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E CHIESE E
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Anno IX - numero 2 -12 gennaio 2001
EDITORIALE!
Auguri per il terzo millennio
di PIERA ECIDI
SCUOL
Scuola laica per la libertà di tutti
di STEFANO MaONl >
ICHIESI
La Settimana della libertà 2001
di GIUSEPPE PLATONE
ECO DELLE VALLII
Per un \
di DAVIDE ROSSO.
BIBBIA E ATTUALiTÀB | La Nato sotto accusa per l'uso di migliaia di proiettili all'uranio impoverito
LIBERI
DALL'IMMAGINE
«Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo hanno dei nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il
capo»
Matteo 8, 20
GESÜ è già un personaggio famoso e per questo è continuamente pressato dalle richieste della folla
che lo circonda che vorrebbe assistere a un miracolo, vorrebbe toccarlo,
intervistarlo. Gesù è conforme alle
attese e all’immagine che la folla si è
fatta di lui. Gesù è modellato dai numerosi titoli che gli attribuiscono:
re-messia, guaritore, dottore, nuovo
Battista e così via. Paradossalmente,
Gesù apprende dagli altri ciò che è.
Quando questa immagine si sfalderà,
si decreterà che la sua vita è senza
valore, è buona solo per essere crocifissa. Se Gesù vuole mantenersi al livello della sua fama, deve conformarsi a ciò che si dice e si pensa di
lui. All’altezza della sua immagine.
Ma così rischia di far tacere l’altra
parola, la Parola del Padre, che fin
dall’inizio ha detto di lui: «Questo è
il mio diletto Figlio». Questo nome i
primi cristiani lo hanno attribuito a
un uomo considerato come l’ultimo,
un uomo senza un’apparenza speciale, senza particolari ambizioni se non
quella di servire gli ultimi. Quest’uomo, Dio, il Padre, lo ha rivelato come il suo diletto Figlio. Dio riconosce e ama l’essere umano senza condizioni, per niente, indipendentemente dalle sue qualità. «ÌVlio diletto
Figlio»: è il titolo che Gesù rischia di
perdere nel momento in cui guadagna in fama e in notorietà.
La nostra identità dipende in larga misura da ciò che gli altri pensano di noi, viviamo nello sguardo
degli altri, cerchiamo sempre segnali
di approvazione. Cerchiamo di offrire di noi un’immagine sulla base del
giudizio degli altri, di come gli altri
ci vogliono, in maniera tale da sen
tirci degni della loro considerazione.
A un certo momento ciò che noi siamo lo troviamo non in noi stessi ma
nello sguardo degli altri, sulla bocca
degli altri, nel giudizio degli altri,
Questo è il messaggio che oggi ci avvolge da ogni parte, rafforzato dalla
pubblicità, esaltato dallo sport, dal
mercato. Il papa, o chi per lui, se ne
è fatto perfetto interprete nell’uso
che ha fatto, nell’anno giubilare, delle tecniche mediatiche. Tutto celebra
il primato dell’immagine, tutto spinge alla corsa alla visibilità. E quando
l’immagine si incrina, la disperazione o la depressione bussano. Non
siamo più degni di vivere.
Gesù, per sottolineare la sua presa di distanza, la sua libertà, ha
detto che il Figliuol dell’uomo non
ha dove posare il capo. Gesù rifiuta
di affidare la propria vita e la propria
missione a ciò che si dice di lui, di
posare il suo capo su ciò che ci si attende da lui. Gesù attraversa tutte le
identità senza soffermarsi su una di
esse in particolare, senza lasciarsi da
esse modellare. Non avere un luogo
dove posare il capo per Gesù vuol dire libertà, non cedere alle lusinghe
delle parole, dei modelli e delle logiche che sempre esigono da noi, e che
finiscono per sfruttarci e schiacciarci
come persone, come figli di Dio.
Valdo Benecchi
Contaminazione balcanica
Non solo i nnìUtori, mo anche le popolazioni locali e i volontari civili internazionali
sono le maggiori vittime di un'arma che deve essere messa al bando al più presto
GIULIO MARCON
10.800 proiettili ricoperti di uranio
impoverito (Du) sparati dalla Nato in
Bosnia nella «zona di esclusione» per
un raggio di 20 km intorno a Sarajevo
fra il 1994 e il 1995. 31.500 proiettili
ricoperti di Du esplosi dalle truppe
Nato in Kosovo, la metà dei quali
(14.180) lungo la strada Pec-Djakovica-Prizren, zona di competenza del
contingente italiano. Quantità presumibilmente superiori di proiettili Du
utilizzati durante i raid aerei dell’Alleanza atlantica sul territorio della
Serbia, sempre nel 1999.
Il clamore suscitato in queste settimane sulle possibili contaminazioni contratte dai militari in missione
nell’area balcanica sembra mettere
in secondo piano le conseguenze
sulla popolazione civile che pagherà
negli anni a venire un prezzo alto
sebbene difficilmente valutabile: sono le popolazioni civili quindi, per
l’ennesima volta, le vittime maggiori
delle conseguenze di queste armi
crudeli e disumane. Scienziati inglesi hanno calcolato (R. Coghill, agosto 1999) in 10.000 i possibili casi di
cancro nei prossimi dieci anni nelle
aree interessate.
Rimangono ancora mólti lati oscuri in questa vicenda. Le mappe fornite dalla Nato dei siti bombardati in
Kosovo (1999) sono parziali e incomplete e quelle della Bosnia, nonostante le promesse, ancora non sono
state fornite. Per la Serbia la Nato
non si è ancora dichiarata disponibile a fornire tutte le informazioni necessarie, mentre è da prendere in
considerazione l’eventualità che alcune bombe siano state sganciate
anche nel mare Adriatico durante i
rientri in base dei bombardieri AIO.
Accertare la verità e le eventuali responsabilità è dunque un compito
fondamentale. Ma fatto questo, sono
necessari alcuni impegni precisi. Il
primo è quello della messa al bando
delle bombe a Uranio impoverito
che erroneamente vengono definite
armi «convenzionali radioattive tossiche» ma che altro non sono se non
armi crudeli e disumane. In secondo
luogo il governo italiano dovrebbe
predisporre un piano straordinario
di informazione, monitoraggio, bonifica ambientale e di controlli sanitari
della popolazione civile in Bosnia,
Segue a pag. 4
Fcei e ecumenismo
Il dialogo su
punti concreti
«All’indomani della chiusura dell’Anno Santo, e in vista della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, avvertiamo l’esigenza di riprendere il discorso sull’impegno ecumenico delle nostre chiese, manifestando
la nostra volontà di “riaprire la porta”
dell’ecumenismo dopo un anno giubilare segnato da molte ombre»: così
comincia una lettera aperta del Consiglio della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia alle sue chiese
membro. Dopo una valutazione
dell’anno giubilare, che dal punto di
vista protestante si è caratterizzato
come un «inverno ecumenico», il documento propone alcuni punti per
«riprendere con rinnovata energia il
difficile cammino ecumenico».
Il testo integrale a pag. 6
Debito paesi poveri
Iniziativa della
Gran Bretagna
La campagna «Jubilee 2000» ha salutato la decisione della Gran Bretagna di rinunciare al pagamento del
costo di servizio del debito dei 41
paesi più poveri del mondo come un
«fantastico balzo in avanti» per liberare il Terzo Mondo da un debito che
non è in grado di rimborsare. La decisione britannica equivale a 30 milioni
di dollari l’anno. Gordon Brown, ministro delle Finanze britannico, ha
chiesto che altri paesi creditori seguano l’esempio della Gran Bretagna
rinunciando ai rimborsi ma «assicurandosi, come noi, che i rimborsi verranno dedicati alla lotta contro la povertà». La Gran Bretagna si sta preparando a concedere la remissione del
debito ad altri 21 paesi.
A pag. 12
Valli valdesi
Il 2000 degli
amministratori
Che cosa possono ricordare, di rile
vante, sindaci e amministratori del
Pinerolese dopo questa fine d’anno,
di secolo e di millennio? Rispondono
Alberto Barbero (Pinerolo), Piergiorgio Ghibò (Luserna San Giovanni) e
Franco Grill (Prali). Ovviamente
l’evento che segna l’anno 2000 è stato
l’alluvione: la paura, i progetti andati
in fumo, i danni. Ciò nonostante rimangono solide le idee di sviluppo
per il futuro: opere pubbliche, viabi
lità, iniziative culturali. Ma forse Fin
vestimento più rilevante, per chi si
trova ad amministrare una realtà locale di dimensioni più o meno piccole, è quello basato sul coinvolgimento
e la partecipazione del cittadini: lo si
è visto proprio nell’emergenza.
A pag. 7
INFRANGERE
GLI STECCATI
Limitarsi a inseguire con angoscia
gli eventi, chiedendosi se la pace attesa
da anni possa arrivare in extremis, prima delle elezioni in Israele e che Clinton se ne vada. E proprio quando un
odio mai conosciuto prima dilania questi due popoli. Oppure tentare di costruire ponti e infrangere steccati, attraverso gesti e anche parole; come le
«Donne in nero» di Torino che, insieme
a donne ebree e palestinesi, scrivono
«ci rifiutiamo di essere nemiche». In
entrambi i casi, nessun occidentale
sarà chiamato a decidere e dunque a rischiare. Possiamo (e dobbiamo) solo
continuare a riflettere e a riflettere in
spirito di verità, anche a costo di verità
inquietanti prima di tutto su noi stessi.
Ammettere, per esempio, che non si
tratta di altri e di altro, ma di un
dramma nostro; è stato l’antisemitismo dell’Europa cristiana (e non
l’Islam di ieri o di oggi) a sfociare nella
Shoah; è il colonialismo occidentale (e
non il movimento sionista) che ha diviso Africa e Medio Oriente a colpi di
matita, di armi e di «regali» avvelenati
come l’idea di stato. L’origine antica di
questa tragedia sta in casa nostra. Verso questi due popoli, entrambi forse
«vittime di vittime innocenti», siamo
storicamente debitori (da protestante
direi che ci confessiamo peccatori) e
dunque vanno evitati consigli e giudizi
facili. Ammettere anche che il nostro
sguardo non è mai obiettivo; ciascuno
ha il cuore un po’ più vicino a Israele
(anche quando condanna l’uso dei mitra contro i bambini) o alla Palestina
(anche quando condanna l’uso delle
bombe contro gli scuolabus); non dichiariamo un’obiettività che non è autentica, ma cerchiamo di non restare
ingabbiati neH’immagine rigida dell’amico (che ha ragione) e del nemico
(con cui non si tratta), immaginario
che sta contribuendo a imbarbarire il
conflitto. La pace si costruisce non con
gli amici, perché non sarebbe pace ma
amore, ma con chi si è in conflitto e di
cui non ci si fida.
Dovremmo (amaro a dirsi qui, difficilissimo da accettare in PalestinaIsraele) riconoscere che la pace non
potrà mai essere «giusta»; sono troppo
incancreniti i problemi e laceranti le
ferite, antiche e recenti, perché qualsiasi pace possibile non sia il frutto di
rinunce e compromessi, non sia recepita come ingiusta. E dunque, forse
Gerusalemme (da sempre dichiarata
capitale «irrinunciabile») non sarà né
solo palestinese né solo israeliana; ma
una capitale soffertamente condivisa
che non può tornare a essere divisa,
come è stata fino al ’67.1 profughi palestinesi dovranno poter tornare; non
tutti e non dappertutto (e questa è una
ingiustizia), certo a Ramallah, certo
non ad Haifa, ma dovranno tornare.
Gli insediamenti, vero nodo esplosivo
del conflitto attuale, dovranno essere
rimossi; non tutti (altra ingiustizia) e
non dappertutto, ma ci sarà qualcuno
che dovrà lasciare, senza capire, la terra che ha lavorato e amato. La pace per
cui preghiamo parte certo dalla fine
dell’occupazione militare israeliana,
da case distrutte che devono essere ricostruite (quanto conterebbero gesti
anche simbolici di riconoscimento?),
ma si basa in prospettiva su acqua e
strade condivise, israeliani che vivono
in Palestina e palestinesi in Israele.
Ora appare un sogno ma, come scrive
Gitai, israeliani e palestinesi sono condannati alla pace.
Francesca Spano
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ] 2 GENNAIO 20Qi vB^ERDÌ 1
«'Gesù, vedendo le
folle, salì sul monte
e si mise a sedere.
I suoi discepoli si
accostarono a lui,
'‘ed egli, aperta la
bocca, insegnava
loro dicendo: (...)
‘‘Non siate in ansia
per la vostra vita,
di che cosa
mangerete o di che
cosa berrete; né per
il vostro corpo, di
che cosa vi vestirete.
Non è la vita più
del nutrimento,
e il corpo più del
vestito? ‘"Guardate
gli uccelli del cielo:
non seminano,
non mietono,
non raccolgono
in granai, e il Padre
vostro celeste li
nutre. Non valete
voi molto più di
loro?“E chi di voi
può con la sua
preoccupazione
aggiungere anche
solo un cubito alla
durata della sua
vita?‘"E perché
siete così ansiosi
per il vestire?
Guardate come
crescono i gigli
della campagna:
essi non faticano
e non filano;
‘‘eppure io vi dico
che neppure
Salomone, con
tutta la sua gloria,
fu vestito come uno
di loro. ''°Ora se Dio
veste in questa
maniera l’erba dei
campi che oggi è,
e domani è gettata
nel forno, non farà
molto di più per
voi, o gente di poca
fede?Non siate
dunque in ansia,
dicendo: Che
mangeremo?
Che berremo?
Di che ci vestiremo?
"‘Perché sono
I pagani che
ricercano tutte
queste cose; ma il
Padre vostro celeste
sa che avete bisogno
di tutte queste cose.
""Cercate prima il
regno é la giustizia
di Dio, e tutte
queste cose vi
saranno date in
più. "‘'Non siate
dunque in ansia per
il domani,
perché il domani
si preoccuperà
di se stesso. Basta
a ciascun giorno
il suo affanno»
(Matteo 5, 1-2; 6, 25-34)
«CERCATE LA GIUSTIZIA DI DIO»
Nei Sermone sul monte, lo giustizia non è più un fredigo legalismo ma ridiventa uno
spazio di vita per tutti in cui ognuno ritrova la propria dignità, nell'amore fraterno
RENATO COISSON
Quel giorno, sulla montagna, c’era tanta gente che
voleva ascoltare Gesù. Erano
venuti da vicino, erano venuti
da lontano, ognuno con il carico della propria umanità: le
gioie, i dolori, le speranze o le
delusioni che costellano la vita
di ogni giorno. Erano lì con la
loro povertà, il problema del lavoro precario, della disoccupazione, le preoccupazioni delle
malattie, il dolore dei lutti, il peso della solitudine e della vecchiaia, la voglia di impegnarsi
per un mondo diverso e le delusioni per le amare sconfitte.
Tutti in attesa di qualcosa, forse
di qualcuno, che potesse dare
loro quello che cercavano.
E Gesù ha tempo per loro: «si
mise a sedere», non ha fretta,
non ha un agenda piena di mille appuntamenti come le nostre, non corre via in fretta ma si
ferma con loro, vuole condividere in pieno la loro vita e le loro preoccupazioni. Gesù «annuncia loro l’Evangelo del regno di Dio». L’evangelista Matteo concentra qui tutta una serie di insegnamenti di Gesù, forse detti in momenti e in circostanze diverse, con il vantaggio di darci una visione globale
e completa della novità rivoluzionaria del Regno. Un poco alla volta, infatti, si apre davanti
agli ascoltatori l’annuncio di un
mondo veramente nuovo che
affascina sempre più.
Gli orizzonti si allargano pieni
di luce e di speranza, un senso
di pace e di serenità prende il
posto della paura e dell’ango
scia. E la gente ascolta, ascolta,
pende dalle labbra di Gesù, affascinata da quelle parole e tuttavia al tempo stesso presa poco
alla volta da un timore che la
paralizza: «È troppo bello per
essere vero»... «è troppo difficile»... «è impossibile»... «è pura e
semplice utopia!».
La gente capisce infatti che
perché questo cambiamento
possa avvenire veramente è necessario che noi non ci limitiamo ad essere dei semplici spettatori di un’azione portata avanti da Dio ma che diventiamo veri
e propri attori che assumono fino in fondo il ruolo che Dio ci
affida. E Gesù chiede tre cose:
«Non siate in ansia», «guardate»,
«cercate prima».
«Guardate
aprite gli occhi»
«Non siate in ansia»
Signore aprici gii occhi
Signore, aprici gli occhi,
affinché vediamo ciò che c’è da vedere.
Signore, aprici le orecchie,
affinché udiamo ciò che c’è da udire.
Signore, aprici le labbra,
affinché diciamo ciò che c’è da dire.
Signore, aprici le mani,
affinché cambiamo ciò che è da cambiare.
Signore, aprici il futuro,
fai apparire nel mondo il tuo Regno!
Lothar Zanetti
(da Spalanca la finestra, testi di fede
della chiesa universale, Cevaa, 2000)
Non preoccupatevi al punto
di essere paralizzati nel vostro agire, al punto di non essere
più in grado di distinguere le vere dalle false inquietudini. Nella
nostra vita superagitata abbiamo
sempre paura che qualcosa sfugga al nostro controllo, alla nostra
capacità di farvi fronte, abbiamo
paura di non essere più padroni
del nostro presente e del nostro
futuro. Questo è sintomo innanzitutto di mancanza di fiducia in
Dio e di chiusura verso le nuove
prospettive dell’Evangelo, o forse
anche di una certa disillusione.
Gesù ha il coraggio di dire
«non siate in ansia» a persone
che vivono in situazioni molto
più drammatiche delle nostre: ai
poveri, agli affamati, a chi non
sa cosa mettere sul tavolo a
pranzo e sente il pianto dei figli
che hanno fame. Lo dice alle migliaia di migranti che cercano
altrove un lavoro, una possibilità di vivere una vita dignitosa e
sono vittime dell’indifferenza,
dell’odio razzista che serpeggia
sempre più, sfruttati dagli scafisti e da datori di lavoro poco coscienziosi, lo dice alle migliaia di
donne costrette a prostituirsi,
per pagare dei debiti inventati
per sfruttarle. Gesù lo dice a chi
vede un proprio caro spegnersi
lentamente per il progredire
inesorabile di una malattia incurabile e a chi accompagna all’ultima dimora il corpo di una persona amata. Gesù a tutti ripete
«non siate in ansia», che non è
una sfida assurda, ma un atto di
piena fiducia perché: «guardate». Ed è qui la seconda parola
che ci deve fare riflettere.
Guardate, aprite gii occhi,
osservate. Per costruire il
nuovo mondo del regno di Dio
non si parte da zero, dal nulla,
non è necessario inventare tutto, riunire sinodi, assemblee,
convocare tavole rotonde o convegni, bisogna cercare di capire
ciò che Dio ha già fatto. Non bisogna partire da noi stessi, bisogna partire da Dio. È forse un
po’ come la rivoluzione che Copernico suggeriva ai suoi contemporanei convinti che fosse il
sole a girare intorno alla terra e
non viceversa. Partire da Dio,
dal progetto che egli realizza nel
mondo: e per capire questo Gesù invita i suoi uditori a guardare gli uccelli del cielo («è il padre
vostro che li nutre») o ad osservare i gigli dei campi («è Dio che
li veste come neppure Salomone
con tutta la sua gloria non è mai
stato rivestito»); pensiamo a
quei bei documentari sulle meraviglie della natura che spesso
vediamo alla televisione.
E Gesù aggiunge: «Se così è...
tanto più voi!». Guardatevi allo
specchio e scoprite la vostra bellezza, quella bellezza che non
dipende dalla vostra abbronzatura e dai vostri vestiti all’ultima
moda, ma che dipende da quello sguardo di amore con cui Dio
vi vede, quello sguardo che vi fa
essere belli al di là di tutte le imperfezioni, fisiche o spirituali,
che vi possono pesare. Guardate
in tutte le persone che incontrate, nel fondo del loro sguardo,
quella stessa luce dell’amore di
Dio perché anche loro sono
amate e graziate da Dio come
voi. Lutero diceva: «11 peccatore
è bello perché è amato da Dio!».
Noi tutti siamo belli, il nostro vicino noioso e insopportabile è
bello, lo sconosciuto che incrociamo lungo la strada è bello,
tutti siamo belli perché Dio ci
vede belli, nella luce della grazia
di Cristo Gesù.
È per questo che in ogni persona c’è una potenzialità di vita
inimmaginabile, che aspetta solo di essere liberata e messa in
movimento, c’è una piccola
brace, semicoperta dalla cenere
dei sogni perduti, che può dare
vita ad un bel fuoco scoppiettante, quando il soffio dello Spirito la fa rivivere. Dopo aver
guardato e riscoperto questa
grande potenzialità di vita nuo
va, «cercate prima il Regno e la
giustizia di Dio». Cercate, fate
, ordine nella vostra vita, stabilite
le priorità assolute a cui dare la
precedenza, quelle priorità che
forse sono finite nascoste da
tante preoccupazioni o illusioni
che sono soltanto una perdita di
tempo. «Marta, Marta, tu ti affanni e ti preoccupi di molte cose, ma una sola cosa è necessaria, e Maria ha scelto la buona
parte che non le sarà tolta» (Luca 10,41-42).
«Cercate il Regno
e la giustizia di Dio»
IL Regno non in astratto, ma
nel concreto della vita di tutti i
giorni, fatta di rapporti umani, di
incontri, di relazioni. Una vita
limpida («il vostro sì sia sì e il vostro no sia no!») un rapporto in
cui l’altro è altrettanto importante quanto lo sono io. Un rapporto di condivisione, di compassione, l’anelare insieme da
una vita diversa e vera per entrambi perché solo assieme, in
una realtà che coinvolge tutti, si
eliminano le differenze e le tensioni. E la giustizia non è più un
freddo legalismo che giunge perfino a legittimare la pena di morte, ma ridiventa uno spazio di vita per tutti in cui ognuno ritrova
la propria dignità, nell’amore
fraterno. E la religione perde il
suo carattere di formalismo sterile e fine a se stesso per riscoprire la realtà di un incontro vivo
con il suo Signore.
Partendo da queste premesse
il mondo ridiventa vivibile per
tutti i suoi sei miliardi di abitanti,
nessuno escluso. Cibo per tutti e
non solo per alcuni che si ingozzano mentre tanti muoiono di
fame; lavoro per tutti e non solo
per i privilegiati e per i raccomandati: una casa dignitosa per
tutti e non ville miliardarie e baraccopoli e favelas negli slum per
i paria della terra. Amicizia e solidarietà per tutti che colmino il
vuoto della solitudine e dell’angoscia. Questa prospettiva ci affascina veramente, premessa del
mondo nuovo del regno di Dio.
Lasciamoci dunque coinvolgere
come attori e costruttori perché
qualcosa di tutto questo possa
già oggi diventare realtà per noi e
per il nostro prossimo.
