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Anno 1^3 - n. 29
24 luglio 1987
L. 700
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre PeUice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
UNA RELIGIOSITÀ' SECOLARIZZATA?
Neli’accingersi a trasmettere
le adienze della commissione
parlamentare d’inchiesta sulla
vicenda « Irangate », le principali
reti televisive americane hanno
accettato di perdere milioni di
dollari di pubblicità per non sospraidere il collegamento. E il
pubblico doveva essere veramente interessato alla trasmissione:
chi si immaginava un dibattimento arido (ricostruzione dei fatti,
interrogatori, pause necessarie ai
legali per suggerire le risposte
ai loro assistiti), si è trovato di
fronte a qualcosa di molto più
avvincente. Negli intervalli, infatti, oltre alle interviste condotte in studio per la RAI, abbiamo potuto vedere le manifestazioni in favore del colonnello
North, la stampa di magliette
con la scritta NORTH POR PRESIDENT, ragazzi che si destreggiavano con i più recenti videogiochi, chiamati significativamente CONTRAS, ad indicare che la
battaglia idealmente più appassionante per gli americani è oggi quella del Centro America:
non sono più di moda gli extraterrestri, né i vari Rambo neUa
giungla. Una grande battaglia di
libertà sarebbe in corso: anche
a voler dare per buona questa
impostazione tuttavia (visto che
per North il terrorismo mercenario dei contras equivale ad
una forma di « resistenza »), non
si può negare che il giovane colonnello dei marines, pur con
Tapprovazione del contrammiraglio Poindexter, suo superiore
in qualità di consigliere per
la sicurezza nazionale, è andato
contro una legge, ha manovrato
nelTombra, ha distrutto documenti compromettenti.
Ora toccherà all’inchiesta giudiziaria determinare il futuro
di alcuni personaggi: di certa
c’è la completa ammissione di
colpe da parte di Poindexter, ma
due considerazioni vanno fatte
sulla democrazia americana. A livello istituzionale, essa dà prova
di grande serietà nell’istruire e
rendere pubblica un’inchiesta
tanto importante (quante volte
sarebbe, stato lecito aspettarselo in Italia?); ma, d’altra parte,
ciò che lascia perplessi è la reazione della gente, ovvero di quella che dovrebbe essere la base
della democrazia: davvero può
bastare che un funzionario, incarnando alcuni valori alti e meno alti (daU’amor di patria alla famiglia, aU’anticomunismo,
al senso delPefflcienza a tutti i
costi) sostenga una battaglia a
cui il presidente Reagan sarebbe favorevole, ma con le mani
legate dal Congresso che è invece contrario, perché gli sia dato
dal consenso popolare il diritto
di scavalcare leggi e parlamento? E ancora: un presidente che
sa e non sa, che si contraddice
e non sempre ricorda, è ancora
affidabile per chi l’ha eletto?
« NORTH AMERICAN HERO »: così dice un distintivo dei
sostenitori del colonnello. Gli
eroi sembrano essere onnipo>tenti, e, alle prese con i videogiochi, un ragazzo può identificarsi
per alcuni minuti con uno di essi: speriamo non con l’idea che
tutto debba essergli concesso.
Alberto Corsani
Tempo di ferie, tempo di morte?
E’ già impressionante il numero di vittime registrato sulle nostre strade; un tributo da pagare per avere diritto al riposo? - Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato
Anche quest’anno non s’è mancato l’appuntamento col grande
rito sacrificale estivo: centinaia
di vittime, migliaia di feriti, intere famiglie distrutte in un attimo, mentre altre porteranno
per il resto dei loro giorni il segno, nella carne e nello spirito,
della tragedia improvvisa. Non
è la cronaca di un antico rito
azteco, nè un bollettino di guerra, ma di quanto sta avvenendo
in questi giorni su quella specie
di roulette russa che sono le
strade ed autostrade della nostra
penisola. Il ritmo dei morti s’è
ora un po’ calmato (mentre sale purtroppo quello dei morti e
dispersi a causa del maltempo),
ma c’è stato un momento in questo mese di luglio in cui si viaggiava ad una media di circa 20
morti al giorno! Poi gli appelli
alla prudenza, la vigilanza delle
forze deH’ordine, la sospensione
dei lavori sulle autostrade e il
minore afflusso di veicoli hanno
ridotto per fortuna questa media terrificante. Ma il problema
rimane.
Questo delle ferie, oltre ad essere ormai da tempo un fenomeno di massa, ha alcune connotazioni di tipo quasi religioso
che lo rendono ancora più sinistro. Le vittime vengono indicate, appunto, col nome di vittime:
è il termine tecnico col quale
s’indicavano una volta gli animali (talvolta le persone) sacrificati sull’altare di qualche divinità sanguinaria. Il loro sangue, versato non più sui corni
dell’altare ma sull’asfalto, permette ad altri di raggiungere il
luogo prescelto per la villeggiatura. E’ il tributo che va versato perché possa essere esercitato il sacrosanto diritto delle
ferie. In questi giorni è stato elaborato un sistema di regole
che, se osservate, dovrebbero garantire la salvezza; è stato chiamato, guarda caso!, «decalogo». E
si potrebbe continuare questo esercizio per rintracciare altre
impressionanti analogie col linguaggio religioso.
Si tratta solo di analogie formali, oppure v’è sotto qualcosa
di più sostanziale? Ho l’impressione che questo delle ferie sia
un fenomeno vissuto con la stessa intensità di un fatto religioso. Una religiosità, se possibile,
del tutto secolarizzata (confesso
di non sapere se esiste un santo, o una madonna, delle ferie
— ma spero che così non sia!).
La Bibbia conosce l’importanza del tempo libero; anzi nell’ebraismo la questione del sabato,
com’è noto, è qualcosa di fondamentale. E’ un « segno » tra Dio
e il suo popolo. Dio forma il
sabato e lo dona all’uomo. « Sabato » significa « riposo »; si potrebbe quindi dire che Dio non
è soltanto il Dio che crea, continuamente attivo (qualcuno parlava una volta della creazione
come di un processo tuttora aperto), ma è anche il Dio del
riposo. L’essere umano è chiamato a partecipare a questo riposo.
Il credente dell’Antico Testamento sa che il riposo, il sabato
(nel linguaggio secolarizzato di
oggi si chiama « ferie »), è un
diritto-dovere che spetta non solo al ricco, ma ad ognuno, anche al servo ed alla serva, anche allo straniero, al mercenario, e perfino al bue e all’asino!
In questo senso il sabato era per
l’antico Israele il segno della liberazione dalla schiavitù del lavoro e un annuncio del Regno di
Dio.
Ben vengano, quindi, le ferie
per tutti. Ma c’è da domandarsi
se, vissute in questo modo caotico, di massa, non vengano stravolte dal loro senso originario
e trasformate nel loro contrario,
tanto che, parafrasando il detto
evangelico « Il saibato è fatto per
l’uomo e non l’uomo per il sabato », potremmo dire: « Le ferie
PREDICAZIONE DI APERTURA DELLA CONFERENZA DEL II DISTRETTO
Raccontare gli atti di Dio
« Quel che noi abbiamo udito e conosciuto e che i nostri padri
ci hanno raccontato, non lo celeremo ai loro figlioli ».
(Salmo 78: 3)
Il Salmo 78 è un salmo didattico: un esempio di come si faceva catechesi nell’antico Israele ricordando la storia non come
commemorazione, ma come lezione di vita e di fede in vista
di una sua riattualizzazione nell'oggi.
La catechesi biblica tradizionale non è una collezione di tesi
teologiche ma la trasmissione
della conoscenza delle grandi opere, dei grandi atti compiuti da
Dio, di generazione in generazione futura, da padre in figlio e
che ha un triplice fine (v. 7):
la fede intesa come fiducia; la
memoria delle sue opere, il « non
dimenticare »; la prassi - osservanza dei suoi comandamenti.
La densità catechetica di questi primi sette versetti del Salino 78 non è altro che un piccolo esempio di come l’antico
Israele abbia dato un posto di
primaria e fondamentale importanza alla trasmissione della fede e alla necessità che ogni generazione la fèndesse sempre attuale e vivente.
Quanto di tutto questo è rimasto nella tradizionale catechesi
cristiana? Quanto è rimasto nella tradizione e nella prassi delle
nostre chiese valdesi e metodiste? Per le nostre chiese la cate
chesi è un aspetto importante,
fondamentale della propria vita,
o è un fatto marginale, episodico, limitato ad alcune fasce della comunità (giovani da formare e simpatizzanti da introdurre)?
Da un po’ di tempo abbiamo
smesso di meritarci la definizione di « popolo della Bibbia ».
L'ignoranza biblica cresce nelle
nostre chiese, e con l’ignoranza
biblica crescono la delega, l’assenteismo, l’incapacità di dare risposte concrete ai problemi del nostro tempo. I membri delle nostre comunità non si sentono di
dover essere catecumeni per tutta la vita!
L’apprendimento e la comunicazione della fede — secondo la
testimonianza biblica — non possono essere esauriti nella gioventù, ma necessitano di una
formazione permanente. Non perché bisogna aggiungere conoscenza a conoscenza. Forse anche. Ma
soprattutto perché la fede non è
un corpo dottrinale immutabile,
come le tabelline o le regole
grammaticali, la fede è una conoscenza viva che deve fare i
conti con situazioni in continuo
mutamento e che richiedono il
discernimento della fede. E non
solo il discernimento della fede,
ma anche il comportamento coerente. E i mutamenti avvengono
a livello della vita personale e
comunitaria (una malattia o una
morte improvvisa, o un’esperienza dolorosa, una crisi di fede,
ecc.) e a livello sociale (bioetica, stato-chiese, disastro ecologico).
Come possiamo orientarci positivamente in queste situazioni
sempre nuove se non siamo allenati a riandare costantemente ai
fondamenti della nostra fede?
Dove possiamo trovare l’orientamento se non siamo abituati a
considerarci eterni studenti della Parola di Dio? Come possiamo rispondere se non abbiamo
quella fede fiduciosa nella Parola di Dio che è uno, il primo dei
tre scopi della catechesi biblica
di cui parla il v. 7 del nostro
Salmo? « Ogni generazione raccomandi ai propri figli di mettere in Dio la loro fiducia ».
L’altro scopo della catechesi
biblica è quello del « non dimenticare » le sue opere. « Non dimenticare », « ricordare », non
inteso come continuo e nostalgico rivolgersi al passato, idealizzazione e secolarizzazione del
passato, ma come invito a vivere nel presente la stessa dimensione di fede e di speranza
che le generazioni che ci hanno
Eugenio Bernardini
(continua a pag. 8)
sono fatte per l’uomo, e non
l’uomo per le ferie ».
Già, perché le ferie sono diventate un grande affare, un redditizio investimento di capitale,
una grande industria. Si calcola
per esempio che quest’anno per
le ferie all’estero degli itaHani
saranno spesi più di 8.500 miliardi; e questa è solo una piccola
parte della massa di capitale in
movimento in questo periodo.
Come si sa, Tltalda è un paese
che conta molto sul turismo per
riequilibrare la bilancia dei pagamenti e per importare valuta
pregiata. E’ un elemento essenziale per la nostra economia.
Ho Timpressione che in tutto
questo gioco l’essere umano conti ben poco, o almeno, conta per
ciò che può spendere. Non c’è
quindi da stupirsi se il fenomeno delle ferie mostri quegli aspetti negativi ai quali si accennava in principio, quell’altissimo
costo di vite umane irrimediabilmente perdute.
Si può fare qualcosa? Correttivi a questo sistema sbagliato se
ne potrebbero certamente inventare molti, ed alcuni lo sono già
stati; si potrebbe giungere a periodi di ferie meglio scaglionati,
a più rigidi controlli sull’efficienza dei veicoli, a una riduzione
dei mezzi privati in circolazione,
àd un miglioramento dei servizi pubblici e così via dicendo.
Ma i correttivi non sono sufficienti, anche se è giusto che sia
fatto ogni sforzo per metterli in
atto. .Probabilmente bisogna operare una rivoluzione nel profondo: mettere al primo posto l’essere umano e i suoi bisogni e
dopo il capitale e il suo profitto.
