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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino
In caso di mancalo recapilo reslduire al miltenle presso Timido PT Torino CMP Nord
Anno Vili - numero 27 - 7 luglio 2000
Lire 2000 - Euro 1,03
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‘ìttfomazione e salute
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ASSEMBLEA UCEBJ
Intervista al prendente Maiocdii
di EUGENIO BERNARDINI
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Corso per la formazione diaconal
di-BOTTAZZI, DE CECCO, SOMMANI e VEZZOSI *
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■ BIBBIA E AHUALITAB
GIUSTI
E PECCATORI
«Il Signore disse a Noè: “Entra
nell’arca tu con tutta la tua famiglia,
perché ho visto che sei giusto davanti a
me, in questa generazione”»
Genesi 7,1
IL giusto si salva, chi non lo è viene
distrutto! Dopo la cacciata dall’Eden di Adamo ed Eva le cose erano
precipitate. Il cammino verso l’età
adulta passava attraverso faticose e
dolorose esperienze: la terra dava
avaramente il suo prodotto e il mondo era pieno di violenza dopo che il
suolo aveva bevuto il sangue di Abele. Come non rimpiangere la nicchia
calda, la casa sicura: «Entra nell’arca...», isolati dal mondo, ritorna nel
grembo materno. Ma che ne sarà dei
corrotti, dei peccatori, degli empi? Il
racconto del diluvio ci annuncia la
loro distruzione ma non dice che cosa avesse fatto di straordinario Noè
per essere considerato «giusto» (sa, ranno poi «le leggende degli ebrei»,
magistralmente raccolte da Louis
Ginzberg, a raccontarci le meraviglie
della sua vita) né ci dice che cosa
avessero fatto di eccezionalmente negativo le donne e gli uomini per essere annientati così (oso pensare che
non abbiamo comunque raggiunto
gli orrori visti nel XX secolo).
E dunque Dio stesso che crea la separazione. Tu, Noè, entra e chiudi l’arca, lascia il mondo fuori ad
affogare nelle sue passioni, nei suoi
delitti, nella sua autodistruzione.
Navigherai sicuro, sarai cullato proprio dalle onde del giudizio e del castigo e ne uscirai indenne; è la tua
catarsi, puoi iniziare da capo una vita; scoprirai dopo che non sarà diversa da quella vissuta finora. Il giusto vive, l’empio muore! È il trionfo
della nostra logica; i buoni e i pii
vengono premiati, i cattivi e gli atei
(1?) puniti. La vicenda di Noè con la
sua arca è il paradigma di un modo
di intendere la vita e la fede.
Negli stessi anni in cui il racconto del diluvio veniva fissato
nel testo che ancora oggi leggiamo,
un’altra scuola di pensiero subiva il
fascino dello spirito del Signore e annunciava, nei capitoli di Isaia che descrivono l’opera del «servo sofferente», che il giusto non ha il privilegio
di essere messo al riparo dai drammi
della vita ma, benché innocente, soffre e muore. In un indimenticato libro, André Schwarz-Bart ha raccolto
la tradizione ebraica secondo la quale
«il mondo riposerebbe su trentasei
Giusti, i Lamed-waw. Se uno ne
mancasse, la sofferenza degli uomini
avvelenerebbe persino l’anima dei
neonati, e l’umanità soffocherebbe in
un grido. Poiché i Lamed-waw sono
il cuore moltiplicato del mondo, e in
essi si versano tutti i nostri dolori come in un ricettacolo». I giusti descritti nel libro non hanno il privilegio di
costruirsi un’arca o di entrare in essa.
Noi cristiani abbiamo letto nella vicenda dell’ebreo Gesù di Nazareth la
storia del servo sofferente raccontata
dal profeta Isaia. E Gesù ci testimonia: «Non sono venuto a chiamare
dei giusti, ma dei peccatori» (Marco
2, 17). Il legno che ci indica non è
un’arca che galleggia sulle disgrazie
dell’umanità, ma una croce che, facendola nostra, si innalza ben visibile
e ci invita a seguirlo (Marco 8, 34).
Arrigo Bonnes
Si è svolta a Ginevra la Sessione straonjinaria (deirAssemblea generale (deirOnu
Giustizia e sviiuppo sociaie
Forti critiche da parte del Consiglio ecumenico delle chiese e delle organizzazioni
non governative perché l'Onu sembra tradire le attese dei popoli poveri del mondo
JEAN-JACQUES PEYRONEL
OLTRE 30.000 bambini muoiono
ogni giorno nel mondo per malattie facilmente curabili dovute essenzialmente alla povertà. In compenso, i tre miliardari più ricchi del
pianeta hanno una fortuna superiore al Prodotto interno lordo (Pii)
complessivo dei 48 paesi più poveri,
in cui vivono circa 600 milioni di
persone. E ancora: i patrimoni delle
200 persone più ricche del mondo
(oltre 1.000 miliardi di dollari) sono
superiori al totale del reddito del
41% della popolazione mondiale.
Per cui, all’inizio di questo nuovo
millennio, circa 1,5 miliardi di persone vivono, o meglio sopravvivono,
in uno stato di povertà assoluta,
mentre basterebbe il 5% della fortu
«Gay Priide» a Roma
Le posizioni
degli evangelici
Il culto del 2 luglio organizzato
nella chiesa valdese di piazza Cavour
a Roma ha avuto una notevole eco
anche sulla stampa nazionale. L’8 luglio la chiesa di piazza Cavour sarà
nuovamente aperta per tutto il giorno. L’Alleanza evangelica italiana
(Aei), invece, ha ribadito le sue forti
perplessità di fronte al «relativismo
teologico» di alcune chiese protestanti. Infatti, pur ritenendo «scorretto per una confessione religiosa
interferire con la società civile» e
«profondamente fuorviante accampare dei diritti degli uni rispetto ad
altri sulla base di una presunta superiorità “naturale”», TAei sostiene che
la comunità cristiana «è luogo di accoglienza non per legittimare qualunque tipo di comportamento ma
per annunciare la legge di Dio».
na delle 200 persone più ricche del
pianeta per assicurare cibo, alloggio,
cure sanitarie e istruzione scolastica
a tutti coloro che non hanno accesso
a queste risorse di base. Questa è la
fotografia del mondo globalizzato di
oggi come ce la presenta un dossier
realizzato dall’équipe «Giustizia, pace e creato» del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) in preparazione
della Sessione straordinaria delTAssemblea generale delTOnu sullo sviluppo sociale che si è svolta a Ginevra dal 26 al 30 giugno.
L’impegno del Cec, della Federazione luterana mondiale {’Firn) e
dell’Alleanza riformata mondiale
(Arm) sulle questioni sociali ed economiche non è nuovo ed è strettamente connesso alla confessione di
fede delle chiese che fanno capo a
Beatificazione Pio IX
Le ferite degli
ebrei italiani
«Non è nostra intenzione interferire nel processo di beatificazione di
Pio IX, vogliamo però che il dialogo
ebraico-cristiano prosegua senza nascondere i problemi e le ferite ancora
aperte»: così, il 27 giugno a Roma, il
presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), prof.
Amos Luzzatto, ha sintetizzato le
motivazioni che hanno spinto l’Ucei
a organizzare una giornata di studio
su «Pio IX, la chiesa e gli ebrei tra religione e politica nell’età del Risorgimento». Tra gli intervenuti anche il
pastore valdese Giorgio Bouchard,
che ha ricordato che ia minoranzà
valdese condivide con quella ebraica
la memoria del passato (persecuzioni, i bambini rapiti per battesimo) e,
nel presente, la lotta per una società
pienamente laica e pluralista, (nev)
queste tre organizzazioni mondiali.
AI primo Vertice dell’Onu sullo sviluppo sociale del marzo 1995 a Copenaghen, dove erano presenti i rappresentanti di 186 paesi, fra cui 117
capi di stato e di governo, era intervenuto in seduta plenaria il segretario generale del Cec, past. Konrad
Raiser, promettendo il sostegno delle chiese alla «promozione delle culture della solidarietà e della vita». Il
Vertice di Copenaghen si era concluso con una Dichiarazione e un Programma d’azione basato su 10 impegni: 1) creare «un contesto economico, politico, sociale, culturale e giuridico che permetta a tutte le comunità umane di giungere allo sviluppo
sociale»; 2) eliminare la povertà; 3)
Segue a pag. 10
Valli val(desi
A Frali
riapre il museo
Nel luogo che vide Enrico Arnaud
tenere il primo culto dopo il Glorioso
Rimpatrio, sulla porta cioè del vecchio tempio, domenica 2 luglio è stato riaperto al pubblico il locale museo, che ha subito nove mesi di ristrutturazione. I lavori per il nuovo
allestimento non sono ancora definitivamente terminati, ma la struttura è
già visitabile nel periodo estivo, in attesa del compimento d’opera per il
prossimo anno. L’iniziativa si inquadra in un più ampio progetto di valorizzazione delle risorse storiche e culturali delle valli Chisone e Germanasca, che comprende, per esempio, lo
«Scopriminiera», e vede il concorso di
finanziamenti provenienti anche dai
fondi europei del «Docup».
A pag. Il
Le montagne che uniscono
di MASSIMO GNONE
WmÈ L'OPINIONE
GENOMA E CURA
DEI TUMORI
Senza nulla togliere all’importanza
della decifrazione della mappa del genoma umano, occorre anzitutto capire
come questa scoperta, che dovrà ancora essere ampiamente elaborata, possa
essere di aiuto alla medicina, in particolare nella lotta contro i grandi portatori di morte come il cancro e l’Aids.
Identificare e localizzare i geni responsabili di una malattia può consentire di
riconoscere la malattia stessa prima
che compaiano i sintomi, spesso prima
della nascita, già nell’embrione. E possibile anche intervenire con le tecniche
della bioingegneria per modificare o
sostituire il gene alterato, una volta
identificato. Veramente, i geni di numerose malattie ereditarie sono già noti e localizzati e la decifrazione della
mappa del genoma non aggiungerà
molto a quanto già è possibile fare.
È importante tuttavia far presente
che, nel caso delle malattie più frequenti, come il cancro e l’Aids, raramente esiste una relazione diretta fra
un gene e la malattia. I tumori ereditari
sono molto rari e si tratta per lo più di
tumori della prima infanzia. Nel caso
dei «big killers», il cancro del polmone,
dell’intestino, del seno, che sono responsabili di oltre il 75% delle morti da
tumore, non esiste alcuna prova che il
tumore insorga esclusivamente in seguito all’alterazione di un gene. Sono
numerosi invece i geni anomali nelle
cellule di questi tumori, ma è verosimile che la loro alterazione sia una conseguenza dell’azione di cancerogeni ambientali, per esempio del fumo. Inoltre,
lo stesso tumore in persone diverse
presenta spesso alterazioni geniche differenti, rendendo molto difficile la
messa a punto di una terapia genica.
Numerose modificazioni a livello genetico in questi tumori sono note da
diversi anni, senza che sia stato finora
possibile intervenire sul loro decorso
in modo significativo. È dunque improbabile che la conoscenza della mappa del genoma consenta di ottenere risultati migliori. La ricerca in questo
campo dovrà procedere in altre direzioni. È invece più concreta la possibilità di intervenire, potenziandoli, su
geni che controllano la risposta del sistema immunitario verso il tumore, o
su geni che rendano le cellule spne resistenti alla chemioterapia, una volta
che questi e altri geni siano stati meglio identificati. Sappiamo bene che
molti geni determinano non unar malattia ma piuttosto la predisposizione
ad ammalarsi: almeno due diversi geni
noti da qualche anno aumentano nelle
donne portatrici il rischio di avere un
cancro al seno. La loro conoscenza non
ha finora condotto ad alcun miglioramento nella speranza di vita delle persone ammalate, non sappiamo ancora
come comportarci nei casi a rischio.
Inoltre, la possibilità di identificare la
predisposizione a sviluppare un tumore o una grave malattia può sconvolgere la vita di una persona e della sua famiglia, se non siamo in grado di intervenire. Un progresso delle conoscenze
rischia di peggiorare la qualità dell’esistenza di molti esseri umani.
La nostra società è preparata ad affrontare le inevitabili discriminazioni
sia nel campo delle assunzioni al lavoro sia in quello delle assicurazioni,
fondate sulle diagnosi genetiche? Bisognerebbe affrontare questi temi, prima di lasciarsi travolgere da un ottimismo alquanto ingiustificato, da un
punto di vista etico e scientifico.
Gianni Pomari
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
venerdì 7 LUGLIO 2oon
«^^Ogni cosa mi è
lecita, ma non
ogni cosa è utile.
Ogni cosa mi è
lecita, ma io non
mi lascerò
dominare da
nulla.
^^Le vivande
sono per il
ventre, e il ventre
è per le vivande;
ma Dio
distruggerà
queste e quello.
Il corpo però non
è per la
fornicazione, ma
è per il Signore,
e il Signore
è per il corpo;
'^Dio, come ha
risuscitato
il Signore, così
risusciterà anche
noi mediante
la sua potenza.
'^Non sapete
che i vostri corpi
sono membra di
Cristo? Prenderò
dunque le
membra di
Cristo per farne
membra di una
prostituta?
No di certo!»
«GLORIFICATE DIO NEL CORPO!»
(I Corinzie, 12-15)
Il corpo slamo noi, e Dio ama e libera tutto di noi Tutto di noi testimonia della
nuova dignità di figli di Dio che abbiamo ricevuto in Gesù Cristo, il nostro liberatore
<d^Non sapete che
chi si unisce alla
prostituta è uti
corpo solo con
lei? “Poiché”,
Dio dice, “idue
diventeranno
una sola carne”
'^Ma chi si unisce
al Signore
è uno spirito
solo con luì.
'‘'Fuggitela
fornicazione.
Ogni altro
peccato che
l’uomo
commetta, è
fuori del corpo;
ma il fornicatore
pecca contro il
proprio corpo.
Non sapete che \
il vostro corpo è
il tempio dello [
Spirito Santo che ,
è in voi e che 1
avete ricevuto da
Dio? Quindi non
appartenete a
voi stessi.
Poiché siete
stati comprati a
caro prezzo.
Glorificate
dunque Dio nel
vostro corpo»
VALDO BENECCHI
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(I Corinzi 6,16-20) I
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I brano della lettera che
abbiamo letto, si propone di
orientare le sorelle e i fratelli
della chiesa di Corinto su una
questione delicata che coinvolge la vita personale, i rapporti sociali e, nel caso specifico, la vita della comunità
cristiana: la questione morale.
La questione morale
PENSATE alla difficoltà oggettiva di poter dare un
criterio di misura al proprio
comportamento morale, di
definire in qualche modo che
cosa sia oggi moralità, che
cosa sia lecito o non lecito
dal punto di vista cristiano.
Questa è una delle questioni
più spinose da risolvere, in
particolare per quanto riguarda il nostro rapporto con
gli altri, soprattutto con coloro che impropriamente vengono definiti «i diversi».
In queste settimane si parla
molto del famoso Gay Pride,
la manifestazione dei gay a
Roma nel prossimo mese di
luglio. La Chiesa cattolica la
vede come un’offesa, una dissacrazione dell’Anno Santo,
del Giubileo: molti amministratori pubblici, anche laici,
subiscono una sorta di soggezione nei confronti della
Chiesa cattolica, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) si è pronunciata in difesa della libertà e della laicità dello stato, ha messo in evidenza il valore di ogni persona davanti a
Dio. Molte organizzazioni laiche mettono in evidenza il rispetto dei diritti umani e civili. «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato»:
questo versetto di Gioele sarà
significativamente scritto in
uno striscione che sarà esposto sulla facciata della chiesa
valdese di piazza Cavour.
Che cosa è lecito
e che cosa non lo è
Torniamo ai quesito che
ho sollevato: che cosa è
morale, che cosa è lecito e
che cosa non lo è. È evidente
che la nostra formazione culturale ci porta a dare delle risposte diverse, anche nell’ambito della nostra comunità. Ma forse è opportuno
Riempilo di amore
Sempre, quando c’è un vuoto nella tua vita,
riempilo di amore.
Adolescente, giovane, vecchio,
sempre, quando c’è un vuoto nella tua vita
riempilo di amore.
Non pensare; ne soffrirò;
non pensare: mi sbaglierò:
va' spontaneamente, allegramente
alla ricerca dell’amore.
Ama, come puoi,
ama tutto quello che puoi,
ama sempre.
Non preoccuparti dello scopo del tuo amore;
contiene in se stesso il suo scopo.
Non giudicarlo incompleto,
perché non troverai risposta alla tenerezza;
l’amore porta nel dono di sé, la sua pienezza.
Sempre, fuando c’è un vuoto nella tua vita,
riempilo di amore.
Amado Nervo
(tratto da In attesa del mattino, della Cevaa, p. 97)
cercare un punto di riferimento comune e questo è
possibile solo interrogando le
Scritture. Nel brano di Paolo,
come in generale in tutta la
Bibbia, non troviamo dei
principi morali pronti per
l’uso, delle ricette applicando
le quali ci possiamo sentire in
pace con noi stessi e con Dio
e che ci autorizzano, poi, ad
erigerci a giudici degli altri.
Paolo ci propone di ripensare ciò che di importante ci
è accaduto in Gesù Cristo:
«Siete stati comprati a caro
prezzo» (v. 20); «Siete stati
santificati, siete stati giustificati» (v. 11). «Voi siete stati riscattati a caro prezzo» (2, 23).
I nostri criteri morali hanno
le loro radici in ciò che ci è
successo in Cristo.
Cristo ci ha riscattati, ci ha
sottratti a ogni tipo di idolatria, alla soggezione del peccato, a ogni forma di schiavitù, compresi, direi, i nostri
schemi morali e i nostri pregiudizi nei confronti di chi è
diverso da noi, per essere affidati alle mani di Dio, nostro
Padre che non ci umilia, che
non ci emargina, che non ci
esclude, ma che ci accoglie,
ci ascolta, ci rialza, ci restituisce la dignità di suoi figli che,
forse, avevamo smarrito. E
tutto questo nella Bibbia si
chiama amore, di fronte al
quale, come scrive altrove lo
stesso Paolo, «non c’è né giudeo, né greco; né schiavo né
libero, non c’è né maschio né
femmina: poiché voi tutti siete uno in Cristo Gesù» (Galati
3, 28). È evidente che ogni tipo di barriera e di discriminazione è solo frutto della
nostra umanità non riscattata, non redenta.
La libertà in Cristo
NELIA comunità di Corinto questa libertà in Cristo, che per molti versi è piuttosto scomoda perché sovverte, appunto, certi schemi
culturali fortemente radicati
in noi, è variamente interpretata. C’è chi pensa che quella
liberazione, quel riscatto sia
un evento solo spirituale. Altra cosa sono le scelte della
vita quotidiana dove vigono
regole diverse. La fede e la vita quotidiana si collocano su
piani diversi. Tutto quello che
riguarda il corpo non incide
sulla nostra salvezza. Per restare nello specifico della comunità di Corinto, in quel
momento si era posto il problema del rapporto con le
prostitute. Per alcuni questo
rapporto non sollevava alcun
problema spirituale, era valutato come irrilevante sul piano della fede.
C’erano poi coloro che avevano una mentalità che potremmo definire legalistica.
Coloro, cioè, che sul piano
morale vogliono una rigida
precettistica, dei severi principi morali, delle rigide norme che dicano loro quello
che possono fare e quello che
non possono fare. Ma questa
interpretazione, talvolta, apre
uno spazio ad atteggiamenti
ipocriti. Nel nostro paese è
diffusa una regola non scritta:
«Fatta la legge, trovato l’inganno». Ci sono i così detti
ascetici: astinenza, castità, digiuni, costumi castigati, ritiri
spirituali, giudizi morali severi. Sappiamo che cosa significhi la visione autoritaria e repressiva del magistero cattolico. Ci sono poi coloro che
pensano che di certe cose è
meglio non parlare.
Ci limitiamo a queste poche esemplificazioni. Certo le
posizioni sono spesso più articolate e complesse. Paolo,
partendo proprio da ciò che
ci è successo in Cristo, ci insegna, appunto, che il nostro
orientamento etico ha ben
altre prospettive. Tutte le altre ci vanno strette anche
perché non ci aiutano a maturare nella libertà e nella responsabilità. Tutto è lecito,
ma non ogni cosa è utile.
Cioè non tutto è utile a esprimere la nostra nuova dignità
di figli di Dio, di donne e di
uomini riscattati da ogni tipo
di schiavitù.
relazioni, nelle vostre scelte
rendete conto di ciò che vi è
accaduto in Cristo, della vostra liberazione da ogni tipo
di schiavitù, della vostra dignità di figli di Dio. Nella vostra condotta non potete
contraddire ciò che Gesù Cristo ha fatto per voi e per tutta
l’umanità. Per questo ha pagato un prezzo piuttosto salato, la sua morte.
«Glorificate Dio nel vostro
corpo». Per Paolo il corpo
non è solo la nostra parte
materiale, non è solo l’aspetto fisico. È la persona nella
sua totalità, nella sua complessità, nella sua concretezza, ma anche nella sua spiritualità, nei suoi sentimenti
più intimi. La nostra persona
è indivisibile. Dio non ha
amato e liberato solo una
parte di noi, lo spirito, l’anima ma noi, in tutto quello
che siamo. 11 nostro corpo è il
nostro modo di essere in presenza degli altri e di Dio. Non
c’è un pezzo spirituale da
conservare per l’eternità e un
pezzo materiale da usare e
gettare. 11 corpo siamo noi, e
Dio ama e libera tutto di noi.
ste persone; «La tua fede ti ha
salvata, va in pace» (Luca 7).
«Neppure io ti condanno, va’
e non peccare più».
Come si vede non si tratta
solamente di avere una mentalità moderna e aperta, o
una mentalità legalistica, o
ascetica o altro. Tutto questo
è troppo poco, è ancora trop
po facile e, soprattutto, talvol
ta può anche essere eludibile
«Fatta la legge...». Nulla e nes
suno ci autorizza ad erigerci
come giudici o come censori
nei confronti degli altri, di
quelli che consideriamo di
versi. La nostra responsabi
lità di testimoni di Cristo va
ben oltre: «Glorificate Dio nel
vostro corpo». Quello che fai
è coerente o smentisce la
nuova vita in Cristo? Tutto è
lecito, ma non tutto è utile a
testimoniare l’Evangelo di
Cristo. E non possiamo dimenticare che anche l’altro o
l’altra è una persona riscattata da Cristo. Amore ricevuto,
amore da dare, perdono ricevuto, perdono da dare, accoglienza ricevuta, accoglienza
da dare. Siamo in credito di
Evangelo con ogni creatura.
La nuova etica
La nuova etica di nostra
competenza come discepoli e testimoni di Cristo è
così sintetizzata da Paolo alla
fine della sua esposizione:
«Glorificate, dunque, Dio nel
vostro corpo». In altri termini
questo vuol dire: nel vostro
comportamento, nelle vostre
Rendere gloria a Dio
Tutto di noi deve rendere a gloria a Dio, deve
rendere conto che siamo delle persone liberate, nelle nostre persone dobbiamo rendere conto dell’amore e della
grazia di Dio. Tutto di noi testimonia della nuova dignità
di figli di Dio che abbiamo ricevuto in Gesù Cristo. Paolo
applica questa esigenza all’esempio già citato e cioè il
rapporto con le prostitute.
Il rapporto con le prostitute non è cosa indifferente e
irrilevante come qualcuno
pensava proprio perché tutta
la nostra persona è stata riscattata e in tutte le sue scelte l’intera persona è chiamata a rendere gloria a Dio, a vivere in coerenza con ciò che
ci è successo. Lì nel rapporto
con la prostituta c’è tutta la
tua persona, e non solo i tuoi
organi genitali. Sei un solo
corpo con lei. È chiaro che
Paolo non sta pronunciando
una parola di giudizio sulle
prostitute. Sappiamo come
Gesù si comporterà con que
Non una regola
ma una vocazione
La libertà della fede non e
né disordine, né permissivismo, né legalismo, né giudizio, né sacrificio, né moralismo ma va vissuta nella
prospettiva del progetto di
redenzione di Dio.
Questa non è una ricetta,
non è una legge, non è una
regola, ma una vocazione alla quale anche oggi siamo
chiamati a rispondere e che
ci aiuta a guardare i problemi
dei nostri giorni in una nuova ottica. Un’etica che renda
conto dell’amore di Dio. Ec;
co ciò che possiamo offrire ai
nostri contemporanei affinché si raggiunga insieme
quel discernimento che produce scelte di vita ispirate
all’amore, alla libertà, all’accoglienza, al rispetto dei diritti umani di tutti.
Predicazione tenuta nellt^
chiesa metodista di Roni-^'
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PAG. 3 RIFORMA
che 0^ Si è svolto a Lione il Sinodo nazionale della Chiesa riformata di Francia
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tue Al centro del dibattito l'organizzazione degli studi di teologia e il futuro dell'Istituto
ino pfotestante di teologia nelle sue due sedi di Parigi e Montpellier, con 8 docenti e 385 studenti
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Rischiamo la nostra
parola. Messi a confronto, assieme ai nostri
contemporanei, a molti interrogativi, aspettative e rischi di
involuzione, sentiamo che la
parola della nostra chiesa è ricercata in molti luoghi. Crediamo che il messaggio dell'Evangelo, così come la Riforma ce lo ha tramandato, trova
oggi un’attualità rinnovata».
In queste parole che fanno
parte del messaggio che il Sinodo della Chiesa riformata
di Francia ha inviato alle
chiese, troviamo espressa
quella tensione che è stata
presente in tutti i suoi lavori,
^ raccogliere le sfide che il
tempo presente lancia ai credenti e alle chiese, e il rimanere ancorati a una storia e a
una tradizione che hanno ancora un grande valore.
Le sfide
n Sinodo, che si è svolto a
Lione dal 1° al 3 giugno, era
infatti fortemente legato all’incontro nazionale «Débat
2000-2000 débats» che ne ha
in pratica proseguito i lavori,
fl 3 e 4 giugno, negli stessi locali del Palais des Congrès, di
cui il nostro giornale ha già
presentato un’ampia relazione. Che cosa può offrire di
specifico oggi una chiesa
riformata in un grande paese
come la Francia, se non proprio uno spazio di dibattito,
di riflessione e di confronto
nella piena libertà di ogni
realtà diversa in un ascolto
che possa portare al dialogo?
Per l’occasione gli invitati
delle chiese sorelle erano
particolarmente numerosi:
dai rappresentanti delle chiese vicine, fra cui la nostra, a
quelli delle chiese dell’Est europeo, con le quali molte comunità hanno stabilito contatti regolari, fino a quelle
della Polinesia e della Nuova
Caledonia, legate nella bella
avventura della Cevaa anche
con le nostre chiese valdese e
metodista, senza tralasciare
le chiese riformate di Cuba e
della Corea. Con queste presenze la prospettiva si apriva
automaticamente alla sfida
di una chiesa universale legata e sensibile ai grossi problemi che travagliano il nostro
, mondo. Significativi a questo
proposito gli ordini del giorno approvati in favore della
remissione del debito dei
paesi poveri e di solidarietà
alle chiese del Pacifico nella
loro lotta contro gli esperimenti nucleari le cui conseguenze creano e creeranno
ancora, per chissà quanto
tempo, malattie e morte.
Gli studi di teologia
Al centro della preoccupazione del Sinodo di quest’anno vi era l’organizzazione desìi studi di teologia. E qui è
necessario dire due parole
ani modo di lavorare della
ttostra chiesa sorella. Ogni
®mto i grandi temi in discussone vengono prima dinattuti nei Sinodi regionali
che a loro volta hanno già
coinvolto le comunità. Le decisioni maturate nelle regioni
Vengono raccolte dal ConsiSjto nazionale che le presenta
al Sinodo, composto da un
numero relativamente piccolo di membri con diritto di
0*0 (circa 80), affiancati dai
membri delle varie commistoni e comitati (circa 150)
he portano il bagaglio delle
Proprie esperienze arrìcchen0 u dibattito per giungere a
Crisioni che unificano la vo, di tutta la chiesa, maturate
« confronto e dall’apporto
"•ogni realtà locale.
Lione: la hall del Palais des Congrès dove si sono svolti il Sinodo e «
Per quanto riguarda dunque il dibattito suiript (Institut protestant de théologie),
c’è da notare il grande interesse e le forti attese che le
comunità hanno nei confronti delle Facoltà di teologia, in comune con la Chiesa
luterana di Francia, nelle due
sedi di Parigi e di Montpellier. Il corpo insegnante, notevolmente ringiovanito in
questi ultimi anni, conta 8
professori per sede per 385
studenti (176 a Parigi e 209
a Montpellier). I due istituti
sono strettamente legati
l’uno all’altro con scambio di
professori e di «rudenti. Il Sinodo ha respinto una richiesta di unificazione, per motivi soprattutto economici, dei
due istituti, ritenendo essenziale e arricchente una presenza diversificata sul territorio nazionale. Importante
anche la decisione di arrivare
a un quinto anno di studi per
coloro che si avviano al pastorato.
Nel lungo e circostanziato
ordine del giorno approvato
così vengono ridefiniti gli
scopi dell’Ipt: offrire un inse
gnamento della teologia a
chiunque ne abbia desiderio
e dimostri di essere atto a
questa formazione: preparare i ministri delle chiese; partecipare alla formazione teologica dei membri di chiesa;
partecipare all’esercizio della
funzione dottorale nefia chiesa; sviluppare la ricerca teologica; partecipare ai dibattiti
del nostro tempo portando il
contributo del pensiero teologico protestante francese.
Pieno appoggio finanziario
Il Sinodo ha infine approvato il pieno appoggio finanziario aiript. Interessante è
stata questa ricerca di equilibrio fra una chiara autonomia delle due Facoltà di teologia e uno stretto collegamento con la vita e le responsabilità della chiesa. Per
quanto riguarda i rapporti
delle altre commissioni e comitati la discussione è stata
al tempo stesso preziosa e
circostanziata e rapida.
Il Sinodo ha poi calorosamente salutato il pastore Jo
Ludwig, ben conosciuto anche in Italia, che lascia que
Débat 2000-2000 débats»
sfanno il suo incarico di responsabile delle relazioni internazionali. È stata sottolineata la passione con cui Jo
ha costruito tutta una rete di
contatti estremamente preziosi con chiese dell’Ovest e
dell’Est, del Nord e del Sud
che hanno dato alla Chiesa
riformata di Francia la chiara
coscienza di essere parte di
una chiesa che è universale.