Note
omiletiche
Il Sermone sul monte,
o Discorso sulla montagna, è uno dei testi più
affascinanti e discussi di
tutto il Nuovo Testamento. Preso alla lettera dai
valdesi medioevali e da
altri movimenti contestatori di un mondo fondato
sulla ricchezza e sulla violenza, li ha portati a subire emarginazioni e persecuzioni da chi voleva difendere uno status quo
che favoriva i potenti,
Scrive Miegge: «Non c'è
nessuno che non si sia almeno una volta fermato,
turbato, perplesso, in presenza delle grandi antitesi di Matteo 5, 21-48».
Matteo concentra nei
capitoli 5-7 tutta una serie di parole di Gesù, certamente dette in contesti
diversi, per presentare, in
un certo senso, il programma della missione
che sta iniziando. Ne risulta un quadro completo
e radicale del messaggio
del Regno di cui dobbiamo essere riconoscenti
all'evangelista. L'indicazione che Gesù salì sul
monte non è una semplice indicazione geografica (tradizionalmente identificato con la collina
a monte di Capernaum),
ma deve essere letta in
parallelo con la montagna del Sinai, su cui sale
Mosè per ricevere la Legge di Dio. Il Discorso sulla
montagna è in stretto
rapporto con l'antica legge di cui costituisce il
compimento; non deve
perciò essere visto come
una nuova legge: il significato del Discorso sulla
montagna deve essere ricercato nella carica escatologica che contiene. È
una parola che apre davanti a noi una potenzialità di vita nuova, che non
ci può lasciare tranquilli e
che ci deve mettere in
movimento.
Da una parte non è
possibile accettare la
realtà nella quale viviamo senza reagire e prendere posizione, questo significherebbe svuotare
tutto l'Evangelo di quella
potenza di novità concreta e reale che rappresenta. E dall'altra è impossibile pensare di realizzare
già oggi sulla terra il regno di Dio, in tutte le sue
implicazioni. Siamo dunque portati a vivere in
questa tensione fra il già
realizzato in Cristo e il
non ancora manifestato.
Una posizione scomoda
forse ma estremamente
stimolante per chi «ha
orecchi per udire».
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approfondire
Predicazione tenuta a Torre
Pellice durante uno dei culti
mattutini del Sinodo.
- Giovanni Miegge: Il
sermone sul monte, Claudiana, Torino.
- Dietrich Bonhoeffer:
Le prix de la Grâce - Sermon sur la montagne,
Delachaux & Niestlé, Neuchâtel.
- Eduard Schweizer: Il
discorso della montagna
(Matteo 5-7), ed. Claudiana, Torino.
-William D. Davies: Capire il Sermone sul monte, Claudiana, Torino.
- John Stott: Matthieu
5-7 - Le sermon sur la
montagne. Paroles pour
vivre. Presses bibliques
universitaires, Lausanne.
- AA. W: Matthieu 5-7
- Le sermon sur la montagne, 12 études en groupe, Presses bibliques universitaires, Lausanne.
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Una delle decisioni prese dalla recente Assemblea generale della Cevaa a Séte
Un'azione comune contro l'Aids in Africa
5/ tratta di dare vita, in collaborazione con altri organismi missionari, a una serie di progetti
contro la malattia in alcuni paesi africani in cui sono presenti chiese membro della Comunità
FRANCO TAGUERO_
La recente Assemblea della Cevaa ha preso, tra le
altre decisioni, anche quella
di dare vita a una serie di
progetti volti alla lotta contro
l’Aids in alcuni paesi africani
nei quali sono presenti chiese membro della Comunità.
Questi progetti dovrebbero
essere messi in cantiere attraverso la collaborazione
fattiva con altri organismi
missionari, in particoiare con
il Cwm (Council World Mission, che ha sede a Londra e
riunisce chiese anglofone in
Jtutto il mondo) e il Vem (Vereinte Evangelische Mission Missione evangelica unita che ha sede a Wuppertal, in
Germania, e riunisce chiese
di 8 paesi africani e asiatici).
Questa intesa, oltre che a dare maggior sostegno finanziario all’attuazione del progetto, mette in evidenza in
modo concreto il desiderio di
comunione che lega le chiese
e ¿cuni organismi impegnati
nella missione con criteri di
condivisione a tutto campo.
Lo studio del progetto nel
corso dell’assemblea ha permesso alla Cevaa di porre alcuni punti fermi nella riflessione sull’Aids e ne è scaturito
un appeUo alle chiese affinché
si impegnino consapevolmente contro il diffondersi
del virus. Oggi su 34 milioni di
malati in tutto il mondo, ben
24 milioni sono concentrati
nel continente africano, dove
tabù culturali e religiosi frenano i metodi di prevenzione
più sicuri. La discussione è
stata animata dalla pastora
I delegati alla prima Assemblea generale della Cevaa a Séte
Dominique Roulin, che da 10
anni a Ginevra svolge un servizio di cappellania verso i
malati di Aids e ha sviluppato
una riflessione sul rito di sepoltura cristiana dei malati.
Il documento inviato ora
alle chiese della Cevaa asserisce che l’integrità della persona umana, creata all’immagine di Dio, necessita di
una azione missionaria precisa. Insieme, al Nord come
al Sud, le chiese hanno il dovere di informarsi e informare in permanenza la popolazione e le persone colpite dal
virus, in modo esplicito e
completo per combattere le
paure, rompere il silenzio,
mettere fine alle dicerie che
l’ignoranza della malattia
provoca. La Cevaa stessa si
pone come luogo di scambio
e di comunicazione di informazioni e di esperienze. Le
chiese devono denunciare
non solo l’esclusione, l’intolleranza e la marginalizzazione che si sviluppano nella società verso le persone colpite
da Aids, ma anche le pratiche
dei laboratori di ricerca che
utilizzano abusivamente per i
loro test, particolarmente nei
paesi del Sud, gruppi di popolazione poco informata.
Il problema è anche etico e
l’esigenza principale è quella
della prevenzione. Da una
parte le chiese protestanti,
forti della loro etica di responsabilità e di libertà devono
proporre, in particolare alla
(Foto Cevaa)
gioventù, delle scelte di vita e
dei valori ispirati all’Evangelo,
per avvicinarsi a tutte le questioni legate all’amore e alla
sessualità, alla fedeltà e alla
vita in coppia, al peccato e al
senso di colpa. Ma la chiese
devono anche affermare che
l’unico mezzo concreto ed efficace di prevenzione rimane
oggi l’utilizzazione del preservativo. Le chiese della Cevaa
ricevono dunque l’esortazio
ne a impegnarsi nell’accom
pagnamento delle persone
sieropositive, anche intraprendendo azioni volte a far sì
che gli strumenti di prevenzione e di cura diventino effettivamente accessibili a tutti
e a prezzi compatibili con il
reddito dei più deboli.
la
t\a
I Slare
E; Riuniti durante un incontro di preghiera a Johannesburg il 6 dicembre scorso
Tre Premi Nobel sudafricani insieme contro l'Aids
re;ue
join
già
3 il
Il 6 dicembre scorso, tre
Premi Nobel per la pace, Nelson Mandela, Frederik W. De
Klerk e l’arcivescovo Desmond Tutu si sono presentati insieme pubblicamente,
cosa che succede raramente,
per lanciare una preghiera
speciale e chiedere di porre
fine al silenzio e alla stigmatizzazione riguardante l’Aids.
Era la prima volta che personalità si impegnavano così
fortemente, partecipando a
un servizio di preghiera cele
brato nella cattedrale anglicana Santa Maria di Johannesburg, nella lotta contro
l’Aids in Africa del Sud, dove
4,2 milioni di persone (il 10%
della popolazione) sarebbero
infette dall’Hiv (virus dell’immunodeficienza umana).
Nelson Mandela, 82 anni,
che ha prima di tutto deplorato il ritardo del Sud Africa
rispetto ad altri paesi africani
nella lotta contro la malattia,
ha chiesto ai suoi cornpatrioti
di seguire l’esempio della
Firmato un emendamento alla legge
La condizione giuridica dei
gruppi religiosi in Russia
I gruppi e le organizzazioni
religiose in Russia, che non
sono stati giuridicamente registrati prima del 31 dicemMe 2000, saranno privati della «loro condizione giuridica
legale» secondo un emendamento dello Statuto firmato
fial presidente russo, Vladimir Putin.
II provvedimento modifica
la legge religiosa russa restrittiva del 1997, che obbligava a
ana nuova registrazione obbligatoria per tutti i gruppi e
le organizzazioni religiose. Si
Valuta che 8.000 delle 17.000
Organizzazioni religiose in
Russia non si siano ancora
registrate. Molte congregazioni hanno denunciato che i
loro tentativi di registrazione
Sono stati ostacolati da una
Inutile burocrazia da parte
tielle autorità locali.
«Nonostante il fatto che la
logge della registrazione non
colpisca la Chiesa awentista,
abbiamo espresso la nostra
preoccupazione circa alcuni
degli articoli che non concordano con la Costituzione
russa, la quale garantisce la
libertà religiosa», dice Victor
Krushenitskij, direttore degli
Affari pubblici e della Libertà
religiosa della Chiesa awentista del 7“ giorno nella regione euroasiatica. Krushenitskij sottolinea che l’articolo
27 della legge sulla religione
vincola la condizione giuridica ai gruppi religiosi che
hanno meno di 15 anni di
esistenza in Russia e che sono prive di «strutture centralizzate». Tali gruppi, se non
avranno eseguito la registrazione entro il 31 dicembre
scorso, saranno privati della
loro condizione giuridica da
parte della Corte, ma potran^
no continuare ad adorare nei
loro edifici di culto. (Adn)
principessa del Galles, Diana,
scomparsa nel 1997, e «di
stringere le mani, di abbracciare, di prodigare l’amore
perché lo spirito della vita è a
volte più importante delle
medicine». L’ex presidente
ha chiamato i sudafricani a
porre «la capacità umana che
ci ha trasmesso la nostra cultura» nella lotta contro l’apartheid al servizio della battaglia contro l’Aids, «che fa
più vittime delle guerre del
passato e delle carestie messe
assieme».
Secondo gli ultimi dati,
pubblicati il 1° dicembre
scorso. Giornata internazionale dell’Aids, l’Onu ritiene
che 25,3 milioni di africani
siano colpiti dal virus o abbiano contratto malattie legate all’Aids. L’organizzazione internazionale del lavoro
indica che cinque paesi, fra
cui il Sud Africa, potrebbero
perdere un quarto della loro
popolazione attiva a causa
dell’Aids entro il 2020.
Le chiese sudafricane sono
state generalmente lente nel
lottare contro la malattia, in
parte per via della loro reticenza a parlare dei rapporti
sessuali, ma anche perché il
dibattito sull’Aids ha preso
una connotazione politica
nel 1999 quando il presidente Thabo Mbeki ha rimesso
in discussione il nesso causale tra l’Hiv e l’Aids. Nel settembre scorso Njongonkulu
Ndungane, successore di Desmond Tutu CQ^e arcivescovo anglicano di Città del Capo, ha inteso favorire un
cambiamento di mentalità
sottoponendosi a un test di
depistaggio; ha poi esortato
tutti i vescovi a fare altrettanto per mostrare che non era
vergognoso fare i test e che il
Nelson Mandela
risultato era confidenziale. In
occasione del servizio di preghiera, organizzato su iniziativa del Sowetan, giornale
molto diffuso, l’arcivescovo
Desmond Tutu ha chiamato i
cristiani a dare prova di compassione e ad aiutare le persone colpite perché «esse sono il tabernacolo dello Spirito Santo; è attraverso loro
che si incontra Dio».
In quanto a Frederik De
Klerk, presidente che ha tràsmesso il potere a Nelson
Mandela nel 1994, egli ha paragonato il vims a un esercito
schierato ai confini del Sud
Africa. «Abbiamo speso diecine di miliardi di rand per proteggerci contro una eventuale
minaccia militare. Non dovremmo oggi spendere questa somma per combattere
un nemico ben più presente?.
Anche se la causa dell’Aids è
l’Hiv, la malattia progredisce
in una situazione di povertà».
Facendo eco allo slogan del
Congresso nazionale africano, De Klerk ha aggiunto;
«Dobbiamo portare avanti la
lotta per migliorare la sorte
del nostro popolo». (erti)
DAL MONDO CRISTIANO
B Delegazione di chiese Usa in Medio Oriente
Per la pace tra israeliani e palestinesi
GERUSALEMME — «Siamo persuasi che la pace che deve
regnare tra israeliani e palestinesi può venire solo sulle ali
della giustizia»; così è scritto in un comunicato rilasciato al
termine di una visita di cinque giorni in Medio Oriente di
una delegazione ad alto livello delle chiese cristiane degli
Stati Uniti. La delegazione, che ha incontrato (dal 7 al 12 dicembre scorsi) autorità politiche e religiose sia israeliane che
palestinesi, era compósta da esponenti del Consiglio n^ionale delle chiese e da leader luterani, cattolici, presbiteriani,
mennoniti, quaccheri, metodisti e ortodossi. (nev/lwi)
Norvegia
Il 50% dei luterani rimane favorevole
alla «chiesa di stato»
OSLO — Mentre dalla dirigenza e dal Sinodo della Chiesa
luterana della Norvegia viene una forte spinta per tagliare
ogni legame con lo stato, non sì riscontra un’analoga tendenza tra le chiese locali. Un recente sondaggio ufficiale ha evidenziato che il 50% dei fedeli luterani è soddisfatto dell’attuale situazione di «chiesa di stato», il 10% non ha opinioni in
merito mentre il 40% è favorevole a troncare ogni rapporto
con lo stato che a tutt’oggi garantisce salario e pensione ai pastori e nomina formalmente i vescovi della chiesa. (nev/eni)
Convenzione sulla criminalità transnazionale
Soddisfazione della Chiesa awentista
ROMA — Soddisfazione della Chiesa awentista italiana
per la convenzione proposta dall’Onu e firmata già da diversi paesi, durante il vertice sulla criminalità transnazionale
tenuto nel dicembre scorso a Palermo. «È un significativo
tentativo di superare gli egoismi internazionali, riproponendo il valore assoluto del rispetto dei diritti umani» ha dichiarato il presidente dell’Unione awentista, pastore Lucio Altin. «Gesù ha insegnato a vincere il male con il bene - ha
concluso -. Non accontentiamoci ora delle firme sui documenti: saranno gli uomini ad applicare convenzioni e protocolli, che non devono rimanere solo sulla carta», (nev/adn)
ì Russia
Difficoltà per l'Esercito della Salvezza
MOSCA — Difficoltà per l’Esercito della Salvezza anche
nella nuova Russia. Espulso dai bolscevichi nel 1923, l’Esercito è tornato progressivamente ad operare in 14 città msse,
con programmi di assistenza per emarginati, anziaiii e detenuti. In cinque delle quattordici città è stato possibile raggiungere un accordo ufficiale con le autorità cittadine ma alcune città, come Mosca, non hanno accettato la presenza
dell’Esercito della Salvezza nelle strade, alcune addirittura
adducendo come motivo che «non è possibile tollerare la
presenza di una organizzazione militare straniera», (nev/icp)
^ Il direttore generale dell'Onu a Ginevra
Appello per porre fine alla povertà
e al lavoro minorile ■
GINEVRA — Vladimir Petrovskij, direttore generale
dell’Onu a Ginevra, nel corso di un incontro informativo ad
alto livello, ha domandato alle organizzazioni non governative di aiutare a porre fine alla povertà e al lavoro minorile,
e ha espresso il suo apprezzamento perché il numero di tali
organizzazioni sta aumentando notevolmente. «Svolgete
un ruolo significativo e siete sempre più coinvolti nel prendere decisioni all’Onu - ha detto alle Ong -. Contiamo su di
voi per un appoggio nell’area dei diritti umani, dello sviluppo, della pace, della sicurezza, del disarmo e dell’ambiente». Si valuta che ci sono 240 milioni di bambini nel mondo
intero, di cui il 50% lavora a tempo pieno. Tra i 60 e gli 80
milioni sono vincolati da forme deleterie di lavoro minorile
come prostituzione, contrabbando di droga e traffico di
bambini. Jonathan Gallagher, direttore dei rapporti con
rOnu per la Chiesa cristiana awentista del 7° giorno, ha dichiarato che la Chiesa awentista è impegnata a debellare la
povertà e lo sfruttamento minorile in tutte le sue forme.
«Questa situazione è semplicemente inaccettabile - ha detto Gallagher - e continueremo a lavorare per aiutare a porre
fine alla povertà e allo sfruttamento minorile». (Adn)
I 11 nuovo ministro serbo per le questioni di culto
Verso una completa libertà religiosa
BELGRADO — Orizzonte più sereno per la libertà di religione in Serbia, dopo le dichiarazioni rilasciate da Gordana
Amicic, ministro per le questioni di culto nel nuovo governo
di Vojislav Kostunica. Secondo la Amicic «dopo 30 anrii di
governo ateo che ha limitato la libertà di tutte le denominazioni, si giungerà in tempi brevi a una completa libertà confessionale, anche sul piano dei diritti delle confessioni minoritarie rispetto alla maggioranza ortodossa». (nev/icp)
¡Stati Uniti d'America
Vita di fede degli evangelici americani
NEW YORK — Luci e ombre nel mondo evangelico degli
Stati Uniti, secondo un’inchiesta dell’agenzia specializzata
George Barna (Gbn). Il sondaggio rileva che dal 1996 la percentuale di adulti che legge regolarmente la Bibbia è salita
dal 34%) al 40%> ma parallelamente segnala che solamente il
44% degli adulti e il 9%> degli adolescenti crede che vi sia
una «verità morale» assoluta. (nev/icp)
4
PAG. 4 RIFORMA
r Scuola
venerdì 12 gennaio 2001
VENERDÌ
i Si è svolta a Portici la consultazione nazionale deir«Associazione 31 ottobre»
Una scuola laica per la libertà di tutti
L'impegno degli evangelici italiani per la laicità della scuola è una battaglia per la libertà
di tutti i cittadini e per II rafforzamento del tessuto democratico del nostro paese
Nella cornice di «Casa materna» a Portici (Na) si è svolta la consultazione nazionale
sulla scuola indetta dalla
«Associazione 31 ottobre per
una scuola laica e pluralista». Se fosse possibile tentare
una sintesi dei due giorni di
comunicazioni e dibattito tra
i convenuti, forse si potrebbe
dire che l'impegno dell’evangelismo italiano per la laicità
della scuola oggi è una battaglia per la libertà di tutti i cittadini e per il rafforzamento
del tessuto democratico del
nostro paese.
STEFANO MELONI
Nelle relazioni che si sono succedute nella giornata di sabato 2 dicembre è
apparso chiaro il senso della
presenza evangelica nell’ambito scolastico italiano: le
nostre piccole scuole, nella
storia, e i nostri insegnanti
hanno inteso partecipare alla
realizzazione di un percorso
graduale di istruzione, libertà e consapevolezza teso
alla costruzione di cittadini e
non a un’azione confessionale e di indottrinamento. La
nostra visione dell’istruzione
pubblica come luogo di formazione delle culture, di
condivisione e crescita delle
istanze civili e democratiche,
di acquisizione della consapevolezza di sé come soggetti integranti della comunità
sociale, ha determinato la
scelta della salvaguardia dei
diritti delle minoranze in termini di insegnamento religioso, quella di escludere i
momenti cultuali e le «lezioni» di religione dal percorso
curricolare, la esplicita opposizione a qualunque tipo di
scuola confessionale.
Oggi, in un tempo di «crisi
della dimensione pubblica»,
del concetto di stato, di crisi
della politica, di crisi della
forma dell’organizzazione
della democrazia moderna,
in un tempo in cui riemergono rigurgiti fondamentalisti e
xenofobi, la battaglia per la
laicità della scuola italiana è,
di più, una battaglia contro
l’apartheid delle culture altre,
contro l’esclusione delle diversità, contro un disegno
egemonico del cattolicesimo
Un momento dei lavori della consultazione
più retrivo che afferma di poter legittimare la democrazia
italiana rilevandone la radice
cristiana al fondo del suo divenire storico. La battaglia
per la centralità della scuola
pubblica è, in sostanza, una
battaglia per una società plurale, in cui convivano (non
senza problema, ovviamente)
radici, culture, consuetudini,
fedi differenti; una questione
decisiva nella costruzione
della fisionomia e dell’identità della società civile.
Per il filosofo della politica
Biagio De Giovanni è entrato
in crisi il grande progetto politico moderno, nato con la
Rivoluzione francese, che vedeva lo stato come figura ordinamentale, come creatore
della «cittadinanza», come il
luogo in cui la società era capace di autotrasformarsi nella politica, con processi, almeno nella seconda metà del
secolo, democratici. All’indomani della caduta del muro
di Berlino, il processo di globalizzazione della comunicazione, dei mercati, dei saperi
(compreso quello religioso)
può configurarsi come una
vera e propria rivoluzione dei
rapporti, degli spazi, dei confini. Allo spazio pubblico come spazio formato si sostituisce uno spazio senza identità
né forma, si sovrappone un
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e dovranno pervenire entro il 20 febbraio 2001
Ulteriori informazioni vanno richieste agli uffici sopra indicati.
ambito sovranazionale, in cui
il rapporto tra economia, capitale, produzione e territorio
è stravolto. A questa frammentazione delle identità si
risponde con la riscoperta di
radici particolari e con derive
xenofobe e autoritarie, quando non ci si pone addirittura
come terreno di coltura e
guida in questo tempo di
transizione.
Per Nicola Pantaleo, docente universitario, la «vera» globalizzazione forse è quella
cattolica. Ripercorrendo le
stagioni dell’impegno evangelico per la democrazia nel nostro paese, il pastore Giorgio
Bouchard ha proposto una
«legittimazione narrativa»,
nella quale l’identificazione
degli evangelici con lo stato
risorgimentale, con quello nato dalla Resistenza, l’impegno
nelle battaglie per l’approvazione della legislazione su divorzio e aborto, l’attenzione
alle problematiche della scuola pubblica, dal .’48 a oggi, attestano che l’evangelismo italiano (federato e non) sta dalla parte di uno stato laico,
non clericale, democratico, a
tutela dei diritti di tutte le sue
componenti, soprattutto di
quelle minoritarie.
Nello specifico dell’insegnamento religiosb dobbiamo, ancora una volta, registrare e segnalare nella scuola
e nella società l’esistenza di
pregiudizi nei confronti dei
non cattolici, la pervasività
dell’ideologia cattolica nei riti
e nelle pratiche confessionali
nelle aule scolastiche (che è il
vero insegnamento religioso
diffuso) a cui fa fronte l’inerzia e la passività delle forze
laiche e dei partiti politici, la
forte confessionalizzazione
della scuola materna, le prese
di posizione ai più alti livelli
che sostengono il finanziamento diretto alle scuole private da parte dello stato.
