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Anno 1Z3 - n. ói2 ottobre 1987
L. 700
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a; casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI £ METODISTE
CENTRO AMERICA
Mentre nelle scuole pubbliche
siamo alla ingovernabilità dell’orario per la difficoltà di dare
una collocazione aU’insegnamento della religione cattolica (Ire),
nel mondo politico siamo alla
bagarre.
Le due sentenze del TAR del
Lazio del 17 luglio ebe stabilivano la piena facoitatività dell’insegnamento deU’Irc e la successiva ordinanza del Consiglio di Stato che sospendeva i’esecutività
deile sentenze limitatamente ai
diritto « degii aliievi » non avvalenti « di aliontanarsi daOa
scuola », hanno prodotto sinora
la circolare del 18 settembre del
Ministro Galloni che rimanda
agli organi collegiali delle singole scuole le decisioni. Toccherà a
loro decidere « l’assistenza » a
coloro che non vogliono Tire e
neanche l’attività alternativa.
Il mondo politico cerca di trovare una soluzione che però, per
ben che vada, sarà per il prossimo anno. Da una parte le sinistre (PCI, DP, Verdi, PSI, PSDI)
e i laici (PR, PRI, PLI) chiedono
i’applicazione delle sentenza e
della legge 449, daU’altra la DC
si allinea suUe posizioni dei
vescovi e cerca di approfittare
della situazione per dare una sistemazione agli insegnanti di religione. Poi il ministro Galloni
tenta la mediazione coi partiti
di governo e il 23 settembre ne
viene fuori una risoluzione che
a parole fa salvi alcuni principi
(facoitatività, diritto di scelta)
ma che in pratica non li attua
(Tire non è una opzione, legge
per le attività alternative, quadro orario ohhligatorio). E’ un
documento che scontenta tutti, i
laici e le sinistre di governo che
sono costretti a modificare i loro orientamenti, i vescovi che
parlano di « tradimento del Concordato », associazioni di genitori e insegnanti cattolici che
parlano di « affronto alla libertà » e da ultimo persino il papa
che si dichiara solidale coi vescovi. Per i vescovi la facoltativi tà dell’Irc sarebbe « diseducativa » perché coslituirebhe « un
atteggiamento di inammissibile
disimpegno da parte dell’istituzione scolastica », e quelli siciliani invitano 1 cattolici a « non assistere passivamente a un episodio destinato ad incidere fortemente sul futuro della vita
della comunità nazionale ». Il
ragionamento che soggiace è
quello solito: la maggioranza
del 90% ha scelto Pire, il cattolicesimo è il patrimonio storico
dell’Italia, il Concordato, fatto
per il bene del paese, obbliga lo
stato ad assicurare l’Irc.
L’Irc deriva quindi da un accordo di potere che ha il consenso della maggioranza. Chi è minoranza si metta da parte e se
proprio non vuole stia nella scuola per far il « picnic », come scrive l’Avvenire dei 26 settembre.
Non importa se in questi anni si
è sviluppato nel paese un movimento tendente al riconoscimento del diritti di cittadinanza delle minoranze. La fede cristiana
— come osservano anche molti
cattolici — avrebbe da guadagnare nel nostro paese, oggi
più che mai secolarizzato, se abbandonasse privilegi e potere.
Giorgio Gardiol
Alto al fuego!
Comincia il conto alla rovescia?
La « Fundación » si propone di lottare per la pace e la giustizia e per la crescita dello sviluppo - Un sacerdote che vive una condizione di « laico credente » all interno della chiesa
(dal nostro corrispondente)
New York — E’ nata recentemente a Managua, in Nicaragua,
la Fundación Centroamericana,
che raggruppa rappresentanti del
Belize, Costa Rica, E1 Salvador,
Guatemala, Honduras, Nicaragua e Panama. La notizia, nella
stampa internazionale, è passata
pressoché sotto silenzio, tutti i
fari sono stati invece puntati sia
sul piano di pace del presidente
Reagan (che in realtà invece punta sulla vittoria militare dei Contras in Nicaragua), sia sul summit, di due mesi fa, dei presidenti dell’America centrale a Città
del Guatemala.
Intanto la regione centroamericana continua a ribollire
nell’attesa del 7 novembre, quando secondo lo spirito degli accordi raggiunti, scadrà il termine
ultimo per far partire ragionevoli piani di pace.
La fine di settembre ha visto la
chiusura del rubinetto USA ai
Contras, ma altri restano aperti,
come quello del Salvador, il paese più povero dell’America centrale, che riceve dagli Stati Uniti
un milione di dollari al giorno, di
cui il 75% va in spese militari.
La guerriglia attraversa prati
camente tutti i paesi deH’America cehtrale. In Honduras è nata
« Nueva Nicaragua », sede militare dei Contras. Nel Salvador la
guerra ha già raggiunto in questi
ultimi sei anni la cifra di sessantacinquemila morti, settemila
persone scomparse, duemila prigionieri nelle carceri del democristiano Duarte. Da tempo Panama, e più recentemente l’Honduras, sono diventati avamposti
militari USA.
Nel giorno stesso che si riunivano i presidenti dell’America
centrale, in un piccolo ufficio di
un notaio di Managua nasceva —
come abbiamo detto — la Fundación Centroamericana, collo
scopo di « valorizzare gli sforzi
del popolo per la pace e la giustizia, potenziare le organizzazioni popolari, appoggiando tutti i
progetti che contribuiranno al
decollo organizzativo e ad una
completa educazione dei suoi
membri ».
Parlo di questa importante iniziativa (la prima del genere nella
storia deH’America centrale, nata esclusivamente per iniziativa
della gente del posto) con il suo
fondatore e oggi direttore esecutivo, di passaggio a Boston
(Massachusetts) e all’università
di Harvard, José Alas, dove è stato invitato ad illustrare i principi della Fundación.
La biografia di Alas, inestricabile intreccio di motivazioni politiche e di fede, merita ben più
di questo rapido cenno. A Suchitoto, nel Salvador, Alas, nel 1969,
allora giovane prete diocesano in
una parrocchia di 45.000 contadini, inizia per la prima volta una
esperienza comunitaria che verrà presto chiamata « comunità
di base ».
« La prima tappa fu il bisogno
di leggere la Bibbia direttamente, poi emerse l’esigenza di organizzare la gente contro il potere dittatoriale, insieme al desiderio bruciante di cambiare vita,
ovvero il sistema sociale ».
Nel 1970 Alas viene preso e torturato dalla Guardia Nacional
per dieci Iimghi giorni. Nel 1974
Alas organizza la prima riunione
di tutte le comunità di base (45
parrocchie), il cosiddetto FAPU;
Brente de acción popular unificada.
La repressione aumenta, le forze armate uccidono (è il luglio
del 1975) quarantadue studenti
che manifestano contro la dittatura.
Nel 1977, quando Oscar Rnme
DAI CULTI MATTUTINI DEL SINODO
La luce splende nelle tenebre
« La luce splende nelle tenebre » (Giovanni 1: 5).
Il testo mi si è imposto
da solo, legato ad una situazione del tutto particolare, anzi a
una data specifica, ed è quello di
Giovanni 1: 5 che troviamo sul
nostro stemma valdese, il « convalUum aniiquum sigillum ».
Ma lo stemma che ho in mente è un po’ diverso dal sigillum
perché non contiene solo il candeliere con le sette stelle: sotto
di esso vi è una Bibbia chiusa e
una data: 1699.
1699: ossia dieci anni dopo il
’’glorioso rimpatrio”. Trovate
questo stemma in Germania tra
i valdesi tedeschi di Rohrbach e
di due villaggi viciniori. E'
un gruppo di discendenti di
quei valdesi che un tempo avevano abitato a Pragelato e poi
— proprio nel momento in cui
stavano terminando le guerre di
religione — furono costretti —
questa volta più per motivi politici che per motivi di fede —■ a
lasciare la valle e a cercare rifugio altrove, come Arnaud che insieme a coloro che lo seguirono
si stabili però iti Schónenberg.
Doveva essere ben triste quella partenza dal proprio luogo di
origine, e traumatizzante, tale
da far vacillare la fede! Immagino che allora quelle famiglie
avrebbero potuto pensare e ripetere molti di quei Salmi in cui il
credente contesta Dio! Fino a
quando? Non finiranno dunque
mai le lotte fratricide, le sofferenze, le disgrazie, le persecuzioni in nome del Signore? A che
serve leggere la Bibbia e credere
in un Dio che nella stessa ci viene descritto come colui che compie liberazioni?
Dieci anni prima Dio sembrava più vicino, più amorevole! I
nemici erano stati vinti, il ritorno ai luoghi natii era avvenuto!
Ma ora?
Forse Dio aveva predestinato
i valdesi solo a subire sofferenze, angosce, umiliazioni e stenti,
tristezze e patimenti?
Chissà se qualcuno non si sarà
domandato se tutto questo non
avesse a che fare con una certa
esagerata violenza commessa dagli armati protagonisti del ’’glorioso rimpatrio”? Questo non lo
so ma una cosa so: essi portarono con sé la Bibbia!
Il pastore Moutoux aveva certamente preso prima contatto
con il Langravio del luogo, per
condurre da Pragelato quei pochi contadini in un luogo sicuro
e ripopolare quelle regioni tedesche, rese quasi deserte dalle
molte guerre. Ma soprattutto
avrà pensato ad organizzare la
vita comunitaria degli esuli anche dal punto di vista della fede,
come testimonia una chiesetta
di stile prettamente riformato
e ancor oggi ben frequentata.
La luce risplende nelle tenebre. La luce che viene dalla Parola che è una lampada al nostro piede ed una luce sul nostro sentiero (Salmo 119: 105).
Una luce che non sempre risplende come un faro, ma che
comunque guida e permette di
proseguire la marcia talvolta
molto faticosa della fede!
Una luce che talvolta è simile
alle lanterne in uso anni fa nei
quartieri alti delle valli, non già
a carburo ma ad olio, che permettevano appena di evitare i
pericoli di caduta nei fossati o
nei burroni. Vi sono infatti dei
momenti in cui Dio sembra lontano e non appare quale Dio degli eserciti, vincitore, come con
Sansone, Gedeone, Gianavello o
Arnaud! Appare diverso! E’ diBruno Costatai
(continua a pag. 8)
Bambini guatemaltechi.
ro viene eletto arcivescovo di
San Salvador, Alas è al suo fianco: « Romero parlò per chi non
aveva mai potuto parlare, i suoi
discorsi dalla Bibbia rimbalzavano nella mente della gente: fu
un profeta ».
Il 24 marzo del 1980, mentre
celebra l’eucarestia, Romero viene assassinato. Qualche mese dopo inizia la guerra. I vari gruppi
guerriglieri si fondono in uno solo: il Frente Farabundo Marti de
Liberación Nacional. Alas deve
fuggire.
Da allora segue la sorte del suo
paese da Managua (Nicaragua),
anzi, di tutto il Centro America,
impegnandosi per l’autodeterminazione dei popoli dell'America
centrale.
« La nostra Fundación — continua Alas — opera soprattutto
su problemi specifici che ci vengono sottoposti dai paesi membro ».
Chiedo ad Alas di farmi degli
esempi concreti. « Nel Salvador
alcune cooperative agricole che
sono federate e che stanno attraversando grosse difficoltà, ci
chiedono di fare una ricerca mirata ad un’autentica riforma agraria, affinché i contadini abbiano
la terra e non la lavorino soltanto » (in tutta l’America centrale
ali addetti aH’agricoltura sono il
60% della popolazione e, nel solo
Salvador, 5 famiglie controllano
il 37% della terra coltivabile).
« In Honduras — continua Alas
— cerchiamo di capire come
l’esercito americano abbia strutturalmente modificato la fisionomia sociale e politica del paese;
in Nicaragua tentiamo di aiutare
le piccole imprese nel loro difficile sviluppo; per il Guatemala
ci stiamo occupando, con gli indios in esilio (circa 50.000 divisi
tra Messico e Nicaragua), di trovare uno o più mercati per i loro
prodotti artigianali; infine, in Costa Rica, offriamo un’assistenza
legate a quelle famiglie contadine
che hanno diritto di ricevere la
terra coltivabile secondo la rifor
Giuseppe Platone
(continua a pag. 8)
2
2 coinia«nti e dibattiti
y
2 ottobre 1987
RIFLETTENDO SUL SINODO
Riscopnamo
la nostra vocazione
Tra predicazione e opere: come definire le priorità? - Le comunità
n^ devono delegare, ma farsi esse stesse soggetti attivi di diaconia
Ho letto con interesse sia il
numero speciale del nostro giornale sul Sinodo e sia la relazione
della Commissione d’Esame. Anch’io — come altri — credo che
sia stato positivo il fatto che
molto spazio sia stato dedicato
ai problemi della chiesa, anche
se forse si sarebbe potuto fare
di più. Credo anche che la Commissione d’Esame — come sostenuto dal Moderatore — abbia
suonato un campanello d’allarme, ma che adesso spetti a tutta
la chiesa di valutarne la portata
sia teologica che ecclesiologica.
