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ECO
DELLE Wll VALDESI
K"s»’sr¿
Settimanale
della Chiesa Valdese
Annilio N'iin. .37 i^BBQNAMENTl ^ L. 4.000 per l’interno j Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORHE PFXLICE - 21 Settembre 1973
Una copia Lire 100 * L. 5.000 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 100 1 Via Cavour, 1 bis ■ 1UU66 Torre Pollice - c.c.p. 2/33094
Verso la terza Assemblea della Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia, Bologna 1-4 novembre
Dopo ruccisione del presidente del Cile, Salvador Allende
NON TEMETE COLORO CHE DCCIOONO IL CORPO La nostra comune vocazione
ma NON possono uccidere l'anima; temete piutteste
lar perire e i'anima e H corpo nelia geenna
Caini che può
(Matteo 10, 28)
Fratelli, se in questo momento anziché essere qui fossimo in Cile, e ci
fosse dato di ascoltare, o ricordare,
questa parola del Signore Gesù non
nella ouiete di un tempio e al riparo delle sue spesse mura ma, ad
esempio, in uno dei due grandi stadi di
Santiago che in questo momento sono
pieni di cittadini arrestati per ordine
della giunta militare, che ignorano
quale sarà il loro destino; oppure se ci
fosse dato di ascoltarla, o ricordarla,
in una delle fabbriche occupate da
operai che rifiutano di arrendersi e sono investite dalle cannonate dei carri
armati — se in uno di questi luoghi pericolosi ci fosse dato di ascoltare, o ricordare, la parola di Gesù: « non teme1e coloro che uccidono il corpo, ma
non possono uccider l’anima... », probabilmente la capiremmo meglio, intenderemmo più facilmente l'evangelo
che contiene e le responsabilità che
comporta. È infatti una parola detta a
chi sta rischiando e forse perdendo la
vita. Ma è detta anche a chi sta rischiando e forse perdendo l’anima. Ed
è anzitutto questo che Gesù qui ci insegna: che si può perder la vita senza
perder l'anima, e si può perder l’anima
senza perder la vita. Se non siamo tra
i primi — poiché non stiamo perdendo
la vita — non potremmo essere tra i
secondi?
« Non temete coloro che uccidono il
corpo".: Gesù l’ha detto ai suoi discepoli e testimoni, mandati nel mondo « come pecore in mezzo ai lupi »
(v. 16). L’ha detto per incoraggiarli a
dare, se necessario, anche la loro vita
per l’Evangelo, e tanti l’hanno data:
innumerevoli sono stati attraverso i
secoli i credenti che per fedeltà e coerenza evangelica hanno perso la vita e
pci'dendola l'hanno trovata (v. 39) —
innumerevoli testimoni che hanno preferito morire confessando Gesù piuttosto che vivere rinnegandolo; hanno
preferito morire con Gesù piuttosto
che vivere senza di lui. Ma questa parola, destinata ai discepoli e testimoni
di Gesù, vale certamente anche per tutti coloro che rischiano e perdono la
vita per il diritto, la libertà e la giustizia, come accade a tanti in Cile in
questi giorni. Nella solidarietà con tutti coloro che resistono alla violenza
armata dei generali e davanti a loro
non piegano i ginocchi, vogliamo ascoltare l’invito di Gesù a non temere, perché quelli che uccidono il corpo non
possono uccider l’anima, in quanto non
ne dispongono, dato che la nostra anima, il nostro io profondo, la nostra verità non appartiene a loro, non appartiene neppure a noi stessi, appartiene
soltanto a Dio. Con questo invito Gesù,
come già s’è detto, vuole darci coraggio, e ce lo dà in tre forme diverse ma
tra loro strettamente intrecciate.
1. Anzitutto Gesù vuole darci, davanti a coloro che uccidono il corpo,
il coraggio della resistenza. Non li temete, dice Gesù, non scappate, non
spaventatevi neppure quando siete nelle loro mani e possono farvi tutto quel
Un telegramma
a Brejnev
Venti partecipanti alla sessione annuale del Comitato centrale del CEC
—- che conta un centinaio di membri —
hanno inviato da Ginevra a fine agosto un telegramma a Brejnev pregandolo che siano abolite tutte le misure
contro lo scrittore russo Soljenitsin,
premio Nobel per la letteratura. Le limitazioni alla libertà di movimento e
agli altri diritti umani — afferma il telegramma —, in qualunque paese, sono « un serio ostacolo a una distensione e a una collaborazione reali e
allo stabilimento della pace, della libertà e della giustizia in tutto il mondo ». Brejnev viene invitato a intervenire affinché a Soljenitsin sia riconosciuto il diritto di vivere con la sua
famiglia a Mosca.
Notiamo che un’ottantina di membri del Comitato centrale del CEC non
hanno ritenuto di sottoscrivere questo
telegrarnma; e non si tratta solo di
cristiani dell’est il cui silenzio, se non
giustificabile, è spiegabile (anche se
c’è chi, anche all’est, sfida la situazione).
10 che vogliono. In realtà non possono
far molto: possono uccidere il vostro
corpo ma non la vostra speranza; possono spezzare la vostra fibra ma non
la vostra volontà; possono fermare la
vostra vita ma non la ragione che la
anima. Certo, possono uccidervi. Ma uccidere un uomo non significa vincerlo.
Anzi, sovente, si uccide un uomo proprio perché non si riesce a vincerlo.
Non li temete! Quando non si ha altra
forza che quella delle armi, vuol dire
che si è deboli. In fondo sono loro che
temono voi; perciò vi perseguitano e
"ccidono. Non li temete! Temerli significherebbe mettersi sulla difensiva, lasciarsi condizionare, dipendere dalla
loro iniziativa. Essi vorrebbero che voi
11 temiate: si sentirebbero sicuri; la vostra debolezza sarebbe la loro forza.
Temerli significa riconoscerli, non temerli significa contestarli; temerli significa cedere, non temerli significa
resistere. Dicendoci di non temerli Gesù ci invita alla resistenza.
Egli non precisa come debba essere
questa resistenza. Sarà, certo, un’obiezione di coscienza. Ma armata o disarmata? Se resta disarmata, che fine farà? I tragici avvenimenti del Cile ripetono l’antica, e amara, lezione che
qualunque progetto politico, anche il
più popolare, non si difende da sé,
dev’essere difeso anche con la forza e
non solo con la ragione, altrimenti soccombe alla reazione. D’altra parte
l’Evangelo, l’annuncio e l’anticipazione
del Regno di Dio tra gli uomini, che cosa può essere nella storia se non profezia disarmata, che conta unicamente
sulla forza dello Spirito? Ci sarà dunque sempre una certa tensione tra realismo politico e realismo evangelico.
Qui però Gesù non entra in questa questione, si limita a invitare a « non temere », cioè a non sottomettersi, a resistere, col corpo e cori l’anima, ed è
questo invito che vogliamo oggi accettare.
2. Ma Gesù non vuol darci solo il
coraggio della resistenza, vuole darci
anche il coraggio della fede. « Temete
piuttosto colui che può far perire e
l’anima e il corpo nella geenna »: è
Dio solo che può far questo perché lui
solo è il Signore dell’uomo e può disporre pienamento di lui. Gesù dunque
ci invita a temere Dio. Il nostro istinto
sarebbe di temere la morte e di temere
gli uomini; Gesù ci dice che è Dio che
dobbiamo temere. Il nostro istinto ci
porta alla paura; Gesù ci porta alla
fede. Temete Dio! Il timore della morte e il timore degli uomini sono superati col timore di Dio. « Chi teme ancora gli uomini, non teme Dio. Chi teme Dio, non teme più gli uomini ». (D.
Bonhoeffer). E che cosa significa « temere Dio », cioè prenderlo sul serio,
al cospetto di quelli che uccidono il
corpo? Significa due cose:
a) La prima è che Dio « farà » piovere sull’empio carboni accesi; zolfo e
vento infuocato sarà la parte del loro
calice» (Salmo 11: 6). La Bibbia conosce la domanda che forse qualcuno di
noi s’è posto in questi giorni: « Tu, o
Eterno, che hai gli occhi troppo puri
per sopportar la vista del male, ...perché taci quando il malvagio divora l’uomo ch’è più giusto di lui? » (Habacuc 1: 13). Ma se poniamo la domanda
dobbiamo anche ascoltare la risposta,
come quella del Salmo 11 che parla di
carboni accesi che Dio farà piovere sugli empi. Anche questo è Scrittura.
Temere Dio davanti a quelli che uccidono il corpo significa prendere sul
serio ora questa parola, e trarne ora
le conseguenze.
b) Ma temere Dio davanti a quelli
che uccidono il corpo significa qualcosa di ancora più importante, e cioè
questo: se Dio è colui che può far perire e l’anima e il corpo nella geenna,
egli è anche colui che può far risuscitare e l’anima e il corpo dalla geenna.
Temere Dio davanti a coloro che uccidono il corpo significa affermare la risurrezione, la sconfitta della morte,
che ormai non serve più a distruggere
l’uomo, non raggiunge più il suo scopo. Uccidendo non si ottiene mente,
Dio annulla l’opera della morte. « Tuo
fratello risusciterà » dice Gesù a Marta
alludendo a Lazzaro morto. Giovedì
scorso, qui a Torino, al corteo di solidarietà con il popolo cileno c’era, tra i
molti altri, un cartello che diceva; « E
l’idea che non muore! » Ed è vero, ed
è anche una consolazione. Ma c’è una
verità ancora maggiore, che ci viene
dall’Evangelo; « tuo fratello risuscite
rà! » — non l’idea di tuo fratello, ma
tuo fratello! È questo l’Evangelo che
chi teme Iddio non dimentica, anzi
confessa davanti a coloro che uccidono
il corpo. E questo il coraggio della fede
che Gesù, invitandoci a temere Iddio,
ci vuole dare.
3. C’è ancora una terza forma di
coraggio che Gesù, con questa sua parola, ci vuol dare. Dicendoci di non
temere coloro che uccidono il corpo,
Gesù ci incoraggia a dare il nostro corpo come strumenti della nostra testimonianza. Diamo ' olentieri l’anima a
Dio, diamo volentieri il cuore a Gesù.
Ma appunto; diamo l'anima ma non
il corpo, e comunque più facilmente
l’anima che il corpo. Gesù ci dice: se
non avete paura di quelli che uccidono
il corpo, allora datelo il vostro corpo,
che è lo strumeni.) della vostra presenza e della vostr : azione. «Glorificate Dio nel vostre corpo » (I Corinzi 6: 20). Gesù vuole dunque comunicarci il coraggio di dare il corpo e non
solo l’anima.
Nel momento ci stico e pericoloso nel
quale viviamo (è U momento delle pecore in mezzo ai lupi, non lontano al
riparo da essi), Gesù invita i suoi discepoli a non tene re gli uomini ma a
temere Dio, cioè a vivere non nella
paura ma nella fede. Questo si esprime
in una vita di coraggio, a resistere, a
confessare la fede, a donare il proprio
corpo. Amen.
Paolo Ricca
Dal D al 4 novembre si riunirà a Bologna — e non a Bari, come precedentemente programmato — la terza Assemblea della Federazione
delle Chiese Evangeliche in Italia. In preparazione di quest’importante incontro del protestantesimo italiano "federato", cominciamo a
pubblicare parte del rapporto che il Consiglio della FCEI presenta in
quest'occasione, e continueremo nei numeri prossimi.
Testo rielaborato di una predicazione tenuta a Torino, nel tempio di Corso Oddone,
domenica 16 settembre 197.B.
Il Consiglio, nel presentare il rendiconto della propria attività triennale,
desidera in primo luogo attirare l’attenzione dell’Assemblea su alcuni punti
che caratterizzano la situazione attuale
e su alcuni problemi di importanza generale.
LA NQSTRA
CQMUNE VQCAZIQNE
L’Evangelo è un messaggio che, quando è creduto, esige di essere ritrasmesso: là dove la missione, la testimonianza, Tevangelizzazione vengono a mancare, TEvangelo stesso è privato della sua
forza espansiva, si deforma in legge —
morale o dogmatica —■ e perde la freschezza del dono di grazia che suscita
la risposta della fede riconoscente. La
vocazione che accomuna tutti gli evangelici italiani consiste invece nel proclamare, nel testimoniare, nell’annunziare TEvangelo a tutto il nostro popolo.
Porre l’Assemblea della Federazione
sotto il segno di tale vocazione significa vedere come elemento unitario del
protestantesimo italiano non una struttura statica e autosufficiente, ma la realizzazione e il potenziamento di quei
servizi che tendono a esprimere o a favorire la nostra predicazione comune.
Per dare a questa nostra comunione
nella predicazione una base sempre più
chiara e biblica sembra opjxmtuno suggerire alTAssemblea di dedicare una
parte non secondaria dei propri lavori
a uno studio biblico centrato su alcuni
testi particolarmente significativi per
la predicazione attuale. Il programma
dei lavori delTAssemblea propone i testi e gli oratori per questi studi biblici, da cui è lecito attendersi delle indicazioni precise non solo per l’Assemblea stessa, ma per l’impostazione del
lavoro della Federazione nel futuro.
PREDICARE
IN UNA SQCIETA’ DIVISA
La predicazione avviene necessariamente in questo mondo e si inserisce
nelle tensioni e nel conflitti della storia
umana; è sempre ascoltata da uomini
che vivono in situazioni storiche determinate e li orienta anche nei riguardi
di quelle situazioni stesse. Ci sembra
evidente che la caratteristica fondamentale della nostra storia è la contrapposizione tra chi può e chi non
può, tra chi manipola e chi è manipolato, tra chi si appropria e chi è appropriato dei frutti del lavoro sociale (siano essi beni materiali, conoscenza, o il
potere che deriva dal disporne); la proclamazione delTEvangelo nel mondo
d’oggi è dunque percepita dagli uomini
come una voce che concerne anche
quella disuguaglianza fondamentale,
una voce che in un modo o nelTaltro,
in ciò che dice e in ciò che tace, finisce
comunque per convalidare o per condannare tale stato di cose. Questo modo di percepire la predicazione da parte degli uomini del nostro tempo non
può essere ignorato se chi predica vuo(continua a pag. 4)
SONO PIU’ DI ÏRECENTOMILA!
I Prigionieri di Saigon: le prove
(r. p.) — Come è già stato ricordato nel numero del 7
settembre scorso, uno dei momenti più significativi — e
più intensi sotto tutti gli aspetti — del Sinodo 1973, è stato
quello dedicato, in seduta congiunta coi metodisti, ai prigionieri politici del Sud Vietnam. In tale occasione è anche stata data lettura della lettera di un nostro pastore che
si è recato laggiù per fare opera fattiva e dare la sua testimonianza a favore dei detenuti stessi.
Poco tempo fa, sempre a questo proposito, è uscito un
libro dal titolo: I prigionieri di Saigon: le prove, pubblicato a cura della Sezione italiana del Comitato internazionale per salvare i prigionieri politici del Sud Vietnam (Via
S. Maria dell’Anirna, pag. 219, L. 1.000), ed U cui importo
è destinato all’azione in favore dei prigionieri.
Non recensiamo qui estesamente il libro, che invitiamo
tutti i lettori ad acquistare o nelle librerie o richiedendolo al sopra menzionato indirizzo. Desideriamo "solo” ricordare che « notizie raccolte da fonti la cui oggettività è
al di là di ogni dubbio e verificate in seguito, riconfermano che almeno 300 mila prigionieri politici civili sono detenuti nelle carceri di Thieu» (pag. 10).
Tutto questo, in dispregio agli accordi di Parigi e alle
successive intese di giugno secondo cui i prigionieri politici dovevano essere liberati entro 45 giorni. Ma il governo di Thieu, con una mistificazione che preferiamo non
definire, ha trasformato su larga scala questi prigionieri
politici in "delinquenti comuni” imputandoli di “vagabondaggio” e di “associazione a delinquere”, oppure trasferendoli da un carcere all’altro fino a disperderne le tracce.
Le prove degli imprigionamenti, degli incatenamenti,
delle torture (a volte inimmaginabili!) sfilano implacabili
e agghiaccianti davanti agli occhi del lettore. Prove — si
badi bene — inconfutabili, perché vengono da testimoni
americani (religiosi, medici, militari) o addirittura da documenti ufficiali sottratti all'amministrazione sudvietna-^
mita.