«Rischiamo la nostra parola nell’incontro e al servizio
della parola di Dio. Ogni parola è vana se si tratta di annunciare se stessi. La chiesa
'non vive di ciò che fa; vive
grazie a Dio solo. Gesù Cristo, parola di Dio incarnata,
dà senso alle nostre parole, i
suoi atti ai nostri atti, la sua
fedeltà alla nostra fede. Con i
nostri fratelli e le nostre sorelle della chiesa universale,
che cosa potremmo dirgli se
non la nostra riconoscenza e
la nostra lode? È lui che ci invia come suoi testimoni». Così si conclude il messaggio alle chiese e con questa sfida i
delegati sono ritornati alle
proprie comunità in tutte le
regioni della Francia.
Morto in un incidente stradale mentre si trovava in Polonia
Omaggi all'arcivescovo di Nuova Delhi
Omaggi da tutto il mondo
sono affluiti negli uffici della
Chiesa cattolica romana di
Nuova Delhi dopo l’annuncio della morte tragica dell’arcivescovo della capitale
indiana, Alan Basii de Lastic,
deceduto in un incidente
stradale in Polonia nella serata del 20 giugno scorso, all’età di 70 anni. «Abbiamo
perso un leader straordinario
e carismatico che era una
guida non solo per la comunità cattolica ma anche per
tutti i cristiani del paese», ha
dichiarato l’arcivescovo Cyrill Mar Baselios, vicepresidente della Conferenza episcopale, che subentrerà all’arcivescovo de Lastic alla
testa della Conferenza.
Il Consiglio nazionale delle
chiese dell’India ha pubblicato una dichiarazione ufficiale nella quale, deplorando
la morte di un «figlio dell’India», sottolinea che «la Chiesa dell’India ha perso un
profeta del nostro tempo.
L’arcivescovo de Lastic era
un autentico ecumenista e
uomo di punta dell’attuale
campagna di protesta [contro la violenza nei confronti
dei cristiani in India], che
egli stava portando avanti
con efficacia. La difesa dei
diritti della persona era la
sua passione, e gli indiani lo
conoscevano bene».
Il segretario generale del
Consiglio nazionale delle
chiese dell’India, Ipe Joseph,
ricordando «gli sforzi dispiegati dal Consiglio nazionale
delle chiese e dalla Conferenza episcopale dell’India», ha
fatto notare che l’arcivescovo
de Lastic era sempre «aperto
e pronto a reagire ai suggerimenti del Consiglio». In un
messaggio di condoglianze il
presidente dell’India, K. R.
Narayanan, ha deplorato la
perdita di un «essere umano
generoso e sensibile» e di un
«militante sociale che aveva
sposato la causa dei poveri e
degli emarginati». «L’India ha
perso un leader spirituale i
cui consigli sono stati di
un’importanza cruciale per la
comunità cristiana», ha detto
il presidente.
Per il primo ministro Atal
Behari Vajpayee, mons. Lastic
era «un uomo di Dio che ha
consacrato la propria vita al
servizio dell’umanità. Il ricordo che ne serberò sarà quello
di una persona impegnata al
servizio della pace e della tolleranza tra comunità».
Responsabile dal 1998 dei
17 milioni di cattolici indiani,
l’arcivescovo de Lastic era
membro del Consiglio nazio
nale dell’integrazione istituito dal governo federale. Era
presidente del Forum cristiano unito ecumenico per i diritti della persona, che ha
espresso la sua preoccupazione dopo le violenze commesse contro i cristiani e le
chiese in questi ultimi anni.
Alan de Lastic era nato nel
1929 in quello che è oggi il
Myanmar. Sua madre era di
origine birmana e inglese,
suo padre di origine irlandese e francese. Dopo aver ottenuto un diploma di ingegnere del genio marittimo, abbandonò l’idea di fare carriera in quel campo e decise di
entrare in seminario nel
1951. Venne ordinato prete
nel 1958 nell’arcidiocesi di
Calcutta. Fu poi nominato
vescovo ausiliario di Calcutta
nel 1979. Nel 1984 gli fu affidata la diocesi di Lucknow
nell’est dell’India. Fu promosso al rango di arcivescovo nel 1990. Eletto presidente
della Conferenza episcopale
(170 membri) nel 1998, l’arcivescovo de Lastic fu rieletto
nel gennaio 2000.
L’arcivescovo Alan Basii de
Lastic era molto noto fra i cristiani per la sua modestia e la
sua cortesia. I suoi funerali si
sono svolti in India il 27 giugno scorso. (eni)
Dichiarazione dell'équipe ecumenica
È giunta l'ora
Pubblichiamo il testo della dichiarazione orale presentata il
26 giugno scorso, a Ginevra, al Comitato plenario della Sessione straordinaria dell'Assemblea delle Nazioni Unite sull'attuazione dei risultati del Vertice mondiale per lo sviluppo sociale
tenutosi a Copenaghen nel 1995. La dichiarazione, letta da Judith Williams, dell'isola di Grenada, è stata fatta a nome
dell'équipe ecumenica coordinata dal Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) e dalla Federazione luterana mondiale (Firn).
L'équipe, presente a Ginevra per esprimere il punto di vista
delle chiese sullo sviluppo sociale, ha lavorato durante tutte le
fasi preparatorie di «Ginevra 2000», assistendo alle riunioni
organizzate dall'Onu a partire dal 1998 a New York. (Traduzione dalla versione francese diJ.-J. Peyronel)
«Mi rivolgo a voi a nome dell’équipe ecumenica coordinata dal Consiglio ecumenico delle chiese. Insieme a molti
altri, abbiamo seguito la strada da Copenaghen 1995 a Ginevra 2000. Siamo giunti a un momento critico del processo
di attuazione degli impegni assunti dai governi nazionali a
Copenaghen. Ispirati dalla nostra fede, riteniamo che l’eliminazione della povertà, la piena occupazione e l’integrazione sociale siano fondamentali. La nostra visione del giubileo esige comunità durature, fondate sulla giustizia e la
partecipazione, e un mondo interdipendente nel quale siamo responsabili gli uni degli cdtri.
Giungiamo a Ginevra 2000 con un sentimento di profonda delusione. Gli sforzi dispiegati per attuare la Dichiarazione e il Programma di azione di Copenaghen non hanno né
rovesciato né migliorato in modo significativo la situazione
di milioni di persone nel mondo. Di fatto, per molti, la
realtà si è deteriorata in modo spettacolare, nonostante
l’enorme aumento della ricchezza nel mondo. Nel corso degli ultimi cinque anni, alcuni hanno continuato ad accumulare una ricchezza estrema, mentre molti altri sono privi dei
beni di prima necessità e lottano in permanenza per sopravvivere nella dignità e la speranza.
Durante questa Sessione straordinaria siamo turbati
dall’assenza di molti capi di stato. Ne dobbiamo dedurre
che i governi hanno abbandonato le loro responsabilità? E
un segno della misura in cui il potere dei governi di agire
nell’interesse dei loro cittadini è stato usurpato dalle forze
della mondializzazione? I governi sono diventati gli ostaggi
delle forze del mercato, costretti di escludere lo sviluppo sociale dal loro ordine del giorno politico?
Ovunque nel mondo, donne e uomini chiamano i loro governi e i loro dirigenti politici ad alzarsi per dire “no!”; no al
potere della mondializzazione che permette ai mercati di
decidere della vita o della morte della gente; no alla privatizzazione dei beni e dei servizi necessari alla vita; no dl’illusoria libertà del mercato che porta alla concentrazione
della ricchezza, indebolisce la responsabilità pubblica e diminuisce la responsabilità sociale. Voci che contano nella
comunità mondiale rimettono in discussione un sistema di
mercato che scava la voragine tra i ricchi e i poveri, indebolisce la democrazia, scalza la diversità culturale e minaccia
la biodiversità e le risorse naturali da cui dipende la vita
quale la conosciamo e l’amiamo. La gente è consapevole
della distinzione fondamentale tra la crescita che sostiene
comunità giuste e durature, e quella che aggrava l’ingiustizia sociale e la distruzione dell’ambiente.
È giunta l’ora per le donne e gli uomini, per i loro governi
e per l’Onu di proclamare e di promuovere risolutamente
una visione che si ispiri chiaramente al giubileo, una visione della comunità mondiale la cui interdipendenza non si
limiti agli scambi commerciali e ai mercati. Questo implica
un cambiamento di mentalità che riconosca che il valore
reale non si esprime in termini monetari e che la vita, nelle
sue molteplici forme, non può essere assimilata a una merce. L’economia deve essere al servizio del benessere
dell’umanità, e non viceversa. Questa visione morale sostiene il diritto di tutte le persone, e in particolare di quelle che
sono escluse, a partecipare ai meccanismi economici che
esercitano effetti sulla nostra vita. L’obiettivo ultimo del
processo economico è di sostenere comunità durature e
giuste. L’edificazione di simili comunità esige un profondo
coraggio morale e un’azione politica determinata.
L’urgenza della situazione e la visione, ispirata al giubileo, di comunità durature e giuste, ci spingono a chiedere
ancora una volta cambiamenti fondamentali. Chiediamo
istituzioni e sistemi finanziari nuovi, che includano le
preoccupazioni dei paesi in via di sviluppo e la loro partecipazione alla determinazione dell’orientamento delle istituzioni finanziarie e dei regimi commerciali internazionali.
Chiediamo che l’Onu assuma un ruolo direttivo più determinato, tramite il Consiglio economico e sociale (Ecosoc),
nella definizione della politica e della responsabilità delle
istituzioni commerciali, finanziarie e monetarie internazionali e nel controllo delle loro pratiche. Sosteniamo l’istituzione di tasse sulle operazioni finanziarie. Riaffermiamo la
necessità di codici di comportamento imperativi per le società transnazionali e per le istituzioni finanziarie e di investimenti, con la garanzia che esse sono ritenute responsabili delle conseguenze sociali ed ecologiche dei loro atti. I governi devono sostenere pienamente il ruolo legittimo delle
organizzazioni non governative e dei movimenti popolari
nella pianificazione, promozione e controllo dello sviluppo
sociale. Infine, ribadiamo la nostra opposizione fondamentale all’idea di una iniziativa Hipe (Paesi poveri fortemente
indebitati, ndf) allargata. L’annullamento del debito è un
imperativo del giubileo. I governi del mondo devono prendere misure politiche per annullare il debito... e farlo ora!
È giunta l’ora per i governi di riconoscere la loro responsabilità fondamentale in materia di sviluppo sociale e di prendere misure politiche per mantenere le promesse fatte a Copenaghen. È giunta l’ora per i governi rappresentati a Ginevra 2000 di attuare un cambiamento di mentalità, di impegnarsi a favore della solidarietà mondiale autentica, e di osare affrontare le preoccupazioni sociali urgenti del nostro
tempo con coraggio e determinazione. E giunta l’ora per
rOnu di vedersi concesso, e di rivendicare, il suo molo legittimo nell’edificazione di un mondo in cui la giustizia sociale
e lo sviluppo sociale siano garantiti a tutti. E giunta l’ora di
attuare concretamente un’economia della vita e una politica
della speranza. Quelle e quelli che dipendono dalle vostre
decisioni non possono aspettare più a lungo!». (Cec info)
4
PAG. 4 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 7
luglio 20()|i
venero'
È l'argomento dell'annuale almanacco di filosofia della rivista «Micromega»
Quale rapporto tra filosofia e teologia?
In un confronto tra alcuni filosofi e tre teologi cattolici, la teologia protestante trova spazio
nello scritto introduttivo di Paolo Flores d'Arcais e in due inediti di Kierkegaard e Jefferson
EUGENIO STRETTI
Qual è il rapporto tra filosofia e teologia? È una
domanda antica che riceve di
volta in volta risposte differenti: recentemente la problematica è stata posta con
determinazione dal pontefice
della Chiesa cattolica che
nell’enciclica Fides et ratio ripropone la subordinazione
della filosofia alla teologia
(«philosophia ancilla theologiae»). La rivista «Micromega», nel suo annuale Almanacco di fdosofia (n. 2/2000,
pp. 304, £ 20.000), propone
un confronto tra alcuni filosofi (tra gli altri Norberto
Bobbio, Carlo Augusto Viano,
Franco Volpi, Sergio Givone,
Umberto Galimberti, Gianni
Vattimo, Giulio Giorello e
Massimo Cacciari) e tre teologi cattolici di diverso collocamento (Joseph Ratzinger,
Bruno Forte e Enzo Bianchi).
La teologia protestante trova
il suo spazio nello scritto di
Paolo Flores d’Arcais («Dio
esiste?»), nel pensiero di Hegel che emerge in tutto il volume e negli inediti che riguardano due sermoni di Soren Kierkegaard e in alcune
lettere del terzo presidente
degli Usa Thomas Jefferson,
protestante unitariano (antitrinitario) che anticipa il pensiero del pastore Ralph Waldo Emerson il quale, alcuni
decenni dopo, pone con originalità il rapporto tra protestantesimo e religioni universali. A tale scuola si riallaccerà il giovane Max Weber.
Nel fascicolo è dunque presente un protestantesimo
trasversale, ma non per questo meno interessante. Nel
suo articolo Flores rende ra
gione all’impostazione del
discorso protestante su Dio;
«La verità della fede non si
può dimostrare, bensì credo
quia absurdum» (p. 18); «Una
fede assolutamente verticale,
singolare, illogica. Che forse
solo la teologia di Barth, in
questo secolo, ha provato a
prendere sul serio. Una fede
che alla ragione, nel senso
più lato, non ha nulla da dire,
e nulla vuol perciò ragionare
per convertire, e che si esprime (e comunica) semmai nei
comportamenti e nei gesti, e
nel silenzio rigoroso del Logos. Con un’ovvia conseguenza: nessuna pretesa di
imporre nulla a chicchessia
usando Dio (e gli “argomenti” della fede) come argomento in qualsivoglia deliberazione pubblica» (p. 31).
Un’impostazione del discor
so della fede evangelica che
ci è familiare e paradossalmente risulta più efficace
nell’economia del discorso di
«Micromega» proprio perché
a pronunciare queste chiare
parole non è un protestante.
Quello che a mio modesto
avviso dobbiamo rivendicare
non è la nostra presenza in
ogni dibattito, ma piuttosto
la corretta presentazione del
pluralismo teologico del protestantesimo nei media italiani. In questa ottica, che
rende conto delle pluralità
protestanti, si collocano gli
inediti di Kierkegaard e Jefferson. La pubblicazione del genere letterario «sermone», a
cura di Ettore Rocca, introduce il lettore italiano nel cuore
della teologia protestante:
«Non c’è Gesù di Nazareth
come guida etica, non c’è una
Jefferson, protestante unitariano
Una teologia di stampo illuministico, anticipatrice del
pensiero trascendentalista tipico dell’antitrinitarismo protestante nordamericano emerge negli scritti di Thomas Jefferson, presidente Usa dal 1800 al 1808, che difese con
energia la libertà di culto, professando personalmente un
Gesù senza Trinità. Siamo grati a Pietro Adamo, studioso
della cultura politica del protestantesimo radicale, per avere curato questa sezione dell’«Almanacco», proponendo
non solo lettere inedite, ma soprattutto una posizione teologica protestante poco conosciuta come quella unitariana.
Thomas Jefferson pose innanzitutto ü problema della libertà di religione con il «Bill for Establishing Religions
Freedom», una legge costituzionale volta a garantire «il libro esercizio della religione» (p. 178) in polemica con un
protestantesimo che aveva dimenticato la bella lezione di
laicità del pastore Roger Williams, che aveva praticato per
primo la separazione tra stato e chiesa nel Rhode Island in
nome della libertà di coscienza. Le posizioni unitariane
del credente Thomas Jefferson saranno importanti, come
abbiamo ricordato, per gli sviluppi di un protestantesimo
particolarmente sensibile a una collaborazione «avalutativa» con le religioni universali.
chiesa che annuncia una dottrina - osserva Rocca - ma solo Cristo che salva, qui e ora,
nel mondo» (p. 99). È vero
che si tratta di due sermoni
pronunciati in un contesto
un po’ particolare: un culto
del venerdì di Santa Cena,
nella chiesa di Nostra Signora
a Copenaghen, ma essi ricordano all’intellettuale italiano
che il loro autore era innanzitutto un pastore protestante.
Nel commentare Matteo 11,
28-30 a un pubblico che sta
per iniziare la giornata lavorativa con un culto evangelico, Kierkegaard osserva: «Tu
• non vai da un qualche uomo:
dall’aver confessato in segreto davanti a Dio vai a Lui, il
misericordioso invitante. Lui
che conosce ogni dolore
umano. Lui, che è stato provato in tutto, ma senza peccato (...). Lui che nell’istante
estremo fu abbandonato da
Dio, allorquando portava tutti i peccati del mondo. E Lui
non è solo colui che cura
l’anima tua, è anche il tuo salvatore» (pp. 102-103).
Il filo rosso del volume è
rappresentato da Hegel; forse
è giunto il tempo di riscoprire quegli scritti del giovane
Hegel che rappresentano in
termini attuali la tensione tra
la Verità rivelata (Cristo) e
l’istituzione umana (la chiesa
nelle sue configurazioni storiche). La pubblicazione di
«Micromega» rappresenta
una possibilità informata e
colta per fare conoscere l’impostazione protestante del
discorso filosofico e teologico, in un dialogo aperto,
umile e non impositivo nel
contesto di una filosofia teologica cattolica conquistatrice di spazi e coscienza.
Qual è il posto di Dio nelie società di oggi?
SCHEDA
Grandi firme in dialogo
VAlmanacco di filosofia di Micromega si apre, dopo
l'editoriale del direttore Flores d’Arcais, con una sezione di
teologi cattolici che riflettono intorno al problema della verità e della fede. ';tt
Un secondo blocco di articoli mette in questione le firme
di filosofi e storici della filosofia, coinvolti da un approcciii
più «etico» e, in senso lato, politico: Roberto Esposito, Leszek Kolakowski, Gianni Vattimo, Sergio Givone, Marcel
Gauchet. Umberto Galimberti, nella terza sezione, rifletté
sulla posizione dell’uomo rispetto a Dio nel mondo domiì
nato dalla tecnica e Manlio Sgalambro confessa i suoi «sen^'
timenti di empietà»; religione e psicanalisi sono all’attenzione di Simona Argentieri.
L’ultima sezione («la religione dei filosofi») vede Fernando Savater passare in rassegna il modo in cui vari autori
hanno interpretato la figura di Cristo; Franco Volpi interrogarsi sul pehsiero di Martin Heidegger; Orlando Francéschelli mettere in relazione filosofia e Bibbia ebraica. 11
concetto di infinito alla luce di filosofia e religione è infine
indagato da Paolo Zellini.
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Prosegue il programma dell'Istituto nazionale per il dramma antico
La modernità di Euripide nel personaggio Elettra
SALVATORE RAPISARDA
f ISTITUTO nazionale per
il dramma antico (Inda),
oltre a due tragedie di Sofocle {Edipo Re e Antigone, di
questa abbiamo parlato nel
n. 26 di Riforma), per la stagione teatrale 2000 del Teatro greco di Siracusa, ha
messo in scena Elettra e Oreste di Euripide, stessa regia e
cast artistico per le due opere, con Piero Maccarinelli,
regista, e con Manuela Mandracchia, Anita Bartolucci,
Francesco Migliaccio e Giovanni Grippa, per non citare
che alcuni nomi di interpreti
molto apprezzati.
Euripide, ateniese del V
sec. a.C., ha molto da dire al
nostro tempo. Nelle sue tragedie, molte di esse scritte
nella sua maturità, affronta
temi religiosi e, nel criticare
gli dei e i loro capricci, riesce
a fare qualcosa che ci fa pensare a un pensiero laico. Con
la sua formazione alla scuola
dei sofisti riesce a trattare temi di morale, di libertà, di
conflittualità interiore; si
spinge fino a esplorare le
passioni più vitali e getta il
suo occhio nel campo dell’irrazionale. Niente, dunque, è
sistemato una volta per sempre, ma ogni cosa è soggetta
al fluire della vita, al rimescolamento delle posizioni. È
necessario vigilare, più che
seguire schemi consueti. Uno
dei suoi personaggi, Oreste,
avventurandosi in un discorso etico-sapienziale, non raro
in Euripide, dirà: «Non esiste
un criterio sicuro per giudicare gli uomini. Mi è capitato
di vedere figli inetti da padri
straordinari e da padri vili figli valorosi (...) non sarete
mai saggi voi che vi perdete
fra tante false opinioni e non
giudicate la vera nobiltà in
base alle azioni».
Un ruolo centrale Euripide
lo assegna alle sue eroine.
Queste, come si vede in Elettra, non sono personaggi deboli e privi di determinazione, ma sono protagoniste volitive, con chiarezza di visio
La figura di Elettra reinventata dal regista Theo Angheiopulos nel film «La recita» (1975)
ne, pronte ad agire e capaci di
muovere all’azione chi le circonda. VElettra è una tragedia perché la sua trama si
svolge attorno al dramma di
Elettra e Oreste che dovranno
uccidere la loro madre, Clitennestra, per vendicare il loro padre, Agamennone, e per
punirla delle pene che ella ha
causato loro; matrimonio forzato a Elettra, esilio a Oreste.
La trama, ancorché lineare,
non è semplicistica. Affronta
la problematica da diverse
angolature. Il proposito di
Elettra riesce, ma non senza
avere ascoltato prima le ragioni che hanno spinto Clitennestra a uccidere Agamennone; la vendetta ha luogo, ma si lascia dietro uno
strascico di problemi psicologici, morali e religiosi. Questi,
com’è ovvio, non possono ricevere risposte a poco prezzo.
È così che si deve ricorrere
al «deus ex machina». Si apprende così che la responsabilità della vicenda è tutta di
Apollo. Qui la tragedia, che
pure ha afferrato gli spettatori
in una morsa di orrore, riceve
il suo lieto fine, viene sdrammatizzata. Ai comportamenti
umani si può imprimere una
svolta, sembra dire Euripide.
Essi non sono definitivi, c’è
spazio per il ravvedimento,
per il riscatto, per la redenzione. Ciò sembra dirci che faremmo bene anche noi, non
già per leggerezza o superficialità ma per amore e fiducia, a vivere sdrammatizzando sempre più aspetti della
nostra vita. Ne guadagneremmo a livello psicologico individuale e probabilmente diverremmo operatori di pace.
La tragedia rappresentata a Siracusa
Oreste e l'iiicomprensione
dei suoi contemporanei
L’Oreste è una tragedia sui
generis. Dopo una trama che
fa presagire assassinii e stermini, il suo finale sa più di
commedia con tanto di lieto
fine. Infatti, con una conclusione a sorpresa, ogni cosa si
sistema per il meglio, con matrimoni e ubbidienza al volere
degli dei, di Apollo in particolare. Ma l’Oreste non è soltanto divagazione e intrattenimento. II suo tema pone un
problema di carattere etico, e
politico, essenziale. Ci si chiede se sia lecito commettere
un omicidio per colpire chi si
è macchiato di omicidio. Ciò
tanto a livello individuale,
quanto a livello della polis.
Nella trama di Euripide,
Oreste uccide sua madre,
Clitennestra, per punirla di
avere ucciso il marito, Agamennone. L’aspetto tragico
sta nel fatto che Oreste non
ne esce con una coscienza
pura. Non lo aiuta la convinzione di essere colpevole per
aver ucciso sua madre, ma
più per aver vendicato il padre; né quella di avere commesso l’omicidio per istigazione di Apollo. La sua coscienza non è libera, paure
tremende lo assalgono e i gesti che intraprende fanno
presagire una tragedia senza
fine, in cui non viene risparmiato lo spargimento di sangue innocente.
La riflessione politica di Euripide sta nel fatto che il gesto
di Oreste non è condiviso dai
suoi contemporanei. Egli viene condannato dal Consiglio
della città, perché si è fatto
giustizia a livello individuale.
Con le parole di Tindaro: «Si
deve chiudere questo sistema
bestiale, sanguinario, che distrugge le nostre città, la nostra terra». Più in generale,
per colpire l’assassino, non si
deve ricorrere a un altro assassinio, ma all’esilio. È sempre Tindaro che dice: «I nostri padri ordinavano di purificare l’omicida con l’esilio,
ma vietarono di vendicarsi
ammazzandolo, perché sempre ci sarebbe stato un uomo
esposto a morte violenta,
ogni volta l’ultimo ad avere le
mani sporche di sangue». No,
dunque, alla pena di morte,
sì, invece, all’esilio come
strumento di purificazione
dell’omicida.
Il discorso, come si vede,
appare di grande attualità.
Proprio mentre a Siracusa
andava di scena una rappresentazione datata 408 a.C.,
nel Texas il detenuto Gary
Graham veniva ucciso in una
prigione dello stato. Di fronte
al messaggio di Euripide non
regge la considerazione che
Graham aveva 17 anni, era
dunque minorenne, quando
commise il crimine per cui fu
condannato a morte; non
regge neppure la considerazione che da nero e povero
qual era non ha potuto essere
difeso da costosissimi princi;
pi del foro. Nell’Argo di cui
parla Euripide l’assassino
non va messo a morte. Coin
pito della città è cercare
la
sua purificazione in vista dj
una sua riammissione ne
consesso cittadino, (s.r.)
«Le Ut ||>,
9 mi
5
o ion;
ycMFRDl^Gl-10 2000
PAG. 5 RIFORMA
i
Un'importante mostra a Milano su un personaggio complesso
Dubuffet, artista conflittuale con l'arte
Oltre a produrre i quadri legati a diverse «serie» compositive, l'artista ha lasciato degli
scritti programmatici nei quali sosteneva la necessità di un continuo rinnovamento
PAOIO FABBRI
i
Capita non di rado che gli
artisti si scaglino contro
l’accademia e l’accademigjijo, considerandoli sinonimo di sclerotizzazione delle
idee, di ingessatura del gesto
creativo, in ultima analisi di
tomba dell’arte, destinata a
perdere tutta la sua spontaneità. Jean Dubuffet è andato
oltre, criticando la validità di
ogni forma di rappresentazione, tentando costantemente di superare il percorso
artistico in atto, non tanto in
jma sintesi dialettica con una
nuova visione, bensì provando vie completamente nuove
e contestando addirittura il
concetto stesso di cultura applicato all’arte.
Per Dubuffet l’arte deve nascere priva di condizionamenti culturali, libera espressione del pensiero, ed è proprio il pensiero che si forma
nella mente dell’artista che si
deve rappresentare e non ci
che si vede. La prima espressione artistica del grande pittore francese richiama infatti i
luáe.
o: «Si
iteina
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a nonale,
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Un testo del pittore
I rapporti tra arte e cultura
Così si esprime Jean Dubuffet nel documento che accompagna la donazione della sua collezione al privato Musée
des Arts décoratifs: «La creazione d’arte sarà sempre antagonista della cultura, e più questa sarà rafforzata, celebrata,
innalzata (...) al livello di religione di stato, con santi, profeti
e vescovi, tanto più scomparirà la vera creazione d’arte (...).
Non esiste autentica arte se non là dove la parola arte non
viene pronunciata, non viene ancora pronunciata. Soprattutto non con le implicazioni di meritorio, di compassato, di
venerabile che ci si affanna ad affibbiarle (...). Vorrei veder
comparire le produzioni d’arte nella città, nei luoghi più vivi
della città e, che io lo voglia o no, nella città che vive non c’è
spazio per la produzione d’arte (...) ed è per questo che mi
sono risolto, sul tardi, a esporre le mie opere in un museo».
primitivi o in genere tutti coloro che si apprestano a dipingere senza alcuna preparazione, seguendo solo il proprio istinto. Etichettando
questa forma d’arte per enfatizzare l’importanza dell’
aspetto creativo l’artista coniò
il nome di art brut. Una forma
d’arte che lo attira, ma in
qualche modo lo sconcerta
“Lent II», 1964
Nella collana «Parola per l’uomo d’oggi» è uscito:
C. E. B. Cranfield
'' I H
La lettera di Paolo ai Romani
Volume II: Capitoli 9-16
256 pp., L. 34.000, Euro 17,56, cod. 268
' Con questo volume si completa la pubblicazione del magistrale commentario del prof. Cranfield - probabilmente il
più Importante attualmente disponibile - a quello che è il testo fon*iarnentale, vero banco di prova
Pella teologia cristiana d’ogni epons. La lettura della Lettera ai Ronnani da sempre solleva - com’è
noto ■ grossi problemi esegetici e
fichiede una grande competenza
Ohe l’autore mette a disposizione
bel lettore non specialista per con^tirgli di accedere agevolmente 6
Steste biblico.
m rnmetKMm
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claudlana.li
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anche, la sente estranea al
mondo artistico in cui vive,
un mondo in cui anche le
avanguardie operano sostanzialmente sulle forme, come
Picasso con il suo cubismo o
Fernand Léger con i suoi
meccanismi. Sarà solo nel
1942, quando, lasciata l’azienda paterna, deciderà di dedicarsi solo alla pittura, che la
sua fantasia potrà partorire i
suoi ominidi talvolta zampettanti come insetti, le sue case
sbilenche, mosce, contorte,
adatte più a una umanità minore che a una orgogliosa delle sue sorti progressive.
Poi la materia anzi le materie lo coinvolgono in una
sperimentazione incessante,
estenuante, in cui la forma
appare e scompare come una
innamorata che si vorrebbe
abbandonare, ma anche continua ad attirarci inesorabilmente. Come nei paesaggi
degli Anni 50 in cui le superfici si riducono a puntini o a
piccole tessere di colore, che
rammentano quelle delle farfalle da cui Augusto Giacometti partì per le sue straordinarie variazioni cromatiche. La forma ritorna a definirsi, a diventare protagonista, quando entrano in gioco
gli oggetti della civiltà moderna, fra cui soprattutto le
auto, che nel loro disegno apparentemente infantile sembrano accogliere la solita
umanità minore come un
grande giocattolo, che definisce un piccolo mondo a se
stante o meglio ancora come
componenti di una giostra, il
cui ritmo coinvolge e avvolge
tutto il quadro, diventando
metafora di un moto quotidiano trascinato da altri, diretto da altri, verso obiettivi
che stanno al di fuori della
tela e dei protagonisti.
