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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spot t.
biblioteca valdese
torre pellice
(Torino)
S e 11 i m a n a I e
della Chiesa Valdese
Anno XCI — Num. 15
Una copia Lira 30
ABBONAMENTI / ^ P“ *’*“**"*"
I L. 1.800 per Tetterò
Eco e La Luce-. L. 2.000 per Tintemo
L. 2.8Ô0 per Testerò
Spedii, abb. postale - I Gruppo
Cambio d’indirizao Lira 50
TORRE PELLICE — 14 Aprile 1961
Ammin- Claudiana Torre Pellice - C.C.P, 2-17557
Il peccatore
e il Maligno
Fenaroli, Eichmann: due uomini,
due processi. Mentre il processo del
primo continua a sollecitare stancamente la nostra attenzione sulla quinta pagina dei cotidiani, si apre a Gerusalemme il processo del secondo.
Per la durata di alcune settimane si
svolgeranno contemjKjraneamente i
due processi e leggeremo la cronaca
delle sedute ed i resoconti delle testimonianze, udremo parlare la difesa ed il pubblico ministero per entrambi. Sono due uomini dietro la
sbarra, davanti ad altri uomini : i loro
giudici; sono uomini che hanno un
conto aperto con la legge, la morale,
la giustizia, l’umanità e forse Dio.
Eppure non esiste comune misura
tra loro, non si possono mettere a confronto i due imputati; sentiamo che
non è possibile stabilire una identità
tra il piccolo commerciante milanese
ed il colonnello delle S.S., sentiamo
tutti che non stanno insieme di fronte alla nostra giustizia, che non sono
due imputati sullo stesso piano.
La differenza non sta solo e non sta
soprattutto nella forma del crimine o
nel numero delle vittime, c’è altro:
un abisso li separa, non si può seguire
la vicenda di Eichmann come si segue quella di Fenaroli, non è un soggetto di conversazione come altri;
non si può parlare di Eichmann senza riflettere, è un uomo che costringe
a pensare.
C’è gente che di Fenaroli e delle sue
vicende non si interessa, e forse ha
ragione di non perdere il suo tempo;
ma di Eichmann nessuno può dire:
questo nton mi interessa, non mi concerne, uno non può non pensare ad
Eichmann. Fenaroli è un fatto di cronaca-che-scomparirà n^T^lio come
altri fatti, inghiottito nella massa di
bene e di male, di virtù e eh debolezze
della vita nostra; Eichmann invece
non è un fatto di cronaca: è un segno, una presenza, un problema.
Fenaroli è espressione del peccato
umano, Eichmann è un se^o del male . per questo non è possibile stabilire
fra loro un raffronto.
Colpevole o innocente, il primo è un
uomo, rientra nella normalità umana,
lo riconosciamo nostro simile: uomini
e donne spregiudicati ed avventurosi
ne conosciamo tutti, di uomini che
hanno commesso azioni riprovevoli ed
impure sono piene le nostre città ed
i nostri villaggi, il peccato regna intorno a noi : lo combattiamo, lo deploriamo, ci sforziamo di resistere ad esso Il caso di Fenaroli è di questi e ci
indignarne del piccolo mondo sordido
e meschino di cui è espressione ; ma
davanti ad Eichmann non ci indigna
mo, non deploriamo, non combattiamo: abbiamo paura pierchè non sembra più essere ima creatura umana,
non è più nostro simile. Il funzionar
rio anonimo di cui ha così ben scritto
Jemolo, che ha diretto dal suo ufficio
lo sterminio di un popolo, di ima razza, forse di una civiltà, non ha misura umana: è espressione della potenza del male, di quella potenza, di quella forza che la Bibbia chiama il demonio e la chiesa del diavolo.
Mentre in ogni processo si cerca la
verità, ed il compito dei giudici come
degli avvocati, dei giurati come della
stampa è la ricerca della sola verità,
gettando luce sulTuomo, sui moventi
dei suoi atti, e .si cerca di comprendere, condannando o assolvendo, nel caso di Eichmann non c’è da cercare
nessuna verità, non c’è nessun movente, nessuna ragione: ci sono milioni
di uomini annientati. C’è la sola forza del male ed il solo interrogativo è
quello che ci poniamo di fronte alla
croce.
Nella città di Gerusalemme, dove il
giorno del venerdì, santo fu ucciso Gesù, è oggi processato Eichmann: forse negli stessi luoghi, e lo stupore con
cui leggiamo il racconto della condanna di Gesù è lo stupore nostro oggi
di fronte a quest’uomo.
La potenza di male, lo spirito demoniaco che ha ucciso il Cristo è incar
nato in questo colonnello delle S.S.
Quella potenza di morte e di distruzione che si è servita di Filato, dei
sacerdoti, della folla, si è servita di
Eichmann per compiere la sua opera.
Nella morte di Gesù concorrono la
viltà dei suoi discepoli che tacciono,
l’orgoglio fanatico e razziale dei sacerdoti, Tobbedienza anonima e piccina di Filato, il colonnello che si è lavato le mani per essere innocente.
Nel massacro di milioni di ebrei ci
sono le stesse responsabilità: la follia
razziale, il silenzio della Chiesa, Tobbedienza dei funzionari. Ma è quello
che sta dietro che ci raggela il sangue, perchè non si tratta di malvagità o di peccato umani, come possono essere quelli del piccolo industrias Fenaroli, bensi dello scatenarsi delpotenza infernale ohe nessun uomo può dominare. Eichmann non è
un criminale e non sono crimini 1
suoi: è una finestra che di colpo ci
viene aperta sulla presenza e la realtà deU’inferno.
Ferciò davanti ad Eichmann non
possiamo discutere ma solo ripetere
la preghiera del Signore : «liberaci dal
maligno, dalla potenza del demonio».
credere che la croce di Cristo è la
vittoria di Dio. Giorgio Tourn
GII llaliani fra religione e fede
È 'auspicabile una riforma dello spirito religioso, e in che senso?
Quale influenza potrebbe avere sulla scelta politica degli italiani?
Sono - i partiti laici - sensibili a questo problema?
Tali gli interrogativi cui ha risposto, in una itCMiione indetta dal gruppo
GL di Torino, l’8 n.s. sera, l’avv. Ettore Serafino, introducendo un dibattito; fra la sessantim d’intervenuti si notavano i proff. Gallo, Paolo Serini
e Norberto Bobbip, il past. E. Ayassot, il rabbino Serra.
L’oratore ha notato, esordendo, che all’origine dell’idea di tale dibattito
stava la serie di rifoste ricevute ad un articolo da lui pubblicato lo scorso
giugno su Resistertàa (« Le cause — La causa »), nel quale individuava la
causa profonda deÌ'mancato rinnovamento del nostro paese in una mancata
riforma religiosa. Le numerose reazioni, prò e contro, l’avevano convinto di
come il problema fosse sentito, e di ^___________
come potesse essere opportuno e fecondo discuterne ulteriormente.
Premesso che non era, quella, la
sede per -avviare una discussione teologica, ha notato come ai succitati
interrogativi occorra premetterne un
altro: esiste ancori oggi ini problema religioso, un’esigenza di fede?
Ad e»so si può rispondere, co-n ricca messe
di esempi vicini e loàtani, con l’affermativa.
— Quanto aìVinlerr^ativo rv‘ I, una risposta negativa sarebbe assurda: la vita
cristiana è un continuo divenire, rinascere,
riformars : non basta il battesimo o la pur.i osservanza formale di dogiini e riti per
essere -cristiani : ed c la grande accusa dei
popoli non cristiani. Una riforma non è
solo ansipicabile ma necessaria, c congeniale al messaggio crésliaiio.
Riforma, dunque; ma -in die senso? solo
sul p ano cosiddetto morale? L’italiano iredc di soddisfare la propria esigenza religiosa sforzandosi di sepiire gli inviti della
chiesa alla -generica ' ifeità, alTosseiAanza ;
più preghiere, più offerte, -maggiori probabilità di salvezza. Ma il Cristianesimo
non è questo: Cristo non ha sostituito a
un sistema ecclesiastico altro sistema, a
una casta di sacerdoti altra casta, altri riti
ai vecchi riti. Ha sostituito alla legge la
grazia liberatrice, ha stabilito diretta coiTiunicazione, colloquio fra Tnomo e Dio;
non ha autorizzato nessuno a porsi come
diaframma tra -I travolgente torrente della
sua grazia e Tnomo, a operare dei distinguo. Meditando su ciò apparirà oliiara la
direz'one in cui deve camminare una rina•scita dello spirito religioso.
— 11 2» quesito va ampliato, non potendosi lim'tare alTinfluenza che una riforma
avrebbe sulla scelta elettorale, bensì sulla
vita (cultura, economia, libertà, rapporti
sociali). Qui l’oratore, rifacendosi all’esempio della Riforma, ha citalo ampiamente e
felicemente una belliss'ma conferenza di
Giorgio Spini, « 11 Protestantesimo nella
formazione del mondo moderno », pubbli
cata su Protestantesimo 4-1957. Vorremmo
poter citare distesamente, ma dobbiamo limitarci alla conclusione: «Gli uomini delIt Riforma non furono degli avveduti polit’ci o dei lungimiranti rivoluzionari sociali o degli assertori -della libertà della
cultura. Furono terribilmente ingenui e
sempTci: credettero che bisognasse cercare per primo il Regno dei Cieli e che
tutto il resto sarebbe stato -sopraggiunto :
non esitarono a credere una cosa tanto assurda, a vista umana almeno, che U granello di senape potesse crescere fino a diventare albero gigantesco e riparare sotto
la sua ombra trccelli d’o-gni sorta. Noi siamo stati, sinora almeno, più realistici, più
astuti, più dotti: abbiamo cercato il regno di questa terra. La storia ci Ita dimostrato che la semplice fede della Riforma
era capace di smuovere montagne secolari
ed abbattere mura più salde di quelle di
Gerico : ci ha dimostralo viceversa die la
nostra sapienza serve soltanto ad imial
zare fragili case esposte a crollare al primo
addensarsi della tempesta ed al primo sof
fiare di venti avversi.- Ancora oggi, a tan
ta d'istanza di secoli, il messaggio della
Riforma è segno di oontradizione o d
salvezza: messaggio di scandalo o di fol
lia, co-me esso suonò la prima volta, in
faccia alle potenze coalizzate del pontifi
calo romano, ddl’impero di Carlo V, del
la banca dei Fugger. C-o-me tanti secol
fa’, quel messaggio non ci giunge dall’al
to di un trono, nè ci viene imposto con
sdiiere d’armati o tesori di finanzieri. C
viene soltanto dalla rotta vo-ce di un umile
testimone, inerme e solo davanti alle potenze di questo mondo, che ci ripete:
’Non po-880 altrimenti: cosi Dio mi aiuti’ ».