Mentre qui appresso riprendiamo una parte dell’introduzione al libro, concludiamo queste brevi note colle stesse parole di A. Galante Garrone che, recensendo il libro su
La Stampa del 1 settembre scorso, scrive: « Non si può
aspettare passivamente che tutto questo finisca; né schermirsi dietro l’ipocrita pretesto che le ingiustizie e le crudeltà non sono solo da una parte: tacerne, a questo punto,
sarebbe, più che indifferenza, vile complicità ».
Noi avremmo preferito non dover
pubblicai^ questo libro... Se presentiamo questi documenti, queste lettere,
questi elenchi di nomi — e ogni nome
è un universo di affetti, di speranze,
di dolori —, ben sapendo che tutto
questo è solo un segnale, un campione, un frammento di una realtà le cui
dimensioni, per quantità e ferocia, vanno ben oltre quanto oggi può essere
accertato e documentato, è perché ci
sembra che non si possa semplicemente aspettare che tutto questo finisca.
Nessuno è innocente del sangue di
questo popolo.
Noi siamo debitori al Vietnam, alla
sua lotta, alla sua lunga pazienza, alla
sua inventiva politica, al suo esempio;
se oggi c’è, nonostante tutto, un po’
meno disperazione nel mondo, un po’
meno resa, se c’è un po’ più di fiducia
che è ancora possibile resistere alla
congiura dei forti, lo dobbiamo al
Vietnam. Ma non possiamo permettere che i vietnamiti continuino a pagare per tutti, non possiamo far finta di
non capire che gli Stati Uniti e i loro
procuratori sul posto cercano di ottenere colle carceri ciò che non sono riusciti a ottenere colla guerra.
La cosa ci riguarda: perché se fino
a ieri nel Vietnam sono state sperimentate le nuove armi per le guerre
future, oggi vengono sperimentate le
nuove tecniche di repressione di massa, per tutte le repressioni future. E
se nella logica di Nixon non fa molta
differenza che il Vietnam del Sud sia
ridotto a una terra bruciata oppure
ad una prigione, che le torture siano
inflitte dal napalm americano oppure
dalla polizia di Thieu purché il risultato sia garantito, neanche per noi fa
differenza; perché pensiamo che le prigioni e le torture ci chiamino in causa oggi come ci hanno chiamato in
causa ieri la guerra e il napalm; e pensiamo che se c’è coerenza, la stessa
reazione morale e politica, che ha saputo imporre la fine della ^erra in
Vietnam, debba ora prodursi di fronte a questa guerra che continua sotto
altre forme, non meno ciniche, non
meno distruttive delle persone e dell’integrità fisica e spirituale di un popolo.
...E come a suo tempo le notizie sulla strage di My Lai sarebbero rimaste
sterili se non fossero valse a cambiare
la coscienza dell’America, così questo
libro non avrebbe senso se fosse solo
un libro da leggere; esso vuole essere,
invece, un invito a un’assunzione di
responsabilità, e l’occasione di una
scelta; una scelta tra l’essere coi prigionieri o contro i prigionieri, coi tor
turati o coi torturatori, col Vietnam o
colle prigioni del Vietnam. Quello che
questo libro vorrebbe concorrere a
rendere impossibile, è la non-scelta, la
neutralità, l’indifferenza, la non interferenza, l'ipocrita imparzialità di chi
abbandona al loro destino le vittime,
col pretesto che « l’ingiustizia non è
mai da una sola parte ». Un tale atteggiamento non avrebbe infatti altro significato che quello di aggiungere
un’altra ingiustizia, un’ingiustizia dalla nostra parte.
La giustizia, al contrario, ha bisogno di scegliere. E la giustizia oltre
che l’amore, proclama il privilegio delle vittime. Le vittime che languono nei
bagni penali, nelle carceri, nelle camere di tortura nel Vietnam del Sud,
i nuovi arrestati e gli arrestati di nuovo, i liberati da un carcere immediatamente rinchiusi in un altro, i bollati d’infamia per la riduzione del loro
reato politico a reato comune, sono
certamente, per il fatto di essere vittime, la parte migliore del Vietnam; in
ogni caso, adoperarsi a salvarli, significa salvare la parte migliore di noi
stessi.
Ma è possibile, da lontano, mediante un’azione concreta, influire sulla
sorte di questi prigionieri? L’esperien(continua a pag. 4)
2
pag. 2
ATTUALITÀ ECUMENICHE
N. 37 — 21 settembre 1973
Dal rapporty piesentato al Comitato centrale del C.E.C.
da L(ikaa.^^'aah^i dìjr.atjtO|re della Commissione « Fede e Ordinamento »
A che punto è la questione
dell’unità della Chiesa?
Alla ricerca di una. strategia deWunità, comune a tutte le Chiese — Ma non c’è strategia che valga,
se non c è volontà di costruire una comunità cristiana mondiale — Tale unità e una minaccia per
l identità profonda di ogni Chiesa, o può includere le varie identità purificandole e rinnovandole in
un identità più vasta e più autentica? Resta tuttavia il perenne problema: le Chiese sono complementari, o divergenti, in alcuni casi alternative?
^ A PROPOSITO DEL DOCUMENTO SULL’INFALLIBILITÀ’
Paolo VI, papa rìfamatore?
Fra alcuni decenni, come considereremo 1 epoca odierna? Come giudicberemo gli sforzi vigorosi fatti per superare le divisioni confessionali del
passato e dare all’unità una espressione visibile? Nessuno dei nostri discencontestare che gli sforzi
delle Chiese per realizzare l’unità abbiano avuto dimensioni impressionanti. Questi sforzi non si sono allentati,
negli ultimi anni, anzi si sono fatti più
numerosi e svariati, così svariati che è
diventato difficile averne una visione
d insieme. H lavoro teologico relativo
alle questioni controverse prosegue
con grande determinazione. Problemi
che affiuni anni fa parevano esclusi
dalla discussione, almeno dalla discussione ecumenica, sono oggi affrontati
con la massima franchezza. L'anno
scorso l’attenzione è stata concentrata
sopratutto sul riconoscimento reciproco dei ministeri. Una serie di testi
hanno aperto nuove prospettive, gettando nuove tesi nel dialogo ecumenico. Penso ad esempio al testo sul
ministero elaborato dal Gruppo di
Dcmbes (Francia) e al rapporto di
quattro istituti ecumenici tedeschi.
Ancor più importante è la discussione
teologica sull’infallibilità che continua
nella Chiesa cattolica romana. La discussione al riguardo è importante per
il movimento ecumenico, perché, in
fondo, vi sono coinvolti problemi che
riguardano anche le altre Chiese.
In vari paesi si svolgono attualmente trattative di unione a livello nazionale: Inghilterra, India, Ceylon, Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti ecc.
Un elemento particolarmente promettente è il gran numero di trattative in
atto in Africa, in particolare nel Ghana e nell’Africa del Sud.
Dialoghi sull’unità si tengono non
solo a livello nazionale, ma anche, e in
misura crescente, a livello internazionale. Una rete molto estesa di dialoghi
bilaterali si è sviluppata fra le famiglie
confessionali. In stretta relazione con
questi colloqui bilaterali a livello internazionale si possono citare gli sforzi per stabilire una maggiore unità a
livello continentale. Si tratta in primo
luogo dei dialoghi fra Chiese luterane
e riformate in Europa, giunte a termine al principio di quest’anno, con la
formulazione di un accordo detto Concordia di Leuenberg. Questa apre alle
Chiese la possibilità di stabilire fra
loro la comunione totale, e spetta ora
agli 80 sinodi luterani, riformati e uniti in Europa la decisione definitiva se
possono o no approvare questo testo.
Tutti questi incontri ufficiali non costituiscono però che una piccola parte
del quadro. Il fattore decisivo è la co
munità reale della quale le Chiese constatano Jo sviluppo a tutti i livelli, a
quello locale anzitutto. Penso ai contatti e alla cooperazione, considerati
come fenomeni sempre più naturali
fra le Chiese. La comunità, però, va
oltre; è oggi, in proporzioni crescenti,
una comunità non solo « fra » le Chiese ma « accanto » ad esse. Le differenze confessionali sembrano perdere importanza agli occhi di cerehie sempre
più vaste. Vanno costituendosi gruppi
e movimenti che, certo, non si separano dalle Chiese esistenti, ma che non
Continuiamo la pubblicazione, iniziata nel numero scorso, di documenti relativi alla sessione del Comitato centrale del CEC, tenutasi
a fine agosto a Ginevra. Ecco, oggi, ampi stralci del rapporto presentato dal dr. Lukas Vischer, direttore della Commissione “Fede
e Ordinamento". La prossima settimana contiamo pubblicare parte
del rapporto su “violenza e nonviolenza". red.
possono neppure più esser considerati
come tacenti parte di esse. Allora il
problema non è più sapere come si possono superare le differenze fra le Chiese; bisogna domandarsi piuttosto come l'esperienza cristiana, la comunità
cristiana e la testimonianza cristiana
sono realizzabili nel mondo odierno.
Dobbiamo capire quanto la generazione attuale sia volta alle esigenze della
situazione attuale.
UNIRE GLI SFORZI
Come avvicinare tutti questi sforzi?
Si interpenetreranno sì da costituire
un tutto unico?
Diciamo per cominciare che se l’unità deve realizzarsi, le Chiese dovranno
riuscire a poco a poco ad armonizzare
i loro sforzi in vista c(elTunità, in misura maggiore. L’unità può attuarsi solo
se le Cniese si riconoscono reciprocamente e si riconciliano formalmente.
Ogni Chiesa deve considerare in modo
piu risoluto la meta finale dell’unità e
concepire in funzione di essa ogni iniziativa. Questi due compiti si situano
evidentemente in una situazione di
tensione superabile solo se le Chiese
sono capaci di accordarsi sulle loro
azioni. Per usare una parola forte, dirò che se l’unità deve realizzarsi è necessario qualcosa come una strategia
comune delle Chiese.
Le Chiese sono ancora assai lontane da una simile strategia dell’ur/ità.
I lettori ci scrivono
Soffriamo
di anemia ecumenica?
Milano, 7 settembre 1973
Caro amico Conte.
Sul giornale del 31 u.s., n. 33-34. riferendo
dei « Giorni del Sinodo », con viva sensibilità
Lei ha avvertito il modo sbrigativo e asciutto
con il quale — nel culto del mattino del 26,
a Torre e altrove, soprattutto nelle Valli —
si è pensato di prendere parte al culto solenne in Saint-Pierre, a Ginevra, per il 25® del
C.O.E.
Ma non c’è forse qui un poco di colpa da
parte Sua — vorrei che Lei sentisse con
quale fraterno accorato stato d’animo adopero
questa parola — a causa della scarsa sensibilizzazione e del poco rilievo che dà il giornale alla quistione ecumenica, di così capitale
importanza oggi?
Quale preparazione psicologica, e negli spirili e nei cuori, si sarebbe già potuta fare, e
come questo Suo rilievo sarebbe stato superfluo, se il giornale volesse dare sempre il dovuto risalto, e volesse cogliere e mettere in
evidenza ogni aspetto, ogni fatto, ogni progresso — e anche ogni difficoltà e ostacolo,
ma sempre guardando in avanti e nel dovute rispetto delle posizioni altrui — di questa
impresa oggi irreversìbile dell’Unità dei Cristiani — Non tralasciando in questa rassegna
anche quanto si riferisce alla Chiesa Cattolica!
Lo so, già, cosa forse Lei mi obietterà...
Vorrei quindi sottoporre alla Sua attenzione questo artìcolo comparso fresco fresco su
(( Le Monde » del 17 agosto scorso. Se Lei
vorrà considerarlo serenamente, ne afferrerà
subito la fondamentale differenza con tutto il
nostro atteggiamento verso la Chiesa Cattolica e Tunità cristiana. Questo Suo collega sa e
vuole costruire — e non soltanto <c demolire
e dirompere » (parole così sovente ricorrenti
nel nostro linguaggio) — senza con questo
abdicare alla sua vocazione di pastore luterano.
Se, per esempio, Lei lo traducesse e pubblicasse, quale opera benedetta, farebbe, nel
presentare alla riflessione dei Valdesi questo
altro, non unilaterale, punto di vista!
Mentre vi era a Torre il culto quella domenica mattina, 26 agosto, io invece ero proprio in Saint-Pierre, a Ginevra, seduto fra patriarchi. archimandriti, vescovi e popi ortodossi. greci, armeni, copti, ecc., presente
tutto il Comitato Centrale del C.O.E. e
tante delegazioni da varie parti del mondo.
Quella mattina ho avvertito, là. in Saint-Pierre, come se ci fosse il respiro possente della
Cristianità tutta, in cammino verso una meta, della quale Iddio soltanto sa i modi e le
scadenze...
Ho rivisto parecchi amici cari: da Visser't
Hooft (ci conosciamo fin da quando era semplice segretario della World Students Christian
Federation) a Timiadis, Nikodim, Nìssiotis,
Williams, e altri — ma invano ho cercato,
tra la variopinta folla, il volto amico di un
pastore o laico Valdese. Credo che forse ero
l’unico italiano, certo l'unico « Valdese » a
portare nel cuore in quei momenti la nostra
cara Chiesa Valdese...
Sarebbe tanto tanto augurabile che un giorno, nel Comitato Centrale, ci fosse anche un
rappresentante della Chiesa Valdese, della
« Mater Reformationis »! Ma perché questo
avvenga, bisognerebbe che essa acquistasse coscienza di dovere uscire oggi dal suo « ghetto
spirituale » (come accennava con forti accenti, fra l’altro, il pastore Potter nel suo sermone, rivolgendosi alle Chiese tutte), per imparare a vivere insieme, a collaborare insieme.
a stimarsi a vicenda, a pregare insieme con i
fratelli Cristiani di fede Cattolica, per battersi. appunto, insieme per lo stesso nostro
ideale : la difesa del Credo cristiano.
A Lei una affettuosa stretta di mano.
Franco Faixhi
Abbiamo sempre cercalo di dare spazio notevole all'attualità ecumenica, inclusa quella
cattolica: i Suoi rilievi paiono quindi ingiusti: è vero, invece, che non condivido il Suo
afflato mistico, in particolare per ciò che
concerne il problema delVunità della Chiesa,
oggi. Pubblichiamo comunque volentieri la
traduzione del "‘punto di vista*' del past. M.
Viot: non siamo certo noi a rifiutare il confronto delle idee, specie quando sono serie e
meditate. G. C.
Come giungervi? L’iniziativa deve venire dalle Chiese: sono esse che devono porsi il problema e avviare una
strategia comune. Ma il CEC potrebbe
forse servire da catalizzatore e stimolare le Chiese in modo più sistematico.
Un punto mi pare importante: se infatti una Chiesa % interrogata sulla
sua concezione dell’unità, sarà sempre
tentata di riferirsi semplicemente alla
propria tradizione e di ripetere una
volta ancora ciò che ha sempre detto
dell’unità della Chiesa. Ma se si desidera progredire e pervenire a una spiegazione comune, non basta che le
Chiese rinviino ai principi che prendono come base nel movimento ecumenico, devono fare un passo di più e riflettere su come l’incontro con le altre Chiese le ha trasformate e quali
nuove prospettive scaturiscono dalle
esperienze di dialogo, di preghiera in
comune, di cooperazione.
La condizione più importante per
una strategia comune dell’unità è indubbiamente una visione comune delVunità. E un tema esige particolare attenzione; il rapporto tra l’unità e la
testimonianza nel mondo. L'unità è
necessaria alla testimonianza, le divisioni in cui viviamo la paralizzano.
Una comunità riconciliata è necessaria
se si vuol proclamare con efficacia la
presenza riconciliatrice di Cristo. Inversamente, la Chiesa può essere veramente una soltanto se confessa Cristo.
UNITA'
A TUTTI I LIVELLI
Se la Chiesa dev’essere un segno dell’unità in un mondo lacerato, bisogna
domandarsi come dev’essere costruita
la comunità universale e in particolare quale ruolo si deve attribuire ai vari continenti nella comunità universale. Il compito mi pare duplice:
1) Il problema dell’unità dev’essere posto in modo più sistematico nel
quadro dei vari continenti. Le Chiese
di ogni continente devono domandarsi
che cosa significhi l’unità nel loro contesto specifico.
