1957, fu in realtà solo un mutamento di attività; infatti si dedicò
tosto con tutte le sue forze e le sue
vive capacità pastorali e organizzative a un’opera che già l’avewa attirato;
la testimonianza evangelica fra i ciechi. Seppe presto impegnare con sè
il' questa bella opera un piccolo ma
appassionato gruppo di collaboratori,
e nacque coà, la « Biblioteca Circolai!
ts Evangelica in Braille», ohe proprio
Quest’invemo ha celebrato il proprio
decennale, con molta modestia ma
con più che giustificata alle^ezza 'oer
i risultati raggiunti. Con l’aiuto di alcuni volenterosi copisti, il sig- Davite
aveva già raccolto una quantità considerevole di opere evangeliche (oltre
naturalmente * alla trascrizione in
Braille di libri biblici), e '-a biblioteca
è ormai, da anni e sempre più un continuo va e vieni di opere, alle quali
vanno aggiunte parecchie registrazioni su nastro magnetico. Si può vera
mente dire che in questo decennio il
sig. Davite ha continuato ad occupare un pulpito dal quale ha annunciato, con i suoi collaboratori, quella Parola che in questo caso in modo tutto speciale è una luce che splende nelle tenebre.
Sempre a};tento com’era alle novità
nel campo della stampa e alle pul>
blicazioni più adatte ad una trascrizioni in braille, ho avuto anche ultimamente contatti con lui, e bo riell’oreochio la sua voce pacata e piena
di bontà e di passione pastorale, le
sue parole ohe attestavano come nè
l’età nè la malattia — che negli ultimi anni i’aveva duramente provato —
avevamo attutito in lui la vigile attenzione e la piena partecipazione alla vita odierna. Veramente il suo è
stato un « riposo » lucidamente operoso, sostenuto da una tranquilla e
invitta speranza.
Questo grato affetto con cui lo ricordo, a nome di moltissimi, è la più
intensa parola di simpatia che posso dire alla sua compagna, al figlio,
past. Franco Davite, c a tutti i suoi
fainiliart. Un’altra, conioreta parolia
possiamo dirla tutti, contribuendo a
proseguire e intensificare la bella opera a cui si era dato con tutte il cuore
in questi ultimi armi: la Biblioteca
Circolante Evangelica in braille ; per
sua volontà ogni dono in memoria
sarà devoluto a questo scopo e può
essere versato sul conto corrente p«stale 2/19088 così intestato; Biblioteca Circolante Evangelica Braille, Strada Oavoretto 70, Torino.
Gino Conte
iiiiiiiiiiiiiKmiiii
iitiiiiminiiimniiiiiiiiuiiii
RICORDANDO
Maria Granata
Il giorno 6 agosto in Roma, dopo lunga e
penosa malattia, si è addormentata nelle
braccia del Signore Maria Granata in Melile.
Al termine di un servizio religioso nel
Tempio Valdese di Luserna San Giovanni
il mattino del 20 agosto, Turna ' ceneraria
è stata tumulata nella tomba di famiglia
nel cimitero dei Jalla.
Per espressa volontà della cara estinta
nè fiori nè qualsiasi manifestazione di cordoglio, ma oblazioni alla P. 0. Rifugio Re
Carlo Alberto di Luserna San Giovanni siano Fattestato di afletto e di simpatia cristiana in sua memoria.
Primi fiori in memoria: L’O. P. Rifugio
Re Carlo Alberto ha ricevuto, in memoria
della Signora Maria Granata in Melile, le
seguenti offerte: il marito. Melile Arturo,
L. 1.000.000; Castelli Lea, Roma, 5.000;
Tipografia Regionale, Roma, 15.000; Resy
e Giorgio Turin, Torino, 10.000; Desy e
Roberto Turin, Torino, 10.000; Boschi Luisa e fratelli 30.000; Elrlo e Cesare Gay, Pinerolo, 100.000; Campolunghi Ing. Giovanni. Roma, 5.000; Sorelle Gazzoni, Roma,
5.000. Totale L. 1.180.000.
OFFERTA A FAVORE DEL RIFUGIO
In memoria del suo compianto marito,
Rosetta Busnellì Rostan, L. 200 000.
ARRIVI
IN LIBRERIA
FIERO GOBETTI: La rivoluzione liberale, Nuova Universale Einaudi.
Torino 1964, L. 1.500.
GIOVANNI PIOLI; La religione di
Gesù e la Chiesa Romana, Editore
Laoaita, Mandurda 1963, L. 2.200.
MARIA RICCIARDI RUOCCO:
ducazionc e tolleranza. Editore La
caita, Manduria, L. 1.000.