In questa cornice si situano
oggi le trasformazioni radicali in atto nella scuola italiana e riaffiorano, di nuovo at
tuali, le domande di fondo:
scuola laica o confessionale?
pubblica o privata? con finanziamenti statali o no? Per
Elio Canale (preside del collegio valdese di Torre Pellice,
presente con un testo scritto)
la dimensione europea impone un duplice sistema di formazione, che preveda il finanziamento non della scuola confessionale ma di quella
che, sotto il controllo dello
stato, osservi i requisiti per la
parità. E dalle voci dei responsabili delle poche scuole
evangeliche in Italia (Casa
materna, Riesi, La Noce, presenti al convegno) è stato
lanciato un preoccupato allarme di fronte alle notevolissime difficoltà finanziarie e
progettuali che la recente
legge sulla parità impone.
11 dibattito è aperto. Dalla
consultazione di Portici sono
emerse alcune proposte cbe
l’Associazione «31 ottobre»
sosterrà: creare un osservatorio sulla libertà religiosa; istituire uno sportello di assistenza legale per le inosservanze delle istituzioni scolastiche in materia; organizzare
delle strutture territoriali che
fungano da presidio locale e
da riferimento per informazione, monitoraggio, dibattito; invitare le famiglie evangeliche a una testimonianza
forte esercitando in modo
tempestivo la facoltà di non
avvalersi dell’lrc.
In questo quadro appare
però chiaro che l’evangelismo italiano oggi debba farsi
carico di formulare una proposta che, dialogando con le
forze laiche e religiose più
sensibili, apra il confronto su
quale tipo di scuola debba
essere costruita davanti ai
processi irreversibili di compenetrazione tra le culture
che si incontrano. Scuola delle diverse culture e delle fedi
differenti o scuole di diversa
matrice culturale e religiosa?.
Qual è il modo più efficace
per rafforzare la democrazia
in presenza del globalismo?
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L'Associazione «31 ottobre» a Foggia
Insegnamento religioso
e revisionismo storico
FRANCO CRASSI
IL 22 dicembre si è tenuta a
Foggia, nella sala della
chiesa valdese, un’interessante riunione sul tema «La laicità in Italia e la funzione della “31 ottobre’’», alla presenza
di membri di diverse chiese
evangeliche della provincia e
di simpatizzanti. Nel corso
della conferenza tenuta dalla
prof. Rosanna Ciappa, presidente dell’associazione, e durante il successivo dibattito a
cui ha efficacemente contribuito il provveditore di Foggia, Felice Grassi, sono stati
toccati alcuni degli argomenti
più scottanti e controversi che
investono il costume e la politica del nostro paese.
La questione dell’insegnamento della religione cattolica (Ire), la libertà di insegnamento, l’attacco palese alla
democrazia sono alcuni degli
effetti di quel «revisionismo
storico» che tende a rimettere in discussione le conquiste
politiche, sociali e culturali,
affermate nella nostra Costituzione, che si pongono come pietra di inciampo sul
cammino di coloro che avversano tutti gli spazi di libertà e modernità che si sono
allargati e consolidati in questi ultimi decenni.
Altro argomento vivacemente dibattuto è stata la necessità di creare aU’interno
delle università statali delle
cattedre in «Scienze religiose» che consentano di infrangere il monopolio cattolico e
dove si possa studiare il «religioso» da un punto di vista
scientifico e non confessionale. Dispiace tuttavia constatare che fra i 108 nuovi
corsi di laurea proposti dal
ministro non c’è nessuna
traccia di cattedre di questo
tipo. Tutte le modifiche o
riforme potrebbero essere
possibili, secondo i partecipanti, se si ponesse mano a
una revisione del Concordato
come preludio aU’abrogazione dello stesso.
A conclusione del dibattito,
la past. Patrizia Pascalis ha
invitato le chiese della provincia a mantenere viva la discussione sui temi trattati e a
preparare il campo a urta
conferenza cittadina in ambiente «neutro», in modo da
eliminare ogni sospetto di
confessionalismo da parte
dei non evangelici.
Contaminazione
balcanica
Kosovo, Serbia. Terzo, è necessario un piano di controlli
sanitari gratuiti da svolgere
nei prossimi tre mesi per tutto il personale italiano (mili
tari, civili, volontari) che è
stato impegnato prima in Bo
snia (dal 1994 in poi) e poi li
Kosovo e in Serbia, dal 199Î
in poi. È doveroso prevedere
anche risarcimenti per chi è
stato e sarà vittima delle conseguenze di queste armi.
E questo Tauspicio delle
organizzazioni di volontaria
to, umanitarie e pacifiste che
dall’inizio delle guerre jugoslave si sono impegnate pei
portare aiuti e soccorrere le
vittime: impegni precisi sui
quali sono necessarie rispo
ste concrete.
Giulio Marcon
J, Alberto Sogsin
Israele in epoca bìblica
Istituzioni, feste, cerimonie, rituali
iji ItUtÌira
192 pp., L. 29.000, Euro 14,97, cod 358
‘■ASi;-.
. .i
, ''il"?: ;
I molteplici aspetti deH'ebraismo dalle lontane origini nel II millennio a.C. fino alla seconda rivolta contro Roma nel 132-134
d.C. Un quadro affascinante della vita religiosa dell’Israele d’epoca biblica, inserita
nel contesto del Vicino Oriente da cui è
stata influenzata.
Giorgio Tourn
Daniel, un valdese sìacobino
350 pp., L. 29.000, Euro 14,98, cod. 367
Collana Centro culturale valdese
Romanzo storico che analizza l’interessante periodo a cavallo dei secoli XVIII e
XIX, la Rivoluzione francese e i suoi effetti
sull'Italia, la Restaurazione, il Risorgimento
e il Risveglio alle valli valdesi, culminati
con il conferimento dei diritti civili a ebrei
e valdesi nel 1848.
C. J. Den Meyer
La storicità dì Gesù
lASIORlCliA
DI CÌSO
224 pp., L. 29.000, Euro 14,98, cod. 35j
Piccola biblioteca teologica
Descrive i problemi connessi alla ricerca
del Gesù storico e ne riassume la ricerca
dagli inizi ad oggi, tenendo conto delle recenti scoperte archeologiche fatte a Nag
Hammadi e Qumran che hanno gettato
nuova luce sul mondo in cui Gesù visse e
quindi sulla sua figura.
m mmeditrìce
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claudiana.it
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PAG. 5 RIFORMA
¡pi. È il tema proposto dalla Fcei per la «Settimana della libertà» del febbraio 2001
Superare il conflitto
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Una singolare proposta di riflessione per le nostre chiese che spesso vivono esperienze
conflittuali, sia all'interno che all'esterno. Come uscirne rafforzando II tessuto comunitario?
GIUSEPPE PLATONE
La Settimana della libertà,
promossa dalla Federazione delle chiese evangeliche in
Italia (Fcei) intorno alla data
anniversario del 17 febbraio
1848, inizio del cammino della libertà civile e religiosa del
protestantesimo italiano dopo i secoli del ghetto, è dedicata quest’anno alla questione dei conflitti. La vita della
chiesa, per non dire la stessa
Bibbia, racchiude innumerevoli conflitti. Da quello tristemente famoso di Caino e Abele, via via sino alle tensioni e
diatribe del cristianesimo delle origini (basti ricordare i
gruppi antagonisti all’interno
dell’effervescente chiesa di
Corinto). Tanti e tanti esempi
di conflitti, di varia intensità,
attraversano la vita di fede di
ogni generazione.
Il tasso di litigiosità delle
chiese sembra essere salito in
questi ultimi anni: segno di
crisi, di stanchezza? Anche
nella nostra società, complice certamente l’incombente
competizione elettorale, i dibattiti spesso si trasformano
in risse e il confronto è un
duello cruento in cui, in
qualche modo, si cerca di distruggere l’avversario. In effetti ogni conflitto porta in sé
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una carica distruttiva enorme, incontrollabile (la collera
di Mosè contro l’egiziano lo
condusse sino all’omicidio).
Ma ogni conflitto, se mantenuto entro certi limiti, se sa
svilupparsi nel quadro di regole capaci di rispettare la
personalità di chi ci sta di
fronte, può costituire un’esperienza positiva e costruttiva. In altre parole, il conflitto
è un segnale di vita, di libertà, di differenziazione salutare anche nella chiesa.
Nell’affrontare questo difficile tema occorre però capirne
sempre le ragioni profonde e
i possibili sviluppi.
Uno dei testi biblici che.
con altri, sarà al centro della
riflessione della «Settimana
della libertà» è quello di Atti 6
che riferisce della disputa tra
ellenisti ed ebrei a proposito
dell’assistenza alle vedove. È
noto che da quell’antica contesa, sorta a Gerusalemme,
nacque un nuovo progetto
concreto di assistenza: la diaconia della chiesa. Proprio in
questo episodio si dimostra
che quando una situazione
conflittuale non diventa muro contro muro ma confronto
sincero e appassionato, possono nascere nuovi progetti,
fino a quel giorno impensabili. Sul tema dei conflitti, dentro e fuori la vita della chiesa,
la Fcei, in collaborazione con
l’Unione italiana delle chiese
cristiane avventiate (Uicca),
sta pubblicando in questi
giorni un libretto a più voci
per stimolare la riflessione
delle nostre chiese dal titolo:
Superare il conflitto.
Tra i contrihuti segnaliamo
un’analisi del già citato testo
biblico di Atti 6, condotta dal
pastore battista Domenico
Tomasetto. Il teologo awentista Rolando Rizzo interviene invece sulle dinamicbe
conflittuali dell’antica chiesa
di Corinto. Compare inoltre
nel volumetto una lunga intervista al teologo riformato
di origine indiana Shafique
Keshavjee che a Losanna ha
recentemente fondato la casa
del dialogo tra le religioni. In
Italia Keshavjee è soprattutto
conosciuto per il suo avvincente libro: Il re, il saggio e il
buffone. Il gran torneo delle
religioni (Einaudi, 1998). Nel
nostro libretto compaiono
inoltre due interviste a esponenti del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec): il segretario generale, Konrad Raiser,
e Deenabandhu Manchala,
responsabile del Cec per il
«Decennio ecumenico per
vincere la violenza», programma che sarà varato proprio nei primi mesi del 2001.
Completa l’indice della pubblicazione una serie di riflessioni sulla composizione dei
conflitti in chiave sociale
(Marco Trabuzzi del Gruppo
Abele di Torino), psicoterapia e pastorale (con interventi di Lucio Altin, presidente
della Uicca, e del pastore
Gregorio Plescan di Ivrea).
Sul conflitto tra generazioni
interviene il pastore e psicologo awentista Giuseppe Castro mentre Doriana Giudici,
presidente della Federazione
delle donne evangeliche riflette sul conflitto tra uomo e
donna. L’introduzione al volumetto è curata, come negli
ultimi anni, da Dora Bognandi, direttrice del Dipartimento affari pubblici e libertà religiosa della Uicca, e da chi
scrive queste note (e che ha
coordinato il progetto). Il libretto sarà disponibile a partire dal 25 gennaio. Il costo
per copia, invariato negli ultimi tre anni, è di 10.000 lire.
AGENDA
12 gennaio
: Ionia seM34
3 reliserita
cui è
Sit-in pacifista in
nico deiie chiese
deil’Assemblea dei Consigiio ecume(1991)
Come ordinare il libretto
Per il quarto anno consecutivo la «Settimana della libertà» è
organizzata dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia
(Fcei) in collaborazione con l’Unione italiana delle chiese cristiane awentiste (Uicca). Anche quest’anno viene proposto un
opuscolo: Superare il conflitto, di circa 100 pagine, scritte da
una dozzina di autori diversi. Il costo è di 10.000 (più spese postali). Per ordinazioni ci si può rivolgere a: Settimana della libertà, c/o «Confronti», via Firenze 38, 00184 Roma, tei. 064820503, fax 06-4827901 oppure 06-4828728. La pubblicazione
sarà disponibile a partire da fine gennaio: per le comunità è prevista una spedizione a mezzo corriere a un recapito regionale:
in questo caso le spese di spedizione non saranno addebitate.
•r Un convegno organizzato dalle chiese del 6° circuito valdese e metodista
Stranieri e italiani, insieme chiamati dal Signore
GIOVANNI GRIMALDI
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IL convegno di Bergamo
Uniti in Cristo. L’integrazione tra italiani e stranieri
nelle chiese valdesi e metodiste del 6° circuito (che si terrà
il 20 gennaio alla Comunità
cristiana evangelica con inizio alle 9,30, con relazioni di
G. Grimaldi e Jean-Félix
Kamha ’Nzolo) è risultato di
un lungo travaglio e non sarà
l’ultimo di una serie. I dibattiti sinodali e l’opera del Servizio rifugiati e migranti Fcei
sono il classico esempio di
Un problema fortemente
sentito dai punti di vista sia
teologico sia pratico e della
solidarietà. Tale problema è
stato per anni affrontato
Concretamente a livello locale, ma con riferimenti teoio
Nev
notizie evangeliche
agenzia stampa
della federazione
delle Chiese
evangeliche
in Italia
e-mail:
fed.evangeIica@agora.$tm.it
gici leggermente astratti. Ci
dicevamo biblicamente che
avremmo dovuto estendere
la predicazione al di fuori
delle nostre mura, e contemporaneamente qualcuno si
sarebbe impegnato a risolvere problemi pratici di sorelle
e fratelli giunti presso di noi,
ma difficilmente di andava
più in là.
11 dibattito successivo su
«Essere chiesa insieme» ci ha
reso sempre più attenti a una
realtà non più circoscrivibile
al solo ambito locale: come
confrontarci con i credenti
giunti da aree culturali profondamente diverse? Oggi ci
confrontiamo con almeno tre
modi di affrontare il problema dell’integrazione. Abbiamo la soluzione risultata finora più facile per noi: occuparci del problema solo marginalmente e lasciare che gli
stranieri formino le loro comunità locali secondo regole
e abitudini a noi estranee,
salvo poi avere con esse sporadici contatti: abbiamo così
le vere chiese etniche, di tipo
generalmente evangelicale e
carismatiche.
Un secondo modo è stato
quello di cedere i nostri locali
a sorelle e fratelli che potessero così non solo ^vere spazi
di culto e di incontro, ma anche mantenere intatta la propria identità. Con queste co
munità i contatti sono ovviamente molto più forti, con un
travaso nei due sensi di cura
pastorale e di attenzione teologica e pratica; spesso si dà
corso a un’iscrizione di alcuni nei nostri registri di chiesa,
senza però un vero coinvolgimento culturale e teologico.
Infine c’è il caso più difficile da gestire, sotto tutti i punti di vista: quello che consiste nel cercare di formare un’
unica realtà ecclesiale, che
veda italiani e stranieri impegnati nella costruzione di
un’entità comune, che vive di
fede e che tiene conto delle
diversità linguistiche, culturali e anche teologiche. Questo è il problema che vede a
confronto i Consigli di chiesa
del 6“ circuito: confrontarci
finalmente a livello teologico,
organizzativo, ecclesiologico
su che cosa fare concretamente per costruire una sola
chiesa, non etnica, non soltanto italiana, ma cristiana in
Italia, pur se all’interno di un
ordinamento ecclesiastico
che è quello che storicamente ci appartiene. Siamo di
fronte alla sfida ecclesiologica del nostro tempo: rimanere gli stessi (da punto di vista
della fede evangelica), cambiando abitudini, modi di fare, di essere. La vecchia definizione di chiesa che deve
sempre riformare se stessa
diventa finalmente una possibilità concreta.
Nel 6° circuito vi sono almeno tre realtà di una certa
consistenza numerica quanto a stranieri: Bergamo, Brescia, Milano. Non possiamo
negare le difficoltà: spesso le
nostre chiese non hanno
molti giovani, abbiamo una
forma mentis che guarda con
sospetto alTallegria, la gioiosità, la gestualità. Organo e
armonium sono strumenti
quasi «biblici», mentre un
tamburo ci fa storcere la bocca. La sfida si gioca anche su
questo terreno, che sembra
irrilevante ma condiziona invece la maggior parte dei
membri delle nostre chiese.
Nel convegno affronteremo
anche questioni strategiche,
come la necessità di investire
in energie materiali e umane:
le sole zone di Bergamo e
Brescia vedono una presenza
di non meno di 5.000 protestanti di origine africana: come chiesa siamo chiamati a
fare qualcosa in proposito?
Servirebbe un progetto di
chiesa, magari un pastore
africano bilingue per accogliere questi fratelli e aiutarli
a inserirsi nelle nostre chiese,
dato che gran parte di loro
sono presbiteriani e metodisti. Si tratta di fare crescere la
chiesa, cioè l’insieme dei
chiamati dal Signore.
VENEZIA — Alle 18, a Palazzo Cavagnis, organizzato dal Centro culturale, si tiene un concerto del pianista Luigi Cerosa.
13 gennaio
FLORIDLA (Sr) — Nella chiesa battista (corso Vittorio 430), si
tiene, a cura del past. Salvatore Rapisarda, il secondo appuntamento del corso di aggiornamento per predicatori locali.
Tema dell’incontro «I salmi: modelli di preghiera cristiana».
Per informazioni tei. 095-7836273 oppure 0347-3039262.
BERGAMO — Alle ore 17,30, al Centro culturale protestante
(via Tasso 55), in apertura del ciclo di incontri sul profetismo
nella Bibbia, il prof. Jan Alberto Soggin parla sul tema: «Il
profetismo nell’Antico Testamento».
MILANO — Alle ore 17, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), il Centro culturale protestante organizza
una conferenza del prof. Giorgio Tourn sul tema: «Cbi dite
voi che io sia? L’identità di Gesù e la chiesa oggi».
14 gennaio
BRESCIA — Alle 10, nella chiesa valdese (via dei Mille 4), si
tiene un culto speciale con predicazione di Doriana Balducci, della Chiesa metodista, e musica a cura della corale della
Chiesa presbiteriana coreana «Missione per Milano».
15 gennaio
BARDONECCHIA — Al Palazzo delle Feste (piazza Valle
Stretta, 1) chiude la mostra «Omaggio alla Valle di Susa» del
pittore Bolley, inaugurata il 23 dicembre.
MILANO — Alle 18,15, alla sede del Sae (p. San Fedele 4), per
il ciclo «Legge e grazia». Franco Mario Buzzi parla sul tema
«Legge e grazia nella tradizione cattolica post tridentina».
FIRENZE —Alle 11,30, nella saletta del Circolo Rosselli (p.
della Libertà 16), Vittoria Franco, Sergio Givone, Sandro Rogari e Giorgio Spini discutono il tema: «La censura sui libri».
MILANO — Alle 18, nella sala Claudiana (v. Sforza 12/a), per
l’organizzazione delTeditrice Zanichelli e della Federazione
sionistica italiana, la prof. Maria Mayer Modena, la dott.
Claudia Rosenzweig e rav Alfonso Arbib presentano la
«Grammatica ebraica» di Doron Mittler, presente l’autore.
17 gennaio
TRIESTE — Alle 18, alla chiesa di San Marco evangelista
(strada di Fiume 181), il Gruppo ecumenico organizza una
conferenza del rabbino capo Umberto Piperno sul tema: «Il
sentiero dei retti, percorsi ebraici verso l’eternità».
ROMA — Alle 20,30, nella sala valdese di v. Marianna Dionigi
59, la Refo organizza un incontro sul tema «Il cinema: dieci,
cento, mille specchi attraverso cui guardare la propria iden
tità. Etica sessuale e valori nel linguaggio cinematografico», a
cura di Gianna Urizio, regista, e del critico Goffredo Fofi.
m CRONACHE DALLE CHIESE I
TORRE PELLICE — La comunità esprime gioia e ricono
scenza per l’ammissione in chiesa dei coniugi Sergio e
Maria Patrucco, avvenuta nel corso del culto di Natale.
• Si sono recentemente svolti i funerali di Emma Brunerol Bastian e di Ada Co’isson ved. Costabel.
PRAMOLLO — Si ringrazia il past. Paolo Ribet per il culto te
nuto domenica 10 dicembre.
Nella chiesa metodista di Milano
Un concerto di musica jazz
per esprimere la fede
PIERO SOLO
PARREBBE poco corretto,
a prima vista, suonare
musica jazz in una chiesa
evangelica quando tutti sappiamo che essa veniva suonata nei bassifondi malfamati di New Orleans agli inizi
del ’900. Ma una ricerca un
po’ più approfondita dà invece a questa musica profondi
significati umani e di riscatto
di un popolo, quello afroamericano, che ha saputo fondere la sintesi della cultura
africana con quella europea,
in termini sia musicali sia
spirituali. Infatti il jazz è anche l’espressione musicale
della più lontana tradizione
negra, degli spiritual e dei gospel, che sono niente più che
interpretazioni teologiche
cristiane abbinate alle melodie portate dall’Africa dagli
antichi schiavi. Questi spiritual, come riporta un vecchio
testo, e sono forse parole del
grande Louis Armstrong, sono la musica migliore del
mondo perché sono «tutta la
Bibbia raccontata in canto» e
perché «lo Spirito Santo li
aveva rivelati agli schiavi».
Ecco allora che assume un
significato preciso il pomeriggio musicale organizzato
domenica 19 novembre nella
chiesa metodista di Milano.
L’incontro, dal titolo «Riflessioni in musica» è stato organizzato dai direttori della corale metodista di Milano, Antonio tannarono e Anna Aldridge, e dal responsabile
della corale, Roberto Bellini,
per poter raccogliere i fondi
necessari alla manutenzione
della chiesa. Inoltre è stata
l’occasione per passare un
piacevole pomeriggio dove si
sono potuti ascoltare brani di
jazz tradizionale e moderno,
alcuni tra i più tipici e coinvolgenti spiritual e pezzi di
musica classica di famosi autori dell’Ottocento e Novecento come Amazing Grace,
L’Op. 6/6 di Ciaikovski, «Polacca in La bemolle Op. 53» di
Chopin, West Side Story e
Porgy and Bess. Il concerto si
è concluso con un brano della corale metodista: «Gioite!».
Il pomeriggio è passato rapidamente coinvolgendo gli
spettatori, di cui molti non
appartenenti alla comunità,
in una miscela ottimamente
riuscita tra musica e motivazioni spirituali ben evidenziate da un significativo intervento del pastore Giovanni Anziani, in un’esperienza
sicuramente da ripetere.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 12 GENNAIO 2001 VENERDÌ 1
AUGURI PER IL
TERZO MILLENNIO
MERA ECIDI
L'integralismo
cattolico, in Italia,
è una tentazione
continuamente
risorgente
Buon anno! Buon anno! Buon
inizio del terzo millennio! Voglio fare gli auguri dal cuore a
tutti i piccoli e silenziosi operatori di pace, ai testimoni di giustizia, ai tanti evangelici che curano i malati, che condividono
il pane, che consolano i sofferenti, che visitano i carcerati,
che ascoltano le pene del mondo. A tutti voi che i potenti non
vedono, che non salutano dalle
loro tribune, perché operate nel
silenzio della sequela del Cristo
e non sotto i riflettori delle televisioni: auguri!