2) Appena si ravviva la coscienza
della diversità dei continenti, si possono riconsiderare in una prospettiva
nuova le relazioni reciproche. La riflessione sull’unità in ogni parte del
mondo non deve certo comportare un
regresso della solidarietà reciproca,
anzi deve svilupparla su basi più solide. L’unità deve in qualche modo costruirsi dal basso. Ogni parte deve
determinare la forma d’unità che le
permetterà di adempiere ai propri
comniti sia nella sua situazione che
nell’insieme del mondo.
Finora l’ecclesiologia ha attribuito
troppo poca importanza ai gradi intermedi. Si limita generalmente a contrapporre la Chiesa locale e la Chiesa
universale. Ma se si vuole che si manifesti una comunità capace di una testimonianza valida nel mondo odierno,
non è realistico scegliere questi due
soli livelli. Il "luogo” dell’unità è molteplice e una comunità veramente universale può realizzarsi solo se viene
presa in considerazione l’importanza
dei molti livelli intermedi.
Strategia comune, visione comune
dell’unità, queste nozioni hanno senso
solo se le Chiese hanno la volontà di
realizzare la comunità. L’unità può essere realizzata solo se è cercata. Ci
vuole molta costanza per non perdere
la volontà di realizzarla; ma questa
volontà è limitata da un altro fattore:
il prezzo dell’unità pare troppo alto.
L’unità tocca infatti l'identità delle
Chiese. Ogni Chiesa è legata a convinzioni ed esperienze che non può abbandonare alla leggera. Non prenderebbe l’Evangelo sul serio se non vivesse profondamente e intensamente
ciò che le è stato dato mediante TEvangelo. Ma ogni Chiesa ha bisogno di una
purificazione e di un rinnovamento
continui. Di conseguenza l’unità con
altre Chiese non dev’essere temuta come una minaccia per la sua identità.
Anzi, l’unità può includere le varie
identità in un’identità più vasta e più
autentica. Ciò che è secondario muore
affinché il nuovo possa nascere. La volontà di realizzare la comunità ha dunque, in fin dei conti, radici spirituali.
Lukas Vischer
Direttore della Commissione
Fede e Ordinamento
ABBONAMENTI
Poiché alcuni lettori hanno già cominciato a rinnovare l’abbonamento
per il 1974 — fatto lodevolissimo... —
preghiamo tutti di prendere nota che
siamo stati costretti ad elevare il canone d’abbonamento a L. 4.000 (per
l’estero L. 5.000).
L’articolo che segue, di un pastore
della Chiesa evangelica luterana di
trancia, al lavoro nell’équipe della Federazione protestante di Francia, è apparso su « Le Monde » del 11 agosto
nella rubrica « Punti di vista » e ci è
stato segnalato da un lettore; ne pubblichiamo la traduzione come contributo al confronto di idee, anche se sulle nostre colonne già abbiamo espresso, sul documento della Congregazione vaticana per la dottrina della fede
un parere diverso da questo.
red.
La recente dichiarazione della congregazione per la dottrina della fede
concernente la Chiesa non mancherà
di suscitare polemiche in seno allo
stesso cattolicesimo romano. E da parte protestante si rischia di non vedere
nel t-6sto vstic3.no sltro che un irrisidimento teologico, abituati come siamo da alcuni anni a un ecumenismo
fatto d’imprecisione dottrinale e di demagogia. Senza entrare nella problematica teologica del testo romano, è
opportuno situarlo nel contesto della
grande crisi religiosa che attualmente
colpisce le Chiese.
Tengo a precisare inizialmente che
come luterano non posso che respingere la nozione autoritaria del magistero della Chiesa, nozione aggravata,
secondo me, dalla dottrina delTinfallibihtà della Chiesa e soprattutto del
papa.
Sono però cosciente di affermare
questo a partire da un’interpretazione
della Parola di Dio, che è quella della
Riforma, e alla quale aderisco senza
risei ve. Ma non posso ignorare che i
miei fratelli cattolici hanno un’altra
concezione dell’autorità della Chiesa:
essa si esprime nel riconoscimento dell’infallibilità della Chiesa e del papa,
in particolare in materia di fede e di’
costumi.
Lo si voglia o no, non ammetterlo
significa cessare di essere cattolico rornano. E non penso che l’amore dell’ecumenismo debba portare i cattolici
a rinnegare la loro fede.
Ora, da ormai parecchi anni su questo grave problema dell’autorità della
Chiesa e del papa si accaniscono dei
teologi romani che vengono volentieri
definiti avanzati’. Certo, i protestanti
tradizionalisti avrebbero ben potuto
rallegrarsi di simili riflessioni ■ su di
un, problema che è fra gli ostacoli seri
all unità dei cristiani. Dico ’avrebbero
potuto’, perché non era necessaria una
lunga ricerca per accorgersi che questa critica dell’autorità della Chiesa e
del papa andava di pari passo con
altre messe in discussione, sui sacramenti, sulla persona di Cristo, sulla
missione della Chiesa nel mondo, per
non citare che alcuni esempi.
In tal modo le contestazioni all’autorità della Chiesa e della sede romana — contestazioni spesso interessanti e profonde sul piano teologico —
erano giunte a costituire un incoraggiamento efficace alla confusione dottrinale che oggi nuoce tanto alla testimonianza cristiana.
Chi non ha udito dire, qua o là, che
la Chiesa non è depositaria di alcuna
verità, che non ha alcuna risposta da
portare agli uomini, che soprattutto
non bisogna venire ai culti per ricevere qualcosa, ma per cercare, sempre, ancora e sempre cercare? Non bisogna più fare dei catechismi affermativi, bisogna fare dei catechismi pieni
di punti interrogativi.
È evidente che un atteggiamento di
questo genere è la conseguenza di un
autoritarismo che si vuole respingere,
che forse ci si vuole addirittura far
perdonare. Ma si tratta di un eccesso
altrettanto grande quanto il precedente e la Chiesa del preteso dialogo è per
me altrettanto da rifiutare quanto
quella del Sillabo.
Prima o poi bisognerà, in tutte le
Chiese cristiane, prender coscienza
che la confessione della fede implica
delle scelte e delle opzioni che affermano o respingono certe idee. Altrimenti il cristianesimo si diluirà nei
vari sistemi politico-sociali.
Il Vaticano, per parte sua, ha agito;
1 ha fatto nei termini propri alla teologia cattolica romana e nessuno può
rimproverarglielo. I cattolici devono
riconoscervi la voce della loro Chiesa
e non sta a me dire come devono accoglierla. Quanto ai protestanti, lungi dal vedervi un irrigidimento brutale
e inatteso, devono discernervi la permanenza delTautorità pontificia. Ora
se dopo Giovanni XXIII questa autorità si è manifestata sotto forme che talvolta hanno imbarazzato e disturbato
piu di un protestante, bisogna purtuttavia riconoscere che da essa sono partite le iniziative autenticamente riformiste che hanno felicemente riattualizzato la testirnonianza della Chiesa
cattilica, e che è ancora da essa che
vengono oggi le parole più ferme quanto alla difesa delle grandi affermazioni cristiane. Sicché nella Chiesa cattolica odierna l’autorità del papa, che
sola garantisce una vera autorità ai
vescovi, è un baluardo saldo per le
verità essenziali dell’Evangelo. Per
amore di queste verità, bisogna amare e rispettare chi le difende, anche se
il modo in cui afferma la propria autorità ci urta o ci dispiace. Nello staguerra spirituale in cui vive oggi il cristianesimo, noi protestanti tradizionalisti non abbiamo da chiedere
ai nostri alleati di identificarsi a noi,
come essi non hanno da chiederlo a
noi. .Ciò che conta è che si battano per
il nostro medesimo ideale, la difesa
del Credo cristiano. E se le armi che
usano sono diverse dalle nostre, non
glielo rinfacceremo, purché corrispondano alla loro natura profonda. Perciò vedo in Paolo VI un papa autenticamente riformatore, piuttosto che
conservatore. È Lutero che combatte
l’anabattismo e gli ’’illuminati", non
Pio IX che brandisce il Sillabo.
MipHEt- Viot
• Un rapporto pubblicato dalla Chiesa riformata nel Vietnam indica
che i buddisti, i cattolici romani e i
protestanti di Saigon hanno unito le
loro forze per creare un centro medico-sociale ed educativo. I cattolici romani si assumono l’assistenza sociale,
i protestanti un giardino d’infanzia e
i buddisti un ambulatorio. In rappoi
to con quest’iniziativa, si sono avuii
colloqui fra buddisti, cattolici romani
e protestanti e un gruppo di teologi
riformati e cattolici si è riunito più
volte.
Alla redazione di questo ninnerò
hanno collahorato Giovanni Conte.
Franco Davite, Roberto Peyrot, Paolo Ricca, Sergio Rostagno, Giorgio
Tourn, Elsa e Speranza Tron.
miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!i!iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiimiiiiiiiii;iiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii{||||||
I Ascolti il consiglio di Bio?
E « Io benedirò l’Eterno che mi consiglia » (Salmo 16, 2)
I II credente benedice l’Eterno per molte ragioni, e talvolta
I Lo benedice anche... senza riflettere sui motivi che — per traI dizione liturgica — proclama di bocca e non di cuore. È così dif
^ ficile adorare, e pregare con l’intelligenza e ogni sentimento ri
= posti in Dio!
I È difficile quanto farsi consigliare da Lui.
I La parola che abbiamo citato (Salmo 16,2) ci fa riflettere sul
I nostro carattere, sul nostro comportamento. Ecco alcune do
= mande:
= — « prima » di decidere qualcosa, sia una parola che un’àzio
s ne, cerchiamo un consiglio?
= — cerchiamo consiglio in noi stessi, nella nostra esperienza
I o psicologia o cultura, oppure in qualcuno; un fratello, un amico?
= — nel chiedere un consiglio, non siamo spesso mossi a do
I mandarlo a chi ci darà ragione? a chi rafforzerà il nostro punto
E di vista?
I — teniamo poi conto davvero del consiglio che ci è stato
I dato?
s Lo sappiamo il vecchio detto, tanto furbesco quanto ingan
I nevole: « Non ho bisogno di consigli, so sbagliare anche da me ».
I E allora: tu pensi che anche l’Eterno possa sbagliare? che an^ che, e proprio di Lui, tu possa fare a meno?
s Quand anche per un moto di superbia, per una sorta di ca
I parbia presunzione, tu possa sbarazzarti di fratelli, di amici,
I d’ogni voce umana, nel vivo della tua coscienza — se sei un cre
= dente — resti a tu per tu col tuo Dio. E questa non è la tua con
E danna, ma la tua forza: Dio ti vuole consigliare in Cristo, vuole
I darti una misura secondo Grazia e Verità. Ascolta il consiglio di
^ Dio, sali sul monte della trasfigurazione per ritrovare in Cristo la
I tua legge, la tua norma, il consiglio vero. Se farai così, tu benedi
^ rai davvero l’Eterno che ti consiglia, che è tua guida e tua forza
§ nella vita.
^ Luigi Santini
3
21 settembre 1973 — N. 37
LA CHIESA E T,A SUA MISSIONE NEL MONDO
pag. 3
Interrogando i partecipanti alla riunione del Consiglio della CEVAA
Un Kirchentag in stile africane
Il pastore Doyce Musunsa, segretario generale della Chiesa Unita dello
Zambia ci ha parlato di una recente
esperienza fatta dalla sua chiesa, rispondendo ad alcune domande postegli dal past. Giovanni Conte.
^ Pastore Musunsa, ci permetta una
domanda impertinente, lei e giunto con tre giorni di ritardo, qui
a Torre Pellice, senza dubbio v'era
una ragione valida?
Certamente. Proprio in questi ukirni giorni ha avuto luogo un'esperienza assai significativa per la nostra
chiesa, esperienza che, personalmente,
avevo da tempo auspicato e cercato
di suscitare, e che non mi era possibile di mancare, ora che si attuava.
Da tempo avevo in mente un gran
tà e contro i vari mali sociali. I partecipanti al raduno hanno anche
espresso la loro fiducia ed il loro appoggio al dott. Kaunda per l’opera che
egli persegue con fedeltà a favore di
tutto il popolo zambiano.
Da notare che erano stati previsti
dei gruppi di consiglieri che erano a
disposizione dei partecipanti e che
cercavano di aiutare ciascuno a veder
chiaro nei più svariati problemi della
vita e di rispondere ^anche a quesiti
biblici. In tal modo non ci si è limitati ad un lavoro « di massa » ma si
è anche cercato di aiutare ogni singolo partecipante a tornare alla propria
casa ed alla propria comunità con una
visione più chiara della sua vocazione
missionaria sul piano locale.
^ Ci rallegriamo assai per tutto ciò
che questo incontro ha rappresentato per voi e ci auguriamo
che porti molto frutto per la vostra chiesa ed il vostro popolo; ma
le lasciamo la parola conclusiva.
Il motto del raduno era: « Un Salvatore, un Signore, Cristo in voi tutti ». La mia preghiera è che noi possiamo vivere queste affermazioni nella vita di tutti i giorni. Quanto all’avvenire, i partecipanti hanno chiesto di
poter ripetere l’esperienza ogni anno.
Ciò non è materialmente possibile per
motivi pratico-organizzativi, ma abbiamo la ferma intenzione di organizzare
un incontro del genere almeno ogni
due anni.
Il pastore Doyce Musunsa, segretario generale
della Chiesa unita dello Zambia, uno dei
membri del Consiglio della CEVAA.
de incontro di membri dei vari presbiteri della nostra chiesa che, come forse sa, è presente in tutto il territorio
del paese. Lanciai la mia proposta nel
1968, ma essa venne considerata di
impossibile realizzazione, date le distanze ed i costi che ciò implicava. Si
pensava che sarebbe stato impossibile
riunire dei laici per un certo numero
di giorni, facendoli giungere anche da
molto lontano e si riteneva impossibile chieder loro di prendere a proprio
carico le spese di viaggio e di mantenimento durante quel periodo. Si ripiegò su di un incontro di pastori, ma
non mi pareva sufficiente.
Finalmente, nel 1972, il Sinodo diede il benestare alla preparazione dell’incontro. Si scelse una località che
pareva favorevole; una « vecchia » stazione missionaria metodista a Kafue,
e si cominciarono i laboriosi preparativi per permettere ad un numero relativamente assai elevato di persone
di trarre il massimo partito da questo raduno. In realtà temevamo che
le grandi difficoltà pratiche avrebbero
scoraggiato molti dall’intraprendere un
così lungo viaggio. Invece oltre 1.500
persone risposero all’appello.
^ Com’era organizzato questo raduno e chi vi ha partecipato?
Gente di ogni età e di ogni classe
della nostra chiesa. Ci siamo divisi in
gruppi di 50 persone. Ogni gruppo era
responsabile di organizzare ogni aspetto della vita e della rifiessione comune, ben inteso nel quadro del programma generale. Ogni gruppo ha costruito le capanne di frasche, ha preparato
i pasti per i suoi membri con le « razioni » distribuite a cura dei responsabili sinodali e che erano state acquistate e fatte pervenire in anticipo sul
posto sulla base delle iscrizioni e delle offerte ricevute. Ciascuno dei sei
presbiteri era ben rappresentato.
^ Non vi è stata una difficoltà di
lingue?
Affatto, sia che si parlasse in inglese sia che si parlasse in una delle
quattro lingue principali del paese, appositi traduttori traducevano simultaneamente, grazie ad appositi altoparlanti, nelle altre lingue e così tutti
erano sempre ben informati di ciò che
stava succedendo.
^ Qual è stato il tema del raduno?
Com'è stato affrontato?
