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Anno 123 - n. 48
18 dicembre 1987
L. 700
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LE CHIESE AMERICANE E IL SUMMIT DI WASHINGTON
Bandiera rossa sulla Casa Bianca
Veglia di preghiera delle chiese protestanti ed ortodosse durante il summit Reagan-Gorbaciov - Isolata manifestazione di conservatori - Soddisfazione delle chiese e dei movimenti pacifisti per l’accordo raggiunto sugli euromissili
N. H’intrico di sigle, numeri e
Statistiche che accompagnano il
summit sovietico-americano di
Washington per la parziale distruzione di armamenti nucleari,
un’equazione psicologica sostiene la coppia più famosa del mondo: Reagan e Gorbaciov sanno
di asere in pugno la responsabili i,i di un possibile genocidio
cosmico. Ma questa consapevolezza, nel delicato equilibrio di
incenrivi, deterrenti, aspettative,
può ja\'vero, con la firma di
Wa.siuj’ìgton — dopo 40 anni di
prodi.vzione bellica nucleare —
segn:à'‘£ l’inizio deWescalation del
disarmo o si tratta di un semplice scontro sulla quantità distrutiiva che, come si sa, rimane ahissima? iL’eliminazione dei
missiii a breve e medio raggio
è va lui aia in linea generale positi\ nn.;.’nte dalla stampa americana, anche se più importante è
ritenuto il raggiungimento del
sucre';. Ivo accordo, quello sulla
riduzio'ie alla metà di missili a
lunga gittata, detti strategici. Da
notare che i commenti soddisfatti dei due grandi leader nel momento storico della firma del
protocollo di 200 pagine (che apre la via a trattati di altro genere, a cominciare dal pròssimo
che Verrà firmato a Mosca nella piirnavera dell’88) sono stati
pressoché identici: Gorbaciov ha
accennato anche alla necessità
di elitninare le armi chimiche e
ha ribadito che tutti i popoli
hanno diritto alla vita, alla felicità, alla libertà. Reagan ha
concluso il suo commento favorevole con una battuta polemica: « Solo chi non ci conosce
crede che l’America sia un paese esclusivamente materialista,
pieno di beni di consumo, di automobili e di cibo. Non è solo
questo l'America, è anche una
terra di pace, una terra in cui
è importante la famiglia e questo lo vediamo nelle chiese e
nelle sinagoghe. Vogliamo una
pace che realizzi i sogni di tutta l'umanità ».
Pregare
durante il summit
Ma vediamo alcuni aspetti significativi di questo storico vertice. A Washington, domenica 6
dicembre, in una città pavesata
da bandiere sovietiche e americane, è iniziata una veglia di
preghiera che è continuata ininterrottamente sino al termine del
vertice: « La liturgia che abbiamo preparato, scritta in inglese
e in russo da teologi protestanti e ortodossi — spiega il pasto^
re John Lindner che da anni si
occupa delle relazioni tra il Consiglio nazionale delie Chiese evangeliche nordamericane e le
Chiese ortodosse russe — verrà
vissuta in contemporanea in
molte comunità cristiane dell'America e dell’Unione Sovietica
durante il summit, e speriarno
da tantissime altre chiese cristiane nel mondo». Lunedì 7, il
giorno dell’arrivo di Gorbaciov
per la sua prima visita con la
moglie Raissa negli USA, nella
cattedrale episcopale di Washington, il pastore Harry Brouwer,
segretario generale del National
Council of Churches e il metropolita Filarete di Mosca hanno
rivolto un messaggio augurale ai
due rappresentanti delle superpotenze: « La pace — continua
Lindner — non è un semplice
prodotto politico ma è un dono di Dio. La nostra veglia di
preghiera vuole contribuire a
creare un’atmosfera di speranza:
non dimentichiamo che Gorbaciov, al summit di Ginevra nel
1985, disse che la gente religiosamente impegnata può dare un
contributo decisivo alla pace
mondiale e registriamo con piacere il fatto che durante gli ultimi dieci anni i contatti tra le
chiese negli Stati Uniti e in Unione Sovietica si sono quadruplicati ».
Nell’incontro che martedì 8,
due ore dopo la storica firma,
Gorbaciov ha avuto con uomini
della cultura americana nella sede dell’ambasciata sovietica a
Washington — da Henry Kissinger a John Galbraith, sino al
predicatore Billy Graham — ha
chiesto di intensificare i rapporti tra le due potenze senza drammatizzare le differenze politiche,
in un cammino non avventuristico ma realisticamente orien
Telecamere puntate su Washington per diversi giorni: conferenze
stampa, riprese dirette, interviste in studio, statistiche, analisi, commenti di autorevoli esperti: l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale si concentra su un evento assolutamente impensabile pochi anni
fa. I grandi del mondo si incontrano e firmano un accordo per lo
smantellamento di parte degli arsenali di morte. I popoli ricominciano a sperare in un futuro pacifico. C'è chi, parlando di quest’accordo, prevede l’inizio di una nuova stagione politica: i due blocchi
che avevano condizionato, nel bene e nel male, la politica internazionale di questo quarantennio si accordano; il conflitto non è più
Est-Ovest, ma Nord-Sud. Le numerose guerre locali che, con le loro
migliaia di morti, si stanno ancora combattendo oggi, sono lì a
dimostrarlo.
AVVENTO - 4
Parole per crescere
« Ecco quel che hai visto, maestà: dritta davanti a te c’era una
statua altissima di accecante splendore e di terribile aspetto. La testa della statua era di oro fino, il petto e le braccia di argento, il
ventre e i fianchi di bronzo, le gambe di ferro e i piedi in parte
di ferro e in parte di terracotta. Mentre stavi osservando, una
pietra si è staccata dalla montagna, senza intervento di uomo, ed è
andata a sbattere contro i piedi di ferro e di terracotta della statua e li ha fatti a pezzi... » (Daniele 2: 31-35).
Da piccoli giocavamo volentieri a re e cavaliere. Talvolta avevamo la necessità assoluta di
sentirci grandi e potenti come giganti. Ora noi stessi siamo diventati grandi, ma siamo anche abbastanza adulti? Mascheriamo le
nostre debolezze, ci costruiamo
un piccolo regno nella nostra famiglia, crediamo, forse, in un
grande ideale e diventiamo pericolosi se qualcuno ci disturba.
Dall’alto della maestosità di un
Nerone o di un Nebucadnetsar,
cerchiamo sui volti a noi vicini
un sorriso accattivante, quel sorriso che ci dà ragione e che perfino ci onora. E se anche non avessimo nessun seguito, potremmo
perfino assicurarci un grande avvenire contro pagamento. Chi
non ha fiducia nell’oroscopo, ha
il suo padre spirituale oppure il
suo terapeuta.
Possiamo considerarci felici se
troviamo qualcuno che ci prende
sul serio nel nostro struggimento, cioè colui che capisce il fanciullo che è in noi e che vuole essere grande. Poiché il futuro
— l’avvento! — parla attraverso
i nostri desideri; quei desideri
espressi dal sogno e dalla visione. Il Giuseppe biblico sognava
di essere più grande della sua
famiglia; negli incubi di Nebucadnetsar Daniele misurava la
propria attitudine profetica. Trasponiamo allora il nostro sogno
di grandezza e mascheriamoci
come Nabucco. Permettiamoci
una crisi di megalomania e lasciamo che Daniele ci saluti:
« Evviva la tua maestà! Ti riconosci in questo monumento saldo
e irremovibile? Questo sei tu, nel
tuo regno fondato sulla proprietà terriera e sul possesso di valori, su beni e figli, sulla famiglia e un buon nome, questo sei
tu nel tuo sistema, tu che hai fede nel potere, questo sei tu: uno
splendore e un terrore... ».
Può darsi che noi siamo soggiogati da queste immagini di
grandezza, può darsi che ci svegliamo terrorizzati, più piccoli
certo, ma con occhi più grandi.
Abbiamo sentito sibilare il lancio
del sasso che, uscito dalla fionda
del piccolo Davide, ha scaraventato a terra il potente Golia. Alcune parole della Bibbia ci hanno colpito, hanno sconsacrato il
nostro bel monumento e ci hanno quasi folgorati, ma anche liberati. Sia nel piccolo regno della cucina, sia nel sistema ecclesiastico oppure in quello di una
grande idea, noi abbiamo abdicato. Non temiamo più di essere
terra e di diventare terra.
Quello che ci affascina è il sasso miracoloso, così piccolo eppure grande come l’universo. Alcune parole ci hanno impressionati,
parole della Bibbia, parole che
contengono il mondo del domani.
Parole da toccare con mano, parole per crescere e anche per sognare, per tutti i piccoli che finora non hanno saputo trovare le
parole giuste per crescere e per
esprimere le loro idee e le loro
speranze.
Jurg Kleemann
tato alla pace. « Siamo entrambi
coinvolti nelle grandi sfide del
nostro tempo — ha detto Gorbaciov —: povertà, indebitamento del Terzo Mondo e ricerca
scientifica ».
200.000 di fronte
alla Casa Bianca
Con i cristiani in preghiera di
fronte alla Casa Bianca sono sfilati, domenica 6, i rappresentanti
di migliaia di ebrei immigrati,
rifugiati afghani, dissidenti sovietici. « Siamo qui per ricordare a Gorbaciov — ha detto tra
gli altri il rabbino Asi Weiss —
che è tempo che gli ebrei desiderosi di lasciare l'Unione Sovietica, spesso per gravi motivi familiari, possano farlo liberamente ». Ma la parte più conservatrice della lobby ebraica, che sostiene l’applicazione dei diritti
umani in Unione So-vietica, è sostanzialmente contraria ad indebolire l’apnarato difensivo occidentale siglando un accordo con
chi ancora non riconosce lo stato d’Israele.
Si tratta comunque di una minoranza: la maggioranza dei
200.0(X) dimostranti si è riconosciuta nelle posizioni di Elie
Wiesel, premio Nobel ’86 per la
pace, uno tra i niù significath'i
leader della manifestazione, il
quale ha detto sì al trattato e
sì al rispetto dei diritti umani
in Unione Sovietica: « Firma, c
"let our people go" (lascia andare il nostro popolo) », è stato il
grido che la manifestazione ha
lanciato al leader sovietico, dove la voce ebraica si fondeva
con quella degli ucraini, dei resistenti afghani, dei dissidenti sovietici e dei loro numerosi sostenitori.
Il preludio
del summit
Se il summit di Washington è
importante per ciò che significa
in termini di ristrutturazione dei
rapporti tra le due superpotenze e di nuovo approccio alla questione degli armamenti, lo è anche per ciò che ha già significato nel suo preludio. Sono caduti molti luoghi comuni e sono sorti nuovi contrasti. I luoghi comuni riguardano soprattutto l’immagine fortemente negativa che l’americano medio ha
dell’Unione Sovietica. « La perestrojka » di Gorbaciov (ormai diventato un best seller insieme al
bel volume fotografico A day in
thè life of Soviet Union), oggetto
di una intervista di un’ora rilasciata al più bravo giornalista
NBC, ha avuto una funzione trasformatrice. Gorbaciov è arrivato nelle case di milioni di americani telegenicamente perfetto,
Giuse.ppe Platone
(continua a pag. Il)
2
2 commenti e dibattiti
18 dicembre 1987
RIFLESSIONI
Violenza, guerra e pace
1%
Si,
Sl."
sA
=if"
Sarà stata forse la sempre più
diffusa conoscenza delle terrificanti conseguenze di im eventuale confiitto nucleare o l’affermarsl del buon senso della gente a
indurre i "signori della guerra” a
uin riesame dei loro progetti?
Comunque sia, importanti traguardi in favore della pace sembrano imminenti. Dovremmo
dunque avere speranza e fiducia,
ma anche cercare di capire perché le guerre si sono fatte in
passato e potrebbero farsi ancora in avvenire. Questo è molto,
molto importante! Guardiamo ai
conflitti succedutisi nella prima
metà di questo secolo, e notiamo come i più cruenti e crudeli
siano stati voluti ed effettuati
proprio da quelle nazioni industrialmente più avanzate e nelle
quEdi erano concentrati i maggiori arsenali bellici dell’epoca: nazioni che, dobbiamo pur dirlo,
rappresentavano una parte cospi^ cua della cristianità. Se ben ricordo, da parte delle Chiese sono stati fatti soltanto dei compromessi, ma nessima scomunica ai guerrafondai!
Una buona norma sarebbe di
vedere le cose non come vorremmo che fossero, ma come sono
nella loro realtà. Malgrado i
grandi progressi fatti (e sembra
impossibile), è ancora diffusa la
opinione che, al pari delle calamità naturali che si ripetono nel
tempo, non si possano fermare
neppure le guerre. Una mentalità
dura da cambiare, come l’uomo
che, essendo coerede di quelle
leggi che in natima si chiamano
violenza e aggressività, se ne serve per sopraffare i più deboli.
DifiScile ipotizzare im loro ripudio con la sola logica e la sola
ragione. Per questo occorre la
fede in Dio, la fede personale
che salva e rende uomini nuovi.
Sopraffazione e violenza costituiscono un fertile terreno per i
candidati nella corsa al potere.
Più aumenta il potere e più l’uomo si espone al logorio della sua
integrità morale; quasi inconsciamente egli diventa sempre
più insensibile alle critiche al
suo operato e sempre più sordo
alla voce della propria coscien
za. Soffermiamoci un attimo sulla formazione dei,giovani di oggi:
violenza visiva, violenza stampata, spettacoli di discutibile moralità, violenza nello stadio, nella
vita quotidiana delle città, informazioni distorte e strumentalizzate, ecc., e tutto a disposizione
della loro curiosità di conoscere
e di sapere. Direi che il nostro
progresso, per quanto riguarda 1
valori che rendono la vita degna
di essere vissuta, non sia stato
proprio entusiasmante! Non si è
realizzato ancora quel rapporto
di rispetto e di fraternità che
potrebbe unirci gli imi agli altri;
dopo duemila anni, l’invito «Come volete che gli uomini facciano a voi, fate voi pure a loro »
resta inascoltato. E’ mai possibile che, generazione dopo generazione, gli uomini debbano sempre dilaniarsi a vicenda e che le
guerre figurino sempre in testa
ai progetti umani? Gli umoristi,
gente simpatica, affermano che
tutti abbiamo il diritto di essere stupidi, ma sarebbe più saggio
renderci conto dei tanti guai che
tale diritto ci ha procurato in
passato! Milioni di giovani defraudati del loro diritto alla vita, sofferenze inimmaginabili, distruzione di enormi risorse economiche. Ricordo gli aniù in cui
a Comiso si installavano i primi
missili e i commenti dei cosiddetti benpensanti: certo, anche se
pura utopia, l’ideale sarebbe la
pace, ma dobbiamo pure difenderci dagli aggressori! Ottusità
congenita o malafede?
Guerre inumane, stupide e inutili sono state preparate e volute, badate bene, non dai milioni
di umili lavoratori che non hanno mai condiviso le aggressioni, ma da poche migliaia di politici, di fabbricanti di armi, e
dai loro accoliti. Quelli che a
buon diritto rimangono nella storia sono i benefattori dell’umanità; ma per poterci entrare, i
politici hanno bisogno di qualche milione di morti dietro di
loro. Avete notato come i responsabili di tali stragi, quando
compaiono nelle loro austere cerimonie commemorative, si ritengano gli unici depositari del
l’eroismo e del coraggio di quei
poveri caduti? Qualche anno fa
mi capitò di udire alla televisione una frase dell’oratore di turno al 28° Raduno dei bersaglieri (giugno 1980). LOio annotata
per ricordare: « ...diedero prova
di inaudito coraggio, vivificando
il loro spirito aggressivo con
magnifica totale dedizione »!
Riuscite anche a cogliere quella sfumatura tragicomica che affiora nelle parole (le abbiamo
udite) dei due capi di stato, i
quali, dopo essersi massacrati a
vicenda in guerra, nei momento
politico da loro scelto suggellano
in cerimonie ufiìciali, con vigorose strette di mano, « la tradizionale amicizia dei nostri due por
poli »?
Ritornando ai "signori della
guerra”, arbitri dei destini del
mondo, ricordiamo che sono loro quelli che decidono e danno ordini. Se poi tali ordini siano leciti o meno, ai militaristi
non interessa minimamente; loro
non pensano, ma eseguono solo ordini! Einstein dava su di
loro un duro giudizio: « L’uomo
che si presta e gode di marciare a righe e file a suon di musica è sotto al mio disprezzo;
egli ha ricevuto il suo grande
cervello per errore. Il midollo
spinale gli sarebbe stato ampiamente sufficiente ». Nella cosiddetta società del benessere gli
uomini tendono sempre più a
concentrare i loro interessi personali nel bunker del loro egoismo, isolandosi così dagli interessi della collettività nella quale vivono, ovviamente a tutto
scapito della umana solidarietà.
Concludendo, un’osservazione:
se tutti i derelitti della nostra
società potessero usufruire dei
bilanci che ogni stato stanzia
per la propria difesa (da chi e
da che cosa?) sarebbe meraviglioso. Detto fra noi, di strada
se n’è fatta in questi ultimi quarant’anni; ma anche così non
sono poi del tutto convinto che,
in questa civiltà del duemila,
ignoranza, fanatismo e ipocrisia
siano tramontati definitivamente.
IN RISPOSTA AD
ALBERTO ROMUSSI
Caro Alberto,
Giovanni Subilia
LE IMMAGINI PER CAPIRE
La fede biblica
Fra le tre virtù teologali (fede,
speranza e carità), la più citata
nel Nuovo Testamento è la fede.
Essa viene definita una volta sola, neH’Epistola agli Ebrei (11: 1).
Non è facile definire una realtà
invisibile, come non è neppure
facile dimostrarla. Ci sono però
delle immagini che ci aiutano a
capire. ,
C’è innanzitutto l’immagine
della lampada, tra le più note
(Matteo 25: 1 ss.). Le 10 fanciulle nubili hanno una lampada ciascuna, la cui fiamma rappresenta la fede, alimentata dall’olio
dello Spirito. Questo è dato solo
a coloro che umilmente vanno a
chiederlo.
