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MiNO LXXVII
Torre Pellice, 15 Afiosto IMI-XIX
N.,33
Riguardate alla roccia onde foste tagliatil
(Isaia LI, 1)
S^éilwniafBaBalae Cfci®»«*
Nulla sla più forte della vostra fede!
Qianavello)
0^
Italia e Impero ABBONAMENTI . . . . Anno L. 15 -, Semestre L. 8 UV» £VÓ;t ih Jk-V. S wlW Parrocchie del Primo Distretto . » » 12 — . » 7
Estero 25 - .15 Mi. . ■ • t
Dlrcller* t Prof. fllNO SOSTMIt
AMMINISTRAZIONE: Via Carlo Alberto, 1 bis - Torre Pkiaice
REDAZIONE: Via Arnaud, 27 - Torre Pellice
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
Cent. 30 la copia
margini del 7{isveglio
Nel numero 28 dell’Eco delle Valli
Valdesi ci è stata riferita una conversazione sul già vecchio problema, che
pur mai non invecchia, di « risvegliare
le anime indifferenti ». Problema i3norme e più impellente assai di quello
della evangelizzazione dei pagani stessi. Sono le anime che si perdono, le
pecore del gregge che s’addormentano
0 s’allontanano o si smarriscono quelle
che più devono preoccupare i buoni pastori. Ed è, e fu, e sarà sempre e soltanto questo il movente e il fine di tutti
1 Risvegli religiosi.
Alla base dei quali è, e fu, e dovrà
sempre porsi la persuasione individuale
del proprio peccato.
Infatti nei paesi ove si sogna l’annientamento del senso religioso (stoltissima e dannosissima chimera i) s’è posto come prima base d’operazione la necessità di far sparire il senso e il concetto di peccato. Sentirsi peccatori è
sentire la necessità della salvezza, è essere sulla sola vìa che mena a Gesù.
Sentirsi « il primo dei peccatori », e
sentire in sè il dovere e il coraggio di
proclamarsi tale, come San Paolo, vuol
dire aver trovata la Via, anzi la « Via
stretta », quella per la quale pochi, pochissimi arditamente, come Paolo, osano avviarsi.
Non è ardito forse quel San Paolo
che non solo a voce ma anche per scritto osa proclamare : « Io sono carnale,
venduto al peccato... E. peccato abita in
me... Io ho, è vero, la volontà di fare
quel che è bene, ma non trovo il modo
di compierlo, perchè non faccio il bene
che vorrei fare, ma faccio il male che
non vorrei fare »? Ed egli, San Paolo,
si dichiara « schiavo sotto la legge del
peccato » sotto l’imperio del peccato.
E’ possibile che vi siano parrocchie
o parrocchiani che « si disgusterebbero»
nel sentire predicare un tal peccatore,
che fu, che è, che si dichiara peccatore ?
Non lo credo possibile, perchè se così
fosse bisognerebbe dire che quella parrocchia, tutta quella parrocchia, è aldisopra del peccato, oppure che essa è all’abbici del Cristianesimo ; cose en, trambe assurde, impossibili.
Non è possìbile che lì ove ogni domenica, o quasi, si legge al gregge quella
magnifica, forte, potente conjessione dei
, Peccati che Teodoro di Beza consacrò
alla Storia ed alla Religione nostra nel
Colloquio di Poissy, presente Caterina
‘ dei Medici, Regina di Francia, non è
possibile, dico, che tutti quanti, oratore
e uditori, tutti quanti, ripeto, non sì
sentano anch’essi « inclinati al male,
incapaci di alcun vero bene » ecc., ecc.l
Ma siccome il punto di partenza di
quella famosa conversazione che ha richiamata alla mìa mente (forse maligna e peccaminosa, dunque !) la con■ clusione della famosa favola lafontainiana del Topo che s’è ritirato dal
mondo, era il Risveglio, rifacciamoci un
po’ dall’analisi, sommaria s’intende, del
f Risveglio del 1825.
t In un giorno di qqell’anno. Felice
Neff (anzi Nèff com’egli scrive nei ma^ noscrìtti suoi, che stò meditando) diceva
' dell’allora pastore di Torre Pellice,
Pietro Bert, « egli non ha che una debole idea dello stato di morte del suo
gregge ». E verso la stessa epoca, il cap.
Cotton scriveva a proposito delle predicazioni che vari pastori delle Valli facevano ai membri delle loro comunità:
« Invece di considerarli come ancora
fuori di Cristo, e di chiamarli alla conversione ci s’affatica, e con quali risultati? a nutrire ed a vestire., dei bam,bini che ancor sono neppure nati ! »
E Samuele Vincent, analizzando lo
stesso male che infieriva in quasi tutto
il protestantesimo dì lingua francese,
scriveva: « I predicatori predicavano, il
popolo li ascoltava ; i concistori si adunavano ; il culto conservava le sue forme. Fuori di lì nessuno se ne occupava,
nessuno se ne, curava e- la religione era
al di fuori della vita dì tutti » .
Per questo Nèff intraprese quella
che, paradossalmente, potrebbe essere
detta l’evangelizzazione dei cristiani,
dei singoli cristiani, cioè la loro conversione, la loro nuova necessaria nascita.
Cominciò col provar loro che essi erano,
come noi siamo, nel peccato, e che « se
diciamo di non aver peccati, noi Lo facciamo m^titore e la Sua parola non è
in noi ». La Sua parola è in noi solo se
riconosciamo quel che noi siamo, cioè
peccatori.
Tale fu la grande voce che fece di
Nèff artigliere, un Nèff apostolo, e tale
fu la voce ch’egli si sforzò di fare udire, innanzi tutto, a quanti lo avvicinava.
Così egli fece col suo principale e miglior discepolo valdese, Antonio Blanc,
tanto che costui fece col Nèff quel che
la persuasa sufficienza di m,olti di noi
ci farebbe o ci avrebbe fatto fare.
Scrive infatti il Blanc, nel corso dei
suoi 45 quaderni di memorie, o copialettere : « Finché egli mi parlò del
mondo immerso nel male, lo aiutai di
mio meglio, ma quando egli volle provarmi che anch’io ero inabissato nel
male, non volli credergli ; la mia coscienza mondana non mi rimproverava
nulla ed io lo lasciai come se fosse stato un uomo fuori di senno. Ma il Blanc
continua : « Fui stupito di ricevere,
qualche tempo dopo, una lettera sua ;
egli mi ci parlava dell’Anima mia con una tale franchezza che riconobbi che veramente avevo bisogno di convertirmi»
Fra l’altro Nèff gli diceva : « Si ha
cosi poco l’abitudine di occuparsi davvero della propria anima, che sembra
strano di raccogliersi veramente e di
scendere una buona volta nel proprio
cuore. Eppure mai uno spirito leggero
e spensierato rivelò un cuore contrito
ed umiliato e non è che a quello che Iddio riguarda e di cui prende piacere ».
Al che il Blanc rispondeva : « Mi credevo un uomo degno di lode, ma non so
qual velo voi m’avete tolto di davanti
agli occhi : non vedo ora nelle mie pretese virtù altro che un’orribile ipocrisia ».
