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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PUKZ/.0 D’A«>K0C1AZ10KE
(J domicilio'^
ToriDO, per un anno L. G,00 L.7,00
— per sei mesi » 4,00 » 4,50
Per le provincie e l’estero franco sino
ai oonlini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » 5,20
A)j;6£vovtìc Si e’v ày&nn
Seguendo to ve-ità nella eariti
Epbs. IV. 15.
L’UiTicio della BUON.V NOVELLA è in
Torino, presso la libreria Evangelica
diGLVCOMO B'AV.A, viaCarlo Allierlo,
dirimpelto al Caffè Dilei.
Le associazioni si ricevoao in Torino allo
slesso Ujficio.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di vn raylia postale,
inviandolo franco alla libreria lìiava.
I Confessori di G. C. in Italia nel secolo XVl. Gioffrcdo VcLTCìglia, I» —Esposizione
Evangelica. / libri apocrifi, l\\ — Lettere scritte da Geno/a li. ~ Le Chiese
d*America. — Notixìe religiose. — Cronachetta politica.
I CONFESSORI DI G. C. IN ITALIA mi SECOIO XVI
GioiTrcdo Varagli»
I.
Nel cuore di quesla ciltà, in Piazza
Castello, dove adesso sventola maestoso il vessillo della liberlà civile e
della religiosa tolleranza, tre secoli
fa sorgeva — orrendo spettacolo ! —
un rogo sul quale, per ordine della
tirannide affratellata al sanguinario
fanatismo di Roma, era condannato a
bruciare un uomo non d’altro reo che
di adorare Iddio come la sua co
scienza gli dettava, e di cercar salule
per via diversa da quella che la chiesa
dei papi alteramente prescrive.
Era Gioffredo Varaglia, cittadino
piemontese e figlio d’un prode capitano che nel 1488 erasi distinto fra’
capi della feroce persecuzione bandita
contro i Valdesi. Imperciocché da
molto tempo i romani pontefici avevano imposto ai loro nunzii e vescovi,
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e sollecitato i prìncipi e baroni a J
brandire le armi contro i fedeli delle
Valli, onde di comune accordo schiacciarli come aspidi velenosi (così la
Bolla d’Innocenzo Vili), anzi esUrminarli e distruggerli', concedendo
ai barbari crociati indulgenza plenaria in vita ed in morte, e il diritto
di impossessarsi dei beni appartenenti alle vittime; dichiarando infami
e ribelli, e come taU deposti tutti coloro, si ecclesiastici che secolari, sì
magistrati che principi, i quali non
avessero obbedito a questa legge di
sangue che dal Vaticano usciva col
battesimo di carità evangelica e di
provvido zelo per la santa causa di
Dio.
Gioffredo nella sua giovinezza non
¡smentiva la propria origine ; giacché
indossato l’abito di Francescano,diessi
colla parola a continuar 1’ opera di
conversione che il padre avea incominciato col terrore. Ma codesti folli
tentativi riuscirono entrambi infruttuosi; le sottigliezze del frate e la
spada del condottiero furono deboli
armi contro la fede di quei semplici
alpigiani; che anzi il giovane teologo,
caldo propugnatore della dottrina di
Roma, finiva per abbracciare egli
stesso quella fede che ebbe in animo
di estirpare dal mondo. Infatti poco
dopo, non trovando nell’ordine dei
Francescani quella pace e quella per
fezione cui tanto sospirava, e preso
dalle virtù e dal gran nome di fra
Bernardino da Siena che era stalo
due volte generale dei cappuccini, il
Varaglia sperò trovare salute e requie fra’ regolari di quest’ordine, e in
compagnia di altri dodici frati e del
celebre Bernardino percorse le ciltà
primarie d'Italia predicando cattoliche doitrine. Ma quando quest’ ultimo, non potendo più a lungo celare
le sue intime convinzioni rispetto alla
riforma, abbandonò la patria e rifugiossi a Ginevra ; il grave scandalo
che ne succedette dovea naturalmente
ricadere sopra i di lui compagni, i
quali, divenuti sospetti alla sede papale, furono immantinenli rimandati
a Roma, e sottoposti per più anni a
strettissima sorveglianza.
Gioffredo, sospetto forse più che gli
altri di evangeliche tendenze, non fu
restituito in libertà che dopo aver
mutato la tonaca di cappuccino in
abito da prete, ed abiurato in generale ad ogni eretica dottrina. Sotto
questa nuova divisa, provvisto di pensione e larghi beneficii, verso il 1556
seguì alla corte di Francia il legato
del papa. Ma reduce da quella ambasceria, siccome i dubbii ond’ era
da lungo tempo travagliato, anziché
svanire, s’erano vieppiù rafforzati,
giunto a Lione prese commiato dal
Nunzio, e rifuggissi anch’egli a Gi-
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nevra, nell’anno 49 di sua vita. Ivi
potè liberamente aprire il suo cuore,
e manifestare alla luce del sole quelle
doitrine che per parecchi anni avea
dovuto nascondere gelosamente come
un delitto nel segreto della sua coscieu7.a. Pari allo schiavo che, fuggendo alla catena di barbaro padrone,
si ricovera fra’ suoi liberi fratelli, Gioffredo sottraendosi ai sospetti della
curia romana, che anche da lungi il
sorvegliava, trovò aperte le braccia
de’ figli del Vangelo , e in mezzo a
loro ebbe pace e conforto.
Un anno appresso, Varaglia era
nominalo pastore della chiesa di S.
Giovanni, Valle di Lucerna, e per
qualche mese vi esercitò un ministero
assai commendevole, in mezzo a quel
popolo stesso cui prima aveva combattuto. Era il più bel trionfo, per
quelle anime credenti, il vedere convertito in apostolo della loro fede
quell’uomo stesso che, anni addietro,
crasi accinto ad oppugnarla. Quei
buoni alpigiani vedevano, e con ragione, rinnovata in Giofi’redo la storia
di s. Paolo, c ne traevano argomenlo
per amare sempre più la fede dei loro
padri, cui vedevano illustrata ognora
di nuovi prodigi! e giornalmente benedetta da Dio-, la loro ammirazione
pel convertito pastore dovea giungere
fino all’entusiasmo. Sventuratamente,
mosso dal desìo di rivedere, dopo
lunghi anni, la città natale (Busca),
e riabbracciare alcuni fedeli che abitavano in essa e nei dintorni, il buon
Varaglia prese congedo dai suoi parrocchiani per intraprendere quel breve
viaggio. Ma quel congedo fu l’estremo ! La collera e l’intolleranza di
Boma non l’aveano ancora perduto
divista; l’inquisizione era assetata
del di lui sangue, e i crudeli satelliti
stavano al varco per sorprendere la
vittima e darla in mano al carnefice.
