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Roma, 6 Novembre 1909
Si pobbllea ogial Sabato
ANNO li - N. 45
co
O
A,
LA LUCE
Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
abbonamenti
Italia : Anno L. 3,00 — Semestre L. 1,50
Estero: » » 5,00 — . . 3,00
Un numero separato Cent. 5
I manoscritti non si restituiscono
INSERZIONI
Per linea o spazio corrispondente L. 0,15
* « da 2 a 5 volte OJO
* , * da 6 a 15 volte 0,05
Per colonna intera, mezza colonna, quarto di colonna e
per avvisi ripetati prezzi da convenirsi.
Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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P B L 1910
La Luce nel 1910 costerà L. 3. Ma chi
si abbonerà, non più tardi del 31 dicembre
1909, non dovrà pagare che L. 2,50.
Gli antichi abbonati si facciano
nostri cooperatori e ci procurino nuovi abbonamenti.
L’abbonamento, per coloro che ce lo pagheranno prima del 31 dicembre anno
corrente, è, ripetiamo, di sólè L. 2,50.
Al principio di quest’anno abbiamo concesso proroghe. Non sarà così col prossimo anno.
Ciascuno s’affretti dunque a inviarci una
cartolina vaglia di L. 2,50.
I nuovi abbonati che ? ci manderanno L. 2,50, non più tardi del 30 ^corrente novembre, riceveranno il periodico
per mesi : dal primo numero dicemtre 1909 all’ultimo di diceiibre 1910.
Si invitano gli abbonati che’ non ci
hanno ancora pagato rabbonamé'ptd'1909
a volerci mandare L. 3 non pili tardi
del 30 corrente. Dopo di che,' in caso di
mancato pagamento, cesserà la spièdizione
del periodico. ^
II giovedì, e non più il sabato, sarà
il giorno della pubblicazione della Luce
nel 1910; sicché la Luce partendo da Korna '
il giovedì potrà giungere nelle pi^ lontane |
regioni d’Italia e delle Isole non piu tardi
della domenica mattina. v...
Ci ripugna strombazzar promesse. ,
Ci preme tuttavia di dire che è noàtCo vivo
desiderio di migliorare sempre di piCil periodico.
jtó probabilissimo che l’ex Padre Bartoli ci favorisca un altro studio storico-*
psicologico da pubblicarsi non appena il suo
Tramonto di Roma sia tutto comparso.
Quando ci sarà possibile, rivelerémo ai
Lett ri il titolo del nuovo lavoro. '
Inoltre e fin dal 1" o dal 2° numerp di
questo prossimo dicembre daremo principio
alla pubblicazione di un racconto (o romanzo)
e di una biognfia.
Del racconto o romanzo diremo
il titolo poi. ,
La biografia, tutta a fatti e aneddodi, e
quindi di facile lettura, ritrarrà la vita del
grande americano Moody.
FRH I CIPRESSI
a E. S. ricordando mestamente.
Ricordo !... sfioriva il vespero limpido e purpureo.
Nessuna voce per la deserta, adorata regione dei
Morti, languente neH’nltima luce tranquilla, sotto il
velario invisibile della pace. Tacevano le nostre
labbra tra i salici piangenti e i funerei cipressi,
tra le ghirlande e le aiuole dei fiori, profumanti
l’ultimo luogo sacro di riposo di creature buone, di
creature irose, di uomini e di donne celebri, di
uomini e di donne amili, semplici, morte da molti
anni, da pochi anni, da pochi mesi, da pochi giorni,
da ieri.
Tacevano le nostre labbra nella serena melanconia
della natura e della sincerità, poiché le anime nostre,
mai cosi pure, cosi alte, cosi solitarie come nello
sfiorire di quel vespero d’autunno, tranquillo, erano
avvinte nei ricordi e nelle evocazioni più care della
vita, e parlavano misteriosamente della morte senza
ribellioni e senza ribrezzo.
Oh ! sempre spiritualmente cosi nella pace solenne
dei nostri Morti santi, lungi dai crudeli della vita
che fanno piangere le creature di Dio, che torturano i corpi, che contristano le anime umane, violano
le coscienze e mettono le catene al polso dei liberi !
Ricordo ancora le tombe, adorne di piccole lampade, di cippi marmorei evocanti, a grandi caratteri
aurei, grandi nomi, grandi titoli e grandi virtù, e
dove l’arte — l’arte soltanto — ha vinto la caducità e l’oblio... ed ho meditato, ammirato, e mi sono
commosso. Ricordo ancora la visione sacra, luminosa
delle tombe sotto l’arco del cielo, battnte dai venti
e dalla pioggia, illuminate dalla gloria del sole, consacrate, come un altare, dalle lacrime pie di dolci
gentili creature dolenti, o nascoste da erbe selvatiche*
obliate nello squallore, forse per sempre I con piccole
lapidi nere, infrante, consolate dal bianco volo di
qualche farfalla. E solo davanti a queste povere
tombe ignorate ho sentito tutta la poesia della
morte e del culto dei ricordi, la mesta dolcezza di
una calma e d’un riposo infiniti e nel mio cuore ho
pensato misticamente così :
« Qni sotto questa terra giacciono creature giovani, creature antiche, che hanno sempre voluto la
gioia delle anime sorelle, perdonando generosamente,
e si sono addormentate con nn lieto sorriso sulle labbra
purissime. Credi tn perchè le loro tombe sono ora
dimenticate che esse non seguitino a viver in qualche anima umana? Vivono ancora quantunque alcuno sappia più il loro nome. — Quando u.-a nube
di dolore si leva, oscura, sul nostro cammino o
quando un pensiero nobile e misericordioso sorge,
improvviso, dal nostro cuore, essi vengono da quei
tesori di amore che anime ignote, sconosciate accumularono per risvegliare, dopo morte, una più
pura aspirazione verso il bene. Esse sono perciò
eternamente indimenticabili. — Se le nostre coscienze
era sono cosi pure, cosi incontaminate, che non
sanno il timore e lo spavento, non siamo debitori
soltanto agli^ nomini grandi che hanno lottato contro
le vane teorie e i pregiudizi volgari, ma ancora più
a innumeri esistenze buone, limitate e modeste, che
sparsero all’intorno parole di compassione ed esempi
di bontà, diradando, come luce intensa di piccole
fiamme, le tenebre.
Se le nostre anime, se qualche anima serve la
verità e non la menzogna, e proclama fieramente la
rivolta di tutte le coscienze contro le turpitudini
delle ipocrisie e delle viltà, non dobbiamo inneggiare
soltanto agli eroi della incorruttibilità, ma soprattutto a quelle semplici creature, che senza onori e
senza lodi, senza ambizioni e senza lusinghe di
gloria, rimasero oneste fino ad una parola, immobili come le stelle fisse, incrollabili come uno scoglio.
Esse morirono, ma non un ritratto, un fiore ricorda
ai rivi i loro nomi. Eppure queste anime sono ancora k'nostre educatrici, perchè la memoria di una
vita sorridente di umanità nova è inestinguibile e
duratura. Non invano il Maestro dolcissimo ha detto :
« Io sono la resurrezione e la vita : chiunque crede
in me vivrà eternamente ! »
Novembre 1909. g. Giada '
èi)
Ciò clfe jareiDo !...
Noi non lo sappiamo.
Già l’apostolo, che pur non si peritava di affissare Io sguardo audace nel futuro, confessava : « Non
è ancora manifestato ciò che saremo . (1^ Giovanni
III. V. 2). In questi diciannove secoli che ci separano dall’epoca in cui egli scrisse, l’nmanità ha molto
pensato snlla sorte delle anime dopo la morte ; ha
molto ragionato e discusso, e, soprattutto, ha molto
fantasticato. Quante malinconiche visioni di fiamme,
di tridenti, di pece bollente ! Quante descrizioni soavemente ingenue di aiuole fiorite e di arpe d’oro !