In Italia non esiste solo il tradizionale «fattore K», ma il ben
più antico «fattore E»: E come
eretico. Evinte- ____________
gralismo cattolico è una tentazione sempre
continuamente
risorgente dalle
viscere della nostra storia. Che
Dio ci guardi da
tutti gli integralismi. Da quelle
concezioni culturali e religiose ......
nei secoli diventate struttura sociale e politica, per cui ancora
oggi è difficile riconoscere nelle
città italiane le sinagoghe storiche dei nostri fratelli ebrei,
spesso nascoste in vecchi cortili,
o si stenta ad accogliere nei
quartieri i luoghi di culto che i
nostri fratelli islamici hanno diritto a costruire: non è degno di
una società civile vedere dei credenti pregare Dio faccia a terra
nelle pubbliche piazze, al gelo
del nostro inverno. A fronte
dell’integralismo che esclude
l’altro e lo emargina, vogliamo
continuare a riconoscerci, credenti delle diverse confessioni e
non credenti che si battono per i
«valori»: questa è la strada aperta dal movimento ecumenico e
dal Concilio Vaticano II.
IL secolo appena trascorso è
stato contrassegnato da teorie
rigide e onnicomprensive, come
il fascismo e il nazismo, divenute
società e stati irregimentati
nell’esclusione e poi nella persecuzione di ogni «diverso», guidati dalle aberranti teorie della
«superiorità della razza ariana».
Ci è voluta una guerra mondiale
per sconfl^ere tutto ciò. I campi
di sterminio sono stati un «unicum» terribile, la teorizzazione e
la pratica deU’eliminazione fìsica di milioni di ebrei e «diversi»,
una cesura grondante sangue
nella storia. Ma l’organicismo
delle ideologie che diventano
stato ha prodotto anche i gulag
staliniani, incubi di società totalitarie. La libertà è indivisibile, e
non può essere disgiunta dalla
sua gemella giustizia.
Gli esiti del «secolo breve»,
con le sue due guerre mondiali
e i molti altri conflitti e violenze, con i decenni della «guerra
fredda» e la contrapposizione
del mondo diviso in blocchi, ce
li portiamo dietro ancora oggi.
Ci hanno abituato a ragionare
per schemi, per appartenenze
ideologiche, per parole d’ordine. Particolarmente in Italia,
terra di confine tra l’Ovest e
l’Est, e centro del Mediterraneo,
contesa da opposti schieramenti Le grandi masse non abituate, in secoli di oppressioni e di
conquiste, all’autogoverno e
nuove alla demo****^^^* crazia, si sono
identificate più
negli slogan che
nella fattualità
della politica. Oggi tale contesto
internazionale è
caduto, e siamo a
una svolta: è necessario imparare a confrontarsi
iiiniUilOHI sulle cose fatte e
da fare, sui programmi, accettando la «laicità» e la pragmaticità delle scelte politiche.
In questo terminare del secolo sono riemersi dagli armadi
vecchi scheletri. L’Italia, terra di
contesa, è stata ometto di trame
eversive, di stragi ancora impunite, di terrorismo di segni diversi che qua e là abbiamo ancora rivisto recentemente fiammeggiare in modo preoccupante, di trafficare deviato di servizi
nostrani e stranieri, intrecciati a
mafia e malavita: è stata resa
pubblica da poco la relazione
parlamentare della Commissione stragi, che ripercorre le piste
dei «misteri d’Italia».
Ogni tentativo di far luce, di
aiutare a comprendere il perché di tanto dolore e di tante
distruzioni nel nostro paese è
encomiabile, e ci aiuta non solo
a portare il conforto della giustizia alle famiglie di tante vittime innocenti, ma anche a liberarci dal grave malessere dei
vecchi veleni, e a procedere costruendo il nuovo. L’integralismo, in campo politico come in
quello religioso, vuole irregimentarci negli schemi del passato: vogliamo invece aprirci al
futuro del terzo millennio con
speranza e con serenità, e con
l’unione delle forze migliori. La
Verità non la possediamo, possiamo soltanto intravederne i
bagliori sfolgoranti all’orizzonte, e procedere a piccoli passi
insieme per mano, donne e uomini di buona volontà.
i; Eoo
J*SJ
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-maii: redazione.torino®riforma.it;
REDAZIONE NAPOU:
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Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Roslan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
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DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.'
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
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Tariffe inserzioni pubblicitaile; a modulo (42,5x38 mm, Riforma - 37x45 mm, L’Eco delle
valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici; a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L’Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 1 del 5 gennaio 2001 è stato spedito dall'LIfticio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 3 gennaio 2001.
2001
Associato alla
Unione stampa
periodic« italiana
Il testo della lettera aperta del Consiglio della Fcei alle proprie chiese membro
Riapriamo la porta dell'ecumeiiismo
Dopo «l'inverno ecumenico» dell'anno giubilare, il Consiglio della Federazione delle chiese
evangeliche propone di riprendere il difficile commino del dialogo su alcuni punti concreti
CARE sorelle e cari fratelli,
all’indomani della chiusura dell’Anno Santo, e in vista della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio), avvertiamo l’esigenza di riprendere il
discorso sull’impegno ecumenico delle nostre chiese,
manifestando la nostra volontà di «riaprire la porta»
dell’ecumenismo dopo un anno giubilare segnato da molte
ombre. Questa volontà è già
stata espressa dalle voci sinodali e assembleaci delle nostre chiese, e da ultimo dall’Assemblea della Federazione a Santa Severa (novembre
2000) i cui membri, pur «consapevoli delle difficoltà che,
soprattutto in quest’anno del
Grande Giubileo, sono intervenute nelle relazioni con la
Chiesa cattolica», hanno ribadito il loro impegno al dialogo «con i fratelli e le sorelle di
tutte le chiese cristiane».
Alle soglie dell’Anno Santo
avevamo espresso come Fcei
il nostro disagio con il documento «Evangelici e Anno
Santo» dell’11 maggio 1999.
Affermavamo allora la nostra
antica e sperimentata vocazione ecumenica: notavamo
che, nonostante le molte
buone intenzioni e gli spunti
evangelicamente validi presenti nei documenti vaticani,
l’Anno Santo si profilava ancora una volta come caratterizzato dalla riproposizione
della tradizionale prassi delle
indulgenze e da aspetti commerciali e spettacolari totalmente estranei alla nostra
sensibilità protestante. Dobbiamo osservare, con rammarico, che quelle preoccupazioni non erano esagerate.
Nel campo della società civile, con la grande cassa di risonanza offerta dai mass media e in particolare dalla televisione, nell’anno giubilare è
apparsa indebolita la laicità
dello stato italiano, sempre al
seguito delle iniziative della
Chiesa cattolica; e in questo
contesto si sono moltiplicate
ingerenze più o meno dirette
nel campo dell’attività legislativa del Parlamento sui temi della scuola, della bioetica, del diritto di famiglia.
Nel campo dei rapporti interecclesiastici, l’anno giubilare ha portato a un oggettivo
rallentamento del dialogo. La
questione delle indulgenze
ha rischiato di coinvolgere
anche quel terreno comune,
e perciò non appartenente in
proprio ad alcuna confessione religiosa cristiana, che è
rappresentato dalla Settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani. Pur prendendo atto
delle precisazioni intervenute, il tema resta sempre un
ostacolo ecumenico.
Una seduta plenaria dell’Assemblea ecumenica europea di Basilea
Nel corso dell’anno 2000 si
sono verificati altri episodi su
cui dobbiamo esprimere le
nostre perplessità: la beatificazione di Pio Di è parsa agli
evangelici (e a molti altri, a
cominciare dagli ebrei) un
segnale in contraddizione
con la sensibilità, affermata
dalla Chiesa cattolica, e da
noi condivisa, per i diritti
umani e per la libertà religiosa. Alcune dichiarazioni della
Congregazione per la dottrina della fede, sia pubbliche
che riservate, hanno riletto in
senso restrittivo affermazioni
del Concilio Vaticano II,
identificando in via esclusiva
la chiesa di Cristo con la
Chiesa cattolica, e contraddicendo la prassi paritaria tra le
chiese cristiane avviata dalle
Assemblee ecumeniche di
Basilea e Graz e oggi espressa
nella Charta oecumenica in
via di approvazione.
I nostri timori di un «inverno ecumenico» a causa del
Giubileo sono quindi stati
confermati; e sappiamo che
la sofferenza che esprimiamo
è condivisa da molti anche
all’interno della stessa Chiesa
cattolica.
Ma come alle soglie dell’
Anno Santo, accanto a una
visione lucidamente realista
di quanto si profilava, avvertivamo la necessità di «onorare gli impegni ecumenici»,
così riteniamo che sia giunto
il tempo di riprendere con
rinnovata energia il difficile
cammino ecumenico: una ripresa contrassegnata da segnali positivi e concreti che
valgano a iniziare il non facile recupero di un riequilibrio
di quel dialogo che esce
dall’anno giubilare così fortemente sbilanciato.
Proponiamo quindi alle
chiese che si preparano a ritrovarsi insieme per la Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani, in molti casi dopo l’interruzione dell’anno
2000, di indicare ai fratelli e
alle sorelle cattolici un cammino comune su alcuni temi
che rappresentano aspetti
positivi dell’anno che si conclude e/o opportunità di rilancio deU’ecumenismo.
1) Il primo è il debito inter
nazionale per la cui cancellazione, con modalità diverse, le chiese cristiane si sono
impegnate; le chiese evangeliche aderendo tramite la
Federazione alla campagna
«Sdebitarsi», referente italiana del vasto movimento «Jubilee 2000»; la Conferenza
episcopale italiana con la
«Campagna ecclesiale per la
riduzione del debito estero
dei paesi poveri». A partire
dall’impegno comune fondato sul significato del giubileo
biblico (Levitico 25), è necessario proseguire nell’azione
oltre il 2000, promuovere una
maggiore informazione sui
meccanismi che hanno generato, e possono riprodurre, il
debito, lavorare a un riavvicinamento dei diversi approcci
al problema, prendere decisamente posizione per la cancellazione e non per un limitato alleviamento del debito.
2) Il secondo è la pastorale
dei matrimoni misti interconfessionali, che costituiscono
ancora un terreno difficile
nel nostro paese. L’estate
scorsa è stata completata una
normativa che sulla base di
un accordo bilaterale migliora la comprensione e la prassi relative ai matrimoni misti interconfessionali tra cattolici e valdesi o metodisti. La
normativa, che comprende
il Testo comune dell’accordo
e il relativo Testo applicativo, e che sarà prossimamente pubblicata da Claudiana e
Ldc, pur riguardando in senso stretto soltanto una parte
dei matrimoni misti interconfessionali, innova nell’insieme di rapporti che in questo campo sono spesso resi
difficili da pregiudizi e mancanza di informazione. È necessario che insieme si passi
da accordi scritti ma poco conosciuti a una conoscenza
approfondita dei problemi e
delle possibili soluzioni, e
che i testi menzionati raggiungano i loro destinatari
specifici: sacerdoti, pastori,
coppie interconfessionali.
Occorre inoltre investigare
sulla possibilità di un’estensione dell’accordo anche ad
altre chiese evangeliche.
Da pochi giorni siamo entrati decisamente (e senza le discussioni di un anno
fa) nel terzo millennio della
nostra era. Un millennio che
fin dalle prime decadi ci promette straordinarie novità
tecnologiche in tutti i campi,
tali da trasformare radicalmente il modo di affrontare
resistenza nei paesi sviluppati. 11 «nuovo», sia sul piano degli strumenti che su quello
medico e biologico, incute
sempre un certo timore, soprattutto quando ci obbliga a
cambiare modo di pensare e a
confrontarci con le scelte etiche e fondamentali della vita.
Immagino quanto deve essere stato duro e difficile per
il rigido e osservante fariseo
Saulo da Tarso scontrarsi con
il «nuovo» portato da Gesù e
trasformarsi in quel Paolo
apostolo che scriverà: «In
PIERO bensì
Cristo Gesù né la circoncisione, né Tincirconcisione hanno valore alcuno; quel che
vale è la fede operante per
mezzo dell’amore». Di fronte
al «nuovo» che avanza noi ci
difendiamo opponendo la
santità dei nostri principi.
Solo che spesso confondiamo i principi di vita con i nostri preconcetti, i nostri moralismi prefabbricati, le nostre tradizioni, i nostri comodi conformismi, che il «nuo
3) Il terzo tema è quello della traduzione e diffusione della Bibbia. In questo campo, il
bilancio dell’anno giubilare
appena trascorso è nettamente positivo; la collaborazione ecumenica fra le chiese
italiane, tramite l’efficace servizio svolto dalla Società biblica in Italia, ha portato alla
distribuzione di milioni di
porzioni bibliche in varie lingue, e alla presentazione di
una nuova traduzione italiana del Vangelo di Giovanni a
cui, per la prima volta, hanno
collaborato praticamente tutte le tradizioni cristiane presenti nel nostro paese. Proprio da qui riteniamo che si
debba ripartire, verificando la
possibilità di realizzare, in
tempi ragionevolmente brevi,
una traduzione letteraria interconfessionale dell’intero
Nuovo Testamento.
4) L’ultimo tema è quello
suggerito dall’iniziativa del
Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) che lancerà,
fra breve, un nuovo Decennio
ecumenico dedicato al tema
«Per vincere la violenza».
L’importanza di questo Decennio è stata colta dalla recente Assemblea della Fcei,
che ha sottolineato la consapevolezza del fatto che «la
violenza delle armi e la violenza sulle donne hanno la
stessa radice» e ha incoraggiato i servizi della Fcei e le
chiese a «creare dei progetti a
partire dalle sofferenze causate dalle multiformi violenze della vita quotidiana». Tali
progetti, riteniamo, potrebbero essere realizzati coinvolgendo anche partner cattolici (e, ove possibile, ortodossi), visto che il Decennio è
menzionato fra le possibili
iniziative ecumeniche anche
nei materiali della Settimana
di preghiera per l’unità (che,
come è noto, vengono predisposti dal Cec e dal Pontificio
Consiglio per la promozione
dell’unità dei cristiani).
Un impegno su questi temi, senza trascurare altre
possibili collaborazioni, potrà impedire che un ritorno al
dialogo ecumenico si esaurisca in una vuota ritualità che
copra le difficoltà rese più
acute nell’anno del Giubileo,
e consentire invece che esso
si misuri sulle possibilità
concrete di una collaborazione fondata sul rispetto reciproco, attento all’esortazione
apostolica: «Accoglietevi gli
uni gli altri, come Cristo vi ha
accolti alla gloria di Dio»
(Rom. 15,7).
il Consiglio della
Federazione delle chiese
evangeliche in Italia
Roma, 8 gennaio 2001
vo» ci obbliga a mettere in discussione.
Gesù non aveva di questi timori: «Fu detto agli antichi...,
ma io vi dico...», diceva, ed
esortava i suoi discepoli a
non mettere il vino nuovo in
otri vecchi. Ciò non significa
che dobbiamo accettare a occhi chiusi tutto quello che le
nuove tecnologie ci proporranno. Anzi: i proiettili all’uranio di cui tanto si parla in
questi giorni sono una chiara
dimostrazione del contrario.
Le prossime generazioni vivranno in un mondo assai diverso dal nostro che imporrà
loro delle scelte morali non
sempre facili. L’essenziale è
che sappiano affrontare il
«nuovo» con giudizio sereno,
anche critico quando necessario, ma senza lasciarsi condizionare dai pregiudizi etici
0 religiosi ereditati dal passato. L’Evangelo ci ha indicato
un principio immutabile nei
millenni: «Ama il Signore con
tutto il cuore e il prossimo
tuo come te stesso (...). L’amore non fa male alcuno al
prossimo». Di fronte a questo
principio nessun compromesso è possibile.
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(Rubrica «Un fatto, un commento» della trasmissione di Radiouno «Culto evangelico» curata
dalla Federazione delle chiese
evangeliche del 7 gennaio)
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PAG. 7 RIFORMA
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* Apre un McDonald's a Pinerolo
Arrivano gli hamburger
A Pinerolo alla fine di corso Torino verso Riva è stato inaugurato un nuovo ristorante McDonald’s; pronto ad accogliere i
turisti delle Olimpiadi 2006, ma anche gli studenti del vicino
complesso scolastico e le famiglie pinerolesi, e non solo,
amanti del «fast-food»; già si parla della costruzione di un secondo ristorante, a monte, all’altezza di Abbadia. 11 McDonald’s, in questi giorni sempre molto affollato, è concepito per
un pasto veloce, seduti in sala, oppure tramite un passaggio
denominato «McDrive», direttamente nell’abitacolo dell’autovettura. Ma c’è chi non è d’accordo e a Pinerolo sono stati distribuiti i primi volantini che denunciano il maltrattamento
degli animali e le condizioni di poca tutela dei lavoratori.
■■ 1 collegamenti con Inverso Porte
A giorni il ponte bailey
In 8-10 giorni gli abitanti di Inverso Porte in vai Chisone potranno nuovamente utilizzare ponte Palestre per raggiur^ere
la statale 23 ripristinando la situazione anteriore al 16 ottobre e
alleggerendo ulteriormente il traffico sulla strada provincime
dell’inverso. I lavori di sistemazione del bailey che dovrà collegare il ponte nuovamente alla sponda destra del Chisone, trascinata via dalla piena di ottobre, sono cominciati e, garantiscono i tecnici, nel giro di poco più di una settirnana si potrà
nuovamente utilizzare il ponte. «Sitimo soddisfatti - dice ^ura
Zoggia, sindaco di Porte - anche perché vediamo avvicinarsi
sempre più il ritorno alla normalità, o quasi, dopo un’attesa
che tutto sommato è stata più lunga del previsto».
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[Fondato nel 1848
Che cosa si aspettano tre sindaci del Pinerolese dopo l'anno conclusivo del millennio
Il Capodanno degli amministratori
lì 2000 è stoto ssgnoto in porticolcre doll'olluvione di metà ottobie, con il suo seguito di donni, costi
economici e umani; a questo dato si affianca lo necessità di dare corpo ai progetti precedenti .
ICONTRAPPUNTOI
QUALI NOVITÀ
CON L'ANNO NUOVO?
PAOLO RiBET
MASSIMO GNOME
DAVIDE ROSSO
A NNO nuovo, vita
nuova», recita il
proverbio. Lo scrive anche il pastore Paolo Ribet
nell’articolo qui a fianco.
Gennaio è tempo di bilanci, di speranze, anche
di sogni, che dal cassetto
si confida di riuscire a
mettere in pratica, nel
proprio lavoro e nella
quotidianità. Molte cose
rimarranno sulla carta e
nei desideri, ma lo sguardo potrà ritornare su
quanto, molto spesso a
fatica, è stato costruito.
Del 2000 il Pinerolese
potrà ricordare tutto o
niente, secondo la dimensione particolare
vissuta da ognuno, ma
chi amministra la cosa
pubblica, anche localmente, dovrà avere la capacità di riprendere i risultati raggiunti, intrecciarli con il presente e
destinarli ai prossimi anni, agli obiettivi collettivi.
Tanto più che queste parole, diventano la farina
e l’acqua degli appuntamenti elettorali nel 2001:
sviluppo sostenibile e sicurezza, occupazione e
decentramento amministrativo. Alle soglie del
nuovo anno abbiamo
chiesto a tre sindaci del
territorio, che cosa avrebbero ricordato del
2000, i traguardi raggiunti e le mancanze, e d'altra
parte che cosa si aspettano per i prossimi mesi.
' «L’evento fondamentale che ha segnato il
2000 è stata l’alluvione di
ottobre - commenta il
sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero - con la distruzione e i danni. Ma
nel 2000 è iniziata anche
una pronta ricostruzione, a Pinerolo il guado
sul Chisone è stato realizzato in fretta e rappresenta un primo passo per
la sistemazione definitiva». Altri punti fermi?
«Dal punto di vista amministrativo - continua
Barbero - bisogna ricordare tre grandi opere
pubbliche: il Palaghiaccio, la piscina e il teatro
sociale. Il primo dopo
aver superato un periodo
difficile è stato riaperto,
la piscina è quasi terminata e il teatro sociale è
sicuramente l’opera più
complessa ma con quest’anno si è dato finalmente avvio ai lavori».
Nonostante le
apparenze spesso
le chiese sono
piuttosto
conservatrici
Guardando alla società
civile il sindaco di Pinerolo è ottimista; «I pinerolesi - dice - hanno dimostrato una buona presenza del volontariato
anche nei momenti difficili». Un augurio per 1’
anno nuovo? «I cittadini
- risponde Barbero - devono avere il diritto alla
sicurezza, alla normalità
e alla tranquillità: il diritto alla casa, al lavoro e
agli affetti: questi devono
essere elementi normali
dell’esistenza». Barbero
guarda anche alle elezioni di Primavera che per
Pinerolo saranno anche
amministrative: «Mi auguro che il centro-sinistra possa ancora far apprezzare il suo valore».
Del 2000 il sindaco di
Luserna San Giovanni,
Piergiorgio Ghibò ricorderà soprattutto «la grande paura dell’alluvione».
«Dall’anno scorso - spiega il sindaco - arriva un
grande monito perché
Luserna corre i suoi pericoli: nel 2001 vorrei che si
facessero dei progetti per
poter meglio proteggere gli argini del Pellice».
Per quanto riguarda i dati
positivi Ghibò sottolinea
«l’andamento amministrativo». Ma ci saranno
dei sogni e dei desideri
dell’amministrazione lusernese? «Sì - dice Ghibò
vogliamo che finalmente si possa terminare
il progetto Docup e vederlo quindi attivo. Spe
riamo anche di poter ultimare la nuova area del
mercato situata nella zona dello scalo merci della
stazione per liberare le
strade del centro».
Anche Franco Grill,
sindaco di Prali in alta
vai Germanasca, si dichiara d’accordo con i
suoi colleghi nel considerare l’alluvione di ottobre una delle cose più
negative del 2000. «Ma
per il nostro paese è stato anche molto negativo
l’arenarsi del progetto
per la realizzazione della
nuova seggiovia in cui
molte speranze dei pralini, e non solo, erano state riposte». Questa delusione ancora recente, la
conferma che la stazione
sciistica pralina non potrà usufruire dei finanziamenti europei così come si pensava inizialmente è giunta solo in
dicembre, fa sì che il futuro non appaia molto
roseo a Grill che non si
lancia in previsioni a
lunga gittata ma esprime
una speranza e un augurio per sé e per la vai Germanasca: «Che arrivino
presto i soldi necessari alla ricostruzione. È un augurio perché sono necessari subito gli interventi
sulle frane e sulle strade
per evitare che un’altra
calamità ci colga nuovamente impreparati facendo ulteriori danni e impedendo il rilancio della
valle di cui c’è bisogno».
