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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Sig.a
LONGO SELMA
Casa Valcìese
TORRE PELLICB
Settimanale
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXIX - N. 12
Una copia Li re ili)
ABBONAMENTI
}
Eco: L, 1.200 per Tintemo j Eco e La Luca: L. 1.800 per l*intemo I Spediz. abb. postale - il Grappo
L. 1.600 per Testerò
L. 2.500 per l’estero
Cambio d’indirizzo Lire S Ü
TORRE PELLICE 20 Marzo 1959
Ammin. Claudiana Torre Pellice • C.C.P. 2-17557
DOMENICA DELLE PALME
Gesù e il potere
17
Che strana, la cavalcata fra sventolìi di rami di palme! Per chi ha seguito TEvangelo e ha avvertito l’orrore che Gesù ha della popolarità, di
ogni forma di propaganda intorno alla sua persona, e la riserva — non
sospettosa, triste — con cui accoglie
e per quanto possibile evita ogni manifestazione di favore popolare, questa scena appare non poco sconcertante. Tanto più che non è il popolo
a montarla: c Lui stesso che la vuole. che ne predispone lo svolgersi, anche se i discepoli ci hanno forse messo non poco del loro entusiasmo personale, nel rendere trionfale l’ingresso
del loro Signore nella Città Santa: finalmente egli si decide a mostrarsi
per quello che è!
Che è successo di nuovo? Ha ceduto per un momento, il Cristo, alla
ebbrezza del potere, del favore popolare? Stanco di essere dalla parte dei
poveri, dei diseredati, degli oppressi,
cede alla tentazione di porsi per un
momento dalla parte delle autorità,
di quella volpe di Erode, magari in
opposizione a loro, ma sullo stesso
piano?
In quel giorno di tripudio Gesù solo è triste. Triste perchè quella città
in festa (anche se accanto agli scalmanati ci sono forse i bravi cittadini che
stanno a guardare, che s'informano
ma non s’impegnano) è in realtà la
trappola mortale che sta per richiudersi su di lui. Lo sa bene : è per questo che ci è venuto. Ma triste soprattutto perchè quella gente non sa quel
che dice: lo sa così poco che di lì a
qualche giorno le stesse bocche, forse,
grideranno: Toglilo di mezzo!, o comunque saranno sigillate dal turbamento, dalla paura; e rinnegheranno.
Non è tanto la tristezza data dal senso della fragilità di ogni solidarietà
umana: è la tristezza di fronte a uomini che non sanno riconoscere il
« tempo » in cui sono siati « visitati »
da Dio. Anziché servirlo, il Signore,
vogliono servirsi di Lui: farne la propria bandiera di riscossa, il proprio
capo-partito, il riparatore dei torti
(quelli subiti); è lo spinto di Giuda
Anche coloro che aspettavano di più,
da Lui, gradivano un suo atto d’autorità.
Sarebbe dunque una mascherata,
questa cavalcata triontale ed equivoca? No, Gesù non subisce, ma decide, agisce, b bui, non la lolla, ette
tiene le lila aella scena, quelle fila cne
in modo misteriosamente « provvidenziale >1 concorrono a aelineare un
quadro cne non manca di suscitare
cniare reminiscenze bibliche negli spettatori, che levano il grido messianico:
« Osanna, oenedetto colui che viene
nel nome del Signore! ». Gesù vuole
questo grido — se non fossero gli
uomini, le pietre lo griderebbero! —
e non importa se carico di risonanze
equivoche: bisogna che Gerusalemme sappia, in qualunque modo: « Il
tuo Re viene a te ».
Per fugare l’equivoco se non
subito, più tardi, quando i discepoli
ci ripenseranno basta del resto la
forma di questa « venuta » regale.
Giunge caracollando su di un focoso
cavallo, questo re? no, ma su d’un
modesto asinelio, il primo trovato
lungo la strada. Vero principe di pace: anche la profezia di Zaccaria deve adempiersi. E c’è qualcosa che stona fra il trotterellare dell’asino e il
topudio della folla circostante : la
dissonanza di due modi d’intendere
lì potere.
« I re delle nazioni le signoreggiano e i ’’grandi” usano autorità su di
esse —;,ha detto Gesù — ma fra voi
non^ è così... perchè anche il Figliol
delTuomo non è venuto per essere
servito ma per servire e per dare la
sua vita... ». Colui che entra nella Capitale non viene per assidersi su di
un trono o su di un seggio presidenziale; sarà « innalzato ». ma sulla
croce.
Questo, del sacrificio, è l’unico potere che Gesù riconosce ed esercita.
Non da questo momento: tutto il
suo ministero è stato questo dare,
senza riserve, la propria vita. Ma
adesso che giunge la « sua ora », al
momento culminante del suo ministero, bisogna che questo-sia in qualche
modo annunciato pubblicamente: il
Signore viene. Non importa se la sua
signoria è per un momento confusa
con le altre signorie, il suo Regno
con i regni di questo mondo. Tutta la
sua opera, tutto il suo insegnamento
rimangono, a fugare l’equivoco. Ma
egli è Re: infinitamente al di là di
quello che coloro che lo attorniavano
potessero immaginare. Il suo potere
è la redenzione del Golgota, l’unico
« prezzo di riscatto » pagato per i
molti; potere confermato, per la fede, dalla risurrezione.
AH’invocazione di coloro che chiedono una guida, una forza, una speranza, e magari fanno una dimostrazione in piazza perchè pensano di
averla trovata in un uomo che fa miracoli, il Cristo risponde offrendo sè
stesso. Oggi ancora, risponde al grido
delle folle piene d’ingiustizia e assetate di giustizia : è la risposta delTEvangelo del riscatto, che i cristiani
sono incaricati di portare; l’Evangelo
del Re, del Signore montato sull’asinelio e che afferma — non soltanto
in un lusinghiero discorso d’occasione — « Io non vi chiamo più servi,
ma amici ».
Osanna! benedetto colui che viene
in tal modo nel nome del Signore! benedetto il Signore vivente che tornerà
« con gran potenza e gloria ». Allora,
nel corteo regale e negli osanna non
ci saranno più equivoci; allora l’autorità dell’amore di Dio sarà ricono.sciula da lutti e in tutto. E sarà il
Regno. Gino Conti'.
DN ALTRO ORDINAMENTO DISTRETTDALE
potenzierà la vita spirituale della chiesa?
L’ordinamento distrettuale come è
oggi in vigore, è il risultato di una
esperienza ormai secolare; ha dato
buoni frutti, e il suo maggiore vantaggio è quello di una intima collaborazione fra le comunità e l’autorità
sinodale, cioè la Tavola. Come tutte
le cose umane, anche questo ordinamento offrirà i suoi inconvenienti, ma
bisognerebbe essere sicuri che la nuova proposta, cioè la scissione fra Tavola e Commissioni distrettuali, non
verrebbe a presentare degli inconvenienti maggiori ancora. Per conto nostro l’inconveniente peggiore sarebbe
quello di aggravare ancor più la nostra bardatura amministrativa, col
pericolo di soffocare la vita della
Chiesa. In fatto di regolamenti e organizzazioni noi siamo già oltremodo
bene serviti, e temiamo che accrescendo sempre di più il numero dei responsabili. finiremo per ricordare certe Repubbliche di non sappiamo qual
continente, i cui eserciti — si dice —
contano più ufficiali che soldati.
Ma tutto sarebbe giustificato, se
avessimo la benché minima speranza
che. quando i distretti funzioneranno
in modo autonomo, vedremo un rifiorire di vita spiriliàle, i culti saranno meglio frequei|tati, la liberalità
cristiana sarà in progresso. Chi scrive ha combattuto, irent’anni fa. con
convinzione, la battaglia per l’inserimento della gioventù fra le organizzazioni della Chiesa. Era un principio che lo sviluppo degli eventi ha
giustificato. Ma se qualcuno ha avuto, in principio, delle illusioni, oggi
ha dovuto constatare che non è trasformando o creando delle nuove organizzazioni che si ottiene gran che.
La gioventù evangelica di oggi non è
ne migliore nò peggiore di quella di
un tempo.
Tutte queste riserve non debbono
però farci ignorare che, se questo problema è stato ripetutamente sollevalo. è perchè qualche inconveniente si
è nianife.stato nel funzionamento del
la Tavola, ed è su questo organo che
va specialmente portata la nostra attenzione. Oggi la Tavola c composta
di quattro Pastori sovrintendenti, che
hanno pure la direzione di chiese impegnative, e due fratelli laici fanno
dei miracoli per consacrare alla Chiesa dei preziosi talenti, nelle ore lasciate libere dalle loro normali occupazioni.
Soltanto il Moderatore è esonerato
dalla cura di una particolare comunità, e per giustificare l’impiego del
suo tempo riunisce in sè gli incarichi
di presidente del Corpo Pastorale,
presidente del Consiglio della Facoltà
di Teologia, rappresentante del VT
Distretto in seno alla Tavola, presidente della Casa delle diaconesse,
presidente dell’Istituto Gould, presidente dell’Istituto Evangelico Femminile di Firenze, presidente delTAsilc
per vecchi di Vittoria, presidente di
Agape, presidente della Commissione
edilizia. Oltre a questo è anche... Moderatore della Chiesa Valdese, e come tale obbligato a frequenti e lunghe assenze all’estero, senza contare
che il Moderatore deve consacrare
circa un mese all’anno alle sedute del
Sinodo e della Tavola. La nostra
Chiesa ha avuto e ha il privilegio di
Moderatori animati da grande spirito
di abnegazione. Moderatori che hanno speso le loro energie fino all’estremo limite, ma è chiaro che certi limiti. non foss’altro che di tempo, non
possono essere superati.
Accanto al Moderatore c’è un Vice
Moderatore, il quale, oltre ad avere
una comunità da curare, ha pure la
sovrintendenza di un distretto. La
sua attività come Vice Moderatore è,
tranne in casi di emergenza, nulla.