Tali amipic citazioni non erano fatte per
so-stenere — affermava l’aw. Serafino —
che lutti gli italiani dovrebbero entrare,
armi e bagagli, nelle chiese riformate, ma
per ribadire la neoessilà che lo spirito della Riforma operi ancora oggi, in mezzo a
tutti : quel che interessa è ohe il messaggio evangelico venga veramente inteso e
scateni la liberazione delle coscienze
(«-spirito di consacrazione, di dedizione
SALUTANDO 1 VISITATORI «CEVENOLS»
Ricordiamo il pellegrinaggio valdese al Musée du désert
In occasione della visita che i pastori riformati francesi Bastian e Bouneau, provenienti dalla regione protestante delle Cevenne, stanno coinpiendo, durante questa stessa settimana, alle comunità valdesi delle Valli, illustrando in ciascima la regione
predetta, con l’ausilio di numerose
proiezioni luminose, T«Eco delle Valli» ha opportunamente segnalate le
analogie fra la regione stessa e le Valli Valdesi, come antica tradizione
protestante e come tragica storia di
oppressioni, di lotte, di resistenze in
difesa della libertà religiosa; ed insieme ha ricordati gli scambi di pellegrinaggi, avvenuti nel periodo anteriore alla seconda guerra mondiale
fra protestanti francesi e valdesi, intesi a prendere conoscenza diretta
gli uni degli altri, a risvegliare ed irrobustire i legami fraterni fra loro,
che sono stati espressi visibilmente
con una lapide posta nel «Musée du
Désert ».
Mi si consenta di rievocare, proprio
nella circostanza attuale, gl’indimenticabili ricordi di quei tre pellegrinaggi svoltisi tra il 1935 ed il 1937, me
11 Past. Valdo Galliand
segretario della FUACE
E’ stato nominato direttore del D:-parlimenlo d’informazione del C.E.C. Pbi-lippc
Maury; a sostituirlo alla segreteria generale della FUACE (Féd. Univ. Assoeiarions
Ghréliennes d’Etudiants) è stato dilaniato
il past. Valdo Galliand, della Chiesa valdese uruguayana.
diante i quali migliaia di protestanti
francesi e di valdesi, al di là ed al di
qua delle Alpi, goderono dell’impressionante esperienza di ritrovarsi fratelli, come dopo im lunghissimo periodo di separazione, in convegni vibranti di ardente solidarietà cristiana, che ebbero allora, col loro sapore
di nuova scoperta, una vasta e profonda risonanza.
Il primo pellegrinaggio valdese nella Francia Meridionale s’iniziò il 24
luglio 1945; ma, nella settimana immediatamente precedente fu preceduto, fra il 14 ed il 23 luglio, da vm notevole pellegrinaggio di ben ottanta protestanti francea, provenienti in parte
dalle regioni riformate della Linguadoca e del lontano Tarn, in parte dalle Cevenne e dal Gard, diretti dal dinamico pastore Léon Marchand, di
Castres, e dal figlio e dal genero di
lui, Jacques Marchand e Robert Cook,
anch’essi pastori. Rileggendo ora la
descrizione di quella memorabile visita « vers les Vaudois d’Italie » pubblicata nel loro vivace settimanale «La
voix de a montagne », durante la quale essi furono ospiti di tutta la popolazione valdese, da Bobbio a Massello, accolti dovimque con le più festose manifestazioni d’entusiasmo e d’affetto fraterno, ho potuto rivivere alcuni fra i momenti più belli ed emozionanti della mia vita.
Col primo treno mattutino del 23 luglio i pellegrini francesi ci lasciarono
alla stazione di Torre Pellice; e già
l’indomani mattina 24 luglio, col treno delle 6, i pellegrini valdesi s’avviavano verso la Francia.
Anche noi eravamo ottanta; erano
rappresentate in maggioranza le parrocchie valdesi delle Valli, oltre alle
chiese di Torino, di Milano, di Genova, di Roma; tutte le categorie sociali, agricoltori, artigiani, impiegati,
professionisti; i pastori Roberto Jahier e Lorenzo Rivoira, i professori
Edoardo e Renato Longo, Giovanni
ed Attilio dalla. Luigi Micol, Anna
Ribet, dett. Guido Malan di Torino,
Frida Gardiol, Dott. Emilio Benech
di Ginevra, Geom. Emilio Gauder ed
Ing. Arturo Long di Pinerolo, prof.
Emanuele Grill di Milano ecc. ecc. i
quali tutti insieme si costituirono
spontaneamente in una sola grande
famiglia, grazie anche al privilegio
del vagone riservato concessoci dalle
Ferrovie italiane da Torre Pellice a
Nizza. Di là proseguimmo il viaggio
in tre comodi autopullman lungo la
mirabile Costa Azzurra, fino a Marsiglia, ove pernottammo, poi l’indomani in visita a Aix-en-Provence, alle antiche colonie Valdesi di Lourmarin e
di Mérindol, fino ad Avi^one, l’antica città dei Papi, da cui arrivammo
in treno a Nîmes, che sarebbe stato
il centro delle nostre successive escursioni in autopullman, fra il 26 ed il
28 luglio, sia nel Gard, a Aigues Mortes alla Tour de Constance, sia nelle
Cevenne, nel cuore del paese dei Camisardi, a Anduze, a Alès, a Uzès, al
grandioso Pont du Gard, a Sauve, a
St. Hippolite, a Ganges, a Valleraugue, al Vigan e fino sull’alto del Mont
Aigoual (m. 1567), la montagna sacra
degli Ugonotti e dei Camisardi, a cui
si giunge con una comoda strada e
da cui si domina un panorama mirabile su tutta la Provenza, la Linguadoca, la catena delle Alpi, fino al
Monte Bianco e dall’altro lato fino al
Mare Mediterraneo. Viaggio meraviglioso di scoperta ai luoghi storici più
famosi de Protestantesimo francese,
accoglienza straodinariamente cordiale in tutti i centri, da parte delle
autorità (Erigenti, dei pastori, dei popoli protestanti, sentimento profondo
di ritrovarci in ogni luogo come in
casa nostra, come ci diceva il Sindaco di Lourmarin, che pure era cattolico : « lei, vous êtes chez vous » ; sentimento intimo di partecipare, noi
modesti pellegrini valdesi, ad rm avvenimento storico segnalato, ad un
ritorno secolare verso i fratelli lontani, come osservava il pastore Nougat
di Mérindol, che definiva la nostra
escursione «un évènement unique depuis le XVI siècle ». Ma la visita memorabile fra tutte fu quella del pomeriggio della domenica 28 luglio al
« Musée du Désert », ricevuti dal Comitato del Museo, il venerando pastore Cadix, il pastore Hugues, l’illustre storico protestante Toumier, e
da un’immensa folla di fratelli protestanti, con cui rinnovammo con profonda emozione, sotto i castagni circostanti, una di quelle « assemblées
du désert » ch’era un’impressionante
rievocazione dei tempi passati.
Che dire del ritorno? tm breve soggiorno a Marsiglia, accolti da quella
colonia valdese sotto la direzione del
AttUìo Jalla
(segue in 2« pagina)
alle cause giuste, di carità, di amor fraterno, senso di umiltà; abbandono di ogni
forma di egoismo; rinuncia ad ogni privilegio; accettazione degli inesorabili limiti
in cui trascorre la nostra vita terrena, limiti che postulano il rispetto dei propri
simili per lo meno nella stessa misura
del rispetto che si desidera per noi stessi »,
cosi Serafino definiva su Resistenza « una
vera coscienza religiosa », « lievito capace
di trasformare, con la loro vita, quella del
loro paese e del mondo ». E chiariva, a
chi voleva nlendere, coma tale coscienza
non restasse, per lui, nel vago di una religiosità generica e morale, ma si affondasse nell’humus insostituibile della rivelazione di Cristo).
— Circa il 3" quesito, non si può non
notare una carenza nei partiti laici, compiacenti-si talvolta in polemiclte anticlericali di un tipo ormai superato, o assumenti comunque una posizione puramente
negativa verso la chiesa, vista solo come
uno strumento di conservazione, di remora alla cultura. Quanti sentono, magari inconsciamente, la necessità di soddisfare comunque una esigenza religiosa, non trovano un’alternativa. A questo proitosito
va detto nettamente che i partiti laici sono
solo fino ad un certo punto gli eredi dello
spirito della Riforma: essi vogliono infatti goderne i frutti senza pagarne il prezzo
spirituale (Spini scriveva: «La tragedia
del nostro pae.se continua dal Risorgimento ad oggi ad essere la medesima: una serie di .sforzi periodici per rimettersi al
passo con la civiltà figlia della Riforma,
appropriandosene i risultati, senza passare
attraverso la grande prova spirituale della
Riforma stessa »).
I partiti laici e i loro organi di stampa
devono esserne consapevoli, e divenire efficaci -strumenti in quest’opera di testimonianza aprendosi ad ancor più vasti orizzonti di oultura, interessando i lettori a
questo problema, dal quale discendono
quelli della libertà e della giustizia.
Non si deve ignorare Cristo, o rinnegarlo, o considerare superato il suo messaggio; bisogna riscoprirlo, riconoscerlo.
E le chiese devono rieordarsi che nulla
hanno da difendere nel mondo, nè privilegi di classi, di casta, di propria dottrina:
la chiesa testimoni e viva dell’amore di
Dio e di nuli’altro: gli -assetati e gli affamati non potranno fare altro che raggiungerla.
* *
Alla viva e calda esposizione dell’oratore seguiva una discussione in cui intervenivano i difensori « di parte avversa »
( il prof. Gallo, che deplorava cortesemente le punte anticattoliche), di fedi sociniane (come si è autodefinito il prof. Serini, contestando la « chiusura » religiosa
dei partiti laici) o laiche (così il doti. Negro e soprattutto il prof. Bobbio, appassionato assertore di una fede socialista, in
lotta serrata contro lo scetticismo e il conformismo del nostro tempo e del nostro
paese). Da tutti questi interventi risultava
però — come faceva notare il past. Aya-ssol — Tincapacilà degli italiani, anclie
colli, a distinguere l’Evangelo, la Chiesa
dal Cattolicesimo romano : nell’ignoranza
di una vera alternativa, si respinge la diiesa e la rivelazione biblica nella sua unicità, e si approda in un deismo generico,
anche se spesso nobile e moralmente impegnato, in una religiosità indefinita che
si pretende abbracci nel suo ampio orizzonte la delimitata fede cristiana.