E su questo campanello d’allarme vorrei fermarmi, in maniera a tratti provocatoria, per lanciare un eventuale iniziò di dibattito.
I) In modo semplicistico e forse anche imperfetto, direi che la
Commissione d’Esame sembra
che sinteticamente dica:
a) le opere costano troppo e
c’è il rischio che non riusciamo
più a gestirle;
h) la predicazione viene prima della diaconia (che ne è una
conseguenza) e quindi dedichiamoci di più aH’evangelizzazione
e alla preparcizione in vista di
tale evangelizzazione.
E’ indubbio che abbiamo troppe opere e che siano troppo costose.
Ma il problema è solo o soprattutto questo? Certamente no. La
seconda tesi che ho individuato,
— secondo me — non potrebbe
essere evidenziata se le nostre
opere corrispondessero a ciò che
vorremmo che fossero: la prassi della nostra chiesa nel contesto sociale in cui viviamo!
Se c’è la preoccupazione per
l’evangelizzazione e la « ricostruzione » delle comunità, evidentemente la riflessione sulle nostre
opere va fatta oltre l’aspetto economico (e questo, ritengo che i
relatori lo abbiano percepito).
Le domande sono le seguenti:
a) Le nostre opere — oggi —
sono espressione delle nostre comunità?
b) Le nostre opere testimoniano del Cristo che si dona?
c) Rappresentano veramente,
cioè, la prassi della nostra
chiesa?
Qui sta il punto focale e — direi — traumatico del problema.
J. Moltmann, in « Diaconia »
(ed. Claudiana), spiega bene il rischio che presenta la strada che
stiamo percorrendo: « La diaconia cristiana si dovrebbe staccare dall’idea dell’"aiuto”, che talvolta diventa ideologia... Essa (si
dovrà invece orientare) verso la
costruzione di collettività autonome che superano l’isolamento
sociale... (dove) si può sperimentare e vivere uno stile di vita alternativo » (pp. 26-27).
« La diaconia istituzionale è
nata storicamente soltanto quando si scoprì la mancanza della
diaconia comunitaria e la mancanza della comunità diaconale...
Finché non avremo riscoperto la
comunità diaconale nelle chiese,
la diaconia resterà un surrogato,
^ alibi o una spina nella carne
inerte della chiesa... Ne deriva
una diaconia per le comunità",
ma non una “diaconia delle comunità”. La comunità diventa oggetto passivo della diaconia, invece di essere soggetto attivo»
(pp. 43-44).
Mentre, cioè, tutta la chiesa dovrebbe essere al servizio per e
con il prossimo e aU’interno della propria comunità (ognuno coi
propri doni e capacità), per indi<^^re — ad una società alienata
ed egoista — uno stile di vita alternativo, all’intemo del quale
acquistano dignità e uguale valore sia il sano che il malato, sia il
forte che il debole, sia il cosiddetto normodotato che l’handicappato, ecc., in pratica, la chiesa delega alle opere istituzionalizzate ciò che invece dovrebbe
fare lei come naturale conseguenza della propria fede in Colui
che si è donato per tutti.
Pur non disconoscendo l’impegno e la reale disponibilità di
molti operatori, non possiamo
nascondere le molteplici conseguenze che questo rapporto anomalo può provocare:
1) — distacco delle opere
dalle chiese e viceversa;
2) — le opere — nonostante
la loro efficienza — non testimoniano di Cristo ma sovente solo
di se stesse, perché spesso non
esiste dietro una comunità che
dia loro senso;
3) — le chiese ipocritamente
si sentono a posto con la coscienza e diventano superbe per ciò
che... « non fanno »;
4) — una specie di gara di
bravura fra gli enti pubblici e
privati, cercando di esaltare i
propri pregi e di sottovalutare i
pregi altrui;
5) — le opere rischiano di
frenare, invece di stimolare, eventuali entusiasmi di singoli o comunitari;
6 — per sostenere le opere,
si è pronti a cadere in equivoci
compromessi (accettazione denaro pubblico, ecc...);
7) — le opere — dando posti
di lavoro retribuiti — diventano
centro di potere economico, e
ad esse si va non per amore del
Vangelo, ma per amore... dello
stipendio o del servizio che si
rende;
8) — la mentalità ’sindacale’,
così forte nella nostra chiesa, rischia di soffocare il volontariato
e lo spirito di servizio che una
volta caratterizzavano le nostre
comunità.
Se questi sono alcuni rischi
che si corrono e che già si vedono un po’ qua un po’ là, bisogna
ripensare a fondo a tutta la politica delle nostre opere ed alla
teologia che ci sta dietro, per
continuare ciò che c’è di positivo,
per modificare o eliminare le
opere o ciò _ che nelle opere dà
adito ad equivoci e a compromessi (evitando personalismi frenanti) e per stimolare le comunità a
non più delegare, ma a diventare
esse stesse diaconia per se stesse
e per gli altri: una diaconia meno istituzionale (anche se non
spontaneista), ma più corrispondente alla vocazione comunitaria.
II) Il tema principale per la
Commissione d’Esame è stato:
«Identità, formazione e cultura»;
un tema stimolante ma che approvo fino ad un certo punto.
Tale perplessità scaturisce dal
fatto che un modo diverso di
concepire la diaconia va di pari
passo con un modo diverso _di
concepire la comunità, il ruolo
pastorale, la nostra identità.
La formazione non converte!
Secondo me, quello di cui abbiamo bisogno come chiesa è una
riconversione!
La formazione può aiutare a
capire meglio i problemi e a trovare strade teorico-pratiche meglio percorribili, ma la questione di fondo è che — come chiesa,
oggi — abbiamo poco da dire.
Da dire non a parole o a concetti, ma nel senso di indicare la
nostra fede come modo di vivere
e di pensare sorretto dallo Spirito, pur rimanendo con le nostre
debolezze.
I nostri pastori sono molto
preparati, ma tale preparazione
non aiuta né loro stessi né le comunità a testimoniare.
Condivido la relazione della
Tavola, là dove — nonostante le
molte pecche — esorta ad essere
sempre fiduciosi perché si ha fiducia nel Signore; ma — come la
Tavola — anch’io non posso non
vedere il quadro preoccupante
della nostra chiesa.
La nostra identità non va allora cercata nel « Glorioso Rimpatrio »! Personalmente — anzi —
farei a meno di ’festeggiare’ l’avvenimento per dedicare il tempo
a cose più importanti...
La nostra identità va ricercala
là dove l’hanno cercata anche i
nostri padri: nella Bibbia, come
testimonianza di fede e di vita!
II resto (preparazione, cultura,
evangelizzazione, credibilità... pace, solidarietà con gli emarginati
e le vittime deH’ingiustizia...) verrà da sé e... meglio.
« Diaconia e comunità sono
realtà inseparabili: la comunità
nasce dove gli uomini cominciano a vivere insieme nel nome di
Gesù e ad esistere gli uni per gli
altri con i loro diversi doni e le
loro debolezze. E diaconia nasce
là dove gli uomini sono al servizio gli uni degli altri nel nome di
Gesù e si aiutano nel ricercare
la propria vita e libertà » (Moltmann, op. cit., pag. 80).
Nino Gullotta
/n un mare di verde, in un’oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto ranno
Facilitazionì per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
A colloquio con I lettori
CRISTO E’ UNO
Caro Direttore,
a proposito del problema delle coppie interconfessionali, di cui ha scritto Giovanni Marcheselli: Cristo è uno,
d’accordo, ma in che senso? Mi sembra d'aver visto un bel po’ di confusione, Non vivo direttamente il dramma del matrimonio misto, perché non
sono sposata. Ma credo di conoscere
bene di persona ii dramma altrettanto
tragico della divisione confessionale
tra familiari, genitori e figli, fratelli e
soreile, per non dire di parenti e
amici a cui si era magari legati da
una vita. L’amore, va bene. Ma c’è
anche la fedeltà. Cristo è stato esplicito in proposito fino a rasentare la
mancanza di pietà: « Non pensate ch’io
sia venuto a metter pace sulla terra:
non son venuto a metter pace, ma la
spada. Perché son venuto a dividere
il figlio da suo padre, e la figlia da
sua madre, e la nuora dalla suocera;
e i nemici dell'uomo saranno quelli
stessi di casa sua. Chi ama padre o
madre più di me, non è degno di
me; e chi ama figliuolo o figliuola più
di me, non è degno di me » (Matteo
10: 34-37). Perciò andrei più adagio a
chiamare sciacalli quelli che si pongono il problema non solo dell’amore
(agape, in questo caso, o « volemose
bene »?), ma anche della fedeltà all’evangelo. Soprattutto andrei un po’
più adagio a porre le basi di un semplicistico ecumenismo sulla necessità di un buon rapporto tra due coniugi, 0 entro la famiglia. Niente è
così sublime e desiderabile, nei rapporti interpersonali, da venire prima
del rapporto con Dio.
Nemmeno l’amore erotico che è oggetto del Cantico dei Cantici. E’ in
fondo l’eterno, tragico motivo dell’amore contrastato, di tanta grande
letteratura (bastino Romeo e Giulietta), tanto spesso risolto nella morte,
unica possibile unione oltremondana.
Ma non si realizza l’ecumenismo e
non si salva l’amore col compromesso, col camminare, come dice un proverbio popolare, con una scarpa e
una ciabatta. Anche perché la soluzione proposta da Marcheselli mi
sembra proprio basata sull’ideale di
un impossibile minestrone di elementi tra loro inconciliabili, e, soprattutto, mi è sembrato, di carattere accessorio, di denominazione ecclesiale. Non capisco il senso di un’iscrizione anagrafica in due registri confessionali, l’unificare battesimo, confermazione, ecc. L’ecumenismo, se
realizzabile, mi sembra a ben altro
livello, a quello della fede, non dei
registri. Allo stato attuale delle cose,
ad esempio, mi sembra di vedere ben
più unione di fede in Cristo tra un
cattolico d’una comunità di base e
un protestante aperto alla ricerca e
all’autocritica, che non tra due cattolici o tra due protestanti divisi tra
loro, anche se anagraficamente su uno
stesso registro, da una interpretazione della Parola aperta e viva, oppure
chiusa, mummificata e retriva.
Cristo è uno. Ma il Cristo delle denominazioni storiche, o il Cristo della ricerca insieme? Della religione o
delia fede? Questo mi sembra il punto.
Cordialmente,
Vera Buggeri, Cusano Milanino
NOTIZIE ’’GUIDATE”
Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
TORRE RELUCE
L’informazione, si sa, è abilmente
pilotata dai « potenti di questo mondo »: ma mai, come in occasione della partenza della flotta per il Golfo
Persico, si è fatto credere al popolo
italiano l’esatto opposto di quanto è
accaduto.
E veniamo ai fatti: domenica 6 settembre, nel tardo pomeriggio, la flotta leva le ancore dal porto di La
Spezia; un barcone di pacifisti, demoproletari, verdi, cattolici (Padre Melandri di « Missione Oggi ») e qualche
evangelico falla Spezia esiste nei confronti della Marina un certo “ timor
reverentialis») espone cartelloni di ovvio dissenso, alcuni a bordo di un
gommone si avvicinano alla « Garibaldi » con analoghi cartelli di dissenso:
intervengono le motovedette dei carabinieri, solite intimazioni cui seguono
richieste di identificazione.
Su alcuni quotidiani nazionali la notizia viene più o meno titolata così:
« Assalto pacifista e cristiano alla por
taelicotteri Garibaldi ».
Allo stesso modo si è tentato di minimizzare il « sit-in » di fronte allo
Ammiragliato.
Taranto, 15 settembre: la città in
stato d’assedio: carabinieri, elicotteri
ecc. per la partenza delle tre fregate
e della nave scorta; ed ecco I soliti
pacifisti: cattoiici, battisti, valdesi,
demoproletari, verdi ecc.; fon. lamino
di Democrazia Proletaria si fa legare
al ponte girevole e scoppia il finimondo... poco più in là, dalla sede del Comando in capo, il Ministro della Difesa cerca di consolare parenti e marinai dal volto non certo allegro, si
levano bordate di fischi (come ai tempi di certi funerali di stato); il Tgl toglie l’audio (provvidenziale guasto tecnico). Così si vuole far credere a milioni di italiani che la flotta è partita
tra una folla festante, fiera della impresa che l’Italia si accinge a compiere.
Questo è un ennesimo increscioso
e grottesco accadimento di vita nazionale: parte una flotta per togliere le
mine di fabbricazione italiana, con un
pesante onere che viene scaricato,
grazie ad una iniqua tassazione, co.n
la prossima Finanziaria 1988, sulla pelle del comune cittadino.
Resta da chiedersi se II tutto rappresenti ancora una sconfitta per il
“ popolo della pace »: forse, ma è un
fatto che una maggioranza crescente
di cittadini onesti si rende sempre più
conto dell’intreccio militare-mafioso,
con coperture di servizi segreti, ed è
con noi nella denuncia di tanto marcio.