A noi sembra che, se una migliore
distribuzione del lavoro sia desiderabile. debba ricercarsi, non togliendo
alla Tavola il diretto e immediato
contatto con l’opera spirituale delle
comunità, bensì in un potenziamento
di questi contatti. Un passo avanti in
questa direzione sarebbe quello di
esonerare anche il Vice Moderatore
dalla cura di una particolare comunità, affidandogli i rapporti con l’estero, mentre il Moderatore avrebbe la
supervisione di tutta la Chiesa e in
particolare del lavoro in Italia; ovvero, al contrario, dare al Vice Moderatore l’incarico del lavoro in Italia,
e al Moderatore la supervisione del
lavoro di tutta la Chiesa e in particolare i contatti con l’estero.
Con questa proposta pensiamo che
la Tavola Valdese possa meglio svolgere la missione che il Sinodo le ha
affidato. La struttura secolare della
Chiesa rimane quella che è; non si
crea, ad immagine e somiglianza dell’Ente autonomo Regione, l’Ente autonomo Commissione distrettuale.
Ma, pur consentendo che la ricerca
di strumenti di lavoro sempre più efficaci sia doverosa, non dobbiamo dimenticare che il problema della Chiesa Valdese, come della Chiesa Cristiana in genere, è ben altro.
L’atteggiamento di molti cristiani
(Protestanti, Cattolici, Ortodossi) ci
fa ricordare una vignetta apparsa in
non sappiamo quale giornale. Raffigurava un treno che viaggiava a grande velocità verso un altissimo viadotto, dove era crollata un’arcata. Sotto
la vignetta c’era scritto: « Nell’ultimo
vagone un viaggiatore è preoccupato
perchè il suo biglietto non gli dà diritto di viaggiare su quel treno ».
Anche ü pericolo della Chiesa cristiana è quello di preoccuparsi tremendamente di molte cose utili, ma
di non prestare la medesima attenzione alla sola cosa necessaria: salvare la propria vita.
Roberto Nisbet.
Giovedì 19 marzo i catecumeni delle Valli che si preparano a confermare il loro battesimo con la professione
di fede, si raccolgono ad Agape per
Tormai tradizionale Convegno. A tutti loro il nostro augurio fraterno.
Più vicina l’unità del Protestantesimo nel Cantene di Vaud
Il 6 marzo 1959 rimarrà una data
storica nella vita del protestantesimo
del cantone di Vaud: infatti in tal
giorno si sono riuniti a Losanna con
temporaneamente anche se in sedi di
stinte, i due Sinodi della Chiesa na
zionale e della Chiesa libera. I lettori
sapranno infatti che nel cantone di
Vaud perdura la separazione fra le
due chie.se suddette, operatasi nella
seconda metà del secalo scorso nel
protestantesimo elvetico. Tale separazione, che in altri cantoni è già stata
superata ed ha piortato alla ricostituzione di un'unica Chiesa evangelica
(cosi è stato a Ginevra nel 1901), non
verteva unicamente sulla indipendenza o meno dallo Stato. Anzi, erano
ragioni nettamente teologiche quelle
che la causarono: il conflitto fra una
teologia che faceva larga parte agli
influssi razionalistico-liberali ed una
teologia che si voleva più semplicemente biblica, erede di movimenti di
« risveglio » di profonda risonanza. Il
dissenso sulla dipendenza (finanziaria, costituzionale, amministrativa)
dallo Stato, accettata dalla prima, o
la separazione netta da esso, sostenuta dalla seconda non furono che un
aspetto, anche se il più appariscente,
dello scisma. La Chiesa nazionale si
voleva chiesa multitudinista, cui si
appartiene cioè per nascita : voleva essere veramente la chiesa del popolo,
di tutto il popolo. La Chiesa libera
sosteneva invece la necessità di una
esplicita professione di fede e domanda di partecipazione, per entrare a
fame parte, pur rimanendo aperta largamente a tutti, nella richiesta di tale impegno personale. Basta accenna
re al problema del diritto o meno del
lo Stato di intervenire (anche se tale
ui ritto sia stato esercitato in modo
assai discreto) negli affari interni ecclesiastici ; al problema di una Chiesa
cue è mantenuta dallo Stato mediali
te una tassa religiosa obbligatoria o
cne si mantiene da sè attraverso la
iiotra contribuzione dei suoi membri,
perchè appaia chiaro che la separazione portava su di un dissenso prò
fondo, su una diversa visione della
Chiesa.
In que.sti decenni, molte cose sono
mutate. Il rinnovamento biblico e teologico ha toccato profondamente anche la Chiesa nazionale ; e d’altra par
te la Chiesa libera ha superato quei
fermenti pietistici in senso deteriore
che forse avevano contribuito al suo
distacco. Da anni si avverte il desiderio profondo di una larga parte del
protestantesimo del Vaud di giungere
ad una riunione. Nel 1950 si formava
((,
II)
)) Lvoiì ■
/lO
Il CiMueil Paroissisl de la Croix-RousBC
(li Lione lia proposto alla Chiesa valdese
di Firenze un « Juniclage fraternel », e
<|ues!« ha risposto con un messaggio in cui
si rallegra per questo vincolo ecumenico,
inanifestantesi anzitutto nella reciproca inIcn’essione, in seguito con iniziative con*
crete da realizzare di comune accordo; un
programma in (jueslo senso sarà preparato
dai Pa.stori C. Gay e A. Bieca di Firenze e
D. .Alger di Lione c comprenderà: seamhio regolare di notizie e di corrispondenza; aeroglicnza reciproca in caso di visite,
specie durante le vacanze; visite scambievoli di delegazioni. (S.OE.P.l.)
a Losanna una Communauté de travail pour Tunité ecclésiastique vaudoise, che nel 1954 aveva pronto l’abbozzo d’un progetto d’unione. Nel 1955
una commissione paritetica di otto
membri, nominati dai Consigli delle
due Chie.se, iniziava lo studio di tale
progetto, e nel settembre scorso terminava il suo esame approvandolo,
con alcuni emendamenti, con sei voti contro due. Ed ora i due Sinodi sono stati chiamati a prendere posizione.
Pur non essendo mancate le opposizioni, la risposta di entrambi è stata
favorevole alla prosecuzione dello studio e delle trattative. Malgrado le inevitabili lentezze, di fronte a cui talvolta i membri di chiesa scalpitano,
ma che sono causate dalla complessità dei oroblemi da affrontare, nelTintemo della Chiesa e nei rapporti con
lo Stato (in caso d’unione e di costituzione di una Chiesa evangelica riformata del cantone di Vaud, dovrebbero essere rivedute la Costituzione e
la lecere su' culti del cantone, il che
implicherebbe una consultazione cantonale cui sarebbero chiamate anche
1"... nerriconosciute cittadine), malgrado la lentezza, dunque, si è mani
testata, e con maggioranza molto forte da una parte e dall’altra, la ferma
volortè di giungere alTunione. E non
resta che rallegrarsene profondamente con i nostri fratelli d’oltr'alpe. Anche se non sono mancati coloro che
in base ad una visione romantica (così è stata definita) secondo cui la moltepliciià delle chiese risponde alla
molteplicità dei bisogni religiosi (!),
la unffà della Chiesa è stata avvertita come una chiara volontà del Cri
sto. E se da parte della Chiesa di Stato alcuni oppositori hanno sostenuto
che questa doveva rimanere chiesa
del popolo e non della gente di chiesa
e magari di beghini (sic!), è stato loro risposto che la volontà d’unione
ecclesiastica non portava affatto ad
un astrarsi dalla vita nazionale. Mentre a coloro che nella Chiesa libera
dichiaravano la loro apprensione di
fronte ad un eventuale sacrificio dell’indipendenza dallo Stato veniva fatto notare che non si tratterebbe di
una resa ma di un accordo che lascerebbe larghi .settori della vita ecclesiastica del tutto indipendenti.
Certo, bisogna che la minoranza oppositrice, forte soprattutto nella Chiesa libera, non sia ignorata ma possa
ancora esprimere le sue riserve e abbia modo di partecipare alla prosecuzione dello studio e delle trattative —
come faceva notare J. D, Robert su
«La Vie Protestante»: sarebbe assurdo che uno sforzo d’unità creasse un
nuovo scisma I
Ma rallegrandoci per il passo fatto,
ci auguriamo che continui Tedificazione della sorella Eglise évangélique réformée du canton de Vaud: non solo
per l’assurdità pratica di organizzazioni ecclesiastiche molto vicine coesistenti nello stesso luogo (due sinodi, due consigli sinodali, due facoltà
di teologia, ecc.), ma soprattutto perchè un piccolo segno dell’unità irCristo sia dato anche qui; poiché il
rinnovamento biblico e teologico e
l’approfondimento vocazionale nei
confronti del mondo ffanno riaccostato due tronconi divisi, possano essi risaldarsi nel vincolo dell’amore e
del servizio. *
2
2 —
L'ICQ DELUS VALU VALDESI
^HEGGE
MISTERO DEL TEMPO
II presente è l'anima viva, consapevole e pura del passato. Il nostro presente trova, quindi, la sua vera luce solo nel futuro. Per capire il significato del presente, bisogna viverlo come di già immerso nella fissità
perfetta del passato, cioè di già proiettato nell'infinito futuro. Vivere
staccata ODntemplando. Vivere nello spirito di Dio, che è creazione e
contemplazione ad un tempo. Questo è il segreto della vita religiosa,
liberata dal tempo e dallo spazio. Vita eterna.
AHIMO ETERNO
La coscienza del limite drammatico del tempo, Sj^uscita in noi la sete di
eternità. L'attimo eterno è quello crocifìsso nella rinunzia e nel servizio
d'amore.
CHIAREZZA
Staccarsi da tutte le cose e da tutte le creature, per vederle nel loro
reale valore. Guardare la vita con occhio puro, inchinarsi, benedire, amare.
IL VOLTO
Il volto è la vittoria dello spirito sulla resistenza della materia.
MISTERO DELL'ESSERE
Profondità infinita dell'essere. L'essere è veramente eterno ed infinito, al
di là del tempo e dello spazio, quindi onnipresente, onnipotente, onnisciente.
IL VIVENTE
Basta con queste mitiche immagini e vacue idee su Dio. La vivente realtà
io voglio. Martella, spezza, dilania, severissima vita, finché sarò interamente libero, morto in te.
BALSAMI
Per serbare intatta da corruzione, la bellezza delle cose e delle creature
che ci sono state donate, bisogna onorarle colla propria stima e fedeltà
di ogni istante. Ogni atto d'egoismo, alza una barriera di macigni fra
te e le cose e le creature, e ti chiude nella indifferenza animalesca.