Responsabilità della Chiesa, di tutte le
chiese, il non aver saputo, conservando
l’affermazione della fede in Cristo di fron.
te a qualsiasi forma di religiosità naturale, offrire a tanti « spiriti liberi » una alternativa realmente evangelica. Se così
fosse stato — e fosse oggi ancora — forse
poclii si irrigidirebbero nell’orgoglio della
propria ragione: i più — ribelli a equivoclie tradizioni, a morta do-ttrina, a vuo-lo
e parrocchiale attivismo — conoscerebbero
il travaglio e il dono della fede in Cristo
Redentore e Signore. E Calvino non avrebbe più ragione di dire, se tornasse, ritrovandoci codini o mangiapreti, bigotti o
sceltici o vagamente «religiosi»: «Itali
omnes ale; », gli llaliani sono tutti atei.
Domenica pomeriggio si è tenuto a Pinerolo il Convegno delle Unioni femminili delle Valli, sul tema: ” La donrui valdese nelle valli in trasformazione ”. Daremo più ampio resoconto nel prossimo numero, ma vogliamo intanto rallegrarci non
sólo per la numerosa partecipazione, ma
anche per l’impegno e la sensibilità con
cui sono state svolte le relazioni e la discussione. Grazie alle relatrici, alle inta-vemite, alle ospiti pinerolesi; e buon Utvaro nelle singole Unioni!
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L’ECO DEULE «ALU VAU»»
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liiMliiiiiimiimimmi iNiMiiiiiii 11111111111111111111 lui iMiiinniiiiimiiliilimi II III iiiiiiiimihii
GIOVEDÌ’ 6 APRILE
A New York, Kennedy e Mac MiUan
eeamìinano i rapporti con la Cina, ani quali S. U. e Gran Bretagna sono divisi; vengono pure discoBsi gli aiuti militari ai
paesi europei della NATO, nonidhè la situazione nel Laos, a Berlino e nel Congo.
15i5 docenti torinesi pubblicano una
« lettera aperta » in cui criticano severamente la nuova « scuola dell’obbligo ».
Gli arcivescovi e i vescovi siciliani pub.
blicano una dichiarazione satl dovere per
lo Stato di finanziare andie le scuole private.
Mentre continuano <gli attentati di terroristi algerini, vengono ancora rimandate
le trattative in programma ad Evian.
A Cuba continua in certe regioni la
guerriglia anticastrista; nuove esecuzioni
capitali di oppositori.
VENERDÌ’ 7
n presidente Gronchi giunge a Lima.
Si apre a Torino il convegno regionale
di studio sul prohlema delle aree depresse, e a Bologna il X convegno di studi
economici (industrializzare le aziende per
aumentare il reddito agricolo).
In un discorso a Boston Mac MiUan afferma che la competizione occidentale con
l’URSS è essenzialmente sul piano economico, e che è necessaria un’espansione del
capitalismo, accompagnata da un iattivo
aiuto ai paesi sottosviluppati ; necessario
mantenere e rafforzare le difese della NATO.
SABATO 8
Per la prima volta in cinquant’anni di
vita dell’Ordine dei medici, i sanitari italiani sono in sciopero contro il progetto
di riforma del pagamento deU’IGE da parte delle categor.'e professionali che ha per
conseguenza la violazione del segreto professionale.
DOMENICA 9
Giornata di convegni : mentre continua
a Torino queUo sulle zone depresse, si
tiene a Boma il Convegno di studi di economia e politica industriale (necessità che
l’industria contribuisca all’evoluzione dell’agricoltnra), e a Rapallo un simposio
medico sul ricupero dei bimbi tardivi.
Oltre ISO persone muoiono nell’incendio
di una nave nel Golfo Persico.
LUNEDI’ 10
Il presidente Gronchi, terminata la visita peruviana, giunge a Buenos Aires.
Kennedy, neUa conferenza semestrale
dei icapi militari della NATO afferma ohe
biso-gna aumentarne rarmamento convenzionale, oltre che darle un’efficace potenza
atomica.
MARTEDÌ’ 11
Inizia a Gerusalemme il processo Eiclimann.
Il presidente del Consiglio Fanfani è
ricevuto in visita ufficiale dal Papa.
Votazioni alla FIAT per il rinnovo delle Commissioni interne.
Adenauer giunge a Washington per incontri con Kennedy. Gomulka dichiara :
« So che Kennedy riconoscerà la frontiera
Oder-Neisse ». Washington eoUecita Mosca a decidersi per la tregua nel Laos.
In un’ampia conferenza-stampa De Canile dichiara : « Non avremo rimpianti se
l’Algeria si staccherà dalla Francia. Il Nord
Africa costa caro. Garantiremo protezione
a chi vorrà rimanere francese ». Ma non
si parla più delle trattative.
In Austria, Gorbach — della Volkspartei — soetituisce Raab alla Cancelleria federale.
MERCOLEDÌ’ 12
Si apre a Milano la 39“ Fiera Campionaria.
Torna indenne al suolo il primo astronauta, sovietico.
IN BREVE
A Berlino-Elst
tre giornali ecclesiastici della DDR sono
stati sequestrati per aver pubblicato una
informazione ufficiale del praesidium del
Kinchentag sulla sua decisione di mantenere Berlino (Ovest) come sede della grande riunione protestante laica del 1961.
A Mosca
il Comitato del Partilo comunista ha deciso d’intraprendere una « campagna d’epurazione » contro rinflnenza delle Chiese e delle sette religiose nella capitale. I
membri del PCUS sono invitati a rinforzare la propaganda atea fra il pubblico
per mezzo di visite a domicilio dei Moscoviti credent:. Parallelamente a questa campagna antireligiosa dev’essere intensificata
la lotta contro l’ubriachezza.
A Sydney
il Consiglio australiano delle Chiese, nella sna sessione annua, ha notato che il governo australiano ha adottato una politica
d’immigrazione più liberale nei eonfronti
degli Asiatici, e gli ha espresso la sua riconoscenza, pregandolo di continuare su
questa via, rendendola ufficiale.
Doni per il Rifugio C. Alberto
Fiori in memoria di Margherita Dalmas
Pone, L. 11.000: Bertalot EUsa - Rostan
rida - Pisanidlo Ethera • Amoulet Fiorentine • Jourdan Ida - Frache Paolo ■ Girard
Adriana - Civra Emma - Negri Ada - Monnet Pontet Marisa - Michelin Salomon
Elena - Bonnet Paolina - Perotti Adriana •
P«ucco Franca - Margiunti Laura - Pone
Liliana ■ Baridon Giovanni - Cairns Ada Rivoira Boucbaiid Maria - Frache Luigia.
La Direzione riconoscente ringrazia.
Viventi per Cristo
«( Cristo morì per tutti, affinchè quelli che viveno non
vivano più per loro stessi, ma per colui che è morto e
risuscitate per loro». ^ (.11 Cor.. 5: ]5).
■I ' ■
Ora che la settìmana santa è passata, la tensione sgiirituale eccezionaile di quei giorni cessa e noi ritorniamo alla nomafdità, cioè alle
nostre preoccupazioni, ai nostri lavori, alla nostra famiglia, a noi stessi.
E’ il seguirsi normale delle cose; non sembra esserci nulla di male in
questo, anzi è tanto naturale che ci stupiamo forse petoo di sentirne
parlare. Badare a sè stessi, ai propri affari ed alla propria famiglia
sembra anzi essere una buona regola di vita, prudente e sicura. Quanti
guai sarebbero evitati a noi stessi ed agii altri se non. ci fosse tanto
l’abitudne di preoccu^rsi degli affari altrui e la gente tenesse più il
a becco » nei propria!
Questo è vero, ma è anche proprio perchè noi troviamo così normale e naturale che il credente viva per sè stesso, che molte cose vanno
male nelle chiese e nella nostra vita personale e nel mondo.
Il testo di oggi ci ripete che il vivere non per noi stessi è l’ABC
della vita cristiana e ci aiuta a comprendere perchè lè'thiese chiuse
in sè stesse sono morte ed i credenti che fanno altrettanto non sono
più viventi di esse.
VIVERE PER CRISTQ significa vivere con Lui crocifisso e risorto, cioè essere in questo mondo, nella società in cui viviamo e nella
nostra generazione, dei testimoni della sua morte e della sua resurrezione. Non dimentichiamo però ohe queste cose sono scandalo e pazzia non meno che al tempo degli apostoli. E lo sono perchè essere
testimoni di Cristo crocifisso e risorto significa testimoniare del suo
amore che ha dato tutto senza chiedere nulla in cambio, che ha servito
fino alla fine gli uomini senza pretendere nulla, che ha saputo « perdere » la propria vita per darla a noi; significa anche lasciare ohe qualcosa di questo stesso amore scenda nella nostra vita, nei nostri rapporti
umani, in un nuovo sistema di esistenza basato sui dare e non sul
pretendere.
Significa ancora, in altre parole, prendere ogni giorno la nostra
croce (non quella delle avversità della vita, ma del nostro servizio cristiano) per seguire umili un Signore umile, per sciupare anche noi
quelle che il mondo considera le « buone occasioni » ^deUa vita per
amore del nostro fratello, per impegnarci sul piano concreto dell’esistenza quotidiana a vivere dell’amore di Cristo per questa nostra generazione disperata.
Questa è la regola di vita che il Signore ha dato alla sua Chiesa;
l’unica, ma anche indispensabile per una vita cristiana autentica.
Ed è anche il segno della nostra fede. Nella misura in cui continuiamo a vivere per noi stessi e non per Cristo nel servizio dei nostri
fratelli,. saremo forse come quegli israeliti di cui Gesù ha detto « non
è lontano dal Regno di Dio », ma in cui non si è trovata fede autentica; Cristo sarebbe morto in vano ed in vano risuscitato per noi!
Ma se lasciamo che l’amore di Cristo scenda nella nostra vita, vi
operi quelle trasformazioni che sono quotidianamente necessarie, se
accettiamo come regola suprema questo amore di cui la croce e la
resurrezione sono i segni più chiari, allora diventiamo le creature nuove
di cui parla questo stesso capìtolo della II Corinzi e nel darci, nello
CI sciuparci » (secondo il giudizio di questo mondo) per i nostri fratelli
la nostra vita acquisterà quella pienezza e quel valc^vimnjenso che
Cristo stesso le dà e neH’adempimento delle Sue promesse riceveremo
come « sovrappiù » anche quelle cose per cui la nostra generazione si
affanna e rischia di perire. Franco Davite
(Dalla predicazione ai Chiotti del 9-4-1961)
I lettori ci scrivono
La
*
lana
se ne va?
Qualcosa »H nuovo si è verificato alla
Olaiudiana Alcune settiniane or sono è
giouilo un camion aUa chetieheUa ed ha
caricato una parte del materiale per portarlo via. Qualcuno, neUa strada, ha detto
che era diretto a Torino ed un altro ha risposto che restava a Torre il fabbisogno
per le Valli e che lutto il resto era destinato ad una nuova sede deUa Claudiana
in vista di uno sviluppo nazionale.
Sla di fatto ehe ci si son messi dd mezzo i muratori e han tolto alla nostra Claudiana i locali che guardavano verso la
piazza. L’hanno rimpiociolita e impoverita da far pietà.