{Continua)
ESPOSIZIONE EVANGELICA
I Libri Apocrifi.
IV.
Finalmente la sesta ragione per la quale
noi non possiamo ammettere la divinità
eia canonicità di que’libri, sono gli errori
di cui sono pieni. Uo esame imparziale
di alcuni pochi di quegli errori, farà conoscere, a chi non vorrà rinunziare interamente al senso comune in grazia dei 53
di Trento, che quei libri non possono essere inspirati da Dio. E noi crediamo che
Dio abbia permesso che gli autori cadessero in errori madornali per confondere
l’arroganza di chi, dicendosi infallibile,
avrebbe voluto chiamare Dio autore di
tali errori facendolo sutore di quei libri.
Esaminiamone alcuni.
Noi riteniamo il libro di Ester per canonico ; ma il libro canonico di Ester (ìnisce col terzo versetto del capo X ; tutto
il resto (ino al capitolo XVI sono aggiunte
apocrife che i S3 di Trento han dichia-
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rate canoniche. Ma la Bibbia romana che
noi abbiamo sott’occhio, dopo il versetto
terzo del capo X ha un avvertimento in
corsivo, che in una nota marginale impariamo essere di san Girolamo : che
cioè tulto quello che siegue sino alla
fine de'l libro, non lo ha trovato nei
codici ebrei; e di tanto in tanto in
quelle aggiunte s. Girolamo avverte, che
esse non sono nell’ebraico, ma sono tolte
ora da un luogo, ora da un altro. Or bene
notiamo alcuni errori dei più madornali che sono in quelle aggiunte. Nel
capo XVI, secondo la volgala, si riporla
una letlera di Assuero, chiamato Artasfirse, diri’da alle 127 provincie del suo
regno; al versetto 10, si legge come Amanno fosse Macedone e per discendenza
c per generazione ; Aman et animo et
gente Macedo, epperciò voleva trasferire
la monarchia persiana ai Macedoni : H regnum Persarum transferret in àlacedonas (ver. -14). Ora quest’asserzione è
un’evidente falsità. A convincerci di ciò
usiamo rargomenlo chiamato dagli antichi dialettici ab absurdo, e concediamo
il fatto, per vedere le assurdità che ne
verrebbero. Se fosse vero che Amanno
pensava di trasferire la vastissima monarchia persiana composta di 127 provincie alla monarchia macedone, bisognerebbe ammettere che in ()uei tempi
la potenza dei Macedoni fosse stala tale
da poter assorbire il vasto impero Persiano. Amanno era un grande politico,
un grande uomo di stato, era il primo
ministro di una vastissima monarchia ;
ma che diremmo noi se ci si volesse far
credere che oggi un grande uomo di stalo
russo cospirasse per far assorbire tutto
l’impero dello czar dal re Ottone di Gre
cia? Chi non è alTatto digiuno nelle cognizioni di storia sa che i Macedoni furono
una potenza (se tale possiamo chiamarla)
oscurissima fino a! regno di Filippo, padre
di Alessandro il Grande: anzi neppure nei
principii del regno di Filippo , ma solo
nell’anno 21 del suo regno, lasua potenza
incominciò a generare sospetti nei Persiani (ved. Giustin. hist. lib. VI, e Diod.
Sicul. lib. XVl). Ma l’anno 21 di Filippo era l’anno 23 di Artaserse Ochio
(Eusebio Cron.), cioè era sul declinare
dell’impero persiano. Se dunque dovesse
ammettersi la canonicilà del capo XVI,
bisognerebbe amnietlere che l’istoria di
Ester è avvenuta dopo l’anno 25 di Arlaserse Orhio , e che 1’Assuero, chiamalo Artaserse, sareiibe sialo Artaserse
Ochio; ma queslo è in contraddizione
col verso 7 del capo III, del libro di Ester,
ove è detto, che la sloria di Ester avvenne precisamente nel primo mese dell’anno 12 del regno di Assuero: per fare
dunque canonico il capo XVI, bisogna
ammettere una contraddizione.
Ma ciò non basla. Ammettiamo come
canonico il capo XVI, e bisognerà che si
convenga che il falto di Ester avvenne
sul finire della monarchia persiana; ed
allora troveremo delle contraddizioni assolutamente insolubili ira i capitoli dichiarati canonici dai 53 di Trento, ed
i capitoli anteriori riconosciuti per canonici da tutti. Noi leggiamo diffalli nel
verso 6 del capo li, che Mardocheo « era
stato menalo in cattività da Gerusalemme
fra i prigioni che furono menati in cattività con Jeconia re di Giuda, il quale
Nebucadnesar re di Babilonia, aveva menati in cattività ij. L’autore dei capìioli
aggiunti che noi chiamiamo apocrifi, ri-
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pRie la stessa cosa nel v. i dei capo XI.
Kyli è certo dunque che Mardocheo andò
in cattività insieme con Jeconia. Ora la
cattivila di Babilonia durò 70 anni : ammettiamo che Mardocheo non avesse avuto
che IO anni, quando vi fu condotto; al
ritorno ne avrebbe avuti 80; ma il ritorno, ossia la fine della cattivilà, accadde sotto Ciro: ma da Ciro alla fine
del regno di Artaserse Ochiu, cioè al
principio della decadenza dell’ impero
persiano, quando i Macedoni incominciavano a far sospettare della loro potenza,
trascorsero meglio che 220 anni : dunque se si dovesse prestar fede al capo XVI
del libro di Ester, Mardocheo quando accadde la sloria di Esler sarebbe stato in
elà dì circa 300 anni. Ed Ester? Essa
era figlia dello zio di Mardocheo (Ester li,
7, 15): ora supponiamo ancora che queslo zio non fosse stato più vecchio del nipote: supponiamo che avesse avuto questa figlia nella decrepita età di 80 anni,
ne seguirclibe che Ester quando accadde
(|uella storia, avrebbe avuti 220 anni !
Oh la vezzosa fanciulla da innamorare
perdutamente un così possente monarca!
Ecco a quali contraddizioni espongono la
Bibbia i rev. S5, per aver voluto dichiarare scrittura canonica quella che sempre era stata apocrifa !
E tale la forza di questo raziociuio per
escludere dal canone gli ultimi capitoli
del libro d’Esler, che i teologi romani per
difendere il decreto dei So, sono obbligali a ricorrere ad un ripiego, il quale
fornisce a noi la prova la più evidente
che quei capitoli non sono parola di Dio.