Luciano Deodato
Sinodo delle Chiese
Valdesi e Metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall’atto n. 76
della sessione sinodale europea 1986 è convocato per
Domenica 23 agosto 1987
I membri del Sinodo sono invitati a trovarsi nell’Aula Sinodale della Casa
Valdese di Torre Pellice alle ore 15.
il culto di apertura avrà
inizio alle ore 15,30 nel
tempio di Torre Pellice e
sarà presieduto dal past.
Alfredo Sonelli.
Il moderatore
della Tavola Valdese
Franco Giampiccoli
2
2 commenti e dibattiti
24 luglio 1987
V.;
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sfe*'
fê': ■
P:
ULTIMA ORA
Annullata
la circolare Falcucci
E’ uscita la sentenza del Tar che accoglie il ricorso della Tavola
Apprendiamo, solo al momento di andare in macchina, che è
stata finalmente resa pubblica
la sentenza relativa ai ricorso
presentato dalla Tavola Valdese
contro la Circolare 302 del
29/10/86 emanata dal Ministro
della Pubblica Istruzione.
Il TAR del Lazio, unico competente per territorio, aveva già discusso, in data 3 giugno, il ricorso contro la Circolare ministeriale che stabiliva fra l’altro l’obbligo di frequenza dell’ora alternativa anche per quegli studenti
che, richiamandosi alla Legge
449/1984, avevano scelto di « non
avvalersi» deU’insegnamento delia religione cattolica. Si sapeva
che in linea di massima il ricorso era stato accolto, ma non se
ne conoscevano i dettagli. Sarà
ora interessante studiare le 28
pagine della sentenza che, nella
sua parte conclusiva, così recita: «Il Tribunale amministrativo regionale del Lazio, set. Ili,
accoglie il ricorso in epigrafe e
per l'effetto annulla l’impugnata
Circolare ministeriale del 19/10!
86 n. 302, del Ministero della
Pubblica Istruzione, nella parte
in cui sancisce, per chi abbia
scelto di non avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico,
l’obbligatorietà degli insegnamenti integrativi o della presenza alle libere attività di studio
offerte in opzione, rispetto ad esso, nelle scuole pubbliche di
ogni ordine e grado ».
Dunque non obbligatorietà,
per gli alunni che hanno scelto
di non avvalersi, di rimanere a
scuola neU’ora di religione. Potranno andare a casa, o entrare
un’ora dopo, se la religione sarà
collocata nella prima o nell’ultima ora. Ma lo sarà? Un altro interrogativo: come mai la sentenza viene resa nota solo ora, cioè
dopo il fatidico 7 luglio, data ultima per la presentazione della
richiesta di avvalersi, o non avvalersi, da parte degli studenti
e dei genitori?
Circa un mese e mezzo è passato dalla discussione alla pubblicazione della sentenza. Sono
pro^babilmente i tempi burocratici normali; nel caso specifico
la cosa ha però molte conseguenze.
Contiamo di dare sul prossimo
numero maggiori informazioni e
valutazioni più ragionate di questo importante e significativo
atto.
Luciano Deodato
A PROPOSITO DELLE LISTE AUTONOMISTE
Alla ricerca di un senso
autentico di comunità
Il voto autonomista; espressione di un razzismo latente, o protesta
contro la « prepotenza romana-nazionale » e la disgregazione sociale?
Seguo sempre con attenzione
gli interventi d’ordine sociale e
politico, oltre che morale, del
giornale.
Non potevano mancare, negli
ultimi numeri, commenti, dati,
valutazioni, riferiti alle recenti
votazioni politiche, naturalmente. Tra questi emerge un giudizio reiterato, dal quale dissento
e che mi preme discutere con
voi. Sia nella prima analisi del
voto (n. 24/19.6.87) che in quella
del numero successivo, citando
nell’un caso le liste « Piemont »
e nell’altro la « Lega lombarda »,
si parla di razzismo.
Ritengo tale giudizio ingiusto
in generale e particolarmente se
riferito alle Valli Valdesi, da
sempre aperte all’ospitalità (a
certe condizioni!) come la loro
storia testimonia. Ingiusto e politicamente inadeguato, giacché
un fenomeno che tocca dal 15 al
17% dei voti merita esame ed
approfondimenti meno approssimativi: grosso modo, alla pari
della « questione morale ».
Un’attività politica disastrata,
come quella che ha concluso in
anticipo la IX legislatura, meritava, a giudizio di molti politologi, un aumento dell’astensionismo. Che non ci fu: ma la protesta, quel percento messo in
conto, previsto, esorcizzato variamente con gli appelli di trom
boni d’ogni tipo e gli scontri, veri o fasulli purché verosimili per
Civiltà Cattolica, quella protesta
(tot di astensioni, tot di schede
bianche, tot di nulle: quasi una
ricetta) non si è volatilizzata. S’è
fatta voto di sberleffo, quello
emblematico riguarda Fon. Cicciolina di cui troppo s’è scritto
per dirne ancora, o voto di salvaguardia e cioè il no!!! pronunciato con terrore, angoscia, orrore, come quello del giovane attore di « Qualcuno volò sul nido
del cuculo », prima di morire
suicida neH’infermeria del manicomio. Ricordate?
E’ il no alla prepotenza romana-nazionale innanzitutto, ma insieme all’imposizione di modelli
« culturali » estranei e non rincontro di culture, teorizzato con
fiumi di parole ma non perseguito con atti educativi necessari; all'arroganza burocratica di
Fondo di solidarietà
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PER UN’IDENTITÀ’
DI PROTESTA
modello borbonico in luogo del
«servizio»; all’invadenza parolaia
fatta costume, invece dell’operare; al degrado del costume politico fatto norma di vita: ricordiamo che fino a qualche decennio fa nelle Valli si chiudeva la
porta, ma la chiave s’appendeva
all’esterno! (Un po’ come quando nel Trentino si salutavano
provocatoriamente i pastori con
« Salve Taliàn », per sentirsi rispondere « Taliàn còl sciop! »).
E’ il « fuori » sentito, troppo
sovente subito, come violenza.
L’angoscia antica di un « fuori »
minaccioso (mafia, camorra, sequestri di persona...). Ecco allora il no come disperato sforzo di
trovare responsabili ohe ridiano
vita a un « fuori » come luogo
dell’espulsione, contrapposto a
un « dentro » come luogo della
comunità.
Gianni Dolino
Troppo tatto, secondo Kung, userebbero i responsabili delle chiese evangeliche tedesche verso la chiesa cattolica; in questo modo sarebbero diventati « protestanti che non protestano più e lasciano la protesta ai cattolici critici ». Cosi nell'intervista all’Eco-Luce del 17 luglio. Più in là leggiamo testualmente: « Sarebbe tempo
ohe le leadership delle chiese permettano finalmente ciò che i teologi ritengono come possibile: Il riconoscimento dei ministeri protestanti e della
celebrazione eucaristica protestante, e
la possibilità dell'intercomunione ».
Entrambe le affermazioni sono contestabili. Sulla prima sarebbe interessante sentire anche l’altra campana.
Ed eventualmente la voce di qualche
teologo protestante impegnato nella
ricerca ecumenica. Una protesta fatta
dall’esterno della chiesa cattolica può
essere anche molto platonica ed astratta, dato che per i protestanti, ovviamente, i nodi del papato e dell’intercomunione sono stati da tempo impostati
in modo radicalmente diverso.
La seconda affermazione, se non è
un errore di stampa o qualche cosa di
simile, mette in ombra la differenza tra
le « leadership delle chiese ». Unicamente la leadership vaticana può esser
l’oggetto di tale richiamo, come si
desume dal seguito della frase.
Quando noi prendiamo un’altra chiesa (confessione) particolare per quello che è, distinta dalla nostra, ammettiamo nello stesso tempo che le
sue particolarità interne possano anche non riguardarci. L’intercomunione è fondata anche su un ragionamento di questo genere. Segue logicamente che per esempio come evangelici la critica interna di certi aspetti della chiesa cattolica può esser
lasciata ai cattolici stessi. Altrettanto naturalmente, per il solo fatto di
non avere, per esempio, né vescovi
né papa, attestiamo la nostra critica
esplicita verso gli ordinamenti ecclesiastici che li prevedono. Quindi la
nostra identità è già una protesta,
se così si vuole. Dato però che non
possiamo approfondire la nostra identità altrimenti che in un orizzonte ecumenico, da questa ultima esigenza possono sorgere istanze che riguardano altre chiese e i credenti in esse viventi.
Tutto il problema è perciò più complesso di quanto lasci intravedere
l’intervista a Kùng.
Sergio Rostagno, Roma
SERVI INUTILI
Ho il dono (o il difetto?) di parlare
poco e sapere ascoltare, non so cosa
posso dare ma so quello che ricevo, e
sono tanti ringraziamenti e affettuosità, per lo più da persone molto anziane e molto malate. So che alle
volte faccio anche degli sbagli e cerco
in seguito di evitarli. Ultimamente,
trovando in ospedale un ex-compagno
di lavoro ancora giovane (47 anni),
gli ho chiesto scherzosamente se era
andato un po’ in villeggiatura, pensando si trattasse di un malessere di
poco conto e mi ha risposto che purtroppo aveva un tumore e stava solo
aspettando la fine. Ci sono proprio
rimasto male e naturalmente non ho
saputo cosa dirgli, mi sono congedato
da lui con una stretta di mano, è stata l’ultima volta che l’ho visto.
Termino augurandomi che, anche sa
riconosco la mia inutilità, riesca qualche volta a recare qualche sollievo
sia pure solo ascoltando.
Leo Coì'sson, Luserna
RETTIFICATE,
PER FAVORE
Leggo sul n. 24 del 19 giugno u.s
del giornale che, tra le offerte inviate
al SACC e alla Chiesa Metodista in Sud
Africa, la F.D.E.I. di Milano ha offerta
una somma di L. 1.500.000.
Chiedo cortesemente la pubblicazione, al più presto, di una rettifica
perché tale somma non è stata offerta
da Milano, ma è una parte della colletta della Giornata Mondiale di Preghiera di tutta i’itaiia, inviata dalia
cassiera della F.D.E.I. di Milano ai
past. Costabel, a Padova, che allora
si era incaricato della raccolta de,
fondi.
Mi è parsa doverosa la precisazion.;nei riguardi di tutte le Comunità it;
liane che hanno partecipato.
In attesa di un gentile riscontro, saluto cordialmente.
Anna Maria Grimald
Cassiera F.D.E.I., Milan-
L’articolo di François Rochat, dal
titolo: « Il dialogo col malato », mi ha
fatto riflettere sul servizio che svolgo
da alcuni anni nell’ambito della nostra
associazione AVO. Prendo lo spunto
dalle ultime parole del suddetto articolo che termina dicendo che i cappellani e i visitatori sono dei servi inutili, ma pur sempre dei servi.
Nel mio caso, mi chiedo di quale
utilità sono le mie visite settimanali
aH’ospedale. Non ho competenza in
medicina, né in servizio infermieristico, né tanto meno in teologia. Ci sono
delle mie colleghe più attive dì me
nel cercare di aiutare II malato con
piccoli servizi materiali, cercando di
fare in fretta per arrivare da tutti
quelli che hanno bisogno. Per quanto
mi riguarda, alle volte le mie visite
si limitano a fermarmi con qualche
malato che desidera raccontarmi le
sue pene.
RIFUGIO
CARLO
ALBERTO
« Dio è amore ».
(1° Giov. 4: 8)
La famiglia dei Rifugio invita i fratelli -e gli amici all’annuale incontro dell’ultima domenica di luglio, 26 luglio
1987. Dopo un breve culto, con
inizio alle ore 11, seguirà un
buffet freddo.
Nel pomeriggio, in occasione del tradizionale bazar ed
in comunione con i nostri ospiti, ogni visitatore potrà
rinsaldare il dialogo con i
membri delle nostre comunità ed i loro simpatizzanti.
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ambiente familiare
ottimi i servizi
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24 luglio' 1987
vita delle chiese 3
TORINO
CORRISPONDENZE
Una chiesa aperta
verso la società
La storia e la diaconia:
visita alle Valli
Una premessa alla relazione
del Concistoro fa pres'ente una
certa intensificazione degli interventi verso l’esterno; se è
giusto esprimere riconoscenza al
Signore per le opportunità di
testimonianza che ci vengono date, è necessario rifiettere sul rischio delle strumentalizzazioni.