E il Nèff di rincalzo gli risponde, sette giorni dopo : « H Signore che fa
molte cose con modesti mezzi si è degnato benedire le poche parole che vi
ho rivolte... E’ Lui che malgrado, la
nostra stolta resistenza, strappa quel
velo ingannatore e ci mostra a nudo il
laido stato dell’anima nostra. Voi, ne
siete stupito senza dubbio, eppure non
avete ancor visto altro che il bordo di
quell’abisso : più rimuoverete quella
cloaca e più fetore essa esalerà ».
Aspro era il linguaggio del Nèff e non
atto certo a parrocchiani troppo blanditi. Ma egli soggiungeva : « Senza
dubbio è una triste scoperta, ma è un
Al Duce, in occasione del lutto che
l’ha colpito nel suo affetto di padLre, il
Moderatore della Chiesa Valdese ha
espresso i sentimenti di solidarietà cristiana della Chiesa Valdese inviando un
telegramma di cui riproduciamo il testo :
DUCE ROMA
Chiesa Valdese partecipando Vostro
grave lutto muqca su Voi e Vostra Famiglia consolazioni divine.
Ernesto Comba, Moderatore.
lavoro necessario, e chiunque non s’è
visto inabissato sotto il peso delle sue
iniquità non potrebbe essere salvato ».
E più lungi gli additava la mèta ed
il modo della sua salvazione. ...«Vi vedo
di qui, a sudar sette camicie per iner
picarvi sulle inaccessibili rupi del Sinai.
Caro amico, non è lì che dovete andare ; la vostra liberazione è sul Golgota, e
voi non avete l’aria di dirigervi da
quella parte. Voi non trovate la porta
e volete entrare dalla finestra, ma non
è quella la via additata da Dio. La via
eccola qui : Nissuno viene al Padre se
non per me ».
Ed aggiunge, più lontano : « Cominciate, prima di ogni altra cosa, col do-,
mandare e con l’ottenere la vostra riconciliazione con Dio: andate perciò,
così qual siete, a gettarvi ai piedi di
Gesù... »
« Così qual siete » dice Nèff, ed avrebbe potuto aggiungere come, nel cantico nostro, « pien di peccato ».
¡ti m *
Così quali erano, proclamandosi peccatori, si sono presentati a me nel corso
della mia vita, due uomini (un pastore
ed un laico, poiché v’hà chi ci tiene
alle distinzioni ! ) e cosi hanno parlato
e predicato, e posso dire .che essi furono
tra gli uomini che mi hanno recato i
maggiori sollievi spirituali e che più mi
hanno avvicinato al Golgota della Salvezza. o
Non potrebb’essere uno dei modi di
« risvegliare le animo indifferenti *
senza eccessivo timore di « disgustarle»?
S. P.
crolla» dell» Fontana
Il luogo prescelto per l’adunata religiosa del XV agosto nella valle di S.
Martino non ha grande rinomanza nella
storia valdese ed è ben modesto di fronte alle località più celebri ove, « anno
dopo l’altro, si tengono le riunioni delle
valli del Pellice e di Perosa. Ciò malgrado, grazie alla sua centralità, all’imponenza suggestiva del paesaggio che
esso domina ed alla relativa facilità di
accesso che essa presenta, si può dire
che da 80 anni circa esso si è vittoriosamente affermato come mèta dell’annuale pellegrinaggio storico-religioso della
popolazione valdese, delle cinque parrocchie dell’alta valle di S. Martino, anche se da diversi anni, per motivi d’ordine pratico, il luogo preciso della riunione è stato leggermente spostato dal
leggendario « Cro da guerre » al dolce
declivio sovrastante il colle, ad occidente.
Quattro sono le strade dì accesso al
colle : quella che vi sale dal fondo valle
di Prali, a sud, fra le Fontane ; quella
che scende da ovest, proveniente da Rodoretto per il colle di « Serveil » ; la
terza che attraversa prati e boschi rimonta a zig-zag il versante destro del
vallone di Salza e la quarta che attraverso la ripida regione del « Ciabrans »
raggiunge sottobosco il colle, unendola
più direttamente al fondo valle di Massello. Il colle costituisce così la più diretta e comoda vìa di comunicazione fra
la valle di Prali-Rodoretto a quella di
Massello-Salza ed a questo riguardo,
ebbe nel passato un’importanza grandissima ed incontestabilmente superiore a
quella che riveste attualmente, e costituì sempre un legame prezioso per le
popolazioni delle due vallate, un mezzo
efficace della unione che sempre strinse in un sol fascio, nella buona come
nell’avversa fortuna, gli abitanti della
comunità di Frali e di Massello.
Lo spettacolo che si presenta all’alpinista, appena raggiunto il colle, è ampio
e grandioso. Verso oriente e sud-est, lo
sguardo spazia lontano e, oltre la verdeggiante e popolata regione di Faetto,
indovina l’ampia pianura piemontese di
fronte, verso sud, si profila l’ardua sagoma di « Roccioblancio », dai finissimi marmi bianchi già sfruttati fin dal
’500 dai Duchi di Casa Savoia ; ancora
a sud e verso occidente si susseguono disegnando un ampio anfiteatro, le montagne elevate e scoscese, di Prali e di
Rodoretto ; poi sono le cime dalla testata del fresco vallone di Salza e di
Massello e, più a nord, tutta la catena
che separa le valli di S. Martino e Fragelato ; dalla «Fiimiévo », che nasconde
T’Albergian, ai « Bric Ru », al « Bec
l’Aiglo », al « Clapie », al « Mùret », ecc.
mentre in primo piano s’intravede il
massiccio « Pelvu » che protegge da ponente gli storici contrafforti dei Quattro denti scendenti precipiti su Balsiglia.
Suggestiva quindi, ariosa e silenziosa
in mezzo al verde circostante la regione
che da vari decenni si compiace di ospitare, sotto l’ombra balsamica dei suoi
boschi di conifere, la tradizionale as-
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semblea popolare del XV agosto di tutta
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Ma in quali eventi fu‘ 'esso testimonio muto nel passatoi Chetwi^ ci ricorda quel colle mìodesto ?
Senza risalire troppo oltre, cerchiamo
di spigolare qua e là fra le varie vicende di cui esso fu testimonio nel più movimentato secolo della nostra storia, il
XVII.
Certamente il colle delle Fontane, nel
terribile e micidiale anno 1630, vide il
venerando Valerio Grosso, pastore della
Chiesa di Villasecca (unico ministro superstite della peste di tutta la valle S.
Martino e vai Perosa) percorrere i suoi
sentieri alpestri col bastone del pellegrino, per portare, come poteva, i conforti religiosi ai valligiani che la peste
terribile aveva risparmiati, dopo aver
fatto in pochi mesi più di 10000 vittime
fra la popolazione valdese delle valli.
Fulgido esempio di abnegazione e di sublime altruismo in tempi in cui la paura del contagio aveva scatenato nel
cuore di molti U più sfrenato egoismo.