Ed ancora una volta, il compito delle nostre comunità evangeliche, e non
solo di quelle che convivono con strutture militari, è quello di indignar,si,
perché se non lo fanno « le pietre
grideranno » (Luca 19: 40).
Eugenio Stretti, Taranto
LE CIRCOLARI
NEL PERIODO
FASCISTA
Caro direttore,
nell’ultimo Convegno di studi della
Società di Studi Valdesi si è parlato
delle circolari segrete di Paolo Bosio
del 1938 (Giorgio Rochat). In quell'epoca, forse un po’ dopo, furono diffuse anche circolari di ben altro significato. discrete più che segrete per
ovvi motivi dovuti al regime fascista.
Erano estratti ciclostilati delle notizie
del Service Œcuménique de Presse et
Information (SŒPI) di Ginevra, con evidenti implicazioni politiche antifasciste.
Le faceva e le spediva, con l’aiuto
di qualche amico, dal Convitto di Torre
Pollice, Francesco Lo Bue, professore
al Collegio e pastore di Coazze. Qualcuno se ne ricorda? Qualcuno le ha
conservate? Fra i destinatari c’era
anche qualcuno dei 20 di Paolo Bosio? L’occhiuta polizia non se ne accorse o, ch’io sappia, non reagì.
Con i miei saluti.
Gustavo Malan, Torre Peliice
FACOLTA’
DI TEOLOGIA
Comunicato
La Facoltà valdese di teologia comunica che sono previste le seguenti
sessioni di esame: Corso di laurea:
13-14 ottobre: Corso dì diploma: 17
ottobre. (Per Iscrizioni rivolgersi al segretario, prof. S. Rostagno, telefono
3619729).
La Facoltà comunica inoltre che il
15 ottobre inizia (con il pranzo) l’incontro di apertura dell’anno accademico, cui sono invitati professori e
studenti e che terminerà con il pranzo del 16 ottobre. Sono iscritti automaticamente tutti gii studenti: chi prevede di non poter partecipare lo faccia
sapere subito al segretario o al prof.
Girardet, La prolusione sarà tenuta
sabato 17, alle ore 17.30, presso l’Aula Magna, dal prof. Luigi Santini sul
tema: Umanesimo e teologia biblica
nel primo catechismo della Riforma in
Italia.
3
2 ottobre 1987
vita delle chiese 3
SAN MARZANO OLIVETO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
I 90 anni del tempio
Lavori alla «Rocciaglia»
Rappresentanze di diverse chiese riunite per festeggiare la ricorrenza - Una conferenza e un dibattito per scoprire la volontà di Dio
Non erano mille ma almeno
150 i credenti venuti a S. Manzano il 5 settembre scorso per
vivere una giornata in comunione fraterna in occasione del novantesimo anniversario della costruzione del tempio... 120 anni
di presenza evangelica, un tempo pienamente inserita nella vita delle chiese metodiste, con la
sua scuola apprezzata da tutto
il paese, sede di Conferenze Trimestrali, luogo di convegno per
la gioventù metodista... oggi quasi dimenticata in questo angolo
del Monferrato. Eppure anche
oggi questa piccola comunità riesce a non far dimenticare la sua
esistenza facendosi conoscere per
la sua ospitalità rivolta sia ad
altre comunità che verso i gruppi giovanili che vogliano riscoprirla e le persone anziane, che
trovano qui un poco di pace e
di calore umano. Confuse in
mezzo alla massa dei partecipanti, in maggior parte provenienti dalle Chiese dei Fratelli, attirati dalla presenza di Domenico*
Maselli, le rappresentanze della
chiesa metodista di Sestri, della
chiesa valdese di Sampierdarena e due membri del Concistoro
della chiesa valdese di Torino.
Si notar'ano bene invece le divise dei due rappresentanti delTEsercito della Salvezza di Torino, venuti a manifestare concretamente, insieme agli altri, la
propria fraterna simpatia. Numerosa anche la rappresentanza
delle chiese battiste di Torino e
di Genova, ormai di casa in questa comunità.
Il culto della mattina ha visto
la sala al gran completo ed il
canto si è levato vigoroso come
anni fa. Il messaggio di Domenico Maselli ha ravvivato in noi
il senso della responsabilità che
abbiamo nel rendere testimonianza alTamore di Dio* nel nostro
tempo, circondati come siamo
da « sì gran numero di testimoni » che ci hanno preceduto in
questi luoghi. Oltre 120 persone
hanno partecipato all’agape fraterna allestita nel refettorio sottostante la chiesa e, più tardi,
cresciuti nuovamente di numero,
ci siamo radunati nel cortile municipale. messo a disposizione
dalla Giunta comunale rappresentata dal Sindaco e dal Segretario. Il banco libri di Rivoli,
con la sua splendida attrezzatura, ha focalizzato per un momento Tattenzione di tutti ed i libri
di Maselli sono andati a ruba,
insieme a molti altri.
La conferenza è durata esattamente tre quarti d’ora, come
promesso dall’oratore, ed ha carpito la nostra attenzione per tutto il tempo in cui gli avvenimenti del passato sono sfilati
davanti a noi, rievocati da una
voce che non ha certo bisogno
DONNE EVANGELICHE DELL’ASSIA
In visita
alle chiese liguri
Per la quindicesima volta la
Federazione Femminile Evangelica delTAssia (Germania) ha proposto un viaggio fra le chiese vaidesi e metodiste italiane, questa
volta in Liguria. Il giro è avvenuto sotto la guida dei pastori
A. Deodato ed H. Schoenbeck.
Il viaggio è iniziato da Nizza,
comunità valdese formatasi prevalentemente con emigranti. Nel
1939, la Tavola Valdese, priva di
aiuti daH’estero, dovette vendere
il tempio, per questo ancora oggi
la comunità trova ospitalità presso i riformati francesi.
Come Nizza, anche la comunità e la Casa valdese di Vallecrosia hanno la loro origine nel protestantesimo inglese. La storia
della Casa è stata presentata dal
responsabile, il sig. Nisbet, che
ha anche accompagnato il gruppo al culto a Bordighera, dove
abitualmente comunità valdese e
comunità luterana di lingua tedesca si incontrano.
L’incontro con la chiesa di
Sanremo ha presentato un altro
aspetto preoccupante per la vita
di talune comunità; l’età media
molto elevata dei membri di
chiesa. Ci vorrà uno sforzo di
fantasia ed un grande impegno
per coinvolgere i giovani. Molto
stimolante anche l’eco dell’opera
svolta dal pastore Ugo Janni,
proveniente dal cattolicesimo liberale.
Di taglio diverso rincontro a
Sampierdarena, dove il pastore
L. Tomassone ha evidenziato la
presenza di un gruppo di giovani
fra i 15 e i 30 anni, molto impegnati su temi di stretta attualità
quali la denuclearizzazione della
chiesa e l’ecologia, di fronte ad
Un Mare Mediterraneo molto inquinato.
In via Assarotti, a Genova, il
pastore Gino Conte ha esposto la
storia di una comunità (anche in
questo caso legata al lavoro dei
gruppi stranieri nella città nell’800) ed ha presentato il servizio
deirOspedale Evangelico Internazionale. La comunità evangelica
è anche molto impegnata in un
confronto teologico con gruppi
di cattolici critici ed alcuni ebrei.
A La Spezia, col pastore S. Ceteroni, è stato affrontato il tema
della secolarizzazione. La comunità metodista di La Spezia è
stata, col pastore M. Sbaffi, fra le
promotrici deH’unione valdesemetodista.
Una puntata in Toscana ha
consentito* di conoscere l’attività,
a Carrara, del predicatore laico
Jacopo Lombardini.
Incontro molto significativo infine con la chiesa di Savona, col
pastore Becchino ed il sovrintendente del Circuito, G. Castellani.
Molto importante l’impegno dei
laici, a cominciare dal lavoro pastorale del giudice Becchino,
espresso soprattutto nella predicazione.
Storicamente molte delle chiese visitate hanno un’origine comune: da chiese libere, all’adesione al metodismo, al contatto
con altre realtà evangeliche come ad esempio le chiese battiste
o le comunità luterane, fino ad un
impegno nella vita culturale e sociale delle città, talvolta anche al
di là delle stesse forze, stimolo
importante anche per chi, come i
componenti del gruppo che ha effettuato il viaggio, proviene da
contesti ecclesiastici nei quali gli
evangelici sono in maggioranza.
Susanne Labsch
di amplificatori per essere udita.
Poche le domsmde, non sempre
ben centrate, e subito rincontro
è ripreso, nel tardo pomeriggio,
nel giardino della casa, intorno
ad una tavolata di panini e ad
un Maselli confidenziale, che ha
attirato la nostra attenzione sul
tranello in cui le nostre comunità sono cadute: ogni credente
cerca nella Parola di Dio Tappoggio per le proprie convinzioni personali invece di cercare di
capire che cosa Dio vuole da
noi oggi.
E Maselli ha indicato una strada difficile da percorrere ma capace di rendere nuovamente credibile l’annuncio del nuovo mondo di Dio nel nostro tempo.
E’ stato a questo punto che
è risùonata l’unica nota stonata
della giornata perché il sedicente « profeta » di S. Marzano, dopo mesi di silenzio, ha colpito
ancora; non avendo capito quello* che Maselli aveva voluto dire, si è messo ad inveire contro
i pastori che non predicano il
« puro e vangelo »...
La pazienza di Maselli e dei partecipanti è stata messa a dura
prova e Tappello rivolto al « profeta » a ravvedersi della sua mancanza di amore fraterno è stato certamente sottoscritto dalla
maggior parte dei presenti. La
giornata così felice fino a quel
momento si è chiusa in tono
minore, con il canto del « Padre
nostra » e del « Forte rocca ».
La comunità ringrazia quanti
hanno partecipato con spirito
fraterno per testimoniare dell’unità reale del corpo di Cristo
nel nostro tempo... e grazie a
Dio, nostro Padre, per averci donato questa giornata.
Ugo Tomassone
ANGROGNA — Il Comitato
della « Rocciaglia », allo scopo
di rendere più accogliente e funzionale la struttura della Foresteria di Pradeltomo, organizza
un campo di lavoro per sabato 3 ottobre, con inizio alle or© 8.
I lavori da svolgere sono: imbiancatura del salone della dépendance; verniciatura delle scale; pulizia e riordino dei garages.
A tutti i partecipanti verrà offerto un piatto di spaghetti.
• Il 23 settembre, al funerale
di Bruno Arnoul di Buonanotte, deceduto per un improvviso
malore all’età di 45 anni, la comunità si è stretta solidarmente intorno a Deou e Nadine, nella comune certezza della risurrezione in Cristo.
Grazie!
S. GERMANO — I culti del periodo estivo sono stati presieduti dalla sorella Ileana Berrei
Lanfranco, dai catecumeni del
III anno, dai fratelli Andrea Garrone, Aldo Garrone, Renzo Bertalot, Andrea Ribet. I loro messaggi sono stati molto apprezzati e la comunità, che ha rivisto con gioia il pastore Bertalot, li ringrazia tutti proprio di
cuore.
• Domenica 6 settembre il segno del battesimo è stato posto
sulla piccola Sabrina Bounous
di Renzo e di Renata Giaime.
Alla bimba, al fratellino ed ai
genitori l’augurio fraterno che
il Signore li benedica durante
tutta la loro vita.
• Purtroppo un’altra sorella
ci ha lasciati; Enrichetta Sappè
ved. Bouchard ha terminato la
sua esistenza terrena il 12 settembre. Al figlio ed ai parenti
tutti giunga ancora l’espressione della simpatia della comunità.
CORRISPONDENZE
Nuova collaborazione
NEW YORK — Il 19 luglio la
nostra piccola comunità ha dato un fraterno e caldo benvenuto al pastore Giuseppe Platone
ed alla sua famiglia che sono
venuti per alcuni mesi a darci
una mano.
A Steny Point, un centro ecumenico presbiteriano, loro attuale residenza, la famiglia Platone si è subito familiarizzata
con Tambiente simpatico e fraterno.
In vari incontri il pastore Platone ha già avuto occasione di
parlare della Chiesa valdese in
convegni nazionali ed internazionali, un programma di lavoro
che egli conta di proseguire accanto ai suoi impegni con la nostra chiesa locale.
per iscriversi al campo è necessario
versare una caparra di L. 10.000 che
non verrà restituita in caso di mancata partecipazione.
Iscrizioni entro il 15 ottobre presso
MARIA GRAZIA SBAFFI PALAZZINO
■ Via Racagni, 24 - 53100 Parma tei. 0521/44800.
Giovedì 8 ottobre
• In questi ultimi mesi è deceduta la sorella Josephine Favai nata Barìdon, di Bobbio Pellice. Aveva 96 anni.
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
E’ pure deceduta la signora
Isola Charbonnier nata Salvagioì, di Rorà. Aveva 91 anni.
TORRE PELLICE — Alle ore 21, nella sala del Centro d'incontro, il pastore
Daniele Garrone parlerà siul libro
della Genesi, come introduzione allo
studio che ne sarà fatto nel corso
dell'anno.