SOLIDARIETÀ'
Siamo legati da una reciproca responsabilità di ogni minuto. Siamo fatalmente solidali con tutto il bene e con tutto il male del mondo. Un tuo
atto, libera ad incatena la vita di tutti. Il male di uno è il male di ognuno,
lì bène di uno quello di tutti.
REGGERE - VIGILI
Vita : cara come una sposa, orrida come la morte. E' necessario uno
strenuo coraggio ed una profonda umiltà per reggere, vigili, alla tua presenza. Carlo Lupo
Il 17 Febbraio e la retorica
dell’antiretorica
Egregio Signor Direttore,
prego Lei e i cortesi Lettori di scusare
se la mia lettera risente della mia inesperienza nello scrivere ai giornali e se talune mie osservazioni potranno apparire
non del tutto ortodosse.
Mi consenta comunque di esprimere a
mezzo del Suo giornale il mio disappunto
per la « retorica dell’antiretorica » che da
qualche tempo a questa parte va imperversando sui giornali della nostra Chiesa
e elle anche quest’anno, ha avuto punte
particolarmente forti in occasione del 17
febbraio.
Cercherò di spiegare meglio che cosa
intendo dire.
^ Un tempo era di moda una certa reto"rica intesa ad esaltare le virtù dei nostri
Padri, più forse quelle guerriere che non
quelle spirituali; le loro prodezze nei
combattimenti disperati o nelle fughe ingegnose; a mettere in evidenza il loro
attaccamento alle natie Valli; a ricordarel’irrequieta vigilia nelle terre d’esilio; a
valorizzare il Glorioso Rimpatrio quale
epica impresa militare, studiata e lodata
da sommi esperti di strategia e logistica;
e, in tempi a noi più vicini, a rievocare la
magnanimità di C.arlo All>erto e d’altra
parte la fedeltà alla nuova Italia post-risorgimentale dimostrata dai Valdesi in pace
e soprattutto in guerra, dove più facilmente potevano rifulgere ■ le avite doti
di coraggio e di capacità combattiva.
Era una retorica — per intenderci —
del tipo deamicisiano della Ginevra Italiana e delle Tcrmopili Valdesi.
Non nego che in questa esaltazione vi
fosse qiialclie cosa di stonato; una mancanza di equilibrio nel porre in giusta
luce i valori spirituali e i valori storici
e contingenti della nostra tradizione Valdese. Concordo quindi sul fatto che vi
fosse effettivamente qualche cosa da ridimensionare e da modificare in questo atteggiamento. »
-Adesso però — specie dopo la fine ilell'ultimo conflitto mondiale — da parte
di molti si è passato all’eccesso opposto,
almeno a mio modesto parere.
Per non correre il rischio di essere sospettati di indulgere alla retorica del tipo
Suor Angiolina Santacroce
Chi ha conosciuto suor Anglolina piangerà con le diaconesse la
sua morte avvenuta nella Casa delle diaconesse di Saitit Loup il 13
corrente. Da molto tempo la su?
salute era andata lentamente declinando, ed essa stessa guardava
alla fine terrena con serenità, anzi con impazienza, perchè attendeva « la città che ha i veri fondamenti e il cui architetto e. costruttore è Dio« (Rhrei 11: 101
Il suo tra|>as.so non ci ha sorpre
si, eppure piangiamo tjuesta ve
nerata sorella perchè un grande
vuoto si è fatto in noi.
Era nata a Lanciano, negli
Abruzzi, il 4 .Aprile 1879. La sua
famiglia convertita all’Evangelo
si era trasferita a Napoli il secoh
scorso, e qui sua .sorella Maria
ebbe occasione di avvicinare due
diaconesse della Casa Svizzera di
Riehen. Attraverso questo incontro le parve udire Cappello di
Dio per una vita di servizio e di
amore e, accompagnata dal Pastore Valdese Giovanni Pons, fece il suo ingresso a Saint Loup il
7 Aprile 1895.
La Casa italiana della diaco
nesse sarebbe stata fondata solo alcuni anni più tardi, perciò sarà anche
a Saint Loup che la sorella Angiolina si rivolgerà poco tempo dopo, e
sarà qui che le due sorelle saranno
consacrate al ministero della diaco
nessa. Nel 1920 suor Angiolina venne chiamata a dirigere l’ospedale
Cantonale di La Chaux de Fontls,
ma cinque anni più tardi degli imperiosi doveri di famiglia la richiamarono nel paese natio. Nel 1938 le
giungeva un nuovo appello. La (iasa
Valdese delle diaconesse era in cerca di una direttrice e la Casa di Saint
Loup, che tanti segni di affetto aveva già dato alla nostra Chiesa, proponeva il nome di Suor Angiolina.
Quando giunse a Torre Pellice il 1*
Aprile di quell’anno, che delusione
— povera suor Angiolina ! — quando
si trovò di fronte alla tetra facciata
dello stabile di Corso Fiume! Non
si era trovato di meglio, ma la casa
parve illuminarsi quando vi entrò la
sua cordiale personalità cristiana.
Per 12 anni essa consacrò a quest’Opera i suoi talenti. Il suo ricordo rimane legato alla sua profonda
fede nell’avvenire della nostra Casa.
Per anni e anni si è adoperata perchè
le suore avessero finalmente una Casa madre adeguata, e come si rallegr<> quando finalmente, ne vide realizzato il progetto! Ricorderemo di
lei anclie il suo amore materno per
le novizie clic in quegli anni affluivano numerose. Non meno di trenta
giovanetle furono da lei accolte, guidate ed amate. Non tutte rimasero,
certo, |»erchè la maggior parte era
PERSONAL! A
G congratuliamo vivamente col
Prof. Arturo Pascal, illustre studioso
del movimento valdese e della storia
della Riforma in Italia, cui l'Accademia di Ginevra, in occasione del IV
centenario della sua esistenza, ha
conferito « honoris causa » il titolo di
« docteur és lettres », per la sua notevole attività scientifica nel campo
della storia, apprezzata sia in Italia
che all'estero. Al Prof. Pascal i nostri
vivissimi rallegramenti e molti auguri per la sua attività futura che speriamo lunga e benemerita come quella del passato.
no venute sen/.u-avere una chiara
idea del diàcoiiàfo, delle sue rinunzie e dei «woi privilegi. Ma
anche in quelle che preseroun’altra via è rimasto il ricordo e il
beneficio di una forte personalità cristiana.
Nel 1930 la malattia la ridusse
in fin di vita e dovette ritornare
a Saint Loup. La fine sembrava
vicina e dette il suo ultimo saluto: « Mie carissime suore, al moinento di separarmi da voi il mio
jiovero cuore si schianta, ma saremo separate solo da un piccolo
s]>azio, perchè \i porto tutte con
nie. Tutte, suore anziane e giovani, vi ho amate e vi amo; vi
Ito amate prima di conoscervi e
vi amerò fino all’ultimo respiro.
Siete state tutte buone con me.
grazie. Amate la Casa; ¡uccola e
ini|)erfetta, essa è ]»ur l'opera di
Dio. Amatevi fra di voi e dimenticate le piccole cose che forse vi
hanno diviso in altri tempi. Questo è il desiderio j)iù caro del mio
cuore. Sono stanca, non fiosso
neanche dettar molto, ma vi ripeto come l’apostolo Giovanni;
« Figlioletti, amatevi l’un l’altro «.
La prova doveva per lei continuare ancora per otto lunghi anni, con
alternative di miglioramenti e peggioramenti. Quale gioia fu per lei.
un giorno, di poter ritornare alle
Valli per una breve visita, e vedere
la Casa Madre compiuta!
Ora se ne è andata e per udir"
finalmente il saluto <lel Signore, da
lei servito: « Bene sta, buono e ledei servitore ».
Forse ci sarà qualche giovane che.
leggerà queste righe. Se si trattasse
ili qualcuna che ancora non vede
chiaro nel suo avvenire, che trema
al pensiero di una vita inutile, spesa
|»er ideali che non sono veri ideali;
una vita i cui anni incalzano .senza
che i sogni diventino realtà, allora
ricordi suor Angiolina. Non si sposò, non ebbe una famiglia propria,
ma eb!)c una vita abbondante, e.
anche nella prova, una vita felice.
Perchè in questo mondo si è felici
solo nella misura in cui si fa del bene agli altri. Questo fece suor Angiolina. Al suo e nostro Signore sia
la gloria.
Roberto Nisbet
die bo indicato più sopra, ecco scendere
in campo con la lancia in resta i paladini
dell’antiretorica. Per loro, la Storia valdese, se pure non può essere ignorata del
tulio, va messa nel museo delle anlicaglie;
le imprese eroiche dei nostri Padri sono
cose di cui è bene parlare il meno possìbile. Arnaud, Janavel, Jabier. risdiiano,
dopo Irecenlo anni, nuovi processi e questa volta davanti ai fautori della obbiezione di coscienza perchè hanno avuto il
cattivo gusto di non offrirsi gentilmente
e spoiilaneaniente al cappio degli Inquisitori, ma si sono difesi a mano armata;
le nostre più belle e serene tradizioni
vengono sezionate da ogni lato per sfrondarle da tulli quegli elementi che possano essere stali contaminati dal sentimentalismo.
Per questi paladini del vero assoluto,
del bello assoluto, non vi è praticamente
più nulla di bello, di puro, di ingenuamente sincero, buono e incoraggiante.
Tutto « va male », tutto è marcio, tutto
è da rifare: se qualche cosa può essere
salvata nel generale naufragio deve però
essere relegata nel Museo Valdese di Torre Pellice o nei Bollettini della .Società
di Studi Vahlesi.
Orbene, io sono lorse in errore, ma peline questa è retorica al cento per cento;
è la retorica di chi pretendendo di muovere da iiresupposti antiretorici e di sgomberare il terreno per costruire cose nuove
e belle, demolisce quel poco o quel mollo
che era stato costruito, senza avere jHii
nè 1 materiali nè la capacità jier riedificare.
Non Le nascondo Sig. Direttore di essere stata soprattutto negativamente colpita dalla seconda parte dell’articolo comparso suirEco del 13 febbraio ’59 intitolato Il Dietro la facciata ».