IN IUIR6INE AD DNA RECENTE PDBBIICAZIONE
Sull’antichità dei Valdesi
Nella bella collana « Uomo e Mito » della casa editrice II Saggiatóre è uscito recentemente, tradotto dal francese, un volume di Emanuele Amati: Civiltà Preistorica della Val Camonica. E uno studio documentatissimo, risultato di campagne di ricerche iniziate nel 1956 e che durano tutt’ora. Esse ci rivelano la storia e la civiltà
di un popolo, i Camuni, di cui si conosceva apipena l’es-iisteniza per esser staiti sottomessi dai Roimiaial nel 1« secalo della nostra
era. Destinato al pubblico colto e agli specialisti di preistoria, il volume è importantissimo per lo studio dell’arte rupestre, le cui
tracce si ritrovano in quasi tutto l’arco alpino, da quelle famose delle Alpi Marittime,
a quelle delle nostre vallate e fino in Alto
Adùige.
Ma per interessante che possa essere il
volume non sarebbe il caso di segnalarlo su
questo periodico, se, nello scorrerlo, non
fossimo incappati in una frase che ci riguarda molto da vicino.
Nell’ultimo capitolo, destinato e esaminare la società camuña nel quadro delle altre
comunità preistoriche delFEuropa Centrale,
dopo aver parlato del Monte Bego, nelle Alpi
Mavittiine, l’A. a pag. 218 isoràve: « Nidile Alpi Cozie un’ailtra tribú simile ripiegò pressapoco ajl’a «tessa epoca [3« millemnio], in una
stretta e nascosta valle e anich’essa lasciò
sulle roces pitture e dnicisioni : la tribù val
dese. Essa costituisce un fenomeno etnologico ecceziomiìe, poiché fino a oggi essa è
riuscita a salvaguardare la sua entità e la
sua spiccata personalità, mantenendo la sua
autonomia tradizionale e storica )>,
Dovremmo ringraziare FA. di questa attestazione che ci fa diventare di colpo uno
dei più antichi popoli del mondo tutt'ora
esistenti. In questo modo è battuto di gran
lunga il mito dei nostri vecchi storici che riportavano la leggenda dell’origine dei Valdesi alla predicazione di S. Paolo!
Il prof. Amati è uno studioso di valore che
ha tutte le carte in regola per essere una
autorità il capo di protostoria, ma purtroppo (« domiiiat alliquando... ») in questo caso
si è lasciato sfuggire un grosso svarione in
fatto di storia. Indubbiamente le nostre
Valli nella preistoria erano popolate, vi erano
i Magelli, i Vibii ed altre tribù che hanuo
lasciato delle tracce della loro permanenza,
tracce che in questi anni stanno venendo
pian piano alla luce e forse col tempo potranno darci delle indicazioni preziose ed interessanti sulla civiltà di queste antiche popolazioni. Ma il fenomeno valdese non ha
nulla a che fare con esse, e la sua origine è
sufficentemente nota ed è peccato che FA.,
prima di fare questa affermazione (nè comprendiamo quale possa essere la fonte a cui
ha attinto) non si sia un po’ più documen
0. Coìsson
Convitto Maschile Valdese
TORRE PELLICE
EDUCAZIONE EVANGELICA: il Coniitto pur essendo aperto’'à ragazzi
di ogni confessione religiosa ha per base l’educazione evangelica.
LE ISTALLAZIONI- una piscina coperta (13x6), tennis, campo di football, palla a volo e palla canestro, ottima posizione di mezzo montagna
LE ISCRIZIONI : si accettano ragazzi che frequentino le scuole elementari, medie, professionali, ginnasio-liceo.
RETTE: per le finalità del Convitto che si rivolge .soprattutto al pubblico evangelico, le rette sono modeste. Le attrezzature sportive sono
a disposizione dei ragazzi senza supplementi.
BORESE DI STUDIO: sono messe in palio alcune borse di studio (metà retta) per alunni meritevoli di modeste condizioni economiche.
INFORM.AZIONI : scrivere al Direttore Dott. Franco Girardet CONVITTO VALDESE Torre Pellicc (Torino).
Trombettieri del Baden
in visita alle Falli
Comunichiamo l’elenco delle manifestazioni organizzate in occasione della visita.