Il terreno è pronto per la fa
se più feconda e più famosa,
quella denominata con nome
insignificante heurloup. Il
punto di partenza è sempre
l’esigenza incessante di rimettersi in discussione, di evitare
Pirrigidimento nel rito, nella
ripetizione, che resta fuori dal
divenire della storia. Mentre
un giorno sta al telefono l’artista si accorge che inconsciamente traccia dei segni, quasi
sempre blu e rossi, su foglietti
qualsiasi, e di colpo percepisce che quelló è, in qualche
modo, un dipingere che gli
viene dal subconscio direttamente. Si tratta di sviluppare
questo principio, facendolo
diventare rappresentazione;
Dubuffet lo fa in modo geniale, tornando al limite tra il figurativo e l’informale, con
una forma che comunque
compare qua e là a definire
un ritmo che si concentra di
più sui singoli elementi, che a
loro volta esprimono un universo brulicante di esseri
umani e oggetti tecnologici,
in cui l’umanità minore si
perde, come fagocitata dallo
stesso ambiente in cui vive.
La mostra della collezione
donata al Musée si ferma a
questo periodo, ma Dubuffet, morto nel 1985, ha proseguito con il suo stile fino
aU’ultimo, cercando e rimettendo in discussione ogni cosa al di là del denaro, degli
onori e del successo, che pure non gli erano mancati. E
pur rendendosi conto che
l’arte, quando è tale, incide
nella conoscenza provocando emozioni che suscitano
analisi, confronto, motivazione; e che quindi l’arte
stessa suscita cultura, si fa
cultura, in un processo incessante e fecondo, nella misura in cui non c’è appiattimento su risultati acquisiti.
Non risulta che Dubuffet sia
stato religioso, ma certo aveva
dentro di sé ben forte quella
forza morale che Kant considerava una delle sue grandi
realtà insieme con il cielo
stellato. Soprattutto però va
ricordato lo spirito così tenacemente pronto a rimettere in
discussione tutto per ricominciare, inseguendo il suo
sogno, uno spirito che forse
animava anche Lutero quando formulava il suo ecclesia
semper reformanda e che certamente dovrebbe animare
noi evangelici di oggi nel difficile rapporto fra il nostro essere chiesa e il messaggio che
intendiamo trasmettere alla
società in cui viviamo.
Milano, Spazio Oberdan,
fino al 16 luglio
«Ostracisme rend la monnaie», 1961
SCHEDA
Tra azienda e cavalletto
Jean Dubuffet nasce nel 1901 a Le Havre da una famiglia di
commercianti di vini; frequenta il liceo e la Scuola d’arte, si
trasferisce a Parigi per frequentare l’Académie Julian; conosce
Raoul Dufy, Max Jacob, Fernand Léger, viaggia, dipinge, ma
smette nel 1924; lavora intanto all’azienda paterna. Nel 1932
riprende a dipingere e incontra Lilì, che sposerà nel 1937. Sospende nuovamente l’attività artistica per dedicarsi alla ditta
in difficoltà.
Nel 1942 decide di darsi all’arte e non smetterà più fino alla
morte. Iniziano così le «serie», ciascuna delle quali costituisce
una sperimentazione. È del 1947 la prima mostra a New York,
nel 1951 la prima retrospettiva a Parigi cui seguono altre città
europee (Milano, Londra, Francoforte, ecc.). New York accoglie la collezione Art brut.
Nel 1962-63 inizia la serie heurloup ed esplode la sua fama;
l’artista comincia a progettare grandi installazioni a partire da
quella richiesta dalla Chase Manhattan Bank di New York, a
cui seguono le serie degli amoncellements (sculture in polistirene). Nel 1972 si inaugura il Groupe de quatre arbres alla suddetta banca (altezza 12 metri). Fino alla morte (1985) Dubuffet
crea nuove serie di grandi opere, mentre una mostra gli viene
dedicata anche a Tokyo e una per iniziativa della Fiat nel 1978
con mostra, proiezioni luminose di quadri. A fianco della produzione artistica ha svolto attività saggistica, cercando di spiegare le motivazioni della propria arte.
ILIBRII
Politica
Etica e laicismo
Trasformata da settimanale in bimestrale dell’omonima
fondazione, «Liberal» si presenta al n. 1 (200 pagine, £ 20.000)
con due blocchi di articoli interessanti per il dibattito culturareiigione. Nel primo blocco la rivista di
dialogo fra cattolicesimo e mondo laico interroga i filosofi Emanuele Severino, Gianni Vattimo e il politologo Sergio Belardinelli sui limiti del pensiero laicista (sic) nei
confronti delle regole morali; nel secondo i
critici Andrea Monda e Alfonso Berardinelli, oltre al poeta e saggista Mario Luzi, affrontano alcuni scrittori cristiani: Mauriac,
Simone Weil, Tolkien e C. S. Lewis.
o
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 9 luglio,
ore 23,50 circa, andrà in onda: «Johann Sebastian Bach, il
musicista teologo». La replica sarà trasmessa lunedì 10 luglio
alle ore 24 e lunedì 17 luglio alle 9,30 circa.
Società di studi valdesi
Cinquant'anni di
storiografia italiana
«1950-2000. Cinquant’anni di storiografia italiana sulla Riforma e i movimenti
ereticali in Italia». Questo il
tema del consueto convegno
organizzato dalla Società di
studi valdesi a Torre Pellice
per il 2-3 settembre. Responsabile scientifico è la prof.
Susanna Peyronel. Non si
tratta di un tema cronologicamente convenzionale. Proprio nel 1950, in un momento in cui si riawiavano studi,
ricerche, vita politica, veniva
edito il volume collettivo
Cinquant’anni di vita intellettuale italiana, in onore di
Benedetto Croce. Era occasione per una riflessione, per
fare il punto della situazione.
Nei successivi cinquant’anni
la storiografia italiana, tra
impulsi e stimoli d’ogni tipo,
ha dato frutti copiosi.
Non ultimi certamente sono stati gli studi sulla Riforma in Italia, che si sono
straordinariamente arricchiti, sia dal punto di vista degli
studiosi che vi si sono dedicati, sia per quel che riguarda l’esplorazione delle fonti,
sia soprattutto per il dibattito interpretativo che si è
aperto. E sembrato dunque
opportuno offrire alcune prime riflessioni su questo tema che è stato, per molti decenni, argomento anche di
Convegni della Società di
studi valdesi, senza presumere di dire alcuna parola
definitiva su una questione
di tale rilevanza. Proprio per
questo, l’organizzazione dei
lavori di quest’anno ha voluto assumere un aspetto più
marcatamente seminariale,
con discussioni aperte e tavole rotonde che avranno
per tema gli argomenti sui
quali maggiormente si sono
avuti incrementi di studi o
su cui, per contro, si sono re
gistrati rallentamenti. Altrettanta attenzione sarà dedicata agli strumenti di diffusione di questi studi: riviste e
collane editoriali con origini
e sviluppi anche assai diversi. Si propone un incontro di
lavoro che ha come unica
presunzione quella di avviare discussioni e riflessioni
non facili su mezzo secolo di
studi sulla storia della Riforma in Italia.
Il programma prevede per
sabato 2 settembre (inizio
alle ore 15) le relazioni su
«La storiografia italiana dal
1950 al 1976» (Paolo Simoncelli): «La storiografia italiana dal 1975 al 2000» (Guido DairOglio). Domenica 3
(inizio ore 9,30), relazioni su
«Il contributo del Bollettino della Società di studi valdesi» (Daniele Tron, presidente Ssv); «La casa editrice
Claudiana e la storia della
Riforma in Italia» (Carlo Rapini); «Dal Corpus Reformatorum Italicorum alla collana Studi e Testi per la Storia
religiosa del Cinquecento»
(Alberto Aubert); e ancora, a
partire dalle 15 interventi su
«Il valdesianesimo» (Massimo Firpo); «La Riforma nelle
città» (Susanna Peyronel);
«La Riforma nei circoli aristocratici italiani» (Francesco Cui); «La censura ecclesiastica: problemi di interpretazione dopo l’edizione
degli Index Librorum Proibitoriim» (Ugo Rozzo).
La Società di studi valdesi
mette a disposizione 15 borse soggiorno per studenti e
ricercatori interessati (le domande vanno presentate entro il 15 luglio 2000). Per
informazioni: Società di studi valdesi, via Beckwith 3,
10066 Torre Pellice (To).
Tel.-fax 0121-932765; e-mail:
ssvaldesi@yahoo. it.
6
PAG. 6 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 7
È il motto deila prossima Assemblea generale deirUnione delle chiese battiste
tu va ad annunciare il Regno»
Il presidente dell'Ucebi, Renato Malocchi, espone itemi principali In discussione a Villar
Pel lice. La concomitanza con il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste e le sedute congiunte
EUGENIO BERNARDINI
Dal 20 al 26 agosto, a Villar Pellice, si terrà la 36®
Assemblea generale delle
chiese battiste aderenti alrUcebi. Una parte dei lavori
di questa Assemblea si terrà a
Torre Pellice, congiuntamente con il Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste. Per l’occasione abbiamo intervistato
il presidente dell’Ucebi, Renato Maiocchi.
- Quali saranno i problemi
principali all'attenzione dell’Assemblea?
«Il fatto di aver convocato
l’anno scorso un’Assemblea
straordinaria ci permette di
affrontare l’appuntamento
del 2000 con maggior respiro,
guardando al futuro. L’Assemblea scorsa, nonostante
alcuni esiti imprevisti, ha infatti segnato l’uscita da un
lungo periodo di ristrutturazione interna che ci ha visti
necessariamente un po’ ripiegati su noi stessi. Avendo
riportato la situazione economica e finanziaria sotto
controllo, grazie al crescente
impegno delle chiese e alla
politica gestionale degli ultimi anni, e avendo varato a
larga maggioranza un piano
decennale che fissa gli obbiettivi da raggiungere e gli
strumenti per realizzarli,
questa Assemblea potrà porre le basi di un potenziamento della nostra presenza e
della nostra testimonianza,
soprattutto in chiave di rinnovato impegno nel campo
dell’evangelizzazione. Da qui
anche la scelta del motto:
“...ma tu va ad annunziare il
Regno" (Luca 9, 60). Ciò non
significa, naturalmente, che
all’Unione non rimangano
altri nodi da sciogliere. Uno
di questi è la nuova struttura
del Dipartimento di teologia,
sul quale le proposte avanzate finora non hanno ottenuto
il necessario consenso. Altri
nodi sono la funzionalità delle strutture centrali e territoriali di governo, delle quali si
avverte ormai l’inadeguatezza ma sulle quali ancora non
si è coagulato un consenso
circa le riforme da adottare.
Infine, ma certo non ultima,
la questione dei rapporti con
le chiese di stranieri.
Una decina sono già chiese
membro dell’Unione, altrettante ne hanno fatto richiesta,
e saranno presentate a questa
Assemblea. Ma se alziamo un
tantino lo sguardo ci accorgiamo che questi numeri, già
così cospicui per una realtà
come la nostra, sono un’inezia rispetto alla rivoluzione
epocale che il nostro paese
sta conoscendo. Secondo stime che peccano sicuramente
per difetto, ci sono attualmente in Italia almeno 800
mila immigrati di cui circa un
terzo di confessione evangelica. Che cosa accadrebbe se,
anziché limitarci a rincorrere
con affanno i problemi di una
decina di nuove chiese, decidessimo di prendere sul serio
la sfida rappresentata dalle
decine di migliaia di fratelli e
sorelle potenziali destinatari
di una proposta di comunione con noi?».
- In questo quadro, qual è il
ruolo della collaborazione
con metodisti e valdesi (bmv)?
«Mi permetto di ricordare,
ogni volta che si torna su
questo argomento, che la
collaborazione bmv è in primo luogo la risposta alla comune vocazione delle nostre
chiese nel contesto storico e
geografico in cui si trovano a
operare. Comune vocazione
il cui riconoscimento è ben
più antico del percorso istituzionale bmv iniziato con le
sessioni congiunte di Sinodo
e Assemblea del 1990. In secondo luogo, la collaborazione è una delle condizioni per
un “futuro sostenibile” delle
nostre chiese che, tutte, in
maggiore o minore misura,
hanno crescenti problemi di
distribuzione razionale delle
forze pastorali, di “cura dell’ultimo miglio”, cioè dei piccoli gruppi spesso vitali ma
Unione cristiana evangelica
battista d'Italia
Convocazione deH'Assemblea Generale
e deH'Assemblea - Sinodo del 2000
Atto 92/CE/99
Il Comitato, riunito in sessione congiunta con la Tavola Valdese,
delibera di convocare, ai sensi dell'art. 93 del regolamento, l'Assemblea Generale in sessione ordinaria nel periodo 20-22 agosto
e 25-26 agosto 2000 a Villar Pellice. Delibera altresì di convocare
l'Assemblea Generale in seduta congiunta con il Sinodo delle
Chiese Valdesi e Metodiste nel periodo 23-24 agosto 2000 a Torre
Pellice.
Approvato all'unanimità
Tavola valdese
Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall'Art. 117/SI/1999, è convocato per
I membri del Sinodo sono invitati a recarsi nell'Aula sinodale
della Casa valdese di Torre Pellice, via C. Beckwith 2, alle ore 15.
II culto di apertura, in comune con l'Assemblea Generale
deirUnione cristiana evangelica battista d'Italia avrà inizio alle ore
15,45 nello Stadio del ghiaccio di Torre Pellice e sarà presieduto
dalla pastora Lidia Giorgi. Predicatore d'ufficio il pastore Franco
Giampiccoli.
Il moderatore della Tavola valdese
Gianni Rostan
Renato Maiocchi
isolati, e di gestione di servizi
comuni di livello adeguato
(Riforma, Claudiana, Facoltà
di teologia, ecc.). In terzo
luogo, e qui vengo alla specificità della sessioni congiunte di quest’anno, è evidente
che la collaborazione non è
fine a se stessa, cioè volta
soltanto a generare pur importanti benefici per le chiese che la praticano: essa è
volta soprattutto a equipaggiare meglio tali chiese per il
loro compito fondamentale
e primario: la predicazione
dell’Evangelo. E significativo
che il tema principale delle
sessioni congiunte di quest’
anno sia, appunto, l'evangelizzazione: un tema che i
battisti, per così dire, hanno
nel sangue e che devono ora
rimettere al centro; e che i
valdesi e i metodisti intendono a loro volta rilanciare,
senza per questo sottovalutare altri aspetti del loro modo di essere chiesa, dall’etica
alla cultura, dalla storia
all’impegno sociale. Cercare
insieme i modi attuali per
"dire la salvezza” agli uomini
e alle donne del nostro tempo, questo è certamente il
punto più alto della collaborazione bmv. E il documento
preparatorio, già diffuso da
Riforma, mi sembra un otti
mo avvio».
- Con quest’anno si conclude il suo mandato di presidente dell’Ucebi. Come valuta
questa esperienza?
«Come primo presidente
non pastore nella storia
dell’Unione guardo alla mia
esperienza soprattutto da
questo punto di vista. Sono
tra quelli che da almeno
quindici anni sostengono che
dobbiamo dividere la figura
del presidente che si trova a
ricoprire contemporaneamente due incarichi: quello
di presidente in senso proprio, che dovrebbe potersi
concentrare sui rapporti con
le chiese, con i pastori, con le
Associazioni regionali, con gli
organismi operativi, con le
istituzioni, onde promuovere
l’unità di spirito e di intenti
di tutte le istanze deH’Unione; e quello di capo degli uffici, con tutte le responsabilità
legali, amministrative, economiche e patrimoniali che
ne conseguono. Probabilmente, quando sono stato
esortato ad accettare la candidatura a questo incarico, si
pensava soprattutto al contributo che avrei potuto dare
a quest’ultimo aspetto, e per
parte mia ho messo in campo
tutti gli sforzi di cui sono star
to capace, affrontando anche
conflitti e dolorose lacerazioni, per cambiare ciò che ritenevo andasse cambiato e instaurare nuovi metodi di governo. Ma non posso nascondere la sorpresa, mia e immagino anche di altri fratelli e
sorelle, quando mi sono reso
conto di sentirmi sempre
molto più a mio agio nella
prima funzione, soprattutto
durante le visite alle chiese.
Ho imparato quanto sia importante, per una situazione
di diaspora come la nostra,
una figura di riferimento, indipendentemente dal personaggio chiamato pro tempore
a interpretarla: qualcuno che
confermi e rafforzi nelle chiese il senso di appartenenza le
une alle altre e di tutte all’Unione. Fra le tante ragioni
di rammarico per gli errori
che ho compiuto e le inadeguatezze che ho dimostrato,
questa è certamente la più
grande: non aver potuto moltiplicare e reiterare le occasioni di visite e di incontro.
Ho conosciuto, inevitabilmente, anche amarezze e
frustrazioni. Forse anche a
causa delle impazienze che
ho talora manifestato nel
perseguire gli obbiettivi storici che l’Unione si è data. Peraltro, non è un’esperienza
nuova: in quasi vent’anni di
televisione per la rubrica
“Protestantesimo”, non sono
più di tre o quattro le trasmissioni sulle quali, anche
potendo, non avrei rimesso
le mani; di tutte le altre ho
sempre pensato che avrei potuto e dovuto realizzarle meglio. Ho lasciato quell’incarico, per diventare segretario
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, proprio quando ho constatato
che altri maneggiavano meglio di me le nuove tecniche e
i nuovi linguaggi televisivi, ed
era un bene per tutti passare
a loro il testimone. Ho fiducia
che, con l’aiuto del Signore,
andrà così anche in questo
passaggio di consegne. E tanto basta per stemperare le
mie frustrazioni e confidare
nella Grazia, che può far cooperare tutte le cose, anche le
nostre inadeguatezze, al bene di coloro che amano Dio».
LUGLIO 2(K|||
Un momento della festa a Casa materna
Chiesa valdese di Riesi
Un gemellaggio
che prosegue con fede
ULRICH ECKERT
SONO passati ormai nove
anni dal primo «Incontro
protestante europeo» che ha
visto coinvolte ben quattro
comunità protestanti di Francia, Germania e Italia in un
paesino del Brandeburgo di
nome Lugau. Da quell’incontro, avvenuto poco dopo il
crollo della cortina di ferro
che per decenni ha diviso
l’Europa in due, è nato un vero e proprio gemellaggio a
quattro che, per la parte italiana, ha visto impegnati sia la
Chiesa valdese di Riesi sia il
«Servizio cristiano», accanto
alla comunità riformata di
Bourgoin Jallieu, vicino a Lione, alla comunità luterana di
Bergisch Gladbach, nei pressi
di Colonia, e alle piccole comunità di Lugau, Eichholz e
Fischwasser, comunità appunto situate nel Sud del
Brandeburgo. All’inizio di giugno si è tenuto il quarto incontro a Bergisch Gladbach al
quale, da parte riesina, hanno
partecipato una decina di
persone in rappresentanza
delle due realtà valdesi, sotto
la guida esperta del pastore
Klaus Langeneck.
È stato un incontro intenso
e molto cordiale all’insegna
della comune speranza nel Signore che affida a tutti quanti
lo volessero seguire dei granelli di senape da gettare nei
solchi del terreno travagliato
della società europea del
2000. La comunità ospitante,
che ha oltre 12.000 membri
iscritti, ha fatto conoscete a
tutti i convenuti il suo vario
modo di dare testimonianza
al mondo della speranza che
Dio ci infonde nei cuori pei
condividerla con il nostro
prossimo. Un suo gruppetto
guidato da Mareile e Herwié
Knuth, ha preparato un pro.
gramma molto diversificato
basato su dei laboratori che
abbracciavano una vasta ¡
gamma di attività quali adì
esempio la danza meditativa i
una pantomima, un’orchestra i
spontanea, oppure un giorno I
in battello sul Reno. Altro pi.
lastro su cui si sono creati
scambio, aggregazione e con- '
divisione, è stata tutta una se-1
rie di culti, meditazioni, pasti (
con alla fine un bellissimo |
culto di Santa Cena. i
La delegazione riesina ha
potuto portare alcuni piccoli
contributi come un testo im- ^
pegnativo sull’Europa vista I
da un suo estremo margine, I
nonché almeno 25 chili di |
prodotti tipici siciliani per;
una serata di buffet intemazionale. Durante l’incontro si
è poi affermato il desiderio 1
da parte delle quattro comu-1
nità di portare avanti l’espe- (
rienza del gemellaggio. Infat- (
ti la comunità di Lugau ha già
formulato l’invito in Brandeburgo per Tanno 2003. Ma si ’
è anche pensato di intensifi- I
care i contatti tramite incon- 1
tri bilaterali, scambi di infoi- |
mazioni e un «culto annuo (
del gemellaggio» con al cen- .
tro un tema preparato e sta- ,
diato assieme.
Un gruppo in visita nel Brandeburgo
Anniversario a Casa materna» (Portici)
Novantacinque anni spesi
per portare speranza
MARIAROSARIA RUSSO
Nel 1905 il pastore metodista Riccardo Santi fondò Casa materna, nata da un
grande gesto d’amore: oggi,
dopo 95 anni, ci siamo ritrovati in tanti a festeggiarne
questo importante anniversario. Le insegnanti della
scuola materna ed elementare hanno organizzato uno
spettacolo dal titolo «Magnano’ cantano’», nel quale i
piccoli interpreti si sono impegnati in modo davvero
esemplare, eseguendo anche
simpaticissimi brani canori,
ben diretti dal maestro Filippo Lops, che ha dato un notevole contributo al coro della scuola. Lungo i viali del
giardino sono stati allestiti
tanti piccoli stand dove sono
stati messi in vendita prodotti artigianali realizzati dagli
alunni della scuola e dai ragazzi delle case famiglia e
dolci fatti in casa preparati
dai genitori dei bambini e dal
personale di Casa materna:
tutto il ricavato della vendita
è andato al progetto «Sudan»,
al quale la scuola sta lavorando da un intero anno.
Gli auguri sono arrivati da
moltissimi «amici» e in particolare abbiamo riportato
quelli giunti dal presidente
del Comitato generale della
Casa, Derryck Evans, e da
presidente dell’Opcemi.
pastore Valdo Benecchi. A loro va il nostro ringraziamen;
to, ma anche a tutti i genitori
dei nostri allievi, che hanno
mostrato un coinvolgimento
e una partecipazione davvero straordinari, e al personale tutto di Casa materna e
della cooperativa «Le bigli®
da giocare», che ha offerto la
propria disponibilità con
grande gioia.
La sensazione più bella®
quella di scoprire che dopo
tanti anni l’entusiasmo per “
lavoro della nostra opera®
sempre alto perché, pur tra
mille difficoltà, siamo riusciti
a superare anche moment
duri e questo soprattutto gr^
zie al fatto che ci sono ancora
tante persone che a Casa materna offrono il cuore, com
l’amica Anna Maglio, cerami'
sta di grande talento, che d
anni offre il suo contribuw:
lei e a tutti gli altri nostri sostenitori, grazie di cuore.
L'
In
orient
IL lavi
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li servizio diaconale che svolge la Chiesa valdese di Torino
L'accoglienza degli immigrati
In un anno quasi 800 persone si sono rivolte allo «sportello» di
orientamento e sostegno, al «Bicchier d'acqua» e al deposito bagagli
aicabahbacini
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IL lavoro diaconale della
Chiesa valdese di Torino
rivolto agli stranieri si sta
riorganizzando e cerca una
sua specializzazione. Al lavoro di accoglienza o sportello
si concentra il venerdì mattina. Nel mio ruolo di diacona,
insieme al pastore della comunità di lingua inglese, accolgo gli stranieri che per vari
nlotivi si rivolgono al nostro
servizio di orientamento e di
sostegno. Ci sono molte persone ancora senza permesso
di soggiorno, arrivano con
grandi speranze, spesso ospiti di altri connazionali, disperati di fronte al contatto con
la realtà: difficoltà a trovare
un lavoro, impossibilità di
tornare a casa, debiti da pagare verso chi li ha aiutati ad
arrivare in Italia. Casi molto
penosi in cui ci sono poche
possibilità di intervento perché non avere documenti regolari impedisce di seguire i
normali canali di accesso della ricerca di lavoro e di casa.
Ovviamente diventano facili
prede di sfruttatori e di persone senza scrupoli.
Ci sono persone che dopo
anni di-vita regolare in Italia
perdono il lavoro, soprattutto
donne che si occupano di anziani 0 collaboratrici domestiche o uomini che, svolgendo lavori molto pesanti, subiscono infortuni o hanno problemi di salute. Chi perde il
lifi»o facilmente perde anch^ casa perché non ha più
laj^hssibilità di pagarne le
^ése. Chi ha regolare perisse di soggiorno ha diritto
dei sussidi, ma le pratiche
ier ottenerli sono molto Ionie e spesso ci sono dei barnini da sostenere. In questi
casi il nostro compito è quello di capire se queste persone
si sono già rivolte alle assiemi sociali del Comune, se
Hinoscono le varie agenzie di
Mfvoro interinale o altri mezzi
di’Écerca lavoro e se lo ritehiàmo particolarmente urgente interveniamo anche
economicamente pagando
una bolletta scaduta o una
rata d’affitto.
Ci sono anche studenti che
si rivolgono a noi per avere
un aiuto economico al momento dell’iscrizione all’università o, più raramente, al
corso di scuola media superiore. Fino a due anni fa gli
studenti stranieri non avevano accesso alle borse di studio e ad altre agevolazioni,
come il collegio universitario.
Ora chi ha un buon rendimento scolastico ha la possibilità di ottenere parecchie
fecilitazioni, ma la precarietà
economica si fa sentire nel
momento del rinnovo del
permesso di soggiorno, nel
momento in cui il padre che
li sostiene economicamente
et ammala o muore o se un
elfro parente si ammala e tutfu le risorse dalla famiglia si
concentrano sul pagamento
rii medici e cure (succede
spesso, anche perché è difficile curarsi in paesi dove gli
Ospedali e i medicinali non
sono alla portata di tutti). In
Questi casi si cerca di trovare
msieme un lavoro che per*Uetta loro di finire gli studi.
Sediamo casi di richiedenu asilo segnalati dall’ufficio
stranieri del Comune. In Italia
®ta aumentando il numero dei
Agiati politici. Queste persone scappano, lasciando alle
*uto spalle realtà di guerre e di
^olenza. Non hanno nulla e
Ulto a quando non viene acp®frato il loro status di rifugiap (ci vogliono molti mesi) il
^tnune dà loro un posto do® dormire e la possibilità di
Per le strade di Torino
mangiare nelle mense. Le associazioni di volontariato e le
chiese intervengono con piccole somme di denaro e beni
di prima necessità.
Ci sono sempre più stranieri che si rivolgono a noi desiderando entrare nella nostra
comunità perché evangelici.
Quest’anno, tra i 18 confermati nella nostra chiesa, ci
sono state due ragazze del
Camerún, mentre due richiedenti asilo del Congo hanno
partecipato regolarmente alle
attività della chiesa, uno studente in medicina camerunense non perde un culto da
ottobre e nelle ultime settimane ha incominciato a seguire i nostri culti un altro
giovane camerunense che è
arrivato in Italia da alcuni
mesi ed era disperato perché
non conoscendo una chiesa
evangelica non aveva più potuto partecipare alla Santa
Cena. Altri servizi che sono
attivi nella nostra comunità
sono il «Deposito bagagli» per
1 senza fissa dimora (alcuni
mesi fa, 1 volontari che se ne
occupano hanno deciso di
costituirsi in associazione), e
il «Bicchier d’acqua» che distribuisce abiti usati, puliti e
in buone condizioni.
Il nostro impegno rivolto alle persone straniere è cambiato negli anni: dall’intervento
sull’onda dell’emergenza dei
(foto P. Romeo)
primi arrivi, quando non esisteva nulla di organizzato in
Torino e in Italia, si è passati a
una fase di «lavoro in rete»
con altre realtà che si occupano di stranieri e richiedenti
asilo, ma la precarietà della
materia è ancora grande ed è
quindi necessario che le chiese e le associazioni private intervengano per dare voce e
spazio a coloro che, perché
stranieri, trovano molte difficoltà nel nostro paese.
Le statistiche che facciamo
ogni anno ci dicono che, nel
1999, allo sportello di orientamento e sostegno su 432 persone che complessivamente
si sono presentate ben 100
sono state nuove rispetto al
1998. 1 paesi di provenienza
sono abbastanza diversificati
(Camerún, Congo e Marocco
sono i più rappresentati, anche perché si è sparsa la voce
che il nostro servizio si svolge
anche in francese oltre che in
inglese), gli uomini sono più
numerosi delle donne (252
contro 180). Molti casi vengono seguiti anche da altri Centri con i quali è bene rimanere in contatto per non fare
inutili doppioni. Nel 1999 al
«Bicchier d’acqua» si sono rivolte 256 persone (visto il tipo
di servizio, qui la maggioranza è composta da donne: 141
su 115) e un po’ meno di 100
al «Deposito bagagli».
■■ È morto a Brescia il pastore valdese Enrico Corsani
«Veramente il Signore ci ha guidati»
Un lungo e intenso ministero pastorale
GHMGIO BOUCHARD
Nei Ricordi civili e politici
di Massimo D’Azeglio
c’è una frase che ha accompagnato la mia vita per almeno cinquant’anni. La cito a
memoria: «Nessuno stato,
nessuna organizzazione può
reggere in piedi se non vi sono molte persone disposte a
compiere per esso molti e
ignorati sacrifici».
Questo motto ben si attaglia alla vita, alla vocazione e
al ministerio del pastore Enrico Corsani. Nato 86 anni fa a
Fioridia dal ramo battista di
una celebre famiglia evangelica (suo padre era pastore),
Enrico Corsani non volle mai
rinnegare la sua nascita siciliana e meridionale. Eppure
la sua formazione culturale
avrebbe potuto portarlo in
bel altre direzioni: una indimenticabile formazione liceale a Torre Pellice (e il Collegio resterà sempre nel suo
cuore, anche quando si troverà ai massimi livelli delT«organigramma valdese»),
poi regolari smdi alla Facoltà
valdese di Roma gli misero
nel cuore quel gusto per l’alta
cultura che lo accompagnerà
anche negli anni più difficili
della sua vita. All’inizio, il
Nord sembrava essere il suo
destino: tre anni di fedele ministerio a Felónica Po furono
premiati dal matrimonio con
Nives Negri, una donna forte
e sensibile che ha saputo accompagnarlo, sostenerlo e incoraggiarlo in una vita passata quasi sempre lontano dalle
sue terre natie.
Infatti, dopo poco tempo.