Leggendolo mi tornava alla mente un
sermone fatto dal nostro Pastore di Torino su! curioso mercanteggiamento che
Àbramo lenta di fare con l’Eterno a difesa degli abitanti di .Sodoma e Gomorra
(Genesi cap. 18). .Àbramo dice aU’Eterno
di risparmiare la citta perchè lorse vi sono
in essa, cinquanta giusti; e quando deve
riconoscere che non ve ne sono 50, insiste a cliiedere clemenza perchè forse ve
ne sono 15; poi ripiega su 40, poi su 30;
e poi su 20 e poi ancora su 10; e solo allora si dà per vinto. Non potevo fare a meno di pcn.sare che se. per arrischiala ipotesi. l’aulore del sopra citalo articolo si
tosse trovalo nei panni di .Abramo e .si fosse trattalo della sorte del popolo valdese,
egli non avrebbe tallo perdere tanto tempo
all angelo deH'Elerno. Per lui evidentemente. di giusti non ce n’è nemmeno uno. (//
nòstro modesto parere è che il testo dica
proprio questo, anche se non vogliamo certo avvicinare le t alli a Sodoma! n.d.r.l.
Dietro la tacciata v‘è «un cancro nascosto...
una opera_ di distruzione... di ogni cosa
giusta e pulita, di ogni pensiero o opera
buona. Uno sporcare ogni co.sa. un invelenire ogni cosa. Ci è data la libertà e l'ahhiamo sporcala ». E via di questo jtasso.
Nat uralniente, con queste premesse, la
inqiresa di Abramo di cercare cinquanta
o anche solo dieci giusti, sarebbe stala assurda.
Ora. io mi permetterei di chiedere molto risjieliosaniente all'antore dell’articolo
in (|ncslione, che certo c stalo scritto col
lodevole intento di contribuire alla edificazione e airunilà della Chiesa, (come
appare dalla ch'usa dell'articolo stesso) se
(lucsia sua concezione cosi inlegralnienlc
cat;tslr<dica è utile, oltre che vera.
Non nii ritengo certo in grado di dare
suggerimenti a nessuno, ma non posso
lare a meno di jicnsare (he:
— Tarticolo, con la sua brillante diagnosi
della vita delle nostre Comunità, in cui
« tutto è ipocrisia e calcolo come un giorno di sole in un marzo piovoso » (confesso che non avevo mai pensato alla ipocrisia dei giorni di marzo), va a finire inevilabilnienle nelle mani di persone che potranno oggi o domani servirsene ai nostri
danni,
non aiuterà lo' slorzo di quanti. Pastori o laici, Vahlesi o non, si adoperano
in Italia e all’estero per far conosi-ere la
nostra Chiesa, per procurarle amicizie e
solidarietà, per dift’onderne l’opera e l’influenza :
— non è di incoraggiamento a quanti cercano. nei contatti (-ol mondo non valdese
nella officina, nella scuola, nell’ufficio, di
rendere la loro testimonianza di Valdesi.
E si potrebbe continuare. Ma, a parte
(|ueste considerazioni alle quali si può obbiellare che possono non avere importanza le ripercussioni di una determinala situazione e che quello che realmente imporla è di avere il coraggio di dire quale
è la situazione per se stessa obbiettivamente considerala, è veramente convinto
l’aulore deirarlicolo che Ira i Valdesi
tulio sia ipocrisia, lutto sia minalo dal
cancro della disunione, che lutti i Vaidesi non pensano che n a dilaniare la loro
Chiesa, a sporcare la loro libertà »'!
lo non lo credo; ci sono t-videnlemenle
molte cose che non vanno, sia nei singoli,
sa nelle Comunità. Ma vi sono anche
molle persone e molle Chiese che danno
una leslinionianza fedele. Mi consenta
I autore di „ Dietro la facciala » di pensare che, richiesto di scrivere un articolo
sul 17 fehhraio, si sia lascialo luendere la
mano e la penna dalla retorica dell’anlirelorica.
Per parte mia, a costo di essere giudicala (pocrila come un giorno di marzo
sentimentale e ingenua, io dichiaro:
di sentirmi orgogliosa di appartenere
alla Chiesa e al popolo valdese:
- di avere una fede profonda nella \i.
Ionia nianilestata da Dio di (-onsentire alla
nostra Chiesa di conservare attraverso 1
secoli intatto il suo patrimonio spirituale:
- di avere una grande ammirazione iriconoscenza per gli uomini di cui Dio -i
servi nel nostro tM>j»)Io e che. per tramandare a noi la loro Fede, sejipero soffrire.,
comhallere. morire nelle prigioni, sul rugo. in battaglia;
— di avere una fiducia incrollabile nell.i
nostra f.liiesa. nel nostro j>opolu che. mai
grado tulle le sue limitazioni, le sue inIt'della. le sue debolezze, la defezione di
alcuni dt‘i suoi, reudt* ancor oggi la su;i
testimonianza nella nostra Patria, in molti
f at*si d Europa e nelb- lontane Auierichc;
invia i suoi Missionari nel centro dell'V
Iru-a; riesce a mantenere uniti, se non
lutti, certo molli dei suoi figli .sparsi iter
necessità di vita in tulli gli angoli dell i
rerra ;
di lare il poss'bije per infonder<' ai
miei figli l'amore per le nostre Valli, il
rispetto per la nostra Storia, la riiamo
scenza per i sacrifici .sofferti dai Padi i,
I atlaccanienlo alle nostre tradizioni. <1
sentimento di Iralernità per tulli i V(ddesi dovunque sparsi, e soprattutto la si rena fiducia che, se Dio ha prol(-lto la
nostra Cli'.csa attraverso i secoli, non i i
aShaudoncrà se sapremo rimetterci in I.nl.
E pazienza .se qualcuno mi definirà dcplorevolmcnle seniimenlale e superficiale;
ma (piando la sera del 16 febbraio vedo
i lah'j accendersi sidle nostre montagne,
senza dedicarmi a profonde analisi inlm
spellive, sento che il mio cuore si riempie di riconoscenza, di allegrezza, di sj»'Paola Rihet I im;on.
Echi di un coiioquio pastoraie
Il colloquio dei Pastori del 1« Distretto (Valli), si è occupato, nella
sua riunione a Pinerolo, del 16 corrente, della questione, sempre attuale,
della non violenza e dell’atteggiamento della Chiesa di fronte alla guerra
e alle armi atomiche.
L’interessante conversazione avrà
un seguito nelle prossime riunioni,
perchè il problema di cui, come è
noto, sarà investito il prossimo Sinodo — è lungi dall’aver esaurito tutte
le sue possibilità. Nel corso della riunione di Pinerolo sono stati puntuac
lizzati alcuni aspetti del problema. Sul
piano della spiegazione esegetica dei
testi « brucianti » dell’Antico Testamento, respinta l’idea evoluzionistica
di una rivelazione parziale di un Dio
bellicoso che non sia ancora quello di
Gesù, si è chiarita la diversa storicità
dei due quadri, la quale può presentarsi così: nell’Antico Testamento, e
la lotta di Israele contro il mondo, nel
Nuovo, è la chiesa che testimonia del
messaggio cristiano di fronte al mondo. Ma il rapporto da Israele alla
Chiesa è qui prefigurativo od antite
tico’? Che se Israele è prefigurazione
della Chiesa (le citazioni pacifiste dei
profeti, per il loro valore escatologico, non riguardano l’hic et nunc), sa
rà allora preferibile l’atteggiamento
« puro » dei Quaccheri, i quali, lungi
da ogni letteralismo ( i Quaccheri del
la « voce interiore» dello Spirito Santo sono tutt’altro che letteralisti ! ) sono del pacijRsti in coscienza, ossia secondo il più assoluto degli assoluti
umani, e perciò non accettano distinzioni, di sorta fra guerra giusta e
guerra ingiusta, difesa legittima e aggressione, buon diritto e iniquità. Meglio la tesi Quacchera che un cristianesimo edulcorato!
Ma se vi è antitesi ed opposizione,
questo libera indubbiamente i segua
ci di Cristo da ogni « complesso » net
confronti di una casistica sulla legittimità di certe violenze (?) da parte
degli « eletti ». La Chiesa di Gesù Cristo, infatti, non ha altro testo non
violento che il Sermone sul Monte, e
non ha altra possibilità concreta che
quella indicata dall’apostolo Paolo ai
Romani (XII: 21) e dall’apostolo Pietro (prima epistola III: 17). E la interpretazione di questi testi non può
certo lasciar adito a dubbi sulla na
tura del pacifismo cristiano, che non
è affare di coscienza (con tutti gli alti e bassi che questa coinvolge in una
«teologia di coscienza»), ma affare
di ubbidienza. Di ubbidienza pura e
semplice. r, b.
Poiché sembra spirare nella Chiesa
l’aura del pacifismo, desidero esprimere la mia — molto personale — perplessità : : il problema del valore teologico, biblico dello Stato mi pare del
tutto .scavalcato da quanti pensano
che, semplicemente, Gesù e gli apostoli chiedano oggi ai cristiani di rifiutare a tutti i costi l’uso delle armi :
que.sto non è piii conservare libertà di
critica nei confronti dello Stato, ma
negare lo Stato, tout court, e questo
porta lontano; è possibile prevedere
che il .servizio militare obbligatorio .sarà prima o poi abolito, come avverrà
in Inghilterra nel 1960: saranno più
utili produttori che fanti: e allora?;
il rifiutare la guerra implicherebbe
una preventiva fedeltà assoluta nel
« procurare la pace » ; la Chiesa annuncia il Regno di pace e di giustizia,
ma non lo è essa stessa: lo attende,
col Re, col Cristo. Gino Conte.
3
L'ECO DELLE VAUI VALDESI
— 3
Abbandonano le montagne
per cercare lavoro in città
Sono questo titolo « La Stampa » del
28 Gennaio denunciava ancora una volta il
fenomeno comune u tutte le Vallate Montane delle provincie di Cuneo e Torino,
dell’abbandono della montagna per parte
della popolazione, indicando, quale causa, le strade che con tanta lentezza salgono alle borgate; l’ostinata fatica nei campi, senza adeguato compenso; e più avanti: la diminuzione del reddito agrario del
30%... i pascoli abbandonati, invasi dai
cespugli, l’assoluta assenza dei lioschi...
stanno a testimoniare la decadenza di zone un tempo fiorenti.