Un’altra immagine è desunta
dalla stessa definizione dell'Epistola agli Ebrei: « dimostrazione
di cose che non si vedono ». E’
dunque come un telescopio, o un
microscopio, che ci dà la possibilità di scorgere cose ohe ad occhio nudo (senza fede) non possiamo vedere: il mondo del Regno celeste che ci sembra tanto
lontano e il mondo delle piccole
cose che hanno pure la loro importanza. Il « lievito », per esernpio, agisce, permea in modo invisibile e silenzioso, sia materialmente nella pasta, sia nelTanima.
L’altra immagine ci è presen
tata dagli evangeli sinottici (Matteo 13: 31 e 17: 20). Il seme della
Parola, seminato nell’orticello della nostra anima, produce una
pianticella sottile ma robusta che,
pur essendo un legume, può
arrivare all’altezza di un paio di
metri, e sopportare tra i suoi rami gli uccelletti ohe vanno ad appollaiarvisi. Questi possono essere rimmagine a loro volta degli uccelli che beccano il buon
seme (Matteo 13: 4) (o quelli
della stessa pianta di senape).
Oppure le prove da sopportare.
Qualcuno ha detto che la fede
è « la mano dell’anima », per mezzo della quale possiamo ricevere
i doni che Dio vuole darci. Dobbiamo, con questo gesto da mendicanti, — la mano umilmente
tesa verso di Lui in preghiera —
dimostrare che siamo bisognosi
di grazia e dei carismi spirituali.
L’apostolo Paolo, descrivendo
l’armatura del credente, tra le altre armi antiche, parla anche dello scudo della fede (Efesini 6:
16). Altrove aveva parlato anche
della corazza della fede (1 Tessalonicesi 5: 8), cioè di un riparo
sicuro contro gli assalti satanici, consistenti in dardi infocati.
Un’immagine tolta dalTAntico
Testamento ci presenta « il bastone di Dio» (Esodo 17: 5-9),
che Mosè tiene in mano non per
appoggiarsi ma per operare per
mezzo di esso. Dal contesto di
vari passi, vediamo che tutto
quello che Mosè compie è per fede. Anche quando tocca la roccia
e ne scaturisce l’acqua, egli non
opera come un rabdomante ma
come uomo di fede. Tutto quello
che umanamente è impossibile,
se si avesse la fede vera, sarebbe
possibile (cfr. Matteo 21: 21 ss.).
Nell’Epistola di Giovanni (1“ 5: 4)
è detto che la nostra fede vince il
mondo. Essa è come una leva
che, poggiando su una divina
promessa, solleva il mondo.
C’è poi la esplicita promessa di
Gesù alla fede che si traduce in
preghiera. E’ come una chiave
che Dio ci mette in mano: se
chiediamo con fede, se bussiamo,
la porta si aprirà e ci sarà dato
quanto ci occorre (cfr. Luca 11:
5-13). Ci sono diversi esempi nei
Vangeli che convalidano questo
fatto; come la grazia concessa alla donna sirofenicia: « O donna,
grande è la tua fede; ti sia fatto
come vuoi! » (Matteo 15: 28). La
grazia divina e tutti i doni di Dio
sono ricevuti sempre e solo se si
desiderano e si chiedono con sincera fede.
ho letto con interesse II tuo articolo sul giornale del 20.11.87, e le tue
parole mi hanno stimolato molto, perché
sono uno studente in teologia ed al
momento sto facendo l’anno all'estero.
Condivido alcune delle tue preoccupazioni per il futuro, sla riguardo allo
stipendio futuro, sia riguardo al problema della militanza « sempre e comunque », sia (in questi mesi, soprattutto) riguardo al disagio degli spmstamenti in giro per l’Italia (e non solo:
essere per un anno all’estero è sicuramente interessante, ma ti assicuro
che è spesso anche « sgradevolmente »
interessante, perché ti costringe a confrontarti giorno per giorno con una
cultura comunque diversa... e spesso
alla mattina mi domando: «' Ma chi me
l'ha fatto fare... »). Però non mi sembra che tu abbia colto il punto del rapporto “ ministro-chiesa ». Tu, ad es.,
dici che vi sono dei momenti nella
storia (Chiesa confessante, guerra partigiana, ’68) in cui si è chiamati a vivere al « 100% » e dei momenti in cui
ci si deve « limitare » a mantenere le
posizioni (tu la definisci « resistenza
nel tempo » o « continuità », mi pare);
e II 1987 a te pare un momento di questo tipo. Bene, francamente non sono d'accordo. Mi pare di capire che
una delle prerogative dei cristiani è
la loro capacità (o per lo meno disponibilità) di leggere i « segni dei tempi » (cfr. Mt. 16; 3), e forse anche cogliere il fatto che non vi sono « tempi vivi » e « tempi morti », tempi di
lotta e tempi di stabilità, nella vita
cristiana. Per es. adesso: tutto va bene,
l'Italia sta bene (qui in Inghilterra
tutti sono stupiti perché il nostro paese è più ricco del loro!), gli evangelici sono ben accolti... Dobbiamo gridare “ pace, pace », allora? No, perché
se ci guardiamo In giro possiamo vedere che questa pace non c'è. nemmeno nella chiesa, e che è ancora
tempo per una testimonianza, anche se
darla può voler dire vivere una vita
disagiata (e poi, diciamocelo, non così
tanto...). Per es. accettando questi trasferimenti, dato che la società in cui
viviamo propone solo una vita fatta
di lavoro-casa-televisione. Oppure un
salario basso (tutte le volte che leggo la vicenda del giovane ricco mi domando se Gesù parlava sul serio), visto che siamo circondati di gente che
vive solo per far soldi. Proporre e accettare tutto questo non mi pare un
tradimento della Riforma o, peggio, sostituire alla salvezza per fede una salvezza « per militanza »: mi pare solamente un leggere i segni dei tempi e
ribadire dei concetti che, nonostante
siano passati 400 anni da Lutero, non
sono ancora entrati nelle nostre teste.
Certo, il sistema vigente nella chiesa
valdese è lontano dalla perfezione e
penso che nel prossimo futuro andrà
rettificato, ma non per creare una « stabilità » a spese della « mobilità » (che
poi non è altro che l'opportunità di
conoscere altre sorelle e altri fratelli
in Gesù Cristo), per esemplo.
Se poi le comunità vedono ll/la pastore/pastoressa come una specie di
« santo/a » che deve fare tutto quello che loro non vogliono fare... beh, non
è proprio tutta colpa dei. ministri:
non dimentichiamoci che viviamo In un
paese cattolico, dove il prete ha l'Immagine ohe ha, e nessuno di noi è
esente dall'influenza clericale.
Ti ringrazio comunque per aver stimolato il dibattito: tante volte in facoltà
cl siamo posti gli stessi problemi, e
una soluzione non può che essere trovata tutti assieme.
Gregorio Plescan, Manchester
NON DIMENTICARE
ZURIGO
Cara redazione,
Liborio Naso
Dal vostro articolo riportiamo: « ...figurano infatti nelTACELIS chiese facenti capo alla Tavola Valdese (è il
caso di Ginevra, Losanna), altre con
pastori valdesi, ma dipendenti dalle
chiese cantonali riformate (Basilea),
chiese battiste e metodiste (Vevey) e
altre comunità sorte per iniziativa di
evangelici italiani ».
Siamo siouri che si tratta di una
svista, infatti ho deciso di inviarvi alcune precisazioni a titolo personale,
quale pastore della chiesa valdese di
Zurigo.
Nel corso deH'ultimo Sinodo valde.se
ho lasciato alla vostra redazione di
Torre Pellice la nostra relazione annua che riportava in copertina una latterà del 1917 dell'allora Moderatore Ernesto Giampiccoli ad un promotore
dell'opera evangelica tra gli italiani
emigrati a Zurigo.
Questo lavoro di evangelizzazione risale alla fine dell'800 ed è continuato,
con l'aiuto del Signore, sino ad oyyi,
in forme diverse.
Oggi infatti tutti noi siamo inseriti
nell'eredità di una chiesa che ha sempre avuto a Zurigo un pastore valdese,
coadiuvato da segretari e assistenti
sociali svizzeri, nonché dalle sovvenzioni della chiesa riformata cantonale.
Abbiamo anche uno statuto, che si ifà
alle discipline ed ai regolamenti de l’unione delle chiese valdesi e metodiste
ed una convenzione tra la chiesa riformata del cantone e la nostra chiesa
che ci dà mandato della cura pastorale ed assistenziale in tutto il cantone.
Statuto e convenzione sono stati approvati dal Sinodo Valdese di Torre Pellico del 1976.
Vorrei ancora aggiungere che l'oi era
della chiesa valdese di Zurigo, unica
chiesa di lingua italiana in Svizzera
che abbia il diritto di inviare al Sin.odo
Valdese i suoi delegati ogni anno si
è esplicata a favore della promozione
scolastica, in un primo tempo tra gli
emigrati privi di titoli di studio (scuola
media Vermigli), poi per i figli di
questi emigrati (Liceo linguistico P.
M. Vermigli). In ultimo facciamo menzione del nostro centro culturale, erede del « Cenacolo di Cultura », nat.. al
tempo del ministero del pastore Eynard, perché la nostra cultura possa
incontrarsi con quella del paese ospite e crescere insieme in una conu.ninne di finalità. Ma, e questa lettera lo
dice, all’estero non si è solo sensibili
all'integrazione con il paese ospite,
perché si desidera anche mantenere ì
legami là dove si continua ad avere le
radici. E’ anche per questo che le nostre chiese di lingua italiana in Svizzera si riconoscono nell'ACELIS, ciascuna con la sua storia particolare, che
non vogliono tenere per loro stesse,
ma mettere al servizio degli altri.
Giovanna Pons, Zurigo
PRECISAZIONI SUL
BATTISTERO
il gruppo redazionale di Zurigo, che
fa parte della redazione del giornale
« Voce Evangelica », constatava che la
relazione sui lavori dell'assemblea dell'ACELIS tenutasi a Ginevra II 26/27
settembre, dal titolo « Verso II futuro »,
apparsa sul giornale del 9 ottobre '87,
a firma Alberto Corsanl, non faceva
menzione della chiesa di Zurigo.
L'intervento del prof. Gönnet (n. 44
del 20.11.87) su Battistero di Parma,
Durando e valdismo richiede alcune precisazioni. La costruzione del Battistero è sicuramente cominciata nel 1196
e, prima di accingersi a quest’opera,
TAntelami aveva soggiornato due volte in Provenza, la seconda volta negli
anni 1190-92, proprio quando Durando
scriveva 11 suo Liber Antiheresis, Secondo la Thousellier — studiosa di
eresie medioevali — il libro II di Durando è infatti del 1190, il libro I del
1190-94 (manoscritto madrileno 1114). E'
il manoscritto parigino che è invece
più tardo.
Non sono specialista in storia medioevale: Gönnet o la Thousellier?
Il fatto che ci siano pervenuti solo
due manoscritti del Durando non significa nulla circa la diffusione del
Liber Antiheresis alTepoca. Nella mia
relazione era chiaro ohe per « valdesi » intendevo i seguaci di Valdesio e
non altro.
Anche perché non ha alcuna importanza ai fini della mia relazione, se 1
«valdesi» del 1190-1196 fossero già o
non ancora eretici. Quello che importa è se un famoso architetto e scultore (Antelaml) abbia usato il libro di
Durando quale base teologica per l’iconografia dei portali del Battistero di
Parma. Alano da Lilla ecc. scrivono
dopo Durando e utilizzano e rimaneggiano, come è noto, il suo testo.
Lucia Guasti Gardioi, Torino
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3
18 dicembre 1987
ecumenismo 3
GINEVRA
IL COLLOQUIO DI MADRID
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Riformati ecumenici
Presa di posizione dei protestanti ginevrini sul rifiuto cattolico dell’intercomunione e suirinsediamento di un vescovo a Ginevra
Due avvenimenti hanno turbato in tempi recenti i rapporti
ecumenici tra protestanti e cattolici a Ginevra: prima la nota della conferenza episcopale cattolica
contraria alla cosiddetta « ospita^
lità eucaristica » (estate 1986) e,
qualche mese più tardi (febbraio '87), l’annunzio, dato in modo
del tutto privo di tatto e di cortesia, dell’insediamento a Ginevra di un vescovo ausiliare della diocesi di Losanna-GinevraPriburgo.
Ne sono nate polemiche, amarezze, irrigidimenti.
Il Consiglio esecutivo della
chiesa protestante, che nel marzo
1987 aveva già diffuso un rapporto sull’ecumenismo a Ginevra,
ha pubblicato il 1° novembre, anniversario della Riforma, una
« Nola teologica » che vuole aiutare ì protestanti a percepire con
chiarezza le proprie convinzioni
su quattro punti fondamentali
della fede riformata e del dialogo interconfessionale: le Sacre
Scritture, i ministeri e le autorità della chiesa, la Santa Cena
e l’ecumenismo.
Il documento del Consiglio
esecutivo non è una confessione
di fede, ma una semplice successione di punti di riferimento che
devono permettere ai protestanti
di trovare la loro esatta collocazione Il documento, lungo cinque pagine, potrebbe aiutare anche noi nel dialogo ecumenico
contemporaneo.
Ne diamo qui un breve riassunto.
L’autorità della
Sacra Scrittura
La chiesa ginevrina riconosce
come sola autorità la Parola di
Dio rivelata in Cristo e contenuta nella Scrittura. « La chiesa è
veramente chiesa nella misura in
cui accoglie la Parola di Dio e
vi si sottomette ». « La verità della Parola di Dio si trova in Cristo e nessuna autorità umana
può pretendere di conoscerla e
definirla senza rischio di errore ».
Quella verità va cercata anche
con l’aiuto della critica biblica
e storica. « Tra la testimonianza degli apostoli e dei profeti
consegnata nella Scrittura e noi,
la continuità è data dallo Spirito Santo e non dipende da tradizioni o istituzioni umane ».
Ministeri e autorità
della chiesa
Nel quadro del sacerdozio universale dei credenti, i rninistri —
pastori, anziani, diaconi, dottori,
evangelisti — sono chiamati a
diversi servizi e, punto essenziale, « derivano la loro autorità
esclusivamente dalla conformità
della loro parola e della loro
azione con le Sacre Scritture ».
Dal canto loro « tutti i credenti
sono chiamati a verificare se vi
sia tale conformità », e in caso
affermativo, a « ricevere l’azione
e la predicazione dei ministri come procedente da Dio ». Uomini
e donne sono ugualmente chiamati al ministero. Non vi è gerarchia di ministeri; « le presidenze
hanno il solo fine di assicurare
l’ordine ». Nella chiesa ginevrina
l’autorità è esercitata in forma
collegiale dal Concistoro (= Sinodo), dal Consiglio esecutivo,
dai Consigli di chiesa e dalla
Compagnia dei pastori.
La Santa Cena
« La Santa Cena, memoriale
del sacrificio unico e perfetto di
Cristo, è presieduta dai pastori » (e da coloro a cui la chiesa
ha concesso una « delega pastorale»), i quali hanno avuto l’incarico di proclamare l’Evangelo. « Tale proclamazione comprende due momenti di uguale
valore: la predicazione della Parola di Dio e Tamministrazione
del sacramento della comunione ».
Richiamandosi a dichiarazioni
dell’Alleajnza Riformata Mondiale, il documento ginevrino riconosce « che la mensa della Santa
Cena è la mensa del Signore, che
è Lui che invita e che nessuno
ha diritto di rifiutare il pane e
il vino al battezzato che ama Gesù Cristo e lo confessa come Dio
e salvatore ».
Ecumenismo
In materia di ecumenismo il
Consiglio esecutivo della chiesa
di Ginevra ricorda che « il gusto per il dialogo ecumenico è
una caratteristica del cristianesimo riformato », perciò vuole
evitare di « cadere in un irrigidimento confessionale simmetrico
ad altri irrigidimenti », ma chiede la « trasparenza » nel dialogo
e nelle informazioni e soprattutto esige un « ecumenismo della
reciprocità». Insiste inoltre nel
chiedere « alle altre confessioni
cristiane di riconoscere le chiese
nate dalla Riforma del XVI secolo come pienamente chiesa e
non solo come comunità ecclesiali ».
In una breve conclusione si
sottolinea la necessità che « la
chiesa riformata si riformi sempre di nuovo » e che, senza pretendere di essere sola detentrice della pienezza dell’Evangelo,
faccia fruttificare .quanto c’è di
meglio nella Riforma.
Tre commenti
Un documento di questo genere meriterebbe che gli si dedicasse un saggio di quaranta pagine. Mi limiterò a tre commenti.
— Prima di tutto vorrei sottolineare il carattere pastorale
ed ecumenico del documento. Gli
eventi recenti hanno prodotto
sconcerto e irritazione. Parecchi
protestanti si sono chiusi a riccio in un atteggiamento difen
sivo. La « Nota teologica », nell’aiutarli ad essere più sicuri di
sé, più sicuri della validità biblica delle loro posizioni, li aiuta anche ad aprirsi a un dialogo ecumenico autentico senza
irrigidimenti e senza cedimenti.
— Sulla questione dei ministeri e della Santa Cena si potrebbe
discutere. L’importanza che il documento ginevrino attribuisce al
ministero pastorale è certamente conforme agli insegnamenti
della Riforma. 11 documento nasce dal contesto di una chiesa
di massa concentrata in un piccolo territorio, e quindi sottolinea il significato del ministero
pastorale per proporlo ai credenti e alla popolazione come punto di riferimento. Nelle Valli Vaidesi e in quelle Grigionesi tale
posizione rispecchia probabilmente il sentire comune.
Ma nella dispersione del protestantesimo italiano (fi altre regioni si dà certamente molto più
rilievo al ministero dei laici. Anche per loro ciò che vale al di
sopra di tutto non sono i titoli
o i riconoscimenti formali, ma
la conformità della loro parola
e della loro azione con il messaggio delTEvangelo.
— Sul piano strettamente ecumenico dei rapporti con il cattolicesimo romano il documento
ginevrino ha il merito di parlare con chiarezza di reciprocità.
E’ noto che, al seguito di Calvino, i riformati riconoscono che
la chiesa cattolico-romana ha bisogno di riformarsi secondo
TEvangelo, ma è nondimeno una
vera chiesa.