Essi sono obbligati, per sostenere i capitoli apocriG, di far mentire Iddio nei capitoli canonici. DiUatti non potendo essi
negare che Mardocheo fosse stato condono in ischiavitù con Jeconia, e non
potendo evitare la conseguenza dell’anacronismo che abbiamo fatto osservare,
essi dicono che quando la parola di Dio
dice che Mardocheo era stato menalo in
ischiavitù con Jeconia, non si deve intendere Mardocheo in persona, ma nei
suoi antenali : gran cosa comoda è quell’interpretazione della Bibbia! La Bibbia
dice che Mardocheo and<), e l’interpretazione dice, che deve intendersi che non
vi andò : la Bibbia dice, che Mardocheo
fu schiavo, e l’interpretazione dice, che
non lo fu lui, ma lo furono i suoi antenati. Ecco a che debbono appigliarsi i difensori dell’inconsideralo decreto dei !
Con simile logica si potrebbe dire che i
Itomani attuali hanno conquistato le Gallie, la Germania, l’Inghilterra ecc., perchè i loro antenali conquistarono una
volta quei regni. Ma basti intorno alle aggiunte del libro di Esler.
Passiamo ad esaminare quello che si
è aggiunto di apocrifo al santo libro di
Daniele. Nel capo III di Daniele, dopo
il vers. 23, sono stati nelle Bibbie romane aggiunti 68 versetti, che i 53 dichiararono canonici. Nella Bibbia romana
che abbiamo sott’occhio, dopo il verso 23
vi è un’annotazione in corsivo che dimostra la buona fede di quell’editore veneto: però l’annotazione è di s. Girolamo : Quae sequuntur in Hebraeis voluminibus non reperì : cioè i versi ehe sieguono non li ho trovati nei volumi che
custodiscono gli Ebrei. Dunque, siccome
non vi può essere scrittura canonica del
Vecchio Testamento, che non sia stala
custodita dagli Ebrei, come già abbiamo
dimostrato, cosi i sopraccitati verseti!
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del capo Ili, debbono essere rigettati fra
gli apocrifi. Siamo anche obbligati all’iagenuo editore della nostra Bibbia romana
per la notizia che ci dà Intorno all’autore
di quei versetti : dopo il vers. 90 dello
stesso capitolo un’annotaiione in corsivo
ci dice di nuovo che que’ versetti non
sono nell’originale ebreo, ma che sono
stati tradotti dall’edizione di Teodozione:
Hueusque in Ilebraeo non habetur; et
guae posuimus, de Theodotionis editione
translala sunt. Dunque lo scrittore del
libro di Daniele non è lo scrittore di quei
versetti che non sono mai stati nell’originale ebraico : e fino a che i difensori
del decreto dei 53 non ci diranno chi ne
sia l’autore, noi potremo a tulta ragione
credere che sieno stati aggiunti da Teodozione (l).
Dalla slessa edizione di Teodozione sono
tolti i capitoli Xlll e XIV di Daniele che
mancano neiroriginale ebraico. S. Girolamo nella sua prefazione sopra Daniele,
dopo aver confessato cbe nei codici ebraici
non si trova nè il cantico dei tre fanciulli, nè l’istoria di Susanna; chiama
poi assolutamente favole le storie di Belo
e del dragone ucciso che sono nei capitoli
aggiunti nel libro di Daniele, cha noi
chiamiamo apocrifi, ma che i 53 chiamarono canonici ; apud Hebraeos nea Susannae habet historiam , nec hymnum
trium pueroru7n, nec Beli draconisque fa
(1) Teodozione da Efeso, viveva nel secondo
secolo; era cristiano, ma appartenente alla setta
di Taiiano; poscia passò all’eresia dei Marcioniti; c finalmente per dispiaceri avuti nella sua
setta, divenne Giudeo: allora fu incaricato di
una traduzione in greco del Vecchio Testamento.
Origene osserva, cbc Teodozione ha tolto, od ha
aggiunto a suo comodo alla parola di Dio.
BDLAS. Nel medesimo luogo osserva s. Gi
roiamo, che l’originale di quelle aggiunte
è scritto in greco ; mentre tutto quello
che è canonico di quel libro è scritlo in
caldaico con caratteri ebraici ; lo che è
un evidente dimostrazione che le aggiunte
sono di un altro autore.
Due soli errori che si trovano nei capitoli aggiunti al libro di Daniele, crediamo
dover far notare siccome per saggio ai
nostri lettori : il primo è un anacronismo,
l’altro un’inverosimiglianza. Si dice nel
vers. 45 del capo Xlll, che Daniele era
giovanissimo, puer junior, quando accadde la sloria di Susanna : questo è nel
capo XIII apocrifo ; ma nel capo VI canonico, si era già detto che Daniele era
non solo uno dei tre principi costituiti da
Dario sopra i 120 Satrapi, ma il maggiore
di essi ; duuque non poteva essere un
fanciullo ; tanlo più che la carica di principe dei Satrapi non era una carica di
semplice onore, ma tutti i Satrapi dovevano rendere ragione a loro di tulio quello
che facevano.
Il Cardinal Bellarmino non sa sciogliere
una tale diflicollà, se non che dicendo
che il libro di Daniele non è scrilto per
ordine di lempo, epperciò può benissimo
accadere, egli dice, che il sacro autore
abbia nel capo Xlll voluto narrare un
falto cbe si riferisce alla fanciullezza di
Daniele. Noi potremmo domandare alr eminentissimo gesuita, ove abbia egli
attinto la peregrina notizia che il sacro
aulore del libro di Daniele non ha seguilo
l’ordine dei tempi nello scrivere la sua storia? Ma sia pure : non ci stanchiamo a fare
concessioni a questi signori; imperocché
la verilà che noi difendiamo è cosi chiara
che le concessioni che facciamo «gli av-
7
- ftss —
versati, non servonu che ad avvilupparh
maggiormente. Nell’ ultimo versetto del
capo Xlll, si dice che la storia di Susanna avvenne immediatamente avanti la
morte dei re Astiage, immediato predecessore di Ciro. Ora a noi, eminentissimo
ISellarmino. Dal principio della cattività
habiionica, fino all’ultimo anno del regno
di Astiage passarono 69 anni. Diffatti
Ciro, nell’anno primo del suo regno, rese
la liberlà al popolo ebreo (Esdr. I, 1.);
imperciocché la schiavitù durò 70 anni :
ma Daniele fu da fanciullo trasportato
cogli altri da Gerusalemme in Babilonia -,
dunque nell’anno ultimo di Astiage doveva avere circa 80 anni ; come dunque
si chiama puer junior?