Il tema era « Cristo in voi ». È stato
svolto sia attraverso riunioni in comune sia con un lavoro in gruppi. Questi due aspetti del raduno sono stati
affrontati con studi biblici sull’epistola ai Colossesi, con dei periodi dedicati alla preghiera ed alla meditazione
e dando la parola a vari oratori. Abbiamo così potuto ascoltare inviati
della Chiesa Battista dello Zambia, un
pastore del Malawi, il Presidente Kaunda, l’Alto Commissario Indiano, che
ci ha parlato della sua esperienza cristiana, il Moderatore della Chiesa di
Scozia. Le linee di lavoro che sono state precisate attraverso tutto il lavoro
svolto sono le seguenti: i partecipanti
hanno affermato di voler ricercare la
massima disponibilità per il Signore
della Chiesa, di voler essere dei testimoni della loro fede nei confronti degli increduli, di voler cercare con maggiore impegno una fattiva collaborazione con lo Stato in campo agricolo,
medico, nella lotta contro la criminali
“Ogni chiesa iocale è una ceilula dei CEC”
dichiara ii segretario generaie
di una Chiesa riformata olandese
Amsterdam (spr) — « Quale sarà la
Chiesa dell’avvenire dipende da ciò
che avviene sul piano locale », ecco il
parere che il pastore van den Heuvel
esprime in un articolo apparso su
« La Chiesa oltremare », circolare pubblicata dal Consiglio missionario olandese per i cristiani olandesi che vivono all’estero.
Albert van den Heuvel, dal novembre scorso segretario generale della
Chiesa riformata (Hervormde) olandese, dà una valutazione delle prospettive ecumeniche in Olanda, basata sulle sue impressioni ed esperienze durante i primi sei mesi del suo mandato.
Egli pensa che sia assai diffìcile tor
^ Undici rappresentanti di Chiese
sudafricane hanno ricevuto un invito particolare a partecipare alla sessione 1973 del Comitato centrale del
CEC, a Ginevra: fra loro, il past. John
Thorne, della Chiesa congregazionalista unita, e il past. Edwin Pons, della
Chiesa presbiteriana; il past. Gladwin
Vika, segretario generale della Chiesa
presbiteriana bantu, è stato impedito
all’ultimo momento di compiere il
viaggio.
A conclusione della sua sessione annuale
tenutasi a Torre Pellice dail’ll al 19 settembre,
il Consiglio della CEVAA ha diffuso questo
Messaggio alle Chiese
La Chiesa Valdese d’Italia ha accolto dall'll al 19 settembre il
Consiglio della Comunità Evangelica di Azione Apostolica per la sua
sessione annuale.
Abbiamo messo in comune le nostre preoccupazioni e le nostre
speranze. Per rendere possibile una compartecipazione più reale di
esperienze e di riflessione, abbiamo deciso di provocare contatti più
effettivi fra le Chiese.
In questo medesimo spirito abbiamo chiesto a ogni Chiesa di designare un animatore teologico. Questi avrebbe il compito di coordinare gli sforzi che vengono compiuti nella sua Chiesa per meglio discernere la missione dei cristiani nel mondo odierno. Egli svolgerebbe
questa azione in stretta collaborazione con il segretario teologico della CEVAA. Questo lavoro di riflessione avrà il suo vero senso soltanto
se ovunque i membri della Chiesa vi partecipano veramente. Abbiamo
ritenuto che spetti a ogni Chiesa determinare quelli che sono per lei i
compiti prioritari, nella linea delle riflessioni che il Consiglio Ha portato avanti in questa riunione. Abbiamo tuttavia invitato ciascuna
Chiesa a riflettere sul vero senso delle sue attività: sono espressione
autentica della fede? Facilitano l’incontro con Gesù Cristo agli uomini
di oggi? La vita e la predicazione della Chiesa impegnano i cristiani a
condividere la loro speranza con i loro simili e a mettersi al servizio
dei più miseri, aiutandoli a ritrovare la loro dignità di uomini?
Come ha detto chiaramente la Conferenza di Bangkok, siamo
convinti che la vita in Cristo, il Salvatore, e l’impegno al servizio degli
uomini sono indissociabili.
In questa prospettiva comprendiamo la missione della Chiesa
ovunque nel mondo. Sottomettendoci allo Spirito, siamo chiamati ad
assumerla in modo dinamico con la nostra predicazione e con i nostri
impegni.
Ansiosi di vedere alcune Chiese ritrovare la loro identità piena,
alcuni delegati alla Conferenza di Bangkok hanno auspicato il ritiro
temporaneo dei missionari stranieri. Quanto a noi, che non viviamo
più nella situazione di società missionarie, riteniamo che Chiese nate
in contesti diversi possono aiutarsi e arricchirsi reciprocamente senza
compromettere la propria identità. Da due anni abbiamo fatto, nell’ambito della nostra Comunità, l’esperienza che, malgrado tutte le
differenze di cultura e di situazione, possiamo lavorare insieme, discutere liberamente problemi delicati, fra cui i problemi finanziari, e scegliere un orientamento comune.
Crediamo che Dio vuole la nostra unità e che può servirsene.
Pensiamo con riconoscenza al cammino già percorso e ricordiamo a
ogni Chiesa e a ogni cristiano che la sua testimonianza e la sua azione
rientrano nella missione che Gesù Cristo affida alla sua Chiesa per gli
uomini del nostro tempo.
Il Consiglio
della Comunità Evangelica di Azione Apostolica
ZAMBIA
SITUAZIONE GEOGRAFICA
Superfìcie: 752.614 km®, una volta e mezza la Francia. Il paese è costituito da un altopiano vulcanico fra i 100 e i 1.300 m. di altitudine, profondamente intagliato a sud dallo Zambesi (che al confine con la Rhodesia è
imbrigliato dalla diga Kariba) e da vari dei
suoi affluenti; a est, alcune montagne raggiungono ì 2.000 m.
CLIMA
Tre stagioni : a) calda e piovosa da novembre a aprile, b) temperata e secca da maggio
a settembre, c) secca e calda (27“-36°) da settembre a novembre.
POPOLAZIONE
Totale (1969): 4.144.000 abitanti; tasso dì
crescita: 3,1%; popolazione straniera (1969):
67.000 7uropei e 12.000 Asiatici. La popolazione indigena è composta da oltre 70 tribù
di varia grandezza, per il 70% rurale. La lingua ufficiale è l’inglese. Città principali : Lusaka 350.000 abitanti; Ndola 160.000; Mufulira 140.00; Livingstone 40.000.
ESPORTAZIONI
Rame (95% delle esportazioni), di cui lo
Zambia è il terzo produttore mondiale; tabacco, zinco, cobalto, manganese, piombo;
questa ricchezza nazionale ha permesso un
forte sviluppo economico.
ALCUNE DATE
1855 - scoperta delle Cascate Victoria («Musi-o-Tunya ») da parte di David Livingstone.
1885 - insediamento del primo missionario
protestante francese, Franfoìss Coillard, a Sefula (Provincia dell’Est, già
Barotseland o Bulozi).
1887 - protettorato britannico su questa regione dell’est.
1899 - protettorato britannico sull’insieme del
territorio, chiamato « Rhodesia del
Nord ».
1953 - La Rhodesia del Nord fa parte della
Federazione della Rhodesia e del Nyassaland (oggi Malawi).
24 ottobre 1964 - Indipendenza nazionale; la
Rhodesia del Nord diventa lo Zambia;
presidente, il dr. Kenneth Kaunda.
RELIGIONI
Nell’insieme gli Africani praticano le loro
religioni animiste tradizionali. Le varie comunità cristiane raggruppano circa 700.000
membri.
Protestantesimo: dopo i primi missionari
francesi, giunti nel 1885 per conto della So
cietà delle Missioni Evangeliche di Parigi, al
tre società missionarie hanno lavorato in va
rie regioni : nel 1887 la Missione della Chic
sa presbiteriana di Scozia, nel 1889 la Missio
ne di Londra (congregazionalisti). La Chiesa
riformata dell’Africa del Sud, la Chiesa anglicana e un gran numero di sette d’origine
americana sono pure venute a lavorare nel
paese. Un Consiglio cristiano raggruppa la
maggior parte delle Chiese protestanti.
Ilare sul passato, nel movimento ecumenico: « ciò che è possibile è fatto,
e una volta che questo possibile è stato fatto, appartiene alla storia della
Chiesa ».
Il past. van den Heuvel, che dal 1967
al 1972 è stato direttore del Dipartimento della Comunicazione del CEC,
stima che le Chiese riformate (Gereformeerde) e la Chiesa riformata (Hervormde) olandese si avvicineranno rapidamente: da un lato perché vi saranno costrette dalla mancanza di fondi, e dall’altro perché lo desiderano
veramente. Egli accenna pure alla pubblicazione recente di un nuovo innario ecumenico che — ritiene — sarà
il mezzo più efficace per procedere insieme.
Definendo le relazioni con il Consiglio ecumenico delle Chiese, egli pensa che stanno cambiando, il che è più
affascinante e più difficile. Ciò deriva
dalla sfida che il CEC ha lanciato alle
Chiese-membro, invitandole a dar prova della loro volontà di unirsi in modo più radicale. « Mi pare impossibile,
attualmente, pensare alla vita della
Chiesa senza il CEC; ma quel che dobbiamo imparare è il vedere in ogni
chiesa locale una cellula del CEC ».
NEL CENTENARIO DELLA MORTE
DEL MISSIONARIO ESPLORATORE
IL PRESIDENTE KAUNDA
RENDE OMAGGIO
A DAVID LIVINGSTONE
Nel corso della cerimonia commemorativa del centenario di David Livingstone, l’esploratore - missionario deceduto il 1° maggio 1873, il presidente dello Zambia, dr. Kenneth Kaunda, ha
pronunciato un discorso che è al tempo stesso una testimonianza cristiana.
Per il presidente zambiano, David Livingstone è stato un esploratore, un
geografo, un medico, ma soprattutto
un missionario che predicava la Parola di Dio, considerando la Bibbia come
la « Magna Charta » di tutti i diritti e
privilegi della civiltà moderna. Non ricercava né la gloria, né la ricchezza, né
il potere, né i titoli; sentiva come suo
dovere una cosa sola: alleviare la miseria umana. K. Kaunda ha ricordato
che, gravemente malato, David Livingstone rifiutò di imbarcarsi a Luanda
su di una nave alla volta dell’Inghilterra: aveva promesso al gruppo di Africani che l’avevano aiutato durante il
viaggio, di ritornare con loro nel loro
paese, sulle rive dello Zambesi. « Ciò
che ha dominato la vita di Livingstone
è il senso della sua missione, che consisteva nell’essere un servitore degli
Africani. Non si considerava come un
capo, in nessuno dei significati di questa parola ».
Che ha fatto Livingstone in Africa?,
si chiedeva il presidente zambiano. Ha
insegnato la Parola di Dio, curato i malati, sviluppato la società africana; ha
protestato contro la schiavitù; da
esploratore e da geografo ha aperto
nuove vie commerciali.
Alcuni pensano che non è riuscito;
allora, perché ci ricorderemmo di lui?
Non è stato un fallito, ma un vincitore.
« Lo scopo della sua vita, lasciatemelo
ricordare una volta ancora, è stato di
alleviare la sofferenza umana, e di farlo quale servitore dell’Africa e quale
strumento di Dio ».
Offerta
di donne americane
in occasione
del loro anniversario
Nella Chiesa presbiteriana negli USA
si svolge annualmente una colletta
femminile, la « Women of thè Church
Birthday Offering »: donne cristiane si
impegnano a un’offerta in occasione
del loro compleanno. L’iniziativa, lanciata nel 1922, ha già totalizzato, complessivamente, offerte per oltre 8 milioni di dollari (circa 5 miliardi di lire). Quest’anno l’offerta globale è stata di 430.000 dollari (circa 250 milioni
di lire) e sarà dedicata per metà alla
« evangelizzazione lungo la grande arteria stradale che attraversa l'Amazzonia in Brasile », specie per creare centri educativi e chiese in località avanzate; e per metà agli sforzi per combattere la fame nel mondo e le sue
cause.
Arresti
di dirigenti cristiani
in Corea
Nel numero scorso abbiamo riportato un documento redatto da cristiani sudcoreani, uscito clandestinamente
dalla Corea e diffuso da una rivista
statunitense. Ecco una notizia, diffusa
dal servizio stampa dell’Alleanza riformata mondiale, che conferma la
tensione fra il regime e molti cristiani.
Seul (spr) — Il procuratore del distretto di Seul ha annunciato il 6 luglio l’arresto di quindici dirigenti di
chiese coreani. Fra le persone arrestate sotto accusa « di complottare per
rovesciare con la forza il governo », vi
è il pastore Park Hyung Kyu, della
prima chiesa presbiteriana di Seul, e
il suo coadiutore, il pastore Kuon Ho
Kyung.
Le persone arrestate sono accusate
soprattutto di avere distribuito opuscoli sovversiyi nel corso di un culto
di Pasqua celebrato al levar del sole,
lo scorso aprile, culto che aveva riunito oltre centomila cristiani. Sono
pure accusati di avere portato cartelli
antigovernativi e di aver tentato d’incitare i partecipanti al culto a unirsi
a una marcia di protesta al rientro in
città dopo il culto.
Pare che alcuni responsabili cristiani coreani, soprattutto quelli che hanno rapporti con le Missioni in ambiente urbano e industriale e il Movimento cristiano studenti (MCS), sono sorvegliati da qualche tempo. Il past.
Park è un ex-segretario generale del
MCS coreano.
4
SI E’ SVOLTO A TORRE PELLICE IL XIII CONVEGNO DI STUDI
SULLA RIFORMA E I MOVIMENTI RELIGIOSI IN ITALIA ■
Figure, movimenti, idee: ì f ;
una carreiiata attraverso 4 secoii
COLPORTAGGIO IERI E OGGI
Li "carrozza klblica" al Siioda
tredicesima edizione, rocca. Lo stesso Bertelli ha illustrato
I iniziativa che annualmente raggrup- ragioni che lo hanno indotto, nelpa a torre Penice docenti e studiosi di l’ambito di questa come di altre acuvarie parti d'Italia e talvolta prove- 1*: indagini, a privilegiare il « liberti
vo rappresentato dal pensiero e dagli
scritti degli illuministi, che non poteva essere fronteggiato con vecchi strumenti.
La mattina del 5 settembre è stata
dedicata da Giorgio Spini e dai suoi
collaboratori alla storia dell’evangelismo nei secoli XIX e XX. Augusto
CoMBA ha riferito circa le sue ricerche
su documenti massonici del periodo
menti dall’estero, per un incontro e nismo » come aspetto significativo nelper un ageTOle serie di comunicazioni storia della storiografia, e in genera
sutie ricerche in corso da parte di al- della cultura e della società. A que
cuni, si è dimostrata tuttora fresca e preludio illuministico è seguita da
stimolante; fra quanti l’hanno anima- Parte di Mario Rosa rillustrazione del
ta con relazioni e interventi, e quanti momento in cui, di fronte alla prone hanno formato l’attento’ uditorio duzione letteraria di Voltaire, l’autori
essa ha interessato varie decine di’ Chiesa romana, che malgrado
le cautele di Voltaire stesso e la proteH- 1 si è aperto la mattina accordatagli dal Querini aveva
ai lunedì 3 settembre con il saluto del cominciato a prendere provvedimenti
presidente della Società di Studi Val- confronti, intese tuttavia di
desi. A presiedere il Convegno è stato avere di fronte a sé, un fenomeno nuostesso Augusto Armand Hufua' ^JoyANNi Gönnet ha dato inizio
delle comunicazioni, delincando la situazione attuale degli stuvaldese del XVI
secolo^ e analizzando in
^ grazie a
Enea Balmas e all’Editrice Claudiana
sono stati recentemente ristampati nella collana apposita. Assente per impegni scolastici Salvatore Caponetto, Ugo
Kozzo ha dato notizia delle ricerche
con cui ha inteso chiarire la figura e
1 opera di Giulio da Milano, presentano interessanti ipotesi in particolare
SUI rapporti fra i suoi scritti e i collegamenti con altri riformatori, in modo
speciale col Vergerlo. Dopo un intervallo che ha consentito a quanti partecipavano al Convegno di visitare, in
vedile dAngrogna, la Ghieisa d’ia tana,
Chmuoran e S. Lorenzo, due altre cornunicazioni hanno richiamato i’attenzione sulla complessità del movimento
ritormatore nel Cinquecento italiano:
collegandosi per il fatto di mettere entrambi in rilievo i modi in cui potè
circolare il pensiero di Giorgio Siculo, Carla Faralli e Adriano Prosperi
hanno recato notizie di vivo interesse,
luna illustrando la figura di Luciano
degli Ottoni, l’altro presentando i frutti di un’acuta e fortunata ricerca che
gli ha consentito d’identificare, nella
raccolta a stampa delle prediche d’un
vescovo partecipante al Concilio di
Trento, ima « criptoedizione » della
« epistola » di Giorgio Siculo.