Dopo il flagello della peste che lasciò
le Valli spopolate e desolate se ne aggiunse alcuni anni più tardi un altro:
quello delle missioni, escogitato dal
Consiglio della « De Propaganda fide, »
per vessare in tutti i modi e convertire
le popolazioni valdesi che la peste e successive carestie avevano indotte ad uno
stato di grande miseria. Cosi nel 1648,
ci dice il Ferrerie, per due volte i vaidesi di Frali si recarono dalla loro valle a Salza per impedire che la missione
dei frati cappuccini, in procinto d’inpiantarvisi, facesse dei proseliti. Ivi inr
fatti, con approvazione del Nunzio e
coi mezzi forniti dal Cons. De Propaganda, erano stati comprati due tuguri
per fame l’abitazione del frate e un oratorio, ed erano stati apprestati tutti i
materiali necessari: pietre, legnami, cemento, ferro. Saputo questo, i Valdesi
accorrono numerosi sul luogo, traversando il colle in pieno inverno, e riescono ad abbattere, afferma lo stesso
autore, le due case comprate per la missione e a distruggere il materiale preparato.
Sta di fatto che nella « Raccolta degli
Editti contro i Valdesi » si parla di una
nuova cappella che si voleva erigere
« nella casa del fu Giovanni Brunetto,
fine di Macello, nel Borgo detto il Piano della Salsa, al cui uso resta destinata » (28 gennaio 1649).
Nel 1655, dopo la Pasqua di sangue
che funestò specialmente la valle di
Luserna, il colle vide passare e ripassare le truppe predatrici del generale
Galeazzo Villa che, dopo il feroce ordine di Gastaldo che ingiungeva agli abitanti delle Valli o di uscirne vendendo i loro beni in 3 giorni o di abiurare,
saccheggiando e bruciando avéva risalito le due Valli senza incontrarvi^lcu"" na nesistenza, e da Frali sì era spostato a ^
i^^MasseUo e poi a Maniglia pèr ritornare
' quindi a Frali a sorvegliarvi da vicino
i numerosi abitanti e tener d’occhio i
passaggi che conducono nella valle del
Pellice.
Fu allora che il cap. Bartolomeo Jahier ’ ó' Gìaiero, di Tramollo, che era
stato uno dei primissimi ad occorrere in
soccorso dei confratelli che il Marchese
di Pianezza faceva massacrare a S. GLo■ vanni. Torre, Angrogna, Vìllar e Bobbio Pellice, Rorà, organizzò rapidamente
un manipolo di animosi coi quali, nel
cuore della notte ,sorprese e incendiò il
Ferrerò, impadronendosi di tutti i viveri che il nemico vi aveva da ogni parte raccolto. Portato ogni cosa in sabm
in vai Pragelato, il prode capitano vi
raccolse altri uomini, ritornò nella valle Germanasca, si porjò attraversò il
colle delle Fontane a Frali, ne costrinse
gli abitanti ad unirsi ai suoi, indi ridiscendendo la valle, sboccò nella pianura,
saccheggiandola da Miradolo a S, Secondo.
invano. Finché si mosse di persona il
'Á? grande Marescialló con più; di SOO'-uo■ mini, coi quali riuscì a bloccare e a sorprendere dall’alto gli eroici difensori,
una cinquantina, e a precipitarli tutti
negli abissi sottostanti, che conservaro<s* no a lungo, lugubre trofeo, brandelli cU
abiti e di cadaveri.
Dopo questa gloriosa azione con cui
il grande Maresciallo aveva creduto di
aver distrutto fino all’ultimo abitante
Ai' ¿li vallone di Massello, transitando per
U-. il colle delle Fontane, egli si portò a
Frali per portarvi, come altrove, il ter
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Ma è specialmente durante la guerra
di sterminio del 1686 che il colle assistè
a scene di sangue e di crudeltà. Verso
la fine di aprile, una squallida mattina,
il vallone di Massello e Salsa fu invaso
da soldati francesi. Già tutta la valle era stata proditoriamente assalita dal
grande, Maresciallo di Francia che, contro una popolazione disarmata e che aveva fatto atto di sottomissione, s.veva
lanciato i suoi armati, raccomandò loro
di « usare un po’ di crudeltà ». In poco
tempo perciò erano state mietute più di
mille vittime, d’ogni età e d’ogni sesso,
essendo la valle stata assalita da oriente
e da nord, con qualche migliaio di uomini già ebbri per il sangue versato. Le
altre vittime della furia transalpina erano andate a raggiungere, nelle capaci
carceri del Duca, quelle, che l’esercito
ducale aveva fatte nelle comunità vaidesi del Pellice.
La valle si poteva ben dire « ripulita»
dei suoi abitanti : vuoti e distrutti i villaggi, arse le case isolate, devastate le
terre, morte o prigioniere le persone.
Pochi erano riusciti a sfuggire all'odio
dei soldati ritirandosi, come belve inseguite, nei luoghi più impervi ed inaces-"
sibili delle loro valli.
Ma anche contro costoro si organizzò
una caccia spietata, inesorabile: ogni
regione veniva rastrellata con cura minuziosa e sospettosa. Guai allora a chi
cadeva nelle mani di tutti quegli uomini
esasperati ! Senza pietà alcuna erano
trucidati e spesso suppliziati. Testimoni
fra gli altri quei valorosi che si erano
rifugiati nelle anfrattuosità dello scosceso roccìone del Pelvu. Scoperti, vennero ripetutamente assaliti, ma sempre
irore e la resa. Solo il vecchio ministro,
Pietro Leydet, non si era arreso e si era
rifugiato in una caverna di « Galmunt »
ove, dopo qualche giorno, venne sorpreso dai soldati, mentre solo con Dìo sommessamente cantava i salmi della misericordia e della speranza. Condotto a
Luserna e quivi imprigionato, fu presto condannato a morte e fini serenamente i'suoi giorni, martire della fede.
Í
Ma tre anni dopo la guerra sterminatrice del 1686, ecco compiersi il miracolo. I Valdesi, che Francia e Savoia avevano sperato di avere totalmente distrutti, ricomparvero d’improvviso nelle
valli avite, vincendone i difensori e cacciandone gli usurpatori. Dopo la loro epica marcia attraverso la Savoia, eccpii
finalmente comparire dal colle del Pis,
pernottare due notti nei solitari e diruti
villaggi di Massello, per risalire di buon
mattino le pendici boscose che da Salsa
conducono al colle delle Fontane. Ora
che essi hanno messo il piede sulla terra dei padri che essi stessi avevano 30
mesi prima irrorata del loro sangue, si
sentono pieni di nuova energia e procedono con rinnovato ardore. Perlustrato
il bosco, le loro colonne si snodano perle due strade che dal fondo valle salgono al colle. Quando tutti l’hanno raggiunto si fermano alcuni istanti a deliberare, poi silenziosamente ima parte
degli uomini Tisalgono la cresta per raggiungere il colle di « Serveil » e quindi
Rodoretto, mentre gli altri si gettano
sulle Fontane e poi si dirigono risolutamente su la Villa di Frali, ove sono felicemente raggiunti dai compagni.