Domenica 6 settembre: Culto a Villar Perosa; martedì 8: Saluto Ospedali Valpellice;
mercoledì 9 sera : Culto a Pomaretto; giovedì 10 sera: Culto a Pramollo; sabato 12
sera : Culto ad Angrogna S. Lorenzo; domenica 13: Culto ad Angrogna; nel pomeriggio: Culto a Torino (C.so Vittorio); venerdì
18: Culto serale a Torre Pellice (partecipano a questo culto anche 40 Valdesi dì Germania con i Pastori Allinger e Eiss); sabato
19: Culto serale a Riclaretto, come sopra.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
ZURIGO
Attesi con vivissima smpatia dalla Comunità, che per settimane aveva predisposto
l’ospitalità e gli incontri, il 6 agosto sono
giunti nella nostra zona i 37 fratelli e sorelle provenienti dalle Comunità valdesi dell’Uruguay e deM’Argentina, guidati dal Past.
Silvio Long,
Prima ancora del loro ingresso nel Cantone di Zurigo, una piccola rappresentanza
della comunità zurighese si trova a Bremgarten, la patria di Enrico Bullinger, successore e continuatore di Zwinglio nella edificazione della Chiesa di Zurigo, li accoglie
con un augurale saluto. Dal pullman, targato Torino, scendono il Pastore Long e
tutti i membri della simpatica comitiva :
strette di mano, presentazioni, atmosfera di
vecchi membri della stessa famiglia...
Alle 18, con una puntualità ammirevole
ha inizio il primo incontro con una parte
della comunità nella magnifica Sala della
mensa aziendale dello Schweizerische UnfallVersicherung Anstalt. Le dirigenti signorine Honegger, Luchsinger e Zwifel hanno
preparato, a nome dell’Unione del Servizio
del Popolo, un ristoro accogliente. Al termine, primi messaggi, tra i quali apprezzatissimo il benvenuto della Sig.na Honegger,
ed in seguito l’assegnazione, alquanto faticosa, degli ospiti nelle varie famiglie. Stanchi
del lungo viaggio, gli ospiti troveranno, nella quiiete zurighese, il rinnovamento delle
loro energie.
Il 7, visita alla zona lungo il lago, fino
a Rapperswil, ed in seguito fino a Lucerna,
sostando a Sattel. Giornata di distensione...
L’8, breve contatto con i monumenti, ed
in particolare con i ricordi della Riforma;
poi, ritorno nell’accogliente giardino della
villa della signora Lotti Isler: conoscenze più
dirette tra i convenuti, canti in tedesco, in
italiano, in ispagnolo, in francese. A sera,
nella vasta Sàia del Kurhaus allo Ziirichberg,
100 commensali circa si ritrovano lietamente attorno alle mense: seguono i tipici canti delle Alpi elvetiche (jodel), inni nelle
varie lingue... e si concluderà con il Nabucco di Verdi, che gli ospiti sudamericani cantano con notevole competenza e con
vivo ardore... Messaiggi dei Past. Long, Matthey, Eynard, dell Diae. Paigella, deigli ospiti sig.na Bianca Pons, Umberto Perrachon
che offre, a ricordo della visita, uno stendardo uruguayano ed uno valdese alla Società delle Signore, del giovane Giuffrida...
Un canto e la benedizione concludono la serata, che si era iniziata col canto, da tulli
seguito in piedi, dell’inno nazionale uruguayano...
La domenica la chiesa è gremita; culto
presieduto dal Pastore Eynard che celebra
due battesimi, predicazione attuale e vigorosa del Pastore Long, un coro in ispagnolo,
celebrazione della S. Cena nelle due lingue,
italiano e spagnolo, distribuita, oltreché dai
Pastori, dagli Anziani Emilio Rostan (di Fray
Bentos) e Adolfo Hodel (di Zurigo). Tutti
partecipano alla comunione (125) e le offerte raccolte (fr. 605) sono dedicate al Centro evangelico di Fray Bentos (in costruzione).
Una colazione, consumata nell’atto della
partenza... ’coi fianchi cinti...” e mentre gli
ospiti proseguono verso le comunità valdesi
della Germania coloro che ancora li salutano
davanti alla Chiesa sono commossi : partono
membri della famiglia, da lungo tempo conosciuti ed amati.
La comunità di Zurigo serba un grato ricordo della visita ed accompagna i ’’pellegrini” col suo pensiero affettuoso.
FOTOGRAFIE
L'Ufficio della Tavola Valdese sarebbe lieto di ricevere o di
acquistare fotografìe in bianco
e nero ovvero a colori di avvenimenti sinodali, in modo speciale della cerimonia per l'inaugurazione del monumento nel
giardino della Casa Valdese.
Si prega di rivolgersi direttamente airuffìcio della Tavola
Valdese a Torre Pellice e si ringrazia per la collaborazione
BORA' > ‘
... : .•. .