Ripresa la mattina del 4 settembre,
la serie delle comunicazioni è proseguita ancora nell’ambito del Cinquecento, situandosi nel Veneto con la
comunicazione di Stefania Ferlin MaLAVASi intorno alla figura dell’eretico
Domenico Mazzarella, da Rovigo, quindi con l’ampia relazione di Aldo Stella sull’ecclesiologia degli anabattisti
hutteriti, cioè del moto popolare di rivolta sociale e religiosa, svoltosi, dopo gli inizi in Val Pusteria come lotta
partigiana antiasburgica nella prima
metà del Cinquecento, verso posizioni
di riscoperta dei valori cristiani e di
rifiuto della violenza: evoluzione mediata dal migrare degli esuli fra Veneto e Boemia e attestata dai costituti
dei processi di alcuni di loro. Ancora
nel Veneto e poi nei domini degli Absburgo si svolge la vicenda della famiglia Clario, in cui due, dei quattro
che hanno nome G. Battista, hanno una
parte di rilievo nel movimento ereticale: Luigi Firpo ha dato notizia delle sue ricerche su questi personaggi, ai
quali è giunto indagando sul periodo
veneto del Campanella, di cui un G.
B. Clario fu compagno di prigionia.
Più oltre nel Seicento, in cui già si colloca nei suoi sviluppi la vicenda dei
Clario, ha tratto lo spunto la studiosa
inglese Julia M. Buckroyd per un confronto fra gli aspetti politici della condizione dei Valdesi e un moto come
quello dei Covenanters in Inghilterra.
A un dibattito assai ampio e vivace
ha dato luogo la presentazione, svolta
da Giuseppe Ricuperati, del volume di
Sergio Bertelli sulla storiografia ba
1861-64, in cui è dato intravedere, nel
contrasto fra epigoni cavouriani ed
esponenti dellà nascente Sinistra costituzionale, il costituirsi di strutture che
saranno significative per la susseguente storia dell’evangelismo italiano. Su
una delle correnti più tipiche dello
stesso nostro evangelismo, la Chiesa
dei Fratelli, Domenico Maselli ha prospettato il quadro complessivo della
storia che ne va scrivendo, dagli inizi
ad opera di Piero Guicciardini fino ai
tempi recenti. Così De Meo ha dato notizia di ricerche svolte al fine di delineare la storia del movimento awentista.
Oltre alle comunicazioni, rammentate in questo sintetico cenno, sono
state di vivo interesse le discussioni, le
quali, grazie specialmente ad Antonio
Rotondò e a Giorgio Spini, hanno segnalato gli elementi problematici delle singole comunicazioni e le hanno
collegate fra loro e con le ricerche che
altri va svolgendo sulla storia religiosa italiana.
Augusto Comba
La « carrozza biblica » del colportore
valdese ha fatto il suo ingresso nel
giardino della Casa Valdese in occasione del Sinodo e della Conferenza
Metodista. Mancava il mulo che nel
passato la trascinava da Brescia a Lecce, e nel cuore delTinverno, su per le
salite, come quella del Bracco... Mancava la figura ieratica del colportore
che arringava le folle per la vendita
d’un Nuovo Testamento o d’una Bibbia... La stessa carrozza non era più
riconoscibile: moderna l’attuale, munita di altoparlante, e un distinto colportore interessava i rari « sinodanti » o
«conferenzianti » che per caso s’imbattevano nella « carrozza ».
La « carrozza biblica » era lì nella
zona dove si discuteva il grosso tema
dell’evangelizzazione; era lì come richiarno, nell’anno dell’ottavo centenario di Valdo, per ricordare gli oscuri
ambulanti valdesi e soprattutto l’entusiasmo con cui compivano la loro missione.
Eppure la maggioranza dei delegati
« passava oltre dal lato opposto » con
la scusa ormai nota: « Ne abbiamo
tante Bibbie a casa! »; oppure: « Ci
vorrebbe una Bibbia più moderna, tradotta nel linguaggio dell’uomo del no
Verso la terza Assemblea della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia,
Bologna 1-4 novembre
La nostra comune vocazione
(segue da pag. 1 )
le avere una chiara consapevolezza di
ciò che sta facendo.
Senza dubbio per molte persone la
« specificità » della predicazione cristiana consiste nel ricomporre gli opposti
in Cristo e quindi nel riconciliare nel
suo nome i ricchi e i poveri, i potenti e
i deboli. Riconciliare, si, ma in quale
direzione? in quella dell’accettazione
della disuguaglianza esistente o in quella della ricerca deiruguaglianza? L’elemento « specificamente cristiano » non
elimina, ma anzi, richiede questa scelta
di fondo.
Una società che tende sempre più a
diventare mondiale, ma a concentrare
il potere in poche mani, risulta opprimente e alienante perché trasforma gli
uomini, sempre più largamente e profondamente, in oggetti delle decisioni
altrui, privi di responsabilità e disumanizzati. La carica di sofferenze e di ribellione che ne deriva per i singoli e
per le collettività è senza dubbio in aumento, tuttavia certi fenomeni (per
esempio i grandi accordi tra superpotenze o, su un altro piano, revoluzione
delle classiche forze di opposizione politica) lasciano intravedere per i prossimi anni una prospettiva non di esplosioni contestative ma piuttosto di normalizzazione (non priva di aggiornamenti) e di più o meno larvata imposizione di consenso. In questa situazione
quale ruolo e quale spazio sarà assegnato alla religione? come si configurerà una predicazione evangelica?
UNA LINEA
DI PREDICAZIONE
La fedeltà della predicazione non
consiste soltanto nella retta spiegazione del testo della Sacra Scrittura, ma
anche nella opportuna accentuazione
deH’una o dell’altra fra le linee teologiche che la Bibbia contiene. La Riforma
ha giustamente contrapposto agli errori romani una linea teologica ispirata
soprattutto al pensiero di Paolo. Il no- , ,
stro evangelismo italiano, invece, ha fa.a.r.. le lettere
imnn.statn il snn imnetmn rii te essere Scritte
per ricordare a ciascuno di noi come
anche la predicazione rischia di essere
assorbita e strumentalizzata dai poteri
esistenti. Quanta parte della tradizionale predicazione individualistica del
nostro evangelismo sfugge ancora a
questo pericolo?
RAPPORTI CON LO STATO
La tendenza della società di riassorbire e neutralizzare ogni elemento divergente si manifesta talora nei nostri
riguardi come un tentativo di inserire
la comunità evangelica in strutture fondate su presupposti non evangelici. In
questo quadro generale, sia pure a livello assai modesto, va vista l’azione
svolta dalla Federazione nei rapporti
con lo Stato per salvaguardare l’autonomia delle chiese evangeliche in quelle occasioni, soprattutto di carattere
legislativo, in cui veniva in qualche modo deformata la nostra identità.
Altri interventi sono stati effettuati
per difendere qualche principio di libertà o di giustizia non sufficientemente riconosciuto o tutelato. (Il rapporto
di gestione e quello della Commissione
giuridico consultiva forniranno le necessarie informazioni di dettaglio). La
assemblea potrà chiedersi se tale azione sia stata sufficientemente incisiva e
sufficientemente evangelica; potrà inoltre utilmente indicare quali istanze di
libertà e di giustizia, nella situazione
storica che abbiamo prima delineato,
debbano essere sostenute dalla Federazione, in quali termini ed eventualmente in quali limiti.
stro tempo ». Orbene se la Bibbia è
rimasta a casa vuol dire che si è rimasti muti negli incontri quotidianituristi, amici di altra fede, creature
sulla nostra strada che cercano una
Parola diversa, una Certezza, una Forza, un Conforto rimangono esclusi per
colpa nostra. Quanto alla forma coinè veste tipografica, traduzione, ecc.
SI e fatto un grande passo avanti, soprattutto con la Bibbia del Centenario, pn nuovi tipi di Nuovi Testamenti; eppure la maggiore vendita avviene nelle comunità dove si legge ancora nella « Diodati », in uno stile difficile, ma dove c’è lo zelo per la Parola, l’ansia di farla conoscere.
La Carrozza biblica, alias « Bibliteck », e trasmigrata in zona battista:
ditatti essa percorre l’Italia nella linea
del tradizionale colportaggio ma con
strumenti modernissimi. Quest’anno
^i*a presente nel periodo degli incontri di massa, ad es. il XV agosto, ma
la vendita è stata scarsa, per non dire
irrisoria; ho interrogato il colportore
Perres, Pastore battista di Venaria ed
il collega Bertalot, direttore della Società biblica e le risposte sono state
deludenti.
D’altra parte è confortante l’attivita di colportaggio che da qualche anno si sta sviluppando alle Valli, sia in
riferimento alla diffusione della Bibbia
sia dei libri della Claudiana. Le vendite sono andate aumentando progressivamente. Si tratta di non scoraggiarsi,
ma di sensibilizzare le nostre comunità, i bambini, gli adolescenti, gli Istituti, le direzioni degli Ospedali perché
la diffusione del Libro sia in armonia
con la fede convinta del credente nella prospettiva d’un risultato concreto;
condurre una creatura a Gesù Cristo.
La venuta della «carrozza biblica »
al Sinodo non è stata vana e ringraziamo di cuore l’amico Perres ed il Pastore Bertalot nonché quanti alle Valli e fuori delle Valli s’adoperano per
la missione del colportaggio.
Gustavo Bouchard
A PROPOSITO DI UN FILM FANTATEOLOGICO
Adoratori dot vitollo d'oro
Cronache ecologiche
Boschi in fiamme
Anche quest’anno sono già molte migliaia
gli ettari di boschi italiani distrutti dal fuoco, e si è registrata una forte recrudescenza.
Secondo dati forniti dalla Forestale (63.000
ettari nel 1962, 41.000 nel 1965, 37.000 nel
impostato il suo impegno di conversione delle anime su una predicazione
piuttosto individualistica della vita
eterna, che si richiama in prevalenza
aH’Evangelo di Giovanni. Nel momento
attuale dovremmo accentuare decisamente la predicazione del Regno di Dio,
in tutta la sua concretezza, così come
la troviamo nei primi Evangeli.
Il Regno di Dio non è in nostro possesso perché viene, ma la sua venuta
già produce cambiamenti nei rapporti
tra gli uomini, già annulla le discriminazioni esistenti, così come la lava di
un vulcano già incendia gli alberi a distanza, prima di averli raggiunti. In un
I prigionieri^di Saigon:
io prove
(segue da pag. 1 )
za, i fatti, le testimonianze dicono
di SI.
Prima di tutto la solidarietà, che
può prendere le forme più diverse:
una lettera personale ad un prigioniero che gli giunga da lontano, con nome e numero di matricola all’indirizzo e che possa influire, per il fatto
stesso che qualcuno si interessi alla
sua sorte, su guardiani e torturatori
(n.d.r.: le lettere debbono possibilmen
- in francese, mentre i
relativi indirizzi si possono rilevare
dagli elenchi dei prigionieri cotìtenuti
nel libro stesso); una interrogazione
parlamentare; una lettera pastorale,
un discorso, un appello o qualsiasi altra forma di intervento e di protesta.
Una solidarietà che deve.’ prendere,
inoltre anche la forma più concreta di
aiuti materiali...
E inoltre, l’appoggio politico. Se il
regime di Thieu tiene in prigione cenfinaia di migliaia di prigionieri politici, li tortura, desidera liquidarli, è
perché esso ha paura; però esso teme
anche l’isolamento e la sottrazione dell’appoggio politico, diplomatico e fi
Due settimane fa abbiamo già pubblicato un commento di André Dumas
sul caso del film fantateologico, fondato sul falso, che un regista danese vuol
dedicare a pretesi amori di Gesù, con
tanto di sovvenzione del governo danese. Riceviamo ora quest’altro commento, rneditato e ricco di spunti, e
lo pubblichiamo, anche se forse non
distingue con sufficiente rigore tra lo
estetico e il teologico, mentre tutto il
discorso sul “sacro" è irto di difficoltà
e minacciato da equivoci di vasta portata. red.
Il secolo in cui viviamo ha fatto di
Gesù un elemento del iempo. Gesù
prende parte alle contestazioni della
nostra epoca, Gesù fa parte della cultura di massa, della civiltà dei consumi. Nell’economia consumistica Gesù
è utilizzato per reclamizzare dischi, diventa una marca di slip, la sua effige
appare stampata sulle magliette così
come quella di Che Guevara o di un
personaggio popolare dei fumetti.
Quando poi il Decamerone, cucinato in
tutte le salse, e gli argomenti scabrosi
della narrativa occidentale e orientale
sono stati largamente sfruttati, in una
società, più che dissacrante, priva di
buon gusto e di scrupoli, non si esita a
prendere la sottile storia di Gesù e
Maddalena per farne il soggetto di un
film che quanto meno sfiora il pornografico.
Si può dire che il caso del film « Gli
amori di Gesù » sia un caso limite, ma
che parlare di Gesù, l’interessamento
per Gesù dei compositori di canzoni,
dei cineasti, degli stessi commercianti,
sia tutto sommato un fatto positivo,
un punto a vantaggio di Gesù. Vuol dire che si riconosce l’importanza, il valore del nome di Gesù, che la sua persona non è dimenticata. Si potrebbe
anche dire che si senta ancora il bi
1967 38 000 nel 1968 ma 68 000 di bosco biondo in cui, nonostante tutte le tra- * appoggio politico, diplomatico e fi- anche dire che si senta ancora il bi- „
e 23 000 di cesDuaUato’nel 19701 nell’ultimo sformazioni, il rapporto tra gli uomini nanziario che gli viene dagli USA, in sogno, sia pure inconscio, di Gesù. È J
decennio la superficie colpita dà incendi è bimane sempre lo stesso è importante primo luogo, ma anche dagli altri pae- di questo avviso il teologo cattolico °8gi oc
____ j, Sciconn j: poter dare con le parole e con i fatti ^he sostengono la politica america- Battista Mondin, il anale, in una in- c®^ioni
na e che mantengono rapporti con
Saigon. Perciò, una protesta e un’azione politica adeguata in questi paesi
può avere una grande efficacia, sia per
rompere la complicità colla politica
carceraria del regime di Saigon, sia
per costringerlo a mutarla, nell’esercizio di una reale corresponsabilità
mondiale per la sorte dei prigionieri
e per una scelta di giustizia, contro
ogni avallo alla tortura e al massacro.
decennio la superficie colpita da incendi è
stata, in media annua, di 35-45.000 ettari di
bosco d’alto fusto e 10-15.000 ettari di cespugliato. Quindi, malgrado le campagne di
rimboschimento, la superficie rimboschita annualmente è inferiore a quella distrutta e il
nostro patrimonio boschivo s’impoverisce gradatamente; d’altro lato il solo costo del legno
bruciato è pari ad almeno 3 miliardi di lire
l’anno. È noto che, accanto a una percentuale di incendi accidentali, ve n’è un’altra, consistente, di incendi dolosi.
I Su iniziativa dell’Istituto di idrobiologia
dell’Università di Genova e dell’Istituto
idrografico della Marina, sulle coste liguri
sono stati lanciati 30.000 galleggianti per lo
studio dell’inquinamento marino. I galleggianti sono cartoline plastificate sulle quali
sono stampate le istruzioni che dovrà seguire
chi le ritroverà lungo il litorale. Le cartoline
dovranno essere infatti inviate all’Istituto di
idrobiologia dell’università che provvede alla
raccolta.
------ sempre ___________ _________
poter dare con le parole e con i fatti
un annuncio di questo genere, che ravvivi le speranze sotto il pesante clima
attuale.