La chiesa cattolica invece attribuisce alle chiese protestanti
il nome di « comunità ecclesiali » o altri nomi simili che vogliono significare che esse sono,
per così dire, chiese di seconda
classe, cioè meno realmente chiesa che la chiesa romana. Questo
atteggiamento non è ecumenico
e non è accettabile. Dove non
c’è pieno ed uguale riconoscimento reciproco non c’è vero
dialogo e non c’è ecumenismo.
Nel momento in cui in Italia si
parla di stabilire dei rapporti
ufficiali tra le chiese protestanti
e la gerarchia cattolica, questo
criterio della reciprocità dovrebbe essere determinante.
Aldo Comba
Per un mondo
senza donatori
né beneficiari
Come già fu annunciato nel numero del 13 novembre scorso
(in cui pubblicammo un intervento introduttivo del segretario all'evangelizzazione del CEC Raymond Fung), si è tenuto nei pressi
di Madrid il Colloquio mondiale sulla condivisione ecumenica delle
risorse, a cui hanno partecipato 310 persone giunte da 73 paesi.
Dagli ultimi bollettini del Soepi, il servizio ecumenico di stampa
e di informazione del CEC, ricaviamo le notizie qui appresso riportate.
Le discussioni sono state contrassegnate da un approfondimento biblico, che si potrebbe
riassumere nei seguenti termini,
estratti dal documento finale, intitolato « Linee direttive in vista
della condivisione »: « L’amore
di Gesù sulla croce, amore che
giunge all’estrema rinuncia di se
stesso, ci conduce sulla via del
pentimento e diventa la forza ed
il modello della nostra condivisione. La presenza del Signore
risuscitato nella potenza dello
Spirito Santo ci consente di rovesciare le barriere e di rinnovare le strutture in vista della
venuta del regno di Dio, basato
sulla giustizia e sulla pace ».
Questo documento, che costituisce un ’’codice di comportamento” per la condivisione nelle Chiese e per tutti gli organismi ad esse collegati, afferma
particolarmente: « Noi ci impegniamo ad elaborare una nuova
concezione della condivisione in
cui le persone emarginate (per
motivi di sesso, di età, di situazione economica, di origine etnica, di incapacità fisica, e i
senzatetto, quelli che chiedono
asilo e i migranti) partecipino
su una base di uguaglianza a
tutte le decisioni ed a tutte le
attività ».
« Noi vogliamo instaurare un
sistema di valori fondamentalmente nuovo (diverso da quello evidenziato dall’attuale ordine economico, dalla minaccia nucleare,
dall’inquinamento industriale,
ecc.) che faccia particolare riferimento alla ricchezza delle risorse umane, agli apporti spirituali e culturali di tutti ed alla ricchezza della natura ».
I partecipanti si impegnano
inoltre a « denunciare energicamente ogni forma di divisione
che vada a detrimento della lotta che i poveri e gli oppressi
conducono nei loro movimenti
Echi dal mondo
cristiano
incontro a Basilea
su « pace e giustizia »
(Soepi) — I cristiani europei
saranno chiamati a dare una
comune testimonianza davanti al
mondo in occasione della convocazione europea « Pace e Giustizia ». Questa riunione sarà organizzata congiuntamente dalla
Conferenza delle Chiese europee (KEK) e dal Consiglio delle conferenze episcopali europee
(CCEE). Essa avrà luogo a Basilea (Svizzera) dal 15 al 21
maggio 1989.
Lo scopo di questa riunione
è stato discusso in occasione
del recente incontro del Presidium della KEK in Finlandia:
esso mira ad esprimere l’impegno dei cristiani europei per la
pace, la giustizia e la salvaguardia della creazione. Questa riunione‘leuropea ha il compito di
fornire un contributo indipendente delle Chiese europee ad
un processo mondiale.
Il procedimento preparatorio
si sforzerà di trovare un punto
d’incontro fra opinioni diverse, contraddittorie o conflittuali. La convocazione cercherà delle alternative alla situazione attuale e progetterà nuove visuali
comuni che aiuteranno le chiese ed i cristiani ad approfondire
il loro impegno.
Il Presidium della KEK, nella stessa riunione, ha nominato
il pastore portoghese José Manuel Leite segretario del Programma « Pace, Giustizia e Diritti dell’uomo ». Nato a Lisbona, il pastore Leite è stato fortemente impelato nel movimento ecumenico durante il
suo ministero nella Chiesa presbiteriana in Portogallo.
* * *
Apprendiamo che, in ricono
scimento delle sue attività a favore della pace, la KEK si è
vista assegnare il certificato di
« Messaggero della pace » ctól
segretario generale delle Nazioni Unite, Perez de Cuellar.
Questo riconoscimento 1© è
stato conferito assieme ad altre
300 organizzazioni o persone,
fra cui anche il CEC, che hanno positivamente contribuito in
•occasione dell’anno intemazionale della pace.
Donne si interrogano
(SPP) — « Quale potere abbiamo? Quale potere vogliamo?»:
questo è il titolo di un questionario che le donne protestanti svizzere hanno inviato a numerose persone e gruppi femminili in Svizzera. Le risposte raccolte costituiranno un dossier in
preparazione di un incontro sul
tema « Donne, chiese, poteri »
che le donne protestanti svizzere
organizzano per il marzo ’88.
Il questionario può essere richiesto, alla PEPS, Sulgenauweg
26, case postale 36, 300 Berna 23.
per la giustizia e per la dignità
umana ».
Il documento chiede poi alle
Chiese ed ai relativi organismi
di applicare una nuova disciplina. « Così, le Chiese del Nord —
ad esempio — dovrebbero dare
il loro appoggio e partecipare al
movimento antinucleare che opera attualmente allo scopo di costringere i rispettivi governi a
cessare i loro esperimenti, lo
scarico dei rifiuti radioattivi,
ecc. ».
Sulla base di un reciproco accordo, i rappresentanti dei paesi del Sud dovrebbero « partecipare alle riunioni ed alle decisioni del Nord riguardanti la
spartizione delle risorse, e viceversa ». Questo trasformerebbe
gli scambi in un rapporto « dove non ci sono né donatori senza bisogni, né beneficiari che
non possono arricchire le altrui
vite ».
Uno dei punti, certamente non
secondari, di questo codice di
comportamento impegna gli organismi cristiani a « resistere ai
meccanismi intemazionali (quali la Banca Mondiale ed il Fondo monetario internazionale) che
privano le popolazioni del Sud
delle loro risorse, ed invece a
contribuire piuttosto ad una ripartizione fondamentalmente giusta delle ricchezze e delle risorse,
ivi comprese quelle delle Chiese ».
* * ie
Al Colloquio erano presenti
121 donne, che rappresentavano
il 38% dei partecipanti. Esse hanno presentato aH’Assemblea un
documento in cui viene affermato che « esiste uno stretto rapporto fra la condizione femminile e l’interpretazione patriarcale della Bibbia. La teologia
maschile perpetua un sistema in
cui le donne continuano ad essere screditate ».
Nel ritenere che le donne possono apportare nuove prospettive teologiche tratte dalla loro
esperienza, esse hanno raccomandato al Colloquio di assicurare « la presenza del 50% di
donne in ogni struttura realizzata o modificata alla conclusione di questo Colloquio, che
si tratti di comitati esecutivi, di
organismi locali, nazionali, regionali od internazionali ».
Roberto Peyrot
__________GROSSETO
Il progetto
di Dio
per la coppia
L’Unione per la lettura della
Bibbia organizza per il 19 - 21
febbraio 1988, al Centro evangelico « il Poggione », un convegno sul tema « Il progetto di
Dio per la coppia».
Gli oratori previsti sono : Philippe Dercovert ed Angelo Marzano. Il costo del convegno è di
lire 48.000.
Per informazioni e iscrizioni
scrivere a ULB, via Medici del
"Vascello 5/3 - 16146 Genova. Tel.
010/308240.
4
4 fede e cultura
18 dicembre 1987
UN LIBRO DI RACCONTI
UN INNO LUTERANO
I fantasmi di Marina Jarre « Padre nostro... »
L’autrice de « I padri lontani » evoca, dietro la quotidianità delie
normali esistenze, sensazioni, presenze, angosce e molte domande
Sappiamo che I padri lontani,
il libro pubblicato questa primavera da Marina Jarre, ha catturato nelle nostre Valli — et pour
cause — una notevole quantità di
lettori. Ma pensiamo anche che,
a parte i riferimenti a cose delle
Valli che potevano suscitare un
interesse specifico, questi lettori
abbiano apprezzato e fatto l'orecchio alle qualità della scrittrice.
Quindi segnaliamo quest'altro libro, anche se i suoi argomenti
non hanno quel tipo di agganci
ohe hanno richiamato la nostra
attenzione nel caso precedente.
Occorre anche dire ohe l’interesse per la scrittrice da parte del
vasto pubblico è implicito nel
fatto che la nuova sigla editoriale Bollati-Boringhieri, allargando
alla narrativa il ventaglio della
precedente produzione Boringhieri, la pone fra gli autori di uno
dei suoi primi volumi.
Galambra è il titolo che raccoglie, come dice il sottotitolo,
« quattro storie con fantasmi ».
Attenzione, non di fantasmi, avverte il risvolto di copertina, ma
con fantasmi, e nel senso in cui
sono tali « le presenze, o le assenze, le angosce, le attese, le inconsapevoli domande » che « abitano i rapporti quotidiani fra gli
uomini ». Galambra è anche il
titolo del primo di questi racconti limghi, ed è il nome di im
paese di montagna deserto (ci
abita solo più un vecchio con la
moglie malata e un figlio adulto)
dove un intraprendente giovanotto cittadino compra una vecchia casa per passarci le domeniche con la giovane moglie (e il
figlio che nascerà tra poco). A
vero dire, leggendo questo racconto e ascoltando i « fantasmi »
evocati in questa storia di montagna, qualche affinità con sensazioni che proviamo dalle nostre
parti la troviamo. E nel secondo
racconto. La collana di coralli,
dove il « fantasma » è un fondo
di dolente umanità sotto la descrizione spigliata di una oggi
normale esistenza di donna single, possiamo, volendo, trovare
un tipo di « domanda » umana a
cui cercano di rispondere molte
delle parole che su questo giornale si stampano. La terza storia. La
sposa longobarda, intreccia una
godibilissima vicenda intorno alle ricerche medievistiche d’una
simpatica « fanciullona ». La fotografia, Tultimo racconto, evoca
im fantasma più definito che
adombra la « vacanza intelligente », diciamo in un luogo come
Sp>oleto, di una coppia fortunata
e sofisticata, quello di un amore
precedente di lei; e c’è anche,
dietro lo splendido scenario della città medievale, il fantasma di
im crollo che forse fra qualche
anno ne distruggerà la bellezza.
A chiusura del libro, capita di
riflettere come quella stessa penna, quella stessa nervosa grafia,
sia riuscita a creare in limiti
brevi quattro mondi narrativi
così totalmente differenti. Questione di creatività, straordinaria
veramente, che se avesse voluto
cimentarsi in un tour de force
non poteva far meglio.
Augusto Gomba
Marina Jarre, Galambra. Quattro
storie con fantasmi, Bollati Boringhieri editore, 188 pagine,
16.000 lire.
LA LIBERTA’ DI DIO SUPERA IL FATALISMO
I falsi profeti
Non è agevole parlare dei « falsi profeti »! Intanto perché biblicamente il concetto non è
molto chiaro, ed inoltre perché
è proprio in nome di tale concetto che la Chiesa ha spesso
condannato chi rifiutava delle
pratiche « effettivamente condannabili » e a volte ha bruciato gli eretici!
Cercherò dunque di avanzare
su questo terreno impervio, ma
non certo come Geremia, vero
profeta, che proprio per questo
condannava i falsi! Ho innanzitutto l’impressione che un vero
profeta non si proclami tale egli
stesso: ciò gli è indifferente, ciò
che conta è diffondere una parola di Dio che gli è stata rivelata. Al contrario, nei testi biblici, i falsi profeti si attribuiscono essi stessi tale titolo. Coloro
contro i quali lotta Geremia escono spesso dalla scuola di profeti: in un preciso momento, in
Israele, ci furono dei maestri
della profezia, si imparava a diventare profeti, senza tener conto di Dio!
Da un altro punto di vista non
credo che si possa parlare di
profeti che risultino falsi perché le loro profezie non si sono
avverate. Noi non riusciamo a
liberarci dall’idea che il profeta è un uomo che predice l’avvenire senza sbagliare. Ci sono
stati dei profeti, come Giona, che
hanno previsto eventi poi non
realizzatisi. Ma è importante non
dimenticare che la profezia può
avverarsi anche centinaia d’anni più tardi, come insegnano gli
evangelisti e Paolo, indicando
che tali testi esprimevano profezie su Gesù stesso. Invece appare come profeta inequivocabilmente falso colui che dichiara
di aver avuto una rivelazione da
Dio e, in base a ciò, annuncia
un evento indiscutibile: «’’Pace,
pace”, e pace non c’è ». Mi sembra allora che esistano degli atteggiamenti molto diversi tra il
vero e il falso profeta. 11 primo
può annunciare dei disastri, ad
esempio, ma a determinate condizioni. L’appello del profeta è
un appello alla conversione, al
pentimento, al cambiamento di
vita. In caso contrario, si verificherebbero le catastrofi che sarebbero provocate daH’uomo (ma
che dovrebbero essere interpretate come giudizio di Dio). Invece il falso profeta annuncia
degli eventi che, come una sorta di fatalità, si verificheranno
con certezza.
Quanto alle profezie citate nel
Nuovo Testamento, troviamo i
falsi profeti che predicono a torto sia una « verità » erronea su
Gesù, sia il suo imminente ritorno e la fine del mondo. Il
falso profeta è quello che, proclamandosi ispirato dallo Spirito dice delle falsità su Gesù Cristo.
Anno 2000: che
cosa ci aspettiamo?
Ma che cosa può significare,
oggi, tutto questo? L'indicazione
più sicura è il rifiuto che dobbiamo opporre ad un messaggio
religioso che pretenda di supe>rare l’Evangelo, o ancora che
conduca ad una lettura esoterica o « spirituale » della Bibbia,
o anche un messaggio che asservisca la rivelazione di Dio a questa o quella causa politica. Conosciamo da tempo tutto questo.
Non dirò che siano falsi profeti
quei credenti che si sforzano di
calcolare il tempo del ritorno di
Cristo, malgrado ciò che Cristo
disse. E tuttavia ci sono dei segnali su cui riflettere: innanzitutto la passione dei nostri contemfjoranei per gli avvenimend
straordinari (si veda lo stupido
entusiasmo per il film E.T.) e
la loro crescente ansietà rispetto alla « fine del mondo »... e
all’anno 2000! Credo che anche
chi specula sull’anno 2000 rientri nella categoria dei falsi profeti. Non disprezzo lo sforzo dei
« previsionisti ». Ma essi mi sembrano derisori, e mi sembra che
fissino spesso l’attenzione su un
tempo che non avrebbe di per
sé nessuna importanza particolare! Ben più grave è il comportamento di chi fissa l’immagine
di questo « anno 2000 » dicendo:
« Ecco ciò che sarà Tanno 2000 ».
Questo è grave, intanto perché
essi descrivono tutti un processo fatale, un'immagine immancabile. In ciò essi negano la libertà di Dio e ci sottomettono
ad una fatalità: essi sono dei
falsi profeti, falsi anche nella
misura in cui non c’è una possibilità su mille che le loro « previsioni » si avverino, in un tempo in cui, data la complessità
di tutti i fenomeni, è Timprevedibilità a farsi regola. Ma la
categoria niù nefasta di questi
falsi profeti è quella degli uomini di potere che, a partire da
una certa immagine dell’anno
2000, decidono che bisogna « preparare » i bambini a vivere in
quel mondo, mondo di telecomunicazioni e computerizzato. Il
risultato più sicuro è che i bambini, così modiemizzati, saranno
del tutto inadatti all’eventuale società del 2000, in quanto tutto si
sarà evoluto in maniera diversa
da quanto affermato. E questo
ha molta attinenza con i falsi
profeti, perché sono profezie
che assicurano che la « salvezza »
è là, e che lo sbocco non potrà
che essere positivo. Questa è,
in effetti, una delle caratteristiche dei falsi profeti, che erano, in Israele, sempre a fianco del potere! I nostri « previsionisti » anche: nessuna critica
sui pericoli del progresso tecnico, del riarmo, del nazionalismo,
del monopolio della classe politica (a scapito della democrazia),
dell’eccesso di scienza, della potenza delle multinazionali... I falsi profeti sono tali in quanto
non si riferiscono mai a una
possibile volontà del Creatore e
del ' Salvatore! C’è un limite alT« eccesso » (VHybris, condannata dalla Bibbia) dell’attività
umana? C’è un campo che scienza e tecnica devono rispettare,
in quanto parte dell’opera specifica di Dio? Mai, i nostri profeti, sollevano tali questioni. Sembrano Quelli che, nella Bibbia,
non esitavano a fare proprio
Tavvenire, dichiarandolo conforme alla loro volontà, invece di
rispettare il segreto di tale avenire opera dell’uomo che lavora in accordo con il suo Dio.
Jacques Ellul
Padre nostro nel Regno dei cieli.
Tu che ci chiami tutti
ad esser fratelli e ad adorarti,
Tu che vuoi la nostra preghiera,
fa’ che non preghiamo solo con la bocca
ma dal profondo del cuore.
Il tuo nome sia santificato;
aiutaci a serbar pura presso di noi la tua Parola,
ed anche a vivere santamente,
in modo degno del tuo nome.
Guardaci, o Signore, dal falso insegnamento;
converti il misero popolo sedotto.
Il tuo Regno venga in questo tempo
e quindi nell’eternità.
Che lo Spirito Santo dimori con noi,
con i suoi svariati doni;
spezza la rabbia e il gran potere di satana;
guarda da lui la tua Chiesa.
La tua volontà sia fatta, o Signore Iddio,
anche sulla terra come nel Regno celeste.
Dacci la pazienza nel tempo della sofferenza,
l’ubbidienza nell’amore e nel dolore;
impedisci e reprimi ogni creatura
che agisce contro la tua volontà.
Dacci oggi il nostro pane cotidiano,
di cui si necessita per i bisogni della vita;
guardaci, o Signore, da guerre e risse;
da epidemie e carestie;
fa’ che stiamo in buona pace,
e che preoccupazioni ed avarizia spariscano.