I teologi hanno impreso a costruire, coi materiali
forniti dalla gran fabbrica della loro immaginazione,
una condizione transitoria, anzi nn luogo, t dove
l’umano spirito si purga, e di salire al Ciel diventa
degno » Ultimamente infine è venato di moda raccogliersi in varie logge ad esporre gravemente, in
termini barbari, le più minute ocenpazioni che ci
attendono nell’«/ di là. Perfino dei gabinetti molto
oscuri sono riusciti a far morire spiritiste delle grandi
menti per l’innanzi matèrialiste...
Avevo dunque ragione di osservare che in questi
diciannove secoli il genere umano si è assai interessato,
com’era d’altronde naturale, ai problemi d’oltre
tomba... ; ma disgraziatamente siamo costretti di ri
conoscere che nel secolo XX® non siamo di un millimetro più avanti che nel I® ; al tempo nostro come
al tempo dell’apostolo Giovanni non è ancóra manifestato CIÒ che saremo.
Non è che rimanga alcuna incertezza riguardo all’immortalità dell’anima ! Ben lungi I Quello che le
2
facoltà naturali già sussurrano, la rivelazione e l’esperienza cristiana lo gridano : Noi saremo ! Noi che
ieri soltanto entrammo in una esistenza cosciente,
saremo; sarenro «i di là 4^18'siamo
entrati nell’imBf rtalità. I5a ogni ci^enza cristiana
si sprigiona uii^innò di teionfo : Io sarò ! f
Ma come saremo ? Lo ignoriamo completamente.
't-.
»
* *
Taluni troveranno forse troppo assoluta la nostra
affermazione ; non ammettono di essere all’oscuro
riguardo alla natura della vita ultraterrestre. Ma.è
un fatto che il Cristo anche in questo si è distinto
da tutti i fondatori di religioni : nel suo silenzio
perfetto circa le condizioni di esistenza e le attività
delle anime dopo la morte. La sua famosa parabola
va interpretata colla sobrietà e moderazione con cui
tutte le parabole sono interpretate dagli esegeti
equilibrati ; e certe espressioni figurate sono intese
semplicemente a rivestire la solenne affermazione
che la personalità umana sopravvive alla crisi della
morte. Lasciamo dunque le frondi, e atteniamoci al
tronco solido e robusto 1
amore, un riflesso della sua purezza; basta risentire
nella vita nostra gli effluvi di vita divina che lo
compenetrarono e che emanano da Lui... Per vivere
6 per morire sappiamo quanto è necessario, non è
vero ? Essere simili a Lui, è quaggiù un ideale, un
dovere ; sarà,'-'in seguito, la gloriosa realizzazione
d’una divina promessa.
Ei*nesto Comba
*
» *
Senza dubbio, grande è la tentazione di spaziare
colla fantasia óltre il sepolcro ! Ma chi-cede alla tentazione, vola appunto spinto dalle eliche pericolose
della immaginazione. Certamente - chi lo contesta ? si può arguire, tirare a indovinare, proporre delle
ipotesi più 0 meno originali. Si possono fare una infinità di supposizioni, alcune più verosimili di altre,
riguardo alle facoltà e attività dei defunti ; ma rimangono tutte col valore assai relativo di una supposizione e spesso altro non dimostrano che la
maggiore o minore fecondità dell’immaginazione di
chi le ha emesse. Ad ogni modo, se riescono a cibare e fors’anco a saziare per qualche tempo la curiosità degli sportman in fatto di questioni religiose,
non interessano gran che i cristiani che realmente
vivono col Cristo e si adoprano praticamente al
trionfo del suo Regno.
L’essenziale è di essere sicuri che « saremo » ;
in qual modo? Questo non ci preoccupa,, tanto^piu
che il nostro Maestro non ci ha detto nulla iù riguardo. E chi mai meglio di lui avrebbe potuto, e
chi più di lui avrebbe dovuto (ove fosse stato necessario) istruirei su cosi grave argomento ?
Per ciò è sano e savio un certo agnosticismo.
E poi, ci sarebbe qualche altra osservazione da
fare in proposito.
Ricordate, infatti, quei tempi yi cui s affievoliva
la face missionaria della Chiesa primitiva, e tutta la
vita cristiana ristagnava in alcuni centri o si corrompeva nei conventi ?:A//ur« sorsero le immaginose
descrizioni dell’al di là, le quali nè il Cristo nè gh
apostoli sembrarono avere avuto il tempo di largire
alla curiosità umana.
Ricordate l’epoca in cui colla fede i costumi si
rilassavano ed il mondo eoi suoi fini, coi suoi calcoli, colla sua morale, cominciava a fare irruzione
nella Chiesa di Cristo? si cominciò a credere
di potere entrare in comunicazione con dei santi,
cioè con dei defunti sovrabbondanti di grazie, disposti e potenti ad ascoltare le invocazioni dei mortali ; il Cristo e gli apostoli erano stati troppo occupati nel pensare ai vivi beneficandoli, per chiedere problematici aiuti ai trapassati.
Cosicché noi crediamo di non andar troppo oltre
ritenendo che più un cristiano è autentico, più s’accosta al Cristo, e meno si preoccupa della natura della vita avvenire ; s’accontenta di sapere, con certezza incrollabile, che egli ha la vita
eterna, e trova nel far del bene alle anime ed ai
corpi di quaggiù troppo campo di lavoro per accordarsi la ricreazione di lasciare libero il freno alla
fantasia di vagare lassù.
« Oggi sarai meco in paradiso ».
« Saremo sempre col Signore ».
« Gli uomini nel cielo sono come angeli di Dio ».
. Non vogliamo che siate in ignoranza intorno a
quelli che dormono (che son morti) ». ^
« Nè vita nè morte... potrà separarci da l’amor di
Dio che è in Cristo Gesù nostro Signore ».
« A me il vivere è Cristo e il morire guadagno ».
« Mi è riposta la corona della giustizia ».
« Beati i morti che muoiono nel Signore ».
« Se il nostro terrestre albergo di questa tenda è
disfatto, noi abbiamo da Dio un edificio, che è una
casa fatta senza opera di mano, eterna nei cieli ».
« Signor Gesù, ricevi il mio spirito ».
« Se moiamo con Lui, con Lui altresì viveremo »
« 0 che viviamo o che moiamo, siamo del Signore ».
« Nella casa del Padre mio vi sono molte stanze »
Malinconìe Bufunnsli
Nous avous peur^et froid dans la uuit qui s’avance ;
Reste avec nous, seigneur ! ».
Viene la fine di tutto, l’addio supremo e l’uomo
se ne torna all’ « eterno maniero ».
Ma, è veramente la fine di tutto ? No, per ehi
fa caruAino insieme con il Signore della vita. In
■fondo alla”via, c’è la casa ospitale, piena di luce,
ove, in comunione più intimi. Egli rivela e comunica la potenza gloriosa della risurrezione. Come
dopo la morte apparente dell’inverno torna la rinascita in primavera, cosi oltre la fredda notte della
tomba rifiorisce e si espande senza fine la vita nella
stagion novella. La sera, la notte, poi il mattino luminoso. La morte tremenda realtà per i sensi, è apparenza per lo spirito ; la vita sola è realtà per chi
è unito a Colui che ha detto : « Chi crede in me,
benché sia morto, vivrà ».
Non ci vuole meno di codesta speranza « certa »
per togliere la paura e dissipare, almeno in parte,
la tristezza che cala su di noi quando il giorno volge
al tramonto, per mite e sereno che sia, e che s’avvicina l’ultima sera.