Tutti sono cordialmente invitati.
Corso di animazione
biblica
Sabato 10 ottobre
La Federazione femminile evangelica valdese e metodista (FFEVM) organizza per i giorni 13-15 novembre
a Casa Cares (Reggello - Firenze)
un corso di animazione biblica condotto dal past. Yann Redalié.
Sono invitati a partecipare, oltre alle unioniste, anche monitori, monitrici, catechisti e catéchiste.
Quota di partecipazione L. 60.000:
□ INCONTRO
DEI MONITORI
DEL 1« CIRCUITO
Alla Casa Unionista di Torre Pellice, alle ore 16.30, si incontrano i monitori delle Scuole Domenicali del 1”
Circuito per visionare il programma
annuale e per programmare le attività comuni.
• Domenica 13 u.s. hanno celebrato le nozze d’oro Ilda e
Luigi Comba della Siburna; anche a questi fratelli vada il pensiero affettuoso della comunità
che augura loro ancora tanti anni di serenità insieme sotto lo
sguardo del Signore.
© Domenica 4 ottobre, in occasione dell’inizio del nuovo anno ecclesiastico, al culto con
Santa Cena parteciperanno attivamente l’Unione femminile, la
Corale, e i bambini della Scuola domenicale, che sono pregati
di trovarsi nel tempio alle ore
9.30. l
Concistoro
POMARETTO — Il Concistoro
è convocato con i rappresentanti delle varie attività per sabato
3 ottobre alle ore 20.30 nei locali delTEicolo grande in vista
dell’apertura del nuovo anno ecclesiastico.
• Domenica 4 ottobre avrà luogo il culto con la presenza dei
bambini della scuola domenicale e dei ragazzi del catechismo
dei quattro anni.
Inizio delle attività
VILLAR PEROSA — Sabato 3
ottobre, alle ore 14.30, riprendono le attività della Scuola domenicale e del I e II anno di catechismo. Alle 17 iniziano le lezioni del III e IV anno. Alle 21
è indetta la seduta del Concistoro. Domenica 4, alle ore 10, celebrazione del culto con Santa
Cena.
• Anche se in ritardo ci felicitiamo con Franco e Nadia Celegato per la nascita di Simone.
Arrivi e partenze
PIOSSASCO — Domenica 20
settembre il culto di apertura
delle attività è stato presieduto
da Mario Berutti, designato pastore della chiesa per il nuovo
anno ecclesiastico. Al termine
del culto*, nel corso dell’assemblea, la comunità si è dimostrata unanime e determinata nella
scelta di voler rafforzare la propria presenza e testimonianza
ecumenica in Piossasco attraverso l’intensificazione delle attività: i culti si svolgeranno infatti
tutte le domeniche alle ore 10,
ad eccezione dell’ultima domenica del mese in cui il culto avrà
luogo alle 18,30 e sarà seguito
dalla tradizionale cena comunitaria. Proseguiranno gli studi biblici in collaborazione con la locale Comunità di Base.
Al nuovo pastore auguriamo
di poter proseguire l’opera di
consolidamento di questa chiesa che, pur tra molteplici difficoltà, costituisce oggi un punto
di riferimento irrinunciabile per
molti valdesi e non.
Ad Alberto e Olimpia Pool
che con dedizione ed entusiasmo
hanno prestato negli ultimi due
anni la propria opera in seno
alle chiese di Piossasco e Coazze
e che ci hanno lasciati per rientrare in Svizzera, porgiamo un
caloroso grazie.
GRENOBLE — Nei giorni dall'8 al
10 ottobre. Convegno dal titolo « La
frontière », organizzato dalle Università di Grenoble e di Torino. Temi trattati; « Frontières et phénomènes linguistiques », « Frontière et représentations », « Frontière et pouvoir », « Les
phénomènes frontaliers et transfrontaliers », « La frontière et l’échéance
de 1992 ».
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Uno spazio per la giustizia, la pai I'
Un appello a riconoscere il fallimento del sistema della deterrenza - Un cammino di rine P*'0
delle armi nucleari, ma la « sicurezza » non può e non deve essere raggiunta in modo clfie I®
luppare una cultura dell’amore reciproco - Il ruolo prezioso delle organizzazioni non govene quel
i blocchi e la creazione di zone demilitarizzate - E’ indispensabile non limitarsi alTaboldegli
L incontro « Spazio per la pace », promosso dalI « Associazione ecumenica delle accademie e dei
centri di incontro in Europa », ha visto l’adesione
di questa associazione al processo conciliare per
« Giustizia, pace e integrità della creazione ».
I partecipanti a questo incontro per la pace erano 190, e rappresentavano 95 centri di incontro,
chiese, organizzazioni pacifiste cattoliche, ortodosse e protestanti di 20 paesi europei, con alcuni
ospiti provenienti daH’Africa, dall’Asia e daU’Amexica.
I partecipanti all’incontro per la pace, tenutosi
dal 3 al 9 settembre presso il centro Kerk en Wereld, in Driebergen (Paesi Bassi), hanno appreso
con gioia che, con la decisione della Conferenza
Europea dei Vescovi Cattolici di sostenere il processo conciliare, questo processo è ora uno dei
temi centrali all’ordine del giorno di tutte le chiese cristiane in Europa.
Per mezzo di una lettera comune indirizzata ai
centri di incontro, alle chiese e alle organizzazioni
pacifiste in Europa, i partecipanti alla conferenza
rivolgono un appello ad esplorare nuove vie per
una strategia comune per la sopravvivenza. La lettera è concepita come una parola di conversione.
Si sottolinea che sono sempre di più le persone
convinte del fatto che il sistema di difesa militare
non può condurre alla pace. Tale soluzione non
può essere più compresa come un modo di azione
cristiano, ed è necessario un cambiamento di mentalità nel nostro modo di intendere i sistemi di
difesa. Si deve incoraggiare una discussione ampia e pubblica in vista della eliminazione delle armi nucleari. I partecipanti si uniscono alla protesta contro la militarizzazione dello spazio ed appoggiano la messa al bando dello sviluppo, produzione e stoccaggio di armi chimiche e biologiche
che distruggono la vita. Fanno appello per nuovi
orientamenti di strategie difensive.
La relazione tra le alte spese per la militarizzazione e il sottosviluppo dei Paesi poveri, così come le nuove povertà emergenti nell’Europa ricca.
non dovrebbe essere occultata. Pertanto viene appoggiata con forza l’iniziativa in favore della costituzione di un fondo per lo sviluppo internazionale da finanziarsi con la riduzione delle armi e il
denaro oggi utilizzato per assistenza militare.
I legami tra la minaccia di distruzione nucleare
e la sopravvivenza del pianeta creano problemi di
importanza uguale. Per la protezione delle nostre
condizioni di vita, una delle priorità consiste nel
lavorare ad un trattato internazionale sull’ambiente. In questo contesto, è un dovere assoluto la
necessità di un controllo democratico sulla pianificazione e la ricerca nel campo della tecnologia
genetica.
Le proposte della conferenza di Driebergen dovranno essere discusse con chiese, politici e gruppi di azione. Al prossimo incontro dell’Associazione ecumenica (che si terrà nel 1988 a Budapest Ungheria), saranno presi in considerazione i risultati delle discussioni che vi saranno state.
L’appello ai credenti europei
Amici della pace in Europa,
cari fratelli e sorelle delle Chiese
europee!
Nel quadro del processo conciliare « Giustizia, pace ed integrità della creazione», si sono incontrati a Driebergen (Paesi Bassi) i
rappresentanti di 95 centri, di
chiese, di organizzazioni e istituti per la pace di 20 paesi dell’Europa intera, ed ospiti dall’Africa,
daH’Asia e daH’America, su invito della « Associazione ecumenica dei centri di incontro ed accademie in Europa ».
« L’Associazione ecumenica »
aveva adoUato nel 1983, a Jaervenpàà (Finlandia), la dichiarazione « Osare la pace in Europa ». A questa seguirono una serie di incontri per la pace a livello internazionale, che, con altre
consultazioni, a Meissen, Berlino
e Praga, e molti altri incontri nei
nostri centri, hanno rafforzato la
nostra convinzione che avremmo
dovuto impegnarci nell’idea e nella prospettiva della sicurezza comune.
I partecipanti all’incontro di
Driebergen rivolgono un appello
per tentare di trovare cammini
comuni per rinunciare alla spirale dello spreco e della paura.
Negli stati industriali del nord,
un numero crescente di persone
ha preso coscienza del fallimento del sistema della deterrenza,
che non può fondarsi su nulla di
ciò che crediamo e confessiamo,
ed è diventato contraddittorio rispetto a tutto ciò che vogliamo
confessare alla luce dell’Evangelo.
Nelle nostre chiese, è vero, questo punto di vista non è ancora
stato assunto in modo unanime.
Le diverse opinioni sono state
rafforzate dagli eventi degli ultimi anni. Non ci è più possibile
accettare l’opinione secondo cui
la pace potrebbe essere assicurata con le armi nucleari e nemmeno accettarla come un possibile
modo di agire cristiano.
Ricordiamo la dichiarazione:
« La Santa Sede e il disarmo »,
del 12 dicembre 1976, secondo cui
« la contraddizione patente tra lo
spreco e la sovrapproduzione di
materiale bellico e la somma di
bisogni vitali non soddisfatti...è
...una aggressione contro coloro
che ne sono vittime. Una aggressione che diventa un cri
mine; anche se le armi non
vengono usate, il loro solo costo
di produzione uccide i poveri,
per il fatto che li condanna a
morire di fame ».
Ricordiamo la dichiarazione di
Vancouver, del 1983, del Consiglio Ecumenico delle Chiese:
« Noi crediamo che sia venuto il
momento per le chiese di affermare chiaramente e senza ambiguità che la produzione, lo spiegamento e l’uso di armi nucleari
rappresentano un crimine contro
l’umanità... ».
Un altro importante documento è il « Contributo della chiesa
ortodossa per la realizzazione
della pace, della giustizia, della
libertà, della fraternità e dell’amore tra i popoli e per la eliminazione delle discriminazioni
razziali e di ogni altra forma di
discriminazione », che è stato accettato nel febbraio 1986 dal comitato interortodosso di preparazione al Sinodo panortodosso, e
adottato ufficialmente nel novembre 1986 dalla terza Conferenza
preconciliare panortodossa (vedi
Episkepsis, \1I'S(>9/ 15-12-1986).
Ricordiamo ancora la dichiarazione russo-ortodossa a proposito de « Il problema della guerra e della pace nell’era nucleare », del febbraio 1986, che descrive la « politica di intimidazione »
come blasfema, nella misura in
cui costituisce la forza motrice
della corsa agli armamenti, con
tutte le sue conseguenze: « lo
spreco insensato ed inumano delle risorse naturali e materiali,
umane ed intellettuali... Una tale
politica esige sacrifici sempre più
pesanti, e conduce direttamente
al saccheggio di tutte le risorse
disponibili dei paesi in via di sviluppo ».
Per la prima volta i negoziati
avviati possono portare ad una
reale limitazione delle armi nucleari in Europa. Siamo consapevoli delle resistenze psicologiche
che permangono e degli interessi
materiali che sono di ostacolo.
Le immagini del nemico coltivate
da decenni, la rimozione di pericoli inafferrabili, i calcoli di potere e pregiudizi profondamente
radicati ritardano le possibilità
di creare fiducia.
In questa situazione, una parola sembra appropriata: quella
della conversione. Questa parola
non saprebbe essere pronunciata
in uno spirito di sufficienza e di
autogiustificazione. Deve invitare
a rischiare un cammino nuovo.
Pertanto, in nessun modo la sicurezza comune in Europa può
essere ottenuta a spese della giustizia, della pace e della integrità della creazione su scala mondiale.
Vogliamo riflettere sulla base
della nostra fede, in contrasto
con gli aspetti di potenza e di
violenza che segnano la storia
europea, accogliendo le tradizioni dei movimenti sociali e delle
aspirazioni umanistiche in Europa.
La cura che abbiamo per le risorse naturali e la creazione di
condizioni sociali giuste sono la
pietra di paragone secondo cui
l’Antico Testamento misura l’obbedienza a Dio e promette « shalom ».
Il Nuovo Testamento oppone
alla pax romana, espressione
umana d’onnipotenza, la pace di
Dio. Questa si realizza nell’amore, per il prossimo e per il nemico. L’amore è il criterio per eccellenza dell’adempimento della
legge. Il progetto diametralmente opposto ad una cultura della
violenza è lo sviluppo pratico di
una cultura dell’amore.
Siamo coscienti di quanto siamo ancora distanti da questa
pratica nel nostro stile di vita
quotidiano. Siamo spesso impastoiati nelle strutture di dipendenza e di potere in modo talmente complesso da avere molta
difficoltà nel vederci chiaro. Rimozione e rassegnazione, paura
di essere discriminati ed incompresi, ci legano a pretese sicurezze. Non possiamo liberarcene che
con un apprendimento comunitario, riconoscendo i nostri oresupposti politici, economici e culturali diversi e le nostre diverse
tradizioni di fede.