11 secondo errore è un’ inverosimiglianza, anzi un ammasso d’inverosimiglianze tali da dare a quei capitoli aggiunti al libro di Daniele, l’aria non solo
di una favola, come diceva s. Girolamo,
ma di una favola così malamente combinata da far disonore allo scrittore. Come
diffatti si può credere che un pugno di
gente, in istato di schiavi, nella possente
monarchia babilonese, avesse nella stessa
capitale dell’impero i giudici proprii,
che giudicassero senza appello fino alla
sentenza di morte inclusivamente, e tale
giudizio si facesse in pubblico, ed in
pubblico si eseguisse? Per ammettere
una tale ipotesi bisognerebbe dire che
gli Ebrei non erano schiavi, ma erano I
padroni in lìubilonia. Ma ammettiamo
ancora questo assurdo, per farne rilevare
uno maggiore. Mentre i giudici costituiti
dal popolo, vecchi venerandi, siedevano
sul loro tribunale circondati dal rispetto
del popolo, un fanciullo imberbe avrebbe
levala la sua voce contro i giudici ; il po
polo avrebbe lasciati insultare i suoi giudici da un fanciullo, che solo avrebbe
reclamato contro di una sentenza nella
quale non era interessato per nulla : i
giudici stessi lo avrebbero chiamato in
mezzo di loro, ed avrebbero acconsentito
di essere giudicati da un fanciullo : Daniele avrebbe giudicato i giudici col metodo dei reverendi dell’simonia, cioè
con non allre ragioni che ingiurie; avrebbe
trovata la storiella del leniisco e dell’eicc,
gli avrebbe condannati a morte, ed il
popolo sulla sentenza cosi ben ragionata
di un giovane fanciullo, avrebbe esso
stesso ucciso I suoi giudici. Chi vuol credere a tali cose le creda pure che noi
non invidieremo certo nè la sua critica,
nè il buon senso ; ma noi contenti di credere quello che è scritto nella parola di
Dio, rigettiamo il decreto dei 55 che ci
vorrebbe far credere tali cose come parola di Dio.
LETTEIÌE SCRITTE DA GENOVA
li.
Caro fratello,
Voi avrete digià inteso che se il prete
chiamato da Ginevra a cattolicizzare i
Genovesi, osava dire e ripetere che la
chiesa romana ha salvato sempre Gesi!i
Cristo, il sostenere poi che Gesù Cristo
ha istituito e guardato sempre quella
chiesa, non è più che una modesta proposizione. Ma io v’accerto che se di subito vi si scorge ua giuoco di logica,
dopo averne sentito la dimostrazione, non
si può raccapezzar più altro che uii tessuto di sofismi.
Anzitutto, per esaltare la chiesa a suo
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piacere, gli conveniva stabilire che cristianesimo e chiesa sono una stessa cosa.
Nel Vangelo invece, si vede chiaramente
che Crislo e cristianesimo .sono tutt’uno ;
e la divergenza è da notarsi. Se domandiamo: ov’è la saluie? S. Pietro ci risponde: « in niun altro che io Gesii è la
salute; conciossiacosaché non vi sia altro
nome sotto il cielo che sia dato agli uomini, per la quale ci convenga essere
salvati» (Atti IV, 12). Se domandiamo; a
cui ce n’andremo ? S. Pietro che fece insieme 'a domanda e la risposta, ci accenna ancora Cristo; «tu hai le parole
deliavita eterna» dice egli (Giov. VI);
e crediamo riferisca il Vangelo quelle
parole, acciò non andian^o ad allri. Se
domandiamo; ov’è la porta del regno dei
cicli ? Gesù medesimo ci risponde ; « io
sono la porta (Gio. X.). Se domandiamo
quale è il buon pastore ? Egli ancora ci
dice ; «io sono il buon pastore». Se doniandiamn; ov’è la verità? Egli cidice: «io
sono la verità ; io sono ¡a luce del mondo:
chi mi seguita non camminerà nelle tenebre, anzi vedrà la luce della vita» (Giov.
XIV, 6. Vili, 12). Il Vangelo c’indirizzu
sempre a Cristo, non mai alla chiesa,
prova evidente che cristianesimo e chiesa
non sono una stessa cosa, che in Cristo,
nella sua persona , nella sua dottrina ,
nell’opera sua sta il cristianesimo. La
divergenza è immensa: secondo il Vangelo, purché siamo con Cristo, slamo
salvi e siamo membri della chiesa di Dio,
senza parlare di Roma; secondo il predicatore della Chiesa dei Gesuiti purché si
sia colla chiesa, cioè coi preti, si è cristiano, e se non si è salvo, si può dire
dannato chiunque la pensa diversamente!
Non vi pare che vi vuole gran corag
gio a identificare la chiesa romana ed il
cristianesimo? É impossibile che il cristianesimo, in siffatta confusione, non
abbia a scapitare. La chiesa romana ha
bel dirsi santa : è un fatto troppo chiaro
che i papi ed i cardinali, che la rappresentano, non rifulgono io Roma e nel mondo
in tale modo che dia del cristianesimo
quell’alta idea che dobbiamo averne, che
ispiri quella stima incomparabile in cui
tener si deve la religione vera. Se dicono : la nostra chiesa è lo stesso cristianesimo; si dirà; il cristianesimo non è
perfetto; e così è abbassato Gesù Cristo,
quanto sono elevati gli uomini. Laonde
ei fa d’uopo che vi sia chi operi in
senso contrario, chi abbiacura di mostrare la distanza che corre tra cristianesimo e papismo, e ponga innanzi il
cristianesimo scevro d’umane imperfezioni, quale è in Cristo, e nell’EvaDgelio.
Sentiamo però le ragioni con cui un
oratore scelto all’estero, viene a provare
fra noi cbe la chiesa romana fu da Gesù
Cristo istituita da esso, munita di divina
autorità, e guardata attraverso i secoli.
Egli ha portato argomenti a priori ed a
posteriori; tolti i primi da principii contradetti dai fatti, i secondi da passi della
Scrittura, interpretati a seconda di quelle
false idee preconcette.
Si considera come cosa indispensabile
al pari della rivelazione, l’istituzione
d’una chiesa rivestita di autorità assoluta, di sovrano magistero, sulle coscienze. Ma codesta necessità la veggono per
lo più i preti ohe vogliono dominare assolutamente, la ricusano migliaia di cristiani i quali credono benissimo in Gesù
Cristo, vero Dio e vero uomo, nella SS.