Envieo f^i^oive
Beniamino ing. Trinchera
Morto a Ostuni, il 16 ottobre 1909
♦
«
Non è dunque ancora manifestato ciò'che saremo
« Saremo simili a Lui », « Cristo. Ecco un
particolare che non è inutile conoscere ; e noi dobbiamo meditarci su... Somiglianza non è uguaglianza
Basta avere nel nostro cuore il sentimento che fu
in Cristo ; avere almeno una particella del suo grande
Bello, mite, ma triste è l’autunno. Fra tutte è
anzi la stagione più melanconica, perchè annunzia
prossima la fine di tante cose care : la fine dei lunghi
giorni pieni di sole e delle notti brevi ridenti di
lana ; la fine degli ozi spensierati in cui ci si ritempra per le lotte future, delle gite sui monti e
delle passeggiate nei boschi ; la fine dei ritrovi lieti
con vecchi amici, in mezzo a vecchie cose care per
lunga consuetudine, in luoghi famigliari pieni di ricordi della gioventù lontana, allorquando par che
s’arresti per poco l’inesorabile veloce fuga del tempo ;
la fine delle vacanze, della vita libera, delle ore di
pace e di serenità. E codesta malinconia la si sente
più acuta in campagna che in città.
Le foglie vagamente colorate che si « levano l’nna
appresso dell’altra, infin che il ramo renda alla terra
tutte le sue spoglie », e turbinano nelle raffiche di
vento prima di andare a finire nel ruscello o snUa
strada ; le sere più lunghe e l’aria scossa ta,lora
da brividi che sembrano venire da lontane misteriose regioni ; le ombre che calano più presto dai
monti e si distendono più umide giù pei pendii e
in fondo alle valli ; il sole che piove sul verde terreno dei prati e sul variopinto fogliame una luce
più pallida e cosi dolcemente triste da sembrare 1 ultimo mesto sorriso di una persona cara che si allontani ; tutto dice che viene la notte, il freddo,
l’addio, la fine. Dal cielo e dalla terra e dalle case
:utte, emana, come da ciò che sta per morire, una
mestizia diffusa e intensa che talora cresce fin quasi
allo spasimo e vi costringe a sostare per un istante
ungo la via. . •
Più che nei giorni tetri in-cui il vento fischia sinistramente e le nuvole avvolgono la terra come un
sudario e la pioggia i « campi malinconicamente
lava », sento, blanda come una carezza o acuta come
uno spasimo, la tristezza delle ultime brevi giornate
di sole, così luminose serene, ma soffuse di mestizia
come un estremo addio.
Tale la vita. Dopo la primavera piena di fruscii
d’ale e di gorgheggi, dopo l’estate ardente di passioni, di desiderii e di lavoro, viene 1 autunno
« sombre déclin », coi suoi silenzi più frofondi, le
sue solitudini più vaste, le sue ombre più estese e
più fitte.
Come foglie morse dal gelo, cadono ad una ad una
le illusioni e le speranze; i parenti, gli amici della
prima età spariscono via via nell’ombra formidabile,
e la vita si fa più squallida e deserta, prima che
l’estrema umida sera cali e ci avvolga.
Allora più che mai si sente il bisogno di ripetere con fede o quasi istintivamente la preghiera dei
pellegrini di Emmans ; « Signore, rimani con noi,
poiché si fa sera e il giorno è già declinato ».
Sono diciotto anni che lo vidi e conobbi a Napoli, e
subito fummo buoni amici. Fu cosi, perchè seppimo stare
e conversare sopra un piano, dove forme e riti niente
valgono, 0 poco. Ci trovammo sopra il piano Amore. E
per questo che alcuni lo credevano senza fede, perchè
egli non manifestava la sua fede come volevano quegli
« alcuni » che la manifestasse.
Io bene so che egli non era nè incredulo nè scettico, ma credeva in Dio e nel suo Cristo a modo suo
e non a modo di quegli « alcuni ». Di una fede vestita
e rivestita di materiali e tradizionali forme si può dubitare, ma mai si deve dubitare di una fede personale.
Questa è sempre vera, viva ; quella no, no e no.
Quando sento recitare il « Credo » penso alla fede
emigrata e dai cuori e dalle chiese.
Beniamino Trinchera poco parlava di Dio e di Cristo,
ma so che li pensava, vi meditava. L’Iddio, il Cristo
parlato non è reale come è reale e sentito il meditato.
Sempre la vita è nel pensiero e nell’affetto, ma non
sempre nelle parole. Parole vive sono poche, rare, io
mè ne sono accorto trattando le nottole del tempio.
La rettitudine e la probità della vita di Beniamino
Trinchera provavano che l’anima n’era nella verità.
Gesù guardava ai frutti dei profeti, e non alle vesti
loro, non alle parole miele ; anzi queste egli condannava. .
I figli del Trinchera erano attivamente evangelici.
Alessandrina insegnava il Vangelo a Napoli, sul Vomere, in una Scuola Domenicale da lei stessa fondata.
Laura era già andata sposa ad un ministro evangelico,
come fece dopo Alessandrina. Eugenio inclinava alla
propaganda, tanto che il padre temeva di non poterne
fare un ingegnere.
Per essere meno imperfetto in questa commemorazione
io dovrei parlare su i lavori diretti e fatti dall ingegnere
Trinchera in parecchi porti e rade dell’Italia meridionale. Dovrei altresì rammentare i suoi opuscoli, le sue
monografie e i disegni pubblicati per la stampa, ma a
parlare e giudicare di ciò mi sento non atto.
Se solo si volesse pensare al paese in cui nacque
Beniamino Trincherà, la sua individualità tutta personale, autonoma nei giudizi e sentimenti, ci potrebbe
parere come un che nato, fattosi da sè, senza rapporti
e cause efficienti. Ma ei si sa che l’educazione n’era nobilissima, e come la era diretta al bello cosi la era diretta al vero.
Il risveglio intellettuale e nazionale del reame delle
due Sicilie lo trovò educato e in età per esserne compreso. Trinchera comprese per sè, e volle essere lui,
e fu lui ; non fu copia, non una servile imitazione,
ma lui.
Di certo non era una personalità illustre e grande,
ma egli ara ai nostri giorni uno di quei rari, rarissimi
che vogliono essere sè, e sono. Queste vite non sono
apprezzate dalla grandissima maggioranza, ma la grandissima maggioranza ci può dare un deputato, e basta.
Lo rividi, dopo alcuni anni, a Ostuni prossimo a svestire la veste di questa terra. Era oggetto di ogni affettuosa cura di Eugenio e della nuora, nella quale il
3
r v:.'-T
LA LUCE
pensiero e il sentimento prevalgono sulla parola. Lo
trovai progredito assai nello spirito. Serenamente guardava alla-prossima dipartenza sicuro in sè, sentendosi
di Dio.
Io, che veramente credo nella reale, viva comunione
dei Santi, mando allo Spirito amico un saluto, che è
affetto, fede, carità. Egli mi sente ; da me non è lontano. Al di là non vi è*un lontano nè un vicino ; non
un alto, non un basso.
Di Brindisi, il 28 ottobre 1909.
Lodovico Vulicevic,
I Filosofi a 0ongresso
Volevamo scrivere un -articolone sul Congresso di
Filosofia tenutosi testé in Eoma ; ma lo spazio manca
assolutamente. Non ci dispiace che lo spazio manchi...
perchè ci sarebbe riescito oltremodo difficile il riassumere tutte quelle relazioni, tutti quei discorsi, in un
articolo sia pure di tre intere colonne.
Ci restringiamo dunque a esprimer qui in poche
parole la nostra impressione.
E la nostra impressione — non ostante l’incidente
Padre Gemelli - ex abate Miuocchi - Enrico Ferri ; non
ostante l’assenza di Benedetto Croce, forse imbroncito
contro Fon. Luzzatti, e di Giuseppe Prezzolini che nella
sua Voce ha rilasciato con pungente ironia un certificato d’ignoranza e di ciarlataneria al prof. Enriquez,
presidente della Società filosofica italiana e fàc iotam
nel Congresso — il Congresso stesso può dirsi assai
bene riescito.