D’altra parte il Geoni. Tosel sul « Pellice » del 23 Gennaio denunciava l’inerzia
di un patrimonio montano, per colpa della
legge. Che sarebbe rappresentato da alcuni lotti di piante, site in quel di Fenestrelle, che non hanno trovato compratori
nelle aste pubbliche indette dal Comune.
L'articolista accenna all’eccessiva tassazione di quei legnami, per spiegare la dimrzione dei compratori.
E mentre non abbiamo nulla da eccepire circa il ragionamento deH’autore, ci
sia consentito di accostare i due articoli
Il Stani|>a » e ii Pellice » che hanno in comune il fatto, constatato dai due articolisti, sia pure per cause apparentemente
diverse, che cioè: il reddito montano diminuisce. ed il nionlanaro ahhandona quella terra, la sua terra.
Al I montanari dicono basta alla ostinala fatila senza adegualo compenso e
decidendo di passare dall’agricoltura a
reddito insufficiente, alla SILVICOLTURA,
lasciano crescere le piante da legno che
non necessitano lavori e cure agricoli tanto
impegnativi.
IL Giunto il momento del taglio (dopo
decenni di attesa) il reddito non può essere realizzato per mancanza di competitori.
(i) Tasse esorhiianli? Forse! Ma sicuramente, costo di realizzo che rende non
eeiinomica l’oiterazione !
1)1 ...Strade che con tanta lentezza salgono alle borgate (dice « La Stampa a), ed
aggiungiamo: strade che non raggiungono
la zona boschiva e rendono impossibile lo
sfiiMlamento del bosco alpino.
<,)uando neH auliinno scorso, in un sopcalnogo fatto, su invito del Sindaco di
Praly. il Doti. Prof. Baridon erudiva alcuni casigliani in quel di Perrero, generala una viva esauriente discussione, in
cui veniva provato da qualche proprietario. come il bosco montano non ha nessun avvenire, finché non vi siano delle
stride che permettano ai mezzi motorizzali di portare sul posto i legnaiuoli, e poi
IM. Milere il prodotto e trasportarlo a valle.
I n negoziante di legna da ardere, ci
indicava certi suoi boschi, dove non jiole.a far tagliare la legna, peri hé nessun operaio voleva andarvi. Una volta i taglialioschi andavano sul ¡tosto, si costruivano
una liaracca e rimanevano li ¡ino al ter,Itine del lavoro, che poteva durare anche
parecihie settimane; ora vogliono andare
fin dove li porta la motoretta ed ogni sera
tornare a casa. Poi quand’anche ci fosse
qualche anziano, che volesse ancora oggi
stare lassù la settimana, non si può economiramente far scendere la legna fino alla
lanozzahile di fondo valle.
c osta meno far giungere la legna dalla
Fra m ia.
II problema è dunque quello di avere
strade idonee alla traslazione a mezzo di
.iii-porti motorizzati, dei prodotti boschivi.
l). lo l'alto costo, (¡uesto è coni|)etenza
degli Enti Pubblici Superiori, pare però
clic sarebbe anclie interesse delle Aniministrazioni (iomunali di avviare la soluzione del ¡irohlema.
Sinulr per ¡lortare a valle il legname
da lavoro e la legna da ardere, realizzan
do così quella parte di reddito patrimoniale che può permettere all’abitatore
montano una più serena esistenza.
strade che serviranno anche a portare
a monte i turisti desiderosi di godersi
qualche bel panorama; dando cosi notevole incremento al turismo, tanto estivo
quanto invernale a tutto beneficio della
montagna stessa che vedrà i suoi figli attaccarsi ad essa, non più solo per un beninteso sentimentalismo, ma altresì perchè
essa non sarà più loro matrigna.
Strade che serviranno pure ad una migliore e più completa utilizzazione dei
pascoli, i quali, non più abbandonati ai
cespugli, daranno in abbondanza latte e
miele a quel resto di abitanti che sarà rimasto nel paese (Isaia 7: 22).
E questi potranno mettere a profitto
quegli insegnamenti della tecnica silvana
e coltivare i boschi, operando i tagli nei
momenti opportuni (quando cioè le piante
hanno cessato il loro più rapido accrescimento per entrare in fase di lento e non
,iiu economico aumento di volume); ed
operando i tagli prima che il volume ed
il peso delle piante offra più facile preda
alla tormenta e rolla propria caduta da
relativo sradicamento, non provochi il
franamento del terreno e la relativa perdita che ne consegue.
Insegnamenti agli abitanti montani che
potrebbero tuttavia e comunque essere impartiti dai vari Dott. Baridon, Ispettori
Forestali, Direttori di Istituti per Piante
da Legno, ecc..., mentre le varie Amministrazioni Comunali potrebbero (dovrebhero'f) iniziare lo studio e le pratiche per
l’attuazione delle strade non solo necessarie, ma indispensabili se vogliono che
la montagna non continui a spopolarsi.
E. A. Beux.
DE CANNES, UN REPORTAGE DIFFERE
Les fêles du 17 Février
au Val d’Angrogne
L’EiCO du 27 février racontait l’accueil
fait au Val d’Angrogne de quelques vaudois de Cannes apiJortant un message de
leur paroisse d’adoption aux vaudois de
la patrie-mère. Dix jours plus tard, les
vaudois de Cannes avaient la joie d’écouter le reportage qu’avait enregistré leur
« ambassadeur » Monàeur Albert Boulions: culte, prédication, allocution du
Maire, chants de la Chorale, et message
du Pasteur Aime à l’intention de l’Eglise
Réformée de France.
A leur joie s’ajoutait une pointe de malice, car c’était au Modérateur en personne, le pasteur E. Rostan, qu’ils faisaient la surprise d’apporter l’écbo d’un
17 Février, s’amusant à surprendre sur sa
figure les réactions diverses provoquées
par cette émouvante évocation. C’était là
une précieuse entrée en matière... Et la
matière, ensuite, ne manqua point chez
notre visiteur, arraché.; pour quelques heures aux fêtes organisées par le Vaudois de
Marseille, et fraternellement descendu,
malgré la fatigue, sur les rives de Cannes.
Le reportage nous avait situé à Angrogne, au coeur des Vallées. Le Pasteur
Rostan nous transporta en Uruguay, où ce
sont encore les Vallées qui restent fidèlement dans ¡a pensée de tous, rapportant
de cette fidelité de ceux qui sont au loin
une leçon ¡mur nous tous qui sommes
près... et qui parfois nous éloignons, hélas. Par ailleurs il nous fut rappelé que
si le coeur de.s Vallées demeure le Piémont, il doit s’élargir « la dimension du
Royaume de Dieu, en lequel chaque vaudois a mission d’être^ témoin de Jésus
Christ, le Seigneur.
Les français, présents à cette rencontre, s’amusèrent des taquineries provoquées par ce rappel du « Piémont» cher
aux Vaudois de Cannes, mais furent conduits aussitôt à ressentir avec gratitude
cette unité dans la foi que venait de faire
surgir et d’affermir en eux la chaude éloquence du Modérateur. Et faute de pouvoir aller en Uruguay, c’est quand même
an Piémont qu’ils projetteront, toujours
plus nombreux, via Còni, ou via le col
la croix, d’aller faire un pèlerinage de
découverte.
Ch. Monod.
TffRRR PELMCE
NelTAssemblea di Chiesa di domenica 15 u. s. è stato rieletto come
Anziano del quartiere di Villa il Sig.
Adolfo Jouve (con cui ci rallegriamo
caldamente per il suo ristabilimento
in salute), ed è pure stato eletto come Anziano dello stesso quartiere il
Sig. Attilio Bellion. All'uno e all'altro, eletti alla quasi unanimità, rivolgiamo il nostro augurio fraterno per
il loro ministero fra noi.
.1
Toponimi delle! valli Luserna
Perosa e San Martino
Il Prof. T. G. Pons, con una paziente ricerca di ann^ ha raccolto
un gran numero di toponimi (nomi di località) delle nostre yalli, «nierentisi a borgate, miande o foresti, alpi o bergerie, ^ ®
rovine di antichi casolari o anche di gruppi di case
mento montano rende .sempre più frequenti nei nostri
ed impervi». ftEssi, in grandissima maggioranza, deriviM dai mmi
delle persone o delle famiglie ohe a questi abitati harudato
che li hanno costruiti od ereditati, che ne sono stati i pffini abitaton.
che li hanno in qualche mode n\essi in valore. Per cui
sti nomi di località abitate noi abbiamo quasi uiio specchio panoramico che fa sfilare davanti ai nostri occhi le principali fanughe temere
dei secoli passati, che ir. grandissima maggioranza sono ancora quelle
di oggi». I villaggi più alti, più difesi dalla natura del ^go sono con
ogni probabilità i più antichi e que.sti portano in genifralè un nome
che indica la conformazione della località. Invece i villaggi o le abit^
zioni isolate più vicine al fondovalle .sono meno antichi, e questi
portano per lo più i nomi delle famiglie «che suddividendosi e creando nuovi gruppi familiari, davano ad essi il proprio nome ». Inoltre
moltissimi di questi toponimi si sono deformati, talvolta profondamente, nel corso dei secoli. Del resto tutta l’indagine sui nomi di località offre una ricca messe di dati che arricchiscono il quadro storico,
geografico, sociale di una regione. Siamo grati al Prof. Pons che ci
¡'■ermette di pubblicare a poco a poco, sull’Eco, il frutto delle sue ricer
che al riguardo.
l’Absé : gruppo di case di fronte a Bobbio. sulla destra del torrente. In
una « transazione » del 12 nov. 1557
si trova « de Beceys » e nel 1666, secondo G. Jalla, il nome si scriveva
« Beces » : il nome attuale è quindi
una corruzione di « bessea », cioè
luogo piantato a betulle, betulleto,
e si dovrebbe perciò scrivere la Bessea, come troviamo nelle valli di
Barcellonetta.
red.
i’.Adr, eh : villaggio in territorio di Angrogna, al di sopra dell’« Eisartet »
(1674; l’Adritto). Il nome significa
luego esposto al sole, a solatìo, o
lato sud di un pendìo, che ha il suo
c pposto nel termine « envèrs », cioè
località a bacìo, esposta a tramontana.
gl’ Adreit: villaggio a Prali, di fronte
ai « Cugn », sulla destra del torrente, ma in luogo soleggiato.
li Aghit o Aguit; gruppo di case nel
vallone della Ferrera, a monte di
Bobbio. Nome di famiglia ora spento nelle Valli, ma di cui si ha notizia fin dal 1345, a Bobbio, ed ancora
nel 1655. Anche Aghitto.
las Agiiglia: case in quel di Paetto,
sulla strada che dal « Cruset » conduce al « Pumarat » ; significa aguglia, guglia, roccia a punta e stretta. Cfr. Aiguilles nel dipartimento
delle Hautes: Alpes, ed Eguilles in
t(:'-i:i?nBH!oì;deile Bpuches du Rhône.
las AgugKëtta: gruppo di case nello
stesso comune, sotto il « Muras ». E’
il diminutivo del nome precedente;
piccole guglie, sporgenze di roccia.
las Ajassa; villaggio nel comune di
Massello, un po’ sopra « Grandidie ».