Trinità, nella Sacra Scrittura, a tutte le
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tinllrine rivelale, senza aver alcun bisogno
della scoria o del giogo di quel magisiero. E valga il vero, (anno ingiuria ai
crisliani ed a Gesù Cristo, dimostrano
l>en pnca fede, e poco Spirito, coloro
che richieggono quel sovrano magistero
come se i discepoli di Cristo, fossero
tulti quanti somiglianti a quei discoli
scolari che non vanno a scuola se non
vi sono guidali a mano da qualche superiore. Quando Iddio ha parlato, quando
è venuto al mondo il suo divin Figliuolo,
no ! signori preti, non abbiamo bisogno
del sovrano vostro magistero per credere
in lui. Checché dicano, queslo fatto esiste
in perpetua protesta contro il loro principio; ed è più che suificiente a dimostrare che queH’autorità assoluta, quel
sovrano magistero non è indispensabile.
Se poi nelle schiere stesse che compongono quell’autorità nascessero, si allevassero gli aposloli dello scetticismo e dell'incredulità; se dove ha dominato senza
contrasto quel magistero sedicente indispensabile pel mautenimento della buona
fede, avesse germogliato un tale scetticismo da rendere necessaria la propagazione del Vangelo per convertire al Pastore ed al vescovo delle anime ( chè è
Cristo, secondo s. Pietro, e non Pio IX,
nè alcun monsignore), (Tietro II, 2H) le
pecore erranti senza conoscenza di Dio e
senza fede; se dobbiamo prestar fede ai
lamenti del Catlolico e dei suoi simili,
come dei suoi superiori sui tristi tempi
che volgono, suH’empielà regnante nella
chiesa da loro formata ed insegnata, allora noi siam persino in diriito di chiedere a che valga queU’autorità esorbitante lungi dal presumerla indispensabile? E v’è luogo di credere che quando
venissero, invece di imo, cento preli forestieri ad esaltare nella nostra patria l’assoluta autorità dei clericali, chesi è rovinata
da sè, non riuscirebbero ad illudere un
solo dei noslri fratelli che sono fondali
Sull’Evangelio, nè a convincere alcuno di
quelli che stanno nella chiesa romana ,
seuza credere nè ai preti, nè al Vangelo.
Ecco con quale arte meschina, prima
di venire airaiilorità che prova l’istituzione della chiesa, l’oratore ha rappresentalo la chiesa come il piedestallo
della religione sovra cui sembra che volesse far poggiar Cristo medesimo ! Finalmente poi, egli scende a parlare del
Vangelo e ne sbrana quei pochi passi,
coi quali si pretende erigere S. Pietro a
quel primato che sarebbe l’apice della
ecclesiastica potenza.
Avendo Gesù Cristo detto a Simon :«tu
sei Pietro e su questa pietra edificherò
la mia chiesa», voglia o non voglia s.Pietro, che semplicemente chiamasi anziano
cogli anziani (Piet. V, 1]; voglia o non
voglia Gesù Cristo, il quale con una parola troncando ogni idea di primato, diceva agli Apostoli: chi vuole essere il
primo sia l’ultimo di tulli, e il servitore
di tutli (Marco IX, 33); codesto sovrano
magistero pretende che S. Pietro fosse
principe degli Apostoli. L’oratore avrebbe
dovuto, per levarci ogni dubbio, confutar
s. Pietro e Gesù Cristo; ma egli trovò più
opportuno seguitar la sua argomentazione con altri due passi a favore di san
Pietro.
« lo ho pregato per le acciocché la tua
fede non venga meno, e tu quando un
giorno sarai convertito conferma i tuoi
fratelli». Cosi disse Cristo a Pietro nel
cenacolo, dopo avergli predetto il graq
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Tullo per cui sarebbe scaduto dalla grazia di Dio, e dal numero dei suoi Aposloli, se Gesù non avesse pregalo per
lui, quando egli lo rinegava. Che ha
domandato Gesù in quella preghiera?
ch’egli fosse principe degli Apostoli ?
vicario suo in terra? Tutt’altro : egli ha
pregato che la sua fede non venisse meno, che egli non si perdesse come Giuda
cui fallì ogni speranza. Se poi Pietro convertito avea da confermare i suoi fratelli, vorrà dire forse ch’egli avesse da
essere un santo Padre? Secondo il predicatore della chiesa dei Gesuiti , non vi
è dubbio; noi- che crediamo ad ogni parola di Gesù Cristo, sapendo ch’egli ha
detto: non chiamate alcuno sopra ia terra vostro Padre : perciocché un solo è
voslro Padre: cioè, quel che ne’Cieli
(Mal. XXIII), siamo invece sicuri, ch’ei
volle diro sollanto che dopo quella solenne prova della grazia del Signore ,
egli esortasse altri a non mai reputarsi
infallibili, come a lui era pur troppo accaduto, a non mai fidare in se medesimi
ma in Dio solo, e così gli confermasse
sulla pietra che non può vacillare, cioè,
sovra Cristo, che è morto e prega per
noi.
« Pasci le mie pecore, pasci i miei
agnelli », gli disse poi il Signore, quando
dopo la risurrezione essendogli apparso, ed
avendogli chiesto se lo amasse, Pietro gli
rispose tre volte; Signore, tu sai ch’io
t’amo. — CoH’averlo rinogato tre volte
Pietro erasi reso indegno dell’aposlolalo
e del pastoralo; sulla sua triplice prote.
sta d’amore, Cristo volle però richiamarlo
al ministerio, Ma noi non sappiamo vedere come ciò fosse un costituirlo capo
degli Apostoli, sommo pastore della chie
sa; essendoché s. Pietro medesimo ebbe
cura d’insegnare che il sommo Pastore è
Crislo, e di esortare i suoi coanziani a
non signoreggiare le eredità del Signore,
ma d'essere gli esempii della greggia ( I
Piet. V. 1—5). Di questa doltrina di san
Pietro, l’oratore cattolico se ne incarica
poco; egli riduce per una volta, gli altri
pastori, ad essere pecore, dicendo riferrirsi agli altri aposloli queste parole:
pasci le mie pecore; e pretende che i fedeli sieno gli agnelli. Cosi egli pensa di
aver stabilito nella città di Genova con
fermezza invincibile la sua doltrina: san
Pietro comanda agli Apostoli come a pecore, ed ai popoli come ad agnelli.