La cosa coincide con un cambio della
guardia avvenuto nella Claudiana e sembra esprimere l’audacia dello spirito d’iniziative del nuovo responsabile.
Vogliamo anzitutto ammirarlo ed esprimergli solidarietà e simpatia. Lo spirito
d’iniziativa e il coraggio son quelli ohe
maggiormente difettano oggi tra noi Vaidosi e quando uno cu l’ha deve essere incoraggiato e sostenuto.
Ciò detto, un piccolo rimprovero bisogna pur farlo : Perché l’amico nostro non
è stato ancora più cora,ggioso e non ha
creato l’opera nuova a Torino lasciando
intatto quello ohe c’era a Torre PeUice?
La Claudiana era giunta tra noi tanti
anni or sono da Firenze come una povera
profuga. Da noi aveva ripreso nuova vita,
le volevamo bene, eravamo contenti che
restasse qui! Liquidare qui per ricostruire
a Torino potrà piacere ai Torinesi se se
ne aocorgeranno. Noi ad ogni modo ci accorgiamo ohe là Claudiana non è p'ù tutta
qui.
A dir il vero il fenomeno non è nuovo
tra noi. Avviene ogni tanto che un giovanotto iparte per la loittà dopo aver venduto
per quattro solidi la casa di suo padre e
impiega questi quattro soldi in città con
la speranza di far fortuna. Qualche volta
torse vi riesce, ma non di rado anche, sperialmeute quello ohe fu molto sollecito a
vendere il podere di suo padre, dopo qualche anno ritorna nudo, povero e vecchio...
Avviene pure qualche altra volta che
i nostri giovani partono nudi o quasi, armati soltanto di coraggio, di fede e deUa
forza della loro gioventù. E là dove son
giunti, Torino, Milano, Francia, America
che sia, riescono chissà come a far miracoli e a costruire castelli. Anche questi ritornano ma ritornano in macchina, e neppur per sogno considerano la possibilità
di vendere la veochia casa dei genitori.
Forse la demoliranno, ma per ricostruirla
più grande, più hella, più solida e dùralura. ,_ _ ___
Questo secondo metodo ci piace evidentemente aissai più c avremmo preferito ette
fosse queRo seguito daUa Claudiana. Ad
ogni modo cosa fatta capo ha e non vogliamo certo richiamare d muratori. Auguriamo buona fortuna alla Claudiana Torinese e se per icaso dovesse tornare un’altra volta da noi, poveretta nuda, la acco
gliereSBo ancora a braccia aperte e: a Sans
ranoune »!
Dobbiamo però ancora dire una cosa ;
viviamo in un tempo in cui, malgrado
l’igiene moderna, s’ode spe^ parlare di
malattie contagiose. Non bisognerebbe che
dopo un primo caso di « malattia di partenza per Torino » se ne manifesla-ssero
degli altri.
S’odono talvolta sussurrare dei discorsi
allarmisticd e antipatici sul nostro Collegio
di Torre Pellice. Per carità! Bisognerà
tener la cosa presente e parlarne ancora.
Enrico Geymet.
Cantón Ticino
Il Consiglio Sinodale ha inviato il candidato in teologia Otto Rauch a Bellinzonu
per occuparsi della comunità del Sopraceneri eid ha fissato per la domenica 16
aprile l’insediamento del pastore Teodoro
Raima eletto dalla comunità di Lugano.
Il primo Sinodo della Chiesa Evangelica
di lingua italiana e francese del Cantón
Ticino è convocato per la domenica 14
maggio a Lugano. Vi parteciperanno i delegati delle tre comunità evangeliche di
lingua italiana e francese del Cantone. Tema di discussione sarà : « La popolazione
evangelica del Ticino e le responsabiUtà
deUa Chiesa ». Qualcuno può sorridere
udendo parlare di Sinodo del Ticino. Non
siamo evidentemente numerosi come al Sinodo Valdese, o come al Sinodo Relico
(per non parlare che di quelli totalmente
o parzialmente di lingua italiana); ma la
Federazione delle Chiese Protestanti Svizzere è basata su organizzazioni cantonali
e da pochi anni il Cantone VaUese, ad
esempio, ptir non avendo che sei pastori
aU’opera, si è organizzato in Sinodo. Per
quel che si riferisce al Cantón Ticino, in
attesa dei dati dell’ultimo censimento,
possiamo affermare che gli evangelici non
sono lontani dai 15.001) e siamo convinti
che potendo finalmente operare senza osta
coli aumenteremo rapidamente in seno al
le Comunità. Agli evangelici d’Italia chic
diamo di domandare al Signore di bene
dire il nostro primo Sinodo evangelico di
lingua itahana e francese del nostro Cantone. Guido Rivoìr
RiGordiamo il pellegrinaggio valdese
al Musée du désert
(segue da pagina 1)
l’indimenticabile presidente sig. Daniele Rivoire, una breve fermata a
Nizza; infine a casa, con un senso di
viva riconoscenza a Dio, per le meravigliose esperienze che egli ci aveva
procurato.
« # «
Nell’agosto dello stesso anno 1935
ricevevo una lettera molto affettuosa
e lusinghiera dell’illustre storico prof.
P. E. Hugues, membro della Società
di Storia del Protfestantesimo francese e vice-presidente del Comitato del
Musée du Désert, il quale, dopo avere
espressa in modi molto cordiali la più
viva riconoscenza ai pellegrini valdesi per la loro visita, mi scriveva questa proposta assai sl^ificativa, che
voleva sottolineare l’importanza del
nostro Pellegrinaggio ; « Je vous avais
«prié, oher Monsieur, d’examiner si
« un tel voyage pourrait être commé«moré par l’apposition d’une plaque
« de marbre, qui aurait sa place dans
« la salle du Refuge... et qui pourrait
« nous être consignée le premier sep« tembre, à l’occasion de notre grande
« assembée, 250 anniversaire de la Ré« vocation de l’Edit de Nantes, et 25®
Feste di canto delle Corali
Domenica 23 aprile, ore 15: Festa di canto delle Corali della Val Ger
manasca nel Tempio di Riclaretto. Prova
di insieme: ore 14 nel locale che sarà
indicato. Direttore inni d'insieme: Pastore Franco Davite.
Domenica 23 aprile, ore 15; Festa di canto delle Corali della Val Chi
sone nel Tempio di San Germano Chisone. Prova di insieme: ore 14 nella
sala Unionista. Direttrice inni d'insieme:
Prof. Elda Tiirck.
Domenica 30 aprile, ore 15: Festa di canto delle Corali della Val Pellice nel Tempio di Luserna San Giovanni.
Prova d'insieme: ore 14 nella sala della
scuola. Direttore inni d'insieme: Prof.
Ferruccio Corsani.
Il pubblico è cordialmente invitato a queste manifestazioni.
« anniversaire de la fondation du Muir sée, par rinitiative de M. Puaux et
« de mon père. Un message de votre
« part ne manquerait pas d'être émou« vant... ».
Pur accogliendo còn la più profonda
gratitudine l’invito, non era naturalmente possibile inviare tem,pestivamente la lapide pel 1» settembre. Nè
ci fu possibile corrispondervi l’anno
seguente 1936, come pure d’accettare
l’amichevole invito rivoltoci dal pasto*re Marchand, in nome dei Protestanti del Tarn, in quanto in quell’anno
era stato deciso un pellegrinaggio a
Losanna, che ebbe luogo tra il 2 ed il
6 ottobre.
Il nostro secondo ^llegrinaggio ebbe. infatti luogo tra il 4 e l’il agosto
1947, con la partecipazione di una
quarantina di Valdesi ; ed ebbe uno
svilupiMJ considerevole attraverso la
Provenza, il Gard, le Oevenne, l’Albigese ed attraverso tutta la regione
montana del Tarn, che tocca quasi i
Pirenei.
Non è il caso che mi dilunghi nella
descrizione di questo magnifico pellegrinaggio. Mi limiterò, per concludere, airincontro estremamente commovente che avemmo col Comitato e
coi Protestanti delle Oeveime al « Musée du Désert ».
(Ji aspettavano, fra il pubblico amico, il presidente pastore Cadix, il vice
presidente prof. Hugues, il pastore
Toumier. La consegna della nostra lapide, scolpita a Luserna S. Giovanni
dallo scultore Vincenzo Mourglia, si
effettuò con una funzione semplice e
solenne, espressione genuina dei sentimenti di solidarietà fraterna da cui
tutti eravamo ispirati. Dopo la lettura d’un messaggio consegnatomi per
l’occasione dal Moderatore della Chiesa Valdese, ho ripetuto il testo della
iscrizione marmorea;
Quatre-vingts Pèlerins des Vallées
Vaudoises du Piémont — terre de Refuge — renouvelant avec leurs frères
de France — les souvenirs d’un même
passé — consacrent par la prière —
les liens de race, d’histoire, de fidélité
à l’Evangile — scellés pas le sang des
Pères — 28 Juillet 1935.
Non abbiamo aggiunto altro.
Attilio Jalla
Non ce l’abbiamo fatta! E dire che al
corrietre era stato raccomandato di trafugare il materiale durante la notte, con la
destrezza di un ladro di polli! Non avevamo fatto i conti con l’amico Geymet che
■— benché ignaro —- vigilava. E questa
sua vigilanza sorprende, se ricordo che
una volta, alzata una mano sulla mia spalla e abbassata l’altra su una Bibbia, diceva: — Caro amico, tutti i libri sono inutili storie; da anni non leggo che Questo,
dove c’è tutto. — Ed oggi, salta fuori a
sorpresa un paladino della Cultura, dei
libri e degli studi; era da aspettarselo,
perchè il sig. Geymet si vanta di non leggere, ma in compenso scrive. Scrive d’impeto, senza esitazioni o pentimenti, fedele
al motto: ’’scrivere con naturalezza, come
si parla”. Ed è coraggioso, tanto da far
sospettare sulla buonafede di quanto scrive, se non lo sapessimo di una apostolica
ingenuità.
Chiedo venia al Direttore se mi dilungo: i lettori, ed in particolare i Torresi.
hanno diritto ad altra risposta.
Giorni fa, visitavo degli amici inglesi
che hanno aperto a Firenze una libreria
missionaria; essi dicevano: —‘ Stiamo pregando per avere i mezzi ed aprire una
nuova libreria in una città siciliana: crediamo di arrivare presto. — Li ho ammirati, con qualche rimpianto. Noi Valdesi
siamo da un secolo in Sicilia, in tutta l’Italia, e dovremmo già avere una catena di
librerie nelle maggiori città, invece ci impiantiamo solo ora a Torino, in mezzo a
difficoltà e resistenze di ogni genere...