A chi ha familiarità con le pagine del
Nuovo Testamento tornare alla memoria (per quanto sia rischioso stabilire
paralleli tra epoche cosi profondamente diverse) le folle dell’impero romano,
avide di religiosità, a cui invece gli
apostoli predicarono rEvangelo; torna
anche in mente il fatto, invero sconcertante, che quello stesso cristianesimo
che salutava con gioia la fine della
« grande Babilonia » e rifiutava l’incenso a Cesare si lasciò trasformare in religione imperiale e in cemento di quella
stessa « Babilonia », abbandonando a
movimenti marginali, e più tardi eretici, il compito della protesta. Non vogliamo trarre da questa reminescenza
nessun indebito paragone, ma solo utilizzare un riferimento che sorge sp>ontanc’O nei lettori del Nuovo Testamento
Battista Mondin, il quale, in una intervista al « Corriere della Sera », ha
affermato: « Questa gente laica, aconfessionale, ma istintivamente religiosa,
trova nella figura straordinaria di Gesù uno stile di vita e una parola di
saggezza che dà un senso alla propria
esistenza ».
Non siamo però pienamente d’accordo con l’ottimismo di Mons. Mondin,
allorché giudica altamente positivo
questo interessamento per Gesù.
gista danese vuole offrirci. Poiché quello non è né il Gesù della storia né il
Gesù della fede, ma semplicemente un
falso, come i quadri falsificati per essere venduti al prezzo di quadri autentici.
A questo punto non può apparire
retrograda e conservatrice la condan
na del Capo della Chiesa Cattolica. Anche il mite Gesù, Colui che ha insegnato a porgere la guancia a chi dia
uno schiaffo, non ha esitato a prendere
la frusta per scacciare dal Tempio coloro che lo profanavano con i loro
traffici.
Molto poco opportunamente in questa occasione il Ministro degli Affari
Culturali di Danimarca si è scagliato
contro la « terribilmente reazionaria »
Chiesa Cattolica e contro i preti servili
a Roma, che « hanno ormai superato
ogni loro prerogativa ». Certo, è facile accusare la Chiesa che ha processato Galilei, la Chiesa del Sillabo, e bene
ha fatto il Ministro dei Culti a ricordare al suo collega anche l’odierna posizione della Chiesa Cattolica nell’America Latina.
Ma il problema, a mio modesto avviso, va impostato al di là di una sterile polemica anticlericale. Il problema
va visto in questo spaventoso fenomeno di dissacrazione, di distruzione
di tutto ciò che è bello, di tutto ciò
che si rivolge al sentimento. Il film
sugli « Amori di Gesù » deriva, anche
se a noi credenti il caso può apparire
più grave, da quello stesso fenomeno
per cui si è tratto dal delicato libro di
Pinocchio un racconto pornografico.
Quando si distrugge la poesia, quando
si deturpa il bello in tutte le sue manifestazioni dell’arte e della vita, quale meraviglia se, alla fine, si sfregia
persino il volto di Gesù?
Per poter comprendere cosa avviene
occorre quasi rifarsi a quelle conni religiose d’Oriente che vedono
il mondo continuamente minacciato da
uno spirito distruttore, nemico della
luce, che tutto vuol travolgere e annientare. Ma questo spirito eversore non lo si combatte con le bombe
lanciate scioccamente contro una Rappresentanza straniera, non lo si combatte con gesti rabbiosi, con atti violenti. Perché questo genio del male
non è, come immaginano le concezioni religiose dualistiche, fuori dell’uomo, nello spazio esterno all’uomo, ma
I Rispondendo a critiche sudvietnamite,
un portavoce dei vietcong ha ammesso
che questi hanno costruito, riparato o ampliato
aeroporti nella zona sotto loro controllo, ma ha
dichiarato che essi sono adibiti a scopi civili.
H La legge marziale, proclamata nell’aprile
1971 in 11 provincie turche e poi limitata a quelle di Ankara e di Istanbul, sarà
abrogata il 26 settembre.
è nell’uomo stesso, nell’uomo che, atOgnuno, nella propria fede indivi- tratto dal grasso vitello d’oro, allontalale. cerca Gesù, cerca un rannortr. na da sé la luce dello spirito, nell’uomo che si è fabbricato numerosi dèi
falsi e bugiardi, facendosi schiavo di
essi e sacrificando ad essi anche vittime umane, e rinuncia al Dio creatore che perdona e riscatta e dà all’uomo la sua vera libertà.
duale, cerca Gesù, cerca un rapporto
più stretto con Lui, ne fa l’amico, il
compagno. Gesù lo si può trovare
ovunque, tra i « cafoni » del Sud e tra
i « clochards » di Parigi, lo si può sentire nei canti dei negri delle piantagioni d’America, ma non lo si può riconoscere nel superstar del film musicale
rock e tanto meno nel film che un re
Eros Vicari
5
21 settembre 1973 — N. 37
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 5
Pomaretto
PRIMO DISTRETTO II Concistoro valdese di Torino
Come sposarsi ? Corpo pastorale
I II Concistoro di Pomaretto rende no' to quanto segue:
P«' quanto riguarda la certificazione
pubblica del matrimonio, esistono due
j forme: quella fatta in chiesa, con validità anche agli effetti civili, secondo la
legge del 1929 sui culti ammessi e queli la in cui il matrimonio vero e proprio
viene celebrato davanti al sindaco,
I mentre la chiesa cristiana in un se. condo tempo riceve la nuova farniglia, ascolta la promessa degli sposi di voler fondare la loro vita in base
aU’eyangelo, e annuncia loro la parola di Dio. Questa seconda forma implica che gli sposi prima vadano in municipio, poi in chiesa. Molti perciò preferiscono ancora l’uso che si era stabilito dopo la legge del 1929, per cui vanno in chiesa e — come suol dirsi —
fanno tutto lì.
Purtroppo succede che questa legge
sia una legge fascista che il sinodo e
le chiese hanno già più volte rifiutato,
per mettere al suo posto le nuove norme, previste dall’art. 8 della costituzione repubblicana del 1948, e che non
sono ancora mai state fatte. Non è qui
il caso di spiegare il rifiuto della legge
del 1929, perché ci sono delle pubblicazioni opposta che lo spiegano.
Ora le coppie che vogliono sposarsi
devono scegliere la forma nuziale che
intendono seguire. Il nostro sinodo, dal
1970, consiglia di andare prima in municipio per sposarsi civilmente, per
quanto riguarda la legge dello stato, e
poi venire in chiesa (atto n. 43).
Chi fa così aiuta la chiesa nel rifiuto della famosa legge del 1929. Infatti
non ha senso votare in tutte le assemblee che non si vuole più questa legge
e poi usarla ancora, solo perché magari troviamo scomodo andare prima
in municipio. Se gli sposi intendono sostenere l’azione della chiesa nel domandare la caduta della legge del 1929, hanno semplicemente da fare in municipio
quella parte che riguarda il codice civile.
Resta certo il problema della successiva cerimonia ecclesiastica. Perché
andare in chiesa dopo? Qualcuno afferma che si è sposati solo davanti al sindaco, e non davanti a Dio. Ma questo
non è giusto, poiché il credente, se pronuncia un sì, lo pronuncia sempre anche davanti a Dio, qualunque siano gli
astanti. « 1 credenti sanno per fede che
il loro matrimonio è contratto dinanzi
a Dio, qualunque sia la forma nuziale
che essi decidono di seguire per darne pubblica certificazione » (Documento sinodale sul matrimonio, n. 15). In
chiesa si andrà ugualmente affinché
questo « davanti a Dio » venga in qualche modo reso percepibile, spiegato,
pubblicato, insieme con la volontà degli sposi e di tutta la chiesa di non stare davanti a Dio come dei pesci muti,
ma parlare ed agire in modo da far
capire a Dio che si è capito.
Si raccomanda di chiedere alle librerie il Documento del sinodo valdese sul
matrimonio (Attualità protestante numero 44, L. 150) ed eventualmente di
F. Giampiccoli, Libati, ma disuguali
{Alt. prot. 52-53, L. 150), commento alla
del 1929 col testo completo della
legge e degli articoli della costituzione
italiana.
Villar Penosa
Nozze - I] 15 luglio si sono sposati nel nostro tempio Dino Tron e Ornella Lisdero. Rinnoviamo loro l’augurio di una vita serena
sotto Io sguardo del Signore.
Battesimi - Sono stati battezzati : Rosina
Travers. Sabrina Vinçon. Roberto Chambon,
Enrico Reka. Nadia Travers. Il Signore be
nedica questi teneri agnelli del suo
gregge!
Condoglianze - E.sprimiamo la nostra cristiana simpatia al fratello Sergio Pons che
ha avuto il dolore di perdere la sua cara
mamma ad Angrogna.
Predicazioni - Durante l’estate abbiamo avuto parecchi ospiti che ci hanno dato dei graditi messaggi. Ringraziamo particolarmente i
Pastori Schneider, Cortes. Silvio Long e Ring.
Roccione per le loro apprezzate predicazioni.
Un fraterno ringraziamento al Pastore Cipriano Tourn e alla sua Signora, i quali hanno sostituito il Pastore durante le sue vacanze,
presiedendo i culti e gli atti liturgici a turno
c dando ottime predicazioni. Anche l’organista è stata sostituita dalla sig.na Nelly Rostan
c dallo studente Giorgio Baret. A questi collaboratori, tutta la nostra gratitudine.
Foresteria - Ha ospitato vari gruppi esteri
e. per ultimo, i Cadetti di Agape, di cui serbiamo un ottimo ricordo.
Convitto - Ha avuto molti visitatori e vari
ospiti. I membri della Tavola l’hanno pure
onorato di una visita che si è conclusa con
un’agape fraterna, preparata dalle nostre sorelle. a cui ha fatto seguito, nei locali stessi,
una seduta serale col Comitato Collegio.
Siamo grati al Moderatore per le gentili
parole rivolteci alle fine dell agape.
Enrico Geymet
Collegio Valdese
L’inaugurazione dell’anno scolastico
1973-74 avrà luogo il 3 ottobre alle
ore 15 nell’Aula Sinodale della Casa
Valdese a Torre Pellice.
La seduta della ripresa, prevista per fine settembre, non potrà avere
luogo per una serie di contrattempi; in particolare per l'assenza di parecchi
pastori. Il prossimo incontro è previsto pertanto per il giorno 1 ottobre con
il seguente programma. La località verrà comunicata al più presto,
ore 9.30 : Breve culto ;
contro il golpe cileno
ore 10
AVVISI economici
ore 14
FAMIGLIA medico cerca persona referenziata per bimbo 18 mesi. Crema, Piazza Bengasi 15. Torino, tei. 011/54.74.74.
{
Costituzione delle Commissioni di lavoro e loro programma. Esame delle decisioni della Conferenza e del Sinodo concernenti il
Distretto ;
Programmazione degli incontri pastorali, deH'inehiesta sulla situazione della chiesa valdese, degli incontri di anziani, di concistori, di cassieri. Situazione finanziaria ed edilizia delle parrocchie.
Data la vastità della materia da esaminare tutti sono insistentemente
pregati di partecipare all'incontro sin dal mattino, con puntualità, e di fermarsi sino alla sua chiusura verso le 17.
^ Giungere con riflessioni e proposte già elaborate sui principali punti
dell Ordine del Giorno recando, qualora non ancora inviato, il formulario
dell inchiesta sociologica a cura dei Concistori in vista di determinare le contribuzioni.
La Commissione Distrettuale
Il Concistoro della Chiesa Valdese
di Torino, nella sua seduta del 17 settembre, in riferimento alla situazione
creatasi in Cile dopo il colpo di Stato
militare, che ha rovesciato il governo
costituzionale e provocato la morte
del presidente Allende e di migliaia di
altri cittadini, di fronte al dilagare della violenza armata, della repressione
politica e della aperta violazione dei
diritti elementari dell’uomo.
■ esprime solidarietà con il popolo
cileno così duramente provato e, in
particolare, con tutte le vittime
(morti, arrestati, perseguitati, ricercati) del colpo di Stato e della
successiva repressione, compresi i
ECHI SINODALI
Rapporti con lo Stato
Il tema sul quale le nostre chiese
hanno riflettuto, durante lo scorso anno, in modo più approfondito, è stato
quello dei nostri rapporti con lo Stato e più precisamente: come procedere dopo il voto della sessione sinodale
congiunta valdo-metodista (agosto ’72),
che affermava la volontà di richiedere
l’abrogazione delle leggi sui culti ammessi (1929-30) e chiedeva appunto alle chiese — ove possibile lavorando insieme metodisti e valdesi — di esaminare tutta la problematica connessa.
Una commissione congiunta ha lavorato sodo ed efficacemente e le chiese hanno avuto tempestivamente ampio materiale; a loro volta, sia pure in
gruppi per lo più modesti, hanno seriamente lavorato su questo materiale
e hanno inviato le risposte al questionario diffuso, che proponeva la scelta
fra l’abrogazione pura e semplice; la
abrogazione con riserva di procedere
in un secondo tempo a quelle intese
su punti particolari che risultassero
necessarie dalTesperienza; l’abrogazione con contemporanea stipulazione di
intese (e qui si dovevano precisare su
quali punti si ritenevano o no necessarie tali intese).
Un’analisi e una sintesi di queste risposte è stata fatta e presentata, in
una seduta congiunta Conferenza Metodista - Sinodo Valdese, dalla citata
commissione, in questi termini:
« Dai dati pervenuti risulta che hanno risposto al questionario (con decisioni di assemblee o pareri dei consigli di chiesa o di gruppi di studio)
48 chiese valdesi su 64 interpellate
(cioè il 75%) e 28 comunità metodiste
su 34 interpellate (cioè l'%2%). Una parte delle chiese valdesi ha indicato il
numero dei votanti delle assemblee
che hanno preso una decisione. La percentuale di questi votanti, rispetto al
numero degli elettori delle rispettive
chiese, è stata in media di 23,5%.
« Dalle relazioni di accompagnamento risulta che molte chiese hanno studiato il problema capillarmente, in
riunioni quartierali o gruppi di lavoro. In qualche caso si è anche ritenuto di dover operare un referendum individuale tra i membri comunicanti.
I LETTORI
CI scrivono
Difesa del francese
Torre Pellice. 16 sett. 1973
Signor direttore»
Voglia trasmettere questa breve risposta al
dott. Gustavo Malati (v. Eco/Luce del 31
agosto).
Concordo con lui nel ritenere che il francese sia « una lingua che normalmente si debba insegnare nelle scuole delle Valli a tutti.
in.sieme all’italiano ».
Per rassicurarlo su ciò che gli sta a cuore, gli posso comunicare che l’ANILS (Associazione nazionale insegnanti lingue straniere) — sezione di Torino — « considerando
quanto sia importante che l’insegnamento del
francese venga impartito sin dalla scuola elementare soprattutto laddove, come nelle Valli Pellice, Chisone e Germanasca, si sono già
effettuati esperimenti in proposito ». sta organizzando. in collaborazione col Centre culturel franco-italien di Torino, un corso di aggiornamento per insegnanti elementari e per
tutti coloro cui è affidato tale insegnamento.
Pur sapendo che questa nostra iniziativa è
solo un modesto contributo al problema, mi
auguro venga seguita ed apprezzata.
Con vive grazie
Liliana Ribet
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Personalia
A Ronaanel-sur-Lausanne è deceduto il sig.
Pierre Régamey, majito di Elvira Tron; alla
famiglia in lutto la nostra simpatia fraterna.
« Questi risultati sembrano alla
commissione piuttosto confortanti tenuto conto della difficoltà della materia e della normale consistenza delle
nostre assemblee di chiesa. La commissione esprime perciò il parere che
questi dati abbiano un valore indicativo non trascurili}ile.
«Nel riprendere in esame i risultati
dell’indagine il Sir.odo e la Conferenza vorranno tener conto dei seguenti
punti:
a) Gli artt. delia Sessione congiunta non domandavano alle chiese il
compito di prendere una decisione ma
di sensibilizzarsi sull’argomento e di
far conoscere le turo conclusioni circa
le materie da sonoporre a eventuale
nuova disciplina.
b) Anche nel caso che il Sinodo o
la Conferenza volessero seguire il parere espresso datlu maggioranza delle
chiese dovrebbero tener conto che
quelle che si sono altrimenti pronunciate non hanno avuto modo di far conoscere la loro opinione sugli argomenti suscettibili di intese.