In fraterna cnmunione enn
la delegazinne uruguayana
nebre del Sig. Jakob Hilfiker, spentosi a
Torino nella notte sul 24 luglio.
Partito giovane dal paese, l’Estinto aveva
svolta la sua attività professionale in Isvizzera ed in Francia, fino a quando si stabilì
oltre 35 anni fa a Torino. Quivi egli seppe
con la sua competenza e con la sua attività, creare un notevole complesso industriale, nel quale entrarono come collaboratori i suoi due figliuoli.
Il culto fu presieduto dal Pastore Hans
Bopp di Suhr. Il Pastore E. Eynard di Zurigo rese una commossa testimonianza alla
memoria dell’Estinto ed espresse la viva simpatia dei presenti, nonché dei numerosi estimatori ed amici di Torino, alla famiglia provata.
Rinnoviamo alla Consorte, alla figliuola
signora Tecla Walter, a Riehn, ai due figli
Alfredo e Roberto e famìglie, a Torino, la
nostra profonda simpatia. E. E.
11 27 luglio, nella Chiesa di Kòlliken. suo
paese natio, è stato celebrato il servizio fu
VILLAR PEROSA
Il nostro culto di domenica 23 agosto ha
avuto un carattere ecumenico benedetto e
felice. Erano presenti 56 fratelli della Chiesa
Riformata di Lippe Detmold in Germania
accompagnati dal loro pastore sig. Riebling.
Tra gli ospiti era una valorosa fanfara alla
quale si erano aggiunti i trombettieri di
Villar Pellice, Pomaretto e Villar Perosa.
Tennero la predicazione: il pastore Nang
testé giunto dall’Africa, in lingua francese,
e il pastore Riebling in lingua italiana. Predicò pure con due canti in lingua russa eseguiti con una voce stupenda, la signora del
Pastore Riebling.
Si concluse il culto con una lunga stretta
di mano data da tutti ' presenti a tutti gli
ospiti. Culto veramente bello ma troppo
breve come tutte le cose felici.
Domenica 30 agosto il nostro culto è stato
presieduto dal Vice Moderatore, pastore Dr.
Alberto Ribet. La comunità ha vivamente
apprezzato la sua vigorosa predicazione e lo
ringrazia ancora di cuore.
Battesimi ■— Abbiamo testé celebrato i
seguenti battesimi: Umberto Emanuele di
Rissolo Giovanni e Luigia (Inverso); padrini Venturi Carlo e Edi — Ornella Manuela
di Beux Benito e Bruna (Dubbione); padrini Rissolo Giovanni e Luigia — Giorgina
di Long Remo e Ada (C.iot); padrino Soulier Michele.
Benedica il Signore qiiesti teneri agnelli
della sua greggia.
In questi ultimi giomii il nostro piccolo
viMaggio ha assunilo un aspetto tutto parlicelare — il suo del resto — silenziloso e
caJimo. Non notiaino più l’agiteione e il
fragor dellie auio e moto ohe hanno riempito ila noislra piazza e le nostre vie, anche
tu ori del centro ahiitaito.
Questo aspetto è per noi tutti foriero di
tiU'tto il lavoro e la vita di un nuovo anno
eccilesiastiico che ci sta dinanzi c che ci prepariamo ad incomineiare nel nome e con
Famlo del Signore.
Come ¡ili iturisino è la fomite inviisibile di
una grossa entrata nel bilancio nazionals,
(osi per Rorà la villleggiatura oostiiftuiiisce
unii fonte dii guadagno non indifferente.
Me doihbiaiiio istare atteniti a non perdere
di vista lo sicopt« essenziale di questa no»ira attivìi^à die e soprattutto di offrire ai
nostri frateili in fede che vengono da noi
durante l’estate queill’atmoisfera fraterna ed
accogliente che solo il criisitiairio sa coigliere
ed offrire. Pensiamo a quei nostri fraitelli
che vivono nelle ei'ità e nei paosii dove la
testimon’anza dell Evangelio viene veramente vissuta e sofferta in un mondo cistile e
pieno di pregiiicFzi verso di noi. La Wlleggiiatura rorenga deve avere e manteiiere
questa sua parlicolare <-'aratierii?itiea ; se
questa venisse a mancare Rorà düventera
■sotto questo aspetto uguale a qualsiaisi altro cenitro di villeggiatura mondana.
Il noisitro augurio più senitito che noi possiamo fare ai nostri fratelli villeggianti è
che durante il loro soggiorno tra noi essi
abhiaiio^ potuto ricevere quei'l’o'Ssigenazii)ne ispiirituaile e fiisica di cui avevano bisogno, e che J anno prossimo poissiamo rivederli con quanti vorranno aggiiunigersii.