Essi occupano indisturbati i Ghigo di
Frali dove, nella Chiesa che aveva udito, 3 anni prima, Tultìma predica del
Leydet, possono tenere il loro primo
culto dopo il ritorno in patria, Enrico
Arnaud predicante.
Tralasciando altri fatti di quell’anno fatidico come pure gli avvenimenti dei secoli successivi che si possono in qualche modo riallacciare al colle delle Fontane, vogliamo ancora accennare alla nota leggenda del « Cro la
guerre». Non sappiamo se essa risalga
ai fatti menzionati dell’86 o a qualche episodio deH’epica lotta degli Invinci
:
bili, o alle accanite azioni dell’ottobre
, , 1689 che il solo'’'nome di « Gian d’Ar mant
ci richiania alla memoria, e al
furioso, inseguimento ordinato dal De
Feuquièrès, bieco di rabbia per lo scacco subito sul costone dei Qua|;tro Denti
lacera del 25 maggio 1690, quando i
300 di Arnaud erano miracolosamente
riusciti a sfuggire ai suoi assalti.
La leggenda narra che i Valdesi, riparatisi in un avvallamento a 5 minuti
del colle per riposare, sì videro improvvisamente assaliti da una pioggia di
bombe che scoppiando fra di loro li
sfracellarono contro le rocce. Si credettero perduti, tanto più che una folta
nebbia impediva loro di vedere donde
venissero quei micidiali proiettili. La
strage di tutti sembrava inevitàbile : il
sangue scorreva abbondante, il terrore
stava invadendo i cuori più saldi quando una voce gridò : « DaH’altra parte !
dietro il monte ». Tutti balzarono in
piedi, sì precipitarono verso il colle, sopra le Fontane. Questo spostamento fu
la loro' salvezza ; ma il sangue dei compagni caduti, che la pia tradizione scorge ancora sulle rocce circostanti al luogo dell’eccidio, ha dato al luogo il nome dì « Cro la guerro ».
Ma da oltre due secoli e mezzo, vi regna la pace più serena e tranquilla: a
Dio l’onore e la gloria. T. P.
Cari militari
In questi ultimi tempi vi abbiamo rivisti quasi tutti (alcuni sono rimasti sul
campo dell’Onore), reduci dai diversi
fronti, col voltp abbronzato dal sole e
dal freddo, ma sempre con lo sguardo
dolce e sereno. Avete portato gioia alla
vostra famìglia e vita alla vostra Chiesa , la quale, sempre, è a voi vicina
col pensiero e col cuore, perchè essa
non può dimenticare alcuno dei suoi
figli. Certamente, mai, come in questi
giorni di licenza, una così gran cerchia
di parenti ed amici vi ha dimostrato la
sua profonda simpatia, interessandosi a
voi col tempestarvi di domande circa
la vostra dura esperienza militar^ Un
alpino che interrogai, qualche tempo fa,
di ritorno dal fronte greco-albanese, mi
disse testualmente : « La vita di soldato, in tempo di guerra, è molto dura,
ma da essa ho imparato una grande
lezione. Quale ? A pregare. Quando ero
a casa, nella dolce tranquillità familiare, non pregavo quasi mai, ma, sul fronte, tanto nelle notti stellate come in
quelle cupe, tanto quando le raffiche
di mitragliatrice sibilavano al mio fianco come quando attorno a me tutto,
taceva, il mio pensiero si rivolgeva a
Dio ; le mie mani si alzavano come per
afferrare la mano dell’Onnipotente e le
JACOPO LOIBARDINI TBEDlCESllà PUITÀT&
Il forzato per la f< ede
Racconto Storico
Giovanni potè così vedere, di quando
in quando, nei lunghi anni della prigjionia anche dei fratelli delle ValUJ
Vide cosi Musseton Pietro, il giovane
nipote dell’eroico Gianavello, che nella
prigionia teneva alto il nome Valdese
e la Fedè del suo grande nonno, mostrandosi, nella sofferenza, altrettanto
eroico quanto il nonno lo si era mostrato sui campi di battaglia; vide Blanc,
del Queyras, che portava il N. 11.812 e
serviva sulla Princesse; vide Francesco
Augier, che nel 1700 sopportò per due
volte la bastonatura. E altri, oltre
i numerosi prigionieri francesi, vide che, come lui, pagavano a tanto
caro prezzo il tentativo di aver voluto
tornare in Patria e la decisione di voler restare fedeli a Dio,
Conobbe anche Giovanni Bancilhon,
nativo delle Cevenne, e che si era unito
ai Valdesi nel loro tentativo di rimpatrio.
Fatto prigioniero e condotto a Grenoble era stato da prima condannato a
morte; poi aveva avuta commutata la
pena in quella della galera a vita.
La sua pietà, la dignità con la quale
sopportava la sua condanna, gli aveva
fatto trovare grazia dove meno si sarebbe creduto : presso il comandante
della sua galera, il signor di Laugeron.
Sulla Palme, la galera del Laugeron,
vi erano oltre Bancilhon, cinque altri
ugonotti: era loro permesso di riunirsi
di quando in quando, di scambiarsi
qualche parola, di dividersi i soccorsi
che le Chiese inviavano e che Bancilhon amministrava.
— Bancilhon, il gallo ha cantato! —
gridava di quando in quando il Capitano al galeotto: era il segnale conve
nuto per avvertire che i gesuiti salivano a bordo per inquisire e frugare i
condannati per la Fede e che ogni
fondo, ogni scritto, ogni cosa sospetta
doveva scomparire.
Tanto è vero che la pietà e il sentimento dell’umanità si può trovare nei
cuori umani quando meno si crede.
Ma ora, a distanza di secoli, narrando
questa storia di sofferenze e di eroica
tenacia, noi, mentre siamo ben lieti di .
lasciare cadere nell’oblìo i nomi dei
tormentatori di anime che Dio ha ormai giudicato, ricordiamo quello del
Capitano De Laugeron, che, pur nell’adempimento del suo ingrato dovere
seppe mantenersi pietoso ed umano.
Altri condannati. Valdesi ed Ugonotti conobbe Giovanni Genre nei lunghissimi anni della sua prigionia: ma a
che ricordarli tutti? La loro storia si
rassomiglia: avevano voluto serbarsi
fedeli a Dio ed avevano, per questo, rinunciato alla libertà, resìstendo ad ogni tormento ed a ogni martirio, non
ultimo quello subdolo, implacabile,
perverso, dei gesuiti che li insidiavano
contìnuamente per vantarsi a Versailles della vittoria riportata.
Sapevano che una parola avrebbe
potuto spezzare le loro catene, ma
quella parola gli evangelici non la pronunciavano, preferendo la morte sotto i
le bastonate o al banco del loro martirio.
Quando non morivano, invece, in
combattimento, per la gloria del loro
persecutore. |
Giovanni Genre prese, anche lui,
parte ad una battaglia.
La galera sulla quale era imbarcato
era a Dunquerque, in lotta contro
gl’inglesi. Un giorno U comandante
ebbe l’ordine di uscire dai porto.