Si scrive di umi Claudiana fallita a Firenze e ’’salvata” a Torre P.. ma non equivochiamo: a Firenze falFi una tipografia
(che, rilevata da altri, è oggi una delle
migliori della città), e la modesta editrice
di Torre P. ereditò un nome, un pre.stigio
ed un fondo librario, facendo un ottimo
affare. Ma questa è acqua pa.ssata, si dirà.
Giusto. Ed oggi che si moltiplicano le
iniziative librarie ed editoriali evangeliche, vogliamo che la vecchia Claudiana
muoia di sclerosi? La decisione sinod.'iic
di impiantare il lavoro almeno > a Torino
(decisione non presa nella clandestinità)
mi ¡Míre ragionevole.
Per andare su Torino rum c’è voluto un
particolare coraggio; vi .sono ben altre circostanze della vita che ne richiedono. C’è
voluta, e ci vuole, una certa misura di tenacia, perchè noi Valdesi siamo raramente
solidali in una iniziativa : non marma mai
una percentuale di attivisti della critica,
della malevolenza e (talvolta) della cattiveria,
Per quanto concerne le famose vetrine
sulla piazza di Torre, le cose stanno così:
il proprietario chiese, oltre un anno fa,
o una partecipazione alle spese di rinnovo
delle miserande vetrine e.sistenti, o Io
sgombro dei locali, la cosa fu procrastinata, ma era chiaro che saremmo arrivati ad
una decisione; oggi i due locali non .sono
necessari, ma potrebbero avere un valore
”di prestigio” (un ’’prestigio” pagato in
fitto sonante, ma da chi?), potrebbero essere riaffittati, e la cosa è stata prospettata
fra i membri della Commissione Clauciiana, che sono in egual numero delle due
opinioni; alla Tavola la decisione, e giustamente. perchè essa in definitiva avrà il
peso del prestigio.
E, per concludere: se la Claudiana attraversa un periodo di difficile riassestamento, perchè non spalleggiarla fraternamente?
perchè tentare di avvilire quello che è uno
Strumento missionario della Chiesa a oggetto di dispute e miseriole? Nonostante
tutto, l’impiattto della nuova libreria procede, abbiamo rimesso in catalogo numerosi titoli esauriti, abbiamo oggi in cantiere dieci lavori ed altri sono previsti,
paghiamo normalmente le fatture e non
temiamo di cercare nuove strade per questo apostolato della stampa. E sappiamo
anche che, ben oltre il vano chiacchierìo
di alcuni, a Torre P. ci si rende conto
con soddisfazione che il vecchio caro negozio non vuol essere più l’ultima trincea
in una battaglia ormai perduta, ma una
tappa, nel cammino del libro evangelico
nel nostro paese. Cosa significa, altrimenti,
’’essere missionari o non essere nulla”?
L. Santini.
Torre Pellice, 8-4-1961
Signor Direttore,
desdderiamo esprimerLe amebe a nome
di muimerosi altri compagni, il nostro sentimento di gralitodine per l’onesta, chiara
e libera presa di posizione del Suo giornale in occasione della lotta per i miglioramenti salariali, tutt’ora in corso negli
Stabilimenti Mazzonis.
Noi operai, senza distinzione di Chiesa,
di partito, di Sindacalo, continueremo la
lotta da buoni Cristiiani e da buoni democratici, con dignità e libertà interiore, desiderosi soltanto di poter ottenere nn reale
e necessario miglioramento economico o
ci è di grande conforto, in questa nostra
lotta, il consenso solidale di nomini veramente onesti e liberi.
Grame atictfra, Signo-r Diretiofé, e grazie
all’anonimo e : solidale -sottoscrittibre de
« L’Eco ».
Un gruppo di operai della Mazzonis
Per i sinistrati di Pramollo
Eugenia, Marco, Maria,, Clelia Jahier in
memoria del Babbo L. 10.000.
3
î
N. 15 — 14 apnile '1961
L’ECO DELLE VALU VALEÆSI
Pi«- 3
IN
NEGLI STATI UNITI
Dopo la mia visita alla cittadina di
Valdese (Nord Carolina) di odi ho
parlato nella mia ultima corrispondenza, ho continuato a viaggiare ed
a parlare con un ritmo assai intenso
dovunque mi si è offerta la possibilità
di illustrare la storia passata o la situazione presente della nostra chiesa.
Sono sceso all’aeroporto di Atlanta
(Georgia) accolto dal Prol. Puhrmann
e dalla sua signora. Da vari anni il
Prof. Fuhrmann, di origine valdèse e
nel passato membro della Chiesa Valdese di Torino, si trova negli Stati
Uniti; attualmente egli è docente di
Storia ecclesiastica presso la Facoltà
di teologia di Decatur, vicino ad
Atlanta, e la sua attività è molto apprezzata. La Facoltà di Tec^ogia di
Decatur (Columbia Theological Seminary) è situata nei dintorni della
città ; gli edifici e le case dei Profes\ sori sono circondati da prati e da boschi, in una quasi completa quiete
benefica e riposante. Alia metà di
niarzo la campagna stava rivestendo
il suo ricco aspetto primaverile e la
abbondanza dei fiori rendeva molto
piacevole il paesaggio.
Ho trascorso circa tre giorni a Decatur insieme con i professori ed i
25Ü studenti. Ho presieduto due volte
Il servizio religioso mattutino parlando anche della nostra opera e di alcuni aspetti del problema religioso in
Italia. Due altre volte ho avuto lunghe conversazioni con i professori prima e poi con un gruppo di studenti
in occasione di un pranzo che mi era
stato offerto; la sera ho parlato nella
Chiesa Presbiteriana del luogo. La Facoltà di teologia di Decatur dipende
dalla Chiesa Presbiteriana degli Stati
del Sud; ho trascorso una serata con
il Segretario Generale di quella Chiesa, Dr. Millard, ad Atlanta ed ho anche fatto visita al Rev. Dr. Turner,
Moderatore della United Presbyterian
Church (U.S.A.), col quale l’autunno
scorso avevo trascorso alcuni giorni a
Roma. La sera della mia visita c’era
per l’appunto un ricevimento speciale cfferto al Dr. Turner ed alla sua
signora in occasione delle loro nozze
d’oro. A Decatur, nella Facoltà di teologia, molti si ricordavano dello studente Paolo Ricca, mentre il Presidente della Facoltà ricordava con riconoscenza l’insegnamento del Past.
Elio Eynard alcuni anni or sono.
Da Decatur, dove il Prof. i\ihrmann
mi è stato di valido aiuto con la sua
gentilezza, sono partito la sera per
Washington. Negli Stati del Sud il
problema della convivenza dei bianchi e dei negri continua ad esser vivo di fronte alle Chiese. Il Moderatore Turner è ben conosciuto per la
sua lotta in favore della integrazione
delle due razze, nel nome della universalità del servizio cristiano. La popolazione negra è molto numerosa,
specie nella periferia delle grandi città; non avrei tuttavia immaginato
che essa fosse così numerosa a Washington, capitale degli Stati Uniti.
In città, più della metà della popolazione è di razza negra; alcime chiese sono frequentate dai bianchi e dai
negri, altre svolgono la loro attività
interamente tra la popolazione di colore.
Washington è una bella città, disegnata con molta eleganza da un architetto francese. E’ diversa da altre
grandi città Statunitensi per la misura dei palazzi, per la bellezza dei
parchi e dei giardini; talvolta mi senibrava di essere in una qualche città
europea, per quanto il maestoso Campidoglio e la Casa Bianca mi ricordassero del continuo che ero proprio
negli Stati Uniti, in una delle capitali più importanti del mondo. Alcuni amici della nostra chiesa mi hanno dato il piacere di una visita alla
città ed ai sobborghi; ricordo il Senàr
to, la Corte suprema mentre era in
funzione, la residenza di campagna
di Giorgio Washington. Sono stato
colpito della numerosa partecip^one
del pubblico, libero di entrare sia nelle grandi aule del Senato e del Parlamento come nell’aula della Corte
Suprema degli Stati Uniti. Ed ho svolto la mia missione con un breve messaggio al culto del mattino in una
grande chiesa Presbiteriana di fronte
ad un’assemblea estremamente compatta; poi con un "'culto serale alla
chiesa di lingua francese dove ho trovato due signorine Valdesi oriimde
di Salza; infine il giorno successivo
in occasione della riunione di varie
signore interessate in un modo o néll’altro alla Chiesa Valdese. La riunione era presieduta dal Pastore Laugan,
di origine scozzese, già cappellano militare il quale aveva conosciuto alcuni nostri pastori in Italia e ricordava
particolarmente il Past. Ayassot. Era
pure presente, insieme con alcune altre persone di origine Valdese, la signora Jervis-Roland, figlia dell’ing.
Roland per lunghi anni residente a
Pinerolo.
A Pasqua dovevo trovarmi a New
York per presiedere il culto con Santa
Cena nella nostra Chiesa Valdese. Sono giimto nella metropoli con tm t«npo assai diverso da quello di Atlanta;
fi giorno di Pasqua spirava un freddo
Vento del Nord e qualche fiocco di
neve ci ricordava che l’inverno non
era scomparso del tutto. Ho avuto la
gioia di presiedere il culto con il Pastore Janavel; vm culto piuttosto mternazionale con predicazione in inglese, qualche brano della Bibbia in
italiano, alcuni inni in francese e la
liturgia della S. Cena in italiano! Non
posso menzionare i nomi delie diverse persone che ho salutato, perchè
per far questo bisognerebbe sempre
aver la matita alla mano. Ricordo alcuni membri della famiglia Long di
S Germano Ohisone, i fratelli Canal
di Perrero con le loro famiglie, alcune persone di Pramollo, una delle quali parente di Eugenio e Jenny Peyronel tragicamente scomparsi sotto la
frana dei Toumim. Ho pranzato con
la famiglia del Pastore Alfredo Janavel ed ho trascorso la serata presso
la famiglia Annibali, a Long Island,
rievocando p>aesaggi ed amici delle
Valli Valdesi.
ranti, locali per attività dì genere
sportivo. Ci si ritrova spesso insieme
per pranzi in comune; ho visto dei
pranm per adulti, per giovani e per
bambini delle Scuole domenicali, questi ultimi serviti da mamme e giovani
della Chiesa. C’è indubbiamente una
situazione materiale pri'vilegiata, sconosciuta presso molte nostre chiese
in Italia; ma c’è anche im desiderio
sincero di inserire sempre maggiormente i fedeli nella vita della chiesa,
sul piano della fede, della preghiera
e della testimonianza cristiana. Quante volte, contemplando gli edifici ecclesiastici ho pensato alle nostre co
Atlanta, Decatur, Washington, New
York, Pittsburgh, Princeton: nuove
tappe - Daiia quiete delle cittadine
universitarie all’ animazione della
capitale e dei vari centri industriali
Le brevi giornate trascorse a New
York sono anche state dedicate ad
alcime visite a responsabili di chiese
evangeliche. Esse sono però trascorse
molto presto ed ora mi trovo di nuovo impegnato in un lungo viaggio di,
un mese che mi porterà a poco a poco '
verso Chicago, Seattle, S. Francisco,
Kansas City, Dallas per poi tornare
a New York.