Corsani viene mandato a
Sud: è il 1940 e Corsani cura
la chiesa di Riesi durante tutto il terribile periodo della
guerra. Dopo Riesi, Catania,
dove Corsani aveva già trovato il tempo di laurearsi in filosofia. L’ho conosciuto lì,
nel 1963, e sono rimasto sbalordito dalla sua cultura: studiava Ernesto De Martino
quando ancora non era di
moda, naturalmente citava
Carlo Levi e Danilo Dolci. La
Tra la celebrazione della Pentecoste e le attività estive
Rio Marina vive di comunità e di ospiti
MASSIMO LONG
UNA trentina di persone
raccolte per il culto di
Pentecoste si sono strette attorno a Cristina Bastianelli
che, con una bella testimonianza di fede, ha chiesto di
essere ammessa a far parte
della Chiesa veddese. Un culto a «più voci» e con la presenza di ospiti italiani e stranieri a simboleggiare l’azione
dello Spirito Santo che abbatte le barriere di comprensione e suscita in ognuno di
noi il desiderio di condividere i propri doni. Al culto è seguita un’agape fraterna, preparata con cura e amore dal
personale della Casa valdese
e dalla sua direttrice, che è
stata un occasione per trascorrere qualche ora insieme
e anche per ringraziare il pastore Odoardo Lupi per il
servizio svolto, nel corso
dell’anno ecclesiastico 19992000, a Rio Marina su incarico della Tavola. Momenti come questo rappresentano
per la piccola realtà di Rio
Marina un’occasione per
sentirsi meno isolata e per
testimoniare il senso comunitario che la caratterizza.
Due sono le attività rivolte
ai giovani che si svolgeranno
in estate a Rio Marina. La prima, organizzata dal Coordinamento delle attività scoutistiche del 1 distretto (Casd)
prevede il soggiorno in tenda
presso un campeggio attualmente non in funzione di circa 40 ragazzi e ragazze provenienti dalle valli valdesi dal 9
al 16 luglio. Il programma
La Casa valdese a Rio Marina
prevede, oltre alle escursioni
sull’isola e ai bagni di mare,
l’incontro con la storia e la
cultura locale e momenti di
socializzazione con ragazzi/e
di Rio Marina.
Il secondo appuntamento
è per il periodo che va dal 29
luglio al 7 agosto e si tratta di
un campo organizzato dalla
Chiesa riformata unita (Urc)
in collaborazione con la
Chiesa valdese di Pisa e Rio
Marina. L’attività inizierà
con l’incontro con la comunità di Pisa (29 e 30 luglio) e
proseguirà presso la Casa
valdese di Rio Marina; essa si
inserisce nel progetto di
scambi e visite fra le due
realtà ecclesiastiche che dura
ormai da parecchi anni. 11
gruppo, costituito da 13 ragazzi/e in età compresa fra i
16 e i 24 anni, proviene da diverse chiese riformate inglesi
e si propone di conoscere
meglio la realtà della Chiesa
valdese incontrando giovani
italiani con i quali scambiare
reciproche esperienze e confrontarsi sul tema della spiritualità. Sono naturalmente
previsti dei momenti di visita
dell’isola, di sole e mare, di
passeggiate e di giochi e canti. Coloro che sono interessati a questa iniziativa e conoscono un po’ la lingua inglese possono contattare Massimo Long al tei. 0565-924208;
e-mail m.long@tiscalinet.it.
Enrico Corsani
stessa impressione ebbe di
lui l’anno dopo a Bari Mario
Miegge, che me ne scrisse
una lettera entusiasta.
Naturalmente, sotto U profilo ecclesiologico, appartenevamo a due schieramenti
diversi, per non dire opposti.
Enrico Corsani al Sud, come
Alberto Ribet al Nord, erano
gli esponenti classici di quella che per trent’anni è stata la
«destra storica» valdese: Sergio Aquilante disse, al momento della loro «uscita di
scena»: «Quelli erano uomini
che avevano il senso dello
stato». Questo «senso dello
stato» Corsani ebbe modo di
manifestarlo in varie occasioni: ne ricorderò solo qualcuna. Comincerò dalla più bruciante, la questione del Collegio valdese di Torre Pellice: la
mia generazione lo riteneva
superfluo, la Tavola oppressa
dai problemi finanziari voleva ridimensionarlo drasticamente, e l’unico membro
della Tavola che pacatamente, tenacemente continuava a
sostenere con il suo timbro di
voce indimenticabile che no,
la volontà di Dio non era
quella, e bisognava far vivere
quella gloriosa istituzione,
era proprio Enrico Corsani,
ormai avviato a diventare vicemoderatore. Quando, alla
fine, dopo un Sinodo drammatico, il Collegio venne effettivamente salvato. Corsani
rinfacciò amichevolmente ai
colleghi della Tavola la loro
mancanza di fiducia, e applicò a bassa voce a se stesso
un celebre verso di Dante: «Io
fui solo colà dove sofferto fu
per ciascun di torre via Fiorenza, colui che la difesi a viso aperto». Perché Corsani
Dante lo leggeva, lo sapeva
quasi a memoria: altri tempi,
altri uomini.
Lo stesso atteggiamento il
past. Corsani lo tenne, come
membro della Tavola (19681975) riguardo al problema
dei nostri ospedali, riguardo
al significato delle nostre
grandi opere sociedi nel Sud.
Il giorno dell’inaugurazione
del Centro diaconale di Palermo scrisse al moderatore,
Aldo Sbaffi: «Veramente il Signore ci ha guidati». Veramente il Signore ci ha guidati. Il Signore ha guidato
il suo servo Enrico Corsani a
Riesi e a Catania, a Bari e a
Brescia, e lo ha anche accompagnato nella lunga sofferenza degli ultimi anni. Il
Signore accompagnerà anche voi, care Nives, Ondina,
Lilia e Ivana in questo momento di malinconia e di tristezza; quanto a noi, finché
ci dura la vita, non dimenticheremo certo un uomo per
il quale abbiamo provato affetto e riconoscenza.
Nelle chiese di Puglia e Lucania
Una riuscita festa
per le scuole domenicali
LOREDANA BRUNEm
Domenica 4 giugno i
bambini delle scuole domenicali di Puglia e Lucania
si sono incontrati per festeggiare la chiusura dell’anno
ecclesiastico. L’incontro, organizzato dal past. Luca Anziani e dalle monitrici battiste
e valdesi di Bari (Maria Curci
e chi scrive) si è tenuto al
Centro sociale evangelico «La
casetta» di Bari. L’accoglienza, in clima «disneyano», ha
visto la presenza di personaggi come Pluto, Minnie e un
cagnolino dei «101», nei cui
panni si erano calate le monitrici. Le scuole domenicali
hanno rappresentato episodi
biblici con la drammatizza
zione e il canto. Questo, ha
detto Anziani, è stato il culto
domenicale per grandi e piccini. Il canto finale «Grazie a
te» ha chiuso la prima parte
della giornata.
Dopo il pranzo, per la cui
riuscita ringraziamo Giacinta
Pietroforte, i bambini hanno
giocato per la campagna circostante; i monitori hanno invece discusso dell’operato durante l’anno e hanno elaborato proposte per il prossimo:
sono emersi progetti che verranno ripresi in autunno. In
primavera è previsto un nuovo incontro di preparazione
per i monitori e a giugno 2001
si terrà una nuova, gioiosa,
fantastica, entusiasmante Festa delle scuole domenicali.
Una proposta da Brescia
per un innario multilingue
La Chiesa valdese di Brescia offre a tutte le comunità che
ne faranno richiesta il testo inglese degli inni più noti contenuti nell’Innario evangelico attualmente in uso. Si tratta di
uno strumento molto utile per quelle realtà, sempre più frequenti, in cui italiani e stranieri partecipano insieme al culto
e può agevolare l’integrazione di evangelici provenienti da
chiese sorelle di altre nazioni. In questo modo tutta la comunità può cantare lo stesso inno senza discriminare nessuna
componente linguistica. Il file è disponibile gratuitamente richiedendolo all’indirizzo e-mail: valdesi.brescia@infinito.it.
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PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENEBDlTLUCUOa.' venESD
Dopo 11 anni di attività sono stati ridefiniti metodi e obiettivi del Centro fiorentino
Il Corso per la formazione diaconale
Un Corso residenziale di formazione alla diaconia evangelica, un'agenzia di formazione, una
biblioteca e uno Studentato. Il collegamento con il corso a distanza della Facoltà di teologia
ROBERTO BOnAZZl
IL Corso residenziale vuole
formare giovani diplomati
integrando la preparazione
culturale e professionale con
una specifica base biblica e
teologica, collegata alla realtà
della diaconia evangelica. È
importante sviluppare negli
studenti delle capacità relazionali e di lettura critica della
realtà, e curare in loro gli aspetti più personali legati alla
motivazione e alla visione di
valori evangelici condivisi. Si
tratta di riuscire a intrecciare
quegli obbiettivi che sono circoscrivibili nell’ambito dell’istruzione con molteplici altri,
che riguardano i vari aspetti
della formazione personale e
relazionale. L’esigenza è di
collegare conoscenze e capacità, istruzione accademica e
sviluppo della persona.
Le discipline caratterizzanti
il corso sono quattro: discipline bibliche, teologia pratica,
etica, discipline psicologiche.
Le discipline ausiliarie sono
poi: fondamenti di teologia,
storia del cristianesimo, storia
della diaconia evangelica, introduzione alle organizzazioni, metodi di «lettura dell’ambiente» e di «analisi critica
della realtà». L’insegnamento
avverrà mediante moduli o
unità didattiche comprensive
di lezioni, esercitazioni, lavori
di gruppo, discussioni, verifiche, ma ciascuna fase potrà
essere arricchita e concretizzata solo attraverso altri apporti come incontri, testimonianze, visite; e soprattutto
periodi significativi di stage in
Italia e all’estero: in una parola attraverso molteplici tuffi
nella realtà.
Contenuti e metodologie
della didattica e svariati strumenti esterni concorreranno
alla formazione completa delle «competenze», cioè di quelle caratteristiche specifiche
della persona nel suo mettere
in atto conoscenze, capacità,
atteggiamenti. Un apporto
stimolante ci proviene dagli
operatori diaconali, che ci illustrano quelle che vengono
maggiormente apprezzate come «competenze diaconali».
Un secondo elemento di
rinnovamento della didattica
proviene dal collegamento
con il corso di formazione
teologica a distanza della Facoltà valdese. I moduli e le
unità del corso Cfd potranno
giovarsi di questa esperienza
maturata nella realizzazione
di materiali didattici e di vari
interventi formativi. Per gli
studenti, l’interessante prospettiva di vedere i crediti didattici riconosciuti dalla Facoltà nell’ambito del proprio
corso di Diploma in teologia:
un buon curriculum nei 3 an
ni del Cfd potrebbe «garantire» il riconoscimento di circa
2/3 del percorso di diploma
(titolo universitario).
Gli inizi di una «agenzia
di formazione»
Con un nome ancora provvisorio si comincia già a parlare di un nuovo settore delle
attività del Cfd, oltre quella
del corso residenziale. L’idea
è quella di rivolgersi a coloro
che non possono usufruire
della formazione residenziale
e a chi, già impegnato nelle
diverse opere, necessita di aggiornamento, riqualificazione, formazione di base o specialistica appositamente progettata. Sta qui la molla del
piccolo cambiamento del nome del Cfd in Centro per.
Un’agenzia dunque, che recepisca le esigenze di formazione e realizzi (sia nella propria sede che nelle diverse
realtà in Italia) interventi di
formazione su molteplici livelli, realizzati da un gruppo
di formatori opportunamente
preparati.
Le possibili varie attività, da
progettare e svolgere mediante accordi e collaborazioni
con le opere diaconali evangeliche, con la Facoltà di teologia, con le università e altri
enti per la formazione nelle
aree di interesse per la diaconia riguardano: l’aggiorna
mento per il settore educativo, socio-assistenziale, editoriale e della comunicazione,
gestionale; la riqualificazione
dei diaconi in fase di trasferimento, in fase di cambiamento funzione, degli operatori in
settori in via di trasformazione organizzativa o tecnica,
ma anche la riqualificazione
in relazione allo sviluppo nei
ruoli ministeriali nelle chiese;
la formazione di competenze
base o avanzate per il settore
educativo, socio-assistenziale, editoriale-comunicazione,
gestionale; infine, la «formazione formatori»: docenti per
corsi di istruzione adulti; docenti per corsi di istruzione a
distanza; responsabili aziendali di stage e di tirocini; responsabili dell’organizzazione della formazione.
Ma l’agenzia non lavorerà
solo per l’attivazione di tutte
le collaborazioni istituzionali
possibili, e per rispondere al
più ampio ventaglio delle esigenze di formazione nelle
opere e nelle chiese: l’ambizione è quella di riuscire a lavorare in maniera creativa, individuando in aree non ancora esplorate o in quelle sinora
inconsuete quelle risorse
ideali ed esperienziali che potrebbero permettere sempre e
di nuovo l’immissione di nuova linfa vitale nelle nostre
competenze diaconali.
Il rilancio di un'opera interdenominazionale
LETIZIA SOMMANI
LETIZIA VEZZOSI
Da alcuni anni si discute a
vari livelli sia sul futuro
del Centro di formazione diaconale «Giuseppe Comandi»
di Firenze (Cfd), sia sul senso
e sulla necessità di una formazione specifica per i diaconi impegnati a vario titolo
nelle chiese o per i credenti
impegnati in una testimonianza anche nell’ambito del
proprio lavoro. L’esperienza
del Cfd, di ormai 11 anni, ha
avuto tanti aspetti positivi, ha
preparato e arricchito molte
persone che lavorano nelle
opere della Chiesa valdese e
anche in enti esterni con un
impegno di tipo socio-assistenziale. Nello stesso tempo
la sua situazione poco strutturata e molto sperimentale
ha costituito il suo pregio ma
anche la sua debolezza; i
tempi e i contesti sociali sono
in rapido mutamento e così
pure tutto il quadro della formazione professionale dei
giovani, universitaria e non.
Tutti questi aspetti hanno
messo il Consiglio del Cfd di
fronte alla necessità di chiedere alle chiese promotrici
(battisti. Fratelli, metodisti e
valdesi) una ridefinizione del
mandato da tutti i punti di vista: obiettivi, destinatari e risorse a disposizione. Si è riaperta all’interno delle chiese
la discussione sul «diacono»,
sull’utilità di una sua specifica
formazione, sulla diversità dal
ruolo pastorale. Questa figura
viene percepita in maniera diversa a seconda che si parli di
diacono dipendente dalla
chiesa (ruolo diaconale) o di
diacono inserito nella comunità (catechista, membro di
Concistoro), di credente dipendente da un’opera diaconale della chiesa, di diaconato
abbonamenti
interno L. 10.000
estero L. 20.000
sostenitore L. 20.000
universale. Si pone in questi
termini il problema a chi si rivolga la formazione del Cfd,
quali ne debbano essere gli
obbiettivi e i contenuti.
Il 13 maggio si è tenuta l’ultima Assemblea del Cfd, come attualmente strutturato,
per decidere sul futuro di
quest’opera. A questa fase si
è arrivati dopo una lunga
preparazione, caratterizzata
da incontri e contatti fra le
varie componenti (Ucebi,
Cpie, Tavola valdese): dopo
una prima Assemblea nel
maggio 1999, un’ampia discussione nell’assemblea
straordinaria tenutasi il 29
gennaio di quest’anno, alla
quale erano intervenute molte persone esterne all’assemblea stessa ma interessate alla problematica, e utilizzando il lavoro di tre gruppi. Il
primo ha preparato delle riflessioni e delle proposte per
l’assemblea di gennaio, gli altri due hanno predisposto
per l’assemblea del maggio
2000 delle proposte per il futuro del Cfd, sul piano sia organizzativo sia didattico.
È stato deciso di creare una
struttura, sotto la responsabilità della Tavola valdese ma
aperta alle altre denominazioni interessate, con finalità
di formazione più ampie di
quelle attuali. Per ora, oltre
alle chiese metodiste e valdesi, solo le chiese dei Fratelli,
tramite il Cpie, hanno aderito
al rilancio del Cfd mentre, a
causa delle difficoltà finanziarie, le chiese battiste si sono ritirate, chiedendo però di
poter aderire all’iniziativa sostenendo propri membri di
volta in volta. Nei nuovi programmi si prevede che il Cfd
fornisca una preparazione
specifica, rivolta a soggetti
diversi, che operano nell’ambito ecclesiastico e non, su
tematiche e obiettivi di interesse dei settori che si occupano della cura, assistenza,
formazione di persone, utilizzando modalità organizzative
e didattiche differenziate.
Si prevede di mantenere
una formazione residenziale,
il «Corso residenziale di for
mazione alla diaconia evangelica», rivolto a giovani che
frequentano l’Università a Firenze, aprendolo però a tutte
le facoltà; si è ritenuto infatti
che debbano essere considerate nell’ambito diaconale
non solo le professioni volte
all’assistenza e alla cura, ma
anche quelle che si occupano
di formazione (insegnamento
a vari livelli) o di altri aspetti,
organizzativi, amministrativi,
tecnici, connessi e di supporto alle attività socio-assistenziali. Il corso residenziale prevede che ogni studente frequenti contemporaneamente
un corso universitario di diploma o di laurea e il corso residenziale ma, diversamente
dall’organizzazione precedente, le due formazioni non
sono interdipendenti. Il corso
residenziale è strutturato in
tre anni con un quarto anno
di recupero. Sono previste da
200 a 300 ore per ciascun anno nell’ambito delle quali sono compresi anche incontri
stages in Italia e all’estero.
Vengono valorizzate la vita
comunitaria e l’acquisizione
di capacità di convivenza con
gli altri, di positiva soluzione
dei contrasti, di sostegno reciproco. Accanto al Corso di
formazione residenziale nascerà un’wAgenzia di formazione» i cui scopi vengono illustrati in questa pagina.
Un altro compito del nuovo Cfd sarà quello di promuovere la realizzazione di
una biblioteca specializzata
nel settore della diaconia e
collegata con i centri all’estero, soprattutto in Europa. In
questa sede potrebbe essere
curata la raccolta dei materiali specifici e potrebbe essere attivato un servizio di invio, su richiesta di operatori
delle nostre opere o di persone interessate all’argomento,
di bibliografie mirate, di articoli o di materiali. Una volta
avviato, il Cfd potrebbe anche curare la pubblicazione
di materiali specifici, per
esempio raccogliendo i contributi prodotti e utilizzati per
i corsi e gli stages, e promuovere la riflessione e il dibatti
to sui temi della diaconia.
Naturalmente la struttura
dovrà reggersi sulle sue gambe, ovvero rimanere in pareggio di bilancio. Per garantire
questo aspetto al corso residenziale, dato il basso afflusso di studenti, si è pensato a
utilizzare gli spazi vuoti con
uno «Studentato», prevedendo perciò di ospitare studenti
universitari, preferibilmente
evangelici, nel convitto che
ospita anche gli studenti del
Cfd, anch’essi studenti universitari. Dall’inizio del prossimo anno accademico sarà
possibile per studenti e studentesse che desiderano frequentare un corso di laurea o
di diploma presso l’Università di Firenze alloggiare
presso il Cfd, pur non frequentando il Corso residenziale di formazione alla diaconia evangelica.
L’assemblea di maggio ha
deciso di offrire fin da ora
questa possibilità, ritenendo
che una sistemazione nel
centro di Firenze nel cinquecentesco Palazzo Salviati, sede dell’Istituto Gould, possa
da una parte aiutare gli studenti fuori sede a risolvere in
modo soddisfacente il problema dell’alloggio e nello
stesso tempo migliorare la situazione finanziaria del Cfd.
Purtroppo i lavori di sistemazione degli ambienti per poter usufruire di una cucina
adeguata e di locali per il
consumo dei pasti richiederanno un po’ di tempo e
quindi per alcuni mesi gli
studenti dovranno trovare altre soluzioni per i pasti; per
questo si manterranno prezzi
un po’ più bassi finché non
sarà usufruibile anche la questa disponibilità. La creazione di questa nuova struttura,
come continuazione della
precedente, nata nel 1989,
dovrà essere discussa nel
prossimo Sinodo, dato che è
stato deciso di affidarla alla
Tavola valdese. Come si vede
il Cfd non è morto, ma è in
pieno fermento e speriamo
che possa felicemente rinnovarsi e crescere nella sua
nuova dimensione.
Lavoro di gruppo al Centro di formazione diaconale
Oltre la professionalità
nel servizio sociale
GABRIELE DE CECCO
Lavorando in un servizio sociale ci si rende
conto, in modo particolare,
che affidarsi completamente
alle professionalità, accettandole acriticamente così come
oggi sono definite e ritagliate,
costituisce un atto di fede. Il
contrario però di quella fede
che riteniamo si riceva per
grazia e chiami poi a responsabilità. Infatti rischia piuttosto di essere spesso sabbia
per le nostre teste da struzzo,
che tacita le coscienze e permette lo scarico a cascata
delle responsabilità. Non che
la professionalità sia una risorsa rinunciabile, ma questa
divisione dei saperi, questo
specializzarsi delle competenze sono tacita ammissione di impotenza verso la
complessità. E se gli sforzi
«moderni» tendono a farci
credere che la realtà sia
scomponibile in «pezzi» semplici, sembra che le persone
restino al mondo proprio per
testimoniare che esiste per
certo almeno qualcosa di
non scomponibile.
Lavorando in una delle nostre opere e interrogandosi
sul senso di ciò che si fa (e
della famosa questione della
«evangelicità» delle opere),
nasce il sospetto che nella difesa della complessità possa
giocarsi non poco della posta
in palio. Non perché sia prerogativa esclusiva degli evangelici, né perché vincendo
questa battaglia si possa dire
di aver raggiunto una caratterizzazione di per sé «evangelica» del nostro operare. Ma è
che, persa questa sfida, sarebbe poi vano pensare di inventarsi, per l’assistenza alla
persona, contenuti diversi da
quelli «scientificamente» lottizzati dalle professionalità.
Poco si può fare di «evangelicamente» significativo
con «clienti» riguardati come
contenitori di funzioni e bisogni, classificati e assegnati
agli operatori competenti.
Poco si può fare se ci si pone
acriticamente all’inseguimento dei bisogni che vengono creati per essere soddisfatti e vengono soddisfatti
perché si ricreino. Poco si
può fare con operatori che
perdono contatto con il senso complessivo di ciò che si
va facendo, perché riguardati
a loro volta come contenitori
di funzioni professionali e/o
perché temono di smarrire,
al di là dei confini predeterminati, la propria identità e
la propria sicutezza. Né il lavoro d’équipe, certo irrinunciabile, va di per sé oltre un
reincollare pezzi (non tutti e
non senza che restino visibili
i tagli). Tutto ciò è congeniale al presente malvagio secolo (o almeno così credono
coloro che ne tengono le briglie), certo nulla ha a che fare
con l’Evangelo. Come potrebbe? L’Evangelo si gioca
nell’incontro tra persone,
non certo tra contenitori di
funzioni e di bisogni separabili per astrazione.
Avendo profittato grandemente nel mio lavoro dei
frutti del Cfd (purtroppo non
direttamente, per ragioni anagrafiche, ma tramite l’accalappiamento di operatori
usciti da quei corsi), posso
testimoniare dell'apertura
che il Cfd ha investito in persone che, nel frattempo, acquisivano una determinata
professionalità. È una risorsa
rara ed estremamente efficace proprio nella direzione
che ho provato a delineare.
Molte delle sperimentazioni
del Gignoro e, in definitiva,!
suo recente cammino, che
tra mille limiti cerca di farei
conti con la complessità,
hanno avuto tra gli ingredienti fondamentali quell’apertura e quella impostazione. Certo hanno contato le
vocazioni e la disponibilità di
questi operatori, ma anche la
loro esperienza di vita insieme e quel «qualcosa» che li
ha aiutati a riguardare criticamente alla loro professionalità, proprio nel momento
in cui questa si formava.
Mi è stato chiesto che cosa
io ritenga importante perla
formazione dei diaconi, o comunque di operatori evangelici che si dedichino al sociale. Sono convinto che tutto
quanto sarà fatto in direzione
di una rilettura critica delie
professionalità non sarà lavoro buttato. Sono dell’idea che
la condivisione di una vita comunitaria, per un periodo,
con altri che condividono la
vocazione e la giocano' in diverse professionalità, sia un
fattore importante. Certo occorre che questa «vita insieme» non sia quella imposta
da regole monastiche, né sia
soffocante, ma sia scandita
da occasioni di partecipazione alla gestione reale degli
aspetti di interesse comune e
da progetti da portare avanti
insieme. In questo senso sarebbe utile un rapporto forte
con le opere, oltre che per
aspetti legati al tirocinio individuale, anche per dare vita a
vere e proprie «commissioni»^
da parte delle opere, di progetti e ricerche da realizzare
in gruppo. Si condividono
aspetti della vita quando si
hanno obiettivi comuni, non
solo e non tanto quelli grand}
e di là da venire, ma quelli
piccoli del giorno per giorno.
Ritengo anche importante
che gli aspetti teologici e biblici non vengano vissuti come semplice aggiunta, calata
un po’ dall’alto, di altre nozioni a quelle professionaliCfd potrebbe essere un vero
e proprio centro di elabora;
zione teologica dal punto di
vista della diaconia. Si aprirebbe una reale opportunit
per gli studenti di confrontarsi con una lettura critica delta
realtà che si trovano di fronte
oggi, con la sua storia e con
tutti quegli aspetti che si troveranno comunque di fron
come operatori.
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20(K| uFNERPI 7 LUGLIO 2000
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
^ 1^0 Una bella esperienza connunitaria di riposo e riflessione
Soggiorno a Borgio Verezzi
Orgonizzata dal posi Platone, la vacanza alla Casa balneare ligure
bo coinvolto una quarantina di partecipanti della chiesa di Torino
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PIERO SPINELLI
IL soggiorno marino di un
gruppo della Chiesa valdese di Torino presso la Casa
balneare valdese di Borgio
Verezzi, è stato decisamente
molto più di una vacanza. Allietato dal tempo splendido
che sembra accompagnare
tutte le iniziative «outdoor»
del pastore Giuseppe Platone
e fruendo di intervalli adeguati di tempo libero, i circa
quaranta partecipanti si sono
trovati coinvolti in una sequenza di incontri, studi, momenti di riflessione e di cultura che, per generale ammissione, hanno lasciato il segno.
Ogni mattina il pastore Platone ha condotto lo studio biblico sulle lettere ai Corinzi e
Colossesi; il pastore Alberto
Taccia ha illustrato le particolarità del nuovo innario in
corso di elaborazione raccontando l’evoluzione dell’innologia evangelica e della musica sacra: il pastore Franco
Becchino ha tracciato la storia del protestantesimo in Liguria, evocando fra l’altro alcuni particolari poco noti, come l’apporto generoso di un
personaggio semplice e atipico come il soldato Parodi, reduce dalla battaglia di Solferino, e l’evangelizzazione
«d’assalto» attuata dai numerosi membri della famiglia
Cereghino, cantastorie di Favaie (La Spezia): Enrico Mariotti, presidente del Comitato di gestione della Casa valdese di Borgio ha narrato la
storia di questa istituzione e
concluso l’intervento con la
proiezione del suggestivo film
girato nel corso del suo viaggio in Israele: la diacona Alga
Barbacini ha esposto l’intenso programma delle attività in
corso della Chiesa valdese di
Torino: Oriana Bert ha richiamato l’attenzione della comunità sulla sorte della Scuola Latina di Pomaretto: Sandra Ribet ha presentato un
documentario sui bambini
handicappati.
^«11
Un gruppo sulla spiaggia delia Casa vaidese ’
Per ricordare la Shoà sono
stati proiettati e commentati
un documentario sul campo
di sterminio di Auschwitz e il
film La Vita è bella di Benigni.
Nei «quarti d’ora culturali»
sono stati presentati diversi
libri interessanti e, infine, sono state proiettate le diapositive scelte dal pastore Platone
come icone delle singole frasi
del Padre Nostro. L’ultima sera è stata rallegrata da un’ottima cena speciale, seguita da
canti, che hanno chiuso festosamente la settimana. La
mattina della partenza i pastori Platone e Taccia, in
un’atmosfera di grande commozione, hanno tenuto un
breve culto con santa cena
per concludere degnamente
quei giorni sereni.
La settimana di Borgio ha
dato ai partecipanti la possibilità di conoscersi o ritrovarsi fra loro, di socializzare, dialogare con i pastori, ascoltare
voci e recepire messaggi diversi da quelli dell’affannosa
vita quotidiana. Nel separarsi
hanno tutti chiesto al pastore
Platone di offrire di nuovo,
con maggiore frequenza, questa opportunità di incontri,
studi e approfondimenti.
Notizie dalla Chiesa valdese di Torino
Le confermazioni e i lavori
della nuova Casa valdese
Dal medico ospedaliero alla farmacista, dall’operaio
alla studentessa, dal Camerún e da Campobasso, un
piccolo campione della nostra città. 18 persone, in un
età compresa tra i 17 e i 60
anni hanno chiesto, durante
il culto di Pentecoste, dopo
avere frequentato i necessari
corsi di preparazione e avere
confessato la propria fede in
Cristo di fronte alla comunità, di farne ufficialmente
parte. Una grande tensione
spirituale ha circondato i
nuovi membri comunicanti
durante il culto di santa cena,
allietato dalla presenza della
corale diretta da Flavio Gatti
con la predicazione del pastore Platone che ha affrontato il testo di Paolo «...noi abbiamo la mente di Cristo» (I
Corinzi 2,12-16).
I nuovi membri di chiesa
sono Silvana Battiniello, Stefania Cardón, Giovanni Casetta, Paola Ciallié, Gabriele
Di Carlo, Salvatore Di Pasquale, Barbara Donadlo,
Calogero Fiorito, Cleo Guarna, Elisabetta Lurgo, Antonietta Miserere, Madeleine
Noupeyou, Federica e Sara
Palermo, Solange Peseant,
Maria Recchia, Davide Rogowsky, Alessandro Rossi.