Nome di famiglia oggi spento, di
probàbile origine di vai Pragelato,
passato in Germania nel 1698-99. In
provenzale, il nome « agasso », « ajasso » significa gazza, ed è pure diventato nome di famiglia nella Francia meridionale ; « Agasse », « Ajasse », e a Massello nel 1451 Ayacia,
col diminutivo « Ayassot », che troviamo già in Val Pellice, sotto la
grafia « Ayazoti », in una transazione del 12 novembre 1557.
! (continua)
T. G. Pons
A GENEVE
Les vaudois des Alpes
avant Calvin
A ROMA
Pietro Yaldo visto da
UDO studioso cattolico
Maiînifiqiio loçon «¡ue celle doiil M. Gonne!. cliarpé de cours d’Iiisloire du chrislïanisiiic à I’L!niversité de Rouie, gratifia un
puMic nondireux et allenlil. Laissant de
côté ces épisodes bien connus que sont les
débuts de Pierre Vaido (M. Gonnet veut
qti’on dise: Valdès) et la «Glorieuse rentrée » des vaudois, le célèbre professeur
italien a tâcbé de montrer ce qu’était l’Eglise vaiidoise juste av'ant la Réforme, répandue en Europe, de la Calabre a la Bohême - mais Eglise traquée, vivant dans
la i landestinité, dans la peur constante des
espions et des faux-frères. Eglise aussi de
gens ¡lauvres (les vaudois font de la pauvreté une vertu concurrente de la charité),
de paysans, d’illettrés, c|u’évaiigélisent des
pasteurs eux aussi sortis des plus humbles
milieux et (¡ni n'ont (¡u’une ¡iréparation
rudimentaire. Le Lime siècle c.onlond volontiers vaudois et sorciers. Devant les
tribunaux de l’Inquisition, dont les registres sont la principale source ¡mur l’histoire de l’Eglise vaiidoise du moyen âge.
conqiaraissent sous le nom de vaudois toute eB¡>cce d’hérétiques qui sont parfois des
eatliares, parfois des panthéistes - cl plus
souvent, un couqmsé de tout cela. Ainsi
ce forgeron de (iarmagnola, qui combat résoliimeni devant l'Inquisition le dogme de
la présence réelle dans l’eucharistie. I^s
vrais vaudois, les vaudois « orthodoxes »
si l'on peut ilire, se caractérisent pur leur
fidélité au liltéralisme biblique, Jeur pauvreté absolue, leur absolue liberté de prédication, ce dernier point étant le plus remarquable puisque c’est celte revendication
Passionnée de la liberté de prêche qui est.
Pour une ¡lart. à l’origine de l’essor de la
liberté de conscience, quelitiies décennies
Pltis tard.
En 1526, un synode vaudois tenu près de
l'énestrel discute des idées nouvelles venues
de Suisse et d’.Allemagne. Deux délégués
.sont choisis pour aller prendre îles informations. Ils reviennent avec des livres,
luthériens probablement. En 1530. le synode de Mérindol décide l’envoi de deux
nouveaux pasteurs (nos amis vaudois disent
des « barbes »1 à Berne. Bâle et Strasbourg.
.Avec une touchante luimilité les vaudois
soumettent l’ensemble de leurs pratiques
et de leurs croyances à l’examen des grands
réformateurs. Les fameu.se.s réponses de
Oecolainpade et de Bucer sont connues de
tons ceux à qui l’histoire de la Réforme
est un peu familière. M. Gönnet en donna
de longs extraits, qu’il sut rendre particulièrement saisissants par les applications
qu’il leur trouva dans la plus récente
actualité. Il rappela notamment les doutes des vaudois en matière de libre-arbitre
et de prédestination, dans la question des
rapimrts avec l’Etat (a-t-on le droit de
(I s’oppo.ser » aux autorités si elles ne font
pas la volonté de Dieu'f). du célibat des
pasteurs, de la valeur des sacrements.
Questions débattues pendant des siècles
et qui passionnent encore. M. Gonnet le
fit bien sentir, l’opinion italienne — et
mondiale — moderne. Les vaudois auraient-ils trop facilement abandonné certaines des caractéristiques de leur réformalion'f Telle fut la question que M. Gonnet posa en conclusion de cet exposé, où
la plus sûre science s’accommoda de 1a
¡iliis grande franchise d’opinions.
J.-D.C.
Mr. J. Bkol nous envoie cet extrait du
.loiirnal de (ieiiève (27-2-59); merci! C'est
toujours la urande question ¡tosée jadis par
le Brof. MiegKe: « Le due riforme », reprise par le Proj. Molnar: mouvement
évangélique ou église réformée? On ne.
manque pas de, sentir celle duplicité —
peut-être féconde —• ou sein de notre Eglise.
La pubblica conferenza tenuta a Roma il
24 febbraio a Palazzo iSalviati, dal Rettore
del Collegio Pontificio Etiopico il Padre
Francescano Vitus, sul tema: Pietro Valdo
e S. Francesco, ha suscitato piacevole sorpresa fra i valdesi presenti in sala.
Piacevole sorpresa per la non comune
obbiettività del conferenziere, l’accurata
fedeltà agli episodi concernenti la vita di
Pietro Valdo, tratti, come abbiamo potuto
constatare, dalla più attendibile delle fonti, (quella del domenicano Etienne de
Bourbon XIII sec.) e il riconoscimento
delle virtù morali e spirituali dell’uomo
insorto « contro gli abusi ecclesiastici del
tempo, in nome dell’antica purezza evangelica di fede ». Non solo, ma riconoscimento altresì di un’uguale fede e virtù
nei suoi seguaci, i valdesi che « violentemente perseguitali nei secoli XVI e XVII,
hanno dimostralo una meravigliosa eroicità
nella difesa, fino alla morte, di ciò che era
la loro più profonda persuasione ».
E in ultimo, riconoscimento ancora dell’attuale atteggiamento valdese verso la
Chiesa (iattolica « atteggiamento molto favorevole, specialmente a causa del moviinonto ecumenico. I Valdesi mostrano grande ammirazione e rispetto per la Chiesa
Cattolica Romana. In un congresso del 1943
uno dei loro capi pronunziò queste parole « cM isconoBcere il valore sociale della
(diiesa Romana... prima e dopo la Riforma, sarebbe amputare la storia di molti
suoi ftdgidi capitoli c attribuire la sua
opera a manovre di propaganda politic.a
sarebbe indice di una meschina mentalità...
e segno di sfiducia nello spirilo della causa
di Cristo ».
E’ ovvio che dal punto di vista del conferenziere, il parallelo fra le due figure —
quella del Poverello d’Assisi e l’altra del
Povero di Lione — doveva necessariamente mettere in luce assai più favorevole la
iz!one del primo, ispirata, è vero, agli stes,i ¡iriiicipi: volo di povertà, castità ed uh.bidienza e ¡-redicazione evangelica — ma
^esplicata nell’ambito della Chiesa Cattolica
Romana — e deprecare invece che uguale
direttiva non avesse seguito il fondatore
del movimento voldese.
Ma quanto ha principalmente colpito i
non cattolici, è stata l’intenzione avvertita
nelle espressioni del Padre Francescano di
voler impostare gli avvenimenti dì otto secoli fa come essi veramente furono, di volerne ammettere la nobiltà, gli spirituali
intenti e l’influsso duraturo che nel corso
di tale periodo seppero esercitare. Di riconoscere poi — ed è quello che più conta
— il desiderio, oggi specialmente vivo dei
cristiani valdesi, di reciproca stima, <li
mutua comprensione ed anche, anzi soprattutto, dì cristiana solidarietà, cui non dovrebbero far ombra differenze di denominazione e particolarità di rito.
L. Pknnington I)K JoNCIt
Pietro Valdo
9. — « Anche noi possediamo quel
Libro » esclamano gli ospiti, « da più
di cent’anni! » E la Scrittura è tratta
fuori dal cassetto e aperta. Segue la
lettura di qualche testo, e tutti si
rendono presto conto che il vento
dello Spirito ha purificato le loro
idee. « Trecent’anni or sono », spiega
l’ospite, « il nostro santo vescovo
Claudio di Torino lottò per mantenere il puro Evangelo in queste terre. Dopo la sua morte, i suoi seguaci,
perseguitati, si rifugiarono su queste
montagne. Noi siamo i loro figli ».
10. — « Rimanete con noi ancora un
poco. Vi accompagnerò alla Scuola
dei nostri Barbi, ossia dei nostri conduttori spirituali... Lassù, a Pra del
Torno, in una località quasi inacces
sibile, quasi un nido d’aquile, i no
stri giovani si preparano alla predi
(■azione e all’insegnamento deU’Evan
gelo ». Pietro e Viveto accettano Fin
vito di quei montanari, e per qual
che tempo soggiornano nelle Valli
del Pellice e dell’Angrogna.
11. — A Lione. Sulla pubblica
piazza, in giorno di mercato, una
donna — una Valdese —- parla ad
alla voce per farsi udire dalla gente.
Ha in mano una pergamena; legge
e commenta le parabole evangeliche
delia pecorella smarrita e della dramma perduta. Ad un tratto, dei soldati
irrompono in mezzo alla piccola folla
che ascolta quella lettura e quella
spiegazione. Vorrebbero arrestarla!