Per il turismo invernale
Una stagione
accettabile
Le vacanze invernali
2000-2001 si sono svolte
all’insegna del tutto esaurito nelle principali
stazioni sciistiche delle
Alpi, anche se il tempo
non è sempre stato propizio. «Un bilancio complessivamente positivo»
è il commento di Carlo
Raviol, responsabile degli impianti sciistici «Seggiovie 13 laghi» di Prali,
parole che arrivano dopo
le vacanze, con la viabilità ancora compromessa
e il traffico verso l’alta
valle costretto nei pressi
delle miniere della Paola
al senso unico alternato
regolato da semaforo anche durante la notte. «Poteva andar meglio, ma
anche peggio: tenendo
conto delle pessime condizioni della viabilità non
bisogna lamentarsi», aggiunge Raviol. La neve è
caduta abbondante il 2
gennaio, peccato per la
pioggia caduta sabato 6,
ma per il fine settimana
tutti i problemi dovrebbero essere sistemati.
«Tutto dipende dal tempo, ma la neve c’è e sembra durare». Si confida
nelle giornate di sole.
L’impegno di Raviol è
chiaro: «Terremo aperto
fino a quando si potrà,
cioè almeno fino a Pasqua». Il Capodanno pralino è andato bene, anche
se «come di solito il 1“
gennaio c’è stata ben po
ca gente sulle piste che
erano invece molto affollate il giorno precedente».
Per gli amanti dello sci e
dell’ultimo centro della
vai Germanasca, c’è una
promozione in più: nei
feriali si scia tutto il giorno e si fa pranzo in quota
a 35.000 lire, tutto compreso. Un motivo per andare a Prali, dimenticando le possibili code.
Stagione decisamente
brillante anche a Sestriere, dove c’è stato il pienone con numerosi arrivi
da oltre confine: soprattutto francesi, inglesi e
tedeschi. Anche a Pragelato le presenze sono aumentate rispetto alla stagione 1999-2000, con le
temperature rigide della
settimana natalizia che
hanno saputo mantenere
un’ottima neve anche
sulla pista da fondo.
Ci sono delle frasi che
vengono sempre ripetute
in certe occasioni, tanto
che alla fine non significano più niente. Una di queste è quella tipica di questa
stagione: «anno nuovo vita
nuova». Tanto si sa che o
interviene una improvvisa
conversione come fu per
Calvino, oppure ognuno di
noi continuerà
a fare, bene o
male, quello
che ha fatto
sin qui. Tuttavia, voglio fare
un giochino. Il
giochino del
«vita nuova»;
voglio pensare
che cosa mi
piacerebbe veder nascere di
nuovo nella mia chiesa durante l’anno che si è appena aperto. Probabilmente
non ne verrà fuori un discorso molto teologico o «à
la page», ma pazienza.
Per prima cosa avrei piacere che la mia chiesa fosse
meno conservatrice. Può
sembrare strano un discorso di questo tipo, dal momento che cerchiamo sempre di mostrare al mondo il
nostro volto più all’avanguardia. In realtà, almeno
per quanto concerne la nostra spiritualità e la nostra
vita interna, siamo dei conservatori. Vogliamo degli
esempi? Potremmo citare
la lettera, pubblicata la
scorsa settimana, del past.
Scornaienchi, il quale lamenta il fatto che non siamo stati in grado di produrre degli inni veramente
nuovi perché, aggiungo io,
non abbiamo prodotto un
vero movimento di rinnovamento liturgico. Oppure
possiamo parlare del Sinodo. Esso è nato, nella sua
struttura attuale, una quarantina d’anni fa, in base a
un disegno estremamente
razionale di un governo
della chiesa che parta dal
basso; ma ormai è diventato un motore grippato che
non riesce ad avanzare. E
da dieci anni si susseguono
commissioni per la revisione dei lavori del Sinodo che
non riescono neanche a far
discutere i loro progetti.
Così andiamo avanti con
questa parvenza di democrazia che di fatto, però,
esclude la gran massa dei
deputati da molte decisioni.
Le obiezioni che generalmente fanno naufragare le
nuove proposte nascono
dal timore che, cambiando
qualcosa, si finisca per annullare l’intero impianto
della nostra ecclesiologia.
Ma è forse giunto U tempo
di prendere in mano con
coraggio la nostra organizzazione, in modo da ricreare un vero governo della
chiesa che parta dal basso.
Che poi, se guardiamo bene, è spesso proprio «il basso» che va rimesso al centro dell’attenzione. Avete
mai notato che quando a
metà del culto si dice: «0ra iniziamo 1’
assemblea di
chiesa», metà
della gente se
ne va? È evidente che vi è
uno strappo
fra ciò che diciamo di essere e ciò che
veramente
siamo. Se tanti membri di
chiesa se ne vanno o non richiedono neanche di essere
iscritti come membri elettori, una ragione ci sarà. E
non sarebbe male spendere
un po’ di tempo a ricercare
questa ragione, senza fare
liste di buoni e di cattivi,
ma semplicemente chiedendosi quali nuove strade si
possano percorrere per evitare gli errori del passato e
per promuovere una partecipazione più attiva.
Un altro tema rispetto al
quale vorrei vedere dei
cambiamenti è quello dell’ecumenismo. Avrei piacere che la mia chiesa fosse
più ecumenica. Invece vedo
che quando se ne discute
nelle varie assemblee c’è
sempre un grande imbarazzo e poi ognuno rimane sulle sue posizioni precedenti.
Sia chiaro, quando parlo di
ecumenismo, dico che dobbiamo essere in grado di incontrare sorelle e fratelli di
altre chiese per pregare insieme, crescere con loro
nella fede, litigare, se necessario, con loro; ma sempre
nella perfetta convinzione
che tutte le chiese, compresa la mia, devono imparare
a convertirsi a Cristo. Non
mi sembra, però, che ci sia
molto il desiderio di incontrare l’altro 0 l’altra, anzi.
Quasi come se ognuno avesse paura di perdere ciò che
ha e si arroccasse dentro le
sue mura ad aspettare che
gli altri diventino come lui.
Quest’ultimo pensiero mi
porta a una considerazione:
io vorrei che il prossimo anno mi portasse una chiesa
più unita, in cui si sentisse
di più il corpo di Cristo che
si muove in modo armonico
e non in cui ognuno (singolo credente o chiesa che sia)
procede per la propria strada senza curarsi del vicino.
8
PAC. 8 RIFORMA
- E Eco Delle Vaoj ^ldesi
VENERDÌ 12 GENNAIO 200i
VENERDÌ
La sede della Comunità montana a Torre Pellice
INCONTRO ITALOFRANCESE — Una delegazione
del Queyras guidata dal presidente del parco regionale, Pierre Eyméoud, incontrerà sabato
prossimo a Villar Pellice nella Crumière gli amministratori della vai Pellice; all’ordine del giorno il proseguimento dei rapporti di collaborazione fra vai Pellice e Queyras in particolare in
vista dei possibili progetti comuni da presentarsi airUnione europea nell’ambito di Interreg 3 e
la questione del collegamento ferroviario fra le
due regioni contigue. Recentemente è stato
predisposto un protocollo di collaborazione che
coinvolge diverse Comunità montane della provincia di Torino e i corrispondenti organismi
francesi ma, probabilmente per ragioni di rapporti interni difficili, il Queyras non pare intenzionato ad aderire. Ulteriori chiarimenti verranno dall’incontro di sabato 13 gennaio.
PRECONGRESSO ANPI — L’Anpi di Torre Pellice
organizza sabato pomeriggio un momento di riflessione nella sala consiliare del municipio per
discutere la linea politica dell’associazione in
preparazione del congresso provinciale che dovrà svolgersi a Torino il 23 e 24 febbraio. 11 tema
del congresso è: «Memoria e attualità della Resistenza per il futuro della democrazia italiana».
GIORNATA DELLA MEMORIA — Il 27 gennaio, anniversario dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, viene riconosciuto come «Giorno della
memoria, in ricordo dello sterminio e della persecuzione dei popolo ebraico e di tutti i deportati nei campi nazisti». 1 Comuni sono invitati a
organizzare manifestazioni e iniziative. 11 Comune di Angrogna ha proposto che la Comunità
montana vai Pellice, d’intesa con i sindaci della
valle, si faccia promotrice di una serie di manifestazioni rivolte in modo particolare alle scuole, dalla quinta elementare alle superiori.
GUIDA ALLA SICUREZZA IN MONTAGNA — La
Provincia di Torino ha fatto pubblicare un’utile
«Guida alla sicurezza in montagna» contenente
consigli per le escursioni in montagna. La guida, realizzata in collaborazione con il 118, il Cai
e il Soccorso alpino, si trova sia in forma di opuscolo che di Cd-rom e contiene i suggerimenti
indispensabili per evitare incidenti in montagna, sottolineando i pericoli e suggerendo modalità di comportamento.
CAMBIO ALLA MENSA SCOLASTICA — Col nuovo
anno è andata in pensione la cuoca delle scuole
del capoluogo di Angrogna; l’amministrazione
comunale ha deciso di non sostituire la persona
ma di affidare il servizio alla cooperativa «L’alveare» che continuerà a preparare i pasti utilizzando i locali dell’edificio scolastico.
BSE: CONTROLLI NELLE MACELLERIE — Dal 1«
gennaio i Nas dei carabinieri e i nuclei speciali
della Guardia di finanzia hanno avviato una serie di controlli nelle macellerie del Piemonte per
verificare il corretto sistema di etichettatura stabilito con una norma di fine anno. L’iniziativa di
vigilanza non ha tanto compiti di repressione
quanto quelli di fornire ai consumatori il massimo delle garanzie possibili. L’intervento degli
organismi di controllo è stato richiesto ufficialmente dalla Regione Piemonte.
ANGROGNA: VERIFICA DEL CATASTO — Sono disponibili, presso gli uffici comunali, i moduli per
richiedere gli eventuali cambiamenti da apportare alle partite catastali; la pratica è gratuita ma
i tempi sono molto ristretti in quanto le denunce vanno presentate direttamente all’ufficio di
Torino entro il 31 gennaio.
WWF: NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO — È stato
eletto il 21 dicembre il nuovo consiglio direttivo
della sezione Wwf Pinerolese. A partire dalla sera di venerdì 12 si saprà chi ricoprirà le cariche
per i prossimi anni. Probabile la nomina del responsabile uscente. Eros Francesco Accattino.
PROGETTO STAZIONIAMO, SECONDO NUMERO
DEL GIORNALINO — Si chiama «Stazione zero,
il primo giornalino perplesso», ed ecco arrivare
il secondo numero. Oltre a organizzare iniziative
musicali, come il concerto di venerdì 5 gennaio
al Colors di Torre Pellice, o di spettacolo, come
l’esibizione domenica 7 del clown giocoliere Luca Regina a Bibiana, il gruppo di giovani del progetto Stazioniamo della Comunità montana vai
Pellice hanno nuovamente stampato il loro periodico, in copertina l’eloquente immagine di
una foglia di marijuana. I ragazzi hanno provato
a interrogarsi sul proprio rapporto con tutte le
dipendenze, ma non solo. «Stazioniamo» si riunisce ogni mercoledì sera presso la sede
dell’lnformagiovani di Luserna San Giovanni; il
numero di telefono è 0121-902070.
Progetti nazionali e locali per nnigliorare gli accessi
Turismo più «facile»?
Molte strutture non garantiscono la deambulazione ai
disabili, anche se non si può prescindere dalla sicurezza
DAVIDE ROSSO
IN questi giorni il ministero delPlndustria ha
presentato a Roma una
indagine sull’agibilità ai
siti turistici italiani da
parte di persone portatrici di handicap. Agibilità
in questo caso significa
accessibilità ai locali, dotazione di strutture adeguate e anche per esempio l’allergia alle polveri.
Presto la stessa ricerca
verrà condotta a livello
provinciale, il tutto per
ottenere una mappatura
dell’offerta turistica e intervenire, là dove la situazione lo richieda, anche finanziariamente.
Ma a che livello si pone
da questo punto di vista il
Pinerolese? Una rapida
scorsa ai siti Internet che
riportano notizie sui musei, sui siti visitabili e
quant’altro interessi il visitatore del Pinerolese dà
una prima, anche se sommaria, risposta. La parola
handicap è praticamente
assente. Questo non significa che da noi esistano ovunque barriere architettoniche, in questi
anni molto si è fatto; moltissime sono le strutture
che hanno passerelle e
servizi per consentire la
visita a chiunque ma le
barriere non sono ancora
cadute ovunque e in molti casi sono state adottate
soluzioni di ripiego.
Nel Pinerolese poi vi è
tutta una serie di attività
turistiche o percorsi che
mal si prestano a essere
attrezzati in questo senso. «Da noi - dicono per
esempio allo “Scopriminiera” di Prali - sono
previste visite guidate alla parte esterna, dove c’è
il museo, e si può accedere fino a 100 metri all’interno della galleria.
Oltre l’accesso è sconsigliato per motivi di sicurezza. Dove siamo potuti
intervenire abbiamo ovviamente eliminato barriere e pensato l’ambiente in maniera che potesse essere fruito da chiunque ma in galleria ciò è
stato impossibile».
Discorso diverso si fa
nei musei dove spesso
sono proprio i locali scelti anni fa a creare problemi e su cui occorrerebbe
ro investimenti notevoli.
Un altro «inciampo»
poi all’agibilità è dato dal
modo di informare i visitatori. Recentemente la
Comunità montana valli
Chisone e Germanasca
ha prodotto una guida
aggiornata di tutti i siti
turistici corredata di segnalazione sull’accessibilità ai portatori di handicap, ma si tratta purtroppo di un’iniziativa ancora
isolata. Sono ancora numerosi i punti informativi che non danno queste
segnalazioni costringendo spesso a giri a vuoto
chi ha il desiderio di visitare ma non può per colpa di porte troppo strette, di scalini troppo alti,
di servizi inesistenti, della necessità di un accompagnatore e quant’altro
chi di dovere si è dimenticato di segnalare.
Il trenino di «Scopriminiera»
Indagine sulla popolazione di San Germano
La valle attira nuovi abitanti
Lentamente la popolazione di San Germano sta
cambiando? Questo sembrerebbe a prima vista
leggendo i dati relativi alle statistiche relative non
solo ai nati e ai morti nel
paese negli ultimi anni
(dati attestati sul pareggio) ma anche quelli che
parlano di immigrati ed
emigrati dal paese.
A fronte di una popolazione che si mantiene intorno alle 2.000 unità,
con circa una ventina di
nascite annuali (nel 2000
sono stati 22 i nati iscritti
al registro anagrafico
sangermanese con un incremento di 5 unità rispetto al ’99), vi è un discreto ricambio prodotto da un incremento in
questi anni dell’immigrazione. Non si tratta di
persone giunte dall’estero in cerca di lavoro ma
per lo più di nuovi residenti provenienti i più
dal Pinerolese che in San
Germano cercano soprattutto la tranquillità
del paese e della collina e
forse i prezzi più accessibili rispetto alla città. 11
fenomeno Immigratorio,
attestato attorno alle 50
unità annuali a fronte di
un’emigrazione dovuta
in maggior parte a matrimonio, viene seguita con
curiosità anche dall’amministrazione comunale
che si pone il problema
unitamente alle chiese e
alle associazioni sul come coinvolgere questi
nuovi arrivati nelle attività e nella vita del paese.
«Certamente il rischio dice il sindaco di San
Germano, Clara Bounous
- e quello che per molte
di queste persone appena arrivate il paese di residenza si trasformi in un
luogo dove andare a dormire anche se mi pare di
capire che la volontà di
integrazione c’è da entrambe le parti e la partecipazione in molti casi
comincia a manifestarsi».
Spulciando poi tra le
statistiche sangermanesi
degli ultimi anni emerge
un altro fatto forse poco
conosciuto: sono in parecchi nel Pinerolese a
scegliere il paese della
bassa vai Chisone nel
giorno del loro matrimonio. «Molti - dicono in
Comune - scelgono soprattutto il parco della
villa Widemann per venire a fare le foto del servizio nuziale. Prima, negli
anni passati, ricevevamo
diverse richieste annuali
anche di matrimoni civili, ma da quando questi
sono stati limitati nel nostro Comune per i non
residenti ai soli giorni infrasettimanali queste sono calate, solo uno nel
2000, ma è rimasta viva
invece la richiesta per
l’utilizzo del parco».
Un bilancio a 5 mesi dal disastro
I costi deiralluvione
Sono passati quasi tre
mesi dall’alluvione del 15
ottobre scorso: 90 giorni
dal disastro che travolse il
Pinerolese. Un periodo
ideale per i primi bilanci
a freddo, le cose fatte,
quelle da fare, i sogni ancora da mettere in pratica
dopo l’ansia dell’emergenza. Anche in vai Penice le ferite sono profonde, a Luserna San Giovanni e Torre Pellice, ma
anche nei centri minori.
A Bibiana i problemi più
grandi riguardano la presa d’acqua dal Pellice per
uso irriguo: il torrente ha
eroso 250 metri di canale.
«La presa d’acqua funziona - spiega il sindaco,
Osvaldo Fornero - ma se
entro la primavera non
interverremo definitivamente, il lavoro di diverse
aziende e imprese agricole è in serio pericolo».
Dalle Regione dovrebbero arrivare 200 milioni
che coprirebbero meno
della metà dei costi dell’operazione.
E ottimista Aldo Charbonnier, sindaco di Bobbio Pellice. «La Regione
ha promesso un miliardo
e mezzo - dice Charbon
nier -: una somma appena sufficiente per mettere
in sicurezza il centro di
Bobbio, un lavoro da fare
entro metà aprile. 11 Pellice ha completamente divelto la diga Parau, 500600 metri d’argine sono
da rifare». L’intervento
potrà essere il primo passo per l’attesa e annunciata circonvallazione di
Bobbio, per la quale «do
L'orario di lavoro
1 minatori della vai
Germanasca preoccupati per le scelte della Luzenac, la società che attualmente è gestrice delle miniere di talco della
vai Germanasca e che
pare indirizzata ormai da
tempo a dare in appalto
a una ditta esterna una
parte dell’attività con
conseguente riorganizzazione del lavoro, chiedono un incontro in Regione con i sindacati, le amministrazioni locali e soprattutto i rappresentanti della Luzenac vai Chisone. La questione, con
anche la richiesta da parte dei lavoratori di un
nuovo piano orario, è in
discussione ormai da
tempo e nelle ultime settimane di dicembre vi
sono stati anche degli in
La torre della Widemann
San Germano: nuovo assetto per i dipendenti
Si rinnova la pianta organica
Procede il lavoro di sistemazione e
riorganizzazione della pianta organica
del Comune di San Germano. Dopo
che anche il Consiglio comunale ne era
stato reso partecipe, è stata resa nota la
data di scadenza (prevista per il 29
gennaio) del bando di concorso per
l’assunzione di un nuovo impiegato
amministrativo e prossimamente si saprà anche quella per l’assunzione del
nuovo tecnico comunale. Per altro di
quest’ultimo si sa già da tempo il nome: si tratta di Marco Bounous, attuale
vigile urbano di San Germano che già
ora ricopre ruoli tecnici; per sapere chi
sarà il nuovo impiegato invece bisognerà attendere l’esito del concorso
che si terrà nei giorni 15 e 16 febbraio.
«La riorganizzazione della pianta organica - dicono in Comune - si è resa
necessaria visto il trasferimento del
precedente tecnico comunale a Cavour
e soprattutto dal fatto che Marco Bou
nous svolge attualmente un volume
considerevole di lavoro d’ufficio cosa
che prossimamente, con l’assunzione
del nuovo incarico, non potrà più fare». Un potenziamento dell’organico
quindi divenuto necessario per poter
garantire il servizio al pubblico ma che
è anche il frutto di una scelta obbligata: quella di privilegiare il lavoro d’ufficio rispetto a quello di vigile di Bounous. Alle interrogazioni in merito fatte a suo tempo dalla minoranza l’amministrazione ha risposto che attualmente la priorità era andata sugli uffici
perché qui oggettivamente vi era maggior urgenza mentre il fatto che rimanesse una sola persona a ricoprire il
ruolo di vigile a San Germano era ancora, per il momento, accettabile o
quanto meno integrabile, in momenti
particolari come manifestazioni o incontri, chiedendo in «prestito» altri vigili ai paesi confinanti.
vremo avere un altro fi.
nanziamento». Per Villar
Pellice il 20 dicembre
scorso è stato formalizzato uno stanziamento regionale di 200 milioni ciascuno, per gli interventi
alla borgata Teynaud e
nel centro del paese. «Per
i rimborsi ai privati ci si
può rivolgere in Comune
- spiega il sindaco. Bruna
Frache -: c’è ancora tempo fino al 15 gennaio».
Ad Angrogna nessuna
notizia dalla Regione e ci
sono 187 milioni di richiesta per interventi
sulla viabilità. La Prefettura dovrebbe ancora
pagare un intervento di
una quarantina di milioni. Problemi gravi a Bricherasio, lo conferma
anche il sindaco. 11 Comune ha subito 350-400
milioni di danni e per i
privati, soprattutto terreni ma anche abitazioni,
si parla di 4-5 miliardi.
Per il Pellice servirebbe
un intervento sull'alveo
con una spesa stimabile
di 5 miliardi e dalla Regione non è arrivato ancora nulla, se non 370
milioni di acconto per
l’emergenza.
Rorà è stato probabilmente il centro meno
colpito della valle, ma
in precedenza il paese
era stato vittima di forti
piogge. Secondo il sindaco, Giorgio Odetto, serviranno ancora 200 milioni
per le opere urgenti e 300
per altri lavori sulla viabilità. «Stiamo ancora
aspettando una conferma dalla Regione».
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Mi
Per i minatori in vai Germanasca
contri dei minatori con le
amministrazioni locali.
La preoccupazione dei
lavoratori sta oltretutto
nel fatto che la Luzenac è
una multinazionale e che
quindi questa ha scarsi,
se non nulli, legami con il
territorio. In un loro comunicato alcuni minatori
della Luzenac hanno intanto espresso forte preoccupazione per la situazione che si è venuta a
creare e hanno rivendicato la necessità di investimenti sul versante della
sicurezza in miniera. «La
Luzenac vai Chisone - si
dice in un volantino distribuito dall’Associazione lavoratori pinerolesi vuole concentrare i minatori alla miniera di Rodoretto, dicendo di non avere macchinario e personale per due miniere. La
ditta a cui è stato affidato
l’appalto per una parte
del lavoro non applica il
contratto minerario e attua orari e condizioni di
lavoro di sfruttamento».
Alle preoccupazioni dei
lavoratori si aggiunge in
valle la paura che la Luzenac sia indirizzata verso
una strategia gestionale
che miri non più a coltivare in proprio la miniera
ma si limiti a «trasformare il talco e a commercializzarlo». In questo inizio
anno quindi sono in molti a sollevare questioni e
avanzare domande di
chiarimento e confronto
con la Luzenac raccogliendo l’invito rivolto loro da una parte dei minatori a «stringersi intorno
alle sue risorse umane e
materiali per difendere il
lavoro locale e resistere a
richieste crescenti e generalizzate di flessibilità e
precarietà del lavoro».