Lutto per l'Ospedale evangelico di Genova
Giulio Castrati, medico e amico
ERMINIO PODESTÀ
Giulio castrati, primario
del reparto Chirurgia dell’Ospedale evangelico internazionale di Genova, l’amico
di tutti, se ne è andato in silenzio, senza disturbare nessuno, accettando la sofferenza con dignità sua peculiare
caratteristica. Era nato a
Trieste nel 1944. All’età di 14
anni era giunto a Genova assieme ai suoi genitori. Laureatosi in medicina aveva intrapreso la sua attività di medico con abnegazione e correttezza. Era stato per diversi
Centro per la formazione diaconale
«G. Comandi» - Firenze
Corso di formazione
alla diaconia evangelica
Iscrizioni
Sono aperte le iscrizioni al corso per la formazione diaconale. La durata del corso è triennale. La domanda va presentata entro il 15 ottobre su modulo fornito dalla segreteria. È richiesta la licenza di scuola secondaria superiore. 1
candidati e le candidate dovranno, contemporaneamente,
iscriversi a un corso universitario (laurea o diploma).
Quota di iscrizione, convitto
La quota di iscrizione per un anno è di lire 100.000. Gli
studenti e le studentesse alloggeranno presso il convitto
del Cfd. Sono previsti, in caso di necessità, supporti finanziari, prioritariamente sotto forma di prestiti, per i quali gli
studenti e le studentesse dovranno rivolgersi ai rispettivi
organi ecclesiastici.
Inizio dei corsi, programmi, frequenza
Alcuni corsi professionali sono a numero chiuso e le prove selettive si effettuano già durante i mesi di settembre e
ottobre. Può variare anche la data di inizio delle lezioni e
oiascuno dovrà seguire il calendario del corso prescelto.
L’ammissione al Cfd è conseguente all’iscrizione a un corso universitario ed è preceduta da un colloquio. 11 corso di
tormazione diaconale inizierà il 5 novembre. 11 programma
^ disponibile in segreteria. La frequenza è obbligatoria.
La segreteria è a disposizione per fornire tutte le infortttazioni necessarie (programmi, caratteristiche dei corsi,
oosti, ecc.) e per risolvere dubbi anche di carattere personale. A richiesta si può anche organizzare una visita.
Rivolgersi a: CFD, c/o Istituto Gould, via de’ Serragli 49,
00124 Firenze. Tel. 055-212576 - fax. 055-280274 - e-mail:
*^fd.comandi@tin.it. Coordinatore: tei. 055-292673.
Centro per la formazione diaconale «Giuseppe Comandi»
Pitenze.
Studentato
A partire dall’A.A. 2000-2001 è offerta la possibilità di alleggiare a Firenze presso il Cfd, a studenti e studentesse
ehe intendono frequentare corsi universitari (laurea o diploma) presso l’Università degli studi di Firenze.
anni chirurgo al Pronto soccorso San Martino. Poi aveva
vinto un concorso come assistente all’Ospedale evarigelico internazionale iniziando
la sua attività in sala operatoria fino a essere nominato
primario di Chirurgia.
Giulio si è sempre dimostrato innamorato e responsabile del suo lavoro di medico. Per lui essere chirurgo
non era una professione, ma
una missione. Affabile con
tutti, rispettoso verso i colleghi e nei confronti di tutte le
denominazioni religiose, disponibile sempre a venire incontro alle necessità degli
ammalati. La sua caratteristica era quella di offrire sempre un sorriso a chi lo avvicinava. Oltre alle sue spiccate
qualità umane e professionali di chirurgo, quando all’Ospedale evangelico fu costituito il circolo ricreativo, vi
partecipò con entusiasnio.
Inoltre quando venne formata la squadra di calcio lui,
sorridendo, chiese di farne
parte dicendo: «Sono piuttosto scarso, ma a me piace divertirmi con chi si diverte». E
quando per la prima volta segnò un gol la sua gioia fu incontenibile.
La simpatia e la benevolenza che il dottor Castrati ha saputo acquistare si è manifestata in occasione del funerale a cui hanno partecipato
centinaia di amici e conoscenti fra cui i dipendenti
deirOei con lo staff dirigenziale. Fra i tanti necrologi apparsi sul giornale se ne può
leggere uno significativo:
«Nessuno dimenticherà la
cortesia che era la naturale,
la prima forma del tuo essere
buono, vero segno di uno
spirito chiaro come il giorno». Il parroco, molto commosso, ha evidenziato i nobili lati umani del dottor Castrati e ha concluso con una
battuta simpatica: «Arrivederci carissimo amico Giulio.
Ci rivedremo».
Inoltre il 19 giugno, nel
corso di una riunione straordinaria, il Concistoro ha deciso di affidare i lavori di ristrutturazione del tempio
(rifacimento del pavimento e
riscaldamento) e la radicale
ristrutturazione dello stabile
attiguo al tempio che si affaccia su corso Vittorio Emanuele (l’ex teatro costruito
nel 1922) alla ditta Armano
per farne una «Casa valdese»
intesa come nuova sede della comunità.
Quindi a partire dalla prima domenica di luglio il
tempio di corso Vittorio resterà chiuso sino a conclusione lavori, prevedibilmente fino a Natale. Subito dopo
inizieranno i lavori della
«Casa valdese» che dureranno oltre un anno. La progettazione e la direzione dei lavori sono stati affidati agli
architetti Laila Gay e Barbara
Citterio di Torino. Di conseguenza, per almeno tutto il
periodo estivo sino alla prima domenica di settembre
compresa, i culti unificati si
terranno al tempio di corso
Principe Oddone 7, la cui ritinteggiatura esterna si è appena conclusa grazie al lavoro del fratello Vesco e dei
suoi collaboratori, (g.p.)
CRONACHE»»
RORÀ — La nostra corale è
stata recentemente ospite
della chiesa metodista di
La Spezia, che ringraziamo per l’accoglienza e i
momenti conviviali che ci
hanno offerto. Un ringraziamento va anche alla
banda di Pomaretto per il
bellissimo concerto strumentale che ci ha offerto
assieme alla nostra corale
nell’ambito della serata
«Solidarietà nella musica».
È stato un ulteriore passo
avanti nell’acquisto dell’organetto elettrico per la
nostra chiesa. Vogliamo
infine salutare la nascita
del piccolo Aaron Tourn
Boncoeur e augurare a lui
e ai suoi genitori la benedizione del Signore.
MEANA DI SUSA — Il 16 luglio alle ore 17, nella chiesa battista, avrà luogo una
conferenza del past. Emmanuele Paschetto su «I
battisti nella valle di Susa».
COAZZE — Il 9 luglio, alle 21
nella chiesa, concerto di
Marco Armoni e Valentina
Branca ai flauti e Silvio Pinamonti al clavicembalo.
Per godersi i privilegi della terza età
w Mia madre si è ripresa
la sua libertà 99
Quando inia madre mi ha detto che si annoiava a
vivere in easa sola tutto il giorno, io le ho suggerito
una soluzione residenziale.
Lei cercava un posto dove stare con persone della
sua età, io le ho trovato una bella villa confortevole
con un parco, facilmente raggiungibile dalla città.
Lei voleva mantenere la sua indipendenza e le sue
abitudini, io ho provveduto ad assicurarle insieme,
anche un servizio qualificato e un'assistenza
continua.
Insieme abbiamo scelto La Residenza e siamo
felici di stare così bene insieme ogni volta che ci
vediamo.
Gianmario S.
mprcnditore
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Via P. Lazzari, 25 2 ) 046 Malnate (Va)
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Milano metodista
Un giugno
particolare
MARINA SERRA
La Residenza: la serenità è di casa
Tre culti delle domeniche
di giugno hanno segnato
un momento particolare della vita della nostra comunità
e della sua capacità di inserimento nel quartiere Isola e
nell’intera città di Milano.
Nella domenica di Pentecoste un culto che ha radunato
nella mattinata sia il gruppo
di lingua italiana sia il grup- '
po di lingua inglese ha contrassegnato, con la confermazione di due catecumeni,
l’intervento della nostra corale e il saluto al pastore Giovanni Carrari che lascia la
nostra comunità dopo anni
di intenso lavoro: momenti
di alta commozione.
Nel pomeriggio la terza
«Festa della musica cristiana» con l’intervento di ben 8
corali di cui 4 cattoliche (una
arrivata in autobus da Asti)
ha riempito all’inverosimile
la nostra chiesa, capace di ricevere 500 persone. Ciò che
ha colpito di più il pubblico
è stata l’intesa fra le varie corali che si è avuta con l’interpretazione di brani provenienti dalla tradizione protestante da parte dei cattolici e
un Ave Verum cantato magistralmente dalla corale presbiteriana coreana, all’interno della quale il nucleo di
studenti del Conservatorio
di Milano ha lasciato il segno
nei cuori e nelle mani della
platea. Un plauso va alla corale valdese, che ha presentato due brani moderni scritti e musicati dal suo direttore e compositore Demetrio
Costantino. Sempre efficace
e con forte accompagnamento di ottoni la prestazione della corale metodista
che giocava in casa.
Domenica 18 giugno, neU’
ambito del programma «Primavera musicale di Milano»,
con il patrocinio del Comune e pubblicizzato con stendardi anche affissi sulla nostra chiesa e manifesti in tutta la città, si è svolto il cultoconcerto del Chancel Choir
della West End Methodist
Church di Nashville, (Tennessee, Usa), la capitale della Country music. Questo coro metodista statunitense,
forte di 60 elementi, oltre alla sua attività concertistica e
di incisione, collabora con
varie orchestre e artisti negli
studi di registrazione di Nashville. Parole di ringraziamento hanno ricevuto gli organizzatori da persone che
per la prima volta sono entrate nel nostro tempio:
un’agape fraterna per oltre
150 persone ha concluso la
giornata.
Domenica 25 giugno il culto è stato tenuto dai giovani
del coordinamento bmv
Lombardia. La liturgia guidata da Sandro Spanu, segretario nazionale Fgei, in
collaborazione con una decina di ragazze e ragazzi,
l’accompagnamento di piano e chitarra, la partecipazione dell’intera comunità
con scansione manuale del
ritmo dei canti, hanno caratterizzato questo culto. L’attualizzazione del brano tratto da Levitico 25 con riferimento ad avvenimenti moderni per la confessione di
peccato e il forte messaggio
tratto da Marco 5 e Luca 4
sugli indemoniati offerto
dalla predicazione di Paolo
Serra hanno lasciato nella
comunità il desiderio di ritrovarsi più spesso con il
gruppo giovani e meditare
sul conflitto tra quelli che
dagli scritti neotestamentari
trovano tutti gli elementi per
sposare la scelta di una tesi
di una chiesa istituzionalizzata e coloro che gradirebbero una chiesa carismatica.
10
PAC. 10 RIFORMA
VENERDÌ 7 LUGLIO 20(i„
INFORMAZIONE
E SALUTE
DANIELE BUSETTO
«I media italiani adorano i
problemi della salute e della medicina. In pochissimi anni sono
infatti spuntati decine di supplementi all’interno di quotidiani e
settimanali; le notizie che riguardano la salute, le terapie
mediche e le malattie hanno uno
spazio molto maggiore a quello
rilevabile solo una quindicina
d’anni fa e persino la tv di stato
è arrivata a proporre stabilmente una lunga trasmissione di medicina in prima serata, addirittura in alternativa alle trasmissioni sportive della domenica
sera. Si assiste però a una sorta
di schizofrenia: mentre si dedicano sempre più spazi a questi
temi accade che,
soprattutto nei
contenitori generalisti (quotidiani e telegiornali), la qualità
con cui vengono
trattati è spaventosamente
bassa. Notizie
L'informazione sulla
salute e la medicina
è fortemente
aumentata, non la
applicati), 0 la proliferazione incontrollata di test genetici (ora
disponibili anche via Internet),
alimentano potenzialmente un
esagerato «consumismo sanitario». Ciò determina non solo un
preoccupante sbilanciamento
nella allocazione delle risorse e
nella scelta delle priorità, ma
pone sotto una luce nuova anche
il problema dei «conflitti di interesse» che minacciano l’autonomia e l’integrità degli operatori
e delle istituzioni ed enti a cui
essi appartengono. È stato documentato il peso dei conflitti di
interesse sia nella produzione
sia nel trasferimento dei risultati della ricerca scientifica, con
_________ preoccupanti interrogativi sul futuro e la credibilità di società
scientifiche e singoli operatori e
ricercatori. Ma
tutto questo raramente viene comunicato ai «non
basate sull’emo- SUa QUalltÒ Scientifica addetti ai lavori».
tività o sempli- __ Esistono dei ri
cemente sul co
municati delle case farmaceutiche 0 dei ricercatori (comunque
senza verifica), assenza totale di
capacità critica, indifferenza rispetto alla verifica scientifica
delle terapie proposte». Queste
le premesse di un contributo di
giornalisti scientifici (specie rara in Italia) a un recente convegno sul Servizio sanitario nazionale e la sfida deU’informazione.
Il panorama è alquanto desolante per l’informazione scientifica seria nel nostro paese. Spesso anche il giornalista delega
l’affidabilità di ciò che viene
detto all’esperto di cui raccoglie
il parere. Così come non viene
affrontato il problema della
qualità, della natura e delle fonti dell’informazione (che dovrebbe essere «indipendente»).
Un altro elemento di debolezza
informativa italiana è la difficoltà ad affrontare tematiche di
frontiera con sobrietà e continuità (bioetica, equità, morte) e
tematiche di carattere sociale
(gestione del malato terminale,
salute sui luoghi di lavoro, prevenzione degli infortuni). La rapida e crescente evoluzione delle
tecnologie sanitarie, poi, rende
sempre più rilevante il peso degli interessi economici in sanità.
Strumenti diagnostici per la clinica (tac, risonanza magnetica),
sempre più sofisticati e precisi
(a cui spesso però non corrisponde una altrettanto incontestabile affidabilità diagnostica a
motivo delle variabilità biologica dei soggetti ai quali vengono
"*““™*™* medi immaginabili? Codici deontologici generali e specifici, comitati etici, al
momento sembrano più che altro un contenitore di buone intenzioni. È auspicabile una migliore formazione degli operatori sanitari (infermieri, medici,
amministratori) e dei giornalisti scientifici, e una medicina
basata su «prove scientifiche di
efficacia» può forse fornire le
basi metodologiche più appropriate per apprezzare e diffondere anche un’«etica del limite»
degli interventi sanitari.
Infine le nostre strutture sanitarie dovrebbero apparire
«istituzionalmente» trasparenti
attraverso buone pratiche medico-assistenziali prima ancora
che mediante strategie economico-finanziarie corrette. Il piano sanitario nazionale identifica nel «patto per la salute» da
sviluppare con i cittadini la
chiave di volta per mantenere e
sviluppare un’assistenza sanitaria efficace e appropriata, erogata in modo equo e accessibile.
Per realizzare questo «patto» si
deve superare il paternalismo
che ancora domina nelle relazioni tra sistema sanitario, operatori, cittadini e pazienti. Parte
di questo atteggiamento dipende dalla mancanza di comunicazione e di informazione che domina le relazioni tra cittadini e
sistema sanitario, anche per
una mancata assunzione di «responsabilità» da parte di chi dovrebbe essere garante di una
corretta informazione.
REDAZIONE CENTRALE.TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - tax
011/657542 e-mail: redaz@riforma.it;
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Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
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valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni; mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 26 del 30 giugno 2000 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 28 giugno 2000.
1998
AMOclato alla
Unione stampa
periodica Heliana
DALLA PRI
Giustizia e
sviluppo sociale
promuovere la piena occupazione; 4) incoraggiare l’integrazione sociale per la promozione di tutti i diritti della
persona; 5) instaurare l’uguaglianza tra donne e uomini; 6)
promuovere e attuare l’accesso universale ed equo all’istruzione e alle cure sanitarie
primarie; 7) accelerare lo sviluppo dell’Africa e dei paesi
meno progrediti; 8) fare in
modo che i programmi di aggiustamento strutturale comportino obiettivi di sviluppo
sociale; 9) aumentare le risorse assegnate allo sviluppo sociale; 10) potenziare, attraverso rOnu, la cooperazione ai
fini dello sviluppo sociale. Il
Vertice di Ginevra doveva fare
una prima valutazione comune di tali impegni ma, come
dice la portavoce dell’équipe
ecumenica nella dichiarazione letta in seduta plenaria
all’inizio del Vertice (vedi a
pag. 3), le speranze suscitate
dal Vertice di Copenaghen
sono quasi tutte sfumate, e
l’assenza di numerosi capi di
stato a Ginevra tenderebbe a
confermare che il processo di
mondializzazione porta di
fatto a una progressiva perdita di potere politico da parte
dei singoli stati, a tutto vantaggio delle forze ormai transnazionali del mercato, secondo la nuova ideologia neoliberista che si sta affermando
quasi ovunque.
Il ruolo deirOnu
In questo contesto l’Onu è
l’unico organismo politico
internazionale che dovrebbe
farsi carico di un nuovo siste
ma socio-economico mondiale che garantisca a tutti gli
abitanti del pianeta l’accesso
ai diritti più elementari, a cominciare da quelli del cibo,
della sanità e dell’istruzione.
Invece non è così: ogni anno
nel mondo nascono 40 milioni di bambini che non vengono neanche registrati, e in
molti paesi del Terzo Mondo
e dell’Europa dell’Est vi sono
almeno 113 milioni di ragazzini che vivono nelle strade e
nelle fogne delle grandi metropoli e che non hanno mai
messo i piedi in una scuola.
Di fronte a una simile realtà, grande è stata la meraviglia del Cec e delle numerose
Ong (organizzazioni non governative) che seguivano il
Vertice di Ginevra quando,
proprio all’apertura della Sessione, è stato distribuito un
rapporto intitolato «A Setter
World for All» (Un mondo migliore per tutti), redatto congiuntamente daU’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico),
dal Fondo monetario internazionale (Fmi), dalla Banca
mondiale (Bm) e dall’Onu. In
una lunga lettera inviata a
ECCOCI di nuovo a conversare con Gustavo, 1’
uomo dalle tante domande. È
inquieto, si presenta cosi:
«Sono stato fino a molti anni
fa religioso, cattolico romano, come tanti altri per battesimo (altrimenti potrei essere
maomettano o buddista o altro). Mi sono sempre sentito
prigioniero e non libero, come anacronisticamente dicono, specie come spiegavano
la religione molti anni fa». È
quindi con noi, a colloquio
con tutti noi, una persona
che si sente prigioniera, una
persona che ha paura. È lui
stesso a dircelo, perché cosi
continua: «Ho paura dell’eternità, sia stando in un
paradiso con sempre canti e
litanie, con la stessa gente di
questo mondo, con gli stessi
difetti, con lo stesso “ruffianismo” e opportunismo; sia in
Mittilwi
Il segretario generale del Cec, Konrad Raiser
Kofi Anan il 28 giugno, Konrad Kaiser esprime il «grande
stupore, la delusione e anche
la collera» con cui è stato accolto il documento da parte
dei molti rappresentanti della società civile e delle Ong
presenti a Ginevra, fra cui i
membri dell’équipe ecumenica coordinata dal Cec. «La costernazione di questi rappresentanti della società civile scrive Kaiser - (...) è dovuta
alla Sua partecipazione a ciò
che appare come un esercizio
di propaganda a favore di istituzioni finanziarie internazionali le cui politiche sono
ritenute ampiamente responsabili dei gravissimi problemi
sociali ai quali sono confrontati i poveri di tutto il mondo
e soprattutto quelli dei paesi
poveri». E aggiunge: «Identificandosi con gli obiettivi e la
visione presentati in questo
rapporto nel Suo discorso
all’Assemblea generale, Lei
ha gettato il dubbio sulla volontà dell’Onu di riaffermare
gli impegni di Copenaghen e
di tradurli in effettive strategie per l’eliminazione della
povertà e per ulteriori significativi passi verso gli obiettivi
di un approccio allo sviluppo
sociale centrato sulle persone». Kaiser si dice «stupito»
del fatto che, negli ultimi anni, rOnu abbia «ceduto sempre di più la responsabilità di
una riforma globale dell’economia e del commercio al
Wto (Organizzazione mondiale del commercio) e alle
istituzioni di Bretton Woods
(Fmi e Bm), controllate da un
numero ristretto di paesi altamente industrializzati». «Le
loro politiche - precisa Kaiser
- tion solo hanno fallito nel
colmare il divario tra ricchi e
poveri e nell’ottenere una
maggiore uguaglianza, ma
hanno addirittura contribuito
ad accrescere questo divario,
con l’esclusione effettiva di
un numero crescente di poveri e una diffusa disgregazione sociale».
Da parte loro, circa 80 Ong
hanno reso nota una dichiarazione in cui, dopo aver
espresso la loro «indignazione» per il documento, accusano il segretario generale
dell’Onu di essersi «arreso»
alle istituzioni di Bretton
Woods, contravvenendo così
alla stessa Carta dell’Onu che
prevede «una chiara distinzione tra l’Onu e le sue agenzie specializzate».
Il vento di Seattle
Insomma, anche a Ginevra
è soffiato il vento di Seattle.
Sui tre punti prioritari che
l’équipe ecumenica aveva
posto all’attenzione del Vertice (eliminazione della povertà, cancellazione del debito, istituzione della «tassa Tobin» proposta del Premio Nobel americano James Tobin,
di istituire una tassa uniforme su tutte le transazioni internazionali di cambio di valuta, allo scopo di scoraggiare
la speculazione e di costimire
un fondo mondiale per la lotta contro la povertà), l’Assemblea di Ginevra ha dato
risposte molto deludenti. Si
parla ora di ridurre la povertà, non di sradicarla, come
pure sarebbe possibile se vi
fosse la volontà politica.
Sull’annullamento totale e
immediato del debito, viene
riproposta la ricetta fallimentare degli «aggiustamenti
strutturali» imposti dal Fmi.
E alla «tassa Tobin» hanno
detto no gli Usa, il Giappone
e l’Australia.
Tuttavia né le chiese né le
Ong, cioè parti importanti
della società civile in tutto il
mondo, intendono arrendersi. Questa sarà la grande sfida
del nuovo millennio: in un
mondo globalizzato e quindi
interdipendente, ogni popolo
e ogni persona ha pari dignità rispetto agli altri, e nessuno può essere tagliato fuori
dai processi decisionali che
forgiano il «villaggio globale»
nel quale viviamo tutti. Ma,
come avverte il dossier del
Cec, il nuovo fronte intercontinentale e interculturale che
si è manifestato a Seattle, è
ancora fragile e «rispecchia le
tensioni che esistono tra le
prospettive e le realtà del
Nord e del Sud». Per questo è
indispensabile che un organismo mondiale come TOnu
mantenga e riaffermi la propria indipendenza e autorità.
Se no, come dice Kaiser nella
sua lettera a Kofi Anan, «a chi
si devono rivolgere i popoli?».
Jean-Jacques Peyronel
EUGENIO RIVOIR
un inferno eterno, che ci punisce in una forma di razzismo estremo». Un uomo prigioniero, un uomo che ha
paura. Non solo per oggi; prigioniero dell’oggi e del domani, prigioniero per sempre. Siamo tanti a sentirci cosi, a presentarci come persone che non solo non capiscono bene quel che si può fare
giorno per giorno ma sono
anche angosciati per il futuro. Che cosa succederà di
noi? Per alcuni è così che si
SUI GIORNAU^
RINASCITA
Prete a tempo?
Padre Albino Michelin, in
un commento di prima pagina sul settimanale in lingua italiana che si pubblica
a Bienne (Ch), prende le
mosse (31 maggio) dal Convegno diocesano del io
aprile scorso dedicato al
«Piano pastorale zurighese»
per una requisitoria contro
certe forme assunte dal cattolicesimo odierno. In particolare il sacerdote nota
che in questo primo semestre dell’anno «la Chiesa sta
indulgendo un po’ troppo
alla spettacolarizzazione
della religione». Ciò che gli
importa, di quel convegno,
è ribadire che «se la chiesa
non è diaconia (...) rende
inutile la sua esistenza». E
più avanti: «Finora il prete
si rendeva inossidabile e intoccabile per la sua appartenenza a una categoria sacrale, separata superiore al
mondo dei semplici mortali, identificata con la divinità». Il convegno zurighese, citato da Michelin, dice
invece: «La consacrazione
sacerdotale esige uomini
capaci di rapporti umani. 11
loro mandato non significa
potere...». «Per raggiungere
tale scopo - dice ancora il
sacerdote - vale forse la pena di ristudiare anche una
figura di prete, cioè del prete ad tempus». I problemi
pratici potrebbero essere
gestiti diversamente: «Già si
constata come in molte
parrocchie svizzere la responsabilità direzionale e
programmatica è in mano a
un laico, affiancato da un
sacerdote per la celebrazione eucaristica».
il Giornale
stato laico
In un commento dedicato al «Gay Pride» (9 giugno).
Paolo Guzzanti riflette sulla
polemica in corso con la
Gei: «La cosa che a me sembra importante dire è che
■viviamo in uno stato laico,
non in uno stato teocratico.
E nello stato laico convivono molti modi di credere, di
giudicare, di sentire e di vivere...». E più avanti: «[questo] è il papa che ha chiesto
scusa: il papa che ha di-,
chiarate la fallibilità, e non
l’infallibilità della Chiesa.
È il papa che ha chiesto
perdono ai perseguitati, alle donne, agli ebrei, agli
scienziati, agli eretici, ai
protestanti. Questa sua
umiltà è la sua forza. E la
sua umiltà produce rispetto
e libertà, non sopraffazione
e insulti. Ma rispettare vuol
dire riconoscere i confini
propri per ammettere con
pari dignità quelli altrui».
descrive la paura della morte,
quando capita di fermarsi a
pensare a chi siamo. La nostra vita e la fine, la morte, la
grande interrogazione, la domanda che non ha risposta.
Quando penso a situazioni
di questo tipo, ricordo quel
brano della prima lettera di
Giovanni che dice: «Nell’amore non c’è paura, anzi
l’amore perfetto caccia via la
paura» e che motiva questa
affermazione spiegando che
chi ha paura teme un castigo
ma dove e quando c’è un
rapporto di amore non c'è
più posto per la paura. Giovanni sa, se ho capito bene,
che l’amore di Dio (cioè
l’amore che Dio ha per noi)
si trasforma in possibilità di
accoglienza, in luogo di fraternità, in momenti di incontro e di rispetto. E non
c’è più paura perché colui
che ti incontra, che ti attende e ti accoglie, è colui che
ha dato tutto per te. Propongo quindi al mio interlocutore di prendersi la prima lettera di Giovanni e di leggonf
come se fosse rivolta a lui;
scritta anche per lui: «No'
abbiamo conosciuto l’amore
che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto».
(Rubrica «Parliamone
me» della trasmissione «Cult
evangelico» curata dalla FceitF^
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PAG. 11 RIFORMA
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Alla Casa delle diaconesse
I colori deirinfanzia
All’insegna del motto «I molti colori dell’infanzia», si è svolta
l’annuale festa della Casa delle diaconesse. I ragazzi in mezzo
ai nonni, con la loro carica, con la loro creatività, con 1 loro
problemi. Momento per incontrare vecchi e nuovi amici, per
offrire agli ospiti momenti di gioia e anche di musica. Martedì
27 è stato seguito con molta attenzione rincontro con il giudice Piercarlo Pazé e l’assistente sociale Fiammetta Cullo su
«L’infanzia violata», con riferimenti a situazioni di abbandono
e di violenza; poi i concerti in piazza Muston e al tempio e infine, sabato e domenica, attività varie con bancarelle di lavori
svolti artigianalmente, mostre dell’hobbismo, tè e spettacolo
delle scuole elementari e medie di Torre Pellice.
t] * A buon punto i lavori in corso a Rorà
Nuovi spazi ricreativi
Sono a buon punto i lavori di realizzazione dei nuovi spazi
destinati al tempo libero a Rorà: grazie a finanziamenti contenuti nell’ambito dei Docup regionali si sta realizzando un’area
verde e uno spazio spettacoli. «Peccato che la pioggia di giugno
abbia trascinato via tutta la semina di erba che avrebbe dovuto
coprire l’area», lamenta il sindaco, Odetto. Intanto sono quasi
ultimati anche i lavori di realizzazione delle struttura coperta al
parco montano, uno spazio con un ^ande salone in grado di
fornire riparo nelle giornate di pioggia e anche di ospitare attività per i ragazzi ospiti del campeggio: inoltre dalla scorsa settimana il Comune è proprietario dell’ex colonia «Piccolo Tibet»,
casa nel verde per cui si sta ora valutando il possibUe utilizzo.
Riforma
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Fondato nel 1848
Una prima apertura estiva dopo i recenti lavori di ristrutturazione, durati nove mesi
Frali riapre il museo al pubblico
t'iniziotiva di rilancio si inserisce in un progetto più ampio di valorizzazione del patrimonio storico
e culturale della vai Cermanasca. Un allestimento innovativo in atteso di concludere ulteriori lavori
TltDERICATOURN
Aprali, sulla porta del
vecchio tempio, Arnaud tenne il primo culto dopo il rimpatrio alla
folla raccolta sul prato
antistante. Quello stesso
tempio è stato ancora
una volta riempito la
scorsa domenica con la
riapertura del museo dopò la ristrutturazione,
durata 9 mesi e costata
oltre 200 milioni. «L’investimento è stato conslstentee, oltre a coinvolgere il Concistoro e la
Tavola, ha utilizzato il
Contributo di 44 milioni
provenienti dal progetto
Docup e un aiuto di amici svizzeri», ha spiegato il
pastore di Prall, Emalilìele Fiume.
Anche se la vera inaugurazione, a progetto ultimato, è prevista per
l’anno prossimo questa
estate il museo, gestito
dal Concistoro di Frali in
collaborazione con il
Centro culturale valdese
e il Coordinamento dei
musei e del luoghi storici, sarà già visitabile a lufjio nei fine settimana, il
sabato dalle ore 17 alle
19, la domenica dalle
11.45 alle 12,45, e ad agosto tutti i giorni con lo
stesso orario: l’apertura
sarà garantita da volontari. La ristrutturazione
del museo è pensata anche in vista di una possibile collaborazione con
«Scopriminiera» e con gli
altri luoghi storici della
'^e, in una prospettiva
di sinergie lavorative e
progettuali a favore di
tuta crescita culturale ed
economica della zona.