Inoltre, viene segnalata perplessità per il fatto che la maggioranza dei membri di chiesa è troppo condiscendente alla
delega a pochi delle varie attività. Forse occorre intensificare
le visite alle famiglie, ma esse
hanno già raggiunto, n’ell’anno
trascorso, il bel numero di 500.
Il Concistoro, oltre alle sedute ordinarie, ne ha tenute anche
due straordinarie (a Borgio Verezzi sul tema del culto e sulTandamento della casa balneare,
e a Rivoli sulla vita della chiesa, in preparazione alla Conferenza Distrettuale).
Altrettanto intenso è stato,
come di consueto, anche il lavoro delle varie commissioni, sia
a livello di gestione delle attività interne (comm.ne amministrativa, stabili), sia in quelle attività che prevedono lavoro con
altri gruppi o enti, o relative a
problemi sociali più generali. Si
segnala, in questo ambito, la
partecipazione di membri di
chiesa al Comitato cittadino per
la laicità della scuola e al Comitato anti-apartheid, come pure
ad iniziative sui problemi della
tossicodipendenza.
In ambito ecumenico, la chiesa ha aderito ad un gruppo di
impegno per la pace, si è avuto
un lavoro comune con la curia
(per il terzo anno consecutivo)
per un’azione a favore del Terzo
Mondo, e si sono registrati, a
scadenze regolari, i consueti incontri del SAE.
Una novità di quest’ultimo
anno è stata invece la costituzione dell’associazione per l’amicizia ebraico-cristiana, che ha
dato vita a incontri sul mondo
ebraico e sull’antisemitismo ; a
scadenza fissa hanno avuto luogo gli incontri di studio con le
comunità di base. Studi biblici
e lavori con tecniche di animazione hanno caratterizzato l’attività del gruppo EGEI, gran
parte delle energie del quale sono andate al Progetto Torino.
Un certo avvicendamento ha
caratterizzato la conduzione dei
vari gruppi della scuola domenicale: il corso di preparazione
per i monitori è stato frequentato anche da monitrici di Chivasso.
Buono è stato anche Tanda
mento dei catechismi, ed in particolare ha suscitato molto interesse il convegno per catecumeni. Un nuovo corso, destinato
agli adulti, è stato attivato quest’anno.
Un certo numero di opere impegna energie: gli ostelli femminile e maschile, l’Ospedale (e
particolare importanza riveste
l’Associazione degli amici dell’Ospedale, i cui aderenti sono impegnati da armi in un’opera di
assistenza), l’Uliveto (18 ospiti,
portatori di handicap, un’apertura verso l’esterno operata tramite una giornata aperta e uno
spettacolo teatrale, lavori di ampliamento, qualche apprensione
per il bilancio, peraltro risultato
in attivo), la casa balneare di
Borgió Verezzi, in cui prosegue
fattivamente l’opera della colonia, ma dove risultano ancora
periodi con richieste scarse o
nulle.
Un rapporto di produttiva collaborazione è stato poi fatto registrare, da parte del Centro
evangelico di cultura, con enti affini (Cdb, Coord. donne credenti, redazioni de II foglio e Tempi di fraternità): il risultato è
stato sensibile quanto a partecipazione del pubblico agli otto
incontri organizzati.
TARANTO — Nella memoria
dei più anziani le Valli sono il
ricordo dei pastori della gioventù: Gustavo Bertin e Alberto
Ribet approdati da tanto lontano in riva ai due mari.
Alimentata da questo ricordo,
la voglia di conoscere la terra
delle vicende principali della nostra chiesa si è concretizzata in
un viaggio nella seconda metà
di giugno. Un viaggio anche alle radici della propria storia locale; grazie ad un giovane marinaio delle Valli (cosa strana,
ma vera) sorge in Taranto una
prima testimonianza intorno all’anno 1894.
Dei cinque giorni di intensa
« maratona d’estate » rimangono
nella memoria alcuni flash, che
meritano di essere segnalati.
Prima di tutto la calda e fraterna ospitalità della famiglia
bongo: una organizzazione non
solo perfetta, ma anche interessata agli usi e ai cibi delle genti di Puglia.
I « luoghi storici » visti come
storia che in qualche modo i
più anziani hanno vissuto sulla
propria pelle: le sassate, le minacce, le fidanzate o i fidanzati
lasciati per non abiurare la fede evangelica, ma anche qualche
considerazione sul presente; in
questo ci ha aiutati Tamico teologo Albert De Lange con una
conversazione sul « Glorioso
Rimpatrio ». L’interrogativo di
DIBATTITO
Leggendo gli ordini del giorno
approvati dalle Conferenze distrettuali, mi è saltato agli occhi come la parola « pace » sia
quasi scomparsa: soltanto il I
distretto ha prodotto un ordine
del giorno su questo argomento
per ratificare di fatto, pur con
preoccupazione, la fine del progetto « Cultura della pace e protestanti nel pinerolese ». Non più
tardi dell’anno scorso la Conferenza del I distretto aveva prodotto ben quattro o.d.g. sull’argomento, e tutti propositivi ed
impegnativi. C’è di che riflettere! Proprio perché in questi ultimi anni ho dedicato una parte consistente delle mie energie
al Progetto pace del I distretto,
vorrei proporre alcune riflessioni critiche ed autocritiche.
La prima riflessione riguarda
l’o.d.g. citato e, per così dire, il
livello istituzionale delle nostre
chiese. In questo o.d.g. si esprime la preoccupazione che la chiusura del iProgetto pace segni il
ridimensionamento o la fine dell’attenzione delle chiese su questi temi e, nello stesso tempo,
« ...si riconosce che nelle nostre
chiese vari ambiti (assemblee di
chiesa, scuole domenicali, catechismi), se stimolati, potrebbero
diventare interessanti momenti
di riflessione... ». Sono parole
molto simili a quelle espresse in
Dalle parole ai fatti
un o.d.g. del 1984, nel quale si
approvava il progetto stesso. Infatti allora si diceva: « ...Nell’invitare le comunità a far proprio
questo progetto, la C.D. ritiene
che esso debba implicare tutta
la vita della chiesa... e quindi
anche la predicazione, la riflessione biblico-teologica, i programmi di educazione in vista
della fede, le attività settoriali,
le assemblee di chiesa... al fine
di sviluppare una ’’cultura della
pace” ».
Parole quasi identiche, sia ner
segnare l’inizio di un progetto
di lavoro, sia per far finta di
non riconoscerne la chiusura. Va
detto che fin dall’inizio il progetto pace ha voluto caratterizzarsi non come un progetto di
qualche persona « illuminata » o
« fissata » o « particolarmente
.sensibile », ma come un progetto di tutte le chiese del I distretto, e che nel momento della sua crisi (autunno 1986) tutti
i concistori hanno ricevuto una
lettera aperta nella quale si prospettava di mettere la parola fine se non ci fosse stato un forte risveglio di interesse.
Ora tra la totale assenza di
TAVOLA VALDESE
Comunicato
La Tavola è a conoscenza del fatto che diverse Chiese, o
Opere, stanno seriamente considerando l’acquisto di « Personal Computerà » per agevolare la contabilità delle Chiese locali
o di Istituti od Opere a loro vicini o da loro dipendenti.
La Tavola ritiene che sarebbe utile poter avere uno scambio di informazioni su quante già esiste p®r facilitare l’avvio
di nuovi metodi di lavoro, e per questo intende organizzare
— durante il periodo smodale — un incontro, se vi saranno
sufficienti segnalazioni al riguardo.
Chi fosse interessato è pregato di segnalare il suo interesse agli uffici della Tavola a Torre Pellice - Via Beckwith,
2 - 10066 Torre Pellice - tei. 0121/91296.
risposte (neanche una!) a quella
lettera e l’o.d.g. deH’ultima Conferenza mi pare esista una contraddizione evidente e stridente.
Che senso ha, mi domando, lasciar morire un lavoro faticosamente messo in piedi, per poi
preoccuparsene a posteriori e
cercare di farlo rientrare dalla
finestra?
Le uniche risposte che mi sembrano plausibili sono queste: la
prima è che il problema « pace
e disarmo » è passato sulle teste delle nostre comunità e si è
andato ad accumulare ad altri
temi e ad altre problematiche,
che vengono triturati insieme
come in un grosso ventre, senza mai digerirne nessuno; in secondo luogo mi sembra che il
livello istituzionale (intendo pastori e concistori) delle nostre
chiese è in crisi di ruolo e non
ha il coraggio o la forza di riconoscerlo: essi vengono investiti da una marea di o.d.g., proposti nelle Conferenze e nei Sinodi, scritti spesso — bisogna
dirlo — da noche persone secondo le sensibilità proprie, approvati il più delle volte all’unanimità (è stato sicuramente il caso di questi anni sul tema specifico della pace), ai quali non
sono poi in grado, probabilmente per ragioni oggettive, di dare
risposta ed attuazione. Perché
continuare su questo grosso equivoco?
La seconda riflessione riguarda più in specifico il rapporto
tra il « tema pace » e le nostre
chiese. Sempre riferendomi al I
distretto ed al progetto in questione, mi pare di capire che siano due le cose che sono mancate: da una parte la capacità di
elaborazione, soprattutto teologica, delle persone più direttamente coinvolte e dall’altra la capacità di mettere in atto, nel corpo vivo delle nostre comunità,
una serie di azioni reali, di scelte anche piccole ma direttamente coinvolgentici come credenti
che vogliono vivere la loro fede
anche in una dimensione etica.
Certo ci sono stati i momenti di
informazione, i momenti di presa di posizione pubblica (denuclearizzazione delle chiese, manifestazioni varie, ecc.) che non voglio sottovalutare.
Quello che però, a mio avviso,
non è avvenuto od è avvenuto
in misura troppo scarsa, è stata la congiunzione tra il grande
tema della pace ed il nostro vissuto quotidiano, cioè gli atti nostri che dessero un senso ed una
credibilità alle parole.
Certo, forse l’obiezione fiscale
non era la strada « culturalmente praticabile » per dei protestanti, ma perché non fare almeno un tentativo e discuterne
poi a ragion veduta, invece che
rimandare il problema di anno
in anno? Certo, sull’obiezione di
coscienza al servizio militare si
è detto e fatto molto, ma perché il silenzio o quasi sull’altro
95% dei giovani che entrano nell’istituzione militare ogni anno?
Perché non scavare un po' di
più nel nostro rapporto passato
e presente con questa istituzione, a costo di affrontare anche
certi ambigui comportamenti
verso le associazioni d’arma?
Certo, abbiamo prodotto un o.d.g.
coraggioso sull’obiezione di coscienza alla produzione bellica,
ma perché non siamo riusciti a
mettere in piedi, non dico un’azione, ma una riflessione su
quanto avviene in questo campo
nelle fabbriche della nostra zona?
Tante parole, poche scelte, sia
pur modeste: forse questa è l’autocritica che dobbiamo fare tutti sul nostro lavoro di questi anni nel campo della pace. E, seppur le parole sono importanti,
sono convinto che una « cultura
della pace », intesa anche come
ricerca della giustizia e della verità, non cresce se non attraverso delle azioni e delle scelte, che
comportano naturalmente dei rischi e la nascita di conflitti, ma
che sono in ultima analisi Pespressione credibile della nostra
fede in questo tempo.
Aldo Ferrerò
fondo emerso alla fine è stato
il seguente: il Rimpatrio (Glorioso non è piaciuto troppo, ci
perdonino i cultori di storia inglese) sarà una occasione di festa per la terra riconquistata dai
padri oppure sarà la buona volta che ci sforzeremo di avvicinare il nostro prossimo all’Evangelo? Interrogativi di persone
semplici, eppure le nostre comunità sono invitate a fare il
check-up...
Altra pagina interessante: la
diaconia, la simpatica visita all’ala nuova dell’ospedale di Torre
Pellice, sotto la guida di Vera
Coisson, il momento commovente dell’incontro con gli ospiti dell’Uliveto a Luserna S. Giovanni, durato più del previsto
perché anziani, giovani e catecumeni fraternizzavano con chi
apparentemente non è in grado
di « intendere e volere »; ma nella forza déll’agape, le carezze diventano pienamente comprensibili. Una visita lanche all’Asilo
dove incontriamo i Gobello, innamorati deU’antica Terra d’Otranto, e non hanno tutti i torti! Non è mancato l’incontro con
due comunità: S. Secondo, con i
pastori Bertolino e Arnaldo Genre, con la comunità raccolta in
una abbondante e festosa agape
predisposta per le nostre due
comunità; Bobbio Pellice, dove
vivono Giulia D’Ursi e il collega
e amico Pasque! : è stata la tappa conclusiva, con culto domenicale e agape squisita, del nostro viaggio.