Sappiamo che la percezione dei
problemi, nei diversi luoghi del
mondo e tra noi stessi, conduce
a diverse priorità. Non siamo tutti responsabili allo stesso grado
dello stato attuale del mondo, e
ne siamo coinvolti in modi diversi.
Sappiamo del resto che i rischi
connessi con le tecnologie militari e civili, il deterioramento
della natura e lo spreco delle risorse naturali, la fame e la po
vertà, distruggono la vita e minacciano la base dell’esistenza di
ciascuno.
La sicurezza comune
come processo
dinamico
La continuazione del riarmo è
quel^ che più paralizza la capacità d azione dell’Europa oggi. Per
questo le nostre proposte partono di qui. Senza un cambiamento
radicale a questo proposito, si
rischia la distruzione di ogni vita.
Vogliamo intendere la sicurezza comune come un processo capace di giungere ad un ordinamento di pace in Europa. Questo processo tiene conto delle opposizioni esistenti tra sistemi e
ideologie diversi. L’esistenza degli uni come degli altri è resa
possibile da una coesistenza pacifica. Essere membri di un processo di sicurezza esige un comportamento che fa di un potenziale avversario un collaboratore
alla sicurezza comune. Fa fiducia
all’altrui capacità di mantenere
la pace.
1. Una sicurezza comune richiede tuttavia un dispositivo
che permetta di controllare che
l’altro non possa attaccare, con
garanzie di diritto internazionale. Nella prospettiva del disarmo,
consideriamo indispensabili delle
possibilità di controllo stabilite
insieme. Ci opponiamo fermamente a tutti i recenti tentativi
di relativizzare gli obblighi derivanti dal diritto internazionale. Queste azioni minano la fiducia nella credibilità del'e convenzioni internazionali e pongono
ostacoli alle misure per instaui are un clima di fiducia.
2. Oltre alla questione della pace, la sicurezza comune include
quanto è relativo all’economia,
all’ambiente, alla cultura, così come alla questione dei diritti umani. Il lavoro della « Conferenza
sulla sicurezza e la cooperazione
in Europa» (CSCE) è lo strumento essenziale dei governi sulla via di un ordine di pace europeo. Ci poniamo tuttavia la domanda: quale reale priorità hanno dato gli stati partecipanti a
questo lavoro, che deve diventare il punto di cristallizzazione degli sforzi in favore di una politica di pace? A questo proposito,
le attività delle « Qrganizzazioni
non governative » (ONG) possono
portare un aiuto prezioso. La ratifica dei risultati dei negoziati
da parte dei parlamenti dovrebbe dar peso ai reciproci impegni.
SCHEDA
L’Associazione ecumenica
La « Associazione ecumenica » (delle accademie e dei
centri per laici, nella versione inglese; delle accademie e
dei centri di incontro, nella
versione tedesca; dei centri di
ricerca e di incontro, nella
versione francese...) è una
associazione a cui partecipano
95 centri di tutta Europa,
cattolici, protestanti ed ortodossi.
All’incontro di Driebergen
erano presenti, dall’Italia, Caterina Erni, Bruno Gabrielli,
Ermanno Genre, Marianna
Hintermiiller e Sergio Ribet.
Dall’Italia partecipano Agape, il Centro Jacopo Lombardini di Cinisello Balsamo
e Casa Cares di Reggellc.
L’incontro, dal titolo « Spazio per la pace », si è articolato in vari sottogruppi di
lavoro. Tra i relatori di spicco Maria de Lurdes Pintasilgo, già candidata alle elezioni
presidenziali in Portogallo e
Preman Niles, responsabile
del CEC per il programma
« Giustizia, pace e integrità
della creazione ».
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DRIEBERGEN (OLANDA): ASSEMBLEA DEI CENTRI DI FORMAZIONE EVANGELICI
pa^ l’integrità delia creazione
dì rliie proposto a tutte le chiese - I negoziati possono portare ad una effettiva riduzione
do clfie le spese siano la giustizia, la pace e l’integrità della creazione - La necessità di svi30veue quello « costruttivo e di avanguardia » assunto dagli stati neutrali: la mediazione fra
abolfclegli armamenti nucleari, ma anzi promuovere la riduzione di quelli convenzionali
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3. Gli stati neutrali e non allineati hanno spesso giocato un
ruolo costruttivo e di avanguardia come mediatori tra i blocchi.
L'esame delle proposte in favore di zone demilitarizzate, di
misure in favore della fiducia e
della riduzione delle forze armate non è stato ancora condotto in
modo sufficientemente conseguente.
Come base di intesa in vista di
un processo di disarmo:
— intendiamo promuovere una
discussione ampia e pubblica sui
concetti che rendono concepibile
e negoziabile la soppressione delle armi nucleari entro il 2.000.
Comprendiamo i negoziati in
corso sui missili a medio raggio
come uno degli aspetti di questa
prospettiva. Questi negoziati devono condurre ad una riduzione
effettiva dell’arsenale di armi e
non devono escludere in futuro i
sistemi d’arma navali ed aviotrasportati;
— incoraggiamo nei nostri incontri una rinuncia, a livello
mondiale, al « primo uso » di armi nucleari;
— appoggiamo la protesta contro ogni militarizzazione dello
spazio, che condurrebbe a spreco
econom ico, insicurezza internazionale e aumento del pericolo;
— ci impegniamo pubblicamente perché siano vietati sviluppo,
fabbricazione, stoccaggio ed impiego di armi chimiche e biologiche, armi di distruzione di massa, e condanniamo le aberrazioni
morali insite in tali sistemi di
arma;
— vedremmo un accordo internazionale per il bando degli
esperimenti con armi nucleari,
biologiche e chimiche come un
segno importante di cambiamento. L’esempio dato daH’Unione Sovietica nel campo delle armi nucleari ha rappresentato una
reale possibilità in questo senso.
Non dar seguito a questa iniziativa significa perdere credibilità;
— ci rallegriamo per ogni tentativo teso a ridurre gli armamenti convenzionali in Europa,
e a riconvertire dottrine e strategie militari, così come le strutture belliche, in sistemi di difesa
non offensiva.
L’affermazione secondo cui un
disarmo nucleare condurrebbe
necessariamente ad un riarmo
convenzionale è senza fondamento;
— intendiamo dare il nostro
appoggio alla messa al bando del
commercio internazionale delle
armi. Costituisce uno scandalo
ingiustificabile, di fronte alla povertà ed alla fame, che le spese
dedicate ai programmi di riarmo e di assistenza militare superino di gran lunga quelle dedicate allo sviluppo.
Giustizia e pace
sono indivisibili
La struttura delle relazioni internazionali è oggi determinata
da modelli di pensiero e di azione che si sono sviluppati nel corso degli ultimi secoli a causa dei
nostri schemi economici, del predominio cultura’e, del ricorso alla forza ed alla violenza.
Sotto il pretesto della predominanza del conflitto est-ovest,
le antiche potenze coloniali del
nord hanno potuto esimersi fino
ad oggi dal fare i conti con il loro
passato coloniale. Ogni nuovo
orientamento che trascuri questo fatto per mantenere i propri
privilegi ha già compromessa la
possibilità di una conversione.
La correlazione tra sovra-armamento e sottosviluppo è, al
momento attuale, completamente rimossa nella pratica politica.
Quando le proposte di disarmo sono giunte ai tavoli dei negoziati, i problemi del sistema
economico mondiale non sono
stati affrontati, e viceversa. Ma
non abbiamo il diritto di tacere
quando paesi in via di sviluppo,
pesantemente indebitati, aiutano
finanziariamente i programmi di
riarmo del nord.
— Il disarmo tra est e ovest,
perciò, deve andare di pari passo con una riduzione dei debiti
ed una perequazione dei pesi
economici tra nord e sud.
— Rinnoviamo ed appoggiamo
la proposta di creare un fondo
internazionale per lo sviluppo,
che dovrebbe essere alimentato
con la riduzione dei bilanci di difesa ed assistenza militare. Questo fondo dovrebbe permettere
una ripartizione più equa dei carichi economici su scala mondiale, la riduzione del debito estero
dei paesi in via di sviluppo, la
creazione di unità economiche regionali autonome, e servire per
progetti di auto-assistenza. Riteniamo particolarmente urgenti
misure per riforestare e rimettere a coltura le terre degradate.
Dovrebbe infine essere incoraggiato Io sviluppo di sistemi di informazione autonomi nei e tra i
paesi del terzo mondo. I paesi
interessati devono amministrare
essi stessi il fondo.
Speriamo che la conferenza
dell’QNU per il disarmo e lo sviluppo possa giungere a risultati
positivi in questo campo.
Il conflitto nord-sud su scala
mondiale si riflette anche in Europa.
Le tendenze alla centralizzazione e all’uniformità delle società
capitalistiche (per esempio, in
agricoltura, per le strategie delle imprese multinazionali e per
l’alta tecnologia), provocano da
un lato delle crisi di sovrapproduzione, d’altro lato perdita di
impiego e nuove povertà. Allo
stesso tempo aumentano le situazioni di svantaggio regionali e
sociali.
Gli sforzi che si possono scorgere nei paesi socialisti verso
una democratizzazione e dei miglioramenti nella produzione civile, meriterebbero un sostegno
politico unanime. Anche questi
sforzi sono ostacolati dal pesante carico della corsa al riarmo.
I flussi del turismo di massa
da un lato, dal lato opposto le
migrazioni da regioni svantaggiate verso i centri di prosperità
economica, sono l'espressione di
acute disparità sociali.
— Appoggiamo risolutamente
la libertà di movimento, che deve poter includere anche quanti
sono economicamente svantaggiati, senza discriminazione alcuna.
Consideriamo una fuga dalle
responsabilità ogni misura contro i migranti e i rifugiati; tali
misure rafforzano la xenofobia e
il razzismo.
— Invitiamo gli stati europei
a promuovere, con l’aiuto della
CSCE, dei programmi di sviluppo regionale autonomo e a finanziarli globalmente, su base europea. Si dovrebbero rafforzare
responsabilità decentrate, e riconoscere le specificità regionali.
— Nel quadro del lavoro della
CSCE bisognerebbe allo stesso
tempo esaminare come i raggruppamenti regionali in Europa
(CEE, Comecon), possono promuovere la prospettiva di una
migliore redistribuzione sociale
per l’insieme dell'Europa. Anche
qui si tratta di sviluppare le
competenze regionali piuttosto
che gli organismi centrali.
Intendiamo la pluralità delle
culture come una opportunità
offerta ai popoli per imparare a
comprendersi. Perciò intendiamo
restare aperti, nei nostri centri,
alle esperienze interculturali capaci 4i suscitare comprensione
reciproca.
Una delle condizioni essenziali
per la giustizia a livello mondiale sta nella trasformazione delle
strutture patriarcali di violenza
nelle nostre società. Non possiamo ignorare più a lungo i rapporti di forza tra uomini e donne, la violenza esercitata verso
donne e bambini, le discriminazioni economiche e l’impoverimento crescente delle donne, così come le discriminazioni contro omosessuali e lesibiche.
Portiamo un interesse particolare al riconoscimento delle libertà fondamentali, quali sono
state definite nella dichiarazione
finale della CSCE di Helsinki.
Sappiamo che queste libertà fondamentali sono generalmente riconosciute. Ma la loro anulicazione è variabile e non soddisfacente in ogni parte d’Europa.
Integrità
della creazione
I problemi della distruzione
della natura non sono meno importanti dei rischi collegati alla
minaccia nucleare. I dispositivi
internazionali che permettono di
premunirsi contro i danni immediati e a lungo termine sono tuttavia meno sviluppati qui che in
ogni altro campo.
Ne va della abitabilità della
terra. Per questo, la protezione
delle nostre risorse naturali e la
trasformazione di un sistema industriale contaminante e irrispettoso dell’ambiente devono infine
essere riconosciute come una sfida congiunta. E’ urgente completare i diritti degli uomini e dei
popoli con un diritto internazionale deH’ambiente. I primi sforzi dsU’QNU in questa direzione
non devono fallire per interessi
particolari, siano essi nazionali o
industriali.
— Qccorrono convenzioni in
ternazionali per preservare dalrinquinamento i mari, l’aria e il
suolo, per impedire il disboscamento massiccio e la desertifioazione delle aree, i cambiamenti
climatici e la distruzione della
atmosfera, lo spreco delle risorse limitate.
— Un coordinamento internazionale è necessario anche per
reliminazione e lo stoccaggio definitivo dei rifiuti tossici e nucleari, la sostituzione di tecnologie
pesanti ad alto rischio con procedimenti di fabbricazione decentrati, rispettosi delLambiente e
capaci di economizzare energia.
— Bisogna incoraggiare l’abbandono dell’ energia nucleare
per uso civile favorendo e ricercando alternative energetiche
dolci.
L^agricoltura dipende sempre
più da manipolazioni biologiche
e genetiche delle specie, da coiicimi chimici, pesticidi e insetticidi, anche nei luoghi più remoti
della terra, senza che se ne considerino le conseguenze.