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PAG. 9 RIFORMA
^^0 ^ A colloquio con il presidente, Giovanni Granata
Come sarà TAgess nel 2001
La società a capitale misto per lo sviluppo della vai Pellice
gestisce una serie di attività tecniche, culturali e sportive
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MASSIMO CNONE
SI chiama Giovanni
Granata, un passato
di dirigente bancario e
un presente di promotore
finanziario. Da dicembre
è il nuovo presidente
dell’Agess spa, l’Agenzia
per lo sviluppo sostenibile della vai Pellice: società
a capitale misto pubblico
e privato che si occupa,
ha l’altro, della Crumière
di Villar Pellice e dei palazzetti del ghiaccio di Pinerolo e Torre Pellice.
«Conosco bene la vai Pellice - dice Granata - anche se attualmente vivo a
Bardonecchia, ma prima
ho abitato in valle: da
bambino come villeggiante e poi come residente per molti anni».
Quali saranno le priorità dell’Agess nel 2001?
«Prima di tutto - sostiene
Granata - si arriverà all’
ultimazione, prevista per
l’estate, del secondo lotto
Crumière: l’albergo, un
ristorante, le botteghe artigiane e le strutture per il
soggiorno e l’approfondimento dei rapporti con
l’ambiente. Vogliamo anche pensare alle strutture
museali esistenti e in costruzione, come il Museo
della pietra e il Sentiero
dei partigiani, che dovrebbero far parte di una
catena di visite e di programmazione culturale
per il pubblico e le scuole. Confidiamo anche nell’integrazione con la realtà valdese, creando così
una “catena del valore”
fra queste iniziative».
Da alcuni mesi l’Agess
è impegnata anche nella
gestione dei palazzetti del
Valli Chisone e Germanasca
È fermo il progetto
del Centro vendita
DAVIDE ROSSO
La Crumière a Villar Pellice
ghiaccio di Pinerolo e
Torre Pellice. «Con le attività sportive - commenta
Granata - vogliamo testimoniare il nostro spirito:
una società snella, flessibile e pronta a rispondere
ai bisogni della popolazione». L’Agess intende
puntare a un piano integrato, anche in vista dell’evento olimpico, anche
se nell’immediato si trattava soprattutto di evitare
la chiusura: «A Pinerolo ci
sono ancora dei problemi
per l’apertura agli spettatori, ma avremo Testate
per mettere a fuoco le
nuove opportunità», continua Granata. A Torre
Pellice il Palaghiaccio è
aperto dal 26 dicembre,
dopo i lavori di demolizione del tetto e la ristrutturazione a seguito dell’alluvione. Per quanto
riguarda il futuro, Giovanni Granata è categorico: «Tenere a Torre Pellice il Palaghiaccio è una
ipotesi irrinunciabile, ma
la nuova struttura dovrà
avere una funzione di attrazione turistica integrata: un centro commerciale e di intrattenimento anche per un pubblico
non sportivo». L’Agess
guarda al compito istituzionale e statutario della
formazione professionale, con tutta una serie di
corsi legati al territorio. I
temi all’ordine del giorno: la nuova imprenditorialità giovanile, i lavori
tipici, i mestieri tradizionali, le attività artigianali
che troveranno sbocco
nelle botteghe artigiane
della Crumière.
In passato la società ha
avuto alcune incomprensioni con i soci, soprattutto pubblici. «Qualunque soggetto vuol vedere
i risultati - afferma Granata - e se manterremo le
promesse, le adesioni saranno un processo quasi
automatico». Nella logica
di «liberarsi dal frazionamento di proprietà esasperato e dalle servitù» ci
sarebbe anche la possibilità di acquisire una centralina idroelettrica a Villar Pellice: «Un’ipotesi
estremamente informale
e remota - dice Granata ma alcune nostre attività,
prima di tutto il Palaghiaccio, sono grossi consumatori di energia».
L In via Angrogna a Torre Pellice
La cappella valdese
Con alle spalle una storia lunga e densa di cambi di proprietà ha compiuto 120 anni, nel 2000,
la cappella di via Angrogna in funzione per le attività della Chiesa valdese
di Torre Pellice. Grazie a
una ricerca di Silvia Bastia Armand Pilon pubblicata dal bollettino «la
Fiaccola» scopriamo che
il 12 ottobre 1880 la Società battista del Sud con
sede a Richmond, Virginia, negli Stati Uniti, tramite il dott. Taylor acquista da Giacomo Eynard lo
stabile nella zona degli
Appiotti e lo ristruttura,
ricavando la cappella a
pian terreno e alcune camere di abitazione ai piani superiori. Vengono costruiti anche il vano scale
e il campanile. Il 6 marzo
1902, con una permuta,
conseguenza dello scambio di campi di lavoro, lo
stabile passa di proprietà
della Società missionaria
battista d’Inghilterra, che
cede in cambio alla So
cietà battista americana
una sua sala di evangelizzazione a Napoli.
Il 30 novembre 1917 la
Società battista inglese
vende lo stabile alla Tavola valdese, rappresentata dal moderatore Ernesto Giampiccoli, al
prezzo di lire 12.500. Nella vendita sono compresi
anche i banchi, il pulpito, un tavolo e una stufa
Eranklin. Il 10 ottobre
1920 avviene un’altra
permuta: la tavola cede
la Cappella al Concistoro
di Torre Pellice, in cambio delle «Scuole Villa»,
Tedificio dell’attuale Foresteria valdese. Entrambi gli stabili sono valutati
a lire 15.000.
Nel 2000 sono stati
quindi ricordati due anniversari: sono 120 anni
che esiste la cappella e
80 anni che viene usata
per il culto e altre attività
della Chiesa valdese di
Torre Pellice tra le quali,
per un lungo periodo, la
scuola domenicale.
Lf IDEA era quella di
I creare a Perosa Argentina, in vai Chisone,
un centro vendita moderno e attrezzato con
una buona visibilità per
chi visita la valle da dare
in gestione alla cooperativa agricola valligiana.
Invece, finiti a settembre
i lavori di realizzazione
del centro, un edificio
con buona visibilità per
chi risale la valle di due
piani con un discreto
spazio espositivo al piano inferiore situato al
fondo del parco della villa che ospita la Comunità
montana valli Chisone e
Germanasca con accesso
dalla statale 23, l’ente comunitario, sostenitore
dell’idea, si è dovuto confrontare con lo stato fallimentare della cooperativa. Da qui Timpossibilità, almeno momentaneamente, di assegnare alla
cooperativa valligiana gli
spazi espositivi realizzati
e conseguentemente la
situazione di stallo per
l’utilizzo dei locali.
«Per ora - dice l’assessore alTArtigianato della
Comunità montana. Renato Ribet - il progetto è
fermo mentre si sta cercando di recuperare la
cooperativa anche utilizzando finanziamenti regionali ed europei. Certo
però i tempi di pieno utilizzo della struttura sono
più lunghi del previsto
anche se in questi mesi è
già stata utilizzata per
mostre ed esposizioni
d’arte». Comunque vada
a finire la destinazione finale dei locali, garantiscono in Comunità, sarà
rivolta a imprese di interesse pubblico: «Al momento continuiamo la
strada fin qui percorsa
dell’esposizione e vendita
dei prodotti tipici - prosegue Ribet -, ma qualora
questa non dovesse realizzarsi abbiamo già alcune ipotesi sul tappeto che
potrebbero coinvolgere
altre cooperative presenti
sul territorio che ora non
hanno un’adeguata sistemazione o che comunque potrebbero trarre beneficio dalla posizione
della struttura di Perosa
utilizzando gli uffici che
sono stati ricavati al primo piano dell’edificio».
Chiesa di Pinerolo; sospesa l'ospitalità agli stranieri
Ripensare l'accoglienza
PAOLO FEDERICO RIBET
SONO passati quasi 10
anni eia quando è stato inaugurato il Centro
accoglienza stranieri di
via dei Mille a Pinerolo:
la gente della città e delle
nostre comunità incominciava ad abituarsi a
incontrare magrebini, o
qualche volta senegalesi,
che vendevano cianfrusaglie. Spesso alcuni di
loro non sapevano dove
dormire: panchine, sale
di attesa della stazione,
per i più ricchi l’automobile. Eravamo convinti
che tra gli italiani, tanto
meno tra gli evangelici,
non esistesse il problema
del razzismo. Il problema della casa per gli «extracomunitari» diventava
praticamente insormontabile. La legge «Martelli», le prime riflessioni
sui nostri giornali su «Essere chiesa insieme», le
comunità di stranieri
ospitate nelle chiese
evangeliche delle grandi
città, dove la presenza di
stranieri era maggiore, la
nascita de «Il riparo»: fu
così che iniziò la nostra
attività, gestire due camere e sei letti per atti
vità di prima accoglienza: tre posti per magrebini, tre posti per «neri».
Come scegliere gli ospiti? Contatti con le
realtà attive a Pinerolo
per i magrebini, rapporto
con la comunità valdese
di Torino per gli africani
neri. Abbiamo cercato di
interagire con queste
persone in vari modi, abbiamo organizzato feste,
tentativi di scuola di lingua, incontri con la comunità. Discussioni sulla
pulizia della cucina, ricerca spesso infruttuosa
di sistemazioni abitative
più stabili, ricerca di mobili e suppellettili per gli
amici che trovavano casa, materassi, coperte e
lenzuola per quelli che
rimanevano. Oggi alcuni
dei nostri ex ospiti sono
riusciti a ottenere il ricongiungimento familiare, alcuni si sono sposati,
qualcuno ha anche avuto
dei figli, ogni tanto ci si
vede o si cena insieme.
Ora abbiamo preso la
decisione di sospendere
attività di accoglienza al
primo piano del nostro
stabile non perché non
esista più il problema ma
perché ci pare che la si
Viabilità a San Secondo
Il problema ponti
La questione ponti non è ancora finita; a due mesi
dall’alluvione ancora alcune situazioni rimangono irrisolte e niente è cambiato. Mentre la tangenziale verso il Sestriere è stata ripristinata in tempi tutto sommato abbastanza brevi, mentre sono stati realizzati
due guadi, uno all’entrata in Pinerolo e l’altro a Pinasca, non si sente per niente parlare di che cosa si farà
per’ripristinare il ponte sul fiume Chisone a Miradolo
di San Secondo. Ed è per questo motivo che i consiglieri di minoranza hanno richiesto al Consiglio comunale al più presto un incontro aperto anche ai cittadini: richiedono che vengano fornite spiegazioni sicure e affidabili, in modo che la gente non si basi più
sul «sentito dire», ma che abbia la possibilità di vedere
con un po’ di chiarezza la situazione del ponte. La data delTincontro non è ancora stata fissata, come spiegano al Comune, ma lo sarà a breve termine: intanto
c’è da capire quali sono le responsabilità comunali
che possono e devono essere portate avanti anche se
il ponte, lo ricordiamo, è di proprietà provinciale.
inazione sia un po’ più
complessa. Nel nostro
territorio la richiesta di
attività di prima accoglienza non è più così
drammatica come nei
primi Anni 90, ma le persone che non hanno trovato una qualche sistemazione hanno dei problemi ancora maggiori;
nell’ultimo periodo è venuto a cadere un po’ di
entusiasmo in molti di
noi, e non c’è stato un
sufficiente ricambio; soprattutto non siamo riusciti a maturare le capacità e le forze per dare risposte alle nuove priorità.
Anche nella nostra realtà di evangelici italiani
non è assente una qualche vena di insofferenza
nei confronti degli stranieri, se non sentimenti a
volte «razzisti». Sentiamo
sempre di più parlare di
atteggiamenti di chiusura
di frontiere e di qualche
forma di schedatura degli
stranieri, il signor Haider
viene a regalarci alberi di
Natale, insieme a lezioni
di politica sulle immigra
zioni: in quale misura siamo ancora capaci di indi
gnarci per queste cose?
Continuiamo ad avere
davanti agli occhi il problema dello schiavismo
di donne costrette a prò
stituirsi, dello sfruttamento dei minori: quali
azioni, quali riflessioni
riusciamo a esprimere
nelle nostre comunità?
Quanti di noi associano il
pensiero dell’immigrazione al problema della
criminalità? Nel momento in cui prendiamo atto
dell’impossibilità di proseguire l’attività di accoglienza per stranieri, soprattutto per l’esiguità
delle nostre forze, ci proponiamo comunque di
continuare la riflessione e
la ricerca sulle problematiche appena accennate
sopra, nella convinzione
che cercare delle risposte
a queste domande sia
una esigenza a cui siamo
chiamati nel confronto
con la parola di Dio.
NELLE CHIESE VALDESI
I DISTRETTO — Lunedì 15 gennaio, alle 9,15, incontro pastorale del I distretto: meditazione biblica a
cura di Dario Tron, introduzione di Stefano Mercurio
e Anita Tron su «Il suicidio».
1» CIRCUITO — Martedì 16 gennaio, a Torre Pellice, alla Casa unionista, studio biblico del circuito, introdotto da Franco Taglierò sul Pentateuco.
INCONTRI TEOLOGICI «GIOVANNI MIEGGE» —
Domenica 14, alle 17,30, nella chiesa di Pinerolo in
via dei Mille, incontri teologici «Giovanni Miegge», su
«Tra fondamentalismo e sincretismo, il tema della verità per l’uomo e la donna del nostro tempo».
ANIMAZIONE GIOVANILE — Sabato 13 gennaio, a
Pinerolo, alle 17, il pastore Mauro Pons parlerà su
«L’onnipotenza di Dio».
GRUPPO BIOETICA — Giovedì 11 gennaio, al presbiterio di Torre Pellice, alle 21, incontro del «Gruppo
di studio sulla bioetica» per riflettere sui problemi
morali riguardanti la medicina e la biologia. Per informazioni rivolgersi a Miriam Pisani, tei. 0121-901322 o
al pastore Alberto Taccia, tei. 0121-901732.
ANGROGNA — Giovedì 18 gennaio, Claudio Pasque! parlerà del suo viaggio negli Stati Uniti (con
proiezione di diapositive).
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 14 gennaio, alle 9, culto agli Aitali, con celebrazione della
Santa Cena, alle 10, culto nel tempio di San Giovanni.
PERRERO-MANIGLIA — A partire da gennaio 2001
non ci saranno riunioni quartierali ma visite pastorali, i prossimi appuntamenti sono: giovedì 11 alla Baissa Lorenzo, alle 9,30, lunedì 15, a Forengo Chiabrano.
Incontro dell’Unione femminile lunedì 15, alle 14.
PINEROLO — Domenica 14 gennaio, alle 10, culto
con assemblea di chiesa, all’ordine del giorno discussione e approvazione del bilancio di previsione 2001.
POMARETTO — Riunioni quartierali: giovedì 11
gennaio, alle 15, all’Inverso Paiola, mercoledì 17, alle
20,30, a Pomaretto, venerdì 19, alle 20,30, a Perosa.
FRALI — Riunioni quartierali: venerdì 12 gennaio,
alle 20, a Cugno, mercoledì 17, a Malzat, alle 20, venerdì 19, a Ghigo, alle 20,30.
SAN SECONDO — Alle ore 20,30, riunione quartierale a Miradolo, martedì 16 gennaio.
TORRE PELLICE — Scuola domenicale e precatechismo riprendono sabato 13 gennaio. Riunioni
quartierali: venerdì 12 gennaio, agli Appiotti, martedì
16, all’Inverso, mercoledì 17 ai Chabriols. Domenica
14 gennaio, durante il culto al centro, il direttore di
Riforma-Eco delle valli, Eugenio Bernardini, darà
un’informazione sul lavoro del settimanale e risponderà alle domande dei membri di chiesa.
VILLAR PELLICE — Venerdì 12 gennaio, al Serre,
riunione quartierale conviviale con cena, a partire
dalle 19,30. Domenica 14 gennaio, culto in francese e,
alle 20,30, culto serale.
VILLAR PEROSA — Riunioni quartierali: martedì 16
gennaio, per la zona municipio, mercoledì 17 a Grange, giovedì 18 a Dubbione; inizio alle 20,30.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: venerdì 12, alle 20, a Morasso; lunedì 15, alle 14,30, a Trossieri; alle
20 a Villasecca; mercoledì 17 alla Roccia, alle 20.
Centro culturale valdese
Progetto animazione
»fi.» IfWTW
La sede del Centro culturale valdese di Torre Pellice
Dopo i giorni di chiusura per la pausa nelle feste natalizie, con l’inizio
del nuovo anno ha riaperto anche il Centro culturale valdese di Torre
Pellice, dove proseguono
le attività già intraprese
negli scorsi anni; nella
sala Paolo Paschetto prosegue fino al 31 gennaio
la mostra di acquerelli di
Milli Jahier, dal titolo
«Fiori selvaggi». Continua
anche l’attività del Museo storico-etnografico,
aperto al pubblico il giovedì, sabato e domenica
ore 15-18; per informazioni o per prenotare visite guidate ci si può rivolgere all’ufficio per la
promozione itinerari vaidesi «Il barba», tei. 0121950203. Vengono organizzate visite ai musei, ai
templi e ai luoghi storici
delle valli valdesi, per il
pubblico e per le nume
rose scuole italiane, soprattutto elementari, che
da sole contano il 40%
del pubblico affluente.
Proprio per questa notevole partecipazione
delle scuole, è nato negli
anni scorsi il «Progetto
animazione», che si sviluppa su giochi e attività
da proporre ai ragazzi e
ai bambini per cercare di
far passare loro in modo
leggero e divertente delle
notizie di storia che, altrimenti, risulterebbero
molto seriose. Ci si pone
l’obiettivo di coinvolgere
in modo attivo le classi,
anche quelle non preparate prima sull’argomento. Ai ragazzi vengono
proposti laboratori teatrali, giochi che riguardano il museo storico
(sulla base del museo e
dei pannelli esposti), giochi all’aperto, di movimento, di simulazione.
10
PAG. 10 RIFORMA
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VENERDÌ 12 GENNAIO 2001 0iiRD\ 12
■ Pinerolo: un'iniziativa del Comune per le scuole
Sport: insieme è meglio
Una trentina di discipline per coinvolgere più di 600
bambini Prezzi accessibili e orari per ragazzi e famiglie
DAVIDE ROSSO
Avvicinare e inserire i bambini delle
scuole elementari allo
sport. È questo l’intento
di «Sportivamente insieme», un progetto messo
in cantiere già lo scorso
anno dal Comune di Pinerolo, dalle direzioni didattiche della città e da
numerose associazioni
sportive della zona. In
sostanza l’iniziativa, che
si rivolge agli allievi delle
scuole materne ed elementari di Pinerolo, permette a chi è interessato
di seguire corsi o praticare sport usuali o meno
nelle ore pomeridiane a
prezzi promozionali o addirittura gratuitamente.
L’offerta, che raduna
circa una trentina di attività sportive dal basket
alle bocce, dallo sci all’equitazione, è stata accolta con favore da molte
famiglie pinerolesi già lo
scorso anno quando in
totale sono stati più di
600 i bambini a essersi cimentati in una qualche
attività o a diverse di esse.
«II progetto - dicono all’assessorato allo Sport è stato preceduto da una
indagine condotta fra i
bambini delle scuole per
verificare la loro effettiva
esigenza di fare sport, le
loro preferenze e la loro
disponibilità. Terminata
quest’indagine nel ’99 si è
potuto iniziare, dopo aver
preso i dovuti contatti
con le associazioni sportive, garantendo una discreta offerta di attività
praticabili». Quest’anno
poi, visti i risultati dello
scorso anno, l’amministrazione comunale ha
deciso di riproporre l’iniziativa aumentando il
numero degli sport praticabili e i risultati finora
sembrano più che confortanti. Siamo arrivati
già a più di 400 domande
di iscrizione nelle scuole.
ma probabilmente a queste se ne aggiungeranno
altre prima di maggio,
data della chiusura della
scuola e dei corsi.
Gli sport più gettonati
in questo anno scolastico
per ora sono la ginnastica
ritmica femminile (con
37 iscritte), il minibasket
(30 iscritti), l’equitazione
(24 iscritti), lo judo (29), e
la scherma (28) mentre
scarso successo hanno riscosso il Soft ball e il mini
squasch così come la kick
boxing e il ciclismo stazionario. «L’idea comunque - dicono ancora al
Comune - è quella di avvicinare i bambini a quegli sport che solitamente
non è facile praticare o
che meno frequentemente vengono praticati
nelle ore di ginnastica a
scuola». Un modo per
dare la possibilità ai più
di uscire dal consueto e
provare discipline nuove
ma anche un modo per
far fare attività fisica ai
bambini; intanto all’assessorato si sta pensando
di creare qualcosa di simile anche per gli adulti.
Gli impianti sportivi di Pinerolo
Una mostra dedicata alla mummia di 5.000 anni fa
Arriva l'uomo di Similaun
DANIELA GRILL
Dal 13 gennaio all’S
aprile la chiesa di
Sant’Agostino, a Pinerolo, in via Principi d’Acaja,
ospiterà la mostra dell’uomo di Similaun, una
mummia risalente a circa 5.000 anni fa, ritrovata
sulle Alpi dieci anni fa.
La mostra, organizzata
dal Cesmap, il Centro
studi e museo d’arte
preistorica di Pinerolo e
Museo civico di archeologia e antropologia, in
collaborazione con altri
numerosi enti che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento,
darà possibilità ai visitatori di ammirare un ritrovamento eccezionale,
una delle più importanti
scoperte archeologiche
del XX secolo.
«La mummia fu ritrovata nel settembre del
1991 da una coppia di turisti tedeschi durante
un’escursione sulla frontiera italo-austriaca, tra il
Tirolo e l’Alto Adige, a
3.213 metri di altitudine
- ha spiegato uno dei
coordinatori della mostra, il professor Dario
Seghe, durante la conferenza stampa che ha
presentato l’avvenimento -. “L’uomo venuto dal
ghiaccio" ha mantenuto un eccellente stato di
conservazione, ed è il
primo reperto di uomo
dell’inizio dell’età del rame; insieme alla mummia sono infatti stati ritrovati parecchi utensili
come arco e frecce, acciarini e pugnali vari, oltre a frammenti di un
fungo di betulla con capacità medicinali simili a
quelle degli antibiotici».
La mostra, a ingresso
gratuito, sarà composta
da 14 pannelli espositivi
a vario argomento, tre
vetrine di oggetti esposti, con le ricostruzioni
dell’uomo e dei suoi oggetti, e alcuni audiovisivi
sia in francese che in italiano, in cui vengono
raccontate la scoperta
dell’uomo, gli scavi e i
vari studi; infine saranno presenti anche tre ri
costruzioni della mummia stessa, presentata in
modo particolarmente
realistico.