Un gran numero di temi piùo meno filosofici è stato
toccato e svolto più o meno... filosoficamente ; da la
scienza tila fede, da la coscienza morale ai sofismi binasi
e alla religione. Quest’ultima parve anzi occupare, nel
Congresso, il posto centrale, il posto d’onore : « à tont
seigueur tout honneur ». E chi non vede in ciò uno
dei principali segni dei tempi, forieri di un rinnovamento spiritualista radicale nel mondo ?
Il Barzelletti disse della filosofia italiana ora risorgente
0 nascente. Il Chiappelli sinteticamente ritrasse il
quadro della filosofia moudiale presente. Il Luzzatti
colse l’occasione favorevole per rispondere a Benedetto
Croce, rievocando non troppo a proposito l’eterno Serveto, e insistendo - sempre a proposito • su la Coscienza
morale antica quanto l’uomo. B su la Coscienza morale
ha pure insistito la sig.na Bianca Paolucci, gentile
fautrice del Congresso. E sulla Coscienza morale parlò
splendidamente il prof. Petrone ; il quale non disse
nulla di nuovo per chi conosca un poco il Kant, un
altro poco il Renouvier e a fondo Euripo Bois; ma
appunto per ciò il prof. Petrone ci ha fatto un gran
bene. Per via della coscienza morale, che è certamente,
non una voce proveniente da fuori, ma una cosa tutta
nostra, il Petrone, interpretandola, risali — come facciamo noi — senza nominarlo, a Dio. E che Dio lo
benedica !
Il vecchio stupido concetto della Religione nata da
la paura fu, nel Congresso, posto da banda ; e il Rignano
positivista-materialista non ci fece la più invidiabile
figura.
Anche la teoria dell’evoluzione venne inquadrata
nella sua vera cornice : semplice ipotesi in filosofia, in
scienza mezzo di ricerca. E sta benissimo: noi sottoscriviamo con tutto il cuore. ,
E parlò un caro professore cieco, il Romagnoli. E si
commemorò l’Oriani, il Lombroso e degli altri. E —
salvo l’incidente accennato e qualche altro di poca importanza — si trascorsero ore di pace. E il Minocchi
si mostrò meno negativo del solito ; almeno cosi ci pare.
E il Ferri stesso si mostrò moderato. Certo, un mutamento è avvenuto, da qualche tempo, in lui. E il Ferri
ebbe ragione di sostenere; « 0 Dio non è infinito o non
è persona ». Sicuro 1 Non è infinito, egregio Professore,
L’infinitezza è idea assurda. Se Dio fosse « infinito »
anche la mia penna sarebbe Dio, perchè l’infinito abbraccia ogni cosa. No, non infinito, ma santissimo e
perfettissimo e potentissimo essere personale. Legga,
Professore, la Bibbia che le fu regalata in... America,
e non ci troverà l’epiteto « infinito » applicato a Dio,
anzi non ce lo troverà assolutamente. Nella Bibbia non
esiste questo termine ! Ma vi leggerà che Dio è considerato come « invisibile, immortale, solo savio » ecc.,
ecc., e solo santo e... amore 1
In comples.so dunque un Congresso benefico, per cui
noi benediciamo il Signore 1
Non paia troppo ottimisticò il nostro giudizio sulFerri.
Egli ha anche detto — lo sappiamo — che la religione
è destinala a sparire : vecchio ritornèllo che ormai non
fa più impressione su le persone che pensano. Il'Ferri
non è un credente ; non si può negare tuttavia che
una metamorfosi in bene è avvenuta in lui. E noi gli
auguriamo ulteriori progressi.
Senza esagerazione, magnifica la lettera di un membro
anonimo del Congresso al « Giornale d’Italia » ; in cui,
a pi’oposito d’un incidentino tra il Ferri e il Petrone,
si dà un ottima lezione al Ferri, che — come parecchi
altri vorrebbe portare nella filosofia i criteri della
scienza : cosa assurdissima. « Sarebbe sommamente desiderabile » dice la lettera « che gli scienziati in
istretto senso cominciassero dal riconóscere i limiti della
loro scienza, e non si arrogassero di negare tutto quello
che esorbita dalla competenza lor propria ».
Non si sarebbe potuto dir meglio. Una delle principalissime cause deU’incredulità sta appunto in questa
arbitraria invasione della scienza in un campo che non
è il suo.
HA L’UOMO DIRITTO DI ÌITA E DI MORTE?
L uccisione di Francesco Ferrer che tanto rumore
ha sollevato in tutto il mondo, porta naturalmente
a riflettere su questo importante problema.
La prima domanda che noi come cristiani ci rivolgiamo è questa : « La Bibbia nega essa all’uomo, il
diritto di condannare a morte ? »
Essa vieta ad ogni singolo nomo di uccidere, ossia
di far vendetta personale, ma non vieta affatto la
pena di morte data dai magistrati a chi la meriti.
L Antico Testamento l’ordina anzi espressamente nel
nome di Dio (1). . Il sangue di colui che spanderà
il sangue dell’uomo sarà sparso dall’ uomo ; poiché
Dio ha fatto l’nomo alla sua imagine ». (Genesi 9,6).
Nel nuovo patto, io non trovo nessun ordine contrario alla pena di morte, data, ripeto, dai magistrati, perchè riguardo aH’nccisione di un uomo per
parte di un uomo qualunque, tutta la Bibbia parla
chiaro: «Non uccidere».
Io trovo invece nell’epistola ai Romani cap.XIII 1-4,
una solenne autorizzazione a punire di morte chi
ne sia degno. « II magistrato, dice S. Paolo è ministro di Dio, per te, nel bene ; ma se tu fai male,
temi; perciocché egli non porta indarno la spada.
Conciossiachè egli sia ministro di Dio, vendicatore
in ira contro a colui che fa ciò che è male ». E
qui la spada non può essere, come taluni affermano,
un semplice simbolo di punizione, poiché S. Paolo
parla dei magistrati di allora che si servivano effettivamente e spesso della spada per troncare' la
testa ai colpevoli. (2) Del resto anche S. Pietro nella
sua P epistola al cap. II 13-14, ordina sottomissione
nel nome del Signore, sia al re, sia ai governatori,... « come a quei che sono mandati da parte
di Dio, per punire (3) quelli che fanno male ».
Ora fra le punizioni usate allora dai governatori
vi era anche quella di morte. San Pietro approva
(4) le punizioni che essi danno e fa di esse naturalmente anche quella di morte. E ciò nel nome
di Dio.
Ma io non mi dilungo su questo punto. E’ una
questione vasta che sarà, se occorre, trattata da persone molto più competenti di me.
E passo a considerare la cosa da un altro punto di
vista. Da quello della civiltà moderna. — Noto anzitutto un fatto, per me di capitale importanza : Tutte
le nazioni più civili e specialmente quelle di religione cristiana evangelica che son le più evolute (5)
hanno la pena di morte, e se ne servono. L'Italia
sola non l’ha, ed il sangue sparso in qssa, più che
in ogni altro paese, non è certo un buon attestato
della bontà di questo provvedimento.
Noto un secondo fatto : La Francia che da tempo
aveva solo virtualmente la pena di morte, la ristabilisce (6) ora di nuovo, materialmente ; ciò prova
che essa riconosce la necessità ed efficacia incivilitrice di questa punizione.
Naturalmente la pena di m.orte va data solo in
casi estremi; Quando cioè si sia certi, dico certi,
(7) dei delitti di una persona, e che questi delitti
denotino malvagità di animo spinta all’eccesso. —'
Ripugna, lo so, spesso per falso sentimentalismo a
noi cristiani di togliere con la vita, ogni speranza
di salvezza a quei miseri. (9) Ma se T idea stessa
della morte imminente non riesce a toccar quelle
coscienze atrofizzate, e quasi spente, credete voi che
essi possano pentirsi e convertirsi in un carcere?