— La programmazione, la ricerca ed il finanziamento nel
campo deiringegneria genetica
devono diventare trasparenti nella legislazione e nella possibilità
di controllo democratico.
— Facciamo appello agli stati
europei perché facilitino ed accelerino il trasferimento delle tecnologie a basso rischio e a basso
consumo energetico, tramite convenzioni nel quadro della CSCE.
Questo comporta anche la diffusione di prodotti di uso quotidiano meno nocivi per l’ambiente.
La ideologizzazione degli antagonismi delle società tra est e
ovest non deve impedire un’azione comune necessaria e ragionevole, in coerenza con la nostra
responsabilità per la pace nell’era nucleare, per il bene della
creazione e per permettere la sopravvivenza di quanti soffrono
per la fame nel mondo.
Questa scelta fondamentale deve divenire la nuova parola d’ordine nella oooperazione internazionale.
Piccoli passi
Ci è stato dato di scoprire, in
numerosi incontri, che questi
problemi sono sempre più avvertiti tra noi. Siamo uniti nella
visione di un mondo che, dopo
secoli di conquiste e di violenza,
potrebbe divenire una «ecumene»
per la coesistenza pacifica dei
popoli, per una giusta ripartizione delle risorse e delle opportunità di vita, per il rispetto delia
creazione. Sappiamo che la strada per rendere politicamente
concreta questa visione sarà lunga. Per questa ragione vogliamo
intendere il nostro lavoro nel
corso dei prossimi anni come
un contributo al processo conciliare « Giustizia, pace ed integrità della creazione » che si è avviato a livello mondiale. Dobbiamo portare questo contributo a
partire dalla nostra esperienza
europea.
Vogliamo contribuire a cercare delle forme di cooperazione
capaci di permettere di percorrere questa strada, quale che sia
il luogo del nostro impegno —
istituzioni ecclesiastiche e sociali, gruppi e organizzazioni pacifiste, istituti di ricerca, centri ed
accademie.
Siperiamo di poter contare a
questo proposito sulla collabo
razione di tutti quelli che si sentono di sottoscrivere le posizioni
qui enunciate, o che vogliono accettarle come base di dialogo.
Le nostre attività si dovranno
tradurre;
— neH’appoggio e nello sviluppo della rete ecumenica a livello
locale, regionale ed intemazionale. Particolarmente a livello
locale questa rete può dare impulso ad una estensione del movimento ecumenico dei laici;
— in scambi tra gmppi e centri, capaci di favorire la comprensione reciproca attraverso l’incontro e l'esperienza comune, al
di là delle frontiere culturali e
nazionali;
— in giornate di studio e sessioni capaci dì approfondire i
molteplici aspetti del processo
nel quale sono impegnate oggi
le nostre chiese. A questo proposito vogliamo che possano
prendere la parola, ed essere
ascoltati, quei gruppi che corrono il rischio di non poter
partecipare al dibattito pubblico;
— nella promozione di assemblee conciliari locali e regionali,
in grado di affrontare i conflitti
necessari e di fissare i punti di
accordo;
— in accordi su progetti concreti, impegnativi per dare forma visibile alla nostra solidarietà.
Preghiamo le persone che si
occupano dei centri di organizzare conferenze di preparazione aH’assemblea delle ehiese
europee che dovrebbe aver luogo airinizio del 1989. Vi preghiamo di riprendere le parole chiave qui utilizzate e di fame oggetto di dibattito con quanti sono
responsabili nelle chiese, nella
società e nel mondo politico, così come con gruppi, movimenti
locali e quanti sono interessati.
Ci proponiamo di scambiarci
i risultati di queste discussioni
nella nostra prossima assemblea
annuale, in Budapest, nel settembre 1988.
Chiediamo ai gruppi e alle assemblee regionali per la pace di
studiare le nostre proposte e di
continuare a lavorarci.
Noi vediamo in questa forma
specifica di organizzazione autonoma dei gruppi e delle assemblee regionali un modello di
educazione alla pace al di là delle frontiere.
In particolare le assemblee
per la pace dovrebbero crescere
al di là della « Associazione ecumenica » e divenire strumenti
permanenti di sviluppo del processo conciliare.
Sappiamo che questa lettera
lascia molti punti in sospeso, e
non ne affronta altri. L'abbiamo ridotta agli aspetti essenziali. E’ nostra speranza, tuttavia,
che molti, leggendola, si sentiranno incoraggiati a reagire. Fateci conoscere le vostre reazioni!
Chiediamoci in primo luogo
come possiamo cambiare noi
stessi, in Europa, perché la dipendenza diventi collaborazione,
la dominazione dialogo, l’eteronomia autoresponsabilità, e l’egoismo condivisione.
Così potrebbero aprirsi prospettive di pace tali da renderci
capaci di vincere i poteri della
distruzione, deH’oppressione e
della povertà.
Driehergen, 3-9 settembre 1987
trad. a cura di Agape
6
6 valli valdesi
2 ottobre 1987
Alcol
^9
Si:
Alcol
no:
PROPOSTE IN ALTA VAL PELLICE
Turismo "intelligente
II
Agli apicultori
Verrà ristrutturato il rifugio Monte Granerò: ci saranno più posti letto,
forse anche l’energia elettrica - Il CAI aprirà una sottoscrizione
L’alta vai Pellice presenta, in
questo scorcio di autunno, alcune interessanti novità: si tratta
di due iniziative del CAI che stanno prendendo forma proprio in
queste settimane.
Ampliamento del
rifugio Granero
« In ragione dell’elevato numero di persone che ne sono affette e dei danni economici e sociali che determina, l’alcolismo
va considerato una malattia sociale»; così ha esordito il doti.
G. Ventriglia nel corso della tavola rotonda che l’USSL 44 ha
organizzato presso l’auditorium
di Pinerolo nella scorsa settimana. Sottolineando il possibile
ruolo del medico di famiglia, il
dott. Ventriglia ha rilevato l’importanza dell’ attività preventiva possibile, sia a livello primario, cioè operando per mutare le
condizioni e le abitudini di vita,
sia a livello secondario, cioè con
diagnosi precoce di malattia alcolica, con possibile recupero di
« bevitori ».
Attuabile, ma decisamente più
complessa, la fase legata alla riabilitazione ed al reinserimento
sociale dell’alcolista.
La presenza di esponenti della
comunità « Cascina nuova » di
Roletto e degli «alcolisti anonimi»
(gruppo nato nel 1935 negli USA,
oggi presente in tutto il mondo;
a Pinerolo riunioni il martedì ed
il giovedì dalle 20,30 alle 22,30 in
via del Pino 61), ha consentito
di entrare in alcuni aspetti specifici del problema, dalla condizione di malattia, pressoché impotente, al difficile momento della preparazione al reinserimento, al lavoro ed al ritorno al normale ambiente di vita.
Trattandosi di un problema di
natura sociale, prima ancora che
sanitario, risulta evidente l’importanza di una vita in comunità, fatta di dialogo e comunicazione, lavoro e svago, superamento di difficoltà che in fondo
significa ripresa di fiducia.
E’ per altro evidente anche
l’aspetto medico-sanitario all’interno del servizio tossicodipendenze: emerge con un certo rilievo una immagine di politossicomania, in cui il ricorso ad una
droga piuttosto che ad un’altra
è, non di rado, legato a situazioni personali, oltre che alla disponibilità immediata.
Rispetto all’alcolismo, nello
specifico del pinerolese, attraverso il ricorso alle cure ospedaliere
si ha la sensazione di avere a che
fare con un fenomeno di entità
almeno pari alle medie nazionali,
pur se il sistema di informazione,
basandosi appunto per i dati più
precisi sui ricoveri per etilismo,
risulta chiaramente limitato. E’
facile intuire dunque che i 229
casi di ricovero del 1986 rappresentano semplicemente la punta
di un iceberg la cui esatta consistenza non è quantificabile.
Analizzando comunque i dati
dei ricoveri presso l'ospedale
« Agnelli » di Pinerolo, oltre ad
una leggera tendenza al ribasso
riscontrabile rispetto all’Sò nel
primo semestre di quest’anno, st
nota come il danno alcolico si manifesti per oltre il 90% dei casi
dopo i 30 anni, con punte particolarmente elevate nella fascia tra
i 40 ed i 50 anni ed un aumento,
fra le fasce sociali, tra gli occupati rispetto ai disoccupati. Questi primi dati resi pubblici a Pinerolo testimoniano come sia
reale l’esigenza di prevenzione,
e ancor più di informazione.
Piervaldo Rostan
« E’ un’idea che nella sezione
CAI di Torre Pellice stava maturando da alcuni anni; — esordisce il progettista, arch. De Bettini, responsabile tecnico della
commissione rifugi del CAI — finalmente nell’inverno scorso si è
dato inizio ai progetti e, subito
dopo, alle pratiche burocratiche
necessarie in questi casi ».
Quali sono i lavori che verranno effettuati e qual è il preventivo di spesa?
« Abbiamo dovuto iniziare con
un lavoro di drenaggio del laghetto adiacente la parete sud
del rifugio attuale in quanto già
in passato si erano verificati problemi di infiltrazioni, poi si è proceduto con la preparazione del
basamento per la nuova struttura. Voglio qui sottolineare l’importanza del lavoro dei volontari
che hanno affiancato gli artigiani
professionisti in questa fase an
L’USSL 43 comunica che si rende obbligatoria la denuncia di
variazioni intervenute negli apiari rispetto al censimento delle
famiglie di api presenti in valle
nella scorsa primavera. Le variazioni vanno segnalate su appositi moduli in distribuzione
presso il servizio veterinario delruSSL, che ha sede a Torre Pellice in via Guardia Piemontese 5,
entro il 15 ottobre prossimo. Si
fa presente inoltre che detti moduli vanno presentati anche nel
caso in cui non siano intervenuti cambiamenti.
Per gli utenti
della ferrovia
Il camotscio, animale caratteristico delle alte valli; chiusa la caccia,
ne sono risultati uccisi 35 in vai Pellice e 42 nelle valli Chisone e
Germanasca.
Società
di Studi
Valdesi
Comunicato
che se, con una battuta, potremmo dire che l’impegno di molti è
sempre più grande a parole che
a fatti. Per quanto riguarda i
costi, supereremo certamente i
200 milioni, ma su questa voce
inciderà anche la scelta dei materiali interni.
A questo proposito, a parte la
speranza di contributi regionali
ed un intervento anche del CAI a
livello centrale, intendiamo lanciare una campagna di sottoscrizione, analogamente a quanto accadde per la ricostruzione del rifugio del Prà ».
Quali saranno i miglioramenti
che deriveranno dal nuovo rifu
si dovrebbero effettuare i lavori
interni, sì da renderlo agibile».
Le Ferrovie dello Stato segnalano una variazione neH’orario
della tratta Torino-Torre Penice, a partire da lunedì 28 settembre, rispetto a quanto reso pubblico nelle scorse settimane. La
corsa prevista da Torino alle
15.40 è stata anticipata alle
15.10, con arrivo a Torre Penice alle 16.17.
Un giardino
botanico al Barant
Stagione lirica
al Regio
gio.-'
Come preannunciato, domenica 4 ottobre avrà luogo la gita
storica della Società di Studi
Valdesi alla Gianavella e dintorni. La partenza è prevista
alle 8,30 per chi va a piedi da
Torre Pellice (Museo Valdese)
al colletto dei Rabbi e poi alla
Gianavella Superiore. Chi usa
l’auto deve trovarsi alla Gianavella per le ore 10. Faremo insieme un piccolo culto, seguito
dalla rievocazione storica legata
ai luoghi in cui visse Giosuè
Gianavello. Il pomeriggio, se fa
bel tempo, andremo per il Bric
dei Banditi fino a Casulé passando da Pian Prà. In caso invece
di cattivo tempo si andrà in auto fino a Rorà a visitare il museo.
« Anzitutto un aumento di posti letto che saliranno ad. oltre
60; verranno installati anche dei
servizi di doccia e saranno risistemati, nel vecchio edifìcio, la cucina, il magazzino e l’alloggio del
custode. Si può inoltre ipotizzare
la costruzione di una piccola centralina per la produzione di energia elettrica sfruttando l’acqua di
caduta del lago Lungo per i servizi del rifugio stesso ».
Quali i tempi previsti per la
realizzazione dell’opera, tenendo
conto della brevità della stagione
a disposizione per i lavori?
« Diciamo — afferma cautamente De Bottini — che contiamo, cn'ro la prossima estate, di
collocare il prefabbricato e di
completare le operazioni di installazione; nell’estate successiva
La seconda iniziativa del CAI
vai Pellice, che ha preso il via recentemente, è quella di creare,
al Barant, un’area in cui sia non
solo tutelata, ma anche presentata in modo quasi “didattico”, la
flora del’a zona. Per ora si sta
delimitando l’area, catalogando
le specie esistenti e studiando i
possibili sentieri che facilitino la
visita di un "giardino” che, ricordiamo, avrà un’estensione di circa due ettari. L’iniziativa prevede
che sia possibile arricchire la zona con altre piante, comunque
di quell’area montana, ma ciò avverrà d’intesa con la Comunità
Montana e l’Università di Torino.