Tre giorni or sono ho iniziato per
l’appunto il viaggio con un trasferimento in aereo da New York a Pittsburgh, centro importante della Chiesa Presbiteriana degli Stati Uniti e
capitale deH’industria dell’acciaio. Ho
avuto a Pittsburgh un programma
molto impegnative; quattro volte ho
dovuto parlare nella stessa giornata,
incominciando con un servizio nella
cappella della Facoltà di teologia, seguito da una lezione di storia valdese in una numerosa classe di Storia
ecclesiastica, infine in due riunioni dedicate ai giovani ed agli adulti in una
grande Chiesa Presbiteriana della città. Le chiese hanno generalmente
molte attività di carattere sociale e
sono dotate per questo di una perfetta attrezzatura. Magnifiche sale
per riunioni, cucine che rassomigliano talvolta a quelle di grandi risto
niunità di Ferentino, di S. Giovanni
Lipioni, di Campobasso, del Trapanese... che a-vrebbero urgente bisogno di
locali per la loro testimonianza! E
come avrei voluto che esse avessero
soltanto ima piccola parte di ciò che
altri hanno! E tuttavia, vorrei dire a
quelle comunità che la chiesa è prima
di tutto il popolo dei credenti, indipendentemente dal luogo dove si riunisce. Il problema dei locali è per noi
molto importante ; più importante
ancora è che la comrmità viva della
grazia di Dio e si rinnovi ogni giorno
mediante i doni della fede, della speranza e della carità, nella edificazione di se stessa in Gesù Cristo.
E>a Pittsburgh, la sera di quello
stesso giorno mi sono messo in viaggio per Princeton ; scrivo appunto dalla mia stanza in questa grande e ben
nota Facoltà di teologia dove risiedono studenti di ogni parte del mondo
e che occupa un posto cosi rilevante
nella grande famiglia delle Chiese Riformate e Presbiteriane. Ho rivolto la
parola ieri sera ad un gruppo di studenti della Facoltà, dopo aver parlato
nel pomeriggio alla riunione degli ami
ci della nostra Chiesa nella cittadina
di Princeton, sede di rma grande Università oltre che della Facoltà di teo
logia. Stamane ho preideduto il culto
nella Cappella della Facoltà ed ho
avuto occasione di conversare con al
cuni ben noti professori, oltre che con
il Presidente Dr. James MacCord,
che è anche Segretario deH’Alleanza
Presbiteriana nel Nord America. La
nostra Facoltà di teologia di Roma
è ben conosciuta in questi ambienti
ed il Presidente MacCord mi ha
espresso il desiderio di avere di nuovo a Princeton qualche studente Valdese, così come alcuni anni or sono si
era fatto con la permanenza del Past.
Franco Giampiccoli. Sono anche stato invitato a rivolgere la parola ai
giovani che studiano presso la vicina
Westminster Academy: una magnifica scuola di canto sacro dove alcime
centinaia di giovani di ambo i sessi
e di molti paesi si preparano all’insegnamento del canto sacro e della mu
sica nelle chiese, nelle organizzazioni
giovanili, in varie altre forme di attività ecclesiastica. Una splendida opportunità di dedicare i loro doni al
servizio del Signore e della Chiesa;
con quale profonda emozione ho udito quella massa di giovani diretti da
un cristiano di oltre 75 anni, più energico e più attivo di tanti giovani ai
quali la vita sranbra non più offrire
alcuna possibilità di servire il Signore con gioia e dedizione. Ogni tanto
ci capita di incontrare alcime persone il cui esempio ci impressiona; a
75 anni quest’uomo potrebbe anche
riposarsi e, infatti, egli non è più il
direttore titolare deH’Accademia, ma
non può fare a meno del canto sacro;
dopo aver peregrinato in vari paesi
del mondo insegnando canto e musica sacri, egli si riposa dirigendo i cori per sei ore al giorno!
La nostra vita non è molto lunga;
potessimo tutti, nelle nostre Chiese
Valdesi, consacrarla maggiormente al
servizio di Cristo e degli uomini, senza rimpianti, là dove Dio ci chiama
a vivere e ad operare! Potessimo renderci veramente conto del peso delle
ore e delle giornate vissute inutilmente per ritrovare adesso, finché è giorno, il valore del tempo e di una vita
che si arricchiscono nella misura in
cui sappiamo donarci, umilmente e
sinceramente.
Questa sera partirò per Chicago. Ai
lettori invio il mio cordiale saluto in
Cristo.
Ermanno Rostan
Un* espressione che è necessario chiarire
La comunione doi santi
Ho avuto diverse occasioni, in questi ultimi tempi, di ripetere un’osservazione estremamente interessante.
Nel corso di conversazioni con laici
impegnati, intelligenti, e desiderosi di
convalidare sul piano della conoscenza le affermazioni della loro fede cristiana, ho notato che essi sono avidissimi di chiarificazioni dogmatiche
precise, inequivocabili, documentate.
Naturalmente, come succede, quei
laici sono talora scarsamente informati, o insufficientemente fondati
teologicamente (diremo «vincolati»);
ma non appena si fa loro capire che,
sul terna di cui si discute, bisogna andare a fondo e affrontare ogni problema che inevitabilmente ne deriva,
essi si appassionano, seguono con intimo travaglio intellettuale ma con
evidente soddisfazione quanto si vien
loro dicendo., e frequentemente, le
ore si fanno piccole, e rapprofondiniento teologico ruba le ore al sonno!
’Tutto ciò è rallegrante, e viene a
confortarci ogni qual volta ci è dato
di sottolineare, con un’insistenza che
taluno potrebbe giudicare importuna,
la necessità di una revisione a fundamentis della posizione teologica presente, in seno alle nostre chiese. No,
non è affatto vero che la discussione
teologica non sia pane per i denti
dei nostri laici; non è vero che un
problema teologico impostato con vivacità e con aderenza all’attualità
spirituale, sia inopportuno o, peggio,
importuno. I nostri laici sanno benissimo che vai molto meglio passare
un’intera serata del di di festa in una
discùssioné sulla sopravvivenza dell’anima che, poniamo, andar a vedere
l’ultimo technicolor ispirato alle vicende di Roma imi>eriale!
La spunto di quest’oggi mi è dato
da un accenno, pubblicato in un articolo apparso sull’Eco delle Valli del
24 febbraio scorso, che solo oggi mi
cade sotto gli occhi; accenno che abbisogna di una chiarificazione.
A proposito di certa commemorazione centenaria di sapore paolinico,
l’accenno in parola jnvita « ad avvicinarci un istante all’apostolo delle
Genti, in queUa comunione dei santi
nella quale crediamo...».
Quale comunione dei santi? quale
coiriunione noi crediamo? Mi sa che
ci troviamo qui di fronte a un terreno vago. ii
* # *
L’allusione dell’accenno dianzi citato concerne ovviamente ima frase del
credo, o simbolo detto degli Apostoli :
« credo la comunione dei santi ».
Tutti sanno che il credo non fu
composto dagli Apostoli. Il nucleo
principale di esso, risalente ad un
simbolo romano in uso nella capitale
deH’impero, forse databile dall’anno
135 (dunque quando già non viveva
più alcuno dei dodici apostoli) è stato
lentamente elaborato per circa quattro secoli, fino a giungere, verso il VI
secolo, alla sua forma attuale. Bene,
si è potuto stabilire senza possibilità
di dubbio che proprio la frase concernente la «comimione dei santi» non
risale al di là del VI secolo. Siamo
cioè di fronte ad una frase che, per
essere rettamente interpretata, dovrebbe essere situata nel suo contesto storico, neH’ambiente in cui essa
sorse (ortodossia, eresie, problemi teo
logici di quel tempo, necessità di te
stimonianza, di sviluppi ecclesiastici
ecc.). Solo allora se ne comprende
rebbe l’autentico significato.
Più semplicemente, possiamo — e
non solo per curiosità! — indicare le
varie spiegazioni che quella frase ha
ricevuto: nella loro complessità e diversità, è facile capire quanto sia necessario andar cauti nell’asserire, semplicisticamente, che « la comunione
dei santi » è questa o quella verità
dottrinale; e soprattutto riservati nell’applicame il problematico contenuto a questa o a quella circostanza.
Uno scrittore cristiano del V secoli. Fausto da Regi, è il primo a includere nella « comunione dei santi » un
riferimento alla venerazione dei cristiani defunti che si distinsero per
particolari virtù di fede e di opere.
Comunione dei santi sarebbe pertanto, secondo questo scrittore, la ricerca di beni spirituali supererogatorii!
trasmessi dai redenti defunti alla ecclesia militans, ai credenti militanti
in terra.
Nello scrittore cristiano che va sotto il nome di Pseudo-Agostino, al sermone 241.mo, la comunione dei santi
ha un significato specializzato. Par
tendo dal fatto che, nel greco come
nel latino, il genitivo « dei santi » può
esser così im maschile come un neu
tro, il Pseudo-Agostino interpreta
«comunione delle cose sante», ossia
delle particole sante (in greco «tà
àgia»), vale a dire con im riferimento al sacramento eucaristico. Il credo
conterrebbe dimque un accenno po
sitivo alla Santa Cena.
He * *
Passando ai Riformatori, ed anzitutto a Lutero, troviamo che il riformatore tedesco considerava la frase
« la comunione del santi » come un
ampliamento ed una spiegazione della frase precedente. L’articolo sulla
Chiesa andava perciò così, interpretato : « credo la santa Chiesa universale. la quale è la comunione del santi».
Qui, i santi sono i cristiani vivi e i
cristiani morti, perchè la Chiesa uni
versale tutti li accoglie e li comprende; ma, nella confessione di fede ripetuta pubblicamente, è particolarmente accentuabile il fatto che la
Chiesa è una comunione, e che i membri della Chiesa sono uniti da im legame che è una comunione, ossia ima
fiaterna coesione ed unione reciproca di intendimenti, di fede, di speranze.
Anche il teologo Karl Barth, nel
suo lavoro intitolato al « Credo »,
adotta la stessa spiegazione : « la chiesa universale, vale a dire la comunione dei santi».