Così sia! noi seguiamo s. Pietro come
pecore, come agnelli s’ei vuole. Noi ubbidiamo alla parola di s. Pietro in tulto
e per tulto: siamo noi d’accordo? ci
stringeremo la mano? Da certe maledizioni scagliate coutro di noi, non pare
ch’ei vi sia troppo disposto. Vi pare egli
che mons. Charvaz l’avesse falto venire
da Ginevra per convincerci di aver fede
nella dottrina di s. Pietro, che dice contrariamente a lutte le sue pastorali, che
Gesù Cristo è il sommo Pastore e il vescovo delle anime? Quando egli ha provato come ha potuto, che s. Pietro è il
principe degli Apostoli e capo della chiesa, egli intende che crediamo che Pio IX
è il principe dei vescovi, ii sommo Pontefice, il santo Padre, da cui ricevouo
autorità vescovi e preti per regnare sulle
coscienze, per dominare ie anime, per
condurre i popoli come agnelli ! Qui, dar
le prove, sarebbe stata per lui troppa
fatica : egli lo ha sottinteso : s’è creduto
sì lungamente, perchè non si crederebbe
ancora? Basla dir hscio liscio che Pio IX
11
è successore di s. Pietro in iinea di successione non iuterotta e tutto è fatto; lua
guai a voi se toccate la storia!
Audrei troppo aile lunghe, se ora vi
dicessi come secondo il prelodalo oratore, la chiesa romana sia stata guardata.
Imperocché su questo egli ha pur delle
idee chc non indovinereste. — Eccone
una: il ])ericolo esterno della chiesa romana, si sa, nun è la persecuzione ( ella
perseguitò sempre!), è la protezione dei
polenti; ebbene, ella non cede mai ; ella
ha perso la Germania piuttostochè sacrificare le indulgenze; ed è Gesù Cristo che
sarebbe stato sì geloso di quel tesoro dei
papi, che avrebbe salvato la chiesa da
quel danno più grande assai per loro che
non la perdita della Germania! In uua
prossima letlera vi riferirò allre cose uon
meno ingenue predicateci diguitosamenle
dal predicatore forestiero; egli è ben degno che ci occupiamo delle sue parole
poiché ha varcato le Alpi ed è venuto
sino al Mediterraneo per recitarcele.
LE CHIESE DEGLI STATI UNITI D’AMEIllCA
Seconda il Genio del 1850, compilato per ordine del Governo Generale.
Le chiese degli Stali Unili, compreso
il distretto di Colombia, sommano a
36,037, capaci di contenere 13,88i,016
persone, e le proprietà di esse hanno
Titolo
o denominazione
Ballisti ....
Craistiani . . .
Congregazionali
Jiiformali d'Ulanda
Episcopali . . .
Liberi ....
Amici (Quaccheri)
Riformati d’Alemagna
Ebrei ....
Luterani . . .
Mennonili . .
Metodisti . .
Moravi . . .
Presbiteriani
Cattolico-romani
Svidemborgiani
Tunkers o Dunkers
Unione . . .
Unitari . . .
Universalisti
Sette minori
Totale
Numero
delle chiese
8,797
812
d,671
1,430
361
715
327
31
1,205
HO
12,483
331
4,590
1,118
15
52
019
2Í4
494
325
un valore di 86,779,639 dollari, corrispondenti a L. 455,593,105 circa.
La seguente Tavola ne dà il ripartimento
secondo la denominazione rispettiva.
Valore
delle proprietà ecclesiastiche
Contenenza
3,134,338
296,050
795,177
181,986
631,013
108,605
283,023
156,932
16,575
532,100
29,900
4,219,793
112,185
2,045,316
628,0,50
5,070
33,075
213,532
137,867
203,462
115,347
36,057 13,884,016
in dollari
10,960,682 •
845,810
7,973,962
4,096,730
11,319,470
232,255
1,710,867
965,880
371,600
2,882,886
94,245
14,708,571
443,347
14,442,889
9,079,138
108,100
46,023
690,065
3,278,122
1,767,015
741,980
80|779,639
12
Fra queste chiese non sono annoverate
le aule, sale e scuole in cui si raccolgono
per celebrare il culto loro quelle società,
le quali non sono in caso di fabbricare e
dotare una chiesa formale per se medesime.
Tulle codesle chiese (anche le catlolico-romane), e le dotazioni loro sono il
frullo delle volontarie contribuzioni dei
fedeli. I minislri pure di codeste chiese
(anche quelli delle callolico-romane) sono
mollo decentemente manlenuti dalle contribuzioni medesime. Lo Stato, le Province, i Comuni non contribuirono per quelle,
e non contribuiscono per questi nemmeno
un centesimo. La separazione, dello Stato
dalla Chiesa é colà assoluta, la libertà
della coscienza é colà spinta ed allargata
a’ suoi più rimoti confini.
La popolazione degli Stali Unili, com|)resavi quella del distretto di Colombia,
ascende in numeri tondi a 25,000,000. Deducendo da queslo numero gl’infanti, e gli
adolescenti, i quali non sonno ancora profiltare del culto pubblico, e gl’infermi per
malattia o per età, i quali nou panno, è
chiaro che nelle chiese colà esistenti ognuno può trovare luogo e comodo d’assistere ad esso di gran lunga maggiore di
quello che le chiese cattolico-romane di
Torino offrano al popolo, al quale specialmente sono destinale.
Non è dunque vero che l’assistenza legislativa e pecuniaria dello Stato, e dei
Comuni sia necessaria alla prosperità della religione. È più vero anzi il contrario,
giacché non vi é paese al mondo in cui
sia più fiorente la condizione del Crislianesimo, e più universale ed accurata l’educazione religiös^ del popolo, chp agli
Stali Uniti.
Le chiese delle Sette, le quali si fanno
discendere dalla Riforma, sommano, giusta la soprascritta tavola, a 54,908. Colla illimitata liberlà di coscienza di cui
ogni Stalo dell’Uniooe americana da moltissimi anni é in possesso, gli Ebrei non
hanno che 31 sinagoghe , ed i Romanisti
che 1,118 chiese, benché dall’Irlanda e
dalla Germania siansi in questi ulimi anni
milioni di Romanisti rifugiati io quel paese
di vera, civile e religiosa uguaglianza e
libertà. Gli Stati Unili dunque possono
chiamarsi il Paese de' Protestanti per eccellenza.
Di queste 54,908 chiese poi, 34,000
almeno spettano a Sette evangeliche , a
Sette cioè la cui regola di fede è la santa
Scrittura sola, .senza i commenti e le aggiunte degli uomini : le altre appartengono a Sette non evangeliche, ai Svidemborgiani, cioè, agli Unitarii, ai Dunkens,
ad alcune delle Sette minori, ed agli Universalisti ; nemmeno la trenlacinquesima
parie.