P.V.R.
In occasione della stagione lirica ’87-’88 del Teatro Regio di Torino, la Pro Loco di Torre Pellice
organizza il viaggio in pullman
con partenza da Torre e propone
l’abbonamento, più viaggio, al costo di L. 130.000 per i quattro
spettacoli che, ricordiamo, saranno il « Don Giovanni » di Mozart (15 dicembre), « Il crepuscolo degli dei » di Wagner (24/2/88),
«Carmen» di Bizet (19/4 88),
«La traviata» di Verdi (1/6 38).
Le iscrizioni si ricevono presso
la sede della Pro Loco in via Repubblica, sotto i portici del municipio, fra il 30 settembre e il 10
ottobre.
VAL PELLICE
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PARCHEGGIO PRIVATO
Domenica 4 ottobre si ripropone, in Val Pellice, la giornata ecologica col coinvolgimento della
popolazione, in particolare dei ragazzi delle scuole, su una attività
di pulizia e raccolta differenziata
di rifiuti.
Analoga iniziativa era stata
proposta ner la prima volta lo
scorso anno, ma a livello più generale di comprensorio pinerolese. Questa volta sono i 9 comuni
della Val Pellice, d’intesa con la
Comunità Montana, che organizzano questa giornata; in realtà
non tutto si svolgerà allo stesso
modo nei singoli comuni, tant’è
che a Torre Pellice, nel corso della settimana, sono stati presentati agli studenti audiovisivi e vi
deocassette presso il cinema
Trento. Sempre a Torre Pellice,
in collaborazione con ditte della
zona ed altri gruppi, verrà offerta ai partecipanti una polentata
presso i giardini di piazza .Muston, ’’centrale operativa” della
manifestazione.
La pulizia del territorio av\errà seguendo una suddivisione in
zone e tenendo conto di una raccolta differenziata dei materiali
ferrosi e del vetro; ancora a Torre Pellice sarà organizzata la
raccolta di nile usate, farmaci
scaduti, pane .secco.
Informazioni ed iscrizioni si
raccolgono presso i singoli comuni entro il 2 ottobre.
Per i vostri regali... è sempre meglio:
PORCELLANE, CRISTALLERIE
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VIA BUNIVA, 52 - 10064 PINEROLO - TEL. 0121/74194
J
7
2 ottobre 1987
valli valdesi 7
POMARETTO
Viaggio nei Rio de La Piata
Fragilità economica e mortalità infantile: appare evidente la sproporzione delle risorse tra
Occidente e America latina - La ricerca sul canto cristiano e l’impegno per gli emarginati
Dopo la breve relazione del
viaggio che un gruppo della comunità di Pomaretto ha effettuato nello scorso giugno nel Rio de
La Piata (cfr. n. 27 del 10 luglio),
siamo debitori ai lettori del giornale di un commento più dettagliato e di alcune riflessioni più
approfondite.
Vogliamo innanzitutto sottolineare la spontanea fraternità che
abbiamo trovato nelle comunità,
che ha fatto spesso ripetere a
molti di noi: « Sembra di essere
da'le nostre parti! ». Una fraternità vera, senza formalità né forzature, per nulla artificiosa, che
ha fatto vivere a tutti dei bei momenti di gioia. I tratti fisici delle persone, in molti casi la stessa
lingua (il patois), lo stesso patrimonio di canti, le stesse conoscenze e, per i più fortunati fra
noi, trovare cugini o parenti alla
lontana, gli stessi cognomi e la
domenica al culto, a Colonia Vaidense, uguale liturgia e quasi
uguali gli inni.
Eppure, malgrado tutti questi
tratti comuni, anche una grande
diversità, che veniva fuori in tante occasioni: noi eravamo italiani, con i relativi condizionamenti, con una mentalità 'europea',
appartenenti al mondo ricco, dal
benessere diffuso, liberi di dire,
pensare o progettare quello che
volevamo; loro erano sudamericani, inseriti nella problematica
del loi'o paese, appartenenti al
terzo mondo, con possibilità economiche limitate e con prospettive incerte. Ma queste diversità,
anziché essere causa di incomprensione, diventavano causa di
arricchimento e di riflessione.
Ci ha colpito la fragilità econo
mica del paese, evidenziata dai
cantieri edili interrotti, dagli edifici un tempo belli, oggi bisognosi
di manutenzione, dalle poche auto che circolano, auto che, come
i pullman, starebbero bene nei
musei, e invece tenute in funzione con estrema cura, dalla moneta in continua leggera svalutazione nei confronti delle altre valute.
Prezzi molto favorevoli per i
turisti possessori di valuta forte
(lira compresa), ma astronomici
se raffrontati al livello degli stipendi, in genere molto bassi, con
la conseguente abbondanza di
mano d'opera a tutti i livelli.
Questa fragilità colpisce soprattutto i più deboli, con mortalità infantile, elevata malnutrizione e miseria. A Montevideo (dove
vive circa la metà della popolazione deirUruguay), i sacchi dell'immondizia vengono sistematicamente setacciati in cerca di cibo prima che passino gli addetti
municipali alla raccolta.
Meno critica la situazione nelle
zone abitate dai valdesi, nella
provincia di Colonia, dove la
terra è buona e generosa, grazie forse anche alla capacità lavorativa dei nostri fratelli. Non
manca il cibo, ma è molto diffìcile lo smercio della produzione.
Il raccolto di grano molto buono, dell'anno scorso, rimane nei
silos, senza che il mercato mondiale lo assorba.
11 crollo dell'economia è avvenuto nel corso degli anni della
recente dittatura, con indebitamenti enormi per la realizzazione di alcune opere del regime e
lo sviluppo deH'apparato bellico.
Oggi la dittatura è passata, ma
la situazione rimane pesante, sia
Davanti all’« Hogar para ancianos » di Colonia Vaidense.
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VALPELLICE IMMOBILIARE
di Ferrando Mauro
Luserna S. G. - Viale De Amicis, 3/1
Tel. (0121) 901.554
Pomarini in visita al centro « El Pastoreo » di Rosario.
dal punto di vista economico che
da quello politico. E' difficile parlare di questi problemi: sembra
che la gente non si fidi molto e
tema un ritorno indietro.
Ma le ferite sono ancora aperte. Ogni venerdì sera, dalle 19 alle 20, nella via principale di Montevideo, manifestano ordinatamente i parenti dei « desaparecidos », mostrando le foto dei loro
cari scomparsi, e molte sono di
bambini! Pochi di quanti erano
partiti in esilio sono tornati, per
cui, praticamente, in Uruguay
mancano i giovani.
Per quanto riguarda le nostre
impressioni sulle chiese valdesi,
pur avendo trovato presenti anche laggiù molti dei problemi che
travagliano le nostre chiese in
Europa (scarsa partecipazione al
culto, difficoltà di coinvolgimento
dei giovani ), abbiamo' però notato
una maggiore vivacità di idee ed
una maggiore capacità di realizzazione dei progetti. Le chiese del
Rio de La Piata hanno sviluppato
una bella ricerca innologica, mettendo insieme una raccolta ormai di circa 150 inni (Cancionero
Abierto). Ma è soprattutto nel
campo delle opere che abbiamo
trovato un impegno preciso in
favore degli emarginati. In particolare l'opera del Pastoreo (Rosario), dove l'aiuto dato a questo
quartiere di emarginati ha portato alla creazione non solo di un
asilo e di una serie di attività a
favore delle donne, ma ad una
maggiore coscientizzazione della
gente che, pian, pianino, assurne
sempre di più le iniziative per
una promozione sociale di tutti.
Mentre eravamo laggiù, si stavano completando i lavori per la
distribuzione dell'elettricità.
Vogliamo terminare ricordan
J
Oggi
e domani
Concerti
TORRE PELLICE — L’Associazione
« F. Lo Bue » e Radio Beckwith organizzano per venerdì 2 ottobre, presso
il tempio valdese, « Organissimo », concerto di musica contemporanea per
organo. Organista Claudio Canal.
Segnalazioni
do il lavoro che viene fatto, alla
periferia di Buenos Aires, dalle
varie chiese evangeliche della città, nel CUNP (Centro Urbano
Nueva Parroquia), in uno dei
quartieri più poveri. Le chiese
hanno organizzato un servizio
per i bambini: asilo, doposcuola,
ateliers di animazione (teatro,
pittura, giochi ecc...), consultorio ecc. Il responsabile collabora
con altri gruppi (Médecins du
monde) e con un comitato spontaneo del quartiere. Le baracche
.sono malsane (spesso il fiume
straripa depositando liquame e
immondizie galleggianti) ma presto, appena acquisita la proprietà dei terreni, verranno ricostruite con la collaborazione di tutti
.gli abitanti.
Il responsabile del comitato di
Quartiere ci faceva vedere con orgoglio il loro progetto: un gr^n
foglio di carta da pacchi su cui
avevano disegnato dei rettangoli
ben ordinati che rappresentavano le future casette. Mentre ce
ne parlava, i suoi occhi scintillavano di gioia, chiaramente con
l’immaginazione vedeva già realizzato il nuovo villaggio e nella
sua voce c'era una carica di speranza che ci ha fatto del bene.
Questa carica di speranza è
una luce che può perforare anche le nubi più pesanti e può portare ad una vera vita nuova.
Vogliamo ancora ringraziare
quanti ci hanno aiutato a fare
un viaggio che non fosse soltanto turistico, ma un tentativo di
maggior comprensione dei molti
problemi del nostro mondo. In
particolare ricordiamo Ruben e
Teresa Artus, le nostre instancabili guide.
Renato Coisson
POMARETTO — La ccmmissione ‘pace e disarmo valli Chisone e Germanasca si riunisce giovedì 1° ottobre alle ore 20.30 presso II municipio per
organizzare l'attività annuale.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 1° ottobre, ore 16, ha luogo al Centro d’incontro una riunione con II seguente
o.d.g.: a) Incontro con la sig.ra Letizia Frailich di Milano, membro dell'Esecutivo Nazionale di A.i. per adozione e Ran.: b) Proseguimento Campagna Cambogia: c) Azione contro la
pena di morte in Bangladesh; d) Comunicato stampa sulle violazioni dei
diritti umani in Cina.
Gesù disse : « Io do loro la vita
eterna... e nessuno li rapirà
dalla mia mano »
(Giov. 10: 28)
Il 16 c.m. si addormentava nel
Signore in attesa della resurrezione
Miriam Mattone
Lo annunciano il padre Eldo, il
fratello Elia e famiglia, ringraziando
tutti coloro che con parole, scritti e
presenza hanno preso parte al loro
dolore.
S. Antonino di Susa, 27 settembre ’87
« Il mio aiuto v.ene dal Signore »
E’ serenamente mancata a 93 anni
Rita Vidossich Riva
Lo annunciano i figli Bona e Giorgio,
con Teresina, Margherita e Maxi.
Pino Torinese, 15 settembre 1987
Mary, Davide e Paola Jahier sono
affettuosamente vicini.
AVVISI ECONOMICI
ANGROGNA vendesi casa con terreno loc. AlUarin. Tel. 0121/944279
festivo.
CERCASI signora o signorina età 3065 anni, referenziata, per compagnia coniugi anziani autosufficienti,
residenti in Torino, che dispongono
di aiuto domestico. Off resi vitto,
camera con servizio, trattamento familiare e compenso da concordarsi.
Richiedesi piccolo aiuto domestico,
presenza serale e notturna. Telefonare allo 011/542588 ore pomeridiane e serali.
Pomarini con alcuni membri della chiesa di Colonia Vaidense
al « Parque XVII Febrero ».
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
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DOMENICA 4 OnOBRE 1987
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- Via Nazionale, 22 - Tel. 840707.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
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(Distretto di Pinerolo)
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Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza ;
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
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Guardia medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese)
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 4 OTTOBRE 1987
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
8
8 fede e cultura
ì
2 ottobre 1987
NOVITÀ’ CLAUDIANA
Cristiani in divisa
Dalla « Sala italiana » di Londra alla prima adunanza a Luserna - Le
difficoltà del periodo fascista, la liberazione e l’adesione alla FCEI
Dc^o la pagina dedicata dal
nostro settimanale nel n. del 7
agosto scorso all’Esercito della
Salvezza (E.d.S.), ora è la nostra Editrice ad offrirci un libro“ il cui sottotitolo ricorda
che è trascorso « un secolo di storia dell’E.d.S. fra gli italiani ».
L’autore, che ha anche vissuto
in Italia, attualmente lavora nel
campo editoriale nel Quartier
Generale Internazionale di Londra, dove si progetta il lavoro
dell’E.d.S. nel mondo. Egli, molto
umilmente, afferma che questo
volume — fittissimo di dati, di
eventi e di nomi — potrà essere
per alcuni noioso e per altri insufficiente. Anche se forse a volte certe descrizioni sono fin troppo minuziose, troppo ’’cronaca”,
resta comunque il fatto che questa documentazione si inserisce
certo efffcacemente nella storia
deU’evangelismo italiano.