I galeotti ebbero l’ordine di denudarsi completamente; i ferri delle catene furono ribaditi; una parte dei cannoni coi quali la galera era armata furono rivolti verso la ciurma per troncare con la mitraglia ogni eventuale
tentativo di ribellione dei galeotti, i
quali dovevano sottostare, senza alcuna
difesa, al fuoco nemico, che si accaniva
sopratutto contro di essi, per troncare i
remi od uccidere i rematori, immobìlizzando in tal modo la nave.
Dalle galere francesi, intravidero
nella nebbia una nave inglese e cercarono di awicinarlesi prestamente, per
prenderla all’abbordaggio.
(Continua).
3
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L’ECO DiaLLE VAJ^l VALDESI
.■'í.
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ginocchia si piegavano per implorare
perdono. — Ma, ditemi, pregherete ancora quando sarà ritornata la pace,
t quando cioè non temerete più il rombo
del cannone o il fischio delle pallotto* le ? — Pregherò sempre, perchè ho la
t certezza che Dio non mi abbandonerà
C mai «l’Eterno mi proteggerà da ogni
^ male ; proteggerà il mio uscire e il mio
^ entrare da ora in eterno » — Tali parole non hanno bisogno di commento .
I esse ci dicono semplicemente che anche
i la guerra può insegnarci qualcosa di
t utile.
j. Ricordatevi, adunque, cari militari, di
pregare sempre e dovunque : al mati tino quando il sole incomincia ad in^'dorare Forizzonte, alla sera quando
^scendono le ombre sul creato, durante
il giorno sotto i raggi infuocati del sole,
nella fredda veglia della notte quando
col moschetto in mano vigilate da sentinella, nelle ore di riposo e di aspettativa ed in mezzo al fragore della bati taglia. Sì, pregate in ogni tempo, se voi lete che l’Eterno vi dia sempre la sua
' (forza, il suo incoraggiamento, il suo
aiuto e vi rivesta della sua grazia. Sappiate che è uomo soltanto colui che sa
pregare.
E permettetemi di riferire ancora quanto, più d’un anno fa, mi scriveva un
alpino dal fronte occidentale. « Domenica alle 10 del mattino, in mezzo alle
rocce ed ai nevai, benché sfiniti dalla
stanchezza, con alcuni miei compagni,intonammo, da fieri valdesi, l’inno : « la
tua presenza brama quest’alma o Salvator... » Queste parole ci furono di conTorto durante tutta la lotta ». Canto e
preghiera, ecco quanto dobbiamo tutti
imparare, perchè la preghiera spinge
; spesso al canto ed il canto è sempre
^ preghiera. — Soldati, cantate le stroV ie dolcissime ed eroiche dei nostri Inni
: che avete imparato quando ancora non
■conoscevate la tragica realtà della vita.
Intonate quei canti che vi parlano di
gioia e di liberazione, che proclamano
la misericordia di Dio e la salvezza dei
peccatori.
Cantate e pregate sempre.
ARNALDO GENRE
Segnalazioni
Allo scopo di fornire i nostri membri di Chiesa di una letteratura evangelica, abbiamo ripetutamente avuto occasione di parlare degli opuscoli del
nostro prof. G. Miegge., Siamo lieti ora
: di salutare, in un campo diverso, un'opera dovuta alla tenace fatica del prof.
D. Bosio, assistito da una commissione
di collaboratori : E. Tron sen., A. Ribet,
, G. Mathieu, G. Costabel. Si tratta del
-PICCOLO DIZIONARIO BIBLICO, che
già è stato annunziato su questo giornaie. La mente dei nostri lettori ricorrerà subito naturalmente a qualche ter: mine di paragone ; l’ormai esaurito di. zionario di F. Schaff, o magari a quali delle enciclopedie moderne, e
, «quindi rimarrà subito deluso di trovar• si di fronte ad un volumetto di sole
334pagine. Ma se egli non si lascierà
dominare dalla impressione e sfoglierà
il volume, e leggerà le varie voci, ab^ . biamo la certezza che egli muterà di
‘^-sentimenti ! Egli si troverà cioè fra le
^ mani un maneggevole strumento, prajtioo, di immediata utilizzazione, che
gli permetterà di rinfrescare o chiarire
I le sue conoscenze bibliche. Non si è
voluto fare im’opera di alta coltura, i
mezzi e il tempo non lo consentivano
^ si è fatto per altro una opera modesta
-di divulgazione, cui non sono estranei
É i dati fondamentali della cultura ; un’oJ., pera cioè che si rivolge alla gran massa dei nostri membri di Chiesa, ai no,.atri monitori, a quanti insomma leggo¥}Ho ancora la Bibbia per la loro edifiI cazione, e possono talora rimanere perJ plessi di fronte ad un termine straniel-xo, ad una espressione oscura, ad un
■vocabolo dal complesso significato
(Vedi Matteo 27,^7 : Archeldama - Vedi Salmo 6, 5 : Ades - Vedi : ^ede),
E’ insomma una ^raccolta di ìorevi note informative su quanto è indispensabile conoscere per avere la possibihtà
di capire la Bibbia. Sì è ripetutamente
parlato, anche sull’Eco delle VàUi Vaidesi, della necessità di fissare un criterio ragionato per leggere con profitto
le Sacre Scritture ; questo Piccolo Dizionario Biblico è un ottimo mezzo sussidiario per aiutare questa lettura, e crediamo che ciò sia un sufficiente titolo
di raccomandazione 'x
Piccolo Dizionario Biblico (Libreria
Editrice Claudiana - Torre Pellice Torino - 1 V. pag. 334 : L. 16).
III‘ GiORNATi DELLA GIOfENTD'
a Pramollo - Domenica 24 Agosto
La Gioventù delle Unioni è convocata
- come già venne annunziato - a Pramollo, Domenica 24 agosto, per un Convegno.
Nel Tempio della Ruata, sarà tenuto
(a Dio piacendo) il culto solenne in unione con la Comunità locale, alle ore
10,30. Il culto sarà presieduto dal Cappellano Valdese, pastore Ermanno Rostan.
Dopo la colazione al sacco (si raccomanda di portarsi tutte le, cibarie) la
gioventù si riunirà alle 14,30 in un boschetto, al « Serre dei platani », distante cinque minuti da La Ruata per il
Convegno che sarà presieduto dal Pastore della Parrocchia sig. Paolo Marauda. Presenteranno brevi messaggi i pastori G. Bertin e P. Bosio introducendo
alla libera discussione l’argomento del
Convegno :
La testimonianza cristiana.
Si prega di portare l’Innario cristiano.
Alle 16,30 le Unioni di Pramollo e di
Roma, unendo le loro risorse,, offriranno
a tutti gli intervenuti im buon tè ristoratore, nei locali della U. G. V. a
La Ruata.
Pramollo attende con gioia la visita
della gioventù delle Valli. Il Convegno
offre alla gioventù, insieme col piacere
di una bella gita, l’opportunità di meditare uno degli aspetti fondamentali
della vita cristiana che concerne direttamente anche la gioventù.
Se il tempo non fosse favorevole il
Convegno si terrà ugualmente nel Tempio.
2‘
Itila FiUoDt lie Diloal lalltil
Invitiamo tutta la gioventù valdese,
che lo potrà, ad intervenire al Congresso che. avrà luogo nel nostro tempio di
Pìnerolo domenica 31 agosto.