Domenica, oltre a tutta
la comunità, che in dit'ersi modi ha collaboralo al progetto di rlstrutbtrazione, erano presenti
11 niòderatore, Gianni
Rostan, il sindaco di Pra11| Franco Grill, e numetosi ospiti. «Si è trattato
Qui sopra e in basso due momenti deii’inaugurazione
di un rifacimento radicale dei locali che ha riguardato anche il presbiterio - ha detto il pastore
Fiume -: la superficie
espositiva è stata raddoppiata e ora comprende quasi tutto il pianterreno mentre l’alloggio
pastorale, prima sui due
piani, è stato spostato al
piano superiore. Adesso
il percorso permette di
far risaltare la struttura
tempio, che tra l’altro
nelle Valli è l’unico cinquecentesco a non essere
andato distrutto». L’allestimento per ora è provvisorio: «Ci si riserva di
apportare modifiche nel
corso del prossimo inverno, anche a seconda degli
investimenti della Regione - ha aggiunto Fiume Abbiamo comunque salvato i materiali migliori,
risistemato la cucina facendo ii pavimento in
pietra e ricostruito in una
zona di passaggio la miniera di talco».
Nel tempio è stata sistemata una mostra sulla
storia dei valdesi, che
presto dovrà essere sostituita con materiale sulla
comunità di Frali. Il problema è: come presentare in modo accattivante e
incisivo la storia locale?
Come ha spiegato durante la presentazione il pastore Giorgio Tourn, presidente del Centro culturale valdese, l’allestimento Sarà innovativo e adeguato alle esigenze dei
turisti che visitano Frali
senza sapere nulla dei
valdesi e della vita locale.
Eliminate le lunghe spiegazioni scritte esposte
nelle bacheche, ora si
punta su un sistema interattivo, che coinvolga il
visitatore e lo faccia partecipe di ciò che lo circonda: si punterà allora
sui nuovi strumenti, dal
video breve al cd-rom
che contenga non solo la
storia, dei valdesi e di
Frali, ma anche la flora
e la fauna delle nostre
montagne e ogni altra
curiosità possa interessare il turista, che in questo
modo potrà scegliere liberamente che cosa sapere. «Il museo diventa
quindi un percorso che
dalla cucina (la'vita quotidiana) alla miniera (il
lavoro) culmina nel tempio, che rappresenta perfettamente la realtà religiosa e culturale del luogo», ha spiegato il pastore Tourn. Inoltre sulle
gallerie del tempio verranno sistemati dei personaggi significativi (un
maestro dell’800, un cacciatore, un minatore,
una contadina, una bergira) che, «animati» dal
visitatore, racconteranno
in prima persona la propria vita. Dalle diverse
voci registrate emergerà
la storia di Frali, proprio
nel vecchio tempio rimesso a nuovo, luogo di
incontro e non solo di
culto della comunità.
Regione Piennonte
Montagna: disagi
per i servizi
Ancora difficoltà per i
servizi di prima necessità
in montagna. Dopo gli
uffici postali, è il turno
dei posti di telefono pubblico nei comuni più disagiati e senza possibilità
di comunicazione di altro
tipo. Si è discusso di questo e altri problemi nella
Conferenza dei presidenti delle Comunità montane, convocata per sabato
1“ luglio a Torino dall’assessore alla Montagna
della regione Piemonte,
Roberto Vaglio.
«La Telecom sembra
determinata per la chiusura di molti telefoni
pubblici - dice Giorgine
Cesano, assessore al lavoro della Comunità montana vai Pellice e delegato
alla Conferenza - dimostrando che con lo sviluppo della telefonia cellulare questo servizio non è
più necessario. Eppure
nelle Valli non dappertutto il telefonino riceve e
soprattutto molte persone anziane non sanno
usarlo». C’è l’ipotesi di intervento pubblico il mantenimento del servizio.
«Da ogni cabina la Tele
com ricava un utile di
quasi 3 milioni - continua Cesano - eppure in
montagna il guadagno
scende spesso sotto le
100.000 lire: si sta pensando a una possibile integrazione di differenza».
Emergenza rientrata
per il servizio postale: la
Regione ha firmato una
convenzione con l’Ente
poste per il mantenimento di tutti gli uffici per 5
anni. Con la privatizzazione le poste confidano
negli introiti derivati dai
nuovi servizi forniti.
Guai in vista per le disponibilità economiche
destinate ai tecnici Cata
per i servizi ambiente e
agricoltura delle comunità montane. La Regione non intende aumentare le risorse stanziate
che ammontano a 1 miliardo e mezzo, ma ci sono 8 richieste per nuovi
addetti. «È una provocazione della Regione - dice Cesano - che vuole incentivare la gestione associata: ma non si può
tagliare senza fare una
analisi delle esigenze: è il
mercato del poveri».
ICONTRAPPUNtOI
I MOLTI VOLTI
DELL'ACCOGLIENZA
PIERVALDO ROSTAN
C’è un gran fiorire di iniziative volte al rilancio turistico: i Comuni e le Comunità montane si associano a livello pinerolese,
la regione propone nuove
occasioni di finanziamento, si definiscono le «strategie», si aprono le prime
esperienze di bed & breakfast. Ogmmo sembra fare la
sua parte. Sul- —a«
Io sfondo, ma
neppur troppo, il prossimo
anno olimpico
del 2006, vetrina di queste
valli, opportunità non solo
limitata al mese delle gare
ma al prima e
certamente al
dopo. Sul capitolo Olimpiadi vedremo se il territorio
ne avrà dei vantaggi, sul
piano delle strutture legate
al turismo, che non siano
solo strade e che siano gestibili anche dal giorno dopo. Ma intanto, e a monte
del tanto agitarsi di enti locali e associazioni, bisognerebbe ripensare alla cultura
dell’accoglienza.
Non sono così convinto
che il turismo nelle valli sia
in crisi: il fascino del mondo valdese continua a rappresenta, forse ancor più
di ieri, un elemento di forza. Le strutture ricettive
esistenti fanno il pieno e
da alcuni anni non solo
nella stagione estiva. Gli
stessi alberghi, piccoli o
meno che siano, nei mesi
estivi non hanno un letto
libero. Ma anche qui non si
tratta di novità, «tira» anche il turismo di tipo ambientale: le migliaia di visitatori che fa registrare lo
«Scopriminiera» in vai
Germanasca sono un risultato tangibile. Eppure ci
sono dei nodi strutturali.
L’informazione sulle offerte del territorio sono carenati: neppure tutte le Pro
Loco riescono a fungere da
ufficio di informazione circa le possibilità di affittare
una stanza d’estate e comunque, quando ciò accade, non sempre chi ha piazzato il suo locale tramite
l’ufficio turistico sente il
dovere di avvisare, in modo
da dare davvero un servizio. Spesso manca anche
semplicemente una cartina
del territorio con tutti i
luoghi storici, i monumenti, i servizi di accesso principali. Difficilmente troverete in un unico pieghevole
le principali manifestazioni
estive di questa o quella
dove praticare uno sport
con i relativi telefoni. In
compenso potrete tranquillamente cercare a lungo la
seggiovia del Vandalino
che fa bella mostra di sé su
depliant e pannelli ma che
è smontata da lustri; oppure vi potrà capitare di incontrare dei turisti tedeschi alla ricerca del rifugio
Valanza, ben
Troppo spesso
è la carenza
di informazione
a scoraggiare
il turista
segnalato come posto tappa Gta, a sua
volta chiuso
ormai da anni. Sono contraddizioni
macroscopiche di un territorio che
non sa lavorare insieme
e che quindi spreca le (poche) risorse esistenti. Ma vi
sono anche altri elementi
che inducono alla riflessione. Senza scomodare il fantasma di Edmondo de Amicis credo sia del tutto evidente che un paese lindo,
ordinato, dove i servizi funzionino, è il primo passo
per essere apprezzati da un
turista: l’impressione è che
qualcosa sia stato fatto rispetto a qualche anno fa
eppure è troppo poco. Le
scritte sui muri fanno da
contraltare alla mancanza
di strisce pedonali che tutelino il pedone; i fiori delle
rotonde o di qualche centro
storico sono un piccolo seme che pochi di quelli che
hanno un balcone o un davanzale hanno saputo far
germinare. E per estendersi
di più si potrebbe pensare
ai nostri prati: «I prati sono
la vita del montanaro» recitava un cartello comparso
negli Anni 60 nei nostri villaggi. Oggi i cartelli sono
arrugginiti e i pendii sono
da f^ciare e molti allevatori comprano il fieno in
Francia, più conveniente;
ma non sarebbe stato più
conveniente ancora, al territorio nel suo complesso,
incentivare l’agricoltore a
falciare il prato che è anch’esso un elemento piacevole (oppure meno) del
paesaggio? E che dire del
mondo del commercio? Per
quel barista che ti «sconta»
le 100 lire sullo scontrino
di 5.100 di una colazione
hai il macellaio (è un semplice esempio) che pretende fino all’ultimo centesimo le sue 94.200 lire... La
cultura dell’accoglienza ha
davvero moltissime facce!
E il suo gradimento molte
volte si può valutare solo se
il forestiero ritorna per le
vaUe, un elenco degli spazi vacanze l’anno dopo.
12
PAG. 12 RIFORMA
i E Eco Delle Aàlli ìàldesi
venerdì 7 LUGLIO 20(y|
INCONTRO AL COLLE DELLA CROCE — Si svolgerà il 23 luglio, penultima domenica di luglio, il
tradizionale incontro internazionale al Colle
della Croce. Quest’anno il culto e la giornata saranno organizzati dai francesi; il culto sarà animato da due studenti in teologia francesi che lavoreranno nella chiesa di Briançon durante
l’estate in sostituzione del past. Jean Paul Brunei, che si trasferisce in una parrocchia della
vallata del Rodano. Sarà anche la prima «Rencontre» dopo il decesso del decano Domenico
Abate, che già da alcuni anni non aveva più potuto essere presente personalmente.
ANGROGNA STUDIA I PARCHEGGI — Il Comune
di Angrogna decide di valutare meglio la distribuzione dei parcheggi nella zona di San Lorenzo
e per farlo si affida a una commissione di studio
coordinata dal consigliere Zunino. I primi risultati del lavoro della commissione sono stati presentati durante il Consiglio di lunedì 26 giugno:
segnalare l’area parcheggio nel piazzale a valle
del capoluogo per alleggerire la situazione della
piazza del municipio, realizzare altre aree più
piccole, sono alcune proposte. Angrogna sta
pensando anche ad abbellire il suo centro con
fiori, in particolare la storica ala: naturalmente
risorse permettendo: infatti la situazione non è
florida: l’avanzo di amministrazione registrato
quest’anno è di 45 milioni: 6,2 andranno a sostenere i servizi sociali, una decina come contributo alla realizzazione, con l’intervento dei privati, di alcuni tratti di fognatura.
RAPINATA UN’ANZIANA A PINEROLO — Il 30 giugno a Pinerolo, in viale Cavalieri, una donna di 73
anni è stata derubata della borsa, che conteneva
circa 50.000 lire. Nel tentativo di difendersi, l’anziana è caduta ed è poi stata trasportata al pronto
soccorso, dove è stato accertato che non aveva riportato lesioni gravi. Le indagini sono in corso.
STUPEFACENTE INIZIATIVA ALLA STABILUS DI
VILLAR PEROSA — Alla Stabilus, azienda di un
gruppo multinazionale tedesco produttrice di
molle a gas, con oltre 100 dipendenti, dal giugno 2000 è stato istituito dalla direzione aziendale (con approvazione delle Rsu-Fim-Cisl di
stabilimento) un «premio presenza» particolare: 500.000 lire da assegnare ogni mese a un
unico operaio sorteggiato fra tutti gli operai che
non hanno effettuato giorni di assenza per mutua o infortunio. Immediata la reazione della
Cgil di Pinerolo, che ha sottolineato l’estrema
gravità del provvedimento, che tra l’altro attribuisce la responsabilità di un eventuale infortunio unicamente al lavoratore.
Per la pubblicità
su
tei. 0121-323422
fax 0121-323831
ORARIO ESTIVO ALLA BIBLIOTECA ALLIAUDI —
La biblioteca Alliaudi di Pinerolo osserverà il seguente orario: consultazione e prestito, dal 3 luglio al 27 agosto, dalle ore 8 alle 14; gli uffici di direzione conservano l’orario normale; l’archivio
storico e i microfilm, dal 24 luglio al 4 agosto sono consultabili il martedì e il giovedì mattina dalle 9 alle 12 (chiusura dal 7 al 18 agosto). La biblioteca dei ragazzi rimarrà chiusa dal 7 agosto al 1°
settembre e la biblioteca di Abbadia Alpina e
quella di Riva saranno chiuse dal 17 al 29 luglio.
CIANTA e SUNA a massello — Festa a Massello
nel prossimo fine settimana: il «Ciantà e sunà»
sarà una rassegna di canto che attraversa le borgate. Sabato 8, alle 21, nella chiesa del Caire,
concerto del coro Eiminal: alle 22 alla Pro Loco,
concerto occitano e danze con i Senhal. Domenica dalle 9,30 itinerari musicali attraverso le
borgate fino alla cena conclusiva ancora agli impianti Pro Loco alle 19,30. Partecipano alla giornata anche Li deiblandù, Les harmonies, La
draja. La reis. La cricca, la Corale pinaschese.
solidarietà con il BANGLADESH — Quattro
giornate di solidarietà con il Bangladesh: è un
appuntamento importante a favore dei bambini
di una zona particolarmente povera del mondo.
Dalla vai Pellice è da tempo attivo un sostegno a
centinaia di bambini grazie all’adozione a distanza, bambini che ora hanno una casa e vanno a scuola. Da sabato 8 luglio a martedì 11, alle
scuole medie di Bibiana ci sarà una mostra di
prodotti artigianali «rishilpi» il cui incasso andrà
a favore del progetto.
Da cinque anni opera l'associazione «Lou cialoun»
La cena della «lince»
Nato per progettare la valorizzazione di Villa Olanda è
coinvolta nel progetto «Museo della pietra» di Luserna
La «lince» compie 5 anni. Un periodo lungo e
difficile ma sicuramente
ricco di cambiamenti, per
l’associazione «Lou cialoun», lince in patuà, che
5 anni fa decise di prendere in mano il progetto
di ristrutturazione e valorizzazione di Villa Olanda
a Luserna San Giovanni,
fabbricato di proprietà
della Tavola valdese. Facevano parte dell’ambiziosa iniziativa per l’ex
Casa di riposo la realizzazione di una foresteria e
di un centro di accoglienza. Non senza polemiche
da parte di chi, per la bellissima struttura, aveva
già altro in mente... Ma
forse non si può mettere
d’accordo tutti, e la vita
del «Cialoun», malgrado
le difficoltà, continua fino a oggi.
Villa Olanda si presenta in questi mesi come
un grande cantiere: un
movimento di uomini e
mezzi parte del progetto
di «intervento per lo sviluppo delle attività artigianali della pietra di Luserna e del territorio con
finanziamento dell’Unione europea. Comuni,
Comunità montana e Tavola valdese». Una ristrutturazione che beneficia del finanziamento
Pinerolo
I lavori
alla palestra
del Buniva
Sarà terminata presumibilmente per l’inizio
del nuovo anno scolastico la nuova palestra dell’Istituto tecnico Buniva
di Pinerolo. Questo almeno è quanto ha recentemente comunicato la
Provincia di Torino, proprietaria del complesso,
che ha investito nella
nuova struttura 1 miliardo e 600 milioni. I lavori,
che sono arrivati a circa il
95% di realizzazione, prevedevano la costruzione
oltre che della palestra
anche di una tribuna coperta da 160 posti, campi
da basket, pallavolo e calcetto con spogliatoi e depositi per gli attrezzi, un
angolo bar, servizi per il
pubblico e un collegamento coperto con l’edificio scolastico posto lateralmente rispetto alla
nuova struttura.
«L’intero complesso dice Gianni Oliva, assessore all’Istruzione e allo
Sport della Provincia - è
stato progettato in modo
da garantire il minimo
impatto ambientale, con
materiali sicuri e nel rispetto dei vincoli imposti
dalle norme sulle costruzioni in zone sismiche.
Percorsi e accessi sono
stati localizzati secondo
un criterio che permetta
l’uso della struttura sportiva da parte di associazioni comunali e private
al di fuori degli orari scolastici». L’intento quindi
è si quello di creare un
impianto al servizio della
scuola ma anche dei cittadini di Pinerolo cosa
che non può che rallegrare i pinerolesi che vedono cresere il numero
delle strutture a loro disposizione per le varie
attività sportive.
europeo e di 5 miliardi,
prevedendo l’utilizzo degli ampi locali di via
Fuhrmann per il museo e
il centro di valorizzazione del celebre «gneiss lamellare». Che cosa è rimasto della vecchia idea
di foresteria? Quasi nulla,
almeno nel progetto attuale, «anche se - spiega
Himke Hendriks, da tempo impegnata nell’associazione - la Comunità
montana si sta attivando
per estendere i lavori di
recupero al terzo piano,
realizzando così la foresteria». Anche l’associazione «Lou cialoun» partecipa al nuovo progetto,
con la necessità di recuperare 450 milioni in 10
anni: «Un compito difficile, soprattutto fino a
quando l’attività di gestione del salone, della
parte ristorativa e dell’accoglienza non sarà
iniziata; dovremo cavarcela con doni e sottoscri
zioni - dice ancora Hendriks -. I lavori termineranno nell’ottobre 2001:
fino ad allora continueremo a portare avanti il
progetto di scambi con
l’estero, interrotto per il
cantiere, e le altre iniziative di incontro. Da gennaio c’è anche un gruppo di giovani che lavora
all’organizzazione di serate nell’ex cappella e nel
parco: per settembre si
prevede una festa della
biodiversità».
L’associazione «Lou
cialoun» ha da poco cambiato presidente: a Claudio Rivoira è subentrato
Sandro Bellion; fanno
parte del nuovo consiglio
Doriano Coisson, Himke
Hendriks, Mauro Toscano, Annalisa Pascal, Silvia Cardio! e Andrea Ribet. Per venerdì 7 è prevista la cena di compleanno della «lince»: prenotazioni al numero di telefono 0121-900081.
Consiglio a Torre Pellice
Progetto preliminare
di piano d'area
Avanzo di amministrazione di 150 milioni per il
conto consuntivo dell'esercizio 1999 del Comune
di Torre Pellice. La cifra è
stata comunicata durante il Consiglio comunale
di venerdì 30, deliberando di destinare una ventina di milioni al fondo di
riserva e 35 niilioni per la
casa Barbero di Bibiana.
Trenta milioni andranno
invece a rimpinguare la
somma per l’illuminazione stradale con la realizzazione di nuove linee,
alla manutenzione delle
strade, soprattutto dopo i
danni derivati dalle piogge delle scorse settimane.
Altri interventi, in appalto alla «Nuova cooperativa», riguarderanno la segnaletica orizzontale e le
aree verdi.
All’ordine del giorno
l’approvazione del progetto preliminare dei lavori di manutenzione
straordinaria dell’Asilo
nido intercomunale: 170
milioni per il rifacimento
del tetto piano della
struttura che ha appena
compiuto 20 anni, metà
dei quali coperti da un finanziamento regionale.
Nel corso del Consiglio è stato poi approvato «il progetto preliminare di piano d’area»: «è
un’iniziativa che riguarda il ponte di Slancio,
dell’Albertenga e la canalizzazione di via al
Forte - spiega l’assessore alla Viabilità, Enzo
Alessio - finalizzata a risolvere i problemi emersi durante le ultime
piogge». Un progetto dai
costi elevati: 400 milioni
da reperire con un mutuo o con altri finanziamenti. Sostituzione in
seno alla maggioranza in
seguito alle dimissioni
del consigliere Luca Forleo: subentra Maurizia
Manassero, prima esclusa della lista del sindaco.
Nell'azienda sanitaria di Pinerolo
In arrivo la scheda
sanitaria per tutti
DANIELA GRILL
>ASL 10 di Pinerolo è
una delle quattro
L
aziende sanitarie italiane, con Bolzano, Trento
e Imperia, scelte per la
sperimentazione della
Tessera sanitaria europea: il progetto è stato
presentato sabato 2 luglio nei locali dell’Asl di
Pinerolo, in una conferenza stampa a cui hanno partecipato i rappresentanti della sanità regionale, numerosi medici di famiglia e vari rappresentanti delle strutture sanitarie locali.
Che cosa rappresenta
per il cittadino questo
progetto «Netlink»? La
protagonista è la carta
sanitaria personale, una
tessera delle dimensioni
di una carta di credito,
che conterrà i dati amministrativi e sanitari di
ognuno: disturbi prevalenti della persona, trattamenti con farmaci in
corso, eventuali allergie,
vaccinazioni, interventi
subiti. Nel corso di questi
mesi estivi, le tessere arriveranno direttamente
ai medici di famiglia, i
quali provvederanno all’inserimento dei dati
personali dei pazienti, e
man mano che le persone si recheranno dal prò.
prio dottore per le ordinarie necessità, potranno ritirare la loro tessera
caricata e funzionante.
L’utilità della carta sanitaria si concentra in
due punti essenziali: il
primo è l’interoperabilità, ossia il suo utilizzo a
livello internazionale, indipendentemente dalle
architetture dei sistemi
sanitari dei vari paesi
che permetterà al cittadino italiano in vacanza
all’estero di potersi portare dietro tutto il pròprio bagaglio sanitario in
una piccola tessera. Ecco
il motivo della scelta di
Pinerolo come una delle
quattro sperimentazioni
italiane, proprio perla
sua posizione geografica
confinante con le due
zone di Nizza e Strasburgo, piloti del progetto in
Francia. Il secondo punto riguarda l’utilità della
carta al Pronto Soccorso:
immaginiamo l’utilità di
una tessera contenente
tutti i dati sanitari di un
paziente che arrivi all’ospedaie in urgenza in stato di incoscienza, e che
non potrebbe mettere al
corrente il medico di
eventuali problemi.
" Consiglio comunale a Pinerolo
2001 : allargare la
maggioranza utile
DAVIDE ROSSO
T AVORARE per l’al\\ Li 1
ilargamento della
maggioranza rappresenta
il solco all'interno del
quale i gruppi consiliari e
i partiti 0 movimenti
coinvolti si impegnano a
procedere per oggi e per
domani senza pregiudiziali reciproche». Si chiude con queste parole il
documento presentato
dal sindaco di Pinerolo,
Alberto Barbero, giovedì
29 giugno al Consiglio comunale. Nel documento
si afferma la volontà da
parte dell’attuale maggioranza consiliare, composta da Democratici di sinistra, Rifondazione e
Incontro con la signora Clementina Grand
I Salmi a memoria a 100 anni
MASSIMO GNONE
.ylVT ON che mi abbia
costretta, mi ha
persuasa a forza di chiacchiere, il birbante... E
adesso pare che io viva
ancora, ho più di cent’
anni e sono in buona salute, perché lui vuole così». Così il premio Nobel
Günther Grass immagina sua madre, in realtà
scomparsa decenni anni
fa. Non sembra aver bisogno della fantasia dello
scrittore tedesco, la signora Clementina Grand,
per superare lucidamente
il traguardo dei 100 anni.
Classe 1900, il compleanno festeggiato domenica
25 giugno. Auguri.
Lucidità è poco. «Cita i
Salmi a memoria», ci aveva raccontato il pastore
Paolo Ribet. La signora
Grand, seduta in terrazza
a Luserna San Giovanni
dove ogni anno ritorna
«in villeggiatura», fiera ripete in francese le parole
commentate con il pastore una settimana prima.
Ci sono le sue amiche più
giovani di Pinerolo che
sono venute a trovarla
per il tè del sabato pomeriggio. «Qualche mese fa
- dice - mio fratello e io
abbiamo fatto l’influenza:
lui purtroppo non c’è
più». È un po’ stanca per
la convalescenza ma si
sta riprendendo, con il riposo e qualche medicina.
Interviene rapida nelle
discussioni, con battute
pronte, frasi brevi mescolando ricordi e simpatia.
«Mi sono sposata nel '21,
ma già ero stata a Nizza a
lavorare con tutta la mia
famiglia; e poi, a 14 anni,
a Napoli al palazzo reale
per badare ai bambini».
Come tante ragazze delle
Valli. «Nel 1908, quando
frequentavo le elementari
a San Giovanni, la nostra
maestra dovette tornare a
Messina per il terremoto;
la sostituta leggeva ogni
giorno i giornali per tenerci aggiornati: ero rimasta molto colpita». Poi
le guerre, troppe, dalla Libia in poi. Il discorso si
sposta ai momenti spensierati del ballo a Luserna Alta o alle gite a piedi
verso la Vaccera con l’Unione: «Senza tanti soldi
si era più felici».
Rinnovamento italiano,
di ricercare strade nuove
per un allargamento della maggioranza anche a
quei gruppi (Popolarle
Progetto Pinerolo) che
nelle elezioni del 1996
avevano scelto di non
unirsi alla coalizione che
appoggiava la candidatura a sindaco di Barbero.
«Ritengo - dice Giorgio
Canal, consigliere di Progetto Pinerolo - che sia
un documento importante che arriva come risposta a un documento presentato da Progetto Pinerolo e Popolari a novembre che invitava le forze
politiche del centro-sinistra pinerolese a ricucire
la frattura creatasi nel 'Sfili documento in sostanza
mi pare dimostri la volontà di questa maggioranza di costruire strade
diverse per arrivare a una
coalizione ampia e fin
dalla prossima settimana ci metteremo al lavoro
per realizzare questo obiettivo comune».
È indubbio comunque
che i ragionarnenti dell’attuale maggioranza sono anche rivolti al futuro
con lo sguardo che va già
alle elezioni amministrative che a Pinerolo si
svolgeranno il prossimo
anno e l’allargamento
dell’attuale maggioranza
dovrebbe già prefigurure
il nucleo della coalizione
che intende presentarsi
agli elettori per continuare l’esperienza amministrativa iniziata nel '96.
RADIO
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Consiglio comunale a San Secondo di Pinerolo
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II Comune e i suoi giovani
Nella seduta che ha ratificato il consuntivo del 1999
si è parlato anche di iniziative sociali e Statuto comunale
DANIELA cani
Erano 22 i punti all’ordine del giorno
nel Consiglio comunale
di San Secondo della
scorsa settimana, iniziato in un’atmosfera molto
cordiale: «Siamo contenti e soddisfatti del nuovo
metodo di lavoro che si è
instaurato aH’interno
della nostra amministrazione comunale - spiega
il capogruppo della minoranza, Mario Mauro e ci sentiamo più considerati adesso che il gruppo di maggioranza dialoga e si confronta con noi
nelle decisioni da prendere e ci coinvolge nei
vari compiti da svolgere». Il conto consuntivo dell’esercizio finanziario del 1999 ha visto
un avanzo di 168 milioni
di cui 125 impegnati nel
bilancio di previsione
per quest’anno; un consigliere di minoranza ha
protestato perché troppe
spese riguardano l’amministrazione comunale
e troppi pochi soldi vengono spesi per il sociale e
per il pubblico. Il punto è
stato approvato con i voti contrari della minoranza, che non ha voluto
prendersi responsabilità
in quanto non presente
al momento della realizzazione del bilancio.
Parecchi altri punti riguardavano le determinazioni in merito alle
modifiche apportate allo
Statuto comunale, per
quanto riguarda la gestione del Consiglio comunale, della giunta e
delle commissioni di lavoro: l’elaborazione dei
cambiamenti è il frutto
di una collaborazione fra
i due gruppi di maggioranza e di minoranza, ed
è stato approvato all’unanimità. E stata rinnovata senza l’apporto di
nessun cambiamento, la
convenzione fra la scuola materna privata e il
Comune, già esistente
dal 1997, che consente
alla scuola di poter usufruire di contributi e finanziamenti regionali; il
consigliere Franca Malasagna ha parlato del
Centro giovani: «I ragazzi in questo ultimo periodo si sono trovati assi
duamente e adesso ci
sarà l’inserimento di un
animatore e di un obiettore di coscienza, che si
occuperanno più da vicino del gruppo». Il progetto, che coinvolge solo
il Comune di San Secondo, prevede un nuovo
regolamento molto più
aperto del precedente,
secondo cui ogni gruppo
di giovani avrà un referente aH’interno del Comune e viceversa quest’ultimo avrà il proprio
rappresentante all’interno del gruppo.
L’assessore ai lavori
pubblici, Mauriglio Hocco, ha presentato il progetto preliminare per i lavori di sistemazione idrogeologica approvato allunanimità; è stata approvata l’iscrizione della
nuova Pro Loco all’albo
regionale e la rappresentante del Comune nell’
Associazione sarà il consigliere Adriana Sadone;
in ultimo l’assessore Rivoira ha illustrato il progetto per la richiesta di riperimetrazione della Comunità montana «Pinerolese pedemontano».
A colloquio con il sindaco, Luigi Bosio
Bricherasio anno uno
WRVAIPO ROSTAN
A VREMMO voluto
>>/\festeggiare in modo diverso il 13 giugno,
primo anniversario della
nostra elezione alla guida
del paese. Invece la violenta pioggia ha messo
sotto l’acqua tutta Bricherasio creando danni e
problemi ovunque, specie nel centro storico»,
dice il sindaco di Bricberasio. Luigi Bosio. Fu una
vittoria per una manciata
di voti, a sorpresa per l’ex
sindaco Emilio Bolla, oggi consigliere regionale di
Fi, ma anche per lo stesso
I centro-sinistra. «L'espeI nenza di primo cittadino
I e interessante e impegna1 tiva nello stesso tempo racconta Bosio -; Bricherasio veniva da esperienze di governo che, pur
nella loro diversità, avevano una loro storia che
partiva direttamente dal
dopoguerra senza che
potesse mai manifestarsi
una vera cultura dell’alternanza. Ora i cittadini
possono sperimentare
^¡t modo di governare
diverso da quello della
tradizione democristiana
che ha governato per oltre 50 anni».
Per il gruppo di Bosio
®t è trattato di acquisire
tuta cultura di governo in
Un ambiente caratteriz^to da «centri di potere»
Utniliari comunque forti
uucora oggi. Ma Bricbeasio oggi pare anche terUdi noti amministratori,
1 entrambi i fronti; da
^ichele Chiapperò, coniSliere provinciale Ppi ai
ue consiglieri regionali,
umilio Bolla, Fi ed Enrico
oticoni dei Verdi. Una
Usualità? «È un dato si^'ucativo, che va ad agP ttgersi all’ex senatore
“oiiansea, all’on. Merlo
tie almeno scolasticanente è partito da Briurasio: il dibattito polico a volte anchè assai
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nella politica anche ad
alti livelli».