Rimettici tutto il nostro debito, o Signore,
— ch’esso non ci turbi piti, —
come anche noi perdoniamo volentieri
ai nostri debitori i loro debiti e mancanze.
Facci tutti pronti al servizio,
in sincero amore ed unione.
Non ci condurre, o Signore, in tentazione.
Quando il cattivo spirito ci combatte
sia da sinistra che da destra,
aiutaci ad opporre dura resistenza,
forti e ben armati nella fede
e mediante la consolazione dello Spirito Santo.
Liberaci da ogni male;
l’epoca ed i giorni sono cattivi.
Liberaci dalla morte eterna
e consolaci nell’ultim’ora.
Concedici anche una fine serena;
prendi l’anima nostra nelle tue mani.
Amen! Che ciò sia vero!
Fortifica la nostra fede del continuo,
affinché noi non dubitiamo
che con ciò abbiamo pregato
sulla tua Parola, nel tuo nome.
Così diciamo bene: AMEN!
Martin Lutero
PER I RAGAZZI
La banda
degli Allevatori
« La banda Allevatori » (^) può
essere un regalo adatto per adolescenti dai 10 ai 15 anni: racconta le avventure di quattro ragazzi, degni eredi di quelli « della via Pai » che hanno tenuto
compagnia a parecchie generazioni. Si legge facilmente, dà voglia di vedere « come va a finire », i protagonisti non .sono né
troppo buoni, né gratuitamente
cattivi e violenti come tanti personaggi che gli adulti offrono alle giovani generazioni. A lettori
saturi di fantascienza e di ambienti stellari, giapponesi o americani, fa scoprire un angolo di
Piemonte, vicende che potrebbero rivivere in prima persona,
piccole disavventure che sembrano ricordi d’infanzia dell’au
tore e ci richiamano i nostri,
può insegnare come occupare intelligentemente e in modo piacevole il proprio tempo libero
senza spendere troppi soldi. A
Un certo snobismo intellettuale
tutto questo può far arricciare
il naso e citare sprezzantemente il De Amicis di « Cuore », ma
a parecchi ragazzi è piaciuto e
non si capisce bene perché si
critichi sempre la banalità dei
buoni sentimenti, mentre la brutalità e la violenza sono ancora
più banali, ma di solito si dimentica di dirlo.
M. G.
' G. P. GAVIANI: La banda Allevatori. Ed. Le Stelle - Via Vasari 15 - Milano - Tel. 5455641.
5
18 dicembre 1987
prospettive bibliche 5
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
GESTI DI
GESÙ 3
Gesù lava i piedi
dei discepoli
Gioxanni 13: 1-20
II gesto di Gesù: lavare ì piedi dei
suoi discepoli, è anzitutto un gesto
che Pietro non capisce, e forse nemmeno noi lo capiamo, in tutta la sua
proroTidità. Ma Gesù, che anche qui
agisc j, fa un gesto d’amore verso i
suoi discepoli.
« Si alza da tavola, depone il mantello c prende un panno di cui si cinge. \ ersa poi dell’acqua in una bacinella e comincia a lavare i piedi
ai suoi discepoli e ad asciugarli con
il panno con cui si era cinto » (v.
4-5). Idisognerebbe aggiungere che si
china, forse si mette in ginocchio,
oppure si siede sui calcagni. Perché
10 fa? Non si tratta di fare il bagno,
in bar. alla risposta che dà a Pietro:
« Chi !ia fatto il bagno, non ha nessun bisogno di essere lavato ». Si può
immaginare che per venire alla festa
avevano fatto il bagno. Ma, stanchi
della strada, avevano l’abitudine di
lavarsi i piedi.
La lavatura dei piedi è da capire
alla hi ce di questi versetti: « Non
siete lutti puri »... « il diavolo aveva
gettato nel cuore di Giuda iseariot
11 pensiero di tradirlo »... (v. 2).
Il momento della croce era imminente. Gesù ha sentito che doveva
assicurarsi che qualcuno proseguisse la sua opera.
Lavare i piedi è un gesto molto
familiare, ma anche umile; occorre
avere molto amore e molta fiducia
per mettersi a lavare i piedi di qualcuno. Nessuno era obbligato a farlo,
neppure uno schiavo.
Concludiamo la pubblicazione, in una nostra versione, delle brevi meditazioni bibliche con le quali il pastore di Ombues de Lavalle, in Uruguay, con attenzione esegetica e sensibilità fenuninile, ma anche con precisi riferimenti al loro contesto latinoamericano odierno, ha aperto le
giornate di lavoro del Consiglio della CEVAA, che ha tenuto la sua ultima sessione a Colonia Vaidense. Queste meditazioni erano tutte rivolte a
considerare i gesti di Gesù.
a cura di GINO CONTE
Questo gesto di Gesù è il gesto della consacrazione dei suoi discepoli.
Era come imporre loro le mani, come battezzarli perché cominciassero
un lavoro.
« Se vi ho lavato i piedi, io che
sono il Signore e il Maestro, dovete
anche voi lavarvi i piedi gli uni gli
altri... E’ un esempio, infatti. Fatelo
anche voi ».
un’unica missione: servire nel mondo.
Questo gesto è per noi, quale Comunità di condivisione e di missione [la CEVAA, s’intende. N.d.r.].
Gesù ci abbraccia tutti e ci lava i
piedi per consacrarci al suo servizio.
Gesù e Natanaele
Gesù dà la sua vita, si abbassa, si
spoglia, diventa ubbidiente; allora
anche i discepoli dovranno fare lo
stesso: rinnegare se stessi per darsi
agli altri.
Uno degli obiettivi dei nostri governi militari era creare divisioni,
staccare tutti i legami d’unione dei
'gruppi operai etc. Era deliberato, naturalmente. Anche la Chiesa ha sofferto della divisione. Si è lasciata
dividere, è caduta nel gioco senza accorgersene pienamente. Ora, dopo
già due anni e mezzo di democrazia,
abbiamo ancora tracce di un forte
individualismo. E’ estremamente difficile concepire una Chiesa forte e
unita, consacrata al lavoro in comune. Le nostre divisioni politiche ci
separano ancora, noi che ci diciamo
popolo di Dio per servirlo.
Gesù lava i piedi dei suoi discepoli, a tutti allo stesso modo, anche
a Giuda, e questo li unisce per
Giovanni 1: 43-51
Erano in Galilea: in una località
di pescatori, la cittadina di Andrea
e di Pietro.
Filippo e Natanaele erano dei buoni ebrei. Forse avevano lo stesso
mestiere di Pietro e di Andrea.
Gesù si dirige verso Natanaele, lo
guarda. Lo sguardo di Gesù può vedere molte cose,-lui che sa tutto.
Per cominciare Gesù guarda Natanaele; poi, dopo, gli dice: «Ti ho
visto!... Eri sotto il fico... ».
Ciò che deve stupirci non è il fatto che Gesù abbia visto Natanaele,
ma piuttosto quello che ha visto in
Natanaele... Possiamo immaginarci
per un istante lo sguardo di Gesù?
In che modo guardiamo gli altri?
Qui da noi, durante tutti questi
anni passati, abbiamo sentito parlare dei diritti umani e della violazione di tali diritti da parte dei mi
litari etc... Ma quante volte noi stessi abbiamo travolto, calpestato delle
persone, le abbiamo manipolate come se fossero degli oggetti? Chi è
in grado di dire che non ha mai dimenticato che gli uomini accanto a
lui erano persone con una loro dignità? Si manca di rispetto a noi,
ma anche noi manchiamo di rispetto
ad altri.
Gesù guarda Natanaele e non lo
vede soltanto come un uomo seduto
sotto un fico. Lo vede in modo più
profondo, guarda a ciò che ha dentro. Gesù fissa su di lui il suo sguar-J
do d’amore, e per lui ciascuno è un
èssere prezioso. Gesù ha visto pure
un uomo disponibile, aperto, preparato.
Inizialmente Natanaele è stupito
perché Gesù l’ha visto. Il fatto che,
di conseguenza, dica: «Rabbi, tu sei il
figlio di Dio, sei il re d’Israele»... vuol
dire che è sconvolto, anche se prima
aveva dubitato. Anche Filippo aveva
insistito: « Vieni e vedi tu stesso ».
C’era in Natanaele qualcosa di prezioso e Gesù l’ha visto; e, come sempre, ama quest’uomo e lo chiama a
essere suo discepolo.
A causa delle nostre abitudini,
qualche volta perché il tempo ci preme, o semplicemente perché non ne
abbiamo voglia, non guardiamo nessuno, guardiamo noi stessi.
Gesù ama il prossimo, fissa il suo
amore su ciascuno di noi; ed è perché ciascuno di noi gli è prezioso
che ha dato la propria vita. Nessuno resta escluso, al di fuori del suo
sguardo e del suo amore. Questo
sguardo si posa su questo mondo e
su noi per abbracciarci.
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6
6< obiettivo aperto
Una nuova pagina nella storia dell'ospedal
Sono passati 164 anni da quando venne posta la prima pietra deH'ospedale su iniziativa di Carlotta Peyrot - Continua evi
diante convenzione con la Regione - Molte risposte integrate con tutti i servizi sanitari proposti dall’Ente pubblico, in
Il “nostro” ospedale...
Quella di disporre di un
luogo di cura, raccontano
gli storici, era una delle primarie esigenze del mondo
valdese dei tempi « storici ».
« Nei tempi di persecuzioni
e guerre gli antri più inaccessibili dei monti avevano
la funzione di infermerie. In
tempi di pace ognuno si faceva curare secondo le proprie possibilità in case e tuguri. Cerano medici e chirurghi che, impediti di conseguire nello Stato sardo i
titoli accademici, avevano dovuto imparare l’arte nelle
Università della Svizzera e
Germania » (A. Pascal, Deputazione Subalpina di Storia
Patria).
Arrivò poi il periodo napoleonico, si iniziarono a intravedere libertà religiose e
civili. Prese forma, con quello didattico, il progetto dell’assistenza. Passarono ancora anni di incertezze, prima
che un qualcosa si realizzas
Tappe
1822 - Il Sinodo di San Germano (moderatore past. Pietro Bert) approva il progetto
ed istituisce una commissione
di gestione composta da rappresentanti delle chiese delle
valli Lusema e San Martino,
di San Germano, Pramollo e
Prar ostino.
1823 - Inizia la realizzazione
dell’opera.
1826 - Inizia l’attività. La
proprietà dell’ospedale è della popolazione valligiana valdese, che fa riferimento al
Sinodo.
1858 ■ A seguito di una disposizione governativa, viene rilasciato all’ospedale il riconoscimento della personalità giuridica.
1890 - A seguito della legge
sulle Opere Pie l’ospedale viene classificato IPAB (Istituto
Pubblico di Assistenza ,e Beneficenza).
1975 - Viene inserito nel
quadro del Servizio Sanitario
Nazionale e riconosciuto, con
déiiberazione della Giunta
Regionale, Ospedale di Zona.
1982 • L’intesa fra la Tavola
Valdese e la Regione Piemonte garantisce la piena autonomia giuridico-amministrativa e patrimoniale degli ospedali valdesi e programma la
loro attività sul territorio.
1984, 21 febbraio - L’avvenuta firma delie Intese tra le
Chiese rappresentate dalla Tavola Valdese e la Repubblica
Italiana trasferma l’ospedale
in ente patrimoniale autonomo nell’ambito dell’ordinamento giuridico valdese, e in
quanto tale esso è considerato ente ecclesiastico valdese.
1984, agosto - Il Sinodo prende atto del progetto di ristrutturazione dell’ospedale.
1987, 13 dicembre - Inaugurazione dell’ospedale rinnovato.
se; era il 1821, il 12 ottobre,
quando Carlotta Peyrot e il
marito Pietro Geymet (ma
sembra che l’iniziativa fosse della nipotina I sai ine) offrirono alla Tavola Valdese
la propria disponibilità a
farsi carico dell’iniziativa di
un ospedale. Fioccano le adesioni, intellettuali e politici di tutta Europa si mobilitano. Lo Zar di Russia
offre 12.000 lire; quattrini
arrivano dalla Svizzera, dalla Germania, dall’Olanda,
dall'Inghilterra, dalla Svezia. Iniziano le battaglie burocratiche (l’ostacolo più
grande da aggirare è quello
relativo alla impossibilità
dei valdesi di possedere beni), si raggiungono accordi,
si stipulano patti; il 27 gennaio 1824 è formalizzato l’acquisto di una casa di 12 stanze, ai Fassiotti, Casa Volla,
« in un luogo tranquillo e solatio, in terra abitata esclusivamente da valdesi e in diretta comunicazione con i
borghi più importanti della
valle ». L’ospedale sarà inaugurato all’inizio del 1826,
« con 6 malati poveri ». Quel
primo anno si ebbero un
centinaio di ricoverati, 200
quattro anni dopo. La gestione fu affidata a Tommaso Coucourde, che era stato
medico nell’esercito napoleonico, per un compenso di
500 lire annue; a 150 lire
ammontava la retribuzione
delle infermiere o « madri di
famiglia », che non ci è dato sapere quante fossero. La
spesa, per ogni paziente, ammontava a « un franco al
giorno con nutrimento vario
ed abbondante ».
Passano gli anni, l’ospedale s’ingrandisce, i metodi di
assistenza si evolvono, il tessuto sociale si modifica e
con esso l’ordinamento dello Stato. Soprattutto è arrivata la « mutua », il rappor
to cittadino-stato-ospedale è
radicalmente cambiato. Dopo 150 anni si impone una
riflessione, emerge la necessità di una scelta di fondo.
L’Ospedale Valdese, che per
altro non è mai stato un
« affare di famiglia » fra correligionari ma rigorosamente aperto a tutti, deve inserirsi a pieno titolo nel tessuto sociale, proprio per non
venir meno alle motivazioni
del suo essere, del suo esistere. Per farlo deve essere
pienamente idoneo ai dettati e alle esigenze imposte dal
Servizio Sanitario Nazionale. Si apre un altro capitolo
di trattative, di convenzioni,
di aggiustamenti; l’interlocutore non è più il Regio Intendente ma è il Ministero,
la Regione, l’USSL. Le garanzie devono essere date, le
convenzioni fatte. E la storia si ripete.
Mobilitazione
Coinvolgimento quindi di
tutti: la « gente », le chiese,
gli Enti pubblici sono stati
sensibilizzati alla necessità
di fondi; le 12.000 lire dello
Zar sono ormai un ricordo,
occorrono migliaia di milioni. Ma la « gente » risponde .
ed è partecipe, i veicoli di
coinvolgimento — pur senza
pubblicità, senza enfasi e
vanaglorie, in perfetto stile
barbette — sono molti e impensati. Fra i tanti è da citare il gruppo « Amici dell’Qspedale »; un gruppo di
nove persone (« illusi » si
autodefinirono e furono definiti) costituì, nel 1980, con
regolare atto notarile, una
associazione con il preciso
compito di raccogliere fondi.
Si organizzarono serate in
Italia e all’estero. Corali, cori alpini, musiche di varia
espressione, tutti furono
Da sinistra: il primario doti. Mathieu, il presidente della CIOV pastore Taccia, il doti. Rissone dell'USSL.
coinvolti. Iniziarono anche a
confluire offerte: doni in memoria, doni in occasione di
battesimi, confermazioni,
matrimoni. Il tutto per raccogliere, mille lire su mille
lire, circa 400 milioni. «In
un caso, in seguito alla formula ” non fiori ma opere
di bene", abbiamo raccolto
quasi un milione — racconta uno degli ’’amici” fondatori, Edgardo Paschetto —
ma sono innumerevoli le piccole offerte, quelle minime,
quelle della vedova del racconto biblico ». L’aggettivo
posto dietro alla parola ospedale, valdese, non ha creato campanilismi. Si sono
mossi numerosi anche i cattolici, sia gruppi costituiti
come le ACLI (500.000 lire in
una sola serata di diapositive), sia privati, con in prima
fila degenti e parenti di degenti giunti da Bagnolo, Barge e da paesi della pianura
non toccati da sentimenti di
tipo etnico-religioso.
« Questo è un altro motivo di soddisfazione — continua Paschetto — ed è da
proclamare a chiare lettere
perché l’ospedale è, sì, valdese in quanto fatto dai vaidesi ma è, e deve essere, un
servizio apolitico e aconfessionale. Il prossimo è mio
fratello ed io non sono che
un servizio. Il contrario sarebbe un rinnegare l’Evangelo stesso e inutili sarebbero i sermoni ».
servizio (c’è sempre molto
ritegno ad usare la parola
missione, ma forse è appiopriata) che ha concesso all’ospedale di funzionare n
pieno cantiere di lavoro per
oltre un anno. Carla Imberti, capo infermiera, affernta:
« Si è lavorato tutti in condizioni disastrose, a livello
di ospedale da campo. Su
e giù per le scale per tre
piani, fra impalcature e transenne, fra macchinari oggi
qui domani là, affrontando
anche le intemperie facendo
la spola fra una costruzione
e l’altra. Le più penalizzate
erano le ausiliarie, costrette
ad attività di vera e propria
manovalanza ». Ma l’assenteismo è stato minimo, tutte le mansioni sono state espletate sempre con la gioia nel cuore. La gioia di fare, di dare, la voglia di vedere realizzata un’impresa che,
ancora, è finalizzata al dare,
al fare, all'amare. « La maggior parte di noi fa questo
lavoro perché ci crede — dice ancora la Imberti — crede nella gente, nella società.
Siamo al servizio della gente, dell’uomo, ma non solo
della sua salute; il nostro lavoro è valido solo nella mi
Missione
Un intervento ad ultrasuoni, in fisioterapia.
Lo spirito di servizio è evidentemente l'unica molla
che può far funzionare una
struttura ospedaliera se questa vuol pienamente realizzare il suo compito. E’ importante la distinzione fra
« essere » un servizio o semplicemente « fornire » un
servizio, come troppo spesso
accade. Ed è lo spirito di
sura in cut et sappiamo proiettare "dentro” la realtà dell’uomo e nei suoi problemi
psicologici, sociali, familiari.
Troppo spesso curiamo solo
il corpo della persona: dobbiamo lavorare, dovremmo
e dovremo lavorare pensando anche al suo dopo: cosa
farà dopo? La malattia è. a
monte; la casa, la famiglia,
gli affetti, il lavoro: quando
sono queste cose ad essere
ammalate, noi che facciamo?