« La commissione ritiene perciò che
il Sinodo e la Conferenza debbano
prendere una decisione in merito alla
intera questione (sia circa la scelta di
una delle tre possibilità, sia circa la
identificazione degli argomenti per le
eventuali intese qualora la terza possibilità venga deliberala), tenendo in
debito conto le indica.:hni emerse dalle risposte delle chicle ».
Conferenza e Sinodo hanno ritenuto
di rispondere a quesio invito avendo
in un primo tempo nii dibattito generale e un voto orientai ivo, che ha confermato con netta maggioranza la terza opzione: _abrogazione (condizione
previa assoluta) e stipulazione immediata di intese su alcuni punti. Dopo
una pausa, durante la quale sono state elaborate le bozze di due ordini del
giorno, sono stati infine votati nel testo seguente:
ed al Comitato permanente di prendere le opportune iniziative nelle competenti sedi per l'abrogazione della
suddetta legislazione secondo le procedure previste dall'art. 8 della Costituzione della Repubblica italiana;
precisano che l'abrogazione della
legislazione sui « culti ammessi » costituisce una condizione indispensabile per la stipulazione contemporanea
di altre eventuali intese su singoli
punti che con l'abrogazione di detta
legislazione necessiterebbero di nuova disciplina.
Il Sinodo valdese e la Conferenza
metodista deliberano di non voler
procedere ad intese con lo stato, una
volta che sia abrogata la legislazione
del 1929-30 sui «culti ammessi », in
materia di istruzione religiosa, e di
esenzione dal servizio militare per i
pastori.
Si è voluto cioè confermare che il
primo elemento, essenziale, era comunque l’abrogazione (mediante intesa) delle leggi sui culti ammessi; e
quindi che, fra i vari punti di contatto fra vita delle nostre chiese e vita
dello Stato, non si intendeva in ogni
caso procedere a intese per ciò che Riguarda l’esenzione dal servizio militare per i pastori (cui resta quindi aperta come a ogni credente e cittadino
italiano, oggi la scelta fra servizio militare, servizio civile alternativo, obiezione di coscienza radicale), e per ciò
che riguarda l’istruzione religiosa (protestante) nelle scuole di Stato: una
volta operata l’abrogazione delle leggi
1929-30, tale istruzione cesserà dunque
nelle scuole statali delle Valli Valdesi,
le sole che in Italia siano state finora
in questa condizione.
Il Sinodo valdese e la Conferenza
metodista,
riaffermando la necessità di abrogare la legislazione sui « culti ammessi » del 1929-30 (legge 24 giugno
1929 n. 1159 e r.d. 28 febbraio 1930
n. 289) secondo quanto espresso negli atti della Sessione congiunta valdese-metodista del 1972, art. Q;
udito il parere delle chiese secondo
quanto disposto dalla Sessione congiunta valdese-metodista del 1972
art. R ;
danno mandato alla Tavola valdese
Il Sinodo ha pure preso posizione
sul ventilato « fermo di polizia », una
questione che ha molto agitato l’opinione pubblica italiana nel corso dell’ultimo anno e che ha avuto una certa eco anche nell’ambito di varie nostre chiese; è stato votato questo ordine del giorno;
Il Sinodo,
vista la presentazione alle Camere del disegno di legge sulla « Tutela preventiva della sicurezza pubblica » (Fermo di polizia),
esorta le chiese a non tralasciare
nessuna occasione per ihanifestare
una viva disapprovazione verso questo disegno di legge, da considerare
intimidatorio e sostanzialmente antipopolare.
G. C.
Il futuro
della Facoltà di Teologia
Breve è stato, quest’anno, il tempo
destinato all’esame dell’operato della
Facoltà di Teologia; e pareva doversi
trattare prevalentemente di questioni
regolamentari: infatti il Consiglio della Facoltà presentava al Sinodo una
bozza di nuovo Regolamento, frutto di
vari anni di elaborazione.
In realtà, e lo si è subito avvertito,
era in gioco un nuovo modo di concepire il nostro istituto di formazione
teologica: volto esclusivamente o prevalentemente alla formazione dei pastori o, più recentemente, di altri ministeri, ovvero istituto di ricerca e
formazione teologica aperto a tutti?
Come si vede, la posta in gioco era
di grande importanza e tutti hanno riconosciuto che era impossibile, nel
breve tempo a disposizione, nello scivolar via delle ultime ore sinodali, af
frontarlo in modo serio ed esauriente.
La discussione, quindi, continuerà, e
saremmo lieti che, durante l’anno, avvenisse anche su queste .nostre colonne. Al Consiglio della Facoltà è stato
concesso di procedere ancora in via
sperimentale, applicando, in particolare per l’accoglimento di studenti, non
il vecchio ma il nuovo regolamento,
anche se gli articoli relativi di questo
ultimo non sono ancora stati votati
dal Sinodo.
rifugiati politici da altri paesi latino-americani;
condanna senza riserve, sul piano
morale e politico, il colpo di Stato, le complicità che lo hanno reso
possibile e la sanguinosa azione repressiva che ne è seguita ed è tuttora in corso;
incoraggia coloro che resistono alla violenza militare e alla dittatura
politica e oppongono a chi « ha la
forza ma non la ragione », le ragioni della giustizia e della libertà;
ritiene che il Governo italiano non
debba riconoscere alcun governo
che non sia espressione della libera
volontà del popolo cileno;
chiede a Dio che la Sua volontà,
non quella delle forze armate, sia
fatta in Cile come altrove nel mondo;
Il problema in gioco è; può la nostra Facoltà chiudersi a varie richieste che le giungono da fuori del nostro ambiente evangelico? e d’altra
parte, è possibile fare teologia in termini protestanti con studenti che protestanti non sono?
G. C.
chiede ai fratelli in fede di rendersi disponibili per azioni di aiuto
fraterno e solidarietà con il popolo cileno che potranno essere sollecitate, anche e in particolare nell'ambito del Consiglio Ecumenico
delle Chiese.
Quest’ordine del giorno è stato votato all’unanimità dai 16 membri del
Concistoro presenti.
PEDERAZIONE FEMMINILE
VALDESE
Incontro italo-francese
Dal 4 al 7 ottobre p. v. saranno alla Foresteria Valdese di Torre Pellice
una trentina di signore alsaziane per
una visita alle Valli e un incontro con
le nostre Unioni Femminili, Le accompagna la signora Hoffet, pastore,
che terrà una serie di studi biblici.
E’ una opportumtà offerta alle donne evangeliche italiane di ritrovarsi
con donne protestanti di un altro
paese; invitiamo tutte quelle che possono di partecipare a quest’incontro.
Iscriversi entro il 29 settembre presso Ade Gardiol, v. Trento 12 - 10066
Torre Pellice - tei. 91.277.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Bertalot e Caunariato
ringraziano quanti presero parte al
loro dolore per la dipartita del caro
Daniele Bertalot
In modo particolare ringraziano il
Dott. De Bettini i Pastori Taccia e
Rivoira e la cara Jeanne.
Luserna S. Giovanni, 14 sett. 1973.
Il 15 settembre, dopo breve malattia, è mancata all’affetto dei suoi cari,
presso l’Ospedale Evangelico di Torino, all’età di 85 anni
Letizia Marauda
ved. Bonnet
Ne danno il triste annuncio; il fratello Federico; la sorella Juliette ved.
Balmas ; i nipoti : Liliana e Dario Varese e bimbi Paolo e Daniele; Ermanno e Paola Revel e figli Claudio e Marco; Odette Eynard ved. Balmas; Margherita Bonnet ved. Cangioli; Hélène
Bonnet-Blanc e marito; il cognato, i
cugini e parenti tutti.
« Il Signore è il mio Pastore, nulla mi mancherà».
(Salmo 23; 1).
Il servizio funebre ha avuto luogo
lunedì, 17 corr., nel Tempio Valdese
di Luserna S. Giovanni.
Si ringraziano tutti coloro che con
la loro presenza, fiori e scritti hanno
espresso la loro simpatia. Un ringraziamento particolare ai Medici ed al
personale dell’Ospedale Evangelico di
Torino, ai Pastori Vetta, Taccia e
Jahier.
Luserna S. Giovanni, 18 sett. 1973.
Il Signore ha richiamato a Sé presso l’Ospedale Valdese di Torre Pellice
Federico Marauda
di anni 83.
Ne danno il triste annuncio: la sorella Juliette ved. Balmas; i nipoti:
Liliana e Dario Varese e bimbi Paolo
e Daniele; Ermanno e Paola Revel e
figli Claudio e Marco; Odette Eynard
ved. Balmas; il cognato, i cugini e parenti tutti.
«Il dono di Dio è la vita eterna
in Cristo Gesù nostro Signore »
(Ep. ai Romani 6: 23).
Il servizio funebre ha avuto luogo nel
Tempio valdese di Luserna San Giovanni, mercoledì/ 19 corr., alle ore 16.
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pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N. 37 — 21 settembre 1973
Colera e politica
IL PROBLEMA IGIENICO
È Stato dunque confermato e ampiamente documentato il fatto che la
causa essenziale del diffondersi del
colera è la grave mancanza di tutela
igienico-sanitaria delle zone colpite:
sporcizia e inefficienza del servizio di
N. U., fogne insufficienti e conseguente
inquinamento marino, mancanza di acqua potabile in molti centri. Giornali,
settimanali, televisione hanno fatto la
« scoperta » e l’hanno divulgata ampiamente, per cui non vale la pena di
parlarne ancora per esteso; basterà
spigolare tre esempi, uno per ciascuna
delle zone più colpite.
A Bari, in alcuni quartieri in cui
mancano le fogne, gira ancora il « carrizzo », un carro-botte nel quale vengono versati gli escrementi umani liquidi e solidi, raccolti nelle case negli appositi vasi detti « canteri ».
A Napoli « si è scoperto che del piccolo esercito di 2.558 netturbini napoletani solo 1.298 potevano svolgere il
loro lavoro, perché tutti gli altri erano al servizio personale di notabili politici, oppure erano invalidi, tubercolotici, perfino paralitici assunti in cambio di un voto... » {Panorama del 13
settembre 1973).
A Cagliari l'acquedotto è risultato
inquinato e si è dovuto sospendere la
erogazione dell’acqua in vari quartieri
popolari, proprio mentre si raccomandava alla popolazione l’igiene personale, per eliminare occasioni di contagio. Del resto molti paesi della Sardegna mancano di acqua, anche se un
progetto speciale della Regione predispone l’estensione progressiva della
rete idrica, fino a toccare tutti i centri
abitati, nel non lontano... 2015.
LA MADONNA DEL COLERA
In una tale situazione l’importante è
che non ci si adagi a considerare tutto
ciò parte del « colore » meridionale,
una specie di orrida attrattiva folkloristica; e soprattutto che non ci si rassegni alla presenza del colera in queste regioni. A dir la verità, molti segni
lasciano sperare che si voglia provvedere a fondo per estirpare il male e le
sue cause: ne stanno parlando tutti
gli uomini politici responsabili a livello comunale, provinciale e regionale.
Persino il Ministro Gui ha preso precisi impegni ed ha insistito sull’urgenza della riforma sanitaria, come strumento non solo di cura, ma soprattutto di prevenzione delle malattie. Molto bene, ma, a parte l’amarezza di constatare che ci è voluto il colera e qualche decina di morti per aprire gli occhi, (come spesso nelle fabbriche si
applicano accorgimenti anti-infortunistici solo dopo che ci è scappato il
morto), staremo a vedere quando e
come le parole si trasformeranno in
fatti.
Altrimenti bisognerà giudicare più
coerente il giudizio espresso dal Comandante Achille Lauro, Presidente
della Destra Nazionale, che, ignorando
le gravi responsabilità dell’Amministrazione Comunale di cui era Sindaco, ha
dichiarato testualmente: « Il colera è
una disperazione naturale, e come tale
dobbiamo accettarla. È la volontà di
Dio, insomma, e noi cristiani non possiamo che chinare il capo ».
Non a caso il suo giornale, Roma,
ha dato ampio risalto al ritrovamento
di una « miracolosa » immagine della
Madonna del Colera, che si dice avvenuta pochi giorni prima che scoppiasse l’epidemia. « Noi crediamo, abbiamo fede nella sacra immagine, che già
tanti miracoli fece a Napoli nella funesta epidemia del 1836, e vorremmo
che la nostra fede fosse di monito e
sprone a chi non crede ai miracoli »
ha dichiarato il dott. Camillo Calzolari,
custode della «sacra immagine ».
SPECULAZIONE EDILIZIA
E COLERA
Ma se non si vuole accettare il colera come volontà di Dio, o aspettare i
Elezioni in Norvegia
I laburisti e i socialisti hanno vinto le elezioni legislative svoltesi in Norvegia, conquistando 78 dei 155 seggi. In una dichiarazione
alla televisione, l’attuale Primo Ministro Lars
Korvald (cristiano popolare) ha detto di essere pronto a dimettersi per lasciare il posto
a Trygve Bratleli, capo del partilo laburista,
affinché possa formare un nuovo Governo, che
sarà appoggiato in Parlamento (Storling) da
64 deputati laburisti e da 15 deH’Unione socialista per le elezioni (eomprendente comunisti. socialisti di sinistra e )aburi,sti contrari
alla CEE).
In realtà, però, il partito di Bratteli, è il
grande perdente di queste elezioni poiché è
passato da 74 a 64 seggi. Un’altra curiosità di
queste elezioni è che i partiti non socialisti
ne escono sconfitti pur avendo ottenuto il 52
per cento dei voti e ciò a cau.sa del sistema
elettorale norvegese, molto sfavorevole ai partili piccoli. Nel complesso le elezioni hanno
mostrato un netto raggruppamento intorno
alle forze contrarie alla CEE.
miracoli della Madonna è necessario
ricercare le cause politiche del generale deterioramento dell’ambiente napoletano. E vero che già precedentemente la nostra zona era in condizioni di arretratezza sociale per quelle
cause storiche che può conoscere
chiunque legga un qualsiasi testo di
Storia Italiana, ma l’enorme sviluppo
della Città avvenne in modo caotico
negli anni ’50, sotto le amministrazioni
laurine. Fu data mano libera alla più
sfrenata speculazione edilizia, le cui
conseguenze più evidenti e immediate
furono il sorgere di mostruosi agglomerati, mancanti di scuole e servizi
sociali, paralizzati dal traffico. E la
mancata creazione di un adeguato sistema fognario ha cominciato a pesare in maniera sempre maggiore, dapprima con allagamenti, intasature e
scoppi di tubazioni, e alla lunga con
l’inquinamento totale del golfo. Fino
a qualche tempo fa c’era chi ricordava «i tempi di Lauro » con un certo
rimpianto, perché « almeno allora si
faticava, si costruivano palazzi e si
guadagnava ». Ma chi in realtà si è
arricchito in quegli anni sono stati i
grossi costruttori. In pochi hanno fatto i milioni, ma le conseguenze del loro guadagno le pagano le centinaia di
persone, soprattutto povere, che hanno preso il colera. Ed accanto al colera c’è la crisi economica, che colpisce
violentemente in tutta la zona sia il
turismo che il piccolo commercio, e in
particolare i « famigerati » mitilicultori o cozzicari che dir si voglia.
Ma si deve dire che quel che Lauro
ha cominciato i democristiani lo hanno continuato, anche con le amministrazioni di centro-sinistra.
C’è da domandarsi se una tal situazione sia una disfunzione del sistema
politico nel quale viviamo, o non ne
sia piuttosto la normale conseguenza.
Non avviene forse un po’ dovunque,
anche a Milano, o a Torino, che lo
sfruttamento dell’uomo e della natura
da parte di un’esigua minoranza produca quei guasti ambientali che oggi
costituiscono il cosiddetto problema
ecologico? Quartieri-dormitorio, inquinamento dell’aria e dell’acqua, miseria, sporcizia e ignoranza oggi si trovano un po’ dappertutto, sia pure con
manifestazioni più o meno appariscenti. Solo la sostituzione di uno sviluppo economico, basato sul profitto di
strette cerehie capitalistiche, con un
altro, fondato sui reali interessi della
società, può evitare che il progresso
si ritorca contro l’uomo. Altrimenti ci
sarà sempre, di quando in quando,
una imprevista e inevitabile calamità
naturale, che colpirà maggiormente la
povera gente.
NON COME
UNA PEZZA NUOVA...