Grazie amici e fratelli. Grottaglie e Taranto vi aspettano nei
legami della fede, riconoscenti
al Signore che un anonimo valligiano per primo ha seminato
la Buona Novella in Salente e
Terra d’Otranto.
CRONACA DELLE
CHIESE DELLE VALLI
Giornata
comunitaria
PRAROSTINO — Domenica
26 luglio, tutte le persene interessate sono invitate a trascorrere con la chiesa di Prarostino
la tradizionale giornata comunitaria a Pralarossa.
Il programma prevede il culto nel tempio di Roccapiatta alle ore 10.30, pranzo al sacco e
thè presso i Godini.
• Durante il culto del 21 giugno è stata battezzata la piccola Laura Avondet di Giorgiio e
Fiorella Besson; il 5 luglio Tatiana Barra di Paolo e Gisella
Avondetto.
Possano queste famiglie vivere sotto la guida del Signore.
Matrimonio
PRALI — Ci rallegriamo, insieme ai familiari e agli amici,
con Adelisa Genre e Jean-Luc Savard che si sono uniti in matrimonio sabato 11 luglio.
Agli sposi vanno gli auguri di
tutta la comunità per la loro
vita comune.
Solidarietà
POMARETTO — E’ giunta notizia dalla California della morte
del nostro fratello Emil Toya.
Emigrato diversi anni fa negli
Stati Uniti, aveva conservato un
vivo amore per le sue Valli, ritornando diverse volte finché la
malattia non glielo aveva impedito, e prendendo a cuore alcuni casi che aveva regolarmente
aiutato. Alla moglie Emmajane
ed al fratello Henry la solidarietà
degli amici della Val Germanasca.
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La lunga e travagliata ricerca di una rinivat<
La NGK e la NHK, schierate con il governo razzista di Pretoria, hanno dato una giustificazione biblico-teologica al r
- I Sinodi del 1986, possibili chiavi di volta - La confessione di fede denuncia come si tenti, da parie governativa, di
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Questa doppia pagina è dedicata alle
chiese riformate sudafricane.
Non è semplice comprendere la situazione delle chiese del Sud Africa perché,
in ossequio al principio déll’apartheid, esse
sono divise secondo le razze. Abbiamo così,
almeno per quanto riguarda le chiese riformate, una chiesa bianca, una meticcia,
una nera ed una indiana. Pur essendo tutte riformate e facendo parte della stessa
chiesa, non celebrano insieme la Cena del
Signore e tengono Sinodi separati.
Per questo nell’agosto dell’82 l’Asseimblea dell’Alleanza Riformata Mondiale, tenutasi ad Ottawa, aveva sospeso le due
chiese afrika€ms bianche che praticano
l’apartheid. Un caso più unico che raro nella storia delle chiese riformate.
L’Alleanza aveva riconosciuto l’apartheid come un peccato ed un’eresia che intacca la sostanza dell’Evangelo e va contro
la testimonianza cristiana e riformata in
Africa e nel mondo.
Alcuni mesi fa l’Ambasciata sudafricana a Roma ha fatto pervenire alla nostra
redazione dei documenti dai quali sembrava che le chiese riformate bianche avessero
rinunciato all’ideologia dell’apartheid.
Abbiamo allora cercato di approfondire
l’argomento, ed abbiamo così coimpreso che
la realtà è ben più complessa. V’è certo
una lacerazione grave, dolorosa all’interno
delle chiese, ma vi sono anche connessioni
molto strette col governo. Da qui la difficoltà ad assumere posizioni « confessanti ».
(L.D.)
« Solo per bianchi »: è il simbolo odioso del l’apartheid.
La chiesa riformata olandese
nel Sud Africa, diversamente dalla quasi totalità delle chiese di
origine europea, non è multirazziale. Cioè, non ha un organismo
centrale ed un sinodo unici per le
pur separate e diversamente organizzate comunità di razza bianca, nera, indiana e nìéticcia; ha
invece quattro chiese per le quattro razze, riunite sotto un Consiglio Federale totalmente dominato
dalla componente bianca, la NGK
(Nederduitse Gereformeerde Kerk),
o Dutch Reformed Church. Alcuni pastori della NGK prestano
servizio nelle chiese di colore, ed
hanno allora la doppia appartenenza e sono membri votanti di
due distinti corpi pastorali.
La NGK, con la più piccola sorella bianca, la NHK (Nederduitse
Hervormde Kerk), ha dato il supporto biblico - teologico all’apartheid ed è schierata con la politica
governativa. Insieme alla NHK
conta poco più di 1.950.000 membri su una popolazione di 4 milioni e 700.000 bianchi; otto su
dieci ministri al governo e sette
su dieci parlamentari sono suoi
membri comunicanti.
L’Alleanza Riformata Mondiale ha espulso queste due chiese
bianche dal suo seno « finché esse non troveranno il coraggio di
accettare appieno il fatto che
l’apartheid, o sviluppo separato,
contraddice la natura stessa della
chiesa ed ottenebra l’Evangelo nel
mondo ». Ha anche posto tre condizioni al loro reintegro;
a) che i credenti neri non
siano più esclusi dai culti ed in
particolare dalla Santa Cena;
b) che sostegno concreto in
atti e in parole sia dato a quanti
soffrono a causa dell’apartheid;
c) che il sinodo assuma decisioni inequivocabili di rigetto
dell’apartheid impegnando la chiesa a smantellare questo sistema al
suo interno e nella società civile.
Una svolta storica
La chiesa meticcia, NG Sendingkerk o Mission Church, ha
tenuto il suo ultimo sinodo fra
il 24 settembre ed il 4 ottobre
1986, il più importante nel corso
di un secolo. Le premesse erano
state poste nel precedente sinodo
del 1982 a Belhar, quando il grido incontenibile di sofferenza a
causa dell’apartheid era stato accolto ed espresso nella proposta di
una nuova Confessione di fede.
La discussione sulla Confessione
di Belhar, apertasi tra i due sinodi del 1982 e del 1986, portava
all’estremo le tensioni all’interno
della Sendingkerk e nei rapporti
con la NGK.
sciva eletto. Ma, per uno scherzo
del... destino, un vizio di forma
imponeva la nullità dell’esito, mentre il past. Mentor cadeva in affermazioni che gli alienavano
qualche simpatia. Alla ripetizione
delle votazioni, di strettissima misura, veniva eletto Moderatore
il Dr. Allan Boesak. Subito dopo,
con la medesima strettissima maggioranza, passava anche la Confessione di fede di Belhar con
tutto il suo netto rifiuto dell’apartheid.
Ma gli incidenti non erano finiti.
Veniva respinta una risoluzione in
appoggio alla lotta dei giovani e
giovanissimi contro la « istruzione Bantu », quel degradato sistema scolastico per i non bianchi
che ha prodotto il fenomeno del
boicottaggio di massa. A questa
bocciatura il Dr. Boesak mostrava il suo sdegno dimettendosi: ma
la preghiera degli amici lo convinceva a riprendere il suo posto
ed il suo duro lavoro nella chiesa.
Due mozioni di uguale peso sono
rimaste in sospeso: una contraria
alla doppia appartenenza dei pastori bianchi alla NGK ed alla
chiesa di colore dove prestano
servizio; l’àltra caldeggiava l’uscita della Sendingkerk dal Consiglio Federale fin quando non
cesserà di essere il luogo di do
Nell’aprile 1984 il Moderatore
della NGK (bianca) chiedeva alla Sendingkerk (meticcia) di rinunciare alla Confessione di Belhar ed abbandonare la discussione: al che parecchie comunità
meticce decidevano di respingere
ogni sostegno economico della
NGK, si spaccava il corpo pastorale sulla questione, e si andava a
una rottura delle relazioni con la
NGK.
Su questa scena si apriva dunque il sinodo ’86 della Sendingkerk,
con una agenda fitta di 700 voci
tutte imperniate sul nodo dell’apartheid, con in testa la elezione del Moderatore. Candidato era
il past. Mentor, sostenitore del governo e della politica filo-governativa della NGK, che infatti riu
Una manifestazione popolare contro il regime razzista. La violenza
cresce in Sud Africa.
NEDERDUITSE GEREFORMEERDE SENDINGKERK
Dichiarazione suli’apartheid
e confessione di fede
L’ordine politico ed ecclesiastico del Sud Africa è un
ordine in cui la irreconciliabilità è stata elevata a principio sociale fondamentale.
L’apartheid è un sistema
entro cui le persone vengono
separate e sono costrette nella separazione gli uni dagli
altri.
L’uso del termine « sviluppo separato » nel tentativo di
sostituire l’odiata parola apartheid, non produce alcun
cambiamento sul fondamentale punto di partenza: lo
sviluppo dei singoli grupvi deve ancora avvenire separatamente da tutti gli altri, perché lo sviluppo di una componente è considerata una minaccia per gli altri. Allo stesso modo, lo sviluppo comune
è considerato una minaccia
allo sviluppo individuale.
Il Sinodo dichiara che il sistema sociale che ne deriva
produce assai più che non la
sola separazione dei gruppi,
ma produce un crescente allontanamento, sempre più grave ed irreparabile, polarizza
e crea conflitti. I conflitti che
così si producono vengono poi
strumentalizzati come alibi
per mantenere la divisione a
tutti i costi.
Il carattere specifico della
ideologia pseudo-religiosa dell’apartheid rende impossibile
la confessione di fede « Credo
la Chiesa una, santa, universale », e rende impossibile che
sia la comunione dei santi a
determinare le strutture della Chiesa. Nella realtà è que
sto Vangelo secolare dell’apartheid che struttura il modo in cui la Chiesa si realizza.
Dato che il Vangelo secolare dell’apartheid minaccia nella maniera più grave e profonda la testimonianza della
riconciliazione in Gesù Cristo
e l’unità della chiesa di Gesù
Cristo, la NG Mission Church
(Sendingkerk) nel Sud Africa
dichiara che esso è status confessionis per la Chiesa di Gesù Cristo.
Perciò noi confessiamo:
— Crediamo in Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, il
quale raccoglie la sua Chiesa,
la protegge, ne ha cura per
mezzo della sua Parola e dell’opera dello Spirito Santo,
come ha fatto daU’inizio e farà sino alla fine dei tempi.
— Crediamo la Chiesa una,
santa, universale, comunione
dei santi tratti dalla intiera
famiglia umana.
Crediamo:
— che l’opera di riconciliazione di Cristo è resa manifesta nella Chiesa in quanto comunità di credenti che
sono stati riconciliati con Dio
e gli uni verso gli altri;
— che l’unità è quindi al
tempo stesso dono e obbligo
per la Chiesa di Cristo; per
mezzo dell’opera dello Spirito Santo di Dio essa è forza
vincolante, e al tempo stesso
deve essere ricercata e procacciata con fervore; è l'unità in vista di cui il popolo di
Dio deve essere sempre di
nuovo, edificato affinché essa
si realizzi; è unità che deve
essere visibile affinché il mondo creda.
Crediamo:
— che separazione, inimicizia, odio fra persone e gruppi sono peccati che Cristo ha
già vinto: quindi tutto ciò che
la minaccia non può trovare
posto nella Chiesa, e contro
tutto ciò la Chiesa deve resistere;
—■ che l’unità deve essere
visibile ed attiva in molti modi, in quanto noi sperimentiamo, pratichiamo, ricerchiamo
la comunione gli uni con gli
altri; abbiamo una fede sola,
una sola vocazione, siamo di
un animo solo e di una sola
mente; abbiamo un solo Dio
e Padre, siamo colmati di un
medesimo Spirito, battezzati
di un solo battesimo, spezziamo lo stesso pane e beviamo
dallo stesso calice; confessiamo un nome solo, obbediamo
a un solo Signore, lavoriamo
per una sola causa, viviamo
di una sola speranza; insieme
perveniamo a conoscere l’altezza, la larghezza, la profondità dell’amore di Cristo; insieme siamo edificati alla statura di Cristo, ad essere nuova umanità; insieme conosciamo e sopportiamo i pesi gli
uni degli altri, ammonendoci
e confortandoci a vicenda; insieme soffriamo gli uni con
gli altri per amore di giustizia; insieme preghiamo; insieme serviamo Dio in questo
mondo; insieme lottiamo contro tutto ciò che può minacciare o oscurare questa unità.