Ma la gente ha presto fatto di stringersi strettamente davanti alla donna. mentre qualcuno ne favorisce la
fuga per uno scuro vicolo dov’essa
scompare. 11 popolo ha sete della
Parola di Dio; e non tradisce i suoi
messaggeri.
12. In una bottega da falegname, alcuni uomini deliberano in segreto. Riconosciamo Pietro Valdo e
Viveto, circondati dal rispetto di
tutti. « Fratelli miei », dice Valdo,
« l'annuncio dell’Evange]o in questa
città è divenuto un’impresa veramente insostenìbile. Molli dei nostri sono
stati gettati in carcere; qualcuno è
stato condotto al patibolo. Dovremo
dunque chiudere le nostre bocche’/ »
Ma un giovane, pieno d’entusiasmo,
lui risposto: « Gesù diede ordine ai
suoi discepoli di annunciare l’Evaqgelo in ogni città; ma se i suoi discepoli verranno perseguitati, fuggiranno da quella città che li avrà
perseguitati, e si recheranno in un’altra città ».
Siamo lieti di pubblicare questa corrispondenza da Roma. Anche .se la valutazione ” positiva ” della figura di Valdo da
¡.arte cattolica, di cui è data notizia qui,
non esce sostanzialmente dal quadro tradizionale: riconoscimento della ” protesta ”
evangelica per un riformismo morale, rifiuto della stessa per una riforma di base,
di fede e di strutture — tuttavia un'impostazione aperta, da parte cattolica, del confronto fra le confessioni cristiane è ¡ter
noi sempre rallegrante. Non abbiamo bisogno di sottolineare che il rispetto con cui
consideriamo la Chiesa Cattolica non impedisce le più profonde riserve nei confronti della sua dottrina e quindi della sua
organizzazione. red.
Gli]
A forte mapiKioranza il Sinodo delia Chiesa antriicana della Provincia
del Capo ha approvato una dichiarazione che domanda l’installazione,
r-:e i fondi necessari saranno trovati,
di una scuola — dipendente dalla
Chiesa — in cui sia praticata i’intei;razione razziale.
A Fort Hall, nella colonia britannica del Kenya, una chiesa è stata dedicata alla memoria delle vittime dei
terroristi Mau-Mau. Un giovane a^
ti sta del paese ha decorato i muri
con affreschi illustranti la vita di
Cristo in un paesaggio kikuyu.
Il Patriarcato di Mosca della Chiesa Ortodossa Russa si dispone a pubblicare un bollettino d’informazione,
in russo e in inglese
4
Fratelli, voi siete stati chiamati a libertà.
(Gal. 5: 13).
L'Eco delle Valli Valdesi
Non fate della liberti un'occasione alla carne, ma per mezzo dell'amore servite gli uni
agli altri. (Gal. 5:13)
Dalle nostre Comunità
saiu GEaMaNO
TORRE PELEICE
I CULTI DELLA SETTIMANA SANTA
Domenica 22 marzo ■ Ore 10: Culto e Confermazione dei catecumeni di IV anno.
Domenica 22 marzo - Ore 15: Ricevimento
dei confermati da parte delle signore
dell’Unione Femminile. Un invito cordiale è rivolto anche alle madri dei giovani onde accompagnino i loro figli.
Giovedì 26 marzo - Ore 20,30: Culto liturgico di S. Cena.
Venerdì 27 marzo - Ore 10,30: Cullo e
S. Cena.
Domenica 29 marzo - Ore 10: Culto di Pa- .
squa. I giovani confermati celebreranno
la loro prima Comunione.
Sabato 4 aprile - Ore 20,30: Serata organizzata dagli unionisti con invito particolare ai nuovi confermati.
CONFERMAZIONE DEI CATECUMENI
La domenica delle Palme verranno ammessi, nella piena comunione della chiesa
i 24 catecumeni che hanno terminalo il
loro corso quadriennale di istruzione religiosa.
Essi sono: Balmas Edina, Beri Giorgina, Bouchard Violetta, Comba Adriana,
Gaydou Carla. Meynier Fiorella, Musso
Marina, Peyronel Elsy, Ribet Lilia, Baimas Cario, Bare! Ezio, Beux Franco, Bouchard Renalo, Bouchard Claudio, Bouchard
Silvano, Comba Silvano, Fraschia Italo,
Long Elvio, Long Tullio, Melchiori Claudio. Pontet Bruno, Rochon Giorgio, Rostan
Franco e Vinçon Ferruccio.
Formuliamo l’augurio che le promesse
che faranno non siano solo dettate dalla
convenienza t dalla tradizione ma da uno
spirito di serietà e di consacrazione al Signore.
Domenica 15 Febbraio, nell’intimità deh
la loro casa ai Gondini, hanno celebrato
le loro nozze di diamante i coniugi Lanteline Alberto c Sappé Enrichetta. Eissi
hanno contratto matrimonio il 15-2-1899 a
Pramollo e sono stabiliti da lunghi anni a
S. Germano. Sessant’anni di matrimonio è
un primato che è dato a pochi di raggiungere. Presentiamo ai coniugi Lantelme i
nostri migliori auguri.
Queste ultime settimane hanno segnato
un’attività giovanile assai intensa: qualche
volta le attività sono quasi più numerose
che i giovani che vi partecipano... — La
filodrammatica del Centro ha replicato « Il
sapore del sale » a S. Secondo e a Bobbio,
e quella dei Coppieri ha pure ripetuto a
Bobbio la commedia « Legittima difesa »,
mentre ai Coppieri è stala accolta con piacere l’Unione del Teynaud e il dramma
che ha presentato : « La mendicante ». —
L’Unione del Centro ha reso visita a quella di S. Secondo. — La sera di sabato 7,
nella Sala Unionista del Centro si sono
raccolti... elementi scelti delle varie Unioni di Torre per seguire la briosa esposizione del sorgere di Adelfia e della sua attuale I unzione, fallaci con l’ausilio di beUe
diapo.-^itive dal Segretario INaz. F.U.V., pastore Alberto Taccia, che ha visitato durante una settimana varie Unioni giovanili delle Valli. Gli siamo grati della sua
presenza, e soprattutto per la predicazione
dell'Evangelo, nel culto da lui presieduto
la domenica 8, al Centro. — Il pomeriggio
dell’8, a S. Giovanni, ha avuto luogo un
Convegno per le Unioni della Val Pellice,
con partecipazione un j)o’ magra, se si
esclude lo stalo maggiore di segretari nazionali, caiii-gruppo, pastori... Il tema:
« La Chiesa ili ironie all’ohiezioiie di coscienza ». introdotto dal Past. Conte, ha
suscitalo una discussione viva, anche se
non generale, e molte perplessità. E’ comunque bene, qualunque sia l’atteggianiento cui si giungerà personalmente, che
prendiamo lutti maggiormente coscienza di
quel che significa aver ricevuto dal Cristo
il ministero della riconciliazione.
Siamo grati a coloro che ci hanno visitati. e a coloro che cordialmente ci hanno
accolli.
Protesta del XVI sec., espressi nelle conlessioni di fede delle Chiese Riformate;
propone all’attenzione del Sinodo l’ulteriore studio dei punti Indicati nella seconda
parte della relazione e particolarmente nel
suo primo capoverso ».
E’ da augurarsi soltanto che questa viva
coscienza confessionale non sia in alcun
modo il sentimento di chi si è messo il
cuore in pace sulle divisioni della Chiesa:
che altro è il movimento ecumenico, se
non un appello costante a scuotere questa
« buona pace », a ravvedersi dal farisaismo
di cui ogni Chiesa è tentata?
RODORETTO
Grazie allMmpegno di alcuni elementi
deJl’Unione Giovanile quest’anno la nostra gioventù è riuscita ad organizzare una
serata ricreativa che ha avuto luogo nella
scuola quartierale di Fontana le sere del
28 Febbraio e del 1 Marzo e che è siala
replicata Domenica sera, 8 Marzo, nella
scuola di Villa di Rodoretto. Gli attori
hanno recitato in modo convincente la
commedia in tre ani: «La Boina », seguita da un breve scherzo comico in francese: « Deux douzaines d’oeufs » e da
una farsa: « Un marito geloso » che ha
avuto buon successo. I nostri giovani, la
maggior parte dei quali faceva il suo debutto in pubblico in parli anche assai
impegnative, hanno dovuto sormontare diverse difficoltà nella preparazione di questa serata e sarrifìrare non poche ore del
loro riposo, ma sono stali ricompensati
delle loro fatiche ricevendo nutriti applausi da parte del numeroso pubblico intervenuto sia a Fontane che a Rodoretto.
POMdRETTO
La visita di chiesa da parte deUa Commissione Distrettuale ha avuto inizio la
sera del 7 marzo. La nostra sala era gremita di giovani che ospitavano anche gli unionisti di Pinerolo. Discorsi del past. Deodato, del vice-presidente della C. D. aw
E. Serafino e del pastore di S. Germano.
Sono state anche iUnstrate alcune attività particolari della chiesa mediante cortometraggi.
La domenica 8 marzo è stata uña giornata dì attività particolarmente intensa. Il
culto della domenica mattina avrebbe dovuto raggruppare un numero maggiore di
fedeli. Meglio frequentato il culto d’appello serale nel corso del quale sono stati
ascoltati i messaggi de} past. A. Ribet e
G. Bouchard.
La riunione pomeridiana, riservata ai
giovani sposi e veramente riuscita come
programma, contrariamente alla nostra at
tesa non ha registrato un numero incoraggiante di partecipanti. Non ci è stato possibile sapere il perchè di questa mancata risposta ai nostri invili, tenuto conto del
successo iniziale di questa iniziativa.
Siamo stati pregali di non sospendere
quella simpatica attività, con la speranza
che entri nel novero... delle nostre buone
tradizioni!
Domenica 15, nel pomeriggio, ha avuto
luogo 1 Assemblea di Chiesa indetta per discutere. secondo }e istruzioni del Sinodo,
la relazione sinodale sui Rapporti fra Protestantesimo e Cattolicesimo. Dopo un’introduzione che ha presentato gli elementi
fondamentali della relazione, sì è avuta
una vivace discussione, in cui si è espressa
anzitutto la perplessità su ciò che il Sinodo attende daUe Assemblee di Chiesa : la
relazione sembra non portare su punti precisi su cui si concentri la discussione ed
eventualmente si puntualizzi una decisione.