Credo che adesso dovremo,
in tempi brevissimi, abbandonare i pur giustificati entusiasmi per questi locali
nuovi, questi macchinari sofisticati, questa meta raggiunta. Il viaggio non è fi-
7
obiettivo aperto 7
TRE GIORNI FRA RICORDI E PROSPETTIVE
di Torre Pellice
Re nelle esigenze dei malati e nel ruolo della struttura - Un’opera completamente autofinanziata e che verrà gestita meiittica di razionalizzazione - Le cifre di un anno di attività - Come, nei prossimi anni, « il Signore entrerà nell ospedale »?
nito e dobbiamo saperci fermare un attimo a riflettere
e pensare al modo migliore
per far sì che queste strutture siano usate in maniera
ottimale, nella direzione giusta, alla luce delle vere necessità dell’uomo, quelle che
troppo spesso si finge di non
vedere ». Il malato allora, cori'e persona, deve essere il
plinto focale da cui si dirama
c;:nì attività.
La quercia
La strada sembra ancora
in salita, anzi lo è, essendo
la messa in opera delle nuove strutture niente altro che
un momento, sia pur qualificante, del percorso iniziato
nel 1823 da Carlotta Peyrot.
La sua opera vive, attraverso e mediante lo stesso spirito di abnegazione, di passio 10, di amore. La signora
Pt ■ lot, racconta la tradizione piantò una quercia propi : ì di fronte all’ingresso del
« o » ospedale. In effetti ci
so 'u dubbi in proposito; i
documenti e i manoscritti
del tempo testimoniano l'intenzione di Carlotta, ormai vedova, con otto figli
aduìii, ancora giovane ma
paga di vita piena, di piantare quell’albero secolare,
simbolo da sempre di fermezza, indistruttibilità e certezze. In effetti non si sa se
la quercia sia stata piantata
o meno. Forse non ha attecchito, forse un fulmine l’ha
distrutta insieme ad un enorme pino che invece alcuni
documenti e ricordi citano.
Non ve ne è traccia ma non
è importante: non è che un
simbolo. Come solo un simbolo sarà la nuova quercia
che sarà messa a dimora con
la prossima stagione favorevole.
La quercia è viva. La quercia di Carlotta non è mai
morta. Ha accompagnato il
lavoro, la dedizione, la missione di generazioni intere;
è stata il lavoro e l’impegno
di chi ha retto l’ospedale, in
tempi improbi, in mancanza
di mezzi, viveri e medicinali, attraverso due guerre
mondiali; i medici, le diaconesse, gli oscuri pulitori di
cessi: non è lecito fare elenchi. Qualsiasi elenco sarebbe
sicuramente colpevole perché ometterebbe qualche nome di valore, come tutti sono. Contano invece le parole
citate prima, dette da un operatore il cui nome non
passerà alla storia: « Il viaggio non è finito ». Questa è
la quercia di Carlotta: fare,
dare, amare, sempre. Con in
più qualcos’altro, che è compito del teologo spiegare.
Stello Armand-Hugon
Il giorno del Signore
Il giorno del Signore ohe noi dobbiamo vivere è la giornata di tutti i giorni in cui noi sappiamo acoprire la sua
presenza, la sua vocazione e sappiamo scoprire il senso
della nostra vita nel ritmo regolare delle cose. La giornata
di oggi è in equilibrio fra una domenica particolare ed una
domenica qualsiasi. Questa domenica ha da essere, è stato
poi deciso, una domenica normale, col tran tran della vita
delia chiesa, perché deve essere così, è lì che il Signore
c’è, anche se ci raccogliamo con la particolare emozione
che deriva dall’aver realizzato quest’opera di testimonianza che il Signore ci ha dato di poter realizzare.
E se è così, il giorno del Signore per il nostro ospedale
non è oggi: il giorno dei Signore saranno le giornate che
verranno, quelle in cui quasi ci dimenticheremo di averlo
inaugurato, le giornate grigie in cui non succede nulla ma
in cui ci sono degli uomini e dèlie donne che cercano la
loro vita, in cui misteriosamente, senza che noi lo programmiamo, lo sappiamo, il Signore può entrare, come è entrato nella Betlemme dell’anno 1, e quando il Signore entra
nell’ospedale, come quando entra a casa nostra, entra sempre anonimo, non si fa riconoscere.
Il Signore entrerà infinite volte nel nostro ospedale, anonimo, e ne uscirà anonimo; chiediamo al Signore dì . darci
la grazia di sapere «lare a queste ore e a questi giorni il
significato dell’incontro con Lui, nell’ascolto, nell’amore,
nel rispetto, nella dedizione. Giorgio Tourn
L'Ospedale Valdese di Tórre Pellice. La capienza ha raggiunto i settanta posti letto, ambulatori e laboratori sono stati ampliati per un
totale di 3.800 mq. utili. Svolge funzioni di medicina generale, dayhospital, servizi di radiologia, ecocardiografia, ecotomologia, endoscopia, pneumologia, cardiologia e fisiochinesiterapia. E’ corredato di un
funzionale laboratorio analisi, laserterapia, e del centro diabetologico. Ospita inoltre i servizi di guardia medica notturna e festiva,
che fanno capo all’USSL.
...immerso nel futuro
Spiegare e capire che l’Ospedale Valdese di Torre Pellice si è rinnovato radicalmente non per spinte emotive ma per collocarsi in un
piano generale di servizi, vivendo ed operando al servizio di una USSL con una serie di risposte precise alle
necessità della popolazione:
questo il senso della tavola
rotonda svoltasi nella prima
delle tre giornate dedicate all’inaugurazione. Così il pastore Alberto Taccia, nella
presentazione, ha evidenziato
come « l’ospedale si collochi
all’interno di un programma
che si estende a tutta la valle con un obiettivo finale:
la qualità della vita della
sente ».
Successivamente Taccia ha
voluto mettere in risalto due
aspetti fondamentali: inserimento nella concretezza delle situazioni umane, confrontandosi coi bisogni della gente senza proporre dall’alto
schemi precostituiti (Gesù, a
quanti si rivolgevano a Lui,
diceva: « Che cosa vuoi che
io ti faccia? »); il secondo
elemento è la necessità di
considerare la persona umana nella sua interezza, fatta
di esigenze diverse che vanno al di là della semplice
guarigione. Si deve tener
conto della ricerca di crescita culturale, morale, in senso
ampio della sua formazione.
« L’ospedale è uno strumento, dunque, che coinvolge, a
livello di responsabilità, tutte
le istituzioni pubbliche: con
queste si staljilisce un rapporto di collaborazione, di
coordinamento di interventi
pur mantenendo la propria
autonomia gestionale ».
La necessità di integrare
con le risorse i bisogni che
si hanno sul territorio è stata sottolineata anche dal presidente della Comunità Montana Longo, quale linea di intervento dell’Ente di valle
fin dal suo nascere: « L’impegno dell’USSL ha consentito
di offrire delle risposte che
da molte altre parti, in altre
zone, non si vedono ». La capacità di andare avanti, in
evoluzione rispetto alle nuove esigenze, è stata un punto
fermo, insieme agli altri servizi avviati; nel frattempo si
sta passando, ha proseguito
Longo, « dalla fase che individuava il territorio come laboratorio di esperienza, al
passaggio delle risposte .ai bisogni, con integrazione fra i
vari servizi sanitari presenti
sul territorio ».
Partendo da alcune immagini che evidenziavano la situazione precedente il dott.
Mathieu, coordinatore sanitario dell’ospedale, ha messo
in risalto i risultati ottenuti
anche sul semplice livello
logistico, miglioramenti ottenuti grazie al sacrificio
di tutti: « basti pensare che
molti servizi hanno subito, durante i lavori, da uno a
tre spostamenti di sede. Qra
i siti definitivi consentiranno
non solo migliori risposte
ma anche, è logico prevederlo, significativi aumenti
quantitativi ». L’aumento di
servizi resi si può riscontrare anche dalla rotazione di
malati su un letto nell’anno:
si è passati da una media di
15 a 21 e ciò indica anche
le nuove caratteristiche dell’ospedale rispetto ad un passato neppur lontano quando
si parlava di un ricovero per
lungodegenti; un successivo
raffronto con i dati medi nazionali nel settore pubblico:
nella generalità dei casi si
verifica che le cifre sono su
livelli ottimali. Sul piano metodologico infine Mathieu ha
rilevato come in questi ultimi anni l’ospedale sia diventato un punto di osservazione e partenza importante, in
collegamento con i medici di
base, per una analisi generale del territorio fino al rapporto col malato, per vedere
come egli viva e concepisca
la malattia, ciò che viene definito « fare educazione sanitaria ».
L’importanza del cambiamento, del passaggio a risposte coordinate fra tutti i livelli sanitari, con impegno
in prima linea della classe
medica è stato infine messo
in rilievo dal coordinatore
sanitario dell’USSL 43 dott.
Rissone.
Piervaldo Rostan
Curiosando tra le cifre
Nel corso del 1986, quindi con la vecchia struttura di 51
letti, i ricoverati sono stati 1.085 di cui il 18,7% provenienti
da territori esterni alla USSL di competenza. La degenza media è di 17 giorni. Oltre ai ricoveri, l’ospedale ha fornito, fra le altre, le seguenti prestazioni ambulatoriali.
elettrocardiogrammi 3.750
visite cardiologiche 1.460
ecocardiogrammi 449
pneumograñe 700
radiologie 9.179
endoscopie 700
ecotomografle 13.000
analisi 127.000
(quest’anno sono 180.000)
Personale
6 analisti di cui un medico 3 radiologi
11 medici interni 12 specialisti esterni consul. 32 infermieri 18 ausiliari 16 addetti servizi 20 persone in collaborazione
ospedale di Pomaretto
Chi paga;
Doni dall’Italia 450 milioni
Doni dall’estero 1.525 milioni
Fondi propri 365 milioni
Fondi ancora da reperire 500 milioni
Costo totale dell’opera 2.850 milioni
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'sr¡^3?*v •>
$ vita delle chiese
18 dicembre 1987
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ASSEMBLEA DEL XV CIRCUITO
CORRISPONDENZE
La poca militanza
nella fede
Una buona partecipazione ai culti non è sufficiente se non è accompagnata dal coinvolgimento nella testimonianza rivolta alla società
L’assemblea del XV Circuito
(Calabria e Messina), tenutasi a
Dipignano il 14 e 15 novembre,
ha rilevato, come ha riferito il
sovrintendente Samuele Giambarresi nella sua relazione, che
« siamo troppo pochi e forse anche scarsamente motivati dalla
fede ».
Pochi anche i presentì all’assemblea: circa venti persone,
comprese quelle di Dipignano e
Cosenza. Ma soprattutto è stata poca la militanza registrata
nella vita delle chiese. Se in genere si ha una buona partecipazione ai culti da parte dei membri di chiesa, non altrettanta è
la preoccupazione che le comunità siano testimonianti nel contesto in cui vivono ed operano.
La stessa assemblea ha registrato questa sitùazione, concentrandosi più sui problemi di strut
tura che di « qualità della vita
cristiana », come è stato osservato.
L'intero pomeriggio-sera del
sabato 14 novembre è stato occupato dal problema delle finanze. Ed anche qui è emersa la
scarsa militanza, nel senso che
il contributo finanziario medio
dei membri di chiesa del Circuito non raggiunge le 5.000 lire
mensili. Tuttavia, nemmeno questa amara constatazione è
stata motivo di riflessione sulla
qualità della fede, quanto piuttosto sui meccanismi utili per
raggiungere una maggiore disponibilità^ di denaro. Che questo
sia un modo indiretto di convincere sulla necessità di accettare
il famoso « 8 per mille »?
Si è comunque rilevata la necessità di dedicare maggiore at
tenzione ai problemi della militanza nella fede, rispetto a quelli di carattere strutturale, affinché la testimonianza cristiana da
una parte non sia limitata al
possibile raggio di azione delle
comunità in quanto istituzioni,
e dall’altra i problemi importanti, ma non essenziali, come quelli di cassa, non prendano il posto della confessione di Cristo
Signore.
Su questi problemi centrali
hanno voluto riportare l’attenzione le due relazioni di Giovanni Lento e di Cesare Milane.schi,
rispettivamente sulla testimonianza evangelica di fronte all’attuale sviluppo del culto mariano, e sui problemi del battesimo ecumenico e del « ribattesimo ».
Cesare Milaneschi
NUSSBAUMEN
Giornata della Riforma
Culto e liturgia con alternanza di tedesco e italiano - La Santa Cena secondo l’impostazione zwingliana - « Bernardino Ochino a Zurigo »
Un frammento dell’A.C.E.L.I.S.
(Associazione delle comunità evangeliche di lingua italiana in
Svizzera), e precisamente quello
che fa capo alle comunità residenti nella Svizzera tedesca, ha
la consuetudine di celebrare la
giornata della Riforma (che in
Svizzera cade sempre la prima
domenica del mese di novembre)
raccogliendo le comunità ad esso associate in un convegno di
riflessione e di studio. A turno
queste comunità si fanno carico
dell’organizzazione del convegno:
quest’anno in particolare se ne
è assunta la responsabilità la
chiesa evangelica di lingua italiana di Zurigo.
Nel quadro storico odierno che
ci presenta la Svizzera, dove si
vedono confluire da nazioni anche culturalmente molto diverse rifugiati e richiedenti asilo,
la nostra scelta è stata quella
di vivere questa giornata con la
comunità riformata di lingua tedesca di Nussbaumen la quale,
appunto, è molto aperta a questo tipo di problematica. La cosa ci è anche stata facilitata dal
fatto che a Nussbaumen risiede
un nostro gruppo di diaspora
che, per la sua particolare estrazione culturale, è integrato tanto con la locale chiesa riformata svizzera quanto con la chiesa valdese di Zurigo. Così la memoria di un passato di frammenti di culture diverse in seno al
Tambiente culturale che ci ha
accolti, ci porta oggi a cercare
di evidenziare i nodi comuni cjie
via via, malgrado le nostre chiusure, si sono formati. Questa ricerca vorremmo farla non per
noi, ma per quello ohe sta di
nuovo avvenendo sul terreno della storia presente.
La giornata è iniziata con un
« culto di famiglia » nella chiesa riformata di Nussbaumen, insieme alla locale comimità di
lingua tedesca ed ai vari gruppi
della diaspora di lingua italiana provenienti dai cantoni di
Zurigo, Sciaffusa, Lucerna, San
Gallo e Argovia. Dopo il saluto
del presidente dell’A.C.E.L.I.S.,
maestro Gerhard Jack, il pastore Christoph Rediger celebrava
un battesimo (per questo « culto
di famiglia ») predicando sul passo di Atti 2: 37-41, mentre il pastore Giovanna Pons centrava la
predicazione sui versetti seguenti, da 42 a 47.
L’alternarsi delle due lingue tedesca e italiana continuava nel
corso del canto, della liturgia e
delle parole di consacrazione della Santa Cena, celebrata con rito zwingliano. Con nostra grande sorpresa, i fratelli riformati
svizzeri avevano destinato la colletta di questo giorno per l’Asilo Valdese di San Germano Chisone. La seconda parte della giornata è iniziata con un’agnpc preparata con spirito di servizio e
Inaugurato il Centro
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servita con gentilezza dalle sorelle e dai fratelli di Nussbaumen e Zurigo. Si potevano così
stabilire nuovi legami e nuovi
motivi di gioia, vivendo concretamente la comunione che avevamo sentita nel corso del culto del mattino.
Il pomeriggio, il pastore Emidio Campi, venuto espressamen. te da Firenze, ha tenuto uria conferenza sul tema della Riforma
in Italia, dal titolo: « Bernardino Ochino tra Siena e Zurigo ».
Portandoci l’eco del convegno di
studi tenutosi a Siena il 23 ottobre scorso, Emidio Campi ha presentato un’indagine storica documentata e avvincente nei confronti del riformatore italiano
che, fuggendo dall’Italia per salvare la vita, nel 1542 si rifugiò
a Ginevra dichiararidosi fedele
ai contenuti della Riforma svizzera. Anche le idee nuove però,
quando sono mediate da culture
diverse, trovano a volte delle
difficoltà ad integrarsi per dar
vita ad una nuova libertà di coscienza: Bernardino Ochino, trasferitosi successivamente a Zurigo, ne veniva infatti allontanato nel 1565 per motivi di dottrina. Egli visse comunque a Zurigo per dieci anni, nel corso dei
quali fu anche pastore dei rifugiati italiani di Locamo. Va pure ossemato che questi viandanti della storia che, fuggendo dal
Sud, si stabiliscono per un tempo al Nord in una terra come
la Svizzera, dalle molte culture,
trovano in essa un terreno d’incontro fertile per nuovi approfondimenti e nuove esperienze.
Oggi non si è più allontanati
per motivi ideologici, ma per motivi economici. Questo mutamento di direzione può forse favorire
l’accostamento delle diversità di
idee, culture, confessioni... in
una nuova ricerca del rispetto
umano per ciò che concerne non
solo la libertà di coscienza, ma
anche il diritto alla vita, cioè
alla condivisione del pane: dalla Santa Cena all’Agape.
Giovanna Pons
UDINE — La pioggia incessante delle ultime settimane, tipica del Friuli in questa stagione, si è fermata per alcune ore
al momento giusto. ,SottOi im cielo schiarito, il centro culturale
evangelico di Udine, battezzato
«Guido Gtendolfo» in memoria di
un credente che ha dato la sua
vita al Vangelo, è stato inaugurato in modo ufficiale il 25 novembre nei locali della comunità
metodista e del centro stesso in
P.le d’Annunzio 11. Non per caso,
il centro e Tassociazione che lo
anima prendono il nome di Guido Gandolfo. Egli ha dato esempio della grande gioia che il Dio
di Gesù Cristo dona ai suoi figli.
L’eredità di G. Gandolfo si
prolunga nelle vite di molte persone toccate dalla sua testimonianza, per non parlare della sua
numerosa prole, altrettanti G.
Gandolfo, molti dei quali impegnatissimi nelle comunità evangeliche, qui in Italia e altrove.
Il pastore Claudio H. Martelli
ha illustrato gli scopi del centro
culturale : dotandosi di questo
strumento di lavoro, il che richiede un notevole impegno di
tempo e di mezzi finanziari, la
comunità di Udine e tutti coloro che si associano a lei nel settore culturale vogliono dare un
contributo maggiore alla vita della città ed essere una presenza
di fermento evangelico.