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LE CHIESE RIFORMATE IN SUD AFRICA
nivata confessione di fede
a al mh di sviluppo basato sull’apartheid - Le condizioni per la riammissione di queste chiese nell’Alleanza Riformata Mondiale
'a, di tarare la vergogna del regime; « Separazione, inimicizia, odio fra persone e gruppi sono peccati che Cristo ha già vinto »
notevole di comunità è pronto ad
andarsene se le decisioni non rientrano.
Strani parallelismi
Dopo il sinodo ’86 la NGK si
trova in una posizione simile a
quella del partito nazionalista dopo l’avvio delle cosiddette riforme,
con la minaccia della spaccatura
a destra; e la volontà di non dare
appoggio teologico a qualsiasi modello politico è lo specchio della
religione caldeggiata dallo stato.
Notiamo anche che nel 1981 e
nel 1983 il governo ha istituito delle commissioni d’indagine sulle
chiese. La Commissione Steyn, che
ha inquisito sui mass media, ha
dedicato 400 pagine del rapporto
proprio alle chiese. La Commissione Eloff ha invece inquisito sul
SACC (South African Council of
Churches), ed ha liquidato la legittimità di una teologia politica
« sia essa a favore o contraria al
governo ». La critica teologica all’ordine politico, sia essa nera, di
liberazione, o quella più tradizionale del SACC, è rigettata in
quanto, espressione di un Evangelo deviante. Mentre una teologia non politica ha diritto di essere critica verso lo stato, ed è la fulgida dimostrazione della libertà
democratica di religione e di pensiero. Il referente conclude che:
a) i punti di vista della religione
sono molti e conflittuali tra loro;
b) la preferenza per alcuni non
trova motivato fondamento: c)
non esiste una precisa risposta religiosa a situazioni politiche complesse: perciò è dovere della religione limitarsi alla sfera personale. Infatti il vero Vangelo è indirizzato « solo a fini veramente
spirituali » e le chiese « dovrebbero occuparsi della salvezza personale e della conversione del cuore », lasciando la politica alle forze secolari.
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minio della chiesa bianca, che
cosi perpetua la separazione delle chiese secondo la razza sotto
una formale apparenza di unità.
Un notevole numero di pastori,
comunque, si opponeva alla decisione sinodale e rigettava la Confessione di Belhar: ad essi è stato dato un anno di tempo per un
ripensamento.
La NGK (Chiesa
riformata olandese)
è a una svolta?
Così sembra dire l’Ambasciata
della Repubblica del Sud Africa
a Roma che ci ha gentilmente
fornito dei ritagli di stampa al
proposito. Cerchiamo dunque di
esaminare i fatti districandoci fra
i molti aspetti equivoci.
Nell’ottobre ’86 si teneva anche
il sinodo della NGK (sinodi regionali si tengono annualmente,
quello generale ogni quattro anni), con il previsto rinnovo del
Moderatore ed un preciso compito: la elaborazione di un documento in revisione della dichiarazione della chiesa, del 1974, intitolata « Relazioni umane e realtà sudafricana alla luce delle
Scritture », tale da produrre il consenso dell’esecutivo dell’Alleanza
Riformata Mondiale ed il possibile
reintegri' della NGK nel seno
deH’ecumene riformata.
1 - La commissione incaricata di preparare la bozza di documento era composta da elementi di stretta fedeltà ai concetti ver
latore ha raccolto molti consensi,
ma anche il dissenso di membri di
spicco della NGK.
4. Infine il sinodo si è aperto,
ed ha eletto a Moderatore il prof.
Johan Heyns, preside della Facoltà di Dogmatica ed Etica della
Università di Pretoria, ed esponènte della corrente « illuminata ».
Esaminiamo ora alcuni punti salienti del documento approvato
dal sinodo ’86 della NGK, che si
intitola « Chiesa e Società »
(Kerk en Samelewig).
Tre sono i principi che lo informano: a) la chiesa deve essere
guidata dalla Parola di Dio; b)
la Bibbia non fornisce la falsariga
per le decisioni da prendere sulle
questioni sociali, economiche e
politiche, e non giustifica né
l’apartheid né la integrazione. Segue un paragrafo in favore dei diritti umani che è una assoluta novità: fino ad ora era regnato il
disprezzo per questo principio perché frutto dell’illuminismo, considerato ostile alla chiesa.
Confrontato con il precedente
documento del 1974, che ha suscitato la condanna dell’Alleanza
Mondiale, qui da' giustificazione
biblica dell’apartheid, condensata
nella frase « le diversità etniche
sono nella loro origine in accordo
con il volere divino », scompare.
E’ detto invece che quando le
Seritture parlano di diversità etniche si riferiscono « a realtà esistenti al tempo della redazione dei
testi ». Allo stesso modo oggi dobbiamo prendere atto delle « realtà esistenti nel Sud Africa » qua
La figlia di N. Mandela in domicilio coatto. Il padre, capo storico
dell’opposizione al regime, è in prigione da più di vent’anni.
Il pastore Allan Boesak, moderatore della Chiesa riformata,
esponente della « teologia nera ».
woerdiani di apartheid e da elementi « illuminati » (verligte) favorevoli alle aperture ecumeniche.
2 - La Broederbond, alleanza
per la difesa dei valori culturali e
religiosi bianchi e la conservazione dello sviluppo separato, che
pesantemente influenza la politica
del governo come quella della
chiesa, ha avuto la sua parte nell’orientamento della commissione.
3 - Qualche settimana prima
del sinodo, in vista delle decisioni
da prendere, la NGK ha indetto
un convegno sullo stato di emergenza e leggi marziali. Principale
relatore ne era un brigadiere delle
Forze Armate: quelle che presidiano i ghetti neri e che, grazie alle leggi marziali, hanno libertà di
sparare, imprigionare e torturare
senza doverne dare ragione. 11 re
le indispensabile chiave ermeneutica. Perciò, mentre il testo assicura « che il colore della pelle non
gioca alcun ruolo nel giudizio che
la Bibbia esprime sull’uomo », dice anche che termini quali
« volk », lingua, cultura, ecc. sono
le categorie necessarie al ministero
pastorale, all’istruzione, alla organizzazione della società.
Venendo a questioni pratiche,
è riconosciuto « il valore positivo del lavoro migratorio » —
(quello prodotto dal trasferimento forzoso della popolazione nera
entro la miseria delle Riserve, nel
13% del suolo più arido e privo
di risorse) — con il suggerimento che si elimini o si riduca il disagio della deportazione. Circa il
frustrante degrado del sistema
scolastico, non una parola; ma
c’è la raccomandazione che l’istruzione avvenga entro i contesti di
ogni singola cultura e madre lingua, sulla,«, base del carattere cristiano nazionale » del paese.
Il capitolo intitolato « Razzismo e apartheid » richiede la
più accorta lettura. In primo luogo dichiara che « il razzismo è
grave peccato, non difendibile,
non praticabile da singoli o dalla
chiesa ». Bisogna però ricordare
che questa affermazione non è
nuova: è sempre stata fatta e nel
documento del ’74 era sottolineata dall’incitamento a promuovere
buone relazioni fra razze, considerando che lo sviluppo separato
è il giusto contesto entro cui esercitare l’amore fraterno. Ciò posto
non ha rilevanza cosa il sinodo
dice sul razzismo, ma ne ha cosa
dice dell’apartheid.
L’apartheid non è definito peccato, né il suo supporto teologico
eresia. E’ detto che « ...si è gradatamente fatto strada il convincimento che la costrizione a separare e dividere la gente non è un
imperativo biblico. 11 tentativo di
fondare questa imposizione nella
Bibbia è un errore da rifiutare ».
Infatti: « ...l’apartheid contrav
viene alla essenza dell’amore per il
prossimo, della giustizia e, inevitabilmente, della dignità umana ».
Perciò il sinodo raccomanda ai
fedeli « di confessare la propria
parte nell’apartheid con umiltà e
dolore ».
Queste chiare parole in un testo
ambivalente hanno scatenato una
tempesta. Il Moderatore, prof.
Heyns, interpellato, ha precisato
che: a) il messaggio biblico non
impone né l’apartheid né il suo
contrario, mentre eticamente condanna l’oppressione, la discriminazione, lo sfruttamento; b) non è
compito della chiesa mettersi a fare propaganda contro la legge, anche quando questa è ingiusta, ma
è suo compito proporre dei principi etici scritturali applicabili al
campo politico; c) nel caso specifico: la chiesa non ha mezzi per
valutare la situazione presente e
esprimere giudizi sull’emergenza
e le leggi marziali, mentre lo stato ha il dovere di mantenere la
legge e l’ordine per quanto doloroso sia. Se poi le tensioni razziali possono essere tenute sotto
controllo disponendo aree residenziali separate, ben venga questa so
luzione. E’ anche fondamentale diritto dei cittadini avere scuole proprie ed esclusive, sedo vogliono.
11 capitolo esplosivo riguarda la
appartenenza alla chiesa. Il criterio teologico su cui si fonda la
accettazione a membro di chiesa è
« ...la fede nel Dio uno e trino
come rivelato nelle Scritture, quale sola condizione per essere accolti nella chiesa di Gesù Cristo ».
Tradotto in pratica dovrebbe significare che chi discrimina un
nero che voglia essere ammesso alla chiesa bianca è colpito da sanzioni disciplinari da parte del sinodo.
Proseguendo, il testo afferma,
riguardo a coloro che casualmente
partecipano al culto, che « chi desidera ascoltare la Parola di Dio
nella comunità dei credenti » deve avere libero accesso, ed è anche « legittima la reciproca eleggibilità di pastori provenienti da
chiese (riformate) diverse ».
Interrogato su questi punti il
Moderatore ha precisato che tutto
ciò non significa che « i non bianchi » eventualmente accettati come membri possano accedere ad
incarichi ecclesiastici o di diaconia.
In altri termini, l’appartenenza
alla chiesa non darebbe loro pieni diritti.
Ma, malgrado tutte le prudenti
limitazioni, lo spettro che qualche
nero si sogni di chiedere di essere membro di chiesa ha provocato grave allarme, ed un numero
Interrogativi
Con la Confessione di Belhar
la chiesa meticcia ha posto una
pietra di inciampo: cosa avverrà
della unità dottrinale e della comunione fra chiese riformate del
Sud Africa? E le altre chiese dei
Sud Africa vorranno imboccare il
sentiero arduo e spinoso della
Confessione di Belhar? L’Alleanza
Riformata Mondiale ha saputo
prendere il peso di drastiche decisioni.
11 Consiglio Mondiale Metodista
saprà fare lo stesso?
La repressione nei ghetti neri si
da vari paesi, fra i
serve di armi e mezzi importati
quali anche l’Italia.
6
6 valli valdesi
1
24 luglio 1987
TURISMO IN VAL PELLICE
Quali strutture
Assessore, per qUOll turìstl?
concilia ?
particolari infrastrutture od attività ricreative.
« In effetti — aggiunge ancora
il presidente Longo — un problema reale, per aumentare il
flusso turistico, è rendere più
appetibile la nostra valle creando strutture ricreative, sportive,
culturali tali da invogliare le famiglie a sostare da noi per pe
La storia dei rapporti fra turisti in cerca di verde, frescura
e prodotti naturali e popolazione residente ha le sue origini nello svilupparsi del mondo industriale; di episodi svariatissimi
è molto facile sentirne raccontare da tutti i nostri montanari,
anche senza troppo sollecitarli.
E' un rapporto che potrebbe
essere vissuto come occasione di
arricchimento di due mondi assai differenti e che spesso si è
invece risolto in arroganza da
una parte e in chiusure in se
stessi dall’altra. All'inizio si trattava di più o meno pacifiche invasioni dei prati lungo i torrenti, domenicalmente, per il picnic (magari proprio alla vigilia
dello sfalcio del prato in questione) poi, lentamente: l’abbandono di resti dei pasti, le sempre più diffuse lattine, l’arrivo
dell’agricoltore irritato e burbero che « impedisce » al cittadino
di evadere dal suo grigiore settimanale, le risposte verbali, e
non solo, dei turisti, le rappresaglie: insomma nella mentalità
corrente il dualismo è tra il turista « ignorante » sulle fatiche
del contadino e quest’ultimo impegnato a « difendere » una sua
situazione di lavoro di per se
già precaria e poco gratificante.