Potranno partecipare attivamente ai
lavori quelli che ai termini dello Statuto-Regolamento ne saranno membri, ma
tutti i giovani delle Chiese Valdesi, e
in modo speciale quelli che in tale data
saranno alle Valli, sono cordialmente invitati ad assistervi. Sarà una giornata
ricca d’interesse, e, speriamo, di molte
benedizioni. Considerare il Congresso
come incontro di pochi delegati soltanto, e non adunata generale di tutti i
giovani fratelli e sorelle delle nostre
comunità, sarebbe ridurre e rimpicciolirne la portata. A tutti, dunque, è rivolto l’invito e tutti ci vengano cql loro
amor fraterno e la loro fede.
Com’è stato annunziato il culto d’a- ,
pertura, alle 10 precise, sarà presieduto dal pastore Ermanno Bpstan.
I lavori propriamente detti si inizieranno alle 14 col seguente ordine :
Elezione del Seggio del Congresso.
Messaggio del Moderatore prof. Ern.,
Comha.
Lettura della Relazione del C. N. pei
tre ultimi anni di attività.
Discussione della Relazione.
Elezione del Comitato Nazionale.
Proposte e Varie.
Alle 16,30 sarà offerto a tutti i presenti un piccolo rinfresco. I lavori, si
chiuderanno prima della sera per permettere agli intervenuti di prendere il
treno o la via del ritorno in tempo utile.
Il Segretario Generale.
FIORI in memoria di NANCY PEYROt:
, ^^a sorella :
Per Orfanotrofio Torre Pellice L. 200,
Per Asilo dei Vecchi di San
Giovanni » 100,—
Per Ospedale Valdese » 100,—
Per Asilo infeinzia Torre Pellice » 100,—^
Sig.na Lilette Albarin ;
Per Orfanotrofio Torre Pellice » 100,.—
Per Rifugio Re Carlo Alberto » 100,—
Sig.na Cl. Bonnet e Adel. Coisson:
Per Orfanotrofio Torre Pellice » 50,—•
Prof. Iginio Monti e Signora,
per Id. » 50,—
Giorgio e Paolo Monti, per Id. » 10,—
Sig.ra Evangelina Pámpano,
Monti, per Id. » 200,—
Albina Bonnet, per Id. » 15,.—
Mario Bonnet, per Id. » 5,—
Irina e Davide Rostan, per Id. » 15,—
CRONACA VALDESE
ANGROGNA (Serre) a Pradeltorno
sabato 2 corr. si sono uniti in matrimonio Gaydou Alberto di fu Fernando,
dei Chiots e Buffa Nelly di Enrico, dell’Adrech.
Sabato, 9 agosto si univano in matrimonio Monnet EmiliOi Levi di Giorgio
e Benech Lisetta di Stefano.
Benedica il Signore questi nuovi focolari che si formano e li circondi cj>n
la Sua grazia.
-— Ringraziamo il sig. Daniele Costabel che ha presieduto il nòstro culto
nel tempio del Serre la domenica 3
agosto.
— Lunedì 4 agosto decedeva improvvisamente ai Rivoires Luigi Giacomo
Rivoire di anni 74. Consoli il Signore
gli afflitti.
— Domenica 10 corrente, circa una
ottantina di giovani rappresentanti le
Comunità dì Angrogna, Torre Pellice,
San Giovanni si recava sul monte Roux.
Il monte era, per così dire, preso d’assalto dalle varie comitive. Alle 11 veniva
celebrato il culto dal pastore del Serre
che spiegava la parola : « Nel mondo voi
avrete tribolazione ; ma, fatevi animo :
10 ho vinto il mondo » (Giov. 16: 33). Il
pastore Lamy Coisson ci portava quindi
11 Saluto delle Comunità sorelle di Felonica Po, Mantova, Santa Lucìa, di Quistello, dandoci notizie su quel campo di
lavoro.
1 Che il ricordo di quell’ora trascorsa
nella comunione fraterna creata dalla
Parola di Dio rimanga per,ciascuno dì
noi in benedizione.
i — La radiosa giornata di domenica ei ra purtroppo funestata, sul finire, da
una tragica disgrazia. Un incendio,' doi vuto a causa imprecìsata, divampava
I improvvisamente in un casolare di campagna in regione Barma di Cacet. Due
bimbe riposavano in esso, mentre i genitori erano poco lontano : Alma e
; Bruna Rivoir, di Levi ed Annetta. Le
fiamme, sviluppandosi, lambivano ben
presto il luogo in cui si trovavano le
due bimbe, una delle quali spirava in
seguito alle gravi ustioni riportate.
L’altra era rtasportato subito all’Ospedale di Torre Pollice dove, purtroppo,
malgrado tutte le cure prontamente prestatele cessava di vivere dopo due giorni.
Noi ci stringiamo tutti intorno alla
cara famiglia così tragicamente provata
invacando su di essa le sole consolazioni veramente efficaci : le consolazioni
del Padre. « Come un uomo cui sua
madre consola, così Io consolerò voi » dice il Signore. (Isaia 66 : 13).
MASSELLO. E’ deceduto improvvisamente nella sua abitazione di
Grangedidier, il giorno 15 luglio, Mtcol
Pietro, in età di 64 anni.'.
' Alla moglie Miool-Tron Clementina,
j ai” figli ed a tutti i congiunti, colpiti da
! questa repentinS dipartenza, va tutta
la nostra cordiale simpatia. '
— La, domenica 29 giugno, il culto
principale è stato presieduto dal cand.
theol. Gustavo Bouchar<^ il 27 luglio
dal pastore Alberto Rib^'che ha tenuto
a trascorrere una giornlfta in seno alla
Chiesa da lui diretta per ben 4 anni. Il
; sig. Ribet 'ha presieduto, inoltre, un
1 culto all’aperto in cui ci ha recato ral, legranti notizie dell’opera evangelica
; nei suo distretto.
Ad ambedue quei fratelli esprimiamo
la nostra viva gratitudine.
TORRE PELLICE. Il culto di domer
nica prossima nel Tempio di Villa (ore
10.30) sarà presieduto dal pastore sig.
Achilie Deodato.
Il 30 luglio u. s. il signor Goss Giovanni e la signora Long Giulia (Vìa
Garibaldi) hanno commemorato le loro
nozze d’oro. I figli, lontani non hanno
potuto venire, ma erano presentì collo
spirito. Il Pastore ebbe occasione di
unirsi in preghiera coi cari sposi per
benedire il Signore autore di ogni bene.
Il signor e la signora Goss si sono ricordati delle opere della Chiesa in
quella memorabile circostanza.
VILLASECCA. Ringraziamo lo studente in teologia Peyrot Giovanni che
ha presieduto il culto della domenica
13 luglio; durante il culto della stessa
domenica è stata battezzata la bambina
Peyronel Romana, di Ferdinando e di
Bounous Maria, sulla quale invochiamo
le benedizioni dell’Eterno.
— In occasione del raduno giovanile,
al culto della domenica 3 agosto abbiamo avuto il piacere di udire fi. messaggio apportatoci dal pastore TuUio
Vinay segretario generale della F. U. V.