In conclusione il colera (e tutti gli
altri mali vecchi e nuovi della società)
ci sembra possa essere realmente debellato solo se non ci si contenterà di
por riparo a questa « calamità natuturale », come si mette una pezza nuova su un vecchio vestito, ma se si coglierà questa occasione per iniziare un
tipo di politica economica che non
dia più mano libera a chi detiene il capitale, ma privilegi i bisogni sociali.
Si potrà dire che da che mondo è
mondo gli speculatori ci sono sempre
stati e che voler creare uno sviluppo
economico negli interessi delle masse
è un’utopia, un sogno. Tale sarebbe
certamente se le masse operaie e contadine stesse, attraverso le loro organizzazioni politiche e sindacali, non
prendessero sempre maggiore coscienza dell’urgenza di questa trasformazione e della necessità che essa sia compiuta non per esse, ma da esse.
Secondo una notizia pubblicata da « Liberazione »,
il nuovo quotidiano lanciato dal Partito Radicale
Parlamentari europei
per un disarmo unilaterale
(r. p) — La notizia che riportiamo qui sotto è ripresa da un nuovo quotidiano Italiano che esce da qualche giorno: « Liberazione », giornale del partito
radicale. Si tratta di un foglio molto ridotto nelVestensione: in compenso esso
e molto denso di brevi notizie, difficilmente leggibili sulla cosiddetta stampa
di « informazione ». Nella notizia che segue, i lettori potranno constatare come i deputati «cristiani» brillino per la loro assenza, benché si tratti di una
tematica che dovrebbe essere particolarmente sostenuta da credenti (se credono alla Legge di Gesù Cristo). Ma forse essi si sono astenuti da una simile iniziativa, dato che i temi sul disarmo e sulVantinnlitarismo sono in netto contrasto colla politica dei blocchi e della spartizione del mondo fra le supera
potenze, e di conseguenza non paiono molto « popolari »,
L'accordo di principio è raggiunto;
parlamentari di almeno otto paesi europei, in maggioranza socialisti, presenteranno contemporaneamente, nelle rispettive Camere, una identica proposta di disarmo unilaterale, con progetti specifici di graduale conversione
delle strutture e delle spese militari in
civili, finanziandola alla soluzione di
uno dei maggiori problemi economicosociali (ad es. il Mezzogiorno per l'Italia, la Bretagna per la Francia, ecc.)
dei rispettivi paesi.
Per l'Italia i parlamentari sono una
I Nel suo rapporto annuale il Fondo Monetario Internazionale afferma che Tespansione in atto nella maggior parte delle
economie mondiali proseguirà nel 1974, rendendo cosi difficile l’arresto delFinflazione che
colpisce in un modo o nell’altro tutte le economie, a Nord come a Sud, a Ovest come a
Est.
H II Senato della California ha approvato
il disegno di legge che ripristina, per alcuni casi di omicidio di primo grado, la pena
di morte; la legge, già approvata dall’Assemblea californiana, entrerà in vigore il 1° gennaio prossimo.
I Un gruppo di guerriglieri, oppositori al
regime dittatoriale di Duvalier, ha tentato lo sbarco sulle coste settentrionali di
Haiti, ma è stato respinto dalle forze governative.
m I sismografi dell’osservatorio di Upsala,
presso Stoccolma, hanno registralo il 12
settembre, alle 7, un’esplosione sotterranea di
alta potenza nella Nuova Zemlia (URSS settentrionale). L’esplosione, di 7,1 gradi nella
scala Richter, è la più potente registrata a
Upsala in provenienza da quella regione:
l’osservatorio ha registrato regolarmente ogni
autunno, dal 1966, esplosioni del medesimo
tipo, risultato di esperienze nucleari sotterranee in quella zona.
m Dopo un processo durato quasi un anno,
Thakin Soe, segretario generale del partito comunista birmano « Bandiera rossa », arrestato nel 1970 dopo lunghi anni di guerriglia, e stato condannato a morte da un tribunale straordinario di Rangoon sotto l’accusa
di alto tradimento e di aver combattuto con le
armi il Governo. Thakin Soe ha presentato
domanda di grazia al presidente del Consiglio
rivoluzionario birmano.
IL SIGNIFICATO
DELLA
PROTESTA
DI SAKHAROV
Echi della settimana
Seguiamo Antonio Cambino su
« L’Espresso » del
2.9.’73, nel citare e riassumere alcuni
punti salienti della nota intervista concessa dall’illustre fisico sovietico (Cfr.
questo settimanale, n. 37 del 14.9.’73),
e nell’interpretarne il significato nelle
sue linee essenziali.
« “Gli americani e gli europei (ha
detto Sakharov) devono rendersi conto che i dirigenti del Cremlino, se nessuno chiederà loro precise garanzie,
soffocheranno sempre più aspramente
qualsiasi aspirazione liberale all’interno per bilanciare i ’rischi’ dei contatti
con il resto del mondo. La distensione,
come viene prospettata oggi, incoraggerebbe un sistema ancora più chiusa, dove tutto potrebbe accadere al
riparo da occhi estranei, a scapito non
soltanto dei russi ma anche di altri
popoli, esposti alla contaminazione di
regime antidemocratico. Nessuno dovrebbe desiderare d’avere un simile
vicino, specie se esso è armato fino ai
denti". Gli occidentali, ha concluso
Sakharov, commetterebbero un grave
errore se cercassero di migliorare i
rapporti con l’URSS “per ottenere gas
e petrolio, trascurando tutti gli altri
aspetti del problema". È necessario,
invece, “includere negli accordi qualche forma di controllo, in modo che
questo paese non diventi un pericolo
per i suoi vicini". L’avvicinamento tra
l’URSS e i paesi del mondo occidentale non deve diventare “una capitolazione di fronte alla nostra forza, vera
o presunta", deve accompagnarsi ad
una “liquidazione dell’isolamento sovietico”'. “L’Occidente dovrebbe comprendere che se il nostro paese non
andrà verso una maggiore democratizzazione ogni accordo sarà precario,
durerà giusto quel tanto che sarà richiesto da un’esigenza immediata, politica ed economica" (...).
Il discorso di Sakharov assume maggior peso quando da osservatore egli
si trasforma in testimone e, venendo
a parlare di cose che conosce per esperienza diretta, chiede ai governanti occidentali se si rendono conto che dando a Breznev, conte stanno appunto
facendo, (...) una sanatoria per le proprie sopraffazioni passate (prima di
tutte per quella in Cecoslovacchia), lo
aiutano a consolidare il carattere oppressivo del regime sovietico in URSS,
e del dominio di Mosca sui paesi satelliti. Pensare che la firma di generici
documenti .sul rispetto dell’indipendenza e della libertà possa porre dei freni alle iniziative dell’URSS (che come
ogni grande potenza si muove in base
ad un istinto, quasi organico, di sopravvivenza e di espansione) è infatti
senza senso. Se (per fare un esempio
parallelo) un anno fa una conferenza
a cura di Tullio Viola
internazionale si fosse conclusa con la
firma anche americana di un bel documento contro la violenza, mentre i
B-52 seguitavano a bombardare a morte il Vietnam, non sarebbero stati certo gli amici di Hanoi a trarre vantaggio da questa iniziativa, ma Nixon che,
continuando indisturbato la sua politica, avrebbe ottenuto un mezzo per
mascherarla. La stessa cosa vale per
Breznev, che si sta avviando ad ottenere dai compiacenti governi occidentali un magnifico certificato di buona
condotta senza dare in cambio nulla
di concreto, anzi seguitando a mantenere le sue truppe in Cecoslovacchia;
a perseguitare, fino al limite della più
bieca vendetta personale, Dubeek e i
suoi seguaci; a far rinchiudere in manicomio i propri oppositori interni; a
esercitare varie forme di discriminazione sulla libertà d'informazione ».
Il Gambino richiama un commento,
pubblicato su « L’Espresso » (nel dicembre ’72) ai risultati della nota conferenza di Helsinki: “Quale sarà la
reazione d’un cittadino cecoslovacco o
ungherese (o anche di una delle centinaia di migliaia di russi che più o meno apertamente si battono contro i
molti aspetti oppressivi del regime sovietico) di fronte ad una dichiarazione d’autonomia dei popoli e di libertà
degl’individui firmata, tra gli altri, anche da Breznev? Poiché egli sa benissimo che queste parole non obbligheranno mai i dirigenti del Cremlino a
rinunciare all’uso della forza quando
lo riterranno utile alla salvaguardia
degl’interessi statali dell’URSS, (...)
questo cittadino dell’Europa Orientale
potrebbe a buon diritto pensare che
quell’occidente verso il quale, sia pure confusamente e miticamente, egli
guarda, anziché aiutarlo, lo ha tradito:
Breznev infatti, consolidato esternamente e internamente (...), potrebbe
ora aver modo d’esercitare un controllo ancor più fermo sui suoi concittadini e sui suoi sudditi”.
Ora da Sakharov viene la conferma
della fondatezza di questi timori. È
un messaggio serio (conclude il Gambirto), su cui i dirigenti occidentali,
prima di tornare a sorridere con tanta benevolenza ai loro colleghi di Mosca, farebbero bene a riflettere ».
DA UN’INTERVISTA
AD ALESSANDRO PANAGULIS
■¡^ II noto eroe greco, già languente
per anni nelle carceri greche ed ora
liberato, è stato intervistato da Mario
Scialoja. Riportiamo le risposte date
dal Panagulis alle seguenti due domande.
1) « Qualche giorno fa il presidente
Tito ha inviato un
telegramma di congratulazioni a Papadopulos K Come
____________ spieghi che molti
paesi dell’Est simpatizzino con la giunta dei Colonnelli?
R. « Si ripete quello ch’è successo
con la Spagna di Franco. I governi
fanno la loro politica mossi da ambigui interessi economici e strategici, ma
il popolo non deve accettare questi
compromessi ».
2) Negli anni passati si è spesso parlato di una coalizione dei gruppi di resistenza di sinistra contro la dittatura
militare. Vari appelli sono anche stati lanciati in questo senso. Pensi che,
dopo il referendum e l’amnistia, una
operazione di questo tipo sia ancora
possibile?
R. « No. Per il momento non lo è.
Ma non per colpa di Papadopulos e
della sua strategia, ma perché i due
partiti comunisti greci e gli altri gruppi di sinistra sono troppo divisi fra
loro. Papandreu ^ può ancora avere un
ruolo importante, ma deve agire con
tatto e pazienza, due qualità che spesso gli sono mancate" ». (Da « L’Espresso » sopra citato).
LA TRAGEDIA CILENA
Con profondo dolore, con costernazione vediamo il precipitare d’una
situazione politica già da tempo compromessa (v. questo settimanale, n. 36
del 7 c., art. « Pericolo di guerra civile »). La tragedia presenta singolari
analogie con quella cecoslovacca del
1968. In entrambi i casi la ricerca d’un
« socialismo dal volto umano », l’eliminazione del lieder {Allende come Dubeek), la coercizione da parte della grande potenza straniera (i carri armati
sovietici in Cecoslovacchia, il ricatto
e il denaro americano nel Cile). In proposito il « Manifesto » del 14.9.’73 scrive quanto segue:
« Questo spettacolo non ha per teatro il Cile, ha per teatro l’intero Occidente, gli USA per printi. L’assicurazione americana d’un’estraneità all’operazione fascista in Cile, è la scusa
precipitosa di chi si sente chiamato in
causa dall’oggettività delle cose — ancor prima che da qualsiasi rivelazione
di fatto sull’intervento della CIA o dal
documentato sabotaggio dell’economia
cilena o dai facili giudizi sugl’interessi
di potenza e sul ruolo dell’imperialismo nei continenti oppressi. C’è una
sola persona sensata che non riconosca subito (dietro lo schermo lacerato
della distensione, l’altro grande mito
del nostro tempo) la mano del gendarme mondiale nell’assalto al socialismo
cileno, come ad ogni altro focolaio della rivoluzione latino-americana? ».
decina, fra i quali G. Mancini, R. Orlando e L. Fortuna. Per la Francia i
parlamentari Besson, Josselin; un
gruppo di parlamentari in Olanda, guidati dal senatore Hein van Wijk; in
Svezia il deputato comunista L. Werner, in Austria il presidente dell’Associazione naz. della stampa Nenning, il
deputato socialista svizzero A. Villard
patrocineranno l’iniziativa.
Probabilmente si passerà alla fase
esecutiva, quella della discussione del
progetto da presentare, in una riunione internazionale che si terrà a Verona il 4 novembre.
Il partito radicale, che, con altre
organizzazioni europee ha preso l’iniziativa, si orienta a proporre come base di discussione la proposta elaborata dallo scienziato austriaco Hans Tiiring, senatore socialista, che fu presentata già al Parlamento austriaco.
Questa proposta prevedeva la totale
abolizione dell’esercito in un arco di
cinque anni, durante i quali i paesi
confinanti dovevano progressivamente
far arretrare di trenta km. dalla frontiera le loro eventuali presenze e
strutture militari, sotto il controllo e
la garanzia dell’ONU.
Una trentina di organizzazioni di
obiettori di coscienza (è particolarmente forte quella tedesca, che conta
50 mila aderenti), gruppi di nuova sinistra in Inghilterra, Scandinavia, Germania, le correnti socialiste che già si
sono impegnate nella lotta antimilitarista e internazionalista, intendono fare del progetto « multinazionale » di
disarmo unilaterale un’occasione ci
aggregazione e di semplificazione delle lotte che conducono troppo spesso
senza l’aiuto di un obiettivo politico
di sufficiente chiarezza.
Intanto sta per essere ultimata la
elaborazione di un progetto di legg ’
unico sullo status degli obiettori di
coscienza europei. Sarà una prima prova del nuovo metodo di proporre, malgrado contesti nazionali diversissimi,
stesse iniziative legislative.
' Per Pesilo del recente cosiddetio plebiscito.
^ Leader degli oppositori greci all'estero.
Da Agape, sui tragici
eventi cileni
Si e svolto ad Agape,, nella scorsa selliniuna. il campo autunnale sul tema « Le forz-’
armate: per farne che cosa? », nel cjuale è slato discusso il ruolo dei militari nella società
italiana e su cui ci riserviamo di dare notizie
piu dettagliate, non appena ci perverranno.
Nel corso della serata del 13 settembre sono
siati discussi anche i tragici avvenimenti de!
Cile ed è stato approvato alVunanimilà il
seguente
COMUNICATO STAMPA
I partecipanti al campo autunnale di Agape, dedicato all’analisi delle forze armale in
Italia, si sentono in dovere di prendere posizione sul colpo di stato delle forze controrivoluzionarie in Cile.
Mentre si mettono a fianco delle classi popolari cilene e di chi in tutto il mondo manifesta solidarietà con loro, vogliono mettere
in luce i seguenti aspetti:
1 ■ una volta di più si è confermato :\
ruolo storico delle forze armate della borghesia quale strumento per difendere, garantire
— ed in casi estremi di insicurezza — ristabilire integralmente il potere padronale: in
questa loro funzione, oggi in Cile le forze armate sono brutalmente intervenute in una situazione di lotta di classe che tentano di bloccare a favore della reazione.
2 > occorre mettere in luce il ruolo determinante che nel colpo controrivoluzionario cileno hanno esercitato l’imperialismo statunitense ed i suoi alleati interni, la DC cilena in
primo luogo.
3 • senza volere fare confronti forzati fra
la situazione cilena e quella italiana, va sottolineato come proprio recentemente il ministro degli interni Taviani con la nota lettera
al capo di stato maggiore della difesa abbia
ribadito il ruolo delle forze armale italiane
quale strumento da usare contro manifestazioni popolari di massa in occasione di forti
tensioni sociali, ed in particolare resistenza di
corpi speciali idonei allo scopo.
Tanto più, anche di fronte agli eventi in
Cile, si riconferma l’importanza delPazione
politica volta a radicare direttamente il movimento di classe nelle caserme, per affiancare
attivamente i soldati di leva al proletariato di
cui fanno parte.
SOLIDARIETÀ’ CON LA LOTTA DI
CLASSE IN CILE!
/ partecipanti al Campo Autinmale
Agape, 13 settembre 1973
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale dì Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpinn - Torre Pellice /T’ormo/