Con gli anni nei vari comuni
delle valli sono nate delle aree attrezzate per il turismo domenicale, la popolazione locale ha capito che da questa massa di persone poteva anche trarre un guadagno, se solo avesse organizzato
e proposto la vendita di oggettini in legno o ferro battuto, di
prodotti agricoli e così, vuoi sotto la spinta di cooperative, vuoi
col volontariato di molti, sono
sorti vari centri di vendita. Nel
frattempo si è andato modificando anche un cerio atteggiamento da parte dei nostri ospiti domenicali, più disponibili a « capire e conoscere » a differenza
di quei profanatori che in anni
non lontani, nelle baite o borgate abbandonate da gente in cerca di fortuna altrove o semplicemente in una fabbrica della
pianura, asportavano tutto, dai
piatti alle madie, alle pentole in
rame, per ricostruire a casa loro un angolo di campagna
Si arriva anche all’assurdo,
almeno per chi ha la fortuna di
respirare quotidianamente "aria
pura”, di trovare intere famigliole che, all’insegna del « in
campagna è bello », passano ore
sdraiati a pochi centimetri da
una strada asfaltata, o consumano i loro pasti lungo polverosissime strade sterrate.
Si parlava prima di arroganza; ebbene l’episodio che suggerisce questa riflessione ricorda
a tutti noi che essa è ancora lungi dall’essere sparita. Domenica
12 luglio l’assessore all’ecologia
della provincia di Cuneo, Paire,
scorrazzando per la conca del
Pra, nel Pellice, con la sua « Panda », ha evidentemente contravvenuto ad una legge regionale
che egli, per l’incarico politico,
dovrebbe essere il primo a rispettare; la tracotanza con cui
ha risposto alle guardie, della
provincia di Torino, è molto vicina all’arroganza con cui poche
ore dopo altri motociclisti, che
nella stessa zona giravano fra le
baite, hanno apostrofato le stesse guardie.
Del resto come dar torto a chi
ti risponde: l’esempio vien dall’alto? Nel caso specifico però lo
stesso tipo di verbale ha accomunato l'assessore all’ecologia
ed i motociclisti trasgressori.
Piervaldo Rostan
Se qualcuno tentasse di capire su quali linee economiche si
è mossa la Val Pellice negli ultimi 15 anni attraverso i documenti politici programmatici, potrebbe scorgere elementi contraddittori fra di loro; si individuano infatti momenti in cui
le Ipotesi di sviluppo erano legate alla crescita della cooperazione agricola, altri in cui pareva che rindividuazione di ima
area industriale a Lusema potesse in qualche modo proporre
valide soluzioni al problema occupazionale; oggi, pur se i progetti vengono presentati da elementi esterni alla valle, sembra
di intrawedere nel turismo una
fonte significativa di reddito.
Ma è giusto parlare di « vocazione turistica » della Val Pellice? A giudicare dalle date di
inizio attività di alcuni alberghi
torresi parrebbe di sì, se è vero
che il Flipot « nasce » nel 1882 e
dei primi del ’900 sono l’Hôtel
du Parc e la Pensione Malan.
« Del resto — ci ha detto il presidente della Comunità Montana
Arch. Longo — da quando esiste
il nostro Ente di Valle si è sempre cercato di ipotizzare uno
sviluppo deU’agricoltura o dello
artigianato in funzione di un turismo che allora, si era agli inizi degli anni ’70, definivamo sociale o popolare ».
Qual è oggi la situazione in
Val Pellice, che cosa la valle
offre, quante persone scelgono
la Val Pellice per le loro vacanze, con quale tipo di utenza si
confrontano gli operatori del
settore? Abbiamo cercato di capirlo attraverso un rapido viaggio nei comuni più direttamente interessati al movimento turistico, Torre, Villar, Bobbio
Pellice, Angrogna, Rorà.
Si diceva di alberghi e pensioni: a Torre Pellice è concentrata
la maggior parte di essi, sei, che
offrono attualmente circa 270 posti letto a tariffe, tutto compreso,
che variano dalle 37 mila lire a
95 mila lire al giorno a seconda deU’albergo; un paio di essi
hanno attività quasi esclusivamente estiva mentre altri, soprattutto il Gilly, ospita prevalentemente partecipanti a corsi,
stages, gruppi di lavoro. Anche
nel campo degli addetti, con la
solita eccezione del Gilly, si può
parlare in genere di conduzione
familiare con possibilità di assunzioni temporanee nel periodo estivo. In tutta la valle esistono pochi altri alberghi, tali
da assommare a poche decine i
posti letto offerti; fra le strutture ricettive si situano invece,
pur con differenti caratteristiche, altri centri, dal Castagneto
di Villar, sorto esattamente 30
anni fa e che con i suoi 60 posti ospita prevalentemente gruppi esteri (tedeschi, svizzeri, clandesi, francesi) alla Foresteria di Torre (72 posti letto), alle varie case per ferie della vai
d’Angrogna, La Rocciaglia, Bagnóou. Casa Pons, con circa 70
posti, alla Gianavella a Rorà che
può ospitare con le due case
una ventina di persone. Discorso a parte meriterebbe l’agriturismo, che da alcuni anni vede a
Luserna il centro « Bacomela »
che propone una serie di possibilità di turismo verde a contatto con un’agricoltura pulita,
per gruppi dì un massimo di
15 persone; proprio in questi
mesi si sta attivando un altro
centro a Villanova (Bobbio) e
se ne prevede un altro a Bibia
na. Il totale dei posti fin qui esaminati assomma ad una cifra di
poco inferiore alle 500 unità
con differenti caratterizzazioni
dei fruitori, prevalentemente
gruppi interessati al mondo valdese per le foresterie, di ceto
sociale medio alto per gli alberghi.
Riveste poi importanza la presenza in valle di alcuni campeggi: Il Cairo ed II Noccioleto
a Torre Pellice, il Pino Blu a
Villar Pellice, che offrono in
totale circa 230 posti-roulottes,
posti che sono divenuti nella quasi totalità stabili, con addirittura accanto piccole costruzioni
tali da potersi definire vere e
proprie seconde case; tutti i
campeggi mettono per altro a
disposizione alcuni posti per il
turismo itinerante.
Nel comune di Villar esistono
anche un campeggio privato per
i dipendenti della ditta Corte e
Cosso ed una specie di villaggio
costituito da vagoni ferroviari
adattati ad abitazione lungo il
corso del Pellice; a Bobbio la
« colonia » dell’Esercito della Salvezza ospita ogni estate un buon
numero di persone.
Ma al di là di tutte le strutture fin qui esaminate, il fenomeno
probabilmente più rilevante è
dato dalle persone che possiedono in valle una seconda casa
o da quanti nel periodo estivo
affittano alloggi o locali, contribuendo a quell’aumento di popolazione stimato negli ultimi anni in 4-5 mila persone rispetto
ai residenti; si tratta, dicono gli
operatori del settore, in maggioranza di persone anziane, provenienti dai paesi della cintura
di Torino, che non cercano qui
riodi lunghi e di conseguenza
portare quel beneficio economico desiderato. In caso contrario
restiamo legati al fenomeno del
turismo domenicale, passeggero
e direi quasi ”di rapina” ».
Riguardo a quest’ultimo tipo
di turismo, in alcuni comuni sono in effetti sorti dei tentativi
di risposta quali il parco montano a Rorà o l’area attrezzata
in località Flissia a Villar, dove
una serie di servizi garantisce
una presenza assai alta domenicalmente.
Un discorso a parte si può fare, infine, per i rifugi alpini del
CAI: Barbara, Jervis e Monte
Granerò che con i loro 160 posti all’incirca sono caratterizzati da un movimento turistico ovviamente molto diverso da quello fin qui analizzato.
Il problema di fondo che emerge da questa mappa del turismo
in Val Pellice pare essere, a
giudizio di operatori e politici,
come integrare queste presenze
con le attività, agricole, artigianali, culturali presenti sul territorio; vedremo nelle prossime
settimane quali possibilità concrete esistano, cercando di presentare una fotografia delle attività in questione.
P.V.R.
In breve
Nafta nel laghetto
VILLAR PELLICE — La fuoriuscita di nafta da una tubatura
delle caldaie della Nuova Crumière ha causato un modesto
inquinamento, tramite un cana
le di collegamento, al laghetto
COMUNITÀ’ MONTANA VAL CHISONE E GERMANASCA
Il sottile strato oleoso ha coperto l’acqua del laghetto, diven
Progetti speciali per lo sviluppo
tato punto di incontro per
villeggianti, numerosi in questa
stagione.
Si è trattato fortunatamente
di poche decine di litri ed il
L’ultima seduta prima della
pausa estiva, venerdì 17 luglio,
ha impegnato il Consiglio della
Comunità Montana neU’aporovazione del bilancio di previsione
1987 e della relazione previsionale e programmatica per il quadriennio 1987-1990.
Il bilancio di previsione, che
raggiunge il miliardo e mezzo,
aumenta di anno in anno, ma,
secondo alcuni consiglieri presenti, non consente altro che la
formulazione di progetti i quali poi rimangono sulla carta. Alcuni esempi: il piano per la forestazione del Comune di Salza,
il piano turistico redatto dalla
VALTUR, rincentivazione delle
aree industriali di Villar e di Penosa, la ricerca di nuove guardie
ecologiche.
Anche il programma di interventi per l’agricoltura di 17
milioni è stato giudicato insufficiente, in particolare per i contributi agli allevatori che devo
no abbattere capi di bestiame infetti.
Non induce certo all’ottimismo
questa evidente sproporzione tra
le necessità e le risorse e neppure la diffusa sensazione che le
due valli siano ormai tagliate
fuori da ogni processo produttivo nuovo e tutt’al più destinate
allo svago estivo o invernale.
Ha suscitato meno interrogativi, invece, il rendiconto finanziario per i settori sanitario e
socio-assistenziale dell’USSL 42,
relativo all’anno 1986 (12 miliardi e mezzo per il primo, un miliardo circa per il secondo).
Soddisfacente la gestione, secondo la relazione del presidente, buoni i servizi ospedalieri e
infermieristici, contenuta la spesa farmaceutica. Nessuna esitazione nel respingere la proposta
del ministro Donat Cattin di unificare le tre USSL del pinerole
La discussione si è accesa in
seguito su due interpellanze presentate da gruppi politici di segno opposto, centro-destra e comunisti, a proposito della quota
richiesta alle famiglie degli utenti del Centro socio-terapico di
Perosa Argentina, come partecipazione ai servizi di mensa e trasporto. Il provvedimento è stato sospeso dal TAR, in seguito
al ricorso delle famiglie interessate. Gli amministratori dell'USSL hanno difeso il proprio
operato, ma uno degli interroganti si è detto insoddisfatto. E’
sicuro quindi che la questione
avrà un seguito a breve scadenza. L. V.
pronto intervento degli operatori dell’USSL 43 con la bonifica
delle acque ha ricondotto nei
limiti normali la situazione.
Arriva il metano
Dalla scorsa settimana i principali comuni della vai Pellice
usufruiscono del servizio di erogazione del metano.
Una serie di incontri fra amministratori, responsabili delritalgas (la società che ha realizzato il servizio) e la popolazione ha concluso una operazione iniziata alcuni anni fa
con l’installazione delle tubature della nuova rete di distribu
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7
24 luglio 1987
valli valdesi 7
RISPOSTA ALLA CHIESA VALDESE DI PINEROLO
TESTIMONI DI GEOVA
Uniti in Cristo
Una lettera aperta, inviata dalla chiesa valdese di Pinerolo ai
fratelli cattolici del pinerclese e pubblicata sul n. 6 (13 febbraio)
di questo giornale, chiedeva un confronto sui rapporti intercorrenti tra la mariologia proposta d'all’attuale pontefice e l’ecumenismo. Ecco la risposta della Comm.ne diocesana.
Cari fratelli e sorelle della comunità valdese di Pinerolo, vi
ringraziamo per la lettera aperta che avete inviato ai cattolici
del pinerolese; essa ci è certamente di aiuto per riflettere sult essenza del Vangelo e del messaggio di Cristo e, se è il caso,
per correggerci. Siamo convinti
che l’ecumenismo abbia anche
questo ruolo di sostegno reciproco per trovare insieme la retta
via verso Cristo. In tal senso
siamo parimenti convinti che la
presenza valdese a fianco della
diocesi di Pinerolo sia un fatto
importante per la nostra comunità ecclesiale e per la Chiesa
italiana tutta.