Il riformatore ginevrino, invece, la
pensava diversamente. Giovanni Calvino, infatti, spiega la «comunione
dei santi » con queste parole : « mu
tua bonorum omnium communicatio
inter fideles ». Ossia : « la mutua conmnicne (comunicazione) di tutti i
beni (spirituali) tra i fedeli». In questa spiegazione è evidentemente compreso il senso della comunione fraterna (come fratellanza), ma è fortemente sottolineato il fatto della reciproca comunicazione dei beni spirituali, secondo quanto è scritto in Romani XII, 10-15. Da questo punto di
vista, la comunione fraterna non è
un fatto di astratta simpatia vicendevole ; ma è un vero e proprio scambio
— un’osmosi, diremmo — di beni e di
grazie, di esperienze e di possibilità,
di soccorsi e di mutui apporti spirituali. Ritroviamo questo significato
alla domanda 55 del Catechismo di
Heidelberg, il quale, com’è noto, è di
ispirazione riformata : « ciascuno, di
buon animo e con gioia, deve sentirei
in dovere di porre i propri! doni a
vantaggio e salute degli altri membri ».
Lo stesso Catechismo insiste analogamente sulla comunione del credente con Cristo. Da ciò si vede che il
genitivo « dei santi » ha, per i calvinisti, un significato soggettivo, e può
svolgersi cosi : « la comunione che i
santi mantengono fra loro», e non
in senso oggettivo « la comunione che
è data ai santi ». (perchè quelle non
potrebbe fondarsi su questa? n.d.r.).
Altre interpretazioni sono date, per
condannarle, nel Catechismo Romano,
che è il testo ufficiale della dottrina
cattolica, in 1, 10 e seguenti.
* « «
In conclusione, la comunione dei
santi è un punto di fede complesso,
polimorfico. Non si può sostenere che
un aspetto escluda gli altri; e la comunione della chiesa universale tutti
li comprende. Ma errerebbe chi la ricordasse soltanto nei suoi aspetti mi
nori, o per accetmare soltanto al pon
te gettato tra i vivi di quaggiù e i re
denti (santi e santificati) deH’eterni
tà. La comunione dei santi, prima di
essere questo ponte dei figliuoli di Dio
d’oggi con i figliuoli di Dio di tutti i
tempi e di tutti i luoghi, è possente
incentivo a realizzare, per chi la cr&
de, la famiglia cristiana dei fratelli in
Cristo su questa terra, ove tutto —
i beni, le esperienze, le speranze, le
prove e le vittorie — tutto assolutan’ente è messo in comune. r. b.
Nelle Chiese
àésndlna ve
A Stoccolma
i vescovi della Chiesa nazionale (Interana) di Svezia hanno rivolto ima petiaione
al re Gustavo Adolfo chiedendo che venga
abolita la legge che esei infrangono quando rifiutano di sposare in chiesa persone
divorziate (la petizione ha raccolto 1.500
firme su 2.687 persone conenltate): la legge attuale impone infatti ai pastori di sposare qualsiasi coppia desideri la benedizione nuz'ale, e chi si rifiuta può essere
ct.ndannato a un’ammenda fino a 1.000 corone e a sei mesi di carcere e oltre.
A Oslo
il governo norvegese ha approvato la
prima consacrazione pastorale di una donna, la 59enne sig.a Ingrid Bjerkas, che da
tempo l’aveva richiesta; la decisione è stata salutata con soddisfazione dal vescovo
della sua diocesi, ma sei altri vescovi hanno dichiarato che la decisione governativa
Ita creato « un conflitto ineluttabile » e la
respingono « per ragioni di coscienza cristiana ». Il problema divide profondamente
la Chiesa di Norvegia.
A Copenhagen
il Ministro dei Culti danese ba autorizzato la messa in vendita della traduzione
della Bibb a nella lingua delle isole Färöer. L’arcipelago aveva già ri-cevuto l’anno scorso i 500 primi esemplari del Nuovo
Testamento per la confermazione dei catecumeni.
RINUNZIA E
SACRIFICIO
Nell’« Eco » della settimana scorsa
m’ha colpito l’affermazione che « in
tutte le nostre chiese » v'è un certo
« numero di povanette, ottime sotto
ogni punto di vista, che... per restar
letteralmente fedeli all’Evangelo... vota silenziosamente la propria vita al
celibato e al sacrificio ».
Mi sono detto: se vi sono delle ottime giovani animate da spirito di sacrificio, questa è una bella occasione
per aggiungere .un altro appello a
tanti che purtroppo han fin qui ottenuto così, scarsi risultati. Vorrei dire una parola patema alle giovani
pronte a sacrificarsi per fedeltà alTEvangelo. Care giovani sorelle, voi
sapete che non sempre i sacrifici che
facciamo danno un risultato utile per
noi stessi e j^r gli altri. Permettete
ch’io vi additi un sacrificio veramente cristiano, un bellissimo sacrificio
che oggi più che mai è necessario ed
urgente.
Purtroppo, i nostri Istituti Ospitalieri attraversano una crisi molto grave. Il personale è assolutamente insufficiente, talché chi è all’opera si logora ogni giorno, e veramente si sacrifica. Pino a quando potrà resistere? Almeno in alcuni nostri Istituti,
bisognerà forse ridurre il numero dei
ricoverati. E chissà che non sia tosto
minacciata resistenza stessa di certi
nostri Istituti. Purtroppo, non ci pensiamo abbastanza, e come se nulla
fosse le domande d’ammissione continuano ad arrivare...
Care giovani sorelle, voi siete pronte a sacrificare la vostra vita « al celibato e al sacrificio », eccO' una Casa
che vi attende: la Casa delle Diaconesse. Oh se finalmente vi entrassero delle Novizie!
Guardate: il vostro sacrificio non
sarà inutile. Tutt’altro! E sarà un sacrificio sacrosanto perchè servirete
Gesù stesso nella persona dei fratelli infermi (Matteo 25; 36-39). Ed Egli
trasformerà il vostro sacrificio in santa allegrezza. Visitando le varie Case
di Diaconesse, e vedendo le Diaconesse all’opera, una loro caratteristica ci
colpisce: la loro santa allegrezza, la
gioia del servizio reso a Dio ed al fratelli. Questa gioia sia la vostra!
G. Bertinatti
B. Decouvert, Billy Graham. L’Evangelisation au XXme siede. - L. 350.
Si parla mollo di questo evangelista. Recentemente è anche apparsa in italiano una
scelta delle .sue meditazioni (« Pace con
Dio », L. 600). Il past. Decouvert traccia
la biografia di Billy Graham, e lo fa in
modo magistrale, quindi stuidia il metodo
evangelislico messo a punto dall’americano
e dai suoi collaboratori. Ricordiamo die
del past. Decouvert abbiamo in italiano,
edito dalla Claudiana, il magnifico opuscolo per la diffusione della Bibbia: «Domina il mondo, sfida i secoli : un libro ».
M.me B. Decouxert, Il y avait des géants,
L. 900.
Una storia valdese aneddotica, ma distribuita secondo uu criterio cronologico.
Scopo del lavoro noe è, evidenitemente,
quello di affrontare dei problemi eterici,
ma di edificare ed offrire ai giovani una
lettura piacevole. Libri come questo, sono
fatti per afuirei una strada fino al cuore
del lettore, e ci riescono mirabilmente.
B. Valloton, La grande soif. - L. 350.
Valioton si presenta da sè. (Questo racconto ’torna’ in libreria; con esso torna
una larga scelta delle opere di questo inesauribile narratore protestante svizzero.
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4
pa«. 4
L’ECO DEIXE VAILI VALDESI
14 aprile 1961 — N. 15
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
P0MÄBETT0
Domenica mattina la nostra comunità
ha ludito il messaggio dell’evangelieta signor Resini, ex ufiSciale dell’E^rcito della Salivezza ed ora entrato nell’opera della
nostra chiesa; la chiesa ha apprezzato molto le esperienze narrale dal predicatore;
messaggi anche alla Scuola domenicale ed
ai catecumeni hanno completato la buona,
fruttuosa giornata domenicale. Ringraziamo di cuore il nostro ospite e formuliamo
i nostri auguri migliori per la sua missione a Riomarina.
Nel pomeriggio di domenica la sig.na
Selma Longo ha tenuto desta l’attenzione
delle mamme della parrocchia con una interessante « causerie » intorno aRa missione a favore dei carcerati. L’interesse che
certe persone hanno per ridare una nuova
dignità agli ex carcerati è commovente e
per tpiesto siamo grati alla sig.na Longo
per il suo messaggio; la seconda parte è
stata consacrata alla musica: ottimi dischi
sono stati uditi dalle nostre mamme con
opportune presentazioni della maestra Lina Sommani lasciando in tutte il desiderio
di riudirli ancora.
Venerdì pomeriggio è stato celebrato il
servizio funebre di Ezio Gardiol di Fleccia, deceduto all’età di 28 anni dopo lunga malattia : alla famiglia, soprattutto alla
mamma così duramente provata nel passato e nel presente inviamo il nostro pensiero di viva simpatia cristiana.
Domenica pomeriggio è stalo celebrato
il servizio funebre di Jenny Baret n. Rostaing di anni 83; essa ha serbato serenità
di mente sino all’ultimo ed aveva ancora
preso parte ad una delle ultime riunioni
ai Pone. Alla fami<glia tutta inviaimo il nostro pensiero di simpatia.
Domenica prossima 16 c. m. alle 10,30
il culto sarà presieduto dal Pastore Bo.uneau delle Cevenne. Nessxmo manchi.
Nel pomeriggio alle 15 avrà luogo un
concerto di musica sacra con la partecipazione della noistra corale, musica d’organo. La coUetta andrà a beneficio del
nostro oispedale.
PRAMOLLD
Alla Costabella, nella casa del figlio
Bartolomeo, è deceduta Long Maddalena
Ved„ nata Sonlier, dei Pellenchi, nel suo
84° anno di età. Un anno fa essa era stata
vittima di una grave caduta nella quale
aveva riportato la frattura di una gamba.
Ricoverata in ospedale per essere sottoposta a lunghe, dolorose cure, aveva accettato con grande coraggio e con forza d’animo non comune la sua prova. Ritornata
a casa dopo alcuni mesi, sembrava quasi
rimessa delle conseguenze della sua caduta, ma da allora la sua salute è andata a
poco per volta declinando. La sera di Pasqua, molto serenamente, simile a lume
che cessa di ardere per mancanza di combustibile, essa ha chiuso per sempre gli
occhi aUa luce di questo mondo.
Rimane di lei il bel ricordo di una vita
operosa e di una grande fede. Essa era
molto affezionata alla sua cliiesa ed una
fedele frequenlatrice dei culti ai quali ira
sempre preso parte anche quando più che
ottantenne.
Alla figlia, ai figli, e rispettive famiglie,
e a tutti i numerosi parenti esprimiamo
la nostra viva e fraterna simpatia e la nostra solidarietà in quest’ora di lutto.
La domenica di Pasqua nel corso del
culto, davanti ad una assemblea imponente, sono stati confermati nell’alleanza del
loro battesimo i seguenti catecumeni:
Benx Edina, Balmas Silvio, Long Enzo e
Sappè Filiberto.