In realtà, il Sinodo desiderava... se così
si può dire, sentire il polso delle Chiese,
la loro sensibilità nei confronti del Cattolicesimo, verso il quale secondo alcuni è
forse possibile una valutazione meno polemica: non nei profondi dissensi dottrinali,
in cui nulla è mutato e che anzi si approfondiscono, ma in un atteggiamento in cui
si riflette più nettamente la sofferenza per
le separazioni del Corpo di Cristo. Se l’intenzione del .Sinodo era veramente di saggiare l'opinione pubblica valdese, l’Assemblea di Torre Pellice si è espressa chiaramente e alla quasi unanimità ha votato il
seguente o.d.g.:
« L'Assemblea della Chiesa di Torre Pellice, esaminata e discussa con numerosi interventi la relazione della Commissione sinodale di studio sui rapporti col Cattolicesimo Romano, esprime il parere che l’argomento stesso, per la sua complessità e
vastità non può essere sufficientemente
esaurito nelle presenti assemblee di Chiesa e ritiene che non sia possibile un dialogo col Cattolicesimo ufficiale, che prescinda dalla validità e dal significato della
Recentemente abbiamo celebrato il servizio funebre di Peyrot Adele rutta Ribet
di 63 anni, dei Faure, nonché di Chambon
Giacomino led. Durand di anni 86 di Vivian.
•4lle famiglie in lutto inviamo il nostro
pensiero di viva simpatia cristiana.
11 giorno 14 u.s. nel tempio di Pomaretlo si sono uniti in matrimonio la Sig.na
Coucourde Marina figlia del nostro anziano di Vivian con Beux Regis di Cianavasso.
La giornata di letizia è stata putroppo resa triste dalla morte della amata zia Chambon Giacomina.
Siamo lieti di rinnovare i nostri auguri
agli sposi invocando su di loro le celesti
benedizioni.
Doni ricevuti
per ^^UEco,,
— Fraugoli Rita, 100 — Castorina Paolo,
100 — Comba Enrico, 100 —- Quercioli
Pietro. 600 — Citernesi Paola, 300 — Rostan Alessio, 100 — Rydstrom Bernhard,
1753 — Priore Alberto, 500 — Maurino
Celina. 100 — Coucourde Gabriel, 300 —
Chambon Enrico, ISO — Rostagno Michele, ,300 — Rostagno, famiglia, 100 —
Peter Corrado, 100 -- Giacone Aldo, 300
— Pavone Bianca, 300 -— Jahier Giovanni,
300.
Mentre ringraziamo i cortesi donatori,
ricordiamo che, quarulo le loro offerte ci
pervengono senza particolare indicazione
di destinazione, le dividiamo in parti
uguali Ira i nostri due periodici.
La corriera per gli studenH
Bobbio - Villar - Torre Pellice
La Corriera Studenti Bobbio-Villar-Torre Pellice che da nove anni a questa parte
agevola agli studenti dell’alta Val Pellice
la frequenza degli Istituti di Istruzione
Secondaria di Torre Pellice, aveva fin qui
funzionalo con un minimo di corse settimanali che dopo averli portati al mattino
a Torre, li riportava a casa tre giorni alle
ore 12,30-13 e tre giorni alle ore 17. 1 Presidi e i Direttori delle scuole cercavano
ogni anno di adeguare per quanto possibile gli orari scolastici a]le possibilità di
questo servizio.
Per l’anno scolastico 1958-59 varie circostanze resero questo adeguamento più
difficile che in passalo con disagio assai
maggiore per gli studenti. Si rese perciò
necessaria una integrazione del servizio in
modo da offrire la possibilità agli studenti
di rincasare tulli i giorni alle ore 12,30
oppure alle ore 17. Questa integrazione
implicò nn aumento del sussidio sostenitore annuo da L. 140.000 a L. 290.000 e
per raggiungere questa cifra pregammo gli
Eùiti che ci avevano finanziati in passato
(comuni dì Vìjlar Pellice 30.000, Bobbio
Pellice 45.000 e soc. Crumière 50.000) di
aumentarci il loro contributo e<l invocammo nel contempo l’appoggio di nuovi
Enti. La meta è ora quasi raggiunta e vogliamo qui ringraziare pubblicamente, a
nome dei giovani utenti, tutti coloro che
hanno avuto la bontà di rispondere al nostro appello e precisamente:
Il Comune di Villar Pellice, L. 60.000 —
Il Comune di Bobbio Pellice, L. 45.000 —
n Comune di Torre Pellice, L. 20.000 —
La Ditta Crumière di Villar P., L. 60.000
— I^ Ditta Mazzonìs di Torre P., Lire
25.000 — Il Concistoro Vald. di Villar P.,
L. 25.000 — Il Concistoro Vald. di Bobbio
P., L. 25.000 — Il Concistoro Vald. di
Torre P., L. 10.000. — Somma ancora
mancante: L. 20.000.
L’utilità della corriera studenti deve costituire il premio migliore per i suoi sostenitori. Grazie ad essa, da nove anni a
questa parte, una media di venticinque
o trenta studenti è scesa ogni giorno da
Villar e Bobbio alle scuole di Torre. Il
frullo di questa maggiore istruzione comincia già a recare i suoi benefici effetti
e assai più li recherà in avvenire.
Esprimiamo pertanto la più viva gratitudine agli Enti che cosi generosamente e
nobilmente hanno voluto sostenerci in
questa iniziativa, e formuliamo l’augurio
che le L. 20.000 ancora mancanti possano
esserci fornite da qualche altro amico di
questa causa.
Saremmo pure lieti se, per l’anno prossimo 1959-60, rorganizzazione della « Corriera Studenti » potesse essere curata da
un Ente pubblico a ciò qualificato. Noi
ci sforzammo a suo tempo di dar vita ad
un servizio che ancora non esisteva e per
nove anni andammo a bussare alla porta
di Enti amici per sostenerlo. Oggi, ci sembra, esso ha acquistato il suo diritto di cittadinanza e non dovrebbe più costringerci
alla solita raccolta di fondi autunnali.
E grazie ancora a chi ci vorrà prestare
attenzione. Eruico Geymet
(Presid. del Concistoro di Villar Pellice)
Per la «Casa di riposo»
C.on lodevole perseveranza la Comunità
Valdese di Verona ci ha inviato il quarto
elenco delle sue oblazioni per la « realizzazione di un sogno: la casa di riposo per
i pensionati evangelici ».
Eìcco l’elenco: Dolt. A. Bussetio L. 1000
—- G. Bobling 500 Palmira Cocconi-Lui
5000 —- G. Gbirardini 500 -— A. Agostini
1000 — G. Franchi 2000 -— B. Oliosi 1000
— F. Saddi 1000 —■ Fam. Kesserling 5000
—■ B. Castionì 500 — Marta Fiorini 4000 —
L. Baer - Ved. Picemi 10.000 — G. Speri
300 —- Elsa Filippi 500 - Otto Iselin 5000
— Enzo Ferretti 5000.
Totale L. 42.300.
ìì
LA PAROLA
a Torre Pellice
Per rinteressamento del S.I.D.R.E.
e la cortese adesione della direzione
di un cinematografo locale, è imminente a Torre Pellice la programmazione del film «La Parola» (Ordet),
tratto dal dramma del pastore luterano Kaj Munk. La notizia non mancherà di richiamare tm vasto consenso nella popolazione, particolarmente
in quella valdese. I nostri lettori, in
specie, non hanno certo dimenticato
l’articolo pubblicato su queste colonne sul valore religioso e spirituale
dell’eccezionale opera di Cari Theodor Dreyer.
La presentazione del film (in prima
piemontese!, si può dire) è stata fissata per lunedì 6 aprile prossimo. Sono previste le due normali proiezioni
serali (si consiglia vivamente di vedere la proiezione dal principio). Ma,
nell’intento di offrire a tutti coloro
che lo desiderano anche fuori del capoluogo della Valle, la possibilità di
ammirare l'eccezionale produzione, la
Direzione del cinematografo prevede
la possibilità di una proiezione nel
pomeriggio, ed anche in altri orari
(per esempio la mattina), qualora
sia assicurato un certo numero di
spettatori. E’ perciò vivamente consigliabile che coloro i quali vi hanno
interesse (da Villar, da Bobbio, da
Rorà, da Angrogna, e forse anche da
Pinerolo) prendano tempestivamente
gli accordi del caso.
AVVISI ECONOMICI
CERO ANSI due ragazze idonee a prestare servizio quali cuoche e cameriere in un Asilo di vecchi a Hilterflngen - Lago di Thun - Svizzera
- Rivolgersi « PRO VALLI » - Casa
Valdese, Torre Pellice.
VILLA Elisa - Torre Pellice - confortevole, benefico soggiorno. Interpellateci.
Ringraziamento
La famiglia della compianta
Adelina Godine
Prof. Dr. Franco Operti
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
commossa dalla grande dimostrazione di simpatia tributatale nella occasione del lutto che l’ha colpita, sentitamente ringrazia tutti coloro che
SI prodigarono nella triste circostanza.
S. Secondo, 1 Marzo 1959
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice : previo appuntamento
Prof. Dr. d. Boniscontro
Il marito della compianta
Giuditta Vigne
in Benech
Libero docente
in Clinica Odontoiatrica all’Università
MALATTIE
DELLA BOCCA E DEI DENTI
ringrazia la Direzione e il personale
dell’Ospedale Valdese, il Dott. De Bettini, i vicini di casa e quanti, in qualsiasi modo hanno preso parte al suo
repentino lutto. Un particolare ringraziamento esprime alla famiglia
Rostan per il suo efficace interessamento.
Pinerolo - Via Palestro, 7 - Tel. 24-98
Tutta la settimana tranne domenica
e lunedi
Torre Pellice, 16 Marzo 1959
Dottoressa
Iolanda De Carli l/alerìo
Redattore: Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Torino)
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
Ore 14-16
STUDIO TECNICO
Geom. GardioI Renato
Direttore : Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
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