Il pastore Valdo Benecchi ha
salutato l’iniziativa a nome della Tavola Valdese, e ha offerto
una prolusione, chiara e puntuale, sul tema « Protestanti perché :
un modo alternativo di vivere la
fede cristiana».
L’affluenza è stata buona e il
rinfresco seguente molto conviviale.
Culto dei giovani
SAVONA — Un culto conciotto
da giovani non è solo un diversivo-, per una chiesa, o il piacere di saperli « buoni e bravi »
una volta tanto; è la speranza
viva che la testimonianza, data
per giorni e anni, del Risorto
sia ascoltata, ed è il « segno »
che il Signore non fa cadere a
vuoto le sue promesse.
Con questa tensione sono stati ascoltati a Savona, domenica
29 novembre, Monica, Umberto,
Valeriana, Stefania, Adriana, che,
anche a nome di Paola ammalata
e di Manuela impedita, hanno
fatto riflettere sulla prima lettera di Giovanni al versetto 14
del secondo capitolo: «Giovani,
vi ho scritto perché siete forti
e la parola di Dio dimora in
voi e avete vinto il maligno ».
Non è una parola isolata perché già nell’A.T. (Giob. 32: 6;
Is. 40: 30; Giud. 6: 14) ai giovani
è stato detto che sono forti quando sperano nell’Eterno.
I tempi e le circostanze nel
mondo non sembrano oggi dare
loro molta forza e coraggio e
spesso anzi forniscono loro strumenti di evasione nel disimpegno, nel ripiegarsi su se stessi,
nello scetticismo. La parola di
Dio invece propone una forza che
non viene dalla fragilità dell’uomo, ma dalla fede in Dio, che
dice: sono con te!
Una ragazza del gruppo ha testimoniato che, per uscire dal
fondo in cui era caduta, le è
stato proposto l’Evangelo di Gesù Cristo non come religione o
istituzione ecclesiastica, ina come proposta di vita vera, di cammino nuovo; ed è proprio li, in
quella vita concreta di Gesù vissuta con e per noi fino alla croce, che ha ritrovato il suo Signore e la forza che da lui viene.
Oggi questo gruppo di giova
ni savonesi, composto sia da
evangelici che da catecumeni
provenienti dal cattolicesimo, ha
ritrovato la motivazione del suo
aggregarsi anche proprio nel sostenere questa compagna, ritro
vata dopo una pesante esperienza.
Nell’ambito della Liguria poi
molti sono gli stimoli di incontri
e riflessioni che vengono regolai mente durante l’anno dagli al
tri gruppi giovanili e che in verità sono ben attesi e preparati.
Studio biblico
SANREMO — E’ ripresa a pi no ritmo l’attività delle comi!
nità di Sanremo e Bordighera.
A Sanremo è iniziato lo studio
biblico, che si svolge ogni mercoledì alle ore 17 e che riguar
da quest’anno la prima lettera
di Paolo ai Tessalonicesi. Buona
Taffluenza di pubblico, anche non
valdese. Il pastore Carcò ed a cuni fratelli della comunità san
remese sono intervenuti aH’incontro del gruppo biblico ecv
menico di Sanremo, svoltosi ne:la chiesa di S. Siro, durante il
quale è stata tenuta una interessante conferenza dal prof. Reizo Fabris sul tema « Il messaggio biblico nella pittura di Mani
Chagall ». Il pastore Carcò è i itervenuto a sua volta con un br eve messaggio fraterno.
• Lunedì 16 novembre alle o: e
21, si è svolta, nella sala valciese, una conferenza a cura ci 1
prof. Paolo De Benedetti, doceite di ebraismo presso la Facoltà
teologica dell’Italia settentrionale, sul tema: « Significato dell’Esodc neH’ebraismo e nel cristi inesimo ».
• Il 13 dicembre si è tenui o,
come ogni anno, il bazar organizzato dall’Unione femminile, i cui
proventi sono stati devoluti a
favore delle nostre opere di a.ssistenza.
Federazione
Femminile
BORDIGHERA — Il 25 ottobre il culto è stato tenuto dal Comitato Nazionale della Federazione Femminile Evangelica Valdese e Metodista. E’ seguita una
agape fraterna nella Casa valdese di Vallecrosia e l’incontro proficuo ed interessante delle Unioni femminili liguri.
• Sono ripresi i corsi della
scuola domenicale e di catechismo, tenuti da Dorotea Nisbet e
dal pastore Carcò.
Nel Tempio
Augustano
TRIESTE — L’Unione giovanile delle comunità valdese ed elvetica, rinforzata da alcuni nuovi
simpatizzanti, ha iniziato le sue
attività con una serie di studi
sulle diverse denominazioni evangeliche in Italia, con riferimento alle differenze tra cattolicesimo e fede evangelica.
• Il gruppo biblico ha iniziato, con un buon numero di presenze, lo studio della Genesi,
mentre l’Unione femminile sta
preparando l’annuale bazar di
beneficenza con l’abituale dedizione.
• E’ ospite della Basilica di S.
Silvestro, per i suoi servizi religiosi, la locale Comunità anglicana con cui, da qualche tempo,
intratteniamo fraterni rapporti.
• Per la giornata della Riforma ci siamo trovati tutti nel
Tempio Augustano, dove il pastore Fanlo y Cortès ha posto in
risalto l’attualità dei valori della
Riforma. Il culto è stato accompagnato dal Coro augustano.
9
18 dicembre 1987
vita delle chiese 9
CARRARA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Maria Rocca
Massello e il Rimpatrio
Nelle nostre comunità, che vivono tra entusiasmi e stagioni
grigie segnate da un crescente
secolarismo, capita talvolta, più
spesso di quanto non si pensi,
di incontrare donne e uomini
che confessano la fede in Gesù
Cristo malgrado le avversità della vita.
La signorina Maria Rocca, recentemente scomparsa in una
casa di riposo di Varese, monitrice della Chiesa di Carrara, era
una donna umile con una vita
spesa nell’insegnamento ai fanciuìH della Scuola domenicale,
in sintonia con il non dimenticato pastore Lodovico Vergnano, che seppe unire la predicazione evangelica con una tenace difesa degli ultimi (negli anni della guerra), i perseguitati
fratelli ebrei.
S<mo gli anni felici, dal punto di vista evangelistico, della comuìiità di Carrara, gli anni della
piena maturità spirituale di Jacopo Lombardini e dello sviluppo evangelistico nei gruppi di
Gragriana e Torano.
Nella Scuola domenicale, sotto la vigile guida di Maria Rocca, si impara un inno che ancora oggi i nonni e le nonne della comunità ricordano: « A questa scuola il tempo vola », un
inno che indica un’ora di Scuola domenicale vissuta con intensit.:i e non per stanca routine.
A questo punto mi sovviene un
ricordo personale: quando, nel
1984, la comunità decise di ricordare il centenario della nascita di Lodovico Vergnano, si pensò ad una semplice targa commemorativa, come quelle che
troviamo nelle chiese delle Valli, una semplice testimonianza
non alle persone, ma alla fede
vissuta nella storia.
E la sorella Maria Rocca, interpellata come testimone di
quella feconda stagione evangelistica, suggerì un versetto sulla fede evangelica, un capitolo
della Bibbia inerente alla nostra
ragione di esistere: la fede evangelica. « Ora la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non
si vedono » (Ebrei 11: 1): la realtà della fede e l’impegno nella
nostra vita per la testimonianza
all’Evangelo di Gesù Cristo.
E con questo versetto, scolpito nel marmo che ha reso famosa Carrara nel mondo, ci congediamo dalla sorella Maria Rocca e ci stringiamo affettuosamente alle sorelle Barbara Forma ed Elsa Bardi, per questo
grande dolore, cantando un vecchio inno mietodista: « Il Signore con noi dimori. Finché insiem ritorneremo; e ci guardi
menti e cuori finché tutti andrem lassù! » (inno 298).
Eugenio Strettì
SAMPIERDARENA
Roberto Cavo
-Mi e caro ricordare la fi^ra
di Roberto Cavo in occasione
della sua dipartenza avvenuta a
Sam]rlc rdarena lunedì 7 novembre. Lo ricordo innanzitutto per
la sua collaborazione soprattutto nei primi anni del mio ministcìo a Genova; per primo accolse mia moglie e me nella comunità, ed era sempre il primo
ad accogliere i fratelli la domenica mattina, dopo aver riordinato i locali della chiesa.
Tutta la sua vita è stata strettamente legata alla comunità, neL
la duplice veste di diacono e di
anziano per le varie attività e
con diversi pastori. Come diacono era sempre disponibile per
i più umili servizi con altri anziani e nelle occasioni più diverse come le agapi, servizi fonebri, matrimoni, ecc. Come diacono ha accettato il compito di
cassiere per molti anni, svolto con scrupolosa serietà.
Roberto Cavo ha compiuto un
lavoro diaconale pur essendo
stato nominato anziano; in questa veste ha svolto la missione
di ^’isitatore, specialmente dei
Sabato 19 dicembre 1987
ore 20.30
Tempio Valdese di
Villar Perosa
CONCERTO DI NATALE
Con la partecipazione di
— Mauro Barotto, organo
— Corale Valdese di Pomaretto
— Corale Valdese di Villar
Perosa
— Trombettieri Valdesi
Musiche di Bach, Buxtehude,
Gabrieli, Schütz
Le eventuali offerte andranno a favore della ristrutturazione dell’Asilo per
Vecchi di San Germano Chisone.
malati; è stato riconosciuto predicatore ed ha assolto questo
ministero con senso vocazionale,
rivelando una buona preparazione biblica. Per questo si è
rallegrato molto che altri laici
gli succedessero in questa missione.
Desidero ricordarlo soprattutto quale direttore della Scuola
domenicale al tempo del pastore Carlo Lupo; nel pensiero di
Lupo la scuola domenicale e la
catechesi erano attività determinanti per la formazione dei futuri membri - di chiesa; diceva
infatti Carlo Lupo: « L’importanza di queste due attività è di
formare delle personalità cristiane con una notevole dirittura
di carattere, quali uomini spiritualmente nuovi, illuminati da
una salda cultura religiosa ».
Non si dimentica Roberto Cavo per la sua mano tesa a beneficio di persone e famiglie della comunità e quale prezioso consigliere, particolarmente dei giovani in crisi. Questa testimonianza del nostro fratello vuol
essere di incoraggiamento per i
nostri diaconi ed anziani in particolare a perseverare con gioia
nel servizio « tenendo sempre lo
sguardo fisso a Gesù soltanto
che ha aperto la strada della fede e ci condurrà sino alla fine »
(Ebrei 12: 2).
Gustavo Bouchard
Dbmenica 20 dicembre 1987
■ nel Tempio Valdese di
Torre Pellice - ore 14.45
LA GIOIA DEL NATALE
Programma di canti e musiche presentato dalla
Corale Valdese
di Torre Pellice
Esecutori:
Carlo Arnoulet (basso)
Gruppo flauti Val Pellice
Corale Valdese diretta dal M.o
Ferruccio Corsani
Ingresso libero
MASSELLO — Avvolti da una
nevicata incalzante una cinquantina fra massellini, amici e simpatizzanti, si sono ritrovati domenica 29 novembre, a Massello, a
dibattere insieme al pastore
Giorgio Toum intorno al « Glorioso Rimpatrio » e alle sue celebrazioni nel 1989. Chi si aspettava solo una articolata esposizione ed una serena e un po’ sonnolenta serie di interventi, è rimasto stupito- invece dalla vivacità della discussione, che ha
messo in evidenza una serie di
problemi. La ricorrenza del
« Glorioso Rimpatrio » oggi si
può affrontare da più parti: si
possono innanzitutto mettere in
evidenza le contraddizioni sociali fra un « glorioso » passato di
una valle un tempo popolosa, ricca di bambini che affollavano le
scuolette, recentemente in parte
restaurate, e il poco glorioso presente, o meglio, la realtà dura
dello spopolamento, dell’abbandono, del senso di disgregazione,
situazione per altro comune a
molte realtà alpine. Un’altra via
è quella di affrontare la questione con un’ottica burocratico-ecclesiastica: organizzare il 15 agosto ’89 con efficienza, ma all’esterno della comunità di Massello. Air interno del dibattito
una tale ipotesi ha suscitato subito le più vivaci reazioni, ed è
stata scartata. Esiste naturalmente una terza via, ovviamente
ancora indefinita, costeggiata da
mille viottoli tortuosi, tanti
quanti sono i nostri desideri, le
nostre speranze, i contenuti che
ciascuno vorrebbe mettere sotto
il titolo « celebrazioni del Glorioso Rimpatrio ». Per i massellini
il senso della ricorrenza, pur in
un quadro storico profondamente mutato, resta quello del 1689:
il diritto ad esistere nel loro paese come una ben definita fede e
cultura protestanti. E’ evidente
che l’affermazione del diritto di
esistere non si gioca in ima giornata di celebrazioni, ma deve trovare spazio anche in ambiti più
propriamente sociali, nel ricercare le condizioni materiali che
permettono l’esistenza.
In vista della ricorrenza, l’amministrazione comunale ha espresso tutta la sua disponibilità
a lavorare in collaborazione con
il Comitato per le celebrazioni
dei GuR. e con la Chiesa ..di Massello. Nello spirito-i che ha àrtìmato la ristrutturazione delle
scuolette e le altre iniziative popolari (la strada al tempio, il
mulino) certamente molti daranno una mano; ugualmente non
mancherà l’appoggio delle chiese
vicine più popolose.
Sarà Massello il 15 agosto del
1989 a ospitare o no le celebrazioni del « Glorioso Rimpatrio »?
Pur in mezzo a molti interrogativi, i massellini hanno detto di
sì.
• Il culto di Natale avrà luogo regolarmente alle ore 11,
con la celebrazione della Santa Cena. Ugualmente in modo regolare si svolgerà il culto del
27 dicembre. Il culto del 3 gennaio sarà tenuto dalla scuola domenicale di Perrero, che trascorrerà, tempo permettendo, il resto della giornata a Massello.
• Quest’anno, grazie alla collaborazione del predicatore locale Piero Imazio di Torino, anche
a Salza ci sarà periodicamente
una riunione biblica. Un incontro
ha già avuto luogo, nel corso
del quale si è anche avuta la
Cena del Signore.
Una gradita visita
SAN GERMANO — Il 13 ottobre l’Asilo dei Vecchi ha ricevuto
la gradita visita di un gruppetto
di amici svizzeri guidato dal
past. Zbinden.
La particolarità di questo
gruppo è stata di aver organizzato un tentativo, per altro riuscito, di coinvolgere i nostri ospiti in un «concerto» tutto particolare. Ad ognuno è stato dato uno
strumento molto semplice (tamburelli, maracas, due bacchette
da battere a tempo, campanellini e altri strumenti molto originali) e, con l’accompagnamento
di ima fisarmonica, tutti insieme
hanno suonato e partecipato allegramente ad una sorta di baraonda ritmica.
Bisogna riconoscere che resperimento è riuscito e che anche
alcuni degli ospiti più gravemente handicappati hanno eseguito
con attenzione quanto gli è stato
chiesto di fare, dimostrando di
gradire e di partecipare con
gioia.
Siamo molto grati a questi
amici che, oltre a fare una gradita visita con canti e con una
piccola meditazione, ci hanno
dato l’opportunità di conoscere
una originale forma di animazione che si potrebbe sviluppare.
Agape fraterna
VILLASECCA — Domenica 20
dicembre, ore 10, Chiotti; Culto
con la partecipazione degli alunni delle S. D. e del catechismo.
Seguirà un’agape fraterna.
Martedì 22 dicembre, ore 15,
Bovile: Culto con Cena del Signore.
Giovedì 24 dicembre, ore 20,
Trussan: Festa di Natale - Corale.
Venerdì 25 dicembre, ore 10,
Chiotti: Culto con Cena del Signore - Corale.
Sabato 26 dicembre, ore 10,
Villasecca: Festa di Natale.
Domenica 27 dicembre, ore 10,
Chiotti: Culto.
Giovedì 31 dicembre, ore 20,
Chiotti: Culto di fine anno.
Domenica 3 gennaio 1988, ore
10, Chiotti: Culto con Cena del
Signore.
• Esprimiamo fin d’ora la nostra riconoscenza nel Signore a
quanti si stanno adoperando nella preparazione delle varie Feste
di Natale. In particolare pensiamo a quella di Bovile, dove, pur
non essendovi bambini, si prepara ugualmente la Festa nella
scuola, frequentata un tempo
dagli stessi residenti attuali.
Auguri
POMARETTO — Si sono uniti
in matrimonio Lucia Bounous e
Luca Malatesta. La comunità tutta esprime i suoi auguri agli
sposi.
• E’ stato presentato al battesimo Giuseppe Roberto Baret dì
Italo e Minuccia Carbone; che
lo Spirito del Signore sia la sua
guida e protezione durante tutta
la vita.
Per conoscersi
VILLAR PEROSA — Dopo il
culto del 6 dicembre un buon
numero di partecipanti si è fermato per un momento di incontro. Prendendo insieme una tazza di caffè o di thè si scambiano informazioni e commenti, ci
si conche meglio. In una chiesa
di recente formazione come Villar Perosa, doire non tutti i membri si conoscono fra di loro,
questa iniziativa era necessaria.
Un fratello che abita a Pinasca,
ma proveniente da un’altra chiesa evangelica, ha detto che aspettava da tempo un momento di
questo genere, perché, pur partecipando spesso ai nostri culti,
era rimasto deluso dalla nostra
freddezza. Ora si spera che non
sia più così. L’iniziativa sarà continuata almeno fino a Pasqua.
• Riunioni quartierali: 21-12
Grange (presso Chambon); 22.12
Centro (Convitto); 23.12 'làipini
(presso Ghigo).
• Il culto della vigilia di Natale avrà luogo alle ore 20, nella
scuola di Vivian.
• La festa natalizia della scuola domenicale avrà luogo sabato
26, alle 14.30, nel salone sotto il
tempio.