Abbiamo ricevuto una lettera dal nostro
amico e fratello Siig Laiuroira' ili quale auspica di poter tornare a Ro^rà per l’anno
prossimo, accomp-agnuto dalle sue due figtliuole Graziella c Lalla, ambedue sposate
e eoT- prol’e. E’ questo per noli motivo di
gioia cristiana peusaire di poter rivedere
ve rubli amilici nostri e di Rorà.
Un nostro vivo ringraziamento vada ai
proft'. Valdo Vinay e Giovanni Gönnet per
il loro messaggio vivo e fraterno che ci
hanno rivolto nei culti da loro presieduti.
Sabato 5 settembre avremo la gradila visita del gruppo dei pellegrini
provenienti dalFAmerica del Sud. Alle ore 10 tutti sono invititi nel Tempio dove avrà luogo rincontro con la
ncstra Comunità mediante un breve
culto.
I sdigg. Durand Roiberto e Malan Aldo
sono vivamenite invitatti a presentarsi al
Presbiterio per ritiiraro il primo e secondo
premio della lotteria avvenuta il 16 agoF'.o durante il bazar.
POMARETTO
Mercoledì 9 settembre ore 20,30 nel
tempio udremo una fanfara germanica. Tutti
sono cordialmente invitali.
— Domenica 13 avremo la visita dei fratelli del Sud America e saranno ospiti nelle
famiglie per il pranzo. Attendiamo le prenotazioni.
Nel pomeriggio ai Chiotti, la sera cena a
Pomaretto e serata al teatro ore 20,30.
avvisi economici
CERCANSI volontarie per servizi generici
alla CASA VALDESE PER LA GIOVENTÙ’ EVANGELICA di Valieorosia. Viaggio pagato, un giorno libero alla settimana e un piceoOo compenso. Minimo:
18 anni e un mese di permanenza. Seri
vere Direzione, VALLECROSIA (Im.i
Direttore resp.: Gino Contp
• Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175. 8-7-1960
Cip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To
Le famiglie Rosbagno, Forneron,
Godine e Gay, commosse e riconoscenti per le affettuose dimostrazioni
di stima e -simpatia tributate alla loro
tanto cara
Jenny Rostagno
porgono i più ■vi'vl ringra-zdamenti al
sig. Pastore Peyrot e a quanti furono
loro prodighi di assistenza, aiuto e
conforto nella nuova grave prova che
le ha coilpite, e ohe vollero accompagnare la cara Estinta all’ultima dimora.
’’Beati quei servitori che il
padrone troverà vigilanti,
quando verrà!”
(S,Luca XII: 37)
Piarostino, luglio 1964.
Il Consiglio di Amministrazione, il
Collegio Sindacale, i Dirigenti ed i Dipendenti tutti della Soc. p. Az. E. Crumiere partecipiano con dolore al decesso della Signora
Matilde Davit
ved. Besson
Madre adorata del Direttore Generale
Malvina Besson.
Torino’, 25 Agosto 1964.
Si ricorda al pubblico evart
gelico che il Convitto Maschile
Valdese: di Torre Pellice è aperto anche a convittori che frequentino il Ginnasio - Liceo.
Ogni voce contraria è priva di
fondamento.
DECORAZIONI
Paschetto Sileno
via del Duomo, 2 — Pinerolo
★
facilitazioni pagamento
preventivi
senza alcun impegno
interpellateci
Acquistando i VINI MARSALA
dal fratello Garzia Salvatore, via
Caipipucci-ni, 6, Marsala, contribuire-te alla oreazione di un fondo per
la co-slruzione di un’Opera Evangelh-a in Marsala, in quanto tutto
ili guadagno, escluso il minimo indispensabile al suo fabbisogno familiare, V'a devoluto per l’Opera
stessa.
Cartone propaganda :
6 bottiglie da 750 gr. L. 2.100
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Per l’opera di Marsala è già stata
versata alla Tavola la so-mma di
iir-1 113.690.
Malattie
orecchio, naso e gola
Il dott.
Oskar Schindler
riceve per malattie di
orecchio, naso e gola
a POMARETTO (presso TOspedale Valdese) tutti i lunedi
dalle 14 alle 15,30.
a LUSERNA SAN GIOVANNI
(presso lo studio del dott. Pelizzaro) tutti i venerdì dalle
13,30 alle 15.
a TORINO ( via Ristagno 20 •
S. Rita) martedì, giovedì e sabato dalle 14 alle 16.