Gli Stali Uniti dunque ponno meritamente chiamarsi il paese de’ Cristiani Evangeliei. (Continua)
NOTIZIE UELIGIOSE
Valli Valdesi. — Il Sinodo della
Chiesa valdese, si aprirà , volendo Dio,
il lunedi 29 corrente nel lempio di Torre.
Genova — Monsignor Charvaz, per divina misericordia e grazia della sede apostolica arcivescovo di Genova, abate perpetuo di s. Ciro e legato transmarino di
S. 5., ba indirizzato non è mollo tempo
ai Cattolici della sua diocesi, intorno alle
mene dei protestanti, degli avvertuienti
13
che si riassumono nei punii seguenli :
Caratteri degli emissarii protestanti; 2”
Loro apparenze di pietà; 3° I mezzi da
essi impiegati: i loro discorsi; 4" Loro
appello alla Scrittura ; 5“ Loro libri; 6°
Dilfamazioni e calunnie; 7“ Il danaro;
8“ Loro indirizzo alle passioni; 9“ 1 loro
fautori cattolici. —Or vogliono sapere I
nostri leltori, quale sia stato l’enetlo più
sensibile di tali avverlimenti? — Quello
di rendere di bel nuovo la cappella Valdese, ultimamente ingrandita del doppio,
più che insuflìciente a capire i sempre
più numerosi uditori che vi si affollano, e che in quello che odono e vedono, si hanno la miglior confutazione
cbc si possa fare dei sofismi e delle calunnie di monsignore.
Francia. —Soci'eià di Tolosa. — l.a Socielà dei libri religiosi di Tolosa ba tenuto
a’ 5 dello scorso marzo, nel tempio di
quella ciltà, la sua decimaquinta assemblea generale. VI furon* pronunciati molli
discorsi intorno al progresso sempre crescente dell’opera, ed al bene ch’essa produce, e sopra l’avvenire che vede aprirsi
dinanzi a sè. Dalla relazione sopra la situazione materiale della Socielà, risulta
eh'essa, dopo la sua fondazione, ha, in
diversi luoghi, stabilite 800 biblioteche
religiose, e che nel 18S3 ha potuto distribuire 135,000 copie di libri , tutti
usciti da’ suoi torchi, che dall’origine
della istituzioDe sino ad ora ne hanno dati
in luce 1,826,392.
Malgrado queste numerose produzioni,
le sue condizioni finanziarie sono state
favorevoli, la qual cosa dimostrala simpatia che la Socielà incontra presso I protestanti di Francia e deirestero. —Fra le
contrade a cui la Società ba spedite molte
collezioni delle sue opere si contano il
Canadá, Alessandria, l’Algeria, gli Stati
Sardi e molti Cantoni Svizzeri.
Pabigi. — Tra i giorni 24 aprile e 3
maggio hanno tenuto le loro annue radunanze generali le varie socielà evangeliche, in numero di -16, aventi la loro sede
in Parigi. L’aspello generale di queste radunanze è slato, dice un giornale, pieno
di vita e di serenità; ed il gran numero
di uditori che v’intervennero è prova dell’interesse che ispirano agli evangelici di
Francia le varie associazioni che la fede
e lo zelo hanno fondalo in seno alle loro
chiese.
Costantinopoli. — Una libreria evangelica è stata stabilita nel centro di questa capitale. Da un reso-conto di questo
stabilimento, si ricava che in un anno
sono state vendute 10,000 Bibbie, in dodici lingue diverse , oltre grandissima
quantità di libri evangelici in un numero
di lingue anche maggiore.
NuovA-YoiiK. — Troviamo nell’ Eco
d’ Italia del 29 aprile I’ annunzio di
una Associazione italiana, pel mutuo
soccorso e per l'istruzione religiosa e civile tra gl’ Italiani residenti a Nuova
York. I seguenli brani del regolamento
serviranno a far conoscere lo scopo ed il
carattere di quest’associazione alla quale
auguriamo i più felici risultati :
« I sotloscrilli Italiani residenti in quesla Citlà intendono fondare una Socielà
nello scopo del mutuo soccorso e dell’ istruzione religiosa e civile da promuoversi con regolari adunanze in conveniente locale. Questa Socielà rimarrà
sempre libera nell’ accettare o ricusare
altri membri, e così pure uell’espellere
quelli che non osservassero i regolamenli
14
di essa o tenessero eatliva condotta: imperocché lo scopo principale della Società
stessa è l’educazione ed ii miglioramento
degl’ individui che la compongono. Questi
dovranno riguardarsi siccome stretti tra
loro da speciali vincoli di vera fratellanza,
e perciò oltre al contribuire una piccola
somma mensile per soccorrere I bisognosi,
saranno specialmente obbligati ad aiutarsi vicendevolmente in ogni pericolo, e
dovranno in ogni caso di questioni tra
loro, rimettersi alla decisione di un giurì
scelto tra i loro compagni.
«Oltre i sottoscritti soci fondatori, potranno essere ammessi come soci effettivi
aventi eguali diritti gl’ Italiani di buona
condotta qui residenti che ne faranno
domanda: questa sarà Crniata da loro, e
da altri cinque che sieno già soci : verrà
letta in una delle adunanze, e posta ai
voti nella seguente.
Il I soci potranno adunarsi ogni giorno,
ed ogni sera nel locale della Società per
oggetto di studio o lettura. Ogni mese vi
sarà un’ adunanza per l’ammissione dei
nuovi soci ; ed ogni domenica vi saranno
due adunanze con letture e discorsi per
l’istruzione religiosa e civile, che si faranno dai più capaci tra i soci.
« In giorni ed ore da stabilirsi vi saranno
ben anche delle lezioni sulla lingua inglese, ed altre nozioni necessarie ai soci.
Si avrà cura di avere sempre le più sollecite ed accurate notizie dell’Europa, e
specialmente d’Italia, da comunicare ai
soci che si adunano nel locale della Società.
« Ogni socio effettivo, fondatore o promotore, dovrà prendere e pagare almeno
un’azione di 25 cent, al mese. Niuno potrà essere dispensato da tale pagamento ;
ma a coloro che non potessero assolutamente procurarsi tale somma sarà questa
somministrata dalla cassa dei sussidii.
Chi non paga per tre mesi cessa di essere
socio, e rimane debitore di quel trimestre ».