Domandiamo ai Signore di accompagnare con la Sua grazia questi giovani, di
aiutarli a mantenere le loro promesse e
di far loro sperimentare numerose le gioie
e le grazie riservate ai suoi servitori fedeli.
Abbiamo avuto la gioia di accoigliere tra
di noi per alcune ore, la domenica sera
9 aprile, un gruppo di cari amici: i giovani della filodrammatica di Prarostino,
accompagnati dal loro Pastore Sig. Giov.
Peyrot. La visita è stata, purtroppo, molto breve: il tempo appena di presentarci
sulle scene una magnifica commedia, di
farci udire la registrazione di alcuni cori
eseguiti dalla Corale praroistinese e di
fraternizzare un i>o’ —■ attorno ad una
tazza di tè — con i giovani della nostra
Unione.
Ringraziamo questi amici deUa loro visita tanto gradita e della bella serata che
ci hanno concesso di trascorrere. E arrivederci, speriamo, molto presto.
Da alcune settimane si lavora alacremente lungo la strada carrozzabile destinata a giungere un giorno fino alla Ruata.
A cura della Ditta S.A.T.E.S., di Torino,
è stata riparata la prima interruzione causata dalla frana dei Toumim e si sono
iniziati i lavori di riparazione della terza
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interruzione. Sì sono fatti e si stanno facendo dei lavori di considerevole mole
e molto accurati. Di questo noi ci compiacciamo vivamente. Anche la seconda
interruzione verrà riparala come le altre
due, intanto una riparazione di emergenza permette di già il transito a qualunque
tipo di macchine, camion compresi. Una
parola di ringraziamento e di lode va detta alla Direzione dei lavori e agli operai
per il modo serio e per l’alacri'tà con cui
vanno portando a termine il loro compito.
Anche la Ditta Bertela, di Verolengo,
appallatrdce del tratto Prinas-PeUenchi, ha
riaperto il suo cantiere e sta provvedendo
alla ccsslruzione di alcuni muraglioni in
zona AUieri. Anche qui si stanno facendo
dei lavori di grossa mole e a ritmo serrato.
La gente guarda soddisfatta e, dopo il pessimismo dell’autunno e dell’invemo scorso, ricomincia a sperare. Anche noi ci rallegriamo e ci compiaciamo di quanto si
va facendo, augurandoci però ohe non ci
si fermi troppo presto o troppo a valle
della meta finale, come qualche pessimista va suggerendo.
Ancora una volta il vecchio detto dei
nostri padri si è dimostrato vero. « L’à
peni sampre plugù », essi dicevano, ed
avevano ragione. Dopo quasi tre mesi di
siccità ci è stata infatti regalato, martedì
mattina 11 aprile, un bell’acquazzone. Esso, dopo cosi lunga attesa, è stato il benvenaito. E il cielo è ancora nuvoloso, segno che non c’è da disperare e ohe l’acqua, tanto necessaria ai campi ed ai prati,
non mancherà di venire neppure quest’anno.
RODORETTO
La seduta del Conicistoro che ha avuto
luogo nel pomeriggio di Domenica 26
Marzo u. s-, è stata consacrata all’esame
dei Catecumeni. Salvo poche eccezioni ì
nostri catecumeni dei quattro anni hanno
dimostrato buona volontà nello studio della Parola di Dio ed i risultati ottenuti
sono stati incoraggianti e ci lasciano sperare nella collaborazione sempre più attiva e vigile di tutti i genitori in questo
campo così imiportante delle attività ecclesiastiche, quale è l’istruzione religiosa.
Dopo l’esame il Concistoro si è ancora
soffermato in uno scambio di idee su alcuni problemi della vita ecclesiastica ed
amministrativa della comunità, fra cui alcune urgenti riparazioni da apportare al
pavimento ed alla scalinata di accesso del
nostro locale di culto, che ci auguriamo
di veder realizzate quanto prima con la
<iollaborazione dei nostri membri di chiesa.
Le celebrazioni della Settimana Santa
sono state affollatissime, a ino’ di compenso ai vuoti passati e iuluri. Nel corso
del culto del Venerdì Santo sono stati confermati e ricevuti nella piena conmiiione
dèlia Chiesa, dopo aver pubblicamente
resa davanti a Dio esplicita testimonianza
della loro fede, i catecumeni di quarto anno: Breuza Riccardo, Meytre Graziella.
Peyronel Arnaldo, Riceli Guido e Tron
Rolando. Iddio conceda a questi giovani,
che si sono impegnati a confessare con
l’opera e le parole la fede in Gesù Cristo,
di poter adempiere le promesse che hanno
fatto di vivere una vita in armonia con
l’Evangelo nel quale lianno dichiarato di
credere.
A Pasqua il tempio era letteralmente
gremito di fedeli venuti ad ascoltare il
glormso messaggio deBa risurrezione del
nostro Signore Gesù Cristo. Discreta la
partecipazione alla Santa Cena, alla quale
si sono avvicinati per la prima volta i neoconfermati.
Nel corso del cullo di Pasqua e durante una riunione presieduta nel pomeriggio a Fontane sono stati presentati al Battesimo la bimba Riceli Marilena di Rino
e di Paire Maria Margherita (Campo dot)
ed il bimbo Barus Claudio di Aldo e di
Pascal Renata (Fontane). Il Signore benedica questi bambini e li conservi nel Suo
Amore.
Nel pomeriggio di domenica scorsa alcune madri della nostra Unione sì sono
incontrate con le madri dell’Unione di
Perrero.
VILLAR PELUCE
Numerose dipartenze hanno portato il
lutto nei nostri ranghi nel corso degli ultimi mesi:
Il 17 febbr. è tornata a Dio Anna Maria
Michelin Salomon nata Charbonnier dei
Garnier, di anni 39, Sembrava ancora indispensabile alla sua famìglia e specialmente ai bimbi più piccoli. Le vie di Dio
sono misteriose!
Il 22 febbr. Margherita Pons ved. Dalmas (Centro) di anni 88. Addormentatasi
serenamente nel suo Signore circondala
dall’affetto delle sue figlinole e dei loro
congiunti.
Il 25 febbr. Giulietta Crouzet in Collet.
Centro, di anni 71. Partita improvvisamente lasciando un gran lutto nel suo focolare domestico.
Il 12 marzo. Sofia Jeanneret ved. Baridon da Torre Pellice e dì anni 84. Deceduta a Torre ma isepolta a Villar PeUice
con l’intervento dei Pastori delle due località e di un membro della Comunità dei
Fratelli.
Il 14 marzo. Maria Mondati ved. Catalin
da Bobbio, di anni 81, deceduta alla Piantà presso la figlia M. Bonjonr e sepolta a
Bobbio con l’intervento dei Pastori delle
due località.
Dalla lontana America (Filadelfia) giunge pure notìzia della dipartenza in età di
soli 48 anni del figlio della nostra sorella
Susetta Allio ved. Glaudel.
Tutte queste dipartenze hanno offerto la
possibilità alle numerose assemblee convenute di riudire il messaggio di salvezza
dell’Evangelo e di far sentire ai fratelli
afflitti la simpatia fraterna e cordiale della loro chiesa.
MASSEL
La cérémonie de confirmation des cathécumènes a eu lieu le Vendredi Saint ;
nous avions cette année cinq jeunes qui
profeiæaieint ce jour-là leur foi en Jésus
Christ: Innocenti Sergio, Pons Giovanni,
Pons Giuliano, Pons Riccardo, Tron Edda.
Dimaniohe nous aurons la visite du pasteur Bouneau de Lédiignan, qtii a été longtemps dans les Cévennes. Sa conférence
aura lieu au Reynaud à 2 heures et demie
avec projections lumineuses.
Nous rappelons à tous que c’est avant
la fin d’avril que doivent être versées les
contributions. Notre cible est cette année
de 500.000 lires; nous avions atteint le 10
la somme de 420.000.
LOSERKA $. 610VANH!
Settimana Santa. — Le celebrazioni della Settimana Santa, favorite da un tempo
più che primaverile, hanno raccolto tutte
delle buone assemblee. Iniziatesi la Domenica delle Palme con il solenne ricevimento, presieduto dal Pastore C. Tourn,
di 22 catecumeni, esse si sono concluse con
il culto di Pasqua e di prima Comunione
dei «confermali», rallegrati dalla partecipazione, andie alla Sacra Mensa, di gran
parte della eccezionale assemblea. La Corale come il nostro organista hanno dato
all’edificazione di questi culti il loro efficace contributo.
Verso le Rive Eterne. — Due famiglie
della comunità sono state dolorosamente
provate con la dipartenza della nostra sorella Lidia Subilia ved. Benech della Barma il 31 marzo, in età di 71 anni e del
nostro fratello Valdo Fraschia dei Nazzarolti, il 9 aprile in età di 47 anni.
Ai congiunti nel duolo rinnoviamo la
espressione della nostra cristiana solidarietà nel dolore e nella viva speranza.
I.
Direttore resp.: Gino Conte
Coppit’ri ■ Torre Peli. - Tel. 947fi
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice . c.c.p. 2/17557
Reg. al Tribunale di Plnerolo
________n. 175, 8-7-1960_______
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre Pellice (Torino)
AVVISI $CONOÌVIICI
CASA DI RIPOSO « ViUa Olanda » . Luserna S. Giovanni (Torino), cecca coniugi per lavoro di cuoca e giardiniere Scrivere o presentarsi alla Direzione della Casa.
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DISTINTA signorina mezza età assisterebbe signora anziana. Rivolgersi Claudiana
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I familiari della compianta
Maddalena Long ved.
nata Soulier
anni 83
commossi dalla grande dimostrazione
di affetto ricevuta in occasione della
scemparsa della loro Cara, e nella impossibilità di farlo personalmente,
esprimono, a mezzo della presente il
loro più vivo ringraziamento a tutte
le numerose persone ohe sono loro
state vicine ed hanno loro espresso,
di persona o a mezzo scritti, la loro
fraterna simpatia e la loro solidarietà cristiana nella triste circostanza.
Un ringraziamento particolare rivolgono alla Direzione e alle Maestranze RIV per la loro testimonianza di solidarietà, ai Dott.ri Bertolino
e De Clementi per le affettuose cure
prestate, ai Pastori Micol e Bert per
le loro parole di conforto, ai parenti
ed ai conoscenti che sono stati vicini a loro ed alla Scomparsa durante
la sua lunga malattia.
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbata la fede»
(2 Tim. 4: 7)
Pramollo (Castabella), 2 aprile 1961
Le famiglie Geymet e Introna, sentitamente ringraziano quanti hanno
partecipato! al loro lutto per la dipartita della cara
Céline Buffet in Geymet
In modo particolare ringraziano la
Direzione ed il personale dell’Ospedale Valdese, il dott. De Bettini, il Pastore sig. P. Sommani e la Corale Valdese.
Torre Pellice, 3 aprile 1961.
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