Vi chiedete quale posizione occupi Maria nella dottrina della
salvezza e nella ecclesiologia. A
noi sembra che Maria si collochi all’interno della Chiesa, tra
il popolo di Dio, come una figura preminente e un modello di
discepola e credente, in stretto
rapporto con Cristo, quale colei
che l’ha generato secondo l’umanità e che nella realtà della comunione dei santi intercede per
tutta la Chiesa.
Al centro del mondo e della
fede dei credenti noi poniamo
Cristo. E perciò la nostra pastorale si è orientata in questi ultimi venticinque anni, a partire
dal Concilio Vaticano II, verso
un rinnovato sforzo di evangelizzazione e un recupero del legame tra la Parola di Dio e la
celebrazione dei sacramenti.
Riconosciamo che molte acquisizioni maturate nel Concilio e
nella riflessione teologica, in particolare circa il modo di vedere
Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa (cap. Vili del documento conciliare Lumen gentium, 1964) non sono ancora diventate vita nelle nostre comunità. E’ infatti diffusa nella Chiesa Cattolica una pietà popolare
mariana non sempre correttamente orientata e vissuta. Ci pare che l’anno mariano debba servire per purificarla ed aprirla a
ciò che è l’essenziale nello spirito della Lumen gentium. Il nostro impegno in quest’anno e in
quelli futuri vorrebbe andare in
questa direzione, perché correremmo altrimenti il rischio di
perdere nella prassi una ricchez
za evangelica.
Voi ci avete posto anche una
seconda domanda, su cui dovremo confrontarci molto onestamente, circa ciò che si intende
per dialogo ecumenico e su come proseguirlo. Riteniamo importante questo confronto, ma,
già ora, vogliamo assicurarvi
che abbiamo superato definitivamente, con il Concilio Vaticano
II, un ecumenismo di tipo tolemaico orientato verso Roma, poiché non può esserci unità dei
cristiani se non in Cristo.
Vorremmo perciò continuare
con voi tutte quelle iniziative
che in questi anni abbiamo imparato a fare insieme (lettura
biblica, preghiera, impegno per
la pace, solidarietà sui problemi
della disoccupazione e del mondo del lavoro, pastorale dei matrimoni misti, ecc.) e contemporaneamente affrontare con voi
questi temi che fanno oggi difficoltà. Per questo proponiamo
che si formi un gruppo interconfessionale di studio che porti avanti la ricerca in maniera continuativa sia sull’ecumenismo,
sia sulla mariologia, organizzando anche dei momenti pubblici
di incontro e di riflessione.
La commissione diocesana
per Tecumenismo
e il dialogo
Pinerolo, Via Vescovado, 1
13 luglio 1987
VALORIZZARE TUTTE
LE RISORSE
Egregio Direttore,
vorrei rispondere alla lettera « Eden
0 zona depressa », apparsa sul n, 25
del suo giornale, con alcune semplici
considerazioni.
Vorrei capire cosa si intende per
progresso: una valle dove la cultura, Il
lavoro, le varie attività umane, crescono gradualmente danneggiando il meno
possibile l'ambiente, o una valle distrutta in breve tempo dall’attività umana avida di guadagni a breve termine che non consentono il rispetto di
culture e tradizioni centenarie?
In Val Pellice, qualcuno improvvisa
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia mèdica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 26 LUGLK) 1987
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO . la Umberto I, 1 - Tel. 83904.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel, 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454,
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 26 LUGLIO 1987
Luserna San Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Telef. 90223.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellico: Telefono 91.996.
mente si è accorto di non essere progredito abbastanza e vuole riguadagnare il terreno perduto con cambiamenti radicali. Ouesti significherebbero
inquinamento, costruzione di opere mastodontiche che, data la limitata estensione e la natura della valle, essa non
sarebbe in grado di assorbire senza
danni incalcolabili al patrimonio esistente. Evidentemente questi ideatori, che vogliono vederci tutti in fila a
uno ski-lift 0 davanti a un self-service,
non tengono conto di questi problemi e
amano sacrificare l'ambiente naturale (il
poco rimasto) in nome di un progresso
frenetico che poi progresso non è.
Nei luoghi dove questi spazi sono
venuti a mancare, si sono creati i
grandi centri abitati, dove l’emarginazione, la nevrosi, l'inquinamento e
tante altre brutte cose la fanno da
padrone rendendo le città invivibili.
Isolamento e arretratezza sono parole che non si addicono alla Val Pellice dove esiste un centro di fama
internazionale quale Torre Pellice, conosciuto per l’alto livello culturale
dei suoi abitanti.
Lascerei da parte sia l'Eden che
la zona depressa e cercherei di valorizzare le risorse esistenti individuando il modo migliore per non esaurirle
in fretta: questa è civiltà!
Grazie,
Enrico Bertone, Bagnolo
UNITA’ NEL PAPA
E IN MARIA
La SIg.ra Lucia Gallo Scroppo di
Torre Pellice mi invita (vedi n. del
17 luglio scorso) a fare delle letture
intelligenti, ad interessarmi di ciò che
sta nel cattolicesimo piuttosto che a
gingillarmi con immagini idolatriche,
come quella che raffigura la Vergine
Maria con le parole « Je suis l’Immaculée Conception », immagine che ho
inviato in tante parti del mondo non
cattolico.
A questo riguardo desidero far notare che è la stessa Madre di Dio a
dire a Bernadette Soubirous, apparendole a Lourdes nel 1858, « Je suis
l’Immaculée Conception », confermando esattamente 4 anni dopo il dogma
definito da Pio IX nel 1854 dell'Immacolata Concezione di Maria Vergine.
Maria, per singolare grazia e privilegio di Dio in vista dei meriti di Ge
sCi Cristo, Salvatore del genere umano, fu preservata da ogni macchia di
peccato originale.
Infatti Dio manda Suo Figlio, Gesù
Cristo, nel mondo per distruggere il
peccato e pertanto prepara una Madre degna di Lui, degna di Dio! Quindi
Maria non poteva non essere ilmmacolata e tutta Santa, che doveva far
nascere • la Luce del mondo, piena di
grazia e di verità », come dice S. Giovanni.
Di tale pienezza Cristo ha fatto dono, prima che agli altri e più che agli altri a Maria, onde avere una Madre degna di Lui. Maria pertanto è il
capolavoro di Dio, fattosi Figlio dell’uomo per portare l’uomo a diventare
figlio di Dio.
Lutero stesso scrisse: • Dalla dignità di Madre di Dio le proviene ogni
onore e beatitudine, in modo che in
tutto il genere umano è l'unica persona superiore a tutti, cui nessuno è
pari, che sola ha comune il Figlio col
Padre celeste ».
Invito pertanto tutti i Protestanti, I
Valdesi in particolare, a non avere paura
di rivolgersi a Maria, perché Maria porta a Cristo ed alla Sua Redenzione;
l'amore a Maria aumenta, non diminuisce, l’amore al Figlio perché Maria è profondamente inserita nel Mistero di Cristo e della Salvezza da
Lui operata a vantaggio degli uomini;
quindi come Dio ha avuto « bisogno >
di Maria per incarnarsi, così noi abbiamo « bisogno » di Maria per elevarci a Dio e diventare suoi figli ed
eredi, come dice S. Paolo.
AD JESUM PER MARIAMI
Felice Morello, Pinerolo
p.c, al Sommo Pontefice Giovanni
Paolo II con la preghiera di includere nei suoi viaggi apostolici anche Pinerolo e Torre Pellice, capitale del
Protestantesimo italiano, onde ricostituire, nel nome della Vergine María e
del Vicario di Cristo, l'Unità della santa Chiesa di Dio.
Hanno collaborato a questo
numero: Maria Luisa Barberis, Paola Montalbano, Eugenio Stretti, Erika Tomassone, Liliana Viglielmo.
Guardiamo da vicino
ie chiese
Il cinema Edelweiss di Pomaretto ha ospitato mercoledì 8
luglio una conferenza pubblica
con diapositive dei Testimoni
di Geova dal titolo « Guardiamo
da vicino le chiese ».
Una numerosa assemblea, composta quasi esclusivamente da
Testimoni di Geova, con famiglie
intere con i vestiti della festa
(molti in giacca e cravatta malgrado il caldo), ha disciplinatamente seguito la spiegazionecommento che veniva fatta dall’oratore sulle varie diapositive
che volevano mettere in risalto
gli errori-orrori delle chiese.
Puntando sui parallelismi con
altre religioni non cristiane, o
con usi e costumi pagani, l’oratore ha così creduto di dimostrare
la fine delle chiese attaccando la
dottrina della trinità, l’uso della
croce nelle chiese, le pratiche
religiose (rosario, adorazione-venerazione delle immagini), la benedizione delle armi e denunciando il lassismo etico del momento. Alcuni esempi significativi venivano generalizzati in una
condanna che faceva di ogni erba un fascio. Alcune foto di
chiese abbandonate ed usate co
D ¡battiti
TORRE PELLICE — Nell'ambito della
Festa dell’Unità in iprogramma ai giardini di piazza Muston dal 31 luglio al
2 agosto, sabato 1° agosto alle ore 17
si svolge un dibattito su » Quale fu
turo per il movimento pacifista Italia
no »; interventi di Luciana Castellina
parlamentare europeo e Giuseppe Re
burdo, consigliere regionale. Domeni
ca 2 agosto, alle ore 17.30, presenta
zione del libro « I padri lontani » di
Marina darre; interventi di Augusto
Comba, Osvaldo Coi’sson, Bruna Peyrot.
Manifestazioni
ROURE — Domenica 2 agosto si
svolge il 3° raduno delle formazioni
partigiane della Val Chisone; ricorre
fra l'altro quest'anno il 43° anniversario deH'incendio della frazione Bourcet di Roure perpetrato dalle truppe
nazi-fasciste. La giornata ha inizio
alle 10.30 col ritrovo a Chasteiran.
Concerti
TORRE PELLICE — La Pro Loco, in
collaborazione col Comune e la Cassa di Risparmio, organizza per agosto
una serie di concerti presso il tempio valdese dì Torre Pellice con inizio alle ore 21.
Le date previste sono quelle dell'I, 8, 16, 29 agosto.
Segnalazioni
PINEROLO — La biblioteca comunale
« Alliaudi » resta aperta nel mese di
agosto tutti I giorni, dal lunedì al sabato compreso, dalle ore 8 alle 14.
me magazzini o mercato, diventavano esempio della crisi di
tutte le chiese e del giudizio di
condanna di Geova-Dio, giudizio
di condanna che risuonava puntuale ad ogni nuovo esempio.
Dopo un canto un altro oratore ha parlato a lungo suU’urgenza di lasciare queste chiese ormai condannate ed unirsi ai
Testimoni di Geova. Il discorso
era pieno di citazioni prese im
po’ da tutta la Bibbia, tolte dal
loro contesto, che avevano il solo scopo di appoggiare quanto
detto.
La serata è poi terminata con
canto e preghiera, senza lasciare
nessuno spazio alla discussione
ed al confronto. Chiaramente
chi crede di essere il solo depositario della verità non ha bisogno né vuole discuterla. E’ mancato pure Tanntmcio positivo
della proposta dei Testimoni di
Geova.
Quanto si poteva intravvedere
era la certezza di una salvezza
meritata, e riflessa in un comportamento etico tradizionale,
un quadro dottrinale chiaro e
semplice, un calore umano autentico ed un netto distacco dal
mondo e da tutti gli altri.
Ma questa semplicità e questa
autosicurezza rispecchiano ancora TEvangelo?
Renato Coisson
Domenica 26 luglio
□ TEMPIO APERTO
TORRE PELLICE — Il terzo incontro,
domenica 26 luglio, alle 17.30, presso
Il Tempio, prevede una conversazione
del past. S. Labsch su « Lo Spìrito
Santo nella vita della chiesa e del
credente ».
Domenica 2 agosto
n RIUNIONE AL COLLE
DELLE FONTANE
FONTANE — La tradizionale riunione estiva avrà inizio alle ore 15 nell’area attrezzata del Colle delle Fontane.
Parleranno alcuni fratelli battisti di
Torino e Milano.