— Domenica 10 agosto il culto sarà
presieduto D. V. dal pastore di Fiume
dott. Carlo Gay. Alfredo Janavel.
Corso Yigilatrici d’infanzia
Presso la Scuola per « Vigfiatrici d’infanzia » annessa all’Istituto Principessa
di Piemonte, di Firenze (Via S. Felice
a Ema, 11) sono aperte le iscrizioni per
il conseguimento del Diploma di Stato
di Vigilatrice d’infanzia (corso biennale)
e del Certificato di Puericultrice (corso
annuale), secondo ledìsposìzìoni della
Legge 19 luglio, n. 1908.
Il Diploma di vigilatrice abilita all’assistenza del bambino sano ed ammalato
in case private ed in Istituti, Brefotrofi,
Nidi, ecc.
Il Certificato di Puericultrice abilita
all’assistenza del bambino sano.
Le domande in carta da bollo da lire
4 verranno accettate fino al 15 settembre p. V. corredate dai necessari documenti. I corsi avranno inizio il 1 ottobre. Per informazioni e schiarimenti rivolgersi alla Direzione della Scuola.
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Piccolo Dizionario Biblico
Contenente informazioni e
spiegazioni sui principali
personaggi, sulle Idealità,
sugli usi e costumi e sugli
insegnamenti che ci sono
presentati nella S. Bibbia e
specialmente nel N. Testamento (con alcune illustrazioni). Indispensabile a chi
voglia studiare in modo intelligente la Bibbia.
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Prezzo netto L. 16.
Ordinazioni alla ’
LIBRERIA EDITRICE CLAUDIANA
— C. C. P. 2-17557 —
4
í''
L»ECÒ delle valli .valdesi
-■T
|Ì«>» il culto ai fumiéliia
^Meditazioni preparate sai testi del Calendario Bìblieo della Chiesa Morava)
Lunedi' Lettura : Salmo H8.
18 Agoslo Quelli che sono stati dei
buoni diaconi, si acquistano un grado onorevole e una gran franchezza nella fe~
de e in Cristo Gesù.
ITim. 3 : Ì3.
- Nei versetti'precedenti l’apostolo è
venuto menzionando quali sono i requisiti del diacono ;~per occupare in modo
non troppo indegno la carica di diacono
si richiedono certe garanzie di vita irreprensibile, senza le quali non si può occupare un posto nella chiesa, che vi addita ai fedeli come un esempio da seguire. Non è facile vivere in modo « irreprensibile », come vorrebbe l’apostolo
per i diaconi, ma non è impossibile con
la buona volontà, la coscienza della propria dignità, dell’alta carica che si occupa, e ispecialmente con l’aiuto di Dio
Chi si sforza di avere una condotta
che non dia pretesto a giuste critiche,
chi si dia con tutto il cuore al compimento del proprio ministero tanto da
meritarsi la qualifica di « buon diacòno », ne avrà interiormente la dolce soddisfazione di aver fatto il suo dovere,
sentirà la voce divina : « sta bene buon
servitore », e avrà onore da parte della
comunità e stima, acquisterà una gran
forza morale, una tempra energica. di
caratare, un indomito coraggio neU’ambito delle cose spirituali. Potrà esercitare con maggiori fatti l’opera sua a più
grande gloria di Dio e per una più grande vitalità della chiesa.
L’affermazione deH’apostolo, del resto, vale non solo per i diaconi, non solo
per chi occupa una carriera nella chiesa,
ma per ogni membro del corpo di Cristo,
che è la chiesa.
Martedì Lettura : 1 Cor. 12 : 12-26.
19 Agosto Siate irreprensibili e schietti, dei figliuoli di Dio senza biasimo in
una generazione perversa ecorrotta, in
mezzo alla quale voi risplendete come
degli astri nel mondoi Filipp. 2 : 15.
La nostra professione di cristianesimo
se da una parte ci offre incontestabilmente preziosi principi ed una indiscussa superiorità morale e spirituale ci ijnpone degli obblighi non facUi, data la
potenza del vecchio uomo in noi. Pensate a tutto quel che implica la parola
« irreprensibile » applicata alla nostra
condotta, allora esclamerete : « e chi
può esserlo» ? sottintendendo : « nesr
suno» . Quel che l’apostolo intende non
è la perfezione già raggiunta, ma un
protendersi incessantemente verso la
perfezione nella nostra vita. Come quando Gesù disse: « Siate perfetti ». Quel
che si richiede da noi cristiani è che
lottiamo incessantemente contro la vecchia natura, contro l’influenza dell’ambiente per attuare sempre meglio in noi
l’ideale di perfezione che è in Cristo,
nostro maestro e nostro modello. Questo dobbiamo fare anche perchè siamo
figli di Dio; dobbiamo, lo sentiamo, onorare il nostro padre con la nostra vita;
non vorremmo che sì dicesse che disonoriamo il nostro padre; questione di amor
proprio, meglio ancora per riconoscenza
e per amore verso il Padre che ci ha abbondantemente benedetti e che vuole
che gli dimostriamo anche col viver
bene la nostra gratitudine.
Il mondo è corrotto, se Dio ci ha posti
nel mondo è in vista dì una missione,
quella che il Signore ha così trascrìtto:
« voi siete la luce del mondo ». Quale
onore! ma anche quale responsabilità!
Se il mondo sarà salvo, anche noi ne
avremo un certo vanto, ma se il mondo
perisce nei suoi vizi anche nostra sarà
la colpa; e della morte spirituale dei nostri fratelli ci sarà domandato conto da
Chi ci aveva scelti per una missione
salvatrice.
Merceledì Lettura: 1 Cor. 12: 27-31.
20 Agosto Chi pratica la verità viene
alla luce, affinchè sia manifesto che le opere non sono fatte in Dio.
Giov. 3 : 21.
Osservate, il Signore non dice: « chi
conosce la verità, » ma « chi pratica la
verità » Conoscere e praticare sono due
cose ben differenti: si può conoscere e
non praticare, almeno quando si tratta
della verità. Non v’ha chi non afferri
l’importanza dell’affermazione di Gesù.
Son poche le cose difficili come la pratica della verità, pratica non saltuaria,
ma costante della verità, in tutte le circostanze ed ambienti. La menzogna è la
cosa naturale per le creature non rigenerate, è una tentazione forte anche per
chi già si trova sulla via della conversione, ma non ancora trasformato, cioè
purificato da tutte le menzogne del vecchio uomo. Pensate alle infinite forme
della menzogna, dalle parole agli atti,
pensate a tutte le occasioni che giornalmente si presentano e mettono a dura
prova la risoluzione di dire la verità e
praticarla! Eppure la pratica della verità
è il mezzo, il solo mezzo per presentarci
davanti a chiunque la fronte alta nel
sentimento di non aver voluto ingannare. Dico uoliuio perchè si può errare
anche nel proposito fermo di essere veritieri: ma quando non c’è volontà nò
proponimento di nascondere la verità, il
pentimento e ima maggior vigilanza
renderanno più perfètto moralmente a
chi odia la menzogna e vuol praticare la
verità davanti a tutti, come in presenza
di Dio che tutto vede anche i pensieri
più reconditi del cuore.