Riunioni quartierali
PERRERO-MANIGLIA — Le
riunioni quartierali dei mesi di
gennaio e febbraio avranno luogo nelle date seguenti:
Gennaio: 7 Baissa ore 19.30; 14
Grangette ore 15.30; 20 Forengo
ore 19.30; 21 Pomeifré ore 15.30,
Bessé ore 19.30; 27 Perrero ore
20.30 (la data del 2 gennaio, comparsa sulla Lucerna, è errata!).
Febbraio: 3 Baissa ore 19.30;
4 Pomeifré ore 15.30; 10 Grangette ore 15.30; 11 Forengo ore
19.30; 18 Bessé ore 19.30; 24 Perrero ore 20.30.
• L’unione femminile si incontrerà il 12 gennaio, il 26, e in febbraio il 9 e il 23.
Verso Natale
LUSERNA S. GIOVANNI —
Sabato 19 dicembre, alle ore
20.30 nella sala Albarin i Cadetti
invitano tutti coloro che sono
interessati al loro lavoro ad una
serata che presenterà le loro riflessioni sul tema della pace.
• Giovedì 24 dicembre, alle
ore 14.30, festa di Natale con
ospiti e personale dell’Asilo valdese.
TORRE PELLICE — Domenica
20 dicembre parteciperanno al
culto i bambini della scuola domenicale i quali drammatizzeranno alcuni episodi biblici; la
giornata dei bambini proseguirà
con un pranzo presso la Foresteria valdese.
FRALI — Sabato 19 dicembre
alle ore 20.30, nella sala, serata
di canti con le corali di Frali,
Perrero e Villasecca.
•La sera di Natale, alle ore
20.30, nella sala, serata con i ragazzi della scuola domenicale e
la corale.
PRAROSTINO — Il culto del
giorno di Natale, con celebrazione della Santa Cena, avrà inizio
alle ore 10. La corale eseguirà alcuni brani.
• La festa di Natale è fissata
per il giorno 26 dicembre alle
ore 15. Tutti sono caldamente invitati a partecipare a questo incontro preparato dai monitori
della scuola domenicale e del
pre/catechismo.
Giovedì 17 dicembre
□ COLLETTIVO
BIBLICO ECUMENICO
TORRE PELLICE — Il collettivo biblico ecutoenico prosegue I suoi incontri presso la foresteria valdese, alle
ore 21, con lo studio del libro della
Genesi.
Lunedì 21 dicembre
□ SERATA DI
PREGHIERA
'PI'NEROLO — Alle ore 21, presso i
locali del centro sociale di S. Lazzaro
la FGEI e la C.d.B. invitano gli interessati a condividere un momento di
preghiera e riflessione biblica sul tema
del Regno.
10
5^::
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R:
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10 valli valdesi
18 dicembre 1987
SEGNALAZIONE
ir Corriere
ii
àngrognino
Hanno deciso di far concorrenza alla grande (si fa per dire) stampa locale. Sono i ragazzi e le ragazze della 3‘ e 5“ elementare di Angrogna, che hanno dato vita al mensile « Il Corriere angrognino » con notizie
dalla Val d’Angrogna ed hanno
persino un corrispondente da
New York (Oscar Platone). C'è
da far invidia ai grandi giornali.
Come spesso accade, i ragazzi
sono pnù attenti di noi alle notizie. Chi volesse abbonarsi può
Scrivere loro: presso Scuola elementare, Piazza Roma, 10060
Angrogna. Auguri ragazzi e permettetemi di pubblicare tre notizie prese dal vostro giornalino.
Le ultime notizie
dalla Vaccera
Nel mese di ottobre in località Vaccera vi sono stati numerosi lavori di manutenzione. Infatti degli operai hanno asfaltato la strada perché era piena di
buche e tutta rotta. Adesso si
viaggia bene, mentre prima si
rischiava di rompere la macchina a causa delle brutte condizioni in cui si trovava la strada.
E’ stato allargato anche il parcheggio, perché quando c’erano
tante macchine parcheggiate non
si riusciva oiù a passare.
Adesso si viaggia molto bene
e non si rischia più di rovinare
le macchine.
Silvia Rivedrà
Siccità in
Val d’Angrogna
I funghi
TORRE RELUCE
Le Pro Loco
vanno a scuola
Cinema
Iniziative di vario genere, dalle rassegne culturali alla promozione
- Bacini turistici e organizzazione nei due giorni di un intenso corso
In Val d'Angrogna e in altre
vallate questa estate c’è stato
il problema della mancanza dell’acqua. iLa causa della siccità
è stata delle p>oche piogge ed ha
sempre fatto molto caldo. Così
le fontane sono asciugate e molte famiglie sono rimaste senz’acqua. Oltre alle persone sono rimasti senz’acqua anche gli animali che bevono molto di più
delle piersone, per esempio le
mucche. Inoltre non avendo piovuto l’erba dei prati non è cresciuta e quella poca che c’era
è seccata, così le mucche e le
pecore avevano poca erba da
mangiare.
Non tutte le fontane, per fortuna, sono asciugate, come la
fontana Beckwith che è anche
una fontana pubblica. La gente
del Martel che era rimasta senz’acqua andava a prenderla alla
fontana Beckwith. In qualche
fontana pubblica c’era ancora un
po’ d’acqua, sarebbe però stato
meglio se ognuno avesse potuto
avere l’acqua in casa.
Per fortuna nelle settimane
passate è caduta pioggia in abbondanza, in caso contrario oggi
non ci sarebbe più un filo d’acqua.
Patrick Rivoira
Chi non ha avuto occasione di
vedere all’opera qualche Pro Loco durante le proprie vacanze
in montagna o in collina?
E’ una realtà questa, assai articolata, che va dai balli alle feste
popolari, dall’organizzazione di
rassegne, concerti, convegni e
mostre a vere e proprie promozioni turistiche. Alla base di tutto questo c’è un grosso impegno
comune volontaristico.
Alle Pro-Loco, e ce ne sono alcune migliaia in tutta Italia, si
offre la possibilità di xm salto di
qualità: con la Legge Quadro sul
Turismo n. 21, del maggio 83, si
prevedeva infatti un decentramento alle Regioni del compito
di proporre, inquadrare, incrementare il turismo sia nelTottica
di una maggior fruizione degli
ingenti beni culturali ed ambientali, sia nella prospettiva che questi flussi turistici possano portare a delle vere e proprie occasioni di lavoro. Le Regioni quindi
stanno predisponendo leggi e la
Regione Piemonte lo ha già fatto
con la Legge n. 5 del 12 marzo
1987 con la quale prevede su tutto il territorio una organizzazione turistica suddividendo l’area
in bacini turistici (il Pinerolese
sarà il numero « 5 ») ed al loro
interno le sedi di coordinamento
A.P.T. (Azienda di Promozione
Turistica con sede in Pinerolo)
ed alcune sedi di Uffici di Informazione Turistica I.A.T. in centri ancora da designare.
A questo punto entrano in gioco anche le Pro Loco, poiché
tramite il loro apporto esse hanno già costituito tutta una serie
di punti di riferimento e di manifestazioni in una rete che copre
buona parte del territorio.
Di fronte a questa proposta di
valorizzazione, che si valuta essere importante, le Pro Loco hanno reagito in maniera propositiva, creando già a partire dalla
primavera 1985 TU.NjP.L.I. (Unione Nazionale delle Pro Loco
d’Italia) e, come articolazione di
VAL RELUCE
Ferrovia in pericolo
«Oltre il 40% delle linee ferroviarie del Piemonte sono locali
ed a scarso traffico. Qui c’è un
problema di economicità di esercizio. La legge di riforma delle
Ferrovie prevede che a partire
dall’89 il bilancio delle ferrovie
non sarà ripianato. Allora si
apre il problema delle linee non
remunerative; spetta alle Regioni decidere. Se desiderano che le
Ferrovie continuino a mantenere aperte queste linee, occorre
che intervengano finanziariamente per ripianare i deficit di esercizio, oppure, se preferiscono,
possono attivare linee sostitutive
di autobus ». Così si è espresso
recentemente il nuovo direttore
del Compartimento delle Ferro
Ouest’anno nel mese di settembre sono cresciuti molti funghi, quindi c’era tanta gente che
andava a cercarne e tutti ne trovavano. Però c’era talmente tanta gente che i funghi venivano
pestati. (...)
Nel mese di ottobre la gente
avrebbe di nuovo trovato a vendere i funghi, ma di funghi non
ce n’erano più perché faceva
freddo e non nascevano.
Quest’anno è stato come l’anno scorso che vi erano tanti
funghi, ma quest’anno erano ancora più abbondanti. Se quest’inverno nevicherà di nuovo tanto
anche nel prossimo autunno si
potranno trovare molti funghi.
Maurizio _ Benedetto
ELEGANZA - MODA - SPORT - COMODITÀ’
Calzature
ALMA
Corso Gramsci, 28
Valleverde
Primigi
Lellociccalle
Canguro ed altre marche
Augura alla Spettabile Clientela
buone feste e felice Anno Nuovo
TORRE PELLICE
secondo livello, dei Comitati regionali. Il loro scopo è quello di
promuovere anzitutto un dibattito interno fra le Pro Loco, in secondo luogo di patrocinare a vari
livelli, sia legislativi, sia presso
l’Amministrazione Finanziaria e
gli Enti Locali l’immagine e le
necessità delle Pro Loco. In terzo luogo, di stipulare delle convenzioni a livello nazionale con
vari enti, ENEL - SIAE (Società
Autori Editori), ecc. al fine di
rendere omogenei su tutto il territorio i costi di quei servizi essenziali per le attività promosse
dalle Pro Loco.
Come affrontare allora in maniera organica queste materie così varie e complesse, se non facendo dei corsi di aggiornamento
per i loro responsabili?
L'ultimo di questi corsi si è
svolto a Torre Pellice, presso
l’Hôtel Gilly il 28 e 29 novembre,
organizzato dal Comitato Regionale Piemontese e sotto il patrocinio dell’Assessorato al Turismo
e Tempo Libero della Provincia
di Torino.
TORRE 'PELLICE — A chiusura della
rassegna « Mai soli mai accompagnati », giovedi 17 si proietta Mask, di P.
Bogdanovich. Venerdì 18 (ore 21) è in
programma il film musicale U 2: Under
a blood red sky; Sabato 19 (ore 20-22);
Quarto protocollo; Domenica 20 (ore
16-20-22): Robocop.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 17 dicembre, ore 17, al Centro d'incontro
di via Repubblica 3, avrà luogo una
riunione con ii seguente o.d.g.: a) Azione Urgente in favore di 7 leaders
deli’Organizzazione studentesca della
Università di Nairobi (Kenia) arrestati con aitri 40 studenti, poi liberati,
durante i disordini avvenuti tra il 14
e II 15 novembre e detenuti illegalmente; b) Messa a punto della preparazione del Trattenimento pomeridiano (sabato 19 dicembre inizio ore 14.30);
"Un thè per Amnesty”, Torre Pellice,
Foresteria Valdese; c) Varie.
Concerti
S. GERMANO — Sabato 19 dicembre,
con inizio alle ore 20.45, la Compagnia
"La Teto aut” presenterà il suo programma di canti e danze popolari delle valli Chisone e Germanasca pre.sso
gli impiantì deila società sportiva di
Porte, in iocalità Maianaggio, Le offerte raccolte andranno a favore della ristrutturazione deil’Asiio di San
Germano.
vie di Torino ing. Giovanni Caprio, rimandando la questione alle Regioni e considerando il problema sotto l’aspetto unicamente
economico. Nel frattempo, per la
linea Pinerolo-Torre Pellice bisogna segnalare un altro cambio di
orario; il treno in partenza da
Torre alle ore 20,12 è stato anticipato alle ore 20,02.
Per sollecitare le forze politiche e le istituzioni locali (Comuni, Provincia e Regione) a prendere concrete decisioni per salvare la linea, il Comitato per la
difesa del servizio ferroviario ha
convocato per martedì 22 dicembre, alle ore 20.30, una assemblea
pubblica presso la Foresteria valdese di Torre Pellice.
AlTordine dei lavori: il regime
tributario delle Pro Loco con aggiornamento sulle attuali normative fiscali, le normative riguardanti la gestione del personale,
l’organizzazione e la funzionalità
degli uffici turistici, le norme di
sicurezza in occasione di pubblici spettacoli.
Come si vede, si tratta di temi
di rilevante attualità che hanno impegnato attivamente i 130
rappresentanti delle Pro Loco
piemontesi riuniti per l’occasione. Durante l’incontro è stato anche dato il mandato all’esecutivo
dell’ U.N.P.L.I. di patrocinare
presso TAmministrazione Finanziaria la richiesta di esonero dalle imposizioni in materia fiscale
e tributarla, di tutte le attività
delle Pro Loco fino ad un giro di
affari massimo di 50 milioni annui, trattandosi appunto di attività non continuative a predominanza volontaristica e promozionale.
BOBSIO PELLICE — Sabato 19, alle
ore 20.45, presso II tempio valdese serata organizzata da Radio Beckv.ith
con ìa partecipazione dei cantautore
Tuilio Rapone che presenterà ta.ani
sulie vicende della storia valdese, ingresso libero, offerte a favore di Radio Beckwith.
La stessa serata viene replicata ancora domenica 20 dicembre presso la
sala valdese di S. Lorenzo ad Angrogna: inizio ore 20.45.
Proiezioni
TORRE PELLICE — Venerdì 18 dicembre, alle ore 21, il CAI Val Pellice organizza, presso la sede di piazza Gianavello, una proiezione di diapositive di Silvana Fournier sul tema
• Transiberiana », viaggio in treno tra
Mosca e il Giappone.
Segnalazioni
LUSERNA S. GIOVANNI — Il Consiglio comunale è convocato per le ore
21 di venerdì 18 dicembre in seduta
pubblica; tra l'altro in esame problemi
di viabilità e revisione tariffe di ser
Adriano Longo vizi.
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18 dicembre 1987
valli valdesi tt
■«il
TORRE RELUCE
Bandiera rossa
Radio Beckwith;
sulla Casa Bianca
tre anni dopo
Una serie di attività collaterali qualifica un’emittenza diversa
(segue da pag. 1)
quasi meglio di Reagan che di
schermo se ne intende.
Profondamente sicuro di sé, ha
tenuto testa al suo abile interlocutore che lo ha costretto a
passare in rassegna i temi più
UMcl DtJilC Ul dLLIVILd L.U I I d LC1 a l l V.^UdllllOd un UIIIILIUII^CI UIVC^IOCI - pcisaaic IXI X
Nonostante alcune difficoltà si prospetta un decisivo ampliamento so che il New York Times
venerdì 4. nresentando il risu
ca
di
■V' ■ •
è.T
!N
S"
In un locale di via Beckwith 3
si festeggia il terz» anno di attività di Radio Beckwith. Tre anni
di attività sono sufiftcienti per fare un piccolo bilancio: dopo le
inevitabili grandi difficoltà dell’inizio, la redazione ha potuto
coiiaudare e consolidare tutta
una serie di programmi che si
sono rivelati validi. Si va dal
notiziario al culto evangelico, da
Bimtaolandia a « Tacchi alti e
gorme al vento », musica per liscio. da recensioni di quotidiani
di grande e piccola tiratura a rubriche di ecologia e agricoltura,
e via dicendo. Ma non basta:
Radio Beckwith si è fatta promotrice di numerose manifestazioni culturali, come concerti, dibattiti, tavole rotonde. Risulta
perciò evidente la diversità di
Radio Beckwith rispetto alla
gran massa delle emittenti private. nei cui programmi fanno la
parte del leone classifiche musicali e pubblicità. Una diversità
senz’ciltro positiva: Radio Beckwitl'i vuole essere un mezzo di
propaganda soprattutto culturale ed evangelica. Purtroppo pare
che anest’ultimo aspetto non sia
stato ancora recepito da alcuni
ambienti della Chiesa valdese.
Le nostre difficoltà sono molte. Siamo un gruppo di giovani
volontari che offrono il loro contributo in lavoro con gioia e disinteresse. Purtroppo, non sempre ci è possibile dichiarare la
nostra disponibilità, per motivi
di studio o di lavoro. Ultimamente abbiamo « perso » due validi collaboratori: Milena Beux
ed Henry Olsen, dopo vari anni
di attività presso Radio Beckwith, si sono iscritti alla Facoltà
di teologia a Roma. Ma il problema più grave resta quello economico, che influisce pesantemente sulle grosse possibilità di
una qualsiasi radio. In primo
luogo il raggio di azione è troppo
ristretto : teoricamente comprende tutta la Val Pellice. Ho detto
teoricamente, perché in certe zone della valle non arriviamo; emblematico il caso di un mio amico, residente a San Giovanni, che
pochi giorni fa mi viene a dire:
« Ho cercato Radio Beckwith sui
91.200 MHz e su altre frequenze,
ma non l’ho trovata ». Ancora : i
pochi soldi delle nostre casse so
no insufficienti per offrire dei
programmi di buona qualità tecnica: il materiale è di seconda
mano, più volte guastatosi e
più volte riparato (altro che
«alta fedeltà»), il repertorio
spesso non è all’altezza delle esigenze musicali, i programmi vengono registrati su cassette più
volte riciclate... I nostri obiettivi
primari consistono, pertanto,
nella realizzazione di un ponte
radio, in località Rocca Berra,
che ci consenta di raggiungere almeno Pinerolo e Saluzzo, e in un
miglioramento della qualità dei
programmi, con nuove interviste
e trasmissioni più curate. Ripeto: il successo di Radio Beckwith è, purtroppo, legato al problema dei finanziamenti. In occasione del compleanno dell’emittente e delle feste natalizie,
Radio Beckwith è molto lieta di
ricevere offerte (versando sul c/c
n. 13149 presso l’I.B.I. di Torre
Pellice, intestato all’« Associazione Culturale Francesco Lo
Bue»). «Anno nuovo, vita nuova », speriamo che sia così anche
per Radio Beckwith.
Damele Cericola
venerdì 4, presentando il risultato di un'indagine campione, riveli che ormai il 39% degli americani è a favore della glasnost
di « Gorby ». Paradossalmente,
con la sua performance televisiva il leader sovietico piace persino più di tutti i candidati in
corsa per la presidenza, ad eccezione del vicepresidente Bush.