(IO) Io non lo credo, salvo rarissime eccezioni, e
per conto mio non esiterei a dare la punizione massima a chi la meriti, poiché io ho fiducia che il Dio
che fece cadere ai piedi di Pietro, Anania e Saffira,
non li ha con ciò condannati alla dannazione eterna,
ma certo Egli si è servito di altri mezzi, più potenti (11) di quelli esistenti sulla terra, per scuotere le loro coscienze e redimerli. Pablo
(1) Il nostro giovanissimo collaboratore dimentica
il c Fu detto agli antichi... ma io vi dico » che è come
un ritornello nel Sermone sul monte. L’Antico Testamento avesse per ufficio essenziale di apparecchiar le
vie al Cristo, destando un vivo senso del peccato ; affinchè l’amore predicato dal Cristo non dovesse degenerare in sentimentalismo morboso. Ma l’Antico Testamento — parola di Dio quanto il Nuovo — ha valore transitorio innanzi al Nuovo, come l’alba innanzi
al meriggio. Ora noi viviamo nell’era cristiana!
(2) Che i magistrati stessi troncassero la testa, è per
10 meno inverosimile. Se non la troncavano, la spada
era dunque presso di loro un simbolo di autorità.
L’autorità è voluta da Dio, non v’è dubbio; e Paolo
vuol affermare questa solenne verità, nulla di più.
11 magistrato « è ministro di Dio » ; ma non ne viene
per questo che Dio approvi tutto ciò che ogni magistrato fa. Paolo mette in vista due cose : 1) l’autorità
è voluta da Dio ; 2) l’autorità deve incutere timore a
chi fa il male. Non ne viene di necessità che i magistrati abbiano ad applicare per l’appunto la pena di
morte.
(3) Punire non significa uccidere.
(4) Qui l’imaginazione giovanile spicca voli. Il magistrato deve punire: questo è il principio, giustissimo, ammesso da Pietro. Non ne risulta che Pietro
approvasse il barbaro sistema di punizioni in vigore
presso i suoi contemporanei.
Il codice penale varia da secolo a secolo, da popolo
a popolo. Pietro darebbe la sua approvazione a qualunque codice ? Questa l’è marchiana ! Se vivesse ora,
in Italia, sarebbe dunque favorevole all’abolizione della
pena di morte, poiché in Italia la pena dì morte non
c’è? Noi ci facciamo un concetto più serio degli apostoli di Gesù Cristo. In ogni modo, se si deve°approvare il codice del proprio tempo e del proprio paese,
il nostro collaboratore italiano sia logico e approvi
quello di Zanardelli, che esclude la pena di morte.
(5) € Evolute » non è sinonimo di perfette. Non neghiamo che l’Inghilterra, per esempio, sia più evoluta
dell’Italia ; ma l’Inghilterra non è perfetta. Pensi il
nostro giovanissimo collaboratore all’ inìqua guerra
contro il forte Transvaal. . Non c’è un giusto neppur
uno ». L’Inghilterra ha le sue colpe, e così le altre
nazioni civili, specie la Francia. Tra queste colpe è
la peùa di morte ; e da questa colpa, l’Italia — che ne
ha tant’altre — va, per grazia di Dio, tuttora esente.
(6) Malissimo. La Francia ha ristabilito anche dell’altro: cioè lo spirito clericale, sotto forma laica e
libera pensatrice.
(7) Come si fa ad essere t certi, certi ? » Quanti errori giudiziari, commessi in buona fede, e con la coscienza di aver in mano le più sodisfacenti prove !
(9) Questo non è sentimentalismo. Che diritto ha un
magistrato, che potrebbe essere, per esempio, un vile
alcoolizzato (ne abbiam conosciuti di tali) di proferir
sentenza di morte contro un suo simile ?
(10) Perchè no? Che cosa ne sappiam noi? Facciamo
delle carceri case di educazione morale e cristiana :
questo, sì, è il nostro dovere.
(11) Oh perchè mai Dio non avrebbe a servirsi di
questi . mezzi più potenti » a favore di uno che si
trovasse in carcere? Non sappiamo nulla del resto di
questi c mezzi più potenti ». Una cosa sola sappiamo
di certo ed è: che gli uomini sono tutti peccatori, e
ohe tra loro differiscono solo di grado. Conclusione:
L’autorità è necessaria; perciò Dio la vuole. Il magistrato deve curar sè stesso, prima di condannar gli
altri. Non tutti i magistrati sono voluti da Dio; i
beoni, per es., no, di certo. Gli apostoli stabiliscono
solo un principio, giustissimo. Bisogna applicarlo, in - '
spirandosi non alla severa, santa, divina pedagogia
preparatoria dell’Antico Testamento ; ma alla austera,
santa, divina, amorosa, definitiva, parola di Gesù Cristo. I malfattori si hanno bensì a segregare per il
bene della società ; non mai a uccidere, perchè fin che
c’è vita c’è speranza di ravvedimento. E questo ravvedimento dobbiamo cooperare a provocar noi, peccatori, trasformando il carcere in un educatorio sui
generis.
4
LA LUCE
Abolizione della pena di morte.
E, per di più, abolizione del carcere sudicio, infetto,
immorale com’è ora, vero avanzo di tempi barbarici.
I secondini, in generale, sono ciò che v’è di più duro
e di più triviale ohe uno possa imaginare.
Si aggiunga un’altra riforma. Invece di assolvere
con tanta facilità, specie quando si tratta di reati passionali, si proferisca sempre una brava condanna. Il
moltiplicarsi dei delitti dipende, se mai, da la larghezza di maniche dei magistrati, non da l’abolizione
della pena di morte.
Inutile dire che siamo anche per la soppressione
della guerra. , ,r^. •
® Note della Direzione
l^tto eroico in Paticano
E chi vi ha detto che il Vaticano sia colpito di
sterilità ? Anche là si nasce, si vive e si muore ;
anche là gli nomini si adattano a dura legge : corrono alla vita ed alla fossa ; ed anche là deperiscono
le istituzioni : quando pure fossero state splendide
come il sole, debbono come lui perire.
Ultimamente i giornali della città santa, con cenni
•casti e guardinghi, sussurravano di un fausto evento :
la leonessa, vivendo col leone Menelik all’ombra silenziosa dei sacri palazzi, aveva avuto il suo idillio,
aveva condensato nel suo gran cuore i vasti sospiri
■dell’imperial consorte, avea sentito insoliti palpiti e,
.dopo una raffica di dolori selvaggi e laceratoci, si
era vista madre di tre leoncelli, come rugiada freschi e misteriosi. Davanti a lei maestosa ed apparentemente lieta, quasi per felicitai la e forse anche...
per invidiarla, papa, cardinali, vescovi, frati, badesse
e suore sfilavano in tarda processione, interessati e
solenni. Solo leone Menelik se ne stava altero e disdegnoso, avvolto nel suo amore e nel suo odio indomabili. Quando fu lasciato solo colla compagna, la
guardò lungamente con sensi di ferina disperazione,
respirò violentemente l’aria romana, che ha dell’infinito come i deserti ; poi i tre figli perirono vittime
dei genitori.
Che ve ne pare di questo fatto ? Lascio impregiudicata la qnistione se non più si addirebbe al preteso Vicario di Cristo crescere figli del povero, anziché bestie del deserto. La mia mente per istinto
ha ripensato alla magnanima affermazione dantesca:
Libertà vo cercando eh’ è si cara, come sa chi per
lei vita rifiuta ; ha rievocato i ricordi eroici dei romani, non ultimo quello di Virginia uccisa dal padre
onde non cadesse preda del tiranno. Sensi di lipugnanza e di protesta si fanno vivi in me di fronte
ai giornali ciechi di pensiero dinanzi ad un fatto di
cronaca tanto suggestivo, di fronte al Vaticano, il
quale non che intendere, non che pensare, non sa
intuire la struggitrice nostalgia per la libertà, cosi
imperiosa e sovrana, cosi intangibile e sostanziale
perfino negli animali da spingerli irresistìbilmente
ad uccidere per amore e per dolore i figli, piuttosto che vederli in vita abietta, inserrati in gabbia.