«A fare da contorno
all’evento - continua ancora Dario Seghe - proporremo una serie di
conferenze in abbinamento all’argomento,
che si terranno nel salone delle feste del Circolo
sociale in via Duomo fino al mese di marzo e
con la partecipazione di
numerosi esperti. Ci auguriamo che questa iniziativa, coinvolga non
solo la città di Pinerolo
ma anche le zone limitrofe; sono previste visite
guidate della mostra per
gruppi organizzati o per
le scuole». L'orario di
apertura è previsto dalle
ore 15 alle 18,30 del venerdì e del sabato, mentre per i festivi sarà ampliato, oltre che al pomeriggio, anche al mattino
dalle ore 10 alle 12. Per
eventuali informazioni o
prenotazioni telefonare
al Cesmap, al numero
0121-794382.
POSTA
Forum per la pace
Alcuni rappresentati di movimenti e
associazioni pacifiste e del volontariato
hanno inviato la lettera che segue al presidente del Consiglio regionale del Piemonte e ai consiglieri regionali per sollecitare la convocazione di un organismo
di consultazione, sorto in base a una legge regionale.
Vogliamo sollecitare la convocazione
del Forum per la pace, previsto dalla
legge 67 del 1995 «Interventi per l’educazione e la cultura di pace, la solidarietà internazionale e la cooperazione
allo sviluppo».
La legge prevede la convocazione almeno annuale del Forum; come pure
stabilisce i termini della sua convoca
zione rispetto al Piano triennale attuativo della legge. La nostra associazione
nel luglio scorso ha già lamentato come
per il piano triennale 2000-2002 la
giunta abbia operato lo stralcio dell’anno 2000 senza seguire l’iter consultivo
previsto dalla legge stessa.
La partecipazione dell’associazionismo piemontese ha in parte trovato
espressione in un gruppo di lavoro funzionante presso il Consiglio regionale
che da alcuni mesi è pervenuto a un
documento di proposte da sottoporre
alla discussione del Forum. Anche per
questo ne chiediamo l’urgente convocazione.
Pietro Moretti
Associazione per la pace, Alessandria
(seguono altre 17 firme)
SPORT
CROSSALUSERNA
Toma domenica 14 (ed
è la 20® edizione) il «Cross
di Luserna» prova valida
per l’assegnazione del
trofeo regionale di cross.
Sui prati àdiacenti il campo sportivo di Luserna, il
3S ripropone questo appuntamento agonistico
che in passato ha visto
sul gradino più alto del
podio, fra gli altri, Venanzio Ortis, Francesco Ranetta e Walter Durbano, e
fra le donne Maria Curatolo. Le prima gare, per
veterani e amatori, avranno inizio alle 10, poi via
via si succederanno tutte
le categorie, fino ai seniores che partiranno alle 14.
TENNIS TAVOLO
Due recuperi con altrettante vittorie per la
Valpellice impegnata in
serie C. In CI nazionale i
valligiani hanno sconfitto il Pont Donnas per 5-2
grazie a tre punti di Davide Gay ed a due di Walter
Fresch. In C2 regionale i
torresi hanno superato
per 5-3 Livrea con tre
punti di Andrea Girardon
e due di Giuliano Ghiri.
Sono così completati i
turni del girone di andata che si chiude positivamente per la Valpellice;
in DI girone E i valligiani
sono al comando con 10
punti, in DI girone D la
Valpe è 5®; 4° posto in C2
ma solo per peggiore differenza set rispetto alla
seconda, 2° posto in Cl.
Le partite di ritorno iniziano venerdì 12 in trasferta per la squadra «B»
della Die sabato 13 a
Torre Pellice per la seconda DI, la Cl e la C2.
A Pinerolo
Teatranti
Ritorna tutti gli anni,
«Di festa teatrando», e
«non può essere che così
quando una manifestazione è gradita ed è richiesta»; a dirlo è il sindaco di Pinerolo, Alberto
Barbero, che sostiene l’iniziativa promossa da
«Nonsoloteatro». È una
serie di rappresentazioni
teatrali che bambine e
bambini (ma anche papà,
mamme, nonne e nonni);
sono infatti sempre numerosi coloro che, nei
pomeriggi delle domeniche invernali vanno «teatrando» al teatro Incontro
di via Caprini a Pinerolo.
Sono sei pomeriggi, il primo dei quali domenica 14
gennaio alle 16. Il costo
del biglietto d’ingresso è
di 6.000 lire con possibile
prenotazione telefonando allo 0121-323186 dal
lunedì al venerdì alle ore
9,30-13, e 14,30-18. Domenica ore 10-12.
Il primo appuntamento e con la compagnia
«Arrivano dal mare», di
Cervia, che propone «Pinocchio dei legni». Due
sono i filoni dello spettacolo; le avventure di Pinocchio, ciò che gli accade e ciò che tutti ricordiamo che gli sia accaduto; le sue bugie e le conseguenze nasali, i guai
con la giustizia, le balene
che erano pescecani, il
paese dei balocchi dove
si diventa somari. I^ sera
prima, sempre il teatro
Incontro, con inizio alle
21,15 e ingresso a 15.000
lire (ridotti 12.000), ancora su proposta di Nonsoloteatro, andrà in scena «Via Paolo Fabbri 43»,
con evidente richiamo
all’album di Guccini, sul
tema del dialogo fra le
generazioni.
APPUNTAMENTI
' 11 gennaio, giovedì
TORRE PELLICE; Per l’Unitrè, alle 15,30, nella biblioteca della Casa valdese, concerto del duo liederistico con Stefania Pistone, soprano, e Salvo Margarone, pianoforte, che eseguiranno musiche di Schubert,
Brahms, Schumann, Beethoven, Berg e Strauss.
12 gennaio, venerdì
TORINO: In vista del concerto del violinista Akiko
Suwanai alTauditorium Rai del Lingotto, L’Unitrè e il
Comune di Perosa organizzano un pullman con partenza da Perosa alle 18,45 (costo viaggio più ingresso
60.000 lire). Iscrizioni da Ottica Gariglio e biblioteche
di Perosa e Villar Perosa.
SAN GERMANO CHISONE: Nella sala valdese, alle
20,45, presentazione del libro di Ettore Serafino
«Quando il vento le pagine sfoglia». Introduce il pastore Giorgio Bouchard, sarà presente l’autore.
PINEROLO: Al Centro sociale di via Michele Bravo,
incontro su «I padroni del vapore», l’ombra lunga
delle multinazionali sull’economia mondiale.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, in biblioteca,
terzo incontro «Insieme per leggere».
TORRE PELLICE: Nella biblioteca della Casa valdese, alle ore 20,45, Alberto Gabella parlerà, per il Centro studi vai Lucerna, su «100 anni di emigrazione italiana in Francia».
13 gennaio, sabato
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 21,15, la compagnia «Q. P. Produzioni», presenta «Via Paolo Fabbri
43». Ingresso lire 15.000, ridotti lire 12.000.
SAN GERMANO CHISONE: Nella sala valdese il
gruppo animazione teatrale «Piccolo varietà» di Pinerolo presenta la commedia brillante in tre atti di Luigi
Oddoero «Un 48 ’n ca 40».
PINEROLO: Fino all’S aprile, nella chiesa di
Sant’Agostino, mostra su «L’uomo venuto dal ghiaccio, a Similaun un viandante sulle Alpi 5.000 anni fa»,
la mummia rinvenuta sulle Alpi nel ’91, organizzata
dal Centro studi e dal Museo d’arte preistorica.
14 gennaio, domenica
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 16, per la rassegna «Di festa teatrando», va in scena «Pinocchio dei
legni», della compagnia «Arrivano dal mare».
16 genntdo, martedì
PINEROLO: Alle 21, all’Accademia di musica. Mauro Rossi e Alessandro Comellato in concerto.
18 geimaio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle ore 15,30, nel salone della biblioteca della Casa valdese, per l’Unitrè, conferenza
della professoressa Anna Maria Albani su «L’arte e la
cultura nel Regno di Napoli».
Val Pellice: scuola di musica
Le note mute
Una situazione di stasi
per la Scuola di musica
intercomunale della vai
Pellice. In attesa dell’approvazione dello statuto
della nuova associazione
denominata «Musicainsieme» da parte di Comuni e Comunità montana, i corsi sono ancora
fermi, tutto tace. La delibera di statuto, già portata in discussione nel corso del Consiglio di Comunità del 27 dicembre
scorso, conteneva alcuni
vizi di forma che rendevano impossibile un’approvazione del documento. Lo stesso è successo in alcuni Comuni,
come ad Angrogna.
Niente statuto, niente
associazione, quindi corsi
ancora rimandati e studenti a casa. Sembrerebbe un ennesimo rinvio
dopo la decisione di costituire la nuova associazione per la gestione della Scuola, prima affidata
all’associazione «Divertimento» che dovrebbe poi
aderire a sua volta alla
nuova «Musicainsieme».
Intanto la Comunità
montana sta lavorando
per permettere alla scuola di iniziare i suoi corsi ai
primi di febbraio, anche
se sembra difficile poter
assicurare una sua così
imminente riapertura.
Il documento messo in
votazione non contiene
una proposta operativa e,
vizi di forma a parte, l’associazione «Divertimento», chiamata a interloquire con la Comunità
montana, non nasconde
le sue perplessità. «Abbiamo esposto alcune osservazioni - spiega il presidente, Andrea Primiani
- la più importante delle
quali riguarda il presi
dente della nuova associazione che secondo la
bozza di statuto dovrebbe essere d’ufficio il presidente della Comunità
montana o un suo delegato, e non eletto all’interno del Consiglio, ma
questo non è compatibile
con un’associazione senza scopo di lucro. Prima
di poter parlare di una
riattivazione dei corsi bisognerà comunque approvare lo statuto. Rimango scettico sui tempi,
tenendo conto che dopo
lo statuto si dovrà arrivare a una vera e propria
proposta operativa: prima di essere coinvolti vogliamo che si arrivi a questa fase». L’associazione
«Divertimento» continua
intanto la sua attività, ma
«a fatica». Senza la scuola
difficile pensare una reale
programmazione.
SERVIZI
GUARDIA MEDICA
notturna, prefestiva, festiva:
teiefono 800-233111
GUARDIA FARMACEUTICA
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 14 GENNAIO
Luserna San Giovanni:
Farmacia Gribaudo - via Roma 19 (Airaii), tei. 909031
Perosa Argentina: Termini via Umberto i, telef. 81205
Pineroio: San Lazzaro - corso Torino 196, tei. 393858
SERVIZIO INFERMIERISTICO
presso i distretti
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Mi CINEMA
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 11 e venerdì 12, ore 21,15, Dancing in thè dark; sabato
13 ore 20,10 e 22,20, domenica 14, ore 16, 18,
20.10 e 22,20, lunedì 15,
ore 21,15, Chiedimi se
sono felice.
BARGE — Il cinema
Comunale ha in programma, venerdì 12 dicembre, ore 21, Alta fedeltà; sabato 13, ore 21,
Le riserve. Domenica 14
ore 15 e 17, lunedì, martedì, giovedì, ore 19,
Pokemon 2; domenica,
ore 19 e 21, lunedì, martedì e giovedì, ore 21, Le
verità nascoste.
PINEROLO — La multisala Italia propone, da
venerdì, alla sala «2cento». Il pianeta rosso: feriali 20,10 e 22,20, sabato
20.10 e 22,30, domenica
16, 18,05, 20,10, 22,20. Alla sala «5cento» sarà in visione Cast away; feriali
19,30 e 22,20, sabato 19,
30 e 22,30, domenica dalle 15 orario continuato.
ECONOMICI m
RADIO BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.200-96.550
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Il pomeriggio natalizio del 21 dicembre organizzato
dairUnitrè di Torre Pellice è stato allietato dalla presenza di giovani allievi della signora Eleonora Celesla
di Pinerolo, e proprio la giovane età degli interpreti
ha suscitato viva simpatia e ammirazione. Heloise
Garello ha interpretato con grande bravura, segno di
uno studio molto approfondito la «Sonata in mi b.
maggiore Op. 14, n. 1» di Beethoven: Giulia Beux ha
presentato una apprezzata esecuzione della «Sonata
in do maggiore, K 330» di Mozart. Nella seconda parte
Edoardo Turbil di Torre Pellice con la «Sonata in do
minore, Op. 10 n. 1» di Beethoven ha conquistato tutti
non solo per la sua tecnica pianistica ma anche per la
sua innata modestia. Altro brano di notevole impegno, l’esecuzione della «Grande Sonata di do minore,
Pathétique, Op. 13» da parte di Elena Proietti. La chiusura del pomeriggio è stata affidata ancora a Edoardo
Turbil die con la presentazione di «L’improvviso in
mi bemolle maggiore, Op. 90 n. 2» di Schubert ha riscosso ripetuti applausi, segno di una crescita, non
certo solo fisica, di questi giovani musicisti.
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venerdì 12 GENNAIO 2001
Pagina Dei Lettori
PAG. 11 RIFORMA
SUI GIORNALI
tA STAMPA
Inghilterra e Italia
Nei giorni in cui la commissione di nomina ministeriale
in Italia stava per esprimersi
sulla clonazione di cellule a
gni terapeutici, un commento di Paolo Passarmi (28 dicembre) metteva in evidenza
la differenza che intercorre
nel rapporto tra chiesa e decisioni politico-culturali nei
gue paesi. Che cosa fa questa
differenza? «Probabilmente scrive Passerini - un documento della Chiesa d’Inghilterra (...)■ Lo ha scritto il canonico John Polkinghorne,
presidente del comitato medico e scientifico, che compara la creazione di embrioni, a certe condizioni certo, al
trapianto di organi, ormai da
anni universalmente accettato. Poiché anche la legge approvata dal Parlamento britannico fissa alcune condizioni, tra cui le fondamentali
riguardano il tempo massimo
di vita dell’embrione (14
giorni) e il divieto assoluto di
effettuare clonazioni umane,
si può concludere che la
Chiesa d’Inghilterra sostanzialmente approva la posizione del governo sulla clonazione». E più avanti «...appare (...) evidente il solco che
sembra ormai dividere, su
questi temi, paesi come l’Italia da paesi dove hanno più
peso le chiese riformate (non
solo la Gran Bretagna e gli
Stati Uniti, ma perfino la Germania e la Francia)».
il Giorn^lfi
I soliti azionisti
Chi non ha mai paura di
sbagliare è Gianni Baget Boz
zo che riapre la mai chiusa
polemica della destra contro
a Partito d’Azione e i presun
ti continuatori oltranzisti.
«Sta il fatto - scrive in un
commento del 30 dicembre che il Partito d’Azione rap
presentò bene quella tradizione laicista che ritiene l’Italia un paese non democratico e in sostanza premoderno, perché non ha conosciuto la Riforma protestante.
Possiamo riconoscere in essa
Prezzolini e Montanelli ancor più di Scalfari. Essa è ben
diversa dalla tradizione del
liberalismo nazionale e moderato di Benedetto Croce».
POSTA
Il libro di
Ettore Serafino
È piuttosto difficile classificare Quando il vento le pagine
sfoglia di Ettore Serafino. Un
romanzo storico? In certo
qual senso sì, perché vi si narrano fatti realmente accaduti
e precisamente gli avvenimenti salienti della seconda
guerra mondiale e quelli della
lotta partigiana sulle Alpi. È
anche un’autobiografia: la
storia di un uomo che ha vissuto in prima persona gli orrori di due guerre e che è stato
colpito nei più cari affetti, la
morte di un fratello e la grave
malattia di un figlio. L’autore
parla anche del suo lavoro e
della sua famiglia, la moglie,
tre figli e una nipotina.
lo preferisco definire questo libro come storia di un’
anima. Infatti la tragedia della guerra viene interpretata in
chiave religiosa ed esistenziale. Ciò che più colpisce è la
fede incrollabile nella Provvidenza di Dio, il grande consolatore che, anche se invisibile,
non rimane mai assente o
muto ma parla all’autore anche direttamente. È il Dio vivente, la cui Parola non si
esaurisce nella Bibbia ma si fa
sentire anche nel pres&nte.
Come credente. Serafino non
è l’uomo della fede passiva,
da catechismo: per lui la fede
va conquistata con la ricerca,
con la lettura e la meditazione della Bibbia, anche attraverso il dubbio che infine si
vince per conciliare grazia e
giudizio e che si placa nell’attesa fiduciosa del Salmo 37, 7:
«Sta in silenzio dinanzi all’Eterno e aspettalo».
Serafino mette in pratica
l’imperativo categorico cristiano: «Ama il tuo prossimo
come te stesso». I suoi alpini
sono per lui dei fratelli, non
dei subalterni; tra loro si stabilisce, nel contatto quotidiano, un feeling speciale che si
può anche chiamare simpatia
e agape. Vivissimi e toccanti i
ritratti di quei ragazzi strappati dalle loro case per combattere una guerra spietata e
assurda. La loro speranza di
tornare al casolare viene
stroncata dalla morte. Ma c’è
qualcuno che li raccoglie pietosamente e li consegna nelle
mani dell’Eterno...
La poesia è la valvola di
sicurezza che impedisce di
piombare nella disperazione.
Ettore Serafino interpreta la
guerra dandone un quadro
fosco e realistico, ma squarciato da «sciabolate» di luce.
Vien fatto di pensare a Lux
lucet in tenebris. La guerra,
per feroce che sia, non riesce, secondo Serafino, a
strappare agli uomini la loro
anima come avviene per Picasso in Guernica, dove gli
uomini sono diventati esseri
mostruosi e hanno perso
ogni barlume di umanità.
La Resistenza è vista dall’autore come una scelta difficile e cosciente, una lotta
per la libertà. Serafino ci racconta la sua esperienza di
partigiano e mette in risalto il
coraggio di coloro che vissero
braccati dal nemico tra insidie, imboscate, torture ma
che seppero resistere. Sorge
spontaneo all’autore di paragonare la lotta partigiana a
quella combattuta secoli prima dai valdesi per ottenere la
libertà religiosa e i diritti civili. È bene che il valore della libertà venga riconosciuto specialmente in questi tempi di
crisi, in cui la libertà è troppo
spesso rinnegata. È bene che
i giovani conoscano il passato per trarne utili insegnamenti. È auspicabile perciò la
lettura di questo bel libro anche da parte dei giovani, perché la Resistenza vi è narrata
in modo oggettivo, senza retorica, senza orgoglio, senza
meschini personalismi. Spero che le mie impressioni rispecchino, almeno in parte, il
pensiero dell’autore.
Silvana Tro«-Torre Pellice
■ IttAlfabeto
evangelico»
Ho letto su Riforma del 15
dicembre la bella recensione
di Marco Fratini su Alfabeto
evangelico e sono andato a
leggerlo. Bene, ma quello che
mi ha fatto rizzare i capelli
(anche perché la pubblicazione è detta «una guida didattica di Giorgio Tourn soprattutto per chi non conosce i protestanti») nel leggere nel dizionarietto la definizione di
«Protestanti»: «Nel tribunale
dell’imperatore Carlo V a
Worms, dove si doveva condannare Lutero, alcuni principi tedeschi testimoniarono,
cioè furono testi, in suo favore
e in favore della predicazione
dell’Evangelo, da qui il soprannome di “protestanti”».
Ora mi chiedo: perché dire
Passatempo
(D. Mazzarella)
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on
Orizzontali
2. Provincia dell’Asia Minore evangelizzata da
Paolo
8. Donna saggia e avveduta
che fu una delle mogli
del re Davide
10. Simbolo dello scandio
12. Illecita appropriazione di
opere dell’ingegno altmi
13. Ha dato il nome ad un
passo militare da parata
14. Uno dei figli di Noè
15. Capo cuoco
16. Malattia... sportiva
17. Sigla di Sondrio
18. Adesso
20. Lisci, levigati
23. Congiunzione avversativa
24. Uccello dal becco lungo
e sottile
25. Il Sinodo riunito in questa città inviò i barba
Morel e Masson a consultare i Riformatori
27. Riformatore tedesco autore dei Loci communes
28. Termine dispregiativo
per indicare un mendicante
Verticali
1. Uno dei riformatori di
Strasburgo
2. Città dove l’apostolo
Pietro ebbe una decisiva
visione
3. Uno dei profeti del postesilio
4. Latte... francese
5. Antico istitutore
6. Zelo senza pari
7. Festa cristiana che cade
sempre di giovedì
9. Tony premier britannico
11. Centro Assistenza Fiscale
13. Esclamazione di stupore
15. Paolo scrisse due lettere
ai cristiani di questa città
19. Uno dei capi della Rivoluzione Francese
21. Un giudice di Israele
22. Isolotto... inglese
23. Si dice che una al giorno
toglie il medico di torno
25. Sigla di un grande mercato
26. Interno in breve
27. Sigla di Macerata
Un piccolo bilancio della vita di fede delle nostre comunità
Nel mondo ma non del mondo
CINQ LUSSO
Alla fine di ogni anno, volenti o nolenti,
siamo obbligati a fare una molteplicità
di bilanci, compreso quello sul vivere, nel
senso più ampio del termine. Viene quindi
logico chiedersi il perché di una scelta di vita di fede, del come la si viva e del come si
dovrebbe viverla. Questa domanda è sovente accompagnata da un sentimento di grande scoramento, così piccola è la nostra chiesa, così tanti sono i problemi che essa deve
affrontare e così indifferente è la società a
questa testimonianza. Poi però, cercando di
porsi all’esterno del mondo valdese (e per
noi di diaspora è così facile) emergono alcuni segni che fanno riflettere e che indicano
alcune linee guida e di lavoro.
Il primo elemento che colpisce è dato dal
profondo rinnovo generazionale che sta
completamente cambiando l’assetto della
nostra comunità. Anche se giovane non
vuole automaticamente dire positivo, si tratta tuttavia di un segno di capacità di cambiamento e di rifiuto alla gerontocrazia e
all’arroccamento territoriale. E qui troviamo
il secondo elemento che colpisce: il rinnovo
si concretizza con un’assunzione di responsabilità da parte delle due facce della medaglia valdese: Valli e diaspora, convertiti ed
evangelici da più generazioni. Ed è questo
un terzo elemento di riflessione: il dialogo
serrato, a volte quasi uno scontro, tra chi
viene dal mondo non valdese (di solito quello cattolico) e fortemente pone l’accento
sull’approfondimento della Scrittura e,chi,
per pacifica tradizione, ne è stato formato
da più generazioni. Forse questa inesausta
tensione concretizza uno dei nostri «doveri»
comunitari ed è sicuramente uno dei doni
della nostra piccola chiesa.