1-7.
Cristo
l’apo
Vcnerdì Lettura: 1 Cor. 13: 8-13.
'22 Agosto Siam tenuti per seduttori,
eppure siamo veraci ; per ignoti, eppure
siamo bene conosciuti ; per i moribondi,
eppure eccoci viventi ; per castigati, eppure non siam messi a morte.
2 Cor. 6 : 9.
L’apostolo ha esposto nei versetti precedenti quello che si potrebbe chiamare
« le credenziali del vero apostolato »,
ha detto in tutta sincerità ed umiltà
come si fosse sforzato di essere d’esempio nel parlare e nell’agire, in mezzo a
credenti e a pagani, nelle ore liete come
nelle persecuzioni, neU’attaccare gli avversari o nel difendersi da essi, cercando
in ogni cosa di « mostrarsi degno come
s’addice a dei ministri di Dio ». Eppure
non sono mancati coloro che lo giudicarono male, attribuendogli sentimenti
ch’egli non aveva.
La cosa non dovette stupirlo; U calunniatore che, servendosi di mezzi umani,
aveva voluto nuocere al maestro non
poteva non proseguire l’opera sua malvagia nei cristiani e specialmente in
coloro che ne erano i capì spirituali,
Oggi, non accade diversamente: il
male odia il bene, il Padre della menzogna è tutt’ora all’opera, e non mancano
coloro che acconsentono a diventarne gli
strumenti docili.
Di quali calunnie, di quali inganni
non sono accusati i credenti dall’ateismo
persecutore ! Quante ignobili accuse ispirate dal fanatismo religioso ! Oggi ancora si può parlare di persecuzione per
opera di gente chesi lascia dominare
dall’invidia, dalla gelosia, dallo spirito
anticristiano. E chi non ha sofferto per
gli infiniti giudizi della malvagità umana ! Il dolore sofferto ci sia di ammonimento a non condannare come
troppo facilmente siamo portati a fare.
Giovedì Lettura : 1 Cor. 13 .
21 Agosto Per mezzo di Gesù
noi abbiam ricevuto la grazia e
stolato affin di trarre, per amor del suo
nome, all’ubbidienza della fede tutti i
gentili. Rom. 1: 5.
Tutti sanno con quale ardore, entusiasmo e fede l’apostolo.Paolo esercitasse il suo ministero di banditore- dell’Evangelo in mezzo ai gentili, che egli
evidentemente considerava come il campo a lui in modo particolare affidato.
Come si spiega che egli abbia vinto
tante battaglie e conquistato tante
anime a Cristo?
1 - Per un sentimento di riconoscenza
verso il Signore per la salvezza dì cui
era stato l’oggetto. Quando pensava a
quel che era stato, « nemico » dì Cristo,
a quel che era diventato per intervento
diretto di Cristo, fermato sulla via che
lo avrebbe condotto sempre più lontano
da Dio, non solo, ma chiamato direttamente da Cristo per diventare l’araldo
della Buona Novella, egli non poteva
non rendere dal fondo del suo cuore umili e ferventi rigraziamenti; ma quale
modo migliore che darsi a tutt’uomo ad
annunziare la grazia della salvezza a chi,
come lui un giorno, si trovava sulla via
della perdizione?
2 - Per amore delle anime. L’amor di
Cristo non va disgiunto dall’amor delle
anime che Cristo amò fino al punto di
morire per salvarle. Non si può amare il
Signore se non si ama quelli ch’egli arnò,
i perduti, e come egli amò, in vista della ^
loro salvezza. ’’
L’opera di evangelizzazione langue
quando è tiepido l’amore delle chiese
per il suo Capo; ma nei tempi di risveglio, vale a dire, di più intenso amore
pel Signore, il che implica una volontà
più decìsa di far ciò ch’egli comanda,
l’opera delle missioni è una delle grandi^
preoccupazioni dei cristiani.
E’ questo un elemento col quale nossiamo ognuno giudicare il nostro amore
verso Dio.
Sabato Lettura : l'Cor. 14 : 1-6.
23 Agosto Noi fatichiamo ' e lottiamo,
perchè abbiamo posto la nòstra speranza
nell’Iddio vivente. 1 Tim. 4: 10.
San Paolo parla spesso nei suoi scritti
dille sue fatiche e delle sue lotte inser
paiafelli dal srio ministerio ; e non si
gossono leggere le pagine in cui le riSjrda’ senza commozione e meraviglia
per la sua forza interiore, la sua tenace
resistenza. Egli è, giustamente annoverato fra i più grandi lottatori che la sto~ ria ricordi. Ognuno di quelli che hanno
sostenuto tante lotte e fatiche son stati
sorretti da una potenza la cui sorgente
era o una persona o un ideale con. i
quidi egli si era immedesimato.
- Dót’è^che San Paolo attingeva forza
' per la lotta ? Neiriddio vivente.
Iddio, onnipotente, onnisciente, sapienza infinita e amore perfetto che sapeva comunicargli forza sovrumana, intelligenza, prudenza, saviezza come lo
farebbe un Padre che ama il suo figlio
ed apprezza gli sforzi dì lui per il trionfo della sua causa. Iddio vivente, seihpre presente per guidarli e sostenerli
con la virtù della sua parola animatrice
nel buon combattimento fino al termine
della corsa.
La carriera cristiana, se fedele, se perseverante, non può percorrersi senza
lotte e fatiche. Non bastano le sole nostre forze, se dovessimo soltanto contare
su queste o su quelle dei simpatizzanti o
dei compagni di opera saremmo presto
sopraffatti ; ma Dio è vicino a tutti coloro che sono suoi combattenti per assisterli e incoraggiarli nel duro cimento.
«Io sono con voi ogni giorno»: non
abbja'hdoniamo, mai quésta (promessai.»
« Non temere »: ecco la giuliva certezza.
Allora, l’esperienza dell’apostolo « io
posso ogni cosa jn Cristo qhe mi fortifica » sarà anche la nostra . • g. t.
Domenica 24 Agosto
Leggere la meditazione in prima pagina.
Lezioni : Dattilografia, Inglese, Francese, dà esperta insegnante. — Rivolgersi al giornale.
Prof. Gino Costabel, direttore responsabile
ARTI GRAFICHE » L’ALPINA . - Torre Pellicfr
■ Hflß '
L Elmitolo e un antisettico
efficace del reni.della
f A \ BAYER \ c J vescica e delle vie urinarie
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INFORMAZIONI SU OBBLIGAZIONI
E AZIONI
Fondata nel 1901.
Ha per scopo la preparazione dii
giovani cristiane, che desiderano consacrare interamente la loro vita al
Signore, curando i sofferenti.
Si mantiene mediante offerte volontarie.
Diaconesse felici 1 Un’ideaie lungamente sognato che si può attuare nella
vita delle nostre giovani.
Per informazioni e offerte rivolgersi
al Direttore della Casa
SiG. PaST. ROBERTO NISBET
Convitto Valdese
TORRE PELLICE (Torino)