Il Vaticano non conosce che un principio, quello
MVautorità, non vuole trovare dinazi a sé uomini ritti e gagliardi che a viso aperto confidino
in Dio e nel loro dovere soltanto; simile gente
fulmina come ribelle colla scomunica. Le sue benedizioni sono per quelle moltitudini caotiche che
hanno la natura delle mandrie, che al cielo presentano la schiena, ma il viso in cui meglio dovrebbe
trasparire l’impronta divina cacciano nella polvere.
La curia vaticana, ornai arbitra del cattolicismo romano, esalta solo il principio àsWobbediensa assoluta, cieca, cadaverica, anima infine non solo dei gesuiti ma ancora della chiesa ufficiale. Pel Vaticano
la perfezione morale sta net rinnegare sempre la
propria personalità e libertà sostituendola colla guida
di un uomo, nello spogliarsi sempre del dovere inalienabile per ogni individuo di sindacare le proprie
azioni. Ed allora come potrebbe il papato, legittimista, intransigente perfino in favore dj mostri umani,
capire l’Italia moderna che si è richiamata alla libertà?'Come potrebbe santo Pio X, tanto tenero
per la sua prigionia, supporre tutto il divino che
sta concentrato nella fatidica parola : libertà ? Come
potrebbe egli innalzarsi sulle luminose cime del do
vere che antipone la morte a vita rinchiusa in gabbia, sia pure dorata come quella vaticana, sia pure
antica come quella della scolastica? Nell esempio di
quei leoni che spira tanto amore per la libertà e
tanto odio per la tirannide, che agita tante passioni
rivoluzionarie, nulla sanno imparare i vaticanisti,
cresciuti ad obbedire sempre all’uomo, al confessore,
al prete fattosi Dio.
Perfino i leoni, gli animali, quando si tratti di
quistioni per lóro capitali, si ribellano ad una legge
di natura, al naturale amore pei figli, assurgono
quasi a dignità umana in quanto fanno atto di libertà e piuttosto che prole indegna degli avi, della
tradizione, della voce del sangue, la sopprimono ed
affermano a modo loro : posti tra morte che rende
alla libertà e vita che mantiene nella schiavitù, meglio ia morte ! Gli animali presentono il libero arbitrio ; non cosi certi demagoghi che, in questo ligi
al Vaticano, vanno strombazzando per le piazze che
gli uomini non sono liberi ; che crescono come una
pianta, che, per ineluttabile virtù sono quanto debbono essere, il prodotto naturale dell’atavismo e dell’ambiente. Ma questi demagoghi che sempre hanno
la scienza in bocca, senza che si riesca a sapere di
quale scienza parlino, che sempre ragionano di libertà ma insegnano il determinismo, il servo arbitrio, il fatalismo, sono nemici di quella, sono colpevoli di lesa nmjnità, odiano colui che non ha la natura montonile e nei loro concili! o congressi lo fulminano come ribelle ; anche loro s’impongono come
autorità alle plebi incoscienti anche loro quali saputi
tiranni pretendono Vobbediensa cieca. Annullano la
libertà, la responsabilità, la moralità, la coscienza
neirnomo e questo chiamano redenzione sociale !
Come potrebbero essi nobilitare il proletario, gl insegnano che goda o soffra, viva secondo giustizia o
secondo, iniquità, sempre la medesima sorte lo aspetta:
definitiva e nau.seante decomposizione identica a quella
degli animali 1 Come innalzare l’operaio, lo si fa scendere in quanto a libertà, volontà, dignità al disotto
del leone 1 Come educare all’ eroismo, si distrugge
la libertà che ne è la condizione prima. Come divinizzare r uomo, gli si strappano gli attributi che
soli lo rendono superiore al bruto, lo si bestializza •
S’insegna, è il nuovo vangelo dei bassi fondi sociali, s’insegna che l’ambiente plasma gl individai.
Ma allora i leoni del Vaticano, senza fastidi per il
vitto, risvegliati da romana luce imperiale, rinfrescati dalle ombre dei sacri boschi, attorniati da suore,
reverendi, eminenze e santità, accarezzati agli * Ave »
che spirano nell’aria, influenzati come il lupo di S.
Francesco, avrebbero dovuto a poco a poco trasfigurarsi, meglio che in agnello sotto spoglie leonine,
addirittura in frate leone e suora leonessa ! Eppure...
Ovvero, dato sempre che la teoria emessa valga, le
due belve, vivendo da anni nell’ ambiente vaticano,
sarebbero diventate peggiori delle loro compagne
nei deserti... a vituperio della casta sacerdotale.
I leoni gridano anche a te, oh lettore : meglio
piangere e sperare sulla fossa del figlio che visse
buono, che vien salutato con amore da chi gli fu
compagno, eh’ è dichiarato con riconoscenza evocatore di virtù in chi lo conobbe, anziché essere genitore di un individuo perso, perso lontano nel disonore e forse nell’ignominia ultima, di cui i parenti per vergogna tacciono, di cui parlano le conoscenze ma sommessamente e facendosi tristi. Il padre
di un perso ridotto ad invidiare il padre d’nn morto,
a singhiozzare ma di nascosto, nella solitudine, senza
speranza : non é questo il colmo del dolore ?
O. Gfilli
PR©BaTI©N-©FFieERS
* .. Chi avrà convertito qn
peccatore dall’error della sua
via, salverà un'anima da morte, e
coprirà moltitudine di peccati ».
Giacomo, V. 20.
Stuoia Maestri Evangelisti “ Matteo Proeliet „
(Trentaduesima lista)
I
Somma precedente......................^
Signor Giovanni Menai, Fitzhugh . . . »
Colonia Belgrano (Rep. Argentina) . . . »
Signor J. Barolin Pontet..............*
Signor X. Y. Z., per mezzo del sig. Ernesto Giampiccoli.......................*
Miss F. A. Morgan....................»
Signor E. R. Bevan, London, L. st. 100. »
29459,10
10,00
27,00
5,00
300.00
300.00
2520,00
Totale L. 32621,10
Mi ricade sott’occhio incidentalmente un articolo
che Ada Negri ha pubblicato sul Corriere della
Sera nello scorso agosto. Ma é sempre di attualità,
e siccome nessuno, ch’io sappia, l’ha rilevato in questo
nostro giornale La Luce, desidero farlo io : imprima
perché esso ci consola, ci solleva e ci rallegra mostrandoci uno dei lati belli dell anima umana, e poi
perché può servire di sprone e di esempio a noi
Cristiani.
Tratta di un’istituzione americana, ma che fortunatamente ha passato l’Oceano ed é pervenuta fino a Milano e forse anche in altre località della nostra patria. Voglia Iddio che si estenda ovunque.
Ci sono molti bambini che dalle loro condizioni
sociali sono quasi direi condannati, più o meno fatalmente, a diventar delinquenti. Non mi fate la
faccia arcigna, o lettori benpensanti ; é proprio cosi ;
e forse se i vostri figlinoli avessero avuto la disgrazia di crescere nelle condizioni di costoro non
sarebbero neppur essi diventati nulla di buono.
Bambini senza famiglia, o appartenenti a famiglie disoneste, o a famiglie sfacciate, o a famiglie
dove la disperazione della ricerca del pane quotidiano impedisce ai genitori la necessaria cura dell’educazione dei figliuoli. E i figliuoli vengono su in
mezzo alle strade, in mezzo alle tentazioni, in mezzo
alle privazioni d’ogni specie, in mezzo ai pessimi
esempi d’ogni momento : e sarebbe meraviglia che
pote^ero mantenersi puri una volta che da mattina
a sera sono immersi nel fango e nella sporcizia materiale e morale.
Non c’é bisogno d’esser sonnambule per prevedere la loro sorte. Diverranno bugiardi, attaccabrighe, mendicanti, ladri e talvolta anche peggio.