Bricherasio viene associata, storicamente, al
mondo agricolo, un mondo che ha saputo anche
modificarsi, basti pensare ai brillanti risultati della Cantina sociale; e tuttavia al di là dei tentativi
di dar spazio ad aree, negli ultimi anni, al settore
artigianale, forse corre il
rischio di diventare città
dormitorio, adagiata sul
verde delle colline pinerolese. «È indubbio che
nel paese vi sia in corso
una trasformazione spiega il sindaco -. Lo
stesso territorio che va
dalla zona collinare a
quella totalmente pianeggiante è collegabile a
diverse attività: la vite
certo, ma anche la frutticoltura, poi l’industria.
C’è effettivamente una
forte componente di bricherasiesi che sono qui
residenti ma vivono di
fatto altrove: questo può
portare alcune zone, specie quelle di recente costruzione, a diventare zone dormitorio. Lo sforzo
che dobbiamo fare deve
tendere a creare attività
sociale, culturali e ricreative che coinvolgano al
massimo la popolazione.
Sul piano economico il
settore più penalizzato è
quello economico che
sconta scelte urbanistiche degli ultimi 20 anni».
Proprio nelle ultime
settimane Bricherasio ha
ripreso ia sua centralità
nell’asse della vai Pellice
per aver installato su tutta la provinciale 161 il limite dei 50 km orari; un
limite che ha lasciato parecchio sconcerto; «Del
problema ci stiamo occupando da mesi - rilancia il sindaco -; teniamo
presente che sulla provinciale (30.000 passaggi
di auto al giorno) si af
facciano oltre 80 accessi
a raso, diverse centinaia
di residenti: il pericolo è
dunque elevato. Per noi
la circonvallazione è nel
centro abitato e il codice
della strada prevede quel
limite. Ben vengano na
turalmente soluzioni al
ternative cbe però non
danneggino i cittadini di
Bricherasio turbati annualmente da incidenti
mortali in quel tratto».
Ma al di là delle strade,
quali sono i progetti di
questa nuova amministrazione? «Ovviamente
dobbiamo lavorare su più
anni - conclude Luigi Bo
sio -. Ricordo che molte
zone del paese sono prive
di fognature; ci sono decine di famiglie senza acqua potabile per cui sa
rebbe necessario amplia
re l’acquedotto. Ci piace
rebbe poi realizzare una
sala polivalente o palaz
zetto dello sport, magari
da offrire a tutta la valle»
,1 Comunità montana vai Pellice
Due uffici di valle
per i turisti
MASSIMO CNONE
Avvicendamento
di consigliere alla
Comunità montana vai
Pellice dove il consigliere
di maggioranza dell’amministrazione di Luserna
San Giovanni, Claudio
Revel, cede il posto a Vaiter Mensa, assessore al
lavoro di Luserna San
Giovanni. Inizia così la
seduta del Consiglio della Comunità montana di
martedì 27.
Il dibattito si accende
quando si arriva a parlare di conto consuntivo
per il 1999; «È un atto
tecnico, non politico»,
spiega il presidente Claudio Bertalot. La nuova
amministrazione è entrata in carica solo il 17
novembre scorso. Il consuntivo chiude con un
avanzo di 206 milioni,
ma l’amministrazione ritiene di non poterli utilizzare «prima della verifica da parte dei nostri
uffici della riscuotibilità
dei residui attivi». Residuo che deriva per un
centinaio di milioni dalle
quote di affitto del palaghiaccio di Torre Pellice,
non ancora riscosse dall’Hockey Club Valpellice
cbe ne ha la gestione e i
conseguenti pesanti carichi. I servizi socio-assistenziali costano quasi il
50% della spesa corrente.
«Una cosa che è stata
scontata per anni non significa che rimanga per
sempre - dice Giovanni
Battista Zunino, per la
minoranza - soltanto le
spese per questo settore
continuano ad aumentare». Pronta la risposta del
presidente; «Ci sono problemi irrisolti - spiega
Bertalot -: i soldi in più
chiesti ai Comuni nel
2000 servono a pagare il
disavanzo di Casa Barbero di Bibiana, che soffre
la diminuzione dei posti
Ietto legata ai lavori in
corso e le somme del socio-assistenziale non si
possono spostare verso
altri capitoli. È da rilevare una diminuzione dei
finanziamenti degli enti
governativi». li consuntivo è approvato con i voti
contrari dei consiglieri
Rossetto, Colomba, Stefanetto e Zunino.
Una decisione importante riguarda la convenzione fra Atl2 vai Susa e
Pinerolese, Comunità
montana. Torre Pellice,
Bricherasio e Cantina sociale. Saranno attivati
due uffici di informazione turistica: uno a Torre
Pellice presso l’ufficio lat
e l’altro alla Cantina sociale; in prospettiva verranno realizzati punti
informativi in tutti i Comuni. Per ii 2000 il contributo della Comunità
montana sarà di 40 milioni; gli altri enti verseranno 20 milioni ciascuno e la Cantina sociale
metterà a disposizione
un dipendente che con
altre due persone garantirà la copertura del servizio. «È una trattativa
che andava avanti da un
anno e mezzo - rileva il
presidente Bertalot - ma
non è giusto che gli oneri
ricadano sui Comuni,
dovrebbe essere la Regione a pagare».
Alla fine della seduta è
stato poi eletto Giovanni
Ayassot, già direttore
della sede Rai di Aosta,
come sostituto di Bruna
Peyrot, dimissionaria
presidente dell’Agess, la
Spa incaricata del Progetto Crumière e più in
generale della valorizzazione turistica della valle.
NELLE CHIESE VALDESI
CAMPO GIOVANI — Si sta organizzando un campo
giovani del I distretto che si terrà a Vallecrosia,
dal 4 al 7 settembre; il tema sarà la musica; il costo, viaggio escluso, è di 160.000 lire. Tutti gli interessati, di età compresa fra i 15 e i 20 anni, devono mettersi in contatto con Anne (0121944418). Sono previste «borse campo» per chi
avesse problemi finanziari.
AGAPE — Dall’8 al 18 luglio, campo giovani dai 14
ai 17 anni su «La fantasia al potere».
MASSELLO — Sabato 8, alle 15, riunione a Salza.
RODORETTO-FONTANE — Domenica 9 luglio culto alle 9 e assemblea di chiesa annuale su: esame della relazione fianziari e morale del Concistoro, eventuale disponibilità alla vendita della
scuola di Serrevecchio, nomina di un deputato/a al Sinodo, stato degli stabili.
VILLASECCA — Domenica 9 luglio, alle ore 15, riunione a Villasecca.
La nuova piazza Europa a San Secondo
Gemellaggio tra Bobbio Pellice e Ristolas (Francia)
Le montagne che uniscono
«Le montagne non
hanno mai diviso»; questo è il passaggio centrale, retorico quanto autentico, del «giuramento» del gemellaggio fra
Ristolas e Bobbio Pellice.
Il secondo atto si è consumato nell’ultimo fine
settimana dopo Rincontro di giugno a Bobbio
Pellice. Questa volta una
sessantina di «bubiarel»
si sono recati sull’altro
versante delle Alpi per
un incontro che è iniziato con lo scoprimento di
una targa sul ponte che
porta al capoluogo e la
successiva cerimonia del
giuramento. Alla manifestazione hanno partecipato anche il deputato
Patrick Ollier, il consigliere regionale Pierre
Eyméoud e il presidente
della Comunità montana
vai Pellice, Claudio Bertalot. Durante le giornate
si sono succeduti vari
momenti ludici, dal hallo
alle gare di «pétanque»,
vinta dal sindaco Charbonnier a cui è andato in
premio un prosciutto.
La giornata di domenica ha portato la delegazione italiana in visita in
un Queyras che ha subito
forti danni dalle piogge di
giugno; in molti tratti la
strada è stata distrutta
dal Gufi. A tempo di record sono stati eseguiti i
lavori di ripristino sia delle strade che dei noti
«pian d’eau» lungo il torrente. Visita particolarmente interessante a
L’Echalp, borgo natio del
sindaco, Christian Laurent, e dallo corso anno
nuovamente abitato tutto
l’anno. Alla giornata ha
partecipato anche Pierre
Rihet, originario di Bohbio, che un brutto incidente ha costretto in carrozzella. Ci saranno ancora molti appuntamenti
per gli abitanti dei due
versanti: dal prossimo incontro al Colle della Croce alle castagnate, grigliate o festa del camoscio. È
previsto anche un incontro sui progetti transfrontalieri con i responsabili
del parco del Queyras.
1 fondi stanziati dalla Regione
Si investe sul futuro
Sono ben 658 i miliardi di investimento che il Piemonte potrebbe realizzare nei prossimi anni sulla
base delle domande di contributo presentate in Regione dagli imprenditori privati, dagli operatori, da
associazioni no profit; la legge 18 del ’99 prevede
contributi al settore e sul tavolo regionale sono arrivate ben 897 domande (31% in provincia di Torino).
Di queste 198 riguardano le strutture alberghiere,
216 il bed & breakfast, 135 l’agriturismo, 72 la ristorazione tipica. I contributi coprono soltanto una
percentuale dell’intervento e tuttavia, a fronte di
una disponibilità di bilancio di 40 miliardi, le richieste presentate per il 2000 richiederebbero non meno
di 150 miliardi. Dovrà dunque esserci una selezione:
la capacità di generare occupazione, specie giovanile, la capacità finanziaria del proponente, l’ubicazione in Comunità montane o in aree non comprese
nei fondi europei per analoghe iniziative saranno i
criteri adottati dalla Regione.
Da poche settimane sono stati pubblicati anche i
dossier di candidatura relativi alla legge 4 di
quest’anno che promuove la realizzazione di studi
di fattibilità di area e programmi integrati fra settori
e zone confinanti; il Pinerolese sta infatti lavorando
per produrre un documento che tenga conto delle
varie realtà del suo territorio in modo coordinato.
Intanto sono stati diffusi i dati circa l’affluenza turistica in Piemonte: lo scorso anno in Piemonte sono
arrivati un milione e 400.000 turisti italiani (-0,6%) e
958.000 stranieri (+1,1%), il tutto per un totale di oltre 8 milioni di presenze.
LA TAVOLA VALDESE INFORMA
Servono posti letto per
TAssemblea-Sinodo
Per la sistemazione delle/dei deputati al Sinodo e
delle/dei delegati all’Assemblea generale delle Chiese
barriste abbiamo esaurito le capacità alberghiere in
vai Pellice e dintorni. Mancano ancora circa 60 posti
letto che vorremmo reperire presso le famiglie dei
nostri membri di chiesa, l’unica risorsa di cui possiamo ragionevolmente disporre. 11 periodo richiesto va
dal mattino della domenica 20 agosto al mattino di
domenica 27 agosto. I pasti verranno consumati nelle
strutture dell’organizzazione, e cioè nella Foresteria
di Torre Pellice (metodisti e valdesi per tutto il periodo, con l’aggiunta dei battisti per i giorni di mercoledì
e giovedì) e nella sala di Villar Pellice (delegati battisti
negli altri giorni). È previsto un rimborso spese (lenzuola, ecc.). Chi fosse in condizione di accogliere una
o due persone dovrebbe avvisare subito Marco Bellora (Foresteria di Torre Pellice, tei. 0121-91801, fax
0121 -950049) incaricato del coordinamento logistico.
Si è anche alla ricerca di qualche altro volontario o
volontaria che possa fare parte del «Gruppo di servizio» necessario per garantire l’organizzazione dei pasti
a tutti i deputati e delegati per tutta quella settimana.
Chi fosse disponibile, e per di più munito di un recapito valligiano e di un adeguato mezzo di trasporto, comunichi la sua disponibilità allo stesso indirizzo sopra
citato (Marco Bellora) per gli opportuni accordi.
La Tavola e il Gomitato esecutivo Ucebi saranno
molto grati a tutte le famiglie e a tutte le persone che
risponderanno positivamente a questi due appelli.
Gianni Rostan, moderatore
14
PAG. 14 RIFORMA
L* Eoo Delle "^.lli %ldesi
VENERDÌ 7
Iniziative nelle chiese per il periodo estivo
Operazione tempio aperto
Arriva l’estate e i templi valdesi delle Valli
aprono le loro porte a visitatori e curiosi. Un’iniziativa, quella del «Tempio aperto», che più o
meno strutturata, interessa molte chiese.
A Torre Pellice l’organizzazione è affidata alla
Commissione evangelizzazione che da molti anni prepara un banchetto
con i volumi Claudiana
anche in occasione delle
fiere di paese. Dall’inizio
di luglio il tempio, oltre
al culto, è aperto nei pomeriggi di sabato e domenica. Distribuzione di
dépliant e spiegazioni
degli incaricati alle centinaia di visitatori di passaggio, con la visione un
video a proiezione continua. Quest’anno è da segnalare la produzione di
un nuovo documentario
realizzato da Sergio Brero e Daniela Como dal titolo «Una storia aperta.
■ Torre Pellice
Trial del
Vandalino
Toma il «Trial del Vandalino», una manifestazione sportiva che ha ormai una storia lunghissima e che tuttavia, dopo
un lungo «sonno», soltanto negli ultimi anni ha
ripreso l’antico fulgore.
Domenica 9 luglio sulle
pendici della montagna
che sovrasta Torre Pellice, per l’organizzazione
dell’associazione Gentlemen’s Pinerolo, si svolgerà la seconda prova
delle tre su cui è articolata la Coppa europea femminile. Ln prima si è già
svolta in Germania, la
terza sarà ad agosto in
Norvegia. «Al di là dell’evento sportivo - dice il
sindaco. Marco Armand
Hugon - questa manifestazione ha una grande
rilevanza turistica». Infatti come negli ultimi
anni le ariete arriveranno
da tutto il mondo e soggiorneranno in valle, con
i loro accompagnatori,
per diversi giorni; nel ’98
e nel ’99 trionfò la tedesca Iris Kramer, che potrebbe ripetersi. A contenderle la vittoria ci sarà
come sempre e fra le altre la lusernese Simona
Chauvie, terza Io scorso
anno. Fra l’altro la prova
vale anche come seconda gara del campionato
italiano.
Accanto alla competizione maggiore vi sarà
anche un trofeo di trial
per moto d’epoca. La gara inizierà intorno alle 10
dall’area di partenza al
palaghiaccio: prime prove sportive nell’Inverso e
poi la salita al Vandalino.
Undici le prove in quota
prima del ritorno lungo il
Pellice con le ultime due
sfide, lungp il torrente,
prima dell’arrivo. La premiazione alle 17,45; sabato invece, aile 17,30,
sfilata delle concorrenti
per le vie del paese.
Scopriamo la realtà valdese», con un breve percorso nella storia e
neil’attualità della presenza valdese. Nel mese
di agosto si ripeterà
l’esperienza degli anni
passati con l’organizzazione di 2 conferenze: la
prima il 6 agosto, con
l’intervento del pastore
Alberto Taccia sul tema
«Famiglia: tradizione e
nuovi modelli»; la seconda, prevista per domenica 13, con il pastore Bmno Rostagno che relazionerà su «La Bibbia di
fronte alla storia e alla
scienza». Naturalmente il
tempio è anche meta
delle visite organizzate
dal Centro culturale valdese di Torre Pellice, a
compiemento del museo
e dell’Aula sinodale.
A Rorà il tempio è
aperto solo in occasione
dei culti ma, come spiega
U pastore Stefano Mercurio, «le chiavi sono a disposizione di singoli e
gruppi che vogliano visitarlo». A Prali il vecchio
tempio si può visitare
con il museo, ristmtturato di recente. Ad agosto
sarà aperto tutti i giorni,
mentre a luglio solo il sabato e la domenica.
Angrogna non ha
un’iniziativa specifica di
apertura dei templi; tuttavia le visite dei luoghi
storici sono sempre numerose. «Siamo sempre
a disposizione - dice
Adriano Chauvie, da anni impegnato alla scuoletta Beckwith degli Odin
- su richiesta si può visitare tutto e ascoitare la
spiegazione di quanto si
sta vedendo».
IA Montoso
Ricordo
della
Liberazione
Sabato 8 e domenica 9
luglio a Montoso (Bagnolo Piemonte), si svolge
l’annuale manifestazione
unitaria della Resistenza
che quest’anno celebra il
55“ anniversario della Liberazione. La manifestazione si svolge presso il
monumento del Montoso, costruito nel 1952 a
ricordo dei 400 caduti
partigiani e civili della
zona. L’inizio sarà dato
alle ore 14 di sabato con
la prima edizione della
corda podistica «I sentieri dei partigiani e staffette di Montoso», non
competitiva e libera a
tutti; alle 19,30, inaugurazione di via «Leletta
d’isola» a Villar Bagnolo.
Alle 21,15 il programma
prevede musiche e danze
eccitane in piazza Martiri, in attesa della fiaccolata, che dalla piazza
partirà alle 22 verso il
monumento ai caduti.
Domenica l’appuntamento è per le 9,30 in
piazza Martiri a Montoso; segue la deposizione
della corona d’alloro al
monumento ai caduti
per la libertà e il saluto
delle comunità religiose
(alle 10,45 è previsto
quello della Chiesa valdese). Alle 11 è la volta
delle testimonianze del
presidente del comitato
intercomunale per la valorizzazione del patrimonio della Resistenza,
Francesco Beriachetto,
del partigiano Francesco
Nunzio (Athos) e, alle
11,30, dell’orazione ufficiale tenuta dall’on. Piero Fassino, ministro di
Grazia e Giustizia.
Una rievocazione storica per fine di settembre
La Perosa del XVI secolo
DAVIDE ROSSO
UNA manifestazione
storica in costume,
e poi una fiera di formaggi valligiani e altri prodotti tipici della valle come il vino e ancora un
Festival di balli e canti
occitani. Offrirà tutto
questo la «1“ rievocazione storica “Poggio Oddone terra di confine’’» che
ii Comune di Perosa Argentina sta organizzando
per la fine di settembre.
L’amministrazione perosina punta molto su
questa iniziativa che vuole essere anche, come dice il sindaco, Giovanni
Laurenti, «il tentativo di
inserire Perósa in una
nicchia turistica particolare per cercare un cambiamento dell’indirizzo
economico del paese che
finora è gravitato sull’industria tessile ma che oggi ha bisogno di nuova
linfa». La manifestazione
che si protrarrà per tre
giorni, il 22, 23 e il 24 settembre, prende spunto
dalla rievocazione di un
avvenimento del XVI secolo quando un commer
II Pian de la tour, Centro polivalente
gioielli
VI ASPETTIAMO
nei nuovi locali dì
via Savoia 12 a Pinerolo
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ciante di formaggi dell’alta valle Chisone, allora
terra di Delfinato, per poter commerciare i suoi
prodotti con la bassa valle dominio dei Savoia, si
reca dal governatore di
Perosa portando in dono
il Plaisentif, un pregiato
tipo di formaggio, ottenendone il permesso al
commercio.
«Attualmente - dice
Laura Balzani, consigliere di Perosa e animatrice
di uno dei gruppi organizzatori - ci stiamo occupando delle ricerche
storiche per poter ricreare gli abiti caratteristici
del tempo che verranno
indossati dai figuranti,
che saranno per la maggior parte abitanti di Perosa, nel corso della rievocazione». Il corteo storico attraverserà il paese
dalla Porta di Francia a
quella di Pinerolo che saranno ricostruite con
l’utilizzo della tecnica del
trompe-l’œil. «Per l’anno
venturo - dice ancora
Laurenti - pensiamo di
realizzare sempre con
questa tecnica anche
l’antico castello posto su
Poggio Oddone ora distmtto ma di cui ci restano i disegni e le piante».
Quella organizzata dal
Comune vuole essere una
manifestazione che coinvolge la popolazione di
Perosa ma anche i margari produttori di formaggio a cui sarà dedicato
uno spazio particolare
per poter commerciare i
propri prodotti. «Speriamo - conclude il sindaco
Laurenti - che la rievocazione e la fiera possano
diventare un appuntamento fisso negli anni
dando in questo modo la
possibilità ai produttori
di avere una vetrina in
più per i loro prodotti e a
Perosa di aumentare e
valorizzare la sua offerta
turistica, fattore importante per ridare nuovo
slancio economico al
paese creando altri sbocchi, con la speranza di
creare nel tempo qualche
nuovo posto di lavoro».
NELLE CHIESE VALDESI
6 luglio, giovedì
PINEROLO: Dalle 20 alle 21,30, nel parco di Villa
Prever, microstorie, laboratorio di pittura e manipolazione, punto gioco per i più piccoli; alle 21,30, spettacolo teatrale «I folletti», con «Santibriganti»; alle
22.30, le storie della buonanotte. Ingresso lire 3.000.
7 luglio, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 21, nella sala della Comunità
montana, serata su «novità tecnologiche sui trattamenti contro la varroasi». Interviene la dott. Conti
dell’Agripiemonte miele.
PINEROLO: Per «Pinerolo estate cabaret», alle
21.30, in piazza San Donato, Dario Vergassola presenta «Manovale gentiluomo», ingresso lire 10.000 (in
caso di maltempo lo spettacolo si terrà al bocciodromo del Veloce Club).
8 luglio, sabato
VILLAR PEROSA: Nell’arco della giornata si svolge
una festa campestre alla borgata Fraita.
TORRE PELLICE: Dalle 8 alle 18, nel centro del
paese, mercatino dei prodotti naturali.
PINEROLO: Serata danzante con «Brunetto e la
Band», alle ore 21, nel parco del Veloce Club di piazza
piazza Santa Croce; ingresso iibero.
VILLAR PELLICE: La Pro Loco organizza una festa
in piazza con cena e musica.
MASSELLO: A partire dalie 21 di sabato, nella chiesa San Pietro e Paolo, in località Caire, concerto di
canti popoiari a cura dei gruppo corale Eiminal; a seguire, agli impianti della Pro Loco, musiche popolari
e tradizionali con il gmppo Senhal, nell’ambito della
prima edizione di «Ciantà» e sunà».
LUSERNA SAN GIOVANNI; Fino all’11 luglio, al
mercato coperto, «Festa dell’Unità», a partire dalle
19; tutte le sere cena con grigliata e musica; sabato 8,
il gruppo «Marina music group»; domenica 9 ballo liscio Anni 60-70; lunedì 10 canzoni d’autore; martedì
11 «Marina music group», musica Anni 60-80 e liscio.
PRAROSTINO: Alle 21, serata danzante a ingresso
libero con l’orchestra «Franca, Federico e Fabrizio»
sulla la pista a San Bartolomeo.
TORRE PELLICE; Alle 18, alla biblioteca comunale
«C. Levi», incontro con lo scrittore iracheno Younis
Tawfik, autore del libro «La straniera», Bompiani.
PRAMOLLO: Festa alla borgata Pomeano, con gara
di bocce, torneo di freccette e gara di ballo.
GHIGO DI PRALI: Nella sala valdese, alle 21, serata
di diapositive e conferenza su «11 gipeto».
TORRE PELLICE: Alle 15,30, al Centro culturale valdese, assemblea degli Amici della biblioteca valdese
su «Attività dei mesi scorsi, progetti e prospettive per
il futuro».
PRAGELATO: Fino al 14 luglio, nella sala mostre,
personale del pittore Mario Bertano «Marano».
TORRE PELLICE; Alle ore 16, nei ìocali di piazza
Gianavello, inaugurazione della nuova sede della
banda musicale, del suo piccolo museo e per festeggiare i 118 anni dalla sua fondazione. Alle 21,15, nei
giardini di piazza Muston, la banda stessa presenta
«Band and roch’nroll».
9 luglio, domenica
RINASCA; Grande festa della montagna, per tutta la
giornata, alla frazione Grandubbione.
MASSELLO: Alle 10,30, a piazza d’Armi, partenza
delle camminate verso le borgate con esecuzione
strumentali e corali: ritorno alle 18; alle 19,30 cena
con i gruppi dei partecipanti.
PRAROSTINO; Manifestazione «Prarostino in fiore», con esposizione di piante e composizioni floreali
presentate dalle borgate con votazioni dei visitatori.
Pomeriggio danzante tra i fiori a ingresso libero.
11 luglio, martedì
PINEROLO: Nel parco di villa Prever, dalle 20 alle
21.30, «L’isola dei bambini»; alle 21,30 la compagnia
«I tiriteri» presenta «Ucci Ucci»; a seguire la storia
della buonanotte. Ingresso lire 3.000.
13 luglio, giovedì
PINEROLO: Dalle 20 alle 21,30, nel parco di Villa
Prever «L’isola dei bambini», con storie, laboratori, e
alle 21,30 la compagnia Marionette Grilli presenta
«Gianduia e la farina magica», ingresso lire 3.000.
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rete una t
meno grav
ra^ungei
cinema Trento ha in programma, venerdì 7, ore P™P°9U
20,30, Tarzaii; sabato 8.1^'*”“
ore 21,30, Pane e tulipa'|P.^®®®cc v
ni; domenica e lunedì ^
ore 21,30, Three kings! ®
giovedì, ore 21,30, Hd.ldo apprese
gante di ferro. ® ne, non s
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Il cinema
e mi inco
BARGE
Comunale in luglio è
chiuso per fene. ¡¡scrivermi
BRICHERASIO — Alle I logia e di I
21,30 di martedì 11 lu-[tenere un;
glio, alla collina del Ca-1 parazione
stello, sarà in visione, tale. Le su
Tutto su mia madre. terminant
PINEROLO — La mul-. zialmente
risala Italia propone, ala suo incoi
sala «5cento», Missien Imiaform
impossible 2; feriali e do- I pastorale i
menica ore 20 e 22,20, HanostraF
sabato 20 e 22,30. Avendo
Lunedì 10 luglio, alle
21,30, alla Cascinalegassa, stradale Baudena- me prima
sca 118, cinema all'aper- la cura de
to con il film Risorseinità di qu
umane, di Cantei, in- della pro'
cenzateol
del 1954 r
gresso lire 5.000.
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e nella su;
Corsani n
to con af
interessar
verse volt
sigliarmi (
Un intervento della Lega per la difesa del cane
È estate: non abbandonateli!
Ringraziamo la redazione de L’eco
delle valli valdesi che ha voluto iniziare
il discorso sui canili del Pinerolese e sul
problema dei cani che, come si sa, diventa emergenza nel periodo estivo.
Tutti i Comuni delle valli Pellice,
Chisone e Germanasca, con alcuni del
fondovalle, sono convenzionati con il
«Canile di Bibiana», struttura gestita
dalla sezione vai Pellice della Lega nazionale del cane e che comprende un
modernissimo canile sanitario con un
servizio di cattura funzionante 24 ore
su 24 per tutti i giorni della settimana,
sotto il controllo sanitario del veterinario della Asl 10 e un canile rifugio con
una capienza di 70 cani; ha inoltre organizzato un servizio per la raccolta
dei cani morti, che serve non solo ai
Comuni per gli animali trovati sulle
strade, ma anche ai privati cittadini
che ne facciano richiesta.
Chi perde il proprio cane, oltre a segnalarlo al Comune, deve cercarlo nel
nostro canile, anche se non è tatuato.
Chi trova un cane vagante sul territorio
deve segnalarlo ai vigili o alle fotz®
dell’ordine, i soli che possono attiva®
11 servizio di cattura.
Il canile rifugio ospita mediamente
70 animali, il turn over è abbastanza®'
to: infatti, a fronte di 280 cani raccol
nel 1999, ben 262 hanno trovato un
nuova famiglia. La sensibilità verso ga
animali va aumentando, sono semp®
di più le persone che vengono a cer<^’
re un amico in canile, anche se qumcn
barbaro si nasconde ancora fra iioi. i®
fatti non possiamo definire altrirnen
chi abbandona in uno scatolone i cu
cioli, rischiando di farli morire di fa®
e di sete, o chi lascia sulla strada il su
cane vecchio e malato.
Ricordiamo che il nostro canile, cn
si trova a Bibiana in via Campighou
12 (tei. 0121-590540), è sempre aper®;
sabato e domenica compresi, e eh
visitatori sono sempre bene acce
Grazie per l’ospitalità ,|
Madide Prev^
presidente della sezione vai Pellice de
Lega nazionale per la difesa del c
15
venerdì 7 LUGLIO 2000
PAG. 15 RIFORMA
¡stiva;
Enrico Corsani
nevo rendere qui una testiJ: monianza di affettuosa grati
8-22) ¡dine al pastore Enrico Cor
verso il quale ho un par
saiUi
¡stiva:
:a;
¡ 8-22)
SUO
:e
ticolare debito di riconoscenermini, “ per il suo sempre sollecito'
1205 ^(¿ressamento pastorale e al
I rulli suoi benevoli interventi
„mio favore che hanno secato alcune svolte importanLel corso del mio ministero.
Nel maggio del 1949, dopo
m notevole travaglio interiore essendo giunto alla conIvinzione che, nonostante la
mia inadeguatezza, il Signore
richiedeva di dedicarmi al
ministero della predicazione
dell’Evangelo, avevo deciso di
seguire il corso per anziano
evangelista, perché ritenevo
che nella mia situazione par.'ticolare mi conveniva percorI cere una strada più breve e
reno gravosa come studi per
^ raggiungere quello scopo. Ma
'7 piarlo quell’estate il pastore
hl’tno , Enrico Corsani capitò al mio
t i-'i paese (Rocchenere, distante
tiuipa-1 gg Catania, dove
' lui allora era pastore) e aven) p do appreso della mia decisio’ ne, non solo se ne rallegrò
I molto, ma anche mi consigliò
e mi incoraggiò con argo‘guo è menti chiari e convincenti di
' iscrivermi alla Facoltà di teo— Alle ' logia e di frequentarla per ot11 la-1 tenere una più adeguata preiel Ca-1 parazione al ministero pastoisione I tale. Le sue parole furono dere. terminanti e quindi devo ini.a mtil- zialmente al suo consiglio e al
ne, ala suo incoraggiamento se la
lissiwi 'miaformazione teologica e
ili e do- I pastorale è passata attraverso
22,20, Ila nostra Facoltà.
Avendo conseguito la li
io, alle
na TeudenaU’aper
isorse'iiità di questa città e di altre
et, in- della provincia; ciò avvenne
per lo spontaneo suggerimento del mio nome che il
pàst. Enrico Corsani fece alla
Tavola. Durante gli otto anni
di ministero che ho svolto nel
_^e Ji^P^use e poi negli altri otj a Idilli® Liu trascorso a Cosenza
"jone^djl duella sua diaspora il pastore
I Corsani mi ha sempre seguiI to con affettuoso e fraterno
—-glinteressamento, venendo diLl ■ verse volte a trovarmi, a conPellice u ad aiutarmi,
ila-artissimo.