L’A. parte dairiniziativa del
salutista inglese James Binks
Vint il quale, dopo aver preso
coscienza della realtà degli immigrati italiani a Londra, aprì
nel 1884 la ’’Sala italiana”. Per
il Natale 1885 esce il ’’Grido di
guerra” che ebbe così « l’onore
di essere il primo periodico in
• L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
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Redattori; Alberto CorsanI, Luciano Deodato, Giorgio GardioI (direttore), Paolo Fiorio, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
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Franco Giampiccoll
italiano pubblicato in Inghilterra ». Nel febbraio 1887, previo il
rientro di qualche emigrato convertito, si ha a Roma la prima
adunanza presieduta da Vint.
Nel 1890 l’ex cadetto (il termine
indica un salutista che ha frequentato il centro di formazione per diventare ufficiale) Pritz
Malan terrà la prima adunanza
a Luserna S. Giovanni. Egli successivamente, col grado di ’’brigadiere”, diventerà ’’Capo” per
l’Italia negli anni 1905-1906. IVIa
il 1890 registra anche la morte
di Vint, a soli 36 anni. La sua
scomparsa si tinge di ’’giallo”:
la vedova ebbe a dichiarare che
«egli era stato lentamente avvelenato a Roma da un gruppo di oppositori religiosi ».
L’« invasione » salutista continua: è la volta delle Valli Vaidesi nel 1891 (con reazioni negative da parte della popolazione, precedute da una campagna
del « Témcin », padre dell’attuale Eco delle Valli Valdesi). Se^
guono Torino (1893), Firenze
(’94), Livorno (’97), Milano (’98),
Venezia, Bologna, Pisa (’99) ed
altre città ancora.
L’E.d.S. pensa anche al Sud:
prima breccia Ariano di Puglia
(ora Irpino) nel 1905. Sarà poi
la volta di Faeto (1908), Napoli
(1911) fino ad Atena Lucana nel
1936. Ma l’attività si deve poi ridimensionare, sia perché l’Italia « è la roccaforte del cattolicesimo romano » e sia per il
lavoro terribilmente duro dei
responsabili che « soffrivano frequentemente e letteralmente la
fame ».
Nel 1923 TE.d.S. riceve dal governo fascista il riconoscimento
di Ente Morale: si saluta ingenuamente la possibilità di avere « completa libertà per tutti
i rami deH’Opsra ». Ma poco dopo parlano i fatti: indagini, arresti, uniti a minacce, atti di
violenza, saccheggi ecc. I rapporti bollano i salutisti come
« spregevoli individui minanti le
forze dello spirito latino ». E il
« Popolo di Brescia » (con una
espressione che non suona nuova...) rincara la dose, adombrando addirittura il pericolo che
l’E.d.S. giunga a « sradicare una
religione che è proclamata religione dello Stato e che il Governo Fascista ha posto in onore
facendola insegnare nelle scuole... ». Di fronte alla violenza
istituzionalizzata, oltre che per
carenze di mezzi, i centri « vengono chiusi e le proprietà perdute con indecente e sconcertante rapidità »: si giunse a parlare di una « Caporetto salutista ». Nel settembre 1939 il
« Grido dì guerra » è costretto a
sospendere le pubblicazioni e il
7 agosto 1940 TE.d.S. viene soppresso, con sequestro di tutti i
beni e parecchi sud esponenti
inviati al confino o internati.
Dopo anni di vita clandestina
e di problemi anche esistenziali,
la rinascita, a partire dallo
sbarco in Sicilia degli alleati nel
luglio 1943. Nel 1945 la ricongiunzione col Nord, la riapertura di
vari Corpi, il riconoscimento nel
1979 come Chiesa evangelica, la
partecipazione alla FCEI come
membro effettivo nel 1982, fino
all’aprile 1987 colle celebrazioni
del centenario a Roma.
Purtroppo manca lo spazio per
accennare alla costante e tempestiva presenza delTE.d.S. in
occasione delle numerose calamità (naturali e belliche) attraversate in un secolo dall’Italia, e
che gli hanno valso numerosi riconoscimenti ed attestati. Vorrei ancora ricordare le « Appendici » in fondo al libro, tutte
utili e facilitanti la lettura. Anzitutto, una cronologia fondamentale; l’elenco dei vari « Capi » per l’Italia; il « Credo »; l’elenco dei centri in Italia (sono
23, fra Corpi, centri comunitari,
albèrghi, dormitori, ecc.); un
glossario dei termini salutisti;
una precisazione sulle fonti d’informazione del libro (numerose e qualificate) ed infine l’indice
dei nomi: sono poco meno di
mille, di cui oltre 600 relativi a
persone ed oltre 300 a località.
Penso che già solo queste cifre
bastino a far comprendere il
lavoro di ricerca e di studio occorso per realizzare quest’opera
che entra a buon diritto come
strumento di testimonianza resa dagli uomini al Signore.
Roberto Peyrot
' David ARMISTEAD: Cristiani in divisa. Un secolo di storia dell’Esercito
della Salvezza fra gli italiani, traduzione di A. Donini, Claudiana, Torino
1987, pp, 380, L. 30.000,
Alto al fuego!
(segue da pag. 1)
ma agraria, avviata nel 1962, che
sinora ha funzionato solo parzialmente »,
Chiedo ad Alas se si occupa
della Fundación « come prete »?,
« come teologo »?
« Un prete, — dice Alas —salvo
eccezioni resta sempre prete. Mi
occupo di questa Fundación come una persona centroamericana
che ha vissuto l'inizio della rivoluzione di El Salvador e che ne è
parte. Oggi la mia relazione colla chiesa cattolica è quella di
qualsiasi laico credente ».
Dall’esilio, Alas pensa che gli
accordi di pace del 7 agosto, firmati dai presidenti delTAmerica
centrale per un reale « cessate il
fuoco», potranno servire a creare
un clima favorevole, « Ma per
cambiare il Centro America —
aggiunge Alas — ci vuole la gente
del Centro America »,
Non è quindi un caso che il
primo punto dello statuto della
Fundación affermi che è necessario che siano i centroamericani
stessi a valorizzare « gli sforzi
della grande maggioranza deside
La luce splende
nelle tenebre
(segue da pag. 1)
verso! La sua potenza appare
nella debolezza degli uomini, dei
suoi inviati, sembra sconfìtto come in Cristo. E il credente non
può che dire come Paolo: « Per
amore di te siamo messi a morte tutto il giorno, siamo stati
considerati come pecore da macello, Ma in tutte queste cose
noi siamo loiù che vincitori, in
virtù di Colui che ci ha amati »
(Rom, 8: 35-36).
E la Bibbia che ci annuncia un
Dio liberatore dà la forza ai vaidesi di Pragelato che diventano
valdesi tedeschi. Inseriti in una
nuova situazione, trovano altri
fratelli riformati, continuano
con essi e con tanti altri credenti^ a vivere questa esistenza con
riconoscenza a Dio che dà più
di quanto chiede, che non è un
Dio sadico e non esercita un potere tirannico, divertendosi a veder penare e gemere i poveri
Giobbe di questo mondo, ma
che, a chiunque non giochi con
Lui d’azzardo, lascia per il Suo
amore rivelato in Cristo, casa,
fratelli, sorelle, padre, madre, fgli, campi... dà cento volte tanto
e promette anche la vita eterna
(cfr. Matteo 19: 29).
La luce risplende nelle tenebre;
1699! Nell’antico stemma la Bibbia è raffigurata sotto il candeliere e le sette stelle, evidente riferimento alto Spirito che soffia e dà forza alle pagine della
Scrittura, testimonianza del Dio
vivente in Cristo!
Checché si dica oggi — e veniamo anche all’oggi — non era
e non è un feticcio, un idolo di
carta quel libro che gli antichi
valdesi cercavano di salvare dalle mani della soldataglia e dei
papisti che in genere lo cercavano per brucialo.
La Bibbia non è un cimelio
storico, un idolo da venerare come le reliquie di S. Antonio a
Padova, ma uno strumento da
adoperare. Non è come un ricettario medico o di cucina nei quali trovare dò che mi serve, subito, per il pranzo o il mal di testa, ma è in essa che ricerchiamo l’ispirazione per la nostra
condotta quotidiana, in risposta
alla nostra preghiera e alla nostra ricerca di Dio che — come
diceva Agostino — non ricercheremmo se Egli stesso non ci
avesse già trovato!
Il nostro Sinodo è qui convocato proprio per questo. Per cercare di comprendere, alla luce
della Scrittura, con la guida dello Spirito di Cristo, quello che
dobbiamo fare oggi e nei giorni
a venire. Forse talvolta questa
relazione tra Scrittura e Sinodo,
tra volontà di Dio e nostra azione di risposta, ci può sfuggire o
per nostra incapacità di scorgerla o perché non sufficientemente
ricercata, ma appunto, facciamo sì che non ci sfugga.
Una volta un tale mi ha detto:
voi protestanti dite di ispirarvi
alla Bibbia, ma io ho assistito al
vostro Sinodo e nei regolamenti
e nel modo di svolgere i lavori
non ho riscontrato riferimenti
precisi alla Bibbia: in essa non
si parla di Tavola, di Moderatore, di assemblee circuitali o distrettuali da analizzare, ecc. In
un certo senso aveva ragione.
Ma era un modo superficiale di
vedere le cose, così come io posso vedere un giovanotto aggirarsi in un dato quartiere di ima
città e non capire che cosa faccia. Può darsi che cerchi la droga, o un lavoro, o studi il modo
di commettere un furto o... semplicemente di scorgere l’innamorata che non sa ancora bene dove stia di casa...
Non sempre un estraneo può
scorgere e comprendere le motivazioni e le cause che spingono
qualcuno ad agire in un determinato modo. Neanche il grande filosofo Marco Aurelio era
riuscito a comprendere il serio
motivo che spingeva i primi cristiani ad affrontare il martirio.
Non possiamo pretendere che
chi ascolta soltanto superficialmente la Parola, distanziandosi
dalla sequela di Cristo, capisca.
Ma quel che a noi è chiesto è
che non facciamo come il servitore pigro che nasconde sottoterra quanto gli è stato dato per
farlo fruttare.
Ma non guardiamo anche noi,
a nostra volta, con superficialità
chi ha strutture ecclesiastiche
diverse dalla nostra, quasi fossimo soltanto noi la vera chiesa
rispetto ad altre dove la Bibbia
e lo Spirito di Cristo sembrano
a tutta prima assenti. Lo Spirito
di Dio è all’opera. La Bibbia è
diffusa oggi nel mondo assai più
che nel passato e penetra persino là dove fino a ieri era distrutta. Nemici di ieri si ritrovano oggi insieme, attorno ad
uno stesso tavolo, in spirito di
preghiera e di ricerca per studiare e meditare la Sacra Scrittura.
E tutti siamo avvertiti dal Signore che se persino noi che siamo malvagi sappiamo dare buoni doni ai nostri figli, tanto più
il Padre celeste (che è buono)
dona lo Spirito Santo a chi
glielo chiede (cfr. Le. 11: 13).
Che la certezza di questa promessa del dono dello Spìrito^
ci sia di conforto e di aiuto nei
nostri lavori.
Bruno Costabel
rosa di vivere in condizioni di
pace e di giustizia ».
Dal Guatemala al Costa Rica,
passando per El Salvador, Honduras e Nicaragua: 24 milioni di
persone che vivono una realtà di
guerra e spesso di fame, dalla
quale vog’iono uscire.
« Uscirne — ribadisce Alas —
senza l’aiuto di stranieri interessati, ma con l’aiuto disinteressato della solidarietà internazionale ». Chissà se tutti i soldi investiti nelle armi potranno essere convertiti, a partire dal prossimo « alto al fuego » (cessate il
fuoco) per il decollo economico
del Centro America? Gli accordi
di pace sottoscritti in Guatemala
hanno già cominciato a produrre
alcuni effetti: a Managua è tornato in edicola il giornale « La
Prensa » e la « Radio Catolica »
dovrebbe riprendere le trasmissioni. Intanto, all’Assemblea generale dell’ONU, il presidente
Reagan ha salutato con entusiasmo i principi dell’accordo sottoscritto a Città del Guatemala,
Sicché, accanto a legittime speranze, è realistico non farsi troppe illusioni,
Giuseppe Platone
Claudiana editrice
DAVID ARMISTEAD
Cristiani in divisa
Un secolo di storia
dell’Esercito della Salvezza
fra gli italiani (1887-1987)
pp. 380, 40 ill.ni f.t. e 3 cartine, L. 30.000
Nel centenario della presenza in Italia dell’Esercito della
Salvezza questo libro fa rivivere la tenacia e la fede dei pionieri e la perseveranza dei loro successori attraverso difficoltà, lotte, rovesci e vittorie narrati anche con documenti
inediti.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
1'
y.
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