Barabbe, teppisti, canaglie ; ecco i titoli che la società .regalerà loro abbondantemente, respingendoli
dovunque lo potrà, ricacciandoli nella loro abbiezione,
fino al giorno in cui incapperanno nelle mani dei
carabinieri, poi in prigione, dove, anziché correggersi, diverranno birbanti consumati, tormento e
terrore della società, strumenti di galera, dove morranno, anima e corpo, lasciando brutto ricordo e orrenda traccia di sé.
1 Non si può fare niente per questi bambini ? certo
che si, e qualche cosa s’é fatto e si sta facendo. Io
non ho l’iucenzione di esaminare la questione a fondo,
voglio solo presentarvi uno dei provvedimenti presi,
provvedimento simpaticissimo, amoroso, e, per dirla
in una parola sola, veramente cristiano.
Si sono dunque istituite delle confraternite (dirò
cosi per farmi capire) chiamate negli Stati Uniti :
Probation-officers. Sono persone d’ogni classe sociale, specialmente persone benestanti che hanno a
loro disposizione un po’ di tempo ed anche un po’
di denari ; ma il denaro non é tanto necessario
quanto il tempo e specialmente quanto l’amore. Qualcuno di coloro che appartengono a quella società
cerca nelle sue vicinanze un bambino, magari due,
ma é forse meglio uno solo ; un bambino disgraziato,
cioè quasi abbandonato, e cerca di fargli da padre.
Non si tratta di mantenerlo o di prenderselo in casa
lo si lascia dove stà ; ma lo si invigila, lo si avvicina, si cerca di guadagnarne la fiducia e l’affetto ;
gli si danno buoni consigli, prove di amore, qualche
piccolo aiuto quando si può e quando lo si crede
conveniente. Ma, ripeto, non è una cura materiale
che si compie sul ragazzo, bensì una cura morale. Si
cerca di far la conoscenza anche della sua famiglia,
la si circonda di affetto, le si offre il proprio concorso neU’edacazìone del bambino ; insomma si fanno
tutte quelle piccole e quelle grandi cose che l’occasione richiede e che il cuore suggerisce, cose che
qui io non posso indicare ad una ad una, ma che
Ada Negri specifica più diffusamente e che ogni anima
delicata ed affettuosa comprende da sé.
La prova ha dato dovunque eccellenti risulati. Anzi
5
LA LUCE
tutto quell’esercizio di carità è giovevolissimo a chi
le compie ; la mente st alfina, il cuore acquista delicatezze materne. E', nn ministero che eleva a grandi
altezze il carattere e la personalità di chi lo adempie.
Ed i ragazzi, anche quelli che dapprincipio sono ritrosi, non tardano a sentirsi penetrati da quell’onda
di affetto a cui essi non erano affatto abituati ; e
non tardano a cedere, ad affidarsi, a darsi, a contraccambiare il più vivo affetto, ed arrivano ad amare
quel loro curatore forse più tenacemente di quanto
si sarebbe creduto possibile, di quanto amino i loro
stessi genitori. I quali genitori, anche quando sono
rozzi e brutali, arrivano anch’essi a sentire e riconoscere il bene che i loro figliuoli ricevono ; ed invece di essere gelosi della loro propria autorità,
concepiscono presto la più commossa riconoscenza
per colui che, senza averne obbligo alcuno, viene a
dar loro il proprio affettuoso e saggio concorso per
l’educazione dei figli ; e non solo lo lasciano fare liberamente e gli sono grati di quello che fa, ma essi
stessi si sentono richiamati alla loro responsabilità, al
loro dovere, al loro amore pei figliuoli e moltiplicano le cure, e s’intendono coll’amico che essi guardano come una provvidenza, e lavorano d’intesa con
lui, e si lasciano da lui guidare, e le cure riunite
valgono a benefizio di loro stessi quasi quanto al benefizio del loro fanciullo.
In questo modo tanti bambini sono stati tratti dalla
via dell’infelicità e del disonore, e son rientrati, colle
loro famiglie sulla via del benessere e della moralità.
L’opera è certamente bella e nobile e cristiana. Ma
parlando a Cristiani io voglio approfittare dell’occasione per dir loro : « Non potremmo noi, noi Cristini, estenderla ancora ? Non potremmo farla arririvare anche agli adulti ? ». Intorno a noi ci son dei
bambini male avviati, ma ci son degli nomini, ci son
delle donne che le nostre sorelle potrebbero scegliere come oggetti di cura. E a costoro, oltre quello
che i Probation-Offlcers sogliono portare, potremmo
portare qualcosa di molto più alto e molto più purificante e santificante ; l’annunzio dell’amor di Dio,
del perdono dei peccati, della salvazióne pef '*CÌÌ1sto.
E gli effetti non mancherebbero, i lieti effetti ad
un lavoro compiuto nello spirito del nostro Redentore. Qual gioia, qual trionfo per noi il poter trarre
un peccatore dalla cattiva via I Si salva un’anima da
morte e si coprono moltitudini di peccati!
Giuseppe Banchetti.
Corriere ficaio
(1)
Le leHere di fiatale
Saranno pronte a partire dal 1*’Novembre.
I generosi amici inglesi che da 25 anni ormai provvedono annualmente varie migliaia di simili Lettere
ai nostri fratelli all’ opera fra gl’ Italiani hanno in
modo particolare pensato quest’anno alle lezioni che
il terremoto di Messina e Calabria devono insegnare
alle persone serie. *
Sono due le lettere ohe da anni noi dispensiamo fra
gl’italiani, l’uno per gli adulti e l’altra per i fanciulli.
Una di quelle di quest’anno reca il ritratto del Re e
della Regina d’Italia, così benemeriti dei miseri profughi meridionali, oltre ad una vignetta che rappresenta il Re sul luogo del disastio.
Siamo sicuri che tutti i fratelli che hanno avutoli
bene di distribuire tali lettere negli anni passati, saranno riconoscenti ai generosi amici, i quali di nuovo
ce le procurano, e che essi saranno tutti disposti a
scrivere alla presidentessa delle donatrici una breve
ed esatta relazione della distribuzione da essi fatta
di queste nuove Lettere.
Come nell’ultimo anno, chiunque desidera aver una
provvista gratuita di Lettere di Natale, da distribuirsi
ira coloro che grandi o piccoli non riceveranno probabilmente altro messaggio nell’anniversario della
venuta del loro Salvatore quaggiù, (monelli di strada,
vagabondi, carcerati, impiegati alle poste, aitramsed
alle carrozze pubbliche, ecc.) possono averlo rivolgendone domanda a Miss Radcliffe, Casa Carli, Boscombe
^Inghilterra). Chiunque poi preferisca comprarle può
averlo indirizzandosi al sig. Od. dalla, direttore della
Tip. Claudiana, Firenze. (Tre lire per cento copie franche di porto).
Od. Jalla
Mentre, di fronte all’incessante e rapido evolversi
dell’anima popolare nell’attuale periodo storico, il partito nero che ha il presentimento della sua fine non
lontana mette in opera le sue ultime risorse per suscitare la reazione e riaccendere il fanatismo dell’ebmento più ignorante, (ne informino i recenti fatti di
Noto e di Fioridia, nonché le diuturne diatribe antimassoniche e antiprotestanti dei rugiadosi fogli clericali)
noi assistiamo ad un confortante risveglio intellettuale
e religioso, ad una corrente a favore dell’Evangelo che
va delineandosi in vari punti dell’Isola. Metterebbe forse
il conto di dire qualche cosa anche di Licata, nome
non nuovo, ove da poche settimane dinanzi ad una folla
plaudente e a dispetto delle mene dei preti che ci avevano aizzato contro la solita turba di donne e di monelli, venne aperta una sala alla predicazione della
Buona Novella. Ma desideriamo accennare in modo speciale a tre nuovi centri, dei quali per ragioni di elementari prudenza ci limitiamo a dare le soli iniziali
del nome.