KFASlì
ire, pa-l
mtefa-l
:r relax, I
rre Pd'
:i. Tel
quisW
itichi e
4018L
cenza teologica, nell’autunno
del 1954 mi fu assegnata come prima sede Trapani con
la cura della piccola comu
re 21,30
e club,
farzan
Infine fu lui che nel 1970,
essendo membro della Tavola, mi propose il trasferimento a Venezia. Me mie notevoli perplessità e alle mie resistenze per un passaggio così
brusco e un salto così lungo
dal Sud al Nord Italia, da comunità piccole a una chiesa
costituita di media grandezza
di una città così ricca di cultura e arte, rispose con la sua
persuasiva insistenza e col
suo incoraggiamento. Ho accettato quella proposta e
posso dire che devo al suo
fraterno interessamento tutto
ciò che ho ricevuto dalle piccole comunità del Sud e poi
da quelle del Nord, perché
tutte quante hanno arricchito
il mio ministero e mi hanno
lasciato molti cari ricordi.
Di tutto questo, certo, devo
ringraziare soprattutto il Signore, ma devo anche un grazie a un suo strumento umano: il past. Enrico Corsani.
Agostino Garufi- Mestre
Grazie per
queirarticolo
Egregio direttore, per correttezza le dico subito che
non sono un lettore abituale
del suo giornale e che, anzi,
mi sono casualmente imbattuto in un articolo estrapolato
da esso scritto dalla pastora
Maria Bonafede a proposito
della posizione di Fcei e Aei
(confesso: anch’esse sigle a
me sconosciute prima d’ora)
sulla manifestazione «Gay Pride». Io sono un 27enne di fede cristiana e formazione cattolica, e sono omosessuale.
Vorrei fare giungere, attraverso lei, un sincero ringraziamento alla pastora Bonafede,
per i concetti espressi in
quell’articolo e per le parole
usate che mi sono di conforto
all’interno di un solitario e
difficile cammino di accettazione della mia dignità e di
contestualizzazione della mia
persona nel «mondo» cristiano. Si ha, talvolta, fortunatamente anche l’impressione di
essere amati (e non solo tollerati, compresi o perdonati)
dai ministri di Dio: io ho avvertito questo sentimento,
quello dell’amore cristiano,
nelle parole della Bonafede.
Grazie.
Giuseppe - Milano
Va riconosciuta e salvaguardata la libertà di «cambiare religione o credo»
La «Carta ecumenica» e i diritti umani
ALBERTO TACCIA
Alla fine delia II guerra mondiale
l’Assemblea generale delle Nazioni
Unite, il 10 dicembre 1948, promulgava
la famosa «Dichiarazione dei diritti
delTuomo» allo scopo di affermare, nei
paesi adèrenti, i principi fondamentali
della vita associata* nel rispetto della
giustizia, della libertà e deH’uguagliapza di tutti i cittadini che, come esseri umani, «nascono liberi e uguali in
dignità e diritti». L’art. 18 della dichiarazione sancisce «il diritto per ogni individuo della libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Tale diritto include la libertà di cambiare religione 0
credo e di manifestare isolatamente o
in comune, sia in pubblico che in privato, il proprio credo nelTinsegnamento, nelle pratiche del culto e nella osservanza dei riti». Nello stesso anno la
Costituzione italiana sanciva uguali diritti di libertà, tra cui il riconoscimento
del «diritto di professare liberamente la
propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne
propaganda e di esercitarne il culto in
privato e in pubblico». Sappiamo
quanto le chiese evangeliche abbiano
salutato con entusiasmo Tafférmazione
di taU principi che li liberava dall’inferiorità in cui erano poste rispetto alla
riconosciuta predominanza della «religione dello stato».
Nell’agosto scorso, come risultato del
progredire e delTaffermarsi del clima
ecumenico tra le chiese cristiane, il
Consiglio delle conferenze episcopali
europee (Ccee, cattolico) e la Conferenza delle chiese europee (Kek, protestanti e ortodosse) diffondevano tra le
chiese la proposta di una «Carta ecumenica per la collaborazione tra le
chiese in Europa»; tale proposta (pubblicata su Riforma il 26 novembre
1999), fu largamente diffusa al fine di
raccogliere osservazioni in vista della
redazione di un testo che raccolga
l’unanime consenso delle chiese.
Un articolo di questo testo dice; «Insieme ci impegniamo a non invitare le
persone a cambiare la loro appartenenza ecclesiastica e a non costringere in
alcun caso alla conversione attraverso
la forza fisica, la pressione morale o
vantaggi materiali». Siamo tutti d’accordo nel rifiutare qualsiasi forma di
proselitismo volta a sollecitare «conversioni» più 0 meno forzate. Tuttavia rimane il diritto, affermato dall’art. 18
della Dichiarazione delle Nazioni Unite,
a cui la Carta ecumenica non fa cenno,
di «cambiare religione e credo» quando
questo cambiamento è determinato da
una scelta libera e responsabile.
Lo spirito ecumenico che sottolinea
le cose che ci uniscono per le quali «ci
impegniamo a rendere visibile l’unità
deH’unica fede e delTunico battesimo
(...) e riconoscere le ricchezze spirituali
delle diverse tradizioni cristiane» (Carta ecumenica) non intende cancellare
le diversità, né negare la legittimità della pluralità dei modi in cui la fede cristiana può essere vissuta.
È da questa pluralità che nasce il
dialogo, il confronto e la crescita comune. Le chiese non sono più recinti
sbarrati che si contendono «le anime»
dei credenti, ma case aperte all’accoglienza di coloro che, anche provenienti da altre chiese cristiane, scelgono liberamente e responsabilmente la
forma in cui esprimere la loro fedeltà
cristiana. In questo spirito le chiese di
provenienza rispetteranno questa libertà di scelta, ne prenderanno atto,
valutandone anche le motivazioni,
senza dar luogo a dichiarazioni di scomunica. Mi sembra che anche questo
tema valga la pena di essere discusso
nel nome della chiarezza ecumenica.
Il legame
di una vita
Con il pastore Enrico Corsani ci siamo conosciuti in
un’epoca in cui non usava
l’odierno indiscriminato «tu»
e ci siamo sempre dati del
«lei», nei lunghi anni della nostra amicizia: ma quel rivolgerci reciprocamente con il
«lei» nulla toglieva alla profondità del legame che ci univa, alla stima e all’affetto, alla
confidenza. Oggi però la nostra amicizia è entrata in una
dimensione «altra»; noi ancora pellegrini sulla terra, lui
nella luce di quel Padre in cui
ha creduto e la cui Parola ha
annunciato con fedeltà e coerenza nel suo ministero.
Quando la voce della moglie Nives mi ha comunicato
la sua morte, l’ho immediatamente rivisto là dove l’avevo
conosciuto per la prima volta;
sul pulpito della piccola, cara
chiesa valdese di Bari, nella
sua bella toga, in procinto di
iniziare il culto: era l’autunno
del 1967. Mio marito e i miei
figli maggiori, Annalisa e Nicola, erano con me, nella
e forze
attivare
ámente
inzaal;
raccolti
Ito une
erso gli
sempt*
I cerca"
jualclie
noi. In;
rimenti
e i cucili fam«
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ile, eh'
liglion'
aperte;
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accetti’
Preurf!
icedeP
del can'l
Passatempo
(D. Mazzarella)
Drizzontalì
Moneta perduta e ritrovata da una donna in
una parabola di Gesù
■ ^ente con la televisione
di stato
■ Sigla delTunltà di elaborazione nei calcolatori
elettronici
Divinità cananea
9.
Il *'«iivcL v.<aLiauca
• Decima parte del chilo
12.11
itome del garibaldino
Bixio
13. Sigla di Bari
14. Associazione Evangelica
di Volontariato
16. Il suo legname fu utilizzato nella costruzione
del tempio di Salomone
19. Potrebbe essere anche
regina
20. Il primo re di Israele
23. Averle nel sacco è segno
di insuccesso
25. Portatore dell’informazione genetica
26. Amena isola del Tirreno
28. Principale... inglese
29. Si è così mentre si è collegati a Internet
31. Il popolo ebraico vi passò 40 anni
Verticali
2. Parte di un pagamento
dilazionato
3. Vecchio... tedesco
4. Nella Bibbia indica spesso l’insieme della personalità dell’essere umano
Capo dell’esercito del re
Saul
Abitante degli stagni
Aroma usato anche per
imbalsamare il corpo di
Gesù deposto dalla croce
10. Preposizione articolata
11. La lingua in cui fu scritto
l’Antico Testamento
15. Ha un effetto... trascinante
16. Sigla della Conférence
des Eglises Protestantes
des Pays Latins d’Europe
Possono definirsi così
anche cose straordinariamente buone
Simbolo dell’osmio
L’apostolo Paolo dice
che Gesù è quello nuovo
Abbreviazione per università
24. Famosa opera di Mascagni
27. Congiunzione inglese
30. Iniziali dell’autore del
Cyrano de Bergerac
17.
18.
21.
22.
nuova città dove eravamo
giunti da poco. Con lui avevo
già parlato per telefono,
informandolo del nostro arrivo. Gli avevo detto, in quella
prima telefonata, di aver letto
su La luce un suo articolo di
slancio ecumenico: è sembrato un po’ stupito, ma subito è
nata un’intesa fra lui e tutta la
nostra famiglia.
Gli atti liturgici per noi più
gioiosi li ha celebrati lui, in
quella piccola chiesa: la conferrnazione di Annalisa, poi
di Nicola e, a poche settimane di vita, il battesimo della
nostra Grazia, nata sotto lo
spendente sole di Bari, la
città che, insieme a Nives e ai
fratelli della comunità, mi ha
insegnato ad amare. Erica e
Paolo erano i nostri due cuccioli alla sua scuola domenicale. Corsani è stato per noi
un pastore e un amico. Con
lui, con Nives, con le loro figlie abbiamo costruito un solido rapporto. Poi, trapiantati
nel Trentino, Corsani ci ha
raggiunti per celebrare l’ultimo tristissimo atto liturgico:
le esequie di nostra figlia Annalisa. Non lo scorderò mai
nel sole abbacinante di quel
pomeriggio di giugno, mentre mi attendeva con le braccia spalancate sulla porta
della chiesa francescana
messa a nostra disposizione
dalla comunità cattolica.
Ricordo le sue predicazioni:
profondamente bibliche ma
ancorate alla realtà contemporanea. Ricordo le sue preghiere. Aveva un modo tutto
suo di pregare: non usava toni
solenni o ieratici, ma il suo
era un semplice «dialogare»
con il Signore e riusciva a
coinvolgere tutti noi, tutta
quella affettuosa, carissima
comunità valdese di Bari, inducendoci a immedesimarci
nel suo dialogo con il Padre.
Attento a tutti gli stimoli che
gli venivano dalla sua cultura,
talvolta era polemico e nei dibattiti si scaldava ma poi mitigava con un sorriso la vivacità
delle sue asserzioni.
Mio caro pastore, non sei
più fisicamente fra noi: ma
ciò che hai seminato continuerà a dare frutto. Non dobbiamo piangerti, dobbiamo
solo attendere con pazienza
il giorno luminoso in cui tutti
insieme vedremo un nuovo
cielo e una nuova terra e ogni
lacrima sarà asciugata dai
nostri occhi e non vi sarà più
né cordoglio, né grido né dolore, poiché ogni cosa sarà
compiuta (Apocalisse 21).
Florestana Piccoli Sfredda
Rovereto
Protestanti e massoneria
Mi dispiace che Augusto Comba se la prenda tanto per la mia
lettera sul suo volume Valdesi e massoneria. Due minoranze a
confronto-, chi pubblica un libro deve accettare anche le critiche. In questa sede non posso motivare le mie riserve scientifiche (l’incidenza della massoneria sulle chiese evangeliche non
è approfondita), ma devo ribadire la mia protesta per l’operazione politica evidenziata dal titolo del volume. Non è possibile
alcun confronto tra una piccola chiesa che vive alla luce del sole e una setta segreta che nasconde uomini e programmi (e non
si presenta affatto come minoranza, ma come classe dirigente).
Due sole note. Ribadisco che Comba non dice affatto quali
protestanti italiani siano massoni oggi, si limita a citare alcuni
massoni estranei alle nostre chiese. Ed è falso che la famigerata
loggia P2 abbia prosperato con il consenso di tutte le forze politiche, era uno sporco complotto contro la democrazia e la sinistra che ebbe l’appoggio della parte peggiore della politica italiana (massoni socialisti, democristiani e laici, avventurieri ex
servizi segreti deviati) e fu spazzata via dalla reazione della parte sana della politica italiana, comunisti, laici e democristiani
non corrotti dalle manovre massoniche. È troppo comodo dire
che tutti hanno sbagliato per coprire le colpe della massoneria.
La ricerca storica di Comba è sempre subordinata alla difesa
della massoneria, bisogna dirlo chiaro dinanzi a un volume della Claudiana che in sostanza è un bando di arruolamento.
Giorgio Rochat - Milano
CONCERTO A GIOIA DEL COLLE
Dal 14 al 16 luglio alle ore 20 in Piazza Plebiscito, il gruppo musicale «Piarne», proveniente dall’Inghilterra, tiene un
concerto di musica evangelica rock e jazz. Per l’occasione la
locale chiesa battista allestirà un tavolo per la raccolta di
firme per la cancellazione del debito internazionale e per la
giustizia economica.
Aids: non
solo Africa
Estate, tempo di vacanze e
di... trasgressioni, specie per i
giovani. Di Aids si parla solo
in relazione alla tragedia che
si sta consumando in Africa,
con milioni di vittime e con
milioni di orfani, oppure in
relazione ai tremila carcerati
italiani affetti dal virus e che
non sempre, in carcere, ricevono il trattamento antivirale; oppure si parla dei prossimi vaccini in fase di sperimentazione sia in Italia sia
all’estero che fanno ben sperare per la totale guarigione
degli attuali sieropositivi.
Ma a dare una «profetica
tegola in testa», a richiamarci
alla realtà dei fatti, è la scienza italiana (in collaborazione
con altri) tramite «Icona»,
che è uno studio su Aids e
sieropositività unico al mondo per il numero di pazienti
che coinvolge e che studia da
anni (vedi «L’Espresso» n. 26
del 26 giugno, pp. 141-143). E
la «tegola in testa» è la notizia
che tra i malati italiani si è
scoperto che il 6% è anche affetto da virus non-b, proveniente dall’Africa, non curabile con gli attuali potenti
farmaci a nostra disposizione, in quanto essi sono stati
concepiti solo per il virus di
tipo occidentale. Se questa
tendenza dovesse ancora aumentare, dopo un paio di anni di «quasi silenzio» sull’Aids, ci troveremmo ancora
a lottare inutilmente con una
forte mortalità e con quelle
tragedie che, come chi scrive
conosce bene, hanno distrutto non solo singole vite, ma
anche famiglie.
Perciò, come credenti nel
Dio della vita che tramite il
profeta Geremia sprona i suoi
figli a «cercare il benessere
del paese» (cap. 29), iniziamo
noi in prima persona, con i
nostri passaparola, e poi con
le campagne mirate, a richiamare tutti all’attenzione per
sé e per gli altri che ci circondano. È un nostro preciso dovere di cristiani die seguono
il Vangelo con libertà piena,
responsabilità e solidarietà.
Giovanni L. Giudici
Mestre
I m mmeditrice
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16
r
PAG. 16 RIFORIMA
Roma: iniziato il processo per i desaparecidos italiani nell'Argentina dei generali
Colpire le responsabilità dei militari
Oltre ai fairijiiari harino testimoniato davanti alla corte presieduta dal giudice D'Andria leader
sindacali, giudici, militari dissidenti, giornalisti come Horacio Verbisky, autore de «Il volo»
MANFKEDO PAVONI
Mentre scrivo si stanno
concludendo le ultime
udienze del mese di giugno
del processo per i desaparecidos italiani in Argentina.
In questi giorni in aula abbiamo ascoltato le testimonianze dei familiari di Mario
Marras e Martini Mastino,
leader sindacale dei cantieri
Astarsa a Buenos Aires, assassinati nel 1976 l’uno mentre
visitava il cognato rifugiato
nell’isola di Paycarabì sul
delta del fiume Paraná, l’altro
sequestrato mentre disperatamente aspettava un passaporto italiano per fuggire in
Italia e desaparecidos insieme ad altri trentamila.
Oltre ai familiari hanno testimoniato davanti alla corte
presieduta dal giudice D’Andria leader sindacali, giudici,
militari dissidenti, giornalisti
come Horacio Verbisky autore del libro «Il volo» (vedi intervista qui sotto), e Ù console italiano a Buenos Aires,
Enrico Calamai.
Un processo storico
Così la giustizia italiana dopo quasi 17 anni ha deciso
che il processo a carico di due
generali argentini e di 5 sottufficiali responsabili del sequestro di 8 desaparecidos si
può fare. Si tratta di un processo storico, come harmo ribadito più volte gli avvocati e
il pubblico ministero Francesco Caporale, il primo in Italia che dopo anni di connivenze politiche ed economiche ha visto la costituzione di
parte civile dello stato italiano rappresentato dall’avvocato De Figuereido. In aula si
sono visti anche il sottosegretario agli Esteri, Franco Daniel che ha portato il suo saluto sottolineando che «lo
stato è presente e ha interesse
che si arrivi alla verità». Oltre
a Danieli sono arrivati anche
Walter Veltroni e la segretaria
dei Verdi, Grazia Francescato,
che hanno portato la loro solidarietà ai familiari.
Quello che si celebra nell’aula bunker di Rebibbia
non è solo un processo penale ma la ricostruzione della
pagina più tragica della storia
argentina e in parte anche
italiana. Dai protagonisti di
questa storia abbiamo ascoltato storie efferate di torture
di sequestri, connivenze e silenzi. Oltre ai militari accusati ne escono a pezzi anche le
industri italiane che nel mezzo della tragedia facevano i
loro affari con il governo argentino e in parte l’allora governo italiano che'fece poco
o nulla per salvare i propri
concittadini «colpevoli» di attività sindacali, studentesche
e sociali. Come hanno ricordato le testimonianze di Enrico Calamai, allora console
italiano in Argentina che cercava disperatamente di produrre falsi passaporti per alcuni dei disperati che chiedevano aiuto nascondendone
molti nelle cantine del consolato italiano, mentre il
nunzio apostolico Pio Laghi
giocava a tennis con l’ammiraglio Massera e l’ambasciatore italiano Carrara andava
a cavallo con il generale Videla, sostenendo che in Argentina era tutto sotto controllo. Calamai ha raccontato
il suo disagio di fronte a un
potere che superava qualsiasi
immaginazione e contro il
quale nulla era possibile. Dopo tre mesi dal golpe infatti il
console viene spedito in Nepal e infine, come lui stesso
ha dichiiirato, viene costretto
alle dimissioni.
Un’altra testimonianza im
Buenos Aires: una «madre dì Plaza
portante l’ha rilasciata il giornalista della Rai Italo Moretti,
corrispondente da Buenos
Aires, che ha raccontato di
come la maggior parte dei
servizi che faceva per la televisione italiana non arrivarono mai al pubblico o di come
venissero pesantemente tagliati e stravolti.
de Mayo» protesta contro la sparizione di un congiunto
voro di giornalista in clandestinità e dei mezzi utilizzati
per far uscire qualche notizia
da una Argentina blindata.
È un processo che non vuole chiudere un capitolo di storia italoargentina, come ha
detto Veltroni, ma che vuole
La ricostruzione di Verbisky
Infine Horacio Verbisky ha
ricostruito con lucidità il disegno organico e studiato di repressione e annientamento di
qualsiasi forma di dissenso.
Ha raccontato di come venissero effettuati i voli della morte e del funzionamento dell’Esma, la scuola meccanica
della Marina che il pm Caporale ha definito una sorta di
Auschwitz argentina. Verbisky, che è diventato per le sue
coraggiose inchieste sul funzionamento della repressione
il nemico numero uno dei militari, ha poi spiegato il suo la
mvece arrivare a conoscere i
fatti e colpire le responsabilità dei militari. Ce lo auguriamo tutti, i familiari in primo
luogo, la «Lega per i diritti e la
liberazione dei popoli» che
nel lontano 1983 ha raccolto
le denunce dei familiari grazie anche all’ostinata volontà
del vecchio presidente Sandro Pertini che per primo, in
un discorso di fine armo, aveva parlato dei desaparecidos
attaccando duramente la
giunta militare che dopo la
perdita della guerra con l’Inghilterra per le isole Malvinas
era alla fine del proprio nefasto potere. Se lo augura lo stato italiano che costituendosi
parte civile ha forse voluto ri
parare i danni commessi durante i governi passati. Se lo
augurano le migliaia di persone che hanno vissuto un lungo esilio e che hanno visto i
loro figli, mariti, spose, sparire nel nulla. Se lo augura infine la Chiesa valdese che non
solo ha appoggiato economicamente lo sforzo di far venire circa 60 testimoni dall’Argentina, ma ha anche contribuito ad organizzare culti, dibatti e l’ospitalità ai familiari
durante questo mese e nei
prossimi che verranno.
Nel mese di settembre ricominceranno le udienze e
poi probabilmente dopo
qualche mese arriverà la sentenza che speriamo squarci
l’odiosa cappa di impunità
affinché i crimini contro
l’umanità, gli eccidi di massa,
possano essere puniti come
accade per qualsiasi altro delitto e siano dichiarati imprescrittibili e perseguibili, in
qualsiasi parte del mondo.
Intervista al giornalista scrittore argentino Horacio Verbisky
Un segno forte per i paesi latinoamericani
- Doti. Verbisky, che cosa pensa del processo
italiano per i desaparecidos italiani di origine
argentina in corso a Roma?
«Penso che il processo italiano sia un segno
davvero forte per tutti i paesi latinoamericani; insieme a quello spagnolo e a quello che si
sta cercando di fare in Germania questi processi avranno una notevole influenza sui giudici argentini. Anche nel caso di Pinochet
l’arresto a Londra in seguito al lavoro di Garzón in Cile si è aperta la possibilità di processare Pinochet nel suo paese e il segnale che
arriva dal giudice Guzman che ha tolto a Pinochet rimmunità parlamentare va in questa
direzione. Anche in Argentina ci sono diversi
militari che sono agli arresti in seguito al sequestro del minori».
- In seguito alle testimonianze che lei e l’ex
console italiano in Argentimi, Enrico Calamai,
avete reso ieri durante l’udienza, sono emerse
nettamente le responsabilità dell’ambasciata
italiana e dell’ambasciatore Carraro che hanno collaborato con la giunta militare e ancora
di più le responsabilità della gerarchia cattolica e del Nunzio apostolico Pio Laghi che giocava a tennis con il generale Massera. Pensa che
si possa aprire un processo morale qui in Italia
e forse anche penale in relazione a queste gravi
connivenze?
«Un processo morale si è certamente aperto
almeno in Argentina in seguito alle denunce
raccolte nei miei libri e alle mie ricerche giornalistiche proprio sulle responsabilità di Pio
Laghi. Forse qui in Italia la Chiesa cattolica è
troppo potente per pensare ad un processo
alle gerarchie cattoliche».
- Lei, doti. Verbisky ha scritto un bellissimo
libro. Il volo, che ha suscitato una grandissima
emozione in Argentina e nel mondo, anche
grazie a un meticoloso lavoro di investigazione
e per la capacità psicologica di entrare in rela
zione con il capitano Adolfo Scilingo che le ha
confessato le sue responsabilità nei voli della
morte. Come ha potuto svolgere il suo lavoro
durante il periodo della dittatura. Come facevate a far arrivare le notizie in Europa?
«Ieri (13 giugno) durante il dibattito organizzato da “Il Manifesto” con una grande
gioia ho rincontrato uno dei piloti di Aereolineas Argentina che durante la dittatura portava in Europa gli articoli che scrivevamo
proprio durante i voli di linea. Un altro mezzo era quello di contattare i colleghi della
stampa estera, o far circolare all’interno di
un piccolo gruppo di giornalisti argentini le
notizie che naturalmente non venivano mai
pubblicate. Queste erano le forme più comuni per continuare a fare informazione nella
clandestinità».
- Qual è lo stato della democrazia argentina? Si può dire che in Argentina c’è democrazia nonostante Pimpunità ai militari?
«Penso che in Argentina ci sia una democrazia imperfetta e fragile, basti pensare alle
uccisioni dei giovani emarginati da parte della
polizia, o alla situazione degli immigrati. 11
centro di studi sociali e legali di cui sono presidente lavora proprio su questi temi della esigibilità dei diritti sociale e umani. Certo una
democrazia in cui i governanti sono eletti dal
voto popolare mentre poi sempre più persone
sono al di sotto della soglia di povertà è una
democrazia immatura. Oggi però in Argentina
è possibile avanzare sul piano della giustizia e
della ricerca della verità, in particolare per
quello che è accaduto ai desaparecidos. Un
esempio è che i tribunali argentini stanno
aprendo nuovi processi ai militari accusati
della scomparsa dei minori che si profila come un delitto permanente che può essere
sempre perseguito».
(Intervista a cura di Manfredo Pavoni)
VENERDÌ 7 LUGLIO 20IVI
Viaggio in Salvador 20 anni dopo
Le chiese del Salvador
di fronte a gravi problemi
CHARLES HARPER*
Lf ANALISI fatta dai responI sabili di chiese salvadoregni circa le tensioni sociali,
economiche e politiche del
paese dopo la guerra, rafforza
la loro determinazione a lavorare con gli altri membri
della società salvadoregna
per contribuire a risolverle.
Un certo numero di piccoli
gruppi a base religiosa o comunitaria, fra cui in particolare il Sinodo luterano del
Salvador, con i suoi programmi a favore delle comunità di
persone dislocate e di rifugiati tornati a casa, e la giovane
Federazione battista del Salvador (Febes), cominciano a
destare le coscienze circa il
grave problema della violenza nella società salvadoregna.
Incontestabilmente, il loro
lavoro contribuisce a definire
una visione e sensibilizza la
gente alla necessità di vincere la violenza, con la riflessione e l’azione.
Fraterpraz, impresa comune di due gruppi ecumenici
impegnati nella promozione
sociale e nella difesa dei gruppi perseguitati, emarginati e
vulnerabili, patrocina atelier
rivolti alle comunità rurali e
alle parrocchie locali su temi
quali la violenza nella famiglia, gli strumenti giuridici nazionali e internazionali di
protezione delle donne contro la violenza domestica, le
donne e la salute mentale, e le
basi bibliche della promozione dei diritti delle donne.
Alfalit, rete ecumenica regionale di alfabetizzazione,
ha lanciato un programma di
riflessione e di formazionequadri sul tema della violenza nel contesto dell’emarginazione, della delinquenza,
della salute, della casa e dell’ambiente. In collaborazione
con il Consiglio delle chiese
dell’America Latina (Clai), la
rete applica una metodologia
di alfabetizzazione sperimentale e organizza atelier destinati a promuovere una cultura di nonviolenza e di pace in
America centrale.
Ik Kema, Centro ecumenico di formazione alla risoluzione dei conflitti nelle comunità rurali e urbane, attinge il
proprio approccio alla risoluzione dei conflitti nella tradizione autoctona e si ispira a
testi biblici sulla giustizia e
sulla solidarietà. Affronta vari
problemi che vanno dalla necessità di esprimere, identificare e sormontare le ferite
personali causate dalla guerra
e dalla repressione, alla mediazione in un conflitto paesano circa l’accesso all’acqua
dolce. Il Centro forma consiglieri di pace (asesores de
paz) incaricati di individuare
le cause del conflitto e di esercitare un’azione mediatrice.
L’accento posto sul confronto
onesto, l’apertura emoziona
le, la guarigione, il dialogo e la
mediazione aH’interno delle
comunità tradizionali, è innovativo. Ik Kema coopera strettamente con altre Ong (Organizzazioni non governative)
locali e con il mediatore go.
vernativo sui diritti umani, in
particolare nei casi che impii.
cano un conflitto apparente
tra i principii della legge e i valori culturali. '
I gruppi che partecipano a
questi sforzi sono vivamente
interessati al Decennio «Vincere la violenza» (2001-2010)
proposto dalle chiese in 0^
casione della Vili Assemblea
del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec). Nei prossimi mesi faranno conoscetele
loro conclusioni, le loro azioni e le loro aspirazioni. 11 1q.
ro lavoro infatti è collegato
all’orientamento generale del
Decennio.
In piazza, un gruppo di giovani, uomini e donne, si prepara a entrare nella cattedrale
per una messa dei giovani
che apre la settimana diomaggio a mons. Remerò. Agitano rami di palma colorati
confezionati a Panchimalza,
nell’entroterra. Da due giovani donne, Raquel e Irma, vengo a sapere che, nella tradizione autoctona del loro villaggio, questi rami di palma
fanno parte di un vecchio rituale maya per celebrare l’inizio della stagione delle semine. Tutta la comunità prega
per un buon raccolto che assicurerà la sua sopravvivenza
e il suo benessere.
Una settimana più tardi,
mentre sto in piedi insieme
ad amici sul parcheggio pieno zeppo dell’Università dei
gesuiti dell’America centrale
per assistere a un concerto di
musica folk all’aria aperta,
ultima manifestazione commemorativa in omaggio a
mons. Romero, penso chela
vera speranza in un Salvador
riconciliato e giusto si trova
nelle priorità della nuova generazione, di tutti quei giovani rappresentati da Irma e
Raquel, usciti dal crogiolo del
dolore ancestrale per portare
verso il futuro le loro ferventi
aspirazioni.
(Cec info - 2-flneì
(Traduzione dal francese
di /.-/. Peyronel)
* Charles Harper (Usa-Brasile) è stato segretario deU’Ufficio
dei diritti umani dei Cec in
America Latina dal 1974 al 199H'
Ha pubblicato un libro intitolato
«Impunity: an Ethical Perspective», fondato su sei studi di casi
riguardanti l’America Latina,
compreso il Salvador (pubblicazione del Cec, 1996). Harper ha
assistito ai funerali di mons. Remerò nel 1980 in quanto rappresentante del Cec; non potè perà
trasmettere il messaggio del segretario generale del Cec m
quanto la cerimonia venne interrotta da esplosioni e armi da
fuoco che fecero 40 morti.
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Mons. Oscar Arnulfo Romero, assassinato nel 1980