Messico. — Una grave dissensione è
insorta in Messico fra l’arcivescovo di
quella capitale ed il Nuncio apostolico
mons. Clementi. Il prelato messicano,
sostenuto dal suo governo, nega apertamente al papa l’autorità di farsi rappresentare da un ecclesiastico come Vicario
di Crislo e come Re. Il clero favorisce il
suo capo nazionale, ed i gesuiti parteggiano pel vescovo di Damasco in partibus
infidelium. Si dice che il papa chiamerà
a Roma il ribelle vescovo, ma si crede
che mons. Lazaro de la Garza non intraprenderà un viaggio che potrebbe riescirgli penibile e forse fatale. Non è diffìcile
che da questa discussione canonica ne
sorga uno scisma.
Cina. — La società biblica americana
ha volato la stampa di 20,000 Nuovi Testamenti cinesi, destinati ad essere diffusi
in questo vasto impero, sotto la direzione
dei missionarii americani. Un comitato
fondato in Ginevra anni sono, allo scopo
speciale di cooperare all’evangelizzazione
della Cina, ha altresì, seguendo l’esempio
della società biblica britannica e forestiera, diretto un appello ai suoi connazionali di Ginevra e della Svizzera, per un
fine consimile. Ogni sottoscrizione dì 50
cent, varrà a mandare ai Cinesi una copia
del Nuovo Testamenlo; e questi saranno
inviati ai missionarii della socielà di Basilea cbe già da più anni lavorano in
queslo vasto campo, e che verranno incombenzati di diffonderli.
15
rUONACIÌETTA POLITICA
Torino—Come nella capitale così nelle
province è stato celebrato con ogni maniera di affettuose dimostrazioni il sesto
anniversario delle nostre libertà.
Roma, 12 maggio. — È morto il cardinale Lambruschini, segretario de’ Brevi
pontificii, prefetto della sacra congregazione dei riti, ecc. Era nato in Genova il
IC maggio 1776.
— Il tribunale incaricato di proferire
la sentenza contro gli accusati dell’assas.siniodi Rossi ha condannato : Luigi Grandoni e Santo Costantini alla pena di morie;
Ruggiero ed i due fralelli Filippo e Bernardo Faccioni alla galera perpetua; Francesco Costantini, Selvaggi e Testa a IS
anni di ferri. Gli altri accusali non furono
messi per anco in libertà. La sentenza
poc’anzi accennata dev’essere portata innanzi al tribunale d’appello per la revisione. La procedura s’aprirà col 12 maggio.
Lnchilterka. Londra 13 7naggio. —
S. M. la Regina e S. A. R. il Principe Alberto onorarono della loro presenza il
gran ballo dato la sera del 12 maggio
dall’ambasciatore di Francia. Erauo presenti luti’ i ministri di S. M. e luti’ i componenti del corpo diplomatico , come anche i più cospicui personaggi di Londra.
Malta, 10 ma^jto.—Scrivono alla Patrie, che due navi greche, catturale da una
fregata inglese, avevano gettalo l’ùncora
nel porlo. Esse avevano a bordo armi,
munizioni e proclami diretti ai Greci, che
si riconobbe essere stali stampali a Pietroburgo.
Pr.isciPATi Danuciani. — Secondo il
Corriere Italiano continua il combattimento presso Silislria. Riuscì ai russi di
sbarcare presso Rassova alla destra sponda del Danubio; però quella piazza forte
si sostiene con immensa bravura. — Fra
gli edifizii bruciati in Silistria è il convento dei frali greci.
La forza principale di Silistra consiste
ne’ suoi otto forti slaccali, rinnovati di
recente, dei quali neppur uno fu preso
finora dalle truppe assedianli.
DISPACCI ELETTRICI
Trieste, 16 maggio.
CosTANTi.NOPOLi, 8 maggio. — Naniick
bascià, parie in qualità di ambasciatore
per la Francia. Muslam bey è stato nominato a ministro del commercio, Mehemet bascià a ministro della polizia. Il
sultano ba fallo una visita al principe Napoleone, e gli diede un pranzo.
La squadra turca composta di 22 legni, ha falto vela pel Mar Nero sotto il
comando di Achmet bascià.
La divisione francese parlila da Gallipoli, è giunta a Blajur.
Un convoglio che trasportava i cavalli
dei generali fu assalilo dai pirati greci.
Atene, 12.— Il Governo ellenico riceverà l’intimazione di aderire al protocollo di Vienna. Ottomila fucili destinati
agli insorti furono catturali presso Malta.
Vienna, 16 maggio.
È stalo pubblicato un rescritto imperiale che ordina una leva di 93 mila uomini per guarentire la sicurezza delle
frontiere e per assicurare la posizione
presa nella guerra attuale. L’imperatore
16
fa appello al patriotismo ed all’atlaccamenlo deile popolazioni.
Parigi, il maggio.
li Moniteur, annunzia che i Russi sono
siati battuti a Nicopoli ed a Radovan, e
hanno perduto 1500 uomini:
Londra, 1S. — Un messaggio della regina , annunzia al Parlamento I’ armamento immediato della milizia nel paese,
la guerra avendo reso necessario l’aumento di forze all’estero.
Vienna, 16. — Una nuova leva di 95
mila uomini è ordinata per l’occupazione
delle frontiere sud-est e nord est delTImpero.
Il generale Schlick comanda il corpo
inviato alle frontiere della Galizia.
Ginevra. — La lista del Governo nelle
elezioni municipali è passata intera ad
una maggioranza di 150 voli circa.
Direttore P. G. MEILLE.
Grosso Domenico gerente.
L' ECO
DI SAVONAROLA
FOeiilO ITfElVSIliE
DI LONDRA
Abbonamento annuo per lo Stato L. 6.
Si abbona alla Libreria Evangelica.
Gli anni 1849, 50, 51 e 52 dell’£co
di Savonarola si trovano vendibili alla
medesima Libreria.
Presso la medesima Libreria.
HISTOIRE
DE
L’ÉGLISE VAUDOISE
DEPUIS SON ORIGINE
ET
DES VAUDOIS DO PIÉMONT
JLSQl’.Sl SOS joins
par
ANTOISE MOXASTIER
2 voi. in-S^ gr. — Prix Fr. 5.
aVMnA PUATIVA
PEI
VIAGGIATORI «TORINO
pubblicazione dell’ Eco Torinese
coDienente
in un sol foglio al prezzo di cent. 20
Le Indicazioni degli Udìzi Governativi,
Amministrativi e Commerciali.
Dei principali Negozianti, Fabbricanti
ed Artisti in genere.
Degli Instituti Regi e Filantropici.
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Norme per la visita delle principali Curiosità, Stabilimenti e Monuipenti.
Orari delle Ferrovie, Vetture, Omnibus,
Vetture cittadine, ecc.
Ogni settimana si faranno le variazioni
occorrenti.
TIP. SOC. DI A. PONS K COMP.