Ma un altro dettato biblico interpella la
nostra comunità, là dove viene detto: siate
nel mondo, ma non del mondo. Dettato
ostico per un minuscolo gruppo di credenti
sempre sull’orlo dell’integrazione. Eppure
questo insegnamento potrebbe indicarci
una via quanto mai stimolante, specie per
il nostro lavoro diaconale. Nel mondo preparati a recepire ogni novità che ci renda
più funzionali al servizio della Parola e del
prossimo, non ancorati (quel tanto che basta) a schemi e tradizioni che ci sembrano
fondamentali ma che invece sono del mondo. Piccola comunità che può voler dire
flessibilità, duttilità, professionalità e disponibilità a cogliere le eccezionali dinamiche del mondo, ma incardinati alla Pmola
divina da una inesausta volontà di approfondimento e coinvolgimento.
delle inesattezze storiche simili? Alla Dieta di Worms del
1521, presente Carlo V, Lutero fu condannato. Stop. Ben
otto anni dopo, alla seconda
Dieta di Spira del 1529, fu forgiato il temine «protestanti»
rivolto ai principi evangelici
(vedi: V. Vinay Storia della
Riforma, pag. 94; R. Bainton,
Storia della Riforma, pag. 207;
E. Léonard, Storia del protestantesimo, voi I, pag 164). Infatti, alla prima Dieta di Spira
del 1526, era stato stabilito il
principio della territorialità
della libertà religiosa. Alla seconda Dieta di Spira del 1529,
essendo i principi cattolici in
maggioranza, essi decisero di
abolire quanto stabilito nella
prima Dieta, per cui i principi
luterani levarono solenne
protesta: «Per ciò che riguarda l’onore di Dio e la salvezza
delle anime ognuno deve rispondere personalmente a
Dio». Perciò furono chiamati
«protestanti». «Ma la loro non
era una rimostranza, bensì un
attestare pubblicamente dinanzi a Dio che essi non potevano far nulla che fosse
contrario alla Parola. L’accento è posto non tanto sulla
protesta quanto sulla testimonianza» (Bainton).
Archimede Bertolino - Terni
Le «pizze»
scambiate
Il passaggio al terzo millennio da tutti festeggiato con
grande enfasi in tutte le sedi,
e in particolare dalle trasmissioni radiotelevisive, è stato
caratterizzato proprio in questa sede dal pasticcio del Servizio radio-televisivo della nostra, peraltro valorosa. Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Il culto radio della domenica 31 dicembre era
condotto dal past. Soggin sulla base di un testo che, con i
simboli delle rotaie e della
strada, invitava a guardare
avanti in un cammino da percorrere. Il 1“ gennaio ecco
una edizione speciale del Culto radio, da nessuno annunziata (neppure da Riforma),
condotta dal past. Anziani e
centrata sull’idea dell’anno
che si stava concludendo. In
tale trasmissione fu pure annunziato, per il giorno seguente, un culto speciale per
Capodanno. Evidentemente
presso alla Rai qualcuno ha
scambiato le «pizze» senza
che nessuno se ne accorgesse
e nessuno se ne scusasse.
Non solo, ma sempre lunedì 1“ gennaio fu puntual
mente ritrasmesso, alle 9,45
(con il solito ritardo) il programma televisivo Protestantesimo in cui la simpatica faccia di Laura Leone, ripresa in
primo piano, annunciava a
tutti, con largo sorriso e serafica convinzione, un felice
Buon Natale. Forse un mag-,
gior controllo su queste trasmissioni potrebbe evitarci
brutte figure ancorché limitate, nella fattispecie, alle poche persone che, meno di altre annebbiate dai fumi dei
brindisi notturni, hanno voluto sintonizzarsi sul nostro
culto radio e sulla nostra trasmissione televisiva.
Alberto Taccia
Luserna San Giovanni
1 due programmi in questione
sono stati consegnati alla Rai come sempre entro i termini dovuti; il «pasticcio» di cui parla il pastore Taccia non è quindi imputabile al Servizio radio della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia. Si è trattato ovviamente di
un disguido tecnico della Rai, del
quale il responsabile dei programmi religiosi del GrI-Rai si è
già scusato con la Federazione,
senza purtroppo farlo anche con
gli ascoltatori.
Il Servizio radio della Fcei
? j Sindrome
dei Balcani
Sono uno scout che ormai
dal 1998 mi reco annualmente in Bosnia (Sarajevo, Mostar) per delle attività estive;
dopo il mio primo viaggio nel
1998 ho iniziato ad avere dei
seri problemi di salute legati
al sistema linfatico. Dopo aver
passato in rassegna i migliori
specialisti e aver ricevuto dagli stessi la medesima risposta
«non capisco quale possa essere la causa scatenante», eccomi qui con gli stessi problemi aggravati da un asma cronica e una congiuntivite cronica. Indagando e indagando
ho trovato molte somiglianze
tra i miei problemi e la Sindrome dei Balcani; ora ho realizzato un sito web (www.sindromedeibalcani.supereva.it),
per cercare altre persone (civili) che abbiano riscontrato
le mie stesse sintomatologie.
Cordiali saluti
Andrea Ghedi
andghedi@libero.it
Nuovi indirizzi
La Chiesa valdese di Imperia segnala il nuovo indirizzo:
via Carducci 30, 18100 Imperia, tei. 0183-652834.
Il pastore Agostino Garufi
comunica il proprio indirizzo
e-mail: agamfi@inwind.it
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
I familiari del caro
Guido Costantino
riconoscenti, ringraziano di cuore I vicini di casa, la famiglia
Bounous“, la famiglia Collet e in
particolare Rita Genre, la Croce
Verde di Perosa Argentina, il
medico curante dott. Rol, tutto il
personale dell’Ospedale valdese di Pomarefto, I pastori Ribet
e Peyrot, l’Avis di Pomaretto, il
personale del Servizio territoriale di Perosa Argentina e tutti coloro che, in vario modo, hanno
partecipato al loro dolore.
Pomaretto, 4 gennaio 2001
RINGRAZIAMENTO
«Tutti quelli che credono...
sono giustificati gratuitamente
per la sua grazia mediante
la redenzione
che è in Cristo Gesù»
Romani 3, 24
I figli e I familiari della cara
Chierina Peyrot (Pierina)
ved. Maian
ringraziano tutti coloro che con
presenza, scritti, parole di conforto e opere di bene hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
a tutto il personale dell’Asilo
valdese di Luserna San Giovanni, al personale medico e
paramedico dell’Ospedale valdese di Torre Pellice, ai dottori
Escello e Mourglia e al pastore
Mario Berutti.
Luserna San Giovanni
6 gennaio 2001
RINGRAZIAMENTO
«...in pace dormirò perché,
tu solo, o Signore,
mi fai abitare al sicuro»
Salmo 4, 9
Le figlie Anna Maria Musso
Beltramio e Marina Musso Bouchard, i generi, i nipoti, i pronipoti e la figlioccia di
Céline Jahìer ved. Musso
mancata al loro affetto all’età di
93 anni, rattristati ma nella speranza, ringraziano riconoscenti
tutti coloro che con presenza,
scritti, fiori e offerte (che saranno devolute per il giardino dell’Asilo) hanno partecipato alla
separazione dalla loro cara.
Un doveroso particolare ringraziamento a tutta la grande
famiglia deH’Asilo dei vecchi di
San Germano, a quanti l’hanno
curata, seguita e visitata, alle
amiche Albina e Emma, ai pastori Deodato e Crucitti.
San Germano Chisone
30 dicembre 2000
abbonamenti
interno L. 10.000
estero L. 20.000
sostenitore L. 20.000
Versamenti sul conto corrente
postale n. 46611000 intestato
a: «CULTO RADIO», via Firenze 38, 001 84 Roma.
12
PAC. 12 RIFORMA
VENERO) 12 GENNAIO 2001
.-La campagna di «Jubilee 2000» si è conclusa, come previsto, il 31 dicembre
Londra cancella i debiti dei paesi poveri
Lo ha annunciato il nninistro delle Finanze, Brown, durante l'ultima manifestazione organizzata
da (dubilee 2000» a Londra il 2 dicembre scorso. Una remissione di 50 milioni di dollari l'anno
La campagna di «Jubilee
2000» ha salutato la decisione
presa dalia Gran Bretagna di
rinunciare al pagamento del
costo di servizio del debito
dei 41 paesi più poveri del
mondo come un «fantastico
balzo in avanti» per liberare il
Terzo Mondo da un debito
che esso non è in grado di
rimborsare. L’annuncio del
governo britannico equivale
nell’immediato a 30 milioni
di dollari l’anno, sottolinea
Jubilee 2000, anche se i 41
paesi (che si trovano principalmente in Africa) si stanno
avviando a un ritmo diverso
verso un eventuale annullamento del loro debito di 2,3
miliardi di dollari nei confronti della Gran Bretagna.
Per Ann Pettifor, direttrice
di Jubilee 2000 nel Regno
Unito, «la Gran Bretagna è
andata al di là degli impegni
degli altri governi del G7 circa il debito dei paesi poveri».
Eppure, ha aggiunto, per fare
una «reale differenza», la
Gran Bretagna deve anche
persuadere il Fondo monetario internazionale, la Banca
mondiale e il G7 «di accettare
che i ricchi non possono più
arricchirsi alle spalle dei poveri». La Pettifor vorrebbe
inoltre che agevolazioni venissero concesse ad altri paesi oltre ai 41 paesi più fortemente indebitati (liipc), come la Nigeria e il Perù.
L’iniziativa britannica è
stata accolta favorevolmente
anche da Bob Geldof, fondatore di Live Aid, che ha aiutato migliaia di vittime della
carestia in Africa. Per Geldof,
riferisce il giornale Observer,
si tratta di «un passo immenso». Il ministro delle finanze
britannico, Gordon Brown,
ha dato questo importante
annuncio nel corso dell’ultima manifestazione organizzata da Jubilee 2000, a
Londra, il 2 dicembre scorso.
La campagna, ispirata dalle
chiese, e iniziata in Gran Bretagna per poi estendersi a
tutto il mondo, si è conclusa
come previsto il 31 dicembre.
Un pozzo al Corno d’Africa
Altre organizzazioni subentreranno per raccogliere la
sfida di liberare il mondo
dall’indebitamento.
Nonostante alcuni successi
della campagna presso paesi
creditori e organizzazioni
multilaterali in vista della remissione dei debiti, Jubilee
2000 fa notare che soltanto
un terzo dei 300 miliardi di
dollari necessari per fare una
differenza è stato finora annullato. Davanti a circa 2.500
partecipanti, Gordon Brovm
ha dichiarato: «Poiché la povertà è così grande e i bisogni
così urgenti, né voi né io vogliamo che i paesi ricchi usufruiscano ulteriormente dei
debiti di questi paesi più poveri. Così a nome del governo
britannico posso dirvi, e posso dirlo anche ai 41 paesi più
fortemente indebitati, che rinunciamo al diritto di ricevere qualsiasi profitto dal debito storico contratto dai 41
paesi più indebitati. A partire
da oggi, tutti i rimborsi da noi
ricevuti saranno versati in un
Fondo dedicato alla riduzio
ne della povertà e ridati, con
effetto retroattivo alla data
odierna, quando saranno stati accettati progetti di lotta
contro la povertà».
Il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale hanno approvato piani di
riduzione della povertà in 20
dei paesi più fortemente indebitati, il che significa la
cancellazione di 50 miliardi
di dollari. Devono ancora essere approvati programmi in
21 paesi e per questi la Gran
Bretagna concederà la remissione del debito con effetto
retroattivo al 1° dicembre
2000 appena saranno stati
accettati programmi contro
la povertà.
Lucy Matthew, di Jubilee
2000, ha precisato che i 21
paesi che non hanno ancora
stabilito piani di riduzione
della povertà sono o in conflitto, 0 senza governo stabile, oppure non hanno dato
corpo alle rigide condizioni
economiche imposte dalle
istituzioni multilaterali di
prestiti. Jubilee 2000 deside
(foto Acnur/S. Emington)
rava altre condizioni per la
remissione del debito, ha
detto la Matthew: «Siamo assolutamente contrari alle
condizioni imposte dall’esterno e che colpiscono i più
poveri della società».
Gordon Brown ha chiesto
che altri paesi creditori seguano l’esempio della Gran
Bretagna rinunciando ai rimborsi ma «assicurandosi, come noi, che i rimborsi verranno dedicati alla lotta contro la povertà. D’altra parte,
voglio lanciare un secondo
appello: a partire da oggi, formiamo una nuova alleanza
mondiale di governi e di società civili che permetteranno la remissione dei debiti, la
riduzione della povertà e lo
sviluppo duraturo». Gordon
Brown si è inoltre impegnato
a sostenere gli «obiettivi di
Copenaghen 2015»: diminuire di metà la povertà mondiale, garantire l’insegnamento primario per ogni
bambino nel mondo, e prevenire le morti di bambini
che si possono evitare, (eni)
* Lepidemia del virus di Ebola in Uganda
stato di massima allerta
in un ospedale awentista
«Una epidemia mortale,
causata dal virus di Ebola, ha
contagiato in Uganda oltre
330 persone dalla metà di ottobre in poi e ha messo in
stato di allarme il personale
dell’ospedale awentista di
Ishaka», ha detto il dr. Allan
Handysides, direttore per la
Chiesa awentista dei servizi
della salute a livello mondiale. La maggioranza dei casi di
Ebola denunciati è nel distretto di Gulu, a nord del
paese, ma la più recente epidemia, che ha interessato
cinque casi e quattro decessi,
si è verificata nel distretto di
Mbarara, a soli 60 chilometri
dall’ospedale di Ishaka, che
conta 80 posti letto.
Le autorità sanitarie delrUganda stanno lavorando,
con i membri dell’Organizzazione mondiale della sanità e
con Medici senza frontiere,
per arginare l’epidemia che
ha già causato 111 morti.
Con un tasso di mortalità pari al 70%, la febbre emorragica di Ebola è estremamente
contagiosa. Non esiste nessun vaccino e nessun trattamento efficace, oltre a mettere il paziente in quarantena e a trattarne i sintomi. Secondo il Centro per il con
trollo della malattia di'Atlanta, negli Usa, l’Ebola è spesso
diffusa all’interno di un presidio sanitario. Un paziente
infetto può presentare dei
sintomi simili a quelli dell’influenza ed essere curato
nell’ospedale senza isolamento 0 senza che speciali
precauzioni siano prese.
Fino a quando non passerà
il pericolo di un’altra epidemia, il personale dell’ospedale di Ishaka rimarrà in stato di
massima allerta. Di solito occorrono alcune settimane per
la stabilizzazione della situazione: nel frattempo un’infermiera dell’ospedale di Ishaka
è stata inviata in un altro
ospedale, più grande, per essere addestrata a un isolamento corretto e alla cura per
la febbre emorragica di Ebola.
Il virus di Ebola ha preso il
nome di un fiume nella Repubblica democratica del
Congo, dove fu scoperto per
la prima volta nel 1976. Gli
scienziati credono che oltre
alle epidemie, il virus è portato dagli animali, probabilmente dalle scimmie. Precedenti epidemie della malattia
si sono verificate nel Congo,
nel Gabon, nel Sudan e nella
Costa d’Avorio. (Adn)
M Per i maltrattamenti imposti in passato
La Chiesa di Norvegia
ha chiesto scusa agli Zigani
La Chiesa luterana di Norvegia ha presentato scuse agli
Zigani per i trattamenti inflitti
loro in passato. Tali scuse sono state presentate il 16 novembre scorso nel corso del
Sinodo generale della Chiesa
di Norvegia, dopo essere state
approvate all’unanimità. Esse
sono state accettate dai rappresentanti della comunità zigana che assistevano al Sinodo: «Il Sinodo generale del
2000 presenta le proprie scuse
agli Zigani e chiede loro perdono per le ingiustizie e le
violazioni (dei loro diritti]
commesse contro il loro popolo da parte della Chiesa».
Non si conosce il numero
esatto di Zigani residenti in
Norvegia, ma i loro rappresentanti ufficiali ritengono
che siano circa 20.000 su una
popolazione totale di 4,3 milioni di abitanti. Gli Zigani
della Norvegia sono stati perseguitati per decenni, soprattutto aH’inizio del XX secolo.
Erano state adottate leggi per
costringere gli Zigani a diventare sedentari e molte istituzioni hanno cercato, ricorrendo spesso a metodi abusivi, di integrarli nella società
norvegese, costringendoli ad
abbandonare il loro retaggio
culturale, in particolare la loro lingua, la loro musica e la
loro religione. La maggior
parte di queste istituzioni
erano gestite dalla Chiesa di
Norvegia o dirette da pastori.
La più nota di esse, la Missione norvegese presso i senzatetto, è ritenuta responsabile
del 40% delle sterilizzazioni
forzate praticate su donne zigane, in particolare negli Anni 30 e 40. Viene stimato a
300 il numero di donne sterilizzate controvoglia, e a 1.700
il numero di bambini strappati alla propria madre e
adottati da altre famiglie o
piazzati in istituti. Questo si è
verificato fino agli Anni 70.
«Vogliamo andare al di là di
semplici scuse - ha detto Erling Pettersen, che dirige il
Consiglio nazionale della
Chiesa di Norvegia Ci siamo
impegnati ad aiutare gli Zigani della Norvegia a ritrovare
la propria cultura che è stata
minacciata di sparizione». Erling Pettersen spera inoltre
che le misure adottate dalla
Chiesa luterana di Norvegia,
possano ispirare altre chiese
in Europa, dove gli Zigani sono stati (e in alcuni paesi lo
sono tuttora) perseguitati e
oppressi. Leif Bodin Larsen,
Azione dei cristiani per l'abolizione della tortura (Acat)
Letter^ a|>érta al Presidente
della Repubblica francese
Pubblichiamo il testo della lettera aperta che l’Acat (Azione
dei cristiani per l’abolizione della tortura) ha inviato al presidente francese, Jacques Chirac, il 29 novembre scorso, in seguito alle recenti rivelazioni sull'uso sistematico della tortura
da parte dell'esercito francese durante la guerra d’Algeria. Il
Consiglio della Federazione protestante di Francia (Fpf), riunito a Parigi il 9 dicembre scorso, si è dichiarato in pieno accordo con la lettera e ha manifestato all'Acat il proprio totale
appoggio alle richieste formulate nella lettera, esprimendo la
propria riconoscenza all’Acat per la sua azione.
Signor Presidente,
Durante la guerra d’Algeria, e in particolare durante la
battaglia di Algeri, l’esercito della Repubblica francese ha
torturato e ha assassinato. Con il consenso dei responsabili
politici e senza opposizione dà parte dei magistrati. Lavori
di storici, testimonianze di vittime e, di recente, confessioni
dei generali Massu e Aussaresses non lasciano alcun dubbio in propòsito.
Pretendendo di lottare contro il terrorismo o di risjjondere alle esazioni, questi metodi disumani hanno fatto cedere
gli indecisi e hanno nociuto gravemente aH’immagine della
Francia. Essi si iscrivevano inoltre nella continuità di vecchie pratiche destinate a mantenere il sistema coloniale.
Soprattutto, questi fatti illustrano ancora oggi il rischio di
banalizzazione della tortura quando questa diventa un fatto
generalizzato. Il riconoscere ufficialmente i fatti e la responsabilità della Francia è una premessa indispensabile
per favorire la riconciliazione e per darci il diritto morale di
condannare il suo uso nei molti paesi in cui essa continua a
essere correntemente praticata nei confronti di prigionieri
politici 0 di diritto comune.
Per I’Acat, il cui obiettivo è rabolizione della tortura, delle
esecuzioni capitali e di tutte le forme di trattamenti crudeli,
disumani o degradanti, non si tratta solo di denunciare
giorno dopo giorno le situazioni di violenza e di umiliazione, ma di agire affinché le pratiche di tortura spariscano per
sempre nei rapporti tra gli uomini.
Perché le giovani generazioni di oggi e di domani non
possano pensare che la tortura sia una pratica banale, anodina, occorre che la Francia, patria dei Diritti deU’uomo, attuale presidente deU'Unione europea, sappia guardare in
faccia i propri atti trascorsi e sappia assumere pienamente
le proprie responsabilità di stato sovrano per aiutare così il
lavoro di memoria e di verità sulla realtà repubblicana.
È in questo spirito. Signor Presidente della Repubblica,
che l’Acat si rivolge rispettosamente a Lei per chiederLe:
- di riconoscefe e di condannare, in modo ufficiale, l’uso
da parte delle forze armate francesi, con l’appoggio dei poteri pubblici, della tortura e degli assassini durante la guerra
d’Algeria proprio mentre, in quel tempo, si parlava solo di
«mantenimento dell’ordine»;
- di condannare la tortura in ogni luogo e quali ne siano
le motivazioni.- Nel momento in cui, in particolare, un recente sondaggio di Amnesty International ha rivelato che
un francese su quattro ritiene che il suo uso sia «accettabile in certi casi». Nel momento in cui la Francia è già stata
condannata più volte per trattamenti disumani e degradanti, e anche per tortura, da parte della Corte europea dei
Diritti dell’uomo. Per segnare tale impegno, auspichiamo
che la Francia rinunci alla dichiarazione che sospende la
competenza della Corte penale internazionale nei confronti dei crimini di guerra che gli eserciti francesi potrebbero commettere;
- di denunciare i discorsi inaccettabili di generali in pensione o in attività di servizio che affermano che la tortura è
un male necessario in tempo di guerra. Simili discorsi sono
contrari al «Regolamento di disciplina generale negli eserciti» il quale vieta di «...ordinare di compiere atti contrari alle
leggi, alle regole del diritto internazionale applicabile nei
conflitti armati e alle convenzioni internazionali regolarmente ratificate o approvate» e di «...recare danno alla vita
e all’integrità corporale o alla dignità della persona dei malati, dei feriti, dei naufraghi, a quella dei prigionieri nonché
delle persone civili, in particolare per mezzo del delitto, dellemutilazioni, dei trattamenti cmdeli, della tortura in mtte
le sue forme e dei supplizi»;
“di migliorare la formazione in materia di rispetto della
dignità umana data agli uomini che compongono i nostri
eserciti e la nostra polizia affinché essi non possano essere
tentati di praticare l’inaccettabile in nome di un concetto
sbagliato dell’ordine o dell’efflcacia;
- di facilitare il lavoro di memoria permettendo agli storici di avere fin d’ora accesso agli archivi di quel periodo.
Sperando che Lei sarà sensibile alle nostre richieste, La
preghiamo di credere, Signor Presidente della Repubblica,
all’assicurazione della nostra alta considerazione.
(hip, dicembre 2000)
Jean-François Benard
presidente delTAcat
leader dell’Unione nazionale
della comunità zigana, ha dichiarato: «È un incoraggiamento straordinario per il nostro popolo. Questo dimostra
che siamo ormai rispettati
nella società norvegese».
Parlando dell'atteggiamento delle chiese sulle sterilizzazioni forzate, Erling Pettersen ha fatto notare che «la
Chiesa ha dato un appoggio
ideologico al dibattito sociale
sull’eugenetica che vi era in
Norvegia come nella maggior
parte dei paesi occidentali
negli Anni 30». Nel 1998 un
primo tentativo di riconcilia
zione tra Zigani e Chiesa luterana di Norvegia era fallito
dopo che gli Zigani avevano
rifiutato di accettare le scuse
per protestare contro un
cambiamento dell’ultimo
minuto nella formulazione
della dichiarazione. Il testo
originale, che recitava «Noi
[la Chiesa] portiamo un pesante peccato e una grande
vergogna», era stato modificato cambiando il «noi» con
«il nostro popolo». Tale cambiamento era stato percepito
come un tentativo della
Chiesa di schivare le proprie
responsabilità. (eni)
n
di