Ma se il livello di popolarità
conseguito da Gorbaciov negli
USA non è mal stato raggiunto
da nessun altro leader sovietico,
c’è pur sempre, secondo il Washington Post di lunedì 7, un
60% di americani che ritiene i
sovietici pericolosi, e un 45%
che crede che l’accordo comprometta la sicurezza in Europa,
non difenda a sufficienza gli interessi degli Stati Uniti e favorisca soprattutto l’Unione Sovietica. Sono dunque sorti dei nuovi contrasti.
Una nuova
geografia politica
wÊÊmÊÊÊBgmsm
Lettere
LA MOSTRA
SCONOSCIUTA
rinaimente si è inaugurata la XXXVII
Mostra d'Arte contemporanea di Torre
Pellice. Peccato cbe non lo sapesse
nessuno, perché nessuno ha ricevuto
gli inviti. Peccato che tuttora in Valle né uno striscione né una locandina
la segnali all'attenzione locale. Peccato
poi che abbia luogo ora e non in
agosto, come è avvenuto dal 1949 fino
allo scorso anno, cioè nel quasi quarantennio in cui essa è stata sostanzialmente frutto degli sforzi di mio
padre, mia madre e di qualche amico
volontario.
che in trentasette e più anni l’hanno
seguita con interesse e ammirazione
e la considerano un patrimonio culturale e spirituale collettivo.
Erica Scroppo, Torre Pellice
DENUCLEARIZZATI
MA L’IMPEGNO
CONTINUA
Essa era stata concepita, oltre che
come un’attrattiva culturale in più per
I turisti, anche come un’attività da collocare parallelamente al Sinodo, con un
significato di testimonianza e di messaggio evangelico, anche se di tipo
particolare.
In ogni caso i curatori «scientifici»
hanno svolto un ottimo lavoro e la mostra è veramente bella. Quel ohe invece, non solo a parer mio, è decisamente scadente è l’impegno dei
vari enti e organizzazioni locali citati come « patrocinatori » dal catalogo.
Se Comunità Morrtana e Co'mune si
prendono l'impegno di proseguire una
attività seria e rinomata come quella
della mostra, lo facciano, se non con
competenza, almeno con il rispetto dovuto sia alla persona da cui l’hanno
ricevuta in eredità, sia a tutti coloro
Pinerolo città denuclearizzata, finalmente! Sono passati alcuni anni da
quando II Comitato per la Pace di Plnerolo richiese al Consiglio Comunale
un tale impegno, allora rifiutato. Dopo
quel momento, durante la crisi nel
golfo della Sirte, come Democrazia
Proletaria presentammo un ordine del
giorno di impegno per la denuclearizzazione subito votato all'unanimità, ma
poi sconfessato alcuni mesi dopo. Successivamente una petizione del Comitato Pace e Lega Ambiente impegnò
la Giunta a deliberare dopo II voto
dei referendum sul nucleare. A voto
avvenuto, i consiglieri comunali di D.P.
hanno presentato una interpellanza sulla questione per sollecitare la decisione e, nonostante varie opposizioni, la
decisione è arrivata. La città è quindi
territorio denuclearizzato. Noi crediamo che questo atto non sia certo tra
i centrali nella vita di una Amministrazione Locale, ma ha sicuramente grande importanza, perché innanzitutto è
chiaro che ogni iniziativa a favore del
disarmo è elemento di garanzia per la
pace, e rifiutare il nucleare è sicuramente atto di disarmo. Inoltre dire no
al nucleare sul proprio territorio rappresenta un momento di partecipazione
dal basso, di affermazione della volontà
popolare, in contrasto con le decisioni
dall’alto.
Infine vuol dire entrare in quella realtà di territori denuclearizzati che in
questi anni si è sviluppata da Comuni
a Regioni a intere Nazioni, e anche
questo è sicuramente un importante
passo per ia pace. Ma questa scelta non
può restare una semplice dichiarazione.
La richiesta che D.P. presenterà è che
vengano decise tutte quelle iniziative
che riescano a concretizzare tale
scelta: lo sviluppo di una cultura per
la pace, il sostegno all’obiezione di
coscienza, il rapporto con i Paesi del
Terzo Mondo. Come D.P. inviteremo
inoltre le varie associazioni ambientaliste e pacifiste a elaborare proposte
in questo senso.
Quattro dei sei candidati repubblicani alla presidenza criticano apertamente Reagan per la
negoziazione di Washington e
tra i più ostinati c’è Pat Robertson, fino a ieri famoso televangelista. I conservatori, isolati dall’improvviso coagulo delle forze
progressiste intorno alla firma
dell’accordo, hanno fatto sapere
per bocca del loro leader Phillips che « Reagan è diventato
l’utile idiota della propaganda
sovietica ». « La verità è che non
c’è nessun leader repubblicano
— commenta amaro Barbour,
del Comitato nazionale del Partito democratico — che in questo momento abbia la statura
politica e culturale di Gorba
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ciov ». La dinamica del summit
ha creato nel Congresso nuovi
equilibri politici. Per la « middle class », a questo punto, una
vacanza a Mosca per vedere come veramente stanno le cose
non la toglie nessuno; le agenzie
turistiche, da quando la rivista
Life di ottobre ha pubblicato un
numero quasi interamente dedicato a Gorbaciov, hanno fatto
il pieno. 110.(XK) presenze solo
per il 1987. _
Dal dopo-summit emerge infine, una volta di più, l'immenso
potere dei media nel formare
l’opinione pubblica e sia Reagan
sia Gorbaciov, diversi per età
e formazione culturale e politica, hanno entrambi dimostrato
di saper usare molto bene la superpotenza dei media per pilotare la loro politica interna, prima ancora di quella intemazionale. Non è un caso che Gorbaciov, nell’incontro dopo la firma con i rappresentanti della
cultura americana, abbia rispiegato a lungo la sua perestrojka,
capace — dice lui — « di esprimere tutte le potenzialità del sistema socialista ». E a queste
ultime parole annuiva vistosamente anche il rappresentante
della Chiesa ortodossa mssa.
Sia Gorbaciov che Reagan hanno bisogno di nuovi consensi in
casa propria. Il vertice di Washington serve dunque anche a
questo, oltre al fatto nositivo di
rappresentare un passo in più
nella lunga marcia verso^ una
pace non più fondata sull’ang^
scia dell’inverno nucleare. « Ma
se siamo arrivati a questo punto è anche grazie — conclude
Barbara Roche, direttrice della
rivista femminile protestante
Concerned di New York — all’impegno internazionale del movimento per la pace, senza il quale non ci sarebbe stato nessun
tipo di trattativa. Il summit di
Washington, — dice la Roche —
se ci invita a continuare a lottare e a pregare per una pace
mondiale disarmata, dà ragione
allo stesso tempo a chi non ha
mai voluto in questi anni ospitare i missili nucleari in ^ casa
propria, a cominciare dall’Olanda ». .
Giuseppe Platone
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■;--S
'’m
12
12 fatti e problemi
18 dicembre 1987
OBIEZIONE DI COSCIENZA
AMNESTY INTERNATIONAL
non usare le armi Prigionieri
da lunghi anni
Uso delle armi: spesso disattese le risoluzioni dell’ONU - Sarà forse possibile un maggior impegno legislativo da parte dei vari governi
Alcune recenti discussioni presso le Nazioni Unite a Ginevra,
specie durante la sessione della
Commissione per i diritti dell’uomo, hanno rilanciato il dibattito nei confronti dell’obiezione di coscienza. Pare che, sia
pure con una modesta progressione, a poco a poco si vada
verso un riconoscimento da parte del diritto intemazionale nei
confronti di coloro che si rifiutano di imbracciare le armi.
E’ quanto afferma sul Soepi
Mensual dello scorso novembre
Martin Macpherson, incaricato
delle questioni attinenti ai diritti dell'uomo e che ha seguito
il dibattito alle N. U. sull’obiezione di coscienza (o.d.c.).
Dal dibattito è emerso che esistono due tipi di o.d.c. alla guerra ed al servizio militare: 1)
l’obiezione totale, collegata alla
convinzione che l’uccidere è sempre moralmente condarmabile e,
2) l’obiezione selettiva, secondo
cui la forza è a volte giustificabile se si accorda col diritto
intemazionale. Come sottolinea
Macpherson, sul piano giuridico
la prima posizione è maggiormente chiara: parecchi paesi esonerano dal combattimento armato coloro che — p)er motivi
religiosi od umanitari — hanno
la profonda convinzione morale
che qualunque guerra sia condarmabile. Da parte loro, gli obiettori della seconda categoria
non riusciranno quasi mai a fare ammettere al proprio governo in guerra che il ricorso alla
forza violi il diritto intemazionale.
In Europa, secondo i principi
della libertà di religione e di
coscienza, viene accordato un
particolare trattamento agli obiettori di coscienza (n.d.r.: anche se punitivo e discriminatorio). Invece il diritto internazionale non riconosce agli obiettori
il diritto generalizzato di opporsi alla guerra ed al servizio militare. Al contrario, esso limita
la libertà del singolo di agire
secondo la propria coscienza.
Nel nome dell’interesse generale
i governi possono proibire certi
atti ed imporne degli altri.
Non si può invocare
l’obbedienza
Lungo il corso della loro storia, gli Stati hanno fatto uso del
la forza delle armi ogni volta
che lo hanno giudicato necessario. Tuttavia attualmente la Carta delle Nazioni Unite, suffragata ed esplicitata da numerose
risoluzioni (anche se sovente disattese!), proibisce il loro uso,
salvo che in caso di legittima
difesa.
Sussiste anche il divieto di fare là guerra con qualsiasi mezzo. Nel corso dell’ultimo secolo
si sono svolte parecchie conferenze intemazionali che hanno
vietato Tutilizzo di gas tossici,
l’uccisione indiscriminata dei civili, dei prigionieri, l’eliminazione di gruppi nazionali, etnici,
razziali o religiosi. Il genocidio
è stato classificato come un crimine nei confronti del diritto internazionale. Secondo una risoluzione deirONU del 1946 gli individui sono responsabili degli
atti commessi contro il diritto
internazionale e non possono invocare come scusante l’obbedienza ad un’autorità superiore.
Tornando alla questione dell’o.d.c., — come ricorda il citato
articolista — la questione era
già stata sollevata alla vecchia
Società delle Nazioni. In effetti,
alla fine degli anni '20, essa aveva respinto una proposta sovietica che mirava ad abolire o^i
forma di servizio militare, ivi
compresa Tistmzione militare
dei giovani da parte dello Stato o di organizzazioni pubbliche.
li dibattito alle
Nazioni Unite
All’ONU il dibattito è stato rilanciato dalle Organizzazioni
non governative sulla fine degli
anni ’40, quando cioè il servizio
civile intemazionale ha posto il
problema dell’o.d.c. a livello appunto internazionale. Più tardi,
un tentativo di proporla come
espressione di libertà religiosa
non ha avuto successo in quanto
venne considerata come una discriminazione. Parecchie organizr
zazioni giovanili hanno sottoposto alla Commissione dei diritti dell’uomo dei casi concreti, tentando di cointeressare altre organizzazioni. Nel 1972, la Commissione intemazionale dei giuristi ha pubblicato uno studio
che riassumeva le leggi sull’o.d.c.
in vigore in 150 paesi.
La sessione dell’Assemblea ge
nerale del 1978 ha parzialmente
riconosciuto il diritto all'o.d.c.
chiedendo, con una risoluzione ai
governi, di riconoscere come rifugiati politici coloro che rifiutavano di prestare servizio militare o di polizia in Sud Africa
in quanto non volevano sostenere l’apartheid.
Giungendo ai giorni nostri, e
dopo precedenti proposte miranti al riconoscimento intemazionale dell’o.d.c., la Commissione
dei diritti dell’uomo, durante la
Sua 43“ sessione di quest’anno,
ha adottato una risoluzione che
riconosce l’o.d.c. al servizio militare.
Una risoluzione
importante
Questa risoluzione, proposta
dall’Austria ed appoggiata dal
Costa Rica, dalla Francia, dall’Italia, dall’Olanda, dalla Gran
Bretagna e dalla Spagna, ha lo
scopo di rafforzare i principi intemazionali già riconosciuti sul
diritto alla vita, alla libertà, alla sicurezza della persona ed alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Si confida che
quando la questione dell’o.d.c.
verrà ripresa nel 1989 a livello
di Assemblea generale dell’ONU,
essa venga votata dal più gran
numero possibile di membri.
Questa risoluzione inoltre — sottolinea l’articolista — dovrebbe
consentire di allargare il dibattito ad altri aspetti dell’o.d.c.,
come ad esempio quello del rifiuto di contribuire alle spese
militari.
Macpherson conclude il suo
articolo con qualche riflessione:
« Non dimentichiamo che occorre attirare l’attenzione del mondo intero sul riconoscimento dell’o.d.c. come un diritto fondamentale della persona. L'adozic^
ne di tale risoluzione consentirebbe di far progredire le legislazioni nazionali più rapidamente e aiuterebbe gli obiettori a
far riconoscere i propri diritti
dai tribunali dei loro paesi. Inoltre, essa incoraggerebbe forse
un maggior numero di persone
a prendere posizione contro il
servizio militare ed a favore di
quello civile, favorendo in tal
modo l’instaurazione di relazioni sempre più pacifiche fra i
popoli ».
Roberto Peyrot
Amnesty International ha recentemente attirato l’attenzione
deU’opinione pubblica mondiale
sui casi dei prigionieri che rimangono in carcere per lunghissimi periodi di tempo, a volte
senza nemmeno conoscere l’accusa e senza essere stati mai processati. Può accadere persino che
restino in prigione ancora molti
anni dopo aver scontato tutta la
pena.
Nel numero di ottobre del Notiziario di Amnesty sono presentati i tre casi di ’’prigionieri da
lunghi anni”, che qui desideriamo sottoporre all’attenzione dei
lettori.
TSEHAI TOLESSA ETIOPIA
Figura femminile di rilievo nella Chiesa Cristiana Evangelica
Etiopica Mekane; suo marito, il
rev. Gudina Tumsa, ne era il segretario generale. Venne sequestrata con il marito da uomini
armati ad Addis Abeba nel luglio del 1979. Fu rilasciata dopo
poche ore, ma Gudina Tumsa
scomparve. Di lui non si seppe
mai più nulla. Tsehai Tolessa,
membro del gruppo etnico Dromo accusato di collaborare con il
Fronte di liberazione Or omo,
venne arrestata sette mesi dopo
il suo breve precedente sequestro ed è ancora in carcere ad
Addis Abeba, senza alcima accusa né processo.
Si invitano i lettori a chiedere,
in inglese o italiano, sempre in
termini corretti, il suo immediato rilascio a:
His Excellency
Mengistu Haile-Mariam
Head of State
Addis Abeba - Ethiopia
RECEP MARASLI - TURCHIA
31 anni, curdo, editore specializzato nella pubblicazione di libri sulla minoranza curda. E’
stato arrestato la prima volta nel
1978 e poi nel 1982, con l’accusa
di « incitare al separatismo » e di
« indebolire i sentimenti nazionali ». E’ stato processato davanti
alla Corte militare d’appello. Le
condanne inflittegli ammontano
a 36 anni di carcere I In prigione
ha partecipato a diversi scioperi della fame per protestare contro le dure condizioni carcerarie
e la tortura. Nel 1984, dopo l’ultimo sciopero, è stato ricoverato
in ospedale.
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(con diritto a 2 stampe di Marco Ro- stan raffiguranti templi valdesi delle valli) valli )
Versare rabbonamento sul c.c.p. 327106 intestato a L’Eco delle Valli/La Luce - Casella postale -
10066 TORRE RELUCE
sia, rivolgendo appelli per la sua
liberazione a:
Prime Minister Turgut Ozal
Basbakanlik
Ankara - Turkey (Turchia)
PETER JOSEF FAN XUEYAN CINA
79 anni, vescovo cattolico ili
Baoding, è stato in carcere qu; si
ininterrottamente dal 1958. Era
stato consacrato vescovo dal
Vaticano prima che le autorità
cinesi impedissero le relazicai
tra la Chiesa cattolica e il Vaticano. La sua prima condanna a
15 anni terminò nel 1973, poi fu
inviato in nn campo di lavoro.
Qualche tempo dopo fu posto
agli arresti domiciliari. Malgrado ciò, continuò sempre la sua
attività di vescovo consacrando
dei religiosi, ma senza l’approvazione ufficiale delle autorità.
Per questo motivo fu arrestato
nel 1983 con il vicario Huo Binzhang. Furono ambedue condannati a dieci anni ciascuno, per
« aver collaborato con potenze
straniere al fine di sovvertire la
sovranità e la sicurezza della i: adrepatria ». E’ in cattive condizioni di salute e non riceve cure
mediche.
Si prega di inviare appelli cortesi, in italiano o inglese, per il
suo immediato e incondizioniì t o
rilascio a:
His Excellency
thè Prime Minister
Guowuyuan Zongli
Beijing
People’s Republic of China
RILASCI E NUOVI CASI
Nell’agosto 1987 A.I. ha appreso del rilascio di 107 prigionieri
in adozione o sotto investigazione. Ha assunto 67 nuovi casi.
PENA DI MORTE
Nel luglio ’87 A.I. ha appreso
della condanna a morte di 57 persone in 17 paesi e dell’avvenuta
esecuzione di 54 persone in 11
paesi.
A cura del Gruppo Italia 90
di A.I. Val Pellice
. L’Eco delle Valli Valde.sl •: Reg.
Tribunale di Pinerolo n. 175.
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato, Giorgio GardioI (direttore), Paolo Fiorio, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e: Mirella
Bein Argentieri, Valdo BenecchI,
Franco Carri, Rosanna Clappa Nitti, Piera EgidI, Claudio H. Martelli,
Roberto Payrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Cesare Milaneschi,
Marco Rostan, Mirella Scorsonelli,
Liliana VIgllelmo.
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 ■ 10125 Torino - Tel. 011/
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TARIFFE INSERZIONI
Pubblicità: L. 18.000 per modulo
(mm. 49 x 53).
Economici; L. 350 ogni parola.
Partecipazioni personali: L. 450
per parola.
Mortuari: L. 400 per mm. di altezza, larghezza 1 colonna.
Ricerche lavoro: gratuite (massimo 25 parole).
I prezzi si intendono oltre IVA:
18 per cento.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - 10066 Torre Pellice (To)
Responsabile ai sensi di legge:
Franco Glampiccoll