Dal grosso paese di C. il signor D. B. scrive ; Ringrazio tanto dei fogli evangelici che mi ha mandato. Io
ho fatto il mio dovere distribuendoli subito, e le assicuro
che son molto piaciuti ai lettori. I miei principi in
fatto di religione a lei sono noti, e nessuna forza umana
potrà distogliermi dalle mie convinzioni. 'Venga un ministro a tenere delle conferenze, e farò di tutto perqhè
vi accorra molta gente.. molti sono ben disposti !
Nella corrispondenza recente di un collega leggiamo :
Pare che anche la città di P. si desti. Un impiegato,
persona colta, che gode di una bella posizione e che
mi fece domanda di essere iscritto nella mia congregazione, mi assicura che varrebbe la pena ch’io mi recassi colà a dare una scossa a molti ancora titubanti,
i quali simpatizzano fortemente per noi.. Da quella
medesima città una distinta signorina, la quale presterà
per alcuni mesi l’opera sua nelle nostre scuole, ci scrive:
c Sono lietissima di trattare con persone che rispettano la libertà di pensiero e di coscienza. Io non avrei
mai accettato d’insegnare in una scuola cattolica per
l’assolutismo dommatico che è la pietra angolare di
quella religione alla quale le convinzioni della mia coscienza libera mi hanno fatto rinunziare.... le superstizioni non possono certamente formare oggetto di
credenza ».
Oggi poi ricevo dal Presidente della Cooperativa agricola di S... (Provincia di Palermo) con tanto di bollo
della società la seguente domanda.
S... li 29 ottobre 1909.
Egregio Signore,
I soci di questa Cooperativa agricola nonché la Lega
dei lavoratori pregano la S. S. di voler mandare un
Pastore per tenere conferenze di propaganda evangelica nei locali della Cooperativa stessa.
Con distinta osservanza
di Lei devotissinao
C... 0... Presidente.
E noi confidiamo di potere quanto prima appagare
quel nobile desiderio. Intanto qui a Palermo pure la
campagna invernale si é iniziata sotto buoni auspici ;
il concorso ai culti é rallegrante, e la domenica sera
il pubblico occasionale occnpa tutti i posti dell’ampio
locale per udire la parola chiara, calda ed interessante
del nostro fratello Ern. Senàrega, il quale ha sempre
qualche argomento di attualità da presentare ai suoi
uditori.
Palermo, 1. novembre 1909.
Luigi Bostagno.
(1) Nel Corriere Siculo dello scorso numero abbiamo
inavvertentemente stampato anche le parole di chiusa:
» Dal che si arguisce ecc., » le quali parole non hanno
alcun senso avendo noi tolto via da l’articolo un paragrafetto, perchè esso conteneva una notizia già da
noi precedentemente pubblicata.
La Direzione
In Italia, in flitiarica... e altrove
"Vi sono in Italia, in America e... altrove Abbonati chè non ci hanno ancora inviato il prezzo del
loro abbonamento pel 1909 ! Li preghiamo di affrettarsi.
Gli Abbonati d’America (Stati Uniti) spediscano
pure al
Sig. Prof Past. Alberto Clot ~ 86, Ro
meyn St., Rochester N. Y.
Egli è il nostro rappresentante e il rappresetant& della Chiesa Valdese negli ¡Stati Uniti e nel
Canadá.
Gaardapdo attorno
(Noterelle e Spigolature)
L’editore Hoepli ha pubblicato nei suoi ben noti
manuali un lavoro su l’alcoolismo.
*
• m
L’abate Vral — secondo 1’ Espoir du Monde — respinto da la Federazione socialista della Senna, era
però stato accettato dal pruppo' socialista della Porta
- Saint - Martin. La Federazione avrebbe dunque
cassato la deliberazione delGruppo che da essa dipende.
• •
Non solo nell’ifMmawite, ma anche nel Socialiste, e
forse anche in altri foghi, l’affare 'Vral fu dibattuto
prò e contro.
«
« *
Anche in Italia si incomincia a parlar dell’Amiel, il
sìncero, il mesto, l’implacabile indagatore della propria anima. Ne parla Carlo Pascal in un opuscolo
edito dal Formiggini di Bologna. Ne parla Giulio
Bertoni nel Fanfulla della Domenica.
L’indagine profonda dell’ anima fa del bene : salva
da l’intellettualismo, poiché tale indagine prova che
siamo forse più sentimento che pensiero ; salva da la
volgare incredulità', perchè tele indagine rivela un
mondo di bisogni spirituali insodisfatti.
«
•
Nel teatro della sua Montegiorgio 1’ on. Murri fece
una « superba « (così la chiama Libertà, l’organo di
don Murri) commemorazione di Francisco Ferrer.
*
Da essa commemorazione caveremo solamente questo
pensiero. La concezione clericale della verità « è la
meno cristiana ed è così poco religiosa da dover anzi
esser detta antireligiosa ».
*
• •
Ferrer fu commemorato anche a Grottacalda. EcccT
che ne leggiamo, tra l’altro, nel Giornale di Sicilia :
€ Il sesso gentile volle prendere parte alla civilissima protesta, asso'ciandosi al lutto che colpisce le povere figliuole del Ferrer, ed in massa non si recarono
ad ascoltare la messa. Il prete, un tal Polizzi, montò
su tutte le furie, suonò non poche volte la campana
per chiamare a raccolta i fedeli, ma gli squilli della
campana non servirono che a far formare dei capannelli che commentavano ridendo lo strano avvenimento.
Rimanendo deserta la chiesa, il prete fu costretto a
celebrare per sè la messa, ed il bello è, che si dovette
servire da sè stesso, perchè il sagrista per protesta,
credette opportuno dì sciòperare anche lui!.. »
• «
Padre Gemelli, dell’ordine dei Minori, dottore in
medicina e chirurgia, quello stesso che al Congresso
dì Filosofia se n’è andato via indispettito contro il
Minocchi e il Ferri, ha tenuto una conferenza domenica scorsa nella chiesa del S. Cuore di Gesù, in Roma,
su c Scienza e fede a Lourdes ». Dev’essere la stessa
conferenza già tenuta a Pistoia, finita tra i tumulti.
Forse qualcuno scriverà nel prossimo numero su le
idee del Gemelli. Noi osserviamo solo questo : ch’egli
attribuisce a Dio i miracoli di Lourdes. Perchè si parla
allora di madonne, di Immacolata Concezione, di acqua, ecc. ?
♦
• • W >• ^1.
L’on. De Felice, ha presentata la seguente interrogazione :
< Interrogo il présidente del Consiglio, ministro dell’interno, sulle frequenti violazioni della libertà del
pensiero in provincia di Siracusa, permettendo ai
preti di aizzare i superstiziosi, per mezzo di avvisi
pubblici e di prediche violenti, contro gli evangelici
prima di Noto e poscia di Fioridia ».
«
D’ora innanzi sarà più difficile ottener udienza dal
papa. Dopo l’incidente del professor ebreo di Vienna,
in Vaticano si è divenuti più circospetti e guardinghi.
•
• •
A Milano, feste per il centenario di San Carlo Borromeo, canonizzato il !• novembre 1610. Il cardinal
Ferrari le ha preparate con una pastorale ai ■ fratelli
e figli dilettissimi in Gesù Cristo » ; ove dipinge San
Carlo come • l’eroe delja fede, della carità, ii vero
padre della patria sua, ii più insigne benefattore della
sua città ».
Ahimè, San Carlo fu anche inquisitore 1
JET uscito il numero di ottobre della
Rivista Cristiana
FnniHfPlirn contabile corrispondente, trent’anni caruVlIliyGUbU riera, attualmente occupato presso primaria Ditta Commerciale in Napoli, desidera lasciare
questa città per qualunque altra del Settentrionale,
preferibilmente della Toscana. — Rivolgersi al sig.
Gaio Gay, Pastore della Chiesa Valdese, Via Scarlatti
N. 201, Vomero (Napoli).
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