In caso di maltempo rincontro avrà
luogo nella scuola di Fontane.
RINGRAZIAMENTO
« Benedici, anima mia, VEterno e non dimenticare alcuno
dei suoi benefici »
(Salmo 103: 2)
I familiari di
Francesco Peyrot
riconoscenti, ringraziano tutti coloro
ohe in qualsiasi modo hanno preso
parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento rivolgono agli infermieri Mauro Meytre ed
Anna Pons, ai parenti ed agli amici
del Crosetto, al medico curante doti.
Griffa, al pastore Archimede Bertolino.
S. Secondo di Pinerolo, 24 luglio 1987
M. B. M.
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8
8 fatti e problemi
1
24 luglio 1987
LA CHIUSURA DEL FAI
Vincere la fame col lavoro per tutti
I quotidiani hanno dato recentemente la notizia che il PAI,
il Fondo italiano straordinario
contro la fame nel mondo, ha
chiuso i battenti nello scorso
febbraio. Accanto a questa organizzazione ha pure operato —
e continua ad operare — il Dipartimento economico (DIPCO)
a carattere istituzionale, dipendente dal Ministero degli Esteri: in due anni, attraverso questi canali, sono passati ben ottomila miliardi di lire.
Una polemica italiana
Il responsabile del FAI, sottosegretario Forte, nell’evidenziare
che la gestione del Fondo ha
urtato « interessi enormi » e
« spezzato lobby potenti », ha
per contro accusato il DIPCO di
aver inviato in Africa frumento
riempiendo le banchine dei porti s'enza curarne la distribuzione,
montagne di cibi scatolati fra
cui sardine per i musizlmani che
non mangiano pesce piccolo, carne che provoca botulismo, latte in polvere per favorire la
CEE, ecc.
Nel contempo il direttore del
mensile dei comboniani Nigrizia, padre Boscaini, succeduto a
Zanotelli (giubilato perché aveva
criticato Tex-ministro della Difesa Spadolini per un traffico
d’armi col Sudan), a seguito delle testimonianze dei missionari
operanti in Africa, denuncia che
il cibo in scatola viene venduto
al mercato di Addis Abeba (Etiopia) ed altre tonnellate di merci vengono vendute deprimendo
i già magri prezzi dei prodotti
locali.
Su tutto questo si inseriscono
poi altre roventi polemiche a carattere politico/partitico che lasciano intrawedere linee diverse
di politica estera, con relativo
risvolto economico.
Ma questa non è la sede per
inoltrarci in analisi ed in discussioni di tal genere: da un punto
di vista umano e solidale si può
solo deplorare che — stando così le cose — gli ingenti fondi impiegati per sollevare popolazioni
sottoalimentate si siano mischiati con altri obiettivi che con la
solidarietà hanno ben poco a
che fare.
Su questa ovvia considerazione sia ne innesta un’altra, di fondamentale importanza: la necessità che la comunità internazionale (e quindi anche le
Chiese) si renda ormai pienamente conto che — oltre ai
doverosi e generosi aiuti necessari per situazioni di emergenza — occorre dare delle risposte
diverse da quelle fornite in gran
parte finora prendendo sul serio, ad esempio, la prospettiva
del diritto dei popoli a nutrirsi
da sé, collaborando a quei progetti che possono condurre ad
una autosufficienza alimentare
nelle varie regioni del mondo.
Dodici proposte
A questo proposito, vorrei segnalare il Quaderno n. 8 (giugno 1987) del periodico Volontari per lo sviluppo (Corso Chieri 121/6, tei. 011/894307, Torino)
del CISV, contenente « 12 proposte per vincere la fame », che
vanno dall’acquacoltura all’irrigazione, dalla moralizzazione dei
commerci alla biotecnologia,
dalla scuola alle tecniche agricole, ecc. Si tratta di una pubblicazione particolarmente indicata per tutti quei gruppi, scuole, convegni, ecc. che prendono
nella debita considerazione questa drammatica problematica
della fame e le concrete possibilità di risolverla, nella coscienza che essa non è una fatalità, ma uno dei più grossi
scandali del nostro secolo, così
’’progredito”.
Si è già accennato all’autosuffìcienza alimentare. Essa ovvia
Raccontare gli atti di Dio
(segue da pag. 1)
preceduti hanno già vissuto.
Questo richiamo alla memoria,
alla tua memoria è inevitabilmente un richiamo alla tua identità.
Identità e memoria sono la
stessa cosa, uno che perde la memoria perde anche l'identità,
uno che non ha una memoria
non ha un’identità.
C’è da chiedersi se tanti stati
di sofferenza psicologica e spirituale, specialmente tra i più giovani, ma non solo, se a volte la
disperata ricerca di identità, non
siano causati dalla perdita di una
memoria, intesa in senso forte,
radicata e radicante.
Quale memoria hanno ricevuto e ricevono le giovani generazioni dalle loro famiglie, dalla
scuola... dalle chiese?
E come rovescio della medaglia: non sarà che tanta incomprensione e ignoranza riguardo
al mondo giovanile da parte degli adulti non dipenda proprio
dal fatto che non avendo trasmesso una memoria forte, non
sai più tu, adulto, chi siano i
giovani
i?
Il nostro Salmo ci testimonia
che la catechesi biblica è convinta che la persona umana sia
fatta di memoria e che nella memoria sta la possibilità di una
vita piena e fedele.
Il terzo scopo della catechesi
biblica, secondo il v. 1 del nostro Salmo, è la fede vissuta come prassi-osservanza dei comandamenti. Il solito, tradizionale,
richiamo della Bibbia al « fare »
oltre che al « dire ».
« Fare » i comandamenti, per
la catechesi, è importante quanto « dirli », « insegnarli ».
Qual è la prassi-osservanza delle nostre chiese?
E ancor prima: qual è la prassi-osservanza dei credenti? Per
esempio nella nostra famiglia.
La famiglia di evangelici o in
cui vi siano dei membri evangelici, appare oggi un punto debole, debolissimo dèlia nostra aggregazione comunitaria; a volte
addirittura disorientante per la
vita di fede del giovane che vi
cresce o dell’adulto che spesso
vi trova motivo di freno invece
che di maggior forza per impegnarsi.
C’è una forte tendenza a delegare tutta la propria prassi-osservanza di fede alla chiesa.
Pensiamo alle nostre scuole domenicali, ai nostri catechismi,
all’incontro con adulti che si avvicinano a noi. Di volta in volta
il monitore, il catechista, il pastore sono figure isolate ed « esemplari » della nostra fede? Le
comunità appaiono lontane, sfumate, quasi un dettaglio, un’appendice opzionale.
Ma il nostro Salmo, che pure
Eugenio Bernardini
mente non si può realizzare se
la gente non ha i mezzi per produrre o acquistare i cibi necessari. In un paese in cui il 90%
della gente lavora la terra questo problema è più facile, ma in
altre zone — come ad esempio
in America Latina che ha fortissimi inurbamenti — diventar
clienti dei produttori agricoli
presenta grosse difficoltà.
No alla « trinità »
si apre con l’appello di un maestro d’Israele, alla prima persona singolare, continua poi con
dei plurali: « noi », « ogni generazione », « non nascondetelo »,
« non nasconderlo ». Voi, non nascondetelo!
La prassi-osservanza di cui parla il nostro Salmo, come terzo
scopo della catechesi, riguarda
ovviamente tutti, e la Riforma
l’ha ripreso con tutta la serietà
dovuta, sottolineando il sacerdozio universale e la vocazione di
ciascuno nella propria situazione, nella laicità o profanità del
mondo.
Non è affare della chiesa, o
dei pastori, o dei laici che hanno il « pallino » della chiesa.
Ogni generazione raccomandi
alla generazione futura: di mettere in Dio la propria fiducia; di
non dimenticare le sue opere; di
osservare i suoi comandamenti.
Ecco il nostro compito di oggi, che poi è quello di ieri; ma
è quello di ieri che deve essere
adattato alle nuove situazioni
maturate nella nostra società e
nelle nostre chiese.
Se non sapremo attualizzare
per noi la memoria della fede,
invece che proporre un’identità
radicata nella Parola di Dio, proporremo soltanto una nostalgia,
magari intensa, ma solo nostalgia di un passato definitivamente passato.
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Convenzione
contro
la tortura
Le (difficoltà nel contrastare gli interessi (delle lobby e nel fare arrivare a (destinazione
le (derrate - Obiettivo: garantire l’autosufficienza alimentare ai popoli (del Terzo Mondo
Un agronomo francese, François Ravagnan, nell’intento di
dare un contributo alla questione dell’autosufficienza alimentare, ha fatto su Le Monde Diplomatique dello scorso giugno
un parallelo inconsueto fra la
situazione attuale del Terzo
Mondo in genere e quella del
’700 agricolo europeo. Egli nota
che il progressivo aumento della popolazione, il miglioramento
delle vie di comunicazione e di
trasporto ed infine il forte sviluppo dei vari artigianati di supporto hanno avuto — nei confronti appunto deH’agriccltura
— una triplice funzione: allontanare dalla terra i lavoratori
eccedenti, perfezionare la produzione agricola con attrezzi adeguati forniti da un solido artigianato, dare nello stesso tempo a questi artigiani i mezzi per
il loro sostentamento.
Le due prime condizioni —
poco o tanto — esistono già oggi nei paesi del Terzo Mondo,
dice l’agronomo. Circa la terza, e cioè un coerente sviluppo
artigianale, essa è ancora da realizzare.
Manca il supporto di fabbri,
di carradori, di sellai, di zoccolai, di muratori, di falegnami, ecc. e vale a dire di quell’artigianato che in Europa si è così
sviluppato nel 19° secolo. In sostanza l’agricoltura non può svilupparsi e progredire come un
settore a parte, ma è legata a
filo doppio col resto dell’economia.
Un altro mito da sfatare —
secondo l’agronomo — è l’oppcsto criterio di voler progettare lo sviluppo agricolo con
misure altamente tecnocratiche
e industriali, basandosi su quella
che egli chiama « la trinità degli agronomi moderni »: semi
selezionati, concimi chimici e
pesticidi (ne sappiamo qualcosa, no?). Accrescere il rendimento di una coltura non accresce
infatti necessariamente la produzione globale di una determinata regione. Il solo mezzo
per ripartire equamente un certo reddito consiste nel ripartire
il lavoro fra tutti i componenti. « Chi non lavora non mangia » — conclude l’articolista —
non è solo uno slogan a carattere morale, ma è la constatazione
della situazione di centinaia
di milioni di uomini. Situazione che tra una ventina d’anni potrà riguardare tre miliardi di
persone, se non cambieranno le
attuali concezioni economiche
dominanti.
Roberto Peyrot
La Sezione italiana di Amnesty International ha ricordato che venerdì 26
giugno 1987 è entrata in vigore, per
i 20 Stati che l'hanno ratificata, la
« Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e gli altri trattamenti e
punizioni crudeli, inumani e degradanti ».
La Convenzione contiene diversi elementi di particolare importanza:
— il principio deila giurisdizione universale obbligatoria nei confronti dei
torturatori, il che significa che essi,
a meno che non siano estradati altrove, dovranno essere perseguiti penalmente, in qualsiasi Stato-parte contraente si trovino, a prescindere dalla
loro nazionalità o dal luogo in cui la
tortura sia stata praticata;
— l'obbligo di non reimpatriare o
estradare rifugiati politici od altri individui in Paesi ove rischino di essere
torturati;
— l'esclusione della «obbedienza ad
ordini superiori » dal novero delle
giustificazioni addotte dai torturatori;
— l'obbligo per gli Stati-parti contraenti di svolgere approfondite indagini sulla tortura o altri trattamenti
crudeli, inumani o degradanti, anche
in assenza di denuncia da parte delle
vittime e l'obbli.go di risarcimento nei
loro confronti;
— la creazione di un « Comitato
contro la tortura», composto da 10
membri, che possa 1) esaminare i rapporti periodici forniti dalle parti contraenti; 2) indagare sulle pratiche sistematiche di tortura; 3) ricevere denunce individuali contro uno Stato se
questi accetti di essere sottoposto al
suo giudizio; 4) ricevere denunce di
uno Stato contro un altro Stato, se
entrambi accettino di essere sottoposti al suo giudizio.
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg,
Tribunale di Pinerolo n. 175.
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Giorgio GardioI (direttore), Paolo Fiorio, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e: Mirella
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